Ancient love. di RakyKiki (/viewuser.php?uid=112090)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Capitolo: Ritorno a Beacon Hills. ***
Capitolo 2: *** II Capitolo: Era davvero un leone di montagna? ***
Capitolo 3: *** III Capitolo: Una serata movimentata. ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo: Luna piena. ***
Capitolo 5: *** V Capitolo: Rivelazioni. ***
Capitolo 6: *** VI Capitolo: Gelati e diari. ***
Capitolo 7: *** VII: Preparativi. ***
Capitolo 8: *** VIII Capitolo: Legami. ***
Capitolo 9: *** IX Capitolo: Docce e cioccolata. ***
Capitolo 10: *** X Capitolo: Allenamenti. ***
Capitolo 11: *** XI Capitolo: Confronti. ***
Capitolo 12: *** XII Capitolo: Feste e regali...inaspettati! ***
Capitolo 13: *** XIII Capitolo: Cacciatori. ***
Capitolo 14: *** XIV Capitolo: Il ballo. ***
Capitolo 15: *** XV Capitolo: Natale! ***
Capitolo 16: *** XVI Capitolo: Back to normality. ***
Capitolo 17: *** XVII Capitolo: Anger Moon. ***
Capitolo 18: *** XVIII Capitolo: Chiarimenti. ***
Capitolo 19: *** XIX Capitolo: Chi non muore si rivede! ***
Capitolo 20: *** XX Capitolo: The undeniable power of human love. ***
Capitolo 21: *** Epilogo: E così da qui ebbe fine l'inizio. ***
Capitolo 1 *** I Capitolo: Ritorno a Beacon Hills. ***
I
Capitolo: Ritorno a
Beacon Hills.
Quando suo zio le aveva comunicato che sarebbero tornati a Beacon
Hills, Rachel era rimasta sconvolta, e quando seppe che avrebbe dovuto
frequentare il liceo il panico la pervase: sin da bambina aveva
studiato a casa, e l'idea di andare a scuola la terrorizzava, non aveva
la minima idea di come fosse seguore le lezioni, mangiare nella mensa o
svegliarsi presto la mattina. Ma nonostante tutto aveva dato il suo
consenso al trasferimento sebbene odiasse quella cittadina della
California.
Ora
che erano
finalmente
arrivati, dopo ben ventitrè ore di viaggio interrotte
solamente
dalle soste per mangiare e per i cambi al volante, Rachel non vedeva
l'ora di farsi una doccia e prepararsi, in particolar modo
psicologicamente, per la giornata successiva. Una volta a letto sperava
di cadere subito in un sonno profondo, ma nella sua mente tornarono a
galla le immagini del suo passato, che si era ripromessa di
dimenticare: i pomeriggi passati nella casa in mezzo alla riserva con i
suoi due migliori amici, le passeggiate con i suoi genitori per il
centro di Beacon Hills, le festività passate con gli Hale
nella
loro casa. Se fossero riaffiorati solo quei ricordi la ragazza avrebbe
anche potuto prendere sonno, immersa in uno stato di malinconia, ma
quando i ricordi della morte di suo padre, avvenuta nove anni prima
proprio in quei boschi dove era solita giocare, quando i ricordi della
vista del cadavere della madre, suicidatasi due mesi dopo l'incendio di
casa Hale avvenuto del 2005, e quando il ricordo della notizia della
morte di tutti i componenti della famiglia Hale tornarono a galla nella
sua memoria, Rachel maledisse ancora una volta quella città.
Quando finalmente era riuscita ad entrare in uno stato di dormiveglia
una musica rock partì a tutto volume dalla casa vicino alla
sua.
Arrabbiata come non mai, la ragazza si alzò dal letto e
prese
una pallina da tennis che aveva trovato in macchina quella mattina e la
lanciò contro la finestra della casa da cui proveniva la
musica
ed ignorando che fosse ormai mezzanotte e probabilmente nel vicinato la
gente dormiva urlò :
"Razza di cafone, non lo sai che la gente a quest'ora vorrebbe anche
dormire?!" e sperava che la persona responsabile di quella musica
aprisse la finestra in modo da poter sfogare parte della rabbia che
aveva dentro. Quasi come se le avesse letto nel pensiero, un ragazzo
con un paio di grandi occhi marroni e capelli corti sbucò
dalla
finestra e con fare impacciato e mortificato disse:
"Chiedo scusa, non sapevo ci fosse qualcuno nella casa, di solito
è disabitata e gli altri vicini non si sono mai lamentati,
probabilmente perche sono una coppia di vecchietti mezzi sordi.
Comunque piacere, sono Stiles Stilinski!" concluse il ragazzo porgendo
la mano come se non avesse visto i metri che separavano le due case,
cosa che Rachel invece notò eccome e lo fece notare al
ragazzo,
che ritirando la mano disse:
"Ok, forse è meglio che io abbassi la musica...è
stato un
piacere conoscerti, ragazza dal nome ignoto." concluse con un sorriso
mentre chiudeva la finestra. Poco dopo la musica cessò e
Rachel
tornò a letto e ripensando al sorriso inaspettato che il
ragazzo
le aveva rivolto finalmente si addormentò.
Il liceo Rachel se l'aspettava sì caotico, ma non
così
tanto, anche solo per il semplice fatto che Beacon Hills fosse una
piccola città. C'erano studenti che andavano in ogni
direzione,
ed un'infinità di armadietti tutti allineati, per non
parlare
del chiasso e del rumore. Si diresse velocemente al suo armadietto per
posare le cose che le avevano dato in segreteria e prendere i libri per
la sua prima lezione. Mentre sistemava il tutto una voce familiare
attirò la sua attenzione e proveniva dall'armadietto vicino
al
suo.
"Ti giuro Scott, quella è fuori di testa! Ok avevo la musica
un
po' alta ma andiamo! Addirittura lanciare una pallina da tennis contro
la mia finestra? E se le fosse capitato sotto mano un libro o un
martello?! Avrebbe anche potuto uccidermi, e sinceramente non ho voglia
di morire per colpa di un martello volante, non dopo che sono
sopravvissuto a Peter e a tutto il resto! Mi ha anche chiamato cafone,
e dovevi vedere la sua espressione quando mi sono presentato e le ho
sporto la mano; ok c'erano diversi mentri tra le case, ma
almeno
sorridere o presentarsi a sua volta!" Era Stiles, il suo vicino. "Ma
possibile che debba averlo anche come vicino d'armadietto?! E quanto
accidenti parla si può sapere?" pensò Rachel, e
pensò anche di dirlo al ragazzo, ma si limitò a
chiudere
l'armadietto e a dire in tono gentile ed ironico:
"Hai ragione, la prossima volta ti avviserò prima di tirare
qualcosa contro la tua finestra per farti notare quanto tu sia poco
educato verso il vicinato. Comunque piacere, sono Rachel Moore!"
concluse porgendogli la mano. Stiles aveva un'espressione stupita e
Scott rideva sotto i baffi e vedendo che l'amico non dava cenni di
vita, prese lui la mano della ragazza e si presentò:
"Scott McCall, migliore amico di Stiles! Sei nuova?"
"Si, vengo da Dallas, ma da piccola vivevo qui."
"Oh, ecco perchè hai quell'accento! Comunque- si intromise
Stiles-mi dispiace ancora per ieri sera! Se ti servisse mai un aiuto
per orientarti con le classi o cose simili puoi contare su di noi!"
concluse il ragazzo indicando lui e Scott.
"Sei molto gentile Stiles, me ne ricorderò. Ci si vede!"
salutò la ragazza allontanandosi verso il laboratorio di
chimica.
"Quella ragazza mi manderà al manicomio Scott! Sembra la
versione femminile di Derek santo cielo! Ma tutte a me devono capitare:
prima il mio migliore amico diventa un lupo mannaro, poi la ragazza per cui
ho sempre avuto una cotta è stata morsa da un licantropo ma
non
si è trasformata ed ora ho una vicina di casa psicopatica e
con
crisi di nervi! Se arrivo vivo alla fine di quest'anno mi devi almeno
tre mesi di psicanalista Scott!" disse Stiles all'amico,
raccogliendo lo zaino e incamminandosi anche lui verso il laboratorio
di chimica, dove il professor Harris si stava informando con la nuova
studentessa su dove fosse arrivata con il programma.
"Signor Stilinski, che ne dice di aiutare la signorina Moore a mettersi
in pari con gli altri? Così magari il signor McCall non
sarà troppo distratto e potrà impegnarsi un
tantino di
più con lo studio. Prego signorina Moore, si sieda al posto
di
McCall, e lei vada a sedersi vicino al signor Mahealani." disse il
professore, non appena i due ragazzi furono entrati in classe.
Il resto della mattina passò tranquilla e quando Rachel si
stava dirigendo verso la mensa un ragazzo alto, con i capelli biondo
scuro e gli occhi azzurri le si avvicinò; indossava una
giacca di pelle con sotto una t-shirt scura ed un paio di jeans scuri.
"Ciao, sono Isaac." si presentò il ragazzo.
"Io sono Rachel."
"Sei nuova vero? Perchè non ti siedi con me ed i miei amici
a pranzo? Così non resti da sola..." continuò il
ragazzo indicando un ragazzo ed una ragazza vestiti anche loro con un
abbigliamento come quello di Isaac.
"Oh...si, perchè no..."
"Splendido!" concluse il ragazzo sfoderando un sorriso che aveva un
qualcosa di inquietante ed ipnotico e tenne aperta la porta della mensa
per far passare Rachel e gli altri due.
Intanto Scott e Stiles erano seduti al loro solito posto e parlavano di
quello che ormai era diventato il problema all'ordine del giorno.
"Potrebbe essere Derek? A controllare il Kanima dico." propose Stiles.
"No, non avrebbe fatto attaccare un membro del suo branco visto quanto
è pericoloso quel mostro per noi licantropi."
"Il nonno di Allison allora! Andiamo, hai detto anche tu che era
calmissimo quando siete stati attaccati vicino al gay club l'altra
sera."
"Potrebbe essere, ma non abbiamo abbastanza prove. E no, non
chiederò ad Allison di indagare, è già
abbastanza pericolosa la nostra situazione così
com'è, non vedo il bisogno di aggiungere altro onestamente.
E a proposito di Derek," si interruppe Scott per dare un morso alla sua
mela "sembra porpio che voglia continuare a trasformare gli studendi di
questa scuola. Diamine, Rachel è appena arrivata, non le
lascia nemmeno il tempo d'ambientarsi che subito le sguinzaglia dietro
i suoi cagnolini!" disse il ragazzo, indicando con un cenno della testa
davanti a sè e facendo voltare Stiles verso quella
direzione. In quel momento Rachel alzò la testa ed
incrociò gli occhi di Stiles, che la salutò con
la mano. La ragazza rispose con un sorriso ed un piccolo movimento
della mano.
"Conosci Stiles e compagnia bella?" le chiese la ragazza, che aveva
scoperto si chiamasse Erica, mentre l'altro ragazzo si chiamava Boyd.
"Si, Stiles è il mio vicino di casa."
"Ti avranno già parlato male di noi vero?" si intromise
Isaac.
"No, perchè dovrebbero? Non andate particolarmente d'accordo
o mi sbaglio?"
"Hai perfettamente ragione, abbiamo molto un rapporto di amore/odio, e
tendiamo ad ignorarci, tranne nei casi in cui lo scontro non
può essere evitato."rispose ancora il ragazzo. Per il resto
del pranzo Rachel continuò a fare domande sulle lezioni, la
città e ciò che offriva come divertimento. Finito
di mangiare Rachel si diresse al suo armadietto verso la palestra, dove
l'attendevano due ore di ginnastica pomeridiane.
NdA: Ok gente! Inizio con il dire che questa è la mia prima
Fan Fiction che scrivo su Teen Wolf, quindi vi chiedo di essere il
più possibile sinceri con le vostre recensioni. Le critiche
sono sempre ben accette, perchè dagli errori si
può solo imparare, così come dai consigli. Un
bacio ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** II Capitolo: Era davvero un leone di montagna? ***
II Capitolo: "Era davvero un leone di montagna?"
"Trentasei, trentasette, trentotto..." Contava Derek nella mente. Ormai
era alla quinta serie da cinquanta flessioni, ma non gli importava.
Quel giorno aveva deciso di fare più esercizio fisico
possibile
non solo in vista della luna piena della settimana seguente, ma anche
per scacciare via i pensieri che gli annebbiavano la mente, che erano
decisamente troppi: il branco di per sè dava i suoi
problemi,
perchè non davano alcun segno di miglioramento; il Kanima
continuava ad ammazzare la gente; i cacciatori lo braccavano; non aveva
idea su chi fosse il padrone del Kanima ed ora si era aggiunto anche il
ritorno di Rachel. L'ultima volta che si erano visti era stato
più di nove anni prima, e non si erano lasciati nel migliore
dei
modi: lui le aveva urlato contro di averlo tradito, acconsentendo al
trasferimento da Beacon Hills, le aveva dato della bugiarda, le aveva
detto di odiarla e l'aveva fatta piangere. Spesso Derek dimenticava che
lei fosse più piccola di lui, che non poteva essere
così
duro con lei. Ma, anche se se lo fosse ricordato, in quel frangente non
avrebbe fatto differenza: lei, la sua migliore amica, l'avrebbe
abbandonato. Laura aveva provato a farlo ragionare, dicendo che Rachel
non poteva fare altrimenti; tipico di Laura, cercare sempre di
giustificare ciò che gli altri facevano. Ma non capiva, non
capiva il legame che si era instaurato tra di lui e Rachel; certo,
Rachel era anche la migliore amica di Laura, ma non era la sua unica
amica, non era l'unica persona capace di capirla sempre e comunque. Per
lei non sarebbe cambiato nulla, ma per lui sì.
Prima, quando Isaac e gli altri due componenti del suo branco uscirono
dopo l'allenamento mattutino per andare a scuola, Derek aveva
raccomandato loro solamente una cosa: lasciare in pace Rachel. Non
aveva dato loro troppe spiegazioni, aveva solamente detto di non
avvicinarsi a lei, di non rivolgerle la parola e di fare come se non ci
fosse. Sperava che il branco ascoltasse il suo velato avvertimento, in
caso contrario avrebbero dovuto fare attenzione, perchè
avrebbero avuto a che fare con un alpha piuttosto incazzato. La sua non
era una punizione verso Rachel, il fatto che loro non le rivolgessero
la parola: era il suo modo per tenerla lontana dal suo mondo, da quel
mondo da cui la madre l'aveva portata via dopo l'uccisione del padre.
Perchè Derek dopotutto ancora le voleva bene, ma non osava
ammetterlo nemmeno a sè stesso; anzi, come scusa si era
detto
che voleva tenerla lontano perchè sarebbe stata solo un
pensiero
ed una preoccupazione in più. Ma questa scusa non spiegava
il
fatto che quella notte fosse andato a casa sua, l'avesse vista litigare
con Stiles, e fosse entrato in camera sua passando dalla finestra. Era
cambiata, le gote rosse da bambina erano sparite, i lunghi capelli
avevano lasciato il posto ad un taglio corto e sbarazzino, le unghie
che una volta era solita mangiare ora erano lunghe e colorate dallo
smalto. Ma la cosa che era cambiata di più era la sua
espressione. Persino ora che dormiva Derek riusciva a scorgerla: era
dura, fredda, tipica di chi ha sofferto tanto, anche troppo. Un po'
come la sua. Anche lei come lui aveva perso la sua famiglia, aveva
conosciuto il dolore e la morte da vicino. Ma quando l'aveva vista
litigare con quell'idiota di Stilinski, Derek era riuscito ad
intravedere una traccia della vecchia Rachel, quasi come una scintilla.
Il suono dell'arrivo di un sms distolse il ragazzo dal flusso dei suoi
pensieri. Era di Erica, si scusava per quello che c'era scritto, ma se
lui aveva detto loro di non parlare a quella ragazza c'era un motivo e che uno di loro non aveva rispettato il suo comando: Isaac aveva
invitato Rachel a pranzare con loro, e l'aveva riempita di domande,
alle quali lei aveva risposto a monosillabi. Bene, ora si che Derek era
incazzato. "E' mai possibile che quella ragazza sia arrivata da meno di un
giorno e porti già casino nel mio branco?!" disse a voce
alta
tirando un calcio ad un barile vicino a lui. Decise però di
lasciar perdere la ragazza, lei non aveva colpa, mentre quel cazzo di
insolente di un beta, una volta uscito da scuola, se la sarebbe vista
con lui. Aveva detto loro di starle lontano, aveva dato un ordine
preciso, che Isaac aveva volutamente ignorato. Non avrebbe passato
liscio un affronto del genere, un ordine dell'alpha andava sempre
rispettato. E il beta avrebbe imparato la lezione.
Le due ore di ginnastica erano state estenuanti: il professore l'aveva
sottoposta ad una serie di tests per valutare la sua preparazione, e
poi si era allenata insieme ai suoi compagni per la corsa campestre del
giorno seguente. Rachel odiava correre, lo odiava con tutto il cuore.
Ora che però era finalmente uscita da scuola e si
incamminava a
piedi verso la clinica veterinaria si sentiva bene: andava al suo primo
giorno di lavoro, che suo zio era riuscita a procurarle. Una volta
giunta in clinica, il Dottor Deaton le spiegò cosa avrebbe
dovuto fare: Scott si sarebbe occupato dei cani, mentre lei dei gatti
che non sembravano affatto gradire la presenza del ragazzo.
Aveva
avuto modo di osservarlo in quella giornata, McCall
sembrava un bravo ragazzo, aveva l'aspetto di uno di quei tipi tutti
per bene, che fanno sempre la cosa giusta al momento giusto, ma aveva
qualcosa di diverso nello sguardo, qualcosa che Rachel non riusciva a
spiegare. Si era anche accorto di come guardasse Allison Argent, la sua
compagna di Inglese, e di come lei guardasse lui. Probabilmente avevano
avuto una storia e si erano lasciati da poco, magari di comune accordo.
In questo caso la loro rottura non sarebbe durata molto, nemmeno un
mese e Rachel era sicura sarebbero tornati insieme. Rachel aveva anche
avuto modo di osservare Stilinski quel giorno, e aveva constatato che
dopotutto non era un brutto ragazzo, l'unico problema era che era
estremamente logorroico, era sorprendentemente ironico e rispondeva ai
professori con battute quando la situazione si faceva critica, ma
nonostante questo aveva bei voti in tutte le materie. Quel giorno
Rachel aveva anche conosciuto Lydia, una ragazza all'apparenza molto
superficiale e vuota, ma il suo sguardo sembrava nascondere una vaga
inquietudine; e Jackson, il co-capitano insieme a McCall della squadra
di lacrosse della scuola: era indubbiamente un bel ragazzo, il classico
tipo dei film ambientati al liceo: popolare, bello, stronzo e ricco da
far schifo. Mentre Rachel ripensava a tutto questo aveva iniziato a
pulire le lettiere dei gatti, e le venne in mente di
adottarne
uno: se ne sarebbe occupata lei a casa, e voleva qualcuno con cui
potersi confidare. E poi i gatti le piacevano, ed erano di gran lunga
meglio dei cani. Ad un tratto qualcuno suonò il campanello
posto
sul bancone d'ingresso, e dato che sia Scott sia il Dottor Deaton erano
occupati, Rachel andò ad accogliere il visitatore. Era alto,
i
capelli di un marrone chiaro, il viso solcato dalle rughe dovute un po'
all'età; indossava la divisa dello sceriffo, e dal nome
sulla
targhetta Rachel capì che quello era il padre di Stiles.
"Buon giorno sceriffo, posso fare qualcosa per lei?" rispose lei
educatamente e sorridendo.
"Salve Rachel -la salutò lui ricordandosi di lei dopo tutti
quegli anni- come stai? Caspita sei cresciuta! Mio figlio mi ha detto
che ora siete compagni di laboratorio. Comunque, volevo chiederti se
potevo parlare con il dottor Deaton, è piuttosto urgente."
rispose lo sceriffo. Rachel annuì e chiamò il
dottor D.
che andò con lo sceriffo a parlare nel retro. Poco dopo,
quando
Rachel passò davanti alla porta sul retro, senti lo sceriffo
ed
il dottore parlare di qualcosa che catturò la sua
attenzione: lo
sceriffo era interessato al parere del veterinario riguardo i graffi
sul corpo di un uomo, ucciso quella notte da un animale sconosciuto. Ma
purtroppo il dottore non ne sapeva nulla, non aveva mai visto graffi
come quelli. La ragazza era pensierosa: dopo tutti quegli anni, a
Beacon Hills continuava a girare un animale sconosciuto che andava in
giro ad ammazzare la gente. Per un momento ripiombò indietro
negli anni, a quando, poche settimane prima della morte del padre, un
animale aveva iniziato ad uccidere delle persone proprio lì
a
Beacon Hills. Per un istante la paura la pervase, facendola ripiombare
in quell'atmosfera. Scrollò la testa, decisa a non pensarci
più. Senza risultati ovviamente. Voleva saperne di
più,
ma a chi poteva chiedere? Di certo non al dottor D., o allo sceriffo.
Ma al figlio dello sceriffo sì, poteva chiedere a Stiles. E
così fece una volta finito il suo turno di lavoro. Con la
scusa
di dover restituire un quaderno al ragazzo, Rachel andò a
casa
sua, ma c'era solo lo sceriffo che stava uscendo il quale le disse
però di aspettare pure in casa, che tanto Stiles sarebbe
arrivato a momenti. Da sola, in quella casa sconosciuta e silenziosa,
Rachel non sapeva bene cosa fare. Decise di guardarsi intorno, e prese
a camminare per il salotto, soffermandosi sulle fotografie poste sul
caminetto: ritraevano lo sceriffo con il figlio e la moglie, che
assomigliava incredibilmente a Stiles; in un'altra foto c'erano solo lo
sceriffo e la moglie; in un'altra la donna con il figlio, entrambi
sorridenti. L'ultima foto della fila attirò la sua
attenzione:
era un primo piano della madre di Stiles, ed era bellissima; aveva un
viso dolcissimo, e gli occhi accesi di entusiasmo, proprio come gli
occhi del figlio. Si chiese dove fosse quella
donna, perchè non fosse lì con la sua famiglia.
Una
risposta si fece largo nella sua mente, o meglio, una domanda:
Perchè tua madre non è con te Rachel,
perchè la
madre di Stiles non è con lui?
In quel momento sentì scattare la porta e si
voltò verso l'ingresso, quasi come se fosse stata scoperta
in un
luogo a cui nessuno poteva accedere, troppo intimo e personale.
Quando
Stiles entrò in casa posò le chiavi sul tavolino
dell'ingresso, e come
sempre si stava dirigendo verso le scale, quando si voltò
verso il
salotto e preso alla sprovvista cacciò un urlo un po'
femminile, e notò
che la ragazza vicino al camino tentava di non ridere. "Ma cosa
pretende!? Vedo qualcosa che si muove e mi spavento! Accidenti, mica
perchè sono un maschio allora non devo spaventarmi!"
pensò stizzito
Stiles.
"Rachel...che ci fai qui? Mi hai spaventato." le chiese.
"L'ho
notato sai? - disse la ragazza e gli sorrise- Comunque sono qui da
poco, ho incontrato tuo padre che ha detto che potevo stare qui
finchè
non arrivavi. Volevo parlarti." concluse Rachel con aria seria.
"O-ok...vieni
in cucina, che intanto mi preparo qualcosa da mangiare che sto morendo
di fame! Tu vuoi qualcosa? Un panino, un caffè?" rispose il
ragazzo
incamminandosi verso la cucina. "Ossanti, vuole parlarmi. Ma di cosa?
Che il branco di Derek le abbia detto qualcosa sui licantropi? No,
Scott l'avrebbe già saputo... Magari si tratta di qualcosa
per la
scuola..." pensava intanto il ragazzo,
"No grazie Stiles, sono a
posto così." rispose lei e lo seguì in cucina,
dove attese che finisse
di prepararsi un panino a dir poco enorme.
"Allora, di cosa volevi
parlare?" chiese lui sedendosi all'altro capo del tavolo per poterla
avere di fronte. Ora che l'osservava bene, Rachel era una bella
ragazza. Certo non era come Lydia, non aveva i capelli lunghi e rossi.
Li aveva corti e marroni. E lo sguardo era diverso, quello di Lydia
insicuro e un po' da schizzata ultimamente, quello della ragazza che
aveva davanti invece era sicuro, duro, triste. "Malinconico"
pensò
Stiles. Perso nei suoi pensieri però il ragazzo non aveva
sentito la
risposta di lei, e le chiese di ripetere.
"Ho detto...volevo
chiederti se sapevi qualcosa riguardo ai recenti attacchi di un animale
qui a Beacon Hills. Ho sentito tuo padre che ne parlava con il dottor
Deaton..."
Ok, quella domanda lo aveva spiazzato. "So che non hanno
idea di che genere di animale sia, ma sanno che è molto
pericoloso, e
velenoso. A quanto pare rilascia una specie di bava che ti paralizza
dal collo in giù..." rispose. "Oh, dimenticavo! Si tratta di
un Kanima,
un licantropo mutante. E sarebbe Jackson. E dobbiamo riuscire a
catturarlo prima dei cacciatori e decidere se ucciderlo o meno."
concluse il ragazzo nella sua mente.
"Quindi è un animale diverso
rispetto a quello che uccise molte persone nove anni fa? Ricordo che
avevano parlato di un leone di montagna allora..."
"Non sapevo ci
fossero stati altri animali prima di questo. So che l'anno scorso ci
furono una serie di morti misteriose e si pensava potessero essere
causa di un animale, anche lì un leone di montagna, ma alla
fine si
scoprì che era Peter Hale che tentava di uccidere i
responsabili
dell'incendio di casa Hale che lo avevano ridotto a stare in coma per
sei anni, salvandosi per miracolo dall'incendio..." rispose Stiles
pensono.
"Cosa?! Peter...Hale? Lo zio di Derek?" chiese la ragazza
stupita. Se lo zio era ancora vivo, ed era riuscito a fuggire, allora
forse anche Derek....No, suo zio le aveva detto che erano morti tutti
quanti. Ma allora perchè non le aveva detto di Peter?
"Conosci Derek Hale?" chiese lui stupito.
"Lo conoscevo." rispose secca la ragazza.
"Comunque
si, suo zio. E' stato poi ritrovato morto, attaccato da un leone di
montagna nei dintorni di casa Hale." si affrettò a dire
Stiles, notanto
il cambio d'umore della ragazza.
"Grazie Stiles, mi sei stato di
grande aiuto." rispose la ragazza alzandosi e dirigendosi verso la
porta. "Ci vediamo domani a scuola." lo salutò ed
uscì dalla casa.
Non voleva fare la corsa campestre. Già odiava correre
normalmente, figuriamoci tra i boschi. Le parole del coach l'avevano
rincuorata, infatti per avere la sufficienza bastava arrivare entro il
tempo massimo. Perfetto. Inoltre potevano ascoltare la musica, in modo
da concentrarsi di più. Un altro punto a favore del coach.
Intanto il gruppo di ragazzi si era sparpagliato, i più
veloci davanti, i più lenti in fondo, e correvano tutti. Era
piacevole correre con la musica nelle orecchie ed iniziava addirittura
a balenarle in testa l'idea di poter correre un po' tutti i giorni, a
patto che la musica fosse con lei. Nel frattempo con lei non c'era
nessuno, era sola. e decise che, dato che il tratto era abbastanza
dritto, avrebbe potuto chiudere gli occhi per un momento, e correre
così, sentendo l'aria sulla pelle e la musica nelle
orecchie. Ad un tratto inciampò in qualcosa, ed il terreno
le venne a mancare sotto i piedi. Istintivamente portò le
mani avanti, ed aprì gli occhi girandosì verso
ciò che l'aveva fatta cadere. Uno Stiles preoccupato la
guardava e le chiedeva scusa, che non si era accorto che qualcuno
stesse arrivando. Rachel si rese conto solo a quel punto che il ragazzo
era tranquillamente seduto a riposarsi, con le gambe stese. Aveva
trovato l'oggetto che l'aveva fatta inciampare, o per meglio dire chi.
Si rialzò da terra e si scusò a sua volta,
dopotutto lei stava correndo ad occhi chiusi. Raccolse anche le cuffie
dal suolo, quando un rumore alla sua destra catturò la sua
attenzione. Ma quando si voltò non vide nulla. Eppure quel
luogo era così familiare. Sapeva di essere già
stata lì. Si incamminò nella direzione da cui
proveniva quel rumore, e notò un muretto, alto fino alla sua
vita. Era coperto d'edera secca, ma era sicura che originariamente non
dovesse esserlo. Un particolare del muretto attirò la sua
attenzione: era una lanterna arrugginita, appoggiata ad un lato del
muretto, dove una volta doveva esserci un cancello. Quella lanterna la
conosceva, l'aveva fatta lei con suo padre. Riconobbe il muretto che
circondava la sua vecchia casa, e che ora circondava il nulla. Della
casa, della sua
casa, non c'era più nessuna traccia, restavano solamente le
fondamenta che delimitavano il perimetro dell'ex-casa. "Evidentemente,
una volta che gli Hale avevano comprato la casa e noi ci eravamo
trasferiti, avevano deciso di buttarla giù. In effetti non
se ne facevano nulla...hanno fatto bene." disse fra sè e
sè la ragazza. Quasi come uno zombie si avvicinò
ancora di più a quella che una volta era stata la sua casa.
Percorse tutto il perimetro, fino ad arrivare a quello che una volta
era stato il retro della casa. All'improvviso un ricordo la
colpì, un ricordo inaspettato, che aveva accuratamente
depositato nel fondo della sua memoria.
"Pioveva, tanto.
Rachel era uscita a cercare il padre, che aveva visto correre dalla
finestra. Sentiva la madre che la chiamava e la cercava, ma lei voleva
trovare il suo papà. Andò fino sul retro, e lo
trovò. Era disteso a terra, inerme, il suo corpo sovrastato
da quello di un animale nero enorme. Quel "coso", come lo aveva
definito lei in quel momento nella sua testa, stava facendo del male al
suò papà che ora non si muoveva più,
nessun suono usciva più dalla sua bocca. Rachel
capì, ed urlò. Udendo quell'urlo l'animale si
voltò verso di lei, fissandola famelico con i suoi occhi
rossi. L'urlo si strozzò in gola alla bambina, non riusciva
più a muovere nessun muscolo, vedeva solo l'animale che le
si avvicinava, puntandola. Ad un tratto sbucò fuori dal
nulla un altro animale, più piccolo di quello dagli occhi
rossi, e si mise tra lei e quello grande. Ringhiò contro
quello che sembrava essere il capo tra i due, e si girò per
guardare per un secondo la bambina. Aveva due occhi di un azzurro
intenso, abbagliante; sembravano volessero dirle che l'avrebbe protetta
lui. Rachel aveva già visto quegli occhi, ma non ricordava
dove. Ad un tratto, l'animale più piccolo si
scagliò contro quello grande, finendo tutti e due nel fitto
del bosco."
Quando una mano si posò sulla sua
spalla, riportandola nel presente, la ragazza si rese conto di essere
in ginocchio per terra, lo sguardo perso nel vuoto. Una voce la chiama
preoccupata, non riesce però a capire cosa dice. Lentamente
riacquista lucidità. Stiles ora le era davanti e la fissava
negli occhi, le mani posate sulle sue spalle.
"Rachel, mi senti?!" continuava a dirle, scuotendola per le spalle.
"Stiles..."
"Oh santo cielo ti sei ripresa! Stai bene? Cos'è successo?
Mi stavo scusando quando ti sei alzata e sei venuta fino a qui.
Continuavi a dire 'Papà' e non mi sentivi. Poi sei caduta in
ginocchio e hai iniziato ad urlare. Mi hai fatto venire un infarto! Si
può sapere cosa ti è preso?" le chiese il ragazzo
arrabbiato.
"Io... non lo so. Ho rivissuto un ricordo che avevo sepolto negli
anni...il ricordo della morte di mio padre. E' qui che è
morto Stiles. E' qui che è morto nove anni fa, assalito da
un animale. Un gigantesco animale...con due occhi rossi..." rispose la
ragazza spostando lo sguardo dalle foglie sul terreno al viso del
ragazzo. Intanto qualcuno correva verso di loro, chiamando Stiles per
nome. Rachel capì che era Scott. Probabilmente aveva sentito
le urla ed era corso a vedere cosa stava succedendo. Stiles non gli
disse nulla, ma con lo sguardo fece intendere a Scott che ne avrebbero
parlato dopo. Aiutarono la ragazza ad alzarsi da terra, e tornarono al
percorso della corsa.
"Te la senti di continuare? Puoi sempre dire al coach che non stai
bene." le disse Stiles per l'ennesima volta.
"Si Stilinski, me la sento, te l'ho già detto santissimi
numi!" rispose la ragazza spazientita, che riprese la sua corsa
lasciando Scott e Stiles indietro.
"Allora Stiles? Cosa è successo?" chiese McCall all'amico,
che gli raccontò tutto, anche del fatto che suo padre lo
aveva informato che nove anni prima il padre della ragazza era stato
ucciso da un animale.
"Un animale? Intendi dire, un licantropo?" chiese Scott.
"Un alpha, per essere precisi... probabilmente l'alpha di Beacon Hills
a quei tempi. Che fosse il padre di Derek? Mio padre mi ha anche detto
che la famiglia di Derek e quella di Rachel erano sempre insieme.
Abitavano addirittura vicini. Bhe circa." rispose il ragazzo, valutando
l'ipotesi che il padre dell'alpha attuale di Beacon Hills avesse potuto
uccidere il suo migliore amico.
"Probabilmente ho esagerato. Si, ho decisamente
esagerato. Ma doveva imparare la lezione. Non avrebbe dovuto
disobbedirmi." Pensò Derek, una volta che ebbe finito di
punire il beta che non aveva rispettato un suo ordine. Aveva il volto
pieno di sangue, un sopracciglio rotto e il labbro gonfio, oltre al
naso rotto. Ma già il giorno seguente non ci sarebbe
più stato niente sul suo volto, grazie alla straordinaria
capacità di guarire, tipica dei licantropi. Non si era
nemmeno trasformato Derek, si era semplicemente fiondato su di lui, ed
aveva iniziato a prenderlo a pugni. Quel pomeriggio, subito dopo
pranzo, era andato nei boschi con l'intenzione di punirlo
lì, sapeva di poterlo prendere senza che gli altri si
accorgessero della sua assenza poichè avevano la corsa
campestre. Ma si era imbattuto in lei. Era a terra, era inciampata
nelle gambe di Stilinski. Istintivamente fece un passo verso di lei,
come a volerla aiutare, ma se ne pentì subito,
poichè il piede finì su di un rametto, rompendolo
a metà e facendo rumore. Fece appena in tempo a nasconderi
alla vista di Rachel, che subito si diresse verso la sua direzione.
Buffo, ma senza rendersene conto Derek aveva scelto come luogo del suo
appostamento proprio il luogo in cui una volta sorgeva la casa della
ragazza. Riusciva a sentire le emozioni di lei, la sua confuzione, la
sua diffidenza, la sua paura. Ma anche la sua curiosità, la
sua familiarità con quel luogo. La seguì, e si
rese conto che anche Stilinski la seguiva chiamandola, ma lei non lo
sentiva, era immersa nei suoi pensieri. Giunto sul retro della casa si
accorse che nella ragazza un enorme quantità d'emozioni si
susseguivano: terrore, incredulità, impotenza, rifiuto,
stupore e ancora terrore. Improvvisamente Rachel cadde a terra in
ginocchio e prese ad urlare. Ad un tratto nelle sue emozioni comparve
la paura totale, quella paura che ti fa paralizzare, non ti fa
più muovere un muscolo, tantomeno parlare. Infatti la
ragazza era ferma immobile, la bocca spalancata e un'epressione di
terrore dipinta sul volto. Ma ecco che la familiarità torna
per un momento in lei, e anche un senso di sicurezza sembra fare
breccia in quella barriera di terrore allo stato puro che la
circondava. Derek in quel momento capì cosa stesse
succedendo: Rachel stava ricordando un qualcosa che probabilmente aveva
dimenticato, un ricordo che aveva voluto dimenticare. Un ricordo che
invece Derek ricordava bene. Il ricordo di quando le salvò
la vita da suo padre totalmente fuori controllo per via della luna
piena. Il ricordo della morte del padre di lei, per mano del padre del
suo migliore amico. Stiles ora era davanti a Rachel e la scuoteva per
farla riprendere. Sembrava stare bene ora, ma il ragazzo
l'aiutò ad alzarsi.
Avrebbe voluto farlo lui.
Avrebbe voluto aiutarla lui.
Ma no, non poteva.
Non doveva.
Sarebbe stata solo una complicazione in più. |
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** III Capitolo: Una serata movimentata. ***
III Capitolo: Una
serata movimentata.
"Coraggio Stiles, non morde mica, è solo una ragazza.
Sì, una ragazza nevrotica che ti ha lanciato addosso una
pallina
da tennis dalla finestra di camera sua, una ragazza che nel bel mezzo
dell'ora di educazione fisica si è messa ad urlare nei
boschi
preda di chissà quali visioni, una ragazza...
Oh andiamo Stilinski, che ti prende?! Hai affrontato branchi di lupi
mannari, cacciatori di licantropi, e sei sopravvissuto ad un alpha
totalmente psicopatico e fuori controllo, senza contare le volte che
sei sfuggito al Kanima. Non può spaventarti così
tanto
una semplice ragazza. Su, ora vai da lei e glielo chiedi,
non
è così difficile. Basta aprire la bocca e
parlare."
continuava a ripetersi Stiles durante la pausa pranzo, fissando Rachel
che mangiava seduta da sola ad un tavolo. Fece un lungo sospiro e
prendendo il proprio vassoio in mano si incamminò verso la
ragazza.
"Hei, posso?" le chiese indicando il posto davanti a lei.
"Stiles! Si si, siediti pure!" gli rispose lei, sorridendo.
"Visto?! Non era tanto difficile Stilinski." pensò.
"Come mai non stai con Scott?" gli chiese prendendo una forchettata di
pasta e fissandolo negli occhi.
"Oh bhe, voleva stare un po' da solo e così ho pensato di
venire
a fare un po' di compagnia a te che te ne stavi tutta sola soletta.
Sempre che non ti dispiaccia eh, altrimenti me lo dici e me ne vado
tranquilla."
"Ma va, figurati non disturbi anzi!" rispose lei facendo un sorriso che
secondo Stiles era contagioso.
Mangiarono chiacchierando su come si trovasse Rachel a scuola dopo la
sua prima settimana, su come trovasse lavorare alla clinica veterinaria
e cose di questo genere. Quando però il pranzo stava
finendo,
Stiles si fece forza e disse:
"Senti... Ti andrebbe questa sera di vedere un film a casa di Scott?
Ordiniamo delle pizze e mangiamo lì. E' solo che non voglio
ritrovarmi da solo con Scott ed Allison che si scambiano effusioni come
due gatti in calore, e quindi pensavo che magari potevi venire anche
tu, almeno non ero da solo..."
"Oh, questa sera? Mio zio ha il turno di notte in ospedale, e la
macchina serve a lui..."
"Ti accompagno e ti riporto a casa io, non ci sono problemi!"
"Non vorrei disturbare troppo."
"Ma va, non disturbi mica figurati! Siamo anche vicini di casa! Cosa
vuoi di più dalla vita?" disse Stiles facendo una faccia
alquanto buffa, che per poco non fece strozzare la ragazza che stava
bevendo.
"Allora passo a prenderti alle otto?" le chiese mentre si dirigevano
agli armadietti.
"Si, alle otto va benissimo..."
"Grande! Ora vado, allenamento extra con la squadra di lacrosse!"
rispose lui e si incamminò verso il suo armadietto.
"Vado io!" urlò Rachel da camera sua. Ma ovviamente suo zio
la
ignorò ed andò ad aprire la porta. Doveva
sbrigarsi, o
Stiles sarebbe stato vittima di un lungo ed interminabile
interrogatorio per cui persino il padre di Stiles sarebbe impallidito. Suo
zio diventava estremamente protettivo quando doveva uscire con un
ragazzo. "Ma questa non è un'uscita con un ragazzo. Insomma,
andiamo a casa di Scott a guardare un film e Stiles mi accompagna."
pensò la ragazza. Cinque minuti dopo era pronta e varcava la
porta della cucina dove suo zio e Stiles erano seduti, uno con
un'espressione truce, l'altro con un'espressione un po' spaventata.
"Zio, noi andiamo. Ci vediamo poi domani!" disse la ragazza, prendendo
Stiles per un braccio e facendo per uscire il più
velocemente da
quella casa e risparmiare a Stiles l'ennesima domanda imbarazzante.
"Chiama quando arrivi a casa sta sera!" le disse lo zio seguendoli
nell'ingresso.
"Si zio, come sempre." gli rispose e gli diede un bacio sulla guancia
aprendo la porta d'ingresso.
"E' stato un piacere conoscerla signor Moore." disse Stiles allo zio
della ragazza seguendola.
"Moore era il cognome di mio cognato, il mio cognome è
Jones.
Gliel'ho anche detto." pensò lo zio, irritato e preoccupato
per
la nipote, mentre la vedeva salire in macchina con quel ragazzo, che in
maniera molto cavalleresca le aveva aperto la portiera dell'auto. David
sapeva che in fondo il figlio dello sceriffo non era un cattivo
ragazzo, ma era naturale per lui preoccuparsi. Appena la macchina ebbe
svoltato l'angolo l'uomo entrò in casa per prepararsi per il
lavoro.
"Scusa per l'interrogatorio di mio zio Stiles, non sono riuscita ad
evitartelo purtroppo. Sa essere estremamente protettivo a volte." si
scusò la ragazza, una volta che Stiles ebbe messo in moto la
macchina.
"Ma va figurati, credo sia normale che si preoccupi per te." rispose
lui sorridendole.
"Non ti ha messo troppo in imbarazzo vero? Ti prego dimmi che non l'ha
fatto, altrimenti credo che andrò a nascondermi sotto terra
per
circa i prossimi mille anni!"
"Haha ma no tranquilla, mi ha solo fatto delle domande per conoscermi.
Anche se devo ammettere che quando mi ha chiesto il numero di ragazze
che ho messo incinta mi sono un po' spaventato, in particolar modo
quando ha aggiunto che mi avrebbe castrato se avessi risposto..."
rispose il ragazzo.
"Oh santo cielo... Ok, quando domani lo vedo gli faccio un discorso,
non può andare in giro così e spaventare le
persone!"
"Ma stai tranquilla Rachel! Non è successo niente davvero!"
rispose Stiles girandosi verso la ragazza e rivolgendole un sorriso
radioso e contagioso, che fece passare a Rachel qualsiasi tipo di ansia.
Arrivati a casa di Scott il ragazzo non bussò nemmeno, ma
tirò fuori un mazzo di chiavi ed aprì la porta.
Davanti
all'espressione stupita di Rachel disse: "Si, ho una copia delle chiavi
di casa sua... Scott? Siamo arrivati!" urlò poi.
Dal salotto arrivò Allison che si risistemava la maglietta.
"Potevi suonare Stilinski!" disse rivolta a Stiles "Oh ciao Rachel! Non
sapevo ci fossi anche tu!" disse poi rivolta alla ragazza.
"Eh già, Stiles mi ha trascinata qui... Che film guardiamo?"
"Eravamo indecisi tra l'ultimo di Harry Potter e Beastly, io ovviamente
voto per il primo!" si intromise Scott venendo a salutare l'amico, che
ovviamente dette ragione al ragazzo.
"Inutile dire che io invece voto per il secondo. Tu Rachel quale
preferisci?" disse Allison.
"Anche io voto per il secondo."
"Oh andiamo Rachel! Ricorda che devi farti perdonare per come mi ha
trattato tuo zio! Potrei risentirne psicologicamente per
chissà
quanti anni!" disse Stiles assumendo un tono drammatico ed ironico.
"Avevi detto che non importava Stilinski! E poi quello che deve il
favore sei tu, non io che ti ho salvato da mio zio!" rispose dando una
leggera botta al braccio del ragazzo.
"Ok, va bene, vada per Beastly! Tanto ho l'impressione che non lo
guarderanno molto il film loro..." disse Stiles rivolto a Rachel ed
indicando Scott ed Allison che erano nuovamente attaccati.
"Ok ok ragazzi, andateci piano! Non vorrete già farmi
diventare
zio vero?" disse il ragazzo prendendo per un braccio Scott e portandolo
in cucina ad ordinare le pizze. Intanto Allison e Rachel si erano
accomodate sul divano e parlavano tranquillamente. Quando arrivarono le
pizze raggiunsero i ragazzi che per quel lasso di tempo erano rimasti
in cucina e mangiarono allegramente tra le battute idiote di Stiles e
le risate generali. Una volta finito di mangiare andarono in salotto e
iniziarono a guardare il film. Era la trasposizione ai giorni attuali
della favola "La Bella e la Bestia", ma con qualche aggiunta. Circa
dopo il primo quarto d'ora del film Rachel si accorse che Scott ed
Allison erano nuovamente attaccati e alzandosi dal divano disse rivolta
a Stiles: "Mi accompagni fuori a fumare?". Non aspettò una
risposta del ragazzo e si diresse alla porta sul retro che aveva visto
in cucina. Una volta fuori si andò a sedere sul prato ed
aspettò che il ragazzo la raggiungesse.
"Tu fumi?" le disse Stiles sedendosi vicino a lei.
"No, ma l'ho fatto per lasciarli un po' da soli. Già hanno
poco
tempo per stare per conto loro, mi dispiaceva rubare quello che
potevano avere oggi. E poi non si sta così male qui no?"
rispose
allungando le gambe e sdraiandosi sull'erba fresca.
"No, non si sta affatto male." rispose il ragazzo imitandola. Entrambi
fissavano il cielo senza dire nulla, ed all'inizio quel silenzio era
piacevole, ma dopo un po' sembrava quasi opprimente, così
Stiles
decise di fare una domanda a Rachel che gli girava in testa da un po'.
"Come mai l'altro giorno, quando eri a casa mia e sono entrato, ti sei
spaventata? Voglio dire, a cosa pensavi?" disse senza distogliere lo
sguardo dal cielo stellato. Quella domanda colse di sorpresa la
ragazza, che rispose con assoluta sincerità.
"Mi chiedevo perchè tua madre non fosse lì con te
e tuo
padre, e mi sono detta che è per lo stesso motivo per cui
mia
madre non è qui con me e mio zio..."
"Oh...Lei è morta quando avevo circa sei anni, ricordo che
stavo
andando a trovarla in ospedale. Ma quando arrivai davanti alla porta
della sua stanza l'infermiera..."
"Stiles. Non serve che...voglio dire, so che non fa piacere parlarne
ecco, quindi non sei obbligato a dire qualcosa o simili..." disse
Rachel interrompendo il ragazzo.
"Lo so... E' solo che con mio padre ormai non ne parlo più,
anzi
ultimamente non parliamo proprio. Lui è sempre preso dal
lavoro
e lo vedo a cena se non deve fermarsi in centrale più a
lungo
del previsto."
"Ti capisco...." rispose la ragazza, e un silenzio calò
nuovamente tra i due ragazzi.
"Mia madre morì suicida sette anni fa, due mesi dopo
l'incendio
di casa Hale. Da quel giorno ricordo che cadde in depressione, la
famiglia Hale era come se fosse la nostra famiglia adottiva, eravamo
sempre con loro, e la madre di Derek era la migliore amica di mia
madre. Spesso la sentivo piangere la notte e dire che non avremmo mai
dovuto andarcene da Beacon Hills. Un pomeriggio, tornata dalla lezione
di pianoforte, la trovai impiccata alla ringhiera delle scale del piano
di sopra. Mio zio era in giardino e quando mi sentì urlare
corse
in casa e mi trovò in ginocchio per terra che piangevo e
fissavo
il cadavere di mia madre. Da quel giorno non parlai più. Un
giorno arrivai addirittura ad odiare mia madre perchè mi
aveva
lasciata da sola, senza lei, mio padre, Derek o qualsiasi altra persona
che non fosse mio zio, al quale certo volevo bene, ma non era la stessa
cosa.
Andavo quotidianamente da una psicologa, ma non facevo progressi,
finchè mio zio non decise di cambiare città, e ci
trasferimmo dal New Jersey in Texas. Una settimana dopo il
trasferimento ripresi a parlare. Ricordo che mio zio era in cucina che
leggeva un giornale e io arrivai da lui e gli chiesi cosa avremmo
mangiato per cena. Mi guardò come se non credesse alle sue
orecchie. Probabilmente se fossimo rimasti in New Jersey non avrei mai
ripreso a parlare. Ora mia madre si trova nella tomba vicino a mio
padre, qui nel cimitero di Beacon Hills. Non sono mai andata a trovarli
da quando sono tornata qui." disse la ragazza, quasi sussurrando
l'ultima frase. Quando Rachel aveva iniziato a parlare si era rimessa
seduta, quasi non volesse far vedere il suo viso. Per tutto il tempo in
cui la ragazza raccontava la sua storia Stiles era rimasto in silenzio,
immaginandosi come dovesse essere stato traumatizzante per lei vedere
il cadavere della madre, così quando la ragazza concluse
Stiles
si mise a sedere e l'abbracciò forte, quasi volesse farle
capire
che capiva il dolore per la perdita della madre. Rimasero abbracciati a
lungo, l'unico rumore era quello dei loro respiri e dei grilli nel
prato.
"Grazie..." sussurrò a Stiles la ragazza. "Non ne avevo mai
parlato così prima."
"Non devi ringraziarmi." rispose il ragazzo sciogliendo l'abbraccio e
sorridendo alla ragazza.
"Hei! Non piangere Rachel dai..." le disse ancora con tono gentile,
asciugandole una lacrima che silenziosa scendeva lungo la guancia della
ragazza. Fino a quel momento Stiles non si era reso conto di quanto in
realtà Rachel fosse fragile, aveva sempre un modo di fare
forte
e diretto, che però nascondeva tanta sofferenza.
Inconsciamente
la paragonò nuovamente a Derek Hale, pensando che fossero
molto
simili tra loro.
"Ok! Dopo questa conversazione deprimente direi che ci vuole qualcosa
da bere!" disse il ragazzo alzandosi e porgendo la mano a Rachel.
Entrarono in cucina e presero due lattine di birra e sbirciarono in
salotto, notando che Scott ed Allison erano saliti su in camera.
"Possiamo finire di vedere il film no? Se ti va..." propose Stiles
andando a sedersi sul divano. Rachel lo seguì e si sedette
vicino a lui, posando la lattina sul tavolino. Poco dopo Rachel si
addormentò, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo,
che
poco dopo si addormentò anche lui.
Il sole filtrava attraverso le tendine, illuminando lievemente la
stanza. Rachel non ricordava come fosse arrivata in camera sua la sera
precedente, e quando aprì gli occhi capì anche il
perchè: si era addormentata a casa di Scott sul divano
addosso a
Stiles che ora la abbracciava mentre continuava a dormire. La ragazza
sorrise, pensando che si trovava bene in quel momento, e si rimise
appoggiata al ragazzo, ascoltando i battiti del suo cuore. Era un
rumore rilassante, che la faceva sentire protetta e al sicuro.
Alzò un po' il viso e si ritrovò vicina a quello
del
ragazzo, che sorrideva nel sonno.
"Cosa guardi?" le chiese Stiles con gli occhi chiusi con voce assonnata
e sorridendo.
"Come fai a sapere che ti sto guardando?" chiese stupita la ragazza che
abbassò la testa.
"Non ho mai detto di sapere che stessi guardando proprio me..." rispose
lui, inclinando la testa per poter guardare la ragazza, che intanto era
arrossita e non diceva una parola.
"A cosa pensi? Sei silenziosa..."
"Pensavo che... Bhe, che sto bene qui così." ammise la
ragazza
con sincerità e tirò in su la testa, ritrovandosi
con il
volto vicinissimo a quello del ragazzo. Entrambi avvicinarono i volti
lentamente, e quando le loro labbra si sfiorarono, Scott
arrivò
di corsa in salotto, urlando e facendoli spaventare.
"Cazzo Stiles muoviti! Siamo in stra ritardo porca vacca!" disse Scott
al ragazzo e si fiondò in cucina per preparare il
caffè
per tutti. Rachel si alzò dal divano ed andò in
bagno con
il cuore a mille, lasciando sul divano uno Stiles totalmente confuso e
con la testa piena di pensieri. Non riusciva a pensare a nulla, fino a
pochi istanti prima stava per baciare Rachel, ed ora era in cucina
seduto davanti a Scott a mangiare velocemente un toast. Quando Rachel
entrò nella stanza il suo cuore prese a battere
più
velocemente e sentì il sangue fluirgli in due zone ben
distinte,
sulle guance e... No, non poteva reagire in quel modo soltanto
vedendola e pensando a quando poco prima stavano per baciarsi! Anche se
doveva ammettere che gli era piaciuto dormire abbracciandola e
svegliarsi con lei appogiata su suo petto. "Ok basta Stilinski, pensa
ad
altro! Pensa ai fiori e alle piante ecco!" Si ripeteva nella mente.
"Scott chiama Stiles! Ci sei amico?"gli chiese Scott passandogli una
mano davanti agli occhi.
"Oh si scusa Scott. Cosa c'è?"
"Come cosa c'è! Stiamo aspettando te per andare! Dai
muoviti!"
gli rispose l'amico, e solo in quel momento Stiles si rese conto di
essere rimasto l'unico in cucina. Rachel salì in macchina
con
Allison, poichè la ragazza aveva detto ai genitori che
avrebbe
dormito dalla prima, e Scott andò con Stiles, che rimase
silenzioso per tutto il tragitto. Una volta a scuola volarono
direttamente ognuno nella propria classe.
Rachel era confusa, terribilmente confusa quel giorno. Non riusciva a
seguire nessuna lezione, e continuava a pensare al quasi-bacio di
quella mattina con Stiles. Insomma, lui era un ragazzo simpatico,
dolce, divertente, spiritoso e anche tanto carino, ma non si era mai
fermata a pensare a lui come ad un possibile ed eventuale ragazzo.
Anche perchè lo conosceva a malapena da una settimana!
Eppure
trovarsi in quella situazione con lui l'aveva fatta sentire
così
bene. Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da Isaac che la
salutò.
"Hei ciao, come va?" gli rispose lei, e intanto la sua mente
tornò a pensare a quella mattina.
"Eh?" chiese Rachel al ragazzo, che le aveva appena posto una domanda
che però lei non aveva sentito.
"Ti ho chiesto se ti andava di venire al cinema con me questa sera. Se
non hai altri impegni ovviamente." ripetè lui.
"Questa sera? Al cinema? Io non lo so, dovrei chiedere a mio zio e..."
"Se il problema è che saresti senza macchina ti passo a
prendere
io e ti riporto a casa, non ci sono problemi." le disse Isaac, che
aggiunse sorridendo "Facciamo così, non rispondere ora. Dopo
vieni a vedere l'allenamento della squadra e una volta finito mi dici
cosa hai deciso ok? Non c'è fretta tranquilla!"
"Va-va bene....allora ti dico dopo." rispose la ragazza chiudendo
l'armadietto. "Ora vado, ho il compito in classe di inglese..." disse e
si allontanò dal ragazzo. Non sapeva assolutamente cosa
fare, se
accettare oppure no. Ma dopotutto lei e Stiles non stavano insieme, e
non era successo nulla tra loro, quindi non aveva alcun vincolo per cui
avrebbe potuto dire di no. "Andiamo Rachel, è solo un film,
niente di più..." si disse entrando in classe e lasciando da
parte i tanti pensieri che le giravano per la testa si
concentrò
sul compito.
Arrivò che l'allenamento era già cominciato ed i
ragazzi
stavano facendo dei giri di corsa del campo. Si andò a
sedere
sugli spalti e con la mano salutò Isaac che l'aveva salutata
per
primo. Solo in quel momento notò che Stiles non stava
correndo
con gli altri, e stava arrivando solo adesso dallo spogliatoio. Rachel
lo salutò ma quando lui la vide non la salutò e
corse
subito dietro agli altri, con il coach che lo sgridava per il ritardo.
La ragazza ci rimase male, ma pensò che probabilmente non
l'aveva fatto per evitare che il coach si infuriasse ancora di
più. ma quando durante il corso dell'allenamento lui si
girava
verso di lei, lui non la salutava e anzi cercava di evitare il suo
sguardo. Fu allora che Rachel, irritata ed offesa per il comportamento
di Stiles, decise di accettare l'invito di Isaac e di andare al cinema
con lui. Finito l'allenamento raggiunse il ragazzo, e gli disse che
andava bene e si misero d'accordo per l'orario, dopodichè la
ragazza si incamminò verso casa. Dopo poco sentì
una
macchina che le si accostava e vide che era Stiles.
"Hei, serve un passaggio fino alla clinica?" le chiese.
"No, oggi non lavoro." rispose lei fredda.
"Oh, allora dai, ti accompagno a casa! Sta anche iniziando a piovere,
non vorrai mica ammalarti!" le rispose lui.
Rachel ci pensò su un po', ma alla fine accettò
il
passaggio e salì sulla Jeep in silenzio e rimase zitta per
buona
parte del tragitto, quando decise finalmente di parlare.
"Non mi hai vista oggi?" chiese al ragazzo.
"Che?"
"Durante l'allenamento dico, non mi hai vista? Ti ho anche salutato un
paio di volte..."
"Oh, si scusa, è che il coach era già incazzato
per il
ritardo, e non volevo dargli altri motivi per farlo alterare
ulteriormente. Non ora che deve decidere le nuove persone da inserire
come titolari. Forse quest'anno riuscirò ad uscire dalla
panchina delle riserve finalmente, se tutto va bene." rispose il
ragazzo, parcheggiando la macchina nel vialetto di casa.
"Senti, sta sera ti va se ci vediamo? Anche solo per un
caffè... E' che volevo parlare di questa mattina..."
"Oh... Sta sera non posso, devo andare al cinema con Isaac, me l'ha
chiesto oggi e gli ho detto che andavo..."
"Con Isaac? Oh, va bene non ci sono problemi. Comunque volevo solo
dire riguardo a quello che stava per succedere questa mattina
che
non cambia le cose giusto? Nel senso, siamo amici come prima vero?"
chiese lui, con la voce un po' triste.
"Si certo, è tutto come prima, non vedo perchè
non dovrebbe esserlo..." disse la ragazza aprendo la portiera.
"Rachel aspetta un attimo!" disse Stiles prendendo la mano della
ragazza. "Stai attenta ad Isaac, non è una persona
affidabile..."
"A me sembra tutto il contrario invece, e non mi sorprende che tu dica
questo su di lui. Mi aveva detto che prima o poi avresti detto qualcosa
su di lui, dato che non avete un buon rapporto." rispose la ragazza
scendendo dall'auto.
Rachel si sentiva furiosa. Era arrabbiata con sè stessa per
aver accettato l'invito di Isaac ed era arrabbiata con Stiles
perchè aveva detto che il quasi-bacio non avrebbe cambiato
le cose. Ma alla fine era quello che pensava anche lei, e comunque
sarebbe stato troppo presto per una relazione dato che lo conosceva da
così poco tempo. Per mettere fine a quel flusso incessante
di pensieri Rachel andò a farsi una doccia, e quando si fu
rivestita scese giù per parlare con suo zio e dirgli che
quella sera sarebbe uscita con Isaac.
"E chi sarebbe questo Isaac?!" chiese preoccupato.
"E' un mio compagno di scuola zio. Passa a prendermi per le otto e
mezza e finito il film mi riporta a casa."
"Hai fatto in modo che non potessi parlargli vedo..."
"No, ho fatto in modo da evitarmi altre scene imbarazzanti. Dai zio,
sul serio? 'Quante ragazze hai messo incinta? E se rispondi ti castro!'
Hai veramente detto questo a Stiles?"
"Sei mia nipote, ho il compito di proteggerti! Era una domanda
più che lecita."
"Ma questo non vuol dire che tu debba mettermi in imbarazzo ogni volta
che un mio amico mi passa a prendere..." disse la ragazza e
salì in camera sua a prepararsi. Quando lo zio
uscì di casa le lasciò la cena nel microonde in
modo che non dovesse preparare nulla.
Rachel mangiò tranquilla, e quando Isaac suonò
alla porta lei era già pronta per uscire.
Quella sera Isaac si sentiva agitato, poichè sapeva di
andare contro un'ordine dell'apha. L'unico problema era che non
riusciva a stare lontano da quella ragazza, e si era accorto che non
era l'unico. Anche Boyd e McCall sembravano attratti almeno in parte
da lei, persino l'umano, Stilinski, lo era. Aveva qualcosa quella
ragazza che spingeva i lupi a starle il più possibile
vicino, e questa cosa sembrava avere effetto anche su un normale essere
umano come Stiles. Per questo motivo aveva invitato la ragazza ad
uscire, voleva capire fino a che punto poteva attrarlo. In
più quella era la sera prima della luna piena, quindi i suoi
sensi sarebbero stati più sviluppati del solito. Quando
suonò il campanello si accorse che il cuore della ragazza
aveva preso a battere più velocemente, e quando lo vide
accelerò un po' di più. Quella sera si era
vestita in un modo che Isaac trovava adorabile: aveva una camicetta
rossa senza maniche sopra un paio di jeans corti fino al ginocchio
neri, ed ai piedi indossava un paio di sandali neri con una pietra
rossa al centro. La fece accomodare in macchina e partirono verso il
cinema, valutando i film che avrebbero potuto vedere ed alla fine
optarono per un film basato su un romanzo di Nicholas Sparks 'Ho
cercato il tuo nome'. Isaac non era molto entusiasta del film
poichè non era affatto il suo genere, ma aveva sentito la
felicità e la speranza quando la ragazza aveva proposto quel
film. Nell'abitacolo dell'automobile l'odore di lei si diffondeva
facilmente, ed il licantropo poteva coglierne ogni sfumatura: profumava
di fragola e vaniglia e un qualche altro odore che non riusciva ad
identificare. Starle così vicino e poter sentire
così chiaramente il suo profumo metteva a dura prova i nervi
del ragazzo, che constatava che la ragazza aveva un vero e proprio
effetto afrodisiaco sui licantropi. Quando però furono
seduti sulle poltrone del cinema il ragazzo dovette sforzarsi ancora di
più. perchè oltre al profumo di lei sentiva anche
tutte le emozioni che provava seguendo gli avvenimenti del film:
stupore, tristezza, paura gioia, felicità, sospetto, ancora
tristezza e tante altre in un susseguirsi incredibile. Quel mix
d'emozioni e del suo profumo misero a durissima prova l'autocontrollo
del lupo che, una volta giunti sotto il portico della casa della
ragazza, le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio
e sentì il cuore di lei accelerare velocemente. Teneva la
mano sulla sua guancia e lentamente avvicinava il suo viso a quello
della ragazza, che però si ritrasse.
"Io...devo andare Isaac." disse accennando un debole sorriso e
girandosi per cercare le chiavi ed aprire la porta. Fu allora che
l'autocontrollo del ragazzo venne meno. Prese Rachel per un polso e la
fece girare, in modo da averla nuovamente davanti a lui e la
bloccò contro la porta di casa con il proprio corpo.
Avvicinò la sua testa all'orecchio della ragazza e le disse
sottovoce: "Andiamo, lo so che mi vuoi, lo sento dal modo in cui
è accelerato il tuo cuore... Hai un effetto stimolante sui
ragazzi lo sai Rachel. E' pericolosa come cosa, specie se ti trovi da
sola con uno di loro..." concluse ed iniziò a baciarle il
collo, mentre la ragazza tentava di spingerlo via, spaventata dalla
reazione del ragazzo. Ad un tratto una voce alle sue spalle lo
chiamò ed il ragazzo rispose, senza nemmeno voltarsi dato
che aveva riconosciuto dall'odore il proprietario della voce.
"Alpha..." disse lui, lasciando andare un po' la presa sulla ragazza.
"So che mi senti. Lasciala andare, subito ."
disse l'alpha sottovoce. Isaac non potè ribellarsi
all'ordine datogli e lasciò andare la ragazza che
iniziò a respirare velocemente, colta dal panico. Intanto
Isaac era già salito sulla sua auto e se ne stava andando.
Quando Rachel si calmò almeno in parte e si
guardò intorno per vedere dove fosse finito il ragazzo,
trovò che il ragazzo che aveva fermato Isaac era ancora
lì, che la fissava. Non riusciva a vederlo bene, dato che
era seminascosto nell'oscurità. Decise così di
alzarsi ed andargli incontro per ringraziarlo, ma quando giunse alla
fine delle scale del portico, il ragazzo misterioso era già
scomparso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** IV Capitolo: Luna piena. ***
NdA: Allora, da dove
cominciare?
Per prima cosa ringrazio tutte le persone che hanno recensito i
capitoli precedenti, grazie dal profondo del cuore! ^^
Poi volevo anche ringraziare i lettori silenziosi e spero che la storia
vi piaccia ;)
Ora vi lascio al capitolo, e spero che qualche anima buona lasci una
piccola piccola recensione, che è sempre gradita!
Un bacione!
IV Capitolo: Luna piena.
.
Quella sera
Rachel
andò a letto con una strana sensazione, un misto tra ansia,
paura e sospetto, ma allo stesso tempo protezione. Non riusciva a non
pensare a quel ragazzo che aveva fermato Isaac. Era comparso dal nulla,
ed allo stesso modo se ne era andato. Chi era, e come faceva a sapere
che Isaac sarebbe stato proprio lì? Eppure non sembrava una
coincidenza che lui si trovasse proprio davanti a casa sua, era come se
sapesse dove trovare il ragazzo. Rachel si addormentò
così, immersa nei suoi pensieri.
**Alcune ore
prima**
Derek non
riusciva a
trovare Isaac da nessuna parte, lo aveva cercato sul telefono e a casa
ma non rispondeva nessuno, aveva chiesto a Boyd e ad Erica, ma nemmeno
loro lo avevano visto. Decise così di provare a chiedere a
McCall, il quale ovviamente aveva il telefono spento. L'ultima cosa che
gli restava da fare era chiedere a Stiles e se anche lui non avesse
avuto notizie sul suo giovane beta sarebbe stato un problema
poichè aveva assolutamente bisogno di lui. Entrò
nella
camera dell'umano passando dalla finestra e spaventandolo a morte.
"Porca vacca
Derek! Usare
la porta ogni tanto? Se cerchi Scott non è qui, aveva da
fare
con Allison." disse l'umano con un tono parecchio scazzato.
"Non sono qui
per McCall."
"E allora cosa
vuoi? Se sei
venuto alla ricerca di croccantini mi spiace ma li ho appena dati al
cane dei vicini." rispose acido il ragazzo. Non sopportava quando il
licantropo entrava in quel modo in casa sua, e anche se sapeva che
farlo arrabbiare poteva essere controproducente non gli importava,
quella era casa sua, e le regole le dettava lui.
"Attento
Stilinski, non provocarmi." disse il lupo incupendosi "Sono qui per
Isaac, sai dove sia?"
"Perchè
dovrei
saperlo? Non sono affari miei." rispose il ragazzo. Ma Derek
si
accorse che il suo cuore aveva accelerato quando aveva pronunciato
quelle parole.
"Dov'è?"
"Non lo so."
rispose il ragazzo, mentendo. Il lupo gli si avvicinò con
fare minaccioso e lo prese per la maglia.
"Non mentire
Stiles, dove si trova Isaac!?" ringhiò il lupo.
"E' al cinema
con Rachel." rispose allora l'umano, spaventato dal ringhio dell'alpha.
"Al cinema con
chi?" chiese
Derek spiazzato. Il suo beta aveva nuovamente disobbedito ad un suo
ordine, anche se in realtà non aveva mai ordinato veramente al suo branco di
stare lontano dalla ragazza.
"Con Rachel
Moore, sai
quella nuova, la ragazza che abita nella casa qui di fianco!" rispose
il ragazzo liberandosi dalla presa del lupo. Derek notò che
aveva il battito accelerato ma non per la paura, ma per la rabbia,
quasi come se il fatto che Isaac fosse fuori con Rachel gli desse
fastidio.
"Bene."
rispose il lupo voltandosi ed avvicinandosi alla finestra.
"Non rovinarle
l'appuntamento Hale." disse con tono fermo il ragazzo.
"Come scusa?"
"Ho detto, non
rovinarle l'appuntamento. Almeno aspetta che lui l'abbia accompagnata a
casa."
Derek
sentì la
determinazione del ragazzo che per il bene della ragazza non aveva
esitato a dargli un'ordine. Senza rispondere il lupò usci
dalla
finestra ed andò a piazzarsi nel bosco davanti alla casa
della
ragazza, in attesa del ritorno di lei e del suo beta.
Aspettò in
silenzio e senza muovere un muscolo finchè non
sentì il rumore di una macchina che si fermava pochi metri
davanti a lui. Isaac e la ragazza scesero dall'auto. Anche da quella
distanza Derek poteva sentire il profumo di lei, così dolce
ed
intrigante che voleva sentirselo addosso. Abbandonò quel
pensiero e l'odore del beta lo mise sull'attenti: era irrequieto e
nervoso e Derek poteva chiaramente sentire quanto il ragazzo volesse
Rachel in quel momento. Automaticamente le zanne gli spuntarono e nella
sua mente risuonava una sola parola: mia.
Il lupo si riprese subito e scacciò via quel pensiero,
concentrandosi su quello che stava avvenendo. Sentiva il cuore di
Rachel battere veloce quando Isaac le si avvicinò per
baciarla,
ma lei si ritrasse.
"Io...devo
andare Isaac."
disse la ragazza. Derek sentì l'autocontrollo del beta
cedere,
difatti prese la mano della ragazza che intanto si era voltata per
aprire la porta di casa, e la fece girare appoggiandosi poi a lei e
inspirando il suo profumo.
"Andiamo,
lo so che mi vuoi, lo sento dal modo in cui è accelerato il
tuo
cuore... Hai un effetto stimolante sui ragazzi lo sai Rachel. E'
pericolosa come cosa, specie se ti trovi da sola con uno di loro..."
disse il beta e prese a baciarle il collo. Derek poteva sentire la
paura di Rachel e l'eccitazione di Isaac così
urlò
"Isaac!" sperando di calmarlo. Sentì il ragazzo chiamarlo
Alpha,
allora Derek gli ordinò di lasciare stare la ragazza,
conscio
del fatto che questa volta non avrebbe potuto disobbedire. Infatti il
beta lasciò andare Rachel e salì in macchina,
lasciando
la ragazza in preda ad una crisi di panico davanti alla porta di casa.
Derek decise di restare lì finchè Rachel non si
fosse
calmata, non se la sentiva di lasciarla da sola. Quando però
la
crisi di panico fu passata Derek non voleva andarsene, ma quando vide
che Rachel veniva verso di lui corse via.
Ora Derek fissava il soffitto di quel vagone di un treno ormai in
disuso e continuava a pensare alla ragazza. Si alzò dal suo
letto di fortuna e decise di fare una passeggiata per schiarirsi le
idee. Vagava in silenzio tra i boschi, quando il battito di un cuore
proveniente da una casa fuori dal bosco attirò la sua
attenzione: era Rachel che molto probabilmente aveva un incubo. Il suo
subconscio ironicamente lo aveva portato proprio da ciò da
cui
voleva fuggire. Senza pensarci andò fin sotto la finestra
della
camera della ragazza e si accorse che era aperta, così
entrò. Lei era nel letto che si agitava e mormorava parole
incomprensibili. Il lupo le si avvicinò e fece per
accarezzarle
la guancia, quando la ragazza nel sonno disse il suo nome. Sentirglielo
pronunciare ebbe uno strano effetto sul lupo, si sentiva esplodere
dalla felicità ed i suoi occhi si inumidirono.
"Sshh... Sono qui." le sussurrò il lupo emettendo un verso
simile alle fusa di un gatto.
La ragazza parve calmarsi un po', poi il suo cuore riprese a battere
veloce e disse "Alpha...". Il sangue si congelò nelle vene
del
lupo. Non poteva averlo riconosciuto, non da una simile distanza. La
ragazza continuava a ripetere quel nome, quando ad un tratto
aprì gli occhi. Non era sveglia, sembrava sonnambula. Aveva
i
capelli arruffati, le gote arrossate e le labbra leggermente aperte.
"Alpha..." ripetè fissando Derek negli occhi e tirandosi su
a
sedere. Il lupo decise di essere rimasto anche troppo, doveva andarsene
in quel momento prima che perdesse il suo autocontrollo. Quando
però fece per alzarsi dal letto della ragazza lei gli prese
un
polso.
"Non andartene Alpha." gli disse con voce triste. Rachel aveva la pelle
calda e morbida e al tocco della sua mano sulla sua pelle nella mente
del lupo risuonò nuovamente la parola "mia".
Quella ragazza doveva essere sua, e di nessun altro, ora e subito.
Derek sentiva il bisogno fisico di baciarla, di fare in modo che lei
sapesse che era sua. Tornò a sedersi sul suo letto e
notò
che Rachel non aveva mai lasciato andare il suo polso. Con l'altra mano
le accarezzò una guancia mantenendo sempre il contatto
visivo
con lei, per riuscire a decifrare qualsiasi segno del risveglio dal suo
stato di sonnambulismo. Avvicinò la sua testa a quella di
Rachel
che intanto aveva chiuso gli occhi. Derek poteva sentire il respiro di
lei sul suo viso e sulle sue labbra. Sapeva che stava per commettere un
grave errore, ma in quel momento non gli importava. Avvicinò
le
sue labbra a quelle della ragazza e la baciò.
Sentì lei
che gli accarezzava il volto con una mano, mentre l'altra era tra i
suoi capelli, sentì il suo respiro accelerare insieme al
proprio
e fu in quel momento che il suo autocontrollo cedette. Fu come se la
ragazza se ne fosse accorta, perchè attirò il
lupo a
sè e si sdraiò portandolo giù con lei.
Derek privo
ormai di ogni freno prese a baciarla con foga posizionandosi sopra di
lei e permettendo alle gambe della ragazza, ormai prive delle coperte,
di cingergli i fianchi. Le mani della ragazza viaggiavano dal suo collo
ai suoi capelli, mentre delle sue una sorreggeva il suo corpo mentre
l'altra accarezzava prima il volto, poi scendeva sul lato del suo collo
fino ad arrivare alle spalle, al braccio, ed al fianco della ragazza. I
loro respiri veloci erano l'unico suono in quella casa, e componevano
una musica ipnotica. Le mani della ragazza ora percorrevano il suo
petto e lo tiravano per la maglietta, come se la ragazza volesse
sentirlo più vicino a lei. In quel momento la sua maglia
sembrava superflua, così Derek se la tolse e
tornò a
baciare le labbra della ragazza e mordendole ogni tanto il labbro
inferiore. Scese lentamente, dandole piccoli baci, sul suo collo
iniziandolo a baciare mentre ora la mano che non lo sorreggeva si
faceva largo sotto la maglietta della ragazza, la quale aveva riportato
le proprie mani tra i capelli del ragazzo. Quando le sfiorò
la
pancia con la mano Derek sentì la ragazza fare un sospiro
profondo ed inarcare leggermente la schiena. Fu in quel momento che
Derek si accorse che la ragazza si stava svegliando e
riacquistò
il suo autocontrollo. Si staccò dal corpo caldo e morbido di
lei, raccolse la maglia da terra ed uscì dalla finestra
appena
in tempo per sentire la ragazza svegliarsi di soprassalto e con il
respiro affannato.
Decise che, sia per il bene della ragazza che per il proprio, quella
sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto Rachel.
Seduta sul suo letto e con il fiato corto Rachel era sbigottita. Quel
sogno era così reale da darle i brividi. Sentiva ancora sul
suo
corpo le mani del ragazzo, il suo respiro sul volto, il profumo sulla
sua pelle. Si rimise sdraiata nel letto e tentò di
addormentarsi
di nuovo, senza buoni risultati però. Guardò
l'ora sul
suo orologio: mancava ancora mezz'ora al suono della sveglia. Decise
allora di farsi una doccia per distendere i nervi e recuperare un po'
di lucidità. Scese poi in cucina e preparò la
colazione
per lei e per lo zio, che sarebbe tornato a momenti. Infatti mentre era
intenta a fare le crepes vide lo zio entrare in cucina.
"Buon giorno! Ti sei già alzata vedo! Com'è
andata ieri sera?"
"E' andata bene, il film era bello. Ma non credo usciremo di nuovo."
ammise la ragazza.
"Oh, come mai?"
"Non fare finta che ti dispiaccia zio... Comunque, perchè
abbiamo due caratteri troppo diversi. Non funzionerebbe."rispose,
mentendo sul fatto che in realtà Isaac la sera precedente
l'aveva spaventata.
"Ho capito. E del figlio dello sceriffo cosa mi dici? Mi sembra che
andiate abbastanza d'accordo voi due..."
"Siamo solo amici zio, solo amici. Nulla di più." disse
Rachel
posandogli davanti il piatto con una crepes farcita. Mangiò
velocemente la sua e andò a finire di vestirsi. Quando scese
giù per uscire lo zio la chiamò dalla cucina.
"Questa sera sono a cena fuori con dei colleghi, promettimi che non
uscirai e che soprattutto per nessun motivo andrai alla vecchia casa
degli Hale Rachel." le disse serio.
"Perchè?"
"Promettimelo Rachel! C'è una bestia che gira per i boschi,
e
questa sera c'è la luna piena e gli animali selvatici
impazziscono. Ma soprattutto casa Hale è un posto
pericoloso.
Quindi promettimi che non ci andrai mai. Promettimelo Rachel." le disse
lo zio fissandola negli occhi.
"Te lo prometto zio..." disse ed uscì di casa.
Si incamminò verso la fermata dello scuolabus quando si
sentì chiamare da Stiles che le offriva un passaggio. L'idea
di
ritrovarsi nell'auto sola con lui non le andava poi molto a genio, ma
il camminare e il dover prendere l'autobus ancora meno, così
tornò verso il ragazzo e salì in macchina.
"Allora...com'è andata poi ieri sera?" le chiese il ragazzo.
"E' andata bene, il film era bello."
"Mmh, capito." rispose lui e nell'abitacolo scese il silenzio.
"Avevi ragione Stiles." disse lei poco dopo.
"Su cosa?" chiese lui curioso.
"Su Isaac. Ieri sera ha provato a baciarmi e quando mi sono tirata
indietro lui si è arrabbiato. Mi ha spaventata."rispose lei.
Stiles strinse la presa sul volante per scaricare in qualche modo
l'odio che provava verso il lupo.
"Cosa ti ha fatto?" chiese freddo.
"Mi ha bloccata contro la porta ed ha detto qualcosa sul fatto che
faccio uno strano effetto sui ragazzi. Poi però è
arrivato un ragazzo che Isaac ha chiamato Alpha, e quando questo Alpha
lo ha chiamato per nome lui si è allontanato da me ed
è
andato via."
"Ti avevo detto che non era un tipo affidabile."
"Lo so..."
"Se non fosse arrivato quel tipo, hai mai pensato a cosa sarebbe potuto
accadere?" le chiese fermando la macchina davanti a scuola e fissandola
con uno sguardo preoccupato negli occhi.
"Si, ma saresti arrivato tu con la tuta di Batman a salvarmi. Ne sono
più che sicura." gli disse sorridendo per alleggerire un po'
la
tensione.
"Almeno mi hai paragonato a Batman e non a Robin." le disse passandole
una mano nei capelli per spettinarglieli.
"Dai, entriamo che ancora facciamo tardi." aggiunse sorridendo e
scendendo dall'auto.
La mattinata passò tranquilla e Rachel evitò il
più possibile Isaac e mentre si recava in mensa comparvero
al
suo fianco Scott e Stiles che dissero che le avrebbero fatto da guardia
del corpo.
"Andiamo ragazzi, non sono una bambina!" disse lei quando Stiles le si
sedette vicino e Scott davanti.
"E' vero, ma tu non hai idea di quanto possa essere pericoloso Isaac,
credimi!" le disse Stiles occupando l'altra sedia vicino alla ragazza
con il suo zaino. E nessuno meglio di Stiles poteva sapere quanto quel
licantropo potesse essere tremendamente pericoloso, specialmente dopo
che se lo era ritrovato davanti trasformato e privo di qualsiasi
controllo.
"Stiles non essere così catastrofico dai! E poi posso avere
il
mio vassoio o rischio di strozzarmi con un pezzo di carne?!" rispose la
ragazza prendendo il proprio vassoio dalle mani del ragazzo che aveva
insistito per portarglielo e quando vide che stava per ribattere si
affrettò a dire "Bada Stilinski che se provi a ribattere
giuro
che ti taglio la lingua!" dopodichè prese a mangiare.
"Scott, amico, va tutto bene?" chiese Stiles, notando che era rimasto
in silenzio fino a quel momento.
"Stiles..." disse Rachel al ragazzo, indicando la direzione verso cui
il loro amico stava guardando: Allison era seduta vicino a Matt ed
entrambi ridevano.
"Scott, le hai detto tu di farsi vedere con lui! Ora non devi essere
incazzato eh!"
"Abbiamo litigato."disse il ragazzo in un sussurro.
"Cosa?"
"Ieri sera, a quella festa. Abbiamo litigato. Ed era lì con
Matt, e le ho detto cose che non avrei voluto dirle. E vederla
lì con lui ora..." disse il ragazzo non riuscendo a
concludere
la frase. Stiles notò che l'amico iniziava a tirare fuori
gli
artigli, così, sperando che ciò non peggiorasse
la
situazione, gli tirò un calcio sotto il tavolo.
"Ma sei impazzito! Mi hai fatto male!" disse il ragazzo toccandosi la
gamba.
"Ha fatto bene." si intromise Rachel "Se davvero ti spiace per quello
che è successo, vai da lei e diglielo. Chiedile scusa, falle
sapere che ti dispiace. Ti sembrerà strano ma noi ragazze
amiamo
le parole, quindi prendila da parte un momento appena puoi e dille
ciò che devi. Santo cielo! Noi ragazze pensiamo di farci
tanti
problemi, ma anche voi ragazzi non scherzate mica!" concluse alzando
gli occhi al cielo.
"La ragazza qui di fianco a me ha ragione Scott. Se vuoi ti copro con
il coach per una decina di minuti dicendo che dovevi chiamare tua
madre." disse Stiles.
"Ed io copro Allison, non so ancora come ma qualcosa mi
inventerò. Ma vedete di chiarire ok? A parte che secondo me
è solo la luna piena." disse la ragazza e per poco Stiles
non si
strozzò.
"Cosa hai detto?!" chiese una volta che ebbe ripreso a respirare
normalmente, lanciando un'occhiata preoccupata all'amico.
"Ho detto che forse è colpa della luna piena, la gente
diventa
strana e si fa molti più problemi, oppure diventa
più
aggressiva." disse dando un morso alla mela.
"Tu scommetto che diventi più strana del solito!" disse
Stiles alla ragazza, la quale rispose con una linguaccia.
"Ti va di venire all'allenamento di questo pomeriggio?" chiese poco
dopo Stiles a Rachel, mentre la accompagnava al suo armadietto.
"Così puoi ignorarmi di nuovo?" disse lei.
"Ti ho chiesto scusa dai!" rispose il ragazzo.
"Stavo scherzando Stilinski! Certo che sei permaloso eh!" disse lei
sorridendo. "Comunque si, ma dopo puoi darmi uno strappo a casa?"
"Non saprei, dovrei controllare la mia agenda e vedere se sono libero!"
rispose lui, assumendo un'espressione pensosa e la ragazza per tutta
risposta gli diede un pizzicotto sul braccio.
"Hei! Stavo scherzando! Mamma mia, sei più permalosa di una
gatta sterilizzata!"
"Una gatta sterilizzata?! Sei sicuro di non aver subito qualche danno
permanente al cervello?"
"Sono più che sicuro, credo. Comunque fidati, parlo per
esperienza. L'unica gatta con cui abbia avuto a che fare era
sterilizzata, e mi aveva riempito di graffi dappertutto! Una cosa a dir
poco traumatica!" rispose il ragazzo, facendo una delle sue solite
espressioni buffe.
"Ok ok mister 'sono un graffio vivente'! Ma non hai risposto alla mia
domanda. E' che altrimenti dovrei tornare a piedi, e a quell'ora fa
già buio."
"Certo che posso accompagnarti. Ora però muoviti che
dobbiamo
coprire i due piccioncini." disse il ragazzo ed insieme si avviarono
verso gli spogliatoi.
"Stilinski! Dov'è McCall?" chiese il coach quando si accorse
dell'assenza del ragazzo.
"Ha ricevuto una telefonata da parte di sua madre e mi ha detto di
dirle che era urgente." rispose prontamente il ragazzo.
Fortunatamente il coach non fece domande troppe domande sul ritardo di
Allison che Rachel spiegò con la semplice frase "Problemi
femminili", ragion per cui l'uomo non volle approfondire l'argomento.
Per tutta la lezione d'educazione fisica Rachel si sentiva osservata e
pensava fosse Isaac, il quale però fortunatamente non la
stava
fissando. Notò però che sia lui che Scott, Stiles
e Boyd
erano parecchio agitati, e sperò che ciò non
avesse nulla
a che fare con quello che era successo tra lei ed Isaac la sera prima.
Finita la lezione andò a cambiarsi, per poi tornare sugli
spalti
per assistere all'allenamento dei ragazzi. Sebbene tentasse di non
pensarci la sensazione di essere osservata non passava, così
prese a concentrarsi sull'allenamento. Il nervosismo tra i ragazzi era
evidente, e persino il coach lo notò, poichè si
raccomandò di non fare stupidaggini. Ad un certo punto
l'attenzione di Rachel venne catturata da una sagoma, posta al limitare
del bosco. Immediatamente la sua mente tornò al sogno di
quella
notte e risentì il respiro del ragazzo sul suo volto. Ora
capiva
perchè si sentisse osservata: quel ragazzo, Alpha, era
lì
ai margini del bosco, e continuava a fissarla.
"Lahey, Stilinski! Ho detto andateci piano!" urlò il coach
riprendendo i due ragazzi che continuavano a guardarsi in cagnesco.
Rachel tornò a concentrarsi sull'allenamento, preoccupata
che
Stiles potesse combinare qualche sciocchezza; quella mattina quando gli
aveva raccontato dell'accaduto della sera prima con Isaac, aveva visto
il ragazzo irrigidirsi e diventare nervoso, e sembrava che avesse
deciso di scaricarlo tutto in quell'allenamento e perchè no,
proprio sul motivo del suo nervosismo.
Il giro per tirare in porta riprese, e ad ostacolare l'attaccante c'era
Isaac. Anche Scott sembrava essersi accorto del nervosismo dell'amico,
così quando venne il suo turno gli mise una mano sulla
spalla,
come per dirgli di calmarsi.
Il ragazzo iniziò a correre verso l'avversario che
incominciò a correre a sua volta verso di lui. Quando si
scontrarono Stiles atterrò alcuni metri indietro sulla
schiena e
Rachel si portò una mano alla bocca trattenendo il fiato, il
rumore che c'era stato al momento dell'impatto era stato piuttosto
forte, ed ora Isaac sorrideva con un'espressione compiaciuta sul viso e
intanto andava a mettersi al fondo della fila mentre Scott andava ad
aiutare l'amico ad alzarsi.
"Io lo uccido quel cane!" disse Stiles rialzandosi.
"Hei calmati, o ti farai ammazzare tu!" rispose l'amico provando a far
ragionare il ragazzo che però si diresse verso il lupo, e
quando
lo raggiunse lo spinse mandandolo a farsi fottere.
"Cos'è, ti rode che Rachel si sia divertita ieri sera con
me, eh
Stilinski?" lo canzonò quello, togliendosi il casco.
"Non osare più avvicinarti a lei, cane pulcioso."
"Non metterti contro di me umano" disse l'altro, mettendo in evidenza
l'ultima parola ed avvicinandosi pericolosamente al ragazzo "o potresti
farti molto male. Io ottengo sempre quello che voglio, e se voglio lei
fidati che verrà lei stessa da me a chiedermi ciò
che tu
non sei in grado di darle." concluse prendendo per la maglia Stiles che
intanto si era tolto il casco. Fu a quelle parole che l'umano non
resistette e tirò un pugno in pieno volto al licantropo, che
per
tutta risposta si fiondò sul ragazzo, finendo a fare a botte
sul
prato.
Scott si precipitò a separare i due prima che uno si
trasformasse e l'altro diventasse un corpo senza vita. Intanto Derek,
dal limitare del bosco, assisteva alla scena e quando vide il suo beta
scagliarsi contro l'umano e iniziare a prenderlo a pugni emise un
ululato che riecheggiò per tutto il campo e che fece fermare
i
due, il primo perchè terrorizzato da quel verso, il secondo
perchè costretto da quell'ordine datogli dall'alpha.
Dopodichè corse nel fitto del bosco, per evitare di venire
scoperto.
Nel frattempo Rachel aveva assistito alla scena ed era senza parole,
non poteva credere che Stiles avrebbe potuto mai reagire in quel modo,
e nemmeno il coach lo credeva possibile difatti rimase stupito quando
vide il ragazzo avventarsi contro il compagno. Quell'ululato
sembrò calmare i due e finalmente riuscì a
separarli e sebbene se lo meritassero, decise di non metterli in
punizione.
"Che ti è preso Stiles!? Potevi farti male!" disse la
ragazza furiosa una volta salita in macchina del ragazzo.
"Oh andiamo, perchè siete tutti così sorpresi!?"
"Sorpresi!? Ma sei scemo o cosa!? Io non sono sorpresa, sono
preoccupata ed incazzata idiota! Perchè lo hai colpito?!"
"Mi ha fatto arrabbiare."
"Oh bhe, questo l'avevo capito. Ma cos'ha fatto per meritarsi un pugno?"
"Lo stai difendendo per caso?"
"No, voglio solo capire perchè lo hai colpito."
"Ha detto che ottiene sempre quello che vuole." rispose il ragazzo.
"E quindi?" chiese Rachel scettica.
"E dannazione non capisci?! Vuole te, e se lo conosco so che non si
fermerà finchè non sarai sua!" ammise Stiles
fissando la strada e facendo restare la ragazza senza parole.
Per il resto del tragitto nessuno dei due proferì parola, e
quando Stiles parcheggiò la macchina davanti al garage scese
senza dire nulla.
"Rachel..." disse il ragazzo mentre lei si dirigeva verso casa sua.
"Si?"rispose lei girandosi verso di lui.
"No niente, lascia stare." disse Stiles, ed entrò in casa.
Rachel si diresse verso casa sua e notò che la macchina
dello zio era parcheggiata e quando entrò lo trovo intento a
farsi il nodo alla cravatta.
"Aspetta zio, ti aiuto." disse e si mise a fargli il nodo.
"Grazie... Sta sera non aspettarmi alzata, e chiudi bene ogni porta e
finestra. Se hai bisogno di qualcosa qui c'è il numero dello
sceriffo, e se noti qualcosa di strano non esitare a chiamarlo. Ora
vado, ci vediamo domani mattina." disse dando un bacio sulla guancia
alla nipote, ed uscì di casa. Rachel andò in
cucina e cenò con calma, poi andò su in camera e
prese lo zaino che aveva preparato quella mattina con tutto
l'occorrente: una torcia, dei fiammiferi, una cartina e qualche panino.
Aveva intenzione di andare nella vecchia casa degli Hale e scoprire il
perchè lo zio non volesse che ci andasse; così
lasciò la luce in salotto accesa ed usci dalla porta sul
retro.
Quella sera Scott non avrebbe avuto bisogno di lui, sarebbe andato ad
aiutare Derek con il branco alle prese con la loro prima luna piena e
Stiles, seduto al tavolo in cucina con suo padre che guardava un
programma alla tv nella stanza accanto, si sentiva terribilmente
inutile. Ad un tratto una figura attirò la sua attenzione:
Rachel stava uscendo dalla porta sul retro e, con uno zaino in spalla,
attraversava il suo giardino. Finì in un morso il panino che
si era preparato per cena, prese velocemente le chiavi dell'auto e dopo
aver detto al padre che usciva si fiondò nella direzione in
cui aveva visto andare la ragazza. Tra tutte le sere quella era la meno
indicata per andare in giro da soli.
"Rachel!" la chiamò sottovoce il ragazzo.
"Stiles! Mi hai spaventata! Cosa vuoi?"
"Dove stai andando?" le chiese scrutando il pesante zaino che aveva
sulle spalle.
"Vado alla vecchia casa degli Hale. Mio zio non vuole che ci vada, e
secondo me mi nasconde qualcosa." rispose rimettendosi a camminare.
"Hei hei hei! Aspetta un momento! Non mi sembra una buona idea! E'
pericoloso, non posso lasciarti andare! E poi ti perderesti in
pochissimo tempo!" disse lui mettendosi davanti a lei.
"Mi spiace deluderti ma in quei boschi ci sono cresciuta. E se proprio
non vuoi che vada da sola vieni con me." rispose lei superandolo.
"Ok, ma prendiamo almeno la mia auto!" disse lui, determinato a non
lasciarla andare da sola.
"Continuo a pensare che non sia una buona idea." disse il ragazzo
scendendo dall'auto parcheggiata davanti all'ormai cadavere di casa
Hale.
"Oh sta zitto Stiles. Non è un luogo pericoloso." rispose la
ragazza entrando nella casa.
Vedere quelle macerie la faceva stare male, il ricordo dell'antico
splendore di quelle stanze era vivo nella sua mente. Girò a
destra, in quello che una volta era il salotto, e vide una macchia di
sangue sul pavimento. Dei brividi percorsero la sua schiena, ma era
decisa a continuare. Arrivò vicino ad una poltrona che
riconobbe subito: era quella su cui si sedevano sempre lei e Derek per
ascoltare le storie che, quando erano bambini, Laura raccontava loro
nelle giornate piovose. I suoi occhi si inumidirono al ricordo di
quegli anni, ma non si fermò troppo a pensarci, e
passò a girare per la cucina. Ritornò
nell'ingresso dove trovo Stiles a dir poco teso.
"Andiamo cuor di leone, saliamo al piano di sopra." disse prendendolo
per mano e facendo strada. Istintivamente si diresse verso la camera di
Laura, e scoprì che era proprio come la ricordava, eccezion
fatta per il fatto che ora era completamente annerita dal fumo e piena
di cenere e polvere. Il grande letto a baldacchino era tra le due
finestre con i comodini sotto di quelle, la carta da parati era
scrostata ma lasciava intravedere il suo disegno originale e la
scrivania era sempre sul lato destro della stanza, vicino alla porta
che dava sul bagno. Si avvicinò alla scrivania, seguita a
ruota da Stiles ed iniziò a frugare nei cassetti.
"Cosa cerchi esattamente?" le chiese il ragazzo.
"Qualsiasi cosa di strano o misterioso." rispose lei e riprese a
cercare.
Trovò quaderni e appunti di Laura, ma niente di
ciò che cercava.
"Questo si che è strano." disse Stiles tenendo in mano una
foto. "Derek Hale che sorride! Incredibile!" continuò lui,
passando la foto alla ragazza. Ricordava quel giorno, nevicava forte, e
lei, Derek e Laura erano andati in giardino a fare a palle di neve.
Prese la foto e se la mise in tasca. Usciti dalla stanza di Laura,
Rachel si diresse verso quella di Derek, e quando vi entrò
la trovo totalmente diversa: il letto era sparito, sostituito da un
materasso appoggiato sul pavimento, alle pareti erano appesi ritagli di
vecchi giornali che parlavano dell'incendio della casa e c'erano dei
vestiti da uomo in un angolo della camera, come se qualcuno vivesse
lì. Si mise a fissare le pareti ed un titolo di un
quotidiano attirò la sua attenzione "Incendio casa Hale:
sopravvivono i due figli e lo zio.".
"Stiles..." sussurrò lei.
"Che c'è, hai trovato qualcosa?" le chiese preoccupato.
"In quanti sono sopravvissuti all'incendio?" chiese senza togliere lo
sguardo da quel trafiletto di giornale.
"Peter Hale ed i suoi nipoti, Laura e ..."
"Derek...Impossibile" disse la ragazza, interrompendolo.
"Tu non lo sapevi?" chiese lui stupito.
"No... Mio zio aveva detto a me e mia madre che erano morti tutti,
compresi Derek e Laura." rispose lei, girandosi e riprendendo a cercare
nella camera. Con l'aiuto di Stiles alzò il materasso in
modo da poter sollevare l'asse del parquet sotto cui lei e Derek erano
soliti nascondere gli oggetti a loro cari. Era sicura che vi avrebbe
trovato qualcosa, e difatti trovò un vecchio libricino,
scritto a mano ed impolverato. Se lo mise in tasca e rimise a posto
l'asse. Uscirono poi dalla camera e tornarono al piano inferiore.
Stiles andava già verso la porta, ma lei doveva ancora
vedere una cosa. Si incamminò verso la porta che dava sulla
cantina, ma quando vi si trovò davanti non ebbe la forza di
andare oltre. Rimase con la mano sull'uscio, come a voler salutare e
portare rispetto al ricordo delle persone che erano morte in quella
casa.
"Penso che dovremmo andare." disse Stiles con tono preoccupato.
Rachel stava per ribattere quando un ringhio proveniente dalle loro
spalle le fece morire le parole in bocca. Vide Stiles girarsi e dire
"Oh, merda!", allora si girò anche lei e vide in cima alle
scale quello che sembrava un'animale che aveva un paio d'occhi dorati
che fissavano proprio lei.
"Non muoverti Rachel." le disse il ragazzo e intanto la creatura
scendeva le scale. Quando arrivo al fondo di quella Rachel non poteva
credere ai suoi occhi, l'animale che aveva davanti assomigliava
tremendamente ad Isaac, ma con i tratti di un lupo.
"Lupo mannaro..." disse sottovoce, e sentì come se il sangue
le si fosse ghiacciato nelle vene. Ad un tratto ne spuntarono altri
due, che la ragazza riconobbe essere Erica e Boyd. Erano circondati e
con le spalle al muro quando da una finestra del salotto ne
entrò un'altro e sentì Stiles sussurrarle "E'
Scott, non ci farà del male.". Ed infatti il ragazzo-lupo si
avventò su Isaac, trascinandolo in cucina. Gli altri due
lupi li raggiunsero e ad un tratto Isaac spuntò fuori dalla
cucina e puntava dritto verso la ragazza. Fu in quel momento che
un'altro lupo più grosso comparve, ringhiando e mettendosi
tra la ragazza ed Isaac, il quale parve calmarsi, insieme agli altri
lupi che erano tornati nella stanza.
"Portala via, ora."
Sentì dire dal lupo che le aveva appena salvato la vita, e
che riconobbe dalla voce: era Alpha, il ragazzo che aveva fermato Isaac
la sera prima.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** V Capitolo: Rivelazioni. ***
NdA:
Ma buon pomeriggio! :D Come state?
Mi spiace non aver aggiornato prima, ma ho avuto qualche problemino,
nulla di serio comunque!
Questo capitolo è sicuramente uno dei miei preferiti,
nonchè il più lungo scritto fino ad ora xD
Come sempre ringrazio tutti i lettori silenziosi, e spero che la storia
vi stia piacendo! Ovviamente mi piacerebbe anche sapere cosa ne
pensiate, quindi se per caso aveste voglia di lasciare una piccola
recensione, mi fareste davvero tanto felice ^^' .
Ringrazio anche tutte le persone che mi hanno lasciato un loro parere:
- MC_DPotter,
- Emy McGray
- Lucy 9121
- Silvius.
Davvero, grazie di
cuore :D
Ed ora, vi
lascio al capitolo!
Bacioni!!
V Capitolo: Rivelazioni.
"Portala via, ora." Mi
ordinò Derek e non me lo feci ripetere una seconda volta.
Presi
Rachel per mano e corsi con lei verso l'auto e l'aiutai a salire,
dopodichè mi precipitai dal lato del guidatore e misi in
moto,
guidando a tutta velocità verso il centro città.
In poco
tempo fummo davanti a casa, e fui costretto ad inchiodare piuttosto
violentemente, poichè avevo calcolato male il tempo di
frenata.
Per nostra fortuna mio padre doveva essere crollato addormentato in
salotto, altrimenti se fosse uscito non avrei trovato una scusa
abbastanza credibile da rifilargli e anzi, avrei rischiato di dirgli
così, su due piedi: "Bhe Papà bella domanda! Sai
siamo
appena scappati da un branco di lupi mannari impazziti che volevano
mangiarci o semplicemente giocare con noi fino ad ucciderci! E la cosa
divertente è che uno di loro è persino il mio
migliore
amico! Quindi ora per l'amor del cielo torna in casa e barricatici
dentro!".
Tra tutte le
avventure che aveva vissuto in quel mondo sovrannaturale
in cui era stato catapultato con Scott ormai da più di un
anno,
quella sicuramente era stata la notte che l'aveva terrorizzato di
più e per un momento aveva anche pensato che sarebbe morto,
vedendo la follia animale negli occhi di quei tre ragazzi-lupo alle
prese con la loro prima luna piena. Ora però non poteva
fermarsi
a pensare più di tanto, non sapeva se Scott e Derek fossero
riusciti a fermare quei tre, così scese dall'auto e
andò
ad aprire la portiera alla ragazza, che non aveva aperto bocca per
tutto il tragitto, l'aiutò a scendere e la
portò in
casa, chiudendovisi dentro con lei. La lasciò seduta sulle
scale
e fece il giro di tutte le porte che davano sull'esterno e di tutte le
finestre, controllando che fossero ben chiuse; poi la prese per mano e
la portò in quella che doveva essere camera sua. Rachel era
rimasta zitta e con gli occhi sgranati per tutto il tempo, con
un'espressione che fece preoccupare il ragazzo ancora di
più.
Provò a chiamarla ma non rispondeva, era presente con il
corpo
ma con la mente ,e Stiles ne era sicuro, era ancora agli istanti in cui
aveva sussurrato quelle due parole, quasi fossero una condanna di morte.
"Lupo mannaro"
, aveva soltanto detto e poi
più niente, nemmeno un urlo quando Isaac si stava
lanciando su di loro, o quando l'alpha era piombato lì a
proteggerli.
"Rachel..."
provò ancora a chiamarla, questa volta posandole una mano
sulla spalla.
Sembrò
funzionare, perchè la ragazza si riscosse dal suo
stato catatonico e cacciò allo stesso tempo un
urlò che
fece fischiare le orecchie al ragazzo.
"Bene! Almeno
la voce l'hai ancora!" disse massaggiandosi un orecchio e iniziando a
calmarsi un po'. Sentiva che l'adrenalina iniziava a scemare e la testa
prese a girargli.
"Arrivo
subito. Il bagno?" le chiese e seguì la direzione
indicatagli dalla ragazza. Doveva assolutamente sciacquarsi la faccia,
o sarebbe svenuto lì su due piedi.
"Come ti
senti?" le chiese poi, tornato dal bagno.
La ragazza lo
guardava con gli occhi spalancati e la bocca aperta e faceva respiri
brevi e veloci.
"Oh andiamo!"
disse Stiles sedendosi sul letto vicino a lei e stringendola forte.
Conosceva fin
troppo bene quel tipo di respirazione, tipica dell'inizio di attacco di
panico. Ormai era abituato a gestirli, ne aveva
sofferto per tantissimo tempo dopo la morte di sua madre ed ormai si
considerava un esperto in quel campo.
Rimasero in
quella posizione per un tempo indefinito, con Rachel in
iperventilazione e lui che l'abbracciava cullandola e dicendole di
calmarsi, che andava tutto bene. Ad un tratto si ritrovò
anche a canticchiarle la ninna nanna che, quando era piccolo, suo padre
gli cantava per calmarlo e parve funzionare, perchè la
ragazza prese a respirare più normalmente, segno che
l'attacco di panico stava passando. Si staccò da lei che
appoggiò la testa sulla sua spalla e la guardò:
aveva gli occhi chiusi, le mani strette a pugno e la bocca aperta per
respirare meglio.
"Rachel, vai a
farti una doccia, dopo starai meglio. Io intanto preparo qualcosa da
mangiare ok?" le disse alzandosi dal letto, le tese la mano per
aiutarla ad alzarsi e l'accompagnò fino alla porta del bagno.
"Quando poi
hai finito mi chiami ok?" disse e la lasciò lì.
Si diresse
verso la cucina e solo in quel momento si rese conto che in teoria le
aveva promesso qualcosa da mangiare ma che in pratica non era capace a
cucinare assolutamente niente, al di fuori delle uova sode e di un po'
di pasta. Frugò un po' nelle ante dei mobili, e
trovò una confezione di cioccolata calda: quella
sì che la sapeva fare! Prese allora un pentolino e ne
preparò un po' anche per sè, posò le
tazze fumanti nel forno a microonde in modo che non si raffreddassero
subito e lavò le pentole che aveva sporcato. Era intento a
rimettere al loro posto le pentole quando si sentì chiamare
debolmente da Rachel, allora prese le due tazze e salì nella
camera della ragazza, trovandola seduta sul letto sotto le coperte.
"Guarda un po'
lo zio Stiles cosa ti ha portato!" le disse chiudendosi la porta alle
spalle e sfoderando un sorriso a trentadue denti.
"Lo zio
Stiles? Seriamente?" gli rispose facendogli un po' di posto sul letto.
"Bhe almeno
hai ripreso a parlare. Come stai?" le disse porgendole la sua tazza.
"E questa dove
l'hai trovata? Credevo fosse finita." disse lei, evadendo dalla sua
domanda.
"In cucina ce
n'è ancora per un paio di tazze, di preparato dico, non l'ho
fatta tutta." rispose lui ed aspettò che la ragazza
rispondesse alla domanda iniziale.
"Sto bene,
comunque... Solo, non riesco a crederci. Tutte quelle cose insieme: la
foto, il diario di Derek, lui che è ancora vivo e... quei
cosi..." disse lei fissando intensamente il contenuto della sua tazza.
"Lo so, anche
io sono rimasto stupito quando ho capito cosa fosse diventato Scott ma,
hei è elettrizzante! Bhe, pericoli a parte." rispose lui.
"Elettrizzante?!
Ma sei diventato matto!? Per poco non finivamo ammazzati e tu lo trovi
elettrizzante!?" disse lei quasi urlando e Stiles si sentì
un po' in colpa per non essere riuscito a convincerla a restare a casa,
o quanto meno a non andare in quella casa.
"Scusa, non
volevo urlare." disse poi poco dopo lei.
"Ma va, non
sei tu a doverti scusare. Piuttosto sono io a dovermi scusare. Potevo
convincerti a non andare."
"Non ci
saresti riuscito, ormai mi ero messa in testa di andarci, e ci sarei
andata anche senza di te. E anzi, devo ringraziarti, mi hai salvato la
vita." concluse lei, toccandogli il braccio
"Bhe,
dopotutto sono o non sono Batman?" le disse facendole l'occhiolino.
Rimasero in
silenzio per un po', bevendo le loro cioccolate quando ad un tratto il
telefono del ragazzo prese a suonare, facendo sobbalzare entrambi.
"Scott! Si
stiamo bene, ci siamo barricati in casa. Ok. Oh e grazie, come sempre."
rispose e terminò la chiamata.
"Dice che il
peggio è passato, ora li hanno chiusi in un luogo da cui non
potranno uscire finchè non sarà passata la luna
piena." disse Stiles vedendo l'espressione preoccupata della ragazza.
"Come fai?"
gli chiese così, dal nulla Rachel.
"A fare cosa?"
"Ad essere
così tranquillo, a non preoccuparti, a non farti prendere
dal panico?"
"Bhe ormai
credo che sia perchè ci ho fatto l'abitudine, e poi non
c'è da aver paura, basta che non lo stuzzichi ed il lupo
mannaro che è racchiuso nella persona non viene fuori. E poi
con il tempo imparano a controllarsi, anche durante la luna piena."
"In che senso,
anche durante la luna piena? Lo dici come se potessero trasformarsi in
qualsiasi momento..." disse lei guardandolo con un'espressione
interrogativa.
"Perchè
è così, quando si arrabbiano specialmente. Pensa
che all'inizio Scott rischiava sempre di trasformarsi durante gli
allenamenti di Lacrosse, ed ora ha imparato a controllarsi. Per Isaac e
gli altri questa era la prima luna piena che affrontavano, e non erano
pronti per potersi controllare." rispose lui, andando a posare la tazza
sulla scrivania.
"Oh... E come
fanno a controllarsi?"
"Non lo so,
credo si concentrino su un qualche cosa che li faccia rimanere calmi o
che faccia in modo che la parte umana non ceda mai completamente il
controllo alla parte lupesca. Ad alcuni basta pensare alla persona che
amano, come per Scott; ad altri paradossalmente è la rabbia
che riesce a controllarli. Ma dipende da persona a persona." rispose,
prendendo la tazza che la ragazza gli porgeva e posando anche quella
sulla scrivania, per poi tornare a sedersi vicino a lei.
"Prima mi hai
fatto davvero preoccupare sai?" le disse.
"Scusa, ma non
riuscivo a pensare a nulla e ad un tratto mi sono fatta prendere dal
panico e non riuscivo a respirare e..."
"Lo so, si
chiamano attacchi di panico, in genere durano dai due agli otto minuti.
Infatti poi ti sei calmata."
"Resti qui?"
Gli chiese Rachel.
"Ovvio, mi ero
alzato solo per posare il telefono. Non ti lascio da sola, tranquilla."
"No, io
intendevo questa notte. Mio zio se va bene torna domani mattina giusto
per il tempo di una doccia per poi andare in ospedale, e dovrei restare
da sola per il resto del tempo." chiarì lei. Stiles rimase
stupito, non si aspettava una simile richiesta, ma le disse che sarebbe
rimasto.
"Va meglio?"
"Si, la
cioccolata ci voleva... Allison lo sa? Di Scott e di ciò che
è dico."
"Si, ed
è per questo motivo che per i suoi loro non stanno
più insieme. Vedi, la famiglia di Allison è una
famiglia di cacciatori di licantropi ed ovviamente non vogliono che la
figlia stia con uno di loro. Ma se fosse solo questo andrebbe ancora
bene, nel senso che Scott non rischierebbe poi troppo a stare con lei,
perchè comunque gli Argent hanno un codice: "Cacciamo coloro
che ci danno la caccia". Se un licantropo non versa sangue umano allora
non lo uccidono, ma da quando Peter ha ucciso Kate, la zia di Allison,
è successo il finimondo. E' arrivato il nonno di Allison che
ha monopolizzato la scuola diventandone il preside e mettendo alla
segreteria la madre di Allison, e da quando è qui il codice
è rotto, non lo rispettano più, se si trovano
davanti ad un licantropo lo fanno fuori, senza troppi problemi. Ma per
ora hanno lasciato un po' andare la caccia ai licantropi per
concentrarsi su altro." disse, incerto se parlarle o meno del Kanima.
"Di altro?"
chiese Rachel.
"Si.
C'è un mostro, Kanima si chiama, che sta uccidendo un casino
di persone. Non riusciamo a capire chi lo controlli, sappiamo solo che
è collegato con il nostro insegnante di chimica.
Papà stava lavorando al caso ma è stato
congedato." rispose e rivolse uno sguardo verso casa sua.
"Perchè
lo hanno congedato?"
"Lo hanno
congedato poichè non stava bene che il figlio dello sceriffo
avesse un'ordine restrittivo, faceva sfigurare la contea, e
così lo hanno mandato via senza tanti complimenti. E per
colpa mia. Ma dovevamo farlo, Jackson andava fermato. Spero solo che un
giorno lui possa perdonarmi, mio padre dico. So quanto tenesse al suo
lavoro. Pensa, non si è nemmeno arrabbiato, ha detto che si
sentiva già abbastanza in colpa per aver alzato la voce con
me." rispose il ragazzo, prendendosi la testa tra le mani. Ad un tratto
sentì due braccia che lo abbracciavano.
"Vedrai, tutto
si sistemerà. Si accorgeranno che non possono fare a meno di
tuo padre e lo richiameranno presto." gli disse continuando ad
abbracciarlo.
"Hai sonno?
Dovresti dormire un po'. Io non me ne vado, te l'ho promesso." le disse
quando la sentì sbadigliare.
"Anche tu devi
dormire sai? Domani abbiamo il compito di chimica, vorrei
ricordarti."gli rispose, facendogli spazio sul letto in modo che
potesse sdraiarsi anche lui.
"Stai
congelando Stilinski!" gli disse poi vedendo come tremava il ragazzo.
"No sto bene,
tranquilla!" rispose lui mentendo, perchè in
realtà aveva un freddo atroce.
"Non fare
l'eroe Stiles, direi che lo hai già fatto abbastanza. E poi
anche se fosse, siamo ad ottobre, non puoi dormire senza un minimo di
coperta!" disse coprendo anche lui con il piumino ed addormentandosi
poco dopo.
In quel
momento la testa del ragazzo era totalmente tra le nuvole, ritrovarsi
in quella situazione, con Rachel che appoggiava la testa sulla sua
spalla e dormiva beatamente, ed il suo cuore andava veloce come un
treno. Le passò un braccio intorno, in modo da poterla
abbracciare, e lei si accoccolò sul suo petto. Poco dopo
anche il ragazzo crollò, vinto dal sonno.
Stiles si svegliò piuttosto presto quella mattina, a causa
di un rumore che proveniva dal piano di sotto. Fece per alzarsi quando
si accorse che Rachel era ancora appoggiata al suo petto, e non
accennava a volersi togliere da quella posizione per nulla al mondo. La
porta della camera si aprì e lo zio di Rachel
entrò. Stiles non poteva credere di trovarsi in quella
situazione, a far finta di dormire per evitare una sfuriata di
quell'uomo che aveva minacciato di evirarlo appena pochi giorni prima.
"So che sei sveglio, ti aspetto sotto." disse l'uomo ed uscì
dalla camera.
Ok, se non era morto quella sera per mano di licantropi impazziti,
sicuramente sarebbe morto quella mattina, per mano dello zio della
ragazza. Spostò delicatamente la ragazza che per fortuna non
si era svegliata e scese le scale, pronto ad affrontare un altro
interrogatorio.
Trovò l'uomo in cucina, intento a preparare la colazione.
"Siediti." gli disse, senza voltarsi, ed il ragazzo ubbidì.
"Cosa ci facevi nel letto di mia nipote?" gli chiese.
"Dormivo, signore." rispose lui.
"Non prendermi in giro." rispose l'altro, freddamente.
"Non la sto prendendo in giro signore, se avessi voluto le avrei detto
che giocavamo a briscola o a carte." rispose, "E comunque non
è successo nulla tra me e sua nipote, glielo giuro!" si
affrettò ad aggiungere, per evitare qualsiasi tipo di
reazione eccessiva da parte dell'uomo, che gli dava ancora le spalle.
"E perchè allora eri lì?"
"Perchè me l'ha chiesto Rachel, di fermarmi qui. Non voleva
restare sola." rispose il ragazzo.
"Perchè non voleva restare sola? Cos'è successo?"
chiese l'uomo, voltandosi e squadrando da capo a piedi il ragazzo.
"Mi ha parlato della morte di sua madre, non so per quale motivo, forse
perchè non voleva sentirsi in colpa per avermi fatto parlare
a mia volta sulla morte di mia madre. Fatto sta che si è
come rattristata, e non voleva restare sola." mentì il
ragazzo.
L'uomo si voltò nuovamente verso i fornelli e non disse
nulla finchè non si girò nuovamente con due
porzioni di uova strapazzate con il prosciutto che posò sul
tavolo per poi prendere due bicchieri con del succo d'arancia.
"Va' a svegliarla, e dille che la colazione è pronta e che
la saluto che devo scappare in ospedale." disse ed uscì
dalla stanza.
Il ragazzo si alzò dalla sedia solo quando sentì
l'uomo salire in macchina, ed uscendo dalla cucina per andare a
svegliare Rachel andò a sbattere proprio contro di lei.
"Buongiorno! Stavo venendo a svegliarti proprio ora, tuo zio ha
preparato la colazione e ha detto che doveva scappare in ospedale." le
disse.
"Ti ha fatto nuovamente l'interrogatorio?" chiese la ragazza con voce
assonnata, una volta seduta a tavola.
"Si, ma non è stato così brutto. Più
che altro era terrorizzato all'idea che fossimo andati a letto insieme.
Oh, mi sono dovuto inventare una scusa per la mia presenza nel tuo
letto: gli ho detto che ieri sera mi hai parlato di tua madre e ti sei
rattristata e mi hai chiesto di rimanere. Sembra averci creduto."
"Strano, di solito capisce quando qualcuno gli mente, o per lo meno,
capisce quando gli mento io. Comunque non è andata poi
così male se ha preparato la colazione anche per te." disse
rigirando un po' le uova.
"Questo perchè non sai mentire!" rispose lui sfottendola e
strappandole un sorriso.
Finita la colazione lasciò che la ragazza si preparasse e
tornò a casa sua per darsi una lavata e cambiarsi.
Fortunatamente suo padre dormiva ancora, ovviamente senza nessuna
coperta addosso. Salì in camera sua e prese il piumino dal
suo letto e lo portò sotto, mettendolo addosso al padre. Si
sentiva tremendamente in colpa per il congedo del padre, e quello che
lo faceva stare peggio era il fatto che il padre non si fosse
minimamente incazzato con lui. Si sarebbe aspettato di tutto: una
sfuriata, il lancio di qualche piatto, un cazzotto sul muro; ma non il
silenzio, non la mancanza di rabbia verso di lui. Lasciò un
biglietto al padre con scritto che tornava verso le sei, dopo
l'allenamento con la squadra, e che avrebbe pensato lui a fare la spesa
e a preparare la cena.
Quando uscì di casa trovò Rachel che lo aspetta
davanti alla Jeep, intenta a sfogliare il libricino che avevano trovato
la sera prima.
"Hai scoperto cos'è?" le chiese, aprendo l'auto.
"Si -disse lei sedendosi al posto del passeggero- è il
diario di Derek." rispose chiudendolo.
"Derek aveva un diario?!" disse ridendo e non potè fare a
meno di immaginarselo sdraiato a pancia in giù sul letto,
intento a scrivere nel suo diario e a disegnare cuoricini. "Questa si
che è una cosa esilarante! Aspetta che lo sappia Scott!
Santo cielo, il grande e grosso lupo alpha che tiene un diario come le
ragazzine! E poi sarei la femminuccia! Ma senti un po' chi parla!"
disse guidando verso casa di Scott.
"Cosa hai detto?" gli chiese Rachel, guardandolo in modo strano.
"Quando?"
"Prima, riguardo al lupo alpha."
"Che Scott morirà dal ridere quando gli dirò che
il suo alpha aveva un diario. Che c'è, perchè mi
guardi così?"
"Cosa c'entra Alpha con Derek?"
"Non lo hai riconosciuto?" le chiese parcheggiando davanti alla casa di
Scott e dando un colpo di clacson per avvertire l'amico del suo arrivo.
Intanto Rachel ricollegava le parole del ragazzo, tentando di dare loro
un senso. "Scott morirà dal ridere quando gli
dirò che il suo alpha aveva un diario"; "Non lo hai
riconosciuto" continuava a ripetersi nella mente mentre tentava di
ricordare il viso di quel ragazzo, ed in effetti era molto simile a
Derek, fin troppo per essere un caso. E poi la voce... Ma se Derek era
Alpha, allora anche lui era un lupo mannaro. Le venne in mente un
pomeriggio ormai lontano nel tempo, in cui si trovava in camera di
Derek, e lui per farla spaventare le aveva mostrato una cosa: aveva
aperto la bocca e si era fatto spuntare un paio di zanne, ed i suoi
occhi erano passati dal solito azzurro ad uno più intenso,
quasi splendessero di una luce propria. E poi c'erano dei giorni in cui
tutta la famiglia Hale era strana, e lei doveva stare a casa sua e non
poteva vedere Derek e Laura. Casualmente ciò capitava una
volta al mese.
"Anche lui è un lupo mannaro?" chiese con un filo di voce.
"Si, come la sua famiglia. Lui ha ereditato il gene,non è
mai stato morso, così come i membri della sua famiglia."
"Non ci avevo pensato. Insomma, sebbene da piccoli mi avesse fatto
vedere una volta cosa sapeva fare, non ci avevo più pensato.
Cosa vuol dire che è l'alpha? E' come se fosse il capo o
qualcosa di simile?"
"Si, l'alpha è il capobranco, poi ci sono gli altri lupi, i
beta. C'è un'altra tipologia di lupo, l'omega, ed
è il lupo più debole di tutti, poichè
sta da solo, non ha un branco. Se i lupi si trovano in un branco sono
più forti mentre al contrario, se sono da soli, sono una
preda facile per i cacciatori." concluse il ragazzo, soddisfatto della
propria spiegazione.
"Ormai sei diventato un esperto Stilinski!" gli disse la ragazza,
buttando lo zaino sui sedili posteriori.
"Che fai?" le chiese.
"Gioco a Twister con una scimmia! Secondo te? Vado a sedermi dietro,
così Scott si siede qui." gli disse, accomodandosi sul
sedile posteriore.
"Ma va, resta davanti!"
"No, è il posto di Scott, mi spiace fregarglielo, e poi qui
si sta bene. Buongiorno!" disse salutando l'altro che entrava un auto.
"Giorno! Come stai? Ancora sotto shock?"
"Ma chi, lei sotto Shock Scott? Quando mai!" si intromise Stiles, dando
una pacca sulla spalla all'amico.
"Non sfottere Stilinski, o ritratto la versione che hai dato a mio
zio." ribattè lei, e partirono verso la scuola.
La giornata passò relativamente tranquilla, ed il compito di
chimica non era nemmeno così difficile, almeno per lei.
Durante il pranzo Stiles rivelò a Scott l'importante
scoperta sul suo alpha, ed il ragazzo per poco non si
strozzò con l'acqua.
"Oh e dimenticavo Rachel, che quando un alpha da un'ordine ad un beta,
il beta è costretto ad obbedirgli. Per questo quando Derek
ha chiamato Isaac lui si è allontanato ed è
andato via."
"Ma lo ha solo chiamato." disse lei dubbiosa.
"Perchè è quello che hai sentito tu. I licantropi
hanno abilità speciali, come il superudito, o la
supervelocità e la superforza!" rispose l'umano imitando il
gesto di qualcuno che fa i muscoli e gonfiando le guance.
"Hahaha, così più che sembrare un duro sembri
l'omino Michelin!" gli disse la ragazza scoppiando a ridere.
"Non ho visto Jackson oggi, voi sapete che fine abbia fatto?" chiese
dal nulla la ragazza.
"Non dovresti stargli troppo vicina." disse Scott.
"Perchè? E' anche lui un lupo mannaro?"
"Kanima." disse solamente Stiles.
"Il mostro di cui mi parlavi ieri sera? E' lui che lo controlla?"
chiese.
"No, è lui il Kanima. Ma non capiamo se lo sappia o meno."
rispose Scott.
"Lui ha ucciso tutte quelle persone? Ma, perchè?"
"Ce lo stiamo chiedendo anche noi. Quando lo avevamo preso ha detto che
lo avevano ucciso, ma non capiamo in che senso."disse Stiles.
"C'è posto per un'altra ragazza?" chiese ad un tratto Lydia,
sbucando dal nulla e sedendosi vicino a Rachel.
"Bhe, perchè mi guardate così?" chiese stupita.
"Non sei seduta con Allison." disse Scott.
"Non ho voglia di stare lì a sentire le sue chiacchere con
Matt a proposito della fotografia. Dovresti stare attento Scott, oppure
il ragazzo ti passa davanti." rispose lei e prese a parlare con Rachel
di qualcosa che Scott non capì, impegnato ad origliare la
conversazione della sua ragazza. Più che una conversazione
sembrava un monologo di Matt, che non stava zitto un momento, e Scott
poteva sentire il tipico odore della noia provenire da Allison.
"Fantastico!" senti quasi urlare Lydia. "Non questo weekend, ma quello
dopo ti organizzeremo una festa come si deve! Sei appena arrivata e
devi farti conoscere!" disse ancora la ragazza.
"Una festa? Per cosa?" chiese Scott.
"Per il suo compleanno! Per cosa altrimenti? Segno interessante la
bilancia, piuttosto versatile!" rispose tornando a parlare con Rachel,
che sembrava quasi spaventata all'idea che Lydia le organizzasse la
festa. "E poi diciotto anni si compiono una volta sola! Sono i
più importanti insieme ai sedici ed ai ventuno."
continuò.
"Diciotto? Hai un anno in più di noi?"chiese stupito Stiles.
"Si, purtroppo studiando da privatista sono rimasta indietro ed ho
perso un anno." rispose Rachel un po' imbarazzata.
"Che importa se hai un anno in più di noi? Anche Allison
è più grande di un anno. Tornando alla festa, il
fine settimana è perfetto, contando che il quattordici cade
di sabato! Potremmo farla da me, per i miei non ci sarebbero problemi!"
rispose Lydia entusiasta all'idea di organizzare quella festa.
"Va bene, va bene! Mi arrendo!" disse Rachel, alzando le mani in segno
di resa.
"Perfetto, allora inizio a fare qualche telefonata! Ci sentiamo poi
questa sera per altri aggiornamenti! Oh, e fammi sapere le persone che
vuoi assolutamente invitare, alle altre ci penso io tranquilla!" disse
alzandosi e dirigendosi fuori dalla sala mensa.
"Sarebbe perfetta come organizzatrice di feste o matrimoni!" disse
Scott, strappando un sorriso sia a Rachel che Stiles, che era
insolitamente taciturno.
Le due ore di educazione fisica Rachel le passò
principalmente a parlare con Allison, che le diede altre informazioni
utili sui lupi mannari, oltre che il benvenuto in quell'insolito
branco, come a Scott piaceva chiamarlo. Uscita da scuola si diresse
verso la fermata del pullman, e mentre l'aspettava decise di dare
un'occhiata al diario di Derek. Aprì la prima pagina e lesse
il primo giorno, scritto in una bella calligrafia corsiva.
1 Luglio 2003
E' partita questa mattina. Non posso credere che se ne sia andata
veramente.
Era la mia migliore amica, e mi ha abbandonato qui. E' tutta colpa di
mio padre, tutta colpa sua. Se solo mi avesse ascoltato per una volta,
e non mi avesse trattato come un bambino accidenti! Mia madre dice che
non dovrei essere così arrabbiato con Rachel, dice che non
poteva fare altrimenti, doveva partire con la sua famiglia. Non ne sono
convinto. Poteva restare con noi, le avrei ceduto la mia camera anche.
E le notti di luna piena l'avrei portata in un posto speciale, in modo
che non si facesse male a stare con me e la mia famiglia. Laura dice
che devo crescere, che non devo comportarmi come un bambino, dato che
ormai ho quindici anni. Ma non ne vedo il motivo. Lei non m i capisce,
per lei non cambia nulla, non è la sua migliore amica che se
ne va per sempre. Certo lei le vuole bene, è come una
sorella per lei, ma per me è diverso. Le voglio molto
più bene che ad una sorella o ad una semplice amica. Alcune volte
mi sono fermato a pensare a come sarebbe la nostra situazione se non
fosse così piccola, e quello che immagino è che
sia la mia ragazza... Ma andiamo, ha solo nove anni, non posso pensare
una cosa del genere!
Quando è partita mi sono messo ad inseguire la macchina nel
bosco, ma appena è uscita dalla riserva mi sono dovuto
fermare. Sono andato a nuotare nel fiume per scaricare il nervoso. Non
volevo dirle che l'odiavo, non volevo farla piangere! Ma le parole mi
sono sfuggite e ormai il danno l'avevo fatto.
Vorrei non averglielo mai detto.
Quando finì
di leggere Rachel aveva gli occhi un po' lucidi, al ricordo di quei
giorni che ormai erano così lontani.
Arrivò alla clinica giusto in orario, e si mise subito a
lavorare.
Alla fine del turno Rachel chiamò Scott urlando,
poichè il ragazzo stava già andando via.
"Dimmi Rachel!" disse tornando indietro.
"Scusa se ti ho urlato dietro, ma non mi avevi sentita prima. Comunque,
volevo chiederti una cosa." disse, con il cuore che batteva a mille.
"Va tutto bene?" le chiese il ragazzo, sentendo la velocità
a cui batteva il suo cuore.
"Si, tutto ok. Volevo chiederti, tu fai parte del branco di Derek,
vero?"
"Si, in teoria si. Perchè?"
"Sai anche dove si trovi? Nel senso, non credo viva più in
quella vecchia casa, e mi chiedevo se sapessi dove abitasse ora."
chiese tutto d'un fiato.
Scott la trovava estremamente buffa in quel momento, e pensò
che, dato che ormai lei sapeva dell'esistenza di quel mondo, non ci
fosse niente di male a dirle dove trovare l'alpha, a maggior ragione se
già lo conosceva.
"Hai presente la vecchia ferramenta sul confine ovest della
città? Quella del vecchio Bill? Devi prendere le scale che
ci sono sul retro e scendere. Assicurati solo di non essere seguita, o
che la tua auto non abbia un dispositivo GPS. Se i cacciatori dovessero
scoprire dove abita sarebbe un vero e proprio casino." le disse.
"Ok, grazie!" rispose la ragazza e salì sull'auto dello zio,
che era passato a prenderla. Solo quando si trovò seduta
nell'abitacolo con lui si ricordò che lui le aveva mentito
in quegli anni e decise di non parlargli, almeno finchè non
fossero arrivati a casa.
"Sta sera per cena c'è il pollo arrosto, ti va? Ho fatto
anche le patate al forno, quelle che ti piacciono tanto!" disse lui
entrando poi in cucina, poco dopo.
"Si, va benissimo." disse lei e andò a posare lo zaino in
camera sua, per poi scendere ed apparecchiare la tavola.
Mangiarono in silenzio e quando Rachel si alzò per
sparecchiare trovò il coraggio per parlargli.
"Zio?" gli chiese, mentre buttava le ossa del pollo.
"Si?" rispose lui, bevendo il caffè.
"Perchè non me lo hai detto?"
"Che cosa?" chiese lui curioso.
"Tu sapevi che Derek e Laura non erano morti. Perchè non lo
hai detto a me e mamma, perchè ci hai sempre mentito?" gli
chiese con un filo di voce.
"Sei andata nella vecchia casa degli Hale vero?"rispose lui, assumendo
un tono severo.
"Non serviva che andassi lì per scoprire la
verità." replicò lei.
"Sono pericolosi Rachel." disse lui.
"Tu non li conosci." ribattè lei.
"Perchè tu si? Quanto sai realmente su di loro Rachel?
Nulla."
"So che non sono pericolosi zio! Erano i miei migliori amici accidenti!
E tu mi hai detto che erano morti! Quando entrambi erano vivi!"
"Solo Derek è vivo Rachel. Giusto per darti un'idea della
pericolosità di quella famiglia, pensa che è
stato proprio lo zio di Derek ad uccidere Laura, per una questione di
eredità. Ha persino camuffato il fatto affinchè
sembrasse colpa di un animale! Ti rendi conto di quanto siano
pericolosi?" rispose lui alzandosi da tavola e andando verso la nipote.
"Ho mentito a te e tua madre per proteggervi da quegli animali!"
aggiunse urlando e lasciando Rachel senza parole.
"Ora va' pure di sopra, finisco di sparecchiare io." concluse tornando
verso il tavolo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** VI Capitolo: Gelati e diari. ***
NdA:Buon
giorno! O forse dovrei dire buona notte? XD
Coomunque sia volevo ringraziarvi davvero per le recensioni che avete
lasciato ragazzi, siete magnifici!
Ed ovviamente ringrazio anche tutti i lettori silenziosi, siete
magnifici anche voi tranquilli! ;)
Detto questo vi lascio al capitolo, e spero che vi piaccia!
Bacioni!
Capitolo VI: Gelati e
diari.
4 Luglio 2003.
E' il primo giorno dell'indipendenza che non passiamo con la famiglia
di Rachel, e l'atmosfera felice sembra essere svanita.
Questa mattina sono andato
di nuovo giù al fiume a nuotare, sembra che l'acqua riesca
anche
se per poco a mandare via tutti i problemi.
Ho chiesto a mia madre di dirmi l'indirizzo di Rachel, voglio scusarmi
con lei per le cose che le ho detto.
Invece non ho intenzione di scusarmi con mio padre. Gli voglio bene, ma
è colpa sua se è successo tutto questo.
Gli avevo detto di darmi ascolto, ma non lo ha fatto.
Lui non mi da mai ascolto dannazione!
Mamma è depressa da
quando Rachel e sua madre se ne sono andate, Jessie era la sua migliore
amica, si conoscevano da quando sono nate.
Un po' come me e Rachel.
Ricordo ancora il giorno in
cui nacque. Era una mattina di metà ottobre circa e tutta la
mia
famiglia si trovava in ospedale per vedere la bambina.
Avevo solo sei anni
è vero, ma ricordo ancora il suo visino roseo, i capelli
scuri
sulla piccola testolina, le manine piccole chiuse a pugno. Ma
soprattutto ricordo quel suo sorriso, così bello da
toglierti il
fiato. La consideravo la sorella più piccola che non avevo
mai
avuto.
Mi manca la mia migliore amica. Ma non piangerò, i ragazzi
non piangono.
Derek
non avrebbe pianto, ma Rachel sì. Quando lesse quelle parole
scritte con quella calligrafia così familiare, quando lesse
il
ricordo della sua nascita, la ragazza non potè trattenere le
lacrime. Dal giorno della sua partenza il suo migliore amico aveva
continuato a pensare a lei, ma allora perchè non l'aveva mai
cercata? Perchè non le aveva mai mandato una lettera o non
le
aveva mai telefonato?
Queste erano
le domande che le affollavano la mente, mentre era seduta
sul letto a leggere quel diario, dopo la litigata con suo zio.
Ad un tratto
si accorse della musica che proveniva dalla casa difronte,
precisamente dalla camera di Stiles. Scese dal letto per dare
un'occhiata e quando si trovò davanti alla finestra
vide
il ragazzo ballare per la stanza con i capelli bagnati ed un
asciugamano legato in vita, usando un pettine come microfono. Quando il
ragazzo si accorse di lei si inciampò nei suoi stessi piedi
e cadde a terra per poi rialzarsi quasi subito.
"Hei!" la
salutò Stiles dopo aver spento la musica e dopo essersi
affacciato dalla finestra.
"Hei! Hai
visto? Questa volta non ti ho lanciato nessuna pallina o martello!"
"Vero, ma mi
hai fatto cadere, e mi hai visto in una situazione in cui
nessuno dovrebbe vedermi mai." disse assumendo un'espressione
pensierosa. "E ciò vuol dire che sarebbe stato meglio se mi
avessi tirato qualcosa." concluse soddisfatto del suo ragionamento.
"Bhe se vuoi posso sempre rimediare lanciandoti qualcosa. Basta
chiedere!" rispose lei assumendo un'espressione sibillina.
"No, direi che per questa volta ne farò a meno." rispose
sorridendo "Leggevi il diario di Derek?" chiese.
"Si, ma non mi sembra giusto. Dopotutto è il suo diario."
rispose lei.
"Ti va un gelato?" le chiese dal nulla Stiles.
"Dammi dieci minuti e sono pronta!" gli rispose e chiuse le tende della
finestra per prepararsi.
Rachel
iniziò a girare per la stanza alla ricerca di un qualcosa di
carino da indossare, ma qualsiasi cosa trovasse non le piaceva. Alla
fine prese una felpa grigia e mise gli shorts di jeans, anche se
probabilmente non erano propriamente adatti all'autunno. Si
guardò allo specchio e si spazzolò i capelli
già in ordine per via del taglio pratico, con il cuore che
le batteva all'impazzata.
Oh andiamo! E' solamente
un gelato Rachel! Da quand'è che ti lasci prendere
così tanto dalle emozioni? Pensò
prendendo le chiavi di casa e infilandole nella tasca della felpa.
"Esco!" disse allo zio, ma quando fece per aprire la porta si
ritrovò la sua mano che la richiudeva.
"Dove pensi di andare?" le chiese.
Probabilmente
è ancora arrabbiato per prima, ma questa volta non sono io a
dovergli chiedere scusa, non ho fatto nulla di male.
"A prendere un gelato. Con Stiles" rispose lei, con tono di sfida.
"Il ragazzo che era nel tuo letto la scorsa notte? Non se ne parla!"
ribattè secco lui.
"Non è successo nulla zio santo cielo! E poi è un
gelato, non perderò mica la verginità mangiandolo
zio!" rispose lei alzando gli occhi al cielo. Lo zio rimase in silenzio
e continuava a fissare la nipote.
"Posso uscire allora?" chiese con un'espressione spazientita.
Lo zio non rispose ma andò semplicemente a sedersi sul
divano.
Rachel uscì di casa e trovò Stiles seduto sulle
scale del portico, che si alzò non appena la vide.
"Hai sentito tutto vero?" gli chiese mentre si incamminavano.
"Si, anche se tuo zio ha ragione ad essere spaventato! Il gelataio
potrebbe essere un maniaco sessuale o potremmo incappare in un coniglio
mannaro....facciamo un coniglio assassino va, forse è
meglio!" disse iniziando a ridere.
"Si, direi che di mannari bastano e avanzano i lupi!" rispose lei.
"Allora, preoccupata per la festa che Lydia vuole organizzare?"
"Un po'. Ma credo che sarà una bella festa!"
"Lo sarà di sicuro, quando si mette qualcosa in testa
nessuno può fermarla! Diventa persino più
cocciuta di Derek. Anche se ultimamente sembra un po' pazza ti posso
assicurare che è una brava ragazza, ed è anche
estremamente intelligente, anche se non vuole darlo a vedere. E'
convinta che se la gente scoprisse che oltre che bella è
anche intelligente allora perderebbe la sua popolarità."
disse Stiles continuando a sorridere.
"La conosci da tanto?"
"Si, dall'asilo. Ma mi ha ignorato per più di dieci anni.
Poi è arrivata Allison che si è messa con Scott e
lei si è accorta della mia esistenza, anche se non in modo
chissà quanto rilevate."
"Tuo padre sa dei licantropi e di tutto il resto?" chiese Rachel
cambiando discorso.
"Oh no, no. Assolutamente no. Credo non reggerebbe, voglio dire sarebbe
troppo da sopportare. Anche se ormai è diventato difficile
per me mentirgli e trovare sempre una scusa. Ormai non si fida
più di me."
"Si capisco." rispose lei.
Arrivarono alla gelateria e una volta preso il gelato ripercorsero la
strada a ritroso, parlando dei loro gusti in fatto di libri, film e
musica.
"Ok va bene, ho capito che sui film abbiamo gusti diversi! Allora la
musica! Gruppo preferito?" le chiese Stiles curioso.
"Direi gli SKAP, che sta per Slow Kids At..."
"Play! Li conosco! Non pensavo sapessi chi fossero, anzi non ti facevo
proprio il tipo che ascolta gli SKAP!"
"Guarda che so essere anche io senza pensieri ed allegra!"
"A si? Credevo fossi solo una musona scontrosa, tipo la gatta
sterilizzata di cui ti ho parlato!" rispose lui punzecchiandola.
"Questo non dovevi dirlo Stilinski!" rispose lei e prese un po' di
gelato sul dito, che poi spalmò sulla faccia del ragazzo, il
quale nonostante la sorpresa iniziale ribattè prendendo con
la mano quello che rimaneva del suo gelato e lo spalmò per
bene sul viso della ragazza.
"Tu sei completamente fuori! Io non ti ho imbrattato tutta la faccia!
Che schifo dai! Ed è anche gelato!"
"Altrimenti non si chiamerebbe gelato!" rispose lui tra una risata e
l'altra.
"Oh comincia a correre Stilinski, perchè se ti prendo
finisci male!" rispose la ragazza alzando il suo gelato e facendo
notare al ragazzo che lei ne aveva ancora più della
metà.
"Oh cavolo!" esclamò e prese a correre per la via con la
ragazza che gli correva dietro.
"Ma non dovevi prendermi Moore?" le chiese sempre correndo avanti a lei.
"Non cantare vittoria Stilinski!" rispose lei accelerando ancora e
arrivando quasi a prenderlo ma il ragazzo si infilò tra due
macchine parcheggiate ed attraversò la strada finendo dal
lato che costeggiava il bosco.
"Non vale usare le macchine dai!" rispose lei facendo altrettanto e
riprendendo l'inseguimento.
Stiles si stava divertendo come non mai quella sera, per una volta si
sentiva un ragazzo normale che ha una vita normale, senza lupi mannari
e la paura di attacchi di lucertole giganti. Poco dopo si
girò per vedere dove fosse la ragazza e la vide ferma
appoggiata con una mano ad un'auto che riprendeva fiato, allora
preoccupato tornò indietro da lei.
"Ti senti bene?" le chiese.
Rachel per tutta risposta iniziò a ridere e guardando in
faccia il ragazzo aggiunse "Sei proprio un ingenuo Stilinski...".
Il ragazzo non fece in tempo a realizzare che la ragazza stava
benissimo, che la mano di lei piena di gelato finì dritta
sul suo viso. Stiles riuscì a bloccare l'altra mano
altrettanto piena di gelato della ragazza e la bloccò
abbracciandola e facendole incrociare le braccia, ed ovviamente
sporcandosi entrambi di gelato.
"Stilinski dai! Lasciami andare!" rispose lei ridendo.
"E no! Mi ha voluto ingannare signorina, deve pagare il prezzo delle
sue azioni!" rispose lui ed iniziò a farle il solletico.
"No il solletico no Stiles!" rispose lei agitandosi e ridendo come una
matta. Riuscì poi a liberarsi e corse nel bosco, seguita a
ruota da Stiles. Rachel corse a perdi fiato, ben consapevole di dove si
trovassero, infatti nei pressi di casa sua c'era un laghetto che
ricordava avesse sempre acqua calda al suo interno. quando lo vide non
rallentò la corsa ma vi si tuffò senza indugi,
con il ragazzo che le correva dietro. Finirono a schizzarsi nell'acqua
e a tentare di affogarsi a vicenda, senza che però nessuno
dei due riuscisse nel suo intento.
"Ok ok basta mi arrendo!" disse il ragazzo con il fiato corto.
"Si ho vinto!" esultò felice la ragazza che si mise a fare
un balletto della vittoria che fece morire Stiles dal ridere.
"E quello cos'era?" chiese lui facendo finta di essere rimasto
inorridito.
"Il mio balletto della vittoria!" disse in tono serio la ragazza
spingendo in dietro il ragazzo per scherzo.
Stiles per tutta risposta la spinse a sua volta, peccato che la ragazza
perse l'equilibrio e cascò completamente in acqua.
"Stai bene?" le chiese preoccupato avvicinandosi a lei e spostandole i
capelli dal viso.
"Tu sei un grandissimo scemo. Potevo morire affogata Stiles!" rispose
lei seria, ma subito dopo riprese a ridere.
Stiles si avvicinò di più alla ragazza e si
ritrovò con il volto vicinissimo al suo. Il suo sguardo
continuava a vagare dagli occhi di lei alle sue labbra e viceversa.
Sapeva che se avesse seguito l'istinto avrebbe anche infranto una delle
sue tre regole, ossia non baciare ragazze/ragazzi.
"Credo sia meglio andare, o ci ammaleremo." disse la ragazza, rompendo
l'atmosfera e girandosi per uscire dall'acqua.
Stiles maledisse il suo pensare troppo ed uscì di malavoglia
dall'acqua.
Tornarono sulla strada e quando furono giunti davanti alle loro case
erano ancora completamente bagnati.
"Se torno a casa così mio zio si infurierà."
disse la ragazza.
"Vieni da me, ti asciughi un po' e ti do dei vestiti simili ai tuoi,
così evitiamo di far arrabbiare lo zio dalla castrazione
facile!" propose il ragazzo.
"Tuo padre non dirà niente vedendoci entrare conciati
così?"
"Era a cena fuori con i suoi colleghi... ex colleghi in effetti."
rispose Stiles avviandosi verso la propria casa.
Una volta entrati si diressero direttamente in camera del ragazzo, il
quale si tuffò nell'armadio alla ricerca di un paio di
pantaloncini e di una felpa grigia.
Intanto Rachel osservava la camera del ragazzo: aveva un letto
matrimoniale, le pareti erano azzurre con sopra foto di lui e Scott da
piccoli, sagome di un ragazzo che andava in skate ed ovviamente dietro
la porta non poteva mancare, come in ogni camera di un ragazzo etero,
un calendario di una ragazza completamente nuda. Ma quello che
attirò l'attenzione di Rachel fu un disegno in bianco e
nero, che ritraeva il padre di Stiles con il figlio neonato tra le
braccia. Quel ritratto trasmetteva una dolcezza commovente, quasi
dolorosa. sull'angolo destro in basso c'era una dedica dell'autore:
Al mio amato marito Jeff e a mio figlio
Genim.
Vi amo con tutta
me stessa.
Un bacio,
Marie.
"L'ha fatto mia madre poco dopo che sono nato."
disse Stiles arrivando alle spalle della ragazza.
"Genim?" gli chiese voltandosi verso di lui.
"Si, è il mio nome. Ma da come avrai notato non mi piace
particolarmente, quindi mi faccio chiamare Stiles."
"Io lo trovo un bel nome..." rispose la ragazza accennando un sorriso
che il ragazzo ricambiò.
"I vestiti sono sul letto, ti lascio sola così puoi
cambiarti con calma." disse ed uscì dalla stanza.
Rachel si cambiò con gli abiti che le aveva dato il ragazzo
e notò che avevano preso il suo profumo.
Uscì dalla camera e lo trovò seduto per terra con
la testa tra le mani.
"Stiles, va tutto bene?" gli chiese accucciandosi davanti a lui.
Il ragazzo tirò su la testa e Rachel notò che
aveva gli occhi rossi.
Ha pianto...
Pensò la ragazza.
"Sto bene Rachel, tranquilla." rispose lui e distolse lo sguardo da lei.
"Scusa..."
"E di cosa? Non hai fatto nulla." rispose lui tornando a guardarla
negli occhi.
"Ti ho fatto pensare a tua madre, e so come ci si senta, e non dovevo.
Scusa."
"Se ti scusi un'altra volta mi arrabbio davvero." disse lui accennando
però un sorriso. "Non è per mia madre. E' solo
che era da tantissimo tempo che non sentivo qualcuno dire il mio vero
nome. Voglio dire, l'unica persona a chiamarmi in quel modo era proprio
mia madre. Ma ora sto bene, dico davvero." disse e si alzò
da terra e tese una mano alla ragazza, aiutandola ad alzarsi.
"Ti ho preso una busta per i vestiti" le disse "così sei
più comoda."
"Grazie..." rispose lei e lo guardò come si guarda qualcuno
che è sull'orlo del pianto.
"Sto bene Rachel, dico davvero! E poi andiamo, siamo gli unici due
umani normali in questo pazzo mondo e se tu sei la dura allora tocca
inevitabilmente a me fare quello che si commuove!"
"Va bene va bene, mi arrendo!Sarà meglio che vada, o mio zio
chiamerà tuo padre per cercarmi." disse la ragazza.
"Ci si vede!" aggiunse e salutò Stiles con un bacio sulla
guancia.
"Ti serve la macchina oggi zio?" chiese Rachel a colazione.
La sera precedente avevano sistemato un po' le cose, certo lei non lo
aveva ancora perdonato, ma ora il clima era decisamente più
sereno.
"No, prendila pure non preoccuparti. Oggi giornata libera finalmente!"
rispose l'uomo, stiracchiandosi sulla sedia.
"Mi servirà anche questa sera. Andiamo di nuovo a casa di
Scott, però sta volta ci tocca studiare." disse la ragazza.
In parte era vero, quella sera si sarebbero ritrovati lei, Stiles ed
Allison a casa di Scott per studiare, ma lei avrebbe fatto prima un
giro dalle parti in cui stava Derek.
"Prendila pure, l'importante è che torni sana e salva."
"Sai che sto attenta quando guido zio." rispose lei.
"Io parlavo della macchina." affermò lui con tono scherzoso,
facendo ridere la nipote.
La giornata passò piuttosto velocemente, e presto Rachel si
trovò a guidare verso il confine ovest della
città.
Solo quando si fermò davanti a quella vecchia officina
sentì salire l'agitazione. L'idea di rivedere Derek dopo
tutti quegli anni l'emozionava tantissimo, ma aveva anche paura della
sua reazione quando avesse saputo che aveva letto alcune pagine del
diario.
Si fece forza e scese dall'auto e si diresse sul retro dell'edificio
dove prese le scale che scendevano sotto l'edificio. Si
ritrovò davanti ad una porta ed era indecisa se bussare
oppure no quando vide uscire Boyd.
"Rachel! Come mai sei qui? Devi parlare con Derek?" le chiese il
ragazzo con tono amichevole.
"Si... c'è? Oppure è occupato? Se non
può passo un'altra volta..."
"Tranquilla, abbiamo quasi finito l'allenamento, io stavo andando a
prendere una cosa in macchina prima degli ultimi esercizi." rispose.
"Ok, allora vado. Ci si vede a scuola." rispose lei e si
avviò verso la porta.
"Oh e Rachel, scusa per l'altra sera, non volevo spaventarti. Mi
dispiace." disse il ragazzo abbassando gli occhi.
"Non preoccuparti, non eri in te." rispose lei accennando un sorriso ed
aprì la porta.
Ma quante scale ci sono
ancora?! pensò la ragazza vedendo le altre tre
rampe di scale che doveva scendere. Man mano che scendeva sentiva dei
colpi e delle voci che diventavano sempre più forti ad ogni
gradino che percorreva.
"Se non vi impegnate i cacciatori o il kanima vi uccideranno! Non vi
sto insegnando a combattere, ma a sopravvivere! Dovete essere originali
e non prevedibili!" disse una voce che Rachel riconobbe come quella di
Derek.
Quando arrivò alla fine dell'ultima rampa i tre lupi che si
trovavano in quell'enorme scantinato si voltarono verso di lei con
un'espressione stupita, in particolar modo l'Alpha.
"Ciao..." si azzardò a salutare timidamente Rachel.
"E' qui per parlare con te Derek." disse Boyd comparendo alle spalle
della ragazza.
L'alpha non smetteva di fissarla, e come risposta fece segno alla
ragazza di entrare in un vecchio vagone di una metro, ormai in disuso
da decenni.
"Come hai fatto a trovarmi?" le chiese chiudendo la porta del vagone.
"Ho chiesto in giro." rispose lei in modo vago.
"E' stato Scott? O Stilinski?"
"Se te lo dicessi qualcuno finirebbe nei guai immagino..."
"Si, immagini bene."
"Allora credo che non abbia così tanta importanza no? A
quanto ne so ci sono già abbastanza problemi." rispose
fissando il ragazzo negli occhi. In tutti quegli anni l'unica cosa a
non essere cambiata nel ragazzo che aveva difronte erano proprio gli
occhi, sempre di quello stesso azzurro capace di farti perdere se li
fissavi troppo a lungo.
"Vedo che ti hanno ben informata." rispose lui con voce dura. Cavoli,
quante volte si era immaginata in quegli anni come avrebbe potuto
essere la voce del suo migliore amico ormai uomo. Ma le sue erano solo
fantasie, lo credeva morto. Ma ora era reale. Eccome se lo era. Anche
se più che un uomo Derek sembrava di più la
statua di un dio greco: le braccia muscolose il giusto, il profilo del
viso, i muscoli ben delineati che si intravedevano dalla maglia
aderente che portava. Ma più di tutto a conferirgli
quell'aria di superiorità era lo sguardo, fiero e duro,
tipico di un capo, ma anche di chi ha sofferto molto nella vita.
"Rachel?" le chiese il lupo.
"Cosa?" rispose lei, tornando con la mente alla realtà.
"Ti ho chiesto di cosa volevi parlarmi." replicò Derek
spazientito.
"Si dunque...sono venuta per portarti questo. L'ho trovato l'altra sera
e mi sembrava giusto ridartelo" disse la ragazza porgendogli il diario.
"Lo hai letto?"
"Solo i primi due giorni che hai scritto." rispose lei, agitata per la
reazione che avrebbe potuto avere il ragazzo. Reazione che
però non avvenne.
"Non sei venuta solo per questo vero?" le chiese duro.
"No, in effetti no." rispose lei.
"E allora cosa vuoi?" le chiese lui in modo brusco. Derek odiava
trattarla così, ma Rachel non doveva fare parte di quel
mondo, doveva assolutamente starne fuori, anche se ciò
l'avrebbe portata ad odiarlo.
"Ringraziarti...l'atra sera, in casa tua, mi hai salvato la vita."
"Non volevo che i miei beta avessero del sangue umano sulla coscienza,
tutto qui." rispose freddamente.
"Oh..."
"C'è altro che devi dirmi?" le chiese.
"Veramente si..."
"E cosa, dimmi!?" chiese il lupo spazientito.
"Non ti sei mai fatto vivo in questi anni. Non una lettera, una
telefonata, una mail. E poi ho pensato che, se sapevi che ero
tornata..." disse la ragazza che però venne interrotta da
Derek.
"Pensavi cosa?! Che sarei venuto da te a braccia aperte Rachel?! Ti sei
mai chiesta perchè non ti abbia mai cercata in questi anni?
Te lo sei mai chiesta, eh?! Prova un po' a pensarci! Forse non volevo
cercarti, forse non mi importava più nulla di te! Forse
volevo dimenticarti e basta, stare finalmente bene senza di te! Per una
volta in vita tua prova a pensare anche agli altri e non solamente a te
stessa!" disse praticamente urlando il ragazzo.
Cazzo...fa male. Tanto
male... pensò la ragazza e sentì
come se una parte di lei si fosse rotta. Sentiva improvvisamente
freddo, come se si trovasse immersa in un lago gelato. Poi
però la rabbia prese il sopravvento. Lei aveva pianto i mesi
per lui, per il trasferimento, per la sua presunta morte. Ed ora la
trattava in quel modo.
"Capisco." rispose fredda lei, fissandolo negli occhi con uno sguardo
che sperava trasmettesse la rabbia che in quel momento provava, ed
anche il dolore ben celato che dopo si sarebbe fatto sentire.
"Bene." replicò secco il lupo e la ragazza si
girò per uscire dal vagone.
"Oh e per la cronaca, l'altra sera, tutto quello che è
successo, è stato solo un grosso errore da parte mia, che
ovviamente non si ripeterà, mi premurerò di non
venire più." disse il lupo e percepì il cuore
della ragazza battere in modo estremamente veloce e percepì
l'odore di lei, vaniglia e fragole misto a rose ed orchidee, insieme ad
un odore più pungente, l'odore tipico della rabbia, del
disprezzo e dell'odio.
"Un errore, bene." disse lei quasi sussurrando, dopodichè
uscì dal vagone e senza salutare salì tutte le
scale senza mai fermarsi.
Derek la sentì salire in macchina ed andare via,
probabilmente il più lontano possibile da lui.
"E voi cosa avete da guardare?" chiese ai suoi beta che ovviamente
avevano sentito tutto, e si erano sicuramente accorti del battito
accelerato del cuore del loro alpha "L'allenamento è finito,
tornate a casa." concluse Derek e si chiuse nel vagone.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** VII: Preparativi. ***
NdA:
Buona sera!
Volevo ringraziare tutte le persone che seguono la mia storia, grazie
davvero ^^
Volevo anche dire che già dagli scorsi capitoli la trama
della
seconda stagione è stata un po' modificata, come l'anno in
cui
è ambientata (nella serie siamo ancora a marzo 2011, qui
siamo
ad ottobre 2012) e quindi gli eventi avranno luogo in momenti diversi
rispetto alla serie.
Detto questo vi lascio al capitolo, buona lettura! ;)
VII Capitolo: Preparativi.
La pioggia autunnale aveva iniziato a scendere da pochi minuti e
Rachel, seduta in macchina ancora davanti all'officina da cui era
uscita poco prima, non riusciva a fermare le lacrime che silenziose si
erano fatte strada fuori dai suoi occhi.
Non poteva credere al modo in cui Derek, il suo ormai ex-migliore
amico, l'aveva trattata.
Per lui è
stato un errore salvarmi la vita?
Continuava a pensare la ragazza, e le lacrime continuavano
a scendere inarrestabili.
Doveva calmarsi però, perchè Scott e Stiles
l'aspettavano a casa del primo, ed era già in ritardo.
Asciugò le lacrime con la manica e mise in moto l'auto.
Questa è
l'ultima volta che piango per Derek Hale.
Si ripromise la ragazza e partì.
Di certo non poteva sperare di non avere più nulla a che
fare
con quel ragazzo, non se restava a contatto con quel mondo
sovrannaturale. Ma uscire da quel mondo voleva dire perdere gli unici
amici che Rachel fosse riuscita a farsi nella nuova scuola, e non
poteva permettere a quel ragazzo di rovinarle la vita.
Quando stava per svoltare per prendere la via in cui abitava Scott,
Jackson attraversò all'improvviso la strada e Rachel fu
costretta ad inchiodare per non prenderlo in pieno. Il ragazzo sembrava
essere su un'altro pianeta, la guardava ed inclinava il capo. Quello
sguardo fece venire i brividi alla ragazza.
Finalmente Jackson si tolse da davanti all'auto e Rachel
ripartì, notando dallo specchietto retrovisore che il
ragazzo
continuava a guardarla.
"Scusate il ritardo ragazzi, non pensavo avrei fatto così
tardi." disse entrando in casa dopo che Stiles le aveva aperto la porta.
"Figurati, noi intanto avevamo già incominciato." rispose il
ragazzo seguendo la ragazza che quando entrò in salotto
disse,
osservando Scott che finiva una partita ai videogiochi e due birre sul
tavolino:
"Si, stavate studiando. Ora però si cambia metodo,
altrimenti la
chimica e le ossidoriduzioni col cavolo che le imparate!" concluse e
spense il televisore.
"Mi avete chiesto aiuto, e io ve lo do. Ma dobbiamo impegnarci
seriamente ragazzi." disse.
"L'importante è che tu non mi faccia diventare come te, mi
fai
quasi paura! Insomma, rispondi sempre giusto alle domande che il
professor Harris ti pone!" disse Stiles buttndosi sul divano.
"Ed è una brutta cosa?" chiese scettica la ragazza.
"No, ma per Stiles sì. Il professor Harris lo terrorizza!"
si
intromise Scott che si mise a togliere la roba dal tavolino per poterci
mettere i libri.
"Non mi terrorizza, solo non mi piace il fatto che mi odi! Mi guarda
sempre come se dovesse uccidermi!" rispose Stiles.
"Allison non viene?" chiese la ragazza.
"No, aveva altro da fare." rispose freddamente Scott e Rachel non volle
indagare ulteriormente.
Mentre Stiles faceva un esercizio che Rachel gli aveva dato e Scott le
consegnava il suo, Rachel chiese a Scott:
"Jackson abita da queste parti?"
"No. Perchè?" chiese lui stupito.
"Prima, quando stavo svoltando nella via, me lo sono rotrovato davanti
e per poco non lo prendevo in pieno con l'auto. Non si è
nemmeno
spostato, mi fissava e inclinava la testa da un lato e dall'altro."
rispose rabbrividendo nuovamente.
"Dovresti avvisare Derek." disse Stiles e Rachel si sentì
gelare. Mai e poi mai avrebbe riparlato con quel ragazzo.
"Io?" chiese.
"No, dicevo a Scott. Insomma fai parte del suo branco, dovrebbe sapere
se il Kanima si aggira nei dintorni di casa di un suo beta."
spiegò Stiles,
Scott assentì ed andò in cucina a chiamare il suo
alpha.
"Dopo ti spiace darmi un passaggio a casa? Che la jeep è dal
meccanico. Ormai è più il tempo che passa rotta
piuttosto
che aggiustata." disse Stiles un po' sconsolato.
"Guarda il lato positivo, almeno hai la macchina. Pensa a chi deve
prendere il bus della scuola!" rispose assumendo un'espressione
drammatica.
"Che ha detto il lupone?" chiese Stiles all'amico.
"Ha detto che viene a dare un'occhiata, tanto per essere prudente."
rispose l'altro.
La ragazza intanto aveva ascoltato lo scambio di battute dei due e
tornò all'esercizio di Scott e una
volta finito controllò anche quello di Stiles, notando che
gli
era venuto giusto.
Il suono del campanello fece sobbalzare tutti e tre i ragazzi.
"Ho fatto il giro del quartiere un paio di volte, ma di Jackson non
c'è traccia." disse l'alpha entrando in salotto.
Quando vide Rachel si irrigidì e disse rivolto a Scott e
fissando Rachel negli occhi.
"Lei che ci fa qui?"
"Ci stava aiutando con la chimica. E poi sa già tutto,
quindi..." disse Scott, che però venne interrotto da Rachel.
"Non preoccuparti, me ne stavo andando." disse la ragazza alzandosi.
"Ci vediamo domani a scuola Scott. Tu Stiles vieni?" aggiunse poi
rivolta al ragazzo che stava già mettendo via i suoi libri.
Senza dire altro Rachel si diresse verso l'auto e si sedette aspettando
l'arrivo di Stiles, che giunse poco dopo.
"Scusa, ma dovevo andare, è già tardi e domani
c'è
scuola, So che già così mio zio avrà
da ridire, ma
dopotutto dovevamo studiare." disse la ragazza, una volta che furono
partiti.
"Figurati. Ma cos'è successo? Tra te e Derek dico. Sembrava
quasi che voleste sbranarvi da come vi guardavate."
"Lo hai notato eh?" chiese e poi continuò "Questa sera sono
andata da lui per ridargli il diario e gli ho chiesto anche
perchè non si fosse fatto sentire in questi anni, e per
tutta
risposta ha detto che non mi voleva sentire. Ma insomma fino a qui
potevo capirlo. Poi però ha detto che l'altra sera, quando
ci ha
salvati, era stato un errore. Il salvarci dico. Un errore che ha detto
non avrebbe più ripetuto. Avrebbe preferito morissi. E si
insomma, capisci che tanto bene non lo posso guardare." rispose la
ragazza.
"Oh beh, non ci perdi molto sai? Questo Derek è diverso da
quello della tua infanzia, credo. Lui è burbero, ringhia
spesso,
è antipatico e scontroso e sembra sempre sull'orlo di una
crisi
di nervi per come ti tratta." rispose il ragazzo, sperando di strappare
un sorriso a Rachel.
"Un po' come me no? Musona, sull'orlo di una crisi di nervi..."
ribattè lei.
"Si, vero. Ma almeno tu sei carina." rispose senza pensarci il ragazzo,
il quale una volta realizzato cosa aveva detto arrossì dalla
testa ai piedi.
"Grazie..." sussurrò la ragazza parcheggiando l'auto nel
vialetto di casa.
"Ci vediamo domani a scuola allora." disse Stiles scendendo dall'auto.
"Si, ci vediamo domani. Buona notte." lo salutò lei ed
entrò in casa.
Derek si sarebbe aspettato di vederla in qualsiasi luogo. Qualsiasi, ma
non lì. E soprattutto non dopo così poco tempo.
"Che ci fa lei qui?" era riuscito solamente a dire rivolto al beta,
senza staccare però gli occhi dalla ragazza.
Lo sguardo della ragazza sembrava bruciare, segno che era riuscito nel
suo
intento, come se l'odore pungente della rabbia di lei non fosse
abbastanza chiaro. La vide andare via con Stiles e l'idea non lo faceva
impazzire e ciò lo turbava. Non poteva provare quel genere
di sensazioni ed emozioni verso di lei. Era già abbastanza
difficile starle lontano così, se le si fosse legato di
più non l'avrebbe più lasciata. Sebbene tentasse
di non pensarci, l'idea che l'umano potesse avere una
possibilità più che concreta con lei gli faceva
provare una gelosia che Derek non voleva assolutamente provare. Non
riusciva a spiegarsi perchè non riuscisse a stare lontano da
Rachel e questa sua debolezza lo spaventava, lo rendeva vulnerabile.
Era uscito dalla casa di Scott da poco e non aveva senso tornare al
rifugio poichè non sarebbe riuscito a prendere sonno, quindi
decise di girare per la città a piedi, in modo da schiarirsi
le idee. Senza nemmeno farlo apposta però era finito nella
strada in cui abitava Rachel e appena se ne accorse il lupo fece
dietrofront per allontanarsi il più possibile, ma dopo che
ebbe fatto nemmeno tre passi si girò nuovamente e si diresse
verso la casa della ragazza. Si accertò che la finestra
fosse aperta e che nessuno lo vedesse ed entrò nella camera
di lei. E meno male che poche ore prima le aveva detto che non avrebbe
più commesso quello sbaglio. Si mise a girare
silenziosamente per la camera, curiosando tra le cose della ragazza che
dormiva, ignara di tutto. Ad un tratto vide una foto sulla sua
scrivania, una foto che conosceva e che apparteneva a sua sorella.
Rivedere la sorella sorridente e felice fu per Derek un duro colpo,
come se lo avessero colpito in pieno petto. Rimise a posto la foto e
decise di dare un'occhiata anche al resto della casa. Sentiva lo zio
della ragazza dormire nella camera in fondo al corridoio; quell'uomo
non era mai piaciuto a Derek, aveva l'impressione che nascondesse un
segreto, qualcosa che sicuramente non era nulla di buono. Scese in
salotto e la sua attenzione fu attirata da un vaso, posto su uno
scaffale della libreria, che conteneva una piantina di strozzalupo.
"Cosa ci fai qui?" sentì Derek dire una voce alle sue spalle.
"David." rispose il lupo girandosi verso lo zio della ragazza.
"Te lo ripeto, che cosa ci fai qui Derek?" disse nuovamente David
avvicinandosi all'alpha.
"Attento David, non sono più il ragazzino di nove anni fa."
rispose Derek.
"Oh lo so, ora sei un alpha. Ma questo non cambia le cose. Che cosa ci
fai qui." ripetè ancora una volta l'altro.
"Facevo un giro e ho pensato di passare, dato che ero da queste parti."
rispose l'alpha.
"Stai lontano da lei. Non osare avvicinarti a Rachel mi hai sentito?
Lasciala fuori da questa storia." disse lo zio.
"Mi crederesti se ti dicessi che ci sto provando ma che non ci riesco?"
ammise Derek sedendosi sul divano.
"Quindi ti è già venuta a cercare... E' successo
la notte della luna piena vero? Avrei dovuto restare a casa,
lo sapevo." rispose l'altro, sedendosi vicino al ragazzo.
"Sai che non avresti potuto David, non senza che lei venisse a sapere
la verità. -disse Derek- E comunque no, è venuta
questa sera, prima di andare da McCall. Mi ha chiesto perchè
non le abbia mai scritto in questi anni, deduco quindi che tu non le
abbia detto che non avevi fornito a mia madre il vostro nuovo
indirizzo. Mi chiedo però come abbia fatto a fare in modo
che lei non scrivesse a me." concluse il ragazzo, fissando David.
"Ho semplicemente dimenticato di dirle che tu e tua sorella eravate
sopravvissuti all'incendio. Una mossa azzardata, soprattutto se fatta
con la consapevolezza che prima o poi saremmo tornati qui. Difatti l'ha
scoperto quasi subito che eri ancora vivo." rispose lui.
"Sei a conoscenza del Kanima, vero?" chiese Derek.
"Si, difatti non sono contento di sapere che Rachel se ne vada in giro
la sera, anche se solo per un gelato con il vicino." rispose lo zio.
"Non devi essere preoccupato per lei, a scuola ci sono gli Argent, hai
come vicino lo sceriffo il cui figlio è il migliore amico di
un membro del mio branco. Sarà sempre sorvegliata."
"Da un branco di lupi mannari? Tanto vale ucciderla subito allora."
disse l'uomo prendendosi la testa tra le mani.
"Che vuoi dire?"
"Non hai notato che ha uno strano effetto su di voi? Persino sul figlio
dello sceriffo, e persino su di te Derek. Lei non è una
semplice ragazza. E' speciale." rispose David, sospirando.
"Cosa intendi con speciale?"
"Lei sa già tutto vero? Del nostro mondo." chiese l'uomo,
non rispondendo alla domanda di Derek.
"Si. Era nella mia vecchia casa la sera della luna piena e
alcuni membri del mio branco erano alle prese con la loro prima luna
piena e appena l'hanno vista bhe, le si sono fiondati addosso.
Fortunatamente c'era Scott che mi ha aiutato, ma capisci che quando si
è vista davanti tre lupi mannari siamo stati costretti a
dirle tutto. Però non sa nulla di te, non sospetta nulla. E
immagino che tu non voglia che sappia il tuo segreto vero?" rispose il
ragazzo.
"Esattamente."rispose l'uomo e calò il silenzio.
"Le starai lontano, per quanto possa essere difficile?" chiese poi
David a Derek con un tono che sembrava quasi supplicarlo.
"Ci posso provare." rispose l'alpha alzandosi e dirigendosi verso la
porta d'ingresso.
"Se avete novità sul Kanima fammi sapere." disse l'uomo,
aprendo la porta e salutò il lupo che presto
sparì nel fitto del bosco.
Il pomeriggio del giorno seguente Rachel era sommersa dai vestiti che
Lydia voleva si provasse.
"Dovrai essere splendida, va bene aver fatto amicizia con il gruppo di
Scott, ma c'è l'intera scuola da conoscere! Non puoi
chiuderti così! Ecco, prova questo qui, il blu ti dona! E
dopo dobbiamo passare alle scarpe!" disse buttando letteralmente la
ragazza nel camerino. Rachel doveva ammettere che Lydia ci sapeva fare
in campo di moda, e Stiles aveva ragione, era anche piuttosto
intelligente. A pranzo si era seduta con lei e avevano iniziato a
parlare di Shakespeare così, dal nulla, e avevo scoperto di
avere molte cose in comune con la ragazza.
"Sei stupenda con questo vestito!" le disse Lydia quando la vide con
addosso il vestito blu.
Passarono il pomeriggio in quel modo e Rachel non poteva fare a meno di
pensare a quanto fossero grandi gli sforzi di Lydia per tornare alla
normalità dopo l'attacco subito da Peter. Stiles le aveva
raccontato che la ragazza era immune al morso, e per questo motivo non
si era trasformata.
"Ho notato una cosa." disse Lydia a Rachel mentre l'accompagnava a casa.
"Cosa?"
"Stiles è cotto di te. E credimi se te lo dico io. Ha sempre
avuto una cotta per me fin dalla terza elementare, ed ora guarda te con
lo stesso sguardo con cui guardava me. Secondo me la festa potrebbe
essere un buon trampolino di lancio per entrambi, perchè non
mi sembra che tu gli sia del tutto indifferente o mi sbaglio?"disse
Lydia. Rachel non rispose e la ragazza continuò: "Prendo il
tuo silenzio come un assenso. -ed aggiunse sorridendo- Alla tua festa
succederanno cose per cui mi ringrazierai fidati."
Rachel scese dall'auto e disse all'amica "Vado un momento a prenderti
la lista delle persone che devi invitare assolutamente, così
faccio che dartela." e salì in camera sua. Era incerta su
alcuni nomi, come Isaac o Erica, ed era assolutamente sicura che
invitare Derek sarebbe stato uno sbaglio, ma voleva essere cortese
quindi non cancellò il suo nome. Tornò da Lydia e
le diede la lista, la quale dopo averla osservata disse "Non sapevo
conoscessi Derek Hale. Chiederò a Scott di dare a lui
l'invito non conoscendo io il suo indirizzo. Ci vediamo domani a
scuola, non dimenticarti di prendere la busta nel baule!" concluse la
ragazza e una volta che Rachel ebbe preso tutto partì verso
casa sua. La ragazza entrò in casa ed andò in
cucina per mangiare qualcosa e mentre prendeva un bicchiere d'acqua dal
rubinetto notò che qualcuno la stava fissando dall'altro
lato della strada. Appena realizzò di chi si trattava e
appena vide che si avvicinava verso casa sua, corse al telefono e fece
un numero che Scott le aveva detto di usare solo per le emergenze.
"Pronto?" rispose la voce all'altro capo del telefono.
"Derek, Jackson è qui, è fuori da casa mia e..."
non fece in tempo a finire di parlare che si sentì toccare
dietro il collo e subito dopo cadde a terra, incapace di muovere un
singolo muscolo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** VIII Capitolo: Legami. ***
NdA: buonasera!
Lo
so, lo so, questo capitolo è molto corto, ma non volevo
mettere troppa
roba e rischiare di svolgere male un capitolo importante come questo!
Questo
capitolo è dedicato a Lucy9121, che domani parte per
l'America e starà
via un paio di giorni! So che ti avevo promesso una Stechel, ma non
volevo sovraccaricare il capitolo, non odiarmi ti prego ! D:
Detto questo vi lascio al capitolo, ma prima ringrazio tutte le persone
che seguono questa mia storia e che la recensiscono.
Grazie!
VIII Capitolo: Legami.
"Rachel? Rachel!" urlò Derek, quando sentì un
tonfo provenire dall'altro capo del telefono.
Avete presente quella sensazione che fa sì che sembri che lo
stomaco non ci sia più, che stia volando via? Quella
sensazione spiacevole di vuoto, così sbagliata ed
innaturale, un misto tra paura e stupore? Quella sensazione che sembra
far mancare un battito al cuore?
Ecco, quando Derek chiuse la chiamata era totalmente vittima di quella
sensazione. Si precipitò fuori dal rifugio dritto
in macchina e non pensò nemmeno a chiamare Scott o gli altri
membri del suo branco, voleva solamente arrivare il prima possibile a
casa di Rachel. Premette il piede sull'acceleratore e partì
spedito. Durante il tragitto la rabbia si fece strada dentro di lui e
sperava vivamente per il Kanima che Rachel stesse bene, oppure la sua
parte lupesca non lo avrebbe lasciato un solo momento in pace, gli
avrebbe fatto pagare ogni singolo dolore che la ragazza avrebbe dovuto
sopportare. Parcheggiò inchiodando davanti alla casa e
sentì dei rumori di roba buttata per terra, sentiva il
battito di due cuori, uno calmo, l'altro che batteva molto velocemente
ed era accompagnato da un respiro affaticato. Scese
dall'auto e si precipitò dentro casa. Sentiva la
voce di Jackson provenire dalla cucina, ma non era totalmente umana.
"Dov'è?! Dov'è il libro!?" sentiva dire Derek dal
ragazzo.
"Non lo so! Non so nemmeno cosa sia Jackson!" rispose Rachel quasi
urlando e con la voce rotta dal pianto. Solo in quel momento
Derek avvertì forte l'odore di sangue, e fu a quel punto che
iniziò a vedere rosso e ringhiando entrò in
cucina, dove trovò Jackson mezzo trasformato accanto a
Rachel che era distesa sul pavimento. Derek poteva sentire bene la
rabbia di Jackson, il quale non sembrava essersi accorto di lui,
talmente era concentrato sul suo scopo. Rachel urlò quando
Jackson impresse più a fondo gli artigli nella sua coscia.
Nell'udire l'urlo della ragazza, Derek si fiondò su Jackson
e lo sbattè contro la parete ringhiandogli contro. Gli occhi del
ragazzo che fino a quel momento erano normali diventarono come quelli
di un serpente e si liberò dalla presa del lupo, per poi
uscire a tutta velocità dalla porta di servizio. Derek si
fiondò dietro di lui ma si bloccò quando
sentì il cuore della ragazza mancare un battito e prendere a
battere più velocemente di prima. Si precipitò in
cucina allarmato e vide Rachel distesa su un fianco in preda ai conati
che vomitava nero. Riusciva a muoversi a malapena e faticava a restare
in quella posizione. Derek le si accostò e gli vennero in
mente le parole di David della sera prima. "Rachel
è speciale" gli aveva detto e come se il vomito nero non
bastasse come prova, quando finalmente la ragazza aprì gli
occhi e lo fissò, Derek vide che erano gialli, esattamente
come quelli di un beta. L'alpha agì d'istinto: la
sollevò da terra e la portò in macchina e
partì verso la clinica veterinaria. Sperava di arrivare
velocemente, perchè il corpo della ragazza stava combattendo
contro il veleno che il kanima le aveva iniettato infilzandole la
coscia. Quando finalmente arrivarono Rachel era svenuta ed era pallida
come un fantasma ma il suo cuore continuava a battere ad una
velocità esorbitante. La prese in braccio ed ignorando il
cartello con la scritta CHIUSO, entrò nella saletta
d'aspetto.
"Credo che dovrò comprare un cartello con una scritta
più grande, mi spiace ma siamo chiu..." disse il veterinario
venendo ad accogliere l'ospite ma quando vide Derek con in braccio la
ragazza le parole gli morirono in bocca.
"Devi aiutarla Alan." gli disse Derek quasi implorandolo.
"Cos'è successo?" gli chiese il veterinario aprendogli la
porta per permettergli di passare.
"E' stata attaccata da Jackson, le ha trafitto la gamba con gli artigli
dopo che l'ha paralizzata. Ho interrotto l'inseguimento del ragazzo
perchè ho sentito il suo cuore battere all'impazzata e
quando sono entrato in cucina l'ho trovata che vomitava nero. Suo zio
ha detto che non è normale, ha detto che lei è
speciale. E...e..." Derek non riusciva più a parlare,
sopraffatto dalla paura.
"Derek calmati, dobbiamo far uscire il veleno. Sembra quasi una
reazione allergica, tipo quella che avete voi licantropi quando venite
colpiti da un proiettile con l'aconito. Derek respira! E cosa?" chiese
il veterinario scuotendo il lupo.
"Guarda i suoi occhi Alan!" ringhiò Derek al veterinario, il
quale sollevò una palpebra alla ragazza.
Rachel si svegliò e i suoi occhi corsero ad incrociare
quelli del lupo e subito cacciò un urlo
stringendo leggermente le mani, poichè il veleno la
paralizzava ancora.
"Hei calma, calma..." provò a tranquillizzarla il ragazzo.
"Brucia!" urlò lei e prese a respirare più
velocemente.
Rachel in quel momento era intrappolata in un dolore atroce, e la cosa
peggiore era che non poteva muovere un singolo muscolo. Era come se la
sua gamba stesse andando a fuoco ed allo stesso tempo venisse punta da
un intero sciame d'api.
"Questo farà male." la avvisò il veterinario che
le aprì di più la ferita per far uscire un po' di
veleno. Dopodichè prese a mischiare varie polveri per poi
metterle sulla gamba della ragazza. Derek osservava la scena muto e non
distoglieva lo sguardo dal volto della ragazza. Quando
sentì il cuore di lei tornare ad un battito normale si
rilassò un po'.
"Le ho dato un sedativo, in modo che senta meno il dolore. Suo zio?"
gli chiese il veterinario.
"Ha il turno di notte." rispose il lupo e si sedette su una sedia. Si
sentiva improvvisamente stanco.
Derek fissava la ragazza e pensava agli occhi della ragazza
così simili a quelli di un licantropo. Non riusciva a capire
cosa fosse, perchè fosse così simile a lui.
"Derek?" lo chiamò il veterinario "Tieni, prendi questo, sei
pallido da far paura." disse e gli diede un bicchiere di acqua e
zucchero.
"Tu sai cos'è?" chiese senza smettere di fissare la ragazza.
"Si, anche la tua famiglia e la sua lo sapevano, per questo era sempre
con voi." rispose e si sedette vicino al lupo.
"Cos'è?" gli chiese.
"Non riesci a starle lontana, non è vero? Il tuo istinto di
lupo emerge maggiormente, quasi con prepotenza."
"Si...risveglia in me non solo il mio lato di lupo più
nascosto....risveglia anche..."
"Il tuo lato più umano." rispose per lui il veterinario.
Derek fece cenno di si con la testa e attese che l'uomo continuasse.
"Come hai potuto vedere ha reagito al veleno del kanima come voi lupi,
ed i suoi occhi erano come quelli di un beta. Ma non è un
licantropo. Ha un effetto particolare su di voi, quasi afrodisiaco.
Scatena il vostro lato più animale, più
selvaggio, ne siete attratti e tendete a starle vicino, e questo
scatena anche una certa gelosia, un certo possesso verso di lei, come
se fosse una cosa vostra da proteggere dagli altri della vostra specie.
Questi effetti però li percepiscono non solo i lupi, ma
anche gli umani come Stilinski, e anche il Kanima." disse e fece una
pausa, per poi riprendere.
"I tuoi genitori erano a conoscenza di questa sua natura, per questo
motivo tenevano lei e la sua famiglia così vicino a voi.
Rachel è quella che viene chiamata ''Genitrice''. E' un
essere umano a tutti gli effetti, ma con alcune caratteristiche del
licantropo. Nelle genitrici il gene non è espresso, ma
è recessivo. Quando una genitrice si accoppia, che sia con
un essere umano o un licantropo, il figlio, se sarà un
maschio, erediterà il gene del lupo e sarà un
licantropo dalla nascita, se invece sarà femmina,
sarà a sua volta una genitrice. La madre di Rachel lo era, e
lo è anche lei, ed è una delle poche rimaste. I
cacciatori si sono buttati sulla loro caccia con ancor più
accanimento che sulla vostra. Se gli Argent scopriranno
cos'è Rachel non esiteranno ad ucciderla. Ora, tornando a
te, da quanto mi diceva tua madre Rachel ha sempre avuto un effetto
particolare su di te: per prima cosa era la tua unica amica, e per
giunta umana, ed era strana come cosa dato il tuo isolamento da tutto e
tutti al liceo; secondo, la consideravi come una sorella, ma l'affetto
che provavi per lei era maggiore di quello verso una sorella o verso
una semplice amica, e questo ti spaventava. Ciò era dovuto
alla sua natura. Ora non riesci a starle lontana perchè sei
legato a lei non solo per via della tua natura lupesca e per via del
tuo essere un alpha, ma anche perchè provi dei sentimenti
per lei, che tu voglia accettarlo o meno." rispose il veterinario che
si interruppe al ringhio dell'alpha.
"Non è vero." rispose l'alpha.
"Puoi negare quanto vuoi Derek, ma è così..."
rispose l'altro,
"C'è altro che devi dirmi vero?" chiese il lupo.
"Si. Dovrà essere morsa."rispose lui "E si, dovrai essere tu
a farlo." aggiunse anticipando la domanda di Derek.
"Perchè?"
"Perchè sei un alpha, e solo un alpha può
morderla. E poi perchè non credo che accetteresti che venga
morsa da qualcun altro, o mi sbaglio forse?" disse ed il lupo per tutta
risposta gli lanciò uno sguardo cupo.
"Comunque sia, come dicevo dovrai morderla, e questo potrebbe accadere
presto. Intorno ai diciotto anni d'età, in corrispondenza
con il primo "periodo del bisogno", il gene del lupo che si trova nelle
genitrici deve essere attivato affinchè poi il primo periodo
passi senza complicazioni e senza troppo dolore. Con questo non voglio
dire che diventerà un licantropo, voglio dire che da quel
momento in poi la genitrice potrà portare a compimento il
suo scopo, ossia tramandare il gene del lupo."
"E se non venisse morsa?"
"Bhe per prima cosa il periodo sarebbe molto più doloroso di
com'è quando viene morsa, in secondo luogo, ma su questo non
ci sono abbastanza fonti, si dice che se una genitrice non riceve il
morso allora ciò può implicare addirittura la morte per la
stessa."
"Ogni quanto è questo periodo?" chiese Derek, spaventato per
la possibile risposta.
"Coincide con il periodo in cui la vostra parte animale tende a
prendere il sopravvento..."
"Ogni luna piena..." disse Derek ed il veterinario fece segno di si con
la testa.
"In cosa consiste?" chiese poi il lupo.
"Dal nome capisci che la genitrice sente il bisogno di qualcosa segno
che la luna piena ha effetto anche su di lei, ma diversamente dai lupi
mannari lei non sente il bisogno di uccidere qualcuno, bensì
di un uomo. Ed al contrario di voi questo periodo non può
essere controllato. Durante il giorno non è doloroso sebbene
venga percepito in modo chiaro dai licantropi, ma quando la luna si
leva allora diventa doloroso ed è meglio che la genitrice
non si trovi a contatto con troppi licantropi, poichè tutto
il potere e l'attrazione si scatena in vere e proprie ondate. Non
è semplice da spiegare. Ora, se la genitrice ha un compagno
allora non ci sono problemi, altrimenti bisogna trovare il modo di
alleviare il dolore. Quando ancora non esisteva la morfina era un serio
problema per le genitrici sole, ma ora il dolore è
facilmente risolvibile."
"Perchè sento che c'è sicuramente una qualche
fregatura se mordo Rachel?"
"Non la chiamerei una fregatura, certo dipende dai casi. Vedi, quando
un alpha morde una genitrice instaura un legame particolare con lei,
è in grado di trovarla anche a chilometri di distanza,
riesce a capire cosa prova, e per lui diventa quasi impossibile starle
lontano, poichè percepisce nell'odore di lei una traccia del
proprio, dovuta al morso datole. Capita che la genitrice alla fine
scelga come compagno di vita un uomo che non sia colui che le ha dato
il morso, e quest'avvenimento è particolarmente doloroso per
l'alpha." concluse il veterinario che si alzò per andare a
controllare la ferita della ragazza.
"Guarda, -disse rivolto al licantropo- la ferita si sta già
rimarginando, segno che il primo periodo è vicino. Dovrai
farlo Derek, anche se so che non vorresti." concluse, prendendo a
fasciare la gamba.
"Un'altra cosa importante: una volta che una genitrice viene morsa, non
deve assolutamente più esserlo. Il suo organismo, entrando
in contatto con il gene del licantropo la prima volta sviluppa degli
anticorpi per cui se venisse morsa una seconda volta il suo corpo
provvederebbe ad attaccare l'agente esterno ma non solo, anche
l'organismo stesso, poichè porta il gene del lupo.
Ciò provocherebbe la morte della ragazza." disse e
fissò il licantropo.
"Posso portarla a casa?" chiese lui, continuando a fissare la ragazza.
"Si, ma sarebbe meglio non rimanesse da sola questa notte." rispose il
veterinario.
Derek prese in braccio Rachel ed andò nella saletta
d'aspetto.
"Come farò a sapere quando sarà il momento di
morderla?" chiese il licantropo.
"Lo saprai Derek." rispose il veterinario e Derek uscì
diretto alla sua auto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** IX Capitolo: Docce e cioccolata. ***
NdA: Buonasera a
tutti! :D
O forse dovrei dire buonanotte? XD
Volevo ringraziare di cuore tutte le persone che hanno messo la storia
tra le seguite, le ricordate o le preferite! Grazie, grazie davvero :)
Ovviamente ringrazio anche tutte le persone che mi lasciano una loro
opinione alla fine del capitolo ^^ Adoro leggere cosa ne pensate!
Volevo ringraziare anche i lettori silenziosi, e spero davvero che vi
piaccia la storia!
Bhe, che altro dire? Ovviamente fatemi sapere cosa ne pensate con una
recensione, mi fareste davvero tanto felice ^_^
Ora vi lascio al capitolo, buona lettura! :D
IX Capitolo: Docce e cioccolata.
Mentre guidava verso casa di Rachel, Derek non poteva fare a meno di
gettare occhiate alla ragazza per assicurarsi che stesse bene. Da
quando era tornata non aveva fatto altro che causargli dei problemi ma
soprattutto aveva la capacità di sgretolare il suo
autocontrollo. Si era riproposto di starle lontano, di non andare
più nella sua camera, di lasciarla stare ma non era riuscito
a fare nulla di tutto ciò.
"Se gli Argent scopriranno cos'è, non esiteranno ad
ucciderla." aveva detto il veterinario e Derek sapeva che se Rachel
fosse rimasta a contatto con quel mondo sarebbe stata sempre in
pericolo. Un lamento della ragazza interruppe il filo dei suoi pensieri.
"Dove sono?" chiese con voce assonnata.
"Ti sto riportando a casa." rispose lui e nemmeno cinque minuti dopo
parcheggiò davanti all'abitazione.
"Non riesco a stare in piedi..." disse Rachel dopo che ebbe provato ad
alzarsi da sola.
Derek allora la guardò e senza aggiungere altro la prese in
braccio.
"Hei, ma che fai!?" gli chiese lei con un'espressione contrariata.
"Ti porto in casa." rispose e per poco non gli venne un colpo quando la
ragazza si strinse di più a lui ed appoggiò la
testa nell'incavo del suo collo inspirando profondamente.
"Lo sai vero che si portano oltre la soglia di casa, in questo modo,
solo le mogli dopo il matrimonio?" gli sussurrò ed il tocco
del suo respiro sulla pelle gli fece venire i brividi.
"Hai bisogno di dormire" rispose lui e l'adagiò sul letto.
"Dove vai?" gli chiese lei mettendosi seduta.
"Qualcuno deve pur mettere a posto il casino che ha combinato Jackson."
rispose ed uscì da quella stanza. Si diresse per prima cosa
in cucina, dove ripulì il sangue ed il vomito dal pavimento,
per poi passare al salotto dove rimise i libri al loro posto. Quando si
ritrovò davanti alla pianta di strozzalupo era tentato di
lasciarla per terra, ma decise di rimetterla al suo posto, evitando di
toccarne i fiori.
Intanto Rachel riacquistava la sensibilità del proprio corpo
e solo dopo alcuni minuti che Derek era sceso al piano
inferiore si accorse della fasciatura alla coscia. Ricordava
perfettamente il momento in cui Jackson le aveva trafitto la gamba ed
il dolore che seguì. Decise di andare a farsi una doccia, a
patto che ovviamente le gambe la reggessero, cosa che fortunatamente
fecero. Si diresse in bagno ed aprì il getto della doccia
per far diventare calda l'acqua. Mentre si toglieva la maglietta si
guardò allo specchio e quasi cacciò un urlo: gli
occhi che erano riflessi non erano del solito marrone cioccolato,
bensì giallo dorato. Aprì e chiuse gli occhi un
paio di volte e quelli tornarono normali.
Probabilmente
è solo la stanchezza, una bella doccia è quello
che ci vuole.
Pensò Rachel e si lasciò esausta al getto d'acqua
bollente, facendo però attenzione a non bagnare la
fasciatura. Era estremamente piacevole sentire il calore dell'acqua
sulla pelle che lavava via ogni cosa. Rimase sotto la doccia per molto,
molto tempo e quando ne uscì il bagno era completamente
pieno del vapore acqueo. Si avvolse stretta in un asciugamano e
tornò in camera sua.
Rachel era stata talmente presa dall'idea di rilassarsi che si era
persino scordata di Derek che girava in casa sua; difatti quando
entrò in camera lo trovò seduto sul pouf con gli
occhi chiusi ed una sensazione che era un misto tra felicità
ed odio la pervase. Si diresse verso il letto e prese il pigiama da
sotto il cuscino.
"Potevi dirmi che ti andavi a fare una doccia, ti avrei lasciato la
camera." le disse il lupo e fece per alzarsi.
Allora è
sveglio.
Pensò Rachel.
"Non preoccuparti, rimani pure seduto. L'importante è che
tieni gli occhi chiusi." disse lei e gli diede la schiena,
assicurandosi però prima che il lupo avesse gli occhi chiusi.
"Ti ho già vista nuda Rachel..." rispose lui e Rachel
notò voltandosi appena che aveva un mezzo sorriso sulle
labbra.
"Ero appena nata Derek, era molto diverso." rispose lei e dopo essersi
vestita appese l'asciugamano al bordo del letto.
"Puoi pure aprire gli occhi." gli disse e si mise sotto le coperte
dando la schiena al ragazzo.
Intanto Derek era impegnato in una lotta interiore con se stesso: la
sua parte più primordiale, non appena aveva visto entrare la
ragazza coperta solamente da un asciugamano, si era risvegliata e
prepotentemente pretendeva di essere ascoltata.
"Derek?" si sentì chiamare da Rachel.
"Si?"
"Non sei costretto a restare. Puoi andare pure quando vuoi." rispose
lei, ed il ragazzo potè chiaramente percepire l'odore della
tristezza che proveniva da lei.
"Resto, Alan mi ha chiesto di controllarti, sia per via della ferita
che per Jackson, nel caso tornasse."rispose lui con tono distaccato.
"Come vuoi." rispose lei e si girò a pancia in su.
In quel momento la testa della ragazza era piena di pensieri e non
riusciva a prendere sonno. Continuava a girarsi nel letto, senza
però mai voltarsi in modo da poter guardare in faccia il
ragazzo. Alla fine sbuffando cedette e si girò e
trovò il ragazzo intento a fissarla.
"Bhe? Non hai mai visto qualcuno con problemi ad addormentarsi?" gli
chiese con tono un po' polemico.
"Niente. Solo, sei buffa." rispose lui con un mezzo sorriso.
Oh certo, adesso fa il
gentile! Stronzo.
"Come hai detto?" le chiese lui e Rachel si rese conto di aver detto
l'insulto ad alta voce.
"Nulla. Solo, non sono io quella che si trasforma in un cane rabbioso
una volta al mese. E non azzardarti a fare battute sul ciclo mestruale
o giuro che che ti piglio a calci." rispose secca lei e chiuse gli
occhi.
"Grazie, comunque." disse poi, sperando però che il lupo si
fosse addormentato.
"Figurati." rispose lui e dopo un po' aggiunse "Cosa cercava?"
"Un libro. Un bestiario o qualcosa del genere. Peccato che non ne
abbiamo mai posseduto uno, che io sappia." rispose e si mise a fissare
il ragazzo che a sua volta fissava il soffitto della camera.
E' davvero bello
però...
Si ritrovò a pensare mentre il suo sguardo scendeva dalla
fronte del ragazzo, percorrendo la linea del naso fino ad arrivare alle
labbra. In quel momento a Rachel tornò in mente il sogno di
qualche giorno prima, in cui si era ritrovata a baciarle e a
percorrerle con la lingua. A quel pensiero si morse il labbro inferiore
e continuò a scrutare il ragazzo, passando al collo,
scendendo poi con gli occhi sulle sue braccia e sul suo torace ed
inevitabilmente l'occhio le cadde sul cavallo dei pantaloni e distolse
subito lo sguardo, come se avesse visto qualcosa che non doveva vedere.
"Ti piace quello che vedi?" le chiese lui con la voce leggermente roca
e con uno sguardo che incantava.
"I-io non stavo guardando nulla." rispose lei e si girò in
modo da dare la schiena al ragazzo. Il cuore le batteva all'impazzata
ed era certa di essere arrossita.
"Strano...il tuo cuore dice esattamente il contrario." si
sentì sussurrare nell'orecchio dalla voce calda e rauca del
ragazzo che le provocò dei brividi lungo la schiena.
"Mmm...e ti piace anche la mia voce." aggiunse lui.
"Non è vero." replicò lei, continuando a rimanere
voltata.
Il ragazzo trasse un profondo respiro, come a voler cogliere ogni
sfumatura dell'odore di lei.
"Il tuo odore non mente Rachel." disse lui e tanto per farla impazzire
di più le soffiò sul collo, provocandole altri
brividi.
"Non...non è vero." rispose lei voltandosi verso il ragazzo.
Non si aspettava di trovarsi il viso di lui così vicino, e
quando incrociò i suoi occhi Rachel dovette ricordarsi di
respirare.
"Quindi se io facessi così, non proveresti nulla?" disse il
ragazzo posandole un dito sulla fronte e scendendo lungo la linea del
naso.
"No, nulla." mentì lei, chiudendo però gli occhi.
"E se facessi così?" chiese ancora il ragazzo, percorrendo
con il dito il contorno dello zigomo destro, scendendo sul mento e
risalendo sullo zigomo sinistro, per poi tornare all'attaccatura del
naso, appena sopra le labbra.
"N-niente." rispose la giovane, che però sentiva il proprio
cuore battere ad una velocità incredibile.
Il ragazzo sorrise ed il suo respiro accarezzò la guancia
della ragazza.
"E così, invece?" chiese facendo un grosso respiro e
iniziando ad accarezzare le labbra della giovane.
Rachel sentiva il tocco delicato di lui e non poteva non desiderare che
al posto del suo dito vi fossero le sue labbra. Rachel dischiuse le sue
e espirò profondamente.
"Allora...senti qualcosa così?" le chiese lui, stuzzicandola.
"No." rispose solamente lei.
Il ragazzo allora fece scivolare il dito lungo il collo di lei fino ad
arrivare allo sterno per poi scendere giù ed appoggiare la
mano aperta nello spazio tra i due seni.
"Non occorre che ti ripeta la domanda. Il tuo cuore parla da solo."
disse lui e prese a scendere a mano aperta quando giunto all'altezza
dell'ombelico si fermò e tolse la mano.
Rachel poteva ancora sentire il suo respiro sulle proprie labbra e fece
per avvicinarsi un po' a quelle del ragazzo quando però si
rese conto che non era più davanti a lei. Allora
aprì gli occhi e lo trovò seduto sul pouf con le
braccia conserte, le gambe stese ed i piedi incrociati.
"Ora dormi." le disse solamente e chiuse gli occhi.
Rachel era rimasta spiazzata e si girò nuovamente dando la
schiena al ragazzo.
Stronzo, prima o poi me
la paghi. pensò tra sè e
sè e piano scivolò nel mondo dei sogni.
Nel frattempo Derek malediceva se stesso per aver permesso alla sua
parte più nascosta di prendere il sopravvento, anche se per
poco. Se non avesse riacquistato un minimo di lucidità
avrebbe finito per cedere completamente al suo istinto, e non sarebbe
più stato in grado di controllarsi. Quella notte non chiuse
occhio, rimase tutto il tempo nella stessa posizione e quando al
mattino lo zio della ragazza tornò dal lavoro scese ad
informarlo di quanto era accaduto quella notte, omettendo l'ultima
parte in camera della ragazza e tralasciando il fatto che ora sapesse
la verità su di Rachel, dopodichè
tornò al suo rifugio pronto a scaricare parte della tensione
accumulata durante l'allenamento mattutino dei beta.
***
"Che cosa!?" esclamò Stiles quando Rachel gli
raccontò gli avvenimenti della sera precedente.
"Eh già, non è stata affatto una serata
tranquilla." rispose lei scendendo dall'auto ed avviandosi verso il suo
armadietto.
"Ma quindi, dici che si ricorda di ciò che ha fatto?" le
chiese lui.
"Non credo, era per metà trasformato."
"E cosa cercava?"
"Un bestiario...credo."rispose lei aprendo il suo armadietto.
"Cosa? Ne sei sicura? Questo cambia un po' le cose..." rispose lui ed
insieme aspettarono Scott il quale venne aggiornato sulle ultime
notizie non appena giunse al suo armadietto.
"Comunque non capisco perchè sia così importante
il fatto che cercasse quel libro." disse Rachel mentre si incamminavano
verso il laboratorio di chimica.
"Cambia tutto, vuol dire che non può essere il nonno di
Allison che lo controlla, poichè possiede una copia del
bestiario." rispose Scott andandosi a sedere al suo posto. Rachel stava
per chiedergli altro quando il professor Harris entrò in
classe ed annunciò di aver corretto i compiti.
"Complimenti signorina Moore, ha ottenuto il voto più alto.
Finalmente qualche studente che mi da una qualche soddisfazione!" disse
il professore consegnandole il compito, sul quale spiccava una A+
scritta in rosso.
"Signor Stilinski, vedo che abbiamo un miglioramento. Certo molto
piccolo, ma chissà che la vicinanza con la signorina Moore
non possa aiutarla." disse ancora il professore e consegno il compito a
Stiles il quale si illuminò quando vide la sua B.
La giornata passò tranquilla e Rachel si fermò a
vedere gli allenamenti della squadra di Lacrosse e notò che
Stiles era seduto sconsolato in panchina. Aspettò la fine
degli allenamenti e quando Stiles uscì dallo spogliatoio lo
prese per mano e lo trascinò fuori dalla scuola.
"Hei ti fermi un momento! Per poco non mi staccavi il braccio!" le
disse. "Perchè così ansiosa di uscire?" le chiese
poi, sorridendo.
"Questa sera mangiamo fuori, solo io e te. E non ammetto repliche!" si
affrettò a rispondere e si incamminò verso la
Jeep del ragazzo.
Andarono al McDonald appena fuori città ordinarono da portar
via e si fermarono a mangiare in un campo lì vicino.
"Allora, come mai mi hai sequestrato?" chiese Stiles a Rachel,
azzannando il suo panino.
"Ti ho visto un po' giù durante l'allenamento, ed ho pensato
di farti distrarre un po'." rispose lei sorridendogli.
"Sei gentile..." disse lui, quasi sussurrando.
"Gentile è il mio secondo nome!" rispose lei.
"Strano, avrei detto fosse musona o nevrotica!" ribattè lui
ed entrambi scoppiarono a ridere.
"Si lo ammetto ogni tanto lo sono. Ma so essere anche dolce e premurosa
sai?"
"Sarà, io fino ad ora ti ho sempre vista nevrotica." rispose
lui prendendola in giro.
"Rimangiati quello che hai detto, oppure..." disse lei avvicinandosi
velocemente al viso del ragazzo.
"Oppure?" chiese lui, spostando lo sguardo dagli occhi di lei alle sue
labbra.
"Oppure mi mangio le tue patatine." rispose lei e gli fece
l'occhiolino, tornando a sedersi normalmente.
Finito di mangiare tornarono a casa e Stiles invitò la
ragazza per una tazza di cioccolata.
"Ormai ci hai preso la mano a farla!" disse lei prendendolo in giro ed
andandosi a sedere sul tavolo della cucina.
"Vai a cagare!" le disse lui mentre iniziava a preparare la cioccolata.
"Se mi mostri dov'è il bagno volentieri!" rispose lei
facendogli la linguaccia.
"Toh." le disse Stiles dandole la sua tazza di cioccolata. "La panna
purtroppo non l'abbiamo, ma è buona comunque." aggiunse poi.
In quel momento Stiles si sentiva davvero un ragazzo normale che vive
una vita normale, lontano da licantropi e simili, e doveva ammettere
che gli piaceva.
"Mmm... si, non c'è male." gli disse Rachel per stuzzicarlo.
Lui le andò davanti e le tolse la tazza dalle mani e con un
sorriso stampato in faccia le disse "Se non ti piace dalla pure a me,
così la finisco.".
"Ti piacerebbe..." rispose lei avvicinando il proprio volto a quello
del ragazzo.
Rachel aveva chiuso gli occhi ed avvertiva il respiro di Stiles sulla
sua pelle il quale a sua volta aveva chiuso gli occhi.
Le loro labbra si incontrarono dopo quelli che sembravano anni, ma
probabilmente erano solamente secondi. Il ragazzo appoggiò
le tazze sul tavolo senza mai staccarsi da lei e
l'abbracciò, cingendole la vita con le braccia. Intanto
Rachel aveva appoggiato le mani sul petto del ragazzo, e non si era mai
sentita così bene in vita sua. Stiles le piaceva e non
sapeva se sarebbe stata una buona idea provarci, però decise
di buttarsi e alla fine aveva fatto bene a seguire il suo istinto.
Intanto i due continuavano a baciarsi in modo dolce, estremamente
delicato e gentile e Rachel pensò che era proprio
così che si aspettava fosse il primo bacio. In quel momento
nulla poteva distrarli, erano immersi in un mondo tutto loro. Non
sentirono nemmeno il padre di Stiles che entrava in casa e si
spaventarono quando quello entrò in cucina e li
trovò in quella situazione.
"Scusate ragazzi, non credevo foste qui." disse e mortificato
andò in salotto.
"Forse è meglio che vada...oggi zio finisce presto il turno
in ospedale e voglio lasciargli qualcosa da mangiare." disse Rachel
cingendo il collo del ragazzo con le braccia.
"Va bene..." rispose lui e le diede un ultimo bacio, prima di
sciogliere l'abbraccio. "Però ti accompagno fino a casa."
aggiunse poi, prendendole lo zaino ed aprendole la porta di casa.
"Arrivederci signor Stilinski!" disse la ragazza ed uscì
dalla casa.
"Bene, eccoci a casa." disse poi quando furono davanti alla porta di
casa della ragazza.
"Devo dire che non sono mai stato in questa zona della
città!" disse Stiles ridendo.
"Quanto sei scemo Stilinski." disse lei e si avvicinò al
viso del ragazzo.
"Credimi, ho i miei momenti di intelligenza, rari ma li ho!" rispose e
baciò Rachel.
"Credo sia meglio che io entri." disse Rachel staccandosi di malavoglia
da Stiles.
"Ok...ti aspetto alla Jeep domani mattina, così ti
accompagno a scuola." le disse lui e dopo averle dato un ultimo bacio
sulla guancia scese le scale del portico ed andò a casa sua.
La ragazza aspettò fuori finchè non vide che il
ragazzo era entrato, dopodichè entrò in casa
anche lei, con un sorriso stampato sul volto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** X Capitolo: Allenamenti. ***
NdA: Buondì! Come state?
Finalmente ecco il capitolo che tutte stavate aspettando xD Scusate
ancora per il ritardo!
Come sempre ringrazio infinitamente tutte le persone che
leggono/recensiscono la storia, grazie davvero!
Come sempre se volete farmi sapere cosa ne pensate potete lasciarmi una
piiiicola piccola recensione, mi fa sempre piacere leggere le vostre
opinioni!
Detto questo vi lascio al capitolo, bacioni! :D
RakyKiki.
X
Capitolo: Allenamenti.
Quel venerdì mattina Rachel si svegliò
più
presto del solito e tutta allegra andò a farsi una doccia.
Aveva
fatto un sogno che sì, le aveva lasciato un po' di
malinconia, ma al
tempo stesso le aveva lasciato un grande senso di felicità.
Si
trovava nel bosco che circondava la sua vecchia casa, doveva essere
primavera a giudicare dal suo abbigliamento e si stava avvicinando
all'abitazione. Ad un tratto sotto il portico scorge sua madre, la
madre di Derek e una terza donna. Sale le scale e va a salutare sua
madre ed in quel momento riconosce la terza donna: era la madre di
Stiles. All'improvviso si sente toccare la spalla destra e quando si
gira trova Stiles che le aveva appoggiato la mano sulla spalla e
sorrideva alla madre ed aveva sul volto un'espressione che mostrava
la vera felicità. Ad un tratto sua madre le dice che sia lei
che la
madre di Derek erano contenti che avesse trovato qualcuno come Stiles
e la madre del ragazzo dice lo stesso in riferimento al figlio. Il
sogno finisce con Rachel e Stiles che vanno via dalla casa mano nella
mano.
E' come se avessero voluto farmi sapere che sono contente
per me.
Pensava Rachel mentre cercava qualcosa da mettersi.
Optò per un paio di jeans, una camicia a quadri rossa con
sotto un
top bianco, dopotutto non faceva ancora poi così freddo.
"Buon
giorno!" disse entrando in cucina e andando a salutare lo
zio.
"Siamo di buon umore questa mattina vedo!" disse
lui.
"Si, oggi è una bella giornata!" rispose lei
addentando un toast.
"Ma se è nuvolo!"
"E'
comunque una bella giornata." ribattè lei e
spostò la tendina
per vedere se Stiles fosse già alla Jeep. Quando lo vide lo
salutò
con la mano e finì velocemente il toast quasi strozzandosi.
Lo
zio lo notò e guardò anche lui fuori dalla
finestra ed in quel
momento capì il motivo dell'allegria della nipote.
"Sei così
positiva perchè è successo qualcosa tra di voi?"
chiese alla
ragazza quando quella stava salendo per prendere lo zaino.
"Tra
me e chi?" chiese lei fermandosi a metà delle scale.
"Tra
te ed il figlio dello sceriffo." disse lui incrociando le
braccia.
Rachel salì fino in camera sua e quando scese disse allo
zio:
"Non è successo nulla, dico davvero. E se anche fosse
successo qualcosa non lo direi a te dai!"
"E perchè?
Sono tuo zio, certe cose devo saperle!" rispose lui facendo il
finto offeso.
"Perchè sono cose da ragazze zio!"
rispose lei.
"Quindi qualcosa è successo. Quando me lo
presenti?" chiese lui ma la ragazza lo ignorò ed uscendo
dalla
porta disse:
"Ci vediamo questa sera zio! Non dimenticarti di
prendere il pranzo!"
Stiles era appoggiato alla sua
Jeep che attendeva che Rachel arrivasse e quando la vide uscire di
casa tutta di corsa e con un sorriso stampato sulle labbra sorrise
anche lui immediatamente. Non sapeva bene come comportarsi, non aveva
mai avuto una ragazza e non sapeva se per lei quel bacio avesse
significato tanto quanto per lui. Decise però di seguire
l'istinto e
quando la ragazza gli fu davanti le sistemò una ciocca di
capelli
dietro l'orecchio sinistro ed avvicinò il proprio viso a
quello
della ragazza finchè le loro labbra non si toccarono. Il
ragazzo si
sentì circondare il collo dalle braccia di lei e
l'attirò di più a
sè e le circondò la vita con le braccia. Stiles
era sicuro che
avrebbe anche potuto rimanere in quella posizione a baciare Rachel
per tutto il giorno e si sarebbe anche dimenticato della scuola e
della pioggia che iniziava a cadere se non fosse stato per il suo
cellulare che aveva iniziato a squillare. Si staccò di
malavoglia da
Rachel e rispose al telefono.
"Che c'è Scott?" chiese
con tono un po' seccato.
"Non stare a venirmi a prendere
oggi, mamma mi lascia la macchina" disse l'amico.
"Ok,
ci vediamo a scuola." rispose Stiles e terminò la chiamata
prima che Scott gli chiedesse altro.
"Forse dovremmo iniziare
ad andare, anche perchè sono più che sicura che
mio zio ci stia
guardando." disse la ragazza che diede un ultimo bacio a Stiles
per poi salire in macchina.
"Questo pomeriggio ti fermi a
vedere gli allenamenti?" le chiese Stiles.
"Non posso,
oggi lavoro alla clinica."
"Oh già, me ne ero
dimenticato." disse lui sorridendole.
"Rachel?"
disse lui dopo poco.
"Si?"
"Ecco bhe... Cavolo è
imbarazzante da dire, ma si, insomma, non ho mai avuto una ragazza e
non so bene comportarmi però..." disse Stiles che intanto
era
diventato tutto rosso e gesticolava. "Si insomma, so che ci
siamo baciati e tutto però volevo chiederti. Bhe ecco si, se
volevi
stare con me." concluse il ragazzo diventando se possibile
ancora più rosso, fermando la macchina nel parcheggio della
scuola.
Rachel sorrise e girandosi verso il ragazzo disse:
"Certo
che voglio, altrimenti perchè pensi ti avrei baciato?"
Stiles
fece per ribattere ma non fece in tempo che Rachel lo zittì
dandogli
un altro bacio.
Scesero dalla macchina e Stiles prese la mano
della ragazza; si sentiva come se potesse toccare il cielo con un
dito e come se nemmeno un licantropo impazzito o il kanima avrebbero
potuto fargli qualcosa: per la prima volta il ragazzo si sentiva
veramente felice.
"Sei sicuro di voler portare anche il mio?
E' pesante." disse Rachel a Stiles che si era offerto di
portarle lo zaino.
"Sicurissimo!" rispose lui
sistemandoselo meglio sulla spalla. "E poi non è nemmeno
così
pesante!"
"Va bene, va bene Batman, come vuoi! Ma non
mentire, che diventi poi come Pinocchio." rispose lei facendogli
l'occhiolino.
"Divento un burattino?" chiese lui
fermandosi davanti all'armadietto della ragazza.
"Veramente
intendevo dire che ti cresce il naso, ma è lo stesso.
Quand'è la
prossima partita di lacrosse? Perchè se per caso fosse di
martedì o
venerdì allora devo chiedere al Dottor Deaton di uscire un
po'
prima." rispose la ragazza prendendo i libri per la prima ora e
mettendoli nello zaino.
"E' giovedì, ma non credo che
giocherò. Il coach mi ha rimesso in panchina, ricordi?"
disse
lui, avviandosi verso il proprio armadietto.
"Si, ricordo. Ma
ricordo anche che è grazie a ciò che ci siamo
messi insieme. Voglio
dire, se tu ieri non fossi stato in panchina non ti avrei mai portato
a cena fuori e non ci saremmo mai baciati. Prova a vedere il lato
positivo." rispose lei.
"Oh, e chi ti dice che io non
avessi un piano assolutamente efficace per conquistarti? Magari mi
sarei calato dal tetto e sarei entrato nella tua camera vestito da
Batman. Si sarebbe stato un ottimo piano, avrebbe funzionato
sicuramente!" ribattè lui chiudendo il suo armadietto dopo
che
aveva preso i libri.
"Si, sarebbe stato davvero un bel
piano." rispose lei con tono sarcastico.
"Non prendere
in giro i miei piani geniali." disse lui bloccando la ragazza
contro gli armadietti ed assumendo un'espressione seria ma allo
stesso tempo divertita.
"Dovresti farmi paura? Perchè sai,
non mi spaventi anzi, sei incredibilmente buffo." disse lei
sorridendo.
"Buffo?" rispose lui e si avvicinò al viso
della ragazza finchè le loro labbra si sfiorarono ma non
andò oltre
poichè venne interrotto dal professor Harris.
"Signor
Stilinski, mi auguro che non distragga troppo la signorina Moore
dallo studio, perchè sarebbe un vero peccato se la sua media
si
rovinasse per colpa sua." disse il professore che riprese a
camminare verso il laboratorio di chimica.
"Quell'uomo mi
odia."disse con tono esasperato il ragazzo allontanando il
proprio viso da quello della ragazza.
"Non dargli retta,
voleva provocarti." disse la ragazza. "Oh ciao Scott!"
aggiunse poi rivolta all'amico.
"Buon giorno a tutti e due.
Mi sono perso qualcosa o mi sbaglio?"disse il ragazzo osservando
Stiles che teneva la mano a Rachel.
"Oh beh si, ci siamo
messi insieme. Mi sono dimenticato di dirtelo." rispose Stiles
che subito ricevette uno scappellotto sulla nuca dall'amico.
"Come
ti sei dimenticato di dirmelo? Ma sei scemo?!" disse Scott e poi
tutti e tre si avviarono verso il laboratorio di chimica.
La
giornata passò in modo tranquillo e dopo gli allenamenti
Scott prese
da parte Stiles.
"Ho bisogno di chiederti un favore."
gli disse.
"Che favore? Sai che non devi nemmeno chiedere!"
rispose Stiles dando una pacca sulla spalla all'amico.
"Ho
chiesto a Derek di fare una cosa per me, o meglio per te e Rachel."
disse Scott che si interruppe notando l'espressione dubbiosa
dell'amico, salvo poi continuare.
"Gli ho chiesto di allenare
anche te e Rachel. E prima che tu possa dire qualsiasi cosa fammi
spiegare!" aggiunse quando l'amico stava per interromperlo. "Non
voglio che tu ti faccia male. Non posso essere ovunque per salvare
tutti, e voglio che tu possa difenderti in caso di necessità
e so
che non vuoi nemmeno che Rachel corra pericoli, per questo ho chiesto
anche per lei. Il primo allenamento è questa sera, vi
aspetta per le
dieci." concluse Scott.
"Un allenamento? Con Derek?"
disse Stiles e parve pensarci sopra. "Accetto solo perchè me
lo
hai chiesto tu, e so già che me ne pentirò!"
aggiunse poi e
salì in macchina diretto verso casa.
"Ti va di uscire
questa sera? S."
Scrisse Stiles in un messaggio
indirizzato a Rachel. Sapeva che se le avesse detto fin da subito
dove sarebbero andati la ragazza non ci sarebbe mai venuta, dato
quello che era successo con Derek.
"Dove andiamo? R."
"In
un posto... S."
Ok non gli andava di mentirle, ma sapeva
che l'allenamento sarebbe stato solo d'aiuto.
Quando si trovò
davanti alla casa della ragazza poche ore dopo, Stiles era un po'
agitato ma non per il fatto di doverle dire il luogo in cui sarebbero
andati, bensì per l'allenamento in sè. Quando
sentì battere contro
il finestrino dell'auto quasi non cacciò un urlo talmente
era teso.
Tolse il blocco dell'apertura e Rachel salì sull'auto.
"Buona
sera..." lo salutò e gli si avvicinò lentamente,
finchè le
loro labbra sono si toccarono e si unirono in un bacio che
durò
diversi minuti.
"Buona sera anche a te." disse poi
Stiles sorridendo quando si staccarono e mise in moto.
"Allora...dove
andiamo? Non sapevo bene cosa mettere dato che non mi hai dato poi
molti indizi, spero che un paio di jeans ed una t-shirt vadano bene."
disse Rachel.
"Vanno benissimo... Tuo zio oggi che turno
ha?"
"Quello di notte, perchè?"
"Perchè è
probabile che torneremo tardi, e magari malconci." rispose lui,
sospirando.
"Stiles, dove andiamo?" chiese Rachel con
tono indagatore.
"Prometti di non arrabbiarti?" chiese e
vide che Rachel fece cenno di sì con la testa.
"Andiamo ad
allenarci. O per meglio dire, Derek ci allena su richiesta di Scott."
disse tutto d'un fiato il ragazzo.
"Che cosa?" chiese
lei voltandosi verso il ragazzo. "Allenarci? Cosa crede che
facciamo parte del suo branco anche noi?"
"Rachel, Scott
è preoccupato per noi, e devi ammettere che non sarebbe male
imparare a combattere almeno un minimo, giusto per saperci difendere
in caso di necessità." rispose lui.
"Poteva allenarci
Scott." disse lei.
"Non sarebbe stata la stessa cosa.
Derek è un alpha ed è lupo da molto
più tempo di lui, è ovvio che
sa difendersi meglio." rispose Stiles e fermò la Jeep
davanti
all'entrata del covo del lupo.
"Sei arrabbiata?" chiese
alla ragazza.
"No, solo mi scoccia dovere aver a che fare con
Derek. E poi so difendermi..." disse Rachel, sussurrando
l'ultima frase.
"Lo so, ma prendila come una medicina ok?
Dopo starai meglio, e ti saprai difendere." rispose lui e le
prese la mano incominciando ad accarezzarla.
"Però le
medicine posso sputarle o vomitarle." rispose lei.
"E
Derek puoi prenderlo a calci. Letteralmente. Il che credo sia uno dei
lati migliori di questa faccenda." rispose Stiles, immaginando
di prendere davvero a calci il lupo e sfoderando un sorriso pieno di
aspettative.
"Ok, andiamo prima che cambi idea Batman."
rispose lei e scese dall'auto. Stiles la raggiunse ed insieme si
diressero verso la porta, per poi scendere mano nella mano le
scale.
Rachel non voleva ammetterlo ma aveva un po' paura per
l'allenamento, ed i rumori di roba rotta e cose sbattute a terra che
sentivano mentre scendevano non la calmavano di sicuro.
"Siete
in ritardo." disse Derek quando li vide entrare, e subito
fissò
le mani intrecciate dei due ragazzi per poi distogliere subito lo
sguardo, quasi infastidito.
"Non tutti hanno una camaro o la
super velocità lupone." rispose Stiles che si
andò a sedere
sopra ad un baule lì vicino mentre Rachel rimase in piedi,
vicino al
ragazzo, troppo nervosa per sedersi. Derek e gli altri lupi intanto
stavano sgomberando il pavimento dai loro attrezzi per l'allenamento,
finchè non fu tutto sgombro. Rachel e Stiles si guardarono
stupiti e
prima che potessero fare qualsiasi domanda Derek iniziò a
parlare.
"Come sapete Scott mi ha chiesto di fargli questo
favore, e dato che fa parte del mio branco e dato che non ho voglia
di dovervi sempre salvare la pelle, ho deciso di allenarvi. Vi
insegnerò come sopravvivere in un combattimento corpo a
corpo, così
nel caso in cui vi trovaste immobilizzati da un cacciatore saprete
come cavarvela. Stilinski alza pure il culo, è il momento di
fare
sul serio." concluse il lupo e Stiles si alzò
immediatamente,
notando l'occhiataccia che Rachel aveva riservato all'alpha. Derek
chiamò Erica e mostrarono ai due umani un semplice
esercizio: dovevi
colpire il tuo avversario con dei colpi veloci per poi chiuderlo in
una presa e portarlo al tappeto.
"Non ho intenzione di
picchiare Rachel caro lupone, mi rifiuto." disse Stiles
incrociando le braccia e Rachel quasi rise, perchè era
davvero
buffo.
"Non farai l'esercizio con lei genio, lo farai con
Erica." disse Derek, che poi aggiunse "Non preoccuparti
Stiles, è alquanto improbabile che tu le faccia del male.
Piuttosto
lei potrebbe farti male."
Erica si avvicinò a Stiles e lo
prese per mano, portandolo poco più in là e
Rachel quasi la fulminò
con lo sguardo. Vedere il sorriso con cui lei aveva preso la mano al
suo ragazzo la faceva alquanto incazzare, così disse con
tono acido:
"E io con chi mi alleno?"
"Con me." rispose
Derek avvicinandosi a Rachel e si udì Stiles imprecare
quando Erica
lo spedì con la faccia a terra.
"Non dovresti prima
insegnarci qualche mossa per liberarci? O dai per scontato che
già
le conosciamo?" chiese Rachel.
"Preferisco usiate
l'istinto, dovete lasciarvi guidare da lui."
"Perchè tu
sei uno che l'istinto le segue vero?" lo punzecchiò lei.
A
quel punto Derek iniziò ad attaccare, facendo arretrare la
ragazza
per poi chiuderla in una presa e portandola a terra.
"Non mi
sembra ti sia dispiaciuto l'altra sera però..." le disse in
un
orecchio per poi lasciarla andare.
"Non ha importanza, non
più ormai." rispose lei e si preparò per un nuovo
attacco.
"Già, perchè ora stai con Stilinski. Ottima
scelta
davvero." disse con tono sarcastico lui e subito attaccò la
ragazza mandandola direttamente al tappeto.
"E' sicuramente
meglio di te, stronzo." disse Rachel alzandosi.
"Oh
andiamo!" disse Stiles, finendo con la schiena a terra e con
Erica seduta sopra di lui, la quale si avvicinò velocemente
al viso
del ragazzo.
"Cosa c'è Stiles, non ti piace stare sotto?"
gli chiese ormai ad un centimetro dal suo volto.
"Erica!"
la richiamo Derek e la ragazza si alzò da Stiles che si
rimise in
piedi.
"Isaac, ti allenerai tu con Stiles, ma vacci leggero,
dagli il tempo di rispondere. Erica, tu con Rachel, così
posso
vedere cosa combinano questi due umani." disse Derek e
sottolineò l'ultima parola.
Erica si fiondò subito su Rachel che
non ebbe il tempo di reagire e finì dritta a terra,
sbucciandosi un
gomito.
"Ops." disse la lupa, con un tono falso.
Continuò ad attaccare così e Rachel non aveva il
tempo di
ribattere.
"Spero non ti abbia dato fastidio prima, ma è
incredibilmente divertente vedere andare in panico il tuo ragazzo,
soprattutto se puoi sentire il suo odore cambiare, in particolare
quando mi sono seduta su di lui. Sai quale odore ha prevalso sugli
altri? L'eccitazione." disse Erica mettendo nuovamente al
tappeto Rachel ed alzandosi subito dopo. Intanto Isaac spiegava a
Stiles come evitare i colpi e le varie prese e le cose sembravano
funzionare con anche alcuni miglioramenti da parte del ragazzo. Erica
attaccò nuovamente e Rachel finì per l'ennesima
volta al tappeto,
ormai giunta al limite della sopportazione. Voleva farla arrabbiare,
e ci era anche riuscita con la battuta di poco prima. La ragazza si
alzò da terra e quando Erica si fiondò nuovamente
su di lei Rachel
le afferrò un braccio e facendo leva su quello ed usando la
forza
dell'avversaria la mandò al tappeto, sedendosi poi sulla sua
schiena.
"Scusa, non volevo." le disse con tono ironico
per poi alzarsi. Vide poi che tutti la guardavano come se fosse una
specie di mostro tranne Derek che rideva sotto i baffi.
"Che
c'è? Ho fatto autodifesa per un po' di anni..."
spiegò lei e
ritornò in posizione di difesa.
L'allenamento continuò per
un'altra ora e alla fine Stiles e Rachel erano a dir poco
distrutti.
"Ci vediamo tra tre giorni, lunedì sera, stesso
orario." disse Derek rivolto agli umani per poi entrare nel
vagone del treno.
Rachel e Stiles arrivarono a casa che ormai era
mezzanotte e mezza e la luce del salotto di casa Stilinski era ancora
accesa.
"Stai bene? Non hai detto una parola." chiese
Stiles alla ragazza, che era rimasta in silenzio tutto il tempo.
"Si,
tutto bene." mentì la ragazza e Stiles se ne accorse.
"Rachel,
che succede?" le chiese, accarezzandole una guancia.
"No
niente... Solo mi ha dato fastidio Erica, il modo in cui ti stava
appiccicata." rispose con un filo di voce.
"Sei gelosa?"
chiese Stiles.
"No guarda! Impazzisco di gioia all'idea che
quella ti si attacchi come una cozza!" rispose lei quasi
urlando.
"Hei hei! Rachel! Non devi essere gelosa, ok?
Dai sorridi." rispose lui alzandole il viso e dandole un bacio
leggero sulle labbra. Quando fece per allontanarsi però lei
lo
attirò a sè. Le loro labbra si incontrarono
nuovamente e i loro
respiri si fecero più veloci in un bacio carico di
sensazioni,
emozioni e desiderio. Le mani di Rachel vagavano tra i
capelli
leggermente lunghi di Stiles mentre una mano del ragazzo risaliva
lentamente lungo la coscia di lei. Si staccarono dopo diversi minuti,
entrambi con il respiro affannato.
"Se questa è la tua
reazione alla gelosia, allora dovresti esserlo più spesso."
disse Stiles ridendo e Rachel per tutta risposta gli diede un
pizzicotto sul braccio.
"Dai non essere permalosa. La vuoi un
po' di cioccolata?" le disse poi il ragazzo e alla risposta
affermativa della ragazza scese dall'auto, incamminandosi verso casa
mano nella mano con lei.
Entrarono in casa e si
diressero in cucina senza fare troppo rumore, per non svegliare il
padre di Stiles che dormiva in salotto. Prepararono le cioccolate e le
portarono su in camera dove si sedettero entrambi sul letto.
"Questo allenamento mi ha distrutta! Sono tutta dolorante, oltre ad
avere i gomiti sbucciati." disse Rachel dopo aver posato la tazza ormai
vuota sopra il comodino, vicino a quella di Stiles.
"Non me ne parlare, tu almeno sapevi come difenderti almeno un po', io
nemmeno quello. Mi sentivo molto un sacco da boxe." affermò
il ragazzo stiracchiandosi.
"Credo sia meglio che vada Stiles..."disse Rachel alzandosi ma il
ragazzo la trattenne per il braccio.
"Resta ancora un po', domani non c'è nemmeno scuola." disse
ed allargò le braccia, come per invitarla ad accoccolarsi
sul suo petto, cosa che Rachel fece. Il ragazzo prese a giocare con i
capelli di lei, che intanto ascoltava il respiro di lui e poco dopo,
prima Rachel poi Stiles, si addormentarono entrambi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** XI Capitolo: Confronti. ***
NdA: Ma salve gente!
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Mi scuso davvero tanto per il ritardo! Ho cercato di farlo un po'
più lungo dei precedenti, spero vi piaccia!
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione ;)
Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono/recensiscono/seguono la
mia storia :)
Vi lascio al capitolo!
Bacioni!!
XI Capitolo: Confronti.
Il sole caldo del mattino filtrava attraverso la tenda
della
finestra e riscaldava la camera di Stiles. Il ragazzo dormiva e tra le
sue braccia Rachel era immersa in un dolce dormiveglia. Poteva sentire
i battiti del cuore di lui ed il suo respiro pesante e Rachel non
poteva sentirsi più felice.
"Buongiorno..." si sentì dire dal ragazzo.
"Buongiorno." rispose lei e si strinse un po' di più a lui,
che aveva iniziato ad accarezzarle la schiena.
"Sai, mi piace." disse poco dopo Stiles.
"Che cosa?"
"Svegliarmi così." rispose e con la
mano avvicinò il viso della ragazza al suo e la
baciò.
Fu un bacio inizialmente dolce e calmo, ma più Stiles
sentiva le
labbra della ragazza a contatto con le proprie più la voleva.
Quando le loro lingue si incontrarono il ragazzo si sentì
pervadere da una scarica d'adrenalina e si mise sopra la ragazza senza
mai smettere di baciarla; le sue mani vagavano lungo il corpo di lei
passando sulle sue braccia per scendere poi lungo i fianchi, poi lungo
le gambe e ripercorrendo poi il percorso all'indietro. Quando
sentì che le mani della ragazza gli accarezzavano la schiena
da
sotto la maglia decise che ormai era diventata superflua e fece per
togliersela ma le mani della ragazza precedettero le sue e Rachel gli
sfilò la t-shirt lasciandola poi cadere in terra. Stiles
riprese
a baciare la ragazza ma questa volta si spostò sul suo collo
facendole anche ogni tanto un succhiotto, poi scese fino ad arrivare
allo sterno per poi risalire fino a raggiungere nuovamente la sua
bocca, riprendendo a baciarla con foga.
Intanto anche Rachel era totalmente rapita da quel momento e dalle
sensazioni che provava: sentire Stiles sopra di lei, le sue mani che
percorrevano il proprio corpo, il suo fiato sul collo la facevano
totalmente impazzire, si sentiva accaldata e con la testa leggerissima
per non parlare del suo cuore che batteva all'impazzata. Ad un tratto
smisero di baciarsi e si fissarono negli occhi: era uno sguardo carico
d'emozione e di sentimenti che entrambi non erano ancora pronti ad
esternare, ma che sapevano essere nei propri cuori.
Ripresero a baciarsi ed i loro respiri si fecero sempre più
veloci ed i loro gesti sempre più istintivi quando la porta
della camera di Stiles si aprì e suo padre entrò.
"Stiles sotto c'è lo zio di Rachel e chiede se..." disse
l'uomo
che si bloccò appena vide il figlio e la ragazza in quella
situazione.
"Papà!" esclamò Stiles tirandosi su talmente
velocemente che per poco non cadde giù dal letto.
"Scusate ragazzi... Rachel, giù c'è tuo zio."
disse il padre del ragazzo ed uscì dalla stanza.
Appena l'uomo fu uscito Rachel e Stiles si guardarono e scoppiarono a
ridere.
"Mi ero totalmente dimenticata di mio zio, spero solo non si sia
incazzato troppo." disse la ragazza scendendo dal letto e raccogliendo
la maglia del ragazzo, il quale se la infilò subito.
"Già, lo spero anche io. Ma non penso eseguirebbe una
castrazione in diretta nella casa dell'ex sceriffo, no?" disse Stiles
aprendo la porta della camera a Rachel e seguì la
ragazza giù per
le scale.
Si
diressero verso la cucina e quando vi entrarono lo zio della ragazza
gli rivolse uno sguardo carico di rabbia che fece venire i brividi al
ragazzo, il quale giurò di aver sentito un ringhio provenire
dall'uomo.
"Zio, scusa lo so avrei dovuto-" disse Rachel ma venne interrotta dallo
zio.
"Ne parliamo a casa" disse l'uomo e si alzò dalla sedia
dirigendosi verso la porta d'ingresso.
"Grazie per il tuo tempo Jeff, ci vediamo sabato per la nostra battuta
di pesca!" aggiunse David e chiamò la nipote che era rimasta
indietro a parlare con il figlio dello sceriffo.
"Ci vediamo dopo allora..." disse il ragazzo lasciando andare la mano
di lei.
"Lunedì." lo corresse David.
"Ma zio, perchè non..." fece per ribattere Rachel.
"Ho detto lunedì Rachel." rispose lo zio con tono fermo,
interrompendo la lamentela della ragazza.
Stiles vide andare via la ragazza e sperava di non averla messa troppo
nei guai. Quando si girò per andare in cucina
notò lo
sguardo severo del padre e capì che anche lui non avrebbe
avuto
una mattinata leggera.
"Ti rendi minimamente conto dello spavento che mi hai fatto venire
santo cielo?! Torno a casa dopo un turno estenuante in ospedale durante
il quale ho dovuto aprire e chiudere non so quante persone per salvare
loro la vita, e quando sono andato in camera tua questa mattina per
salutarti vedo il letto vuoto e nessun biglietto che mi desse tue
notizie! Ma cosa ti è saltato in mente eh?!"
sbottò David
appena ebbe chiuso la porta di casa. Sentiva i battiti del suo cuore
accelerare e iniziava a sentire il sapore di sangue nella sua bocca,
sapore che non doveva sentire, non doveva assolutamente sentirlo.
"Lo so scusami, ho sbagliato, ma non volevo! Sono uscita con Stiles e
ci siamo poi presi una cioccolata e mi sono addormentata. Non ti ho
lasciato nessun biglietto perchè credevo sarei tornata a
casa,
altrimenti lo avrei fatto!" si afrettò a dire la ragazza.
David sentiva le unghie affondare nei propri palmi ma non doveva
lasciarsi dominare dalla rabbia in quel modo, doveva calmarsi: ora
Rachel era in casa al sicuro, e non c'era bisogno di essere
più
preoccupati.
"Cos'è, una sorta di ribellione?" disse l'uomo dopo che ebbe
riacquistato la calma.
"Una sorta di che?!" chiese Rachel.
"Di ribellione. Sono alcuni giorni che sei strana. Sei arrabbiata per
il trasferimento? O per la storia di Derek e la sua famiglia? E'
così che mi fai capire il tuo disagio Rachel, non tornando a
casa la sera?"
"Santo cielo no! Zio mi sono solo addormentata a casa di Stiles
perchè ero stanchissima! E poi mi piace vivere qui, si sta
bene."
"Oh ok, bene..." rispose David e si diresse in cucina, seguito dalla
nipote.
Rachel prese una tazza, il latte, dei cereali e si sedette al tavolo
per fare colazione.
"Tesoro?" si sentì chiamare Rachel dallo zio.
"Si?"
"Vuoi andare a trovare i tuoi genitori questo pomeriggio? Ormai
è passata una settimana da quando siamo qui e magari
vorresti andare a trovarli."
disse David con un tono di voce a metà tra la tristezza e la
compassione.
"Si." rispose la ragazza con un filo di voce, per poi riprendere a
mangiare.
Rachel si sentiva dannatamente in colpa: da quando era tornata a Beacon
Hills non era mai andata a trovare i suoi genitori perchè
troppo
presa dalle novità a cui era andata in contro la sua vita,
sebbene si fosse ripromessa di andare da loro il prima possibile.
"Vado a dormire un paio d'ore Rachel, mi spiace lasciarti sola ma non
riesco a reggermi in piedi." le disse suo zio dandole un bacio sulla
testa, per poi sparire al piano di sopra.
Rachel finì di fare colazione, lavò lentamente i
piatti,
li asciugò, li mise al loro posto ed andò a
sedersi sul
divano dal quale si alzò subito dopo. Scese le scale che
portavano nello scantinato, andò verso gli scatoloni
ammassati
sul fondo e ne aprì uno, prese un po' del suo contenuto e
tornò in salotto. Si diresse verso il vecchio video
registratore
e vi infilò la prima cassetta per poi tornare a sedersi sul
divano. La ragazza aveva compiuto questi gesti molto lentamente e
altrettanto lentamente sembrava scorrere il tempo mentre osservava il
filmato alla televisione.
"Andiamo Rachel sorridi! Ecco brava! Ora saluta papà che ti
sta riprendendo!" diceva la voce di sua madre.
"Papi
vieni qui vicino a me! Derry prendi tu la telecamera? Così
papà può
venire un po' qui vicino a me!" diceva la piccola Rachel seduta al
tavolo di casa con davanti la sua torta con 5 candeline ancora accese.
"La
prendo io Rachel, così tu e Derek potete stare vicini mentre
spegni le
candeline! Dai Laura vai anche tu con loro!" disse Jessie alla figlia
prendendo la videocamera dalle mani del marito.
"Adam, stringiti un po', ecco così!" continuò la
donna.
La scena cambia e Derek e Rachel stanno correndo per il giardino mentre
giocano a prendere.
"Non
vale Derry! Sei più grande e più veloce,
così vinci! E poi è il mio
compleanno, devo vincere io!" urlava la bambina al ragazzino, che
continuava a scappare.
"Ahah dai Kiki, corri più forte e vedi che
riesci a prendermi!" rispose lui sorridendole e rallentando quel tanto
che bastava affinchè la bambina lo prendesse ed iniziasse ad
esultare
felice.
La scena cambia ancora, Rachel è seduta su un'altalena
appesa ad un albero e Derek la spinge. Enrambi ridono e la bambina
chiede al ragazzino di spingerla più in alto.
"Derry più in alto dai! Voglio arrivare a toccare il cielo e
le nuvole!" ripeteva la bambina tenendo gli occhi chiusi e sorridendo.
Il ragazzino dopo un'ultima spinta saltò sull'altalena
insieme alla bambina ed entrambi ridevano felici.
Rachel tolse la cassetta e la riportò insieme alle altre in
cantina. Era stato stupido da parte sua rivederle, estremamente stupido
e masochista.
Decise di farsi una doccia per distendere i nervi e dopo che ebbe
finito si cambiò con una tuta, prese una bottiglietta
d'acqua ed andò a fare un giro per il bosco, lasciando un
biglietto allo zio. Era una bella giornata, il cielo era limpido,
soffiava un po' di vento ed il sole splendeva alto e dava vita a
splendidi giochi di luce tra le fronde degli alberi. Il bosco era
silenzioso, non si sentivano nemmeno gli animali e Rachel poteva
sentire tranquillamente il rumore dei propri passi. Decise di
abbandonare il sentiero e di dirigersi verso l'interno del bosco. Man
mano che si addentrava tra gli alberi, più il terreno
diventava ripido. Le piaceva passeggiare per il bosco, era estremamente
rilassante. Era ormai passata mezz'ora da quando era uscita di casa
quando notò un filo che passava a circa 20 centimetri da
terra alla sua destra e ci si avvicinò e mentre lo osservava
si sentì toccare una spalla e cacciò un urlo,
alzandosi in piedi.
"Che cosa ci fa una ragazza da sola in giro tra i boschi? Non sa che
sono pericolosi?" le chiese un anziano signore che Rachel riconobbe
subito.
"Preside Argent! Io...stavo facendo una passeggiata."
"Dovrebbe stare attenta signorina Moore, questi boschi sono abitati da
creature feroci e pericolose, ma lei lo sa già, non
è vero?" disse il vecchio e Rachel fece cenno di
sì con la testa.
"Torna a casa Rachel." disse allora Gerard Argent.
"Si, signore." rispose la ragazza che si incamminò verso
casa. Lo sguardo che il preside le aveva rivolto non le piaceva, era
come se sapesse che Rachel fosse a conoscenza dei licantropi.
Stiles era seduto al tavolo della cucina intento a mangiare la propria
colazione mentre sentiva lo sguardo del padre fisso su di lui.
"Che c'è?" chiese allora il ragazzo.
"Non devi dirmi nulla?" rispose il padre sedendosi davanti al figlio.
"Non so di cosa tu stia parlando papà."
"Oh andiamo Stiles, sai esattamente di cosa sto parlando!"
"Non credo ci sia molto di cui parlare papà, si insomma..."
"Non c'è molto di cui parlare? Potresti iniziare a spiegarmi
cosa ci facesse Rachel in camera tua magari e perchè
sembrava che suo zio volesse ucciderti." disse il padre interrompendo il
figlio.
"Siamo usciti ieri sera e quando siamo tornati qui ci siamo presi una
cioccolata e siamo poi andati in camera mia e ci siamo addormentati
papà! Non è successo nulla...di grave." rispose
Stiles arrossendo un po' tornando a fissare i suoi cereali.
"Avete almeno preso delle...precauzioni? Perchè sai,
è vero che amo i bambini ma non vorrei già
ritrovarmi nonno!" disse lo sceriffo dopo qualche minuto di silenzio.
"Papà, dai! Non mi sembra il caso di..." rispose Stiles che
venne interrotto subito dal padre.
"Figliolo è imbarazzante anche per me ok? Voglio solo che
siate protetti, anche perchè ci sono cose peggiori di
gravidanze indesiderate e..." disse lo sceriffo che venne interrotto
dal figlio.
"Hei papà frena, frena! Non è successo nulla ieri
sera, non c'è bisogno che ti preoccupi per nulla." rispose
il ragazzo.
"Quindi non avete..." chiese il padre lasciando il concetto in sospeso.
"No papà, non abbiamo fatto nulla. Ovviamente non sto
dicendo che non mi piacerebbe eh, perchè vorrei eccome,
altrochè! Solo che stiamo insieme da nemmeno due giorni e va
bene che Scott ed Allison hanno corso parecchio, ma così
sarebbe davvero esagerato. Sto straparlando vero papà?"
"Ti piace molto, vero?" rispose lo sceriffo sorridendo al figlio.
"Si..." rispose il figlio arrossendo. Lo sceriffo gli sorrise
nuovamente, si alzò da tavola e mentre andava in salotto gli
diede una pacca affettuosa sulla spalla.
Il cimitero di Beacon Hills era situato al confine est della
città su una piccola altura. La giornata si era guastata ed
ora il cielo era coperto dalle nuvole e presto sarebbe venuto a
piovere. Rachel fissava le tombe dei suoi genitori l'una vicina
all'altra, in silenzio, con le braccia conserte ed il cappuccio della
felpa tirato sulla testa per via del vento. Suo zio era appena andato
via, concedendole un momento da sola con loro. Era la prima volta che
li andava a trovare, non lo aveva mai fatto prima per via della
distanza che li separava, ed essere lì la faceva sentire in
qualche modo meno sola. Senza che se ne rendesse conto le lacrime
avevano iniziato a scorrere silenziose sulle sue guance e solo quando
se ne accorse Rachel si sentì schiacciata da un peso troppo
grande da sopportare e cadde in ginocchio, le mani che affondavano
nell'erba umida per via della pioggia che aveva iniziato a cadere da
cielo. Si sentiva inerme, inutile, estremamente debole ed esposta ed
odiava sentirsi così. Le mancavano terribilmente i suoi
genitori, le mancavano i giorni felici, le passeggiate tra i boschi con
il padre, i pomeriggi passati a fare le torte con la madre, le feste
passate con la famiglia, le canzoncine della buonanotte, le volte in
cui dormiva con i suoi per via degli incubi, le parole di conforto del
padre quando aveva paura e le carezze che le dava la madre quando
litigava con Derek. Le mancavano in un modo talmente doloroso che
sembrava che questo dolore potesse romperla in due. Ricorda ancora la
sensazione dei capelli di sua madre tra le sue dita, le piaceva
giocarci quando doveva addormentarsi, e ricorda di quando si
addormentava sul petto del padre, ascoltando il ritmo del cuore di lui.
Rachel si rialzò da terra e diede un ultimo saluto ai suoi
genitori per incamminarsi verso la macchina e verso metà
strada un nome attirò la sua attenzione:
"Marie Stilinski. Moglie,madre e figlia fantastica."
Si avvicinò alla lapide e posò una mano su di
essa, dopodichè riprese a camminare verso l'auto.
Non disse una parola per tutto il resto della giornata e suoi zio non
fece troppe domande, intuendo il motivo del silenzio della nipote. Si
andò a sedere sul divano e si mise a guardare un film,
poichè aveva il turno in ospedale la mattina seguente. Poco
dopo Rachel lo raggiunse e si sedette sulla poltrona, addormentandovisi
poco dopo.
La mattina dopo la ragazza si risvegliò nel suo letto, ma
non ricordava come vi ci fosse arrivata, evidentemente lo zio l'aveva
portata in braccio.
Quando scese per fare colazione si accorse che suo zio era
già andato a lavorare, così dopo aver mangiato,
essersi lavata ed aver messo un po' in ordine la casa decise di fare i
compiti per il giorno seguente. La giornata passò lentamente
e Rachel decise di passarla tra i libri pur di non pensare, ancora
segnata dalla giornata precedente. La sera Stiles la
chiamò alla finestra e le propose un gelato, ma la ragazza
era troppo giù di morale per accettare. Non è che
non avesse voglia di vederlo, solo non voleva vedere nessuno.
Prima di andare a letto guardò fuori dalla finestra e
notò un foglio appiccicato alla finestra di Stiles dove
c'era scritto: Per
qualsiasi cosa sai che puoi contare su di me. Buonanotte!
Rachel decise di scrivere un biglietto di rimando al ragazzo,
sapeva essere così dolce e premuroso Stiles, lo adorava
quando faceva così, la faceva sentire così bene.
Quando il mattino dopo Stiles si affacciò alla finestra
notò la risposta di Rachel al suo "cartello":
Lo so, mio
Batman! Buonanotte anche a te...
Scese a fare colazione con il sorriso stampato in faccia e suo padre
non gli fece troppe domande. Uscì di casa e trovò
la ragazza, la sua
ragazza, appoggiata alla Jeep. Aveva il viso provato dal sonno, come se
non avesse dormito bene così appena arrivò da lei
non le lasciò il tempo di dire nulla e
l'abbracciò cullandola e stringendola a sè.
Quando sciolse l'abbraccio le diede un leggero bacio sulle labbra per
poi aprirle la portiera dell'auto e richiuderla una volta che fosse
salita.
"Va tutto bene? Sei silenziosa e sembri distrutta." le chiese mentre
andavano a scuola.
"No, cioè si, sono solo stanca, non ho dormito molto
bene..." rispose la ragazza e Stiles non volle forzarla ad aprirsi.
"Sono andata a trovare i miei, per questo ero così strana
ieri. Mi spiace averti escluso così, ma era la prima volta
da quando sono morti che li andavo a trovare." aggiunse poco dopo la
ragazza.
"Non devi scusarti Rachel, ti capisco. Le prime volte che andavo a
trovare mia madre mi sentivo allo stesso modo. Ora stai meglio?"
"Si, ora sto meglio." rispose Rachel sorridendo al ragazzo .
La giornata passò piuttosto velocemente e l'allenamento
arrivò fin troppo presto. Derek li aspettava fuori
dall'edificio, le braccia incrociate ed un'espressione severa dipinta
sul volto che si fece ancora più dura quando vide le mani
incrociate dei due.
"Questa sera faremo un allenamento diverso: andremo nel bosco e io ed
Isaac dovremo ritrovarvi. Vi lasciamo dieci minuti di vantaggio nei
quali dovrete nascondervi e correre più che potete. Siete
pronti? I dieci minuti partono ora! Oh e dimenticavo, conviene che vi
dividiate, o sarà più facile per noi trovarvi!"
disse Derek non appena Isaac li ebbe raggiunti e dando subito il via
all'allenamento.
Rachel una volta che si fu separata da Stiles iniziò a
correre il più velocemente possibile, non le piaceva l'idea
di ritrovarsi a correre da sola per i boschi con due lupi alle
calcagna. Inciampò svariate volte e quando i dieci minuti
furono finiti non sapeva più dove andare. Ad un tratto vide
un albero abbastanza facile da scalare, così decise di
arrampicarsi su di esso e si nascose su un ramo piuttosto spesso. Il
bosco era pieno di rumori e la ragazza saltava alla minima cosa.
"Bu!" le sussurrò Derek all'orecchio facendola saltare e
cadde giù dall'albero, atterrando sulla schiena. Il lupo la
osservava dal ramo, gli occhi solitamente blu cerchiati da un rosso
acceso e le zanne scoperte in un sorriso poco rassicurante. Rachel non
perse tempo ed iniziò a correre nuovamente per il bosco, ma
il lupo continuava a starle dietro. Ad un tratto inciampò su
di un ramo e finì dritta per terra e si girò,
pronta a rialzarsi, ma il lupo si fiondò su di lei,
bloccandola sul terreno ricoperto dalle foglie.
"Presa..."le sussurrò nuovamente all'orecchio inspirando a
pieni polmoni il suo odore, per poi rialzarsi subito dopo.
Tornarono alla Jeep di Stiles in completo silenzio e quando
Stiles ed Isaac li raggiunsero Derek parlò.
"Non è andato troppo male come allenamento, vi siete
nascosti abbastanza bene. Solo un piccolo appunto: se scappate per
salvarvi la vita, anche se siete con le spalle a terra, continuate a
lottare. Per ora è tutto, ci vediamo sabato sera alla stessa
ora." concluse il lupo e fece per voltarsi ma si fermò
quando sentì la voce di Rachel.
"Sabato sera non possiamo. C'è la festa per il mio
compleanno Derek. Dobbiamo fare un'altra sera."
"Allora venerdì sera." rispose il lupo che subito dopo
andò nel suo rifugio.
Derek si era completamente dimenticato della festa della ragazza, Scott
gli aveva consegnato l'invito e l'Alpha lo aveva guardato come se fosse
impazzito.
Non pensava di andare alla festa, e non poteva capire perchè
la ragazza lo avesse invitato. In parte però si sentiva
felice all'idea che lo avesse fatto e ci stava pensando prima
dell'allenamento quando vide Rachel e Stiles arrivare mano nella mano.
Derek avrebbe voluto staccare la testa al ragazzo e nella sua testa la
sua parte lupesca continuava ad urlare "MIA" ma represse quel suo
istinto. Quando però si trovò nel bosco sopra
alla ragazza dopo che l'ebbe immobilizzata Derek era alle prese con una
difficile lotta interiore, che venne vinta dalla sua parte razionale.
Quella ragazza era un vero e proprio pericolo per il suo autocontrollo.
Doveva starle lontano.
Il più lontano possibile.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** XII Capitolo: Feste e regali...inaspettati! ***
capitolo12bis
NdA:
Buonasera! Eccomi di nuovo tra voi! xD Chiedo scusa ma sono andata al
mare ed ero senza internet e non potevo aggiornare, senza contare che
ero in crisi perchè avevo perso l'ispirazione D:
Ma per farmi perdonare vi ho scritto questo bel capitoletto xD
Questo dodicesimo capitolo lo voglio dedicare a Niita: so che
è un periodo un po' stressante, e spero che ti faccia
sentire un po' meglio leggere questo mio orrore, ti voglio bene ;)
Come sempre
ringrazio tutte le persone che leggono/recensiscono la storia, tutti
coloro che l'hanno inserita tra le preferite, le seguite e le ricordate
:)
Detto questo vi lascio al capitolo! Un bacione! ;)
PS: ora che inizia la scuola aggiornerò meno frequentemente,
anche perchè quest'anno è l'anno della
maturità, e dovrò studiare parecchio! D:
XII Capitolo
: Feste e regali...inaspettati!
La
pioggia scendeva fitta ed i lampi illuminavano a giorno il cielo
ormai scuro, cosa piuttosto strana per essere ormai ottobre.
Rachel
guidava l'auto dello zio diretta al nascondiglio di Derek per
l'allenamento settimanale. Prima di uscire lo zio le aveva chiesto
dove stesse andando e lei si era inventata una scusa così su
due
piedi, dicendo di dover andare da Scott che aveva dei problemi con
Allison e per assicurarsi che l'uomo le lasciasse l'auto aveva detto
che Stiles si trovava già a casa dell'amico, e una volta
uscita di
casa ed acceso il motore della macchina mandò un sms al suo
ragazzo
per chiedergli di coprirla.
Quella sera Stiles avrebbe saltato
l'allenamento perchè doveva fare qualcosa con Scott, e
Rachel non
era proprio al settimo cielo all'idea di doversi allenare da sola con
Derek e gli altri membri del branco. Una volta parcheggiata l'auto
davanti all'entrata del nascondiglio, Rachel si trovava a dover
combattere contro un attacco di panico, i fulmini continuavano ad
illuminare il cielo ed i tuoni rimbombavano nel silenzio della notte.
Sebbene dovesse fare solo pochi metri per arrivare alla porta, la
ragazza era terrorizzata. Una volta che ebbe calmato il proprio
respiro Rachel si fece forza ed uscì dall'auto
incamminandosi
velocemente verso la porta e quando vi fu davanti non esitò
ad
aprirla senza bussare e prese a scendere le scale.
Quando arrivò
alla fine delle scale si aspettava di trovare il branco, o almeno
parte di esso, intento ad allenarsi, ma non vi trovò
nessuno. Posò
la borsa su una cassa e iniziò a chiamare Derek, senza
ottenere
risposta, provò un'altra volta ma le rispose soltanto il
silenzio.
Ricontrollò la data e l'ora dell'allenamento e vide che
erano
giuste, ma allora dov'erano finiti tutti?
Rachel non sapeva che
Derek fosse nascosto nell'ombra, paralizzato in un'ardua lotta tra la
sua parte umana e quella animale, e che la stesse osservando.
Quella
sera la ragazza aveva un odore particolarmente invitante per la parte
più selvatica di Derek, sapeva vagamente di cannella e
solleticava
il naso al lupo rendendolo schiavo di quell'odore. Voleva sentirlo
meglio, avvicinarsi ed arrivare alla fonte di quell'odore, poter
annusare la pelle della ragazza, toccarla, accarezzarla, morderla...
No, non doveva cedere a quell'istinto; per questo se ne stava
rintanato nell'ombra, sperando che Rachel se ne andasse. La vide
prendere il telefono e comporre un numero, e poco dopo il suo
cellulare iniziò a squillare, attirando così
l'attenzione della
ragazza. Derek scese dalla trave sopra cui si era arrampicato e si
avvicinò alla ragazza. Non le lasciò il tempo di
fare domande
poichè le chiese subito, con un tono di voce più
brusco di quello
che si aspettava:
"Dov'è Stilisnki?"
"Lui, lui
non può venire oggi, ci sono solo io. Perchè ti
nascondevi e dove
sono gli altri?" rispose lei.
"Ci sono solo io."
rispose il lupo ignorando l'altra parte della domanda. "Ma dato
che Stiles non c'è non posso allenarti, dovete procedere
insieme,
non potete essere uno più indietro rispetto all'altro. Puoi
anche
tornare a casa."
"Non posso, ho detto a mio zio che
sarei stata via per almeno un paio d'ore, non posso tornare a casa
dopo nemmeno venti minuti."
Derek si girò dando le spalle
alla ragazza e si diresse nel suo vagone, uscendone poco dopo con dei
libri pesanti e dall'aria piuttosto antica in mano.
"Puoi
restare qui, ma io ho da fare." le disse e si immerse nella
lettura, sperando di riuscire a non pensare all'odore della
ragazza.
Sentì Rachel che si sedeva su una panca, il battito del
cuore che ogni tanto accelerava per poi tornare normale. Derek si
concentrò su quell'anomalia e si accorse che all'aumentare
del
battito cardiaco corrispondeva una forte traccia di paura nell'odore
della ragazza. Quando l'ennesimo fulmine illuminò il cielo ed
il tuono
che ne seguì fece tremare le finestre del magazzino, Derek
capì il
motivo della paura della ragazza: aveva il terrore dei
temporali.
Senza rendersene conto si alzò e si diresse nel
vagone, uscendone poco dopo con una tazza di camomilla fumante, che
porse senza dire nulla alla ragazza, la quale l'accettò con
sguardo
stupito, dopodichè il licantropo tornò a
concentrarsi, o meglio a
tentare di non cedere alla sua parte animale, sulle pagine del libro
che aveva davanti.
"Come facevi a ricordartelo? Sono passati
anni ormai..." la voce di Rachel interruppe il filo dei pensieri
del lupo, il quale intuì che la ragazza si stesse riferendo
alla
camomilla.
"Il tuo odore." ammise il licantropo senza
pensarci, per poi aggiungere "Sento la paura ogni volta che
c'è
un lampo o un tuono, e mi sono ricordato che quando avevi paura mia
madre o la tua ti facevano una camomilla per farti
rilassare."
"Grazie..." rispose la ragazza e Derek
non rispose, tornando alla lettura.
Non si accorse nemmeno che
Rachel gli si fosse avvicinato e quando percepì la voce
della
ragazza provenire da dietro di lui il suo cuore mancò un
battito, ma
ovviamente non lo diede a vedere.
"Cosa cerchi?" gli
chiese lei passando le dita su un disegno stampato sulla pagina che
Derek fissava ormai da diversi minuti.
"Risposte."
"A
cosa?"
"Delle domande." rispose secco il lupo.
"Ma
non mi dire!" disse a sua volta la ragazza sedendosi sulla panca
vicino a lui e sporgendosi un po' di più per leggere
meglio.
Sentirla così vicina, la fonte di quell'odore che lo
faceva impazzire quasi alla portata della sua bocca...
"Cos'è?"
chiese Rachel interrompendo, fortunatamente, il filo dei pensieri del
lupo ed indicando il disegno.
"E' un disegno." rispose
Derek e sentì la ragazza sbuffare ed aggiungere a bassa
voce, quasi
con timore: "Intendo dire, che essere, bestia, cosa
è?"
"Il Kanima." rispose lui.
"Perchè
Jackson quella sera non era come quel coso?"
"Perchè
non era totalmente trasformato." rispose Derek ed il silenzio
scese nuovamente tra i due.
"La tua gamba, è guarita?"
chiese il licantropo, il quale non riuscì a nascondere una
punta di
preoccupazione nella voce.
"Si, anche piuttosto velocemente
rispetto al solito." rispose la ragazza massaggiandosi quasi
inconsciamente la coscia.
Derek tornò a leggere il libro sperando
di trovare informazioni utili su come uccidere il Kanima, ma non
riusciva a trovarne. Certo c'erano molte informazioni sul Kanima e
sulla sua leggenda, ma nessuna di queste menzionava qualcosa su come
ucciderlo. Continuava a sfogliare il libro ma ormai non trovava
più
notizie sul mostro-lucertola, solo informazioni su un particolare
tipo di luna, la "Worm Moon", la quale non era
particolarmente interessante. Girò l'ennesima pagina e
quando lesse
il titolo del capitolo per poco non gli venne un infarto. A caratteri
grandi la parola "Genitrici" spiccava ai suoi occhi come se
fosse stata scritta con pittura fluorescente.
"Genitrici."
sentì Rachel dire, evidentemente incuriosita dall'argomento.
"Cosa
sono?"
"Nulla di importante ai fini della caccia al
Kanima." rispose Derek secco e chiuse il libro aprendone un
altro e ricominciando la ricerca.
Non si accorse del tempo che
passava e quando Rachel si alzò e si diresse verso le scale
le
chiese dove stesse andando.
"Il temporale è passato ed è
un'ora più che accettabile per tornare a casa." rispose la
ragazza e una volta presa la borsa iniziò a salire le scale
per poi
fermarsi dopo pochi gradini.
"Grazie, per avermi fatta
restare qui e per la camomilla." disse ed il ragazzo fece un
gesto con la testa che Rachel interpretò come un "Di niente
Rachel" e riprese a salire le scale, salvo fermarsi dopo nemmeno
due passi.
"Dato che immagino domani sera non verrai,
permetterai almeno al branco di venire alla festa?" chiese con
voce monotona la ragazza.
"Non vedo perchè dovrei
impedirglielo." rispose il lupo e la ragazza riprese a salire le
scale, per poi varcare la soglia del magazzino.
Subito dopo
Derek prese le chiavi dell'auto e si diresse verso la clinica
veterinaria sapendo di potervi trovare il veterinario.
Entrò
nella saletta d'aspetto, nonostante il cartello con la scritta
"CHIUSO" fosse affisso sulla porta principale, e si ritrovò
faccia a faccia con Alan.
"Derek, cosa posso fare per te?"
chiese l'uomo aprendo la porticina del bancone al lupo e facendogli
segno di entrare.
"Credo mi serva della morfina."
"Della
morfina?"chiese dubbioso Alan.
"Si, per Rachel. Credo
che sia vicina al primo periodo."
"Non ne avrà
bisogno."
"Sta con Stilinski solo da una settimana,
conoscendola non si spingerà così oltre dopo
così poco tempo."
disse Derek con tono duro.
"Non mi riferivo al fatto che lei
stia con il signor Stilinski, bensì al fatto che il primo
periodo
del bisogno non porti con sè il "bisogno" vero e proprio.
Ma ora Derek devi dirmi esattamente come ti sei sentito con lei
accanto, per capire quanto realmente sia vicina al Periodo."
disse il veterinario sedendosi su una sedia e aspettando che Derek si
sedesse a sua volta, cosa che ovviamente non accadde.
"Sapeva
vagamente di cannella, e menta piperita credo, era un odore
particolare, che mi solleticava il naso e la mia parte più
animale
era come impazzita. Voleva avvicinarsi di più, prendere il
sopravvento e fare in modo di sentire la fonte di quell'odore sotto
le sue mani." ammise l'Alpha quasi sussurrando.
"Volevi
morderla." Disse Alan, e la sua non era una domanda, ma un
affermazione. Il lupo annuì ed il veterinario
continuò a
parlare.
"Dovrai morderla, domani, massimo dopodomani."
"La
luna piena è appena passata." rispose Derek.
"Ma il
primo periodo del bisogno non coincide con la luna piena. Vai alla
festa Derek, tienila d'occhio." disse il veterinario alzandosi
ed avviandosi verso l'uscita. "Ma soprattutto, quando sarà
il
momento, mordila. Non rischiare che muoia solo per paura di
affezionarti nuovamente a qualcuno." concluse ed aprì la
porta
al lupo, il quale uscì senza dire nulla.
Quando
Rachel gli disse che sarebbe andata da McCall, David capì
dal
battito accelerato di lei che era una bugia, e ne ebbe la conferma
quando la nipote tornò con addosso un odore più
che chiaro: l'odore
di un Alpha. E David sapeva anche chi fosse l'alpha in questione, ma
non capiva perchè la nipote dovesse essere andata da Derek
Hale.
Solo quando la ragazza si sedette sul divano vicino a lui per
guardare un po' di televisione David si accorse dell'odore
particolare che emanava la ragazza, sapeva di cannella e un qualche
altro odore indefinibile ma allo stesso tempo inequivocabile: il
primo Periodo del Bisogno di Rachel era vicino. Una domanda si fece
largo nella mente dell'uomo: lei sapeva della sua natura ed era per
questo che gli aveva mentito ed era andata da Derek? Se così
fosse
stato glielo avrebbe detto, e poi non riusciva a capire come avesse
potuto sapere delle sue qualità, quindi David dedusse che la
ragazza
fosse all'oscuro del suo "dono" e di conseguenza del
segreto dello zio.
"Domani sarò a pescare con lo Sceriffo,
quindi puoi usare la macchina. Ma se riesci la sera potresti farti
accompagnare alla festa? Perchè domenica ho il turno del
mattino ed
avrò bisogno dell'auto. So che è il tuo
compleanno ma prometto che
quando sarò tornato dall'ospedale festeggeremo come si deve,
con una
torta ed una bella cena ok?" disse David interrompendo il
silenzio.
"Non preoccuparti zio l'auto mi servirà solo al
mattino perchè mi accompagnerà Stiles alla festa.
Oh, quasi
dimenticavo: è un problema se mi fermo a dormire da Lydia?
Così la
aiuto a rimettere a posto la casa dato che si è offerta di
fare la
festa a casa sua e di organizzarla lei stessa."
"Certo
che puoi restare a dormire da lei tesoro, sono contento che tu abbia
stretto amicizia con lei. Sembra una brava ragazza, e dopo quello che
mi hanno raccontato credo le faccia bene un'amica."
"Già,
ora a scuola la guardano come se fosse una mezza pazza, e le cose con
Allison non vanno molto bene. Si sono allontanate e Lydia ci sta
male, sono migliori amiche." rispose la ragazza.
"Immagino.
Ma dimmi, chi ci sarà?"
"Io ho invitato Stiles, Scott,
Erica, Jackson, Boyd ed Isaac e dovrebbero venire, poi Lydia ha detto
che dovevo conoscere altre persone ed ha invitato praticamente tutta
la scuola."
"E Derek Hale?" chiese David,
osservando attentamente le reazioni della nipote.
"Lui... Non
credo che verrà, anzi ne sono sicura." ammise la
ragazza.
L'uomo poteva percepire chiaramente la delusione della
ragazza, ma era felice all'idea che l'Alpha stesse lontano dalla
nipote.
"E' meglio così Rachel. Loro, Derek e la sua
famiglia, sono delle bestie. Devi stare lontana da quel ragazzo."
La
ragazza per tutta risposta annuì e si alzò dal
divano.
"Io
vado a letto zio, buonanotte." disse Rachel e diede un bacio
sulla guancia allo zio.
"Buonanotte tesoro." rispose
l'uomo e la ragazza salì in camera sua.
Quando
Stiles suonò alla porta Rachel era già pronta e
si precipitò ad
aprire.
"Buonasera!" disse il ragazzo e baciò Rachel
come se non ci fosse cosa più importante da fare in quel
momento,
come tentare di arrivare in orario alla festa per
esempio.
"Buonasera." rispose la ragazza una volta che
ebbe staccato le proprie labbra da quelle del giovane. Uscirono di
casa e salirono sulla Jeep del ragazzo e per tutto il tragitto
parlarono di tutto un po' e quando furono fuori dalla casa di Lydia
Stiles si attardò a scendere.
"Stiles?" disse Rachel
andando davanti alla portiera aperta del ragazzo che trafficava con
una mano nella tasca della giacca.
"Si ci sono, cercavo una
cosa." disse ed estrasse una scatolina che porse alla
ragazza.
"Questo è per il tuo compleanno, e per la nostra
prima settimana. Quando ieri l'ho visto ho pensato subito a te e ho
dovuto comprarlo. Scott mi ha aiutato con la misura, spero ti vada."
disse Stiles.
Quando Rachel aprì la scatolina vi trovò un
braccialetto in argento con un ciondolino a forma di farfalla, era
estremamente semplice ed elegante e Rachel era senza parole.
"Stiles
è bellissimo." disse e si fece aiutare dal ragazzo a
metterlo.
"Grazie." disse ed avvicinò le proprie labbra a quelle
del ragazzo, coinvolgendolo in un bacio intenso, quando furono
interrotti da una risatina proveniente da Allison.
Entrarono in
casa accolti da Lydia che portò nella stanza degli ospiti la
roba di
Rachel, e poi fece vedere a tutti come aveva addobbato la casa per la
serata: c'erano palloncini del blu del vestito della festeggiata
sparsi un po' ovunque ed in giardino vi erano dei tavolini con sopra
una tovaglia bianca, ed un tavolo più grande con sopra una
specie di
fontana per il punch, che era di un azzurro tendente al blu.
"E'
fantastico Lydia!" Disse Rachel vedendo tutto ciò.
Iniziarono
ad arrivare anche gli altri invitati e la festa iniziò.
La
musica era alta, c'era gente ovunque che ballava, rideva e scherzava;
in qualche angolo si appartavano le coppiette e tutto procedeva alla
perfezione.
Arrivarono anche i componenti del branco di Derek e
sembravano essere tutti comunque a loro agio.
Rachel si sentiva
felice e vedere i suoi amici sorridere e divertirsi la rendeva ancora
più contenta. Ad un tratto Stiles la prese per mano e la
condusse in
una parte della casa meno affollata e complice dell'alcol si
fiondò
sulle labbra della ragazza, la quale rispose al bacio con
più impeto
di quanto avesse pensato.
Poco dopo però Rachel iniziò a
sentirsi poco bene, la testa le girava, così come sembrava
girasse
la stanza intorno a lei, aveva caldo e riusciva a respirare con
estrema fatica. Stiles era visibilmente preoccupato e riusciva a
reggere a malapena il peso della ragazza che sembrava essere sul
punto di svenire.
"Portala su." disse Derek, comparso
all'improvviso, ed aiutò il ragazzo a portare Rachel al
piano
superiore. La misero sul letto e Derek chiuse la porta alle sue
spalle.
"Che succede?!" chiese Stiles spostando una
ciocca di capelli dal viso della ragazza.
"Devo portarla via
da qui..." disse il lupo più a se stesso che a Stiles ed
aggiunse poi "Manda un messaggio a Lydia dal telefono di Rachel
con scritto che dorme da te o roba simile, poi raggiungimi alla mia
auto." Dopodichè prese in braccio Rachel ed uscì
dalla
finestra. Stiles rimase un momento imbambolato a guardare il luogo in
cui fino a pochi istanti prima si trovava la sua ragazza, poi fece
come Derek gli aveva detto ed uscì dalla porta sul retro.
Una volta
entrato nell'auto del lupo Stiles pretese delle spiegazioni.
"Devo
morderla, e non potevo farlo lì." si giustificò
l'alpha.
"Cosa!? No, no, no. Andiamo Derek, non ti bastano
Boyd, Isaac ed Erica, devi per forza trasformare anche la mia
ragazza?"
"Se non la mordo morirà Stiles, è questo che
vuoi?"
"Che cosa?!"
"E' complicato e lungo
da spiegare." tagliò corto il lupo.
"Bhe tu dimmelo nel
modo più corto e semplice che conosci!" rispose l'umano
esasperato.
"E' una genitrice, una specie di licantropo
recessivo. Deve essere morsa in un determinato momento e se
ciò non
avviene lei muore. E' abbastanza chiaro il concetto?"
Stiles
annuì solamente, per la prima volta si trovava a corto di
parole. La
sua ragazza era un licantropo recessivo e rischiava di morire di
lì
a poco. Si Stiles era abbastanza shockato. Una volta giunti davanti
al rifugio di Derek l'umano aiutò l'alpha a portare dentro
la
ragazza e la posarono sul letto di fortuna del lupo.
"Avvisa
Scott che tu e Rachel siete con me, e digli di avvertire anche il
resto del branco." disse Derek lanciando il cellulare a Stiles
mentre si chinava sul fianco della ragazza.
"Hei hei hei! Non
vorrai rovinarle il vestito vero!? Se lo farai si cucirà lei
stessa
un cappotto con la tua pelle!" disse Stiles.
Allora il lupo
puntò alla gola di Rachel e per una volta lasciò
che la sua parte
animale prendesse il sopravvento: gli occhi divennero rossi, le
unghie si allungarono così come i canini che poco dopo
perforarono
il collo della giovane ormai svenuta. Sentire il sapore del sangue di
lei sulla propria lingua lo stava facendo impazzire, voleva di
più,
molto di più. Istintivamente il lupo emise un verso simile
alle fusa
di un gatto e totalmente guidato dal lupo che era in lui, Derek bevve
letteralmente un po' del sangue della ragazza. Subito dopo si
staccò
da lei, conscio del fatto che non poteva assolutamente andare oltre
con lei.
Magari
non ci fosse Stiles... No, nemmeno in quel caso!
Pensò il ragazzo.
Si pulì la bocca e notò Stiles con
un'espressione alquanto disgustata.
"Hai.bevuto.il.suo.sangue?!
Ma cosa sei, un dannato vampiro della Meyer invece di un licantropo?!
Ma dico io, sei diventato matto! Santo cielo è una cosa
rivoltante!
Però ora sta bene vero?" chiese il ragazzo avvicinandosi a
Rachel.
"Starà meglio. Hai detto agli altri di venire qui?"
chiese l'alpha.
"Si. Come mai li hai voluti riuniti?"
"Perchè
così devo spiegare le cose una volta sola." rispose Derek,
sedendosi su una panca.
"Quindi lei è come noi?"
chiese Scott altamente confuso, dopo che Derek ebbe spiegato tutto su
Rachel e la sua natura.
"Esatto."rispose l'alpha.
"E
durante la luna piena diventa una malata del sesso. Ti
toccherà
faticare parecchio Stiles!" disse Erica, la quale ricevette un
ringhio di ammonimento dal suo alpha.
"Quindi suo zio è un
licantropo anche lui?" chiese Isaac e Derek annuì.
Poco dopo
la riunione del branco era finita e mentre Boyd, Erica ed Isaac se ne
stavano andando Derek aggiunse "Gli Argent non dovranno mai, e
dico mai sapere cos'è Rachel, sono stato chiaro?"
I beta
annuirono e tornarono alle rispettive case.
"Stiles, Scott,
potete andare anche voi. Lei sarà meglio rimanga qui, nel
caso
avesse bisogno di aiuto." Disse l'alpha e Stiles, stremato da
quella serata, non osò controbattere e tornò a
casa con
Scott.
Derek intanto si diede una sistemata e preso un cuscino dal
letto, si sistemò per terra vicino alla ragazza.
Rachel
aveva dormito male quella sera, si era appena svegliata e si sentiva
già incredibilmente stanca. Si stiracchiò un po'
ed avvertì un
dolore al lato sinistro del collo ed improvvisamente ricordò
di come
si fosse sentita male alla festa, di come si ritrovò nel
covo di
Derek, del ragazzo che le mordeva il collo per trasformarla.
Si
alzò di scatto e si guardò intorno, ma di Derek
non c'era
traccia.
Uscì dal vagone e girovagò un po'
finchè lo trovò
intento a preparare la colazione. Rachel ora riusciva a distinguere
ogni odore presente in quella stanza, compresi i diversi odori che
provenivano dal lupo, ed inoltre ci sentiva anche troppo bene, il
rumore delle auto sulla strada ora era facilmente udibile.
Non
salutò il lupo con il buongiorno o roba simile,
semplicemente si
limitò ad osservarlo ed intanto sentiva la rabbia crescere
dentro di
lei.
"Che cosa hai fatto." disse la ragazza con un tono
glaciale.
Il lupo alzò lo sguardo dalle uova strapazzate che
stava cucinando ma non rispose.
Al silenzio del ragazzo la rabbia
dentro Rachel crebbe ancora di più.
"Perchè diamine mi hai
trasformata Derek Hale?!"
"Dovevo farlo." si
giustificò il ragazzo.
"Che razza di giustificazione è mai
questa?"
"La mia, ora mangia le uova, che dobbiamo
andare da Deaton più tardi."
La ragazza non obbiettò e
mangiò le uova velocemente dopodichè
andò nella direzione
indicatagli da Derek e trovò il bagno. Quando
uscì Derek la
aspettava con le braccia incrociate.
"Andiamo." disse
l'alpha.
"Non credere che solo perchè ora faccio parte del
tuo branco tu possa comandarmi così!" rispose la ragazza.
"Tu
non fai parte del mio branco." rispose a sua volta Derek.
"Ok
sai cosa c'è? Sono stufa del tuo comportamento Derek! Prima
mi salvi
la vita, poi dici che è stato un errore salvarmi, poi mi
salvi
nuovamente e ti diverti a stuzzicarmi, poi mi dici di starti lontano,
poi mi alleni a difendermi, poi mi mordi ma dici che non faccio parte
del tuo branco, allora perchè diamine mi hai voluta
trasformare?!"
sbottò Rachel.
"Io non volevo trasformarti Rachel!
Questo è il punto! E poi non ho mai detto di aver rimpianto
di
averti salvata."
"A no? E allora quale sarebbe il grande
errore che hai commesso, lupone?"
"L'averti baciata, la
sera che sei uscita con Isaac." disse sottovoce Derek.
In
quel momento Rachel capì che quello che credeva fosse un
sogno in
realtà era la semplice verità.
"Ora andiamo? O hai altre
sfuriate da fare?" chiese l'alpha spazientito.
"Però
guido io." disse Rachel rubando le chiavi al lupo.
"E
perchè mai dovresti?"
"Bhe per prima cosa me lo devi
per: punto A, avermi rovinato il vestito; punto B, aver rovinato la
festa del mio compleanno; secondo, perchè oggi è
il mio compleanno;
e terzo perchè hai una bella macchina." rispose la ragazza
aprendo la portiera dal lato del guidatore. Derek non rispose e si
sedette dal lato del passeggero e per tutto il tragitto verso la
clinica veterinaria era un continuo ringhiare. Arrivati dal dottor
Deaton l'uomo spiegò a Rachel tutto sulla sua nuova natura e
su come
gestirla, fornendo particolari in più a Derek, come il fatto
che la
ragazza fosse in grado si sentire meglio e guarire più
velocemente,
oppure come il fatto che sapesse distinguere i vari odori e stati
d'animo, e di come i suoi occhi diventassero gialli e le zanne le
spuntassero in particolari momenti.
Quando fu a casa Rachel non
poteva crederci, si sentiva come se il mondo le fosse crollato sotto
i piedi e si rifiutava di credere a tutto ciò. E come se non
bastasse aveva capito che suo zio sapeva quando gli mentiva:
perchè
era un licantropo anche lui. Dopotutto se sua madre era una genitrice
e lo era anche sua nonna e la sua bisnonna, allora suo zio doveva
essere per forza un licantropo. Decise però di abbandonare
per un
momento tutti quei pensieri e si concesse una lunga doccia calmante e
quando vi uscì vide che sul collo non c'era più
alcuna cicatrice.
Scese giù in cucina e vide che lo zio si era dimenticato di
lavare i
piatti così li lavò lei. Piano piano realizzava
che quello che le
era successo era tutto vero, e improvvisamente non voleva che lo
fosse: voleva essere normale, solo normale. Come a voler avere un
ulteriore prova della sua natura Rachel prese un coltello e si fece
un taglio lungo l'avambraccio sinistro, che sanguinò
abbastanza ma
che si richiuse dopo pochi secondi. Rachel si lasciò cadere
seduta
sul pavimento, assalita dalle tante emozioni, ed iniziò a
piangere.
Così la trovò lo zio al ritorno dall'ospedale e
quando
le chiese cosa fosse successo bastò uno sguardo di lei a
fargli
capire che sapeva tutto.
"Mi dispiace." disse soltanto,
sperando di calmare la rabbia che sentiva provenire da lei.
"Non
mi hai mai detto cosa sei, hai portato me e mia madre via da qui
perchè dicevi che gli Hale fossero pericolosi quando tu sei
come
loro!? Ho dovuto scoprire la verità su di me solo
perchè Derek mi
ha morsa! Altrimenti non me lo avresti mai detto vero? Ti rendi conto
che ti sei comportato sempre da ipocrita con me? Santo cielo zio
siamo una famiglia noi, e mi tieni all'oscuro di una parte
fondamentale della mia vita!?" disse la ragazza tutto d'un
fiato, finendo poi però per abbracciare lo zio e riprese a
piangere
per sfogare tutte le sensazioni che provava.
"Andrà tutto
bene piccola mia, te lo prometto." disse l'uomo, accarezzando la
schiena della nipote.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** XIII Capitolo: Cacciatori. ***
capitolo 13
NdA: Ma salve bella
gente!
Come state?
Come vi
è andato il ritorno a scuola?
Ho una notizia
per voi: la
vostra Kiki si è fatta bionda! (o per meglio dire, quasi
bionda,
dato che ho fatto SOLO un macello di meches xD)
Ma ora vi
starete chiedendo: e a noi che importa?
Ebbene, questo
cambiamento
avrà anche a che fare con la storia. Si lo so, sono
enigmatica
u.u *sorride con un sorrisetto (?) diabolico*
Anyway,
purtroppo
quest'anno ho la maturità ed il tempo per scrivere
diventerà poco, quindi aggiornerò meno
frequentemente MA
prometto di non sparire e di non lasciare la storia incompiuta, parola
d'esploratore della natura! *Disney Pixar Up docet xD*
Detto ciò, come avrete sentito ormai tutte, Colton lascia
Teen Wolf. Devo dire che mi dispiace molto, sia per il personaggio di
Jackson che era diventato molto interessante, sia per Colton stesso e
per gli altri ragazzi del cast: vedere Tyler Posey piangere
perchè Colton se ne va mi ha spezzato il cuore :( Spero che
torni prima o poi!
Come
sempre ringrazio tuuutte le persone che
leggono/recensiscono/seguono/hanno messo
tra le preferite/ricordate la storia, non so come farei senza di voi,
grazie!
Ora vi lascio
al capitolo!
Buona lettura!
Ps: a fine capitolo ci saranno altre note d'autore, mi raccomando
leggetele che sono importanti per la storia ;)
XIII Capitolo: Cacciatori.
Erano ormai passati quasi due mesi da quando Rachel era stata morsa e
la sua vita non era poi cambiata così tanto: le cose con
Stiles
andavano alla grande e l'iniziale imbarazzo si era dissolto; i suoi
voti a scuola erano nella media; il lavoro alla clinica veterinaria
procedeva senza troppi intoppi ed il rapporto con suo zio sembrava
essersi risanato dopo l'iniziale periodo in cui Rachel si rifiutava di
parlargli. Purtroppo però è risaputo che se a
qualcuno le
cose vanno fin troppo bene a qualcun'altro devono andare per forza
male. Difatti ultimamente Scott non era stato la persona più
fortunata del mondo: durante un rave, nel quale lui ed il branco di
Derek avrebbero dovuto catturare Jackson e trovare un modo per
salvarlo, Scott era stato preso dalla madre di Allison che aveva
tentato di ucciderlo, poichè continuava a vedersi con sua
figlia, ma era stato salvato da Derek il quale aveva dovuto mordere la
madre della ragazza. Purtroppo però la famiglia Argent, e la
stessa Victoria, aveva decretato che per nessun motivo nessun membro
appartenente ad essa poteva essere un licantropo, così
Victoria
si uccise e lasciò una lettera in cui spiegava il
perchè
alla figlia, omettendo ovviamente il fatto che avesse tentato di
uccidere il suo ragazzo. Così ora Allison si era unita a suo
nonno ed entrambi avevano iniziato una dura caccia ai licantropi la cui
unica eccezione era rappresentata da Scott oviamente. Per questo motivo
il branco di Derek era costretto a nascondersi. Per quanto riguarda i
suoi rapporti con l'Alpha, Rachel non aveva più avuto sue
notizie da quando era stata morsa, anche perchè suo zio le
aveva
consigliato di tenersi il più lontana possibile dal mondo
sovrannaturale. Sulla faccenda di Jackson e del Kanima non c'erano
stati molti sviluppi, e dopo la morte della ragazza al rave nessuno era
stato più ucciso, il che non era poi così una
brutta cosa.
Quel giorno Rachel correva per i corridoi della scuola, era in ritardo
per la lezione di chimica ed il professor Harris l'avrebbe messa in
punizione, sebbene fosse tra gli studenti con i voti più
alti
nella sua materia, se fosse arrivata nuovamente in ritardo. Questa
volta però non era colpa sua: Harper Benson, la responsabile
dell'organizzazione del ballo invernale, l'aveva trattenuta per
chiederle di realizzare lo sfondo e gli addobbi per il ballo, dato che
Lydia le aveva fatto vedere qualche suo schizzo e la ragazza era
subito corsa da lei.
"Lo so che te lo sto chiedendo con così
poco preavviso, e so che avresti anche poco tempo per realizzare il
tutto, ma il ragazzo che doveva occuparsene si è rotto una
mano
ed io non so come fare. Tu sei brava a disegnare e se accettassi di
aiutarci non solo salveresti me da un branco di ragazze infuriate
perchè il ballo fa schifo, ma salveresti anche il ballo
stesso.
Quindi ti prego, aiutami ad uscire da questa situazione!" le aveva
detto la ragazza e Rachel poteva sentire chiaramente l'odore di
speranza e ansia e non si era sentita di dirle di no. Arivvò
davanti all'aula di chimica che la porta si era appena chiusa,
così la riaprì ed andò a sbattere
dritta contro la
schiena del preside.
"Signorina Moore, ben arrivata! In ritardo anche quest'oggi?" le chiese
l'uomo.
"Mi scusi signor preside, sono stata trattenuta e" disse Rachel che
però venne interrotta.
"Oh ma non si preoccupi, la signorina Benson mi ha detto che
è
stata colpa sua. E poi se la mettessi in
punizione non potrebbe occuparsi del ballo dico bene?" concluse Gerard
e fece segno alla ragazza di andare a sedersi.
"Ora, come avrete sicuramente sentito, il professor Harris non
sarà presente per un po' di tempo ma frenate pure gli
entusiasmi, poichè a sostituirlo sarò proprio io.
Pensate
che fortuna avere un preside laureato anche in chimica eh?" disse
l'uomo ed iniziò la lezione.
L'estenuante giornata di scuola passò e Rachel ebbe
appena il tempo di ripassare inglese per il giorno dopo in biblioteca
che dovette correre in palestra per discutere con gli altri
organizzatori del ballo il fondale e le varie decorazioni. Il tema era
"Il paese delle nevi", un classico nel periodo invernale.
Gli addobbi sarebbero stati sul bianco, l'azzurro chiaro, l'indaco,
l'argendo ed il blu e per il fondale avevano proposto di rappresentare
la famosa luna blu, vale a dire la seconda luna piena del mese. La mole
di lavoro era enorme, ma Rachel aveva già pensato a chi
chiedere
aiuto: ovviamente avrebbe reclutato Stiles e Scott, ed eventualmente si
sarebbe rivolta a Lydia ma Allison, per ovvie ragioni, era fuori
discussione. Così finita la riunione, e dopo essersi diretta
al
supermercato più vicino per comprare la tempera e
l'occorrente
vario, Rachel tornò a casa, parcheggiò la sua
bimba, una
mini azzurra certo di seconda mano ma in ottime condizioni, e si
diresse direttamente verso la casa di Stiles.
"Salve!" disse radiosa stampando un bacio sulle labbra al suo ragazzo
una volta che lui le ebbe aperto la porta.
"Cosa c'è in quella busta?" chiese Stiles chiudendo la porta
e seguì la ragazza in cucina.
"Una sorpresa!" disse lei e girandosi verso il ragazzo
sfoderò un pennello e prese una latta di vernice.
Stiles guardò interrogativo gli oggetti e appena
capì cosa rappresentassero disse:
"Oh no, no, no, no, no!"
"Ed dai, per favore!"
"No, assolutamente no. Sono negato a disegnare ok? Farei solo danni
Rachel."
"Non dovresti disegnare, a quello ci penso io! Dovresti solo aiutarmi a
colorare il fondale. Scott e Lydia penseranno alle decorazioni. Non
posso farcela da sola! Ti prego!" disse la ragazza posando la roba sul
tavolo e abbracciando il ragazzo.
"Oh no, e sai perchè? Perchè finirà
con me e te
che facciamo tutto il lavoro, con Lydia che farà qualche
cosa e
con Scott che resterà seduto a fissare il vuoto e a
scarabocchiare il nome di Allison ovunque!"rispose Stiles abbracciando
a sua volta la ragazza e stringendola forte a sè.
Rachel non controbatté e rimasero così, stretti
in un
abbraccio, senza un motivo particolare, anche solo per riposarsi e per
affidare per un po' la propria stanchezza all'altro. La ragazza
alzò il viso e sussurrò nell'orecchio
di Stiles:
"Ti prego..."
Il ragazzo venne percorso da un brivido, ma non rispose, non voleva
cedere così facilmente. Allora Rachel iniziò a
baciargli
lentamente il collo seguendo la linea della giugulare fino ad arrivare
al bordo della maglietta, dopodichè ritornò su e
quando
venne il turno delle labbra di ricevere la propria dose di baci Rachel
si staccò un po' e disse:
"Ti prego Stiles..."
Stiles allora cedette, ma dopotutto qualsiasi ragazzo adolescente che
si fosse trovato nella sua stessa situazione, con la propria ragazza
che ti tortura in questo modo, avrebbe ceduto.
Rachel allora sorrise soddisfatta e diede un leggero bacio al ragazzo
per poi staccarsi da lui per prendere le buste.
"Hei!" esclamò Stiles indispettito. Insomma, dopo tutti quei
baci e quelle moine si sarebbe aspettato almeno uno di quei lunghi baci
che ti mozzano il respiro.
"Cosa c'è?"
"Come cosa c'è? Mi lasci così, senza nemmeno un
bacio
degno di questo nome, dopo che ho accettato di aiutarti in questa
impresa, consapevole del fatto che sicuramente non ne uscirò
vivo? Insomma credo di..."disse Stiles ma venne interrotto da Rachel
che gli diede un pizzicotto.
"Ahia! Ma sei impazzita!?"
"Te l'hanno mai detto che parli troppo Stilinski?" rispose Rachel, la
quale, dopo aver nuovamente posato le borse, baciò
finalmente il
ragazzo. Era un bacio umido, affannato, ruvido, fatto di respiri corti,
bocche unite e cuori scalpitanti. Si staccarono entrambi per riprendere
fiato e solo in quel momento Rachel sentì il rumore dei
passi
dello zio che si avvicinavano alla porta di casa Stilinski, seguiti poi
dal suono del campanello.
Stiles si precipitò ad aprire la porta e la prima cosa che
vide
furono gli occhi di un blu elettrico dello zio di Rachel.
Fortunatamente
la ragazza arrivò subito e, dopo aver salutato Stiles con un
bacio, si diresse velocemente verso casa per evitare il più
possibile qualsiasi scenata da parte dello zio.
***
Mancavano ormai solo due giorni al ballo d'inverno ed i preparativi
erano quasi ultimati. L'aiuto di Stiles, Scott e Lydia era stato
determinante per la riuscita del progetto, così ora Rachel
si
trovava sommersa dalle pentole intenta a cucinare la cena per il suo
ragazzo ed i suoi amici, per sdebitarsi in qualche modo.
"Sai vero che potevi ordinare la cena? O almeno potevate andare al
ristorante, ti saresti risparmiata tutta questa fatica." disse David
alla nipote.
"Lo so zio, ma non sarebbe la stessa cosa. Piuttosto-" disse Rachel
posando l'ennesima pentola nel lavandino "perchè non mi
aiuti e
lavi queste pentole, per favore? Tanto la tavola è
già
apparecchiata."
"Agli ordini!" rispose l'uomo che si mise al lavoro.
"Ti fermi a cena o esci prima? Che così vedo quanta pasta
buttare." chiese Rachel allo zio.
"Finisco di aiutarti ed esco, così evito a Jeff una cena
solitaria."
"Sta un po' meglio? Stiles mi ha detto che è piuttosto
giù di morale e che non si è reso conto che lui
si sia
accorto di quanto beve."
"Bene non sta, insomma ha perso il lavoro. Ma è per questo
che
voglio portarlo fuori, ha bisogno di distrarsi. Sta cercando un altro
lavoro, ma non c'è molta domanda. So che cercano uno al
McDonald
fuori città, ma non credo accetterebbe mai." rispose lo zio.
"Zio, stagli vicino, per favore. Stiles è preoccupato, si
sente terribilmente in colpa per il licenziamento."
"lo tengo d'occhio io, non preoccuparti piccola. Ora scappo, ci vediamo
più tardi. E credo sia arrivata Lydia." rispose David
posando
l'asciugamano ed andando ad aprire la porta alla ragazza.
Intanto Stiles stava tornando a casa dopo essere passato a prendere il
migliore amico e si subiva le lamentele senza fine del licantropo,
intrappolato in uno dei suoi tanti viaggi mentali su Allison.
"A proposito del ballo, quest'anno con chi ci andrai? Voglio dire, hai
già chiesto a Rachel di venire con te?" disse Scott
all'amico.
Appena il suo cervello ebbe elaborato le parole del lupo, Stiles
inchiodò.
"Cazzo!"
"Stiles?" chiese allarmato l'amico.
"Non gliel'ho chiesto! Santo cielo abbiamo passato la maggior parte del
tempo a preparare il ballo ma non mi sono ricordato di chiederle di
venirci con me! Non ho pensato nemmeno ad affittarmi un vestito! Sono
un'idiota! Ti prego Scott uccidimi tu ora, in questo momento, prima che
lo faccia Rachel o peggio, prima che lei lo dica a Lydia, che poi mi
ucciderà in un modo lento e doloroso! Per non parlare di suo
zio
che prima mi torturerà, poi mi castrerà ed infine
mi
ucciderà lentamente! Sono morto!" disse Stiles sbattendo la
testa sul volante.
"Hei amico calmati e respira. Hai ancora tempo per invitarla, ed un
vestito lo trovi. Invitala questa sera no? Piuttosto preoccupati di
arrivare in orario questa sera, o Rachel ci ucciderà
perchè il cibo si sarà raffreddato."
Stiles fece un respiro profondo, dopodichè rimise in moto e
ripartirono.
"Grazie." disse il ragazzo, dopo qualche minuto di silenzio.
"Non dirlo nemmeno per scherzo capito? Anche perchè se tu ti
fai
le seghe mentali, poi tocca a me sopportarti, e mi ruberesti il ruolo:
tu sei quello che ascolta, io quello complessato." rispose Scott,
dopodichè riprese con le sue lamentele su Allison.
"Sei in ritardo Stilinski." disse Lydia accogliendo i ragazzi.
"Scott è in ritardo, io sarei arrivato puntuale."
puntualizzò il ragazzo andando in cucina.
"Buona sera Moore." disse abbracciando Rachel.
"Stilisnki, la cena per tua fortuna non è ancora pronta,
altrimenti saresti morto se qualcosa si fosse raffredato! Scott non
c'è? Giurerei di averlo sentito entrare con te." rispose
Rachel
mentre continuava ad armeggiare tra i fornelli.
"Si è in sala con Lydia. Puoi fermarti un momento? Devo
chiederti una cosa." chiese Stiles serio.
"Certo." rispose la ragazza posando la pentola che aveva in mano.
"Ok premetto che sono un incredibile idiota ok? Mi chiedo ancora come
io abbia fatto a dimenticarmi di chiedertelo prima." disse Stiles e
fece una pausa per riprendere fiato e calmarsi, perchè
sembrava
che il cuore volesse uscirgli dal petto. Rachel percepì
l'ansia
del ragazzo ed il battito accelerato del suo cuore.
"Stiles, che succede?"
"Non mi uccidere ok ma... Verresti al ballo con me? Ok so che avrei
dovuto chiedertelo prima ma me ne sono dimenticato e non so
perchè e devo assolutamente calmarmi, si devo calmarmi e
respirare e-" disse il ragazzo che venne però interrotto
dalla
risata di Rachel.
"Certo che vengo con te al ballo! E si devi calmarti, hai il cuore che
sembra impazzito. Stiles non devi preoccuparti, anche perchè
onestamente, sono stata talmente presa dall'organizzazione dello
scenario che me ne ero dimenticata anche io." rispose lei abbracciando
il ragazzo.
"Quindi non mi uccidi?"
"No, non ti uccido, mi potrei rompere un unghia." rispose scherzando
Rachel.
"Oh beh, sarebbe un bel guaio." rispose Stiles e baciò
Rachel.
Il bacio però non durò a lungo poichè
il suono del timer riportò Rachel tra i fornelli.
La cena passò allegramente tra risate e scherzi e per la
prima
volta a Stiles sembrava di vivere una vita normale, senza licantropi,
mostri lucertola o morti.
La mattina seguente appena sveglio ricevette un messaggio da Rachel.
Puoi darmi un passaggio a
scuola? Ti spiego dopo.
Così ora aspettava la ragazza appoggiato alla
portiera della sua vecchia Jeep; quel giorno faceva freschetto, colpa
anche del vento freddo che tirava quel giorno. Vide uscire Rachel di
casa, era tutta imbacuccata con sciarpa e cappello ed aveva il naso e
gli occhi rossi.
"Tao." lo salutò con voce nasale.
"Hai il raffreddore? Ma non puoi ammalarti, giusto?" le chiese
aprendole la portiera dell'auto.
"A quando pare poddo. Ho passado dudda la nodde a sdarnutire. Non di
bacio nemmeno, angora di addacco qualcosa." rispose lei e come per
ribadire il concetto iniziò a starnutire. Stiles non
riuscì a trattenere una risata, era estremamente tenera e
poi con quella voce sembrava una bambina piccola.
"Sai credo correrò il rischio." disse lui e fece per
baciarla, ma la ragazza lo bloccò.
"Ho deddo do Sdails. Sando cielo che bal di dedda." rispose lei
appoggiando la testa contro il finestrino.
Rachel odiava essere malata in generale, ancora di più se
rischiava di perdersi il ballo per cui aveva lavorato così
duramente.
"Se non sono guarida zio non bi banda al ballo. Non sai se esisda
qualche erba che faccia guarire brima i lubi?" chiese al ragazzo.
"Di erbe non so nulla, ma Scott è in grado di portare via un
po' di dolore. magari funziona anche con la febbre e il raffreddore.
Tuo zio potrebbe farlo?"
"Do, lui non vuole usare i suoi boderi, ha baura che gli Argent lo
sgobrano e sgobrino anche me. Di va di brovare a chiedere a Scott? Oggi
devo anche andare con Lydia a prendere un vesdido."
"Ti accompagna poi lei a casa? O vuoi che venga io?" le chiese
prendendole la mano. "Diamine, sei gelata Rachel!" esclamò e
accese immediatamente il riscaldamento, per tornare poi a stringere la
mano della ragazza.
Stiles posteggiò l'auto al solito posto ed andò
ad aprire la porta alla ragazza. Mentre si dirigevano verso l'entrata
Chris Argent si piazzò loro davanti.
"Buon giorno Stiles. Tu devi essere Rachel, Allison mi ha parlato di
te." disse l'uomo porgendo la mano alla ragazza.
Rachel lanciò un'occhiata veloce a Stiles, per poi stringere
la mano all'uomo.
"Biacere."
"Avete visto Scott ragazzi? Avrei bisogno di parlargli." disse Chris
mentre osservava le mani intrecciate dei due.
"Mi dispiace, non l'ho visto di oggi. Ora ci scusi, ma dobbiamo
entrare." rispose Stiles freddo.
"Certo certo, vi lascio andare. Spero tu ti riprenda Rachel.
Arrivederci." rispose incamminandosi verso la sua auto.
"Oh dimenticavo!" aggiunse voltandosi verso i ragazzi. "Salutami tuo
zio Rachel, e digli che un giorno di questi lo vengo a trovare."
dopodichè salì in auto e partì.
Rachel al sentire quelle parole aveva iniziato a stringere la mano di
Stiles e stava entrando in una crisi d'ansia. Le parole del padre di
Allison volevano dire una sola cosa: i cacciatori sapevano, e presto
sarebbero entrati in azione.
Nda: Ok ok, so che il capitolo è corto ma perdonatemi! D: Ho
avuto mille cose da fare ed il tempo per scrivere è
diventato pochissimo! Ora, volevo spiegare alcune cose della trama: la
morte della madre di Allison è avvenuta subito dopo il rave,
e non la sera della luna piena. In più la festa di Lydia e
tutti gli eventi che vengono dopo il rave saranno spostati nel tempo,
nel senso che ora siamo come periodo a Dicembre, mentre la festa di
Lydia e la resurrezione di Peter avvengono a Marzo, quindi ci
vorrà ancora un po' di tempo. Inoltre saranno presenti
diversi salti temporali, per evitare di allungare troppo la storia ed
evitare che risulti noiosa. Detto questo vi lascio andare, al prossimo
capitolo! ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** XIV Capitolo: Il ballo. ***
capitolo14
NdA: Rieccomi qui
gente! In diretta dal computer nuovo! ^^
Ok fine sclero.
Che dire, sono
contenta che vi piaccia la storia e spero che questo capitolo vi
piaccia. So che alcune parti magari possono sembrare scontate, ma spero
non le consideriate tali ^^
Vi lascio al capitolo!
Un bacio :)
Ps: Come sempre
ringrazio che segue/legge in silezio/recensisce/ha messo la storia tra
le preferite! Grazie infinite! :D
XIV Capitolo: Il ballo.
"Come fa a sapere di
te?"chiese Stiles mentre entravano a scuola.
"Onestamente non ne ho
la-" iniziò Rachel, ma venne interrotta da Scott.
"Chi è che
sa di chi?" chiese affiancandosi alla ragazza.
"Il tuo carissimo
ex-suocero! Poco fa ha fermato me e Rachel fuori da
scuola e chiedeva di te e prima di andarsene ha detto a Rachel che
avrebbe fatto visita a suo zio."
"Non deve per forza
aver scoperto di lei, insomma io ad Allison non
ho mai detto nulla e non capisco come possa averlo scoperto.
Probabilmente ha capito che tuo zio è un licantropo e al
massimo avrebbe potuto sospettare che tu fossi un licantropo, dato che
i primi tempi giravi con Isaac ed il branco di Derek, ma penso che
avendoti vista malata oggi questa possibile opzione l'abbia scartata.
Si insomma, noi non ci ammaliamo." disse Scott.
"Incredibile ma vero,
hai fatto un ragionamento che sta in piedi!" esclamo Stiles dando una
pacca sulla spalla delll'amico.
"Ho i miei rari
momenti d'intelligenza." continuò l'altro.
"De avede finido
volevo chiederdi una coda Scott. Stiles ha deddo che
riesci a togliere il dolore, pendi di diuscire anche con la febbre?"
chiese Rachel.
"Non ci ho mai
provato, ma penso di si. Anche se secondo me per sta
sera sara già guarita. L'odore di malattia diventa sempre
meno
intenso, diminuisce lentamente. Ma come mai tu ti ammali?"
"Mio zio ha deddo che
è per via della mia parte umana, che
prevale su quella del lupo mentre per voi è l'esatto
contrario.
Predumo quindi di potermi anche ubriacare, sebbene credo che l'effetto
duri meno che agli umani completi." disse la ragazza.
"Allora domani sera ci
si sbronza di brutto! Mentre tu Scott farai la persona responsabile."
sentenziò Stiles.
"Non volete andare
alla festa dopo il ballo? La fanno nell'albergo in
centro: ho sentito che hanno prenotato un casino di stanze." disse
Scott.
"Perchè no,
possiamo anche farci un salto." disse Stiles rivolgendosi alla ragazza,
la quale annuì.
Le lezioni passarono
abbastanza velocemente tra i vari starnuti di
Rachel e i mille pensieri che affollavano la sua testa. Al primo posto
tra questi c'erano i cacciatori e suo zio, doveva assolutamente
avvisarlo; poi c'era da controllare che gli addobbi e le decorazioni
del ballo fossero state sistemate come si deve, bisognava trovare un
vestito per il ballo e per ultimo motivo, ma non meno importante, c'era
il "dopo ballo" ossia la festa nell'hotel. Lei e Stiles avevano
aspettato fino a quel momento prima di spingersi oltre nel loro
rapporto, in parte perchè la ragazza voleva essere sicura di
volerlo veramente fare e non di essere sotto l'influsso della luna, ed
ora la serata del ballo sembrava l'occasione perfetta: la luna piena
era abbastanza lontana perchè non la influenzasse, e Rachel
si
sentiva pronta, ed ovviamente sapeva che anche Stiles lo era, ma un po'
d'ansia c'era comunque. Sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno, ma
non sapeva con chi: suo zio era fuori discussione, così come
Allison o Scott, e l'unica persona rimasta era Lydia. Certo avrebbe
dovuto tralasciare il fatto della luna piena, ma per il resto avrebbe
potuto essere sincera con lei.
Così dopo
aver preso il vestito per il ballo, che era lungo fino ai
piedi e di color indaco molto delicato, senza spalline e con una fascia
argentata sotto il seno, decise di parlarne con la ragazza mentre
questa l'accompagnava a casa. Stava per introdurre l'argomento quando
Lydia la precedette.
"Come vanno le cose
con Stiles?" le chiese.
"Vanno bene. E'
così dolce e premuroso..."
"Ma? Lo so che
c'è un ma, e provo anche ad indovinare qual
è il "problema", se così si può
chiamare: il
sesso, vero?" chiese Lydia e Rachel, troppo imbarazzata per rispondere
a parole, fece un cenno d'assenso.
"Non è
bravo, non ti piace, fa male? Che ne so... Oppure... non
lo avete ancora fatto." Quella di Lydia non era una domanda,
bensì un'affermazione, e quando Rachel non disse nulla la
ragazza continuò.
"Non è un
problema sai? Voglio dire, dovete esserne sicuri
entrambi. E' un'esperienza meravigliosa, soprattutto se lo fai con la
persona che ami, ma immagino che non abbiate ancora espresso
vostri sentimenti esplicitamente."
"Già... E'
che abbiamo sempre paura di sbagliare, di farlo solo
per seguire l'istinto e non perchè lo vogliamo davvero.
Però oggi pensavo che domani potrebbe essere la sera giusta,
insomma c'è il ballo e subito dopo la festa in albergo."
"Parlagliene no? Io
credo che sarà d'accordo se glielo proponi,
qualunque ragazzo accetterebbe subito!" disse Lydia ridendo.
"No davvero, tornando
serie: parlatene. Il sesso, l'amore è il
coronamento di un sentimento forte e vero, non deve essere fatto
così, tanto per fare oppure te ne penti. Si insomma guarda
come
è finita tra Jackson e me..."aggiunse la ragazza
rabbuiandosi e
nell'abitacolo scese il silenzio.
"Grazie per il
pomeriggio e per la chiacchierata Lydia, vedrò di
parlargli." disse Rachel scendendo dall'auto.
"Non devi ringraziarmi
bella, e fammi sapere come va con Stiles!" rispose la rossa e Rachel si
avviò verso casa.
Varcata la soglia
però si accorse sin da subito che qualcosa non
andava: dalla cucina provenivano dei rumori e poteva sentire l'odore di
sangue misto a quello di suo zio e a quello, ormai inconfondibile,
dello strozzalupo. Mentre si avvicinava alla fonte dei rumori venne
bloccata da Chris Argent, che le si piazzò davanti,
impedendole
così di vedere suo zio.
"Cosa gli state
facendo!?" urlò quasi la ragazza che manteneva a fatica la
calma.
"Niente da cui non
possa riprendersi." rispose il cacciatore con tono monocorde.
"Rachel..." disse lo
zio che venne però interrotto da un calcio dritto allo
stomaco.
A quel punto Rachel
non ce la fece più e, liberatasi
dall'ostacolo di Chris, andò dritta sul corpo dello zio
riverso a
terra.
"Smettetela!" disse
coprendo l'uomo con il proprio corpo, le lacrime
che le rigavano il viso. Non poteva perdere anche lui, era l'ultima
persona della sua famiglia, si sarebbe ritrovata sola.
Chris Argent
entrò nella stanza e fece segno ai suoi due scagnozzi di
andarsene e, prima di andare lui stesso via, disse.
"Spero che tu abbia
imparato la lezione, cane."
dopodichè uscì dalla casa.
Rachel attese di
sentire le macchine ormai lontane e solo allora si
alzò dal corpo dello zio e lo guardò meglio:
aveva il
naso rotto, un sopracciglio ed il labbro superiore spaccato e, a
giudicare da come l'uomo respirava a fatica, due o tre costole
incrinate.
Accortosi dello
sguardo della nipote, David si affrettò a rassicurarla.
"Non preoccuparti, non
è poi così grave."
"Perchè non
guarisci?" chiese la ragazza.
"E' lo strozzalupo che
hanno usato, questo tipo rallenta il processo di
guarigione: invece che guarire in un paio d'ore, guarirò in
quattro o cinque, massimo sei." disse l'uomo mentre provava ad alzarsi,
aiutato dalla nipote. Raggiunsero il divano e l'uomo vi si stese sopra
chiudendo gli occhi, mentre Rachel correva a prendere il necessario per
le medicazioni. Una volta che ebbe finito di pulire e disinfettare
tutte le ferite chiese allo zio il motivo della visita dei cacciatori.
"Volevano informazioni
su Derek, come se io sapessi dove abita. Quando
mi chiama lo fa da cabine telefoniche, non ha nemmeno un cellulare."
"Perchè
Derek ti chiama?"
"E' l'Alpha ed io sono
un omega, deve tenere d'occhio il suo territorio." disse l'uomo
provando ad alzarsi.
"Hei, hei! Dove credi
di andare?" gli chiese la nipote, facendogli segno di sdraiarsi
nuovamente
"A controllare il
sugo, stavo cucinando quando quei barbari sono
entrati. Avessero almeno suonato dico io, invece nemmeno quello. Che
maleducati." disse assumendo un'espressione indispettita. Rachel si
alzò dal divano e finì di cucinare,
portò la pasta
a suo zio, a cui aveva espressamente vietato di muoversi, e
tornò i cucina a pulire il pavimento dal sangue.
Quando ebbe finito
mangiò velocemente, si assicurò che lo zio stesse
bene ed andò dritta in camera sua. Aveva bisogno di una
doccia, una lunghissima e calda doccia per distendere i nervi. Rimase
per più di un'ora sotto il getto d'acqua bollente e quando
uscì il bagno era pieno di vapore acqueo. Si mise il pigiama
e mentre si stava mettendo sotto le coperte si ricordò di
aver dimenticato il vestito al piano di sotto, così lo
andò a prendere e quandò tornò in
camera sua vide una figura scura entrare dalla sua finestra.
Stranamente non era
preoccupata o tesa, come se sapesse che la figura non le avrebbe fatto
del male. La riconobbe subito dall'odore, ancora prima di vedere il
viso dell'Alpha.
"Il lupo perde il pelo
ma non il vizio a quanto vedo Derek." disse Rachel dopo aver acceso la
luce.
"Rachel." rispose
laconico Derek.
"Cosa posso fare per
te?"
"Devo parlare con tuo
zio."
"Dovresti andartene."
rispose la ragazza.
"Come?"
"Per colpa tua i
cacciatori lo hanno aggredito poco fa. Ho rischiato di perderlo per
causa tua, ho rischiato di perdere la mia famiglia e perchè?
Perchè è in contatto con te! Perciò se
non è strettamente necessario parlargli, ti chiedo di
andartene," disse Rachel indicando la finestra al lupo.
"Appena
avrò finito di parlargli me ne andrò, non
preoccuparti." rispose l'Alpha uscendo dalla camera.
"E per favore, se
dovessi tornare usa la porta per entrare, e non la mia finestra."
aggiunse la ragazza, dopodichè si mise a letto e si
addormentò subito, troppo stanca anche solo per pensare.
La giornata seguente
passò a dir poco velocemente, Rachel aggiornò
Stiles e Scott su quanto accaduto la sera prima e Scott fu felice di
aver avuto, per una volta, una buona intuizione.
Ben presto
arrivò la sera, e Rachel non era riuscita a parlare con
Stiles riguardo il dopo-ballo.
Decise però
di non preoccuparsene e di godersi la serata per come sarebbe andata.
Indossò il vestito e finì appena in tempo di
truccarsi che Stiles suonò alla porta,e suo ziò
accolse il ragazzo in casa. Si affrettò a prendere la borse
e scese le scale.
Si fermò a
metà della rampa quando si sentì gli occhi dello
zio e di Stiles puntati addosso. Avevano entrambi un'espressione
sbalordita: il primo sembrava dicesse "Quanto è cresciuta la
mia bambina", mentre il secondo espresse semplicemente il suo stupore.
"Wow..."disse appunto
Stiles
Rachel sorrise
raggiante e raggiunse il ragazzo abbracciandolo.
"Sei bellissima
piccola mia." disse lo zio, sottraendola alle braccia di Stiles e
abbracciandola lui stesso.
"Grazie zio." rispose
la ragazza.
Fatte le foto di rito
i ragazzi salirono in macchina e si diressero verso la scuola,
sentendosi assolutamente dei normali adolescenti.
L'effetto complessivo
delle luci, le decorazioni, la musica ed il fumo finto era a dir poco
spettacolare, la palestra sembrava essere immersa in un'atmosfera
fiabesca e la neve che cade dal soffitto dove si fanno le foto era una
delle cose più belle.
Intravidero Lydia
ballare con quello che doveva essere Greenberg, Jackson era seduto ad
un tavolo, di Allison non c'era nemmeno l'ombra e Scott era al tavolo
del punch a parlare con Danny e altri ragazzi della squadra di
Lacrosse.
Stiles e Rachel lo
raggiunsero e insieme andarono a sedersi ad un tavolo. Restarono un po'
a parlare, poi Stiles invitò la ragazza a ballare,
scusandosi con Scott.
Ballarono per quasi
tutta la serata, alternando i balli con un po' di chiacchiere con Scott
o Lydia. Verso fine serata salutarono Scott ed andarono alla festa in
albergo, poichè Scott trovava inutile che ci andasse anche
lui se Allison non c'era,
Così ora si
trovavano nella sala principale dell'albergo circondati da adolescenti
ubriachi che si muovevano a ritmo della musica sparata a tutto volume.
Faceva un caldo
assurdo, e la moltitudine dei ragazzi non faceva che aumentare l'afa
nella stanza, così Rachel e Stiles decisero di andare in una
delle camere che erano riservate agli studenti del liceo. Arrivati su
optarono per vedere un film e alla fine optarono per "I
passi dell'amore", la cui trama era
molto semplice: lui è il tipico ragazzo popolare del liceo
che fa la
solita cazzata e finisce per scontare una punizione durante la quale
incontra lei, la classica sfigata senza amici; due si
conoscono, lei
aiuta lui ma gli fa promettere di non innamorarsi mai e poi mai di lei
ma alla fine però i due si mettono insieme.
Mentre Stiles metteva
il film Rachel si tolse le scarpe che le facevano un male cane a piedi
e si mise sul letto con la schiena appoggiata alla testiera, il ragazzo
la raggiunse e si sistemò vicino a lei, facendola appoggiare
con la testa alla sua spalla.
Guardarono il film
così, l'uno vicino all'altra,e quando finì Rachel
si commosse.
Stiles se ne accorse e
le asciugò le lacrime, per poi accarezzarle la guancia
mentre non smetteva di fissarla negli occhi. Aveva il cuore che batteva
veloce e la voce gli tremava un po' per via dell'ansia quando
parlò.
"Ti amo." disse senza
smettere di guardare le iridi color cioccolato al latte della ragazza,
che sentendo le parole del ragazzo si erano velati di lacrime, questa
volta per la felicità.
"Ti amo anch'io."
rispose Rachel, per poi baciare il ragazzo.
Il bacio pian piano
divenne sempre più umido, i respiri più
affannati, le mani più audaci. I vestiti presto diventarono
superflui così come le parole, che lasciarono spazio ai
sentimenti. Non c'erano dubbi o esitazioni, soltanto emozioni vere.
Passarono la notte
così, tra sospiri, mezze parole e nomi sussurrati.
I ragazzi erano
però troppo immersi nel loro mondo personale per accorgersi
dell'ululato che aveva reso sua la notte quando i due amanti si erano
dichiarati il loro amore.
Era un ululato carico
di dolore, di angoscia, di disperazione e di consapevolezza del lupo
che, sentendo nella sua testa le parole d'amore della ragazza, aveva
compreso di aver perso l'unica persona che poteva guarirlo, che poteva
ricomporre i pezzi della sua anima distrutta.
Rachel si svegliò la mattina seguente abbracciata a Stiles,
che dormiva ancora.
Si sentiva così incredibilmente bene e al sicuro e avrebbe
fatto di tutto pur di non alzarsi da quel letto.
Purtroppo però il suo cellulare iniziò a
squillare e per evitare che il ragazzo si svegliasse, Rachel si
affrettò a rispondere.
"Dove sei?" le chiese suo zio appena rispose.
"Sono a casa di Lydia con Stiles, mi sono dimenticata di avvertirti
ieri scusa zio." si affrettò ad inventare la ragazza.
Tranquillizzato l'uomo chiuse la telefonata e mandò un
messaggio all'amica dicendole di reggerle il gioco con suo zio, nel
caso le avesse fatto qualche domanda. Dopodichè
tornò a letto ed appoggiò la testa sul petto di
Stiles.
"Ti sei svegliata presto oggi." le disse con la voce assonnata.
"Non volevo svegliarti, scusa." rispose lei abbracciandolo.
"Non preoccuparti piccola, se devo svegliarmi così ogni
mattina allora posso svegliarmi anche alle tre del mattino non
mi importa." rispose sorridendo il ragazzo.
"Oh e dimenticavo: ti amo." aggiunse poi, chinandosi per darle un bacio
leggero sulle labbra.
"Ti amo anche io, Batman."rispose lei appoggiandosi nuovamente sul
petto del ragazzo, ricadendo tra le braccia di Morfeo.
Venne svegliata poco dopo da Stiles che le portava la colazione a
letto. Mangiarono tra baci e risate e con tranquillità si
rivestirono.
Fortunatamente era sabato, e non dovevano andare a scuola.
Arrivarono a casa della ragazza e lo zio era sulla porta ad aspettare.
Scesero dall'auto e dopo un bacio veloce Rachel si preparò
mentalmente ad affrontare lo zio, pronta a sentire la sua sfuriata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** XV Capitolo: Natale! ***
capitolo15
XV Capitolo: Natale!
Era
in ritardo incredibilmente in ritardo!
Non
si sa per quale strano motivo ma la sera
precedente aveva nevicato ed il risultato era che ora uno strato di
almeno
quindici centimetri di neve ricopriva ogni cosa.
Certo
non è che fossero poi così tanti, ma si parla
di Beacon Hills, dove è già tanto se la neve
attecchisce al terreno!
Ma
ovviamente quel Natale doveva essere diverso in
tutto: non solo avrebbero festeggiato a casa loro, ma sarebbero venuti
anche
Scott e Rachel con Melissa e David.
“Stiles,
hai spalato il vialetto?” urlò lo sceriffo
dalla sala da pranzo dove stava preparando la tavola.
“No
Pà! Appena ho finito con l’arrosto
vado!”
rispose il ragazzo mentre condiva il pezzo di carne.
Sebbene
al dolce e agli antipasti ci pensassero gli
altri, cucinare il primo ed il secondo era a dir poco impegnativo.
Infornata
la pietanza Stiles si imbacuccò per bene
ed uscì.
Prese
la pala dall’auto del padre e si mise all’opera.
Faceva
un freddo assurdo e soffiava un vento gelido.
In
quel momento Stiles dovette ammettere che i
poteri da lupo mannaro gli avrebbero fatto comodo, magari avrebbe
patito meno
il freddo e sicuramente avrebbe fatto più in fretta.
Quando
ebbe finito era pieno di neve ed aveva le
dite dei piedi congelati.
“Io
odio la neve.” Esclamò togliendosi le scarpe
mentre andava a sedersi davanti al camino.
“Ti
piaceva da bambino.” Rispose il padre.
“Certo,
perché non dovevo spalarla e rischiare
l’ipotermia.
Semplicemente mi limitavo a fare a palle di neve o pupazzi.”
“Eri
inarrestabile: ricordo che quando ti svegliavi
e vedevi tutto bianco fuori dalla tua finestra ti precipitavi nella mia
camera
e di tua madre e ci svegliavi perché ti portassimo a giocare
da Scott.” Disse lo
sceriffo, la voce rotta dall’emozione suscitata dai ricordi.
“Non
ha più nevicato da quando la mamma se
n’è
andata.” Disse Stiles dopo qualche minuto di silenzio.
“Anche
lei era felice quando nevicava: si
trasformava in una bambina, aveva un sorriso che poteva illuminare
anche la
foresta più buia.”
“E’
strano.” Aggiunse dopo una breve pausa lo
sceriffo.
“Che
cosa?”
“La
neve: ormai erano quasi dieci anni che non
nevicava più.”
“E?
Continua Papà dai!” Disse Stiles incitando il
padre.
Lo
sceriffo sorrise al figlio e si alzò dal divano.
“Trovo
curioso che proprio ora che Rachel è tornata
ed è entrata nella tua vita abbia ripreso a nevicare. Sembra
quasi che il tempo
fino a qualche mese fa si fosse fermato ed ora invece avesse ripreso a
scorrere
ed andare avanti e tu con lui Stiles. Sei più felice,
sorridi molto più spesso e
ne sono davvero felice figliolo.” Concluse mentre si dirigeva
verso la sala da
pranzo.
Le
parole del padre lo avevano colpito: non perché fossero
particolarmente dirette o cosa, semplicemente non ci aveva mai pensato.
Poi
Stiles non amava particolarmente parlare di sua
madre, specialmente nei periodi in cui i ricordi irrompevano con
maggior
prepotenza portando con loro emozioni contrastanti.
Il
trillo del timer distolse il ragazzo dalla
spirale di malinconia in cui rischiava di sprofondare e lo
riportò alla realtà.
“Il
regalo per Rachel?” gli chiese suo padre entrando
in cucina per rubare qualche fetta di salame.
“E’
tutto pronto, l’ho messo in camera mia non
preoccuparti.”
“Sei
sicuro che vada bene? Mi sembra piuttosto
impegnativo.”
“Ho
chiesto il permesso a suo zio, non resta che
sperare che a lei piaccia, perché se non le piacesse
onestamente… Hei giù le
mani da quegli affettati sceriffo! O giuro che da questo momento in
avanti la
nutrirò solo con verdure e pollo bollito!”
esclamò Stiles togliendo il piatto
dalla portata del padre.
“Oh,
andiamo è Natale Stiles! Concedimi un po’ di
riposo!”
“Assolutamente
no, il colesterolo va a nozze con il
Natale e soprattutto non si prende mai una vacanza! Quindi
giù le mani dal
prosciutto o tutto ciò che mangerai d’ora in
avanti saranno solo
veggie-burgers.” Concluse il ragazzo puntando il cucchiaio
delle patate al
forno verso il padre.
“Questa
è intimidazione verso un pubblico ufficiale!”
“No,
è intimidazione verso il colesterolo e
salvaguardia della salute sceriffo! Ora fuori, devi prepararti e io
devo finire
qui, farmi una doccia perché puzzo da fare schifo e
cambiarmi.” Disse Stiles
spingendo letteralmente fuori dalla cucina il padre e tornando ad
occuparsi del
pranzo.
Rachel
e Scott sarebbero arrivati verso l’una e lui
aveva soltanto mezz’ora per finire il tutto e prepararsi.
Fortunatamente
riuscì a fare tutto e all’una e
cinque gli ospiti arrivarono.
“Merry
Christmas dude!” disse il lupo all’amico
abbracciandolo con un po’ troppa forza.
“Buon
Natale anche a te wolfie.” Rispose Stiles
dandogli una pacca sulla spalla.
Vennero
sorpresi dal flash della macchina
fotografica che Rachel aveva in mano.
“Ma
come siete carini! Da’ qua Rachel, vi scatto una
foto tutti insime.” Esclamò Melissa prendendo in
consegna la macchina
fotografica.
Il
pranzo trascorse tranquillo tra risate, gioia e
complimenti al cuoco e presto arrivò il momento dei regali.
“Grazie
amico!” disse Scott posando il regalo
fattogli dall’umano.
“Questo
è da parte mia. Se non ti piace o se non ti
va o vuoi cambiare la scritta dimmelo eh.” Disse Rachel
passando il regalo al
suo ragazzo.
Stiles
lo scartò e quando vide il contenuto apparve
sul suo viso un sorriso contagioso.
“E’
bellissimo scherzi! La adoro cavoli! Ma come
facevi a saperlo?” chiese alzando la maglietta per osservarla
meglio.
“Il
tuo amico qui presente mi ha aiutata.” Spiegò la
ragazza indicando Scott.
La
maglia era grigia e aveva sul davanti la sagoma
del muso di un lupo che ulula alla luna piena colorata di nero e sotto
una
scritta sempre nera in grassetto che diceva:
DON’T
BE SUCH A
SOURWOLF!
“Questi
ragazzi non li capirò mai! Prima sono fissati
con i vampiri, poi con i licantropi.” Esclamò lo
sceriffo mentre girava il
caffè.
“Io
personalmente preferisco gli esseri umani però.”
Disse Rachel dando poi un bacio a Stiles.
“Vado
a prendere il tuo regalo, aspetta qui.” Disse il
ragazzo per poi correre al piano superiore e tornare subito dopo con
uno
scatolone tra le mani.
Rachel
prese titubante la scatola e si sedette sul
divano.
Quando
sollevò il coperchio sul suo viso comparve
un’espressione
estasiata: nella scatola c’era un cucciolo di gatto nero che
l’osservava con
occhi vispi e dolci.
“Stiles
è bellissimo! Ciao piccolino! Fatti un po’
vedere? Sei un amore sai?” disse la ragazza rivolta al
micetto.
“Ho
pensato che poteva farti piacere avere qualcuno
con cui stare quando sei da sola, e questo cucciolo sembrava
perfetto!” rispose
il ragazzo sedendosi vicino alla ragazza ed accarezzando il gatto.
“Il
resto della roba è già a casa tua, mi ero messo
d’accordo con tuo zio per combinare il tutto.”
Aggiunse il ragazzo.
“Sai
già come chiamarlo?” chiese Melissa scattando
l’ennesima
foto ai ragazzi.
“Mmh…
Fuliggine non sarebbe male. Tu piccolo che ne
pensi, ti piace il nome Fuliggine?” chiese rivolta al
cucciolo che per tutta
risposta miagolò lievemente ed aumentò il ritmo
delle fusa.
“Vada
per Fuliggine allora!”.
“Questa
è la tua cuccia Fuliggine.” Disse al gattino
posandolo in una cesta di vimini vicino al suo letto Rachel.
“Kiki?
Posso entrare?” chiese David fermo sulla
soglia della camera della nipote.
“Certo
zio, entra pure.”
“So
che magari hai dei progetti per queste vacanze,
ma ecco vedi avevo pensato di andare a trovare una mia vecchia, e per
vecchia
intendo proprio d’età, zia che abita in Florida, e
pensavo che potessi venire
anche tu. Ti farebbe bene e ti aiuterebbe dandoti dei consigli su come
gestire
meglio la tua natura.”
“E’
come me e la mamma?”
“Sì,
è la sorella di tua nonna, quindi una tua
prozia se non mi sbaglio.” Rispose lo zio.
“Aspetta,
ma è la famosa zia Muriel, quella che
anche cascasse il mondo ma il the delle cinque del pomeriggio deve
prenderlo? Lei?”
chiese Rachel curiosa.
“Sì
proprio lei. Allora, ti va di venire? Staremo
per una settimana circa.”
“Ok
va bene. Dove sta esattamente?”
“A
Century, vicino al confine con l’Alabama. Sono
sicuro che ti piacerà, vado a dirle che andiamo. Buona notte
piccola.” Disse lo
zio uscendo dalla camera della nipote.
“Ciao
zia!” disse David dopo aver posato le valigie
e mentre abbracciava la donna disse “Ti ricordi di Rachel?
L’ultima volta che l’hai
vista stava nel palmo di una mano.”
“Ma
come sei diventata bella figliola! Assomigli
così tanto alla tua mamma! Ma avanti, accomodatevi! Sarete
stanchi immagino,
volete un the caldo? Guarda caso sono quasi le cinque, giusto in
tempo!” disse
la zia Muriel, chiudendo la porta della sua casa.
La
donna era un tipo piuttosto originale: era
bassina e robustella, aveva i capelli bianchi, corti e ricci e sebbene
avesse
già una certa età sembrava più giovane.
Aveva
uno scialle rosa confetto posato sulle spalle
e sotto un completo di maglione e pantaloni bianco panna, sembrava
uscita da un
cartone talmente era buffa neisuoi modi
di fare.
La
sua ospitalità era fantastica: dopo aver
preparato il the si era messa ai fornelli ed aveva iniziato a preparare
la
cena, poiché era abituata a cenare alle sette in punto.
La
sua cucina poi era un qualcosa di eccezionale:
aveva cucinato delle lasagne che erano la fine del mondo, Rachel non
ricordava
di averne mai mangiate di cosi buone!
“Allora
Rachel, mio nipote è sempre il solito
scorbutico oppure con gli anni è migliorato?”
chiese ridendo alla ragazza.
“Purtroppo
zia, è rimasto il solito scontroso di
sempre!” rispose lei ridendo a sua volta.
“Pensa
che quando era piccolo e tua madre gli
chiedeva un favore le ringhiava contro, dico davvero! Anche se alla
fine il suo
cuore tenero aveva la meglio. Per non parlare dei periodi prima della
luna
piena, non potevi contraddirlo che tirava fuori gli artigli!”
“Non
ero poi così cattivo zia!” si intromise David.
“No,
è vero, eri anche dolce a volte! Ma cambiando
argomento Rachel –disse diventando seria- come ti trovi con
il gestire la luna
piena? Fai ancora tanta fatica?”
“Per
me è ancora strano tutto quello che mi è
capitato, ma miglioro sempre più nel gestirmi. La morfina mi
è di grande aiuto,
la uso sempre e ne ho portata dietro anche per la luna piena di
domani.” Rispose
Rachel.
“Bene,
sono contenta. Oh ma guarda che ora è! E’
tardissimo! Avanti tutti a letto, domani sarà una giornata
impegnativa e
dobbiamo essere tutti riposati!” disse a vecchietta alzandosi.
“Zia,
non siamo dei bambini!” obbiettò David.
“Oh
lo so nipote, ma tra noi tre qui l’unico che domani
rischia di uccidere qualcuno sei tu! Quindi fila a dormire signorino.
Buona
notte piccola Rachel, fai sogni d’oro.” Concluse e
si ritirò in camera sua.
I
giorni passarono veloci e la sera prima della
partenza Rachel era nella camera degli ospiti (suo zio dormiva in
salotto) che
guardava le foto di Natale e quelle fatte con Stiles: gli mancava da
morire e
non vedeva l’ora di tornare a casa, anche se dalla zia Muriel
si trovava molto
bene.
Bussarono
alla porta e la testa bionda della
vecchina fece capolino.
“Posso
entrare cara?” chiese timidamente.
“Certo
zia!” rispose la ragazza.
“Come
stai? Non riesci a dormire?”
“Sto
bene grazie, stavo solo controllando la posta e
robe varie…” rispose la ragazza posando il pc
aperto sul letto.
“Quel
bel giovanotto nella foto con te sullo sfondo
non dirmi che è Derek Hale? Santo cielo quanto è
cambiato! Avrei giurato avesse
gli occhi verdi però…” disse osservando
la foto di Stiles e Rachel abbracciati.
“Oh
no, non è Derek. Lui è Stiles, il mio
ragazzo.”
“Il
figlio dello sceriffo? Oh, pensavo che Derek
fosse il tuo ragazzo.”
“No
zia, io e Derek siamo… Direi che amici forse è
una parola un po’ troppo grossa.” Ammise la ragazza.
“Oh,
capisco… è strano però, si insomma
essendo lui
un Alpha, ma soprattutto avendoti morsa lui mi sembrava più
che naturale che
foste fidanzati. Ma pazienza, errore mio! Ora ti lascio dormire
piccolina, a
domani mattina.” Disse Muriel.
Si
alzò dal letto, diede un bacio a Rachel e scese
in salotto.
“Come
mai tua nipote non sta insieme a Derek? Non
dirmi che è per colpa tua David.” Disse la donna
rivolta al licantropo.
“Colpa
mia? Io non c’entro nulla. Semplicemente non
vanno d’accordo, tutto qui.” Rispose lui con una
scrollata di spalle.
“Si
fanno solo del male, soprattutto Derek. Povero
ragazzo, deve soffrire molto.”
“E’
una scelta di Rachel e Derek zia. Se non stanno
insieme avranno i loro motivi.”
“Questo
lo so bene nipote, dico solo che sarebbe
tutto più naturale se stessero insieme. Non è
normale ecco.”
“Ti
ricordo che mia sorella si è sposata con un uomo
che non era il suo Alpha e nemmeno una creatura
sovrannaturale.”
“Lo
so bene, ma hai anche visto com’è andata a
finire no? Rupert è morto e tua sorella si è
sentita in colpa. Non penso che
Rachel potrebbe sopportare anche il peso della morte di Derek, ne ha
passate
troppe.”
“Derek
non si ucciderebbe come ha fatto suo zio. E’
un ragazzo forte. E poi non è detto che le cose debbano
restare così per sempre
no? Magari un giorno Rachel si sveglia e si accorge di non essere
più
innamorata di Stiles, chi può saperlo. Io di sicuro non la
obbligherò a fare
qualcosa che non vuole.”. Concluse David.
Muriel
diede ragione al nipote, dopodiché andò a
dormire.
“Mi
ha fatto davvero piacere la vostra visita,
dovreste venire più spesso. Purtroppo io non posso muovermi,
con i cacciatori
ancora sulle mie tracce. Sebbene siano passati anni ormai dalla loro
ultima
visita non mi fido più ad allontanarmi da casa, non sono
più giovane come una
volta e non penso riuscirei a scappare loro ancora. Ma basta con i
discorsi
seri! David mi raccomando non far impazzire questa povera ragazza!
–disse abbracciando
il nipote- E tu Rachel non far preoccupare troppo tuo zio, mi
raccomando.” Aggiunse
poi abbracciando la ragazza.
“Ciao
zia, torneremo presto promesso.” Disse David,
dopodiché
salì in macchina.
“Ciao
zia, e grazie di tutto.” Disse Rachel mentre
abbracciava la vecchietta.
“Grazie
a voi carissimi. Avete tenuto un po’ di
compagnia a questa povera vecchietta! Buon viaggio e ringrazia ancora
tuo zio!”
rispose Muriel chiudendo la portiera della ragazza,
dopodiché entrò in casa e
decise che quello era sicuramente un buon momento per
l’ennesimo the.
NdA: Ma Salve! Avete visto che non sono sparita del tutto?! :D
Vi chiedo umilmente perdono per la quantità di tempo che
questo capitolo mi ha preso, ma ci tenevo a renderlo quantomeno decente
xD
Ovviamente mi farebbe piacere se mi lasciaste una recensione, giusto
per farmi sapere cosa ne pensate!
Ne approfitto per auto-spammarmi (si dice così? Bho! XD): ho
scritto varie One-shot, tra cui una Jydia, e mi farebbe piacere che la
leggeste e mi diceste cosa ne pensate ^^
Detto questo vi ringrazio infinitamente per leggere/recensire la
storia, siete fantastici!
Un bacione e arrivederci al prossimo capitolo! :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** XVI Capitolo: Back to normality. ***
XVI
Capitolo: Back to normality.
Il
nuovo anno era
arrivato e aveva portato via con sé il freddo e stranamente
nevoso Gennaio,
lasciando spazio a un Febbraio freddo ma soleggiato.
Con
Febbraio arrivò il
giorno di San Valentino, che portò una ventata di
normalità nella vita dei
ragazzi del liceo di Beacon Hills.
Il
branco di Derek era
tornato a scuola, poiché gli Argent non li avrebbero mai
uccisi in pubblico e
anche perché, tutti tranne Isaac, erano pressati dai
genitori affinché
tornassero a frequentare le lezioni.
Inutile
dire che ciò
complicò non poco le giornate scolastiche, in particolar
modo nella pausa
pranzo e nelle ore di educazione fisica.
Ormai
Lydia, Stiles,
Rachel e Scott erano abituati a sedersi per conto loro, cui qualche
volta si
aggiungeva un Danny con lo sguardo perso su una nuvoletta rosa rivolto
verso
Matt, che mangiava con Allison ad un altro tavolo. Ora che
però il branco era
tornato avevano iniziato a sedersi con Rachel, Stiles e Scott,
emarginando così
Lydia e Danny, che cominciarono a sedersi con Allison e gli altri
ragazzi della
squadra di lacrosse, compreso Jackson.
Nelle
ore d’educazione
fisica la situazione era anche peggio.
Isaac
e Boyd giravano
intorno a Jackson come se fosse una preda e Scott si sforzava, con
l’aiuto
seppur soltanto “umano” di Stiles, di tenerli a
bada, mentre Erica si lanciava
occhiate in cagnesco con Allison con Rachel che tentava di tenere a
bada la
lupa ed evitare che scoppiasse una rissa tra ragazze che magari avrebbe
fatto
anche piacere ai maschietti, ma sicuramente non avrebbero gradito
vedere il
corpo della bionda mozzato in due o la testa della bruna staccata dal
resto del
corpo.
Lydia
in tutto ciò non
rientrava, e Rachel se ne dispiaceva.
Sapeva
che la stava
trascurando, ma a malapena riusciva a cavarsela così, tra le
preoccupazioni per
la scuola, la luna piena, i cacciator e le faccende di casa, e proprio
non
riusciva a stare dietro anche a lei.
Presto
arrivò il giorno
di San Valentino, e Stiles affittò da Boyd la pista di
pattinaggio.
“Vedrai,
sarà
divertente!” esclamò il ragazzo entrando in pista
ed aspettando che la ragazza
lo seguisse.
Quando
la vide ferma a
bordo pista tornò indietro e si mise ad osservarla con le
braccia conserte.
“Beh,
non vieni?” le
chiese.
“Non
so pattinare,
genio.” Disse Rachel con un tono abbastanza ovvio.
“Dai
vieni, t’insegno
io. E poi guarda il lato positivo: se cadi non ti fai nemmeno troppo
male dato
che guarisci subito.” Tentò di scherzare Stiles
mentre guidava la ragazza al
centro della pista.
“E’
tutta una questione
d’equilibrio: una volta che l’hai trovato sei a
posto.” Disse lasciando le mani
della ragazza.
“Vedi?
Ora sai stare in
piedi. Prova a fare un passo verso di me.” Disse
allontanandosi di poco da lei.
“Cadrò
Stiles.”
“Ed
io sarò lì pronto a
prenderti. Fidati di me.” Rispose sorridendo il ragazzo e
tendendo una mano
verso Rachel.
La
ragazza provò a fare
un passo e com’era prevedibile si sbilanciò non
poco e se non fosse stato per
Stiles sarebbe finita con la faccia per terra.
“Ok,
stai andando bene,
molto meglio di Scott di sicuro, ma ci vuole poco!”
esclamò Stiles.
“Proviamo
ad andare
tenendoci per mano ok?” propose poi e non aspettò
una risposta, trascinandosi
dietro la ragazza che pian piano acquistava un po’ di
confidenza con il
ghiaccio.
Il
pomeriggio passò tra
le cadute assai frequente di Rachel seguite dalle risate di entrambi e
verso
l’ora di cena si fermarono al McDonald a mangiare un panino,
dopodiché si
diressero verso casa di Stiles.
“Mio
zio sarà
preoccupato Stiles, insomma non mi vede da ieri.” Disse
Rachel quando il
ragazzo le propose di vedere un film da lui.
“Non
preoccuparti, l’ho
avvisato io per te. O per meglio dire, l’ha fatto
Papà. Questa sera lo portava
a bere una birra al pub in centro, così per fare due
chiacchiere. Almeno così
abbiamo un po’ di privacy e non rischiamo che tuo zio piombi
in casa mia da un
momento all’altro con le zanne e gli artigli di
fuori.” Rispose Stiles aprendo
la porta di casa per poi chiuderla alle spalle della ragazza.
“Che
film vuoi
guardare?” le chiese poi.
“Che
film hai?” chiese
lei dirigendosi verso il mobile del salotto e scrutando i vari film a
disposizione.
“Uuuh!
Ti prego Stiles
guardiamo questo!” esclamò tirando fuori il DVD
della seconda parte di Breaking
Dawn.
“Non
posso nemmeno
credere che tu l’abbia, insomma non è propriamente
un film da ragazzo! Devo
preoccuparmi che Danny possa provarci con te Stilinski, o posso stare
tranquilla?” disse sorridendo la ragazza mentre metteva il
DVD nel lettore ed
accendeva la TV.
“Haha,
che divertente
Moore. Davvero sei uno spasso! Piuttosto,
-disse Stiles sedendosi sul divano- mi spieghi
perché mai tifi per i
vampiri? Insomma, sei un licantropo, i vampiri sono i tuoi
più acerrimi
nemici!”
“Non
esistono i vampiri
Stiles, ed il film mi piace perché mi piacciono i libri e
perché è una bella
storia d’amore. Ora fammi un po’ di spazio
bello!” esclamò Rachel fiondandosi
sul divano ed accoccolandosi con la testa sul petto del ragazzo.
Per
tutta la durata del
film il ragazzo non fece altro che commentare, come ad esempio nella
scena in
cui Edward e Bella sono a caccia.
“Ma
andiamo, e lui
sarebbe un vampiro! Dove sono finite le zanne, eh?!”
Ovviamente
dopo questo
suo commento ricevette un pizzicotto da Rachel, ma questo non lo
scalfì più di
tanto, in quanto continuò imperterrito a tormentare la
ragazza.
“Finalmente
è finito!”
esclamò quando iniziarono i titoli di coda.
“Ma
se ti è piaciuto.”
“No,
affatto.”
“Stiles,
ricordi che
posso sentire quando menti?” rispose la ragazza sfoderando un
sorriso
vincitore.
“Che
palle! Non sopporto
quando voi licantropi usate su di me i vostri poteri, è
snervante!” disse
alzando le braccia al cielo in modo drammatico ed alzandosi dal divano.
“Dove
vai?” chiese
Rachel.
“In
bagno, ho aspettato
la fine del film ma non ce la faccio più!” rispose
iniziando a ridere e
chiudendosi in bagno.
Intanto
Rachel si era accoccolata
meglio sul divano ed era sul punto di addormentarsi quando la mano di
Stiles
sulla sua spalla la fece sobbalzare.
“Ho
preparato della
cioccolata.” Disse posando la tazza sul tavolino e
tornò in cucina a lavare le
pentole.
Rachel
intanto si era
seduta a gambe incrociate e si era appoggiata ad un cuscino per evitare
di
sporcare il vestito o bruciarsi con la tazza.
Mentre
stava bevendo,
Stiles le arrivò alle spalle e le diede un pizzicotto sul
fianco, facendola saltare.
Il risultato fu che la cioccolata si rovesciò sul cuscino e
sul vestito.
“Ma
porca… Stiles?!”
esclamò Rachel mettendosi a sedere.
“Scusa
Kiki, pensavo mi
avessi sentito. Ti sei fatta male, ti sei bruciata?” chiese
preoccupato.
“No
non brucia,
tranquillo. Sei una cosa impossibile Stiles.” Disse Rachel
tornando a sedersi
sul divano.
“Beh,
perché mi guardi
così?” chiese poi quando si rese conto che Stiles
continuava a fissarla.
“Non
vorrai tenerti in
vestito vero? Sai quanto sono difficili le macchie di cioccolato da
mandare
via?” disse tendendo la mano alla ragazza.
“Vieni,
ti do qualcosa
da metterti mentre te lo lavo” aggiunse mentre
l’accompagnava in camera sua.
“Mi
aiuti? Non riesco a
tirare giù la cerniera.” Disse Rachel dando la
schiena a Stiles, il quale l’aiutò
subito.
Rachel
tolse il vestito
e quando si girò poté vedere
dell’imbarazzo sul volto di Stiles, seguito da un
odore speziato che sapeva vagamente di cannella.
“Grazie…”
disse
passando l’indumento al ragazzo che le passò una
sua maglia a righe large
arancioni e blu.
“Torno
subito…” disse
Stiles sorridendole e sparì nella stanza accanto.
Ricomparve
dopo poco e
Rachel si era seduta sotto le coperte.
“Scusa,
avevo freddo.” Disse
quando il ragazzo si sedette vicino a lei.
“Ma
va, non devi
scusarti. Anzi sono io a doverlo fare, sono un disastro.”
“Ma
smettila, non è
vero. E anche se lo fosse non mi importa sai?”
“A
no?”
“Già,
e sai perché
carissimo? Perché ti amo. Nonostante tu sia logorroico,
sempre nei guai ed
incredibilmente pasticcione ti amo comunque.” Concluse la
ragazza abbracciando
Stiles, il quale l’abbracciò a sua volta e le
diede un bacio sulla testa.
“Anche
io ti amo, tu
non sai quanto.” Disse e chiuse gli occhi, immerso nei suoi
pensieri.
“A
cosa pensi?” gli chiese
dopo alcuni minuti Rachel.
“A
nulla di preciso.” Rispose
lui.
“Sicuro?
Avevi un odore
strano.” Aggiunse lei alzandosi, in modo da poterlo guardare
negli occhi.
“Si
tranquilla…”
“Stiles.”
Insistette
lei.
“Ok,
ok. Pensavo solo
che niente, mi piace vederti indossare la mia roba, non so mi rende
orgoglioso.”
Ammise tutto rosso in faccia.
“Stiles.”
Disse Rachel
prendendo il viso del ragazzo tra le mani.
“Hai
detto una cosa
dolcissima.” Aggiunse sorridendo per poi unire le sue labbra
a quelle del
ragazzo.
Presto
i baci divennero
più audaci e la maglietta che Rachel indossava
volò dall’altro lato della
camera di Stiles e mentre il ragazzo era impegnato a sganciare quella
trappola
mortale che era in reggiseno della ragazza, dalla finestra
entrò di corsa
Derek.
“Hei
amico ti spiace!?”esclamò
Stiles coprendo Rachel con la coperta.
“Abbiamo
un problema.” Disse
laconico il lupo senza togliere gli occhi di dosso da Rachel che lo
fissava con
un’espressione allibita.
“Si
direi di si! Che
diamine ci fai qui sourwolf?”
disse
Stiles.
“Un
gruppo di
cacciatori ha incontrato tuo zio e suo padre al pub e mentre lo
sceriffo era in
bagno hanno iniziato a prendersela con lui. Quando Jeff è
tornato si è
scagliato contro uno di loro senza tanti complimenti. La morale della
storia è
che ora sono tutti quanti in prigione e qualcuno deve pagare la
cauzione.” Spiegò
il lupo rivolto a Rachel.
“Si
è trasformato
davanti a lui?” chiese la ragazza.
“No,
ma penso che abbia
sentito i loro discorsi. Fortunatamente essendo ubriaco non penso
ricorderà
qualcosa.” Disse e si avviò verso la finestra.
“Sarebbe
meglio andaste
subito, prima che arrivino altri Argent.” Aggiunse per poi
uscire dalla
finestra.
_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
NdA: Salve!
Lo so che il capitolo è corto ma hei, ho aggiornato in tempo
record! :D
Spero che vi sia piaciuta questa dose di Rachel-Stiles ed anche un
velato accenno(che magari vedo solo io?) di Rachel-Derek xD
Detto questo non vi faccio perdere altro tempo e ringrazio tutti voi
che leggete la storia o la recensite, grazie infiniteeee!!*va a
nascondersi dopo quest'esempio di estrema stupidità xD*
Come sempre mi farebbe piacere se lasciaste una recensione :)
Al prossimo capitolo lupacchiotti! (?)
Kiki.
Campagna di
Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰
del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai
felici milioni di scrittori.
(Chiunque
voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo
dove meglio crede)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** XVII Capitolo: Anger Moon. ***
XVII
Capitolo: Anger Moon.
Arrivarono
alla stazione di polizia che era ormai
passata l’una. Sbrigarono le varie pratiche e presto i due
uomini furono fuori.
Rachel
iniziò a battibeccare con lo zio, mentre
Stiles osservava suo padre camminare storto nel tragitto dalla stazione
alla
macchina, urlando contro qualsiasi passante.
“Papà
smettila.” Disse il ragazzo al padre, mentre
tentava di farlo camminare come si deve.
Gli
faceva male vederlo ridotto in quello stato, e
sapere che era colpa sua lo faceva sentire ancora peggio.
“Vattene
via!” urlò l’uomo, divincolandosi dalla
presa del figlio.
“Sei
tu. E’ tutta colpa tua.” Disse fermandosi ed
indicando il figlio.
“Sai,
ogni giorno la vedo sdraiata a morire
lentamente in ospedale. Ho pensato ‘Come diavolo faccio a
crescere uno stupido
figlio da solo? Questo piccolo bastardo iperattivo che continua a
rovinare la
mia vita?’ ” continuò fermandosi un
momento per riprendere fiato.
“E’
tutta colpa tua. Sei tu, Stiles.” Disse
spingendo indietro il figlio.
“Hai
ucciso tua madre. Mi hai sentito? Tu l’hai
uccisa. E adesso stai uccidendo me.” Disse ancora, pieno di
rabbia, colpendo
poi con un pugno il cofano di un’auto parcheggiata.
Rachel
e lo zio si erano fermati all’inizio del
monologo dell’uomo ed erano increduli: non vi era traccia di
menzogna nelle sue
parole, segno che pensava realmente quanto aveva detto; vi era rabbia,
frustrazione, risentimento e tristezza.
Tanta
e dolorosa tristezza.
Ma
il più incredulo di tutti era Stiles.
Quando
aveva sentito le parole del padre non poteva
crederci: in una sola volta aveva reso reali tutte le sue
più grandi paure, ed
ora si sentiva mancare il terreno sotto i piedi perché un
conto è farsi mille
seghe mentali pensando di star rovinando la vita a tuo padre e pensando
di
essere la causa della morte di tua madre, un altro è
sentirtelo dire da tuo
padre.
Gli
mancava l’aria, non riusciva a respirare e gli
girava la testa ma non poteva farsi prendere da un attacco di panico
proprio
ora, quello avrebbe dovuto aspettare.
“Andiamo
Papà.” Disse solamente il ragazzo,
prendendo nuovamente l’uomo per il braccio.
“Sei
sicuro di non volere che rimanga Stiles?”
Gli chiese Rachel una volta arrivati a casa
mentre il padre del ragazzo si dirigeva con passo malfermo, aiutato da
David,
verso casa.
“Non
preoccuparti, starà bene. Ci vediamo domani.”
Rispose il ragazzo e si avviò verso casa.
Quando
varcò la soglia lo zio di Rachel stava
scendendo le scale e quando gli passò accanto gli mise una
mano sulla spalla e
gli fece un sorriso compassionevole, che Stiles interpretò
come un “Non devi
preoccuparti, si risolverà tutto.”.
Si
chiuse la porta alle spalle ed andò dritto in
camera sua.
Chiuse
anche la porta della sua camera e vi ci
appoggiò la schiena, scivolando fino a sedersi sul pavimento
con le ginocchia
rannicchiate contro il petto e la testa fra le gambe.
La
stanza prese a girare vorticosamente, il respiro
sempre più veloce sebbene l’aria non riuscisse a
passare.
Si
sentiva soffocare quasi come se stesse affogando.
Pianse.
Non
gli importava che non fosse virile.
Sfogò
tutta la frustrazione, l’ansia, il dolore
provati nell’ultimo anno e mezzo e si addormentò
lì per terra.
“Rachel,
scendi è pronta la colazione!” Disse David,
chiamando la nipote dalla cucina.
Erano
passati ormai quasi dieci giorni dall’incidente
nel bar, e tutto era tornato alla pseudo normalità tipica di
Beacon Hills.
“Come
mai mi hai svegliata così presto oggi?” chiese
la ragazza sedendosi mezza assonnata a tavola.
“Me
lo hai chiesto tu, testa di rapa.” Rispose sorridendo
lo zio.
“Oh,
vero.”
“Dovrei
chiederti un favore.” Disse di punto in
bianco l’uomo.
“Quale?”
“Riguarda
la luna piena di lunedì. Potresti… Non
posso credere a quello che sto per dire!” disse David posando
la forchetta ed
abbandonando le uova strapazzate.
“Potresti
fare compagnia a Derek?” concluse dopo
aver preso un grosso respiro.
Mancò
poco che Rachel si strozzasse con la colazione
talmente era sorpresa.
“Che
cosa?! Perché?” chiese mentre tentava di non
strozzarsi ancora.
“Non
te lo chiederei se non fosse necessario. Ma
vedi, la luna piena di febbraio non è come le altre. Si
chiama ‘Anger Moon’ o ‘Luna
della rabbia’.” Spiegò l’uomo
ma quando notò lo sguardo ancora chiaramente
confuso della nipote continuò.
“Come
gli esseri umani anche noi
abbiamo le nostre leggende, alcune vere
altre no. Quella della ‘Anger moon’ è
vera fino a prova contraria e
contribuisce a rendere questa luna una tra le più
particolari dell’anno insieme
alla ‘Worm moon’, quella di marzo. Si dice che
Gevaudan, il primo licantropo,
uccise in qualche modo il proprio creatore divenendo così un
Alpha. Era
particolarmente ambizioso e senza scrupoli e decise di creare un branco
con
individui che avessero le sue stesse caratteristiche. Divenne un Alpha
potentissimo ma c’era un problema pressoché
fondamentale: il branco era troppo
forte, persino più forte dell’Alpha. Una notte di
luna piena, precisamente
quella di febbraio, i suoi beta, desiderosi di potere, lo uccisero
tutti
insieme. Sferrarono il colpo che uccise l’Alpha tutti
insieme, e ciò portò alla
creazione di un nuovo tipo di branco: un branco di Alpha in cui tutti
comandano
su tutti, e dove il leader è l’Alpha dominante. Ma
non è questa la parte che ha
a che vedere con Derek. Sai qual è l’altro nome
della luna piena di
febbraio? ‘Snow
moon’ ossia ‘luna della
neve’. Questo perché quella notte in cui
l’Alpha morì c’era la neve. Si dice
che nel momento in cui i suoi beta lo attaccarono ed uccisero,
l’Alpha provò
non solo una rabbia immensa, e da qui il nome ‘Anger
moon’, ma anche un gelo
inspiegabile che sì in parte era dovuto alla neve su cui si
trovava, ma era
anche dovuto al tradimento del branco. Il dolore dovuto a questo
tradimento fu
qualcosa di indescrivibile, ed ogni singolo Alpha, da quel momento in
poi, che
facesse parte o meno di un branco di Alpha, ad ogni luna piena di
febbraio
provò quella stessa rabbia, quello stesso gelo, quello
stesso dolore che aveva
provato Gevaudan. Ogni Alpha durante questa luna piena non sopporta la
vicinanza dei propri beta, per i quali questa non è altro
che una normalissima
luna piena, e si ritrova solo. E indovina in che giorno cade
quest’anno la luna
piena di febbraio? Il venticinque. Soffrirà il doppio: da un
lato per la luna,
dall’altro per la morte della sua famiglia. Per questo devi
stargli vicino
Rachel, sei l’unica che può. Io, Stiles e Scott
non possiamo, poiché non
facciamo parte del suo branco, ed è meglio che stia lontano
dai suoi beta
quella sera. Resti solo tu.”
A
Rachel sembrava quasi di poter vedere Derek: nel
mezzo della vecchia casa nel bosco, impegnato a combattere contro i
sensi di
colpa e la luna allo stesso tempo, logorato dal dolore della perdita.
Fece
cenno di sì con la testa allo zio, il quale le
sorrise.
“Conoscendolo
vorrà andare a trovarli per poi
tornare al rifugio. Potresti provare a fargli cambiare idea, non
sarebbe
particolarmente sicuro data la luna piena ed i cacciatori sulle sue
tracce.”
“Io…
vedrò cosa riuscirò a fare zio.”
Rispose la
ragazza alzandosi da tavola.
“Senti,
so che tu e Stiles avevate altri progetti
dei quali non voglio sapere i particolari e mai lo vorrò sia
chiaro eh! Però
Rachel, ha bisogno di te Derek. Se proprio non vuoi fare un favore a
lui fallo
per me, in modo che non debba pensare a cosa quel depravato del figlio
dello
sceriffo stia facendo alla mia nipotina che, ok va bene la smetto non
guardarmi
in quel modo! –si affrettò ad aggiungere David,
notando lo sguardo della
ragazza- Ora vai, che fai tardi a scuola. Ci vediamo questa
sera!” Concluse l’uomo,
dopodichè sparecchiò il tavolo e lavò
i piatti.
Giunta
a scuola Rachel comunicò la notizia al
proprio ragazzo.
“Ok
seriamente, Hale ultimamente mi sta causando fin
troppi problemi!” sbottò Stiles alzando le braccia
al cielo con fare teatrale.
“Stiles,
i nostri piani sarebbero andati a farsi
benedire comunque, Scott ha bisogno del tuo aiuto lo sai.”
Rispose Rachel.
“Perché
Scott ha bisogno del tuo aiuto Stiles?”
chiese Lydia, spuntando dal nulla.
“Oh,
ha qualche materia insufficiente e mi ha
chiesto aiuto.” Rispose prontamente il ragazzo.
“Oh,
speriamo non abbia bisogno per chimica, non mi
sembri molto ferrato in quella materia. Comunque sia allora sei libera
Rachel
giusto? Così possiamo passare una serata tra ragazze, magari
riesco a
convincere anche Allison, ti va?” chiese speranzosa la rossa.
“Veramente
non posso, ho promesso a mio zio che
sarei rimasta a casa con lui.”
“Ok,
non importa. Sarà per un’altra volta no? Ora
vado, ci si vede ragazzi.” Disse la rossa allontanandosi
verso il proprio armadietto.
“Mi
spiace averle mentito, ma è meglio che non
sappia.” Disse Rachel mentre con Stiles si avviava verso
l’aula di inglese.
“Devi
andare per forza? Non possiamo mandare Scott?
Così si tendono d’occhio a vicenda!”
provò a chiedere il ragazzo.
“No
Stiles, devo per forza andare da lui lunedì. E
poi scusa glielo devo a Derek, mi ha salvato la vita.”
Rispose Rachel proprio
quando passarono davanti a Lydia, la quale sembrava però
troppo occupata a
sistemarsi il rossetto per essere impeccabile come sempre.
Sembrava
però, perché la ragazza aveva sentito bene
le parole dette da Rachel.
“Che
rapporti ha Rachel con Derek Hale?”chiese la
rossa spuntando alle spalle di Allison.
“Perché
me lo chiedi?”
“Perché
l’ho appena sentita dire a Stiles di
dovergli un favore perché le ha salvato la vita, ed ha detto
che deve andare da
lui lunedì e Stiles non sembrava affatto contento.
Perché hai quella faccia
Allison? Sembri una psicopatica.” Rispose la rossa guardando
con aria
interrogativa l’amica.
“Non
è niente, devo andare scusa Lydia.” Rispose in
fretta la bruna che corse verso l’ufficio del preside.
“Penso
di sapere chi possa condurci da Derek!”
esclamò entrando nell’ufficio.
Gerard
e suo padre si voltarono verso di lei.
“Dimmi
tutto sweetheart.” Rispose il vecchio, un
sorriso maligno impresso sul volto.
Rachel
era stata attenta che nessuno la seguisse e
guardandosi per l’ennesima volta alle spalle aprì
la porta del magazzino e
scese le scale. La morfina aveva fatto effetto, ma un po’di
dolore continuava
ad esserci.
L’odore
amaro che la colpì era fortissimo, e venne
seguito subito dalla voce dell’Alpha.
“Che
cosa ci fai qui?” disse Derek uscendo dal
vagone.
“Indovina
chi è la tua babysitter questa sera?”
disse indicandosi.
“Ho
portato le patatine ed un dvd, confidando nel
fatto che tu abbia almeno un computer.” Aggiunse poi posando
la borsa a terra e
togliendosi il cappotto che appoggiò al mancorrente delle
scale. Quando si
voltò nuovamente verso il lupo se lo trovò a
pochi centimetri di distanza che
la fissava con gli occhi incandescenti.
“Non
ho bisogno della babysitter. E stavo uscendo.” Disse
il lupo scrutando la ragazza.
“Per
andare alla vecchia casa? Pessima idea con la
luna piena e gli Argent alla tua ricerca. Meglio stare qui.”
Rispose prontamente
Rachel sorridendo.
“Non
credo proprio.” Rispose Derek superando la
ragazza ed iniziando a salire le scale.
“Ok…
Allora vengo con te!” esclamò Rachel afferrando
al volo il cappotto e correndo dietro al lupo che per tutta risposta
ringhiò.
Tra
tutte le sere in cui poteva venire a trovarlo
Rachel aveva scelto proprio la peggiore. Certo non avrebbe mai ammesso
nemmeno
sotto tortura che gli facesse piacere averla con lui, ma doveva proprio
farlo
durante la luna piena quando il suo odore è così
dannatamente appetitoso?
Quando
arrivarono davanti alla vecchia casa nel
bosco il cuore di Derek accelerò di poco.
Quel posto era così carico di ricordi, di dolore, tristezza,
sensi di colpa e
disperazione.
Rachel
riusciva a sentire un velo di malinconia
trasparire dal lupo che camminava accanto a lei.
Scesero
fin nello scantinato che era illuminato
soltanto da un raggio della luna.
Pensare
che lì erano morte tutte quelle povere
persone e sapere che Derek in quel momento doveva sentirsi malissimo,
Rachel
non riuscì a frenare le parole.
“Non
è colpa tua sai? Se sono morti.”
In
quel momento, quando sentì le parole della
ragazza, la rabbia che Derek stava cercando di tenere a bada esplose.
“Non
è colpa mia!?” ringhiò.
“Tu…tu
dici che non è colpa mia! Tu non sai niente!
E’ colpa mia se sono morti, è colpa del mio essere
debole, dell’aver ceduto ad
una come Kate! Se non fosse stato per la mia relazione con lei loro
sarebbero
ancora vivi! Mi avevano detto di lasciarla perdere ma non ho dato loro
retta e
guarda il risultato! Sono morti a causa della mia cocciutaggine cazzo!
E tu.
Tu. Mi vieni a dire che non è colpa mia!?”
“Eri
innamorato.” Sussurrò come risposta Rachel,
improvvisamente intimorita dal lupo.
Derek
le si avventò contrò, schiacciandola contro il
muro, la rabbia che bolliva dentro di lui.
“Tu.Non.Sai.Niente!”
ringhiò a pochi centimetri dal
viso di Rachel.
“Tu-”
iniziò a dire Derek quando il rumore di uno
sparo li colse di sorpresa.
“Merda!”
imprecò il lupo prendendo la ragazza per il
braccio e trascinandola su per le scale.
“Sono
gli Argent?” chiese Rachel.
“Sì.”
Rispose laconico Derek.
Quando
uscirono dalla casa si ritrovarono davanti i
tre componenti rimasti degli Argent, con al centro Allison.
Lo
sparo era una trappola, e loro ci erano cascati
in pieno.
“Sweetheart.”
Disse Gerard dando una carezza sulla
testa alla nipote, che scoccò una freccia verso Derek, che
la schivò.
“Allison-”
provò a dire Rachel, che venne subito
interrotta dalla ragazza.
“No!
Hai ucciso mia madre, ed io oggi finirò quello
che mia zia iniziò otto anni fa.” Rispose la
cacciatrice rivolgendosi al lupo, ma
scoccando una freccia rivolta a Rachel, colpendola alla coscia sinistra.
Derek
ringhiò e guidato dalla rabbia assassina che
sentiva dentro si avventò contro la cacciatrice,
disarmandola e stordendola,
per poi occuparsi altrettanto velocemente di uno sbalordito Chris
Argent.
Mandò
al tappeto anche il vecchio, sebbene con molte
difficoltà, dopodichè corse da Rachel che aveva
gli occhi dorati e le zanne
ormai evidenti.
“Strozzalupo.”
Disse la ragazza mentre tentava di
estrarre la freccia, che venne poi tolta da Derek con un unico gesto.
Mentre
si allontanavano dai cacciatori Rachel si
voltò un’ultima volta verso la casa e vide che
Gerard, ormai in piedi, la
osservava con un’espressione sconvolta, senza però
rincorrerli.
Quando
furono in macchina si assicurarono di non
essere seguiti e tornarono al magazzino.
“Sta’
ferma qua.” Disse Derek depositando Rachel sul
letto per andare a prendere i proiettili con lo strozzalupo dentro e le
garze.
“Levati
i pantaloni.” Ordinò perentorio e notando lo
sguardo scettico della ragazza aggiunse “Devo
medicarti.”
Estrasse
la polvere dal proiettile e la bruciò, la
mise sulla ferita e la fasciò, non senza qualche
difficoltà dovute alla ragazza
che non stava ferma un momento.
“Grazie.”
Disse Rachel sedendosi meglio e ricevendo
dal lupo un cenno della testa.
“E
scusami per prima. Non sono affari miei.” Aggiunse,
più rivolta a se stessa.
Derek
si andò a sedere su uno dei divanetti del
vagone e si perse nei ricordi della sua famiglia: dalle cene alle feste
alle
vacanze.
Un
mugolio di dolore proveniente da Rachel, seguito
dall’odore più invitante sentito dal lupo,
colpì in pieno il licantropo,
riscuotendolo dalla spirale di malinconia.
“Che
succede?” chiese sedendosi sul letto.
“Non
è niente sssolo la morfina che inizia a sparire
dal corpo. Il processo di guarigione ha accelerato il
tuuutto.” Rispose la
ragazza tra un dolore e l’altro.
Inconsapevolmente,
o quasi, Derek posò una mano sul
ventre della ragazza sotto la maglietta e la lasciò li,
senza spostarla o
muoverla.
Portò
via un po’ di dolore, ma la tentazione
cresceva sempre di più.
Sapere
che lei fosse proprio li, nel suo letto, con
addosso soltanto una maglietta, la sua mano sul ventre che poteva
tranquillamente salire o scendere con insieme l’odore
inebriante di lei era
qualcosa di irresistibile.
Quando
l’ennesima ondata lo investì, minando
fortemente il suo autocontrollo, si lasciò sfuggire un
ringhio basso.
Sentendo
quel verso, Rachel non resistette e mise
una mano sul braccio del licantropo per richiamare la sua attenzione,
ma quando
lui la guardò come se dovesse mangiarla, o farle altro
magari, da un momento
all’altro le parole le morirono in bocca e si
ritrovò ad annegare in quegli
occhi grigi-verdi.
Derek
non sa dire come o perché, ma quando l’ennesima
ondata lo investì si ritrovò con le proprie
labbra incollate a quelle della
ragazza in un bacio senza precedenti.
Le
bocche si muovevano simultaneamente, le mani
esploravano i corpi a vicenda e presto Derek si ritrovò a
leccare, mordere e
baciare ogni singolo centimetro del corpo di Rachel, che sospirava
sotto i suoi
tocchi.
Anche
l’ultimo strato di vestiti scomparve e presto
furono pelle su pelle, senza più barriere.
L’animale
che era dentro di lui reclamava ciò che
era proprio e Derek sentiva il bisogno di fare in modo
che qualsiasi licantropo, incontrando la
ragazza, sapesse a chi apparteneva, ma sapeva anche che doveva essere
morso a
sua volta da lei, ma non gli importava, poiché lo avrebbe
sempre potuto fare un’altra
volta.
Sfoderò
un artiglio e graffiò la ragazza sulla clavicola sinistra per poi leccare e baciare la ferita,
che aveva
iniziato a rimarginarsi, seppur più lentamente.
Le
sarebbe rimasta sicuramente una cicatrice,
invisibile ad occhio umano, ma non ad occhio lupesco.
Quando
ebbe finito con la ferita raggiunse
nuovamente le labbra della ragazza
e la
baciò come se fosse questione di vita o di morte.
La
notte la passarono in questo modo, tra sospiri,
carezze, spinte ed ansiti, incuranti di tutto e di tutti e per la prima
volta,
dopo tanto tempo, Derek si sentì bene.
Rachel
si svegliò che era ancora buio.
La
gamba non le faceva più male, segno che ormai era
guarita.
Si
mosse un po’ nel letto ed un istante dopo
realizzò cos’era accaduto quella notte.
Era
andata a letto con Derek.
Aveva
tradito Stiles.
E
di Derek ora non c’era nemmeno traccia, l’altra
parte del letto fredda, segno che il lupo si era alzato già
da un po’.
Ascoltò
i rumori nell’edificio, ma Derek non c’era.
Se
n’era andato dopo che avevano passato la notte
insieme, proprio come accade nei film.
Si
rivestì velocemente e si diede una sistemata.
Quando
si guardò allo specchio notò una cicatrice
sul petto e sfiorandola le tornarono alla mente tutti i dettagli di
quella
notte.
Se
ne andò velocemente ed una volta in macchina non
partì subito.
Le
lacrime avevano iniziato a scorrere sulle sue
guance e non accennavano a voler arrestare la loro corsa.
Rachel
piangeva.
Piangeva
per aver tradito il ragazzo che amava, per
essersi illusa di poter essere importante per Derek e pianse per aver
ceduto in
questo modo.
Quando
fu calma abbastanza partì ed una volta
arrivata a casa ebbe il tempo persino di farsi una doccia,
dopodichè uscì
diretta a scuola senza nemmeno fare colazione.
Avrebbe
dovuto dirlo a Stiles?
Avrebbe dovuto stare zitta?
Avrebbe dovuto raccontare una mezza verità?
Non
lo sapeva.
E
quando arrivò a scuola non aveva ancora trovato
una risposta.
“Buon
giorno tesoro.” La salutò Stiles sbucandole
alle spalle e facendola spaventare, seguito a ruota da Scott.
“Com’è
andata con il sourwolf ieri sera?” chiese
curioso l’umano mentre Scott la osservava confuso.
Sicuramente
aveva notato che l’odore di Derek era
ovunque su di lei, per non parlare della cicatrice.
“Bene.
Ha voluto andare alla vecchia casa e siamo
scappati per miracolo dai cacciatori. Per il resto è stato
il solito musone.
Pensa che mi sono addormentata mentre leggevo.” Rispose
Rachel decidendo così
di mentire al suo ragazzo.
Era
ben consapevole che Scott aveva percepito il suo
battito irregolare, così sussurrò in modo che
l’umano non potesse sentire “Non
dirglielo” e ricevette un cenno d’assenso da parte
del lupo.
Quando
entrarono a scuola ed iniziarono la lezione
di chimica, Rachel notò che Gerard l’osservava con
un’espressione a metà tra il
divertito ed il sadico.
Tutto
ciò non prometteva assolutamente nulla di
buono.
NdA:
Salve! :D
Avete visto? Ho aggiornato in tempo record!
Devo
avvisarvi, pian piano ci avviciniamo al termine
della storia!
Anyway, per quanto riguarda la ‘Anger moon’ in
realtà sarebbe la ‘hunger moon’
ma dato che la fame non ha nulla a che fare con l’idea che
avevo in mente ho
deciso di cambiare il nome della luna xD
Come
sempre ringrazio tutti quelli che leggono la
storia e la recensiscono, grazie davvero! :D
Ora
vado, al prossimo capitolo!
Campagna
di Promozione Sociale -
Messaggio No Profit:
Dona l’8‰
del tuo tempo alla causa
pro recensioni.
Farai
felici milioni di scrittori.
(Chiunque
voglia aderire al messaggio,
può copia-incollarlo dove meglio crede)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** XVIII Capitolo: Chiarimenti. ***
XVIII
Capitolo: Chiarimenti.
Quanto tempo era
passato da quella luna piena?
Una settimana
ormai, e
la nuova luna piena stava arrivando, e sicuramente non sarebbe stata
una luna
facile.
Derek non faceva
altro
che passare da uno stato euforico ad uno di rabbia ad uno di terrore.
Probabilmente
iniziava
a diventare schizofrenico.
Ma ovviamente
riusciva
a mantenere la maschera da duro davanti al branco.
Il momento
peggiore
della giornata era la notte, poiché era libero di lasciar
vagare la mente, che
inevitabilmente tornava a quella notte.
Doveva smettere
di
pensarci, smettere di ricordare quanto si fosse sentito bene.
Lei stava con
Stiles, e
lui aveva approfittato di una sua debolezza per fare ciò che
voleva,
infischiandosene delle conseguenze.
Se ora ci
fossero stati
dei problemi tra l’umano e Rachel sarebbe stata solo colpa
sua, e Derek si
sentiva in colpa.
Non doveva
più vedere
la ragazza, anche se non avrebbe cambiato le cose.
Certo se
l’era
ripromesso più di una volta, ma questa volta ci sarebbe
riuscito.
Doveva riuscirci.
Faceva male, nel
profondo, ma si sarebbe abituato anche a quel dolore prima o poi.
Aveva notato lo
sguardo
di Scott quando facevano le riunioni, ed era ovvio che lui sapesse cosa
fosse
accaduto.
Ma non glielo
avrebbe
mai chiesto, ne avrebbe lasciato che il beta sollevasse
l’argomento.
Anche Rachel non
sapeva
cosa fare.
Non voleva fare
la
parte della stronza che tradisce il ragazzo, ma non poteva nemmeno dire
che non
l’avesse voluto tutto ciò che era successo con
l’Alpha.
Non riusciva a
capire:
amava Stiles e desiderava stare con lui con tutta se stessa ma
c’era una parte
dentro di lei che sapeva che non era del tutto giusto, che
l’Alpha invece fosse
la scelta giusta.
Ma Rachel non
amava il
lupo, amava Stiles.
Se il problema
si fosse
limitato al dirlo o meno al ragazzo poteva ancora uscirne viva, ma la
parte
peggiore era vedere le occhiate che le riservava Scott.
Non ne aveva mai
parlato direttamente con lui, ne con nessun altro.
Era arrivata al
punto,
dopo una settimana, che quando stava con Stiles si sentiva un peso sul
petto e
non riusciva a guardarlo negli occhi e presto o tardi l’umano
si sarebbe
accorto che qualcosa non andava in lei.
Doveva parlarne
con
qualcuno, o sarebbe impazzita.
“Io…”
disse Rachel a
cena quella sera, richiamando l’attenzione dello zio che
l’osservava
preoccupato.
La ragazza
poteva
sentire il proprio cuore battere all’impazzata, pronto a
prendere il volo.
David le fece
cenno con
la testa di continuare, e Rachel prese un gran respiro.
“Sono
andata a letto
con Derek l’ultima luna piena.” Disse di getto
senza fermarsi, posando la
forchetta nel piatto.
“Io
non capisco. Amo
Stiles zio, ma c’è quella piccola parte di me,
nascosta da qualche parte, che
pensa sia sbagliato! Capisci zio? Sbagliato! Quando invece è
sbagliato aver
tradito il proprio ragazzo! Io voglio stare con Stiles zio, non con
Derek…”
continuò la ragazza trattenendo le lacrime.
David si
alzò e la
raggiunse per poi abbracciarla.
“Shh,
va tutto bene
calma.” Disse cullandola.
“E’
successo anche a
tua madre sai?” le disse, staccandosi un po’.
“Che
cosa?” chiese
confusa la ragazza.
“Sì,
è successo anche a
lei. Stava insieme a Rupert, il fratello del padre di Derek, ed era lui
l’Alpha
di Beacon Hills a quel tempo. Aveva morso lui tua madre, ed erano
felici insieme.
Poi un giorno giunge in città un nuovo ragazzo, che
frequenta quasi gli stessi
corsi di tua madre. Sai, lei era addetta all’accoglienza e
così si ritrova a
passare molto tempo con questo ragazzo. Durante un pomeriggio in cui lo
aiutava
a studiare si baciano ed arrivano a fare l’amore. Tua madre
amava Rupert, ma
dentro di lei sapeva non fosse giusto, la sua parte lupesca sapeva che
sebbene
Rupert fosse il suo Alpha non era la persona giusta per lei, mentre
quel nuovo
ragazzo sì. Ed indovina chi era questo ragazzo: tuo padre.
Quando Rupert e tua
madre ruppero il licantropo capì che non poteva farci nulla
ed infondo aveva
sempre saputo che tua madre non era quella giusta per lui: quando un
Alpha
sceglie un compagno, quello è per sempre, e dato che Rupert
aveva già avuto una
compagna prima di tua madre, essendo più grande ed essendo
poi quella morta,
sapeva che lei non sarebbe stata per sempre.”
“Ma
Stiles non è un
lupo zio. Non… insomma come posso dirgli che lo amo ma il
mio lupo no? E’ da
pazzi! Non mi capirebbe. Non mi perdonerebbe.”
“Magari non subito, ma col tempo lo farebbe.”
Rispose David alzandosi e
tornando a sedersi.
“E se
il mio lupo si
sbagliasse? Se scambiasse la figura di Derek come Alpha con il mio
compagno?
Lui ha già avuto una compagna dopotutto.”
“Kate
Argent non conta.
Era un beta quando stava con lei, mentre ora è un
Alpha.”
“E se
io non volessi?
Se Stiles mi perdonasse e volessi continuare a stare con lui?”
“Potresti, ma sentiresti sempre che ci sarebbe qualcosa di
sbagliato. Nessuno
ti vieta di stare con lui sia chiaro, dico solo che hai
un’altra possibilità
oltre a lui.”
“Non
so cosa fare. E la
luna piena è la settimana prossima. Non voglio accada di
nuovo zio.”
“Se
non lo vuoi non
accadrà. La scelta spetta a te.” Rispose
enigmatico lo zio.
***
“Scott?
Va tutto bene
amico? Mi guardi come se dovessi rompermi da un momento
all’altro e la cosa mi
spaventa. Che c’è senti puzza di morte o malattia
o pestilenza? Se sto per
morire ti prego dimmelo! Così troverò il modo per
evitare che succeda. Sì
insomma non voglio morire proprio ora che la mia vita inizia ad essere
fantastica, lucertoloni a parte s’intende!” chiese
Stiles ormai al limite della
sopportazione.
Era da una
settimana
che l’amico l’osservava con
un’espressione da cucciolo bastonato dipinta sul
volto ed aveva tentato di ignorare la cosa, ma dopo
l’ennesima occhiata si era
stufato.
“Non
è niente Stiles.”
Rispose secco l’amico.
Ok
c’era sicuramente
qualcosa che non andava.
“McCall,
non sarò un
lupo mannaro ma so riconoscere se il mio migliore amico mi mente o
meno.”
Ribatté l’umano incrociando le braccia al petto e
fissando l’amico seduto alla
sua scrivania.
“Che
succede?” Lo
incalzò sedendosi meglio sul letto.
Scott lo
fissò a lungo
ed era sul punto di dire qualcosa, quando richiuse la bocca per poi
dire
nuovamente all’amico di non preoccuparsi.
“Eh
no, ora basta!”
esclamò Stiles scendendo dal letto e recuperando un
sacchetto dalla
cassettiera.
“Che
stai facendo!?”
gli chiese impaurito Scott mentre osservava il suo migliore amico
disegnare con
quella polvere nera un cerchio intorno alla sedia dov’era
seduto.
“Io
rompo il cerchio
quando mi dici che diamine succede! E non provare a rifilarmi una balla
lupetto.” Decretò l’umano sedendosi per
terra davanti all’amico.
Il licantropo
prese un
respiro profondo ed iniziò a parlare.
“Non
dovrei dirtelo io,
dovrebbe essere lei a farlo, ma vedo come sta e sento come si sente
e… Si
tratta di Rachel amico.”
“Cos’ha?”
“Lei…
Ti ricordi la
scorsa luna piena che lei ti ha detto che non era successo nulla? Ecco,
non ti
ha detto tutto. Sono andati alla vecchia casa nel bosco e sono stati
attaccati
e lei è stata ferita. Derek l’ha curata
e…” disse il lupo non concludendo la
frase.
“E…?”
chiese Stiles.
“….meti.”
rispose
biascicando Scott.
“Va
bene che posso
capire se menti, ma non ho il super udito, genio!”
“Hanno…
unito i loro
gameti?” disse titubante il licantropo.
“Loro
cosa?” chiese
confuso Stiles.
Insomma, unire i
loro
gameti significava che…
“No.
Oh no, no, no e
no. Mi stai prendendo per il culo vero? E’ tutto uno scherzo,
ora spunterà
fuori una telecamera nascosta che mi dirà che sono su
‘Candid Camera’ vero?
Vero Scott?” rispose l’umano alzandosi da terra ed
andando verso l’amico.
“No
Stiles, l’ho
sentito. L’ho visto, in un certo senso. Mi spiace
amico.” Rispose Scott
guardando la consapevolezza farsi strada negli occhi
dell’amico.
“Stiles,
puoi rompere
sto coso? Per favore…” chiese all’amico
che fece quanto gli aveva chiesto.
“Cosa
vuol dire che lo hai visto? Che
minchia vuol dire
Scott!” chiese Stiles iniziando a respirare più
velocemente, la crisi di panico
ormai iniziata.
“Ha
una cicatrice,
sulla clavicola sinistra, pressoché invisibile agli umani.
Serve agli Alpha
per… Marchiare le loro compagne. Ma Rachel non è
la compagna di Derek. Sì
insomma, Deaton ha detto che lei deve morderlo per rendere la cosa
‘ufficiale’,
e non lo ha fatto.” Rispose Scott.
Ma ormai la voce
dell’amico gli arrivava distante.
Sentiva soltanto
il
sangue pulsargli nelle tempie ed il respiro che non riusciva a passare.
Si sedette per
terra
con le gambe al petto e la testa tra di quelle, tentando di calmarsi.
Provava
delusione,
abbandono, tristezza.
E rabbia.
Rabbia verso se
stesso.
Rabbia verso
Rachel,
che era davvero poca rispetto a quella che nutriva verso
l’Alpha.
Aprì
gli occhi e si
alzò da terra.
Corse alla
scrivania e,
prese le chiavi della Jeep, uscì di casa, seguito
dall’amico che lo chiamava.
Salì
in macchina e non
aspettò Scott che si era attardato a dare una qualche
spiegazione al padre del
ragazzo, che aveva assistito alla scena.
Partì.
Guidò
superando tutti i
limiti di velocità presenti nel tratto di strada ma non gli
importava.
Parcheggiò
l’auto ed
una volta sceso non bussò nemmeno.
Scese le scale e
quando
arrivò alla fine trovò tutto il branco
dell’Alpha, compreso lui, che lo
fissavano stupiti.
Ignorò
le domande dei
presenti ed andò dritto verso Derek.
“Tu.”
Disse solo
dopodiché, non seppe bene nemmeno lui con quale coraggio,
caricò il braccio e
diede un pugno dritto in faccia al licantropo che, preso alla
sprovvista, si
sbilanciò un po’.
“Questo
è per esserti
fatto la mia ragazza, stronzo!” esclamò poi.
Si
allontanò dal branco
che lo fissava senza parole e dall’Alpha che sebbene avesse
gli occhi vermigli
lo guardava con un’espressione colpevole.
Ritornò
in auto e
partì.
Non voleva
tornare a
casa ed affrontare il padre ed il migliore amico.
Non voleva
nemmeno
vedere Rachel al momento.
Aveva bisogno di
stare
solo.
Doveva pensare.
Riflettere.
Valutare.
Ed aveva un
dannato
bisogno di andare all’ospedale perché, cazzo,
tirando quel pugno si era
sicuramente rotto qualche osso!
“Te
pareva, ho tenuto dentro il pollice! Maledizione
non sono nemmeno capace di fare a pugni!” pensò.
Parcheggiò
davanti
all’ingresso del pronto soccorso e quando Melissa lo vede
scattò sull’allerta.
“Che
succede Stiles?”
chiese preoccupata andandogli incontro.
“Credo
di essermi rotto
qualche osso della mano.”
Rispose
soltanto.
“Fammi
vedere.” Disse
Melissa prendendogli la mano, che in effetti era parecchio gonfia.
“Come
hai fatto?” gli
chiese.
Stiles non
rispose e
guardò altrove.
“Stiles.”
Insistette
lei.
“Ho
tirato un pugno
contro il muro. Ero arrabbiato e mi sono sfogato
così.” Rispose mentendo il
ragazzo.
Melissa lo
portò a fare
una lastra, e fortunatamente non si era rotto la mano.
“Tienila
fasciata per
un po’ di giorni ed il dolore dovrebbe passare. Tra una
settimana è passato ti
togliamo le bende.” Disse la donna mentre finiva di medicarlo.
“E’
curioso però.
Solitamente quando tiri un pugno al muro ti sbucci un po’ le
nocche…” buttò lì
Melissa, sperando che il ragazzo si aprisse.
“Forse
non ho fatto a
botte con un muro. Ma la versione per mio padre è
quella.” Rispose il ragazzo
scendendo dal lettino.
“Va
bene. Ho detto a
Scott di passarti a prendere, ora non riusciresti a guidare. Mi
raccomando non
togliere le bende Stiles. Fammi sapere se ci sono problemi.”
Lo salutò Melissa,
dopodichè tornò alla sua postazione.
“Cosa
ti è saltato in
mente Stiles?! Derek avrebbe potuto ucciderti!”
esclamò Scott aprendo la
portiera della Jeep all’amico.
“Se
non la smetti con
la predica prendo pure te a pugni.” Rispose Stiles dopo
essersi allacciato la
cintura di sicurezza.
“Stiles?”
chiese lo
sceriffo quando sentì il figlio entrare in casa.
“Sono
io Pà.”
“Cosa
è successo? Sei
sparito nel nulla e… cos’hai fatto alla
mano?” chiese con tono severo Jeff.
“Ho
preso a pugni un
muro.”
“Oh
certo, come no.
Perché tu hai preso e sei salito sulla tua Jeep per prendere
a pugni un muro
vero? E dimmi, chi sarebbe questo muro?”
“Hale.”
Rispose soltanto il ragazzo.
“Derek
Hale? Pensavo
non lo conoscessi.”
“E
invece lo conosco ma
credimi, preferirei non sapere nulla della sua esistenza.”
“Perché?”
“Lui
ha…baciato
Rachel.” Rispose il ragazzo.
“Oh...
Con lei hai
parlato?”
“No,
non le ho parlato.
Non ancora.”
“Ok.
Senti, se hai
bisogno di qualcosa sai che puoi contare su di me, vero
figliolo?” Chiese Jeff
dando una pacca sulla spalla al figlio.
“Lo so
Pà.” Rispose
Stiles ed iniziò a salire le scale, ma si fermò a
metà.
“Papà?”
chiese facendo
tornare il genitore nell’ingresso.
“Sì
Stiles?” rispose
l’uomo.
Stiles si
girò verso il
padre e corse ad abbracciarlo.
Non gli
importava di
sembrare poco virile, di farci la figura del ragazzo che piange ma
cazzo, stava
male, si sentiva morire dentro ed
aveva bisogno di qualcuno che gli stesse vicino.
Rimasero
abbracciati a
lungo in silenzio.
“Mi
dispiace. Per
Rachel e per le parole di quella sera. Non le pensavo veramente
figliolo.”
Disse il padre stringendolo di più a sé.
“Lo so
Papà. Ti voglio
bene.” Rispose il ragazzo ricambiando l’abbraccio.
“Ti
voglio bene anche
io figliolo.” Rispose lo sceriffo continuando ad abbracciare
il ragazzo.
“Tutto
si sistemerà
vedrai.”
Una volta in
camera si
fiondò sul letto e rimase così per tutto il
pomeriggio.
Giunta
l’ora di cena
scese in cucina e preparò da mangiare ed una volta pronto la
cena passò in
silenzio.
Tornato in
camera trovò
un messaggio di Scott.
-“Tutto
bene amico?”
“Si,
sto bene Scott.”
-“Le
hai già parlato?”
“No”
-“Hai
già pensato a cosa fare?”
“No.”
-“Idee?”
“No…”
-“Sei
innamorato di lei?”
“Si.”
-“Saresti
disposto a perdonarla?”
“…Si,
lo farei.”
-“Allora
sai cosa devi fare.”
“E’
la scelta giusta?”
-“Questo
io non posso saperlo, devi sentirlo tu.
Certo se al vostro posto ci fossimo io ed Allison, farei la stessa
cosa.”
“Grazie
Scott.”
-“Figurati,
gli amici servono a questo no? ;) Mi
spiace solo di essere un tantino distratto ultimamente.”
“Un
tantino distratto? Oserei dire che se morissi non
te ne accorgeresti nemmeno talmente sei preso dai
tuoi viaggi tra le nuvolette rosa. O nere
come preferisci. Si insomma, nere per via della rottura eccetera, hai
capito
no?”
-“Sì
Stiles, non preoccuparti. Ora va’ a parlare! In
bocca al lupo!”
“Haha,
spiritoso -.-”
-“;)
Vai!”
Finita la
“chiacchierata” con l’amico Stiles decise
che sì, sarebbe andato a parlare con
la ragazza.
Nello stesso
istante
Rachel decise che avrebbe detto a Stiles la verità.
Non era giusto
nei suoi
confronti continuare a tenergli nascosta una cosa del genere,
soprattutto se
non avrebbe avuto modo di ripetersi.
Scese le scale e
quando
aprì la porta di casa si ritrovò il suo ragazzo
davanti.
“Stiles!”
Esclamò
sorpresa.
“Posso
entrare?” chiese
timidamente il ragazzo.
Quando furono in
camera
sua, Rachel poté percepire meglio l’odore del
ragazzo, ed era qualcosa che la
faceva stare malissimo.
Oltre
all’ansia vi era
una tristezza opprimente e profonda, dolorosa.
Capì
che il ragazzo
sapeva, probabilmente aveva fatto parlare Scott.
La domanda su
come si
fosse fatto male alla mano passò in secondo piano,
sorpassata da una ben più
importante.
“Lo
hai saputo.” Più
che una domanda quella della ragazza era un’affermazione, che
venne confermata
dal cenno d’assenso del ragazzo.
“Mi
dispiace Stiles.
Io…” tentò di scusarsi Rachel, ma venne
interrotta dal ragazzo.
“Lascia
stare, non
importa.”
“Cosa?”
chiese confusa
lei.
“Sì,
non importa se sei
andata a letto con Derek. Scott mi ha spiegato come funziona, che non
è
qualcosa che puoi controllare, e me ne farò una ragione
sperando sempre che non
succeda di nuovo. Io sono innamorato di te Rachel, e ci sono cose che
non potrò
mai cambiare. Ma mi va bene così. Però ti prego
-disse il ragazzo avvicinandosi
a lei e prendendole le mani nelle sue- se tu dovessi capire di volere
lui
invece che me, dimmelo. Non importa per quanto possa farmi male, ma
dimmelo.
Niente più bugie, ok?”
Rachel non
riusciva ad
articolare una parola.
Insomma, era
incredula.
Felice ed allo
stesso
tempo triste.
Felice
perché Stiles
l’aveva perdonata certo, ma triste perché
l’ha fatto soffrire.
Ok potrebbe
sembrare
una cosa stupida, ma è così.
Delle lacrime
rigarono
il suo viso, traditrici silenziose.
“Ok,
te lo prometto.”
Rispose abbracciando il ragazzo.
Si
addormentarono
abbracciati e quando lo David li vide avvisò lo sceriffo che
il figlio era lì.
“Sweetheart.”
Disse
Gerard salutando la nipote.
“Nonno,
volevi
vedermi?” chiese Allison.
“Sì.
Vedi l’altra sera,
quando abbiamo teso una trappola a Derek, quella con lui era Rachel
Moore,
vero?”
“Si,
perché?”
“Perché
se ho ragione,
ci troviamo difronte ad un evento più unico che
raro.” Rispose enigmatico il
vecchio, che davanti all’espressione confusa della nipote
aggiunse
“Abbiamo
tra le mani un
Alpha e la sua Genitrice.”
NdA: Salve
salvino!
Come state?
Ecco per voi un altro “bel” capitolo!
Ok onestamente non mi piace la parte in cui Stiles parla con Rachel,
perché mi
sembra molto da bimbaminchia T_T Vi preso se così fosse
ditemelo!! D:
Davvero, vorrei
riuscire ad esprimere meglio l’amore che
c’è tra loro :/
Detto questo vi
ringrazio come sempre per le recensioni, siete fantastici!
Avete visto le
foto
dalla prima lettura del copione? Sono fantastiche!
Ed il nostro Dylan indovinate un po’? Ha i capelli lunghi!!
Ok non so se sia
un
bene o un male, perché sì sta molto bene con i
capelli così, ma Stiles ha i
capelli corti da tipo SEMPRE, e magari i capelli sono un po’
più Dylan che
Stiles .
Ok fine scleri xD
Ora vado, ci
vediamo al
prossimo capitolo! :D
Kiki.
Campagna di
Promozione
Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰
del tuo
tempo alla causa pro recensioni.
Farai
felici milioni di
scrittori.
(Chiunque
voglia
aderire al messaggio, può copia-incollarlo
dove meglio crede)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** XIX Capitolo: Chi non muore si rivede! ***
XIX
Capitolo: Chi non muore si rivede!
Anche il mese di
febbraio finì e giunse Marzo.
Le cose fra
Stiles e Rachel sembravano essere
tornate come prima, ma si sa che la fiducia è come la carta,
una volta che l’hai
stropicciata non potrà più essere perfetta di
nuovo.
La cosa bella
della fine di marzo erano le vacanze
di primavera.
Quel giorno
c’erano gli allenamenti della squadra di
lacrosse e Rachel andò per veder giocare Stiles.
“Rachel!”
si sentì chiamare la ragazza mentre
aspettava il ragazzo fuori dallo spogliatoio.
“Lydia
ciao! Come stai?”
“Mai
stata meglio! Domani sera ci siete tu e Stiles,
non è vero?” chiese raggiante la rossa.
“Domani
sera?” chiese confusa Rachel.
“La
festa per il mio compleanno! Non mi dire che non
te lo sei dimenticata!”
“Oh la
festa! E’ già domani? Credevo fosse la settimana
prossima! Comunque certo che ci saremo.”
“Perfetto!
Allora a domani sera!” salutò Lydia, per
poi scomparire dietro l’angolo.
“Sapevi
niente della festa di domani di Lydia?”
chiese poco dopo Rachel a Stiles.
“No,
che festa? Aspetta, domani è il ventotto?”
“Sì,
perché?”
“E’
il suo compleanno.”
“Ma
non ha mandato gli inviti.”
“Non
ne ha mai avuto bisogno, gli anni scorsi era l’evento
più atteso dell’anno.” Rispose Stiles
facendo passare un braccio sopra le
spalle di Rachel e dirigendosi verso la Jeep.
“Peccato
che ultimamente sia diventata un po’
strana…”
rispose Rachel.
“Dopo
chiedo a Scott se viene, ma penso sia il
minimo che possiamo fare no?”
“Esatto.
Io non so se provare a chiedere ad Allison.”
Disse Rachel salendo in macchina.
“Dopo
quello che è successo nel bosco con Gerard non
penso sia una buona idea. E poi se non venisse sarebbe solo meglio,
voglio dire
domani sera ci sarà la luna piena.” Rispose Stiles
mettendo in moto.
“Me ne
ero totalmente dimenticata.” Ammise Rachel
appoggiando la testa contro il finestrino.
Rachel
arrivò per prima la sera seguente.
Lydia da
perfetta padrona di casa l’aveva accolta e
le aveva mostrato il tavolo con il punch.
“Fai
pure come se fossi a casa tua!” le disse
mettendole un bicchiere con il liquido rosa pesca dentro.
Suonarono al
campanello e Rachel vide entrare Stiles
con un pacco enorme che passava a malapena dalla porta.
Era buffissimo.
“Non
ci credo, alla fine lo hai preso davvero!”
esclamò una volta che il ragazzo ebbe posato il regalo
vicino a quello della
ragazza.
“E’
chiaro che l’ho preso! Allison viene mi ha detto
Scott, quindi viene anche lui. Tu come ti senti?” le chiese
cingendole la vita
in un abbraccio.
“Sto
bene, sembra essere meno forte questa volta.” Rispose
lei appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo.
Arrivarono anche
Scott ad Allison e qualche altro
loro compagno di scuola e lo scenario della festa era alquanto
deprimente.
“Non
credo verranno in molti.” Disse Scott sedendosi
su una panca vicino alla piscina.
“Non
conosciamo nessuno che potrebbe venire? Insomma
se ora Lydia è così è colpa del nostro
mondo.”
Propose Rachel.
“Io
conosco qualcuno, ma non credo siano molto
adatti.” Esclamò Stiles, tirando fuori il telefono.
“Sempre
meglio di niente Stiles.” Rispose Scott.
“Di
chi state parlando?” chiese dubbiosa Rachel.
“Delle
vecchie conquiste di Stiles fatte pochi
giorni prima di conoscerti.” Rispose Scott sorridendo.
“Hai
tenuto i loro numeri però amico!” aggiunse poi
scoppiando a ridere.
“Non
si sa mai nella vita! Magari mi saranno ancora
una volta utili!” rispose Stiles premendo il tasto di
chiamata.
Rachel era
sempre più confusa ed un po’ spaventata
all’idea di conoscere queste ‘conquiste’.
La sua paura
però divenne divertimento quando vide
le famose ‘conquiste’ varcare la soglia della porta
sul giardino.
“Oh ti
prego Scott dimmi che non è vero! Stiles
allora devo davvero stare attenta a Danny quando è vicino a
te!” disse ridendo
Rachel.
C’era
da dire però che quelle ragazze/i sapevano
come fare festa, difatti la casa si riempì presto di gente.
Presto
però il tutto divenne confusionario e la
gente iniziò a comportarsi in modo strano.
Rachel perse di
vista Stiles e Scott e mentre li
cercava si imbatté nei suoi genitori.
“Eccola
lì, nostra figlia.” Esclamò il padre,
puntandole un dito contro.
“E
pensare che se non ci fosse stata noi saremmo
ancora vivi Adam.” Disse sua madre.
“Se
non fosse esistita saremmo felici e vivi.”
Aggiunse suo padre.
“E’
colpa tua Rachel, e dopo tutti questi anni non
lo hai ancora capito! Se tu non fossi esistita tutti sarebbero
più felici:
Derek avrebbe la sua famiglia e non si sarebbe mai innamorato di Kate,
io e tuo
padre saremmo vivi, tuo zio avrebbe una famiglia, e Stiles non
soffrirebbe per
il tuo tradimento. Hai rovinato la vita di tutte le persone che ha
incontrato.”
Rincarò la dose sua madre, per poi iniziare a ridere con il
padre.
“Guardala,
tenta di non piangere! Ma poverina!”
aggiunse sua madre sempre ridendo.
Rachel chiuse
gli occhi.
Non potevano
essere loro, erano morti.
Doveva essere
un’allucinazione.
Riaprì
gli occhi e li vide che ridevano ancora.
Una secchiata
d’acqua gelata la riportò alla realtà
ed i suoi genitori scomparvero nel nulla.
“Rachel?!”
la chiamava Stiles. “Stia bene?”
“Io…
si. Credo di si.”
“Non
so cosa ci sia in quel punch ma sicuramente non
è qualcosa di salutare.” Disse Stiles
trascinandola alla ricerca di Scott, che
era nuovamente scomparso dopo averlo fatto riprendere.
“Stiles
guarda!”
esclamò Rachel indicando la ciotola della
bevanda piena di fiori di
strozzalupo.
“Ora
capisco perché tutti si comportano
così!” disse
Stiles.
“Ragazzi,
qualcosa non quadra.” Disse Scott.
Stiles fece per
fargli notare lo strozzalupo ma l’attenzione
di tutti venne attirata dalla voce di un ragazzo.
“No
ragazzi fermi non so nuotare!” esclamò Matt un
attimo prima di finire dentro la piscina.
Jackson lo
tirò fuori ed i ragazzi si scambiarono un’occhiata
d’intesa:
avevano trovato
il padrone del Kanima.
“Che
avete da guardare!” esclamò Matt posando lo
sguardo su Rachel, Stiles e Scott per poi andarsene.
“Gente
arriva la polizia!” esclamò qualcuno e presto
tutti i ragazzi scapparono.
“Vai
da tuo zio Rachel e avvisalo, io e Scott
andiamo da mio padre.” Disse Stiles aprendole la portiera
dell’auto.
“Non
uscire di casa, non sappiamo che intenzioni
avrà ora Matt.” aggiunse poi chiudendo lo
sportello.
“Non
penserai mica che resterò in casa
mentre…”
tentò di ribattere la ragazza ma venne interrotta da Stiles.
“Ti
prego Rachel! Resta a casa!” esclamò
correndo dietro Scott.
La ragazza fece
come le aveva chiesto Stiles ed
avvisò lo zio, che le ordinò di restare a casa
mentre lui andava alla centrale
per vedere se c’era bisogno di aiuto, prendendole
però le chiavi dell’auto per
precauzione.
Rachel si
sentiva inutile lì a casa e decise di
mettere un po’ in ordine.
Ad un tratto un
rumore proveniente dalla cucina
attirò la sua attenzione.
Prese una mazza
da baseball che tenevano nel
ripostiglio e si avventurò verso la fonte di quel rumore.
Entrò
nella stanza ma non vi trovò nessuno, una
tendina era caduta
dal montante della
finestra.
La rimise al suo
posto e si voltò per tornare in
salotto quando si ritrovò davanti l’ultima persona
che avrebbe mai potuto
pensare.
“Ma
come sei cresciuta Rachel, l’ultima volta che ti
ho vista avevi ancora le treccine!” disse l’uomo
davanti a lei.
“Ma tu
non eri morto?!” esclamò facendo un passo
indietro la ragazza ed alzando la mazza in segno di difesa.
“Preferisco
l’espressione temporaneamente fuori uso,
ma se vuoi essere pignola sì, lo ero. Ma ora sono qui, ed ho
bisogno del tuo
aiuto.” Disse Peter sedendosi al tavolo della cucina
sorridendo alla ragazza.
NdA: ebbene
sì gente, ho aggiornato di nuovo!
Questo perché la prossima settimana non avrò
molto tempo per scrivere tra la
simulazione di terza prova e l’esame della patente!
Purtroppo credo
manchino soltanto più un paio di
capitoli alla fine della storia!
Preparatevi psicologicamente!
Detto questo mi
dispiace molto vedere che nonostante
le 59 visualizzazioni il capitolo precedente non abbia ricevuto nemmeno
una
recensione! D:
Se fa
così schifo ditemelo per favore! :(
Detto questo mi
riprendo un momento e torno seria xD
Davvero, se
avete voglia lasciatemi un vostro
piacere, mi fareste davvero felice!
Un bacio e al prossimo capitolo!
Kiki.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** XX Capitolo: The undeniable power of human love. ***
20
XX
Capitolo: The undeniable power of human love.
“Vuoi
il mio aiuto?”
chiese Rachel abbassando la mazza.
“Si,
ma prima che ne dici di un caffè?” chiese
speranzoso Peter, sfoderando un sorriso.
Rachel
alzò gli occhi al cielo e preparò i
caffè.
“Certo
che sei diventata proprio bella, e da quanto
vedo mio nipote sembra essersene accorto! Anche se a giudicare dalla
massiccia
presenza dell’odore di Stiles deduco che tu stia con il
piccolo umano. E’
incredibile quanto sia intelligente e sveglio. Sarebbe un beta
perfetto,
peccato abbia rifiutato il mio morso.” Disse sorridendo il
vecchio Alpha.
“Qual
è il punto Peter?” chiese Rachel un po’
spazientita.
“Gerard
ha un piano: ora che Matt è morto e…”
iniziò
a spiegarsi l’uomo quando la ragazza lo interruppe.
“Matt
è morto? Come, quando è successo?”
chiese
incredula.
“Poco
fa alla stazione di polizia c’è stato un bel
po’di casino con il Kanima e gli Argent ed il risultato
è stata la morte di
Matt, senza contare che quella bellissima donna che è la
madre di Scott ha
scoperto la verità sul figlio. Quel che è peggio
è che quel vecchio pazzo è
diventato il padrone del lucertolone, e non oso immaginare cosa
potrà mai fare
con lui.” Concluse Peter stiracchiandosi sulla sedia.
“Stanno
tutti bene?” chiese allarmata la ragazza.
“Si
non ti preoccupare. Ed ora arriviamo alla parte
in cui entri in azione tu: anche io ho un piano, e suddetto piano
include
l’uccisione del Kanima ma al tempo stesso il salvataggio di
Jackson.”
“Come?”
“In
quale momento il Kanima non è Jackson?”
“Quando
è il Kanima.”
“Esatto,
ed in quel momento non è vulnerabile mentre
lo è quando Jackson è se stesso. Il piano
è quello di uccidere il Kanima
nell’unico momento in cui è vulnerabile: quando
Jackson è a metà tra la sua
forma umana e rettile. Tu dovrai distrarre Gerard, mentre la dolce
Lydia si
occuperà del nostro amico, in modo che io e mio nipote
potremo poi liberare
quel povero ragazzo da tutto ciò che sta passando. Ci
stai?” le chiese Peter
alzandosi e dirigendosi verso la porta sul retro.
“Rischierei
di farmi scoprire dagli Argent.” Rispose
Rachel seguendolo.
“Oh
ma sanno già cosa sei, mia piccola ed ingenua
Rachel. Solo non lo sanno tutti i membri della famiglia.”
“Gerard,
Allison e Chris.”
“Esatto,
tutti gli altri no.” Rispose Peter ed uscì
dalla porta.
“Aspetta!
Cosa devo fare!?” urlò la ragazza
rincorrendolo.
“Quando
sarà il momento ti contatterò. Salutami il
tuo caro zietto!” rispose lui scomparendo nel fitto della
foresta.
Rachel
rimase per un momento sulla soglia della
porta, poi corse a
prendere le chiavi
dell’auto quando si ricordò di non averle. Corse
in garage e, presa la bici, si
diresse velocemente alla stazione di polizia. Aveva bisogno di sapere
se Stiles
e suo zio stavano bene.
Arrivò
davanti all’edificio ed abbandonò la bici
davanti alla macchina di Derek.
Entrò
dentro ma venne fermata dallo zio.
“Cosa
ci fai qui! Ti avevo detto di stare a casa!”
le disse portandola fuori.
“Peter
è venuto da me e mi a detto cos’è
successo e
volevo sapere se stavate tutti bene. Dov’è
Stiles?”
“Peter?”
“Sì,
è tornato in vita ma non è questo
l’importante.
Stiles?”
“E’
con suo padre, stanno rispondendo a delle
domande. Gli Argent sono già andati via.”
“Gerard
è il nuovo padrone.”
“Di
chi?”
“Del
Kanima, ha ucciso Matt ed è diventato lui il
padrone. E sa cosa sono, lo sanno zio.” Disse Rachel, facendo
bloccare l’uomo
sul posto.
“…Ne
parliamo dopo a casa.” Rispose soltanto David,
dopodichè aprì la portiera alla nipote e si
sedette al posto del guidatore.
Per
tutto il tragitto aveva pensato e ripensato a
cosa fare e l’unica soluzione fattibile era andarsene il
più lontano possibile
sperando che i cacciatori non li seguissero.
“Tempo
una settimana, massimo dieci giorni e
partiamo.” Comunicò alla nipote una volta giunti a
casa.
Rachel
si fermò sulle scale e si voltò verso lo zio.
“Cosa?
No, io non me ne vado!” rispose.
“Lo
farai. Andremo dalla zia Muriel e staremo con
lei. Domani la chiamo per informarla.”
“No!
Non sappiamo nemmeno che intenzioni abbiano gli
Argent! Perché scappare?”
“Che
intenzioni credi che abbiano Rachel! Ti
uccideranno appena ne avranno l’occasione, ecco cosa faranno!
E non andrai alla
partita di lacrosse di questa settimana ma resterai qui mi sono
spiegato?”
rispose severo l’uomo con un mezzo ringhio.
Rachel
stava per rispondere quando sentì l’auto di
Stiles che veniva parcheggiata nel vialetto.
Senza
pensarci due volte corse fuori e quando lo
vide scendere dall’auto si fiondò letteralmente su
di lui e per poco non lo
fece cadere a terra.
“Hei…
sto bene tranquilla.” Disse il ragazzo
abbracciandola.
Rachel
si staccò un po’ ed istintivamente
iniziò ad
annusarlo e strusciò il viso sul collo del ragazzo.
“Stai
bene… Non hai idea di quanto fossi
preoccupata! Quando Peter è venuto da me e mi ha detto che
c’erano stati dei
problemi alla centrale mi sono spaventata. Oh quasi dimenticavo,
sì Peter è
tornato in vita grazie a Lydia, ma non so bene in che modo.”
Disse tutto d’un
fiato la ragazza per poi dare un bacio al ragazzo.
“Quell’uomo
è estremamente inquietante.” Rispose
Stiles stringendo di più la ragazza a sé.
“Mi
accompagni in casa? Io… non mi va di stare da
solo. Sai, papà sta ancora rispondendo alle domande e poi
parteciperà alle
ricerche di Matt…”
“Matt
è morto, lo ha ucciso Gerard che è diventato
il nuovo padrone di Jackson.” Rispose Rachel incamminandosi
con il ragazzo.
“Oh
male, molto molto molto male… Ma rimandiamo a
domani questo discorso ok?” rispose Stiles aprendo la porta
di casa.
Rachel
poteva sentire la paura che si era
impossessata del ragazzo e vedeva come saltasse ad ogni minimo rumore
inaspettato.
“Hai
una soffitta da cui si veda il cielo?” chiese
ad un tratto la ragazza.
“Si,
perché?”
“Vedrai.
Prendi una coperta Batman.” Rispose Rachel
alzandosi dal letto su cui si erano sdraiati abbracciati
l’uno all’altra.
Stiles
fece come le aveva chiesto la ragazza e le
fece strada.
Certo
quel luogo non era dei più puliti tra le
ragnatele e la polvere, ma dalla finestra più grande avevi
una vista
spettacolare sul cielo.
Stiles
si rifugiava spesso in quel posto quando
combinava qualche marachella da bambino.
Stesero
la coperta proprio sotto quella finestra e
la ragazza vi si sdraiò sopra, facendo segno al ragazzo di
imitarla.
“Devi
rilassarti almeno un po’ e ti aiuterò a
farlo.” Disse Rachel una volta che Stiles fu accanto a lei.
“Chiudi
gli occhi.” Gli ordinò ed il ragazzo
obbedì.
“Ora
immagina di essere su un’isola deserta, senti
il rumore delle onde intorno a te. Riesci a sentirle?”
“Si,
ci riesco.”
“Bene,
ora immagina che sia sera, e tu sei sdraiato
sulla sabbia a guardare il cielo. Ora apri gli occhi e magia! Sei
sull’isola.”
Disse la ragazza.
Incredibile
ma vero, a Stiles sembrava di essere
davvero su quell’isola a fissare il cielo notturno.
Istintivamente
prese la mano della ragazza nella sua
e disse:
“Però con me ci sei anche tu.”
Rachel
sorrise ed insieme fissarono il cielo fuori
dalla finestra senza dire nulla, l’unico rumore era quello
dei loro respiri e
dei loro cuori.
“Dove
hai imparato? A fare questa cosa intendo.”
Chiese rompendo il silenzio il ragazzo.
“Me
lo ha insegnato la mamma. Quando papà è morto
avevo paura a dormire da sola e la mia cameretta aveva una finestra
proprio
come questa. Ci mettevamo sul letto e quando iniziavo ad avere attacchi
di
panico o a piangere mamma mi raccontava questa storia, se
così possiamo
definirla. Questa sera l’ho rivista, mia madre. Credo fosse
un’allucinazione
dovuta allo strozzalupo…” rispose Rachel lasciando
a metà la frase.
“E’
passato ormai, qualsiasi cosa tu abbia visto,
per quanto dolorosa possa esser stata, ricordati che non era
vera.” Disse
Stiles attirando a sé la ragazza ed abbracciandola.
Si
addormentarono così, e quando il giorno dopo lo
sceriffo tornò a casa li trovò ancora abbracciati.
Non
li svegliò.
Lasciò
un biglietto al figlio con scritto che quel
pomeriggio avrebbe parlato con la psicologa della scuola per
“superare” il trauma
della notte precedente ed andò a dormire esausto.
***
“Sai
che quando stai affogando, non inali realmente
finchè non svieni? E’ chiamata apnea volontaria.
E’ come se, non importa quanto
tu stia avendo paura, l’istinto di non far entrare
l’acqua è così forte che non
apri la bocca finchè non senti che la tua testa sta
esplodendo. Ma poi, quando
finalmente inspiri, ecco quando smette di far male. Non fa
più paura. E’ una
sorta di pace in realtà.” Disse Stiles alla
psicologa mentre continuava a
disfare e rifare la rete della mazza di lacrosse.
“Stai
dicendo che speri che Matt abbia avuto un po’
di pace nei suoi ultimi momenti?”
Stiles
espirò rumorosamente, quasi sbuffando, ed
alzò il viso in modo da poter guardare la Morrel negli occhi.
“Non
mi dispiace per lui.”
“Riesci
a dispiacerti per il Matt di nove anni che è
affogato?”
“Il
fatto che un gruppo di idioti l’abbia trascinato
in una piscina dove non sapeva nuotare, questo non gli da affatto il
diritto di
andare ad ammazzarli tutti, uno per uno.
E comunque, mio padre mi ha detto che hanno trovato un sacco di foto di
Allison
sul computer di Matt. E non solo due. Cioè, lui si
è inserito nelle foto con
photoshop.
Cose come, loro che si tengono la mano e si baciano. Come se avesse
costruito
un’intera relazione finta.
Allora sì, forse affogare quando aveva nove anni
è stato ciò che l’ha mandato
fuori di testa, ma quel ragazzo era già decisamente salito
sul treno dei
pazzi!”
“Una
cosa positiva, però, è uscita fuori. Tuo padre
ha riavuto il posto, giusto?”
“Sì.
Sì, ma sento ancora che c’è qualcosa di
strano tra noi. Non so. Tipo la
tensione quando parliamo.
E la stessa cosa vale con Scott.”
“Gli
hai parlato da ieri sera?”
“No,
quasi per niente. Cioè, lui ha già i suoi
problemi da affrontare.” Rispose Stiles, lasciando da parte
il fatto che la
madre dell’amico fosse terrorizzata dal figlio.
“Non
credo abbia parlato nemmeno con Allison. Ma
questa potrebbe essere stata più una scelta di lei. Sai, la
morte della madre
l’ha scossa molto. Ma credo l’abbia fatta
avvicinare al padre.
Jackson?
Jackson non è stato molto se stesso ultimamente.
In realtà la cosa divertente è che, adesso, Lydia
è l’unica che sembra la più
normale.
Persino Rachel ha i suoi problemi da dover affrontare con suo zio e se
stessa.”
“E
cosa mi dici di te, Stiles? Hai un po’ di ansia
per la partita di campionato di domani sera?”
“Perché
me lo sta chiedendo?” chiese il ragazzo
mentre teneva con la bocca un laccio della rete.
Quando
se ne rese conto, allontanò la mazza dalla
bocca e rispose.
“No.
Io… non ho mai giocato veramente. Ma, dato che
uno dei miei compagni è morto e l’altro
è scomparso, chi lo sa, giusto?”
“Intendi
Isaac. Uno dei tre fuggitivi. Non hai più
sentito nessuno dei tre, no?”
“Come
mai non sta annotando nulla?”
“Lo
faccio dopo l’incontro.”
“La
sua memoria è così buona?”
“Perché
non torniamo a parlare di te?” chiese la
Morrel e Stiles alzò gli occhi al soffitto per poi
abbassarli sulla mazza da
lacrosse.
“Stiles?”
Il
ragazzo alzò gli occhi e fissò la donna.
“Sto
bene.” Disse per poi sedersi meglio sulla sedia
e prima di continuare prese un respiro profondo.
“Sì,
a parte che non dormo, salto per ogni cosa, la
paura costante, irrefrenabile, schiacciante che qualcosa di terribile
stia per
accadere.”
“E’
chiamata ipervigilanza, la sensazione persistente
di essere in pericolo.”
“Ma
non è solo una sensazione. E’…
è come un attacco
di panico. Come se non riuscissi nemmeno a respirare.”
“Come
se stessi affogando?”
“Sì.”
“Allora,
se stai affogando, e provi a tenere la
bocca chiusa, fino all’ultimo momento, cosa accadrebbe se
scegliessi di non
aprire la bocca? Per non far entrare l’acqua?”
“Beh
si fa comunque. E’ un riflesso.”
“Ma
se tieni duro fino a quando il riflesso non si
manifesta, hai più tempo no?”
“Non
molto tempo.”
“Ma
più tempo per combattere per andare in
superficie?”
“Credo
di sì.”
“Più
tempo per essere salvato?”
“Più
tempo per stare in un dolore agonizzante. E si
dimentica della parte in cui senti come se la tua testa stesse
esplodendo?!”
“Se
è per sopravvivere, non vale la pena soffrire un
po’?”
“E
se peggiora e basta? E se è sofferenza adesso e
poi… e poi solo l’inferno dopo?”
“Allora
pensa a quello che Winston Churchill disse
una volta: ‘Se stai attraversando l’inferno,
continua a camminare.’” Rispose la
Morrel e Stiles non fece altro che annuire, più a se stesso
che alla donna.
***
Derek
continuava a cercare delle risposte.
Ogni
libro che sfogliava veniva poi gettato a terra,
catalogato come totalmente inute.
Doveva
capire come uccidere il Kanima.
Doveva
capire come sfuggire ai cacciatori.
Doveva
capire come tenere unito il branco.
Dei
passi attirarono la sua attenzione.
I
battiti dei loro cuori erano veloci, segno che
ormai avevano deciso.
“Avete
deciso.” Disse girandosi verso Erica e Boyd.
“Quando?”
aggiunse con aria dura.
“Stasera.”
Rispose la bionda.
“Saranno
tutti alla partita e abbiamo pensato fosse
il momento migliore.” Aggiunse Boyd.
“Non
è che vogliamo farlo.” Disse Erica.
“Che
cosa volete?” chiese spazientito l’Alpha.
“Dato
che ho compiuto diciassette anni il mese
scorso non mi dispiacerebbe prendere la patente. Non posso prenderla da
morta
sai?” rispose sempre la bionda.
“Beh
vi avevo detto che c’era un prezzo da pagare.”
Rispose Derek.
“Non
ci avevi detto sarebbe stato tanto alto.”
Rispose Boyd.
“Si
ma vi ho insegnato come sopravvivere! A farlo
come un branco! E non c’è un branco senza
un’Alpha.” Rispose Derek dando loro
le spalle, salvo girarsi nuovamente quando Boyd rispose.
“Lo
sappiamo.” Disse il ragazzo.
“Volete
cercarvi un altro branco? Avete almeno idea
di come trovarlo?” chiese scettico l’Alpha.
“Forse
l’abbiamo già fatto.” rispose Boyd.
“All’improvviso
abbiamo sentito tutto questo
ululare. Era incredibile.” Aggiunse Erica.
“Ce
ne devono essere stati a dozzine!” rincarò Boyd.
“Forse
anche di più.” Rispose ancora la bionda.
“Sì,
o forse solo due. Sapete cos’è l’effetto
‘beau
geste’? Se modulano i loro ululati con un rapido cambio di
tono, due lupi
riescono a sembrare venti!” rispose Derek.
“Ascolta,
non importa ok? Qua fuori c’è un altro
branco. Ci deve essere. Abbiamo deciso ormai.” Rispose Erica
avvicinandosi di
più a Boyd.
“Abbiamo
perso Derek. E’ finita. Ce ne andiamo.”
Disse il ragazzo.
“No.
No, voi state scappando. E, se cominciate, non
finirete più di farlo. Sarete sempre in fuga.”
Rispose l’Alpha.
Erica
prese per mano Boyd che stava per replicare e
se ne andarono.
Avevano
fatto la loro scelta.
Certo
sbagliata, ma avevano scelto, e Derek sapeva
di non poter fare più nulla.
Si
voltò nuovamente verso i libri e prese in mano un
frammento di specchio che lanciò contro l’uomo
alle sue spalle.
“Mi
aspettavo un benvenuto leggermente più caloroso.
Ma… messaggio ricevuto.” Disse Peter allontanando
il pezzo di vetro che aveva
fermato a pochi millimetri dalla pelle della sua gola.
“Certo
che ti sei cacciato in una bella situazione, Derek.
Voglio dire, sono fuori dai giochi per un po’ e
all’improvviso ci sono uomini
lucertola, vecchi psicopatici e tu vai in giro a mordere ogni
adolescente privo
d’autostima della città.” Aggiunse con
un tono che aveva del divertito.
“Che
cosa vuoi.” Chiese con tono severo l’Alpha.
“Beh,
voglio aiutarti. Sei mio nipote. L’unico
parente che mi è rimasto. Sai, c’è
ancora un sacco che ti posso insegnare.
Possiamo solo farci due chiacchere?” chiese lo zio
avvicinandosi al nipote e
posandogli una mano sulla spalla.
“Certo.”
Rispose Derek spostando lo sguardo sulla
mano dello zio.
“Parliamo.”
Disse ancora per poi spingere Peter
contro le scale dell’ingresso.
“Non
penserai davvero che voglia essere un Alpha
un’altra volta? Non è stata la mia prestazione
migliore, considerando che è
finita con la mia morte. Cioè, di solito sono
più… Ok, fai pure! Avanti fallo!
Colpiscimi, colpiscimi!” disse Peter dopo
l’ennesimo colpo da parte del nipote.
“Capisco
che sia un momento difficile per te. Stai
lasciando andare tutta la rabbia, l’odio per te stesso, e
l’odio che proviene
dal totale e completo fallimento. Io sono quello che prende le botte,
Derek, ma
tu sei già stato picchiato. Quindi fai pure. Colpiscimi, se
questo ti fa stare
meglio. Dopotutto ho detto che volevo aiutare.” Disse ancora.
Derek
caricò un altro pugno ma non lo sferrò e
lasciò andare lo zio.
“Tu
non mi puoi aiutare.” Disse con il fiato corto
per la rabbia l’Alpha.
Andò
a sedersi su uno scatolone in quello che una
volta era un salotto e si massaggiò la mano.
“Vedi?
Il primo esempio. Non sto guarendo in fretta.
Tornare dal mondo dei morti non è una cosa facile, sai. Non
sono più forte come
un tempo. Ho bisogno di un branco. Di un Alpha come te. Ho bisogno di
te,
quanto tu ha bisogno di me.” Disse Peter specchiandosi in
quel frammento di
specchio.
Derek
emise una brava risata, del tutto priva di
felicità.
“Perché
dovrei volere aiuto da uno psicopatico?”
chiese l’Alpha.
“Punto
primo, non sono uno psicopatico. E comunque,
tu sei quello che mi ha tagliato la gola. Ma siamo tutti in una fase
transitoria, giusto? Quindi abbiamo bisogno l’uno
dell’altro. A volte, quando
hai bisogno d’aiuto, ci si rivolge a persone
inaspettate.” Rispose lo zio.
Derek,
spazientito, si allontanò da quell’uomo che
era stato in così poco tempo di capire tutto il casino che
aveva dentro e si
andò a sedere sulle scale, seguito a ruota dallo zio.
“Hai
provato a crearti il tuo branco. Hai cercato di
prepararti al peggio. Non eri pronto. Perché Gerard sta
vincendo. Si è preso il
suo tempo. Sta giocando con Scott. Sta cercando voi lupi, uno ad uno.
Sta
assaporando la sua vittoria!” disse Peter.
“Che
ne dici di dirmi qualcosa che non so già?”
rispose seccato l’Alpha.
“Oh
lo sto per fare. E ti farà capire perchè
dovresti fidarti di me. Perché hai bisogno di fidarti di me.
Perché ti sto per
spiegare come fermare Jackson.”
“Che
intendi dire? Sai come ucciderlo?”
“A
dire la verità, come puoi salvarlo. C’è
un mito
secondo cui puoi curare un licantropo semplicemente chiamandolo con il
suo nome
di battesimo.”
“E’
solo un mito.”
“Beh,
a volte i miti e le leggende nascondono una
piccola verità. I nostri nomi sono un simbolo di
ciò che siamo. Ma un kanima
non ha identità. Ecco perché non cerca una
scatola vuota.”
“Cerca
un padrone.”
“E
chi altri cresce senza origini? Senza identità?”
“Un
orfano.”
“Come
Jackson. Ed ora, la sua identità è scomparsa
dietro la sua pelle da rettile. Devi farlo tornare indietro.”
“Come?!”
chiese esasperato Derek.
“Attraverso
il suo cuore! Come sennò!?” rispose
Peter.
“Sai,
nel caso non l’avessi notato, Jackson non ha
poi così tanto cuore per iniziare.”
“Non
è vero. Non lo ammetterebbe mai ma c’è
una
persona. Una giovane donna con cui Jackson ha un vero legame. Una
persona che
potrebbe raggiungerlo. Che potrebbe salvarlo.”
“Lydia.”
“Sai,
il tuo miglior alleato è sempre stata la
rabbia Derek. Ma quello che ti manca di più è un
cuore. Ecco perché hai sempre
saputo di aver bisogno di Scott più di chiunque altro. E
anche uno morto e
bruciato dentro come me ha di meglio da fare che sottovalutare il
semplice
eppure innegabile potere dell’amore umano.” Rispose
Peter sorridendo al nipote.
***
“Vai
al supermercato e prendi qualcosa da mangiare.
Andrò io al tuo posto ad aiutare Peter e gli altri.
Raggiungi la zia Muriel
prima che puoi e non tornare indietro.” disse David mentre
chiudeva il
bagagliaio della macchina della nipote, seduta al posto di guida. Suo
zio aveva
anticipato la partenza a quella sera, dopo che aveva saputo di Peter e
del suo
piano.
“Non
salutare Stiles. Non salutare nessuno. Non
devono sapere che te ne stai andando, intesi?” le chiese e la
ragazza annuì.
Prima
aveva visto Stiles entrare in casa con il
volto pieno di lividi e sangue ed aveva provato ad andare da lui, ma
era stata
bloccata dallo zio.
“Starà
bene non preoccuparti. E’ un ragazzo
intelligente, capirà. Quando questa storia sarà
finita dirò a Derek dove ci
troviamo, nel caso avessimo bisogno d’aiuto. Ora vai
Rachel.” Disse lo zio e
quando vide che la ragazza non accennava a partire aggiunse
“Va’!” con tono
severo, facendo sobbalzare la ragazza che mise in moto e
partì.
Aveva
la vista appannata dalle lacrime e sapeva che
stava sbagliando ad andarsene in questo modo.
Quando
posteggiò nel parcheggio del supermercato
ricevette un messaggio da Stiles:
“Dove
sei? La tua macchina non c’è e nemmeno quella di
tuo zio.”
Spense
il cellulare.
Non
ce la faceva a vedere il volto di Stiles che
sorrideva tutte le volte che le arrivava un messaggio.
Entrò
nel supermercato e si diresse subito verso i
dolci. Prese quante più schifezze poteva e quando
svoltò in un’altra corsia
andò a sbattere contro una donna, facendo cadere tutto
ciò che aveva tra le
mani.
“Scusi,
non l’avevo vista.” Disse prontamente la
ragazza, chinandosi per raccogliere ciò che le era caduto.
“Non
preoccuparti, succede.” Rispose la donna con
voce ipnotica mentre aiutava Rachel.
Quando
ebbe raccolto tutto la ragazza guardò la
donna: era alta, snella, un fisico atletico, i capelli scuri e corti e
la
carnagione mulatta. Quel che più colpì la ragazza
però fu lo sguardo della
donna: sembrava scavarle dentro l’anima, la guardava come se
la conoscesse.
E
poi aveva quell’odore, così simile a quello
di…
“Derek.”
Sussurrò la ragazza.
“Come
scusa?” Rispose la donna sorridendole.
“Niente,
pensavo ad alta voce.” Rispose la ragazza.
“Kalì!”
Esclamò un uomo, vestito con giacca e
cravatta, occhi quasi blu e capelli castano chiaro.
“Arrivo
Deucalion. E’ stato un piacere conoscerti
Kiki.” Rispose la donna e raggiunse l’uomo col
quale uscì poi dal supermercato.
Rachel
era perplessa.
Come
faceva quella donna a conoscere il suo nome?
Perché
aveva un odore simile a quello di Derek?
Perché
quello che sembrava il suo compagno aveva
anche lui un odore familiare?
Decise
di non pensarci ed andò alla cassa, pagò e
tornò in macchina.
Riprese
a guidare ma dopo cinque minuti si fermò.
Doveva
tornare indietro.
La
sua famiglia, il suo branco, le persone a cui più
voleva bene erano rimaste e rischiavano la loro vita mentre lei
scappava via.
Non
le importava che suo zio si incazzasse, non
poteva abbandonarli.
Fece
inversione di marcia e si diresse verso casa.
Scese
velocemente dall’auto ed entrò nel garage.
Aprì
una cassa da cui prese una pistola che caricò
con proiettili allo strozzalupo e prese un paio di caricatori di
riserva.
Se
pensavano che sarebbe giunta in loro aiuto a mani
vuote si sbagliavano di grosso.
Suo
zio le aveva insegnato come usare una pistola,
quindi perché sprecare l’occasione di mettere in
pratica i suoi insegnamenti?
Uscì
dal garage e risalì in macchina e solo in quel
momento si rese conto che la macchina di Stiles non c’era.
Partì
velocemente diretta al vecchio deposito dei
treni.
Quando
entrò vide Scott, Derek ed Isaac combattere
contro il kanima.
Derek
lo colpiva e veniva lanciato dal lato opposto,
poi arrivava Scott che faceva la stessa cosa ed idem Isaac che venne
però
raggiunto da Allison che pensò bene di usarlo come affila
coltelli.
Con
una mossa repentina il kanima graffiò Derek che
cadde a terra semi paralizzato.
Rachel
vide suo zio, vivo e paralizzato, tenuto in
piedi da Chris.
Gerard
scambiò qualche battuta con Scott e Chris, ma
Rachel non riuscì a capire cosa stessero dicendo
poiché era troppo lontana.
Scott
si avvicinò a Derek e lo sollevò, portandolo
verso Gerard.
“No
Scott, non farlo. Sai che mi ucciderà una volta
che avrà ottenuto ciò che vuole. Sarà
un Alpha.” Disse Derek.
“E’
vero. Ma penso che lo sappia già, vero Scott? Sa
che il premio finale è Allison. Fai questo piccolo lavoro
per me e loro
potranno stare insieme. Tu sei l’unico pezzo che non va bene
Derek. E nel caso
in cui tu non l’abbia ancora capito, non
c’è competizione con un giovane
amore.” Rispose Gerard sorridendo soddisfatto mentre Scott
fece in modo che
Derek aprisse la bocca e sfoderasse le zanne.
Fu
in quel momento che Rachel smise di pensare.
Se
il problema per Scott era l’incolumità di
Allison, avrebbe fatto in modo che questa fosse salva.
Prese
la mira e premette il grilletto.
La
pallottola si conficcò nel collo del kanima, che
lasciò andare la presa sulla ragazza e si voltò
verso di lei.
“Oh
Rachel, ma che piacevolissima sorpresa! Sei
venuta qui per salvare l’Alpha e il tuo branco? Che pensiero
delizioso. Peccato
che quella pistola non ti serva a nulla.” Disse Gerard con
tono canzonatorio.
Rachel
per tutta risposta puntò la pistola verso il
vecchio che però rise.
“Non
avresti mai il coraggio di uccidermi, piccola Rachel.
Hai sparato a Jackson solo perché sapevi che non gli avresti
fatto del male.
Quanto sei ingenua.” Disse ancora il vecchio, che
fissò per un breve istante il
kanima e poi tornò a concentrarsi su di lei.
“E’
un peccato che tu non assista alla morte del
resto della tua famiglia e del tuo branco, ma la vita va
così a volte.” Disse
Gerard.
Appena
il vecchio ebbe finito di parlare il kanima
si diresse verso la ragazza, che gli puntò la pistola contro.
“Guarda
come sono buono Derek, ti permetto di vedere
la fine della vita della tua genitrice! Sono convinto che ti
piacerà come
spettacolo, dopotutto sei abituato a veder morire tutte le persone che
ami.”
Disse ancora il vecchio.
Ormai
Jackson era sempre più vicino e Rachel
camminava all’indietro per mantenere le distanze ma sapeva
che per uscire viva
da quella situazione avrebbe dovuto sparare.
Non
voleva fargli del male, ma doveva sopravvivere.
Esplose
uno, due, tre, quattro colpi, tutti a segno,
ma il kanima non accennò a fermarsi.
Continuò
a sparare e cambiò il caricatore mentre
continuava ad indietreggiare.
Improvvisamente
la lucertola spiccò un balzo e
scomparve alla vista.
Rachel
iniziò a guardarsi intoro, ma non riuscì a
vedere Jackson da nessuna parte.
Un
movimento alle sue spalle la fece voltare e si
ritrovò il kanima difronte che, una volta che
l’ebbe disarmata, la prese per la
gola, sollevandola da terra.
Da
qualche
parte qualcuno, probabilmente suo zio o Derek,
ringhiò.
Rachel
non riusciva a respirare.
La
vista iniziò ad appannarsi e le orecchie a
fischiare.
Il
kanima aumentò la presa e la ragazza chiuse gli
occhi.
Sapeva
che ormai le mancava poco prima di perdere i
sensi.
Pensò
a Stiles, a quanto avrebbe voluto salutarlo un’ultima
volta.
Pensò
a suo zio, che sapeva la stesse guardando,
probabilmente con lo sguardo in preda al terrore.
Pensò
a Derek, che continuava a ringhiare.
Pensò
ai suoi genitori, che probabilmente avrebbe
rivisto molto presto.
Pensò…
E
ad un tratto la presa intorno alla sua gola
scomparve e l’aria tornò dolorosamente ad entrare
nei suoi polmoni.
Aprì
gli occhi e capì di essere distesa a terra, il
kanima poco più in la che lottava con Isaac.
L’urlo
di Gerard attirò la sua attenzione e vide il
vecchio tenere il braccio teso verso l’alto, il segno di un
morso ben visibile.
Ad
un tratto però dalla ferita, dagli occhi, dalle
narici, dalle orecchie e dalla bocca iniziò a colare un
liquido nero.
“Strozzalupo!”
esclamò il vecchio per poi cadere a
terra e vomitare un’ingente quantità di quella
poltiglia nera.
“Uccidili
tutti!” urlò al kanima prima di crollare a
terra.
I
presenti si guardarono tutti per un momento,
quando un’auto, più precisamente la povera vecchia
Jeep di Stiles, irruppe nel
magazzino e prese in pieno il Kanima, che si stava preparando a
combattere.
“L’ho
preso?” chiese voltandosi verso Lydia che era
seduta vicino a lui.
“Sì!”
rispose Scott, quando però il kanima saltò sul
cofano dell’auto e i ragazzi uscirono velocemente
dall’abitacolo.
Il
ragazzo raggiunse Scott, ma Lydia si fermò
davanti al kanima.
“Jackson!”
esclamò tenendo tra le mani una chiave.
Il
kanima la prese in mano e tornò semi trasformato.
Si
allontanò da Lydia e si voltò verso Derek,
facendogli un cenno d’assenso.
L’Alpha
e Peter scattarono e trafissero il ragazzo
con gli artigli, dopodiché si allontanarono e lasciarono che
Lydia lo
raggiugesse.
“Tu
ancora…Tu ancora.” Tentò di dire
Jackson.
“Sì,
ti amo ancora.” Rispose la ragazza senza riuscire
a trattenere le lacrime abbracciando il ragazzo. Appoggiò il
suo corpo a terra
e si rialzò quando Jackson iniziò a guarire. Si
alzò da terra e quando aprì gli
occhi erano di color azzurro elettrico.
Ringhiò
forte, dopodichè, tornato normale, corse ad
abbracciare Lydia, sotto lo sguardo stupefatto di tutti i presenti.
Intanto
Stiles aveva raggiunto Rachel e la teneva
stretta a sé senza mostrare la minima intenzione di voler
sciogliere l’abbraccio.
Il
rumore di una pistola che veniva caricata attirò
l’attenzione del ragazzo che sciolse l’abbraccio.
Chris
Argent stava puntando l’arma verso Rachel,
sebbene sembrasse combattuto se premere il grilletto.
“Papà
non farlo!” urlò Allison raggiungendo il
padre.
“Devo,
è uno dei pilastri del codice.” Rispose
l’uomo
con espressione dispiaciuta.
Stiles
si mise tra il cacciatore e la ragazza, facendole
scudo con il suo corpo e fissando l’uomo con sguardo di sfida.
“Lei
può essere l’eccezione che conferma la regola!
Papà ti prego!” insistette Allison, strattonando
il padre.
Chris
tenette ancora la pistola puntata verso la
ragazza per un lasso di tempo che parve infinito, poi
l’abbassò e dopo aver
fatto un cenno d’assenso uscì dal magazzino.
“Serata
a dir poco movimentata!” esclamò Peter,
dando una pacca sulla spalla al nipote mentre aiutava David a
camminare, ancora
paralizzato dal veleno del kanima.
“Andiamo,
-disse Rachel prendendo la mano di Stiles
nella propria- andiamo a casa.”
NdA:
Eccoci
finalmente giunti all’ultimo capitolo!
Ma attenzione attenzione!
Manca
ancora l’epilogo, che ho deciso di pubblicare
separatamente! :D
Che
dire?
I ringraziamenti smielosi li riservo per l’epilogo, per ora
mi limito a
ringraziarvi tutti quanti per essere arrivati fino a questo punto!
Ma avete visto che bel capitolone lungo lungo??
Sono ben 17 pagine gente, ho battuto ogni mio record! :D
Detto
questo, vi ringrazio in anticipo se aveste
voglia di lasciare una recensione piccina, piccina, picciò
:3
Mi
fareste davvero contenta! :D
Ok
ora vado, a presto lupetti!
Saluti,
Kiki.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Epilogo: E così da qui ebbe fine l'inizio. ***
Epilogo:
E così da qui ebbe fine l’inizio.
Detestava gli
scatoloni.
Dopo una vita
intera passata a spostarsi da una
città all’altra Rachel odiava seriamente quelle
scatole di cartone!
Ma ovviamente
non ne aveva mai abbastanza il
destino, figuriamoci se quella povera ragazza poteva concedersi un
attimo di
sollievo!
I casini con il
Kanima si erano sistemati da nemmeno
una settimana che subito arrivarono altri problemi, se vogliamo ancora
più
pericolosi.
Così
quel tardo pomeriggio la ragazza si era diretta
al deposito dei treni, dove ormai era solito alloggiare Derek con quel
che
rimaneva del suo branco.
La ragazza
entrò senza bussare e nella sua testa
continuava a ripetersi il discorso che avrebbe dovuto fargli.
Insomma doveva
solo parlargli, non era mica un
mostro!
Beh, magari se
si tralasciano le zanne.
E gli artigli.
E la rabbia
costante…
Ok va bene,
magari Derek era anche un
mostro/creatura della notte, ma era pur sempre umano!
“Derek?”
chiese la ragazza giunta al fondo della
rampa delle scale.
“Rachel!
Che piacevole sorpresa cara!” esclamò Peter
andandole in contro ed abbracciandola.
“Peter.”
Rispose Rachel abbracciandolo di rimando.
“C’è
Derek? Dovevo parlargli di…” iniziò a
dire la
ragazza quando vide arrivare l’Alpha.
Quando Derek la
vide per un istante gli si
illuminarono gli occhi, ne era consapevole, ma non se ne
preoccupò.
Poi
notò come lo zio non accennasse a sciogliere
l’abbraccio, così decise di fare qualcosa a
riguardo.
Quell’uomo
era tornato dal mondo dei morti da poco
tempo ma già gli faceva girare le palle.
“Rachel,
come mai sei qui?” chiese avvicinandosi e
mettendosi alle spalle dello zio, guardandolo cupo.
La ragazza
riuscì a liberarsi dall’abbraccio
infinito di Peter ed andò davanti a Derek.
“Avevo
bisogno di parlarti di una cosa… in privato.”
Disse marcando le ultime parole.
“Ricevuto
l’antifona!” esclamò Peter per poi
dileguarsi in un battito di ciglia.
Un silenzio
imbarazzato scese tra i ragazzi che
continuavano a guardare ovunque tranne che l’uno
l’altro.
“Allora…”
disse Rachel rompendo il silenzio e
sollevando lo sguardo fino ad incontrare gli occhi del lupo.
“Ok,
togliamoci il pensiero…” disse più
rivolta a se
stessa che a Derek Rachel, e quando fece per parlare nuovamente venne
interrotta dal lupo, che sembrava essere tornato in possesso della
lingua.
“Non
sei incinta vero?” chiese preoccupato Derek,
avvicinandosi quasi impercettibilmente alla ragazza.
“Cosa?
Santo cielo no! Come ti viene in mente!?
Comunque -disse Rachel riacquistando un po’ di calma- volevo
parlarti di quello
che è successo a febbraio. Ti voglio bene Derek, lo sai
anche tu, sei il mio
migliore amico. Ma sono innamorata di Stiles
quindi…”
“Non
era di questo che volevi parlarmi, ricorda che
posso capire se menti, specialmente se menti più volte in
una frase ma
comunque…” ribatté Derek affondando le
mani nelle tasche dei jeans.
Rachel
sospirò, il cuore che correva veloce.
Prese un bel
respiro e parlò tutto d’un fiato.
“Sto
per partire. Sai per via del branco di Alpha.
Me ne vado. E lo zio voleva tu lo sapessi. Mi ha detto di darti questo
foglietto con l’indirizzo e di dirti di impararlo a memoria e
poi distruggerlo.
Si è anche raccomandato di dirti di non dire per nessun
motivo, a nessuno, dove
andremo. Tutto ciò è così irreale,
sembra quasi un déjà vu.” Rispose la
ragazza
iniziando a camminare per il magazzino.
“Almeno
questa volta possiamo salutarci civilmente
senza che io ti faccia correre via piangendo.” Rispose
sarcastico Derek.
“Momento,
momento! Derek Hale, hai appena tentato di
fare del sarcasmo? Stai facendo progressi Sourwolf!”
esclamò facendo finta di
essere sorpresa Rachel fermandosi poi vicino alle scale e sedendosi su
un
gradino.
“Potrà
sembrarti strano che ti chieda una cosa del
genere ma… promettimi di prenderti cura del branco, ok? E
sta attento a tuo
zio, voglio dire è resuscitato una volta, chissà
cos’altro potrebbe mai
combinare quell’uomo!”
disse con fare
teatrale la ragazza, strappando un accenno di sorriso
all’Alpha.
“Te lo
prometto.” Rispose Derek offrendo la mano a
Rachel per farla alzare.
“Mi
togli solo una curiosità?” chiese poi alla
ragazza che gli fece cenno di continuare.
“Se lo
ami così tanto come hai detto, perché non gli
hai ancora detto che parti?”
“Io…
aspettavo il momento giusto, che non sembra
arrivare mai purtroppo.” Rispose onestamente la ragazza.
“Non
capirà.” Rispose laconico il lupo.
“Non
puoi saperlo.” Controbatté secca la ragazza.
“Sì
che posso Rachel. E’ un umano, non capirà
perché
la sua ragazza debba sparire da un giorno all’altro
perché rischia di essere
schiavizzata, nemmeno se glielo spiegherai cento volte.”
Ribatté Derek,
incrociando le braccia al petto.
Rachel,
indispettita, gli si avvicinò e tentò di
dire qualcosa, ma non le venne in mente nulla con cui ribattere,
così disse
solo “Addio Derek.”dopodichè
iniziò a salire le scale.
Le faceva male
andarsene da quel magazzino, sentiva
una parte dentro di lei che urlava affinché tornasse
indietro.
E cedette.
Tornò
sui propri passi e corse, letteralmente, tra
le braccia del lupo, che la circondò in un abbraccio
silenzioso, appoggiando il
mento sulla sua testa.
In
quell’abbraccio Rachel tentò di mettere tutti i
sentimenti e le parole non dette e lo stesso sembrava stesse facendo il
lupo.
Si separarono
troppo presto, il lupo interiore che
protestava.
“Ciao
Rachel.” Disse solo Derek, allontanandosi
dalla ragazza ed entrando in un vagone.
La ragazza
tornò velocemente a casa e quando scese
dalla machina trovò Stiles che l’aspettava sotto
il portico di casa.
“Buon
giorno, principessa!” esclamò andandole
incontro.
Le
circondò la vita con le braccia e le diede un
bacio veloce.
“Veramente
sarebbe sera, ma non importa.” Rispose la
ragazza dando un altro bacio a Stiles.
“Vieni,
ho una sorpresa per te.” Disse il ragazzo
prendendola per mano e portandola a casa sua.
Salirono le
scale e quando arrivarono davanti alla
camera di Stiles, il ragazzo bendò Rachel e la condusse in
soffitta.
“Aprili.”
Disse poi togliendole la benda.
“Cos’è?”
chiese la ragazza osservando il telo bianco
davanti a lei.
Stiles non
rispose ma sorrise, e scostò il telo:
dietro una parte della soffitta era stata rimessa a posto e sul
pavimento era
stesa una tovaglia a quadri bianchi e rossa con sopra delle candele ed
un
cestino per il pranzo.
“Sorpresa!
Ho pensato che dato che è tutto il casino
è passato, ci meritavamo un momento di
tranquillità tutto per noi.” Disse Stiles
accompagnando la ragazza alla tovaglia e sedendosi sopra.
“E’
bellissimo amore! E questo profumo?” chiese la
ragazza indicando il cestino.
“Soufflé
di spinaci!” rispose Stiles tirando fuori
due coppettine.
“O per
meglio dire, avrebbero dovuto esserlo. Si
sono sgonfiati.” Aggiunse poi sbuffando.
“Saranno
buoni comunque dai!” lo incoraggiò la ragazza.
Stiles le
sorrise e mangiarono tranquilli.
Si stesero poi
l’uno accanto all’altro in modo da
poter guardare fuori dalla finestra.
“Stavo
pensando che ora che torneremo a scuola,
Harris mi odierà ancora di più. Si insomma,
papà l’ha arrestato
un’altra volta!” Disse ad un tratto Stiles.
Al pensiero di
tornare a scuola Rachel realizzò di
dover ancore dire a Stiles che sarebbe partita.
“Stiles…”
iniziò a dire Rachel, fermandosi però non
trovando più le parole.
“Dimmi
tutto.” Rispose il ragazzo dandole un bacio
sulla testa.
“…
Io e lo zio partiamo.” Disse a bassa voce la ragazza,
ma in modo che lui potesse udirla.
“Proprio
ora che le vacanze finiscono? Avete un
tempismo perfetto! Anche se credo sia dovuto ai suoi turni di lavoro
vero?
Comunque sia, quando tornate? Se starai via tanto prenderò
io appunti per te,
tranquilla.” Chiese
curioso lui.
“Partiamo
tra due giorni.” Rispose la ragazza.
“Almeno
ritardi il ritorno a scuola! Onestamente?
Non ho voglia di rivedere Harris, è un sadico e mi odia!
Immagino dovrò dirgli
qualcosa, per via del lavoro di gruppo di chimica, ricordi quello che
dovevamo
finire nelle vacanze con Lydia e Scott.”
“Non
dovrai dirgli nulla…”
“Perché?”
chiese curioso il ragazzo.
“Lo sa
già, che non tornerò…”
rispose titubante
Rachel.
Ok
Rachel, modo più stupido per dirglielo non potevi trovarlo!
Pensò la ragazza mordendosi un labbro.
“Che
vuoi dire con non tornerò?”
chiese Stiles mettendosi a sedere.
“Stiles…
Secondo mio zio è più sicuro per me andare
via. Un branco di Alpha è particolarmente pericoloso per una
genitrice che normalmente
appartiene già a qualcuno, figuriamoci per una che non
appartiene a nessuno.” Rispose
la ragazza tentando di spiegarsi.
“Come
devi fare per appartenere a qualcuno?”
“Dovrei
morderlo.” Rispose lapidaria la ragazza.
“Mordimi.”
Disse serio Stiles, offrendole il collo.
“Non
funziona così Stiles.” Rispose Rachel facendo
un respiro profondo.
“E
come funziona?”
“Deve
volerlo il mio lupo interiore credo.
Probabilmente succede in determinati periodi o momenti, questo non lo
so, la
zia Muriel non mi ha mai spiegato come funzioni.”
“O-ok…
dove andrete?”
“Non…
non posso dirtelo.”
“Come
sarebbe a dire che non puoi dirmelo?!” chiese
a questo punto il ragazzo alzandosi da terra.
“Non
posso Stiles. Se tu lo sapessi gli Alpha potrebbero
farti del male per scoprire dove mi trovo.”
“Oh
andiamo! Sono il tuo ragazzo diamine!”
“Cerca
di capire Stiles….” Tentò di far
ragionare il
ragazzo.
“Capire
cosa? Che tra due giorni te ne vai così, di
punto in bianco, senza sapere se mai tornerai? Da quanto lo sapevi?
Perché me
lo dici solo adesso?”
“Perché
volevo che stessi male il minor tempo
possibile.”
“Ah! E
quindi me lo dici così dal nulla! Cosa
dovremmo fare io e te, eh? ” rispose continuando a camminare
per la soffitta
Stiles.
“Forse
dovremmo…” tentò di dire Rachel, ma
venne
interrotta dal ragazzo.
“Non
provare a dire che dovremmo lasciarci! Non ci
provare!”
“E
allora cosa dovrei dire!?” chiese alzandosi anche
lei in piedi e raggiungendo il ragazzo.
“Non
lo so! Io proprio non capisco!”
“Aveva
ragione…”
disse Rachel, più rivolta a se stessa che al
ragazzo.
“Chi?”
“Lascia
stare.”
“Chi
aveva ragione, Rachel?!” chiese perdendo la
pazienza il ragazzo.
Rachel poteva
sentire i suoi battiti accelerati, la
rabbia e la tristezza che combattevano per prendere il sopravvento.
“Derek.
Diceva che non avresti capito…”
“Oh,
perché adesso persino lui sa le cose prima di
me! Scommetto che a lui hai detto dove andrai!”
“E’
il mio Alpha, Stiles! Deve saperlo!”
“Chi
altro lo sa?”
“Derek
e il suo branco, quindi presumo lo sappia
anche Scott, e tuo padre. Zio gli ha detto di aspettare a dirtelo
e… Stiles non
fare quella faccia dai!”
“Sai
cosa ti dico? Aveva ragione. Non posso capire
tutto ciò. Ho provato a farmi una ragione del fatto che tu
sia andata a letto
con lui, perché so quanto perdiate il controllo durante la
luna piena, ma ora…
Davvero, non posso capire, io non sono un… un mostro
come voi.” Rispose Stiles, sedendosi su uno scatolone.
“Quindi
è questo quello che pensi di me, che io sia
un mostro?” chiese Rachel con le lacrime agli occhi.
Come poteva dire
una cosa del genere?
Dopo tutto
quello che avevano passato?
Ma Rachel sapeva
che il cuore del ragazzo non aveva
accelerato né rallentato quando aveva pronunciato quelle
parole, segno che non
mentiva, e questo faceva male.
Molto male.
“Sì,
è quello che penso.” Ribadì
l’umano, fissando i
propri occhi in quelli della ragazza.
“Bene.”
Rispose soltanto Rachel.
Quindi quella
era la fine della storia, non si
sarebbero salutati né niente?
Fece un respiro
profondo e prese le sue cose.
Giunta alle
scale si voltò una volta sola verso il
ragazzo, e lo vide che si osservava le mani.
Scese le scale
senza salutarlo ed uscì, sbattendo la
porta di casa.
Una volta in
camera sua, la prima cosa che fece fu
chiudere la finestra e tirare le tendine, dopodichè si
buttò sul letto e
pianse, per poi cadere in un sonno tormentato.
I giorni
restanti Rachel li trascorse a riempire gli
scatoloni.
Avrebbe voluto
salutare Lydia, Scott e gli altri.
Avrebbe voluto
dire loro quanto gli si era
affezionata.
Avrebbe voluto
dire loro quanto fosse stata bene in
quei mesi.
E invece ora si
trovava in quell’auto ad aspettare
suo zio, che salutava lo sceriffo.
Con Stiles non
aveva più parlato.
“Ok,
andiamo.” Disse David chiudendo la
portiera dell’auto per poi mettere in moto.
Quella mattina
pioveva, ed il tempo sembrava
rispecchiare al meglio l’umore di Rachel, che
silenziosamente, con la fronte
appoggiata al finestrino, lasciava scorrere copiose lacrime, mentre suo
zio si
dirigeva verso l’autostrada.
Entrambi erano
ignari di due paia di occhi rossi
che, al confine della cittadina di Beacon Hills, li fissavano.
Fine.
NdA:
Salve!
Ebbene
sì, siamo giunti alla fine di questa storia.
Ringrazio
tutte le persone che hanno letto la
storia.
Ringrazio
tutti coloro che hanno inserito la storia
tra le seguite, tra le ricordate, tra le preferite.
Ringrazio
tutte le persone che hanno recensito
questa mia storia.
Ringrazio
tutti coloro che hanno letto la storia
silenziosamente.
Ringrazio
Jeff e tutti i ragazzi del Cast d Teen
Wolf, senza i quali questa storia non avrebbe mai visto la luce.
Ringrazio
le mie due migliori amiche, Anna ed
Alessandra, mia sorella e tutte le persone che mi hanno sempre spinta a
continuare a scrivere.
Grazie
mille davvero a tutti quanti, per essere
rimasti con me e “Ancient Love” fino alla fine.
Grazie
di cuore.
Kiki.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1157286
|