100m²

di SasuSweeTeme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hair ; ***
Capitolo 2: *** Looks ; ***
Capitolo 3: *** Mistletoe ; ***
Capitolo 4: *** Mieschiefs ; ***
Capitolo 5: *** My dear Onii-san ; ***
Capitolo 6: *** Wet & dry ; ***
Capitolo 7: *** Fireflies; ***
Capitolo 8: *** Left hand is the right hand ; ***
Capitolo 9: *** Bleach ; ***
Capitolo 10: *** Doping ; ***
Capitolo 11: *** Parents ; ***
Capitolo 12: *** Mint Rabbit ; ***
Capitolo 13: *** Chocolate ; ***
Capitolo 14: *** Job; ***



Capitolo 1
*** Hair ; ***


Tutti sono sempre pronti a complimentarsi per i capelli di Sasuke, di quanto fossero particolari o belli, della loro lucentezza e dell'acconciatura  particolare che essi costantemente hanno . 
Ma la risposta alla domanda è semplice, lui semplicemente li lascia liberi dopo una dormita, appiattiti e dritti come mai, come chissà quale miracolo.
Niente gel cari quanto un pranzo in un ristorante francese più albergo di lusso più vino invecchiato dieci anni, niente pettini e forcine, niente spray.
Un dannatissimo cuscino ed eccolo che è già figo dalla mattina, sono geloso.
Penso il mondo sia ingiusto, perché i miei dopo la nottata sembrano solo una zazzera bionda.
Perché io sono espressivo e movimentato nel sonno, non un sasso apatico come lui.
Un bel sasso, purtroppo.

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Capitolo 2
*** Looks ; ***


Le nostre pelli sono lucide, velate di sudore e i nostri respiri affannati.
Lo guardo dal basso, piegato in due dalla mancanza d'ossigeno e supplicante; mi guarda dall'alto, la sua cassa toracica che compie ritmicamente dei movimenti per permettere all'aria di infiammargli i polmoni,  con impresso però sul viso il suo immancabile sorrisino da cattivo ragazzo.
Teme  maniaco.
Non è nella mia indole cedere, ma devo farlo o potrei benissimo crollare sull'asfalto di questa strada, resa dorata dall'alba.
Lo fisso ancora, in una muta richiesta e finalmente le mie labbra saggiano il collo in plastica della bottiglia.
Bastardo, col cazzo che vengo a fare jogging con te la prossima volta.

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Capitolo 3
*** Mistletoe ; ***


Suono al campanello , in orario , come sempre. 
Il giaccone fradicio di neve, le scarpe umide e il naso lievemente arrossato dal freddo artico che incombe sull'intera città.
La spessa porta in legno scuro si apre, svelandoti, come al solito avvolto nella tua vestaglia azzurra in pile, in cerca di calore.
Mi viene quasi da riderti in faccia ma ci ripenso, guardando il sorrisino che ti dipinge le labbra.
Quel genere di sorriso a cui non hai scampo.
Le tue braccia -fin ora rimaste dietro la tua schiena- si spostano in avanti e poi ancora, sopra le nostre teste.
Tra l'indice e il pollice un rametto di vischio.
Qualcuno qui è diventato audace.

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Capitolo 4
*** Mieschiefs ; ***


Sei di fronte alla bilancia da almeno venti minuti, ad osservarla quasi questa fosse una dei tuoi peggior nemici, un tuo valido avversario.
Ti decidi a salire, la gola contratta e il viso rivolto verso l'alto, contratto in una smorfia di tensione.
Sei preoccupato per te, per il tuo peso.
O meglio, sei preoccupato dalla tua dieta, che da due settimane a questa parte non prevede ramen.
Ti decidi a socchiudere gli occhi, sorridi radioso, salti giù dall'apparecchio elettronico e trotterelli verso la cucina, bramando il tuo premio.
Se solo tu sapessi che ho regolato la bilancia con due chili mancanti e che l'altra volta era solamente spostata in avanti da qualche teme.
"Se solo tu sapessi" ma è ovvio che non lo saprai mai.
Posso tornare a sorseggiare il mio caffè, senza sensi di colpa.

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Capitolo 5
*** My dear Onii-san ; ***


Mi osservi dall'alto del tuo metro e ottanta, i tuoi occhi di un nero slavato che spazia fino ad un cupo marrone mi squadrano, mi analizzano.
Scendono lungo le mie disordinate ciocche bionde, lungo le mie spalle magre, attraversando il petto lievemente scolpito - dovrei effettivamente mandare un cesto di auguri alla palestra - fino ad arrivare alle mie scarpe nuove, appositamente comprate per quest'incontro.
Ti soffermi sul mio viso, sulle mie iridi e mi rivolgi finalmente la parola.

« Lo ami davvero, il mio otouto? » 

Ti sorrido solare, ricambi appena con una lieve piega delle labbra.

« Certo che lo amo. »

Ti sorrido pensando semplicemente: "Sennò che cazzo sarei venuto a fare qui?"
Mi cingi il busto in un abbraccio, la piega della tua bocca sottile lascia scoperti i denti, sembri felice.
La tua lieve pressione sulle costole diventa una specie di morsa da Boa, un tacito avvertimento.

E allora capisco. Capisco che non mi stai accettando ma sfidando.
Sfidando per l'amore del piccolo Sasuke. 

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Capitolo 6
*** Wet & dry ; ***


Ci stringiamo le mani, intrecciate in un nodo pacato ed intenso. 
Non quanto quei due che abbiamo vicino -intenti a fare le peggior cose immaginabili su una poltrona- e nemmeno come quelle due ragazze apparentemente sconosciute, che nemmeno si rivolgono la parola se non a brevi intervalli.
Hai le labbra secche e gli occhi umidi.
Scegli i film strappalacrime e poi nemmeno ti sforzi di trattenerti? Che idiota che sei.
Mi avvicino e poso con delicatezza le mie labbra sulle tue, in un contatto rassicurante e soffice.
Sorridi, stringi le mie dita e torni con me a goderti le espressioni stupide che assume la gente che si scioglie di lacrime per un film così poco realistico.

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Capitolo 7
*** Fireflies; ***


Ti osservo e stento a crederci, tu ignaro rimani immobile e ad occhi socchiusi, intento a goderti il manto erboso su cui sei disteso.
I capelli biondi illuminati dalle tenui luci giallognole che ci illuminano, la tua pelle ambrata ancora più scura sotto questi raggi color miele.
Ti raggiungo, mi distendo al tuo fianco; sul lato in modo da vederti ed abbeverarmi della tua immagini che mai come adesso mi è sembrata di importanza così vitale.
Socchiudo gli occhi alle  carezze cieche che con infinita dolcezza mi passi sul viso e arriccio appena le labbra.
Le lucciole paiono quasi passare in secondo piano mentre placido mi abbandono alle tue dita delicate.

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Capitolo 8
*** Left hand is the right hand ; ***


Il mio braccio destro, per buona parte è completamente coperto da bracciali.
Regalati da più persone, dalle forme e dai colori diversi. Di perline, di cuoio, di plastica.
Ma, come a voler fare la differenza, quello sinistro è completamente spoglio e vuoto.
Fatta eccezione per quel sottile bracciale di filo arancione, l'unico presente su quel braccio.
Ma non è in sè e per sè di grande valore, è solo uno di quei bracciali che si imparano nelle ore di economia domestica, è piuttosto importante chi me lo regalò.
Un ragazzo poco loquace con cui spesso -però- battibeccavo. 

« Deduco dalla tua T-shirt ti piaccia questo colore, quindi tienitelo . » disse semplicemente, mollandomelo sul banco e tornandosene al proprio posto, con passi ovattati.

Ma forse è un'altro il motivo che mi ha spinto a metterlo da solo sul braccio mancino, nel suo spazio personale.
Il fatto di essere consapevole di allungare prima questo e poi il destro per raggiungere Sasuke, di sapere che  con l'arto sinistro lo stringo quando il piacere è troppo, di ricordare che è con quello che asciugo le lacrime che mi causa, che è il braccio sinistro lo abbraccio nel cuore della notte.

Forse perché è da quel lato che il mio cuore ha sede?

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Capitolo 9
*** Bleach ; ***


Era tutto un sogno, il suo. 
E lui non aveva commesso quell' errore.
Avete presente quelle piccole disattenzioni che portano ad errori irreparabili?
Il gomito che invece del solito angolo retto ne assume una gradazione lievemente maggiore e urta il costosissimo vaso regalato dal cognato?
L'allegro coma mattutino che ti annebbia la mente e ti porta dall'altra parte della prefettura di Shibuya per aver preso il treno sbagliato?
Quelle  patetiche puttanate che, combinate  con l'abbondante sfiga e goffaggine ereditata dalla sua stirpe, avevano messo il biondo in quella situazione.
Con le spalle contro al muro, le mani pallide del partner a limitare i suoi movimenti e le sue vie di fuga, gli occhi color pece -illuminati da insolito divertimento misto a una naturale e giornaliera irritazione alla Sasuke- ad osservarlo, accusatori.
« Suppongo sia impazzata una nuova moda in città.. » gli mormorò quel suo bellissimo ma cupo carceriere.
Perché era questo che gli ricordava in quel momento; con le mani che dal muro scivolavano sinuose sulle sue spalle e poi sui fianchi sottili.
Era quello che voleva, no? Essere la sua prigione, il suo unico guardiano.
« Ho sbagliato candeggio... credo.. » gli sibilò con voce flebile Naruto, ormai nel panico, con il sentore di essere tra le spire del più spietato serpente.
Ed arrivò proprio poco dopo la sua stretta decisa a fermargli il respiro.
Il respiro gli si era mozzato alla vista di quelle labbra rosee essere ripassate dalla lingua rossa dell'Uchiha, alle mani affusolate che si posarono in una fortuita concidenza sui glutei fasciati dai jeans.
Al sospiro rauco che gli pervase l'orecchio ambrato.

« Trova il modo di far ritornare i miei calzini bianchi o fatti trovare nel letto nudo tra cinque minuti, dobe.  »

E non fu così sicuro che quella sua disattenzione fosse realmente un errore.

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Con un enorme ritardo e un'ispirazione da far paura tanti tanti auguri, Nancy-san!


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Capitolo 10
*** Doping ; ***


Sasuke era molto veloce, ma mai più veloce di Naruto.
Ma era agile e scattante, saltava e sviava le diffiicoltà che sembrava una gazzella.
Ecco perché l'università che entrambi frequentavano lo aveva scelto per la corsa ad ostacoli.
Ed ecco perché adesso, dopo vari casini che erano successi tra due studenti di altre facoltà che poco sportivamente si scazzottavano per il terzo posto e alcuni test anti-doping risultati positivi,  Sasuke stava impugnando la coppa in una mano e tenendo la medaglia nell'altra.
Il suo test era risultato negativo ma le sue prestazioni erano risultate disumane.
Perfetto, saltava a tempo e riprendeva a correre ritmicamente sulla lunga pista rossa, alzando e sollevando a tempi regolari il torace. 
Una prestazione così perfetta da regalargli il primo posto del podio.
Ma Naruto sapeva il segreto di tanto successo, fu proprio il giovane Uchiha a svelarglielo in una notte offuscata dall'alcol che era servita a festeggiare i loro brillanti -i suoi un po' meno- risultati negli esami.

« Non faccio uso di droghe, né di steroidi...  »

Lo aveva fissato con il suo acquoso sguardo da ubriaco e gli aveva sorriso , da ebete, prima di nascondere nuovamente il viso dietro il bicchiere in vetro colmo di birra.


« ... Il mio doping personale sei tu, usuratonkachi.  »

E un bacio dal sapore di birra e salatini aveva ancora unito le loro labbra.

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Capitolo 11
*** Parents ; ***


Le aveva sentite bene quelle parole.
Che avevano dato inizio a quella situazione imbarazzante, a quelle rapide occhiate cerulee, al lento scioglimento della tensione.

«... Non pensavo... sai.. tu fossi gay.. » 

« Ma io non lo sono, tou-chan. » 

Lo aveva dichiarato con una serietà nella voce, con così tanta sicurezza , con una forza che mai gli aveva visto in corpo.
« A me piacciono le donne.. »

Disse secco, gli occhi azzurri che si tuffavano in quelli del medesimo colore del padre.
Aveva poi aggiunto una frase, quattro parole che -però- avevano conferito al suo viso , e quindi reso più familiare al moro l'amato, una lieve pennellata rossa d'acquerello.

« ma io amo Sasuke. » 

Ma tutta quell'attesa, quell'aspettativa, quell'aria pesante erano sparite ormai.
Due sorrisi, entrambi radiosi, brillavano sul viso dei coniugi Namikaze.
Due lacrime di gioia, invece, impreziosivano il viso del figlio.
E sebbene lui fosse stato cresciuto in modo diverso, in modo più distaccato, beh, lui l'aveva sentito.
Quel dolce calore al centro del petto, quello dell'amore, della comprensione... 

Dei Namikaze. 

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Capitolo 12
*** Mint Rabbit ; ***


La prima volta che Sasuke prese l'influenza fu circa al tempo del liceo, quando entrambi eravamo coinvolti in un progetto di chimica che aveva diviso la nostra classe in squadre e reso l'intero ambiente carico di adrenalina e voglia di prevalere sull'avversario.
Era una di quelle influenze del periodo che precedeva l'Inverno e terminava l'Estate, di quel periodo che si dice "mezza stagione" ed ormai è estinto: l'Autunno.
Si era semplicemente ammalato, un ottima scusa per non fare nulla e crogiolarsi tra le coperte nel dolce far niente della malattia.
Sì, certo, peccato che ad essersi beccato la febbre fosse quel teme  stacanovista di Sasuke.
Colui che telefonava, chiedeva in giro i compiti e li portava a termine anche con le lacrime agli occhi e l'emicrania.
La stessa persona che mi telefonò per dirmi che la nostra collega - ovvero la ragazza che all'epoca mi piaceva la quale non mi calcolava nemmeno - non doveva metter più piede in casa sua o avremmo avuto un membro in meno nel gruppo di studio.
Dovetti quindi staccarmi dal mio DS, abbandonare il negozio di Tom Nook, salvare sennò Resetti mi avrebbe tartassato con i suoi insulti-raccomandazioni ed affrontare il vento fresco che aveva causato il malanno dell'Uchiha.
Una volta arrivato, ad essere sincero, non notai segni evidenti dei sintomi che tutti erano soliti descrivere e fu proprio questo a  rendermi invidioso.
Il fatto che sebbene lui avesse quaranta gradi di febbre mi sembrasse sempre il solito ragazzo-gufo tutto studio, che mi desse ancora la sembianza del bastardo a cui sembra non interessare altro che l'essere al disopra di tutti, che portasse il rossore sulle gote e le goccioline che gli percorrevano la fronte come Marilyn Monroe portava le cinque gocce di Chanel.
Perché parliamoci chiaro, una persona da ammalata è inguardabile.
Un comune umano, non un alieno come Sasuke.

Peccato poi, che una volta arrivato vicino al suo letto ed aver provato a misurargli nuovamente la febbre mi chiamò mamma.

Scoprii così che l'aumento della temperatura il suo corpo reagiva in risposta portandolo a vedere e sentire cose non esistenti, ad avere le allucinazioni.
Poco importa se queste erano cavalli rosa o conigli verde menta, me ne sarei comunque ricordato.
Perché sì, Sasuke era davvero interessante quando aveva la febbre, specie quando mi parlava di cosa avrebbe voluto per cena e di come all'asilo era stato bravo. 

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Capitolo 13
*** Chocolate ; ***


Ognuno di noi ha qualcosa che allevia le nostre sofferenze, che anneghi i propri dispiaceri, che ripari alle lacrime.
Ognuno ha un cibo che ama, che ci faccia perdere completamente la testa.

E poi ci sono persone come Sasuke.
Persone che mangiano il cioccolato più amaro che esista -il fondente- che di certo non può essere definito "un valido aiuto contro la depressione".

A quale scopo? Come ci si può sentire meglio dopo aver morso qualcosa di amaro come il veleno?
Qualcosa di che sa di fiele, di tristezza.

Ma poi ho capito.

Le persone come Sasuke non cercano la sensazione di consolazione, un abbraccio caldo e dolce, la rassicurazione.
Niente che la dolcezza del cioccolato belga possa offrire, nulla che la croccantezza dello svizzero possa sfogare. 

Loro cercano un pretesto per piangere.

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Capitolo 14
*** Job; ***


La scia rovente di baci, disseminati con perizia per tutto il petto ambrato, senza limitarsi alle zone più sensibili, scese imperterrita lungo la pelle baciata dal sole -e non solo- del biondo; la bocca ingorda, desiderosa di maggior contatto con l'altro -bocca che aveva già gustato le clavicole, gli addominali accennati e il ventre scolpito- continuò ulteriormente a scendere fino a quando una forza improvvisa non fermò il viaggio delle labbra rosee e della lingua rossa.
Una forza guidata da quel cretino che rispondeva al nome di Naruto Uzumaki che, quando ormai il capo del moro era giunto a destinazione -il punto più goloso e più stuzzicante- decise di fermare Sasuke intrappolandolo tra le proprie gambe in una morsa prima di ridere sonoramente.
Morsa che irritò tanto l'Uchiha da lasciarsi pregare prima di completare il proprio lavoro e non lasciare l'Uzumaki a bocca asciutta.

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