Underworld di Heart InRussia (/viewuser.php?uid=133706)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Once Upon A Girl ***
Capitolo 3: *** E poi Mi Guardo Intorno ***
Capitolo 4: *** Gimme A Smile! ***
Capitolo 5: *** Echoes ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Percorreva il corridoio
principale del
castello… Era bello tornare a casa dopo tanti mesi.
Chissà
dov’erano i suoi, chissà se
sapevano che era tornata. Si sentì a disagio: e se lui fosse
arrivato prima di loro? No… Decise di andare più
spedita, li cercò
nella loro camera, ma niente.
Guardò
l’orologio appesa al muro,
sentendosi sempre meno bene… Mancava solo un’ora
alle sei…
entro poco avrebbe compiuto diciott’anni.
Lui doveva già
essere lì vicino.
Stava arrivando, lo sentiva. Presa dal panico, iniziò a
nuotare
sempre più veloce, cercando un luogo dove rifugiarsi: ma
ogni stanza
che vedeva era vulnerabile. Salì fino nella parte
più alta del
castello, arrivando nel lungo corridoio dove era conservata la
profezia, dipinta sul muro.
Non la guardò,
troppo presa dalla
fuga. Ma quando sentì il portone d’ingresso dietro
di lei
chiudersi, capì che era troppo tardi. Si girò e
lo vide.
Era come lo aveva sempre
immaginato.
Quasi disumano, traboccante bruttura e aridità da ogni parte.
Alto e grasso, calvo come
un vecchio
nonostante la sua giovane età, la guardava sicuro di
sé e
sorridente di un sorriso malvagio.
Erano diciotto anni che
entrambi si
aspettavano.
Diciotto anni che si
conoscevano senza
mai essersi visti.
“Scappi,
forse?”
Era terrorizzata. Le
apparve di fianco,
mossosi così veloce da non essere quasi visto. “Ma
dove, se
ovunque vada io ti raggiungerò?”
Poi il giovane Kossig
rivolse
un’occhiata ai muri, al corridoio, soddisfatto.
“Molto bene”
disse infine, prima di rivolgersi a lei. “Non
muoverti”. Come
avrebbe potuto, paralizzata dalla paura com’era?
Due mani viscide le
afferrarono il
collo e una delle due le reclinò senza delicatezza la testa.
“Sapevi che
sarebbe andata a finire
così” le disse.
Non rispose.
Lasciò vagare lo sguardo
lungo il corridoio, vedendo attraverso i ricordi le altre aree del
castello, le stanze e le camere oltre quella porta chiusa, le scale
che aveva percorso così tante volte sin da bambina. Vide i
suoi
genitori. Vide il suo regno, il regno degli Agaart, quello che stava
in superficie.
Vide tutto ciò
che sarebbe passato ai
Kossig, insomma.
Poi lo sentì,
sentì il suo tocco. E
mentre i denti del ragazzo attraversavano il sottile strato di pelle
che ricopriva l’incavo del collo e le iniettavano il veleno
nelle
vene, vide tutta la dinastia crollare. E mentre le immagini
iniziavano a farsi meno chiare e lui la lasciava cadere a terra
morente, sentì soffocare in gola l’immenso urlo
che voleva
emettere, sentì le lacrime arrivate agli occhi spegnersi,
rimanere
lì senza vita.
La sorda risata di lui le
giunse in
lontananza mentre al fortissimo bruciore nelle vene causato dal
veleno si aggiungeva il dolore per essere morta dopo
diciott’anni
passati a sperare.
La ragazza si
svegliò di colpo, il
cuore in gola, tremante. In preda all’angoscia si
girò da ogni
parte, guardò le pareti dell’appartamento, vide
che aveva le gambe
e non la coda di pesce che aveva quand’era
sott’acqua. Lo aveva
sognato ancora.
Non riuscì a
rimanere a letto: presa
da un momento di irrazionalità, si alzò di scatto
e uscì sul
balcone. Riprese a respirare. Scoppiò a piangere, sentendo
sciogliersi la tensione che aveva dentro…
Era tutto così
realistico, così vero!
Così reale!
Occorse qualche minuto
perché
finalmente si calmasse. Non sarebbe tornata a letto, ne era certa.
Guardò le case del paese che le stavano davanti,
guardò il pendio
collinare che si confondeva nel buio più avanti…
Mancavano
due
mesi, solo due mesi… e lei non era pronta a vivere
quell’incubo.
Era troppo presto…
Dopo chissà
quanto tempo ( i primi
mungitori uscivano dalle case e presto sarebbe sorto il sole)
rientrò
in camera lasciandosi alle spalle quella notte che stava finendo.
Ma quel sogno, lo sapeva e
la profezia gliel’aveva già predetto,
l’avrebbe vissuto comunque.
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Capitolo 2 *** Once Upon A Girl ***
C’era un motivo
se da sei mesi i suoi
sogni erano più tormentati che mai e se viveva sulla
terraferma.
Erano sei mesi che se ne
era andata di
casa.
Sei mesi che era iniziato
l’unico
tentativo di fuga che aveva.
Sei mesi che al tempo la
separavano
dal suo compleanno.
Era la principessa del
regno di Agaer,
l’ultima della dinastia; e da tempo immemore, da moltissime
generazioni, nel castello era conservata una profezia che la
riguardava e la predestinava come davvero ultima.
Perché quando
fosse nata una Agart
dalla coda rossa, i capelli castani, semi sirena e semi umana, la sua
dinastia sarebbe morta con lei. L’ultimo Kossig avrebbe posto
fine
alla dinastia Agart, era scritto.
Poiché il popolo
del regno di Chaos
viveva sulla terraferma (confinante al regno di Agaer, in superificie
anch’esso) anche lui aveva forma umana ma come ogni creatura
di
sangue reale poteva trasformarsi in creatura acquatica.
Ma c’era un
“ma” a tutto ciò.
Non scritto nella profezia (e infatti nessuno ci contava più
di
troppo) ma che costituiva una speranza ed erano quei diciott’anni,
l’età a cui avrebbe assunto i poteri che
spettavano ai reali
Agart, come ad esempio la capacità di non essere
più visibile o di
uccidere un nemico…. E lì sarebbe stato davvero
difficile
prenderla.
Doveva puntare a quello, a
guadagnare
tempo, a rimanere viva per i due mesi che la separavano dal
compleanno. Intanto era scappata di casa ed era un inizio: i suoi
familiari non avrebbero saputo la sua meta, questo era il patto, per
non confessare nulla quando lui sarebbe arrivato al
castello;
né lei avrebbe dovuto informar loro, o farsi sentire.
Entro qualche giorno
sarebbe partita
ancora, per non rimanere mai troppo a lungo nello stesso posto: ma
dove sarebbe andata?
Andò alla
finestra e lasciò vagare lo
sguardo per le colline lontane, illuminate dal sole di mezzogiorno.
Come si sarebbe mossa? Mancavano miglia e miglia per arrivare al
centro abitato più vicino ma lei doveva assolutamente
arrivarci.
Doveva scappare.
Era
furioso.
Semplicemente furioso. “Sparita”?
“Assente dal castello”? Le
parole riferitegli gli rimbombavano nella testa.
“Fuggita”
pensava, fuggita chissà dove.
Mancava
un mese e
mezzo, sei settimane e non aveva idea di dove fosse. Ma non ci
stava, che quella illusa non pensasse che scappare da lui fosse
abbastanza per salvarsi la vita! Sentì crescersi dentro una
tale
rabbia, un tale odio per quella schifosa, che se l’avesse
avuta
davanti non solo l’avrebbe uccisa seduta stante, ma
l’avrebbe
ammazzata nel peggiore dei modi. Come osava?
“Cosa
facciamo,
principe”?
Il
funzionario
gli stava ancora davanti, aspettando un ordine. L’avrebbe
mandata
a cercare, ecco cosa avrebbe fatto. “Invia i
Korenn”.
Quella
notte si
sarebbe recato lui stesso al castello degli Agart. Che non pensassero
di passarla liscia. Dovevano soffrire.
Chiuse gli occhi cercando
di calmarsi,
di ricomporsi: e quando li aprì qualcosa al di là
della finestra
attirò la sua attenzione. Qualcosa che la fece sorridere.
Il mercato! Adorava quel
mare di colori
e sapori, quel fondersi di voci e dialetti. Si coprì i
capelli con
uno sciallo e uscì frettolosa dalla camera, scese
velocemente le
scale e iniziò a percorrere le vie di quel borgo, fondendosi
nella
folla. Una passeggiata tra le bancarelle le avrebbe schiarito le idee
e magari avrebbe potuto comprare qualcosa per la cena.
Cinque ore dopo, a
pomeriggio
inoltrato, stava ancora girando per i banchi, tenendo in mano il suo
pranzo e la sua cena, ovvero una mela. Quando si ha ancora un mese e
mezzo di autonomia in cui mantenersi con quel che è rimasto
dei
soldi ricevuti, bisogna adattarsi a una dieta piuttosto povera.
Sarebbe andata avanti
ancora un po’ a
camminare per le vie lasciando vagare i suoi pensieri e sentendosi
come una diciassettenne normale se un ragazzo non le si fosse parato
davanti.
“Julia!”
esclamò entusiasta. Lo
squadrò e subito non le ispirò fiducia, per due
motivi:
innanzitutto non l’aveva mai visto prima e inoltre lei non si
chiamava Julia.
“Mmm no, non mi
chiamo così… Credo
che tu abbia sbagliato persona” Disse e cercò di
proseguire.
“Ma sì
che sei tu!-replicò lui non
lasciandola passare e continuando a sorridere. Un sorriso falso,
impostato- Non ti ricordi di me? Forse non mi ricordo il tuo nome
ma-“
“Smettila, non ti
ho mai visto prima”
Lui si faceva sempre
più vicino, lei
poteva chiaramente guardarlo in faccia e fissare un paio di bugiardi
occhi blu. “Forse allora mi sono sbagliato… Ti
prego di scusarmi.
Come ti chiami?”
Non le piaceva, non le
piaceva per
niente. Dove voleva arrivare?
In quel mentre un ragazzo
dai capelli
grigi (il dettaglio la colpì tantissimo) gli
passò di fianco e
diede a lui una gomitata. Il tipo dagli occhi blu sembrò
riprendersi. “Ah si si ho capito con chi ti ho confuso!
Scusami,
scusami tanto!” Si girò e prese a correre dietro
il ragazzo di
prima, o almeno così le sembrò per un attimo.
Chiedendosi che razza di
gente stava
tra il popolo, sospirò e fece per infilarsi la mano sinistra
in
tasca per prendere i soldi necessari a comprare un’altra
mela. Le
era venuta fame. E fu allora che notò che i soldi non
erano
in tasca. Il ragazzo dai capelli grigi….
“EHI!” Gridò e iniziò
a correre nella direzione dei due ladri. Se solo avessero saputo chi
fosse…
Li vedeva, in fondo alla
strada e
accelerò. Non che potesse essere veloce come loro, ma
capì dove
stavano andando. Al fiume! Quella strada conduceva solo
lì… non
era l’unica in realtà, lei conosceva una
scorciatoia. Svoltò a
destra sperando con tutta se stessa di beccarli.
**
Lui e Takao ormai stavano
rallentando, certi di averla lasciata chissà dove nella
folla, probabilmente
ancora inconsapevole di cosa fosse successo. Gli mise i soldi in
mano. “Tutto sommato, un bel gruzzolo”
mormorò il compagno che
ora mentre camminavano, stava iniziando a contare il bottino.
“ Sì-
confermò- possiamo ritenere
di aver lavorato bene per oggi”
“Ho lavorato,
intendi! Sai che
fatica a distrarla? Comunque quel che conta è il risultato,
giusto?
Guarda che roba”
Guardò le monete
in mano all’amico.
Effettivamente ne era valsa la pena…
“Sì
però ora rimetti tutto dentro.
Non è il massimo girare con soldi in
mano…”
“Ti assicuro-
disse qualcuno davanti
a loro-che a volte anche tenerli in tasca non è il
massimo.”
Alzarono il viso e videro
la stessa
cosa. Anzi la stessa ragazza. Ecco, questo non se lo aspettava.
“Scappa” Sussurrò Takao.
*
A chi avesse guardato la
scena
dall’esterno, sarebbe parsa abbastanza inverosimile.
I due ragazzi correvano
inseguiti da
lei, che pur non riuscendo ad avvicinarsi a loro, più
veloci, non li
perdeva mai di vista. Per fortuna che aveva un buon fiato e che
riusciva a stargli dietro.
Finchè tutti e
tre non udirono la
stessa cosa. Un suono di tromba. Delle urla.
“I Korenn! I
korenn!!” Il grido
arrivò forte e chiaro alla ragazza, che credette di morire.
Non
poteva essere.
Doveva scappare e subito!
Guardò
spaventata i due ladruncoli,
trovandosi improvvisamente loro complice. Ci fu un istante di
smarrimento e poi il ragazzo dagli occhi blu, quello che
l’aveva
fermata, sussurrò: “Andiamo!” e
ripresero a correre.
E mentre fuggiva con quanta
forza aveva
in corpo, ripensava a cosa stava succedendo: i Korenn erano individui
dell’esercito Kossig… Spietati, crudeli,
l’incarnazione del
peggio che potesse venire in un borgo come quello. Cosa ci facevano?
Nel suo regno poi…. Perché
non erano nella terra di Chaos?
Era a conoscenza di rare
incursioni
loro nel regno di Aagar per fare bottino e seminare scompiglio. Ma
ora le sembrava strano. Che la stessero cercando?
Se solo
l’avessero vista… cercò di
non pensarci e continuò a seguire i ragazzi davanti.
Attraversarono
l’ultima parte della
città e continuarono a correre finché non si
trovarono davanti al
fiume.
Pensava
che
finalmente si sarebbero fermati, dato che non c’erano
più vie da
percorrere, ma per sua fortuna uno dei due vide una carrozza che
procedeva lentamente. “Lì!”
gridò.
Raggiunsero il veicolo,
aprirono lo
sportello e si fiondarono dentro. “Accelera!
Accelera!” Gridò
Occhiblu incurante del fatto che era entrato dove non avrebbe
assolutamente dovuto e che non aveva ancora guardato chi vi era. I
cavalli, spaventati, iniziarono a correre con terrore del cocchiere e
di tutti i presenti, tranne dell’unico legittimato a stare in
quella carrozza. Il suo proprietario.
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Capitolo 3 *** E poi Mi Guardo Intorno ***
Immaginate di star compiendo un lungo viaggio, un viaggio monotono che durerà ancora tanto e avere come unico svago dai propri pensieri guardare il paesaggio che scorre fuori dalla carrozza.
Immaginate ora che nel bel mezzo di un pensiero noioso come uno sbadiglio tre perfetti sconosciuti entrino di colpa nella vostra carrozza, gridando di accelerare e facendo spaventare i cavalli.
Il ragazzo li guardò entrare e sedersi, ansimati e spaventati, e rimase qualche secondo in bilico tra sorpresa, irritazione e sollievo per la novità.
La prima cosa che notò, entrata nella carrozza, furono due occhi azzurrissimi che fissarono lei e gli altri per qualche frazione di secondo. Poi apparve un viso che li conteneva; infine realizzò che chi si trovava davanti a lei era un ragazzo, probabilmente l’unico lì dentro che fosse nel posto giusto.
Insomma, era entrata nella carrozza di un perfetto sconosciuto, seguendo due ragazzi che le avevano rubato i soldi e chissà dove stava andando. Un sollievo enorme si era appena impadronito di loro tre appena avevano realizzato di avercela fatta, di averla scampata, ma poi lei realizzò che la loro non era una situazione molto stabile. Li avrebbe sbattuti fuori da lì? Sperò proprio di no, non con i Korenn dietro. L’avrebbe supplicato in ogni modo di lasciarla al più vicino paese abitato, ma non lì!
Senza avere il tempo di rendersi conto cosa stesse succedendo, si trovò seduta vicino al ragazzo dai capelli grigi e davanti al proprietario della carrozza, che li guardò con aria assolutamente neutra e pacata, prima di dire, nello stesso tipo di tono:
“Se volete scendere, ora.”
“Sei pazzo!- Gridò il ragazzo cogli occhi blu. Lily si morsicò le labbra rimpiangendo che non ci fosse qualcuno un po’ più diplomatico-Ma non hai visto chi ci stava inseguendo? Non è proprio il caso di farci scendere.”
“Aspetta ancora un po’ - disse freddo colui che lei aveva vicino, il complice dell’altro, in risposta all’invito del ragazzo cogli occhi azzurri, il primo a parlare-abbiamo i Korenn in città”.
Il proprietario sembrò prendere in considerazione l’idea.
“Va bene, non voglio avere le vostre vite sulla mia coscienza…Appena inizia il deserto, tra mezz’ora di viaggio, scendete.”
“NO!” Gridarono all’unisono lei e occhi-blu.
“Non ci lascerai lì a crepare di fame!” Aggiunse lui
“Non mi lascerai lì con loro!” Disse lei.
Per un attimo, solo per un istante , le sembrò di leggere in quegli occhi azzurri una luce divertita. Ma durò pochissimo, e non poteva esserne certa.
“Ah, e così non eravate in fuga insieme?”
Fu ancora lei a rispondere: “Assolutamente no, ci troviamo qui tutti e tre per caso! Anzi- fulminò il più loquace tra i due ladruncoli- voi dovete ancora ridarmi i soldi”. Prima che lui potesse replicare (cosa che stava per fare) il giovane che le stava davanti intervenne: “Non voglio dover sopportare un vostro litigio dopo la vostra incursione! Possiamo trovare una soluzione a questo: o scendete in tempi diversi entro mezz’ora…”
“Ma non c’è niente qui! “ Disse OcchiBlu.
“…oppure vi toccherà attraversare con me il deserto e fermarvi più avanti…! Pensateci bene: se vi faccio scendere tra poco sarete ancora in tempo per raggiungere un centro abitato e da lì proseguire in autonomia e libertà. Evitare di scendere come forse vorreste fare significherebbe seguire le mie stesse tappe, qualsiasi esse siano, sorbirvi per vari giorni lo stesso identico paesaggio e naturalmente contribuire a pagare le spese”
“Perfetto!” Affermò lui
“Ci sto!” Aggiunse lei.
Il proprietario, preso in contropiede perché aveva cercato di scoraggiarli, guardò il ragazzo coi capelli grigi che annuì serio, quindi rimase qualche istante in silenzio, comprendendo di essersi incastrato con le sue stesse mani . Rifletté un po’ tra sé e sé pensando che forse la cosa poteva esser fatta veramente, segretamente sollevato al realizzare che non avrebbe affrontato quel lungo viaggio da solo.
“Bene-riprese poi-ditemi almeno come vi chiamate”
“Sì, allora, io sono Takao …” Disse occhi-blu.
“Kei “affermò il suo complice, capelli-grigi, e uscendo dallo stato di silenzio in cui si era rinchiuso.
“Yuri. E tu?”
“Io mi chiamo Lily”.
“Bene. ” Il proprietario della carrozza tornò a rivolgere lo sguardo al paesaggio fuori dal finestrino, avvisandoli che entro sera sarebbero arrivati all’ultimo paese prima del territorio meno abitato della regione.
“…Non ci chiedi nient’altro? Ti va bene sapere i nostri nomi? Attraverseremo il deserto, ci aspetta un viaggio lunghissimo e io non ho idea di chi siate!”
Yuri fulminò Takao con gli occhi. “Non mi interessa sapere chi siete o cosa stavate facendo-scandì -né ho intenzione di rispondere a domande sul mio conto. Sì, se venite con me ci aspetta un viaggio lungo ma le cose che vi riguardano sono affari vostri. “
Il ragazzo guardò il suo complice, che alzò le spalle a mo’ di “Cosa-vuoi-farci?”
“Ma se io chiedo qualcosa agli altri non ti irrita, vero?” A Lily venne da ridere mentre glielo chiedeva. Sapeva di risultare un po’ provocatoria ma non le interessava, un po’ voleva prenderlo in giro e un po’ chiederglielo davvero perché l’idea di non parlare con gli altri tutto il viaggio era assurda.
Yuri la fulminò con lo sguardo. “Notevole- disse poi-un’ intuizione geniale. Pare che sia riuscito a farmi capire proprio da tutti allora.”
La ragazza incassò la presa in giro senza batter ciglio, pensando che non valeva la pena offendersi per così poco.
Nelle ore di viaggio successive, Lily ebbe abbastanza tempo, tra una chiacchiera e l ‘altra, di farsi una prima impressione sui suoi strani compagni di viaggio: Takao era certamente il più estroverso, quello che si faceva meno problemi a dire la sua e a riempire il silenzio che ogni tanto si creava; giovane e desideroso di avventura doveva essersene andato da casa per provare qualcosa di nuovo e vivacchiava di espedienti e ogni tanto (ma no!) di truffe. Tutto sommato, svanito l’inziale rancore per il furto, si era rivelato un individuo dalla compagnia piacevole: sveglio e tra l’altro l’unico suo coetaneo.
Kei, il suo misterioso compare, era un bel ragazzo che invece non parlava quasi per niente: lo vide chiudersi in un silenzio che faceva intendere che preferiva meditare su questioni sue che unirsi al discorso o stare in compagnia; su di lui non aveva ottenuto molte informazioni ( o meglio: Takao, che lo conosceva da parecchi anni, non aveva detto niente su di lui). Lily era molto incuriosita da lui e avrebbe voluto saperne di più sul suo conto, ma era trattenuta dalla certezza che alle sue domande lui non solo non avrebbe risposto ma si sarebbe ancora più chiuso in sé stesso. Non si era detto quanti anni avesse: lei gliene dava diciotto, forse diciannove.
L’ultimo componente, Yuri, era quello che al momento le piaceva di meno : certo, magari avrebbe poi cambiato idea sul suo conto, ma c’era un qualcosa di misterioso in lui che proprio non le piaceva.
Chi era? Un nobile sicuramente, o comunque una persona benestante: perché viaggiava da solo?
E poi quel fare così sicuro di sé, a volte ironico le dava l’idea che fosse uno che si lasciava scivolare la realtà addosso, un opportunista, che coglieva degli altri solo ciò che serviva mantenendo da loro un certo distacco. Non proprio simile a lei, non esattamente la persona ideale con cui fare amicizia.
Tra una considerazione e l’altra vide il sole lontano scendere e toccare l’orizzonte. Dove avrebbero dormito quella notte? Non in carrozza, sperava. Takao sembrava chiedersi la stessa cosa, perché fece: ”Ma… Yuri noi dove dormiamo?”
Il ragazzo davanti a lei smise di guardare il paesaggio fuori dal finestrino: “Più avanti, non molto distante da qui, ci dovrebbe essere un piccolo paese. Cercheremo un luogo per dormire lì.”
“E chi paga?” Chiese subito il diciottenne.
“Io avrei comunque dormito lì. Se vi va di dormire su un divano o in un sacco a pelo in hotel non dovete pagare niente, altrimenti potete prendervi una camera.”
I tre ospiti si guardarono (cioè Lily guardò Takao che si era scambiato un’occhiata con Kei):” Veniamo con te!” Affermò il giovane.
***
“E voi siete tutti in una camera?” La signora al banco li fulminò uno ad uno.
“Sì- replicò placido Yuri-comunque è una delle più grandi… Se ha qualcosa in contrario possiamo cercare un albergo che abbia camere più ampie, comunque”. La proprietaria non cambiò il tratto severo dello sguardo, ma affermò che per lei davvero non c’era problema e che “ognuno è libero di fare quello che vuole”.
Lily si sentiva tremendamente in colpa: non c’era bisogno che qualcuno lo sottolineasse, quell’occhiataccia che si erano beccati era dovuta alla sua presenza. Dei ragazzi giovani in camera con una femmina in paesino perso nel nulla non potevano essere che guardati male.
Anche lei avrebbe visto male la cosa se le circostanze non fossero state tanto strane: nell’arco di tempo tra la mattina e quella sera erano passate dodici ore, ma c’erano stati così tanti cambiamenti da esserle sembrati anni.
La loro guida e ospite aprì la porta della camera e lasciò che si scegliessero i posti, anzi che Takao decidesse dove avrebbero dormito: ovviamente Yuri nel letto (“Ah, c’era bisogno di dirlo?” replicò questo), lei (omaggio da cavalieri) avrebbe avuto per sé il divano e lui e Kei avrebbero dormito per terra, sopra il tappeto.
Lily si sdraiò e addormentò in pochi minuti, ma non fu l’unica: nel giro di non molto tempo si erano addormentati tutti.
Percorreva il corridoio principale del castello… chissà dov’erano i suoi, ancora non li aveva visti.
Guardò l’orologio appesa al muro, sentendosi sempre meno bene… Mancava solo un’ora alle sei… entro poco avrebbe compiuto diciott’anni.
Lui doveva già essere lì vicino. Stava arrivando, lo sentiva. Presa dal panico, iniziò a nuotare sempre più veloce, cercando un luogo dove rifugiarsi e salì fino nella parte più alta del castello, arrivando nel lungo corridoio dove era conservata la profezia, dipinta sul muro.
Non la guardò, troppo presa dalla fuga. Ma quando sentì il portone d’ingresso dietro di lei chiudersi, capì che era troppo tardi. Si girò e lo vide.
Era come lo aveva sempre immaginato. Quasi disumano, traboccante bruttura e aridità da ogni parte.
Alto e grasso, calvo come un vecchio nonostante la sua giovane età, la guardava sicuro di sé e sorridente di un sorriso malvagio.
“Scappi, forse?”
Era terrorizzata. Le apparve di fianco, mossosi così veloce da non essere quasi visto. “Ma dove, se ovunque vada io ti raggiungerò?”
Due mani viscide le afferrarono il collo e una delle due le reclinò senza delicatezza la testa.
“Sapevi che sarebbe andata a finire così” le disse.
Non rispose. Lasciò vagare lo sguardo lungo il corridoio, vedendo attraverso i ricordi tutto ciò che sarebbe passato ai Kossig.
Poi lo sentì, sentì il suo tocco. E mentre i denti del ragazzo attraversavano il sottile strato di pelle che ricopriva l’incavo del collo e le iniettavano il veleno nelle vene, vide tutta la dinastia crollare. E mentre le immagini iniziavano a farsi meno chiare e lui la lasciava cadere a terra morente, sentì soffocare in gola l’immenso urlo che voleva emettere, sentì le lacrime arrivate agli occhi spegnersi, rimanere lì senza vita.
Lily si svegliò di colpo, tremante e spaventata. Non ce la faceva, erano sei mesi che lo sognava ma le faceva sempre lo stesso effetto. Il buio della camera la mise a disagio: si alzò e percorse il tratto di pavimento che la separava dalla porta-finestra. Uscì e riprese a respirare, sentendosi ancora priva di energie e piena di paura.
Una figura l’aveva preceduta: l’attimo di spavento che la colse durò pochissimo perché riconobbe immediatamente Yuri. Uno sbuffo bianco stava passando lentamente dal suo volto al cielo stellato: probabilmente era uscito a fumare. Si diresse verso il balconcino della camera, arrivando di fianco a lui. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi la voce del ragazzo interruppe il corso dei suoi pensieri: “Incubo?”
“Sì” sussurrò lei.
Passò qualche attimo, durante il quale il ragazzo si portò la sigaretta alla bocca e inspirò, lentamente.
“Non dovresti” fu il commento di lui.
“Perché?”
“Le persone come te non hanno problemi.”
Attese qualche secondo, poi aggiunse:” Le ragazze, le persone tranquille”.
Lily sbuffò in una mezza risata: “Sapessi quanto ti sbagli. “
Yuri non si era neanche girato verso di lei. Guardava lontano, chissà dove, assorto in pensieri irraggiungibili.
Lily iniziò a sentirsi imbarazzata e iniziò a pensare a come rompere il silenzio.
“Cosa si fa domani?”
Lui, come se non avesse notato prima di quel momento la sua presenza, si girò, la guardò come a realizzare che gli aveva posto una domanda e poi riprese a fissare un punto indistinto lontano.
“Provviste” disse soltanto.
“In questo paesino ci sono negozi?”
“Mh”
“Bene, devo andare a comprarmi dei vestiti.”
Si rigirò e la squadrò da capo a piedi. “Dovresti”.
Lily iniziò a sentirsi davvero irritata: ma chi si credeva di essere per trattarla così? Rispondere a cenni, guardarla male, e criticarla anche per come era vestita! Va bene, probabilmente aveva di meglio a cui pensare, ma questa era proprio maleducazione! Il ricordo del sogno era svanito, cancellato dalla rabbia che le stava venendo.
“Senti, me ne torno a dormire”
Una nuova lunga nuvola bianca si allungò verso il cielo. “Sì.”
E subito aggiunse: “Cosa hai sognato prima? Cosa ti fa così paura?”
La domanda la spiazzò completamente. Pensava non l’avesse neppure ascoltata, prima! Era convinta le avesse risposto la prima cosa che gli era venuta in mente…
Il ragazzo si voltò verso di lei, e come se avesse intuito i suoi pensieri sorrise divertito.
“Il mio passato” rispose lei. Non voleva né dirgli la verità né non rispondergli, e così decise di dirgli solo una parte: era vero, lei continuamente sognava cosa avrebbe perso, quei diciott’anni buttati via.
“E tu?” Aggiunse infastidita da quel mezzo sorriso.
“Il mio futuro” le rispose, prima di inspirare ancora dalla sigaretta e tornare a rifugiarsi nei suoi pensieri.
Lily lo interpretò come una chiusura della conversazione e tornò in camera, pensando tra se e sé che quello strano compagno di viaggio si faceva sempre più enigmatico. La infastidiva quell’aria strafottente: si sentiva sempre guardata come se ciò che lei avrebbe detto o avrebbe fatto fosse assolutamente poco importante o stupido e questo la faceva arrabbiare moltissimo.
Si ridistese sul divano, ancora arrabbiata con Yuri. Ciò che la fece rilassare tanto quanto serviva per dormire fu il pensiero che comunque li attendeva un lungo viaggio, in cui gli avrebbe dimostrato quanto valeva e gli avrebbe impedito di trattarla ancora in quel modo.
Lei non c’era, nessuno aveva idea di dove fosse. I Korenn avevano già passato diversi paesi quel giorno ma di lei nessuna traccia. E’ sempre così, non ci si può mai fidare degli altri, bisogna far tutto da soli.
Avrebbe rispettato la sua decisione. Sarebbe andato al castello e si sarebbe vendicato su quello e i suoi abitanti. Gli Agaert dovevano sapere che con il principe Kossig non potevano scherzare. Entrò in acqua e lasciò che l suo corpo si trasformasse. Quindi, tanto rapido da non essere quasi invisibile, si diresse verso l’edificio regale.
Buonasera a tutti!
Non avevo ancora inserito commenti nella storia per lasciare che vi faceste un’idea da voi.
Mi presento ora, a vicenda iniziata per fare un piccolo riassunto e insomma sistemare un po’ questo casino … Dunque, abbiamo
-
Lily, principessa del regno di Agaert, mezza ragazza e mezza sirena, su cui vige una profezia: prima del compimento dei diciotto anni verrà uccisa dal principe Kossig che quindi sottometterà il suo regno integrandolo a quello che lui già possiede, Chaos. Questo ristabilisce un equilibrio nella storia delle due terra, perché questa ultima è inferiore ad Agaert da un sacco di tempo. Lei viaggia sperando di far perdere al principe le sue tracce e prendere tempo, perché se riuscisse a raggiungere il giorno del suo compleanno otterrebbe i pieni poteri di un regnante di Agart che le renderebbero possibile perlomeno provare a contrastare colui che la deve uccidere
-
Takao e Kei, due ragazzi dal passato poco chiaro (ma non di così grande importanza… Si capisce che sono due che cercano di cavarsela in qualche modo)
-
Yuri di cui si sa ben poco, se non che sta compiendo un viaggio per un motivo che (forse?) si capirà più avanti
-
Ed ebbene sì, il principe Kossig a cui appartengono i pensieri nelle ultime righe e che compare nei sogni della nostra amica, che ogni volta ha una visione del modo in cui verrà uccisa. Lei e il principe non si sono mai incontrati di persona ma sempre nei sogni.
-
E poi ci sono io, che cerco di spiegare in modo chiaro le vicende e posso contare sul parere utilissimo di
-
Pich Shrooms: grazie moltissimo per il tuo commento. Non sai quanto mi faccia piacere la tua recensione positiva ed il fatto che una recensitrice obiettiva e in gamba come te, almeno per il momento, supporti la storia… Penso che tu abbia gusti ben definiti e abbia un buon occhio ciritico, quindi ce la sto mettendo tutta per ché questa storia continui ad avere i tuoi pollici alzati!
-
Coloro che hanno messo la storia tra le seguite… Grazie, gracias, Danke, Merci, Thank you, Spasiba per il vostro supporto!
Questo capitolo aveva lo scopo di presentare i personaggi ed è di transito, non succedono grandi cose ed è perciò potenzialmente molto noioso. Non so come l’abbiate recepito voi, ma aspetto i vostri pareri e i vostri suggerimenti su cosa cambiare, le vostre notifiche su cosa è poco chiaro *nel pubblico qualcuno tira fuori una lista chilometrica* e ovviamente idee sui personaggi, come vi si sono rivelati!
Okay, forse chiedo tanto… Però davvero, le recensioni fanno sempre piacere, migliorano sempre le giornate e i viaggi in metro perché si scopre che i capitoli non sono abbandonati a loro stessi ma c’è qualcuno che li legge con attenzione e magari si è già fatto un’idea sui personaggi!
In ogni caso grazie, anche per aver aperto questa pagina di EFP oggi….
Ci sentiamo per il prossimo capitolo!
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Capitolo 4 *** Gimme A Smile! ***
Lei non c’era,
nessuno aveva idea di dove fosse. I Korenn avevano già
passato diversi paesi quel giorno ma di lei nessuna traccia.
E’ sempre così,
non ci si
può mai fidare degli altri,
bisogna far tutto da soli.
Avrebbe rispettato la sua
decisione. Sarebbe andato al castello e si
sarebbe vendicato su quello e i suoi abitanti. Gli Agaert dovevano
sapere che
con il principe Kossig non potevano scherzare. Entrò in
acqua e lasciò che l
suo corpo si trasformasse. Quindi, tanto rapido da non essere quasi
invisibile,
si diresse verso l’edificio regale.
Cos’era il deserto di
Agaert? Nient’altro che sabbia ,
cactus e ancora sabbia. Ma se si andava a cavallo, o si proseguiva
comunque a
una buona velocità, in una decina di ore era possibile
spostarsi da un paese
all’altro, perché persino in un luogo inospitale
come quello era possibile
trovare piccoli centri abitati e i ragazzi appunto si trovavano in uno
di
questi.
Quando quella mattina Lily si
svegliò non erano neanche le
otto di mattina. Non
che avesse dormito
tanto, ma non si sentiva stanca né aveva voglia di rimanere
sul divano, quindi
si alzò e decise di uscire, nonostante non avesse idea di
dove andare e
stessero tutti dormendo. Attraversò la stanza e
aprì la porta lentamente, per
non svegliare nessuno, quindi si trovò sul pianerottolo.
Ripercorse il
corridoio e ritrovò le scale, quindi scese al primo piano
scoprendo che
quell’hotel aveva un piccolo bar dove far colazione.
La mattina era fresca di alba e tutto
era avvolto nella pace
e serenità: Lily non se la sentì di rimanere
chiusa nell’hotel, seduta a un
tavolo, quindi decise di uscire per far colazione.
Si dice che la vendetta
è un piatto che va servito freddo. E invece lui
aveva agito d’impulso, senza programmare niente, impulsivo come un
ragazzino. Non ne era
pentito, comunque. Ancora non aveva idea di dove fosse e
perciò la sua piccola
vendetta era giusta. Che sperimentassero cosa voleva dire ingannarlo.
Visitò il paesino, diede
un’occhiata ai negozi, individuò quelli
che avrebbe visitato. Tornò in albergo, convinta di trovarli
tutti svegli ma
quando entrò in camera li vide ancora addormentati.
Takao, che probabilmente si muoveva
nel sonno, dormiva
scomposto sul tappeto, schiena a terra e braccia spalancate, con il
lenzuolo
che aveva preso la sera prima aggrovigliato attorno al busto, mentre
Kei che si
era addormentato nelle stesse condizioni
era assolutamente composto, nella posizione della sera
precedente. Lily
non poté fare a meno di notare quanto i suoi tratti, mentre
dormiva, fossero
più dolci.
Anche Yuri dormiva composto,
appoggiato su un fianco e col volto affondato nel cuscino
(l’unico che c
era nella stanza). Con una punta di irritazione e fastidio dovette
ammettere
che anche lui, nonostante il caratteraccio, era un bel ragazzo.
In ogni caso, erano le nove di
mattina e i ragazzi ancora
stavano dormendo, quando secondo il programma sarebbero dovuti partire
dopo
pranzo, avendo già comprato vestiti e cibarie; fu
così che, sogghignando tra sé
e sé, si avvicinò a Takao, si
inginocchiò sul pavimento e avvicinandosi
all’orecchio del ragazzo e disse: “Fermo o
sparo”.
“Un modo più
stupido, più idiota di svegliarmi non potevi
trovarlo!” Sbraitava Takao scendendo le scale e cercando di
dare un ordine ai
capelli.
Yuri lo seguiva tetro di fianco a
Kei, che si massaggiava lo
zigomo destro, mentre da dietro la ragazza ancora stava ridendo.
“Non mi aspettavo
quell’urlo!” riuscì a dire prima di
scoppiare di nuovo a ridere.
“Neanch’io”
commentò tagliente il ragazzo più vecchio del
gruppo.
“Ce l’avranno del
ghiaccio in questo posto? Certo che anche
tu, cazzo” commentò
di fianco a lui il
compare di Takao.
“E che ne sapevo che fossi
lì?- Si lamentò questo-è stato
uno scatto del braccio assolutamente involontario!”
“Ritenetela la mia piccola
vendetta- disse la ragazza
sorridente mentre entravano nel bar- per lo scherzetto che mi avete
fatto in
paese ieri”
I ragazzi la seguirono, mugugnando
propositi di omicidio e
vendette più serie.
“E quindi il centro
è di là?” le chiese Takao mentre
uscivano dall’hotel dopo aver fatto colazione. Il clima era
molto meno teso
dopo che avevano mangiato, e ormai la vittima del suo scherzo
già ci rideva su.
“Esattamente-Gli rispose
Lily, tra lui e Kei, mentre
imboccavano la via principale del paese- E quello è il primo
negozio. Beh volendo
potremmo trovarci qui tra un’ora, che
ne dite?”
“Per me va bene”
disse Takao prima di avviarsi verso la
vetrina indicatagli.
Guardò Kei.
“Credo che andrò da quella parte” Le
disse.
“A dopo allora!”
Ma dov’era Yuri? Si
girò e lo vide fermo qualche metro
indietro, fermo davanti a un’immagine pubblicitaria:
incuriosita da ciò lo
raggiunse, desiderosa di sapere cosa poteva aver attirato tanto la sua
attenzione: lui, Yuri, il ragazzo che non dormiva la notte, mr.
’Quanto-sono-ricco-quanto-sono-bello-no-non-fatemi-domande’
, mr.Wo-wo-wo!
Guardò anche lei quello che stava fissando , e
capì. O almeno, immaginò.
Davanti
a loro c’era
la pubblicità di un negozio di vestiti, reclamizzato da un
abito bellissimo, rosso
e lungo; ma quello che doveva assorbire così tanto la sua
attenzione era la
modella che lo indossava, ritratta nella foto: quel genere di ragazze
che fanno
sentire le altre insignificanti e fan venire la tentazione di chiudersi
in casa
e non uscirne più per sottrarsi al confronto con loro. Lily
non poteva neanche
essere sicura che lui si fosse accorto della sua presenza, data
l’attenzione
con cui fissava il sorriso dell’indossatrice.
“E’un gran
bell’abito-affermò con noncuranza- ma forse
dovrebbe essere blu”.
Il ragazzo non diede segni di averla
sentita. Decise di
andare subito al sodo.
“La conosci,
vero?”
Senza distogliere lo sguardo, rispose
affermativamente con
un ‘Mh’.
Incredibile. “Sembra
davvero molto bella. Lo è, giusto?”
“Mh”.
Era una follia fargli la domanda
successiva, ma confidando
nella sincerità con cui rispondeva, decise di battere il
ferro ancora caldo:
“L’hai lasciata tu, no?”
Finalmente il ragazzo si riscosse e
si voltò a guardarla,
incenerendola con gli occhi. “Non ho intenzione di andare a
raccontare la mia
vita in giro e credo di averlo già
detto…”
“Benissimo!
Perché non mi hai detto
proprio un bel niente!” Gli rispose prima di girarsi e
iniziare ad avviarsi verso il primo negozio.
“…Ho dedotto
tutto io da sola!” aggiunse poi ad alta voce
affinché la sentisse. Era riuscita a vendicarsi anche di
quello, poteva
ritenersi a posto.
Quell’abito le aveva
riportato alla mente un ricordo. Bello,
vivo, finalmente un’immagine che non la facesse soffrire. Il ballo di inizio estate. Non mancava
molto, poco più di due mesi:
era l’evento che aveva sognato da una vita e accidenti se non
sarebbe valsa la
pena restare viva per andarci.
C’era il meglio della
nobiltà anche di Agaert ,
rigorosamente adulta, e vi si poteva partecipare solo dopo aver
compiuto
diciotto anni. Bellezza e buon gusto erano i più importanti
ospiti della
serata: poi venivano i ricchi, i nobili e ovviamente i reali.
Ogni principe e principessa della sua
famiglia avevano fatto
il loro ingresso in società posando il piede destro oltre la
soglia di quel
palazzo e in quanto nobili avevano un’ulteriore clausola da
rispettare: in
quell’avvenimento avrebbero scelto il loro futuro sposo o
sposa.
Il pensiero la fece sospirare,
perché lei ardeva
letteralmente dalla voglia di andarci: non le interessava affatto con chi (tanto lo avrebbero scelto i suoi,
anzi sua madre di sicuro), l’importante era esserci. E con un
bel vestito…..
Lily scosse la testa e decise di
riprendersi: stava pensando
a qualcosa di assoutamente incerto ed evanescente, che non sapeva
neanche se
avrebbe vissuto: ritornò a concentrarsi sulle vetrine e il
suo orgoglio ferito
le ricordò che avrebbe dovuto cercare qualcosa di bello da
indossare per
evitare critiche future da parte di Mr.Yuri.
“E quello
cos’è?” esclamò la ragazza
un’ora dopo.
“Niente” rispose
Takao estraendo le palme dalle tasche e
mostrando il vuoto che contenevano.
“Appunto! Solo io sono
andata per negozi ?” Alzò le braccia
con fare enfatico, sollevando i due borsoni carichi di vestiti che aveva acquistato.
Lui le rispose facendo le spallucce,
e in quel mentre lei
vide arrivare gli altri due dietro il ragazzo.
Kei e Yuri camminavano nella loro
direzione parlando tra
loro; quando il più vecchio tra loro due estrasse una
sigaretta dalla tasca
Lily capì che no, non era stata l’unica a fare
acquisti quella mattina.
“Okay, e adesso che ci
siamo tutti Esclamò Takao- possiamo
anche tornarcene in carrozza !”
Kei annuì, sollevato alla
prospettiva di andarsene da quel
luogo di cui era già stufo.
Eccoci!!!!!
Allora allora innanzitutto
devo
ringraziare Pich Shrooms per
l’attenzione con cui ha letto il capitolo :il tuo non
è mai un commento
superficiale e i tuoi consigli sono di grandissimo aiuto!! Grazie
grazie grazie
*si inchina* e inoltre Hybrid00Art
e Yujinia di cui aspetto i commenti
prima o poi… ma grazie
intanto!!
Questo era un capitolo
breve
(dal prossimo mi impegno di più, I promise) che serve per
delinerare la
situazione… insomma, prima di affrontare vicende
più importanti è bene
conoscere i personaggi, no?
E’servito a
darvi un po’ un’idea
di come sian fatti?
Chiudo in fretta proprio
per
oggi ma…. Il prossimo capitolo non sarà
così!
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Capitolo 5 *** Echoes ***
“Green-rose”
scandì Kei guardando la cartina che teneva in
mano.
Lily, seduta di fronte a lui
memorizzò il nome di quel luogo
mai sentito, mentre l’ennesima buca nel terreno presa dalla
carrozza la faceva
sobbalzare insieme a Takao, di fianco a lei.
“Ci ho vissuto un paio
d’anni- affermò
quest’ultimo-sarà
bello tornarci”
“Quante ore
dista?”
“Mah-le rispose gettando
un’occhiata al paesaggio- una mezza
giornata tutta. Non è molto grande, il tipico luogo in cui
tutti conoscono
tutti… Vedrete che accoglienza quando mi
riconosceranno”
Di fronte
a lui Yuri,
che come al solito stava guardando il paesaggio, alzò gli
occhi al cielo.
“Senti, damerino- lo
apostrofò il ragazzo-pensala un po’
come vuoi però escludi la possibilità di partire
presto domani! Io stasera vado
alla spiaggia di sicuro e non ho intenzione di andare a dormire
all’orario dei
polli! Anzi- aggiunse poi sogghignando-del pollo”
“Come mi hai chiamato, scusa?-
Sibilò questo- Sai che se solo volessi mollarti qui in mezzo
al nulla?”
“Voglio proprio vedere come
faresti” Rispose Takao senza
smettere di sorridere con aria strafottente.
“Potrei iniziare fermando
questa carrozza”
“Sì, sto
aspettando che tu avvisi il tipo che guida.”
Lily lanciò
un’occhiata a Kei, che come al solito si strinse
nelle spalle come a dire che non gli importava nulla della discussione.
“Ragazzi, per
PIACERE!” intervenne allora.
Due sguardi inceneritori le si
rivolsero un istante dopo e
la ragazza decise allora di non aggiungere più nulla. In
quel mentre la
carrozza si fermò.
“Che succede
ora?” Esclamò Yuri sporgendosi per parlare col
cocchiere.
“Uno dei due cavalli si
è fermato signore, non so perché”
Sbuffando, il ragazzo scese
a vedere cosa stesse succedendo, seguito dagli altri tre.
Era vero, uno
dei due animali aveva un
arto piegato in
una posizione di dolore.
“Provvedo io, non si
preoccupi, non preoccupatevi
signorini!”
Disse
l’omino
scendendo dalla posizione di guida e inginocchiandosi vicino alla
zampa.
I ragazzi rimasero in piedi per non
doversi sedere sulla
sabbia arroventata mentre aspettavano:
Kei incrociò le braccia al petto e si
appoggiò al veicolo, mentre Takao
guardava l’orizzonte camminando intorno alla carrozza. Yuri
iniziò a guardare
la cartina e Lily decise di andare aiutare il cocchiere a risolvere il
problema.
“Grazie signorina-le
disse-ma non occorre”.
“Sta scherzando?
Così mi rendo utile a qualcosa”
“Mi creda, lei
continuerà a rendersi utile se eviterà una
rissa tra il signorino e il suo amico. Mi sembrano due temperamenti
abbastanza
vivaci”
“Conosce Yuri da tanto,
vero?” Senza essersene resa conto,
si era creata un’occasione per scoprire qualcosa di
più su di lui.
“In realtà no,
signorina-rispose- qualche tempo fa l’ho
incontrato in una cittadina perché cercava qualcuno che
guidasse una carrozza…
Ed eccomi qui”
Che delusione, ancora non sapeva
niente di lui e Kei. Ma
l’avrebbe scoperto, potevano esserne certi.
Il problema però non
sembrava risolversi: qualche minuto
dopo l’uomo chiamò Yuri dicendo che proprio non
capiva cosa avesse il cavallo.
Il ragazzo si piegò vicino all’animale, che non
riusciva a stare in piedi, e
Lily lo vide sussurrargli qualcosa per tranquillizzarlo mentre dava
un’occhiata
alla zampa che teneva piegata.
Ormai stavano tutti guardando il
cavallo e lui, preoccupati
che il problema non si risolvesse e temendo di dover rimanere bloccati
ancora
molto.
“Possiamo dare una
mano?” Chiese Lily.
“No, non serve”
giunse in risposta. Takao batteva un piede a
terra per l’impazienza.
Dopo quella che parve loro
un’infinità di tempo Yuri
estrasse qualcosa dalla zampa del cavallo, che incerto riprese la
postura
normale. Si alzò, sotto gli sguardi sollevati di tutti, e
fece per tornare a
sedersi in carrozza: ”E’ tutto a posto”
disse semplicemente.
Il sollievo generale era
così intenso da potersi quasi
toccare e nel viaggio che seguì nessuno osò
più contraddire il ragazzo.
**
Finalmente nel tardo pomeriggio
arrivarono a Green-Rose,
mentre il sole già stava tramontando. Era un piccolo paese
dall’aria semplice e
accogliente . Ognuno scese dalla carrozza con il proprio carico di
vestiti o
cibo e si diressero verso l’unico hotel che vedevano.
“Wow-esclamò
Takao mentre entravano- che posto”
L’atrio era grande e
spazioso e tutta la struttura era
realizzata in legno. Alla
ragazza il
posto piacque subito, istintivamente. Davanti a loro c’era un
bancone
davanti al quale
stava una ragazza che
parlava con un uomo seduto davanti a un registro. Quando le si
avvicinarono lui
alzò la testa e chiese:
“Desiderate?”
“Una camera per
quattro” chiese Kei, ma Lily non
lo ascoltò. Guardava la ragazza che la
fissava esterrefatta.
Ci fu qualche istante di smarrimento
generale e poi la
giovane gridò :”LILY!”
Alla ragazza quasi mancava la voce
per la troppa gioia:”
Tess! Sei tu?!”
Questa si alzò e le venne
incontro e le due ragazze si
abbracciarono subito, incredule e felicemente sorprese di ritrovarsi.
Tess, la
sua amica d’infanzia! Non la vedeva da… quanti
mesi? Bè,
da quando non lei non era più venuta a
trovarla al Castello! Da piccole avevano giocato moltissimo insieme, ma
poi suo
padre aveva deciso di andare a vivere sulla terraferma, come molti del
resto
facevano e da allora si vedevano solo quando la ragazza veniva a
trovarla. E
ora, essere lì con lei… Vedere un volto amico e
che le ricordava casa sua…era
terribile e fantastico allo stesso tempo.
“Cosa ci fai qui?”
“Sono solo di passaggio,
sto per ripartire e … Non posso
credere che tu sia qui! Non potevi venire qualche giorno fa?”
“Io
davvero…”
“Noi andiamo in
camera!” Gridò Takao mentre Kei, prese le
chiavi che l’uomo gli aveva dato, si dirigeva con gli altri
due verso le scale.
“Senti,
facciamo che
ci troviamo più tardi e mi racconti tutto! Ti offro qualcosa
al bar” le disse
allora l’amica.
“Volentieri, dai!”
“Dov’è
il bar?” Chiese allora Takao.
“Lì, proprio
alla tua destra-gli rispose prima di rivolgersi
ancora a Lily mentre si dirigeva verso l’uscita-allora
ritrovo qui alle otto!”
“Ci
sarò!”
Lily raggiunse i ragazzi sulle scale.
Per la prima volta da
tanto tanto tempo sorrideva di sincera allegria.
Casa tua
è dove hai il
cuore
Dove eravamo
partiti
Il luogo a
cui
apparteniamo
In questi
giorni
difficili di rabbia
siamo
spaventati da
ogni estraneo
ma oggi
stiamo
cambiando la storia
E’il
tuo momento,
pensa a chi ami
Siamo tutti
fratelli e
sorelle.
(McFly, Home is where the heart
is)
L’atrio
dell’albergo
era molto più piena di gente in quel momento,
rispetto a quando erano
arrivati. Khris scese le scale sorpresa, osservando quante persone
venivano lì
per l’ora di cena approfittando del bar dell’hotel.
In quello spazio di tempo, i ragazzi
avevano lasciato i
bagagli in camera (che avrebbe avuto la solita disposizione Yuri-letto,
Takao e
Kei- tappeto, Lily-divano) ed erano usciti dopo essersi lavati,
lasciandola
libera di farsi una bella doccia.
La ragazza decise di passare a
salutare gli altri prima di
uscire e andare a cercare l’amica. Si sentiva incredibilmente
a suo agio in
quell’ambiente pieno di vita, avvolta in uno dei vestiti che
più le piacevano e
si addicevano a quella stagione estiva.
Entrò nel bar e raggiunse
Kei e Yuri, seduti al bancone.
Il primo si stava versando qualcosa
da una bottiglia che era
già vuota per metà. Lily immaginò che
avesse bevuto lui tutta quella roba, e
gli chiese cosa fosse. Kei la guardò con aria serena (non da
lui, pensò in
seguito) :”Vodka”.
“Non capisco”.
I due ragazzi si scambiarono
un’occhiata tra loro, come
increduli, poi Kei continuò:
“Bè…come dire… E’
tutto quello che vuoi: ricordo…o
oblio, gioia artificiale…. E’ un modo per poter
piangere, o togliersi la
maschera o rivelarti.”
Yuri sorrideva divertito
all’espressione spaesata della
ragazza. “E’ una bevanda alcolica”
sentenziò.
Lily, che nella sua infanzia e
adolescenza non aveva mai
sentito parlare di niente di tutto ciò, alzò le
spalle e decise di non
continuare a far domande per non sembrare stupida e preferì
invece chiedere
dove fosse Takao. “Andato-disse Kei- usciva con alcuni che
conosceva. Ha detto
che per mezzanotte torna”.
“Bene. Io invece
tornerò anche prima quindi ci vediamo più
tardi”
Fece per uscire
dall’albergo, e ci sarebbe anche riuscita se
due ragazze non
l’avessero fermata,
ridacchiando tra loro e parandosi davanti a lei:” No ma
scusa, ma tu conosci
quei due là?”
Intuì che si riferissero a
Yuri e Kei e annuì. Le ragazze
scoppiarono a ridere, prima di chiederle se fosse insieme a uno dei
due. L’idea
la fece quasi ridere, e sorridendo e scuotendo il capo disse loro di no.
“Ma sono fidanzati? O sono
liberi?”
“Liberi che io sappia. Ve
li devo presentare?” chiese
divertita
“No no figurati, facciamo
da sole-strizzatina d’occhio-
Grazie e ciao, eh!”
Ancora sorridente Lily
uscì dal bar, cercò Tess e, una volta
individuatala, si diresse verso di lei.
“Aaaah ma te guarda come
stai bene! A casa
non potevi mica goderti le tue gambe!”
La salutò l’amica.
“Ssssh, non urlare! E
comunque questi abiti sono
troppi comodi! Ma dove andiamo?”
“Verso la
spiaggia”. Iniziarono a incamminarsi
lontano dal paesino, e Lily iniziò a
raccontare tutto quello che le era successo in quegli ultimi giorni.
“Credo che
diventerete molto uniti-affermò l’amica-siete un
bel gruppetto, sapete già
gestirvi bene. Sono davvero contenta per te. E poi sono dei
così bei ragazzi”
le strizzò l’occhio.
“Aah troppo… troppo
strani” replicò la principessa esprimendo cosa
pensava di loro. “E’ come se
fossimo incompatibili tutti. Stiamo insieme per vantaggio, ma finito il
nostro
percorso insieme… Credi forse che li rivedrò
più?”
“Non dire così,
perderli sarebbe proprio un peccato. Sono
certa che sapranno stupirti e…”
“HA!” Disse
ironica Lily alzando gli occhi al cielo “ In
negativo, forse. Sono tutti concentrati su loro stessi. Io so poco e
niente di
loro, e a loro non interessa sapere niente di me. Forse Takao
è l’unico con cui
si può parlare. Ma è così che deve
essere, e mi va bene”.
“Mmm direi che qui serve
qualche buona notizia… e io
ne ho una.”
La guardò incuriosita.
Tess proseguì: Non è
che per caso passerai per London Bridge?”
“Penso di sì,
perché?”
“In questi giorni
c’è Andrew. Mi aveva detto che sperava di
riuscire a salutarti e magari a parlare con te”
Bum. Sentì il sangue di
tutto il corpo affluire al cuore,
che prese a battere con impeto. Le gambe quasi le cedettero. Non era
vero.
“Andrew….
Quell’Andrew?”
L’amica sorrise furba:
“Proprio lui”-
“Spera di salutare
me?”
“Sì”.
”Mi ha chiesto se vai al
ballo con qualcuno.”
“Oh…
bè. WOW!” Non poté impedire al sorriso
di farsi largo
sul volto. Andrew, Andrew, il ragazzo più bello del regno,
l’indiscutibile
baronetto più affascinante, il principe azzurro che ogni
ragazza avrebbe voluto
incontrare… E aspettava lei.
Nel frattempo erano arrivate alla
spiaggia. SI sedettero su
uno scoglio, voltate verso il mare. Ma se gli occhi di Lily erano fissi
sulla
spiaggia e su un gruppo di ragazzi che giocavano- uno sembrava Takao-
la sua
mente era parecchie galassie distante. Anni luce più in
là. Vagonate
di ricordi le scorrevano davanti
agli occhi: quante volte l’aveva incontrato? Poche. Ma ognuna
era stata magica.
Da piccoli si vedevano spesso, anche
una volta ogni mese, ai
pranzi organizzati da suo padre con i nobili del regno. Già
allora lui l’aveva
colpita. Era bello, era affascinante, già a tre anni
stravedeva per lui.
Poi la frequenza era diminuita. Il padre di lui si faceva
vedere sempre meno
a corte, ma lui era sempre presente nella sua mente, nei discorsi con
le
contesse o delle madri.
Crescendo, era diventato un ragazzo
parecchio cercato,
perché ogni madre avrebbe voluto vederlo sposato alla
figlia. L’ultima volta
che l’aveva visto era stato a un piccolo ricevimento, e come
ogni volta era riuscita
a scambiargli qualche parola.
“Io…
bè… Non so che dire!”
Al ballo! L’avrebbe forse
invitata? No no Lily non sognare non sognare
troppo, che poi ti svegli e piangi.
L’amica le sorrise.
“Sì, ti invidio moltissimo!” Poi
però
cambiò espressione. “MA non è
l’unica notizia che ti porto. Sai…. Sai cosa
è
successo al palazzo? Al castello?”
“No” Il sorriso
si sciolse subito. Non sapeva niente di cosa
era successo a casa. Non aveva informazioni da quando se ne era andata.
L’amica
la guardò, lo sguardo fermo. “E’ passato
il principe Kossig”
Sentì mancare
l’aria. Sperò che l’amica le dicesse
subito
tutto. “Sa che non sei lì. Sa che sei scappata.
Non ti ha trovato e ha
distrutto quasi tutto. Era coi Korinn. “
No.
“La tua famiglia si
è salvata, ma i quadri, gli arazzi, i
tesori…”
No.
“Ora si cerca di
ricostruire tutto. Per fortuna
le ricchezze della tua famiglia non
erano conservate lì”
La casa… Le
stanze… La sua stanza… I libri di
bambina… le
tende dietro le quali si nascondeva… I ritratti…
“Era notte, una sentinella
li ha visti arrivare e i tuoi
sono fuggiti. Dicono che fosse furioso. Lily…”
La principessa guardò
l’amica, sentendosi vuota e priva di
emozioni. “Che altro?” chiese..
“…. Gli abitanti
del villaggio vicino al palazzo sono
prigionieri. Se nessuno dice dove ti trovi…”
Non
ci fu bisogno di
concludere la frase- li avrebbe uccisi, chiaro. Senza pensarci, senza
rimorsi.
Lily raccolse la voce, che sembrava
essere morta insieme a
tutte le sue emozioni. “Diteglielo. Diteglielo dove mi trovo.
Fagli sapere che mi
hai vista qui e che sto andando avanti. Che mi segua. Che mi trovi. Non
muoiano
innocenti a causa mia.”
“MA…”
Gli occhi di Tess si fecero lucidi “…sei TU sei la
cosa più importante che dobbiamo
salvare…”
“No! Fatelo e basta. Ti
prego…” Lily abbassò il volto,
inerte.
Tess
la sentì
mormorare “E’ L’unica cosa giusta da
farsi.”
L’amica si sentì
malissimo
per la reazione della principessa, e non seppe far altro
che
abbracciarla. Mai e poi mai avrebbe voluto dirle cose così
tristi, ma piuttosto
che tacere e mentirle preferiva che lei sapesse. Era coraggiosa, lo era
sempre
stata, e anche stavolta non era da meno. “Torniamo in hotel-
le disse-e cerca
di pensarci meno che puoi. La salvezza di tutti dipende dalla tua e
rimanere al
sicuro è ciò che più buono puoi
fare.” Lily annuì. Non riusciva a piangere, non
riusciva. Anche se lei era Tess, una sua cara amica.
Non poteva caricarla del peso del suo
dolore, mostrarsi
fragile avrebbe dispiaciuto l’amica ancora di più
e non era necessario. “sai…
devo solo prendere tempo. Se mi trova quando ho già compiuto
gli anni posso
usare il Dono.” Non ci credeva, sapeva che non ce
l’avrebbe fatta, ma servì a
rassicurare l’amica.
Il Dono era
un’abilità che avrebbe avuto e potuto scegliere
compiuti i diciotto. Avrebbe potuto essere qualsiasi cosa, e le sarebbe
durata
per sempre. Magari avrebbe potuto desiderare di diventare invincibile,
o cose
del genere.
Ma il suo palazzo era
distrutto… I paesani catturati… Quasi
li vide, donne e bambini, anziani e uomini, innocenti, imprigionati dai
Korinn
mentre erano nei loro giacigli. Si sentì morire.
***
Come si sentiva ad aver fatto
tutto ciò?
Era pieno di rabbia.
E ora voleva la sua
reazione. Voleva sentirla soffire come stava soffrendo
lui per il suo complicare le cose. Che bisogno c’era di
scappare?
Mettersi contro il destino?
Aveva già perso.
Che sapesse, che capisse a
cosa stava andando incontro.
***
Raggiunsero l’hotel, dove
si separarono. Tess era
preoccupata per l’amica, e chiese a una ragazza che lavorava
all’ingresso di
non farla uscire dall’edificio. Finché era
lì era al sicuro.
Lily si incamminò sulle
scale, sentendosi una donna che, già
morta, si comportava come gli altri esseri viventi. Perché non riusciva a piangere?
Perché non riusciva
a sfogarsi? Voleva gettare la maschera e piangere, voleva cadere
nell’oblio.
Come
dire… E’ tutto
quello che vuoi: ricordo…o oblio, gioia
artificiale…. E’ un modo per poter
piangere, o togliersi la maschera o ribellarti.
Ricordò le parole di Kei,
ricordò di cosa parlava:
e ricordò che lui aveva intenzione di tenerne
qualche bottiglia in camera. Alcool. Le serviva Alcool.
Hi Everyone!
Grazie per esservi
presentati anche stavolta all'appuntamento con questa storia., che
finalmente sta prendendo piede. I ragazzi che stanno
viaggiando insieme hanno responsabilità e caratteri diversi
e modi differenti di reagire di fronte alle situazioni... in questo
capitolo e nel prossimo penso (spero)che si inizi a capire.
Ho messo molte cose
in questo capitolo... Ma tutte sono solo "dei semi", vedremo i loro
effetti nei prossimi.
Ma passiamo a voi!!
Grazie tanto,
tantissimo a chi ha messo la storia nelle "seguite" e a chi ha
recensito!
grazie a
Vegeta Hiwatari!
Ti ringrazio per la
recensione attenta e precisa, assolutamente non superficiale. Non sai
quanto piacere mi abbia fatto che un lettore selettivo come te abbia
aperto questa storia!
Mi piacerebbe sapere
cosa ti aveva reso prevenuto, cioé: si tratta di qualcosa
che ho scritto nell'introduzione?
Comunque la tua
recensione mi é stata utilissima, in effetti non sempre
tengo a mente certe regole della grammatica che invece dovrei
rispettare e avere qualcuno che me lo segnali é proprio una
grande fortuna! Davvero, grazie tantissimo per l'attenzione con cui hai
recensito e per il tuo commento!
Spero di poter
contare ancora sul tuo punto di vista!
Henya
Weeeeeeee ragazza che
bello risentirti! Mi sei mancata!
Ovviamente lui non
poteva mancare... Io cerco di sviluppare una storia senza
farlo intervenire troppo, ma é impossibile non lasciare che
la influenzi, Yuri é troppo carismatico per non
attirare l'attenzione su di sé e far vertere sulla
sua persona alcuni capitoli!
Mi hai riempito di
complimenti *.* (ammettilo, tutto a causa del personaggio di cui sopra)
e caspita si vede che hai letto con attenzione! Grazie *.* davvero mi
mancavano i tuoi commenti! E grazie per la segnalazione sul
sogno...preziosissima, non ci avevo fatto caso!! SPASIBA
Ovviamente non posso
non concludere mettendoti pressione perché TU
pubblichi presto i capitoli della TUA storia ehehe
Grazie e a risentirci
presto!
Quind auguro a tutti
Buon Natale e Buon Anno!
Non so quando
riaggionerò perché tra poco inizia il periodo di
esami ma spero presto!
Grazie a tutti!
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