La fuggitiva

di neverenough
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

<<Hai deciso cosa fare?>> chiese la ragazza bassina con i capelli corvini.
Annuì leggermente ed espirò il fumo della sigaretta, presa di nascosto al solito spaccio. Non fumava mai, tranne se era in compagnia. <<Fuggirò da questo luogo infernale.>> disse gettandola a terra.
<<Dicono che verrà dopo domani. Le guardie aumenteranno e non so se riuscirai nel tuo intento.>> disse l’amica.
Rise divertita. <<Ti ricordo che c’è un motivo se mi hanno messo una cavigliera elettronica con un cip localizzatore all’interno.>>
Lei la fissò. <<Infatti, come te ne libererai? Ti troveranno in poco tempo.>>
<<Ho già pensato a questo. Ho trovato il modo per togliere il cip, poi liberarmene sarà un gioco da ragazzi. >>
<<Illustrami il tuo piano.>>
<<Nulla da fare.>> disse incrociando le braccia. Sapeva già cosa le passava per la testa. <<Non puoi venire con me.>>
La ragazza con i capelli corvini spense la propria sigaretta sul muretto e poi tornò a guardare la ragazza dai lunghi capelli rossi. <<Dai, cosa costa portarmi con te?>>
<<A me nulla, ma a te piuttosto? Uscirai da qui tra cinque mesi, avrai la possibilità di avere una vita normale. Perché rinunciare a tutto questo?>> si allontanarono insieme da quel muretto, dove solitamente s’incontravano per parlare tranquillamente, e inziarono una lenta camminata verso i dormitori.
<<Perché tu allora vuoi scappare? A breve avrai diciotto anni e..>>
<<È quello il punto.>> la bloccò la rossa. <<Avrò diciotto anni ma ho altri quindici se non venti anni da scontare in un vero e proprio carcere.>>
<<Cosa?>>
<<Quando raggiungi la maggiore età, non ti fanno più stare qui e ti mandano in luoghi più seri e duri. Già qui è stato difficile, figuriamoci andare in un carcere!>> restarono in silenzio, finché non si fermò per guardare negli occhi l’amica. <<Ascoltami bene. Hai la possibilità di uscire da questo circolo vizioso in cui sei entrata. Approfittane. Io, anche se lo volessi con tutta me stessa, non posso uscirne più. Non dopo quello di cui mi hanno accusata.>>
Gli occhi della ragazza con i capelli corvini si riempirono di lacrime. <<Ti prego, portami con te! Sei la mia migliore amica, sei la sorella che non ho mai avuto e la persona che mi ha sempre aiutato a continuare a vivere..>>
Mise le mani sul suo viso e poggiò la sua fronte contro la propria. <<Tu sei una delle persone più importanti della mia vita. Sei una delle poche persone per cui provo simpatia e cui tengo troppo. È per questo che desidero il meglio per te ma, al mio fianco non avrai un futuro. Non quello che spero tu abbia.>> anche gli occhi della rossa s’inumidirono quando pronunciò quelle parole, mentre le guance dell’altra erano già solcate da diverse lacrime.
<<Mi lascerai in ogni caso..>> sussurrò.
Scosse la testa. <<No, non ti lascerò mai. Sarò sempre con te, anche se non fisicamente sarò con te. Te lo prometto, un giorno ci rivedremo e tu dovrai rendermi fiera. Dovrai dimostrarmi che grande donna sei diventata e ricorda, non rinunciare mai ai tuoi sogni.>>
Si gettarono l’una nelle braccia dell’altra e s’immersero in un pianto silenzioso. Un pianto che segnava un addio che nessuna delle due avrebbe mai voluto dare ma giusto, per quanto sbagliato.
<<Te lo prometto. Ti renderò fiera di me. Tu rimani sempre forte e non farti mai abbattere.>> disse tra un singhiozzo e l’altro.
La rossa annuì. <<Te lo prometto. Non mi farò mai abbattere. Mai.>>



Commenti autrice:
Salve C: Questa è la seconda storia che pubblicio su EFP (la prima la potete trovare qui ) e beh, è solo un inzio.
Spero vi piaccia e di trovare qualche recensione.
Buona lettura :*

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

<<Si può sapere chi ha deciso che devo esibirmi anche di domenica?>> sbottò arrabbiato il ragazzo dai capelli grano. <<E per di più dentro un penitenziario giovanile dove ci sarà senz’altro qualcuno che vorrà farmi fuori perché non gli vado a genio!?>> continuò tutto d’un fiato.
<<Justin smettila. Andrà tutto bene, ci saranno delle guardie in più a proteggerti e ci sarà la polizia. Non hai nulla da temere.>> cercò di tenerlo a bada la madre Pattie. Una donna bassina, con dei grandi occhi azzurri e dei capelli castani.
<<Sì certo! Sta di fatto che non voglio andarci!>> disse incrociando le braccia e poggiandosi finalmente con le spalle allo schienale.
<<È tardi, ci stiamo già dirigendo lì.>> intervenne Kenny, la sua ex guardia del corpo, divenuto poi direttore artistico. Un omone pelato e alto quasi due metri <<Si tratta di cantare un paio di canzoni. Poi sarai libero da qualsiasi impegno.>>
Il ragazzo sbuffò nuovamente, facendo innervosire la madre. <<Ascoltami bene. Sono tua madre e sai che qui comando io.>>
<<No!>> la bloccò. <<Cazzo ho diciotto anni! Lasciatemi libero di fare ciò che voglio!>>
<<Justin è un impegno e ti stanno aspettando con ansia! Smettila di fare il bambino!>> disse seccata. <<Anche loro sono persone e anche loro meritano una chance!>>
<<Sì ma sono degli assassini!>>
<<Adesso basta!>> tuonò nervoso Kenny. <<Ti esibirai e senza fare storie! È domenica ma poco importa! Manterrai fede ai tuoi impegni!>>
Nell’auto iniziò a regnare il silenzio.
Kenny era davvero stufo. Quel ragazzino che aveva conosciuto solo qualche anno prima, quello che amava sognare in grande, rendere felici le persone e pensare per il prossimo, era come sparito in quegli ultimi mesi. Le cose con la sua ex ragazza Selena Gomez si erano complicate, finché non sono arrivati a una rottura brusca.
Justin era stato accusato di averla tradita, mentre lui non era quel tipo di ragazzo. In ogni caso, era inutile ragionare con una persona che aveva le idee chiare con gli occhi offuscati dall’orizzonte troppo lontano. Per diversi giorni si era rinchiuso in sé stesso, nella sua cabina sul tour-bus, senza voler vedere né parlare con nessuno. Usciva solo quando si trattava di dover esibirsi per le sue amate Beliebers, o quando aveva un qualsiasi altro impegno, e si comportava stranamente in modo normale, come se nulla fosse accaduto.
Dopo quei pochi giorni di chiusura totale, aveva smesso di isolarsi e aveva ricominciato a sorridere, divertirsi e fare scherzi. Col tempo però, il tutto stava inziando ad avvolgersi in giorni di puro egoismo.

<<Non so più che fare..>> disse Pattie qualche giorno prima, quando erano soli lei, Kenny, Dan –chitarrista e produttore musicale- e Carin –la ragazza che sceglie i vestiti che Justin solitamente indossa durante i concerti. <<Non so cosa gli stia succedendo e non voglio parlare con lui della rottura.. Ho paura di aprirgli nuovamente la ferita e..>>
<<Secondo me quella ferita non si è mai chiusa.>> intervenne Carin e tutti annuirono.
<<Dobbiamo farlo tornare alle origini.>> commentò Dan.
<<È assolutamente impossibile che una persona cambi così in fretta da un giorno all’altro.>> tutti annuirono alle parole di Kenny.
<<Questo non è il Justin che ho cresciuto.>>
<<Dobbiamo cercare di farlo tornare il ragazzo umile che era e che, scommetto, è ancora adesso. Dobbiamo solo trovare il modo di tirarlo nuovamente fuori.>> disse Carin.


Salì sul palco del piccolo teatro con la chitarra e un finto sorriso stampato sul volto. Lo seguivano a ruota Dan e i ballerini.
La grande sala era già piena di ragazzi, un misto tra maschi e femmine, tutti con età superiore ai tredici anni ma minorenni. C’erano guardie di polizia penitenziaria sparse ovunque, con mitragliatrici, manganelli, pistole e altre armi.
Tutto ciò aveva intimorito un po’ Justin, ma restava tranquillo almeno esteriormente.

Erano tutti riuniti nel teatro del penitenziario, sentendo Justin Bieber esibirsi sul palco in alcune sue canzoni. Tutti si erano lasciati un po’ andare, ballando e battendo le mani a ritmo di musica. In fondo, erano pur sempre ragazzi che, anche se erano costretti a restare chiusi in un penitenziario giovanile, amavano divertirsi.
Era il terzo, forse il quarto brano che Bieber cantava, e il tempo si stava restringendo per lei, la ragazza dai lunghi capelli rossi, soprannominata Lyl.
Un attimo, poi ci fu il black-out completo nel teatro. Il casino iniziò a regnare, anche se nel buio più totale, mentre le guardie iniziarono ad accendere torce e cercare di tenere a bada tutta quella banda di ragazzi.
Lyl ne approfittò e avanzò verso il palco. Conosceva a memoria quel penitenziario e si era seduta al lato destro della terza fila. Un posto strategico per raggiungere facilmente il palco e mettere in atto il suo piano, appena iniziato.
Stava salendo le scale che portavano al palco quando le luci si accesero.
Prima che potesse finire la piccolissima rampa di scale, si ritrovò di fronte un gruppo di cinque persone strette in un cerchio, con la pop star al centro per proteggerlo da eventuali attacchi. Qualcuno si girò notando la ragazza, poi tutti si girarono per fissarla, compreso il ragazzo che proteggevano.
Per un secondo, gli occhi azzurri e profondi della ragazza, incontrarono gli occhi caramello del diciottenne di fama mondiale.
Fu un attimo, poi il corpo di Lyl fu scosso da una forte scarica di corrente elettrica.

Sotto gli occhi di Justin, quella scena avvenne a rallentatore.
L’incontro dello sguardo di quella ragazza, con i capelli lunghi e rossi, e gli occhi come il cielo, poi lo svuotarsi delle pupille.
Gettò un urlo di dolore, che rimbombò in tutto il teatro e che fece venire la pelle d’oca. Fu così strazziante, che tutti si ammutolirono e si fermarono all’istante, facendo regnare, così, il silenzio.
Dopo qualche secondo, la ragazza si lasciò andare all’indietro, rotolando su quelle scale e finendo sul pavimento con un tonfo sordo.
Non si muoveva più da terra e alcune persone, tra ragazzi e dirigenti del penitenziario -seduti tra le prime file- si precipitarono vicino alla ragazza.
Qualche minuto, poi lo portarono fuori dalla struttura in cui si trovava, e lo condussero in un luogo ritenuto più sicuro.

Il ragazzo e la sua troupe furono portati dentro la sala di attesa della presidenza, e aspettarono lì per qualche ora, prima che il dirigente del riformatorio si presentasse a loro.
Il diciottenne era rimasto troppo scosso per proferire parole in quell’arco di tempo e si era immerso nei suoi pensieri.
<<Scusate se ci ho messo tanto, ma dovevo dare ordini per portare la calma.>> si era giustificata la dirigente andandosi a sedere sulla poltrona dietro la scrivania.
<<Cos’è successo a quella ragazza?>> chiese senza perdere tempo.
<<La ragazza che si è accasciata al suolo urlando, è una delle poche persone che portano una cavigliera elettronica. È un aggeggio che rilascia scariche elettriche quando gli è ordinato da un telecomando, e che ha all’interno un cip localizzatore. Questo può farvi intuire che lo facciamo indossare ai ragazzi più pericolosi di quest’istituto.>> la serietà della donna che si presentava davanti a loro fece innervosire Justin.
<<Ma questo non potrebbe ucciderli? L’urlo strazziante di quella ragazza, con lo svenimento e gli occhi vuoti che ho visto poco prima dell’urlo sono la conferma.>> disse tutto d’un fiato.
La signora scosse le spalle.<<Non sono io che controllo quei dispositivi. Se alcuni ragazzi li portano, è solo per la sicurezza di tutti.>>
<<Ma quella ragazza non stava facendo niente!>> avanzò nervosamente.
<<Se non fosse stato per quel dispositivo, qualcosa avrebbe fatto e tu saresti potuto essere una vittima. >> lo ammutolì.
Lui serrò la bocca e non proferì altra parola. Aveva ragione, e cosa poteva dire più? Il punto è che non capiva nemmeno perché stesse difendendo quella sconosciuta. Se ne sentiva il dovere e basta.



Commenti autrice:
Eccomi di già con il primo capitolo :O
Qui, avete senz’altro capito che Justin è una pop star di fama mondiale –com’è infatti nella realtà- ma qualcosa l’ha cambiato. Mentre lei, Lyl.. beh non vi anticipo niente.
Spero vi piaccia e di trovare qualche recensione :)
Qui c’è l’altra storia che sto pubblicando. Dateci un’occhiata ^-^
Buona lettura :*

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Aprì gli occhi lentamente. La scossa della cavigliera era stata più forte dall’ultima volta che l’avevano attivata. Era addirittura svenuta e adesso si trovava nell’infermeria. Vuota per sua fortuna.
Guardò frettolosamente l’orario e notò che erano le undici.
Si maledisse per quel tempo che aveva perso a dormire e si alzò, andando vicino alla finestra. Non era ancora troppo tardi. Poteva farcela ma non doveva perdere tempo.
Prese lo zaino che aveva nascosto nell’armadio che si trovava nella stanza, poi si affacciò dalla porta e guardò il corridoio. Anch’esso vuoto. Si avviò tenendosi vicino al muro.
Quando arrivò nell’atrio dove si trovava l’ingresso, si fermò dietro l’angolo e osservò attentamente com’erano disposte le guardie. Due stavano vicino gli scalini, chiaccherando animatamente, una stava arrivando dalla sala del teatro mentre un altro era fermo all’esterno, vicino al portone d’ingresso.
Da lì non si passava, era certo, ma c’era una seconda via di fuga: la lavanderia. Il problema era raggiungerla, poiché si trovava al piano sotterraneo e, l’unica strada per arrivarci, era passare per l’atrio e andare a sinistra. Come passare le guardie?
Un continuo cigolio dovuto alle ruote di un carrello, a lei familiare, invase il corridoio da cui era venuta e la fece scendere dalle nuvole. Si faceva sempre più vicino.
Era il carrello con i vestiti sporchi che, ogni giovedì e domenica mattina, passava per prendere la roba da lavare.
Giusto in tempo!” pensò. Poi si nascose dietro un mobiletto di ferro –secolare poiché tutto arruginito- e aspettò pazientemente che arrivasse.
Ci mise circa trenta secondi, per poi fermarsi davanti all’ultima porta, quella dell’infermeria.
Lyl corse silenziosamente, controllò cosa stava faceva Sten -l’uomo pelato addetto alle pulizie- che in quel momento stava prendendo delle coperte. Si calò dentro il carrello e si coprì con la montagna di panni che c’erano. Dovette trattenere il fiato per via della puzza di calzini e di tutto il resto.
Dopo poco, l’uomo tornò a spingere il carrello, ignaro del fatto che ci fosse anche la ragazza all’interno.
<<Fermo, dobbiamo contrallare.>> sentì dire da qualcuno che, forse, era una delle guardie nell’atrio.
Lyl iniziò a sudare freddo. <<Faccio questo lavoro da ormai quarant’anni e so tenere a bada quei teppisti. Ma se vuole mettere le mani nelle loro mutande sporche e nei loro vestiti pieni di sudore, senza contare i calzini che odorano di formaggio avariato, faccia pure.>> li spense Sten.
Nessuno disse più niente e il carrello tornò a muoversi, diretto alla lavanderia. “Dio ti benedica” pensò la ragazza.
Dopo poco, capì che erano arrivati alla porta della lavanderia perché sentì delle chiavi aprire più serrature. Sapeva che quella porta era blindata, le finestre non avevano sbarre e non vi erano telecamere. Lì i ragazzi non avrebbero dovuto mettere piede per nessun motivo, anche perché non attirava per niente quel luogo sudicio dove lavavano gli indumenti e tutto il resto. Lei ci era stata una volta per punizione, siccome Sten si era assentato per l’influenza e nessuno aveva il coraggio di mettere piede lì.
Quando entrarono, la prima cosa che sentì fu il rumore continuo dell’asciugatrice in funzione, poi lo sbattere della porta blindata. Dopo poco, sentì Sten iniziare a fischiettare. Alzò lentamente la testa e guardò l’uomo che, di fronte a sé, era impegnato a cercare un tipo di detersivo nel mobiletto.
Si tolse tutti i vestiti di dosso e uscì dal carrello andandogli dietro.
Gli mise due dita sul collo e il gioco era fatto: Sten cadde privo di sensi sul pavimento.
Quella, era una tecnica che conosceva da tempo e che gli era sempre stata utile in momenti come quelli. No, non era la prima volta che fuggiva.

<<Secondo voi perché ha preferito andarsene da solo?>> chiese Dan.
<<Non lo so. Credo che quella ragazza che è caduta sotto i suoi occhi l’abbia terrorizzato.>> rispose Kenny.
<<L’ha difesa nonostante non la conosceva. Quella ragazza ha subito un’igiustizia, e a lui non stava bene.>> intervenne Pattie. <<Probabilmente Carin aveva ragione. C’è ancora il Justin di un tempo. Non è cambiato..>>
<<Pattie, sappiamo che è dura ammetterlo, ma il ragazzo non è più lo stesso da quando si è lasciato con Selena.>>
<<Justin è pur sempre Justin.>> la donna rimproverò Kenny. <<È mio figlio e so io come l’ho cresciuto! In lui c’è ancora quell’animo nobile che l’ha sempre caratterizzato, e uscirà di nuovo fuori.>>
<<Sono d’accordo con te Pattie, lo siamo tutti.. ma dobbiamo capire cosa fare..>> disse Dan.
<<Troveremo un modo.>> ultimò Kenny.

Lyl si era nascosta proprio nel bagagliaio di quell’auto e aveva ascoltato tutto.
Da quanto aveva capito, la star amata dalle teenager stava diventando un montato che aveva tanti soldi, e lei non si meravigliava. A tutti piacciono i soldi, a tutti fanno comodo ma, chi ne ha di più, finisce con l’abusarne e rovinarsi. Le persone che stavano accanto al cantante, e che gli volevano bene, stavano osservando quella transazione che porta alla rovina, impotenti. Avevano già provato, a quanto pare, di farlo tornare la persona ‘umile’ che era prima, ma i loro sforzi erano andati a vuoto. Si erano rammaricati, ma non avevano buttato la spugna e, per questo, li ammirava e invidiava Bieber. Se solo avesse aperto gli occhi, si sarebbe reso conto di che persone fantastiche aveva intorno.

Dopo un’ora e mezza circa di viaggio, finalmente l’auto si era fermata. Tutti scesero e Lyl aspettò pazientemente che anche le voci, le quali si facevano più lontane, scomparissero. Appena poté, fece scattare la serratura del cofano e lo aprì lentamente, costatando che non ci fosse nessuno nei paraggi.
Era nel parcheggio a piano terra di uno degli hotel più lussuosi della città che, a pensarci bene, non sapeva nemmeno quale fosse. Sicuramente la più vicina al penitenziario giovanile, quindi Pittsburgh. La città doveva essere quella.
Si avviò verso le scale e salì al primo piano. Si guardò intorno, cercando di non farsi notare. La hall di quell’hotel era immensa, e avrebbe giurato che i contorni del soffitto fossero in oro. Le pareti erano rosa chiaro, abbinate alle tende delle grandi finestre e ai divanetti del medesimo colore.
Continuò a guardarsi intorno, fin quando non notò un bagno alla sua sinistra. Si diresse lì, fingendo di essere un cliente e, non appena vi entrò, si chiuse a chiave. Poggiò la borsa che si era portata dietro sull’enorme lavandino, contornato di marmo. Persino lì era tutto rosa e questo la disgustò.
Si cambiò i vestiti, sostituendo quel jeans consumato con una tuta verde militare, e la maglia nera, stropicciata, con una cannottiera bianca la quale aveva una scollatura che per poco non le faceva vedere il reggiseno. Purtroppo non aveva niente di meglio e si era dovuta accontentare.
Si guardò nell’enorme specchio, che aveva in alto delle rifiniture argentate, ed ebbe l’impressione di assomigliare a una ballerina.
In fondo le piaceva ballare, era una delle sue poche passioni che aveva coltivato negli anni. Stando sempre per strada, aveva imparato vari passi di break dance e spesso gli erano tornati utili, per farsi rispettare e per scomparire velocemente quando inseguita.
Si fissò a lungo, poi tirò fuori le forbici.
Doveva cambiare per non farsi riconoscere e, con quei capelli rossi che aveva, era impossibile.
A malincuore, iniziò a tagliare molte ciocche, fin quando non arrivò a un taglio molto corto su entrambi i lati e lunghi sopra con la frangetta. Il tutto ricadeva sulla parte sinistra del capo, sull’orecchio sinistro, e gli copriva gran parte della fronte. Un taglio perfetto nonostante fatto da una che non aveva mai tagliato capelli.
Tutto ciò, però, non bastava. Il colore dei suoi capelli era ancora rosso e semplicemente tagliarli, non sarebbe bastato.
Cercò all’interno dello zainetto nero la bottiglietta con l’acqua ossigenata, conservata appositamente per quell’occasione.
Guardò per un’ultima volta i suoi capelli rossi e sussurrò un lieve “ci rivedremo presto”; poi iniziò a bagnarsi la testa con il liquido contenuto nella bottiglia.

Dopo aver messo i vestiti che indossava precedentemente nella borsa, aver raccolto tutti i capelli da terra e averli buttati, capì che quello era il momento adatto per andarsene e scomparire da quella città. Avrebbe trovato anche il modo di lasciare il paese, anche se non sapeva ancora come.
Aveva indossato anche il cappello verde della NY con la visiera piatta, messo di traverso rispetto ai capelli, e la felpa nera che le aveva regalato Jennifer- la sua migliore amica- per il suo diciottesimo compleanno, che sarebbe arrivato a breve. La lasciò aperta e uscì dal bagno.
Si stava dirigendo a testa bassa verso l’uscita dell’hotel, ma si scontrò inavvertitamente contro qualcuno, e cadde a terra, rotolando sulle scale che non aveva notato prima.
<<Non puoi fare più attenzione a dove vai!?>> tuonò il ragazzo, con dei capelli biondo scuro alzati in una cresta, grattandosi la testa.
<<Tu potresti fare lo stesso!>> rispose senza aspettare molto, ma poco dopo se ne pentì. Riconobbe quel ragazzo ovvero Justin Bieber, il cantante di fama mondiale che si stava montando la testa dopo la rottura con la sua ex-ragazza Selena Gomez.
<<Sei tu che mi sei venuta contro!>> disse e, un attimo dopo, gli occhi miele di Justin incontrarono quelli azzurri di Lyl.
Lei riconobbe quegli occhi che l’avevano rapita poco prima di perdere i sensi, e lui li associò alla ragazza che era svenuta davanti ai suoi occhi, ma pensò che non fosse lei. Era in infermeria in un penitenziario giovanile, come faceva a essere lì, nel suo hotel? E poi, quella ragazza non aveva i capelli lunghi e rossi.
Era impossibile per l’appunto.



Commenti autrice:
Eccomi qui con il secondo capitolo :) spero vi piaccia e di trovare qualche recensione.
Qui c’è l’altra mia storia C:
Buona lettura :*

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

La squadrò per un istante.
Aveva i corti capelli biondi tirati tutti da un lato, che gli coprivano parte della fronte, e indossava un cappello con la visiera piatta messo al contrario.
Si alzò frettolosamente e gli porse una mano, che Justin accettò volentieri e si alzò.
<<Adesso scusami, devo andare.>> disse sorpassandolo e allontanandosi.
Solo allora notò il suo abbigliamento completo: tuta militare a bassa vita, cannottiera scollata bianca e felpa nera aperta.
<<Aspetta!>> la bloccò e lei si girò lentamente, guardandolo con uno strano sguardo. <<Tu sei Tess?>> chiese.
La ragazza cambiò nuovamente espressione e alzò il sopracciglio destro. <<Come scusa?>> rispose.
<<Tess Witterm, la ballerina che Scoot ha ingaggiato recentemente e che doveva raggiungerci durante il tour..>>

Lyl lo fissò a lungo. Stava pensando sul da farsi ed era indecisa. Poteva impossessarsi di un’identità non sua, seguirlo in quel suo tour e passare inosservata, o doveva negare il tutto e uscire dall’hotel, senza sapere cosa sarebbe successo poi?
<<Quindi tu sei Justin Bieber?>> chiese facendo finta di non averlo riconosciuto. Cosa alquanto improbabile.
<<Esatto!>> rispose con un sorriso malizioso. <<Seguimi, ti presento al resto della mia troupe e avvertiamo Scooter.>>
Annuì e silenziosamente seguì il ragazzo nell’ascensore. Lo vide agitarsi appena le porte si chiusero e guardare continuamente in alto. <<Sei claustrofobico per caso?>> chiese attirando la sua attenzione.
<<Sì, lo sono.>> rispose.
<<Comunque Scooter mi ha detto che..>> disse fermandosi e sperando che fosse lui a continuare, come infatti fu.
<<Che ti ha ingaggiata per sostituire Jenny.>> la sua aria da saputello la irritò, ma fece finta di nulla. Così almeno poteva sapere notizie che le sarebbero state utili.
<<Che si è fatta?>> chiese insicura.
<<Durante le ultime prove si è fratturata un piede, così abbiamo deciso di mandarla a casa per riposare e assumere un’altra ballerina temporaneamente.>> la ragazza annuì e, nello stesso istante, il campanellino dell’ascensore segnò l’arrivo del piano desiderato. Uscirono e lei lo seguì nei corridoi. <<Scoot mi ha detto di averti notato mentre ti esibivi per strada e ha deciso di darti il suo numero. Quindi sei un’artista di strada?>> continuò a parlare fermandosi davanti ad una porta.
<<Non precisamente.>> lo corresse Lyl. A volte le era capitato di esibirsi in strada per racimolare soldi per mangiare. <<Ballo mostrando alle persone che passano quello che so fare, e solitamente aspetto che qualcuno getti la sfida.>> spiegò scrollando le spalle ed entrando, dietro Justin, nella camera che aveva aperto con la tessera magnetica. Più che una camera, quello sembrava un salotto, perché vi erano diversi divani, un bar, un televisore al plasma gigantesco. Vi erano anche diverse porte che portavano sicuramente al bagno e alle stanze.
<<Quindi ti piace metterti in mostra..>> disse facendo un altro sorriso malizioso e guardandola da capo a piede, fermandosi sulla scollatura della canottiera.
<<La mia faccia si trova sopra.>> disse irritata.
<<Già..>> rialzò lo sguardo. <<Però non sei affatto male!>>
<<Non farti strane idee.>> lo ammonì. <<Sono qui solo per fare il mio lavoro e nient’altro.>>
Le si avvicinò pericolosamente. <<Certo.. Sai, potremo divertici molto assieme..>> le sussurrò all’orecchio mordendole il lobo e prendendola per i fianchi.
Lyl poggiò le mani sul suo petto. <<Non so quello che hai in mente..>>sussurrò a sua volta nel suo orecchio, cercando di fare la voce più sexy che poté. <<Ma sia ben chiaro. Sono qui per fare il mio lavoro..>>
<<Sai bene che potremo divertirci molto e stare bene..>> disse baciandole il collo.
<<Ci stai provando con me, Bieber?>>
<<Cosa te lo fa pensare..?>> il suo respiro diventava sempre più affannato mentre continuava a muovere le sue labbra sul collo della ragazza.
Lei sorride e gli prese il viso portandolo davanti al proprio. <<Ascoltami bene.>> scandì perfettamente le parole. <<Provaci di nuovo e farò in modo che non ti divertirai né con me, né con nessun’altra al mondo.>> il sorriso malizioso sul viso di Justin scomparve immediatamente. <<Mi hai capito.>> continuò facendogli l’occhiolino e scansandolo.
<<Ehm.. Che sta succedendo qui?>> disse una voce maschile irrompendo nella stanza. Entrambi si girarono verso la porta, rimasta precedentemente aperta.
<<Kenny!>> disse il ragazzo sorridendo imbarazzato all’omone di carnagione scura davanti a loro.
<<Chi sei?>> chiese a Lyl.
<<Io sono Tess.>> rispose tranquillamente, come se quello fosse davvero il suo nome, e lei non fosse la ragazza appena scappata dal penitenziario, con un braccialetto elettronico di cui non era riuscita a sbarazzarsi.
<<Tess?>> ripeté l’omone di nome Kenny.
<<La ballerina che Scoot ha ingaggiato per sostituire Jenny?>> intervenne lui.
Il volto dell’uomo s’illuminò. <<Ah, ora capisco! Vado a chiamarlo?>>
<<Sì, e vengo con te.>> rispose il ragazzo. Kenny annuì e uscì dalla stanza. Justin la guardò con aria da sfida, facendo ricomparire il suo sorriso malizioso. <<Non è finita qui.>> disse poco prima di uscire e chiudere la porta alle sue spalle.
Bene, si era messa in un bel guaio. Quello che stava succedendo con Bieber? Il pinguino idiota? No, quello non contava niente.
Tess Witterm era il vero problema. Non aveva la minima idea di chi fosse, eppure doveva diventare lei e farlo pensare a tutti.
Si guardò intorno in quell’enorme stanza, che era un soggiorno, il più lussuoso e moderno che avesse mai visto. Il suo sguardo si puntò su una borsa di un computer sistemata sul banco del bar, in cui s’intravedevano diversi fogli alla rinfusa. Si avvicinò e li tirò tutti fuori, sperando di trovare qualcosa che descrivesse Tess.
Iniziò a sfogliarli. La maggior parte, riguardavano di rapporti riguardo i concerti, dei sold-out, delle date a venire e delle fatture e prenotazioni di hotel.
Tutto ciò non gli serviva, fin quando non arrivò a un contratto, con la descrizione e la foto di una ragazza legata con una graffetta. La ragazza non le assomigliava molto: capelli biondi che le arrivavano alle spalle, occhi azzurri e labbra sottili. Tolse la foto e se la mise in tasca, poi lesse quanto vi era scritto.
Nome: Tess
Cognome: Witterm
Data e luogo di nascita: 15 marzo 1994 Miami
Età: 18 anni
Residenza: Miami
Professione: ballerina di strada
Segni particolari: nessuno

Vi erano altre due pagine, ma non riuscì a finire di leggere, sentendo delle voci fuori la porta. Rimise tutto apposto e stava per andare sul divano, quando delle urla provenienti dall’esterno attirarono la sua attenzione.
Si avvicinò alla finestra e guardò in basso: una folla di ragazze, con cartelloni e con qualcosa di viola indosso, avevano invaso la strada e, nonostante fossero al sesto piano, si sentiva mentre in coro urlavano il nome ‘Justin’.
<<Anche questa volta mi hanno trovato.>> sorrise soddisfatto il pinguino affiancandola.
<<Chi sono?>> chiese ingenuamente. <<I tuoi fans?>>
Lui la guardò con un viso misto tra lo sconvolto e il beffardo. <<Beh, stai per entrare nella mia famiglia, e devi sapere che loro ne fanno parte.>> riportò lo sguardo fuori la finestra, guardando tutte le persone giù in un modo tenero e affettuoso, anche se apparentemente possessivo. <<Sono state le prime a scoprirmi e loro mi hanno portato dove sono ora. Senza, non sarei nessuno.>> riportò lo sguardo su di lei. <<Sono le mie Beliebers. Le conoscerai presto.>> sorrise e aprì la finestra, uscendo sul balcone.
Un boato di urla invase tutto. Sembravano migliaia e parve che le pareti dell’hotel stessero tremando.
Justin mosse la mano e fu un altro motivo per cui le urla aumentarono ancora di più. Lui sorrise e le Beliebers iniziarono ad alzare cuori e chiamarlo di nuovo per nome, tutte in coro.
Lyl assisté a quella scena senza uscire sul balcone, e si meravigliò di cosa era capace di fare quel ragazzo e di tutte le attenzioni che gli dedicavano.. probabilmente, fingere di essere Tess non l’avrebbe aiutata molto. Tornare indietro? Fuori discussione. Aveva sempre rischiato e adesso un po’ di paura non guasta.
Ce l’avrebbe fatta anche stavolta, come sempre.



Commenti autrice:
So bene che in questo capitolo non succede quasi niente, ma mi serve come intermedio.. Dai prossimi si inizia a fare sul serio :3
Spero vi piaccia e di trovare qualche recensione, un bacio :*

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

<<Allora..>> disse l’uomo davanti a Lyl, quello che chiamavano Scooter, la quale aveva i capelli rasati coperti da un cappellino nero e indossava una giacca di pelle aperta. <<Qui ci sono tutti i tuoi documenti e ci dovrebbe essere anche una foto..>> disse mettendo nuovamente in disordine tutte le carte che aveva poggiato sul tavolo. <<Va bene, non la trovo..>> sospirò deluso. Per il suo modo di fare, alla ragazza sembrò quasi un professore, un segretario o qualcosa del genere.
<<È importante?>> chiese perplessa e sperando in una risposta negativa.
<<No, penso sia impossibile dimenticare una bellezza come la tua.>> intervenne la pop star seduta accanto all’uomo e, quest’ultimo come la ragazza, lo guardò con un’aria incredula e di disappunto. <<Che c’è? Apprezzo le belle cose!>> si giustificò con un sorriso beffardo.
L’uomo scosse la testa ripetutamente, poi riportò l’attenzione su Lyl e tutti i fogli che aveva davanti. <<Ti avevo detto di avvertirmi per e-mail quando avevi intenzione di unirti a noi..>>
<<Mi dispiace ma internet ultimamente non ha funzionato. Non ho avuto l’occasione di scrivere niente. Ho saputo che eravate qui, nei dintorni così ho deciso di cercarvi..>> cercò di spiegare, anche se le veniva piuttosto difficile tutto ciò.
Scooter annuì poco convinto. <<Cos’hai fatto ai capelli?>> chiese poi fissando la sua acconciatura.
<<Li ho tagliati per avere una visuale maggiore mentre ballo.. L’altro taglio mi dava problemi.>> si sentiva altamente sotto pressione, anche se non lo dava a vedere era difficile sostenere quello sguardo indagatore.
<<Com’è stato il viaggio dal New Jersey?>> Lyl lo guardò stranita, alzando il sopracciglio sinistro. Era sicura di aver letto Miami.
<<Come scusa? Io vengo da Miami.>> affermò poco convinta. Nulla poteva sottrarre che quello era un tranello.
<<Oh, giusto, scusami.>> sorrise. <<Beh, ci vorrà un po’ per ufficializzare tutto ma, per il momento sei nella squadra.>>
Sul volto di Lyl si fece spazio un grande sorriso. Temeva che non ce l’avrebbe fatta e che l’avrebbero scoperta subito ma, almeno per un po’, era al sicuro.
Anche sul volto di Justin comparve un grande sorriso. <<Oggi ci sono le prove. Verrai con me.>> disse facendole l’occhiolino.
Cos’era peggiore? Il fatto che il pinguino ci provasse in continuazione con lei, o che si era impossessata di un’identità non sua?
<<Starai con i ballerini ovviamente.>> disse Scooter guardando male il ragazzo al suo fianco. Quest’ultimo lo guardò con sguardo di sfida. Che stava succedendo?
<<Ehm.. comunque..>> intervenne riportando l’attenzione dei due su di sé. <<La mia valigia e tutta la mia roba sono state smarrite all’aeroporto, quindi non ho praticamente niente..>> spiegò fingendosi leggermente imbarazzata. In un modo o nell’altro, avrebbe dovuto spiegare il perché con sé aveva solo la borsa nera e non aveva vestiti e altra roba personale.
<<Non ti preoccupare, provvederò io.>> disse tranquillamente Scooter.

<<Bene, loro sono Anne, Jessy, Tracy..>> iniziò a parlare il pinguino, ma Lyl aveva ben altro in mente.
Aveva passato tutta l’ora di pranzo a cercare di togliersi la cavigliera elettronica, ma il tutto senza risultato. Quando era uscita dalla lavanderia, era riuscita a togliere il localizzatore e legarlo alla caviglia di un merlo che aveva catturato in precedenza: facendo così la polizia avrebbe inseguito un volatile e non lei. Peccato che la cavigliera non riusciva a togliersela in nessuna maniera.
<<Ragazzi..>> annunciò Justin al suo fianco. <<Lei è Tess e sostituirà Jenny fin quando non tornerà.>> tutti annuirono mentre Lyl si sentiva leggermente sotto pressione. Non era la prima volta da quando si era appropriata dell’identità di Tess, ma riusciva a mantenere ugualmente il sangue freddo. Sapeva controllare bene le sue paure e le sue emozioni, ed è una ‘dote’ che pochi hanno. <<Bene, mettiamoci a lavoro e mostriamole le coreografie.>>

Dopo circa mezz’ora, gli avevano mostrato circa tre coreografie e adesso era il momento di riprodurle, complete.
Si iniziava con as long as you love me, una canzone che al ritornello aveva troppi ‘lo’ a parere di Lyl, anche se ciò non distoglieva il fatto che era una bella canzone.
<<Bene, Justin, devi iniziare tu.>> annunciò uno dei ballirini di cui non aveva udito minimamente il nome. <<Voi ragazze entrate dopo il primo ritornello.>> continuò rivolgendosi alla ragazza, e tutte andarono dietro le quinte.
Il palco dove si esibiva il pinguino era stato montato la sera precedente ed era enorme, forse anche troppo per un solo cantante.
Iniziò a cantare e la sua voce invase tutta l’aria dello stadio vuoto. Le casse la riproducevano con la musica a volume fin troppo alto, mentre il ragazzo si esibiva tranquillamente e in modo esperto, come se davanti a lui ci fosse qualcuno oltre alle sedie. Lui e i ballerini, erano in perfetta sintonia e sembrava che facessero tutto ciò da una vita.
Non sapeva come, ma sarebbe dovuta diventare un tutt’uno come loro in quel momento.
<<Si entra!>> disse qualcuno e tutte le ballerine si precipitarono fuori, lei per prima.
In questa canzone, sarebbe dovuta essere la patner del cantante. Già, era leggermente disgustata nonostante molte persone vorrebbero essere al suo posto.
<<I’ll be your soldier, fighting every second for the change girl..>> cantò nello stesso istante in cui lo raggiunse.
Diede dei finti pugni mentre lui li schivava; poi prese il suo pugno e le alzò il braccio, passandole dietro. Per un attimo sentì il suo respiro sul proprio collo e rabbrividì, ma fece finta di niente e continuò a ballare.
Dopo un po’, verso la fine della canzone, qualcosa andò storto e si ritrovò a terra sul pinguino che sorrideva compaciuto.
Non era sicura, ma le era sembrato di inciampare in qualcosa. <<Sei un morto di figa.>> disse alzandosi nervosamente, mentre tutti li guardavano.
<<Hei! Sei tu che mi sei finita addosso!>> si giustificò alzandosi.
<<Sì certo..>> lo guardò alzando il sopracciglio.
<<Ehm.. Forse faremo meglio ad andare avanti con la prossima canzone..>> disse una delle ballerine che aveva notato l’elettricità che si era creata.
<<Già..>> dissero i ballerini in coro leggermente confusi sul da farsi.
<<Justin fate le prove ma non sforzare troppo la tua voce.>> disse una donna con i capelli biondi giù dal palco.
<<Sì Mama Jan, lo so bene.>> disse per poi tornare alle persone dietro di sé.
<<Continuiamo, stasera c’è lo show e dobbiamo finire di mostrare le coreografie a Tess.>> disse facendole l’occhiolino, cosa che la irritò ancora di più.

<<Posso?>> disse qualcuno fuori dal bagno.
<<Chi è?>> rispose Lyl infilandosi uno scaldamuscolo che gli avevano prestato e nascondendo la tenaglia, che aveva preso dalla valigia degli attrezzi di uno di quelli che montavano il palco.
<<Sono Stasy, una delle ballerine.>> udì e si avvicinò alla porta aprendola e facendola entrare. <<Va tutto bene?>> chiese sedendosi sul bordo della vasca.
<<Sì, perché me lo chiedi?>> chiese tranquillamente sedendosi accanto alla ragazza con i capelli castani legati in una coda.
<<Ho visto quello che ha fatto Justin oggi e..>> si bloccò cercando le parole adatte. <<Cosa c’è tra di voi?>>
<<In verità niente, sta facendo tutto da solo.>> rispose, poi sospirò e continuò: <<È da stamattina che ci sta provando con me ed io continuo a rifiutarlo, ma non vuole capirlo.>>
La ragazza annuì pensierosamente. <<È strano da quando è tornato single.>> sospirò.
<<Aspetta, vorresti dirmi che ci prova solo con me? Con te e le altre ballerine non ci ha mai provato?>> chiese incredula e la mora scosse la testa.
<<Devi sapere che Justin è un tipo assai fedele. È tenero e si comporta con tutti in modo educato e non si è mai montato la testa.. almeno prima era così..>>
<<Cosa è successo con la ex..?>> si azzardò a chiedere bloccandola.
<<È stato ospite di una sfilata da Victoria Secrest e poi ha incontrato una delle modelle al cinema. Non è successo niente, ma una foto ha fatto compromettere tutto.>>
<<Che foto?>> forse non erano affari suoi, ma era leggermente curiosa e non lo negava. Come poteva una rottura far cambiare un ragazzo che tutti definivano 'oro'?
<<Una semplice foto. Justin, Alfredo e la modella si sono messi in posa per una semplice foto. Eppure ciò e bastato per far accusare Bieber di un tradimento.>> Lyl annuì sconcertata. <<Cosa peggiore, è che la storia è andata a finire anche sui giornali, ma tutti riportano una cosa più falsa dell’altra.>>
<<Per quel che leggo di riviste..>>
<<Fai bene a non leggerle,>> la bloccò Stasy. <<portano ognuno una notizia più falsa dell’altra quindi, beh, non crederci.>>
<<Ragazze vi muovete!? Dovete prepararvi che tra poco inizia lo show!>> disse un uomo con la barba, presentandosi davanti a loro sulla soglia della porta.
<<Certo Scrappy!>> disse la ragazza alzandosi e anche Lyl scattò in piedi. <<A proposito, lei è Tess, la ballerina che sostituirà..>>
<<Sì certo piacere.>> disse velocemente. <<Adesso muovetevi!>>
Lyl seguì Stasy attraverso i corridoi e, a mano a mano che avanzava, sentiva sempre più rumore.

Dopo essersi fatta truccare dalla truccatrice e aver indossato quello che gli avevano dato, seguì i ballerini dietro il palco, dove c’erano persone che non stavano un secondo ferme, facendo avanti e dietro.
Invece, dall’altra parte dove c’era il palco, provenivano delle urla e un rumore a dir poco assordante.
<<Vieni!>> la intimò Stasy prendendola per mano. <<Non puoi perderti l’inizio!>>



Commenti autrice:
Spero vi piaccia e di trovare qualche recensione :3
Scrivere questo capitolo e quelli che verranno dopo questo, non è per niente facile dato che ho dovuto rinunciare al mio sogno di vederlo in concerto due volte e la terza, beh, arriverà a marzo..
Ok, evito di deprimervi e sparisco.
Buona lettura :*

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