Le feste si passano in compagnia! di zenzero (/viewuser.php?uid=61068)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine dell'anno inizia male ***
Capitolo 2: *** Vecchi incontri, e succo d'arancia ***
Capitolo 3: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 4: *** Film trash natalizi ***
Capitolo 5: *** Il brivido dell'imprevisto ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** La fine dell'anno inizia male ***
1.La fine dell'anno Inizia male...
Spinella
prese un ampio respiro e poi spinse i vestiti nella
borsa. Riuscì a chiudere la chiusura lampo, con un sospiro.
I bagagli non erano
poi troppi. Eppure aveva convissuto in quel piccolo appartamento con
Grana per
quasi un anno. Era triste pensare che di tutti quei mesi non le
rimanessero che
qualche vestito, lo stretto necessario e qualche ricordo.
Ormai però, era
finita.
L’ennesimo litigio aveva messo fine alla loro
relazione. Lui che
non faceva altro che farle pesare il
fatto che lavorava sempre, e che non lo ascoltava. Stavolta
però aveva alzato
le mani, oltre che la voce. E questo, Spinella non glielo avrebbe mai
perdonato. Avevano chiuso. Uscì facendo sbattere il cancello
d’ingresso.
In effetti, era vero, lavorava talmente tanto da non rendersi
conto della vita che le scorreva davanti. Ad esempio, si era stupita
nel
rendersi conto che l’anno era ormai agli sgoccioli. Lo aveva capito vedendo
Cantuccio invasa
dalle decorazioni natalizie. Ovviamente il Popolo non aveva motivo di
festeggiare la nascita di un uomo vecchio più di duemila
anni, ma qualche
periodo di ferie faceva gola a tutti. Che festeggiassero pure, tanto
lei non ne
sentiva il bisogno.
Lavorare le impediva di pensare ad altri problemi della sua
vita. Ad esempio il fatto che la relazione con Cicca non era mai stata
rose e
fiori, non erano mai stati davvero in sintonia. Le elfe della sua
età
cominciavano a impostare relazioni serie per poi mettere su famiglia e
lei si
era illusa che avrebbe potuto fare lo stesso, con tempo e pazienza. Ma
si era
accorta, con infinita tristezza che aveva solamente convissuto con
qualcuno per
scacciare la solitudine che la attanagliava.
Adesso però si trovava senza casa, e senza nulla da fare. E
aveva bisogno di vedere qualcuno, possibilmente rimanendoci un qualche
giorno a
scrocco, per riprendersi. Pensò a Polledro, ma poi si
ricordò che le aveva
detto di essere alle Barbados con Cavallina e i suoi figlioletti, anche
se
quella era una copertura, poiché le aveva rivelato di stare
lavorando al
progetto di creare un convertitore vocale per i cetacei. E poi Cavallina era
incredibilmente gelosa con
gli amici del marito.
N1 era invece a una spedizione con altri stregoni
sull’Himalaya.
E rabbrividì quando il pensiero le cadde su Bombarda Sterro.
Non aveva idea di dove il nano si trovasse, ma non aveva certo voglia
di
scoprirlo. Anche perché probabilmente si trattava di un
luogo sporco e
puzzolente in cui la legge non era ancora riuscita a raggiungerlo.
Stava per rassegnarsi e cercare un alberguccio dove restare
tutta sola quando il pensiero andò ad Artemis.
Chissà perché proprio lui per
ultimo…
Probabilmente perché era la persona che non vedeva da
più
tempo. Si erano sentiti per telefono, scritti, e in video ma di persona
s’incontravano
praticamente solo per le necessità. Ad esempio quando
qualche persona
estremamente malvagia e mitomane si metteva in testa di conquistare il
mondo. E
questo non accadeva da veramente tantissimo tempo. Finora
c’erano stati dei
grossi guai, nel sottosuolo, come la rivolta dei prigionieri al Picco
dell’Ululo. Erano occorsi mesi per ricatturare tutti i
fuggitivi, ma non c’era
stato bisogno della mente geniale di Artemis per farlo. Spinella fece
qualche
conto e con sgomento le risultarono circa due anni dal loro ultimo
incontro. Però
le tornò in mente il fatto di averlo pensato spesso, negli
ultimi mesi, persino
sognato. Desiderava la sua compagnia, stargli di fronte, anche solo per
chiacchierare. Si stupì che non valesse lo stesso con Leale.
Anche lui era un
suo amico, le mancava, ma non quanto Artemis.
“Beh, adesso vedrò entrambi.”, si disse
l’elfa. Strinse i
bagagli e volò in direzione del navettiporto.
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Capitolo 2 *** Vecchi incontri, e succo d'arancia ***
2. Vecchi incontri, e succo d'arancia.
Tara
la accolse con una raffica di vento gelido e neve. La tuta termica la
proteggeva dal freddo ma era comunque terribile volare in tali
condizioni. Era mattino quando raggiunse Casa fowl. La magione era
addobbata con gusto, anche se forse le decorazioni luminose sarebbero
state maggiormente apprezzabili di notte.
Sorrise
nel vedere i coniugi Fowl all’ingresso della loro Magione.
Artemis I stava finendo di costruire una cappella sistina fatta di
neve. Alle sue spalle, Angeline stava invece preparando una gran
quantità di palle di neve. Spinella capì cosa sarebbe
accaduto di lì a poco ma preferì non soffermarsi.
Juliet si
stava avvicinando ai due, portando un enorme tronco di pino sulle
spalle, che probabilmente avrebbe fatto a pezzi a mani nude per
alimentare il camino. Artemis Junior doveva trovarsi in casa,
poiché non era da lui apprezzare l’attività con la
neve.
Il portone
d’ingresso poi si aprì e Myles sgattaiolo’ fuori con
fare furtivo. Prima che la porta si richiudesse Spinella era già
volata all’ingresso. Si sentiva un pochino una ladra, a entrare
così furtivamente, ma dopotutto aveva avuto, anni prima, un
invito a entrare. E stava violando il domicilio di ex ladri.
Svolazzò
per tutto il soggiorno e anche nei piani superiori ma non vide anima
viva. Forse sarebbe stato meglio avvertirlo prima.
Avvertì
un forte profumo di cibo e del calore nei piani inferiori. Il suo
stomaco a digiuno protestò, ma Spinella cercò di
ignorarlo. Si rese conto di chi stesse cucinando. Entrò
silenziosamente nelle cucine. Erano grandi come quelle di un
ristorante, anche se i Fowl non erano poi tanti. Sui banconi
d’acciaio era disposto ogni ben di dio. In mezzo a tutto questo,
c’era un omone grosso come un gorilla, con una divisa da cuoco,
che mescolava energicamente un’enorme scodella piena di quel che
sembravano dei componenti per un dolce, di un colore giallo intenso.
Spinella era molto felice di rivedere il vecchio Leale. Voleva
avvicinarsi e coglierlo di sorpresa ma fu lui a stupirla, lasciando la
ciotola, voltandosi ed estraendo la pistola in una frazione di secondo.
- Resta dove sei. – le intimò il guardaspalle puntando l’arma nella sua direzione.
-Sempre sul chi vive, eh, omone?- scherzò Spinella spegnendo lo scudo.
Leale strabuzzò gli occhi, sorpreso e felice allo stesso tempo.
-Quanto
tempo!- esclamò, riponendo l’arma e abbracciandola.
Spinella fu avvolta dal tepore e dall’odore dei dolci e si
sentì a casa.
- Davvero tanto.
- Perdona
il mio abbigliamento, ma devo preparare la cena per tutta la famiglia
Fowl- disse Leale, togliendosi il cappello da chef.
- Sembri un orso polare, - ridacchiò l’elfa. Tossì un poco. – Potrei... avere qualcosa da bere?
-Ma
certo!- esclamo’ il guardaspalle, indicandogli una bottiglia di
vetro color blu mare. –Prendi pure, è del succo
d’arancia. Lo avevo preparato a Beckett, che ha la febbre, ma
dopo averla portata in camera ho notato che non ne aveva preso neanche
un bicchiere, e mi dispiacerebbe sprecarla.
-Ti ringrazio, - fece Spinella, sorseggiando il succo.
- Cosa ti porta qui? Chi, o cosa minaccia il mondo questa volta?
-
Stavolta, solamente il riscaldamento globale e qualche profezia
strampalata. Sono passata solo a trovarvi.. e perché volevo
restare un pochino.
Leale notò il bagaglio dell’elfa e annui’ comprensivo.
- Problemi di convivenza..
- Già, una brutta storia.
-
Pultroppo i fowl stavolta hanno intenzione di rimanere nella Magione
per le vacanze. Per me non è un problema se tu restassi, ma
dovresti cancellare la memoria all’intera famiglia.
Spinella scosse la testa, l’idea non le sorrideva.
-Altrimenti, beh, potresti… andare da Artemis, non credo avrebbe problemi a ospitarti.
- Come, andare da Artemis?- chiese lei, confusa, - ha sempre vissuto qui, no?
- Non
più, - disse l’uomo scuotendo il capo, - i genitori
l’hanno spinto a frequentare il college. Oxford. E così
è andato a vivere in una piccola casa in campagna, ed io con
lui. Ovviamente la sua è solo una copertura, poiché
potrebbe benissimo insegnare ai professori, a Oxford. Non mi dice mai
niente, ma sono sicuro che stia progettando qualcosa di grosso.
-Come sempre. Ma quindi tu, cosa ci fai qui? Non eri con lui?
- Avevamo
intenzione di tornare insieme a casa per le vacanze, solo lui che si
è ammalato pochi giorni prima di partire e mi ha chiesto di
precederlo. Sfortunatamente però non ha fatto che nevicare e
così le linee aeree si sono interrotte, e ci vorrà un
po’ prima che possa venire.
- Quindi è rimasto da solo.- rifletté l’elfa, dispiaciuta per lui.
- E’
per questo motivo che è meglio se tu vada da lui, per lo meno
sarà al sicuro. E poi anche se non lo da a vedere, non gli piace
restare da solo.
- Non lo avrei mai detto.
Leale le scrisse l’indirizzo su un foglietto e le augurò un buon viaggio.
Spinella tornò invisibile e ripartì velocemente.
Nelle ore successive il clima divenne molto più pesante rispetto alla mattina.
Spinella
spinse i motori al massimo. Riusciva a orientarsi grazie alle
istruzioni che le dava il gps del suo elmetto, impostate in direzione
dell’indirizzo che Leale le aveva dato. Raggiunse Londra nel
primo pomeriggio.
Beckett raggiunse le cucine, sbadigliando. Si era appena svegliato da un riposino.
Leale stava sfornando le ciambelle.
-Beckett,
ben svegliato - gli disse, abbassandosi per parlargli più da
vicino, -Vedo che ti è tornato l’appetito, un buon segno.
Ma è meglio se rimani a letto.
Il bambino scosse la testa. – Devo solo controllare i germi.
- Germi? Quali germi?
-Quelli
dell’aranciata, - spiegò il piccolo, indicando la
bottiglia.- Ho condotto un esperimento per testare la capacità
di sopravvivenza dei germi contenuti nella mia saliva in un ambiente
acido come questo, adesso devo vederne i risultati. E poi, non mi
piacciono gli agrumi.
Leale
sbarrò gli occhi. – Germi nell’aranciata.
Oddio.. speriamo che abbia preso antibiotici, di recente.
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Capitolo 3 *** Di nuovo insieme ***
3. Di nuovo insieme
Spinella
starnutì, sorvolando la campagna inglese coperta di neve. Era
arrivata, finalmente. Le facevano male le ossa per via del viaggio
infernale, ma stranamente le bruciavano anche gli occhi, le girava la
testa e si sentiva stanca. Sicuramente per colpa di quel freddo
infernale, anche se la tuta mimetica faceva ottimamente il suo lavoro.
Purtroppo però le era rimasta pochissima magia per potersi
guarire, e la luna piena per il Rituale sarebbe sorta tra solo una
settimana. Ma ora era troppo felice per pensarci. L’abitazione
era una villetta di campagna, dall’aspetto antico e un po’
isolata rispetto alle altre, decisamente adatta al gusto di Artemis.
Scese di quota
e notò che le luci erano accese, ma le imposte erano chiuse e
non poteva vedere l’interno della casa.
All’ingresso notò un tappeto con la scritta ‘WELLCOME’, Benvenuti.
“Beh, direi che posso entrare anche senza chiedere il permesso”, concluse l’elfa.
Artemis Fowl
strisciò di nuovo la paglietta sul pentolino, ma era inutile.
Quella maledetta bruciatura non voleva togliersi. Aveva provato con i
detergenti appositi e anche con cose meno apposite, come il
dentifricio, ma aveva finito solamente per rovinare ancora di
più lo smalto. Se ci fosse stato Leale un simile problema non
sarebbe stato nemmeno degno di nota, ma questi si stava godendo le
vacanze natalizie. Stava per lasciare il pentolino nel lavandino
quando notò un movimento improvviso, e capì subito di
cosa si trattava.
-Hai interpretato l’invito alla lettera, eh?-disse il ragazzo, senza nemmeno girarsi.
Spinella
sciolse lo scudo. – Ed io che ancora ci provo. E invece, mi
faccio di nuovo sorprendere da un fangosetto.- disse sbuffando. Artemis
sorrise. L’elfa notò che il ragazzo si era alzato ancora
d’altezza. Era sempre magro come uno stecco e indossava una
tenuta “casalinga”, pantaloni, golfino e ciabatte, e un
grembiule per lavare i piatti. Il volto aveva perso la morbidezza
dell’infanzia, ma teneva ancora uno sguardo glaciale e i capelli
dal taglio rigoroso. Doveva ormai avere sui diciotto anni, e
l’elfa pensò che stesse crescendo davvero bene.
“Che sto facendo? Lo sto ammirando? Artemis?”, si disse lei, sbalordita.
– Come hai fatto stavolta a scoprirmi?,- chiese ad alta voce riprendendo il discorso.
Il ragazzo le
indicò i mestoli d’acciaio appesi sopra il lavandino.
–Questi fanno un ottimo riflesso. Ed essendo convergenti, ho
un’ottima panoramica dello spazio dietro di me. Così ho
notato la porta che si apriva da sola.
- Davvero
niente male, come sempre- disse l’elfa, e appoggiò a terra
il suo bagaglio. Il tonfo risuonò nel soggiorno. Era davvero una
bella villetta. L’ingresso dava su un grande salotto molto
accogliente, unito alla cucina, che era divisa da esso solo da un
piccolo muretto. C’era un albero di natale scintillante di lucine
in un angolo e un sentore di bruciato.
-
Uh… è un borsone niente male. Fammi indovinare, Cantuccio
è stata distrutta e il mondo è sotto un pericolo mortale,
e solo io posso aiutavi a salvarlo. Stavolta non si tratta di Opal
Koboi ma del suo cugino di terzo grado.- congetturò il giovane
genio.
- Già,
credo che una situazione simile stimolerebbe la tua intelligenza, ma
devo purtroppo ridimensionare le tue aspettative, - disse l’elfa,
e gli raccontò tutto.
Artemis la
ascoltò senza interrompere, e alla fine si concesse un commento.
– Immaginavo potesse finire in un modo simile. Quel Grana, non mi
è mai piaciuto.
- Se è il tuo modo per dirti che ti dispiace, beh ti ringrazio.
- In ogni caso puoi restare quanto vuoi, anche dopo che sarò partito, non credo che la userai per fare festini.
- Cercherò di ricordarlo.
- E inoltre… beh.. mi ero scordato di dirtelo ma..- farfugliò il ragazzo, stavolta in difficoltà.
- Cosa?- chiese
l’elfa, ma il ragazzo le rispose chinandosi, e con un gesto
preciso la abbracciò, sollevandola da terra.
Spinella si
stupì nuovamente di quanto il suo amico fosse cresciuto.
Aveva inoltre un principio di barba sul mento, e un odore di buono. Ed
era piacevolmente caldo.
- Sono felice di vederti, Spinella. Sono passati ventisei mesi e quindici giorni dall’ultima volta, mi mancavi.
- Figurati-
mormorò lei, gradendo la sua spontaneità. Si sentiva
anche lei felice di stargli accanto. Forse anche troppo, e non ne
capiva il motivo. Ma provava anche molta stanchezza.
Appoggiò un poco la testa sulla spalla dell’amico.
Artemis le passò il palmo della mano sulla fronte e parve irrigidirsi.
- Scotti. – si limitò a dire. Si chinò e la fece sedere sul divano del salotto.
- Come sarebbe..?- mormorò l’elfa.
- Che la tua temperatura corporea è troppo alta. E hai il volto tutto arrossato. Apri la bocca un secondo.
Spinella obbedì, imbarazzata.
– Sì, mi sa che è quella…- mormorò il giovane, con fare concentrato.
- Che cosa?
- Scarlattina. Dato che sei stata a casa mia, l’avrai contratta da mio fratello.
- Una malattia
di voi fangosi.. questo non ci voleva. E’ meglio se non prendo le
vostre medicine, la mia struttura biologica è diversa e potrebbe
darmi problemi.
- Mi dispiace..- disse solo Artemis.
L’elfa appoggiò la testa al divano.
-Non importa. Piuttosto, non ti ho chiesto cosa ci fai a Oxford.
Artemis trasalì, un po’ a disagio. –L’università.
- Come? Ma ti sembrerà di stare alle materne!
-
Sì, in un certo senso è così. – annuì
il ragazzo. –Ma è stata mia madre a costringermi, e volevo
farla felice. Inoltre era un’ottima occasione per avere dello
spazio tutto per me. Sai, sto sviluppando un altro progetto
interessante, e stando qui non corro il rischio di farlo vedere, o di
essere disturbato. I miei fratellini ultimamente stanno divenendo abili
in queste cose.
- Di cosa si tratta?
Artemis sorrise, felice di poterne parlare.
Si alzò, uscì dal soggiorno, e dopo circa un minuto tornò con un grosso foglio.
Era pieno di calcoli e disegni tecnici che l’elfa non riusciva a decifrare.
- E’ una progettazione tecnica, di un’astronave.
-Davvero? Ma voi fangosi…
-
Sì, siamo stati sulla luna, ma questa navicella potrà
portarci molto, molto più lontano. Si muoverà a una
velocità maggiore di qualsiasi altra sonda e riuscirà a
trasportare persone vive fuori dal nostro sistema solare. E avrà
le attrezzature adeguate per riuscire a resistere alle attrazioni
gravitazionali. Certo, bisognerà ricorrere al congelamento, e a
un’impostazione automatica durante la navigazione ma poi si
potrà sbarcare senza…- la frase si concluse sulle labbra
del fangosetto. Spinella si era addormentata, non emetteva più
suoni a parte il ritmico respiro.
Artemis
sospirò, comprensivo. Accarezzò piano la guancia calda
dell’amica, poi prese una coperta dal suo armadio e vi
coprì l’elfa.
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Capitolo 4 *** Film trash natalizi ***
4. Film trash natalizi
Spinella risvegliò quando il sole era ormai tramontato da un pezzo.
Sentì rumore di stoviglie dietro di lei. Riuscì ad alzarsi senza troppi problemi. Stava decisamente meglio.
Artemis aveva apparecchiato la tavola per sé, usando una tovaglia rossa e un servizio natalizio.
-Beh, non metti il mio posto?- chiese l’elfa.
-A dire il vero volevo servirti sul divano. E’ meglio se non ti alzi.
- Guarda che sto decisamente meglio,- disse lei, e prese delle posate e un piatto.
- Ok, se ne sei
convinta,- disse il ragazzo,- anche se non so se lo gradirai. Ho una
zuppa di legumi e una torta al cioccolato, non esattamente un cenone.
- Vuoi dire quello?- chiese Spinella, indicando un pentolone fumante pieno di brodo che trasbordava.
- Oh, no!
Artemis si precipitò a sollevare il coperchio e togliere la pentola dal fuoco, ma non risolse molto.
Metà della zuppa era finita sui fornelli, il resto era una pappetta informe bruciacchiata sul fondo.
- Si è bruciato tutto! Accidenti!
- Beh, non farne una tragedia, cucineremo qualcos’altro.- disse l’elfa, propositiva.
- Non.. faccio la spesa da due settimane, oltre la torta non c’è nient’altro. A parte forse…
- Cosa?
Le mostrò delle
bustine bianche. – Popcorn. E’ l’unica cosa che credo
di poter cucinare senza fare esplodere. Erano in offerta speciale..
- Andata.
Erano stesi sul divano, la
tv e le luci dell’albero di natale come uniche fonti di luce, sul
tavolino erano rimasti i sacchetti di popcorn unti e dei piattini
sporchi di cioccolato.
Alla tv trasmettevano un
classico horror natalizio, “Santa Zombie”. Parlava di Babbo
Natale e dei suoi folletti, che erano stati morsi dagli zombie e
trasformati. Andavano di casa in casa a papparsi i cervelli della
gente. Un commando di militari li inseguiva con gli elicotteri per
annientare la minaccia di non-morti.
Spinella non faceva altro
che scuotere la testa. Le sembrava molto razzista vedere gli elfi
brancolare goffamente alla ricerca di carne umana emettendo versi
striduli.
Artemis inizialmente non
faceva che criticare i buchi nella sceneggiatura, ma dopo un po’
smise di parlare. Sembrava trasalire ogni volta che vedeva Babbo Natale
ridere sguaiatamente, con quei terribili occhi rossi e quel
colorito verdognolo.
E quando quest’ultimo
era apparso improvvisamente alle spalle dei due soldati che lo stavano
cercando, emettendo un urlo sordo e mostrando le fauci sporche di
sangue, il ragazzo non riuscì a trattenere uno strillo, e
istintivamente appoggiò la mano su quella di Spinella. Stavolta
fu l’elfa a sobbalzare, ma si accorse che la cosa non la
infastidiva, anzi, le dava un senso di calore.
Poi il film finì e
fecero vedere una playlist dedicata ai trailer dei film splatter horror
natalizi. Dopo di questo una voce affascinante annunciò che
avrebbero trasmesso “Santa Zombie Due – Regalo
Mortale”.
Artemis si affrettò a spegnere il televisore, rabbrividendo.
-Noooo, perché? -
gemette Spinella, che inaspettatamente si era divertita, - Voglio
sapere se Babbo Zombie tornerà dopo essere stato buttato nel
vulcano!
- Cosa?- fece il ragazzo, shockato.
- Mi ha fatto davvero
morire dal ridere! Soprattutto Babbo Zombie, era proprio buffissimo.
Anche perché solo uno sciocco avrebbe potuto spaventarsi di
fronte ad effetti speciali tanto banali!
- G-già..- mormorò il ragazzo, e riaccese la tv.
“Devo superare la mia
paura. Devo farlo. Sono una persona più che razionale e
intelligente e non devo essere certo vittima delle fobie!” non
faceva che ripetersi intanto.
Così iniziò
il secondo film. Stavolta, c’era un enorme e mostruoso
albero di natale che andava per le strade a mangiarsi la gente sparando
luci natalizie.
E Babbo Zombie tornava, stavolta ridotto a un brutto scheletro scurito. Rideva nello stesso modo agghiacciante del primo film.
Artemis non riuscì a
contenersi e si aggrappò a Spinella, in modo che gli coprisse la
vista dell’orribile spettacolo.
L’elfa, dapprima
impegnata a ridere forte, non se ne accorse subito, ma poi il ragazzo
le si strinse ancora più forte e capì che il poveretto
stava tremando.
Spense velocemente l’audio del televisore.
- Ehi… cosa c’è?- chiese
- Niente... solo una paura irrazionale che mi è tornata alla memoria.
- Di che parli?
- Non è
niente, una sciocchezza... Avevo quattro anni ed era Natale, e sapevo
già che Babbo natale non esisteva. Probabilmente si trattava di
mio padre travestito che mentre dormivo mi portava i regali.
Così la notte di Natale finsi di dormire, volevo sorprenderlo.
Alle quattro e dieci, infatti, un individuo vestito di rosso
entrò nella mia stanza, io rimasi immobile con gli occhi
semichiusi e cercai di capire di chi si trattasse. Ma lui…- e
nel dire questo il ragazzo deglutì..- si girò di scatto
sghignazzando e con una voce terribile mi urlò :”Buon
Natale anche a te!!!!” ad un palmo dal naso e poi corse via. Ho
valutato ogni ipotesi e sicuro al 97, 58 % che si è
trattato di mio padre. E così ogni volta che ci sono le vacanze
di Natale non posso fare a meno di ricordarmelo!
Spinella voleva scoppiare a
ridere ma si trattenne. Era una fobia piuttosto ridicola ma non
voleva ferire i suoi sentimenti. E inoltre stava pensando ad altro,
aveva delle sensazioni contrastanti dentro di sé. Il ragazzo le
aveva lasciato un po’ la presa, ma era pesante e caldo, eppure la
cosa non le dava minimamente fastidio. Anzi, le piaceva molto. Bramava
letteralmente il suo contatto fisico. Il cuore le batteva forte
sentendo il respiro del ragazzo accanto al volto.
“Cosa mi sta
succedendo?” si chiese l’elfa, “Forse è la
malattia che mi gioca dei brutti scherzi? Non dovrei volere delle
cose simili. Lui è sempre stato un amico per me. Un ottimo
amico. E inoltre è un essere umano molto più giovane di
me…”
Artemis nel frattempo aveva sollevato la testa, senza però allontanarsi dall’elfa, e stava cambiando canale.
Trovò dei cartoni animati e decise di non girare.
C’era quel che
sembrava una cacchetta, con tanto di occhi, bocca e manine, e un
cappello da babbo natale in testa. Quella strana cosina saltellava in
giro canticchiando allegra una canzone di natale. Dopo aver visto quel
terribile film, la visione di un simile spettacolo non
scandalizzò affatto Artemis, che finì invece per
tranquillizzarsi.
Poi notò che c’era molto silenzio.
-Che c’è?- chiese a Spinella.
Lei si scosse dai suoi pensieri. –Niente...- mormorò.
Poi si sentì uno scampanio molto allegro, che proveniva da qualche parte non molto lontana dall’appartamento.
- Campane di notte?- disse l’elfa.
- Sì, sai, nella chiesa qua vicino si fa la messa di Mezzanotte. La messa di Natale.
La giovane sgranò gli occhi. – E’ Natale! Io... non sapevo nemmeno che fosse la vigilia, fino a poco fa!
Artemis rise. – E’ veramente assurdo, lo sai? Pensavo che vivessi più nel presente.
- Ma sentilo, il fango setto pauroso!- replicò Spinella, piccata.
Il ragazzo nel frattempo si era alzato e si dirigeva, lentamente per via della penombra, lungo il corridoio.
- Dove vai?- chiese l’elfa.
- .. Tranquilla, ci metto un’attimo..Ehm.. dove l’avrò messo? Eccolo!
Dopo tale dichiarazione tornò reggendo in mano un piccolo pacco.
Lo consegnò a
Spinella, che ebbe un po’ di problemi a scartarlo (c’era
un’infinità di scotch sopra) ma alla fine si
ritrovò tra le mani quel che sembrava.
-Un cappello a punta…- mormorò l’elfa, sorpresa.
- Sì…- ammise
il ragazzo, imbarazzato. – L’ho visto a una fiera e
sembrava beh... carino. Lo so che è stupido ma… avevo
voglia di farti un regalo.
Era effettivamente un
cappello che difficilmente si sarebbe messa se non per fare una recita
per bambini, ma Spinella apprezzò il gesto. Lo aveva comprato
pensando a lei, aveva perfino fatto il pacchetto.
-Sei cambiato, Artemis.- mormorò l’elfa. – E non so se la cosa mi spaventi o mi rendi felice..
Lui sembrò imbarazzato.
-Comunque sia, mi hai colto alla sprovvista, non saprei come ricambiare.
-Lo hai già fatto, stando con me oggi - disse il ragazzo.
Nella luce calda di quella notte, mentre sorrideva felice, era semplicemente adorabile.
L’elfa si sentì fremere. “No.. io… non devo farlo… non..”
Ma ne era fatalmente attratta, non riuscì a resistere.
- Forse ho trovato un modo..- mormorò lei con un filo di voce. Poi si sporse sul ragazzo, e gli baciò le labbra.
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Capitolo 5 *** Il brivido dell'imprevisto ***
6. Diventare grandi?
Artemis
rimase molto sorpreso dal gesto, ma non si ritrasse. Era qualcosa di
estremamente piacevole e, riassumendo mentalmente la serata, si rese
conto che non sarebbe potuto andare diversamente. Non se ne era accorto
solo perché aveva ignorato dei segnali in realtà
piuttosto evidenti. E a essere sinceri non gli dispiaceva quel che
stava succedendo.
Spinella si separò dal ragazzo.
- Spinella…- mormorò Artemis.
-Oddio…- esclamò lei, agitata, - che cosa ho fatto? Io..
- Cosa dici? Invece, vorrei che lo rifacessi.- ammise lui.
L’elfa parve sorpresa. – Tu.. lo volevi anche tu? Pensavo non t’interessasse.
- Sono molto confuso,
infatti. Era da qualche anno che la mia mente mi giocava degli scherzi
strani. Non mi era mai successo con nessuno, non capivo bene di cosa si
trattasse. Ti pensavo spesso, e ti sognavo. Ero felice per ogni momento
passato insieme a te. Questo… era l’amore? Ma al tempo
stesso.. ero sicuro che mi considerassi solo un amico, e cercavo di
tenere lontane queste mie considerazioni. Mi avevi anche detto che
abitavi con quel tipo, quindi pensavo che la faccenda con te si fosse
chiusa. E ora che sei tornata.. ero sicuro che tu non provassi nulla
per me… sono davvero confuso…
- Tranquillo, è lo
stesso anche per me. Io… non volevo crederci. Non volevo
che le cose si complicassero tanto. Però.. mi sono resa conto
che mi piaci, non posso farci niente. Mi sento bene quanto sono con te.
Eppure… questo non dovrebbe accadere…
- Cosa dici?
- Sei un umano… e sei.. così giovane, Artemis! E’ davvero qualcosa di folle! Non… possiamo!
Artemis scosse la testa.
– Questo.. non ha alcuna importanza! Non siamo poi tanto diversi.
E poi.. non sono più un ragazzino, sono consapevole di me.
E’ vero che sono inesperto su queste cose però … i
sentimenti per te sono molto forti…
Spinella era commossa. – Se è così... ne sono davvero felice…
Stavolta fu Artemis a
baciarla. Si lasciò andare, le inibizioni scomparvero, e
aprì di più la bocca. Le loro lingue s’incontrarono
e il ragazzo sentì il suo sapore. Era morbida e calda.
Lei gemette. Le sue dita si persero nei suoi capelli corti, gli accarezzarono il volto e poi scesero lungo la schiena.
Artemis prese a baciarle le guance, e poi si spostò sul collo. La sentì fremere.
Scoprirono i loro corpi,
vedendosi nudi per la prima volta. Prima timidamente, poi con maggiore
passione, si toccarono, si esplorarono a vicenda. Poi vollero andare
oltre, lo desideravano entrambi.
Artemis aveva però
un po’ di paura, era la sua prima volta e non voleva rovinare
tutto. Temeva anche di farle del male, perché Spinella era molto
più piccola di lui. L’elfa però lo
tranquillizzò, era più esperta di lui e lo avrebbe
aiutato. Lo guidò dentro di lei. L'elfa provò sì
del dolore, ma questo era unito al piacere immenso di donarsi alla
persona che amava. Artemis si agitava senza riuscire a controllarsi.
Non durò molto, non quanto speravano, ma fu molto intenso.
Si lasciarono cadere sul divano sfiniti, e dormirono abbracciati, l’uno accanto all’altra.
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Capitolo 6 *** Epilogo ***
7. Epilogo
Era
il ventotto dicembre, intorno alle dieci del mattino, e Angeline
pensò che forse stavolta suo figlio si sarebbe degnato di
risponderle. Se stava dormendo, beh, era ormai ora di alzarsi. Per
l’ennesima volta lo chiamò sul cellulare. Artemis rispose
al terzo squillo.
-Madre!- esclamò,- che piacere sentirti!
- Artemis, mi avevi promesso di non utilizzare quella parola, almeno durante le vacanze!
- Già.. è vero… mamma…
- Comunque, è da Natale che cerco di chiamarti, tutto bene?
Il ragazzo ci mise un
po’ a risponderle. –Sì, benissimo. Il cellulare mi
era scivolato in strada ed è stato distrutto da un camion, ho
dovuto ricostruirlo.
- Hai la voce un po’ roca, hai preso freddo?
- No, solo la scarlattina.
- Oh, santo cielo! Ma l’avevi già avuta!
-
E’ quel che credevo anch’io, ma credo mi sia successo
al supermercato. C’era un gruppo di bambini, e alcuni tossivano.
Comunque mi è già passata.
-Fantastico! Allora verrai da noi per il capodanno?
- Certo, non vedo l’ora di rivedervi! E.. a proposito di questo...
-Sì?
- Mi chiedevo se posso portare con me una persona. E’ una mia amica di università..
Angeline ci mise un
poco a formulare la risposta. Poi esplose in un grido di giubilo.
–Oh, tesoro, certo che sì! E’ meraviglioso!
Finalmente ci fai conoscere qualcuno al di fuori dei premi nobel e
strani scienziati! O forse lo è anche lei?
-No, non mi risulta. Però…
- Però cosa, piccolo mio?
- Devo solo avvertirvi
che ha un aspetto un po’ strano… Ha avuto un problema alle
ossa, da piccola, e non è mai cresciuta molto, è alta
circa un metro. E’ vegetariana. E inoltre, ha fatto una
operazione alle orecchie, per via di una malformazione, quindi le
avrà coperte da bende…
- Solo questo? Non mi stai parlando di una strana creatura aliena o di un folletto, dopotutto.
A quelle parole il ragazzo tossì. –Che? N-no… infatti.. è una persona molto simpatica e gentile.
-Bene. Allora ci vediamo il giorno di capodanno, tesoro.
-Certo.. mamma.
Angeline spense il
cellulare, soddisfatta. Era felice per il figlio, ma anche per il fatto
di essersi riuscita a trattenere. Da quando le era tornata la memoria
in effetti le era difficile evitare di parlarne, ma non voleva dare
ulteriori problemi a suo figlio. Aveva capito che era meglio per tutti
non mostrare di sapere dell’esistenza del Popolo. Anche
perché non desiderava ricevere lo pazzamente di nuovo, i ricordi
erano una parte di sé che formavano la sua identità e a
cui non voleva rinunciare.
Pensava a questo mentre camminava lungo il corridoio.
“E così,
mio figlio sta con quella Spinella… oh, sembra una cosa
così carina! Ma dovrò assolutamente fingere di non averla
mai vista, e spero di non risultare troppo distaccata!”.
Leale le passò vicino e la vide molto pensierosa. –Tutto a posto, signora?
Angeline gli diede una
pacca sulla spalla. –Mai stata meglio, Leale. Sono sicura che
questa volta avremo un Capodanno molto interessante!
E, saltellando, si diresse al piano di sotto, per iniziare la sua sessione giornaliera di pilates.
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