Underworld

di Heart InRussia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Once Upon A Girl ***
Capitolo 3: *** E poi Mi Guardo Intorno ***
Capitolo 4: *** Gimme A Smile! ***
Capitolo 5: *** Echoes ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Percorreva il corridoio principale del castello… Era bello tornare a casa dopo tanti mesi.

Chissà dov’erano i suoi, chissà se sapevano che era tornata. Si sentì a disagio: e se lui fosse arrivato prima di loro? No… Decise di andare più spedita, li cercò nella loro camera, ma niente.

Guardò l’orologio appesa al muro, sentendosi sempre meno bene… Mancava solo un’ora alle sei… entro poco avrebbe compiuto diciott’anni.

Lui doveva già essere lì vicino. Stava arrivando, lo sentiva. Presa dal panico, iniziò a nuotare sempre più veloce, cercando un luogo dove rifugiarsi: ma ogni stanza che vedeva era vulnerabile. Salì fino nella parte più alta del castello, arrivando nel lungo corridoio dove era conservata la profezia, dipinta sul muro.

Non la guardò, troppo presa dalla fuga. Ma quando sentì il portone d’ingresso dietro di lei chiudersi, capì che era troppo tardi. Si girò e lo vide.

Era come lo aveva sempre immaginato. Quasi disumano, traboccante bruttura e aridità da ogni parte.

Alto e grasso, calvo come un vecchio nonostante la sua giovane età, la guardava sicuro di sé e sorridente di un sorriso malvagio.

Erano diciotto anni che entrambi si aspettavano.

Diciotto anni che si conoscevano senza mai essersi visti.

“Scappi, forse?”

Era terrorizzata. Le apparve di fianco, mossosi così veloce da non essere quasi visto. “Ma dove, se ovunque vada io ti raggiungerò?”

Poi il giovane Kossig rivolse un’occhiata ai muri, al corridoio, soddisfatto. “Molto bene” disse infine, prima di rivolgersi a lei. “Non muoverti”. Come avrebbe potuto, paralizzata dalla paura com’era?

Due mani viscide le afferrarono il collo e una delle due le reclinò senza delicatezza la testa.

“Sapevi che sarebbe andata a finire così” le disse.

Non rispose. Lasciò vagare lo sguardo lungo il corridoio, vedendo attraverso i ricordi le altre aree del castello, le stanze e le camere oltre quella porta chiusa, le scale che aveva percorso così tante volte sin da bambina. Vide i suoi genitori. Vide il suo regno, il regno degli Agaart, quello che stava in superficie.

Vide tutto ciò che sarebbe passato ai Kossig, insomma.

Poi lo sentì, sentì il suo tocco. E mentre i denti del ragazzo attraversavano il sottile strato di pelle che ricopriva l’incavo del collo e le iniettavano il veleno nelle vene, vide tutta la dinastia crollare. E mentre le immagini iniziavano a farsi meno chiare e lui la lasciava cadere a terra morente, sentì soffocare in gola l’immenso urlo che voleva emettere, sentì le lacrime arrivate agli occhi spegnersi, rimanere lì senza vita.

La sorda risata di lui le giunse in lontananza mentre al fortissimo bruciore nelle vene causato dal veleno si aggiungeva il dolore per essere morta dopo diciott’anni passati a sperare.



La ragazza si svegliò di colpo, il cuore in gola, tremante. In preda all’angoscia si girò da ogni parte, guardò le pareti dell’appartamento, vide che aveva le gambe e non la coda di pesce che aveva quand’era sott’acqua. Lo aveva sognato ancora.

Non riuscì a rimanere a letto: presa da un momento di irrazionalità, si alzò di scatto e uscì sul balcone. Riprese a respirare. Scoppiò a piangere, sentendo sciogliersi la tensione che aveva dentro…

Era tutto così realistico, così vero! Così reale!

Occorse qualche minuto perché finalmente si calmasse. Non sarebbe tornata a letto, ne era certa. Guardò le case del paese che le stavano davanti, guardò il pendio collinare che si confondeva nel buio più avanti…

Mancavano due mesi, solo due mesi… e lei non era pronta a vivere quell’incubo. Era troppo presto…

Dopo chissà quanto tempo ( i primi mungitori uscivano dalle case e presto sarebbe sorto il sole) rientrò in camera lasciandosi alle spalle quella notte che stava finendo.

Ma quel sogno, lo sapeva e la profezia gliel’aveva già predetto, l’avrebbe vissuto comunque.


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Capitolo 2
*** Once Upon A Girl ***


C’era un motivo se da sei mesi i suoi sogni erano più tormentati che mai e se viveva sulla terraferma.

Erano sei mesi che se ne era andata di casa.

Sei mesi che era iniziato l’unico tentativo di fuga che aveva.

Sei mesi che al tempo la separavano dal suo compleanno.

Era la principessa del regno di Agaer, l’ultima della dinastia; e da tempo immemore, da moltissime generazioni, nel castello era conservata una profezia che la riguardava e la predestinava come davvero ultima.

Perché quando fosse nata una Agart dalla coda rossa, i capelli castani, semi sirena e semi umana, la sua dinastia sarebbe morta con lei. L’ultimo Kossig avrebbe posto fine alla dinastia Agart, era scritto.

Poiché il popolo del regno di Chaos viveva sulla terraferma (confinante al regno di Agaer, in superificie anch’esso) anche lui aveva forma umana ma come ogni creatura di sangue reale poteva trasformarsi in creatura acquatica.

Ma c’era un “ma” a tutto ciò. Non scritto nella profezia (e infatti nessuno ci contava più di troppo) ma che costituiva una speranza ed erano quei diciott’anni, l’età a cui avrebbe assunto i poteri che spettavano ai reali Agart, come ad esempio la capacità di non essere più visibile o di uccidere un nemico…. E lì sarebbe stato davvero difficile prenderla.

Doveva puntare a quello, a guadagnare tempo, a rimanere viva per i due mesi che la separavano dal compleanno. Intanto era scappata di casa ed era un inizio: i suoi familiari non avrebbero saputo la sua meta, questo era il patto, per non confessare nulla quando lui sarebbe arrivato al castello; né lei avrebbe dovuto informar loro, o farsi sentire.

Entro qualche giorno sarebbe partita ancora, per non rimanere mai troppo a lungo nello stesso posto: ma dove sarebbe andata?

Andò alla finestra e lasciò vagare lo sguardo per le colline lontane, illuminate dal sole di mezzogiorno. Come si sarebbe mossa? Mancavano miglia e miglia per arrivare al centro abitato più vicino ma lei doveva assolutamente arrivarci. Doveva scappare.


Era furioso. Semplicemente furioso. “Sparita”? “Assente dal castello”? Le parole riferitegli gli rimbombavano nella testa. “Fuggita” pensava, fuggita chissà dove.

Mancava un mese e mezzo, sei settimane e non aveva idea di dove fosse. Ma non ci stava, che quella illusa non pensasse che scappare da lui fosse abbastanza per salvarsi la vita! Sentì crescersi dentro una tale rabbia, un tale odio per quella schifosa, che se l’avesse avuta davanti non solo l’avrebbe uccisa seduta stante, ma l’avrebbe ammazzata nel peggiore dei modi. Come osava?

“Cosa facciamo, principe”?

Il funzionario gli stava ancora davanti, aspettando un ordine. L’avrebbe mandata a cercare, ecco cosa avrebbe fatto. “Invia i Korenn”.

Quella notte si sarebbe recato lui stesso al castello degli Agart. Che non pensassero di passarla liscia. Dovevano soffrire.

Chiuse gli occhi cercando di calmarsi, di ricomporsi: e quando li aprì qualcosa al di là della finestra attirò la sua attenzione. Qualcosa che la fece sorridere.

Il mercato! Adorava quel mare di colori e sapori, quel fondersi di voci e dialetti. Si coprì i capelli con uno sciallo e uscì frettolosa dalla camera, scese velocemente le scale e iniziò a percorrere le vie di quel borgo, fondendosi nella folla. Una passeggiata tra le bancarelle le avrebbe schiarito le idee e magari avrebbe potuto comprare qualcosa per la cena.

Cinque ore dopo, a pomeriggio inoltrato, stava ancora girando per i banchi, tenendo in mano il suo pranzo e la sua cena, ovvero una mela. Quando si ha ancora un mese e mezzo di autonomia in cui mantenersi con quel che è rimasto dei soldi ricevuti, bisogna adattarsi a una dieta piuttosto povera.

Sarebbe andata avanti ancora un po’ a camminare per le vie lasciando vagare i suoi pensieri e sentendosi come una diciassettenne normale se un ragazzo non le si fosse parato davanti.

“Julia!” esclamò entusiasta. Lo squadrò e subito non le ispirò fiducia, per due motivi: innanzitutto non l’aveva mai visto prima e inoltre lei non si chiamava Julia.

“Mmm no, non mi chiamo così… Credo che tu abbia sbagliato persona” Disse e cercò di proseguire.

“Ma sì che sei tu!-replicò lui non lasciandola passare e continuando a sorridere. Un sorriso falso, impostato- Non ti ricordi di me? Forse non mi ricordo il tuo nome ma-“

“Smettila, non ti ho mai visto prima”

Lui si faceva sempre più vicino, lei poteva chiaramente guardarlo in faccia e fissare un paio di bugiardi occhi blu. “Forse allora mi sono sbagliato… Ti prego di scusarmi. Come ti chiami?”

Non le piaceva, non le piaceva per niente. Dove voleva arrivare?

In quel mentre un ragazzo dai capelli grigi (il dettaglio la colpì tantissimo) gli passò di fianco e diede a lui una gomitata. Il tipo dagli occhi blu sembrò riprendersi. “Ah si si ho capito con chi ti ho confuso! Scusami, scusami tanto!” Si girò e prese a correre dietro il ragazzo di prima, o almeno così le sembrò per un attimo.

Chiedendosi che razza di gente stava tra il popolo, sospirò e fece per infilarsi la mano sinistra in tasca per prendere i soldi necessari a comprare un’altra mela. Le era venuta fame. E fu allora che notò che i soldi non erano in tasca. Il ragazzo dai capelli grigi…. “EHI!” Gridò e iniziò a correre nella direzione dei due ladri. Se solo avessero saputo chi fosse…


Li vedeva, in fondo alla strada e accelerò. Non che potesse essere veloce come loro, ma capì dove stavano andando. Al fiume! Quella strada conduceva solo lì… non era l’unica in realtà, lei conosceva una scorciatoia. Svoltò a destra sperando con tutta se stessa di beccarli.


**

Lui e Takao ormai stavano rallentando, certi di averla lasciata chissà dove nella folla, probabilmente ancora inconsapevole di cosa fosse successo. Gli mise i soldi in mano. “Tutto sommato, un bel gruzzolo” mormorò il compagno che ora mentre camminavano, stava iniziando a contare il bottino.

“ Sì- confermò- possiamo ritenere di aver lavorato bene per oggi”

Ho lavorato, intendi! Sai che fatica a distrarla? Comunque quel che conta è il risultato, giusto? Guarda che roba”

Guardò le monete in mano all’amico. Effettivamente ne era valsa la pena…

“Sì però ora rimetti tutto dentro. Non è il massimo girare con soldi in mano…”

“Ti assicuro- disse qualcuno davanti a loro-che a volte anche tenerli in tasca non è il massimo.”

Alzarono il viso e videro la stessa cosa. Anzi la stessa ragazza. Ecco, questo non se lo aspettava. “Scappa” Sussurrò Takao.

*

A chi avesse guardato la scena dall’esterno, sarebbe parsa abbastanza inverosimile.

I due ragazzi correvano inseguiti da lei, che pur non riuscendo ad avvicinarsi a loro, più veloci, non li perdeva mai di vista. Per fortuna che aveva un buon fiato e che riusciva a stargli dietro.

Finchè tutti e tre non udirono la stessa cosa. Un suono di tromba. Delle urla.

“I Korenn! I korenn!!” Il grido arrivò forte e chiaro alla ragazza, che credette di morire. Non poteva essere.

Doveva scappare e subito!

Guardò spaventata i due ladruncoli, trovandosi improvvisamente loro complice. Ci fu un istante di smarrimento e poi il ragazzo dagli occhi blu, quello che l’aveva fermata, sussurrò: “Andiamo!” e ripresero a correre.

E mentre fuggiva con quanta forza aveva in corpo, ripensava a cosa stava succedendo: i Korenn erano individui dell’esercito Kossig… Spietati, crudeli, l’incarnazione del peggio che potesse venire in un borgo come quello. Cosa ci facevano? Nel suo regno poi…. Perché non erano nella terra di Chaos?

Era a conoscenza di rare incursioni loro nel regno di Aagar per fare bottino e seminare scompiglio. Ma ora le sembrava strano. Che la stessero cercando?

Se solo l’avessero vista… cercò di non pensarci e continuò a seguire i ragazzi davanti.

Attraversarono l’ultima parte della città e continuarono a correre finché non si trovarono davanti al fiume.

Pensava che finalmente si sarebbero fermati, dato che non c’erano più vie da percorrere, ma per sua fortuna uno dei due vide una carrozza che procedeva lentamente. “Lì!” gridò.

Raggiunsero il veicolo, aprirono lo sportello e si fiondarono dentro. “Accelera! Accelera!” Gridò Occhiblu incurante del fatto che era entrato dove non avrebbe assolutamente dovuto e che non aveva ancora guardato chi vi era. I cavalli, spaventati, iniziarono a correre con terrore del cocchiere e di tutti i presenti, tranne dell’unico legittimato a stare in quella carrozza. Il suo proprietario.


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Capitolo 3
*** E poi Mi Guardo Intorno ***


Immaginate di star compiendo un lungo viaggio, un viaggio monotono che durerà ancora tanto e avere come unico svago dai propri pensieri guardare il paesaggio che scorre fuori dalla carrozza.
Immaginate ora che nel bel mezzo di un pensiero noioso come uno sbadiglio tre perfetti sconosciuti entrino di colpa nella vostra carrozza, gridando di accelerare e facendo spaventare i cavalli.
Il ragazzo li guardò entrare e sedersi, ansimati e spaventati, e rimase qualche secondo in bilico tra sorpresa, irritazione e sollievo per la novità.
 
La prima cosa che notò, entrata nella carrozza, furono due occhi azzurrissimi che  fissarono lei e gli altri per qualche frazione di secondo. Poi apparve un viso che li conteneva; infine realizzò che chi si trovava davanti a lei era un ragazzo, probabilmente l’unico lì dentro che fosse nel posto giusto.
Insomma, era entrata nella carrozza di un perfetto sconosciuto, seguendo due ragazzi che le avevano rubato i soldi e chissà dove stava andando. Un sollievo enorme si era appena impadronito di loro tre appena avevano realizzato di avercela fatta, di averla scampata, ma poi lei realizzò che la loro non era una situazione molto stabile. Li avrebbe sbattuti fuori da lì? Sperò proprio di no, non con i Korenn dietro. L’avrebbe supplicato in ogni modo di lasciarla al più vicino paese abitato, ma non lì!
Senza avere il tempo di rendersi conto cosa stesse succedendo, si trovò seduta vicino al ragazzo dai capelli grigi e davanti al proprietario della carrozza, che li guardò con aria assolutamente neutra e pacata, prima di dire, nello stesso tipo di tono:
“Se volete scendere, ora.”
“Sei pazzo!- Gridò il ragazzo cogli occhi blu. Lily si morsicò le labbra rimpiangendo che non ci fosse qualcuno un po’ più diplomatico-Ma non hai visto chi ci stava inseguendo?  Non è proprio il caso di farci scendere.”
“Aspetta ancora un po’ - disse freddo colui che lei aveva vicino, il complice dell’altro, in risposta all’invito del ragazzo cogli occhi azzurri, il primo a parlare-abbiamo i Korenn in città”.
Il proprietario sembrò prendere in considerazione l’idea.
“Va bene, non voglio avere le vostre vite sulla mia coscienza…Appena inizia il deserto, tra mezz’ora di viaggio, scendete.”
“NO!” Gridarono all’unisono lei e occhi-blu.
“Non ci lascerai lì a crepare di fame!” Aggiunse lui
“Non mi lascerai lì con loro!” Disse lei.
Per un attimo, solo per un istante , le sembrò di leggere in quegli occhi azzurri una luce divertita. Ma durò pochissimo, e non poteva esserne certa.
“Ah, e così non eravate in fuga  insieme?”
Fu ancora lei a rispondere: “Assolutamente no, ci troviamo qui tutti e tre per caso! Anzi- fulminò il più loquace tra i due ladruncoli- voi dovete ancora ridarmi i soldi”. Prima che lui potesse replicare (cosa che stava per fare) il giovane che le stava davanti intervenne: “Non voglio dover sopportare un vostro litigio dopo la vostra incursione! Possiamo trovare una soluzione a questo: o scendete in tempi diversi entro mezz’ora…”
“Ma non c’è niente qui! “ Disse OcchiBlu.
“…oppure  vi toccherà attraversare con me il deserto e fermarvi più avanti…! Pensateci bene: se vi faccio scendere tra poco sarete ancora in tempo per raggiungere un centro abitato e da lì proseguire in autonomia e libertà. Evitare di scendere come forse vorreste fare significherebbe seguire le mie stesse tappe, qualsiasi esse siano, sorbirvi per vari giorni lo stesso identico paesaggio e naturalmente contribuire a pagare le spese”
“Perfetto!” Affermò lui
“Ci sto!” Aggiunse lei.
Il proprietario, preso in contropiede perché aveva cercato di scoraggiarli, guardò il ragazzo coi capelli grigi che annuì serio, quindi rimase qualche istante in silenzio, comprendendo di essersi incastrato con le sue stesse mani . Rifletté un po’ tra sé e sé pensando che forse la cosa poteva esser fatta veramente, segretamente  sollevato al realizzare che non avrebbe affrontato quel lungo viaggio da solo.
“Bene-riprese poi-ditemi almeno come vi chiamate”
“Sì, allora, io sono Takao …” Disse occhi-blu.
“Kei “affermò il suo complice, capelli-grigi, e uscendo dallo stato di silenzio in cui si era rinchiuso.
“Yuri. E tu?”
 
 
“Io mi chiamo Lily”.
“Bene. ” Il proprietario della carrozza tornò a rivolgere lo sguardo al paesaggio fuori dal finestrino, avvisandoli che entro sera sarebbero arrivati all’ultimo paese prima del territorio meno abitato della regione.
“…Non ci chiedi nient’altro? Ti va bene sapere i nostri nomi? Attraverseremo il deserto, ci aspetta un viaggio lunghissimo e io non ho idea di chi siate!”
Yuri fulminò Takao con gli occhi. “Non mi interessa sapere chi siete o cosa stavate facendo-scandì -né ho intenzione di rispondere a domande sul mio conto. Sì, se venite con me ci aspetta un viaggio lungo ma le cose che vi riguardano sono affari  vostri. “
Il ragazzo guardò il suo complice, che alzò le spalle a mo’ di “Cosa-vuoi-farci?”
“Ma se io chiedo qualcosa agli altri non ti irrita, vero?” A Lily venne da ridere mentre glielo chiedeva. Sapeva di risultare  un po’ provocatoria ma non le interessava, un po’ voleva prenderlo in giro e un po’ chiederglielo davvero perché l’idea di non parlare con gli altri tutto il viaggio era assurda.
Yuri la fulminò con lo sguardo. “Notevole- disse poi-un’ intuizione geniale. Pare che sia riuscito a farmi capire  proprio da tutti allora.”
La ragazza incassò la presa in giro senza batter ciglio, pensando che non valeva la pena offendersi per così poco.
 
Nelle ore di viaggio successive, Lily ebbe abbastanza tempo, tra una chiacchiera e l ‘altra, di farsi una prima impressione sui suoi strani compagni di viaggio: Takao era certamente il più estroverso, quello che si faceva meno problemi a dire la sua e a riempire il silenzio che ogni tanto si creava; giovane e desideroso di avventura doveva essersene andato da casa per provare qualcosa di nuovo e vivacchiava di espedienti e ogni tanto (ma no!) di truffe. Tutto sommato,  svanito l’inziale rancore per il furto, si era rivelato un individuo dalla compagnia piacevole: sveglio e tra l’altro l’unico suo coetaneo.
Kei, il suo misterioso compare, era un bel ragazzo che invece non parlava quasi per niente: lo vide chiudersi in un silenzio che faceva intendere che preferiva meditare su questioni sue che unirsi al discorso o stare in compagnia; su di lui non aveva ottenuto molte informazioni ( o meglio: Takao, che lo conosceva da parecchi anni, non aveva detto niente su di lui). Lily era molto incuriosita da lui e avrebbe voluto saperne di più sul suo conto, ma era trattenuta dalla certezza che alle sue domande lui non solo non avrebbe risposto ma si sarebbe ancora più chiuso in sé stesso. Non si era detto quanti anni avesse: lei gliene dava diciotto, forse diciannove.
L’ultimo componente, Yuri, era quello che al momento le piaceva di meno : certo, magari avrebbe poi cambiato idea sul suo conto, ma c’era un qualcosa di misterioso in lui che proprio non le piaceva.
Chi era? Un nobile sicuramente, o comunque una persona benestante: perché viaggiava da solo?
E poi quel fare così sicuro di sé, a volte ironico le dava l’idea che fosse uno che si lasciava scivolare la realtà addosso, un opportunista, che coglieva degli altri solo ciò che serviva mantenendo da loro un certo distacco.  Non proprio simile a lei, non esattamente la persona ideale con cui fare amicizia.
Tra una considerazione e l’altra vide il sole lontano scendere e toccare l’orizzonte. Dove avrebbero dormito quella notte? Non in carrozza, sperava. Takao sembrava chiedersi la stessa cosa, perché fece: ”Ma… Yuri noi dove dormiamo?”
Il ragazzo davanti a lei smise di guardare il paesaggio fuori dal finestrino: “Più avanti, non molto distante da qui, ci dovrebbe essere un piccolo paese. Cercheremo un luogo per dormire lì.”
“E chi paga?” Chiese subito il diciottenne.
“Io avrei comunque dormito lì. Se vi va di dormire su un divano o in un sacco a pelo in hotel non dovete pagare niente, altrimenti potete prendervi una camera.”
I tre ospiti si guardarono (cioè Lily guardò Takao che si era scambiato un’occhiata con Kei):” Veniamo con te!” Affermò il giovane.
***
 
“E voi siete tutti in una camera?” La signora al banco li fulminò uno ad uno.
“Sì- replicò placido Yuri-comunque è una delle più grandi… Se ha qualcosa in contrario possiamo cercare un albergo che abbia camere più ampie, comunque”. La proprietaria non cambiò il tratto severo dello sguardo, ma affermò che per lei davvero non c’era problema e che “ognuno è libero di fare quello che vuole”.
Lily si sentiva tremendamente in colpa: non c’era bisogno che qualcuno lo sottolineasse, quell’occhiataccia  che si erano beccati era dovuta alla sua presenza. Dei ragazzi giovani in camera con una femmina in paesino perso nel nulla non potevano essere che guardati male.
Anche lei avrebbe visto male la cosa se le circostanze non fossero state tanto strane: nell’arco di tempo tra la mattina e quella sera erano passate dodici ore, ma c’erano stati così tanti cambiamenti da esserle sembrati anni.
La loro guida e ospite aprì la porta della camera e lasciò che si scegliessero i posti, anzi che Takao decidesse dove avrebbero dormito: ovviamente Yuri nel letto (“Ah, c’era bisogno di dirlo?” replicò questo), lei (omaggio da cavalieri) avrebbe avuto per sé il divano e lui e Kei avrebbero dormito per terra, sopra il tappeto.
Lily si sdraiò e addormentò in pochi minuti, ma non fu l’unica: nel giro di non molto tempo si erano addormentati tutti.
 
 
Percorreva il corridoio principale del castello… chissà dov’erano i suoi, ancora non li aveva visti.
Guardò l’orologio appesa al muro, sentendosi sempre meno bene… Mancava solo un’ora alle sei… entro poco avrebbe compiuto diciott’anni.
Lui doveva già essere lì vicino. Stava arrivando, lo sentiva. Presa dal panico, iniziò a nuotare sempre più veloce, cercando un luogo dove rifugiarsi e salì fino nella parte più alta del castello, arrivando nel lungo corridoio dove era conservata la profezia, dipinta sul muro.
Non la guardò, troppo presa dalla fuga. Ma quando sentì il portone d’ingresso dietro di lei chiudersi, capì che era troppo tardi. Si girò e lo vide.
Era come lo aveva sempre immaginato. Quasi disumano, traboccante bruttura e aridità da ogni parte.
Alto e grasso, calvo come un vecchio nonostante la sua giovane età,  la guardava sicuro di sé e sorridente di un sorriso malvagio.
 “Scappi, forse?”
Era terrorizzata. Le apparve di fianco, mossosi così veloce da non essere quasi visto. “Ma dove, se ovunque vada io ti raggiungerò?”
Due mani viscide le afferrarono il collo e una delle due le reclinò senza delicatezza la testa.
“Sapevi che sarebbe andata a finire così” le disse.
Non rispose. Lasciò vagare lo sguardo lungo il corridoio, vedendo attraverso i ricordi  tutto ciò che sarebbe passato ai Kossig.
Poi lo sentì, sentì il suo tocco. E mentre i denti del ragazzo attraversavano il sottile strato di pelle che ricopriva l’incavo del collo e le iniettavano il veleno nelle vene, vide tutta la dinastia crollare. E mentre le immagini iniziavano a farsi meno chiare e lui la lasciava cadere a terra morente, sentì soffocare in gola l’immenso urlo che voleva emettere, sentì le lacrime arrivate agli occhi spegnersi, rimanere lì senza vita.
Lily si svegliò di colpo, tremante e spaventata. Non ce la faceva, erano sei mesi che lo sognava ma le faceva sempre lo stesso effetto.  Il buio della camera la mise a disagio: si alzò e percorse il tratto di pavimento che la separava dalla porta-finestra. Uscì e riprese a respirare, sentendosi ancora priva di energie e piena di paura.
Una figura l’aveva preceduta: l’attimo di spavento che la colse durò pochissimo perché riconobbe immediatamente Yuri. Uno sbuffo bianco  stava passando lentamente dal suo volto al cielo stellato: probabilmente era uscito a fumare. Si diresse verso il balconcino della  camera, arrivando di fianco a lui. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi la voce del ragazzo interruppe il corso dei suoi pensieri: “Incubo?”
“Sì” sussurrò lei.
Passò qualche attimo, durante il quale il ragazzo si portò la sigaretta alla bocca e inspirò, lentamente.
“Non dovresti” fu il commento di lui.
“Perché?”
“Le persone come te non hanno problemi.”
Attese qualche secondo, poi aggiunse:” Le ragazze, le persone tranquille”.
Lily sbuffò in una mezza risata: “Sapessi quanto ti sbagli. “
Yuri non si era neanche girato verso di lei. Guardava lontano, chissà dove, assorto in pensieri irraggiungibili.
Lily iniziò a sentirsi imbarazzata e iniziò a pensare  a come rompere il silenzio.
“Cosa si fa domani?”
Lui, come se non avesse notato prima di quel momento la sua presenza, si girò, la guardò come a realizzare che gli aveva posto una domanda e poi riprese a fissare un punto indistinto lontano.
“Provviste” disse soltanto.
“In questo paesino ci sono negozi?”
“Mh”
“Bene, devo andare a comprarmi dei vestiti.”
Si rigirò e la squadrò da capo a piedi. “Dovresti”.
Lily iniziò a sentirsi davvero irritata: ma chi si credeva di essere per trattarla così? Rispondere a cenni, guardarla male, e criticarla anche per come era vestita! Va bene, probabilmente aveva di meglio a cui pensare, ma questa era proprio maleducazione! Il ricordo del sogno era svanito, cancellato dalla rabbia che le stava venendo.
“Senti, me ne torno a dormire”
Una nuova lunga nuvola bianca si allungò verso il cielo.  “Sì.”
E subito aggiunse: “Cosa hai sognato prima? Cosa ti fa così paura?”
La domanda la spiazzò completamente. Pensava non l’avesse neppure ascoltata, prima! Era convinta le avesse risposto la prima cosa che gli era venuta in mente…
Il ragazzo si voltò verso di lei, e come se avesse intuito i suoi pensieri sorrise divertito.
“Il mio passato” rispose lei. Non voleva né dirgli la verità né non rispondergli, e così decise di dirgli solo una parte: era vero, lei continuamente sognava cosa avrebbe perso, quei diciott’anni buttati via.
“E tu?” Aggiunse infastidita da quel mezzo sorriso.
“Il mio futuro” le rispose, prima di inspirare ancora dalla sigaretta e tornare a rifugiarsi nei suoi pensieri.
Lily lo interpretò come una chiusura della conversazione e tornò in camera, pensando tra se e sé che quello strano compagno di viaggio si faceva sempre più enigmatico. La infastidiva quell’aria strafottente: si sentiva sempre guardata come se ciò che lei avrebbe detto o avrebbe fatto fosse assolutamente poco importante o stupido e questo la faceva arrabbiare moltissimo.
Si ridistese sul divano, ancora arrabbiata con Yuri. Ciò che la fece rilassare tanto quanto serviva per dormire fu il pensiero che comunque li attendeva un lungo viaggio, in cui gli avrebbe dimostrato quanto valeva e gli avrebbe impedito di trattarla ancora in quel modo.
 
Lei non c’era, nessuno aveva idea di dove fosse. I Korenn avevano già passato diversi paesi quel giorno ma di lei nessuna traccia. E’ sempre così, non  ci si può mai fidare degli altri, bisogna far tutto da soli.
Avrebbe rispettato la sua decisione. Sarebbe andato al castello e si sarebbe vendicato su quello e i suoi abitanti. Gli Agaert dovevano sapere che con il principe Kossig non potevano scherzare. Entrò in acqua e lasciò che l suo corpo si trasformasse. Quindi, tanto rapido da non essere quasi invisibile, si diresse verso l’edificio regale.
 
 
 
Buonasera a tutti!
Non avevo ancora inserito commenti  nella storia per lasciare che vi faceste un’idea da voi.
Mi presento ora, a vicenda iniziata per fare un piccolo riassunto e insomma sistemare un po’ questo casino … Dunque, abbiamo

  • Lily, principessa del regno di Agaert, mezza ragazza e mezza sirena, su cui vige una profezia: prima del compimento dei diciotto anni verrà uccisa dal principe Kossig che quindi sottometterà il suo regno integrandolo a quello che lui già possiede, Chaos. Questo ristabilisce un equilibrio nella storia delle due terra, perché questa ultima è inferiore ad Agaert da un sacco di tempo. Lei viaggia sperando di far perdere al principe le sue tracce e prendere tempo, perché se riuscisse a raggiungere il giorno del suo compleanno  otterrebbe i pieni poteri di un regnante di Agart che le renderebbero possibile perlomeno provare a contrastare colui che la deve uccidere
  • Takao e Kei, due ragazzi dal passato poco chiaro (ma non di così grande importanza… Si capisce che sono due che cercano di cavarsela in qualche modo)
  • Yuri di cui si sa ben poco, se non che sta compiendo un viaggio per un motivo che (forse?) si capirà più avanti
  • Ed ebbene sì, il principe Kossig a cui appartengono i pensieri nelle ultime righe e che compare nei sogni della nostra amica, che ogni volta ha una visione del modo in cui verrà uccisa. Lei e il principe non si sono mai incontrati di persona ma sempre nei sogni.
  • E poi ci sono io,  che cerco di spiegare in modo chiaro le vicende  e  posso contare sul parere utilissimo di
  • Pich Shrooms: grazie moltissimo per il tuo commento. Non sai quanto mi faccia piacere la tua recensione positiva ed il fatto che una recensitrice obiettiva e in gamba come te, almeno per il momento, supporti la storia… Penso che tu abbia gusti ben definiti e abbia un buon occhio ciritico, quindi ce la sto mettendo tutta per ché questa storia continui ad avere  i tuoi pollici alzati!
  • Coloro  che hanno messo la storia tra le seguite… Grazie, gracias, Danke, Merci, Thank you, Spasiba per il vostro supporto!
Questo capitolo aveva lo scopo di presentare i personaggi  ed è di transito, non succedono grandi cose ed è perciò  potenzialmente molto noioso. Non so come l’abbiate recepito voi, ma aspetto  i vostri pareri e i vostri suggerimenti su cosa cambiare, le vostre notifiche su cosa è poco chiaro *nel pubblico qualcuno tira fuori una lista chilometrica* e ovviamente idee sui personaggi, come vi si sono rivelati!
Okay, forse  chiedo tanto… Però davvero, le recensioni fanno sempre piacere, migliorano sempre le giornate e i viaggi in metro perché si scopre che i capitoli non sono abbandonati a loro stessi ma c’è qualcuno che li legge con attenzione  e magari si è già fatto un’idea sui personaggi!
In ogni caso grazie, anche per aver aperto questa pagina di EFP oggi….
Ci sentiamo per il prossimo capitolo!
 

 

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Capitolo 4
*** Gimme A Smile! ***


 

Lei non c’era, nessuno aveva idea di dove fosse. I Korenn avevano già passato diversi paesi quel giorno ma di lei nessuna traccia. E’ sempre così, non  ci si può mai fidare degli altri, bisogna far tutto da soli.

Avrebbe rispettato la sua decisione. Sarebbe andato al castello e si sarebbe vendicato su quello e i suoi abitanti. Gli Agaert dovevano sapere che con il principe Kossig non potevano scherzare. Entrò in acqua e lasciò che l suo corpo si trasformasse. Quindi, tanto rapido da non essere quasi invisibile, si diresse verso l’edificio regale.

Cos’era il deserto di Agaert? Nient’altro che sabbia , cactus e ancora sabbia. Ma se si andava a cavallo, o si proseguiva comunque a una buona velocità, in una decina di ore era possibile spostarsi da un paese all’altro, perché persino in un luogo inospitale come quello era possibile trovare piccoli centri abitati e i ragazzi appunto si trovavano in uno di questi.

Quando quella mattina Lily si svegliò non erano neanche le otto di mattina.  Non che avesse dormito tanto, ma non si sentiva stanca né aveva voglia di rimanere sul divano, quindi si alzò e decise di uscire, nonostante non avesse idea di dove andare e stessero tutti dormendo. Attraversò la stanza e aprì la porta lentamente, per non svegliare nessuno, quindi si trovò sul pianerottolo. Ripercorse il corridoio e ritrovò le scale, quindi scese al primo piano scoprendo che quell’hotel aveva un piccolo bar dove far colazione.

La mattina era fresca di alba e tutto era avvolto nella pace e serenità: Lily non se la sentì di rimanere chiusa nell’hotel, seduta a un tavolo, quindi decise di uscire per far colazione.

Si dice che la vendetta è un piatto che va servito freddo. E invece lui aveva agito d’impulso, senza programmare niente,  impulsivo come un ragazzino. Non ne era pentito, comunque. Ancora non aveva idea di dove fosse e perciò la sua piccola vendetta era giusta. Che sperimentassero cosa voleva dire ingannarlo.

 

Visitò il paesino, diede un’occhiata ai negozi, individuò quelli che avrebbe visitato. Tornò in albergo, convinta di trovarli tutti svegli ma quando entrò in camera li vide ancora addormentati.

Takao, che probabilmente si muoveva nel sonno, dormiva scomposto sul tappeto, schiena a terra e braccia spalancate, con il lenzuolo che aveva preso la sera prima aggrovigliato attorno al busto, mentre Kei che si era addormentato nelle stesse condizioni  era assolutamente composto, nella posizione della sera precedente. Lily non poté fare a meno di notare quanto i suoi tratti, mentre dormiva, fossero più dolci.

Anche Yuri dormiva composto,  appoggiato su un fianco e col volto affondato nel cuscino (l’unico che c era nella stanza). Con una punta di irritazione e fastidio dovette ammettere che anche lui, nonostante il caratteraccio, era un bel ragazzo.

In ogni caso, erano le nove di mattina e i ragazzi ancora stavano dormendo, quando secondo il programma sarebbero dovuti partire dopo pranzo, avendo già comprato vestiti e cibarie; fu così che, sogghignando tra sé e sé, si avvicinò a Takao, si inginocchiò sul pavimento e avvicinandosi all’orecchio del ragazzo e disse: “Fermo o sparo”.

 

 

 

“Un modo più stupido, più idiota di svegliarmi non potevi trovarlo!” Sbraitava Takao scendendo le scale e cercando di dare un ordine ai capelli.

Yuri lo seguiva tetro di fianco a Kei, che si massaggiava lo zigomo destro, mentre da dietro la ragazza ancora stava ridendo.

“Non mi aspettavo quell’urlo!” riuscì a dire prima di scoppiare di nuovo a ridere.

“Neanch’io” commentò tagliente il ragazzo più vecchio del gruppo.

“Ce l’avranno del ghiaccio in questo posto? Certo che anche tu, cazzo” commentò  di fianco a lui il compare di Takao.

“E che ne sapevo che fossi lì?- Si lamentò questo-è stato uno scatto del braccio assolutamente involontario!”

“Ritenetela la mia piccola vendetta- disse la ragazza sorridente mentre entravano nel bar- per lo scherzetto che mi avete fatto in paese ieri”

I ragazzi la seguirono, mugugnando propositi di omicidio e vendette più serie.

 

“E quindi il centro è di là?” le chiese Takao mentre uscivano dall’hotel dopo aver fatto colazione. Il clima era molto meno teso dopo che avevano mangiato, e ormai la vittima del suo scherzo già ci rideva su.

“Esattamente-Gli rispose Lily, tra lui e Kei, mentre imboccavano la via principale del paese- E quello è il primo negozio. Beh  volendo potremmo trovarci qui tra un’ora, che ne dite?”

“Per me va bene” disse Takao prima di avviarsi verso la vetrina indicatagli.

Guardò Kei. “Credo che andrò da quella parte” Le disse.

“A dopo allora!”

Ma dov’era Yuri? Si girò e lo vide fermo qualche metro indietro, fermo davanti a un’immagine pubblicitaria: incuriosita da ciò lo raggiunse, desiderosa di sapere cosa poteva aver attirato tanto la sua attenzione: lui, Yuri, il ragazzo che non dormiva la notte, mr. ’Quanto-sono-ricco-quanto-sono-bello-no-non-fatemi-domande’ , mr.Wo-wo-wo! Guardò anche lei quello che stava fissando , e capì. O almeno, immaginò.

 Davanti a loro c’era la pubblicità di un negozio di vestiti, reclamizzato da un abito bellissimo, rosso e lungo; ma quello che doveva assorbire così tanto la sua attenzione era la modella che lo indossava, ritratta nella foto: quel genere di ragazze che fanno sentire le altre insignificanti e fan venire la tentazione di chiudersi in casa e non uscirne più per sottrarsi al confronto con loro. Lily non poteva neanche essere sicura che lui si fosse accorto della sua presenza, data l’attenzione con cui fissava il sorriso dell’indossatrice.

“E’un gran bell’abito-affermò con noncuranza- ma forse dovrebbe essere blu”.

Il ragazzo non diede segni di averla sentita. Decise di andare subito al sodo.

“La conosci, vero?”

Senza distogliere lo sguardo, rispose affermativamente con un ‘Mh’.

Incredibile. “Sembra davvero molto bella. Lo è, giusto?”

“Mh”.

Era una follia fargli la domanda successiva, ma confidando nella sincerità con cui rispondeva, decise di battere il ferro ancora caldo: “L’hai lasciata tu, no?”

Finalmente il ragazzo si riscosse e si voltò a guardarla, incenerendola con gli occhi. “Non ho intenzione di andare a raccontare la mia vita in giro e credo di averlo già detto…”

“Benissimo! Perché non mi hai detto proprio un bel niente!” Gli rispose prima di girarsi e iniziare ad avviarsi verso il primo negozio.

“…Ho dedotto tutto io da sola!” aggiunse poi ad alta voce affinché la sentisse. Era riuscita a vendicarsi anche di quello, poteva ritenersi a posto.

 

Quell’abito le aveva riportato alla mente un ricordo. Bello, vivo, finalmente un’immagine che non la facesse soffrire. Il ballo di inizio estate. Non mancava molto, poco più di due mesi: era l’evento che aveva sognato da una vita e accidenti se non sarebbe valsa la pena restare viva per andarci.

C’era il meglio della nobiltà anche di Agaert , rigorosamente adulta, e vi si poteva partecipare solo dopo aver compiuto diciotto anni. Bellezza e buon gusto erano i più importanti ospiti della serata: poi venivano i ricchi, i nobili e ovviamente i reali.

Ogni principe e principessa della sua famiglia avevano fatto il loro ingresso in società posando il piede destro oltre la soglia di quel palazzo e in quanto nobili avevano un’ulteriore clausola da rispettare: in quell’avvenimento avrebbero scelto il loro futuro sposo o sposa.

Il pensiero la fece sospirare, perché lei ardeva letteralmente dalla voglia di andarci: non le interessava affatto con chi (tanto lo avrebbero scelto i suoi, anzi sua madre di sicuro), l’importante era esserci. E con un bel vestito…..

Lily scosse la testa e decise di riprendersi: stava pensando a qualcosa di assoutamente incerto ed evanescente, che non sapeva neanche se avrebbe vissuto: ritornò a concentrarsi sulle vetrine e il suo orgoglio ferito le ricordò che avrebbe dovuto cercare qualcosa di bello da indossare per evitare critiche future da parte di Mr.Yuri.

 

“E quello cos’è?” esclamò la ragazza un’ora dopo.

“Niente” rispose Takao estraendo le palme dalle tasche e mostrando il vuoto che contenevano.

“Appunto! Solo io sono andata per negozi ?” Alzò le braccia con fare enfatico, sollevando i due borsoni carichi di vestiti che aveva  acquistato.

Lui le rispose facendo le spallucce, e in quel mentre lei vide arrivare gli altri due dietro il ragazzo.

Kei e Yuri camminavano nella loro direzione parlando tra loro; quando il più vecchio tra loro due estrasse una sigaretta dalla tasca Lily capì che no, non era stata l’unica a fare acquisti quella mattina.

“Okay, e adesso che ci siamo tutti Esclamò Takao- possiamo anche tornarcene in carrozza !”

Kei annuì, sollevato alla prospettiva di andarsene da quel luogo di cui era già stufo.

 

 

 

 

Eccoci!!!!!

Allora allora innanzitutto devo ringraziare  Pich Shrooms per l’attenzione con cui ha letto il capitolo :il tuo non è mai un commento superficiale e i tuoi consigli sono di grandissimo aiuto!! Grazie grazie grazie *si inchina* e inoltre Hybrid00Art e Yujinia di cui aspetto i commenti prima o poi… ma grazie intanto!!

Questo era un capitolo breve (dal prossimo mi impegno di più, I promise) che serve per delinerare la situazione… insomma, prima di affrontare vicende più importanti è bene conoscere i personaggi, no?

E’servito a darvi un po’ un’idea di come sian fatti?

Chiudo in fretta proprio per oggi ma…. Il prossimo capitolo non sarà così!

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Capitolo 5
*** Echoes ***


“Green-rose” scandì Kei guardando la cartina che teneva in mano.

Lily, seduta di fronte a lui memorizzò il nome di quel luogo mai sentito, mentre l’ennesima buca nel terreno presa dalla carrozza la faceva sobbalzare insieme a Takao, di fianco a lei.

“Ci ho vissuto un paio d’anni- affermò quest’ultimo-sarà bello tornarci”

“Quante ore dista?”

“Mah-le rispose gettando un’occhiata al paesaggio- una mezza giornata tutta. Non è molto grande, il tipico luogo in cui tutti conoscono tutti… Vedrete che accoglienza quando mi riconosceranno”

Di fronte  a lui Yuri, che come al solito stava guardando il paesaggio, alzò gli occhi al cielo.

“Senti, damerino- lo apostrofò il ragazzo-pensala un po’ come vuoi però escludi la possibilità di partire presto domani! Io stasera vado alla spiaggia di sicuro e non ho intenzione di andare a dormire all’orario dei polli! Anzi- aggiunse poi sogghignando-del pollo

“Come mi hai chiamato, scusa?- Sibilò questo- Sai che se solo volessi mollarti qui in mezzo al nulla?”

“Voglio proprio vedere come faresti” Rispose Takao senza smettere di sorridere con aria strafottente.

“Potrei iniziare fermando questa carrozza”

“Sì, sto aspettando che tu avvisi il tipo che guida.”

Lily lanciò un’occhiata a Kei, che come al solito si strinse nelle spalle come a dire che non gli importava nulla della discussione.

“Ragazzi, per PIACERE!” intervenne allora.

Due sguardi inceneritori le si rivolsero un istante dopo e la ragazza decise allora di non aggiungere più nulla. In quel mentre la carrozza si fermò.

“Che succede ora?” Esclamò Yuri sporgendosi per parlare col cocchiere.

“Uno dei due cavalli si è fermato signore, non so perché”

Sbuffando, il ragazzo scese  a vedere cosa stesse succedendo, seguito dagli altri tre. Era vero, uno dei due animali aveva  un arto piegato in una posizione di dolore.

“Provvedo io, non si preoccupi, non preoccupatevi signorini!”

 Disse l’omino scendendo dalla posizione di guida e inginocchiandosi vicino alla zampa.

I ragazzi rimasero in piedi per non doversi sedere sulla sabbia arroventata mentre aspettavano:  Kei incrociò le braccia al petto e si appoggiò al veicolo, mentre Takao guardava l’orizzonte camminando intorno alla carrozza. Yuri iniziò a guardare la cartina e Lily decise di andare aiutare il cocchiere a risolvere il problema.

“Grazie signorina-le disse-ma non occorre”.

“Sta scherzando? Così mi rendo utile a qualcosa”

“Mi creda, lei continuerà a rendersi utile se eviterà una rissa tra il signorino e il suo amico. Mi sembrano due temperamenti abbastanza vivaci”

“Conosce Yuri da tanto, vero?” Senza essersene resa conto, si era creata un’occasione per scoprire qualcosa di più su di lui.

“In realtà no, signorina-rispose- qualche tempo fa l’ho incontrato in una cittadina perché cercava qualcuno che guidasse una carrozza… Ed eccomi qui”

Che delusione, ancora non sapeva niente di lui e Kei. Ma l’avrebbe scoperto, potevano esserne certi.

Il problema però non sembrava risolversi: qualche minuto dopo l’uomo chiamò Yuri dicendo che proprio non capiva cosa avesse il cavallo. Il ragazzo si piegò vicino all’animale, che non riusciva a stare in piedi, e Lily lo vide sussurrargli qualcosa per tranquillizzarlo mentre dava un’occhiata alla zampa che teneva piegata.

Ormai stavano tutti guardando il cavallo e lui, preoccupati che il problema non si risolvesse e temendo di dover rimanere bloccati ancora molto.

“Possiamo dare una mano?” Chiese Lily.

“No, non serve” giunse in risposta. Takao batteva un piede a terra per l’impazienza.

Dopo quella che parve loro un’infinità di tempo Yuri estrasse qualcosa dalla zampa del cavallo, che incerto riprese la postura normale. Si alzò, sotto gli sguardi sollevati di tutti, e fece per tornare a sedersi in carrozza: ”E’ tutto a posto” disse semplicemente.

Il sollievo generale era così intenso da potersi quasi toccare e nel viaggio che seguì nessuno osò più contraddire il ragazzo.

**

 

Finalmente nel tardo pomeriggio arrivarono a Green-Rose, mentre il sole già stava tramontando. Era un piccolo paese dall’aria semplice e accogliente . Ognuno scese dalla carrozza con il proprio carico di vestiti o cibo e si diressero verso l’unico hotel che vedevano.

“Wow-esclamò Takao mentre entravano- che posto”

L’atrio era grande e spazioso e tutta la struttura era realizzata in legno.  Alla ragazza il posto piacque subito, istintivamente. Davanti a loro c’era un bancone davanti  al quale stava una ragazza che parlava con un uomo seduto davanti a un registro. Quando le si avvicinarono lui alzò la testa e  chiese: “Desiderate?”

“Una camera per quattro” chiese Kei, ma Lily non  lo ascoltò. Guardava la ragazza che la fissava esterrefatta.

Ci fu qualche istante di smarrimento generale e poi la giovane gridò :”LILY!”

Alla ragazza quasi mancava la voce per la troppa gioia:” Tess! Sei tu?!”

Questa si alzò e le venne incontro e le due ragazze si abbracciarono subito, incredule e felicemente sorprese di ritrovarsi. Tess, la sua amica d’infanzia! Non la vedeva da… quanti mesi?  Bè, da quando non lei non era più venuta a trovarla al Castello! Da piccole avevano giocato moltissimo insieme, ma poi suo padre aveva deciso di andare a vivere sulla terraferma, come molti del resto facevano e da allora si vedevano solo quando la ragazza veniva a trovarla. E ora, essere lì con lei… Vedere un volto amico e che le ricordava casa sua…era terribile e fantastico allo stesso tempo.

“Cosa ci fai qui?”

“Sono solo di passaggio, sto per ripartire e … Non posso credere che tu sia qui! Non potevi venire qualche giorno fa?”

“Io davvero…”

“Noi andiamo in camera!” Gridò Takao mentre Kei, prese le chiavi che l’uomo gli aveva dato, si dirigeva con gli altri due verso le scale.

 “Senti, facciamo che ci troviamo più tardi e mi racconti tutto! Ti offro qualcosa al bar” le disse allora l’amica.

“Volentieri, dai!”

“Dov’è il bar?” Chiese allora Takao.

“Lì, proprio alla tua destra-gli rispose prima di rivolgersi ancora a Lily mentre si dirigeva verso l’uscita-allora ritrovo qui alle otto!”

“Ci sarò!”

Lily raggiunse i ragazzi sulle scale. Per la prima volta da tanto tanto tempo sorrideva di sincera allegria.

 

Casa tua è dove hai il cuore

Dove eravamo partiti

Il luogo a cui apparteniamo

 

In questi giorni difficili di rabbia

siamo spaventati da ogni estraneo

ma oggi stiamo cambiando la storia

E’il tuo momento, pensa a chi ami

Siamo tutti fratelli e sorelle.

 

(McFly, Home is where the heart is)

 

L’atrio dell’albergo  era molto più piena di gente in quel momento, rispetto a quando erano arrivati. Khris scese le scale sorpresa, osservando quante persone venivano lì per l’ora di cena approfittando del bar dell’hotel.

In quello spazio di tempo, i ragazzi avevano lasciato i bagagli in camera (che avrebbe avuto la solita disposizione Yuri-letto, Takao e Kei- tappeto, Lily-divano) ed erano usciti dopo essersi lavati, lasciandola libera di farsi una bella doccia.

La ragazza decise di passare a salutare gli altri prima di uscire e andare a cercare l’amica. Si sentiva incredibilmente a suo agio in quell’ambiente pieno di vita, avvolta in uno dei vestiti che più le piacevano e si addicevano a quella stagione estiva.

Entrò nel bar e raggiunse Kei e Yuri, seduti al bancone.

Il primo si stava versando qualcosa da una bottiglia che era già vuota per metà. Lily immaginò che avesse bevuto lui tutta quella roba, e gli chiese cosa fosse. Kei la guardò con aria serena (non da lui, pensò in seguito) :”Vodka”.

“Non capisco”.

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata tra loro, come increduli, poi Kei continuò: “Bè…come dire… E’ tutto quello che vuoi: ricordo…o oblio, gioia artificiale…. E’ un modo per poter piangere, o togliersi la maschera o rivelarti.”

Yuri sorrideva divertito all’espressione spaesata della ragazza. “E’ una bevanda alcolica” sentenziò.

Lily, che nella sua infanzia e adolescenza non aveva mai sentito parlare di niente di tutto ciò, alzò le spalle e decise di non continuare a far domande per non sembrare stupida e preferì invece chiedere dove fosse Takao. “Andato-disse Kei- usciva con alcuni che conosceva. Ha detto che per mezzanotte torna”.

“Bene. Io invece tornerò anche prima quindi ci vediamo più tardi”

Fece per uscire dall’albergo, e ci sarebbe anche riuscita se due  ragazze non l’avessero fermata, ridacchiando tra loro e parandosi davanti a lei:” No ma scusa, ma tu conosci quei due là?”

Intuì che si riferissero a Yuri e Kei e annuì. Le ragazze scoppiarono a ridere, prima di chiederle se fosse insieme a uno dei due. L’idea la fece quasi ridere, e sorridendo e scuotendo il capo disse loro di no.

“Ma sono fidanzati? O sono liberi?”

“Liberi che io sappia. Ve li devo presentare?” chiese divertita

“No no figurati, facciamo da sole-strizzatina d’occhio- Grazie e ciao, eh!”

Ancora sorridente Lily uscì dal bar, cercò Tess e, una volta individuatala, si diresse verso di lei.

“Aaaah ma te guarda come stai bene!  A casa non potevi mica goderti le tue gambe!” La salutò l’amica.

“Ssssh, non urlare! E comunque questi abiti sono troppi comodi! Ma dove andiamo?”

 

“Verso la spiaggia”. Iniziarono a incamminarsi  lontano dal paesino, e Lily iniziò a raccontare tutto quello che le era successo in quegli ultimi giorni. “Credo che diventerete molto uniti-affermò l’amica-siete un bel gruppetto, sapete già gestirvi bene. Sono davvero contenta per te. E poi sono dei così bei ragazzi” le strizzò l’occhio.  “Aah troppo… troppo strani” replicò la principessa esprimendo cosa pensava di loro. “E’ come se fossimo incompatibili tutti. Stiamo insieme per vantaggio, ma finito il nostro percorso insieme… Credi forse che li rivedrò più?”

“Non dire così, perderli sarebbe proprio un peccato. Sono certa che sapranno stupirti e…”

“HA!” Disse ironica Lily alzando gli occhi al cielo “ In negativo, forse. Sono tutti concentrati su loro stessi. Io so poco e niente di loro, e a loro non interessa sapere niente di me. Forse Takao è l’unico con cui si può parlare. Ma è così che deve essere, e mi va bene”.

“Mmm direi che qui serve qualche buona notizia… e io  ne ho una.”

La guardò incuriosita.

Tess proseguì:  Non è che per caso passerai per London Bridge?”

“Penso di sì, perché?”

“In questi giorni c’è Andrew. Mi aveva detto che sperava di riuscire a salutarti e magari a parlare con te”

Bum. Sentì il sangue di tutto il corpo affluire al cuore, che prese a battere con impeto. Le gambe quasi le cedettero. Non era vero.

“Andrew…. Quell’Andrew?”

L’amica sorrise furba: “Proprio lui”-

“Spera di salutare me?”

“Sì”.

”Mi ha chiesto se vai al ballo con  qualcuno.”

“Oh… bè. WOW!” Non poté impedire al sorriso di farsi largo sul volto. Andrew, Andrew, il ragazzo più bello del regno, l’indiscutibile baronetto più affascinante, il principe azzurro che ogni ragazza avrebbe voluto incontrare… E aspettava lei.

Nel frattempo erano arrivate alla spiaggia. SI sedettero su uno scoglio, voltate verso il mare. Ma se gli occhi di Lily erano fissi sulla spiaggia e su un gruppo di ragazzi che giocavano- uno sembrava Takao- la sua mente era parecchie galassie distante. Anni luce più in là.  Vagonate di ricordi le scorrevano davanti agli occhi: quante volte l’aveva incontrato? Poche. Ma ognuna era stata magica.

Da piccoli si vedevano spesso, anche una volta ogni mese, ai pranzi organizzati da suo padre con i nobili del regno. Già allora lui l’aveva colpita. Era bello, era affascinante, già a tre anni stravedeva per lui.

Poi la frequenza era diminuita.  Il padre di lui si faceva vedere sempre meno a corte, ma lui era sempre presente nella sua mente, nei discorsi con le contesse o delle madri.

Crescendo, era diventato un ragazzo parecchio cercato, perché ogni madre avrebbe voluto vederlo sposato alla figlia. L’ultima volta che l’aveva visto era stato a un piccolo ricevimento, e come ogni volta era riuscita a scambiargli qualche parola.

“Io… bè… Non so che dire!”

Al ballo! L’avrebbe forse invitata? No no Lily non sognare non sognare troppo, che poi ti svegli e piangi.

L’amica le sorrise. “Sì, ti invidio moltissimo!” Poi però cambiò espressione. “MA non è l’unica notizia che ti porto. Sai…. Sai cosa è successo al palazzo? Al castello?”

“No” Il sorriso si sciolse subito. Non sapeva niente di cosa era successo a casa. Non aveva informazioni da quando se ne era andata. L’amica la guardò, lo sguardo fermo. “E’ passato il principe Kossig”

Sentì mancare l’aria. Sperò che l’amica le dicesse subito tutto. “Sa che non sei lì. Sa che sei scappata. Non ti ha trovato e ha distrutto quasi tutto. Era coi Korinn. “

No.

“La tua famiglia si è salvata, ma i quadri, gli arazzi, i tesori…”

No.

“Ora si cerca di ricostruire tutto. Per  fortuna le ricchezze della tua famiglia non erano conservate lì”

La casa… Le stanze… La sua stanza… I libri di bambina… le tende dietro le quali si nascondeva… I ritratti…

“Era notte, una sentinella li ha visti arrivare e i tuoi sono fuggiti. Dicono che fosse furioso. Lily…”

La principessa guardò l’amica, sentendosi vuota e priva di emozioni. “Che altro?” chiese..

“…. Gli abitanti del villaggio vicino al palazzo sono prigionieri. Se nessuno dice dove ti trovi…”

Non  ci fu bisogno di concludere la frase- li avrebbe uccisi, chiaro. Senza pensarci, senza rimorsi.

Lily raccolse la voce, che sembrava essere morta insieme a tutte le sue emozioni. “Diteglielo. Diteglielo dove mi trovo. Fagli sapere che mi hai vista qui e che sto andando avanti. Che mi segua. Che mi trovi. Non muoiano innocenti a causa mia.”

“MA…” Gli occhi di Tess si fecero lucidi “…sei TU sei la cosa più importante che dobbiamo salvare…”

“No! Fatelo e basta. Ti prego…” Lily abbassò il volto, inerte.

 Tess la sentì mormorare “E’ L’unica cosa giusta da farsi.”

 

L’amica si sentì malissimo  per la reazione della principessa, e non seppe far altro che abbracciarla. Mai e poi mai avrebbe voluto dirle cose così tristi, ma piuttosto che tacere e mentirle preferiva che lei sapesse. Era coraggiosa, lo era sempre stata, e anche stavolta non era da meno. “Torniamo in hotel- le disse-e cerca di pensarci meno che puoi. La salvezza di tutti dipende dalla tua e rimanere al sicuro è ciò che più buono puoi fare.” Lily annuì. Non riusciva a piangere, non riusciva. Anche se lei era Tess, una sua cara amica.

Non poteva caricarla del peso del suo dolore, mostrarsi fragile avrebbe dispiaciuto l’amica ancora di più e non era necessario. “sai… devo solo prendere tempo. Se mi trova quando ho già compiuto gli anni posso usare il Dono.” Non ci credeva, sapeva che non ce l’avrebbe fatta, ma servì a rassicurare l’amica.

Il Dono era un’abilità che avrebbe avuto e potuto scegliere compiuti i diciotto. Avrebbe potuto essere qualsiasi cosa, e le sarebbe durata per sempre. Magari avrebbe potuto desiderare di diventare invincibile, o cose del genere.

Ma il suo palazzo era distrutto… I paesani catturati… Quasi li vide, donne e bambini, anziani e uomini, innocenti, imprigionati dai Korinn mentre erano nei loro giacigli. Si sentì morire.

***

Come si sentiva ad aver fatto tutto ciò?

Era pieno di rabbia.

E ora voleva la sua reazione. Voleva sentirla soffire come stava soffrendo lui per il suo complicare le cose. Che bisogno c’era di scappare?

Mettersi contro il destino?

Aveva già perso.

Che sapesse, che capisse a cosa stava andando incontro.

***

 

Raggiunsero l’hotel, dove si separarono. Tess era preoccupata per l’amica, e chiese a una ragazza che lavorava all’ingresso di non farla uscire dall’edificio. Finché era lì era al sicuro.

Lily si incamminò sulle scale, sentendosi una donna che, già morta, si comportava come gli altri esseri viventi. Perché  non riusciva a piangere? Perché non riusciva a sfogarsi? Voleva gettare la maschera e piangere, voleva cadere nell’oblio.

Come dire… E’ tutto quello che vuoi: ricordo…o oblio, gioia artificiale…. E’ un modo per poter piangere, o togliersi la maschera o ribellarti.

Ricordò le parole di Kei, ricordò di cosa parlava:  e ricordò che lui aveva intenzione di tenerne qualche bottiglia in camera. Alcool. Le serviva Alcool.

 




Hi Everyone!
Grazie per esservi presentati anche stavolta all'appuntamento con questa storia., che finalmente sta prendendo piede.  I ragazzi che stanno viaggiando insieme hanno responsabilità e caratteri diversi e modi differenti di reagire di fronte alle situazioni... in questo capitolo e nel prossimo penso (spero)che si inizi a capire.
Ho messo molte cose in questo capitolo... Ma tutte sono solo "dei semi", vedremo i loro effetti nei prossimi.
Ma passiamo a voi!!
Grazie tanto, tantissimo a chi ha messo la storia nelle "seguite" e a chi ha recensito!

grazie a
Vegeta Hiwatari!
Ti ringrazio per la recensione attenta e precisa, assolutamente non superficiale. Non sai quanto piacere mi abbia fatto che un lettore selettivo come te abbia aperto questa storia!
Mi piacerebbe sapere cosa ti aveva reso prevenuto, cioé: si tratta di qualcosa che ho scritto nell'introduzione?
Comunque la tua recensione mi é stata utilissima, in effetti non sempre tengo a mente certe regole della grammatica che invece dovrei rispettare e avere qualcuno che me lo segnali é proprio una grande fortuna! Davvero, grazie tantissimo per l'attenzione con cui hai recensito e per il tuo commento!
Spero di poter contare ancora sul tuo punto di vista!

Henya
Weeeeeeee ragazza che bello risentirti! Mi sei mancata!
Ovviamente lui non poteva mancare... Io cerco di sviluppare una storia  senza farlo intervenire troppo, ma é impossibile non lasciare che la influenzi, Yuri é troppo carismatico per  non  attirare l'attenzione su di sé e far vertere sulla sua persona alcuni capitoli!
Mi hai riempito di complimenti *.* (ammettilo, tutto a causa del personaggio di cui sopra) e caspita si vede che hai letto con attenzione! Grazie *.* davvero mi mancavano i tuoi commenti! E grazie per la segnalazione sul sogno...preziosissima, non ci avevo fatto caso!! SPASIBA
Ovviamente non posso non  concludere mettendoti pressione perché TU pubblichi presto i capitoli della TUA storia ehehe
Grazie e a risentirci presto!

Quind auguro a tutti Buon Natale e Buon Anno!
Non so quando riaggionerò perché tra poco inizia il periodo di esami ma spero presto!
Grazie a tutti!

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