Kingdom School

di AxXx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Giorno ***
Capitolo 2: *** Vanitas e Xion ***
Capitolo 3: *** Inizio degli studi e... di qualcos'altro ***
Capitolo 4: *** Mistero Scolastico ***
Capitolo 5: *** Sorpresa ***



Capitolo 1
*** Primo Giorno ***


   
                Primo giorno
 
 
 
Ore 7.30 bar del tramonto lungo la via del crepuscolo delle isole del destino.
 
 
Sora dette un morso al suo cornetto e bevve un sorso di caffelatte.
Era il primo giorno di scuola e non vedeva l’ora di rivedere i suoi amici e la sua fidanzata: Kairi.
Era da un mese che non la vedeva, dato che era andato con i suoi genitori in Europa a visitare le bellezze artistiche dell’Italia.
Aveva con se un sacco di foto del Colosseo, dei musei Vaticani, della Capella Sistina, del Palatino e di molto altri posti.
Oltre a Roma poi aveva visitato anche Venezia, Parigi e San Pietroburgo.
Quando aveva visitato Parigi, in particolare, sentì molto forte la mancanza della sua ragazza.
‘Come posso visitare la ‘Città dell’Amore’ Senza il mio Amore.’ Aveva pensato mentre osservava il tramonto sul fiume.
Alla fine però quella mattina l’avrebbe rivista.
 
 
 
Finì la sua colazione e uscì dal bar pagando il proprietario.
La scuola si trovava a duecento metri alla sua destra e per raggiungerla doveva attraversare la strada.
Mise il primo piede sulle strisce quando dovette subito scansarsi per evitare una moto seguita da altre due dello stesso modello.
“Diavolo!” Esclamò il ragazzo mentre osservava i tre ragazzi sfrecciare a velocità spropositata per poi esibirsi in una frenata con tanto di stridio delle gomme.
‘Ecco Vanitas e la sua banda di bulli.’ Pensò Sora mentre vedeva il ragazzo molto simile a lui ma dai capelli neri come le penne di un corvo.
Insieme a lui c’era un ragazzo dai lunghissimi capelli tenuti con una capigliatura rasta.
L’altro era un loro coetaneo alto e magro dal viso sfregiato e con un occhio in meno.
 
Xigbar si era ferito il viso in quel modo durante una corsa clandestina.
Era bocciato due volte e si aggregava ad ogni gruppo di bulli che passava per la sua classe.
A diciassette anni aveva rubato l’auto del padre ricchissimo e l’aveva usata per una corsa clandestina finendo fuori strada.
Il viso gli era rimasta sfregiato ed aveva perso un occhio, ciò nonostante sempre suo padre era riuscito a farlo riammettere per due anni di fila.
 
Xaldin invece era un tipo strano: lui viveva in una specie di istituto di riabilitazione, ma, per la sua buona condotta gli era stato concesso di entrare in una scuola normale e da tre anni frequentava la classe di Sora.
 
Vanitas era l’ennesimo ragazzo di buona famiglia che pensava di poter fare tutto per via dei suoi soldi e del paparino che lo difendeva in tutto.
 
 
 
Sora non aveva mai sopportato quelli come loro, ma non poteva farci niente, dato che non era ne il più forte ne il più veloce.
Certo faceva parte della squadra di scherma della scuola ed aveva fatto nuoto per cinque anni, ma non era un campione.
Insomma, non era Riku, che era cintura nera di karate.
E non era Laxeaus che era una montagna di due metri e dieci, nonostante avesse solo diciassette anni, in grado di sradicare una porta con una sola spinta.
Il trio di bulli si avvicinò al gruppo dei ragazzi del primo anno alla ricerca di una vittima da molestare, mentre Sora attraversava la strada.
 
 
 
La scuola era un grande edificio grigio che dall’alto aveva la forma di una ‘E’ con attaccato un grosso edificio dello stesso colore ma un po’ più basso di forma rettangolare un po’ più basso che ospitava la palestra.
Il cortile era una grossa area con alberi e cespugli con un viale dritto di cinquanta metri che portava dritto dalla porta principale della scuola, posizionata proprio sulla parte frontale della ‘E’, al cancello elettronico posto davanti al marciapiede.
 
 
 
Loro si trovavano proprio nel grande cortile interno.
 
 
 
La fermata dell’autobus era proprio sul marciapiede adiacente al cancello.
Il grande veicolo si fermò proprio quando Sora stava raggiungendo il cancello e da esso scese la sua bellissima rossa.
“Ciao Sora!” Disse lei abbracciandolo dandogli un bacio.
“Ciao, bellissima.” Gli sussurrò lui all’orecchio.
Dietro di lei apparve suo fratello Axel dalla stessa capigliatura rossa.
“Ehi, bello, non te la strapazzare troppo!” Disse lui allegro dandogli una pacca sulla spalla.
I due avevano molti tratti in comune, soprattutto i capelli rosso fuoco, ma i loro occhi erano diversi: quelli di Kairi erano azzurri come l’oceano, mentre quelli di Axel erano verdi come le fronde degli alberi.
Dietro di lui ed un gruppo di ragazzini di classi più basse c’era un gigante.
Lexeaus era malato di gigantismo, ma era una forma molto blanda, il che aveva permesso lui di mantenere un’altezza non troppo esagerata.
Inoltre aveva seguito una speciale dieta a base di calcio per rafforzare le ossa.
Questo gli aveva permesso di sviluppare una muscolatura incredibile che gli dava l’aria di un gigante.
Il suo migliore amicò lo affiancò subito.
Incredibile che Zexion, il più mingherlino e debole della classe, fosse amico di Lexeaus.
Quest’ultimo sembrava più la sua guardia del corpo che un amico.
Soprattutto per il fatto che il ragazzo più grande non parlava quasi mai; di solito lo faceva solo se interrogato o se interpellato direttamente.
Zexion era un ragazzo di famiglia poco danarosa, d’altro canto suo padre era un muratore e sua madre una segretaria, ma lui non se la passava nemmeno malissimo, se non fosse che era il bersaglio preferito dei bulli dopo i più piccoli ed i primini.
 
 
 
“Andiamo! La campanella suonerà a momenti!” Li incitò Kairi mentre attraversavano il cortile tenendosi a debita distanza da vanitas ed i suoi.
Al muro della scuola era appoggiato un ragazzo dai capelli d’argento con una borsa a tracollo e lo sguardo schivo.
“Ehi! Riku!!!” Urlarono i ragazzi del gruppo mentre quello si voltava verso di loro.
“Salve gente.” Disse laconico riportando lo sguardo verso i ragazzi del primo anno che subivano le angherie di Vanitas e dei suoi due compari.
Lui era fatto così: non parlava quasi mai e raramente con qualcun altro che non fosse Sora, Kairi o Ventus.
Inoltre sembrava provare un odio viscerale nei confronti di Vanitas e cercava sempre di fermare il moro ogni volta che andava ‘oltre’.
D’altra parte era uno dei pochi che poteva tenergli testa, dato che era cintura nera di karate ed aveva superato anche tre Dan.
 
 
 
Improvvisamente tutti si fermarono mentre la bella figura di una ragazza dai capelli blu si faceva strada, incidendo in un modo tale che al confronto le dive del cinema di Hollywood sarebbero sembrate zoppe vecchiette.
Aqua era sicuramente la ragazza più bella ed affascinante della scuola.
Il bello era che lei e Sora erano nella stessa classe.
Ogni singolo maschio della scuola sbavava per lei ed i pochi che erano stati con lei per più di una settimana sembravano usciti dalla casa di Afrodite.
La cosa migliore era che lei non approfittava quasi mai della sua bellezza, ma era sempre gentile e disponibile con tutti.
Motivo per cui Larxene le correva dietro.
Strano che Aqua fosse l’unica ragazza amica di quella maschiaccia, che, secondo alcuni, era anche lesbica.
Eppure tra le due c’era una sorta di amicizia strana, come se fossero sorelle, anche se era più che ovvio che Aqua fosse etero.
Oltre ad essere bella, poi, era anche il capitano della squadra femminile di pallavolo, quindi si poteva ben immaginare il fisico che aveva.
Anche Sora, che essendo fidanzato con Kairi non avrebbe dovuto avere occhi che per lei, non poté fare a meno di voltarsi verso la bella ragazza.
“Ehi!!!” Lo riportò alla realtà la rossa.
“Che c’è? Non ho fatto niente!” Si giustificò lui cercando di mettere su il viso più innocente possibile.
Kairi dal canto suo cercò di non sembrare troppo gelosa nascondendo la propria invidia per la bellezza mozzafiato di Aqua.
Dietro di lei c’era il fratello, meno bello e molto più odiato: Saix.
Avevano gli stessi capelli, per il resto erano diversissimi.
Lei amata, lui odiato; lei bellissima, lui appena accettabile.
Eppure, aveva una specie di schiera di ammiratori e ammiratrici che gli chiedevano favori: il motivo?
Era il cocco di un gran numero di professori ai quali faceva la spia per ogni minima cosa.
Questa sua pratica era anche incoraggiata da una parte del corpo insegnanti, ad esempio il professor Xehanort o il professor Xemnas.
Benché odiato dai più, però c’era un gruppo di studenti che speravano che lui li aiutasse e condividesse con loro un po’ del suo fascino verso i professori.
 
 
 
“Ecco che arriva lo spione.” Disse Ventus che si era avvicinato a Sora mentre Zexion e Lexeaus se ne andavano a sedersi su una panchina.
“Ciao, Ventus. Ma chi è quello?” Chiese Sora vedendo un ragazzo uguale al suo amico.
I due ragazzi erano due gocce d’acqua e potevi vedere che avevano anche le lentiggini disposte allo stesso modo.
“Ah scusate, lui e il mio gemello Roxas, studiava fuori città, ma poi è venuto qui, si è trasferito da poco.” Rispose l’esuberante tirando il fratello per le maniche, mentre questi sembrava intento a trovare la formula dell’invisibilità.
“Salve.” Disse semplicemente senza nemmeno alzare lo sguardo.
“Ehi! Un po’ di allegria!” Disse il fratello cercando di coinvolgerlo nella conversazione di musica che aveva appena iniziato con Sora.
“Su, dai, non ti mangiamo mica.” Disse Axel sorridendo mettendogli una mano sulla spalla.
“Ok, io però non ho niente da dire.” Rispose Roxas continuando a tenere la testa incredibilmente bassa.
‘Ma non gli viene il torcicollo a quello!?’ Si chiese Riku mentre osservava i suoi amici da sotto la frangia.
 
 
 
Nello stesso istante arrivò la controparte maschile di Aqua.
Il migliore giocatore di football, nonché bersaglio di ogni ragazza della scuola, entrò nel vialetto in tutti i suoi centottanta centimetri di altezza.
Terra era sicuramente il ragazzo più massiccio della scuola dopo Lexeaus, ed essendo un tipo molto alla mano era molto apprezzato da tutte le ragazze dell’isola.
“Carino, non trovate?” Chiese Kairi seguendo con gli occhi il giovane che si posizionava su una panchina venendo subito attorniato da ragazze più grandi e più piccole di lui che si tenevano a distanza parlottando tra di loro mentre cercavano di trovare il coraggio di avvicinarsi alla sua panchina.
“Cosa!?” Chiese Sora guardando la SUA rossa con l’aria di chi ha appena preso un ceffone.
Lei, per tutta risposta, si mise a ridere.
“Si stava vendicando.” Spiegò Riku mentre il suo amico arrossiva così tanto da sembrare un pomodoro maturo, mentre la ragazza continuava a ridere per la reazione del giovane.
Sora mise il broncio girandosi dall’altra parte: “Cattivi.”
“Daaaaaii, Sora, non facevo sul serio.” Disse Kairi abbracciandolo da dietro e dandogli un bacio sulla guancia.
Sapeva che questo avrebbe fatto calmare il ragazzo ed infatti lui sciolse le braccia lasciando che la sua fidanzata lo coccolasse un po’.
La campanella suonò pochi minuti dopo e tutti si fiondarono dentro alla ricerca del posto in fondo alla classe.
Sora ebbe una discreta fortuna ed era riuscito ad accaparrarsi un posto in terza fila su cinque file di banchi.
Dietro di lui si era sistemato Axel, alla sua destra Kairi, alla sua sinistra Riku e davanti Roxas.
 
 
Pochi secondi dopo erano entrati tutti gli studenti tra i quali si potevano riconoscere i soliti ragazzi dell’anno prima, in particolare Demyx che, come suo solito si era messo a fare casino.
 
 
Tuttavia dovettero mettersi tutti subito a posto quando entrò il corpo insegnanti al completo.
“Benvenuti ad un nuovo anno scolastico.” Annunciò il Preside Eraqus con un sorriso bonario.
“Quest’anno sono felice di annunciare la mia presenza personale nella vostra classe come professore di latino.” Continuò mentre alcuni sbuffi sfuggirono dalle bocche di alcuni studenti.
Eraqus aveva la fama di essere gentile ma intransigente, ed averlo come professore di latino non aiutava ad allentare la tensione.
E Sora non faceva eccezione.
‘Sarà meglio che quest’anno studi di più.’ Pensò ricordando il sei scarso dell’anno scorso mentre il preside presentava gli altri insegnanti.
Il professor Vexen avrebbe preseduto la cattedra di scienze e matematica.
Il professor Ansem quella di Storia dell’arte e di inglese.
Il professor Xehanort, vicepreside della scuola, avrebbe avuto il maggior numero di ore dato che si occupava di storia, filosofia e letteratura.
Infine il più giovane dei professori, Xemnas, avrebbe fatto educazione fisica.
 
 
 

 
 
Che cavolata pazzesca!
Il mio cervello si sta rivoltando nella scatola cranica, il che non è bene, ma dopotutto non ho potuto fare a meno di scrivere questa storia.
Avviso che questa storia AU tutti i personaggi hanno diciassette anni e frequentano tutti la stessa classe delle Isole del Destino che fanno parte della terra praticamente.
Questo ovviamente non vale per i professori che hanno la loro età vera e propria.
Siccome è una stupidaggine non uccidetemi, ma recensite.
AxXx

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Capitolo 2
*** Vanitas e Xion ***


 
                 Vanitas e Xion
 
 
 
Il primo giorno fu il solito presentarsi e ripresentarsi come tutti gli anni.
Ognuno di loro mostrava le foto dei suoi viaggi estivi in montagna, al mare, nelle grandi città storiche.
Heyner era stato in crociera insieme ai suoi genitori visitando quasi tutte le isole del loro arcipelago.
Demyx portò le sue foto di New York dove era stato due settimane partecipando anche ad un concerto.
Tutti molto interessanti, ma il professor Eraqus apprezzò molto le foto di Roma che Sora aveva portato, soprattutto i monumenti più antichi.
Anche il ragazzo doveva ammettere che, ritrovarsi negli stessi posti in cui avevano vissuto quelle genti era ancora molto emozionante.
La campanella suonò dopo solo tre ore, permettendo agli studenti di uscire dalle aule.
“Ehi, ragazzi, che ne dite di andare in spiaggia? Il tempo è ancora molto bello e abbiamo molto tempo prima di tornare a casa.” Propose Kairi abbracciando il suo fidanzato.
“Ok, andiamo, ma non appiccicarti troppo.” La rimproverò scherzosamente Axel mentre Sora le dava un bacio sulla guancia.
Scesero le scale e si radunarono nel cortile affollato.
Tutti parlavano.
C’erano coppiette un po’ ovunque che si sbaciucchiavano e si riabbracciavano, mentre gruppetti di ragazzi si informavano sulle nuove bande musicale e sulla nuova moda.
Sora ed i suoi amici stavano attraversando il cortile quando un urlo attirò la loro attenzione.
Vanitas aveva afferrato una ragazzina dai capelli neri per il collo e l’aveva sbattuta contro un albero del cortile, mentre una piccola folla di curiosi si affollava per assistere allo spettacolo.
“Mi chi ti credi di essere!?” Stava urlando il ragazzo stringendo i pugni mentre la sua minuta vittima si massaggiava la spalla.
“Mi hai dato una spinta!” Rispose lui afferrandola di nuovo per la spalla.
La ragazza urlò mentre Vanitas la tirava su per lo stesso braccio che aveva sbattuto contro l’albero facendogli tanto male da farle venire gli occhi lucidi.
“Lasciami! Mi fai male!” Gemette lei cercando di divincolarsi inutilmente.
“Prima chiedimi scusa.” Gli rispose lui attirandola più vicino. “Magari con un bel bacetto.”
Lei lanciò un altro gemito quando Vanitas le si fece più vicino con il viso cercando di baciarla sulla bocca, ma qualcuno lo tirò via.
‘Finalmente è intervenuta la squadra anti-Vanitas.’ Pensò Sora mentre Lexeaus sollevava di peso il bullo come se fosse una piuma per poi ridepositarlo a terra senza tanti complimenti, mentre Riku correva ad aiutare la ragazza che era finita a terra durante la colluttazione.
“Ehi, stronzone, vedi di farti da parte!” Disse Xigbar al gigante che sovrastava la scena come una montagna.
Senza dire una parola quello si voltò verso lo sfregiato come per cercare di capire quale fosse il braccio da staccare per primo.
Quello capì subito che non era una buona idea mettersi contro il gigante e decise che forse, per quella volta, era meglio stare buoni.
“Bene, Riku. Se ti vuoi fare la ragazzina con l’eroismo fai pure, tanto a me non mi importa di quelle stupide che non guardano nemmeno dove vanno.” Disse Vanias cercando di salvare una parte della sua dignità mentre si allontanava furibondo sapendo di essere stato umiliato.
“Grazie, Lexe.” Disse Riku mentre tirava su la ragazza fai corti capelli neri che aveva gli occhi lucidi per lo spavento.
“Di niente.” Disse il gigante con la sua voce profonda tornando al fianco di Zexion poco lontano.
L’argenteo condusse la minuta ragazzina verso una panchina facendola sedere, mentre Sora, Kairi, Axel, Ventus e Roxas si radunavano intorno a loro.
“Ciao. Io sono Axel. A-X-E-L. Got it memorized?” Fece il rosso puntandosi il dito alla testa indicando il cervello.
La mora fece una risatina un po’ acquosa, ma simpatica.
“Io sono Xion, a proposito, grazie. Ho avuto un po’ paura quando ha tentato di baciarmi.” Disse con una voce ancora un po’ spezzata, ma molto più rilassata.
“ma cosa hai fatto per attirare l’attenzione di quello stronzo?” Chiese Ventus osservando Vanitas che si era subito messo a molestare un gruppo di ragazzini del primo anno.
“Non lo so. Io l’ho solo urtato mentre uscivo, ma gli avevo chiesto scusa, ma avevo fretta e mi sono voltata subito, e lui mi ha afferrata.” Disse lei con una lacrima che le scendeva dagli occhi che si affrettò ad asciugare.
“Che idiota. Pensa chi il mondo gli giri intorno.” Disse Kairi con uno sguardo di fuoco.
“Senti, noi andiamo in spiaggia, vuoi venire?” Chiese Riku mettendole una mano sulla spalla rassicurandola.
“Volentieri, ma io... io non... io non ho il costume con me.” Disse Xion arrossendo di colpo.
“Non importa, possiamo accompagnarti a casa tua e poi andare al mare, se abiti vicino.” Propose kairi.
“In effetti abito vicino al mare, possiamo passare dai miei.” Disse come se stesse parlando più con se stessa che con loro.
“Allora è deciso!” Annunciò Ventus battendo le mani allegro.
Il gruppo passò un attimo da casa di Xion per poi andare in spiaggia a godersi il sole ancora caldo di inizio autunno.
Sora era rimasto con il suo costume a pantaloncino come tutti gli altri e stava guardando Kairi nel suo completo rosa.
‘Mamma mia se è bella!’ Pensò mentre sentiva il suo corpo scaldarsi non solo per il sole.
Si misero a prendere il sole senza asciugamani, dato che non li avevano portati, ma comunque il bel tempo non ne faceva sentire la mancanza.
Xion aveva un bel completo nero che si intonava ai suoi capelli, ma Sora era troppo impegnato ad ammirare Kairi che si era messa a sedere sporgendosi verso di lui.
“Allora, come hai passato le vacanze lontano da me?” chiese mentre iniziò a dargli un bacio sul collo.
“Malissimo, quando sono stato a Parigi avrei voluto che ci fossi anche tu.” Disse accarezzandole i capelli mentre risaliva lungo il collo per arrivare il mento fino a ritrovarsi ad un soffio dalla bocca di lui.
“Solo a Parigi?” Chiese lei con un sorrisetto mentre gli negava il bacio.
“In realtà, mi sei mancata ovunque andassi, ma Parigi è detta la città dell’amore, no? Allora perché non c’eri tu?” Chiese cercando di avvicinarsi a lei per strapparle il bacio negato.
Lei non fece resistenza e, avvicinandosi ancora di più a lui si mise a cavalcioni sul torace del ragazzo.
“Ehi, ma non credete di esagerare, qui davanti a tutti!?” Chiese Axel ad alta voce facendo arrossire i due fidanzatini impegnati a strusciarsi tra le risate generali.
Il fratello di Kairi aveva un bel costume a pantaloncino neri con delle fiamme rosse e gialle disegnate sopra.
“Aspetta questa sera e non ti darò solo un bacio.” Sussurrò lei allusiva mentre si riposizionava ad una distanza di sicurezza.
“Ehi gente, ma non vi sembrano un po’ accaldati!?” Urlò Ventus alzandosi posizionandosi furtivamente alle spalle di Sora.
“Sì, è vero. Perché non li rinfreschiamo?” Chiese Axel ad alta voce intuendo le intenzioni del biondo.
In quattro e quattr’otto afferrarono il loro amico per le braccia e le caviglie e lo gettarono in acqua.
“Daaaaiii! R-ragazzi, l-l-l’acqua è f-fredda.” Balbettò lui mentre sputacchiava per togliersi il sapore salato dalla lingua, mentre tutti ridevano.
“Guarda che ora tocca a te!” Annunciò Axel alla sorella che non la smetteva di ridere.
“No, dai. Ragazzi. No. Non ci provate.” Cercò di protestare lei cercando inutilmente di scappare, ma prima che potesse anche solo girarsi Ventus l’aveva già afferrata per le braccia ed Axel per le caviglie.
“No! Dai. Non fate i cretini! L’acqua è fredda!” Protestò lei cercando di divincolarsi.
“Bene, così di rinfrescherai, perché voi due stavate rischiando l’autocombustione.” Scherzò Axel mentre iniziava a dondolare la ragazza per farle fare un volo in acqua.
Alla fine anche Kairi dovette sputare il liquido salato che le era entrato in bocca, mentre Sora, che ormai si era abituato allo sbalzo termico, nuotava con facilità intorno a lei.
“Ehi, vedo che non è stata solo una nostra idea venire qui!” Disse una voce poco lontana.
Il cervello della parte maschile del gruppo, compreso quello di Riku, andò in pappa quando si accorsero che a parlare era stata Aqua che indossava un costume blu mare intero che, metteva in risalto il suo fisico tonico e mozzafiato.
“Ciao!” La salutò Kairi mentre gli altri si mettevano a balbettare saluti confusi.
“Come state? È bello rivedervi dopo così tanto tempo!” Disse felice mettendosi a sedere sulla sabbia accavallando le gambe attirando ancora si più l’attenzione del pubblico maschile.
“Ehi, Ciao!” Disse Aqua notando Xion, che stava sdraiata a faccia in giù per prendere il sole. “Sei Xion, vero, la nuova arrivata nella nostra classe.”
“Oh, sì, scusa, non mi sono presentata, grazie per avermi notata, siete stati tutti molto gentili.” Disse la mora alzandosi a sedere grattandosi la testa un po’ imbarazzata.
“Ho sentito di quello che è successo fuori dalla scuola, ti consiglio di stare il più lontano possibile da lui e dalla sua banda fino a natale, comunque se stai insieme a Sora e gli altri non ti torceranno un capello.” Consigliò Aqua sorridendo porgendole la mano.
Xion la strinse rispondendo con un sorriso di rimando: “Grazie del consiglio.”
“Ehi, Aqua!” Chiamò una ragazza dai capelli biondi con due ciuffi tirati all’indietro con un costume arancione scuro formato da due pezzi.
“Larxene, vieni, dai!” Chiamò la ragazza dai capelli blu cercando di attirarla verso di loro.
La bionda si mise sdraiata accanto ad Aqua.
“Ciao, ragazzi!” Disse allegra mentre con un gesto abbastanza insolito metteva un braccio sulla vita di Aqua che sembrò stranamente imbarazzata da quel contatto, ma non lo interruppe.
Ventus osservò in malo modo quello strano contatto di Larxene.
Sora capì al volo il motivo dell’occhiataccia: girava voce che la bionda non fosse etero, ma che le piacesse uscire con altre ragazze ed uno dei peggiori timori dell’universo maschile della scuola, il che includeva anche ven, era di non poter più avere possibilità con Aqua.
“Sentite, tra poco dobbiamo andare a pranzo, dovremmo tornare a casa.” Annunciò Riku controllando l’orologio.
“Ok, ok, andiamo!” Disse Sora mentre si asciugava con un asciugamano che gli aveva prestato Roxas.
“Ci vediamo sta’sera.” Gli disse Kairi all’orecchio mentre si rivestiva.
“Ciao, gente, noi stiamo qui tutto il giorno!” Disse Aqua salutandoli con la mano.
Sora raggiunse a piedi casa sua accompagnato da Riku che era suo vicino di casa.
Le loro case erano due villette a schiera di due piani.
“A domani, Sora.” Lo salutò Riku salendo le scale per giungere alla porta di casa sua mentre l’altro faceva altrettanto.
“Sono a casa, mamma!” Annunciò lui mentre sua madre Arianna si preparava ad uscire.
“Ciao, tesoro, ti ho preparato da mangiare, scsa se non rimango, ma sono in ritardo.” Disse la donna dai capelli neri e dagli occhi dolci mentre prendeva la borse per uscire.
“Non ti preoccupare ma’ starò bene.” Disse lui abbracciandola.
Sua madre era sempre occupata e spesso lo lasciava anche per tre quattro giorni da solo, dato che lavorava su un’altra isola abbastanza lontana.
“Starai via tanto?” Chiese il figlio mentre lei si avviava alla porta.
“Temo che starò via anche due giorni, in ufficio c’è bisogno di più personale.” Spiegò lei tristemente.
Sora non prendeva male questa situazione, da una parte sua madre gli lasciava grande libertà, e poi lei gli voleva molto bene e non mancava di ricordarglielo ogni volta che poteva.
Anche in quel momento aveva fatto tardi per preparare da mangiare a lui.
“Ciao, mamma.” Disse Sora, mentre osservava la snella figura della madre ancora bella, nonostante i passati quarant’anni.
“Ciao, tesoro, fai il bravo.” Disse Arianna uscendo e prendendo la macchina.
Sora prese coltello e forchetta ed iniziò a mangiare.
Insalata e fettine di carne di suino preconfezionate.
Be’, almeno l’insalata era genuina, poi non poteva certo lamentarsi, con sua madre che lavorava come segretaria di banca, aveva molte comodità, ma sua madre gli preparava spesso cibi preconfezionati per il poco tempo.
Il resto della giornata lo passò come suo solito.
Si mise a guardare la TV fino alle tre del pomeriggio, per poi uscire ed andare a farsi un giro da solo.
Vide anche un paio di suoi compagni di classe, come Heyner e Luxord, ma li salutò e basta scambiandosi solo qualche battutina o parola.
Verso le sei se ne tornò a casa a giocare con la sua PS3 per un ora di fila per andare a cenare da solo come ogni sera in cui mancava sua madre.
Lui, però, aspettava quella sera in particolare, infatti verso le nove e mezzo qualcuno bussò alla porta.
“Ciao, bellissima.” Disse Sora aprendo la porta a Kairi.
La rossa entrò in casa sua guardandosi intorno.
“tua madre non c’è.” Disse semplicemente.
“Accidenti, come hai capito che ero da solo?” Chiese Sora ammirato.
“Dal fatto che non c’è né la borsa, né il giacchetto di tua madre?” Domandò lei.
“Eh, sì, dovrà fare gli straordinari.” Disse lui grattandosi la testa.
“Mi dispiace.” Disse Kairi abbassando la testa.
“Oh, non c’è problema, avremmo più tempo per noi stessi.” Rispose Sora baciandola.
La sera la passarono a vedere un film, per poi arrivare alle undici di sera con gli ormoni abbastanza in subbuglio.
“Che ne dici se andiamo su, in camera tua?” Chiese Kairi alzandosi sul divano a gattoni guardando Sora come una gattina.
“Non male come idea.” Rispose Sora iniziando a baciarla sul collo conducendola al piano di sopra.
 
 
 
 

 
 
 
Ufff, ennesimo capitolo, forse un po’ forte ed un po’ troppo allusivo, ma non credo di aver esagerato, per un reating rosso, dopotutto ho tagliato la scena più piccante.
Comunque da questo capitolo un po’ meno esplicativo e più interessante per certi aspetti, si può intuire una parte della trama.
Per il resto spero possa piacervi e che le recensioni che mi invierete siano tutte positiva.
AxXx

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Capitolo 3
*** Inizio degli studi e... di qualcos'altro ***


 
                    Inizio degli studi e... di qualcos'altro
 
 
 
Sora e Kairi si risvegliarono alle sette del mattino.
Lei aveva portato tutto lo zaino a casa del fidanzato, in modo da non dover tornare a casa sua.
Si rivestirono ed iniziarono a prepararsi.
“Vedo che non sei arrugginito.” Disse Kairi mentre aveva a dosso solo l’intimo avvinghiandosi a Sora.
“Avrei anche potuto fare di meglio.” Sussurrò lui passandole delicatamente le labbra sul collo.
“Mmmmmmh, mi dovrai stupire, ma questa sera non posso stare, mi dispiace.” Disse sorridendo maliziosamente staccandosi lentamente dando al ragazzo un leggero bacio sulla guancia.
Si rivestirono e fecero colazione insieme a base di latte e cerali.
Sora si divertì ad imboccare la sua ragazza con il cucchiaio, facendola sorridere.
‘Ma perché mi sembra sempre di avere un sorriso stupido, quando sorrido a lei?’ Si chiese mentre arrossiva.
Dopo colazione si misero gli zaini in spalla ed andarono a scuola a piedi.
“Allora, come stanno i tuoi?” Chiese Sora mentre camminavano.
“Stanno bene, sono tipi a posto, anche se, come tutti, devono andare lontano per lavoro.” Disse lei stringendosi le spalle.
Era il problema delle piccole isole: i genitori di tutti erano costretti a stare via per lavoro anche per lunghi periodi, dato che la stagione più importante dell’isola era l’estate, non era sufficienti a dare lavoro a tutti.
Così la maggior parte dei loro genitori faceva dei lavori su altre isole.
Certo, erano stati approntati dei confort alle altre isole per poter rendere migliore le comunicazioni con i loro familiari: una sorta di collegamento Internet costante e gratuito con i loro figli, ma nulla attenuava la lontananza effettiva tra le famiglie.
Sora e Kairi continuarono a camminare senza ostacoli lungo la strada che portava alla loro scuola.
 
 
 
 
Dalla casa del ragazzo ci volevano appena dieci minuti a piedi e quindi non avrebbero dovuto trovare problemi, se non fosse stato per Xaldin che gli intercettò con la sua moto.
“Ehi, pivelli! Siamo mattinieri?” Chiese con un sorriso di scherno stampato in faccia.
“Cosa vuoi?” Chiese Sora in tono di sfida.
“Dire che siete dei pivelli e di non romperci le scatole, dato che quest’anno abbiamo da fare, capito stronzetto?” Chiese spavaldo l’altro gesticolando, facendo delle smorfie che rendevano ancora più orribile la sua faccia sfregiata.
“Non c’è da preoccuparsi, non ci mescoliamo a quelli come te.” Rispose Kairi mettendo le mani sui fianchi.
“Fate come vi pare, sfigati.” Disse Xigbar dando gas alla sua moto facendo inalare ai due una grande quantità di gas di scarico del veicolo.
“Che stronzo.” Disse Sora mentre tossiva cercando di far uscire l’odore forte che gli penetrava le narici.
“Chissà cosa intendeva?” Chiese Kairi più a se stessa che al ragazzo.
“Ba’, probabilmente le solite cavolate: furto dei computer scolastici, salto della scuola a ripetizione, molestie sui primini: tutte le cose che fanno, lui e quel cretino di Vanitas.” Rispose lui con una alzata di spalle.
Il cortile era affollato come al solito, ma non riuscirono a raggiungere Riku, dato che furono intercettati da una ragazza dai capelli biondi che li fermò appena messo piede in cortile.
“Ciao, Kairi. Ciao Sora!” Disse Naminé allegra mentre stringeva a se un blocco di disegno.
 
 
 
 
Lei era l’allieve preferita di Ansem.
Il Professore dai capelli biondi era solito lodare il suo impegno nell’arte, anche in quella pratica.
Le piaceva un sacco fare le caricature dei suoi compagni di classe e di solito faceva solo degli scarabocchi indefiniti che potevano essere paragonati ad un ammasso di colori senza senso, ma dandogli abbastanza tempo, poteva fare delle vere opere d’arte.
Una volta, per celebrare il loro anniversario, Kairi aveva chiesto a Naminé di dipingere lei e Sora che si baciavano al tramonto.
La bionda aveva chiesto loro di mettersi in posa.
In dieci minuti aveva messo su un abbozzo un po’ strano ed indefinito e la rossa era rimasta un po’ delusa, ma l’amica le aveva chiesto di aspettare fino al mattino del giorno dopo ed avrebbe avuto una bella sorpresa.
Infatti appena si fu alzata Kairi era andata da Naminé.
La ragazza bionda aveva lavorato tutta la notte e, da quello scarabocchio, era riuscita a creare un opera d’arte.
Sembrava una foto del momento in cui Kairi e Sora si erano baciati: il ritratto era perfetto, il gioco di luci ed ombre era bellissimo e il punto di fuga che dava l’idea di profondità era proprio il punto in cui le bocche dei due amanti si incontravano, come se tutta la scena fosse concentrata un quel singolo gesto.
La rossa pensò che quel ritratto fosse migliore di qualsiasi altra foto da quanto era bello.
“Grazie, Nam, sei una vera amica!” Aveva urlato Kairi saltando al collo dell’amica.
Quando fu il momento di decidere a chi dare il ritratto, Sora accettò di cederlo alla sua ragazza.
 
 
 
 
“Come va!?” Chiese allegra la bionda mentre andava incontro a Ventus e Roxas.
“Tutto a posto, dove sei stata quest’estate?” Chiese Sora mentre si sedeva su una panchina, accanto a Kairi.
“Sono stata a Parigi, subito dopo la fine della scuola. Sai ho visto la Gioconda, e devo ammetterlo è proprio bella!” Disse la bionda entusiasta.
“Io sinceramente, l’ho sempre vista come un normalissimo ritratto.” Disse Ventus mettendo le mani dietro la testa.
“ma che ne vuoi sapere!?”
Tutti si stupirono.
Quelle erano parole che sarebbero dovute essere di Naminé e che sicuramente avrebbe detto se non fosse stata anticipata da Roxas.
“ma tu l’hai mai vista dal vivo? È un opera perfetto: il punto di fuga è esattamente al centro, i colori sono perfetti, ne troppo opachi, né troppo luminosi,  insomma è una vera foto.” Disse il gemello più timido abbassando il capo, come se si fosse vergognato di quell’improvviso attimo do coraggio.
Ventus prese la testa del fratello e gliela massaggiò scherzosamente con il pugno.
“E va bene, fratellino, scusa, se ti ho insultato!” Disse ironico, proprio nell’istante in cui suonava la campanella.
 
 
 
 
Tutti entrarono in classe rapidamente disponendosi ai loro posti.
“Ben tornati, ragazzi, come sapete io sono il professore di Filosofia, Storia e Letteratura.” Iniziò il professor Xehanort.
“Buongiorno, professore!” Dissero tutti insieme tutti gli studenti.
“Bene, oggi non faremo niente, ma ci concentreremo sul programma da seguire durante l’anno e chiederò ad alcuni di voi di farmi un... riassunto di quanto abbiamo fatto l’anno scorso.” Disse con un sorriso sornione, mentre alcuni iniziavano ad imprecare sottovoce.
“Allora, qualcuno mi fa un ragguaglio sulla teoria dell’Iperuranio di Platone?” Iniziò il professore.
Mentre Olette, iniziava a parlare (Come al solito, era l’unica ad aver ripassato qualcosa.) Sora si sporse verso Kairi.
“Ehi, qual è la teoria di Platone sull’Iperuranio?”  Chiese disperato.
“Lo sta chiedendo a lei, e comunque non dirmi che ieri non hai fatto niente, io prima di venire da te ho ripassato un po’.” Lo rimproverò lei mentre cercava di stare attenta.
‘Ma perché le ragazze studiano sempre, cos’hanno che non va!?’ Si chiese il ragazzo mentre cercava di riportare alla memoria qualche nozione che lo potesse aiutare.
“Sora, sembri ansioso di dire la tua, dimmi: qual’era secondo Eraclito.” Chiese improvvisamente il professor Xehanort.
“Ehmmm… ecco… Eraclito… be’.” Era evidente che il ragazzo fosse confuso, ma Xehanort non sembrò intenzionato a dare un indizio.
“Bene, vuoi provarci te Lexeaus?” Chiese il professore lasciando Sora ad arrossire al suo posto.
“Fuoco: Panta Rei. Tutto scorre, come il fuoco, diceva lui.” Disse laconico il ragazzo per poi tornare a sedersi.
“Ehmmmm… Sì. Va bene, in effetti il succo è questo, ora passiamo ad altro.” Continuò l’interrogazione generale e parlò con altri.
Dopo quasi un ora di domande che avevano lasciato sbigottita metà della classe, si decise a smettere.
“Bene, da domani, inizierà il vero programma, segnate sui vostri diari di ripassare le materie di cui oggi abbiamo discusso.” Ordinò il professore mentre annotava qualcosa sul registro.
 
 
 
 
La campanella suonò e tutti andarono in palestra cambiandosi negli spogliatoi.
Il Professor Xemnas era il più giovane del corpo insegnanti ed era il nipote di Xehanort.
Era abile nel Judo, era molto muscoloso, ma non troppo.
Era alto e slanciato ed i suoi capelli bianche stonavano molto con il colorito scuro della sua pelle.
Quel giorno indossava dei pantaloni a ginocchio sportivi ed una maglietta aderente che metteva in risalto il suo fisico.
“Buongiorno, ragazzi.”  Disse l’insegnante.
“Buongiorno, professore.” Risposero in coro loro.
“oggi, daremo il via al nostro programma di educazione fisica pratica ed intendo vedervi brillare alle prove finali! Quest’anno avremmo molto da fare ed io sono qui per migliorare la vostra prestazione fisica.” Disse lui orgogliosamente.

“ora iniziamo, voglio che facciate due giri della palestra e poi farete dieci flessioni e dieci addominali per tre volte, forza!” Ordinò agitandosi.
Subito tutti ubbidirono iniziando a fare come diceva.
 
 
 
 
Per il resto la scuola passò senza troppe novità.
Ovviamente all’ultima ora, quella del professor Ansem, Naminé fu molto lodata.
Avevano come compito quello di disegnare parte del viso di un loro compagno, ma solo la bionda era riuscita a fare un lavoro accettabile.
Aveva infatti dipinto così bene gli occhi di Roxas che sembrava che il suo dipinto potesse guardarti.
“Molto brava come al solito.” L’aveva lodata il professore con orgoglio mentre osservava il bel disegno.
“Tu cos’hai fatto, Roxas?” Chiese Ansem in tono bonario mentre osservava il biondo cercare di nascondere il suo blocco.
“N-niente, io…” Sembrava imbarazzato.
“Avanti, non ti giudico mica, volevo solo vedere cos’avevi fatto.” Spiegò il professore prendendo il blocco da disegno del ragazzo.
“Però, bello, ma non capisco perché…” Prima ancora che Ansem avesse finito di parlare che Roxas riprese violentemente il foglio nascondendolo proprio quando Naminé si era allungata per vedere il disegno.
Sora non capì, perché, ma aveva l’impressione che il biondo gemello di Ventus fosse arrossito.
 
 
 
 
Dopo la lezione si riunirono tutti in cortile per decidere cosa fare.
“Io andrei in centro a comprare qualcosa.” Propose Naminé allegra.
“No, grazie, mi sono annoiato abbastanza, oggi.” Le rispose Riku senza preamboli.
Il cortile era attraversato da una fiumana di gente, ma da quel gruppo uscì una nota testa corvina che correva trafelata.
“Ehi, ragazzi, sono felice di avervi trovato.” Disse Xion con il fiatone.
“Che c’è Xion, sembri preoccupata.” Disse Ventus avvicinandola.
“Lo so, vi sto disturbando, ma ho bisogno di aiuto. Quel ragazzo, Vanitas, non la smette di darmi fastidio, oggi ha tentato di nuovo di avvicinarmi, ma per fortuna l’ho visto e me ne sono andata in tempo.” Disse guardandosi intorno come se temesse di vederlo arrivare.
“Vuoi che ti accompagni a casa?” Chiese Riku alzando gli occhi.
“Oh, grazie, oggi quando sono arrivata sono anche quasi stata investita, dalla sua moto, odio ammetterlo, ma mi fa paura.” Ammise lei imbarazzata.
“Va bene, ciao ragazzi.” Disse l’argenteo raccogliendo il suo zaino.
Mentre lo salutava Ventus notò qualcosa: Xigbar stava sgattaiolando lungo il muro dell’ala destra della scuola.
‘Strano, che rimanga qui, di solito lo fanno solo per combinare guai.
 
 
 
 
Il gruppo si separò poco dopo ed i due gemelli rimasero da soli lungo la strada.
“Senti, Roxas, posso chiederti un favore?” Chiese il ragazzo.
“Certo, cosa vuoi?” Chiese cordialmente il gemello.
“Ascolta coprimi, io devo tornare a scuola, inventati qualcosa per il mio ritardo, tornerò presto.” Disse mettendosi a correre.
“va bene, ma…” Iniziò Roxas, ma Ventus era già partito.
 
 
 
Riku arrivò a casa di Xion.
“Bene, siamo arrivati e non dovremmo avere problemi, non verranno a darti fastidio in casa.” Disse il ragazzo con un sorriso.
“Bene… Ehm… grazie, non mi piace, ma quel ragazzo mi spaventa.” Rispose nervosa lei.
“Fa quest’effetto a tutti, ma io so tenergli testa, se hai bisogno ti posso dare una mano.” Disse Riku, sicuro di se.
“Be’ grazie ancora.” Lui stava per andarsene quando Xion lo richiamò.
“Senti… vorresti… ripassare con me oggi, sai sono nuova ed alcuni argomenti non li ho fatti.” Disse la ragazza nervosa abbassando la testa.
“va bene, con piacere.” Rispose lui mentre lei lo faceva entrare con un timido sorriso.
 
 
 
Ventus aveva girato tutto intorno alla scuola per tre volte, ma non aveva trovato traccia di Xigbar.
‘Eppure la sua moto è ancora qui.’ Pensò ricordando di averla chiaramente vista nel parcheggio.
Erano quasi le 13.00.
Tra un po’ suo fratello sarebbe crollato ed avrebbe passato un guaio con suo padre, quindi avrebbe dovuto essere veloce a ricontrollare tutto.
Le provò tutte, ma non trovò nulla di nulla, sembrava proprio sparito nel nulla.
Stava per andarsene, ma qualcosa attirò la sua attenzione nei pressi della rimessa degli attrezzi del giardiniere.
‘Ma che sta succedendo?’ Si chiese avvicinandosi cautamente.
All’interno era buio e non si vedeva niente, ma si potevano distinguere due figure che parlavano tra loro.
Ventus cercò di sporgersi un po’ di più, quando qualcosa lo colpì alle spalle.
“Non è carino origliare.” Gli sussurrò una voce stranamente familiare, all’orecchio prima di svenire.
 
 
 
 
 
 
 
Salve gente.
Scusate, ma il capitolo è venuto una schifezza, ed avrei preferito fare di meglio, ma volevo dare anche qualche informazione sulle lezioni.
Soprattutto quelle di Xehanort e Xemnas.
Già da qui si possono intuire le ‘coppiette’ che si formeranno col tempo.
Infine la parte finale è la ‘trama principale’ della storia.
Non vi preoccupate, Ventus non sta così male come sembra. Per ora.
AxXx

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Capitolo 4
*** Mistero Scolastico ***


 
                    Mistero Scolastico
 
 
 
Sora tornò a casa e telefonò a sua madre.
Il telefono squillò per tre volte prima che la dolce voce della sua mamma rispondesse: “Ciao, tesoro, com’è andata oggi?”
“Tutto a posto, mamma. Abbiamo ripassato quello che abbiamo fatto l’anno scorso e fatto la lezione di arte con Ansem.” Rispose il ragazzo.
“Bene, mi raccomando studia e non dimenticarti i fornelli accesi quando ti fai da mangiare.” Gli ricordò la madre premurosa.
“Non preoccuparti mamma, non farò saltare la casa.” La rassicurò lui dolcemente.
“Bene, sai che mi fido. Ti voglio bene, tesoro.” Lo salutò lei.
“Anche io, mamma.” Rispose Sora, chiudendo la chiamata.
Il ragazzo si sedette un attimo sul divano in salotto mettendo lo zaino in un angolo.
Non era da lui pensare delle cose negative, ma proprio non riusciva a non pensare quanto fosse ingiusto il fatto che non potesse stare con sua madre.
‘Ah, non pensiamoci! Di cose negative ce ne sono già tante, ma devo affrontarle con il sorriso, mia madre starà bene. Di sicuro più di me, visti i compiti.’ Pensò un po’ malinconico e un po’ allegro.
Si mise diligentemente a studiare filosofia, sapendo che, data la sua grande esposizione di quella mattina, Xehanort l’avrebbe interrogato tra i primi.
‘Ufff, accidenti, maledetto Eraclito, e poi ci sarà Platone come primo argomento dell’anno: Non li imparerò mai in tempo.’ Pensò, mentre cercava di imparare le idee di questi sciroccati, che per lui avrebbero potuto andare a lavorare risparmiando ai ragazzi la fatica di dover imparare tutte le loro strambe teorie.
Per tutto il giorno il ragazzo stette sui libri studiando diligentemente cercando di non pensare ad altro.
Tuttavia rimpiangeva la compagnia di Kairi.
‘Mio dio come vorrei che fosse qui accanto, magari potremmo fare qualcosa...’ Pensò mentre il suo cervello elaborava fantasie non esattamente pure che si sovrapponevano ai suoi studi sulle teorie dei pitagorici.
Fortunatamente lo squillare del telefono lo richiamò da tali pensieri.
‘Già le cinque del pomeriggio!?’ Si chiese osservando l’ora mentre apriva il telefono per rispondere.
“Pronto?” Chiese all’apparecchio, dato che aveva dimenticato di controllare.
“Sora, sono io!” Gli rispose una voce dall’altra parte.
“Roxas!? Che c’è?” Chiese stupito che quel ragazzo lo chiamasse.
“Ventus è da te?” Chiese senza preamboli.
“No.” Strana domanda, perché mai Ventus sarebbe dovuto essere da lui.
“Merda!” Imprecò il gemello dall’altra parte. “Eravamo appena usciti da scuola, quando lui si era messo in testa di seguire qualcuno.”
“E quindi?”
“Non è tornato! È stato via tre ore e la mamma inizia ed essere sospettosa, ho detto che si fermava a studiare da te, ma non ho sue notizie!” Rispose Roxas trafelato.
Il biondo non era mai stato bravo a dire bugie, ma quello era un caso diverso, dopotutto era Ventus il tipo allegro e molto alla mano che sapeva mentire se necessario.
Lui invece aveva sofferto per aver detto quell’unica bugia.
“Forse è passato da Naminé, o da Riku, magari è lì, li chiamo?” Suggerì Sora cercando di essere ottimista.
“Grazie, io chiamo Riku, mio fratello mi aveva dato il suo numero, tu pensa a Naminé.” Concordò Roxas riattaccando.
 
 
 
 
 
Riku intanto stava seduto al tavolo fingendo di stare attento ai suoi compiti, ma in realtà era un po’ attratto da Xion.
Si sentiva in dovere di proteggerla da quando aveva visto Vanitas colpirla.
Non sapeva perché ma quella volta aveva perso le staffe ancora di più del solito.
Non era raro, infatti vedere lui e il bullo prendersi a botte, ma di solito erano casi estremi, invece con Xion era diverso.
Lei dal canto suo cercava di non farsi notare mentre lanciava delle occhiatine a Riku, mentre continuava a ricopiare appunti dal quaderno del ragazzo.
Lei era grata all’argenteo per averla aiutata, ma continuava a sentirsi in soggezione.
Ogni volta che incrociava il suo sguardo si sentiva arrossire e abbassava subito il proprio.
Fu un sollievo quando il cellulare del ragazzo squillò attirando l’attenzione di lui permettendo alla ragazza di osservarlo un po’ più a lungo.
Era davvero un bel tipo e il suo fisico era muscoloso e molto attraente, probabilmente dovuto al fatto che faceva karate da molto tempo.
“Chi rompe?” Chiese Riku senza preamboli , riscuotendo Xion dal mondo dei sogni.
La pausa durò poco.
“No, sono da Xion.” Disse l’argenteo.
Altra pausa e il ragazzo fece una faccia stizzita, allontanandosi ed abbassando la voce, ma lei riuscì a sentire quelle parole: “Che hai detto!!?? Io non sto... la sto solo aiutando!”
La faccia di Riku era diventata rossa, in una maniera che Xion trovò troppo carina per riuscire a reprimere una risatina.
“Senti, mi hai chiamato per prendermi fracassarmi gli attributi o c’è dell’altro!?” Chiese stizzito.
La pausa questa volta fu più lunga.
“No, non ho visto tuo fratello, comunque non è venuto qui. Ora non disturbarmi più.” Disse spazientito riattaccando il cellulare.
“Chi era?” Chiese Xion curiosa mentre Riku si risedeva.
“Roxas, si è perso il fratello.” Rispose laconico l’argenteo rimettendosi a studiare.
“Si è perso il fratello?” Chiese perplessa la ragazza.
“Sembra che non lo trovi più e che sia sparito dopo essere rientrato a scuola per seguire qualcuno.” Rispose Riku.
I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche minuto.
“Non pensi che gli sia successo qualcosa?” Chiese la ragazza dopo un po’.
“Chi? A lui? È più probabile che sia da qualche parte a fare il dongiovanni con una ragazza.” Rispose con noncuranza.
“Va bene, senti, io prendo qualcosa da bere.” Disse andando in cucina.
Il comportamento di Riku era strano, possibile che fosse così gentile con lei e così aggressivo con gli altri suoi amici?
Quando tornò in salotto, però, il ragazzo stava rimettendo i libri nello zaino.
“Dove vai?” Chiese stupita la ragazza temendo di averlo offeso in qualche modo.
“A cercare Ventus. Se Roxas è preoccupato deve essere qualcosa di importante.” Disse lui mettendosi la cartella in spalla.
Lei rimase un attimo ferma, ma dopo un secondo lo raggiunse alla porta e prese il suo giacchetto.
“Io vengo con te.” Affermò con sicurezza.
“Cosa? Perche?” Chiese Riku stupito con la sua solita aria sospettosa.
“Diciamo che sto pagando il debito che ho con te.” Rispose lei senza pensarci troppo.
 
 
 
 
 
Naminé stava seduta in camera sua davanti alla scrivania con in mano il suo quaderno dei disegni, muovendo distrattamente la matita.
Il problema era che continuava a disegnare i contorni di Roxas, senza nemmeno volerlo la sua mano continuava a tracciarne il contorno.
Sospirò mettendosi le mani sul viso.
‘L’inizio della scuola mi deve aver dato alla testa.’ Pensò cercando di calmarsi.
In quel momento il cellulare squillò.
“Pronto?” Disse rispondendo alla chiamata.
“Nam, sono io, come stai?” Chiese una voce dall’altra parte.
“Ciao, Sora, sto bene, tu?” Rispose lei allegra.
“Io bene. Senti, non è che hai visto Ventus dopo la scuola?” Chiese di nuovo l’altro.
“No, perché? C’è qualche problema?” Rispose lei perplessa.
“Roxas, mi ha detto che suo fratello non è tornato, pensavamo fosse venuto da te.” Disse il ragazzo. “Comunque, grazie, ciao!”
La ragazza abbassò il cellulare pensierosa.
Se Vantus era davvero così in ritardo poteva essergli successo qualcosa.
“Si decise ad andare a scuola per verificare di persona.
Prese il giacchetto e la bicicletta dal garage e si avviò verso la parte meno abitata della città.
 
 
 
 
Roxas temette per il fratello.
Il peggio era che loro madre stesse cominciando a sospettare e a temere.
Era per questo che l’aveva chiuso in camera sua, ma lui doveva trovare suo fratello.
Si decise.
Aprì la finestra ed uscì di soppiatto da casa sua senza farsi vedere.
Corse rapidamente verso la scuola sperando di trovare suo fratello, ma non trovò niente lungo la strada.
‘Se non è per strada, qualcosa l’ha trattenuto.’ Pensò preoccupato.
Arrivato davanti alla scuola trovò Naminé.
“Che ci fai qui?” Chiese stupito.
“Ho saputo di tuo fratello, volevo aiutarti!” Rispose la bionda arrossendo un po’.
In quell’istante due figure apparvero sul viale.
 
 
 
 
 
 
Ventus si riprese con la strana sensazione di avere la testa appesantita.
Si accorse dopo un attimo che aveva qualcosa che gli tappava gli occhi.
Provò a dire qualcosa, ma anche la bocca era tappata da qualcosa che aveva il sapore di plastica.
Anche le mani e i piedi erano immobilizzati.
Chiunque l’avesse sorpreso, si era anche occupato di renderlo impotente.
A pochi metri da lui sentì un brusio di voci, ma non riuscì a distinguere chi fosse a parlare.
Tentò di muoversi, ma non riuscì nemmeno a liberare i piedi.
Passò qualche minuto e una porta metallica si aprì sbattendo rumorosamente, fu detto qualcosa ad alta voce del tipo: “Stanno arrivando dei tizi!” Ma ancora una volta non riuscì a distinguere di chi fosse la voce.
Probabilmente era ancora intontito dalla botta incredibile.
Una delle persone all’interno gli si avvicinò e, dopo avergli sputato in faccia, gli rifilò un calcio in mezzo alle costole.
 
Lui mugolò per il dolore, ma non poté fare altro se non restare lì.
La porta fu richiusa con lui dentro che cercava di liberarsi lanciando gemiti soffocati e urla per attirare l’attenzione.
Gli sembrò che il tempo non passasse mai, ma dopo una decina di minuti qualcuno aprì la porta.
 
 
 
 
 
 
Roxas non era mai stato un tipo da ‘avventure di gruppo’, ma quando aveva visto arrivare Riku e Xion non poté che essere felice.
Non pensava che quella ragazzina appena conosciuta potesse essere così amichevole con loro, né che riuscisse a convincere Riku, di solito sempre burbero e schivo ad intervenire.
“Allora, dov’è quel matto di tuo fratello?” Chiese l’argenteo incrociando le braccia.
“Se lo sapessi non l’avrei chiesto a voi, comunque dobbiamo entrare a scuola.” Rispose Roxas osservando il cancello.
“Dobbiamo attraversarlo.” Disse Xion iniziando ad aggrapparsi alle sbarre metalliche dell’entrata.
Il resto del gruppo la seguì a ruota.
Il cancello era alto due metri e dopo un po’ iniziarono ad essere stanchi, ma non si tirarono indietro.
Solo Naminé ebbe qualche vera difficoltà a superare l’ostacolo.
Non essendo abituata a sforzi fisici prolungati, fu più difficile per lei arrivare in cima.
Ad un certo punto rischiò persino di scivolare, ma Roxas la prese per mano e la issò oltre il bordo del cancello.
Il cortile era illuminato dalla luce arancione del tramonto e si distinguevano benissimo le ombre degli alberi sull’erba, dando all’ambiente uno strano misto tra luce forte ed ombra.
“Dove potrebbe essere?” Chiese Xion a Roxas mentre insieme setacciavano la zona alla ricerca di qualche indizio.
Il ragazzo stava per rispondere quando la sa attenzione fu attirata da un obra che correva via veloce.
“Aspetta!!! Fermo!” Urlò il biondo fiondandosi dietro quello strano individuo che fuggiva.
Non c’era molto da seguire, però.
Quella persona si era già volatilizzata e Roxas poté solo intuire la direzione che avesse preso, dato che raggiunse il cortile sul retro senza trovare traccia dell’inseguito.
Tuttavia trovò qualcos’altro.
“Ragazzi! Venite!” Disse il biondo mentre raccoglieva da terra lo zaino del fratello.
Il gruppo lo raggiunse subito.
“Dove l’hai trovato?” Chiese Naminé osservando lo zaino.
“Proprio qui.” Rispose Roxas indicando l’angolo della scuola.
In quell’istante ci fu un rumore, come di qualcosa di metallico che sbatte.
“Andiamo!” Li incitò Riku che aveva riconosciuto la provenienza del rumore: il capanno degli attrezzi.
Arrivati alla rimessa addossata al muretto che separava la scuola dalla strada si accorsero subito che qualcosa non andava: la serratura era rotta.
“Entriamo, forza! Li incitò Xion per farsi coraggio.
I quattro entrarono nella rimessa.
“Ventus!!!” Gridò Roxas vedendo il fratello a terra legato.
Quello sembrò riscuotersi sentendo la voce del gemello ed iniziò ad agitarsi.
Ci volle un po’ anche perché il nastro adesivo con cui era tenuto fermo, ma dopo un po’ fu di nuovo in piedi.
“Ehi! Grazie, ce ne hai messo di tempo!” Disse Ventus ironico stupendo tutti, con la sua continua ironia.
Non la perdeva mai nemmeno nelle situazioni peggiori.
“Chi ti ha ridotto così?” Chiese Xion mentre uscivano dalla rimessa degli attrezzi.
“Lo stesso tipo che mi ha tirato un calcio nelle costole.” Rispose Ventus senza riflettere.
I cinque ragazzi uscirono dalla scuola e si diressero a casa.
Il giorno dopo avrebbero dovuto indagare su quello che era successo.
 
 

 
 
 
 
Salve gente sono io!
Sì, sembra un capitolo strano, ma tutto ciò avrà una notevole influenza sugli eventi futuri.
Comunque il prossimo capitolo avrà una specie di “Salto Temporale.” Ho preferito giocarmela su un intero anno scolastico.
Ditemi che ne pensate.
AxXx

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Capitolo 5
*** Sorpresa ***


 
                             Sorprese
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno dopo Sora e Kairi raggiunsero il resto del gruppo al bar, con Xion.
 
“Cos’è successo!?” Chiese stupito il ragazzo, mentre gli raccontavano l’accaduto.
 
“Te l’ho già detto: qualcuno mi ha legato come un salame, ma non sappiamo chi sia.” Gli rispose Ventus abbassando la voce.
 
“Sentite, doveva essere qualcuno che conosceva la scuola altrimenti non sarebbero riusciti ad andarsene senza che li vedeste.” Disse la rossa, mentre pensava con attenzione a ciò che succedeva.
 
“Ehi, ragazzi!” Li salutò Olette, mentre correva verso di loro.
 
“Ciao, come va?” Chiese Naminé mentre si sistemava meglio lo zaino in spalla.
 
“Tutto a posto, oggi Heyner non ha studiato, quindi mi sta tallonando pregandomi di aiutarlo, ma voglio farlo sudare ancora un po’” Rispose la ragazza facendo l’occhiolino.
 
“Olette!” Urlò il diretto interpellato correndo verso di loro con il fiatone. “Mi fai copiare i tuoi compiti sì o no?”
 
“Te l’ho già detto: no! E poi non può chiamare solo te, in classe, non puoi farne a meno?” Chiese la ragazza sorridendo.
 
Chiunque non la conoscesse avrebbe detto che fosse crudele ma in realtà stava per cedere.
 
Infatti dopo altri trenta secondi di resistenza estrasse il suo quaderno dallo zaino e lo passò a Heyner.
 
“Grazie, Olette! Sei un angelo!” Esclamò il ragazzo prendendo in mano gli appunti e iniziando a ricopiare.
 
“Sì, sì, certo, mi raccomando, continua a dirmelo solo quando ti passo gli appunti.” Lo canzonò lei suscitando l’ilarità dei presenti.
 
“Ehi, ragazzi!” Lì salutò Axel che si stava avvicinando. “Sorellina! Ma è vero quello che è successo ieri a ventus?”
 
“Sì, ma ora abbassa la voce. Non vorrai che lo vengano a sapere tutti?” Fece la ragazza facendo, con le mani, il gesto di abbassare.
 
“E va bene, scusa.” Rispose il rosso. “Senti, Roxas, posso parlarti?”
“Va bene, perché?” Disse il biondino mentre rimetteva alcuni fogli nel suo zaino.
“Be’, noi andiamo.” Annunciò Riku uscendo accompagnato fuori dal bar dagli altri, mentre Naminé rimaneva per chiudere la zip della sua cartella.
 
In quel momento si accorse che Roxas aveva dimenticato il suo blocco da disegno.
 
‘Deve averlo dimenticato.’ Si disse la ragazza afferrandolo. ‘Glielo ridarò quando lo rivedrò.’
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Ehi, Roxas, senti, ma tu che ne pensi degli uomini?” Chiese Axel con noncuranza.
‘Ma che razza di domande mi fa?’ “Gli uomini sono uomini, perché?” Fece l’altro, mentre camminavano lungo il  giardino della scuola per raggiungere l’entrata.
 
C’erano decine di ragazzi intorno a loro e nessuno fece caso alla loro conversazione.
 
“No... solo che...” Iniziò il rosso, solo che le sue parole furono interrotti dalla caduta un ragazzo biondo della loro classe che aveva un leggero accenno di barbetta.
 
“Non osare più toccarmi in quel modo!!!” Urlò una ragazza dai capelli neri inviperita che stringeva i pugni.
 
“Ahia, mi sa che Luxord ha di nuovo palpato le tette di Tifa.” Disse Axel a bassa voce, mentre il loro compagno si allontanava tenendosi la guancia che iniziava ad assumere un colore violaceo.
 
‘L’hanno scolastico è iniziato proprio bene.’ Pensò Roxas, senza riuscire a trattenere un sorriso, vedendo l’aria delusa di Luxord.
 
Il loro compagno era fissato con due cose fondamentalmente: il gioco d’azzardo e le ragazze.
E Tifa era uno dei suoi bersagli preferiti.
Già l’anno prima si erano visti parecchi episodi simili, anche perché Tifa era un po’ particolare.
 
Tre anni prima era stata aggredita da un uomo che aveva anche tentato di violentarla.
 
Fortunatamente l’intervento del professor Saphiroth, il secondo insegnante di educazione fisica, nonché campione di karate, aveva evitato il peggio.
 
Da quel giorno la ragazza aveva seguito un corso di autodifesa sotto la supervisione proprio di Saphiroth, che in meno di due anni, l’aveva trasformata in una vera furia.
Guai a farla arrabbiare.
 
C’era, però, da dire che Tifa era proprio bella e attirava sguardi quasi quanto Aqua.
 
“Ehi, Luxord, non ti preoccupare! Hai fatto progressi! L’anno scorso ti riempiva di botte! Quest’anno solo un pugno. Stai migliorando!” Lo schernì Axel ridendo insieme a Demyx che era sopraggiunto in quell’istante.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Kairi arrivò in classe e disfece la sua cartella disponendo ordinatamente l’astuccio ed il diario sul suo banco.
Al contrario della maggior parte dei ragazzi il cui banco sembrava un campo di battaglia.
 
Alla prima ora ebbero la lezione di Latino del professor Eraqus.
La ragazza trovò la lezione molto piacevole: il loro professore non era eccessivamente severo e non aveva dato inizio ad una lezione vera e propria, ma, piuttosto, ad una discussione: aveva fatto leggere a Marluxia un passo di Cicerone ed aveva chiesto cosa poteva dire sul testo, anche se la cosa era banale.
 
La lezione dopo fu assai più noiosa: matematica non era la materia in cui Kairi eccelleva, tanto che alcuni esercizi li trovava dannatamente difficili.
Certo era che Sora era molto più in difficoltà di lei, dato che dopo mezz’ora di equazioni di secondo grado si era messo le mani nei capelli.
 
‘Poveretto, non ce la farà mai.’ Pensò la rossa con un sorriso.
 
 
 
La terza ora fu dedicata di nuovo a educazione fisica.
 
Il professor Xemnas aveva provveduto ad organizzare una sorta di gara di inizio anno con la quinta D, la classe di Tifa.
 
Avrebbero gareggiato in una partita di pallavolo.
 
Nella loro squadra erano presenti: Aqua, ovviamente, insieme a Riku, Axel, Kairi, Heyner e Larxene.
Sora e Terra avrebbero fatto da sostituti.
 
In realtà, Terra, non era molto entusiasta, dato che lui non era bravissimo a pallavolo, preferiva il football americano, dove la sua forza fisica contava di più.
 
La squadra del professor Saphiroth, invece contava: Tifa, Rinoa, Leon, Cloud, Elena e Reno.
 
Complessivamente erano abbastanza equilibrate, anche se la 5°D aveva un maggior numero di ragazzi fisicamente forti, ma poco agili: come Cloud: dopotutto lui e Rude giocavano con Lexeaus e Riku nella squadra di Football.
 
“Buona fortuna, bellissima.” Disse Sora a Kairi.
La ragazza arrossì un po’ mentre si sistemava il completo da ginnastica composto fondamentalmente da una maglietta bianca senza maniche ed un paio di pantaloncini verdi che arrivavano appena sopra il ginocchio.
 
La partita iniziò con il vantaggio della loro squadra, anche se il motivo principale era la presenza di Aqua in squadra.
 
Era bravissima in tutte le azioni, soprattutto nell’alzare per permettere agli altri di schiacciare.
 
Sempre precisa e infallibile.
 
Alla fine dell’ora la loro squadra vinse di venti a dodici, grazie soprattutto alle capacità di Aqua, che aveva totalizzato da sola dieci punti.
 
Kairi era solo riuscita ad alzarle un paio di volte la palla e a fare una schiacciata che, però, era stata intercettata da Cloud che l’aveva rimandata nel loro campo.
 
Dal canto loro, anche gli altri non avevano fatto praticamente niente, a parte Riku, che aveva approfittato del suo fisico ben allenato, per fare tre ottime schiacciate, anche se Rinoa era riuscita a bloccarne una con un bag niente male.
 
“Avanti, Kairi, non sei andata male.” La rassicurò Olette, che aveva assistito alla partita.
 
“Sì, certo, Aqua ha coperto le mie carenze.” Rispose mentre si rimetteva i jeans.
 
Uscì dallo spogliatoio parlando con Naminé.
 
“Ehi, hai dimenticato il tuo orologio.” Le fece notare la bionda.
 
Kairi si maledisse e ripercorse il corridoio che portava allo spogliatoio.
 
Lo spogliatoio dei maschi era diviso da una porta a vetri e quello femminile era una lunga stanza bianca con alle pareti delle panche di legno dove ci si sedeva per cambiarsi.
 
Fu un attimo.
 
Kairi vide il suo orologio e si avvicinò per prenderlo e sentì due voci provenire dalle docce.
 
In seguito si chiese se non avesse fatto meglio a non andare a controllare, ma la curiosità fu troppo forte.
 
Entrò nel locale docce e ciò che vide la lasciò di stucco.
 
Aqua stava sorridendo schiacciata contro il muro, mentre Larxene le teneva le mani in vita.
 
La bionda le sussurrò qualcosa facendole allargare il sorriso.
 
Le mordicchiò l’orecchio.
 
Kairi rimase a guardare mentre le sue capacità motorie si riducevano a zero.
 
Larxene si avvicinò ancora al viso della ragazza dai capelli blu.
 
Aqua non si sottrasse al contatto.
 
Le due si baciarono con dolcezza mentre Kairi, di nuovo in possesso delle sue gambe, indietreggiò rapidamente.
 
Peccato che mentre lo faceva sbatté rumorosamente contro lo stipite della porta, palesando la sua presenza alle due amanti.
 
“Tu! Brutta spiona vieni qui!” Urlò Larxene dopo alcuni secondi di un imbarazzante silenzio.
 
“Aspetta.” La fermò Aqua.
 
Il viso di lei era rosso e lei doveva essere sicuramente in imbarazzo dalla situazione in cui si trovava.
 
La bionda abbassò il capo e se ne andò, ma non senza una minaccia: “Attenta, se lo dici a qualcuno ti taglio le dite e te le faccio ingoiare intere!”
 
Dopodiché se ne andò lasciando Kairi e Aqua da sole, mentre cercavano le parole giuste per spiegarsi.
 
“Senti, io...” iniziò la rossa cercando di non apparire troppo imbarazzata.
 
“Senti, ti posso spiegare, ma posso parlarti dopo le lezioni?” Chiese l’altra palesemente in imbarazzo.
 
Kairi annuì e uscì velocemente dallo spogliatoio, non senza sentire un singhiozzo provenire dalle docce.
 
‘Mi sa che ho fatto una cavolata.’ Pensò dispiaciuta mentre si allontanava sotto lo sguardo sospettoso di Larxene.
 
Arrivata in classe dovette fare un grande sforzo di attenzione per concentrarsi sulla lezione di due ore che avrebbe dovuto sostenere con il professor Xehanort.
 
In effetti fu un sollievo quando uscì dalla classe ed andò in giardino.
 
Trovò Aqua su una panchina che si torceva le mani agitata.
 
“Ehi, calmati, non l’ho detto a nessuno.” La rassicurò la rossa mettendole una mano sulla spalla.
 
“Sì, scusa, ma sono un po’ in ansia.” Disse l’altra sedendosi.
 
“Allora, cosa c’è tra te e Larxene, mi sembrate un po’ più di amiche...” Disse Kairi curiosa.
 
“Senti, io non sono... cioè, credo di non esserlo, solo che con le mi sento bene.” Rispose agitata Aqua di nuovo in ansia.
 
“Non ti sto accusando di niente, Aq, tranquilla, io pensavo solo che, con tutti i ragazzi che ti cercano, non avessi di questi problemi.” Rispose l’altra dandogli una leggera pacca sulle spalle.
 
“è questo il problema.” Disse la ragazza dai capelli blu alzandosi, allontanandosi dalla folla allontanandosi dalla folla che usciva da scula.
 
“Hai idea di come ci si sente? Ad essere usata solo perché sei bella? La maggior parte dei ragazzi, mi fa la corte solo per potermi portare a letto, mentre io vorrei semplicemente un ragazzo che mi capisca e non che mi veda solo come una facile da scopare.” Disse incrociando le braccia.
 
“Sai, Kairi, che ti invidio?” Continuò lasciando di stucco la rossa che era rimasta ad ascoltarla.
 
“Tu e Sora, si vede che state insieme perché vi amate, non perché andate a letto insieme. Vorrei avere anche io un ragazzo come il tuo: che mi capisca.” Disse Aqua asciugandosi una lacrima.
 
“E per questo che ti sei messa con Larxene?” Chiese Kairi incerta.
 
“Sì, insomma: lei è sempre stata un’amica fidata, con lei sto benissimo, forse potrebbe darmi ciò che non mi hanno dato tutti i ragazzi con cui sono stata.” Concluse Aqua riprendendo la cartella ed allontanandosi tra la folla di studenti.
 
Quella conversazione lasciò Kairi con l’amaro in bocca.
 
Davvero per Sora, lei era più di un oggetto di piacere.
 
Sembrava che lui le volesse bene, senza condizioni, ma lei non ne era così sicura.
 
‘Potrei parlarne con lui.’ Pensò la rossa mentre tornava a casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Non uccidetemi, vi prego, non uccidetemi!
Lo so, ho appena distrutto i sogni di chissà quanti ragazzi che morivano dietro Aqa, ma che ci volete fare?
Questa fic è mia.
Comunque non vi preoccupate, non staranno insieme per molto.
Torneranno ad essere solo amiche tra cinque o sei capitolo, forse anche di più, ma non staranno insieme per sempre.
Comunque a presto.
AxXx

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