Be a Werewolf...

di DanP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...not a drunkwolf! ***
Capitolo 2: *** Bunny, Werewolf and Winter Formal. ***
Capitolo 3: *** Do you want the bite? ***
Capitolo 4: *** Mating season. Be afraid. (parte prima) ***
Capitolo 5: *** Mating Season.Be afraid. (parte seconda) ***
Capitolo 6: *** Mating season. Be afraid. (parte terza) ***
Capitolo 7: *** Mating Season. Be Afraid. (parte quarta) ***
Capitolo 8: *** Mating Season. Be Afraid. (epilogo) ***
Capitolo 9: *** To the Wolves. Part 1 ***
Capitolo 10: *** To the Wolves. Part 2 ***



Capitolo 1
*** ...not a drunkwolf! ***




Questa fic prende parte prima della scoperta dell'Alpha da parte dei ragazzi, ma dopo aver compreso che Jackson potrebbe essere legato più o meno a loro.(Argh!)
Quindi può contenere spoiler, ma comunque attendibili fino alle puntate andate in onda fino a quel momento. Fa parte della serie "Love. Be afraid." e ne è il filone principale, seguita dalla spin off : "Favole per lupetti."
Al solito una StilesxDerek (Diles?Stilek?), devo specificare altro?^^

 

...not a Drunkwolf!

 

Derek Hale era stato cresciuto ed addestrato per affrontare qualsiasi cosa. Che fosse un lupo, un cacciatore, un poliziotto. Qualsiasi cosa. Poteva sopravvivere per mesi senza trasformarsi, la sua condizione di licantropo lo costringeva a controllarsi, fin quasi al limite delle sue possibilità, di qualsiasi bisogno fosse investito.
Tranne questa.
Avere Stiles Stilinski nel proprio raggio d'azione, completamente ubriaco da star male, delirante e disinibito, quello non sapeva davvero come affrontarlo.
L'aveva trovato nelle prossimità della sua casa, tra i boschi, di notte. Un luogo che equivaleva al peggiore possibile e razionalizzabile, da qualche tempo a quella parte. Dove imbattersi in un Alpha assassino e poco prevedibile.
Ma chi meglio di quel ragazzo poteva comprendere la situazione, aveva sempre avuto difficoltà a controllare Scott, aiutarlo, impedirgli di arrivare a fare o farsi del male, e Stiles, il fidato genietto che lo seguiva, era proprio il caso di dirlo, come un cagnolino ovunque egli andasse, non gli aveva mai dato troppi grattacapi, anzi, l'aveva aiutato ben più di una volta ottenendo da parte sua minacce e sguardi omicidi poco grati.
Perciò, dopo averlo caricato nella sua lussuosa macchina scura, per una qualche forma di masochismo, l'aveva trascinato fino a casa. Il breve tragitto che separava l'entrata dell'abitazione dal sedile del passeggero, era forse il più impegnativo mai fronteggiato.
“Non azzardarti a sporcarmi i sedili, o giuro è l'ultima cosa che farai mai in vita tua.” gli abbaiò infastidito, aprendogli la portiera.
Il ragazzo lo squadrò dal basso, strusciandosi contro la pelle morbida. Chiuse gli occhi mugugnando qualcosa di incomprensibile e allungò le braccia di fronte a sé.
Derek assottigliò lo sguardo, pensando seriamente di legarlo a qualche albero nel folto del bosco e lasciarlo lì a marcire. Seppe trattenersi a sufficienza dal reprimere i suoi intenti e pronunciare un monosillabico:“Che?”
“Daaaaai-!” miagolò Stiles al suo indirizzo, continuando a mostrargli i palmi aperti.
“Non ci penso proprio, se vuoi entrare in casa, fallo da solo, non ti porterò in braccio.” sentenziò astioso mettendosi le mani in tasca e scrollando le spalle.
Il ragazzino abbassò le mani sulle gambe e, con il poco controllo dei muscoli, riuscì a farle sgusciare fuori. Non calcolando bene i tempi e gli spazi scivolò sulle foglie secche sotto le suole delle scarpe e atterrò placidamente tra le braccia di un Derek frustrato e atterrito dall'intera situazione.
Dio, perché mi fai questo. Disse tra sé, maledicendo una volta di più quel ragazzo e tutta la sua discendenza.
Non riesci proprio a stare in piedi?” chiese con malgarbo, vedendosi costretto a stringerlo a sé per evitare che cadesse faccia a terra. Una prospettiva interessante, in effetti.
Ma Stiles si arrampicò sulle sue braccia e gli sussurrò un lagnoso e poco maturo:
Gno.”

Derek percepì da qualche parte nella sua bocca i canini sporgere, invitati dalla rabbia che iniziava a scaldargli il corpo.
Il ragazzino nel frattempo, non riuscì a trovare meglio da fare che strusciarsi lascivamente contro il bel lupastro, ad un passo ormai dalla crisi isterica.
Mentre anche l'ultimo dei suoi nervi saltava, trascinò il sedicenne semi-cosciente verso la porta e poi su, fino al piano superiore, dove, al centro della stanza, faceva gran sfoggio di sé un divano sfondato che lui usava come letto di fortuna. A terra erano sparsi cuscini scompagnati di ogni foggia, lasciati lì a prendere la polvere.
Stilinski junior si accasciò sulla superficie sconnessa del divano, sprimacciando accuratamente il bracciolo bombato e nascondendo la testa in quello.

“Hey.” lo richiamò aspramente Derek, pregando seriamente che non avesse intenzione di dormire lì. Altrimenti si sarebbe visto costretto a fargli presente chi tra loro due era il lupo mannaro e chi l'umano e sopratutto di chi fosse quel letto.
Il ragazzino però, già ampiamente sprofondato in un piacevole dormiveglia, non gli prestò troppa attenzione, continuando a sospirare e borbottare frasi sconnesse.
Hale, persa ogni speranza si accomodò al suo fianco, sbuffando e prendendosi la testa tra le mani.
Sarebbe stata anche una situazione accettabile, se Stiles fosse rimasto incosciente per tutto il resto della nottata, sfortunatamente, non fece nemmeno in tempo a veder concretizzare i suoi stessi pensieri che quest'ultimo si mise a giocare con la sua maglietta, esposta sotto la giacca.

“Deeerek...” pigolò il teenager, tirando la stoffa finché quella non rivelò una porzione di pelle del ragazzo. Stiles, euforico e con un ghigno che non piaceva per nulla al licantropo, aveva stabilito che quello era il suo nuovo intrattenimento e non l'avrebbe abbandonato per nessuna ragione, quindi spinse una mano in ispezione sul fianco scoperto di Hale, causando una mescolanza di rabbia e qualcosa di vagamente simile a brividi freddi che corsero giocosamente lungo la sua spina dorsale.
Con un gesto violento afferrò il polso che si stava prendendo un po' troppe liberà e lo guidò placido lontano dal suo corpo.
Che devo farne di te ora, mh?” Stiles lo squadrò per qualche minuto, analizzando una risposta che esalò con un sorriso da un orecchio all'altro:
Avrei due o tre idee per passare la serata!”

No.” disse gelido Derek, senza nemmeno osare immaginare che intendesse con quella frase sibillina.
Lupo noioso.” miagolò Stiles, rigirandosi beatamente in una coperta senza più guardarlo.
Derek si alzò, un po' per stargli il più lontano possibile ed evitare scatti d'ira da parte sua, un po' per prevenire qualsiasi tentativo di farsi spogliare, e le due cose non si escludevano affatto.
Raggiunse la sua posizione preferita, a ridosso della finestra da cui solitamente osservava il bosco o visitatori indesiderati, la stessa da cui aveva guardato tante volte quando Scott gli sussurrava con voce spaventata di aver bisogno di lui.
Come se seguisse una volta i miei consigli. Ringhiò nella sua mente, esercitando un breve sforzo per tentare di contenere la rabbia.
L'ospite che si trovava sul divano invece chiuse gli occhi continuando a parlottare a bassa voce, infastidendo l'udito finissimo del lupo.
“Seriamente, tu e il tuo amico mi avete scambiato per un baby-sitter?Perché devo sempre correre incontro ai vostri capricci?” inspirò irritato.
“Mi trovi attraente?”

La domanda, del tutto inattesa e assurda, pronunciata con un tono serio per quando semi-addormentato, lo sorprese e sconvolse.
“Che diavolo...?”
“Perchè non rispondi, nessuno vuole rispondere, non è tanto diffi...diffic...diffff...-”
“Difficile?” lo aiutò Derek.
“Quello. Io, ad esempio, penso che tu sia mooolto sexy, e non è che mi vergogni ad ammetterlo.”
“Quando sei sbronzo, intendi.”
Stiles arricciò il naso, dando uno sguardo al padrone di casa che lo fissava come fosse impazzito del tutto, con la fronte aggrottata, confuso.
“Non sono ubriaco!Sono ubriaco?...fico...”
Il mannaro si schiaffò una mano sulla fronte, pronto a scommettere che non l'avrebbe smessa più con quei discorsi sconclusionati.

Dopo attimi di silenzio, mentre Derek si ritrovò ad appoggiare la fronte alla finestra, ascoltando il respiro quieto di Stiles ancora non del tutto nel mondo dei sogni, l'adolescente domandò incerto:
“Hey, Derek....che sarebbe questa?Qualcosa come “attrazione animale?” Il ragazzino pensò che aveva già sentito un titolo simile, era un film?Ma non era “fatale”? Ormai i suoi pensieri erano del tutto sconnessi dal reale filo del discorso.
“Serve dargli un nome?” sentenziò Derek monocorde, scagliandogli uno sguardo storto dallo spazio dove si era rintanato.
Stiles elaborò qualche secondo l'intera vicenda, sentendosi frastornato ma desideroso di continuare la conversazione:
“Hey amico, sono un essere umano do nomi a tuuuutto.”
“Allora quel che vuoi.” ribatté monocorde il lupo.
“Mmh, ma io ero abbastanza sicuro di a-amare Lydia...si chiamava così, aspetta....era Lydia, o O-Olivia?Com'è che si...vabbè, mi piace ecco.”
“Questo non ti impedisce certo di placare la tua curiosità.” sogghignò Derek, pensando che di curiosità lui ne aveva da vendere.
“Di farmi...farmi sbranare?”
“Non propriamente.” soggiunse, finalmente guardandolo, abbandonando la sua abituale distrazione.

“Sei umano, parole tue, in quanto tale avete una sorta di, chiamiamolo automatismo intrinseco che vi spinge a relazionarvi con il mistero, l'occulto, l'arcano, e via dicendo, tu in particolare ne sei sempre stato affascinato.”
“E tu saresti...?”
“Il collegamento, il ponte che ti porta a guardare in faccia quell'altra realtà, sai, licantropi, assassinii.” agitò una mano, come stesse semplicemente esponendo una lista della spesa.
“Ma se noti, non sono mai stato interessato a Scott, in quel senso, men che meno a...Jackson..”gli fece notare, con un certo disgusto mal celato. Jackson proprio non gli piaceva.
“Vero, ma devi ammettere che il loro modo di essere un licantropo è molto diverso dal mio.”
“Mh.” replicò con un semplice accenno strascicato, “Sì, tu sei mooolto più figo di loro!” soggiunse allegro, ancora avvolto nelle coperte, non trovò proprio nulla di sbagliato in quell'osservazione. Poi, come colpito da un'inattesa rivelazione scattò seduto, fissandolo senza riuscire a metterlo a fuoco.
“Ma quindi anche io ti interesso!” esclamò tra il sorpreso e il sonnambulo, puntandogli contro un dito accusatorio.
Derek alzò gli occhi al soffitto sfondato, pregando che quella giornata si concludesse alla svelta.
“Sì.” replicò, incrociando le braccia al petto, aspettando di vedere quale reazione ne sarebbe scaturita.
“Davvero?!” con un piccolo acuto strozzato il ragazzo ricadde sul divano a bocca aperta, nella testa gli rimbombava pesantemente quell'unica parolina.
Tirandosi le lenzuola fino al mento si mise a riflettere con la poca lucidità che gli era rimasta: “E cosa ti piace?Di me dico...” era un sussurrò appena udibile, prossimo a cadere preda del sonno, ma i sensi sviluppati di Derek lo colsero in ogni sfumatura.

In piedi, nel centro della stanza mentre aspettava che il ragazzo si addormentasse placando quelle domande insistenti, esalò compostamente:
“Per essere il fautore di idee solitamente geniali, quanto estremamente rischiose, sei indicibilmente idiota.”

 

continua (?)

 

 

N.d A.: I miei idioti, ecco come io dimostro l'affetto per loro, regalando a Derek una nottata da fuoco e fiamme -Ooops!Meglio sorvolare con lui su questi accostamenti!- con la sua amara metà. Penso che nella realtà della serie, se si trovasse in una situazione simile spedirebbe Stiles in un pacco postale all'Alpha, ma per fortuna esistono le fanfic! <3
Dan

 

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Capitolo 2
*** Bunny, Werewolf and Winter Formal. ***


NdA: La ff vagheggia in uno stato di AU al momento, perchè seguendo il telefilm Derek dovrebbe essere da qualche parte incatenato fino alla fine della serie a farsi torturare e leccare, che per me son la stessa cosa se fatte da quella pazza ossessa di Kate. Damn it!
Quindi diciamo che la cattura di Derek non è ancora avvenuta (sarà per il prossimo capitolo che ho già in mente) e il dilemma Peter non si è ancora palesato del tutto. Altrimenti dove va a finire il fluffaggio? Concedetemi un po' di licenza poetica per quanto poco me la meriti. *piange*

 

2.Bunny, Werewolf and Winter Formal.

 

 

Personally, I'm a fan of ignoring the problem until eventually it goes away.”
Stiles Stilinski_1x06 Heart Monitor



 

Uscivano da quasi una settimana, vero, e ancora non avevano sviluppato nessuna sorta di automatismo di coppia, vero anche quello. Non pretendeva certo che lo prendesse per mano o si abbracciassero in pubblico, ma non si erano nemmeno baciati, mai, neanche un piccolo sfiorarsi di labbra per salutarsi.
Che poi Derek fosse un assennato elusivo del PDA, l'avevano intuito in molti e lui non si faceva illusioni sulla sua capacità di dimostrargli affetto. Per questo o per altro, avevano in compenso un'intesa che contemplava un rapporto assolutamente platonico, fatto di sguardi che allacciavano una comunicazione solo loro, intima, privata, anche se in compagnia di altre persone. Perciò del sesso, neanche a parlarne.
Stiles tuttavia non trovava così disgustosa l'idea di farsi toccare dal licantropo, il problema era farlo capire a lui, la sua irreprensibile e imbronciata controparte. E Derek non aveva nulla da ridire sul fatto che stessero effettivamente affrontando una sorta di poco usuale relazione.
Dopo l'imbarazzante risveglio dal suo stato di ubriachezza che aveva per qualche, inspiegabile, motivo, decretato l'inizio di tutto -Stiles non ricordava molto della notte passata con il ragazzo-lupo, ma era sicuro che non fosse successo nulla di irreparabile, tipo la perdita dell'ultima briciola di orgoglio o al limite della sua verginità, perchè se ne sarebbe accorto, no?- e se il punto di partenza di quella coppia era stato la sua poca inclinazione a sostenere una goccia di troppo, le conseguenze parevano fuori dalla sua portata. E c'erano anche alcune cose che, come una normale coppia, dovevano affrontare e risolvere.
Perciò, appena chiuse la portiera della costosa auto di Derek, sedendosi comodamente sui sedili di pelle e sprofondando, portando con sé un cheeseburger traboccante mostarda, ketchup e olio lo sguardo disgustato che Derek gli scoccò fu un'avvisaglia di pericolo.
“Sette giorni e già ti senti in dovere di insozzarmi la macchina?”
La macchina -quella meraviglia di velocità e intelaiatura nera che si confondeva nella notte e faceva le fusa come Derek nei suoi momenti migliori- aveva capito, era un tasto dolente che non andava mai sfiorato, ma lui, da bravo adolescente, tendeva a prendere ogni singolo avvertimento da parte di Hale come una regola che, fondamentalmente, andava trasgredita. Per forza.
Derek adorava quel suo lato sfrontato, ma non quando andava a sfavore della sua preziosissima auto.
Stiles sorrise, trascurando le tracce di maionese che gli erano rimaste sui lati della bocca.
Derek ricambiò con una smorfia leggera, il massimo a cui poteva aspirare.
Alzò una mano e forse inconsciamente gliela passò sulla bocca, raccogliendo i rimasugli salati con il pollice e poi leccandoli via dal dito. Nella sua esistenza Stilinski aveva avuto un concetto piuttosto ampio del termine erotico, ma quel che faceva Derek che fosse voluto o meno, era probabilmente ad un livello sconosciuto di languore e sensualità trattenuta.
E pensò che lui fosse, sostanzialmente, puro fascino senza doppie facce.
Ogni suo movimento, gesto casuale o cenno erano sempre e comunque disposti da una dose di stuzzicate lussuria che rendeva Stiles schiavo delle proprie momentanee pulsioni.
Che poi Derek ci provasse gusto a tenerlo sul filo del rasoio era tutt'altra storia.
Era più o meno in quei momenti che Stiles si sentiva del tutto autorizzato a prendere l'iniziativa e saltare addosso al compagno, facendogli notare che forse era il momento di approfondire un po' il loro legame. Era pur sempre un sedicenne, e in quanto tale, non aveva il pieno controllo delle sue emozioni, né dei suoi ormoni e lui in particolare, nemmeno delle sue parole.

“Quindi...”proruppe il sedicenne dopo aver staccato una buona porzione dal panino e continuando a masticarla a bocca aperta per tenerla occupata da quel che avrebbe davvero voluto ammettere.
“Che ne è stato del training con Scott?Hai capito di non avere speranze con lui e ti sei messo l'anima in pace?”
Da quel che ne sapeva Scott tornava a casa ogni sera frustrato e a pezzi, con dei lividi che faticavano a guarire anche sotto i suoi occhi e la causa di quelli era appunto il Beta anziano, che lo istigava continuando ad allenare lui e il suo ego ferito, tentando di impartirgli qualche lezione, peraltro abbastanza inutile, sul senso di essere un licantropo. Parole al vento col ragazzo che lo guardava storto e pregava di smetterla di rompergli qualche osso solo perché “il dolore è parte del tuo essere umano”.
E' questione di volontà d'animo ma sembra che l'unica cosa che lo prenda sia la figlia degli Argent.” replicò acido Derek, le sopracciglia aggrottate come non comprendesse appieno che cosa voleva da lei.
Si chiama -innamorarsi- concetto a te estraneo evidentemente, pensò Stiles, evitando accuratamente di farglielo presente. Mettere zizzania tra loro era qualcosa di così oscuro che nemmeno si sognava di vederlo realizzare. Anche perchè non si sarebbe trattato di risolversi come una vera coppia, come si comportavano i lupi mannari coi loro compagni?Li tenevano incatenati in cantina per un certo periodo di tempo facendogli così imparare la lezione? O li mandavano a caccia la notte, patendo il freddo e i cacciatori?
Lui comunque, non era un beta e poteva almeno tirare un sospiro di sollievo all'idea che quella barbarie non potesse essere messa in pratica sulla sua persona. Forse.
Lanciando una cauta occhiata a Derek lo scoprì intento a trafficare su un cellulare. Aveva un aspetto familiare ma non era il suo e il ragazzo non si era mai preso la briga di perdersi a cercare numeri su un telefono...non suo. Una frazione di secondo dopo si rese conto che l'apparecchio apparteneva a Scott!
Amico, ti sembra un gesto carino?!L'hai rubato!” disse Stiles piccato, prelevando il cellulare e mettendoselo in tasca. Derek sogghignò, per nulla toccato da quell'insinuazione.
Preferisco il termine: appropriazione indebita, Mister figlio-dello-sceriffo.”
Stilinski junior arrossì, terminando il suo pasto di metà pomeriggio.
Comunque non sono cose da farsi...insomma non a Scott se vuoi rubare qualcosa vai da Jackson, anche se è già abbastanza spaventato da te che potrebbe consegnarti tutto ciò che gli chiedi senza fare domande.” e si sarebbe divertito un mondo ad assistere alla suddetta scena.
Il cellulare era di Scott perchè è lui che addestro, al momento ed è della sua vita che mi preoccupo, oltre che quella di qualche altro impiccione...” Stiles si imbronciò sentendosi chiamare in causa.
In quanto a Whittemore meglio che non gli circoli troppo intorno, si è fatto delle strane idee e aumentare la sua curiosità sarà causa del mio male.” sospirò Derek sconsolato, sperando di non attirare qualche gelosia non desiderata da parte del più piccolo.
Era tanto per dire, io ho già compiuto la mia personale vendetta su di lui.”
Atterrandolo con un gancio?”
Yup!” era ancora piuttosto fiero di se stesso per la sua reazione inaspettata, si era anche ferito ma ne era valsa la pena. Notte da incubo a parte.
Non crogiolarti troppo nel tuo ego, signorino, o finirà che ci affogherai dentro.”
Stiles sghignazzò a quel tono paternalistico, e quando Derek mise in moto chiese:
Dove andiamo oggi?” aveva affinato quella domanda per settimane.
Dove mi porti” o “usciamo insieme” suonavano troppo melense, roba da donnicciole e lui voleva qualcosa di formale ma confidenziale, un tono da amici con qualcosa di più.
Decidi tu.”
Risposta strana, non che gli piacesse scegliere sempre dove andare, ma a parte missioni per stanare l'Alpha -dove Stiles era quasi morto e Derek...era morto, meglio evitarlo e basta, perchè andare a cercarlo?- o pomeriggi passati a cercare una cura per Scott -fallimentari ed inutili volumi su quanto sia orribile il mondo dei licantropi, Hale non apprezzava- le loro giornate erano comunque indefinite, specie se passate nel vuoto di quella bettola crepitante che era la sua casa.
Facciamo casa mia?”

Adorava Derek, gli piaceva tutto di lui, il suo fisico perfetto, il suo viso severo e aspro come una statua di qualche divinità antica, la voce soffice e profonda che gli usciva di rado, solo se interpellato e poco spesso quando aveva qualcosa da fargli notare. Gli piaceva persino quando con il suo accento strascicato lo interrompeva con uno ”Sta zitto.” da brividi.
Non che lui stesse propriamente zitto perchè spaventato dall'ammonimento, ma piuttosto si incantava a fissarlo negli occhi e vederlo poi voltare la testa da una parte, come se avesse capito che guardarlo era il suo intrattenimento preferito e la cosa lo compiacesse almeno un poco.
In ogni modo, non c'era tempo da perdere.
Quella era una giornata che aspettava da interminabili ore spese a pensare a quale fosse l'atteggiamento migliore per mettere le carte in tavola.
Un invito era sempre un invito, ma stavolta lui l'avrebbe seriamente colto di sorpresa.
Mancava un giorno al Winter Formal e lui voleva andarci assolutamente con Derek, non gli interessava l'attenzione di nessun altro, se non la sua.
Ma le palpitazioni che avvertiva non lo aiutavano a trovare la giusta concentrazione e a creare un'atmosfera che lo favorisse.
L'uomo si accomodò ai piedi del letto, la sua postazione preferita da quando considerava quella stanza come un qualcosa di condiviso con Stiles, e il giovane, frastornato da ciò che sarebbe successo, si agitò andando avanti e indietro per tutta la casa.
Era in uno stato semi catatonico quando Derek interruppe il suo andirivieni.
La potresti smettere?Rendi nervoso anche me, e come sai, non è affatto un bene.”
Stiles però colse quel momento di assoluta normalità come un segnale dal cielo.
Si mise in ginocchio, davanti al ragazzo e con una voce più squillante del solito, ingarbugliando le parole, esclamò tutto d'un fiato:
“Vorrestivenireconme?”

Gli occhi che rimbalzavano da una parte all'altra della stanza, e toccavano tutto tranne la superficie limpida di quelli di Derek.
“Andare dove?” chiese meravigliato l'uomo lupo.
“Al party di fine anno sai, festa?Quando la gente si veste tutta in ghingheri e finge di essere felice tutto il tempo, delle volte senza nemmeno fare finta, e beve punch corretti e...”
“Ho presente, cos'è una festa, grazie.” replicò Derek, interrompendo la lunga lista di divertimenti, almeno, come li intendeva lui.
“In buona sostanza mi stai chiedendo di andare al Winter Formal con te.”
Stiles abbassò gli occhi al pavimento, non riuscendo a impedirsi di arrossire.
Era una cosa da ragazzine, e il tono che gli uscì lo sottolineava se possibile ancora di più. Ma c'era un modo per chiedere al tuo ragazzo licantropo di uscire per andare ad uno stupido ballo scolastico?
“Non è una richiesta è più un'idea..insomma, giusto per sapere...”
Derek comprese che quella, dopotutto, era proprio una richiesta, checchè ne dicesse il suo piccolo.
“Sfortunatamente, la risposta è no.” rispose con garbo Hale.
Stiles perse del tutto il sorriso, sperando di aver appena frainteso le sue parole e che Derek non lo stesse...scaricando?
“Co-come?Perché?” non si era aspettato certo un diniego così palese e diretto.
“Stiles, per quanto comunque la prospettiva di andarci non mi farebbe impazzire, la città brulica di cacciatori e poliziotti che vogliono me, in caso non l'avessi notato ci sono manifesti ovunque.”
C'era irritazione, nella sua voce e anche ansia. Dubbio.
“Ma-ma non hanno nemmeno una tua foto segnaletica!Insomma, non è che tutti ti fisseranno appena entrerai, è un ballo normalissimo, i teenager certe cose non le notano...” esplicò in un tono fanciullesco, quasi lagnoso e del tutto immaturo, come se lui non facesse parte di quella categoria.
“Non noterebbero un sospettato di omicidio che ha frequentato la stessa scuola per anni?” chiese tiepidamente Derek, alzando una mano, per toccarlo ma abbassandola subito prima di essere visto.
Invece di avvicinarsi a lui la usò per afferrare il bordo del letto e tirarsi in piedi.
Stiles se ne rimase lì con un'espressione sperduta e delusa, amareggiato dal fallimento dell'invito.
Non alzò nemmeno lo sguardo quando lo vide approcciarsi alla porta.
Derek inspirò più volte e poi gli accarezzò la testa, affondando in quei capelli cortissimi e neri.
“Meglio che vada adesso.” gli annunciò, facendogli capire che il discorso era chiuso lì e non lo avrebbero più ripescato.
Stiles mugulò un assenso e lo lasciò uscire senza più una parola.
Essere una coppia faceva schifo.

The next day

 

Si era ripromesso, per tutta la mattina successiva, con delle occhiaie terrificanti e in debito di sonno costante, che mai e poi mai avrebbe rivolto la parola a Derek Hale.
Per lui era una sfida difficile ma quel rifiuto gli aveva fatto male, comprendeva tuttavia la reticenza del lycan a farsi vedere ma non poteva accettare il modo in cui l'aveva glissato.
Senza un minimo tatto, arrabbiandosi anche.
No, mai più si sarebbe rivolto a Derek, nemmeno in punto di morte.
Capendo immediatamente che aria tirava durante le lezioni, Scott aveva dovuto adoperarsi per tirare fuori il lato estroso, sepolto da mesi di tormento, per riempire le ore di desolato silenzio che correvano tra lui e il suo migliore amico.
“Avanti Stiles, qualunque cosa sia successo, non sarà mica la fine del mondo..”
Scott era ammutolito quando il ragazzo aveva lanciato un'occhiata glaciale nella sua direzione, evitando di parlargli per l'intero arco della giornata.
Perfino le frecciatine odiose di Jackson non l'avevano sfiorato. Scott temette il peggio.
Quando Stiles si chiudeva a riccio era come un'avvisaglia dell'imminente arrivo di una catastrofe, come l'abbaiare dei cani prima di un terremoto.

Stilinski dal canto suo compativa Scott, che aveva provato in tutti i modi a rasserenarlo, ma davvero quello solitamente era compito suo ed era evidente che non si trovava nel ruolo del comprimario di turno.

Una vibrazione attutita che arrivò dal suo cellulare lo mise in allarme, suo padre non lo chiamava mai, se non per strette necessità e McCall, lui era lì al suo fianco.
Con uno sguardo acido sciolse quasi lo schermo, leggendo le iniziali che mai si sarebbe aspettato di trovare.
“E' Derek?” chiese sottovoce l'amico, venendo immediatamente ignorato dopo un'occhiata raggelante.
Ovviamente, era Derek.
E gli chiedeva di raggiungerlo a casa.
Non c'era nessun sottile segno di scuse, tra le righe e sè se lo fosse trovato di fronte la domanda sarebbe suonata come un ordine. Eccolo che tornava il solito acido e sprezzante lupo.
Non rispose, tuttavia Stiles si ritrovò verso sera, senza nemmeno desiderarlo, a fare inversione di fronte allo spiazzo foglioso della casa, posteggiando la jeep in bella vista in modo che Derek si scomodasse almeno ad uscire per riceverlo. Cosa che non accadde.
Irritato e infreddolito decise altresì di varcare la porta, non invitato.
La casa mandava dei gemiti singolari e tutt'intorno regnava la solita aria da film dell'orrore, con finestre sbarrate e vetri rotti.

“Derek, qualunque cosa tu abbia in mente esci subito.” mise una mano sulla maniglia, lasciandola aprirsi con un cigolio scostante. Non c'era anima viva, apparentemente, e per un attimo ebbe la sensazione che qualcosa di inquietante lo aspettasse dentro quelle mura macilente.

“Avanti, non è per nulla divertente.” sussurrò, se fosse stato lì l'avrebbe di certo sentito, perciò perché non lo raggiungeva e chiudevano la questione?
Con un brivido freddo arrivò a pensare che forse quel messaggio non era stato inviato da lui, ma dall'Alpha, o dai cacciatori e stava per cadere in una banalissima trappola congegnata apposta per lui. Lo sapevano?Che loro due stavano assieme?O almeno tenevano l'uno all'altro?
Stavano per ucciderlo?Stava per...morire.
Uno scoppio improvviso lo costrinse ad abbassarsi e mettere le mani sopra la testa.
Perché non pensava mai a quello che faceva?Perché doveva diventare il pasto di qualunque dannato mostro vi fosse in quella casa?
“Che stai facendo?”

La stanza era illuminata da qualche piccola luce alternata a zone buie, come lucciole che si davano il cambio, alcune erano morte e rimanevano nel loro silenzio senza riuscire ad emettere nessun fievole bagliore. Stiles abbassò con lentezza le braccia, rialzandosi poco alla volta.
Non un mostro, ma Derek, era piantato in mezzo alla rampa di scale fatiscenti.
Era...semplicemente stupendo. Non al suo solito modo rozzo e oscuro, ma quella sera era eccezionalmente abbagliante. Una bellezza in abito scuro.
Con quel completo nero su una camicia bianca inamidata e la cravatta rossa che strideva con quella ricercatezza di chiaro scuro, sembrava un dio sceso in terra. Lo salvava solo la sua espressione leggermente imbarazzata e confusa.

“Sei ...” iniziò Stiles, ancora sconcertato e con il cuore che batteva in una corsa sfrenata.
“In ghingheri, secondo una tua affermazione. Sì, bhè è normale, visto il tema no?” con un ampio gesto del braccio, evidenziò l'interezza della stanza. Prese poi tra le dita la stoffa della cravatta, anche da distante si percepiva la sofficità della seta.
Guardandosi intorno Stiles pensò a qualcosa da dire. La spaventosa casa, le luci mezze scompagnate e l'ululato del vento accolsero la sua richiesta.
“La case dei fantasmi.” pronunciò serioso, senza alcun dubbio.
“Winter formal, idiota.
“Ma le luci..e...” Stiles non parve convinto e puntò, ancora scosso, un dito al soffitto.
“Non una parola di più, ho passato il pomeriggio a vergognarmi di me stesso e...”
Si passò una mano sulla fronte, scostando i capelli con irritazione, sperando che Stiles afferrasse la sua idea.
Aveva speso un pomeriggio intero a trasformare la casa in una sorta di palestra da teenager. agghindandola coi pochi mezzi che aveva -le luci di natale salvatesi per miracolo, qualche tessuto rossastro trovato qua e là per rendere la stanza vivibile e cuscini e coperte sparse sul pavimento che aveva acquistato occasionalmente- tutto quello per tentare di rendere giustizia ad un ballo a cui lui né tanto mento Stiles, potevano partecipare.
Guardandolo ancora come se fosse caduto dalle nuvole il ragazzo calò ogni difesa e lo seguì mentre si avvicinava scendendo dalla scalinata. Era quanto di più simile vi fosse ad un dio greco, una di quelle statue bianche e traslucide che aveva visto spesso al museo o in qualche documentario.
Nella quotidianità era bello, ma quella sera...splendeva di una luce ancora più unica.
“Come sto?” gli chiese allargando le braccia.
Giusto per non nutrire a dismisura il suo ego Stiles borbottò sommessamente un “carino” e scrollò le spalle. Aveva ancora un certo astio dentro sé e non sperava certo che Derek risolvesse il tutto con uno “scusa” o qualche lucetta d'ambiente.

Derek nell'alto della sua sfrontata presenza, fasciandosi di quella strana aura che aveva senza probabilmente nemmeno farlo apposta. La capacità di ...dominare una stanza. Di essere la persona di cui gli altri chiedono chi sia, voltandosi a guardarlo con curiosità e una punta di invidia.
Lui, che fino a prova contraria gli apparteneva da qualche giorno, allungò un braccio della sua direzione a palmo in su, un chiaro invito ad afferrarla.
Ma Stiles cocciutamente incrociò le braccia e guardò altrove.
Se pensava di farla franca con così poco, si disse, si sarebbe fiondato sulla Jeep e se ne sarebbe andato senza mai voltarsi indietro.
Avvertendo l'irritazione di Stiles decise di adottare metodi più efficaci, approssimandosi abbastanza da afferrargli i fianchi con le mani e facendolo aderire a lui, appoggiando il mento sulla sua testa.
Il ragazzino si irrigidì, concentrandosi su qualunque altra cosa non fosse il profumo stordente di Derek o i dettagli del suo fisico.
Ok, era irreparabilmente gay, ma chiunque nella sua posizione si sarebbe sentito come un coniglio braccato da un lupo davvero troppo sexy, nella fattispecie un sedicenne in preda a crisi ormonali.

Del tutto dimentico della sua rabbia appoggiò entrambe le mani sul suo petto, sentendo il lento saliscendi e il ritmico battito del cuore.

“Sei diventato romantico tutto all'improvviso?Metterti ad abbracciarmi così.”
“Mi piace, e dato che stiamo assieme non ci vedo nulla di male.”
Touchè, colto in flagrante.
Derek da un silenzio ricco di dubbi riusciva ad uscirsene con una frase tale da scioglierlo interamente, maledetto lupo sentimentale.
Come ciliegina sulla torta Hale affondò una mano in tasca, trafficando per qualche secondo e poi tornando a stringerlo.
Da qualche parte della casa si diffuse una sorta di musica dolce e lenta, classica di un qualsiasi ballo scolastico.
“Credevo avessi gusti differenti in fatto di musica.” si informò Stiles.
“E' tutta questione di creare la giusta situazione e riscaldare l'ambiente.” gli rispose in un soffoco di tessuto Derek.

“Insomma, questo sarebbe il nostro ballo scolastico..” ridacchiò Stiles, un po' imbarazzato, allungandosi per incastrare meglio la testa nella spalla scoperta del ragazzo, con il cuore che traboccava di una gioia autentica.

Gli sembrò persino di vedere un accenno di rossore su quelle guance diafane davanti a lui, sopra di lui, mentre Derek premette di nuovo la testa sul suo collo, sovrastandolo.
Continuò a sghignazzare nel suo timpano, come una campanellina sospinta dal vento.
“Sta zitto.”
Stretto a lui commentò pensoso:
“Ci sarei potuto andare con qualcun altro al ballo, quello vero, magari Danny accettava e...”
“Non ci saresti andato.” rimbalzò subito Derek, serio e astioso per quel commento fuori luogo.
Non gli andava di rovinare la serata così, ma quando il suo corpo era mosso dalla gelosia c'era poco che poteva fare per impedirsi di reagire automaticamente come se qualcuno fosse entrato nel suo territorio, minacciando la sua autorità.
“Come mai così sicuro?” sorrise il piccolo nel suo abbraccio, strofinandogli le labbra addosso con quei suoi capelli irti che gli solleticavano il naso e sembravano il pelo di un coniglietto.
“Te l'avrei impedito.” replicò subito, convinto delle proprie buone intenzioni.
“Uccidendo il mio più uno?”
“No, segregandoti in casa.”
“A fare che?” Derek riflettè per un attimo, alzandosi dalla sua comoda postazione e puntando gli occhi alle lucette flebili.
“Immagina.” ghignò al suo indirizzo, con le labbra storte in un sorriso seducente e letale per i suoi ventricoli. Non contento Stiles gli passò le braccia fin dietro la schiena, allacciandole e tastando con leggerezza i suoi muscoli, sotto la giacca. Con un tono oltraggiato gli inveì contro:
“Voglio certezze!”
“Ok...diciamo a fare sesso sfrenato con il tuo sexy e disponibile ragazzo.” replicò scimmiottandolo alla perfezione, un Derek disinibito a parole era sempre uno spettacolo ben strano. Stiles allargò il sorriso, stringendosi addosso alla camicia candida.
“Siamo ancora in tempo!”
L'uomo lupo gli passò una mano sulla fronte, staccandolo dal suo arruffianarglisi contro.
“Frena bollore, era un'ipotesi.”
Stiles mugulò di disappunto, ma non disse nient'altro, lasciandosi trasportare dall'atmosfera e da una certa dose di romanticismo che lo smuoveva fin nell'anima.
Passarono semplicemente il resto della notte così, allacciati l'uno all'altro, con Derek che gli tempestava il collo di baci leggerissimi e impalpabili e lui che si nascondeva alla sua vista, mordendosi le labbra per lo sforzo di trattenersi.

“Stai piangendo?”

“Che dici, stupido lupo sentimentale!”
Alla fine essere una coppia non era poi tanto male.


Continua...


Nota a piè: La fluff mi sta fondendo il cervello, chiedo venia, ma ormai TW sta prendendo possesso anche dei miei sogni e non posso esimermi dallo scrivere tutto quello che Derek ordina...*si inginocchia*
Grazie a chiunque legga e soprattutto a chiunque commenti! 

Sì, mi sono data anche all'illustrazione, così per sentirmi ancora più "nerd"...
Fanart: DxSxJ e Biteme

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Capitolo 3
*** Do you want the bite? ***


NdA: Un pochetto angst in alcuni tratti, forse, e con un grande spoiler relativo all'ultimo episodio.Domani (stanotte) la fine ragazze/i mie/i!Ma non penso di fermarmi per così poco!T_T
Ps: Ho scordato una cosa riguardo al capitolo precedente!*si fustiga*
Questo, è l'abito di Derry: Dress Formal Il porco rosso (cit.)
Enjoy! <3

 

 

3. Do you want the bite?

 

“Quindi non mi ucciderai?”
Peter si voltò verso di lui, gli occhi che erano come braci ardenti.
“Non sono io il cattivo qui.”

Stiles & Peter_ 1x12 Code Breaker_Teen Wolf

 

Era il suo sogno ricorrente, Laura e i loro pomeriggi casalinghi, quando lei si rifiutava di alzarsi dal letto perchè troppo pigra e lui da inflessibile fratello minore la obbligava a scendervi, tirandola per le coperte. Era un rapporto impari, che comunque lei fosse destinata a diventare un Alpha e lui un misero sottoposto, ma col tempo aveva capito che più di chiunque altro era la persona migliore. Sorridendo, con i capelli scarmigliati e quel profumo di vaniglia che non rinunciava mai a portarsi dietro, ancora stretta al calore della trapunta lo attirava per un braccio con la sua forza poco umana e lui si trovava stretto al suo petto, sotto una cascata di fluenti capelli scuri e le sue labbra si impadronivano delle guance, della fronte, di ogni lembo di pelle disponibile trovassero sul loro cammino. Era imbarazzante, essere alla stregua di un pupazzetto di peluches per Laura, ma dentro di sé si sentiva orgoglioso per essere l'oggetto di tanta attenzione da parte della sua ammiratissima sorellona.
La routine casalinga non era mutata di tanto, nemmeno dopo l'incendio che aveva devastato le loro vite, quando loro due avevano ricevuto quella fatale chiamata a scuola, e poi, davanti al fatto compiuto, lei non aveva versato una lacrima, stringendogli però così forte la mano da farlo sobbalzare. Ora era un Alpha, ora avrebbe portato a compimento la vendetta, per chiunque avesse osato dividerli dalla loro famiglia, per qualche oscuro motivo.
E Derek sentiva ancora il profilo scuro del tatuaggio pulsare, bruciando di un dolore sinistro, ricordandogli che aveva fatto qualcosa di orribile, aveva tradito, per seguire quella donna -ragazza all'epoca, dagli occhi che erano come un incanto ma che poi si erano tramutati in una sorta di maschera di perfidia e oscenità- che l'aveva portato a commettere il più imperdonabile degli errori.
Tradire il branco, per egoismo.
E in quel momento, la pena che provava per se stesso non era inferiore a quella che aveva provato davanti al cielo scarlatto della sua casa in fiamme, mentre sua sorella si stringeva a lui ed era viva, calda, un punto fermo nella sua vita che poi era stata fatta a pezzi proprio per seguire quello, l'istinto del branco e che ora, per qualche strano scherzo del destino, avrebbe ammazzato anche lui.
Per un qualcosa che non era nemmeno solido o insostituibile, un paio di ragazzi -un lupo che non era stato lui a cambiare, un altro che vedeva la sua vita come l'insignificante strada senza uscita di un comunissimo adolescente, e un umano...che era l'unico raggio luminoso che quella nuova vita gli aveva concesso- costituivano un insieme disuguale, un'aggregazione precaria e scostante, sempre in bilico, sempre dipendente da lui e mai in sintonia.
Aveva dato cenno di mancare alla promessa fatta a Scott, tradendo lui e soprattutto Stiles, ma era solo una facciata che valeva la pena di mostrare a quello zio che un tempo idolatrava e che ora voleva solo trasformare in cibo per Cacciatori.
Sentì con chiarezza spaventosa il sangue pompargli nelle vene, come lava bollente, respirò un paio di volte calmandosi e aumentando la stretta ai pugni chiusi, muovendo le braccia in un tintinnio di catene che non aveva nulla di confortante.
Con uno sforzo che gli costò delle fitte pietose alla testa, aprì gli occhi alzando di poco la testa per scoprire che sì, era ancora prigioniero di Kate Argent in un fetido e afoso scantinato, grondante umidità e odio.
Ruotò il collo di poco, resistendo agli spasmi dolorosi, mentre i muscoli gli urlavano di essere liberati da quella stasi permanente.
Finché quella maledetta strega avesse deciso di giocare ancora con lui non poteva far altro che trattenersi e pensare a tutto fuorché alla libertà, che per lui, in quel momento, sembrava così distante e irraggiungibile. Mise a fuoco con fatica il tavolo marcio e il pavimento putrefatto, su cui facevano bella mostra di sé i fili che partivano dal suo fianco e dai polsi e quella grande scatola grigia, polverosa, che era il suo attuale strumento di tortura. Un vero spasso.
Ora come ora, i baci e le carezze di Laura erano un ricordo troppo distante e sbiadito nel tempo, ma faceva forza su quello, richiamando qualsiasi insignificante dettaglio per sostenere le ore interminabili di martirio subito dalle mani di quel disgustoso cane degli Argent.
Era l'unica scappatoia accettabile, viaggiare lontano con la mente mentre il suo corpo veniva martoriato a quel modo. Un meccanismo di difesa che aveva appreso tempi addietro dal padre, separando la sua parte animale da quella umana, lasciando che soffrisse per lui, per poi rimarginare le ferite, risanare i muscoli messi alla prova dai voltaggi sempre più alti delle scariche.
E non gli rimaneva che aspettare.

Non sapeva davvero quanto tempo fosse trascorso, settimane?Mesi?Poche ore?
Ma la voce acuta e spezzata che sentiva entrargli nei timpani, fin dentro il cervello in una cantilena altalenante era lì, e lo chiamava. Era il suo nome, quello che pronunciava con un tono di sperduta angoscia.
Derek, una volta.
Due volte.
Quattro volte.
Sei....
Iniziava ad essere persino fastidioso, voleva aprire la bocca e imporre il silenzio in cui era vissuto fino a quel momento, ma qualcosa glielo impediva. Tastò con la lingua l'interno del suo palato, il sapore metallico del sangue fece ribollire il lupo in lui.
State zitti, lasciatemi stare, tutti.
Eppure la voce non smetteva un secondo di chiamarlo, ripescandolo da qualsiasi inferno mentale fosse caduto, per un attimo, gli sembrò di continuare a sognare, con Laura che gli pizzicava le guance, dicendogli di sorridere, durante una delle tante foto di famiglia che avevano in programma.
“Sorridi Derry, o dirò a papà che non rispondi ai comandi.”
“Non sono un cane e tu non sei la mia Alpha.”
Lei incrociava le braccia, mettendo un broncio a regola d'arte, capace anche di farlo sentire in colpa e che scatenava l'ilarità della madre.
La signora Hale si avvicinava, accarezzando la testa ad entrambi e rideva con quella sua voce cristallina, allegra, come la figlia.

Derek!
Non più Derry, da nessuna parte.
Con uno scatto deciso spalancò le palpebre, trovandosi per un secondo perso in una profondità d'occhi nocciola che lo fissavano con le lacrime agli angoli, che andò a sfocarsi tra le vertigini. Si appoggiò al suolo con una mano, era seduto, finalmente e circondato dalle catene che l'avevano sostenuto per tutto quel tempo.
Anche respirare gli risultava difficile, si accasciò di più con le spalle premute contro la griglia arrugginita alle sue spalle, gli occhi ancora chiusi, cercando di raccogliere le forze per superare l'accaduto.
Li aveva riconosciuti subito quegli occhi, che si erano sovrapposti come una patina opaca ai ricordi del suo passato, mescolandoli e ricreandone di nuovi.
Ma gli riusciva comunque difficile credere che quel ragazzo fosse arrivato a tanto, perfino a trovalo in quel nascondiglio impenetrabile, circondato da cacciatori e dall'Alpha di cui sentiva l'odore anche ora...
Odore..
Con uno scatto violento si gettò su Stiles, ancora intento a sussurrare il suo nome e a scongiurarlo di svegliarsi.
L'olezzo nefando di Peter lo ricopriva in buona misura, come se avesse passato un periodo di tempo relativamente lungo, di fianco a lui, con lui, ma se fosse stato così Stiles doveva essere morto o come minimo, trasformato. Lo afferrò per le spalle, costringendolo a piovere a cavalcioni sulle sue gambe stese.
“Che..?!” con un gemito spaventato Stiles si artigliò contro il petto nudo dell'altro, pensando al peggio, che magari non l'avesse riconosciuto e ora volesse sfogare la sua rabbia su di lui.
Proprio una bella pensata, Stilinski.
Era sfuggito per un pelo all'Alpha e ora doveva affrontare il cieco furore del suo quasi-ragazzo-lupo.
“Va-va tutto bene.” gli disse leggero come una piuma, balbettando, facendo scorrere le mani su e giù per le braccia fradice di sudore e umidità.
“Sono io, non ti preoccupare, non ti troverà, Scott e mio padre se ne stanno occupando.”
Ma Derek non lo ascoltava, ancora perso nella sua trance violenta iniziò a tremare, che fosse di freddo o di semplice nervosismo Stiles non lo seppe mai, ma si avvicinò con cautela, ancora artigliato a lui, con le unghie affilate che gli entravano sottopelle.
Sarebbe morto, morto piuttosto che vederlo soffrire ancora quel tanto per farlo morire.
Già trovarlo in quel modo, appeso come un animale da macello, gli aveva fatto abbastanza male.
Stiles deglutì continuando a sfiorarlo piano, senza fare movimenti bruschi, come quando si cerca di irretire una bestia selvatica.
“Vedrai che andrà tutto bene.” gli cantilenava con una nenia infinita. Ricordando vagamente le parole che gli pronunciava sua madre, quando era preda di un incubo notturno o suo padre, quando lei non c'era più e lui correva a rifugiarsi nel suo letto, troppo grande per una sola persona, e si nascondeva tra le sue braccia, facendosi cullare per tutta la notte, mentre i segni delle crisi di panico passavano. Derek non era mai stato simile ad un bambino come in quel momento. Con la testa a penzoloni e lo sguardo vacuo, mentre cercava di darsi un contegno con le membra gelide e le iridi ridotte a due fessure sottilissime, di un azzurro accecante e inumano.
Ge....”
“Come?” era sicuro di averlo sentito parlare, ma la sua voce era talmente flebile da non poter superare le barriere dell'orecchio umano, un gorgoglio di bestia.
Derek alzò con fatica la testa verso di lui, le ciglia che tremavano come ali di farfalla.
Stiles non seppe far altro che alzare le mani e premerle sulle sue guance, quasi aiutandolo a sostenersi.
Genim...”
Non aveva mai sopportato quel nome, checché ne dicesse suo padre, lui non si riconosceva in quello, ma pronunciato da Derek, come l'ltima parola di un condannato a morte, sembrava insostenibile anche alle sue orecchie, da quanto quella parola era bella, dolce, seria.
Simile ad una dichiarazione in piena regola. Ma quel che aveva fatto era stato chiamarlo per nome, null'altro. Lo vide chiudere gli occhi e riaprirli di nuovo con fatica.
Con un lembo della camicia bianca gli asciugò il sudore che gli colava sulle palpebre chiuse, non lasciandogli andare il viso nemmeno per un secondo.
Gentile, tenero e mai irruento, come lo era di solito. Ma di solito, Derek Hale, non mostrava mai la sua parte debole, quella di un essere umano fatto e finito, per questo Stiles non aveva mai avuto bisogno di trattarlo come un bisognoso, o un bambino, come pretendeva di fare in quel momento.
Alzandosi sulle ginocchia, in un impulso che col senno di poi non si sarebbe riconosciuto, gli premette la testa sul suo collo, tenendo una mano sui suoi capelli freddi e l'altra incastrata poco al di sotto del tatuaggio.
Il suo corpo premeva come una ventata d'aria tranquilla sul sostegno dietro la schiena del lupo, dove fino a pochi secondi prima era imbrigliato.Il cuore di Stiles batteva come un uccellino spaventato in una gabbietta, e poco importava se così com'era Derek l'avrebbe sentito proprio su di lui, a contatto con la cravatta e la camicia bianca del ballo scolastico. L'ansia, il terrore che fosse morto e che non lo potesse rivedere mai più, uniti allo spavento di poco prima, quando l'aveva fissato come se volesse spezzargli le ossa.
Ma era stato un gesto ridicolo, perchè al di là delle minacce Derek mai aveva anche solo tentato di mettergli le mani addosso, in quel senso, non come Scott, nei suoi momenti di rabbia, perlomeno.
Avere paura di lui era stato sciocco ma gli avvenimenti delle ultime ore gli aveva lasciato addosso uno strato di costante terrore, che lo lasciavano ancora scosso al minimo segno di pericolo.
“Non ti farò del male.” disse Derek, come leggendogli nella mente.
“Lo so...non è quello.”
Avevo paura che te ne fossi andato, per sempre.
Non che ci fosse bisogno di parlare, ma in quel momento aveva un gran bisogno di rassicurazioni.
Dal momento in cui Peter Hale, nell'alto della sua minacciosa aura di tenebra, gli aveva chiesto se voleva essere marchiato, si era sentito del tutto impotente, ancora più di quanto non lo fosse nel suo piccolo corpo umano.
Ma la prospettiva di essere cambiato, delle meraviglie che avrebbe potuto avere dopo, di un corpo forte, abbastanza da salvare anche suo padre, o anche solo stare al fianco di Derek, in un rapporto alla pari, l'aveva fatto vacillare.
Poi gli era tornato in mente tutto, riemergendo dalla nebbia in cui l'aveva sospinto Peter, le espressioni di Scott, l'odio per il nuovo, incontrollabile, sé stesso e per il terrore di diventare come l'ultimo -per quel che si credeva- degli Hale. Le disgrazie della vita di Derek, costretto ora a fuggire, per sempre, dal suo passato e dal suo presente.
Fu proprio rafforzato da quelle certezze che aveva allontanato la mano che lo teneva in una morsa feroce e gli aveva detto che no, nemmeno sulla sua stessa vita, gli avrebbe permesso di toccarlo una volta di più. E ancora non era certo se si stesse riferendo a sé o a Derek.
Hale aveva sorriso, con quel ghigno impietoso e truce, carezzevole come una mano guantata pronta ad estrarre gli artigli e lui non aveva avuto più dubbi al riguardo.

“E' solo...dobbiamo andarcene da qui.” fuggì dai suoi pensieri e tentò di alzarsi, ma anche reggersi sulle sue stesse gambe sembrava un'impresa impossibile, in realtà il solo prendere qualche respiro lo privava di buona parte delle sue forze. Che fosse una crisi? O la tensione che se n'era andata ora l'aveva messo al tappeto, lo spavento e il senso di perdita avevano avuto la meglio su di lui e adesso ne sentiva il peso come un macigno sopra la schiena, come il suo personale universo da sorreggere.
Era stanco e spossato, ma non aveva tempo per riposarsi, sarebbe venuto il momento anche per quello, dovevano uscire e allontanarsi il più in fretta possibile, trovare anche suo padre magari, in qualche modo temeva anche per la sua vita, specie in situazioni simili.
“Ce la fai ad alzarti?”
Lo sguardo eloquente di Derek gli mozzarono il respiro. Non riusciva nemmeno a parlare, come poteva camminare?
Stiles rinsaldò l'abbraccio in cui l'aveva posto, guardandolo ora negli occhi, di quel profondo azzurro cielo, un inverno imprigionato in due pupille così sottili.
“Andrà tutto bene.” ripetè di nuovo, l'ansia che aumentava.
Derek scosse la testa, piano, come se anche quel piccolo movimento gli causasse un moto di fastidio.
“Peter...gli Argent...” sussurrò prendendo un respiro, spiegando tutto.
Non aveva idea di quanto ci volesse prima che uno dei due incubi li trovasse lì, ma mancava poco, di sicuro, Stiles aveva guidato Peter per buona parte della strada e Kate, era stata lei a portarcelo lì.
Anche se con intenti tutt'altro che amichevoli.
“Beacon Hills è diventata una polveriera, ci sono disordini ovunque e papà ha capito che c'è qualcosa di più sotto tutta la faccenda della tua fuga e degli omicidi.” riassunse Stiles, anche se era confuso tanto quanto lui sulle implicazioni di quella faccenda.
E su quanto sapeva o dovesse sapere lo Sceriffo.
Derek non rispose, ritirando finalmente le unghie che si erano conficcate nella carne del ragazzino ancora sopra di lui, abbracciato.
Con una carezza tenera lo strinse senza fargli male, circondandogli la schiena.
Il dolore stava diminuendo, anche se di poco e inspirare il profumo di menta di Stiles era un piacere inaspettato e dolce. Sicuro di quel che faceva, senza più alcuna remora, si scostò di poco, allungandosi verso l'alto, dove Stiles troneggiava su di lui col suo gracile corpo da adolescente.
Preso del tutto di sorpresa, non pensò nemmeno un secondo a tirarsi indietro e seguì con interesse e curiosità i movimenti di Derek, finchè quello, immobile a pochi millimetri, si avventò sulle sue labbra.
Con una facilità sorprendente Stiles si rese conto che quello era il loro primo bacio, in assoluto.
Ed era perfetto, in un modo placido e normalissimo, il bacio di due ragazzi che si piacevano, si amavano perfino.
Per quanto il momento fosse un po' sacrificato a loro andava bene così. Stiles gli circondò la testa con le braccia, assaporando di più quelle labbra e il suo profumo, intriso di sangue e sudore e lacrime. E il suo cuore che si accartocciava come carta bruciata mentre lo teneva stretto al petto e spostava la testa di lato, ancora senza staccarsi, senza respirare. Senza fare null'altro che baciarsi e continuare a rimanere lì, l'uno tra le braccia dell'altro in una danza lenta e delicata, appena accennata. Quando sentì Derek sporgersi ulteriormente verso di lui, facendoli aderire petto contro petto e la sua lingua insinuarsi all'interno delle labbra, un afflusso di sangue inondò per un attimo le guance di Stiles e si ritirò per primo, vinto dalla stanchezza e dall'impazienza.
Sulle sue labbra arrossate affiorò un piccolo sorriso che scaldò ulteriormente Derek. Gli afferrò di nuovo la testa, affondando nei suoi capelli radi e lo spinse ancora una volta a battagliare con la sua bocca.
Per quanto si sentisse terribilmente caldo e sconvolto dalla piega di quel salvataggio, Stiles si scostò di poco e mordicchiò un paio di volte, fugacemente le labbra dell'altro.
Derek lo ripagò con un sorriso fiacco, quasi doloroso, ma era pur sempre un buon segno. Appoggiando la fronte su quella del lycan, rimase completamente immobile, perso in chissà quali pensieri, poi, con un sussulto dichiarò senza alcun imbarazzo:
“E' come se avessi passato tutti questi anni sapendo che un giorno ti avrei incontrato, e ci saremo baciati esattamente in questo modo.”
Derek sbuffò, quella frase l'aveva messo in seria difficoltà.
Era insolito che un adolescente dicesse cose simili no? Senza nemmeno pensarci troppo, con quel tono adulto e pienamente convinto di quel che asseriva.
“Pensi stia mentendo?” gli chiese, quando ricevette in risposta solo silenzio.
Derek riflettè su quale potesse essere una degna replica. Ascoltando i battiti ritmici del ragazzo.
“No, il tuo cuore non mente mai, per me.”
Stiles sorrise a quell'affermazione seriosa e matura, degna di lui.

Improvvisamente, interrompendo l'idillio creatosi, un ruggito tagliò l'aria di netto, c'erano una miriade di voci fuori e lamenti impietosi.
Stiles si mise in piedi, erano vicini, troppo.
Puntando la porta come fosse l'imbocco verso una dimensione sconosciuta e pericolosa si ritrovò nuovamente tra le braccia di Derek, ora vicino a lui, che lo sovrastava con la sua altezza e il suo ritrovato vigore. Un guerriero pronto a combattere.
Non c'era alcun bisogno di dire nulla, ma Stiles, per ogni momento in cui si era ritrovato in quello scantinato buio, non aveva mai abbandonato il pensiero che quella potesse essere la sua ultima notte. Faceva male, pensò guardando Derek che recuperava la giacca e la maglietta scura, ma era una cosa per la quale avrebbe continuato a lottare.
Contro i cacciatori, contro i licantropi, contro i poliziotti, era un continuo affrontare le proprie paure e le avversità che quel nuovo mondo portava. Lui aveva scelto di seguire Scott e Hale. Ma, mentre Derek lo stringeva ancora una volta, pensò che tutto quel soffrire, valeva davvero la pena.

 

Continua....

 

NdA: nessun fluff stavolta!Ah-ah!O forse sì? In ogni caso, vedremo davvero come andrà questo finale d stagione...almeno Derek riuscirà a liberarsi?Perchè è lì da due puntate e se sarà Stiles a tirarlo fuori da lì, la mia fic potrebbe avere più senso! (magari!XD) Grazie per chi legge e chi commenta! Dan

Spoiler: Preview Finale & Do you want the bite?

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Capitolo 4
*** Mating season. Be afraid. (parte prima) ***


 

5 Mating Season. Be afraid. (parte prima)


Erano passati, all'incirca, -fingeva di non tenere nemmeno più il numero dei giorni, non come quel meticoloso di Derek, che glielo rinfacciava sempre- due mesi. Due mesi, una settimana, quattro giorni e sei ore.
Che poi non gli venisse a dire che non era sufficientemente preparato ad affrontare il loro mesiversario. Sì, era osceno da dire, una parola quasi eccezionalmente femminile, che doveva stare in quei ranghi e uno come lui, ragazzo nel pieno della pubertà, non poteva nemmeno sognarsi di pensare. Era anche vero che da quando usciva con Derek Hale -Yeah!- aveva cambiato leggermente il suo modo di ragionare, indirizzando ogni momento libero a lui e alla sua squisita persona. Non era cambiato molto, alla fin fine, a parte certo che le accuse che lo incriminavano come serial killer erano cadute, che era diventato un Alpha e ormai aveva il pieno controllo dei suoi poteri. Il lato negativo, se proprio doveva farlo emergere era che a scuola la rivalità tra Scott e Jackson era aumentata in maniera esponenziale, ora che tutti e due possedevano le caratteristiche di un Beta -Jackson aveva smesso di infastidirlo solo dopo aver avuto un accesa discussione con Derek, che gli aveva fatto notare che ora era lui, il suo capo e Stiles non doveva essere sfiorato da nessuno che non fosse Hale- ma se possibile la situazione stava migliorando su tutti i fronti, Scott e Allison erano felici nel loro ritrovato amore impossibile -urgh, di amori impossibili lui non poteva parlare senza sentirsi chiamato in causa- gli Argent probabilmente covavano ancora qualche riserva per distruggere l'intero branco, ma potevano aspettare e lui? Stiles aveva passato due mesi a convincere suo padre che tutto in qualche modo si fosse sistemato, niente più cruenti omicidi o orribili notti insonne spese davanti ad un tavolo imbandito solo di foto segnaletiche bruciate e documenti di proprietà di dieci anni prima. Passava ogni sera , prima che Stilinski senior tornasse a casa dalla centrale, a preparare una cena coi contro fiocchi, sperando così di circuirlo e farlo smettere di trascorrere la notte a riflettere sulle implicazioni delle misteriose scomparse e di cadaveri coinvolti nell'incendio degli Hale.
Si sentiva in colpa, come avesse un dito puntato contro ad ogni ora del giorno, per aver nascosto così tante cose a suo padre, ma non poteva permettersi nemmeno di mettere in difficoltà Derek, amava tutti e due incondizionatamente e preferiva che rimanessero il più possibile lontano l'uno dall'altro, ognuno nel suo mondo di indagini e...e qualunque cosa facesse Derek al momento.
Sì, perché passare tutto il giorno insieme non era cosa che il ragazzo lupo riuscisse a concepire e aveva anche qualche problema a concretizzare il passare la notte, con lui.
La sua condizione di ragazzo impegnato ma illibato gli destava qualche preoccupazione, e in una giornata di nullafacenza casuale, aveva accennato la cosa anche a Scott.
Seduto in mensa, davanti a lui, mentre le sedia al suo fianco era occupata dall'ingombrante peso dello zaino, gettato in malo modo per tenere il posto ad Allison, il suo amico aveva strabuzzato gli occhi, soffocandosi con il pasto dal sapore di cartapesta e farina.
Non avete ancora...?!” l'esclamazione era stata modulata a voce un po' troppo alta, tanto che ripetè sussurrando e abbassando la testa contro il tavolo. “Non l'avete, sì, insomma...”
Se non l'abbiamo fatto, puoi dirlo sai, non è che mi imbarazzi...” aveva replicato prontamente, certo che non si vergognava di parlarne, ormai il pensiero di fare sesso col suo ragazzo sembrava una chimera lontana lontana, un'utopia irrealizzabile in un modo o nell'altro.
Scott aveva scosso le spalle, gettando uno sguardo un po' stordito al vassoio del cibo.
No, è che mi sembra..strano. Insomma anche solo a vederlo Derek mi da l'impressione di essere un tipo un po'...non so...” si grattò la testa, voltandola in direzione della porta, forse sperando che la sua ragazza si facesse vedere subito, salvandolo dall'imbarazzante tema del discorso.
Non distrarti, un po' che?”
McCall abbassò le braccia sul tavolo con un gran tonfo e lo guardò dritto negli occhi, il viso storto in un'espressione corrucciata.
Un po' fisico..ecco.”
Fisico, chiunque avesse anche solo intravisto Derek da lontano poteva arrivare ad una conclusione simile, nel complesso di muscoli e forza d'animo Hale era una specie di macchina guerriera e di certo, la prospettiva di trovarselo addosso, con i vestiti o senza, non lo disgustava affatto anzi lo accendeva di aspettativa. L'idea di come doveva essere fare l'amore con un licantropo, il suo licantropo.
Deve essere fantastico.”
Cosa?” chiese innocentemente Scott, sicuro del cambio di topic.
Fare sesso con Derek.” proruppe Stiles serioso, i pensieri focalizzati su quell'unica idea fissa.
Scott tossì ripetutamente, guardandolo con occhi sbarrati e le guance porpora.
Amico!Evita per favore!” inveì il ragazzino, accedendosi di felicità quando Allison fece il suo ingresso nell'aula, salutandoli mentre teneva in equilibrio precario il vassoio.
Non ti agitare, era solo una riflessione spontanea.” dichiarò il suo complice.
Di che andate blaterando voi due piccioncini, mi state usurando le orecchie con le vostre idiozie.”
Una voce pacata e acida destò l'attenzione alle spalle di Stiles, proprio mentre l'espressione di Scott variava in un miscuglio caotico di disgusto e indignazione.
Non sono affari che ti riguardano, perché non ascolti le conversazioni della tua ragazza piuttosto.”
Jackson gettò uno sguardo fugace a Lydia, attorniata da uomini che la vezzeggiavano e la riempivano di complimenti per il suo nuovo taglio di capelli. Poteva anche essere il ragazzo più bastardo di qualche secolo a quella parte, ma teneva abbastanza a lei da non volerla vedere morta, il ché, per quanto impossibile, lo faceva rientrare nel campo dei sentimenti e delle relazioni umane.
Un tempo anche Derek sembrava essere estraneo a quelle cose.
Quel che è, non voglio essere informato sui risvolti pratici della tua lovestory col mio Alpha.”
Il suo Alpha, c'era un lieve senso di irritazione nel sentir pronunciare una frase simile, ma non poteva certo fare il geloso per una questione così delicata, ora che Jackson era la new entry del branco, doveva far buon viso a cattivo gioco anche quando quello decideva che Derek, improvvisamente congeniale nella sua vera natura, era il suo capo, la persona che gli dava ordini e che lui eseguiva senza discutere.
Odioso licantropo.
Jackson aveva subodorato quel che Stiles provava al riguardo e non si faceva scrupoli a calcare più volte in rapporto che univa il maschio Alpha e lui.
Con un sorrisino beffardo Whittemore alzò il mento e si allontanò a grandi passi verso la bellezza di seta e chiffon che era Lydia.
Se mai un giorno ti chiedessi di azzannarlo inavvertitamente, durante uno dei vostri allenamenti da lycan, tu lo faresti vero?” chiese speranzoso Stiles, guardando Allison che si accomodava di fronte a lui.
Scott scosse la testa, spiacete.
Sai che Derek non apprezza questi comportamenti poco amichevoli nel branco.”
Come se anche Derek, alla stregua del precedente Alpha, fosse affascinato dal cameratismo dei suoi lupetti.
Decise di puntare i suoi migliori occhi da cerbiatto sulla giovane Argent.
Aiutami Ally, il tuo stupido boyfriend-beta è inutile e non vuole aiutare il suo miglior amico!”
Scott gli tirò un calcio da sotto il tavolo che lui accolse con un “Aho!” risentito.
Allison rise di cuore, ancora un po' incerta nel discutere su argomenti spinosi come il suo ragazzo mutaforma e il branco di Hale. Gli avvenimenti, per quanto lontani, di quella sera, erano comunque rimasti bene impressi nella sua mente e suo padre Chris non smetteva di ricordarglieli.
Stiles afferrò lo zaino sdrucito e scivolò via dalla sedia appiccicosa.
Non ho tempo da perdere con voi, andrò in classe e poi via, dal mio amore!” disse in posa drammatica, asciugandosi una lacrima inesistente, mentre Allison batteva le mani, apprezzando la commedia.
Scott ebbe l'impressione di essere capitato in mezzo ad un'accozzaglia di pazzi, ma non se ne rammaricò più di tanto.
Mentre attraversavano assieme il corridoio, diretti verso il laboratorio di chimica, McCall lo afferrò per un braccio, ricordandosi tutto ad un tratto una cosa fondamentale.
Amico, a proposito di Derek, ieri durante il training c'ha detto una cosa, ma Jackson non la smetteva più di parlare e io non ho capito molto bene.”
Di che si tratta?Puoi chiederglielo quando lo rivedi, no?”
Sì, ma penso fosse qualcosa relativo a oggi, sai...magari una cosa importante anche.”
Si portò una mano sulla fronte, cercando di ricordare qualche dettaglio della conversazione del giorno prima.
Mandagli un messaggio, non penso sia così impegnato da non poterti rispondere...” gli sorrise Stiles, vedendo come se la prendeva a cuore.
Giusto, spero non fosse importante...”
Ah, non ti scervellare troppo, non è che tutto quello che Derek dice sia oro colato.”
Scott annuì, aprendo la porta ad Argent e lasciando passare l'amico.
Forse.”
Una cosa non avevano ancora compreso appieno. Derek parlava sempre con un fine serio e morigerato, senza doppie sfaccettature. E quel che diceva non era per scherzo o superfluo. Mai.

 

Per quanto non vorrei nemmeno saperlo davvero, la domanda è d'obbligo: che stai facendo?”
la voce baritona di Derek era alquanto stupita, ma come non poteva esserlo, trovando il suo ragazzo che stava comodamente sdraiato sul cruscotto della sua auto?
Stiles fingeva noncuranza, accarezzando l'intelaiatura come fosse morbido pelo.
Scendi di lì, prima di graffiarla o ti graffierò io, come si deve.” la voce morbida e pastosa del suo uomo era soffusa, come si fosse appena ridestato da un lungo sonno ristoratore. Eppure non sembrava uscito dal letto, a meno che certo, lui non rimanesse immobile come una statua, in modo che ne i capelli ne i vestiti si stropicciassero nel dormiveglia.
Non fare il solito acido, mio amato batuffolo, voglio solo farle un po' le coccole, dato che il suo padrone non le apprezza.” borbottò Stiles, trascurando con disinvoltura l'occhiataccia e il ringhio sommesso che Derek era solito fare al suo indirizzo, dopo simili epiteti.
Reazione che...non arrivò.
Derek se ne stava immobile, le palpebre socchiuse e la testa pesante, con lo sguardo vacuo e liquido di un normalissimo umano febbricitante. Normalissimo se lui fosse stato umano, ma da licantropo le possibilità che si ammalasse erano ridotte all'estremo, a meno che non si trattasse di Strozzalupo o qualche nuova tattica preventiva ai suoi danni, ideata dagli Argent.
Si accostò a lui, scendendo subito dal mezzo e parandoglisi di fronte.
Derek?Va tutto bene?Dimmi qualcosa, come ti senti?”
Gli prese il viso tra le mani, com'era solito fare nei loro rari momenti di intimità, quando Derek lo abbracciava e lo stringeva così forte da far aderire le loro carni insieme, e le labbra si confondevano in quell'insieme omogeneo e idilliaco che erano i loro baci.
Con apprensione lo osservò squadrarlo dall'alto, le iridi che brillavano del loro solito colore, ma più tenue, carico di qualche nuovo, misterioso, sintomo.
Stiles lo guidò fino all'ingresso, facendolo sedere sui gradini scompagnati e cadenti della veranda.
Avanti, seduto, dimmi come ti senti...hai, che so, qualche avvelenamento da aconito?Jackson ce l'aveva, una volta, magari lo chiamo e gli chiedo di venire e poi...” quando il caso lo richiedeva Stiles si comportava da perfetto professionista nel settore medico, caso voleva che i continui viaggi notturni all'ospedale, dopo la prematura scomparsa della madre, l'avessero reso più responsabile, almeno in quel campo. Ma si trattava di curare un lupo mannaro, non un bambino con la febbre.
Per quanto Derek sembrasse sul punto di cadere svenuto tra le sue braccia da un momento all'altro e tutto sommato il prodromo fosse simile ad una banalissima febbre, non poté inibire il senso di angoscia che lo aveva colto alla sprovvista.
Va tutto bene, pensò, non è che stia morendo, vero?E' qui, davanti a te, con un aspirina o qualcosa del genere sopravviverà.
In qualche modo quello era lo stesso pensiero che era sorto durante il loro primo, problematico, faccia a faccia alla clinica veterinaria.
Quando, più o meno, i suoi sentimenti erano alla pari di un qualsiasi ragazzo spaventato a morte dalla possibilità che le minacce di morte di Derek si concretizzassero, prima o dopo.
Derek, nel frattempo, se ne stava chiuso in un silenzio fatto di respiri profondi e mani che afferravano con rabbia contenuta le travi di legno.
Appoggiò la testa a uno dei paletti portanti e si morse le labbra.
Non era un buon segno, per niente. Era una catastrofe che si stava per abbattere, guarda te il caso fortuito, su di lui.
“Perché tutti i licantropi vogliono uccidermi, sono diventato il vostro pungi-ball personale?”
Non si era reso conto di averlo pronunciato ad alta voce, perciò il tono sincero, senza sfumature, di Derek lo colpì in pieno petto.
“Non ti farò del male.”
Era la sua frase preferita, grazie al cielo. E non c'erano dubbi che alla fine Stiles non percepisse mai un, “a meno che...” poco rassicurante.
Netto, senza ostentazioni o patine sgradite. Derek era anche questo.
Poggiò una mano sulla sua fronte, matida di sudore e calda più del dovuto.
“Non va per niente bene, ora chiamo papà, qualcosa saprà fare...”
Già pronto sul primo numero della rubrica Stiles si sentì afferrare la maglietta, era primavera inoltrata e l'erba sotto i suoi piedi, scivolosa dalla sera precedente, lo fece piombare di peso sul ragazzo seduto. Si resse sulle sue spalle, il cellulare perso chissà dove, mentre con sguardo sperduto fissava con vago terrore i canini sporgenti di Derek.
Non aveva alcun motivo, per fargli del male, glielo aveva appena confermato, ma che stava succedendo, all'improvviso la loro vita, che aveva iniziato ad assumere frastagliati contorni di normalità, tutto d'un tratto ripiombava nel caos e lui si ritrovava ad affrontare un licantropo raffreddato e affamato?La sua fortuna non aveva limiti.
“Cosa..?Derek, calmati, sono io Stiles, ti prego...che stai...?!”
Non era un attacco nel vero senso del termine, le sue zanne acuminate non lo stavano davvero minacciando puntando il collo o qualche punto vitale, ma la loro sola presenza bastava a destabilizzarlo.
“Voglio...”
“Che...?” aveva parlato, non era una sua suggestione, però non articolava correttamente una frase, erano solo....gemiti incongruenti e ripetitivi.
“Voglio...io...”
Ancora e ancora, quella parola che conteneva un ordine, un'imposizione, ma anche una preghiera.
“Che cosa Derek?Cosa vuoi?”
Si impose di stare calmo, pensare che almeno Derek dovesse avere la soluzione a quel problema e stesse cercando di farglielo capire, anche se con fatica.
Con le mani scivolò verso le sue guance, dove si trovavano prima di allontanarsi, dalle spalle in su, passando per quel collo muscoloso e seducente, che tante volte aveva baciato.
“Derek...” lo pregò disperatamente, cercando di invitarlo a continuare.
La situazione iniziava ad essere insostenibile, lui fra le braccia del suo ragazzo che scottava come un sole estivo, gli occhi socchiusi.
Poi, d'improvviso, smise di respirare quando Derek, abbandonò la sua posizione semi accasciata sugli scalini e lo fissò come un gustoso bocconcino, un ghigno furbo e sarcastico in viso.
Adoperò la mano libera per infilarsi sotto la maglietta di un perplesso e sconvolto Stilinski e con l'altra gli afferrò il collo e lo spinse contro di lui, come tante volte faceva per prenderlo di sorpresa e baciarlo.
Stavolta però, l'espressione seducente e languida di Derek aveva qualcosa di fuori posto, diversa dal personaggio marmoreo e compassato che interpretava sempre.
Era il viso, ora, di un normalissimo adolescente, del tutto intenzionato a portare il suo ragazzo oltre la barriera di pudicizia a cui l'aveva costretto fin da subito, limitandosi a qualche bacio e dei tiepidi abbracci.
Il viso di un diciannovenne che voleva, pretendeva e avrebbe finalmente ottenuto di fare sesso.
Oh mio Dio...
Come se la situazione suggerisse diversamente Derek si leccò le labbra e lo osservò con fiero cipiglio guerriero.
Voglio te.”

 

Continua nella seconda parte!

NdA: Mating season? Il genere di tema in cui sono stati consumati file sopra file (fuori Italia) e volevo dare anch'io una mia personale interpretazione, è una sorta di Stiles POV-centrico, il motivo lo si capirà facilmente alla fine, quella vera. In ogni caso ho dovuto alzare il rating, perché ho in programma qualcosa di un pò piccante per i nostri eroi.

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Capitolo 5
*** Mating Season.Be afraid. (parte seconda) ***


 

Mating season. Be afraid. (parte seconda)

 

Voglio te.
Lo pronunciò come la più oscena e turpe delle provocazioni.
In tanto tempo di conoscenza Derek lo stava omaggiando per la prima volta del suo lato disinibito e sexy, senza doppie facce di freddezza e controllo.
Da predatore che non fosse di lycan o cacciatori, ma di lui.
L'osservò per un bel pezzo, ritenendo l'intera situazione folle e poi, mentre le mani di Derek salivano sotto la sua maglietta, curiose di saggiare la pelle coperta, pensò di essere capitato in qualche bizzarra fantasia erotica delle sue, con Hale come personaggio base di quel curioso teatrino. Ora si sarebbe svegliato e sarebbe corso a raccontare al diretto interessato di quel suo strano sogno dove lui, in modo assolutamente plateale e senza alcun ritegno, lo molestava sessualmente.
Derek avrebbe di certo sbuffato, alzando gli occhi al cielo e pregando che qualche divinità lo fulminasse seduta stante, permettendogli di sfuggire alle idiozie del suo ragazzo.
Anche se non sarebbe stata una cattiva idea vedere fin dove quel mondo onirico si spingeva.
Un morso cauto ma deciso alla base del collo gli confermò che quella era la realtà pura e spiccia, e che Derek, senza tanti complimenti, stava davvero superando livelli di stranezza mai raggiunti prima.
“Derek!” tentò di bloccare con futili strilli il ragazzo, artigliando le mani che avevano preso ad accarezzarlo ovunque sopra la maglietta, con prepotenza, ma come poteva pensare di fermare un licantropo che era in grado di sollevare tre volte tanto il proprio peso?
Dettaglio non meno importante era che questo nuovo, impertinente, Derek Hale sembrava aver preso gusto a guardarlo gemere e contorcersi tra le sue mani, come una piccola preda nelle zampe del cacciatore, che fissava impotente e spaventato.
“Non ti farò del male.” sogghignò alla sua reticenza, quasi citando il se stesso di qualche minuto prima.
“Ma non ci credo nemmeno un po'!” aveva sedici anni, e spendeva in media il 90% della sua esistenza a pensare al sesso, era una dinamica ragionevole e fuor di dubbio.
Non poteva farne a meno, ma ora la faccenda si stava facendo seriamente complicata, concreta e Derek stava accelerando un po' troppo i tempi.
Non che non lo volesse, solo potevano andare un po' con più calma, in modo rilassato.
Non voleva perdere la verginità nella veranda di una bettola, tra le altre cose!
“Derek Hale, datti una calmata subito.” il licantropo non obbiettò ma non fermò nemmeno il suo intento di saggiare violentemente con le mani sul corpo dell'adolescente.
Un secondo più tardi, distratto dai suoi movimenti, non si rese conto che il maschio Alpha aveva un obbiettivo in particolare, e se ne accorse quando Derek ricercò con interesse la cerniera dei suoi pantaloni.
“Ah!AH!AH!Nemmeno per idea!”
Riuscì a sgusciare via dalla sua stretta, le dita che tentavano di ricomporre i vestiti slabbrati e la cerniera semiaperta.
“Non so davvero quale sia il tuo problema ma vediamo di tenere le zampine a posto, ok?!”
gridò al suo indirizzo Stiles, con fiato corto e un calore che i freschi vestiti primaverili non riuscivano a filtrare.
Si portò le mani alle ginocchia, respirando più e più volte e poi, vedendo l'espressione seria e intensa di Derek, si rilassò un poco.
“Si può sapere che ti prende?Comportarti in questo modo, sei...diverso..” concluse Stiles, turbato più di quanto non voleva dare a vedere. Era piacevole che Hale mostrasse lati nascosti del suo carattere ma così era ottenere troppo!
Poi, così come era cambiato, gli occhi del licantropo tornarono di un colore chiaro, acquamarina, li chiuse e scosse la testa, portandosi una mano alla fronte e poi lo squadrò stupito.
“Stiles?Che ci fai qui?”
Il ragazzo lo fissò con la bocca aperta a “o” e nessuna intenzione di rispondere.
Ora fingeva anche di non sapere che stava accadendo?Quando fino a pochi secondi prima voleva chiaramente portare la loro relazione a livelli molto poco platonici?
“Vai al diavolo, stupido lupo!” gridò, stringendo i pugni ai fianchi.
Girò i tacchi e si diresse speditamente verso la Jeep abbandonata sotto le fronte degli alberi, lasciando alle sue spalle un Derek confuso ed interdetto.
C'era qualcosa di strano e spettava a lui risolvere le cose.
Come al solito.

Casa Stilinski

Col senno di poi, il comportamento di Derek aveva causato fin troppi dubbi anche sul suo, di atteggiamento. Abbandonarlo lì in casa senza alcuna spiegazione, gli era sembrato crudele, ma alla fin fine si era ritrovato catapultato in una sorta di dimensione sfalsata con un Hale non in sé, chiunque ne sarebbe rimasto sconvolto. E ora si ritrovava ad affrontare domande come:
Cosa era successo esattamente?
Dipendeva dalla sua condizione di licantropo o dalla novità di essere l'Alpha?
Avrebbe attaccato chiunque indiscriminatamente o valeva solo per il suo ragazzo?
Quello era il quesito che più lo riempiva di terrore, un Derek sessuomane che girava per Beacon lanciando occhiate languide e provocazioni al primo malcapitato di turno lo terrorizzava, specie se quella persona fosse stata effettivamente interessata.
Scott aveva alzato un polverone dicendo che Derek il giorno prima gli aveva parlato di qualcosa, ma non riusciva a ricordare quella nozione e se fosse importante o meno.
Fu proprio in quel momento, steso sul proprio letto tra le lenzuola di Spiderman e un cuscino premuto sul viso, che il suo Iphone prese a squillare come un ossesso, spandendo nell'aria una melodia metallica e ritmata.
Lo prese in mano controvoglia, sperando che non fosse qualcosa relativo alla sua esperienza nei boschi di qualche ora prima.
“STILES!” era Scott, ovvio, con qualche buona notizia, sarcasticamente parlando.
“Hey, hey, hey, calmati amico!Che succede?Respira!” non era in condizioni di calmare proprio nessuno, nel suo attuale stato, specie quando pochi secondi prima si era rannicchiato tra i guanciali e aveva insistentemente borbottato qualche imprecazione contro la sua vita sofferta e, era proprio il caso di dirlo, sfigata.
“Non c'è proprio niente di cui calmarsi!E' un'emergenza!” si infervorò Scott, urlandogli nell'orecchio, tanto che fu costretto ad allontanare l'apparecchio per non perforarsi un timpano.
“Di che emergenza parli?” ecco, aveva scoperto di Derek, era il momento giusto per vuotare il sacco o almeno per tentare di capire che stava succedendo.
“Si tratta di Allison!” o forse no.
“Ascolta per quanto sia interessato alla vostra relazione, che ho sostenuto dall'inizio dei tempi, al momento sono un po'...”
“No!Che hai capito!Si tratta di ME e Allison!” di nuovo lo deliziò con una delle sue migliori espressione basite, che dall'altro capo del telefono non avrebbe comunque potuto vedere.
“Questo è un po'..” iniziò, subito venendo interrotto in gran carriera. Scott sembrava sempre più sull'orlo di una crisi di panico, o di asma, e ormai la sua situazione gli impediva di provare sia l'uno che l'altro attacco, lontano dalla luna piena, e così a distanza non poteva far nulla per calmarlo.
“Io, ho un problema Stiles...” mugulò Scott, la voce che si andava assottigliando quasi stesse perdendo le forze. L'aveva già sentito quel tono amaro, di solito compariva nei momenti di stanchezza o quando Scott perdeva la volontà di fare qualsiasi cosa, legandosi al suo stato di licantropo.
“Ieri, quando sono andato a casa di Allison...i suoi non c'erano e io..ero un po'...su di giri?”
Stiles si spalmò una mano sul viso, sperando di non dover udire la solita storiella d'amore mancato con la sua fanciulla indifesa e figlia di Cacciatori, peggior trama per un film di sempre...
“Se questa storia inizia a diventare vietata ai minori, giuro su Dio che riattacco.” lo avvisò Stiles, prendendo immediate precauzioni.
“No!Ascoltami, per favore!” la situazione sembrava più grave del previsto a giudicare dalle sue parole imploranti.
“Siamo andati in camera e...” riprese a raccontare, con voce spezzata e imbarazzata.
“E?” lo aiutò Stiles, temendo il peggio.
“E niente.”
“Come niente?”
“Nel senso, non mi ricordo che è successo dopo, lei era un po' spaventata e io mi sentivo strano...non le ho fatto del male ma ha detto che era più...eccitato del solito?Diciamo...”
Quella storia si incastrava specularmente con quello che era successo a casa Hale.
Dunque era un problema dei licantropi, ma che cosa di preciso rimaneva un mistero.
“Ho provato a parlarne con Derek ma insomma, fare questi discorsi con lui è un po'...”
Era imbarazzante parlare di sesso con Derek, per Scott era imbarazzante parlare di qualsiasi cosa con Derek, soprattutto ora che frequentava il suo miglior amico.
Forse perché aveva quel modo di fissarti e non distogliere mai lo sguardo, che ti faceva sentire piccolo piccolo ed insignificante ai suoi occhi, ma che lui adorava e lo faceva sciogliere come un panetto di burro al sole. Stiles strinse forte la presa sul cellulare, ripensando a quel che era accaduto.
“Che ti ha detto Derek?” chiese poi, sperando in qualche indizio.
“E' questo il punto, mi ha solo accennato a qualcosa...riguardo una stagione di...stagione degli...”
“Stagione degli amori?” provò Stiles, cogliendo inavvertitamente nel segno.
“Sì, come lo sai?” esclamò Scott, come fosse convinto di aver trovato la soluzione ai suoi tanti problemi. Stiles lo sapeva avendo letto tonnellate di documenti su lupi, mitologia e affini. Ma non pensava nemmeno lontanamente che quella informazione potesse tornargli utile.
Specie in quei casi.
“Ne ho letto da qualche parte...” commentò, ricordandosi strascichi di paragrafi su cosa fosse e coe riconoscerne i sintomi negli animali. Animali, non licantropi adolescenti.
“Pensi di poterti informare meglio?Magari parlandone direttamente con l'Alpha...”
gli suggerì Scott, quasi temendo che non volesse imbarcarsi in qualche altra assurda avventura sovrannaturale insieme al suo migliore amico. Lupetto di poca fede.
“Ci penserò..” lo tenne sulle spine per poi sospirare alla pausa telefonica.
“Ovvio che mi informerò, per ora stai lontano da Allison...come al solito insomma.”
Scott annuì all'altro capo, e poi sibilò un “stai lontano da Allison, stai lontano da Allison...” tra le nuvole.
“C sentiamo.” riattaccò Stilinski senza curarsi di salutarlo a dovere e lasciandolo alle sue peripezie amorose, in cui anche lui era invischiato per bene.
Lanciò il cuscino da qualche parte e si fiondò verso il fedele Mac, già pronto all'azione.
Googlando la parola -sì, l'aveva fatto considerando che la maggior fonte di saggezza dell'intero branco, a discapito di Derek, era lui, con le sue ricerche in cui aveva salvato Scott da molti “problemini” animali- si ottenevano risultati come “La stagione degli amori perduti” e mille altri film del genere, ma andando più sullo specifico trovò un curioso articolo a riguardo.

 

Ciclio estrale- venereo, dal latino oestrus (desiderio sessuale)

corrisponde al ricorrente cambiamento fisiologico nelle femmine indotto dagli ormoni riproduttivi.

 

Bene, e che c'entrava con Derek? Andava bene anche se era un licantropo e anche se non era femmina? La ricerca non portò a molti altri risultati e fu costretto a chiudere il laptop e poggiare affranto la testa su quello.
“Stiles, ho trovato questo...” la voce affannosa del padre lo raggiunse dalla tromba delle scale.
Stringeva in mano una sua maglietta probabilmente finita da qualche parte nel garage, o in camera sua o in uno scarico del lavandino, ormai non aveva più memoria di dove metteva le cose.
“Va tutto bene, figliolo?” chiese trovandolo quasi liquefatto sul portatile, un'espressione sconsolata in viso.
Stiles lo guardò, sperando che almeno a suo padre cose del genere non capitassero mai.
Lo vide sbattere le palpebre più volte, come faceva quando era in cerca di qualche parola di conforto da dire, non sapendo nemmeno se ci fosse un vero problema da affrontare.
“No...” rispose il figlio alzando di scatto la testa e grattandosi la testa.
“No, papà, tutto ok.” riprese, più sicuro delle sue parole.
“Problemi a scuola?” tentò il padre, appoggiandosi allo stipite della porta.
“Naah...il solito.” aggiunse il ragazzo, evidenziando un'ovvietà.
“Faccende di cuore?” Stiles storse le labbra, sentendo una sorta di groppo salirgli in gola.
Fare coming out in quel momento, o in quel periodo, era da escludere. Sebbene le probabilità che suo padre capisse e accettasse le sue preferenze sessuali fossero elevate, l'idea di portare a casa e presentare quello che un tempo era stato il ricercato numero uno della città e che lo Sceriffo aveva arrestato più volte -le accuse erano cadute ma rimaneva comunque un interesse del tutto professionale da parte del padre riguardo i precedenti di Derek- come suo attuale compagno, specie in condizioni di non parlare affatto se non per sussurrargli qualche imbarazzante confessione all'orecchio e finire a baciarsi sfrenatamente davanti agli occhi dell'agente, non gli appariva una condizione accettabile da realizzare.
Anche solo il pensiero di quel nuovo Derek lo destabilizzava provocandogli sentimenti troppo contrastanti per farli collimare.
“Stiles..” lo richiamò il padre con tono comprensivo, gli occhi azzurri che non lo giudicavano mai, nemmeno quando lo trovava su una scena del crimine pronto a contaminare le prove.
Perché era Stiles e non avrebbe mai fatto nulla di male.
Il ragazzino alzò gli occhi verso di lui, sorpreso.
“Se...hai bisogno..lo sai, no?” non c'era bisogno di aggiungere troppe parole inutili, ornamenti superflui per chiarire che loro due e il loro legame era ben più saldo di un semplice rapporto padre-figlio, comune e scostante. Non era nemmeno necessario un contatto fisico ma in quel momento, preso da un strano sconforto, Stiles non vi badò e si lanciò contro le braccia semi aperte del padre, che quasi per una reazione automatica si erano spalancate aspettandosi un comportamento simile.
La dolcezza di quel gesto, per infantile o senza speranze che fosse, stava diventando quasi un rito a cui era impossibile opporsi. Come quando portavano i fiori al cimitero, o quando a Natale o al Ringraziamento, mangiavano allo stesso identico posto di sempre, con un tacchino che sapeva di cartone e avanzi di magazzino, ma che mangiato insieme assumeva contorni da favola, sia la cena che il ristorante in cui la consumavano.
Poggiando la testa sulla giacca slabbrata verde militare del padre, riassunse che quell'abitudine era la cosa migliore che fosse capitata da tanto tempo, in quella casa.
Tra le pareti scrostate e la muffa che iniziava ad intravedersi negli angoli meglio nascosti, l'amore era una costante indelebile e forte. Stabile, ricca di sentimenti.
Aveva sperato che suo padre si trovasse una donna nuova, che gli riportasse ciò che mancava nel suo cuore e in quella casa, ma l'agente Stilinski aveva riso a quelle congetture, scuotendo le spalle e facendosi venire le lacrime.
“Questa casa sta benissimo così com'è!” aveva ribattuto, asciugandosi gli occhi e quietandosi.
“Noi stiamo bene così.”
Stiles non aveva più sollevato la questione, ritenendo che quella fosse una decisione ormai presa e difficile da cambiare. Da qualcuno aveva pur preso la sua ostinata testardaggine.
Stringendosi di più nella giacca chiuse le palpebre e respirò il lieve effluvio di acqua di colonia a buon mercato mista a caffè, l'odore della volante di servizio e della casa.
Qualche imbarazzante minuto dopo lo Sceriffo si allontanò, rompendo l'idillio e grattandosi la testa, simmetricamente a ciò che era solito fare Stiles.
“Ok..ehm..vuoi, che so, che ordiniamo la cena?” si schiarì la voce, guardandosi le punte delle scarpe infangate. Il figlio si portò le mani ai fianchi, con aria di ammonimento.
“Niente cene preconfezionate, lo sai che ha detto il medico, te le puoi permettere solo una volta la mese ed è anche troppo.” lo rimbeccò subito con voce autoritaria.
“Aahh, non vorrai diventare il mio medico curante ora, già non ne sopporto uno!” borbottò il più vecchio mandando gli occhi al cielo.
“Non se ne parla, niente cinese o tailandese o da qualche fastfood di periferia, stasera ti stupirò con un brodino caldo!” esclamò fieramente Stiles, prendendolo in giro al solito.
“Stiles, ci sono 30 gradi ed è metà pomeriggio, non ci pensare nemmeno ad entrare in cucina se programmi un piatto del genere!”
Rimasero fino a tardi a discutere animatamente sul da farsi finché, quando le stelle punteggiavano ormai un cielo nuvoloso e scuro, decisero di ordinare una pizza.

Casa Hale

Qualcosa di strano c'era, si disse Derek, ed era lui.
O meglio, in lui.
La giornata era iniziata non propriamente bene quando si era trovato addossato a Stiles e non serbava ricordo di come quell'evento si fosse verificato.
Aveva solo un'idea che fosse stato proprio lui a saltare addosso al malcapitato ragazzino, spaventandolo quasi a morte -i battiti del suo cuore erano così frenetici che in quel momento di confusione aveva pensato che potesse crollare a terra incosciente, ma se l'era filata prima che lui avesse il tempo di riprendersi e fermarlo- e si sentiva dannatamente in colpa.
La Stagione degli Amori era il genere di traguardo che un licantropo raggiungeva, se ricordava bene gli insegnamenti del padre, quando questo sviluppava un senso di protezione più alto rispetto ad un membro del proprio branco. Ma lui, anche sforzandosi di richiamare alla memoria qualsiasi nozione importante, non sapeva come comportarsi al riguardo.
Era troppo giovane quando l'avevano edotto su quell'argomento e ormai non aveva più nessuno a cui chiedere delucidazioni in merito.
Si passò una mano sulla nuca, fuori iniziava ad imbrunire ma la cosa non lo turbava. Indossava la stessa, solita, maglietta grigia, troppo attillata per nascondere le fattezze mascoline del suo fisico. Non sentiva alcun tipo di temperatura, calda o fredda che fosse, per colpa di quella dannatissima Stagione, e in uno scatto rabbioso piantò le unghie nel legno marcio della veranda.
Quello si incrinò come carta, mandando dei gemiti di dolore crepitanti. Chiuse gli occhi, richiamando tutta la concentrazione che possedeva, ma era difficile, impossibile, quando il suo calore corporeo era così dannatamente alto come avesse una febbre o lì fuori si sfiorasse i 40°.
Fu così che Jackson Whittemore, co-capitano della squadra di Lacrosse, bellissimo del Liceo di Beacon Hills e probabilmente dell'intero Stato -secondo un'assurda e adolescenziale scala di valori sfalsata e personale- trovò il suo Alpha.
In uno stato di rabbia e semi coscienza, il cuore che mandava battiti più lenti del solito e il respiro pesante. Non era un caso che si trovasse nelle prossimità della sua casa, dato che aveva udito chiaramente le mirabolanti conversazioni tra Scott -l'altro inutile co-capitano- e l'amico dello stesso/attuale ragazzo non pervenuto di Hale/umano Stiles.
Una quella mattina e una nella tarda serata, qualche secondo prima che lui inforcasse la 5^ della sua Porche, in cui si chiarivano riguardo la famosa Stagione degli Amori che aveva colpito i membri più “anziani” del branco, ma che non aveva sfiorato lontanamente lui.
Aveva anche udito il commento spinoso di Scott ribattere che probabilmente dipendeva dal fatto che Mister Whittemore era in calore 365 giorni all'anno e un giorno in più non cambiava il suo stato di lussuria costante.
Stupido idiota.
In ogni caso, quella poteva essere considerata una chance che non doveva assolutamente farsi sfuggire. Un Derek Hale del tutto padrone delle sue emozioni che veniva improvvisamente controllato dai suoi impulsi più nascosti era un bocconcino che uno come lui difficilmente scartava.
Alpha o beta, alla fin fine erano tutti uomini e prenderli all'amo non era così difficile, specie con uno con le sue potenzialità e il suo charme.
Impostò il suo miglior sorriso di circostanza, del tutto innocente e imperturbabile.
Prima, ancora umano, faticava anche solo a stare a qualche passo di distanza da Hale, e durante le loro conversazioni, in cui se ne stava a balbettare frasi sconnesse con un tono terrorizzato e i ventricoli che non avrebbero retto alla pressione, ne usciva sempre e comunque con un nulla di fatto, sconfitto e umiliato. Ma indovina un po' chi aveva acquisito sicurezza in se stesso, diventando licantropo? Niente a che vedere con quella nullità di McCall che se ne stava tutto il giorno a bighellonare con la sua principessina ed Allison -la scoperta che Stilinski o quale fosse il suo cognome, aveva iniziato a frequentare Derek lo aveva sconvolto non poco- e a piagnucolare per la sua triste condizione di essere dotato di una forza superiore e con abilità oltre la norma.
Lui era Jackson Whittemore, perfetto come umano, insuperabile come lupo mannaro.
Con passo felino si avvicinò al ragazzo moro, ancora all'oscuro della sua presenza, batté a terra, facendo abbastanza rumore da destare l'attenzione di Derek che scattò sull'attenti, colto nel profondo da quella mancanza di guardia. Gli occhi si spalancarono sul nuovo venuto già pronto a rispondere ad un eventuale attacco, rossi come braci riattizzate da un fuoco che sembrava morto.
Il ragazzino alzò le mani in segno di resa, mostrando le sue apparenti buone intenzioni e non lasciandosi influenzare troppo dalla fissità di quelle iridi scarlatte.
“Jackson...sei tu.”
“Sono io.” sorrise sentendosi subito chiamato in causa.
Capendo che non c'era più pericolo, né per l'uno ne per l'altro, Derek si rilassò nuovamente e Whittemore spiccò un balzo e atterrò con grazia sui primi gradini fatiscenti che si lamentarono sotto il suo peso improvviso.
Poggiò entrambe la mani su un pilastro che sorreggeva la tettoia e appoggiò lì la testa, come un gatto che si strusciava su qualche superficie sperando in qualche carezza dal padrone distratto.

“Che ci fai qui?”
“Ho...sentito Scott e Stiles parlare di...un litigio, tra te e lui e...insomma, mi chiedevo se fosse tutto apposto.” rispose sibillino Jackson, senza specificare troppo cosa avesse sentito, di preciso.
Derek rafforzò la stretta al legno, facendolo cedere ancora più di prima.
“E?”
“Nient'altro, Stiles sembrava un po'...frastornato credo, non era il solito chiacchierone e anche McCall sembrava strano forte.” concluse dondolando sulle punte dei piedi sempre attento a non staccargli gli occhi di dosso.
A sentire quella rivelazione Derek si voltò verso di lui, completamente concentrato su ogni fibra del suo corpo e non più sulla disciplina del proprio.
“Ti è sembrato...spaventato?” chiese con le sopracciglia aggrottate e la morte nel cuore.
Jackson parve riflettere sulla risposta, come stesse filtrando per bene le informazioni, traendone il dovuto vantaggio.
“Spaventato...?” disse stranito, fingendo di non capire a che si riferisse.
Si portò un dito alle labbra, picchiettandosi la carne morbida.
“Forse...non lo so, non sono sicuro nemmeno di cosa sia successo...” commentò, lasciando quella frase aperta come se fosse sicuro che sarebbe stato Derek a dargli spiegazioni, proprio in quella pausa. Ma tornò ad abbassare il capo contrito e deluso di sé.
“Ho fatto qualcosa...” disse infatti l'Alpha. “Di cui non vado fiero, e che al momento, non so nemmeno spiegare.”
Jackson, si sorprese per davvero stavolta, spalancando gli occhioni blu e avvicinandosi maggiormente, allungando una mano così vicino a quella dell'altro che sentì il calore eccessivo del corpo del moro a pochi centimetri di distanza.
Irradiava così tanta sensualità e desiderio che riusciva difficile resistergli, ma voleva distendere ancora per un po' i giochi, rallentare il ritmo e guidare per tutto il tempo i suoi pensieri.
Conquistarlo in quelle condizioni era un colpo basso, un bieco rimedio per tutto il tempo in cui non aveva fatto che trattarlo alla stregua di un moccioso, considerando Stiles ben più adatto ad essere il suo compagno. Non che fosse davvero interessato -innamorato- di Derek, ma era troppo appetitoso per voltargli semplicemente le spalle e dimenticarlo in un cassetto della mente.
“Sono certo che Stiles capirà, se andrai a scusarti...è il classico tipo che dimentica facilmente qualsiasi cosa.” aveva usato volutamente la parola “dimentica” al posto di “perdona”, che sapeva essere più congeniale al ragazzino, per vedere quale reazione potesse scaturire.
Come si aspettava lo vide irrigidirsi, i muscoli sotto la maglietta si gonfiarono e tornarono al loro posto dopo un respiro rofondo.
“Va tutto bene?” gli chiese sfoderando un'espressione preoccupata e ansiosa, inclinando la testa per raggiungere i suoi occhi bassi.
Lo vide, anche solo per un secondo, fissarsi su di lui, i battiti accelerare e le iridi farsi di un blu scurissimo, quasi nero. Ecco, bastava poco.
Quando voltò lo sguardo, allontanandolo, Jackson sorrise sotto i baffi, considerando quell'effetto un passo avanti.

“Sai, forse è un bene che tu non abbia già...marchiato Stiles, insomma, non prima di pensare alle alternative.” lo pungolò nel vivo, inoffensivo.
“Di che stai parlando?” ribatté Derek con la mente appannata. La giornata si faceva sempre più impegnativa e perché diavolo McCall non era lì insieme a loro? Almeno lui avrebbe posto fine a quella tortura infame con qualcuno dei suoi “zittisciti Whittemore”.
Sentì la voce ben scandita di Jackson smuoversi al vento come un canto di sirena. No, resistere, ecco cosa doveva fare, era l'Alpha, il controllo era la prima regola base di qualsiasi licantropo e lui non poteva mettersi a squadrare Whittemore come fosse il suo dolce preferito, anche se...
No, già con Stiles aveva avuto difficoltà a trattenere il suo impulso, cedere alla tentazione di assaggiare Jackson sarebbe stato imperdonabile anche per se stesso.
“Vedila così, lui è un bambino tu...vali molto più della miseria che può darti, non ha...aspirazioni o passioni che non siano proteggere Scott e stargli vicino come il più fedele suddito.”
“E tu?Ti stai proponendo come alternativa?” chiese con un sorrisetto affranto, troppo impegnato a controllarsi per capire quale fosse l'obbiettivo di quella bambolina dagli occhi azzurri.
Un attimo...come l'aveva appena chiamato?Bambolina?
Alpha...non è solo una parola straniera da usare nei casi disperati, tu lo sei, in tutto e per tutto. Forse...” replicò, ostentando una dose di coinvolgimento e falsa modestia.“Anche prima di esserlo sulla carta.”
“Mi stai davvero confondendo, Whittemore.”
Con una scrollatina di spalle Jackson puntò un dito al di sopra del cuore di Derek, affondando con l'unghia nella t-shirt grigio fumo.
Forte, integerrimo, ne conosceva anche un altro di uomo così, ma non era troppo sfrontato da rischiare tanto.*
Derek bastava e avanzava.
“Sto solo proponendo un'idea, tutto qui.”
“Penso che tu già lo sappia, ma Stiles è l'unico che...” provò ad avvisarlo Hale, la voce troppo bassa e troppo roca per essere presa in considerazione come un avvertimento.
“Oh, ma non serve certo che Stiles lo sappia, no?” sfoggiò un delizioso sorrisetto complice, prima di arrivare a pochi millimetri da lui, piano, per evitare che ad un certo punto Derek potesse retrocedere e riacquistare lucidità. Ora che si trovavano faccia a faccia, la questione si faceva più delicata. Non sembrava più esserci ombra del buon vecchio Derek, quel lupastro conservatore e freddo. Ma un barlume di coscienza era sempre dietro l'angolo.
Sostituì il singolo dito con entrambe le mani, toccandolo appena sopra la maglietta con i palmi aperti con un carezza gentile e non troppa pressione si spinse in alto, verso il collo e intrecciò le dita dietro il suo collo, senza sforzo, aveva la strada completamente spianata.
Si morse con dolcezza il labbro inferiore, già pronto a godersi il lauto pasto che lo attendeva.
Derek dal canto suo era un manichino senza forze, che seguiva con intensità ogni movimento del ragazzo davanti a lui e sosteneva con un desiderio fin troppo intenso qualsiasi cosa fosse pronto a fare con lui.

Un momento di buio e la sua mente si oscurò del tutto, obnubilandosi in mareggiate di passione contenute fino a quel momento. Era il vecchio Derek, quello nel pieno delle sue forze, quello che un tempo non aveva paura di gettarsi in situazioni pericolose, che potessero causare problemi a lui o la famiglia, quello che aveva sublimato dopo l'incendio, al fianco di Laura, e che si biasimava per non averlo impedito. Un Derek senza limiti o imposizioni.
Senza perdere ulteriore tempo afferrò le braccia di Jackson e se lo premette contro il petto, costringendolo ad alzare la testa e ad affondare nella sua bocca.
Non ebbe un minimo di esitazione, specie quando il ragazzino abbassò qualsiasi difesa avesse imposto -o finto di avere- e gli permise di raggiungere la sua lingua, allacciandola alla sua, sfiorandola, con un'intensità nemmeno pari a quanto Jackson avesse mai sperimentato prima.
Il corpo di Derek ribolliva, nel vero senso del termine, non era solo calore, un calore che nemmeno una giornata invernale avrebbe potuto sostenere e placare un minimo, era un insieme di pressioni tensioni, ruggiti che venivano dalla gola e lo spaventavano ed eccitavano in egual misura.
Smise di respirare pensare, lasciando che l'Alpha prendesse un sopravvento esaltante, fatto di puro desiderio e sesso allo stato primordiale.
Era l'esatta definizione di una bestia, con l'attenuante che quella creatura possedeva un corpo da urlo.
Senza capire bene quando fosse accaduto e come si ritrovò all'interno dell'abitazione, ancora tra la stretta -o la morsa?- delle mani di Derek, non intenzionato a lasciarlo nemmeno un secondo, quasi avesse paura che fuggisse via. Questo, era anche meglio di quel che aveva previsto.
Smise di abbracciarlo, con le mani al collo e si spinse più in basso, verso i muscoli delle braccia, quell'armonia di carne e bollore lavico sotto le dita fresche del ragazzo erano una sfida da contrastare e lui si sarebbe volentieri lasciato imprigionare per tutto il tempo che l'altro avesse desiderato. Abbandonarono il contatto tra le labbra quattro, cinque, sei volte per respirare e poi rituffarsi nuovamente in quel marasma emozionante.
Derek scivolò verso il basso, costringendolo a stendersi sulla superficie dura e sconnessa della moquette, coperta da un semplice tappeto che aveva visto tempi migliori. Il posto non importava ad entrambi sembrava che ci fosse troppo poco tempo per tutto, per spogliarsi, baciarsi e...
Hale si ritirò di poco indietro, in ginocchio ai lati delle gambe stese di Jackson, e in un secondo si liberò della maglietta, inservibile.
Il biondino era abituato a vedere ragazzi mezzi nudi negli spogliatoi della scuola, ma nulla di ciò su cui aveva posato lo sguardo prima batteva in prestanza e sensualità il fisico di Derek.
Si inumidì le labbra con la lingua, alzandosi di poco per seguire il suo esempio e poi ripiombarono sul suolo, bocche incastrate, braccia che saggiavano la schiena e il petto scoperto.
Senza alcun controllo, spinto solo da una smania di potere e fascino, misto al più turpe e concreto desiderio, Derek spostò la sua attenzione ad altro, scendendo con le labbra fino al mento, il collo, le scapole, la pelle lattea che si imperlò di uno strato di sudore seducente e ancora più desiderabile.
Arrivato all'altezza del cuore gli ricoprì il petto di morsi leggeri ma netti che si sarebbero scuriti col tempo, continuò la sua esplorazione arrivando all'ombelico e circuendolo con dei piccoli baci alternati al semplice sfiorare delle labbra sulla superficie, che non si staccava mai, fissata a forza dalla sua volontà e da quella di Jackson che, con le mani premute sulla sua testa, gli stava dando un incipit fin troppo chiaro.
Derek sogghignò, e nei suoi occhi si intravide un bagliore di quello che era stato il Derek appena tramutato in Alpha e che lo aveva cambiato, liberandolo dal suo peso d'umanità.
“Vuoi smettere?” gli chiese Derek, quasi fosse un consiglio per prepararsi a quello che sarebbe arrivato dopo. Jackson lo squadrò per nulla divertito e raccogliendo la sua potenza di licantropo capovolse i ruoli, ritrovandosi sopra di lui, ginocchia ai lati, come lo era stato l'Alpha pochi secondi prima.

“Sicuro di non essere tu, a voler smettere?” commentò Jackson altezzoso.
Derek si accasciò meglio sul pavimento, con un ghigno sicuro in viso.
“Sono a tua disposizione Beta, stupiscimi.” lo sfidò Hale.
Jackson riprese lo stesso genere di intrattenimento che aveva usato su di lui, accarezzandolo ovunque e arrivando fino alla meta agognata, afferrandogli la cintura.
“Da qui non si torna indietro, Alpha.

 

Continua...

NdA: Troppo spinta?Mannòòò!!Il bello deve ancora arrivare!^.^
Jackson è un personaggio che adoro alla follia, specie quando gli faccio fare la parte del bastardo rovinafamiglie!Alla prossima parte! Bacioni! Dan
* Un uomo sexy, sfrontato, forte e con le carte in regola per diventare la nuova fissazione di Jacky...chissà chi è, mi chiedo...qualche idea? (Lo conosciamo bene e ne andiamo tutti fieri!)

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Capitolo 6
*** Mating season. Be afraid. (parte terza) ***






Mating Season. Be afraid. (parte terza)
 

Fu con la stessa rapidità con cui si era palesato che il calore, bruciando come alla fine di uno stoppino di candela, consumò ogni sensazione violenta o eccitante che si era impadronita di Derek, ottenebrandogli la mente.
L'azzurro luminoso e splendente ritornò a prendere il posto che gli era di diritto, sostituendo il blu cangiante degli occhi e facendo riacquistare lucidità al padrone di quel corpo.
Senza nemmeno chiedersi come fosse finito in quella situazione e chi fosse il colpevole, afferrò il collo di Jackson con una mano, allontanandolo e dopo un attimo, scagliandolo contro l'estremità del salone che si stendeva davanti a lui, incorniciato dai battenti di una porta che non esisteva nemmeno più.
Approfittò dello schianto del ragazzo per scuotere la testa e afferrando la maglietta a terra.
Era il Derek di sempre, o meglio l'Alpha stava guidando i suoi gesti facendogli capire che tutto era tornato alla normalità, e aveva di nuovo il controllo.
Whittemore, ancora frastornato dall'immediato cambio di carattere se ne rimase seduto contro una parete scrostata e si portò una mano al collo, ancora dolorante dalla presa ferrea.
Sbuffò, per nulla divertito dalla presa di coscienza di Hale.
Mancava terribilmente poco, per concludere la spettacolare giornata che si era figurato e invece i suoi piani erano franati nel momento in cui quello stupido uomo aveva riottenuto il possesso delle sue facoltà mentali.
Sfortunatamente, Derek sembrava non aver gradito per nulla quelle attenzioni e ora, con gli occhi che saettavano nella penombra della casa, comprese di aver risvegliato la stessa rabbia fagocitata che l'aveva reso un leader dei licantropi.
“Der...”
Dovresti seriamente mostrarmi più rispetto, Beta.” la voce d'oltretomba che lo raggiunse dai piedi della scalinata fu accolta con un brivido gelido e impaurito. Sì, era stata una pessima trovata.
Mosse qualche passo verso di lui, sempre coperto da una pesante coltre d'ombra che gli tagliava il viso a metà, lasciando intravedere solo quei baluginii rosso rubino.
Jackson si alzò a metà, rimanendo sulle ginocchia e poggiandosi a terra con le mani, di fronte a lui, tra la povere e le crepe delle travi scure.
Mi dispiace, Alpha.”
Sembra che mi consideri il tuo Alpha solo quando ti fa più comodo, vero?”
Derek piombò su di lui, il viso a pochi centimetri dall'orecchio, il suo fiato sul collo. Non poteva vedere, così com'era, ma percepiva i suoi canini appuntiti come se potessero perforargli la carne anche da distanza. Respirò a fondo, ma la paura ormai gli attanagliava i muscoli e la gola secca gli impediva di ribattere con qualsiasi supplica potesse servire a salvarlo.
Sei venuto qui sapendo che mi stava succedendo, non è così?”
Jackson scosse la testa più volte, ma il movimento servì solo ad avvicinarlo pericolosamente alla sua bocca semiaperta sul suo collo, così si immobilizzò, tentando un altro approccio.
I-Io non ne sapevo n-niente, quello c-che ho se-sentito da Stiles...” un ruggito da bestia lo interruppe e lui chiuse gli occhi, preparandosi all'impensabile.
Sei sempre stato pessimo a raccontare fandonie, umano o lupo mannaro che tu sia.”
Non lo sapevo!Che effetto avesse e che...” perse la voce, riducendosi ad un filo inudibile.
E comunque...” riprese, mostrando un minimo di coraggio. “Non ricordavi nulla...di quel che hai fatto stamattina..” sperava valesse anche per lui, ma evidentemente Derek ricordava con fin troppa chiarezza fino a dove si erano spinti insieme.
Oh, lo so bene, che abbiamo fatto.” ringhiò Hale, come leggendogli nel pensiero e azzeccando i suoi dubbi.
...anche se preferirei volentieri non saperne nulla.” concluse seccato.
Jackson si irritò a quel commento, sibilando contrariato un: “Non pensavo di essere così poco memorabile...”
Derek si alzò, lasciando l'altro a leccare le ferite del suo ego.
Non tentare mai più una cosa del genere, Whittemore. Ho già abbastanza nemici fuori dal branco, averne all'interno mi rende ancora più nervoso.” lo incalzò, guadagnandosi uno sguardo sdegnoso.
Non sono un tuo nemico.” replicò Jackson, non capendo dove ci vedesse tutto quell'astio nei suoi confronti, ciò che aveva fatto era un semplice tentativo di seduzione, nulla di più.
Sfruttare la mia situazione per fare i tuoi comodi su di me, ti rende in tutto e per tutto un nemico. E' tradire l'Alpha e il branco.” gli spiegò come stesse parlando ad uno scolaro tardo.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, annuendo.
Non si ripeterà.”
Lo spero per te, o mi ritroverò a dover allenare un solo Beta d'ora in poi, come ai vecchi tempi.”
la minaccia per nulla velata raggiunse il suo scopo e dopo pochi attimi Derek si ritrovò di nuovo solo nell'immensa villa. Solo coi suoi pensieri e le sue preoccupazioni.
Ricordava fin troppo vividamente il contatto con Jackson, ma allora perché con Stiles era stato tutto rimosso? Si concentrò, ripensando ad ogni secondo della loro conversazione, lui sopra la macchina, lui che si avvicinava e poi...
Il vuoto. Era stato assalito da una scarica di adrenalina paragonabile ad un fulmine in pieno petto, dissimile a quello che era accaduto quella sera sulla veranda, con Whittemore, ma le sensazioni erano leggermente differenti. Non solo perché con quest'ultimo era stato reciproco e volutamente spinto a provarle, stuzzicato dal ragazzo, ma perché i sentimenti che aveva provato erano state...violente. Superficiali. Brutali e nonostante ciò totalmente apprezzate.
Con Stiles...il nulla.
Qualunque cosa avesse provato toccando lui sembrava comunque diverso da quella sera, di cui ricordava tutto con così tanta precisione.
Che diavolo è successo?” sussurrò alla stanza vuota, chiudendo le palpebre e massaggiandosele con le dita.
Da qualche parte nella casa sentì un trillo, segnalandogli l'arrivo di un messaggio.
Sperò con tutto il cuore che fossero buone notizie o quel giorno avrebbe dato una motivazione sensata allo Sceriffo Stilinski e all'intera contea per braccarlo.

Stiles controllò per la terza volta, quella notte, che suo padre fosse piombato in un sonno profondo, ascoltò per qualche secondo il suo respiro regolare e sgusciò via dalla porta, socchiudendola senza emettere un cigolio.
Salì sulla Jeep e mise le mani sul volante, ripetendo tra sé un discorso che si era fatto per tutta la sera, cercando di trovare le parole giuste per iniziare.
Sospirò e afferrò il cellulare abbandonato in tasca, l'apparecchio illuminò l'abitacolo con la sua luce fredda e lui si premunì di ricercare in fretta il numero che gli occorreva e farla finita lì, al più presto.
Lo selezionò dalle ultime chiamate, il suo nome appariva così tanto spesso che non era più necessario passare al setaccio l'intera rubrica, tra i vari Scott, qualche Papà sporadico, lui se ne stava placidamente un po' ovunque, in chiamate che vantavano un orario un po' fuori dalla norma, specialmente dall'arco tra le 21.00 e le 3.00 del mattino.
Le loro conversazioni notturne erano comunque iniziate prima che Stiles stesso comprendesse qualcosa sui suoi sentimenti per il licantropo, e riguardavano strettamente quel campo, senza uscire dai limiti e parlare di qualcosa altro che non fossero storie di cacciatori e lupi e racconti tramandati di generazioni che erano stati trasformati in innocue favole per bambini.
Pigiò il pulsante di avvio chiamata e se lo portò all'orecchio, chiudendo gli occhi e pregando quasi che non rispondesse, ma se non l'avesse fatto sarebbe stato un altro trauma ulteriore da affrontare, perché significava che aveva tagliato i ponti con lui, decidendo per entrambi che dopo l'imbarazzante situazione della mattinata era meglio troncare definitivamente sul nascere qualsiasi cosa vi fosse stato tra loro.
Con la morte nel cuore sentì il telefono squillare a vuoto e poi, rimanendo in attese percepì una voce metallica e gracchiante che lo avvisava di lasciare un messaggio.
Spense e riaccese il cellulare più volte, riattaccando all'ultimo prima che il biip prolungato non gli lasciasse altra scelta che parlare.
Alla fine, dibattuto tra il continuare a rimanere in silenzio e lasciare che i dubbi lo invadessero e l'affrontare di petto -se quello si poteva chiamare il lasciare uno stupido messaggio in una segreteria- la questione, prese una decisione.
All'ennesimo avviso si schiarì la voce e iniziò a balbettare subito partendo in quinta:
Ciao, Derek, sono io...Stiles, io. Eeee, sai riguardo stamattina, Scott mi ha più o meno ragguagliato su quello che è...o non è successo, insomma per via della...Stagione degli a-amori...” qui il suo tono si frammentò in tanti sibili bassi e strascicati. Ma riprese subito con la voce di qualche tono più alta. “E volevo dirti che, non mi dispiace...cioè, no, nel senso, non devi fartene una colpa, tipo, basta che risolviamo la cosa e ci..chiariamo?Adesso che anche io so qual'è il... “problema”, che poi per me non è un problema insomma..dato che stiamo, chessò, insieme o cose del genere penso che sia comunque una cosa da affrontare prima o poi...è solo che, sai, questa faccenda su di te suona strana e non strana in modo brutto...solo che tutto d'un tratto ti metti a...fare...insomma, hai capito, no?Spero....Non so quando sentirai il messaggio...se sei a..caccia di conigli o altro...” sbattè violentemente la testa contro il sedile più volte, dandosi dell'idiota mentalmente. Caccia di conigli?Peggior battuta per rompere il ghiaccio di sempre!
E poi che altro?Sembrava oltre che cretina anche razzista, in qualche costituzione dei diritti lupeschi o che ne sapeva...
Dio, mi sento un'idiota, probabilmente lo starai pensando anche tu....adesso, Dio!Non so nemmeno perché ti sto lasciando un messaggio...comunque, potremmo, tipo, vederci?Che so, per capire come risolvere la questione e tu comunque non devi sentirti per niente colpevole o...responsabile, magari non ti senti così ma lo dico giusto a titolo informativo per non...per essere sicuro che non ti incolpi del mio essere...sclerato a quel modo assurdo. Insomma se staremo ancora insieme ti prometto che ti lascerò fare quello che vorrai come vorrai, sempre...
Questo suonava un po' male...diciamo quasi sempre, e comunque non è detto che tu voglia stare ancora con me, anche perché non è che abbiamo mai veramente affrontato...il discorso?”
riagganciò senza salutare o scusarsi o...gettarsi sotto un treno in corsa. La cosa sarebbe stata meno imbarazzante, almeno non avrebbe avuto scuse per dare spiegazioni a quel tristissimo monologo da ragazzina appena scaricata dal boyfriend.
Sbattè ancora qualche volta la testa sul sedile, giusto per riacquistare un minimo di volontà di vivere e poi, rabbrividì all'istante quando sentì qualcosa atterrare sul tettuccio dell'auto e graffiare la superficie. Che Derek avesse già ascoltato il messaggio e si fosse precipitato a tagliargli la gola per la vergogna, risparmiandogli un viaggio fino alla stazione più vicina?
Derek?” pigolò guardando sopra di sé, poi, dal finestrino aperto del passeggero spuntò la testa di Scott capovolto con il cappuccio della felpa che gli ricopriva metà capo.
DIO!Scott!” inveì all'indirizzo dell'amico, con le palpitazioni a mille.
Sta calmo, non è la prima volta che compaio così, e poi ho imparato dal maestro Y-o-d-a...”
spalancò le dita, mimando lunghi artigli raggrinziti. L'effetto rendeva abbastanza dato che le unghie da licantropo ancora non erano tornate al proprio posto.
Sfotti pure, ma la prossima volta mi premunirò di Strozzalupo e te la getterò in faccia, quella a me non fa effetto.”
Scott rimbrottò qualche insulto ma poi si illuminò, tornando a rivolgergli attenzione e sedendoglisi a fianco.
Allora, notizie da Derek?
Stiles sobbalzò, come punto da tanti aghi che lo sballottarono nuovamente nei suoi tetri pensieri.
Che vuoi dire?”
Avevi detto che l'avresti contattato per sapere qualcosa sulla stagione degli amori!”
Oh...” Stiles parve ringalluzzirsi, Scott non sapeva quel che era accaduto quella mattina a casa Hale, e sperò che non venisse a saperlo mai.
In verità, ultimamente non ho parlato granchè con lui...” lasciò cadere sibillino, senza fornire ulteriori spiegazioni.
Scherzi?E' strano, insomma da parte di Derek, intendo.”
Che vuoi dire?Di solito è lui quello che non parla...” gli fece notare il proprietario dell'auto.
Non parlerà ma ci tiene parecchio a te.” borbottò un po' imbarazzato, nell'entrare in quei discorsi in cui il suo miglior amico stava con il capo del suo branco...maschio.
Non aveva niente contro i gay, solo era un po' strano parlarne con qualcuno, specie con uno dei due diretti interessati.
Insomma, come dire, ha quest'aura intorno a sè, quando ti è vicino e sembra sempre che non voglia lasciarti o che non voglia che altri ti si avvicinino perché ti tiene in una specie di universo tutto vostro e...” lasciò cadere il discorso quando i suoi occhi si schiantarono sull'espressione stupefatta e sorridente dall'amico.
A che pensi?” chiese dubbioso e un po' impaurito davanti a quella reazione.
Che vorrei tanto abbracciarti forte forte e stropicciarti come un orsetto.” disse seriamente Stiles, con gli occhi che brillavano nella luce dei lampioni stradali.
Amico!Non ci provare!Sono felicemente impegnato!”
Sì, ma mi stupisce che tu stia con una ragazza, visti tutti questi discorsi zuccherosi che fai!” ridacchiò Stilinski, battendogli una mano sulla spalla, che lui allontanò immediatamente, seccato.
E comunque è chiaro come l'oro che Derek sia interessato a te, specie quando ti..bacia a quel modo!” disse sempre più imbarazzato Scott, le guance spruzzate di un rossore adorabile.
Che ne sai tu, non ci siamo mai baciati davanti a voi.”
Sì invece, solo che non te ne sei accorto. “ lo avvisò Scott, spiegandosi. “E' successo durante uno dei vari allentamenti, all'inizio dei tempi, poco dopo la trasformazione di Jackson, ci siamo allontanati perché lui aveva detto di entrare nel bosco a fare non so che, percepire i rumori dell'altro o non ricordo, comunque sono rientrato per primo e lui se ne stava lì, addosso a te che eri appoggiato alla jeep e... come dire, lui era davvero protettivo, sembrava che ti...avvolgesse tutto, insomma...”
Stiles lo osservò stupito, aveva avuto quella sensazione ma aveva sempre reputato che si trattasse di un'impressione solo sua, invece ora Scott gli diceva che si vedeva chiaramente anche da occhi esterni, era un colpo al cuore, piacevole e inaspettato. Ciò che Scott non sospettava minimamente era che quello era stato il loro secondo e unico bacio, dopo il sotterraneo in cui l'aveva intrappolato Argent e prima del comportamento bizzarro dovuto alla stagione degli amori.
Cioè, anche se non ti tocca è comunque....”
Fisico?” lo scimmiottò, ricordando una loro precedente conversazione a riguardo.
No..sì, ma no. E'...dolce?” tentò Scott, grattandosi la testa e balbettando un “non importa” avvampando se possibile ancora di più.
Stiles pensò che fosse opportuno cambiare argomento prima di dover trascinare McCall al pronto soccorso. Rifletté su che fare di quella strampalata giornata, che ormai era in procinto di terminare. Una mezzaluna alta nel cielo li fissava muta, incorniciata dai bordi dello specchietto retrovisore, scivolò con un braccio fuori dal finestrino e lo sistemò meglio, mentre quello, con non certa difficoltà, si reggeva ancora attaccato all'intelaiatura della Jeep.
Con Ally?Come va?”
Scott abbozzò un sorriso, scrollando piano le spalle.
Dice che non le importa di quel che è successo, anche perché non era una novità..tra di noi..insomma...” Stiles alzò le mani imponendogli di finire lì la frase.
Insomma avete già..segnato a rete?”
Stiles!”
Non fare il pudico, sei tu che tiri fuori certo discorsetti.” gli illustrò placido.
Scott lo squadrò per un po' e distolse lo sguardo appena Stiles lo intercettò.
Che c'è?”
Niente è solo...no, lascia stare.” si coprì il viso con le mani, sapendo già di aver scavalcato una linea di confine che avrebbe reso Siles ancor più curioso riguardo il suo strano atteggiamento.
Scooott...” intimò infatti il suo amico, prolungando la “o” all'infinito e facendolo cedere.
Ok, era..com'è insomma, stare con uno come Derek?” riprese subito a parlare dopo una strategica ma poco riflettuta pausa, alzando le mani davanti a lui prima che iniziasse ad elaborare qualche strana teoria.
Non che mi interessi lui o quel che è ma..mi sembra difficile, anche perché avete un carattere del tutto incompatibile...per quel che ne penso io.”
Stiles ci riflettè e buttò subito fuori:
E' come parlare con mio padre, ma più sexy.”
Scott si strozzò con la saliva, tossendo e cercando di contenersi, mandando gli occhi al cielo e chiedendo come quel ragazzo potesse essere tanto diretto.
In sostanza non mi fa mai fare niente di quel che voglio, non approva le mie geniali idee nemmeno una volta, sul dove o come trascorrere la serata e quel che è peggio è che gli do sempre ragione.”
In pratica, siete una comunissima coppia.” riprese fiato Scott, per nulla colpito.
A braccia incrociate e un'espressione pensosa in viso Stiles giunse alla conclusione che la parola comune e lo stesso Derek cozzassero come un elefante in una cristalleria al paragone, tanto poco era azzeccato. Però sì, erano una coppia in tutto e per tutto.
Quindi...siamo una coppia.” sentenziò Stiles, perso nel marasma dei suoi pensieri.
Non dovresti chiederlo a me, o inizierò a spaventarmi.”

Coppia o meno, non vide Derek fino a metà mattinata di una noiosissima giornata scolastica.

Al pomeriggio sarebbe rimasto in panchina a godere dell'ennesimo quieto vivere da riserva, mentre gli altri si rompevano ossa -con Jackson e Scott in campo, non era una cosa tanto per dire- all'amichevole di lacrosse. Un momento come un altro, si disse, se non fosse che aveva subodorato qualcosa nell'aria.
Qualcosa di nome Whittemore che quel giorno sembrava avere tutta l'intenzione di rendergli la vita un inferno. Non che facesse chissà cosa, ma il suo squadrarlo in cagnesco, fissarlo disgustato per tutta la lezione di chimica e sentire il suo sguardo ovunque andasse, mensa o aula che fosse, gli stava ledendo i nervi.
Che è preso a Jackson oggi?Sembra che ti odi a morte, più del solito almeno.”
la vocetta diretta e calorosa di Allison lo accompagnò durante la sua lenta camminata tra i corridoi gremiti, che iniziavano a sfollare nelle aule al suono della campana.
Quel tragittò sembrò quasi la traversata di un ostaggio che stava per essere gettato tra gli squali, uno di loro aveva due occhi blu e dei perfettissimi capelli biondo slavato e lo attendeva al traguardo.
Me la cavo da solo Ally, puoi andare da Scott...” la congedò amichevolmente e lei gli sorrise incoraggiante sussurrandole un “attento al lupetto cattivo!” che lo fece sghignazzare.
Tra loro due si era instaurata un'amicizia non da poco, forse era normale dato che entrambi, da umani, frequentavano lupi mannari? O forse semplicemente perché era impossibile resistere alla dolcezza di quella ragazza.
Ma non arrivò mai ad affrontare Jackson, che si girò giusto un momento prima che una mano uscisse da un'aula vuota e lo trascinasse all'interno, facendo perdere le sue tracce all'assennato biondino.

Ci volle un po' per vedere qualcosa lì dentro, nel buio parziale della stanza in disuso e che era coperta in ogni dove da teli di plastica trasparente, per essere risistemata o imbiancata, questo a Stiles non importava granché non quanto sapere chi lo avesse portato lì, nel bel mezzo di una lezione e in quell'aula vuota.
Fece per parlare ma quel qualcuno gli posò due dita sulle labbra e aspettò che da fuori le voci si dissipassero. La vicinanza lo aveva aiutato a capire l'identità del suo misterioso sequestratore, ma non a sapere per quale motivo fosse lì.
Che ci sei venuto a fare a scuola?” chiese sottovoce, non capendo nemmeno perché stesse bisbigliando.
Credevo dovessimo parlare.” gli rispose monocorde.
Stiles si portò una mano sulla fronte girandosi energicamente da una parte all'altra e indicandogli la porta.
E non potevi aspettare stasera?”
Non so quando potrà ricapitare, devo essere...prudente.”
Più del solito.” soggiunse Stiles.
Più del solito.” replicò Derek, funereo.
Stiles sospirò e gli si gettò al collo, occhi chiuse, circondandolo con le braccia.
Era un abbraccio che usava spesso sia con lui che con il padre, per quanto il genere di amore che provava fosse differente per ciascuno dei due.
Tempo! Aveva detto amore?!
Mi dispiace.” gli sussurrò Derek, ricambiandolo con una stretta più debole del solito, non fidandosi forse di quel che sarebbe accaduto.
Stiles lo prevenì subito:
Ti ho detto che non serve, sto bene, va tutto bene.”
Parlavo di quel che è successo con Jackson.”
Ahi, ahi...
Stiles si allontanò di scatto, guardandolo negli occhi, continuando a tenere le mani in alto come se dovesse interromperlo di nuovo, a qualsiasi cosa avesse ribattuto.
Eeeee, non va bene per niente, cos'è 'sta storia di Jackson?”
Derek abbassò lo sguardo da bravo cagnetto bastonato, ma non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
Derek?” abbaiò per nulla divertito dalla piega degli eventi.
Forse avrebbe avuto risposta al continuo sguardo d'odio di cui lo omaggiava Whittemore da quella mattina.
Parla.”
Quell'ordine venne accolto con un più carico silenzio da parte di Hale e alla fine lo prese per le spalle e lo redarguì:
Derek Hale, voglio sapere che cos'è successo con quel basta...con Jackson e se non me lo dirai tu andrò a chiedere spiegazioni a lui.” considerando quella prospettiva ancora più terrificante -il ragazzo biondo avrebbe potuto dire qualsiasi cosa a Stiles, dando una versione distorta delle cose- vuotò il sacco.
Jackson è venuto a casa mia ieri sera e...ed è andata più o meno come ieri mattina, con te.”
La Stagione degli amori aveva colpito ancora, facendo piombare Stiles in una crisi ben peggiore.
Derek e Jackson, persino il pensiero lo disgustava.
Quindi avete..?” lasciò la frase libera di disperdersi nell'aria, sperando che Derek lo aiutasse.
Niente, ci siamo...baciati.”
Ok, un bacio lo poteva reggere. Ma sembrava che ci fosse dell'altro.
E?”
Baciati..”
Ok, ora le cose si complicavano, si erano baciati e molto, a quanto pareva.
Lo guardò senza muovere un muscolo, l'aria gelida attorno a loro.
Stiles?”
Quindi mi dirai come funziona questa Stagione?”
Derek annuì, impensierito dal tono freddo e scostante dell'altro.
Succede in un particolare momento della vita di un licantropo e più o meno la parte più nascosta -la bestia se vogliamo- prevale sull'essere Alpha o Beta che sia.”
“C'è una perdita di conoscenza, diciamo, per questo non ricordo nulla dopo.” sorvolò sul fatto che quel che avevano fatto lui e Jackson lo ricordava fin troppo distintamente.
“Oh, allora capisco insomma è comprensibile..:” chiarì Stiles, interessato.
Derek gli chiese se andasse davvero bene così e Stiles annuì, sentenziando subito dopo, con tono acido: “Certo che va bene, sono rinfrancato sai? Dopo aver sentito la scusa peggiore del mondo!” calcò la voce sulle ultime parole, sicuro che se fosse passato qualcuno la fuori li avrebbe sentiti.
Derek gli afferrò le guance costringendolo a calmarsi.
Ma il ragazzo non si fece ammansire facilmente, non allontanandolo comunque da sé e permettendogli di stringerlo.
“Ti sei fatto fregare da uno stupido lupetto che ti fa gli occhi dolci?!Sei l'Alpha, agisci da Alpha!”
“Scusa...”
“Piantala di scusarti!E' troppo strano sentirlo dire da te!” ribatté sconvolto.
“Che sarebbe comunque questo...momento particolare della vita?Cambiate il pelo?” chiese inacidito e sarcastico, con le mani ai fianchi e un'espressione da agente cattivo.
Derek si allontanò un poco girandosi su sé stesso per appoggiarsi ad una cattedra per poi tornare a guardarlo.
“Si tratta di un momento delicato in cui sviluppiamo una particolare...forma di protezione, un istinto verso un membro del branco.” spiegò senza mezze misure, istruendolo a dovere.
Come una stilettata dritta al petto Stiles accolse quella notizia con un'espressione basita.
Un membro del branco?Ma lui, in qualità d'umano, non aveva a che fare col branco, checché ne dicesse Scott riguardo l'essere tutti una grande famiglia. Che fosse...Jackson?Ma aveva chiaramente specificato che lo stare con lui era stato un errore di casualità -che egli stesso aveva scatenato, stuzzicando l'Alpha in quel delicato momento- e che si trattasse di Scott...
Scosse la testa, assolutamente da escludersi.
Ma dunque, se entrambi i Beta non c'entravano. E se Scott aveva scordato tutto quando stava con Allison, ritenendola la persona più importante per lui...
Si portò una mano alla bocca, guardando in aria, sul pavimento, ovunque evitando di incrociare lo sguardo del licantropo. Inarcò le sopracciglia, ridacchiando tra le dita ancora premute sulle labbra, per evitare di gridare come un pazzo. Scuoté ancora il capo, ritenendo l'evento al di sopra della sua portata, ma le sue capacità di giudizio ineccepibili l'avevano portato alla conclusione più evidente.
Per Derek, che aveva dimenticato l'esperienza del suo attacco sotto l'effetto destabilizzante e afrodisiaco della Stagione, lui poteva essere senza alcun dubbio la sua “persona più importante”.
La sua metà, il suo compagno. Erano tutte congetture che aveva già idealizzato nelle fantasiose profondità della sua mente, ma non avevano mai concluso davvero nulla, né per un verso né per l'altro. Hale aveva sempre evitato come la peste la sola idea di affrontare l'argomento “diventiamo una coppia” e lui, da bravo bambino -o ragazzo innamorato?- non aveva più risollevato la questione.
“Stiles...”
Derek, sicuro che anche il piccoletto fosse giunto alla sua stessa conclusione provò a contenere quella sorta di trottola impazzita che ora girovagava per l'intera stanza, alzando le braccia al cielo e vagando con disperazione avanti e indietro.
“Stiles...” ripeté esasperato.
Il ragazzo si voltò con uno scatto furtivo verso di lui.
“Ma non mi dire.” sogghignò Stilinski, colpito e con un tono compiaciuto di sé stesso.
“Stiles, piantala.” sbuffò Derek, storcendo le belle labbra e poggiando le mani ai fianchi.
“Derek Hale!” il più giovane si fiondò verso di lui, spalancando le braccia e replicando l'abbraccio con cui l'aveva avviluppato appena messo piede nella stanza.
“Sei una continua sorpresa, sai?”
“Non ci provare....” lo scostò piano da sé, poggiandogli le mani sulle spalle.
Sapeva che ormai fosse impossibile riportare la mente di Stiles sui binari della normalità, lo percepiva dal battito frenetico del suo cuore ma più di tutto dai suoi occhi che brillavano come diamanti alla luce fioca dell'aula.
Sprigionava una luminosità tutta sua, che esprimeva con un sorriso a trentadue denti.
Eppure, non riusciva a liberarsi dalla strana sensazione che una parte di quell'ilarità genuina e benevola l'avesse a sua volta intaccato.
E per Stiles equivaleva all'aver raggiunto una completezza che fin'ora era rimasta inespressa.
Con Derek. Era lui e lui soltanto, senza eccezioni. Coi suoi occhi che erano una distesa di tenerezza e orgoglio, che lo facevano vacillare sulle gambe e lo riempivano di speranza e un senso di protezione fuori dal comune, minacce o rivolte a parte.
“Sai che significa?” ribattè cristallino, tentando nuovamente un attacco per rimpossessarsi dell'abbraccio dal quale Derek provava in tutti i modi a dissuaderlo.
“Non hai nessuna scusa da rifilarmi per non presentarti a mio padre.” rispose al suo sguardo stralunato e dubbioso.
Derek roteò le orbite al soffitto, ci mancavano solo le presentazioni alla famiglia, ad aggiungersi alla vasta gamma di preoccupazioni che aveva al momento.
Tuttavia, non tutto il male veniva per nuocere e in quel caso il male aveva provveduto a gettare nuovamente delle radici solide a qualcosa che aveva avuto in mente per fin troppo tempo, nascondendolo in recessi profondi del suo cuore e fingendo di non interessarsene davvero, ed era Stiles. Ora come ora avvertiva una felicità del tutto naturale, ma che non ricordava d'aver mai provato, allontanando senza davvero metterci troppa convinzione, Stiles dal suo romantico assalto.
Un tepore confortevole, avvolgente....innaturale.
Per nulla facile da gestire.
E se ne accorse anche Stiles, quando la stretta ai suoi polsi divenne rigida, il calore che si rimpossessò nuovamente della pelle lattea del licantropo bollente e i suoi occhi assunsero una cromia simile al petrolio per poi tornare ad un più calmo blu iridescente.
“Oh non di nuovo, Derek....”

 

Continua.

 

NdA: Con l'epilogo di M.S. Be afraid!E un Buon compleanno a Mimì!Questo capitolo è per te! <3

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Capitolo 7
*** Mating Season. Be Afraid. (parte quarta) ***




Mating season. Be afraid...of your mate!

 

Lo shock nell'osservare il viso di Derek plagiarsi in una maschera di compiacimento come un bambino davanti ad un dolciume, gli provocò delle scosse così intense -non seppe ben identificare se di terrore o aspettativa- che dovette retrocedere e aggrapparsi con insistenza alla cattedra dietro di lui, contro cui Hale l'aveva volutamente attirato. Lo vide socchiudere gli occhi così tanto da sembrare chiusi su ciò che guardava, lui, e sorridere irriverente, pensando a chissà cosa, mentre Stiles afferrava il bordo del tavolo con tanta insistenza da far sbiancare le nocche.
Derek gli si approssimò sempre di più e il giovane si ritrovò a balbettare qualche parola incomprensibile, con una voce sottile e occlusa dall'angoscia.
Il licantropo, nel suo metro e ottantatré d'altezza lo sovrastò riempiendo il suo campo visivo di un profumo muschiato e intenso, come se l'intera aria che stava respirando si fosse impregnata dei feromoni che quel ragazzo sprigionava, risucchiandolo in un riflusso di emozioni contrastanti.
Stiles prese a sfuggire allo sguardo penetrante che gli stava serbando l'altro e si ritrovò a fissare interessato un punto al di sopra del suo cuore, dove la maglietta creava delle pieghe affascinanti e misteriose sopra la sua carne che sapeva essere calda come il fuoco.
Sbattè un paio di volte le palpebre e deglutì a vuoto, il cuore che martellava nel petto senza freni.
“Der...”
Ma non gli giunse nessuna risposta o più semplicemente, il ragazzo lupo lo ignorò bellamente, allungando la testa verso il suo collo, senza toccarlo, poggiando le mani sulla cattedra, a fianco delle sue, ma ad una certa distanza di sicurezza, come stesse valutando il terreno in cui iniziare la sua esplorazione. Fece su e giù con il capo, respirando il suo profumo e ridacchiando senza aprir bocca agli scatti nervosi che qualche volta gli irrigidivano il corpo ad ogni reazione inaspettata.
I capelli si ingarbugliarono, e qualche volta la tempia cozzava contro il suo orecchio, ma altri contatti sembravano non arrivare. Che fosse un modo di provocarlo o semplicemente vederlo fremere di impazienza non lo sapeva davvero, ma Stiles iniziò a perdere le staffe e temere qualche altro cambiamento improvviso nel suo ragazzo. Possibile che la Stagione portasse anche ad altri effetti collaterali, insomma, non poteva avere la certezza che l'unico cambiamento sarebbe stato negli ormoni del licantropo, no? Magari in un raptus di follia l'avrebbe azzannato alla gola lasciandolo agonizzante in una pozza di sangue, senza rendersi conto di quel che aveva fatto...
Stiles abbassò la testa, riflettendo su quella prospettiva come una tragedia, pensando seriamente di darsela a gambe il più lontano possibile, non voleva dover essere costretto a fronteggiare l'uomo che ama...!
Spalancando gli occhi come se qualcuno l'avesse colpito alle costole, a tradimento, in un attimo di distrazione, e voltò la testa di scatto e il suo cuore si fermò.
Derek, con gli occhi di un normalissimo e abbagliante azzurro chiaro, di quel colore plumbeo che preannunciava una nevicata invernale, si fuse col suo sguardo stordito, perfettamente padrone di sé.
Vedendolo così spaesato Derek alzò una mano e la chiusa a coppa alla base della nuca, carezzandolo come un gattino e sorridendo comprensivo.

“Aspetta, non sei per niente...sei tu!” balbettò con le iridi castane liquide e frastornate. Derek annuì, spegnendo il leggero sorriso che aveva imparato ad usare da poco, quando stava con Stiles, un sorriso fatto di tenerezza e una dose di incomprensione verso sé stesso, che ancora non capiva come potesse essersi innamorato proprio di quello sfrontato ragazzino esuberante, piantagrane, curioso e logorroico fino alla nausea, che lo seguiva in momenti di pericolo e se ne tirava fuori in modo geniale, frustrandolo la maggior parte delle volte e lasciandolo sempre attonito.
Dalla morte della sua famiglia una parte del proprio cuore si era atrofizzata, decidendo di comune accordo con la sua mente che niente, niente, avrebbe potuto redimerlo dal suo stato di pietosa autodistruzione, nemmeno se avesse ritrovato e ucciso i colpevoli di quel martirio, il dopo non avrebbe portato che altro vuoto e lui avrebbe vagato nel mondo com'era stato fino a quel momento, solo.
Disperato.

Mosso unicamente dalla spirale di vendetta che brillava sulla sua schiena, incisa nella sua carne come monito. In silenzio, senza nessun aiuto, nessuno che potesse comprenderlo abbastanza a fondo da farlo uscire dal pozzo di insoddisfazione in cui continuava a sprofondare.
“Derek?” lo chiamò ancora la voce squillante, strozzata a forza dalla vicinanza del suo viso. Sarebbe bastato un niente e le loro labbra avrebbero potuto allacciarsi e farli separare solo quando non avessero più avuto fiato in corpo.
Senza allontanarsi o smuovere la mano che poggiava sul suo collo, Hale gli sussurrò in un bisbiglio impercettibile: “Se non fossi tu...non mi sarei mai trattenuto, sai?”
Stiles annuì piano, evitando di far cozzare la fronte sulla sua.
“Perché tu...mi riporti indietro.Mi controlli.” concluse, chiudendo gli occhi, lasciandolo solo per perdersi nel suo mondo, assaporando l'impeto di quella dichiarazione.

I brividi che Stiles sentiva correre lungo i suoi muscoli si tramutarono ben presto in scosse che non riuscì a frenare. C'era una tale intensità, nello sguardo di Derek, che lo spinse ad abbandonare ogni reticenza e posare la bocca sulla sua. Immaginò di averlo stupito, agire d'impulso era la cosa che gli riusciva meglio ma quando si trattava di questioni di cuore le sue idee si facevano un tantino confuse, e persino lui, nella sua inesperta ignoranza nel campo, si sentiva sicuro di sé, come se baciarlo di sua spontanea volontà fosse stato un atto di estremo coraggio, una delle sue paure finalmente superata.
Nel mentre piegò i lati delle labbra in su, avvertendo la risposta pronta di Derek che corrispose in pieno al suo bacio. Gli lasciò prendere il sopravvento, come sempre aveva fatto nei loro precedenti momenti di intimità. Non che non gli andasse, di avere un po' di comando, ma sapeva per certo che con Derek non avrebbe avuto vita facile, a riguardo.
Il suo raziocinio venne annullato quando il moro lo invitò in modo un po' brusco a schiudere le labbra, facendo scivolare la lingua a contatto con la sua. Era sempre un'esperienza surreale, quella di ritrovarsi a condividere un gesto tanto prezioso e confidenziale con un ragazzo più grande di lui, appartenente ad una famiglia di licantropi, e ancora non era sicuro di quale fosse la parte che più lo sconvolgeva, di quell'intricata vicenda.

D'improvviso ebbe un flashback piuttosto nitido che gli schiarì le idee e lo fece allontanare.
“Che c'è?” lo interrogò Derek, un po' instupidito da quella fredda reazione.
“Dovrei dirlo a papà...di...” lo squadrò da capo a piedi, a metà tra il comico e il tragico, con uno sguardo combattuto. “Questo.”
“Immagino dovresti” lo sostenne in tono vagamente annoiato.
L'unico commento che ricevette fu un mugolio di angoscia mista a disperazione.
“La prenderà male...e poi sei tu!” replicò come se quello spiegasse l'intera situazione in modo eloquente.
“Oddio...sei tu!” ripensò Stiles, afferrandogli la maglietta e scuotendolo con forza.
“Ci ucciderà!Bhè, forse ucciderà prima te dandomi il tempo di fuggire...ma non voglio che ti uccida!” ribatté serio e sconvolto. Adorabile nel suo modo di fare innocente.
Derek si ritrovò a chiedersi se ridergli in faccia fosse una buona mossa, ma pensando a chi si trovava di fronte, reputò più saggio starsene lì a fissarlo con uno sguardo stralunato.
“Non mi ucciderà.” sentenziò sicuro.
“Lo farà eccome!Ti sparerà al primo momento buono!Oh, Santa Luposità...”
“Ok, frena. Numero uno, santa luposità?Davvero?” strabuzzò gli occhi Hale, tentando di comprendere quel complesso concetto divino. “Numero due, se e solo se, spiegherai con calma, la situazione allora capirà i tuoi sentimenti e li accetterà, mi sembra un uomo comprensivo ed è inutile dire che sei la cosa più preziosa che ha, non ti farebbe mai del male, non volontariamente, è semplice.”

“Semplice....” gli fece eco Stiles, insicuro ma un po' più confortato.
“Sì, oltretutto, non sarà una comune arma umana ad uccidermi, dovresti saperlo questo.”
Stiles lo fissò per nulla rassicurato, perdendosi ancora nel calore che lo circondava e in quegli occhi che lo guardavano con un affetto sentito e profondo.
“Derek Hale, non stai migliorando la situazione.”
“Non sono molto bravo, in queste cose.” ammise poi. Esprimere le sue emozioni era una cosa che gli risultava sempre difficile, specie quando doveva confrontarsi con qualcuno come Stilinski, che aveva fatto delle parole la sua benedizione, un amuleto contro le avversità.

“Ora..se non ti dispiace, ho qualcosa di più urgente di cui prendermi cura.”
Stiles lo fissò impietrito e confuso. “Cioè?” non capiva che ci fosse di più importante del pensiero di fare coming out con suo padre, armato e pronto a gambizzare il ragazzo di suo figlio, per mettere in chiaro chi comandava. Perché sarebbe andata così, di sicuro.
Derek si limitò a miagolare un assenso e, tornato alla sua comoda e fiera posizione, circondandolo con le braccia, gli spinse un ginocchio tra le gambe andando a sfiorargli senza riserve il cavallo dei jeans. Stiles alzò la testa, mordendosi le labbra per trattenere il singulto di sorpresa che minacciava di uscire. Era a quello che mirava fin dall'inizio? Impossibile, no il suo intransigente e retto Derek!
Doveva esserci qualcosa di sbagliato che non quadrava per nulla, stagione degli amori a parte. Un allineamento dei pianeti mancato? Che stesse davvero facendo la muta?
“Derek...non è proprio il posto..”

Si voltò in ogni direzione, puntando inevitabilmente lo sguardo verso la porta chiusa, unica via di fuga, guardandola come un ancora di salvezza ma anche terrorizzato al pensiero che qualcuno potesse entrare e sorprenderli in quello stato. O interromperli. Quello sarebbe stato un bel problema, un altro, se si contava che Derek aveva ormai puntato il suo obiettivo e mirava a farlo seriamente impazzire, quel giorno.
Aveva già ampiamente sperimentato la sensazione delle sue mani che scorrevano sotto la maglietta, sul suo corpo gracile e da ragazzino imberbe, completamente differente da quell'adone statuario che si trovava di fronte a lui, ma ogni volta le percezioni risultavano nuove, genuine e sconvolgenti.
Specie quando le carezze serrate a cui lo stava sottoponendo si spinsero sempre più in basso, arrivando all'altezza della cintura e poi più giù. In basso. Troppo!
“Der!” mandò un miagolio risentito ed acuto che si spanse in tutta la stanza quando le dita curiose del lupo si fermarono sopra la zip.
“Ssh, non vorrai richiamare l'attenzione di tutta la scuola...” lo ammonì Derek, zittendolo all'istante.
“Anche se in effetti è una cosa che ti riesce abbastanza bene, da quanto ricordo.”

“No, Der, no!Non...non qui almeno...” lo supplicò il bambino, afferrandogli la mano che ancora sostava interessata sui suoi pantaloni.
“Avanti fifone, ci sono solo io.” Appunto, avrebbe voluto fargli notare, ma la voce tremava a ritmo con la ginocchia e la utilizzò per un'accorata supplica.
“Seriamente, che ne hai fatto del Derek privo di sentimenti, quello che nemmeno nella più improbabile delle ipotesi avrebbe voluto toccarmi? No, perché lo riprenderei indietro al momento.”
“Stiles...” gli sussurrò ancora all'orecchio, con una voce carezzevole e incredibilmente pericolosa.
“Non c'è proprio nulla di cui aver paura. E in ogni caso, ti assicuro che ti piacerà.”
Stiles lo fulminò indispettito.
“Non mi preoccupo certo di questo!E' evidente che mi piacerà solo...!”
Solo che...solo che lui non aveva idea di come avrebbe reagito poi.
Cosa di cui Derek non sembrava preoccuparsi eccessivamente, anzi, l'espressione del gatto -o il lupo?- che gioca col topolino indifeso se ne stava lì, sul suo viso, scolpita e fiera.

Mentre Derek tornava ad appoggiare il capo sulla sua spalla, il suo respiro che si condensava sul collo di Stiles, mentre quello deglutiva rumorosamente e l'aria diventava rarefatta.
Le dita del ragazzo ripresero la discesa, nella curva morbida dello stomaco verso l'ombelico e la cintura, già parzialmente slacciata. Con un secco strattone il licantropo si liberò dell'ingombrante ostacolo e arricciò i jeans verso il basso, lasciandogli ampio spazio in cui adoperarsi con perizia all'esplorazione del corpo del più piccolo.
Con sua piacevole sorpresa Derek fece scorrere le dita sulla pelle tesa che incontrò, sogghignando nell'udire un flebile sospiro provenire da Stiles, il ragazzo era così teso che temette potesse esplodere da un momento all'altro.
Nel suo piccolo mondo Stilinski stava valutando i pro e i contro dell'intera faccenda in cui, alle solite, si stava trovando a combattere.
Derek, con una sapiente astuzia, l'aveva messo all'angolo e ora si ritrovava in un aula deserta, in pieno orario di lezioni a subire un genere di carezze che lui non si sarebbe mai aspettato.
Non che non sapesse com'era la sensazione di masturbarsi, ma tutto era differente quando la mano che lo toccava non era la propria ma quella grande e callosa di un altro ragazzo, specie se quel ragazzo era sexy da morire e si divertiva a torturarlo a quel modo.

“Der....” pigolò imbarazzato Stiles, mentre il licantropo alternava diversi ritmi al suo intrattenimento. Hale aveva, non del tutto metaforicamente, la situazione in pugno, e da maschio Alpha qual'era il quadro generale stava lentamente risvegliando diversi appetiti che si era abituato a reprimere, nel tempo.
Forte della sua esperienza ed ormai del tutto affascinato dalla piega della situazione Derek iniziò a sporgersi verso la cattedra, portando con sé -sotto di sè- Stiles e facendolo sdraiare su quella, prima che le sue ultime forze lo abbandonassero del tutto.
“Derek...ti prego no....!” Coprendolo come una coltre soffocante Hale lo zittì, unendo di nuovo le labbra con quelle lamentose del ragazzino, che insisteva nella sua battaglia di resistenza, lasciando che dei piccoli e rumorosi gridolini di sorpresa e piacere spaziassero nel silenzio dell'aula.
“Se non ti lasci andare ora, andrò avanti così per tutta la giornata, non so se riuscirai a resistere tanto a lungo...” proruppe Derek, minacciandolo come suo solito con un'affermazione che Stiles al momento, non riusciva lucidamente ad interpretare, ma si rilassò sotto di lui, allacciando braccia e gambe al corpo dell'altro e accostando la sua bocca a quella di Derek.
Stiles si ritrovò a fuoco, vero era che Derek avrebbe potuto narrare per intero l'elenco telefonico e il ragazzo sarebbe rimasto a pendere dalle sue labbra come un bambino in un negozio di dolciumi, ma Derek aveva un modo di scatenare una guerra di sensi in lui che non aveva mai osato sognare.

Inarcando la schiena, spingendo il bacino più vicino al contatto infuocato, Stiles resistette ancora per pochi secondi finchè, singhiozzando nella bocca del lupo si accasciò sulla schiena, annaspando e maledicendosi mentalmente per essersi lasciato andare così tanto, permettendo che Derek lo plasmasse a suo piacimento.
Troneggiando sopra di lui Hale sbuffò compiaciuto, afferrandolo per la maglia e trascinandolo ancora seduto per un ultimo, fugace, bacio a fior di labbra.
La lingua di Stilinski non voleva saperne di collaborare e così pure il suo corpo, che ancora faticava a ritrovare il pieno ritmo delle sue funzioni respiratorie, trattenendo il calore che fino a pochi secondi prima l'aveva sovrastato.
Dio, era così fottuto...

*****

 

“Non hai proprio intenzione di parlarmi oggi, eh?” lo punzecchiò Stiles, qualche ora più tardi, in macchina. Il suo ragazzo sembrava interessato a tutt'altro, mentre Stilinski giocherellava con una cannuccia che aveva visto momenti migliori, tra le labbra.
“Scusa, non stavo ascoltando, ero troppo occupato a pensare a fare sesso con te.” disse con noncuranza, come se stesse chiedendo il conto o rispondendo ad una domanda seduto al banco di scuola, lasciando lo sventurato boyfriend a metà tra l'imbarazzato e il preoccupato. La bocca semi aperta ancora piena di patatine.
Derek adorava il rapporto che Stiles aveva col cibo, una sorta di amore incondizionato e contraccambiato che lo carburava da mattina a sera facendolo saltare come fosse fatto di gomma.
“Dillo a mio padre questo” di nuovo, la strana ed inquietante sensazione che aveva alla bocca dello stomaco tornò a formarsi.
“Credo...sarebbe meglio aspettare un po'...”
“Ah no!Tu verrai a cena stasera, che lo desideri o meno e preparati al peggio!” lo interruppe Stiles ferreo. Non si ammettevano repliche, quella sera avrebbe fatto coming out e sarebbe stato un gesto riflettuto e del tutto azzeccato, niente compromessi o ritrosie, solo la pura verità. Molto melodrammatica -stava comunque con un mancato criminale slash omicida seriale- ma sfacciatamente reale.
Ed è davvero necessario che io mi vesta...così?”
Il più giovane annuì, non capiva da dove arrivasse tutta quella reticenza nel presentarsi da suo padre in un modo un pò meno...spaventosamente bad boy, di come solitamente si mostrava.
Aveva passato un pomeriggio intero a sprofondare il naso nell'armadio di Derek -sì, aveva un armadio, incredibile ma vero- e passare in rassegna tutti i suoi vestiti, giudicandoli e squadrandoli come fosse una mammina apprensiva che doveva scegliere l'abito adatto per il primo appuntamento del figlioletto.
Derek era rimasto seduto nel suo divano e aveva sbuffato ad ogni capo sparso a terra. Aveva recentemente scoperto che il suo ragazzo -oh, chiamarlo così gli faceva sempre correre dei brividi allegri lungo la schiena, come cuccioli a primavera- era un maniaco dell'ordine e probabilmente lui aveva avuto difficoltà a recepire immediatamente quel dettaglio visto il luogo che occupava.
Rimetterai apposto dopo, vero?” gli aveva chiesto per nulla convinto di una risposta affermativa.

Stiles infatti aveva semplicemente scrollato le spalle, non fermandosi nemmeno un minuto a porre attenzione all'altro. In meno di qualche secondo era ricoperto di polvere e di un lieve accenno del profumo di Derek, che si spargeva per tutta la stanza appiccicandoglisi addosso.
Oh grazie a Dio qualcosa hai, t-shirt a parte che tanto non usi visto che giri mezzo nudo un giorno sì e l'altro pure!” esclamò soddisfatto traendo da quell'anfratto buio ciò che gli serviva.
Come se la cosa ti disturbasse...” lo punzecchiò Derek, facendo comparire un accenno di sorriso sulle sue labbra.
Stiles abbassò le spalle, sospirando e gettandogli addosso gli abiti.

Cambiati e raditi!Ora!” gli ordinò senza sconti e lui si rifugiò in bagno, non prima però di essersi passato la maglietta sopra la testa ed avergliela gettata addosso, con un'occhiata piuttosto eloquente.
Der...” sospirò Stiles che odiava essere provocato a quel modo, del tutto consapevolmente, e poi lasciato a bocca asciutta rispose in modo molto adulto per i suoi standard.
Che poi non mi stupisce affatto che siamo finiti insieme, alla fine...”
Che intendi?” ribatté la voce attutita di Hale, dall'altro lato della porta. Sentì l'acqua scorrere e il suono inconfondibile di una bomboletta di schiuma. Decise di spiegarsi:
Insomma dai, ti spogliavi sempre e solo quando c'ero io, con qualche rara eccezione.” la sua teoria era ineccepibilmente pensata per farlo irritare, forse, ma ciò che ottenne fu solo una risatina sommessa che avrebbe tanto voluto vedere di persona. Giusto per farlo contento accatastò un pò di panni sopra il lenzuolo, che strisciava a terra come una serpe bianca e aggrovigliata su se stessa.

Se ci pensi bene, non è mai stata una decisione presa per rendere felice te, dato che la maggior parte delle volte ero ferito o moribondo.” giusto, ma l'espressione che si dipingeva sul viso di Stiles ogni qual volta si spogliava davanti a lui, senza un minimo di preavviso, era stato l'elemento chiarificatore della sua sessualità e del suo interesse.
Tutte scuse per non affrontare la realtà, magari lo facevi senza rendertene conto.” Derek scosse la testa, facendo schizzare qualche goccia d'acqua sullo specchio rotto a metà. Poi un ricordo lo illuminò, qualcosa di vagamente interessante a ricordare il chi e come era stato il primo ad attaccare bottone.
A pensarci...l'unica volta che non mi trovavo in una situazione di pericolo sei stato tu, a chiedermi di spogliarmi.” Stiles ricordava molto vividamente quella volta nella sua camera, quando Danny li aveva aiutati a rintracciare un sms ed entrambi avevano goduto della vista dei pettorali del licantropo. Una mossa azzardata e che mai si sarebbe ripetuta. Non con Danny in giro, perlomeno.

Giudica tu, se non sembro davvero fuori luogo vestito così...” gli fece notare sgusciando fuori dalla porta e spancando le braccia in modo plateale.
E per poco Stiles non ci rimase secco.
Il completo consisteva in una giacca azzurra sbiadita, una maglietta bianca con una stampa semplice grigio scuro, dei panatoli neri che cadevano dritti senza troppe pieghe e un viso pulito incorniciato da dei morbidissimi capelli nero pece che creavano un'onda talmente invitante che la prima cosa intelligente che gli venne in mente di fare fu avvicinarglisi e alzarsi in punta di piedi per passargli una mano tra quei serici e composti fili scuri, osservandoli tornare diligentemente al loro posto come il pelo soffice di qualche animaletto -o era un trucchetto da lupi mannari?- l'effetto totale era comunque sbalorditivo, spiazzante e vagamente troppo sexy per essere realisticamente descritto con credibilità.

Oh my...”

Derek, sorridendo di sottecchi alla sua reazione e lo costrinse ad appoggiarsi al suo petto, afferrandogli i fianchi e facendolo ballonzolare per i due passi che li separavano.
Fronte contro fronte Derek emise un basso mormorio, qualcosa di impalpabile che occluse del tutto la mente e la gola di Stilinski.
Se arriviamo in ritardo è una grave effrazione alle regole dello Sceriffo?”
 

Continua

 

NdA: Strano ma vero, sono riuscita ad aggiornare OGGI! Avevo in cantiere questo capitolo da mesi, ma vuoi per un motivo o per l'altro, ho perpetrato le sofferenze di Stiles fino alla fine del 2011!Perdonatemi! In ogni caso, vi faccio un augurio di Buon Natale (baci in ritardo) e BUON ANNO NUOVO!!!Fate i buoni!! (e recensite!XD) <3

 

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Capitolo 8
*** Mating Season. Be Afraid. (epilogo) ***


 

 

Mating season. Be afraid...of your Dad!

 

 

Qualche minuto più tardi si erano ritrovati nella sgangherata Jeep di Stiles, mentre Derek nella sua splendente nuova mise si massaggiava un braccio. Stiles poteva essere un piccoletto umano senza forze ma quando lo stuzzicava per bene la sua risposta non si faceva mai attendere, pizzicotti o schiaffetti affettuosi -ma neanche tanto- che fossero.

Stilinski si era lamentato persino della mancanza di credibilità dell'Alpha, a cui era sfuggito, senza volerlo, uno sbuffo di divertimento poco umano. Ma che ne poteva lui, Derek Hale, se le dimostrazioni di violenza che si abbattevano sul suo corpo -uno corpo che grazie al suo nuovo status pareva aver acquistato vigore col passare del tempo- sembravano scivolargli sulla pelle senza alcun tipo sensazione?
Se ne era accorto mentre allenava, se così si poteva definire il continuo gettare a terra o in un tronco di turno uno dei suoi due Beta, e se ne accorgeva mentre il suo riflesso si riproponeva in una superficie a specchio. Gli occhi rossi e la sua posizione di rilievo nel branco erano solo due postille a fine pagina, di quel che significava essere il capo, il maschio dominante, l'Alpha per eccellenza.

Chiuse una mano a pugno, osservando come le vene appena sotto la pelle si contraevano e i nervi si allungavano, distendendosi. Quei pensieri ne fecero nascere altri e altri ancori, e mentre annegava in una marea di possibilità si accorse appena che la macchina aveva imboccato il vialetto di casa Stilinski.
Da fuori poteva osservare dettagliatamente gli infissi bianchi, alcuni arbusti spezzati penzolavano sopra la tettoia dell'ingresso, le piogge estive avevano gettato alcune foglie ancora intonse sulle assi di fronte alla porta e uscendo, Derek affondò i piedi nel terreno smosso e melmoso. Non fece caso alle nuvole che andavano ad accumularsi sopra le loro teste, o alla temperatura che si andava abbassando portando i primi spifferi del vento serale. Il clima autunnale iniziava a prendere il posto della calura estiva.

E gli anni si susseguivano anche a Beacon Hills, straordinariamente, Derek fu felice di quella constatazione. Sebbene avesse pensato di tornare alla residenza della sua famiglia solo per smascherare l'assassinio della sorella, ora che il caso era archiviato, nemmeno una volta gli era passato per la testa di trasferirsi lontano, cambiare vita e possibilmente rimuovere i ricordi della sua infanzia con qualcosa di nuovo e genuino, qualcosa che non lo costringesse a affossarsi nella tristezza e nella miseria del suo ramo genealogico perduto. Ma ora, obblighi di nuovo leader a parte, aveva qualcosa per cui valeva la pena restare.
Alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere la luce del soggiorno accendersi, aveva passato abbastanza tempo in quella casa per ricordarsi bene la disposizione delle stanze, ed era certo che suo padre li stesse aspettando dietro quell'ostacolo di vetro e tende.
La sua gamma di emozioni non era così vasta da permettersi di mostrare qualcosa che non fosse un accenno di curiosità e costernazione, a come lo Sceriffo avrebbe reagito alla notizia che il figlio stava per esporgli.
Stiles -l'adorato ometto che aveva cresciuto con tanta fatica, quella testa calda e appassionata che gli riscaldava il cuore e nella stessa misura riusciva ad accusargli un cardiopalmo ad ogni idiozia che commetteva- aveva una relazione, o chissà come l'avrebbe chiamata lui, con un ex sospettato di omicidio, che lui, tra parentesi, aveva arrestato innumerevoli volte.

Senza contare la parte della licantropia e dei cacciatori e di tutto il resto, ma quello se lo potevano risparmiare per altre occasioni future, semmai Stilinski senior avesse concesso, ad entrambi, un futuro.
Poco prima di avvicinarsi alla porta, Stiles fece un rapido dietro front, che lo costrinse a rimanere sull'ultimo gradino. Faceva strano trovarsi a qualche centimetro sotto al piccoletto, dovendo alzare lo sguardo per fronteggiarlo, ma forse era proprio quello che Stiles voleva.
Spostando gli occhi a destra e manca, grattandosi la testa con una leggera sfumatura di rosa che già gli imporporava il viso, il ragazzino si schiarì la voce, fissando le assi consunte del pavimento e giocando con le foglie lucide ai suoi piedi.
“Quindi?” lo interpellò Derek, leggendo alla perfezione tutti i segni di nervosismo che poteva interpretare ma lasciando a Stiles lo spazio per esprimersi.
“Non siamo proprio costretti ad essere diretti, ti pare?Possiamo andare...” stese la mano davanti a sè, spostandola verso l'alto come a percorrere delle scale invisibili a tutti se non a lui.
“...andare per gradi...no? Con calma senza smuovere troppo le acque.”
“Se questa era la tua intenzione potevi continuare a nuotare nell'altra sponda, senza sai...smuovere troppo le acque.” replicò con un mezzo ghigno Hale, mimando come meglio poteva la sua controparte umana.
Le sopracciglia di Stiles schizzarono verso l'attaccatura dei suoi capelli radi, corrucciandosi un poco e poi illuminandosi battendo una mano- ancora con una certa titubanza- sulla spalla di Derek.
“Una battuta politicamente scorretta per entrambi, incredibile, ti stai montando la testa con tutta questa questione del maschio dominante, ah?” ridacchiò sorpreso e sentitamente divertito.

“In più di un modo.” concluse Derek, sorpassandolo per raggiungere la porta e lasciandolo lì a stizzirsi sul doppio senso della frase.
Poco prima di raggiungere il pomello, una mano piccola e pallida lo afferrò con tutta la forza che aveva.
“Stiles...”
“Lo so, ma, non sono pronto d'accordo?Si tratta di...si tratta di papà!”
Con un sospiro Hale si chinò abbastanza da vedere gli occhi castano scuro del ragazzo schizzare terrorizzati da una parte all'altra.
“Ho sedici anni, penserà che sia, chessò, una fase passeggera e che basterà qualche mese per superarla e tutto tornerà alla normalità ma...”
“Ci hai riflettuto proprio tanto su tutta questa faccenda vero?”
“Parlo seriamente!” ribatté Stiles, alzando gli occhi offeso dall'atteggiamento indisponente del suo compagno. Era una questione delicata, delicata al punto che perseguirla nell'ombra, tenendo suo padre all'oscuro forse, era la mossa migliore da adottare.

“Anch'io. Pensi sia una fase?” chiese tranquillamente Derek, e che cavolo, lui non aveva nessuna remora al presentarsi al cospetto dell'uomo che l'aveva sbattuto in cella un numero sconsiderato di volte e che ancora non si era stancato di accusarlo di qualsiasi crimine scombinasse la tranquillità della Contea?
“No!E che diavolo!Lo sarebbe se tu fossi normale ma non c'è niente di normale in te, e ultimamente penso che anche in me ci sia qualcosa di strano...” confessò, iniziando a perdere la voce per contare nella sua mente i casi in cui si era ritrovato ad affrontare a viso scoperto la faccenda “licantropi”.
Derek scrollò le spalle come se non si aspettasse null'altro.

“Una notizia di proporzioni epiche questa....” Stiles scosse la testa, voltandosi e restando a fissare le sagome scure che si spandevano sul suolo terroso, ai piedi della casa.
La piccola lampada, sopra la porta alle sue spalle, allungava la sua ombra come fosse quella di un mostro spaventoso, curiosamente, proprio dietro di lui, vigilava la più spaventosa tra le creature mitologiche, uscito da un qualsiasi libro antico e personificato nel corpo di un ventenne moro dagli occhi di ghiaccio.
“Derek...penso solo che dirglielo adesso, dirgli che stiamo assieme e tutto....”

“Chi starebbe assieme a chi?”

Se l'era aspettato, continuò a ripetersi nella mente. Anni spesi nell'ansia della sua condizione di padre single e con tutti gli indizi del caso, avrebbero dovuto aprirgli la mente ad ogni scenario plausibile. Eppure, fermo sul ciglio della porta con espressione basita e affranta, quello che si era trovato davanti non era ciò che si aspettava davvero. O non quello che voleva davvero.
Si riprese quasi subito, vestendo i panni dello Sceriffo e del padre iper protettivo, un'armatura che aveva affascinato Stiles sin da piccino, ma che in quel momento avrebbe preferito non vedere, il desiderio era anteposto forse dalla voglia di sotterrarsi sotto metri di terra. Stare insieme. Suo padre aveva afferrato immediatamente il significato di quella frase e come dargli torto?
Dio, questo peggiorava la situazione.
Stiles si mosse quasi istintivamente, avanzando di qualche centimetro tra suo padre e Derek che non aveva fiatato da parecchi minuti. Non che solitamente fosse un petulante e continuo cicaleccio come la sua anima gemella, ma in quel momento avrebbe gradito un minimo di sostegno da parte sua.
Era terrorizzato al solo veder suo figlio in compagnia di quel...quella persona.

Ricordava ancora con una certa incredulità i momenti passati alla scrivania del suo ufficio, mentre nella stanza attigua Derek Hale lo spiava come solo un animale poteva fare, intensamente, con due occhi cerulei che mai era riuscito ad imprimere nella pellicola fotografica, che scintillavano tra le sbarre.
I polsi ammanettati sembravano lì lì per spezzare l'acciaio che li costringeva.
Fece qualche passo in avanti, arrivando ad invadere lo spazio personale del moro, vestito di tutto punto, come se quel dettaglio insignificante potesse in qualche modo cambiare l'impressione che si era fatto su di lui. Probabilmente le sue intenzioni non gli erano arrivate chiaramente come si era aspettato, eppure, arrestarlo un paio di volte gli sembrava un indizio più che sufficiente.

Un criminale, ecco cos'era, innocente fino a prova contraria ma per lui rimaneva un lestofante da quattro soldi. Una figura di tenebra del quale, pareva, Stiles aveva iniziato, sin dal suo ritorno nella città natale, ad interessarsi. Stiles che se ne stava ora all'ombra di Hale, lo sguardo che rimbalzava da una figura all'altra, il volto pallido e muto, come non l'aveva mai sentito.
“Uno dei due vorrà di certo darmi una spiegazione, spero.” chiese autoritario, mani sui fianchi, sfidando chiunque a privarlo del suo ascendente sul proprio figlio, in special modo, il pazzo che gli stava di fronte, venuto a pestargli i piedi proprio sul portico di casa.
Derek alzò il mento, per nulla impressionato ma preoccupato dal silenzio persistente del compagno alle sue spalle.
“Certo Signore, con la dovuta calma noi...”
“L'invito non era rivolto a te.” lo interruppe feroce lo Sceriffo, lanciando un'ennesima occhiata di fuoco al suo indirizzo. Stiles se ne stava placido nel suo mutismo, soppesandosi da un piede all'altro e incapace di spiccicare parole. La gola arsa dall'angoscia ora che l'attenzione di entrambi i contendenti era rivolta alla sua persona.
“Pa...Papà...” iniziò balbettando, non un buon modo per iniziare, proprio per nulla.
Fece qualche passo in avanti, arrivando al incontrare il profilo di Derek, la sua ombra, le sue spalle ampie.
Tutto in lui suggeriva un profondo senso di protezione e conforto ma l'unica prospettiva che riusciva a scorgere al di sopra dei suoi capelli d'ebano, era il viso severo del padre che non voleva deludere.

Fu proprio in quell'istante che Hale catturò un suo polso, e lo strinse con tanta convinzione da farlo sobbalzare di meraviglia. Trovandosi a fronteggiare solo il cipiglio azzurro cielo, tutto sembrava più semplice.
Nulla di cui preoccuparsi. E' tuo padre. Tu sei la sua persona più preziosa.
La voce di Derek gli rimbalzò nel cervello un numero sufficiente di volte da convincerlo che sì, era suo padre e sarebbe andato tutto per il verso giusto. Col tempo.
“Lo so che non facile da accettare tutto questo e non mi aspetto che tu capisca...subito ma...”
“Ma?” lo esortò, Stiles socchiuse due o tre volte le labbra, le parole che ancora faticavano a spiccare il volo come erano solite fare. Il macigno che sentiva nello stomaco aumentò di peso, quando intercettò lo sguardo quasi angosciato dello Sceriffo.
Preferirei non fargli questo.

“Stiamo parlando di Stiles.”
La voce non era sua, ovviamente, ma veniva da molto vicino, così vicino che ne sentiva il calore e la certezza. Eccolo, il punto al quale voleva arrivare Derek. Il bandolo della matassa, il nodo che collegava i fili. Stiles era il fulcro dei pensieri di suo padre, le sue aspettative, il suo impegno, l'amore e la speranza concentrate in quel ragazzino iperattivo e combina guai.
“E' così anche per me.” disse Derek, sentitamente, decriptando i pensieri che si ammassavano nella mente dell'uomo più anziano.
“Papà.” avanzò Stiles combattuto e incerto di come avrebbe interpretato l'intera situazione. Non che ci fosse nulla da interpretare, era pienamente consapevole di aver esposto le carte prima ancora di dare una dovuta spiegazione o un preavviso di qualche genere.

“Ah-ah!” alzò una mano lo Sceriffo, sulla difensiva.
Dopo di ché puntò bruscamente verso l'ingresso, fermandosi solo per fare un cenno con la testa a mò di invito. I ragazzi, che ancora si tenevano per mano, non se lo fecero ripetere due volte, oltrepassando la soglia e chiudendosi la porta alle spalle.
Il vento della sera, nel frattempo, stava iniziando a placarsi.

Seduti sul divano del salotto, il suono della televisione in sottofondo e dello spignattare di Stilinski Senior nell'altra stanza, Derek pensò che l'intera situazione era andata, a suo parere, molto meglio di quel che si era aspettato. Perlomeno, l'assenza di armi da fuoco aveva contribuito a tranquillizzare il suo lupo.
Anche se quello continuava a palesarsi e muoversi circospetto sotto la sua coscienza, ora che la mano di Stiles, prima meditabonda e poi con certezza, si era insinuata nella sua, che teneva su un ginocchio.
Si distrasse solo quando il padrone di casa entrò in soggiorno,
“Quindi, Derek, sembra che la tua vita sia circondata dal mistero, non trovi anche tu?Intendo...” fece un gesto delle mano, puntando al ragazzo davanti a lui.
“Una bella sfortuna per la tua famiglia e tutta questa storia degli omicidi.” lo disse con un tono così sprezzante e carico di sospetti che Stiles si sentì in dovere di proteggere Derek da quell'attacco.

“Papà!” per la prima volta nella serata la sua voce risuonò con la solita nota di stupore e risentimento.
Hale si affrettò a fermare il dibattito, stringendo di poco la mano che teneva contro di lui.
L'ultima cosa da fare al momento era irritare lo Sceriffo.
“E' vero, Signore. E se permette, penso che Stiles sia stato incredibilmente utile durate tutta l'indagine.”
“Posso solo immaginarlo.” sbuffò Stilinski, cogliendo dei sottintesi che non aveva alcuna ragione di nascondere.
La stretta nella sua mano si intensificò, arrivando fin quasi a scivolare via dalla sua presa per il nervosismo, socchiuse gli occhi.
Lo sguardo fisso che lo Sceriffo lo stava obbligando a sostenere s'infranse, giusto il tempo in cui squadrò con aria critica e confusa il gesto tenero che il criminale e Stiles si stavano scambiando.

L'atmosfera divenne ancora più tagliente, tanto che sentì Stiles deglutire senza tendere i suoi “sensi di lupo”- come il ragazzino li definiva- più del necessario.
“Curioso...” ripiegò nuovamente l'agente, su terreni sconnessi. “Come tuo zio sia svanito improvvisamente insieme all'infermiera che si prendeva cura di lui.”
“L'amore fa fare strane cose, Signore.” Derek dovette trattenersi dal ghignare furioso nel sottolineare quella menzogna. Qualcosa li aveva divisi sì, ma non certo l'amore.
Il caro zietto l'aveva sfidato già una volta, sottovalutandolo, e al momento dello scontro finale aveva interpretato immediatamente il suo desiderio di riprendersi il titolo che, con la morte di Laura, gli spettava di diritto.
“Lo fa di certo.” soggiunse Stilinski tutto d'un fiato, senza smettere un secondo di squadrarlo da capo a piedi e, occasionalmente, scagliare un'occhiata di fuoco al figlio. Tornato nel suo stato di ansia e immobilità.

C'era da dirlo, la cosa era del tutto sorprendente se si considerava il personaggio.
Persino nel loro primo incontro nei boschi Stiles non era rimasto fermo nemmeno per un battito di ciglia e ora eccolo lì, mano nella mano, con le gambe tanto vicine da sfiorarsi quasi senza volerlo.
“Non usiamo troppi giochi di parole, so che sei qui solo per liberarti la coscienza, stessa cosa vale per te, figliolo.”
Occhiataccia.
Fu proprio quello che probabilmente risvegliò un meccanismo che in Stiles era appropriato.
Scattando in piedi, liberandosi della mano di Derek, che lo vide riprendersi le redini della propria indipendenza con una velocità accecante persino per lui, e gonfiare il petto preparandosi al fiume di parole che, di sicuro, ne sarebbe scaturito.
“Beccati!Ok, Pà, ho portato qui Derek perché volevo che capissi che non è il psicotico killer che credi tu, o tutto il genere umano, apparentemente. E' vero, non è perfetto, non fa altro che dare ordini e pretendere anche che la gente lo ascolti, il che accade, per un motivo valido, ma non stiamo qui a divagare...” perse la voce a queste ultime battute, giusto per ricordarsi che suo padre mai e poi mai, avrebbe dovuto scoprire che cosa era Derek Hale. Guardò quest'ultimo, a braccia conserte, con un sopracciglio alzato e pronto ad interromperlo per un qualsiasi passo falso.

Scusa, mimò con le labbra, senza farsi notare. Intento abbastanza difficile, visto che se ne stava in piedi in mezzo al salotto e loro, un faro nella nebbia, ben difficile da non distinguere.
“...e criticare e vivere in un mondo tutto suo, lontano.” continuò, come se non avesse mai ripreso il respiro o si fosse fermato a contemplare il suo ragazzo-lupo. Sognando ad occhi aperti che quella serata passasse in un lampo e potesse finalmente posare la testa sul suo petto e sentire il suo cuore che batteva in modo così tranquillo e ritmico, senza punte di ansia o adrenalina, come capitava troppo spesso a lui, quando stavano così vicini.
“Però...ci tengo davvero, a lui e...” disse, con una vocetta di cristallo, ma ferma, convinta. Senza mai staccarsi dalle profondità topazio del licantropo.
“Ok.” lo interruppe una voce autoritaria da qualche parte della casa, ma lui non ci fece caso, troppo occupato a sprofondare nel cipiglio fiero di Hale, che non aveva mosso le labbra, tranquillizzandolo sul fatto che non era stato lui a parlare e poteva ancora inoltrarsi nelle sue disquisizioni senza fine. Quale fosse il motivo per cui aveva cominciato a elencare pregi e difetti di Derek. Perché era lì poi?
“E poi il modo in cui mi bacia...!” sospirò, rivangando i vari momenti trascorsi assieme. Dal primo, incerto bacio fino a qualche ora prima -o era stato qualche minuto?- che di incertezza non aveva nulla e lo spingeva verso frontiere di sensualità e desiderio inesprimibile.

“Stiles!TMI*!” gridò imbarazzato e confuso suo padre. Padre. Ecco il motivo per cui era lì.
Dannazione!Come poteva pretendere che Pà comprendesse la situazione se lui si metteva a fantasticare su quella meraviglia di Alpha proprio lì a pochi millimetri dalla sua portata?!
Si rimise seduto, imbarazzato come non mai per quel fastidioso e sdolcinato exploit. Derek si lasciò sfuggire un eccesso di risa che si spense immediatamente alla vista di Stiles che si portava le mani al viso.
Oh, ora si sarebbe divertito un mondo, ricordandogli quei momenti.
Lo Sceriffo sospirò riportando l'attenzione su di lui.

“Non ho intenzione di lasciar correre così alla leggere il fatto che tu stia uscendo con....”di nuovo, scosse un indice in direzione di Derek, giudicando l'insieme della sua figura affascinante, che trasudava potere e minaccia.
Sì, Derek non era proprio il genere di ragazzo che ci si portava a casa per presentarlo alla propria famiglia ma non era certo stato lui a scegliere di innamorarsi del Lycan.
Stiles arrossì ancora di più, dando l'impressione di impazzire per la tensione a cui li stava sottoponendo il padre.
“Tuttavia, dato che ci tieni tanto, immagino che eviterò di togliere la sicura, per stasera.”
lo disse con un sorriso sprezzante, come ad ammettere che tutto sommato non stesse scherzando e Derek Hale era stato avvisato, testimone il figlio, che se avesse fatto qualcosa di poco consueto, gli sarebbe voluto poco per rimetterlo in riga. O eliminare la sua presenza dalla faccia del pianeta.

“Aspetta....sapevi che...insomma, la faccenda del coming out...” Stiles incespicò nelle proprie parole, lanciando occhiate a destra e manca.
“Stiles, sono tuo padre ma anche un poliziotto, certe cose sono...ovvie, dal mio punto di vista.” si schiarì la voce, grattandosi la testa. Un gesto così familiare in quella famiglia che Derek s'immaginò uno Stiles in un futuro prossimo. Ripercorrere con esattezza le orme di Stilinski Senior.
Un brivido freddo gli corse lungo la schiena. Forse, e solo forse, se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe evitato di trovarsi ben due sceriffi specularmente interessati a lui, anche se in modo diverso.

Stiles si trovò a rimuginare tra sé e sé, sbirciando verso il basso, nel piano inferiore per vedere se Pà avrebbe tentato un'irruzione anche in camera sua, proprio quando era riuscito a far entrare Derek, per la prima volta, dalla porta d'ingresso, senza forzatamente dover usare la finestra ed evitare di incontrare lo Sceriffo. Attese con pazienza e non appena suo padre scomparve dalla tromba delle scale, chiuse la porta, facendo attenzione a non sbatterla.


Un secondo più tardi rivisse un meraviglioso deja-vù, premuto contro la porta della sua camera, un lupo famelico stretto a lui, pronto a divorarlo.
“Non tutto il male viene per nuocere.” replicò saccente il ragazzino, come tirando le somme e dando una morale all'intera serata.
“Allora non si dovrebbe chiamare male, tu non pensi?” lo rimbeccò Derek, sprofondando il capo nel collo di Stiles e inspirando a fondo. Quel profumo non l'avrebbe abbandonato per nulla al mondo.

“Smettila di fare l'intelligentone e baciami.” Stiles mise il broncio e lo obbligò ad alzare lo sguardo.
“Supplicami.” quel tono autorevole ed eccitante erano un grilletto troppo facile da premere per eccitarlo.
Stilinski, le braccia attorno al collo del lupo, fece un profondo sospiro e lo guardò da sotto le ciglia.
“Baciami, per favore...”
Derek lo esaudì, interrompendo la sua danza erotica e facendo collidere le loro bocche. Dapprima con dolcezza e poi, con un'intensità che Stiles approvò con un miagolio soddisfatto. Il suo iperattivo, compulsivo e affettuoso Stiles. Il ragazzino gli strinse le spalle, stringendo la giacca tra i pugni chiusi.
Si separarono, a corto d'ossigeno e Stiles si morse le labbra, assaporando il gusto di Hale e il suo calore che si spandeva in tutta la stanza.
“Vorrei vedere dove sono sepolti i tuoi genitori.” chiese, in un respiro agonizzante, incerto su come far saper a Derek che teneva più di ogni altra cosa a lui e in quel modo, anche alle persone che l'avevano amato in passato.

“Scusa, l'ho detto male...è che non so proprio come esprimermi a riguardo è un...argomento delicato.” e io non sono certo tra le persone con più tatto al mondo. Ma nemmeno Derek lo era, quindi il problema non si poneva.
“Va bene.” disse infatti, per nulla offeso. “La prossima volta sarò io a presentarti la mia famiglia.”
replicò serio. La tenerezza di Stiles a proposito era qualcosa che gli toccava il cuore. O forse Stiles in sé lo emozionava senza una ragione precisa, anche senza bisogno di parlare.
Indietreggiarono fino a sentire il bordo del letto in cui ricaddero con un rumore ovattato, Stiles che troneggiava sopra di lui, e Derek che gli lasciava campo libero per le sue affettuose perlustrazioni.
Pensandoci, forse Derek avrebbe voluto che Stiles diventasse un licantropo. Non l'aveva mai espresso a parole, ma il desiderio di aumentare i membri del suo branco**, con il suo compagno fra tutti...

Se il morso non fosse stato così atrocemente doloroso, o le possibilità di una trasformazione senza problemi fossero state al 100% ottimali, Hale non avrebbe esitato un secondo a dargli il morso. D'altra parte, nemmeno Stiles avrebbe rifiutato. Stupidamente, pensava che un giorno, forse non troppo lontano, sarebbe stato lui stesso a chiederlo.
“Derek...” mormorò Stiles, accucciato su un fianco, la fronte poggiata al cuore del lycan.
“Lo so.” abbracciati, nel cuore della notte. Un momento perfetto. Nel letto che avevano condiviso tante volte.
Derek fissò il soffitto sconfitto e allo stesso tempo combattuto da troppi pensieri contrastanti.
Se ora io...
Se ora io...

Nel frattempo, nelle strade di Beacon Hills, qualcun altro era in fuga dai propri ricordi. Una figura che correva lungo scorciatoie e vie anonime.
Il ragazzo arrivò alla cancellata spettrale del cimitero, l'aria calda e afosa gli appiccicava i capelli al viso, quello e la spaventosa corsa in cui si era lanciato appena fuori dalla porta di casa.

Il respiro affannoso e il cuore che pompava in petto a pieno ritmo. Si portò le mani alle ginocchia e così, accovacciato, si concentrò sui suoni che lo circondavano. Alzò lo sguardo e lo puntò verso le sue spalle.
Il lungo tratto di strada che aveva percorso quasi non si vedeva. Le tempie pulsavano dolorosamente e la gola bruciava come fuoco, si scompigliò ulteriormente i capelli, i riccioli che puntavano in ogni direzione. Completamente K.O, fece ancora due passi poi spinse le porte in ferro battuto, che emisero un suono d'oltretomba. Ma che aspettarsi, da luoghi simili, in un'ora così tarda della notte, si stropicciò gli occhi azzurri, sulla soglia delle lacrime. Non sarebbe riuscito a sopportare un'altra notte come quella, non rimanendo in quella casa. Passeggiò a lungo tra tombe e monumenti di pietra, lucidati dalle piogge e coperti di vecchiume. Il bosco che si spargeva tutto attorno, una chiazza nerastra ai bordi delle inferriate decadenti.

Prese un respiro profondo, l'odore di putrefazione e muschio gli entrò nelle narici quasi stordendolo.
E adesso? Si chiese, del tutto assuefatto dalla tristezza. Aveva preso una decisione che gli sarebbe costata cara, lo sapeva, e la location in cui era andato a finire non migliorava le sue preoccupazioni. Aveva visto fin troppi film e letto troppi libri al riguardo per sapere che trovarsi in un cimitero la notte non portava nulla di buono.
Vampiri, mostri che sbucavano alle spalle dei malcapitati, serial killer, -anche se si era trasferito da poco sapeva delle stragi che si erano consumate a Beacon Hills di recente- poteva scriverne un libro, su tutte le cose terribili che succedevano lì, eppure, sarebbe stato comunque meglio che ritornarsene a casa.
Sì, pensò, se anche in questo momento saltasse fuori un lupo mannaro e decidesse di pasteggiare con me faccia pure. Sono pronto!
Uno scricchiolio alle sue spalle lo fece sussultare, obbligandolo a gettare un occhiata di gelo alle sue spalle, incrociando qualcosa che non corrispondeva esattamente a ciò che si era aspettato.
Lì, nel bel mezzo del cimitero che apparteneva alla sua famiglia***, c'erano lui e il suo futuro.

 

Continua.

 

NdA: Fine di Mating Season ma...

*TMI: è un acronimo usato spesso, spessissimo direi, in America e sta per “Too Much Imformation”, direi che in quel momento Stiles si fosse lasciato prendere un po' troppo la mano!

**Spoiler ci fanno sapere che Derek ha mire piuttosto alte per il suo branco e vorrebbe...rinfoltire le sue fila?

*** ALLERTA SPOILER: Chi non vuole rovinarsi la nuova serie con dettagli piccanti eviti questa nota ed aspetti Giugno (forse) Ma Se!E dico Se! Siete curiosi di sapere di chi sto parlando vi rimando qui: Isaac & Dad

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Capitolo 9
*** To the Wolves. Part 1 ***




Per chi aspettava il proseguo di Mating Season, eccomi qui!Pronta a deliziarvi con un nuovo capitolo, spero. La seconda serie è iniziata indi per cui, non potevo esimermi dal legarmi alla nuova trama, che per quanto incasinata e perfetta per quel che ho in mente!
ATTENZIONE SPOILER:
Il capitolo che segue contiene spoiler per chi deve seguire ancora la seconda stagione ma!Per chi la conosce si svolge più o meno dopo l'episodio della discoteca in cui si trova Danny: La serenità in cui Stiles e Derek vivevano si è frantumata quando Derek ha scelto il suo nuovo branco a lui e ora Stilinski deve raccogliere i cocci della sua vita con al fianco Scott e Allison.
La canzone che segue invece è quella che ha accompagnato i momenti peggiori di Stiles in questo capitolo, se vi và potete ascoltarla e immedesimarvi! <3


Exit Wounds

 

Mio padre incolpava Derek per l'atteggiamento ribelle che recentemente avevo adottato. Non come una figura che standoti accanto indefessa, cambia quello che sei, ma piuttosto, quando quella persona è sempre assente ti trasforma, rendendoti, a detta di Scott, più forte ma per qualche assurdo motivo anche fragile.
Dati i recenti avvenimenti, non mi stupisce più di tanto.
Che Derek se ne fosse andato per costruire poco a poco, chissà dove, il suo personale branco mi aveva però cambiato più del dovuto.
Nella follia di qualche sera passata a ricordare tutto quel che avevamo trascorso assieme, avevo provato il numero che era rimasto in attesa nel mio cellulare, insieme ai pochi messaggi che ci eravamo scambiati per mesi e che non avevo il coraggio di eliminare. Testi di quasi sei righe, da parte mia, che rileggendoli ora sembravano terribilmente fuori luogo, inappropriati per il destinatario e poche frasi, quasi monosillabi da Lui, che qualche volta avevo osservato digitare pigramente sui tasti, aspettandomi chissà cosa.

Avevo stupidamente pensato che ciò che ancora ci legava non fosse da imputarsi all'interesse per il mondo nel quale lui viveva, fatto di creature notturne e mitologiche, spaventose e incontrollabili, ma nonostante quell'universo mi trascinasse volente o nolente ad assistere alle scene più disparate, lui non rispondeva mai alle mie chiamate, ed avevo compreso che anche se l'avessi voluto con tutto il cuore, il ragazzo protettivo, indefesso, assennato e burbero, distaccato, ma capace di gesti così delicati da farmi venire le lacrime agli occhi solo a pensarci, non ci sarebbe più stato per me.
Se non nelle sparute nottate in cui il branco di Scott -come lo aveva definito lui- si fosse trovato in pericolo o avesse cercato di contrastarlo.
E anche lo Stiles di un tempo, stava venendo pian piano inghiottito dal quel mondo di tenebra.
Scomparendo.

La campanella di quelle mattina sembrava avere lo stesso umore che aveva affetto tutta Beacon Hills recentemente. In circostanze misteriose, che si erano risolte con un dato di fatto e non poche domande, il padre di Isaac Lahey era morto e con sé una scia di altri cadaveri senza colpevole che avevano costretto lo Sceriffo della Contea ad una nuova serie di precauzioni. La gente del posto aveva preso la notizia con una certa fredda indifferenza, come se dopo “l'incidente” di Kate Argent non potessero aspettarsi null'altro che cattive notizie.

Ciò che però aveva coinvolto da vicino il liceo della città era lo straordinario cambiamento operato da tre dei suoi frequentatori. Isaac, Boyd ed Erica avevano preso parte al branco Hale e ora affrontavano quella nuova condizione come il loro Alpha: sprezzanti, superbi e indifferenti. Quasi fossero all'oscuro dell'esistenza di Cacciatori che avevano intenzione di spazzarli via come carta straccia, specie dall'arrivo del più temibile di loro.
Stiles li osservava conversare con un sorriso diabolico stampato in faccia, alla fine del corridoio, e con un ultimo sospiro spinse la porta che portava all'esterno, andando ad affiancarsi a Scott. Lui lo aspettava alla fine del vialetto d'ingresso, con la schiena poggiata alla sua sgangherata Jeep, la mente persa altrove a guardare la strada che portava al precipizio che, negli ultimi mesi, era diventato il loro personalissimo centro ricreativo.
Dava su una veduta totale della città, e lì, anche se per poco, sembrava che le cose prendessero le giuste dimensioni.

Si sistemò la cinghia dello zaino che traballava sulla sua spalla, all'interno qualche appunto e libri di mitologia, i testi scolastici dimenticati nell'armadietto. Lì dentro aveva tutto ciò che poteva servire per condurre una perfetta indagine su ciò che stava accadendo in quella dannatissima città. Con un assassino a piede libero e un'intera famiglia pronta a dare la caccia al suo miglior amico sulla base di un odio puramente campato in aria, le loro missioni di salvataggio stavano diventando poco a poco sempre più estreme e non da meno la possibilità che qualcuno li scoprisse era sempre in agguato. Da mesi ormai era diventata sua consuetudine mentire al padre con una frequenza quasi da record. La distanza che li separava era sconsiderata e guardarlo negli occhi era diventata una tortura.

Scott alzò lo sguardo, consapevole delle sua presenza, senza nemmeno salutare Stiles salì in macchina, estraendo il cellulare per far sapere le loro intenzioni ad Allison. I messaggi cifrati erano diventati una sua specialità, per evitare che papà Argent li intercettasse e sospettasse che vi fosse anche l'ex ragazzo-lupo della figlia dietro quegli inviti.
McCall tamburello le dita dal finestrino, girando lo sguardo proprio mentre la ragazza, uscendo dall'edificio col cellulare in mano annuì distrattamente.
-Andiamo?- Stilinski non perse un secondo in più, ingranando la marcia e uscendo dal parcheggio.
-La nostra prossima mossa?- chiese sperando che il licantropo avesse qualcosa in mente. Ultimamente le loro interazioni si erano fatte sempre più nevrotiche, specie da quando Stiles era stato attaccato ben due volte dal Kanima. Sapeva per certo che Scott si sentiva assurdamente in colpa per quello e ancora non si perdonava di averlo coinvolto fino a questo punto ma a Stiles non interessava. In più occasioni aveva messo la vita del suo amico al primo posto, e mai si era pentito di aver corso quel rischio.
Stilinski strinse il volante con forza, pensando a quante volte ancora il tormento del lycan sarebbe riaffiorato, costringendolo a prendere delle decisioni che avrebbero messo a repentaglio la loro amicizia più che la loro vita.

Giorni prima:

Nelle profondità del bosco che costeggiava l'intera Beacon Hills, quasi addormentata nelle tenebre che iniziavano a scendere insieme ad un gelido vento invernale, la voce di Scott McCall, co-capitano del team di lacrosse, punta di diamante del liceo locale, suonava come un ringhio a stento trattenuto, da animale ferito.

-Stiles...-

-E' una mia scelta Scott, smettila di farla pesare così tanto!- ma l'altro l'aveva guardato con quell'espressione da cucciolo smarrito, consapevole che nulla avrebbe smosso Stiles dai suoi propositi. Per quante volte si fosse trovato nei casini, ad affrontare chissà cosa spuntato fuori dall'inferno stesso, non avrebbe mai accusato Scott di esserne il responsabile.
McCall l'aveva afferrato per un braccio, una strana, rinnovata luce, gli accendeva lo sguardo.
Per un attimo Stiles ebbe seriamente paura di lui, come era successo la prima volta che Scott aveva perso il controllo negli spogliatoi di lacrosse, nelle sue prima mutazioni.

-Stavolta Derek non ci sarà...lo sai.- gli disse con tono severo, ripetendo per l'ennesima volta quella che per il ragazzo era come una pugnalata al cuore. Hale era sparito qualche notte prima, senza nessun messaggio o avvisaglia di ritornare sui suoi passi. Il giorno prima avevano discusso animatamente sulla sua decisione di diventare un membro del suo branco, un Beta, ma Derek, al suo solito aveva rifiutato apertamente. Senza nemmeno aprir bocca, rimanendo solo lì, fermo, nell'ombra della sua camera e poi era uscito dalla porta principale, come faceva da quando lo Sceriffo aveva finalmente appreso di loro due.
Troppo arrabbiato per quell'ennesima privazione, Stiles non aveva riflettuto sulle conseguenze dei suoi desideri. Non per quello che concerneva il pensiero dell'Alpha. Eppure sapeva che Derek da tempo aveva nutrito un tormentato impulso di ampliare il branco, eppure non l'aveva mai confessato del tutto, lasciando troppi dubbi a Stiles e troppi pensieri a sé stesso.
Il ragazzino se n'era andato a letto, senza nemmeno provare a seguirlo, solo qualche ora più tardi erano iniziati gli strani attacchi al cimitero, e la sparizione di Lydia aveva destato mille preoccupazioni.

-Scott...smettila!Perché devi accanirti così?!-
-Perché mi preoccupo per te, perché so che finirai solo per starci male e non dirai nulla a nessuno perché tu sei...- gli afferrò entrambe le spalle, Stiles sentiva la testa improvvisamente pesante e il respiro affannoso. - ...così!-
Così. Quello non spiegava molto ma almeno Scott stava prendendo posizione, da Alpha qual'era diventato.
Stilinski gli scostò le mani, le sopracciglia aggrottate e un'espressione rabbiosa.
-Sì, sono così. Ma dovresti saperlo, Alpha.- Sentì la schiena appoggiarsi ad un tronco, il sentore di pino e inverno che impregnava il bosco era quasi nauseante. Strano, avendo passato così tanto tempo sotto quelle fronte ora nude, pensava che non ci fosse più nulla che lo stupisse.
Gli occhi di Scott erano di un cangiante giallastro che metteva paura, quasi fosse sull'orlo della trasformazione.
-Tu non fai parte del mio branco perché non esiste nessun branco!Solo io te ed Allison, e non ho intenzione di lasciarti!-
-Scott, giorni fa ti ho detto che ti amavo, ora la situazione sta diventando leggermente imbarazzante, sei davvero un ragazzo d'oro ma...-
McCall alzò le spalle, seccato. Gli girò le spalle e si avviò verso l'auto.
-Quando ti sentirai in vena di parlare seriamente forse riusciremo a capirci qualcosa.-
Se n'era andato, lasciandolo solo nelle tenebre. Con nient'altro da dire.

-Con Jackson in giro per la città c'è poco da fare, Gerard Argent ha già sguinzagliato tutti i suoi segugi e noi siamo all'ennesimo punto morto.- la voce aspra di Scott lo riportò alla realtà, imboccò il primo svincolo a destra, coperto da un'intricata fila di rami secchi, ad occhio nudo nessuno avrebbe potuto notare quella strada. Quell'ultima parola pronunciata rimase nell'aria per un po' a condensarsi nei suoi pensieri e per un attimo fu sbalzato indietro al giorno della partita di lacrosse.

Minuti prima stava a bordo campo, rigirando il para-gomiti tra le mani, sapendo con certezza che non avrebbe messo piede in campo ma la sua mente era comunque occupata da quello che era il suo compito per quella notte. Scorse lo sguardo sugli spalti, Allison lo ricambiò dandogli il via libera.
Dopo aver reperito la chiave ed aver avuto un brusco incontro con l'adorabile cagnolina ai comandi del suo...ex? La biondina l'aveva condotto alla piscina e per qualche strano motivo sapeva con certezza che quella sarebbe stata la location per un nuovo incontro occasionale tra lui e Derek Hale.

Non che non desiderasse rivederlo, ma le occasioni non erano mai delle più favorevoli e alla fine, si ritrovava spesso a dover combattere per sopravvivere -o meglio, fuggire per sopravvivere, ma quelli erano dettagli insignificanti- piuttosto che riuscire a parlarci a quattrocchi. Chiedendo una spiegazione magari, o forse, sapendo già quale fosse la motivazione, sperando di sentire di nuovo pronunciare il suo nome da quella voce graffiante e dura che risollevava le sue speranze di rivederlo, anche solo per qualche secondo.
Alla luce anomala della stanza, con le onde che si infrangevano sulle pareti e il soffitto, Derek non era cambiato, almeno in apparenza. Ad occhio inesperto sarebbe risultato il solito acido, Alpha, che si imponeva con il suo tono autoritario e glaciale.

Ma per Stiles, che aveva imparato a riconoscere ogni dettaglio dietro quell'aspetto burbero, non era difficile scorgere l'incertezza, mentre il licantropo lo guardava da sotto in sù, le ciglia quasi chiuse da quell'intenso scrutare. La minaccia e la soggezione sembravano delle scuse deboli per dimostrare che, rispettando quel che credeva il ragazzino, era ancora lui a condurre il gioco. Perché era quello con la forza sovrannaturale, che nelle notti di luna piena riusciva a mantenere il controllo, tranne quando arrivava quel periodo in cui stargli lontano era come un male fisico, e non poteva far a meno di mettergli le mani addosso, su quel suo fragile corpo da ragazzino adolescente, che nulla di speciale aveva se non una grande testardaggine e rifiuto alla resa.
Una volte Derek gli aveva confessato che era un sole, per lui, la sua personale fonte di luce, calore, sebbene fosse il lycan quello con la pelle calda come un'estate rovente.
Nonostante l'inaspettata piega che gli eventi avevano preso Stiles aveva compreso che i suoi dubbi erano fondati, ed un'unica piccola parola gliel'aveva provato.
Corri.

Derek l'aveva spinto alle sue spalle non appena il Kanima aveva fatto il suo ingresso, gettando Erica al suolo come un fagotto di vestiti da bambola.
Hale accovacciato e pronto a scattare al minimo pericolo, lo aveva protetto ancora una volta e mentre guardava con un'espressione persa i muscoli del lupo contrarsi e sobbalzare all'attacco del rettile, sapeva con certezza a che cosa stava pensando. Aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per tenere Stilinski lontano da tutto quello, ma era impossibile, perché era una sua scelta come lo era stare dalla parte di Scott, qualunque cosa accadesse, o prendersi sulle spalle le bugie che andavano via via ingigantendosi, per coprire loro -gli amanti promessi- e gli altri -il branco, i Cacciatori, il Predatore a sangue freddo.
Corri.

Il tono era stato imperituro, solido, come lo era un suo qualsiasi ordine, ma alla fine toccava a lui salvarlo, ed era ridicolo, perché non aveva alcuna abilità particolare e l'unica cosa che voleva era parlare, non rimanere sospeso nel mezzo di una piscina, a reggere un ragazzo che era il doppio di lui e non riusciva a muoversi, a peso morto, mentre sul bordo la Creatura procedeva a tentoni, saggiando l'acqua e ritraendosi, quasi assaporando il momento in cui loro fossero stati costretti ad uscire e allora tutto sarebbe andato a suo favore, del mostro.
E lì, boccheggiando nell'acqua cristallina, il terrore era pareggiato solo dal pensiero di non riuscire a reggere ancora a lungo. Sarebbe affogato, portando con sé Derek, che era la causa di tutto quel casino. Ma continuava a combattere, rimpiangendo il giorno in cui si erano visti la prima volta, a pochi passi dalla casa in cenere.

Poi c'era Scott, che nonostante non avesse ascoltato la sua richiesta d'aiuto, era come se sapesse perfettamente cosa gli stava succedendo. Inquieto ma grato, lo guardava affrontare con sicurezza ogni genere di pauroso mostro da incubo, nella sua forma che non era né uomo né lupo. Il suo amico era un superuomo e spaventi a parte, era sicuro che non avrebbe cambiato branco per nessun motivo al mondo.

-Sai Stiles...- venne interrotto ancora una volta dalla voce pacata di Allison, che lo riportò su spiagge più sicure. Nel mezzo del bosco, all'ora dell'incontro stabilita, Scott fissava con espressione vacua la città silente al di sotto, mentre loro trovarono riparo nelle fronde meno esposte. Conversando dell'unico argomento che li legava, tranne ovviamente il ragazzo che se ne stava in piedi, dalla sua silhouette scura si poteva intuire come stesse saggiando l'aria con i suoi sensi affini.
-Di recente mi è capitato di dire una cosa simile anche a Lydia, eppure penso che possa andare anche per ciò che stai passando.- disse la ragazza, imbacuccata in profondi strati di sciarpe e cappellini di lana intrecciati ad arte.
-Illuminami.- replicò Stilinski, rigido nella pungente folata d'aria che li colpì, facendosi strada tra gli alti arbusti.
Lei si grattò il naso infreddolito e arrossato, la voce attutita dal tessuto lo costrinse a sporgersi per sentire che cosa avesse da confidargli.
-Quando sto lontano da lui...- puntò il mento verso McCall, ancora troppo concentrato per badare alla coppia che lo spiava alle spalle -... mi sembra di non riuscire a respirare a dovere, come se qualcuno mi portasse via tutto l'ossigeno e fosse mio dovere, per continuare a sopravvivere, trovarlo. Perché so sempre dove si trova, senza possibilità d'errore.-

Stiles si sentì in imbarazzo. Non era certo il genere i conversazione che si era aspettato, solitamente era Scott a tediarlo con i suoi sentimentalismi e pensieri impuri, tra il rassegnato mentre la guardava da lontano, al radioso, quando lei veniva agli appuntamenti in programma.
Tutto sommato, quella loro abitudine di fare gruppo lo faceva sentire accettato, nonostante interpretasse sempre il terzo incomodo.
-O...Ok. Intendo grazie. Questo mi dà da pensare...-
Lei sorrise, un gesto così semplice e caldo che portò via tutte le sue angosce, per un minuto e fu immensamente felice di averne parlato con una tale meravigliosa persona di quel che gli passava per la testa.

Lei arrossì visibilmente e si rese conto di aver pronunciato quel pensiero a voce alta, senza alcun filtro mentale. Con un movimento del collo vide che anche Scott lo stava puntando ora, stava per scusarsi di quell'improvvisa intimità quando notò il sorriso teso sul viso del suo amico.
Annuì e si guardò i piedi, infangati dalla pioggia pomeridiana.
Respirare, era una cosa che gli era diventata difficile di recente. In modo diverso dai suoi attacchi di panico, era più come, se una parte di lui fosse improvvisamente venuta a mancare, dopo aver imparato, col tempo ad accettarla accanto a lui.
E lo sapeva bene, che quella parte aveva nome e cognome. E due occhi azzurro ghiaccio.

Stesso banco vicino alla porta, quello che era solito prendere durante qualsiasi lezione, non importava la fila, ma la via di fuga doveva essere sempre a portata di mano, quasi in procinto di vedersi crollare le mura addosso, la sua schiena era tesa, le gambe pronte a scattare al primo squillo di campana. Ma quel giorno quello che sembrava la più ripetuta delle routine fu bruscamente interrotta.
-Hey!Stiles!- Il ragazzo si sedette con uno slancio nel posto più vicino a lui, il corpo teso verso Stiles, come a volerlo chiudere in una bolla di privacy solo per loro due.
Non se l'era aspettato, nemmeno nell'angolo più remoto della sua mente avrebbe pensato che Danny, spontaneamente, gli rivolgesse la parola.
Non erano amici, nel vero senso della parola, compagni di scuola, conoscenti, partner in crime, se proprio doveva dare un nome a quella curiosa relazione ma amici, no.
-D-Danny...- il ragazzo in una maglietta blu elettrico, gli diede una pacca sulla spalla, con un atteggiamento che prometteva solo di confonderlo molto più di quanto lo fosse già.

Vero era che negli ultimi tempi, dato il brusco cambiamento che aveva vissuto in campo personale, l'aiuto di Mahealani era stato propizio.
-Pensavo...siccome ultimamente ti ho visto così giù e il misterioso boyfriend che solitamente veniva a prenderti a scuola non si vede più...- si ricordava di aver detto a Danny che Derek fosse in realtà un suo cugino -Miguel, per la precisione- e non si era ancora scusato per quella mancanza.
Si grattò la testa, scivolando in un pietoso stato di autocommiserazione.

-A proposito di quello...-
-Lascia perdere, è tutto chiaro.-
Danny liberò il braccio non appena l'insegnante fece il suo ingresso. Il professore di chimica era un sadico bastardo e ultimamente sembrava averlo preso ancor più di mira. Tsk! Ultimamente tutto l'aveva preso più di mira.
-Quindi...pensavo, tu ed io potremo svagarci un po', non abbiamo mai avuto l'occasione di uscire insieme e sai...conoscerci meglio.-
Stiles sgranò gli occhi, fissando la lavagna, improvvisamente piena d'interesse, per poi tornare di nuovo a squadrare il compagno.
-Aspe-aspe-aspetta!?- il ragazzino indicò prima sé stesso e poi Danny, abbassando la voce più che poteva, preoccupato e lusingato.
-Insomma noi due...vuoi che ci conosciamo “meglio”, in senso biblico o in senso...-
-No!In senso...conoscerci meglio sai, tu sei nuovo nel...”campo” e volevo introdurti nel nuovo mondo...-
-Va piano Cristoforo Colombo, apprezzo la tua offerta ma davvero, sto bene così insomma, non che non apprezzi il tuo volermi traviare con piaceri segreti e oscuri ma...-

Ma sono occupato.
Era quello che voleva dire, eppure si trattenne, un po' perché il professor Harris lo stava fulminando come se dovesse automaticamente entrare in combustione, un po' perché un ragazzo non ce l'aveva più e l'unica occupazione al momento era sognarlo, e non in modo biblico.
I suoi viaggi onirici erano popolati da lupi giganteschi, con lineamenti grotteschi. La pelle e il pelo fusi assieme che cadevano al suolo, sciogliendosi sotto l'effetto di acido che pioveva dal cielo. Fiori lilla, sangue e case in cenere.
La morte di Alpha Peter e l'improvvisa scomparsa di Derek, l'aveva assoggettato ad incubi crudeli, svegliandolo nel cuore della notte con nelle orecchie il suono di ululati inesistenti.
-In ogni caso...- sussurrò Danny senza più guardarlo. -C'eri anche tu al club l'altro giorno, non so bene perché ma ultimamente tu e McCall siete...praticamente ovunque e in aiuto di tutti, sai tipo supereroi ed è...fico. Specie perché mi avete aiutato, a dispetto di quel che pensa Jackson siete dei tipi apposto, ecco.-
Stiles pensò di averlo immaginato, ma la lieve nota d'imbarazzo nel tono di Danny riuscì a convincerlo della sua sincerità. A dispetto del fatto che fosse amico di quella mostruosità di ragazzo che era Whittemore, gli piaceva.

Si alzarono simultaneamente e imboccarono l'uscita fianco a fianco, Scott passò accanto a loro con uno sguardo incuriosito, lui non poté far altro che alzare le spalle e seguire il suo nuovo best friend. Solo il pensiero suonava in qualche modo rassicurante. Vivere all'ombra di Scott delle volte lo deprimeva, per via della differenza di capacità che avevano, ma stare in compagnia di un ragazzo come Danny che nulla sapeva di werewolf e anticaglie lo rimetteva sul piano umano e ignorante in cui avrebbe preferito sostare.

Non pensava che in una terra desolata come quella in cui era cresciuto esistessero non uno, non due ma ben quattro club gay. Eppure Danny era riuscito a dimostrargli il contrario.
E per quanto l'invito di uscire insieme quella sera per “ampliare i suoi orizzonti” l'avesse oltremodo tentato, ora la sua appassionata mente lo stava tradendo urlandogli di risalire in macchina, abbandonata in un parcheggio poco distante e fuggire il più velocemente possibile.
Una mano salda lo afferrò all'avambraccio, scuotendolo un poco.

-Non ci pensare nemmeno, sei qui per divertirti e lasciare tutti i tristi pensieri alle spalle.- lo avvisò il suo chaperon della serata. Gli aveva pure procurato un falso documento d'identità, carino. Miguel Martinez. Ora, il gioco si era spinto un po' troppo oltre e a meno che i baristi non fossero ciechi e poco avvezzi a svolgere come si deve il loro mestiere, nessuno sarebbe caduto nella trappola. E lui in ogni caso non aveva in nessuno dei suoi rami genealogici un parente messicano o spagnolo che fosse, e i suoi lineamenti lo confermavano. Tuttavia, quando un rum e coca gli fu piazzato avanti, senza troppe domande, capì che era il caso di chiamare le autorità per quella mancanza di accortezza legale. Danny picchiettò il bicchiere contro il suo in un tintinnio di celebrazione.
-Vai a fare un giro, svagati, non c'è motivo d'essere così teso!- oh, di motivi ce n'erano parecchi, innanzitutto come poteva pensare che uno come lui riuscisse a mischiarsi in un' accozzaglia di corpi semi vestiti e luci stroboscopiche? Impossibile. Raccolse con aria sofferta un lembo della sua felpa scura. Papà aveva ragione, nessun senso dell'estetismo ma questo non voleva dire nulla.

Per pura comprensione si fece largo tra la folla, o come lui lo vedeva, strisciò a sardina contro il muro e iniziò a mimetizzarsi con il contesto, come un bruco in un festino di farfalle colorate e alticce. Nemmeno tra un milione di anni sarebbe riuscito a comportarsi con la stessa naturalezza che sprigionavano quei ragazzi sulla pista da ballo.
Riuscì a sgattaiolare nelle scale che portavano all'uscita di emergenza.
Si trovava al di fuori di un ampio finestrone, traballante e rugginoso, con un segnale scarabocchiato che segnalava di usare prudenza. Grazie mille, pensò, facendo penzolare i piedi dal primo gradino.
Facendo attenzione a non rovesciare nemmeno una goccia del prezioso nettare che teneva tra le mani.

-Hey topolino!- una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare ma ritornò a scrutare l'orizzonte, sorseggiando il suo drink, incurante degli schiamazzi e degli insulti al di sotto di lui, provenienti dall'ingresso del club.
-Non hai intenzione nemmeno di voltarti?- ripeté di nuovo la voce. Era giovanile eppure abbastanza profonda, da uomo, probabilmente il tipo l'aveva scambiato con qualcun altro, ma ebbe la decenza di voltarsi per farlo rinsavire e lasciarlo in pace.
Il misterioso sconosciuto, nella testa di Stiles e non solo, era un ragazzotto alto, altissimo, dai boccoli castani...no, biondo cenere e un sorriso che anche nella penombra della discoteca si accendeva e sbocciava in tutto il suo smalto. Da quel poco che poteva vedere il tipo era stupefacente e a Stiles, seduto in quella piccola alcova quasi al di fuori del club, sembrava perfettamente a suo agio con i corpi sudati e mezzi svestiti che si muovevano come una grande mareggiata, confusi e illuminati dai raggi laser fluorescenti, la musica che con tutta probabilità infrangeva una o più leggi riguardo la sicurezza acustica -e se l'era immaginato o le corde sospese in cielo non sembravano così stabili come dovevano essere?- scosse la testa, doveva farsi una vita. Porsi problemi del genere quando si trovava in club, ma che gli era preso?!Era lì per svagarsi!Andando avanti così sarebbe diventato....come suo padre ecco!

Si passò una mano sugli occhi a bocca spalancata, puntando lo sguardo a destra e a manca. Danny, che fissava con aria minacciosa un ragazzo poco distante, l'open bar e la porta, in questa sequenza.
Valutando ogni ipotesi pensò che alla fine, l'idea di uscire quella sera fosse stata una totale idiozia. Uscire con Danny poi?Che gli era passato per il cervello....
Tentava di considerare ogni via di fuga, ma poi l'attenzione tornava si di lui, bello, alto e stranamente interessato ad un adolescente con seri problemi relazionali.
Dando un cauto sguardo alle sue spalle vi trovò solo una grata in ferro e l'uscita d'emergenza.
-Di-dici a me?- la disperazione nella sua voce non era desiderata ma pazienza.
In tempi difficili il sarcasmo e la prudenza, erano armi affidabili.
-Assolutamente, sembri quantomeno..fuori luogo.-

Aggrottò le sopracciglia, desiderando di sparire sotto il peso dei cavi e del cemento del soffitto. Aveva fatto ogni cosa per tentare di passare inosservato, che voleva questo tizio per rovinare un piano così perfettamente orchestrato?
Probabilmente il “tizio” doveva essersi accorto della sua uscita infelice perché alzò le braccia sventolandole come bandiere bianche.
-Aspetta, mi sa che non è quello che volevi sentirti dire.-
Un insulto spontaneo gli fiorì sulla punta delle lingua, ma si trattenne abbastanza a lungo da scostare lo sguardo ed evitare scenate inopportune. Anche quel “topolino” di qualche secondo prima non gli era andato giù.
Ok, il tizio era in difficoltà ma lui, dall'alto del suo buon cuore non poteva permettere che un'innocente e super sexy creatura si sentisse in debito con lui, no?
-E' tutto ok, solo spero quella non fosse la tua frase da rimorchio, perché quello, sarebbe davvero inappropriato.-
Occhi azzurri sorrise. Cavolo, poteva qualcuno essere così attraente eppure avere un viso da tenero cerbiatto? Sì, lui poteva evidentemente.

-Non ho una frase da rimorchio ma...ora almeno ho la tua attenzione, no?-
Alzò le spalle, che erano abilmente fasciate da una giacca di pelle nera, wow.
Scacco matto dolcezza.

Mr. Perfezione doveva essere andato a bussare alla porta sbagliata perché lui in quel momento, non provava che pietà verso sé stesso e un bel faccino come quello non scalfiva nemmeno superficialmente la corazza dietro la quale si era nascosto.
Ma per amore di convenevoli gli fece spazio sul gradino, tornando a guardare con sguardo vacuo la città rumorosa.
Il belloccio si sedette allungando una mano e chiedendo con decisione: -Il tuo nome?-
-Stiles.-
-Particolare.- annuì Occhi azzurri.
-Tendo a farmi notare.- Bugia sopra bugia. Era certo che avessero aperto un girone dell'inferno solo per lui e il suo brutto muso. Fortunatamente l'altro non diede troppo peso alla cosa e strinse la presa.
-Io sono Derek.-

Crack.

Eccolo, il modo perfetto per toccare il fondo. Turbato e con la bocca spalancata Stiles guardò lo sconosciuto con gli occhi castani sgranati.
-Dici davvero?-
Derek fece scivolare la mano ora libera nella giacca, estraendone il portafogli. In qualsiasi altro momento, tempo o dimensione il gesto sarebbe stato anche gentile e divertente, ma in quell'universo, Stilinski desiderava solo sprofondare nuovamente nel suo piccolo mondo, in fuga.
Sospirò appoggiando la testa sulle ginocchia e nascondendosi alla vista di...Derek.
-Scusa...-
-Per cosa ti scusi?-
-Sembri..arrabbiato, triste...non proprio quello che mi aspettavo.-
-Credimi siamo in due.-
Al momento pensava solo a mettere in moto il suo corpo per compiere le funzioni che gli riuscivano più semplici.
Alzati. Saluta. Dì a Danny che te ne vai. Vattene. Torna a casa. Spegni il telefono. Dormi.

Era a metà dal perfezionare il suo progetto per la serata quando Derek gli passò una mano sui capelli. Persino la sua mano sembrava eccessivamente grande, mentre il palmo gli scompigliava i capelli radi, e scendeva giù al centro della schiena.
Fermandosi dove era certo riuscisse a sentire il battito irregolare del suo cuore anche sotto strati di tessuto.
-Puoi chiamarmi D, se ti fa piacere.- gli offrì incerto.
-Argh!E' una tortura!- esclamò balzando in piedi, le mani al cielo scuro che si andava rannuvolando.
Derek, D, Occhi azzurri rimase perplesso a guardarlo, curiosamente meno scioccato di quanto chiunque avrebbe dovuto essere in quelle circostanze.
-Sono qui, in un posto sconosciuto con uno come te e l'unica cosa che mi viene da pensare è andarmene il più lontano possibile!-
-Fa niente...umh...che vuol dire come me?-
Bello e pure ingenuo, il fato sapeva essere davvero crudele.
Accovacciandosi al livello della sua testa Stiles si ritrovò a spiegare in poche parole la sua triste esistenza, usò un tono delicato e inconsueto, come stesse parlando ad un bambino o non volesse esprimere a voce troppo alta la sfigata situazione in cui stava sguazzando.

Togliendo i dettagli più salienti, ovvero quelli paranormali, la storia risultò incredibilmente breve e senza sapore, ma nonostante tutto il biondino rimase ad ascoltarlo con un sorriso mistico sulle labbra. Era una sorta di espressione tenera e comprensiva, se non avesse aggiunto nulla probabilmente a Stiles quella delicatezza sarebbe bastata per risollevare un poco il suo animo, ma D non rimase in silenzio e nell'oscurità della notte, tra grida di festa e musiche oltraggiosamente alte, arrivò alla conclusione più semplice:
-Se ti manca tanto, invece di aggirare il problema, penso che stavolta dovresti proprio puntare dritto a lui.-

Ovviamente, anche un bambino sarebbe potuto giungere ad una simile risoluzione, ma non era forse lui quello che si nascondeva alla vista dei problemi? Li saltava a piè pari, girandogli le spalle, con l'unico risultato di vederli ingrandirsi sempre più, sovrastandolo e spingendolo a compiere scelte che l'avevano portato lì, a disquisire della sua vita con uno sconosciuto.
Era proprio senza speranze e persino Derek 2 gli stava proponendo quello che anche Scott e Allison avevano pensato.
L'aveva creduto possibile anche lui no?Ogni volta che prendeva in mano il cellulare e pigiava i tasti cercando quel nome.

Alla fine se n'era andato per davvero, con il numero di D stretto al petto. Danny non aveva battuto ciglio e l'aveva salutato, sorridendo come un gatto dopo aver mangiato un canarino quando lo aveva visto assieme al belloccio biondo.
Derek l'aveva scortato fino alla macchina, come il più compassato dei cavalieri e lui, impacciato, aveva agitato la mano in segno di saluto, felice di essersene liberato ma anche di non essere un caso così disperato, come la sua vita aveva dato ad intendere...
Buu, triste Stiles che non riesce a tenersi stretto un ragazzo-lupo! Non aveva intenzione di cadere in una spirale di patimenti, riempiendosi di tristezza e chiudendosi in una stanza pronto a porre fine alle sue sofferenze in moto plateale e violento. Anche se progettava così il suo contrappasso, visto il numero di belve che circolavano a Beacon Hills e se la prendevano spesso e volentieri con lui.
Sfregandosi le mani se le portò alle labbra, scaldandole come meglio poteva. Aprì la macchina ed entrò, continuando a guardare al di fuori del finestrino.

La temperatura era precipitata violentemente da quella sera, e d'improvviso si sentì stranamente solo, nelle tenebre e nella desolazione del parcheggio. Un lampione solitario gettava delle ombre tremule e allungava la figura della sua jeep finendo ai bordi del posto macchine. Si chiese se non fosse il caso di chiamare Scott, avvertirlo di quell'appuntamento inaspettato. Ma probabilmente era impegnato con Allison e non era proprio il caso di rovinare uno dei pochi momenti di intimità che condividevano. Dal tempo rubato tra una fuga scolastica e l'altra a quello di cui gli Argent non sospettavano minimamente.

-Serata proficua.-

Trasalì, mandando un grido davvero poco mascolino, ma che poteva farci? Alla sua destra si trovava, comparso come in un sogno di quelli che potevano finire solo in due modi e con un rating non adatto ai bambini in entrambi i casi, Derek Hale. Imperturbabile, lo sguardo fisso davanti a sé, in una posa rigida e contegnosa. Sembrava fosse lì da parecchio, ma non si diede la pena di chiedergli da quanto. Al momento, troppo impegnato a ritrovare una parvenza di tranquillità mentale l'unica cosa che gli uscì dalle labbra fu:
-Ti è dato di volta il cervello?!Potevo avere un infarto, sembra che inizi a divertirti con questa storia di comparire nei momenti meno opportuni!
-E' un momento inopportuno?- era da una settimana che non sentiva la sua voce, e la vena acida e sarcastica che percepì lo irritò non poco.
-Lo è sì, vorrei tornare a casa, ora, se non ti dispiace....- indicò la portiera del passeggero, dove stava Lui. Derek non si mosse di un millimetro, e passò un minuto o più ad indicare la dannata uscita. Era una gara a chi resisteva di più, lui a rendersi ridicolo e l'altro a non guardarlo. Una sfida di testardaggine che erano ben lontani dal vincere.

-Per favore?- Hale lo squadrò appena sentite le paroline magiche.
Ma tornò nella sua posa da statua subito dopo.
Sembrava volesse dire qualcosa, ma non trovava le parole per iniziare, così Stiles si rilassò sul sedile, dandogli carta bianca.
-Se vuoi dirmi qualcosa fallo ora, non ho intenzione di perdere la notte a rimirarti.-

L'Alpha sospirò, raccogliendo finalmente il fiato per esprimersi. Se l'aveva seguito fin lì doveva essere per un motivo preciso e Stiles moriva dalla voglia di conoscerlo. Non si aspettava una dichiarazione o un sincero “Scusa se mi sono comportato da stronzo” ma il tentativo sarebbe stato di certo accettabile rispetto a quel silenzio terso.
-Hai idea, di cosa significhi stare con uno come me?- replicò alla fine Hale, sbattendo la testa all'indietro, sempre senza vederlo.
Conversazione complicata, ma forse da quel punto avrebbero potuto giungere a qualcosa.
Il ragazzino scrollò le spalle. Erano stati “insieme” per due mesi, ma l'altro sembrava averlo dimenticato.
-Nulla di buono di certo.- fu la sua risposta risentita. Non voleva dire nulla di più di quanto non fosse necessario, che fosse il lupo a fare la figura del debole per una volta.
-Non sono un tipo facile.-
-Non mi dire...-
-Ma non ho intenzione di far pesare su di te i miei fallimenti.- Derek si schiarì la voce, cercando di renderla più soffice. Impresa impossibile considerando il soggetto.
-Questo che vorrebbe significare....?-

-Farei di tutto, in realtà, sto facendo del mio meglio, per fare in modo che tu non rimanga ferito o ti ritrovi in situazioni come quelle della piscina.- passò una mano sui capelli nero corvo, quella volta senza gel a sostenerli nella loro comune posa da duro, incrollabile Capobranco. Sembrava sciupato, due cerchi neri sotto gli occhi dove prima c'era solo la pelle alabastro, dal poco o mal dormire. Stiles si chiese in che razza di posto alloggiasse ora, e se mai avrebbe avuto la possibilità di vederlo o anche quello sarebbe rimasto un luogo segreto di cui Derek gli avrebbe solo accennato più in là col tempo.
Ripensando al periodo della sua assenza reputò finalmente che quello doveva essere il momento di svolta, dove avrebbero deciso che cosa essere, nemici o amici, amici o amanti. Rivali o alleati.
Perciò raccolse quel poco di coraggio che i bei discorsi dei suoi amici gli avevano instillato e parlò col cuore in mano:

-Io...io non riesco a respirare. Allison ha detto che è solo stando con la persona che ami, che riesci a respirare, per me non è così, non con te. Respiro e quando sono vicino a te trattengo il fiato, perché ho paura che possa accadere qualcosa, e che tu ti renda conto che non sono giusto per te, che non sono..giusto e basta.- incerto se fosse stato abbastanza chiaro con quella teoria campata in aria, Stiles lanciò un timido sguardo verso l'Alpha.
Si stava guardando le mani, come se da un momento all'altro potessero perdere il controllo e avventarsi sulla sua gola, o arrischiare una timida carezza e avvolgerlo in un abbraccio imbarazzato, come era solito fare quando prendeva il comando in un campo di cui non sapeva niente e che per lui era ingestibile, ovvero quello delle relazioni umane.

-O forse l'hai già capito, che non vado bene, e per questo te ne sei andato...- mormorò, sapendo di essere comunque ascoltato. Afferrò con violenza il volante, desideroso di terminare in fretta quella scomoda conversazione.
-Non trattieni il fiato perché hai paura di me?- chiese incerto sul da farsi Derek, chiudendo in pugni stretti le mani e strofinandole sui jeans scoloriti.
-Lo faccio perché ho paura per te!Dio santo vado in iperventilazione quando non riesco a starti vicino!O quando mi aspetto che mi baci ma non lo fai perché sei troppo...te, per farlo!- come poteva essersi ridotto a quello stato, solo per un ragazzo che non aveva le idee chiare ed era spaventato alla sola ipotesi di avvicinarglisi troppo.
-Vuoi che tu baci?- domandò ruotando gli occhi al cielo. Eccola, di nuovo la nota stonata di lui che chiedeva qualcosa che non andava fatto per forza ma per semplice meccanicità.
-Vorrei che non dovessi chiedermelo.- e quello corrispondeva più o meno ad un “no”.
-Non sei tu ad aver sbagliato e non c'è nulla di sbagliato in te solo...ho mandato tutto a puttane, ecco. E ora noi ne stiamo ripagando il prezzo, se c'è ancora un noi.- non rispose.
-Se c'è la possibilità, se puoi darmi un'altra chance farò in modo di non perderti più. Ma devo guadagnarmi la tua fiducia, di nuovo.-
-Purché tu non te e vada di nuovo, mi sta bene.- sussurrò Stiles, in procinto di esplodere. Già sentiva gli occhi inumidirsi, li strinse così forte da vedere una miriade di puntini luminosi ballonzolare davanti al cruscotto, appena li ebbe aperti.

-Non me ne vado.- si impegnò Hale, con una voce lontana e tenue. Tornando a guardare al suo fianco vide che era scomparso, la portiera aperta su una distesa di cemento nerastro. Sembrava incongruente il modo in cui fosse sparito un'altra volta, insieme a quella promessa persa nel vento che no, non l'avrebbe lasciato più. Eppure Stiles tornava a casa da solo, nuovamente unico protagonista della sua vita.
A trattenere la sua mente dall'andare in pezzi portò una mano alla tasca che si trovava all'altezza del cuore. Un pezzo di carta con scarabocchiato un numero e un nome che non corrispondevano alla persona che avrebbe desiderato e il cellulare, che ancora conservava il recapito della persona che voleva di più al mondo.

 

Ecco qui, se siete preoccupati di aver visto poco Sterek non mangiatevi le mani!Questo è solo il primo capitolo della nuova "saga" la mia mente già elabora tanto pepe tra i due!Spero che vi sia piaciuto l'incipit e mi aspetto tante belle recensioni come quelle che ho ricevuto finora! Bacioni e a presto! DanP

Note a margine:
Questo è Derek 2, il belloccio del club, di recente potete rimirarlo a recitare un ruolo in “Baby Daddy”: Derek Theler

Questa invece è la canzone che mi ha ispirato per il nuovo Arc della saga:
Anberlin - To the Wolves

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Capitolo 10
*** To the Wolves. Part 2 ***


 

Premessa: questa seconda parte prende luogo alla fine della seconda serie, ci saranno vari accenni, e quindi spoiler per chi non l'ha vista, ma non così importanti da perdere il filo di “To the wolves”. La canzone che mi ha ispirata è Demons - Imagine Dragons
Enjoy!

When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside

It’s where my demons hide
Imagine Dragons – Demons


 

Era appena subentrata una leggera brezza autunnale, a ricordare che il freddo stava prendendo piede in poco tempo, le giornate iniziavano ad allungarsi eppure sembrava che non fossero mai abbastanza, non con il cuore spezzato.
Passava le sue giornate come in un romanzo dai toni drammatici o una canzone strappalacrime, tenendo sempre vicino a sé gli oggetti che più gli ricordavano i momenti migliori.
Come una donna che vede partire il suo soldato per la guerra e quello lascia dietro solo ricordi sbiaditi e qualche foto, una cartolina, una lettera.
Ma Lui era ancora vivo e respirava la stessa aria novembrina che ristagnava a Beacon Hills. Non era lontano, non era morto -anche se tecnicamente, c'era andato vicino più volte- era lì.
E sapeva bene dove trovarlo, se avesse davvero voluto alzarsi da quel letto che occupava da settimane, sdraiato a fissare dei poster che non avevano più alcun senso, in una camera che era pregna di alcuni dei suoi ricordi migliori.

Dio, se solo in passato avesse visto come si sarebbe ridotto, avrebbe scelto una strada del tutto diversa, lontana da strani avvenimenti paranormali e giovani sociopatici dall'aria gioviale. Ma aveva davvero avuto una scelta?
Seguire Scott sembrava più una missione che una decisione presa per spirito d'amicizia.
E ora McCall non faceva che spendere ore con lui a scusarsi perfino. Come se tutto fosse dipeso dalle colpe di un adolescente, quando era solo causa delle circostanze.
Circostanze di un egocentrico lupo mannaro che l'avevano morso, circostanze di un'estenuante lotta per il dominio della sua mente, dei suoi sensi, della sua volontà. Circostanze di una famiglia che aveva lasciato indietro un vuoto incolmabile e un figlio di cui lui, Stiles, aveva finito suo malgrado per innamorarsi.

Se nella sua playlist ci fosse stata una canzone che riassumesse tutte le sue disavventure, ecco avrebbe avuto quel nome: circostanze. E l'avrebbe riascoltata mille volte, e quella sarebbe variata di poco, qualche parola diversa, qualche protagonista differente, ma la sostanza sarebbe rimasta la stessa.
Ora, steso alla penombra della sua camera con l'unica luce del computer a fargli compagnia, ripensò
con una stretta al cuore all'ultima volta che l'aveva visto.
Dopo il suo rapimento ad opera di Gerard -di cui conservava ancora le prove sul volto e qualche, cianotico ematoma all'altezza delle costole- il suo piano psicotico, sventato da Scott e l'avvisaglia di una nuova minaccia ai confini di Beacon Hills, Lui se n'era andato.

Svanito nel nulla. Come quando all'uscita della discoteca l'aveva aspettato nella Jeep e poi più nulla, se non una promessa che suonava vuota e inutile in quel momento.
Se non altro, qualcosa di positivo era valso tutto quel trambusto. Stiles e Scott erano tornati gli stessi di un tempo, con qualche vantaggio certo, ma non se ne lamentavano.
Ancora nella squadra di Lacrosse, ancora amici, ancora senza uno straccio di accompagnatore per il ballo Invernale.
Normale amministrazione.
Se non che entrambi erano in combutta con il loro cuore spezzato, ma sapevano che rimuginarci troppo, e soprattutto assieme, non avrebbe portato loro nessun beneficio.

Un mese dopo.

Bzz Bzz Bzz

Stiles abbandonò i suoi guantoni sulle panche scheggiate degli spogliatoi, ascoltando senza troppa dedizione lo sproloquio di McCall sull'ennesima barbarie operata da Harris nei confronti della sua ricerca di chimica.
-L'abbiamo fatto assieme, no?E allora come fa a sapere che ho fatto io e che hai fatto tu?Insomma non è che sia un genio di chimica, ma dividere il voto a metà è una crudeltà bella e buona...!-
Stilinski evitò di commentare con qualche piccante battuta, troppo preso dallo shock di leggere sullo schermo del suo I-phone un numero che pensava di aver cancellato da tempo.
Scott si riprese in fretta dal suo deludente C- e fece capolino sopra la sua spalla.

-Chi?- chiese incuriosito dal cambio di atteggiamento del suo datato amico.
Stiles lo sapeva bene il chi, il problema era rispondere in modo del tutto casuale, senza causare uno scandalo di proporzioni epiche all'interno del cervello di McCall, e specialmente impedendo che la notizia attirasse l'interesse dell'intera scuola al suono dei suoi strepiti -o dei suoi ululati- accorati.
Affossò la testa nella maglietta e si spinse in avanti, fin quasi a ritrovarsi all'interno dell'armadietto, con una voce fioca mugolò: -Dehereh...-

Doveva suonare come un mormorio strascicato, causato possibilmente da un deciso morso della lingua, ma probabilmente aveva dimenticato con chi aveva a che fare.
Sembrava facile, visto che il problema werewolf non si era posto da mesi ormai.
Ma lo ricordò troppo tardi, quando alzando lo sguardo, si ritrovò a fissare due occhi ferini, dorati e luminosi come un sole, le iridi quasi sparite, divorate dalla colata giallastra che prendeva piede quando, infuriato, Scott liberava la sua parte animale.
Gli spogliatoi erano completamente sgombri ormai ma, terrorizzato che qualcuno potesse riemergere dalla porta e vedere lo spettacolo di stranezza che stava diventano McCall, alzò le braccia, agitandole furiosamente di fronte a sé, per impedire che la belva si liberasse dalla sua prigione, costretta dentro il corpo di Scott da troppo tempo.

-No, no, no!Hai frainteso!-
L'amico si rilassò appena, impercettibilmente, ma il pericolo rimaneva in agguato.
-E' un altro De...Derek!- riuscì a balbettare, inciampando ancora una volta su quel nome che si rifiutava persino di pensare.
Scott alzò un sopracciglio, mentre prendeva posto sulla panca di fronte a lui.
Sembrò sorpreso e meditabondo, come se non credesse davvero alle sue parole così Stiles si vide costretto a vuotare il sacco.
Imbarazzato e vagamente incosciente, raccontò del giorno in cui Danny l'aveva costretto ad andare in discoteca con lui, e lì aveva incontrato...

-Derek.- concluse per lui Scott.
Stiles fece un profondo respiro, comprendendo appieno il risentimento e l'incredulità di quella coincidenza.
-Non ho nemmeno chiesto il suo cognome ma al momento mi sembrava ininfluente.-
-Quindi...- proseguì Scott grattandosi con fare sospettoso il mento. -Hai incontrato questo tipo affascinante, che ti ha offerto da bene e lasciato il suo numero e tu...-
-L'ho completamente ignorato.-
Scott annuì, sempre pensieroso.
-Non sono un esperto in relazioni, ancora meno relazionali uomo-uomo, ma ho l'impressione che tu abbia fatto una cazzata.-
Stiles ne era pienamente consapevole, non serviva uno come Scott a ricordarglielo, ma era anche vero che la sua passata esperienza in fatto di senimenti-relazioni-amore o quello che era non aveva migliorato la sua prospettiva in quel campo.

-Cosa ti chiede, piuttosto?- chiese il Beta, stranamente interessato a quella piega degli eventi.
Sarà perché lui non ha ancora avuto una spasimante per fargli dimenticare Allison e ora vuole impicciarsi della mia vita relazionale?Col cavolo!Meglio che gli trovi in fretta una donna!
-Mi chiede se mi va di incontrarci, e perché non ho ancora risposto ai suoi messaggi.-
-Ti va di incontrarlo?-
-Non saprei.-
Altro sopracciglio alzato e colpetto di tosse.
-Perché non rispondi ai suoi messaggi?-
-Non saprei.-

Lo sapeva eccome, solo che non l'avrebbe confessato nemmeno a Scott.
Cancellava tutti i messaggi in entrata, tutti, esclusi quelli di suoi padre e l'amico.
Fortunatamente non aveva una gran quantità d'amici di chat di cui preoccuparsi, perciò la sua lista di contatti era ridotta al minimo.
Lo riteneva una specie di meccanismo di difesa, come l'aver eliminato il Suo nome dal vocabolario, a meno che non subentrasse il biondo tentatore, certo.
In quel caso però se prima Derek significava cuore infranto, pessimo soggetto e pericolo, con il biondino assumeva una valenza tutta nuova:
Carino, spiritoso, disponibile, perfetto per dimenticare.
Sexy. (perché ancora non poteva credere di essere vergine alla sua età, quindi quel pensiero non si abbandonava)

-Quindi?Che farai?- domandò Scott radunando le sue cose in un vecchio e bucherellato borsone da palestra. Stiles scrollò le spalle, seguendo il esempio e uscendo dal lungo corridoio.
-Suppongo che...potrei andarci.- rifletté. Non aveva nulla da perdere e quel Derek sarebbe stato un'ottima distrazione all'apatia di quegli ultimi mesi, e un perfetto aggancio per tornare coi piedi per terra, senza fare una capatina al mondo nascosto che si agitava nei boschi di Beacon Hills.
-Potresti sì.- fu l'unica, laconica risposta del lupo, e anche se non lo vide, riuscì a sentire una sorta di sorriso che si agitava sotto la superficie annoiata della voce di Scott.

 

E alla fine c'era andato. Non aveva speso molte parole nel suo messaggio di risposta, ma il biondo Adone sembrava felice anche solo che fossero d'accordo per un'appuntamento. Su quella parola avrebbero potuto scriverci una guida illustrata per teenager ai primi passi, invece si doveva accontentare che l'appuntamento fosse finito, per capire di che genere si trattava.
Romantico? Per instaurare una lunga e duratura amicizia? Per compagni d'avventura? Da una botta e via? E che genere di botta?
Arrovellandosi, fece l'intera tratta che portava al cuore della città come fosse sotto un incantesimo, per qualche strano motivo riuscì ad arrivare in perfetto orario, e fatto ancora più sorprendente, nonostante la neve avesse attecchito al suolo, formando una letale patina ghiacciata, non era caduto o scivolato nemmeno una volta.
Appuntamento e nessuna figura vergognosa. Quella era una giornata da record.

Derek -D- Occhi-azzurri aveva scelto una location neutrale, con molta gente.
Abbastanza vicino al centro città e quindi a molte vie di fuga. Si schiaffò mentalmente ricordandosi che il Derek che stava incontrando non si trasformava in un lupo nelle notti di luna piena, semmai aveva i livelli di testosterone un po' sopra la norma, ma quello era una costante di tutti i ragazzi della loro età. Bhè, dei ragazzi umani, perlomeno.
-Stiles!-
Alzò il mento che al solito se ne stava pesantemente a ciondoloni sulla felpa scura.

In mezzo alle lucette natalizie, che già iniziavano ad invadere vetrine e strade, Derek si stagliava con un'impressionante differenza di contesto. Mentre la sua mente registrava ultimamente solo colori autunnali e spenti, il ragazzo sembrava emanare un'energia magnetica che attirava come una calamita gli sguardi dei passanti, portando un'estate vivente nel bel mezzo della città innevata.
Imbarazzato e confuso, Stiles si avvicinò circospetto, le mani affondate nella giacca bucata e dalle maniche mangiucchiate. Non il perfetto outfit con cui presentarsi, ma quello non era una appuntamento di quel genere, si disse, quindi non aveva nessun obbligo nei confronti di quella meraviglia di ragazzo.
-D...- riuscì con estremo sforzo a salutare, come gli costasse fatica aprir bocca e non per il freddo pungente che entrava dai risvolti della giacca.
L'altro sorrise, con quel genere di sorriso da copertina di rivista patinata che le ragazze a scuola leggevano nelle pause, sognando chissà quali avventure con l'affascinante modello. Pietoso come pure lui pensasse cose del genere, ma mentre le ragazzine a scuola erano tentate dalla versione Harmony delle storie d'amore a lui toccava quella Dark, Fantasy, Horror con punte splatter.
Stephenie Meyer contro Anne Rice, che la lotta continui.


Si spostarono in un locale normalissimo, con quell'atmosfera festosa e natalizia che però cambiava l'intera monotonia dei bar.
Candeline, lucine scintillanti e multicolore, musica con il classico scampanellio in sottofondo, bambini dalla bocca sporca di cioccolata e panna.
Si passò una mano sulle labbra, ricordandosi che anche lui era solito fare una macello, quando si trattava di dolci. O cibo in generale.
-Quindi, mi ha fatto piacere che tu abbia detto di sì, per oggi.- ruppe il ghiaccio il suo accompagnatore, dall'altro capo del tavolo.
Non aveva fatto cenno dei messaggi senza risposta, che gentiluomo.
Stiles prese una generosa cucchiaiata di panna e la inzuppò nella tazza di fronte a lui.
-E' solo....mi sembra strano che tu mi abbia invitato. Comunque grazie.-
-Per cosa?-
-Per l'altra volta, e oggi...- era una conversazione naturale, si disse, nessun doppio senso o aspettativa da rispettare, poteva farcela senz'altro.
-Allora...- continuò Stiles, senza scoraggiarsi. -Sei un universitario, eh?-
Derek annuì, riportando sul suo viso la perfetta immagine per una pubblicità di dentifricio.
-Non certo perché sono intelligente, però. Borsa di studio assicurata. Football.- lo disse con un leggero cenno del capo, come se si fosse inchinando alla sua di intelligenza.
-Quarterback.- non era una domanda quindi Derek scrollò le spalle, come fosse una cosa da nulla.
-Bhè, non si può dire che non riesca ad immaginarti nel ruolo.- replicò Stiles, impressionato, al ché l'altro lo squadrò per bene, con il suo solito sorriso adorabile e impudico.
-Il tuo...ragazzo, anche lui gioca a football?- interdetto, Stiles rimase a pensarci, spiluccando nella sua mente le conversazioni avute in passato con Lui.

 

Nelle poche attività lontane da pericoli e minacce assassine, era sempre stato Stiles a parlare, riempiendo i vuoti e i silenzi imbarazzati che gli toccava subire quando il dialogo si spostava da cose diverse rispetto a licantropi, cacciatori o altre creature che si aggiravano nel buio lì fuori, pronte ad entrare nelle loro vite, del tutto inaspettatamente e non invitati, facendo un gran casino, e lasciandosi dietro morte e paura.
-Non ne abbiamo mai discusso, ma penso che sì, ha il fisico adatto per...sai, correre e farsi uccidere in mezzo ad un campo d'erba sintetica.- non era del tutto una menzogna, Dio solo sapeva quante volte la zolla di terra usata per le partite di lacrosse era divenuta uno spettacolo di bieca brutalità da parte di qualche creatura scontenta.

-Ah.- la risposta non aveva chiaramente soddisfatto il biondino, che se ne rimase a fissare la tazza di cioccolata come se da quella dovessero spuntare delle dita. Stiles scosse la testa. Tutto questo parlare di mostri gli stava facendo entrare in testa strane idee. Tsk, come se non ne avesse mai avute già di suo.
-E'...complicato.-
Derek lo fissò di sottecchi, stavolta il sorriso birichino era stato sostituito da un'espressione sfuggente, quasi preoccupata.
Non c'era da stupirsi, ultimamente quella era una manifestazione piuttosto comune sul viso delle persone che lo conoscevano, e ancora di più su chi condivideva i suoi segreti.
Scott, più di chiunque altro, si era premurato di evitare di pronunciare quel nome -il nome di Lui- in qualsiasi occasione, sembrava quasi si fosse preparato con largo anticipo sulle loro conversazioni, come un attore che recita alla perfezione la propria parte. Il che, era davvero avvilente.
-Comunque è una bella differenza, sai, stare qui con te, lui non era solito fare di queste uscite, era più un tipo...sedentario.- spiegò Stiles, tentando di riportare la conversazione su binari tranquilli, senza il rischio di far incappare il quarterback in qualche gaffe indesiderata, impedendosi, senza successo, di ritornare con la mente agli incontri con Hale.

 

Lo ricordava come fosse stato il giorno prima.
La prima uscita, con Lui che aveva vagamente accennato ad un “appuntamento” passandosi la mano sul mento con fare assorto, serio e composto, come al solito, ma forse anche un po' imbarazzato.
Stiles non aveva riflettuto su quei dettagli, che adesso gli ritornavano in mente come pezzi di un sogno, perché era rimasto per svariati minuti ad osservare il cruscotto dell'auto che specchiava il suo viso arrossato, su cui si trovava, e cercando di trattenere un minimo di decoro -per quanto possibile, considerando il soggetto- aveva balbettato qualcosa che alle orecchie di Lui doveva essere sembrato un sì.
Dal luogo dell'incontro, ai primi momenti di totale silenzio che lui riempiva letteralmente vomitando parole a caso, che solitamente consistevano -il 100% delle volte- in domande sull'arcano, sul mondo oscuro e tenebroso in cui si erano fatalmente incontrati, al primo tentennante e speranzoso contatto labbra contro labbra e poi, più avanti, il contatto fisico -perché ancora il sesso, questa terribile e affascinante parola che portava a risvolti inaspettati, non era arrivato- più per volere della natura e della maledizione della famiglia Hale, che per mero desiderio impulsivo.

 

-Ti confesserò una cosa.- disse alla fine, posando la tazza bollente che stringeva tra le mani.
D lo fissò serioso, già conscio di quel che avrebbe detto l'altro.
-Non mi andava di uscire con te stasera. Ne...qualunque altra sera con chiunque altro.-
guardò fuori dalla finestra che dava sulla strada. Aveva iniziato a nevicare, pensò stupito.
Poco, ma era un inizio.
-Però sono felice di averlo fatto.- registrò il breve sospiro di Derek e sorrise.
Non era una cosa facile da sentirsi dire, immaginò, specie per uno come lui.
-Non pensavo certo di farti una grande impressione tale da lasciare il segno, ma almeno volevo provare a capirti.- capire lui? Voleva far colpo su di lui?Che il mondo avesse preso una piega strana quei giorni?Era la famosa predizione Maya che si faceva sentire?
Incerto su come replicare provò con: -Come scusa?-

-E' strano, il modo in cui ti comporti, non in modo negativo però. Sembra che tutto il mondo in cui vivi ruoti attorno a questo mio omonimo.-
Curiosamente Stiles pensava che quello di fronte a sé fosse il Suo omonimo, e che nessun altro al mondo potesse portare quel nome. Non con la stessa dedizione ed ostentatezza, perlomeno.
-Immagino che questo Derek sia per te quello che le persone chiamano anima gemella.-
si passò una mano tra i riccioli scomposti, sbuffando.
-Te l'ho detto, pecco d'intelligenza e questi discorsi sono proprio tabù per me, ma mi sento in vena di giudicare, questa sera.-
Stiles si era ammutolito. Non aveva nemmeno voglia di parlare o fare qualcuna delle sue battutine rompighiaccio per riassestare la conversazione.
In lui era nato un puro desiderio di sotterrarsi e non tornare più a vedere la luce.

Ora che là fuori la neve si era unita ad una pioggia pigra ma insistente, che si mescolava al suolo creando mucchi di fanghiglia sporca sui cigli delle strade, pensò che fosse tempo di tornare a casa.
E forse anche di scusarsi con D e magari anche Scott. E suo padre.
Che dopo mesi di silenziosa sofferenza, continuava a scrutare nella sua direzione con un'espressione depressa e impotente, sospirando e tornando al suo lavoro, quasi immergendosi in esso per non pensare alla tensione che si stava addensando in casa.
Mise il pilota automatico e con poche parole di scusa tornò a casa. Forse ancora più disanimato di quando era partito.

 

Il rientro non fu dei migliori perché suo padre lo fermò appena prima di aver posato piede sul gradino delle scale, che portavano al piano di sopra.
-Come...com'è stato?Con quel tipo della scuola?- curiosamente suo padre sembrava aver creduto all'ennesima bugia e pareva pure approvare, quasi spingere, suo figlio ad aprirsi nuove porte verso nuove relazioni. Eppure ricordava di avergli sentito dire, una volta, che uno che si vestiva come Stiles, non poteva essere gay, per nessuna ragione al mondo. E ancora si considerava l'eccezione che stabiliva una sacrosanta regola omosessuale.

-Era ok, magari ci rivedremo.- rispose atono, ma non se poteva evitarlo.
D era una meraviglia, un esploratore gentile e dedito che aveva tentato di approdare nel mondo monocromatico e muto che era diventata la sua vita e lui l'aveva respinto, senza alcuna gentilezza.
Probabilmente il suo cuore si era indurito a tal punto da non apprezzare neppure un po' di conforto esterno.
-Ok, bene, allora buonanotte.-
Stiles annuì, arrabbiandosi con sé stesso per non aver visto in che modo Lui l'avesse cambiato.

 

Avanzò saltando due gradini alla volta e spalancò la porta della sua camera come una furia, sbattendola alle sue spalle senza riserva. Vergognandosi di come si stava comportando con il padre e con Scott posò la testa sconfitto contro la porta, pigiando con forza la fronte contro il legno scuro.
Voleva chiudere il mondo fuori e c'era riuscito. Ora però si ritrovava solo nella sua personale prigione ed era stata una sua scelta.
Con lentezza lasciò la sua posa rigida e registrò le sagome scure della camera.
La scrivania con il laptop, la sedia coperta di libri, fogli sparsi e vestiti, l'armadio, la finestra semiaperta con le tende che si muovevano al ritmo del vento, la silhouette ombrosa seduta sul suo letto, con le spalle tese e le mani giunte di fronte a sé.

Derek.

Derek era lì. Come una reminiscenza passata, sbucava fuori nei momenti meno previsti, Lui era lì, padrone come a suo solito dello spazio attorno a sé, del tutto incurante dell'entrare nelle case altrui e aspettarlo come se fosse in ritardo per un rendez-vous.
La sua voce d'oltretomba, forse un po' più profonda di come la ricordava, si sparse nell'aria:
-Niente secondo appuntamento?-
Stiles espirò flebilmente, e si rese conto di aver trattenuto il respiro fin dal suo ingresso nella stanza. Deglutì a fatica e si passò una mano sul viso, quasi pizzicandosi per verificare se quell'apparizione non fosse un'ennesimo parto della sua contorta fantasia.
-Non credo sia il caso.- riuscì a rispondere, senza alzare troppo la voce per paura di spezzare l'incantesimo. Ancora titubante chiese: -Hai sentito?-

Derek non si sforzò nemmeno di rispondere ma gettò una gelida occhiata al suo indirizzo. Quegli occhi non lasciavano spazio a dubbi di sorta. Sì, aveva sentito tutto e non approvava.
-Mi pareva di avertelo detto, no?- continuò cavernoso, aggrottando le sopracciglia nel suo consueto tic nervoso.
-I lupi hanno un solo compagno per la vita, non si sfugge al destino.- stava in sostanza riassumendo perché non acconsentiva al suo frequentare D. L'altro Derek.
Stizzito, scaricò finalmente tutta la tensione, la paura e il rimorso che provava nelle sue parole:
-E questo ti dà qualche diritto sulla mia vita?!- si pentì quasi subito di quello scatto d'ira. Quando tornò il silenzio nessuno dei due si mosse e Derek si mise a scrutare il pavimento con aria afflitta. Abbassò la testa, incrociando le braccia e afferrandosi le spalle con rassegnazione. C'era qualcosa di profondamente sbagliato nei suoi gesti, nel suo spirito, tanto che Stiles si sentì in dovere di indagarne la natura.

-Che cosa succede Derek?-
Evitò il suo sguardo e scrollò le spalle, tornando a guardare le ombre ai suoi piedi.
-C'è una guerra in corso, o qualcosa del genere, che punta dritto su di noi.- disse, la voce ferma che prediceva qualcosa di funesto. Di nuovo.
Oh, qualcosa del genere, non era mai un buon inizio, specie se guerra stava nella stessa frase.
Si riscosse in fretta, rimanendo ancora sulla porta, non provando nemmeno ad avvicinarsi di un passo in più.
Deglutendo nervosamente chiese:
-Noi?-
-Il branco.- fu la risposta concisa. Il suo profilo rimase immobile, mentre scrutava nelle profondità dello spicchio di strada che si poteva osservare dalla finestra.
-Ne faccio...ne faccio ancora parte?- si informò, mettendo le mani dietro la schiena e iniziando a torturarle tra loro. -Hai detto a Scott che lui ora ha il suo, di branco.-
Hale sospirò, mandando un piccolo sbuffo d'aria a perdersi nella stanza. Lì dentro si gelava per davvero, non era solo una sua impressione.
Deciso a distrarsi con qualcosa, strofinò una goccia scura che aveva sulla maglietta, chissà come c'era arrivata...ah, la cioccolata con D.

-Ho detto tante cose.- rispose funereo l'Alpha. Ora come ora vedeva così chiaramente la rassomiglianza con Peter, che sperò non avesse già operato qualche lavaggio del cervello al nipote. In fondo Derek teneva nella sua stessa casa l'uomo che aveva ucciso sua sorella. Stava progettando una vendetta a lungo termine o l'aveva scordato?Ormai non gli importava più, i piani di Derek per la sua vita erano oscuri e sarebbero rimasti tali, perché lui non l'avrebbe più messo al corrente di nulla, per impedirgli di mettersi nei guai.
-Ci credevi veramente?Alle cose che hai detto...-
-Non ho mai mentito, non come lui. Semmai ho evitato i dettagli.- gli ricordò Derek, con rammarico. Scott aveva mentito e ad una Alpha non si mente, che fosse a fin di bene o meno.

-Bhè, sembra che tu sia un'esperto, nell'arte dell'evitare.- lo punzecchio Stilinski, passandosi una mano tra i capelli scuri, li aveva lasciati crescere, quell'inverno e si chiedeva che cosa ne pensasse Hale al riguardo.
-Pensandoci adesso, credo di essermi aspettato troppo, da te. So che non hai un'altra considerazione di me, visto che sono un comune essere umano, però...pensavo...-
Che avessimo qualcosa.

Il fatto che Derek rimanesse in religioso silenzio lo spinse a continuare la sua discesa verso l'auto distruzione. Blaterò casualmente quello che sentiva, senza curarsi delle conseguenze, perché ormai non aveva più senso tenersi tutto dentro e probabilmente, sarebbe stata la sua ultima occasione di parlare così liberamente con Hale.
-In effetti, anche se stavamo insieme, non mi hai nemmeno detto che mi ami, no?- mormorò combattuto. In quel momento invidiava quelli che potevano contare su una barriera mentale collegata tra lingua e cervello, invece che ritrovarsi senza filtri e senza aspettativa.

Nessuna risposta, nessun movimento. Finché un leggero spostamento d'aria gli causò un brivido freddo lungo la schiena, i capelli nel collo gli si rizzarono come un gatto in guardia.
Riusciva a vedere la punta delle loro scarpe toccarsi, ma continuava stoicamente a tenere la testa bassa. Il profumo di Derek, terribilmente conosciuto e temuto, ritornò a circondarlo come uno scudo contro il mondo esterno e come sempre il suo cuore saltò un colpo, prima di procedere a battere con movimenti sempre più frenetici. Era un uccellino, che veniva osservato cinicamente dal gatto al di là della gabbia.

Avrebbe voluto continuare ad incolparlo per la sua sparizione e per tutti i sentimenti scomodi di cui si era nutrito per mesi, invece gli si formò un groppo in gola, bloccando ogni sillaba e facendogli lacrimare gli occhi. Scelse di non alzare mai lo sguardo, per vedere se i due occhi grigio-azzurri lo fissavano con rimprovero, o aspettativa, o rimorso.
Qualunque cosa Derek pensava in quel momento, Stiles non avrebbe saputo gestirla.

-Non ti ho lasciato per scelta. A dirla tutta, non ti ho mai lasciato.-
Stiles si irrigidì all'istante, quando Hale alzò una mano e la portò al lato del suo viso, intrappolandolo tra il suo corpo e la porta.
Oh, un gesto così plateale e così familiare....
Scosse la testa, tentando di levasi dalla mente tutti quei ricordi sdolcinati fatti di baci e carezze sperimentate all'ombra di quella stessa porta, in uno scenario simile, ma i sentimenti che provava erano così diversi.

-Potrei andarmene da tutto questo. Anzi di sicuro finito il liceo me ne andrò da questa città e lascerò indietro te e tutti questi mostri e....!- singhiozzò combattuto, stringendo i pugni sulla maglietta stropicciata.
-Improbabile.- commentò asciutto Derek, interrompendo la catena di pensieri e facendolo tornare coi piedi per terra.
Aveva ragione, dopotutto, andarsene da Beacon Hills voleva dire voltare le spalle e suo padre e a Scott, cosa che non avrebbe mai permesso.
-Comunque...- riprese convinto. -Non lascerò più che tu o il tuo branco o chicchessia mi scombiniate in questo modo. Non so come o quando ma troverò il modo di evitare che distruggiate di nuovo la vita di persone che non hanno nulla a che fare col vostro mondo!-
-Stiamo ancora parlando di noi, vero?-

-Sto parlando di come tu e la tua famiglia e quegli psicopatici assassini degli Argent si siano messi in mezzo nella vita di tutti quelli a cui tengo!Era tutto normale prima che ci fosse anche solo un singolo licantropo in questo posto!E' vero la mia vita non era eccezionale e nemmeno quella di Scott, ma era nostra!Non dovevamo dubitare di quando qualcuno o qualcosa ci avrebbe attaccato perché non ci sarebbe stato nessuno da cui essere terrorizzati!- avrebbe tanto voluto gridarlo ma il suo patetico monologo –anche per paura che lo Sceriffo potesse sentirlo- fu strozzato e singhiozzato, coperto da una marea di lacrime che aveva conservato solo per quel momento, in cui avrebbe riversato le sue paure su Derek e lui l'avrebbe guardato con rammarico, con tenerezza e anche con un calore che avrebbe sciolto la patina nevosa che ricopriva Beacon Hills e l'avrebbe consolato magari, con qualche tenerezza che non era proprio da lui.

Probabilmente intercettando i suoi pensieri, Derek lo esaudì, sporgendosi contro la sua testa e poggiando le labbra sulla sua fronte.
-Non posso darti una vita normale, io per primo non ho idea di che cosa sia la normalità.- quella, alle orecchie di Stiles, era la cosa più vicina ad una dichiarazione d'amore che potesse ricevere dal ragazzo.
Singhiozzò ancora, premendosi una mano sulla bocca. Era tutto così ingiusto e sopraffacente, che non riusciva più a capire perché fosse ancora lì a tenere il muso al suo lupo acido.
-I momenti con te sono la cosa più “normale” che abbia sperimentato, e credimi, non è una critica.-
-Possiamo averne ancora, di momenti così.- suggerì, col cuore che minacciava di fermarsi ad ogni parola.
-Dipende da te...e...-
-Chiunque sia la persona che voglia invadere Beacon Hills.-
-Non è una persona...sono...non importa.-
Sono. In gran numero quindi, avrebbe dovuto preoccuparsene, magari chiamare Scott, indagare più a fondo, invece si concentrò sul calore emanato dall'altro. Come una piccola falena sperduta allungò le braccia verso quella luce incandescente e lo circondò, affondando la testa nell'incavo della spalla.

Era diventato ancora più maturo, non solo la sua voce, anche il suo corpo sembrava più solido, da uomo fatto, discordante dal suo essere ancora un adolescente alle prime armi.
Sembrava passata un'eternità dal loro incontro, invece due anni erano ben poco, considerato tutto.
Sperò, come quando da piccolo sua madre gli diceva di spendere un desiderio per Natale, che quello non fosse l'ultimo momento trascorso con Derek. Sebbene avesse la vista offuscata, il respiro regolare e calmo che lo cullava, il ritmo del suo cuore, la mano che adesso gli accarezzava, come ad un gatto, i capelli scuri, gli ricordava che in quel momento erano insieme e tutto sapeva di Derek. Tutto era Derek.
Lanciando uno sguardo all'orologio a muro notò che mancava qualche manciata di minuti a Natale.
A breve suo padre l'avrebbe chiamato per festeggiare con qualche dolce ipocalorico, davanti alla televisione che trasmetteva qualche film a tema.

Si allontanò dal tiepido rifugio e alzandosi in punta di piedi, sfiorò le labbra di Hale, in cui ancora si sentiva traccia del freddo dicembrino.Era un gesto innocente, del tutto privo di contenuti, da codardo anche. Perché avrebbe dovuto obbligarlo ad andarsene, non rimanere lì in piedi a pomiciare con la bestia che l'aveva temporaneamente lasciato per occuparsi dei suoi affari da bestia.

-Buon Natale.- sussurrò, quasi per metà coperto dalla voce di suo padre.
-Stiles!-

Stilinski Junior rimase interdetto e contro le sue più rosee aspettative, Derek rimase ad indugiare ancora un po' su di lui, fronte contro fronte, respirando sulle sue labbra, con un sorriso tranquillo e per nulla mascherato sul volto.
Era raro vedergliene, di sorrisi simili, ma per quella sera avrebbero dovuto interrompersi così.
Inconsciamente Stiles si esibì nel suo miglior broncio di sempre, evidenziandolo incrociando le braccia e sbuffando, cosa che procurò un piccolo ringhio nella gola di Derek, solo dopo un po' si rese conto che stava ridendo, in un modo controllato e sincero che non aveva mai visto fare a nessun altro.
Era un altro passo avanti ed esultò interiormente.

Non appena Derek si allontanò, puntando lentamente verso la finestra, Stiles si rabbuiò, afferrando un lembo della sua giacca e fermandolo.
-Stiles...- sospirò Derek senza nemmeno voltarsi.
-Lo so, solo....- tentennante lasciò la presa e lanciò uno sguardo timoroso a Hale, ancora di spalle, mano sullo stipite legnoso, pronto all'ennesima uscita di scena dalla sua vita.
Sentì un leggero rumore di stoffa contro stoffa e non alzò lo sguardo finché quello non fu oscurato da un drappo, caduto in malo modo sulla sua testa.

Si liberò dell'ingombro, solo per rimanere a fissare la finestra vuota che gli si parava di fronte.
Andato.
Non ne era così sorpreso, ma la loro conversazione faceva presagire ad un possibile ritorno.
Abbassò gli occhi, valutando con attenzione l'indumento che si trovava in mano.


Era la Sua giacca, la preferita. Quella che portava sempre e toglieva prima di trasformarsi e combattere per timore di rovinarla.
E gliel'aveva lasciata, sperando di lasciare una traccia indelebile, un pezzo di lui, ancora al suo fianco. Era un gesto romantico e anche troppo zuccheroso per poterci credere, tanto che roteò gli occhi, prima di sprofondare il naso nella pelle scura e lucida.
Era un'altra dichiarazione, materiale stavolta, come a dire “conservala, perché tornerò a prenderla”, che per Derek era mille volte meglio che un banale “ti amo”, no?


Continua....

 

Capitolo molto strano, devo dire, ma introdurrà un capitolo ancora più strano, prossimamente, mentre la guerra degli Alpha incombe!Ringrazio chi ancora segue B.A.W. e chi non ha lanciato -troppe- maledizioni nell'aspettare questo capitoletto!Spero comunque che il secondo capitolo di T.T.W. vi piaccia e mi raccomando, lasciate qualche commentuccio!
Vi auguro Buon Natale e un felice Anno Nuovo!E complimenti per essere sopravvissuti alla fine del mondo! Smack!

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