In the Land where Dragons live.

di f_naluST
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In the Land where Dragons live. ***
Capitolo 2: *** Il primo passo, il primo giorno: Incidenti di (inizio) percorso! ***



Capitolo 1
*** In the Land where Dragons live. ***


In un tempo remoto in cui i racconti sulla magia e i draghi erano considerati semplici leggende o dicerie degli anziani che si burlavano dei giovani, incantandoli con le loro storie, vi era un ragazzo che credeva fermamente a quelle parole, a quelle fantasticherie dei più grandi che si beffavano della sua innocenza. 
Sin da bambino era rimasto ammaliato da quei discorsi, un piccolo orfano che desiderava aggrapparsi a qualsiasi cosa, alla certezza anche apparente dell'esistenza di qualcosa che andasse oltre gli occhi dei comuni paesani. 
Lui credeva nei draghi. 
Ci credeva e, un giorno, sarebbe riuscito a trovarne uno, a vederlo. «E lo mostrerò a tutti!», affermava convinto.
Era stato deriso, definito come un sempliciotto, un misero sognatore che non aveva ancora il coraggio di crescere. 
«Perché non t'impegni a diventare una guardia reale, hai delle buone capacità combattive e impiegheresti il tuo tempo a proteggere la gente del tuo stesso paese, piuttosto che arrampicarti sullo specchio di semplici favole raccontate ai bambini!», lo rimproveravano quegli individui che avevano alimentato loro stessi quella fiamma che ardeva nel suo petto, quella curiosità che cresceva a dismisura ad ogni nuova fiaba che gli veniva rivelata, soprattutto dall'anziano Makarow. 
Era diventata una figura paterna, per lui, in un certo senso. L'aveva accolto in casa sua quando, da appena un bambino, l'aveva visto gironzolare per le strade fredde e buie di Magnolia.  
Nei draghi, Makarow ci credeva davvero. Affermava persino di averne visto più di uno aldilà di un'ampia distesa verde.
«Gli farò vedere di cosa sono capace, nonnetto!»
L'ometto sorrideva fiero. 
Tuttavia temeva che, le amare parole dei paesani, potessero scalfire l'ingenuità di Natsu e la purezza del suo animo, ma lui rimaneva comunque convinto dell'esistenza di quelle creature mitologiche, descritte come maestose, possenti esseri che si libravano nel cielo in un sol battito d'ali. 
Anche a lui sarebbe piaciuto volare lassù, nel cielo azzurro. 
«O potresti trovarti una bella ragazza, Lisanna sarebbe felice di diventare tua moglie!», ci si mettevano anche i ragazzi, oltre ai vecchi.
Era vero, Lisanna era una bella ragazza e non desiderava altro che amare Natsu e lasciarsi amare da lui. Quel cielo azzurro e limpido gli riportava alla mente i suoi splendidi occhi sempre sorridenti. Guardarla gli scaldava il cuore, era così piccola e delicata, una farfalla in mezzo ad una miriade di calabroni, esattamente com'erano i giovani che le ronzavano intorno. Aveva anche provato a baciarlo, e lui si era dimostrato inizialmente accondiscendente, ma non poteva permetterglielo. La fermò prima che il suo gesto spezzasse il cuore di entrambi, lei per l'illusione di un attimo, lui per il dolore arrecato all'amica d'infanzia. 

Perché Natsu non l'amava

Non era mai stato minimamente attratto dalla ragazza albina, seppure questa fosse simpatica e dalla dolcezza disarmante, amorevole con chiunque. 
Eppure il suo cuore non aveva ancora battuto il quel modo che gli era stato descritto dalle donne di paese quando domandava cosa fosse l'amore, incuriosito dai racconti dei vecchi che parlavano di tale sentimento sbocciato tra una fata e un drago.

Come poteva un drago innamorarsi di una fata? 

Anzi.

Come poteva una fata innamorarsi di un drago?

Una fata sembrava incredibilmente piccola se paragonata alla figura di un drago, le fate avevano i capelli lunghi e dorati, le iridi magnetiche per chiunque le fissasse per un misero istante, la voce una melodia che s'incideva nel cuore, ali chiare e frantumabili in un soffio. 
Un drago esprimeva forza, come vedeva negli scudi delle guardie reali, i draghi avevano il corpo ricoperto di squame, gli occhi delle semplici fessure che osservavano più di quanto non vedesse un uomo ad occhi spalancati, il ruggito il loro canto che anticipava una battaglia, le sue ali grandi e robuste. 
Come potevano nutrire l'uno un affetto per l'altra, diversi come il giorno e la notte?
«Sono due parti della stessa medaglia, Natsu. Una l'opposto dell'altra, ma fanno parte dello stesso principio: la magia.», spiegava Makarow.
Lui, però, oltre ad essere ingenuo, era anche maledettamente stupido. Ragion per cui, assunse un espressione ancor più confusa di quanto non fosse prima, e decise di soffocare quelle domande a cui non sapeva ancora dare una risposta, addormentandosi.
Nel cuore della notte, il rumore dell'infrangersi di un vetro lo svegliò. 
Corse immediatamente verso la direzione da cui era provenuto, trovandosi difronte la porta di Makarow, che spalancò senza neanche pensarci.
«Nonnetto, cos'è successo??», urlò preoccupato.
Si avvicinò immediatamente all'anziano rannicchiato in terra, che stringeva la maglia all'altezza del petto, un invano tentativo di soffocare il dolore che ne proveniva dal di sotto.
«Nonnetto!», lo richiamò ancora.
«L-la mia... la mia medicina...»
«Che cosa...?»
«La mia medicina... stavo per prenderla, quando...», non ebbe la forza di concludere, si limitò ad indicare il bicchiere ormai in frantumi poco distante da lui.
«Ho avuto una crisi e l'ho lasciato cadere...”»
«Avresti potuto chiamarmi!», lo rimproverò, benché non fosse realmente arrabbiato.
«Dimmi dove le tieni, te ne preparerò un'altra io!»
Makarow sorrise appena, per quel che potesse, alle premure di quello che per lui era ormai suo figlio. 
La sua voce divenne però amara, sconsolata.
«Era l'ultima...», mormorò tutto d'un fiato, timoroso lui stesso di pronunciare quelle parole. Parole che sancivano da sé un destino che avrebbe potuto... voluto rimandare. 
«E allora andrò a comprarla!»
Il giovane sembrava non tremare difronte alla minima difficoltà, sorrideva persino di quanto fosse irremovibile dalle sue intenzioni, nonostante fosse notte fonda e non avrebbe trovato aperta nessuna drogheria.
«Non è una medicina che puoi comprare in un negozio, Natsu.», puntualizzò subito il vecchio, sempre più stanco e debole, la vita che si estingueva lenta.
«E dove posso trovarla?»
Makarow esitò a rispondergli.
«Nonnetto!», insisteva Natsu.
«Ricordi di quella distesa d'erba di cui ti avevo parlato nei miei racconti sui draghi?»
Il rosato annuì sbrigativo.
«La mia medicina deriva da un infuso ricavato da quelle erbe. Ne presi anni fa una scorta notevole, perché pensavo sarebbero tornate utili. Il mio cuore ne ha però usufruito, e ora mi ritrovo in questo stato pietoso che mai avrei voluto mostrarti...», concluse. La sua voce celava una tristezza che non si permetteva di far notare al ragazzo, non anche quella.
«Dove si trova questa distesa d'erba?»
Makarow spalancò gli occhi.
«Natsu, che hai intenzione di fare?»
«Indicamela, nonnetto! Raccoglierò per te le erbe necessarie per la tua medicina!»
L'anziano uomo lo guardava incredulo, quando cominciò a sentire le lacrime affiorare nei suoi occhi. Rimaneva comunque incerto nel rivelare il luogo che aveva sempre tenuto come un segreto. Non che non si fidasse di Natsu, ma perché preoccupato dei pericoli che avrebbe potuto trovare nel suo cammino. Delle creature che gli si erano presentate dinnanzi in tutta la loro autorità. Nemmeno lui riusciva ancora spiegarsi perché l'avessero risparmiato. 
«Avanti nonnetto, non abbiamo molto tempo!»
Un duro colpo alla testa fece lamentare Natsu, che con una mano prese a massaggiarsela.
«Ahi, che male! Perché mi hai colpito?!»
«Non darmi ancora per morto, ragazzo insolente!»
L'ennesimo dolergli al petto non faceva altro che smentire quel suo rimprovero, il respiro diveniva sempre più affannato e parlare ormai era praticamente impossibile.
«Hai bisogno comunque di essere curato! Partirò immediatamente e tornerò ancor prima che tu possa accorgertene!»
Makarow poteva giurare di aver intravisto una luce, attraversare le iridi nere di quel giovane così determinato e incredibilmente testardo. Sospirò e si arrese all'evidenza che, in un modo o nell'altro, sarebbe comunque partito anche alla cieca.
«Esci dalle mura di Magnolia percorrendo il fiume. Seguine costantemente il tratto, non perderlo di vista: sarà il suo lento scorrere ad indicarti la strada per la radura. Quando il fiume comincerà a sfociare nell'oceano, riuscirai ad intravedere un'immensa distesa verde. Basteranno pochi fili, perciò non trattenerti lì più del dovuto. Saresti considerato uno sgradito spettatore, non guardarti intorno e non fissare niente al di sopra della tua testa!»
Un ordine o un avvertimento, Natsu non sapeva come interpretare la conclusione delle parole del vecchio, che alludeva chiaramente ai draghi e alla loro presenza che non sarebbe passata inosservata. Così come la sua, se si fosse mostrato più curioso del dovuto. 
«Bene! Sarò presto di ritorno, puoi starne certo!»
Si alzò così, adagiando l'uomo, che teneva tra le braccia, sul letto, caricandosi della sua solita grinta. 
Prese con sé diverse provviste e una coperta con cui avvolgersi nelle sere più fredde; non sapeva quanto ci avrebbe messo, né quali pericoli avrebbe riscontrato sul suo cammino. L'unica certezza che aveva, era quella di riuscire a salvare il padre come lui aveva salvato Natsu stesso. 
«Tornerò presto!», ripeté ancora. 

Dalla sua stanza, Makarow riuscì a sentire il tonfo della porta di casa. Sospirò e cercò di addormentarsi, nel futile tentativo di ignorare le fitte che persistevano nel suo cuore.

 


_____________________________________

Non picchiatemi. (?)

Ok, lo so che -come minimo- dovreste lapidarmi eccetera, ma voi siete buoni e non fareste mai una cosa del genere, vero? *----* ...vero?
Vogl
io dire, che sarà mai l'aver intrapreso un'altra long? Meglio scrivere qualcosa mentre cerco ispirazione per TnT (wow, sembra la sigla di un esplosivo '-'), no? Altrimenti le mie arcaiche capacità verranno seppellite da coltri polverose e non saprò manco coniugare un congiuntivo (sto delirando perché è tardi e ho sonno, perché ho mal di testa, comprendete i miei scleri da NdA). D:
Vabbé, comunque, tralasc
iando questo. 
Che ne pensate d
i quest'altra roba? E' una NaLu e Lucy ancora non s'è vista, ma la trama non gira interamente su loro due. Andando avanti capirete perché, e spero che possa piacervi. :)
Anz
i, mi soffermo già qui a ringraziare chiunque recensirà o degnerà questa storia di un briciolo d'attenzione e seguirla. :'3
Vorre
inoltre ringraziare la mia socia per avermincoraggiata a pubblicarla -e non solo questa xD- e sopportata mentre mi -e LA- tormentavo con i miei complessi e ad aver sistemato la trama. 

Grazie davvero tanto, questo prologo è dedicato a te! ♥ 



Ps.
F
atemi sapere in futuro se ritenete che debba inserire anche l'OOC tra gli avvertimenti. Momentaneamente non l'ho fatto perché io stessa sono indecisa e non so se saranno così tragicamente e spudoratamente... non loro. D:
Vabbé, see you soon. :3

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Capitolo 2
*** Il primo passo, il primo giorno: Incidenti di (inizio) percorso! ***


Le strade erano deserte, qualche randagio sostava di fianco ai carri degli avanzi delle varie taverne, illuminate da diversi lampioni dalla luce discreta.
Natsu non aveva mai gradito particolarmente l'atmosfera notturna, gli sembrava falsa, una finta quiete che malcelava i versi degli animali della foresta, adiacente a Magnolia, e che da piccolo erano stati ad un passo dal renderlo il loro prelibato dessert. Anche se, in parte, poteva definirsi riconoscente verso quell'antico timore, perché lo aveva condotto a Makarow, Lisanna e tutti gli altri. Che si beffassero o no di lui, alla fine non importava; voleva bene a tutti loro, gliene voleva perché l'avevano accolto come se avesse sempre fatto parte della loro famiglia, di quell'ambigua locanda che era la Fairy Tail e dove poteva trovare un pasto caldo ogni qual volta Makarow, dopo l'ennesima bravata, l'aveva cacciato temporaneamente di casa. 
 
Makarow. 
 
Doveva sbrigarsi e uscire velocemente dalle mura di Magnolia.
Per fortuna, la casa del vecchio si trovava alle porte del paese, permettendogli così di oltrepassarle con estrema facilità. Tuttavia, arrivato sulla soglia, Natsu si bloccò; chissà perché sentiva quell'improvvisa partenza come un addio. Avrebbe fatto presto, sarebbe tornato in tempo e avrebbe salvato Makarow. Probabilmente, il suo era solo un normale ed iniziale senso di scoraggiamento all'intrapresa di quel viaggio. 
Sì, si disse che fosse per quello, una sensazione e basta. Si sistemò lo zaino in spalla e, incentivato dalla sua solita grinta, superò l'ingresso della sua amata casa.
«Bene, sono carico!», esclamò, iniziando a correre -senza un apparente motivo- verso la boscaglia.
 
Se ne pentì immediatamente. 
 
Non solo si era stancato praticamente subito, avendo consumato troppa energia in una sola volta, gli era venuto appetito e cominciava ad avere sonno; si era pure perso.
Così; come uno sciocco si era addentrato nella foresta buia nel cuore della notte, luogo del suo trauma infantile, e vi si aggirava incerto e tremendamente cauto al benché minimo rumore. Tutto vorticava, ad ogni passo un animale si squietava dando prova della propria presenza col frusciare dei cespugli smossi o un battito d'ali che si disperdeva nel silenzio infranto.
Camminava da un po' ormai e Natsu sperava che fosse abbastanza da far sorgere il sole, ignaro che non fossero passati altro che pochi minuti; l'alba era ancora troppo lontana. 
Dopo pochi passi, cominciò a percepire distintamente piccole gocce di freschezza schiantarsi sulla propria pelle, dapprima pochi semplici frammenti d'acqua che s'infrangevano sul volto donandogli un po' di sollievo quasi fossero una carezza, poi l'intensità della loro caduta si fece improvvisamente più rapida e violenta, mentre un ticchettio molesto cominciava ad espandersi per ogni dove. 
Ovvio, perché doveva anche mettersi a piovere senza neanche una nuvola in cielo! si lamentò il rosato riprendendo il ritmo della precedente corsa in cerca di un riparo, che trovò dopo essersi bagnato per bene; un buco scavato in una piccola altura, probabilmente una tana. Solo un attimo indugiò, non proprio euforico all'idea di condividere quello spazio già ristretto di suo con qualche altro animale dagli ignoti gusti culinari, ma se da una parte c'era il rischio di avere come coinquilino un'indiscutibile belva feroce, dall'altra la prospettiva di rimanere ad inzupparsi sotto l'acqua più del necessario non lo allettava per niente, tanto meno lo spinse a rifiutare quel tacito invito ad intrufolarsi nella sua unica via di salvezza. Così, senza troppi convenevoli, si acquattò e si rannicchiò contro la parete umida, stringendosi le gambe al petto. 
Restò immobile, fissando con disinteresse le innumerevoli gocce infrangersi sul terreno ormai scuro. 
Lluvia ne sarebbe felice. sorrise, pensando alla sua amica dai capelli color indaco, al suo abitudinale parlare in terza persona come fosse la narratrice di se stessa, ed al suo amore incondizionato per tutto ciò che aveva a che fare con l'acqua. Così come per Gray, il suo eterno rivale, nonché migliore amico -ma questo, non lo avrebbe mai ammesso. Si convinse che quel già fiorente senso di nostalgia nei suoi confronti fosse dovuto alla semplice astinenza da rissa, e che avrebbe dovuto seriamente concentrarsi più sulla missione che gli si prospettava dinanzi che continuare a guardare indietro nel disperato bisogno di un appiglio familiare. Doveva pensare a Makarow, non erano passate nemmeno tre ore da quando aveva lasciato casa, e ne sarebbero passate molte di più prima di potervi fare ritorno.
Doveva farsene una ragione, e alla svelta; prima si rimetteva in viaggio, prima sarebbe tornato a casa. 
Yosh! Moete kita zo!1 esclamò mentalmente, carico di una nuova dose di positività e pronto a rimettersi in marcia nonostante fuori stesse ancora piovendo a dirotto. Fece per alzarsi, ancora entusiasta, ma quando il cespuglio rosato dei suoi capelli sbucò dal piccolo ingresso del buco, la sua testa urtò contro qualcosa ed un «Ahi!» corale si levò, appena celato da un'ulteriore sfuriata della pioggia. Difatti, Natsu parve non accorgersene, mentre si massaggiava la testa, borbottando ogni qual volta toccasse il punto più dolente. Dopo un po', aprì gli occhi che si erano fatti strabuzzati all'impatto col... nulla? e realizzò di essere andato a sbattere contro... niente?
Ma che diavolo... ho sbattuto contro l'aria?
Si guardò freneticamente attorno in cerca di qualcosa, qualsiasi cosa, che potesse essergli caduta in testa, ma di corpi estranei alla sua vista non v'era traccia. Cominciava a credere davvero di aver urtato il vento, fattosi improvvisamente consistente per qualche divino scherzo di pessimo gusto. O forse stava semplicemente impazzendo prima del previsto e la testa gli faceva male già da prima.
Si dice che l'esito di un viaggio dipenda dal primo passo, ma dalla sua prospettiva lui era stato capace d'inciampare nei suoi stessi piedi stando immobile, facendo dieci passi in un unico capitombolo.
Sospirò afflitto, quando ogni sua perplessità venne smentita da un mugugnare infastidito che percepì distintamente provenire da sotto di sé; la testa vagò verso il basso, smossa da una propria volontà, e fu inizialmente stupore ciò che si dipinse sul volto intrepido di vita del giovane Dragneel, che con occhi sgranati guardava con ostinazione la cosa che, presumeva, gli fosse andata a sbattere contro. Osservandola meglio, notò che la piccola creatura altri non era se non un gatto. Questo, di primo acchito, lo insospettì solo un po'. Dopotutto, non pensava che potessero esserci dei gatti nelle foreste, quanto invece in una capanna al caldo a ronfare e fare le fusa da bravo viziato a qualche padroncino troppo ingenuo. Decise di non focalizzarsi troppo sul fatto che, più che miagolii, i suoi sembrassero veri e propri versi da comune umano. 
Notò il colore del pelo. Azzurro. E lì cominciò a preoccuparsi, ma s'impose di accantonare anche quell'insolito aspetto del micio sottostante e concentrare tutta la sua attenzione sulla schiena del suddetto animale. Apparentemente normale, certo, fatta eccezione per un piccolo particolare che spiccava forse troppo sulla sua figura minuta: ali. Candide ali sfumate di celeste.
Ora, cacciare un urlo era qualcosa di decisamente poco virile -come avrebbe detto Elfman- , quindi era indeciso se rispolvere l'idea di essere impazzito, cestinata poco prima, o convincersi di essere svenuto, e quello era il frutto osceno delle sue fantasie dormienti.
Capì che no, non era un sogno e no, non era impazzito, quando l'essere, rialzatosi in volo abbastanza per fronteggiarlo faccia a faccia, si lamentò: «Hai la testa dura!»
Natsu rimase a fissarlo, incolore, come uno sciocco cascato dalle nubi con un'espressione dall'intelligenza alquanto discutibile stampata in viso, avendo aggiunto alla lista di stranezze della causa della sua emicrania la capacità di parola.
D'un tratto urlare non sembrava poi così poco virile. 
Prima che potesse dar sfogo al suo panico a discapito delle sue corde vocali, però, venne prontamente fermato dalla zampetta vivace del suo interlocutore.
«Farebbe male a me quanto a te se ti mettessi a gridare in questo momento.» esordì piano il micio, che con l'altra zampa si massaggiava una tempia. Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo quando vide lo sconosciuto richiudere le fauci e annuire piano; la testa doleva ancora ad entrambi e infliggersi ulteriore masochismo gli sembravava troppo crudele.
«Si può sapere che cosa sei?»
L'altro lo guardò con un cipiglio strano, quasi assorto in ben altri pensieri, quando dichiarò «Un exceed!» con naturalezza, gesticolando con le mani quasi fosse ovvio. 
«Un che?» domandò ancora Natsu, decisamente sconvolto e confuso.
«Un exceed!» ripeté l'altro tranquillamente, forse un po' più offeso; non accettava che lo prendessero in giro i suoi simili, non lo avrebbe permesso ad un ragazzo qualsiasi. Tuttavia, notando l'aria perplessa del giovane davanti a lui, capì che forse non lo stava davvero provocando. «Diciamo solo che sono un gatto speciale, va bene?» 
Natsu annuì nuovamente, deciso a non indagare oltre per il momento; aveva già troppe cose per la testa!
«Beh, io mi chiamo Natsu!» gli sorrise, porgendogli la mano. 
L'exceed lo fissò stranito per un attimo, poi ricambiò il gesto senza esitazione, esordendo allegramente con un «Aye! Io mi chiamo Happy!»
«Certo che voi exo... exocosi siete strani! Guarda che colore ha il tuo pelo!» lo indicò ilare, trattenuto dallo spanciarsi per quel commento alla risposta pronta dell'altro. «I tuoi capelli sono rosa; mi vedi forse così scandalizzato?»
«Sono nato così!»
«Anche io!»
«Ma tu sei un gatto!»
«E che c'entra? Ti ho già detto che io sono speciale!»
«Allora lo sono anche io!»
«Davvero? Puoi usare la magia?»
Natsu stava per rimettersi a ridere a quell'affermazione assurda, convinto che l'altro stesse scherzando, ma il suo tono era troppo intriso di entusiasmo e seria curiosità per essere frainteso come una burla.
«No...» mormorò, leggermente dispiaciuto a quella constatazione. «Tu puoi?»
«Aye! Ecco il perché delle ali! E tante altre cose!»
«Wo-oh! Quali altre cose?!»
«Beh, ad esempio possiamo trasformarci!»
«Trasformarvi? E in cosa?»
«E' un segreto! La nostra regina ha detto che-» si bloccò di colpo, gli occhi improvvisamente pervasi da un velo di paura e preoccupazione.
Natsu lo guardò stranito, sventolandogli la mano davanti per riattirarne l'attenzione, quando quella stessa mano venne prontamente afferrata da Happy che cominciò a volare aumentando la sua velocità, tirandoselo dietro.
«Ohi, che succ-» stava per dire, quando sentì la terra venire a mancargli sotto i piedi e gli alberi divenire sempre più piccoli e bassi al suo cospetto. Realizzò solo dopo essersi osservato per bene attorno di star volando, tenuto stretto da Happy per la sciarpa.
«Che stai facendo?! Mettimi giù!»
«Non c'è tempo! Ha bisogno del tuo aiuto!»
«Chi è che ha bisogno del mio aiuto?»
«La mia principessa!»
«P-principes- aspetta, cosa?»
«Poco fa sono venuto a sbatterti contro perché stavo correndo in cerca d'aiuto! Anche se non sei un mago, sembri forte e questo può bastare!»
«Che? No, aspetta, fermati! Io devo...» 
Salvare il nonnetto! 
Gettò uno sguardo dietro di sé e notò con stupore gli occhi, prima ridenti del micio azzurro, velati di lacrime di Happy. 
Si rimproverò mentalmente, chiedendo scusa a Makarow e pregandolo di aspettare ancora un po', promettendogli che avrebbe fatto in fretta e sarebbe tornato in tempo per salvarlo.
Ma in che guaio mi sto cacciando? 




NdA:
Allora, le NdA erano d
iverse e c'era un "Non picchiatemi. (?) #pt.2" scritto a caratteri cubitali come titolo dei miei scleri trita e ritrita. Sono qui, oggi, 24/05/2013 (sembra che stia annunciando un lutto per qualcosa (?)) per spiegare a chi le avesse lette in precedenza che, apportando delle modifiche al capitolo, ne ho inspiegabilmente cancellata una parte! Fortuna vuole che non elimini dal computer tutto quello che non mi fa proprio schifo e che avessi ancora la bozza del capitolo. Altrimenti, eh!...
Comunque, non r
icordo cosa avevo scritto e sono venuta qui per rimediare. Meno male che ho controllato, altrimenti non mi sarei mai accorta che il capitolo terminava con un "Dopotutto" e chiedo scusa ai nuovi lettori che sono incappatin questo diverbio. ç_ç
R
innovo comunque i ringraziamenti a chiunque mi segua, recensisca o legga semplicemente e -per non far sembrare pazzi chi mi ha fatto gli auguri <3- fra poco sarà un anno insieme su EFP e volevo ringraziarvi ancor di più per essermi stati accanto in così tanti! <3
Dub
ito ancora dell'OOC dei personaggi, ma il verdetto finale spetta a voi!
Per vostra g
ioia, non posso star qui a ricordare quanto insoddisfatta sia come mio solito, ma tant'è! xD

1).Omon
ima citazione di Natsu, che può essere tradotta "Sono tutto un fuoco" o "Sono carico", le scan dei manga e i fansub degli anime usufruiscono di ambi modi di traduzione, perciò scegliete voi quello che, a vostro parere, suona meglio!

Un bac
ione grande a tutti, scusate ancora per l'inconveniente! 
A presto -s
i spera, ma prima di metà Giugno né questa né l'altra long avranno un proseguimento, perdonatemi! Resistete, sono gli ultimi giorni di scuola! Se tutto andrà bene e non avrò il debito in latino, cercherò di essere il più rapida possibile con gli aggiornamenti! T_T Anche perché Tamashii no Taishokukan è ad un passo dall'avere pronto l'ottavo capitolo, giusto per dirlo ed aumentare le delusioni aspettative. :c
Ehm, sì, vado! :'D *scappa*

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