Ancient love.

di RakyKiki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Capitolo: Ritorno a Beacon Hills. ***
Capitolo 2: *** II Capitolo: Era davvero un leone di montagna? ***
Capitolo 3: *** III Capitolo: Una serata movimentata. ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo: Luna piena. ***
Capitolo 5: *** V Capitolo: Rivelazioni. ***
Capitolo 6: *** VI Capitolo: Gelati e diari. ***
Capitolo 7: *** VII: Preparativi. ***
Capitolo 8: *** VIII Capitolo: Legami. ***
Capitolo 9: *** IX Capitolo: Docce e cioccolata. ***
Capitolo 10: *** X Capitolo: Allenamenti. ***
Capitolo 11: *** XI Capitolo: Confronti. ***
Capitolo 12: *** XII Capitolo: Feste e regali...inaspettati! ***
Capitolo 13: *** XIII Capitolo: Cacciatori. ***
Capitolo 14: *** XIV Capitolo: Il ballo. ***
Capitolo 15: *** XV Capitolo: Natale! ***
Capitolo 16: *** XVI Capitolo: Back to normality. ***
Capitolo 17: *** XVII Capitolo: Anger Moon. ***
Capitolo 18: *** XVIII Capitolo: Chiarimenti. ***
Capitolo 19: *** XIX Capitolo: Chi non muore si rivede! ***
Capitolo 20: *** XX Capitolo: The undeniable power of human love. ***
Capitolo 21: *** Epilogo: E così da qui ebbe fine l'inizio. ***



Capitolo 1
*** I Capitolo: Ritorno a Beacon Hills. ***


I Capitolo: Ritorno a Beacon Hills.

Quando suo zio le aveva comunicato che sarebbero tornati a Beacon Hills, Rachel era rimasta sconvolta, e quando seppe che avrebbe dovuto frequentare il liceo il panico la pervase: sin da bambina aveva studiato a casa, e l'idea di andare a scuola la terrorizzava, non aveva la minima idea di come fosse seguore le lezioni, mangiare nella mensa o svegliarsi presto la mattina. Ma nonostante tutto aveva dato il suo consenso al trasferimento sebbene odiasse quella cittadina della California.

Ora che erano finalmente arrivati, dopo ben ventitrè ore di viaggio interrotte solamente dalle soste per mangiare e per i cambi al volante, Rachel non vedeva l'ora di farsi una doccia e prepararsi, in particolar modo psicologicamente, per la giornata successiva. Una volta a letto sperava di cadere subito in un sonno profondo, ma nella sua mente tornarono a galla le immagini del suo passato, che si era ripromessa di dimenticare: i pomeriggi passati nella casa in mezzo alla riserva con i suoi due migliori amici, le passeggiate con i suoi genitori per il centro di Beacon Hills, le festività passate con gli Hale nella loro casa. Se fossero riaffiorati solo quei ricordi la ragazza avrebbe anche potuto prendere sonno, immersa in uno stato di malinconia, ma quando i ricordi della morte di suo padre, avvenuta nove anni prima proprio in quei boschi dove era solita giocare, quando i ricordi della vista del cadavere della madre, suicidatasi due mesi dopo l'incendio di casa Hale avvenuto del 2005, e quando il ricordo della notizia della morte di tutti i componenti della famiglia Hale tornarono a galla nella sua memoria, Rachel maledisse ancora una volta quella città. Quando finalmente era riuscita ad entrare in uno stato di dormiveglia una musica rock partì a tutto volume dalla casa vicino alla sua. Arrabbiata come non mai, la ragazza si alzò dal letto e prese una pallina da tennis che aveva trovato in macchina quella mattina e la lanciò contro la finestra della casa da cui proveniva la musica ed ignorando che fosse ormai mezzanotte e probabilmente nel vicinato la gente dormiva urlò :
"Razza di cafone, non lo sai che la gente a quest'ora vorrebbe anche dormire?!" e sperava che la persona responsabile di quella musica aprisse la finestra in modo da poter sfogare parte della rabbia che aveva dentro. Quasi come se le avesse letto nel pensiero, un ragazzo con un paio di grandi occhi marroni e capelli corti sbucò dalla finestra e con fare impacciato e mortificato disse:
"Chiedo scusa, non sapevo ci fosse qualcuno nella casa, di solito è disabitata e gli altri vicini non si sono mai lamentati, probabilmente perche sono una coppia di vecchietti mezzi sordi. Comunque piacere, sono Stiles Stilinski!" concluse il ragazzo porgendo la mano come se non avesse visto i metri che separavano le due case, cosa che Rachel invece notò eccome e lo fece notare al ragazzo, che ritirando la mano disse:
"Ok, forse è meglio che io abbassi la musica...è stato un piacere conoscerti, ragazza dal nome ignoto." concluse con un sorriso mentre chiudeva la finestra. Poco dopo la musica cessò e Rachel tornò a letto e ripensando al sorriso inaspettato che il ragazzo le aveva rivolto finalmente si addormentò.


Il liceo Rachel se l'aspettava sì caotico, ma non così tanto, anche solo per il semplice fatto che Beacon Hills fosse una piccola città. C'erano studenti che andavano in ogni direzione, ed un'infinità di armadietti tutti allineati, per non parlare del chiasso e del rumore. Si diresse velocemente al suo armadietto per posare le cose che le avevano dato in segreteria e prendere i libri per la sua prima lezione. Mentre sistemava il tutto una voce familiare attirò la sua attenzione e proveniva dall'armadietto vicino al suo.
"Ti giuro Scott, quella è fuori di testa! Ok avevo la musica un po' alta ma andiamo! Addirittura lanciare una pallina da tennis contro la mia finestra? E se le fosse capitato sotto mano un libro o un martello?! Avrebbe anche potuto uccidermi, e sinceramente non ho voglia di morire per colpa di un martello volante, non dopo che sono sopravvissuto a Peter e a tutto il resto! Mi ha anche chiamato cafone, e dovevi vedere la sua espressione quando mi sono presentato e le ho sporto la mano; ok c'erano diversi mentri  tra le case, ma almeno sorridere o presentarsi a sua volta!" Era Stiles, il suo vicino. "Ma possibile che debba averlo anche come vicino d'armadietto?! E quanto accidenti parla si può sapere?" pensò Rachel, e pensò anche di dirlo al ragazzo, ma si limitò a chiudere l'armadietto e a dire in tono gentile ed ironico:
"Hai ragione, la prossima volta ti avviserò prima di tirare qualcosa contro la tua finestra per farti notare quanto tu sia poco educato verso il vicinato. Comunque piacere, sono Rachel Moore!" concluse porgendogli la mano. Stiles aveva un'espressione stupita e Scott rideva sotto i baffi e vedendo che l'amico non dava cenni di vita, prese lui la mano della ragazza e si presentò:
"Scott McCall, migliore amico di Stiles! Sei nuova?"
"Si, vengo da Dallas, ma da piccola vivevo qui."
"Oh, ecco perchè hai quell'accento! Comunque- si intromise Stiles-mi dispiace ancora per ieri sera! Se ti servisse mai un aiuto per orientarti con le classi o cose simili puoi contare su di noi!" concluse il ragazzo indicando lui e Scott.
"Sei molto gentile Stiles, me ne ricorderò. Ci si vede!" salutò la ragazza allontanandosi verso il laboratorio di chimica.
"Quella ragazza mi manderà al manicomio Scott! Sembra la versione femminile di Derek santo cielo! Ma tutte a me devono capitare: prima il mio migliore amico diventa un lupo mannaro, poi la ragazza per cui ho sempre avuto una cotta è stata morsa da un licantropo ma non si è trasformata ed ora ho una vicina di casa psicopatica e con crisi di nervi! Se arrivo vivo alla fine di quest'anno mi devi almeno tre mesi di psicanalista Scott!"  disse Stiles all'amico, raccogliendo lo zaino e incamminandosi anche lui verso il laboratorio di chimica, dove il professor Harris si stava informando con la nuova studentessa su dove fosse arrivata con il programma.
"Signor Stilinski, che ne dice di aiutare la signorina Moore a mettersi in pari con gli altri? Così magari il signor McCall non sarà troppo distratto e potrà impegnarsi un tantino di più con lo studio. Prego signorina Moore, si sieda al posto di McCall, e lei vada a sedersi vicino al signor Mahealani." disse il professore, non appena i due ragazzi furono entrati in classe.

Il resto della mattina passò tranquilla e quando Rachel si stava dirigendo verso la mensa un ragazzo alto, con i capelli biondo scuro e gli occhi azzurri le si avvicinò; indossava una giacca di pelle con sotto una t-shirt scura ed un paio di jeans scuri.
"Ciao, sono Isaac." si presentò il ragazzo.
"Io sono Rachel."
"Sei nuova vero? Perchè non ti siedi con me ed i miei amici a pranzo? Così non resti da sola..." continuò il ragazzo indicando un ragazzo ed una ragazza vestiti anche loro con un abbigliamento come quello di Isaac.
"Oh...si, perchè no..."
"Splendido!" concluse il ragazzo sfoderando un sorriso che aveva un qualcosa di inquietante ed ipnotico e tenne aperta la porta della mensa per far passare Rachel e gli altri due.
Intanto Scott e Stiles erano seduti al loro solito posto e parlavano di quello che ormai era diventato il problema all'ordine del giorno.
"Potrebbe essere Derek? A controllare il Kanima dico." propose Stiles.
"No, non avrebbe fatto attaccare un membro del suo branco visto quanto è pericoloso quel mostro per noi licantropi."
"Il nonno di Allison allora! Andiamo, hai detto anche tu che era calmissimo quando siete stati attaccati vicino al gay club l'altra sera."
"Potrebbe essere, ma non abbiamo abbastanza prove. E no, non chiederò ad Allison di indagare, è già abbastanza pericolosa la nostra situazione così com'è, non vedo il bisogno di aggiungere altro onestamente. E a proposito di Derek," si interruppe Scott per dare un morso alla sua mela "sembra porpio che voglia continuare a trasformare gli studendi di questa scuola. Diamine, Rachel è appena arrivata, non le lascia nemmeno il tempo d'ambientarsi che subito le sguinzaglia dietro i suoi cagnolini!" disse il ragazzo, indicando con un cenno della testa davanti a sè e facendo voltare Stiles verso quella direzione. In quel momento Rachel alzò la testa ed incrociò gli occhi di Stiles, che la salutò con la mano. La ragazza rispose con un sorriso ed un piccolo movimento della mano.
"Conosci Stiles e compagnia bella?" le chiese la ragazza, che aveva scoperto si chiamasse Erica, mentre l'altro ragazzo si chiamava Boyd.
"Si, Stiles è il mio vicino di casa."
"Ti avranno già parlato male di noi vero?" si intromise Isaac.
"No, perchè dovrebbero? Non andate particolarmente d'accordo o mi sbaglio?"
"Hai perfettamente ragione, abbiamo molto un rapporto di amore/odio, e tendiamo ad ignorarci, tranne nei casi in cui lo scontro non può essere evitato."rispose ancora il ragazzo. Per il resto del pranzo Rachel continuò a fare domande sulle lezioni, la città e ciò che offriva come divertimento. Finito di mangiare Rachel si diresse al suo armadietto verso la palestra, dove l'attendevano due ore di ginnastica pomeridiane.

NdA: Ok gente! Inizio con il dire che questa è la mia prima Fan Fiction che scrivo su Teen Wolf, quindi vi chiedo di essere il più possibile sinceri con le vostre recensioni. Le critiche sono sempre ben accette, perchè dagli errori si può solo imparare, così come dai consigli. Un bacio ;)

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Capitolo 2
*** II Capitolo: Era davvero un leone di montagna? ***



II Capitolo: "Era davvero un leone di montagna?"

"Trentasei, trentasette, trentotto..." Contava Derek nella mente. Ormai era alla quinta serie da cinquanta flessioni, ma non gli importava. Quel giorno aveva deciso di fare più esercizio fisico possibile non solo in vista della luna piena della settimana seguente, ma anche per scacciare via i pensieri che gli annebbiavano la mente, che erano decisamente troppi: il branco di per sè dava i suoi problemi, perchè non davano alcun segno di miglioramento; il Kanima continuava ad ammazzare la gente; i cacciatori lo braccavano; non aveva idea su chi fosse il padrone del Kanima ed ora si era aggiunto anche il ritorno di Rachel. L'ultima volta che si erano visti era stato più di nove anni prima, e non si erano lasciati nel migliore dei modi: lui le aveva urlato contro di averlo tradito, acconsentendo al trasferimento da Beacon Hills, le aveva dato della bugiarda, le aveva detto di odiarla e l'aveva fatta piangere. Spesso Derek dimenticava che lei fosse più piccola di lui, che non poteva essere così duro con lei. Ma, anche se se lo fosse ricordato, in quel frangente non avrebbe fatto differenza: lei, la sua migliore amica, l'avrebbe abbandonato. Laura aveva provato a farlo ragionare, dicendo che Rachel non poteva fare altrimenti; tipico di Laura, cercare sempre di giustificare ciò che gli altri facevano. Ma non capiva, non capiva il legame che si era instaurato tra di lui e Rachel; certo, Rachel era anche la migliore amica di Laura, ma non era la sua unica amica, non era l'unica persona capace di capirla sempre e comunque. Per lei non sarebbe cambiato nulla, ma per lui sì.
Prima, quando Isaac e gli altri due componenti del suo branco uscirono dopo l'allenamento mattutino per andare a scuola, Derek aveva raccomandato loro solamente una cosa: lasciare in pace Rachel. Non aveva dato loro troppe spiegazioni, aveva solamente detto di non avvicinarsi a lei, di non rivolgerle la parola e di fare come se non ci fosse. Sperava che il branco ascoltasse il suo velato avvertimento, in caso contrario avrebbero dovuto fare attenzione, perchè avrebbero avuto a che fare con un alpha piuttosto incazzato. La sua non era una punizione verso Rachel, il fatto che loro non le rivolgessero la parola: era il suo modo per tenerla lontana dal suo mondo, da quel mondo da cui la madre l'aveva portata via dopo l'uccisione del padre. Perchè Derek dopotutto ancora le voleva bene, ma non osava ammetterlo nemmeno a sè stesso; anzi, come scusa si era detto che voleva tenerla lontano perchè sarebbe stata solo un pensiero ed una preoccupazione in più. Ma questa scusa non spiegava il fatto che quella notte fosse andato a casa sua, l'avesse vista litigare con Stiles, e fosse entrato in camera sua passando dalla finestra. Era cambiata, le gote rosse da bambina erano sparite, i lunghi capelli avevano lasciato il posto ad un taglio corto e sbarazzino, le unghie che una volta era solita mangiare ora erano lunghe e colorate dallo smalto. Ma la cosa che era cambiata di più era la sua espressione. Persino ora che dormiva Derek riusciva a scorgerla: era dura, fredda, tipica di chi ha sofferto tanto, anche troppo. Un po' come la sua. Anche lei come lui aveva perso la sua famiglia, aveva conosciuto il dolore e la morte da vicino. Ma quando l'aveva vista litigare con quell'idiota di Stilinski, Derek era riuscito ad intravedere una traccia della vecchia Rachel, quasi come una scintilla.
Il suono dell'arrivo di un sms distolse il ragazzo dal flusso dei suoi pensieri. Era di Erica, si scusava per quello che c'era scritto, ma se lui aveva detto loro di non parlare a quella ragazza c'era un motivo e che uno di loro non aveva rispettato il suo comando: Isaac aveva invitato Rachel a pranzare con loro, e l'aveva riempita di domande, alle quali lei aveva risposto a monosillabi. Bene, ora si che Derek era incazzato. "E' mai possibile che quella ragazza sia arrivata da meno di un giorno e porti già casino nel mio branco?!" disse a voce alta tirando un calcio ad un barile vicino a lui. Decise però di lasciar perdere la ragazza, lei non aveva colpa, mentre quel cazzo di insolente di un beta, una volta uscito da scuola, se la sarebbe vista con lui. Aveva detto loro di starle lontano, aveva dato un ordine preciso, che Isaac aveva volutamente ignorato. Non avrebbe passato liscio un affronto del genere, un ordine dell'alpha andava sempre rispettato. E il beta avrebbe imparato la lezione.

Le due ore di ginnastica erano state estenuanti: il professore l'aveva sottoposta ad una serie di tests per valutare la sua preparazione, e poi si era allenata insieme ai suoi compagni per la corsa campestre del giorno seguente. Rachel odiava correre, lo odiava con tutto il cuore. Ora che però era finalmente uscita da scuola e si incamminava a piedi verso la clinica veterinaria si sentiva bene: andava al suo primo giorno di lavoro, che suo zio era riuscita a procurarle. Una volta giunta in clinica, il Dottor Deaton le spiegò cosa avrebbe dovuto fare: Scott si sarebbe occupato dei cani, mentre lei dei gatti che non sembravano affatto gradire la presenza del ragazzo.  Aveva avuto modo di osservarlo in quella giornata,
McCall sembrava un bravo ragazzo, aveva l'aspetto di uno di quei tipi tutti per bene, che fanno sempre la cosa giusta al momento giusto, ma aveva qualcosa di diverso nello sguardo, qualcosa che Rachel non riusciva a spiegare. Si era anche accorto di come guardasse Allison Argent, la sua compagna di Inglese, e di come lei guardasse lui. Probabilmente avevano avuto una storia e si erano lasciati da poco, magari di comune accordo. In questo caso la loro rottura non sarebbe durata molto, nemmeno un mese e Rachel era sicura sarebbero tornati insieme. Rachel aveva anche avuto modo di osservare Stilinski quel giorno, e aveva constatato che dopotutto non era un brutto ragazzo, l'unico problema era che era estremamente logorroico, era sorprendentemente ironico e rispondeva ai professori con battute quando la situazione si faceva critica, ma nonostante questo aveva bei voti in tutte le materie. Quel giorno Rachel aveva anche conosciuto Lydia, una ragazza all'apparenza molto superficiale e vuota, ma il suo sguardo sembrava nascondere una vaga inquietudine; e Jackson, il co-capitano insieme a McCall della squadra di lacrosse della scuola: era indubbiamente un bel ragazzo, il classico tipo dei film ambientati al liceo: popolare, bello, stronzo e ricco da far schifo. Mentre Rachel ripensava a tutto questo aveva iniziato a pulire le lettiere dei gatti, e le venne in mente di  adottarne uno: se ne sarebbe occupata lei a casa, e voleva qualcuno con cui potersi confidare. E poi i gatti le piacevano, ed erano di gran lunga meglio dei cani. Ad un tratto qualcuno suonò il campanello posto sul bancone d'ingresso, e dato che sia Scott sia il Dottor Deaton erano occupati, Rachel andò ad accogliere il visitatore. Era alto, i capelli di un marrone chiaro, il viso solcato dalle rughe dovute un po' all'età; indossava la divisa dello sceriffo, e dal nome sulla targhetta Rachel capì che quello era il padre di Stiles.
"Buon giorno sceriffo, posso fare qualcosa per lei?" rispose lei educatamente e sorridendo.
"Salve Rachel -la salutò lui ricordandosi di lei dopo tutti quegli anni- come stai? Caspita sei cresciuta! Mio figlio mi ha detto che ora siete compagni di laboratorio. Comunque, volevo chiederti se potevo parlare con il dottor Deaton, è piuttosto urgente." rispose lo sceriffo. Rachel annuì e chiamò il dottor D. che andò con lo sceriffo a parlare nel retro. Poco dopo, quando Rachel passò davanti alla porta sul retro, senti lo sceriffo ed il dottore parlare di qualcosa che catturò la sua attenzione: lo sceriffo era interessato al parere del veterinario riguardo i graffi sul corpo di un uomo, ucciso quella notte da un animale sconosciuto. Ma purtroppo il dottore non ne sapeva nulla, non aveva mai visto graffi come quelli. La ragazza era pensierosa: dopo tutti quegli anni, a Beacon Hills continuava a girare un animale sconosciuto che andava in giro ad ammazzare la gente. Per un momento ripiombò indietro negli anni, a quando, poche settimane prima della morte del padre, un animale aveva iniziato ad uccidere delle persone proprio lì a Beacon Hills. Per un istante la paura la pervase, facendola ripiombare in quell'atmosfera. Scrollò la testa, decisa a non pensarci più. Senza risultati ovviamente. Voleva saperne di più, ma a chi poteva chiedere? Di certo non al dottor D., o allo sceriffo. Ma al figlio dello sceriffo sì, poteva chiedere a Stiles. E così fece una volta finito il suo turno di lavoro. Con la scusa di dover restituire un quaderno al ragazzo, Rachel andò a casa sua, ma c'era solo lo sceriffo che stava uscendo il quale le disse però di aspettare pure in casa, che tanto Stiles sarebbe arrivato a momenti. Da sola, in quella casa sconosciuta e silenziosa, Rachel non sapeva bene cosa fare. Decise di guardarsi intorno, e prese a camminare per il salotto, soffermandosi sulle fotografie poste sul caminetto: ritraevano lo sceriffo con il figlio e la moglie, che assomigliava incredibilmente a Stiles; in un'altra foto c'erano solo lo sceriffo e la moglie; in un'altra la donna con il figlio, entrambi sorridenti. L'ultima foto della fila attirò la sua attenzione: era un primo piano della madre di Stiles, ed era bellissima; aveva un viso dolcissimo, e gli occhi accesi di entusiasmo, proprio come gli occhi del figlio. Si chiese dove fosse quella donna, perchè non fosse lì con la sua famiglia. Una risposta si fece largo nella sua mente, o meglio, una domanda: Perchè tua madre non è con te Rachel, perchè la madre di Stiles non è con lui?
In quel momento sentì scattare la porta e si voltò verso l'ingresso, quasi come se fosse stata scoperta in un luogo a cui nessuno poteva accedere, troppo intimo e personale.
Quando Stiles entrò in casa posò le chiavi sul tavolino dell'ingresso, e come sempre si stava dirigendo verso le scale, quando si voltò verso il salotto e preso alla sprovvista cacciò un urlo un po' femminile, e notò che la ragazza vicino al camino tentava di non ridere. "Ma cosa pretende!? Vedo qualcosa che si muove e mi spavento! Accidenti, mica perchè sono un maschio allora non devo spaventarmi!" pensò stizzito Stiles.
"Rachel...che ci fai qui? Mi hai spaventato." le chiese.
"L'ho notato sai? - disse la ragazza e gli sorrise- Comunque sono qui da poco, ho incontrato tuo padre che ha detto che potevo stare qui finchè non arrivavi. Volevo parlarti." concluse Rachel con aria seria.
"O-ok...vieni in cucina, che intanto mi preparo qualcosa da mangiare che sto morendo di fame! Tu vuoi qualcosa? Un panino, un caffè?" rispose il ragazzo incamminandosi verso la cucina. "Ossanti, vuole parlarmi. Ma di cosa? Che il branco di Derek le abbia detto qualcosa sui licantropi? No, Scott l'avrebbe già saputo... Magari si tratta di qualcosa per la scuola..." pensava intanto il ragazzo,
"No grazie Stiles, sono a posto così." rispose lei e lo seguì in cucina, dove attese che finisse di prepararsi un panino a dir poco enorme.
"Allora, di cosa volevi parlare?" chiese lui sedendosi all'altro capo del tavolo per poterla avere di fronte. Ora che l'osservava bene, Rachel era una bella ragazza. Certo non era come Lydia, non aveva i capelli lunghi e rossi. Li aveva corti e marroni. E lo sguardo era diverso, quello di Lydia insicuro e un po' da schizzata ultimamente, quello della ragazza che aveva davanti invece era sicuro, duro, triste. "Malinconico" pensò Stiles. Perso nei suoi pensieri però il ragazzo non aveva sentito la risposta di lei, e le chiese di ripetere.
"Ho detto...volevo chiederti se sapevi qualcosa riguardo ai recenti attacchi di un animale qui a Beacon Hills. Ho sentito tuo padre che ne parlava con il dottor Deaton..."
Ok, quella domanda lo aveva spiazzato. "So che non hanno idea di che genere di animale sia, ma sanno che è molto pericoloso, e velenoso. A quanto pare rilascia una specie di bava che ti paralizza dal collo in giù..." rispose. "Oh, dimenticavo! Si tratta di un Kanima, un licantropo mutante. E sarebbe Jackson. E dobbiamo riuscire a catturarlo prima dei cacciatori e decidere se ucciderlo o meno." concluse il ragazzo nella sua mente.
"Quindi è un animale diverso rispetto a quello che uccise molte persone nove anni fa? Ricordo che avevano parlato di un leone di montagna allora..."
"Non sapevo ci fossero stati altri animali prima di questo. So che l'anno scorso ci furono una serie di morti misteriose e si pensava potessero essere causa di un animale, anche lì un leone di montagna, ma alla fine si scoprì che era Peter Hale che tentava di uccidere i responsabili dell'incendio di casa Hale che lo avevano ridotto a stare in coma per sei anni, salvandosi per miracolo dall'incendio..." rispose Stiles pensono.
"Cosa?! Peter...Hale? Lo zio di Derek?" chiese la ragazza stupita. Se lo zio era ancora vivo, ed era riuscito a fuggire, allora forse anche Derek....No, suo zio le aveva detto che erano morti tutti quanti. Ma allora perchè non le aveva detto di Peter?
"Conosci Derek Hale?" chiese lui stupito.
"Lo conoscevo." rispose secca la ragazza.
"Comunque si, suo zio. E' stato poi ritrovato morto, attaccato da un leone di montagna nei dintorni di casa Hale." si affrettò a dire Stiles, notanto il cambio d'umore della ragazza.
"Grazie Stiles, mi sei stato di grande aiuto." rispose la ragazza alzandosi e dirigendosi verso la porta. "Ci vediamo domani a scuola." lo salutò ed uscì dalla casa.

Non voleva fare la corsa campestre. Già odiava correre normalmente, figuriamoci tra i boschi. Le parole del coach l'avevano rincuorata, infatti per avere la sufficienza bastava arrivare entro il tempo massimo. Perfetto. Inoltre potevano ascoltare la musica, in modo da concentrarsi di più. Un altro punto a favore del coach. Intanto il gruppo di ragazzi si era sparpagliato, i più veloci davanti, i più lenti in fondo, e correvano tutti. Era piacevole correre con la musica nelle orecchie ed iniziava addirittura a balenarle in testa l'idea di poter correre un po' tutti i giorni, a patto che la musica fosse con lei. Nel frattempo con lei non c'era nessuno, era sola. e decise che, dato che il tratto era abbastanza dritto, avrebbe potuto chiudere gli occhi per un momento, e correre così, sentendo l'aria sulla pelle e la musica nelle orecchie. Ad un tratto inciampò in qualcosa, ed il terreno le venne a mancare sotto i piedi. Istintivamente portò le mani avanti, ed aprì gli occhi girandosì verso ciò che l'aveva fatta cadere. Uno Stiles preoccupato la guardava e le chiedeva scusa, che non si era accorto che qualcuno stesse arrivando. Rachel si rese conto solo a quel punto che il ragazzo era tranquillamente seduto a riposarsi, con le gambe stese. Aveva trovato l'oggetto che l'aveva fatta inciampare, o per meglio dire chi. Si rialzò da terra e si scusò a sua volta, dopotutto lei stava correndo ad occhi chiusi. Raccolse anche le cuffie dal suolo, quando un rumore alla sua destra catturò la sua attenzione. Ma quando si voltò non vide nulla. Eppure quel luogo era così familiare. Sapeva di essere già stata lì. Si incamminò nella direzione da cui proveniva quel rumore, e notò un muretto, alto fino alla sua vita. Era coperto d'edera secca, ma era sicura che originariamente non dovesse esserlo. Un particolare del muretto attirò la sua attenzione: era una lanterna arrugginita, appoggiata ad un lato del muretto, dove una volta doveva esserci un cancello. Quella lanterna la conosceva, l'aveva fatta lei con suo padre. Riconobbe il muretto che circondava la sua vecchia casa, e che ora circondava il nulla. Della casa, della sua casa, non c'era più nessuna traccia, restavano solamente le fondamenta che delimitavano il perimetro dell'ex-casa. "Evidentemente, una volta che gli Hale avevano comprato la casa e noi ci eravamo trasferiti, avevano deciso di buttarla giù. In effetti non se ne facevano nulla...hanno fatto bene." disse fra sè e sè la ragazza. Quasi come uno zombie si avvicinò ancora di più a quella che una volta era stata la sua casa. Percorse tutto il perimetro, fino ad arrivare a quello che una volta era stato il retro della casa. All'improvviso un ricordo la colpì, un ricordo inaspettato, che aveva accuratamente depositato nel fondo della sua memoria.
"Pioveva, tanto. Rachel era uscita a cercare il padre, che aveva visto correre dalla finestra. Sentiva la madre che la chiamava e la cercava, ma lei voleva trovare il suo papà. Andò fino sul retro, e lo trovò. Era disteso a terra, inerme, il suo corpo sovrastato da quello di un animale nero enorme. Quel "coso", come lo aveva definito lei in quel momento nella sua testa, stava facendo del male al suò papà che ora non si muoveva più, nessun suono usciva più dalla sua bocca. Rachel capì, ed urlò. Udendo quell'urlo l'animale si voltò verso di lei, fissandola famelico con i suoi occhi rossi. L'urlo si strozzò in gola alla bambina, non riusciva più a muovere nessun muscolo, vedeva solo l'animale che le si avvicinava, puntandola. Ad un tratto sbucò fuori dal nulla un altro animale, più piccolo di quello dagli occhi rossi, e si mise tra lei e quello grande. Ringhiò contro quello che sembrava essere il capo tra i due, e si girò per guardare per un secondo la bambina. Aveva due occhi di un azzurro intenso, abbagliante; sembravano volessero dirle che l'avrebbe protetta lui. Rachel aveva già visto quegli occhi, ma non ricordava dove. Ad un tratto, l'animale più piccolo si scagliò contro quello grande, finendo tutti e due nel fitto del bosco."

Quando una mano si posò sulla sua spalla, riportandola nel presente, la ragazza si rese conto di essere in ginocchio per terra, lo sguardo perso nel vuoto. Una voce la chiama preoccupata, non riesce però a capire cosa dice. Lentamente riacquista lucidità. Stiles ora le era davanti e la fissava negli occhi, le mani posate sulle sue spalle.
"Rachel, mi senti?!" continuava a dirle, scuotendola per le spalle.
"Stiles..."
"Oh santo cielo ti sei ripresa! Stai bene? Cos'è successo? Mi stavo scusando quando ti sei alzata e sei venuta fino a qui. Continuavi a dire 'Papà' e non mi sentivi. Poi sei caduta in ginocchio e hai iniziato ad urlare. Mi hai fatto venire un infarto! Si può sapere cosa ti è preso?" le chiese il ragazzo arrabbiato.
"Io... non lo so. Ho rivissuto un ricordo che avevo sepolto negli anni...il ricordo della morte di mio padre. E' qui che è morto Stiles. E' qui che è morto nove anni fa, assalito da un animale. Un gigantesco animale...con due occhi rossi..." rispose la ragazza spostando lo sguardo dalle foglie sul terreno al viso del ragazzo. Intanto qualcuno correva verso di loro, chiamando Stiles per nome. Rachel capì che era Scott. Probabilmente aveva sentito le urla ed era corso a vedere cosa stava succedendo. Stiles non gli disse nulla, ma con lo sguardo fece intendere a Scott che ne avrebbero parlato dopo. Aiutarono la ragazza ad alzarsi da terra, e tornarono al percorso della corsa.
"Te la senti di continuare? Puoi sempre dire al coach che non stai bene." le disse Stiles per l'ennesima volta.
"Si Stilinski, me la sento, te l'ho già detto santissimi numi!" rispose la ragazza spazientita, che riprese la sua corsa lasciando Scott e Stiles indietro.
"Allora Stiles? Cosa è successo?" chiese McCall all'amico, che gli raccontò tutto, anche del fatto che suo padre lo aveva informato che nove anni prima il padre della ragazza era stato ucciso da un animale.
"Un animale? Intendi dire, un licantropo?" chiese Scott.
"Un alpha, per essere precisi... probabilmente l'alpha di Beacon Hills a quei tempi. Che fosse il padre di Derek? Mio padre mi ha anche detto che la famiglia di Derek e quella di Rachel erano sempre insieme. Abitavano addirittura vicini. Bhe circa." rispose il ragazzo, valutando l'ipotesi che il padre dell'alpha attuale di Beacon Hills avesse potuto uccidere il suo migliore amico.


"Probabilmente ho esagerato. Si, ho decisamente esagerato. Ma doveva imparare la lezione. Non avrebbe dovuto disobbedirmi." Pensò Derek, una volta che ebbe finito di punire il beta che non aveva rispettato un suo ordine. Aveva il volto pieno di sangue, un sopracciglio rotto e il labbro gonfio, oltre al naso rotto. Ma già il giorno seguente non ci sarebbe più stato niente sul suo volto, grazie alla straordinaria capacità di guarire, tipica dei licantropi. Non si era nemmeno trasformato Derek, si era semplicemente fiondato su di lui, ed aveva iniziato a prenderlo a pugni. Quel pomeriggio, subito dopo pranzo, era andato nei boschi con l'intenzione di punirlo lì, sapeva di poterlo prendere senza che gli altri si accorgessero della sua assenza poichè avevano la corsa campestre. Ma si era imbattuto in lei. Era a terra, era inciampata nelle gambe di Stilinski. Istintivamente fece un passo verso di lei, come a volerla aiutare, ma se ne pentì subito, poichè il piede finì su di un rametto, rompendolo a metà e facendo rumore. Fece appena in tempo a nasconderi alla vista di Rachel, che subito si diresse verso la sua direzione. Buffo, ma senza rendersene conto Derek aveva scelto come luogo del suo appostamento proprio il luogo in cui una volta sorgeva la casa della ragazza. Riusciva a sentire le emozioni di lei, la sua confuzione, la sua diffidenza, la sua paura. Ma anche la sua curiosità, la sua familiarità con quel luogo. La seguì, e si rese conto che anche Stilinski la seguiva chiamandola, ma lei non lo sentiva, era immersa nei suoi pensieri. Giunto sul retro della casa si accorse che nella ragazza un enorme quantità d'emozioni si susseguivano: terrore, incredulità, impotenza, rifiuto, stupore e ancora terrore. Improvvisamente Rachel cadde a terra in ginocchio e prese ad urlare. Ad un tratto nelle sue emozioni comparve la paura totale, quella paura che ti fa paralizzare, non ti fa più muovere un muscolo, tantomeno parlare. Infatti la ragazza era ferma immobile, la bocca spalancata e un'epressione di terrore dipinta sul volto. Ma ecco che la familiarità torna per un momento in lei, e anche un senso di sicurezza sembra fare breccia in quella barriera di terrore allo stato puro che la circondava. Derek in quel momento capì cosa stesse succedendo: Rachel stava ricordando un qualcosa che probabilmente aveva dimenticato, un ricordo che aveva voluto dimenticare. Un ricordo che invece Derek ricordava bene. Il ricordo di quando le salvò la vita da suo padre totalmente fuori controllo per via della luna piena. Il ricordo della morte del padre di lei, per mano del padre del suo migliore amico. Stiles ora era davanti a Rachel e la scuoteva per farla riprendere. Sembrava stare bene ora, ma il ragazzo l'aiutò ad alzarsi.
Avrebbe voluto farlo lui.
Avrebbe voluto aiutarla lui.
Ma no, non poteva.
Non doveva.
Sarebbe stata solo una complicazione in più.

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Capitolo 3
*** III Capitolo: Una serata movimentata. ***


III Capitolo: Una serata movimentata.

"Coraggio Stiles, non morde mica, è solo una ragazza.
Sì, una ragazza nevrotica che ti ha lanciato addosso una pallina da tennis dalla finestra di camera sua, una ragazza che nel bel mezzo dell'ora di educazione fisica si è messa ad urlare nei boschi preda di chissà quali visioni, una ragazza...
Oh andiamo Stilinski, che ti prende?! Hai affrontato branchi di lupi mannari, cacciatori di licantropi, e sei sopravvissuto ad un alpha totalmente psicopatico e fuori controllo, senza contare le volte che sei sfuggito al Kanima. Non può spaventarti così tanto una semplice ragazza. Su, ora vai da lei e glielo chiedi, non è così difficile. Basta aprire la bocca e parlare." continuava a ripetersi Stiles durante la pausa pranzo, fissando Rachel che mangiava seduta da sola ad un tavolo. Fece un lungo sospiro e prendendo il proprio vassoio in mano si incamminò verso la ragazza.
"Hei, posso?" le chiese indicando il posto davanti a lei.
"Stiles! Si si, siediti pure!" gli rispose lei, sorridendo.
"Visto?! Non era tanto difficile Stilinski." pensò.
"Come mai non stai con Scott?" gli chiese prendendo una forchettata di pasta e fissandolo negli occhi.
"Oh bhe, voleva stare un po' da solo e così ho pensato di venire a fare un po' di compagnia a te che te ne stavi tutta sola soletta. Sempre che non ti dispiaccia eh, altrimenti me lo dici e me ne vado tranquilla."
"Ma va, figurati non disturbi anzi!" rispose lei facendo un sorriso che secondo Stiles era contagioso.
Mangiarono chiacchierando su come si trovasse Rachel a scuola dopo la sua prima settimana, su come trovasse lavorare alla clinica veterinaria e cose di questo genere. Quando però il pranzo stava finendo, Stiles si fece forza e disse:
"Senti... Ti andrebbe questa sera di vedere un film a casa di Scott? Ordiniamo delle pizze e mangiamo lì. E' solo che non voglio ritrovarmi da solo con Scott ed Allison che si scambiano effusioni come due gatti in calore, e quindi pensavo che magari potevi venire anche tu, almeno non ero da solo..."
"Oh, questa sera? Mio zio ha il turno di notte in ospedale, e la macchina serve a lui..."
"Ti accompagno e ti riporto a casa io, non ci sono problemi!"
"Non vorrei disturbare troppo."
"Ma va, non disturbi mica figurati! Siamo anche vicini di casa! Cosa vuoi di più dalla vita?" disse Stiles facendo una faccia alquanto buffa, che per poco non fece strozzare la ragazza che stava bevendo.
"Allora passo a prenderti alle otto?" le chiese mentre si dirigevano agli armadietti.
"Si, alle otto va benissimo..."
"Grande! Ora vado, allenamento extra con la squadra di lacrosse!" rispose lui e si incamminò verso il suo armadietto.


"Vado io!" urlò Rachel da camera sua. Ma ovviamente suo zio la ignorò ed andò ad aprire la porta. Doveva sbrigarsi, o Stiles sarebbe stato vittima di un lungo ed interminabile interrogatorio per cui persino il padre di Stiles sarebbe impallidito. Suo zio diventava estremamente protettivo quando doveva uscire con un ragazzo. "Ma questa non è un'uscita con un ragazzo. Insomma, andiamo a casa di Scott a guardare un film e Stiles mi accompagna." pensò la ragazza. Cinque minuti dopo era pronta e varcava la porta della cucina dove suo zio e Stiles erano seduti, uno con un'espressione truce, l'altro con un'espressione un po' spaventata.
"Zio, noi andiamo. Ci vediamo poi domani!" disse la ragazza, prendendo Stiles per un braccio e facendo per uscire il più velocemente da quella casa e risparmiare a Stiles l'ennesima domanda imbarazzante.
"Chiama quando arrivi a casa sta sera!" le disse lo zio seguendoli nell'ingresso.
"Si zio, come sempre." gli rispose e gli diede un bacio sulla guancia aprendo la porta d'ingresso.
"E' stato un piacere conoscerla signor Moore." disse Stiles allo zio della ragazza seguendola.
"Moore era il cognome di mio cognato, il mio cognome è Jones. Gliel'ho anche detto." pensò lo zio, irritato e preoccupato per la nipote, mentre la vedeva salire in macchina con quel ragazzo, che in maniera molto cavalleresca le aveva aperto la portiera dell'auto. David sapeva che in fondo il figlio dello sceriffo non era un cattivo ragazzo, ma era naturale per lui preoccuparsi. Appena la macchina ebbe svoltato l'angolo l'uomo entrò in casa per prepararsi per il lavoro.
"Scusa per l'interrogatorio di mio zio Stiles, non sono riuscita ad evitartelo purtroppo. Sa essere estremamente protettivo a volte." si scusò la ragazza, una volta che Stiles ebbe messo in moto la macchina.
"Ma va figurati, credo sia normale che si preoccupi per te." rispose lui sorridendole.
"Non ti ha messo troppo in imbarazzo vero? Ti prego dimmi che non l'ha fatto, altrimenti credo che andrò a nascondermi sotto terra per circa i prossimi mille anni!"
"Haha ma no tranquilla, mi ha solo fatto delle domande per conoscermi. Anche se devo ammettere che quando mi ha chiesto il numero di ragazze che ho messo incinta mi sono un po' spaventato, in particolar modo quando ha aggiunto che mi avrebbe castrato se avessi risposto..." rispose il ragazzo.
"Oh santo cielo... Ok, quando domani lo vedo gli faccio un discorso, non può andare in giro così e spaventare le persone!"
"Ma stai tranquilla Rachel! Non è successo niente davvero!" rispose Stiles girandosi verso la ragazza e rivolgendole un sorriso radioso e contagioso, che fece passare a Rachel qualsiasi tipo di ansia.
Arrivati a casa di Scott il ragazzo non bussò nemmeno, ma tirò fuori un mazzo di chiavi ed aprì la porta. Davanti all'espressione stupita di Rachel disse: "Si, ho una copia delle chiavi di casa sua... Scott? Siamo arrivati!" urlò poi.
Dal salotto arrivò Allison che si risistemava la maglietta.
"Potevi suonare Stilinski!" disse rivolta a Stiles "Oh ciao Rachel! Non sapevo ci fossi anche tu!" disse poi rivolta alla ragazza.
"Eh già, Stiles mi ha trascinata qui... Che film guardiamo?"
"Eravamo indecisi tra l'ultimo di Harry Potter e Beastly, io ovviamente voto per il primo!" si intromise Scott venendo a salutare l'amico, che ovviamente dette ragione al ragazzo.
"Inutile dire che io invece voto per il secondo. Tu Rachel quale preferisci?" disse Allison.
"Anche io voto per il secondo."
"Oh andiamo Rachel! Ricorda che devi farti perdonare per come mi ha trattato tuo zio! Potrei risentirne psicologicamente per chissà quanti anni!" disse Stiles assumendo un tono drammatico ed ironico.
"Avevi detto che non importava Stilinski! E poi quello che deve il favore sei tu, non io che ti ho salvato da mio zio!" rispose dando una leggera botta al braccio del ragazzo.
"Ok, va bene, vada per Beastly! Tanto ho l'impressione che non lo guarderanno molto il film loro..." disse Stiles rivolto a Rachel ed indicando Scott ed Allison che erano nuovamente attaccati.
"Ok ok ragazzi, andateci piano! Non vorrete già farmi diventare zio vero?" disse il ragazzo prendendo per un braccio Scott e portandolo in cucina ad ordinare le pizze. Intanto Allison e Rachel si erano accomodate sul divano e parlavano tranquillamente. Quando arrivarono le pizze raggiunsero i ragazzi che per quel lasso di tempo erano rimasti in cucina e mangiarono allegramente tra le battute idiote di Stiles e le risate generali. Una volta finito di mangiare andarono in salotto e iniziarono a guardare il film. Era la trasposizione ai giorni attuali della favola "La Bella e la Bestia", ma con qualche aggiunta. Circa dopo il primo quarto d'ora del film Rachel si accorse che Scott ed Allison erano nuovamente attaccati e alzandosi dal divano disse rivolta a Stiles: "Mi accompagni fuori a fumare?". Non aspettò una risposta del ragazzo e si diresse alla porta sul retro che aveva visto in cucina. Una volta fuori si andò a sedere sul prato ed aspettò che il ragazzo la raggiungesse.
"Tu fumi?" le disse Stiles sedendosi vicino a lei.
"No, ma l'ho fatto per lasciarli un po' da soli. Già hanno poco tempo per stare per conto loro, mi dispiaceva rubare quello che potevano avere oggi. E poi non si sta così male qui no?" rispose allungando le gambe e sdraiandosi sull'erba fresca.
"No, non si sta affatto male." rispose il ragazzo imitandola. Entrambi fissavano il cielo senza dire nulla, ed all'inizio quel silenzio era piacevole, ma dopo un po' sembrava quasi opprimente, così Stiles decise di fare una domanda a Rachel che gli girava in testa da un po'.
"Come mai l'altro giorno, quando eri a casa mia e sono entrato, ti sei spaventata? Voglio dire, a cosa pensavi?" disse senza distogliere lo sguardo dal cielo stellato. Quella domanda colse di sorpresa la ragazza, che rispose con assoluta sincerità.
"Mi chiedevo perchè tua madre non fosse lì con te e tuo padre, e mi sono detta che è per lo stesso motivo per cui mia madre non è qui con me e mio zio..."
"Oh...Lei è morta quando avevo circa sei anni, ricordo che stavo andando a trovarla in ospedale. Ma quando arrivai davanti alla porta della sua stanza l'infermiera..."
"Stiles. Non serve che...voglio dire, so che non fa piacere parlarne ecco, quindi non sei obbligato a dire qualcosa o simili..." disse Rachel interrompendo il ragazzo.
"Lo so... E' solo che con mio padre ormai non ne parlo più, anzi ultimamente non parliamo proprio. Lui è sempre preso dal lavoro e lo vedo a cena se non deve fermarsi in centrale più a lungo del previsto."
"Ti capisco...." rispose la ragazza, e un silenzio calò nuovamente tra i due ragazzi.
"Mia madre morì suicida sette anni fa, due mesi dopo l'incendio di casa Hale. Da quel giorno ricordo che cadde in depressione, la famiglia Hale era come se fosse la nostra famiglia adottiva, eravamo sempre con loro, e la madre di Derek era la migliore amica di mia madre. Spesso la sentivo piangere la notte e dire che non avremmo mai dovuto andarcene da Beacon Hills. Un pomeriggio, tornata dalla lezione di pianoforte, la trovai impiccata alla ringhiera delle scale del piano di sopra. Mio zio era in giardino e quando mi sentì urlare corse in casa e mi trovò in ginocchio per terra che piangevo e fissavo il cadavere di mia madre. Da quel giorno non parlai più. Un giorno arrivai addirittura ad odiare mia madre perchè mi aveva lasciata da sola, senza lei, mio padre, Derek o qualsiasi altra persona che non fosse mio zio, al quale certo volevo bene, ma non era la stessa cosa.
Andavo quotidianamente da una psicologa, ma non facevo progressi, finchè mio zio non decise di cambiare città, e ci trasferimmo dal New Jersey in Texas. Una settimana dopo il trasferimento ripresi a parlare. Ricordo che mio zio era in cucina che leggeva un giornale e io arrivai da lui e gli chiesi cosa avremmo mangiato per cena. Mi guardò come se non credesse alle sue orecchie. Probabilmente se fossimo rimasti in New Jersey non avrei mai ripreso a parlare. Ora mia madre si trova nella tomba vicino a mio padre, qui nel cimitero di Beacon Hills. Non sono mai andata a trovarli da quando sono tornata qui." disse la ragazza, quasi sussurrando l'ultima frase. Quando Rachel aveva iniziato a parlare si era rimessa seduta, quasi non volesse far vedere il suo viso. Per tutto il tempo in cui la ragazza raccontava la sua storia Stiles era rimasto in silenzio, immaginandosi come dovesse essere stato traumatizzante per lei vedere il cadavere della madre, così quando la ragazza concluse Stiles si mise a sedere e l'abbracciò forte, quasi volesse farle capire che capiva il dolore per la perdita della madre. Rimasero abbracciati a lungo, l'unico rumore era quello dei loro respiri e dei grilli nel prato.
"Grazie..." sussurrò a Stiles la ragazza. "Non ne avevo mai parlato così prima."
"Non devi ringraziarmi." rispose il ragazzo sciogliendo l'abbraccio e sorridendo alla ragazza.
"Hei! Non piangere Rachel dai..." le disse ancora con tono gentile, asciugandole una lacrima che silenziosa scendeva lungo la guancia della ragazza. Fino a quel momento Stiles non si era reso conto di quanto in realtà Rachel fosse fragile, aveva sempre un modo di fare forte e diretto, che però nascondeva tanta sofferenza. Inconsciamente la paragonò nuovamente a Derek Hale, pensando che fossero molto simili tra loro.
"Ok! Dopo questa conversazione deprimente direi che ci vuole qualcosa da bere!" disse il ragazzo alzandosi e porgendo la mano a Rachel. Entrarono in cucina e presero due lattine di birra e sbirciarono in salotto, notando che Scott ed Allison erano saliti su in camera. "Possiamo finire di vedere il film no? Se ti va..." propose Stiles andando a sedersi sul divano. Rachel lo seguì e si sedette vicino a lui, posando la lattina sul tavolino. Poco dopo Rachel si addormentò, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo, che poco dopo si addormentò anche lui.

Il sole filtrava attraverso le tendine, illuminando lievemente la stanza. Rachel non ricordava come fosse arrivata in camera sua la sera precedente, e quando aprì gli occhi capì anche il perchè: si era addormentata a casa di Scott sul divano addosso a Stiles che ora la abbracciava mentre continuava a dormire. La ragazza sorrise, pensando che si trovava bene in quel momento, e si rimise appoggiata al ragazzo, ascoltando i battiti del suo cuore. Era un rumore rilassante, che la faceva sentire protetta e al sicuro. Alzò un po' il viso e si ritrovò vicina a quello del ragazzo, che sorrideva nel sonno.
"Cosa guardi?" le chiese Stiles con gli occhi chiusi con voce assonnata e sorridendo.
"Come fai a sapere che ti sto guardando?" chiese stupita la ragazza che abbassò la testa.
"Non ho mai detto di sapere che stessi guardando proprio me..." rispose lui, inclinando la testa per poter guardare la ragazza, che intanto era arrossita e non diceva una parola.
"A cosa pensi? Sei silenziosa..."
"Pensavo che... Bhe, che sto bene qui così." ammise la ragazza con sincerità e tirò in su la testa, ritrovandosi con il volto vicinissimo a quello del ragazzo. Entrambi avvicinarono i volti lentamente, e quando le loro labbra si sfiorarono, Scott arrivò di corsa in salotto, urlando e facendoli spaventare.
"Cazzo Stiles muoviti! Siamo in stra ritardo porca vacca!" disse Scott al ragazzo e si fiondò in cucina per preparare il caffè per tutti. Rachel si alzò dal divano ed andò in bagno con il cuore a mille, lasciando sul divano uno Stiles totalmente confuso e con la testa piena di pensieri. Non riusciva a pensare a nulla, fino a pochi istanti prima stava per baciare Rachel, ed ora era in cucina seduto davanti a Scott a mangiare velocemente un toast. Quando Rachel entrò nella stanza il suo cuore prese a battere più velocemente e sentì il sangue fluirgli in due zone ben distinte, sulle guance e... No, non poteva reagire in quel modo soltanto vedendola e pensando a quando poco prima stavano per baciarsi! Anche se doveva ammettere che gli era piaciuto dormire abbracciandola e svegliarsi con lei appogiata su suo petto. "Ok basta Stilinski, pensa ad altro! Pensa ai fiori e alle piante ecco!" Si ripeteva nella mente.
"Scott chiama Stiles! Ci sei amico?"gli chiese Scott passandogli una mano davanti agli occhi.
"Oh si scusa Scott. Cosa c'è?"
"Come cosa c'è! Stiamo aspettando te per andare! Dai muoviti!" gli rispose l'amico, e solo in quel momento Stiles si rese conto di essere rimasto l'unico in cucina. Rachel salì in macchina con Allison, poichè la ragazza aveva detto ai genitori che avrebbe dormito dalla prima, e Scott andò con Stiles, che rimase silenzioso per tutto il tragitto. Una volta a scuola volarono direttamente ognuno nella propria classe.
Rachel era confusa, terribilmente confusa quel giorno. Non riusciva a seguire nessuna lezione, e continuava a pensare al quasi-bacio di quella mattina con Stiles. Insomma, lui era un ragazzo simpatico, dolce, divertente, spiritoso e anche tanto carino, ma non si era mai fermata a pensare a lui come ad un possibile ed eventuale ragazzo. Anche perchè lo conosceva a malapena da una settimana! Eppure trovarsi in quella situazione con lui l'aveva fatta sentire così bene. Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da Isaac che la salutò.
"Hei ciao, come va?" gli rispose lei, e intanto la sua mente tornò a pensare a quella mattina.
"Eh?" chiese Rachel al ragazzo, che le aveva appena posto una domanda che però lei non aveva sentito.
"Ti ho chiesto se ti andava di venire al cinema con me questa sera. Se non hai altri impegni ovviamente." ripetè lui.
"Questa sera? Al cinema? Io non lo so, dovrei chiedere a mio zio e..."
"Se il problema è che saresti senza macchina ti passo a prendere io e ti riporto a casa, non ci sono problemi." le disse Isaac, che aggiunse sorridendo "Facciamo così, non rispondere ora. Dopo vieni a vedere l'allenamento della squadra e una volta finito mi dici cosa hai deciso ok? Non c'è fretta tranquilla!"
"Va-va bene....allora ti dico dopo." rispose la ragazza chiudendo l'armadietto. "Ora vado, ho il compito in classe di inglese..." disse e si allontanò dal ragazzo. Non sapeva assolutamente cosa fare, se accettare oppure no. Ma dopotutto lei e Stiles non stavano insieme, e non era successo nulla tra loro, quindi non aveva alcun vincolo per cui avrebbe potuto dire di no. "Andiamo Rachel, è solo un film, niente di più..." si disse entrando in classe e lasciando da parte i tanti pensieri che le giravano per la testa si concentrò sul compito.

Arrivò che l'allenamento era già cominciato ed i ragazzi stavano facendo dei giri di corsa del campo. Si andò a sedere sugli spalti e con la mano salutò Isaac che l'aveva salutata per primo. Solo in quel momento notò che Stiles non stava correndo con gli altri, e stava arrivando solo adesso dallo spogliatoio. Rachel lo salutò ma quando lui la vide non la salutò e corse subito dietro agli altri, con il coach che lo sgridava per il ritardo. La ragazza ci rimase male, ma pensò che probabilmente non l'aveva fatto per evitare che il coach si infuriasse ancora di più. ma quando durante il corso dell'allenamento lui si girava verso di lei, lui non la salutava e anzi cercava di evitare il suo sguardo. Fu allora che Rachel, irritata ed offesa per il comportamento di Stiles, decise di accettare l'invito di Isaac e di andare al cinema con lui. Finito l'allenamento raggiunse il ragazzo, e gli disse che andava bene e si misero d'accordo per l'orario, dopodichè la ragazza si incamminò verso casa. Dopo poco sentì una macchina che le si accostava e vide che era Stiles.
"Hei, serve un passaggio fino alla clinica?" le chiese.
"No, oggi non lavoro." rispose lei fredda.
"Oh, allora dai, ti accompagno a casa! Sta anche iniziando a piovere, non vorrai mica ammalarti!" le rispose lui.
Rachel ci pensò su un po', ma alla fine accettò il passaggio e salì sulla Jeep in silenzio e rimase zitta per buona parte del tragitto, quando decise finalmente di parlare.
"Non mi hai vista oggi?" chiese al ragazzo.
"Che?"
"Durante l'allenamento dico, non mi hai vista? Ti ho anche salutato un paio di volte..."
"Oh, si scusa, è che il coach era già incazzato per il ritardo, e non volevo dargli altri motivi per farlo alterare ulteriormente. Non ora che deve decidere le nuove persone da inserire come titolari. Forse quest'anno riuscirò ad uscire dalla panchina delle riserve finalmente, se tutto va bene." rispose il ragazzo, parcheggiando la macchina nel vialetto di casa.
"Senti, sta sera ti va se ci vediamo? Anche solo per un caffè... E' che volevo parlare di questa mattina..."
"Oh... Sta sera non posso, devo andare al cinema con Isaac, me l'ha chiesto oggi e gli ho detto che andavo..."
"Con Isaac? Oh, va bene non ci sono problemi. Comunque volevo solo dire riguardo a quello che stava per succedere questa mattina che non cambia le cose giusto? Nel senso, siamo amici come prima vero?" chiese lui, con la voce un po' triste.
"Si certo, è tutto come prima, non vedo perchè non dovrebbe esserlo..." disse la ragazza aprendo la portiera.
"Rachel aspetta un attimo!" disse Stiles prendendo la mano della ragazza. "Stai attenta ad Isaac, non è una persona affidabile..."
"A me sembra tutto il contrario invece, e non mi sorprende che tu dica questo su di lui. Mi aveva detto che prima o poi avresti detto qualcosa su di lui, dato che non avete un buon rapporto." rispose la ragazza scendendo dall'auto.
Rachel si sentiva furiosa. Era arrabbiata con sè stessa per aver accettato l'invito di Isaac ed era arrabbiata con Stiles perchè aveva detto che il quasi-bacio non avrebbe cambiato le cose. Ma alla fine era quello che pensava anche lei, e comunque sarebbe stato troppo presto per una relazione dato che lo conosceva da così poco tempo. Per mettere fine a quel flusso incessante di pensieri Rachel andò a farsi una doccia, e quando si fu rivestita scese giù per parlare con suo zio e dirgli che quella sera sarebbe uscita con Isaac.
"E chi sarebbe questo Isaac?!" chiese preoccupato.
"E' un mio compagno di scuola zio. Passa a prendermi per le otto e mezza e finito il film mi riporta a casa."
"Hai fatto in modo che non potessi parlargli vedo..."
"No, ho fatto in modo da evitarmi altre scene imbarazzanti. Dai zio, sul serio? 'Quante ragazze hai messo incinta? E se rispondi ti castro!' Hai veramente detto questo a Stiles?"
"Sei mia nipote, ho il compito di proteggerti! Era una domanda più che lecita."
"Ma questo non vuol dire che tu debba mettermi in imbarazzo ogni volta che un mio amico mi passa a prendere..." disse la ragazza e salì in camera sua a prepararsi. Quando lo zio uscì di casa le lasciò la cena nel microonde in modo che non dovesse preparare nulla.
Rachel mangiò tranquilla, e quando Isaac suonò alla porta lei era già pronta per uscire.
Quella sera Isaac si sentiva agitato, poichè sapeva di andare contro un'ordine dell'apha. L'unico problema era che non riusciva a stare lontano da quella ragazza, e si era accorto che non era l'unico. Anche Boyd e McCall sembravano attratti almeno in parte da lei, persino l'umano, Stilinski, lo era. Aveva qualcosa quella ragazza che spingeva i lupi a starle il più possibile vicino, e questa cosa sembrava avere effetto anche su un normale essere umano come Stiles. Per questo motivo aveva invitato la ragazza ad uscire, voleva capire fino a che punto poteva attrarlo. In più quella era la sera prima della luna piena, quindi i suoi sensi sarebbero stati più sviluppati del solito. Quando suonò il campanello si accorse che il cuore della ragazza aveva preso a battere più velocemente, e quando lo vide accelerò un po' di più. Quella sera si era vestita in un modo che Isaac trovava adorabile: aveva una camicetta rossa senza maniche sopra un paio di jeans corti fino al ginocchio neri, ed ai piedi indossava un paio di sandali neri con una pietra rossa al centro. La fece accomodare in macchina e partirono verso il cinema, valutando i film che avrebbero potuto vedere ed alla fine optarono per un film basato su un romanzo di Nicholas Sparks 'Ho cercato il tuo nome'. Isaac non era molto entusiasta del film poichè non era affatto il suo genere, ma aveva sentito la felicità e la speranza quando la ragazza aveva proposto quel film. Nell'abitacolo dell'automobile l'odore di lei si diffondeva facilmente, ed il licantropo poteva coglierne ogni sfumatura: profumava di fragola e vaniglia e un qualche altro odore che non riusciva ad identificare. Starle così vicino e poter sentire così chiaramente il suo profumo metteva a dura prova i nervi del ragazzo, che constatava che la ragazza aveva un vero e proprio effetto afrodisiaco sui licantropi. Quando però furono seduti sulle poltrone del cinema il ragazzo dovette sforzarsi ancora di più. perchè oltre al profumo di lei sentiva anche tutte le emozioni che provava seguendo gli avvenimenti del film: stupore, tristezza, paura gioia, felicità, sospetto, ancora tristezza e tante altre in un susseguirsi incredibile. Quel mix d'emozioni e del suo profumo misero a durissima prova l'autocontrollo del lupo che, una volta giunti sotto il portico della casa della ragazza, le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sentì il cuore di lei accelerare velocemente. Teneva la mano sulla sua guancia e lentamente avvicinava il suo viso a quello della ragazza, che però si ritrasse.
"Io...devo andare Isaac." disse accennando un debole sorriso e girandosi per cercare le chiavi ed aprire la porta. Fu allora che l'autocontrollo del ragazzo venne meno. Prese Rachel per un polso e la fece girare, in modo da averla nuovamente davanti a lui e la bloccò contro la porta di casa con il proprio corpo. Avvicinò la sua testa all'orecchio della ragazza e le disse sottovoce: "Andiamo, lo so che mi vuoi, lo sento dal modo in cui è accelerato il tuo cuore... Hai un effetto stimolante sui ragazzi lo sai Rachel. E' pericolosa come cosa, specie se ti trovi da sola con uno di loro..." concluse ed iniziò a baciarle il collo, mentre la ragazza tentava di spingerlo via, spaventata dalla reazione del ragazzo. Ad un tratto una voce alle sue spalle lo chiamò ed il ragazzo rispose, senza nemmeno voltarsi dato che aveva riconosciuto dall'odore il proprietario della voce.
"Alpha..." disse lui, lasciando andare un po' la presa sulla ragazza.
"So che mi senti. Lasciala andare, subito ." disse l'alpha sottovoce. Isaac non potè ribellarsi all'ordine datogli e lasciò andare la ragazza che iniziò a respirare velocemente, colta dal panico. Intanto Isaac era già salito sulla sua auto e se ne stava andando. Quando Rachel si calmò almeno in parte e si guardò intorno per vedere dove fosse finito il ragazzo, trovò che il ragazzo che aveva fermato Isaac era ancora lì, che la fissava. Non riusciva a vederlo bene, dato che era seminascosto nell'oscurità. Decise così di alzarsi ed andargli incontro per ringraziarlo, ma quando giunse alla fine delle scale del portico, il ragazzo misterioso era già scomparso.

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Capitolo 4
*** IV Capitolo: Luna piena. ***


NdA: Allora, da dove cominciare?
Per prima cosa ringrazio tutte le persone che hanno recensito i capitoli precedenti, grazie dal profondo del cuore! ^^
Poi volevo anche ringraziare i lettori silenziosi e spero che la storia vi piaccia ;)
Ora vi lascio al capitolo, e spero che qualche anima buona lasci una piccola piccola recensione, che è sempre gradita!
Un bacione!

IV Capitolo: Luna piena.

.
Quella sera Rachel andò a letto con una strana sensazione, un misto tra ansia, paura e sospetto, ma allo stesso tempo protezione. Non riusciva a non pensare a quel ragazzo che aveva fermato Isaac. Era comparso dal nulla, ed allo stesso modo se ne era andato. Chi era, e come faceva a sapere che Isaac sarebbe stato proprio lì? Eppure non sembrava una coincidenza che lui si trovasse proprio davanti a casa sua, era come se sapesse dove trovare il ragazzo. Rachel si addormentò così, immersa nei suoi pensieri.

**Alcune ore prima**
Derek non riusciva a trovare Isaac da nessuna parte, lo aveva cercato sul telefono e a casa ma non rispondeva nessuno, aveva chiesto a Boyd e ad Erica, ma nemmeno loro lo avevano visto. Decise così di provare a chiedere a McCall, il quale ovviamente aveva il telefono spento. L'ultima cosa che gli restava da fare era chiedere a Stiles e se anche lui non avesse avuto notizie sul suo giovane beta sarebbe stato un problema poichè aveva assolutamente bisogno di lui. Entrò nella camera dell'umano passando dalla finestra e spaventandolo a morte.
"Porca vacca Derek! Usare la porta ogni tanto? Se cerchi Scott non è qui, aveva da fare con Allison." disse l'umano con un tono parecchio scazzato.
"Non sono qui per McCall."
"E allora cosa vuoi? Se sei venuto alla ricerca di croccantini mi spiace ma li ho appena dati al cane dei vicini." rispose acido il ragazzo. Non sopportava quando il licantropo entrava in quel modo in casa sua, e anche se sapeva che farlo arrabbiare poteva essere controproducente non gli importava, quella era casa sua, e le regole le dettava lui.
"Attento Stilinski, non provocarmi." disse il lupo incupendosi "Sono qui per Isaac, sai dove sia?"
"Perchè dovrei saperlo? Non sono affari  miei." rispose il ragazzo. Ma Derek si accorse che il suo cuore aveva accelerato quando aveva pronunciato quelle parole.
"Dov'è?"
"Non lo so." rispose il ragazzo, mentendo. Il lupo gli si avvicinò con fare minaccioso e lo prese per la maglia.
"Non mentire Stiles, dove si trova Isaac!?" ringhiò il lupo.
"E' al cinema con Rachel." rispose allora l'umano, spaventato dal ringhio dell'alpha.
"Al cinema con chi?" chiese Derek spiazzato. Il suo beta aveva nuovamente disobbedito ad un suo ordine, anche se in realtà non aveva mai ordinato veramente al suo branco di stare lontano dalla ragazza.
"Con Rachel Moore, sai quella nuova, la ragazza che abita nella casa qui di fianco!" rispose il ragazzo liberandosi dalla presa del lupo. Derek notò che aveva il battito accelerato ma non per la paura, ma per la rabbia, quasi come se il fatto che Isaac fosse fuori con Rachel gli desse fastidio.
"Bene." rispose il lupo voltandosi ed avvicinandosi alla finestra.
"Non rovinarle l'appuntamento Hale." disse con tono fermo il ragazzo.
"Come scusa?"
"Ho detto, non rovinarle l'appuntamento. Almeno aspetta che lui l'abbia accompagnata a casa."
Derek sentì la determinazione del ragazzo che per il bene della ragazza non aveva esitato a dargli un'ordine. Senza rispondere il lupò usci dalla finestra ed andò a piazzarsi nel bosco davanti alla casa della ragazza, in attesa del ritorno di lei e del suo beta. Aspettò in silenzio e senza muovere un muscolo finchè non sentì il rumore di una macchina che si fermava pochi metri davanti a lui. Isaac e la ragazza scesero dall'auto. Anche da quella distanza Derek poteva sentire il profumo di lei, così dolce ed intrigante che voleva sentirselo addosso. Abbandonò quel pensiero e l'odore del beta lo mise sull'attenti: era irrequieto e nervoso e Derek poteva chiaramente sentire quanto il ragazzo volesse Rachel in quel momento. Automaticamente le zanne gli spuntarono e nella sua mente risuonava una sola parola: mia. Il lupo si riprese subito e scacciò via quel pensiero, concentrandosi su quello che stava avvenendo. Sentiva il cuore di Rachel battere veloce quando Isaac le si avvicinò per baciarla, ma lei si ritrasse.
"Io...devo andare Isaac." disse la ragazza. Derek sentì l'autocontrollo del beta cedere, difatti prese la mano della ragazza che intanto si era voltata per aprire la porta di casa, e la fece girare appoggiandosi poi a lei e inspirando il suo profumo.
"Andiamo, lo so che mi vuoi, lo sento dal modo in cui è accelerato il tuo cuore... Hai un effetto stimolante sui ragazzi lo sai Rachel. E' pericolosa come cosa, specie se ti trovi da sola con uno di loro..." disse il beta e prese a baciarle il collo. Derek poteva sentire la paura di Rachel e l'eccitazione di Isaac così urlò "Isaac!" sperando di calmarlo. Sentì il ragazzo chiamarlo Alpha, allora Derek gli ordinò di lasciare stare la ragazza, conscio del fatto che questa volta non avrebbe potuto disobbedire. Infatti il beta lasciò andare Rachel e salì in macchina, lasciando la ragazza in preda ad una crisi di panico davanti alla porta di casa. Derek decise di restare lì finchè Rachel non si fosse calmata, non se la sentiva di lasciarla da sola. Quando però la crisi di panico fu passata Derek non voleva andarsene, ma quando vide che Rachel veniva verso di lui corse via.
Ora Derek fissava il soffitto di quel vagone di un treno ormai in disuso e continuava a pensare alla ragazza. Si alzò dal suo letto di fortuna e decise di fare una passeggiata per schiarirsi le idee. Vagava in silenzio tra i boschi, quando il battito di un cuore proveniente da una casa fuori dal bosco attirò la sua attenzione: era Rachel che molto probabilmente aveva un incubo. Il suo subconscio ironicamente lo aveva portato proprio da ciò da cui voleva fuggire. Senza pensarci andò fin sotto la finestra della camera della ragazza e si accorse che era aperta, così entrò. Lei era nel letto che si agitava e mormorava parole incomprensibili. Il lupo le si avvicinò e fece per accarezzarle la guancia, quando la ragazza nel sonno disse il suo nome. Sentirglielo pronunciare ebbe uno strano effetto sul lupo, si sentiva esplodere dalla felicità ed i suoi occhi si inumidirono.
"Sshh... Sono qui." le sussurrò il lupo emettendo un verso simile alle fusa di un gatto.
La ragazza parve calmarsi un po', poi il suo cuore riprese a battere veloce e disse "Alpha...". Il sangue si congelò nelle vene del lupo. Non poteva averlo riconosciuto, non da una simile distanza. La ragazza continuava a ripetere quel nome, quando ad un tratto aprì gli occhi. Non era sveglia, sembrava sonnambula. Aveva i capelli arruffati, le gote arrossate e le labbra leggermente aperte.
"Alpha..." ripetè fissando Derek negli occhi e tirandosi su a sedere. Il lupo decise di essere rimasto anche troppo, doveva andarsene in quel momento prima che perdesse il suo autocontrollo. Quando però fece per alzarsi dal letto della ragazza lei gli prese un polso.
"Non andartene Alpha." gli disse con voce triste. Rachel aveva la pelle calda e morbida e al tocco della sua mano sulla sua pelle nella mente del lupo risuonò nuovamente la parola "mia". Quella ragazza doveva essere sua, e di nessun altro, ora e subito. Derek sentiva il bisogno fisico di baciarla, di fare in modo che lei sapesse che era sua. Tornò a sedersi sul suo letto e notò che Rachel non aveva mai lasciato andare il suo polso. Con l'altra mano le accarezzò una guancia mantenendo sempre il contatto visivo con lei, per riuscire a decifrare qualsiasi segno del risveglio dal suo stato di sonnambulismo. Avvicinò la sua testa a quella di Rachel che intanto aveva chiuso gli occhi. Derek poteva sentire il respiro di lei sul suo viso e sulle sue labbra. Sapeva che stava per commettere un grave errore, ma in quel momento non gli importava. Avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza e la baciò. Sentì lei che gli accarezzava il volto con una mano, mentre l'altra era tra i suoi capelli, sentì il suo respiro accelerare insieme al proprio e fu in quel momento che il suo autocontrollo cedette. Fu come se la ragazza se ne fosse accorta, perchè attirò il lupo a sè e si sdraiò portandolo giù con lei. Derek privo ormai di ogni freno prese a baciarla con foga posizionandosi sopra di lei e permettendo alle gambe della ragazza, ormai prive delle coperte, di cingergli i fianchi. Le mani della ragazza viaggiavano dal suo collo ai suoi capelli, mentre delle sue una sorreggeva il suo corpo mentre l'altra accarezzava prima il volto, poi scendeva sul lato del suo collo fino ad arrivare alle spalle, al braccio, ed al fianco della ragazza. I loro respiri veloci erano l'unico suono in quella casa, e componevano una musica ipnotica. Le mani della ragazza ora percorrevano il suo petto e lo tiravano per la maglietta, come se la ragazza volesse sentirlo più vicino a lei. In quel momento la sua maglia sembrava superflua, così Derek se la tolse e tornò a baciare le labbra della ragazza e mordendole ogni tanto il labbro inferiore. Scese lentamente, dandole piccoli baci, sul suo collo iniziandolo a baciare mentre ora la mano che non lo sorreggeva si faceva largo sotto la maglietta della ragazza, la quale aveva riportato le proprie mani tra i capelli del ragazzo. Quando le sfiorò la pancia con la mano Derek sentì la ragazza fare un sospiro profondo ed inarcare leggermente la schiena. Fu in quel momento che Derek si accorse che la ragazza si stava svegliando e riacquistò il suo autocontrollo. Si staccò dal corpo caldo e morbido di lei, raccolse la maglia da terra ed uscì dalla finestra appena in tempo per sentire la ragazza svegliarsi di soprassalto e con il respiro affannato.
Decise che, sia per il bene della ragazza che per il proprio, quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto Rachel.

Seduta sul suo letto e con il fiato corto Rachel era sbigottita. Quel sogno era così reale da darle i brividi. Sentiva ancora sul suo corpo le mani del ragazzo, il suo respiro sul volto, il profumo sulla sua pelle. Si rimise sdraiata nel letto e tentò di addormentarsi di nuovo, senza buoni risultati però. Guardò l'ora sul suo orologio: mancava ancora mezz'ora al suono della sveglia. Decise allora di farsi una doccia per distendere i nervi e recuperare un po' di lucidità. Scese poi in cucina e preparò la colazione per lei e per lo zio, che sarebbe tornato a momenti. Infatti mentre era intenta a fare le crepes vide lo zio entrare in cucina.
"Buon giorno! Ti sei già alzata vedo! Com'è andata ieri sera?"
"E' andata bene, il film era bello. Ma non credo usciremo di nuovo." ammise la ragazza.
"Oh, come mai?"
"Non fare finta che ti dispiaccia zio... Comunque, perchè abbiamo due caratteri troppo diversi. Non funzionerebbe."rispose, mentendo sul fatto che in realtà Isaac la sera precedente l'aveva spaventata.
"Ho capito. E del figlio dello sceriffo cosa mi dici? Mi sembra che andiate abbastanza d'accordo voi due..."
"Siamo solo amici zio, solo amici. Nulla di più." disse Rachel posandogli davanti il piatto con una crepes farcita. Mangiò velocemente la sua e andò a finire di vestirsi. Quando scese giù per uscire lo zio la chiamò dalla cucina.
"Questa sera sono a cena fuori con dei colleghi, promettimi che non uscirai e che soprattutto per nessun motivo andrai alla vecchia casa degli Hale Rachel." le disse serio.
"Perchè?"
"Promettimelo Rachel! C'è una bestia che gira per i boschi, e questa sera c'è la luna piena e gli animali selvatici impazziscono. Ma soprattutto casa Hale è un posto pericoloso. Quindi promettimi che non ci andrai mai. Promettimelo Rachel." le disse lo zio fissandola negli occhi.
"Te lo prometto zio..." disse ed uscì di casa.
Si incamminò verso la fermata dello scuolabus quando si sentì chiamare da Stiles che le offriva un passaggio. L'idea di ritrovarsi nell'auto sola con lui non le andava poi molto a genio, ma il camminare e il dover prendere l'autobus ancora meno, così tornò verso il ragazzo e salì in macchina.
"Allora...com'è andata poi ieri sera?" le chiese il ragazzo.
"E' andata bene, il film era bello."
"Mmh, capito." rispose lui e nell'abitacolo scese il silenzio.
"Avevi ragione Stiles." disse lei poco dopo.
"Su cosa?" chiese lui curioso.
"Su Isaac. Ieri sera ha provato a baciarmi e quando mi sono tirata indietro lui si è arrabbiato. Mi ha spaventata."rispose lei.
Stiles strinse la presa sul volante per scaricare in qualche modo l'odio che provava verso il lupo.
"Cosa ti ha fatto?" chiese freddo.
"Mi ha bloccata contro la porta ed ha detto qualcosa sul fatto che faccio uno strano effetto sui ragazzi. Poi però è arrivato un ragazzo che Isaac ha chiamato Alpha, e quando questo Alpha lo ha chiamato per nome lui si è allontanato da me ed è andato via."
"Ti avevo detto che non era un tipo affidabile."
"Lo so..."
"Se non fosse arrivato quel tipo, hai mai pensato a cosa sarebbe potuto accadere?" le chiese fermando la macchina davanti a scuola e fissandola con uno sguardo preoccupato negli occhi.
"Si, ma saresti arrivato tu con la tuta di Batman a salvarmi. Ne sono più che sicura." gli disse sorridendo per alleggerire un po' la tensione.
"Almeno mi hai paragonato a Batman e non a Robin." le disse passandole una mano nei capelli per spettinarglieli.
"Dai, entriamo che ancora facciamo tardi." aggiunse sorridendo e scendendo dall'auto.
La mattinata passò tranquilla e Rachel evitò il più possibile Isaac e mentre si recava in mensa comparvero al suo fianco Scott e Stiles che dissero che le avrebbero fatto da guardia del corpo.
"Andiamo ragazzi, non sono una bambina!" disse lei quando Stiles le si sedette vicino e Scott davanti.
"E' vero, ma tu non hai idea di quanto possa essere pericoloso Isaac, credimi!" le disse Stiles occupando l'altra sedia vicino alla ragazza con il suo zaino. E nessuno meglio di Stiles poteva sapere quanto quel licantropo potesse essere tremendamente pericoloso, specialmente dopo che se lo era ritrovato davanti trasformato e privo di qualsiasi controllo.
"Stiles non essere così catastrofico dai! E poi posso avere il mio vassoio o rischio di strozzarmi con un pezzo di carne?!" rispose la ragazza prendendo il proprio vassoio dalle mani del ragazzo che aveva insistito per portarglielo e quando vide che stava per ribattere si affrettò a dire "Bada Stilinski che se provi a ribattere giuro che ti taglio la lingua!" dopodichè prese a mangiare.
"Scott, amico, va tutto bene?" chiese Stiles, notando che era rimasto in silenzio fino a quel momento.
"Stiles..." disse Rachel al ragazzo, indicando la direzione verso cui il loro amico stava guardando: Allison era seduta vicino a Matt ed entrambi ridevano.
"Scott, le hai detto tu di farsi vedere con lui! Ora non devi essere incazzato eh!"
"Abbiamo litigato."disse il ragazzo in un sussurro.
"Cosa?"
"Ieri sera, a quella festa. Abbiamo litigato. Ed era lì con Matt, e le ho detto cose che non avrei voluto dirle. E vederla lì con lui ora..." disse il ragazzo non riuscendo a concludere la frase. Stiles notò che l'amico iniziava a tirare fuori gli artigli, così, sperando che ciò non peggiorasse la situazione, gli tirò un calcio sotto il tavolo.
"Ma sei impazzito! Mi hai fatto male!" disse il ragazzo toccandosi la gamba.
"Ha fatto bene." si intromise Rachel "Se davvero ti spiace per quello che è successo, vai da lei e diglielo. Chiedile scusa, falle sapere che ti dispiace. Ti sembrerà strano ma noi ragazze amiamo le parole, quindi prendila da parte un momento appena puoi e dille ciò che devi. Santo cielo! Noi ragazze pensiamo di farci tanti problemi, ma anche voi ragazzi non scherzate mica!" concluse alzando gli occhi al cielo.
"La ragazza qui di fianco a me ha ragione Scott. Se vuoi ti copro con il coach per una decina di minuti dicendo che dovevi chiamare tua madre." disse Stiles.
"Ed io copro Allison, non so ancora come ma qualcosa mi inventerò. Ma vedete di chiarire ok? A parte che secondo me è solo la luna piena." disse la ragazza e per poco Stiles non si strozzò.
"Cosa hai detto?!" chiese una volta che ebbe ripreso a respirare normalmente, lanciando un'occhiata preoccupata all'amico.
"Ho detto che forse è colpa della luna piena, la gente diventa strana e si fa molti più problemi, oppure diventa più aggressiva." disse dando un morso alla mela.
"Tu scommetto che diventi più strana del solito!" disse Stiles alla ragazza, la quale rispose con una linguaccia.


"Ti va di venire all'allenamento di questo pomeriggio?" chiese poco dopo Stiles a Rachel, mentre la accompagnava al suo armadietto.
"Così puoi ignorarmi di nuovo?" disse lei.
"Ti ho chiesto scusa dai!" rispose il ragazzo.
"Stavo scherzando Stilinski! Certo che sei permaloso eh!" disse lei sorridendo. "Comunque si, ma dopo puoi darmi uno strappo a casa?"
"Non saprei, dovrei controllare la mia agenda e vedere se sono libero!" rispose lui, assumendo un'espressione pensosa e la ragazza per tutta risposta gli diede un pizzicotto sul braccio.
"Hei! Stavo scherzando! Mamma mia, sei più permalosa di una gatta sterilizzata!"
"Una gatta sterilizzata?! Sei sicuro di non aver subito qualche danno permanente al cervello?"
"Sono più che sicuro, credo. Comunque fidati, parlo per esperienza. L'unica gatta con cui abbia avuto a che fare era sterilizzata, e mi aveva riempito di graffi dappertutto! Una cosa a dir poco traumatica!" rispose il ragazzo, facendo una delle sue solite espressioni buffe.
"Ok ok mister 'sono un graffio vivente'! Ma non hai risposto alla mia domanda. E' che altrimenti dovrei tornare a piedi, e a quell'ora fa già buio."
"Certo che posso accompagnarti. Ora però muoviti che dobbiamo coprire i due piccioncini." disse il ragazzo ed insieme si avviarono verso gli spogliatoi.

"Stilinski! Dov'è McCall?" chiese il coach quando si accorse dell'assenza del ragazzo.
"Ha ricevuto una telefonata da parte di sua madre e mi ha detto di dirle che era urgente." rispose prontamente il ragazzo.
Fortunatamente il coach non fece domande troppe domande sul ritardo di Allison che Rachel spiegò con la semplice frase "Problemi femminili", ragion per cui l'uomo non volle approfondire l'argomento. Per tutta la lezione d'educazione fisica Rachel si sentiva osservata e pensava fosse Isaac, il quale però fortunatamente non la stava fissando. Notò però che sia lui che Scott, Stiles e Boyd erano parecchio agitati, e sperò che ciò non avesse nulla a che fare con quello che era successo tra lei ed Isaac la sera prima.
Finita la lezione andò a cambiarsi, per poi tornare sugli spalti per assistere all'allenamento dei ragazzi. Sebbene tentasse di non pensarci la sensazione di essere osservata non passava, così prese a concentrarsi sull'allenamento. Il nervosismo tra i ragazzi era evidente, e persino il coach lo notò, poichè si raccomandò di non fare stupidaggini. Ad un certo punto l'attenzione di Rachel venne catturata da una sagoma, posta al limitare del bosco. Immediatamente la sua mente tornò al sogno di quella notte e risentì il respiro del ragazzo sul suo volto. Ora capiva perchè si sentisse osservata: quel ragazzo, Alpha, era lì ai margini del bosco, e continuava a fissarla.
"Lahey, Stilinski! Ho detto andateci piano!" urlò il coach riprendendo i due ragazzi che continuavano a guardarsi in cagnesco.
Rachel tornò a concentrarsi sull'allenamento, preoccupata che Stiles potesse combinare qualche sciocchezza; quella mattina quando gli aveva raccontato dell'accaduto della sera prima con Isaac, aveva visto il ragazzo irrigidirsi e diventare nervoso, e sembrava che avesse deciso di scaricarlo tutto in quell'allenamento e perchè no, proprio sul motivo del suo nervosismo.
Il giro per tirare in porta riprese, e ad ostacolare l'attaccante c'era Isaac. Anche Scott sembrava essersi accorto del nervosismo dell'amico, così quando venne il suo turno gli mise una mano sulla spalla, come per dirgli di calmarsi.
Il ragazzo iniziò a correre verso l'avversario che incominciò a correre a sua volta verso di lui. Quando si scontrarono Stiles atterrò alcuni metri indietro sulla schiena e Rachel si portò una mano alla bocca trattenendo il fiato, il rumore che c'era stato al momento dell'impatto era stato piuttosto forte, ed ora Isaac sorrideva con un'espressione compiaciuta sul viso e intanto andava a mettersi al fondo della fila mentre Scott andava ad aiutare l'amico ad alzarsi.
"Io lo uccido quel cane!" disse Stiles rialzandosi.
"Hei calmati, o ti farai ammazzare tu!" rispose l'amico provando a far ragionare il ragazzo che però si diresse verso il lupo, e quando lo raggiunse lo spinse mandandolo a farsi fottere.
"Cos'è, ti rode che Rachel si sia divertita ieri sera con me, eh Stilinski?" lo canzonò quello, togliendosi il casco.
"Non osare più avvicinarti a lei, cane pulcioso."
"Non metterti contro di me umano" disse l'altro, mettendo in evidenza l'ultima parola ed avvicinandosi pericolosamente al ragazzo "o potresti farti molto male. Io ottengo sempre quello che voglio, e se voglio lei fidati che verrà lei stessa da me a chiedermi ciò che tu non sei in grado di darle." concluse prendendo per la maglia Stiles che intanto si era tolto il casco. Fu a quelle parole che l'umano non resistette e tirò un pugno in pieno volto al licantropo, che per tutta risposta si fiondò sul ragazzo, finendo a fare a botte sul prato.
Scott si precipitò a separare i due prima che uno si trasformasse e l'altro diventasse un corpo senza vita. Intanto Derek, dal limitare del bosco, assisteva alla scena e quando vide il suo beta scagliarsi contro l'umano e iniziare a prenderlo a pugni emise un ululato che riecheggiò per tutto il campo e che fece fermare i due, il primo perchè terrorizzato da quel verso, il secondo perchè costretto da quell'ordine datogli dall'alpha. Dopodichè corse nel fitto del bosco, per evitare di venire scoperto.
Nel frattempo Rachel aveva assistito alla scena ed era senza parole, non poteva credere che Stiles avrebbe potuto mai reagire in quel modo, e nemmeno il coach lo credeva possibile difatti rimase stupito quando vide il ragazzo avventarsi contro il compagno. Quell'ululato sembrò calmare i due e finalmente riuscì a separarli e sebbene se lo meritassero, decise di non metterli in punizione.

"Che ti è preso Stiles!? Potevi farti male!" disse la ragazza furiosa una volta salita in macchina del ragazzo.
"Oh andiamo, perchè siete tutti così sorpresi!?"
"Sorpresi!? Ma sei scemo o cosa!? Io non sono sorpresa, sono preoccupata ed incazzata idiota! Perchè lo hai colpito?!"
"Mi ha fatto arrabbiare."
"Oh bhe, questo l'avevo capito. Ma cos'ha fatto per meritarsi un pugno?"
"Lo stai difendendo per caso?"
"No, voglio solo capire perchè lo hai colpito."
"Ha detto che ottiene sempre quello che vuole." rispose il ragazzo.
"E quindi?" chiese Rachel scettica.
"E dannazione non capisci?! Vuole te, e se lo conosco so che non si fermerà finchè non sarai sua!" ammise Stiles fissando la strada e facendo restare la ragazza senza parole.
Per il resto del tragitto nessuno dei due proferì parola, e quando Stiles parcheggiò la macchina davanti al garage scese senza dire nulla.
"Rachel..." disse il ragazzo mentre lei si dirigeva verso casa sua.
"Si?"rispose lei girandosi verso di lui.
"No niente, lascia stare." disse Stiles, ed entrò in casa.
Rachel si diresse verso casa sua e notò che la macchina dello zio era parcheggiata e quando entrò lo trovo intento a farsi il nodo alla cravatta.
"Aspetta zio, ti aiuto." disse e si mise a fargli il nodo.
"Grazie... Sta sera non aspettarmi alzata, e chiudi bene ogni porta e finestra. Se hai bisogno di qualcosa qui c'è il numero dello sceriffo, e se noti qualcosa di strano non esitare a chiamarlo. Ora vado, ci vediamo domani mattina." disse dando un bacio sulla guancia alla nipote, ed uscì di casa. Rachel andò in cucina e cenò con calma, poi andò su in camera e prese lo zaino che aveva preparato quella mattina con tutto l'occorrente: una torcia, dei fiammiferi, una cartina e qualche panino. Aveva intenzione di andare nella vecchia casa degli Hale e scoprire il perchè lo zio non volesse che ci andasse; così lasciò la luce in salotto accesa ed usci dalla porta sul retro.

Quella sera Scott non avrebbe avuto bisogno di lui, sarebbe andato ad aiutare Derek con il branco alle prese con la loro prima luna piena e Stiles, seduto al tavolo in cucina con suo padre che guardava un programma alla tv nella stanza accanto, si sentiva terribilmente inutile. Ad un tratto una figura attirò la sua attenzione: Rachel stava uscendo dalla porta sul retro e, con uno zaino in spalla, attraversava il suo giardino. Finì in un morso il panino che si era preparato per cena, prese velocemente le chiavi dell'auto e dopo aver detto al padre che usciva si fiondò nella direzione in cui aveva visto andare la ragazza. Tra tutte le sere quella era la meno indicata per andare in giro da soli.
"Rachel!" la chiamò sottovoce il ragazzo.
"Stiles! Mi hai spaventata! Cosa vuoi?"
"Dove stai andando?" le chiese scrutando il pesante zaino che aveva sulle spalle.
"Vado alla vecchia casa degli Hale. Mio zio non vuole che ci vada, e secondo me mi nasconde qualcosa." rispose rimettendosi a camminare.
"Hei hei hei! Aspetta un momento! Non mi sembra una buona idea! E' pericoloso, non posso lasciarti andare! E poi ti perderesti in pochissimo tempo!" disse lui mettendosi davanti a lei.
"Mi spiace deluderti ma in quei boschi ci sono cresciuta. E se proprio non vuoi che vada da sola vieni con me." rispose lei superandolo.
"Ok, ma prendiamo almeno la mia auto!" disse lui, determinato a non lasciarla andare da sola.
"Continuo a pensare che non sia una buona idea." disse il ragazzo scendendo dall'auto parcheggiata davanti all'ormai cadavere di casa Hale.
"Oh sta zitto Stiles. Non è un luogo pericoloso." rispose la ragazza entrando nella casa.
Vedere quelle macerie la faceva stare male, il ricordo dell'antico splendore di quelle stanze era vivo nella sua mente. Girò a destra, in quello che una volta era il salotto, e vide una macchia di sangue sul pavimento. Dei brividi percorsero la sua schiena, ma era decisa a continuare. Arrivò vicino ad una poltrona che riconobbe subito: era quella su cui si sedevano sempre lei e Derek per ascoltare le storie che, quando erano bambini, Laura raccontava loro nelle giornate piovose. I suoi occhi si inumidirono al ricordo di quegli anni, ma non si fermò troppo a pensarci, e passò a girare per la cucina. Ritornò nell'ingresso dove trovo Stiles a dir poco teso.
"Andiamo cuor di leone, saliamo al piano di sopra." disse prendendolo per mano e facendo strada. Istintivamente si diresse verso la camera di Laura, e scoprì che era proprio come la ricordava, eccezion fatta per il fatto che ora era completamente annerita dal fumo e piena di cenere e polvere. Il grande letto a baldacchino era tra le due finestre con i comodini sotto di quelle, la carta da parati era scrostata ma lasciava intravedere il suo disegno originale e la scrivania era sempre sul lato destro della stanza, vicino alla porta che dava sul bagno. Si avvicinò alla scrivania, seguita a ruota da Stiles ed iniziò a frugare nei cassetti.
"Cosa cerchi esattamente?" le chiese il ragazzo.
"Qualsiasi cosa di strano o misterioso." rispose lei e riprese a cercare.
Trovò quaderni e appunti di Laura, ma niente di ciò che cercava.
"Questo si che è strano." disse Stiles tenendo in mano una foto. "Derek Hale che sorride! Incredibile!" continuò lui, passando la foto alla ragazza. Ricordava quel giorno, nevicava forte, e lei, Derek e Laura erano andati in giardino a fare a palle di neve. Prese la foto e se la mise in tasca. Usciti dalla stanza di Laura, Rachel si diresse verso quella di Derek, e quando vi entrò la trovo totalmente diversa: il letto era sparito, sostituito da un materasso appoggiato sul pavimento, alle pareti erano appesi ritagli di vecchi giornali che parlavano dell'incendio della casa e c'erano dei vestiti da uomo in un angolo della camera, come se qualcuno vivesse lì. Si mise a fissare le pareti ed un titolo di un quotidiano attirò la sua attenzione "Incendio casa Hale: sopravvivono i due figli e lo zio.".
"Stiles..." sussurrò lei.
"Che c'è, hai trovato qualcosa?" le chiese preoccupato.
"In quanti sono sopravvissuti all'incendio?" chiese senza togliere lo sguardo da quel trafiletto di giornale.
"Peter Hale ed i suoi nipoti, Laura e ..."
"Derek...Impossibile" disse la ragazza, interrompendolo.
"Tu non lo sapevi?" chiese lui stupito.
"No... Mio zio aveva detto a me e mia madre che erano morti tutti, compresi Derek e Laura." rispose lei, girandosi e riprendendo a cercare nella camera. Con l'aiuto di Stiles alzò il materasso in modo da poter sollevare l'asse del parquet sotto cui lei e Derek erano soliti nascondere gli oggetti a loro cari. Era sicura che vi avrebbe trovato qualcosa, e difatti trovò un vecchio libricino, scritto a mano ed impolverato. Se lo mise in tasca e rimise a posto l'asse. Uscirono poi dalla camera e tornarono al piano inferiore. Stiles andava già verso la porta, ma lei doveva ancora vedere una cosa. Si incamminò verso la porta che dava sulla cantina, ma quando vi si trovò davanti non ebbe la forza di andare oltre. Rimase con la mano sull'uscio, come a voler salutare e portare rispetto al ricordo delle persone che erano morte in quella casa.
"Penso che dovremmo andare." disse Stiles con tono preoccupato.
Rachel stava per ribattere quando un ringhio proveniente dalle loro spalle le fece morire le parole in bocca. Vide Stiles girarsi e dire "Oh, merda!", allora si girò anche lei e vide in cima alle scale quello che sembrava un'animale che aveva un paio d'occhi dorati che fissavano proprio lei.
"Non muoverti Rachel." le disse il ragazzo e intanto la creatura scendeva le scale. Quando arrivo al fondo di quella Rachel non poteva credere ai suoi occhi, l'animale che aveva davanti assomigliava tremendamente ad Isaac, ma con i tratti di un lupo.
"Lupo mannaro..." disse sottovoce, e sentì come se il sangue le si fosse ghiacciato nelle vene. Ad un tratto ne spuntarono altri due, che la ragazza riconobbe essere Erica e Boyd. Erano circondati e con le spalle al muro quando da una finestra del salotto ne entrò un'altro e sentì Stiles sussurrarle "E' Scott, non ci farà del male.". Ed infatti il ragazzo-lupo si avventò su Isaac, trascinandolo in cucina. Gli altri due lupi li raggiunsero e ad un tratto Isaac spuntò fuori dalla cucina e puntava dritto verso la ragazza. Fu in quel momento che un'altro lupo più grosso comparve, ringhiando e mettendosi tra la ragazza ed Isaac, il quale parve calmarsi, insieme agli altri lupi che erano tornati nella stanza.
"Portala via, ora." Sentì dire dal lupo che le aveva appena salvato la vita, e che riconobbe dalla voce: era Alpha, il ragazzo che aveva fermato Isaac la sera prima.

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Capitolo 5
*** V Capitolo: Rivelazioni. ***


NdA: Ma buon pomeriggio! :D Come state?
Mi spiace non aver aggiornato prima, ma ho avuto qualche problemino, nulla di serio comunque!
Questo capitolo è sicuramente uno dei miei preferiti, nonchè il più lungo scritto fino ad ora xD
Come sempre ringrazio tutti i lettori silenziosi, e spero che la storia vi stia piacendo! Ovviamente mi piacerebbe anche sapere cosa ne pensiate, quindi se per caso aveste voglia di lasciare una piccola recensione, mi fareste davvero tanto felice ^^' .
Ringrazio anche tutte le persone che mi hanno lasciato un loro parere:
  • MC_DPotter,
  • Emy McGray
  • Lucy 9121
  • Silvius.
Davvero, grazie di cuore :D
Ed ora, vi lascio al capitolo!
Bacioni!!





V Capitolo: Rivelazioni.


"Portala via, ora." Mi ordinò Derek e non me lo feci ripetere una seconda volta. Presi Rachel per mano e corsi con lei verso l'auto e l'aiutai a salire, dopodichè mi precipitai dal lato del guidatore e misi in moto, guidando a tutta velocità verso il centro città. In poco tempo fummo davanti a casa, e fui costretto ad inchiodare piuttosto violentemente, poichè avevo calcolato male il tempo di frenata. Per nostra fortuna mio padre doveva essere crollato addormentato in salotto, altrimenti se fosse uscito non avrei trovato una scusa abbastanza credibile da rifilargli e anzi, avrei rischiato di dirgli così, su due piedi: "Bhe Papà bella domanda! Sai siamo appena scappati da un branco di lupi mannari impazziti che volevano mangiarci o semplicemente giocare con noi fino ad ucciderci! E la cosa divertente è che uno di loro è persino il mio migliore amico! Quindi ora per l'amor del cielo torna in casa e barricatici dentro!".
Tra tutte le avventure che aveva vissuto in quel mondo sovrannaturale in cui era stato catapultato con Scott ormai da più di un anno, quella sicuramente era stata la notte che l'aveva terrorizzato di più e per un momento aveva anche pensato che sarebbe morto, vedendo la follia animale negli occhi di quei tre ragazzi-lupo alle prese con la loro prima luna piena. Ora però non poteva fermarsi a pensare più di tanto, non sapeva se Scott e Derek fossero riusciti a fermare quei tre, così scese dall'auto e andò ad aprire la portiera alla ragazza, che non aveva aperto bocca per tutto il tragitto, l'aiutò a scendere e la portò in casa, chiudendovisi dentro con lei. La lasciò seduta sulle scale e fece il giro di tutte le porte che davano sull'esterno e di tutte le finestre, controllando che fossero ben chiuse; poi la prese per mano e la portò in quella che doveva essere camera sua. Rachel era rimasta zitta e con gli occhi sgranati per tutto il tempo, con un'espressione che fece preoccupare il ragazzo ancora di più. Provò a chiamarla ma non rispondeva, era presente con il corpo ma con la mente ,e Stiles ne era sicuro, era ancora agli istanti in cui aveva sussurrato quelle due parole, quasi fossero una condanna di morte.
"Lupo mannaro" , aveva soltanto detto e poi più niente, nemmeno un urlo quando Isaac si stava lanciando su di loro, o quando l'alpha era piombato lì a proteggerli.
"Rachel..." provò ancora a chiamarla, questa volta posandole una mano sulla spalla.
Sembrò funzionare, perchè la ragazza si riscosse dal suo stato catatonico e cacciò allo stesso tempo un urlò che fece fischiare le orecchie al ragazzo.
"Bene! Almeno la voce l'hai ancora!" disse massaggiandosi un orecchio e iniziando a calmarsi un po'. Sentiva che l'adrenalina iniziava a scemare e la testa prese a girargli.
"Arrivo subito. Il bagno?" le chiese e seguì la direzione indicatagli dalla ragazza. Doveva assolutamente sciacquarsi la faccia, o sarebbe svenuto lì su due piedi.
"Come ti senti?" le chiese poi, tornato dal bagno.
La ragazza lo guardava con gli occhi spalancati e la bocca aperta e faceva respiri brevi e veloci.
"Oh andiamo!" disse Stiles sedendosi sul letto vicino a lei e stringendola forte.
Conosceva fin troppo bene quel tipo di respirazione, tipica dell'inizio di attacco di panico. Ormai era abituato a gestirli, ne aveva sofferto per tantissimo tempo dopo la morte di sua madre ed ormai si considerava un esperto in quel campo.
Rimasero in quella posizione per un tempo indefinito, con Rachel in iperventilazione e lui che l'abbracciava cullandola e dicendole di calmarsi, che andava tutto bene. Ad un tratto si ritrovò anche a canticchiarle la ninna nanna che, quando era piccolo, suo padre gli cantava per calmarlo e parve funzionare, perchè la ragazza prese a respirare più normalmente, segno che l'attacco di panico stava passando. Si staccò da lei che appoggiò la testa sulla sua spalla e la guardò: aveva gli occhi chiusi, le mani strette a pugno e la bocca aperta per respirare meglio.
"Rachel, vai a farti una doccia, dopo starai meglio. Io intanto preparo qualcosa da mangiare ok?" le disse alzandosi dal letto, le tese la mano per aiutarla ad alzarsi e l'accompagnò fino alla porta del bagno.
"Quando poi hai finito mi chiami ok?" disse e la lasciò lì.
Si diresse verso la cucina e solo in quel momento si rese conto che in teoria le aveva promesso qualcosa da mangiare ma che in pratica non era capace a cucinare assolutamente niente, al di fuori delle uova sode e di un po' di pasta. Frugò un po' nelle ante dei mobili, e trovò una confezione di cioccolata calda: quella sì che la sapeva fare! Prese allora un pentolino e ne preparò un po' anche per sè, posò le tazze fumanti nel forno a microonde in modo che non si raffreddassero subito e lavò le pentole che aveva sporcato. Era intento a rimettere al loro posto le pentole quando si sentì chiamare debolmente da Rachel, allora prese le due tazze e salì nella camera della ragazza, trovandola seduta sul letto sotto le coperte.
"Guarda un po' lo zio Stiles cosa ti ha portato!" le disse chiudendosi la porta alle spalle e sfoderando un sorriso a trentadue denti.
"Lo zio Stiles? Seriamente?" gli rispose facendogli un po' di posto sul letto.
"Bhe almeno hai ripreso a parlare. Come stai?" le disse porgendole la sua tazza.
"E questa dove l'hai trovata? Credevo fosse finita." disse lei, evadendo dalla sua domanda.
"In cucina ce n'è ancora per un paio di tazze, di preparato dico, non l'ho fatta tutta." rispose lui ed aspettò che la ragazza rispondesse alla domanda iniziale.
"Sto bene, comunque... Solo, non riesco a crederci. Tutte quelle cose insieme: la foto, il diario di Derek, lui che è ancora vivo e... quei cosi..." disse lei fissando intensamente il contenuto della sua tazza.
"Lo so, anche io sono rimasto stupito quando ho capito cosa fosse diventato Scott ma, hei è elettrizzante! Bhe, pericoli a parte." rispose lui.
"Elettrizzante?! Ma sei diventato matto!? Per poco non finivamo ammazzati e tu lo trovi elettrizzante!?" disse lei quasi urlando e Stiles si sentì un po' in colpa per non essere riuscito a convincerla a restare a casa, o quanto meno a non andare in quella casa.
"Scusa, non volevo urlare." disse poi poco dopo lei.
"Ma va, non sei tu a doverti scusare. Piuttosto sono io a dovermi scusare. Potevo convincerti a non andare."
"Non ci saresti riuscito, ormai mi ero messa in testa di andarci, e ci sarei andata anche senza di te. E anzi, devo ringraziarti, mi hai salvato la vita." concluse lei, toccandogli il braccio
"Bhe, dopotutto sono o non sono Batman?" le disse facendole l'occhiolino.
Rimasero in silenzio per un po', bevendo le loro cioccolate quando ad un tratto il telefono del ragazzo prese a suonare, facendo sobbalzare entrambi.
"Scott! Si stiamo bene, ci siamo barricati in casa. Ok. Oh e grazie, come sempre." rispose e terminò la chiamata.
"Dice che il peggio è passato, ora li hanno chiusi in un luogo da cui non potranno uscire finchè non sarà passata la luna piena." disse Stiles vedendo l'espressione preoccupata della ragazza.
"Come fai?" gli chiese così, dal nulla Rachel.
"A fare cosa?"
"Ad essere così tranquillo, a non preoccuparti, a non farti prendere dal panico?"
"Bhe ormai credo che sia perchè ci ho fatto l'abitudine, e poi non c'è da aver paura, basta che non lo stuzzichi ed il lupo mannaro che è racchiuso nella persona non viene fuori. E poi con il tempo imparano a controllarsi, anche durante la luna piena."
"In che senso, anche durante la luna piena? Lo dici come se potessero trasformarsi in qualsiasi momento..." disse lei guardandolo con un'espressione interrogativa.
"Perchè è così, quando si arrabbiano specialmente. Pensa che all'inizio Scott rischiava sempre di trasformarsi durante gli allenamenti di Lacrosse, ed ora ha imparato a controllarsi. Per Isaac e gli altri questa era la prima luna piena che affrontavano, e non erano pronti per potersi controllare." rispose lui, andando a posare la tazza sulla scrivania.
"Oh... E come fanno a controllarsi?"
"Non lo so, credo si concentrino su un qualche cosa che li faccia rimanere calmi o che faccia in modo che la parte umana non ceda mai completamente il controllo alla parte lupesca. Ad alcuni basta pensare alla persona che amano, come per Scott; ad altri paradossalmente è la rabbia che riesce a controllarli. Ma dipende da persona a persona." rispose, prendendo la tazza che la ragazza gli porgeva e posando anche quella sulla scrivania, per poi tornare a sedersi vicino a lei.
"Prima mi hai fatto davvero preoccupare sai?" le disse.
"Scusa, ma non riuscivo a pensare a nulla e ad un tratto mi sono fatta prendere dal panico e non riuscivo a respirare e..."
"Lo so, si chiamano attacchi di panico, in genere durano dai due agli otto minuti. Infatti poi ti sei calmata."
"Resti qui?" Gli chiese Rachel.
"Ovvio, mi ero alzato solo per posare il telefono. Non ti lascio da sola, tranquilla."
"No, io intendevo questa notte. Mio zio se va bene torna domani mattina giusto per il tempo di una doccia per poi andare in ospedale, e dovrei restare da sola per il resto del tempo." chiarì lei. Stiles rimase stupito, non si aspettava una simile richiesta, ma le disse che sarebbe rimasto.
"Va meglio?"
"Si, la cioccolata ci voleva... Allison lo sa? Di Scott e di ciò che è dico."
"Si, ed è per questo motivo che per i suoi loro non stanno più insieme. Vedi, la famiglia di Allison è una famiglia di cacciatori di licantropi ed ovviamente non vogliono che la figlia stia con uno di loro. Ma se fosse solo questo andrebbe ancora bene, nel senso che Scott non rischierebbe poi troppo a stare con lei, perchè comunque gli Argent hanno un codice: "Cacciamo coloro che ci danno la caccia". Se un licantropo non versa sangue umano allora non lo uccidono, ma da quando Peter ha ucciso Kate, la zia di Allison, è successo il finimondo. E' arrivato il nonno di Allison che ha monopolizzato la scuola diventandone il preside e mettendo alla segreteria la madre di Allison, e da quando è qui il codice è rotto, non lo rispettano più, se si trovano davanti ad un licantropo lo fanno fuori, senza troppi problemi. Ma per ora hanno lasciato un po' andare la caccia ai licantropi per concentrarsi su altro." disse, incerto se parlarle o meno del Kanima.
"Di altro?" chiese Rachel.
"Si. C'è un mostro, Kanima si chiama, che sta uccidendo un casino di persone. Non riusciamo a capire chi lo controlli, sappiamo solo che è collegato con il nostro insegnante di chimica. Papà stava lavorando al caso ma è stato congedato." rispose e rivolse uno sguardo verso casa sua.
"Perchè lo hanno congedato?"
"Lo hanno congedato poichè non stava bene che il figlio dello sceriffo avesse un'ordine restrittivo, faceva sfigurare la contea, e così lo hanno mandato via senza tanti complimenti. E per colpa mia. Ma dovevamo farlo, Jackson andava fermato. Spero solo che un giorno lui possa perdonarmi, mio padre dico. So quanto tenesse al suo lavoro. Pensa, non si è nemmeno arrabbiato, ha detto che si sentiva già abbastanza in colpa per aver alzato la voce con me." rispose il ragazzo, prendendosi la testa tra le mani. Ad un tratto sentì due braccia che lo abbracciavano.
"Vedrai, tutto si sistemerà. Si accorgeranno che non possono fare a meno di tuo padre e lo richiameranno presto." gli disse continuando ad abbracciarlo.
"Hai sonno? Dovresti dormire un po'. Io non me ne vado, te l'ho promesso." le disse quando la sentì sbadigliare.
"Anche tu devi dormire sai? Domani abbiamo il compito di chimica, vorrei ricordarti."gli rispose, facendogli spazio sul letto in modo che potesse sdraiarsi anche lui.
"Stai congelando Stilinski!" gli disse poi vedendo come tremava il ragazzo.
"No sto bene, tranquilla!" rispose lui mentendo, perchè in realtà aveva un freddo atroce.
"Non fare l'eroe Stiles, direi che lo hai già fatto abbastanza. E poi anche se fosse, siamo ad ottobre, non puoi dormire senza un minimo di coperta!" disse coprendo anche lui con il piumino ed addormentandosi poco dopo.
In quel momento la testa del ragazzo era totalmente tra le nuvole, ritrovarsi in quella situazione, con Rachel che appoggiava la testa sulla sua spalla e dormiva beatamente, ed il suo cuore andava veloce come un treno. Le passò un braccio intorno, in modo da poterla abbracciare, e lei si accoccolò sul suo petto. Poco dopo anche il ragazzo crollò, vinto dal sonno.


Stiles si svegliò piuttosto presto quella mattina, a causa di un rumore che proveniva dal piano di sotto. Fece per alzarsi quando si accorse che Rachel era ancora appoggiata al suo petto, e non accennava a volersi togliere da quella posizione per nulla al mondo. La porta della camera si aprì e lo zio di Rachel entrò. Stiles non poteva credere di trovarsi in quella situazione, a far finta di dormire per evitare una sfuriata di quell'uomo che aveva minacciato di evirarlo appena pochi giorni prima.
"So che sei sveglio, ti aspetto sotto." disse l'uomo ed uscì dalla camera.
Ok, se non era morto quella sera per mano di licantropi impazziti, sicuramente sarebbe morto quella mattina, per mano dello zio della ragazza. Spostò delicatamente la ragazza che per fortuna non si era svegliata e scese le scale, pronto ad affrontare un altro interrogatorio.
Trovò l'uomo in cucina, intento a preparare la colazione.
"Siediti." gli disse, senza voltarsi, ed il ragazzo ubbidì.
"Cosa ci facevi nel letto di mia nipote?" gli chiese.
"Dormivo, signore." rispose lui.
"Non prendermi in giro." rispose l'altro, freddamente.
"Non la sto prendendo in giro signore, se avessi voluto le avrei detto che giocavamo a briscola o a carte." rispose, "E comunque non è successo nulla tra me e sua nipote, glielo giuro!" si affrettò ad aggiungere, per evitare qualsiasi tipo di reazione eccessiva da parte dell'uomo, che gli dava ancora le spalle.
"E perchè allora eri lì?"
"Perchè me l'ha chiesto Rachel, di fermarmi qui. Non voleva restare sola." rispose il ragazzo.
"Perchè non voleva restare sola? Cos'è successo?" chiese l'uomo, voltandosi e squadrando da capo a piedi il ragazzo.
"Mi ha parlato della morte di sua madre, non so per quale motivo, forse perchè non voleva sentirsi in colpa per avermi fatto parlare a mia volta sulla morte di mia madre. Fatto sta che si è come rattristata, e non voleva restare sola." mentì il ragazzo.
L'uomo si voltò nuovamente verso i fornelli e non disse nulla finchè non si girò nuovamente con due porzioni di uova strapazzate con il prosciutto che posò sul tavolo per poi prendere due bicchieri con del succo d'arancia.
"Va' a svegliarla, e dille che la colazione è pronta e che la saluto che devo scappare in ospedale." disse ed uscì dalla stanza.
Il ragazzo si alzò dalla sedia solo quando sentì l'uomo salire in macchina, ed uscendo dalla cucina per andare a svegliare Rachel andò a sbattere proprio contro di lei.
"Buongiorno! Stavo venendo a svegliarti proprio ora, tuo zio ha preparato la colazione e ha detto che doveva scappare in ospedale." le disse.
"Ti ha fatto nuovamente l'interrogatorio?" chiese la ragazza con voce assonnata, una volta seduta a tavola.
"Si, ma non è stato così brutto. Più che altro era terrorizzato all'idea che fossimo andati a letto insieme. Oh, mi sono dovuto inventare una scusa per la mia presenza nel tuo letto: gli ho detto che ieri sera mi hai parlato di tua madre e ti sei rattristata e mi hai chiesto di rimanere. Sembra averci creduto."
"Strano, di solito capisce quando qualcuno gli mente, o per lo meno, capisce quando gli mento io. Comunque non è andata poi così male se ha preparato la colazione anche per te." disse rigirando un po' le uova.
"Questo perchè non sai mentire!" rispose lui sfottendola e strappandole un sorriso.
Finita la colazione lasciò che la ragazza si preparasse e tornò a casa sua per darsi una lavata e cambiarsi. Fortunatamente suo padre dormiva ancora, ovviamente senza nessuna coperta addosso. Salì in camera sua e prese il piumino dal suo letto e lo portò sotto, mettendolo addosso al padre. Si sentiva tremendamente in colpa per il congedo del padre, e quello che lo faceva stare peggio era il fatto che il padre non si fosse minimamente incazzato con lui. Si sarebbe aspettato di tutto: una sfuriata, il lancio di qualche piatto, un cazzotto sul muro; ma non il silenzio, non la mancanza di rabbia verso di lui. Lasciò un biglietto al padre con scritto che tornava verso le sei, dopo l'allenamento con la squadra, e che avrebbe pensato lui a fare la spesa e a preparare la cena.
Quando uscì di casa trovò Rachel che lo aspetta davanti alla Jeep, intenta a sfogliare il libricino che avevano trovato la sera prima.
"Hai scoperto cos'è?" le chiese, aprendo l'auto.
"Si -disse lei sedendosi al posto del passeggero- è il diario di Derek." rispose chiudendolo.
"Derek aveva un diario?!" disse ridendo e non potè fare a meno di immaginarselo sdraiato a pancia in giù sul letto, intento a scrivere nel suo diario e a disegnare cuoricini. "Questa si che è una cosa esilarante! Aspetta che lo sappia Scott! Santo cielo, il grande e grosso lupo alpha che tiene un diario come le ragazzine! E poi sarei la femminuccia! Ma senti un po' chi parla!" disse guidando verso casa di Scott.
"Cosa hai detto?" gli chiese Rachel, guardandolo in modo strano.
"Quando?"
"Prima, riguardo al lupo alpha."
"Che Scott morirà dal ridere quando gli dirò che il suo alpha aveva un diario. Che c'è, perchè mi guardi così?"
"Cosa c'entra Alpha con Derek?"
"Non lo hai riconosciuto?" le chiese parcheggiando davanti alla casa di Scott e dando un colpo di clacson per avvertire l'amico del suo arrivo. Intanto Rachel ricollegava le parole del ragazzo, tentando di dare loro un senso. "Scott morirà dal ridere quando gli dirò che il suo alpha aveva un diario"; "Non lo hai riconosciuto" continuava a ripetersi nella mente mentre tentava di ricordare il viso di quel ragazzo, ed in effetti era molto simile a Derek, fin troppo per essere un caso. E poi la voce... Ma se Derek era Alpha, allora anche lui era un lupo mannaro. Le venne in mente un pomeriggio ormai lontano nel tempo, in cui si trovava in camera di Derek, e lui per farla spaventare le aveva mostrato una cosa: aveva aperto la bocca e si era fatto spuntare un paio di zanne, ed i suoi occhi erano passati dal solito azzurro ad uno più intenso, quasi splendessero di una luce propria. E poi c'erano dei giorni in cui tutta la famiglia Hale era strana, e lei doveva stare a casa sua e non poteva vedere Derek e Laura. Casualmente ciò capitava una volta al mese.
"Anche lui è un lupo mannaro?" chiese con un filo di voce.
"Si, come la sua famiglia. Lui ha ereditato il gene,non è mai stato morso, così come i membri della sua famiglia."
"Non ci avevo pensato. Insomma, sebbene da piccoli mi avesse fatto vedere una volta cosa sapeva fare, non ci avevo più pensato. Cosa vuol dire che è l'alpha? E' come se fosse il capo o qualcosa di simile?"
"Si, l'alpha è il capobranco, poi ci sono gli altri lupi, i beta. C'è un'altra tipologia di lupo, l'omega, ed è il lupo più debole di tutti, poichè sta da solo, non ha un branco. Se i lupi si trovano in un branco sono più forti mentre al contrario, se sono da soli, sono una preda facile per i cacciatori." concluse il ragazzo, soddisfatto della propria spiegazione.
"Ormai sei diventato un esperto Stilinski!" gli disse la ragazza, buttando lo zaino sui sedili posteriori.
"Che fai?" le chiese.
"Gioco a Twister con una scimmia! Secondo te? Vado a sedermi dietro, così Scott si siede qui." gli disse, accomodandosi sul sedile posteriore.
"Ma va, resta davanti!"
"No, è il posto di Scott, mi spiace fregarglielo, e poi qui si sta bene. Buongiorno!" disse salutando l'altro che entrava un auto.
"Giorno! Come stai? Ancora sotto shock?"
"Ma chi, lei sotto Shock Scott? Quando mai!" si intromise Stiles, dando una pacca sulla spalla all'amico.
"Non sfottere Stilinski, o ritratto la versione che hai dato a mio zio." ribattè lei, e partirono verso la scuola.
La giornata passò relativamente tranquilla, ed il compito di chimica non era nemmeno così difficile, almeno per lei.
Durante il pranzo Stiles rivelò a Scott l'importante scoperta sul suo alpha, ed il ragazzo per poco non si strozzò con l'acqua.
"Oh e dimenticavo Rachel, che quando un alpha da un'ordine ad un beta, il beta è costretto ad obbedirgli. Per questo quando Derek ha chiamato Isaac lui si è allontanato ed è andato via."
"Ma lo ha solo chiamato." disse lei dubbiosa.
"Perchè è quello che hai sentito tu. I licantropi hanno abilità speciali, come il superudito, o la supervelocità e la superforza!" rispose l'umano imitando il gesto di qualcuno che fa i muscoli e gonfiando le guance.
"Hahaha, così più che sembrare un duro sembri l'omino Michelin!" gli disse la ragazza scoppiando a ridere.
"Non ho visto Jackson oggi, voi sapete che fine abbia fatto?" chiese dal nulla la ragazza.
"Non dovresti stargli troppo vicina." disse Scott.
"Perchè? E' anche lui un lupo mannaro?"
"Kanima." disse solamente Stiles.
"Il mostro di cui mi parlavi ieri sera? E' lui che lo controlla?" chiese.
"No, è lui il Kanima. Ma non capiamo se lo sappia o meno." rispose Scott.
"Lui ha ucciso tutte quelle persone? Ma, perchè?"
"Ce lo stiamo chiedendo anche noi. Quando lo avevamo preso ha detto che lo avevano ucciso, ma non capiamo in che senso."disse Stiles.
"C'è posto per un'altra ragazza?" chiese ad un tratto Lydia, sbucando dal nulla e sedendosi vicino a Rachel.
"Bhe, perchè mi guardate così?" chiese stupita.
"Non sei seduta con Allison." disse Scott.
"Non ho voglia di stare lì a sentire le sue chiacchere con Matt a proposito della fotografia. Dovresti stare attento Scott, oppure il ragazzo ti passa davanti." rispose lei e prese a parlare con Rachel di qualcosa che Scott non capì, impegnato ad origliare la conversazione della sua ragazza. Più che una conversazione sembrava un monologo di Matt, che non stava zitto un momento, e Scott poteva sentire il tipico odore della noia provenire da Allison.
"Fantastico!" senti quasi urlare Lydia. "Non questo weekend, ma quello dopo ti organizzeremo una festa come si deve! Sei appena arrivata e devi farti conoscere!" disse ancora la ragazza.
"Una festa? Per cosa?" chiese Scott.
"Per il suo compleanno! Per cosa altrimenti? Segno interessante la bilancia, piuttosto versatile!" rispose tornando a parlare con Rachel, che sembrava quasi spaventata all'idea che Lydia le organizzasse la festa. "E poi diciotto anni si compiono una volta sola! Sono i più importanti insieme ai sedici ed ai ventuno." continuò.
"Diciotto? Hai un anno in più di noi?"chiese stupito Stiles.
"Si, purtroppo studiando da privatista sono rimasta indietro ed ho perso un anno." rispose Rachel un po' imbarazzata.
"Che importa se hai un anno in più di noi? Anche Allison è più grande di un anno. Tornando alla festa, il fine settimana è perfetto, contando che il quattordici cade di sabato! Potremmo farla da me, per i miei non ci sarebbero problemi!" rispose Lydia entusiasta all'idea di organizzare quella festa.
"Va bene, va bene! Mi arrendo!" disse Rachel, alzando le mani in segno di resa.
"Perfetto, allora inizio a fare qualche telefonata! Ci sentiamo poi questa sera per altri aggiornamenti! Oh, e fammi sapere le persone che vuoi assolutamente invitare, alle altre ci penso io tranquilla!" disse alzandosi e dirigendosi fuori dalla sala mensa.
"Sarebbe perfetta come organizzatrice di feste o matrimoni!" disse Scott, strappando un sorriso sia a Rachel che Stiles, che era insolitamente taciturno.
Le due ore di educazione fisica Rachel le passò principalmente a parlare con Allison, che le diede altre informazioni utili sui lupi mannari, oltre che il benvenuto in quell'insolito branco, come a Scott piaceva chiamarlo. Uscita da scuola si diresse verso la fermata del pullman, e mentre l'aspettava decise di dare un'occhiata al diario di Derek. Aprì la prima pagina e lesse il primo giorno, scritto in una bella calligrafia corsiva.

1 Luglio 2003
E' partita questa mattina. Non posso credere che se ne sia andata veramente.
Era la mia migliore amica, e mi ha abbandonato qui. E' tutta colpa di mio padre, tutta colpa sua. Se solo mi avesse ascoltato per una volta, e non mi avesse trattato come un bambino accidenti! Mia madre dice che non dovrei essere così arrabbiato con Rachel, dice che non poteva fare altrimenti, doveva partire con la sua famiglia. Non ne sono convinto. Poteva restare con noi, le avrei ceduto la mia camera anche. E le notti di luna piena l'avrei portata in un posto speciale, in modo che non si facesse male a stare con me e la mia famiglia. Laura dice che devo crescere, che non devo comportarmi come un bambino, dato che ormai ho quindici anni. Ma non ne vedo il motivo. Lei non m i capisce, per lei non cambia nulla, non è la sua migliore amica che se ne va per sempre. Certo lei le vuole bene, è come una sorella per lei, ma per me è diverso. Le voglio molto più bene che ad una sorella o ad una semplice amica. Alcune volte mi sono fermato a pensare a come sarebbe la nostra situazione se non fosse così piccola, e quello che immagino è che sia la mia ragazza... Ma andiamo, ha solo nove anni, non posso pensare una cosa del genere!
Quando è partita mi sono messo ad inseguire la macchina nel bosco, ma appena è uscita dalla riserva mi sono dovuto fermare. Sono andato a nuotare nel fiume per scaricare il nervoso. Non volevo dirle che l'odiavo, non volevo farla piangere! Ma le parole mi sono sfuggite e ormai il danno l'avevo fatto.
Vorrei non averglielo mai detto.

Quando finì di leggere Rachel aveva gli occhi un po' lucidi, al ricordo di quei giorni che ormai erano così lontani.
Arrivò alla clinica giusto in orario, e si mise subito a lavorare.
Alla fine del turno Rachel chiamò Scott urlando, poichè il ragazzo stava già andando via.
"Dimmi Rachel!" disse tornando indietro.
"Scusa se ti ho urlato dietro, ma non mi avevi sentita prima. Comunque, volevo chiederti una cosa." disse, con il cuore che batteva a mille.
"Va tutto bene?" le chiese il ragazzo, sentendo la velocità a cui batteva il suo cuore.
"Si, tutto ok. Volevo chiederti, tu fai parte del branco di Derek, vero?"
"Si, in teoria si. Perchè?"
"Sai anche dove si trovi? Nel senso, non credo viva più in quella vecchia casa, e mi chiedevo se sapessi dove abitasse ora." chiese tutto d'un fiato.
Scott la trovava estremamente buffa in quel momento, e pensò che, dato che ormai lei sapeva dell'esistenza di quel mondo, non ci fosse niente di male a dirle dove trovare l'alpha, a maggior ragione se già lo conosceva.
"Hai presente la vecchia ferramenta sul confine ovest della città? Quella del vecchio Bill? Devi prendere le scale che ci sono sul retro e scendere. Assicurati solo di non essere seguita, o che la tua auto non abbia un dispositivo GPS. Se i cacciatori dovessero scoprire dove abita sarebbe un vero e proprio casino." le disse.
"Ok, grazie!" rispose la ragazza e salì sull'auto dello zio, che era passato a prenderla. Solo quando si trovò seduta nell'abitacolo con lui si ricordò che lui le aveva mentito in quegli anni e decise di non parlargli, almeno finchè non fossero arrivati a casa.
"Sta sera per cena c'è il pollo arrosto, ti va? Ho fatto anche le patate al forno, quelle che ti piacciono tanto!" disse lui entrando poi in cucina, poco dopo.
"Si, va benissimo." disse lei e andò a posare lo zaino in camera sua, per poi scendere ed apparecchiare la tavola.
Mangiarono in silenzio e quando Rachel si alzò per sparecchiare trovò il coraggio per parlargli.
"Zio?" gli chiese, mentre buttava le ossa del pollo.
"Si?" rispose lui, bevendo il caffè.
"Perchè non me lo hai detto?"
"Che cosa?" chiese lui curioso.
"Tu sapevi che Derek e Laura non erano morti. Perchè non lo hai detto a me e mamma, perchè ci hai sempre mentito?" gli chiese con un filo di voce.
"Sei andata nella vecchia casa degli Hale vero?"rispose lui, assumendo un tono severo.
"Non serviva che andassi lì per scoprire la verità." replicò lei.
"Sono pericolosi Rachel." disse lui.
"Tu non li conosci." ribattè lei.
"Perchè tu si? Quanto sai realmente su di loro Rachel? Nulla."
"So che non sono pericolosi zio! Erano i miei migliori amici accidenti! E tu mi hai detto che erano morti! Quando entrambi erano vivi!"
"Solo Derek è vivo Rachel. Giusto per darti un'idea della pericolosità di quella famiglia, pensa che è stato proprio lo zio di Derek ad uccidere Laura, per una questione di eredità. Ha persino camuffato il fatto affinchè sembrasse colpa di un animale! Ti rendi conto di quanto siano pericolosi?" rispose lui alzandosi da tavola e andando verso la nipote. "Ho mentito a te e tua madre per proteggervi da quegli animali!" aggiunse urlando e lasciando Rachel senza parole.
"Ora va' pure di sopra, finisco di sparecchiare io." concluse tornando verso il tavolo.

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Capitolo 6
*** VI Capitolo: Gelati e diari. ***


NdA:Buon giorno! O forse dovrei dire buona notte? XD
Coomunque sia volevo ringraziarvi davvero per le recensioni che avete lasciato ragazzi, siete magnifici!
Ed ovviamente ringrazio anche tutti i lettori silenziosi, siete magnifici anche voi tranquilli! ;)
Detto questo vi lascio al capitolo, e spero che vi piaccia!
Bacioni!


Capitolo VI: Gelati e diari.



4 Luglio 2003.
E' il primo giorno dell'indipendenza che non passiamo con la famiglia di Rachel, e l'atmosfera felice sembra essere svanita.
Questa mattina sono andato di nuovo giù al fiume a nuotare, sembra che l'acqua riesca anche se per poco a mandare via tutti i problemi.
Ho chiesto a mia madre di dirmi l'indirizzo di Rachel, voglio scusarmi con lei per le cose che le ho detto.
Invece non ho intenzione di scusarmi con mio padre. Gli voglio bene, ma è colpa sua se è successo tutto questo.
Gli avevo detto di darmi ascolto, ma non lo ha fatto.
Lui non mi da mai ascolto dannazione!
Mamma è depressa da quando Rachel e sua madre se ne sono andate, Jessie era la sua migliore amica, si conoscevano da quando sono nate.
Un po' come me e Rachel.
Ricordo ancora il giorno in cui nacque. Era una mattina di metà ottobre circa e tutta la mia famiglia si trovava in ospedale per vedere la bambina.
Avevo solo sei anni è vero, ma ricordo ancora il suo visino roseo, i capelli scuri sulla piccola testolina, le manine piccole chiuse a pugno. Ma soprattutto ricordo quel suo sorriso, così bello da toglierti il fiato. La consideravo la sorella più piccola che non avevo mai avuto.
Mi manca la mia migliore amica. Ma non piangerò, i ragazzi non piangono.


Derek non avrebbe pianto, ma Rachel sì. Quando lesse quelle parole scritte con quella calligrafia così familiare, quando lesse il ricordo della sua nascita, la ragazza non potè trattenere le lacrime. Dal giorno della sua partenza il suo migliore amico aveva continuato a pensare a lei, ma allora perchè non l'aveva mai cercata? Perchè non le aveva mai mandato una lettera o non le aveva mai telefonato?
Queste erano le domande che le affollavano la mente, mentre era seduta sul letto a leggere quel diario, dopo la litigata con suo zio.
Ad un tratto si accorse della musica che proveniva dalla casa difronte, precisamente dalla camera di Stiles. Scese dal letto per dare un'occhiata e quando si trovò davanti alla finestra  vide il ragazzo ballare per la stanza con i capelli bagnati ed un asciugamano legato in vita, usando un pettine come microfono. Quando il ragazzo si accorse di lei si inciampò nei suoi stessi piedi  e cadde a terra per poi rialzarsi quasi subito.
"Hei!" la salutò Stiles dopo aver spento la musica e dopo essersi affacciato dalla finestra.
"Hei! Hai visto? Questa volta non ti ho lanciato nessuna pallina o martello!"
"Vero, ma mi hai fatto cadere, e mi hai visto in una situazione in cui nessuno dovrebbe vedermi mai." disse assumendo un'espressione pensierosa. "E ciò vuol dire che sarebbe stato meglio se mi avessi tirato qualcosa." concluse soddisfatto del suo ragionamento.
"Bhe se vuoi posso sempre rimediare lanciandoti qualcosa. Basta chiedere!" rispose lei assumendo un'espressione sibillina.
"No, direi che per questa volta ne farò a meno." rispose sorridendo "Leggevi il diario di Derek?" chiese.
"Si, ma non mi sembra giusto. Dopotutto è il suo diario." rispose lei.
"Ti va un gelato?" le chiese dal nulla Stiles.
"Dammi dieci minuti e sono pronta!" gli rispose e chiuse le tende della finestra per prepararsi.
Rachel iniziò a girare per la stanza alla ricerca di un qualcosa di carino da indossare, ma qualsiasi cosa trovasse non le piaceva. Alla fine prese una felpa grigia e mise gli shorts di jeans, anche se probabilmente non erano propriamente adatti all'autunno. Si guardò allo specchio e si spazzolò i capelli già in ordine per via del taglio pratico, con il cuore che le batteva all'impazzata.
Oh andiamo! E' solamente un gelato Rachel! Da quand'è che ti lasci prendere così tanto dalle emozioni? Pensò prendendo le chiavi di casa e infilandole nella tasca della felpa.
"Esco!" disse allo zio, ma quando fece per aprire la porta si ritrovò la sua mano che la richiudeva.
"Dove pensi di andare?" le chiese.
Probabilmente è ancora arrabbiato per prima, ma questa volta non sono io a dovergli chiedere scusa, non ho fatto nulla di male.
"A prendere un gelato. Con Stiles" rispose lei, con tono di sfida.
"Il ragazzo che era nel tuo letto la scorsa notte? Non se ne parla!" ribattè secco lui.
"Non è successo nulla zio santo cielo! E poi è un gelato, non perderò mica la verginità mangiandolo zio!" rispose lei alzando gli occhi al cielo. Lo zio rimase in silenzio e continuava a fissare la nipote.
"Posso uscire allora?" chiese con un'espressione spazientita.
Lo zio non rispose ma andò semplicemente a sedersi sul divano.
Rachel uscì di casa e trovò Stiles seduto sulle scale del portico, che si alzò non appena la vide.
"Hai sentito tutto vero?" gli chiese mentre si incamminavano.
"Si, anche se tuo zio ha ragione ad essere spaventato! Il gelataio potrebbe essere un maniaco sessuale o potremmo incappare in un coniglio mannaro....facciamo un coniglio assassino va, forse è meglio!" disse iniziando a ridere.
"Si, direi che di mannari bastano e avanzano i lupi!" rispose lei.
"Allora, preoccupata per la festa che Lydia vuole organizzare?"
"Un po'. Ma credo che sarà una bella festa!"
"Lo sarà di sicuro, quando si mette qualcosa in testa nessuno può fermarla! Diventa persino più cocciuta di Derek. Anche se ultimamente sembra un po' pazza ti posso assicurare che è una brava ragazza, ed è anche estremamente intelligente, anche se non vuole darlo a vedere. E' convinta che se la gente scoprisse che oltre che bella è anche intelligente allora perderebbe la sua popolarità." disse Stiles continuando a sorridere.
"La conosci da tanto?"
"Si, dall'asilo. Ma mi ha ignorato per più di dieci anni. Poi è arrivata Allison che si è messa con Scott e lei si è accorta della mia esistenza, anche se non in modo chissà quanto rilevate."
"Tuo padre sa dei licantropi e di tutto il resto?" chiese Rachel cambiando discorso.
"Oh no, no. Assolutamente no. Credo non reggerebbe, voglio dire sarebbe troppo da sopportare. Anche se ormai è diventato difficile per me mentirgli e trovare sempre una scusa. Ormai non si fida più di me."
"Si capisco." rispose lei.
Arrivarono alla gelateria e una volta preso il gelato ripercorsero la strada a ritroso, parlando dei loro gusti in fatto di libri, film e musica.
"Ok va bene, ho capito che sui film abbiamo gusti diversi! Allora la musica! Gruppo preferito?" le chiese Stiles curioso.
"Direi gli SKAP, che sta per Slow Kids At..."
"Play! Li conosco! Non pensavo sapessi chi fossero, anzi non ti facevo proprio il tipo che ascolta gli SKAP!"
"Guarda che so essere anche io senza pensieri ed allegra!"
"A si? Credevo fossi solo una musona scontrosa, tipo la gatta sterilizzata di cui ti ho parlato!" rispose lui punzecchiandola.
"Questo non dovevi dirlo Stilinski!" rispose lei e prese un po' di gelato sul dito, che poi spalmò sulla faccia del ragazzo, il quale nonostante la sorpresa iniziale ribattè prendendo con la mano quello che rimaneva del suo gelato e lo spalmò per bene sul viso della ragazza.
"Tu sei completamente fuori! Io non ti ho imbrattato tutta la faccia! Che schifo dai! Ed è anche gelato!"
"Altrimenti non si chiamerebbe gelato!" rispose lui tra una risata e l'altra.
"Oh comincia a correre Stilinski, perchè se ti prendo finisci male!" rispose la ragazza alzando il suo gelato e facendo notare al ragazzo che lei ne aveva ancora più della metà.
"Oh cavolo!" esclamò e prese a correre per la via con la ragazza che gli correva dietro.
"Ma non dovevi prendermi Moore?" le chiese sempre correndo avanti a lei.
"Non cantare vittoria Stilinski!" rispose lei accelerando ancora e arrivando quasi a prenderlo ma il ragazzo si infilò tra due macchine parcheggiate ed attraversò la strada finendo dal lato che costeggiava il bosco.
"Non vale usare le macchine dai!" rispose lei facendo altrettanto e riprendendo l'inseguimento.
Stiles si stava divertendo come non mai quella sera, per una volta si sentiva un ragazzo normale che ha una vita normale, senza lupi mannari e la paura di attacchi di lucertole giganti. Poco dopo si girò per vedere dove fosse la ragazza e la vide ferma appoggiata con una mano ad un'auto che riprendeva fiato, allora preoccupato tornò indietro da lei.
"Ti senti bene?" le chiese.
Rachel per tutta risposta iniziò a ridere e guardando in faccia il ragazzo aggiunse "Sei proprio un ingenuo Stilinski...".
Il ragazzo non fece in tempo a realizzare che la ragazza stava benissimo, che la mano di lei piena di gelato finì dritta sul suo viso. Stiles riuscì a bloccare l'altra mano altrettanto piena di gelato della ragazza e la bloccò abbracciandola e facendole incrociare le braccia, ed ovviamente sporcandosi entrambi di gelato.
"Stilinski dai! Lasciami andare!" rispose lei ridendo.
"E no! Mi ha voluto ingannare signorina, deve pagare il prezzo delle sue azioni!" rispose lui ed iniziò a farle il solletico.
"No il solletico no Stiles!" rispose lei agitandosi e ridendo come una matta. Riuscì poi a liberarsi e corse nel bosco, seguita a ruota da Stiles. Rachel corse a perdi fiato, ben consapevole di dove si trovassero, infatti nei pressi di casa sua c'era un laghetto che ricordava avesse sempre acqua calda al suo interno. quando lo vide non rallentò la corsa ma vi si tuffò senza indugi, con il ragazzo che le correva dietro. Finirono a schizzarsi nell'acqua e a tentare di affogarsi a vicenda, senza che però nessuno dei due riuscisse nel suo intento.
"Ok ok basta mi arrendo!" disse il ragazzo con il fiato corto.
"Si ho vinto!" esultò felice la ragazza che si mise a fare un balletto della vittoria che fece morire Stiles dal ridere.
"E quello cos'era?" chiese lui facendo finta di essere rimasto inorridito.
"Il mio balletto della vittoria!" disse in tono serio la ragazza spingendo in dietro il ragazzo per scherzo.
Stiles per tutta risposta la spinse a sua volta, peccato che la ragazza perse l'equilibrio e cascò completamente in acqua.
"Stai bene?" le chiese preoccupato avvicinandosi a lei e spostandole i capelli dal viso.
"Tu sei un grandissimo scemo. Potevo morire affogata Stiles!" rispose lei seria, ma subito dopo riprese a ridere.
Stiles si avvicinò di più alla ragazza e si ritrovò con il volto vicinissimo al suo. Il suo sguardo continuava a vagare dagli occhi di lei alle sue labbra e viceversa. Sapeva che se avesse seguito l'istinto avrebbe anche infranto una delle sue tre regole, ossia non baciare ragazze/ragazzi.
"Credo sia meglio andare, o ci ammaleremo." disse la ragazza, rompendo l'atmosfera e girandosi per uscire dall'acqua.
Stiles maledisse il suo pensare troppo ed uscì di malavoglia dall'acqua.
Tornarono sulla strada e quando furono giunti davanti alle loro case erano ancora completamente bagnati.
"Se torno a casa così mio zio si infurierà." disse la ragazza.
"Vieni da me, ti asciughi un po' e ti do dei vestiti simili ai tuoi, così evitiamo di far arrabbiare lo zio dalla castrazione facile!" propose il ragazzo.
"Tuo padre non dirà niente vedendoci entrare conciati così?"
"Era a cena fuori con i suoi colleghi... ex colleghi in effetti." rispose Stiles avviandosi verso la propria casa.
Una volta entrati si diressero direttamente in camera del ragazzo, il quale si tuffò nell'armadio alla ricerca di un paio di pantaloncini e di una felpa grigia.
Intanto Rachel osservava la camera del ragazzo: aveva un letto matrimoniale, le pareti erano azzurre con sopra foto di lui e Scott da piccoli, sagome di un ragazzo che andava in skate ed ovviamente dietro la porta non poteva mancare, come in ogni camera di un ragazzo etero, un calendario di una ragazza completamente nuda. Ma quello che attirò l'attenzione di Rachel fu un disegno in bianco e nero, che ritraeva il padre di Stiles con il figlio neonato tra le braccia. Quel ritratto trasmetteva una dolcezza commovente, quasi dolorosa. sull'angolo destro in basso c'era una dedica dell'autore:

         Al mio amato marito Jeff e a mio figlio Genim.
         Vi amo con tutta me stessa.
         Un bacio,
                                                            Marie.
"L'ha fatto mia madre poco dopo che sono nato." disse Stiles arrivando alle spalle della ragazza.
"Genim?" gli chiese voltandosi verso di lui.
"Si, è il mio nome. Ma da come avrai notato non mi piace particolarmente, quindi mi faccio chiamare Stiles."
"Io lo trovo un bel nome..." rispose la ragazza accennando un sorriso che il ragazzo ricambiò.
"I vestiti sono sul letto, ti lascio sola così puoi cambiarti con calma." disse ed uscì dalla stanza.
Rachel si cambiò con gli abiti che le aveva dato il ragazzo e notò che avevano preso il suo profumo.
Uscì dalla camera e lo trovò seduto per terra con la testa tra le mani.
"Stiles, va tutto bene?" gli chiese accucciandosi davanti a lui.
Il ragazzo tirò su la testa e Rachel notò che aveva gli occhi rossi.
Ha pianto... Pensò la ragazza.
"Sto bene Rachel, tranquilla." rispose lui e distolse lo sguardo da lei.
"Scusa..."
"E di cosa? Non hai fatto nulla." rispose lui tornando a guardarla negli occhi.
"Ti ho fatto pensare a tua madre, e so come ci si senta, e non dovevo. Scusa."
"Se ti scusi un'altra volta mi arrabbio davvero." disse lui accennando però un sorriso. "Non è per mia madre. E' solo che era da tantissimo tempo che non sentivo qualcuno dire il mio vero nome. Voglio dire, l'unica persona a chiamarmi in quel modo era proprio mia madre. Ma ora sto bene, dico davvero." disse e si alzò da terra e tese una mano alla ragazza, aiutandola ad alzarsi.
"Ti ho preso una busta per i vestiti" le disse "così sei più comoda."
"Grazie..." rispose lei e lo guardò come si guarda qualcuno che è sull'orlo del pianto.
"Sto bene Rachel, dico davvero! E poi andiamo, siamo gli unici due umani normali in questo pazzo mondo e se tu sei la dura allora tocca inevitabilmente a me fare quello che si commuove!"
"Va bene va bene, mi arrendo!Sarà meglio che vada, o mio zio chiamerà tuo padre per cercarmi." disse la ragazza.
"Ci si vede!" aggiunse e salutò Stiles con un bacio sulla guancia.


"Ti serve la macchina oggi zio?" chiese Rachel a colazione.
La sera precedente avevano sistemato un po' le cose, certo lei non lo aveva ancora perdonato, ma ora il clima era decisamente più sereno.
"No, prendila pure non preoccuparti. Oggi giornata libera finalmente!" rispose l'uomo, stiracchiandosi sulla sedia.
"Mi servirà anche questa sera. Andiamo di nuovo a casa di Scott, però sta volta ci tocca studiare." disse la ragazza.
In parte era vero, quella sera si sarebbero ritrovati lei, Stiles ed Allison a casa di Scott per studiare, ma lei avrebbe fatto prima un giro dalle parti in cui stava Derek.
"Prendila pure, l'importante è che torni sana e salva."
"Sai che sto attenta quando guido zio." rispose lei.
"Io parlavo della macchina." affermò lui con tono scherzoso, facendo ridere la nipote.

La giornata passò piuttosto velocemente, e presto Rachel si trovò a guidare verso il confine ovest della città.
Solo quando si fermò davanti a quella vecchia officina sentì salire l'agitazione. L'idea di rivedere Derek dopo tutti quegli anni l'emozionava tantissimo, ma aveva anche paura della sua reazione quando avesse saputo che aveva letto alcune pagine del diario.
Si fece forza e scese dall'auto e si diresse sul retro dell'edificio dove prese le scale che scendevano sotto l'edificio. Si ritrovò davanti ad una porta ed era indecisa se bussare oppure no quando vide uscire Boyd.
"Rachel! Come mai sei qui? Devi parlare con Derek?" le chiese il ragazzo con tono amichevole.
"Si... c'è? Oppure è occupato? Se non può passo un'altra volta..."
"Tranquilla, abbiamo quasi finito l'allenamento, io stavo andando a prendere una cosa in macchina prima degli ultimi esercizi." rispose.
"Ok, allora vado. Ci si vede a scuola." rispose lei e si avviò verso la porta.
"Oh e Rachel, scusa per l'altra sera, non volevo spaventarti. Mi dispiace." disse il ragazzo abbassando gli occhi.
"Non preoccuparti, non eri in te." rispose lei accennando un sorriso ed aprì la porta.
Ma quante scale ci sono ancora?! pensò la ragazza vedendo le altre tre rampe di scale che doveva scendere. Man mano che scendeva sentiva dei colpi e delle voci che diventavano sempre più forti ad ogni gradino che percorreva.
"Se non vi impegnate i cacciatori o il kanima vi uccideranno! Non vi sto insegnando a combattere, ma a sopravvivere! Dovete essere originali e non prevedibili!" disse una voce che Rachel riconobbe come quella di Derek.
Quando arrivò alla fine dell'ultima rampa i tre lupi che si trovavano in quell'enorme scantinato si voltarono verso di lei con un'espressione stupita, in particolar modo l'Alpha.
"Ciao..." si azzardò a salutare timidamente Rachel.
"E' qui per parlare con te Derek." disse Boyd comparendo alle spalle della ragazza.
L'alpha non smetteva di fissarla, e come risposta fece segno alla ragazza di entrare in un vecchio vagone di una metro, ormai in disuso da decenni.
"Come hai fatto a trovarmi?" le chiese chiudendo la porta del vagone.
"Ho chiesto in giro." rispose lei in modo vago.
"E' stato Scott? O Stilinski?"
"Se te lo dicessi qualcuno finirebbe nei guai immagino..."
"Si, immagini bene."
"Allora credo che non abbia così tanta importanza no? A quanto ne so ci sono già abbastanza problemi." rispose fissando il ragazzo negli occhi. In tutti quegli anni l'unica cosa a non essere cambiata nel ragazzo che aveva difronte erano proprio gli occhi, sempre di quello stesso azzurro capace di farti perdere se li fissavi troppo a lungo.
"Vedo che ti hanno ben informata." rispose lui con voce dura. Cavoli, quante volte si era immaginata in quegli anni come avrebbe potuto essere la voce del suo migliore amico ormai uomo. Ma le sue erano solo fantasie, lo credeva morto. Ma ora era reale. Eccome se lo era. Anche se più che un uomo Derek sembrava di più la statua di un dio greco: le braccia muscolose il giusto, il profilo del viso, i muscoli ben delineati che si intravedevano dalla maglia aderente che portava. Ma più di tutto a conferirgli quell'aria di superiorità era lo sguardo, fiero e duro, tipico di un capo, ma anche di chi ha sofferto molto nella vita.
"Rachel?" le chiese il lupo.
"Cosa?" rispose lei, tornando con la mente alla realtà.
"Ti ho chiesto di cosa volevi parlarmi." replicò Derek spazientito.
"Si dunque...sono venuta per portarti questo. L'ho trovato l'altra sera e mi sembrava giusto ridartelo" disse la ragazza porgendogli il diario.
"Lo hai letto?"
"Solo i primi due giorni che hai scritto." rispose lei, agitata per la reazione che avrebbe potuto avere il ragazzo. Reazione che però non avvenne.
"Non sei venuta solo per questo vero?" le chiese duro.
"No, in effetti no." rispose lei.
"E allora cosa vuoi?" le chiese lui in modo brusco. Derek odiava trattarla così, ma Rachel non doveva fare parte di quel mondo, doveva assolutamente starne fuori, anche se ciò l'avrebbe portata ad odiarlo.
"Ringraziarti...l'atra sera, in casa tua, mi hai salvato la vita."
"Non volevo che i miei beta avessero del sangue umano sulla coscienza, tutto qui." rispose freddamente.
"Oh..."
"C'è altro che devi dirmi?" le chiese.
"Veramente si..."
"E cosa, dimmi!?"  chiese il lupo spazientito.
"Non ti sei mai fatto vivo in questi anni. Non una lettera, una telefonata, una mail. E poi ho pensato che, se sapevi che ero tornata..." disse la ragazza che però venne interrotta da Derek.
"Pensavi cosa?! Che sarei venuto da te a braccia aperte Rachel?! Ti sei mai chiesta perchè non ti abbia mai cercata in questi anni? Te lo sei mai chiesta, eh?! Prova un po' a pensarci! Forse non volevo cercarti, forse non mi importava più nulla di te! Forse volevo dimenticarti e basta, stare finalmente bene senza di te! Per una volta in vita tua prova a pensare anche agli altri e non solamente a te stessa!" disse praticamente urlando il ragazzo.
Cazzo...fa male. Tanto male... pensò la ragazza e sentì come se una parte di lei si fosse rotta. Sentiva improvvisamente freddo, come se si trovasse immersa in un lago gelato. Poi però la rabbia prese il sopravvento. Lei aveva pianto i mesi per lui, per il trasferimento, per la sua presunta morte. Ed ora la trattava in quel modo.
"Capisco." rispose fredda lei, fissandolo negli occhi con uno sguardo che sperava trasmettesse la rabbia che in quel momento provava, ed anche il dolore ben celato che dopo si sarebbe fatto sentire.
"Bene." replicò secco il lupo e la ragazza si girò per uscire dal vagone.
"Oh e per la cronaca, l'altra sera, tutto quello che è successo, è stato solo un grosso errore da parte mia, che ovviamente non si ripeterà, mi premurerò di non venire più." disse il lupo e percepì il cuore della ragazza battere in modo estremamente veloce e percepì l'odore di lei, vaniglia e fragole misto a rose ed orchidee, insieme ad un odore più pungente, l'odore tipico della rabbia, del disprezzo e dell'odio.
"Un errore, bene." disse lei quasi sussurrando, dopodichè uscì dal vagone e senza salutare salì tutte le scale senza mai fermarsi.
Derek la sentì salire in macchina ed andare via, probabilmente il più lontano possibile da lui.
"E voi cosa avete da guardare?" chiese ai suoi beta che ovviamente avevano sentito tutto, e si erano sicuramente accorti del battito accelerato del cuore del loro alpha "L'allenamento è finito, tornate a casa." concluse Derek e si chiuse nel vagone.

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Capitolo 7
*** VII: Preparativi. ***


NdA: Buona sera!
Volevo ringraziare tutte le persone che seguono la mia storia, grazie davvero ^^
Volevo anche dire che già dagli scorsi capitoli la trama della seconda stagione è stata un po' modificata, come l'anno in cui è ambientata (nella serie siamo ancora a marzo 2011, qui siamo ad ottobre 2012) e quindi gli eventi avranno luogo in momenti diversi rispetto alla serie.
Detto questo vi lascio al capitolo, buona lettura! ;)



VII Capitolo: Preparativi.

La pioggia autunnale aveva iniziato a scendere da pochi minuti e Rachel, seduta in macchina ancora davanti all'officina da cui era uscita poco prima, non riusciva a fermare le lacrime che silenziose si erano fatte strada fuori dai suoi occhi.
Non poteva credere al modo in cui Derek, il suo ormai ex-migliore amico, l'aveva trattata.
Per lui è stato un errore salvarmi la vita?
Continuava a pensare la ragazza, e le lacrime continuavano a scendere inarrestabili.
Doveva calmarsi però, perchè Scott e Stiles l'aspettavano a casa del primo, ed era già in ritardo.
Asciugò le lacrime con la manica e mise in moto l'auto.
Questa è l'ultima volta che piango per Derek Hale.
Si ripromise la ragazza e partì.
Di certo non poteva sperare di non avere più nulla a che fare con quel ragazzo, non se restava a contatto con quel mondo sovrannaturale. Ma uscire da quel mondo voleva dire perdere gli unici amici che Rachel fosse riuscita a farsi nella nuova scuola, e non poteva permettere a quel ragazzo di rovinarle la vita.
Quando stava per svoltare per prendere la via in cui abitava Scott, Jackson attraversò all'improvviso la strada e Rachel fu costretta ad inchiodare per non prenderlo in pieno. Il ragazzo sembrava essere su un'altro pianeta, la guardava ed inclinava il capo. Quello sguardo fece venire i brividi alla ragazza.
Finalmente Jackson si tolse da davanti all'auto e Rachel ripartì, notando dallo specchietto retrovisore che il ragazzo continuava a guardarla.
"Scusate il ritardo ragazzi, non pensavo avrei fatto così tardi." disse entrando in casa dopo che Stiles le aveva aperto la porta.
"Figurati, noi intanto avevamo già incominciato." rispose il ragazzo seguendo la ragazza che quando entrò in salotto disse, osservando Scott che finiva una partita ai videogiochi e due birre sul tavolino:
"Si, stavate studiando. Ora però si cambia metodo, altrimenti la chimica e le ossidoriduzioni col cavolo che le imparate!" concluse e spense il televisore.
"Mi avete chiesto aiuto, e io ve lo do. Ma dobbiamo impegnarci seriamente ragazzi." disse.
"L'importante è che tu non mi faccia diventare come te, mi fai quasi paura! Insomma, rispondi sempre giusto alle domande che il professor Harris ti pone!" disse Stiles buttndosi sul divano.
"Ed è una brutta cosa?" chiese scettica la ragazza.
"No, ma per Stiles sì. Il professor Harris lo terrorizza!" si intromise Scott che si mise a togliere la roba dal tavolino per poterci mettere i libri.
"Non mi terrorizza, solo non mi piace il fatto che mi odi! Mi guarda sempre come se dovesse uccidermi!"  rispose Stiles.
"Allison non viene?" chiese la ragazza.
"No, aveva altro da fare." rispose freddamente Scott e Rachel non volle indagare ulteriormente.

Mentre Stiles faceva un esercizio che Rachel gli aveva dato e Scott le consegnava il suo, Rachel chiese a Scott:
"Jackson abita da queste parti?"
"No. Perchè?" chiese lui stupito.
"Prima, quando stavo svoltando nella via, me lo sono rotrovato davanti e per poco non lo prendevo in pieno con l'auto. Non si è nemmeno spostato, mi fissava e inclinava la testa da un lato e dall'altro." rispose rabbrividendo nuovamente.
"Dovresti avvisare Derek." disse Stiles e Rachel si sentì gelare. Mai e poi mai avrebbe riparlato con quel ragazzo.
"Io?" chiese.
"No, dicevo a Scott. Insomma fai parte del suo branco, dovrebbe sapere se il Kanima si aggira nei dintorni di casa di un suo beta." spiegò Stiles,
Scott assentì ed andò in cucina a chiamare il suo alpha.
"Dopo ti spiace darmi un passaggio a casa? Che la jeep è dal meccanico. Ormai è più il tempo che passa rotta piuttosto che aggiustata." disse Stiles un po' sconsolato.
"Guarda il lato positivo, almeno hai la macchina. Pensa a chi deve prendere il bus della scuola!" rispose assumendo un'espressione drammatica.
"Che ha detto il lupone?" chiese Stiles all'amico.
"Ha detto che viene a dare un'occhiata, tanto per essere prudente." rispose l'altro.
La ragazza intanto aveva ascoltato lo scambio di battute dei due e tornò all'esercizio di Scott e una volta finito controllò anche quello di Stiles, notando che gli era venuto giusto.
Il suono del campanello fece sobbalzare tutti e tre i ragazzi.
"Ho fatto il giro del quartiere un paio di volte, ma di Jackson non c'è traccia." disse l'alpha entrando in salotto.
Quando vide Rachel si irrigidì e disse rivolto a Scott e fissando Rachel negli occhi.
"Lei che ci fa qui?"
"Ci stava aiutando con la chimica. E poi sa già tutto, quindi..." disse Scott, che però venne interrotto da Rachel.
"Non preoccuparti, me ne stavo andando." disse la ragazza alzandosi. "Ci vediamo domani a scuola Scott. Tu Stiles vieni?" aggiunse poi rivolta al ragazzo che stava già mettendo via i suoi libri.
Senza dire altro Rachel si diresse verso l'auto e si sedette aspettando l'arrivo di Stiles, che giunse poco dopo.
"Scusa, ma dovevo andare, è già tardi e domani c'è scuola, So che già così mio zio avrà da ridire, ma dopotutto dovevamo studiare." disse la ragazza, una volta che furono partiti.
"Figurati. Ma cos'è successo? Tra te e Derek dico. Sembrava quasi che voleste sbranarvi da come vi guardavate."
"Lo hai notato eh?" chiese e poi continuò "Questa sera sono andata da lui per ridargli il diario e gli ho chiesto anche perchè non si fosse fatto sentire in questi anni, e per tutta risposta ha detto che non mi voleva sentire. Ma insomma fino a qui potevo capirlo. Poi però ha detto che l'altra sera, quando ci ha salvati, era stato un errore. Il salvarci dico. Un errore che ha detto non avrebbe più ripetuto. Avrebbe preferito morissi. E si insomma, capisci che tanto bene non lo posso guardare." rispose la ragazza.
"Oh beh, non ci perdi molto sai? Questo Derek è diverso da quello della tua infanzia, credo. Lui è burbero, ringhia spesso, è antipatico e scontroso e sembra sempre sull'orlo di una crisi di nervi per come ti tratta." rispose il ragazzo, sperando di strappare un sorriso a Rachel.
"Un po' come me no? Musona, sull'orlo di una crisi di nervi..." ribattè lei.
"Si, vero. Ma almeno tu sei carina." rispose senza pensarci il ragazzo, il quale una volta realizzato cosa aveva detto arrossì dalla testa ai piedi.
"Grazie..." sussurrò la ragazza parcheggiando l'auto nel vialetto di casa.
"Ci vediamo domani a scuola allora." disse Stiles scendendo dall'auto.
"Si, ci vediamo domani. Buona notte." lo salutò lei ed entrò in casa.


Derek si sarebbe aspettato di vederla in qualsiasi luogo. Qualsiasi, ma non lì. E soprattutto non dopo così poco tempo.
"Che ci fa lei qui?" era riuscito solamente a dire rivolto al beta, senza staccare però gli occhi dalla ragazza.
Lo sguardo della ragazza sembrava bruciare, segno che era riuscito nel suo intento, come se l'odore pungente della rabbia di lei non fosse abbastanza chiaro. La vide andare via con Stiles e l'idea non lo faceva impazzire e ciò lo turbava. Non poteva provare quel genere di sensazioni ed emozioni verso di lei. Era già abbastanza difficile starle lontano così, se le si fosse legato di più non l'avrebbe più lasciata. Sebbene tentasse di non pensarci, l'idea che l'umano potesse avere una possibilità più che concreta con lei gli faceva provare una gelosia che Derek non voleva assolutamente provare. Non riusciva a spiegarsi perchè non riuscisse a stare lontano da Rachel e questa sua debolezza lo spaventava, lo rendeva vulnerabile.
Era uscito dalla casa di Scott da poco e non aveva senso tornare al rifugio poichè non sarebbe riuscito a prendere sonno, quindi decise di girare per la città a piedi, in modo da schiarirsi le idee. Senza nemmeno farlo apposta però era finito nella strada in cui abitava Rachel e appena se ne accorse il lupo fece dietrofront per allontanarsi il più possibile, ma dopo che ebbe fatto nemmeno tre passi si girò nuovamente e si diresse verso la casa della ragazza. Si accertò che la finestra fosse aperta e che nessuno lo vedesse ed entrò nella camera di lei. E meno male che poche ore prima le aveva detto che non avrebbe più commesso quello sbaglio. Si mise a girare silenziosamente per la camera, curiosando tra le cose della ragazza che dormiva, ignara di tutto. Ad un tratto vide una foto sulla sua scrivania, una foto che conosceva e che apparteneva a sua sorella. Rivedere la sorella sorridente e felice fu per Derek un duro colpo, come se lo avessero colpito in pieno petto. Rimise a posto la foto e decise di dare un'occhiata anche al resto della casa. Sentiva lo zio della ragazza dormire nella camera in fondo al corridoio; quell'uomo non era mai piaciuto a Derek, aveva l'impressione che nascondesse un segreto, qualcosa che sicuramente non era nulla di buono. Scese in salotto e la sua attenzione fu attirata da un vaso, posto su uno scaffale della libreria, che conteneva una piantina di strozzalupo.
"Cosa ci fai qui?" sentì Derek dire una voce alle sue spalle.
"David." rispose il lupo girandosi verso lo zio della ragazza.
"Te lo ripeto, che cosa ci fai qui Derek?" disse nuovamente David avvicinandosi all'alpha.
"Attento David, non sono più il ragazzino di nove anni fa." rispose Derek.
"Oh lo so, ora sei un alpha. Ma questo non cambia le cose. Che cosa ci fai qui." ripetè ancora una volta l'altro.
"Facevo un giro e ho pensato di passare, dato che ero da queste parti." rispose l'alpha.
"Stai lontano da lei. Non osare avvicinarti a Rachel mi hai sentito? Lasciala fuori da questa storia." disse lo zio.
"Mi crederesti se ti dicessi che ci sto provando ma che non ci riesco?" ammise Derek sedendosi sul divano.
"Quindi ti è già venuta a cercare... E' successo la  notte della luna piena vero? Avrei dovuto restare a casa, lo sapevo." rispose l'altro, sedendosi vicino al ragazzo.
"Sai che non avresti potuto David, non senza che lei venisse a sapere la verità. -disse Derek- E comunque no, è venuta questa sera, prima di andare da McCall. Mi ha chiesto perchè non le abbia mai scritto in questi anni, deduco quindi che tu non le abbia detto che non avevi fornito a mia madre il vostro nuovo indirizzo. Mi chiedo però come abbia fatto a fare in modo che lei non scrivesse a me." concluse il ragazzo, fissando David.
"Ho semplicemente dimenticato di dirle che tu e tua sorella eravate sopravvissuti all'incendio. Una mossa azzardata, soprattutto se fatta con la consapevolezza che prima o poi saremmo tornati qui. Difatti l'ha scoperto quasi subito che eri ancora vivo." rispose lui.
"Sei a conoscenza del Kanima, vero?" chiese Derek.
"Si, difatti non sono contento di sapere che Rachel se ne vada in giro la sera, anche se solo per un gelato con il vicino." rispose lo zio.
"Non devi essere preoccupato per lei, a scuola ci sono gli Argent, hai come vicino lo sceriffo il cui figlio è il migliore amico di un membro del mio branco. Sarà sempre sorvegliata."
"Da un branco di lupi mannari? Tanto vale ucciderla subito allora." disse l'uomo prendendosi la testa tra le mani.
"Che vuoi dire?"
"Non hai notato che ha uno strano effetto su di voi? Persino sul figlio dello sceriffo, e persino su di te Derek. Lei non è una semplice ragazza. E' speciale." rispose David, sospirando.
"Cosa intendi con speciale?"
"Lei sa già tutto vero? Del nostro mondo." chiese l'uomo, non rispondendo alla domanda di Derek.
"Si. Era nella mia vecchia casa la sera della luna piena e alcuni membri del mio branco erano alle prese con la loro prima luna piena e appena l'hanno vista bhe, le si sono fiondati addosso. Fortunatamente c'era Scott che mi ha aiutato, ma capisci che quando si è vista davanti tre lupi mannari siamo stati costretti a dirle tutto. Però non sa nulla di te, non sospetta nulla. E immagino che tu non voglia che sappia il tuo segreto vero?" rispose il ragazzo.
"Esattamente."rispose l'uomo e calò il silenzio.
"Le starai lontano, per quanto possa essere difficile?" chiese poi David a Derek con un tono che sembrava quasi supplicarlo.
"Ci posso provare." rispose l'alpha alzandosi e dirigendosi verso la porta d'ingresso.
"Se avete novità sul Kanima fammi sapere." disse l'uomo, aprendo la porta e salutò il lupo che presto sparì nel fitto del bosco.



Il pomeriggio del giorno seguente Rachel era sommersa dai vestiti che Lydia voleva si provasse.
"Dovrai essere splendida, va bene aver fatto amicizia con il gruppo di Scott, ma c'è l'intera scuola da conoscere! Non puoi chiuderti così! Ecco, prova questo qui, il blu ti dona! E dopo dobbiamo passare alle scarpe!" disse buttando letteralmente la ragazza nel camerino. Rachel doveva ammettere che Lydia ci sapeva fare in campo di moda, e Stiles aveva ragione, era anche piuttosto intelligente. A pranzo si era seduta con lei e avevano iniziato a parlare di Shakespeare così, dal nulla, e avevo scoperto di avere molte cose in comune con la ragazza.
"Sei stupenda con questo vestito!" le disse Lydia quando la vide con addosso il vestito blu.
Passarono il pomeriggio in quel modo e Rachel non poteva fare a meno di pensare a quanto fossero grandi gli sforzi di Lydia per tornare alla normalità dopo l'attacco subito da Peter. Stiles le aveva raccontato che la ragazza era immune al morso, e per questo motivo non si era trasformata.
"Ho notato una cosa." disse Lydia a Rachel mentre l'accompagnava a casa.
"Cosa?"
"Stiles è cotto di te. E credimi se te lo dico io. Ha sempre avuto una cotta per me fin dalla terza elementare, ed ora guarda te con lo stesso sguardo con cui guardava me. Secondo me la festa potrebbe essere un buon trampolino di lancio per entrambi, perchè non mi sembra che tu gli sia del tutto indifferente o mi sbaglio?"disse Lydia. Rachel non rispose e la ragazza continuò: "Prendo il tuo silenzio come un assenso. -ed aggiunse sorridendo- Alla tua festa succederanno cose per cui mi ringrazierai fidati."
Rachel scese dall'auto e disse all'amica "Vado un momento a prenderti la lista delle persone che devi invitare assolutamente, così faccio che dartela." e salì in camera sua. Era incerta su alcuni nomi, come Isaac o Erica, ed era assolutamente sicura che invitare Derek sarebbe stato uno sbaglio, ma voleva essere cortese quindi non cancellò il suo nome. Tornò da Lydia e le diede la lista, la quale dopo averla osservata disse "Non sapevo conoscessi Derek Hale. Chiederò a Scott di dare a lui l'invito non conoscendo io il suo indirizzo. Ci vediamo domani a scuola, non dimenticarti di prendere la busta nel baule!" concluse la ragazza e una volta che Rachel ebbe preso tutto partì verso casa sua. La ragazza entrò in casa ed andò in cucina per mangiare qualcosa e mentre prendeva un bicchiere d'acqua dal rubinetto notò che qualcuno la stava fissando dall'altro lato della strada. Appena realizzò di chi si trattava e appena vide che si avvicinava verso casa sua, corse al telefono e fece un numero che Scott le aveva detto di usare solo per le emergenze.
"Pronto?" rispose la voce all'altro capo del telefono.
"Derek, Jackson è qui, è fuori da casa mia e..." non fece in tempo a finire di parlare che si sentì toccare dietro il collo e subito dopo cadde a terra, incapace di muovere un singolo muscolo.

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Capitolo 8
*** VIII Capitolo: Legami. ***


NdA: buonasera!
Lo so, lo so, questo capitolo è molto corto, ma non volevo mettere troppa roba e rischiare di svolgere male un capitolo importante come questo!
Questo capitolo è dedicato a Lucy9121, che domani parte per l'America e starà via un paio di giorni! So che ti avevo promesso una Stechel, ma non volevo sovraccaricare il capitolo, non odiarmi ti prego ! D:
Detto questo vi lascio al capitolo, ma prima ringrazio tutte le persone che seguono questa mia storia e che la recensiscono.
Grazie!







VIII Capitolo:
Legami.

"Rachel? Rachel!" urlò Derek, quando sentì un tonfo provenire dall'altro capo del telefono.
Avete presente quella sensazione che fa sì che sembri che lo stomaco non ci sia più, che stia volando via? Quella sensazione spiacevole di vuoto, così sbagliata ed innaturale, un misto tra paura e stupore? Quella sensazione che sembra far mancare un battito al cuore?
Ecco, quando Derek chiuse la chiamata era totalmente vittima di quella sensazione. Si precipitò fuori dal rifugio dritto in macchina e non pensò nemmeno a chiamare Scott o gli altri membri del suo branco, voleva solamente arrivare il prima possibile a casa di Rachel. Premette il piede sull'acceleratore e partì spedito. Durante il tragitto la rabbia si fece strada dentro di lui e sperava vivamente per il Kanima che Rachel stesse bene, oppure la sua parte lupesca non lo avrebbe lasciato un solo momento in pace, gli avrebbe fatto pagare ogni singolo dolore che la ragazza avrebbe dovuto sopportare. Parcheggiò inchiodando davanti alla casa e sentì dei rumori di roba buttata per terra, sentiva il battito di due cuori, uno calmo, l'altro che batteva molto velocemente ed era accompagnato da un respiro affaticato. Scese dall'auto e si precipitò dentro casa. Sentiva la voce di Jackson provenire dalla cucina, ma non era totalmente umana.
"Dov'è?! Dov'è il libro!?" sentiva dire Derek dal ragazzo.
"Non lo so! Non so nemmeno cosa sia Jackson!" rispose Rachel quasi urlando e con la voce rotta dal pianto. Solo in quel momento Derek avvertì forte l'odore di sangue, e fu a quel punto che iniziò a vedere rosso e ringhiando entrò in cucina, dove trovò Jackson mezzo trasformato accanto a Rachel che era distesa sul pavimento. Derek poteva sentire bene la rabbia di Jackson, il quale non sembrava essersi accorto di lui, talmente era concentrato sul suo scopo. Rachel urlò quando Jackson impresse più a fondo gli artigli nella sua coscia. Nell'udire l'urlo della ragazza, Derek si fiondò su Jackson e lo sbattè contro la parete ringhiandogli contro. Gli occhi del ragazzo che fino a quel momento erano normali diventarono come quelli di un serpente e si liberò dalla presa del lupo, per poi uscire a tutta velocità dalla porta di servizio. Derek si fiondò dietro di lui ma si bloccò quando sentì il cuore della ragazza mancare un battito e prendere a battere più velocemente di prima. Si precipitò in cucina allarmato e vide Rachel distesa su un fianco in preda ai conati che vomitava nero. Riusciva a muoversi a malapena e faticava a restare in quella posizione. Derek le si accostò e gli vennero in mente le parole di David della sera prima. "Rachel è speciale" gli aveva detto e come se il vomito nero non bastasse come prova, quando finalmente la ragazza aprì gli occhi e lo fissò, Derek vide che erano gialli, esattamente come quelli di un beta. L'alpha agì d'istinto: la sollevò da terra e la portò in macchina e partì verso la clinica veterinaria. Sperava di arrivare velocemente, perchè il corpo della ragazza stava combattendo contro il veleno che il kanima le aveva iniettato infilzandole la coscia. Quando finalmente arrivarono Rachel era svenuta ed era pallida come un fantasma ma il suo cuore continuava a battere ad una velocità esorbitante. La prese in braccio ed ignorando il cartello con la scritta CHIUSO, entrò nella saletta d'aspetto.
"Credo che dovrò comprare un cartello con una scritta più grande, mi spiace ma siamo chiu..." disse il veterinario venendo ad accogliere l'ospite ma quando vide Derek con in braccio la ragazza le parole gli morirono in bocca.
"Devi aiutarla Alan." gli disse Derek quasi implorandolo.
"Cos'è successo?" gli chiese il veterinario aprendogli la porta per permettergli di passare.
"E' stata attaccata da Jackson, le ha trafitto la gamba con gli artigli dopo che l'ha paralizzata. Ho interrotto l'inseguimento del ragazzo perchè ho sentito il suo cuore battere all'impazzata e quando sono entrato in cucina l'ho trovata che vomitava nero. Suo zio ha detto che non è normale, ha detto che lei è speciale. E...e..." Derek non riusciva più a parlare, sopraffatto dalla paura.
"Derek calmati, dobbiamo far uscire il veleno. Sembra quasi una reazione allergica, tipo quella che avete voi licantropi quando venite colpiti da un proiettile con l'aconito. Derek respira! E cosa?" chiese il veterinario scuotendo il lupo.
"Guarda i suoi occhi Alan!" ringhiò Derek al veterinario, il quale sollevò una palpebra alla ragazza.
Rachel si svegliò e i suoi occhi corsero ad incrociare quelli del lupo e subito cacciò un urlo stringendo leggermente le mani, poichè il veleno la paralizzava ancora.
"Hei calma, calma..." provò a tranquillizzarla il ragazzo.
"Brucia!" urlò lei e prese a respirare più velocemente.
Rachel in quel momento era intrappolata in un dolore atroce, e la cosa peggiore era che non poteva muovere un singolo muscolo. Era come se la sua gamba stesse andando a fuoco ed allo stesso tempo venisse punta da un intero sciame d'api.
"Questo farà male." la avvisò il veterinario che le aprì di più la ferita per far uscire un po' di veleno. Dopodichè prese a mischiare varie polveri per poi metterle sulla gamba della ragazza. Derek osservava la scena muto e non distoglieva lo sguardo dal volto della ragazza. Quando sentì il cuore di lei tornare ad un battito normale si rilassò un po'.
"Le ho dato un sedativo, in modo che senta meno il dolore. Suo zio?" gli chiese il veterinario.
"Ha il turno di notte." rispose il lupo e si sedette su una sedia. Si sentiva improvvisamente stanco.
Derek fissava la ragazza e pensava agli occhi della ragazza così simili a quelli di un licantropo. Non riusciva a capire cosa fosse, perchè fosse così simile a lui.
"Derek?" lo chiamò il veterinario "Tieni, prendi questo, sei pallido da far paura." disse e gli diede un bicchiere di acqua e zucchero.
"Tu sai cos'è?" chiese senza smettere di fissare la ragazza.
"Si, anche la tua famiglia e la sua lo sapevano, per questo era sempre con voi." rispose e si sedette vicino al lupo.
"Cos'è?" gli chiese.
"Non riesci a starle lontana, non è vero? Il tuo istinto di lupo emerge maggiormente, quasi con prepotenza."
"Si...risveglia in me non solo il mio lato di lupo più nascosto....risveglia anche..."
"Il tuo lato più umano." rispose per lui il veterinario. Derek fece cenno di si con la testa e attese che l'uomo continuasse.
"Come hai potuto vedere ha reagito al veleno del kanima come voi lupi, ed i suoi occhi erano come quelli di un beta. Ma non è un licantropo. Ha un effetto particolare su di voi, quasi afrodisiaco. Scatena il vostro lato più animale, più selvaggio, ne siete attratti e tendete a starle vicino, e questo scatena anche una certa gelosia, un certo possesso verso di lei, come se fosse una cosa vostra da proteggere dagli altri della vostra specie. Questi effetti però li percepiscono non solo i lupi, ma anche gli umani come Stilinski, e anche il Kanima." disse e fece una pausa, per poi riprendere.
"I tuoi genitori erano a conoscenza di questa sua natura, per questo motivo tenevano lei e la sua famiglia così vicino a voi. Rachel è quella che viene chiamata ''Genitrice''. E' un essere umano a tutti gli effetti, ma con alcune caratteristiche del licantropo. Nelle genitrici il gene non è espresso, ma è recessivo. Quando una genitrice si accoppia, che sia con un essere umano o un licantropo, il figlio, se sarà un maschio, erediterà il gene del lupo e sarà un licantropo dalla nascita, se invece sarà femmina, sarà a sua volta una genitrice. La madre di Rachel lo era, e lo è anche lei, ed è una delle poche rimaste. I cacciatori si sono buttati sulla loro caccia con ancor più accanimento che sulla vostra. Se gli Argent scopriranno cos'è Rachel non esiteranno ad ucciderla. Ora, tornando a te, da quanto mi diceva tua madre Rachel ha sempre avuto un effetto particolare su di te: per prima cosa era la tua unica amica, e per giunta umana, ed era strana come cosa dato il tuo isolamento da tutto e tutti al liceo; secondo, la consideravi come una sorella, ma l'affetto che provavi per lei era maggiore di quello verso una sorella o verso una semplice amica, e questo ti spaventava. Ciò era dovuto alla sua natura. Ora non riesci a starle lontana perchè sei legato a lei non solo per via della tua natura lupesca e per via del tuo essere un alpha, ma anche perchè provi dei sentimenti per lei, che tu voglia accettarlo o meno." rispose il veterinario che si interruppe al ringhio dell'alpha.
"Non è vero." rispose l'alpha.
"Puoi negare quanto vuoi Derek, ma è così..." rispose l'altro,
"C'è altro che devi dirmi vero?" chiese il lupo.
"Si. Dovrà essere morsa."rispose lui "E si, dovrai essere tu a farlo." aggiunse anticipando la domanda di Derek.
"Perchè?"
"Perchè sei un alpha, e solo un alpha può morderla. E poi perchè non credo che accetteresti che venga morsa da qualcun altro, o mi sbaglio forse?" disse ed il lupo per tutta risposta gli lanciò uno sguardo cupo.
"Comunque sia, come dicevo dovrai morderla, e questo potrebbe accadere presto. Intorno ai diciotto anni d'età, in corrispondenza con il primo "periodo del bisogno", il gene del lupo che si trova nelle genitrici deve essere attivato affinchè poi il primo periodo passi senza complicazioni e senza troppo dolore. Con questo non voglio dire che diventerà un licantropo, voglio dire che da quel momento in poi la genitrice potrà portare a compimento il suo scopo, ossia tramandare il gene del lupo."
"E se non venisse morsa?"
"Bhe per prima cosa il periodo sarebbe molto più doloroso di com'è quando viene morsa, in secondo luogo, ma su questo non ci sono abbastanza fonti, si dice che se una genitrice non riceve il morso allora ciò può implicare addirittura la morte per la stessa."
"Ogni quanto è questo periodo?" chiese Derek, spaventato per la possibile risposta.
"Coincide con il periodo in cui la vostra parte animale tende a prendere il sopravvento..."
"Ogni luna piena..." disse Derek ed il veterinario fece segno di si con la testa.
"In cosa consiste?" chiese poi il lupo.
"Dal nome capisci che la genitrice sente il bisogno di qualcosa segno che la luna piena ha effetto anche su di lei, ma diversamente dai lupi mannari lei non sente il bisogno di uccidere qualcuno, bensì di un uomo. Ed al contrario di voi questo periodo non può essere controllato. Durante il giorno non è doloroso sebbene venga percepito in modo chiaro dai licantropi, ma quando la luna si leva allora diventa doloroso ed è meglio che la genitrice non si trovi a contatto con troppi licantropi, poichè tutto il potere e l'attrazione si scatena in vere e proprie ondate. Non è semplice da spiegare. Ora, se la genitrice ha un compagno allora non ci sono problemi, altrimenti bisogna trovare il modo di alleviare il dolore. Quando ancora non esisteva la morfina era un serio problema per le genitrici sole, ma ora il dolore è facilmente risolvibile."
"Perchè sento che c'è sicuramente una qualche fregatura se mordo Rachel?"
"Non la chiamerei una fregatura, certo dipende dai casi. Vedi, quando un alpha morde una genitrice instaura un legame particolare con lei, è in grado di trovarla anche a chilometri di distanza, riesce a capire cosa prova, e per lui diventa quasi impossibile starle lontano, poichè percepisce nell'odore di lei una traccia del proprio, dovuta al morso datole. Capita che la genitrice alla fine scelga come compagno di vita un uomo che non sia colui che le ha dato il morso, e quest'avvenimento è particolarmente doloroso per l'alpha." concluse il veterinario che si alzò per andare a controllare la ferita della ragazza.
"Guarda, -disse rivolto al licantropo- la ferita si sta già rimarginando, segno che il primo periodo è vicino. Dovrai farlo Derek, anche se so che non vorresti." concluse, prendendo a fasciare la gamba.
"Un'altra cosa importante: una volta che una genitrice viene morsa, non deve assolutamente più esserlo. Il suo organismo, entrando in contatto con il gene del licantropo la prima volta sviluppa degli anticorpi per cui se venisse morsa una seconda volta il suo corpo provvederebbe ad attaccare l'agente esterno ma non solo, anche l'organismo stesso, poichè porta il gene del lupo. Ciò provocherebbe la morte della ragazza." disse e fissò il licantropo.
"Posso portarla a casa?" chiese lui, continuando a fissare la ragazza.
"Si, ma sarebbe meglio non rimanesse da sola questa notte." rispose il veterinario.
Derek prese in braccio Rachel ed andò nella saletta d'aspetto.
"Come farò a sapere quando sarà il momento di morderla?" chiese il licantropo.
"Lo saprai Derek." rispose il veterinario e Derek uscì diretto alla sua auto.

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Capitolo 9
*** IX Capitolo: Docce e cioccolata. ***


NdA: Buonasera a tutti! :D
O forse dovrei dire buonanotte? XD
Volevo ringraziare di cuore tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite! Grazie, grazie davvero :)
Ovviamente ringrazio anche tutte le persone che mi lasciano una loro opinione alla fine del capitolo ^^ Adoro leggere cosa ne pensate!
Volevo ringraziare anche i lettori silenziosi, e spero davvero che vi piaccia la storia!
Bhe, che altro dire? Ovviamente fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, mi fareste davvero tanto felice ^_^
Ora vi lascio al capitolo, buona lettura! :D






IX Capitolo: Docce e cioccolata.


Mentre guidava verso casa di Rachel, Derek non poteva fare a meno di gettare occhiate alla ragazza per assicurarsi che stesse bene. Da quando era tornata non aveva fatto altro che causargli dei problemi ma soprattutto aveva la capacità di sgretolare il suo autocontrollo. Si era riproposto di starle lontano, di non andare più nella sua camera, di lasciarla stare ma non era riuscito a fare nulla di tutto ciò.
"Se gli Argent scopriranno cos'è, non esiteranno ad ucciderla." aveva detto il veterinario e Derek sapeva che se Rachel fosse rimasta a contatto con quel mondo sarebbe stata sempre in pericolo. Un lamento della ragazza interruppe il filo dei suoi pensieri.
"Dove sono?" chiese con voce assonnata.
"Ti sto riportando a casa." rispose lui e nemmeno cinque minuti dopo parcheggiò davanti all'abitazione.
"Non riesco a stare in piedi..." disse Rachel dopo che ebbe provato ad alzarsi da sola.
Derek allora la guardò e senza aggiungere altro la prese in braccio.
"Hei, ma che fai!?" gli chiese lei con un'espressione contrariata.
"Ti porto in casa." rispose e per poco non gli venne un colpo quando la ragazza si strinse di più a lui ed appoggiò la testa nell'incavo del suo collo inspirando profondamente.
"Lo sai vero che si portano oltre la soglia di casa, in questo modo, solo le mogli dopo il matrimonio?" gli sussurrò ed il tocco del suo respiro sulla pelle gli fece venire i brividi.
"Hai bisogno di dormire" rispose lui e l'adagiò sul letto.
"Dove vai?" gli chiese lei mettendosi seduta.
"Qualcuno deve pur mettere a posto il casino che ha combinato Jackson." rispose ed uscì da quella stanza. Si diresse per prima cosa in cucina, dove ripulì il sangue ed il vomito dal pavimento, per poi passare al salotto dove rimise i libri al loro posto. Quando si ritrovò davanti alla pianta di strozzalupo era tentato di lasciarla per terra, ma decise di rimetterla al suo posto, evitando di toccarne i fiori.
Intanto Rachel riacquistava la sensibilità del proprio corpo e solo dopo alcuni  minuti che Derek era sceso al piano inferiore si accorse della fasciatura alla coscia. Ricordava perfettamente il momento in cui Jackson le aveva trafitto la gamba ed il dolore che seguì. Decise di andare a farsi una doccia, a patto che ovviamente le gambe la reggessero, cosa che fortunatamente fecero. Si diresse in bagno ed aprì il getto della doccia per far diventare calda l'acqua. Mentre si toglieva la maglietta si guardò allo specchio e quasi cacciò un urlo: gli occhi che erano riflessi non erano del solito marrone cioccolato, bensì giallo dorato. Aprì e chiuse gli occhi un paio di volte e quelli tornarono normali.
Probabilmente è solo la stanchezza, una bella doccia è quello che ci vuole.
Pensò Rachel e si lasciò esausta al getto d'acqua bollente, facendo però attenzione a non bagnare la fasciatura. Era estremamente piacevole sentire il calore dell'acqua sulla pelle che lavava via ogni cosa. Rimase sotto la doccia per molto, molto tempo e quando ne uscì il bagno era completamente pieno del vapore acqueo. Si avvolse stretta in un asciugamano e tornò in camera sua.
Rachel era stata talmente presa dall'idea di rilassarsi che si era persino scordata di Derek che girava in casa sua; difatti quando entrò in camera lo trovò seduto sul pouf con gli occhi chiusi ed una sensazione che era un misto tra felicità ed odio la pervase. Si diresse verso il letto e prese il pigiama da sotto il cuscino.
"Potevi dirmi che ti andavi a fare una doccia, ti avrei lasciato la camera." le disse il lupo e fece per alzarsi.
Allora è sveglio.
Pensò Rachel.
"Non preoccuparti, rimani pure seduto. L'importante è che tieni gli occhi chiusi." disse lei e gli diede la schiena, assicurandosi però prima che il lupo avesse gli occhi chiusi.
"Ti ho già vista nuda Rachel..." rispose lui e Rachel notò voltandosi appena che aveva un mezzo sorriso sulle labbra.
"Ero appena nata Derek, era molto diverso." rispose lei e dopo essersi vestita appese l'asciugamano al bordo del letto.
"Puoi pure aprire gli occhi." gli disse e si mise sotto le coperte dando la schiena al ragazzo.
Intanto Derek era impegnato in una lotta interiore con se stesso: la sua parte più primordiale, non appena aveva visto entrare la ragazza coperta solamente da un asciugamano, si era risvegliata e prepotentemente pretendeva di essere ascoltata.
"Derek?" si sentì chiamare da Rachel.
"Si?"
"Non sei costretto a restare. Puoi andare pure quando vuoi." rispose lei, ed il ragazzo potè chiaramente percepire l'odore della tristezza che proveniva da lei.
"Resto, Alan mi ha chiesto di controllarti, sia per via della ferita che per Jackson, nel caso tornasse."rispose lui con tono distaccato.
"Come vuoi." rispose lei e si girò a pancia in su.
In quel momento la testa della ragazza era piena di pensieri e non riusciva a prendere sonno. Continuava a girarsi nel letto, senza però mai voltarsi in modo da poter guardare in faccia il ragazzo. Alla fine sbuffando cedette e si girò e trovò il ragazzo intento a fissarla.
"Bhe? Non hai mai visto qualcuno con problemi ad addormentarsi?" gli chiese con tono un po' polemico.
"Niente. Solo, sei buffa." rispose lui con un mezzo sorriso.
Oh certo, adesso fa il gentile! Stronzo.
"Come hai detto?" le chiese lui e Rachel si rese conto di aver detto l'insulto ad alta voce.
"Nulla. Solo, non sono io quella che si trasforma in un cane rabbioso una volta al mese. E non azzardarti a fare battute sul ciclo mestruale o giuro che che ti piglio a calci." rispose secca lei e chiuse gli occhi.
"Grazie, comunque." disse poi, sperando però che il lupo si fosse addormentato.
"Figurati." rispose lui e dopo un po' aggiunse "Cosa cercava?"
"Un libro. Un bestiario o qualcosa del genere. Peccato che non ne abbiamo mai posseduto uno, che io sappia." rispose e si mise a fissare il ragazzo che a sua volta fissava il soffitto della camera.
E' davvero bello però...
Si ritrovò a pensare mentre il suo sguardo scendeva dalla fronte del ragazzo, percorrendo la linea del naso fino ad arrivare alle labbra. In quel momento a Rachel tornò in mente il sogno di qualche giorno prima, in cui si era ritrovata a baciarle e a percorrerle con la lingua. A quel pensiero si morse il labbro inferiore e continuò a scrutare il ragazzo, passando al collo, scendendo poi con gli occhi sulle sue braccia e sul suo torace ed inevitabilmente l'occhio le cadde sul cavallo dei pantaloni e distolse subito lo sguardo, come se avesse visto qualcosa che non doveva vedere.
"Ti piace quello che vedi?" le chiese lui con la voce leggermente roca e con uno sguardo che incantava.
"I-io non stavo guardando nulla." rispose lei e si girò in modo da dare la schiena al ragazzo. Il cuore le batteva all'impazzata ed era certa di essere arrossita.
"Strano...il tuo cuore dice esattamente il contrario." si sentì sussurrare nell'orecchio dalla voce calda e rauca del ragazzo che le provocò dei brividi lungo la schiena.
"Mmm...e ti piace anche la mia voce." aggiunse lui.
"Non è vero." replicò lei, continuando a rimanere voltata.
Il ragazzo trasse un profondo respiro, come a voler cogliere ogni sfumatura dell'odore di lei.
"Il tuo odore non mente Rachel." disse lui e tanto per farla impazzire di più le soffiò sul collo, provocandole altri brividi.
"Non...non è vero." rispose lei voltandosi verso il ragazzo. Non si aspettava di trovarsi il viso di lui così vicino, e quando incrociò i suoi occhi Rachel dovette ricordarsi di respirare.
"Quindi se io facessi così, non proveresti nulla?" disse il ragazzo posandole un dito sulla fronte e scendendo lungo la linea del naso.
"No, nulla." mentì lei, chiudendo però gli occhi.
"E se facessi così?" chiese ancora il ragazzo, percorrendo con il dito il contorno dello zigomo destro, scendendo sul mento e risalendo sullo zigomo sinistro, per poi tornare all'attaccatura del naso, appena sopra le labbra.
"N-niente." rispose la giovane, che però sentiva il proprio cuore battere ad una velocità incredibile.
Il ragazzo sorrise ed il suo respiro accarezzò la guancia della ragazza.
"E così, invece?" chiese facendo un grosso respiro e iniziando ad accarezzare le labbra della giovane.
Rachel sentiva il tocco delicato di lui e non poteva non desiderare che al posto del suo dito vi fossero le sue labbra. Rachel dischiuse le sue e espirò profondamente.
"Allora...senti qualcosa così?" le chiese lui, stuzzicandola.
"No." rispose solamente lei.
Il ragazzo allora fece scivolare il dito lungo il collo di lei fino ad arrivare allo sterno per poi scendere giù ed appoggiare la mano aperta nello spazio tra i due seni.
"Non occorre che ti ripeta la domanda. Il tuo cuore parla da solo." disse lui e prese a scendere a mano aperta quando giunto all'altezza dell'ombelico si fermò e tolse la mano.
Rachel poteva ancora sentire il suo respiro sulle proprie labbra e fece per avvicinarsi un po' a quelle del ragazzo quando però si rese conto che non era più davanti a lei. Allora aprì gli occhi e lo trovò seduto sul pouf con le braccia conserte, le gambe stese ed i piedi incrociati.
"Ora dormi." le disse solamente e chiuse gli occhi.
Rachel era rimasta spiazzata e si girò nuovamente dando la schiena al ragazzo.
Stronzo, prima o poi me la paghi. pensò tra sè e sè e piano scivolò nel mondo dei sogni.
Nel frattempo Derek malediceva se stesso per aver permesso alla sua parte più nascosta di prendere il sopravvento, anche se per poco. Se non avesse riacquistato un minimo di lucidità avrebbe finito per cedere completamente al suo istinto, e non sarebbe più stato in grado di controllarsi. Quella notte non chiuse occhio, rimase tutto il tempo nella stessa posizione e quando al mattino lo zio della ragazza tornò dal lavoro scese ad informarlo di quanto era accaduto quella notte, omettendo l'ultima parte in camera della ragazza e tralasciando il fatto che ora sapesse la verità su di Rachel, dopodichè tornò al suo rifugio pronto a scaricare parte della tensione accumulata durante l'allenamento mattutino dei beta.

                                                                                        ***
"Che cosa!?" esclamò Stiles quando Rachel gli raccontò gli avvenimenti della sera precedente.
"Eh già, non è stata affatto una serata tranquilla." rispose lei scendendo dall'auto ed avviandosi verso il suo armadietto.
"Ma quindi, dici che si ricorda di ciò che ha fatto?" le chiese lui.
"Non credo, era per metà trasformato."
"E cosa cercava?"
"Un bestiario...credo."rispose lei aprendo il suo armadietto.
"Cosa? Ne sei sicura? Questo cambia un po' le cose..." rispose lui ed insieme aspettarono Scott il quale venne aggiornato sulle ultime notizie non appena giunse al suo armadietto.
"Comunque non capisco perchè sia così importante il fatto che cercasse quel libro." disse Rachel mentre si incamminavano verso il laboratorio di chimica.
"Cambia tutto, vuol dire che non può essere il nonno di Allison che lo controlla, poichè possiede una copia del bestiario." rispose Scott andandosi a sedere al suo posto. Rachel stava per chiedergli altro quando il professor Harris entrò in classe ed annunciò di aver corretto i compiti.
"Complimenti signorina Moore, ha ottenuto il voto più alto. Finalmente qualche studente che mi da una qualche soddisfazione!" disse il professore consegnandole il compito, sul quale spiccava una A+ scritta in rosso.
"Signor Stilinski, vedo che abbiamo un miglioramento. Certo molto piccolo, ma chissà che la vicinanza con la signorina Moore non possa aiutarla." disse ancora il professore e consegno il compito a Stiles il quale si illuminò quando vide la sua B.
La giornata passò tranquilla e Rachel si fermò a vedere gli allenamenti della squadra di Lacrosse e notò che Stiles era seduto sconsolato in panchina. Aspettò la fine degli allenamenti e quando Stiles uscì dallo spogliatoio lo prese per mano e lo trascinò fuori dalla scuola.
"Hei ti fermi un momento! Per poco non mi staccavi il braccio!" le disse. "Perchè così ansiosa di uscire?" le chiese poi, sorridendo.
"Questa sera mangiamo fuori, solo io e te. E non ammetto repliche!" si affrettò a rispondere e si incamminò verso la Jeep del ragazzo.
Andarono al McDonald appena fuori città ordinarono da portar via e si fermarono a mangiare in un campo lì vicino.
"Allora, come mai mi hai sequestrato?" chiese Stiles a Rachel, azzannando il suo panino.
"Ti ho visto un po' giù durante l'allenamento, ed ho pensato di farti distrarre un po'." rispose lei sorridendogli.
"Sei gentile..." disse lui, quasi sussurrando.
"Gentile è il mio secondo nome!" rispose lei.
"Strano, avrei detto fosse musona o nevrotica!" ribattè lui ed entrambi scoppiarono a ridere.
"Si lo ammetto ogni tanto lo sono. Ma so essere anche dolce e premurosa sai?"
"Sarà, io fino ad ora ti ho sempre vista nevrotica." rispose lui prendendola in giro.
"Rimangiati quello che hai detto, oppure..." disse lei avvicinandosi velocemente al viso del ragazzo.
"Oppure?" chiese lui, spostando lo sguardo dagli occhi di lei alle sue labbra.
"Oppure mi mangio le tue patatine." rispose lei e gli fece l'occhiolino, tornando a sedersi normalmente.
Finito di mangiare tornarono a casa e Stiles invitò la ragazza per una tazza di cioccolata.
"Ormai ci hai preso la mano a farla!" disse lei prendendolo in giro ed andandosi a sedere sul tavolo della cucina.
"Vai a cagare!" le disse lui mentre iniziava a preparare la cioccolata.
"Se mi mostri dov'è il bagno volentieri!" rispose lei facendogli la linguaccia.
"Toh." le disse Stiles dandole la sua tazza di cioccolata. "La panna purtroppo non l'abbiamo, ma è buona comunque." aggiunse poi.
In quel momento Stiles si sentiva davvero un ragazzo normale che vive una vita normale, lontano da licantropi e simili, e doveva ammettere che gli piaceva.
"Mmm... si, non c'è male." gli disse Rachel per stuzzicarlo. Lui le andò davanti e le tolse la tazza dalle mani e con un sorriso stampato in faccia le disse "Se non ti piace dalla pure a me, così la finisco.".
"Ti piacerebbe..." rispose lei avvicinando il proprio volto a quello del ragazzo.
Rachel aveva chiuso gli occhi ed avvertiva il respiro di Stiles sulla sua pelle il quale a sua volta aveva chiuso gli occhi.
Le loro labbra si incontrarono dopo quelli che sembravano anni, ma probabilmente erano solamente secondi. Il ragazzo appoggiò le tazze sul tavolo senza mai staccarsi da lei e l'abbracciò, cingendole la vita con le braccia. Intanto Rachel aveva appoggiato le mani sul petto del ragazzo, e non si era mai sentita così bene in vita sua. Stiles le piaceva e non sapeva se sarebbe stata una buona idea provarci, però decise di buttarsi e alla fine aveva fatto bene a seguire il suo istinto. Intanto i due continuavano a baciarsi in modo dolce, estremamente delicato e gentile e Rachel pensò che era proprio così che si aspettava fosse il primo bacio. In quel momento nulla poteva distrarli, erano immersi in un mondo tutto loro. Non sentirono nemmeno il padre di Stiles che entrava in casa e si spaventarono quando quello entrò in cucina e li trovò in quella situazione.
"Scusate ragazzi, non credevo foste qui." disse e mortificato andò in salotto.
"Forse è meglio che vada...oggi zio finisce presto il turno in ospedale e voglio lasciargli qualcosa da mangiare." disse Rachel cingendo il collo del ragazzo con le braccia.
"Va bene..." rispose lui e le diede un ultimo bacio, prima di sciogliere l'abbraccio. "Però ti accompagno fino a casa." aggiunse poi, prendendole lo zaino ed aprendole la porta di casa.
"Arrivederci signor Stilinski!" disse la ragazza ed uscì dalla casa.
"Bene, eccoci a casa." disse poi quando furono davanti alla porta di casa della ragazza.
"Devo dire che non sono mai stato in questa zona della città!" disse Stiles ridendo.
"Quanto sei scemo Stilinski." disse lei e si avvicinò al viso del ragazzo.
"Credimi, ho i miei momenti di intelligenza, rari ma li ho!" rispose e baciò Rachel.
"Credo sia meglio che io entri." disse Rachel staccandosi di malavoglia da Stiles.
"Ok...ti aspetto alla Jeep domani mattina, così ti accompagno a scuola." le disse lui e dopo averle dato un ultimo bacio sulla guancia scese le scale del portico ed andò a casa sua. La ragazza aspettò fuori finchè non vide che il ragazzo era entrato, dopodichè entrò in casa anche lei, con un sorriso stampato sul volto.

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Capitolo 10
*** X Capitolo: Allenamenti. ***


NdA: Buondì! Come state?
Finalmente ecco il capitolo che tutte stavate aspettando xD Scusate ancora per il ritardo!
Come sempre ringrazio infinitamente tutte le persone che leggono/recensiscono la storia, grazie davvero!
Come sempre se volete farmi sapere cosa ne pensate potete lasciarmi una piiiicola piccola recensione, mi fa sempre piacere leggere le vostre opinioni!
Detto questo vi lascio al capitolo, bacioni! :D

RakyKiki.

X Capitolo: Allenamenti.

Quel venerdì mattina Rachel si svegliò più presto del solito e tutta allegra andò a farsi una doccia. Aveva fatto un sogno che sì, le aveva lasciato un po' di malinconia, ma al tempo stesso le aveva lasciato un grande senso di felicità. Si trovava nel bosco che circondava la sua vecchia casa, doveva essere primavera a giudicare dal suo abbigliamento e si stava avvicinando all'abitazione. Ad un tratto sotto il portico scorge sua madre, la madre di Derek e una terza donna. Sale le scale e va a salutare sua madre ed in quel momento riconosce la terza donna: era la madre di Stiles. All'improvviso si sente toccare la spalla destra e quando si gira trova Stiles che le aveva appoggiato la mano sulla spalla e sorrideva alla madre ed aveva sul volto un'espressione che mostrava la vera felicità. Ad un tratto sua madre le dice che sia lei che la madre di Derek erano contenti che avesse trovato qualcuno come Stiles e la madre del ragazzo dice lo stesso in riferimento al figlio. Il sogno finisce con Rachel e Stiles che vanno via dalla casa mano nella mano.
E' come se avessero voluto farmi sapere che sono contente per me.
Pensava Rachel mentre cercava qualcosa da mettersi. Optò per un paio di jeans, una camicia a quadri rossa con sotto un top bianco, dopotutto non faceva ancora poi così freddo.
"Buon giorno!" disse entrando in cucina e andando a salutare lo zio.
"Siamo di buon umore questa mattina vedo!" disse lui.
"Si, oggi è una bella giornata!" rispose lei addentando un toast.
"Ma se è nuvolo!"
"E' comunque una bella giornata." ribattè lei e spostò la tendina per vedere se Stiles fosse già alla Jeep. Quando lo vide lo salutò con la mano e finì velocemente il toast quasi strozzandosi.
Lo zio lo notò e guardò anche lui fuori dalla finestra ed in quel momento capì il motivo dell'allegria della nipote.
"Sei così positiva perchè è successo qualcosa tra di voi?" chiese alla ragazza quando quella stava salendo per prendere lo zaino.
"Tra me e chi?" chiese lei fermandosi a metà delle scale.
"Tra te ed il figlio dello sceriffo." disse lui incrociando le braccia.
Rachel salì fino in camera sua e quando scese disse allo zio:
"Non è successo nulla, dico davvero. E se anche fosse successo qualcosa non lo direi a te dai!"
"E perchè? Sono tuo zio, certe cose devo saperle!" rispose lui facendo il finto offeso.
"Perchè sono cose da ragazze zio!" rispose lei.
"Quindi qualcosa è successo. Quando me lo presenti?" chiese lui ma la ragazza lo ignorò ed uscendo dalla porta disse:
"Ci vediamo questa sera zio! Non dimenticarti di prendere il pranzo!"


Stiles era appoggiato alla sua Jeep che attendeva che Rachel arrivasse e quando la vide uscire di casa tutta di corsa e con un sorriso stampato sulle labbra sorrise anche lui immediatamente. Non sapeva bene come comportarsi, non aveva mai avuto una ragazza e non sapeva se per lei quel bacio avesse significato tanto quanto per lui. Decise però di seguire l'istinto e quando la ragazza gli fu davanti le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro ed avvicinò il proprio viso a quello della ragazza finchè le loro labbra non si toccarono. Il ragazzo si sentì circondare il collo dalle braccia di lei e l'attirò di più a sè e le circondò la vita con le braccia. Stiles era sicuro che avrebbe anche potuto rimanere in quella posizione a baciare Rachel per tutto il giorno e si sarebbe anche dimenticato della scuola e della pioggia che iniziava a cadere se non fosse stato per il suo cellulare che aveva iniziato a squillare. Si staccò di malavoglia da Rachel e rispose al telefono.
"Che c'è Scott?" chiese con tono un po' seccato.
"Non stare a venirmi a prendere oggi, mamma mi lascia la macchina" disse l'amico.
"Ok, ci vediamo a scuola." rispose Stiles e terminò la chiamata prima che Scott gli chiedesse altro.
"Forse dovremmo iniziare ad andare, anche perchè sono più che sicura che mio zio ci stia guardando." disse la ragazza che diede un ultimo bacio a Stiles per poi salire in macchina.
"Questo pomeriggio ti fermi a vedere gli allenamenti?" le chiese Stiles.
"Non posso, oggi lavoro alla clinica."
"Oh già, me ne ero dimenticato." disse lui sorridendole.
"Rachel?" disse lui dopo poco.
"Si?"
"Ecco bhe... Cavolo è imbarazzante da dire, ma si, insomma, non ho mai avuto una ragazza e non so bene comportarmi però..." disse Stiles che intanto era diventato tutto rosso e gesticolava. "Si insomma, so che ci siamo baciati e tutto però volevo chiederti. Bhe ecco si, se volevi stare con me." concluse il ragazzo diventando se possibile ancora più rosso, fermando la macchina nel parcheggio della scuola.
Rachel sorrise e girandosi verso il ragazzo disse:
"Certo che voglio, altrimenti perchè pensi ti avrei baciato?"
Stiles fece per ribattere ma non fece in tempo che Rachel lo zittì dandogli un altro bacio.
Scesero dalla macchina e Stiles prese la mano della ragazza; si sentiva come se potesse toccare il cielo con un dito e come se nemmeno un licantropo impazzito o il kanima avrebbero potuto fargli qualcosa: per la prima volta il ragazzo si sentiva veramente felice.
"Sei sicuro di voler portare anche il mio? E' pesante." disse Rachel a Stiles che si era offerto di portarle lo zaino.
"Sicurissimo!" rispose lui sistemandoselo meglio sulla spalla. "E poi non è nemmeno così pesante!"
"Va bene, va bene Batman, come vuoi! Ma non mentire, che diventi poi come Pinocchio." rispose lei facendogli l'occhiolino.
"Divento un burattino?" chiese lui fermandosi davanti all'armadietto della ragazza.
"Veramente intendevo dire che ti cresce il naso, ma è lo stesso. Quand'è la prossima partita di lacrosse? Perchè se per caso fosse di martedì o venerdì allora devo chiedere al Dottor Deaton di uscire un po' prima." rispose la ragazza prendendo i libri per la prima ora e mettendoli nello zaino.
"E' giovedì, ma non credo che giocherò. Il coach mi ha rimesso in panchina, ricordi?" disse lui, avviandosi verso il proprio armadietto.
"Si, ricordo. Ma ricordo anche che è grazie a ciò che ci siamo messi insieme. Voglio dire, se tu ieri non fossi stato in panchina non ti avrei mai portato a cena fuori e non ci saremmo mai baciati. Prova a vedere il lato positivo." rispose lei.
"Oh, e chi ti dice che io non avessi un piano assolutamente efficace per conquistarti? Magari mi sarei calato dal tetto e sarei entrato nella tua camera vestito da Batman. Si sarebbe stato un ottimo piano, avrebbe funzionato sicuramente!" ribattè lui chiudendo il suo armadietto dopo che aveva preso i libri.
"Si, sarebbe stato davvero un bel piano." rispose lei con tono sarcastico.
"Non prendere in giro i miei piani geniali." disse lui bloccando la ragazza contro gli armadietti ed assumendo un'espressione seria ma allo stesso tempo divertita.
"Dovresti farmi paura? Perchè sai, non mi spaventi anzi, sei incredibilmente buffo." disse lei sorridendo.
"Buffo?" rispose lui e si avvicinò al viso della ragazza finchè le loro labbra si sfiorarono ma non andò oltre poichè venne interrotto dal professor Harris.
"Signor Stilinski, mi auguro che non distragga troppo la signorina Moore dallo studio, perchè sarebbe un vero peccato se la sua media si rovinasse per colpa sua." disse il professore che riprese a camminare verso il laboratorio di chimica.
"Quell'uomo mi odia."disse con tono esasperato il ragazzo allontanando il proprio viso da quello della ragazza.
"Non dargli retta, voleva provocarti." disse la ragazza. "Oh ciao Scott!" aggiunse poi rivolta all'amico.
"Buon giorno a tutti e due. Mi sono perso qualcosa o mi sbaglio?"disse il ragazzo osservando Stiles che teneva la mano a Rachel.
"Oh beh si, ci siamo messi insieme. Mi sono dimenticato di dirtelo." rispose Stiles che subito ricevette uno scappellotto sulla nuca dall'amico.
"Come ti sei dimenticato di dirmelo? Ma sei scemo?!" disse Scott e poi tutti e tre si avviarono verso il laboratorio di chimica.

La giornata passò in modo tranquillo e dopo gli allenamenti Scott prese da parte Stiles.
"Ho bisogno di chiederti un favore." gli disse.
"Che favore? Sai che non devi nemmeno chiedere!" rispose Stiles dando una pacca sulla spalla all'amico.
"Ho chiesto a Derek di fare una cosa per me, o meglio per te e Rachel." disse Scott che si interruppe notando l'espressione dubbiosa dell'amico, salvo poi continuare.
"Gli ho chiesto di allenare anche te e Rachel. E prima che tu possa dire qualsiasi cosa fammi spiegare!" aggiunse quando l'amico stava per interromperlo. "Non voglio che tu ti faccia male. Non posso essere ovunque per salvare tutti, e voglio che tu possa difenderti in caso di necessità e so che non vuoi nemmeno che Rachel corra pericoli, per questo ho chiesto anche per lei. Il primo allenamento è questa sera, vi aspetta per le dieci." concluse Scott.
"Un allenamento? Con Derek?" disse Stiles e parve pensarci sopra. "Accetto solo perchè me lo hai chiesto tu, e so già che me ne pentirò!" aggiunse poi e salì in macchina diretto verso casa.
"Ti va di uscire questa sera? S."
Scrisse Stiles in un messaggio indirizzato a Rachel. Sapeva che se le avesse detto fin da subito dove sarebbero andati la ragazza non ci sarebbe mai venuta, dato quello che era successo con Derek.
"Dove andiamo? R."
"In un posto... S."

Ok non gli andava di mentirle, ma sapeva che l'allenamento sarebbe stato solo d'aiuto.
Quando si trovò davanti alla casa della ragazza poche ore dopo, Stiles era un po' agitato ma non per il fatto di doverle dire il luogo in cui sarebbero andati, bensì per l'allenamento in sè. Quando sentì battere contro il finestrino dell'auto quasi non cacciò un urlo talmente era teso. Tolse il blocco dell'apertura e Rachel salì sull'auto.
"Buona sera..." lo salutò e gli si avvicinò lentamente, finchè le loro labbra sono si toccarono e si unirono in un bacio che durò diversi minuti.
"Buona sera anche a te." disse poi Stiles sorridendo quando si staccarono e mise in moto.
"Allora...dove andiamo? Non sapevo bene cosa mettere dato che non mi hai dato poi molti indizi, spero che un paio di jeans ed una t-shirt vadano bene." disse Rachel.
"Vanno benissimo... Tuo zio oggi che turno ha?"
"Quello di notte, perchè?"
"Perchè è probabile che torneremo tardi, e magari malconci." rispose lui, sospirando.
"Stiles, dove andiamo?" chiese Rachel con tono indagatore.
"Prometti di non arrabbiarti?" chiese e vide che Rachel fece cenno di sì con la testa.
"Andiamo ad allenarci. O per meglio dire, Derek ci allena su richiesta di Scott." disse tutto d'un fiato il ragazzo.
"Che cosa?" chiese lei voltandosi verso il ragazzo. "Allenarci? Cosa crede che facciamo parte del suo branco anche noi?"
"Rachel, Scott è preoccupato per noi, e devi ammettere che non sarebbe male imparare a combattere almeno un minimo, giusto per saperci difendere in caso di necessità." rispose lui.
"Poteva allenarci Scott." disse lei.
"Non sarebbe stata la stessa cosa. Derek è un alpha ed è lupo da molto più tempo di lui, è ovvio che sa difendersi meglio." rispose Stiles e fermò la Jeep davanti all'entrata del covo del lupo.
"Sei arrabbiata?" chiese alla ragazza.
"No, solo mi scoccia dovere aver a che fare con Derek. E poi so difendermi..." disse Rachel, sussurrando l'ultima frase.
"Lo so, ma prendila come una medicina ok? Dopo starai meglio, e ti saprai difendere." rispose lui e le prese la mano incominciando ad accarezzarla.
"Però le medicine posso sputarle o vomitarle." rispose lei.
"E Derek puoi prenderlo a calci. Letteralmente. Il che credo sia uno dei lati migliori di questa faccenda." rispose Stiles, immaginando di prendere davvero a calci il lupo e sfoderando un sorriso pieno di aspettative.
"Ok, andiamo prima che cambi idea Batman." rispose lei e scese dall'auto. Stiles la raggiunse ed insieme si diressero verso la porta, per poi scendere mano nella mano le scale.
Rachel non voleva ammetterlo ma aveva un po' paura per l'allenamento, ed i rumori di roba rotta e cose sbattute a terra che sentivano mentre scendevano non la calmavano di sicuro.
"Siete in ritardo." disse Derek quando li vide entrare, e subito fissò le mani intrecciate dei due ragazzi per poi distogliere subito lo sguardo, quasi infastidito.
"Non tutti hanno una camaro o la super velocità lupone." rispose Stiles che si andò a sedere sopra ad un baule lì vicino mentre Rachel rimase in piedi, vicino al ragazzo, troppo nervosa per sedersi. Derek e gli altri lupi intanto stavano sgomberando il pavimento dai loro attrezzi per l'allenamento, finchè non fu tutto sgombro. Rachel e Stiles si guardarono stupiti e prima che potessero fare qualsiasi domanda Derek iniziò a parlare.
"Come sapete Scott mi ha chiesto di fargli questo favore, e dato che fa parte del mio branco e dato che non ho voglia di dovervi sempre salvare la pelle, ho deciso di allenarvi. Vi insegnerò come sopravvivere in un combattimento corpo a corpo, così nel caso in cui vi trovaste immobilizzati da un cacciatore saprete come cavarvela. Stilinski alza pure il culo, è il momento di fare sul serio." concluse il lupo e Stiles si alzò immediatamente, notando l'occhiataccia che Rachel aveva riservato all'alpha. Derek chiamò Erica e mostrarono ai due umani un semplice esercizio: dovevi colpire il tuo avversario con dei colpi veloci per poi chiuderlo in una presa e portarlo al tappeto.
"Non ho intenzione di picchiare Rachel caro lupone, mi rifiuto." disse Stiles incrociando le braccia e Rachel quasi rise, perchè era davvero buffo.
"Non farai l'esercizio con lei genio, lo farai con Erica." disse Derek, che poi aggiunse "Non preoccuparti Stiles, è alquanto improbabile che tu le faccia del male. Piuttosto lei potrebbe farti male."
Erica si avvicinò a Stiles e lo prese per mano, portandolo poco più in là e Rachel quasi la fulminò con lo sguardo. Vedere il sorriso con cui lei aveva preso la mano al suo ragazzo la faceva alquanto incazzare, così disse con tono acido: "E io con chi mi alleno?"
"Con me." rispose Derek avvicinandosi a Rachel e si udì Stiles imprecare quando Erica lo spedì con la faccia a terra.
"Non dovresti prima insegnarci qualche mossa per liberarci? O dai per scontato che già le conosciamo?" chiese Rachel.
"Preferisco usiate l'istinto, dovete lasciarvi guidare da lui."
"Perchè tu sei uno che l'istinto le segue vero?" lo punzecchiò lei.
A quel punto Derek iniziò ad attaccare, facendo arretrare la ragazza per poi chiuderla in una presa e portandola a terra.
"Non mi sembra ti sia dispiaciuto l'altra sera però..." le disse in un orecchio per poi lasciarla andare.
"Non ha importanza, non più ormai." rispose lei e si preparò per un nuovo attacco.
"Già, perchè ora stai con Stilinski. Ottima scelta davvero." disse con tono sarcastico lui e subito attaccò la ragazza mandandola direttamente al tappeto.
"E' sicuramente meglio di te, stronzo." disse Rachel alzandosi.
"Oh andiamo!" disse Stiles, finendo con la schiena a terra e con Erica seduta sopra di lui, la quale si avvicinò velocemente al viso del ragazzo.
"Cosa c'è Stiles, non ti piace stare sotto?" gli chiese ormai ad un centimetro dal suo volto.
"Erica!" la richiamo Derek e la ragazza si alzò da Stiles che si rimise in piedi.
"Isaac, ti allenerai tu con Stiles, ma vacci leggero, dagli il tempo di rispondere. Erica, tu con Rachel, così posso vedere cosa combinano questi due umani." disse Derek e sottolineò l'ultima parola.
Erica si fiondò subito su Rachel che non ebbe il tempo di reagire e finì dritta a terra, sbucciandosi un gomito.
"Ops." disse la lupa, con un tono falso. Continuò ad attaccare così e Rachel non aveva il tempo di ribattere.
"Spero non ti abbia dato fastidio prima, ma è incredibilmente divertente vedere andare in panico il tuo ragazzo, soprattutto se puoi sentire il suo odore cambiare, in particolare quando mi sono seduta su di lui. Sai quale odore ha prevalso sugli altri? L'eccitazione." disse Erica mettendo nuovamente al tappeto Rachel ed alzandosi subito dopo. Intanto Isaac spiegava a Stiles come evitare i colpi e le varie prese e le cose sembravano funzionare con anche alcuni miglioramenti da parte del ragazzo. Erica attaccò nuovamente e Rachel finì per l'ennesima volta al tappeto, ormai giunta al limite della sopportazione. Voleva farla arrabbiare, e ci era anche riuscita con la battuta di poco prima. La ragazza si alzò da terra e quando Erica si fiondò nuovamente su di lei Rachel le afferrò un braccio e facendo leva su quello ed usando la forza dell'avversaria la mandò al tappeto, sedendosi poi sulla sua schiena.
"Scusa, non volevo." le disse con tono ironico per poi alzarsi. Vide poi che tutti la guardavano come se fosse una specie di mostro tranne Derek che rideva sotto i baffi.
"Che c'è? Ho fatto autodifesa per un po' di anni..." spiegò lei e ritornò in posizione di difesa.
L'allenamento continuò per un'altra ora e alla fine Stiles e Rachel erano a dir poco distrutti.
"Ci vediamo tra tre giorni, lunedì sera, stesso orario." disse Derek rivolto agli umani per poi entrare nel vagone del treno.
Rachel e Stiles arrivarono a casa che ormai era mezzanotte e mezza e la luce del salotto di casa Stilinski era ancora accesa.
"Stai bene? Non hai detto una parola." chiese Stiles alla ragazza, che era rimasta in silenzio tutto il tempo.
"Si, tutto bene." mentì la ragazza e Stiles se ne accorse.
"Rachel, che succede?" le chiese, accarezzandole una guancia.
"No niente... Solo mi ha dato fastidio Erica, il modo in cui ti stava appiccicata." rispose con un filo di voce.
"Sei gelosa?" chiese Stiles.
"No guarda! Impazzisco di gioia all'idea che quella ti si attacchi come una cozza!" rispose lei quasi urlando.
"Hei hei! Rachel! Non devi essere gelosa, ok? Dai sorridi." rispose lui alzandole il viso e dandole un bacio leggero sulle labbra. Quando fece per allontanarsi però lei lo attirò a sè. Le loro labbra si incontrarono nuovamente e i loro respiri si fecero più veloci in un bacio carico di sensazioni, emozioni e desiderio. Le mani di Rachel  vagavano tra i capelli leggermente lunghi di Stiles mentre una mano del ragazzo risaliva lentamente lungo la coscia di lei. Si staccarono dopo diversi minuti, entrambi con il respiro affannato.
"Se questa è la tua reazione alla gelosia, allora dovresti esserlo più spesso." disse Stiles ridendo e Rachel per tutta risposta gli diede un pizzicotto sul braccio.
"Dai non essere permalosa. La vuoi un po' di cioccolata?" le disse poi il ragazzo e alla risposta affermativa della ragazza scese dall'auto, incamminandosi verso casa mano nella mano con lei.

Entrarono in casa e si diressero in cucina senza fare troppo rumore, per non svegliare il padre di Stiles che dormiva in salotto. Prepararono le cioccolate e le portarono su in camera dove si sedettero entrambi sul letto.
"Questo allenamento mi ha distrutta! Sono tutta dolorante, oltre ad avere i gomiti sbucciati." disse Rachel dopo aver posato la tazza ormai vuota sopra il comodino, vicino a quella di Stiles.
"Non me ne parlare, tu almeno sapevi come difenderti almeno un po', io nemmeno quello. Mi sentivo molto un sacco da boxe." affermò il ragazzo stiracchiandosi. 
"Credo sia meglio che vada Stiles..."disse Rachel alzandosi ma il ragazzo la trattenne per il braccio.
"Resta ancora un po', domani non c'è nemmeno scuola." disse ed allargò le braccia, come per invitarla ad accoccolarsi sul suo petto, cosa che Rachel fece. Il ragazzo prese a giocare con i capelli di lei, che intanto ascoltava il respiro di lui e poco dopo, prima Rachel poi Stiles, si addormentarono entrambi.

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Capitolo 11
*** XI Capitolo: Confronti. ***


NdA: Ma salve gente!
Eccomi  qui con un nuovo capitolo!
Mi scuso davvero tanto per il ritardo! Ho cercato di farlo un po' più lungo dei precedenti, spero vi piaccia!
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione ;)
Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono/recensiscono/seguono la mia storia :)
Vi lascio al capitolo!
Bacioni!!






XI Capitolo: Confronti.
Il sole caldo del mattino filtrava attraverso la tenda della finestra e riscaldava la camera di Stiles. Il ragazzo dormiva e tra le sue braccia Rachel era immersa in un dolce dormiveglia. Poteva sentire i battiti del cuore di lui ed il suo respiro pesante e Rachel non poteva sentirsi più felice.
"Buongiorno..." si sentì dire dal ragazzo.
"Buongiorno." rispose lei e si strinse un po' di più a lui, che aveva iniziato ad accarezzarle la schiena.
"Sai, mi piace." disse poco dopo Stiles.
"Che cosa?"
"Svegliarmi così." rispose e con la mano avvicinò il viso della ragazza al suo e la baciò.
Fu un bacio inizialmente dolce e calmo, ma più Stiles sentiva le labbra della ragazza a contatto con le proprie più la voleva.
Quando le loro lingue si incontrarono il ragazzo si sentì pervadere da una scarica d'adrenalina e si mise sopra la ragazza senza mai smettere di baciarla; le sue mani vagavano lungo il corpo di lei passando sulle sue braccia per scendere poi lungo i fianchi, poi lungo le gambe e ripercorrendo poi il percorso all'indietro. Quando sentì che le mani della ragazza gli accarezzavano la schiena da sotto la maglia decise che ormai era diventata superflua e fece per togliersela ma le mani della ragazza precedettero le sue e Rachel gli sfilò la t-shirt lasciandola poi cadere in terra. Stiles riprese a baciare la ragazza ma questa volta si spostò sul suo collo facendole anche ogni tanto un succhiotto, poi scese fino ad arrivare allo sterno per poi risalire fino a raggiungere nuovamente la sua bocca, riprendendo a baciarla con foga.
Intanto anche Rachel era totalmente rapita da quel momento e dalle sensazioni che provava: sentire Stiles sopra di lei, le sue mani che percorrevano il proprio corpo, il suo fiato sul collo la facevano totalmente impazzire, si sentiva accaldata e con la testa leggerissima per non parlare del suo cuore che batteva all'impazzata. Ad un tratto smisero di baciarsi e si fissarono negli occhi: era uno sguardo carico d'emozione e di sentimenti che entrambi non erano ancora pronti ad esternare, ma che sapevano essere nei propri cuori.
Ripresero a baciarsi ed i loro respiri si fecero sempre più veloci ed i loro gesti sempre più istintivi quando la porta della camera di Stiles si aprì e suo padre entrò.
"Stiles sotto c'è lo zio di Rachel e chiede se..." disse l'uomo che si bloccò appena vide il figlio e la ragazza in quella situazione.
"Papà!" esclamò Stiles tirandosi su talmente velocemente che per poco non cadde giù dal letto.
"Scusate ragazzi... Rachel, giù c'è tuo zio." disse il padre del ragazzo ed uscì dalla stanza.
Appena l'uomo fu uscito Rachel e Stiles si guardarono e scoppiarono a ridere.
"Mi ero totalmente dimenticata di mio zio, spero solo non si sia incazzato troppo." disse la ragazza scendendo dal letto e raccogliendo la maglia del ragazzo, il quale se la infilò subito.
"Già, lo spero anche io. Ma non penso eseguirebbe una castrazione in diretta nella casa dell'ex sceriffo, no?" disse Stiles aprendo la porta della camera a Rachel e seguì la ragazza giù per le scale.
Si diressero verso la cucina e quando vi entrarono lo zio della ragazza gli rivolse uno sguardo carico di rabbia che fece venire i brividi al ragazzo, il quale giurò di aver sentito un ringhio provenire dall'uomo.
"Zio, scusa lo so avrei dovuto-" disse Rachel ma venne interrotta dallo zio.
"Ne parliamo a casa" disse l'uomo e si alzò dalla sedia dirigendosi verso la porta d'ingresso.
"Grazie per il tuo tempo Jeff, ci vediamo sabato per la nostra battuta di pesca!" aggiunse David e chiamò la nipote che era rimasta indietro a parlare con il figlio dello sceriffo.
"Ci vediamo dopo allora..." disse il ragazzo lasciando andare la mano di lei.
"Lunedì." lo corresse David.
"Ma zio, perchè non..." fece per ribattere Rachel.
"Ho detto lunedì Rachel." rispose lo zio con tono fermo, interrompendo la lamentela della ragazza.
Stiles vide andare via la ragazza e sperava di non averla messa troppo nei guai. Quando si girò per andare in cucina notò lo sguardo severo del padre e capì che anche lui non avrebbe avuto una mattinata leggera.
 

"Ti rendi minimamente conto dello spavento che mi hai fatto venire santo cielo?! Torno a casa dopo un turno estenuante in ospedale durante il quale ho dovuto aprire e chiudere non so quante persone per salvare loro la vita, e quando sono andato in camera tua questa mattina per salutarti vedo il letto vuoto e nessun biglietto che mi desse tue notizie! Ma cosa ti è saltato in mente eh?!" sbottò David appena ebbe chiuso la porta di casa. Sentiva i battiti del suo cuore accelerare e iniziava a sentire il sapore di sangue nella sua bocca, sapore che non doveva sentire, non doveva assolutamente sentirlo.
"Lo so scusami, ho sbagliato, ma non volevo! Sono uscita con Stiles e ci siamo poi presi una cioccolata e mi sono addormentata. Non ti ho lasciato nessun biglietto perchè credevo sarei tornata a casa, altrimenti lo avrei fatto!" si afrettò a dire la ragazza.
David sentiva le unghie affondare nei propri palmi ma non doveva lasciarsi dominare dalla rabbia in quel modo, doveva calmarsi: ora Rachel era in casa al sicuro, e non c'era bisogno di essere più preoccupati.
"Cos'è, una sorta di ribellione?" disse l'uomo dopo che ebbe riacquistato la calma.
"Una sorta di che?!" chiese Rachel.
"Di ribellione. Sono alcuni giorni che sei strana. Sei arrabbiata per il trasferimento? O per la storia di Derek e la sua famiglia? E' così che mi fai capire il tuo disagio Rachel, non tornando a casa la sera?"
"Santo cielo no! Zio mi sono solo addormentata a casa di Stiles perchè ero stanchissima! E poi mi piace vivere qui, si sta bene."
"Oh ok, bene..." rispose David e si diresse in cucina, seguito dalla nipote.
Rachel prese una tazza, il latte, dei cereali e si sedette al tavolo per fare colazione.
"Tesoro?" si sentì chiamare Rachel dallo zio.
"Si?"
"Vuoi andare a trovare i tuoi genitori questo pomeriggio? Ormai è passata una settimana da quando siamo qui e magari vorresti andare a trovarli." disse David con un tono di voce a metà tra la tristezza e la compassione.
"Si." rispose la ragazza con un filo di voce, per poi riprendere a mangiare.
Rachel si sentiva dannatamente in colpa: da quando era tornata a Beacon Hills non era mai andata a trovare i suoi genitori perchè troppo presa dalle novità a cui era andata in contro la sua vita, sebbene si fosse ripromessa di andare da loro il prima possibile.
"Vado a dormire un paio d'ore Rachel, mi spiace lasciarti sola ma non riesco a reggermi in piedi." le disse suo zio dandole un bacio sulla testa, per poi sparire al piano di sopra.
Rachel finì di fare colazione, lavò lentamente i piatti, li asciugò, li mise al loro posto ed andò a sedersi sul divano dal quale si alzò subito dopo. Scese le scale che portavano nello scantinato, andò verso gli scatoloni ammassati sul fondo e ne aprì uno, prese un po' del suo contenuto e tornò in salotto. Si diresse verso il vecchio video registratore e vi infilò la prima cassetta per poi tornare a sedersi sul divano. La ragazza aveva compiuto questi gesti molto lentamente e altrettanto lentamente sembrava scorrere il tempo mentre osservava il filmato alla televisione.

"Andiamo Rachel sorridi! Ecco brava! Ora saluta papà che ti sta riprendendo!" diceva la voce di sua madre.
"Papi vieni qui vicino a me! Derry prendi tu la telecamera? Così papà può venire un po' qui vicino a me!" diceva la piccola Rachel seduta al tavolo di casa con davanti la sua torta con 5 candeline ancora accese.
"La prendo io Rachel, così tu e Derek potete stare vicini mentre spegni le candeline! Dai Laura vai anche tu con loro!" disse Jessie alla figlia prendendo la videocamera dalle mani del marito.
"Adam, stringiti un po', ecco così!" continuò la donna.
La scena cambia e Derek e Rachel stanno correndo per il giardino mentre giocano a prendere.
"Non vale Derry! Sei più grande e più veloce, così vinci! E poi è il mio compleanno, devo vincere io!" urlava la bambina al ragazzino, che continuava a scappare.
"Ahah dai Kiki, corri più forte e vedi che riesci a prendermi!" rispose lui sorridendole e rallentando quel tanto che bastava affinchè la bambina lo prendesse ed iniziasse ad esultare felice.
La scena cambia ancora, Rachel è seduta su un'altalena appesa ad un albero e Derek la spinge. Enrambi ridono e la bambina chiede al ragazzino di spingerla più in alto.
"Derry più in alto dai! Voglio arrivare a toccare il cielo e le nuvole!" ripeteva la bambina tenendo gli occhi chiusi e sorridendo. Il ragazzino dopo un'ultima spinta saltò sull'altalena insieme alla bambina ed entrambi ridevano felici.

Rachel tolse la cassetta e la riportò insieme alle altre in cantina. Era stato stupido da parte sua rivederle, estremamente stupido e masochista.
Decise di farsi una doccia per distendere i nervi e dopo che ebbe finito si cambiò con una tuta, prese una bottiglietta d'acqua ed andò a fare un giro per il bosco, lasciando un biglietto allo zio. Era una bella giornata, il cielo era limpido, soffiava un po' di vento ed il sole splendeva alto e dava vita a splendidi giochi di luce tra le fronde degli alberi. Il bosco era silenzioso, non si sentivano nemmeno gli animali e Rachel poteva sentire tranquillamente il rumore dei propri passi. Decise di abbandonare il sentiero e di dirigersi verso l'interno del bosco. Man mano che si addentrava tra gli alberi, più il terreno diventava ripido. Le piaceva passeggiare per il bosco, era estremamente rilassante. Era ormai passata mezz'ora da quando era uscita di casa quando notò un filo che passava a circa 20 centimetri da terra alla sua destra e ci si avvicinò e mentre lo osservava si sentì toccare una spalla e cacciò un urlo, alzandosi in piedi.
"Che cosa ci fa una ragazza da sola in giro tra i boschi? Non sa che sono pericolosi?" le chiese un anziano signore che Rachel riconobbe subito.
"Preside Argent! Io...stavo facendo una passeggiata."
"Dovrebbe stare attenta signorina Moore, questi boschi sono abitati da creature feroci e pericolose, ma lei lo sa già, non è vero?" disse il vecchio e Rachel fece cenno di sì con la testa.
"Torna a casa Rachel." disse allora Gerard Argent.
"Si, signore." rispose la ragazza che si incamminò verso casa. Lo sguardo che il preside le aveva rivolto non le piaceva, era come se sapesse che Rachel fosse a conoscenza dei licantropi.


Stiles era seduto al tavolo della cucina intento a mangiare la propria colazione mentre sentiva lo sguardo del padre fisso su di lui.
"Che c'è?" chiese allora il ragazzo.
"Non devi dirmi nulla?" rispose il padre sedendosi davanti al figlio.
"Non so di cosa tu stia parlando papà."
"Oh andiamo Stiles, sai esattamente di cosa sto parlando!"
"Non credo ci sia molto di cui parlare papà, si insomma..."
"Non c'è molto di cui parlare? Potresti iniziare a spiegarmi cosa ci facesse Rachel in camera tua magari e perchè sembrava che suo zio volesse ucciderti." disse il padre interrompendo il figlio.
"Siamo usciti ieri sera e quando siamo tornati qui ci siamo presi una cioccolata e siamo poi andati in camera mia e ci siamo addormentati papà! Non è successo nulla...di grave." rispose Stiles arrossendo un po' tornando a fissare i suoi cereali.
"Avete almeno preso delle...precauzioni? Perchè sai, è vero che amo i bambini ma non vorrei già ritrovarmi nonno!" disse lo sceriffo dopo qualche minuto di silenzio.
"Papà, dai! Non mi sembra il caso di..." rispose Stiles che venne interrotto subito dal padre.
"Figliolo è imbarazzante anche per me ok? Voglio solo che siate protetti, anche perchè ci sono cose peggiori di gravidanze indesiderate e..." disse lo sceriffo che venne interrotto dal figlio.
"Hei papà frena, frena! Non è successo nulla ieri sera, non c'è bisogno che ti preoccupi per nulla." rispose il ragazzo.
"Quindi non avete..." chiese il padre lasciando il concetto in sospeso.
"No papà, non abbiamo fatto nulla. Ovviamente non sto dicendo che non mi piacerebbe eh, perchè vorrei eccome, altrochè! Solo che stiamo insieme da nemmeno due giorni e va bene che Scott ed Allison hanno corso parecchio, ma così sarebbe davvero esagerato. Sto straparlando vero papà?"
"Ti piace molto, vero?" rispose lo sceriffo sorridendo al figlio.
"Si..." rispose il figlio arrossendo. Lo sceriffo gli sorrise nuovamente, si alzò da tavola e mentre andava in salotto gli diede una pacca affettuosa sulla spalla.


Il cimitero di Beacon Hills era situato al confine est della città su una piccola altura. La giornata si era guastata ed ora il cielo era coperto dalle nuvole e presto sarebbe venuto a piovere. Rachel fissava le tombe dei suoi genitori l'una vicina all'altra, in silenzio, con le braccia conserte ed il cappuccio della felpa tirato sulla testa per via del vento. Suo zio era appena andato via, concedendole un momento da sola con loro. Era la prima volta che li andava a trovare, non lo aveva mai fatto prima per via della distanza che li separava, ed essere lì la faceva sentire in qualche modo meno sola. Senza che se ne rendesse conto le lacrime avevano iniziato a scorrere silenziose sulle sue guance e solo quando se ne accorse Rachel si sentì schiacciata da un peso troppo grande da sopportare e cadde in ginocchio, le mani che affondavano nell'erba umida per via della pioggia che aveva iniziato a cadere da cielo. Si sentiva inerme, inutile, estremamente debole ed esposta ed odiava sentirsi così. Le mancavano terribilmente i suoi genitori, le mancavano i giorni felici, le passeggiate tra i boschi con il padre, i pomeriggi passati a fare le torte con la madre, le feste passate con la famiglia, le canzoncine della buonanotte, le volte in cui dormiva con i suoi per via degli incubi, le parole di conforto del padre quando aveva paura e le carezze che le dava la madre quando litigava con Derek. Le mancavano in un modo talmente doloroso che sembrava che questo dolore potesse romperla in due. Ricorda ancora la sensazione dei capelli di sua madre tra le sue dita, le piaceva giocarci quando doveva addormentarsi, e ricorda di quando si addormentava sul petto del padre, ascoltando il ritmo del cuore di lui.
Rachel si rialzò da terra e diede un ultimo saluto ai suoi genitori per incamminarsi verso la macchina e verso metà strada un nome attirò la sua attenzione:
"Marie Stilinski. Moglie,madre e figlia fantastica."
Si avvicinò alla lapide e posò una mano su di essa, dopodichè riprese a camminare verso l'auto.
Non disse una parola per tutto il resto della giornata e suoi zio non fece troppe domande, intuendo il motivo del silenzio della nipote. Si andò a sedere sul divano e si mise a guardare un film, poichè aveva il turno in ospedale la mattina seguente. Poco dopo Rachel lo raggiunse e si sedette sulla poltrona, addormentandovisi poco dopo.
La mattina dopo la ragazza si risvegliò nel suo letto, ma non ricordava come vi ci fosse arrivata, evidentemente lo zio l'aveva portata in braccio.
Quando scese per fare colazione si accorse che suo zio era già andato a lavorare, così dopo aver mangiato, essersi lavata ed aver messo un po' in ordine la casa decise di fare i compiti per il giorno seguente. La giornata passò lentamente e Rachel decise di passarla tra i libri pur di non pensare, ancora segnata  dalla giornata precedente. La sera Stiles la chiamò alla finestra e le propose un gelato, ma la ragazza era troppo giù di morale per accettare. Non è che non avesse voglia di vederlo, solo  non voleva vedere nessuno. Prima di andare a letto guardò fuori dalla finestra e notò un foglio appiccicato alla finestra di Stiles dove c'era scritto: Per qualsiasi cosa sai che puoi contare su di me. Buonanotte!
Rachel  decise di scrivere un biglietto di rimando al ragazzo, sapeva essere così dolce e premuroso Stiles, lo adorava quando faceva così, la faceva sentire così bene.


Quando il mattino dopo Stiles si affacciò alla finestra notò la risposta di Rachel al suo  "cartello":  Lo so, mio Batman! Buonanotte anche a te...
Scese a fare colazione con il sorriso stampato in faccia e suo padre non gli fece troppe domande. Uscì di casa e trovò la ragazza, la sua ragazza, appoggiata alla Jeep. Aveva il viso provato dal sonno, come se non avesse dormito bene così appena arrivò da lei non le lasciò il tempo di dire nulla e l'abbracciò cullandola e stringendola a sè. Quando sciolse l'abbraccio le diede un leggero bacio sulle labbra per poi aprirle la portiera dell'auto e richiuderla una volta che fosse salita.
"Va tutto bene? Sei silenziosa e sembri distrutta." le chiese mentre andavano a scuola.
"No, cioè si, sono solo stanca, non ho dormito molto bene..." rispose la ragazza e Stiles non volle forzarla ad aprirsi.
"Sono andata a trovare i miei, per questo ero così strana ieri. Mi spiace averti escluso così, ma era la prima volta da quando sono morti che li andavo a trovare." aggiunse poco dopo la ragazza.
"Non devi scusarti Rachel, ti capisco. Le prime volte che andavo a trovare mia madre mi sentivo allo stesso modo. Ora stai meglio?"
"Si, ora sto meglio." rispose Rachel sorridendo al ragazzo .
La giornata passò piuttosto velocemente e l'allenamento arrivò fin troppo presto. Derek li aspettava fuori dall'edificio, le braccia incrociate ed un'espressione severa dipinta sul volto che si fece ancora più dura quando vide le mani incrociate dei due.
"Questa sera faremo un allenamento diverso: andremo nel bosco e io ed Isaac dovremo ritrovarvi. Vi lasciamo dieci minuti di vantaggio nei quali dovrete nascondervi e correre più che potete. Siete pronti? I dieci minuti partono ora! Oh e dimenticavo, conviene che vi dividiate, o sarà più facile per noi trovarvi!" disse Derek non appena Isaac li ebbe raggiunti e dando subito il via all'allenamento.
Rachel una volta che si fu separata da Stiles iniziò a correre il più velocemente possibile, non le piaceva l'idea di ritrovarsi a correre da sola per i boschi con due lupi alle calcagna. Inciampò svariate volte e quando i dieci minuti furono finiti non sapeva più dove andare. Ad un tratto vide un albero abbastanza facile da scalare, così decise di arrampicarsi su di esso e si nascose su un ramo piuttosto spesso. Il bosco era pieno di rumori e la ragazza saltava alla minima cosa.
"Bu!" le sussurrò Derek all'orecchio facendola saltare e cadde giù dall'albero, atterrando sulla schiena. Il lupo la osservava dal ramo, gli occhi solitamente blu cerchiati da un rosso acceso e le zanne scoperte in un sorriso poco rassicurante. Rachel non perse tempo ed iniziò a correre nuovamente per il bosco, ma il lupo continuava a starle dietro. Ad un tratto inciampò su di un ramo e finì dritta per terra e si girò, pronta a rialzarsi, ma il lupo si fiondò su di lei, bloccandola sul terreno ricoperto dalle foglie.
"Presa..."le sussurrò nuovamente all'orecchio inspirando a pieni polmoni il suo odore, per poi rialzarsi subito dopo.
Tornarono alla Jeep di Stiles in completo silenzio e  quando Stiles ed Isaac li raggiunsero Derek parlò.
"Non è andato troppo male come allenamento, vi siete nascosti abbastanza bene. Solo un piccolo appunto: se scappate per salvarvi la vita, anche se siete con le spalle a terra, continuate a lottare. Per ora è tutto, ci vediamo sabato sera alla stessa ora." concluse il lupo e fece per voltarsi ma si fermò quando sentì la voce di Rachel.
"Sabato sera non possiamo. C'è la festa per il mio compleanno Derek. Dobbiamo fare un'altra sera."
"Allora venerdì sera." rispose il lupo che subito dopo andò nel suo rifugio.

Derek si era completamente dimenticato della festa della ragazza, Scott gli aveva consegnato l'invito e l'Alpha lo aveva guardato come se fosse impazzito.
Non pensava di andare alla festa, e non poteva capire perchè la ragazza lo avesse invitato. In parte però si sentiva felice all'idea che lo avesse fatto e ci stava pensando prima dell'allenamento quando vide Rachel e Stiles arrivare mano nella mano. Derek avrebbe voluto staccare la testa al ragazzo e nella sua testa la sua parte lupesca continuava ad urlare "MIA" ma represse quel suo istinto. Quando però si trovò nel bosco sopra alla ragazza dopo che l'ebbe immobilizzata Derek era alle prese con una difficile lotta interiore, che venne vinta dalla sua parte razionale.
Quella ragazza era un vero e proprio pericolo per il suo autocontrollo.
Doveva starle lontano.
Il più lontano possibile.

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Capitolo 12
*** XII Capitolo: Feste e regali...inaspettati! ***


capitolo12bis

NdA: Buonasera! Eccomi di nuovo tra voi! xD Chiedo scusa ma sono andata al mare ed ero senza internet e non potevo aggiornare, senza contare che ero in crisi perchè avevo perso l'ispirazione D:
Ma per farmi perdonare vi ho scritto questo bel capitoletto xD
Questo dodicesimo capitolo lo voglio dedicare a Niita: so che è un periodo un po' stressante, e spero che ti faccia sentire un po' meglio leggere questo mio orrore, ti voglio bene ;)

Come sempre ringrazio tutte le persone che leggono/recensiscono la storia, tutti coloro che l'hanno inserita tra le preferite, le seguite e le ricordate :)
Detto questo vi lascio al capitolo! Un bacione! ;)

PS: ora che inizia la scuola aggiornerò meno frequentemente, anche perchè quest'anno è l'anno della maturità, e dovrò studiare parecchio! D:

XII Capitolo : Feste e regali...inaspettati!

La pioggia scendeva fitta ed i lampi illuminavano a giorno il cielo ormai scuro, cosa piuttosto strana per essere ormai ottobre.
Rachel guidava l'auto dello zio diretta al nascondiglio di Derek per l'allenamento settimanale. Prima di uscire lo zio le aveva chiesto dove stesse andando e lei si era inventata una scusa così su due piedi, dicendo di dover andare da Scott che aveva dei problemi con Allison e per assicurarsi che l'uomo le lasciasse l'auto aveva detto che Stiles si trovava già a casa dell'amico, e una volta uscita di casa ed acceso il motore della macchina mandò un sms al suo ragazzo per chiedergli di coprirla.
Quella sera Stiles avrebbe saltato l'allenamento perchè doveva fare qualcosa con Scott, e Rachel non era proprio al settimo cielo all'idea di doversi allenare da sola con Derek e gli altri membri del branco. Una volta parcheggiata l'auto davanti all'entrata del nascondiglio, Rachel si trovava a dover combattere contro un attacco di panico, i fulmini continuavano ad illuminare il cielo ed i tuoni rimbombavano nel silenzio della notte. Sebbene dovesse fare solo pochi metri per arrivare alla porta, la ragazza era terrorizzata. Una volta che ebbe calmato il proprio respiro Rachel si fece forza ed uscì dall'auto incamminandosi velocemente verso la porta e quando vi fu davanti non esitò ad aprirla senza bussare e prese a scendere le scale.
Quando arrivò alla fine delle scale si aspettava di trovare il branco, o almeno parte di esso, intento ad allenarsi, ma non vi trovò nessuno. Posò la borsa su una cassa e iniziò a chiamare Derek, senza ottenere risposta, provò un'altra volta ma le rispose soltanto il silenzio. Ricontrollò la data e l'ora dell'allenamento e vide che erano giuste, ma allora dov'erano finiti tutti?
Rachel non sapeva che Derek fosse nascosto nell'ombra, paralizzato in un'ardua lotta tra la sua parte umana e quella animale, e che la stesse osservando.
Quella sera la ragazza aveva un odore particolarmente invitante per la parte più selvatica di Derek, sapeva vagamente di cannella e solleticava il naso al lupo rendendolo schiavo di quell'odore. Voleva sentirlo meglio, avvicinarsi ed arrivare alla fonte di quell'odore, poter annusare la pelle della ragazza, toccarla, accarezzarla, morderla... No, non doveva cedere a quell'istinto; per questo se ne stava rintanato nell'ombra, sperando che Rachel se ne andasse. La vide prendere il telefono e comporre un numero, e poco dopo il suo cellulare iniziò a squillare, attirando così l'attenzione della ragazza. Derek scese dalla trave sopra cui si era arrampicato e si avvicinò alla ragazza. Non le lasciò il tempo di fare domande poichè le chiese subito, con un tono di voce più brusco di quello che si aspettava:
"Dov'è Stilisnki?"
"Lui, lui non può venire oggi, ci sono solo io. Perchè ti nascondevi e dove sono gli altri?" rispose lei.
"Ci sono solo io." rispose il lupo ignorando l'altra parte della domanda. "Ma dato che Stiles non c'è non posso allenarti, dovete procedere insieme, non potete essere uno più indietro rispetto all'altro. Puoi anche tornare a casa."
"Non posso, ho detto a mio zio che sarei stata via per almeno un paio d'ore, non posso tornare a casa dopo nemmeno venti minuti."
Derek si girò dando le spalle alla ragazza e si diresse nel suo vagone, uscendone poco dopo con dei libri pesanti e dall'aria piuttosto antica in mano.
"Puoi restare qui, ma io ho da fare." le disse e si immerse nella lettura, sperando di riuscire a non pensare all'odore della ragazza.
Sentì Rachel che si sedeva su una panca, il battito del cuore che ogni tanto accelerava per poi tornare normale. Derek si concentrò su quell'anomalia e si accorse che all'aumentare del battito cardiaco corrispondeva una forte traccia di paura nell'odore della ragazza. Quando l'ennesimo fulmine illuminò il cielo ed il tuono che ne seguì fece tremare le finestre del magazzino, Derek capì il motivo della paura della ragazza: aveva il terrore dei temporali.
Senza rendersene conto si alzò e si diresse nel vagone, uscendone poco dopo con una tazza di camomilla fumante, che porse senza dire nulla alla ragazza, la quale l'accettò con sguardo stupito, dopodichè il licantropo tornò a concentrarsi, o meglio a tentare di non cedere alla sua parte animale, sulle pagine del libro che aveva davanti.
"Come facevi a ricordartelo? Sono passati anni ormai..." la voce di Rachel interruppe il filo dei pensieri del lupo, il quale intuì che la ragazza si stesse riferendo alla camomilla.
"Il tuo odore." ammise il licantropo senza pensarci, per poi aggiungere "Sento la paura ogni volta che c'è un lampo o un tuono, e mi sono ricordato che quando avevi paura mia madre o la tua ti facevano una camomilla per farti rilassare."
"Grazie..." rispose la ragazza e Derek non rispose, tornando alla lettura.
Non si accorse nemmeno che Rachel gli si fosse avvicinato e quando percepì la voce della ragazza provenire da dietro di lui il suo cuore mancò un battito, ma ovviamente non lo diede a vedere.
"Cosa cerchi?" gli chiese lei passando le dita su un disegno stampato sulla pagina che Derek fissava ormai da diversi minuti.
"Risposte."
"A cosa?"
"Delle domande." rispose secco il lupo.
"Ma non mi dire!" disse a sua volta la ragazza sedendosi sulla panca vicino a lui e sporgendosi un po' di più per leggere meglio.
Sentirla così vicina, la fonte di quell'odore che lo faceva impazzire quasi alla portata della sua bocca...
"Cos'è?" chiese Rachel interrompendo, fortunatamente, il filo dei pensieri del lupo ed indicando il disegno.
"E' un disegno." rispose Derek e sentì la ragazza sbuffare ed aggiungere a bassa voce, quasi con timore: "Intendo dire, che essere, bestia,
cosa è?"
"Il Kanima." rispose lui.
"Perchè Jackson quella sera non era come quel
coso?"
"Perchè non era totalmente trasformato." rispose Derek ed il silenzio scese nuovamente tra i due.
"La tua gamba, è guarita?" chiese il licantropo, il quale non riuscì a nascondere una punta di preoccupazione nella voce.
"Si, anche piuttosto velocemente rispetto al solito." rispose la ragazza massaggiandosi quasi inconsciamente la coscia.
Derek tornò a leggere il libro sperando di trovare informazioni utili su come uccidere il Kanima, ma non riusciva a trovarne. Certo c'erano molte informazioni sul Kanima e sulla sua leggenda, ma nessuna di queste menzionava qualcosa su come ucciderlo. Continuava a sfogliare il libro ma ormai non trovava più notizie sul mostro-lucertola, solo informazioni su un particolare tipo di luna, la "Worm Moon", la quale non era particolarmente interessante. Girò l'ennesima pagina e quando lesse il titolo del capitolo per poco non gli venne un infarto. A caratteri grandi la parola "Genitrici" spiccava ai suoi occhi come se fosse stata scritta con pittura fluorescente.
"Genitrici." sentì Rachel dire, evidentemente incuriosita dall'argomento. "Cosa sono?"
"Nulla di importante ai fini della caccia al Kanima." rispose Derek secco e chiuse il libro aprendone un altro e ricominciando la ricerca.
Non si accorse del tempo che passava e quando Rachel si alzò e si diresse verso le scale le chiese dove stesse andando.
"Il temporale è passato ed è un'ora più che accettabile per tornare a casa." rispose la ragazza e una volta presa la borsa iniziò a salire le scale per poi fermarsi dopo pochi gradini.
"Grazie, per avermi fatta restare qui e per la camomilla." disse ed il ragazzo fece un gesto con la testa che Rachel interpretò come un "Di niente Rachel" e riprese a salire le scale, salvo fermarsi dopo nemmeno due passi.
"Dato che immagino domani sera non verrai, permetterai almeno al branco di venire alla festa?" chiese con voce monotona la ragazza.
"Non vedo perchè dovrei impedirglielo." rispose il lupo e la ragazza riprese a salire le scale, per poi varcare la soglia del magazzino.
Subito dopo Derek prese le chiavi dell'auto e si diresse verso la clinica veterinaria sapendo di potervi trovare il veterinario.
Entrò nella saletta d'aspetto, nonostante il cartello con la scritta "CHIUSO" fosse affisso sulla porta principale, e si ritrovò faccia a faccia con Alan.
"Derek, cosa posso fare per te?" chiese l'uomo aprendo la porticina del bancone al lupo e facendogli segno di entrare.
"Credo mi serva della morfina."
"Della morfina?"chiese dubbioso Alan.
"Si, per Rachel. Credo che sia vicina al primo periodo."
"Non ne avrà bisogno."
"Sta con Stilinski solo da una settimana, conoscendola non si spingerà così oltre dopo così poco tempo." disse Derek con tono duro.
"Non mi riferivo al fatto che lei stia con il signor Stilinski, bensì al fatto che il primo periodo del bisogno non porti con sè il "bisogno" vero e proprio. Ma ora Derek devi dirmi esattamente come ti sei sentito con lei accanto, per capire quanto realmente sia vicina al Periodo." disse il veterinario sedendosi su una sedia e aspettando che Derek si sedesse a sua volta, cosa che ovviamente non accadde.
"Sapeva vagamente di cannella, e menta piperita credo, era un odore particolare, che mi solleticava il naso e la mia parte più animale era come impazzita. Voleva avvicinarsi di più, prendere il sopravvento e fare in modo di sentire la fonte di quell'odore sotto le sue mani." ammise l'Alpha quasi sussurrando.
"Volevi morderla." Disse Alan, e la sua non era una domanda, ma un affermazione. Il lupo annuì ed il veterinario continuò a parlare.
"Dovrai morderla, domani, massimo dopodomani."
"La luna piena è appena passata." rispose Derek.
"Ma il primo periodo del bisogno non coincide con la luna piena. Vai alla festa Derek, tienila d'occhio." disse il veterinario alzandosi ed avviandosi verso l'uscita. "Ma soprattutto, quando sarà il momento, mordila. Non rischiare che muoia solo per paura di affezionarti nuovamente a qualcuno." concluse ed aprì la porta al lupo, il quale uscì senza dire nulla.



Quando Rachel gli disse che sarebbe andata da McCall, David capì dal battito accelerato di lei che era una bugia, e ne ebbe la conferma quando la nipote tornò con addosso un odore più che chiaro: l'odore di un Alpha. E David sapeva anche chi fosse l'alpha in questione, ma non capiva perchè la nipote dovesse essere andata da Derek Hale. Solo quando la ragazza si sedette sul divano vicino a lui per guardare un po' di televisione David si accorse dell'odore particolare che emanava la ragazza, sapeva di cannella e un qualche altro odore indefinibile ma allo stesso tempo inequivocabile: il primo Periodo del Bisogno di Rachel era vicino. Una domanda si fece largo nella mente dell'uomo: lei sapeva della sua natura ed era per questo che gli aveva mentito ed era andata da Derek? Se così fosse stato glielo avrebbe detto, e poi non riusciva a capire come avesse potuto sapere delle sue qualità, quindi David dedusse che la ragazza fosse all'oscuro del suo "dono" e di conseguenza del segreto dello zio.
"Domani sarò a pescare con lo Sceriffo, quindi puoi usare la macchina. Ma se riesci la sera potresti farti accompagnare alla festa? Perchè domenica ho il turno del mattino ed avrò bisogno dell'auto. So che è il tuo compleanno ma prometto che quando sarò tornato dall'ospedale festeggeremo come si deve, con una torta ed una bella cena ok?" disse David interrompendo il silenzio.
"Non preoccuparti zio l'auto mi servirà solo al mattino perchè mi accompagnerà Stiles alla festa. Oh, quasi dimenticavo: è un problema se mi fermo a dormire da Lydia? Così la aiuto a rimettere a posto la casa dato che si è offerta di fare la festa a casa sua e di organizzarla lei stessa."
"Certo che puoi restare a dormire da lei tesoro, sono contento che tu abbia stretto amicizia con lei. Sembra una brava ragazza, e dopo quello che mi hanno raccontato credo le faccia bene un'amica."
"Già, ora a scuola la guardano come se fosse una mezza pazza, e le cose con Allison non vanno molto bene. Si sono allontanate e Lydia ci sta male, sono migliori amiche." rispose la ragazza.
"Immagino. Ma dimmi, chi ci sarà?"
"Io ho invitato Stiles, Scott, Erica, Jackson, Boyd ed Isaac e dovrebbero venire, poi Lydia ha detto che dovevo conoscere altre persone ed ha invitato praticamente tutta la scuola."
"E Derek Hale?" chiese David, osservando attentamente le reazioni della nipote.
"Lui... Non credo che verrà, anzi ne sono sicura." ammise la ragazza.
L'uomo poteva percepire chiaramente la delusione della ragazza, ma era felice all'idea che l'Alpha stesse lontano dalla nipote.
"E' meglio così Rachel. Loro, Derek e la sua famiglia, sono delle bestie. Devi stare lontana da quel ragazzo."
La ragazza per tutta risposta annuì e si alzò dal divano.
"Io vado a letto zio, buonanotte." disse Rachel e diede un bacio sulla guancia allo zio.
"Buonanotte tesoro." rispose l'uomo e la ragazza salì in camera sua.




Quando Stiles suonò alla porta Rachel era già pronta e si precipitò ad aprire.
"Buonasera!" disse il ragazzo e baciò Rachel come se non ci fosse cosa più importante da fare in quel momento, come tentare di arrivare in orario alla festa per esempio.
"Buonasera." rispose la ragazza una volta che ebbe staccato le proprie labbra da quelle del giovane. Uscirono di casa e salirono sulla Jeep del ragazzo e per tutto il tragitto parlarono di tutto un po' e quando furono fuori dalla casa di Lydia Stiles si attardò a scendere.
"Stiles?" disse Rachel andando davanti alla portiera aperta del ragazzo che trafficava con una mano nella tasca della giacca.
"Si ci sono, cercavo una cosa." disse ed estrasse una scatolina che porse alla ragazza.
"Questo è per il tuo compleanno, e per la nostra prima settimana. Quando ieri l'ho visto ho pensato subito a te e ho dovuto comprarlo. Scott mi ha aiutato con la misura, spero ti vada." disse Stiles.
Quando Rachel aprì la scatolina vi trovò un braccialetto in argento con un ciondolino a forma di farfalla, era estremamente semplice ed elegante e Rachel era senza parole.
"Stiles è bellissimo." disse e si fece aiutare dal ragazzo a metterlo.
"Grazie." disse ed avvicinò le proprie labbra a quelle del ragazzo, coinvolgendolo in un bacio intenso, quando furono interrotti da una risatina proveniente da Allison.
Entrarono in casa accolti da Lydia che portò nella stanza degli ospiti la roba di Rachel, e poi fece vedere a tutti come aveva addobbato la casa per la serata: c'erano palloncini del blu del vestito della festeggiata sparsi un po' ovunque ed in giardino vi erano dei tavolini con sopra una tovaglia bianca, ed un tavolo più grande con sopra una specie di fontana per il punch, che era di un azzurro tendente al blu.
"E' fantastico Lydia!" Disse Rachel vedendo tutto ciò.
Iniziarono ad arrivare anche gli altri invitati e la festa iniziò.
La musica era alta, c'era gente ovunque che ballava, rideva e scherzava; in qualche angolo si appartavano le coppiette e tutto procedeva alla perfezione.
Arrivarono anche i componenti del branco di Derek e sembravano essere tutti comunque a loro agio.
Rachel si sentiva felice e vedere i suoi amici sorridere e divertirsi la rendeva ancora più contenta. Ad un tratto Stiles la prese per mano e la condusse in una parte della casa meno affollata e complice dell'alcol si fiondò sulle labbra della ragazza, la quale rispose al bacio con più impeto di quanto avesse pensato.
Poco dopo però Rachel iniziò a sentirsi poco bene, la testa le girava, così come sembrava girasse la stanza intorno a lei, aveva caldo e riusciva a respirare con estrema fatica. Stiles era visibilmente preoccupato e riusciva a reggere a malapena il peso della ragazza che sembrava essere sul punto di svenire.
"Portala su." disse Derek, comparso all'improvviso, ed aiutò il ragazzo a portare Rachel al piano superiore. La misero sul letto e Derek chiuse la porta alle sue spalle.
"Che succede?!" chiese Stiles spostando una ciocca di capelli dal viso della ragazza.
"Devo portarla via da qui..." disse il lupo più a se stesso che a Stiles ed aggiunse poi "Manda un messaggio a Lydia dal telefono di Rachel con scritto che dorme da te o roba simile, poi raggiungimi alla mia auto." Dopodichè prese in braccio Rachel ed uscì dalla finestra. Stiles rimase un momento imbambolato a guardare il luogo in cui fino a pochi istanti prima si trovava la sua ragazza, poi fece come Derek gli aveva detto ed uscì dalla porta sul retro. Una volta entrato nell'auto del lupo Stiles pretese delle spiegazioni.
"Devo morderla, e non potevo farlo lì." si giustificò l'alpha.
"Cosa!? No, no, no. Andiamo Derek, non ti bastano Boyd, Isaac ed Erica, devi per forza trasformare anche la mia ragazza?"
"Se non la mordo morirà Stiles, è questo che vuoi?"
"Che cosa?!"
"E' complicato e lungo da spiegare." tagliò corto il lupo.
"Bhe tu dimmelo nel modo più corto e semplice che conosci!" rispose l'umano esasperato.
"E' una genitrice, una specie di licantropo recessivo. Deve essere morsa in un determinato momento e se ciò non avviene lei muore. E' abbastanza chiaro il concetto?"
Stiles annuì solamente, per la prima volta si trovava a corto di parole. La sua ragazza era un licantropo recessivo e rischiava di morire di lì a poco. Si Stiles era abbastanza shockato. Una volta giunti davanti al rifugio di Derek l'umano aiutò l'alpha a portare dentro la ragazza e la posarono sul letto di fortuna del lupo.
"Avvisa Scott che tu e Rachel siete con me, e digli di avvertire anche il resto del branco." disse Derek lanciando il cellulare a Stiles mentre si chinava sul fianco della ragazza.
"Hei hei hei! Non vorrai rovinarle il vestito vero!? Se lo farai si cucirà lei stessa un cappotto con la tua pelle!" disse Stiles.
Allora il lupo puntò alla gola di Rachel e per una volta lasciò che la sua parte animale prendesse il sopravvento: gli occhi divennero rossi, le unghie si allungarono così come i canini che poco dopo perforarono il collo della giovane ormai svenuta. Sentire il sapore del sangue di lei sulla propria lingua lo stava facendo impazzire, voleva di più, molto di più. Istintivamente il lupo emise un verso simile alle fusa di un gatto e totalmente guidato dal lupo che era in lui, Derek bevve letteralmente un po' del sangue della ragazza. Subito dopo si staccò da lei, conscio del fatto che non poteva assolutamente andare oltre con lei.
Magari non ci fosse Stiles... No, nemmeno in quel caso! Pensò il ragazzo.
Si pulì la bocca e notò Stiles con un'espressione alquanto disgustata.
"Hai.bevuto.il.suo.sangue?! Ma cosa sei, un dannato vampiro della Meyer invece di un licantropo?! Ma dico io, sei diventato matto! Santo cielo è una cosa rivoltante! Però ora sta bene vero?" chiese il ragazzo avvicinandosi a Rachel.
"Starà meglio. Hai detto agli altri di venire qui?" chiese l'alpha.
"Si. Come mai li hai voluti riuniti?"
"Perchè così devo spiegare le cose una volta sola." rispose Derek, sedendosi su una panca.



"Quindi lei è come noi?" chiese Scott altamente confuso, dopo che Derek ebbe spiegato tutto su Rachel e la sua natura.
"Esatto."rispose l'alpha.
"E durante la luna piena diventa una malata del sesso. Ti toccherà faticare parecchio Stiles!" disse Erica, la quale ricevette un ringhio di ammonimento dal suo alpha.
"Quindi suo zio è un licantropo anche lui?" chiese Isaac e Derek annuì.
Poco dopo la riunione del branco era finita e mentre Boyd, Erica ed Isaac se ne stavano andando Derek aggiunse "Gli Argent non dovranno mai, e dico mai sapere cos'è Rachel, sono stato chiaro?"
I beta annuirono e tornarono alle rispettive case.
"Stiles, Scott, potete andare anche voi. Lei sarà meglio rimanga qui, nel caso avesse bisogno di aiuto." Disse l'alpha e Stiles, stremato da quella serata, non osò controbattere e tornò a casa con Scott.
Derek intanto si diede una sistemata e preso un cuscino dal letto, si sistemò per terra vicino alla ragazza.



Rachel aveva dormito male quella sera, si era appena svegliata e si sentiva già incredibilmente stanca. Si stiracchiò un po' ed avvertì un dolore al lato sinistro del collo ed improvvisamente ricordò di come si fosse sentita male alla festa, di come si ritrovò nel covo di Derek, del ragazzo che le mordeva il collo per trasformarla.
Si alzò di scatto e si guardò intorno, ma di Derek non c'era traccia.
Uscì dal vagone e girovagò un po' finchè lo trovò intento a preparare la colazione. Rachel ora riusciva a distinguere ogni odore presente in quella stanza, compresi i diversi odori che provenivano dal lupo, ed inoltre ci sentiva anche troppo bene, il rumore delle auto sulla strada ora era facilmente udibile.  Non salutò il lupo con il buongiorno o roba simile, semplicemente si limitò ad osservarlo ed intanto sentiva la rabbia crescere dentro di lei.
"Che cosa hai fatto." disse la ragazza con un tono glaciale.
Il lupo alzò lo sguardo dalle uova strapazzate che stava cucinando ma non rispose.
Al silenzio del ragazzo la rabbia dentro Rachel crebbe ancora di più.
"Perchè diamine mi hai trasformata Derek Hale?!"
"Dovevo farlo." si giustificò il ragazzo.
"Che razza di giustificazione è mai questa?"
"La mia, ora mangia le uova, che dobbiamo andare da Deaton più tardi."
La ragazza non obbiettò e mangiò le uova velocemente dopodichè andò nella direzione indicatagli da Derek e trovò il bagno. Quando uscì Derek la aspettava con le braccia incrociate.
"Andiamo." disse l'alpha.
"Non credere che solo perchè ora faccio parte del tuo branco tu possa comandarmi così!" rispose la ragazza.
"Tu non fai parte del mio branco." rispose a sua volta Derek.
"Ok sai cosa c'è? Sono stufa del tuo comportamento Derek! Prima mi salvi la vita, poi dici che è stato un errore salvarmi, poi mi salvi nuovamente e ti diverti a stuzzicarmi, poi mi dici di starti lontano, poi mi alleni a difendermi, poi mi mordi ma dici che non faccio parte del tuo branco, allora perchè diamine mi hai voluta trasformare?!" sbottò Rachel.
"Io non volevo  trasformarti Rachel! Questo è il punto! E poi non ho mai detto di aver rimpianto di averti salvata."
"A no? E allora quale sarebbe il grande errore che hai commesso, lupone?"
"L'averti baciata, la sera che sei uscita con Isaac." disse sottovoce Derek.
In quel momento Rachel capì che quello che credeva fosse un sogno  in realtà era la semplice verità.
"Ora andiamo? O hai altre sfuriate da fare?" chiese l'alpha spazientito.
"Però guido io." disse Rachel rubando le chiavi al lupo.
"E perchè mai dovresti?"
"Bhe per prima cosa me lo devi per: punto A, avermi rovinato il vestito; punto B, aver rovinato la festa del mio compleanno; secondo, perchè oggi è il mio compleanno; e terzo perchè hai una bella macchina." rispose la ragazza aprendo la portiera dal lato del guidatore. Derek non rispose e si sedette dal lato del passeggero e per tutto il tragitto verso la clinica veterinaria era un continuo ringhiare. Arrivati dal dottor Deaton l'uomo spiegò a Rachel tutto sulla sua nuova natura e su come gestirla, fornendo particolari in più a Derek, come il fatto che la ragazza fosse in grado si sentire meglio e guarire più velocemente, oppure come il fatto che sapesse distinguere i vari odori e stati d'animo, e di come i suoi occhi diventassero gialli e le zanne le spuntassero in particolari momenti.
Quando fu a casa Rachel non poteva crederci, si sentiva come se il mondo le fosse crollato sotto i piedi e si rifiutava di credere a tutto ciò. E come se non bastasse aveva capito che suo zio sapeva quando gli mentiva: perchè era un licantropo anche lui. Dopotutto se sua madre era una genitrice e lo era anche sua nonna e la sua bisnonna, allora suo zio doveva essere per forza un licantropo. Decise però di abbandonare per un momento tutti quei pensieri e si concesse una lunga doccia calmante e quando vi uscì vide che sul collo non c'era più alcuna cicatrice. Scese giù in cucina e vide che lo zio si era dimenticato di lavare i piatti così li lavò lei. Piano piano realizzava che quello che le era successo era tutto vero, e improvvisamente non voleva che lo fosse: voleva essere normale, solo normale. Come a voler avere un ulteriore prova della sua natura Rachel prese un coltello e si fece un taglio lungo l'avambraccio sinistro, che sanguinò abbastanza ma che si richiuse dopo pochi secondi. Rachel si lasciò cadere seduta sul pavimento, assalita dalle tante emozioni, ed iniziò a piangere.
Così la trovò lo zio al ritorno dall'ospedale e quando le chiese cosa fosse successo bastò uno sguardo di lei a fargli capire che sapeva tutto.
"Mi dispiace." disse soltanto, sperando di calmare la rabbia che sentiva provenire da lei.
"Non mi hai mai detto cosa sei, hai portato me e mia madre via da qui perchè dicevi che gli Hale fossero pericolosi quando tu sei come loro!? Ho dovuto scoprire la verità su di me solo perchè Derek mi ha morsa! Altrimenti non me lo avresti mai detto vero? Ti rendi conto che ti sei comportato sempre da ipocrita con me? Santo cielo zio siamo una famiglia noi, e mi tieni all'oscuro di una parte fondamentale della mia vita!?" disse la ragazza tutto d'un fiato, finendo poi però per abbracciare lo zio e riprese a piangere per sfogare tutte le sensazioni che provava.
"Andrà tutto bene piccola mia, te lo prometto." disse l'uomo, accarezzando la schiena della nipote.

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Capitolo 13
*** XIII Capitolo: Cacciatori. ***


capitolo 13 NdA: Ma salve bella gente! 
Come state?
Come vi è andato il ritorno a scuola?
Ho una notizia per voi: la vostra Kiki si è fatta bionda! (o per meglio dire, quasi bionda, dato che ho fatto SOLO un macello di meches xD)
Ma ora vi starete chiedendo: e a noi che importa?
Ebbene, questo cambiamento avrà anche a che fare con la storia. Si lo so, sono enigmatica u.u *sorride con un sorrisetto (?) diabolico*
Anyway, purtroppo quest'anno ho la maturità ed il tempo per scrivere diventerà poco, quindi aggiornerò meno frequentemente MA prometto di non sparire e di non lasciare la storia incompiuta, parola d'esploratore della natura! *Disney Pixar Up docet xD*
Detto ciò, come avrete sentito ormai tutte, Colton lascia Teen Wolf. Devo dire che mi dispiace molto, sia per il personaggio di Jackson che era diventato molto interessante, sia per Colton stesso e per gli altri ragazzi del cast: vedere Tyler Posey piangere perchè Colton se ne va mi ha spezzato il cuore :( Spero che torni prima o poi!
Come sempre ringrazio tuuutte le persone che leggono/recensiscono/seguono/hanno messo tra le preferite/ricordate la storia, non so come farei senza di voi, grazie!
Ora vi lascio al capitolo!
Buona lettura!

Ps: a fine capitolo ci saranno altre note d'autore, mi raccomando leggetele che sono importanti per la storia ;)


XIII Capitolo: Cacciatori.
Erano ormai passati quasi due mesi da quando Rachel era stata morsa e la sua vita non era poi cambiata così tanto: le cose con Stiles andavano alla grande e l'iniziale imbarazzo si era dissolto; i suoi voti a scuola erano nella media; il lavoro alla clinica veterinaria procedeva senza troppi intoppi ed il rapporto con suo zio sembrava essersi risanato dopo l'iniziale periodo in cui Rachel si rifiutava di parlargli. Purtroppo però è risaputo che se a qualcuno le cose vanno fin troppo bene a qualcun'altro devono andare per forza male. Difatti ultimamente Scott non era stato la persona più fortunata del mondo: durante un rave, nel quale lui ed il branco di Derek avrebbero dovuto catturare Jackson e trovare un modo per salvarlo, Scott era stato preso dalla madre di Allison che aveva tentato di ucciderlo, poichè continuava a vedersi con sua figlia, ma era stato salvato da Derek il quale aveva dovuto mordere la madre della ragazza. Purtroppo però la famiglia Argent, e la stessa Victoria, aveva decretato che per nessun motivo nessun membro appartenente ad essa poteva essere un licantropo, così Victoria si uccise e lasciò una lettera in cui spiegava il perchè alla figlia, omettendo ovviamente il fatto che avesse tentato di uccidere il suo ragazzo. Così ora Allison si era unita a suo nonno ed entrambi avevano iniziato una dura caccia ai licantropi la cui unica eccezione era rappresentata da Scott oviamente. Per questo motivo il branco di Derek era costretto a nascondersi. Per quanto riguarda i suoi rapporti con l'Alpha, Rachel non aveva più avuto sue notizie da quando era stata morsa, anche perchè suo zio le aveva consigliato di tenersi il più lontana possibile dal mondo sovrannaturale. Sulla faccenda di Jackson e del Kanima non c'erano stati molti sviluppi, e dopo la morte della ragazza al rave nessuno era stato più ucciso, il che non era poi così una brutta cosa.

Quel giorno Rachel correva per i corridoi della scuola, era in ritardo per la lezione di chimica ed il professor Harris l'avrebbe messa in punizione, sebbene fosse tra gli studenti con i voti più alti nella sua materia, se fosse arrivata nuovamente in ritardo. Questa volta però non era colpa sua: Harper Benson, la responsabile dell'organizzazione del ballo invernale, l'aveva trattenuta per chiederle di realizzare lo sfondo e gli addobbi per il ballo, dato che Lydia le aveva fatto vedere qualche suo schizzo e la ragazza era subito corsa da lei.
"Lo so che te lo sto chiedendo con così poco preavviso, e so che avresti anche poco tempo per realizzare il tutto, ma il ragazzo che doveva occuparsene si è rotto una mano ed io non so come fare. Tu sei brava a disegnare e se accettassi di aiutarci non solo salveresti me da un branco di ragazze infuriate perchè il ballo fa schifo, ma salveresti anche il ballo stesso. Quindi ti prego, aiutami ad uscire da questa situazione!" le aveva detto la ragazza e Rachel poteva sentire chiaramente l'odore di speranza e ansia e non si era sentita di dirle di no. Arivvò davanti all'aula di chimica che la porta si era appena chiusa, così la riaprì ed andò a sbattere dritta contro la schiena del preside.
"Signorina Moore, ben arrivata! In ritardo anche quest'oggi?" le chiese l'uomo.
"Mi scusi signor preside, sono stata trattenuta e" disse Rachel che però venne interrotta.
"Oh ma non si preoccupi, la signorina Benson mi ha detto che è stata colpa sua. E poi se la mettessi in punizione non potrebbe occuparsi del ballo dico bene?" concluse Gerard e fece segno alla ragazza di andare a sedersi.
"Ora, come avrete sicuramente sentito, il professor Harris non sarà presente per un po' di tempo ma frenate pure gli entusiasmi, poichè a sostituirlo sarò proprio io. Pensate che fortuna avere un preside laureato anche in chimica eh?" disse l'uomo ed iniziò la lezione.
L'estenuante giornata di scuola passò e Rachel ebbe appena il tempo di ripassare inglese per il giorno dopo in biblioteca che dovette correre in palestra per discutere con gli altri organizzatori del ballo il fondale e le varie decorazioni. Il tema era "Il paese delle nevi", un classico nel periodo invernale.
Gli addobbi sarebbero stati sul bianco, l'azzurro chiaro, l'indaco, l'argendo ed il blu e per il fondale avevano proposto di rappresentare la famosa luna blu, vale a dire la seconda luna piena del mese. La mole di lavoro era enorme, ma Rachel aveva già pensato a chi chiedere aiuto: ovviamente avrebbe reclutato Stiles e Scott, ed eventualmente si sarebbe rivolta a Lydia ma Allison, per ovvie ragioni, era fuori discussione. Così finita la riunione, e dopo essersi diretta al supermercato più vicino per comprare la tempera e l'occorrente vario, Rachel tornò a casa, parcheggiò la sua bimba, una mini azzurra certo di seconda mano ma in ottime condizioni, e si diresse direttamente verso la casa di Stiles.
"Salve!" disse radiosa stampando un bacio sulle labbra al suo ragazzo una volta che lui le ebbe aperto la porta.
"Cosa c'è in quella busta?" chiese Stiles chiudendo la porta e seguì la ragazza in cucina.
"Una sorpresa!" disse lei e girandosi verso il ragazzo sfoderò un pennello e prese una latta di vernice.
Stiles guardò interrogativo gli oggetti e appena capì cosa rappresentassero disse:
"Oh no, no, no, no, no!"
"Ed dai, per favore!"
"No, assolutamente no. Sono negato a disegnare ok? Farei solo danni Rachel."
"Non dovresti disegnare, a quello ci penso io! Dovresti solo aiutarmi a colorare il fondale. Scott e Lydia penseranno alle decorazioni. Non posso farcela da sola! Ti prego!" disse la ragazza posando la roba sul tavolo e abbracciando il ragazzo.
"Oh no, e sai perchè? Perchè finirà con me e te che facciamo tutto il lavoro, con Lydia che farà qualche cosa e con Scott che resterà seduto a fissare il vuoto e a scarabocchiare il nome di Allison ovunque!"rispose Stiles abbracciando a sua volta la ragazza e stringendola forte a sè.
Rachel non controbatté e rimasero così, stretti in un abbraccio, senza un motivo particolare, anche solo per riposarsi e per affidare per un po' la propria stanchezza all'altro. La ragazza alzò  il viso e sussurrò nell'orecchio di Stiles:
"Ti prego..."
Il ragazzo venne percorso da un brivido, ma non rispose, non voleva cedere così facilmente. Allora Rachel iniziò a baciargli lentamente il collo seguendo la linea della giugulare fino ad arrivare al bordo della maglietta, dopodichè ritornò su e quando venne il turno delle labbra di ricevere la propria dose di baci Rachel si staccò un po' e disse:
"Ti prego Stiles..."
Stiles allora cedette, ma dopotutto qualsiasi ragazzo adolescente che si fosse trovato nella sua stessa situazione, con la propria ragazza che ti tortura in questo modo, avrebbe ceduto.
Rachel allora sorrise soddisfatta e diede un leggero bacio al ragazzo per poi staccarsi da lui per prendere le buste.
"Hei!" esclamò Stiles indispettito. Insomma, dopo tutti quei baci e quelle moine si sarebbe aspettato almeno uno di quei lunghi baci che ti mozzano il respiro.
"Cosa c'è?"
"Come cosa c'è? Mi lasci così, senza nemmeno un bacio degno di questo nome, dopo che ho accettato di aiutarti in questa impresa, consapevole del fatto che sicuramente non ne uscirò vivo? Insomma credo di..."disse Stiles ma venne interrotto da Rachel che gli diede un pizzicotto.
"Ahia! Ma sei impazzita!?" 
"Te l'hanno mai detto che parli troppo Stilinski?" rispose Rachel, la quale, dopo aver nuovamente posato le borse, baciò finalmente il ragazzo. Era un bacio umido, affannato, ruvido, fatto di respiri corti, bocche unite e cuori scalpitanti. Si staccarono entrambi per riprendere fiato e solo in quel momento Rachel sentì il rumore dei passi dello zio che si avvicinavano alla porta di casa Stilinski, seguiti poi dal suono del campanello.
Stiles si precipitò ad aprire la porta e la prima cosa che vide furono gli occhi di un blu elettrico dello zio di Rachel. Fortunatamente la ragazza arrivò subito e, dopo aver salutato Stiles con un bacio, si diresse velocemente verso casa per evitare il più possibile qualsiasi scenata da parte dello zio.

                                                                                                ***
Mancavano ormai solo due giorni al ballo d'inverno ed i preparativi erano quasi ultimati. L'aiuto di Stiles, Scott e Lydia era stato determinante per la riuscita del progetto, così ora Rachel si trovava sommersa dalle pentole intenta a cucinare la cena per il suo ragazzo ed i suoi amici, per sdebitarsi in qualche modo.
"Sai vero che potevi ordinare la cena? O almeno potevate andare al ristorante, ti saresti risparmiata tutta questa fatica." disse David alla nipote.
"Lo so zio, ma non sarebbe la stessa cosa. Piuttosto-" disse Rachel posando l'ennesima pentola nel lavandino "perchè non mi aiuti e lavi queste pentole, per favore? Tanto la tavola è già apparecchiata."
"Agli ordini!" rispose l'uomo che si mise al lavoro.
"Ti fermi a cena o esci prima? Che così vedo quanta pasta buttare." chiese Rachel allo zio.
"Finisco di aiutarti ed esco, così evito a Jeff una cena solitaria."
"Sta un po' meglio? Stiles mi ha detto che è piuttosto giù di morale e che non si è reso conto che lui si sia accorto di quanto beve."
"Bene non sta, insomma ha perso il lavoro. Ma è per questo che voglio portarlo fuori, ha bisogno di distrarsi. Sta cercando un altro lavoro, ma non c'è molta domanda. So che cercano uno al McDonald fuori città, ma non credo accetterebbe mai." rispose lo zio.
"Zio, stagli vicino, per favore. Stiles è preoccupato, si sente terribilmente in colpa per il licenziamento."
"lo tengo d'occhio io, non preoccuparti piccola. Ora scappo, ci vediamo più tardi. E credo sia arrivata Lydia." rispose David posando l'asciugamano ed andando ad aprire la porta alla ragazza.
Intanto Stiles stava tornando a casa dopo essere passato a prendere il migliore amico e si subiva le lamentele senza fine del licantropo, intrappolato in uno dei suoi tanti viaggi mentali su Allison.
"A proposito del ballo, quest'anno con chi ci andrai? Voglio dire, hai già chiesto a Rachel di venire con te?" disse Scott all'amico.
Appena il suo cervello ebbe elaborato le parole del lupo, Stiles inchiodò.
"Cazzo!"
"Stiles?" chiese allarmato l'amico.
"Non gliel'ho chiesto! Santo cielo abbiamo passato la maggior parte del tempo a preparare il ballo ma non mi sono ricordato di chiederle di venirci con me! Non ho pensato nemmeno ad affittarmi un vestito! Sono un'idiota! Ti prego Scott uccidimi tu ora, in questo momento, prima che lo faccia Rachel o peggio, prima che lei lo dica a Lydia, che poi mi ucciderà in un modo lento e doloroso! Per non parlare di suo zio che prima mi torturerà, poi mi castrerà ed infine mi ucciderà lentamente! Sono morto!" disse Stiles sbattendo la testa sul volante.
"Hei amico calmati e respira. Hai ancora tempo per invitarla, ed un vestito lo trovi. Invitala questa sera no? Piuttosto preoccupati di arrivare in orario questa sera, o Rachel ci ucciderà perchè il cibo si sarà raffreddato."
Stiles fece un respiro profondo, dopodichè rimise in moto e ripartirono.
"Grazie." disse il ragazzo, dopo qualche minuto di silenzio.
"Non dirlo nemmeno per scherzo capito? Anche perchè se tu ti fai le seghe mentali, poi tocca a me sopportarti, e mi ruberesti il ruolo: tu sei quello che ascolta, io quello complessato." rispose Scott, dopodichè riprese con le sue lamentele su Allison.

"Sei in ritardo Stilinski." disse Lydia accogliendo i ragazzi.
"Scott è in ritardo, io sarei arrivato puntuale." puntualizzò il ragazzo andando in cucina.
"Buona sera Moore." disse abbracciando Rachel.
"Stilisnki, la cena per tua fortuna non è ancora pronta, altrimenti saresti morto se qualcosa si fosse raffredato! Scott non c'è? Giurerei di averlo sentito entrare con te." rispose Rachel mentre continuava ad armeggiare tra i fornelli.
"Si è in sala con Lydia. Puoi fermarti un momento? Devo chiederti una cosa." chiese Stiles serio.
"Certo." rispose la ragazza posando la pentola che aveva in mano.
"Ok premetto che sono un incredibile idiota ok? Mi chiedo ancora come io abbia fatto a dimenticarmi di chiedertelo prima." disse Stiles e fece una pausa per riprendere fiato e calmarsi, perchè sembrava che il cuore volesse uscirgli dal petto. Rachel percepì l'ansia del ragazzo ed il battito accelerato del suo cuore.
"Stiles, che succede?"
"Non mi uccidere ok ma... Verresti al ballo con me? Ok so che avrei dovuto chiedertelo prima ma me ne sono dimenticato e non so perchè e devo assolutamente calmarmi, si devo calmarmi e respirare e-" disse il ragazzo che venne però interrotto dalla risata di Rachel.
"Certo che vengo con te al ballo! E si devi calmarti, hai il cuore che sembra impazzito. Stiles non devi preoccuparti, anche perchè onestamente, sono stata talmente presa dall'organizzazione dello scenario che me ne ero dimenticata anche io." rispose lei abbracciando il ragazzo.
"Quindi non mi uccidi?"
"No, non ti uccido, mi potrei rompere un unghia." rispose scherzando Rachel.
"Oh beh, sarebbe un bel guaio." rispose Stiles e baciò Rachel.
Il bacio però non durò a lungo poichè il suono del timer riportò Rachel tra i fornelli.
La cena passò allegramente tra risate e scherzi e per la prima volta a Stiles sembrava di vivere una vita normale, senza licantropi, mostri lucertola o morti.


La mattina seguente appena sveglio ricevette un messaggio da Rachel.
Puoi darmi un passaggio a scuola? Ti spiego dopo.
Così ora aspettava la ragazza appoggiato alla portiera della sua vecchia Jeep; quel giorno faceva freschetto, colpa anche del vento freddo che tirava quel giorno. Vide uscire Rachel di casa, era tutta imbacuccata con sciarpa e cappello ed aveva il naso e gli occhi rossi.
"Tao." lo salutò con voce nasale.
"Hai il raffreddore? Ma non puoi ammalarti, giusto?" le chiese aprendole la portiera dell'auto.
"A quando pare poddo. Ho passado dudda la nodde a sdarnutire. Non di bacio nemmeno, angora di addacco qualcosa." rispose lei e come per ribadire il concetto iniziò a starnutire. Stiles non riuscì a trattenere una risata, era estremamente tenera e poi con quella voce sembrava una bambina piccola.
"Sai credo correrò il rischio." disse lui e fece per baciarla, ma la ragazza lo bloccò.
"Ho deddo do Sdails. Sando cielo che bal di dedda." rispose lei appoggiando la testa contro il finestrino.
Rachel odiava essere malata in generale, ancora di più se rischiava di perdersi il ballo per cui aveva lavorato così duramente.
"Se non sono guarida zio non bi banda al ballo. Non sai se esisda qualche erba che faccia guarire brima i lubi?" chiese al ragazzo.
"Di erbe non so nulla, ma Scott è in grado di portare via un po' di dolore. magari funziona anche con la febbre e il raffreddore. Tuo zio potrebbe farlo?"
"Do, lui non vuole usare i suoi boderi, ha baura che gli Argent lo sgobrano e sgobrino anche me. Di va di brovare a chiedere a Scott? Oggi devo anche andare con Lydia a prendere un vesdido."
"Ti accompagna poi lei a casa? O vuoi che venga io?" le chiese prendendole la mano. "Diamine, sei gelata Rachel!" esclamò e accese immediatamente il riscaldamento, per tornare poi a stringere la mano della ragazza.
Stiles posteggiò l'auto al solito posto ed andò ad aprire la porta alla ragazza. Mentre si dirigevano verso l'entrata Chris Argent si piazzò loro davanti.
"Buon giorno Stiles. Tu devi essere Rachel, Allison mi ha parlato di te." disse l'uomo porgendo la mano alla ragazza.
Rachel lanciò un'occhiata veloce a Stiles, per poi stringere la mano all'uomo.
"Biacere."
"Avete visto Scott ragazzi? Avrei bisogno di parlargli." disse Chris mentre osservava le mani intrecciate dei due.
"Mi dispiace, non l'ho visto di oggi. Ora ci scusi, ma dobbiamo entrare." rispose Stiles freddo.
"Certo certo, vi lascio andare. Spero tu ti riprenda Rachel. Arrivederci." rispose incamminandosi verso la sua auto.
"Oh dimenticavo!" aggiunse voltandosi verso i ragazzi. "Salutami tuo zio Rachel, e digli che un giorno di questi lo vengo a trovare." dopodichè salì in auto e partì.
Rachel al sentire quelle parole aveva iniziato a stringere la mano di Stiles e stava entrando in una crisi d'ansia. Le parole del padre di Allison volevano dire una sola cosa: i cacciatori sapevano, e presto sarebbero entrati in azione.






Nda: Ok ok, so che il capitolo è corto ma perdonatemi! D: Ho avuto mille cose da fare ed il tempo per scrivere è diventato pochissimo! Ora, volevo spiegare alcune cose della trama: la morte della madre di Allison è avvenuta subito dopo il rave, e non la sera della luna piena. In più la festa di Lydia e tutti gli eventi che vengono dopo il rave saranno spostati nel tempo, nel senso che ora siamo come periodo a Dicembre, mentre la festa di Lydia e la resurrezione di Peter avvengono a Marzo, quindi ci vorrà ancora un po' di tempo. Inoltre saranno presenti diversi salti temporali, per evitare di allungare troppo la storia ed evitare che risulti noiosa. Detto questo vi lascio andare, al prossimo capitolo! ;)

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Capitolo 14
*** XIV Capitolo: Il ballo. ***


capitolo14
NdA: Rieccomi qui gente! In diretta dal computer nuovo! ^^
Ok fine sclero.
Che dire, sono contenta che vi piaccia la storia e spero che questo capitolo vi piaccia. So che alcune parti magari possono sembrare scontate, ma spero non le consideriate tali ^^
Vi lascio al capitolo!
Un bacio :)

Ps: Come sempre ringrazio che segue/legge in silezio/recensisce/ha messo la storia tra le preferite! Grazie infinite! :D

XIV Capitolo: Il ballo.
"Come fa a sapere di te?"chiese Stiles mentre entravano a scuola.
"Onestamente non ne ho la-" iniziò Rachel, ma venne interrotta da Scott.
"Chi è che sa di chi?" chiese affiancandosi alla ragazza.
"Il tuo carissimo ex-suocero! Poco fa ha fermato me e Rachel fuori da scuola e chiedeva di te e prima di andarsene ha detto a Rachel che avrebbe fatto visita a suo zio."
"Non deve per forza aver scoperto di lei, insomma io ad Allison non  ho mai detto nulla e non capisco come possa averlo scoperto. Probabilmente ha capito che tuo zio è un licantropo e al massimo avrebbe potuto sospettare che tu fossi un licantropo, dato che i primi tempi giravi con Isaac ed il branco di Derek, ma penso che avendoti vista malata oggi questa possibile opzione l'abbia scartata. Si insomma, noi non ci ammaliamo." disse Scott.
"Incredibile ma vero, hai fatto un ragionamento che sta in piedi!" esclamo Stiles dando una pacca sulla spalla delll'amico.
"Ho i miei rari momenti d'intelligenza." continuò l'altro.
"De avede finido volevo chiederdi una coda Scott. Stiles ha deddo che riesci a togliere il dolore, pendi di diuscire anche con la febbre?" chiese Rachel.
"Non ci ho mai provato, ma penso di si. Anche se secondo me per sta sera sara già guarita. L'odore di malattia diventa sempre meno intenso, diminuisce lentamente. Ma come mai tu ti ammali?"
"Mio zio ha deddo che è per via della mia parte umana, che prevale su quella del lupo mentre per voi è l'esatto contrario. Predumo quindi di potermi anche ubriacare, sebbene credo che l'effetto duri meno che agli umani completi." disse la ragazza.
"Allora domani sera ci si sbronza di brutto! Mentre tu Scott farai la persona responsabile." sentenziò Stiles.
"Non volete andare alla festa dopo il ballo? La fanno nell'albergo in centro: ho sentito che hanno prenotato un casino di stanze." disse Scott.
"Perchè no, possiamo anche farci un salto." disse Stiles rivolgendosi alla ragazza, la quale annuì.

Le lezioni passarono abbastanza velocemente tra i vari starnuti di Rachel e i mille pensieri che affollavano la sua testa. Al primo posto tra questi c'erano i cacciatori e suo zio, doveva assolutamente avvisarlo; poi c'era da controllare che gli addobbi e le decorazioni del ballo fossero state sistemate come si deve, bisognava trovare un vestito per il ballo e per ultimo motivo, ma non meno importante, c'era il "dopo ballo" ossia la festa nell'hotel. Lei e Stiles avevano aspettato fino a quel momento prima di spingersi oltre nel loro rapporto, in parte perchè la ragazza voleva essere sicura di volerlo veramente fare e non di essere sotto l'influsso della luna, ed ora la serata del ballo sembrava l'occasione perfetta: la luna piena era abbastanza lontana perchè non la influenzasse, e Rachel si sentiva pronta, ed ovviamente sapeva che anche Stiles lo era, ma un po' d'ansia c'era comunque. Sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno, ma non sapeva con chi: suo zio era fuori discussione, così come Allison o Scott, e l'unica persona rimasta era Lydia. Certo avrebbe dovuto tralasciare il fatto della luna piena, ma per il resto avrebbe potuto essere sincera con lei.
Così dopo aver preso il vestito per il ballo, che era lungo fino ai piedi e di color indaco molto delicato, senza spalline e con una fascia argentata sotto il seno, decise di parlarne con la ragazza mentre questa l'accompagnava a casa. Stava per introdurre l'argomento quando Lydia la precedette.
"Come vanno le cose con Stiles?" le chiese.
"Vanno bene. E' così dolce e premuroso..."
"Ma? Lo so che c'è un ma, e provo anche ad indovinare qual è il "problema", se così si può chiamare: il sesso, vero?" chiese Lydia e Rachel, troppo imbarazzata per rispondere a parole, fece un cenno d'assenso.
"Non è bravo, non ti piace, fa male? Che ne so... Oppure... non lo avete ancora fatto." Quella di Lydia non era una domanda, bensì un'affermazione, e quando Rachel non disse nulla la ragazza continuò.
"Non è un problema sai? Voglio dire, dovete esserne sicuri entrambi. E' un'esperienza meravigliosa, soprattutto se lo fai con la persona che ami, ma immagino che non abbiate ancora espresso  vostri sentimenti esplicitamente."
"Già... E' che abbiamo sempre paura di sbagliare, di farlo solo per seguire l'istinto e non perchè lo vogliamo davvero. Però oggi pensavo che domani potrebbe essere la sera giusta, insomma c'è il ballo e subito dopo la festa in albergo."
"Parlagliene no? Io credo che sarà d'accordo se glielo proponi, qualunque ragazzo accetterebbe subito!" disse Lydia ridendo.
"No davvero, tornando serie: parlatene. Il sesso, l'amore è il coronamento di un sentimento forte e vero, non deve essere fatto così, tanto per fare oppure te ne penti. Si insomma guarda come è finita tra Jackson e me..."aggiunse la ragazza rabbuiandosi e nell'abitacolo scese il silenzio.
"Grazie per il pomeriggio e per la chiacchierata Lydia, vedrò di parlargli." disse Rachel scendendo dall'auto.
"Non devi ringraziarmi bella, e fammi sapere come va con Stiles!" rispose la rossa e Rachel si avviò verso casa.
Varcata la soglia però si accorse sin da subito che qualcosa non andava: dalla cucina provenivano dei rumori e poteva sentire l'odore di sangue misto a quello di suo zio e a quello, ormai inconfondibile, dello strozzalupo. Mentre si avvicinava alla fonte dei rumori venne bloccata da Chris Argent, che le si piazzò davanti, impedendole così di vedere suo zio.
"Cosa gli state facendo!?" urlò quasi la ragazza che manteneva a fatica la calma.
"Niente da cui non possa riprendersi." rispose il cacciatore con tono monocorde.
"Rachel..." disse lo zio che venne però interrotto da un calcio dritto allo stomaco.
A quel punto Rachel non ce la fece più e, liberatasi dall'ostacolo di Chris, andò dritta sul corpo dello zio riverso a terra.
"Smettetela!" disse coprendo l'uomo con il proprio corpo, le lacrime che le rigavano il viso. Non poteva perdere anche lui, era l'ultima persona della sua famiglia, si sarebbe ritrovata sola.
Chris Argent entrò nella stanza e fece segno ai suoi due scagnozzi di andarsene e, prima di andare lui stesso via, disse.
"Spero che tu abbia imparato la lezione, cane." dopodichè uscì dalla casa.
Rachel attese di sentire le macchine ormai lontane e solo allora si alzò dal corpo dello zio e lo guardò meglio: aveva il naso rotto, un sopracciglio ed il labbro superiore spaccato e, a giudicare da come l'uomo respirava a fatica, due o tre costole incrinate.
Accortosi dello sguardo della nipote, David si affrettò a rassicurarla.
"Non preoccuparti, non è poi così grave."
"Perchè non guarisci?" chiese la ragazza.
"E' lo strozzalupo che hanno usato, questo tipo rallenta il processo di guarigione: invece che guarire in un paio d'ore, guarirò in quattro o cinque, massimo sei." disse l'uomo mentre provava ad alzarsi, aiutato dalla nipote. Raggiunsero il divano e l'uomo vi si stese sopra chiudendo gli occhi, mentre Rachel correva a prendere il necessario per le medicazioni. Una volta che ebbe finito di pulire e disinfettare tutte le ferite chiese allo zio il motivo della visita dei cacciatori.
"Volevano informazioni su Derek, come se io sapessi dove abita. Quando mi chiama lo fa da cabine telefoniche, non ha nemmeno un cellulare."
"Perchè Derek ti chiama?"
"E' l'Alpha ed io sono un omega, deve tenere d'occhio il suo territorio." disse l'uomo provando ad alzarsi.
"Hei, hei! Dove credi di andare?" gli chiese la nipote, facendogli segno di sdraiarsi nuovamente
"A controllare il sugo, stavo cucinando quando quei barbari sono entrati. Avessero almeno suonato dico io, invece nemmeno quello. Che maleducati." disse assumendo un'espressione indispettita. Rachel si alzò dal divano e finì di cucinare, portò la pasta a suo zio, a cui aveva espressamente vietato di muoversi, e tornò i cucina a pulire il pavimento dal sangue.
Quando ebbe finito mangiò velocemente, si assicurò che lo zio stesse bene ed andò dritta in camera sua. Aveva bisogno di una doccia, una lunghissima e calda doccia per distendere i nervi. Rimase per più di un'ora sotto il getto d'acqua bollente e quando uscì il bagno era pieno di vapore acqueo. Si mise il pigiama e mentre si stava mettendo sotto le coperte si ricordò di aver dimenticato il vestito al piano di sotto, così lo andò a prendere e quandò tornò in camera sua vide una figura scura entrare dalla sua finestra.
Stranamente non era preoccupata o tesa, come se sapesse che la figura non le avrebbe fatto del male. La riconobbe subito dall'odore, ancora prima di vedere il viso dell'Alpha.
"Il lupo perde il pelo ma non il vizio a quanto vedo Derek." disse Rachel dopo aver acceso la luce.
"Rachel." rispose laconico Derek.
"Cosa posso fare per te?"
"Devo parlare con tuo zio."
"Dovresti andartene." rispose la ragazza.
"Come?"
"Per colpa tua i cacciatori lo hanno aggredito poco fa. Ho rischiato di perderlo per causa tua, ho rischiato di perdere la mia famiglia e perchè? Perchè è in contatto con te! Perciò se non è strettamente necessario parlargli, ti chiedo di andartene," disse Rachel indicando la finestra al lupo.
"Appena avrò finito di parlargli me ne andrò, non preoccuparti." rispose l'Alpha uscendo dalla camera.
"E per favore, se dovessi tornare usa la porta per entrare, e non la mia finestra." aggiunse la ragazza, dopodichè si mise a letto e si addormentò subito, troppo stanca anche solo per pensare.

La giornata seguente passò a dir poco velocemente, Rachel aggiornò Stiles e Scott su quanto accaduto la sera prima e Scott fu felice di aver avuto, per una volta, una buona intuizione.
Ben presto arrivò la sera, e Rachel non era riuscita a parlare con Stiles riguardo il dopo-ballo.
Decise però di non preoccuparsene e di godersi la serata per come sarebbe andata. Indossò il vestito e finì appena in tempo di truccarsi che Stiles suonò alla porta,e suo ziò accolse il ragazzo in casa. Si affrettò a prendere la borse e scese le scale.
Si fermò a metà della rampa quando si sentì gli occhi dello zio e di Stiles puntati addosso. Avevano entrambi un'espressione sbalordita: il primo sembrava dicesse "Quanto è cresciuta la mia bambina", mentre il secondo espresse semplicemente il suo stupore.
"Wow..."disse appunto Stiles
Rachel sorrise raggiante e raggiunse il ragazzo abbracciandolo.
"Sei bellissima piccola mia." disse lo zio, sottraendola alle braccia di Stiles e abbracciandola lui stesso.
"Grazie zio." rispose la ragazza.
Fatte le foto di rito i ragazzi salirono in macchina e si diressero verso la scuola, sentendosi assolutamente dei normali adolescenti.
L'effetto complessivo delle luci, le decorazioni, la musica ed il fumo finto era a dir poco spettacolare, la palestra sembrava essere immersa in un'atmosfera fiabesca e la neve che cade dal soffitto dove si fanno le foto era una delle cose più belle.
Intravidero Lydia ballare con quello che doveva essere Greenberg, Jackson era seduto ad un tavolo, di Allison non c'era nemmeno l'ombra e Scott era al tavolo del punch a parlare con Danny e altri ragazzi della squadra di Lacrosse.
Stiles e Rachel lo raggiunsero e insieme andarono a sedersi ad un tavolo. Restarono un po' a parlare, poi Stiles invitò la ragazza a ballare, scusandosi con Scott.
Ballarono per quasi tutta la serata, alternando i balli con un po' di chiacchiere con Scott o Lydia. Verso fine serata salutarono Scott ed andarono alla festa in albergo, poichè Scott trovava inutile che ci andasse anche lui se Allison non c'era,
Così ora si trovavano nella sala principale dell'albergo circondati da adolescenti ubriachi che si muovevano a ritmo della musica sparata a tutto volume.
Faceva un caldo assurdo, e la moltitudine dei ragazzi non faceva che aumentare l'afa nella stanza, così Rachel e Stiles decisero di andare in una delle camere che erano riservate agli studenti del liceo. Arrivati su optarono per vedere un film e alla fine optarono per "I passi dell'amore", la cui trama era molto semplice: lui è il tipico ragazzo popolare del liceo che fa la solita cazzata e finisce per scontare una punizione durante la quale incontra lei, la classica sfigata senza amici;  due si conoscono, lei aiuta lui ma gli fa promettere di non innamorarsi mai e poi mai di lei ma alla fine però i due si mettono insieme.
Mentre Stiles metteva il film Rachel si tolse le scarpe che le facevano un male cane a piedi e si mise sul letto con la schiena appoggiata alla testiera, il ragazzo la raggiunse e si sistemò vicino a lei, facendola appoggiare con la testa alla sua spalla.
Guardarono il film così, l'uno vicino all'altra,e quando finì Rachel si commosse.
Stiles se ne accorse e le asciugò le lacrime, per poi accarezzarle la guancia mentre non smetteva di fissarla negli occhi. Aveva il cuore che batteva veloce e la voce gli tremava un po' per via dell'ansia quando parlò.
"Ti amo." disse senza smettere di guardare le iridi color cioccolato al latte della ragazza, che sentendo le parole del ragazzo si erano velati di lacrime, questa volta per la felicità.
"Ti amo anch'io." rispose Rachel, per poi baciare il ragazzo.
Il bacio pian piano divenne sempre più umido, i respiri più affannati, le mani più audaci. I vestiti presto diventarono superflui così come le parole, che lasciarono spazio ai sentimenti. Non c'erano dubbi o esitazioni, soltanto emozioni vere.
Passarono la notte così, tra sospiri, mezze parole e nomi sussurrati.
I ragazzi erano però troppo immersi nel loro mondo personale per accorgersi dell'ululato che aveva reso sua la notte quando i due amanti si erano dichiarati il loro amore.
Era un ululato carico di dolore, di angoscia, di disperazione e di consapevolezza del lupo che, sentendo nella sua testa le parole d'amore della ragazza, aveva compreso di aver perso l'unica persona che poteva guarirlo, che poteva ricomporre i pezzi della sua anima distrutta.



Rachel si svegliò la mattina seguente abbracciata a Stiles, che dormiva ancora.
Si sentiva così incredibilmente bene e al sicuro e avrebbe fatto di tutto pur di non alzarsi da quel letto.
Purtroppo però il suo cellulare iniziò a squillare e per evitare che il ragazzo si svegliasse, Rachel si affrettò a rispondere.
"Dove sei?" le chiese suo zio appena rispose.
"Sono a casa di Lydia con Stiles, mi sono dimenticata di avvertirti ieri scusa zio." si affrettò ad inventare la ragazza.
Tranquillizzato l'uomo chiuse la telefonata e mandò un messaggio all'amica dicendole di reggerle il gioco con suo zio, nel caso le avesse fatto qualche domanda. Dopodichè tornò a letto ed appoggiò la testa sul petto di Stiles.
"Ti sei svegliata presto oggi." le disse con la voce assonnata.
"Non volevo svegliarti, scusa." rispose lei abbracciandolo.
"Non preoccuparti piccola, se devo svegliarmi così ogni mattina allora posso svegliarmi anche alle tre del mattino non  mi importa." rispose sorridendo il ragazzo.
"Oh e dimenticavo: ti amo." aggiunse poi, chinandosi per darle un bacio leggero sulle labbra.
"Ti amo anche io, Batman."rispose lei appoggiandosi nuovamente sul petto del ragazzo, ricadendo tra le braccia di Morfeo.
Venne svegliata poco dopo da Stiles che le portava la colazione a letto. Mangiarono tra baci e risate e con tranquillità si rivestirono.
Fortunatamente era sabato, e non dovevano andare a scuola.
Arrivarono a casa della ragazza e lo zio era sulla porta ad aspettare. Scesero dall'auto e dopo un bacio veloce Rachel si preparò mentalmente ad affrontare lo zio, pronta a sentire la sua sfuriata.

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Capitolo 15
*** XV Capitolo: Natale! ***


capitolo15

XV Capitolo: Natale!

Era in ritardo incredibilmente in ritardo!

Non si sa per quale strano motivo ma la sera precedente aveva nevicato ed il risultato era che ora uno strato di almeno quindici centimetri di neve ricopriva ogni cosa.

Certo non è che fossero poi così tanti, ma si parla di Beacon Hills, dove è già tanto se la neve attecchisce al terreno!

Ma ovviamente quel Natale doveva essere diverso in tutto: non solo avrebbero festeggiato a casa loro, ma sarebbero venuti anche Scott e Rachel con Melissa e David.

“Stiles, hai spalato il vialetto?” urlò lo sceriffo dalla sala da pranzo dove stava preparando la tavola.

“No Pà! Appena ho finito con l’arrosto vado!” rispose il ragazzo mentre condiva il pezzo di carne.

Sebbene al dolce e agli antipasti ci pensassero gli altri, cucinare il primo ed il secondo era a dir poco impegnativo.

Infornata la pietanza Stiles si imbacuccò per bene ed uscì.

Prese la pala dall’auto del padre e si mise all’opera.

Faceva un freddo assurdo e soffiava un vento gelido.

In quel momento Stiles dovette ammettere che i poteri da lupo mannaro gli avrebbero fatto comodo, magari avrebbe patito meno il freddo e sicuramente avrebbe fatto più in fretta.

Quando ebbe finito era pieno di neve ed aveva le dite dei piedi congelati.

“Io odio la neve.” Esclamò togliendosi le scarpe mentre andava a sedersi davanti al camino.

“Ti piaceva da bambino.” Rispose il padre.

“Certo, perché non dovevo spalarla e rischiare l’ipotermia. Semplicemente mi limitavo a fare a palle di neve o pupazzi.”

“Eri inarrestabile: ricordo che quando ti svegliavi e vedevi tutto bianco fuori dalla tua finestra ti precipitavi nella mia camera e di tua madre e ci svegliavi perché ti portassimo a giocare da Scott.” Disse lo sceriffo, la voce rotta dall’emozione suscitata dai ricordi.

“Non ha più nevicato da quando la mamma se n’è andata.” Disse Stiles dopo qualche minuto di silenzio.

“Anche lei era felice quando nevicava: si trasformava in una bambina, aveva un sorriso che poteva illuminare anche la foresta più buia.”

“E’ strano.” Aggiunse dopo una breve pausa lo sceriffo.

“Che cosa?”

“La neve: ormai erano quasi dieci anni che non nevicava più.”

“E? Continua Papà dai!” Disse Stiles incitando il padre.

Lo sceriffo sorrise al figlio e si alzò dal divano.

“Trovo curioso che proprio ora che Rachel è tornata ed è entrata nella tua vita abbia ripreso a nevicare. Sembra quasi che il tempo fino a qualche mese fa si fosse fermato ed ora invece avesse ripreso a scorrere ed andare avanti e tu con lui Stiles. Sei più felice, sorridi molto più spesso e ne sono davvero felice figliolo.” Concluse mentre si dirigeva verso la sala da pranzo.

Le parole del padre lo avevano colpito: non perché fossero particolarmente dirette o cosa, semplicemente non ci aveva mai pensato.

Poi Stiles non amava particolarmente parlare di sua madre, specialmente nei periodi in cui i ricordi irrompevano con maggior prepotenza portando con loro emozioni contrastanti.

Il trillo del timer distolse il ragazzo dalla spirale di malinconia in cui rischiava di sprofondare e lo riportò alla realtà.

“Il regalo per Rachel?” gli chiese suo padre entrando in cucina per rubare qualche fetta di salame.

“E’ tutto pronto, l’ho messo in camera mia non preoccuparti.”

“Sei sicuro che vada bene? Mi sembra piuttosto impegnativo.”

“Ho chiesto il permesso a suo zio, non resta che sperare che a lei piaccia, perché se non le piacesse onestamente… Hei giù le mani da quegli affettati sceriffo! O giuro che da questo momento in avanti la nutrirò solo con verdure e pollo bollito!” esclamò Stiles togliendo il piatto dalla portata del padre.

“Oh, andiamo è Natale Stiles! Concedimi un po’ di riposo!”

“Assolutamente no, il colesterolo va a nozze con il Natale e soprattutto non si prende mai una vacanza! Quindi giù le mani dal prosciutto o tutto ciò che mangerai d’ora in avanti saranno solo veggie-burgers.” Concluse il ragazzo puntando il cucchiaio delle patate al forno verso il padre.

“Questa è intimidazione verso un pubblico ufficiale!”

“No, è intimidazione verso il colesterolo e salvaguardia della salute sceriffo! Ora fuori, devi prepararti e io devo finire qui, farmi una doccia perché puzzo da fare schifo e cambiarmi.” Disse Stiles spingendo letteralmente fuori dalla cucina il padre e tornando ad occuparsi del pranzo.

Rachel e Scott sarebbero arrivati verso l’una e lui aveva soltanto mezz’ora per finire il tutto e prepararsi.

Fortunatamente riuscì a fare tutto e all’una e cinque gli ospiti arrivarono.

“Merry Christmas dude!” disse il lupo all’amico abbracciandolo con un po’ troppa forza.

“Buon Natale anche a te wolfie.” Rispose Stiles dandogli una pacca sulla spalla.

Vennero sorpresi dal flash della macchina fotografica che Rachel aveva in mano.

“Ma come siete carini! Da’ qua Rachel, vi scatto una foto tutti insime.” Esclamò Melissa prendendo in consegna la macchina fotografica.

Il pranzo trascorse tranquillo tra risate, gioia e complimenti al cuoco e presto arrivò il momento dei regali.

“Grazie amico!” disse Scott posando il regalo fattogli dall’umano.

“Questo è da parte mia. Se non ti piace o se non ti va o vuoi cambiare la scritta dimmelo eh.” Disse Rachel passando il regalo al suo ragazzo.

Stiles lo scartò e quando vide il contenuto apparve sul suo viso un sorriso contagioso.

“E’ bellissimo scherzi! La adoro cavoli! Ma come facevi a saperlo?” chiese alzando la maglietta per osservarla meglio.

“Il tuo amico qui presente mi ha aiutata.” Spiegò la ragazza indicando Scott.

La maglia era grigia e aveva sul davanti la sagoma del muso di un lupo che ulula alla luna piena colorata di nero e sotto una scritta sempre nera in grassetto che diceva:
DON’T BE SUCH A SOURWOLF!

“Questi ragazzi non li capirò mai! Prima sono fissati con i vampiri, poi con i licantropi.” Esclamò lo sceriffo mentre girava il caffè.

“Io personalmente preferisco gli esseri umani però.” Disse Rachel dando poi un bacio a Stiles.

“Vado a prendere il tuo regalo, aspetta qui.” Disse il ragazzo per poi correre al piano superiore e tornare subito dopo con uno scatolone tra le mani.

Rachel prese titubante la scatola e si sedette sul divano.

Quando sollevò il coperchio sul suo viso comparve un’espressione estasiata: nella scatola c’era un cucciolo di gatto nero che l’osservava con occhi vispi e dolci.

“Stiles è bellissimo! Ciao piccolino! Fatti un po’ vedere? Sei un amore sai?” disse la ragazza rivolta al micetto.

“Ho pensato che poteva farti piacere avere qualcuno con cui stare quando sei da sola, e questo cucciolo sembrava perfetto!” rispose il ragazzo sedendosi vicino alla ragazza ed accarezzando il gatto.

“Il resto della roba è già a casa tua, mi ero messo d’accordo con tuo zio per combinare il tutto.” Aggiunse il ragazzo.

“Sai già come chiamarlo?” chiese Melissa scattando l’ennesima foto ai ragazzi.

“Mmh… Fuliggine non sarebbe male. Tu piccolo che ne pensi, ti piace il nome Fuliggine?” chiese rivolta al cucciolo che per tutta risposta miagolò lievemente ed aumentò il ritmo delle fusa.

“Vada per Fuliggine allora!”.

 

 

 

 

“Questa è la tua cuccia Fuliggine.” Disse al gattino posandolo in una cesta di vimini vicino al suo letto Rachel.

“Kiki? Posso entrare?” chiese David fermo sulla soglia della camera della nipote.

“Certo zio, entra pure.”

“So che magari hai dei progetti per queste vacanze, ma ecco vedi avevo pensato di andare a trovare una mia vecchia, e per vecchia intendo proprio d’età, zia che abita in Florida, e pensavo che potessi venire anche tu. Ti farebbe bene e ti aiuterebbe dandoti dei consigli su come gestire meglio la tua natura.”

“E’ come me e la mamma?”

“Sì, è la sorella di tua nonna, quindi una tua prozia se non mi sbaglio.” Rispose lo zio.

“Aspetta, ma è la famosa zia Muriel, quella che anche cascasse il mondo ma il the delle cinque del pomeriggio deve prenderlo? Lei?” chiese Rachel curiosa.

“Sì proprio lei. Allora, ti va di venire? Staremo per una settimana circa.”

“Ok va bene. Dove sta esattamente?”

“A Century, vicino al confine con l’Alabama. Sono sicuro che ti piacerà, vado a dirle che andiamo. Buona notte piccola.” Disse lo zio uscendo dalla camera della nipote.

 

 

 

 

“Ciao zia!” disse David dopo aver posato le valigie e mentre abbracciava la donna disse “Ti ricordi di Rachel? L’ultima volta che l’hai vista stava nel palmo di una mano.”

“Ma come sei diventata bella figliola! Assomigli così tanto alla tua mamma! Ma avanti, accomodatevi! Sarete stanchi immagino, volete un the caldo? Guarda caso sono quasi le cinque, giusto in tempo!” disse la zia Muriel, chiudendo la porta della sua casa.

La donna era un tipo piuttosto originale: era bassina e robustella, aveva i capelli bianchi, corti e ricci e sebbene avesse già una certa età sembrava più giovane.

Aveva uno scialle rosa confetto posato sulle spalle e sotto un completo di maglione e pantaloni bianco panna, sembrava uscita  da un cartone talmente era buffa neisuoi modi di fare.

La sua ospitalità era fantastica: dopo aver preparato il the si era messa ai fornelli ed aveva iniziato a preparare la cena, poiché era abituata a cenare alle sette in punto.

La sua cucina poi era un qualcosa di eccezionale: aveva cucinato delle lasagne che erano la fine del mondo, Rachel non ricordava di averne mai mangiate di cosi buone!

“Allora Rachel, mio nipote è sempre il solito scorbutico oppure con gli anni è migliorato?” chiese ridendo alla ragazza.

“Purtroppo zia, è rimasto il solito scontroso di sempre!” rispose lei ridendo a sua volta.

“Pensa che quando era piccolo e tua madre gli chiedeva un favore le ringhiava contro, dico davvero! Anche se alla fine il suo cuore tenero aveva la meglio. Per non parlare dei periodi prima della luna piena, non potevi contraddirlo che tirava fuori gli artigli!”

“Non ero poi così cattivo zia!” si intromise David.

“No, è vero, eri anche dolce a volte! Ma cambiando argomento Rachel –disse diventando seria- come ti trovi con il gestire la luna piena? Fai ancora tanta fatica?”

“Per me è ancora strano tutto quello che mi è capitato, ma miglioro sempre più nel gestirmi. La morfina mi è di grande aiuto, la uso sempre e ne ho portata dietro anche per la luna piena di domani.” Rispose Rachel.

“Bene, sono contenta. Oh ma guarda che ora è! E’ tardissimo! Avanti tutti a letto, domani sarà una giornata impegnativa e dobbiamo essere tutti riposati!” disse a vecchietta alzandosi.

“Zia, non siamo dei bambini!” obbiettò David.

“Oh lo so nipote, ma tra noi tre qui l’unico che domani rischia di uccidere qualcuno sei tu! Quindi fila a dormire signorino. Buona notte piccola Rachel, fai sogni d’oro.” Concluse e si ritirò in camera sua.

 

I giorni passarono veloci e la sera prima della partenza Rachel era nella camera degli ospiti (suo zio dormiva in salotto) che guardava le foto di Natale e quelle fatte con Stiles: gli mancava da morire e non vedeva l’ora di tornare a casa, anche se dalla zia Muriel si trovava molto bene.

Bussarono alla porta e la testa bionda della vecchina fece capolino.

“Posso entrare cara?” chiese timidamente.

“Certo zia!” rispose la ragazza.

“Come stai? Non riesci a dormire?”

“Sto bene grazie, stavo solo controllando la posta e robe varie…” rispose la ragazza posando il pc aperto sul letto.

“Quel bel giovanotto nella foto con te sullo sfondo non dirmi che è Derek Hale? Santo cielo quanto è cambiato! Avrei giurato avesse gli occhi verdi però…” disse osservando la foto di Stiles e Rachel abbracciati.

“Oh no, non è Derek. Lui è Stiles, il mio ragazzo.”

“Il figlio dello sceriffo? Oh, pensavo che Derek fosse il tuo ragazzo.”

“No zia, io e Derek siamo… Direi che amici forse è una parola un po’ troppo grossa.” Ammise la ragazza.

“Oh, capisco… è strano però, si insomma essendo lui un Alpha, ma soprattutto avendoti morsa lui mi sembrava più che naturale che foste fidanzati. Ma pazienza, errore mio! Ora ti lascio dormire piccolina, a domani mattina.” Disse Muriel.

Si alzò dal letto, diede un bacio a Rachel e scese in salotto.

“Come mai tua nipote non sta insieme a Derek? Non dirmi che è per colpa tua David.” Disse la donna rivolta al licantropo.

“Colpa mia? Io non c’entro nulla. Semplicemente non vanno d’accordo, tutto qui.” Rispose lui con una scrollata di spalle.

“Si fanno solo del male, soprattutto Derek. Povero ragazzo, deve soffrire molto.”

“E’ una scelta di Rachel e Derek zia. Se non stanno insieme avranno i loro motivi.”

“Questo lo so bene nipote, dico solo che sarebbe tutto più naturale se stessero insieme. Non è normale ecco.”

“Ti ricordo che mia sorella si è sposata con un uomo che non era il suo Alpha e nemmeno una creatura sovrannaturale.”

“Lo so bene, ma hai anche visto com’è andata a finire no? Rupert è morto e tua sorella si è sentita in colpa. Non penso che Rachel potrebbe sopportare anche il peso della morte di Derek, ne ha passate troppe.”

“Derek non si ucciderebbe come ha fatto suo zio. E’ un ragazzo forte. E poi non è detto che le cose debbano restare così per sempre no? Magari un giorno Rachel si sveglia e si accorge di non essere più innamorata di Stiles, chi può saperlo. Io di sicuro non la obbligherò a fare qualcosa che non vuole.”. Concluse David.

Muriel diede ragione al nipote, dopodiché andò a dormire.

 

“Mi ha fatto davvero piacere la vostra visita, dovreste venire più spesso. Purtroppo io non posso muovermi, con i cacciatori ancora sulle mie tracce. Sebbene siano passati anni ormai dalla loro ultima visita non mi fido più ad allontanarmi da casa, non sono più giovane come una volta e non penso riuscirei a scappare loro ancora. Ma basta con i discorsi seri! David mi raccomando non far impazzire questa povera ragazza! –disse abbracciando il nipote- E tu Rachel non far preoccupare troppo tuo zio, mi raccomando.” Aggiunse poi abbracciando la ragazza.

“Ciao zia, torneremo presto promesso.” Disse David, dopodiché salì in macchina.

“Ciao zia, e grazie di tutto.” Disse Rachel mentre abbracciava la vecchietta.

“Grazie a voi carissimi. Avete tenuto un po’ di compagnia a questa povera vecchietta! Buon viaggio e ringrazia ancora tuo zio!” rispose Muriel chiudendo la portiera della ragazza, dopodiché entrò in casa e decise che quello era sicuramente un buon momento per l’ennesimo the.



NdA: Ma Salve! Avete visto che non sono sparita del tutto?! :D
Vi chiedo umilmente perdono per la quantità di tempo che questo capitolo mi ha preso, ma ci tenevo a renderlo quantomeno decente xD
Ovviamente mi farebbe piacere se mi lasciaste una recensione, giusto per farmi sapere cosa ne pensate!
Ne approfitto per auto-spammarmi (si dice così? Bho! XD): ho scritto varie One-shot, tra cui una Jydia, e mi farebbe piacere che la leggeste e mi diceste cosa ne pensate ^^
Detto questo vi ringrazio infinitamente per leggere/recensire la storia, siete fantastici!
Un bacione e arrivederci al prossimo capitolo! :D

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Capitolo 16
*** XVI Capitolo: Back to normality. ***


XVI Capitolo: Back to normality.

Il nuovo anno era arrivato e aveva portato via con sé il freddo e stranamente nevoso Gennaio, lasciando spazio a un Febbraio freddo ma soleggiato.

Con Febbraio arrivò il giorno di San Valentino, che portò una ventata di normalità nella vita dei ragazzi del liceo di Beacon Hills.

Il branco di Derek era tornato a scuola, poiché gli Argent non li avrebbero mai uccisi in pubblico e anche perché, tutti tranne Isaac, erano pressati dai genitori affinché tornassero a frequentare le lezioni.

Inutile dire che ciò complicò non poco le giornate scolastiche, in particolar modo nella pausa pranzo e nelle ore di educazione fisica.

Ormai Lydia, Stiles, Rachel e Scott erano abituati a sedersi per conto loro, cui qualche volta si aggiungeva un Danny con lo sguardo perso su una nuvoletta rosa rivolto verso Matt, che mangiava con Allison ad un altro tavolo. Ora che però il branco era tornato avevano iniziato a sedersi con Rachel, Stiles e Scott, emarginando così Lydia e Danny, che cominciarono a sedersi con Allison e gli altri ragazzi della squadra di lacrosse, compreso Jackson.

Nelle ore d’educazione fisica la situazione era anche peggio.

Isaac e Boyd giravano intorno a Jackson come se fosse una preda e Scott si sforzava, con l’aiuto seppur soltanto “umano” di Stiles, di tenerli a bada, mentre Erica si lanciava occhiate in cagnesco con Allison con Rachel che tentava di tenere a bada la lupa ed evitare che scoppiasse una rissa tra ragazze che magari avrebbe fatto anche piacere ai maschietti, ma sicuramente non avrebbero gradito vedere il corpo della bionda mozzato in due o la testa della bruna staccata dal resto del corpo.

Lydia in tutto ciò non rientrava, e Rachel se ne dispiaceva.

Sapeva che la stava trascurando, ma a malapena riusciva a cavarsela così, tra le preoccupazioni per la scuola, la luna piena, i cacciator e le faccende di casa, e proprio non riusciva a stare dietro anche a lei.

Presto arrivò il giorno di San Valentino, e Stiles affittò da Boyd la pista di pattinaggio.

“Vedrai, sarà divertente!” esclamò il ragazzo entrando in pista ed aspettando che la ragazza lo seguisse.

Quando la vide ferma a bordo pista tornò indietro e si mise ad osservarla con le braccia conserte.

“Beh, non vieni?” le chiese.

“Non so pattinare, genio.” Disse Rachel con un tono abbastanza ovvio.

“Dai vieni, t’insegno io. E poi guarda il lato positivo: se cadi non ti fai nemmeno troppo male dato che guarisci subito.” Tentò di scherzare Stiles mentre guidava la ragazza al centro della pista.

“E’ tutta una questione d’equilibrio: una volta che l’hai trovato sei a posto.” Disse lasciando le mani della ragazza.

“Vedi? Ora sai stare in piedi. Prova a fare un passo verso di me.” Disse allontanandosi di poco da lei.

“Cadrò Stiles.”

“Ed io sarò lì pronto a prenderti. Fidati di me.” Rispose sorridendo il ragazzo e tendendo una mano verso Rachel.

La ragazza provò a fare un passo e com’era prevedibile si sbilanciò non poco e se non fosse stato per Stiles sarebbe finita con la faccia per terra.

“Ok, stai andando bene, molto meglio di Scott di sicuro, ma ci vuole poco!” esclamò Stiles.

“Proviamo ad andare tenendoci per mano ok?” propose poi e non aspettò una risposta, trascinandosi dietro la ragazza che pian piano acquistava un po’ di confidenza con il ghiaccio.

Il pomeriggio passò tra le cadute assai frequente di Rachel seguite dalle risate di entrambi e verso l’ora di cena si fermarono al McDonald a mangiare un panino, dopodiché si diressero verso casa di Stiles.

“Mio zio sarà preoccupato Stiles, insomma non mi vede da ieri.” Disse Rachel quando il ragazzo le propose di vedere un film da lui.

“Non preoccuparti, l’ho avvisato io per te. O per meglio dire, l’ha fatto Papà. Questa sera lo portava a bere una birra al pub in centro, così per fare due chiacchiere. Almeno così abbiamo un po’ di privacy e non rischiamo che tuo zio piombi in casa mia da un momento all’altro con le zanne e gli artigli di fuori.” Rispose Stiles aprendo la porta di casa per poi chiuderla alle spalle della ragazza.

“Che film vuoi guardare?” le chiese poi.

“Che film hai?” chiese lei dirigendosi verso il mobile del salotto e scrutando i vari film a disposizione.

“Uuuh! Ti prego Stiles guardiamo questo!” esclamò tirando fuori il DVD della seconda parte di Breaking Dawn.

“Non posso nemmeno credere che tu l’abbia, insomma non è propriamente un film da ragazzo! Devo preoccuparmi che Danny possa provarci con te Stilinski, o posso stare tranquilla?” disse sorridendo la ragazza mentre metteva il DVD nel lettore ed accendeva la TV.

“Haha, che divertente Moore. Davvero sei uno spasso! Piuttosto,  -disse Stiles sedendosi sul divano- mi spieghi perché mai tifi per i vampiri? Insomma, sei un licantropo, i vampiri sono i tuoi più acerrimi nemici!”

“Non esistono i vampiri Stiles, ed il film mi piace perché mi piacciono i libri e perché è una bella storia d’amore. Ora fammi un po’ di spazio bello!” esclamò Rachel fiondandosi sul divano ed accoccolandosi con la testa sul petto del ragazzo.

Per tutta la durata del film il ragazzo non fece altro che commentare, come ad esempio nella scena in cui Edward e Bella sono a caccia.

“Ma andiamo, e lui sarebbe un vampiro! Dove sono finite le zanne, eh?!”

Ovviamente dopo questo suo commento ricevette un pizzicotto da Rachel, ma questo non lo scalfì più di tanto, in quanto continuò imperterrito a tormentare la ragazza.

“Finalmente è finito!” esclamò quando iniziarono i titoli di coda.

“Ma se ti è piaciuto.”

“No, affatto.”

“Stiles, ricordi che posso sentire quando menti?” rispose la ragazza sfoderando un sorriso vincitore.

“Che palle! Non sopporto quando voi licantropi usate su di me i vostri poteri, è snervante!” disse alzando le braccia al cielo in modo drammatico ed alzandosi dal divano.

“Dove vai?” chiese Rachel.

“In bagno, ho aspettato la fine del film ma non ce la faccio più!” rispose iniziando a ridere e chiudendosi in bagno.

Intanto Rachel si era accoccolata meglio sul divano ed era sul punto di addormentarsi quando la mano di Stiles sulla sua spalla la fece sobbalzare.

“Ho preparato della cioccolata.” Disse posando la tazza sul tavolino e tornò in cucina a lavare le pentole.

Rachel intanto si era seduta a gambe incrociate e si era appoggiata ad un cuscino per evitare di sporcare il vestito o bruciarsi con la tazza.

Mentre stava bevendo, Stiles le arrivò alle spalle e le diede un pizzicotto sul fianco, facendola saltare. Il risultato fu che la cioccolata si rovesciò sul cuscino e sul vestito.

“Ma porca… Stiles?!” esclamò Rachel mettendosi a sedere.

“Scusa Kiki, pensavo mi avessi sentito. Ti sei fatta male, ti sei bruciata?” chiese preoccupato.

“No non brucia, tranquillo. Sei una cosa impossibile Stiles.” Disse Rachel tornando a sedersi sul divano.

“Beh, perché mi guardi così?” chiese poi quando si rese conto che Stiles continuava a fissarla.

“Non vorrai tenerti in vestito vero? Sai quanto sono difficili le macchie di cioccolato da mandare via?” disse tendendo la mano alla ragazza.

“Vieni, ti do qualcosa da metterti mentre te lo lavo” aggiunse mentre l’accompagnava in camera sua.

 

“Mi aiuti? Non riesco a tirare giù la cerniera.” Disse Rachel dando la schiena a Stiles, il quale l’aiutò subito.

Rachel tolse il vestito e quando si girò poté vedere dell’imbarazzo sul volto di Stiles, seguito da un odore speziato che sapeva vagamente di cannella.

“Grazie…” disse passando l’indumento al ragazzo che le passò una sua maglia a righe large arancioni e blu.

“Torno subito…” disse Stiles sorridendole e sparì nella stanza accanto.

Ricomparve dopo poco e Rachel si era seduta sotto le coperte.

“Scusa, avevo freddo.” Disse quando il ragazzo si sedette vicino a lei.

“Ma va, non devi scusarti. Anzi sono io a doverlo fare, sono un disastro.”

“Ma smettila, non è vero. E anche se lo fosse non mi importa sai?”

“A no?”

“Già, e sai perché carissimo? Perché ti amo. Nonostante tu sia logorroico, sempre nei guai ed incredibilmente pasticcione ti amo comunque.” Concluse la ragazza abbracciando Stiles, il quale l’abbracciò a sua volta e le diede un bacio sulla testa.

“Anche io ti amo, tu non sai quanto.” Disse e chiuse gli occhi, immerso nei suoi pensieri.

 

“A cosa pensi?” gli chiese dopo alcuni minuti Rachel.

“A nulla di preciso.” Rispose lui.

“Sicuro? Avevi un odore strano.” Aggiunse lei alzandosi, in modo da poterlo guardare negli occhi.

“Si tranquilla…”

“Stiles.” Insistette lei.

“Ok, ok. Pensavo solo che niente, mi piace vederti indossare la mia roba, non so mi rende orgoglioso.” Ammise tutto rosso in faccia.

“Stiles.” Disse Rachel prendendo il viso del ragazzo tra le mani.

“Hai detto una cosa dolcissima.” Aggiunse sorridendo per poi unire le sue labbra a quelle del ragazzo.

Presto i baci divennero più audaci e la maglietta che Rachel indossava volò dall’altro lato della camera di Stiles e mentre il ragazzo era impegnato a sganciare quella trappola mortale che era in reggiseno della ragazza, dalla finestra entrò di corsa Derek.

“Hei amico ti spiace!?”esclamò Stiles coprendo Rachel con la coperta.

“Abbiamo un problema.” Disse laconico il lupo senza togliere gli occhi di dosso da Rachel che lo fissava con un’espressione allibita.

“Si direi di si! Che diamine ci fai qui sourwolf?” disse Stiles.

“Un gruppo di cacciatori ha incontrato tuo zio e suo padre al pub e mentre lo sceriffo era in bagno hanno iniziato a prendersela con lui. Quando Jeff è tornato si è scagliato contro uno di loro senza tanti complimenti. La morale della storia è che ora sono tutti quanti in prigione e qualcuno deve pagare la cauzione.” Spiegò il lupo rivolto a Rachel.

“Si è trasformato davanti a lui?” chiese la ragazza.

“No, ma penso che abbia sentito i loro discorsi. Fortunatamente essendo ubriaco non penso ricorderà qualcosa.” Disse e si avviò verso la finestra.

“Sarebbe meglio andaste subito, prima che arrivino altri Argent.” Aggiunse per poi uscire dalla finestra.











_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
NdA: Salve!
Lo so che il capitolo è corto ma hei, ho aggiornato in tempo record! :D
Spero che vi sia piaciuta questa dose di Rachel-Stiles ed anche un velato accenno(che magari vedo solo io?) di Rachel-Derek xD
Detto questo non vi faccio perdere altro tempo e ringrazio tutti voi che leggete la storia o la recensite, grazie infiniteeee!!*va a nascondersi dopo quest'esempio di estrema stupidità xD*
Come sempre mi farebbe piacere se lasciaste una recensione :)
Al prossimo capitolo lupacchiotti! (?)
Kiki.

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Capitolo 17
*** XVII Capitolo: Anger Moon. ***


XVII Capitolo: Anger Moon.

Arrivarono alla stazione di polizia che era ormai passata l’una. Sbrigarono le varie pratiche e presto i due uomini furono fuori.

Rachel iniziò a battibeccare con lo zio, mentre Stiles osservava suo padre camminare storto nel tragitto dalla stazione alla macchina, urlando contro qualsiasi passante.

“Papà smettila.” Disse il ragazzo al padre, mentre tentava di farlo camminare come si deve.

Gli faceva male vederlo ridotto in quello stato, e sapere che era colpa sua lo faceva sentire ancora peggio.

“Vattene via!” urlò l’uomo, divincolandosi dalla presa del figlio.

“Sei tu. E’ tutta colpa tua.” Disse fermandosi ed indicando il figlio.

“Sai, ogni giorno la vedo sdraiata a morire lentamente in ospedale. Ho pensato ‘Come diavolo faccio a crescere uno stupido figlio da solo? Questo piccolo bastardo iperattivo che continua a rovinare la mia vita?’ ” continuò fermandosi un momento per riprendere fiato.

“E’ tutta colpa tua. Sei tu, Stiles.” Disse spingendo indietro il figlio.

“Hai ucciso tua madre. Mi hai sentito? Tu l’hai uccisa. E adesso stai uccidendo me.” Disse ancora, pieno di rabbia, colpendo poi con un pugno il cofano di un’auto parcheggiata.

Rachel e lo zio si erano fermati all’inizio del monologo dell’uomo ed erano increduli: non vi era traccia di menzogna nelle sue parole, segno che pensava realmente quanto aveva detto; vi era rabbia, frustrazione, risentimento e tristezza.

Tanta e dolorosa tristezza.

Ma il più incredulo di tutti era Stiles.

Quando aveva sentito le parole del padre non poteva crederci: in una sola volta aveva reso reali tutte le sue più grandi paure, ed ora si sentiva mancare il terreno sotto i piedi perché un conto è farsi mille seghe mentali pensando di star rovinando la vita a tuo padre e pensando di essere la causa della morte di tua madre, un altro è sentirtelo dire da tuo padre.

Gli mancava l’aria, non riusciva a respirare e gli girava la testa ma non poteva farsi prendere da un attacco di panico proprio ora, quello avrebbe dovuto aspettare.

“Andiamo Papà.” Disse solamente il ragazzo, prendendo nuovamente l’uomo per il braccio.

 

 

“Sei sicuro di non volere che rimanga Stiles?”  Gli chiese Rachel una volta arrivati a casa mentre il padre del ragazzo si dirigeva con passo malfermo, aiutato da David, verso casa.

“Non preoccuparti, starà bene. Ci vediamo domani.” Rispose il ragazzo e si avviò verso casa.

Quando varcò la soglia lo zio di Rachel stava scendendo le scale e quando gli passò accanto gli mise una mano sulla spalla e gli fece un sorriso compassionevole, che Stiles interpretò come un “Non devi preoccuparti, si risolverà tutto.”.

Si chiuse la porta alle spalle ed andò dritto in camera sua.

Chiuse anche la porta della sua camera e vi ci appoggiò la schiena, scivolando fino a sedersi sul pavimento con le ginocchia rannicchiate contro il petto e la testa fra le gambe.

La stanza prese a girare vorticosamente, il respiro sempre più veloce sebbene l’aria non riuscisse a passare.

Si sentiva soffocare quasi come se stesse affogando.

Pianse.

Non gli importava che non fosse virile.

Sfogò tutta la frustrazione, l’ansia, il dolore provati nell’ultimo anno e mezzo e si addormentò lì per terra.

 

 

 

 

 

“Rachel, scendi è pronta la colazione!” Disse David, chiamando la nipote dalla cucina.

Erano passati ormai quasi dieci giorni dall’incidente nel bar, e tutto era tornato alla pseudo normalità tipica di Beacon Hills.

“Come mai mi hai svegliata così presto oggi?” chiese la ragazza sedendosi mezza assonnata a tavola.

“Me lo hai chiesto tu, testa di rapa.” Rispose sorridendo lo zio.

“Oh, vero.”

“Dovrei chiederti un favore.” Disse di punto in bianco l’uomo.

“Quale?”

“Riguarda la luna piena di lunedì. Potresti… Non posso credere a quello che sto per dire!” disse David posando la forchetta ed abbandonando le uova strapazzate.

“Potresti fare compagnia a Derek?” concluse dopo aver preso un grosso respiro.

Mancò poco che Rachel si strozzasse con la colazione talmente era sorpresa.

“Che cosa?! Perché?” chiese mentre tentava di non strozzarsi ancora.

“Non te lo chiederei se non fosse necessario. Ma vedi, la luna piena di febbraio non è come le altre. Si chiama ‘Anger Moon’ o ‘Luna della rabbia’.” Spiegò l’uomo ma quando notò lo sguardo ancora chiaramente confuso della nipote continuò.

“Come gli esseri umani anche  noi abbiamo le nostre leggende, alcune vere altre no. Quella della ‘Anger moon’ è vera fino a prova contraria e contribuisce a rendere questa luna una tra le più particolari dell’anno insieme alla ‘Worm moon’, quella di marzo. Si dice che Gevaudan, il primo licantropo, uccise in qualche modo il proprio creatore divenendo così un Alpha. Era particolarmente ambizioso e senza scrupoli e decise di creare un branco con individui che avessero le sue stesse caratteristiche. Divenne un Alpha potentissimo ma c’era un problema pressoché fondamentale: il branco era troppo forte, persino più forte dell’Alpha. Una notte di luna piena, precisamente quella di febbraio, i suoi beta, desiderosi di potere, lo uccisero tutti insieme. Sferrarono il colpo che uccise l’Alpha tutti insieme, e ciò portò alla creazione di un nuovo tipo di branco: un branco di Alpha in cui tutti comandano su tutti, e dove il leader è l’Alpha dominante. Ma non è questa la parte che ha a che vedere con Derek. Sai qual è l’altro nome della luna piena di febbraio?  ‘Snow moon’ ossia ‘luna della neve’. Questo perché quella notte in cui l’Alpha morì c’era la neve. Si dice che nel momento in cui i suoi beta lo attaccarono ed uccisero, l’Alpha provò non solo una rabbia immensa, e da qui il nome ‘Anger moon’, ma anche un gelo inspiegabile che sì in parte era dovuto alla neve su cui si trovava, ma era anche dovuto al tradimento del branco. Il dolore dovuto a questo tradimento fu qualcosa di indescrivibile, ed ogni singolo Alpha, da quel momento in poi, che facesse parte o meno di un branco di Alpha, ad ogni luna piena di febbraio provò quella stessa rabbia, quello stesso gelo, quello stesso dolore che aveva provato Gevaudan. Ogni Alpha durante questa luna piena non sopporta la vicinanza dei propri beta, per i quali questa non è altro che una normalissima luna piena, e si ritrova solo. E indovina in che giorno cade quest’anno la luna piena di febbraio? Il venticinque. Soffrirà il doppio: da un lato per la luna, dall’altro per la morte della sua famiglia. Per questo devi stargli vicino Rachel, sei l’unica che può. Io, Stiles e Scott non possiamo, poiché non facciamo parte del suo branco, ed è meglio che stia lontano dai suoi beta quella sera. Resti solo tu.”

A Rachel sembrava quasi di poter vedere Derek: nel mezzo della vecchia casa nel bosco, impegnato a combattere contro i sensi di colpa e la luna allo stesso tempo, logorato dal dolore della perdita.

Fece cenno di sì con la testa allo zio, il quale le sorrise.

“Conoscendolo vorrà andare a trovarli per poi tornare al rifugio. Potresti provare a fargli cambiare idea, non sarebbe particolarmente sicuro data la luna piena ed i cacciatori sulle sue tracce.”

“Io… vedrò cosa riuscirò a fare zio.” Rispose la ragazza alzandosi da tavola.

“Senti, so che tu e Stiles avevate altri progetti dei quali non voglio sapere i particolari e mai lo vorrò sia chiaro eh! Però Rachel, ha bisogno di te Derek. Se proprio non vuoi fare un favore a lui fallo per me, in modo che non debba pensare a cosa quel depravato del figlio dello sceriffo stia facendo alla mia nipotina che, ok va bene la smetto non guardarmi in quel modo! –si affrettò ad aggiungere David, notando lo sguardo della ragazza- Ora vai, che fai tardi a scuola. Ci vediamo questa sera!” Concluse l’uomo, dopodichè sparecchiò il tavolo e lavò i piatti.

Giunta a scuola Rachel comunicò la notizia al proprio ragazzo.

“Ok seriamente, Hale ultimamente mi sta causando fin troppi problemi!” sbottò Stiles alzando le braccia al cielo con fare teatrale.

“Stiles, i nostri piani sarebbero andati a farsi benedire comunque, Scott ha bisogno del tuo aiuto lo sai.” Rispose Rachel.

“Perché Scott ha bisogno del tuo aiuto Stiles?” chiese Lydia, spuntando dal nulla.

“Oh, ha qualche materia insufficiente e mi ha chiesto aiuto.” Rispose prontamente il ragazzo.

“Oh, speriamo non abbia bisogno per chimica, non mi sembri molto ferrato in quella materia. Comunque sia allora sei libera Rachel giusto? Così possiamo passare una serata tra ragazze, magari riesco a convincere anche Allison, ti va?” chiese speranzosa la rossa.

“Veramente non posso, ho promesso a mio zio che sarei rimasta a casa con lui.”

“Ok, non importa. Sarà per un’altra volta no? Ora vado, ci si vede ragazzi.” Disse la rossa allontanandosi verso il proprio armadietto.

“Mi spiace averle mentito, ma è meglio che non sappia.” Disse Rachel mentre con Stiles si avviava verso l’aula di inglese.

“Devi andare per forza? Non possiamo mandare Scott? Così si tendono d’occhio a vicenda!” provò a chiedere il ragazzo.

“No Stiles, devo per forza andare da lui lunedì. E poi scusa glielo devo a Derek, mi ha salvato la vita.” Rispose Rachel proprio quando passarono davanti a Lydia, la quale sembrava però troppo occupata a sistemarsi il rossetto per essere impeccabile come sempre.

Sembrava però, perché la ragazza aveva sentito bene le parole dette da Rachel.

“Che rapporti ha Rachel con Derek Hale?”chiese la rossa spuntando alle spalle di Allison.

“Perché me lo chiedi?”

“Perché l’ho appena sentita dire a Stiles di dovergli un favore perché le ha salvato la vita, ed ha detto che deve andare da lui lunedì e Stiles non sembrava affatto contento. Perché hai quella faccia Allison? Sembri una psicopatica.” Rispose la rossa guardando con aria interrogativa l’amica.

“Non è niente, devo andare scusa Lydia.” Rispose in fretta la bruna che corse verso l’ufficio del preside.

“Penso di sapere chi possa condurci da Derek!” esclamò entrando nell’ufficio.

Gerard e suo padre si voltarono verso di lei.

“Dimmi tutto sweetheart.” Rispose il vecchio, un sorriso maligno impresso sul volto.

 

 

 

Rachel era stata attenta che nessuno la seguisse e guardandosi per l’ennesima volta alle spalle aprì la porta del magazzino e scese le scale. La morfina aveva fatto effetto, ma un po’di dolore continuava ad esserci.

L’odore amaro che la colpì era fortissimo, e venne seguito subito dalla voce dell’Alpha.

“Che cosa ci fai qui?” disse Derek uscendo dal vagone.

“Indovina chi è la tua babysitter questa sera?” disse indicandosi.

“Ho portato le patatine ed un dvd, confidando nel fatto che tu abbia almeno un computer.” Aggiunse poi posando la borsa a terra e togliendosi il cappotto che appoggiò al mancorrente delle scale. Quando si voltò nuovamente verso il lupo se lo trovò a pochi centimetri di distanza che la fissava con gli occhi incandescenti.

“Non ho bisogno della babysitter. E stavo uscendo.” Disse il lupo scrutando la ragazza.

“Per andare alla vecchia casa? Pessima idea con la luna piena e gli Argent alla tua ricerca. Meglio stare qui.” Rispose prontamente Rachel sorridendo.

“Non credo proprio.” Rispose Derek superando la ragazza ed iniziando a salire le scale.

“Ok… Allora vengo con te!” esclamò Rachel afferrando al volo il cappotto e correndo dietro al lupo che per tutta risposta ringhiò.

Tra tutte le sere in cui poteva venire a trovarlo Rachel aveva scelto proprio la peggiore. Certo non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura che gli facesse piacere averla con lui, ma doveva proprio farlo durante la luna piena quando il suo odore è così dannatamente appetitoso?

Quando arrivarono davanti alla vecchia casa nel bosco il cuore di Derek accelerò di poco.
Quel posto era così carico di ricordi, di dolore, tristezza, sensi di colpa e disperazione.

Rachel riusciva a sentire un velo di malinconia trasparire dal lupo che camminava accanto a lei.

Scesero fin nello scantinato che era illuminato soltanto da un raggio della luna.

Pensare che lì erano morte tutte quelle povere persone e sapere che Derek in quel momento doveva sentirsi malissimo, Rachel non riuscì a frenare le parole.

“Non è colpa tua sai? Se sono morti.”

In quel momento, quando sentì le parole della ragazza, la rabbia che Derek stava cercando di tenere a bada esplose.

“Non è colpa mia!?” ringhiò.

“Tu…tu dici che non è colpa mia! Tu non sai niente! E’ colpa mia se sono morti, è colpa del mio essere debole, dell’aver ceduto ad una come Kate! Se non fosse stato per la mia relazione con lei loro sarebbero ancora vivi! Mi avevano detto di lasciarla perdere ma non ho dato loro retta e guarda il risultato! Sono morti a causa della mia cocciutaggine cazzo! E tu. Tu. Mi vieni a dire che non è colpa mia!?”

“Eri innamorato.” Sussurrò come risposta Rachel, improvvisamente intimorita dal lupo.

Derek le si avventò contrò, schiacciandola contro il muro, la rabbia che bolliva dentro di lui.

“Tu.Non.Sai.Niente!” ringhiò a pochi centimetri dal viso di Rachel.

“Tu-” iniziò a dire Derek quando il rumore di uno sparo li colse di sorpresa.

“Merda!” imprecò il lupo prendendo la ragazza per il braccio e trascinandola su per le scale.

“Sono gli Argent?” chiese Rachel.

“Sì.” Rispose laconico Derek.

Quando uscirono dalla casa si ritrovarono davanti i tre componenti rimasti degli Argent, con al centro Allison.

Lo sparo era una trappola, e loro ci erano cascati in pieno.

“Sweetheart.” Disse Gerard dando una carezza sulla testa alla nipote, che scoccò una freccia verso Derek, che la schivò.

“Allison-” provò a dire Rachel, che venne subito interrotta dalla ragazza.

“No! Hai ucciso mia madre, ed io oggi finirò quello che mia zia iniziò otto anni fa.” Rispose la cacciatrice rivolgendosi al lupo, ma scoccando una freccia rivolta a Rachel, colpendola alla coscia sinistra.

Derek ringhiò e guidato dalla rabbia assassina che sentiva dentro si avventò contro la cacciatrice, disarmandola e stordendola, per poi occuparsi altrettanto velocemente di uno sbalordito Chris Argent.

Mandò al tappeto anche il vecchio, sebbene con molte difficoltà, dopodichè corse da Rachel che aveva gli occhi dorati e le zanne ormai evidenti.

“Strozzalupo.” Disse la ragazza mentre tentava di estrarre la freccia, che venne poi tolta da Derek con un unico gesto.

Mentre si allontanavano dai cacciatori Rachel si voltò un’ultima volta verso la casa e vide che Gerard, ormai in piedi, la osservava con un’espressione sconvolta, senza però rincorrerli.

Quando furono in macchina si assicurarono di non essere seguiti e tornarono al magazzino.

“Sta’ ferma qua.” Disse Derek depositando Rachel sul letto per andare a prendere i proiettili con lo strozzalupo dentro e le garze.

“Levati i pantaloni.” Ordinò perentorio e notando lo sguardo scettico della ragazza aggiunse “Devo medicarti.”

Estrasse la polvere dal proiettile e la bruciò, la mise sulla ferita e la fasciò, non senza qualche difficoltà dovute alla ragazza che non stava ferma un momento.

“Grazie.” Disse Rachel sedendosi meglio e ricevendo dal lupo un cenno della testa.

“E scusami per prima. Non sono affari miei.” Aggiunse, più rivolta a se stessa.

Derek si andò a sedere su uno dei divanetti del vagone e si perse nei ricordi della sua famiglia: dalle cene alle feste alle vacanze.

Un mugolio di dolore proveniente da Rachel, seguito dall’odore più invitante sentito dal lupo, colpì in pieno il licantropo, riscuotendolo dalla spirale di malinconia.

“Che succede?” chiese sedendosi sul letto.

“Non è niente sssolo la morfina che inizia a sparire dal corpo. Il processo di guarigione ha accelerato il tuuutto.” Rispose la ragazza tra un dolore e l’altro.

Inconsapevolmente, o quasi, Derek posò una mano sul ventre della ragazza sotto la maglietta e la lasciò li, senza spostarla o muoverla.

Portò via un po’ di dolore, ma la tentazione cresceva sempre di più.

Sapere che lei fosse proprio li, nel suo letto, con addosso soltanto una maglietta, la sua mano sul ventre che poteva tranquillamente salire o scendere con insieme l’odore inebriante di lei era qualcosa di irresistibile.

Quando l’ennesima ondata lo investì, minando fortemente il suo autocontrollo, si lasciò sfuggire un ringhio basso.

Sentendo quel verso, Rachel non resistette e mise una mano sul braccio del licantropo per richiamare la sua attenzione, ma quando lui la guardò come se dovesse mangiarla, o farle altro magari, da un momento all’altro le parole le morirono in bocca e si ritrovò ad annegare in quegli occhi grigi-verdi.

Derek non sa dire come o perché, ma quando l’ennesima ondata lo investì si ritrovò con le proprie labbra incollate a quelle della ragazza in un bacio senza precedenti.

Le bocche si muovevano simultaneamente, le mani esploravano i corpi a vicenda e presto Derek si ritrovò a leccare, mordere e baciare ogni singolo centimetro del corpo di Rachel, che sospirava sotto i suoi tocchi.

Anche l’ultimo strato di vestiti scomparve e presto furono pelle su pelle, senza più barriere.

L’animale che era dentro di lui reclamava ciò che era proprio e Derek sentiva il bisogno di fare in modo  che qualsiasi licantropo, incontrando la ragazza, sapesse a chi apparteneva, ma sapeva anche che doveva essere morso a sua volta da lei, ma non gli importava, poiché lo avrebbe sempre potuto fare un’altra volta.

Sfoderò un artiglio e graffiò la ragazza sulla clavicola sinistra per poi leccare e baciare la ferita, che aveva iniziato a rimarginarsi, seppur più lentamente.

Le sarebbe rimasta sicuramente una cicatrice, invisibile ad occhio umano, ma non ad occhio lupesco.

Quando ebbe finito con la ferita raggiunse nuovamente le labbra della  ragazza e la baciò come se fosse questione di vita o di morte.

La notte la passarono in questo modo, tra sospiri, carezze, spinte ed ansiti, incuranti di tutto e di tutti e per la prima volta, dopo tanto tempo, Derek si sentì bene.

 

 

 

Rachel si svegliò che era ancora buio.

La gamba non le faceva più male, segno che ormai era guarita.

Si mosse un po’ nel letto ed un istante dopo realizzò cos’era accaduto quella notte.

Era andata a letto con Derek.

Aveva tradito Stiles.

E di Derek ora non c’era nemmeno traccia, l’altra parte del letto fredda, segno che il lupo si era alzato già da un po’.

Ascoltò i rumori nell’edificio, ma Derek non c’era.

Se n’era andato dopo che avevano passato la notte insieme, proprio come accade nei film.

Si rivestì velocemente e si diede una sistemata.

Quando si guardò allo specchio notò una cicatrice sul petto e sfiorandola le tornarono alla mente tutti i dettagli di quella notte.

Se ne andò velocemente ed una volta in macchina non partì subito.

Le lacrime avevano iniziato a scorrere sulle sue guance e non accennavano a voler arrestare la loro corsa.

Rachel piangeva.

Piangeva per aver tradito il ragazzo che amava, per essersi illusa di poter essere importante per Derek e pianse per aver ceduto in questo modo.

Quando fu calma abbastanza partì ed una volta arrivata a casa ebbe il tempo persino di farsi una doccia, dopodichè uscì diretta a scuola senza nemmeno fare colazione.

Avrebbe dovuto dirlo a Stiles?
Avrebbe dovuto stare zitta?
Avrebbe dovuto raccontare una mezza verità?

Non lo sapeva.

E quando arrivò a scuola non aveva ancora trovato una risposta.

“Buon giorno tesoro.” La salutò Stiles sbucandole alle spalle e facendola spaventare, seguito a ruota da Scott.

“Com’è andata con il sourwolf ieri sera?” chiese curioso l’umano mentre Scott la osservava confuso.

Sicuramente aveva notato che l’odore di Derek era ovunque su di lei, per non parlare della cicatrice.

“Bene. Ha voluto andare alla vecchia casa e siamo scappati per miracolo dai cacciatori. Per il resto è stato il solito musone. Pensa che mi sono addormentata mentre leggevo.” Rispose Rachel decidendo così di mentire al suo ragazzo.

Era ben consapevole che Scott aveva percepito il suo battito irregolare, così sussurrò in modo che l’umano non potesse sentire “Non dirglielo” e ricevette un cenno d’assenso da parte del lupo.

Quando entrarono a scuola ed iniziarono la lezione di chimica, Rachel notò che Gerard l’osservava con un’espressione a metà tra il divertito ed il sadico.

Tutto ciò non prometteva assolutamente nulla di buono.

 

 

 

 

 

NdA: Salve! :D
Avete visto? Ho aggiornato in tempo record!

Devo avvisarvi, pian piano ci avviciniamo al termine della storia!
Anyway, per quanto riguarda la ‘Anger moon’ in realtà sarebbe la ‘hunger moon’ ma dato che la fame non ha nulla a che fare con l’idea che avevo in mente ho deciso di cambiare il nome della luna xD

Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono la storia e la recensiscono, grazie davvero! :D

Ora vado, al prossimo capitolo!


 

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Capitolo 18
*** XVIII Capitolo: Chiarimenti. ***


XVIII Capitolo: Chiarimenti.

Quanto tempo era passato da quella luna piena?

Una settimana ormai, e la nuova luna piena stava arrivando, e sicuramente non sarebbe stata una luna facile.

Derek non faceva altro che passare da uno stato euforico ad uno di rabbia ad uno di terrore.

Probabilmente iniziava a diventare schizofrenico.

Ma ovviamente riusciva a mantenere la maschera da duro davanti al branco.

Il momento peggiore della giornata era la notte, poiché era libero di lasciar vagare la mente, che inevitabilmente tornava a quella notte.

Doveva smettere di pensarci, smettere di ricordare quanto si fosse sentito bene.

Lei stava con Stiles, e lui aveva approfittato di una sua debolezza per fare ciò che voleva, infischiandosene delle conseguenze.

Se ora ci fossero stati dei problemi tra l’umano e Rachel sarebbe stata solo colpa sua, e Derek si sentiva in colpa.

Non doveva più vedere la ragazza, anche se non avrebbe cambiato le cose.

Certo se l’era ripromesso più di una volta, ma questa volta ci sarebbe riuscito.

Doveva riuscirci.

Faceva male, nel profondo, ma si sarebbe abituato anche a quel dolore prima o poi.

Aveva notato lo sguardo di Scott quando facevano le riunioni, ed era ovvio che lui sapesse cosa fosse accaduto.

Ma non glielo avrebbe mai chiesto, ne avrebbe lasciato che il beta sollevasse l’argomento.

 

Anche Rachel non sapeva cosa fare.

Non voleva fare la parte della stronza che tradisce il ragazzo, ma non poteva nemmeno dire che non l’avesse voluto tutto ciò che era successo con l’Alpha.

Non riusciva a capire: amava Stiles e desiderava stare con lui con tutta se stessa ma c’era una parte dentro di lei che sapeva che non era del tutto giusto, che l’Alpha invece fosse la scelta giusta.

Ma Rachel non amava il lupo, amava Stiles.

Se il problema si fosse limitato al dirlo o meno al ragazzo poteva ancora uscirne viva, ma la parte peggiore era vedere le occhiate che le riservava Scott.

Non ne aveva mai parlato direttamente con lui, ne con nessun altro.

Era arrivata al punto, dopo una settimana, che quando stava con Stiles si sentiva un peso sul petto e non riusciva a guardarlo negli occhi e presto o tardi l’umano si sarebbe accorto che qualcosa non andava in lei.

Doveva parlarne con qualcuno, o sarebbe impazzita.

“Io…” disse Rachel a cena quella sera, richiamando l’attenzione dello zio che l’osservava preoccupato.

La ragazza poteva sentire il proprio cuore battere all’impazzata, pronto a prendere il volo.

David le fece cenno con la testa di continuare, e Rachel prese un gran respiro.

“Sono andata a letto con Derek l’ultima luna piena.” Disse di getto senza fermarsi, posando la forchetta nel piatto.

“Io non capisco. Amo Stiles zio, ma c’è quella piccola parte di me, nascosta da qualche parte, che pensa sia sbagliato! Capisci zio? Sbagliato! Quando invece è sbagliato aver tradito il proprio ragazzo! Io voglio stare con Stiles zio, non con Derek…” continuò la ragazza trattenendo le lacrime.

David si alzò e la raggiunse per poi abbracciarla.

“Shh, va tutto bene calma.” Disse cullandola.

“E’ successo anche a tua madre sai?” le disse, staccandosi un po’.

“Che cosa?” chiese confusa la ragazza.

“Sì, è successo anche a lei. Stava insieme a Rupert, il fratello del padre di Derek, ed era lui l’Alpha di Beacon Hills a quel tempo. Aveva morso lui tua madre, ed erano felici insieme. Poi un giorno giunge in città un nuovo ragazzo, che frequenta quasi gli stessi corsi di tua madre. Sai, lei era addetta all’accoglienza e così si ritrova a passare molto tempo con questo ragazzo. Durante un pomeriggio in cui lo aiutava a studiare si baciano ed arrivano a fare l’amore. Tua madre amava Rupert, ma dentro di lei sapeva non fosse giusto, la sua parte lupesca sapeva che sebbene Rupert fosse il suo Alpha non era la persona giusta per lei, mentre quel nuovo ragazzo sì. Ed indovina chi era questo ragazzo: tuo padre. Quando Rupert e tua madre ruppero il licantropo capì che non poteva farci nulla ed infondo aveva sempre saputo che tua madre non era quella giusta per lui: quando un Alpha sceglie un compagno, quello è per sempre, e dato che Rupert aveva già avuto una compagna prima di tua madre, essendo più grande ed essendo poi quella morta, sapeva che lei non sarebbe stata per sempre.”

“Ma Stiles non è un lupo zio. Non… insomma come posso dirgli che lo amo ma il mio lupo no? E’ da pazzi! Non mi capirebbe. Non mi perdonerebbe.”
“Magari non subito, ma col tempo lo farebbe.” Rispose David alzandosi e tornando a sedersi.

“E se il mio lupo si sbagliasse? Se scambiasse la figura di Derek come Alpha con il mio compagno? Lui ha già avuto una compagna dopotutto.”

“Kate Argent non conta. Era un beta quando stava con lei, mentre ora è un Alpha.”

“E se io non volessi? Se Stiles mi perdonasse e volessi continuare a stare con lui?”
“Potresti, ma sentiresti sempre che ci sarebbe qualcosa di sbagliato. Nessuno ti vieta di stare con lui sia chiaro, dico solo che hai un’altra possibilità oltre a lui.”

“Non so cosa fare. E la luna piena è la settimana prossima. Non voglio accada di nuovo zio.”

“Se non lo vuoi non accadrà. La scelta spetta a te.” Rispose enigmatico lo zio.

 

***

 

“Scott? Va tutto bene amico? Mi guardi come se dovessi rompermi da un momento all’altro e la cosa mi spaventa. Che c’è senti puzza di morte o malattia o pestilenza? Se sto per morire ti prego dimmelo! Così troverò il modo per evitare che succeda. Sì insomma non voglio morire proprio ora che la mia vita inizia ad essere fantastica, lucertoloni a parte s’intende!” chiese Stiles ormai al limite della sopportazione.

Era da una settimana che l’amico l’osservava con un’espressione da cucciolo bastonato dipinta sul volto ed aveva tentato di ignorare la cosa, ma dopo l’ennesima occhiata si era stufato.

“Non è niente Stiles.” Rispose secco l’amico.

Ok c’era sicuramente qualcosa che non andava.

“McCall, non sarò un lupo mannaro ma so riconoscere se il mio migliore amico mi mente o meno.” Ribatté l’umano incrociando le braccia al petto e fissando l’amico seduto alla sua scrivania.

“Che succede?” Lo incalzò sedendosi meglio sul letto.

Scott lo fissò a lungo ed era sul punto di dire qualcosa, quando richiuse la bocca per poi dire nuovamente all’amico di non preoccuparsi.

“Eh no, ora basta!” esclamò Stiles scendendo dal letto e recuperando un sacchetto dalla cassettiera.

“Che stai facendo!?” gli chiese impaurito Scott mentre osservava il suo migliore amico disegnare con quella polvere nera un cerchio intorno alla sedia dov’era seduto.

“Io rompo il cerchio quando mi dici che diamine succede! E non provare a rifilarmi una balla lupetto.” Decretò l’umano sedendosi per terra davanti all’amico.

Il licantropo prese un respiro profondo ed iniziò a parlare.

“Non dovrei dirtelo io, dovrebbe essere lei a farlo, ma vedo come sta e sento come si sente e… Si tratta di Rachel amico.”

“Cos’ha?”

“Lei… Ti ricordi la scorsa luna piena che lei ti ha detto che non era successo nulla? Ecco, non ti ha detto tutto. Sono andati alla vecchia casa nel bosco e sono stati attaccati e lei è stata ferita. Derek l’ha curata e…” disse il lupo non concludendo la frase.

“E…?” chiese Stiles.

“….meti.” rispose biascicando Scott.

“Va bene che posso capire se menti, ma non ho il super udito, genio!”

“Hanno… unito i loro gameti?” disse titubante il licantropo.

“Loro cosa?” chiese confuso Stiles.

Insomma, unire i loro gameti significava che…

“No. Oh no, no, no e no. Mi stai prendendo per il culo vero? E’ tutto uno scherzo, ora spunterà fuori una telecamera nascosta che mi dirà che sono su ‘Candid Camera’ vero? Vero Scott?” rispose l’umano alzandosi da terra ed andando verso l’amico.

“No Stiles, l’ho sentito. L’ho visto, in un certo senso. Mi spiace amico.” Rispose Scott guardando la consapevolezza farsi strada negli occhi dell’amico.

“Stiles, puoi rompere sto coso? Per favore…” chiese all’amico che fece quanto gli aveva chiesto.

“Cosa vuol dire che lo hai visto? Che minchia vuol dire Scott!” chiese Stiles iniziando a respirare più velocemente, la crisi di panico ormai iniziata.

“Ha una cicatrice, sulla clavicola sinistra, pressoché invisibile agli umani. Serve agli Alpha per… Marchiare le loro compagne. Ma Rachel non è la compagna di Derek. Sì insomma, Deaton ha detto che lei deve morderlo per rendere la cosa ‘ufficiale’, e non lo ha fatto.” Rispose Scott.

Ma ormai la voce dell’amico gli arrivava distante.

Sentiva soltanto il sangue pulsargli nelle tempie ed il respiro che non riusciva a passare.

Si sedette per terra con le gambe al petto e la testa tra di quelle, tentando di calmarsi.

Provava delusione, abbandono, tristezza.

E rabbia.

Rabbia verso se stesso.

Rabbia verso Rachel, che era davvero poca rispetto a quella che nutriva verso l’Alpha.

Aprì gli occhi e si alzò da terra.

Corse alla scrivania e, prese le chiavi della Jeep, uscì di casa, seguito dall’amico che lo chiamava.

Salì in macchina e non aspettò Scott che si era attardato a dare una qualche spiegazione al padre del ragazzo, che aveva assistito alla scena.

Partì.

Guidò superando tutti i limiti di velocità presenti nel tratto di strada ma non gli importava.

Parcheggiò l’auto ed una volta sceso non bussò nemmeno.

Scese le scale e quando arrivò alla fine trovò tutto il branco dell’Alpha, compreso lui, che lo fissavano stupiti.

Ignorò le domande dei presenti ed andò dritto verso Derek.

“Tu.” Disse solo dopodiché, non seppe bene nemmeno lui con quale coraggio, caricò il braccio e diede un pugno dritto in faccia al licantropo che, preso alla sprovvista, si sbilanciò un po’.

“Questo è per esserti fatto la mia ragazza, stronzo!” esclamò poi.

Si allontanò dal branco che lo fissava senza parole e dall’Alpha che sebbene avesse gli occhi vermigli lo guardava con un’espressione colpevole.

Ritornò in auto e partì.

Non voleva tornare a casa ed affrontare il padre ed il migliore amico.

Non voleva nemmeno vedere Rachel al momento.

Aveva bisogno di stare solo.

Doveva pensare.

Riflettere.

Valutare.

Ed aveva un dannato bisogno di andare all’ospedale perché, cazzo, tirando quel pugno si era sicuramente rotto qualche osso!

“Te pareva, ho tenuto dentro il pollice! Maledizione non sono nemmeno capace di fare a pugni!” pensò.

Parcheggiò davanti all’ingresso del pronto soccorso e quando Melissa lo vede scattò sull’allerta.

“Che succede Stiles?” chiese preoccupata andandogli incontro.

“Credo di essermi rotto qualche osso della mano.”  Rispose soltanto.

“Fammi vedere.” Disse Melissa prendendogli la mano, che in effetti era parecchio gonfia.

“Come hai fatto?” gli chiese.

Stiles non rispose e guardò altrove.

“Stiles.” Insistette lei.

“Ho tirato un pugno contro il muro. Ero arrabbiato e mi sono sfogato così.” Rispose mentendo il ragazzo.

Melissa lo portò a fare una lastra, e fortunatamente non si era rotto la mano.

“Tienila fasciata per un po’ di giorni ed il dolore dovrebbe passare. Tra una settimana è passato ti togliamo le bende.” Disse la donna mentre finiva di medicarlo.

“E’ curioso però. Solitamente quando tiri un pugno al muro ti sbucci un po’ le nocche…” buttò lì Melissa, sperando che il ragazzo si aprisse.

“Forse non ho fatto a botte con un muro. Ma la versione per mio padre è quella.” Rispose il ragazzo scendendo dal lettino.

“Va bene. Ho detto a Scott di passarti a prendere, ora non riusciresti a guidare. Mi raccomando non togliere le bende Stiles. Fammi sapere se ci sono problemi.” Lo salutò Melissa, dopodichè tornò alla sua postazione.

“Cosa ti è saltato in mente Stiles?! Derek avrebbe potuto ucciderti!” esclamò Scott aprendo la portiera della Jeep all’amico.

“Se non la smetti con la predica prendo pure te a pugni.” Rispose Stiles dopo essersi allacciato la cintura di sicurezza.

 

“Stiles?” chiese lo sceriffo quando sentì il figlio entrare in casa.

“Sono io Pà.”

“Cosa è successo? Sei sparito nel nulla e… cos’hai fatto alla mano?” chiese con tono severo Jeff.

“Ho preso a pugni un muro.”

“Oh certo, come no. Perché tu hai preso e sei salito sulla tua Jeep per prendere a pugni un muro vero? E dimmi, chi sarebbe questo muro?”

 “Hale.” Rispose soltanto il ragazzo.

“Derek Hale? Pensavo non lo conoscessi.”

“E invece lo conosco ma credimi, preferirei non sapere nulla della sua esistenza.”

“Perché?”

“Lui ha…baciato Rachel.” Rispose il ragazzo.

“Oh... Con lei hai parlato?”

“No, non le ho parlato. Non ancora.”

“Ok. Senti, se hai bisogno di qualcosa sai che puoi contare su di me, vero figliolo?” Chiese Jeff dando una pacca sulla spalla al figlio.

“Lo so Pà.” Rispose Stiles ed iniziò a salire le scale, ma si fermò a metà.

“Papà?” chiese facendo tornare il genitore nell’ingresso.

“Sì Stiles?” rispose l’uomo.

Stiles si girò verso il padre e corse ad abbracciarlo.

Non gli importava di sembrare poco virile, di farci la figura del ragazzo che piange ma cazzo, stava male, si sentiva morire dentro ed aveva bisogno di qualcuno che gli stesse vicino.

Rimasero abbracciati a lungo in silenzio.

“Mi dispiace. Per Rachel e per le parole di quella sera. Non le pensavo veramente figliolo.” Disse il padre stringendolo di più a sé.

“Lo so Papà. Ti voglio bene.” Rispose il ragazzo ricambiando l’abbraccio.

“Ti voglio bene anche io figliolo.” Rispose lo sceriffo continuando ad abbracciare il ragazzo.

“Tutto si sistemerà vedrai.”

Una volta in camera si fiondò sul letto e rimase così per tutto il pomeriggio.

Giunta l’ora di cena scese in cucina e preparò da mangiare ed una volta pronto la cena passò in silenzio.

Tornato in camera trovò un messaggio di Scott.

-“Tutto bene amico?”

“Si, sto bene Scott.”

-“Le hai già parlato?”

“No”

-“Hai già pensato a cosa fare?”

“No.”

-“Idee?”

“No…”

-“Sei innamorato di lei?”

“Si.”

-“Saresti disposto a perdonarla?”

“…Si, lo farei.”

-“Allora sai cosa devi fare.”

“E’ la scelta giusta?”

-“Questo io non posso saperlo, devi sentirlo tu. Certo se al vostro posto ci fossimo io ed Allison, farei la stessa cosa.”

“Grazie Scott.”

-“Figurati, gli amici servono a questo no? ;) Mi spiace solo di essere un tantino distratto ultimamente.”

“Un tantino distratto? Oserei dire che se morissi non te ne accorgeresti nemmeno talmente sei preso dai  tuoi viaggi tra le nuvolette rosa. O nere come preferisci. Si insomma, nere per via della rottura eccetera, hai capito no?”

-“Sì Stiles, non preoccuparti. Ora va’ a parlare! In bocca al lupo!”

“Haha, spiritoso -.-”

-“;) Vai!”

Finita la “chiacchierata” con l’amico Stiles decise che sì, sarebbe andato a parlare con la ragazza.

 

Nello stesso istante Rachel decise che avrebbe detto a Stiles la verità.

Non era giusto nei suoi confronti continuare a tenergli nascosta una cosa del genere, soprattutto se non avrebbe avuto modo di ripetersi.

Scese le scale e quando aprì la porta di casa si ritrovò il suo ragazzo davanti.

“Stiles!” Esclamò sorpresa.

“Posso entrare?” chiese timidamente il ragazzo.

Quando furono in camera sua, Rachel poté percepire meglio l’odore del ragazzo, ed era qualcosa che la faceva stare malissimo.

Oltre all’ansia vi era una tristezza opprimente e profonda, dolorosa.

Capì che il ragazzo sapeva, probabilmente aveva fatto parlare Scott.

La domanda su come si fosse fatto male alla mano passò in secondo piano, sorpassata da una ben più importante.

“Lo hai saputo.” Più che una domanda quella della ragazza era un’affermazione, che venne confermata dal cenno d’assenso del ragazzo.

“Mi dispiace Stiles. Io…” tentò di scusarsi Rachel, ma venne interrotta dal ragazzo.

“Lascia stare, non importa.”

“Cosa?” chiese confusa lei.

“Sì, non importa se sei andata a letto con Derek. Scott mi ha spiegato come funziona, che non è qualcosa che puoi controllare, e me ne farò una ragione sperando sempre che non succeda di nuovo. Io sono innamorato di te Rachel, e ci sono cose che non potrò mai cambiare. Ma mi va bene così. Però ti prego -disse il ragazzo avvicinandosi a lei e prendendole le mani nelle sue- se tu dovessi capire di volere lui invece che me, dimmelo. Non importa per quanto possa farmi male, ma dimmelo. Niente più bugie, ok?”

Rachel non riusciva ad articolare una parola.

Insomma, era incredula.

Felice ed allo stesso tempo triste.

Felice perché Stiles l’aveva perdonata certo, ma triste perché l’ha fatto soffrire.

Ok potrebbe sembrare una cosa stupida, ma è così.

Delle lacrime rigarono il suo viso, traditrici silenziose.

“Ok, te lo prometto.” Rispose abbracciando il ragazzo.

Si addormentarono abbracciati e quando lo David li vide avvisò lo sceriffo che il figlio era lì.

 

 

“Sweetheart.” Disse Gerard salutando la nipote.

“Nonno, volevi vedermi?” chiese Allison.

“Sì. Vedi l’altra sera, quando abbiamo teso una trappola a Derek, quella con lui era Rachel Moore, vero?”

“Si, perché?”

“Perché se ho ragione, ci troviamo difronte ad un evento più unico che raro.” Rispose enigmatico il vecchio, che davanti all’espressione confusa della nipote aggiunse

“Abbiamo tra le mani un Alpha e la sua Genitrice.”

 

NdA: Salve salvino!

Come state?
Ecco per voi un altro “bel” capitolo!
Ok onestamente non mi piace la parte in cui Stiles parla con Rachel, perché mi sembra molto da bimbaminchia T_T Vi preso se così fosse ditemelo!! D:

Davvero, vorrei riuscire ad esprimere meglio l’amore che c’è tra loro :/

Detto questo vi ringrazio come sempre per le recensioni, siete fantastici!

Avete visto le foto dalla prima lettura del copione? Sono fantastiche!
Ed il nostro Dylan indovinate un po’? Ha i capelli lunghi!!

Ok non so se sia un bene o un male, perché sì sta molto bene con i capelli così, ma Stiles ha i capelli corti da tipo SEMPRE, e magari i capelli sono un po’ più  Dylan che Stiles .

Ok fine scleri xD

Ora vado, ci vediamo al prossimo capitolo! :D
Kiki.

 

 

 

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Farai felici milioni di scrittori.



(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)

 

 

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Capitolo 19
*** XIX Capitolo: Chi non muore si rivede! ***


XIX Capitolo: Chi non muore si rivede!

Anche il mese di febbraio finì e giunse Marzo.

Le cose fra Stiles e Rachel sembravano essere tornate come prima, ma si sa che la fiducia è come la carta, una volta che l’hai stropicciata non potrà più essere perfetta di nuovo.

La cosa bella della fine di marzo erano le vacanze di primavera.

Quel giorno c’erano gli allenamenti della squadra di lacrosse e Rachel andò per veder giocare Stiles.

“Rachel!” si sentì chiamare la ragazza mentre aspettava il ragazzo fuori dallo spogliatoio.

“Lydia ciao! Come stai?”

“Mai stata meglio! Domani sera ci siete tu e Stiles, non è vero?” chiese raggiante la rossa.

“Domani sera?” chiese confusa Rachel.

“La festa per il mio compleanno! Non mi dire che non te lo sei dimenticata!”

“Oh la festa! E’ già domani? Credevo fosse la settimana prossima! Comunque certo che ci saremo.”

“Perfetto! Allora a domani sera!” salutò Lydia, per poi scomparire dietro l’angolo.

 

 

“Sapevi niente della festa di domani di Lydia?” chiese poco dopo Rachel a Stiles.

“No, che festa? Aspetta, domani è il ventotto?”

“Sì, perché?”

“E’ il suo compleanno.”

“Ma non ha mandato gli inviti.”

“Non ne ha mai avuto bisogno, gli anni scorsi era l’evento più atteso dell’anno.” Rispose Stiles facendo passare un braccio sopra le spalle di Rachel e dirigendosi verso la Jeep.

“Peccato che ultimamente sia diventata un po’ strana…” rispose Rachel.

“Dopo chiedo a Scott se viene, ma penso sia il minimo che possiamo fare no?”

“Esatto. Io non so se provare a chiedere ad Allison.” Disse Rachel salendo in macchina.

“Dopo quello che è successo nel bosco con Gerard non penso sia una buona idea. E poi se non venisse sarebbe solo meglio, voglio dire domani sera ci sarà la luna piena.” Rispose Stiles mettendo in moto.

“Me ne ero totalmente dimenticata.” Ammise Rachel appoggiando la testa contro il finestrino.

 

 

 

 

 

Rachel arrivò per prima la sera seguente.

Lydia da perfetta padrona di casa l’aveva accolta e le aveva mostrato il tavolo con il punch.

“Fai pure come se fossi a casa tua!” le disse mettendole un bicchiere con il liquido rosa pesca dentro.

Suonarono al campanello e Rachel vide entrare Stiles con un pacco enorme che passava a malapena dalla porta.

Era buffissimo.

“Non ci credo, alla fine lo hai preso davvero!” esclamò una volta che il ragazzo ebbe posato il regalo vicino a quello della ragazza.

“E’ chiaro che l’ho preso! Allison viene mi ha detto Scott, quindi viene anche lui. Tu come ti senti?” le chiese cingendole la vita in un abbraccio.

“Sto bene, sembra essere meno forte questa volta.” Rispose lei appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo.

Arrivarono anche Scott ad Allison e qualche altro loro compagno di scuola e lo scenario della festa era alquanto deprimente.

“Non credo verranno in molti.” Disse Scott sedendosi su una panca vicino alla piscina.

“Non conosciamo nessuno che potrebbe venire? Insomma se ora Lydia è così è colpa del nostro mondo.”  Propose Rachel.

“Io conosco qualcuno, ma non credo siano molto adatti.” Esclamò Stiles, tirando fuori il telefono.

“Sempre meglio di niente Stiles.” Rispose Scott.

“Di chi state parlando?” chiese dubbiosa Rachel.

“Delle vecchie conquiste di Stiles fatte pochi giorni prima di conoscerti.” Rispose Scott sorridendo.

“Hai tenuto i loro numeri però amico!” aggiunse poi scoppiando a ridere.

“Non si sa mai nella vita! Magari mi saranno ancora una volta utili!” rispose Stiles premendo il tasto di chiamata.

Rachel era sempre più confusa ed un po’ spaventata all’idea di conoscere queste ‘conquiste’.

La sua paura però divenne divertimento quando vide le famose ‘conquiste’ varcare la soglia della porta sul giardino.

“Oh ti prego Scott dimmi che non è vero! Stiles allora devo davvero stare attenta a Danny quando è vicino a te!” disse ridendo Rachel.

C’era da dire però che quelle ragazze/i sapevano come fare festa, difatti la casa si riempì presto di gente.

Presto però il tutto divenne confusionario e la gente iniziò a comportarsi in modo strano.

Rachel perse di vista Stiles e Scott e mentre li cercava si imbatté nei suoi genitori.

“Eccola lì, nostra figlia.” Esclamò il padre, puntandole un dito contro.

“E pensare che se non ci fosse stata noi saremmo ancora vivi Adam.” Disse sua madre.

“Se non fosse esistita saremmo felici e vivi.” Aggiunse suo padre.

“E’ colpa tua Rachel, e dopo tutti questi anni non lo hai ancora capito! Se tu non fossi esistita tutti sarebbero più felici: Derek avrebbe la sua famiglia e non si sarebbe mai innamorato di Kate, io e tuo padre saremmo vivi, tuo zio avrebbe una famiglia, e Stiles non soffrirebbe per il tuo tradimento. Hai rovinato la vita di tutte le persone che ha incontrato.” Rincarò la dose sua madre, per poi iniziare a ridere con il padre.

“Guardala, tenta di non piangere! Ma poverina!” aggiunse sua madre sempre ridendo.

Rachel chiuse gli occhi.

Non potevano essere loro, erano morti.

Doveva essere un’allucinazione.

Riaprì gli occhi e li vide che ridevano ancora.

Una secchiata d’acqua gelata la riportò alla realtà ed i suoi genitori scomparvero nel nulla.

“Rachel?!” la chiamava Stiles. “Stia bene?”

“Io… si. Credo di si.”

“Non so cosa ci sia in quel punch ma sicuramente non è qualcosa di salutare.” Disse Stiles trascinandola alla ricerca di Scott, che era nuovamente scomparso dopo averlo fatto riprendere.

“Stiles guarda!”  esclamò Rachel indicando la ciotola della bevanda piena di fiori di strozzalupo.

“Ora capisco perché tutti si comportano così!” disse Stiles.

“Ragazzi, qualcosa non quadra.” Disse Scott.

Stiles fece per fargli notare lo strozzalupo ma l’attenzione di tutti venne attirata dalla voce di un ragazzo.

“No ragazzi fermi non so nuotare!” esclamò Matt un attimo prima di finire dentro la piscina.

Jackson lo tirò fuori ed i ragazzi si scambiarono un’occhiata d’intesa:

avevano trovato il padrone del Kanima.

“Che avete da guardare!” esclamò Matt posando lo sguardo su Rachel, Stiles e Scott per poi andarsene.

“Gente arriva la polizia!” esclamò qualcuno e presto tutti i ragazzi scapparono.

“Vai da tuo zio Rachel e avvisalo, io e Scott andiamo da mio padre.” Disse Stiles aprendole la portiera dell’auto.

“Non uscire di casa, non sappiamo che intenzioni avrà ora Matt.” aggiunse poi chiudendo lo sportello.

“Non penserai mica che resterò in casa mentre…” tentò di ribattere la ragazza ma venne interrotta da Stiles.

“Ti prego Rachel! Resta a casa!”  esclamò correndo dietro Scott.

La ragazza fece come le aveva chiesto Stiles ed avvisò lo zio, che le ordinò di restare a casa mentre lui andava alla centrale per vedere se c’era bisogno di aiuto, prendendole però le chiavi dell’auto per precauzione.

Rachel si sentiva inutile lì a casa e decise di mettere un po’ in ordine.

Ad un tratto un rumore proveniente dalla cucina attirò la sua attenzione.

Prese una mazza da baseball che tenevano nel ripostiglio e si avventurò verso la fonte di quel rumore.

Entrò nella stanza ma non vi trovò nessuno, una tendina  era caduta dal montante della finestra.

La rimise al suo posto e si voltò per tornare in salotto quando si ritrovò davanti l’ultima persona che avrebbe mai potuto pensare.

“Ma come sei cresciuta Rachel, l’ultima volta che ti ho vista avevi ancora le treccine!” disse l’uomo davanti a lei.

“Ma tu non eri morto?!” esclamò facendo un passo indietro la ragazza ed alzando la mazza in segno di difesa.

“Preferisco l’espressione temporaneamente fuori uso, ma se vuoi essere pignola sì, lo ero. Ma ora sono qui, ed ho bisogno del tuo aiuto.” Disse Peter sedendosi al tavolo della cucina sorridendo alla ragazza.

 

 

NdA: ebbene sì gente, ho aggiornato di nuovo!
Questo perché la prossima settimana non avrò molto tempo per scrivere tra la simulazione di terza prova e l’esame della patente!

Purtroppo credo manchino soltanto più un paio di capitoli alla fine della storia!
Preparatevi psicologicamente!

Detto questo mi dispiace molto vedere che nonostante le 59 visualizzazioni il capitolo precedente non abbia ricevuto nemmeno una recensione! D:

Se fa così schifo ditemelo per favore! :(

Detto questo mi riprendo un momento e torno seria xD

Davvero, se avete voglia lasciatemi un vostro piacere, mi fareste davvero felice!
Un bacio e al prossimo capitolo!
Kiki.

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Capitolo 20
*** XX Capitolo: The undeniable power of human love. ***


20

XX Capitolo: The undeniable power of human love.

 

“Vuoi il mio aiuto?”  chiese Rachel abbassando la mazza.

“Si, ma prima che ne dici di un caffè?” chiese speranzoso Peter, sfoderando un sorriso.

Rachel alzò gli occhi al cielo e preparò i caffè.

“Certo che sei diventata proprio bella, e da quanto vedo mio nipote sembra essersene accorto! Anche se a giudicare dalla massiccia presenza dell’odore di Stiles deduco che tu stia con il piccolo umano. E’ incredibile quanto sia intelligente e sveglio. Sarebbe un beta perfetto, peccato abbia rifiutato il mio morso.” Disse sorridendo il vecchio Alpha.

“Qual è il punto Peter?” chiese Rachel un po’ spazientita.

“Gerard ha un piano: ora che Matt è morto e…” iniziò a spiegarsi l’uomo quando la ragazza lo interruppe.

“Matt è morto? Come, quando è successo?” chiese incredula.

“Poco fa alla stazione di polizia c’è stato un bel po’di casino con il Kanima e gli Argent ed il risultato è stata la morte di Matt, senza contare che quella bellissima donna che è la madre di Scott ha scoperto la verità sul figlio. Quel che è peggio è che quel vecchio pazzo è diventato il padrone del lucertolone, e non oso immaginare cosa potrà mai fare con lui.” Concluse Peter stiracchiandosi sulla sedia.

“Stanno tutti bene?” chiese allarmata la ragazza.

“Si non ti preoccupare. Ed ora arriviamo alla parte in cui entri in azione tu: anche io ho un piano, e suddetto piano include l’uccisione del Kanima ma al tempo stesso il salvataggio di Jackson.”

“Come?”

“In quale momento il Kanima non è Jackson?”

“Quando è il Kanima.”

“Esatto, ed in quel momento non è vulnerabile mentre lo è quando Jackson è se stesso. Il piano è quello di uccidere il Kanima nell’unico momento in cui è vulnerabile: quando Jackson è a metà tra la sua forma umana e rettile. Tu dovrai distrarre Gerard, mentre la dolce Lydia si occuperà del nostro amico, in modo che io e mio nipote potremo poi liberare quel povero ragazzo da tutto ciò che sta passando. Ci stai?” le chiese Peter alzandosi e dirigendosi verso la porta sul retro.

“Rischierei di farmi scoprire dagli Argent.” Rispose Rachel seguendolo.

“Oh ma sanno già cosa sei, mia piccola ed ingenua Rachel. Solo non lo sanno tutti i membri della famiglia.”

“Gerard, Allison e Chris.”

“Esatto, tutti gli altri no.” Rispose Peter ed uscì dalla porta.

“Aspetta! Cosa devo fare!?” urlò la ragazza rincorrendolo.

“Quando sarà il momento ti contatterò. Salutami il tuo caro zietto!” rispose lui scomparendo nel fitto della foresta.

Rachel rimase per un momento sulla soglia della porta,  poi corse a prendere le chiavi dell’auto quando si ricordò di non averle. Corse in garage e, presa la bici, si diresse velocemente alla stazione di polizia. Aveva bisogno di sapere se Stiles e suo zio stavano bene.

Arrivò davanti all’edificio ed abbandonò la bici davanti alla macchina di Derek.

Entrò dentro ma venne fermata dallo zio.

“Cosa ci fai qui! Ti avevo detto di stare a casa!” le disse portandola fuori.

“Peter è venuto da me e mi a detto cos’è successo e volevo sapere se stavate tutti bene. Dov’è Stiles?”

“Peter?”

“Sì, è tornato in vita ma non è questo l’importante. Stiles?”

“E’ con suo padre, stanno rispondendo a delle domande. Gli Argent sono già andati via.”

“Gerard è il nuovo padrone.”

“Di chi?”

“Del Kanima, ha ucciso Matt ed è diventato lui il padrone. E sa cosa sono, lo sanno zio.” Disse Rachel, facendo bloccare l’uomo sul posto.

“…Ne parliamo dopo a casa.” Rispose soltanto David, dopodichè aprì la portiera alla nipote e si sedette al posto del guidatore.

Per tutto il tragitto aveva pensato e ripensato a cosa fare e l’unica soluzione fattibile era andarsene il più lontano possibile sperando che i cacciatori non li seguissero.

“Tempo una settimana, massimo dieci giorni e partiamo.” Comunicò alla nipote una volta giunti a casa.

Rachel si fermò sulle scale e si voltò verso lo zio.

“Cosa? No, io non me ne vado!” rispose.

“Lo farai. Andremo dalla zia Muriel e staremo con lei. Domani la chiamo per informarla.”

“No! Non sappiamo nemmeno che intenzioni abbiano gli Argent! Perché scappare?”

“Che intenzioni credi che abbiano Rachel! Ti uccideranno appena ne avranno l’occasione, ecco cosa faranno! E non andrai alla partita di lacrosse di questa settimana ma resterai qui mi sono spiegato?” rispose severo l’uomo con un mezzo ringhio.

Rachel stava per rispondere quando sentì l’auto di Stiles che veniva parcheggiata nel vialetto.

Senza pensarci due volte corse fuori e quando lo vide scendere dall’auto si fiondò letteralmente su di lui e per poco non lo fece cadere a terra.

“Hei… sto bene tranquilla.” Disse il ragazzo abbracciandola.

Rachel si staccò un po’ ed istintivamente iniziò ad annusarlo e strusciò il viso sul collo del ragazzo.

“Stai bene… Non hai idea di quanto fossi preoccupata! Quando Peter è venuto da me e mi ha detto che c’erano stati dei problemi alla centrale mi sono spaventata. Oh quasi dimenticavo, sì Peter è tornato in vita grazie a Lydia, ma non so bene in che modo.” Disse tutto d’un fiato la ragazza per poi dare un bacio al ragazzo.

“Quell’uomo è estremamente inquietante.” Rispose Stiles stringendo di più la ragazza a sé.

“Mi accompagni in casa? Io… non mi va di stare da solo. Sai, papà sta ancora rispondendo alle domande e poi parteciperà alle ricerche di Matt…”

“Matt è morto, lo ha ucciso Gerard che è diventato il nuovo padrone di Jackson.” Rispose Rachel incamminandosi con il ragazzo.

“Oh male, molto molto molto male… Ma rimandiamo a domani questo discorso ok?” rispose Stiles aprendo la porta di casa.

Rachel poteva sentire la paura che si era impossessata del ragazzo e vedeva come saltasse ad ogni minimo rumore inaspettato.

“Hai una soffitta da cui si veda il cielo?” chiese ad un tratto la ragazza.

“Si, perché?”

“Vedrai. Prendi una coperta Batman.” Rispose Rachel alzandosi dal letto su cui si erano sdraiati abbracciati l’uno all’altra.

Stiles fece come le aveva chiesto la ragazza e le fece strada.

Certo quel luogo non era dei più puliti tra le ragnatele e la polvere, ma dalla finestra più grande avevi una vista spettacolare sul cielo.

Stiles si rifugiava spesso in quel posto quando combinava qualche marachella da bambino.

Stesero la coperta proprio sotto quella finestra e la ragazza vi si sdraiò sopra, facendo segno al ragazzo di imitarla.

“Devi rilassarti almeno un po’ e ti aiuterò a farlo.” Disse Rachel una volta che Stiles fu accanto a lei.

“Chiudi gli occhi.” Gli ordinò ed il ragazzo obbedì.

“Ora immagina di essere su un’isola deserta, senti il rumore delle onde intorno a te. Riesci a sentirle?”

“Si, ci riesco.”

“Bene, ora immagina che sia sera, e tu sei sdraiato sulla sabbia a guardare il cielo. Ora apri gli occhi e magia! Sei sull’isola.” Disse la ragazza.

Incredibile ma vero, a Stiles sembrava di essere davvero su quell’isola a fissare il cielo notturno.

Istintivamente prese la mano della ragazza nella sua e disse:
“Però con me ci sei anche tu.”

Rachel sorrise ed insieme fissarono il cielo fuori dalla finestra senza dire nulla, l’unico rumore era quello dei loro respiri e dei loro cuori.

“Dove hai imparato? A fare questa cosa intendo.” Chiese rompendo il silenzio il ragazzo.

“Me lo ha insegnato la mamma. Quando papà è morto avevo paura a dormire da sola e la mia cameretta aveva una finestra proprio come questa. Ci mettevamo sul letto e quando iniziavo ad avere attacchi di panico o a piangere mamma mi raccontava questa storia, se così possiamo definirla. Questa sera l’ho rivista, mia madre. Credo fosse un’allucinazione dovuta allo strozzalupo…” rispose Rachel lasciando a metà la frase.

“E’ passato ormai, qualsiasi cosa tu abbia visto, per quanto dolorosa possa esser stata, ricordati che non era vera.” Disse Stiles attirando a sé la ragazza ed abbracciandola.

Si addormentarono così, e quando il giorno dopo lo sceriffo tornò a casa li trovò ancora abbracciati.

Non li svegliò.

Lasciò un biglietto al figlio con scritto che quel pomeriggio avrebbe parlato con la psicologa della scuola per “superare” il trauma della notte precedente ed andò a dormire esausto.

 

***

 

“Sai che quando stai affogando, non inali realmente finchè non svieni? E’ chiamata apnea volontaria. E’ come se, non importa quanto tu stia avendo paura, l’istinto di non far entrare l’acqua è così forte che non apri la bocca finchè non senti che la tua testa sta esplodendo. Ma poi, quando finalmente inspiri, ecco quando smette di far male. Non fa più paura. E’ una sorta di pace in realtà.” Disse Stiles alla psicologa mentre continuava a disfare e rifare la rete della mazza di lacrosse.

“Stai dicendo che speri che Matt abbia avuto un po’ di pace nei suoi ultimi momenti?”

Stiles espirò rumorosamente, quasi sbuffando, ed alzò il viso in modo da poter guardare la Morrel negli occhi.

“Non mi dispiace per lui.”

“Riesci a dispiacerti per il Matt di nove anni che è affogato?”

“Il fatto che un gruppo di idioti l’abbia trascinato in una piscina dove non sapeva nuotare, questo non gli da affatto il diritto di andare ad ammazzarli tutti, uno per uno.
E comunque, mio padre mi ha detto che hanno trovato un sacco di foto di Allison sul computer di Matt. E non solo due. Cioè, lui si è inserito nelle foto con photoshop.
Cose come, loro che si tengono la mano e si baciano. Come se avesse costruito un’intera relazione finta.
Allora sì, forse affogare quando aveva nove anni è stato ciò che l’ha mandato fuori di testa, ma quel ragazzo era già decisamente salito sul treno dei pazzi!”

“Una cosa positiva, però, è uscita fuori. Tuo padre ha riavuto il posto, giusto?”

“Sì.
Sì, ma sento ancora che c’è qualcosa di strano tra noi. Non so. Tipo la tensione quando parliamo.
E la stessa cosa vale con Scott.”

“Gli hai parlato da ieri sera?”

“No, quasi per niente. Cioè, lui ha già i suoi problemi da affrontare.” Rispose Stiles, lasciando da parte il fatto che la madre dell’amico fosse terrorizzata dal figlio.

“Non credo abbia parlato nemmeno con Allison. Ma questa potrebbe essere stata più una scelta di lei. Sai, la morte della madre l’ha scossa molto. Ma credo l’abbia fatta avvicinare al padre.
Jackson?
Jackson non è stato molto se stesso ultimamente.
In realtà la cosa divertente è che, adesso, Lydia è l’unica che sembra la più normale.
Persino Rachel ha i suoi problemi da dover affrontare con suo zio e se stessa.”

“E cosa mi dici di te, Stiles? Hai un po’ di ansia per la partita di campionato di domani sera?”

“Perché me lo sta chiedendo?” chiese il ragazzo mentre teneva con la bocca un laccio della rete.

Quando se ne rese conto, allontanò la mazza dalla bocca e rispose.

“No. Io… non ho mai giocato veramente. Ma, dato che uno dei miei compagni è morto e l’altro è scomparso, chi lo sa, giusto?”

“Intendi Isaac. Uno dei tre fuggitivi. Non hai più sentito nessuno dei tre, no?”

“Come mai non sta annotando nulla?”

“Lo faccio dopo l’incontro.”

“La sua memoria è così buona?”

“Perché non torniamo a parlare di te?” chiese la Morrel e Stiles alzò gli occhi al soffitto per poi abbassarli sulla mazza da lacrosse.

“Stiles?”

Il ragazzo alzò gli occhi e fissò la donna.

“Sto bene.” Disse per poi sedersi meglio sulla sedia e prima di continuare prese un respiro profondo.

“Sì, a parte che non dormo, salto per ogni cosa, la paura costante, irrefrenabile, schiacciante che qualcosa di terribile stia per accadere.”

“E’ chiamata ipervigilanza, la sensazione persistente di essere in pericolo.”

“Ma non è solo una sensazione. E’… è come un attacco di panico. Come se non riuscissi nemmeno a respirare.”

“Come se stessi affogando?”

“Sì.”

“Allora, se stai affogando, e provi a tenere la bocca chiusa, fino all’ultimo momento, cosa accadrebbe se scegliessi di non aprire la bocca? Per non far entrare l’acqua?”

“Beh si fa comunque. E’ un riflesso.”

“Ma se tieni duro fino a quando il riflesso non si manifesta, hai più tempo no?”

“Non molto tempo.”

“Ma più tempo per combattere per andare in superficie?”

“Credo di sì.”

“Più tempo per essere salvato?”

“Più tempo per stare in un dolore agonizzante. E si dimentica della parte in cui senti come se la tua testa stesse esplodendo?!”

“Se è per sopravvivere, non vale la pena soffrire un po’?”

“E se peggiora e basta? E se è sofferenza adesso e poi… e poi solo l’inferno dopo?”

“Allora pensa a quello che Winston Churchill disse una volta: ‘Se stai attraversando l’inferno, continua a camminare.’” Rispose la Morrel e Stiles non fece altro che annuire, più a se stesso che alla donna.

*** 

Derek continuava a cercare delle risposte.

Ogni libro che sfogliava veniva poi gettato a terra, catalogato come totalmente inute.

Doveva capire come uccidere il Kanima.

Doveva capire come sfuggire ai cacciatori.

Doveva capire come tenere unito il branco.

Dei passi attirarono la sua attenzione.

I battiti dei loro cuori erano veloci, segno che ormai avevano deciso.

“Avete deciso.” Disse girandosi verso Erica e Boyd.

“Quando?” aggiunse con aria dura.

“Stasera.” Rispose la bionda.

“Saranno tutti alla partita e abbiamo pensato fosse il momento migliore.” Aggiunse Boyd.

“Non è che vogliamo farlo.” Disse Erica.

“Che cosa volete?” chiese spazientito l’Alpha.

“Dato che ho compiuto diciassette anni il mese scorso non mi dispiacerebbe prendere la patente. Non posso prenderla da morta sai?” rispose sempre la bionda.

“Beh vi avevo detto che c’era un prezzo da pagare.” Rispose Derek.

“Non ci avevi detto sarebbe stato tanto alto.” Rispose Boyd.

“Si ma vi ho insegnato come sopravvivere! A farlo come un branco! E non c’è un branco senza un’Alpha.” Rispose Derek dando loro le spalle, salvo girarsi nuovamente quando Boyd rispose.

“Lo sappiamo.” Disse il ragazzo.

“Volete cercarvi un altro branco? Avete almeno idea di come trovarlo?” chiese scettico l’Alpha.

“Forse l’abbiamo già fatto.” rispose Boyd.

“All’improvviso abbiamo sentito tutto questo ululare. Era incredibile.” Aggiunse Erica.

“Ce ne devono essere stati a dozzine!” rincarò Boyd.

“Forse anche di più.” Rispose ancora la bionda.

“Sì, o forse solo due. Sapete cos’è l’effetto ‘beau geste’? Se modulano i loro ululati con un rapido cambio di tono, due lupi riescono a sembrare venti!” rispose Derek.

“Ascolta, non importa ok? Qua fuori c’è un altro branco. Ci deve essere. Abbiamo deciso ormai.” Rispose Erica avvicinandosi di più a Boyd.

“Abbiamo perso Derek. E’ finita. Ce ne andiamo.” Disse il ragazzo.

“No. No, voi state scappando. E, se cominciate, non finirete più di farlo. Sarete sempre in fuga.” Rispose l’Alpha.

Erica prese per mano Boyd che stava per replicare e se ne andarono.

Avevano fatto la loro scelta.

Certo sbagliata, ma avevano scelto, e Derek sapeva di non poter fare più nulla.

Si voltò nuovamente verso i libri e prese in mano un frammento di specchio che lanciò contro l’uomo alle sue spalle.

“Mi aspettavo un benvenuto leggermente più caloroso. Ma… messaggio ricevuto.” Disse Peter allontanando il pezzo di vetro che aveva fermato a pochi millimetri dalla pelle della sua gola.

“Certo che ti sei cacciato in una bella situazione, Derek. Voglio dire, sono fuori dai giochi per un po’ e all’improvviso ci sono uomini lucertola, vecchi psicopatici e tu vai in giro a mordere ogni adolescente privo d’autostima della città.” Aggiunse con un tono che aveva del divertito.

“Che cosa vuoi.” Chiese con tono severo l’Alpha.

“Beh, voglio aiutarti. Sei mio nipote. L’unico parente che mi è rimasto. Sai, c’è ancora un sacco che ti posso insegnare. Possiamo solo farci due chiacchere?” chiese lo zio avvicinandosi al nipote e posandogli una mano sulla spalla.

“Certo.” Rispose Derek spostando lo sguardo sulla mano dello zio.

“Parliamo.” Disse ancora per poi spingere Peter contro le scale dell’ingresso.

“Non penserai davvero che voglia essere un Alpha un’altra volta? Non è stata la mia prestazione migliore, considerando che è finita con la mia morte. Cioè, di solito sono più… Ok, fai pure! Avanti fallo! Colpiscimi, colpiscimi!” disse Peter dopo l’ennesimo colpo da parte del nipote.

“Capisco che sia un momento difficile per te. Stai lasciando andare tutta la rabbia, l’odio per te stesso, e l’odio che proviene dal totale e completo fallimento. Io sono quello che prende le botte, Derek, ma tu sei già stato picchiato. Quindi fai pure. Colpiscimi, se questo ti fa stare meglio. Dopotutto ho detto che volevo aiutare.” Disse ancora.

Derek caricò un altro pugno ma non lo sferrò e lasciò andare lo zio.

“Tu non mi puoi aiutare.” Disse con il fiato corto per la rabbia l’Alpha.

Andò a sedersi su uno scatolone in quello che una volta era un salotto e si massaggiò la mano.

“Vedi? Il primo esempio. Non sto guarendo in fretta. Tornare dal mondo dei morti non è una cosa facile, sai. Non sono più forte come un tempo. Ho bisogno di un branco. Di un Alpha come te. Ho bisogno di te, quanto tu ha bisogno di me.” Disse Peter specchiandosi in quel frammento di specchio.

Derek emise una brava risata, del tutto priva di felicità.

“Perché dovrei volere aiuto da uno psicopatico?” chiese l’Alpha.

“Punto primo, non sono uno psicopatico. E comunque, tu sei quello che mi ha tagliato la gola. Ma siamo tutti in una fase transitoria, giusto? Quindi abbiamo bisogno l’uno dell’altro. A volte, quando hai bisogno d’aiuto, ci si rivolge a persone inaspettate.” Rispose lo zio.

Derek, spazientito, si allontanò da quell’uomo che era stato in così poco tempo di capire tutto il casino che aveva dentro e si andò a sedere sulle scale, seguito a ruota dallo zio.

“Hai provato a crearti il tuo branco. Hai cercato di prepararti al peggio. Non eri pronto. Perché Gerard sta vincendo. Si è preso il suo tempo. Sta giocando con Scott. Sta cercando voi lupi, uno ad uno. Sta assaporando la sua vittoria!” disse Peter.

“Che ne dici di dirmi qualcosa che non so già?” rispose seccato l’Alpha.

“Oh lo sto per fare. E ti farà capire perchè dovresti fidarti di me. Perché hai bisogno di fidarti di me. Perché ti sto per spiegare come fermare Jackson.”

“Che intendi dire? Sai come ucciderlo?”

“A dire la verità, come puoi salvarlo. C’è un mito secondo cui puoi curare un licantropo semplicemente chiamandolo con il suo nome di battesimo.”

“E’ solo un mito.”

“Beh, a volte i miti e le leggende nascondono una piccola verità. I nostri nomi sono un simbolo di ciò che siamo. Ma un kanima non ha identità. Ecco perché non cerca una scatola vuota.”

“Cerca un padrone.”

“E chi altri cresce senza origini? Senza identità?”

“Un orfano.”

“Come Jackson. Ed ora, la sua identità è scomparsa dietro la sua pelle da rettile. Devi farlo tornare indietro.”

“Come?!” chiese esasperato Derek.

“Attraverso il suo cuore! Come sennò!?” rispose Peter.

“Sai, nel caso non l’avessi notato, Jackson non ha poi così tanto cuore per iniziare.”

“Non è vero. Non lo ammetterebbe mai ma c’è una persona. Una giovane donna con cui Jackson ha un vero legame. Una persona che potrebbe raggiungerlo. Che potrebbe salvarlo.”

“Lydia.”

“Sai, il tuo miglior alleato è sempre stata la rabbia Derek. Ma quello che ti manca di più è un cuore. Ecco perché hai sempre saputo di aver bisogno di Scott più di chiunque altro. E anche uno morto e bruciato dentro come me ha di meglio da fare che sottovalutare il semplice eppure innegabile potere dell’amore umano.” Rispose Peter sorridendo al nipote.

 

 


***

 

 

 

“Vai al supermercato e prendi qualcosa da mangiare. Andrò io al tuo posto ad aiutare Peter e gli altri. Raggiungi la zia Muriel prima che puoi e non tornare indietro.” disse David mentre chiudeva il bagagliaio della macchina della nipote, seduta al posto di guida. Suo zio aveva anticipato la partenza a quella sera, dopo che aveva saputo di Peter e del suo piano.

“Non salutare Stiles. Non salutare nessuno. Non devono sapere che te ne stai andando, intesi?” le chiese e la ragazza annuì.

Prima aveva visto Stiles entrare in casa con il volto pieno di lividi e sangue ed aveva provato ad andare da lui, ma era stata bloccata dallo zio.

“Starà bene non preoccuparti. E’ un ragazzo intelligente, capirà. Quando questa storia sarà finita dirò a Derek dove ci troviamo, nel caso avessimo bisogno d’aiuto. Ora vai Rachel.” Disse lo zio e quando vide che la ragazza non accennava a partire aggiunse “Va’!” con tono severo, facendo sobbalzare la ragazza che mise in moto e partì.

Aveva la vista appannata dalle lacrime e sapeva che stava sbagliando ad andarsene in questo modo.

Quando posteggiò nel parcheggio del supermercato ricevette un messaggio da Stiles:

“Dove sei? La tua macchina non c’è e nemmeno quella di tuo zio.”

Spense il cellulare.

Non ce la faceva a vedere il volto di Stiles che sorrideva tutte le volte che le arrivava un messaggio.

Entrò nel supermercato e si diresse subito verso i dolci. Prese quante più schifezze poteva e quando svoltò in un’altra corsia andò a sbattere contro una donna, facendo cadere tutto ciò che aveva tra le mani.

“Scusi, non l’avevo vista.” Disse prontamente la ragazza, chinandosi per raccogliere ciò che le era caduto.

“Non preoccuparti, succede.” Rispose la donna con voce ipnotica mentre aiutava Rachel.

Quando ebbe raccolto tutto la ragazza guardò la donna: era alta, snella, un fisico atletico, i capelli scuri e corti e la carnagione mulatta. Quel che più colpì la ragazza però fu lo sguardo della donna: sembrava scavarle dentro l’anima, la guardava come se la conoscesse.

E poi aveva quell’odore, così simile a quello di…

“Derek.” Sussurrò la ragazza.

“Come scusa?” Rispose la donna sorridendole.

“Niente, pensavo ad alta voce.” Rispose la ragazza.

“Kalì!” Esclamò un uomo, vestito con giacca e cravatta, occhi quasi blu e capelli castano chiaro.

“Arrivo Deucalion. E’ stato un piacere conoscerti Kiki.” Rispose la donna e raggiunse l’uomo col quale uscì poi dal supermercato.

Rachel era perplessa.

Come faceva quella donna a conoscere il suo nome?

Perché aveva un odore simile a quello di Derek?

Perché quello che sembrava il suo compagno aveva anche lui un odore familiare?

Decise di non pensarci ed andò alla cassa, pagò e tornò in macchina.

Riprese a guidare ma dopo cinque minuti si fermò.

Doveva tornare indietro.

La sua famiglia, il suo branco, le persone a cui più voleva bene erano rimaste e rischiavano la loro vita mentre lei scappava via.

Non le importava che suo zio si incazzasse, non poteva abbandonarli.

Fece inversione di marcia e si diresse verso casa.

Scese velocemente dall’auto ed entrò nel garage.

Aprì una cassa da cui prese una pistola che caricò con proiettili allo strozzalupo e prese un paio di caricatori di riserva.

Se pensavano che sarebbe giunta in loro aiuto a mani vuote si sbagliavano di grosso.

Suo zio le aveva insegnato come usare una pistola, quindi perché sprecare l’occasione di mettere in pratica i suoi insegnamenti?

Uscì dal garage e risalì in macchina e solo in quel momento si rese conto che la macchina di Stiles non c’era.

Partì velocemente diretta al vecchio deposito dei treni.

Quando entrò vide Scott, Derek ed Isaac combattere contro il kanima.

Derek lo colpiva e veniva lanciato dal lato opposto, poi arrivava Scott che faceva la stessa cosa ed idem Isaac che venne però raggiunto da Allison che pensò bene di usarlo come affila coltelli.

Con una mossa repentina il kanima graffiò Derek che cadde a terra semi paralizzato.

Rachel vide suo zio, vivo e paralizzato, tenuto in piedi da Chris.

Gerard scambiò qualche battuta con Scott e Chris, ma Rachel non riuscì a capire cosa stessero dicendo poiché era troppo lontana.

Scott si avvicinò a Derek e lo sollevò, portandolo verso Gerard.

“No Scott, non farlo. Sai che mi ucciderà una volta che avrà ottenuto ciò che vuole. Sarà un Alpha.” Disse Derek.

“E’ vero. Ma penso che lo sappia già, vero Scott? Sa che il premio finale è Allison. Fai questo piccolo lavoro per me e loro potranno stare insieme. Tu sei l’unico pezzo che non va bene Derek. E nel caso in cui tu non l’abbia ancora capito, non c’è competizione con un giovane amore.” Rispose Gerard sorridendo soddisfatto mentre Scott fece in modo che Derek aprisse la bocca e sfoderasse le zanne.

Fu in quel momento che Rachel smise di pensare.

Se il problema per Scott era l’incolumità di Allison, avrebbe fatto in modo che questa fosse salva.

Prese la mira e premette il grilletto.

La pallottola si conficcò nel collo del kanima, che lasciò andare la presa sulla ragazza e si voltò verso di lei.

“Oh Rachel, ma che piacevolissima sorpresa! Sei venuta qui per salvare l’Alpha e il tuo branco? Che pensiero delizioso. Peccato che quella pistola non ti serva a nulla.” Disse Gerard con tono canzonatorio.

Rachel per tutta risposta puntò la pistola verso il vecchio che però rise.

“Non avresti mai il coraggio di uccidermi, piccola Rachel. Hai sparato a Jackson solo perché sapevi che non gli avresti fatto del male. Quanto sei ingenua.” Disse ancora il vecchio, che fissò per un breve istante il kanima e poi tornò a concentrarsi su di lei.

“E’ un peccato che tu non assista alla morte del resto della tua famiglia e del tuo branco, ma la vita va così a volte.” Disse Gerard.

Appena il vecchio ebbe finito di parlare il kanima si diresse verso la ragazza, che gli puntò la pistola contro.

“Guarda come sono buono Derek, ti permetto di vedere la fine della vita della tua genitrice! Sono convinto che ti piacerà come spettacolo, dopotutto sei abituato a veder morire tutte le persone che ami.” Disse ancora il vecchio.

Ormai Jackson era sempre più vicino e Rachel camminava all’indietro per mantenere le distanze ma sapeva che per uscire viva da quella situazione avrebbe dovuto sparare.

Non voleva fargli del male, ma doveva sopravvivere.

Esplose uno, due, tre, quattro colpi, tutti a segno, ma il kanima non accennò a fermarsi.

Continuò a sparare e cambiò il caricatore mentre continuava ad indietreggiare.

Improvvisamente la lucertola spiccò un balzo e scomparve alla vista.

Rachel iniziò a guardarsi intoro, ma non riuscì a vedere Jackson da nessuna parte.

Un movimento alle sue spalle la fece voltare e si ritrovò il kanima difronte che, una volta che l’ebbe disarmata, la prese per la gola, sollevandola da terra.

Da qualche  parte qualcuno, probabilmente suo zio o Derek, ringhiò.

Rachel non riusciva a respirare.

La vista iniziò ad appannarsi e le orecchie a fischiare.

Il kanima aumentò la presa e la ragazza chiuse gli occhi.

Sapeva che ormai le mancava poco prima di perdere i sensi.

Pensò a Stiles, a quanto avrebbe voluto salutarlo un’ultima volta.

Pensò a suo zio, che sapeva la stesse guardando, probabilmente con lo sguardo in preda al terrore.

Pensò a Derek, che continuava a ringhiare.

Pensò ai suoi genitori, che probabilmente avrebbe rivisto molto presto.

Pensò…

E ad un tratto la presa intorno alla sua gola scomparve e l’aria tornò dolorosamente ad entrare nei suoi polmoni.

Aprì gli occhi e capì di essere distesa a terra, il kanima poco più in la che lottava con Isaac.

L’urlo di Gerard attirò la sua attenzione e vide il vecchio tenere il braccio teso verso l’alto, il segno di un morso ben visibile.

Ad un tratto però dalla ferita, dagli occhi, dalle narici, dalle orecchie e dalla bocca iniziò a colare un liquido nero.

“Strozzalupo!” esclamò il vecchio per poi cadere a terra e vomitare un’ingente quantità di quella poltiglia nera.

“Uccidili tutti!” urlò al kanima prima di crollare a terra.

I presenti si guardarono tutti per un momento, quando un’auto, più precisamente la povera vecchia Jeep di Stiles, irruppe nel magazzino e prese in pieno il Kanima, che si stava preparando a combattere.

“L’ho preso?” chiese voltandosi verso Lydia che era seduta vicino a lui.

“Sì!” rispose Scott, quando però il kanima saltò sul cofano dell’auto e i ragazzi uscirono velocemente dall’abitacolo.

Il ragazzo raggiunse Scott, ma Lydia si fermò davanti al kanima.

“Jackson!” esclamò tenendo tra le mani una chiave.

Il kanima la prese in mano e tornò semi trasformato.

Si allontanò da Lydia e si voltò verso Derek, facendogli un cenno d’assenso.

L’Alpha e Peter scattarono e trafissero il ragazzo con gli artigli, dopodiché si allontanarono e lasciarono che Lydia lo raggiugesse.

“Tu ancora…Tu ancora.” Tentò di dire Jackson.

“Sì, ti amo ancora.” Rispose la ragazza senza riuscire a trattenere le lacrime abbracciando il ragazzo. Appoggiò il suo corpo a terra e si rialzò quando Jackson iniziò a guarire. Si alzò da terra e quando aprì gli occhi erano di color azzurro elettrico.

Ringhiò forte, dopodichè, tornato normale, corse ad abbracciare Lydia, sotto lo sguardo stupefatto di tutti i presenti.

Intanto Stiles aveva raggiunto Rachel e la teneva stretta a sé senza mostrare la minima intenzione di voler sciogliere l’abbraccio.

Il rumore di una pistola che veniva caricata attirò l’attenzione del ragazzo che sciolse l’abbraccio.

Chris Argent stava puntando l’arma verso Rachel, sebbene sembrasse combattuto se premere il grilletto.

“Papà non farlo!” urlò Allison raggiungendo il padre.

“Devo, è uno dei pilastri del codice.” Rispose l’uomo con espressione dispiaciuta.

Stiles si mise tra il cacciatore e la ragazza, facendole scudo con il suo corpo e fissando l’uomo con sguardo di sfida.

“Lei può essere l’eccezione che conferma la regola! Papà ti prego!” insistette Allison, strattonando il padre.

Chris tenette ancora la pistola puntata verso la ragazza per un lasso di tempo che parve infinito, poi l’abbassò e dopo aver fatto un cenno d’assenso uscì dal magazzino.

“Serata a dir poco movimentata!” esclamò Peter, dando una pacca sulla spalla al nipote mentre aiutava David a camminare, ancora paralizzato dal veleno del kanima.

“Andiamo, -disse Rachel prendendo la mano di Stiles nella propria- andiamo a casa.”

 

 

 

NdA:

Eccoci finalmente giunti all’ultimo capitolo!
Ma attenzione attenzione!

Manca ancora l’epilogo, che ho deciso di pubblicare separatamente! :D

Che dire?
I ringraziamenti smielosi li riservo per l’epilogo, per ora mi limito a ringraziarvi tutti quanti per essere arrivati fino a questo punto!
Ma avete visto che bel capitolone lungo lungo??
Sono ben 17 pagine gente, ho battuto ogni mio record! :D

Detto questo, vi ringrazio in anticipo se aveste voglia di lasciare una recensione piccina, piccina, picciò :3

Mi fareste davvero contenta! :D

Ok ora vado, a presto lupetti!

Saluti,

Kiki.

 

 

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Capitolo 21
*** Epilogo: E così da qui ebbe fine l'inizio. ***


Epilogo: E così da qui ebbe fine l’inizio.

Detestava gli scatoloni.

Dopo una vita intera passata a spostarsi da una città all’altra Rachel odiava seriamente quelle scatole di cartone!

Ma ovviamente non ne aveva mai abbastanza il destino, figuriamoci se quella povera ragazza poteva concedersi un attimo di sollievo!

I casini con il Kanima si erano sistemati da nemmeno una settimana che subito arrivarono altri problemi, se vogliamo ancora più pericolosi.

Così quel tardo pomeriggio la ragazza si era diretta al deposito dei treni, dove ormai era solito alloggiare Derek con quel che rimaneva del suo branco.

La ragazza entrò senza bussare e nella sua testa continuava a ripetersi il discorso che avrebbe dovuto fargli.

Insomma doveva solo parlargli, non era mica un mostro!

Beh, magari se si tralasciano le zanne.

E gli artigli.

E la rabbia costante…

Ok va bene, magari Derek era anche un mostro/creatura della notte, ma era pur sempre umano!

“Derek?” chiese la ragazza giunta al fondo della rampa delle scale.

“Rachel! Che piacevole sorpresa cara!” esclamò Peter andandole in contro ed abbracciandola.

“Peter.” Rispose Rachel abbracciandolo di rimando.

“C’è Derek? Dovevo parlargli di…” iniziò a dire la ragazza quando vide arrivare l’Alpha.

Quando Derek la vide per un istante gli si illuminarono gli occhi, ne era consapevole, ma non se ne preoccupò.

Poi notò come lo zio non accennasse a sciogliere l’abbraccio, così decise di fare qualcosa a riguardo.

Quell’uomo era tornato dal mondo dei morti da poco tempo ma già gli faceva girare le palle.

“Rachel, come mai sei qui?” chiese avvicinandosi e mettendosi alle spalle dello zio, guardandolo cupo.

La ragazza riuscì a liberarsi dall’abbraccio infinito di Peter ed andò davanti a Derek.

“Avevo bisogno di parlarti di una cosa… in privato.” Disse marcando le ultime parole.

“Ricevuto l’antifona!” esclamò Peter per poi dileguarsi in un battito di ciglia.

Un silenzio imbarazzato scese tra i ragazzi che continuavano a guardare ovunque tranne che l’uno l’altro.

“Allora…” disse Rachel rompendo il silenzio e sollevando lo sguardo fino ad incontrare gli occhi del lupo.

“Ok, togliamoci il pensiero…” disse più rivolta a se stessa che a Derek Rachel, e quando fece per parlare nuovamente venne interrotta dal lupo, che sembrava essere tornato in possesso della lingua.

“Non sei incinta vero?” chiese preoccupato Derek, avvicinandosi quasi impercettibilmente alla ragazza.

“Cosa? Santo cielo no! Come ti viene in mente!? Comunque -disse Rachel riacquistando un po’ di calma- volevo parlarti di quello che è successo a febbraio. Ti voglio bene Derek, lo sai anche tu, sei il mio migliore amico. Ma sono innamorata di Stiles quindi…”

“Non era di questo che volevi parlarmi, ricorda che posso capire se menti, specialmente se menti più volte in una frase ma comunque…” ribatté Derek affondando le mani nelle tasche dei jeans.

Rachel sospirò, il cuore che correva veloce.

Prese un bel respiro e parlò tutto d’un fiato.

“Sto per partire. Sai per via del branco di Alpha. Me ne vado. E lo zio voleva tu lo sapessi. Mi ha detto di darti questo foglietto con l’indirizzo e di dirti di impararlo a memoria e poi distruggerlo. Si è anche raccomandato di dirti di non dire per nessun motivo, a nessuno, dove andremo. Tutto ciò è così irreale, sembra quasi un déjà vu.” Rispose la ragazza iniziando a camminare per il magazzino.

“Almeno questa volta possiamo salutarci civilmente senza che io ti faccia correre via piangendo.” Rispose sarcastico Derek.

“Momento, momento! Derek Hale, hai appena tentato di fare del sarcasmo? Stai facendo progressi Sourwolf!” esclamò facendo finta di essere sorpresa Rachel fermandosi poi vicino alle scale e sedendosi su un gradino.

“Potrà sembrarti strano che ti chieda una cosa del genere ma… promettimi di prenderti cura del branco, ok? E sta attento a tuo zio, voglio dire è resuscitato una volta, chissà cos’altro potrebbe mai combinare quell’uomo!”  disse con fare teatrale la ragazza, strappando un accenno di sorriso all’Alpha.

“Te lo prometto.” Rispose Derek offrendo la mano a Rachel per farla alzare.

“Mi togli solo una curiosità?” chiese poi alla ragazza che gli fece cenno di continuare.

“Se lo ami così tanto come hai detto, perché non gli hai ancora detto che parti?”

“Io… aspettavo il momento giusto, che non sembra arrivare mai purtroppo.” Rispose onestamente la ragazza.

“Non capirà.” Rispose laconico il lupo.

“Non puoi saperlo.” Controbatté secca la ragazza.

“Sì che posso Rachel. E’ un umano, non capirà perché la sua ragazza debba sparire da un giorno all’altro perché rischia di essere schiavizzata, nemmeno se glielo spiegherai cento volte.” Ribatté Derek, incrociando le braccia al petto.

Rachel, indispettita, gli si avvicinò e tentò di dire qualcosa, ma non le venne in mente nulla con cui ribattere, così disse solo “Addio Derek.”dopodichè iniziò a salire le scale.

Le faceva male andarsene da quel magazzino, sentiva una parte dentro di lei che urlava affinché tornasse indietro.

E cedette.

Tornò sui propri passi e corse, letteralmente, tra le braccia del lupo, che la circondò in un abbraccio silenzioso, appoggiando il mento sulla sua testa.

In quell’abbraccio Rachel tentò di mettere tutti i sentimenti e le parole non dette e lo stesso sembrava stesse facendo il lupo.

Si separarono troppo presto, il lupo interiore che protestava.

“Ciao Rachel.” Disse solo Derek, allontanandosi dalla ragazza ed entrando in un vagone.

La ragazza tornò velocemente a casa e quando scese dalla machina trovò Stiles che l’aspettava sotto il portico di casa.

“Buon giorno, principessa!” esclamò andandole incontro.

Le circondò la vita con le braccia e le diede un bacio veloce.

“Veramente sarebbe sera, ma non importa.” Rispose la ragazza dando un altro bacio a Stiles.

“Vieni, ho una sorpresa per te.” Disse il ragazzo prendendola per mano e portandola a casa sua.

Salirono le scale e quando arrivarono davanti alla camera di Stiles, il ragazzo bendò Rachel e la condusse in soffitta.

“Aprili.” Disse poi togliendole la benda.

“Cos’è?” chiese la ragazza osservando il telo bianco davanti a lei.

Stiles non rispose ma sorrise, e scostò il telo: dietro una parte della soffitta era stata rimessa a posto e sul pavimento era stesa una tovaglia a quadri bianchi e rossa con sopra delle candele ed un cestino per il pranzo.

“Sorpresa! Ho pensato che dato che è tutto il casino è passato, ci meritavamo un momento di tranquillità tutto per noi.” Disse Stiles accompagnando la ragazza alla tovaglia e sedendosi sopra.

“E’ bellissimo amore! E questo profumo?” chiese la ragazza indicando il cestino.

“Soufflé di spinaci!” rispose Stiles tirando fuori due coppettine.

“O per meglio dire, avrebbero dovuto esserlo. Si sono sgonfiati.” Aggiunse poi sbuffando.

“Saranno buoni comunque dai!” lo incoraggiò la ragazza.

Stiles le sorrise e mangiarono tranquilli.

Si stesero poi l’uno accanto all’altro in modo da poter guardare fuori dalla finestra.

“Stavo pensando che ora che torneremo a scuola, Harris mi odierà ancora di più. Si insomma,  papà l’ha arrestato un’altra volta!” Disse ad un tratto Stiles.

Al pensiero di tornare a scuola Rachel realizzò di dover ancore dire a Stiles che sarebbe partita.

“Stiles…” iniziò a dire Rachel, fermandosi però non trovando più le parole.

“Dimmi tutto.” Rispose il ragazzo dandole un bacio sulla testa.

“… Io e lo zio partiamo.” Disse a bassa voce la ragazza, ma in modo che lui potesse udirla.

“Proprio ora che le vacanze finiscono? Avete un tempismo perfetto! Anche se credo sia dovuto ai suoi turni di lavoro vero? Comunque sia, quando tornate? Se starai via tanto prenderò io appunti per te, tranquilla.”  Chiese curioso lui.

“Partiamo tra due giorni.” Rispose la ragazza.

“Almeno ritardi il ritorno a scuola! Onestamente? Non ho voglia di rivedere Harris, è un sadico e mi odia! Immagino dovrò dirgli qualcosa, per via del lavoro di gruppo di chimica, ricordi quello che dovevamo finire nelle vacanze con Lydia e Scott.”

“Non dovrai dirgli nulla…”

“Perché?” chiese curioso il ragazzo.

“Lo sa già, che non tornerò…” rispose titubante Rachel.

Ok Rachel, modo più stupido per dirglielo non potevi trovarlo! Pensò la ragazza mordendosi un labbro.

“Che vuoi dire con non tornerò?” chiese Stiles mettendosi a sedere.

“Stiles… Secondo mio zio è più sicuro per me andare via. Un branco di Alpha è particolarmente pericoloso per una genitrice che normalmente appartiene già a qualcuno, figuriamoci per una che non appartiene a nessuno.” Rispose la ragazza tentando di spiegarsi.

“Come devi fare per appartenere a qualcuno?”

“Dovrei morderlo.” Rispose lapidaria la ragazza.

“Mordimi.” Disse serio Stiles, offrendole il collo.

“Non funziona così Stiles.” Rispose Rachel facendo un respiro profondo.

“E come funziona?”

“Deve volerlo il mio lupo interiore credo. Probabilmente succede in determinati periodi o momenti, questo non lo so, la zia Muriel non mi ha mai spiegato come funzioni.”

“O-ok… dove andrete?”

“Non… non posso dirtelo.”

“Come sarebbe a dire che non puoi dirmelo?!” chiese a questo punto il ragazzo alzandosi da terra.

“Non posso Stiles. Se tu lo sapessi gli Alpha potrebbero farti del male per scoprire dove mi trovo.”

“Oh andiamo! Sono il tuo ragazzo diamine!”

“Cerca di capire Stiles….” Tentò di far ragionare il ragazzo.

“Capire cosa? Che tra due giorni te ne vai così, di punto in bianco, senza sapere se mai tornerai? Da quanto lo sapevi? Perché me lo dici solo adesso?”

“Perché volevo che stessi male il minor tempo possibile.”

“Ah! E quindi me lo dici così dal nulla! Cosa dovremmo fare io e te, eh? ” rispose continuando a camminare per la soffitta Stiles.

“Forse dovremmo…” tentò di dire Rachel, ma venne interrotta dal ragazzo.

“Non provare a dire che dovremmo lasciarci! Non ci provare!”

“E allora cosa dovrei dire!?” chiese alzandosi anche lei in piedi e raggiungendo il ragazzo.

“Non lo so! Io proprio non capisco!”

“Aveva ragione…”  disse Rachel, più rivolta a se stessa che al ragazzo.

“Chi?”

“Lascia stare.”

“Chi aveva ragione, Rachel?!” chiese perdendo la pazienza il ragazzo.

Rachel poteva sentire i suoi battiti accelerati, la rabbia e la tristezza che combattevano per prendere il sopravvento.

“Derek. Diceva che non avresti capito…”

“Oh, perché adesso persino lui sa le cose prima di me! Scommetto che a lui hai detto dove andrai!”

“E’ il mio Alpha, Stiles! Deve saperlo!”

“Chi altro lo sa?”

“Derek e il suo branco, quindi presumo lo sappia anche Scott, e tuo padre. Zio gli ha detto di aspettare a dirtelo e… Stiles non fare quella faccia dai!”

“Sai cosa ti dico? Aveva ragione. Non posso capire tutto ciò. Ho provato a farmi una ragione del fatto che tu sia andata a letto con lui, perché so quanto perdiate il controllo durante la luna piena, ma ora… Davvero, non posso capire, io non sono un… un mostro come voi.” Rispose Stiles, sedendosi su uno scatolone.

“Quindi è questo quello che pensi di me, che io sia un mostro?” chiese Rachel con le lacrime agli occhi.

Come poteva dire una cosa del genere?

Dopo tutto quello che avevano passato?

Ma Rachel sapeva che il cuore del ragazzo non aveva accelerato né rallentato quando aveva pronunciato quelle parole, segno che non mentiva, e questo faceva male.

Molto male.

“Sì, è quello che penso.” Ribadì l’umano, fissando i propri occhi in quelli della ragazza.

“Bene.” Rispose soltanto Rachel.

Quindi quella era la fine della storia, non si sarebbero salutati né niente?

Fece un respiro profondo e prese le sue cose.

Giunta alle scale si voltò una volta sola verso il ragazzo, e lo vide che si osservava le mani.

Scese le scale senza salutarlo ed uscì, sbattendo la porta di casa.

Una volta in camera sua, la prima cosa che fece fu chiudere la finestra e tirare le tendine, dopodichè si buttò sul letto e pianse, per poi cadere in un sonno tormentato.

I giorni restanti Rachel li trascorse a riempire gli scatoloni.

Avrebbe voluto salutare Lydia, Scott e gli altri.

Avrebbe voluto dire loro quanto gli si era affezionata.

Avrebbe voluto dire loro quanto fosse stata bene in quei mesi.

E invece ora si trovava in quell’auto ad aspettare suo zio, che salutava lo sceriffo.

Con Stiles non aveva più parlato.

“Ok, andiamo.” Disse David chiudendo la  portiera dell’auto per poi mettere in moto.

Quella mattina pioveva, ed il tempo sembrava rispecchiare al meglio l’umore di Rachel, che silenziosamente, con la fronte appoggiata al finestrino, lasciava scorrere copiose lacrime, mentre suo zio si dirigeva verso l’autostrada.

Entrambi erano ignari di due paia di occhi rossi che, al confine della cittadina di Beacon Hills, li fissavano.

 

 

Fine.

 



NdA:

Salve!

Ebbene sì, siamo giunti alla fine di questa storia.

Ringrazio tutte le persone che hanno letto la storia.

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, tra le ricordate, tra le preferite.

Ringrazio tutte le persone che hanno recensito questa mia storia.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia silenziosamente.

Ringrazio Jeff e tutti i ragazzi del Cast d Teen Wolf, senza i quali questa storia non avrebbe mai visto la luce.

Ringrazio le mie due migliori amiche, Anna ed Alessandra, mia sorella e tutte le persone che mi hanno sempre spinta a continuare a scrivere.

Grazie mille davvero a tutti quanti, per essere rimasti con me e “Ancient Love” fino alla fine.

Grazie di cuore.

Kiki.

 

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