Happy new year

di Daymy91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 5 ***
Capitolo 5: *** capitolo 6 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Un pomeriggio al centro commerciale

DR. HOUSE  MEDICAL DIVISION

 

                                             Prefazione:

Salve a tutti gente! Questa è la mia prima ff su House e quindi mi dovrete perdonare se avrò qualche difficoltà nel realizzarla!

Comunque,questi sono i primi due capitoli, Non sono un granchè,ma mi serviranno come base per l’intera storia.

Non aggiungo altro,Buona lettura!^__^

 

                                             Capitolo 1

Era ormai passata una settimana da quando House aveva subito l’intervento per estrarre le pallottole dal suo corpo, ma ancora non aveva ripreso i sensi.

 

Cameron era stata al suo fianco per tutto il tempo… voleva esserci quando lui si fosse svegliato. Erano tutti nervosi al “Princeton Plaisboro Teaching Hospital”… nessuno sapeva se la chetamina avrebbe fatto effetto,tutti aspettavano lo svolgersi degli eventi….

 

 

20 Dicembre.h 17:00

Ufficio della Cuddy

- Dr. Cuddy? – esclamò un uomo entrando nell’ufficio.

- Che succede Dr. Burny?- rispose la dottoressa mentre continuava a rassettare le varie carte sparse per tutta la scrivania.

- Abbiamo un problema…-

-Di che si tratta?- Chiese alzando la testa per guardare l’uomo.- House si è svegliato,per caso?-disse con tono ironico.

L’uomo sorrise e poggiò una cartella sul tavolo –No,questa volta House non centra. Si tratta di un paziente...-

 

20 Dicembre.h 17:00

Reparto di terapia intensiva

- Cameron…- Sussurrò Chase entrando nella stanza. – Novità ?-

Lei si voltò a guardare il proprio capo che riposava tranquillamente nel letto e con uno sguardo un po giù rispose – No … niente di nuovo.-

-Hm….. comunque in ambulatorio c’è un tuo paziente.-

-Ok, stò venendo…-

-…..-

-….-

- Non preoccuparti, si riprenderà..- Disse il giovane medico per consolare l’amica.

- Già..- rispose lei, alzandosi e mettendosi il camice. – Sarà meglio andare a lavoro.-

 

Cameron era andata via da 10 minuti ormai e nella stanza regnava un forte silenzio…

House aprì gli occhi e si guardò attorno… non ricordava granché di ciò che era successo ma dopo qualche istante gli venne in mente tutto.

“Strano che non ci sia Cameron a piagnucolarmi” pensò mettendosi a sedere.

Fissò la gamba… non gli faceva alcun male.

Si alzò in piedi e si diresse fuori dalla stanza…

 

 

20 Dicembre. h 17:25

Tetto del Princeton  

La giornata era finalmente giunta al termine…

Il cielo si era tinto di mille colori che sfumavano dal rosso all’arancione,Quel tramonto era il più bello che la Cuddy avesse mai visto…

“Mi sono sempre chiesta il perché House amasse venire qui la sera….” Pensò sorridendo.

In effetti,House quando aveva qualche problema saliva sempre sul tetto dell’ospedale per riflettere.

Quella quiete però non durò a lungo,infatti la Cuddy trasalì nel sentire un rumore alla sua destra, si voltò e vide aprirsi la porta.

Impallidì quando vide chi l’aveva aperta.

-House!- Esclamò. –Ma... che diavolo ci fai tu qui!?-

-Dovrei chiedere la stessa cosa io e te!- Rispose lui sgarbatamente appoggiandosi al muro per ammirare lo splendido tramonto.

La dottoressa non riusciva a credere ai suoi occhi. Stava camminando! -House… ma… quando ti sei risvegliato?-

-E io che ne so!? A posto di affannarti tanto a mettere televisori nelle camere, già che ci sei perché non metti anche degli orologi? Sai… giusto per capire se è giorno o notte…-

La Cuddy fece un sorriso.- Vedo che la chetamina ha fatto effetto...-

-Wow!... che perspicacia! Sai,dovresti fare il dottore…-

 - … e noto anche che l’idiozia è rimasta.-

House si voltò a guardarla con uno sguardo fintamente offeso. –Ha!- disse facendo un sorriso.- Carina anche la tua.-

- Scusa,non sai quando muoia dalla voglia di scambiare battutine con te ma non credi sarebbe meglio che tene torni a letto!?- Rispose seria. – Insomma… hai subito un intervento e sei stato incosciente per una settimana e ora tene vai liberamente a spasso per i tetti!?-

-Volevo prendere solo un po’ d’aria…- Rispose anch’egli serio. –Fra un po’ scendo.-

E iniziò a osservare quel bellissimo tramonto che ormai stava svanendo.

La Cuddy nel sentire quelle parole s’intenerì e si appoggiò affianco a lui sul muro.

- D’accordo.- concluse iniziando a fissare anche lei il cielo.

-Hei! Aspetta un momento… da quando tu vieni quassù?- Chiese House voltandosi di scatto verso il proprio capo.

- Hem… io… cercavo un’infermiera.-  

-He?!?-  Esclamò House sollevando il  sopracciglio destro.

-Non riuscivo a trovarla e credevo che fosse salita qua a fumarsi una sigaretta. -Continuò lei.

-Balle!- Esclamò House.- Se qualcuno non si trova mandi qualcun altro a cercarlo e poi... le infermiere non si volatilizzano. Quello posso farlo solo io.-

-…….-

- No,Tu sei qui perché sei confusa.- Continuò voltandogli la spalle e dirigendosi verso la porta.

- Già,chissà perché!- Esclamò la Cuddy.

House si fermò,si voltò e la fissò. - Ho! Sfacciata! –

- Idiota.-

- Bene,ora che siamo d’accordo entrambi ,ti saluto.- Concluse chiudendosi la porta alle spalle.

La Cuddy sospirò. House aveva ragione… lui aveva sempre ragione. Era l’unico che riusciva a capirla e questo la infastidiva molto,odiava far trasparire le sue emozioni,specialmente davanti a lui.

 

                                      Capitolo 2

21 Dicembre.h 8:15

Princeton  Plaisboro Teaching Hospital

-Hei Chase!- Esclamò Foreman.- Mi devi 20 dollari!-

-Va bene,va bene…-

-RAGAZZI!- Cameron sbucò da dietro l’angolo. –HOUSE è SCOMPARSO!-

-Come!?!- Risposero in coro i 2 medici.

- non è più nel letto!-

-Ma.. è impossibile! Fino a ieri era lì.- Esordì Chase.

- Ma davvero!? Grazie! Mi hai illuminata!-

-Smettetela tutti e due! Dobbiamo trovarlo!-  Li interruppe Foreman. –Sarà meglio cominciare dall’ufficio.-

-Hei voi tre! Non vi pago per stare a confabulare nei corridoi.- Disse la Cuddy Spuntando da dietro l’angolo assieme al Dr. Burny e continuando a camminare.

-Cuddy!- Esclamò Cameron.- House è scomparso!-

La Cuddy  si fermò e si voltò. –Come “scomparso”!?-

-Non è più nel suo letto.- Intervenne Foreman.

-avete controllato in bagno?-

-Si- Rispose cameron.

I 3 medici la guardarono sorpresi. Non si aspettavano che lo andasse a cercare anche li.

-Be… allora sarà in giro.- Concluse La Cuddy.

-In giro!?-Esclamò Chase.- Come fa uno che fino a ieri era attaccato a delle flebo,ad andarsene in giro?!?-

-Come,non lo sapete? Ieri si è svegliato.-

I tre medici si guardarono sbigottiti.

-Magari è solo in ufficio.- Concluse la Cuddy andandosene.

 

 

 

21 Dicembre.h 8:20

Ufficio di House

-bene… credo che così il quadro sia completo.- Disse house tappando il pennarello e fissando la lavagna quasi interamente scritta.

-House!- Esclamò Foreman aprendo la porta con alle spalle Cameron e Chase.

-Ben arrivati miei prodi! - Così dicendo House tirò al neurologo una cartella che prese al volo.

- Che cos’è!?- Chiese Cameron.

- Tranquilla cel’ho anche per te!- Le rispose facendole l’occhiolino e tirandogliene una pure a lei.

Così Cameron e Foreman iniziarono a scrutare le cartelle mentre House aveva lanciato la terza a Chase che però non riuscì a prendere,nello stesso istante la Cuddy entrò in ufficio e la cartella per poco non se la beccava in faccia.

-Ops...- Esclamò il diagnosta.

-Da quando le cartelle volano!?- Chiese la Cuddy irritata.

- Dr. Chase! Era tuo il compito di fermare le cartelle volanti!... mi dispiace,sei nella lista di cattivi…- Esordì House con una faccia fintamente arrabbiata.- Meno male che sei un ottima atleta.- Concluse riferendosi alla Cuddy.

Infastidito,Chase andò a sedersi.

Intanto Cuddy prese la cartella che ormai era a terra e l’esaminò. 

- Da quando ti occupi dei casi del Dr. Burny!?!-

-Quel caso non è più di Burny, mene occupo io.-

- Bene… ricominciamo... CHI DIAVOLO TI HA DATO IL PERMESSO DI ANDARE A FICCARE IL NASO NEI MIEI ARCHIVI!?!- Urlò la Cuddy.

-Ma come… non abbiamo appena detto che è un caso di Burny?- Chiese House fingendosi confuso. –Oppure… Burny è in difficoltà e ti ha lasciato il caso e tu ...-

-Già! Esatto! Abbiamo seri problemi col paziente… c’è il rischio che ci fa causa!- Lo interruppe lei.

-Ho, ma è proprio per questo che lo trovo interessante!-

La Cuddy non rispose ma guardandola si capiva chiaramente che avrebbe avuto una gran voglia d’impiccare House.

Lui allora ne approfittò per fregargli la cartella di mano. –Bip! La Dr. Cuddy è desiderata nel suo ufficio!- Disse ormai scocciato di quella presenza.

La Cuddy lo fissò infuriata.- Bene,fa come vuoi! Ma poi non venire a piangere da me!.- Così dicendo lasciò la stanza.

Cameron,Foreman e Chase si guardarono a vicenda…

- Hem… House?! Non credi di aver esagerato?- Disse Foreman.

- Preoccupati solo se esagero con te.- Disse per tutta risposta il medico mentre tirava nuovamente la cartella a Chase.

Cameron non parlava. Lo guardava e basta. Sapeva che avrebbe dovuto intervenire anche lei in difesa della Cuddy,ma non riusciva a spiccicare una parola. Fino a qualche ora fa era seduta al suo fianco… affianco ad House;lo guardava dormire…quanta tenerezza in quello sguardo… ed ora era di fronte a lei,scocciato come sempre e inoltre… camminava come se nulla fosse.

-Bene.- Disse il diagnosta,appoggiandosi alla lavagna. –Il ragazzo ha avuto un incidente con lo scooter… -

 

To be continued…

 

Allora? Piaciuti?

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Ciao a tutti!

Eccovi il 4 cap! 

Ma prima vorrei ringraziare Very93 per il suo appoggio!^^Grazie! so che i capitoli precedenti non sono stati un gran chè, ma come ho detto all’inizio, serviva una base per l’intera storia.

Ma già da questo capitolo, si inizierà a sviluppare….Chi sarà mai questo avvocato del dr. Burny? In che modo influenzerà la vita dei nostri protagonisti?... E inoltre… House rimarrà sereno,o tornerà ad usare il suo famoso bastone?...                                    

                                                                 Capitolo 4

 

21 dicembre. h 10:00

Ufficio di house.

 -Buongiorno a tutti!- House entrò nell’ufficio fischiettando.

 - Sono le 10!- Esclamò Chase.

- E tutto va be… - Concluse House togliendosi il giubbotto.

- Non direi… la febbre di Angel continua a peggiorare.- Cameron passò una tazza di caffé al suo capo.

- Li chiami per nome quando stanno per morire?!- Domandò divertito il diagnosta.

Lei sorrise.

- Ma come!? Mela dai vinta?!- House si stava divertendo un mondo a prendere in giro la collega.

- Chi non sa,è felice…- Disse Cameron tra se mentre iniziò a sorseggiare il suo caffé..

House fece un sorriso,fingendo di non aver sentito,si voltò verso la  lavagna e iniziò a scrivere il nuovo sintomo.- Influenza e tosse… qualsiasi cosa sia non riusciremo a diagnosticarla solo con questo.-

-la Cuddy ha iniziato a dargli dei medicinali per l’infezione.- disse Chase.

-Cosa!?- House si voltò di scatto.- Perché non l’avete fermata!?!-

-Perché stà facendo la cosa giusta!- Esclamò Foreman.

-Siete degli idioti!- Concluse House uscendo di fretta dalla stanza.

 

21 Dicembre. h 10:05

Princeton Plaisboro Teaching Hospital.

-House vuoi fermarti!?- Esclamò Foreman correndo dietro al proprio capo assieme ai 2 colleghi.

-Scordatelo!- House girò l’angolo e vide davanti la stanza del paziente la Cuddy assieme ad una donna. Non ci mise molto a capire chi aveva di fronte e con uno scatto veloce tornò indietro,facendo sobbalzare i tre medici che lo seguivano.

La Cuddy nel vedere House spuntare e sparire nel giro di pochi secondi da dietro un angolo ne rimase allibita. Si che House si era sempre comportato in maniera un po’… folle,ma quella scena gli sembrò alquanto stupida perfino per lui;Al contrario la donna che era con lei non si stupì più di tanto,a tal punto che non riuscì a trattenere un sorriso.

Cameron,Foreman e Chase si guardarono stupiti,mentre il loro capo era ripartito nella direzione opposta.

-E adesso che diavolo gli è preso!?-  Foreman era giunto al limite della sopportazione.

-che succede? House ha bevuto,per caso!?- La Cuddy aveva raggiunto i tre medici seguita da quella strana donna.

-Ha! Bella domanda!- Rispose Chase con un sorriso.

La dottoressa scuotè la testa.- Ha… Ragazzi,questa è Sandy Wirner . L’avvocato del Dr. Burny.- Disse in fine indicando la donna al suo fianco.

-Piacere.- Rispose lei stringendo la mano ai 3 medici.

-Dr. Cuddy?- Un’infermiera si avvicinò al gruppetto con un foglio in mano.- Questo è  da parte del Dr. House.-

- Be? Perché il Dr. House non viene di persona!? Mica mordo!- Disse la Cuddy strappando di mano il foglio all’infermiera che si allontanò velocemente.

-di che si tratta?- Chiese Cameron.

Cuddy non rispose e scrutò attentamente ciò che aveva in mano. –Niente…- E si allontanò.

 

21 Dicembre. h 10:10

Ambulatorio.

House si stava gustando,seduto tranquillamente sul lettino,un lecca lecca.

D’un tratto la porta si spalancò ed entrò Cuddy.

-Chiudi la porta!- Esclamò il diagnosta,allungando il volto per  vedere se c’era qualcuno.

La dottoressa sbuffò e obbedì .-Allora!? Qual è il tuo problema?!-

-oh… sa dottoressa… è un periodo che soffro di insonnia… non avrebbe qualcosa da darmi?- Iniziò House,con una finta espressione malinconica.

-Finiscila!-

Il diagnosta diede un’ultima ciucciata al lecca lecca. -secondo me quello là,non ha una semplice infezione!-

-già… avrà sicuramente il morbo di parckinson… -Rispose lei ironica.

-è un’idea…. – Disse house iniziando a riflettere.

-Ah… Finiscila! Tu vuoi solo qualcuno con cui giocare! Be,hai sbagliato paziente! Il dr. Burny ora è sotto accusa, ed è già arrivato il suo avvocato!-

- Si… l’ho visto.-

-Bene! Non ci vuole mica una laurea per capire che se non lo curiamo avremo seri problemi! Quindi lascia perdere!- Concluse la Cuddy,uscendo infuriata dalla stanza.

 

21 dicembre. h 10:20

Ufficio di House.

House era tornato in fretta nel suo ufficio.

I battibecchi con Cuddy lo mandavano sempre in tilt.

Era disteso sulla sua poltrona con lo sguardo perso nel vuoto mentre lo stereo era sparato a tutto volume.

Dopo qualche istante il diagnosta si mise una mano in tasca e ne tirò fuori un flacone di vicodin.

Lo fissò per qualche istante e sospirando, ingoiò tre pasticche per poi distendersi nuovamente e chiudere gli occhi.

Dopo qualche minuto lo stereo si spense,facendo sobbalzare House.-Chi diavolo è quell’idiota che mi ha spento lo stereo!?- Esclamò pensando che i tre medici della sua equipe erano entrati nella stanza.

-Ciao anche a te.-

House rimase paralizzato da chi si trovò davanti.- Che diavolo ci sei venuta a fare qui!?-

-Ma come? Io ti vengo a trovare e tu….-

-aah,Finiscila!- Esclamò infastidito il diagnosta.

-Mi sei mancato Greg…-  

Lui si alzò dalla poltrona. -Avevo detto a Burny che non c’era bisogno di chiamarti….Sandy.- 

- Sono passati tanti anni….- Rispose lei avvicinandosi al diagnosta. Era alta,i lunghi capelli castani gli coprivano gran parte della schiena e gli occhi azzurri non distoglievano lo sguardo dal medico.

House gli sorrise. -Scusa ma ora ho da fare.-

Lei sospirò.- già… scusa se ti ho disturbato. Ma più tardi vorrei parlarti,è importante.-

-………..-

-Alle 12:00 alla mensa.- Concluse lei uscendo dalla stanza.

House sospirò e si gettò a sedere sulla sedia riattaccando lo stereo.

 

 

 

 

-House!-

Il diagnosta sobbalzò.- E adesso che c’è?!?-

Cameron si trovava di fronte a lui. -Ti eri addormentato?-

-No,stavo solo immaginando Angelina Joline nuda… ma ormai hai rovinato tutto!- Concluse House cercando di non apparire assonnato,inoltre notò che lo stereo si era fermato. Aveva dormito per parecchi minuti.

-Volevo solo informarti che la cura stà funzionando,Cuddy aveva ragione.-

-E tu perché non sei con gli altri a festeggiare la mia sconfitta? Morivi dalla voglia di consolarmi? - esclamò lui richiudendo gli occhi.

Cameron sorrise.- No,mi ha mandato Cuddy ad informarti.-

-Bene ora puoi andare,sono informato.-

Cameron però non si mosse.- Ho visto l’avvocato del Dr. Burny uscire da qui mezz’ora fa, è una tua amica?-

House aprì un occhio.- Lo deduci dal fatto che è stata nel mio ufficio?-

-No,lo deduco dal fatto che non era infuriata quando è uscita- Rispose l’immunologa divertita.

House fece un sorriso e si alzò dalla sedia.- Tu credi di conoscermi ... - disse avvicinandosi serio alla collega.

Lei abbassò lo sguardo,imbarazzata. –Scusa… non era mia intenzione intromettermi nella tua vita privata.-

Il diagnosta si fermò,non si aspettava una tale risposta. In realtà,in quel periodo Cameron era diventata incomprensibile per lui e questo non gli andava giù.

Cameron alzò lo sguardo e si vide House che la fissava come mai aveva fatto prima. Quei meravigliosi occhi azzurri la disorientavano,ma allo stesso tempo gli davano grande gioia.

House allora si avvicinò ancor di più a lei e gli posò una mano sulla spalla.

Il cuore della ragazza iniziò a battere forte,le mani iniziarono a sudare.

Fino ad allora aveva creduto di poter mettere una pietra sopra ai suoi sentimenti,di riuscire ad allontanarli…. Ma in quell’istante capì che purtroppo i sentimenti per il suo capo non sarebbero mai cambiati.

House sentì l’agitazione pervadere la ragazza e sorrise avvicinando il volto al suo orecchio. -Sai…

Sei molto sexy quando fai la gelosa.- Disse divertito.

- House?!- Esclamò la Cuddy entrando velocemente nella stanza accanto.

I due medici trasalirono e si allontanarono l’uno dall’altra nel giro di pochi secondi.

-Che succede? Chase si è fatto la pipì addosso?- Rispose lui dirigendosi nell’altro ufficio.

La Cuddy capì che era entrata nel momento sbagliato,ma fece finta di niente e attaccò una lastra nell’apposita lavagna luminosa. –Il ragazzo aveva la polmonite.-

House sgranò gli occhi sorpreso.- Immaginavo che Chase avesse qualche problema … ma non credevo fino a tal punto!-

Cuddy lo fissò esasperata.

-Da quando?.- intervenne Cameron ignorando la battuta del suo capo.

-era agli inizi,fortuna che cene siamo accorti. - La Cuddy sospirò. –Foreman e Chase gli stanno facendo qualche analisi.-

-Come mai gli hai fatto una lastra?- Chiese Allison.

Cuddy fu sorpresa da quella domanda… in realtà era più sorpresa del fatto che non aveva la risposta. La lastra l’aveva fatta solo per accertarsi che House non avesse ragione… ma ammettere davanti a lui che aveva dubitato di se stessa …sarebbe stata una sconfitta vera e propria!

-Be,se è solo polmonite,lo curiamo e lo dimettiamo… -Intervenne House,vedendo Cuddy in difficoltà

-Vado a vedere a che punto sono con i risultati,così iniziamo immediatamente la cura.- Disse Cameron uscendo dalla stanza.

House e Cuddy rimasero soli ma nessuno dei due voleva proferir parola… cadde presto un’imbarazzante silenzio.

La dottoressa alzò lo sguardo al tetto e sospirò,prese la lastra e la mise dentro un busta. –Sono entrata in un momento poco opportuno prima,vero?-

-Affatto. Stavamo solo parlando.-  Si giustificò House.

-Bene.- Cuddy posò la busta con la lastra sul tavolo e andò alla porta ma prima di uscire si voltò nuovamente. -Siete molto carini quando parlate.- Concluse con un sorriso.

Quando House rimase solo nella stanza anch’egli non riuscì a trattenere un sorriso,per la prima volta in vita sua si sentiva in imbarazzo!

 

21 Dicembre. h 12:00

Mensa dell’ospedale.

House si andò a sedere sbuffando nel tavolo dove stava Sandy.- Allora… di che si tratta?-

 

To be continued...

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Un pomeriggio al centro commerciale

Rieccomi Gente!

Ecco a voi il terzo capitolo!Scusate se all’inizio ho avuto difficoltà con la pubblicazione … sono proprio una frana…;P

Comunque,avrete notato che lo schema di questa ff è molto simile a una già pubblicata in questo sito,visto che è molto utile per comprendere meglio la storia…

Vabò,spero che questo capitolo vi piaccia! Buona lettura!      

              

                                        Capitolo 3

21 dicembre. h 9:02

Ambulatorio.

-E grave?- Chiese la donna al medico.

-No... Se prende queste!- Disse lui dandole una ricetta.

- Ma se poi non funziona … -Continuò la donna.

-Be,allora sarà meglio che si prenoti una bara!- Concluse lui aprendo la porta. e andandosene.

 

21 Dicembre. h 9:05

Princeton Plaisboro Teaching Hospital

-House! – Esclamò Wilson vedendolo uscire di fretta dall’ambulatorio.

-Ti risulta che i medici debbano rendere conto ai pazienti!?!- Rispose lui voltandosi verso l’amico che ormai l’aveva raggiunto.

- Be… ecco … -Balbettò Wilson colto di sorpresa.

A sentire quel balbettio House si voltò e continuò a camminare.

- Senti… ho appena visto la Cuddy,era furiosa! Che hai combinato stavolta?- Continuò Wilson,scavalcando il discorso precedente.

- Se loro sanno che hai una laurea,una specializzazione … perché fanno di tutto per aver ragione!?- Continuò House senza dar ascolto a Wilson.

-Be,ma anche la Cuddy ha una specializzazione…-

House si fermò e si voltò verso l’amico. –Ma stiamo parlando entrambi della stessa cosa?- Domandò confuso.

Wilson lo guardò perplesso.

-House!- Disse Cameron dal fondo del corridoio.

-Che succede?-

- La febbre continua a salire… -

-Molto bene.- Disse lui dirigendosi assieme alla collega verso la stanza del paziente e lasciando stare Wilson.

- Hei House!- Lo richiamò lui.

-ho, Scusa ma sai… Cameron è molto più allettante di te!- rispose il diagnosta sparendo dietro l’angolo.

- Già.- Disse Wilson facendo un sorriso.

 

21 Dicembre. h 9:10

Ufficio di House.

-Sai… è strano vedere House camminare normalmente…- Disse Chase.

- Altrochè se è strano!- Rispose Foreman all’amico.

-Allison ancora non ha parlato… di House.- Continuò il giovane medico.- Credi che ci sia rimasta male per il fatto di non esserci stata quando ha ripreso i sensi?-

Foreman guardò l’amico e fece spallucce.- Non lo so e per quanto mi riguarda House non meriterebbe tutto quell’affetto… è solo un bastardo!-

-Il sentimento è reciproco!- Disse House entrando nell’ufficio seguito da Cameron.

Foreman fece un sorriso tirato e si andò a sedere affianco a Chase,consapevole del fatto che si era appena rovinato la giornata.

- Novità?- Domandò il neurologo.

-Si… il paziente continua a peggiorare. Siamo arrivati a 38 e mezzo di febbre.- Rispose House scrivendo l’appunto nella lavagna bianca. -Allora!?Idee?- Chiese in fine.

-Più che idee,ci sarebbero domande… - Disse Foreman.

- Già,si può sapere che cosa ci trovi d’interessante in questo caso!?!-Continuò Chase.– La febbre è causata da qualcosa che andato storto durante l’intervento! Questa è la diagnosi,punto!-

-Punto!? Semmai,puntini,puntini…- Disse House sarcastico.

-Comunque dagli esami del sangue non risulta nulla di risolutivo,tranne un leggero aumento dei globuli bianchi… ma si sa…ha l’influenza..- Intervenne Cameron poggiando una cartella sul tavolo.

-No… non dirmi che tifi per il nemico… e io che pensavo di assumerti come cheerleader personale.- Esclamò House fingendosi offeso.

Cameron fece finta di non sentire e si sedette.

-Non riesco a capire perché ti stà tanto a cuore il Dr. Burny!- Esclamò Foreman.

- Comunque… Cameron ha ragione. Ha solo l’influenza.- Continuò House ignorando il neurologo. -Quindi… sarà meglio che andiate nella camera del paziente e appena c’è qualche cambiamento mi chiamate!- Concluse.

I 3 medici si alzarono esasperati e uscirono dalla stanza,tranne Cameron che rimase in piedi a fissare la lavagna piena di scritte.

- Hei! Quando dico “Andate” intendo anche te.- disse House guardando la ragazza.- Il compito di fissare la lavagna spetta solo a me!- Concluse mettendosi di fronte ad essa.

-Come va con la gamba?- Gli chiese lei.

House sembrò sorpreso della domanda.- Ma come? Non si vede? Stò impazzendo dal dolore!- Rispose sarcastico.

La dottoressa sorrise.- Ok,sarà meglio che vada.- Concluse dirigendosi verso la porta.

House sospirò. -Che volevi?-

Cameron si voltò a guardarlo.- Hem… io volevo solo….-

-Scusate.- Disse un uomo entrando nell’ufficio,visibilmente scocciato.- House,ti devo parlare!-

-Ancora!? Tel’ho detto! La Cuddy viene a letto solo con me…mi dispiace.- Esclamò House ironico.

L’uomo lo fulminò con lo sguardo.

- Hem… sarà meglio che vada…- Disse Cameron lasciando la stanza.

-Cuddy mi ha detto tutto! Che diavolo ti salta in testa,House!- Iniziò l’uomo.

-Ho,andiamo Burny… per una volta che ti faccio un favore….-

-No, tu non vuoi farmi un favore! Lo so perché non vuoi che il paziente mi faccia causa! Ti comporti come se avessi 6 anni!-

-Bip! Tempo scaduto!- Esclamò House poggiando una mano sulla porta.- Sai… ho un paziente da curare,Interessante,no?!- Concluse,lasciando l’ufficio.

 

21 dicembre. h 11:45

Camera del paziente.

-Fino a quando dovremo rimanere qui dentro!?!- Esclamò Foreman sbattendo la rivista che stava leggendo,sul comodino.- Tra un po’ è ora di pranzo e io c’ho fame!-

-Be… se non peggiora,meglio così,almeno questo ragazzo uscirà presto e noi ci leveremo il pensiero.- Rispose Chase,intendo a fare delle parole crociate.

-“Noi ci leveremo il pensiero!?”- Continuò Foreman.- Se salta fuori che questo ragazzo non ha niente e che House si sbaglia… Lui ci renderà la vita un inferno!-

-Smettetela voi due. Prima o poi gli verrà voglia di stuzzicarci e ci farà chiamare.- Disse Cameron annoiata,con la testa appoggiata sul comodino.

-Grande animale selvaggio,molto aggressivo e se adocchia una preda difficilmente la fa scappare. Di 5 lettere.- Disse Chase concentrandosi sulla frase appena letta.*

-House!- Esclamò furioso Foreman.

Chase aggrottò la fronte,fece spallucce e scrisse il nome.

Cameron si mise una mano in fronte allibita.

D’un tratto la sua attenzione fu catturata dalla mano del giovane che si stava svegliando.

-Hei,come va?- Disse alzandosi.

 -Lei chi è?- Chiese il giovane.

-Sono la Dr. Cameron e loro sono il Dr. Foreman e il Dr. Chase.- Continuò l’immunologa indicando gli altri 2 medici.

-Come ti senti?- Chiese il neurologo ascoltando con lo stetoscopio il battito del ragazzo

-Come di solito…-.

 21 dicembre. h 12:00

Mensa dell’ospedale.

House era seduto tranquillo su un tavolino con un sandwich nel piatto,era concentrato…  pensava al suo paziente e al Dr. Burny.

-Posso sedermi qui?- Chiese Wilson con il vassoio in mano. -Hei House!?-

Il medico alzò gli occhi. –Che…Cosa?-

-Posso sedermi qui?- Ripetè l’oncologo.

-No,stò aspettando una prostituta… sai,ora vengono anche nelle mense!-

Wilson sorrise e si sedette.

-Alle volte mi domando come possano passarti per la testa domande talmente idiote…- Disse House.

-Be… sembravi così concentrato a fissare quel sandwich…-

-Già… i sandwich sono così sexy!-

-Immagino- Disse l’amico sorridendo. -Allora… cambiando discorso,mi spieghi perché la Cuddy era tanto arrabbiata questa mattina?-

- Niente…-

-House!-

-Si sa, la Cuddy ha sempre sofferto di schizofrenia!- iniziò house fingendosi serio.- Ma questa mattina ha avuto un po’ di problemi a nasconderlo alla gente.- Concluse,scuotendo la testa.

-Mi ha accennato al fatto che sei andato a prender un caso dai suoi archivi senza dirgli niente…- Continuò Wilson ignorando la battuta dell’amico.

- Si tratta di un ragazzo…- iniziò House.- Ha avuto un incidente ed è stato necessario operarlo,perché aveva un’emorragia interna,ma subito dopo l’operazione la febbre gli è schizzata a 38!-

- Be… sarà stato un errore del chirurgo,magari ha operato con dei materiali non perfettamente sterilizzati.- intervenne l’oncologo.

-Già… ma secondo me non è cosi!- Esclamò in fine House.- Il Dr. Burny è un bravo chirurgo. Non credo che sia capace di atti tanto negligenti!-

-E quindi tu… stai cercando di capire cosa ha causa to la febbre al ragazzo per…proteggere Burny?!?- Domandò Wilson allibito.- Per far sì che il paziente non gli faccia causa!?!-

- Be… -

-Sono 2 le cose! O ti sei fatto santo o hai in mente qualcosa!-

-Già! Credi che mi dedicheranno una chiesa?- Domandò divertito il diagnosta.

-Una chiesa no,ma se continui di questo passo ti dedicheranno un mausoleo!-

-Tz! Uomo di poca fede!-

Wilson fece un ultimo sorriso e iniziò a mangiare,anche House,allora,addentò il suo  sandwich.

-House…- Disse Chase alle sue spalle,affiancato da Cameron e Foreman.

- Ha…. Ma questa è una vera ossessione!- Esclamò il diagnosta voltandosi scocciatamene.- non dovreste essere da …-

- Angel.- Intervenne Cameron.

-… Giusto,quello lì!-

-Hai detto che se c’erano novità,dovevamo venire.- Intervenne Foreman abbastanza innervosito.

- Ok. Calmati Dr. Mandingo!- Esclamò House con un sorriso ironico.- Di che si tratta?-

- Tosse.-

-Solo tosse!?!-Chiese il diagnosta.- Certo che sono furbi! Approfittano di niente per svignarsela! Che ne dici,non mi assomigliano?!- Disse in fine a Wilson,con un’espressione soddisfatta.

- Siamo stanchi! E abbiamo fame!- Esclamò ancora più innervosito il neurologo.

-Va bene,andate a mangiare,ma dopo Foreman torna dal paziente.-

Cameron e Chase annuirono e si allontanarono.

- Tu sei solo un bastardo!- Disse Foreman prima di andarsene.

-Già. Melo dicono spesso.- Concluse il diagnosta dando un altro morso al sandwich.

 

21 dicembre. h 18:20.

Ufficio della Cuddy.

-Mi scusi…-Disse una donna aprendo la porta. – Posso?-

La Cuddy a sentire quelle parole distolse lo sguardo dal computer.- Prego,posso aiutarla?-

La donna allora,si avvicinò alla scrivania della dottoressa.- Sono l’avvocato del Dr. Burny.-

-Ho… si accomodi… -Disse la Cuddy mettendosi in piedi e indicando una sedia.

 

to be continued…

 

Piaciuto!?

Aspetto i vostri commenti! ma anche le critiche! Mi aiuteranno a migliorare!

*Per chi gli interessa,la risposta del cruciverba era “Tigre”. ^_^

 

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Capitolo 4
*** capitolo 5 ***


5 CAPITOLO

                                                     5 CAPITOLO

 

22 Dicembre. h 8:00

Princeton Plaisboro Teaching Hospital.

Cuddy stava consegnando delle cartelle ad un’infermiera. Quando alzò gli occhi rimase allibita da ciò che vide… House era appena entrato e,con una camminata un po’ zoppicante,andava dritto verso l’ascensore per salire al piano di sopra.

Lei,un po’ sorpresa, guardò il suo orologio da polso. Non ricordava male… erano le otto in punto!Guardò nuovamente verso House,ma lui aveva già preso l’ascensore.

“Qualcosa non va!” Disse tra se dirigendosi verso le scale.

 

22 dicembre. h 7:55

Ufficio di House.

Wilson entrò nella stanza e poggiò un foglio sulla scrivania di House,Stava per andarsene quando vide nella stanza affianco Cameron preparare del caffé,Lei si voltò e lo vide.- Buongiorno.-

-Ha… buongiorno.- Rispose lui avvicinandosi. –Come mai qui? è presto…-

-Stanotte non ho dormito….- La dottoressa versò un po’ di caffé nella sua tazza.- Tu ne vuoi un po’?- Chiese.

-Grazie.-

Cameron fece un sorriso e porse all’oncologo una tazza fumante. Lui ne bevve un sorso e poi riposò lo sguardo sulla dottoressa.- Va tutto bene?... mi sembri un po’ abbattuta….-

Allison rimase sorpresa da ciò che l’amico gli aveva appena detto… si notava tanto? –Si… stò bene. Ho solo un po’ di sonno.- Rispose continuando a sorseggiare il caffè.

Wilson capì che era meglio non insistere più di tanto,ma era certo che la causa di tutto ciò era House…

-Bene… sarà meglio che vada. Ho parecchie cose da fare oggi.-  Disse in fine poggiando la tazza sul tavolo,ma neanche tempo di dirigersi verso la porta che un rumore lo fece voltare dalla parte opposta:House era appena entrato nel suo ufficio e si era gettato sulla poltrona.

-House?- Sono le uniche parole che l’oncologo riuscì a dire mentre entrava nell’ufficio del diagnosta.

-Wilson?- Lo imitò questi fingendosi sorpreso.

-Ma… sono le 8:05!-

-Sul serio? E io che credevo fosse mezzogiorno… -Continuò a schernirlo il diagnosta.

-è successo qualcosa?- Chiese Cameron entrando nella stanza.

Lui la guardò ma non rispose subito. –Lasciatemi in pace…. Stanotte non ho dormito…- Concluse gettando nuovamente la testa all’indietro.

Wilson fece un sorriso e guardò la dottoressa.- Dev’essere un’epidemia…- 

House rialzò il capo  e lo guardò incuriosito.

D’improvviso la Cuddy entrò nella stanza.

-Oh santo cielo….- Esclamò il diagnosta mettendosi la giacca sulla faccia.

-House!- La Cuddy gliela sollevò. Rimase immobile nel vederlo… ormai gli veniva naturale capire ciò che passava per la testa ad House... ma in quel momento non potè fare a meno di notare solo tristezza in quegli occhi azzurri come il mare e gelidi come il ghiaccio. Sospirò. –Stai bene? Prima ti ho visto zoppicare...-

Di colpo il diagnosta fu assalito dagli sguardi,preoccupati ma allo stesso tempo stupiti,di Wilson e Cameron.

Lui roteò gli occhi,scattando improvvisamente in piedi. –STO BENE!- Esclamò esasperato,accendendo lo stereo a tutto volume e sedendosi nella sedia della scrivania.

-HOUSE! FINISCILA DI FARE IL BAMBINO!- Urlò lei,ma senza alcun risultato…. La musica era troppo alta.

-COME DICI?SCUSA MA NON TI SENTO!- Esclamò lui per tutta risposta.

Cuddy lo fulminò con lo sguardo…. In quell’istante l’avrebbe voluto ammazzare!Girò i tacchi e lasciò la stanza infuriata.

House allora spense lo stereo soddisfatto.

Wilson sospirò.- House… non credi di aver esagerato?!-

 -No.- Fu la risposta secca del diagnosta.

L’amico scuotè la testa e uscì anch’egli dall’ufficio.

Cameron non aveva mosso un muscolo. Era in piedi in un angolo con le braccia conserte. -Ora che vuoi fare? Cacciare anche me?-

Lui la fissò. –No… se rimani li a fare il palo.-

La dottoressa sbuffò e andò verso l’altra stanza,ma dopo qualche secondo si fermò e sospirò.

Il medico inclinò il capo incuriosito.

-Sicuro di stare bene?- Chiese lei senza nemmeno voltarsi.

Il silenzio cadde nella stanza.

Cameron scuotè la testa e si andò a sedere nella sua scrivania. Anche se il dolore alla gamba stesse tornando a disturbare House,lui non lo avrebbe mai ammesso. Figuriamoci se glielo veniva a dire a lei.

-Hei Gia di prima mattina qui?-  Disse Foreman entrando nella stanza.

-Che vuoi?- Chiese House alzandosi scocciatamente.

-Non l’hai saputo?!- Rispose il neurologo.

Cameron lo guardò incuriosita.-Cosa?-

-Angel è stato dimesso ieri sera… Naturalmente,deve prendere le medicine per curarsi la polmonite ma per il resto è a posto…-

House sembrò soddisfatto da ciò che il medico gli aveva detto.- Visto? Avevo ragione io! la febbre non era stata causata da Burny,ma dal fatto che gli stava venendo la polmonite!-

-Gia… - Foreman gettò una strana occhiata al suo capo che aveva incominciato a giocherellare con il suo adorato yo-yo. – Anche se non è che stava proprio per morire…-

-Dettagli…- Rispose lui osservando il foglio che poco prima Wilson aveva poggiato sulla sua scrivania.

- Cos’è?-  Chiese Cameron,che ormai era tornata nell’ufficio di House per ascoltare i particolari sul loro paziente.

Il diagnosta lo strappò. -Niente. Quello che mi ha appena detto quel brutto muso nero.-

Il neurologo lanciò un’occhiataccia al suo capo,lui rispose con un sorriso e si diresse verso la porta.

Foreman sbuffò.- E adesso dove vai?!-

-Ma che ti importa?! Mica sei il mio Baby-Sitter!- Rispose House uscendo dall’ufficio.

 

22 dicembre. h 9:00

Ufficio della Cuddy.

La Cuddy era ancora infuriata per come House l’aveva trattata quella mattina.

Si era sfogata con tutto il personale medico e ancora si sentiva ribbollir di rabbia. Quanto avrebbe voluto fargliela pagare! Ma non ci riusciva… si sentiva impotente ogni volta che si trovava davanti a lui… Quei meravigliosi occhi azzurri la confondevano. Sapeva benissimo che House non era una persona gentile,tutt’altro! Ma forse per questo gli piaceva così tanto….

-Cuddy?- Wilson entrò nell’ufficio facendo volatilizzare di colpo tutti quei pensieri.

-Che c’è?-

-Volevo parlarti di domenica… -

-Che problemi ci sono?-

L’oncologo si guardò attorno imbarazzato. –Ecco vedi… non sono riuscito a trovare un locale. Sono già tutti prenotati. Scusa… -

La dottoressa fece un sorriso. - Non preoccuparti… troveremo una soluzione.-

-Ma che diavolo stà succedendo in questo ospedale!?! Siete impazziti tutti?!- Esclamò House entrando di colpo nella stanza.

La Cuddy sbuffò e poggiò la schiena sulla poltrona. –Già. Qui dentro sei solo tu quello sano di mente.-

-Sempre carina.-

-qual è il problema stavolta?! I pazienti chiedono cure? Le infermiere hanno forse disturbato un tuo sonnellino?- Continuò la dottoressa.

-La farmacia è vuota!- Esclamò esasperato il diagnosta.

Wilson lo guardò stranamente. -La farmacia?-

-No,l’ortomercato!- Esclamò ancor più innervosito il diagnosta.. -Dicono che non riceveranno niente prima di natale!-

-House… è normale,siamo sotto festività!a meno che non si tratti di una cosa urgente,la farmacia è vuota.- Disse La Cuddy.- Ma che ci devi prendere?-

-niente..- Disse il diagnosta dirigendosi verso la porta. D’un tratto si fermò e si voltò .-Ma per domenica come siamo rimasti?-

-Non abbiamo il locale.- Rispose l’oncologo.

-Perfetto…. –

D’un tratto il cellulare di House squillò. –Che c’è!?- Disse lui rispondendo.

“Gentile come sempre…” Disse tra se Cuddy.

-Ti sei bevuta il cervello?!?.... NO! Non sono ancora arrivato a rincretinirmi a tal punto!....

…. Cosa? Hmm …. E va bene… ma bada che se ci trovo qualcosa che non và,ti pentirai di avermelo chiesto!- Così dicendo House chiuse,infuriato,la telefonata.

-Ma… chi era?- Domandò Wilson all’amico.

Lui lo ignorò e iniziò a riflettere.- Che ne dite,visto che non abbiamo un locale,di farlo a casa mia?-

Cuddy sgranò gli occhi. -A casa tua?!-

-Ok! Vado a dirlo a gli altri!- Concluse lui andandosene e lasciando la Cuddy e Wilson più confusi di prima.

 

22 dicembre. h 9:15

Ufficio diagnostica.

Cameron era seduta sulla sua scrivania a riordinare delle cartelle… documenti di House che,se non li avrebbe ordinato lei… sarebbero rimaste alla rinfusa fino alla fine dei tempi.

Ogni tanto il suo sguardo si andava a posare sullo schermo del computer,dove controllava le varie date e le varie informazioni sui casi di cui si erano occupati in passato,in modo da riordinare anche quelli.

House in quel periodo la riempiva di lavoro… non le lasciava nemmeno un attimo di tregua.

Forse era solo perché voleva vedere le sue reazioni… ma lei non era in vena di reagire… anzi,accettava i vari incarichi senza protestare… la facevano distrarre dai suoi pensieri … nei quali House si trovava al primo posto.

L’ufficio era vuoto.

Foreman stava aiutando Wilson con delle analisi,mentre Chase… non avendo nulla da fare era andato al bar a prendersi un Caffé.

Insomma… ottimo modo di iniziare una giornata!

D’un tratto il telefono squillò.

Allison sbuffò e alzò la cornetta. –Pronto?-

- Cameron,sono Cuddy. Potresti venire nel mio ufficio? Dobbiamo discutere riguardo a….-

-aah,quante volte ti ho detto di non rispondere al telefono!- Esclamò House entrando nell’ufficio e strappandole di mano la cornetta. – Mi dispiace,la dottoressa Cameron è impegnata con me adesso!-Disse chiudendo la telefonata.

Cameron lo guardava allibita.- Ma… che diavolo ti è saltato in mente!? Era la Cuddy!!-

Il diagnosta roteò gli occhi. –Lascia perdere!-

Lei lo fulminò con lo sguardo .-Perché sei quì?- Gli domandò scocciata.

Lui si guardò in torno. –Dove sono Pappa e Ciccia?-

-Foreman stà aiutando Wilson, … Chase non lo so.-

-ah… Quel ragazzo è la mia disperazione! Lo sorprendo sempre a fare cose oscene…- Esclamò ironico il diagnosta,fingendosi preoccupato.

-Finiscila…- Disse Cameron tornando a lavorare al computer.

Lui si diresse verso la porta .-Comunque… appena li vedi,dì loro che la festa si fa da me.-

-Cosa?-

-Lo so che avresti preferito un locale di spogliarellisti… ma che ci puoi fare,la vita è piena di alti e bassi.- Rispose ironico,per poi andarsene.

-Già…- Disse tra sè Allison,mentre si alzava per dirigersi verso l’ufficio di Cuddy.

 

22 Dicembre. h 9:15

Princeton Plaisboro Teaching Hospital.

Chase era davanti all’entrata dell’ospedale,appoggiato al muretto mentre sorseggiava un cappuccino.

Quella era una mattinata perfetta:

House non lo aveva ancora tormentato,aveva solo un’ora di ambulatorio fra 10 minuti e per quanto riguarda il caso di Angel,era tutto risolto.

E a meno chè la Cuddy non si fosse presentata con un nuovo caso… tutta l’equipe avrebbe avuto una giornata leggera.

 

Leggera… si fa per dire.

Del resto,si sa, stando a contatto con il più scontroso e rompiscatole medico del Princeton,poteva esserci tutto tranne che tranquillità.

E questo lui lo sapeva benissimo.

Quindi cercava di gustarsi serenamente quei pochi attimi di pace.

 

-Mi scusi…- Disse una donna avvicinandosi.

-ah… avvocato Wirner…-

-Salve.- Rispose lei con un sorriso. –Lei deve essere il dr. Chase.-

Lui sorrise.- Si, in che posso aiutarla?- 

-Potrei sapere dove posso trovare il dr. House?-

He? Che diavolo c’entrava House?! Al massimo,il giovane medico,credeva avesse cercato la Cuddy.

Ma ora che gli veniva in mente… Il caso di Angel e del dr. Burny,non si era risolto?

-Be… - Iniziò confuso,guardando l’ora. –Dovrebbe essere in ambulatorio… ma non gli assicuro che si trovi lì.-

-Grazie.- Rispose lei,entrando in ospedale.

-prego…- Disse quasi in un sussurro il giovane mentre la guardava allontanarsi.

Era proprio una bella donna… e se non ci fosse stato il lavoro di mezzo… forse,forse ci avrebbe anche fatto un pensierino…

 

22 Dicembre. h 9:30

Ufficio della Cuddy.

-Cuddy? Posso?-  Chiese Cameron esitante.

-Si entra.- Rispose lei,con un’aria stanca.

Allison,allora,si andò a sedere in una sedia davanti la scrivania.

Sapeva il perché Cuddy l’aveva chiamata… e avrebbe pagato miliardi per non essere lì in quel momento.

-Ecco…- Iniziò Cuddy. –…ho bisogno di una risposta riguardo il tuo trasferimento.-

 

 

 

-to be continued….-

 

 

J

Allora??

Piaciuto??

Aspetto le vostre recensioni!! Sono ben accetti anche critiche o consigli… mi aiuteranno ad andare avanti! -^_^-

 

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Capitolo 5
*** capitolo 6 ***


6 CAPITOLO

Hello people!!!      

Vi ringrazio tantissimo per le stupende recensioni!!!

Non sapete quanto contino per me!!

Sono molto contenta che la storia vi piaccia e cercherò di mettercela tutta per continuarla come si deve. ^^

Questo cap credo che sia il più lungo che ho fatto fin’ora!…e spero che riuscirà a dissolvere un po’ di nebbia! J -Anche se non tutta.;p-

Buona lettura!!

                                                 CAPITOLO 6

 

22 Dicembre. h 9:30

Ufficio della Cuddy.

-Ecco…-Iniziò Cuddy.-…ho bisogno di una risposta riguardo il tuo trasferimento.-

Allison fece un sorriso tirato.

-Cameron?-

-Si lo so… però,ti chiederei ancora un po’ di tempo.-

Cuddy la guardò con uno sguardo un po’ triste. Capiva che per Cameron non era facile.- Ne hai parlato con House?-

-No.- Rispose lei mettendosi una mano in fronte.

-Dovrai farlo.-

-Lo so.-

-Comunque, cercherò di farti dare un altro po’ di tempo. Ma non più di cinque giorni!-

-Grazie.- Rispose Cameron alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la porta.

-Allison.- La richiamò Cuddy,questa volta però con un tono di voce più pacato e amichevole.- Pensaci bene.-

Allison annuì facendo un sorriso. Lei e Cuddy non erano mai state tanto amiche,ma mai come allora gli era stata tanto vicino. E di questo gliene era grata.

 

22 Dicembre. h 9:30

Ambulatorio.

House era seduto nel lettino affiancato da Wilson. Entrambi si stavano godendo un piccolo minuto di pausa…

Piccolo… si fa per dire.

-Allora… come va con la gamba?- Chiese l’oncologo,fregando dal pacchetto di noccioline dell’amico un’arachide.

-Ma che idioti! Non si capisce che si tratta di un banale cancro ai testicoli!?!- Esclamò il diagnosta indicando il piccolo televisore di fronte a loro,che trasmetteva uno di quei telefilm ospedalieri che lo intrigavano tanto.

-Stai trascurando la riabilitazione?-  Insistette Wilson.

-Dovrei scrivere una lettera di protesta ai produttori… non c’è più rispetto per l’inteligenza altrui…- Continuò House,rivolgendosi all’amico con uno sguardo fintamente offeso.

Wilson sbuffò. -Ma mi stai ascoltando?!?-

-No.-

-Ecco… - Rispose Wilson sarcastico. –Sai lo sospettavo…-

Il diagnosta sorrise. -è una mia impressione o sei più perspicace del solito?-

-Già… continua pure a sviare l’argomento….-

-Uffa!- Esclamò scocciato il diagnosta,scendendo giù dal lettino e prendendosi il piccolo televisore. – Tu sei peggio delle torture cinesi!-

-House! Se ti fa male la gamba,prendi il vicodin e corri!- Continuò l’oncologo con espressione ovvia.

Lui fece finta di riflettere. –Già,hai proprio ragione! Sarà meglio che inizia subito!- E così dicendo uscì velocemente dalla stanza.

“Idiota.” Disse Wilson tra se,senza riuscire a trattenere un sorriso.

 

House avrebbe tanto voluto che quelle maledette parole che Wilson gli aveva ripetuto così tante volte,avessero un senso.

“Prendi il Vicodin e corri!” Era facile parlare.

Ma lui conosceva bene la sua gamba…

Il vicodin lo prendeva,anche troppo. E per quanto riguardava correre… camminava. Il chè era la stessa cosa.

Ma il risultato non cambiava: L’effetto della chetamina stava svanendo.

 

-Greg?-

Una voce lo fece ritornare al mondo reale.

Il diagnosta alzò gli occhi. –Però!- Esclamò sbuffando.- Non perdi tempo!-

Lei gli rispose con un sorriso. - Mel’avevi promesso.-

-Già- Continuò lui scocciato,mettendosi una mano in tasca e tirandone fuori una chiave. –Tiè.-

-Grazie!-

-House!- Intervenne Foreman,sbucando da chi sa dove.

I due si voltarono,facendo bloccare il neurologo. –Avvocato Wirner?-

-Salve dr. Foreman.-

-Salve…- Rispose lui aggrottando la fronte e gettando uno sguardo interrogativo al proprio capo.

-Adesso devo proprio andare… -Continuò lei,questa volta rivolta ad House. –Arrivederci dr. Foreman.-

-Arrivederci.-

Appena la donna si allontanò il diagnosta continuò per la sua strada,come se Foreman non fosse lì.

-House!- Lo richiamò lui.

-Mi dispiace… ma il nostro amore non può più funzionare!- Esclamò Il diagnosta con enfasi,continuando a camminare.

Il neurologo lo seguì sbuffando.- Abbiamo un nuovo caso!-

-Strano… non ricordo di aver accettato un nuovo caso..- Continuò House senza fermarsi.

- Cel’ha  passato la Cuddy. Comunque….- Foreman lo bloccò per un braccio e gli passò la cartella. –Dovresti dargli un’occhiata. Credo che ti piacerà.-

Il diagnosta sbuffò e iniziò a leggere il documento.

D’improvviso si stampò un largo sorriso sul suo volto -Dì a Cameron e Chase di venire nel mio ufficio… io vi raggiungerò fra un po’.-

Foreman annuì soddisfatto,si riprese la cartella e si allontanò.

 

22 Dicembre. h 9:50

Ufficio diagnostica.

Nella stanza c’era un grande silenzio.

Foreman aveva contattato con il cercapersone Cameron e Chase,ma al momento,oltre a lui,c’era solo il ragazzo.

Erano entrambi seduti sul tavolo in attesa dei colleghi…

-Dov’è Cameron?- Chiese il giovane medico.

-Non ne ho idea,ma ammonenti sarà qui.-

-E House?-

Il neurologo gli lanciò un’occhiataccia. -Vedi che non sono un veggente!-

-Be… allora,perchè non iniziamo a scrivere i sintomi sulla lavagna?-

-Perché senò House avrà una scusa per torturarci!-

Il ragazzo sbuffò poggiando la testa fra le mani. -Che noia…-

-Hei ragazzi? Ma che succede?- Disse Allison entrando nell’ufficio.

-Finalmente!- Esclamò foreman con un filo di nervosismo misto a rimprovero.. -Ma che fine hai fato?!-

-Ecco io…-

-Lascialo perdere!-  Intervenne House entrando anch’egli nella stanza. –Vuole solo un po’ di autostima.- Concluse divertito.

Cameron non riuscì a trattenere un sorriso. In fondo… era bello ascoltare le frecciatine che il loro capo mandava ad ognuno di loro.

Forse all’inizio erano pesanti… ma ormai tutti e tre si erano abituati a quel tipo di vita.

Già… “quel tipo di vita”… all’inizio forse no,ma ormai erano diventati amici. Persino House li trattava con più rispetto,diversamente da una volta.

Quanto avrebbe voluto che tutto rimanesse così…

Intatto.

Eppure,niente è duraturo.

Nulla rimane com’è.

E ben presto anche la sua vita sarebbe cambiata… ne era certa.

 Si andò a sedere sul tavolo affianco a Foreman.

Probabilmente quello sarebbe stato il suo ultimo caso con loro…

-Allora… la partenza è  “Paralisi”.- Iniziò House scrivendo il sintomo nella lavagna bianca. -… Starà a noi decidere il finale.-

 

 

 

22 Dicembre. h 17:00

Princenton Plaisboro Teaching Hospital.

Wilson era appena uscito dal suo ufficio.

Era stanco e non vedeva l’ora di tornarsene a casa.

Premette il pulsante dell’ascensore ed attese.

-Wilson!- Gli urlò House dal fondo del corridoio.

Lui si poggiò una mano sugli occhi. –Ecco…-

-Dove vai? a farti un’infermiera??- Continuò il diagnosta alzando il tono della voce.

L’oncologo si voltò. -Tuscè.-

Il diagnosta gli si avvicinò con un sorriso soddisfatto. Amava metterlo in imbarazzo davanti a tante persone.

-Che vuoi House!?-

-Mi compri un lecca lecca?- Piagnucolò lui.

-Sei.. peggio dei bambini!-

-oh… andiamo papi!-

-Finiscila!-  lo zittì esasperato Wilson.

-Comunque… - L’espressione del diagnosta divenne seria. -Avrei bisogno di un passaggio. Ho problemi con la moto.-

-Non so se tene sei accorto… ma mene stò andando adesso. Tu invece stacchi fra tre ore,se non sbaglio.-

-Lo so!-

-Bene. Ci vediamo.- Concluse Wilson entrando nell’ascensore che si era appena aperto.

House lo bloccò. –Andiamo! Ti pare cosa sono… solo 3 orette in più in ospedale!-

-No!-  Fù la risposta secca dell’oncologo,mentre spariva dietro le porte dell’ascensore.

 

Arrivato all’uscita Wilson si accorse di aver dimenticato a dare a Cuddy dei documenti e così,anche se di mala voglia,dovette ritornare su.

Stavolta però,per evitare di rincontrare House,prese le scale.

 

Mentre si incamminava verso l’ufficio della Cuddy, il su sguardo si andò a posare su Cameron.

Era nel laboratorio analisi,con uno sguardo cupo fisso sul pavimento.

Già da quando l’aveva incontrata quella mattina, aveva quello sguardo. Inizialmente aveva pensato ad House… Eppure,per quanto House poteva essere tremendo… non era una giustificazione per quello sguardo.

 

La macchina che stava analizzando dei campioni del paziente iniziò a suonare, ma la dottoressa non la sentì nemmeno… tanto era assorta nei suoi pensieri.

-Cameron?- La richiamò Wilson che era appena entrato.

Lei alzò lo sguardo,ma fu subito attratta dal suono della macchina. –Cavolo!- Esclamò spegnendola.

-Tutto a posto?-

- No. Non riusciamo a capire che diavolo ha la nostra paziente.-

Wilson sorrise. -Io parlavo di te.-

Allison si voltò a guardarlo. –Cuddy ti ha detto qualcosa?!-

-No…- Rispose lui con uno sguardo interrogativo. –Avrebbe dovuto?-

-No.-

-Allison?- Iniziò Wilson. –è un po’ che ti vedo giù… e so per certo che ogni tanto sfogarsi è un bene. Sopratutto quando si stà così male.-

Lei si poggiò le mani ai fianchi. Non voleva parlarne con lui… perché sapeva che qualsiasi cosa gli dicesse,andava a finire senza ombra di dubbio alle orecchie di House. Ma forse Wilson aveva ragione… non cela faceva più a tenersi tutto dentro. Sospirò. –Mi hanno proposto un trasferimento.-

Wilson la guardò disorientato e stupito. -Caspita…- balbettò dopo qualche secondo,servito ad unire i vari tasselli che poco prima non riusciva a spiegarsi..- E tu che farai?-

Lei sorrise tristemente. –Non ho ancora accettato. Lo stipendio è il triplo di quello che ho attualmente e l’ospedale è uno dei più prestigiosi dell’Inghilterra…eppure non ho ancora accettato.-

L’oncologo alzò lo sguardo. Fossero stati Foreman o Chase non avrebbero atteso oltre per dare una risposta… ma questa era Allison Cameron.

“La ragazza più ingenua del mondo” la definiva House, ma in realtà era solo innamorata.

Innamorata dell’uomo più bastardo del mondo!

-House lo sa?-

-Glielo dovrei dire… ma…-

-…ma hai paura che lui non ti fermi.- Continuò Wilson annuendo.

Per Cameron Wilson non avrebbe dovuto fare l’oncologo,ma lo psicologo!

Solo lui riusciva a stabilire un legame con House e solo lui l’aveva capita. Cosa che ultimamente,lei stessa non riusciva a fare.  

-Parlagli.- Concluse lui facendole un sorriso ed uscendo dalla stanza.

 

22 Dicambre. h 20:00

Ufficio diagnostica.

House era disteso sulla sua poltrona… ormai l’aveva capito,avrebbe dovuto dormire nel suo ufficio.

Foreman e Chase si stavano preparando per andarsene.

Di fronte al diagnosta la lavagna con i sintomi.

Andy.

Paralizzata.

Presenza di funghi nel cervello:Assente.

Esami del sangue:Puliti.

Se quella notte non sarebbe riuscito ad addormentarsi… almeno aveva qualcosa su cui sbattere la testa.

 

Foreman e Chase ormai erano usciti da parecchi minuti.

Nell’ufficio era calato un forte silenzio,il corridoio era deserto, solo ogni tanto si vedeva passare un’infermiera.

Lui pensava,rifletteva. Mentre faceva andare su e giù il suo yo yo.

-House?-

Il diagnosta alzò gli occhi. Cameron?

La ragazza incrociò le braccia. -Ti devo parlare.-

 

 

-To be continued….-

 

 

 

 

Ed ecco terminato anche questo cap!

Dovete scusarmi se mi stò concentrando solo su House e Cameron…

Ma prometto che i prossimi cap saranno con più visuali.

Come sempre aspetto i vostri commenti!!

Un kiss.

 

Miky91

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Capitolo 6
*** Capitolo 7 ***


Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…

Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici… Oltre al fatto che,pubblicando da un internet caffè, è sempre dura mantenersi costanti…

Insomma, è andata a finire che mi sono prolungata troppo… ^^’

 

Ad ogni modo,volevo ringraziare tantissimo tutti coloro che mi hanno sostenuto sino ad ora!

In particolare:Toru85,SHY,Nike87,Piccy6,Very93 e damagedLove!

Grazie ragazzi!

 

Ma ora basta con le chiacchiere,vi lascio alla storia….

Buona lettura!!

E mi raccomando… fatemi sapere che vene pare!

 

Miky91

 

 

Capitolo 7

22 Dicembre. h 20:15

Ufficio di House

-House?-

Il diagnosta alzò gli occhi. Cameron?

La ragazza incrociò le braccia. –Ti devo parlare.-

 

Di colpo ci fu un silenzio ancora più silenzioso di prima.

Allison rimase immobile,con lo sguardo fisso su di lui.

 

House la fissava con uno sguardo interrogativo.

Cosa aveva di così importante da dirgli,da rimanere in clinica fino a quell’orario?

Non poteva aspettare domani?

 

La ragazza aprì la bocca ma di colpo si bloccò.

Cavolo… non sapeva da dove iniziare,ma soprattutto,non riusciva a parlare!

 

Il diagnosta sbuffò e rigettò lo sguardo sulla cartella che aveva in mano. –Vedi che se ti allontani per una sera la paziente non muore mica.-

 

-Non sono qui per la paziente!-

-Lo so,lo so… “mi devi dire una cosa”.- La schernì lui.

-Il mio non è un gioco!-

-Allora parla!- Concluse il diagnosta,rigettandogli lo sguardo addosso.

 

Cameron sospirò.

House aveva ragione. Ormai era lì e doveva parlare.

-Avrei bisogno di un consiglio.- Iniziò.- Ecco vedi… -

Ma non riuscì a terminare la frase che i cercapersone dei due medici iniziarono a suonare.

House uscì il suo dalla giacca e lo spense. -Ne parliamo più tardi.- Esclamò alzandosi ed uscendo dalla stanza.- Andiamo. -

-Si.- Rispose lei tristemente.

 

Del resto era troppo bello che finalmente stava per dirglielo.

Ma ancora aveva altri 5 giorni di tempo… ne avrebbe avute di occasioni per parlargliene…

Almeno credeva.

 

 

22 Dicembre. h 20:30

Princenton Plaisboro Teaching Hospital

-Virus?-

-Niente.-

-Cavoli!- Esclamò House scocciato. –Se mi volessi bene mi troveresti qualche cosa che non va!!-

Cameron sbuffò. -Che dovrei fare? Inventarmele le cose?!-

Il diagnosta si fermò a riflettere.

Ora la paralisi del paziente si stava espandendo fino agli arti inferiori… e loro non avevano ancora trovato niente che potesse spiegarla!

-Chiama Chase e Foreman!- Esclamò allontanandosi. – Voglio una lombare e una TAC!- Concluse,sparendo dietro un angolo. 

Cameron annuì, avviandosi verso l’ufficio.

 

 

 

Era passata un’altra mezzora.

E il diagnosta non aveva fatto altro che andare su e giù per tutti i corridoi dell’ospedale.

Ora era finito li,di fronte all’ufficio della Cuddy,andando avanti e indietro sempre con lo sguardo fisso sul documento della paziente.

Quel caso lo intrigava sempre più.

 

-House!!-

Lui si fermò di botto ed alzò lo sguardo.

Era solo Cuddy…

-Per caso sei in preda ad una crisi nevrotica!?- Esclamò lei,mentre teneva la porta del suo ufficio semiaperta.

- Già… Il dr. Wiber,del reparto psicologia, dice che mi sono aggravato a vista d’occhio… ma secondo me non è vero! È lui quello fuori di senno!!- Esclamò il diagnosta fintamente offeso.

La dottoressa roteò gli occhi. –Al diavolo!- Esclamò, richiudendosi la porta e avviandosi verso la sua scrivania.

House fece un sorriso.

Cuddy girò i tacchi e tornò sbuffando dal medico. –Qual è il problema!?-

-Hei! Devo dedurne che non riesci a fare a meno di impicciarti!- Esclamò House divertito.

-Già… scusa. È solo il mio lavoro…- Rispose lei sarcastica,mentre il suo sguardo andava a posarsi sulla cartella che il diagnosta teneva in mano. – Novità?-   

 

Lui abbassò lo sguardo.

Cuddy annuì.

-Secondo l’anamnesi… non ha parenti,tranne un fratello, che però non viene perché a quanto pare hanno litigato tempo fa.- Iniziò lui.

La dottoressa gli si avvicinò per vedere anche lei il contenuto del documento. –Lavora in un locale… -

House la guardò e sorrise.

Era sempre stato così.

Lui pensava e lei metteva in atto.

Nemmeno se fossero stati telepatici.

-Che vuoi fare?- Le chiese,già consapevole della risposta che avrebbe avuto.

Cuddy gli gettò un’occhiata intrigata. –nel parcheggio fra un’ora- Concluse entrando definitivamente nel suo ufficio.

 

 

22 Dicembre. h 21:30

Stanza TAC

-Tutto a posto?-

-Si grazie.- Rispose Andy, anche se tremante.

-Bene,iniziamo!- Concluse il neurologo, premendo il pulsante della TAC.

 

-Cavolo. House poteva almeno disturbarsi di venire!- Esclamò Chase scocciato. –Scommetto che a quest’ora è già arrivato a casa!-

-Smettila di lamentarti una buona volta. Non possiamo farci niente. È il nostro capo e dobbiamo obbedirgli.-

-Foreman ha ragione.- intervenne Cameron.- E poi non credo che sene sia tornato a casa.-

Il neurologo sorrise. -Che fai,lo pedini?- Chiese,scatenando una risatina anche da parte di Chase.

-No!- Li zittì la ragazza innervosita. –Non si darà pace finchè non troverà la risposta al caso. È fatto così. E voi lo sapete!-

-Ok,ok… - Esclamò Foreman,divertito della sfuriata della collega. Poi si voltò verso il giovane medico che ora era assorto nei suoi pensieri. Inclinò il capo e sorrise. –E tu? Tutto a posto?-

-Si… -Rispose lui,avvicinandosi allo schermo del computer che aveva iniziato a dare le prime informazioni. –Stavo solo pensando all’avvocato Wirner… questa mattina cercava House.-

-Cosa potrebbe volere un avvocato da House,secondo te?- Domandò Foreman sarcastico.

Chase gli gettò un’occhiata incuriosita. –Credi che qualche altro paziente gli abbia fatto causa?-

-Smettetela. Sembrate due comare!- Esclamò la dottoressa spegnendo la macchina della TAC.

 

-Ci penso io.- Disse Chase andando ad aiutare la donna a mettersi sulla carrozzina. –Tu prepara tutto per la lombare-

Foreman annuì,spegnendo i macchinari. -E anche questa è negativa.-

 

 

22 dicembre. h 9:40

Parcheggio del PPTH

Cuddy uscì dall’ascensore e si diresse verso la sua auto.

Lì c’era House,appoggiato sul cofano,con le braccia incrociate e una faccia più abbuttata che mai.-Finalmente!!- Esclamò. –Credevo che ormai ti fossi persa!-

-Stà zitto.-

-Nervosetti,eh?-

-Sono solo stanca.- Rispose lei aprendo la macchina. –Su,sbrighiamoci.-

Quando il diagnosta entrò, la dottoressa notò subito una cosa insolita, ma allo stesso tempo solita. House aveva con sé il bastone.

Lo fissò tristemente. –Mi dispiace.-

-Hei?!? Non eri stanca!? Quindi sbrighiamoci!!-

Lei annuì. Del resto era meglio evitare di parlarne,o lui ne avrebbe sofferto ancora di più.

Sembrava duro… ma lei lo conosceva bene.

-Ok.- Gli rispose, accendendo la macchina. –Andiamo.-

 

 

 

 

Mezz’ora più tardi…

House aveva iniziato a sbattere ripetutamente il bastone nel pavimento dell’auto. –Ma quando arriviamo!?-

-Se non la finisci con quel bastone ti faccio scendere subito!-

Allora il diagnosta continuò a sbatterlo più forte per poi gettarle nuovamente lo sguardo addosso divertito.

Lei sbuffò.

-Ma come? Non mi butti fuori??- Iniziò lui con un sorriso. –Prendi nota: Mai fare promesse che non puoi mantenere… o,in questo caso,che non vuoi mantenere! Del resto sono zoppo!-

Cuddy si mise una mano in fronte.

Chi diavolo gliel’aveva fatto fare?!

Perché diavolo era finita alla ricerca di una persona che nemmeno conosceva?!

Poi si ricompose. L’aveva proposto solo perché non le piaceva vedere le persone sole. Voleva che il fratello dalla paziente si sarebbe presentato in ospedale per stare con la sorella.

Invece House era lì perché,come al solito,voleva delle risposte.

Risposte che probabilmente avrebbero salvato quella ragazza.

Quindi doveva calmarsi e sopportarlo.

 

Improvvisamente squillò il cellulare di Cuddy.

-Pronto? No… veramente, è con me…… ok. Ci sentiamo.-

-Chi era?- Chiese House incuriosito.

-Era Foreman. Ti cercavano.-  Iniziò lei. – La TAC non mostra niente di insolito e anche la lombare non ha dato alcun risultato.-

-Magnifico. Speriamo che almeno noi riusciremo a concludere qualcosa,stasera.-

Cuddy lo guardò divertita.

-Hei!! Intendevo in senso medico!!-

La dottoressa non riuscì a trattenere una risata. -Siamo arrivati.- Disse in fine,cercando di ricomporsi e guardando l’indirizzo che si era scritta su un foglietto.

-Finalmente!- Esclamò House voltandosi per vedere dove erano andati a finire. Sgranò gli occhi e un lungo sorriso divertito gli si stampò sul volto. –Sicura di voler entrare?-

 

22 Dicembre. h 10:15

Ufficio diagnostica.

- Che ha detto Cuddy?- Chiese Chase a Foreman.

Il neurologo lo guardò divertito. –House era con lei.-

-Ma che diavolo ci fanno insieme a quest’or.. a.- Il giovane medico si bloccò e guardò il collega con un sorriso. –Ok… sorvoliamo.-

-Che è meglio!- Concluse Foreman,mentre si metteva la giacca. –Su. per oggi è andata. Continueremo domani.-

Siete riusciti a contattarlo?- Esclamò Allison entrando nell’ufficio.

-Si.- Rispose Foreman. –Per stasera abbiamo finito,io vado.-

-Si,anch’io.- Intervenne Chase andando dietro al collega.

 -ok.- Rispose la dottoressa confusa.

-Approposito!- Chase era ritornato. –Mi ero dimenticato di dirti che poco fa avevano chiamato… cercavano te.-

-Me?-

-Si,gli ho detto che al momento eri impegnata.-

Cameron annuì. –Grazie.- Rispose in fine uscendo dalla stanza.

-Cameron?- La richiamò lui. –Tutto a posto?-

-Si- Rispose lei,cercando di sembrare più normale possibile.

Doveva sbrigarsi a parlare con House!

Ma forse non voleva farlo perché… sapeva benissimo che lui non l’avrebbe fermata.

Forse l’unico modo per non soffrire era quello di accettare il trasferimento…

 

 

 

Chase era sceso di sotto per posare dei documenti.

Non vedeva l’ora di andare a distendersi nel suo bel letto!

Era davvero stressante lavorare per House.

Inoltre in quei giorni tutti si comportavano in maniera molto strana e ormai andare a lavoro per lui si era trasformato in “Capisci cosa accade”.

Che cosa aveva Cameron?

Forse cercava di nasconderlo ma lui e Foreman l’avevano capito che era preoccupata per qualcosa… e poi House.

Quello era un mistero già di suo,se poi sommava il fatto che in quell’istante era con Cuddy e che un avvocato gli veniva dietro… 

Bha!! Che macello!!

Era molto meglio tornare a pensare al suo letto.

 

Il giovane medico uscì dall’ascensore e si diresse verso la sua macchina.

Inserì le chiavi ed aprì lo sportello.

Ma di colpo un forte rumore lo costrinse ad alzare lo sguardo.

 

Era una moto...arancione.

La moto di House.

Ma lui non era con Cuddy!?!

 

Il veicolo si avvicinò sempre di più alla sua macchina per poi parcheggiargli affianco.

Non era House… ma la moto era la sua.

-Salve!- Esclamò Sandy, togliendosi il casco e sorridendo. –È un pò che non ci vediamo.-

 

 

 

-To be continued…-

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 8 ***


Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…

Ed eccovi finalmente anche questo ottavo capitolo…

Ma per prima cosa, desidererei rispondere a qualche vostro dubbio.

 

Del resto è il minimo che posso fare,dopo tutte le belle recensioni che mi avete fatto!^^

 

-      Probabilmente,nei prossimi 2 capitoli verrà specificata la vera identità di Sandy!

Molti mi hanno domandato chi fosse

E molti anno supposto “Una ex di House”…

Quel che posso dirvi è che è molto vicina al nostro diagnosta… ma purtroppo non posso dire altro.

Per quanto riguarda il trasferimento di Cam… è stato influenzato da qualcuno…

 

Ma ora basta.

O finirò per espormi troppo!!

 

Vi lascio alla storia,sperando che sia di vostro gradimento.

Un bacione.

 

 

 

 

Capitolo 8

22 Dicembre. h 22:30

Parcheggio del PPTH

-Salve.- Rispose Chase dopo qualche istante di silenzio. Poi si guardò attorno disorientato.

Che diavolo stava accadendo?

Era tutto un sogno!?

O aveva delle allucinazioni?

 

-Il Dr. House è ancora in clinica?- Gli chiese la donna dopo un po’.

-Ecco… non proprio.- Rispose lui,sempre più confuso. –È uscito.-

-ah.-

-Mi dispiace.-

-Non fa niente.- Concluse lei,andando per rimettersi il casco. –Grazie.-

 

Il giovane medico fece un sorriso ed annuì col capo.

Adesso basta!

Se avrebbe voluto sapere qualcosa di più su tutta quella faccenda,l’unica cosa da fare era approfittare del momento!

-Aspetti!- Esclamò di colpo.

-Si?-

-Le sembrerò indiscreto ma… posso sapere perché mai cerca il dr. House a quest’ora?-

La donna fece un sorriso. – Gli dovevo restituire la moto.- Disse con sguardo ovvio. –Invece,le sembrerò indiscreta,ma… posso sapere perché mai è rimasto a lavorare fino a quest’ora?- Lo imitò.

-Lei che ne sa del mio orario di lavoro?-

- So che su per giù ha lo stesso orario del dr House.-

 

Chase la guardò incuriosito.

Anzi,la squadrò incuriosito.

Era proprio bella!

 

Come mai tutte le belle donne,andavano sempre a finire dietro ad House?!

Lo trovavano così attraente il fatto di esser menefreghisti,egocentrici e misantropi!?!

 

-Allora… - Iniziò, cercando di cambiare discorso. – Così lei è un’amica di House… -

Lei gli fece un ennesimo sorriso. Era proprio curiosa di scoprire dove voleva andare a parare il medico.

-… Be,visto che è tardino e non ho ancora cenato,mi chiedevo se le andrebbe di cenare con me.-

Sandy fece finta di riflettere.- Per la serata avrei parecchi impegni….- Iniziò. -… però si può fare.-

 

 

22 Dicembre. h 22:30.

Locale xxx

-Bene.- Esclamò Lisa sarcastica.

Era appena entrata nel locale ed ora era immobile affiancata da House.

 

Quel posto era enorme!

C’erano tre saloni: Uno era pieno di tavoli dove non si poteva specificare se le persone sedute in questi erano ubriachi o del tutto fatti; In un altro c’era una passerella,dove delle ragazze seminude ballavano avvinghiate a un palo,posto al centro di questa; E nella terza c’era un casinò.

 

-Wow!!- Esclamò House scuotendo la testa come se fosse ubriaco. –Questo è il paradiso!-

Cuddy gli diede una gomitata. –Cerchiamo quello lì e filiamo!-

-Va bene,va bene… - Continuò il diagnosta massaggiandosi il braccio che era stato colpito da quello scatto di nervi. –Io inizio da là!- Esclamò in fine,dirigendosi verso la passerella.

 

Cuddy roteò gli occhi.“Imbecille.” Disse tra sé mentre si dirigeva verso la sala che pareva avere meno gente: quella coi tavoli.

 

 

 

House si posizionò in un angolo e iniziò a scrutare tutte le persone che gli venivano a tiro,senza negare qualche sguardo anche alle modelle in passerella.

-Hei tu!- Esclamò una donna avvicinandosi. –Come mai tutto solo?-

-Faccio un fioretto.- Disse lui sarcastico.

-Peccato… e io che cercavo qualcuno con cui chiacchierare…  -

Il diagnosta sorrise. – Wow! Un’altra cosa in comune.-

Lei lo squadrò con una faccia incuriosita. –Chi cerchi?-

-Un certo Bill Forder-

Lei inarcò un sopraciglio divertita. –E chi è?-

-Devo interpretare questa risposta come un “Non so chi sia e non mi importa di saperlo”?-

La ragazza scattò in una risata. -Sei un tipo sveglio!- Esclamò divertita.

-Me lo dicono spesso.- Concluse lui con un sorriso bizzarro.

-Mi chiamo Sasha.-

-Greg.-

 

 

 

 

Cuddy intanto aveva iniziato a cercare qualcuno che non fosse ubriaco,ma senza successo.

Diamine! Se continuava di questo passo,in pratica era venuta lì per niente!

Sbuffò e si mise una mano in fronte.

-Posso aiutarla?- Le chiese un uomo alle sue spalle.

Lei si voltò.-Come?-

-Mi sembra un po’ disorientata.- Era alto,capelli e occhi neri lo rendevano alquanto tetro e Indossava uno smoching.

Cuddy sorrise imbarazzata. – No,stò solo cercando una persona.-

-Posso aiutarla?-

-Si chiama Bill Forder. Lo conosce?-

-Cosa desidera lei da Bill Forder?-

Cuddy gli lanciò un’occhiata incuriosita. – È lei?-

-Esatto.-

-Gli devo parlare!-

-Hei… aspetti un attimo.- Gli rispose l’uomo mettendole un braccio sulle spalle e invitandola a sedersi su un tavolo. –Prima le presentazioni.-

Ci mancava poco che la dottoressa non gli lanciasse un pugno.

Non vedeva l’ora di tornare a casa e lasciare quell’inferno!

Ma fortunatamente era rimasta abbastanza lucida da ricordarsi le buone maniere.- Mi chiamo Lisa Cuddy e sono un medico.- Disse sedendosi.

-Wow! Un medico!- Esclamò lui intrigato. –E cosa vuole un medico da me?- Chiese facendo segno ad un cameriere.

Lisa si voltò per capire il significato di quel gesto.

-Non si preoccupi. Il fatto è che faccio il cameriere e mi potrebbero licenziare se mi vedessero parlare con lei…- Spiegò. –Ma non si preoccupi. Il mio collega mi coprirà per qualche minuto.-

-Mi scusi,ma è importante.-

-Prego.-

In quell’istante arrivò l’amico di Forder. –Non ti conviene perdere tempo.-

-È importante,ti prego.-

L’uomo sbuffò. -Ok.-

-Bene!- Esclamò in fine Forder prendendo dal vassoio dell’amico due boccali di birra. –Grazie.-

-Prego.- Mugugnò il cameriere allontanandosi.

 In quell’istante a Cuddy le parve di vedere la copia spiccicata di House: approfittatore!

-Sua sorella è ricoverata nell’ospedale Princeton Plaisboro,è paralizzata e c’è bisogno della sua presenza in clinica per avere un’anamnesi più dettagliata.- Esclamò Cuddy tutto d’un fiato. –Quindi la pregherei di presentarsi in ospedale appena finisce di lavorare.- Concluse,alzandosi dalla sedia.

Poi si fermò e il suo sguardo si posò su quello tranquillo dell’uomo. –Ma ha sentito ciò che gli ho appena detto?!-

-Si… e non riesco ancora a capire il perché lei è qui.- Rispose lui iniziando a sorseggiare la sua birra.

Lisa si risedette. –sua sorella non aveva un suo recapito telefonico.- Rispose dopo un po’.- Ma non le interessa il fatto che sta male!?-

-Io non voglio avere più niente a che fare con quella.-  Così dicendo passò l’altro boccale alla donna. –Lei ne vuole?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

22 Dicembre. h 23:45

Parcheggio del PPTH

Una luce abbagliante si fece spazio tra il buio parcheggio.

Era una macchina,che si posteggiò nel primo posto libero.

 

Sandy si voltò verso Chase. -Grazie. Mi sono veramente divertita.-

-Già,anche se il ristorante non era dei migliori…-

-In effetti…- Esclamò lei con una risata. – Ma la compagnia era decisamente meglio.-

Il giovane fece un sorriso.

Era stata proprio una bella serata.

 

E chi l’avrebbe mai detto che sarebbe diventato amico di un avvocato?!

Aveva sempre odiato queste persone…  che erano disposte a tutto per guadagnare più denaro possibile,senza preoccuparsi di cosa era giusto o sbagliato.

 

Ma del resto,lui lo sapeva bene, “In questo mondo siamo tutti diversi,ma il bello è proprio questo. La diversità ci rende unici” Gli diceva sempre sua madre.

Lui non ci aveva mai riflettuto… ma forse era giunta l’ora di farlo.

 

-A che pensi?- Gli chiese Sandy incuriosita.

-A mia madre.-

- Sta in Australia?-

- No. È morta quando ero piccolo.-

La donna abbassò lo sguardo. –Scusa.-

-Hei.- Disse Chase alzandole delicatamente il volto. – Non preoccuparti. È acqua passata.-

 Lei gli sorrise.

Era proprio una brava persona.

Tutto il contrario di House,è ovvio.

 

-Ora devo andare. Si è fatto tardi.- Disse aprendo lo sportello.

-Be… allora ci sentiamo.- La salutò Chase.

Lei annuì e gli mise una mano sul viso,le si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia.- Ciao.-

 

Quando Sandy uscì,lui la seguì con lo sguardo fin quando non si allontanò alla guida della moto del suo capo.

 

Perché il Cuore gli batteva in quella maniera?!

Era soltanto una donna. Amica di House,per di più!

 

Accese nuovamente la macchina.

Adesso aveva le idee più confuse di prima… e i sentimenti ancor di più.

 

 

 

 

22 Dicembre. h 23:40

Locale xxx

House era lì.

Seduto sul bancone.

-Hei amico!!- Gli urlò un uomo all’orecchio. –Andiamo! Prendine un altro po’!-

Lui scattò a ridere e si alzò. –Non sono ancora abbastanza ubriaco da accettare di rincretinirmi ancora di più…-

Sasha gli saltò addosso.-Greg!!- Gli urlò mettendogli le braccia attorno al collo. –Non dirmi che te ne vai!?-

-E quando l’avrei detto!?-

Lei gli sorrise. –Balliamo!-

-No…-

-Coraggio!!-

-No.- Ripetè,lasciando stare la ragazza. –Vado in bagno.-

 

 

Entrato in bagno si sciacquò la faccia.

Caspita… forse aveva un tantino alzato il gomito.

Ma fortunatamente… ce ne voleva di alcol per metterlo k.o.

 

Alzò lo sguardo e si guardò allo specchio.

Forse era meglio tornare a casa…

-Valla a sentire Cuddy,domani.- Disse asciugandosi il volto con un tovagliolo.

 

Aspetta un momento… Cuddy!!!!

 

Il diagnosta uscì fuori dal bagno nel giro di pochi secondi.

Cavolo! Si era dimenticato completamente del perché era lì!

Doveva cercare quel tizio… come si chiamava? Fill Border??

Vabè… per adesso l’importante era trovare Cuddy!

Ci avrebbe scommesso la testa che in quell’istante la dottoressa stava uscendo pazza nel cercarlo.

E ci avrebbe scommesso tutto che l’indomani avrebbe passato un inferno a lavoro.

 

Si diresse verso il casinò:

Niente.

Tornò nella sala dove si trovava prima:

Niente.

Sbuffò e guardò la sala coi tavoli.

No,non poteva essere ancora li… almeno credeva.

Ma era meglio andare a controllare.

 

Entrò nella sala e iniziò a scrutare tutte le persone sedute ai vari tavoli…

-Niente.- Disse voltandosi.

Ad un certo punto si bloccò. Il suo sguardo era andato a cadere su un tavolo dove un cameriere rideva e scherzava con una donna seduta di spalle.

 

Si avvicinò. –Cuddy?!?- Esclamò allibito quando la riconobbe.

-Hei… vieni…. Siediti qua con noi… - Balbettò lei a fatica.

-Ma ti sei bevuta il cervello!?!-

-Ma che diamine dici!?- Esclamò Cuddy per tutta risposta. –Solo birra! E poi…stò solo parlando con il mio amico!-

House lanciò un’occhiataccia all’uomo. –“Il tuo amico”?- Disse disgustato. Poi si voltò nuovamente verso di lei e la prese per un braccio. –Su,andiamo! Alzati!-

-Hei!!- Forder si alzò di scatto dalla sedia. –Lasciala stare!-

House lo fulminò con lo sguardo.- Perché,senò che mi fai?- Disse allontanandolo col bastone.

-Ti ammazzo!!- Urlò lui.

-Basta!!- Li zittì la Cuddy. –Ci vediamo Bill,ora devo andare.-

-sei sicura di voler andare con quello psicopatico?!-

-Si… non preoccuparti. È una sottospecie di amico.-

Il diagnosta roteò gli occhi. –Andiamo!!- Concluse,tirandosela per un braccio.

 

 

-Ma sei impazzita!?!- Esclamò furioso,mentre si dirigevano verso la macchina.

-Hei… parla per te!- Rispose lei barcollante. -Pure tu hai bevuto!-

-Si ma non quanto te!- Concluse squadrandola dall’alto in basso. –Guardati… non ti reggi in piedi.-

Cuddy aprì la macchina. -ah… falla finita.-

House la scostò. -Sarà meglio che guida io.- 

-Ce la faccio!- gli rispose lei con uno strattone.

Ma il diagnosta si infilò velocemente dentro al veicolo. – Troppo tardi.-

 

 

23 Dicembre. h 00:40

Casa di Cuddy.

La macchina si fermò di fronte alla tanto desiderata casa.

-Siamo arrivati.- Disse House appoggiando la testa sul volante. –Cuddy?-

Ma non vi fu alcuna risposta.

La dottoressa era già nel mondo dei sogni.

“Magnifico.” Disse tra sé il diagnosta.

Sembrava una bambina di 8 anni… tutta raggomitolata nel sedile con un braccio sotto il capo e un leggero sorriso che si faceva spazio tra le candite guance.

House fece un sorriso. Non avrebbe mai immaginato di vederla in quelle condizioni.

Insomma… lei era Cuddy! Il diavolo del Princeton… Anche se di diabolico,in quell’istante,aveva ben poco.

-Hei!- urlò,facendola sobbalzare.

-Che succede?!?-.

-Siamo arrivati.-

-ok. Grazie.- Rispose lei,aprendo lo sportello e uscendo dalla macchina. –Ci vediamo domani.-

House inarcò un sopraciglio. Non si reggeva in piedi.

Sbuffò e uscì dalla macchina. –Dai che ti accompagno, c’è il rischio che scambi qualche cespuglio per un letto.-

Lisa sorrise ed annuì. –D’accordo.-

 

-Le chiavi.- Disse House facendole segno con la mano.

La dottoressa gliele porse e si avviarono verso la porta di casa.

 

-Bene.- Esclamò il diagnosta aprendo la porta ed entrando. –Ora vai a letto e domani,a lavoro, verrai il più tardi possibile. D’accordo?-

-No…io andrò a lavoro in orario e tu pure o ti do 3 ore in più di ambulatorio!- Rispose lei togliendosi la giacca.

House la guardò meravigliato. Certo che quando si trattava di lavoro,riusciva sempre ad essere lucida!

-Ok. Ci vediamo.- rispose andandosene e chiudendosi la porta alle spalle.

 

Ma dopo qualche istante il campanello si mise a suonare,rimbombando freneticamente nella testa della dottoressa. –Che c’è!?- Rispose seccata,aprendo la porta.

-Chi era quello?-

Cuddy si gettò nel divano. -Quello chi?-

- L’hai chiamato Bill,quindi devo dedurne che era… Forder?-

-Credo di si.-

-Ma sei scema!?-

La donna poggiò il gomito sul braccio del divano e posò la testa su di esso. - No. Mi prendi del ghiaccio?- 

-No:- il diagnosta si sedette accanto a lei. –Dimmi che non siamo andati li per niente...-

Lisa lo fissò. -Mi ha dato il suo numero… -

-Signore ti ringrazio!- Esclamò House sarcastico,lasciandosi cadere all’indietro nella spalliera del divano.

La dottoressa fece un sorriso.

Certo che erano proprio dei deficenti. Solo per cercare una persona si erano ridotti in quello stato…

-House?-

-hm?-

-Grazie.-

Il diagnosta alzò il capo e la guardò sorpreso.

Era strano sentirle dire “Grazie”,per di più a lui.

Annuì col capo. –Prego.-

Lisa,allora, gli si avvicinò sempre di più.

Gli mise una mano sul viso e lo baciò.

Il diagnosta sgranò gli occhi,colto di sorpresa.

Certo che doveva aver bevuto parecchio…

Ma che importava.

Le mise le mani sui fianchi e l’attirò a se.

Ormai era destino. Quella notte non avrebbero chiuso occhio.

 

 

 

 

 

-To be continued…-

 

 

 

 

La domanda che vi porgo adesso è una sola:

Sarà una Cotton Candy o una Huddy?

Eh eh…. A questo punto la risposta potrebbe sembrare facile… forse…  ;P

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 9 ***


Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…

Rieccomi gente!!!

Spero che anche questo cap vi piacerà

Ah,comunque,…. Io non ho mai detto che non avrà un finale Cotton Candy… ;P

Buona lettura!

 

Capitolo 9

 

23 Dicembre. h 10:30

Casa di Cuddy.

Era stata una lunga notte.

Forse troppo lunga…

Troppe sensazioni li avevano sopraffatti e spinti a ad andare oltre a dei semplici gesti d’affetto.

 

Ora uno sconfinato silenzio,si faceva spazio tra le mura dell’abitazione della dottoressa.

Troppo tardi perchè lei si trovasse li?

No... forse non così tardi.

 

Un raggio di sole le colpì il viso.

Lei prese un cuscino e se lo cacciò sopra la testa.

Mai come in quel momento la testa gli aveva pesato tanto. Come se ci avesse avuto un mattone sopra.

Di colpo il telefono squillò,facendola sobbalzare.

Prese il cellulare,che si trovava sul comodino affianco,e rispose. –Pronto.- Esclamò con una voce di chi è appena uscito da un letargo.

*Lisa!? Ma dove sei finita!? È successo qualcosa,per caso??*

-Wilson… - Mugugnò lei,strofinandosi gli occhi. –Ma che diavolo… - Ma non finì nemmeno la frase che di colpo il suo sguardo si andò a posare sulla sveglia che segnalava le 10:35. –Cavolo!- Esclamò chiudendo la telefonata.

 

Si voltò di scatto e rimase paralizzata da ciò che ebbe di fronte.

Il diagnosta era li. Disteso su un fianco e con un braccio sotto il capo.

Qualche flash della sera precedente iniziò ad illuminare i ricordi di Lisa. “Ma che cosa ho combinato!?” Pensò mettendosi una mano sulle labbra.

Abbassò lo sguardo.

 

La verità era che per la prima volta,nella sua vita… non era riuscita a fermare i suoi sentimenti.

House le era sempre piaciuto. Sin dai tempi dell’università.

Ma sin dai tempi dell’università,aveva represso quei sentimenti,che ora l’avevano portata a fare questo.

Diamine,amava House!

E per quanto odiasse ammetterlo,avrebbe preferito un abbraccio ad una notte come quella,spinta solo dalla follia.

Ma ormai il danno era fatto.

Non sarebbe più riuscita a guardare il diagnosta in faccia senza pensare a quel che era successo.

 

Si alzò velocemente. Doveva dimenticare tutto quel che era accaduto quella notte. Doveva!

Si cacciò dentro il bagno e si mise sotto la doccia. Un po’ d’acqua fredda,forse,le avrebbe schiarito le idee.

 

 

 

Dopo pochi minuti,il diagnosta aprì gli occhi,svegliato dallo scrosciare dell’acqua della doccia.

Si mise a sedere e passandosi una mano sul viso iniziò a guardarsi attorno.

Squotè la testa confuso.

Si alzò e iniziò a raccattare i vari vestiti sparsi per la stanza.

 

Dopo qualche minuto,era già pronto.

Aprì la porta e si trovò di fronte Cuddy,già vestita con i capelli ancora umidi ma già acconciati.

 

-Di già in piedi?- Chiese sarcastico.

Lei lo sorpassò velocemente. -Sono le 11:00!-

-Bene,allora io vado.- Concluse,dirigendosi verso la porta. –Sai… se arrivo tardi il mi capo mi fa barba e capelli!-

Cuddy lo squadrò dalla testa ai piedi.. –Sarebbe ora.- Rispose sarcastica.

House sorrise ed uscì.

Lisa lo guardò scomparire dietro la porta.

 

Ecco,ora ne aveva la conferma.

Per lui,era stata solo una notte come tante altre.

Per lei,invece, era diverso.

Ma questo non importava.

L’importante era solo dimenticare…

 

 

23 Dicembre. h 11:30

Princeton Plaisboro Teaching Hospital.

-Cuddy!!- Esclamò Wilson vedendola entrare velocemente nel suo ufficio.

Lei nemmeno si voltò.- Che c’è!?-

-Che è successo?- Continuò lui,vedendo una strana ed insolita agitazione nei movimenti del suo capo.

La dottoressa si sedette nella sua scrivania.-Niente.-

-Quando dico “che è successo” intendo… -

-Che volevi?- Lo interruppe lei,cercando di sviare il discorso.

Wilson la guardò incuriosito e squotè la testa,forse era meglio lasciar perdere,del resto non aveva motivo di intromettersi nella sua vita privata. –Ho bisogno di una firmi qui.- Rispose,porgendole un documento.

La dottoressa lo firmò senza nemmeno leggerlo,glielo restituì e gettò il suo sguardo sui documenti arretrati di quella mattina.

 

Wilson non mosse un muscolo.

Da quando era così superficiale?

-Cuddy…-

-Scusa,ma ora ho da fare.- Rispose lei,senza degnarlo di uno sguardo.

L’oncologo annuì. –Daccordo.-

 

23 Dicembre. h 12:00

Stanza della paziente.

Chase e Foreman entrarono nella stanza. –Salve.-

-Buon giorno.- Rispose Andy.

-Allora,come va oggi?-

-Se rispondo “Bene”,si capisce che non intendo letteralmente,vero?-

Foreman fece un sorriso. –Si.-

-Quindi oltre al peggioramento di ieri,non è successo nient’altro….- Iniziò Chase,controllando il battito della donna.

Lei abbassò lo sguardo. –Non avete ancora capito che cosa ho?-

Il neurologo scosse la testa. –Dovremo continuare con altre analisi.-

-Sul modulo ha scritto che ha un fratello.- Esclamò Chase. –Come mai non viene a trovarla?-

-Ha molto lavoro.- Rispose la donna tristemente.

Il giovane medico annuì. Forse aveva toccato un tasto sbagliato… -Bene,passeremo più tardi per un’altra visita di controllo.- Disse uscendo dalla stanza seguito dal collega.

 

-Secondo te ha mentito?- Chiese Foreman al collega.

Chase sbadigliò.-Cosa?-

-Andy.-

-Cosa Andy?-

-Ma ci sei??-

-Senti,ho sonno!- Esclamò il giovane medico,facendo un ennesimo sbadiglio.

-Questo l’avevo capito.- Continuò il neurologo divertito. –Quel che non capisco è quello che hai combinato questa notte.-

-Niente.-

-Si,come no.-

-Ho fatto tardi perché,dopo che tu te ne sei scappato, ho dovuto sistemare dei documenti.-

Foreman inarcò un sopraciglio. –Ok. Facciamo finta di crederci:-

-Perché è vero!- Concluse Chase,sfilandosi dalla tasca dei pantaloni il cellulare che aveva iniziato a tremare. Sorrise.

Foreman lo guardò. -Lascia perdere.-

-Cosa?-

-Ieri,dopo esser “Scappato”,mi sono accorto di aver dimenticato il cellulare in clinica e sono ritornato.- Iniziò. –E ti ho visto con quell’avvocato. Ascolta il consiglio di un amico… lasciala perdere. Non mi fido.-

Chase guardò l’amico stranamente. -Be,io si!-

 

23 Dicembre. 12:00

Ufficio diagnostica.

Cameron era lì da parecchio.

Fortunatamente la loro paziente non aveva mostrato peggioramenti,ma neanche miglioramenti…

I tre medici dell’equipe avevano aspettato il loro capo tutta la mattina,per iniziare a formulare una diagnosi,ma invano. Il diagnosta non si era ancora presentato.

 

Solo lei riteneva una cosa strana,anche per House,questo ritardo?

“Secondo me,ha fatto finta di non sentire la sveglia.” Aveva detto pochi istanti prima il neurologo.

 

Forse avevano ragione in fondo…

Insomma,si trattava di House! Quello che 2 ne diceva e mille ne faceva!

Quello scontroso medico che avrebbe trovato qualsiasi scusa idiota per marinare il lavoro,come se fosse stato ancora al liceo.

Allison non potè trattenere un sorriso,mentre si accingeva ad attaccare una pallina di natale in un piccolo alberello che aveva allestito quella mattina stesso,in quell’ufficio ormai troppo desolato per lei.

 

Foreman e Chase stavano controllando la paziente,mentre lei era rimasta in ufficio per informare House,nel caso fosse venuto.

Ma informarlo di che cosa?

Del resto gli ultimi sintomi che Andy aveva avuto,si erano manifestati la scorsa notte… ed House era stato informato di tutto.

Eppure le avevano detto di aspettare House e di coprirlo nel caso Cuddy l’avesse cercato.

Ok. Tanto non aveva niente di meglio da fare.

 

La dottoressa si alzò per avere una visuale più ampia della sua opera natalizia.

Com’era bello quell’albero… certo doveva ancora finirlo,ma già con qualche pallina e qualche nastrino era fantastico!

Si chinò nuovamente per continuare,quando una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.

 

-Hei! Ma che diamine combini?-

Lei si voltò di scatto. –House?-

Lui poggiò il suo bastone nel tavolo. -No,mio nonno.-

Cameron non potè fare a meno di gettare lo sguardo sul bastone. – Ma cosa… - Si bloccò. Capì tutto in pochi secondi. –Mi dispiace.-

Il diagnosta sbuffò. – Se chiedessi 1 dollaro a tutti coloro che me lo hanno detto,sarei la persona più ricca del mondo!-

La dottoressa avrebbe voluto confortarlo,dirgli che non era solo e che lei gli sarebbe stato accanto… ma questo House non l’avrebbe mai accettato.

Perché doveva fare sempre il difficile? Perché non poteva essere come gli altri?... Perché non accettava mai il suo appoggio?

Abbassò il capo. –Scusa.- Disse,voltandosi nuovamente verso l’albero di natale e ricominciando ad appendere gli addobbi.

 

-Hei!- Il diagnosta le diede un colpo sulla mano con il bastone,facendo quasi cadere la pallina che la ragazza teneva. – Chi ti ha dato il permesso di riempire di palle il mio ufficio?!-

Lei gli lanciò un’occhiataccia. –Non è “Il tuo ufficio”!-

-Già… è tutto tuo. Quando hai fatto la conquista? Mentre ero via?-

-È di tutta l’equipe!- Concluse Cameron,attaccando la pallina che poco prima House aveva tentato di rompere.

House la guardò divertito .-Da quando tutta questa libertà di parola?-

Cameron non gli rispose. Che doveva dire? “Non mi interessa se parlo troppo ma un albero di natale ci spetta.”?

Inutile mettersi a discutere con lui,tanto l’avrebbe avuta sempre vinta. –Mi passi le luci?- Si limitò a dire,attirandosi uno sguardo allibito del proprio capo.

-No!- Esclamò lui,dirigendosi verso il suo ufficio.

 

Allison si voltò di scatto. –Cosa c’è di sbagliato nel voler festeggiare il natale?... Nel voler addobbare un albero?-

House si voltò con uno sguardo interrogativo.-Niente.- Rispose dopo un po’.-…per te.-

-E per te,invece?-

Il diagnosta le diede nuovamente le spalle -Per me è solo uno spreco di soldi.-

-Già… i soldi.- Cameron fece un sorriso tirato. – Non ti ha mai sfiorato l’idea della felicità? Della felicità che si prova nel fare un regalo,della felicità che si prova nello stare insieme… -

-Già,però poi va a finire che con tutta quella felicità in circolo,uno diventa matto.- Rispose lui sarcastico.

Allison lo fissò per qualche istante,con uno sguardo di chi cerca di comprendere dei geroglifici. Con uno sguardo di tenerezza che presto andò a sfumare in uno di tristezza. -Hai paura di essere felice?- sussurrò in fine.

 

Ci fu silenzio questa volta.

Quella domanda era una stupida domanda da parte di una stupida ragazza che vedeva la vita tutta rose e fiori… perché continuare quella discussione? Anzi,la domanda era: Come diavolo ci erano arrivati a parlare di queste cose?

-Non mi importa.- Fù la risposta vaga del diagnosta.

-Non è vero,non ci credo.-

 

House sbuffò. –ok! Sono l’uomo più felice di questa terra!!! Contenta?-

Allison incrociò le braccia.

 

-House!- Esclamò Wilson,entrando nell’ufficio.

-oh! Wilson! Diglielo anche tu che sono felice,senò non si da pace!-

L’oncologo guardò Cameron disorientato.

-Andiamo,che se glielo dici tu,ci crede.- Concluse il diagnosta,facendo un occhiolino all’amico.

 

-Lascia stare.- Disse la dottoressa,scuotendo la testa. – Che succede?-

-Cuddy mi ha detto di darti questo.- Rispose Wilson,porgendo un cercapersone ad House.

-Come mai l’aveva Cuddy?- Chiese Cameron.

- L’avrò dimenticato nel suo ufficio.- Balbettò il diagnosta,uscendo velocemente dalla stanza.

 

 

 

 

 

Wilson lo seguì. –Allora,ora mi dici che diavolo succede!-

-Un cane si è mangiato il mio vecchio cercapersone.-

-House!-

-Il bello è che quando inizia a suonare,quel cane sembra una radio…-

-Ok.- l’oncologo lo prese per un braccio e lo costrinse a fermarsi. –Vedi che Foreman e Chase mi hanno detto tutto.-

House guardò l’amico con una faccia interrogativa. –“Tutto” Cosa??-

-Tutto… tutto!- Balbettò l’amico,imbarazzato.

-Sai,sarei curioso di saperlo anche io questo “tutto”.-

-Mi hanno detto che ieri notte,quando ti hanno telefonato,eri con Cuddy.-

House sorrise.

-Senti,non ho nulla in contrario del fatto che tu e Cuddy…. –

-Che scemi!-Esclamò il diagnosta.

-Cosa?-

-Ero solo andato con Cuddy a cercare il fratello della mia paziente…-

-ok..- Wilson fissò il diagnosta per qualche istante,senza riuscire,alla fine,a trattenere un sorriso.

-Questi giovani d’oggi…. Non c’è più rispetto!- Disse House sarcastico,mentre ricominciava a camminare.

 

Di colpo si fermò.

-ehi? Che ti prende?-

Ma il diagnosta non rispose,continuando a gettare lo sguardo su un uomo in fondo al corridoio.

-Coprimi!-esclamò,mettendosi dietro l’oncologo.

-Ma che diavolo combini!?!-

 

-Hei tu!!-

House sbuffò. -Troppo tardi…-

-Tu sei quello di ieri sera!-

-Ma guarda che coincidenza,pure tu sei quello di ieri sera!- Esclamò sarcastico il diagnosta.

 

-Da come ti sei tirato via Lisa,devo dedurne che devi essere il suo…-

-Bip. Gli imbecilli sono desiderati all’ingresso!- Lo interruppe,fingendo la voce dell’altoparlante.

Wilson gli gettò un’occhiataccia.-Finiscila!-

-Che ci può fare,tra imbecilli ci si riconosce.- Rispose l’uomo all’oncologo con una vena di sarcasmo misto a irritazione.

Wilson sorrise forzatamente e gli strinse la mano. –Io sono il dr Wilson,piacere.-

-Bill Forder.-

-Greg House.- Si intromise il diagnosta. –Bene,ora che tutti sanno il nome di tutti,possiamo andare. Vero Wilson?-

-Posso darle una mano?- Chiese l’oncologo all’uomo,ignorando l’amico.

House gli lanciò un’occhiataccia.

-Sto cercando la dottoressa Lisa Cuddy.-

 -Ma come? Non era tua sorella quella ricoverata?- Chiese il diagnosta malizioso.

-Sono venuto qui solo perché devo dare qualche informazione in più su Andy. Poi me ne andrò,non preoccuparti!-

-Be,in questo caso non c’è bisogno che vai da Cuddy.- Concluse House con un sorriso soddisfatto. –Sono io il suo medico curante.-

 

23 Dicembre. h 14:00

Princeton Plaisboro Teaching Hospital

-Dr Cuddy?-

-Che c’è?-

L’infermiera passò alla dottoressa una cartelle.- Ha un paziente nella 1.-

-Passalo a qualcun altro.- Esclamò lei,dirigendosi velocemente verso l’ascensore.

 

Caspita… era da quando era entrata in clinica che non faceva altro che fare avanti e indietro per tutto l’ospedale.

Mai le era successo di arrivare così tardi a lavoro. E questo non riusciva a perdonarselo.

Passò davanti la stanza di Andy Forder e il suo sguardo non potè fare a meno di posarsi sulla donna.

Ed ecco che i ricordi della sera precedente ricominciarono a farsi spazio tra i suoi pensieri. Quel locale,quell’uomo… chi sa se era effettivamente venuto a trovarla.

Ma questo non era affar suo.

Squotè la testa e continuò per la sua strada.

 

 

23 Dicembre. h 14: 20

Ufficio diagnostica.

-È stupendo!- Esclamò Chase,mentre squadrava con lo sguardo il meraviglioso albero di natale. –Hai avuto proprio una bella idea.-

Cameron sorrise. –Grazie.-

-Immagino cosa dirà House,quando lo vedrà.- Disse Foreman con una vena di sarcasmo.

-Non c’è bisogno di immaginarlo… l’ha già visto.-

Chase si strofinò il capo. –Sul serio? E che ha detto?-

La dottoressa abbassò lo sguardo. Che aveva detto? In fin dei conti… non aveva fatto poi chissà cosa… ma il suo pensiero non riusciva a distogliersi da quella discussione che aveva avuto con lui. Perché odiava così tanto il Natale? Be… qualunque fosse stato il motivo,lei avrebbe fatto di tutto per fargli cambiare idea!

-Niente. Si è solo lamentato della eccedenza di “palle”.- Rispose,iniziando a sorseggiare un pò di caffè dalla sua tazza.

I due medici scoppiarono in una risata. Questo era proprio da House!

 

-Allora,cosa abbiamo qui?- House entrò improvvisamente nell’ufficio. - Un’equipe o un branco di anatre?!-

-Ci sono novità?- Domandò Allison,vedendo negli occhi del proprio capo una strana luce.

-Già.- Rispose lui,prendendo il pennarello ed iniziando a scrivere sulla lavagna.

I tre medici si inclinarono contemporaneamente la testa,curiosi di conoscere ciò che House stesse scrivendo.

Foreman sgranò gli occhi. -Incapacità di espressione?!-

-Allora?- Chiese il diagnosta,volgendosi verso il suo staff. –Idee?-

-Non abbiamo risultati positivi in nessun test… - Continuò il neurologo.

House sbuffò. -Già, ma se ci fosse qualcosa di così piccolo da non essere rilevata nemmeno nei test di routin?- Esclamò,attirandosi gli sguardi incuriositi dei tre medici. –Del resto,la lesione di una singola parte può determinare sintomi a carico di diverse attività funzionali… -

- È permesso?-Chiese Forder entrando nell’ufficio.

-No.- Esclamò House scocciato. Odiava quando qualcuno lo interrompeva. –Non voglio seccature!-

-Mi hanno fatto dei test genetici e stò aspettando i risultati, visto che non ho nulla da fare potrei rimanere qui,no?-

-Ammettilo,ci godi a rompermi le scatole! Perché non vai da Cuddy!?-

Ma l’uomo non rispose e si sedette al tavolo affianco a Cameron,nella sedia dove solitamente si sedeva il diagnosta. –Non disturberò,vedrai-

-Troppo tardi,già fatto!-

-House!- Intervenne Cameron. -Se è un tuo amico può rimanere,ha detto che non disturberà.-

Il diagnosta roteò gli occhi. Ma perché doveva fare sempre la buona samaritana!?

-Parole sante!- Esclamò l’uomo,mettendo una mano sulla spalla della dottoressa. – Grazie,sei un angelo.- Concluse,facendole un occhiolino.

-Sbrighiamoci!- Esclamò House innervosito,dando le spalle ai presenti. – Immagino che non abbiate capito niente di quel che stavo dicendo prima…-

-La tua teoria è un po’ generica… - Intervenne Chase,cercando di riconcentrarsi sulla paziente.

Il diagnosta si passò una mano sulla fronte,esasperato. Fece per dire qualcosa quando la voce di Cameron lo interruppe.

-Una lesione vascolare,tumorale o degenerativa del talamo può indurre a disturbi del linguaggio.-

Lui si voltò. –Brava,ci sei arrivata.-

-Si ma la paralisi??- Chiese il neurologo. – La perdita della motilità di una gamba,può essere dovuta ad una lesione di qualsiasi struttura che costituisce il sistema motorio.-

House guardò il neurologo incuriosito.

Forder squotè la testa. -Wow! Quante parolone!-

-Stà zitto.- House ora era concentrato,con lo sguardo fisso sul pavimento.

-Qualche idea?- Chiese Allison.

-Provate a fare un’elettromiografia.-

I tre medici annuirono ed uscirono dalla stanza.

-Caspita,li hai addestrati per benino… ti obbediscono come cagnolini.-

Il diagnosta si versò un po’ di caffè. -Stà alla larga da lei.-

-Lei chi?- Chiese l’uomo,incuriosito. –La dottoressa? Credevo che ti interessasse Lisa… -

-Non mi interessa nessuno!- Sbottò lui. – Stò solo cercando di evitare di ritrovarti qui tutti i giorni!-

- D’accordo.- Forder sorrise. –Allora non te la prenderai se ci provo con la brunetta?-

-Se la mia teoria è esatta,tua sorella stà morendo.- Esclamò il diagnosta,cercando di cambiare discorso. –Quindi,perché non vai a darle il “Piacere” di una tua visita?!-

L’uomo non rispose. Si limitò a guardarlo,disorientato dalle ultime parole che aveva sentito.

Forse,non era vero che non gli importava niente della sorella.

 

 

 

 

 

 

-To be continued… -

 

 

 

 

 

Allora?

Piaciuto?

Scusate se mi stò un po’ prolungando con la storia di Andy e Bill,ma immagino che possiate capire che quando viene una sorta di ispirazione,una deve cercare di prenderla al volo,anche se questo implica il prolungamento della storia…

Comunque, mi raccomando,fatemi sapere che cosa ne pensate!

Un bacio

 

 

               Miky91

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 10 ***


Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…

Ed eccovi anche il 10 cap…

Scusatemi se è venuto un po’ cortino ,ma credo che,anche se piccolo,riuscirà a chiarire parecchie cose.

 

Per quanto riguarda i capitoli precedenti… lo ammetto. Sono stata un po’ dispettosa…

Ma vorrei chiarire qualche punto: La presunta storia tra House e Cuddy,come detto, non avrà alcun risvolto.

Ma allora vi chiederete il perché l’abbia fatta nascere. Ecco,come potete immaginare, tutto in una storia è collegato… -o-… e naturalmente,anche qui una determinata situazione, ne potrebbe determinare un’altra…

 

Non mi resta che augurarvi buona lettura e sperare che anche questo cap vi piaccia.

 

Baci J

 

Miky91

 

Capitolo 10

 

 

23 Dicembre. h 16:15

Cappella del PPTH

Bill era li.

Seduto in una delle panchine della cappella con lo sguardo perso nel vuoto.

House gli si avvicinò alle spalle.

-Che cos’ha?- Chiese l’uomo senza nemmeno voltarsi.

-SLA.-

Lui si asciugò una lacrima che gli scivolò sul volto. –Scusa… - Balbettò,cercando di essere il più sarcastico possibile. – Ma non ho ancora ottenuto una laurea in medicina… -

Il diagnosta sospirò e gli si sedette accanto. –È una gravissima patologia degenerativa che colpisce un gruppo specifico di cellule del midollo spinale: I motoneuroni.- Iniziò.- Queste cellule,svolgono la funzione di trasmettere ai muscoli i comandi per il movimento. La scomparsa dei motoneuroni causa una progressiva atrofia muscolare: I muscoli volontari non ricevono più i comandi provenienti dal cervello e,nel tempo,si atrofizzano,portando a una paralisi progressiva dei 4 arti e dei muscoli deputati alla deglutizione e alla parola. La morte è provocata quasi sempre per insufficienza respiratoria.-

Bill si voltò confuso verso quell’uomo che fino a ieri era solo uno sconosciuto.

-Che c’è? Vuoi un decodificatore?- Rispose House,cercando stranamente di tirar su di morale Forder. In effetti,quell’uomo era insopportabile! Odioso e ciarlatano! Per non parlare del fatto che ci provava con tutte… Ma qualcosa in lui gli piaceva. Forse lui stesso si identificava in quell’uomo tanto scocciante quanto sarcastico.

-C’è una cura?-

-Ma come? Non dicevi che non ti interessava niente di tua sorella?-

L’uomo sorrise tristemente. – Lei aveva sempre desiderato avere un figlio. Ma purtroppo,dopo essersi sposata,avevano scoperto che non poteva averne.-

House poggiò il capo sul suo bastone e fissò incuriosito Forder,che continuò. – Suo marito era una persona insopportabile! Io e lui facevamo sempre a litigare!... Poi,un giorno,Andy si scoprì in cinta. Puoi immaginarti la felicità che ci fu… anche se non capimmo come era potuto accadere una cosa del genere.-

-Ha abortito,vero?- Intervenne House.

-Si. A causa mia.- Forder sospirò. – Litigai per l’ennesima volta con suo marito e lui uscì di casa infuriato e ubriaco. Pochi minuti dopo ci telefonarono per dirci che aveva perso la vita in un incidente. Andy,per il dispiacere,perse il bambino. E come puoi immaginare… i nostri rapporti si stroncarono quella sera stessa.-

Il diagnosta annuì e si alzò,senza degnare di uno sguardo l’uomo. – Sei un imbecille. Lo sei sempre stato.-

-Grazie. Sai,ora mi sento meglio!-

-Dovresti provare a parlarle…-

-Già. Come se fosse facile.-

-Alle volte è meglio mettere da parte l’orgoglio,o non si sarà mai felici nella vita.-

Forder gli sorrise amichevolmente.- Come te? -

- L’orgoglio ti distruggere la vita.- Insistette il diagnosta,ignorando la domanda appena fattagli e dirigendosi verso la porta,ma prima di uscire si voltò nuovamente. – Non esiste una cura per la SLA.-

 

23 Dicembre. h 16:00

Ufficio diagnostica.

-Hei?- La voce di Wilson fece alzare lo sguardo di Cameron,intenta a lavorare al computer.- Sai dov’è House?-

-Deve essere in giro a cercare il Signor Forder.-

-Ma non diceva che era insopportabile?-

Allison sorrise. –Già… lo diceva.-

L’oncologo si avvicinò. –Avete scoperto che ha la sorella?-

-Sclerosi Laterale Amiotrofica.-

Wilson squotè la testa sorpreso.-Caspita.-

-Già,questo è quel che pensano i medici… - Allison si alzò per posare delle cartelle. –Ma immagino che i familiari non si limitino a dire un “Caspita”.-

-Tutto a posto?- Chiese l’oncologo. –Mi sembri nervosa.-

Lei si voltò a guardare il collega. – Mio padre mi assilla.-

-Tuo padre?.. che c’entra lui?-

-È stato lui a mandare il mio curriculum all’ospedale di Londra,senza che io ne sapessi nulla. E ora,visto che mi hanno proposto un lavoro li,mi opprime per far sì che io lo accetti!-

-Ti sei già fatta un’idea?-

-Ho altri 4 giorni di tempo…-

-Certo.- Wilson si mise una mano sulla fronte e fissò la dottoressa con aria di rimprovero. –Alle volte sei peggio di House!-

-Cosa?- Allison fu sorpresa da quella frase,quanto mai lei e House si somigliavano? Per di più le avevano appena detto che era peggio di lui…

-Non puoi scantonare sempre i tuoi obblighi,soprattutto se si tratta di cose serie come queste!-Iniziò l’oncologo.- Non hai avuto nemmeno il coraggio di parlarne con House,hai chiesto a Cuddy altri 5 giorni e non dici a tuo padre il perché di questi dubbi perché non lo sai nemmeno tu.-

-Che dovrei fare allora? Lasciare scorrere la vita come se niente fosse e approfittare di qualsiasi occasione senza badare alle conseguenze? Come House?!-

-House almeno alla fine,qualcosa la conclude.- Disse l’oncologo uscendo.

Era stato duro… forse troppo. Ma sapeva di aver fatto la cosa giusta.

È vero,Cameron non lo avrebbe guardato in faccia per un bel po’ di tempo,ma per lo meno… avrebbe fatto una buona scelta.

A volte,avere il ruolo di un amico,implica anche far capire al compagno i suoi difetti. In questo caso,quello di Cameron era il fatto di costruire castelli per aria. Amava sognare… amava sperare… sperare che un giorno fosse successo qualcosa tra lei ed House e con questo modo di pensare si stava condizionando la vita.

House non era capace di amare.

 

Almeno questo era quello che credeva lui.

 

23 Dicembre. h 16:30

PPTH.

Il diagnosta uscì velocemente dalla cappella e iniziò a percorrere uno dei lunghi corridoi dell’ospedale.

“Alle volte è meglio mettere da parte l’orgoglio, o non si sarà mai felici.” Queste erano state le sue esatte parole qualche minuto prima.

Sorrise.

Proprio lui andava a dire in giro certe cose?!

 

Hai paura di essere felice?

Si bloccò.

Perché diamine gli veniva in mente Cameron? Lei e quella sua maledetta teoria che tutti vogliono essere felici!

 

-House?- Esclamò una voce alle sue spalle.

Lui si voltò.

Era Cuddy. -Come l’ha presa Forder?-

-Non l’ha presa.-

Lei annuì nervosamente e si voltò per andarsene,quando venne fermata dalla voce del diagnosta: -Aspetta.-

Si bloccò. Conosceva quel tono di voce… usato sempre per parlare di cose che lei odiava! In questo caso,trattandosi di House… - Non importa.- Rispose.

-Mi dispiace.- Concluse lui,andandosene per la parte opposta.

Lei si voltò,ma troppo tardi. Lui era già partito in quinta.

 

 

 

 

 

23 Dicembre. h 18:00

Casa di House.

House entrò in camera sua e si gettò sul letto; lo sguardo perso nel soffitto.

-Greg? Sei tu?-

-Si.- Mugugnò lui, mettendosi un cuscino in faccia.

Sandy spuntò da dietro la porta. -Allora? Come è andata?-

-Lasciami in pace.-

-Andiamo! Finalmente ho un po’ di tempo libero e tu non vuoi parlarmi?!- Sbuffò lei. –Vedi che mi offendo!-

-Brava,fa pure.-

Lei gli tolse il cuscino dal viso. –Che hai?-

Il diagnosta si alzò velocemente.- Una certa persona,di cui non faccio il nome, mi stà rompendo le scatole più del solito!-

-hmm… “Le scatole”… Che ti è successo? Ti sei confessato?-

-Già… ci sono volute ben tre ore e sessantacinque minuti in totale.- Esclamò lui ironico. – Insomma,un record. quando ho finito il prete si era addormentato.-

-Bravo,continua a sviare il discorso e ti starò attaccata tutto il tempo.-

House si voltò di scatto verso l’avvocatessa. –Approposito… ho saputo della tua uscita con quel mongoloide del mio dipendente.-

Lei lo fulminò con lo sguardo. –Non è mongoloide!-

-Si invece.-

-Per tè,tutti quelli che sono gentili e carini lo sono.-

 -Per quanto dovrà continuare questa tortura!?! – Sbottò lui,tirando contro la pattumiera una scatola vuota di biscotti. –Sei peggio del diavolo della Tasmania!-

-Non sono nemmeno passati 2 giorni che già ti lamenti.- Rispose Sandy col broncio. –Comunque non preoccuparti… mi stò dando da fare a cercarmi un appartamento.-

Il diagnosta annuì col capo e si gettò sul divano,accendendo il televisore. Lei si sedette accanto a lui,poggiando la testa sulla sua spalla. –Grazie.- Gli sussurrò.

Lui sorrise. Per quanto una sorella possa essere insopportabile,alla fin fine, non era male averla tra i piedi.

Almeno gli faceva dimenticare i suoi pensieri… pensieri nati da una semplice e banale discussione sotto le luci di un albero di natale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

24 Dicembre. h 7:45

In macchina.

Quella mattina faceva più freddo del solito e non solo per le strade della città.

Cameron si era alzata presto,non era riuscita a dormire per tutta la notte.

Le parole che Wilson le aveva rinfacciato ieri, le erano rimaste in mente per tutto il tempo e tutt’ora non avevano alcuna intenzione di lasciarla tranquilla.

Ma in fondo lei sapeva benissimo che l’oncologo aveva ragione… che l’aveva sgridata per farle capire i suoi errori… Non cel’aveva con Wilson,ma con se stessa. Doveva smettere di fuggire.

 

Parcheggiò e scese dall’auto.

Non era in ospedale, bensì davanti la casa di House.

Era decisa. Calma. Pronta a subirsi qualsiasi risposta cretina da parte del suo capo. Anche perché,era sicura che una risposta seria,non l’avrebbe mai ottenuta.

In quell’istante una donna uscì dal portone verde.

Lei ne approfittò ed entrò. Almeno,avrebbe evitato di spiegare al citofono il perché della sua presenza.

 

Arrivata alla porta si fermò e fece un enorme respiro. “Coraggio Allison.” Disse tra se,mentre con la mano iniziò a battere contro a porta.

Niente.

Continuò,questa volta più forte. Sapeva che probabilmente House dormiva,ma non le importava.

 

Dopo qualche minuto la porta si aprì,ma contrariamente da tutti i possibili avvenimenti che aveva analizzato prima di venire,ebbe davanti Sandy.

-Buon… giorno.- Balbettò l’avvocatessa sorpresa. Era ancora mezza assonnata,con solo una camicia addosso,probabilmente di House; Visto che ancora non aveva avuto tempo di comprarsi un pigiama da quando era venuta.

 

Allison si irrigidì di colpo.

-Cercavi House,forse?- Continuò la donna,strofinandosi gli occhi. –Sta ancora dormendo,ma se vuoi…-

-No.- La interruppe lei con un sorriso tirato. –Non preoccuparti. Scusa se ti ho svegliato.- Così dicendo si allontanò velocemente dall’edificio.

 

Quando entrò in macchina gettò la testa all’indietro e sospirò,tenendo a stento le lacrime.

Ecco scoperto finalmente,il posto che l’avvocatessa occupava nella vita del diagnosta. 

Come aveva fatto a credere che ad House importasse,anche minimamente,di lei?

Non poteva continuare così. Lei aveva una vita!

 

Accese la macchina e ripartì.

Dopo qualche minuto,prese il cellulare e digitò un numero. –Pronto, Cuddy? Sono Allison. Per quanto riguarda il trasferimento… - Sapeva benissimo che sarebbe stata dura e che ci avrebbe sofferto parecchio,ma non le importava più. L’importante ora,era vivere la sua vita. -… accetto.-

 

 

 

 

 

 

 

-To be continued… -

 

 

 

 

 

Do you like?

Aspetto con ansia i vostri commenti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 11 ***


Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…

Rieccomi!

Ed eccovi anche l’11 cap!^^

So che non è un gran chè… ma l’ho voluto dedicare quasi interamente alla coppia HouseXCam.

Non è un capitolo che fa procedere la storia in termini di “Racconto” ma la fa procedere in termini sentimentali… Ben presto Cam si accorgerà che il suo amore non è poi così odiato…

 

 

Capitolo 11

 

 

24 Dicembre. h 8:30

Ufficio della Cuddy.

-Si… daccordo. La ringrazio.- Cuddy chiuse la telefonata e si rivolse alla ragazza davanti a se: Allison. –È tutto apposto. Potrai iniziare per il nuovo anno.-

-Grazie.- La ragazza voleva sembrare contenta. Ma si vedeva benissimo che non lo era.

-Cameron,sicura della tua scelta?-

-Si, non preoccuparti.- Rispose lei,alzandosi dalla poltrona di fronte alla scrivania del suo capo. Le tese la mano in segno di saluto. –È stato bello lavorare qui. Ho imparato molte cose. Non dimenticherò mai questo posto.-

Cuddy gliela strinse. - Nemmeno noi ti dimenticheremo.-

 

Ally sorrise tristemente e uscì dall’ufficio.

Ci mancava poco che scoppiasse in lacrime.

 

Quel posto le sarebbe mancato veramente!

 

Quando era venuta a lavorarci… era una ragazza fin troppo fragile.

House l’aveva cambiata.

Le aveva imparato a lottare,ad affrontare la vita… ad affrontare le sconfitte e a continuare a lottare,anche se la situazione sembrava disperata.

 

Lei era cambiata,non c’erano dubbi.

E per questo… se ne stava andando… 

 

 

24 dicembre. h 8:30

Casa di House.

Greg si era appena alzato.

Era presto. Fin troppo presto per lui.

Ma si sa… quando si ha qualcuno a casa,uno non può mai stare tranquillo per troppo tempo.

 

Quella mattina,Sandy aveva fatto un baccano infernale!

In poche parole,aveva fatto cadere una pila di piatti a terra!

 

-Dico,mi vuoi mandare in rovina!?!- Esclamò furioso.

 

Trovò la ragazza che raccoglieva i cocci per tutta la cucina. –Scusa! Non l’ho fatto apposta… stavo solo cercando… -

- Di fare colazione,per caso?- Le gettò un’occhiataccia. –Se quando cerchi di fare colazione combini tutto questo macello,a pranzo che fai? Mi demolisci la casa?-

 

-Scusa!- Continuò lei,continuando a cogliere cocci.- Ma non sono più riuscita a prendere sonno da quando è venuta quella dottoressa… -

House la guardò incuriosito. – Cosa? Chi è venuta?-

- La dottoressa Cameron. Ti cercava.-

 

Lui fu sorpreso di quella risposta.

Cameron? Che cosa era venuta a fare a casa sua? Forse era successo qualcosa…  -Io vado!-

 

-Vai? Dove vai?!

 

-A lavoro.-

 

-Ma oggi non è il tuo giorno libero??-

 

Ma il diagnosta non le diede retta e si rinchiuse nel bagno.

Qualsiasi cosa stava accadendo… doveva essere seria.

 

L’ultima volta che Cameron era venuta a casa sua, era stato per dirgli addio.

 

Certo,non poteva essere la stessa cosa… ma per farla venire fin lì, qualcosa di grosso era accaduto!

 

 

24 Dicembre. h 8: 40

Ufficio di Wilson.

-È permesso?-

 L’oncologo alzò lo sguardo e sorrise. – No. Prima deve chiedere alla mia assistente- ironizzò.

-Da quando hai un’assistente?-

-Da quando tutta questa formalità per entrare nel mio ufficio?-

Cuddy sorrise imbarazzata. –È solo che…  -

-Siediti.- Le rispose lui, indicando una sedia di fronte alla sua scrivania.

 

La donna non se lo fece ripetere due volte.

 

Lui la guardò incuriosito.

Aveva uno sguardo diverso dal solito.

Molto da “Ragazzina”.

 

Ci fu qualche istante di silenzio.

Pochi minuti, che però ad entrambi sembrarono un’eternità.

Il motivo di quel silenzio?

Bella domanda!

 

Wilson si schiarì la gola,cercando di attaccare discorso. – Ho visto Allison.-

Cuddy annuì. Aveva avuto lo sguardo basso tutto il tempo.

-Mi mancherà quella ragazza.- concluse.

 

-Mancherà a tutti.- Rispose lei facendo un sorriso tirato. –Soprattutto ad House.-

 

Wilson la guardò ancora più stranizzato.

-Cuddy?- Domandò. – Devi dirmi qualcosa??-

 

 

24 Dicembre. h 8:45

Ufficio diagnostica.

Un abbraccio. Un forte abbraccio.

Mai come in quel momento Cameron aveva voluto così bene a Foreman.

Le lacrime agli occhi. Il volto arrossato.

 

-Promettimi che ci scriverai!- Esclamò il neurologo sciogliendo quell’abbraccio.

Lei fece un sorriso tirato. -Contaci.-

 

Chase era con lo sguardo fisso sull’albero di natale.

-È quasi natale.- Disse alla ragazza. –Se devi andare a lavorare a gennaio,perché ci saluti ora?-

 

 -Cuddy mi ha dato questi ultimi giorni liberi in modo che possa prepararmi le valigie e iniziare il trasloco.-

 

-Vorrà dire che domani non verrai alla festa?-

 

- No. Mi dispiace.-

In realtà,Allison, avrebbe potuto andarci benissimo.

Solo che alla festa ci sarebbe stato lui. House. Anzi… peggio. La festa sarebbe stata a casa sua!

 

Foreman la guardò tristemente. -Allora questo è proprio un addio.-

 

-Non vi dimenticherò mai.- Rispose lei,mentre le lacrime avevano ricominciato a bagnarle il viso.

 

 

 

 

 

 

 

23 Dicembre. h 9:20

Parcheggio del PPTH

 Una moto si parcheggiò velocemente nel primo posto libero che trovò.

Da questa un uomo scese con un salto stentato: House.

 

Quella mattina aveva fatto particolarmente freddo ed ora il diagnosta aveva la faccia pallida e le mani gelate.

Ma non gli importava nemmeno. Era preoccupato. Era agitato.

Il motivo?

Non lo sapeva nemmeno lui.

Infondo… che era successo?? Cameron era solo venuta a casa sua alle sette del mattino…

 

 

 

Quando entrò in ospedale il suo sguardo si andò a posare su Wilson,poggiato alla balconata del piano superiore.

Il suo sguardo era triste… ma che diamine stava succedendo quella mattina??

Si voltò e si diresse verso l’ascensore. In giro,si respirava una forte aria di tensione.

 

Quando,salito al piano superiore, le porte si aprirono, il suo sguardo andò a posarsi sull’ufficio dell’amico. Niente di personale. Abitudine.

Poi si ricordò che Wilson era nella parte opposta. Si voltò di scatto, ma nel voltarsi urtò qualcuno.

Entrambi alzarono lo sguardo contemporaneamente.

 

-Cameron!- Esclamò lui, senza riuscire a trattenere quel nervosismo che gli aveva pesato da tutta la mattinata e che fece sembrare quell’esclamazione più un rimprovero che un affermazione.

 

La ragazza rimase paralizzata.

Che cosa ci faceva House in ospedale? Oggi non era il suo giorno libero?

 

-Cameron.- Questa volta il diagnosta lo sussurrò mentre si avvicinava di più alla ragazza.

 

Lei deglutì,il cuore iniziò a batterle forte.

Ora i due erano a pochi centimetri di distanza.

Lei non staccava lo sguardo dai suoi occhi… che stranamente avevano qualcosa di diverso,qualcosa che non aveva mai visto prima…

 

-Che è successo?- Continuò lui. –Questa mattina sei venuta da me.-

 

Quelle parole la fecero tornare al mondo reale… e le fecero ricordare di quella mattina e di ciò che aveva combinato nel giro di poche ore.

Il suo sguardo divenne cupo – Devo andare.- Si limitò a dire,oltrepassandolo.

 

-Hei!- Lui la prese per un braccio. –Lo sai che sono un tipo curioso,no?-

-Già. Fin troppo. Ma ora devo andare,ho delle faccende da sbrigare.- Concluse allontanandosi.

Lui le andò dietro. –Non potrai evitarmi tutto il giorno!-

Lei non rispose e si limitò a premere il pulsante dell’ascensore. -Andiamo!!- Sbuffò,premendolo più volte.

House sorrise e con uno scatto poggiò il bastone perpendicolarmente al muro affianco alla dottoressa. –Sono il tuo capo. Non puoi evitarmi.-

Lei si voltò. Avrebbe voluto sembrar seria,arrabbiata. Ma l’unica cosa che House notò in quello sguardo,fu la tristezza.

Le porte dell’ascensore si aprirono.

-Non sei più il mio capo.- Gli rispose,mentre scompariva dietro le porte che si richiusero dopo la sua entrata.

 

House rimase immobile.

 

Avrebbe potuto bloccarla, chiederle delle spiegazioni , cercare di capire che cosa stava succedendo… ma niente.

 

Si limitò a guardarla fino all’ultimo, fino a quell’ultimo e breve istante dove gli parve di scorgere una lacrima scivolargli in quel suo candito viso.

 

Rimase immobile.

 

Assente.

 

Un brivido gli attraversò la schiena.

 

Abbassò lo sguardo e si guardò le mani,ancora gelate.

 

Ecco che cominciava ad aver freddo.

 

 

 

 

 

 

 

 

-To be continued… -

 

 

 

 

 

 

 

 

Piaciuto?

 

Aspetto curiosa i vostri commenti,ma anche critiche o consigli se sarà necessario… del resto,conto su di voi per migliorare sempre di più! ^^

 

 

 

Che farà Cameron? Partirà veramente o rimarrà?

E cosa accadrà nella famosa sera di Natale che tutti attendono da tempo??

 

Alla prossima! ;P

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 12 ***


Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…

Rieccomi!!! J

Vorrei iniziare questo cap,ringraziando tutti coloro che hanno recensito,ma anche coloro che hanno solo letto! …GRAZIE!! Il vostro appoggio mi è fondamentale!

 

Inoltre,dedico questo capitolo alle mie amiche Francy e kitten93,che mi hanno aiutato a mettere insieme le idee per la sua realizzazione; Ragazze… non so se lo leggerete,ma questo ve lo devo!

 

Spero che sia di vostro gradimento!

 

Un saluto a tutti!

 

Miky91

Capitolo 12

 

 

 

23 Dicembre. h 9:30

Princeton Plaisboro Teaching Hospital

 

“Non sei più il mio capo”

 

Cosa volevano dire quelle parole?

Forse stava solo scherzando… del resto solo lui poteva licenziarla oltre a Cuddy e,comunque,Cuddy stessa non avrebbe avuto motivo di farlo. Certo… si poteva anche considerare il fatto che lei stessa aveva dato le dimissioni…

 no.

 Il diagnosta non l’aveva mai vista così triste.

 

… Ma che diavolo stava succedendo?!?

 

 

House si voltò leggermente e vide a distanza di qualche metro Wilson,ancora poggiato alla balconata con lo sguardo perso nel vuoto.

 

-Wilson!!- Esclamò di colpo,facendo trasalire l’amico.

 

L’oncologo gli lanciò un’occhiataccia. –Ho da fare.- Si limitò a dire,senza nemmeno calcolare il diagnosta che si era avvicinato velocemente. –Devo compilare dei documenti,fare delle visite e… -

 

-Ok,ok. Ti rubo solo 5 minuti del tuo “Tempo prezioso”. D’accordo?-

 

Wilson sbuffò e si diresse verso il suo ufficio. –No. Sono troppi.-

 

-Ma che diamine vi prende a tutti questa mattina?!?-

 

-Niente.- Concluse l’amico,scomparendo dietro la porta del suo ufficio.

 

 

Wilson si sedette alla sua scrivania.

Fissò per qualche istante la porta,aspettandosi la comparsa del diagnosta che però non avvenne.

Annuì sollevato e gettò lo sguardo nei documenti di quella giornata.

Non aveva proprio voglia di parlare con House.

Voleva rimanere da solo a riflettere.

Riflettere su quella rabbia che aveva iniziato a pervaderlo. Perché era tanto arrabbiato? Del resto,ciò che aveva sempre combinato House non gli aveva mai toccato più del dovuto… già,ma allora perché adesso lo odiava così tanto?

 

La porta si aprì lentamente,facendo spazio alla figura del diagnosta.- Jimmy…- la voce di House era più pacata di qualche minuto fa. Era entrato nella stanza e ora era in piedi di fronte alla scrivania dell’amico.- Non credi debba sapere il perché un mio dipendente è stato licenziato?-

 

Wilson lo guardò interrogativo. –Ma di chi parli??-

-Di Cameron!-

-Cameron non è stata licenziata.- Rispose,ritornando a firmare varie scartoffie. –L’hanno trasferita.-

 

House non credeva alle sue orecchie. –Cosa!?- Niente negli ultimi anni lo aveva scosso tanto. –Perché!? Perché nessuno mi ha detto niente!?!- Urlò,dando dei violenti colpi al pavimento con il bastone.

 

-Adesso,se non ti dispiace,dovrei lavorare.- Lo ignorò Wilson.

 

-Già,continua pure a prescrivere farmaci inutili e a far finta di niente… tanto chi se ne frega se io so o no cosa succede alla mia equipe!!- Continuò.- Tanto sono solo il capo…- Si diresse furioso verso la porta. –Ora vediamo se Cuddy mi rifila la stessa cosa!-

 

-Finiscila!!- Esclamò di colpo l’oncologo,alzandosi dalla poltrona.- Cameron non era obbligata a riferirti del trasferimento! E poi vorrei sapere il perché non mi hai detto niente di te e Cuddy!!-

 

House lo guardò stupito. Non si aspettava certo una reazione così… per non parlare di quel che aveva appena detto!

-Anche se Cameron non aveva l’obbligo di dirmelo… -

 

Wilson si passò una mano in fronte,cercando di calmarsi. –Credi che sarebbe cambiato qualcosa?-

 

Quella domanda lo zittì del tutto. Sarebbe cambiato qualcosa se Cameron glielo avesse detto?

 

-Naturalmente.- Annuì l’oncologo,non ricevendo la risposta dell’amico.- E per quanto riguarda Cuddy?Anche lei è solo qualcuno con cui passare il tempo?!-

 

House abbassò il capo. –Eravamo ubriachi… niente di personale.-

 

-Altrochè se è personale! House,siete colleghi! Come puoi essere così freddo… -

 

-Che avrei dovuto fare? Sposarmela?!-

 

-Avresti potuto parlarle.-

 

Il diagnosta alzò lo sguardo. – Te l’ha detto lei?-

 

-No,ma di solito uno ci arriva da solo.-

 

-…-

 

- L’avevo vista un po’ giù e allora le ho detto che se aveva qualche problema avrebbe potuto parlarmene.- Fece un sorriso tirato.- Immaginavo fossi tu il problema… ma non credevo ti fossi spinto a tal punto!-

 

House annuì ed uscì velocemente dall’ufficio.

Wilson aveva ragione,lo sapeva.

Si era comportato male nei confronti di Cuddy e forse avrebbe dovuto dirle qualcosa di più di un semplice “Mi dispiace”.

 

 

Dopo qualche minuto entrò nel suo ufficio,si gettò a sedere sulla poltrona della sua scrivania e accese lo stereo.

Si mise a far ruotare il bastone,come di suo solito.

 

“ Se Cameron te l’avesse detto,credi che sarebbe cambiato qualcosa?”

 

Una smorfia gli si stampò sul viso. –Stupido Wilson… - Bloccò il bastone.

 

Anche se avesse voluto

 

Non avrebbe più potuto cambiar nulla.

 

23 Dicembre. h 10:40

Ambulatorio.

-Mi raccomando, tieni il braccio a riposo e vedrai che potrai tornare presto a giocare con la Play Station.- Chase fece un occhiolino al suo piccolo paziente.

 

-Contaci!- Esclamò lui,scendendo dal lettino. –E poi,se vuoi,ti presto un bel gioco!-

 

-No,prima mi devi dare Gothic,ricordi? Me l’avevi promesso.-

 

-Già,vero!- Il bimbo fece un sorriso sbadato. –Allora la prossima volta te lo porto… -

 

Il giovane medico fece un sorriso. -Ci conto.-

 

-Grazie dottore.- Disse la donna,accarezzando il capo del proprio figlio.

 

-Si figuri.- Rispose l’intensivista con sguardo rassicurante. – Vi aspetto fra un mese.-

 

-Grazie,arrivederci.-

 

Chase fece un ultimo sorriso per poi fare cenno all’infermiera di far entrare il prossimo paziente.

 

-dr. Chase?-

 

Lui alzò lo sguardo verso la persona che aveva appena nominato il suo nome:Sandy.

Si guardò attorno confuso… -S… Sandy.- Balbettò. –Che succede? Come mai qui?-

 

-Scusa,cercavo Greg… credevo che fosse di turno.-

 

-Ma oggi,se non sbaglio,è il suo giorno libero.-

 

-Già,ma ha detto che sarebbe venuto comunque… non so perché.- La donna fece spallucce. –Tu non sai dove posso trovarlo?-

 

-No,mi dispiace.-  

 

Lei sospirò e andò per uscire. -Daccordo, grazie.- Si bloccò. – Scusa,ma ho bisogno di parlarti!- Esclamò di colpo.

 

-Ho dei pazienti…-

 

-Non c’era nessun altro in sala d’attesa,oltre a me.-

 

Il giovane medico annuì rassegnato e si andò ad appoggiare sul lettino. –D’accordo. Ti ascolto.-

 

-Domani sera,i miei colleghi,mi anno invitato ad una festa… ti andrebbe ti venirci?... con me?-

 

-Io… avrei parecchio da fare in clinica… - Iniziò lui.- Potresti sempre andarci con House.-

 

Sandy sorrise tristemente. –No, lui odia le feste. Ma non importa,non preoccuparti.- Prese la borsetta che aveva poggiato qualche attimo prima sul bancone. – Scusa se ti ho disturbato.-

 

Chase abbassò velocemente lo sguardo,senza nemmeno salutarla e guadarla andar via.

Entrambi avevano capito che quella del troppo lavoro era solo una scusa ed anche fin troppo banale…

Ma per quanto il giovane medico avrebbe desiderato dirle si ed accompagnarla a quella dannata festa,sapeva benissimo che accettando quell’invito, niente avrebbe potuto prendere una piega tanto storta.

 

Ma perché si andava a trovare sempre in mezzo ad un vicolo cieco?dove veniva sempre messo alle strette fin quando tutto ciò che desiderava,tutto ciò che lo rendeva felice, andava svanendo sempre di più… come era successo con suo padre, come era successo con Allison e come stava accadendo adesso… 

 

 

 

 

 

Sandy entrò in macchina e poggiò il capo alla spalliera del sedile.

 

Perché?... Perché!?

Perché Chase l’aveva rifiutata!?

Che aveva fatto di sbagliato??

 

Si asciugò velocemente le lacrime ed accese l’auto per poi partire,dimenticandosi il motivo per cui era venuta.

Ma del resto… non le andava affatto di farsi vedere da House in quello stato o lui le avrebbe rotto le scatole per tutta la sera.

 

 

 

 

 

 * * *

 

 

 

 

 

 

23 Dicembre. h 18:40

Mensa dell’ospedale

 

Cuddy era seduta ad un tavolo e stava consumando il suo “Pranzo”,visto che prima non aveva potuto per via di una riunione del consiglio trapianti.

Aveva davanti a se un mucchietto di cartelle che non aveva smesso di squadrare da quando si era seduta.

 

Periodo duro,certo… mai come allora aveva avuto tutto quel lavoro addosso.

Tutto questo,grazie al fatto che Cameron se ne era andata e adesso le toccava selezionare vari curriculum che avrebbe poi presentato ad House,per l’assunzione di un nuovo membro per la sua equipe.

 

 

La dottoressa bevve un sorso di caffè.

 

Cavoli… era stanca morta!

 

-Cuddy?- Wilson le si avvicinò,sedendosi nella sedia accanto. – Ancora con quelle cartelle?-

 

-Se non ci penso io a queste cose,chi lo fa?!- sciamò lei,scocciata. Certo avrebbe potuto affidare questo lavoro a qualche altro medico… ma era meglio che ci pensava lei,cercare di trovare una persona che garbava minimamente ad House era un lavoro troppo duro pure per il miglior dottore di tutta la clinica.

 

- House sembrava alquanto incavolato,quando l’ha saputo.-

 

-Lui è sempre “Alquanto incavolato.”-

 

-Lo fai apposta?!- Sbottò l’oncologo,vedendo che la dottoressa non lo calcolava più di tanto.

 

Lei alzò lo sguardo e gli sorrise. –Scusa. Ma devo cercare di finire al più presto con queste cartelle.-

 

-Dai.- L’uomo prese una di queste e l’aprì. –Ti do una mano.-

 

Lei andò per protestare,ma lui la precedette. –Non ti preoccupare,non ho niente di meglio da fare.-

 

-Grazie.-

 

 

 

 

 

 

Era passata mezz’ora ed entrambi squadravano ancora le varie cartelle.

-Finito!- esclamò l’oncologo,gettando un’ultima cartella sopra un mucchietto che si era accumulato con il passare dei minuti.

 

-Anche io.- Rispose la dottoressa,alzandosi dalla sedia. –Finalmente,possiamo andare a riposare.-

 

-Ottima idea.- Rispose Wilson,mettendosi la giacca. –Ah,Cuddy?-

 

-Si?-

 

-Domani è Natale… -

 

La dottoressa lo guardò con sguardo ovvio. –Ma davvero?!.- lo schernì.

 

L’oncologo sorrise. –No… intendevo…. – Continuò. – Io domani non ho voglia di andare alla festa da House… mi sarebbe piaciuto di più se l’avessimo fatta in qualche locale,ma da House!? Insomma… si sa come va a finire, ci ritroveremo tutti a giocare a poker la sera di Natale!-

 

Cuddy non riuscì a trattenere una risata. –Già,hai ragione. Certo non è l’ideale. Ma è sempre un modo per stare un po’ insieme… -

 

-“Insieme” non direi,visto che Cameron non c’è e poi Foreman ha detto che non se la sente… probabilmente ha trovato qualcosa di meglio da fare… -

 

-Devo interpretare tutto questo con il fatto che anche tu hai trovato “Qualcosa di meglio da fare”?- Rispose Cuddy Ironica.

 

-No.- Wilson fece una smorfia. – Del resto,essendo ebreo,non lo festeggio neanche il Natale… sarei venuto solo per stare un po’ insieme.-

 

-Nessuno dovrebbe essere da solo la sera di Natale.- Cuddy si avvicinò all’oncologo,lo squadrò e in fine si mise le mani sui fianchi. –Mi sa che dovrò rimediare io stessa.-

 

-Come?!- La schernì lui. –Dottoressa,non mi starà mica invitando a passare il Natale con lei?!-

 

Lisa sorrise.

Non sapeva perché… forse per il fatto che quella mattina Wilson le aveva tirato su il morale o forse,semplicemente,per ringraziarlo per averla aiutata con i documenti di quella sera… ma adesso vedeva l’oncologo sotto un’altra ottica,più ristretta e più dolce.

Non aveva ancora ben inquadrato cosa fossero quelle strane sensazioni,ma una cosa era certa: Non le dispiaceva affatto passare la sera di Natale con lui.

 

 

 

 

 

23 dicembre. h 20:10

Ambulatorio.

 

House era li.

Disteso sul lettino con un libro che gli copriva il volto.

Aveva passato,stranamente,tutto il pomeriggio dentro quella stanza a fare visite.

 

La porta si aprì di colpo,facendo bloccare l’infermiera che appena vide il diagnosta rimase stupefatta.

Insomma… erano le 20:10 e quello si era addormentato in ambulatorio!

 

Gli gettò un’occhiataccia e chiuse violentemente la porta dietro di se,facendo balzare di colpo il diagnosta.

 

-Ma che diamine…- Balbettò lui,assonnato.

 

-Dr. House! Questa è la quarta volta in un mese che lo sorprendo a dormire in ambulatorio!-

 

-Che ci posso fare… è comodo qui.- Rispose lui sarcastico,facendo uno sbadiglio. –Molto meglio di quelle poltrone scomodissime che ci sono negli uffici!-

 

-Ma che cosa deve fare una persona per farle capire che le poltrone degli uffici non sono state fatte per dormire!?-

 

-Andiamo,Brenda…. – La punzecchiò.- Chi è che non si è mai addormentato a lavoro?-

 

-Io.- Rispose lei ovvia,lanciando al medico un’occhiataccia.

 

Li sbuffò e scese giù dal lettino. -Ok. Me ne vado.-

 

 

 

Il diagnosta uscì velocemente dalla stanza.

Del resto,per quanto l’ambulatorio fosse comodo,niente si poteva paragonare al suo letto!

 

Si diresse all’ascensore e premette il pulsante di richiamo.

 

Passarono pochi secondi da quel gesto all’apertura delle porte,ma questi bastarono per far ricordare al diagnosta tutto ciò che era accaduto durante l’intera giornata,iniziata con Cameron proprio davanti quell’ascensore.

 

Gli venero in mente le sue parole,… il suo sguardo,… la sua tristezza;

 

La scenata che egli stesso aveva fatto a Wilson…

 

Sorrise.

 

e la scenata che Wilson aveva fatto a lui.

 

Squotè la testa.

 

Certo che era sbalorditivo come in una giornata,in una semplice giornata,potessero cambiare tante cose che stravolgano tanto le tue convinzioni… mandando le tue idee a farsi benedire.

Anche le idee di te stesso.

È dura,quando si è convinti di una cosa, accettare che le tue convinzioni siano del tutto opposte al tuo vero sentire.

 

Le porte si aprirono ed House non aspettò oltre per entrare.

Ma,giunto dentro,proprio un istante prima che l’ascensore si chiudesse,il suo sguardo andò a posarsi su una camera.

Una camera che fino a ieri era stata al centro della sua attenzione: La camera di Andy Forder.

 

La cosa che più stupì il diagnosta,in quell’istante,fu che la donna non era sola.

Accanto a lei,seduto su una sedia,ci stava suo fratello Bill.

 

Bill ci era riuscito.

 

Era riuscito a mettere da parte l’orgoglio per lasciar spazio ai suoi sentimenti.

Aveva capito che quella sarebbe stata l’unica soluzione per stare con lei,prima di dirle addio.

 

House fece una smorfia.

Lui ci sarebbe mai riuscito??

 

 

 

 

 

 

 

 

 

23 Dicembre. h 21:15

Casa di Cameron.

 

-Si… domani.- Cameron andò a rovistare nella sua borsa e ne estrasse un biglietto. –Alle… 11:30.-

 

*Ok. Allora ti aspetto.* Rispose qualcuno dall’altra parte del telefono.

 

-Grazie,a domani.- La ragazza chiuse la telefonata ed andò a mettere un ennesimo vestito in valigia.

 

Si stupì,dopo qualche minuto,nel sentire bussare alla porta.

 

Guardò l’orologio: erano le 21:20…

Chi poteva essere?

 

I suoi pensieri vennero interrotti dai nuovi colpi provenienti dalla porta,questa volta più forti.

 

La ragazza scosse la testa ed andò ad aprire.

 

 

Tutti si sarebbe aspettata,meno che lui.

Sgranò gli occhi non riuscendo nemmeno ad aprir bocca,tanta era la sorpresa.

 

-Ciao.- Disse House con sguardo ironico,cercando di rompere il ghiaccio.

 

-Ciao.- Allison poggiò il capo su un lato della porta. –A che devo la visita?-

 

Il diagnosta fece spallucce. -Sono rimasto a secco con la moto.-

 

-Giusto qui?-

 

-ah,non chiederlo a me… è la moto che è rimasta a secco,ricordi?-

 

 –Be,io non sono un benzinaio. Prova alla prossima traversa.- Concluse la ragazza,andando per chiudere la porta.

 

-ok, mi arrendo.- House mise il bastone tra la porta e il muro, costringendo la dottoressa ad aprire nuovamente e a guardarlo in faccia. –Sono curioso di sapere perché hai accettato il trasferimento e perché non hai voluto dirmi niente.-

 

- Non sono affari tuoi sapere o meno il perché delle mie decisioni!- Lo rimproverò lei,con sguardo furioso.

 

-hai ragione… del resto ero solo il tuo capo.- Anche lui adesso nascondeva a stento un po’ di nervosismo. –Perché mai dirmi qualcosa?-

 

Lei annuì e tornò a fissarlo negli occhi. Era dura… soprattutto con lui,con quel suo sguardo gelido. Ma doveva resistere, doveva dimostrargli che ormai non le faceva più alcun effetto. Anche se… difficilmente sarebbe accaduta una cosa del genere. -Domani me ne vado.- Disse secca. –Vado a stare dai miei genitori a Philadelphia così faciliterò il trasloco.-

 

Ad House gli venne un nodo alla gola.

In pratica… quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista.

 

Era un addio.

 

No… non poteva accettarlo! Non da lei. – Sei una stupida se te ne vai ora… -Iniziò. – Hai un ottimo lavoro qui e non puoi lasciare alle spalle tutto il tuo passato per andare in un posto che non hai mai visto prima.-

 

- Tu proprio non capisci… - Disse la ragazza scuotendo la testa tristemente. – Si cresce solo grazie alle esperienze che uno fa, determinanti per il cammino della vita…. Uno non può stare sempre fermo nel suo mondo,aspettando che gli altri si adeguino ad esso,che l’intero pianeta si adegui ad esso. – Si fermò tornando a guardarlo in volto. -… o si finirà col non riuscire più ad accettare la vera natura del mondo assieme a coloro che ne fanno parte.-

 

House non disse una parola questa volta.

 

Cameron si era solo limitata a descriverlo… a descrivere il suo modo di ragionare,di agire.

Cosa che lui stesso non aveva mai fatto.

Ciò che lei gli disse gli rimase impresso come una macchia di inchiostro nero su un foglio bianco.

 

Aveva ragione.

 

Doveva fare le sue esperienze. –E questo che vuoi?- Bisbigliò,abbassando il capo.

 

-Si.- Anche Cameron,adesso, non riusciva più a reggere un sguardo. –Sono stanca di aspettare.-

Era ovvio che quelle parole avessero un doppio significato… che House colse benissimo.

 

-Bene.- Il diagnosta diede due colpetti al pavimento con il bastone. –Era questo che volevo sapere.- si voltò. – Abbi cura di te.-

 

Allison lo guardò allontanarsi,scosse la testa,cercando di cacciare le lacrime che si erano andate ad accumulare come un fiume in piena.

 

 

Chiuse la porta,triste e devastata  come non mai… ora,era veramente tutto finito.

 

 

 

 

-To be continued… -

 

 

 

 

Allora!?

Aspetto con ansia i vostri commenti! ^^

 

Baci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 13 ***


Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…

Rieccomi!!!!!!

Scusatemi tantissimo per questo ritardo!!

Ho sempre cercato di pubblicare il più regolarmente possibile…T_T… ma purtroppo questa volta non ci sono riuscita,sorry!!!!

 

Comunque spero che questo cap vi piacerà,anche se è piuttosto frastornato… non solo per quanto riguarda i personaggi… ma anche per quanto riguarda me che,devo ammetterlo, ho avuto non poche difficoltà nel realizzarlo.

Infatti,questo cap è dedicato quasi esclusivamente alle coppie Cuddy/Wilson e Chase/Sandy,mi scuso per i fan Cotton… ma ogni storia ha i suoi tempi.

 

Come potrete presto notare, ci ho inserito una canzone per far capire meglio i sentimenti del nostro House

Del resto,secondo me,alle volte una canzone riesce ad esprimere ciò che difficilmente viene espresso in tante pagine.

 

In questo caso è “Nessun rimpianto” di Max Pezzali.

Che appena l’ho sentita mi ha subito fatto venire in mente ‘Happy new year e l’ho inserita.

 

Consiglio a tutti di ascoltarla! È fantastica! J

Oltre al fatto che sicuramente si riuscirà a cogliere meglio il suo significato nelle varie scene.

 

 

Ok,ok… adesso basta con le ciance.

Vi lascio alla storia,sperando che sia di vostro gradimento.

 

Un saluto a tutti

 

 

Miky91

 

 

 

 

 

Capitolo 13

 

 

 

 

Tutti mi dicevano vedrai,

è successo a tutti però poi

ti alzi un giorno e non ci pensi più.

La scorderai, ti scorderai di lei.

 

 

 

 

25 Dicembre. h 19:30

Princeton Plaisboro Teaching Hospital.

 

Luci,suoni,feste… Natale.

 

Già… finalmente era arrivato.

 

Ma in clinica,niente era poi così diverso dalle solite giornate lavorative… indaffarate e stancanti come sempre.

Ma per quanto riguardava il morale… no.

Quello si che era diverso.

Ed ognuno di loro nascondeva in se un emozione contrastante all’altra.

 

House non si presentava a lavoro da ieri.

Come quasi tutti gli anni del resto… odiava il Natale e se ci riusciva prendeva sempre qualche giorno di ferie.

 

 

 

 

 

 

 

-Ed anche oggi è andata.- Esclamò Foreman posando una cartella clinica sul bancone dell’infermiera Brenda,affiancato dal giovane dr. Chase.

 

-Wow,da come lo dici… si vede che non vedi l’ora di fare qualcosa!-

 

Il neurologo sorrise. –Una mia vecchia amica torna in città questa sera.-

 

-Buona fortuna.- Si limitò a dire l’intensivista dandogli una pacca sulla spalla ed avviandosi verso l’uscita dell’edificio.

 

-Chase!-

 

Lui si voltò.

 

-Notizie di Cameron?- Foreman aveva tentato tutta la giornata di evitare questo discorso,sapeva benissimo che senza la presenza di questo la giornata sarebbe trascorsa in modo più sereno… ma ormai, era diventato difficile.

 

-No.- Sospirò il ragazzo voltandosi e riprendendo sui suoi passi.

 

Foreman lo guardò allontanarsi per qualche istante…

Certo che ultimamente Chase era diventato proprio di poche parole.

Forse per via di Cameron?

Chissà..

 

Una cosa sola era certa,Allison mancava a tutti.

Persino a lui!

 

 

25 Dicembre. h 19:55

Ufficio di Wilson.

 

L’oncologo era intento a sistemare i vari documenti della giornata.

Ma,anche qui, si poteva percepire nell’aria una strana ed insolita agitazione.

 

Finalmente era arrivato il Natale!

Il tanto atteso Natale!

 

Perché,dunque,questo nervosismo?!

Be.. quella sera,l’avrebbe passata con Cuddy.

 

Wilson sistemò un’ultima cartella e si alzò dalla poltrona per prendersi la giacca.

La indossò ed aprì la porta,ma nemmeno tempo di varcarla che di colpo si bloccò come se si fosse ricordato improvvisamente di una cosa tanto importante quanto preziosa.

 

Rientrò nel suo ufficio,iniziando a rovistare nei vari cassetti della scrivania.

 

Di colpo il suo sguardo si illuminò quando finalmente trovò il tanto cercato oggetto.

Era una piccola scatolina rossa con un fiocco sopra.

 

Era un regalo…

Ma non uno qualunque…era per lei.

Per quella donna tanto bella quanto intelligente che lo faceva sussultare ogni volta che pronunciava il suo nome;

Per quella meravigliosa creatura che era Lisa Cuddy. 

 

 

25 Dicembre. h 19:35

Parcheggio del PPTH

 

Chase inserì la chiave nella serratura della macchina e,aprendola,si ci sedette dentro.

Poggiò la testa all’indietro contro il sedile e chiuse gli occhi.

 

Avrebbe voluto non essere così fragile…

Avrebbe voluto assomigliare ad House,così fermo,duro,imparziale… niente riusciva a scalfire quella corazza nella quale si era rinchiuso il suo capo.

Perché lui non riusciva ad essere così??

 

Non riusciva a dimenticare il volto di Sandy quando lui gli aveva rifiutato l’invito.

Così triste ma sempre così dolce..

 

Aveva fatto la cosa giusta!

La cosa giusta!

Se si fosse avvicinato troppo a quella donna…cosa sarebbe successo?!

Non la conosceva nemmeno… ciò che sapeva di lei era solo il fatto che era un avvocato e che… era molto legata ad House.

Perché avrebbe dovuto soffrire ancora una volta!?!

Ormai aveva smesso di distruggere la sua vita con amori impossibili!

 

Ma nemmeno tempo di finire quei pensieri che fu fuori dalla macchina diretto nuovamente verso l’ospedale.

 

 

 

 

 

 

 

-Posso?- Esclamò Chase aprendo la porta dell’ufficio del dr. Burny.

 

-Prego.- Rispose lui,dopo aver squadrato per qualche istante il giovane. –lei è?-

 

-Sono il dr. Chase, lavoro per il dr. House, non si ricorda di me?-

 

-Ma certo..- Burny si alzò dalla sua scrivania e gli strinse la mano per poi fargli cenno di sedersi. –Mi dica,in che posso aiutarla?-

 

-Ecco… io… - Balbettò l’intensivista,iniziando a chiedersi se era ancora in tempo per lasciar perdere tutto. – Ho incontrato qualche volta il suo avvocato… -

 

-Ah,si…Sandy Wirner.-

 

-Esatto, non mi potrebbe dare un suo recapito telefonico? Avrei proprio bisogno di un avvocato in gamba … -

 

Burny fece un sorriso. -Anche lei nei guai con la legge,eh?-

 

-S..si.- Mentì il giovane con un sorriso tirato.

Quale era il reato più grave?

Trasgredire alla legge o mentire e dire di averlo fatto??

 

Burny prese un foglietto e vi scrisse un numero di telefono per poi porgerlo al giovane. –Ecco, questo è il suo numero di cellulare ma non credo che questa sera la possa trovare,se non sbaglio mi aveva accennato che i suoi colleghi facevano una festa in pizzeria.. -

 

-La ringrazio.- l’intensivista si alzò dalla sedia e gli strinse la mano. – Lo terrò a mente.-

 

 

Quando il giovane fu fuori,Burny non riuscì a trattenere un sorriso.  –ah… se lo viene a sapere House…-

 

 

25 Dicembre. h 20:00

Casa di House.

 

Silenzio.

Tanto silenzio.

 

Solo una musica si faceva spazio tra il silenzio di quella casa.

Proveniente dal maestoso e splendido pianoforte.

 

House era li.

Seduto nel suo sgabello a suonare meravigliose melodie.

 

Quella mattina aveva telefonato a Cuddy,dicendole che non voleva più fare nessuna festa.

Non gli andava e basta.

 

Del resto… aveva deciso di farla solo per avere una scusa con Sandy e di conseguenza non esser obbligato ad andare a quella stupida festa tra avvocati.

 

Odiava il Natale! Lo odiava con tutto se stesso!

Tutta quella gente felce… che c’era di così bello nel vedere qualche luce colorata o nel ricevere un regalo?

Tutte cose che si potevano fare anche durante il corso dell’anno,non necessariamente a Natale…

Eppure se si facevano a natale era più bello. Perché?

 

Perché durante questa festa tutti facevano finta di essere felici e di interessarsi agli altri,quando invece durante il corso dell’anno avevano fatto tutto il contrario?!?

Questo non era ‘spirito natalizio ’ ma solo ipocrisia!

 

 

-Non ti ha mai sfiorato l’idea della felicità? Della felicità che si prova nel fare un regalo,della felicità che si prova nello stare insieme… -

 

 

Le mani gli si bloccarono sulla tastiera.

Perché diamine gli veniva in mente Cameron?!

 

Era nata con la convinzione che tutti in questo mondo dovevano essere felici… e alla fine era stata proprio lei ad andarsene per paura di non riuscire più ad esserlo.

 

Sospirò.

 

Ed era stato lui a darle l’ok.

A dirle che poteva andarsene

 

Almeno… così avrebbe avuto un’ottima carriera.

 

Già… ma allora perché non riusciva a togliersi dalla mente le sue parole,i suoi sguardi,il suo dolore..

Perché non riusciva a distogliere i suoi pensieri da lei?!

 

Sorridendo,prese un ennesimo sorso di birra dal suo bicchiere.

Era ubriaco… non c’erano dubbi.

 

 

 

 

Nessun rimpianto, nessun rimorso.

Soltanto certe volte capita che appena

prima di dormire mi sembra di sentire

il tuo ricordo che mi bussa

e mi fa male un po'.

 

 

 

 

 

 

25 Dicembre. h 20:30

Casa di Cuddy.

 

Wilson parcheggiò la macchina ma non scese.

L’appuntamento era alle 20:30… era in perfetto orario. Ma appunto per questo,preferì attendere almeno altri cinque minuti o sarebbe sembrato più impaziente del solito.

Cosa che già era.

 

Il suo sguardo si posò sulla casa del suo capo.

Era una bella villetta,con molto verde attorno.

 

Sorrise.

 

L’ultima volta che era venuto a trovarla a casa… era stato tre anni fa, quando un paziente aveva fatto causa ad House (tanto per cambiare) ed era toccato a loro cercargli un avvocato ed occuparsi della faccenda.

 

Era sempre andata così. E, anche se non sembrava, Wilson era sempre grato al diagnosta per le sue “Cavolate”,perché lo portavano sempre a stare accanto a lei.

Sempre.

Tutte le volte che poteva,la aiutava.

 

Chiuse gli occhi,poggiando il capo alla spalliera del sedile.

 

Invece quella sera… l’avrebbero passata da amici e non più da colleghi.

 

 

-James?- L’uomo trasalì nel sentir dire il suo nome. Si voltò e trovò Cuddy che lo guardava incuriosita dal vetro della macchina. –Stai bene?-

 

Lui scese velocemente. –C.. certo,scusa… stavo solo …- fece una smorfia. –Lascia perdere.- Si bloccò appena la vide interamente.

Era bellissima.

 

Indossava un vestito lungo rosso ed i capelli erano raccolti,tranne due ciuffi sopra le orecchie che le scendevano delicatamente sulle spalle.

 

- Vedi che se non te la senti possiamo sempre rimandare.- insistette Cuddy.

Del resto,anche lei adesso si sentiva un po a disagio.

 

Wilson sorrise e le aprì lo sportello. –È Natale, nessuno dovrebbe star solo.-

 

 A sentire quelle parole Lisa lo guardò negli occhi. – Hai ragione. – Esclamò entrando in macchina,ricordandosi del discorso che avevano fatto qualche giorno prima.

 

 

25 Dicembre. h 20:15

Luogo xxx

 

Chase era in macchina di fronte ad una pizzeria con lo sguardo fisso sul suo cellulare.

Avrebbe dovuto chiamarla?

Del resto non era sicuro che la pizzeria fosse quella.. anche se era l’unica in città che avesse una grande sala e che quindi veniva usata anche per i ricevimenti.

Al diavolo!

Chase scese dalla macchina ed entrò nel locale.

 

 

Appena fu dentro si ritrovò in un ambiente pieno di folla.

Molta gente era seduta ai tavoli, ma la maggior parte era in giro per la sala a ridere e scherzare.

 

Si guardò in torno.. niente.

Non la vedeva.

 

Si voltò,dirigendosi verso l’uscita.

Ma che diavolo era venuto a fare!? Ci potevano essere un miliardo di locali che lui non conosceva in città. Perché avrebbe dovuto essere proprio in quello!?

 

Alzò il capo e vide in lontananza una donna di spalle.

Si bloccò a fissarla.

Poteva essere chiunque.. eppure non potè fare a meno di avvicinarsi a lei.

 

Non sapeva perché… ma era sicuro che fosse lei,anzi ne era certo!

Quei suoi lunghi capelli castani erano inconfondibili!

 

-Sandy.- Esclamò abbracciandola da dietro.

 

Lei a sentire quelle parole si voltò. -Chase?!-.

 

-Mi dispiace.- Continuò lui a stento. – Mi dispiace di averti fatto del male. Ma io..

 

Lei a stento riuscì a fare un sorriso tra le lacrime che erano iniziate a scendere appena l’aveva visto. Gli posò le mani sul viso,attirandolo a se e baciandolo.

 

Il giovane rimase paralizzato per qualche secondo ma poi le poggiò le mani sui fianchi e l’attirò a se,approfondendo quel meraviglioso contatto.

 

Tutto quei pensieri che fino a quel momento lo avevano assillato,tutte quelle preoccupazioni,tutte quelle paure… ora andavano svanendo sempre di più.

 

-Sono ancora in tempo per farmi perdonare?- Gli sussurrò poi,staccandosi dolcemente.

 

-Be.. la serata è appena iniziata,no?- Gli rispose lei abbracciandolo.

 

Il giovane le diede un altro bacio e le strinse la mano. –Buon Natale.-

 

 

 

 

 

 

25 Dicembre. h 22:40

Per la città.

 

Quale è la cosa più bella che una persona possa desiderare a Natale?

I regali,le luci,le feste… o semplicemente passarlo con la persona a cui si tiene di più al mondo?

 

 

Non faceva poi tanto freddo quella sera.

Le onde del mare che sbattevano leggere sulla scogliera rompevano continuamente il silenzio della notte e le stelle vegliavano alte nel cielo,più brillanti che mai.

 

- Cavoli! Sono quasi le 23:00!-  Esclamò Cuddy fermandosi sotto un lampione per guardare l’ora.

 

Wilson la guardò divertito. –Che succede? Hai paura di non svegliarti domani?-

 

-No..- Le sorrise lei. –Solo che questo natale sta passando troppo in fretta.-

 

-Be.. posso rimediare subito.- Esclamo Wilson sedendosi in una panchina.

 

-Che c’è? Hai dietro una macchina del tempo??- Esclamò Cuddy divertita, sedendosi accanto all’oncologo.

 

-In effetti.. no,non cel’ho.- Ammise lui. –Però ho qualcosa per te.-

 

Lisa rimase paralizzata quando lui le mostrò il piccolo pacchettino rosso. – Buon natale.- Disse porgendoglielo.

 

-James… io..  non ti ho comprato niente.. –

 

-Non importa.-  La interruppe lui. - In fondo,invitarmi a passare questa sera con te è stato il più bel regalo che potessi farmi.-

 

-Grazie.- Sussurrò Lisa,prendendo il regalo ma senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Che le stava succedendo?!?

Mai si era sentita così… mai.

 

-Coraggio,aprilo.- La incitò Wilson.

 

-Si.- Bisbigliò lei aprendo il piccolo pacchetto dal quale ne uscì fuori una scatolina. Alzò lo sguardo verso l’oncologo. – Cos’è una proposta di matrimonio?- Ironizzò.

 

-Lo sai che ti fa male stare tutto quel tempo vicino ad House!?- Sbottò lui,fingendosi offeso.

 

-Ok,ok.- Sorrise lei,aprendo il cofanetto. –James è bellissima!- Disse, prendendo in mano la collanina che il piccolo oggetto conteneva.

Era d’oro con un ciondolo in argento a forma di farfalla.

 

- La farfalla è l’animale che più ti assomiglia.- Le spiegò Wilson. – Così bella e fragile… ma allo stesso tempo così determinata e libera.-

Ecco glielo aveva detto. Le aveva detto tutto...

 

Ma prima che l’oncologo se ne rendesse conto,Lisa si era già abbandonata fra le sue labbra..

Un bacio delicato,timido.

 

Un ennesimo sbaglio? No… questa volta ne era certa. L’amava, l’amava veramente.

 

 

 

25 Dicembre. h 23:00

Casa di House

 

-Hei amico,vedi che squilla il telefono.- Disse un uomo, abbassando le carte che aveva in mano e rivolgendosi ad House.

 

-Si lo so. Punta!-

 

-Sai… solitamente si risponde.- Intervenne un altro.

 

-Ma che avete questa sera!? Volete giocare o no?!?- brontolò lui prendendo un altro sorso di birra.

Una serata a Poker ed otto bottiglie di birra erano l’ideale per togliersi tutti i pensieri dalla testa.

 

Qualsiasi cosa avesse detto o pensato nelle ore precedenti non contava più.

Ora quel che contava realmente era il presente… e nient’altro.

 

 

 

 

Nessun rimpianto, nessun rimorso.

Soltanto certe volte capita che appena

prima di dormire mi sembra di sentire

il tuo ricordo che mi bussa

ma io non aprirò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-To be continued…-

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 14 ***


Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…

 

Rieccomi!

Anche se ancora una volta con puntuale ritardo^^’

Vi prego nuovamente di perdonarmi,ma in questo periodo sono tartassata con compiti ed interrogazioni,per cui vi chiedo scusa anche per il prossimo(ed ultimo) capitolo che non so quando potrò pubblicare.

 

Comunque mi sembra doveroso fare dei ringraziamenti a tutti coloro che continuano a leggere e a recensire questa storia,malgrado questi ultimi ritardi. In particolar modo a SHY,piccy6 e susina.

GRAZIE! Il vostro appoggio mi è fondamentale!

 

Spero che anche questo cap vi piaccia!

 

Un mega kiss

 

Miky91

 

 

 

 

Capitolo 14

 

 

 

26 Dicembre. h 7:30

Casa di House.

Erano appena passati cinque minuti da quando House si era alzato dal letto e adesso il rumore sordo del suo bastone si faceva spazio tra il rumore dei suoi passi,più decisi e spediti.

 

Cinque minuti passati ad andare avanti e indietro per la casa non erano bastati.

Si bloccò di colpo,passandosi una mano sugli occhi,per poi posare lo sguardo su uno scaffale vicino la tv.

Sospirò e si diresse verso questo, iniziando a svuotarlo nervosamente,fin quando non ebbe in mano una scatola.

L’aprì e ne estrasse una siringa,l’ultima ormai.

Fece una smorfia,iniettandosi quell’ennesima ed inesorabile dose di morfina.

 

Era da giorni ormai che andava avanti in quello stato.

La gamba lo tormentava sempre di più. Non gli dava nessun attimo di tregua,nemmeno la notte.

Ed ora che anche la scorta di morfina era terminata,sarebbe andato tutto ancor peggio.

 

Sospirò,accasciandosi a terra.

Quella era la sua vita,anche se non era stata una sua scelta ed ormai ricordava con nostalgia quei giorni in cui aveva potuto scegliere…in cui aveva scelto di morire.

Perché il destino doveva essere così avverso nei suoi confronti?!

Voleva solo morire in pace e in tranquillità.

Stacy gli aveva “Salvato la vita” per gli altri; Per lui gliel’aveva solo rovinata.

 

Scosse la testa,cercando di ricacciare in dietro quei pensieri e rimettendosi in piedi con l’aiuto del suo fido bastone.

Si guardò attorno,notando di aver combinato un bel macello: aveva gettato a terra almeno metà scaffale.

Ma la cosa che più attirò la sua attenzione,fu un’altra.

Un piccolo pacchettino dorato era andato a finire proprio accanto allo sgabello del pianoforte.

 

Si avvicinò a questo molto lentamente,come se una parte di se stesso glielo volesse impedire, e si chinò a prenderlo.

 

Ricordava benissimo che cos’era… ma quel che non riusciva a spiegarsi era il fatto di averlo tenuto per tutto quel tempo.

Era il regalo che Cameron gli aveva fatto due anni fa,proprio a natale.

In tutto questo tempo non l’aveva nemmeno aperto… il motivo? Bella domanda!

 

Si avvicinò al divano e,dopo avergli gettato un ultimo sguardo, posò il pacchetto sopra di questo,dirigendosi verso il telefono illuminato fievolmente dalla spioncina dei messaggi.

 

Il numero era quello di Sandy,senza dubbio.

Effettivamente,ora che ci pensava… era strano che non fosse ancora tornata.

 

Incuriosito premette il pulsante dei messaggi.

 

*Greg.. Perché diamine non ti decidi a rispondere!!! Lo so che ci sei!..... ok,fa come vuoi. Comunque volevo dirti che questa sera non torno. Ciao.*

 

-E brava la mia sorellina…- Brontolò,mettendosi un po di ghiaccio in testa ancora dolorante a causa della sbronza della sera precedente.

 

 

 

 

 

26 Dicembre. h 8:30

Princeton Plaisboro Teaching Hospital

House uscì velocemente dall’ascensore, dirigendosi subito verso il suo ufficio.

 

Vuoto.

 

Il diagnosta sorrise. Per una volta che veniva in orario…

Fece spallucce ed uscì nuovamente nel corridoio, questa volta diretto verso l’ufficio della Cuddy, ma appena fu a due passi dalla porta una voce alle sue spalle lo fermò. –Dr. House!-

 

House sbuffò voltandosi.

 

Era l’infermiera Brenda. –La dottoressa Cuddy non è ancora arrivata.-

 

-Cosa?!- Esclamò lui sbigottito per poi posare lo sguardo sul suo orologio. –Ma sono le 8:35!! Che le è successo!? È caduta da un burrone??-

 

-No!- Rispose l’infermiera facendo una smorfia. –È solo in ritardo!-

 

-O bene.. questo si che spiega tutto.- Ironizzò.

 

-Be, se non ha niente da fare… perché non inizia con l’occuparsi di qualche paziente?!- Brenda gli porse delle cartelle. – Sa,tanto per cambiare..-

 

-Ok.- Rispose secco lui,prendendo i documenti ed avviandosi verso l’ambulatorio sotto lo sguardo allibito della donna.

Quella era la prima volta, nella storia del Princenton, che accadeva che House arrivasse prima di Cuddy e contemporaneamente accettasse i turni in ambulatorio senza discutere.

Il mondo si era forse capovolto?!?

 

 

 

26 Dicembre. h 10:00

Parcheggio del PPTH

-Cavoli!- Disse Cuddy,aprendo velocemente lo sportello dalla macchina di Wilson. –Siamo in ritardissimo!-

 

L’oncologo sorrise tra se.

Certo che non l’aveva mai vista così di fretta.

Lei che era il più puro esempio di rigore e puntualità… ora era in ritardo a lavoro.

-Hei.- Disse,fermandola per un braccio.- Allora ci vediamo più tardi?-

 

Lei si voltò a guardarlo e bastò quello a farla calmare.

Sorrise,riappoggiando la schiena sul sedile dell’auto. – Certo... avrei parecchio da fare,visto che per colpa sua,dottore, sono arrivata tardi…- Iniziò, senza distogliere nemmeno per un secondo lo sguardo dall’uomo. -…ma si potrebbe fare.-

 

-Non chiedo altro.- Concluse lui raggiante,attirandola a se e baciandola.

 

-A più tardi… -Gli sussurrò lei dolcemente, uscendo dall’auto ed avviandosi verso l’entrata del suo ospedale,ma senza negare un ultimo sorriso a quell’uomo che fino ad allora l’aveva fatta sognare.

 

 

26 Dicembre. h 10:05

PPTH

-Dottoressa Cuddy!- Esclamò la segretaria appena la vide. –Ho…-

 

-Scusa il ritardo.- Disse lei,entrando velocemente ne l suo ufficio seguita dalla donna. – Hai preparato i documenti di questa giornata?-

 

-Si,ma…-

 

Cuddy si bloccò.- Diamine! Oggi avevo anche una riunione per… -

 

-.. non si preoccupi, ho rimediato mandando un sostituto.- Intervenne la segretaria,attirandosi finalmente l’attenzione sbalordita della dottoressa. –Per quanto riguarda il colloquio che aveva per il nuovo membro dell’equipe del dr. House,l’ho rimandato. È fra mezz’ora; Poi ci sono dei messaggi per lei da parte di…-   

 

-Sei quella nuova?- La interruppe Cuddy.

 

-S…si.-

 

-Bene.- Le sorrise la dottoressa,andandosi a sedere alla sua scrivania. –Hai iniziato bene. Continua così.-

 

-La ringrazio.-  Rispose raggiante la giovane per poi posare il blocchetto con le varie note sulla scrivania del suo capo ed avviandosi verso l’uscita.

 

-Aspetta!-

 

-Si?-

 

-E i turni di ambulatorio del dr. House non sono stati assegnati a nessuno??-

 

-Ma… se ne stà occupando il dr. House.- Rispose semplicemente la ragazza, notando poco dopo l’espressione sorpresa della dottoressa. -… Qualcosa non va?-

 

-No,no.- Cuddy scosse la testa,cercando di concentrarsi sul suo lavoro. –Puoi andare. Se ho bisogno di qualcosa ti chiamo.-

 

Cuddy aspettò che la ragazza uscisse per iniziare a prendere in considerazione il fatto di avere le travergole.

Insomma… quando mai House veniva così presto a lavoro? Ma la domanda che più si faceva spazio nella sua testa era: Quando mai House veniva così presto a lavoro per lavorare sul serio?!?

 

 

26 Dicembre. h 10:15

Ambulatorio.

-Bene.- disse House,poggiando sul bancone lo stetoscopio. –Le prescrivo del Ceftriaxone –

 

-Prego?- Chiese con non poca fatica l’uomo di fronte a lui.

 

House gli gettò uno sguardo. –Ha una lieve forma di polmonite, questo farmaco l’aiuterà.-

 

-Ma potrebbe bastare solo un po’ di riposo,giusto? Del resto ha detto che è leggera.-

 

-Si,come no.- Lo schernì il diagnosta. – Ma lo sa che dopo quella “leggera” c’è quella “grave” se non curata in maniera adeguata!? Potrebbe persino morire!-  Esclamò con enfasi, ingigantendo enormemente la diagnosi. Ma del resto, almeno si divertiva un po. Fece spallucce,incartocciando la ricetta che aveva appena prescritto. –Ma se non la vuole,va bene. Del resto è lei il paziente,no?-

 

-Be… veramente…-

 

-House!- Una voce alle sue spalle lo distolse dalla sua occupazione. Era Foreman.

 

-Finalmente un faccia amica!- Esclamò lui con enfasi.

 

-C’è bisogno di te, Cuddy ci ha assegnato un nuovo caso.- Sbuffò il neurologo richiudendosi la porta alle spalle.

 

House si voltò nuovamente verso il suo paziente. –È sempre stato un tipo di poche parole.- Lo giustificò,alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la porta.

 

-Mi scusi, ma la ricetta??-

 

Il diagnosta sorrise aprendo la porta. –È li.- indicò col bastone una ricetta scritta e firmata sul tavolino affianco all’uomo. –Le consiglio vivamente di stare un “po a riposo”… inizia già a perdere colpi.-

 

L’uomo annuì,prendendo in mano il foglio di carta e gettando lo sguardo alla porta,ora spalancata.

Era proprio uno strano medico, quello.   

 

26 Dicembre. h 10:20

Ufficio diagnostica.

-Allora, chi vota per il morbillo?- Esclamò House,entrando velocemente in ufficio.

 

-Ma se non hai nemmeno letto i sintomi!- Lo rimproverò Foreman, voltandosi a guardare il suo capo.

 

-Ah,giusto!- Fece lui,dandosi una pacca sulla fronte. – L’avevo dimenticato.-

 

Il neurologo scosse la testa,voltandosi nuovamente verso la lavagna e continuandola a scrivere.

 

House si sedette su una sedia li di fronte,cercando di vedere ciò che il medico scrivesse ma di colpo si voltò ed iniziò a guardarsi intorno. – Che è successo agli altri?? Collasso improvviso o banale ubriacatura natalizia?- Chiese ironico.

 

Foreman si voltò a guardarlo,più sorpreso che altro. -Non lo so…ma credo che Chase arriverà da un momento all’altro.-

 

House sorrise. –Già… Chase.- Bisbigliò,dandosi del cretino per aver dimenticato che ormai Cameron non lavorava più in quell’ospedale.

Altro che loro due! Alla fine,la verità era che in realtà era lui quello che doveva ancora smaltire i postumi della “sbronza natalizia.”

 

Forse House non se ne accorse poi tanto ma quel lieve accenno di sorriso venne fuori come una smorfia malinconica che Foreman stesso evitò di commentare. Ormai dovevano abituarsi al fatto di non rivederla più.

 

 

Brividi, febbre, mal di testa, dolori ossei e muscolari, nausea e vomito. Questi erano le parole che si facevano spazio nel bianco sfondo della lavagna.

 

Il Neurologo non disse niente e si andò a sedere anche lui,attendendo ormai una delle solite reazioni del suo capo come per esempio: “Perché hai accettato un caso tanto banale!?!” oppure del tipo. “Pensaci tu che mi vado a vedere un po’ di televisione.”

 

-Bene.- Esclamò House,alzandosi dalla sedia ed iniziando ad andare avanti e indietro per la stanza. – Prima di tutto inizia con i soliti esami di routine ed appena arriva Chase..

 

-Scusate il ritardo.- Lo interruppe l’intensivista,entrando velocemente in ufficio.

 

-Mio caro dottore,credevo che ormai il felice natale ti avesse consumato!- Lo stuzzicò lui,mentre il giovane posava nell’attaccapanni la giacca. –Sai stavo proprio dicendo a Foreman di mandare una squadra di recupero.-

 

-Grazie per l’interessamento,ma come vedi non cen’era poi così bisogno.- Ribattè il giovane medico, posando poi lo sguardo sulla lavagna. –Allora,di che si tratt…- Si voltò  a guardare perplesso prima Foreman e poi il suo capo.

 

-Chase tu vai a fare l’anamnesi.- Concluse il diagnosta uscendo dalla stanza.

 

-“L’anamnesi”!?- Esclamò stupito il giovane,rivolto al collega. –Che gli è successo? Si vede lontano un miglio che è un banalissimo caso di influenza.-

 

-Non chiederlo a me!- Sbottò il neurologo alzandosi dalla sedia. –Cuddy mi ha consegnato la cartella questa mattina, dicendo che dovevamo occuparcene noi.-

 

-Forse per i dolori muscolari?- Ipotizzò Chase.

 

-Credi che in realtà sia più grave di una semplice influenza?-

 

-Se House non ha detto niente,lo è di sicuro.-

 

 

26 Dicembre. h 10:30

Ufficio della Cuddy.

-Che è successo,le infermiere erano troppo occupate per prendersi cura di una banale influenza?!- Sbottò House entrando improvvisamente nell’ufficio della dottoressa.

 

-Prego?- Chiese lei,alzando tranquillamente lo sguardo dalle scartoffie.

 

House sbuffò. -Dico, a che serve parlare se poi nessuno ti ascolta!?-

 

-Approvo in pieno.- Concluse Cuddy,tornando al suo da fare ma avendo lo sguardo sempre un po’ assente.

 

-Sicura di stare bene?- La schernì il diagnosta. –Sai,se sali di un piano c’è sempre il reparto psichiatria.-

 

-Che vuoi!?!- borbottò la dottoressa. – Quel caso tel’ho affidato perché… -

 

-Perché??-

 

-E va bene, mi arrendo.- Cuddy fece un sorriso tirato.. –Molte infermiere non si sono ancora presentate e ti chiederei il favore di occupartene tu con la tua squadra per qualche ora.-

 

-Tz! Sporca approfittatrice!- Brontolò lui,uscendo dalla stanza.

 

“Cosa?!” si chiese tra se la dottoressa mentre, come mai era accaduto prima, il diagnosta se ne andava da quell’ufficio senza opporre benché minima resistenza alle sue decisioni.

 

26 Dicembre. h 10: 40

Ufficio di Wilson.

-La ringrazio dottore.- Disse un donna,alzandosi dalla sedia di fronte alla scrivania del medico e porgendogli la mano.

 

-Dovere.- Rispose lui a malincuore, stringendo la mano della donna.

 

La giovane annuì,uscendo poi dalla stanza.

L’oncologo rimase imbambolato per qualche istante,con lo sguardo fisso sulla porta appena chiusasi.

Purtroppo,anche se amava il suo lavoro,certe volte odiava essere un oncologo.

Aveva appena detto a quella donna che sarebbe morta fra tre mesi… ed ora,il vuoto si era fatto avidamente spazio nel suo cuore.

Molti magari avrebbero pensato che fosse abituato ormai a questo tipo di cose, come House che amava scherzare col fatto che quando lui diceva a qualcuno che doveva morire, veniva sempre ringraziato.

 

Sospirò,guardando velocemente l’orologio.

Non era passata nemmeno un’ora da quando aveva lasciato Lisa che già aveva voglia di rivederla… no!

Doveva resistere!

 

Si alzò comunque dalla sua sedia ed uscì dall’ufficio,diretto al bar sotto l’ospedale.

 

 

 

L’oncologo era appena uscito dal suo ufficio ed ora era diretto verso l’ascensore.. ma una cosa lo fece distrarre dal suo ‘Obbiettivo’.

Mentre attraversava il corridoio, lo sguardo si posò sul corridoio affianco, dove si poteva benissimo notare il nervoso va e vieni del dr. House.

 

Lo fissò per qualche istante per poi decidere di andargli incontro.

-Nuovo caso?- Gli domandò avvicinandosi.

 

-No.- Disse lui sedendosi velocemente in una sedia del corridoio. –Solo noia.-

 

-Strano..- Lo stuzzicò l’amico. –Quando sei annoiato solitamente guardi la tv oppure rompi le scatole a qualcuno…-

 

House gli lanciò un’occhiataccia. – Ogni tanto mi piace cambiare!-

 

Wilson lo fissò per qualche istante per poi mettersi entrambe le mani sui fianchi. –Ho sentito che hai passato un po’ di tempo in ambulatorio questa mattina.-

 

- Questo è quel che credono tutti..- House gli fece un occhiolino. –Tu mi capisci,no?-

 

-Stai cercando di ingannare il tempo…- Disse l’oncologo. -…perché ti fa male la gamba.-

 

-Sul serio!? Sai avevo iniziato a pensarlo anch’io…- Lo schernì House.-…del resto è normale,dopo che mi hanno asportato parte del muscolo!-

 

-Si,come no.- Wilson sorrise. –Io invece avrei un’altra teoria al riguardo..-

 

-Bene.- Rispose il diagnosta,alzandosi e ricominciando a camminare per il lungo corridoio. –Valla a dire a Cuddy, sai quanto ci gode!?-

 

Wilson gli andò dietro. –Ti manca Cameron.-

 

-Giusto,  e sai un’altra cosa? Mi è venuto anche un forte mal di testa, sai capire il perchè?- Lo schernì House,alquanto scocciato da ciò che l’amico gli aveva appena detto.

 

–Pensala come vuoi.- Wilson scosse la testa.  –Puoi mentire a tutti,anche a te stesso… ma ricorda,ciò che ti brucia dentro,che ti rende felice anche quando non dovresti esserlo, che ti fa sentire come se stessi toccando il cielo con un dito.. non è una malattia House.-

 

Il diagnosta si bloccò improvvisamente,voltandosi a guardare l’amico.

 

-Se ci tieni veramente a lei,smettila di fare l’idiota egocentrico.- Concluse l’oncologo, voltandogli le spalle ed allontanandosi.

 

House rimase immobile,fissando l’amico allontanarsi e sparire tra la gente che affollava quel corridoio.

Un via vai di gente stava ora animando quello spazio,mentre lui era li,fermo,immobile.

Del resto,per quanto un grande albero possa essere forte, se si trova nel bel mezzo di un fiume in piena, prima o poi cederà.

E questo era lui. Un uomo,uno solo contro la vita.

Era sempre rimasto fermo con le sue convinzioni,mentre la vita gli passava davanti… era veramente questo quel che voleva?

Rimanere solo?

 

Abbassò lo sguardo stringendo il bastone sotto la mano destra.

Wilson aveva ragione, e ne aveva parecchia!

Ma ormai era troppo tardi per pensare a queste cose… Qualsiasi cosa avesse voluto fare,ormai era troppo tardi.

L’aveva persa,l’aveva persa per sempre.

 

26 Dicembre. h 11:00

Ufficio diagnostica.

-Allora?- Domandò Chase al neurologo,appena entrato nell’ufficio.

 

-Niente.- Foreman si sedette. –Gli esami hanno confermato l’influenza ed ho già iniziato la cura con gli antibiotici.-

 

-Bene.- Chase sfilò fuori dalla tasca il suo cellulare,iniziando a scrivere un messaggio.

 

-Allora, devo fraintendere il motivo per cui sei venuto in ritardo questa mattina?- Lo stuzzicò il neurologo.

 

Il giovane sorrise. –Be… -

 

-Ragazzi.- Cuddy entrò improvvisamente in ufficio,seguita da un giovane alto e bruno. –Sapete dov’è House?-

 

-No, ma sarà in giro.- Rispose Chase.

 

La dottoressa annuì,voltandosi verso l’uomo dietro di se. –Bene, lui è William Shoter,specializzato in immunologia.- Lo presentò. – Sarà il vostro nuovo collega.- 

 

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

Allora?

Aspetto con ansia i vostri commenti!^^

 

 

Note: Il Ceftriaxone è un antibiotico usato contro polmoniti e meningiti.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


[In questo cap si nota lo svilupparsi delle coppie W/C e C/S mentre per quanto riguarda House, Inizierà a fargli ancor più male la gamba

Rieccomi!!^o^

Con questo 15° ed ultimo capitolo!

 

Caspita… sembra solo ieri il giorno in cui ho deciso di pubblicare questa storia (anche se come inizio non era andato poi così bene visto che avevo pubblicato senza codice html XD)… oltretutto, è stata la mia prima ff! Certo,come si è potuto benissimo notare, il mio metodo è molto cambiato dall’inizio…e soprattutto ci sono meno errori.(almeno credo ;P)

 

E tutto questo lo devo specialmente alla mia sorellina Isa, che mi ha sempre aiutato ed incoraggiato nell’andare avanti e che per questo si merita questa dedica. Grazie di tutto!

 

Ma,naturalmente, i miei ringraziamenti vanno anche a voi tutti che avete continuato a sostenermi fino all’ultimo. Grazie ragazzi, sono veramente contenta che la storia vi sia piaciuta e spero che vi piacerà anche questo finale.

 

In conclusione, ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno la pazienza di leggere quest’ultimo capitolo e di recensirlo.

 

Un saluto a tutti!

 

 

Capitolo 15

 

I giorni passarono inesorabili per House… e per tutti, accompagnati da una dolce e triste melodia….

 

31 Dicembre. h 10:15

Casa di Chase.

Chase aprì leggermente gli occhi,mentre qualcuno gli spostava delicatamente una ciocca di capelli sulla fronte. –Buon giorno.. – Gli sussurrò lei.

 

-Buon giorno.- Rispose lui sorridendole dolcemente ed attirandosela a se per un dolce ennesimo bacio.

 

Solo quando i due si staccarono ed i loro sguardi si incrociarono, il giovane medico percepì in lei un soffio di tristezza. –Che succede? Tutto a posto?-

 

-Si,non preoccuparti.- Sandy si mise a sedere sul letto,iniziando a guardarsi attorno. –Anche se… dovrei dirti una cosa…-

 

Chase fece lo stesso per poi metterle una mano sotto il mento e farla voltare delicatamente verso di lui. –Ti ascolto.-

 

Una lacrima si fece spazio tra il rosa candito delle sue guance. – Io… sappi che ti amo.-

 

-Questo l’avevo intuito da tempo ormai.- Ironizzò il giovane con un sorriso.

 

Lei scosse la testa e con un movimento veloce della mano si asciugò le lacrime. – Come sai, ero venuta qui per un periodo limitato.. visto che il mio cliente sta in questa città aveva bisogno della mia presenza. Ma ora che l’udienza si è conclusa.. è mio dovere tornare a casa mia.-

 

-Ma… tu non..- Chase non riuscì a terminare la frase che la donna le mise un dito sulle labbra.

 

-Ti prego, non fermarmi. Forse è meglio così.. – Sandy sapeva di amarlo… e questo non se lo sarebbe mai perdonato! Quando Burny l’aveva contattata, aveva intuito che non sarebbe stata una buona cosa andare a Princeton e vedere suo fratello… ma di certo non avrebbe pensato di innamorarsi! Una cosa che non poteva assolutamente accadere! Almeno non li… non così lontano da casa. Ma ormai sapeva di aver sbagliato ed ora era in balia dei suoi sentimenti e nient’altro.

 

-No,non è meglio così.- Protestò l’intensivista, capendo il perché di quei ragionamenti. Forse lei credeva che a distanza di tempo non sarebbero riusciti a continuare un rapporto a distanza. – Non puoi venire qui, farmi perdere la testa per te e poi andartene pensando che questa sia la cosa giusta da fare!-

 

-Chase io… -

 

- Perché non trasferisci il tuo studio qua!? House è tuo fratello, ti aiuterà anche lui a sistemarti oltre a me!-

 

-Credi che questo sia un gioco?- Lei scosse la testa. – A Los Angeles ho tutti i miei clienti e tutte le volte che avranno bisogno di me dovrò andarci. Starò più la che qui, non cambia niente.-

 

Chase abbassò lo sguardo rassegnato. E se invece lui… no. House non l’avrebbe mai permesso. Soprattutto se veniva a scoprire che usciva con sua sorella. –Quando hai intenzione di partire?-

 

-Sarei rimasta di più, ma ho già ricevuto delle chiamate di alcuni clienti… sono costretta a partire questa sera.-

 

Chase si voltò a guardarla con uno sguardo distrutto. Fece per aprir bocca,ma stroncò la frase sul nascere. Guardò l’orologio e abbassò il capo. –Sarà meglio che vada. Fra un’ora ho dei turni in ambulatorio.- Si limitò a dire, alzandosi dal letto.

 

-Chase!-

 

Ma il giovane nemmeno si voltò,dirigendosi verso il bagno.

Perché!? Perché quando finalmente credeva di aver trovato la felicità… tutto si andava a dissolvere come nebbia!?

Era stata tutta un’illusione,per caso?

 

31 Dicembre. h 10:00

Princeton Plaisboro Teaching Hospital.

-La ringrazio.- Disse il dr. Wilson,porgendo due banconote all’uomo di fronte a se, che le prese e le depose con cura in cassa.

 

-Arrivederci dr. Wilson.-

 

L’oncologo fece un cenno col capo,accompagnato da un sorriso. –A lei.- Rispose per poi allontanarsi con lo sguardo fisso sull’oggetto appena comprato: una piccola scatola di cioccolatini. Certo non erano il massimo, ma potevano andare benissimo per festeggiare la prima settimana di…

Il suoi pensieri vennero subito distratti da un improvvisa frase alla sua sinistra: -Certo…non lo sapevi? William è proprio un medico fantastico! Dovrebbero dargli il premio di miglior medico del Princeton! Non solo è bello ed affascinante, ma anche intelligente…-

 

Wilson si bloccò a guardare il trio di infermiere,gettandogli uno sguardo incuriosito ma allo stesso tempo stupito.

 

-Desidera qualcosa dr. Wilson??- Le chiese una di loro,accortasi dell’attenzione del medico.

 

-No..io…-

 

-Giusto, desidera qualcosa dr. Wilson?!- Una voce alle sue spalle lo fece trasalire.

 

-Cuddy!- Esclamò, nascondendo il piccolo pacchetto dietro la schiena e sfoggiando il peggior sorriso innocente della sua vita. –Hem…Come mai da queste parti?- Fu la domanda più intelligente che gli venne in mente.

 

-Sai,.. visto che qui ci viene sempre tanta gente, ho voluto provare a venire anch’io.- Rispose lei ironica.

 

-Bene…- Ridacchiò,rendendosi perfettamente conto di non essere in una situazione tanto facile. I cioccolatini che teneva dietro le spalle erano naturalmente per la sua Lisa, ma… a parte il fatto che darli in un corridoio non si faceva neanche minimamente a qualcosa di romantico, alle spalle aveva anche le tre infermiere più chiacchierone di tutto l’ospedale che lo osservavano come se fosse un alieno. La sua sola speranza era che non arrivassero a capire che i cioccolatini erano per Cuddy… o ci avrebbero ricamato sù una bella storiella per tutto il personale del Princeton Plaisboro Teaching Hospital.

 

-Wilson,tutto a posto?- La dottoressa iniziava a preoccuparsi seriamente per quello strano comportamento.

 

-Si,certo.- Rispose lui. –Devo… solamente occuparmi di una paziente e fra cinque minuti sono nel tuo ufficio per compilare quei moduli…- Spiegò,iniziando ad indietreggiare. –Ci si vede!-

 

“Moduli??” Si chiese la Cuddy,guardando scomparire il medico dietro un angolo. Ma non avevano appuntamento fra cinque minuti al bar dell’ospedale?!

Scosse la testa, voltandosi a guardare le infermiere che,come lei,avevano assunto un’espressione più stupita che altro.

 

Sorrise imbarazzata. –Giusto! I moduli! Fortuna che mel’ha detto.. e io che stavo andando a prendere un caffè… - Esclamò, voltandosi ed allontanandosi velocemente,lasciando le donne con non pochi dubbi.

 

31 Dicembre. h 10:00

Ufficio di House.

Chiunque si fosse preso la briga di entrare in quell’ufficio, avrebbe sicuramente pensato che il dr. House non fosse quel cronicamente annoiato uomo che sorseggiava succo di mela davanti al piccolo televisore posto sulla scrivania.

Chiunque avrebbe detto che quello lì era solo un addetto alle pulizie che,stanco di lavorare, aveva approfittato dell’assenza del medico. Questo perché House… non faceva che strofinarsi la gamba con la mano libera.

Dolore per via dei nervi che si rigeneravano?

Per via del troppo stress??

O forse… solo perché lei gli mancava veramente?

Quanto poco importante era questo

 

Il diagnosta sputò via la cannuccia facendo un smorfia. –Sarebbe ora che rimodernassero tutte queste cretinate.- Borbottò,spegnendo il piccolo apparecchio.

Posò seccatamene il bicchiere con il succo sul tavolo e fissò la gamba.

 

Uno sguardo assente, triste ma allo stesso tempo duro e inflessibile.

 

Sospirò.

Aprì lentamente un cassetto,estraendone il piccolo pacchetto che qualche giorno fa aveva trovato a casa.

Sospirò di nuovo,senza smettere di fissarlo.

 

Sapeva che si era inflitto tutto quel dolore da solo e si odiava per questo.. ma ciò che odiava maggiormente era il fatto che continuava a farlo. Avrebbe dovuto buttare quel dannatissimo regalo,così da dimenticarla.. ma questa era la cosa più difficile e più dura che gli fosse piombata davanti negli ultimi 5 anni.

 

-Dr. House?- Di colpo la porta si spalancò,facendolo sobbalzare.

 

-Dr. House??-

 

Il diagnosta mise via il colorato oggetto in una velocità che mai avrebbe creduto di raggiungere. –Che c’è!?!- Sbottò.

 

-hem… dovrebbe compilare le cartelle riguardanti l’ultimo caso.- Il giovane uomo si avvicinò,mettendo le cartelle sulla scrivania e sedendosi nella sedia di fronte a questa.

 

House si appoggiò spavaldo sullo schienale della sua poltrona,intrecciando le dita. –E se io ti dicessi che sono troppo indaffarato per compilarle?- Lo sfidò.

 

- Io le suggerirei di iniziarle appena si libera dagli impegni.- Il giovane sorrise. –Del resto… non posso mica imporglielo. Non sono il suo capo…-

 

-Esatto!- Esclamò lui con enfasi. –Hai proprio azzeccato! … Ma allora hanno ragione le infermiere quando dicono che sei intelligente, oltre che attraente…- Continuò il diagnosta, sottolineando l’ultima frase con uno sguardo piccante.

 

Shoter deglutì nervosamente. Lavorava li da una settimana ormai… eppure, non aveva mai avuto tanta difficoltà nel riuscire a capire ciò che qualcuno gli dicesse. Soprattutto se a parlargli era il suo capo. – Deve compilare questi moduli.- Concluse alzandosi di botto e dirigendosi verso la porta.

 

House sorrise.- Ma come? Già vai via??- Piagnucolò ironico.

 

-A.. aspetto al più presto i moduli.- Lo salutò Shoter imbarazzato.

 

- Però! Riesci sempre ad impressionarmi.- Disse Foreman sorridendo ed entrando dall’ufficio accanto subito dopo che il giovane collega se ne era andato. – Cameron va via e tu per compensare questo vuoto,flerti con il suo sostituto.-

 

House lo guardò incerto. –Era una battuta?- Esclamò accendendo nuovamente il televisore.

 

Il neurologo lo fulminò con lo sguardo e si andò a mettere tra il suo capo e l’apparecchio. –Dico solo che quel tipo è in gamba. Non si meriterebbe questo trattamento idiota.-

 

-Giusto! E visto che sei tu il non capo qua dentro, credo che dovremmo metterlo ai voti… non trovi?-

 

-Scherzi!?-

 

-Si.- Sbottò stufo House,scostando il medico con il bastone e tentando di vedere il piccolo televisore.

 

Foreman sbuffò,dirigendosi nell’ufficio accanto a prendere un po’ di caffè. Ma arrivato a metà strada si fermò. – Sai che è bravo. Lo sai tu.. e lo so io. E cel’ha dimostrato negli ultimi due casi che abbiamo avuto: se non fosse stato per lui non li avremmo mai risolti.-

 

-Tecnicamente, noi…-

 

-No, non è questo.- Continuò il neurologo, senza dar minimamente attenzione alle parole accennate dal proprio capo. –House… Non puoi odiarlo solo perché ha preso il posto di Cameron.-

 

Il volto di House divenne improvvisamente cupo.

Solo con quello sguardo il neurologo capì di aver toccato un tasto delicato e si proclamò “Un genio” nell’averlo fatto.

Foreman scosse la testa accennando ad un sorriso rassegnato e si diresse definitivamente verso l’altro ufficio.

 

Ora ne aveva avuto la conferma: se Cameron c’era o no… ad House faceva la differenza.

 

31 Dicembre. h 10:10

Ufficio di Cuddy.

Porta sbarrata,tendine chiuse e una miriade di scartoffie cadute al suolo per lasciar spazio ai due medici che, minuto dopo minuto erano sempre più convinti di doversi fermare… ma più si andava avanti e più questa convinzione andava a farsi benedire.

Wilson aveva la camicia sbottonata,mentre Cuddy aveva già gettato a terra la giacca rosa quanto di colpo la porta si spalancò.

 

-Non mi interessa cosa ne pensi tu, ma io quello li lo uccido!…- Urlò House,sventolando in aria dei fogli, ma la frase gli si strozzò in gola quando si accorse ciò che effettivamente stava accadendo in quella stanza.

 

Wilson tossicchiò imbarazzato, sciogliendo l’abbraccio con la dottoressa e riabbottonandosi la camicia;

Cuddy abbassò velocemente lo sguardo al suolo,cercando di far finta di niente… ma ormai era inutile. Il danno era fatto.

 

Una smorfia si stampò sul volto del diagnosta che posò lo sguardo prima sulle cartelle che aveva in mano e poi sulla porta alle sue spalle. –Diamine… - Disse poi sconcertato. –Se dovete fare certe cose, chiudetela la porta!-

 

-House non sono affari tuoi.- Sbottò Cuddy,scendendo velocemente dalla scrivania e prendendo la giacca sul pavimento.

 

-Altrochè!- Esclamò lui ovvio.- Scusa, non credi che siano affari miei,visto che sono stato io quello che ha dovuto subirsi questa … questa bella scenetta?!-

 

Wilson non proferì parola. Sapeva che era meglio non peggiorare la situazione.

 

Lisa iniziò a sistemare le varie scartoffie con non poco nervosismo. -Che volevi?-

 

Ma House non le diede retta e si avvicinò all’amico. – Quando il matrimonio?- Gli chiese sarcastico.

 

-Quando tu la finirai di rompere.-

 

-Be,se la metti così…- House sorrise. –… non credo vi sposerete mai.-

 

-House!! Dimmi qual è il problema e lasciaci in pace!!- Esclamò Lisa furiosa, non tanto per la battutina ma per il fatto di essersi fatta scoprire da lui.

 

-Problema? Io non ho problemi.- Continuò House divertito. –Mi sa che quelli li avete voi…-

 

Cuddy si sedette nella sua poltrona,poggiando la testa fra le mani. –Signore… dammi la forza.- Bisbigliò esasperata,mentre Wilson si accasciava sul divano dell’ufficio.

 

Il diagnosta le fece l’occhiolino,mentre il sorriso gli si allargava sul volto. –Non preoccuparti. Non farò la spia.- Decretò. – So mantenere i segreti. Non ho detto a nessuno che Wilson si smalta le unghia dei piedi… ops!-

 

-Sei proprio un’idiota.- Borbottò l’oncologo sconcertato. –Io non mi smalto…-

 

- Si invece!- Lo interruppe lui.

 

-Finitela!- Esclamò Cuddy, facendo una smorfia. – Non mi interessano certe cose.-

 

-Eppure ti dovrebbero interessare,visto che stavi…-

 

-House! O mi dici che volevi o tene vai via. ORA!-

 

Il diagnosta zoppicò verso la scrivania,sbattendoci sopra le cartelle che aveva tra le mani. –Queste solitamente li compilava Cameron!-

 

-Vuoi che la chiamo così torna e te le compila?- Lo schernì Cuddy.

 

-No.- House la fulminò con lo sguardo. – Cameron non c’è!... ma guarda caso ho assunto un suo sostituto. Che però si rifiuta di occuparsene perché dice che spetta a me!- Continuò lui,sempre più furioso.

 

-Tecnicamente… spetta a te.-

 

-Si ma tecnicamente. Praticamente,però, spetta a lui!-

 

Lisa lo guardò allibita. –Sei qui solo perché non vuoi compilare delle cartelle!?!-

 

-Sono qui per dirti che quello non mi piace! Io lo licenzio.-

 

-Provaci e ti trovi fuori anche tu!-

 

-Hei! Non è leale!-

 

Lisa si alzò. –oh.. si che lo è! E adesso vai a farti quelle cartelle e lascia in pace Shoter o ti pentirai di essere venuto nel mi ufficio.-

 

-No… questo mai!- Esclamò lui,fingendosi impaurito. –Ti prego, non farmi del male.- Ora aveva assunto un’aria innocente arricchita da degli occhi dolci da cagnolino.

 

“È proprio un’idiota!” Pensò la dottoressa, cercando di nascondere un sorrisetto divertito. –House.. –

 

-Ok, me ne vado. Ma sappi che quel deficiente non durerà a lungo!- Disse improvvisamente serio,dirigendosi verso la porta.

 

 

 

-Quando tempo dovrà passare per fargli ammettere che Cameron gli manca?- Sospirò Wilson alzandosi dal divano subito dopo che il collega aveva lasciato la stanza.

 

Ma Lisa non rispose. Rimase immobile con lo sguardo perso sulla porta di fronte a se.

Quanto tempo?

Forse.. non sarebbe mai riuscito ad ammetterlo.

 

31 Dicembre. h 10:30

Ufficio diagnostica

House era diretto verso l’ufficio, quando di colpo si bloccò.

Aveva notato Sandy al di là del vetro.

 

-Strano… sai solitamente qui io ci lavoro… - Borbottò aprendo la porta dell’ufficio. –Non sapevo che ora questa stanza fosse diventata un sala d’attesa.-

 

-Smettila, ti devo parlare.-

 

Il diagnosta annuì serio e si sedette sulla prima sedia che gli capitò davanti. –Ha telefonato tuo padre. Ti cercava.-

 

-Che gli hai detto?-

 

-Che eri andata in discoteca.- Sorrise.

 

-Ma sei scemo!? Che gli vai a dire certe cose!?-

 

-Sai qual è il punto,sorellina ? Che nemmeno io sapevo dov’eri!-

 

Sandy si zittì di colpo. –Ero.. –

 

-Ok. Ora ti Racconto una storia e vediamo se ti piace.- House si alzò dalla sedia e si andò a versare un po’ di caffè nella tazza. – C’era una volta una ragazza che noi chiameremo… Sandy. Questa ragazza,per motivi di lavoro, dovette andare dal suo fratellastro che si è visto costretto ad ospitarla. Col passare dei giorni, il fratello notò che oltre al fatto che la sorella rientrava a casa sempre di mattina tardi, anche il suo dipendente arrivava sempre con ritardo. Questo quì lo chiameremo… Chase? Dunque… -

 

-Smettila.-

 

-Non per farmi gli affari tuoi…- si bloccò un attimo. –Anzi no. Per farmi gli affari tuoi! ti dovrei ricordare io che tra un po’ tu dovrai andartene??-

 

-Non c’è bisogno che me lo ricordi.- Sandy sospirò. –Ero,appunto, venuta a dirti che questa sera parto. Grazie per avermi ospitato.-

 

House abbassò la tazza dopo averne assaggiato il contenuto e guardò la sorella con uno sguardo dolce. –Di niente.- Rispose. Per non dire altro. Stranamente aveva iniziato a percepire quanto quella frase le fosse uscita con forza. Capiva che anche per lei era dura lasciare la persona che amava. Ma per un addio, un “Di niente” era sufficiente.

 

- Parto alle sei di questa sera… probabilmente non avremmo tempo di vederci. Quindi… ti saluto. Grazie di tutto.- Bisbigliò la ragazza abbracciando il fratello che, adesso era in mobile. Sospirò anch’egli e la strinse forte. –Mi mancherai.- Non avrebbe mai creduto che sarebbe riuscito a dire qualcosa del genere a qualcuno… soprattutto a sua sorella. Ma infondo, non gli era dispiaciuta poi così tanto la sua presenza. 

Non gli era dispiaciuta la compagnia…

 

 

 

 

Era ormai mezzogiorno quando Cuddy entrò molto silenziosamente nell’ufficio, cercando di non farsi sentire dal diagnosta che dormiva profondamente sulla sua “amata” poltrona in pelle.

Doveva parlargli… per questo era venuta. Eppure non voleva svegliarlo. Le piaceva guardarlo mentre dormiva.

-House… se solo non fossi così orgoglioso… saresti più felice.- Bisbigliò tristemente.

 Ma quel rumore accennato bastò a far svegliare il medico.

 

-Cuddy…- Bisbigliò lui, strofinandosi le palpebre goffamente.

 

-Sai che non dovresti dormire sul posto di lavoro!?!- Lo rimproverò lei improvvisamente, sperando che lui non avesse sentito la frase precedente.

 

-Non stavo dormendo…-

 

-Cosa facevi allora? Meditavi?- Le chiese ironica.

 

-Tipo..-

 

-House!-

 

Lui scosse la testa infastidito. –Che vuoi!? Non stai in pace con te stessa se non mi rompi le scatole almeno una volta al giorno!?-

 

Lei si bloccò. –Ero… venuta per scusarmi… - Rispose,abbassando il volto per evitare lo sguardo atterrito del diagnosta. – Tu prima eri venuto per motivi di lavoro nel mio ufficio… ed io mi sono infuriata con te solo perché hai interrotto…- Tossicchiò imbarazzata.

 

-Non preoccuparti. Ci sono abituato.- Ironizzò lui. –Piuttosto….- Si alzò,prendendo in mano la fida pallina rossa con il volto improvvisamente serio per poi andarsi a sedere alla scrivania. – Dovrei essere io a farti le mie scuse…-

 

Cuddy lo guardò confusa. Si che ultimamente House aveva iniziato ad essere strano ma… delle scuse?!?! –Per… per cosa?- Balbettò.

 

-Quella volta che siamo andati al pub… tu eri ubriaca. Ma io non lo ero poi così tanto. Ho.. approfittato.-

 

Lisa non riusciva a credere alle sue orecchie. House le stava realmente chiedendo scusa! -Si ma… non preoccuparti. Ormai è storia vecchia.-

 

-Già… storia vecchia.- Ripetè lui.

 

-Ma grazie… per avermelo detto.- Concluse Lisa,sedendosi nella poltrona di fronte alla scrivania del diagnosta e sorridendogli. Ma quello non era il solito volto di House… era triste. Malinconico.

Solo Dio poteva sapere quale erano i suoi sentimenti per House.. cosa oscura persino a lei. Forse… li avrebbe potuti chiamare “amicizia”.

Si conoscevano sin dai tempi del liceo e sin d’allora si prendevano a parole e si facevano del male a vicenda… ma poi andava sempre a finire tutto con delle battutine. L’uno consolava sempre l’altro; L’uno conosceva bene l’altro e lo aiutava,anche se in modo alquanto strano, ad uscire dai guai. E adesso era finalmente arrivato il suo turno,dopo tanti anni, di dimostrare la sua amicizia. Cosa che ormai entrambi credevano fosse andata a farsi benedire da quando House aveva avuto l’incidente con la gamba.

 -Ti manca Cameron, vero?- Gli chiese stentatamente, domandandosi nello stesso istante in cui formulava la domanda, se stesse facendo la cosa più giusta.

 

Lui sorrise tristemente. – Non mi riconosco più…-

 

-La.. ami?-

 

House alzò lo sguardo verso la dottoressa. Uno sguardo che di per sé diceva molto ma allo stesso tempo chiedeva molto. Era strano. Era tutto strano.

Erano passati veramente tanti anni dalla loro ultima chiacchierata “amichevole” che ormai credeva che non avrebbero più parlato delle loro vite. Del resto,ora lei era il suo capo.

Sorrise tristemente, decidendo di affidare i propri sentimenti a quella donna che,anche se in modo strano, gli era rimasta vicino fino all’ultimo.

-Credo che morirò con il rimorso di non averglielo mai detto.- Adesso gli occhi di House luccicavano,mentre lui a stento tratteneva le lacrime.

 

Cuddy scosse delicatamente la testa con lo sguardo fisso su di lui. – Potresti essere ancora in tempo per dirglielo…- Sussurrò quasi.

 

Il diagnosta alzò il volto. –Come?-

 

-Ancora non è partita.-

 

-Cosa? Ma se.. è andata a ..-

 

-Si ma per il trasloco. La partenza è oggi a mezzanotte e un quarto all’aeroporto di Princeton.- Lisa si alzò e si diresse verso la porta e con un sorriso disse:- Sei ancora in tempo per salutarla.-

 

Un tonfo al cuore.

Era questo quel che si provava quando si amava qualcuno?! Era questo il sentimento che tutti i poeti descrivevano come dono divino?! Erano veramente questi i suoi sentimenti…?

Adesso era immobile,con lo sguardo fisso sulla porta da dove era appena uscita Cuddy mentre le parole di lei le rimbombavano ancora in testa. Era immobile,come se ancora stesse cercando di capire se quello era un sogno o una realtà.

 

Sorrise, prese velocemente il bastone poggiato alla scrivania e si alzò velocemente.

 

31 Dicembre. h 12:20

Princeton Plaisboro Teaching Hospital

-Foreman!-

 

Il neurologo sbuffò nel sentire quella voce alle sue spalle. –Scusami un attimo.- Disse in fine all’infermiera con cui stava chiacchierando. –Che c’è,House?-

 

-Sai dov’è Chase?-

 

-Se lo sapessi,a quest’ora non sarei in giro a cercarlo.-

 

-Non mi pare che tu lo stia cercando poi così bene…- Ironizzò House, dando un’occhiata all’infermiera con cui Foreman parlava un attimo prima.

 

-Be… faccio una pausa! È tutta la mattina che lo cerco.- Balbettò lui.

 

-Forse non è venuto…-

 

-No, l’infermiera ha detto che questa mattina è entrato.-

 

-Bravo! Ottimo lavoro! Vedi se puoi continuare a spillare informazioni a quella.- Esclamò House, fingendosi un’aria da Boss e dando una pacca sulla spalla del collega. –Buon lavoro Jhon!- 

 

“Jhon?!?” Foreman non riuscì a scartare il fatto che il proprio capo si guardasse troppi film d’azione.

 

 

 

House continuò per la sua strada fin quando non entrò nel reparto maternità.

Li vi trovò il giovane medico.

Non sapeva spiegare il perché… ma ormai conosceva Chase e sapeva che quando lui aveva qualche “Crisi esistenziale” si rifugiava li.

 

-Chase.- La sua voce suonò nella stanza, facendosi spazio tra i pianti dei bambini.

 

Il giovane si voltò.

 

-Lo sai che Foreman ti sta cercando? Poverino è sfinito. Sapessi quanto gli manchi!- Ironizzò il diagnosta,avvicinandosi al suo dipendente.

 

- Vado.- Si limitò a rispondergli lui,superandolo velocemente.

 

Ma House lo fermò per un braccio. –Noi due dobbiamo parlare.- Decretò serioso,mentre lo sguardo del giovane era diventato più perplesso che sorpreso. – Sandy questa sera parte.-

 

-Sandy? Chi …-

 

-Smettila di fare l’idiota. Lo so che voi due state insieme.-

 

Chase abbassò lo sguardo.

 

-Oggi era triste quando mi ha detto che sarebbe partita… e di certo non per il fatto che abbandona me.-

 

-Cosa dovrei fare allora?! Dirgli di rimanere? Non serve.-

 

-Lo so.- House fece un respiro profondo. Chase era un suo dipendente,un ottimo medico… anche se non lo dava a vedere lo rispettava molto. E sapeva benissimo che quel che stava per fare avrebbe compromesso la sua equipe in modo radicale… e che si sarebbe dovuto subire Foreman per il resto dei suoi giorni,ma… doveva farlo… 

-Puoi andare con lei se vuoi.- Bisbigliò quasi, voltandogli le spalle e dirigendosi verso la porta.

 

-Cosa!?-

 

-Non ti stò licenziando. Ti stò solo dicendo che se vuoi seguirla io non ti fermerò.-

 

-Dici sul serio?- Chase non riusciva ancora a credere a quel che stava sentendo.

 

-Cedi che sarei capace di scherzare su certe cose!?-

 

Chase lo guardò perplesso.

 

-Ok… forse si,ma ora non lo sto facendo. Voglio che mia sorella sia felice. Non siamo mai stati grandi amici e io sono sempre stato egocentrico nei suoi confronti… ma mai l’avevo vista così abbattuta. Quindi se voi puoi andare con lei!- Concluse uscendo dalla stanza,infastidito del fatto che si era lasciato sfuggire troppi pensieri in quella giornata.

 

Il giovane medico sorrise. “Grazie House..

 

 

 

 

 

 * * * * * * * * * * * * * * * *

 

Quella sera, Chase la raggiunse. Ed abbracciandola le disse che se avesse voluto, lui sarebbe partito con lei.

 

Indescrivibile fu la gioia di Sandy quando ascoltò quelle parole e la sua meraviglia divenne ancor più grande quando seppe dal giovane medico che era stato House a dargli il consenso.

 

Finalmente Chase era felice.

Finalmente avrebbe avuto una vita di cui gioire, una persona da amare… e tutto questo…. Grazie ad House.

Mai nella sua vita si sarebbe immaginato che sarebbe stato lui l’artefice della sua felicità. Ma comunque, di questo gliene era grato e gliene sarebbe stato grato per sempre.

 

 

Nello stesso istante House era nel suo ufficio ad immaginarsi la loro felicità e con in mano il suo regalo finalmente scartato.

Decise che ogni storia merita un suo lieto fine… anche se la stessa storia non era stata poi così lieta.

Non poteva permettere che Cameron se ne andasse con una ferita sul cuore. Doveva dirle addio come un normale uomo dice addio alla persona che ama.

Doveva.

 

Accennò ad un sorriso,più malinconico che altro e si alzò dalla poltrona.

Uscì velocemente dalla stanza,mettendosi al polso il suo regalo e dirigendosi verso la sua moto

Era un orologio d’argento… lavorato nei minimi dettagli, che aveva funzionato per tutti quegli anni dentro una scatola che nessun aveva aperto.

Ma ora… era giunta l’ora di mettere a posto le cose…di ringraziarla di tutto quel che aveva fatto per lui… e di avergli fatto comprendere che la felicità esiste.

 

 

 

 

 

 

23 dicembre. h 22:50

Aeroporto di Princeton

Cameron era seduta, in attesa che l’uscita n 24 si aprisse per farle strada sul volo per l’Inghilterra.

Era tardi, ed era stanca.

 

Precedentemente non aveva previsto di doversi trasferire a Philadelphia e di conseguenza si era dovuta fare un doppio viaggio fino a Princeton,per prendere il volo per l’Inghilterra. Se solo l’avesse saputo prima avrebbe preso un volo che partiva,appunto, da Philadelphia. Ma ormai era andata. Il suo viaggio stava per iniziare e finalmente stava per lasciare l’America.  

Non che lei odiasse il suo paese… ma il più delle volte, “ciò che più ci stà vicino e proprio quello che ci fa più male. Questo almeno è quel che le aveva sempre detto sua nonna e che solo ora aveva iniziato a capire.

 

Sospirò,alzando il polso per vedere l’orario.

Mancavano venti minuti al decollo e fra un po’ avrebbero iniziato a fare imbarcare i passeggeri.

 

Si alzò, prendendo l’unica valigia che aveva dietro e dirigendosi verso l’uscita 24,pronta per i controlli elettronici quando si sentì bloccare il braccio.

Si voltò improvvisamente, più spaventata che sorpresa e vide lui. House.

 

Rimase paralizzata. Le sembrava che stesse sognando o che stesse avendo una sorta di stupida allucinazione e si odiò per questo, ma in fondo comprese che ciò che aveva di fronte era la pura realtà.

–House…?- Bisbigliò, senza muovere un muscolo.

 

Lui non rispose ed abbassando il volto sciolse delicatamente la stretta al braccio della ragazza.

 

Ci fu qualche istante di silenzio.

Come se nell’intero aeroporto ci fossero stati solo loro due e tutto il chiacchiericcio provocato dalla gente attorno a loro fosse stato un semplice insieme di piccolo soffi d’aria.

 

- Ho mentito.- Bisbigliò House,alzando il volto e guardandola finalmente negli occhi. Uno sguardo profondo e penetrante, ma allo stesso tempo gelido.

 

-Hai…mentito?- Allison riusciva a fatica a seguire il discorso del suo capo che,attualmente, si era limitato a queste due parole.

 

-Si. Ho mentito.- Ripetè lui, questa volta più convinto. - Non è vero che era quel che volevo sentirti dire quando mi hai detto di volertene andare.-

 

-Cosa…?- Cameron continuava a fissarlo, ma questa volta aveva iniziato a capire ciò che House stava sforzando di dirle ed ora a stento riusciva a trattenere le lacrime.

 

-Avrei voluto che mi dicessi che il tuo lavoro qua era importante per te… che io ero importante per te.- Continuò il diagnosta, con non poca difficoltà tra una parola e l’altra. –Ma era ovvio che tu non me lo dicessi. Lo sapevo. Sapevo che stare con me ti avrebbe solo fatto soffrire e non ti biasimo… ma voglio che tu sappia una cosa.. – Fece una pausa ed estrasse dalla tasca una piccola scatolina argentata per poi porgerla alla ragazza. – Sei stata l’unica persona che sia riuscita a rendermi felice,Allison. Mi mancherai…non ti dimenticherò mai. –  Sussurrò,porgendole il regalo. –Questo è il mio regalo di natale.-

 

Allison sorrise commossa prendendo in mano il pacchetto e tornando a fissare House. Si morse il labbro inferiore per poi fare un respiro profondo. Avrebbe voluto rispondergli “Anche tu mi mancherai” ma non ci riuscì. Rimase imbambolata a guardarlo come se non sapesse più dire un parola. Non voleva lasciarlo. Non voleva… -Greg… - Sussurrò, ma venne improvvisamente interrotta dalla mano del medico che delicatamente si era posata sulle su labbra.

 

- Alle volte le parole possono fare male.- Le sussurrò lui, mettendogli ora la mano sotto il mento ed avvicinandosi ad assaporare le sue labbra.

 

Una lacrima rigò il viso della ragazza che non potè fare a meno di abbracciarlo ed approfondire quel bacio tanto desiderato in tutti quegli anni.

 

* La signorina Allison Cameron è attesa all’uscita 24 per il volo diretto a Londra. Ripeto la signorina…*

 

-Ti stanno cercando..- Bisbigliò House sciogliendo quel delicato bacio.

 

-Già…- Sussurrò la dottoressa, iniziando a giocherellare con la camicia del diagnosta.

 

House distolse lo sguardo. - Rimani con me.- Sussurrò quasi, odiandosi sempre di più per averlo detto. Sapeva di essere venuto per salutarla.… ma sapeva anche di amarla ed ora che finalmente l’aveva capito,non voleva perderla. – Ma se deciderai di andare non ti fermerò. Ti capisco… vuoi fare nuove esperienze.-

 

–Già… Ma forse sarà meglio che rimanga.- le sussurrò lei ad un orecchio.- In fondo se me ne vado io chi te le compila le cartelle?- Disse ironica.

 

House si illuminò. Non avrebbe creduto che una battuta tanto banale sarebbe riuscita a renderlo così felice. – Ti amo.- Le rispose,lasciando cadere il bastone a terra ed attirandola a se per un secondo bacio. “Ti amo..

 

Di colpo le luci si spensero per qualche minuto e dalle grandi finestre a vetro dell’aeroporto si poterono ammirare i meravigliosi fuochi d’artificio innalzarsi verso l’oscurità  ed illuminare il cielo stellato per dar il benvenuto ad un nuovo e felice anno.

 

 

 

-Happy new year, Allison.-

 

 

 

 

-End-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PROLOGO

 

Il giorno dopo Cameron si trasferirsi a casa di House, in attesa che la ditta di traslochi spedisse nuovamente le sue cose al suo vecchio indirizzo; e dove potè costatare che la cucina di House non era affatto un “brodo di giuggiole” come spesso sentiva dire a Foreman che non passava giorno in cui non smettesse di rompere le scatole ad House cosa che, anche lui, non cessava di fare al suo dipendente.

Cameron tornò a lavorare cinque giorni dopo l’inizio del nuovo anno, conoscendo finalmente il tanto famoso Shoter e notando quanto House si fosse pentito di aver mandato via Chase, visto che ora doveva subirsi le continue frecciatine che Foreman e Shoter si mandavano.

Cuddy e Wilson,invece decisero di tener in segreto la loro storia… almeno per il personale del Princeton Teaching Hospital.

Per quanto riguarda Chase, riuscì ad aprirsi uno studio tutto suo e a diventare, come aveva sempre sognato, un medico famoso e stimato e non mancava occasione nella quale tornava a Princeton con Sandy per passare insieme ai vecchi amici le feste.Per stare insieme,ora che finalmente erano tutti felici.

 

 

 

 

 

 

 

Miky91

 

 

 

 

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