Le feste si passano in compagnia!

di zenzero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine dell'anno inizia male ***
Capitolo 2: *** Vecchi incontri, e succo d'arancia ***
Capitolo 3: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 4: *** Film trash natalizi ***
Capitolo 5: *** Il brivido dell'imprevisto ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** La fine dell'anno inizia male ***


1.La fine dell'anno Inizia male...

Spinella prese un ampio respiro e poi spinse i vestiti nella borsa. Riuscì a chiudere la chiusura lampo, con un sospiro. I bagagli non erano poi troppi. Eppure aveva convissuto in quel piccolo appartamento con Grana per quasi un anno. Era triste pensare che di tutti quei mesi non le rimanessero che qualche vestito, lo stretto necessario e qualche ricordo.

Ormai però, era finita.  L’ennesimo litigio aveva messo fine alla loro relazione.  Lui che non faceva altro che farle pesare il fatto che lavorava sempre, e che non lo ascoltava. Stavolta però aveva alzato le mani, oltre che la voce. E questo, Spinella non glielo avrebbe mai perdonato. Avevano chiuso. Uscì facendo sbattere il cancello d’ingresso.
In effetti, era vero, lavorava talmente tanto da non rendersi conto della vita che le scorreva davanti. Ad esempio, si era stupita nel rendersi conto che l’anno era ormai agli sgoccioli.  Lo aveva capito vedendo Cantuccio invasa dalle decorazioni natalizie. Ovviamente il Popolo non aveva motivo di festeggiare la nascita di un uomo vecchio più di duemila anni, ma qualche periodo di ferie faceva gola a tutti. Che festeggiassero pure, tanto lei non ne sentiva il bisogno.
Lavorare le impediva di pensare ad altri problemi della sua vita. Ad esempio il fatto che la relazione con Cicca non era mai stata rose e fiori, non erano mai stati davvero in sintonia. Le elfe della sua età cominciavano a impostare relazioni serie per poi mettere su famiglia e lei si era illusa che avrebbe potuto fare lo stesso, con tempo e pazienza. Ma si era accorta, con infinita tristezza che aveva solamente convissuto con qualcuno per scacciare la solitudine che la attanagliava.
Adesso però si trovava senza casa, e senza nulla da fare. E aveva bisogno di vedere qualcuno, possibilmente rimanendoci un qualche giorno a scrocco, per riprendersi. Pensò a Polledro, ma poi si ricordò che le aveva detto di essere alle Barbados con Cavallina e i suoi figlioletti, anche se quella era una copertura, poiché le aveva rivelato di stare lavorando al progetto di creare un convertitore vocale per i cetacei.  E poi Cavallina era incredibilmente gelosa con gli amici del marito.
N1 era invece a una spedizione con altri stregoni sull’Himalaya.
E rabbrividì quando il pensiero le cadde su Bombarda Sterro. Non aveva idea di dove il nano si trovasse, ma non aveva certo voglia di scoprirlo. Anche perché probabilmente si trattava di un luogo sporco e puzzolente in cui la legge non era ancora riuscita a raggiungerlo.
Stava per rassegnarsi e cercare un alberguccio dove restare tutta sola quando il pensiero andò ad Artemis. Chissà perché proprio lui per ultimo…
Probabilmente perché era la persona che non vedeva da più tempo. Si erano sentiti per telefono, scritti, e in video ma di persona s’incontravano praticamente solo per le necessità. Ad esempio quando qualche persona estremamente malvagia e mitomane si metteva in testa di conquistare il mondo. E questo non accadeva da veramente tantissimo tempo. Finora c’erano stati dei grossi guai, nel sottosuolo, come la rivolta dei prigionieri al Picco dell’Ululo. Erano occorsi mesi per ricatturare tutti i fuggitivi, ma non c’era stato bisogno della mente geniale di Artemis per farlo. Spinella fece qualche conto e con sgomento le risultarono circa due anni dal loro ultimo incontro. Però le tornò in mente il fatto di averlo pensato spesso, negli ultimi mesi, persino sognato. Desiderava la sua compagnia, stargli di fronte, anche solo per chiacchierare. Si stupì che non valesse lo stesso con Leale. Anche lui era un suo amico, le mancava, ma non quanto Artemis.
“Beh, adesso vedrò entrambi.”, si disse l’elfa. Strinse i bagagli e volò in direzione del navettiporto.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Vecchi incontri, e succo d'arancia ***


2. Vecchi incontri, e succo d'arancia.
Tara la accolse con una raffica di vento gelido e neve. La tuta termica la proteggeva dal freddo ma era comunque terribile volare in tali condizioni. Era mattino quando raggiunse Casa fowl. La magione era addobbata con gusto, anche se forse le decorazioni luminose sarebbero state maggiormente apprezzabili di notte.
Sorrise nel vedere i coniugi Fowl all’ingresso della loro Magione. Artemis I stava finendo di costruire una cappella sistina fatta di neve. Alle sue spalle, Angeline stava invece preparando una gran quantità di palle di neve. Spinella capì cosa sarebbe accaduto di lì a poco ma preferì non soffermarsi.
Juliet si stava avvicinando ai due, portando un enorme tronco di pino sulle spalle, che probabilmente avrebbe fatto a pezzi a mani nude per alimentare il camino. Artemis Junior doveva trovarsi in casa, poiché non era da lui apprezzare l’attività con la neve.
Il portone d’ingresso poi si aprì e Myles sgattaiolo’ fuori con fare furtivo. Prima che la porta si richiudesse Spinella era già volata all’ingresso. Si sentiva un pochino una ladra, a entrare così furtivamente, ma dopotutto aveva avuto, anni prima, un invito a entrare. E stava violando il domicilio di ex ladri.
Svolazzò per tutto il soggiorno e anche nei piani superiori ma non vide anima viva. Forse sarebbe stato meglio avvertirlo prima.
Avvertì un forte profumo di cibo e del calore nei piani inferiori. Il suo stomaco a digiuno protestò, ma Spinella cercò di ignorarlo. Si rese conto di chi stesse cucinando. Entrò silenziosamente nelle cucine. Erano grandi come quelle di un ristorante, anche se i Fowl non erano poi tanti. Sui banconi d’acciaio era disposto ogni ben di dio. In mezzo a tutto questo, c’era un omone grosso come un gorilla, con una divisa da cuoco, che mescolava energicamente un’enorme scodella piena di quel che sembravano dei componenti per un dolce, di un colore giallo intenso. Spinella era molto felice di rivedere il vecchio Leale. Voleva avvicinarsi e coglierlo di sorpresa ma fu lui a stupirla, lasciando la ciotola, voltandosi ed estraendo la pistola in una frazione di secondo.
- Resta dove sei. – le intimò il guardaspalle puntando l’arma nella sua direzione.
-Sempre sul chi vive, eh, omone?- scherzò Spinella spegnendo lo scudo.
Leale strabuzzò gli occhi, sorpreso e felice allo stesso tempo.
-Quanto tempo!- esclamò, riponendo l’arma e abbracciandola. Spinella fu avvolta dal tepore e dall’odore dei dolci e si sentì a casa.
- Davvero tanto.
- Perdona il mio abbigliamento, ma devo preparare la cena per tutta la famiglia Fowl- disse Leale, togliendosi il cappello da chef.
- Sembri un orso polare, - ridacchiò l’elfa. Tossì un poco. – Potrei... avere qualcosa da bere?
-Ma certo!- esclamo’ il guardaspalle, indicandogli una bottiglia di vetro color blu mare. –Prendi pure, è del succo d’arancia. Lo avevo preparato a Beckett, che ha la febbre, ma dopo averla portata in camera ho notato che non ne aveva preso neanche un bicchiere, e mi dispiacerebbe sprecarla.
-Ti ringrazio, - fece Spinella, sorseggiando il succo.
- Cosa ti porta qui? Chi, o cosa minaccia il mondo questa volta?
- Stavolta, solamente il riscaldamento globale e qualche profezia strampalata. Sono passata solo a trovarvi.. e perché volevo restare un pochino.
Leale notò il bagaglio dell’elfa e annui’ comprensivo.
 - Problemi di convivenza..
- Già, una brutta storia.
- Pultroppo i fowl stavolta hanno intenzione di rimanere nella Magione per le vacanze. Per me non è un problema se tu restassi, ma dovresti cancellare la memoria all’intera famiglia.
Spinella scosse la testa, l’idea non le sorrideva.
 -Altrimenti, beh, potresti… andare da Artemis, non credo avrebbe problemi a ospitarti.
- Come, andare da Artemis?- chiese lei, confusa, - ha sempre vissuto qui, no?
- Non più, - disse l’uomo scuotendo il capo, - i genitori l’hanno spinto a frequentare il college. Oxford. E così è andato a vivere in una piccola casa in campagna, ed io con lui. Ovviamente la sua è solo una copertura, poiché potrebbe benissimo insegnare ai professori, a Oxford. Non mi dice mai niente, ma sono sicuro che stia progettando qualcosa di grosso.
-Come sempre. Ma quindi tu, cosa ci fai qui? Non eri con lui?
- Avevamo intenzione di tornare insieme a casa per le vacanze, solo lui che si è ammalato pochi giorni prima di partire e mi ha chiesto di precederlo. Sfortunatamente però non ha fatto che nevicare e così le linee aeree si sono interrotte, e ci vorrà un po’ prima che possa venire.
- Quindi è rimasto da solo.- rifletté l’elfa, dispiaciuta per lui.
- E’ per questo motivo che è meglio se tu vada da lui, per lo meno sarà al sicuro. E poi anche se non lo da a vedere, non gli piace restare da solo.
- Non lo avrei mai detto.
Leale le scrisse l’indirizzo su un foglietto e le augurò un buon viaggio.
Spinella tornò invisibile e ripartì velocemente.

Nelle ore successive il clima divenne molto più pesante rispetto alla mattina.
Spinella spinse i motori  al massimo. Riusciva a orientarsi grazie alle istruzioni che le dava il gps del suo elmetto, impostate in direzione dell’indirizzo che Leale le aveva dato. Raggiunse Londra nel primo pomeriggio.

Beckett raggiunse le cucine, sbadigliando. Si era appena svegliato da un riposino.
Leale stava sfornando le ciambelle.
-Beckett, ben svegliato - gli disse, abbassandosi per parlargli più da vicino, -Vedo che ti è tornato l’appetito, un buon segno. Ma è meglio se rimani a letto.
Il bambino scosse la testa. – Devo solo controllare i germi.
- Germi? Quali germi?
-Quelli dell’aranciata, - spiegò il piccolo, indicando la bottiglia.- Ho condotto un esperimento per testare la capacità di sopravvivenza dei germi contenuti nella mia saliva in un ambiente acido come questo, adesso devo vederne i risultati. E poi, non mi piacciono gli agrumi.
Leale sbarrò  gli occhi. – Germi nell’aranciata. Oddio.. speriamo che abbia preso antibiotici, di recente.

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Capitolo 3
*** Di nuovo insieme ***


3. Di nuovo insieme
Spinella starnutì, sorvolando la campagna inglese coperta di neve. Era arrivata, finalmente. Le facevano male le ossa per via del viaggio infernale, ma stranamente le bruciavano anche gli occhi, le girava la testa e si sentiva stanca. Sicuramente per colpa di quel freddo infernale, anche se la tuta mimetica faceva ottimamente il suo lavoro. Purtroppo però le era rimasta pochissima magia per potersi guarire, e la luna piena per il Rituale sarebbe sorta tra solo una settimana. Ma ora era troppo felice per pensarci. L’abitazione era una villetta di campagna, dall’aspetto antico e un po’ isolata rispetto alle altre, decisamente adatta al gusto di Artemis.
Scese di quota e notò che le luci erano accese, ma le imposte erano chiuse e non poteva vedere l’interno della casa.
All’ingresso notò un tappeto con la scritta ‘WELLCOME’, Benvenuti.
“Beh, direi che posso entrare anche senza chiedere il permesso”, concluse l’elfa.

Artemis Fowl strisciò di nuovo la paglietta sul pentolino, ma era inutile. Quella maledetta bruciatura non voleva togliersi. Aveva provato con i detergenti appositi e anche con cose meno apposite, come il dentifricio, ma aveva finito solamente per rovinare ancora di più lo smalto. Se ci fosse stato Leale un simile problema non sarebbe stato nemmeno degno di nota, ma questi si stava godendo le vacanze  natalizie. Stava per lasciare il pentolino nel lavandino quando notò un movimento improvviso, e capì subito di cosa si trattava.
-Hai interpretato l’invito alla lettera, eh?-disse il ragazzo, senza nemmeno girarsi.
Spinella sciolse lo scudo. – Ed io che ancora ci provo. E invece, mi faccio di nuovo sorprendere da un fangosetto.- disse sbuffando. Artemis sorrise. L’elfa notò che il ragazzo si era alzato ancora d’altezza. Era sempre magro come uno stecco e indossava una tenuta “casalinga”, pantaloni, golfino e ciabatte, e un grembiule per lavare i piatti. Il volto aveva perso la morbidezza dell’infanzia, ma teneva ancora uno sguardo glaciale e i capelli dal taglio rigoroso. Doveva ormai avere sui diciotto anni, e l’elfa pensò che stesse crescendo davvero bene.
“Che sto facendo? Lo sto ammirando? Artemis?”, si disse lei, sbalordita.
 – Come hai fatto stavolta a scoprirmi?,- chiese ad alta voce riprendendo il discorso.
Il ragazzo le indicò i mestoli d’acciaio appesi sopra il lavandino. –Questi fanno un ottimo riflesso. Ed essendo convergenti, ho un’ottima panoramica dello spazio dietro di me. Così ho notato la porta che si apriva da sola.
- Davvero niente male, come sempre- disse l’elfa, e appoggiò a terra il suo bagaglio. Il tonfo risuonò nel soggiorno. Era davvero una bella villetta. L’ingresso dava su un grande salotto molto accogliente, unito alla  cucina, che era divisa da esso solo da un piccolo muretto. C’era un albero di natale scintillante di lucine in un angolo e un sentore di bruciato.
 - Uh… è un borsone niente male. Fammi indovinare, Cantuccio è stata distrutta e il mondo è sotto un pericolo mortale, e solo io posso aiutavi a salvarlo. Stavolta non si tratta di Opal Koboi ma del suo cugino di terzo grado.- congetturò il giovane genio.
- Già, credo che una situazione simile stimolerebbe la tua intelligenza, ma devo purtroppo ridimensionare le tue aspettative, - disse l’elfa, e gli raccontò tutto.
Artemis la ascoltò senza interrompere, e alla fine si concesse un commento. – Immaginavo potesse finire in un modo simile. Quel Grana, non mi è mai piaciuto.
- Se è il tuo modo per dirti che ti dispiace, beh ti ringrazio.
- In ogni caso puoi restare quanto vuoi, anche dopo che sarò partito, non credo che la userai per fare festini.
- Cercherò di ricordarlo.
- E inoltre… beh.. mi ero scordato di dirtelo ma..- farfugliò il ragazzo, stavolta in difficoltà.
- Cosa?- chiese l’elfa, ma il ragazzo le rispose chinandosi, e con un gesto preciso la abbracciò, sollevandola da terra.
Spinella si stupì nuovamente di quanto il suo amico fosse cresciuto.  Aveva inoltre un principio di barba sul mento, e un odore di buono. Ed era piacevolmente caldo.
- Sono felice di vederti, Spinella. Sono passati ventisei mesi e quindici giorni dall’ultima volta, mi mancavi.
- Figurati- mormorò lei, gradendo la sua spontaneità. Si sentiva anche lei felice di stargli accanto. Forse anche troppo, e non ne capiva il motivo. Ma provava anche molta stanchezza.
Appoggiò un poco la testa sulla spalla dell’amico.
Artemis le passò il palmo della mano sulla fronte e parve irrigidirsi.
- Scotti. – si limitò a dire. Si chinò e la fece sedere sul divano del salotto.
- Come sarebbe..?- mormorò l’elfa.
- Che la tua temperatura corporea è troppo alta. E hai il volto tutto arrossato. Apri la bocca un secondo.
Spinella obbedì, imbarazzata.
 – Sì, mi sa che è quella…- mormorò il giovane, con fare concentrato.
- Che cosa?
- Scarlattina. Dato che sei stata a casa mia, l’avrai contratta da mio fratello.
- Una malattia di voi fangosi.. questo non ci voleva. E’ meglio se non prendo le vostre medicine, la mia struttura biologica è diversa e potrebbe darmi problemi.
- Mi dispiace..- disse solo Artemis.
L’elfa appoggiò la testa al divano.
-Non importa. Piuttosto, non ti ho chiesto cosa ci fai a Oxford.
Artemis trasalì, un po’ a disagio. –L’università.
 - Come? Ma ti sembrerà di stare alle materne!
 - Sì, in un certo senso è così. – annuì il ragazzo. –Ma è stata mia madre a costringermi, e volevo farla felice. Inoltre era un’ottima occasione per avere dello spazio tutto per me. Sai, sto sviluppando un altro progetto interessante, e stando qui non corro il rischio di farlo vedere, o di essere disturbato. I miei fratellini ultimamente stanno divenendo abili in queste cose.
 - Di cosa si tratta?
 Artemis sorrise, felice di poterne parlare.
Si alzò, uscì dal soggiorno, e dopo circa un minuto tornò con un grosso foglio.
Era pieno di calcoli e disegni tecnici che l’elfa non riusciva a decifrare.
 - E’ una progettazione tecnica, di un’astronave.
 -Davvero? Ma voi fangosi…
 - Sì, siamo stati sulla luna, ma questa navicella potrà portarci molto, molto più lontano. Si muoverà a una velocità maggiore di qualsiasi altra sonda e riuscirà a trasportare persone vive fuori dal nostro sistema solare. E avrà le attrezzature adeguate per riuscire a resistere alle attrazioni gravitazionali. Certo, bisognerà ricorrere al congelamento, e a un’impostazione automatica durante la navigazione ma poi si potrà sbarcare senza…- la frase si concluse sulle labbra del fangosetto. Spinella si era addormentata, non emetteva più suoni a parte il ritmico respiro.
Artemis sospirò, comprensivo. Accarezzò piano la guancia calda dell’amica, poi prese una coperta dal suo armadio e vi coprì l’elfa.





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Capitolo 4
*** Film trash natalizi ***


4. Film trash natalizi
Spinella risvegliò quando il sole era ormai tramontato da un pezzo.
 Sentì rumore di stoviglie dietro di lei. Riuscì ad alzarsi senza troppi problemi. Stava decisamente meglio.
Artemis aveva apparecchiato la tavola per sé, usando una tovaglia rossa e un servizio natalizio.
 -Beh, non metti il mio posto?- chiese l’elfa.
 -A dire il vero volevo servirti sul divano. E’ meglio se non ti alzi.
 - Guarda che sto decisamente meglio,- disse lei, e prese delle posate e un piatto.
 - Ok, se ne sei convinta,- disse il ragazzo,- anche se non so se lo gradirai. Ho una zuppa di legumi e una torta al cioccolato, non esattamente un cenone.
 - Vuoi dire quello?- chiese Spinella, indicando un pentolone fumante pieno di brodo che trasbordava.
 - Oh, no!
Artemis si precipitò a sollevare il coperchio e togliere la pentola dal fuoco, ma non risolse molto.
Metà della zuppa era finita sui fornelli, il resto era una pappetta informe bruciacchiata sul fondo.
 - Si è bruciato tutto! Accidenti!
 - Beh, non farne una tragedia, cucineremo qualcos’altro.- disse l’elfa, propositiva.
 - Non.. faccio la spesa da due settimane, oltre la torta non c’è nient’altro. A parte forse…
 - Cosa?
Le mostrò delle bustine bianche. – Popcorn. E’ l’unica cosa che credo di poter cucinare senza fare esplodere. Erano in offerta speciale..
  - Andata.


Erano stesi sul divano, la tv e le luci dell’albero di natale come uniche fonti di luce, sul tavolino erano rimasti i sacchetti di popcorn unti e dei piattini sporchi di cioccolato.
Alla tv trasmettevano un classico horror natalizio, “Santa Zombie”. Parlava di Babbo Natale e dei suoi folletti, che erano stati morsi dagli zombie e trasformati. Andavano di casa in casa a papparsi i cervelli della gente. Un commando di militari li inseguiva con gli elicotteri per annientare la minaccia di non-morti.
Spinella non faceva altro che scuotere la testa. Le sembrava molto razzista vedere gli elfi brancolare goffamente alla ricerca di carne umana emettendo versi striduli.
Artemis inizialmente non faceva che criticare i buchi nella sceneggiatura, ma dopo un po’ smise di parlare. Sembrava trasalire ogni volta che vedeva Babbo Natale ridere sguaiatamente, con  quei terribili occhi rossi e quel colorito verdognolo.
E quando quest’ultimo era apparso improvvisamente alle spalle dei due soldati che lo stavano cercando, emettendo un urlo sordo e mostrando le fauci sporche di sangue, il ragazzo non riuscì  a trattenere uno strillo, e istintivamente appoggiò la mano su quella di Spinella. Stavolta fu l’elfa a sobbalzare, ma si accorse che la cosa non la infastidiva, anzi, le dava un senso di calore.
Poi il film finì e fecero vedere una playlist dedicata ai trailer dei film splatter horror natalizi. Dopo di questo una voce affascinante annunciò che avrebbero trasmesso “Santa Zombie Due – Regalo Mortale”.
Artemis si affrettò a spegnere il televisore, rabbrividendo.
-Noooo, perché? - gemette Spinella, che inaspettatamente si era divertita, - Voglio sapere se Babbo Zombie tornerà dopo essere stato buttato nel vulcano!  
- Cosa?- fece il ragazzo, shockato.
 - Mi ha fatto davvero morire dal ridere! Soprattutto Babbo Zombie, era proprio buffissimo. Anche perché solo uno sciocco avrebbe potuto spaventarsi di fronte ad effetti speciali tanto banali!
- G-già..- mormorò il ragazzo, e riaccese la tv.
“Devo superare la mia paura. Devo farlo. Sono una persona più che razionale e intelligente e non devo essere certo vittima delle fobie!” non faceva che ripetersi intanto.
Così iniziò il secondo film.  Stavolta, c’era un enorme e mostruoso albero di natale che andava per le strade a mangiarsi la gente sparando luci natalizie.
E Babbo Zombie tornava, stavolta ridotto a un brutto scheletro scurito. Rideva nello stesso modo agghiacciante del primo film.
Artemis non riuscì a contenersi e si aggrappò a Spinella, in modo che gli coprisse la vista dell’orribile spettacolo.
L’elfa, dapprima impegnata a ridere forte, non se ne accorse subito, ma poi il ragazzo le si strinse ancora più forte e capì che il poveretto stava tremando.
Spense velocemente l’audio del televisore.
 - Ehi… cosa c’è?- chiese
 - Niente... solo una paura irrazionale che mi è tornata alla memoria.
 - Di che parli?
 - Non è niente, una sciocchezza... Avevo quattro anni ed era Natale, e sapevo già che Babbo natale non esisteva. Probabilmente si trattava di mio padre travestito che mentre dormivo mi portava i regali. Così la notte di Natale finsi di dormire, volevo sorprenderlo. Alle quattro e dieci, infatti, un individuo vestito di rosso entrò nella mia stanza, io rimasi immobile con gli occhi semichiusi e cercai di capire di chi si trattasse. Ma lui…- e nel dire questo il ragazzo deglutì..- si girò di scatto sghignazzando e con una voce terribile mi urlò :”Buon Natale anche a te!!!!” ad un palmo dal naso e poi corse via. Ho valutato ogni ipotesi e  sicuro al 97, 58 % che si è trattato di mio padre. E così ogni volta che ci sono le vacanze di Natale non posso fare a meno di ricordarmelo!
Spinella voleva scoppiare a ridere ma si trattenne.  Era una fobia piuttosto ridicola ma non voleva ferire i suoi sentimenti. E inoltre stava pensando ad altro, aveva delle sensazioni contrastanti dentro di sé. Il ragazzo le aveva lasciato un po’ la presa, ma era pesante e caldo, eppure la cosa non le dava minimamente fastidio. Anzi, le piaceva molto. Bramava letteralmente il suo contatto fisico. Il cuore le batteva forte sentendo il respiro del ragazzo accanto al volto.
“Cosa mi sta succedendo?” si chiese l’elfa, “Forse è la malattia che mi gioca dei brutti scherzi?  Non dovrei volere delle cose simili. Lui è sempre stato un amico per me. Un ottimo amico. E inoltre è un essere umano molto più giovane di me…”
Artemis nel frattempo aveva sollevato la testa, senza però allontanarsi dall’elfa, e stava cambiando canale.
Trovò dei cartoni animati e decise di non girare.
C’era quel che sembrava una cacchetta, con tanto di occhi, bocca e manine, e un cappello da babbo natale in testa. Quella strana cosina saltellava in giro canticchiando allegra una canzone di natale. Dopo aver visto quel terribile film, la visione di un simile spettacolo non scandalizzò affatto Artemis, che finì invece per tranquillizzarsi.
Poi notò che c’era molto silenzio.
-Che c’è?- chiese a Spinella.
Lei si scosse dai suoi pensieri. –Niente...- mormorò.
Poi si sentì uno scampanio molto allegro, che proveniva da qualche parte non molto lontana dall’appartamento.
 - Campane di notte?- disse l’elfa.
 - Sì, sai, nella chiesa qua vicino si fa la messa di Mezzanotte. La messa di Natale.
La giovane sgranò gli occhi. – E’ Natale! Io... non sapevo nemmeno che fosse la vigilia, fino a poco fa!
Artemis rise. – E’ veramente assurdo, lo sai? Pensavo che vivessi più nel presente.
 - Ma sentilo, il fango setto pauroso!- replicò Spinella, piccata.
Il ragazzo nel frattempo si era alzato e si dirigeva, lentamente per via della penombra, lungo il corridoio.
 - Dove vai?- chiese l’elfa.
 - .. Tranquilla, ci metto un’attimo..Ehm.. dove l’avrò messo?  Eccolo!
Dopo tale dichiarazione tornò reggendo in mano un piccolo pacco.
Lo consegnò a Spinella, che ebbe un po’ di problemi a scartarlo (c’era un’infinità di scotch sopra) ma alla fine si ritrovò tra le mani quel che sembrava.
 -Un cappello a punta…- mormorò l’elfa, sorpresa.
- Sì…- ammise il ragazzo, imbarazzato. – L’ho visto a una fiera e sembrava beh... carino. Lo so che è stupido ma… avevo voglia di farti un regalo.
Era effettivamente un cappello che difficilmente si sarebbe messa se non per fare una recita per bambini, ma Spinella apprezzò il gesto. Lo aveva comprato pensando a lei, aveva perfino fatto il pacchetto.
-Sei cambiato, Artemis.- mormorò l’elfa. – E non so se la cosa mi spaventi o mi rendi felice..
Lui sembrò imbarazzato.
-Comunque sia, mi hai colto alla sprovvista, non saprei come ricambiare.
-Lo hai già fatto, stando con me oggi - disse il ragazzo.
Nella luce calda di quella notte, mentre sorrideva felice, era semplicemente adorabile.
L’elfa si sentì fremere. “No.. io… non devo farlo… non..”
Ma ne era fatalmente attratta, non riuscì a resistere.
- Forse ho trovato un modo..- mormorò lei con un filo di voce. Poi si sporse sul ragazzo, e gli baciò le labbra.

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Capitolo 5
*** Il brivido dell'imprevisto ***


6. Diventare grandi?
Artemis rimase molto sorpreso dal gesto, ma non si ritrasse. Era qualcosa di estremamente piacevole e, riassumendo mentalmente la serata, si rese conto che non sarebbe potuto andare diversamente. Non se ne era accorto solo perché aveva ignorato dei segnali in realtà piuttosto evidenti. E a essere sinceri non gli dispiaceva quel che stava succedendo.

Spinella si separò dal ragazzo.
 - Spinella…- mormorò Artemis.
 -Oddio…- esclamò lei, agitata, - che cosa ho fatto? Io..
 - Cosa dici? Invece, vorrei che lo rifacessi.- ammise lui.
L’elfa parve sorpresa. – Tu.. lo volevi anche tu? Pensavo non t’interessasse.
 - Sono molto confuso, infatti. Era da qualche anno che la mia mente mi giocava degli scherzi strani. Non mi era mai successo con nessuno, non capivo bene di cosa si trattasse. Ti pensavo spesso, e ti sognavo. Ero felice per ogni momento passato insieme a te. Questo… era l’amore? Ma al tempo stesso.. ero sicuro che mi considerassi solo un amico, e cercavo di tenere lontane queste mie considerazioni. Mi avevi anche detto che abitavi con quel tipo, quindi pensavo che la faccenda con te si fosse chiusa. E ora che sei tornata.. ero sicuro che tu non provassi nulla per me… sono davvero confuso…
- Tranquillo, è lo stesso anche per me.  Io… non volevo crederci. Non volevo che le cose si complicassero tanto. Però.. mi sono resa conto che mi piaci, non posso farci niente. Mi sento bene quanto sono con te. Eppure… questo non dovrebbe accadere…
- Cosa dici?
- Sei un umano… e sei.. così giovane, Artemis! E’ davvero qualcosa di folle! Non… possiamo!
Artemis scosse la testa. – Questo.. non ha alcuna importanza! Non siamo poi tanto diversi. E poi.. non sono più un ragazzino, sono consapevole di me. E’ vero che sono inesperto su queste cose però … i sentimenti per te sono molto forti…
Spinella era commossa. – Se è così... ne sono davvero felice…
Stavolta fu Artemis a baciarla. Si lasciò andare, le inibizioni scomparvero, e aprì di più la bocca. Le loro lingue s’incontrarono e il ragazzo sentì il suo sapore. Era morbida e calda.
Lei gemette. Le sue dita si persero nei suoi capelli corti, gli accarezzarono il volto e poi scesero lungo la schiena.
Artemis prese a baciarle le guance, e poi si spostò sul collo. La sentì fremere.

Scoprirono i loro corpi, vedendosi nudi per la prima volta. Prima timidamente, poi con maggiore passione, si toccarono, si esplorarono a vicenda. Poi vollero andare oltre, lo desideravano entrambi.
Artemis aveva però un po’ di paura, era la sua prima volta e non voleva rovinare tutto. Temeva anche di farle del male, perché Spinella era molto più piccola di lui. L’elfa però lo tranquillizzò, era più esperta di lui e lo avrebbe aiutato. Lo guidò dentro di lei. L'elfa provò sì del dolore, ma questo era unito al piacere immenso di donarsi alla persona che amava. Artemis si agitava senza riuscire a controllarsi.
Non durò molto, non quanto speravano, ma fu molto intenso.
Si lasciarono cadere sul divano sfiniti, e dormirono abbracciati, l’uno accanto all’altra.

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


7. Epilogo
Era il ventotto dicembre, intorno alle dieci del mattino, e Angeline pensò che forse stavolta suo figlio si sarebbe degnato di risponderle. Se stava dormendo, beh, era ormai ora di alzarsi. Per l’ennesima volta lo chiamò sul cellulare. Artemis rispose al terzo squillo.
-Madre!- esclamò,- che piacere sentirti!
- Artemis, mi avevi promesso di non utilizzare quella parola, almeno durante le vacanze!
- Già.. è vero… mamma…
- Comunque, è da Natale che cerco di chiamarti, tutto bene?
Il ragazzo ci mise un po’ a risponderle. –Sì, benissimo. Il cellulare mi era scivolato in strada ed è stato distrutto da un camion, ho dovuto ricostruirlo.
-    Hai la voce un po’ roca, hai preso freddo?
-    No, solo la scarlattina.
-    Oh, santo cielo! Ma l’avevi già avuta!
-    E’ quel che credevo anch’io, ma credo mi sia successo al supermercato. C’era un gruppo di bambini, e alcuni tossivano. Comunque mi è già passata.
-Fantastico! Allora verrai da noi per il capodanno?
- Certo, non vedo l’ora di rivedervi! E.. a proposito di questo...
-Sì?
- Mi chiedevo se posso portare con me una persona. E’ una mia amica di università..
Angeline ci mise un poco a formulare la risposta. Poi esplose in un grido di giubilo. –Oh, tesoro, certo che sì! E’ meraviglioso! Finalmente ci fai conoscere qualcuno al di fuori dei premi nobel e strani scienziati! O forse lo è anche lei?
-No, non mi risulta. Però…
- Però cosa, piccolo mio?
- Devo solo avvertirvi che ha un aspetto un po’ strano… Ha avuto un problema alle ossa, da piccola, e non è mai cresciuta molto, è alta circa un metro. E’ vegetariana. E inoltre, ha fatto una operazione alle orecchie, per via di una malformazione, quindi le avrà coperte da bende…
- Solo questo? Non mi stai parlando di una strana creatura aliena o di un folletto, dopotutto.
A quelle parole il ragazzo tossì. –Che? N-no… infatti.. è una persona molto simpatica e gentile.
-Bene. Allora ci vediamo il giorno di capodanno, tesoro.
-Certo.. mamma.

Angeline spense il cellulare, soddisfatta. Era felice per il figlio, ma anche per il fatto di essersi riuscita a trattenere. Da quando le era tornata la memoria in effetti le era difficile evitare di parlarne, ma non voleva dare ulteriori problemi a suo figlio. Aveva capito che era meglio per tutti non mostrare di sapere dell’esistenza del Popolo. Anche perché non desiderava ricevere lo pazzamente di nuovo, i ricordi erano una parte di sé che formavano la sua identità e a cui non voleva rinunciare.
Pensava a questo mentre camminava lungo il corridoio.
“E così, mio figlio sta con quella Spinella… oh, sembra una cosa così carina! Ma dovrò assolutamente fingere di non averla mai vista, e spero di non risultare troppo distaccata!”.
Leale le passò vicino e la vide molto pensierosa. –Tutto a posto, signora?
Angeline gli diede una pacca sulla spalla. –Mai stata meglio, Leale. Sono sicura che questa volta avremo un Capodanno molto interessante!
E, saltellando, si diresse al piano di sotto, per iniziare la sua sessione giornaliera di pilates.




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