Dice il detto: attento a ciò che desideri, potrebbe avverarsi.

di RinoaHeart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mousse e i pensieri notturni. ***
Capitolo 2: *** Scambio...di..corpi?? ***
Capitolo 3: *** Senza speranza. ***
Capitolo 4: *** Questione di organizzazione ***
Capitolo 5: *** Gentilezza sospetta & muscoli nascosti ***
Capitolo 6: *** Gelati e camerieri, entrambi improvvisati ***
Capitolo 7: *** Di ripetizioni, lenti e allenamenti. ***
Capitolo 8: *** Equivoci felini. ***



Capitolo 1
*** Mousse e i pensieri notturni. ***


Fanfiction Era una notte come un’altra, al Nekohanten. Mousse, dopo aver servito tutta la sera, cucinato, servito da bere agli ultimi clienti, pulito la sala, la cucina, lavato i piatti, rifornito il frigo, buttato l’immondizia, spazzato fuori, e lasciato gli avanzi per i randagi del quartiere (cosa fatta con la benedizione di addirittura due su due delle amazzoni tiranne), si era finalmente riuscito a trascinare nella sua camera, infilarsi una vecchia tunica che usava come pigiama, sfilare gli occhiali e stava per buttarsi nel letto, morto, o quasi.
Si appoggiò prima al davanzale della finestra, guardando fuori, pensando alla sua amata.
Shampoo non l’aveva aiutato granché quel giorno, dal pomeriggio pare si fosse impegnata in una lotta senza quartiere con Ukyō e Kodachi da qualche parte, così aveva riferito Obaba. Mousse non si era preoccupato di raggiungerla e la vecchia comunque non lo avrebbe mollato, con tutto ciò che c’era da fare.
Da qualche tempo era stufo. Stufo di quella vita, stufo di essere uno scarto, un servo, un factotum malpagato. Solo l’amore per Shampoo lo mandava avanti, ma ogni giorno realizzava sempre di più quanto poche speranze avesse.
“Mousse?” si sentì chiamare da dietro la porta. Era la mummia, a giudicare dalla voce tremula, constatò con delusione.
“Sì? Sono vestito!” rispose, sapeva che tanto bussava solo per quello, sennò sarebbe entrata a suo piacimento, figuriamoci se gliene fregava della sua privacy. “Ho dimenticato qualcosa?” chiese sbuffando, senza attendere che dicesse nulla quando la vide saltellare in camera.
“No, stranamente stasera hai fatto tutto bene. Perciò tieni.” gli lanciò un pacchetto che cadde malamente a terra vicino a Mousse, in piedi al centro della stanza. “Senza occhiali eh?” Obaba saltellò e si avvicinò porgendo stavolta il pacchetto a Mousse che era arrossito dalla vergogna. “Ho trovato un po’  di incenso rilassante,  a me non serve.” disse senza troppa grazia.
“A-h. Grazie!” era sorpreso, era raro, molto raro che Obaba dimostrasse un pensiero gentile per lui.
“Beh, ragazzino, va a letto che domani sveglia alla solita ora!” disse burbera andandosene saltellando come era arrivata.
Mousse aprì il pacchetto e sfilò una stecca di incenso, mettendola sul davanzale. Subito un buon odore si sparse per la stanza. “Ah…. Che bello. Grazie vecchia, mi ci voleva proprio per rilassarmi dopo ‘sta giornata d’inferno.” pensò fra sé e sé, mentre si riavviava i capelli dietro la schiena.
Il ragazzo si stese a letto, incrociando le braccia dietro la testa. Sentì Shampoo rientrare, giudicando dal passo che sapeva riconoscere alla perfezione, e si tranquillizzò un po’. Era stupido preoccuparsi per una ragazza che conosceva cento modi e più per uccidere qualcuno, ma nonostante tutto, si preoccupava.
Era la ragazza che amava, del resto. Mousse sospirò a fondo. L’odore dell’incenso era tenue, sapeva di fiori, di primavera, di giornate sotto il sole. Di cose c he Mousse non viveva da tempo.
“Da quant’è che non mi diverto? Da quant’è che la mia vita fa un po’ più che…schifo? Da quando sono qui.. sto solo lavorando, prendendo calci in faccia e facendomi fare a pezzi dalla mia adorata Shampoo e dalla vecchia, che a parte qualche raro momento in cui mi considera un essere umano, pensa che io  sia sterco in terra. Sono un codardo, perché non ho il coraggio di dire basta.”
 Si rigirò nel letto, mettendosi di fianco.  Passò il tempo.
Si rigirò ancora a guardare il soffitto, il sonno che non arrivava nonostante la stanchezza del corpo.
“Mi chiedo come sarebbe… come sarebbe essere Ranma Saotome. Essere il più figo del villaggio, il più forte. Chissà com’è avere una fidanzata, non prendiamoci in giro Akane è cotta di lui e lui di lei, c’ero anche io a Jusenkyō… e poi..una famiglia decente, non dover lavorare, potersi impegnare solo su quel che si vuole… le arti marziali…magari anche divertirsi. Avere ancora le braccia quando si viene bagnati con l’acqua…scommetto pure che..ha..yawn..dieci decimi...” con questi pensieri, il ragazzo si addormentò, inalando il dolce aroma dell’incenso.

DRIN DRIN DRIN DRIN!
“Mhh..mhh…”
DRIN DRIN DRIN DRIN!
“Ho capito, ho capito mi alzo!!!” Ranma si buttò di lato con la mano pronta  per spegnere la sveglia, ma non la trovò vicino al futon. Non si ricordava neanche che la sua sveglia facesse così. Spalancò gli occhi, quando il braccio non tastò il pavimento ma il vuoto.
“MA DOVE CAVOLO SONO??” si svegliò di soprassalto. Un comodino, una sveglia, le ore 6.00. “LE..COSA?? IO MI SVEGLIO ALLE 7.30!” Ancora mezzo rimbambito si guardò intorno. Era in un letto stile occidentale.
Ci vedeva appannato, appannatissimo, che diavolo stava succedendo?
Riusciva a malapena a distinguere una stanza con un armadio, uno  scrittoio, forse una cosa che sembrava una cassettiera.
“Ma come cavolo ci sono finito qui? Dove sono??Perché cavolo ci vedo così male stamattina??” disse ad alta voce dandosi qualche schiaffo, magari i suoi occhi erano ancora stanchi.
Si passò il braccio dietro la testa, per grattarsi la nuca e sentì che aveva i capelli sciolti, doveva essersi sciolto il codino nel sonno.  
No, qualcosa non quadrava.  
I suoi capelli erano lunghi, lunghissimi, constatò tenendo una ciocca in mano che lasciò ricadere sul petto. Si girò, preso dal panico e schizzò fuori dal letto. Sul comodino vide un paio di occhiali e il panico si dilagò in lui ancora di più.
“No.. no… no.. che diavolo? MA CHE CAVOLO…?”  senza pensarci, si mise gli occhiali, devastato.
Aveva sempre auto una vista perfetta!
Ma se doveva capire che stava accadendo ci doveva vedere.
Il mondo sembrò prendere forma più nitidamente, ridandogli l’immagine della stanza di prima solo che più a colori e in alta definizione.
Ranma era in pieno panico, non sapeva che cosa ci faceva lì, perché aveva i capelli apparentemente più lunghi, perché non ci vedeva bene.
Si diede uno schiaffo. “Ehi, Ranma Saotome, datti una calmata e ricordati chi sei.”
Si raddrizzò e si accorse di un’altra nota stonata.  “Da quando sono così alto?” si chiese notando che vedeva il mondo da una prospettiva più alta di parecchi centimetri.
“MOUSSE SONO LE SEI E UN QUARTO PERCHE’ ANCORA DORMI?” una voce squillante, una voce conosciuta, irruppe da dietro al porta, sturandogli i timpani.
“Mousse?? Sono Ranma!” Un momento. Occhiali. Capelli lunghi. Si guardò addosso, indossava una tunica e un paio di pantaloni che non aveva mai, mai visto. Ora che ci faceva caso anche la sua voce era strana, diversa, NON ERA SUA. “Mi state prendendo per il culo vero?” sussurrò all’aria sbigottito. Si avvicinò a un piccolo specchio appoggiato su quella che si era rivelata essere la cassettiera.
“Non dirmi.. non dirmi che..”
Si guardò. URLO’. Urlò a squarciagola, sbigottito, impaurito anzi nel panico, il cuore a mille, la sudorazione ormai andata, sbiancò.
“CHE COSA CI FACCIO NEL CORPO DI QUESTO SFIGATOOOOOOOO?”
La proprietaria della voce conosciuta di prima spalancò la porta.
“MOUSSE SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI URLI A QUEST’ORA DEL MATTINO? TI HANNO SENTITO FINO A TOKYO IDIOTA!” urlò Shampoo, quasi più di lui.
Ranma fece l’unica cosa che non si aspettava gli sarebbe mai successa nella vita. Svenne.


Note di BloodyladyRinoa:
Mentre aspetto l'ispirazione per  le mie storie più lunghe, che non ho dimenticato è solo che sono più impengative, ho buttato già al volo questa storia che mi è balenata in mente stamattina. Che ne dite? Il prompt è vecchio come il mondo, lo so, ma mi piacerebbe dare una mia interpetazione del tema "scambio di corpi".
Per la prima volta nella mia vita ho già tutto molto delineato in mente dall'inizio alla fine, perciò non dovrei metterci molto a finirla, una volta tornata in Italia, non è neanche troppo lunga...CREDO. (risatona)
Certo, con i vostri commenti sarebbe tutto molto più bello <3
Fatemi sapere please, so che il capitolo è corto e sbrigativo, ma magari più in là lo rifinisco!<3
Baci baci!

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Capitolo 2
*** Scambio...di..corpi?? ***


“DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN”
“No…cinque  minuti ancora…”
“DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN”
“Mhh…ma che rumore assordante c’ha la sveglia oggi…mmmhh.”
Allungò il braccio per spegnere l’assordante sveglia, ma invece del vuoto, e del conseguente comodino, incontrò il freddo pavimento di legno.
“Eh?” si girò con gli occhi semichiusi come sempre la mattina quando si alzava, tentando di capire come ci era finito per terra.  Vabbè che era rimbambito a volte, ma non così rimbambito. Tastò un qualcosa di morbido, mentre cercava di riaggrapparsi al letto. La sveglia pareva morta di suo, strano, lui aveva la ripetizione fino allo sfinimento. “Un peluche?” pensò fra sé e sé intanto che toccava. Mousse la mattina era sempre super ricettivo, passati i cinque minuti di iniziale intontimento.  Non capiva quindi perché stesse ancora mezzo sognando, evidentemente.
Aprì un po’ gli occhi. “UN PANDA?”  si trovava sdraiato accanto a quello che era chiaramente un panda che gli dava la schiena e russava pure.
“Ma che cavolo??” si mise seduto sul letto, no aspetta un futon?, e si ritrovò a fissare chiaramente una stanza non sua.
Fissare. Chiaramente.
Mousse si girò d’istinto alla sua sinistra, cercando il comodino dove teneva i suoi dannati fondi di bottiglia.
Non c’era nulla se non il nudo pavimento.
E lui ci vedeva benissimo.
Una sensazione meravigliosa, mai provata in tutta la sua vita. Vedeva. Senza. Occhiali.
“Ahahhaha sto chiaramente sognando” sghignazzò a voce alta mentre scrollava la testa.
Qualcosa non quadrava. Si toccò la nuca. “DOVE SONO I MIEI CAPELLI?” chiese a voce alta sentendo lo striminzito codino al posto della sua folta chioma nera.
Il panda accanto a lui pareva non toccato dal rumore.
All’improvviso, l’illuminazione!
“E’ evidentemente un sogno!” disse battendosi un pugno sull’altro palmo. “E’ un sogno in cui ho sacrificato qualcosa di importante per avere una vista perfetta! E ovviamente, non volendo mai dare il mio amore per Shampoo, ecco che ho rinunciato alla vanità senza indugio per diventare un falco!!Chissene frega se è solo un sogno, è bellissimo!” declamò inginocchiandosi sul letto con un braccio verso il cielo e due lacrimine che scendevano dai suoi occhi commossi.
Di botto sentì un dolore atroce sulla testa e un verso di panda incazzato.
“Booooooo!” sentì mentre rialzava gli occhi.
“Ahiahiaahaaiiaaihia” esclamò tenendosi la testa fra le mani,  focalizzando un cartello, probabilmente ciò che l’aveva colpito.


“RANMA CHE DIAVOLO STAI FACENDO?
CRETINO, SE TI DEVI ALZARE ALZATI MA A MEFAMMI DORMIRE.”

“RANMA CHE??” la realtà gli piombò addosso come una tonnellata di piombo in testa.
Quella stanza, gli era familiare. Quel panda, gli era familiare. Zompò in piedi, dirigendosi verso la prima superficie riflettente che trovò, uno specchio rettangolare appeso senza cornice alla parete di gesso.
“Sono Mousse, non Ranma!” disse mentre si girava verso lo specchio. “Vero?”
Il ragazzo rimase scioccato. Se la mascella si fosse potuta staccare, fare le valigie, prendersi un paio di molari come souvenir e andarsene, l’avrebbe fatto. Senza parole, in silenzio, la voce che effettivamente ora si rendeva conto non essere sua,  finita chissà dove. Si toccò la faccia, lentamente. Spalancò gli occhi, così diversi dai suoi, blu profondo invece che verde scuro. Occhi che vedevano benissimo senza fondi di bottiglia spessi mezzo centimetro.
“Ma..come..cavolo…è..successo??” sussurrò.
Mousse tonfò a terra, preso dal panico. “Che cosa faccio adesso? Come lo spiego a Shampoo? Mi darà la colpa anche di questo! Però non potrà ammazzarmi perché sono nel corpo di Ranma. Forse potrebbe amarmi! Fermi tutti. Sono disperato, disperatissimo, ma non potrei MAI farmi amare da Shampoo perché sono NEL CORPO DI RANMA. Che cavolo! E poi come faccio? E Akane Tendo? E Ranma è in me? E che gli dico? OH PER TUTTI I DEI CHE CACCHIO FACCIO ADESSO?” il ragazzo era un tripudio di flussi di pensieri sconnessi che si intricavano nel suo cervello ingarbugliato.
TOC-TOC. “Ranma? Sei sveglio?? Guarda che ieri mi hai promesso che ci saremmo allenati presto!”
Akane Tendo. Che gli dico adesso?
“S-si…A-kane, sono sveglio…ora arrivo. Aspettami…” dove diavolo si vedevano? Menomale che conosceva bene o male casa Tendo, grazie  a tutte le lotte del passato e ai party di Natale. “..al dojo, ok?”
Sembrò che Akane rimanesse in silenzio un attimo prima di rispondere. “O-ok. Tutto bene Ranma? Non vuoi fare colazione prima?” chiese sorpresa.
“No-no, sto bene così, grazie.” Rispose educatamente, come suo stile, un po’ sottomesso.
Akane non aggiunse nulla se non uno stranito “Ok..” prima di sentire i suoi passi che si allontanavano.
Mousse si alzò. Doveva raccontare tutto ad Akane ovviamente. Ranma, stando ai suoi calcoli, doveva essere già sveglio da un ora e mezzo. La sveglia vicino al suo futon segnava le sette e quarantacinque, lui si alzava alle sei. Poco tempo, e Ranma sarebbe arrivato. Avrebbero trovato una soluzione. Bellissimo vederci bene, ma il corpo di Ranma? No grazie.
E poi era così basso!,  realizzò mentre cercava nelle ante degli armadi dove Ranma teneva i vestiti.
Infilò il solito completo casacca e pantaloni, evitando di sbirciarsi nei boxer. Non ce la poteva fare.
Voleva solo trovare una soluzione a tutto ciò, continuava a ripetersi mentre faceva il più piano possibile per non svegliare il padre-panda di Ranma Saotome.
“Come ci arrivo al dojo senza a incontrare nessuno?”  si chiese mentre incrociava le braccia in cerca delle sue maniche larghe, per poi realizzare che aveva addosso una casacca di Ranma. “La finestra! Bingo!”
Con agilità la aprì, e si diresse verso il dojo.

Akane era stranita, mentre si dilettava a spaccare le sue quotidiane mattonelle con cui da sola aiutava l’economia della fabbrica edilizia del quartiere.
Ranma non faceva colazione? Ranma che non le diceva “Cretina aspetta mi sto vestendo?” oppure Ranma che era sveglio senza doverlo andare a chiamare tre volte a voce alta finché  Genma non perdeva la pazienza e lo scaraventava in bagno? Che era successo a Ranma??
“Ehm…buongiorno.” Sentì la voce di Ranma arrivare un po’ sottomessa. Cos’era quel tono??
“C-ciao Ranma, buongiorno!” disse sorridendo, ma in realtà stranita da quel comportamento così assurdo.
Da quando erano tornati da Jusenkyō il saluto mattutino era poco più che un “Ciao scema!” accompagnato al massimo da una tirata di capelli. Era passato un mese dal mancato matrimonio eppure stavano messi peggio di prima. Ma non così male.
Guardò Ranma, mettersi con le braccia incrociate, come se stesse cercando di infilarsele nelle maniche, ma poi, non trovandole comode, si limitò a incrociare le braccia tenendosi i gomiti. Non era un gesto da lui.
Niente era da lui. Ranma era un cretino, un idiota, un deficiente, ma era il suo fidanzato da quasi due anni e per tutti i peli di P-chan, se conosceva ogni suo movimento!
“Ranma, che succede? Sei strano.” asserì sicura.
Lui la guardò con uno sguardo che sembrò il suo…ma comunque non il suo.
“Sono contento che te ne sei accorta da sola Akane Tendo. Non sono affatto Ranma. Ti giuro che non ho idea di come, ma dentro questo corpo..beh..sono Mousse!” disse con voce strozzata.

“Mousse? Mousse idiota svegliati!!C’è un sacco da fare la domenica non puoi svenire!!”
Ranma chiuse gli occhi un altro po’. “Akane perché mi chiami così, lasciami dormire in pace scema!”
Shampoo rimase sbigottita. “Come mi hai chiamato papero idiota??” gridò dandogli una sonora sberla che lo prese in pieno facendolo sedere sul letto.
“E io che mi ero quasi preoccupata perché sei svenuto!!” disse caricando un altro colpo.
Ranma, d’istinto lo parò senza difficoltà. “Che diamine fai Shampoo? Che ci fai qui di domenica mattina?” chiese senza rendersi conto di dove fosse.
Shampoo rimase più scioccata dal fatto che il quattrocchi avesse parato il suo colpo praticamente da addormentato, che dalle sue parole senza senso. Contemporaneamente, vide Mousse atteggiarsi come un pazzo.
Ranma si toccò i capelli, si toccò addosso, e realizzò che non era stato un sogno. ERA DAVVERO NEL CORPO DI MOUSSE.
“Santo cielo Shampoo, dimmi che vedi il mio corpo per com’è realmente! Lo vedi vero?”
Shampoo arrossì e cominciò a calciarlo. “Cosa diavolo dici pervertito??”
Ranma nel corpo di Mousse parò con facilità tuti gli attacchi anche se non vedeva un emerita mazza e si ritrovò in piedi nella stanza a furia di evitare calci. Senza pensarci, prese Shampoo da un gomito e facendo leva la immobilizzò fra le braccia. Aveva qualche difficoltà con quelle braccia più lunghe delle sue, ma i riflessi erano stranamente più pronti del solito. La forza invece, gli sembrava diminuita. Comunque riusciva a tenere a bada Shampoo che nel frattempo, non stava capendo più niente.
Arrossì ancora di più, e si ritrovò a balbettare per la prima volta nella sua vita. “C-che c-cosa fai stupido papero? Appena mi libero ti spacco la testa e poi ti cucino in salmì!!”
“Stammi a sentire, Shampoo. Sono Ranma. Ranma Saotome. Non so perché, te lo giuro su qualsiasi cosa, ma sono intrappolato dentro il corpo di Mousse. Ne so quanto te, capito?” disse mentre evitava che la ragazza si divincolasse.
Shampoo dal canto suo, capiva solo che si trovava stritolata fra le braccia di Mousse, cosa che non le era mai capitata da che conosceva quell’idiota, e lo conosceva da tanto. E la sensazione di sentirsi sopraffatta da lui, non le piaceva.
“Che diavolo..” strattone a vuoto “..stai dicendo?”
“Fai una prova Shampoo. Di qualcosa, qualsiasi cosa in cinese, e io non capirò una mazza.
{Mu Si quant’è vero che sono un’amazzone appena mi libero ti do’ tanti di quei calci in faccia che ti faccio tornare la vista! Ti odio brutto bastardo come osi mancarmi di rispetto!?}
“Non ho capito niente Shampoo. Ma manco una sillaba. Il mio cinese si ferma a quattro parole in croce.” Disse seriamente. Continuava a tenerla stretta, perché la gattina si divincolava e non sembrava intenzionata ad ascoltarlo.
“Potresti fare finta!”
“Giuro non ti capisco.”
{Neanche se ti dico che se mi lasci ti sposerò e ti regalerò tutti e cinque i meravigliosi bambini che vuoi?} chiese con voce suadente.
“Niente. Ma niente, niente.”
Shampoo si arrese all’evidenza. Era irruenta, non stupida e conosceva Mousse da quando aveva tre anni.
Mousse a quel punto avrebbe lasciato stare qualsiasi piano malefico di conquista e le avrebbe creduto, dichiarandosi impunemente.
Si calmò e Ranma la lasciò andare. Shampoo si girò verso di lui, cercando di dimenticare la sensazione strana di sentirsi soffocata minacciosamente dalle braccia di Mousse. Che non era Mousse. Forse.
“Tu quindi saresti… il mio.. Lanma?”
Il ragazzo annuì mentre si passò la mano dietro la nuca scompigliandosi un po’ i capelli, e mettendo l’altra mano sul fianco, sbilanciando  un po’ il bacino, esattamente come era solito fare Ranma.
A Shampoo fece subito strano quella gestualità fatta col corpo di Mousse.
“Oh cielo! Tu sei Lanma!! Mousse me la pagherà per questo!! NONNAAAAAAAAAAAAAA VIENI SUBITO QUI E’ UN EMERGENZAAAAA!” gridò con quanto fiato avesse in gola. Il suo adorato Ranma, intrappolato in quell’obbrobrio??
Giammai!

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Capitolo 3
*** Senza speranza. ***


Akane spalancò la bocca. “COSA??” urlò dopo un secondo di silenzio scioccato.
“Te lo giuro!” disse mentre si inginocchiava a terra disperato. “Non so come sia successo, ma ti assicuro, NON è piacevole!”
Akane senza volerlo rise. Ma era una risata isterica. “Non ci posso credere. E ora che facciamo?” chiese più a se stessa che a lui, mordicchiandosi un'unghia.
Mousse la guardò con il vuoto cosmico in testa, mentre Akane rabbrividiva per quello sguardo così DIVERSO di Ranma. Le sembrava di rivivere l’incubo di quando Ranma si sentiva una donna….odiava vedere il corpo di Ranma atteggiarsi in qualcosa che non era lui.
“Non lo so, Akane Tendo. Credo che sarebbe il caso di andare al Nekohanten e vedere..che fa… Ranma..sempre sia lì.”
La ragazza annuì convinta, decisa a non farsi prendere dal panico. Le era successo di tutto. Letteralmente. Uno scambio di corpi? Suvvia,  bazzecole del weekend! Era da quando era tornata dalla Cina che non accadeva più nulla, quasi si stava preoccupando.
Annuì energicamente. “Sono d’accordo. Scappiamo di casa prima che chiunque qui dentro possa romperci le scatole! Non è il caso che qualcuno venga a sapere di questo….scambio, potrebbe succedere di tutto.”
Mousse annuì, un po’ più sollevato. Che ragazza tosta che era Akane Tendo! Non poteva certo farsi vedere debole e sconsolato! Era un uomo no?
“Bene, andiamo!” disse spiccando il volo sul tetto accanto.
“Ah, aspetta io ho un po’ di difficoltà coi tetti sai?” gridò per fermarlo.
Ranma, cioè Mousse, tornò indietro. “Sul serio? Non me n’ero mai accorto” le disse accostandosi vicino a lei e guardandola piegando la testa. Lo faceva spesso anche Ranma, ma non sapeva spiegare come, Mousse lo faceva sembrare..diverso. Sarà stata l’angolazione, o lo sguardo più interrogativo che strafottente.
Akane suo malgrado sorrise. “Beh, è che sono un po’…imbranata. Cioè, volendo mi arrampico, ma sono più lenta di te!”
Mousse scrollò le spalle. “Possiamo andare correndo no? Così ci alleniamo pure…” asserì pragmatico.
Akane ebbe i brividi. Ranma le avrebbe detto che era una cretina, che doveva impegnarsi di più. L’avrebbe spronata, a modo suo. Però la gentilezza di Mousse non le dispiacque. “Che corsa sia allora!!Menomale che stamattina ho messo la tuta e no il karategi!”
“E allora corsa sia!”

“Quindi il futuro marito si troverebbe dentro il corpo di Mousse?” Obaba pareva sconcertata ma neanche troppo. Ne aveva viste di ogni, d’altronde.
“Così pare nonna.”
Shampoo ancora basita, parlava con sua nonna rimanendo fissa a guardare il corpo di Mousse che si era stravaccato sulla sedia, con una mano che si teneva il mento e uno sguardo davvero scocciato.  Gli aveva mollato una tunica di Mousse fresca di bucato al volo, dicendogli di vestirsi e scendere.
E c’era Ranma dentro quella tunica. Il suo Ranma.
Non poteva essere Mousse. Quell’impiastro sedeva sempre composto, spesso con le braccia conserte, al massimo accavallava le gambe.  Non gli aveva mai visto quello sguardo.. così…così…strafottente.
“Sentite, non so come spiegarvelo. E non pensate minimamente che la cosa mi faccia piacere! Sono in questo maledetto spilungone da neanche due ore e sono già stufo. Porto gli occhiali. Capite? Gli occhiali. Ho sempre avuto una vista di falco, io. E la rivoglio, ora!” concluse sbattendo il pugno sul tavolo.
Shampoo, per la prima volta nella sua vita, era completamente senza parole.
“Calmati ragazzo.” Disse Obaba girandosi verso di lui col bastone. Poi, senza dire una sola parola, lanciò tre  
pugnali alla velocità della luce.
La cinesina più giovane non ebbe neanche tempo di dire “A” che Ranma..Mousse… insomma, Ranma, decisamente lui, li aveva già bloccati senza colpo ferire.
Si sistemò gli occhiali vagamente scesi. “Gli occhiali di questo cretino funzionano bene, vecchia.”
“Ahahaha, sei davvero il futuro marito! Mousse non li avrebbe mai presi in tempo!” esclamò ridendo.
“Guarda che c’è poco da ridere! Se becco quella papera lo ammazzo! Anzi non posso ammazzarlo, perché dieci a uno LUI è nel mio corpo!”
Il suo corpo. Che a quest’ora doveva stare ad allenarsi con Akane. Come poteva guardarla in faccia? Ora? Così? Come se le cose non fossero state abbastanza complicate. Cosa le avrebbe detto? E se non fosse risucito a tornare in sé? E se..?
“Tu non ammazzi proprio nessuno, Ranma Saotome. Non c’entro niente con questa storia, e anzi, gradirei riavere il mio corpo, di grazia!” Ranma, o meglio, Mousse, irruppe nel ristorante seguito a ruota da Akane.
“Lanma..cioè, Mousse!” esclamò Shampoo dapprima ridendo vedendo il corpo del suo amato e poi però rattristandosi pensando a chi c’era dentro.  “E… la ragazza violenta!” aggiunse inacidita già del precedente pensiero.
“Tu, disgraziato!” Ranma si avvicinò a sé stesso, prendendosi per la collottola. “Però, sono un figo.”  Disse allentando un attimo la stretta. “Scusa corpo non volevo farti male.”
“IDIOTA!” una botta, la seconda in poco tempo, gli arrivò bene assestata in testa.
“Ehi Akane Tendo !E’ il mio corpo!!!” esclamò Mousse piccato, sistemandosi la blusa che Ranma aveva sgualcito. “i miei occhiali sono davero…brutti.” pensò fra sé e sé.
Akane si rese conto troppo tardi di aver colpito Ranma a spese del corpo del cinese. “Scusa Mousse!!E’ che…Ranma ti pare il commento più appropriato da fare in una situazione simile??”
Ranma alzò la testa dolorante. Shampoo non sapeva se alterarsi o meno, in fondo il corpo colpito era quello di Mousse.
Obaba osservava la scena divertita. Ah, la gioventù!
“Non sei per niente, per niente carina! Ti rendi conto in che guaio sono??”
“Certo che me ne rendo conto! Secondo te perché sarei qui sennò?”
Sia Mousse che Shampoo erano troppo stupiti dal vedere la scena di  Ranma nel corpo di Mousse che litigava con Akane per intervenire.
La cinese non sapeva perché, ma provava fastidio in quella scena. Come osava quell’idiota litigare con Mouss..cioè, con Ranma davanti a lei!?
Mousse, dal canto suo, era solo preso a osservare se stesso. Ranma era poco avvezzo agli occhiali e li teneva ben calcati in faccia. Gli coprivano praticamente tutto il viso! Però non era male, doveva ammetterlo. Era alto davvero! E aveva le spalle più larghe di Ranma. “Beccati questa Saotome!” pensò per poi riprendersi. “Cosa diavolo ti viene in mente in un momento simile idiota??” si rimproverò scuotendo la testa. Poi si girò, per un secondo, e fu la fine.
Vide Shampoo.
Senza occhiali.
Riusciva a distinguere nitidamente lei dalla vecchia mummia, e non capì più nulla. Era bellissima, bellissima come mai l’aveva vista, anche attraverso le lenti. Poteva gustarsi senza barriere lo scintillio dei capelli, la perfezione della pelle, la curva delle labbra…
“Shampoo  mia adorata, ti vedo benissimooooo!” urlò mentre accorreva a stringerle le mani.
La ragazza non seppe cosa fare, combattuta. Da una parte, non le sembrava vero che le mani calde di Ranma la stringessero, ma dall’altra era conscia del fatto che era Mousse che si atteggiava a idiota col corpo del suo amato. Reagì d’istinto e lo colpì in pieno volto.
“Non fare l’imbecille col corpo di Ranma, M-mousse!” sospirò arrossendo.
Gli altri due intanto avevano fatto una pausa dalla loro litigata all’inizio di quella scena patetica.
Ad Akane rivenne in mente quando Ranma volle corteggiare Shampoo a tutti i costi.
“Tuuuuu!!!” si girò verso Ranma praticamente sprigionando fiamme, mentre intanto il ragazzo si arrabbiava con Shampoo. “Ehi!E’ il mio corpo, che cavolo fai mi colpisci in faccia??Quell’idiota non si sa difendere bene come..”
SDENG!
Akane gli aveva assestato un pugno in pieno viso.
“Taci, idiota!TU SEI SOLO UN PALLONE GONFIATO IN QUALSIASI CORPO CHE…”
“ORA BASTA.” Obaba aveva tirato fuori un tono che non ammetteva repliche.
Ranma si massaggiò il viso rosso, mentre Mousse si teneva il naso dolorante.
Si guardarono.
“SI, basta! Rivoglio il mio corpo!” Gridarono all’unisono.

“Facciamo il punto della situazione.” Obaba aveva preparato il thè e l’aveva servito in via del tutto speciale  ai quattro agitati ragazzi, che sedevano intorno al tavolo, Akane e Shampoo l’una davanti all’altra, fra Ranma-Mousse e Mousse-Ranma.
“Mousse è nel corpo di Ranma, e viceversa. Ora, dobbiamo capire..come è successo? Cosa avete fatto ieri di particolare?”
“Obaba ero qui ieri. Mi hai visto, sono stato con te tutto il giorno a lavorare come sempre e poi mi sono schiantato a letto!” dichiarò Mousse, scuotendo la testa energicamente.
“Cosa vuoi che ho fatto vecchia?” disse Ranma incrociando le braccia dietro la testa e sbuffando. “Mi sono allenato, ho studiato un po’, mi sono allenato. Ho dormito. E uno non può più manco dormire in pace che si risveglia in corpi non propri. Chi mi assicura che non sia uno dei tuoi trucchetti andati a male paperotto?”
Chiese con tono acido, che fece uscire una tonalità della voce di Mousse mai sentita. Cattiva.
Lui stesso si stupì di vedersi accusato da..sè stesso. Aveva tolto gli occhiali e ora poteva guardarsi in faccia. Non era poi così messo male in fondo, visto dall’esterno.
Scosse la testa. “Senti Ranma, non avrei motivo di volere essere nel tuo corpo! Ci tengo al mio. Mi piace. Sono alto. Tu sei un barattolo.”
L’ex codinato guardò se stesso sfottersi. “Ah sì? Almeno io ci vedo, talpa maledetta. Come sei arrivato vivo fino adesso?” disse risbattendosi gli occhiali in faccia per guardarsi meglio.
“Ho detto basta litigare. Senti Ranma, mi spiace ammetterlo, ma stavolta il paperotto non c’entra.” dichiarò la vecchia Obaba.
“E comunque adesso il papero sei tu, amico.” prescisò Mousse.
“Benvenuto nel mondo del perdere la tua virilità a ogni doccia, idiota.”
Shampoo e Akane seguivano la scena in silenzio, troppo confuse per aprire bocca.
Sentimenti contrastanti sfuggivano da ogni dove del loro cuore già abbastanza destabilizzato dagli ormoni adolescenziali, raggiungendo la mente e offuscandola.
“Ora basta, ragazzi. Basta.” Ingiunse nuovamente Obaba. “Bene, cercherò di scoprire cosa può aver causato questo…ma nel frattempo… come ci organizziamo? Non penso proprio che possiate semplicemente scambiarvi i ruoli con questi corpi. La gente farebbe domande. I clienti del ristornate, i compagni di scuola, la famiglia Tendo…” concluse la vecchia saggiamente.
Tutti e quattro si guardarono sconcertati.
Shampoo avrebbe voluto abbracciare Ranma per la felicità, ma non ce la poteva fare, non poteva abbracciare Mousse!
Akane era distrutta. Non poteva certo presentarsi a casa dicendo ciò che era successo, sarebbe successo il finimondo. Ma come avrebbe fatto senza Ranma?? Cioè, con mezzo Ranma, anzi, un quarto di Ranma, a questo punto?  
Non l’avrebbe mai e poi mai ammesso, ma non poteva accettare l’idea di stare senza di lui. Era il suo fidanzato..lei…loro..dovevano..parlare..e sistemare tante cose..irrisolte..e… si trovava nel corpo di Mousse, accidenti!
“Non vedo altra soluzione ragazzi. Ognuno deve rimanere al posto dell’altro finché non trovo un modo per riscambiarvi.”
A Shampoo da una parte non sembrava vero, dall’altra le sembrava un incubo. Aveva l’occasione di vivere con Ranma sotto lo stesso tetto! E però non andava bene, se era nelle sembianze di quello sfigato odioso di Mousse. Ripensò con un brivido alla sensazione di sentirsi sottomessa fra le sue braccia. Come se la cosa potesse accadere in una situazione normale.
Ranma rabbrividì per un secondo. Rimanere con la vecchia e Shampoo? Sarebbe diventato pazzo in meno di un attimo! Anche se aveva notato che Shampoo non gli era mai saltata addosso, da che era nel corpo di Mousse.  E come avrebbe fatto senza Akane? Senza gli allenamenti insieme, senza le chiacchere sul tetto, senza i gelati del pomeriggio? “Aspetta vuol dire che dovrei lavorare qui?” chiese sconcertato realizzando anche un altro serio aspetto.
“Vorrebbe dire che dovrei tornare a scuola?” rincarò Mousse sconsolato.
Obaba annuì. “Preferireste forse spiegare tutto a tutti, e tutto ciò che ne deriverebbe?”
Ranma digrignò i denti e Mousse sbuffò incrociando le braccia, e le ragazze erano sempre più confuse vedendoli comportare così.
Mousse realizzò un’altra cosa importante. “Ranma, dovrei vedermela con le tue altre fidanzate, quelle pazzoidi? Io non voglio scocciature simili, io amo solo Shampoo!” disse avventandosi su di lei, ma fu prontamente respinto.
Ranma ci pensò un attimo. In fondo, se voleva vedere il lato positivo, quella era una vacanza da se stesso. Akane a parte, l’idea non era male. Non combattere più con Ukyo e Kodachi, tantomeno Shampoo se aveva capito l’antifona, non andare a scuola per un po’, non litigare con quel cretino di suo padre. Poteva vedersela tranquillamente la talpa. Ops, per ora la non-talpa.
“Ma fai come ti pare guarda! Puoi prenderti tutte le mie fidanzate, per quel che mi riguarda!”
Non realizzò proprio la castroneria che aveva partorito finché non vide un aura azzurra gonfiarsi a dismisura accanto a lui.
“Ah sì Ranma? Tutte? Proprio tutte??” sbraitò Akane, i pugni ben stretti alla fine delle braccia tese e dritte come fusi e i capelli in aria.
E lei che si era preoccupata! Stupida! Idiota! A Ranma non fregava proprio niente di lei!
“N-no… Akane, aspetta..” provò a minimizzare dandosi del cretino. Poi però sentì l’occhio fulminante di Shampoo su di lui e la vide intervenire. Shampoo si forzò e abbracciò Ranma, mentre dava una spinta, seppure debole, a Mousse-Ranma che finì addosso ad Akane.
“Beh, è deciso no? Allora finché tutto non si risolve io mi terrò Lanma e tu puoi tenerti quello scarto di Mousse, stando attenta che non danneggi il corpo del mio amore!” Shampoo si avvinghiò al braccio di Ranma-Mousse, sentendo chiaramente che sotto quella tunica larga c’era un bel bicipite.
Avvampò e lo lasciò subito, rimanendo aggrappata blandamente alla tunica per un lembo.
Mousse si fece tristissimo. “Scarto eh?” mormorò appena.
Akane, dal canto suo era nera. Nera. “Bene, è deciso. Ti prego Obaba, mettici pure quanto vuoi!!Non affrettarti!” e, afferrata la mano di Mousse- Ranma, d’istinto come le accadeva, a volte, con il reale Ranma, si allontanò trascinandosi dietro Mousse praticamente inerte.
“Fai come ti pare cretina!! Starò benissimo! Almeno nessuno mi picchierà!” le gridò dietro.
Mentiva, e di brutto. Solo vederla prendersi per mano con “sé stesso” gli provocò un attacco di gelosia.
Lì dentro c’era Mousse, dannazione!


Grazie a chi sta seguendo la storia, e a chi l'ha recensita!
rochita, Melinda2606 e ovviamente Kuno84! Grazie, come vedete sono un po' infervorata stasera! 3 capitoli in un giorno fatti e postati, mai successo!

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Capitolo 4
*** Questione di organizzazione ***


“Idiota! Cretino! Imbecille!” Akane Tendo continuava la sua marciata verso casa maledicendo Ranma.
Poco dietro, la seguiva appeso alla sua mano un essere umano che sembrava Ranma, ma che conteneva in realtà l’anima calpestata per l’ennesima volta di Mousse.
Akane si fermò di colpo. “Od-d-dio ma che sto facendo?” disse mollando la mano di Mousse, che neanche se ne accorse. Era strano vedere quell’aria tristissima e abbattuta sul volto che ospitava di solito la perenne espressione da spaccone di Ranma.
“Ehi, Mousse, sono una scema, scusa. Ti ho trascinato via in preda alla rabbia, senza neanche chiedere cosa ne pensavi tu.” Il ragazzo si girò e sorrise mestamente, scosso dai suoi pensieri. “Non ho molta voce in capitolo di solito, Akane Tendo. In” si fermò a pensare “niente…” disse stringendosi le spalle. “Se per voi è la soluzione migliore, andrà bene anche per me. Non ho molto da perdere, infine. E la vecchia aveva ragione, non si può fare cambio così, no?” Akane si sentì suo malgrado triste per il ragazzo.  “Già…sarebbe difficile…” Seguì un silenzio imbarazzato.
“Senti.. ora che ci penso… quanto conosci la mia famiglia? Per essere credibile credo che tu dovresti sapere almeno con chi vive Ranma…” spiegò provando a rompere il ghiaccio e a fare qualcosa di utile allo stesso tempo.
Mousse provò a pensarci su e Akane vide che si puntava un dito in mezzo agli occhi e si massaggiava il naso come se avesse ancora gli occhiali. Come le faceva strano…
“Hai un paio di sorelle, vivi con tuo padre e il padre di Ranma… ogni tanto ho visto una signora con una katana aggirarsi per casa… è tutto, credo.” riepilogò agitando un dito in aria come se stesse riavvolgendo i dati in suo possesso.
“Scendiamo in qualche dettaglio...Allora, mia sorella più grande si chiama Kasumi. Ha quasi 20 anni, cucina benissimo, è l’angelo del focolare. Non potrai che adorarla, tratta sempre benissimo Ranma, lo vizia cucinandogli di tutto.” esordì partendo dalla sua adorata sorella maggiore e sorrise mentre ricominciavano a camminare, Mousse sempre con le braccia incrociate. Era strano non vedere Ranma arrampicarsi sulla rete di protezione del fiume, ci avrebbe dovuto fare l’abitudine. Come a tutto, del resto. Era ancora profondamente arrabbiata, ma non avrebbe permesso di darlo a vedere, preferì concentrarsi sull’“istruzione” di Mousse.
Mousse annuì sempre con quel sorrisino compassato così strano che ricordava sempre ad Akane che non parlava con Ranma. Eppure, poteva quasi fingere di parlare con lui per la prima volta. Che situazione assurda!
“Poi c’è Nabiki. Ha quasi 18 anni, è dispettosa, pensa sempre al bilancio economico di casa ed estorce sempre soldi a Ranma per svariati motivi, la maggior parte per via delle foto che gli fa di nascosto. E che fa anche  a me. Non è cattiva come sembra, ma sta attento.”
“Vende le vostre foto? E a chi?” il ragazzo sembrava stupito.
“Si…ehm... al miglior offerente! Beh…sono un po’..” arrossì “popolare a scuola, e le vende ai ragazzi. Soprattutto a  Kuno. E Kuno non sa che Ranma è la ragazza col codino lo sai no? Quindi gli estorce i soldi vendendogli le sue foto.”
“Sono senza parole.” Il ragazzo si era fermato in mezzo alla strada con gli occhi sgranati.
“Ahahah…beh sì, è una cosa strana.. mi dispiace.”  A volte Akane si rendeva conto che la sua famiglia non era proprio normale. Mousse pensò di essersene uscito veramente con poca grazia. Akane Tendo era una ragazza a modo, l’aveva aiutato da subito anche se in pratica non si conoscevano minimamente, non voleva essere cafone! Era solo sorpreso… “No, no mi sono espresso male, scusami!!” Disse mettendo una mano dietro la nuca e ridendo. “E’ che non pensavo che Ranma avesse certi grattacapi. E anche tu. Però deve essere bello avere una famiglia unita, no?” disse strizzando l’occhiolino. Akane annuì, in fondo la pensava proprio così: anche se erano tutti degli impiccioni assurdi, li amava.
“Si, lo è. Poi c’è papà…Si chiama Soun, e di solito va d’accordo con Ranma , tranne quando litighiamo di brutto o mi fa piangere…o spunta qualche fidanzata nuova…solitamente per colpa del signor Genma, che come saprai è il papà di Ranma. La signora che invece hai visto in giro è la signora Nodoka, la madre di Ranma…si sono ritrovati da molto poco.” Mousse annuì, mentre assorbiva tute quelle informazioni. Quindi quella, era la vita di Ranma Saotome?
Non sembrava male, come aveva sospettato, ma non sembrava neanche così rose e fiori. “E come mai è rispuntata da poco?” chiese per capire come comportarsi. “Beh, c’è in ballo un giuramento…” Akane sospirò e cominciò a spiegare “Ranma fu portato via da piccolo alla madre, per farlo allenare in giro per il Giappone e la Cina. Tutto ciò a patto che Ranma diventasse un uomo vero.. ma poi è caduto nella sorgente maledetta, è diventato metà donna…e quindi rischiava la vita ogni volta che la incontrava, perché se lei lo avesse scoperto avrebbero dovuto fare seppuku, lui, il padre e la signora Nodoka stessa.”
Mousse era scioccato e l’espressione stupita fece ridere Akane. “Non dovrei ridere, ma è divertente vedere “Ranma” stupirsi per la storia della sua vita.” “Beh, per gli dei, questa storia è assurda!” esclamò convinto. “Sono abbastanza d’accordo, ma alla fine tutto si è risolto. Non rischi la vita e comunque Nodoka per ora non viene spessissimo.”  Concluse cercando di non traumatizzarlo ulteriormente. Non sarebbe stato facile per Mousse “essere” Ranma.
“O-ok.. c’è altro che devo sapere?”
“No per ora è tutto.. comunque ti darò una mano, e poi a casa nostra cose strane succedono di continuo. Sarà un po’ movimentato, preparati. Potresti trovarti un po’ a disagio…”
“Mai quanto al Nekohanten, fidati.” Esclamò in un soffio.
“Sai Mousse, questa è la prima volta che parliamo…come persone normali, intendo.” Riprese lei dopo qualche passo. Il ragazzo fece una risatina delle sue.
“Hai ragione Akane Tendo… fa strano anche a me…” la ragazza si girò “Dovresti chiamarmi solo Akane non credi? Ranma mi chiama solo per nome…”
Mousse sorrise un po’ sornione e poi disse. “E non ti chiama mai Akane-chan?” disse scimmiottando un  Ranma dolce come il miele. La ragazza arrossì e poi gli caricò una bella papagna sulla testa. “NO! SCEMO! AKANE, SOLO AKANE!”
Il cinese, al momento non più tanto cinese, si raddrizzò dolorante. “Però un po’ ha ragione Shampoo a dire che sei violenta, eh? Stavo solo…scherzando…” disse, mentre cercava di riaggiustarsi occhiali ….inesistenti! Già, ora non aveva bisogno di fondi di bottiglia che calavano a ogni passo!
Akane arrossì tutta, con tanto di nuvoletta di fumo sbuffante sulla testa. “S-scusa!!! Sono così abituata con Ranma che proprio non ci ho pensato!! Non sono abituata a…scherzare, ecco.” Disse girando il viso. Mousse si raddrizzò poi si avvicinò ad Akane e la sorpassò un po’. “Tranquilla. Shampoo è molto, molto peggio. Anche se hai un bel pugno, complimenti!” si tocco la nuca dolorante “Comunque scusa, non volevo prendermi tutta questa confidenza.. cercavo solo di sdrammatizzare..” concluse seriamente girandosi verso di lei e mostrandole una linguaccia non tanto di scherno, quanto birichina. Akane scosse la testa, sorridendo. “Ahahha cercherò di contenermi, te lo prometto. Neanche per te deve essere facile, anche io lo ammetto, sono un po’ a disagio…” “Bah, cerchiamo di affrontare tutto questo come l’ennesimo pasticcio… e speriamo che finisca presto! Molto, presto, Akane.” Acconsentì Mousse con un’espressione seria, compunta, annuendo come suo solito. Gli mancavano i suoi capelli lunghi che si appoggiavano sulle spalle pesantemente quando lo faceva, e  invece aveva quello striminzito codino penzolante! Akane annuì, e ricominciando a chiacchierare delle abitudini di casa Tendo e di Ranma per non farsi scoprire, continuarono a camminare verso casa.


“Bene Ranma, a quanto pare, tutto è deciso!” Obaba, pragmatica, cercò di scuotere il ragazzo che, nel corpo di Mousse, esibiva una bellissima espressione da pesce lesso, sembrando molto più Mousse del dovuto. Shampoo trillò come un’oca giuliva. “Ranma, sarai qui per un bel po’, che bellezza!”
Ranma si girò gelandola con uno sguardo che avrebbe incenerito se fosse stato un lanciafiamme. Il problema però è che era la faccia di Mousse che guardava. E così cattiva le piaceva ancora meno del solito!
“Se solo non fossi nel corpo di quell’idiota.” Mormorò. “Senti Shampoo sia chiara una cosa.” Si girò verso Obaba. “Sia chiara a tutte e due, questa situazione è temporanea e non vi dà assolutamente il diritto di usarla come pretesto per qualche stupido giochetto per accoppiarmi con Shampoo, intesi?” urlò mentre puntava alternato l’indice verso le due amazzoni. Obaba scoppiò a ridere come una pazza. “Oddio...oddio che  spasso.. non ridevo così da dieci anni minimo… vedere Mousse dire una cosa simile.. ahuuhauhauah…”
La ragazza era veramente stranita. Vedere Mousse dire quelle parole era così assurdo, ma non le veniva da ridere. Le dava fastidio. Le dava fastidio che Ranma, nel corpo di Mousse, potesse usare quel tono autoritario con lei. Chi diavolo pensava di essere? Eppure lo sapeva che Ranma era così! E le piaceva anche per quello… no?
Rimase imbambolata mentre Obaba diceva. “Figurati se ti voglio accoppiare con la mia adorata nipote mentre sei nei panni di quel papero orbo.” Rapidamente lanciò a Ranma un grembiule, quello che solitamente usava Mousse. “Piuttosto, vedi di darti da fare signorino. Ora che sei stato intrappolato qui non credere che puoi piangerti addosso. Non ce n’è il tempo, dobbiamo lavorare! Su marmocchi, al lavoro che già stasera mi toccherà passare la notte a vedere che fare per voi due!”
Ranma aveva afferrato il grembiule al volo, al contrario di Mousse che l’avrebbe come minimo fatto cadere o avrebbe abbracciato Shampoo, e stava cominciando a legarselo, ma si stava impicciando con i capelli lunghi a cui non era abituato. Shampoo vedeva la scena come se fosse in slow motion.  
Aaaah dannazione! Che diamine sono questi capelli lunghi da femmina!!” sbraitava.
“Ma Ranma anche tu hai capelli lunghi no?” sorrise un po’ forzatamente “E nel nostro villaggio un sacco di uomini portano i capelli così lunghi” le venne da dire spontaneamente. Ma che cavolo sto dicendo? Solo Mousse li porta così lunghi. Perché diavolo si stava offendendo lei per lui? “E di solito li porta legati in cucina, sennò poi nonna si arrabbia se trova capelli in giro.” Spiegò con più grazia. Era sempre con Ranma che stava parlando, la doveva smettere di volerlo trattare male solo perché era nel corpo di Mousse!!
Ranma la guardò con uno sguardo più gentile ma sempre strafottente, come suo solito. “E magari tiene un elastico a portata di mano prima che mi impicchi con quest’armatura cinese?”
CHE.URTO. Non poteva resistere nel vedere Mousse parlarle così!
Era Ranma. Ranma.
Respira Shampoo, respira.
“Nelle maniche, credo.” Aggiunse sforzandosi di essere carina.
Ranma provò a rovistare nelle maniche chiedendosi se così facendo avrebbe svelato l’arcano di come diavolo facesse il cinese a tenerci dentro tutta quella roba.
Il vuoto cosmico.
“Ma non c’è un cacchio qui dentro!?” disse più esilarato che incavolato, girandosi verso Shampoo in cerca di risposte.
Nel vederlo così Shampoo rise un po’ più di cuore. “Ahahaha anche io mi chiedo spesso come fa, ma l’unica cosa che ci trovo io sono gli occhiali quando glieli rompo in lavatrice. Se li dimentica lì spessissimo.” Mentre parlava si frugò nelle tasche. “Tieni usa questo” gli passò uno dei suoi, con deliziose perline colorate. “Shampoo , ma posso mettermi una cosa del genere addosso? Sono un uomo!” le rispose Ranma mettendosi una mano sul fianco e lasciando la ragazza con la mano sospesa in aria.
Lei ci vide quasi rosso. Mousse avrebbe baciato quell’elastico e probabilmente ci avrebbe fatto un altare!!
“Devi stare in cucina che ti importa se è da femmina?” chiese iniziando a perdere le staffe.
Ahh e va bene, va bene, basta che non perdiamo altro tempo.” Con malagrazia le afferrò l’aggeggio dalle mani per poi ritrovarsi automaticamente a farsi un codino, solo che di dimensioni chilometriche.
Auhauah come sei buffo così Lanma!”

 

N.d.RinoaHeart

Ho davvero aggiornato questa fanfiction… dopo cinque anni. CINQUE. Ho continuato a scriverla e qualche capitolo, come questo, è fermo da anni nel mio Drive…li avrò consumati a forza di rileggerli, insieme a tutte le altre storie, storielle , plot etc…. Vi prego di darmi sostegno, che ne ho tanto bisogno per proseguire! Grazie a chiunque leggerà J

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Capitolo 5
*** Gentilezza sospetta & muscoli nascosti ***


La serata e la cena passarono in tranquillità a casa Tendo, seppure con qualche interrogativo nascosto nell’animo di tutti.
A tutta la famiglia infatti,  pareva strano che Ranma fosse così composto a tavola e così gentile nei modi, ma soprattutto che non litigasse con Akane per ogni scemenza.  E neanche che non si parlassero con quel silenzio ingombrante che piombava poi su tutta la tavolata.
Piuttosto, sembrava che si conoscessero appena, fra un “Mi passeresti per favore la soia Ranma?” e un “Vuoi dell’acqua Akane T..Akane?”.
Da quando Ranma faceva il cameriere?
Comunque, dato che non c’era molto da dire, si fecero tutti gli affari loro. Tutti tranne Nabiki, che tutt’altro che disinteressata, aspettava solo il momento giusto per carpire le informazioni di cui aveva bisogno per eventuali risvolti a suo favore.
La mattina Akane andò a svegliare come di consueto “Ranma”. Aveva dormito malissimo pensando alla brutta situazione in cui si erano cacciati loro malgrado. Ma alla vista di Mousse che apriva la porta di scatto con le occhiaie viola capì che non era stata l’unica. “Dormito maluccio eh?” sussurrò per non farsi sentire dagli altri.
Mousse, che sembrava essere molto più reattivo di Ranma quando si svegliava la mattina fece un mezzo sorriso. “A parte la felicità di dormire in un futon dopo secoli, posso dire che dormire con quel termosifone di pelo accanto non è piacevole. E poi accidenti ma Saotome non ha un po’ di dignità? QUESTO è il suo pigiama?” disse indicando la canotta scollacciata e i boxer gialli con i soli.
Akane dovette mettersi una mano a soffocare la risata genuina che la vista di Ranma lamentarsi dei suoi stessi vestiti le aveva provocato. “Oddio non ce la farò mai se continui a farmi ridere così!!”
Mousse sorrise un attimo prima di scuotere la testa e si avvicinò un po’ di più per non farsi sentire. Akane arrossì un po’ suo malgrado. “E non hai ancora sentito di QUANTO mi dia fastidio questo codino maledetto!” La ragazza non si trattenne e scoppiò in una sonora risata. “Vieni andiamo a fare colazione!!”
“Non posso scendere così! Akane Tendo voi siete due scostumati, ma io no!” la faccia di Ranma-Mousse era tutta rossa di vergogna da pudore, tratto praticamente inesistente in Ranma Saotome.
Akane arrossì di rimando fino alla punta dei capelli. “Ma che dici?? Io.. mi ci sono solo abituata! Su su vestiti” disse rispingendolo dentro per paura di attirare l’attenzione di qualcuno e indicandogli l’armadio con i vestiti.
“Starò zitto e non dirò proprio nulla sui vestiti di Ranma, giuro, no no.”  Dato che Ranma solitamente era di un sarcasmo meno sottile la ragazza quasi non capì. Poi si ravvide al sorrisetto sardonico di quel volto che quasi le fece riconoscere il suo precedente proprietario. “Ah ma allora non sei poi così timido eh Mousse?”  e gli fece la linguaccia mentre scappava via.
Sopravvissero alla colazione tranne che per un momento di assoluto imbarazzo quando Ranma disse che non aveva fame. A Kasumi. Nabiki lo guardò in tralice mentre Akane provò a dargli un leggerò cazzotto sulla coscia sperando di non farsi vedere.
“Come non hai fame? Stai male Ranma?” Kasumi si premurò subito di sentirgli la fronte facendolo arrossire.
Akane scosse la testa disperata ma si fermò subito quando si accorse dello sguardo indagatore di Nabiki su di lei.
“D-devi aver preso freddo ieri sera, scemo, te l’avevo detto che dovevi asciugarti dopo il volo che avevi fatto ieri nel fiume quando siamo usciti ieri!” disse sperando che Mousse capisse e le reggesse il gioco. In realtà con la scusa  di prendere un caffè caldo alla macchinetta Akane aveva continuato a raccontare a Mousse le varie routine di casa Tendo.
“E-hm.. sì deve essere così.. scusa Akane hai ragione..” disse girandosi verso di lei e facendole un bel sorrisone.
A quel punto Kasumi era già andata a prendere il termometro.  Akane si sturò la sua zuppa di miso  bruciandosi la gola per soffocare insulti diretti a Mousse e, piantando in asso tutte e due le sorelle, prese “Ranma” per un braccio e  lo trascinò, di nuovo tanto ormai era un sport, via da lì. “Non c’è tempo Kasumi siamo già in ritardo per la scuola!!”
“E se Ranma avesse la febbre??”
La voce della sorella era ormai lontana, ma lo sguardo di Nabiki se lo sentiva sempre addosso.
Finito di correre si lasciò cadere  su una panchina in un parchetto vicino scuola.
“Akane posso sapere che è successo??” il punto interrogativo sulla faccia di Mousse era impagabile.
“Non ci siamo proprio, ecco che c’è!!” gli mise un dito davanti al viso e cominciò a scuoterlo esagitata “NON puoi essere gentile con me!!” scandì cercando di essere seria ma quello sguardo sconsolato era troppo divertente per farla rimanere seria. Mousse si passò una mano fra i capelli e scosse la testa.
“Senti Akane” iniziò, cercando di trovare una posizione confortevole e guardandola “non ci conosciamo molto bene, e mi hai sempre veramente visto al peggio delle mie possibilità, però solitamente sono una persona pacata. Lo giuro.” si mise una mano sul cuore con espressione compunta “Mi riesce difficile arrabbiarmi o fare lo spaccone, soprattutto con una ragazza.”
In effetti non poteva quasi riconoscere il tipo che l’aveva rapita con il tipo stoico che si era riportata a casa ieri sera.
“Ah sì?E quando hai provato a trasformarmi in una papera allora? Non hai fatto lo spaccone?”  chiese in maniera finta innocente sbattendo gli occhioni. Perché le riusciva così normale fare quelle cose con Mousse e invece con Ranma era sempre un’idiota impacciata?
Mousse intanto arrossì di vergogna coprendosi la faccia. “Ti.. ti chiedo scusa per quell’episodio Akane, sinceramente non ne vado molto fiero!” disse inchinandosi svariate volte davanti a lei. “Ogni tanto divento veramente idiota. Soprattutto se è coinvolta…” “Shampoo!” finì Akane, mentre rideva di gusto e lo fermò con una mano gentile sulla spalla. “E’ passato tanto tempo ormai, e poi è vero, non sei assolutamente uno spaccone anzi sei molto tranquillo… se sei lontano da Ranma. O da Shampoo, appunto.” Il ragazzo fece un’espressione tristissima. “Già..” il ragazzo pensò al suo copro con dentro Ranma che probabilmente si stava godendo la gentilezza e la dolcezza di Shampoo che lui non avrebbe mai visto. Akane Tendo era gentile e anche la sua famiglia, ma già le mancava la “sua” ragazza violenta. Akane era uno zuccherino in confronto.  “Dai Mousse non abbatterti!” si guardò l'orologio. “Oddio faremo tardi davvero e io non voglio sentire il preside scemo!”
“Pure il preside?”
“E’ il padre di Kuno..”
“il cretino  con l’ananas in testa?”
“Una palma, ma vabbè..” precisò.
“Akane quando uno è miope come lo sono io si concentra solo sui dettagli più importanti..” si giustificò lui incrociando le braccia e annuendo svariate volte.
La ragazza quasi si strozzò dalle risate mentre correva verso la scuola. Quando vide l’edificio in lontananza guardò l’orologio nuovamente e cominciò a rallentare. Erano in tempo, ma notava il passo sempre più teso del suo “fidanzato”
“Ehy, Mousse mamma mia che faccia scura.. non ti piace la scuola eh?” indagò cercando di alleggerire un po’ la situazione ma lui scosse la testa.
“No in realtà è solo che mi annoia. Ho già finito il liceo io.” L’espressione scocciata non nascondeva un certo rossore sulle guance mentre si portava la cartella dietro le spalle, anche se in maniera meno spaccona di Ranma.
“Scusa ma non hai la mia età?” Akane lo guardava incuriosita.
“Sì  se ne hai anche tu quasi 17. Ho finito il liceo un po’ prima…” Mousse cercò di svagare ma lei ormai era partita.
“E come mai??” la ragazza si disse che non erano affari suoi ma era troppo curiosa.
“Beh… ecco trovavo tutto molto facile…”
Akane si fermò un attimo.
“Sei un genio o che altro?” disse tutta concitata.
“Ma non la farei così’ grossa… diciamo che non sono poi così stupido.” Mousse sorrise timidamente, suo malgrado felice. Era la prima volta in.. sempre, che qualcuno si dimostrava interessato a lui. Non è che fosse proprio timido, è solo che nessuno gli chiedeva mai niente di sé, come se non fosse altro che cinese, papero, quattrocchi e perdutamente innamorato di Shampoo, le cose che più saltavano a un primo acchito.
“Ma accidenti Mousse non minimizzare così!” Akane gli diede una pacca sulla spalla amichevole “Mi dispiace solo che ora ti annoierai a morte, oltre a essere già scocciato per tutta la situazione assurda.”
Mousse si rivolse ad Akane con sguardo da cane bastonato. “Ditemi solo che avete già fatto gli integrali.”
Akane scosse la testa vigorosamente  e Mousse sbuffò pesantemente prima di entrare a spalle basse nel cortile.
“Mi raccomando. Non essere gentile. Ranma a malapena mi considera quando siamo a scuola, anche se ogni tanto pranziamo insieme” Sussurrò Akane mentre varcavano la soglia della scuola e indicò a Mousse l’armadietto di Ranma poco distante dal suo.
“Ma allora è un idiota veramente !” le disse sempre a bassa voce mentre si guardava intorno.
Akane arrossì. “E’ solo che lui...è così.”
“E’ un cretino, e basta. Lo sai vero che lui è innamorato di te, no?”
Akane sbiancò “Non dire certe stupidaggini qui alla portata di tutti!!Anche i muri hanno le orecchie al Furinkan!E poi non è vero!” spinse via Mousse e lo fece  girare “E ora guarda stanno arrivando Daisuke e Hiroshi, ricordati ciò che ti ho detto.. ma più di così non posso aiutarti! Non so che che fa Ranma quando sta con loro!”
“Va bene va bene non arrabbiarti!” notò che Mousse lo aveva detto con una sfumatura più infastidita e il cuore le mancò un battito.
“E buongiorno anche a voi piccionicini!” trillò allegrò Daisuke
“Anche oggi il buongiorno si vede dal mattino eh?” continuò Hiroshi sorridendo.
“Portatevelo via, ci vediamo in classe!” detto ciò Akane girò sui i tacchi e guardò al cielo. “Vi prego dei, aiutateci.”


Ranma si stiracchiò. Aveva fatto un incubo stranissimo, aveva sognato di essere nel corpo di quel papero ciecato ed era stato tutto molto assurdo. Lo ricordava anche stranamente bene. Si ricordava anche di aver cenato con la vecchia e Shampoo e aver mangiato una quantità spropositata di buonissimi ravioli al vapore, da sentirne quasi la nausea. Sbatté gli occhi, che anche quel giorno gli sembravano un po’ appannati.
ASPETTA UN ATTIMO.
“DANNAZIONE NON ERA UN ACCIDENTI DI SOGNO!” imprecò a voce alta tirandosi i capelli lunghi. Era davvero nel corpo di quel demente quattrocchi. Si alzò di scatto e tornò a vedersi allo specchio, ma non riuscì subito ad andarci perchè senza occhiali non vedeva VERAMENTE a un palmo di naso.
“Devo ammettere che il mio rispetto per il cinese è aumentato. Come cavolo si fa a essere un guerriero e non vedere assolutamente NIENTE senza occhiali??” ammise parlando fra sè e sè mentre si spostava la fastidiosa frangetta para. Si guardò un attimo allo specchio. “Devo fare qualcosa per tutti questi capelli però.” riprese il dannato elastico che gli aveva dato quella svampita di Shampoo e si fece una lunga treccia. Stava per terminare quando shampoo irruppe nella stanza. “Ayaaaaaa Ranma buongiornoooooo!” esordì felicissima. Fortunatamente non lo abbracciò, Ranma aveva capito che la ragazza si conteneva grazie al fatto che fosse nel corpo di Mousse e ringraziò per un solo momento quell’assurda situazione . Se non altro, avrebbe avuto un break dalla follia. “C’è la colazione che ci aspetta!” aggiunse più calma, con uno strano sguardo in volto.
“Shampoo, come diavolo fai a essere così energica già di prima mattina?” erano solo le sette e mezza e lui era già insofferente verso il mondo. Pensò a Mousse, che probabilmente si stava godendo la colazione di Kasumi e si chiese cosa lo aspettasse giù. Adorava la cucina cinese, ma non sapere cosa lo attendeva per colazione lo inquietava.  Come se fosse quello l’ultimo dei suoi problemi, poi...Sentì la ragazza gli afferrargli una mano un po’ titubante “Ma ailen, io sono sveglia già da un’ora! La vita al Nekohanten inizia prestissimo, solo che oggi nonna ha detto che potevi risposare più di quanto di solito fa Mousse!” e detto ciò iniziò a trascinarlo giù in cucina.
Obaba lo accolse a un tavolo del ristorante bello imbandito “Futuro mari…” lo squadrò per un attimo. “Però, non sapevo che quel paperotto in realtà si tenesse in forma.” e sghignazzò un po’ mentre notava sua nipote diventare viola come i capelli. “‘Che intendi?” indagò incuriosito guardandosi.
“Mousse è sempre molto..” si grattò il mento pensando a come definirlo “pudico, ecco, e di solito non si mostra in boxer e canottiera come fai tu, maschio o femmina che tu sia ahahhaha!” esclamò divertita e intanto gli mise sotto il naso un piatto dal profumo invitante. “E sotto quelle tuniche non sembra mai così allenato, sono stupita! Allora non è del tutto inetto, la madre sarà contenta di saperlo.” aggiunse fra sé e sé. Ranma si guardò le braccia scoperte dalla canottiera un po’ schifato e le lunghe gambe coperte solo da dei boxer azzurrini a rombi un po’ più clemente. “Mah...diciamo che potrebbe stare messo peggio questo corpo...però è quasi impossibile usarlo, senza questi dannati occhiali” disse indicando le lenti spesse che gli nascondevano quasi mezza faccia e avventandosi su quella specie di crepes che emanava l’odorino delizioso.
Shampoo nel mentre era ammutolita. Fin da quando era entrata nella stanza di Mou..cioè ora Ranma, il suo entusiasmo si era smorzato dallo spettacolo che le si era parato davanti: il corpo di Mousse, di profilo davanti lo specchio, praticamente con solo indosso dei pantaloncini e una canottiera bianca molto larga, intento a legarsi i capelli. La flessione delle braccia faceva risaltare i bicipiti che non aveva mai visto così ben piazzati, e gli obliqui ben scolpiti.
MA COSA DIAVOLO STO GUARDANDO!! PERCHÉ’ QUESTO IDIOTA NON E’ VESTITO!?
Stava per piantargli un calcio proprio nel bel mezzo del fianco ben tornito ma poi si ricordò che era Ranma.
Era Ranma. DANNAZIONE.
Si era sforzata di tornare se stessa, ma continuava a non riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Ranma si era tolto gli occhiali e continuava a osservarli da vicino, rigirandoseli fra le dita. “Sai vecchia, quella specie di frittata era proprio buona, cos’è?” Cologne sorrise soddisfatta. "Ti ho preparato la mia speciale ji dan bing futuro marito.”
“NONNA, per CORTESIA, possiamo evitare di chiamarlo futuro marito mentre è nel corpo di Mousse?Eh?”  Ranma e la vecchia si girarono alquanto sbigottiti. “Non sopporto sentire Mousse essere appellato così, neanche per scherzo.” aggiunse stizzita mentre incrociava le braccia. Obaba, visibilmente divertita da tutta quell’assurda situazione, del resto ne aveva viste così tante, annuì convinta. “Hai ragione nipote. Rimaniamo con Ranma, anche se ovviamente in pubblico dovrò chiamarti Mousse.”
“Mi pare ovvio, anche se proprio non mi va giù.” sbottò il ragazzo. “Piuttosto” rirprese “ma non si può fare proprio niente per questi?” dondolò gli occhiali enormi fra l’indice e il pollice e Shampoo dovette soffocare un moto d’ira per solo la dodicesima volta in mezz’ora. Vedere Mousse con quella faccia da schiaffi e l’espressione perennemente annoiata, come se gli stesse facendo una grazia a degnarle della sua presenza, la mandavano in bestia.
Ma era Ranma, non Mousse, e lui era sempre così. No? Non era come si comportava sempre? A lei andava bene, di solito. Era sicuramente tutta colpa di quello stupido corpo di Mousse, di quegli stupidi muscoli e di quelle stupide espressioni che non gli aveva mai visto fare. “Ranma, Mousse è così miope praticamente da quando è nato. Me lo ricordo alto un soldo di cacio che cercava di acchiappare Shampoo e rincorreva le mucche ahahhaha” spiegò Obaba divertita.
“Ma non è possibile accidenti… tira fuori qualcosa, una magia, una zampa di drago, un infuso di zombie...non posso andare in giro sempre con attaccati questi cosi in faccia!”
“Mousse non ha mai voluto provare le lenti a contatto.” sbottò Shampoo mettendo le bacchette sulla sua ciotola di colpo. “Dice che sono inutili, che è troppo miope... ma secondo me ha solo paura a metterle.” concluse alzandosi.
“E’ vero, anche la mamma gliel’ha sempre detto. E io non ho rimedi in merito.” la vecchia guardò Ranma che sbuffava con il volto appoggiato al mento. “Beh, ragazzo, non sparecchi?” il giovane guardò la tavola semivuota a parte i suoi avanzi. “Ah, sì sì..” e iniziò a muoversi. “Qua ognuno si fa le cose per sé mio caro, siamo amazzoni non serve!” Ranma sospirò brevemente: lui era veramente un po’ viziato, del resto a casa faceva tutto Kasumi e si rendeva conto solo ora di quanto fosse fortunato. “Allora, spero che tu sappia usare la tua agilità anche per servire ai tavoli!Su ragazzo vatti a lavare, vestire e vieni giù che dobbiamo aprire!” ” la vecchia gli lanciò un grembiule e lui si sentì più sconsolato che mai. Del resto, non aveva mai lavorato!

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Capitolo 6
*** Gelati e camerieri, entrambi improvvisati ***


Mousse si sentiva a suo modo felice. Provava una rilassatezza che non sentiva da...anni? Sicuro non da quando era arrivato a Nerima. Eppure, era tutto così semplice, non stava facendo nulla di complicato: dopo una noiosa, ma rilassante, mattinata a scuola alla pausa pranzo Mousse si era ritrovato coinvolto con i compagni di classe del suo acerrimo nemico, che lontano dai casini che ciclicamente avvenivano nella sua vita era un ragazzo come gli altri. Mousse era rimasto silenzioso osservatore della conversazione, utile per poter studiare il tenore delle loro conversazioni: videogiochi, Mousse per fortuna era appassionato abbastanza da poter intervenire qui e lì, manga, ok e gli ultimi avvenimenti della scuola, a cui lui prestò particolare attenzione per poter meglio ricoprire il suo ruolo da involontario impostore….era tutto nella norma. Daisuke solo per un attimo si fermò a guardarlo. “Ranma oggi sei strano...come mai così silensioso?”
Eddai lascialo stare, avrà litigato con Akane no?” lo zittì Hiroshi  e dandogli una gomitata.
Ranma-Mousse arrossì per un attimo, per un motivo diverso da quello che credevano i due ragazzi, ma il rossore fu sufficiente per convincerli della motivazione. Mousse conosceva a malapena Akane, figuriamoci farla arrabbiare! Piuttosto voleva crearle meno problemi possibile. La pausa finì, e dopo un’altra sequela di lezioni noiose ci fu un compito a sorpresa, che non sorprese affatto Mousse. Finì il compito con discrezione ma in largo anticipo, quasi sforzandosi di farlo male, ma a un certo punto lasciò perdere. Si ritrovò a pensare a Shampoo e Ranma, nel suo corpo, al Neohanten… Come stava andando? Ranma era sicuramente più agile di lui e la vecchia lo avrebbe apprezzato...ah cosa avrebbe dato per vedere se stesso ricevere i complimenti della nobile Cologne! Non che lo odiasse eh, del resto sua madre era stata una sua allieva, ma lo trattava come una nullità e per una volta sarebbe stato bello vedersi riconosciuto in qualcosa da una delle persone più importanti per Shampoo... Ah Shampoo… chissà cosa stava facendo, chissà se si era avvicinata a lui solo perchè la sua personalità era assente, rimpiazzata dal suo stupido antagonista.
I suoi pensieri furono interrotti dalla campanella e da Akane Tendo che si piazzò davanti a lui sorridendo. Certo, non era bella come Shampoo e a lui piacevano i capelli lunghi, però era molto carina a guardarla bene, poteva capire perché fosse così corteggiata. Aveva notato che anche fra le ragazze era molto famosa e ricercata, soprattutto a pranzo. “Andiamo?” le chiese anticipandola. Lei arrossì e stava per dire qualcosa ma semplicemente abbassò lo sguardo e gli fece cenno di seguirlo. Cosa aveva fatto ancora??
“Non dovevo dire andiamo?” le disse appena usciti dalla classe in vista degli armadietti.
“No...no. Mi ha solo fatto...beh strano!” rispose distogliendo lo sguardo. Lui sorrise e le diede una veloce patta sulla testa, stando attento a non farsi vedere da nessuno, ma dovette poi virare subito sentendosi osservato.
“Forza scema, andiamo a casa!” affermò ad alta voce cercando di imitare al meglio il tono di Ranma, più impostato e deciso del suo. Lei di riflesso incondizionato si ritrovò a lanciargli una cartella in testa ma Mousse, forte della vista acuta non si fece cogliere impreparato e bloccò il colpo a mezz’aria. “Akane, sai fare di meglio, sappilo.” sentenziò severo. Akane lo guardò esterrefatta ma non fece in tempo a replicare che una voce conosciuta arrivò alle sue orecchie. “Ranma, Akane...sempre alle solite eh?”


“Mousse tavolo 5!”
“Mousse c’è il conto al tavolo 8!”
“Mousse piatto di xiao mai in arrivo!”
Ranma si stava per impiccare con i non-suoi stessi capelli. Veramente, altri 5 minuti e sarebbe saltato in aria riempito di un esplosivo forgiato dal suo odio per le due virago cinesi che dalle tre del pomeriggio non lo avevano fatto neanche sedere o bere.
“Come diavolo fa quel papero a sopravvivere?”
Il dannato ristorante era poi incredibilmente pieno. “E’ la giornata del gatto e abbiamo fatto una promozione speciale, ecco perché è pieno” gli spiegò Cologne quasi come avesse intuito i suoi pensieri mentre gli passava soddisfatta due piatti.
“Ma com...?”
“Trecento anni ragazzo, e conosco le espressioni di Mousse come le mie tasche, anche se le fai tu. L’ho cresciuto quel bamboccio.”
“Ah sì, e perché allora lo tratti sempre così male?” inquisì la vecchia che di tutta risposta gli lanciò altri tre piatti che lui quasi non prese, tanto era stanco e con gli occhiali appannati dal calore. “Non abbiamo tempo per cianciare ragazzo su!” e lo mandò via con una spinta, mentre il ragazzo cercava di mantenere in equilibrio i troppi piatti bollenti.
Ranma andò a consegnare le pietanze visibilmente provato. “Ehi Mousse oggi non sei pimpante come al solito che succede?” chiese un cliente evidentemente abituale.
“Già oggi non ci rallegri con qualche spettacolo dei tuoi?” disse un altro vicino a lui.  “PURE I SPETTACOLINI DI MAGIA NO EH” iniziò a scaldarsi ma Shampoo intervenne, tappandogli la bocca.
“Oggi abbiamo troppo da fare signori clienti scusateci per il disservizio!” disse con un sorriso così falso e mieloso che Ranma quasi rabbrividì... L’intero ristorante era intriso di un'aura negativa che però i numerosi avventori non percepivano.
“Mousse sbrigati a fare i conti del tavolo 7 10 e 4” disse mollandogli con malagrazia 3 lunghissime comande. “Ok dove trovo una calcolatrice?” chiese d’istinto ma quasi fu fulminato dalla cinesina. “Ma scherzi vero? “ si avvicinò e gli sussurrò “Mousse li fa a mente. E di corsa anche.” “Di corsa? Ehi ma che scherzi?” ma lei se n’era già andata. Corse da Cologne che aveva assistito alla scena e gli lanciò una calcolatrice degli inizi anni 80 probabilmente, tutta unta di grasso e coi tasti incrostati. “Forza ragazzo mio, che sei lento!! Come guerriero sei geniale ma come lavoratore gli dei me ne scampino!” sbuffò la vecchia che sembrò spazientita per la prima volta in tutta quella situazione assurda.
Ranma si sbrigò a fare i conti, ma comunque si ritrovò a sbagliare due scontrini su tre. “No Mousse, questo è un 4 non un 7.” lo riprese Shampoo davanti a tutto il tavolo facendolo scusare. “Ma come? Quello scarabocchio è un 4?” ma dopo lo scappellotto si riprese e si prostrò ai clienti chiedendo perdono.
La serata finì, alla fine, e Ranma aveva tutto a pezzi: nessun allenamento, per quanto duro e impervio, l’0aveva mai piegato così, neanche quando era stato rapito da Picolet. Aveva i muscoli in fiamme, le ossa a pezzi, aveva sete e quei dannati capelli lo stavano strozzando, ingolfato in una tunica che aveva raggiunto i i centocinquanta gradi celsius ormai. Doveva probabilmente andare anche in bagno ma aveva ormai perso le funzioni corporee.



“U-ukyo!?” la ragazza fu sorpresa di vedere la bella cuoca, con uniforme femminile quel giorno. “Non eri in partenza?” disse con voce quasi strozzata.
“Lo so che vorresti che mi levassi di torno Akane, ma invece sono ancora qui!” e ignorandola si piazzò vicino a Ranma che iniziò a deglutire rumorosamente. “Ciao Ran-chan, ti sono mancata?”
“Ehm… no?” rispose lui sinceramente. Non andava d’accordissimo con la pazza delle okonomiyaki e le sue mani sul suo braccio lo stavano infastidendo, quindi si levò da quella presa con estrema decisione. “Come mai non sei partita?” aggiunse con una certa freddezza, che in realtà denotava solo l’interesse minimo che provava nei suoi confronti. Akane dal canto suo tratteneva a stento le risate: quanto sarebbe stato bello vedere tutta quella decisione in Ranma! Come se l’era scollata subito! E infatti la reazione di Ukyo non tardò, facendola sentire quasi in colpa. “M-ma...ma come Ranma non ti ricordi? E perché mi hai scansata così? Non sono la tua fidanzata carina?” disse cercando di prendergli la mano ma lui la rifiutò quasi scottato. “Ehm, Kuo...Ukyo, non mi hai risposto…” cercò di sviare. Ukyo iniziò a scaldarsi. “Beh se proprio lo vuoi sapere Ranma ero rimasta perché fra due giorni era l’anniversario di quando ci siamo conosciuti...ma se questo è il trattamento che mi riservi me ne vado a Osaka per il concorso degli chef di okonomiyaki senza rimpianti!!” Con un solo gesto si sfilò la lunga pala dalle spalle e la scagliò contro la faccia di Ranma che però con un gesto abile, anche più dell’originale notò Akane, si scansò e la fermò, quello con meno potenza di quanto avrebbe fatto Ranma stesso. “Allora ti auguro una buona partenza Ukyo, e in bocca al lupo per la gara!” esclamò senza scomporsi mentre le porgeva la pala con un sorriso e un lieve inchino. La ragazza dai lunghi capelli si trovò spiazzata. Perché Ranma non si arrabbiava, non si scaldava, non cercava di giustificarsi...e perché Akane rimaneva in disparte? Li guardò a lungo prima l’uno e poi l’altra. “Ranma, oggi non ti riconosco proprio...mi hai fatto davvero arrabbiare. E tu Akane, non so cosa hai fatto ma al mio ritorno non sarà così’ facile liberarti di me.” cominciò ad andarsene infuriatissima, rinfoderando la pala ma si girò ancora una volta “Non ti porterò neanche un souvenir Ranma!” Mousse si aggiustò il codino lievemente sceso mentre la guardò porgendole la cartella che era caduta nel trambusto. “Andiamo Akane?” la invitò con calma come se nulla fosse accaduto. Akane sorrise. “Almeno ci siamo tolti un problema… certo che mi ha fatto strano.”
“Cosa?”
“Vederti scrollare di dosso così Ukyo. Lo sai no? Ranma è sempre così impegnato a godersi le attenzioni di tutte che è un accadimento raro.” disse mesta.
“E’ un idiota. E poi io a malapena conosco Kuonji...inoltre, non sopporto il contatto fisico.”
“Ma se cerchi sempre di abbracciare Shampoo!” Il ragazzo ebbe la decenza di arrossire violentemente prima di ribattere “Che c’entra, io e Shampoo siamo cresciuti insieme, abbiamo confidenza….” poi le porse la mano gentilmente per farle scendere l’ultimo scalino.
“E il contatto fisico?” disse un po’ maliziosamente Akane stupendo se stessa in primis, accettando l’offerta.
“Sono o non sono il tuo fidanzato Tendo?” le disse sornione e lei non poté trattenere la risata mentre scendeva lo scalino.
“Sai che sei davvero ... diverso da come mi aspettavo?” esordì dopo poco che si erano avviati.
Lui sbuffò sorridendo.
“Chissà perché me lo aspettavo….e come pensavi che fossi Akane Tendo?”
“Non so tipo antipatico, o noioso. Invece sei molto educato e fai un sacco di battute.”
“Ah sì? Non so penso che queste siano le parole più gentili che qualcuno mi abbia rivolto ahahhaha!” disse portandosi la cartella dietro le spalle e ad Akane quasi mancò un battito. “Anche tu sei molto diversa da come ti vedo di solito Akane.” Lei lo fissò sorpresa, fra l’intimorito e il curioso. “Ma sì, sei veramente molto gentile, e non mi è sembrato per niente che tu oggi fossi un maschiaccio come dichiara sempre quell’idiota che mi sta abitando in questo momento. “Ah, fra le altre cose…” si avvicinò pericolosamente. “Odio le okonomiyaki.” le sussurrò prima di allontanarsi fischiettando.
Akane ebbe un batticuore di cui si pentì amaramente subito dopo. Era Mousse, Mousse! Non Ranma, dannazione! Solo perché si era comportato come avrebbe sempre voluto che facesse il suo vero fidanzato, quello non era lui. Non era il ragazzo che… Che cosa, esattamente?
Contemporaneamente Mousse-Ranma si era un po’ allontanato, godendosi la luce del tramonto e aspettando la sua fidanzata fittizia. Era una vita semplice quella: nessun lavoro, nessuna levataccia... sì, ok qualche fidanzata pazza, ma niente che non potesse gestire, rispetto alla violenza di Shampoo che sicuramente non si sarebbe viva. Ora sarebbe tornato a casa e… cosa? Non aveva tempo libero da almeno tre anni. Non che al villaggio poi fosse chissà quanto libero, essendo un ragazzo.
Si girò verso Akane che nel mentre era arrivata da lui “Akane, cosa fai nel tuo tempo libero con Ranma?”
La ragazza sembrò pensarci un attimo, spiazzata. “Intendi quando non siamo inseguiti da pazzi che vogliono battersi con Ranma, incluso tu, o aspiranti fidanzate, o matti extra?” lui rise di cuore annuendo. “Beh… non so di solito prima di tornare a casa a studiare o allenarci andiamo a prendere un gelato. Ranma solitamente si trasforma in ragazza e fa la gatta morta per avere il gelato gratis.” vide Mousse diventare blu e rosso, a fasi alterne.
“Santo cielo ma è orribile. Non voglio trasformarmi. MAI.”
“Succederà lo sai?”
“Sì ma cercherò di evitarlo il più possibile, del resto sono allenato con me stesso. Sai diventare una papera è abbastanza terribile.”
“In effetti….” Rimasero un attimo in silenzio, indecisi.
“Sai che... non mangio un gelato da anni?”
“Allora andiamo no?”
Lui annuì ma poi si fermò “Ah no aspetta Akane! I miei soldi... Sono al Nekohanten!” concluse a bassa voce grattandosi la nuca.
Akane si soffermò a pensare. “Mmmm… non ho voglia di rivedere Ranma…. Non ancora almeno… ti dispiace se offro io stavolta?” Il diniego fu immediato. “Non se ne parla proprio! Farmi offrire da una ragazza, no.”
Akane lo spinse nella direzione giusta, insistendo “Dai dai dai voglio un gelato...penserò a farmi ricompensare con qualcosa! Domani abbiamo anche il compito di matematica, ho bisogno di zuccheri.”
“Matematica? Santo cielo che noia….” sbuffò lui e Akane non poté far a meno di trovare quella frase ridicola detto da colui che al solo pensiero del compito di matematica piangeva.
“Ma tu sei così bravo dannazione? Il compito di oggi non ti ha minimamente scalfito!”
Lui fece spallucce. “Che posso farci?” e lì le sembrò un po’ il suo Ranma. Ma il pensiero fu subito distolto da Mousse che sbattendosi il pugno e inalberandosi, oh come era se stesso in quel momento!, dichiarò deciso
“Akane! Ecco come mi sdebiterò: ripetizioni, di matematica, o ciò che vuoi, in cambio del gelato!” le fece un sorriso a trentadue denti che Ranma non esibiva mai, da vero esaltato, molto buffo.
“Cosa??Ma scherzi??”
“No affatto. Così mi sentirò meno in colpa.” concluse a braccia conserte.
Akane ci pensò un attimo, all’inizio perplessa, ma poi realizzò la convenienza della cosa “Gelato in cambio di un insegnante  insegnante privato? Oddio questa situazione potrebbe iniziare a piacermi!”
“Non scherziamo Akane,  mi mancano i miei capelli lunghi!”
“E Shampoo no?” sorrise maliziosa.
“M-ma che c’entra quello è scontato!”

 

Chiuso il ristorante alle spalle dell’ultimo cliente Ranma non ci pensò due volte a disfarsi dell’ingombrante tunica e fiondarsi in cucina per andare a bersi la prima brocca d’acqua trovata sul tavolo. Finito di bere si ritrovò le facce sconvolte di Obaba e Shampoo a guardarlo.
“Non mi guardate così. Non vi azzardate. Stavo MORENDO! Voi siete pazze. Pazze. Non bevevo da oggi alle tre! E’ l’una di notte!”
Obaba rise sonoramente e Shampoo si sforzò di sorridere. “Mi dispiace ail...cioè Ranma...ci siamo fatte prendere la mano...tu non sei Mousse!” si avvicinò porgendogli un fazzoletto cercando di ignorare la seconda esibizione a torso nudo del corpo di Mousse della giornata.
Ranma lo prese con malgarbo e iniziò ad asciugarsi il sudore che lo ricopriva. Vide Shampoo mordersi la lingua prima di riprenderlo. “Non sei molto bravo coi conti vero?” cercò di scherzare.
“E tu non sei molto brava a scrivere eh? 4 o 7 dannazione?” Ranma era già abbastanza stressato per sentirsi pure riprendere dalla pazza coi capelli viola.  Shampoo però non la prese bene e  fece una faccia davvero offesa, piantando i pugni sui fianchi. “Senti, già mi tocca scrivere gli ordini in giapponese perché tu non sai leggere le nostre sigle, che altro dovrei fare?”
“Scrivere, farmi bere, farmi andare in BAGNO e magari darti una calmata!?”
Shampoo non ci vedeva più dalla rabbia. Era Ranma, Ranma!!  Ma non funzionò stavolta e si ritrovò a dargli un poderoso calcio che però fu bloccato a mezz’aria e facilmente parato. “Che c’è sei fuori  allenamento Shampoo?” le disse canzonatoria avvicinandosi a un centimetro dalla sua faccia a abbassandole senza troppo sforzo le braccia che cercavano di scansarlo. “E ci credo, del resto se lavori quattordici ore al giorno come ti alleni? E come si allena questo poveraccio?”  disse lasciandola di getto e guardandosi i pettorali e le braccia, che nonostante tutto erano ben scolpite.Obaba si avvicinò dopo aver finito di riporre i tovaglioli.  “Su futuro...cioè Ranma... sembri davvero un po’ una mammoletta così... che vuoi che sia un po’ di sano lavoro”
“Questo si chiama sfruttamento minorile dannazione e io vorrei la mia paga grazie!” disse tendendo la mano.
La vecchia  lo guardò scuotendo la testa “La paga è il venerdì!”
“CHE COSA? Ho sgobbato come un mulo! Non mi importa vecchia, ora la anticipiamo questa paga perché IO devo andarmi a fare delle lenti a contatto.”
La vecchia rovistò in tasca sbuffando e gli diede la paga. 1000 yen. Non ci avrebbe comprato neanche un pasto decente con quei soldi. “Ma stiamo scherzando? 1000 yen dopo dieci  ore che ho lavorato in condizioni subumane? Ma vuoi che chiamo la finanza?” Obaba iniziò a spazientirsi.
“Mi stai minacciando? Ricordati che devo studiare il modo di farti tornare nel tuo corpicino mio caro futuro marito” disse scandendo le parole.
Lui non si lasciò di certo intimorire e la sovrastò nuovamente. “Senti vecchia, non mi interessa, io un modo per tornare normale lo trovo, vado in Cina, non lo so, ma tu come trovi un modo per giustificare il lavoro minorile sottopagato di due persone alla polizia?” disse indicando anche la sua coetanea che era basita a fissare la scena, in piedi a bocca aperta. “Che neanche vanno a scuola , fra l’altro.” diede il colpo di grazia.
La vecchia cedette. Prese il borsellino mettendogli in mano una banconota da 10 mila yen. Dieci volte tanto! Lo fissò a lungo prima di parlare nuovamente. “Non mi piacciono i ricatti ragazzino, ma vatti a fare una visita e comprati quelle benedette lenti. ”
Il ragazzo volò via ignorando la vecchia strega che sbraitava sul come trovare una soluzione per quello scambio di corpi che le stava dando noia. Non si accorse di essere seguito da un’ombra viola.
“Ranma! Ranma!” il ragazzo si girò e vide la cinese più testarda di Nerima materializzarsi dietro di lui. “Lasciami in pace Shampoo! Non ho voglia di vederti fino a domani mattina, porca miseria!”
Era vero. Shampoo era odiosa. Perentoria, mielosa con i clienti, certo, ma  piena di sé e prepotente con lui.
Come poteva sopportarla quel papero cretino? Ovviamente lei  ignorò il suo volere e gli fu accanto, camminando ormai.
“Perché sei scappato così?” chiese senza troppa grazia. “Vuoi andare da Akane?” la ragazza non sapeva neanche perché l’aveva chiesto.
Beccato. “Shampoo non sono affari tuoi, non sono il tuo schiavo accidenti. Lasciami respirare, dopo una giornata così voglio solo starmene in pace a prendere aria!” urlò con più cattiveria del dovuto.
“E’ stato così terribile?” aggiunse, ma stavolta a voce più bassa, quasi dispiaciuta.
“Penso una delle giornate più assurde della mia vita Shampoo. Non ho mai lavorato, ok, ma questo è troppo. Ma non ti vergogni a trattare un altro essere umano così?” Non era mai stato particolarmente fan di Mousse, ma nell’arco di poche ore aveva decisamente aumentato la stima nei suoi confronti. “Non tratto gli esseri umani così, ti sembra forse che io sia sgarbata coi miei clienti?” come si permetteva di insultarla così?
“Quelli pagano Shampoo. Pagano e sono clienti. E’ ovvio che tu sia così. Ma perché tratti così male questo povero tizio?” disse puntandosi il dito contro. “E’ vero, lo ammetto, è un gran rompiscatole, una scocciatura e appiccicoso. Ma tu sei uguale a lui eh.”
“CHE COSA??” cominciò a scaldarsi e si preparò a rispondere ma si trovò Ranma-Mousse a torreggiarla dall’alto del suo metro e ottantacinque. Ranma era troppo esaurito, stanco e arrabbiato per dosare le parole. “Non protestare sai? Fai la stessa cosa. Con me.”
Nel suo corpo non avrebbe mai avuto il coraggio o la forza di ribellarsi così, ma si sentiva in grado di esprimere esattamente ciò che pensava in quel corpo non suo. “Sei esattamente la persona che mi aspettavo che tu fossi Shampoo. Sei sempre arrogante e cattiva. Anche con Akane. E hai fatto bassezze a tutto spiano dal primo giorno che sei arrivata” vedere Mousse parlarle così a tre centimetri dalla faccia l’aveva pietrificata, ma provò a schiaffeggiarlo d’istinto. Lui la ignorò bloccandole il polso, continuando imperterrito. “E sai una cosa Shampoo? Sì, sto andando da Akane, perché è la mia fidanzata e voglio vederla!” la lasciò andare sempre in malo modo. “E ora corri pure da tua nonna  per vendicarti o per ricattarmi, che smettesse di cercare l’antidoto, non mi interessa!” concluse allontanandosi.

 

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Capitolo 7
*** Di ripetizioni, lenti e allenamenti. ***



“No, questa funzione si risolve con la x non la y.”
“Ah ecco perché non mi tornava mai!!”
Mousse-Ranma le sfilò delicatamente di mano la matita prima di passare in rassegna la complicata equazione e correggerla in un attimo. “Vedi così torna tutto!” le riconsegnò la matita sorridendo e Akane lo guardò rapita. “Sai io lo so, lo so benissimo che non sei Ranma, però TI GIURO che vedere il suo corpo risolvere queste cose con tanta facilità mi sconvolge ugualmente.” disse sottovoce sperando di non farsi sentire da eventuali familiari spioni.
Lui rise gettando indietro la testa e rilassandosi un po’ sulla sedia. “Sai Akane, già quando ero alla scuola del villaggio ero molto più avanti degli altri bambini.” scrollò le spalle “Era una cosa che mi veniva naturale che però mi dava sempre problemi. Gli altri ragazzini erano abbastanza invidiosi. Indovina chi mi difendeva sempre?” il suo sguardo era quasi sognante e Akane capì al volo. “Shampoo!? Non ce la vedo a difenderti!”
“Beh crescendo il nostro rapporto è cambiato, però siamo sempre stati molto legati fin da bambini. Come amici almeno. Ma io l'ho sempre amata, fin dal primo giorno che l’ho vista battere tre ragazzini grossi il doppio di lei senza battere ciglio.” Aveva uno sguardo perso come se rivedesse la scena in quel momento “È vero che non si comporta mai bene con me o con te, ma non è una ragazza cattiva. È testarda e non vuole mollare le tradizioni del nostro villaggio, quello sì.” Akane era dispiaciuta per Mousse, non l'aveva mai visto dire frasi così lunghe, o così personali.
“Non ho dubbi sul fatto che tutti noi siamo un po’ troppo presi dalle nostre situazioni così complicate, ma anche Ranma non è poi così idiota come pensi.” arrossì di brutto ma continuò lo stesso abbracciando la sua papera di peluche recuperata dal letto. “È vero che è sempre egoista e non sa mai prendere una decisione… Ma non ha mai esitato un attimo a proteggermi e quando riusciamo a starcene un attimo in pace, cosa che in realtà non capita quasi mai, non è così cattivo con me.” Dannazione se le mancava. Stupido orgoglio che non riusciva a ingoiare!
“Akane io c'ero quando Ranma ha pensato che tu fossi morta, lì alle fonti.” la ragazza rabbrividì al pensiero. “Persino io che sono cieco so quanto tu sia importante per lui. Però è un cretino lo stesso! Vorrei quasi prendermi a schiaffi. Shampoo a parte, perché non riesce a far capire chiaramente che non gli interessa nessun altra se è veramente così?”
Akane rise un po’ mesta “Grazie Mousse, ma ti assicuro che non è semplice per lui. Io oggi sono rimasta davvero stupita per come sei riuscito ad allontanare Ukyo. Ranma è…” arrossì “più timido. E impacciato.” ormai aveva soffocato la faccia nel peluche. “Non pensavo che tu fossi così deciso. Solitamente è quasi impossibile parlarti dato che c'è sempre Shampoo in giro.” stavolta fu lui ad arrossire. “Beh sono timido ma riesco a prendere le distanze dalle situazioni che non mi interessano.  La realtà è che sono una persona abbastanza seria e assennata ma il problema è che sono quasi sempre con Shampoo e.. Niente so di essere un idiota quando c'è lei nei paraggi, o c'è qualcosa che la riguarda. Mi sembra assurdo anche solo parlarne” disse coprendosi il viso arrossato con una mano davanti la bocca, imbarazzato. Cercò di ricomporsi un po’. “Stai tranquilla Akane. Per me possono farsi sotto Ukyo, l'altra pazza col nastro, o chicchessia…io sicuramente non mi farò sopraffare, anzi se posso cercherò di fargli capire una volta per tutte che possono anche smetterla. Sono sicuro però che quando rivedrò Shampoo perderò le staffe come al solito. Perciò perdonami in anticipo se vedrai il corpo di Ranma fare cose strane.” si scusò ingiungendo le mani. La ragazza scosse la testa, ridendo. “Sto cercando di prepararmi mentalmente a riuscire a essere distaccata. Anche io ho i miei difetti. So di esagerare ed essere sempre troppo irruenta in queste situazioni. Ecco perché voglio calmarmi prima di tornare al Nekohanten. Non so, da quando ho veramente rischiato la vita lì alle fonti le mie priorità sono cambiate e mi sono resa conto di tantissime cose.” Akane rabbrividì ancora ma Mousse le prese la mano. “È passato. E Ranma non permetterebbe mai a nessuno di farti del male.” lei annuì, sorridendo e ricacciando una lacrima. “Al contrario, un voto sbagliato in matematica comprometterebbe la tua media, quindi rimettiamoci al lavoro ok?” Akane scoppiò a ridere e si apprestò a rimettersi sul libro.

 

“Perché diamine e dannazione le sta prendendo la mano??” Ranma fremeva di rabbia appollaiato su un albero vicino casa sua. Akane sembrava ridere con leggerezza mentre la sua mano era racchiusa fra quelle del cretino che era al suo posto.
“E’ la stessa domanda che mi sto facendo io.”
Il ragazzo si girò e vide Shampoo, che evidentemente l’aveva seguito, strizzare gli occhi per cercare di carpire meglio la visuale.
“Che accidenti ci fai tu qui? Mi vuoi lasciare in pace?” sibilò cercando di non destare l’attenzione.
“Quello che fai anche tu.” Shampoo sembrava stranamente calma nonostante l’alterco avuto poco prima. “Sono venuta a controllare Mousse.”
“Certo come se te ne fregasse qualcosa. Ma fammi il piacere.” mormorò imponendosi di ignorarla.
“E dunque? Che cosa hai intenzione di fare? Rimanere qui a guardare?” riprese lei dopo due minuti di silenzio. Due lunghissimi minuti in cui aveva guardato attentamente la mano di Ranma, ma guidata da Mousse, prendere quella di Akane, per poi vederli studiare insieme, totalmente concentrati. Tranquilli. Rilassati. Non sapeva neanche come fosse possibile che Mousse fosse così concentrato.
“Sai Shampoo ti preferivo quando spiccicavi solo due parole in giapponese.”
“Scusa se ho imparato a esprimermi dopo anni qui! Tanto oggi mi hai detto che non so scrivere.” l’acidità nelle sue parole era tanta e Shampoo era un ammasso di confusione, ma non poteva dargliela vinta così facilmente. Nonostante le parole forti che le aveva rivolto, non aveva intenzione di andare a piangere da sua nonna. Lei era una guerriera di Joketsukyo, un’amazzone, non una stupida senza fegato. Ranma sospirò. “Senti, mi dispiace ok? Ma tu e tua nonna non vi rendete conto delle condizioni disumane a cui praticamente mi troverò a sottostare finché non troviamo una soluzione.” la guardò aggiustandosi gli occhiali in maniera totalmente diversa da come era solito fare Mousse. Se li spingeva sul naso, come avesse una maschera pesante. Sorrise suo malgrado. “Ranma, ailen ascolta, mi dispiace. Sai che non vorrei mai farti del male!”
Ma ormai l’attenzione di Ranma era tutta su quella piccola finestra che faceva trapelare i due ragazzi che, ignari, continuavano a studiare e che ogni tanto ridevano e scherzavano.  Dannazione. Quello era il SUO posto. “Senti, è inutile rimanere qui, non ho voglia di fare una scenata e con te nei paraggi succederebbe qualcosa di sicuro.”
Scese con un balzo leggero e si stupì nuovamente dell’agilità innata di quel corpo che manovrava. “Certo Moussse non è forte quanto me, lo sento, però se non fosse un cretino due lezioni sulla destrezza me le farei dare.” disse a sé stesso mentre si sistemava quei fastidiosi e foltissimi capelli lunghi.
“E’ sempre stato così. Agile come un gatto ma cieco come una talpa. E forte, ma non abbastanza da battermi.” Shampoo l’aveva seguito. Ovviamente. Le si avvicinò ma rimanendo a una debita distanza e Ranma sospirò di sollievo.
“Perché non mi molli mai un attimo?” esclamò ormai esasperato.
“Perché non sono una vigliacca. Non correrei mai da mia nonna a piangere! E voglio quanto te che tu torni nel tuo corpo...non voglio certo vederti stare nel corpo di Mousse!” continuarono in silenzio a camminare verso il ristorante, nella notte tranquilla. Shampoo guardò le panchine del parchetto nei pressi del Nekohanten e fece cenno a Ranma. “Ci sediamo un attimo?” il ragazzo fece spallucce e come ormai sperimentava da quarantotto ore, quell’espressione scocciata sul volto di colui che la venerava ormai da diciassette anni la stranì. Si avvicinò al distributore automatico e porse una lattina di caffè a Ranma, che per una volta sembrò essere preso in contropiede. “Non voglio fare lo scortese, stavolta, ma odio il caffè nero.” Shampoo trasalì. “Oddio scusa, ho preso quello che prende Mousse di solito. L-lo bevo io, tu che vuoi?”
“Un tè nero...grazie.” disse accennando un sorriso per la prima volta in da quando era successo quel casino. Glielo porse e si mise davanti a lui, in piedi, mentre il ragazzo si era seduto sullo schienale della panchina, a gambe aperte e un braccio appoggiato alle ginocchia. Che posizione da...Ranma. Mousse sedeva sempre composto, le lunghe gambe incrociate e le braccia conserte.  Decisamente più elegante, anche se ovviamente non ci aveva mai fatto caso fino a quel momento. “Senti Ranma, non voglio che questa esperienza sia per te più una scocciatura del dovuto. Ti chiedo scusa, io e la nonna non avremmo dovuto trattarti come trattiamo lui di solito.”
“Beh non che trattare lui così sia giusto, ma non sono affari miei del resto.” disse prima di tracannare il tè sorseggiando rumorosamente.
“Infatti, sono affari nostri.  Però tu non sei lui. Proprio per niente.” Infatti non sai intrattenere i clienti, né servire ai tavoli né fare i conti. “E domani cercheremo di darti un po’ di tregua ok?” cercò di sforzarsi di sorridere.
“Mi sembra il minimo. Senza contare che domani voglio assolutamente andare da Akane.” la indicò con la mano con cui teneva il tè. “E tu non dovrai venire con me, intesi? Voglio parlarle.”
“E cosa dovresti dirle eh?” la gelosia si fece subito strada in lei, dandole un’espressione da vera arpia.
“Sono affari miei Shampoo. Senti, quante volte te lo devo dire che non sei la mia fidanzata?”
“E Akane sì invece?”
Ranma-Mousse arrossì e distolse lo sguardo. “Non iniziare.”
“Non puoi semplicemente darmi una possibilità?”
“Di cosa? Penso che questa sia la prima conversazione che abbiamo in tre anni Shampoo. Sono tanti eh? Anni in cui abbiamo passato insieme situazioni assurde solo perché non mi hai mai dato tregua. Né tu né le altre. Noi non ci conosciamo.” disse mostrandole il tè che gli aveva preso per rimediare. Si alzò per buttare la bottiglia, e mentre si ripuliva gli occhiali in maniera totalmente sbagliata impiastricciandoli ancora di più la guardò con un’espressione così risoluta e decisa, che la ragazza quasi rabbrividì. “Sinceramente Shampoo, ma cosa ti piace di me, a parte la tua stupida regola del villaggio?”
E senza aspettare una risposta entrò al Nekohanten.
Shampoo strinse con forza la lattina che teneva in mano prima di rendersi conto che le lacrime le stavano rigando il viso.

 


“Ranma Saotome. Come hai fatto?? Il punteggio più alto della classe! Il più alto!” il professore era sgomento mentre ridava il compito al ragazzo col codino e ad Akane quasi prese un infarto.
Guardò in direzione di Mousse-Ranma, che tentò di simulare l’espressione annoiata di Ranma con un’accuratezza dell’ottanta percento. “E’ stata solo f-fortuna..” commentò distrattamente incespicando solo un po’.” Tutti lo guardarono con incredulità e lui si guardò intorno. “B-beh? Che c’è?”
“E’ che tu sei stupido Ranma.” commentò secco Daisuke.
“Anche io voglio la sua fortuna!” sospirò Hiroshi.
“Ma come ha fatto!!??” fu l’eco generale.
Il professore fortunatamente li zittì tutti quanti e ripresero la lezione in silenzio. Ranma-Mousse la guardò per un attimo e si strinse le spalle, quasi a volersi discolpare. Dovettero aspettare il pranzo per poter parlare con calma e come prima cosa Akane diede una mini martellata al papero nel corpo di Ranma. “Mousse sei un cretino allora? Non devi sforzarti di essere bravo.”
“E’ proprio quello il problema. NON mi sono sforzato! Ho tenuto un margine di errore!” le mostrò il voto, 89. “L’ho fatto distrattamente e cercando di sbagliare appositamente, ma è difficile lo sai?” strinse le spalle e poi si guardò intorno cospiratore. “E’ che la tua classe è davvero scarsa, possibile neanche un 100 o un 90?” Lei arrossì di colpo e non seppe ribattere. Lei era solitamente molto brava a scuola, ma le materie scientifiche la trovavano a malapena sopra la soglia della sufficienza. Gli mostrò il suo voto un po’ vergognosa. “Io non sono così scarsa di solito...ma...” il ragazzo si chinò sul foglio ma si accorse di non averne bisogno. Ah era così bella la vita senza occhiali, riusciva a vedere tutto da lontano! “64? Akane non ci siamo proprio.” sospirò e prese il foglio con due dita sventolandoglielo davanti. “Dopo scuola ci fermeremo a prendere il gelato, perché stasera non scapperai dalle ripetizioni di fisica.”
Akane spalancò gli occhi “Dici davvero?? Ma è bellissimo!! Ci terrei veramente ad avere una media omogenea quest’anno, anche perché si avvicinano gli esami di ammissione all’università!” si era aggrappata a lui prendendolo per il bavero senza rendersene conto e il ragazzo tossicchiò appena. “Akane. Ci stanno guardando. Tutti.” le sibilò imbarazzato. Akane si staccò immediatamente e cercò in giro eventuali tracce di invasate quali Ukyo o Kodachi. Per fortuna c’erano in giro solo i loro soliti compagni di classe che ormai erano abituati a certe scene e ripresero a fare le loro cose. Akane sospirò sollevata: l’avevano scampata bella.
“Sicuro che non ti dà noia? Già ieri con matematica…”
Lui sorrise scuotendo la testa. “E’ il nostro accordo no? Gelato in cambio di ripetizioni. E poi per me non è uno sforzo, lo sai.”
Akane annuì. “Ah però stasera dovrei anche allenarmi. Ti va se ci alleniamo insieme?”
Mousse si guardò le braccia come se le vedesse per la prima volta. “Sai che in effetti dovrei proprio sgranchirmi le gambe con questo corpo? Non mi piace rimanere fermo.”
“E allora ci aspetta una serata impegnata! Oh, è suonata la campana a dopo!” Mousse le sorrise e lei tornò al suo posto, ripiegandosi elegantemente la gonna dell'uniforme e sorridendogli di rimando prima di sedersi.
“Come fa Ranma Saotome a pensare che sia un maschiaccio? E’ davvero carina! Bah!”
Arrivarono al gelataio con calma, dopo scuola, parlando del più e del meno: Akane gli spiegava le dinamiche di classe che aveva iniziato a intuire, i compagni più rilevanti e le situazioni della scuola che già di per sé erano assurde. Seduti al tavolo, si gustarono due gelati enormi “Crema, nocciola e fragola...ancora tutti i gusti opposti a Ranma, incredibile!” commentò Akane.
“Perché che gusti prende lui di solito?”
“Limone, menta e cioccolato.”
“Santi dei che combinazione oscena!”
“Vero?” disse leccando il suo, pistacchio e mandorla. Quella gelateria era pazzesca, faceva gusti freschissimi e quasi introvabili in Giappone ed era la sua preferita. E di Ranma. Sì, ok. Gli mancava. Gli mancava prenderlo in giro per i suoi accostamenti orribili e poi tentare di rubargli un assaggio. Gli mancava terribilmente. Le veniva quasi da piangere, all’improvviso...
“Su non fare così, troveremo una soluzione. Sei sicura che non vuoi passare ancora al Neko?” la domanda del ragazzo la fece trasalire.
“C-cosa intendi?”
“Hai fatto un’espressione inequivocabile Akane Tendo. Si vede che ti manca Ranma!” la canzonò mentre lei gli dava delle botte sul braccio mentre arrossiva.
Ahahahahhah dai dai tranquilla non farò la spia!” rise mentre cercava di fermare gli attacchi inoffensivi della ragazza tutta rossa in viso. “Su su torniamo a casa o non riusciremo a fare tutto!” cercò di calmarla mentre guardava l’orologio, che aveva recuperato dalla camera di Ranma.
“Uff come sei preciso!” esclamò facendo finta di imbronciarsi e cercando di finire in fretta  il gelato.
Lui annuì grattandosi la nuca. “Ahahahah anche Shampoo me lo dice spesso. In effetti lo sono! E io non so veramente come fa Ranma a essere così disordinato!” si guardò un attimo intorno e le confessò con fare cospiratore. “Ieri sera mentre il padre dormiva ho rimesso a posto tutto il suo armadio. Ti giuro Akane non potevo farcela. Quelle accidenti di casacche tutte accatastate. Una tragedia, mi faceva male guardarle.” la ragazza lo guardò per tre secondi prima di scoppiare in una risata che la portò alle lacrime. “Oddio oddio sto morendo!” dovette tenersi la pancia mentre cercava di ricomporsi. Mousse le porse un fazzoletto apparso da chissà dove per asciugarsi una lacrima scesa dalle risate. “Ecco, le uniche lacrime che dovrebbe avere una ragazza sono quelle delle risate. Quindi forza, ora che sei tornata in te possiamo andare ad allenarci no?” concluse con un bel sorriso pieno, di quelli pacati che Akane non aveva mai visto sul viso di Ranma prima di quei due giorni.  Lei arrossì un po’, colpita dal gesto. L’aveva fatta sorridere apposta perché aveva visto che si era intristita?
“Certo che Shampoo deve essere davvero un po’ scema per trattarlo sempre così male...”

“Allora ragazzo, come va?” la voce di Obaba arrivava anche attraverso la porta del bagno in cui era chiuso da mezz’ora. “Eh un attimoooo!” cerco di prendere tempo mentre guardava le due lenti che giacevano dentro il porta lenti che gli aveva dato il dottor Tofu. La mattina si era recato nel suo studio, e nonostante l’iniziale sorpresa dello scambio di corpi, il dottore era una persona fidata e troppo tosta per farsi prendere dagli scompensi.
“Ah ragazzo mio, ormai le ho viste davvero tutte con voi, quindi anche questa la supererete” aveva semplicemente dichiarato con uno dei suoi sorrisi placidi. “E quindi, vuoi che io ti controlli la vista eh? In effetti mi sono sempre chiesto perché questo ragazzo di cui occupi momentaneamente il corpo avesse questi fondi di bottiglia..” disse grattandosi il mento mentre sollevava gli occhiali di Mousse, che pesavano almeno un etto.  Gli fece una bella visita approfondita, gli fece leggere da lontano le scritte sulla parete e tutto il necessario per una diagnosi.
“Senti, non vedo motivo per il quale tu, o insomma questo Mousse, non debba portare le lenti, ma finché non le provi non puoi saperlo.”
E così aveva fatto. Ringraziato il dottore per la visita, non aveva neanche voluto soldi, sant’uomo, si era recato in farmacia con la prescrizione. Ed ora era lì, a studiare il dannato modo di ficcarsi quelle cose nell’occhio.  
Sentì bussare delicatamente alla porta. “Ehi Ranma.. Posso?”
Shampoo santo cielo che ansia…
“Sì, sì entra…”
Shampoo entrò quasi titubante, per trovarlo un’altra volta mezzo nudo davanti allo specchio. E ancora! Ma possibile che questo non si copre mai? Eppure quando lo faceva Ranma non era mai sorpresa. “Non riesci eh?” disse indicando le lenti che giacevano sul lavandino cercando di soprassedere sulla sua parziale nudità.
Lui sospirò un po’ deluso. “Mi fa abbastanza senso dovermi ficcare le dita negli occhi. Che palle! Io poi, che ci vedo come un falco!”
“Eh lo so.. Senti, ha provato a fare così?” mimò il gesto corretto per infilarsi le lenti, divaricando le palpebre. Ranma la guardò interessato. “Ah, no.. in effetti. Non sapevo proprio come fare.”
Prese coraggio e si tolse gli occhiali ma quasi non ritrovava più le lenti, avendo intorno a sé una macchia sfocata che doveva essere il bagno. Sentì un mano sospingerlo dalla testa verso lo specchio e finalmente ci rivide. “Lo specchio è di qua. Tieni.” e da dietro vide comparire il contenitore delle lenti.
“G-grazie…” sussurrò prima di riprovarci. E finalmente riuscì a infilarsene una, mimando il gesto di Shampoo. Credette di provare fastidio ma in realtà non sentiva assolutamente nulla.
“E una è andata!” disse girandosi soddisfatto. “Procedo con la seconda!” con facilità riuscì a infilarsi anche l’altra, aveva capito! Si sciacquò un po’ la faccia sotto lo sguardo quasi intenerito di Shampoo. Ah quante volte aveva provato a convincere Mousse di mettere le lenti, certo con i suoi modi un po’ bruschi, ma non c’era mai stato verso. “Ohhhh! Finalmente! Basta occhiali…almeno fino a stasera.” si girò ringalluzzito verso la ragazza che lo guardava soddisfatta a braccia conserte. “Bene, sei pronto a lavorare allora!” esclamò sorniona. “Sì, ma se oggi non mi fate almeno bere giuro che vi aro il locale con un hiryu shoten-ha.” disse sovrastandola.
Shampoo avvertì il profumo di Mousse, della sua pelle e sentì un senso di nostalgia improvvisa. Che accidenti le accadeva? Doveva trovare un modo per far innamorare Ranma di lei, non certo recuperare il papero scemo. Ecco perché l’aveva aiutato. Certo, aveva passato la notte a rigirarsi nel letto ripensando a quella domanda.
“Sinceramente Shampoo, ma cosa ti piace di me, a parte la tua stupida regola del villaggio?”
Scosse la testa e cercò di sorridere nella sua maniera, quella riservata a Ranma e solo a lui.
“Ma certo che sì! Oggi poi non è festa quindi il lavoro sarà di meno, vedrai!”
“Bene anche perché oggi andrò da Akane. Piuttosto... Ma come sapevi come infilare le lenti? Le porti anche tu?” disse scrutandola un po’ di più e lei arrossì. Dannazione ma da quando Mousse aveva quegli occhi così...così?
“No, no, ci vedo benissimo. E’ solo che...volevo aiutarti.” Bugiarda. Aveva preso dei depliant quando aveva provato a convincere Mousse. Solo che poi non aveva voluto fomentare il ragazzo già abbastanza infervorato con lei e dare adito a fraintendimenti. Non che ci tenesse a lui e alle sue stupide lenti.
“Beh grazie.” lui sorrise, ma sempre con quel sorriso strafottente che la mandava ai matti. Ma era sempre stato così antipatico?
Si rinfilò la tunica, che aveva appoggiato lì vicino per poi riemergere scrollandosi i lunghi capelli neri.
“Allora, iniziamo?”


“Però Akane, che bei destri che tiri!”
Mousse e Akane stavano nel dōjō ormai da un’ora. Dopo i primi riscaldamenti avevano iniziato a combattere un po’ per testarsi a vicenda, nel giardino pervaso dal tramonto. Si sentiva il profumo della cena di Kasumi in preparazione, mentre le voci di Genma e Soun giocavano a shōgi dell’altra parte della casa arrivavano ovattate.
“Anche tu non sei male per uno che non è nel suo corpo eh?” rispose lei mentre parava un colpo.
“Eh, mi scoccia ammetterlo, ma Saotome ha effettivamente più potenza di me. Non va bene, quando tornerò nel mio corpo mi allenerò il triplo!” disse mentre cercava di schivare un calcio della ragazza. “Per i movimenti rapidi però ho un po’ di difficoltà” disse quasi più a sé stesso che a lei.
Akane non era un avversario alla sua altezza neanche quando era nel suo corpo, però la ragazza aveva tecnica e potenza che non aveva mai visto se non nelle amazzoni che l’avevano sempre circondato.
“Ranma dice sempre che l’equilibrio tra forza e velocità sono il suo punto forte.”
“Che spaccone!”
I due risero un po’ mentre continuavano a impegnarsi nell’allenamento quando sentirono una voce dietro di loro.
“Ah ma allora siete tornati ad allenarvi eh? E io che pensavo che ormai foste diventati dei veri fidanzati data la calma di questi giorni!” la voce inquisitoria di Nabiki la diceva lunga e Akane ebbe un brivido dietro la schiena.
“Ma che dici Nabiki! Ma quali fidanzati!!” urlò come faceva sempre per difendersi strenuamente dalle illazioni della sorella. “Non ho proprio nulla a che fare con questo qui!!” si scusò mentalmente con Mousse per ciò che stava per fare ma sua sorella non doveva sospettare nulla. Prendendolo di sorpresa approfittando della confusione generata da Nabiki lo prese per la collottola e lo scaraventò con tutta la sua forza nel laghetto.
Nabiki guardò la scena quasi sollevata. “Ah ecco, ora ti riconosco Akane. Quasi non sembravate più voi...” concluse con aria cospiratoria prima di allontanarsi ancheggiando come suo solito.
Akane sospirò e si precipitò a recuperare il poveraccio caduto nel laghetto delle carpe.
Tese un braccio allo spaesato Mousse ma prima di fargli proferire parola lo zittì. “Urla qualcosa tipo Akane sei una stupida con tutto il fiato che hai in gola ok? Mia sorella sospetta qualcosa.” Mousse quasi sbiancò e anche se non ci stava capendo più nulla cercò di simulare Ranma mentre cercava di uscire dall'acqua. “SEI PROPRIO UNA CRETINA AKANE!!” urlò con la sua più riuscita imitazione di Saotome. Akane annuì e poi trascinò di nuovo il ragazzo verso il dōjō, per mano.
Raggiunto il sacro luogo, in cui Nabiki raramente metteva piede, finalmente riuscì a calmarsi.
Respirò a lungo prima di parlare. “Ce la siamo vista brutta eh? Perdonami ma mentre il resto della famiglia è più lento di comprendonio Nabiki è fin troppo scaltra.”
Il ragazzo però non sembrava ascoltarla.
Seduto sul bordo del dōjō sembrava quasi imbambolato.
“Akane ma io…” si guardò la casacca “...ho le tette.” lo sguardo sconcertato del ragazzo scatenò una risata che quasi soffocò Akane, la quale imbarazzo fu vinto dall’ilarità.
“No ti prego Mousse, devo farti una foto, non voglio dimenticare mai questo momento della mia vita” continuava a ridere mentre il ragazzo rimaneva con i palmi delle mani a un centimetro di distanza. “Akane ma cosa ridi? Non c’è niente da ridere!! Fammi trasformare subito! Mi sento un maniaco!”
Akane cercava di ricomporsi ma stava ormai lacrimando. “Ti prego scusami. Ti rendi conto che sono le tue vero? E come ci tiene a precisare sempre Ranma, sono anche molto abbondanti. Più delle mie” disse smettendo di ridere e guardandosi il seno effettivamente ridotto rispetto alla ragazza col codino. “MA IO NON VOGLIO PARLARE DEL TUO SENO AKANE TENDO! Non peggiorare le cose!” il povero ex papero stava facendo i conti con la sua parte femminile e non gli piaceva per niente. Alla fine cedette e si toccò il seno. Porco mondo, per fortuna che non aveva più neanche niente con cui dimostrare evidente eccitazione. “Beh senti” disse guardando la ragazza che intanto si era alzata ad andare a prendere la teiera. “Qualsiasi cosa può dire il tuo ragazzo…QUESTE” e si indicò il seno. “Sono COMUNQUE meglio delle ali. O delle zampe.”
La risata un po’ sguaiata di Akane riecheggiò per tutto il dōjō vuoto, mentre andava a prendere un bollitore di acqua calda.

 

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Capitolo 8
*** Equivoci felini. ***


“Direi che è andata meglio no?” esclamò Obaba mentre serviva al ragazzo il pranzo alle tre del pomeriggio, appena dopo il turno del giorno. “Oggi faremo orario spezzato, ieri era un’occasione particolare.” concluse con un po’ di severità. Non aveva ancora perdonato il ragazzo per esserci arrabbiato così tanto, ma del resto poteva capire che il giapponese non era Mousse, che era stato educato dalle amazzoni ed aveva un carattere molto più resiliente alla fatica. Ranma si stiracchiò sulla sedia, cercando di ricomporre la lunghissima treccia che si era sciolta durante il turno. “Decisamente meglio, direi! Mmmm che profumino!” disse prima di avventarsi sul piatto pieno di gyōza caldi. “Ci sono novità per le tue ricerche ve...Obaba?” Ranma cercò di non tirare troppo la corda e cercare di essere più gentile con la vecchia, dopo la litigata di ieri.
“Non ancora. Ho cercato, nonostante non te lo meritassi minimamente, di capire cosa possa essere accaduto, ma nelle mie pergamene non c’è niente di simile. Devo indagare ancora un po’.”
Il ragazzo sbuffò lasciandosi andare sul tavolo con la testa. “Ahhh dannazione!” era veramente frustrato e non erano passati che due giorni.
“È inutile crucciarti ragazzo. Hai tempo libero fino a stasera alle 18, poi dobbiamo aprire per la sera!” immediatamente il giovane si ringalluzzì mettendosi in pi8edi. “Hai ragione, inutile stare qui a disperarsi, esco immediatamente!” doveva anche approfittare del momento in cui Shampoo era misteriosamente sparita, probabilmente era andata a cambiarsi.
Avrebbe parlato con Akane. Si sarebbe scusato perché era stato un’idiota a rispondere così a Mousse, preso dalla rabbia. È che lui non contava certo Akane nella massa di dementi che lo corteggiavano senza remore! Per lui non esisteva altro che Akane, ormai lo sapeva, ma aveva dovuto quasi perderla per sempre per capirlo. E dal giorno che erano tornati non era mai riuscito a vincere la sua timidezza né il suo orgoglio, era proprio un idiota.
Scorse finalmente il tetto del dojō, era quasi arrivato a casa Tendo!
Corse più velocemente possibile, stava per spiccare un salto quando…
Meeeeow….”
“C-che cosa???No…no…ahhhhhhhhh!”


Mousse e Akane erano al dojō, intenti nel loro allenamento quotidiano.
“Quindi stasera, andiamo al Nekohanten ok?” schivata di un pugno.
“Sì, ma cerca di non perdere subito la testa tu!” parata di un calcio.
“Ci” parata “proverò!” contrattacco.
Akane riuscì quasi a sfiorare la guancia di Mousse-Ranma ma non ci riuscì e si ritrovò bloccata dalla presa fortissima del ragazzo. “Akane, non devi farti cogliere di sorpresa così lo sai! Sei troppo irruenta!” le disse bonario il ragazzo prima di lasciarla. Akane annuì esibendo una linguetta impertinente. “Hai ragione, alla fine mi sono distratta.” le faceva molto strano. Ranma la sgridava sempre con tanta durezza! Le diceva che era incapace, goffa e senza capacità. Mousse invece le faceva notare i suoi errori senza strapazzarla troppo. Non era forte come Ranma, lo riconosceva, e il suo modo di combattere era molto differente, più improntato sulla tecnica e sulla velocità, ma non era uno da prendere sottogamba. “Tranquilla. Del resto anche io sono veramente poco abituato a combattere senza armi.” disse sospirando e guardandosi le braccia nude. La canotta nera che indossava era davvero aderente e Akane si sentì in colpa a lasciarsi trasportare dal guizzo dei muscoli che si flettevano. “Ma il corpo è sempre il suo non c’è mica niente di male se lo guardo, ecco.”
“In effetti hai un arsenale davvero pieno zeppo di cose assurde” cercò di distogliere l’attenzione dal corpo del suo ragazzo momentaneamente posseduto da un altro. Mousse scosse la testa e si stese sulle assi del dojō, nella parte più esterna che dava al giardino. “Non sono assurde...È una tecnica del mio villaggio che viene tramandata da generazioni! È solo che io l’ho modificata un po’...”
Ahahah e come sarebbe che...MA CHE CAVOLOO?” Akane fu interrotta da un rumore improvviso di foglie e alberi che si muovevano, e un turbine che a tutta velocità era entrato nel dojō.
“Ma quello sono...io!?” esclamò il ragazzo col codino che istintivamente si era messo davanti ad Akane per proteggerla. “Ehi Ranma che diamine ti prende?” cercò di placare il suo corpo momentaneamente invasato. Rama si era fermato in un angolo del dojō e sembrava si stesse...leccando? “Ma che schifo, che accidenti fai??” disse cercando di andargli incontro, ma Akane gli si parò davanti di spalle. “Fermati!! So io che ha… Ranma ha la fobia dei gatti. Quando viene a contatto con uno di loro diventa... Beh un gatto!” spiegò asciutta mentre cercava di accucciarsi e prendere confidenza con Ranma.
“Mi fa un po’ senso vedermi così, accidenti! Si sta leccando la mano!”
“Eh lo so, non è proprio il massimo! Ora lascia fare a me.” Mousse si osservò attentamente. I lunghi capelli erano scarmigliati e l’espressione del suo viso era effettivamente quasi felina, come i movimenti. Vide che appena Ranma aveva focalizzato Akane, si era immediatamente ben disposto nei suoi confronti, gattonando verso di lei.
“Mi chiedo come faccia a vederti dato che non ha gli occhiali.” commentò quasi sovrappensiero.
“Su su vieni qui Ranma...Bravo... Bravo…” Akane lo aveva quasi avvicinato e Mousse dovette quasi coprirsi gli occhi per evitare di vedersi in maniera così ridicola. Ma per fortuna non lo fece, perché si rese conto di un guizzo che gli passò sotto il naso. “Akane attenta!” avvertì la ragazza che girandosi ritrasse la mano che aveva verso Ranma, il guizzo le passò davanti fulmineo e…
“Shampoo! Che accidenti stai facendo cretina!?” Akane si diresse come una furia verso la gattina che si era acciambellata su Ranma. “Sai benissimo che effetto gli fanno i gatti!”
Di tutta risposta la micetta le soffiò mentre Mousse era rimasto impietrito. “S-shampoo…” vederla appollaiata su di lui, anche se non era assolutamente lui, lo aveva scioccato. Lui al massimo quando Shampoo era sotto forma di gatta riceveva graffi in faccia e l’ordine miagolato di portarle l’acqua calda.  Si sentì afferrare per un braccio. “Senti Mousse, lo so che quando c’è Shampoo diventi un po’ tocco, ma per favore cerca di aiutarmi.” Nel mentre però fu Ranma stesso a cercare di liberarsi dalla micina, quasi offeso dalla sua presenza. Le soffiò per poi cominciare a girare per tutto il dojō. “Beh perfetto, sembro proprio un cretino. Davanti a Shampoo! Ahhhrgh!” disse Mousse sbattendosi la mano sulla faccia. “Shampoo, dove sei amore mio?” cercò di individuare la gattina che sembrava temporaneamente sparita.  Ranma nel frattempo era come una pallottola impazzita nel dojō, ma Akane, ormai avvezza a quella reazione si era seduta al centro della palestra e aveva iniziato a chiamarlo “Ranma, su vieni! Su su!” gli fece cenno mentre si batteva le gambe incrociate.
“Ma che fai Akane?” chiese Mousse che era imbarazzatissimo alla vista di sé stesso che andava ad accucciarsi sulle gambe di Akane.
Lei lo guardò tutta rossa in viso. “Lo so, fa strano anche a me, ma l’unico modo per calmarlo è questo, te lo giuro!” disse mentre gli accarezzava la testa. “Voglio sotterrarmi!!” esclamò il ragazzo coprendosi gli occhi. “Ma in tutto ciò dov’è Shampoo?” chiese con sguardo imbambolato.
“Non lo so e non mi interessa, QUELLA SCEMA!” nel mentre Ranma sembrava essersi placato, e Akane si sentiva davvero imbarazzata nel ritrovarsi il corpo di Mousse sulle gambe. Aveva i capelli morbidi, setosi e la pelle molto chiara, non l’aveva mai notato. L’espressione però era quella di Ranma, la stessa che aveva tutte le volte che si ritrovava sotto forma di gatto.
Mousse si avvicinò un pochetto a braccia conserte e si guardò. “Ma ne ha per molto?”
“Eh non lo so a volte dura poco a volte è stato necessario un…” arrossì violentemente al ricordo appena affiorato e, come se lo avesse evocato, non fece in tempo a bloccare il bacio che Ranma, alzandosi appena sulle ginocchia, le scoccò felice.
“CHE COSA FAI RANMA SAOTOME??LA MIA BOCCA ILLIBATA!!” urlò Mousse mentre vedeva sé stesso sporsi e dare un lieve bacio sulle labbra ad Akane Tendo, troppo sorpreso per riuscire a muovere un muscolo.
Nello stesso momento, sentì una presenza materializzarsi dietro di lui. Il profumo era inconfondibile. “S-shampoo?? Giuro che stavo tenendo le mie labbra solo per te!!”
Lo sguardo di Shampoo, che era forse il più sorpreso fra tutti e tre, era un misto fa schifato e rabbioso. “Che cosa sta succedendo qui??”
Ranma nel mentre si era placidamente addormentato sulle gambe di Akane, che ancora tutta rossa guardò i due ragazzi in piedi davanti a lei.
“Non guardarmi così Mousse, ti prego scusami! Anche l’altra volta è successo così...e tu!!” puntò il dito accusatore verso Shampoo mentre cercava di togliersi da sotto il peso di Ranma-Mousse ormai profondamente addormentato. “Che cavolo hai fatto?” la indicò mentre Mousse guardava la scena indeciso sul da farsi. “Io non ho fatto proprio un cavolo di niente!”
“Ah no? E chi è allora che ha ridotto Ranma così eh? Sai bene che quando sei trasformata in gatto, che qualsiasi gatto!, gli fa quell’effetto.”
“Gatto?? Ma io non mi sono trasformata, stupida ragazza violenta!” le si scagliò Shampoo irritatissima.
“Ah no? E che ci fai qui?” la cinese si zittì di colpo.
Sì ok, aveva intuito che Ranma fosse al dojō e l’aveva voluto raggiungere… ma solo per ostacolare i due fidanzati, non certo per vedere Mousse nel corpo di Ranma! E non per vedere Ranma nel corpo di Mousse che baciava Akane! “Shampoo, amore mio!” nel mentre sentire la voce di Ranma, dirle quelle parole la fece sentire assurdamente in imbarazzo. Notò però che il ragazzo le si era avvicinato senza sfiorarla. Mousse si sentiva in colpa. Sentire la sua voce, la voce di Ranma, dire quelle cose, lo faceva sentire un cretino. Il pensiero di sfiorarla con le mani del suo nemico non gli passava neanche per l’anticamera del cervello. Era fermo e intrappolato in quella situazione assurda, ma non poté fare a meno di rimirarla. “Ho visto anche io quella gattina lilla, non potevi che essere tu!” sentenziò titubante. Shampoo guardò Mousse-Ranma per la prima volta. Era assurdo vederlo così. “Mousse sei cieco anche quando sei nel corpo del mio amato e perfetto Ranma? Non potevo essere io, non sono neanche bagnata, nemmeno piove!” si infuriò. Come diavolo era possibile che non le credesse e soprattutto che l’avesse scambiata per una qualsiasi randagetta!
Stava per scoppiare una tragedia, con Akane e Shampoo pronte a suonarsela, quando nel dojō si rivide la gattina di poco prima. Per fortuna Ranma ancora era sopito e Mousse fu abbastanza lesto da acchiapparla prima che si avvicinasse a lui. Era effettivamente una micetta dello stesso colore di Shampoo trasformata, con tanto di due campanellini, ma al collo su un nastrino e non sul pelo come effettivamente li aveva la cinesina trasformata. “M-ma ciao micetta. Ma sei proprio carina sai?” sussurrò all’animaletto che si mise a fare le fusa. Guardò in direzione delle due ragazze che erano rimaste entrambe spiazzate.  “Beh, effettivamente non era Shampoo.” disse a bassa voce sentendosi un cretino. Come aveva potuto non riconoscerla!? Akane si voltò tutta rossa verso la sua rivale.
“A-ah. Ecco. Beh..allora…” ma Shampoo non la lasciò parlare e si avvicinò piuttosto a Mousse. “Senti brutto idiota.” esordì in cinese e lui fu preso in contropiede. “Ci sta pure che la ragazza violenta si sbagli, ma tu brutto demente come hai potuto pensare che fossi io? Ci vedi pure bene!” continuò mentre con il dito lo spintonava verso il muro. La micetta nel mentre, capita l’antifona, pensò bene di fuggire via da quella gabbia di matti.
Ugh…ahi… Che mal di testa... Ma che diavolo succede??” si sentì esclamare da terra. Ranma vide Akane avvicinarglisi prontamente. “Ehi, tutto ok? Hai avuto...ehm... Un incontro ravvicinato con un gatto.” disse mentre prendeva la mano del ragazzo e lo aiutava ad alzarsi. Shampoo ebbe un moto di gelosia pazzesco e inspiegabile. Dannata Akane, non gli bastava Ranma, anche il corpo di Mousse!? Eh no eh! Senza pensarci due volte prese Mousse-Ranma dalla collottola e lo sbatte sul muro del dojō. “Akane Tendo, non ti azzardare mai più a mettere in dubbio la mia parola!” e senza dargli il tempo di ribattere baciò il ragazzo davanti agli altri due, basiti.
Lasciato cadere per terra il corpo di Ranma, con Mousse probabilmente passato a miglior vita al suo interno, dato il colorito bluastro, guardò con disprezzo tutti loro e se ne andò via in un balzo.

“Mousse? Mousse??” Akane cercò di recuperare il ragazzo, che però sembrava catatonico. “Bene, non è fra noi al momento” sbuffò prima di tornare a guardare Ranma-Mousse.
“C-che diavolo è successo??”
Akane sospirò a lungo. Non voleva arrabbiarsi. Non doveva. Quella era l’occasione che aspettava per dimostrare di essere cambiata dopo gli eventi di Jusenkyō.  “Non so il motivo, ma sei arrivato qui piombando nel dojō, dopo che evidentemente una gatta di quartiere ti ha fatto innescare la reazione che hai sempre quando sei a contatto con i felini.” Akane vide Mousse arrossire fino alla punta dei capelli, e pensò che il ragazzo era davvero molto più carino del solito. “Shampoo era qui e io e lui” disse indicando il corpo del suo ragazzo svenuto. “Abbiamo pensato entrambi che fosse lei. Invece no, era una gatta del quartiere davvero uguale a Shampoo trasformata!” Akane arrossì. “E poi, dato che Shampoo conosce solo modi assurdi di vendicarsi, ha ben pensato di baciarti.” concluse a bassa voce, distogliendo lo sguardo.
Ranma si toccò la bocca. “Shampoo mi ha baciato??”
“N-no non tu! Cioè sì, tu, ma solo il tuo corpo.” E indicò Mousse nel suo corpo svenuto a terra.
“Ah. E Perché vendicarsi?” Ranma non ci stava capendo più niente.
“N-niente.” Akane diventò paonazza. “Non lo so, sai che Shampoo è tutta pazza! Si vede che non può mollare il tuo corpo neanche quando c’è Mousse!”
Per Akane era una situazione assurda: riusciva a capire bene le espressioni di Mousse perché conosceva a memoria il corpo di Ranma, ma era pure vero che riusciva a interpretare Ranma anche se col volto di qualcun altro.  Vide l’espressione inacidita di Mousse e capì che era successo qualcosa. Diede un altro sguardo al corpo di Ranma esanime, ma Mousse era probabilmente ancora nel mondo dei sogni.
Fece cenno al suo “fidanzato” di sedersi. Avrebbe potuto ricominciare da zero, in quella situazione già spinosa.
“Come va?” chiese mentre vedeva Ranma spaparanzarsi a braccia tese all’indietro e le gambe stravaccate in terra. “Ha trovato niente Obaba?”
“N-no, zero. E la vita al ristorante è un inferno.” Disse scrollandosi la treccia dietro le spalle.
“M-mi dispiace.”
Ranma si fece coraggio. Non aveva capito che era successo, ma ormai era lì e doveva pensare solo a portare a termine la sua missione. “Akane…” disse con una voce seria che non aveva mai sentito uscire dal paperotto. “Ascoltami… Devi perdonarmi ok?”
“C-che cosa??? Non sei Ranma qui dentro! Che accidenti di scherzo è questo?” esclamò la ragazza allarmata.
“Sono io, scema.” la redarguì sbuffando. “Sono serio. L’altro giorno non volevo offenderti. Intendevo LE ALTRE fidanzate. Non tu. Tu sei…” non voleva certo parlare dei suoi sentimenti per lei in quel dannato corpo! “Tu. E io intendevo che Mousse poteva barcamenarsi le pazze scocciate al posto mio, non certo tu.” Anche perché se solo ci prova è un papero arrosto.
“Ah.” la ragazza non sapeva che rispondere. Era allibita dalle scuse di Ranma, sempre così orgoglioso per riuscire a comunicare ciò che realmente pensava. Sentì il cuore batterle a mille nonostante lui non fosse lì al 100%. Ma ad Akane non interessava che forma avesse Ranma, gli piaceva lui. Lui e il suo essere così strafottente, scemo, impacciato. E serio, ogni tanto. Come in quel momento. Sentiva di essere diventata rossa come un peperone.
Mmmh…che…che è successo?” ringraziò il cielo che Mousse avesse deciso proprio in quel momento di riprendersi, salvando lei e Ranma da un momento di silenzio imbarazzante che avrebbe potuto causare ulteriori disastri. Ma avevano fatto “pace” più o meno, quindi tutto era a posto. Forse.
“Ehi, la smettiamo di usare il mio corpo con così poca grazia!?” lo accusò subito Ranma senza cambiare neanche posizione.
“Ma...che diavolo?” Mousse aveva un’espressione smarrita “Che accidenti è accaduto?” poi ricordò.
Il gatto.
Ranma impazzito.
Il bacio fra il suo corpo e Akane.
Il bacio fra lui nel corpo di Ranma e “Shampooooooooo???” urlò di botto. “Shampoo mi ha baciato? Davvero?”
Akane voleva essere d’aiuto ma non sapeva cosa dire al poveraccio, oltre al fatto che era davvero piccata dal bacio a cui aveva assistito. “Sì e quindi paperotto? Voleva baciare me, ma sono davvero contento di essere ben rifugiato qui dentro” si indicò il corpo “e non aver subito una cosa simile!”
Mousse lo squadrò incavolato nero. “Ranma sei un idiota! Come hai osato baciare Akane Tendo col mio corpo eh? Se tu non avessi fatto una cosa così STUPIDA sarei ancora illibato per la mia promessa!”
Ranma si puntò un dito contro. “Cosa avrei fatto io??” guardò Akane disperato. “Akane non uccidermi non so cosa ho fatto, non è vero!”
Akane scosse il capo sconfortata. I ragazzi erano proprio dei cretini immaturi. “Voi due, BASTA.” sentenziò glaciale facendo raggelare entrambi fino alle ossa.
“Ranma,” disse guardando il quattrocchi al momento senza occhiali “fai così ogni volta che ti succede. Sappilo.”
“E tu Mousse, sappi che Ranma non è proprio in sé quando è in quel modo. Non è colpa sua ok?”
Sbuffò per poi alzarsi. “Sentite, la situazione è già abbastanza complicata. Fra l’altro si avvicina l’ora di cena e Nabiki è già abbastanza insospettita, evitiamo di fare altro casino?”
Entrambi i giovani artisti marziali si inginocchiarono a mo’ di scuse.
“Accidenti, Akane! Devo tornare al ristorante o la vecchia mi ucciderà!”
“Ok, vai…” era triste, avrebbe voluto parlare con lui più a lungo… e invece doveva già tornare fra le grinfie di quella cretina di un’amazzone.  Si sentì sollevare il mento e guardò Ranma-Mousse dritto negli occhi. Verdissimi e non blu, ma poté lo stesso cogliere il significato di quello sguardo. “Ehi scema, vedi di non farti male mentre non ci sono ok?” le disse guardando il karategi che indossava. “Non mi fido mica a farti allenare con questo qui che manovra il mio corpo!” concluse guardandosi.
“Ehi Ranma guarda che sei tu che dovresti fare attenzione che io non venga cucinato in salmì dalla vecchia eh? Come ti permetti!”  si scaldò subito Mousse.
“G-guarda che Mousse è davvero gentile con me e assolutamente rispettoso. Non come quella cretina che invece ti ha seguito fin qui!” gli fece la linguaccia e Ranma scosse la testa. “Sì, lasciamo stare infatti.” guardò stesso negli occhi. “Vedi che devi fare.”
“Piuttosto tu. Sbaglio o dovresti già stare lì per aprire? E soprattutto, come fai a vederci? E’ da prima che me lo chiedo.”
“Eh è una storia lunga, cercherò di venire dopo il turno di stanotte ok? Ci vediamo al parchetto per tipo…”
“L’una, all’una dovresti aver finito.” suggerì Mousse riavviandosi il codino. Ranma quasi rabbrividì vedendosi fare movimenti a lui sconosciuti.
“All’una al parco allora.” Annuirono tutti e tre, poi Ranma diede un'ultima occhiata alla sua fidanzata e poi si diresse verso il Nekohanten più velocemente che poté.
Dannazione se mi manca!

 

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