Quel diavolo di avvocato

di Selis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01# ***
Capitolo 2: *** 02# ***
Capitolo 3: *** 03 # ***
Capitolo 4: *** 04# ***
Capitolo 5: *** 05# ***
Capitolo 6: *** 06# ***
Capitolo 7: *** 07# ***
Capitolo 8: *** 08# ***
Capitolo 9: *** 09# ***
Capitolo 10: *** 10# ***
Capitolo 11: *** 11# ***
Capitolo 12: *** 12# ***
Capitolo 13: *** 13# ***
Capitolo 14: *** 14# ***
Capitolo 15: *** 15# ***
Capitolo 16: *** 16# ***
Capitolo 17: *** 17# ***
Capitolo 18: *** 18 ***



Capitolo 1
*** 01# ***


1

Si diceva che nel regno di Zelher, regnasse il caos e non ci fossero regole; non era esattamente vero. Zelher era forse l'unico frammento di mondo demoniaco a non essere in preda al caos più totale; questo non voleva dire che gli abitanti di quel posto fossero dei santi, tutto il contrario, essendo dei demoni era nella loro natura essere malvagi, l'unica differenza che li distingueva dagli altri regni incivilizzati stava nei loro Lord. I Vel'phys erano i signori incontrastati di quel frammento di mondo e regnavano secondo i loro ideali di caos e terrore. Quando un demone compiva un grave atto di bontà o cercava di ribellarsi a quelle leggi, esso veniva portato al cospetto dei Vel'phys che decidevano del suo destino. I Signori essendo magnanimi nella loro infinita malvagità, concedevano all'imputato di difendersi avvalendosi di un avvocato o semplicemente di un portavoce, che facesse le sue veci. Gli avvocati, spesso diabolici, chiedevano infiniti favori in cambio della difesa dell'imputato nel qual caso il processo fosse andato a buon compimento, risparmiando la maggior parte delle volte, la vita al condannato; per questo motivo molti, non potendo permettersi i loro favori, accettavano la loro punizione sperando che essa fosse il più breve possibile.

Ed è qui che entra in scena lui, Radh'ka; chiamato da molti con il meritatissimo soprannome di “ quel diavolo di avvocato”. Lui era il migliore di tutto il regno di Zelher; si diceva che avesse viaggiato per molti regni demoniaci e che quindi sapesse parlare molte lingue antiche e sconosciute persino agli anziani regnanti, di conseguenza essendo il migliore sulla piazza era anche quello che chiedeva i favori più cari ai suoi clienti. Si dicevano tante cose terribili sul suo conto e sui favori impossibili che chiedeva in cambio del suo aiuto, ma era meglio non credere a tutte le parole che uscivano dalla bocca dei demoni. In ogni caso non è che avesse molta scelta, se non avesse chiesto aiuto a quel diavolo la sua sorte sarebbe certamente stata una sola.

« Potresti chiamare per difenderti anche Satana in persona, ma non penso che te la caverai per i crimini che hai commesso.>>  Disse una guardia alle sue spalle.

« Ma quali crimini! I veri criminali sono quei vecchi che siedono su quelle loro scintillanti sedie. >> Replicò frustrato il demone.

Era davvero l'unica risorsa disponibile, quindi sperava davvero che le dicerie sul conto del diavolo fossero in parte inventate ,soprattutto quelle riguardanti i favori.

Una voce fredda interruppe i suoi pensieri, « Allora, chi è di voi il mio cliente? Spero davvero che non sia quel moccioso. >> chiese il nuovo venuto alle tre persone presenti nella stanza.

Kreuz sbuffò spazientito, come osava quell'aborto della natura dargli del moccioso? « Sono proprio io il tuo cliente, diavolo da strapazzo. >> replicò il demone con arroganza, facendo alzare impercettibilmente il sopracciglio a Radh'ka.

Il diavolo fece uno dei suoi sorrisi più falsi e si inchinò leggermente, facendo cenno al demone di seguirlo dentro la stanza che era stata concessa loro per prendere accordi sul processo ormai prossimo. La stanza in cui entrarono si poteva definire solo in un modo, essenziale; con pochissimo arredo, ma non per questo sciatta rispetto al resto del palazzo. Le sedie erano del più pregiato Krom un minerale che si trovava solo lungo i confini, esattamente sui monti di Belher, dove abitavano gli aborti del regno; i rinnegati che avevano avuto salva la vita ma che avevano perso ogni diritto sociale, o i trafficanti di Eradish. Quella era una delle zone più malfamate di Zelher, ma anche la più ricca di minerali e risorse preziose. Il tavolo fatto interamente dello stesso materiale pregiato delle sedie era intagliato e strutturato a regola d'arte, le gambe, grosse quanto un tronco d'appal erano incise perfettamente in modo da sembrare le zampe di un immenso  Durag, un animale rarissimo ed estremamente difficile da abbattere viste le sue numerose zampe ricoperte di artigli avvelenati; bastava il minimo graffio per ritrovarsi sul pavimento ad agonizzare senza possibilità di salvezza. Si diceva che anche i piccoli di Durag fossero velenosi, ma che il loro veleno, al contrario di quello degli esemplari adulti non essendo ancora del tutto sviluppato nei loro corpi, fosse curabile se preso in tempo l'antidoto. Il loro veleno si poteva reperire in boccette da 0,5 centilitri a costi altissimi, sia già distillato, in modo da permettere anche ai più stolti di usarlo, che nella versione più classica in polvere, amata dagli esperti e da quelli più furbi e meno propensi a farsi imbrogliare da venditori scaltri in cerca di denaro facile.

La grande porta di appal si chiuse alle loro spalle, e loro presero posto sulle rispettive sedie ai due lati opposti del grande tavolo. Radh'ka appoggiò tutti i documenti sul tavolo ed incrociò le mani sotto il mento, in attesa che il suo cliente iniziasse a parlare per spiegargli il motivo per cui si trovava li e per quale ragione avesse scelto lui nonostante le dicerie, assolutamente veritiere, sugli immensi favori che chiedeva in cambio dei suoi servigi, ma sembrava che il demone non avesse intenzione di aprire bocca, tanto era concentrato a guardare il tavolo.

« Sono convinto, che le tonalità scure con quei deliziosi riflessi verdi, siano davvero affascinanti; ma penso anche che abbiamo cose più importanti di cui discutere al momento, che non sia il materiale pregiato di cui è fatto il tavolo. Il motivo per cui ci troviamo in questa stanza ad esempio, o il mio compenso una volta finito il lavoro. » Disse il diavolo in modo freddo.

Si stava spazientendo; se quel moccioso non si decideva a parlare lo avrebbe abbandonato al suo destino, pretendendo in ogni caso il compenso per il suo disturbo.

« Parli come se sapessi già il risultato del processo, diavolo. » Ringhiò il demone.

« Se hai scelto me per difenderti demone, sarai a conoscenza delle mie credenziali. Non ho mai perso una causa e non intendo iniziare da oggi. A meno che qualcuno non mi offra un compenso maggiore, o mi dia un motivo valido per cambiare fazione. »  Replicò freddamente Radh'ka.

« Sono stato arrestato ingiustamente. Stavo trasportando una cosa in un luogo sicuro per conto di un cliente, quando quelle stupide guardie mi hanno rincorso  ed arrestato senza motivo. »  Rispose Kreuz, lanciando occhiatacce al diavolo che lo guardava divertito.

« E cosa sarebbe questa “cosa” per cui sei stato ingiustamente arrestato, moccioso? »  Chiese il diavolo, che iniziava ad adirarsi per tutta quella pagliacciata. Se quel moccioso aveva intenzione di continuare a fare il misterioso, lo avrebbe ammazzato lui seduta stante, risparmiando del tempo ai Vel'phys.

« Un uovo di Durag. » Replicò il suddetto moccioso, ghignando in direzione del diavolo che era rimasto a bocca aperta.

« Non prendermi in giro moccioso, è impossibile che tu sia entrato in possesso di una cosa così rara e pericolosa. Da sola quella cosa vale più di tutto quello che possiedi. » Sibilò Radh'ka infuriato.

« Mettiamo in chiaro una cosa diavolo, io non sono un moccioso ho la bellezza di trecento quarantatré anni suonati, e il mio nome è Kreuz. Poi se ti fosse sfuggito dal discorso che ho fatto prima, l'uovo non era mio. Io lo stavo solo trasportando, sono un mercenario. » Rispose il demone compiaciuto.

« E da quando i mercenari sono dei mocciosi irresponsabili? » Iniziò il diavolo.

« Ehi! Ti ho detto che io ho trecento-»  Cercò di replicare il demone.

 « Certo. Certo. Trecento quarantatré anni; ancora mi chiedo come facciano a mettere in mano a degli infanti una cosa del genere. In ogni modo, questo è un caso interessante, sarai sicuramente processato per ribellione e attentato al regno, non è una cosa da poco per un infante come te. Ma, ora parliamo del compenso che riceverò nel caso il processo andrà a buon fine, come penso che avvenga. » Finì il diavolo.

« Se il processo andrà a buon fine, potrò portare a termine il mio lavoro ed avere il pagamento che mi spetta. Dopo potrò sicuramente darti tutti i soldi che chiedi. »  Replicò Kreuz.

« Il denaro non è nel mio interesse, ne ho fin troppo e la maggior parte delle volte è del tutto inutile. Potresti pagarmi in natura, anche se di solito i mocciosi non sono di molta soddisfazione e deludono le aspettative. »  Continuò il diavolo in modo beffardo.

Kreuz alzò di scatto la testa e fissò il diavolo shoccato. Aveva sentito tante dicerie sul suo conto, ma nessuna riguardante certe tendenze. Non che ci fosse nulla di strano sia chiaro, nel regno erano in molti a preferire i giovani ragazzi alle succubi, ma di certo non si era aspettato che il diavolo avesse alluso proprio a quello.

« T- tu, stai dicendo che come compenso per farmi da avvocato vorresti, il mio corpo? » Chiese Kreuz in un soffio. Certamente non gli sarebbe dispiaciuto giacere con lui, il diavolo era tutto fuorché di brutta presenza. Quei capelli argentei tendenti al bianco ricadevano sinuosamente dietro la schiena in una cascata di filamenti scintillanti, per non parlare degli occhi. Erano talmente scuri che era impossibile distinguere la pupilla dall'iride, al suo interno si intravedevano appena delle striature rosse che mettevano i brividi. La pelle candida poi, lo faceva assomigliare più ad un angelo che ad una creatura delle tenebre.

Inaspettatamente il diavolo eruppe in una bassa risata.

« Il tuo corpo non rientra nei nel mio interesse, non sono solito portarmi a letto i bambini. Non saresti nemmeno una sfida degna di essere considerata tale. Io parlavo di piccole commissioni; nulla di diverso da quello che facevi prima di essere catturato, solo che questa volta sarai sotto le mie totali dipendenze. Non potrai prendere nessun lavoro che non provenga da me, e ti trasferirai nella mia villa. Se accetterai queste condizioni acconsentirò di difenderti. »  Finì il diavolo in modo compiaciuto.

« Non sarei venuto a letto con te, nemmeno per tutto l'oro del mondo. Piuttosto, preferirei farmi frustare a sangue con una coda di Broick. »  Ringhiò adirato Kreuz per l'offesa subita.

« Dall'occhiata lussuriosa che mi hai lanciato prima non sembrava che la cosa ti dispiacesse così tanto demone. In ogni caso, accetti le condizioni del contratto o abbiamo solo perso del tempo prezioso? Il mio. Perché si dia il caso che abbia delle cose più interessanti da fare, che non sia la balia ad un moccioso insolente. Il contratto come ben saprai è vincolante e una volta accettato non potrai tornare indietro o liberartene in nessun modo. » Replicò freddo Radh'ka.

« Non mi pare di avere altre alternative valide. Accetto Diavolo. » Rispose Kreuz imbronciato.

« Qual'è il tuo nome per intero demone. Mi serve per completare l'accordo. » Chiese il diavolo, stufo di perdere tempo prezioso in convenevoli, a suo parere inutili.

« Kreuz Amaràin di Yàre. » Rispose il demone con orgoglio.

« Non dovresti dirmi anche il tuo? » Domandò l’altro.

« Radh'ka di Eroew può bastare. Brucerà un po' alla fine sappilo, quindi vedi di non frignare. È colpa della magia che tesse il contratto e vincola a se i due individui che lo contraggono. » Disse il diavolo prima di iniziare.

« Kreuz Amaràin di Yàre, accetti il contratto vincolante con Radh'ka di Eroew, nel quale giuri sul tuo nome e sul tuo orgoglio di rispettare gli accordi presi in precedenza, dopo il processo che si terrà questo pomeriggio davanti ai Vel'phys, i sacri lord delle terre di Zelher. » Pronunciò Radh'ka con voce grave.

« Io Kreuz Amaràin di Yàre accetto i termini del contratto, e giuro sul mio nome e sul mio orgoglio di rispettare gli accordi presi con Radh'ka di Eroew. » Continuò il demone, ponendo fine all'incantesimo. Subito sui polsi di entrambi comparve un sottile braccialetto d'argento, che suggellava il contratto. Esso era sottile e con un unico ornamento; delle piccole macchie aranciate. Le stesse che si potevano trovare sulle uova di Durag prima della schiusa.

« Ora che abbiamo finito con le smancerie, ti pregherei di descrivermi questo fantomatico uovo; se riuscissi addirittura a disegnarne un'immagine speculare sarebbe perfetto. » Finì il diavolo rivolgendosi al suo nuovo cliente.

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Capitolo 2
*** 02# ***


gh
02#


Il processo era iniziato da poco più di dieci minuti e già entrambi non ne potevano più. In quei pochi attimi c'erano stati un sacco di nomi lunghi e impronunciabili, dai toni altisonanti; ma altrettanto erano stati quelli corti e di poca importanza. Assistere ad un processo era una cosa comune; molti vi partecipavano, solo per il gusto di vedere il condannato supplicare per la propria vita e ricevere la punizione che gli spettava davanti a tutti. Un sadico divertimento insomma.

Questa volta invece, molti erano presenti in quell'enorme stanza anche, e soprattutto per vedere Radh'ka all'opera; nessuno sembrava dubitare delle capacità del diavolo, e, nonostante fossero a conoscenza del crimine cui il demone sembrava essersi macchiato, tutti davano quasi per scontato l'esito positivo del processo.

Il silenzio calò non appena l'ultimo nome impronunciabile su proclamato, e i Vel'phys fecero il loro ingresso nella stanza. La tensione era alta, e si poteva notare soprattutto nel demone, visto che non riusciva a stare fermo per più di dieci secondi. La cosa stava irritando Radh'ka, e non poco; non solo per la sua poca pazienza, ma per il semplice fatto che il demone sembrava dubitare della buona riuscita, e di conseguenza delle sue capacità. Senza farsi vedere tirò una gomitata al demone, ricevendo in cambio uno sguardo astioso, da cui però non si fece per nulla intimorire. Sarebbero passati altri mille anni, prima che una cosa del genere potesse anche solo pensare di avvenire.

« Smettila di dimenarti come un cucciolo di Durag appena nato e stai fermo. » Sibilò Radh'ka al demone.

« La fai facile te diavolo. Non sei tu a rischiare la pelle in tutto questo. » Ringhiò a bassa voce il demone.

« Se avessi scelto un altro a difenderti, ti avrei anche potuto dar ragione di temere per la tua patetica vita. Ma sono io il tuo avvocato, quindi smettila immediatamente di fare qualunque cosa tu stessi facendo; e vedi di non compiere azioni stupide non appena tutto questo inizierà, o alla fine di tutto questo, ti farò rimpiangere di essere scampato ai Vel'phys. Ci siamo chiariti moccioso? » Finì il diavolo, ricevendo dal demone un gesto poco elegante.

Una voce gelida attirò l'attenzione di tutti, compresi i due litiganti; i quali, al sentire pronunciare il proprio nome, si alzarono dai posti, a loro assegnati in mezzo alla sala.

« Kreuz Amaràin di Yàre, sei sotto accusa per ribellione e infrazione delle leggi di Zelher; in quanto sei stato trovato in possesso di un uovo di Durag, il nemico principale dei Vel'phys e quindi nemico del regno. » Iniziò una voce profonda, proveniente da dietro un enorme telo, per poi interrompersi, in modo che tutti potessero assimilare il grave crimine commesso dal demone. « In questa sede, solo grazie alla magnanimità dei nostri illustri sovrani avrai la possibilità di essere difeso da un avvocato a tua scelta. Ti avvali di questo diritto a te concesso? » Chiese la voce.

« Si. » Rispose semplicemente il demone, non osando proferire altra parola.

« Che l'avvocato si faccia avanti. » Continuò ancora la voce.

« Io sono Radh'ka Gràvèt Overadh di Eroew, e quest'oggi sono in questa stanza, alla presenza dei nostri venerabili Vel'phys, signori incontrastati di Zelher, per difendere il qui presente Kreuz Amaràin di Yàre. Accusato di ribellione, e infrazione delle nostre sacre leggi. »

« Che il processo abbia inizio. » Proclamò la voce.


****

“Che lo spettacolo cominci” pensò il diavolo prima di iniziare a parlare. « Come molti di voi sapranno, i Durag sono i nemici del regno, e chiunque sia trovato in possesso di un uovo, o di un cucciolo di quella pericolosa creatura è automaticamente condannato a morte per tradimento. Tuttavia, ho due validi argomenti a favore del mio cliente; nonostante il primo argomento sia senza alcuna prova, e di conseguenza abbastanza irrilevante in quanto non si possa verificarne la veridicità, vorrei comunque esporlo alla gentile corte. Il mio cliente è stato accusato di esse in possesso di un uovo di Durag, e la cosa è assolutamente senza obbiezioni, la corte però non è al corrente che il demone, essendo un mercenario, stava solo trasportando l'uovo per conto di terzi sotto un cospicuo compenso; senza essere a conoscenza della reale entità dell'oggetto. » Si interruppe un attimo, per poi girarsi e camminare lentamente verso il piedistallo dove era stato posto l'uovo, senza però osare toccarlo.

« Tutti in questa stanza posso dire senza alcuna esitazione, che l'uovo qui presente, sia a tutti gli effetti, un uovo di Durag. Me lo confermate signori? » Domandò il diavolo agli spettatori, ricevendo in cambio molti cenni d'assenso e alcuni “si” mormorati.

« Quello che i gentili signori non sanno, è che a tutti gli effetti, quello, non è un uovo di Durag. » Continuò Radh'ka, lasciando la corte stupita.

«Cosa sappiamo di quella misteriosa e terrificante bestia? Che sia estremamente pericolosa, e che chiunque abbia mai incrociato il suo cammino non è più tornato per raccontarlo. Sappiamo che le sue uova sono dure come la roccia e nere come i frammenti di korm, con minuscole macchioline arancioni sparse per tutta la superficie. Molti dei presenti in questa stanza, sono nati in questo regno o non hanno mai viaggiato oltre i confini; di conseguenza non possono essere a conoscenza di un altro animale, completamente diverso dal Durag e sicuramente meno pericoloso, che depone delle uova simili a quelle della terrificante bestia. Queste, in confronto alle uova di Durag sono estremamente fragili; se ora i gentili Vel'phys me ne danno la possibilità, vorrei dare una prova concreta alla veridicità delle mie parole. » Chiese il diavolo.

« Come intendi fare. » Chiese uno dei Vel'phys.

« Una volta finito il processo, quale sarà il destino dell'uovo? » Domandò il diavolo, senza rispondere alla domanda.

« Sarà distrutto ovviamente. » Rispose uno dei sovrani senza esitazione.

« Potrei usarlo come dimostrazione? Se realmente fosse un uovo di Durag quello che intendo fare non potrebbe sortire alcun effetto; se invece le mie parole risulteranno veritiere il demone avrà comunque ricevuto la sua punizione per aver fatto perdere del prezioso tempo alle vostra signoria. » Continuò Radh'ka.

« Permesso accordato. » Dissero i Vel'phys.

Il diavolo si avvicinò all'uovo e lo prese con entrambe le mani dal suo piedistallo, scatenando un leggero bagliore dovuto all'infrazione delle barriere messe in precedenza per proteggerlo. Era abbastanza pesante, segno che dovevano essere passate molte lune da quando era stato deposto, ma sarebbe servito ancora un po di tempo per la schiusa. Alzò l'uovo sopra la sua testa, lanciando un'occhiata al demone, prima di lasciarlo cadere.

Un esclamazione sconvolta riempì l'enorme stanza non appena l'uovo; appena toccato terra, si ruppe in mille frammenti schizzando il suo contenuto un po' ovunque.

« Ehi, stupido diavolo, sei impazzito! » Esclamò Kreuz arrabbiato, essendo però completamente ignorato da Radh'ka. Quello era il suo lavoro, diamine! Come avrebbe fatto adesso, una volta uscito di li, a consegnarlo? Quel bastardo lo sapeva, e lo aveva fatto apposta per vendicarsi.

« Come potete vedere, la reazione del demone è stata esattamente uguale a quella di molti di voi. » Continuò il Radh'ka, camminando sui cocci dell'uovo e dirigendosi verso il centro della stanza; ignorando completamente il demone.

« Per tanto; l'uovo stesso non era realmente quello che tutti credevano che fosse. E con questo ho finito vostra eccellenza.» Finì compiaciuto il diavolo, ghignando in direzione del demone ancora furente.

Aveva, come da accordi vinto la causa, il demone avrebbe dovuto per forza mantenere l'altra metà del patto. La magia vincolante del contratto non gli dava altra scelta.

« Molto bene, abbiamo preso la nostra decisione. » Esclamò uno dei Vel'phys.

« Kreuz Amaràin di Yàre, i sovrani di tutto Zelher, i potenti Vel'phys, hanno deciso di credere alla veridicità delle parole del tuo avvocato e di conseguenza alla tua innocenza. Nonostante questo, per aver causato scompiglio nel regno, ti verranno inflitte 20 frustate con una coda di Broick. » Proclamò di nuovo la voce.

Kreuz lanciò un’occhiata di fuoco al diavolo.

Sicuramente era tutta colpa sua.

******

La prima frustata è sempre quella che, nonostante tu sia preparato psicologicamente, ti coglie di sorpresa, facendoti scappare un gemito. La seconda è quella che sai che sta per arrivare, e l’ansia anticipa il momento, ti tende come una corda di violino ogni muscolo del corpo. Alla terza speri che il dolore finisca il più pesto possibile, perché davvero quelle piccole lame attaccate alla frusta ti stanno facendo impazzire. Dopo la quarta smisi di contarle, perché il dolore e la rabbia verso il diavolo gli stava mandando il sangue al cervello. Sentiva i vestiti lacerarsi sotto le frustate del carceriere, che di certo non si stava trattenendo; il sangue scivolava su ogni parte del suo corpo, macchiando il pavimento di pietra.

Subito dopo la fine del processo l’avevano condotto verso un lungo corridoio di pietra, che portava direttamente alle segrete; e di conseguenza alla camera delle torture. Non si era opposto, sapeva che sarebbe stato inutile. Nonostante non fosse intelligente come il diavolo, non era certamente uno stupido come quest’ultimo pensava, altrimenti non sarebbe sopravvissuto molti anni con il mestiere che faceva. La cosa che lo irritava di più era stata la beffa del diavolo nei suoi confronti. Era sicuro che ci fossero migliaia di altri modi per dimostrare la sua innocenza senza rompere quello stramaledettissimo uovo. Nonostante fosse solo un falso come aveva sostenuto il diavolo, quello era comunque parte del suo lavoro. Ora, dopo tutta la fatica e l’ingiusta punizione che stava subendo, non avrebbe nemmeno potuto riscattare la ricompensa che gli spettava.

Quel diavolo l’avrebbe pagata; pensò ricevendo l’ultima frustata.


L'angolo di Sèlis:
Vorrei ringraziare con tutto il cuore le persone che hanno commentato il primo capitolo! Ma anche solo le persone che hanno inserito la storia tra le Preferite/seguite/da ricordare e tutti quelli che hanno semplicemente letto. Grazie mille!


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Capitolo 3
*** 03 # ***


03#

Quando la punizione fu terminata al demone venne concesso di andarsene, camminava dritto ed a testa alta, nonostante le numerose ferite che aveva su tutto il corpo. Si teneva il braccio destro con l'altra mano, facendo pressione su un punto per fermare l'emorragia; il diavolo lo vide uscire dal corridoio di pietra e gli andò incontro, fermandosi solo quando furono l'uno davanti all'altro. Lo scrutò per bene, delle piccole orecchie a punta sbucavano dai folti capelli verdi, che sparavano in tutte le direzioni senza ordine logico a causa delle numerose frustate, dandogli un aspetto quasi selvaggio. Era davvero un peccato che fossero ridotti tanto male, avrebbe dovuto tagliarli. La corporatura non era troppo massiccia ma non si poteva di certo considerare gracile; muscoli ben definiti si intravedevano dalla maglia strappata in più punti lasciando poco spazio all'immaginazione. Le lunghe gambe erano toniche e scattanti, proprio come dovrebbero essere quelle di chi aveva vissuto una vita piena di pericoli ed avventure. Per non parlare degli occhi; due laghi d'ambra, che ora lo guardavano con odio. Ai lati degli occhi stavano due piccole righe orizzontali di colore rosso sangue, che accentuava l'espressione furiosa del demone nei suoi confronti. Era davvero una magnifica creatura, peccato fosse solo un misero demone ignorante e sfrontato; ma non era un problema, sotto le sue cure sarebbe cambiato rapidamente. Sorrise maligno nella sua direzione, prima di scansare la mano del demone e sfiorare per un attimo l'arto ferito d quest'ultimo; subito la ferita iniziò a chiudersi lentamente ma inesorabilmente, lasciando il demone basito dal gesto appena compiuto da Radh'ka.

Il diavolo era stato quasi, gentile? Pensò Kreuz sconvolto.

« Muoviti moccioso, non ho tutto il giorno per starti appresso. » Disse il diavolo rompendo l'idillio.

Come non detto, era molto meglio quando stava zitto, pensò seccato il demone.

Nonostante la voglia di strozzare il diavolo fosse alta, si morse la lingua e lo seguii lungo gli immensi corridoi che conducevano fuori dal palazzo dei Vel'phys. Meno stava in quel posto meglio era, e sembrava che anche il diavolo la pensasse allo stesso modo, visto il passo sostenuto con cui camminava senza mai voltarsi indietro, per verificare che lo stesse realmente seguendo. Si guardò attorno attentamente cercando di memorizzare ogni dettaglio possibile; non era sua intenzione mettere ancora piede in quello stramaledetto palazzo, ma non sapeva cosa gli avrebbe riservato il destino da quel momento in poi, quindi era meglio raccogliere più informazioni possibili. Il corridoio che stavano percorrendo era immenso, con numerose porte d'appal ad entrambi i lati; non sapeva dove conducessero quelle pesanti porte e non era intenzionato a scoprirlo. Non quel giorno. Potevano portare ovunque, dalle cantine dove erano situate le prigioni; ai piani alti, dritte fino alle stanze dei sovrani. Enormi quadri raffiguranti battaglie o scene di smembramenti erano appesi un po' ovunque senza un apparente ordine logico, le cornici erano fatte con i materiali più preziosi del regno e proiettavano una luce cupa sulle pareti; rischiarate solo da poche candele dall'aria consumata. Nessuna finestra era presente sulle pareti, ma Kreuz era sicuro fosse ormai calata la notte a Zelher. Il processo si era tenuto sul tardo pomeriggio e, nonostante la punizione non fosse durata tanto si era fatto molto tardi. Il sole doveva essere calato da almeno due ore, pensò stremato il demone. Non vedeva l'ora di andare a casa; se così si poteva chiamare il luogo in cui viveva, buttarsi sul proprio letto e dormire per almeno due giorni di seguito.

Quando finalmente uscirono da quel labirinto di corridoi, e varcarono l’enorme portone che costituiva l’ingresso del palazzo, il demone si lasciò scappare un piccolo gemito di frustrazione. La strada era ancora lunga; per arrivare ai cancelli avrebbero dovuto camminare ancora un po', e sperava che non ci fossero intoppi durante il cammino. Era insolito infatti che demoni minori si aggirassero così vicino alla fortezza dei sovrani, ma non era la prima volta che sentiva parlare di disperati che, riuscendo a fuggire miracolosamente dalle prigioni attaccavano i viandanti e cercavano di fuggire spacciandosi per loro.

Era troppo esausto per combattere ancora per la propria vita.

*****

Fortunatamente il tragitto che li separava dalla vera libertà, si concluse in modo breve e senza alcun intoppo. Non incontrarono nessuno sulla strada, e uscendo comunicarono i propri nomi alle guardie appostate ai cancelli, che li fecero passare senza domande. Tutti nel regno conoscevano Radh'ka e la sua fama di avvocato, quindi, nonostante la sua presenza non fosse cosa da tutti i giorni, non era nemmeno inusuale vederlo attraversare i cancelli.

Il diavolo si girò verso Kreuz e lo scrutò per lunghi attimi; il demone aveva numerose ferite sanguinanti, e nonostante gli avesse curato poco prima la ferita più grave non era ridotto per niente bene. Doveva aver lottato per la libertà prima di farsi catturare, pensò il diavolo; lo dimostravano i numerosi lividi sparsi per tutto il corpo. Cavalcare un Haywin alato era impossibile, il suo corpo non avrebbe resistito allo sforzo, e non era nemmeno detto che ne fosse capace. Radh'ka fece una smorfia contrariata, se non fosse che quel demone aveva un patto da rispettare nei suoi confronti lo avrebbe abbandonato senza pensarci due volte. Odiava le persone deboli.

« Questa è un'altra cosa che dovrai aggiungere alla lista di debiti, demone. » Disse il diavolo, prima di aprire un portale che li avrebbe condotti direttamente a casa.

« Cosa ti fa pensare che io verrò con te diavolo? » Replicò con arroganza il demone, l'unica cosa che voleva al momento era dormire. Non gli interessava particolarmente dove, ma non l'avrebbe data vinta al diavolo; non così facilmente

« Hai una parte di accordo da mantenere, non mi pare tu abbia molta scelta. Per non parlare del fatto che nelle tue attuali condizioni saresti solo cibo per i succhia-sangue che vivono nei dintorni della città. » Rispose monocorde il diavolo.

« Non sono così debole come pensi. » Ringhiò Kreuz, frustrato. Non voleva ammetterlo ma il diavolo aveva dannatamente ragione, non era nella sua forma migliore, e quelle carogne erano tremendamente tenaci. Soprattutto se vedevano un bersaglio facile.

« Fai strada diavolo. » Disse alla fine il demone.

*****

Il portale creato dal demone emetteva delle strane saette azzurrine, ma, non essendo esperto in materia non poteva dire con certezza se la cosa fosse normale o meno. Nonostante i suoi dubbi però, esso li condusse alla loro meta senza complicazioni.

Il luogo in cui si trovavano era stranamente silenzioso, e la cosa innervosiva un po' il demone; non era abituato al silenzio tipico di quei posti sperduti, lui era nato e cresciuto nella parte povera della città, dove per vivere bisognava lottare con le unghie e con i denti ogni giorno. Là, di silenzioso non vi era nulla, solo lotte e urla di dolore. Per quel motivo il silenzio di quel luogo non gli piaceva nemmeno un po', era come se un nemico invisibile fosse appostato nelle ombre in attesa di una sua mossa falsa, di un attimo di distrazione per attaccare. Durante il breve tragitto che percorsero per arrivare ai cancelli della dimora del diavolo, Kreuz non smise un attimo di guardarsi attorno tra lo stupito e il sospettoso.

« Smettila di girarti, non ti attaccherà nessuno questa notte. Non senza un mio ordine, per lo meno. » Disse Radh'ka senza nemmeno girarsi a guardare il demone.

« Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. » Replicò soltanto Kreuz, continuando imperterrito a girarsi da una parte all'altra ad ogni minimo rumore, non accorgendosi così che il diavolo ad un certo punto si era fermato.

« Ehi! Per quale motivo ti sei fermato? » Domandò irritato il demone.

« Siamo arrivati. » Rispose monocorde il diavolo.

Era vero; davanti a loro si stanziava un enorme cancello che poteva rivaleggiare con quello dei Vel'phys per quanto era immenso, e una recinzione di pietra che si estendeva per diverse miglia, tanto da non poterne vedere la fine nonostante il buio, che di certo non era un problema per lui abituato a viaggiare durate la notte.

L'enorme cancello si aprì ad un solo cenno da parte del diavolo, lasciando stupito il demone per quella voluta dimostrazione di forza; se di forza si poteva parlare, poteva benissimo aver usato qualche trucco dei suoi, oppure qualcun altro poteva averlo aperto da dentro ricevendo un qualche segnale.

Il diavolo una volta sorpassato il cancello, si diresse verso un ragazzino vestito in modo abbastanza strano e sibilò poche parole in tono sommesso; Kreuz non riuscì a capire una parola di quello che si stavano dicendo, ma nemmeno gli interessava al momento. Un enorme lynac, alto almeno due volte lui e grosso il doppio, gli si era piazzato davanti con aria minacciosa e non sembrava intenzionato a spostarsi; la coda munita di aculeo dondolava ritmicamente da una parte all'altra in avvertimento, le squame color argento risplendevano sotto i deboli raggi della luna e delle due fiaccole piazzate ai lati dell'enorme cancello, e gli occhi rossi della creatura non lo perdevano un attimo di vista. Si sentiva sotto esame.

« Cosa fai adesso li impalato. Muoviti demone. » Disse Radh'ka.

« Se dicessi al tuo “ cucciolo “ di spostarsi per lasciarmi passare lo farei più che volentieri. » Rispose il demone, non accennando a muoversi. Quella cosa lo stava ancora fissando, e lui non era così stupido da muoversi senza che si fosse allontanata di almeno due metri, figuriamoci dargli le spalle.

« Riesci a vederlo? » Chiese stupito il diavolo, girandosi a fissare il demone.

Certo che riusciva a vederlo, non era una creatura che passava inosservata quella, pensò Kreuz aggrottando le sopracciglia.

« Certo che riesco a vederlo diavolo, non è esattamente facile da nascondere. » Replicò con sarcasmo.

« Come osi rivolgerti così al padrone, stupido bastardo ignorante. » Replicò una vocetta minacciosa, che poi risultò essere il ragazzino che poco prima stava parlando con Radh'ka.

« Calmati Mahan. » Disse il diavolo al ragazzino, che si zittì immediatamente come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Per poi rivolgersi ancora al demone. « Cosa vedi esattamente. » Chiese ancora perentorio.

« Un lynac enorme è esattamente davanti a me, e mi guarda con quei suoi occhi rossi terrificanti come se volesse mangiarmi; la coda sembra pronta a trafiggermi da un momento all'altro se solo provassi a muovere un muscolo. Cosa che per altro non intendo fare. » Replicò Kreuz cercando di trafiggere il diavolo con un'occhiataccia.

« Interessante. » Disse Radh'ka tra se e se.

« Cosa c'è di così interessante diavolo? » Chiese il demone che stava iniziando ad arrabbiarsi davvero.

« È interessante il fatto che tu riesca a vederlo. » Replicò il diavolo prima di continuare. « Quello non è un lynac qualsiasi, è una delle creature di Mahan ed è invisibile agli occhi dei comuni demoni. Solo in pochissimi riescono a vedere le sue creature, e ovviamente io rientro in quella stretta cerchia. Mahan hai una spiegazione? » Chiese il diavolo rivolgendosi al ragazzino.

« Mi spiace padrone, ma non ho idea di come sia possibile. Solo esseri con un grande potere spirituale possono vedere le mie creature. »Rispose subito il ragazzino.

Il diavolo fissò il demone per alcuni minuti in completo silenzio, quasi cercando le risposte alle sue domande scritte sul suo corpo.

« Molto bene. Mahan, sposta Thyase da li. Noi andiamo. »Disse in fine Radh'ka, per poi girarsi e dirigersi verso il castello, senza degnare nessuno di un'occhiata.

Il ragazzino guardò in modo truce il demone, ma eseguì l'ordine ricevuto sibilando qualcosa in direzione del lynac; che iniziò a strisciare lontano, verso alcuni alberi poco distanti da loro, sparendo completamente dalla vista in pochi attimi.

Il demone fissò per alcuni minuti il punto in cui il mostro era sparito, temendo di vederlo rispuntare da un momento all'altro, per poi seguire il diavolo dentro il castello. Non sarebbe stato per niente facile combattere contro una creatura come quella, specialmente nelle sue attuali condizioni; le ferite avevano preso a pulsargli in modo abbastanza doloroso, e non vedeva l'ora di sprofondare nel letto e dormire per i prossimi cent'anni.

*****

Appena varcata la soglia, un altro ragazzino poco più grande di quello prima si fece avanti e salutò il diavolo con un profondo inchino, per poi girarsi nella sua direzione incuriosito. Il diavolo sibilò poche al servitore e poi sparì su per le scale, senza rivolgere più la parola al demone ne a nessun altro. Il ragazzino si avvicinò al demone senza esitazione e chiese a Kreuz di seguirlo in un'altra stanza, e lui obbedì senza fare questioni; era troppo stanco per litigare ancora con il diavolo, solo perché quello si era dileguato senza una sola parola. Infondo, meno stava con quello meglio era, pensò cercando di recuperare il buon umore.

Scrutò il ragazzino che camminava davanti a lui con curiosità; aveva dei corti capelli scuri che sparavano in ogni direzione, non riusciva a capire se erano semplicemente neri o di un'altra tonalità, vista la poca luce presente nel corridoio che stavano percorrendo, ma vedeva distintamente delle piccole orecchie pelose fare capolino ai due lati della testa. Era vestito in modo meno strano rispetto all'altro servitore, ma di certo non passava inosservato anche lui; dei pantaloncini corti neri venivano coperti parzialmente da una camicia bianca, che era altrettanto coperta da un gilet dello stesso colore dei pantaloni che finiva con due voluminose punte leggermente arricciate.

« Dove stiamo andando? » Chiese al ragazzino.

« Nella vostra stanza. » Iniziò quest'ultimo. « Il padrone mi ha ordinato di accompagnarla in quella al lato ovest con la vista sullo strapiombo, e di portarle alcune cose che le serviranno per curare le ferite. Ecco signore siamo arrivati, tornerò subito per portarle l'occorrente. »Disse il ragazzino per poi congedarsi con un leggero inchino, e sparire lungo il corridoio; lasciando il demone davanti ad un’imponente porta, che oltrepassò senza la minima esitazione.

La stanza era enorme, ma al momento non gli interessava, gli sarebbe andato bene anche un buco, l'importante era che fosse munito di un letto. Il pensiero di togliersi un minimo di sporcizia e sangue dal corpo frenò di poco la sua avanzata verso la meta tanto agognata, ma lo scacciò subito; era troppo stanco. Crollò sulla soffice superficie, senza nemmeno scostare le coperte, e sprofondò subito in un sonno profondo.

Non sentì il leggero bussare da parte del piccolo servitore, e nemmeno il sussulto che esso fece quando, scostando la sua maglia ormai logora con lo scopo di curare in parte le ferite vide una sottile coda nera arrotolata sui suoi fianchi scoperti.

 

L'angolo di Sèlis

Salve ragazzuole e ragazzuoli!

Come sempre ringrazio le persone che recensiscono! Anche solo per dire: ( che schifo, smetti di scrivere che è meglio). E' importante per una scrittrice? ( Mi potrò definire così? mah...) Ok, è importante per una scribacchina ricevere le opinioni altrui! Quindi non siate timidi e sbizzarritevi con i miglioni insulti elaborati che vi vengono in mente!

Vorrei ringraziare come sempre anche quelli che hanno aggiunto la storia tra le Preferite/ Seguite / Da ricordare! <3

Una domanda! Ormai c'è una vera e propria sfida in atto...

VOLETE RADH'KA:
a ) Seme
b ) Uke
Votate gente votate!

Qua sotto ( Se ci riesco) Metterò un disegno dell'uovo di Durag!




 

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Capitolo 4
*** 04# ***


5

04#

 

Un bussare frenetico distrasse Radh'ka dai suoi pensieri; aveva un libro antico sulle gambe, ma non era riuscito a leggere nemmeno la prima riga, prima di immergersi completamente nella sua testa e nelle domande che lo stavano assalendo. Aveva una specie di presentimento riguardante il demone; come aveva detto poco prima, non erano in molti a riuscire a vedere le creature di Mahan per non dire in pochissimi. Bisognava avere un'enorme potere, e ad una prima occhiata non sembrava che il demone ne possedesse tanto da riuscire a vedere il lynac; a meno che non fosse latente.

Doveva essere per forza così, altrimenti non si spiegavano i fatti di quella sera.

Dette il permesso al servitore di entrare; tutti nel palazzo sapevano che non dovevano osare disturbarlo a quell'ora, quindi doveva esserci una ragione valida se uno di loro rischiava di scatenare la sua furia. Dalla porta vide entrare il piccolo servitore, a cui aveva lasciato il compito di condurre il demone nella stanza che gli aveva assegnato, e la cosa non gli piacque per nulla. Doveva essere successo qualcosa.

« Padrone, perdonatemi se vi disturbo. » Iniziò l'esserino con un profondo inchino.

« Cosa è successo al demone, Vyras? Non avrà provato a scappare spero. » Domandò il diavolo infuriato.

« No mio signore, nulla del genere. L'ospite dorme profondamente nella camera che le avete assegnato, signore. Ma lui... » Continuò il piccolo demone tremando. « Lui ha la coda! » Finì, squittendo terrorizzato.

« Cosa hai detto? Sei sicuro di quello che dici? Non la passerai liscia se menti. » Ringhiò Radh'ka nella sua direzione.

« Ne sono certo padrone. Prima sono andato a consegnarli le lozioni mediche che mi avevate ordinato, ma lui non ha risposto quando ho bussato. Quindi sono entrato, temendo che fosse morto; non era scattato l'allarme dei guardiani quindi era impossibile che avesse tentato la fuga, l'unica soluzione era che si fosse sentito male per le ferite. Ma non era nulla di quello mio signore; l'ospite si era solo addormentato. Stavo per medicarlo, ma appena tolta la maglia ho visto la coda e sono corso ad avvisarvi mio signore. » Finì l'esserino tremando.

« Portami da lui. » Disse perentorio il diavolo, iniziando subito dopo a seguire il piccolo servitore per i lunghi corridoi.

Non ci volle molto, la stanza del demone era esattamente sotto alla sua, e volendo avrebbe potuto trasferirsi direttamente li con un piccolo incantesimo; ma aveva bisogno di pensare. I suoi presentimenti erano fondati allora, se Vyras aveva detto la verità, e non dubitava minimamente delle parole del servitore, il demone gli sarebbe stato davvero molto utile, più di quanto avesse pensato all'inizio.

Arrivato davanti alla porta, l'aprì ed entrò senza produrre alcun suono; si avvicinò piano al letto, constatando che effettivamente il demone stesse dormendo profondamente e non si era accorto della sua presenza. Quello che rimaneva della maglia era arrotolato sul pavimento lucido, lasciando la schiena del demone completamente scoperta alla sua vista. La pelle mulatta era costellata da ferite di piccola e media importanza; nessuna che potesse portare il demone alla morte, a meno che non si fossero infettate. Cosa che non intendeva far accadere.

Il demone era diventato più prezioso del previsto, e aveva altri piani per lui, che non comprendevano la sua morte. Non per il momento.

La piccola coda nera si muoveva leggermente avanti ed indietro in modo ipnotico; ormai non c'erano più dubbi sulla vera natura del demone addormentato.

« Cura le sue ferite Vyras, e fagli bere quelle pozioni. Appena si sveglia voglio essere informato. Ora ho da fare. » Disse Radh'ka rivolto al piccolo servitore.

« Come desidera padrone. » Rispose il servitore con un profondo inchino.

« E non una parola con nessuno riguardo la natura del nostro ospite. » Concluse il diavolo, prima di uscire dalla porta diretto alle sue stanze; doveva fare delle ricerche.

Era riuscito a mettere le mani su un'altra cosa interessante, pensò Radh'ka soddisfatto.

 

******

 

Il demone dormì per due giorni interi senza sosta, ma al diavolo non sembrava importare; stava chiuso nelle sue stanze a leggere libri su libri, uno più impolverato e vecchio dell'altro, o nel laboratorio a trafficare con ampolline di diversa grandezza e colore. Sembrava quasi che stesse aspettando qualcosa.

Intanto il piccolo Vyras, come da ordini, si occupava di vegliare sul demone addormentato; non aveva fatto parola con nessuno della pericolosità dell'ospite del padrone, infondo non era la prima creatura strana o pericolosa che metteva piede nel castello. Lui stesso non si poteva definire normale, era un o strano incrocio tra un demone e una creatura oscura. Aveva ereditato dalla parte materna quelle ridicole orecchie pelose, che erano la causa delle derisioni continue da parte di  Mahan; l'unico su cui il suo potere non aveva alcun effetto. Gli altri servitori si guardavano bene dal prenderlo in giro, l'ultimo che ci aveva provato era impazzito irrimediabilmente; ricordava ancora le frustate ricevute dal padrone, per aver osato usare il suo potere contro un altro servo senza il suo consenso. Gli era severamente proibito.

Un rumore proveniente dal letto lo distrasse dai suoi pensieri; il demone si era finalmente svegliato.

« Ben svegliato signorino Kreuz. » Disse Vyras in direzione del letto, senza però interrompere le sue attività ne voltarsi.

« Uhm.. Dove sono? » Chiese il demone intontito.

« Siete al castello del padrone, il diavolo Radh'ka Gràvèt Overadh di Eroew. » Rispose monocorde il piccolo servitore.

« Vi sentite meglio? » Continuò Vyras.

« S-si... Come mai sono nudo? » Domandò shoccato il demone. Non ricordava di essersi messo sotto le soffici coperte, figuriamoci essersi spogliato per dormire; per non parlare poi del fatto che lui dormiva sempre con i pantaloni.

« Vi ho dovuto spogliare per medicarvi signorino Kreuz, altrimenti le ferite si sarebbero infettate; e se per caso ve lo state chiedendo avete dormito per due giorni interi. » Disse Vyras, interrompendo le sue attività per poi alzarsi dalla sedia su cui era seduto e dirigersi verso la porta.

« Ora andrò ad avvisare il Padrone che vi siete svegliato, la pregherei di rimanere a letto viste le sue condizioni, non è ancora guarito del tutto. » Il piccoletto aveva ragione, pensò Kreuz. Le ferite non gli dolevano più come prima, ma sentiva che non era in possesso di tutte le sue forze. Era altrettanto vero però, che si sarebbe buttato nel primo strapiombo disponibile, piuttosto che farsi vedere debole da quel diavolo da strapazzo. Quindi, non appena il piccolo servitore uscii dalla stanza, scese dal letto alla ricerca dei suoi vestiti. O di qualcosa che ci assomigliasse.

La stanza era davvero enorme, il letto occupava quasi tutta la parete, e le tende a baldacchino che lo sovrastavano erano di seta pregiata; dall'altro lato invece, stava un altrettanto enorme armadio affiancato da una scrivania. Aveva pure un bagno privato tutto per se, e la cosa non gli dispiaceva per niente. Decise di concedersi un bagno, prima di esplorare la casa del diavolo; quell'enorme vasca lo attirava irrimediabilmente. E poi aveva bisogno di acqua calda, pensò guardandosi allo specchio. Un sacco di acqua calda.

 

*****

 

Vyras busso piano alla porta che conduceva alle stanze del diavolo; era già la seconda volta che lo disturbava dopo che il padrone aveva dato ordini di non essere interrotto per nessun motivo, stava decisamente sfidando la fortuna. Ma aveva ricevuto degli ordini, e se non portava a compimento una cosa così semplice, come riferire il risveglio dell'ospite, la punizione per la sua sfrontatezza e la sua insubordinazione sarebbe stata dieci volte peggio di quello che poteva capitargli.

Quando ricevette il permesso di entrare si impose la calma, doveva solo comunicare al padrone che il demone si era svegliato, null'altro. Poi sarebbe stato libero di andare a importunare Mahan, come aveva sognato di fare negli ultimi due giorni. Gli mancavano le urla di quel peperino e i suoi insulti imbarazzati.

« Il vostro ospite si è destato, padrone. » Disse Vyras, facendo un profondo inchino in direzione del diavolo.

« Molto bene. Fai portare la cena nella camera del demone, cenerà li questa sera. » Rispose Radh'ka, congedando il servitore con quelle poche parole.

« Come desiderate padrone. » Rispose Vyras, prima di congedarsi con un altro profondo inchino, e sparire al di la dell'enorme portone.

 

*****

 

Radh'ka percorse i lunghi corridoi senza alcuna fretta, in quei due giorni aveva riflettuto molto ed era finalmente arrivato ad una decisione; ma prima doveva sapere dal demone se altri sapevano della sua vera natura, solo così avrebbe potuto tessere gli ultimi fili della rete. Aprii la porta con un solo gesto deciso, ed entrò nella grande stanza; sentiva dei rumori provenienti dal bagno, quindi si diresse verso di esso senza alcuna esitazione. Li trovò il demone immerso nell'enorme vasca, intento a strofinarsi la schiena con manovre da contorsionista, che avrebbero fatto invidia ad un verme del deserto. Non appena il demone si accorse della sua presenza sussultò, facendo fuoriuscire un po d'acqua dalla vasca.

« Cosa ci fai qui, diavolo. Non te lo hanno insegnato che bisogna bussare prima di entrare in una stanza? » Disse il demone un po' imbarazzato, per poi iniziare a lavarsi i capelli.

« Questo è il mio castello, e io sono libero di andare dove voglio quando voglio. Vedi di muoverti testa d'alga, devi rispondere a qualche domanda. » Replicò Radh'ka con freddezza, per poi tornane nella stanza principale e sedersi sull'unica sedia presente nella stanza. Subito sulla scrivania comparve un bicchiere una brocca contente dell'ottimo Rasshack, il liquore più pregiato del regno. Il diavolo ne versò un po' nel bicchiere e prese a sorseggiarlo lentamente, gustandone appieno il sapore forte e speziato, mentre aspettava che il demone finisse le sue abluzioni. L'attesa non durò a lungo, il demone varcò la soglia della stanza con solo un telo sui capelli; nulla del resto del corpo era celato alla vista del diavolo, che non si fece nessuno scrupolo ad osservare ogni minima parte di quel corpo quasi perfetto. Se non fosse stato per quei capelli improponibili e quelle cicatrici, che ricoprivano quasi interamente il corpo del demone, avrebbe quasi potuto definirlo bello. Anche la sottile coda nera, che faceva capolino da dietro la schiena, proprio sopra all’attaccatura delle natiche, poteva considerarla un pregio anzi ché un difetto. Era sexy.

« Dove sono i miei vestiti diavolo? » Chiese il demone interrompendo bruscamente i suoi pensieri.

« Nella spazzatura, quegli stracci ormai erano inutilizzabili. » Rispose.

« E cosa dovrei mettermi io ora? Non ho altri vestiti. » Chiese il demone infuriato.

« C'è un armadio pieno dei miei vecchi vestiti, troverai sicuramente qualcosa che ti stia. »

« Piuttosto vado in giro nudo. » Replicò Kreuz.

« Fai pure. Se però vieni assalito da uno dei servi non venire a piangere da me. » Iniziò il diavolo.  « Sempre se non vengano spaventati prima dalla tua coda. » Finì ghignando Radh’ka, alla vista della faccia sconvolta del demone.

« Cosa c’è di strano nella mia coda? » Chiese Kreuz alzando un sopracciglio, non era la prima volta che gli dicevano una cosa del genere; molti anni prima un’altra persona gli aveva consigliato di nascondere la coda sotto i vestiti, ma non aveva voluto dirgli il motivo.

« Sei davvero così ignorante come sembri? Non sai nemmeno cosa rappresenta per te quella coda? » Domandò shoccato il diavolo. Davvero non credeva che l’idiozia di una persona potesse arrivare a tanto.

Questo però rendeva solo più interessanti le cose, se davvero il demone non sapeva cosa realmente fosse, avrebbe potuto guadagnare di più di quel che immaginava all’inizio. Doveva solo giocare bene le sue carte.

« Quindi. Me lo vuoi dire o no per quale motivo i tuoi servitori dovrebbero spaventarsi alla vista della mia coda? » Domandò ancora il demone, per nulla intenzionato a passare sopra al discorso.

« Tutto a tempo debito, pivello. Tutto a tempo debito. » Rispose enigmatico il diavolo, con un sorriso poco promettente sul candido volto.


L'angolo di Sèlìs:
Ringrazio come sempre tutte quelle che hanno commentato i precedenti capitoli!!
Mi fa davvero un immenso piacere sapere che la storia vi stia intrigando! Grazie davvero!
Per ora la maggioranza delle preferenze vede Radh'ka seme. Diavolo sei fortunato! ahaha.
Ringrazio la Nelith che mi sopporta nei miei continui scleri. Arigatoooo <3
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! çòç
Ps. 5 commenti.... davvero sono commossa ç____ç grazieee çòç

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Capitolo 5
*** 05# ***


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05#


« Smettila di darmi continuamente del moccioso, diavolo da strapazzo. E dimmi cosa volevi dire con quella frase. » Disse Kreuz arrabbiato. Quel diavolo stava iniziando a farlo arrabbiare sul serio.

« Da dove provieni demone? » Chiese Radh'ka, sviando momentaneamente la domanda.

« Dimmi cosa intendevi con quell'affermazione, cos'ha che non va la mia coda? » Domandò frustrato Kreuz.

« Prima rispondi alla domanda Kreuz. » Replicò Radh'ka sovrappensiero.

Lo aveva chiamato per nome? Si domandò stupito il demone. Era la prima volta che lo chiamava per nome, aveva sentito bene? O era stata solo una sua impressione?

« Provengo poco lontano dai monti di Belher. » Rispose docilmente; non avrebbe ottenuto nulla dando di matto, men che meno le risposte che cercava.

« Ci sono altri demoni con la coda da quelle parti? » Chiese ancora il diavolo, fissandolo direttamente negli occhi.

Quegli occhi scuri gli mettevano soggezione. Non era piacevole essere osservato con tanta minuziosità da parte loro, si sentiva più nudo di quanto non fosse al momento. E non gli piaceva, non gli piaceva per niente.

« Non che io sappia. Ma non erano soliti girare nudi, quindi non saprei dirti se alcuni l'avessero nascosta come facevo io. » Replicò Kreuz, dando le spalle al diavolo per sfuggire da quegli occhi scuri. Si concentrò sull'armadio, sperando che il diavolo la smettesse di fissarlo in modo così insistente, ma sembrava che non ne avesse la minima intenzione. Sentiva il suo sguardo fisso sulla schiena, e la cosa non faceva altro che mandargli dei lunghi brividi lungo la spina dorsale.

Doveva vestirsi, infondo non poteva girare nudo per il castello; come aveva detto prima il diavolo, avrebbe solo spaventato i servitori.

L'armadio era enorme, e i vestiti che vi erano al suo interno erano per lo più sfarzosi e ingombranti; Kreuz si chiese come facesse il diavolo a mettersi quella roba, lui non ci sarebbe mai riuscito. Prese i primi pantaloni semplici che trovò e li indossò, non curandosi di cercare indumenti intimi; non li aveva mai indossati ed erano abbastanza fastidiosi. I pantaloni gli aderivano perfettamente, e gli mettevano in risalto le gambe muscolose e il sedere sodo, la coda faceva capolino appena sopra la fine dell'indumento e si muoveva sinuosa in lenti movimenti oscillanti; la cosa non era sfuggita al diavolo, che era rimasto tutto il tempo ad osservare il demone, immerso nei suoi pensieri.

Lo vide trovare ed indossare una maglietta di un semplice color avorio, che faceva un delizioso contrasto con la sua pelle; almeno si era vestito decentemente.

« Non nascondere la coda, fino a che resterai nella mia proprietà non ne avrai motivo. » Disse Radh'ka continuando a guardarlo.

« Non avevi detto che li avrei spaventati? » Rispose Kreuz perplesso; quel diavolo era davvero strano, prima gli diceva una cosa poi cambiava idea.

« Molti non si lasciano impressionare così facilmente, poi un po' di paura li aiuterà ad evitare di mettersi in testa strane idee. » Iniziò. « La tua cena arriverà tra poco, non uscire dalla tua stanza per nessun motivo; domani mi farai vedere quali sono le tue capacità in combattimento, quindi vedi di dormire e bevi un altro infuso di L'hillus, che ti aiuterà a far guarire prima quelle le ferite. »

« Mi scontrerò contro di te? » Chiese il demone entusiasta; voleva avere la possibilità di vendicarsi dell'umiliazione subita.

« Se riuscirai a battere tre dei miei servitori, vedremo. » Rispose il diavolo alzandosi dalla sedia e lasciando la stanza del demone.


*****


Non appena Radh'ka chiuse la porta alle sue spalle, il demone si buttò sul letto sfinito e arrabbiato; quel diavolo lo stava decisamente sottovalutando, farlo scontrare con dei miseri servitori. Ma per chi lo aveva preso? Li avrebbe certamente battuti in un lampo, e allora quello stupido diavolo avrebbe dovuto per forza scontrarsi contro di lui. Magari, se se la giocava bene, sarebbe pure riuscito a riottenere la libertà. Un leggero bussare lo distrasse dai suoi pensieri di vendetta, e lo fece balzare giù dal letto; di certo non era il diavolo, lui non si sarebbe certamente scomodato a bussare. Come aveva detto prima quella era casa sua, e poteva andare dove voleva quando voleva, senza chiedere il permesso a nessuno; quindi non era certamente lui. Doveva essere il servitore con la cena; aveva un certo languorino in effetti, erano giorni che non mangiava un pasto decente, e dopo essere stato punito per qualcosa che non aveva fatto il suo appetito era aumentato vertiginosamente. Quando diede il permesso al servitore di entrare, si rese conto che non era lo stesso di poche ore prima; questo era poco più alto del precedente e aveva dei lunghi capelli rossi che gli arrivavano fino alla base della schiena. Da quel poco che riusciva a scorgere aveva le mani e parte delle braccia ricoperte da piccole squame scure; non riusciva a vederlo bene in faccia, visto che stava a testa china, mentre apparecchiava il piccolo tavolo con tutte le leccornie possibili ed immaginabili. Il suo stomaco a tutto quel ben di dio brontolò sonoramente, facendo appena sobbalzare di sorpresa il servitore; non appena quello ebbe finito di sistemare tutte le cose, si inchinò un'ultima volta nella sua direzione e scomparve dalla porta, silenzioso come era entrato.

Kreuz non si fece minimamente pregare, scese dal letto e si fiondò letteralmente sul cibo; sprecò solo pochi istanti al pensiero che il cibo fosse avvelenato, ma scartò subito quell’idea. Se avessero davvero voluto ucciderlo, sarebbe sicuramente già morto; invece lo avevano curato, senza contare che aveva un debito nei confronti del diavolo, che certamente lo voleva vivo per saldare il debito sfruttandolo a dovere.

Il cibo era davvero buono, non aveva mai mangiato così tanto e così bene in vita sua; al lato del tavolo c'era anche un grande calice, con dentro l'infuso che il diavolo gli aveva praticamente ordinato di bere. Lo guardò con sospetto per molti minuti, per poi berlo tutto d'un fiato; quella cosa non solo aveva un cattivo odore, ma faceva davvero schifo come sembrava.

Non sapeva cosa c'era esattamente in quell'infuso, sapeva solo che improvvisamente gli era venuto un gran sonno, e l'enorme letto a ridosso della parete sembrava così comodo e confortevole; e lui non aveva la minima intenzione di opporsi al suo dolce richiamo.

In pochi attimi sprofondò in un sonno profondo, già pregustando la dolce vendetta che si sarebbe preso su quell'odioso diavolo il giorno dopo.


*****


La mattina successiva Vyras andò a prendere il demone nella sua stanza, e lo condusse per i lunghi corridoi, fino ad una sala riccamente arredata con al centro un enorme tavolo apparecchiato per due. Il diavolo era già seduto a capotavola; stava facendo colazione con un'enorme libro davanti a se, e un'infinità di prelibatezze che però non sembrava degnare di considerazione. Sorseggiava il suo infuso con poca attenzione, mentre girava attentamente le pagine del pesante tomo che aveva davanti, ma con una raffinatezza innata; molte persone sarebbero sembrate sciatte e maleducate nel compiere gli stessi gesti, ma non lui.

« Sei pronto per la prova di oggi demone? » Chiese Radh'ka senza alzare lo sguardo dal libro.

« Certamente. Ma preferirei scontrarmi subito contro di te, che contro i tuoi servitori. Non vorrei fargli troppo male. » Rispose Kreuz spavaldo, sentendo dopo le sue parole un leggero sibilo indispettito proveniente dal servitore dietro di lui. E non era il solo, molti altri servitori nella stanza lo stavano guardando indispettiti, e alcuni si trattenevano a stento dal rispondere per le rime a quelle insinuazioni. Come aveva detto il diavolo, nessuno sembrava impressionato o spaventato dalla sua coda; molti probabilmente non l'avevano nemmeno notata, tanto erano presi a guardarlo male.

« Non ti conviene sottovalutarli, come hai ben detto poco fa, sono i miei servitori. Ognuno di loro ha una caratteristica che nessun altro possiede, e anche quelli che prima non sapevano combattere sono stati addestrati a suon di frusta da quelli più esperti. Dico bene Vyras. » Replicò il diavolo, rivolgendosi al piccolo servitore moro.

« Certamente padrone. Ognuno di loro ha appreso l'arte del combattimento, ed a affinato le proprie capacità al meglio. » Rispose Vyras, senza scomporsi minimamente. Anche lui si era irritato sentendo le insinuazioni del demone, riguardo la presunta debolezza della servitù; ma non aveva mostrato nessun segno di turbamento esteriore, il padrone non avrebbe accettato un comportamento diverso da lui.

Fece accomodare il demone al suo posto a tavola, poco lontano da Radh'ka, ma nemmeno così vicino da permettere a quel rozzo animale di disturbare il pasto del padrone.

Vide il demone avventarsi subito sul cibo, e trattenne a stento una smorfia di disgusto; aveva intuito cosa ci trovasse di interessante il padrone in quel demone, ma non capiva come facesse a sopportare tanta maleducazione in un unico essere. Lui che non aveva mai tollerato nessuno, al di fuori di se stesso; sicuramente aveva qualcosa in serbo per il demone.

Si impose di non pensarci, tutte quelle domande non l'avrebbero portato a nulla.

« Desidera altro Padrone? » Domandò Vyras rivolto a diavolo; il quale alzò appena lo sguardo dal suo libro puntandolo senza esitazioni su di lui.

« Vai a chiamare Antharèss e Mahan, e di loro di farsi trovare all'entrata principale. Ovviamente devi esserci anche tu Vyras, avrai l'onore di combattere contro il nostro ospite. »

« Come desiderate Padrone. » Rispose Vyras facendo un profondo inchino in direzione del diavolo, prima di congedarsi e uscire dalla sala.

Percorse i corridoi a ritroso, immerso nei suoi pensieri; il demone non sembrava tanto forte, aveva una muscolatura asciutta e all’apparenza era agile, ma oltre a quello non sembrava avere altre caratteristiche. Il fatto che fosse un demone puro non faceva che aumentare le sue domande; come tutti sapevano i demoni puri erano rarissimi ed erano estremamente forti, non si conoscevano i loro poteri, che potevano variare da demone a demone. Quello che il padrone aveva portato a casa, era solo un cucciolo, sicuramente non aveva più di cinquecento anni, il che voleva dire che le sue capacità e i suoi poteri non erano ancora del tutto sviluppati.

Durante il tragitto verso l’esterno incontrò un altro servitore, si fermò a parlare un attimo e gli chiese se poteva avvertire lui Antharèss, che sicuramente era nelle cucine a fare la corte a qualche servetta; lo faceva sempre, solo per far arrabbiare il fratello, che ogni volta si infuriava e scatenava un putiferio. Lui non aveva certamente tempo da perdere in inutili discussioni, doveva già avvertire Mahan, e quello si che sarebbe stato complicato. Aveva sentito le sue infinite lamentele riguardo al nuovo ospite del padrone, per non parlare dell’oggetto prezioso che avevano portato nel giardino sul retro; il padrone aveva ordinato di averne la massima cura e di essere avvisato non appena le sue condizioni fossero mutate. Aveva affidato a Mahan il compito di proteggere il prezioso oggetto, ma non era per nulla facile; nella tenuta abitavano creature di tutte le specie e molte non erano soggette ai poteri di Mahan, per cui l’altro servitore doveva sempre stare in allerta per proteggerlo. Sicuramente l’idea di uno scontro con il demone avrebbe risollevato il suo umore nero, meno male che nessuno dei suoi due compagni era in sala, quando il loro ospite aveva dubitato sulla loro forza, o del demone non sarebbe rimasta nemmeno la cenere. Antharèss era più controllato di Mahan, ma certamente non avrebbe apprezzato quelle insinuazioni.

Sbuffando, Vyras uscì dal castello e si diresse senza esitazione verso il giardino sul retro, sperava di trovare Mahan nei pressi del grande albero; aveva intravisto la coda di Thyase all’entrata, vicino ai cancelli, ma non si era avvicinato alla creatura, quando Mahan non era nelle vicinanze diventava scostante e insopportabile. Come previsto, lo trovò appollaiato su un ramo di un’enorme albero secolare, ai suoi piedi, circondato dalla coda di una delle creature di Mahan, c’era l’oggetto a cui doveva fare da balia.

« Il padrone ci vuole all’ingresso, vuole mettere alla prova il demone e ha deciso che noi saremo i suoi avversari. » Disse solo il moro.

Mahan scese subito dall'albero, e lo seguì senza fare troppe storie; gli ordini del padrone erano perentori e nessuno avrebbe mai disubbidito se teneva alla vita. Ordino alla sua creatura di badare all'oggetto durante la sua assenza, e quella gli sibilò qualcosa di rimando.

Arrivati davanti all'ingresso videro il demone in piedi al centro dello spiazzo, mentre il diavolo era comodamente seduto su una lussuosa sedia, con affianco un servitore pronto a riempirgli il bicchiere non appena quello fosse stato vuoto; Antharèss stava poco distante dal diavolo, dall'altro lato della sedia e fece un ceno di saluto ai due arrivati.

« Bene, ora che ci siamo tutti possiamo iniziare. Inizierai tu Antharèss. » Disse il diavolo rivolto al rosso.

« Come desiderate padrone. » Replicò il rosso, per poi posizionarsi davanti al demone, e mettendosi in posizione d'attacco.

« Questo è un test, nessuno dei due deve morire. Sono stato chiaro? » Disse ancora il diavolo rivolto ai due, ricevendo da entrambi un cenno d'assenso. « Bene, potete iniziare quando volete. » Finì compiaciuto.

« Sei pronto testa rossa? » Domandò sprezzante il demone.

« Quando vuoi praticello. » Replicò Antharèss, prima di far partire l'attacco.

L'angolo di Sèlìs:

Oddio questo capitolo è stato davvero un parto! E non mi piace nemmeno un pò. Non so dirvi con esattezza il motivo, so solo che non mi piace.. Uff!! 

Fatemi sapere voi se sono paranoica io o se davvero è una schifezza! Spero non ci siano errori grammaticali e di scrittura... 

Ringrazio come sempre tutti quelli che commentano! Mi fate immensamente felice. Grazie! <3

Ringrazio anche la Nel Nel, che mi sopporta nei miei scleri. xD E che legge le cavolate che scrivo. çòç Grazie!

Ok, ora la pianto. Io me ne vado a letto bella gente! 

Oyasumi!!!

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Capitolo 6
*** 06# ***


6

06#

 

Un muro di fuoco circondò i due sfidanti, ma Kreuz non sembrò farci troppo caso; le fiamme non lo avevano mai intimorito. Rimaneva concentrato sull'avversario, i cui occhi avevano drasticamente cambiato colore: da rossi come il sangue erano mutati diventando dapprima di un blu scuro come la notte, per poi perdersi nella tenebra più fitta. Stava per attaccare, i capelli del servitore presero a fluttuare intorno al suo corpo come impazziti, si erano allungati di diversi metri, e fendevano l'aria facendola sibilare. Kreuz si preparò a ricevere l'attacco, voleva capire quali erano esattamente i suoi poteri prima di attaccare a sua volta, era sempre stato avventato, ma anche lui sapeva che non c'era da scherzare con il diavolo; sicuramente aveva scelto i suoi servitori per un motivo particolare. Non erano le solite creature stupide contro cui era solito combattere, e lo sapeva bene.

Scartò di lato evitando l'attacco, finendo però pericolosamente vicino al muro di fuoco; si ritrasse di scatto, saltando all'indietro per evitare un nuovo fendente proveniente dalla sua sinistra. Il colpo lo prese di striscio, strappandogli appena la mangia, ringhiò in direzione del rosso; quel piccoletto ci sapeva fare, e quei capelli non gli piacevano per nulla. Aveva sentito una ventata d'aria calda quando si erano avvicinati a lui; si erano rafforzati in qualche modo, diventando duri e taglienti come lame, altrimenti non si spiegava come avevano fatto a squarciargli la maglia in quel modo.  Il secondo fendente arrivò da destra, ma riuscì a schivarlo spostandosi di lato all'ultimo secondo; se solo avesse avuto le sue armi, avrebbe risolto il problema tagliando quegli stupidi capelli. Ma non le aveva, quindi si sarebbe dovuto arrangiare in qualche altro modo; non poteva schivare i suoi attacchi e scappare per sempre, lui non era quel tipo di persona, e certamente non lo sarebbe diventato ora.

Si concentrò sul demone che aveva di fronte: non sembrava possedere una grande forza, quindi il suo punto forte dovevano essere proprio quei maledetti capelli, doveva trovare un modo per schivarli e costringere il rosso ad un corpo a corpo. Di usare i suoi poteri non se ne parlava nemmeno, non riusciva ancora a controllarli bene; e se avesse perso il controllo sarebbero stati guai seri. Scattò in avanti, schivando l'ennesimo fendente rivolto alla sua persona, e cercò di avvicinarsi il più possibile al servitore, senza però riuscirci; venne sbalzato via con forza, e rischiò per la seconda volta di finire contro il muro di fiamma. Si rialzò spolverandosi i vestiti, e togliendo quello che restava della maglia; non solo erano duri e affilati come una lama, quei capelli erano pure incandescenti. Ringhiò per la seconda volta in direzione del servitore; il suo scopo era evidentemente quello di tenerlo il più lontano possibile, avvalendo così la sua tesi.

Doveva rimanere calmo.

Chiuse gli occhi; la coda, libera dopo anni, si muoveva in maniera ipnotica avanti e indietro, attenta ad ogni minimo spostamento d'aria. Sentiva l'energia del servitore al centro della sua testa, ne percepiva il leggero pulsare, come il sangue deliziosamente caldo che scorreva nelle sue vene, e il leggero movimento che producevano i suoi capelli prima di sferrare l'attacco.

Sentì il suo stomaco brontolare in risposta; aveva di nuovo fame.

Partì all'attacco una seconda volta, ignorando lo stomaco che brontolava e quella fastidiosissima sensazione di essere osservato; schivò l'attacco diretto alle sue gambe saltando in avanti, facendo poi leva proprio sui capelli che lo stavano attaccando, che gli fecero da trampolino e lo portarono alle spalle del servitore. Imitò il suo avversario e mirò alle gambe, facendolo però cadere in ginocchio; subito ne approfittò per puntargli gli artigli della mano destra, che si erano pericolosamente allungati, alla base del collo, premendo appena sulla giugulare.

Il muro di fiamma scomparve, e i capelli di Antharèss smisero di fluttuare nell'aria impazziti, cercando di colpirlo.

Lo scontro era finito.

 

*****

 

Un lungo fischio fece girare di scatto Kreuz, che guardò il demone alle spalle di Radh'ka con curiosità; questi aveva i capelli del medesimo colore del suo avversario, ma erano drasticamente più corti e sparavano in ogni direzione senza una logica. Nel suo sguardo non c'era nulla di amichevole, sembrava quasi voler intervenire per “salvare” il servitore, che stava ancora inginocchiato ai suoi piedi, ma nonostante quello, stava fermo alle spalle del diavolo senza muoversi. Poco prima aveva sentito il suo avversario irrigidirsi impercettibilmente, dovevano avere un qualche tipo di rapporto a lui sconosciuto; potevano benissimo essere parenti, la somiglianza tra i due era enorme.

Un applauso ruppe quel silenzio teso ed innaturale, tutti si voltarono sorpresi verso il diavolo, che aveva assistito a quello scambio in silenzio. Kreuz lasciò andare il rosso, e questi si alzò spolverandosi i vestiti, prima di dirigersi affianco all'altro servitore alle spalle di Rash'ka.

 « Molto bene, i miei complimenti demone. Sei pronto per il secondo scontro? Il tuo prossimo avversario sarà Vyras. » Disse il diavolo, facendo un cenno al servitore moro; che si mise in posizione davanti a lui senza proferire parola. 

Kreuz guardò prima il diavolo poi il servitore, non aveva problemi a combattere subito, anche se il brontolio che sentiva allo stomaco, si faceva sempre più insistente e fastidioso. Prima finiva, prima avrebbe messo qualcosa sotto i denti; iniziò lui questa volta, scattò in avanti e cercò di colpire il servitore con gli artigli, che non aveva ritratto dal precedente scontro, ma questi li schivò con facilità. Si abbassò, cercando di colpire alle gambe, ma non ottenne l'effetto sperato; il moro eluse anche quell'attacco saltando a diversi metri da lui. Continuarono così per un tempo indefinito, il demone attaccava, e Vyras schivava gli attacchi senza mai contrattaccare. Quel tira e molla stava diventando frustrante per Kreuz, si stava stancando più del previsto e la fame era aumentata a dismisura. Per non parlare del fatto, che si sentiva preso in giro dal comportamento del servitore; il suo schivare e mai contrattaccare lo stavano facendo arrabbiare, era come se quel piccolo demone si stesse prendendo gioco di lui davanti a tutti. E questo non poteva sopportarlo.

Che c'è demone, già stanco? “ Domandò una voce nella sua testa.

Si girò verso Radh'ka, ringhiando furioso; non aveva dubbi sull'identità della voce, e lo sguardo di sfida che ricevette in risposta dissipò anche il minimo dubbio.

Non avrai davvero creduto che noi servitori fossimo così deboli, vero? Il padrone ha ordinato di non ucciderti; forse non te ne sarai accorto, ma quando hai colpito mio fratello alle gambe e hai pensato di averlo battuto, una ciocca dei suoi capelli era puntata contro la tua gola. Pronta ad ucciderti in ogni momento. “ Continuò la voce beffarda, prendendolo in giro.

« Taci! » Urlò nella sua testa Kreuz; non doveva starlo a sentire, doveva trovare un modo per colpire quella maledetta cavalletta che si era ritrovato come avversario.

Ha avuto almeno un centinaio di occasioni per farti fuori, ma non poteva. Gli ordini del padrone sono inflessibili; in altre parole non lo hai battuto, si è fatto battere. “

« Stai zitto! »

Cos'è ti rode? Non ci credi? Eppure non riesci nemmeno a sfiorare Vyras con un dito, non ti sei chiesto perché? Sei solo un debole, un patetico cucciolo che si crede forte solo perché è capace di uccidere dei demoni inferiori. “ Lo beffò ancora la voce, imperterrita.

« Stai zitto! » Urlò Kreuz, facendo tremare le vetrate dell'ingresso a causa della potenza dell'urlo.

Radh'ka alzò impercettibilmente un sopracciglio, per nulla turbato da quello strano comportamento; attorno al demone si addensò poco per volta una strana nuvola nera, sembrava nebbia, e da essa provenivano strani rumori e delle piccole saette azzurre, che man mano crescevano di intensità. A  Vyras piacque poco quel cambiamento, si allontanò di qualche metro da Kreuz saltando un'unica volta; non stava scappando, ma sicuramente non era così stupido da sottovalutare quel cambiamento improvviso. Il demone sembrava davvero arrabbiato a quel punto, e pensava di capire cosa aveva fatto scattare la sua rabbia; quello stupido di Erelày stava interferendo con il suo combattimento! Evidentemente il diavolo era arrivato alla sua stessa conclusione, perché ordinò a Erelày di tacere e non interferire nello scontro. Il demone però non accennava a calmarsi, la coda nera sferzava l'aria come impazzita; le orecchie del demone si allungarono di qualche centimetro, così come gli artigli sulle mani e le zanne. Dai ciuffi verdi spuntarono due sottili e appuntite corna nere, appena ricurve sui lati, che non promettevano nulla di buono.

Oh, ti sei arrabbiato, cucciolo?. Ahahaha.

Un ringhio più forte proveniente dal demone sovrastò tutti gli altri suoni; molte creature che stavano assistendo allo scontro, nella speranza di un pasto facile si diedero alla fuga terrorizzate. La nube nera che circondava il demone diventò sempre più fitta e imperscrutabile, e l'elettricità che la attraversava era immensa. Un forte vento aveva preso a soffiare, scuotendo come fuscelli gli alberi secolari che circondavano la fortezza; anche il cielo si stava rannuvolando, nubi nere cariche di pioggia avanzavano verso di loro a grande velocità, come richiamate dall'immenso potere del demone. La terra sotto i loro piedi, prese a tremare come scossa da un violento terremoto.

Il Lynac di Mahan, avvertendo il pericolo, si era posizionato davanti alla padrona, con la coda munita di pungiglione puntata verso il demone impazzito; i due gemelli rimanevano immobili alle spalle del diavolo, ma, mentre uno guardava preoccupato la scena, l'altro ghignava maligno in direzione del demone. Vyras al contrario, cercò di avvicinarsi al demone sguainando i suoi pugnali, e mettendosi in posizione d'attacco; il suo signore non aveva impartito nessun ordine di cessato combattimento, anzi, sembrava parecchio interessato al demone e alle sue capacità. Vedeva nei suoi occhi scuri una luce calcolatrice mentre osservava il demone, e quello che era riuscito a fare in pochi attimi dopo aver perso la calma.

Lo scontro non era ancora finito.

 

******

 

Kreuz non riusciva più a ragionare, nella sua testa riecheggiava ancora quella risata fastidiosa e irritante; voleva farla smettere, ma non sapeva proprio come fare. Sentiva il suo potere sfrigolare impazzito, ma non gli importava; fissava con odio la persona alle spalle del diavolo, che ghignava nella sua direzione con soddisfazione. Quel piccoletto l'avrebbe pagata; ad un certo punto sentì una presenza alle sue spalle avvicinarsi a lui, si voltò di scatto ringhiando, l'istinto di attaccare tutto e tutti lo dominava al momento, e lui non aveva intenzione di tenerlo a bada, era troppo furioso. Alle sue spalle, stava quel servitore con le bizzarre orecchie pelose, quello contro cui stava combattendo. Si era dimenticato di lui. Impugnava due pugnali intrisi di veleno, ma poteva sentire il lieve odore dolciastro degli altri che teneva nascosti sotto i vestiti, dovevano essere una decina in tutto; il suo olfatto si era notevolmente sviluppato, prima non era riuscito a percepirli in alcun modo.

Attaccò il servitore senza pensare alle possibili conseguenze, quel ronzio fastidioso nella sua testa non si placava in nessun modo, e il suo stomaco non gli dava pace. Era furioso, ed era passato troppo tempo da quando aveva fatto un pasto decente, gli sarebbe andato bene chiunque al momento; non si sarebbe certamente messo a fare il difficile.

Fece una finta verso destra, per poi scattare alla sinistra del servitore, colpendolo alla spalla destra con gli artigli; il sangue iniziò subito a sgorgare copioso, nonostante la ferita fosse poco più di un graffio. Vyras gemette di dolore, ma al demone sembrava non importare, quegli artigli erano affilati e si erano portati con loro piccoli frammenti di pelle e di tessuto, la ferita aveva preso a bruciargli a contatti con l'aria gelida.

Kreuz si portò gli artigli coperti di sangue alle labbra e iniziò a leccarli, assaporando quella prelibatezza a cui aveva dovuto fare a meno in quei giorni; il sangue del servitore era ancora caldo ed aveva quella dolcezza tipica di chi era molto potente, assolutamente delizioso.

Ne voleva ancora.

Tornò a fissare Vyras, che si era rimesso in posizione d'attacco ignorando il bruciore alla spalla, sorrise compiaciuto a quella vista; adorava che le sue prede scalpitassero un po' prima di essere divorate. Il fastidioso ronzio era cessato non appena aveva assaporato l'inizio del suo pasto, ma la sete di sangue non era per nulla svanita, non si sarebbe fermato per nessun motivo. La fame aveva finalmente preso il sopravvento; non poteva ignorarla, e a ben pensarci non voleva nemmeno farlo. Quel sangue era davvero squisito, ne voleva ancora, ne voleva di più.

Lo voleva tutto, anche se questo avrebbe significato ucciderlo.


L'angolo di Sèlìs:

Salve a tutti!! Chiedo scusa per l'attesa, ma questo capitolo si è fatto davvero sudare.
Nessuno voleva dirmi nulla! é___é
Ho dovuto estorcergli le informazioni.. kekeke.
Spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Fatemi sapere cosa ne pensate! *ò*
Sotto metto 1 disegno... Più o meno è come io mi immagino Kreuz... xDD Yarō-domo, komento shite imasu.






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Capitolo 7
*** 07# ***


7

07#


Vyras vide il demone prepararsi ad un secondo attacco, la sua forza era nettamente aumentata rispetto a poco prima, non poteva più permettersi di sottovalutarlo; avrebbe dovuto fare sul serio. Sperava ardentemente di non ucciderlo, il padrone si sarebbe sfogato su di lui se fosse successo; ma non aveva la minima intenzione di morire. Lo sguardo assetato di sangue del demone non era come quello del suo signore, quegli occhi ambrati promettevano dolore, sofferenza e morte; avrebbe potuto sopportare una settimana nella camera delle torture, nel caso non fosse riuscito a non ucciderlo. Ma la morte non era un'alternativa che gli piaceva.

Il demone si lanciò su di lui come una furia, attaccava senza alcuna logica apparente, mirando ai punti vitali e facendo un sacco di movimenti inutili; non era difficile schivarli, ma doveva comunque stare attento, non sapeva di cos'altro era capace.

Schivò un altro colpo, questa volta direzionato alla sua faccia, per pochissimo; vide gli artigli del demone a pochi centimetri dal suo viso, e senza pensarci troppo piantò uno dei suoi pugnali nel braccio protratto verso di lui. Il demone urlò di dolore, e ringhiò per l'ennesima volta nella sua direzione; lo vide strappare l'arma dal braccio con poca attenzione, il sangue rosso macchiò i vestiti del demone, che tornò all'attacco brandendo l'arma appena estratta. Vyras si chiese quanto tempo sarebbe passato, prima che il veleno presente sulla lama avrebbe compiuto il suo effetto; di solito i primi sintomi iniziavano a manifestarsi fin da subito, e la morte sarebbe arrivata altrettanto velocemente. Ma sul demone davanti a lui, il suo veleno sembrava non aver sortito alcun effetto.

Continuò a schivare gli attacchi con una facilità impressionante, destra, sinistra, sotto; non era difficile prevederli, e certamente non era la prima volta che combatteva contro un demone impazzito, al suo padrone piaceva portare a casa animaletti bizzarri e inquietanti, e metterli alla prova. Evitò l'ennesimo attacco, abbassandosi e colpendo il demone alla bocca dello stomaco con in retro del pugnale; ma così facendo non riuscì a schivare la ginocchiata diretta alla sua faccia. Il dolore lo accecò per un attimo, rendendolo vulnerabile; il demone ne approfittò per afferrarlo per la gola e sollevarlo da terra di parecchi centimetri. Vyras cercò subito di liberarsi tentando di ferire il demone con l'altro pugnale, ma l'avversario gli afferrò il polso e lo storse con forza, facendogli perdere la presa sull'arma. Si aggrappò alle braccia del demone con gli artigli, cercando di fargli mollare la presa sulla sua gola; non riusciva più a respirare, di questo passo non sarebbe sopravvissuto ancora per molto. Quel maledetto demone non sembrava intenzionato a fermarsi, avrebbe dovuto ricorrere al suo potere se non voleva morire; il padrone non ne sarebbe stato per nulla contento, gli aveva severamente proibito di usarlo, ma lui non aveva intenzione di lasciarci le penne. Doveva fare in fretta, la vista stava pian piano diventando sempre più sfuocata; non riusciva a vedere bene il demone ed era un problema, non sarebbe riuscito ad usare il suo potere se non riusciva a concentrarsi sull'obbiettivo.

Improvvisamente, un violento colpo fece barcollare Kreuz, che lasciò la presa sul collo del servitore, facendolo cadere a terra; si girò furioso verso chi aveva osato interrompere il suo pasto. Vyras prese a tossire convulsamente in cerca d'aria. C'era mancato poco; alzò appena lo sguardo per vedere chi era intervenuto nello scontro, non c'era la minima possibilità che fosse stato il padrone ad intromettersi, ma ci aveva comunque inconsciamente sperato. La sorpresa fu in ogni caso molta; il lynac di Mahan era davanti al demone, l'enorme coda munita di aculeo oscillava da una parte all'altra. Thyase sibilava minaccioso verso il demone, i suoi occhi rossi sembravano quasi sfidare Kreuz, che non si fece pregare e partì all'attacco; brandiva ancora il pugnale di Vyras e con quello provò ad colpire l'enorme rettile, cercando di staccargli la coda, ma quello non si fece prendere alla sprovvista e contrattaccò dandogli una testata, facendo allontanare il demone di diversi metri. L'urlo rabbioso proveniente dal demone fece tremare la terra, sulla quale si aprì un piccolo crepaccio; il cielo plumbeo rendeva il paesaggio più cupo del solito. Molti dei servitori presenti a palazzo, che stavano assistendo allo scontro dalle grandi vetrate esclamarono sorpresi, quando la nube nera carica di elettricità circondò completamente il demone, nascondendolo alla vista. La massa nebulosa prese a gorgogliare, come se fosse in ebollizione, poi si spanse a macchia d'olio per gran parte del dell'ingresso; arrivando persino molto vicino a dove si trovava il diavolo, che continuava a guardare lo svolgersi degli eventi senza intervenire in alcun modo.

Tutti guardavano il punto dove la sostanza era esplosa, ma del demone non c'era più alcuna traccia; non poteva essere sparito, Vyras si guardò attorno frenetico, dove diavolo si era cacciato quel moccioso? Quella cosa che li circondava non aveva consistenza, sembrava proprio un'enorme nuvola nera, era un nascondiglio perfetto per attaccare alle spalle. Si girò di scatto, giusto in tempo per vedere una massa verde sfrecciare verso il lynac, e scaraventarlo con un potente colpo contro il muro di pietra del castello. Sentì Mahan urlare preoccupata il nome del lynac; attirando però così l'attenzione del demone, che prese a correre nella sua direzione sfoderando gli artigli. La vide mettersi in posizione d'attacco, pronta all'imminente scontro, e furiosa con il demone per quello che aveva fatto al suo animaletto.

Non poteva permettere che combattesse, il suo potere non aveva effetto sul demone; e anche se sapeva che era abbastanza forte da sapersi difendere da sola, non poteva rischiare di perdere anche lei. Non la sua piccola sorellina. Senza pensarci due volte si diede lo slancio e saltò, parandosi davanti a Mahan, proprio nell'istante in cui il demone alzava il braccio pronto a colpire. Il dolore che sentì poco dopo fu lancinante, il demone aveva aperto uno squarcio verticale, che partiva dalla clavicola e finiva poco prima dello sterno; il sangue nero fluiva dalla ferita, macchiando i vestiti ormai distrutti. Mahan era inginocchiata a terra, e cercava di fermare il sangue con le mani, senza però riuscirci; lacrime rosse le rigavano le guance, rendendola fragile ed ancora più bella.

Kreuz alzò per l'ennesima volta il braccio, pronto ad infierire una seconda volta; non riusciva più a ragionare, la sete di sangue gli aveva annebbiato i sensi, anestetizzando tutte le altre emozioni. Non sentiva nemmeno il bruciore al braccio, dove poco prima era affondato il pugnale. Mangiare, voleva solo mangiare fino a scoppiare.

Non riuscì però a dare il colpo di grazia al servitore moro, il suo mondo si fece buio, e lui cadde nell'oblio. La nube nera che li aveva circondati fino a pochi secondi fa, si diradò fino a scomparire; anche il vento smise di ululare e scuotere la vegetazione, segno che il demone era finalmente addormentato.


*****


Vyras chiuse gli occhi, aspettando il colpo di grazia, che però non arrivò; il demone era caduto a terra, apparentemente svenuto. Tirò internamente un sospiro di sollievo, il veleno dei pugnali unito a quello presente nel suo sangue aveva finalmente fatto effetto.

Cercò di alzarsi, ma cadde a terra stremato, le ferite gli dolevano in maniera tremenda; Mahan, al suo fianco non aveva smesso un attimo di piangere e imprecare contro il demone. Era davvero buffa con i vestiti sporchi di terra e sangue, e i capelli scuri scompigliati, lei che voleva sempre essere perfetta in tutto, ora era inginocchiata sul pavimento a piangere la quasi dipartita del fratellastro rompiscatole.

« Erelay, tu e Mahan occupatevi di Vyras. » Disse il diavolo rivolto al rosso, per poi girarsi verso il fratello dai capelli lunghi. « Antharèss, prendi il demone e portalo nella sua stanza. » Finì Radh'ka, per poi sparire oltre la pesante porta.

Ripercorse per l'ennesima volta i corridoi a ritroso, fino al suo studio; dove prese alcuni oggetti che gli sarebbero stati utili, insieme ad un libro rilegato in pelle e diverse ampolline di svariati colori. Si guardò attorno un attimo, cercando l'ultima cosa che probabilmente gli sarebbe stata utile; non avrebbe potuto mandare un servitore a prenderla nel caso se ne fosse dimenticato, non si fidava abbastanza, da permettere loro di entrare in quelle stanze senza la sua presenza. Tra quelle mura, c'erano alcuni degli oggetti più preziosi della sua collezione; non poteva rischiare che qualche sciocco incosciente insudiciasse con le proprie mani, o ancor peggio, rompesse una di quelle rarità. Individuò quello che cercava sul secondo scaffale a destra dell'enorme libreria, era appoggiato su un cuscinetto di velluto blu scuro, all'interno di una piccola teca di cristallo a proteggerlo; lo prese con attenzione e lo ripose nella tasca della tunica che indossava, per poi uscire dalla stanza e dirigersi verso quella del demone. Durante il tragitto, incontrò uno dei servitori addetti alle luci, che prima stava assistendo allo scontro dalle grandi vetrate, e gli ordinò di andare immediatamente a chiamare Navayel, aveva già usufruito diverse volte dei suoi servigi, e non lo aveva mai deluso; sperava per il suo bene che sapesse anche tenere la bocca chiusa, o il prossimo trofeo da mettere sul camino in salotto sarebbe stata la sua testa. Nessuno doveva sapere del demone.

Appena entrò nella stanza di testa d'alga, depose gli oggetti e le ampolline sulla scrivania, e congedò freddamente Antharèss, dicendogli di condurre il tatuatore nella stanza non appena fosse arrivato; mettendosi poi al lavoro, senza degnare più il servitore di un solo sguardo. 

L'angolo di Sèlìs:

Questo capitolo come l'altro si è fatto sudare! Gli scontri non sono proprio il mio forte.. Kekekeke

Cosa succederà ora al povero demonietto?? Boh Boh!

Ringrazio la Nel Nel che mi rilegge e corregge i capitoli! <3 ( E mi sopporta! ) Ahahah. Povera te! xDDD

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Capitolo 8
*** 08# ***


8

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Radh'ka aveva molto lavoro da fare prima dell'arrivo di Navayel, doveva preparare tutto l'occorrente per il dopo; il tatuaggio sarebbe stato sicuramente impegnativo e sarebbe durato diverse ore, in quanto il suo potere risiedeva sia nell'inchiostro che nel disegno, ma quello che lo aspettava successivamente era altrettanto difficile, se non di più. Le ferite del demone si stavano richiudendo rapidamente e senza apparenti problemi, grazie anche all'infuso che gli aveva fatto bere poco prima; ma solo quello non sarebbe bastato, ne avrebbe dovuti bere altri per depurare il sangue da tutto quel veleno.

Si poteva quasi considerare un miracolo che il demone fosse sopravvissuto; il veleno presente sulle lame di Vyras era letale, in quanto il sangue stesso che le ricopriva era il veleno. Non era una coincidenza il fatto che il sangue del servitore fosse nero come il carbone, la sua eredità paterna era uno dei motivi per cui lo aveva scelto; per non parlare del suo potere e della sua resistenza.

Uno dei suoi acquisti migliori.

Mescolò per l'ultima volta, con un bastoncino di cristallo, la pozione; il colore era variato poco per volta, mano a mano che le varie sostanze si mescolavano tra loro. Ora era di un rosso cupo, e ribolliva adagio, poco sotto il bordo dell'ampollina. Altre pozioni erano impilate ordinatamente sulla scrivania, ognuna con il suo compito specifico. Radh'ka depositò l'ampollina che aveva in mano affianco alle altre, posizionandola per ultima; i preparativi erano quasi ultimati, ma non poteva portarli a termine prima dell'arrivo del tatuatore. Non doveva essere interrotto per nessuna ragione, e fermare il procedimento a metà era rischioso per entrambi.

Fece bere l'ennesimo infuso a Kreuz, e si sedette sulla comoda poltrona di velluto che si era fatto portare in precedenza, sorseggiando uno dei suoi liquor più pregiati.

Non dovette attendere molto, il leggero bussare tipico dei servitori lo fece voltare verso la porta; quando dette il permesso di entrare, il servitore che aveva incrociato prima nei corridoi si prodigò in un profondo inchino. Radh'ka però non lo degno di uno sguardo, concentrandosi invece sulla figura alle sue spalle; il nuovo venuto possedeva una folta e crespa barba bionda, pochi e radi capelli incorniciavano quel viso all'apparenza vecchio, che però non possedeva gli anni che dimostrava. Gli occhi piccoli erano completamente bianchi, ma questo non significava che il nuovo venuto fosse cieco, tutt'altro. Piccole orecchie a punta svettavano ai lati della testa, rendendolo più simile ad uno gnomo di montagna che ad un demone. Non era vestito con gli abiti sfarzosi che usava indossare il diavolo, ma nemmeno come un demone di basso livello; indossava una semplice tunica di velluto scuro che gli arrivava fino ai piedi, non si poteva scorgere quali vestiti avesse sotto, ma il diavolo non aveva bisogno di controllare per sapere che sotto portava dei semplici pantaloni. Non che la cosa gli sarebbe comunque interessata. Radh'ka congedò il servitore con un gesto rapido della mano, poi si rivolse a Navayel; che si avvicinò a lui senza esitazione, restando però ad una certa distanza.

« In cosa posso esserle utile questa volta? » Domandò senza giri di parole il biondo; non era certo uno stupido, sapeva che la convocazione del diavolo aveva un unico fine. E la cosa gli stava più che bene; odiava i giri di parole e quelli che lo chiamavano senza un motivo preciso.

« Ti ho convocato per farti eseguire una delle tue illusioni su un demone; ma prima di farti vedere il tuo nuovo paziente devo avvertirti. Nulla di quello che accadrà in questa stanza, dovrà uscire da essa. Sono stato abbastanza chiaro? Non vorrei sfigurare il tuo bel faccino. » Domandò minaccioso il diavolo nella sua direzione.

« Come sempre, non mi pare di aver mai spifferato i vostri affari ad altri. Cosa c'è di diverso questa volta? » Chiese indagatore Navayel, puntando i suoi occhi bianchi sul letto che celava il demone alla sua vista.

« Il tuo nuovo paziente è, particolare. Lui non conosce la sua vera natura, e per il momento non desidero che altri ne siano al corrente. Dovrai praticare l'illusione su una zona ben specifica; la parte alta della schiena dovrebbe andare bene.» Rispose freddamente Radh'ka.

« Devo essere a conoscenza di cosa devo nascondere per praticare la mia arte, a meno che lei non voglia un lavoro impreciso e mal fatto. » Continuò il biondo senza scomporsi.

« Molto bene. Spero che il poco veleno che ancora gli circola in corpo, non sia un ostacolo alla buon riuscita del tuo lavoro. »

« Che tipo di veleno? Una droga? » Domandò il tatuatore dando le spalle al diavolo e dirigendosi verso il letto.

« Il veleno di uno dei miei servitori, lo ha ingerito durante una piccola dimostrazione. » Rispose il diavolo, sistemandosi più comodamente sulla poltrona, e versandosi ancora un po' di liquore; senza però levare gli occhi dal biondo nemmeno per un secondo.

Il tatuatore si girò di scatto verso il diavolo. « Il veleno del piccolo spettro? » Chiese stupito.

« Come diavolo a fatto a sopravvivere? » Domandò ancora, non ricevendo però alcuna risposta.

Si avvicinò al letto, e scostò le tende che gli impedivano la vista sul suo occupante; sdraiato di schiena stava un demone dalla corporatura media con degli improbabili capelli verdi, che si diramavano sul cuscino come lunghi ed irregolari steli d'erba. Ad una prima occhiata non sembrava avere segni particolari, ma lui meglio di tutti sapeva che l'apparenza spesso era portatrice di menzogne; nonostante questo, si chiese comunque come avesse fatto quel piccolo demone a sopravvivere al veleno dello spettro.

Girò il demone di schiena ed ebbe un piccolo sussulto; davanti ai suoi occhi aveva la risposta alle sue domande.

« Se posso chiedere, come vi siete procurato questo cucciolo? » Chiese Navayel, girandosi appena verso il diavolo; non riusciva a staccare gli occhi dalla sottile coda nera, che si muoveva appena, tra le candide lenzuola. Era la prima volta che vedeva da vicino una rarità di quel genere, capiva perfettamente il motivo per cui il diavolo voleva tenerla nascosta agli occhi della gente.

« Nel mio lavoro come nel tuo, si possono incontrare diverse creature interessanti, mi è capitato tra le mani per caso; solo dopo ho scoperto la vera portata del mio nuovo acquisto. » Rispose sogghignando Radh'ka.

« Siete stato fortunato a imbattervi in una simile rarità. Molto bene, mi metto subito al lavoro. La parte da celare penso sia ormai ovvia. » Concluse il demone inespressivo, per poi mettersi al lavoro.

Navayel iniziò togliendo al demone la semplice maglia che indossava, ungendogli poi la schiena con una strana sostanza oleosa di un raccapricciante color violetto spento; dalle tasche della tunica prelevò una piccola boccetta contenente una sostanza scura, l'inchiostro.

« Avete qualche preferenza sul disegno? » Chiese il biondo girandosi verso il diavolo.

« Un ragno dalle 8 zampe sulla scapola sinistra, la ragnatela deve essere composta da diversi fili uniti tra di loro, e in essa ai lati del ragno, devono essere imprigionati due occhi. » Rispose pragmatico Radh'ka.

Navayel annui con un gesto secco della testa, e rivolse nuovamente l'attenzione al demone steso sul letto; piccoli e affilati artigli si allungarono sulle sue dita, il diavolo lo vide intingere un'unghia nella boccetta di inchiostro, per poi portarla alla schiena di Kreuz ed iniziare così il lavoro.


*****


Navayel se n'era andato da poco, consigliando al diavolo di far riposare il demone per almeno un giorno, in modo che i pori della sua pelle si chiudessero senza danneggiare il disegno. Era rimasto poco a parlare con Radh'ka a lavoro finito, non era uno che si dilungava in chiacchiere inutili, ma aveva garantito sul suo silenzio riguardo la vera identità del demone; erano sempre stati in buoni affari e il diavolo pagava bene i suoi servigi, quindi non ne avrebbe ricavato alcun profitto tradendolo. Kreuz aveva dormito per tutto il trattamento, che era durato poco più di due ore, e non si era lamentato nemmeno una volta; la cosa non stupì Radh'ka, la sostanza vischiosa che il biondo gli aveva spalmato sulla schiena prima di iniziare il lavoro, serviva non solo per pulire la pelle da eventuali residui di magia, ma anche come anestetico. Stette seduto sulla poltrona per molto tempo, facendosi poi portare la cena da un servitore quando iniziò a sentire un leggero languorino; mangiò con calma, meditando sulla prossima mossa. Navayel aveva svolto bene il suo lavoro, il disegno era perfetto e non emanava alcuna aurea di potere; sembrava un comunissimo tatuaggio. La coda nera ora era perfettamente celata alla vista, come se non fosse mai esistita; solo gli esseri con un immenso potere, e quelli a conoscenza dell'incanto avrebbero potuto vedere dietro all'illusione, e lui era in possesso di entrambi i requisiti.

Ordinò al servitore davanti alla porta di non essere disturbato per nessun motivo, non avrebbe tollerato nemmeno la più piccola delle infrazioni quella volta; nessuno doveva osare interromperlo.


Si alzò dalla poltrona, avvicinandosi al letto dove dormiva il demone; lo spogliò degli ultimi indumenti rimasti, lasciandolo nudo tra le lenzuola. Recuperò la prima delle boccette disposte sulla scrivania, e la versò completamente sopra al demone; facendo dopo pochi minuti la stessa cosa con altre due ampolline. La boccetta successiva conteneva un liquido più denso, con la quale iniziò a disegnare degli strani simboli, prima sul pavimento e successivamente su tutta la parte visibile del corpo del demone, coprendo in parte anche il tatuaggio. L'incantesimo che si apprestava a compiere, non avrebbe influito minimamente sull'effetto illusorio del disegno. Girò il demone di schiena, e ripeté alcuni simboli runici su alcuni dei punti vitali: occhi, gola, cuore.

Poi si spogliò e fece la stessa cosa con se stesso, prelevando però l'ultimo oggetto che gli sarebbe servito per completare l'incantesimo, dalla tunica ai piedi del letto.

Il demone aveva preso a sudare e lamentarsi durante tutto il procedimento, ma non si era svegliato; Radh'ka vedeva la coda del demone muoversi irrequieta tra le lenzuola, percependo il cambiamento di energia nell'aria.

Prese l'ultima ampollina presente sulla scrivania, e la fece bere al demone; poi iniziò a recitare l'incantesimo; una lenta litania riempì l'aria, le parole erano sconosciute a chi non conosceva la lingua arcana, ma l'effetto si manifestò fin da subito.

Il demone aprì gli occhi di scatto, ma non sembrava vedere davvero cosa aveva davanti a se; Radh'ka lo vide portarsi le mani munite di artigli alla gola e iniziare a graffiarsi a sangue, imprecò mentalmente, maledicendosi per non aver pensato prima a quell'eventualità. Si mise a cavalcioni sul demone, prendendogli i polsi e sollevandoglieli sopra alla testa; continuando a recitare l'incantesimo. Kreuz provò a liberarsi, scalciando e facendo forza sulle mani in modo da liberarsi; ma il diavolo ebbe la meglio. Oltre ad essere molto più forte del demone, aveva l'esperienza e la lucidità dalla sua parte; controllare un cucciolo non nel pieno delle sue forze, era un gioco da ragazzi per lui.

Ad un certo punto della litania, avvertì un leggero cambiamento nel comportamento del demone; aveva improvvisamente smesso di dimenarsi ed emetteva degli strani versi, simili a gemiti. La sua temperatura corporea si era alzata ancora, segno che l'incantesimo stava compiendo il suo lavoro; anche l'energia presente nell'aria ebbe un fremito.

La coda, che prima aveva tentato di colpirlo, si arrotolò docile alla sua gamba, arrivando a pochi centimetri dal suo linguine; Radh'ka le dedicò appena uno sguardo compiaciuto, per poi tornare a fissare il demone sotto di lui. Non poteva permettersi distrazioni a quel punto dell'incantesimo, la droga che gli aveva fatto bere poco prima, unita all'incanto stava evidente facendo il suo dovere; mancava poco al compimento. Radh'ka aumentò la presa sui polsi del demone, quando lo sentì cambiare posizione sotto di lui, ricevendo dall'altro un sibilo frustrato e un piccolo gemito; gli occhi del demone erano appannati, era come se una piccola barriera si frapponesse tra lui e la realtà, non riusciva a mettere a fuoco quello che stava succedendo. Si sentiva confuso, percepiva la presenza del diavolo sopra il suo corpo, ma la cosa al posto di disturbarlo e irritarlo gli mandava delle piccole scosse giù per la spina dorsale. Era la stessa sensazione che aveva provato la prima volta, quando gli occhi del diavolo si erano posati sulla sua pelle nuda; non riusciva a comprenderla fino in fondo, la testa gli pulsava in modo fastidioso, e non riusciva a ragionare con la freddezza di sempre. Sentiva solo una sensazione di fondo, una forza invisibile che lo spingeva a volere un contatto più profondo con il corpo che lo sovrastava; non era come quando aveva un'incredibile fame, era una sensazione più calda. E lui non aveva ne la voglia ne la forza di opporsi ad essa; si lasciò guidare dall'istinto, assecondando ogni azione ed ogni gesto docilmente. Non fu però preparato a quello che avvenne poco dopo, il dolore improvviso gli fece spalancare gli occhi; per un solo attimo la vista gli tornò nitida, rendendolo consapevole di quello che stava avvenendo. Il sesso del diavolo era entrato in lui senza alcun preavviso, facendosi spazio tra la sua carne senza alcun riguardo; ringhiò, o almeno provò a farlo, ma quello che ottenne fu solo un lungo ansito contrario. Il diavolo si spinse in lui ancora ed ancora, senza dargli un attimo di tregua; Kreuz si sentiva diviso in due, quella cosa lo stava aprendo senza pietà, e lui era combattuto tra il dolore e il piacere che quell'atto gli stava procurando. Cinse con le gambe i fianchi di Radh'ka, per assecondare meglio le spinte; il diavolo gli aveva liberato i polsi in un momento in cui era stato distratto da altro, e lui ne approfittò per artigliargli la schiena con le unghie, e tracciando lunghi solchi sulla pelle candida. Le braccia di Radh'ka ora poggiavano ai lati della sua testa, facendo leva sul materasso per non cadergli addosso; Kreuz ansimò ancora, più forte, il diavolo aveva toccato un punto dentro di lui che gli aveva fatto annebbiare la vista, più di quanto già non fosse. Morse la spalla al diavolo per trattenere i gemiti; il sangue caldo gli scese in gola e lo inebriò, era la cosa più dolce che avesse mai provato, ma aveva un retrogusto amarognolo, che gli impediva di cedere completamente alla sete di sangue. Lo aveva a mala pena provato e già si sentiva sazio; portò le braccia al collo di Radh'ka e inspirò appieno l'odore del sangue e del sesso. Il senso di benessere e le spinte del diavolo, lo portarono in poco tempo all'orgasmo; non sentì l'altro svuotarsi dentro di lui, ne il piccolo monile che gli circondò la parte alta della coda.

Sprofondò nuovamente nel mondo dei sogni, ignaro che la notte avesse ormai ceduto il posto al giorno da parecchie ore.



L'angolo di Sèlìs:

Allora, allora! Vi è piaciuto il capitolo???

Mi sto chiedendo se dopo questo capitolo debba o meno alzare il Rathing della FF... Uhm.. Voi che dite? Ringrazio la Nel Nel che mi ha corretto il capitolo. <3 Grazie ammoWa!!

E anche tutti quelli che commentano! Mi rendete immensamente felice!!!! >___<

E infondo lo so, anche quelli che leggono e basta sono brave persone.... >__> ahaha xDDD

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Capitolo 9
*** 09# ***


7

09#


Radh'ka uscì dal demone e si allontanò dal letto, dirigendosi verso il bagno; aprì l'acqua della vasca ed aspettò qualche minuto, per poi immergersi dentro con un sospiro soddisfatto.

L'incantesimo era andato meglio del previsto, nonostante la resistenza iniziale, il demone si era dimostrato insolitamente docile; colpa anche la droga afrodisiaca che gli aveva somministrato prima di iniziare. L'acqua si stava pian piano tingendo di rosso; le ferite si erano quasi del tutto richiuse, ma la sua schiena e parte del collo erano coperte di sangue. Doveva trovare una soluzione per placare in parte la fame di quel moccioso; non poteva permettergli di attaccare uno per uno i suoi servitori quando la fame gli dava alla testa, anche se d'ora in avanti non avrebbe più corso il rischio di causare danni simili, l'Ardet'sak che gli aveva messo alla coda avrebbe sigillato parte dei suoi poteri. Il rito di contenimento richiedeva delle procedure rigide e insostituibili, ne aveva studiato gli effetti e i rischi fino ad averne la nausea, non avrebbe potuto modificarne i passaggi nemmeno se avesse voluto; sbagliare avrebbe comportato il mal funzionamento dell'incantesimo, si poteva anche perdere la vita per un imperfezione, e lui non aveva la minima intenzione di morire.

Non per una cosa così banale come il sesso.

Quando finì di lavarsi, uscì dalla vasca e si posizionò davanti allo specchio, completamente nudo; i lunghi capelli banchi aderivano alla pelle bagnata, coprendo in parte il tatuaggio che si dilungava su tutto il fianco sinistro. Si fissò allo specchio per parecchi minuti, osservando con astio quei ciuffi candidi dannatamente fastidiosi; non si sarebbe mai abituato. Recuperò e indossò la tunica che era caduta sul pavimento durante il rito, la seta di cui era fatta gli sfiorava piacevolmente la pelle, che aveva asciugato con un piccolo incantesimo prima di indossare il pregiato indumento. Guardò il demone che dormiva sul letto con sufficienza, per poi voltargli le spalle e lasciare la stanza, senza più degnarlo di uno sguardo. Si diresse senza fretta nella sua stanza; il giorno era iniziato da poco più di un'ora, ma già il castello era animato di servitori intenti nei loro compiti giornalieri.

Tutti quelli che incrociava sul suo cammino, si inchinavano alla sua vista, ma lui non li degnò di considerazione e passò oltre; immerso com'era nei suoi pensieri. Al risveglio del demone ci sarebbe sicuramente stato un po' di trambusto, non si aspettava niente di meno da quel cucciolo; ma questo non voleva dire che l'avrebbe tollerato.

Mandò a chiamare Vyras, e lui si presentò come previsto dopo poco tempo; non aveva nessun segno visibile del combattimento, ma immaginava che sotto i vestiti puliti, una lunga cicatrice verticale faceva bella mostra di se, percorrendo per intero il torace.

« Ti era stato ordinato di non usare tutti i tuoi poteri. Cosa dovrei farmene di un servitore che non sa nemmeno eseguire il più semplice degli ordini? » Domandò freddo il diavolo.

« Chiedo perdono padrone, sono pronto a ricevere la punizione che mi merito per aver trasgredito ai vostri comandi. » Rispose il moro, abbassando maggiormente la testa.

Se lo aspettava dopotutto, il suo signore non era indulgente con quelli che disobbedivano ai suoi ordini, e lui non faceva certamente eccezione. Era pronto a ricevere la punizione che si meritava, ma rimase comunque orripilato da quello che gli fu ordinato di fare.

« Dovrai infliggere dieci frustate a Mahan, per essersi intromessa nello scontro senza permesso. Quando avrai finito, dovrai occuparti del demone. Parte dei suoi poteri sono sigillati ora, deve imparare a combattere senza affidarsi costantemente al suo dono innato, puoi utilizzare il metodo che preferisci per addestrarlo. Non mi interessa. Puoi andare ora. »

« Come desiderate, padrone. » Disse Vyras, per poi lasciare le stanze del suo signore.


*****


La prima cosa che Kreuz pensò appena aprì gli occhi, fu che qualcosa era drasticamente cambiato.

Si sentiva esausto e ben poco risposato, per non parlare di quella sensazione di vuoto che percepiva dentro di se; si allarmò, quando portandosi le mani al volto, le trovò imbrattate di sangue scuro e altre sostanze. Cosa era successo il giorno prima? Fece mente locale, ma l'unica cosa che riusciva a ricordare era solo l'inizio dello scontro con il servitore moro; poi il nulla. Girò appena la testa di lato, osservando la stanza che gli era stata assegnata solo poche ore prima; non gli sembrava che ci fosse qualcosa fuori posto, se non una poltrona di velluto che prima era quasi sicuro non ci fosse. La cosa che però si domandava era, come diavolo ci era finito in camera? Chi aveva vinto lo scontro? Aveva ucciso qualcuno?

Troppe domande e nessuna risposta; decise di alzarsi ed andare dal diavolo, per avere la soluzione a tutti i suoi dubbi, ma appena provò a mettersi seduto una dolorosa scossa alla spina dorsale lo costrinse a rimettersi supino.

Che diavolo era successo? Non si ricordava assolutamente nulla, e quel dolore lo stava facendo diventare pazzo; non aveva mai provato nulla di simile, era come avere un intero albero su per il fondo schiena. Si sentiva appiccicoso ovunque, e quella sensazione di umidiccio in mezzo alle natiche non gli piaceva nemmeno un po'.

Si stava arrabbiando, odiava non avere delle risposte; ma al contrario delle altre volte non sentiva il suo potere ribollire per essere scatenato. La coda si muoveva nervosa ed irrequieta tra le lenzuola sporche; si accorse solo dopo molti minuti che qualcosa la appesantiva. Guardò giù, percorrendo con lo sguardo ogni centimetro di pelle nera, fino ad individuare la causa di quel peso fastidioso; cosa diavolo era quell'affare? Allungò le mani, cercando di sfilarlo, ma senza riuscirci; quell'affare era appena aderente, e non sembrava intenzionato ad aprirsi in alcun modo. Kreuz ringhiò frustrato, e ignorando il dolore al fondo schiena, si alzò; dirigendosi verso l'enorme specchio posto a lato dell'armadio.

Quello che vide lo lasciò di sasso per alcuni secondi; era ricoperto di una strana sostanza rossa appiccicaticcia e dal suo stesso sperma, ma ciò che lo sconvolse e irritò allo stesso momento, fu vedere una scia bianca colargli dalle natiche fino alle gambe. Chiuse gli occhi, cercando di mantenere la calma, e si girò parzialmente di schiena; sperando di aver interpretato male l'origine di quella sostanza semi trasparente, ma quando aprì gli occhi una seconda volta, dopo aver preso un profondo respiro, fu costretto a sgranarli basito. Un enorme ragno d'inchiostro, munito di ragnatela, svettava sulla sua scapola sinistra in tutto il suo splendore; ai lati del ragno due occhi vacui osservavano il nulla davanti a loro, riflettendosi nello specchio. Che diavolo era quella cosa.

Si fiondò in bagno, entrando nella vasca ancora piena; l'acqua era diventata fredda con il passare delle ore, ma non ci badò molto, come non fece caso più di tanto al colore. Doveva togliersi quella cosa il prima possibile.

Si sfregò con forza la schiena, le braccia e ogni pezzo di pelle disponibile; ma al contrario della sostanza rossastra e del liquido seminale, quell'enorme ragno nero non sembrava intenzionato a lasciare la sua schiena. Ringhiò per l'ennesima volta, frustrato; lanciando la sedia contro l'enorme specchio della stanza, che finì in frantumi, seminando pezzi di vetro ovunque.

Indossò i primi pantaloni che trovò nell'armadio, e uscì dalla stanza sbattendo la porta, facendo cigolare i cardini e tremare i muri; molti servitori si voltarono a guardarlo, ma nessuno osò rivolgergli la parola, memori dello scontro che si era svolto solo poche ore prima.

Percorse i corridoi fino alla sala da pranzo, dove il giorno prima era stato condotto per incontrare il diavolo, sperando di aver fortuna e trovarlo li anche quel giorno.

La sorte gli sorrise per la prima volta da quando era iniziata quella strana convivenza, il diavolo era comodamente seduto a capotavola; il grande tavolo era imbandito di ogni ben di dio, ma lui sorseggiava a mala pena la sua tisana, mentre leggeva alcune lettere. Radh'ka gli dedicò a malapena uno guardo, per poi tornare a leggere le sue missive, cosa che fece arrabbiare Kreuz più di quanto già non fosse.

« Come ti sei permesso di macchiarmi la pelle con quello schifo. E cos'è quell'affare che mi ha messo alla coda? È dannatamente fastidioso. Levalo immediatamente. » Urlò il demone fuori di se dalla rabbia.

« Non devo alcuna risposta ad una mia proprietà, e di certo non devo chiedere il permesso per farne ciò che ritengo opportuno. » Rispose freddo Radh'ka, non distogliendo nemmeno per un attimo la sua attenzione dalle lettere.

« Io non sono una tua proprietà, stupido diavolo da strapazzo. » Ringhiò il demone, sbattendo i palmi sul tavolo scuro, avvicinando la sua testa a quella del diavolo per poterlo guardare dritto negli occhi.

« Pensavo che la notte appena passata ti fosse bastata; non pensavo volessi il bis così presto. Eppure dovevo aspettarmelo, i cuccioli hanno sempre un sacco di energie. » Replicò il diavolo ghignando, allontanando solo per un momento lo sguardo alle sue carte, per fissare il demone con cattiveria.

« T- tu! Come osi. Come hai potuto! Questo non rientrava negli accordi, non ho firmato quel genere di contratto. »

« Non c'erano termini specifici su come ti avrei sfruttato; l'incantesimo richiedeva un'unione carnale oltre al sangue, non c'erano possibilità di modificare il procedimento. Ora non iniziare a frignare per così poco. » Iniziò il diavolo freddamente.

« In questi giorni ti allenerai con Vyras, è necessario che tu impari a non fare affidamento esclusivamente sul tuo potere. L'Ardet'sak che hai alla coda serve proprio a quello; sigillare in parte i tuoi poteri. » Finì Radh'ka gelidamente, per poi tornare a dedicarsi ai suoi affari.

« Nemmeno per sogno. Il nostro accordo finisce qui. Non ho la minima intenzione di ubbidirti, stupido diavolo. Io me ne vado. » Concluse Kreuz, dando le spalle a Radh'ka; così facendo però non vide il diavolo fissarlo con ira e nemmeno l'incantesimo che poco dopo lo colpì, sollevandolo a diversi metri da terra.

Cercò subito di rompere l'incanto, utilizzando i suoi poteri; ma questi, essendo in parte sigillati, non erano sufficienti per spezzare il potere che lo imprigionava.

« La mia pazienza ha un limite, demone. E tu l'hai superato già da un pezzo; non ti uccido solo perché la morte sarebbe una liberazione per te, e non una condanna. Ma prova anche solo un'altra volta a mancarmi di rispetto, e giuro sul pezzo più importante della mia collezione, che la punizione che hai ricevuto dai Vel'phys sarà una passeggiata tra i boschi, in confronto a quello che ti farò. Tutto chiaro? » Sibilò Radh'ka furioso.

Kreuz non poté far altro che annuire a malapena; voleva urlargli in faccia che no, non andava bene per niente, ma gli mancava l'aria nei polmoni, e non aveva altra alternativa se voleva continuare a vivere. L'incantesimo si ruppe, e lui cadde a terra con un tonfo; prese a tossire compulsivamente, l'aria gli bruciava in gola rendendogli difficile respirare, ma il bisogno d'ossigeno era più forte. Guardò il diavolo con odio, ma questi era già tornato alle sue occupazioni, ignorandolo per l'ennesima volta.

Ad uno schiocco di dita da parte del padrone del castello, il servitore dai capelli rossi contro cui aveva combattuto il giorno prima gli si avvicinò, e lo esortò a seguirlo verso una delle stanze secondarie alla sala da pranzo; che poi si rivelò essere l'entrata delle cucine.

Lo fece sedere su una panca di legno, posta davanti ad un grande tavolo fatto dello stesso materiale; al contrario del mobilio presente nell'altra stanza, questo era meno pregiato, il colore era molto più scialbo, tendente al rosso. Kreuz vide il servitore ordinare ad una delle addette alla cucina di preparare un piatto, con alcune cose da mangiare per lui; e nonostante lo sguardo di puro odio che quella gli lanciò, si apprestò ad eseguire l'ordine senza fiatare.

Il piatto gli fu posato davanti con malagrazia, Kreuz guardò male la servetta, che lo ricambiò senza nascondere il suo astio, per poi dargli le spalle e tornare ai suoi compiti; il demone iniziò a mangiare svogliatamente quello che gli era stato dato, ma continuava a pensare a quello che era successo poco prima nell'altra stanza.

Il diavolo era stato chiaro, un'altra uscita di testa e la sua pelle sarebbe stata pericolosamente a rischio; ma lui non intendeva ubbidire ciecamente agli ordini, nonostante le minacce. Sapeva di dovere la vita al diavolo, ma questo non gli dava il diritto di marchiare la sua pelle come una sua proprietà; non importava che il disegno fosse – nonostante tutto – davvero ben fatto e di ottima qualità.

Ci doveva essere un motivo per cui quell'essere dalla personalità multipla glie lo aveva imposto, e lui aveva tutta l'intenzione di scoprirlo. Come intendeva scoprire la funzione di quel monile che gli aveva attaccato alla coda, o del motivo per cui aveva bisogno dei suoi servigi.


L'angolo di Sèlìs:

Allora ragazzuoli, prima di tutto vorrei davvero ringraziarvi per le recensioni! ( Me commossa çwç )

In secondo luogo mi scuso per il “ritardo” ma Radh'ka voleva stare nella vasca, e io volevo annegarcelo dentro... Quel cretino.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! E abbia risposto in parte alle vostre domande. XD

Anche se ora avrete molte domande in più.. “penso” ahahaha.

Dio sono fuori.. dovrei dormire di più.. E questa sera esco pure!!! Avrò le occhiaie. D: Sigh...

Al prossimo capitolo... <3


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Capitolo 10
*** 10# ***


10#


Non appena il demone lasciò la stanza, Radh'ka buttò malamente sul tavolo i fogli che stava leggendo, e si prese la testa tra le mani; aveva perso la calma troppo facilmente, quell'atto violento nei confronti del demone non lo avrebbe certamente aiutato a renderlo più docile. Tutt'altro, ora sarebbe diventato ancora più irritante e curioso; correva il rischio di fare domande alle persone sbagliate e lasciare così trapelare informazioni. Cosa che lui non intendeva far succedere.

Avrebbe dovuto dargli quel minimo di spiegazione per tenerlo buono, e allo stesso tempo per permettergli di sopravvivere. La cosa non gli piaceva per niente, ma non aveva molte alternative; non se voleva tenerlo in vita. Doveva pensare bene a quali informazioni rivelargli, ma per il momento lo avrebbe semplicemente ignorato, aveva altre cose a cui pensare.

Raccolse i fogli che aveva gettato poco prima sul tavolo, e sospirò; avrebbe preferito non allontanarsi dal castello per il momento, ma non aveva alternative. Non poteva attirare l'attenzione rifiutando un qualche lavoro importante, avrebbe solo destato inutili sospetti; e non aveva intenzione di ritrovarsi le spie dei Vel'phys tra i piedi.

Finì l'infuso di Yald'rel, e si alzò da tavola; ordinando ad un servitore di avvisare Vyras di presentarsi nelle sue stanze immediatamente, per poi uscire dalla sala e rintanarsi nel suo studio, dove iniziò a sistemare le cose che gli sarebbero servite durante il viaggio.

Non dovette aspettare molto, il servitore moro bussò alla sua porta con discrezione giusto pochi minuti dopo; il diavolo si sedette sulla poltrona dietro la scrivania, e gli diede il permesso di entrare. Vyras avanzò di qualche passo nella grande stanza, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, attendendo pazientemente. Radh'ka lo osservò per diversi minuti prima di parlare, le spalle del servitore erano leggermente ricurve, come se fossero schiacciate da un'enorme peso; i vestiti però erano impeccabili come al solito, e gli occhi impassibili come sempre. Nonostante la punizione da poco ricevuta, non c'era astio o tentennamenti in quello sguardo: Radh'ka se ne compiacque.

Aveva fatto un ottimo lavoro nell'addestrarlo.

« Dovrò stare lontano dalla fortezza per alcuni giorni. È inutile specificare che al mio ritorno nulla debba essere diverso da come è ora. Il compito che ti ho affidato non è variato, hai carta bianca sul metodo di allenamento; i suoi poteri da ora saranno limitati, quindi non c'è il pericolo che metta in atto uno spettacolino come l'ultima volta. Mi serve vivo, vedi di tenerlo in mente durante la mia assenza. »

« Come desiderate, Padrone. » Rispose il moro congedandosi con un inchino, uscendo poi dalla stanza.


******


Dopo aver finito il suo pasto, Kreuz fu condotto nuovamente all'esterno. Rimase sconcertato da quello che vide: alberi secolari mezzi distrutti e riversi sul suolo decoravano l'ingresso del castello. Che diavolo era successo? Non si ricordava nulla dello scontro, solo il dolore e la sete.

Il rosso aggirò la fortezza, fino ad arrivare al giardino sul retro; li, trovarono Vyras ad aspettarli. Kreuz lo guardò avvicinarsi; i capelli erano perfettamente ordinati, ma la postura era leggermente cambiata dall'ultima volta che lo aveva visto. Che lo avesse ferito gravemente durante lo scontro?

« Grazie Antharèss. Adesso me ne occupo io. » Disse Vyras rivolto al rosso, che se ne andò salutando appena il moro con un cenno del capo, rivolgendo poi lo stesso saluto anche al demone dopo un attimo di indecisione. Il verde lo vide allontanarsi, per poi sparire dietro la prima curva; si girò allora verso Vyras, che lo stava osservando inespressivo.

« Mi è stato ordinato di addestrarti. Devo sapere esattamente quali sono le tue capacità, sai usare qualche arma in particolare? O fai completamente affidamento sul tuo potere? In cosa consistono esattamente le tue capacità? » Chiese il moro.

Kreuz lo guardò male; per chi lo aveva preso? Per uno di quei demoni minori che infestavano le strade della città?

« Prima di essere catturato dalle guardie dei sovrani ero in possesso di una doppia spada. So destreggiarmi con diverse armi, ma la doppia spada è quella che so maneggiare meglio. » Rispose il demone.

« Potremmo iniziare da quella allora. Visto il recente scontro, presumo che i tuoi poteri siano legati agli elementi? Possiedi il Rhaokoja? »

« Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Non uso spesso i poteri, non mi sono mai serviti. » Replicò Kreuz.

Vyras guardò il demone a bocca aperta; davvero quel cucciolo non sapeva nulla sulla sua natura demoniaca? Non era consapevole dell'enorme potere che racchiudeva?

La cosa lo sbalordiva e irritava allo stesso tempo; era stato battuto da un lattante! Il fatto che fosse un demone puro, uno degli esseri più potenti che camminavano per quelle terre era irrilevante. Se inesperto, anche una rarità di quel genere per quanto fosse pericoloso non doveva rappresentare un problema, non per uno del suo calibro. Anche la limitazione che gli aveva imposto il padrone non avrebbe dovuto essere un impiccio, invece lui si era ritrovato a sfoderare alcune delle sue armi mortali; che perlopiù sul demone non avevano sortito alcun effetto.

Scosse la testa più volte; era inutile pensarci adesso, si sarebbe allenato più duramente. Addestrare quel cucciolo sarebbe stato un ottimo modo per migliorarsi; ora comprendeva le motivazioni che avevano spinto il suo padrone a legarlo a lui. Con un po' di allenamento sarebbe sicuramente tornato utile.

« Prima di iniziare con le armi, dobbiamo valutare quanto i tuoi sensi siano sviluppati. » Disse il moro rivolto al demone, per poi fischiare in direzione del bosco alle sue spalle. Passarono diversi minuti, ma non pareva essere cambiato niente; il demone si guardò più volte intorno, ma sembrava che nessun essere avesse risposto al richiamo del servitore, e volesse uscire dalla vegetazione. Vide il moro girarsi, e rivolgersi sibilando a qualcosa che apparentemente non c'era; per un attimo il demone pensò che lo scontro del giorno prima gli avesse riportato dei seri danni alla testa, visto che ora iniziava pure a parlare da solo. Eppure prima gli sembrava normale.

Solo quando si sentì spingere, capì che c'era qualcosa che non tornava; il moro lo stava fissando con un sopracciglio alzato, delle piccole rughe d'espressione gli increspavano la pelle della fronte, in un chiaro segno di concentrazione. Lo fissò a lungo con i suoi occhietti scuri; non riuscendo a capire come il demone avesse fatto a non schivare il colpo, eppure il giorno prima aveva dimostrato di riuscire a vedere le creature di Mahan. Capì il motivo di quel cambiamento, solo quando i suoi occhi scorsero in cima alla coda del demone l'Ardet'sak; il suo padrone lo aveva avvisato di un cambiamento nei poteri del demone, ma non pensava che il diavolo si fosse spinto fino a quel punto per legare a se quel cucciolo.

« Molto bene, il primo allenamento consiste nello schivare i colpi del lynac. Come puoi benissimo notare anche da solo, da ora non sei più in grado di vederli come prima. I tuoi poteri sono dimezzati, così come le capacità innate di cui eri in possesso grazie ad essi. Ora dovrai allenare tutti i sensi per riuscire ad evitare i colpi, che ovviamente non saranno mortali. Il lynac si limiterà a spingerti e a farti cadere. Sei pronto? » Domandò il servitore.

Kreuz annuii poco convinto, avrebbe dovuto schivare i colpi di qualcosa che non vedeva; era un'impresa! Lui aveva sempre visto tutto. Anche quello che molti altri demoni non riuscivano a scorgere, ora si sarebbe dovuto allenare per schivare qualcosa che invece non vedeva in alcun modo.


*****


Radh'ka osservò per un po' la scena che si stava svolgendo nel giardino, dalla finestra del suo studio; aveva visto Vyras lanciare una rapida occhiata nella sua direzione, come ad accertarsi della sua presenza. Era certo che lo avesse percepito, nonostante tenesse sotto controllo il suo potere; quel ragazzo aveva i sensi molto più sviluppati rispetto ad altri servitori più anziani che lavoravano nel castello. C'era un motivo se aveva scelto lui, al posto di molti altri per addestrare il cucciolo di demone; ed era certo che il moro non ci avrebbe messo molto a capirne il motivo.

Diede le spalle alla finestra, e tornò a concentrarsi sulla pozione che ribolliva adagio nella pentola; aveva raggiunto la colorazione descritta dal libro, ora doveva solo aggiungere l'ultimo ingrediente e sarebbe stata pronta. Mescolò per diverse volte in senso antiorario, versando all'interno della pentola l'intero contenuto di un'ampolla; il liquido al suo interno era denso, di un cupo rosso scuro, molto simile al sangue. Ed era anche probabile che lo fosse, in quanto molte pozioni ne richiedevano l'utilizzo per essere completate.

Aggiunto l'ultimo componente, il contenuto all'interno della pentola variò gradualmente colore,passando da un verde marcio ad un viola scuro. Ora che aveva finito non doveva far altro che dargli una forma, poi avrebbe solo dovuto farlo avere al demone che stava in giardino.

Recitò l'incantesimo per mutare la forma; l'intruglio si sollevò dalla pentola e prese a vorticare su se stesso, per poi dividersi in parti più piccole, fino a formare diverse sfere che successivamente si depositarono sui suoi palmi aperti. Radh'ka ne prese una tra il pollice e l'indice, la piccola sfera aveva una consistenza solida; non dura come la pietra, ma nemmeno liquida come sostanza di cui era fatta, una via di mezzo di entrambe. Era rimasta dello stesso viola scuro della pozione, ma diversamente da quella, non emanava nessun odore particolare. La avvicinò al viso per osservarla meglio; la superficie era perfettamente liscia e non mostrava imperfezioni di alcun genere.

Evocò un sacchetto di velluto, e vi depositò dentro le sfere; per poi chiuderlo con un nastro di cuoio e depositarlo sul tavolo.

Ora che aveva terminato anche quell'ultima incombenza, non c'era più nulla che lo tratteneva; avrebbe preferito non dover partire, ma era necessario.



Angolo di Sèlìs:


Salve a tutti! Scusate se vi ho fatto penare per questo capitolo, ma ho avuto parecchio da fare in questi giorni!! In più domani parto! D: (Sono forse l'unica persona che non vuole andare al mare... sarà il posto?? xDD)

Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!!

Nel grazie per la tua infinita pazienza ç____ç A volte sono una persona rompi balle in maniera atroce..

Dove andrà Radh'ka?? Kekeke


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Capitolo 11
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11

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Radh'ka era partito presto la mattina seguente; Vyras lo aveva guardato sparire nel portale, rilasciando un sospiro di rassegnazione. Con l'assenza del padrone, il suo compito sarebbe stato ancora più complicato; in molti non vedevano di buon occhio il demone già dal suo arrivo, ma dopo la notte dello scontro, aveva attirato su di se il loro odio. Tutti infatti, avevano sentito cos'era accaduto tra le mura di quella stanza; le urla e gli ansimi del demone, avevano rimbombato per i freddi corridoi per la maggior parte della notte. Aveva già dovuto placare gli animi di alcuni servitori troppo presuntuosi, poco prima di essere convocato dal suo signore; sperava solo che le minacce fermassero quegli stolti dal compiere gesti avventati. Il suo signore era stato chiaro, il demone gli serviva; non avrebbe accettato una mancanza da parte sua, ed era abbastanza certo che chiunque avesse osato disubbidirgli avrebbe pagato a caro prezzo quell'affronto.

Mahan imprecava da due giorni contro il demone, lei come tutti aveva sentito quello che era successo e non era affatto contenta; aveva cercato di evitarla in tutti i modi - soprattutto dopo quello che aveva dovuto fare nelle segrete - ma lei gli stava incollata addosso chiedendogli ogni due secondi come stesse. Le ferite si stavano richiudendo velocemente, ma lui non aveva certamente lo stesso potere rigenerativo del demone. Quel cucciolo era fuori dalla norma anche per i suoi standard.

Lui, al contrario di molti altri non nutriva astio verso il demone, e nemmeno verso il padrone; aveva donato la sua esistenza al diavolo, non gli sarebbe venuto meno per nessun motivo al mondo. Certo, gli dispiaceva per la sorellastra; ma gli ordini del padrone erano legge per lui, come per chiunque altro dentro il castello. Disubbidire ad un suo ordine diretto, equivaleva nel miglior caso a passare una settimana nella stanza delle torture con un subalterno a torturarti; se il padrone era di pessimo umore, come succedeva raramente, allora lo sfortunato di turno doveva solo sperare di riuscire a restare vivo, in quanto il diavolo si sarebbe occupato personalmente della sua punizione. E non sarebbe certamente stato clemente o delicato.

La sorella si era in parte meritata la visita nelle segrete; e lui capiva il motivo per cui il diavolo gli aveva fatto eseguire personalmente la punizione, nonostante il loro grado di parentela. Anzi, forse proprio per quello.

Quando il portale scomparve del tutto, il moro rientrò nel castello; era ora di andare a svegliare il demone. Poteva benissimo lasciare questo compito ad un altro dei servitori presenti nel palazzo, ma per il momento non poteva permettere che gli succedesse qualcosa; senza il suo potere, non era in grado di difendersi se qualcuno lo avesse attaccato.

Quando Vyras entrò nella stanza, pochi minuti più tardi, trovò il demone profondamente addormentato tra le soffici coltri del letto; il giorno prima era stato estenuante ed infinito, il verde infatti, non riuscendo a percepire il demone avversario, aveva compiuto un sacco di movimenti inutili, non comprendendo appieno il senso dell'allenamento. Avrebbe dovuto tentare con un approccio diverso, altrimenti quando il suo signore sarebbe tornato, non avrebbe riscontrato nessun miglioramento: e a quel punto lui avrebbe potuto dire addio alla sua vita.

« Svegliati demone, è ora di iniziare l'allenamento. » Disse il moro, ricevendo in cambio solo un verso incomprensibile da parte dell'occupante del letto. Vyras sbuffò spazientito, tirando via le lenzuola dal corpo mezzo nudo del demone, che si raggomitolò in posizione fetale, coprendosi poi la testa spettinata con il soffice cuscino.

« Uhmmm... E' appena l'alba. » Mugugnò Kreuz con la voce attutita dallo strato di piume.

« L'allenamento inizia all'alba e finisce quando io deciderò che è il momento di smettere. E ora muoviti ad alzarti, se non vuoi saltare la colazione. » Rispose Vyras.

« Ma siete tutti così simpatici in questo posto? » Replicò Kreuz, alzandosi di scatto dal letto; guardando male il moro.

« Non è nostro compito essere simpatici. Il nostro unico dovere risiede nel padrone e ne suoi ordini, e io ho avuto il compito di addestrarti. Che ti piaccia o no; quindi alzati da quel letto. »

« Spiegami un po' tutta questa devozione nei confronti del diavolo... ne sei innamorato? Vi tiene sotto controllo con un qualche incantesimo strano? O vi minaccia in qualche modo? » Chiese interessato il demone, dirigendosi però verso il bagno adiacente.

« Il padrone non usa nessun trucco. E certamente io non posso avere la presunzione di innamorarmi di lui; uno del mio calibro non può permetterselo. Non ne è degno. Il nostro è unicamente rispetto verso il padrone che serviamo, ma un essere primitivo e volgare non potrà mai capire la nostra devozione. » Ribatté gelido il Vyras, lanciandogli un'occhiataccia. Solo allora notò il complicato tatuaggio che svettava sulla pelle del demone: un enorme e minaccioso ragno nero stava su una sottile ma intricata ragnatela, che a sua volta conteneva due occhi vacui, senza iride ne pupilla, che “osservavano” il mondo alle spalle del demone.

« L'unico rispetto a cui sono abituato è quello della pancia piena dopo un estenuante giornata di lavoro. » Replicò Kreuz dal bagno.

« Con lavoro, intendi fare il sicario, consegnando oggetti preziosi - la maggior parte delle volte rubati - ad altra gente, per conto dei trafficanti di Eradish? »

« Per tua informazione quelle terre sono piene di trappole mortali; nulla di possibilmente paragonabile alle quattro mura che circondano questo castello. Le creature che dimorano in quei luoghi, non sono docili come quelle lucertole troppe cresciute che tenete in giardino, il loro veleno è per la maggior parte delle volte letale. »

« Non mi pare tu abbia grossi problemi con il veleno. Ancora mi chiedo come tu abbia fatto a sopravvivere. » Domandò il moro.

« Intendi quello presente sulle tue lame? Era infinitamente dolce; sei certo di non aver confuso le boccette quando hai preparato le armi? » Ghignò Kreuz, deridendolo.

« Impossibile. Ed ora muoviti ad uscire dal bagno, siamo già in ritardo. »


*******


Radh'ka percorse i gelidi corridoi di pietra, fino a raggiungere un'anonima porta a ridosso della parete: varcò la soglia dopo aver ricevuto il permesso e si sedette sull'unica poltrona davanti alla scrivania di appal. La stanza non conteneva un grande arredamento, un'imponente scrivania di legno scuro stava al centro della stanza; due comode poltrone di una costosa e rara pelle di durag, erano poste una davanti all'altra con solo la scrivania a separarle. Una libreria fatta dello stesso materiale della scrivania, ricopriva tutta la parete opposta alla porta dove era entrato il diavolo poco prima; il tutto appoggiava su soffici tappeti pregiati, disseminati in vari angoli della stanza.

Radh'ka osservava in silenzio l'essere davanti a se, senza proferire alcuna parola; era stato convocato con la massima urgenza, ma probabilmente si trattava del solito rapporto di routine, quindi non si preoccupava più di tanto di quello che avrebbe detto l'altro.

« Avete come sempre un aspetto impeccabile, nonostante quelle dubbie spoglie. »

« Vi ringrazio. Posso sapere il motivo di questa convocazione? »

« Mi è giunta voce che tu abbia adottato un nuovo cucciolo Radh'ka; spero che questo non ti stia distraendo dal tuo compito, su ai piani alti si aspettano molto da te. Soprattutto a causa del tuo sangue. »

« Non vi preoccupate, tutto sta procedendo secondo i piani. Tra poco tutto sarà pronto. » Rispose il diavolo con voce gelida. Odiava sentir parlare del suo sangue e quindi della sua discendenza, era una cosa che lo aveva sempre fatto infuriare. Non sopportava di essere controllato come un bambino poco ubbidiente, e sapere che quel fossile conoscesse tutti i suoi spostamenti lo irritava irrimediabilmente.

« Molto bene. Tutto deve essere perfetto per quando giungerà il momento prestabilito. »

« Non vi deluderò. La nostra rivalsa su quegli esseri primitivi avrà presto inizio. »

« Puoi andare ora. Ti contatterò ancora per farti sapere luogo ed ora del prossimo incontro; c'è qualcuno impaziente di vederti fuori da quella porta. Vedete di non dilungarvi troppo in convenevoli, nonostante sia da molto che non vi incontrate, anche noi abbiamo del lavoro da finire. »

« Certamente. » Rispose il diavolo, per poi alzarsi dalla comoda poltrona e uscire dalla stanza.

Non appena si richiuse la porta alle spalle venne travolto da una cascata di ricci capelli azzurri; cercò di staccarsi quella cozza che gli si era attaccata addosso, ma senza molti risultati.

« Staccati Selyra, sei pesante. »

« Sempre simpatico è tesoro? È impossibile che sia pesante, mi sono pure messa a dieta. È da un sacco che non ci vediamo, e tu parli del mio peso. Girano certe voci su un tuo nuovo cucciolo, com'è? È forte? È carino? O è solo un altro dei tuoi passatempi? Sento uno strano odore sulla tua pelle, ma non riesco a riconoscerlo; non è quello delle solite puttane che ti porti a letto. Questo emana una sottile traccia di potere. » Rispose Selyra, senza dimostrarsi offesa in alcun modo.

« Non intendo rispondere a nessuna delle tue domande. Ora se mi vuoi scusare. » Replicò Radh'ka, facendo cadere il discorso.

« Non puoi andartene di già! Ci siamo appena rincontrati dopo più di sei lune! » Si lamentò la riccia. « Inthersill ci ha concesso del tempo, ed è un sacco che non stiamo da soli... sai... come hai vecchi tempi. » Continuò lasciva, spalmandosi addosso al diavolo e facendo combaciare i suoi floridi seni contro il petto dell'altro.

« Spostati Selyra. Devo ricordarti che sei rimasta incinta dopo essertela fatta con mio fratello? » Rispose gelido Radh'ka.

« Quante complicazioni, un po' di sano sesso fa sempre bene. Non capisco perché siete tutti così fiscali. Nonostante tutto, ti trovo comunque molto affascinante. » Si lagnò lei sbuffando, ma senza staccarsi, iniziando anzi a giocare con una delle ciocche argentee del diavolo.

« Ryarn, vieniti a riprendere la tua compagna, se vuoi avere un'erede. La mia pazienza sta per esaurirsi. » Ringhiò il diavolo, ricevendo in risposta solo una bassa risata, da un punto in ombra del corridoio.

« Come siamo suscettibili fratellino; a Sely mancano i nostri incontri a tre.. e devo ammettere che anche io ne sento la mancanza. » Rispose la voce.

« A me invece non sono mancati per niente. E ora dille di levarmisi di dosso, ho del lavoro da fare. » Sibilò irritato Radh'ka.

« Sely, lascia andare l'antipatico. Andremo a divertirci con qualcun altro te lo prometto. Il bambino ha bisogno di energie, e cosa può essere migliore di un buon pasto a base di sangue durate il sesso. » Disse il fratello uscendo dalle ombre; aveva dei corti capelli neri, perfettamente tirati indietro da una strana mistura che li rendeva più lucenti. Gli occhi, piccoli e rossi fissavano gelidi Radh'ka: che non si fece per nulla intimorire da quello sguardo di fuoco.

« Ma Ry, io... » Cercò di dire lei.

« Ti ho detto di venire qua Selyra, non farmelo ripetere. » Tagliò corto l'altro diavolo.

« Come vuoi. » Sbuffò la riccia, separandosi a malincuore dal diavolo dai capelli argentei, che ritornò finalmente in possesso del suo braccio.

« Ora, se volete finalmente scusarmi. » Finì Radh'ka, passando accanto al fratello, per poi imboccare il gelido corridoio.

« Ci vediamo presto, fratellino. »


L'angolo di Sèlìs :

Salve a tutti! Lo so... sono in ritardo ç__ç 

Ma in questa settimana ho avuto dieci mila cose da fare.. sigh.

Mai un attimo di tregua! 

Spero che questo capitolo vi piaccia!!! <3

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Capitolo 12
*** 12# ***


12

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Alla sua sinistra nulla, a destra nemmeno. Davanti e dietro di se non percepiva niente; nessun movimento, nessun rumore. Se non si contavano i rumori naturali. Dove diavolo si era cacciato quello stupido servitore? Fiutò appena l'aria, sentiva un lieve profumo dolciastro, ma non capiva... era....sopra di lui.

Schivò appena in tempo un colpo diretto alla sua testa, abbassandosi e sorreggendo poi il proprio corpo sulle braccia; cercando di colpire il proprio avversario con un calcio. Lo mancò, probabilmente di poco, quindi si diede lo slancio con le mani per tornare in posizione eretta, rimettendosi in guardia. Tutto sarebbe stato molto più semplice senza quel maledetto pezzo di stoffa a coprirgli gli occhi, ma avrebbe annullato lo scopo dell'esercizio. Doveva riuscire a schivare e colpire Vyras senza l'ausilio della vista, così sarebbe potuto passare al livello successivo. Ovvero dare la caccia a quel maledetto lombrico invisibile. Solo allenandosi duramente avrebbe potuto farla pagare a quel maledetto diavolo. Al suo stato attuale non poteva competere contro di lui, se n'era reso conto fin troppo presto.

Un colpo di Vyras lo prese in pieno, mandandolo a gambe all'aria. Concentrati Kreuz, concentrati; si ripeteva. Non doveva distrarsi, se fosse stato uno scontro mortale lui sarebbe già morto innumerevoli volte; non poteva permettersi nessuna distrazione.

Sei davvero scarso testa verde, non ti sei nemmeno accorto che il tuo avversario è a sinistra.

Balzò a destra seguendo quell'improbabile consiglio, finendo con la schiena proprio sull'estremità del pugnale di Vyras; che lo guardava esasperato per l'ennesimo fallimento.

Ops... Forse era l'altra sinistra. Ahah.

Kreuz ringhiò frustrato, come osava quello scarto di demone prendersi gioco di lui?

« Smettila Erelày, hai fatto quello che ti ho chiesto? » Disse Vyras.

Il rosso gli lanciò un'occhiataccia, ma rispose comunque. « Si, è tutto pronto. Le condizioni ideali avverranno tra meno di un mese. Tra la prima e la seconda settimana di Lymith, quando entrambi gli occhi di Thyamridrick saranno aperti sul nostro mondo. »

« Impossibile, gli occhi del dio non sono mai stati aperti nello stesso momento. » Replicò Kreuz.

« E' un fenomeno molto raro, che avviene una volta ogni mille anni. Non mi stupisce che tu non lo abbia mai visto, vista la tua giovane età. » Disse il moro a Kreuz, per poi rivolgersi nuovamente al rosso. « Molto bene, spero che il padrone sia di ritorno entro quel periodo; altrimenti tutta la sorveglianza di questi giorni sarà stata inutile. »

« Perché è importante che il diavolo sia presente quel giorno? » Domandò il demone.

« Torna ad inseguire le ombre moccioso. I grandi stanno discutendo. » Sbottò il rosso.

« Smettila Erelày. Non ti deve interessare demone, se il padrone non ti ha comunicato le sue intenzioni vuol dire che non è necessario che tu le conosca. » Rispose freddo Vyras.

« Sono stufo. Nessuno mi dice nulla, non ho idea di quanto dovrò stare in questo posto, e nemmeno il motivo per cui mi trovo qui. Cosa vuole quel maledetto diavolo da me? Non muoverò più un muscolo se qualcuno non mi spiega cosa sta succedendo. »

« Ci manca solo che inizi a pestare i piedi per terra. Fai schifo, ecco perché odio i mocciosi. » Replicò Erelày schifato, guardando con disgusto il demone.

« Osa darmi ancora del moccioso, stupido fiammifero che non sei altro, e giuro che ti farò ingoiare i tuoi stessi capelli. » Ringhiò Kreuz furibondo.

« Provaci se ci riesci, stupida erbaccia marcia. » Disse in risposta il rosso, facendo un passo avanti in direzione del demone.

« Smettetela voi due. Erelày smettila di provocarlo inutilmente, sembri te il moccioso quando ti comporti in quella maniera. E tu demone vedi di avere più rispetto, non mi interessa se ti credi più forte di noi, mi è stato ordinato di addestrarti, ed è quello che farò. » Iniziò Vyras, fulminando entrambi con una singola occhiata. « Visti gli scarsi risultati che l'addestramento ha portato cambieremo metodo. Se non ha nulla da fare di più urgente, Erelay ci aiuterà in una piccola dimostrazione. »

« Per me va bene. Ho già finito tutti i miei compiti, e mi sto annoiando. » Replicò il rosso.

« Molto bene. Demone, vai sederti alla base delle mura del castello e osserva attentamente. Ora ti mostreremo lo scopo dell'esercizio base che tu hai fallito, vedi di stare attento. Erelày, inizialmente non useremo i poteri, alzeremo il livello di difficoltà poco per volta. »

« Come vuoi. » Rispose il rosso alzando le spalle indifferente, mettendosi poi davanti a Vyras che gli mise la benda sugli occhi.

« Inizia pure quando vuoi. » Continuò rilassato.


****


Kreuz si sedette sotto un albero situato vicino alle mura e guardò i due servitori mettersi in posizione; non si aspettava granché dal rosso ma dovette ricredersi, era decisamente bravo. Vyras aveva iniziato a girargli intorno, cambiando diverse volte la direzione e la velocità, avvicinandosi di tanto in tanto senza produrre il minimo rumore; ma nonostante quello, Erelày schivò ogni suo tentativo di toccarlo. Da quel momento i tentativi si fecero sempre più numerosi e veloci, ma il rosso deviava ogni colpo, nonostante avesse gli occhi bendati: sembrava che quella benda non gli procurasse il minimo fastidio.

Ad un certo punto qualcosa nell'aria cambiò, Erelày si mise anche lui in posizione d'attacco ed iniziò a contraccambiare i colpi di Vyras; diversi fendenti tagliavano l'aria intorno ai due sfidanti, ma entrambi non avevano il minimo graffio. Nemmeno le loro uniformi erano in qualche modo rovinate. Calci e pugni volavano nell'aria ad una velocità impressionante, ma nessuno dei due sembrava avere la meglio sull'altro.

Kreuz riusciva a seguire quasi tutti i loro movimenti, ma rimase spiazzato quando il moro scomparve letteralmente da davanti al suo avversario e ricomparve pochi istanti dopo sopra di lui, appeso a testa in giù sul ramo più basso dell'albero sotto il quale stava lui.

« Hai capito i tuoi errori demone? » Chiese Vyras.

« Devo concentrarmi su tutti i sensi e non solo sulla vista. Mi hai bendato per quello. » Rispose Kreuz fissandolo negli occhi. « È quello il tuo potere? Scomparire nel nulla e riapparire dove vuoi? » Domandò poi curioso.

Vyras si dondolò un po' avanti e indietro prima di rispondere alla domanda, continuando a ricambiare lo sguardo del demone.

« E' una delle mie eredità paterne, oltre al sangue velenoso. » Rispose vago, lanciando al rosso ancora al centro dello spiazzo un sorrisetto di sfida, il quale rispose alzando un sopracciglio.

« Abbiamo finito? » Chiese Erelày avvicinandosi ai due.

« Si, grazie Erelày per aver giocato con me. »

« Quando vuoi. Sono sicuro che badare ai cuccioli sia alquanto noioso. » Replicò il rosso ghignando in direzione di Kreuz, che in risposta gli ringhiò contro.

« Smettetela di litigare voi due; Erelày lo sai cosa ha detto il padrone a riguardo. » Sibilò Vyras guardando male entrambi.

« Va bene, va bene. Vado ad importunare il mio fratellino. Divertitevi! »


« E' sempre così simpatico? »

« Chi? » Chiese il moro scendendo dall'albero e sedendosi sull'erba accanto al demone.

« Il rosso. » Disse solo Kreuz.

« Solo con i nuovi arrivati. Ci farai presto l'abitudine. »

« Sembra una minaccia... »

« Non è detto che non lo sia. »


****


Erelày camminava a passo spedito lungo i freddi corridoi che conducevano ai sotterranei, i capelli vibravano appena sopra la sommità del capo; gli artigli così come le zanne presenti nella sua bocca si erano allungati e ora graffiavano in profondità i suoi palmi chiusi, facendo gocciolare il sangue sul pavimento di pietra. Durante lo scontro con Vyras non si era sfogato abbastanza; la frustrazione per la condizione in cui era ridotto lo stava consumando dentro, facendo vacillare la sua già precaria illusione. L'arrivo di quel demone non era previsto, e rischiava di mandare a monte i suoi piani; non sapeva quali poteri possedeva, ne aveva visti solo una parte, ma essendo un cucciolo erano ancora incompleti. Doveva valutare tutti i pro e tutti i contro e solo allora avrebbe deciso cosa fare; il suo piano non poteva fallire. Non ora che che era così vicino dal realizzarlo.

Lui ne sarebbe stato affatto contento.

Si fermò davanti ad una pesante porta di krom e pronunciò la parola d'ordine per farla aprire; erano passati pochi giorni da quando ci aveva messo piede, ma non sapeva per quanto tempo avrebbe avuto la stessa fortuna. Il padrone non passava molto tempo dentro casa, consentendogli così di fare quello che più gli aggradava in quella piccola stanza; ma con l'arrivo di quell'impiastro dai capelli verdi le cose sarebbero cambiate. Era certo che il diavolo volesse monitorare con i propri occhi i progressi del demone, e questo avrebbe comportato la sua presenza costante nel maniero.

Una sua minima distrazione avrebbe comportato la morte. Il diavolo puniva severamente chi disobbediva ai suoi ordini, ma una spia veniva spesso punita con la morte solo dopo essere stata sottoposta ad indicibili torture, sia fisiche che psicologiche.

La porta si richiuse alle sue spalle con un leggero tonfo; lui aspirò profondamente i vapori delle pozioni che piano ribollivano sui fuochi messi al minimo, che erano l'unica luce presente nella stanza. Non importava, la sua vista era perfetta persino nella più totale oscurità, non c'era motivo di correre rischi inutili accendendo una mera candela.

Si avvicinò ad una pozione e la mescolò piano, osservando la lieve colorazione azzurrina, ed imprecando contro se stesso per l'ennesimo fallimento. Si stava avvicinando alla soluzione, ma non era ancora riuscito a trovare l'ultimo ingrediente per completarla definitivamente; tutti i libri che aveva letto sull'argomento erano stati inutili in quanto troppo vecchi e segnati dal tempo. Non poteva certamente andare dal diavolo a chiedere consiglio, e nemmeno da Lui.

Avrebbe dovuto cavarsela da solo.


*****


Radh'ka ringhiò contro un povero sconsiderato che aveva avuto la sfortuna di incappare sulla sua strada, urtandolo malamente. Si preparò a sferrare un fendente in grado di tranciare di netto quell'insulsa creatura, quando, osservandolo per quei pochi attimi riconobbe in lui la persona che stava aspettando.

« Spero tu abbia delle notizie interessanti. » Sibilò gelido l'albino.

« Certamente mio signore, non è però il caso di parlarne dove orecchie indiscrete potrebbero sentire. Mi segua. » Rispose la creatura inchinandosi profondamente, per poi percorrere le fetide vie della città.

L'angolo di Sèlìs: 

Salve a tutte ragazzuole!!! Come state?? Fa caldo anche da voi?? 

Da me si schiatta. Letteralmente!!! 

Pochi giorni fa è stato il mio COMPLEANNO!!! Siiiii... Ma si cosa??? Sono diventata ancora più vecchia!!! D: Sigh sigh....

Voglio ringraziare tutte le persone che seguono questa FF! Che ogni giorno aumentano sempre di più! *w* 

( Se lasciaste anche un commentino mi fareste atrocemente felice.. >__> Ma va bene anche solo la presenza!!) xDD

Vi avviso che domani (domenica) parto per il mare! Fuck Yeah! xDD Quindi il capitolo sarà rimandato alla settimana prossima.. Spero di riuscire a scrivere al mare xPP 

Nel Nel sei un angelo xDD Mi sopporti in tutti i miei scleri... ahahahah xDD <3

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Capitolo 13
*** 13# ***


13 13#

Percorsero per parecchi minuti le vie più malfamate della città, fino ad arrivare ad un anfratto lurido ma deserto; il diavolo si guardò attorno disgustato, ma non commentò il posto decisamente non consono alla sua persona, limitandosi ad incenerire con lo sguardo il demone davanti a lui.
« Mi auguro di non essermi scomodato per le solite informazioni scadenti.» Disse gelido Radh'ka.
« Non si preoccupi mio signore, le notizie che porto le saranno certamente utili. » Gracchiò l'essere tremante.
Il diavolo lo guardò con disgusto; il demone indossava un lacero e sudicio indumento che copriva la maggior parte del suo esile corpo, i pochi capelli che possedeva – se di capelli si poteva parlare – erano altrettanto sporchi e incasinati, come tutto il suo aspetto. In altri tempi non si sarebbe mai abbassato a parlare con quella debole e patetica creatura, ma con il passare degli anni aveva appreso che anche gli esseri più infimi potevano essere utili se sfruttati a dovere. Nessuno dei demoni più potenti infatti, si assicurava di tenere a freno la lingua davanti ad uno scarto nettamente inferiore; finendo con il rilevare più informazioni di quelle che poteva permettersi. Questo facilitava le cose, ha chi sapeva invece sfruttare tutte le risorse disponibili; quegli esseri avrebbero fatto di tutto per avere un briciolo di potere in più, in modi da migliorare la loro condizione. E Radh'ka lo sapeva bene, per questo motivo trattare con quegli esseri, si rivelava molte volte più insidioso che parlare con gli sciocchi demoni "potenti" che abitavano in quelle terre. Bisognava moderare ogni parola, in modo da non lasciare indizi che a suo tempo avrebbero potuto ritorcerglisi contro.
« Lord Seyri è stato trovato morto. » Iniziò l'essere.
« In un vicolo con la gola squarciata. Si, ne sono già a conoscenza. Spero tu non mi abbia chiamato solo per questo. » Lo interruppe il diavolo.
« Forse non siete però a conoscenza del fatto che, il così non tanto rispettato Lord, fosse un traditore del regno. Come del fatto che il suo assassinio sia stato commissionato proprio dai sovrani in persona. » Continuò l'esserino, sperando che almeno quell'informazione dettagliata non fosse già in possesso del diavolo.
« Chi è il mandante? » Domandò ancora Radh'ka; facendo aggrottare le sopracciglia al piccolo demone. Non capiva a cosa sarebbe potuta servire quell'informazione, ma per sperare in qualcosa di più rispetto al solito avrebbe cercato di compiacere il diavolo in ogni modo possibile.
« Raishà, mio signore. » Rispose quindi.
Il diavolo ghignò; ne era sicuro, ma aveva voluto in ogni caso avere conferma dei suoi sospetti.
« C'è altro? » Chiese ancora.
« Si mio signore; questa informazione mi è quasi costata la vita, sono scampato per un pelo ad una morte certa. Non sono in molti a saperla, e quei pochi che ne sono a conoscenza non ne fanno parola nemmeno con i sassi. »
« Se reputerò buona l'informazione, avrai più del solito pattuito. Se però stai provando ad ingannarmi, sai quello che ti aspetterà; nemmeno il luogo più lontano e inespugnabile ti proteggerà dalla mia ira. »
« Ovviamente, mio signore. Non oserei mai ingannarvi, ci tengo alla mia vita; per quanto misera possa risultare ai vostri occhi. » Replicò l'essere, alzando per la prima volta lo sguardo verso il diavolo. « I nostri sovrani si stanno preparando per sedare le rivolte situate a sud del regno; sembra che ci sia un gruppo di demoni non molto numerosi, che stanno facendo un po' troppo scompiglio secondo i loro gusti. Pare che vogliano mandare parte dell'esercito, capitanato da uno di loro, per estinguere definitivamente quella massa di ribelli e dare al tempo stesso, una prova della loro indiscussa forza. » Finì il demone.
« Per quando è prevista questa spedizione punitiva? » Domandò interessato il diavolo.
« Da quello che sono riuscito a sentire prima che mi scoprissero, la partenza è prevista poco dopo l'apertura degli occhi del dio. »
« C'è altro che devi riferirmi? »
« Nulla che voi non sappiate già, mio signore. »
« Molto bene. Mi hai servito egregiamente, e avrai quello che ti meriti. » Finì Radh'ka.

*****

Kreuz si trascinò con fatica verso l'enorme vasca, presente nell'altrettanto spazioso bagno, situato nella sua stanza; si spogliò dei vestiti ormai logori – a causa dei continui allenamenti a cui era stato sottoposto – e si immerse fino al naso nell'acqua. Quella giornata era stata estenuante, aveva capito cosa doveva fare, ma mettere in pratica la teoria era più facile a dirsi che a farsi; senza contare che Vyras era un vero tiranno, lo aveva tartassato fino al tramonto esibendo un tocca e fuga impressionante, concedendogli inoltre solo rare e brevi pause. Doveva ammettere però, di essere migliorato notevolmente, nonostante il poco tempo trascorso; ora, se si concentrava, riusciva a percepire il lieve spostamento d'aria che causava il moro nel muoversi da una parte all'altra nell'ampio giardino. I tagli, di cui il suo corpo era ricoperto, gli procurarono un lieve bruciore a contatto con l'acqua; ma non erano nulla in confronto alla stanchezza che si sentiva addosso. Ogni muscolo urlava in protesta, ed ogni minimo movimento era un supplizio; l'acqua della vasca era divinamente calda e leniva gran parte di quel fastidio, ma non lo faceva scomparire. Per sua sfortuna.
Si insaponò per bene, stando attento a ripulire con accuratezza ogni ferita; non voleva che si infettassero, sarebbe stato problematico. Passò poi ai capelli, che erano un autentico disastro; il giorno dopo avrebbe dovuto sistemarli in qualche modo, o chiedere a Vyras di farlo per lui. Avevano un aspetto orribile, al di là della sporcizia e delle varie foglie incastrate tra le ciocche; per non parlare della piega che avevano preso. Assolutamente abominevoli. Non era mai stato molto dedito al suo aspetto, per lui quello che contava era la forza di un individuo e quanti soldi riusciva a sborsargli; ma per i suoi capelli aveva una vera e propria fissazione, odiava vederli in disordine e non sopportava che glie li toccassero. Purtroppo in quei giorni non aveva potuto fare diversamente, e nonostante l'idea non gli piacesse nemmeno un po', era costretto a chiedere l'aiuto di Vyras. Quel piccolo demone non gli piaceva molto, ma era forte; e sicuramente era meglio del rosso, verso cui provava un profondo odio. A lui non avrebbe affidato nemmeno i suoi pantaloni più consumati.
Si sciacquò per l'ultima volta ed usci dalla vasca, spargendo acqua da tutte le parti; si avvolse un telo in torno al corpo e ne prese un altro, che usò per frizionarsi i capelli. Uscì dal bagno, posizionandosi poi davanti allo specchio presente nella grande stanza da letto; qualcuno doveva averlo cambiato o aggiustato, visto che era tornato integro dopo il suo sfogo. Così come la stanza, che era tornata pulita e ordinata come la prima volta che l'aveva vista; il giorno prima non aveva prestato molta attenzione a quei dettagli, esausto com'era si era trascinato fino al letto ed era sprofondato in un sonno senza sogni, ma ora riuscì ad apprezzarli nella loro totalità.
Prese dei comodi pantaloni di velluto dall'armadio e li indossò, dirigendosi poi verso l'unica finestra presente nella stanza; aprì le imposte e si affacciò. Sotto di lui lo strapiombo si inabissava oscuro e minaccioso; pochi alberi circondavano il castello in quel punto, delimitando il confine tra le mura e il vuoto assoluto. Il sole era tramontato, e gli occhi di Thyamridrick osservavano il loro mondo già da molte ore; le due lune erano bellissime ed inquietanti allo stesso tempo, la loro esistenza celava il mistero più oscuro del loro mondo. Quello che ogni demone aspirava a svelare.
Anche lui come tutti, era affascinato dalle leggende che circolavano sugli occhi del Dio, ma non era così ingenuo da aspirare di risolvere il mistero che si celava al loro interno. Se almeno la metà delle storie che circolavano erano vere, allora il Dio era la creatura più forte che camminava – o che aveva camminato – su quelle terre; sicuramente risolvere il mistero non era per niente un'impresa facile.
Osservò per parecchi minuti le due sfere presenti nel cielo, per poi chiudere le finestre e dirigersi verso il letto; non aveva fame, poco prima di congedarlo, Vyras gli aveva consegnato un sacchetto contenente delle strane palline violacee. Il servitore aveva riferito che erano da parte del diavolo, e lui si era limitato a infilarsele in tasca, per poi dirigersi nella propria stanza. Ne aveva mangiata una prima di infilarsi nella vasca, e doveva ammettere che, come l'odore, anche il sapore era buono.
Si infilò sotto le soffici coltri; sentendosi stranamente sazio, nonostante avesse mangiato solo quella indubbia pallina colorata per tutto il giorno, e si lasciò cullare nel mondo dei sogni.
*****

Non riusciva a capire il luogo in cui si trovava, sapeva solo di aver un gran freddo, e quella sensazione di oppressione al petto non gli piaceva nemmeno un po'. Tutto intorno a se era buio, non vedeva le pareti, sempre se c'erano delle pareti da vedere. Che posto era quello? Dove si trovava? La coda si muoveva irrequieta, frustando l'aria alla ricerca di pericoli; ma non ne avvertiva nessuno. Non c'era nulla in quel posto. L'oscurità non era mai stata un problema per lui, anzi, molte volte si ritrovava più a proprio agio nell'oscurità che in una stanza piena di luce; ma quel buio non gli piaceva. Non gli piaceva per niente.
Iniziò a correre; le mani in avanti alla ricerca di qualcosa. Cosa stava cercando?
La sua corsa si interruppe bruscamente; era andato a sbattere contro qualcosa di duro che lo fece cadere a terra, cos'era? Una parete? Se c'era una parete c'era per forza anche una porta. E se c'era una porta lui sarebbe potuto uscire da quell'oscurità. Si mise a cercarla, frenetico ed impaziente di lasciare quel posto; tastò ogni centimetro, alla ricerca della tanto agognata maniglia, finché non la trovò poco distante da lui. La abbassò con tutta la sua forza, ed aprì la porta; subito fu investito da una forte luce bianca, era accecante e gli impediva comunque di vedere il luogo dove era finito. Percepiva però qualcosa di diverso, non era solo nella stanza; ma quella sensazione di oppressione non era diminuita.
« Mi è giunta voce che tu abbia adottato un nuovo cucciolo; spero che questo non ti stia distraendo dal tuo compito. »
« Non vi preoccupate, sta procedendo tutto secondo i piani. Tra poco ogni cosa sarà pronta. »
Di cosa stavano parlando? Cucciolo? Piani? Quali piani? Chi erano quelle persone? Cosa centravano con lui? Non capiva. Voleva andarsene anche da quella stanza, ma non sapeva come fare. Non ci vedeva!
Riprese a correre, ma non andò lontano; si scontrò per la seconda volta contro qualcosa, ma al contrario di prima non cadde a terra. Qualcuno lo trattenne, impedendogli di cadere e trascinandolo contro un petto muscoloso; cercò di aprire appena gli occhi, e ci riuscii di un poco. Sollevò lo sguardo, e si specchiò in due laghi ghiacciati che lo osservavano curiosi e divertiti assieme. La pelle del tizio era di molti toni più chiara della sua, ma non era questo era pallida; aveva un bel colorito, sembrava porcellana. I capelli erano corti, e scuri come la notte; possedeva però molte ciocche più chiare, tendenti al bianco.
Era davvero bellissimo.
Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito; nessuno dei due sembrava stancarsi di quel contatto visivo. Sarebbero rimasti così per sempre, semplicemente fissandosi.
Se solo la realtà non li avesse richiamati entrambi a se.


L'angolo di Sèlìs:

Salve a tutti!

In questo capitolo ci sono un pò di novità... kekeke. E altre domande irrisolte. xDD

( Che stronza che sono) Però siate felici! Vi ho accennato qualcosa del grande dio! ( Che non so se comparirà o meno.)

Spero vi sia piaciuto!!

Annyeon <3

 
Ps. Mi spiace immensamente per il font di questo capitolo, ma non riesco a sistemarlo. Sono 2 ore che ci provo, inutilmente. =__=
Non capisco se sono io a sbagliare o se è efp a prendermi per i fondelli... ( Per non essere volgari) Appena possibile lo sistemerò...
Se qualcuno ha consigli o suggerimenti sono ben accetti. D:

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Capitolo 14
*** 14# ***


8 14#

Kreuz apri gli occhi di scatto; si guardò attorno e vide Vyras aprire le pesanti tende poste davanti alla finestra.
« È l'ora di iniziare l'allenamento. Alzati. » disse Vyras senza voltarsi nella sua direzione.
Kreuz gli lanciò un'occhiataccia che venne però prontamente ignorata dall'altro.
« E' proprio necessario svegliarsi tanto presto? »
« Hai dormito a sufficienza. Molti dei demoni presenti nel castello sono svegli da ancor prima che sorgesse il sole. »
« Ecco perché sono tutti così scontrosi. Non dormono abbastanza. »
« Il “non dormire abbastanza”, non è il motivo del loro comportamento nei tuoi confronti. » rispose freddo il moro.
« Lo immaginavo, ma volevo averne una conferma. Posso sapere il motivo? Il diavolo vi ha forse ordinato di non rivolgermi la parola gentilmente?»
« Non ti dare troppa importanza demone. Qua sei nello scalino più basso della piramide gerarchica, il padrone non si scomoda per cose del genere. Non ne ha motivo. Se avesse detto una cosa simile, stai certo che nessuno ti avrebbe rivolto un solo sguardo. »
« Quindi quale sarebbe il motivo? Fate sempre cosi con i nuovi arrivati? »
« Di solito c'è sempre un periodo di prova: bisogna testare quelli nuovi. Potrebbero nascondersi delle spie. » iniziò il moro « Il tuo caso però è diverso. »
« In che senso diverso? Perché ho la coda? »
« In parte è per quello, in molti ti vedono come una minaccia. Ma la cosa che non sopportano è il modo in cui ti rivolgi al padrone, sopratutto dopo l'enorme privilegio che ti è stato concesso. »
« Intendi lo sfruttarmi come pagamento per il processo? » chiese il demone, pentendosene subito dopo aver visto gli occhi del moro allargarsi in modo quasi comico.
« Ovviamente no... » concluse mordendosi la lingua, e fissando il servitore che aveva preso a camminare avanti ed indietro per la stanza.

Vyras si girò di scatto nella sua direzione; dopo aver camminato per diversi minuti, fissò il demone dritto negli occhi, scrutandolo attentamente. Evidentemente il padrone aveva dei piani per il demone, e lui avrebbe fatto in modo che quei piani di cui non era a conoscenza venissero portati a compimento nel migliore dei modi.
« Questa cosa demone, non dovrai dirla ad anima viva. Nel castello sono in molti a volere la tua dipartita, ma non per i motivi che credi tu. Non mi pare il caso di alimentare il loro astio nei tuoi confronti, spargendo in giro notizie del genere. Oggi inizieremo l'allenamento con le armi, hai detto di saper utilizzare la doppia spada. Inizieremo da quello. » Concluse prima di dargli le spalle e andarsene.
Kreuz lo guardò andare via; non avrebbe mai capito gli abitanti di quel palazzo.
Si vestì con tutta calma davanti allo specchio, scegliendo degli abiti comodi e poco ingombranti; se davvero oggi avrebbero usato le armi, non voleva essere intralciato dai vestiti. Scelse una semplice maglia nera, senza maniche e leggermente aderente; e dei comodi pantaloni di un color grigio topo, che aderivano perfettamente alle sue cosce, e finivano poco prima dei polpacci. La coda si muoveva sinuosa dietro di lui; era ormai inutile nasconderla. Tutti nel palazzo sapevano della sua esistenza.
Uscì dalla sua stanza, chiedendo attentamente la porta; dirigendosi poi verso le cucine. Stava morendo di fame.
Non era molto tempo che percorreva quei corridoi, ma nonostante all'apparenza sembrassero tutti uguali, seppe comunque arrivare a destinazione senza perdersi o chiedere informazioni. Quando varcò la soglia delle cucine, molti dei servitori presenti si girarono nella sua direzione; per poi tornare ai propri compiti una volta constatato chi fosse l'intruso. Non ci badò più di tanto, da quello che aveva capito dalla sua conversazione con Vyras, doveva guardarsi le spalle da ognuno di loro. Prese un kardow da una cesta appena poco distante da lui, e fece dietro front, ignorando gli abitanti della cucina e dirigendosi poi verso l'esterno, iniziando a mangiare il succoso frutto. Aveva un gusto strano, un po' acidulo ma nel complesso gradevole; la membrana che ricopriva la polpa era spessa e vellutata, completamente differente da qualsiasi frutto avesse mai visto.
Scese le scalinate che lo avrebbero condotto all'esterno, guardandosi attentamente attorno; in quei giorni non aveva avuto la possibilità di osservare per bene il luogo in cui era finito, avrebbe dovuto chiedere a Vyras di mostrargli per intero il posto. Se davvero doveva passare tanto tempo li, voleva almeno evitare di perdersi.
Il cielo quella mattina era ricoperto da pesanti nubi cariche di pioggia, era un miracolo che non avesse già iniziato a piovere a dirotto; l'aria frustava gli alberi, facendo volare ovunque un'innumerevole quantità di foglie di tutti i colori.
Stava per aggirare il palazzo, quando la voce del moro lo richiamò all'interno.
« L'armeria è da questa parte. »
******

Erano ormai passati due giorni da quando aveva fatto visita all'armeria: ed era da quasi dieci lune che si trovava rinchiuso tra quelle mura, impossibilitato ad andarsene. La stanza esagonale dove erano contenute le armi, era la più grande che aveva visto fino a quel momento; se possibile era anche più grande della sala da pranzo dove aveva cenato la prima volta con il diavolo, e già quella era immensa. A ridosso della prima parete, erano stipate decine di rastrelliere contenenti un'infinità di armi lunghe; dalle più comuni alle più improbabili. Si era guardato attorno meravigliato; attaccati alle pareti stavano diversi supporti su cui erano appoggiati con cura armi corte di tutti i tipi: pugnali da lancio, asce, doppie asce bipenni, guanti chiodati, fruste e spade di tutte le grandezze e dimensioni. Addirittura, appesa con un enorme gancio, vi era una catena chiodata. Non aveva mai visto tante armi tutte nello stesso posto; ma la sorpresa passò subito in secondo piano, non appena posò gli occhi su una doppia spada appoggiata singolarmente su un supporto di krom, sorretto a sua volta da un piedistallo in cristallo.
Si avvicinò piano, ipnotizzato dalla lucentezza delle lame; stava per allungare la mano per sfiorarne l'elsa, quando la voce di Vyras lo fermò.
« Io non lo farei se fossi in te. A meno che tu non voglia morire. » Kreuz girò la testa nella sua direzione, trovando a pochi passi da lui. La mano ancora tesa verso quell'arma meravigliosa.
« Per quale motivo? È maledetta? » Chiese curioso; vedendo il moro scuotere appena la testa in segno di diniego.
« Non è maledetta, ma chiunque abbia provato ad impugnarla non ne è uscito bene. I demoni più potenti se la sono cavata con delle ustioni serie; alcuni hanno rischiato di perdere l'arto. Mentre molti sono morti. »
« E' davvero magnifica, ma è diversa dalle doppie spade che ho visto nei miei viaggi. » La lama è piatta, ed è più larga e ricurva verso la fine, pensò.
« Infatti non è una doppia spada; è una doppia alabarda Perw; non se ne trovano molte in giro, sono originarie di Vèt'horr la terra dei diavoli, e questa è una delle più rare e pericolose. Il suo nome è Ver'kur'dan . Le doppie alabarde sono più difficili da maneggiare, in quanto le lame sono più lunghe e larghe rispetto alle doppie spade; per non parlare poi del fatto che sono ricurve verso l'estremità. »
« L'elsa è più corta rispetto alle doppie spade, questa non raggiunge la lunghezza di un braccio. » Affermò il demone, continuando a guardare l'arma.
« Penso sia fatto apposta per essere maneggiata con maggior facilità; se avesse un'impugnatura più lunga le due lame farebbero fatica a ruotare. » Spiegò il servitore; dando poi le spalle sia all'arma che al demone per avvicinarsi ad una delle rastrelliere, prendendo una doppia spada e lanciandola al demone che la afferrò al volo senza alcuna difficoltà.
« Hai affermato di saper usare la doppia spada, no? Fammi vedere cosa sai fare. » Disse il moro prima di mettersi in posizione.
« Qui? » Chiese stupito il demone.
« Fuori piove, e qua c'è abbastanza spazio per un piccolo scontro. Quel tanto per testare le tue capacità con quell'arma. » Rispose senza alcun tono particolare.
« Come preferisci, sei pronto? »
« Quando lo sei tu. »
Quel giorno il sole splendeva nel cielo, e lui era sveglio già da parecchie ore.
Le due lame brillavano sotto la luce del sole, mandando bagliori accecanti in ogni direzione ogni volta che le faceva roteare sopra la testa. Cambiava mano ad ogni affondo, giocando tra attacchi e parate immaginarie; compiendo movimenti complicati anche per un esperto con estrema facilità. Il moro lo osservava poco lontano quasi ammirato, era la prima volta che vedeva certe mosse che il demone compiva senza alcuno sforzo; non era però l'unico ad osservare quella scena. Da dietro una tenda delle vetrate superiori un altro demone assisteva a quella dimostrazione, e non pareva per niente contento.
Durante lo scontro che si era tenuto nell'armeria, Vyras aveva potuto constatare con i suoi occhi le capacità del demone con quell'arma; e doveva ammettere che se la cavava bene per essere ancora un cucciolo. Aveva avuto un po' di difficoltà, ma gli sporadici scontri del demone non potevano competere con gli anni di esperienza del moro.
« Chi ti ha insegnato ad usare la doppia spada? » Domandò Vyras sinceramente incuriosito. « Non si impara da soli ad usare un'arma del genere. »
« Cos'è, un terzo grado? » Rispose piccato Kreuz; quel discorso non gli piaceva.
« Niente del genere, è solo curiosità. Non sei obbligato a rispondere. » Si difese il moro.
« Preferirei non parlarne. »
« Come preferisci, la mia era semplice curiosità. Per essere ancora un cucciolo sei bravo a maneggiarla. » Concluse appoggiando le mani sulla terra umida e tirando indietro la testa, lasciando così scoperta la gola.
Il demone sbuffò contrariato, e smise di combattere contro il nemico immaginario, andandosi poi a sedere affianco al moro.
« Il suo nome è Zhetr; non so che grado di parentela abbia con me, probabilmente nessuno. Ma da quanto mi ricordi, è sempre stato al mio fianco. Mi ha insegnato a difendermi usando le armi, cosi che non dovessi fare completo affidamento dei miei poteri; mi ha nutrito quando non ero in grado di provvedere da solo, mi picchiava quando combinavo qualche cazzata. Non posso considerarlo come un genitore, ma sicuramente è la cosa più vicina ad un fratello che avessi mai avuto. »
« E lui è come te? Ha la coda? » Chiese curioso.
« E' un demone molto potente, ma non ha la coda. O per lo meno, io non l'ho mai vista in tutti gli anni in cui eravamo insieme. È stato lui il primo ed ultimo a dirmi di nasconderla sotto i vestiti, anche se non ne so tutt'ora il motivo. »
« Come non ne sai il motivo? Non sai a quale razza appartieni? Seriamente? »
« Non mi è mai servito saperlo; ma da quando sono qua sembra che la cosa turbi un po' tutti. Tu sai a quale razza appartengo? »
« Certo che lo so, solo pochi stolti non riconoscerebbero le origini di quella coda. Chi altri ti ha fatto questa domanda? »
« Il tuo padrone; ma non ha risposto quando gli ho chiesto spiegazioni. Suppongo che nemmeno tu lo farai, sarebbe come tradirlo. »
« Precisamente. Però posso dirti che il padrone è rimasto impressionato da te; prima d'ora non aveva mai fatto quello che ha fatto, per nessun altro. »
« Cosa intendi? Anche l'altro giorno nella stanza non hai risposto. » Vyras sospirò, ma rispose comunque alla domanda.
« Ricordi quando mi hai chiesto se fossi innamorato del padrone? » Iniziò il moro; ricevendo l'assenso del demone. « Bene, devi sapere che non tutti la pensano come me; in molti ti vedono come una minaccia, a causa della considerazione che il padrone ha di te. Non che molti di loro siano proprio innamorati della sua persona; ovviamente il padrone è uno degli esseri più belli che ci sono in giro, ma il loro “amore”, risiede nel potere che egli possiede. Sanno che una sua minima parola potrebbe salvarli da morte certa o ucciderli, nutrono un profondo rispetto in lui, e allo stesso tempo lo temono. Tra queste mura il rispetto e l'ubbidienza verso il padrone è tutto; quindi non tollerano il tuo comportamento irrispettoso nei suoi confronti. »
« Cercherò di essere più “ rispettoso ”, infondo la mia permanenza qui penso durerà ancora per molto; ma non assicuro nulla. Non posso garantire lo stesso per il rosso; pare che mi abbia preso in antipatia già dal primo momento, e la cosa è assolutamente reciproca. »
« Intendi Erelày? O Antharèss? » Chiese Vyras.
« Il rosso dai capelli corti, Erelày se non sbaglio. Con l'altro ho avuto poco a che fare, ma non mi sembra come il fratello. »
« Infatti. Anche se sono gemelli, sono si assomigliano per niente di carattere. Hanno uno strano rapporto, non si odiano; ma sicuramente non si amano alla follia. Comunque non dar troppo peso a quello che dice Erelày, si diverte a provocare chiunque solo per testarne le reazioni. »
« A quale razza appartengono? Quei capelli erano pericolosi, incredibilmente taglienti e candi. »
« Non posso svelare i segreti altrui, dovresti chiederlo ad Antharèss. Non credo abbia problemi a rispondere. » Rispose Vyras, girandosi poi a guardare attentamente il demone. Sapeva dove voleva andare a finire con quelle domande, e non aveva alcun problema a rispondere; ma non per questo glie l'avrebbe resa facile, era divertente vederlo in difficoltà.
« Mi sembra giusto... Tu... Tu di che razza appartieni? Orecchie di quel tipo non le avevo mai viste. Quanti anni hai? » Domandò con esitazione Kreuz; non voleva offenderlo, ma non aveva mai visto nulla del genere prima d'ora.
« Ho visto cinquecento sessanta tre inverni, per la mia razza gli anni si contano così. Sono per metà spettro e per metà Krolar. »
« Sei uno spettro? Non ne avevo mai incontrato uno. »
« Metà spettro; mia madre fu stuprata da mio padre, e subito dopo la mia nascita lei cercò di liberarsi di me. Si dice che gli spettri portino sfortuna e disgrazia a chiunque, per questo motivo cercò in tutti i modi di sopprimermi. Ma ero troppo forte per lei, nonostante fossi nato solo da poche ore. Sono un ibrido, quindi il mio sangue doveva essere come quello di tutti gli altri; mi morse per strapparmi un braccio, ma morì a causa del veleno che mi scorre nelle vene. Ho passato diversi anni a nascondermi nei boschi per sopravvivere, finché il padrone non mi ha trovato. »
« Oh... Mi dispiace. Ora capisco il motivo della tua dedizione verso il diavolo, ma non credo che lo abbia fatto solo per carità; sicuramente aveva un tornaconto personale. »
« Non dispiacerti. Era una creatura debole, e si meritava quello che a subito. Per quanto riguarda il padrone, sono consapevole del fatto che non mi abbia “raccolto” solo per il mio bel faccino; ma non è un problema per me. Mi ha salvato e dato uno scopo per vivere; e questo è molto di più di quello che avrei mai potuto sperare. »
« Ad ogni modo non dimostri l'età che dici di avere, sembri molto più giovane. » Affermò il demone con sicurezza.
« Gli spettri invecchiano più lentamente rispetto ai demoni comuni. Io, essendolo solo per metà, ne dimostro fin troppi. »
« E per quale motivo dicono che portate sfortuna? »
« Ma te non sai proprio niente? » Chiese fintamente esasperato il moro, girandosi per l'ennesima volta a guardarlo.
Kreuz arrossì sotto quello sguardo, e abbassò gli occhi colpevole. Non era mica colpa sua, se fino ad ora il suo problema principale era stato il “ mettersi qualcosa nello stomaco”. Dove viveva lui, certe cose non era necessario saperle; non riempivano lo stomaco.
« Non sei obbligato a rispondere se non vuoi. » Rispose imbronciato.
« Non è un problema rispondere, tutti sanno il motivo di queste dicerie, e penso che venga narrato anche su molti libri; mi stupisco solo del fatto che ci sia ancora qualcuno che non ne è a conoscenza. » Continuò divertito Vyras.
« Da dove vengo io sapere certe cose non serve a niente. Li l'importante è svolgere bene il proprio lavoro per essere pagato, nessuno fa caso alle dicerie; ma tengono tutti le orecchie molto aperte. Il traffico di informazioni è una pratica diffusa, ma comporta anche il non parlare con nessuno di determinati argomenti. »
« E tu trafficavi informazioni? » Kreuz lo guardò per alcuni secondi in silenzio, prima di rispondere.
« No. Io prima dell'arresto ero un mercenario, trasportavo solo oggetti vari da un posto all'altro. Sono a conoscenza di molte storie, e ho ascoltato diverse conversazioni sugli argomenti più disparati. Ma non ho mai pensato di ricavarne denaro vendendole. Le informazioni sono pericolose, molti demoni che conoscevo sono morti raccontando alla persona sbagliata certe cose. »
« Sarei interessato ad ascoltarne qualcuna, sempre se ne hai voglia. Prometto di non ucciderti. » Disse ghignando in direzione del demone, che gli rispose allo stesso modo.
« Solo se tu sei disposto a rispondere ad alcune delle mie domande. Le dicerie sulla tua razza, ad esempio. »
« Affare fatto. » Rispose il moro; allungando la mano verso il demone, che la strinse senza esitazione.
« Vyras potresti venire un momento. » Disse una voce gelida, che li fece girare entrambi; poco distante da loro c'era il piccolo servitore che di solito si aggirava sempre nei pressi del cancello principale, Mahan se non sbagliava. Li guardava entrambi con sguardo gelido, aspettando che il moro si avvicinasse.
Kreuz la scrutò attentamente per la prima volta; non ci aveva badato troppo in quei giorni, forse anche per il fatto che per la maggior parte del tempo in cui aveva soggiornato a palazzo, lui si ritrovava a letto. E in quei due giorni in cui si era allenato con Vyras, non aveva fatto molto caso agli altri servitori che scorgeva da lontano. Ora invece, che la vedeva da vicino - e sotto la luce del sole -, poteva affermare con sicurezza che era una ragazza. I capelli erano corti e neri, come quelli di Vyras, ma non aveva le stesse orecchie pelose ai lati della testa; erano appuntite e quasi totalmente ricoperte di strani anellini di metallo, spuntavano dai capelli scuri. Gli occhi erano di un azzurro spaventoso; ricordavano i laghi ghiacciati che si trovavano sulle montagne di Az'derv, e lo guardavano con odio. Era vestita con una semplice tenuta da servitore, molto simile a quella di Vyras e degli altri; ma al posto dei corti pantaloncini che indossavano tutti, lei ne portava un paio lunghi.
Il moro sospirò, ma fece quello che gli era stato detto. Quando Mahan aveva quello sguardo, non poteva aspettarsi nulla di buono; immaginava pure il motivo del suo nervosismo, e non lo condivideva per niente.
« Penso che andrò ad esplorare un po' i dintorni.. Ci vediamo dopo per continuare l'allenamento Vyras. » Disse il demone alzandosi.
« Vedi di non perderti, e non cadere nel precipizio. Non ho intenzione di venire ne a cercarti ne a recuperare il tuo cadavere. » Rispose solo il moro.
« Non ti preoccupare, so badare a me stesso. Ed è impossibile non vedere il castello. » Finì prima di svoltare l'angolo, lasciando così da soli i due servitori.

Gironzolò per un po' nei pressi delle mura, il bosco non era niente di particolare; un'accozzaglia di alberi e cespugli. Percepiva alcuni esseri nascosti tra le chiome degli imponenti alberi, ma non se ne preoccupava; aveva portato con sé la doppia spada, quindi non avrebbe avuto alcun problema a difendersi.
La sua attenzione fu poi attirata verso uno strano bagliore poco distante da lui, che scomparve non appena spostò la mano dal tronco al quale si era appoggiato; si avvicinò di nuovo all'albero, e il bagliore si ripeté, mostrando qualcosa che all'apparenza non c'era. Kreuz spalancò di scatto gli occhi, non appena mise a fuoco quello a cui stava assistendo.


« No! »


L'angolo di Sèlìs:
Salve a tutte. Lo so che volete linciarmi per lo scabroso ritardo, ed in effetti ne avete tutto il diritto; ma mi giustifico con il fatto che ultimamente non è stato per nulla un bel periodo per me. Ho avuto diversi problemi personali che mi hanno demoralizzata, e non me la sono sentita di scrivere. Non ero proprio ispirata! E avevo paura di combinare un casino.
Mi sono però tirata fuori dal tunnel della depressione nel quale ero caduta, mi sono rialzata e, dopo essermi tirata 2 schiaffi di incoraggiamento, ho continuato a scrivere.
Ho scritto talmente tanto che questo capitolo non finiva più! XD
Sette pagine di word... il record per questa Fiction. Quei due parlano davvero troppo per me.
Voglio ringraziare la Nelith, che mi ha ascoltata delirare per tutta la durata di questo periodo di depressione. Povera, ti avrò stressato a non finire con tutti i miei problemi relazionali! ( Mai più baciare qualcuno con leggerezza. Troppi casini. )
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e finisco con il dire che ringrazio davvero tutti quelli che leggono e commentano questa FF!
State aumentando! ç___ç Ma come fate a leggere questa roba?? Lo sapete solo voi...
Byeee <3

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Capitolo 15
*** 15# ***


15#

 

Mahan aspettò che il demone avesse svoltato l'angolo per iniziare la sua sfuriata, guardando furiosa prima la schiena di Kreuz che si allontanava poi Vyras, che rimaneva impassibile davanti a lei.

« Cosa ti è saltato in mente? » Urlò la moretta non appena il demone sparì dalla vista.

« Cosa intendi? » Chiese lui senza scomporsi.

« Stavi parlando con quel demone come se nulla fosse! Gli hai pure stretto la mano! » Sibilò indignata.

« Non penso siano affari tuoi quello che faccio. » Ribatté duro Vyras, assottigliando gli occhi nervoso.

« Sai cosa ha fatto al padrone? Come si rivolge a lui?? Tutti gli stanno alla larga, ma a te sembra non importare. » Continuò imperterrita.

« So bene cosa ha o non ha fatto, molto meglio di te. Inoltre anche Erelày gli rivolge la parola, ma non mi pare che tu gli strilli dietro. »

« Non mi interessa quello che fa quel damerino. Lui parlerebbe con chiunque pur di scatenare una rissa. »

« Beh, non ti deve interessare nemmeno quello che faccio io. Non sei il mio signore. »

« Non è la stessa cosa, e lo sai. Da quando è arrivato quel demone sei cambiato, non ti riconosco più. »

« Allora forse non mi hai mai conosciuto davvero. » Mahan lo guardò sconvolta, con gli occhi sgranati.

« Vuoi tradire il padrone? È per questo che stai facendo una cosa simile? » Sibilò sconcertata.

« Non dire assurdità! Io non tradirei mai il padrone. Te al di sopra di tutti dovresti saperlo. »

« Non sono più sicura se quello che so sul tuo conto sia la verità. Potresti aver tramato alle nostre spalle fino ad ora. »

« Smettila di dire fesserie, ti stai rendendo ridicola. »

« La smetterò quando tu la finirai di comportar- no! » Urlò la moretta girandosi di scatto verso gli alberi poco lontani. « Quell'insulso insetto! Non ti avvicinare, no! » Continuò mettendosi poi a correre verso quella direzione, seguita subito dopo da Vyras.

 

Vyras sentì la mora davanti a lui imprecare ad alta voce contro il demone, e non appena la vide correre verso gli alberi non ci pensò due volte e la seguì; doveva essere successo qualcosa di grave se Mahan aveva reagito così bruscamente, interrompendo perfino la sfuriata – del tutto inutile – che stava facendo.

Non ci volle molto, evidentemente il demone non si era allontanato troppo da dove si trovavano; ma Vyras capì immediatamente la gravità della situazione, vedendo dove si stavano dirigendo di tutta fretta. Da quelle parti c'era l'artefatto che il padrone aveva consegnato a Mahan in modo che lo custodisse fino al giorno prestabilito.

Imprecò mentalmente tra se, non avrebbe dovuto far andare Kreuz in giro da solo; quel demone era troppo curioso e sconsiderato e stava causando fin troppi problemi all'interno di quelle mura. Sospirò frustrato, sperava solo di arrivare in tempo per evitare qualsiasi catastrofe. Saltò un paio di cespugli, dribblando poi gli alberi che incontrava sul suo cammino; avrebbe potuto usare il suo potere per arrivare direttamente sul luogo in cui si trovava il demone, ma non poteva correre rischi. Il posto dove stavano andando era protetto da diverse barriere magiche, messe appositamente dal padrone per difendere il prezioso manufatto da invasori magici esterni. Non aveva la minima intenzione di scontrarsi contro i poteri del suo signore; sapeva bene che la situazione sarebbe stata a suo svantaggio nonostante la sua natura di spettro. I poteri del padrone superavano di gran lunga i suoi e lui non aveva bisogno di prove per esserne certo. Superò l'ultimo albero, trovandosi poi davanti ad una scena sconcertante; il demone era seduto per terra, ricoperto da fango e foglie secche, e li guardava entrambi minacciosamente.

 

Kreuz si coprì gli occhi con le braccia per difenderli da quell'improvvisa luce che lo stava accecando; evidentemente aveva inconsciamente fatto scattare qualche incantesimo di protezione di cui non conosceva l'esistenza, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Sentì un rumore provenire poco distante da dove si trovava lui; non avvertiva pericoli, ma uno strano odore dolciastro si stava diffondendo pian piano nell'aria, mettendolo sull'attenti. Poteva trattarsi di una di quelle piante carnivore che erano solite abitare nelle foreste; dubitava che il diavolo avesse simili creature nella sua proprietà, ma era anche vero che non lo conosceva così a fondo per esserne sicuro al cento per cento. Quindi non avrebbe abbassato la guardia per nessun motivo.

Il rumore si ripeté, facendogli fare un passo indietro. Era un suono strano, non pensava di averne mai sentito uno simile; quindi non aveva idea di cosa poteva trattarsi. La luce svanì poco per volta e lui poté tornare a vedere come prima; si aspettava di trovarsi davanti una creatura mostruosa, ricoperta di scaglie sporche e velenose, con una testa orribilmente mutilata. Ma quello che vide era molto peggio, tanto da paralizzarlo sul posto.

Sull'erba appena umida dalla pioggia al posto dell'orripilante mostro che si era aspettato di vedere, c'era un piccolo essere di color rosso sangue, ricoperto da una strana sostanza gelatinosa semi trasparente che lo fissava con i suoi penetranti occhi neri appena socchiusi. Era circondato da tanti frammenti scuri, che con una seconda occhiata Kreuz riconobbe come il guscio di un uovo ormai schiuso. Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito, scrutandosi l'un l'altro con estrema attenzione; fino a quando il piccolo essere non aprì la bocca – già coronata di denti affilati – ed emise un lungo verso acuto e gorgogliante, che fece rizzare i sottili peli della coda del demone. Kreuz che se la sarebbe volentieri data a gambe levate, se solo la creatura non avesse deciso proprio in quel momento di usufruire delle due piccole ali membranose che madre natura pareva avergli regalato alla nascita, spiccando il volo e finendogli direttamente addosso, facendoli ruzzolare a terra entrambi. Kreuz rimase immobile steso sull'erba umida, non osava compiere il minimo movimento; sentiva quella creatura che gli annusava piano i capelli, curioso della provenienza di quei piccoli fili d'erba stranamente profumati. Il piccolo musetto gli solleticava la base del collo, provocandogli il solletico; ed il demone, nonostante la buona volontà, non riuscì a non scoppiare a ridere, facendo cadere la bestiola dalla sua schiena, che si nascose curiosa ed impaurita allo stesso tempo, dietro i restanti frammenti di quella che fino ad ora era stata la sua casa.

« Certo che sei una creatura strana... » Disse Kreuz senza allontanare gli occhi dal cucciolo, mettendosi seduto.

Vedeva l'esserino fissarlo da dietro il suo improbabile nascondiglio, con i due occhietti neri sgranati in modo quasi comico; la coda si muoveva dietro il suo piccolo corpicino a scatti, mentre le piccole ali erano ripiegate dietro la schiena con cura. Gli occhietti scuri seguivano ogni suo movimento con attenzione, ed in particolare qualcosa che si muoveva alle sue spalle; Kreuz ridacchiò, vedendo il piccolo corpo ondeggiare per prendere lo slancio, attirando per un attimo l'attenzione dell'esserino che lo fissò appena per poi tornare a concentrarsi sul suo obbiettivo. Si girò allora per vedere cosa avesse attirato l'attenzione di quella piccola creatura e adocchiò l'ombra della sua coda, che si muoveva sinuosa alle sue spalle; riportò quindi l'attenzione al cucciolo, appoggiando la coda sull'erba e muovendola, notando gli attenti occhietti dell'altro brillare predatori. La mosse ancora un paio di volte, facendola strusciare sull'erba fresca come un serpente, piano e senza fretta; fino a quando la creatura abboccò alla trappola saltando fuori dal suo nascondiglio per cercare catturare la sua “preda” che gli sfuggì da sotto le zampe all'ultimo minuto. Kreuz rise ancora, continuando a sfuggire ogni volta che quel piccolo esserino si avvicinava troppo; trovandolo incredibilmente divertente. Lo studiò con cura mentre era intento a farlo “giocare”, non aveva il minimo dubbio sulla provenienza di quell'uovo, era sicuramente un uovo di Durag, quindi quello doveva essere uno delle mostruose creature che facevano tanta paura a tutti; quello che non riusciva a comprendere era il motivo per cui si trovava nel giardino del diavolo, per di più protetto da incantesimi. Era quasi certo che quello fosse lo stesso uovo che stava trasportando lui solo pochi giorni fa, e per cui era stato accusato dai sovrani, ma era impossibile; aveva visto con i propri occhi il diavolo distruggere la prova della sua presunta “colpevolezza”, e non era il solo ad aver assistito a quello che era accaduto a palazzo. Quindi come si spiegava quel cucciolo?

Evidentemente doveva essersi distratto a sufficienza da permettere al piccolo essere di raggiungere finalmente il suo obbiettivo; se ne accorse solo quando sentì i suoi piccoli ma affilati dentini, che gli affondavano nel sottile strato di peluria che ricopriva la coda arrivando fino alla carne, provocandogli una leggera fitta di dolore. Subito strattonò la coda, nella speranza che il piccolo mostro lasciasse la presa sulla sua carne sensibile,ma i suoi sforzi furono vani; la creatura non ne voleva sapere di lasciare andare il suo bottino tanto facilmente dopo averlo conquistato. Sibilò appena, per attirare la sua attenzione, e la cosa parve funzionare, visto che lasciò la sua povera coda martoriata per dedicargli tutta la sua attenzione. Non sembrava più spaventato, non come poco prima; ma lo vide rimanere sull'attenti, quasi in attesa di un ordine da parte sua.

« Sei uno degli esseri che spaventano migliaia di demoni al solo pronunciare il tuo nome, ma a vederti non sembra proprio tu sia pericoloso. » Disse rivolto all'esserino che gli rispose girando appena la testa di lato.

« Ma probabilmente è per il fatto che tu sia ancora un cucciolo. » Sbuffò il demone.

Il durag continuava a guardarlo con i suoi occhietti scuri, quasi studiandolo: la sottile coda si muoveva nervosa dietro di lui e le piccole orecchie erano tese, attente ad ogni più piccolo movimento. Emise un piccolo verso acuto, che assomigliava molto a mamma, andandosi poi a nascondere tra i vestiti del demone, che lo guardava sconvolto. Poco dopo anche Kreuz si accorse delle due presenze che si stavano avvicinando a loro, e si mise in attesa dei nuovi arrivati; pronto a difendersi in caso di necessità.

Sentiva il cucciolo tremare di paura a contatto con la sua pelle, e il suo corpo si tese di conseguenza, assumendo una posa difensiva; come a proteggere il proprio cucciolo da eventuali pericoli. Si rilassò parzialmente, senza però smettere di stare sulla difensiva, solo quando i nuovi arrivati comparvero dal sottobosco, rivelandosi a loro; erano Vyras e la ragazzina mora che li aveva interrotti poco prima.

 

« Cosa credi di fare! Questo posto è severamente vietato agli intrusi. Cosa ne hai fatto delle creatura! Appena il padrone lo saprà andrà su tutte le furie per questo tuo affronto! E ci andrò di mezzo anche io e Vyras! » Urlò la ragazzina dopo aver visto i resti dell'uovo ormai in frantumi.

« Calmati ragazzina, io non ho fatto proprio nulla. Se questo posto è così vietato agli estranei come dici, dovevate mettere delle barriere più potenti a proteggerlo. » Sibilò astioso il demone.

« Ha ragione lui Mahan. Te avevi il compito di sorvegliarlo. » Si intromise Vyras.

« Stai zitto Vyras. E tu come osi rivolgerti così a me! Inutile scarto della società che non sei altro. » Rispose la moretta indignata, avvicinandosi maggiormente al demone che la guardava con odio.

Il demone le ringhiò contro furioso; e il cucciolo tremò più forte contro il suo petto, guaendo piano e facendosi così notare da entrambi i nuovi venuti.

« Cosa gli stai facendo! Lascialo subito andare! » Urlò ancora Mahan, spaventando ancora di più il cucciolo.

« Sei tu che lo spaventi razza di ythern urlante che non sei altro. »

« Come ti permetti! Non capisco perché il padr- »

« Cosa sta succedendo qui. » Disse una voce glaciale alle spalle di Vyras, che li fece rabbrividire tutti simultaneamente.

« Allora Vyras? » Chiese ancora il nuovo venuto.

« P- padrone.. » Provò a dire Mahan, venendo fulminata dal diavolo.

« Il demone ha superato le barriere che proteggevano il suo manufatto padrone. E per un caso fortuito l'uovo si è schiuso proprio in quel momento, facendo nascere il durag. »

« Non ti avevo ordinato di avvisarmi sugli sviluppi e le tempistiche della nascita? »

« E' stata una cosa imprevista padrone. L'uovo non doveva schiudersi ora, ma tra la prima e la seconda settimana di Lymith. Avevamo previsto la nascita con l'aprirsi di entrambi gli occhi del dio sul nostro mondo. » Si giustificò il moro tenendo lo sguardo fisso sull'erba ai suoi piedi.

« Qualcuno dovrà pagare per questo imprevisto. » Sibilò Radh'ka, facendo gelare il sangue nelle vene ai due servitori.

« Vieni con me demone. E porta anche la creatura nascosta sotto i tuoi vestiti. Dobbiamo parlare. » Finì glaciale, non degnando più di un solo sguardo i due servitori.

Kreuz fece come gli era stato detto, sollevandosi da terra e seguendo docilmente l'altro con il cucciolo ancora attaccato a se; e per la prima volta da quando era arrivato, non ribattere in alcun modo all'ordine ricevuto.

Il diavolo era evidentemente furioso, e lui non era stupido come quella ragazzina da sfidare inutilmente la sua già precaria pazienza.

 

 

L'angolo di Sèlìs:

Salve ragazzuole!!! Sono tornata! ( Finalmente) xD

Vi faccio sempre aspettare... xP Gomen!!

Spero che questo cap vi sia piaciuto.. Vi piace il Durag??? *-* ( Ho già un nome impronunciabile per lui!) ahahah

Grazie Nel per avermi corretto questo schifo! XDD ( Scappa a nascondersi..)

Per chi fosse interessato in questi giorni ho scritto una One Shot PWP su Radh e Kreuz! XD La trovate a questo link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1315278&i=1

Non spaventatevi! Questa One Shot noon centra assolutamente nulla con la trama originale! XD ( Anche se qualcuno vorrebbe... >__> )

Vi Linko anche la mia pagina di FB nel caso foste interessati x°D : http://www.facebook.com/pages/Sel%C3%ACs-T%C3%A0l%C3%AC/202885706510789

Alla prossima! <3

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Capitolo 16
*** 16# ***


 

 16#

 

Il pugno si abbatté violento contro la parete di roccia, mancando la finestra di pochi centimetri e sbriciolando alcune pietre acuminate che fuoriuscivano appena, e che aprirono piccoli tagli sulla pelle delle nocche. Il servitore sibilò di dolore e di rabbia a mala pena repressa; quello stupido demone aveva completamente rovinato i suoi piani. Avrebbe dovuto farlo fuori quando ne aveva la possibilità! Ora doveva trovare una soluzione per risolvere quel problema e la cosa non sarebbe stata per niente semplice; il padrone era tornato e qualcuno avrebbe sicuramente pagato per quell'imprevisto.

Vide Kreuz passare sotto la finestra dove si trovava lui, preceduto dal diavolo e ringhiò, assottigliando gli occhi. Quello sciocco non aveva idea si cosa avesse combinato con il suo ficcanasare, ma l'avrebbe scoperto a sue spese tra non molto.

Diede un calcio alla parete davanti a lui, e si avviò verso i sotterranei per riprendere quelli che erano i suoi doveri.

Poco distante da dove si trovava, celato alla vista da una statua, un altro servitore osservava quello che era accaduto nel corridoio, chiedendosi cosa prendesse all'altro.

« Cosa ti è successo... Fratello. »

 

*****

 

Kreuz segui il diavolo senza proferire una parola; il piccolo esserino era aggrappato alla sua carne sotto la maglia e non sembrava avere la minima intenzione di staccarsi da li. Sospirò, aveva una vaga idea di cosa era successo: ma dagli strepiti della ragazzina e dallo sguardo preoccupato che gli aveva lanciato Vyras non appena era comparso il diavolo, aveva come il presentimento di essersi cacciato nei guai per l'ennesima volta. E senza un vero intento da parte sua.

Sollevò lo sguardo, osservando l'ampia schiena del diavolo davanti a lui; era evidentemente furioso, quando aveva fatto la sua comparsa, tutti si erano immobilizzati sul posto, lui compreso. I suoi gelidi occhi scuri li avevano scrutati uno per uno, per poi posarsi sulla protuberanza che si intravedeva sotto la sua maglia; Kreuz li aveva visti e ridursi a due fessure, e aveva deglutito rumorosamente, intimorito da quello sguardo, mentre un brivido freddo gli scendeva lungo la schiena. Aveva sussultato visibilmente quando il diavolo si era rivolto a lui, e non ci aveva pensato due volte ad ubbidire senza fare le solite storie; aveva imparato molto in fretta quando poteva prendersi certe libertà con lui, e decisamente quello non era il momento adatto.

Tutt'ora, mentre camminava poco distante da Radh'ka, non era sicuro di come avrebbe dovuto comportarsi; si sentiva irritato per l'intera situazione, e nonostante l'evidente rabbia del diavolo che lo faceva stare in parte al suo posto, non aveva ancora proferito parola solo nella speranza di ricevere spiegazioni in merito a ciò che era successo. In particolare riguardo alla creatura che aveva ancora aggrappata addosso, e che aveva iniziato a strusciarsi sul suo petto.

Sapeva per certo cos'era quell'essere; era quasi impossibile non riconoscerlo, nonostante il suo strano comportamento. Ma poteva benissimo essere associato alle sue condizioni; non aveva mai sentito parlare dei cuccioli di quella creatura, e dubitava che qualcuno li avesse mai visti. Non erano esseri facili da trattare.

« Posso sapere dove stiamo andando? » Chiese coraggiosamente dopo un po'.

Radh'ka non si girò nemmeno a guardarlo quando gli rispose. « Nelle tue stanze. »

Kreuz si accigliò; per quale motivo stavano andando in camera sua? Stava per chiederglielo, ma si trattenne; era meglio non sfidare la poca pazienza rimasta al diavolo.

Svoltarono l'ultimo corridoio, trovandosi poi davanti alla porta della loro meta, che attraversarono senza esitazione; Radh'ka andò ad accomodarsi su una poltrona molto simile a quella su cui si era seduto la prima volta che era rimasto da solo con l'altro, mentre il demone si sedette per terra ai piedi del letto, in attesa di ricevere alcune spiegazioni in merito al suo bagaglio.

La stanza si immerse ben presto nel silenzio; Radh'ka osservava attentamente il demone poco distante da lui, immaginava che l'altro si aspettasse delle risposte, ma non aveva alcuna intenzione di rispondere alle sue aspettative. Quello a cui stava pensando era a come risolvere la situazione in cui erano finiti. Il demone era ovviamente incapace di prendersi cura di quella creatura, e anche se ne fosse stato in grado, lui normalmente non avrebbe sicuramente affidato un essere così letale ad un altro altrettanto pericoloso. Ma quella non era una situazione normale, e da quello che aveva assistito il cucciolo si era già attaccato al demone. A questo punto avrebbe fatto il possibile per trarre anche quella situazione a suo vantaggio.

« Quello che hai sotto la maglia demone, è un cucciolo di Durag. Uno degli esseri più pericolosi di tutto il regno. » Iniziò il diavolo, scrutando attentamente l'altro per valutarne le reazioni; rimanendo però sorpreso quando l'altro si limitò ad annuire senza scomporsi.

« Lo immaginavo. Quello che mi interessa sapere è cosa ci faceva una cosa del genere in mezzo al tuo giardino. » Chiese Kreuz, passando direttamente al tu senza accorgersene.

« Non penso di averti dato il permesso di prenderti tanta confidenza con me, demone. In ogni caso la domanda che hai posto non è affar tuo. Quello che voglio sapere è il motivo per cui ti trovavi in quel luogo. » Ribattè Radh'ka assottigliando gli occhi.

« Non pensa di dovermi delle spiegazioni, visto quello che ho incollato addosso? » Rispose Kreuz, visibilmente irritato.

« Ti ho posto una semplice domanda. Non mi ripeterò una seconda volta; o forse non hai capito la situazione in cui ti trovi? » Replicò il diavolo, rilasciando una minima parte del suo potere che fece rabbrividire l'altro, facendogli perdere la sua spavalderia.

« Mi stavo allenando con Vyras, quando la ragazzina che controlla l'ingresso ha preteso di parlare con lui in privato. Quindi mi sono messo ad esplorare un po' i dintorni, e sono incappato in quella strana barriera. » Il cucciolo aveva ripreso a tremare non appena l'energia del diavolo li sfiorò, e sia il demone che Radh'ka avvertirono la sua paura, ma non dissero nulla.

« Tira fuori il cucciolo, devo controllare una cosa. » Kreuz ubbidì senza rispondere, si sollevò la maglia e prese con entrambe le mani l'esserino tremante, che si lamentò subito per la lontananza emettendo un sottile verso acuto.

Il diavolo scrutò il cucciolo per diversi minuti prima di parlare ancora; ne valutò le dimensioni, il colore e soprattutto le ali membranose. Quelle attirarono fin da subito la sua attenzione, grazie a quelle ora sapeva persino il sesso della creatura; ma la cosa al posto di compiacerlo gli fece emettere un basso ringhio frustrato.

Una femmina! Proprio una dannatissima femmina doveva capitargli. Quelle stupide creature erano già difficili da trattare, ma le femmine erano ancora peggio, in quanto restavano più attaccate alla “madre” rispetto ai loro consanguinei maschi. E in questo caso la suddetta madre era proprio quello stupido cucciolo di demone che aveva adottato di recente.

Cercò di controllare la sua frustrazione; la situazione sembrava degenerare ogni secondo di più, ma lui ne sarebbe venuto fuori da vincitore.

« Come ti ho detto poco fa, quello è un cucciolo di Durag. Precisamente una femmina. Devi sapere che le femmine al contrario dei maschi si distinguono per le ali; infatti i maschi non le possiedono. Ci vorrà un po' di tempo prima che raggiunga le dimensioni tipiche della sua specie, quindi nel frattempo dormirà in questa stanza con te. Dovrai prendertene cura nel migliore dei modi, stando attento ad ogni sua necessità; soprattutto nei primi giorni precedenti alla nascita che sono i più difficoltosi. Contrariamente a quello che si pensa, queste creature sono nella maggior parte indifese durante i primi giorni di vita, per questo motivo le madri diventano più pericolose quando aspettano i figli. Difendono la progenie. » Spiegò Radh'ka.

Kreuz guardò sconvolto il diavolo, sgranando comicamente gli occhi. Sicuramente aveva capito male; il diavolo non gli stava ordinando di prendersi davvero cura di quella creatura incredibilmente pericolosa e letale. Doveva aver sicuramente capito male. Era impossibile.

« Sarai responsabile della sua incolumità fino a quando non sarà in grado di badare a se stessa, e non pensare minimamente di abbandonare l'allenamento o di affidarla a qualcun altro. Verrai punito severamente se il numero dei miei servitori diminuirà drasticamente. »

« Cosa intende con “ diminuirà drasticamente”? » Chiese allora il demone, non capendo dove volesse arrivare l'altro.

« Intendo dire che se ci dovessero essere cadaveri non richiesti in giro per castello, ne pagherai il prezzo. Quel piccolo mostro sarà docile solo con te, in quanto madre. Con chiunque altro non sarà così innocuo. » Rispose il diavolo.

« In che senso madre? »

« Quegli esseri scelgono come madre la prima creatura vivente che vedono. Non importa che sia della loro stessa specie, esse la disegnano come madre; quindi nel tuo caso come padrone. »

« Ma io non ho idea di come ci si prende cura di questa cosa! » Urlò il demone.

« A questo proposito ti farò portare da Vyras dei libri che ti saranno utili per accudirla al meglio; per il momento sarai confinato nelle tue stanze. Ti è proibito uscire con o senza la creatura, e se ti troverò a gironzolare per il castello verrai punito severamente. I pasti ti verranno portati in camera, e lo stesso vale per quelli del cucciolo. Non mi ripeterò una seconda volta, quindi mi auguro che tu abbia compreso tutto. » Finì il diavolo per poi avviarsi verso la porta ed aprirla.

« Ho capito. » Sibilò Kreuz in tono sommesso, trattenendo a stento la rabbia. « C'è altro? » Chiese sarcasticamente

« Trovagli un nome degno. » Rispose glaciale Radh'ka, per poi chiudersi la porta alle spalle, lasciando così il demone da solo con il terrore del regno.

 

 

Non appena la porta si fu chiusa alle spalle del diavolo, Kreuz emise un basso ringhio frustrato: appoggiando nel frattempo la creatura a terra. L'aveva sentita tremare e piagnucolare per tutto il tempo, ma non gli aveva prestato molta attenzione; adesso invece la osservava quasi con odio, misto a rassegnazione. Alla fine non era colpa sua, quindi era inutile prendersela con lei; se proprio doveva trovare un colpevole doveva essere lui, o in alternativa quella ragazzina mora che stava all'entrata. Da quello che aveva capito dalla breve discussione avuta tra i due servitori, era lei quella che aveva il compito di occuparsi dell'uovo. Quindi, se non avesse abbandonato la sua postazione, nulla di quello sarebbe successo: e lui avrebbe continuato il suo allenamento in santa pace. Sicuramente il diavolo l'avrebbe punita per la sua mancanza, ma non poteva considerarsi dispiaciuto per questo; quella mocciosa gli stava antipatica.

Ritornò al presente sbuffando sonoramente, e abbassò lo sguardo che aveva distolto poco fa dalla creatura, non trovandola però dove l'aveva lasciata. Si alzò in piedi di scatto, guardandosi attorno freneticamente; dove diavolo si era cacciato quel piccolo mostro? Gli aveva tolto gli occhi di dosso per mezzo secondo e quello si era volatilizzato nel nulla. Iniziava bene. Doveva assolutamente trovarlo o era la volta buona che il diavolo lo ammazzava. Guardò sotto al letto, sotto la scrivania e addirittura nel bagno ma quel cucciolo sembrava scomparso nel nulla; adocchiò preoccupato la finestra, ma scartò subito quell'ipotesi visto che era chiusa. Si chinò di nuovo per controllare una seconda volta sotto il letto, mettendosi a gattoni; magari non l'aveva notata nascosta nell'oscurità, infondo era ancora piccola e quelle lenzuola avrebbero potuto facilmente nasconderla. Strisciò per metà sotto al baldacchino, scrutando attentamente ogni angolo e scostando le coltri che arrivavano a coprire fino a terra, ma non trovò nessuna traccia del durag; stava per rinunciare, quando avvertì i piccoli dentini del mostro afferrargli la coda. Si alzò di scatto - o almeno ci provò- , ma sbatté dolorosamente la testa contro la base de letto; imprecò per diversi minuti contro qualsiasi cosa gli passasse per la testa, e solo dopo molti minuti riuscì ad uscire dalla trappola in cui si era cacciato da solo. Per poco non ringhiò contro il cucciolo, che non aveva smesso un secondo di mordicchiargli la coda; ma all'ultimo si trattenne. Se lo avesse spaventato sarebbe stato ancora più problematico prendersene cura, e già non era un compito semplice. Strattonò appena la coda, riuscendo a liberarla dalle “fauci” del mostro, che la guardò allontanarsi piagnucolando; per poi prepararsi all'agguato una volta che quella si fu posata poco distante da lui. Kreuz rise divertito, come poco prima in giardino; distraendo l'altro dal suo attacco, che finì per dare una capocciata alla trave del baldacchino. Il demone lo guardò preoccupato mentre questi scuoteva appena la testa, nell'inutile tentativo di far passare il dolore; lo osservò poi dirigersi esitante verso di lui, con entrambe le orecchie attaccate al piccolo cranio e gli occhioni ambrati fissi nei suoi.

Un momento. Occhioni ambrati? Kreuz sgranò gli occhi, osservando più attentamente la creatura; era certo che poco prima gli occhi di quell'essere non erano ambrati, ma neri. Com'era possibile una cosa del genere?

« Il colore dei loro occhi cambia a seconda del padrone. » Rispose una voce alla sua domanda inespressa.

Il demone si girò di scatto verso la porta, guardando il nuovo arrivato entrare senza aver bussato.

« Non si usa bussare dalle vostre parti? » Chiese irritato, guardando male Vyras. La cosa che più gli rodeva di più, era il fatto di non averlo sentito entrare.

Il moro si chiuse la porta alle spalle con un calcio e si avvicinò a lui con una decina di libri tra le braccia; posandoli poi sulla scrivania poco distante. Il durag si era nascosto dietro di lui non appena aveva notato il nuovo arrivato, e aveva iniziato ad emettere dei piccoli ringhi “minacciosi” che però il moro ignorò completamente, rivolgendosi al demone.

« Questi libri ti serviranno per prenderti cura del cucciolo, vedi di leggerli. Il padrone si arrabbierà altrimenti. »

« Siamo tornati ai vecchi metodi da quando è tornato? » Chiese allora Kreuz, vedendo l'atteggiamento dell'altro.

Vyras lo guardò in silenzio per alcuni minuti, per poi scuotere appena la testa e rispondere.

« Non tornerà come prima, ma questo varrà solo all'interno di questa stanza. Oggi ho avuto diversi problemi, e voglio evitare inutili discussioni come quella di questo pomeriggio. » Chiarì il moro. « Tra non molto porterò personalmente la cena per te e la creatura; mi pare che oggi tu abbia persino saltato il pranzo. » Domandò.

« In effetti non mangio nulla di concreto da questa mattina, ma prima di uscire per gli allenamenti ho ingerito una di quelle strane palline colorate che mi ha dato il tuo padrone. » Rispose il demone.

« Il Nostro padrone, vorrai dire. Ricordati che ora sei vincolato a lui. » Sottolineò Vyras, guardando male il demone e ricevendo in cambio un'occhiataccia.

« Vedrò di tenerlo a mente. » Sbuffò contrariato Kreuz, guardando l'altro uscire silenzioso com'era entrato.

 

Non passò molto tempo, che il moro tornò nella stanza con un vassoio carico di prelibatezze; il demone in quel poco tempo si era spostato sul letto, ed aveva iniziato a sfogliare uno dei libri che gli aveva portato poco prima. Ma non appena lo vide entrare, mise da parte il pesante volume che aveva sulle gambe ed interruppe il movimento ondulatorio della coda, terminando così il passatempo del durag, che lo fissò contrariato per alcuni secondi per poi spostare la sua attenzione al moro: ricominciando a ringhiargli contro.

« Sembra che tu non gli piaccia proprio. È molto strano, perché quando siamo da soli non si comporta in questo modo. » Iniziò il demone, per poi rivolgersi al cucciolo. « Basta Hyp, sei noiosa. Non lo vedi che è lo stesso di prima? » Domandò al durag, che sentendosi chiamare da lui iniziò a muovere frenetico la coda, spostando la sua attenzione dall'intruso a quello che aveva scelto come mamma.

« Hyp? È così che lo hai chiamato? » Chiese il moro curioso.

« Hypathàloss. Hyp è il diminutivo; dopo le prime quattro volte che la chiamavo, mi sono reso contro che era davvero troppo lungo da pronunciare. » Spiegò Kreuz.

« Capito. » Rispose semplicemente Vyras. « Vieni a cenare, forza; e porta anche la belva feroce. » Continuò sarcastico.

« Non sembra molto pericoloso vero? Non si direbbe che questo piccolo mostro sia in realtà il terrore del regno. » Affermò il demone, alzandosi dal letto dopo aver recuperato la cucciola, che prese subito a strusciare il muso contro il suo petto.

« Crescerà fin troppo in fretta, e quello sarà il problema più difficile da risolvere. Bisognerà insegnargli per tempo tutto quello che una creatura del genere dovrebbe sapere; a volare per esempio. »

« Volare!? Dovrei insegnare a questo mostriciattolo a volare? Come pensate che possa fare? Mi butterò dal precipizio per dargli il buon esempio, per poi sfracellarmi al suolo? » Chiese sarcastico il demone.

« Per il momento quella non è la nostra preoccupazione principale; dovrai insegnargli molte altre cose prima che si arrivi anche a quello. » Replicò il moro.

« Non vedo l'ora. » Rispose sarcastico Kreuz, per poi appoggiare la creatura sul tavolo e mettersi a mangiare, imitato da Hyp.

 

Vyras si congedò non molto tempo dopo la fine del pasto, portando via il vassoio ormai vuoto e raccomandando al demone di leggere i libri che gli aveva portato; ma soprattutto di stare attento ad ogni minimo spostamento del piccolo mostro. Hyp si era addormentata in braccio a Kreuz subito dopo aver spazzolato tutto quello che il demone moro gli aveva portato, felicemente soddisfatta di avere lo stomaco pieno e di essere al calduccio in braccio alla sua mamma. Il demone la osservò dormire per molto tempo, valutando nel frattempo quale sarebbe stata la sistemazione più adatta per l'esserino; non poteva semplicemente appoggiarla per terra ed infilarsi sotto le calde coltri, avrebbe rischiato di prendere freddo e non aveva idea di cosa sarebbe potuto succedere. Infondo, era stata rinchiusa in un uovo per non sapeva quanto tempo, e sicuramente la temperatura all'interno di quel guscio era certamente elevata; al contrario della pavimentazione di pietra.

Sbuffò sconsolato, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il baldacchino; rassegnato all'idea di farla dormire con lui sotto le coperte al caldo, avrebbe dovuto lavarla per non sporcare le lenzuola, ma non voleva svegliarla, così rimandò la faccenda al giorno dopo. Scostò appena le lenzuola e la depositò con cura sul soffice materasso, stando poi attento a sistemare le coperte in modo che l'aria filtrasse ugualmente attraverso qualche spiraglio. Aggirò il letto, per poi infilarsi anche lui sotto le calde lenzuola e riprendere in mano il libro che aveva abbandonato prima di cena.

Lesse per un oretta, cercando di apprendere il più possibile nel minor tempo; non gli piaceva passare delle ore sui libri, la considerava una cosa poco utile e redditizia. Chiuse il libro con un tonfo, quando gli occhi iniziarono a bruciargli a causa del troppo tempo passato a leggere quei piccoli caratteri scritti su carta; posò il pesante tomo ai piedi del letto e si sistemò il più comodamente possibile sotto le lenzuola, cercando di non svegliare la sua ospite indesiderata.

Stava per cedere al sonno, cullato dalle dolci promesse di Chandra, la divinità lunare; quando una famigliare, ma dolorosa fitta alla coda lo fece sobbalzare.

Scostò le coperte dal suo corpo, per scoprire il piccolo fardello che aveva acquistato di recente, mordicchiare felicemente -e per nulla incline ad addormentarsi entro breve- quella che aveva ribattezzato: la sua preda.

« Sarà una notte molto lunga. » Sospirò sconfitto, ricevendo in cambio un versetto allegro da parte di Hyp.

 

 

L'angolo si Sèlìs:
Salve ragazze.. ( E Ragazzi se ci sono! x°D )

So di essere come al solito in ritardo... E non ho davvero scusanti... Ma l'ispirazione a volte viene, mentre altre si butta ( letteralmente) dalla finestra...

Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! ^__^

Come al solito vi lascio la mia pagina di Facebook! Dove ogni tanto metto dei disegni sui personaggi.. x°D ( Se a qualcuno interessa vedere le mie schifezze.. )

http://www.facebook.com/pages/Sel%C3%ACs-T%C3%A0l%C3%AC/202885706510789?ref=hl

 

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Capitolo 17
*** 17# ***


17#

 

La mattina arrivò implacabile a disturbare i due fagotti di diverse dimensioni che dormivano esausti sotto le soffici coltri; i raggi del sole filtrarono dai tendaggi aperti, ed andarono a posarsi proprio sul viso del demone, che mugugnò infastidito da tutta quella luce.

Provò a girarsi, cercando di sfuggire dalla morsa del sole: ma non appena tentò un movimento, ricevette un versetto assonnato di protesta da parte dell'altro occupante del letto.

Kreuz sbuffò, aprendo un occhio ambrato per osservare lo scomodo intruso che se la dormiva bellamente al suo fianco. Hyp era comodamente appallottolata su se stessa: il piccolo musetto -come la maggior parte del suo corpo- era a contatto con la pelle nuda del demone, e la lunga coda squamosa era avvolta al suo corpo proteggendola dalla luce.

Il demone la guardò per alcuni minuti, valutando se lasciarla dormire o svegliarla; le lenzuola come aveva previsto erano uno schifo, e lui non era messo molto meglio. Decise allora di alzarsi dal letto: tanto non sarebbe riuscito a dormire ancora, ed a breve sarebbe arrivato Vyras a svegliarlo.

Sghignazzò divertito, pensando alla faccia che avrebbe fatto il servitore moro nel vederlo già in piedi a quell'ora; non era mai capitato infatti che lo trovasse già alzato quando veniva a chiamarlo per gli allenamenti, sarebbe stata sicuramente una sorpresa.

Si diresse verso il bagno ed una volta dentro azionò il meccanismo per far riempire la vasca; si affacciò un attimo all'altra stanza per controllare che il piccolo mostro stesse effettivamente dormendo, decidendo poi di lasciare la porta del bagno aperta nel caso si fosse svegliata. Non voleva rischiare di perderla come la sera prima. Quando la vasca fu finalmente piena di acqua pulita, si spogliò e si immerse completamente, rilasciando un sospiro di sollievo ed un gemito soddisfatto a quella sensazione di calma che lo stava invadendo. Stette in quella posizione per parecchi minuti, beandosi dell'acqua deliziosamente calda sulla pelle; se avesse potuto avrebbe volentieri ceduto al sonno, ma sapeva per certo che non sarebbe stata una buona idea.

Non aveva praticamente chiuso occhio quella notte a causa di Hyp, che non aveva smesso un attimo di saltellare per tutto il letto, tendendo agguati alla sua povera coda, ormai martoriata dai suoi piccoli, ma aguzzi dentini. Aveva provato in tutti i modi ad allontanarla da quel mostriciattolo, ma non era riuscito a trovare qualcosa che la sostituisse ai suoi occhi, ed ogni volta che la nascondeva dietro di se, Hyp lo vedeva come una nuova, fantastica sfida.

La prese tra le mani e massaggiò piano la parte lesa; strofinandola con delicatezza la punta, per poi scendere sempre più in basso.

Hyp non era stata per nulla delicata, ma doveva aspettarselo; i piccoli dentini non avevano perforato la carne, ma in alcuni momenti c'era arrivata vicina. Si insaponò le mani e prese a passarle su tutta la superficie scura, cercando di levare ogni traccia di sporcizia; si contorse un poco per arrivare a pulire tutta la lunghezza fino alla base, ma alla fine ci riuscì senza problemi. Ripulì per bene anche il piccolo monile che gli circondava quel pezzo di pelle proprio al di sotto della punta; neppure quello era stato risparmiato dall'esuberanza di Hyp anzi, la piccola creatura poco prima di addormentarsi aveva preso a mordicchiarlo insistentemente, senza però riuscire a scalfirlo. Sembrava che non le piacesse, e lui non poteva dire di essere felice di avere quell'affare a bloccargli i poteri: ma ne capiva l'utilità, ed aveva iniziato ad accettarlo. Non aveva ancora capito cosa volesse da lui quel bastardo di un diavolo, ma aveva tutta l'intenzione di scoprirlo: con o senza l'aiuto di Vyras.

Radh'ka lo stava volutamente allenando per qualcosa, anche se non glie lo aveva detto apertamente; non era il tipo da sprecare il proprio tempo o quello dei suoi servitori per addestrare qualcuno senza secondi fini, e lui questa cosa la sapeva e gli andava anche bene, visto che ci avrebbe guadagnato nel mentre. La conoscenza che ne avrebbe acquisito, oltre al potere, lo avrebbe sicuramente portato lontano una volta saldato il suo debito. Quello che gli dava davvero fastidio, – oltre al metodo utilizzato – era il fatto di essere tenuto allo scuro dei progetti che l'albino aveva in serbo per lui; se doveva rischiare la propria vita, ne voleva almeno conoscere il motivo.

Ad un certo punto fremette, trattenendo a stento un gemito e sentendo la sottile peluria della coda rizzarsi; aveva sfiorato un punto poco al di sotto dell'Ardet'sak che gli aveva mandato tante piccole scariche di piacere lungo la spina dorsale, scatenandogli quella strana reazione.

Corrugò le sopracciglia ed arrossi appena, non gli era mai capitato prima d'ora e non riusciva a spiegarsi il motivo di quella strana reazione da parte del suo corpo; la coda era sempre stata una zona sensibile, ma mai fino a quel punto. Non aveva mai provato brividi di piacere quando la toccava per lavarla; quindi si chiese se non fosse a causa di quel coso che aderiva appena alla sua pelle. Poteva essere un danno collaterale, o un malfunzionamento dell'artefatto; nulla che a lui in ogni caso piacesse.

Decise di andare a fare una visita al diavolo non appena avesse finito di lavarsi, per chiedere spiegazioni almeno su quella cosa; sapeva che non gli era permesso uscire, ma non aveva la minima intenzione di pagare il prezzo per un errore di quell'essere.

Gli venne per un attimo il dubbio che fosse a causa dei morsi di Hyp, ma accantonò subito l'idea; se davvero fosse stata colpa del suo veleno, allora la coda non sarebbe stata l'unico punto sensibile a provocargli quella reazione. E lui non sentiva nulla nelle altre zone colpite dal piccolo mostro.

Doveva perciò trattarsi di quello strano monile magico; in fondo lo sapeva, la magia era strana e piena di intrighi, e non gli era mai piaciuta, soprattutto se a pagarne le conseguenze era lui.

Cambiò posizione, cercandone una più comoda per appoggiare le braccia sul bordo della vasca e affondarci dentro la testa; riuscì ad ottenere l'effetto voluto, solo mettendosi in ginocchio. Non era una posizione scomoda, ma nemmeno una di quelle più rilassanti.

La coda, ormai libera dalle sue mani, aveva ripreso a muoversi inquieta dietro la sua schiena; segno che il suo proprietario era turbato per qualcosa. Sbatacchiava da una parte all'altra, senza però schizzare troppo l'acqua, che si stava man mano raffreddando.

Sospirò per l'ennesima volta, alzando poi la testa dal suo comodo rifugio, deciso a riprendere da dove si era interrotto; si bloccò a metà del gesto, incrociando un paio d'occhi scuri che lo fissavano curiosi.

Sussultò visibilmente, spargendo l'acqua da tutte le parti, e rischiando di bagnare l'altro.

« A cosa è dovuto quel sospiro? » Chiese curioso il moro.

« C- cosa cavolo ci fai qui? » Urlò Kreuz, cercando di coprirsi con la poca schiuma presente nella vasca.

« Ero venuto a svegliarti e a portare la colazione per te e il durag; ma non ti ho trovato nella stanza, così sono venuto a controllare che eri qua. »

« Ti assicuravi che non fossi uscito dalla stanza. » Precisò il demone assottigliando gli occhi.

« Precisamente. » Rispose il moro ghignando, facendo sbuffare l'altro.

« Non ce n'è bisogno. Non ho intenzione di disubbidire agli ordini, e quella cosa mi stanca a sufficienza da farmi passare qualsiasi voglia di cercare guai. Ma ho comunque intenzione di andare a parlare con il diav- ehm.. con il padrone. » Finì, correggendosi all'ultimo.

« A proposito di cosa? » Chiese sospettoso.

« Dell'affare che mi ha messo alla coda, sembra che mi stia dando dei problemi. »

« L'Ardet'sak? Strano... Non dovrebbe avere effetti collaterali... Cosa ti senti? » Kreuz arrossì prima di rispondere con un sussurro.

« ... »

« Non capisco se parli così piano. » Il demone se possibile arrossii ancora di più, alzando però appena la voce e fulminando con gli occhi l'altro.

« M.. ent..o ... no.... »

« Ti è così difficile alzare il tono di voce? » Rincarò il servitore.

« Mi sento strano! » Urlò infine Kreuz, ricevendo in cambio uno sguardo perplesso dal moro.

« Strano? In che senso strano? » Chiese ancora curioso e allo stesso tempo preoccupato. « Ti fa male da qualche parte? »

« No, non mi fa male nulla. Ma prima quando ho sfiorato quella cosa mi sono sentito strano. » Disse indicando l'Ardet'sak.

« In che senso strano? Spiegati meglio. »

« E' stato come un brivido freddo su per la schiena.. »

« Molto strano.. Non ne so molto in merito, quindi non posso esserne certo; ma dai libri che ho letto, il monile che hai alla coda non dovrebbe avere strane conseguenze. Magari sei stato troppo tempo in acqua. »

« Può essere. » Concluse in fretta il demone, non volendo continuare il discorso nonostante non fosse completamente convinto di quell'ipotesi. Non pensava che Vyras gli stesse nascondendo qualcosa, ma non poteva fidarsi di lui; era pur sempre un servitore fidato del diavolo.

« Allora aspetterò nell'altra stanza che tu finisca di lavarti, vedi di non metterci un'eternità. » Disse il moro alzandosi dal pavimento dove si era accovacciato per osservare meglio l'altro.

« Aspetta. » Kreuz lo scrutò per diversi minuti, rendendo l'altro un po' nervoso, prima di prendere una decisione.

« Potresti... sistemarmi i capelli? » Chiese quasi titubante.

« Sistem- intendi tagliarli? » Domandò stupito il moro.

« Si, tagliarli. Non sopporto che siano così incasinati, e da solo combinerei un disastro. Quindi, puoi...? »

« E io cosa ci guadagnerei in cambio? » Chiese sogghignando il moro.

« Cosa vorresti? » Domandò il demone.

« Dovrei rispondere ad una mia domanda senza mentire. » Replicò serio.

« Pensavo peggio. Ci sto'. » Acconsentì Kreuz.

« Non ho forbici a portata di mano. Ma potrei usare gli artigli per tagliarteli. »

« Non c'è problema. Solo, non farli troppo corti. Simili ai tuoi, ma preferirei che dietro restassero più lunghi rispetto al davanti. » Vyras annuì, capendo a cosa si riferisse il demone; aspettò che l'altro si girasse, ma non appena gli vide la schiena rimase a bocca aperta.

Un enorme ragno nero dalle otto zampe svettava imponente sulla schiena del demone; ai due lati della creatura due occhi vacui lo scrutavano accusatori, come se davvero riuscissero a vederlo.

Sapeva che il tatuatore era stato convocato dal padrone alcuni giorni prima, ed aveva anche immaginato che fosse venuto per il demone: ma non avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Il ragno aveva un significato ben preciso, e spesso veniva considerato un avvertimento per chi lo vedeva; in più gli occhi vacui messi ai lati, accentuavano quello che l'animale in se non diceva. Vyras rilasciò silenziosamente il respiro, mettendosi poi all'opera sui capelli del demone; spuntando appena le ciocche verdi, in modo da renderle quasi tutte della stessa lunghezza.

Chi diavolo era quel moccioso? Sapeva che il padrone voleva utilizzarlo per qualcosa, ma non aveva compreso appieno la sua importanza fino a quel momento. Quel ragno d'inchiostro non aveva dissipato i suoi dubbi, al contrario: ne aveva formati molti altri, e lui era sicuro che non avrebbe avuto presto le risposte a tutte le sue domande. Era così immerso nei suoi pensieri che sobbalzò impercettibilmente quando il demone si rivolse a lui.

« Quindi, a quale domanda devo rispondere? » Vyras ci pensò un po'.

« Come hai conosciuto il padrone? » Decise infine di chiedere; era interessato anche alle storie sul suo passato, ma al momento gli premeva di più scoprire da dove era iniziato tutto. Magari il demone avrebbe inconsciamente riposto ad alcune delle sue domande.

« Non mi va di ricordare come l'ho conosciuto. Ma penso di non avere alternative... » Sbuffò irritato Kreuz.

« Non c'è molto da raccontare; ero stato accusato dai sovrani per una cosa che non avevo commesso, e mi sono rivolto al diavolo per essere scagionato dalle accuse. Contavo di pagare il debito una volta completato il mio incarico, ma i miei piani sono stati stravolti dagli eventi; ed ora, eccomi qui. » Concluse.

« Non hai raccontato granché. Spiega nel dettaglio. Per cosa sei stato accusato? Quali eventi sono cambiati? Qual'era il tuo incarico? » Chiese ancora il moro.

« A cosa ti servirà saperlo poi... »

« Un patto è un patto. »

« Va bene, va bene. Sono stato accusato di tradimento; stavo trasportando un uovo di durag dentro la città, dovevo consegnarlo ad un tale - di cui non ricordo il nome - ad una certa ora, ma sono stato catturato dalle guardie. Non so come abbiano fatto a sapere del mio carico, ma evidentemente tra le fila dell'acquirente ci deve essere stata una fuga di notizia. Avevo avuto degli strani incontri durante il viaggio, ma non ci avevo fatto caso fino a quel momento, ma ormai era troppo tardi. Inutile dirti che con il mio carico non avevo molta libertà di manovra, e fui catturato. Una volta arrivato a palazzo sono stato portato in una cella, e li ho richiesto del tuo padrone. Abbiamo discusso dei termini dell'accordo, e ho firmato il contratto, stipulando così il patto con lui. Hai finito? » Chiese, interrompendosi dal raccontare.

« Quasi, non ti muovere. E poi? » Kreuz sbuffò, quella parte del racconto gli piaceva ancora meno.

« Durante il processo, il diavolo per dimostrare la mia innocenza a quei sovrani smidollati ha distrutto la mia missione; frantumando l'uovo e affermando che non era realmente la cosa per cui venivo accusato. Quegli incapaci se la sono bevuta e io sono stato prosciolto da ogni accusa, ma ho ricevuto comunque una punizione per averli “scomodati inutilmente”. » Ringhiò frustrato, finendo il suo racconto.

« In che senso “ se la sono bevuta”? » Domandò confuso.

« Non so come abbia fatto. Ma sono certo di quello che stavo trasportando, e lo sanno tutti che le uova di quelle bestiacce non si rompono così facilmente. » Affermò sicuro il demone.

« E poi sei stato portato qui. » Finì per lui il servitore.

« Esattamente. » Confermò.

« Ho fini- »

Un versetto acuto li fece girare entrambi verso la porta, Hyp era sulla soglia e fissava Vyras con uno sguardo poco amichevole: la piccola coda era incurvata sopra la sua schiena, formando un arco che all'apparenza doveva sembrare minaccioso, ma che al contrario la rendeva abbastanza comica, nonostante la sua fosse una chiara posizione d'attacco.

Kreuz vedendola si mise a ridere, non riuscendo a trattenere l'ilarità; ricevendo dal moro uno sguardo confuso, che al contrario occhieggiava la piccola creatura con crescente tensione. Non pensava che avesse già il veleno nel corpo, ma non ne poteva essere certo, e sicuramente non voleva sperimentarlo sulla sua pelle.

« Vyras ti vuoi allontanare un attimo? » Gli chiese il demone, sempre senza smettere di sghignazzare.

Il servitore ubbidii senza protestare, e si posizionò il più lontano possibile da entrambi; subito vide la posa del mostro diventare meno tesa, ma non abbassò la guardia, e lo stesso valeva per Hyp, che continuava ad osservarlo astiosa dalla sua posizione.

« Hyp vieni qui. » La richiamò Kreuz, attirando subito la sua totale attenzione.

« Che hai intenzione di fare? » Chiese sospettoso, vedendo il piccolo mostro avvicinarsi alla vasca felice.

« Avevo già in mente di farle il bagno, ma non volevo svegliarla. Questa rompiscatole mi ha tenuto in piedi tutta la notte, quindi volevo godermi il più possibile l'acqua calda, prima di ricominciare a badare a lei. Vero piccolo mostro? » Rispose calmo il demone; rivolgendosi poi a Hyp, mentre la prendeva in braccio in modo da farle vedere l'acqua presente nella vasca.

Il mostriciattolo guardò male per un po' quella strana cosa trasparente, ma vedendo che la sua “mamma” ci era immersa senza subire strane conseguenze, allungò la coda per capire di cosa si trattava.

Una volta appurato che non era nulla di pericoloso, emise un versetto entusiasta in direzione del demone, che la depositò sulle sue gambe, proprio a filo dell'acqua.

« Ti aspetto dell'altra stanza. » Comunicò Vyras, uscendo velocemente dalla stanza, sotto lo sguardo sospettoso di Hyp.

« Va bene. Arriviamo tra poco, giusto il tempo di levarle quello schifo di dosso. »

 

****

 

« Mi avete chiamato padrone? » Domandò il rosso, chiudendo la porta dello studio dietro di lui, inchinandosi poi rispettosamente; i lunghi capelli rossi, per una volta non fermi dalla treccia, gli caddero ai lati del volto, creando una barriera di fili scarlatti tra i due.

« Di a Mahan ed a Vyras di farsi trovare nella stanza delle torture tra venti minuti. » Ordinò il diavolo ad Antharèss, il quale approfondii ancora di più l'inchino e si congedò.

« Come desiderate padrone. »

 

L'angolo di Sèlìs Talì:

Salve a tutti! Sono come al solito in ritardo... non linciatemi! * Guarda tutti con occhi luccicanti.*

Se siete arrivati fino alla fine di questo capitolo, mi inchino a voi, e vi ringrazio infinitamente. * Si inchina*

Allora, come vi sembra il capitolo?? È inutile? Noioso? :D

Ringrazio la Nelith <3 Perché mi ha corretto quelle stupide ripetizioni. *-* Io non le vedo! Com'è possibile??? Tesoro grazie! <3 (Anche per il resto..) xD

Qua sotto metto un disegno “approssimativo” del tatuaggio di Kreuz... Fatemi sapere se anche voi ve lo eravate immaginate/i così! :D

Al prossimo capitolo!!! * Si inchina ancora* 
* Il ragno è davvero abominevole... ma sono incapace di disegnare...*

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Capitolo 18
*** 18 ***


18#

Il dolore che gli procuravano le ferite era intenso, ma lui cercò di non badarci. Le catene tintinnavano ai suoi polsi, impedendogli di piegarsi su se stesso in modo da appagare quell'insensato bisogno di mettersi in posizione fetale. Sentiva la pelle della schiena tirare in modo doloroso, e percepiva ogni sua cellula del suo corpo in funzione, prosciugandogli le energie nel tentativo di risanare i tessuti lacerati.

Spostò lo sguardo alla sua destra per controllare in che condizioni versava Mahan, che da molto tempo aveva smesso di muoversi e gemere di dolore; con lei il padrone non era stato delicato come con lui, la sua responsibilità era maggiore, e cosi anche la pena per aver fallito il suo compito. Aveva resistito per parecchio tempo sotto i colpi della frusta di energia, cercando di non urlare; sapeva bene che il diavolo non tollerava una simile debolezza da parte loro, ma ad un certo punto era collassata non riuscendo a sopportare oltre, scatenando così la sua furia.

Lui era rimasto in silenzio, non osando proferire verbo ma sperando inconsciamente che non la uccidesse, pregarlo sarebbe stato non solo inutile, ma anche contro producente, quindi si era limitato ad osservare.

Sibilò appena tra i denti sentendo una nuova fitta più dolorosa delle altre; sperava che il padrone non lo avesse sentito, ma non fu cosi fortunato. La nuova sferzata lo colpi sulla guancia sinistra, facendolo sussultare appena; subito il sangue scuro iniziò a fuoriuscire dalla carne aperta, nonostante questa si stava già lentamente rimarginando.

« Hai detto qualcosa Vyras? » gli chiese glaciale il diavolo.

« No, padrone. » riusci a rispondere con voce ferma.

« Sono molto deluso da te. »

« Non accadrà più padrone. » Rispose sommessamente; non avrebbe implorato suo perdono e non provò nemmeno ad accampare qualche scusa passando la colpa ad altri, non era quello che il padrone si aspettava da lui.

« Sarà meglio. Ora liberati, e porta quell'incapace fuori dalla mia vista. La cena al demone e alla creatura la porterà Erelày questa sera, ma domani mi aspetto che tu riprenda i tuoi compiti. »

« Sarà fatto padrone. » Disse, osservando la schiena del diavolo sparire dietro la porta di pietra.

Non appena sentì la porta di appal scattare pesantemente contro la serratura, rilasciò il fiato che aveva trattenuto nei polmoni quando il padrone gli aveva rivolto quelle parole sarcastiche; per poi fare quello che gli era stato ordinato.

Fece forza con le braccia, tirando a se le catene che stridettero a quel trattamento per poi frantumarsi ai suoi piedi. Strappò gli ultimi due anelli dai polsi e il massaggiò delicatamente, cercando di riattivare la circolazione; non aveva alcun segno sulla pelle, ma sentiva le braccia intorpidite dalla posizione in cui erano state per lungo tempo.

Dovevano essere passate diverse ore da quando erano stati rinchiusi li dentro, ma sicuramente non un giorno intero; il diavolo si era interrotto diverse volte durante la loro punizione, abbandonando le segrete per motivi a lui ignoti, ma era sempre ritornato in un lasso di tempo relativamente breve.

Sospirò, facendo scricchiolare le ossa delle spalle e del collo, girandosi poi verso il corpo privo di conoscenza di Mahan; si era meritata la punizione, così come lui si era meritato la sua, ma contrariamente a quello che pensava lui, lei non sarebbe stata d'accordo con quell'affermazione. Sicuramente una volta sveglia, avrebbe iniziato a lanciare improperi e maledizioni non molto femminili verso Kreuz, accusandolo di qualsiasi cosa le venisse in mente.

Sarebbe stato inutile da parte sua cercare i farla ragionare; quando quella testa dura si metteva in testa qualcosa era difficile se non impossibile farle cambiare idea, quindi non ci avrebbe provato nemmeno. Sperava solo che non iniziasse una seconda volta ad accusarlo di tradimento; le dicerie sul suo conto non si erano mai estinte del tutto, nonostante il passare degli anni, e non gli sarebbe stato di nessuna utilità crearne altre, soprattutto se totalmente false e pericolose.

Un'accusa del genere non sarebbe stata presa alla leggera, e se fosse arrivata alle orecchie del padrone, nessuno di loro avrebbe passato dei bei momenti.

Tutti conoscevano la pena dei traditori.

E il padrone riusciva sempre ad ottenere quello che voleva, in un modo o nell'altro; nonostante in questo caso non ci fosse nulla da scoprire.

Strappò le catene dai polsi della sorellastra, e se la caricò sulle spalle, diretto verso le loro stanze.

Sarebbe stata una lunga notte.

 

*****

 

Kreuz aveva passato la mattina a leggere i libri che gli aveva lasciato Vyras la sera prima; stando però attento ad ogni movimento del durag, che non aveva fatto altro che saltellare e svolazzare incessantemente da ogni parte della stanza, cercando di attirare la sua attenzione. Nonostante la costante distrazione causata dalla piccola creatura, aveva appreso molte cose riguardo quegli esseri pericolosi; una di queste erano le loro abitudini alimentari.

Aveva infatti notato la titubanza di Hyp, verso quello che c'era nel vassoio con la colazione. Al contrario suo, il piccolo mostro non si era tuffato sul suo pasto, sbranandolo con voracità; ma lo aveva osservato a lungo, valutando se mangiarlo o meno.

Si era poi pazientemente seduto affianco al piatto messo sul pavimento ed aveva alzato la testa nella sua direzione, muovendo incessantemente la piccola coda dietro il suo corpo, ed aspettando che lui gli rivolgesse tutte le sue attenzioni.

Lui al contrario aveva cercato di non badarci, sperando che quella iniziasse a mangiare la sua colazione senza fare troppe storie, ma Hyp non si era fatta intimorire dal suo comportamento e si era anzi protesa sulla sua gamba, iniziando a graffiarlo con le piccole unghie, cercando di arrampicarsi, ed emettendo al contempo dei versetti sempre più acuti.

Kreuz l'aveva guardata con un misto di esasperazione e rassegnazione assieme, ma alla fine aveva ceduto ai suoi guaiti e messa sul tavolo proprio affianco al suo piatto. Il durag aveva quindi preso a girare su se stesso come impazzito, esprimendo così la sua felicità, per poi tornare a osservare la sua mamma in attesa che gli desse lei stessa di che nutrirsi.

Ci era voluto un po', ma alla fine il demone capì quello che il piccolo mostriciattolo gli stava chiedendo, e sospirò rassegnato. Guardò un'ultima volta il cibo che aveva nel piatto e allungo una mano prendendo un piccolo pezzo di carne, allungandolo poi verso Hyp, che non si fece aspettare e lo addentò con voracità, rischiando quasi di staccargli un dito.

« Ehi, stai attenta mostriciattolo. » Aveva puntualizzato infatti il demone ringhiando, continuando però a dargli piccoli pezzi di carne; ricevendo in cambio un versetto giocoso da parte del durag.

Una volta terminata la colazione, si erano entrambi spostati sul grande letto a baldacchino; e mentre Kreuz sfogliava interessato quei vecchi libri ammuffiti, dopo essersi sdraiato sulle soffici lenzuola, Hyp aveva tormentato per parecchi minuti la sua povera coda scura, per poi acciambellarsi al suo fianco, senza però addormentarsi.

Le aveva grattato distrattamente la schiena mentre era concentrato nella lettura, beandosi nel frattempo del suo basso gorgoglio soddisfatto; dovevano piacergli molto quei grattini.

Quel suono rassicurante ebbe un effetto soporifero sulle loro membra stanche; la prima ad addormentarsi fu Hyp, che si raggomitolò più strettamente al suo fianco, nascondendo la piccola testa sotto la coda. Anche il demone non riusci a resistere a quel dolce richiamo, e nonostante fosse immerso nella lettura di un libro particolarmente interessante, cedette al sonno poco dopo, abbandonando la testa sulle fredde pagine ingiallite.

 

 

Un rumore proveniente dalla porta lo svegliò, facendolo sobbalzare appena; sentì poco distante da lui il mugolio infastidito di Hyp, ma non se ne curò, preferendo guardarsi attorno alla ricerca del rumore. Quanto tempo era passato? Si era addormentato, non ci voleva.

Una veloce occhiata alla finestra gli confermò l'ora ormai tarda, ma nonostante avesse dormito per quasi tutta la giornata, quel senso di sonnolenza non voleva proprio lasciare le sue membra. Sbadigliò e si alzò dal letto, dirigendosi verso la porta per controllare se effettivamente qualcuno avesse bussato o se il tutto era stato orchestrato dalla sua mente per rovinargli il sonno.

« Ce ne hai messo di tempo demone. » Kreuz quasi ringhiò sentendo quella voce fastidiosa; quel tipo davvero non lo sopportava. Si spostò di lato per farlo entrare, nonostante il suo istinto gli dicesse di chiudergli la porta in faccia e tornare a letto; e l'altro non si fece attendere, varcando la soglia con sicurezza per poi posare i due vassoi con la cena sul tavolo.

Il demone si aspettava che l'altro se ne andasse subito dopo aver svolto il suo compito, ma il rosso non pareva intenzionato ad andarsene; fissava anzi, un punto preciso sul letto. Subito un senso di protezione si fece largo nel petto di Kreuz, che reagì d'istinto e si frappose tra i due, interrompendo così l'attenta valutazione del rosso, che non gradì affatto quel gesto.

« Se hai finito potresti anche andartene, vorrei tornare a dormire. » Gli ringhiò quasi dietro il demone.

« Oh, il povero piccolino vuole dormire. Come mi dispiace, ho per caso interrotto il suo sonno di bellezza, principessa? » Gli domandò sarcastico il rosso.

« Quello lo lascio a te spaventapasseri, ne avresti un enorme bisogno. » Gli sibilò in risposta.

« Non sono io quello ad assomigliare ad un'erbaccia. »

« Che fine ha fatto Vyras? Non lo vedo da questa mattina, ed ero certo che il diavolo avesse affidato a lui il compito di portare i pasti alla creatura, non certamente a te. »

« Il padrone non accetta i fallimenti. »

« Che cosa vorresti dire con questo? »

« Non credo siano affari tuoi, demone. » Finì il rosso per poi lasciare la stanza sotto lo sguardo furioso di Kreuz.

Il demone ignorò completamente la cena e tornò verso il letto, infilandosi questa volta sotto le calde coltri, portando con se Hyp. Non aveva per nulla fame; aveva solo sonno, tanto sonno.

 

 

****

 

Il suo corpo era bollente come non lo era mai stato, ogni cellula dentro di lui era infiammata e gridava in protesta alla più piccola contrazione muscolare che compiva inconsciamente. Non capiva cosa gli stava succedendo, sapeva solo che doveva andare, doveva trovarlo.

Attorno a lui c'era solo oscurità, e nemmeno gli occhi del dio che vedeva risplendere sopra la sua testa riuscivano a penetrare quella spessa cortina di buio che lo avvolgeva. I suoi piedi percorrevano senza esitazione una strada a lui sconosciuta. Dove stava andando? Chi stava cercando così disperatamente?

Non vedeva nulla di quello che lo circondava, ma riusciva appena a percepire quello che aveva attorno; l'umidità della terra sotto i piedi, il leggero venticello che gli scompigliava i capelli. Quelle sensazioni riuscivano a calmarlo ed inquietarlo allo stesso modo, si trovava in un bosco? Per quale motivo? Come aveva fatto ad arrivarci?

Troppe domande, e nessuno che gli desse le ripose che cercava. Gli sarebbe bastata anche una luce, una piccola e microscopica luce; giusto per capire dove si trovasse. Era ancora nelle terre del diavolo? E Hyp?

Come ad esaudire il suo desiderio un raggio lunare riuscì a perforare quell'oscurità, illuminando appena il suo cammino; sembrava indicargli la strada da percorrere. Camminò ancora a lungo immerso nelle tenebre, seguendo fiducioso quel raggio di luna, fino a quando non oltrepassò una qualche barriera magica; non era riuscito a vederla, ma ne percepiva il potere tutto attorno a se. Poco dopo una luce intensa invase il suo campo visivo, e lui fu costretto a coprirsi gli occhi con un braccio per ripararsi da quel bagliore; sentiva come una sensazione di déjà vu, ma non ebbe il tempo per ricordarsi dove avesse già vissuto una cosa simile, che la luce si ritirò pian piano, fino a rimanere un pallido ricordo di quello che era.

Aspettò che i suoi occhi si abituassero a quel nuovo tipo di oscurità, ma non dovette attendere molto. Ora riusciva a vedere il luogo dove si trovava; un cerchio di folti alberi circondava un piccolo specchio d'acqua, nel quale un essere dai lunghi capelli neri era immerso. O erano argentei? Non riusciva a capire da quella distanza, e la luce lunare giocava con quel corpo candido splendidamente, mandando riflessi tutti intorno alla sua persona rendendola eterea.

Rimase incantato a fissare quella splendida figura, non riuscendo a muovere un passo nel timore di vederla scomparire.

Quella si girò nella sua direzione, forse percependo l'avvertimento della barriera o semplicemente la sua presenza in quel luogo; il demone non riusciva a vede i lineamenti del viso, ma sapeva per certo che quell'essere meraviglioso era un maschio. Dentro d lui percepiva come un senso di riconoscimento, ma non ricordava di aver mai visto una creatura tanto bella prima d'ora.

L'essere nello specchio d'acqua allungò una mano nella sua direzione, invitandolo ad avvicinarsi di più; ma lui era paralizzato li dov'era; non credeva di riuscire a muovere un muscolo fino a quando non vide l'essere avvicinarsi sempre di più. Ma non era quella creatura a muoversi, era lui.

I suoi piedi si erano mossi di loro volontà come era successo non molto tempo prima; allora, era da lui che lo stavano conducendo. Aveva fatto tutta quella strada per lui.

Per quale motivo?

Ora erano a pochi passi l'uno dall'altro, entrambi immersi fino alla vita nell'acqua; e se solo avesse alzato una mano avrebbe potuto toccarlo, ma il suo corpo era diviso in due. Da una parte avrebbe voluto toccarlo, stringerlo tra le braccia e non lasciarlo più andare; mentre dall'altra voleva solo girarsi e scappare via.

A quale delle due sensazioni avrebbe dovuto dare ascolto?

Non ebbe il tempo di scegliere; la creatura allungò una seconda volta la sua candida mano, per poi appoggiarla sulla sua guancia, facendo scorrere un dito sulla sua pelle. Il suo corpo si mosse per l'ennesima volta da solo, assecondando quei movimenti e osando anche di più. Le loro labbra collimarono senza alcuna difficoltà, unendosi in un bacio umido e caldo; le lingue di entrambi si cercarono senza alcun indugio, iniziando subito una lotta per la supremazia che ad entrambi non interessava conquistare. Kreuz gli passò le braccia intorno al collo - stando attento ai lunghi capelli dell'altro - aiutandosi a mantenere l'equilibrio, in quanto quell'essere bellissimo era più alto di lui di alcuni centimetri; non aveva nessuna intenzione di mollare la presa e lasciarlo andare, stava troppo bene tra quelle braccia e l'altro non pareva altrettanto intenzionato a liberarsi dalla sua stretta.

La coda si muoveva dietro di lui, facendo increspare l'acqua limpida; ma nessuno dei due ci badò, troppo presi dal bacio. I loro corpi erano completamente a contatto, ma c'era la fastidiosa barriera dei vestiti a separarli da quello che davvero bramavano entrambi, ma non passò molto che anche quella scomparve.

Dovettero interrompere momentaneamente il bacio per sfilare la maglia al demone, cosa che causò un mugolio da parte di Kreuz che fece sorridere l'altro; non lo vide realmente sorridere, ma immersi in tutto quel silenzio riusciva quasi a percepire le emozioni della creatura che gli stava di fronte. Data la vicinanza gli sembrava di aver sentito un piccolo versetto provenire dal moro, così come il leggero contrarsi dei muscoli del torace: ma poteva anche esserselo immaginato, nonostante al momento non era la cosa che gli premesse constatare di più. Una volta libero dell'indumento che li aveva separati, si rituffò su quelle dolci labbra; drogato dal sapore e dalle sensazioni che scaturivano in lui.

I pantaloni fecero in fretta la stessa fine della maglia, e galleggiarono sul pelo dell'acqua poco distanti da loro; ma Kreuz non era interessato alla loro sorte, completamente soddisfatto di essere nudo e completamente a contatto con quel corpo meraviglioso.

I loro sessi presero a strofinarsi l'uno contro l'altro, come i rispettivi proprietari, che se solo i due si fossero staccati un momento per poi abbassare lo sguardo su ciò che stava succedendo nelle retrovie, li avrebbero visti spuntare dall'acqua rossi e lucidi di eccitazione.

Vennero contemporaneamente fin troppo in fretta per i loro gusti, gemendo il loro piacere nella bocca dell'altro. Si separarono di malavoglia una seconda volta in cerca d'aria, senza però allontanare più di tanto i loro corpi, beandosi di quella vicinanza.

Il demone alzò lo sguardo nella speranza di far incontrare i loro occhi, ma rimase deluso, e gemette il suo disappunto affondando la testa nella spalla dell'altro, che lo strinse maggiormente a se.

« Voglio vederti. »

 

 

 

 

L'angolo di Selìs:

Ok ok... So che volete ammazzarmi.. immagino anche il motivo.

Ma io vi auguro comunque un Buon? ( Orrido) Natale! E vi avviso che partirò per una destinazione a voi ignota ( Piena di canguri e cangconigli ) Per sfuggire alle vostre minacce di morte sotto atroce sofferenza.

Che dire.. Dai.. non avete aspettato molto? x°D ( Rispetto ai miei standard) Poi ora ho pure iniziato a lavorare, quindi scrivere diventa il miraggio nel deserto. Ma penso sempre a voi.. povere anime semplici ( Munite di forconi e fruste) che aspettano con trepidante? Attesa i miei aggiornamenti... ( Certo, l'importante è che ci credo. )

Comunque! Che ne pensate di questo capitolo? Chi è il misterioso individuo di cui non si conosce il volto?

Fatemi sapere!!

Vi auguro ancora un buon (macabro) Natale, e visto che non credo di riuscire a postare prima dell'anno new, BUON ANNO NUOVO!! ( E speriamo che i Maya ci azzecchino questa volta!) x°D


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