Quel diavolo di avvocato di Selis (/viewuser.php?uid=42138)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01# ***
Capitolo 2: *** 02# ***
Capitolo 3: *** 03 # ***
Capitolo 4: *** 04# ***
Capitolo 5: *** 05# ***
Capitolo 6: *** 06# ***
Capitolo 7: *** 07# ***
Capitolo 8: *** 08# ***
Capitolo 9: *** 09# ***
Capitolo 10: *** 10# ***
Capitolo 11: *** 11# ***
Capitolo 12: *** 12# ***
Capitolo 13: *** 13# ***
Capitolo 14: *** 14# ***
Capitolo 15: *** 15# ***
Capitolo 16: *** 16# ***
Capitolo 17: *** 17# ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 1 *** 01# ***
1
Si diceva che nel regno di Zelher, regnasse il caos e non ci
fossero regole; non era esattamente vero. Zelher era forse l'unico frammento di
mondo demoniaco a non essere in preda al caos più totale; questo non voleva
dire che gli abitanti di quel posto fossero dei santi, tutto il contrario,
essendo dei demoni era nella loro natura essere malvagi, l'unica differenza che
li distingueva dagli altri regni incivilizzati stava nei loro Lord. I Vel'phys
erano i signori incontrastati di quel frammento di mondo e regnavano secondo i
loro ideali di caos e terrore. Quando un demone compiva un grave atto di bontà
o cercava di ribellarsi a quelle leggi, esso veniva portato al cospetto dei
Vel'phys che decidevano del suo destino. I Signori essendo magnanimi nella loro
infinita malvagità, concedevano all'imputato di difendersi avvalendosi di un
avvocato o semplicemente di un portavoce, che facesse le sue veci. Gli
avvocati, spesso diabolici, chiedevano infiniti favori in cambio della difesa
dell'imputato nel qual caso il processo fosse andato a buon compimento,
risparmiando la maggior parte delle volte, la vita al condannato; per questo
motivo molti, non potendo permettersi i loro favori, accettavano la loro
punizione sperando che essa fosse il più breve possibile.
Ed è qui che entra in scena lui, Radh'ka; chiamato da molti
con il meritatissimo soprannome di “ quel diavolo di avvocato”. Lui era il
migliore di tutto il regno di Zelher; si diceva che avesse viaggiato per molti
regni demoniaci e che quindi sapesse parlare molte lingue antiche e sconosciute
persino agli anziani regnanti, di conseguenza essendo il migliore sulla piazza
era anche quello che chiedeva i favori più cari ai suoi clienti. Si dicevano
tante cose terribili sul suo conto e sui favori impossibili che chiedeva in
cambio del suo aiuto, ma era meglio non credere a tutte le parole che uscivano
dalla bocca dei demoni. In ogni caso non è che avesse molta scelta, se non
avesse chiesto aiuto a quel diavolo la sua sorte sarebbe certamente stata una
sola.
« Potresti chiamare per difenderti anche Satana in persona,
ma non penso che te la caverai per i crimini che hai commesso.>> Disse una guardia alle sue spalle.
« Ma quali crimini! I veri criminali sono quei vecchi che
siedono su quelle loro scintillanti sedie. >> Replicò frustrato il
demone.
Era davvero l'unica risorsa disponibile, quindi sperava
davvero che le dicerie sul conto del diavolo fossero in parte inventate
,soprattutto quelle riguardanti i favori.
Una voce fredda interruppe i suoi pensieri, «
Allora, chi è di voi il mio cliente? Spero davvero che non sia quel moccioso.
>> chiese il nuovo venuto alle tre persone presenti nella stanza.
Kreuz sbuffò spazientito, come osava quell'aborto della
natura dargli del moccioso? « Sono proprio io il tuo cliente, diavolo da
strapazzo. >> replicò il demone con arroganza, facendo alzare
impercettibilmente il sopracciglio a Radh'ka.
Il diavolo fece uno dei suoi sorrisi più falsi e si inchinò
leggermente, facendo cenno al demone di seguirlo dentro la stanza che era stata
concessa loro per prendere accordi sul processo ormai prossimo. La stanza in
cui entrarono si poteva definire solo in un modo, essenziale; con pochissimo
arredo, ma non per questo sciatta rispetto al resto del palazzo. Le sedie erano
del più pregiato Krom un minerale che si trovava solo lungo i confini,
esattamente sui monti di Belher, dove abitavano gli aborti del regno; i
rinnegati che avevano avuto salva la vita ma che avevano perso ogni diritto
sociale, o i trafficanti di Eradish. Quella era una delle zone più malfamate di
Zelher, ma anche la più ricca di minerali e risorse preziose. Il tavolo fatto
interamente dello stesso materiale pregiato delle sedie era intagliato e
strutturato a regola d'arte, le gambe, grosse quanto un tronco d'appal erano
incise perfettamente in modo da sembrare le zampe di un immenso Durag, un animale rarissimo ed estremamente
difficile da abbattere viste le sue numerose zampe ricoperte di artigli
avvelenati; bastava il minimo graffio per ritrovarsi sul pavimento ad
agonizzare senza possibilità di salvezza. Si diceva che anche i piccoli di
Durag fossero velenosi, ma che il loro veleno, al contrario di quello degli
esemplari adulti non essendo ancora del tutto sviluppato nei loro corpi, fosse
curabile se preso in tempo l'antidoto. Il loro veleno si poteva reperire in
boccette da 0,5 centilitri a costi altissimi, sia
già distillato, in modo da permettere anche ai più stolti di usarlo, che nella
versione più classica in polvere, amata dagli esperti e da quelli più furbi e
meno propensi a farsi imbrogliare da venditori scaltri in cerca di denaro
facile.
La grande porta di appal si chiuse alle loro spalle, e loro
presero posto sulle rispettive sedie ai due lati opposti del grande tavolo.
Radh'ka appoggiò tutti i documenti sul tavolo ed incrociò le mani sotto il
mento, in attesa che il suo cliente iniziasse a parlare per spiegargli il
motivo per cui si trovava li e per quale ragione avesse scelto lui nonostante
le dicerie, assolutamente veritiere, sugli immensi favori che chiedeva in
cambio dei suoi servigi, ma sembrava che il demone non avesse intenzione di
aprire bocca, tanto era concentrato a guardare il tavolo.
« Sono convinto, che le tonalità scure con quei deliziosi riflessi
verdi, siano davvero affascinanti; ma penso anche che abbiamo cose più
importanti di cui discutere al momento, che non sia il materiale pregiato di
cui è fatto il tavolo. Il motivo per cui ci troviamo in questa stanza ad
esempio, o il mio compenso una volta finito il lavoro. » Disse il diavolo in
modo freddo.
Si stava spazientendo; se quel moccioso non si decideva a
parlare lo avrebbe abbandonato al suo destino, pretendendo in ogni caso il
compenso per il suo disturbo.
« Parli come se sapessi già il risultato del processo,
diavolo. » Ringhiò il demone.
« Se hai scelto me per difenderti demone, sarai a conoscenza
delle mie credenziali. Non ho mai perso una causa e non intendo iniziare da
oggi. A meno che qualcuno non mi offra un compenso maggiore, o mi dia un motivo
valido per cambiare fazione. » Replicò
freddamente Radh'ka.
« Sono stato arrestato ingiustamente. Stavo trasportando una
cosa in un luogo sicuro per conto di un cliente, quando quelle stupide guardie
mi hanno rincorso ed arrestato senza motivo.
» Rispose Kreuz, lanciando occhiatacce
al diavolo che lo guardava divertito.
« E cosa sarebbe questa “cosa” per cui sei stato
ingiustamente arrestato, moccioso? »
Chiese il diavolo, che iniziava ad adirarsi per tutta quella
pagliacciata. Se quel moccioso aveva intenzione di continuare a fare il
misterioso, lo avrebbe ammazzato lui seduta stante, risparmiando del tempo ai
Vel'phys.
« Un uovo di Durag. » Replicò il suddetto moccioso, ghignando
in direzione del diavolo che era rimasto a bocca aperta.
« Non prendermi in giro moccioso, è impossibile che tu sia
entrato in possesso di una cosa così rara e pericolosa. Da sola quella cosa
vale più di tutto quello che possiedi. » Sibilò Radh'ka infuriato.
« Mettiamo in chiaro una cosa diavolo, io non sono un
moccioso ho la bellezza di trecento quarantatré anni suonati, e il mio nome è
Kreuz. Poi se ti fosse sfuggito dal discorso che ho fatto prima, l'uovo non era
mio. Io lo stavo solo trasportando, sono un mercenario. » Rispose il demone
compiaciuto.
« E da quando i mercenari sono dei mocciosi irresponsabili? »
Iniziò il diavolo.
« Ehi! Ti ho detto che io ho trecento-» Cercò di replicare il demone.
« Certo. Certo.
Trecento quarantatré anni; ancora mi chiedo come facciano a mettere in mano a
degli infanti una cosa del genere. In ogni modo, questo è un caso interessante,
sarai sicuramente processato per ribellione e attentato al regno, non è una
cosa da poco per un infante come te. Ma, ora parliamo del compenso che riceverò
nel caso il processo andrà a buon fine, come penso che avvenga. » Finì il
diavolo.
« Se il processo andrà a buon fine, potrò portare a termine
il mio lavoro ed avere il pagamento che mi spetta. Dopo potrò sicuramente darti
tutti i soldi che chiedi. » Replicò
Kreuz.
« Il denaro non è nel mio interesse, ne ho fin troppo e la
maggior parte delle volte è del tutto inutile. Potresti pagarmi in natura,
anche se di solito i mocciosi non sono di molta soddisfazione e deludono le
aspettative. » Continuò il diavolo in
modo beffardo.
Kreuz alzò di scatto la testa e fissò il diavolo shoccato.
Aveva sentito tante dicerie sul suo conto, ma nessuna riguardante certe
tendenze. Non che ci fosse nulla di strano sia chiaro, nel regno erano in molti
a preferire i giovani ragazzi alle succubi, ma di certo non si era aspettato
che il diavolo avesse alluso proprio a quello.
« T- tu, stai dicendo che come compenso per farmi da avvocato
vorresti, il mio corpo? » Chiese Kreuz in un soffio. Certamente non gli sarebbe
dispiaciuto giacere con lui, il diavolo era tutto fuorché di brutta presenza.
Quei capelli argentei tendenti al bianco ricadevano sinuosamente dietro la
schiena in una cascata di filamenti scintillanti, per non parlare degli occhi.
Erano talmente scuri che era impossibile distinguere la pupilla dall'iride, al
suo interno si intravedevano appena delle striature rosse che mettevano i
brividi. La pelle candida poi, lo faceva assomigliare più ad un angelo che ad
una creatura delle tenebre.
Inaspettatamente il diavolo eruppe in una bassa risata.
« Il tuo corpo non rientra nei nel mio interesse, non sono
solito portarmi a letto i bambini. Non saresti nemmeno una sfida degna di
essere considerata tale. Io parlavo di piccole commissioni; nulla di diverso da
quello che facevi prima di essere catturato, solo che questa volta sarai sotto
le mie totali dipendenze. Non potrai prendere nessun lavoro che non provenga da
me, e ti trasferirai nella mia villa. Se accetterai queste condizioni
acconsentirò di difenderti. » Finì il
diavolo in modo compiaciuto.
« Non sarei venuto a letto con te, nemmeno per tutto l'oro
del mondo. Piuttosto, preferirei farmi frustare a sangue con una coda di
Broick. » Ringhiò adirato Kreuz per
l'offesa subita.
« Dall'occhiata lussuriosa che mi hai lanciato prima non
sembrava che la cosa ti dispiacesse così tanto demone. In ogni caso, accetti le
condizioni del contratto o abbiamo solo perso del tempo prezioso? Il mio.
Perché si dia il caso che abbia delle cose più interessanti da fare, che non
sia la balia ad un moccioso insolente. Il contratto come ben saprai è
vincolante e una volta accettato non potrai tornare indietro o liberartene in
nessun modo. » Replicò freddo Radh'ka.
« Non mi pare di avere altre alternative valide. Accetto
Diavolo. » Rispose Kreuz imbronciato.
« Qual'è il tuo nome per intero demone. Mi serve per
completare l'accordo. » Chiese il diavolo, stufo di perdere tempo prezioso in
convenevoli, a suo parere inutili.
« Kreuz Amaràin di Yàre. » Rispose il demone con orgoglio.
« Non dovresti dirmi anche il tuo? » Domandò l’altro.
« Radh'ka di Eroew può bastare. Brucerà un po' alla fine
sappilo, quindi vedi di non frignare. È colpa della magia che tesse il
contratto e vincola a se i due individui che lo contraggono. » Disse il diavolo
prima di iniziare.
« Kreuz Amaràin di Yàre, accetti il contratto vincolante con
Radh'ka di Eroew, nel quale giuri sul tuo nome e sul tuo orgoglio di rispettare
gli accordi presi in precedenza, dopo il processo che si terrà questo
pomeriggio davanti ai Vel'phys, i sacri lord delle terre di Zelher. » Pronunciò
Radh'ka con voce grave.
« Io Kreuz Amaràin di Yàre accetto i termini del contratto, e
giuro sul mio nome e sul mio orgoglio di rispettare gli accordi presi con
Radh'ka di Eroew. » Continuò il demone, ponendo fine all'incantesimo. Subito
sui polsi di entrambi comparve un sottile braccialetto d'argento, che
suggellava il contratto. Esso era sottile e con un unico ornamento; delle
piccole macchie aranciate. Le stesse che si potevano trovare sulle uova di
Durag prima della schiusa.
« Ora che abbiamo finito con le smancerie, ti pregherei di
descrivermi questo fantomatico uovo; se riuscissi addirittura a disegnarne
un'immagine speculare sarebbe perfetto. » Finì il diavolo rivolgendosi al suo
nuovo cliente.
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Capitolo 2 *** 02# ***
gh
02#
Il processo era iniziato da poco
più di dieci minuti e già entrambi non ne potevano più. In quei pochi attimi
c'erano stati un sacco di nomi lunghi e impronunciabili, dai toni altisonanti;
ma altrettanto erano stati quelli corti e di poca importanza. Assistere ad un
processo era una cosa comune; molti vi partecipavano, solo per il gusto di
vedere il condannato supplicare per la propria vita e ricevere la punizione che
gli spettava davanti a tutti. Un sadico divertimento insomma.
Questa volta invece, molti erano
presenti in quell'enorme stanza anche, e soprattutto per vedere Radh'ka
all'opera; nessuno sembrava dubitare delle capacità del diavolo, e, nonostante
fossero a conoscenza del crimine cui il demone sembrava essersi macchiato, tutti
davano quasi per scontato l'esito positivo del processo.
Il silenzio calò non appena
l'ultimo nome impronunciabile su proclamato, e i Vel'phys fecero il loro
ingresso nella stanza. La tensione era alta, e si poteva notare soprattutto nel
demone, visto che non riusciva a stare fermo per più di dieci secondi. La cosa
stava irritando Radh'ka, e non poco; non solo per la sua poca pazienza, ma per
il semplice fatto che il demone sembrava dubitare della buona riuscita, e di
conseguenza delle sue capacità. Senza farsi vedere tirò una gomitata al demone, ricevendo in cambio uno sguardo
astioso, da cui però non si fece per nulla intimorire. Sarebbero passati altri
mille anni, prima che una cosa del genere potesse anche solo pensare di
avvenire.
« Smettila di dimenarti come un
cucciolo di Durag appena nato e stai fermo. » Sibilò Radh'ka al
demone.
« La fai facile te diavolo. Non
sei tu a rischiare la pelle in tutto questo. » Ringhiò a bassa voce il
demone.
« Se avessi scelto un altro a
difenderti, ti avrei anche potuto dar ragione di temere per la tua patetica
vita. Ma sono io il tuo avvocato, quindi smettila immediatamente di fare
qualunque cosa tu stessi facendo; e vedi di non compiere azioni stupide non
appena tutto questo inizierà, o alla fine di tutto questo, ti farò rimpiangere
di essere scampato ai Vel'phys. Ci siamo chiariti moccioso? » Finì il diavolo,
ricevendo dal demone un gesto poco elegante.
Una voce gelida attirò
l'attenzione di tutti, compresi i due litiganti; i quali, al sentire pronunciare
il proprio nome, si alzarono dai posti, a loro assegnati in mezzo alla
sala.
« Kreuz Amaràin di Yàre, sei
sotto accusa per ribellione e infrazione delle leggi di Zelher; in quanto sei
stato trovato in possesso di un uovo di Durag, il nemico principale dei Vel'phys
e quindi nemico del regno. » Iniziò una voce profonda, proveniente da dietro un
enorme telo, per poi interrompersi, in modo che tutti potessero assimilare il
grave crimine commesso dal demone. « In questa sede, solo grazie alla
magnanimità dei nostri illustri sovrani avrai la possibilità di essere difeso da
un avvocato a tua scelta. Ti avvali di questo diritto a te concesso? » Chiese la
voce.
« Si. » Rispose semplicemente il
demone, non osando proferire altra parola.
« Che l'avvocato si faccia
avanti. » Continuò ancora la voce.
« Io sono Radh'ka Gràvèt Overadh
di Eroew, e quest'oggi sono in questa stanza, alla presenza dei nostri
venerabili Vel'phys, signori incontrastati di Zelher, per difendere il qui
presente Kreuz Amaràin di Yàre. Accusato di ribellione, e infrazione delle
nostre sacre leggi. »
« Che il processo abbia inizio.
» Proclamò la voce.
****
“Che lo spettacolo cominci”
pensò il diavolo prima di iniziare a parlare. « Come molti di voi sapranno, i
Durag sono i nemici del regno, e chiunque sia trovato in possesso di un uovo, o
di un cucciolo di quella pericolosa creatura è automaticamente condannato a
morte per tradimento. Tuttavia, ho due validi argomenti a favore del mio
cliente; nonostante il primo argomento sia senza alcuna prova, e di conseguenza
abbastanza irrilevante in quanto non si possa verificarne la veridicità, vorrei
comunque esporlo alla gentile corte. Il mio cliente è stato accusato di esse in
possesso di un uovo di Durag, e la cosa è assolutamente senza obbiezioni, la
corte però non è al corrente che il demone, essendo un mercenario, stava solo
trasportando l'uovo per conto di terzi sotto un cospicuo compenso; senza
essere a conoscenza della reale entità dell'oggetto. » Si interruppe un attimo,
per poi girarsi e camminare lentamente verso il piedistallo dove era stato posto
l'uovo, senza però osare toccarlo.
« Tutti in questa stanza posso
dire senza alcuna esitazione, che l'uovo qui presente, sia a tutti gli effetti,
un uovo di Durag. Me lo confermate signori? » Domandò il diavolo agli
spettatori, ricevendo in cambio molti cenni d'assenso e alcuni “si”
mormorati.
« Quello che i gentili signori
non sanno, è che a tutti gli effetti, quello, non è un uovo di Durag. » Continuò
Radh'ka, lasciando la corte stupita.
«Cosa sappiamo di quella
misteriosa e terrificante bestia? Che sia estremamente pericolosa, e che
chiunque abbia mai incrociato il suo cammino non è più tornato per raccontarlo.
Sappiamo che le sue uova sono dure come la roccia e nere come i frammenti di
korm, con minuscole macchioline arancioni sparse per tutta la superficie. Molti
dei presenti in questa stanza, sono nati in questo regno o non hanno mai
viaggiato oltre i confini; di conseguenza non possono essere a conoscenza di un
altro animale, completamente diverso dal Durag e sicuramente meno pericoloso,
che depone delle uova simili a quelle della terrificante bestia. Queste, in
confronto alle uova di Durag sono estremamente fragili; se ora i gentili
Vel'phys me ne danno la possibilità, vorrei dare una prova concreta alla
veridicità delle mie parole. » Chiese il
diavolo.
« Come intendi fare. » Chiese
uno dei Vel'phys.
« Una volta finito il processo,
quale sarà il destino dell'uovo? » Domandò il diavolo, senza rispondere alla
domanda.
« Sarà distrutto ovviamente. »
Rispose uno dei sovrani senza esitazione.
« Potrei usarlo come
dimostrazione? Se realmente fosse un uovo di Durag quello che intendo fare non
potrebbe sortire alcun effetto; se invece le mie parole risulteranno veritiere
il demone avrà comunque ricevuto la sua punizione per aver fatto perdere del
prezioso tempo alle vostra signoria. » Continuò Radh'ka.
« Permesso accordato. » Dissero
i Vel'phys.
Il diavolo si avvicinò all'uovo
e lo prese con entrambe le mani dal suo piedistallo, scatenando un leggero
bagliore dovuto all'infrazione delle barriere messe in precedenza per
proteggerlo. Era abbastanza pesante, segno che dovevano essere passate molte
lune da quando era stato deposto, ma sarebbe servito ancora un po di tempo per
la schiusa. Alzò l'uovo sopra la sua testa, lanciando un'occhiata al demone,
prima di lasciarlo cadere.
Un esclamazione sconvolta riempì
l'enorme stanza non appena l'uovo; appena toccato terra, si ruppe in mille
frammenti schizzando il suo contenuto un po' ovunque.
« Ehi, stupido diavolo, sei
impazzito! » Esclamò Kreuz arrabbiato, essendo però completamente ignorato da
Radh'ka. Quello era il suo lavoro, diamine! Come avrebbe fatto adesso, una volta
uscito di li, a consegnarlo? Quel bastardo lo sapeva, e lo aveva fatto apposta
per vendicarsi.
« Come potete vedere, la
reazione del demone è stata esattamente uguale a quella di molti di voi. »
Continuò il Radh'ka, camminando sui cocci dell'uovo e dirigendosi verso il
centro della stanza; ignorando completamente il demone.
« Per tanto; l'uovo stesso non
era realmente quello che tutti credevano che fosse. E con questo ho finito
vostra eccellenza.» Finì compiaciuto il diavolo, ghignando in direzione del
demone ancora furente.
Aveva, come da accordi vinto la
causa, il demone avrebbe dovuto per forza mantenere l'altra metà del patto. La
magia vincolante del contratto non gli dava altra scelta.
« Molto bene, abbiamo preso la
nostra decisione. » Esclamò uno dei Vel'phys.
« Kreuz Amaràin di Yàre, i
sovrani di tutto Zelher, i potenti Vel'phys, hanno deciso di credere alla
veridicità delle parole del tuo avvocato e di conseguenza alla tua innocenza.
Nonostante questo, per aver causato scompiglio nel regno, ti verranno inflitte
20 frustate con una coda di Broick. » Proclamò di nuovo la voce.
Kreuz lanciò un’occhiata di
fuoco al diavolo.
Sicuramente era tutta colpa
sua.
******
La prima frustata è sempre
quella che, nonostante tu sia preparato psicologicamente, ti coglie di sorpresa,
facendoti scappare un gemito. La seconda è quella che sai che sta per arrivare,
e l’ansia anticipa il momento, ti tende come una corda di violino ogni muscolo
del corpo. Alla terza speri che il dolore finisca il più pesto possibile, perché
davvero quelle piccole lame attaccate alla frusta ti stanno facendo impazzire.
Dopo la quarta smisi di contarle, perché il dolore e la rabbia verso il diavolo
gli stava mandando il sangue al cervello. Sentiva i vestiti lacerarsi sotto le
frustate del carceriere, che di certo non si stava trattenendo; il sangue
scivolava su ogni parte del suo corpo, macchiando il pavimento di pietra.
Subito dopo la fine del processo
l’avevano condotto verso un lungo corridoio di pietra, che portava direttamente
alle segrete; e di conseguenza alla camera delle torture. Non si era opposto,
sapeva che sarebbe stato inutile. Nonostante non fosse intelligente come il
diavolo, non era certamente uno stupido come quest’ultimo pensava, altrimenti
non sarebbe sopravvissuto molti anni con il mestiere che faceva. La cosa che lo
irritava di più era stata la beffa del diavolo nei suoi confronti. Era sicuro
che ci fossero migliaia di altri modi per dimostrare la sua innocenza senza
rompere quello stramaledettissimo uovo. Nonostante fosse solo un falso come
aveva sostenuto il diavolo, quello era comunque parte del suo lavoro. Ora, dopo
tutta la fatica e l’ingiusta punizione che stava subendo, non avrebbe nemmeno
potuto riscattare la ricompensa che gli spettava.
Quel diavolo l’avrebbe pagata;
pensò ricevendo l’ultima frustata.
L'angolo di Sèlis:
Vorrei ringraziare con tutto il cuore le persone che hanno commentato il primo
capitolo! Ma anche solo le persone che hanno inserito la storia tra le
Preferite/seguite/da ricordare e tutti quelli che hanno semplicemente letto.
Grazie mille!
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Capitolo 3 *** 03 # ***
03#
Quando la punizione fu terminata al demone venne concesso di andarsene, camminava dritto ed a testa alta, nonostante le numerose ferite che aveva su tutto il corpo. Si teneva il braccio destro con l'altra mano, facendo pressione su un punto per fermare l'emorragia; il diavolo lo vide uscire dal corridoio di pietra e gli andò incontro, fermandosi solo quando furono l'uno davanti all'altro. Lo scrutò per bene, delle piccole orecchie a punta sbucavano dai folti capelli verdi, che sparavano in tutte le direzioni senza ordine logico a causa delle numerose frustate, dandogli un aspetto quasi selvaggio. Era davvero un peccato che fossero ridotti tanto male, avrebbe dovuto tagliarli. La corporatura non era troppo massiccia ma non si poteva di certo considerare gracile; muscoli ben definiti si intravedevano dalla maglia strappata in più punti lasciando poco spazio all'immaginazione. Le lunghe gambe erano toniche e scattanti, proprio come dovrebbero essere quelle di chi aveva vissuto una vita piena di pericoli ed avventure. Per non parlare degli occhi; due laghi d'ambra, che ora lo guardavano con odio. Ai lati degli occhi stavano due piccole righe orizzontali di colore rosso sangue, che accentuava l'espressione furiosa del demone nei suoi confronti. Era davvero una magnifica creatura, peccato fosse solo un misero demone ignorante e sfrontato; ma non era un problema, sotto le sue cure sarebbe cambiato rapidamente. Sorrise maligno nella sua direzione, prima di scansare la mano del demone e sfiorare per un attimo l'arto ferito d quest'ultimo; subito la ferita iniziò a chiudersi lentamente ma inesorabilmente, lasciando il demone basito dal gesto appena compiuto da Radh'ka.
Il diavolo era stato quasi, gentile? Pensò Kreuz sconvolto.
« Muoviti moccioso, non ho tutto il giorno per starti appresso. » Disse il diavolo rompendo l'idillio.
Come non detto, era molto meglio quando stava zitto, pensò seccato il demone.
Nonostante la voglia di strozzare il diavolo fosse alta, si morse la lingua e lo seguii lungo gli immensi corridoi che conducevano fuori dal palazzo dei Vel'phys. Meno stava in quel posto meglio era, e sembrava che anche il diavolo la pensasse allo stesso modo, visto il passo sostenuto con cui camminava senza mai voltarsi indietro, per verificare che lo stesse realmente seguendo. Si guardò attorno attentamente cercando di memorizzare ogni dettaglio possibile; non era sua intenzione mettere ancora piede in quello stramaledetto palazzo, ma non sapeva cosa gli avrebbe riservato il destino da quel momento in poi, quindi era meglio raccogliere più informazioni possibili. Il corridoio che stavano percorrendo era immenso, con numerose porte d'appal ad entrambi i lati; non sapeva dove conducessero quelle pesanti porte e non era intenzionato a scoprirlo. Non quel giorno. Potevano portare ovunque, dalle cantine dove erano situate le prigioni; ai piani alti, dritte fino alle stanze dei sovrani. Enormi quadri raffiguranti battaglie o scene di smembramenti erano appesi un po' ovunque senza un apparente ordine logico, le cornici erano fatte con i materiali più preziosi del regno e proiettavano una luce cupa sulle pareti; rischiarate solo da poche candele dall'aria consumata. Nessuna finestra era presente sulle pareti, ma Kreuz era sicuro fosse ormai calata la notte a Zelher. Il processo si era tenuto sul tardo pomeriggio e, nonostante la punizione non fosse durata tanto si era fatto molto tardi. Il sole doveva essere calato da almeno due ore, pensò stremato il demone. Non vedeva l'ora di andare a casa; se così si poteva chiamare il luogo in cui viveva, buttarsi sul proprio letto e dormire per almeno due giorni di seguito.
Quando finalmente uscirono da quel labirinto di corridoi, e varcarono l’enorme portone che costituiva l’ingresso del palazzo, il demone si lasciò scappare un piccolo gemito di frustrazione. La strada era ancora lunga; per arrivare ai cancelli avrebbero dovuto camminare ancora un po', e sperava che non ci fossero intoppi durante il cammino. Era insolito infatti che demoni minori si aggirassero così vicino alla fortezza dei sovrani, ma non era la prima volta che sentiva parlare di disperati che, riuscendo a fuggire miracolosamente dalle prigioni attaccavano i viandanti e cercavano di fuggire spacciandosi per loro.
Era troppo esausto per combattere ancora per la propria vita.
*****
Fortunatamente il tragitto che li separava dalla vera libertà, si concluse in modo breve e senza alcun intoppo. Non incontrarono nessuno sulla strada, e uscendo comunicarono i propri nomi alle guardie appostate ai cancelli, che li fecero passare senza domande. Tutti nel regno conoscevano Radh'ka e la sua fama di avvocato, quindi, nonostante la sua presenza non fosse cosa da tutti i giorni, non era nemmeno inusuale vederlo attraversare i cancelli.
Il diavolo si girò verso Kreuz e lo scrutò per lunghi attimi; il demone aveva numerose ferite sanguinanti, e nonostante gli avesse curato poco prima la ferita più grave non era ridotto per niente bene. Doveva aver lottato per la libertà prima di farsi catturare, pensò il diavolo; lo dimostravano i numerosi lividi sparsi per tutto il corpo. Cavalcare un Haywin alato era impossibile, il suo corpo non avrebbe resistito allo sforzo, e non era nemmeno detto che ne fosse capace. Radh'ka fece una smorfia contrariata, se non fosse che quel demone aveva un patto da rispettare nei suoi confronti lo avrebbe abbandonato senza pensarci due volte. Odiava le persone deboli.
« Questa è un'altra cosa che dovrai aggiungere alla lista di debiti, demone. » Disse il diavolo, prima di aprire un portale che li avrebbe condotti direttamente a casa.
« Cosa ti fa pensare che io verrò con te diavolo? » Replicò con arroganza il demone, l'unica cosa che voleva al momento era dormire. Non gli interessava particolarmente dove, ma non l'avrebbe data vinta al diavolo; non così facilmente
« Hai una parte di accordo da mantenere, non mi pare tu abbia molta scelta. Per non parlare del fatto che nelle tue attuali condizioni saresti solo cibo per i succhia-sangue che vivono nei dintorni della città. » Rispose monocorde il diavolo.
« Non sono così debole come pensi. » Ringhiò Kreuz, frustrato. Non voleva ammetterlo ma il diavolo aveva dannatamente ragione, non era nella sua forma migliore, e quelle carogne erano tremendamente tenaci. Soprattutto se vedevano un bersaglio facile.
« Fai strada diavolo. » Disse alla fine il demone.
*****
Il portale creato dal demone emetteva delle strane saette azzurrine, ma, non essendo esperto in materia non poteva dire con certezza se la cosa fosse normale o meno. Nonostante i suoi dubbi però, esso li condusse alla loro meta senza complicazioni.
Il luogo in cui si trovavano era stranamente silenzioso, e la cosa innervosiva un po' il demone; non era abituato al silenzio tipico di quei posti sperduti, lui era nato e cresciuto nella parte povera della città, dove per vivere bisognava lottare con le unghie e con i denti ogni giorno. Là, di silenzioso non vi era nulla, solo lotte e urla di dolore. Per quel motivo il silenzio di quel luogo non gli piaceva nemmeno un po', era come se un nemico invisibile fosse appostato nelle ombre in attesa di una sua mossa falsa, di un attimo di distrazione per attaccare. Durante il breve tragitto che percorsero per arrivare ai cancelli della dimora del diavolo, Kreuz non smise un attimo di guardarsi attorno tra lo stupito e il sospettoso.
« Smettila di girarti, non ti attaccherà nessuno questa notte. Non senza un mio ordine, per lo meno. » Disse Radh'ka senza nemmeno girarsi a guardare il demone.
« Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. » Replicò soltanto Kreuz, continuando imperterrito a girarsi da una parte all'altra ad ogni minimo rumore, non accorgendosi così che il diavolo ad un certo punto si era fermato.
« Ehi! Per quale motivo ti sei fermato? » Domandò irritato il demone.
« Siamo arrivati. » Rispose monocorde il diavolo.
Era vero; davanti a loro si stanziava un enorme cancello che poteva rivaleggiare con quello dei Vel'phys per quanto era immenso, e una recinzione di pietra che si estendeva per diverse miglia, tanto da non poterne vedere la fine nonostante il buio, che di certo non era un problema per lui abituato a viaggiare durate la notte.
L'enorme cancello si aprì ad un solo cenno da parte del diavolo, lasciando stupito il demone per quella voluta dimostrazione di forza; se di forza si poteva parlare, poteva benissimo aver usato qualche trucco dei suoi, oppure qualcun altro poteva averlo aperto da dentro ricevendo un qualche segnale.
Il diavolo una volta sorpassato il cancello, si diresse verso un ragazzino vestito in modo abbastanza strano e sibilò poche parole in tono sommesso; Kreuz non riuscì a capire una parola di quello che si stavano dicendo, ma nemmeno gli interessava al momento. Un enorme lynac, alto almeno due volte lui e grosso il doppio, gli si era piazzato davanti con aria minacciosa e non sembrava intenzionato a spostarsi; la coda munita di aculeo dondolava ritmicamente da una parte all'altra in avvertimento, le squame color argento risplendevano sotto i deboli raggi della luna e delle due fiaccole piazzate ai lati dell'enorme cancello, e gli occhi rossi della creatura non lo perdevano un attimo di vista. Si sentiva sotto esame.
« Cosa fai adesso li impalato. Muoviti demone. » Disse Radh'ka.
« Se dicessi al tuo “ cucciolo “ di spostarsi per lasciarmi passare lo farei più che volentieri. » Rispose il demone, non accennando a muoversi. Quella cosa lo stava ancora fissando, e lui non era così stupido da muoversi senza che si fosse allontanata di almeno due metri, figuriamoci dargli le spalle.
« Riesci a vederlo? » Chiese stupito il diavolo, girandosi a fissare il demone.
Certo che riusciva a vederlo, non era una creatura che passava inosservata quella, pensò Kreuz aggrottando le sopracciglia.
« Certo che riesco a vederlo diavolo, non è esattamente facile da nascondere. » Replicò con sarcasmo.
« Come osi rivolgerti così al padrone, stupido bastardo ignorante. » Replicò una vocetta minacciosa, che poi risultò essere il ragazzino che poco prima stava parlando con Radh'ka.
« Calmati Mahan. » Disse il diavolo al ragazzino, che si zittì immediatamente come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Per poi rivolgersi ancora al demone. « Cosa vedi esattamente. » Chiese ancora perentorio.
« Un lynac enorme è esattamente davanti a me, e mi guarda con quei suoi occhi rossi terrificanti come se volesse mangiarmi; la coda sembra pronta a trafiggermi da un momento all'altro se solo provassi a muovere un muscolo. Cosa che per altro non intendo fare. » Replicò Kreuz cercando di trafiggere il diavolo con un'occhiataccia.
« Interessante. » Disse Radh'ka tra se e se.
« Cosa c'è di così interessante diavolo? » Chiese il demone che stava iniziando ad arrabbiarsi davvero.
« È interessante il fatto che tu riesca a vederlo. » Replicò il diavolo prima di continuare. « Quello non è un lynac qualsiasi, è una delle creature di Mahan ed è invisibile agli occhi dei comuni demoni. Solo in pochissimi riescono a vedere le sue creature, e ovviamente io rientro in quella stretta cerchia. Mahan hai una spiegazione? » Chiese il diavolo rivolgendosi al ragazzino.
« Mi spiace padrone, ma non ho idea di come sia possibile. Solo esseri con un grande potere spirituale possono vedere le mie creature. »Rispose subito il ragazzino.
Il diavolo fissò il demone per alcuni minuti in completo silenzio, quasi cercando le risposte alle sue domande scritte sul suo corpo.
« Molto bene. Mahan, sposta Thyase da li. Noi andiamo. »Disse in fine Radh'ka, per poi girarsi e dirigersi verso il castello, senza degnare nessuno di un'occhiata.
Il ragazzino guardò in modo truce il demone, ma eseguì l'ordine ricevuto sibilando qualcosa in direzione del lynac; che iniziò a strisciare lontano, verso alcuni alberi poco distanti da loro, sparendo completamente dalla vista in pochi attimi.
Il demone fissò per alcuni minuti il punto in cui il mostro era sparito, temendo di vederlo rispuntare da un momento all'altro, per poi seguire il diavolo dentro il castello. Non sarebbe stato per niente facile combattere contro una creatura come quella, specialmente nelle sue attuali condizioni; le ferite avevano preso a pulsargli in modo abbastanza doloroso, e non vedeva l'ora di sprofondare nel letto e dormire per i prossimi cent'anni.
*****
Appena varcata la soglia, un altro ragazzino poco più grande di quello prima si fece avanti e salutò il diavolo con un profondo inchino, per poi girarsi nella sua direzione incuriosito. Il diavolo sibilò poche al servitore e poi sparì su per le scale, senza rivolgere più la parola al demone ne a nessun altro. Il ragazzino si avvicinò al demone senza esitazione e chiese a Kreuz di seguirlo in un'altra stanza, e lui obbedì senza fare questioni; era troppo stanco per litigare ancora con il diavolo, solo perché quello si era dileguato senza una sola parola. Infondo, meno stava con quello meglio era, pensò cercando di recuperare il buon umore.
Scrutò il ragazzino che camminava davanti a lui con curiosità; aveva dei corti capelli scuri che sparavano in ogni direzione, non riusciva a capire se erano semplicemente neri o di un'altra tonalità, vista la poca luce presente nel corridoio che stavano percorrendo, ma vedeva distintamente delle piccole orecchie pelose fare capolino ai due lati della testa. Era vestito in modo meno strano rispetto all'altro servitore, ma di certo non passava inosservato anche lui; dei pantaloncini corti neri venivano coperti parzialmente da una camicia bianca, che era altrettanto coperta da un gilet dello stesso colore dei pantaloni che finiva con due voluminose punte leggermente arricciate.
« Dove stiamo andando? » Chiese al ragazzino.
« Nella vostra stanza. » Iniziò quest'ultimo. « Il padrone mi ha ordinato di accompagnarla in quella al lato ovest con la vista sullo strapiombo, e di portarle alcune cose che le serviranno per curare le ferite. Ecco signore siamo arrivati, tornerò subito per portarle l'occorrente. »Disse il ragazzino per poi congedarsi con un leggero inchino, e sparire lungo il corridoio; lasciando il demone davanti ad un’imponente porta, che oltrepassò senza la minima esitazione.
La stanza era enorme, ma al momento non gli interessava, gli sarebbe andato bene anche un buco, l'importante era che fosse munito di un letto. Il pensiero di togliersi un minimo di sporcizia e sangue dal corpo frenò di poco la sua avanzata verso la meta tanto agognata, ma lo scacciò subito; era troppo stanco. Crollò sulla soffice superficie, senza nemmeno scostare le coperte, e sprofondò subito in un sonno profondo.
Non sentì il leggero bussare da parte del piccolo servitore, e nemmeno il sussulto che esso fece quando, scostando la sua maglia ormai logora con lo scopo di curare in parte le ferite vide una sottile coda nera arrotolata sui suoi fianchi scoperti.
L'angolo di Sèlis
Salve ragazzuole e ragazzuoli!
Come sempre ringrazio le persone che recensiscono! Anche solo per dire: ( che schifo, smetti di scrivere che è meglio). E' importante per una scrittrice? ( Mi potrò definire così? mah...) Ok, è importante per una scribacchina ricevere le opinioni altrui! Quindi non siate timidi e sbizzarritevi con i miglioni insulti elaborati che vi vengono in mente!
Vorrei ringraziare come sempre anche quelli che hanno aggiunto la storia tra le Preferite/ Seguite / Da ricordare! <3
Una domanda! Ormai c'è una vera e propria sfida in atto...
VOLETE RADH'KA:
a ) Seme
b ) Uke
Votate gente votate!
Qua sotto ( Se ci riesco) Metterò un disegno dell'uovo di Durag!
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Capitolo 4 *** 04# ***
5
04#
Un bussare frenetico distrasse Radh'ka dai suoi pensieri;
aveva un libro antico sulle gambe, ma non era riuscito a leggere nemmeno la
prima riga, prima di immergersi completamente nella sua testa e nelle domande che
lo stavano assalendo. Aveva una specie di presentimento riguardante il demone;
come aveva detto poco prima, non erano in molti a riuscire a vedere le creature
di Mahan per non dire in pochissimi. Bisognava avere un'enorme potere, e ad una
prima occhiata non sembrava che il demone ne possedesse tanto da riuscire a
vedere il lynac; a meno che non fosse latente.
Doveva essere per forza così, altrimenti non si spiegavano i
fatti di quella sera.
Dette il permesso al servitore di entrare; tutti nel palazzo
sapevano che non dovevano osare disturbarlo a quell'ora, quindi doveva esserci
una ragione valida se uno di loro rischiava di scatenare la sua furia. Dalla
porta vide entrare il piccolo servitore, a cui aveva lasciato il compito di
condurre il demone nella stanza che gli aveva assegnato, e la cosa non gli
piacque per nulla. Doveva essere successo qualcosa.
« Padrone, perdonatemi se vi disturbo. » Iniziò l'esserino
con un profondo inchino.
« Cosa è successo al demone, Vyras? Non avrà provato a
scappare spero. » Domandò il diavolo infuriato.
« No mio signore, nulla del genere. L'ospite dorme
profondamente nella camera che le avete assegnato, signore. Ma lui... »
Continuò il piccolo demone tremando. « Lui ha la coda! » Finì, squittendo
terrorizzato.
« Cosa hai detto? Sei sicuro di quello che dici? Non la
passerai liscia se menti. » Ringhiò Radh'ka nella sua direzione.
« Ne sono certo padrone. Prima sono andato a consegnarli le
lozioni mediche che mi avevate ordinato, ma lui non ha risposto quando ho
bussato. Quindi sono entrato, temendo che fosse morto; non era scattato
l'allarme dei guardiani quindi era impossibile che avesse tentato la fuga,
l'unica soluzione era che si fosse sentito male per le ferite. Ma non era nulla
di quello mio signore; l'ospite si era solo addormentato. Stavo per medicarlo,
ma appena tolta la maglia ho visto la coda e sono corso ad avvisarvi mio
signore. » Finì l'esserino tremando.
« Portami da lui. » Disse perentorio il diavolo, iniziando
subito dopo a seguire il piccolo servitore per i lunghi corridoi.
Non ci volle molto, la stanza del demone era esattamente
sotto alla sua, e volendo avrebbe potuto trasferirsi direttamente li con un
piccolo incantesimo; ma aveva bisogno di pensare. I suoi presentimenti erano
fondati allora, se Vyras aveva detto la verità, e non dubitava minimamente
delle parole del servitore, il demone gli sarebbe stato davvero molto utile,
più di quanto avesse pensato all'inizio.
Arrivato davanti alla porta, l'aprì ed entrò senza produrre
alcun suono; si avvicinò piano al letto, constatando che effettivamente il
demone stesse dormendo profondamente e non si era accorto della sua presenza.
Quello che rimaneva della maglia era arrotolato sul pavimento lucido, lasciando
la schiena del demone completamente scoperta alla sua vista. La pelle mulatta
era costellata da ferite di piccola e media importanza; nessuna che potesse
portare il demone alla morte, a meno che non si fossero infettate. Cosa che non
intendeva far accadere.
Il demone era diventato più prezioso del previsto, e aveva
altri piani per lui, che non comprendevano la sua morte. Non per il momento.
La piccola coda nera si muoveva leggermente avanti ed
indietro in modo ipnotico; ormai non c'erano più dubbi sulla vera natura del
demone addormentato.
« Cura le sue ferite Vyras, e fagli bere quelle pozioni.
Appena si sveglia voglio essere informato. Ora ho da fare. » Disse Radh'ka
rivolto al piccolo servitore.
« Come desidera padrone. » Rispose il servitore con un
profondo inchino.
« E non una parola con nessuno riguardo la natura del nostro
ospite. » Concluse il diavolo, prima di uscire dalla porta diretto alle sue
stanze; doveva fare delle ricerche.
Era riuscito a mettere le mani su un'altra cosa interessante,
pensò Radh'ka soddisfatto.
******
Il demone dormì per due giorni interi senza sosta, ma al
diavolo non sembrava importare; stava chiuso nelle sue stanze a leggere libri
su libri, uno più impolverato e vecchio dell'altro, o nel laboratorio a
trafficare con ampolline di diversa grandezza e colore. Sembrava quasi che stesse
aspettando qualcosa.
Intanto il piccolo Vyras, come da ordini, si occupava di
vegliare sul demone addormentato; non aveva fatto parola con nessuno della
pericolosità dell'ospite del padrone, infondo non era la prima creatura strana
o pericolosa che metteva piede nel castello. Lui stesso non si poteva definire
normale, era un o strano incrocio tra un demone e una creatura oscura. Aveva
ereditato dalla parte materna quelle ridicole orecchie pelose, che erano la
causa delle derisioni continue da parte di Mahan; l'unico su cui il suo
potere non aveva alcun effetto. Gli altri servitori si guardavano bene dal
prenderlo in giro, l'ultimo che ci aveva provato era impazzito
irrimediabilmente; ricordava ancora le frustate ricevute dal padrone, per aver
osato usare il suo potere contro un altro servo senza il suo consenso. Gli era
severamente proibito.
Un rumore proveniente dal letto lo distrasse dai suoi
pensieri; il demone si era finalmente svegliato.
« Ben svegliato signorino Kreuz. » Disse Vyras in direzione del
letto, senza però interrompere le sue attività ne voltarsi.
« Uhm.. Dove sono? » Chiese il demone intontito.
« Siete al castello del padrone, il diavolo Radh'ka Gràvèt
Overadh di Eroew. » Rispose monocorde il piccolo servitore.
« Vi sentite meglio? » Continuò Vyras.
« S-si... Come mai sono nudo? » Domandò shoccato il demone.
Non ricordava di essersi messo sotto le soffici coperte, figuriamoci essersi
spogliato per dormire; per non parlare poi del fatto che lui dormiva sempre con
i pantaloni.
« Vi ho dovuto spogliare per medicarvi signorino Kreuz,
altrimenti le ferite si sarebbero infettate; e se per caso ve lo state
chiedendo avete dormito per due giorni interi. » Disse Vyras, interrompendo le
sue attività per poi alzarsi dalla sedia su cui era seduto e dirigersi verso la
porta.
« Ora andrò ad avvisare il Padrone che vi siete svegliato, la
pregherei di rimanere a letto viste le sue condizioni, non è ancora guarito del
tutto. » Il piccoletto aveva ragione, pensò Kreuz. Le ferite non gli dolevano più
come prima, ma sentiva che non era in possesso di tutte le sue forze. Era
altrettanto vero però, che si sarebbe buttato nel primo strapiombo disponibile,
piuttosto che farsi vedere debole da quel diavolo da strapazzo. Quindi, non
appena il piccolo servitore uscii dalla stanza, scese dal letto alla ricerca
dei suoi vestiti. O di qualcosa che ci assomigliasse.
La stanza era davvero enorme, il letto occupava quasi tutta
la parete, e le tende a baldacchino che lo sovrastavano erano di seta pregiata;
dall'altro lato invece, stava un altrettanto enorme armadio affiancato da una
scrivania. Aveva pure un bagno privato tutto per se, e la cosa non gli
dispiaceva per niente. Decise di concedersi un bagno, prima di esplorare la
casa del diavolo; quell'enorme vasca lo attirava irrimediabilmente. E poi aveva
bisogno di acqua calda, pensò guardandosi allo specchio. Un sacco di acqua
calda.
*****
Vyras busso piano alla porta che conduceva alle stanze del
diavolo; era già la seconda volta che lo disturbava dopo che il padrone aveva
dato ordini di non essere interrotto per nessun motivo, stava decisamente
sfidando la fortuna. Ma aveva ricevuto degli ordini, e se non portava a
compimento una cosa così semplice, come riferire il risveglio dell'ospite, la
punizione per la sua sfrontatezza e la sua insubordinazione sarebbe stata dieci
volte peggio di quello che poteva capitargli.
Quando ricevette il permesso di entrare si impose la calma,
doveva solo comunicare al padrone che il demone si era svegliato, null'altro.
Poi sarebbe stato libero di andare a importunare Mahan, come aveva sognato di
fare negli ultimi due giorni. Gli mancavano le urla di quel peperino e i suoi
insulti imbarazzati.
« Il vostro ospite si è destato, padrone. » Disse Vyras,
facendo un profondo inchino in direzione del diavolo.
« Molto bene. Fai portare la cena nella camera del demone,
cenerà li questa sera. » Rispose Radh'ka, congedando il servitore con quelle
poche parole.
« Come desiderate padrone. » Rispose Vyras, prima di
congedarsi con un altro profondo inchino, e sparire al di la dell'enorme
portone.
*****
Radh'ka percorse i lunghi corridoi senza alcuna fretta, in
quei due giorni aveva riflettuto molto ed era finalmente arrivato ad una
decisione; ma prima doveva sapere dal demone se altri sapevano della sua vera
natura, solo così avrebbe potuto tessere gli ultimi fili della rete. Aprii la
porta con un solo gesto deciso, ed entrò nella grande stanza; sentiva dei
rumori provenienti dal bagno, quindi si diresse verso di esso senza alcuna
esitazione. Li trovò il demone immerso nell'enorme vasca, intento a strofinarsi
la schiena con manovre da contorsionista, che avrebbero fatto invidia ad un
verme del deserto. Non appena il demone si accorse della sua presenza sussultò,
facendo fuoriuscire un po d'acqua dalla vasca.
« Cosa ci fai qui, diavolo. Non te lo hanno insegnato che
bisogna bussare prima di entrare in una stanza? » Disse il demone un po'
imbarazzato, per poi iniziare a lavarsi i capelli.
« Questo è il mio castello, e io sono libero di andare dove voglio
quando voglio. Vedi di muoverti testa d'alga, devi rispondere a qualche
domanda. » Replicò Radh'ka con freddezza, per poi tornane nella stanza
principale e sedersi sull'unica sedia presente nella stanza. Subito sulla
scrivania comparve un bicchiere una brocca contente dell'ottimo Rasshack, il
liquore più pregiato del regno. Il diavolo ne versò un po' nel bicchiere e
prese a sorseggiarlo lentamente, gustandone appieno il sapore forte e speziato,
mentre aspettava che il demone finisse le sue abluzioni. L'attesa non durò a
lungo, il demone varcò la soglia della stanza con solo un telo sui capelli;
nulla del resto del corpo era celato alla vista del diavolo, che non si fece
nessuno scrupolo ad osservare ogni minima parte di quel corpo quasi perfetto.
Se non fosse stato per quei capelli improponibili e quelle cicatrici, che
ricoprivano quasi interamente il corpo del demone, avrebbe quasi potuto
definirlo bello. Anche la sottile coda nera, che faceva capolino da dietro la
schiena, proprio sopra all’attaccatura delle natiche, poteva considerarla un
pregio anzi ché un difetto. Era sexy.
« Dove sono i miei vestiti diavolo? » Chiese il demone
interrompendo bruscamente i suoi pensieri.
« Nella spazzatura, quegli stracci ormai erano
inutilizzabili. » Rispose.
« E cosa dovrei mettermi io ora? Non ho altri vestiti. »
Chiese il demone infuriato.
« C'è un armadio pieno dei miei vecchi vestiti, troverai
sicuramente qualcosa che ti stia. »
« Piuttosto vado in giro nudo. » Replicò Kreuz.
« Fai pure. Se però vieni assalito da uno dei servi non
venire a piangere da me. » Iniziò il diavolo. « Sempre se non vengano
spaventati prima dalla tua coda. » Finì ghignando Radh’ka, alla vista della
faccia sconvolta del demone.
« Cosa c’è di strano nella mia coda? » Chiese Kreuz alzando
un sopracciglio, non era la prima volta che gli dicevano una cosa del genere;
molti anni prima un’altra persona gli aveva consigliato di nascondere la coda
sotto i vestiti, ma non aveva voluto dirgli il motivo.
« Sei davvero così ignorante come sembri? Non sai nemmeno
cosa rappresenta per te quella coda? » Domandò shoccato il diavolo. Davvero non
credeva che l’idiozia di una persona potesse arrivare a tanto.
Questo però rendeva solo più interessanti le cose, se davvero
il demone non sapeva cosa realmente fosse, avrebbe potuto guadagnare di più di
quel che immaginava all’inizio. Doveva solo giocare bene le sue carte.
« Quindi. Me lo vuoi dire o no per quale motivo i tuoi
servitori dovrebbero spaventarsi alla vista della mia coda? » Domandò ancora il
demone, per nulla intenzionato a passare sopra al discorso.
« Tutto a tempo debito, pivello. Tutto a tempo debito. »
Rispose enigmatico il diavolo, con un sorriso poco promettente sul candido
volto.
L'angolo di Sèlìs:
Ringrazio come sempre tutte quelle che hanno commentato i precedenti capitoli!!
Mi fa davvero un immenso piacere sapere che la storia vi stia intrigando!
Grazie davvero!
Per ora la maggioranza delle preferenze vede Radh'ka seme. Diavolo sei
fortunato! ahaha.
Ringrazio la Nelith che mi sopporta nei miei continui scleri. Arigatoooo <3
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! çòç
Ps. 5 commenti.... davvero sono commossa ç____ç grazieee çòç
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Capitolo 5 *** 05# ***
5
05#
« Smettila di darmi continuamente del
moccioso, diavolo da strapazzo. E dimmi cosa volevi dire con quella
frase. » Disse Kreuz arrabbiato. Quel diavolo stava iniziando a
farlo arrabbiare sul serio.
« Da dove provieni demone? » Chiese
Radh'ka, sviando momentaneamente la domanda.
« Dimmi cosa intendevi con
quell'affermazione, cos'ha che non va la mia coda? » Domandò
frustrato Kreuz.
« Prima rispondi alla domanda Kreuz. »
Replicò Radh'ka sovrappensiero.
Lo aveva chiamato per nome? Si domandò
stupito il demone. Era la prima volta che lo chiamava per nome, aveva
sentito bene? O era stata solo una sua impressione?
« Provengo poco lontano dai monti di
Belher. » Rispose docilmente; non avrebbe ottenuto nulla dando di
matto, men che meno le risposte che cercava.
« Ci sono altri demoni con la coda da
quelle parti? » Chiese ancora il diavolo, fissandolo direttamente
negli occhi.
Quegli occhi scuri gli mettevano
soggezione. Non era piacevole essere osservato con tanta minuziosità
da parte loro, si sentiva più nudo di quanto non fosse al momento. E
non gli piaceva, non gli piaceva per niente.
« Non che io sappia. Ma non erano
soliti girare nudi, quindi non saprei dirti se alcuni l'avessero
nascosta come facevo io. » Replicò Kreuz, dando le spalle al
diavolo per sfuggire da quegli occhi scuri. Si concentrò
sull'armadio, sperando che il diavolo la smettesse di fissarlo in
modo così insistente, ma sembrava che non ne avesse la minima
intenzione. Sentiva il suo sguardo fisso sulla schiena, e la cosa non
faceva altro che mandargli dei lunghi brividi lungo la spina dorsale.
Doveva vestirsi, infondo non poteva
girare nudo per il castello; come aveva detto prima il diavolo,
avrebbe solo spaventato i servitori.
L'armadio era enorme, e i vestiti che
vi erano al suo interno erano per lo più sfarzosi e ingombranti;
Kreuz si chiese come facesse il diavolo a mettersi quella roba, lui
non ci sarebbe mai riuscito. Prese i primi pantaloni semplici che
trovò e li indossò, non curandosi di cercare indumenti intimi; non
li aveva mai indossati ed erano abbastanza fastidiosi. I pantaloni
gli aderivano perfettamente, e gli mettevano in risalto le gambe
muscolose e il sedere sodo, la coda faceva capolino appena sopra la
fine dell'indumento e si muoveva sinuosa in lenti movimenti
oscillanti; la cosa non era sfuggita al diavolo, che era rimasto
tutto il tempo ad osservare il demone, immerso nei suoi pensieri.
Lo vide trovare ed indossare una
maglietta di un semplice color avorio, che faceva un delizioso
contrasto con la sua pelle; almeno si era vestito decentemente.
« Non nascondere la coda, fino a che
resterai nella mia proprietà non ne avrai motivo. » Disse Radh'ka
continuando a guardarlo.
« Non avevi detto che li avrei
spaventati? » Rispose Kreuz perplesso; quel diavolo era davvero
strano, prima gli diceva una cosa poi cambiava idea.
« Molti non si lasciano impressionare
così facilmente, poi un po' di paura li aiuterà ad evitare di
mettersi in testa strane idee. » Iniziò. « La tua cena arriverà
tra poco, non uscire dalla tua stanza per nessun motivo; domani mi
farai vedere quali sono le tue capacità in combattimento, quindi
vedi di dormire e bevi un altro infuso di L'hillus, che ti aiuterà a
far guarire prima quelle le ferite. »
« Mi scontrerò contro di te? »
Chiese il demone entusiasta; voleva avere la possibilità di
vendicarsi dell'umiliazione subita.
« Se riuscirai a battere tre dei miei
servitori, vedremo. » Rispose il diavolo alzandosi dalla sedia e
lasciando la stanza del demone.
*****
Non appena Radh'ka chiuse la porta alle
sue spalle, il demone si buttò sul letto sfinito e arrabbiato; quel
diavolo lo stava decisamente sottovalutando, farlo scontrare con dei
miseri servitori. Ma per chi lo aveva preso? Li avrebbe certamente
battuti in un lampo, e allora quello stupido diavolo avrebbe dovuto
per forza scontrarsi contro di lui. Magari, se se la giocava bene,
sarebbe pure riuscito a riottenere la libertà. Un leggero bussare lo
distrasse dai suoi pensieri di vendetta, e lo fece balzare giù dal
letto; di certo non era il diavolo, lui non si sarebbe certamente
scomodato a bussare. Come aveva detto prima quella era casa sua, e
poteva andare dove voleva quando voleva, senza chiedere il permesso a
nessuno; quindi non era certamente lui. Doveva essere il servitore
con la cena; aveva un certo languorino in effetti, erano giorni che
non mangiava un pasto decente, e dopo essere stato punito per
qualcosa che non aveva fatto il suo appetito era aumentato
vertiginosamente. Quando diede il permesso al servitore di entrare,
si rese conto che non era lo stesso di poche ore prima; questo era
poco più alto del precedente e aveva dei lunghi capelli rossi che
gli arrivavano fino alla base della schiena. Da quel poco che
riusciva a scorgere aveva le mani e parte delle braccia ricoperte da
piccole squame scure; non riusciva a vederlo bene in faccia, visto
che stava a testa china, mentre apparecchiava il piccolo tavolo con
tutte le leccornie possibili ed immaginabili. Il suo stomaco a tutto
quel ben di dio brontolò sonoramente, facendo appena sobbalzare di
sorpresa il servitore; non appena quello ebbe finito di sistemare
tutte le cose, si inchinò un'ultima volta nella sua direzione e
scomparve dalla porta, silenzioso come era entrato.
Kreuz non si fece minimamente pregare,
scese dal letto e si fiondò letteralmente sul cibo; sprecò solo
pochi istanti al pensiero che il cibo fosse avvelenato, ma scartò
subito quell’idea. Se avessero davvero voluto ucciderlo, sarebbe
sicuramente già morto; invece lo avevano curato, senza contare che
aveva un debito nei confronti del diavolo, che certamente lo voleva
vivo per saldare il debito sfruttandolo a dovere.
Il cibo era davvero buono, non aveva
mai mangiato così tanto e così bene in vita sua; al lato del tavolo
c'era anche un grande calice, con dentro l'infuso che il diavolo gli
aveva praticamente ordinato di bere. Lo guardò con sospetto per
molti minuti, per poi berlo tutto d'un fiato; quella cosa non solo
aveva un cattivo odore, ma faceva davvero schifo come sembrava.
Non sapeva cosa c'era esattamente in
quell'infuso, sapeva solo che improvvisamente gli era venuto un gran
sonno, e l'enorme letto a ridosso della parete sembrava così comodo
e confortevole; e lui non aveva la minima intenzione di opporsi al
suo dolce richiamo.
In pochi attimi sprofondò in un sonno
profondo, già pregustando la dolce vendetta che si sarebbe preso su
quell'odioso diavolo il giorno dopo.
*****
La mattina successiva Vyras andò a
prendere il demone nella sua stanza, e lo condusse per i lunghi
corridoi, fino ad una sala riccamente arredata con al centro un
enorme tavolo apparecchiato per due. Il diavolo era già seduto a
capotavola; stava facendo colazione con un'enorme libro davanti a se,
e un'infinità di prelibatezze che però non sembrava degnare di
considerazione. Sorseggiava il suo infuso con poca attenzione, mentre
girava attentamente le pagine del pesante tomo che aveva davanti, ma
con una raffinatezza innata; molte persone sarebbero sembrate sciatte
e maleducate nel compiere gli stessi gesti, ma non lui.
« Sei pronto per la prova di oggi
demone? » Chiese Radh'ka senza alzare lo sguardo dal libro.
« Certamente. Ma preferirei scontrarmi
subito contro di te, che contro i tuoi servitori. Non vorrei fargli
troppo male. » Rispose Kreuz spavaldo, sentendo dopo le sue parole
un leggero sibilo indispettito proveniente dal servitore dietro di
lui. E non era il solo, molti altri servitori nella stanza lo stavano
guardando indispettiti, e alcuni si trattenevano a stento dal
rispondere per le rime a quelle insinuazioni. Come aveva detto il
diavolo, nessuno sembrava impressionato o spaventato dalla sua coda;
molti probabilmente non l'avevano nemmeno notata, tanto erano presi a
guardarlo male.
« Non ti conviene sottovalutarli, come
hai ben detto poco fa, sono i miei servitori. Ognuno di loro ha una
caratteristica che nessun altro possiede, e anche quelli che prima
non sapevano combattere sono stati addestrati a suon di frusta da
quelli più esperti. Dico bene Vyras. » Replicò il diavolo,
rivolgendosi al piccolo servitore moro.
« Certamente padrone. Ognuno di loro
ha appreso l'arte del combattimento, ed a affinato le proprie
capacità al meglio. » Rispose Vyras, senza scomporsi minimamente.
Anche lui si era irritato sentendo le insinuazioni del demone,
riguardo la presunta debolezza della servitù; ma non aveva mostrato
nessun segno di turbamento esteriore, il padrone non avrebbe
accettato un comportamento diverso da lui.
Fece accomodare il demone al suo posto
a tavola, poco lontano da Radh'ka, ma nemmeno così vicino da
permettere a quel rozzo animale di disturbare il pasto del padrone.
Vide il demone avventarsi subito sul
cibo, e trattenne a stento una smorfia di disgusto; aveva intuito
cosa ci trovasse di interessante il padrone in quel demone, ma non
capiva come facesse a sopportare tanta maleducazione in un unico
essere. Lui che non aveva mai tollerato nessuno, al di fuori di se
stesso; sicuramente aveva qualcosa in serbo per il demone.
Si impose di non pensarci, tutte quelle
domande non l'avrebbero portato a nulla.
« Desidera altro Padrone? » Domandò
Vyras rivolto a diavolo; il quale alzò appena lo sguardo dal suo
libro puntandolo senza esitazioni su di lui.
« Vai a chiamare Antharèss e Mahan, e
di loro di farsi trovare all'entrata principale. Ovviamente devi
esserci anche tu Vyras, avrai l'onore di combattere contro il nostro
ospite. »
« Come desiderate Padrone. » Rispose
Vyras facendo un profondo inchino in direzione del diavolo, prima di
congedarsi e uscire dalla sala.
Percorse i corridoi a ritroso, immerso
nei suoi pensieri; il demone non sembrava tanto forte, aveva una
muscolatura asciutta e all’apparenza era agile, ma oltre a quello
non sembrava avere altre caratteristiche. Il fatto che fosse un
demone puro non faceva che aumentare le sue domande; come tutti
sapevano i demoni puri erano rarissimi ed erano estremamente forti,
non si conoscevano i loro poteri, che potevano variare da demone a
demone. Quello che il padrone aveva portato a casa, era solo un
cucciolo, sicuramente non aveva più di cinquecento anni, il che
voleva dire che le sue capacità e i suoi poteri non erano ancora del
tutto sviluppati.
Durante il tragitto verso l’esterno
incontrò un altro servitore, si fermò a parlare un attimo e gli
chiese se poteva avvertire lui Antharèss, che sicuramente era nelle
cucine a fare la corte a qualche servetta; lo faceva sempre, solo per
far arrabbiare il fratello, che ogni volta si infuriava e scatenava
un putiferio. Lui non aveva certamente tempo da perdere in inutili
discussioni, doveva già avvertire Mahan, e quello si che sarebbe
stato complicato. Aveva sentito le sue infinite lamentele riguardo al
nuovo ospite del padrone, per non parlare dell’oggetto prezioso che
avevano portato nel giardino sul retro; il padrone aveva ordinato di
averne la massima cura e di essere avvisato non appena le sue
condizioni fossero mutate. Aveva affidato a Mahan il compito di
proteggere il prezioso oggetto, ma non era per nulla facile; nella
tenuta abitavano creature di tutte le specie e molte non erano
soggette ai poteri di Mahan, per cui l’altro servitore doveva
sempre stare in allerta per proteggerlo. Sicuramente l’idea di uno
scontro con il demone avrebbe risollevato il suo umore nero, meno
male che nessuno dei suoi due compagni era in sala, quando il loro
ospite aveva dubitato sulla loro forza, o del demone non sarebbe
rimasta nemmeno la cenere. Antharèss era più controllato di Mahan,
ma certamente non avrebbe apprezzato quelle insinuazioni.
Sbuffando, Vyras uscì dal castello e
si diresse senza esitazione verso il giardino sul retro, sperava di
trovare Mahan nei pressi del grande albero; aveva intravisto la coda
di Thyase all’entrata, vicino ai cancelli, ma non si era avvicinato
alla creatura, quando Mahan non era nelle vicinanze diventava
scostante e insopportabile. Come previsto, lo trovò appollaiato su
un ramo di un’enorme albero secolare, ai suoi piedi, circondato
dalla coda di una delle creature di Mahan, c’era l’oggetto a cui
doveva fare da balia.
« Il padrone ci vuole all’ingresso,
vuole mettere alla prova il demone e ha deciso che noi saremo i suoi
avversari. » Disse solo il moro.
Mahan scese subito dall'albero, e lo
seguì senza fare troppe storie; gli ordini del padrone erano
perentori e nessuno avrebbe mai disubbidito se teneva alla vita.
Ordino alla sua creatura di badare all'oggetto durante la sua
assenza, e quella gli sibilò qualcosa di rimando.
Arrivati davanti all'ingresso videro il
demone in piedi al centro dello spiazzo, mentre il diavolo era
comodamente seduto su una lussuosa sedia, con affianco un servitore
pronto a riempirgli il bicchiere non appena quello fosse stato vuoto;
Antharèss stava poco distante dal diavolo, dall'altro lato della
sedia e fece un ceno di saluto ai due arrivati.
« Bene, ora che ci siamo tutti
possiamo iniziare. Inizierai tu Antharèss. » Disse il diavolo
rivolto al rosso.
« Come desiderate padrone. » Replicò
il rosso, per poi posizionarsi davanti al demone, e mettendosi in
posizione d'attacco.
« Questo è un test, nessuno dei due
deve morire. Sono stato chiaro? » Disse ancora il diavolo rivolto ai
due, ricevendo da entrambi un cenno d'assenso. « Bene, potete
iniziare quando volete. » Finì compiaciuto.
« Sei pronto testa rossa? » Domandò
sprezzante il demone.
« Quando vuoi praticello. » Replicò
Antharèss, prima di far partire l'attacco.
L'angolo di Sèlìs:
Oddio questo capitolo è stato
davvero un parto! E non mi piace nemmeno un pò. Non so dirvi con
esattezza il motivo, so solo che non mi piace.. Uff!!
Fatemi sapere voi se sono paranoica io o
se davvero è una schifezza! Spero non ci siano errori
grammaticali e di scrittura...
Ringrazio come sempre tutti quelli che commentano! Mi fate immensamente felice. Grazie! <3
Ringrazio anche la Nel Nel, che mi
sopporta nei miei scleri. xD E che legge le cavolate che scrivo.
çòç Grazie!
Ok, ora la pianto. Io me ne vado a letto bella gente!
Oyasumi!!!
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Capitolo 6 *** 06# ***
6
06#
Un muro di fuoco circondò i due sfidanti, ma Kreuz non sembrò
farci troppo caso; le fiamme non lo avevano mai intimorito. Rimaneva
concentrato sull'avversario, i cui occhi avevano drasticamente cambiato colore:
da rossi come il sangue erano mutati diventando dapprima di un blu scuro come
la notte, per poi perdersi nella tenebra più fitta. Stava per attaccare, i
capelli del servitore presero a fluttuare intorno al suo corpo come impazziti,
si erano allungati di diversi metri, e fendevano l'aria facendola sibilare.
Kreuz si preparò a ricevere l'attacco, voleva capire quali erano esattamente i
suoi poteri prima di attaccare a sua volta, era sempre stato avventato, ma
anche lui sapeva che non c'era da scherzare con il diavolo; sicuramente aveva
scelto i suoi servitori per un motivo particolare. Non erano le solite creature
stupide contro cui era solito combattere, e lo sapeva bene.
Scartò di lato evitando l'attacco, finendo però
pericolosamente vicino al muro di fuoco; si ritrasse di scatto, saltando all'indietro
per evitare un nuovo fendente proveniente dalla sua sinistra. Il colpo lo prese
di striscio, strappandogli appena la mangia, ringhiò in direzione del rosso;
quel piccoletto ci sapeva fare, e quei capelli non gli piacevano per nulla.
Aveva sentito una ventata d'aria calda quando si erano avvicinati a lui; si
erano rafforzati in qualche modo, diventando duri e taglienti come lame,
altrimenti non si spiegava come avevano fatto a squarciargli la maglia in quel
modo. Il secondo fendente arrivò da
destra, ma riuscì a schivarlo spostandosi di lato all'ultimo secondo; se solo
avesse avuto le sue armi, avrebbe risolto il problema tagliando quegli stupidi
capelli. Ma non le aveva, quindi si sarebbe dovuto arrangiare in qualche altro
modo; non poteva schivare i suoi attacchi e scappare per sempre, lui non era
quel tipo di persona, e certamente non lo sarebbe diventato ora.
Si concentrò sul demone che aveva di fronte: non sembrava
possedere una grande forza, quindi il suo punto forte dovevano essere proprio
quei maledetti capelli, doveva trovare un modo per schivarli e costringere il
rosso ad un corpo a corpo. Di usare i suoi poteri non se ne parlava nemmeno,
non riusciva ancora a controllarli bene; e se avesse perso il controllo
sarebbero stati guai seri. Scattò in avanti, schivando l'ennesimo fendente
rivolto alla sua persona, e cercò di avvicinarsi il più possibile al servitore,
senza però riuscirci; venne sbalzato via con forza, e rischiò per la seconda
volta di finire contro il muro di fiamma. Si rialzò spolverandosi i vestiti, e
togliendo quello che restava della maglia; non solo erano duri e affilati come
una lama, quei capelli erano pure incandescenti. Ringhiò per la seconda volta
in direzione del servitore; il suo scopo era evidentemente quello di tenerlo il
più lontano possibile, avvalendo così la sua tesi.
Doveva rimanere calmo.
Chiuse gli occhi; la coda, libera dopo anni, si muoveva in
maniera ipnotica avanti e indietro, attenta ad ogni minimo spostamento d'aria.
Sentiva l'energia del servitore al centro della sua testa, ne percepiva il
leggero pulsare, come il sangue deliziosamente caldo che scorreva nelle sue
vene, e il leggero movimento che producevano i suoi capelli prima di sferrare
l'attacco.
Sentì il suo stomaco brontolare in risposta; aveva di nuovo
fame.
Partì all'attacco una seconda volta, ignorando lo stomaco che
brontolava e quella fastidiosissima sensazione di essere osservato; schivò
l'attacco diretto alle sue gambe saltando in avanti, facendo poi leva proprio
sui capelli che lo stavano attaccando, che gli fecero da trampolino e lo
portarono alle spalle del servitore. Imitò il suo avversario e mirò alle gambe,
facendolo però cadere in ginocchio; subito ne approfittò per puntargli gli
artigli della mano destra, che si erano pericolosamente allungati, alla base
del collo, premendo appena sulla giugulare.
Il muro di fiamma scomparve, e i capelli di Antharèss smisero
di fluttuare nell'aria impazziti, cercando di colpirlo.
Lo scontro era finito.
*****
Un lungo fischio fece girare di scatto Kreuz, che guardò il
demone alle spalle di Radh'ka con curiosità; questi aveva i capelli del
medesimo colore del suo avversario, ma erano drasticamente più corti e
sparavano in ogni direzione senza una logica. Nel suo sguardo non c'era nulla
di amichevole, sembrava quasi voler intervenire per “salvare” il servitore, che
stava ancora inginocchiato ai suoi piedi, ma nonostante quello, stava fermo
alle spalle del diavolo senza muoversi. Poco prima aveva sentito il suo
avversario irrigidirsi impercettibilmente, dovevano avere un qualche tipo di
rapporto a lui sconosciuto; potevano benissimo essere parenti, la somiglianza
tra i due era enorme.
Un applauso ruppe quel silenzio teso ed innaturale, tutti si
voltarono sorpresi verso il diavolo, che aveva assistito a quello scambio in
silenzio. Kreuz lasciò andare il rosso, e questi si alzò spolverandosi i
vestiti, prima di dirigersi affianco all'altro servitore alle spalle di
Rash'ka.
« Molto bene, i miei
complimenti demone. Sei pronto per il secondo scontro? Il tuo prossimo
avversario sarà Vyras. » Disse il diavolo, facendo un cenno al servitore moro;
che si mise in posizione davanti a lui senza proferire parola.
Kreuz guardò prima il diavolo poi il servitore, non aveva
problemi a combattere subito, anche se il brontolio che sentiva allo stomaco,
si faceva sempre più insistente e fastidioso. Prima finiva, prima avrebbe messo
qualcosa sotto i denti; iniziò lui questa volta, scattò in avanti e cercò di
colpire il servitore con gli artigli, che non aveva ritratto dal precedente
scontro, ma questi li schivò con facilità. Si abbassò, cercando di colpire alle
gambe, ma non ottenne l'effetto sperato; il moro eluse anche quell'attacco
saltando a diversi metri da lui. Continuarono così per un tempo indefinito, il
demone attaccava, e Vyras schivava gli attacchi senza mai contrattaccare. Quel
tira e molla stava diventando frustrante per Kreuz, si stava stancando più del
previsto e la fame era aumentata a dismisura. Per non parlare del fatto, che si
sentiva preso in giro dal comportamento del servitore; il suo schivare e mai
contrattaccare lo stavano facendo arrabbiare, era come se quel piccolo demone
si stesse prendendo gioco di lui davanti a tutti. E questo non poteva
sopportarlo.
“ Che c'è demone, già stanco? “ Domandò una voce nella
sua testa.
Si girò verso Radh'ka, ringhiando furioso; non aveva dubbi
sull'identità della voce, e lo sguardo di sfida che ricevette in risposta
dissipò anche il minimo dubbio.
“ Non avrai davvero creduto che noi servitori fossimo così
deboli, vero? Il padrone ha ordinato di non ucciderti; forse non te ne sarai
accorto, ma quando hai colpito mio fratello alle gambe e hai pensato di averlo
battuto, una ciocca dei suoi capelli era puntata contro la tua gola. Pronta ad
ucciderti in ogni momento. “ Continuò la voce beffarda, prendendolo in
giro.
« Taci! » Urlò nella sua testa Kreuz; non doveva starlo a
sentire, doveva trovare un modo per colpire quella maledetta cavalletta che si
era ritrovato come avversario.
“ Ha avuto almeno un centinaio di occasioni per farti
fuori, ma non poteva. Gli ordini del padrone sono inflessibili; in altre parole
non lo hai battuto, si è fatto battere. “
« Stai zitto! »
“ Cos'è ti rode? Non ci credi? Eppure non riesci nemmeno a
sfiorare Vyras con un dito, non ti sei chiesto perché? Sei solo un debole, un
patetico cucciolo che si crede forte solo perché è capace di uccidere dei
demoni inferiori. “ Lo beffò ancora la voce, imperterrita.
« Stai zitto! » Urlò Kreuz, facendo tremare le vetrate
dell'ingresso a causa della potenza dell'urlo.
Radh'ka alzò impercettibilmente un sopracciglio, per nulla
turbato da quello strano comportamento; attorno al demone si addensò poco per
volta una strana nuvola nera, sembrava nebbia, e da essa provenivano strani
rumori e delle piccole saette azzurre, che man mano crescevano di intensità.
A Vyras piacque poco quel cambiamento,
si allontanò di qualche metro da Kreuz saltando un'unica volta; non stava
scappando, ma sicuramente non era così stupido da sottovalutare quel
cambiamento improvviso. Il demone sembrava davvero arrabbiato a quel punto, e
pensava di capire cosa aveva fatto scattare la sua rabbia; quello stupido di
Erelày stava interferendo con il suo combattimento! Evidentemente il diavolo
era arrivato alla sua stessa conclusione, perché ordinò a Erelày di tacere e
non interferire nello scontro. Il demone però non accennava a calmarsi, la coda
nera sferzava l'aria come impazzita; le orecchie del demone si allungarono di
qualche centimetro, così come gli artigli sulle mani e le zanne. Dai ciuffi
verdi spuntarono due sottili e appuntite corna nere, appena ricurve sui lati,
che non promettevano nulla di buono.
“ Oh, ti sei arrabbiato, cucciolo?. Ahahaha.”
Un ringhio più forte proveniente dal demone sovrastò tutti
gli altri suoni; molte creature che stavano assistendo allo scontro, nella
speranza di un pasto facile si diedero alla fuga terrorizzate. La nube nera che
circondava il demone diventò sempre più fitta e imperscrutabile, e
l'elettricità che la attraversava era immensa. Un forte vento aveva preso a
soffiare, scuotendo come fuscelli gli alberi secolari che circondavano la
fortezza; anche il cielo si stava rannuvolando, nubi nere cariche di pioggia
avanzavano verso di loro a grande velocità, come richiamate dall'immenso potere
del demone. La terra sotto i loro piedi, prese a tremare come scossa da un
violento terremoto.
Il Lynac di Mahan, avvertendo il pericolo, si era posizionato
davanti alla padrona, con la coda munita di pungiglione puntata verso il demone
impazzito; i due gemelli rimanevano immobili alle spalle del diavolo, ma,
mentre uno guardava preoccupato la scena, l'altro ghignava maligno in direzione
del demone. Vyras al contrario, cercò di avvicinarsi al demone sguainando i
suoi pugnali, e mettendosi in posizione d'attacco; il suo signore non aveva
impartito nessun ordine di cessato combattimento, anzi, sembrava parecchio
interessato al demone e alle sue capacità. Vedeva nei suoi occhi scuri una luce
calcolatrice mentre osservava il demone, e quello che era riuscito a fare in
pochi attimi dopo aver perso la calma.
Lo scontro non era ancora finito.
******
Kreuz non riusciva più a ragionare, nella sua testa
riecheggiava ancora quella risata fastidiosa e irritante; voleva farla
smettere, ma non sapeva proprio come fare. Sentiva il suo potere sfrigolare
impazzito, ma non gli importava; fissava con odio la persona alle spalle del
diavolo, che ghignava nella sua direzione con soddisfazione. Quel piccoletto
l'avrebbe pagata; ad un certo punto sentì una presenza alle sue spalle
avvicinarsi a lui, si voltò di scatto ringhiando, l'istinto di attaccare tutto
e tutti lo dominava al momento, e lui non aveva intenzione di tenerlo a bada,
era troppo furioso. Alle sue spalle, stava quel servitore con le bizzarre
orecchie pelose, quello contro cui stava combattendo. Si era dimenticato di
lui. Impugnava due pugnali intrisi di veleno, ma poteva sentire il lieve odore
dolciastro degli altri che teneva nascosti sotto i vestiti, dovevano essere una
decina in tutto; il suo olfatto si era notevolmente sviluppato, prima non era
riuscito a percepirli in alcun modo.
Attaccò il servitore senza pensare alle possibili
conseguenze, quel ronzio fastidioso nella sua testa non si placava in nessun
modo, e il suo stomaco non gli dava pace. Era furioso, ed era passato troppo
tempo da quando aveva fatto un pasto decente, gli sarebbe andato bene chiunque
al momento; non si sarebbe certamente messo a fare il difficile.
Fece una finta verso destra, per poi scattare alla sinistra
del servitore, colpendolo alla spalla destra con gli artigli; il sangue iniziò
subito a sgorgare copioso, nonostante la ferita fosse poco più di un graffio.
Vyras gemette di dolore, ma al demone sembrava non importare, quegli artigli
erano affilati e si erano portati con loro piccoli frammenti di pelle e di
tessuto, la ferita aveva preso a bruciargli a contatti con l'aria gelida.
Kreuz si portò gli artigli coperti di sangue alle labbra e
iniziò a leccarli, assaporando quella prelibatezza a cui aveva dovuto fare a
meno in quei giorni; il sangue del servitore era ancora caldo ed aveva quella
dolcezza tipica di chi era molto potente, assolutamente delizioso.
Ne voleva ancora.
Tornò a fissare Vyras, che si era rimesso in posizione
d'attacco ignorando il bruciore alla spalla, sorrise compiaciuto a quella
vista; adorava che le sue prede scalpitassero un po' prima di essere divorate.
Il fastidioso ronzio era cessato non appena aveva assaporato l'inizio del suo
pasto, ma la sete di sangue non era per nulla svanita, non si sarebbe fermato
per nessun motivo. La fame aveva finalmente preso il sopravvento; non poteva
ignorarla, e a ben pensarci non voleva nemmeno farlo. Quel sangue era davvero
squisito, ne voleva ancora, ne voleva di più.
Lo voleva tutto, anche se questo avrebbe significato
ucciderlo.
L'angolo di Sèlìs:
Salve a tutti!! Chiedo scusa per l'attesa, ma questo capitolo si è fatto davvero sudare.
Nessuno voleva dirmi nulla! é___é
Ho dovuto estorcergli le informazioni.. kekeke.
Spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Fatemi sapere cosa ne pensate! *ò*
Sotto metto 1 disegno... Più o meno è come io mi immagino Kreuz... xDD
Yarō-domo, komento shite imasu.
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Capitolo 7 *** 07# ***
7
07#
Vyras vide il demone prepararsi ad un
secondo attacco, la sua forza era nettamente aumentata rispetto a
poco prima, non poteva più permettersi di sottovalutarlo; avrebbe
dovuto fare sul serio. Sperava ardentemente di non ucciderlo, il
padrone si sarebbe sfogato su di lui se fosse successo; ma non aveva
la minima intenzione di morire. Lo sguardo assetato di sangue del
demone non era come quello del suo signore, quegli occhi ambrati
promettevano dolore, sofferenza e morte; avrebbe potuto sopportare
una settimana nella camera delle torture, nel caso non fosse riuscito
a non ucciderlo. Ma la morte non era un'alternativa che gli piaceva.
Il demone si lanciò su di lui come una
furia, attaccava senza alcuna logica apparente, mirando ai punti
vitali e facendo un sacco di movimenti inutili; non era difficile
schivarli, ma doveva comunque stare attento, non sapeva di cos'altro
era capace.
Schivò un altro colpo, questa volta
direzionato alla sua faccia, per pochissimo; vide gli artigli del
demone a pochi centimetri dal suo viso, e senza pensarci troppo
piantò uno dei suoi pugnali nel braccio protratto verso di lui. Il
demone urlò di dolore, e ringhiò per l'ennesima volta nella sua
direzione; lo vide strappare l'arma dal braccio con poca attenzione,
il sangue rosso macchiò i vestiti del demone, che tornò all'attacco
brandendo l'arma appena estratta. Vyras si chiese quanto tempo
sarebbe passato, prima che il veleno presente sulla lama avrebbe
compiuto il suo effetto; di solito i primi sintomi iniziavano a
manifestarsi fin da subito, e la morte sarebbe arrivata altrettanto
velocemente. Ma sul demone davanti a lui, il suo veleno sembrava non
aver sortito alcun effetto.
Continuò a schivare gli attacchi con
una facilità impressionante, destra, sinistra, sotto; non era
difficile prevederli, e certamente non era la prima volta che
combatteva contro un demone impazzito, al suo padrone piaceva portare
a casa animaletti bizzarri e
inquietanti, e metterli alla prova. Evitò l'ennesimo attacco,
abbassandosi e colpendo il demone alla bocca dello stomaco con in
retro del pugnale; ma così facendo non riuscì a schivare la
ginocchiata diretta alla sua faccia. Il dolore lo accecò per un
attimo, rendendolo vulnerabile; il demone ne approfittò per
afferrarlo per la gola e sollevarlo da terra di parecchi centimetri.
Vyras cercò subito di liberarsi tentando di ferire il demone con
l'altro pugnale, ma l'avversario gli afferrò il polso e lo storse
con forza, facendogli perdere la presa sull'arma. Si aggrappò alle
braccia del demone con gli artigli, cercando di fargli mollare la
presa sulla sua gola; non riusciva più a respirare, di questo passo
non sarebbe sopravvissuto ancora per molto. Quel maledetto demone non
sembrava intenzionato a fermarsi, avrebbe dovuto ricorrere al suo
potere se non voleva morire; il padrone non ne sarebbe stato per
nulla contento, gli aveva severamente proibito di usarlo, ma lui non
aveva intenzione di lasciarci le penne. Doveva fare in fretta, la
vista stava pian piano diventando sempre più sfuocata; non riusciva
a vedere bene il demone ed era un problema, non sarebbe riuscito ad
usare il suo potere se non riusciva a concentrarsi sull'obbiettivo.
Improvvisamente, un violento colpo fece
barcollare Kreuz, che lasciò la presa sul collo del servitore,
facendolo cadere a terra; si girò furioso verso chi aveva osato
interrompere il suo pasto. Vyras prese a tossire
convulsamente
in cerca d'aria. C'era mancato poco; alzò appena lo
sguardo per vedere chi era intervenuto nello scontro, non c'era la
minima possibilità che fosse stato il padrone ad intromettersi, ma
ci aveva comunque inconsciamente sperato. La sorpresa fu in ogni caso
molta; il lynac di Mahan era davanti al demone, l'enorme coda munita
di aculeo oscillava da una parte all'altra. Thyase sibilava
minaccioso verso il demone, i suoi occhi rossi sembravano quasi
sfidare Kreuz, che non si fece pregare e partì all'attacco; brandiva
ancora il pugnale di Vyras e con quello provò ad colpire l'enorme
rettile, cercando di staccargli la coda, ma quello non si fece
prendere alla sprovvista e contrattaccò dandogli una testata,
facendo allontanare il demone di diversi metri. L'urlo rabbioso
proveniente dal demone fece tremare la terra, sulla quale si aprì un
piccolo crepaccio; il cielo plumbeo rendeva il paesaggio più cupo
del solito. Molti dei servitori presenti a palazzo, che stavano
assistendo allo scontro dalle grandi vetrate esclamarono sorpresi,
quando la nube nera carica di elettricità circondò completamente
il demone, nascondendolo alla vista. La massa nebulosa prese a
gorgogliare, come se fosse in ebollizione, poi si spanse a macchia
d'olio per gran parte del dell'ingresso; arrivando persino molto
vicino a dove si trovava il diavolo, che continuava a guardare lo
svolgersi degli eventi senza intervenire in alcun modo.
Tutti guardavano il punto dove la
sostanza era esplosa, ma del demone non c'era più alcuna traccia;
non poteva essere sparito, Vyras si guardò attorno frenetico, dove
diavolo si era cacciato quel moccioso? Quella cosa che li circondava
non aveva consistenza, sembrava proprio un'enorme nuvola nera, era un
nascondiglio perfetto per attaccare alle spalle. Si girò di scatto,
giusto in tempo per vedere una massa verde sfrecciare verso il lynac,
e scaraventarlo con un potente colpo contro il muro di pietra del
castello. Sentì Mahan urlare preoccupata il nome del lynac;
attirando però così l'attenzione del demone, che prese a correre
nella sua direzione sfoderando gli artigli. La vide mettersi in
posizione d'attacco, pronta all'imminente scontro, e furiosa con il
demone per quello che aveva fatto al suo animaletto.
Non poteva permettere che combattesse,
il suo potere non aveva effetto sul demone; e anche se sapeva che era
abbastanza forte da sapersi difendere da sola, non poteva rischiare
di perdere anche lei. Non la sua piccola sorellina. Senza pensarci
due volte si diede lo slancio e saltò, parandosi davanti a Mahan,
proprio nell'istante in cui il demone alzava il braccio pronto a
colpire. Il dolore che sentì poco dopo fu lancinante, il demone
aveva aperto uno squarcio verticale, che partiva dalla clavicola e
finiva poco prima dello sterno; il sangue nero fluiva dalla ferita,
macchiando i vestiti ormai distrutti. Mahan era inginocchiata a
terra, e cercava di fermare il sangue con le mani, senza però
riuscirci; lacrime rosse le rigavano le guance, rendendola fragile ed
ancora più bella.
Kreuz alzò per l'ennesima volta il
braccio, pronto ad infierire una seconda volta; non riusciva più a
ragionare, la sete di sangue gli aveva annebbiato i sensi,
anestetizzando tutte le altre emozioni. Non sentiva nemmeno il
bruciore al braccio, dove poco prima era affondato il pugnale.
Mangiare, voleva solo mangiare fino a scoppiare.
Non riuscì però a dare il colpo di
grazia al servitore moro, il suo mondo si fece buio, e lui cadde
nell'oblio. La nube nera che li aveva circondati fino a pochi secondi
fa, si diradò fino a scomparire; anche il vento smise di ululare e
scuotere la vegetazione, segno che il demone era finalmente
addormentato.
*****
Vyras chiuse gli occhi, aspettando il
colpo di grazia, che però non arrivò; il demone era caduto a terra,
apparentemente svenuto. Tirò internamente un sospiro di sollievo, il
veleno dei pugnali unito a quello presente nel suo sangue aveva
finalmente fatto effetto.
Cercò di alzarsi, ma cadde a terra
stremato, le ferite gli dolevano in maniera tremenda; Mahan, al suo
fianco non aveva smesso un attimo di piangere e imprecare contro il
demone. Era davvero buffa con i vestiti sporchi di terra e sangue, e
i capelli scuri scompigliati, lei che voleva sempre essere perfetta
in tutto, ora era inginocchiata sul pavimento a piangere la quasi
dipartita del fratellastro rompiscatole.
« Erelay, tu e Mahan occupatevi di
Vyras. » Disse il diavolo rivolto al rosso, per poi girarsi verso il
fratello dai capelli lunghi. « Antharèss, prendi il demone e
portalo nella sua stanza. » Finì Radh'ka, per poi sparire oltre la
pesante porta.
Ripercorse per l'ennesima volta i
corridoi a ritroso, fino al suo studio; dove prese alcuni oggetti che
gli sarebbero stati utili, insieme ad un libro rilegato in pelle e
diverse ampolline di svariati colori. Si guardò attorno un attimo,
cercando l'ultima cosa che probabilmente gli sarebbe stata utile; non
avrebbe potuto mandare un servitore a prenderla nel caso se ne fosse
dimenticato, non si fidava abbastanza, da permettere loro di entrare
in quelle stanze senza la sua presenza. Tra quelle mura, c'erano
alcuni degli oggetti più preziosi della sua collezione; non poteva
rischiare che qualche sciocco incosciente insudiciasse con le proprie
mani, o ancor peggio, rompesse una di quelle rarità.
Individuò quello che cercava sul secondo scaffale a destra
dell'enorme libreria, era appoggiato su un cuscinetto di velluto blu
scuro, all'interno di una piccola teca di cristallo a proteggerlo; lo
prese con attenzione e lo ripose nella tasca della tunica che
indossava, per poi uscire dalla stanza e dirigersi verso quella del
demone. Durante il tragitto, incontrò uno dei servitori addetti alle
luci, che prima stava assistendo allo scontro dalle grandi vetrate, e
gli ordinò di andare immediatamente a chiamare Navayel,
aveva già usufruito diverse volte dei suoi servigi, e non lo aveva
mai deluso; sperava per il suo bene che sapesse anche tenere la bocca
chiusa, o il prossimo trofeo da mettere sul camino in salotto sarebbe
stata la sua testa. Nessuno doveva sapere del demone.
Appena
entrò nella stanza di testa d'alga, depose gli oggetti e le
ampolline sulla scrivania, e congedò freddamente Antharèss,
dicendogli di condurre il tatuatore nella stanza non appena fosse
arrivato; mettendosi poi al lavoro, senza degnare più il servitore
di un solo sguardo.
L'angolo di Sèlìs:
Questo capitolo come l'altro si è fatto sudare! Gli scontri non sono proprio il mio forte.. Kekekeke
Cosa succederà ora al povero demonietto?? Boh Boh!
Ringrazio la Nel Nel che mi rilegge e corregge i capitoli! <3 ( E mi sopporta! ) Ahahah. Povera te! xDDD
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Capitolo 8 *** 08# ***
8
08#
Radh'ka aveva molto lavoro da fare
prima dell'arrivo di Navayel, doveva preparare tutto l'occorrente per
il dopo; il tatuaggio sarebbe stato sicuramente impegnativo e sarebbe
durato diverse ore, in quanto il suo potere risiedeva sia
nell'inchiostro che nel disegno, ma quello che lo aspettava
successivamente era altrettanto difficile, se non di più. Le ferite
del demone si stavano richiudendo rapidamente e senza apparenti
problemi, grazie anche all'infuso che gli aveva fatto bere poco
prima; ma solo quello non sarebbe bastato, ne avrebbe dovuti bere
altri per depurare il sangue da tutto quel veleno.
Si poteva quasi considerare un miracolo
che il demone fosse sopravvissuto; il veleno presente sulle lame di
Vyras era letale, in quanto il sangue stesso che le ricopriva era il
veleno. Non era una coincidenza il fatto che il sangue del servitore
fosse nero come il carbone, la sua eredità paterna era uno dei
motivi per cui lo aveva scelto; per non parlare del suo potere e
della sua resistenza.
Uno dei suoi acquisti migliori.
Mescolò per l'ultima volta, con un
bastoncino di cristallo, la pozione; il colore era variato poco per
volta, mano a mano che le varie sostanze si mescolavano tra loro. Ora
era di un rosso cupo, e ribolliva adagio, poco sotto il bordo
dell'ampollina. Altre pozioni erano impilate ordinatamente sulla
scrivania, ognuna con il suo compito specifico. Radh'ka depositò
l'ampollina che aveva in mano affianco alle altre, posizionandola per
ultima; i preparativi erano quasi ultimati, ma non poteva portarli a
termine prima dell'arrivo del tatuatore. Non doveva essere interrotto
per nessuna ragione, e fermare il procedimento a metà era rischioso
per entrambi.
Fece bere l'ennesimo infuso a Kreuz, e
si sedette sulla comoda poltrona di velluto che si era fatto portare
in precedenza, sorseggiando uno dei suoi liquor più pregiati.
Non dovette attendere molto, il leggero
bussare tipico dei servitori lo fece voltare verso la porta; quando
dette il permesso di entrare, il servitore che aveva incrociato
prima nei corridoi si prodigò in un profondo inchino. Radh'ka però
non lo degno di uno sguardo, concentrandosi invece sulla figura alle
sue spalle; il nuovo venuto possedeva una folta e crespa barba
bionda, pochi e radi capelli incorniciavano quel viso all'apparenza
vecchio, che però non possedeva gli anni che dimostrava. Gli occhi
piccoli erano completamente bianchi, ma questo non significava che il
nuovo venuto fosse cieco, tutt'altro. Piccole orecchie a punta
svettavano ai lati della testa, rendendolo più simile ad uno gnomo
di montagna che ad un demone. Non era vestito con gli abiti sfarzosi
che usava indossare il diavolo, ma nemmeno come un demone di basso
livello; indossava una semplice tunica di velluto scuro che gli
arrivava fino ai piedi, non si poteva scorgere quali vestiti avesse
sotto, ma il diavolo non aveva bisogno di controllare per sapere che
sotto portava dei semplici pantaloni. Non che la cosa gli sarebbe
comunque interessata. Radh'ka congedò il servitore con un gesto
rapido della mano, poi si rivolse a Navayel; che si avvicinò a lui
senza esitazione, restando però ad una certa distanza.
« In cosa posso esserle utile questa
volta? » Domandò senza giri di parole il biondo; non era certo uno
stupido, sapeva che la convocazione del diavolo aveva un unico fine.
E la cosa gli stava più che bene; odiava i giri di parole e quelli
che lo chiamavano senza un motivo preciso.
« Ti ho convocato per farti eseguire
una delle tue illusioni su un demone; ma prima di farti vedere il tuo
nuovo paziente devo avvertirti. Nulla di quello che accadrà in
questa stanza, dovrà uscire da essa. Sono stato abbastanza chiaro?
Non vorrei sfigurare il tuo bel faccino. » Domandò minaccioso il
diavolo nella sua direzione.
« Come sempre, non mi pare di aver mai
spifferato i vostri affari ad altri. Cosa c'è di diverso questa
volta? » Chiese indagatore Navayel, puntando i suoi occhi bianchi
sul letto che celava il demone alla sua vista.
« Il tuo nuovo paziente è,
particolare. Lui non conosce la sua vera natura, e per il momento non
desidero che altri ne siano al corrente. Dovrai praticare l'illusione
su una zona ben specifica; la parte alta della schiena dovrebbe
andare bene.» Rispose freddamente Radh'ka.
« Devo essere a conoscenza di cosa
devo nascondere per praticare la mia arte, a meno che lei non voglia
un lavoro impreciso e mal fatto. » Continuò il biondo senza
scomporsi.
« Molto bene. Spero che il poco veleno
che ancora gli circola in corpo, non sia un ostacolo alla buon
riuscita del tuo lavoro. »
« Che tipo di veleno? Una droga? »
Domandò il tatuatore dando le spalle al diavolo e dirigendosi verso
il letto.
« Il veleno di uno dei miei servitori,
lo ha ingerito durante una piccola dimostrazione. » Rispose il
diavolo, sistemandosi più comodamente sulla poltrona, e versandosi
ancora un po' di liquore; senza però levare gli occhi dal biondo
nemmeno per un secondo.
Il tatuatore si girò di scatto verso
il diavolo. « Il veleno del piccolo spettro? » Chiese stupito.
« Come diavolo a fatto a sopravvivere?
» Domandò ancora, non ricevendo però alcuna risposta.
Si avvicinò al letto, e scostò le
tende che gli impedivano la vista sul suo occupante; sdraiato di
schiena stava un demone dalla corporatura media con degli improbabili
capelli verdi, che si diramavano sul cuscino come lunghi ed
irregolari steli d'erba. Ad una prima occhiata non sembrava avere
segni particolari, ma lui meglio di tutti sapeva che l'apparenza
spesso era portatrice di menzogne; nonostante questo, si chiese
comunque come avesse fatto quel piccolo demone a sopravvivere al
veleno dello spettro.
Girò il demone di schiena ed ebbe un
piccolo sussulto; davanti ai suoi occhi aveva la risposta alle sue
domande.
« Se posso chiedere, come vi siete
procurato questo cucciolo? » Chiese Navayel, girandosi appena verso
il diavolo; non riusciva a staccare gli occhi dalla sottile coda
nera, che si muoveva appena, tra le candide lenzuola. Era la prima
volta che vedeva da vicino una rarità di quel genere, capiva
perfettamente il motivo per cui il diavolo voleva tenerla nascosta
agli occhi della gente.
« Nel mio lavoro come nel tuo, si
possono incontrare diverse creature interessanti, mi è capitato tra
le mani per caso; solo dopo ho scoperto la vera portata del mio nuovo
acquisto. » Rispose sogghignando Radh'ka.
« Siete stato fortunato a imbattervi
in una simile rarità. Molto bene, mi metto subito al lavoro. La
parte da celare penso sia ormai ovvia. » Concluse il demone
inespressivo, per poi mettersi al lavoro.
Navayel iniziò togliendo al demone la
semplice maglia che indossava, ungendogli poi la schiena con una
strana sostanza oleosa di un raccapricciante color violetto spento;
dalle tasche della tunica prelevò una piccola boccetta contenente
una sostanza scura, l'inchiostro.
« Avete qualche preferenza sul
disegno? » Chiese il biondo girandosi verso il diavolo.
« Un ragno dalle 8 zampe sulla scapola
sinistra, la ragnatela deve essere composta da diversi fili uniti tra
di loro, e in essa ai lati del ragno, devono essere imprigionati due
occhi. » Rispose pragmatico Radh'ka.
Navayel annui con un gesto secco della
testa, e rivolse nuovamente l'attenzione al demone steso sul letto;
piccoli e affilati artigli si allungarono sulle sue dita, il diavolo
lo vide intingere un'unghia nella boccetta di inchiostro, per poi
portarla alla schiena di Kreuz ed iniziare così il lavoro.
*****
Navayel se n'era andato da poco,
consigliando al diavolo di far riposare il demone per almeno un
giorno, in modo che i pori della sua pelle si chiudessero senza
danneggiare il disegno. Era rimasto poco a parlare con Radh'ka a
lavoro finito, non era uno che si dilungava in chiacchiere
inutili, ma aveva garantito sul suo silenzio riguardo la vera
identità del demone; erano sempre stati in buoni affari e il diavolo
pagava bene i suoi servigi, quindi non ne avrebbe ricavato alcun
profitto tradendolo. Kreuz aveva dormito per tutto il trattamento,
che era durato poco più di due ore, e non si era lamentato nemmeno
una volta; la cosa non stupì Radh'ka, la sostanza vischiosa che il
biondo gli aveva spalmato sulla schiena prima di iniziare il lavoro,
serviva non solo per pulire la pelle da eventuali residui di magia,
ma anche come anestetico. Stette seduto sulla poltrona per molto
tempo, facendosi poi portare la cena da un servitore quando iniziò a
sentire un leggero languorino; mangiò con calma, meditando sulla
prossima mossa. Navayel aveva svolto bene il suo lavoro, il disegno
era perfetto e non emanava alcuna aurea di potere; sembrava un
comunissimo tatuaggio. La coda nera ora era perfettamente celata alla
vista, come se non fosse mai esistita; solo gli esseri con un immenso
potere, e quelli a conoscenza dell'incanto avrebbero potuto vedere
dietro all'illusione, e lui era in possesso di entrambi i
requisiti.
Ordinò al servitore davanti alla porta
di non essere disturbato per nessun motivo, non avrebbe tollerato
nemmeno la più piccola delle infrazioni quella volta; nessuno doveva
osare interromperlo.
Si alzò dalla poltrona, avvicinandosi
al letto dove dormiva il demone; lo spogliò degli ultimi indumenti
rimasti, lasciandolo nudo tra le lenzuola. Recuperò la prima delle
boccette disposte sulla scrivania, e la versò completamente sopra al
demone; facendo dopo pochi minuti la stessa cosa con altre due
ampolline. La boccetta successiva conteneva un liquido più denso,
con la quale iniziò a disegnare degli strani simboli, prima sul
pavimento e successivamente su tutta la parte visibile del corpo del
demone, coprendo in parte anche il tatuaggio. L'incantesimo che si
apprestava a compiere, non avrebbe influito minimamente sull'effetto
illusorio del disegno. Girò il demone di schiena, e ripeté alcuni
simboli runici su alcuni dei punti vitali: occhi, gola, cuore.
Poi si spogliò e fece la stessa cosa
con se stesso, prelevando però l'ultimo oggetto che gli sarebbe
servito per completare l'incantesimo, dalla tunica ai piedi del
letto.
Il demone aveva preso a sudare e
lamentarsi durante tutto il procedimento, ma non si era svegliato;
Radh'ka vedeva la coda del demone muoversi irrequieta tra le
lenzuola, percependo il cambiamento di energia nell'aria.
Prese l'ultima ampollina presente sulla
scrivania, e la fece bere al demone; poi iniziò a recitare
l'incantesimo; una lenta litania riempì l'aria, le parole erano
sconosciute a chi non conosceva la lingua arcana, ma l'effetto si
manifestò fin da subito.
Il demone aprì gli occhi di scatto, ma
non sembrava vedere davvero cosa aveva davanti a se; Radh'ka lo vide
portarsi le mani munite di artigli alla gola e iniziare a graffiarsi
a sangue, imprecò mentalmente, maledicendosi per non aver pensato
prima a quell'eventualità. Si mise a cavalcioni sul demone,
prendendogli i polsi e sollevandoglieli sopra alla testa; continuando
a recitare l'incantesimo. Kreuz provò a liberarsi, scalciando e
facendo forza sulle mani in modo da liberarsi; ma il diavolo ebbe la
meglio. Oltre ad essere molto più forte del demone, aveva
l'esperienza e la lucidità dalla sua parte; controllare un cucciolo
non nel pieno delle sue forze, era un gioco da ragazzi per lui.
Ad un certo punto della litania,
avvertì un leggero cambiamento nel comportamento del demone; aveva
improvvisamente smesso di dimenarsi ed emetteva degli strani versi,
simili a gemiti. La sua temperatura corporea si era alzata ancora,
segno che l'incantesimo stava compiendo il suo lavoro; anche
l'energia presente nell'aria ebbe un fremito.
La coda, che prima aveva tentato di
colpirlo, si arrotolò docile alla sua gamba, arrivando a pochi
centimetri dal suo linguine; Radh'ka le dedicò appena uno sguardo
compiaciuto, per poi tornare a fissare il demone sotto di lui. Non
poteva permettersi distrazioni a quel punto dell'incantesimo, la
droga che gli aveva fatto bere poco prima, unita all'incanto stava
evidente facendo il suo dovere; mancava poco al compimento. Radh'ka
aumentò la presa sui polsi del demone, quando lo sentì cambiare
posizione sotto di lui, ricevendo dall'altro un sibilo frustrato e un
piccolo gemito; gli occhi del demone erano appannati, era come se una
piccola barriera si frapponesse tra lui e la realtà, non riusciva a
mettere a fuoco quello che stava succedendo. Si sentiva confuso,
percepiva la presenza del diavolo sopra il suo corpo, ma la cosa al
posto di disturbarlo e irritarlo gli mandava delle piccole scosse giù
per la spina dorsale. Era la stessa sensazione che aveva provato la
prima volta, quando gli occhi del diavolo si erano posati sulla sua
pelle nuda; non riusciva a comprenderla fino in fondo, la testa gli
pulsava in modo fastidioso, e non riusciva a ragionare con la
freddezza di sempre. Sentiva solo una sensazione di fondo, una forza
invisibile che lo spingeva a volere un contatto più profondo con il
corpo che lo sovrastava; non era come quando aveva un'incredibile
fame, era una sensazione più calda. E lui non aveva ne la voglia ne
la forza di opporsi ad essa; si lasciò guidare dall'istinto,
assecondando ogni azione ed ogni gesto docilmente. Non fu però
preparato a quello che avvenne poco dopo, il dolore improvviso gli
fece spalancare gli occhi; per un solo attimo la vista gli tornò
nitida, rendendolo consapevole di quello che stava avvenendo. Il
sesso del diavolo era entrato in lui senza alcun preavviso, facendosi
spazio tra la sua carne senza alcun riguardo; ringhiò, o almeno
provò a farlo, ma quello che ottenne fu solo un lungo ansito
contrario. Il diavolo si spinse in lui ancora ed ancora, senza dargli
un attimo di tregua; Kreuz si sentiva diviso in due, quella cosa lo
stava aprendo senza pietà, e lui era combattuto tra il dolore e il
piacere che quell'atto gli stava procurando. Cinse con le gambe i
fianchi di Radh'ka, per assecondare meglio le spinte; il diavolo gli
aveva liberato i polsi in un momento in cui era stato distratto da
altro, e lui ne approfittò per artigliargli la schiena con le
unghie, e tracciando lunghi solchi sulla pelle candida. Le braccia di
Radh'ka ora poggiavano ai lati della sua testa, facendo leva sul
materasso per non cadergli addosso; Kreuz ansimò ancora, più forte,
il diavolo aveva toccato un punto dentro di lui che gli aveva fatto
annebbiare la vista, più di quanto già non fosse. Morse la spalla
al diavolo per trattenere i gemiti; il sangue caldo gli scese in gola
e lo inebriò, era la cosa più dolce che avesse mai provato, ma
aveva un retrogusto amarognolo, che gli impediva di cedere
completamente alla sete di sangue. Lo aveva a mala pena provato e già
si sentiva sazio; portò le braccia al collo di Radh'ka e inspirò
appieno l'odore del sangue e del sesso. Il senso di benessere e le
spinte del diavolo, lo portarono in poco tempo all'orgasmo; non sentì
l'altro svuotarsi dentro di lui, ne il piccolo monile che gli
circondò la parte alta della coda.
Sprofondò nuovamente nel mondo dei
sogni, ignaro che la notte avesse ormai ceduto il posto al giorno da
parecchie ore.
L'angolo di Sèlìs:
Allora, allora! Vi è piaciuto il
capitolo???
Mi sto chiedendo se dopo questo
capitolo debba o meno alzare il Rathing della FF... Uhm.. Voi che
dite? Ringrazio la Nel Nel che mi ha corretto il capitolo. <3
Grazie ammoWa!!
E anche tutti quelli che commentano! Mi
rendete immensamente felice!!!! >___<
E infondo lo so, anche quelli che
leggono e basta sono brave persone.... >__> ahaha xDDD
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Capitolo 9 *** 09# ***
7
09#
Radh'ka
uscì dal demone e si allontanò dal letto, dirigendosi verso il
bagno; aprì l'acqua della vasca ed aspettò qualche minuto, per poi
immergersi dentro con un sospiro soddisfatto.
L'incantesimo
era andato meglio del previsto, nonostante la resistenza iniziale, il
demone si era dimostrato insolitamente docile; colpa anche la droga
afrodisiaca che gli aveva somministrato prima di iniziare. L'acqua si
stava pian piano tingendo di rosso; le ferite si erano quasi del
tutto richiuse, ma la sua schiena e parte del collo erano coperte di
sangue. Doveva trovare una soluzione per placare in parte la fame di
quel moccioso; non poteva permettergli di attaccare uno per uno i
suoi servitori quando la fame gli dava alla testa, anche se d'ora in
avanti non avrebbe più corso il rischio di causare danni simili,
l'Ardet'sak che gli aveva
messo alla coda avrebbe sigillato parte dei suoi poteri. Il rito di
contenimento richiedeva delle procedure rigide e insostituibili, ne
aveva studiato gli effetti e i rischi fino ad averne la nausea, non
avrebbe potuto modificarne i passaggi nemmeno se avesse voluto;
sbagliare avrebbe comportato il mal funzionamento dell'incantesimo,
si poteva anche perdere la vita per un imperfezione, e lui non aveva
la minima intenzione di morire.
Non
per una cosa così banale come il sesso.
Quando
finì di lavarsi, uscì dalla vasca e si posizionò davanti allo
specchio, completamente nudo; i lunghi capelli banchi aderivano alla
pelle bagnata, coprendo in parte il tatuaggio che si dilungava su
tutto il fianco sinistro. Si fissò allo specchio per parecchi
minuti, osservando con astio quei ciuffi candidi dannatamente
fastidiosi; non si sarebbe mai abituato. Recuperò e indossò la
tunica che era caduta sul pavimento durante il rito, la seta di cui
era fatta gli sfiorava piacevolmente la pelle, che aveva asciugato
con un piccolo incantesimo prima di indossare il pregiato indumento.
Guardò il demone che dormiva sul letto con sufficienza, per poi
voltargli le spalle e lasciare la stanza, senza più degnarlo di uno
sguardo. Si diresse senza fretta nella sua stanza; il giorno era
iniziato da poco più di un'ora, ma già il castello era animato di
servitori intenti nei loro compiti giornalieri.
Tutti
quelli che incrociava sul suo cammino, si inchinavano alla sua vista,
ma lui non li degnò di considerazione e passò oltre; immerso
com'era nei suoi pensieri. Al risveglio del demone ci sarebbe
sicuramente stato un po' di trambusto, non si aspettava niente di
meno da quel cucciolo; ma questo non voleva dire che l'avrebbe
tollerato.
Mandò
a chiamare Vyras, e lui si presentò come previsto dopo poco tempo;
non aveva nessun segno visibile del combattimento, ma immaginava che
sotto i vestiti puliti, una lunga cicatrice verticale faceva bella
mostra di se, percorrendo per intero il torace.
«
Ti era stato ordinato di non usare tutti i tuoi poteri. Cosa dovrei
farmene di un servitore che non sa nemmeno eseguire il più semplice
degli ordini? » Domandò freddo il diavolo.
«
Chiedo perdono padrone, sono pronto a ricevere la punizione che mi
merito per aver trasgredito ai vostri comandi. » Rispose il moro,
abbassando maggiormente la testa.
Se
lo aspettava dopotutto, il suo signore non era indulgente con quelli
che disobbedivano ai suoi ordini, e lui non faceva certamente
eccezione. Era pronto a ricevere la punizione che si meritava, ma
rimase comunque orripilato da quello che gli fu ordinato di fare.
«
Dovrai infliggere dieci frustate a Mahan, per essersi intromessa
nello scontro senza permesso. Quando avrai finito, dovrai occuparti
del demone. Parte dei suoi poteri sono sigillati ora, deve imparare a
combattere senza affidarsi costantemente al suo dono innato, puoi
utilizzare il metodo che preferisci per addestrarlo. Non mi
interessa. Puoi andare ora. »
«
Come desiderate, padrone. » Disse Vyras, per poi lasciare le stanze
del suo signore.
*****
La
prima cosa che Kreuz pensò appena aprì gli occhi, fu che qualcosa
era drasticamente cambiato.
Si
sentiva esausto e ben poco risposato, per non parlare di quella
sensazione di vuoto che percepiva dentro di se; si allarmò, quando
portandosi le mani al volto, le trovò imbrattate di sangue scuro e
altre sostanze. Cosa era successo il giorno prima? Fece mente locale,
ma l'unica cosa che riusciva a ricordare era solo l'inizio dello
scontro con il servitore moro; poi il nulla. Girò appena la testa di
lato, osservando la stanza che gli era stata assegnata solo poche ore
prima; non gli sembrava che ci fosse qualcosa fuori posto, se non una
poltrona di velluto che prima era quasi sicuro non ci fosse. La cosa
che però si domandava era, come diavolo ci era finito in camera? Chi
aveva vinto lo scontro? Aveva ucciso qualcuno?
Troppe
domande e nessuna risposta; decise di alzarsi ed andare dal diavolo,
per avere la soluzione a tutti i suoi dubbi, ma appena provò a
mettersi seduto una dolorosa scossa alla spina dorsale lo costrinse a
rimettersi supino.
Che
diavolo era successo? Non si ricordava assolutamente nulla, e quel
dolore lo stava facendo diventare pazzo; non aveva mai provato nulla
di simile, era come avere un intero albero su per il fondo schiena.
Si sentiva appiccicoso ovunque, e quella sensazione di umidiccio in
mezzo alle natiche non gli piaceva nemmeno un po'.
Si
stava arrabbiando, odiava non avere delle risposte; ma al contrario
delle altre volte non sentiva il suo potere ribollire per essere
scatenato. La coda si muoveva nervosa ed irrequieta tra le lenzuola
sporche; si accorse solo dopo molti minuti che qualcosa la
appesantiva. Guardò giù, percorrendo con lo sguardo ogni centimetro
di pelle nera, fino ad individuare la causa di quel peso fastidioso;
cosa diavolo era quell'affare? Allungò le mani, cercando di
sfilarlo, ma senza riuscirci; quell'affare era appena aderente, e non
sembrava intenzionato ad aprirsi in alcun modo. Kreuz ringhiò
frustrato, e ignorando il dolore al fondo schiena, si alzò;
dirigendosi verso l'enorme specchio posto a lato dell'armadio.
Quello
che vide lo lasciò di sasso per alcuni secondi; era ricoperto di una
strana sostanza rossa appiccicaticcia e dal suo stesso sperma, ma ciò
che lo sconvolse e irritò allo stesso momento, fu vedere una scia
bianca colargli dalle natiche fino alle gambe. Chiuse gli occhi,
cercando di mantenere la calma, e si girò parzialmente di schiena;
sperando di aver interpretato male l'origine di quella sostanza semi
trasparente, ma quando aprì gli occhi una seconda volta, dopo aver
preso un profondo respiro, fu costretto a sgranarli basito. Un enorme
ragno d'inchiostro, munito di ragnatela, svettava sulla sua scapola
sinistra in tutto il suo splendore; ai lati del ragno due occhi vacui
osservavano il nulla davanti a loro, riflettendosi nello specchio.
Che diavolo era quella cosa.
Si fiondò in bagno, entrando
nella vasca ancora piena; l'acqua era diventata fredda con il passare
delle ore, ma non ci badò molto, come non fece caso più di tanto al
colore. Doveva togliersi quella cosa il prima possibile.
Si sfregò con forza la schiena,
le braccia e ogni pezzo di pelle disponibile; ma al contrario della
sostanza rossastra e del liquido seminale, quell'enorme ragno nero
non sembrava intenzionato a lasciare la sua schiena. Ringhiò per
l'ennesima volta, frustrato; lanciando la sedia contro l'enorme
specchio della stanza, che finì in frantumi, seminando pezzi di
vetro ovunque.
Indossò i primi pantaloni che
trovò nell'armadio, e uscì dalla stanza sbattendo la porta, facendo
cigolare i cardini e tremare i muri; molti servitori si voltarono a
guardarlo, ma nessuno osò rivolgergli la parola, memori dello
scontro che si era svolto solo poche ore prima.
Percorse i corridoi fino alla
sala da pranzo, dove il giorno prima era stato condotto per
incontrare il diavolo, sperando di aver fortuna e trovarlo li anche
quel giorno.
La sorte gli sorrise per la
prima volta da quando era iniziata quella strana convivenza, il
diavolo era comodamente seduto a capotavola; il grande tavolo era
imbandito di ogni ben di dio, ma lui sorseggiava a mala pena la sua
tisana, mentre leggeva alcune lettere. Radh'ka gli dedicò a malapena
uno guardo, per poi tornare a leggere le sue missive, cosa che fece
arrabbiare Kreuz più di quanto già non fosse.
«
Come ti sei permesso di macchiarmi la pelle con quello schifo. E
cos'è quell'affare che mi ha messo alla coda? È dannatamente
fastidioso. Levalo immediatamente. » Urlò il demone fuori di se
dalla rabbia.
«
Non devo alcuna risposta ad una mia proprietà, e di certo non devo
chiedere il permesso per farne ciò che ritengo opportuno. » Rispose
freddo Radh'ka, non distogliendo nemmeno per un attimo la sua
attenzione dalle lettere.
«
Io non sono una tua proprietà, stupido diavolo da strapazzo.
» Ringhiò il demone, sbattendo i palmi sul tavolo scuro,
avvicinando la sua testa a quella del diavolo per poterlo guardare
dritto negli occhi.
«
Pensavo che la notte appena passata ti fosse bastata; non pensavo
volessi il bis così presto. Eppure dovevo aspettarmelo, i cuccioli
hanno sempre un sacco di energie. » Replicò il diavolo ghignando,
allontanando solo per un momento lo sguardo alle sue carte, per
fissare il demone con cattiveria.
«
T- tu! Come osi. Come hai potuto! Questo non rientrava negli accordi,
non ho firmato quel genere di contratto. »
«
Non c'erano termini specifici su come ti avrei sfruttato;
l'incantesimo richiedeva un'unione carnale oltre al sangue, non
c'erano possibilità di modificare il procedimento. Ora non iniziare
a frignare per così poco. » Iniziò il diavolo freddamente.
«
In questi giorni ti allenerai con Vyras, è necessario che tu impari
a non fare affidamento esclusivamente sul tuo potere. L'Ardet'sak
che hai alla coda serve proprio a quello; sigillare in parte i tuoi
poteri. » Finì Radh'ka gelidamente, per poi tornare a
dedicarsi ai suoi affari.
«
Nemmeno per sogno. Il nostro accordo finisce qui. Non ho la minima
intenzione di ubbidirti, stupido diavolo. Io me ne vado. » Concluse
Kreuz, dando le spalle a Radh'ka; così facendo però non vide il
diavolo fissarlo con ira e nemmeno l'incantesimo che poco dopo lo
colpì, sollevandolo a diversi metri da terra.
Cercò
subito di rompere l'incanto, utilizzando i suoi poteri; ma questi,
essendo in parte sigillati, non erano sufficienti per spezzare il
potere che lo imprigionava.
«
La mia pazienza ha un limite, demone. E tu l'hai superato già da un
pezzo; non ti uccido solo perché la morte sarebbe una liberazione
per te, e non una condanna. Ma prova anche solo un'altra volta a
mancarmi di rispetto, e giuro sul pezzo più importante della mia
collezione, che la punizione che hai ricevuto dai Vel'phys sarà una
passeggiata tra i boschi, in confronto a quello che ti farò. Tutto
chiaro? » Sibilò Radh'ka furioso.
Kreuz
non poté far altro che annuire a malapena; voleva urlargli in faccia
che no, non andava bene per niente, ma gli mancava l'aria nei
polmoni, e non aveva altra alternativa se voleva continuare a vivere.
L'incantesimo si ruppe, e lui cadde a terra con un tonfo; prese a
tossire compulsivamente, l'aria gli bruciava in gola rendendogli
difficile respirare, ma il bisogno d'ossigeno era più forte. Guardò
il diavolo con odio, ma questi era già tornato alle sue occupazioni,
ignorandolo per l'ennesima volta.
Ad
uno schiocco di dita da parte del padrone del castello, il servitore
dai capelli rossi contro cui aveva combattuto il giorno prima gli si
avvicinò, e lo esortò a seguirlo verso una delle stanze secondarie
alla sala da pranzo; che poi si rivelò essere l'entrata delle
cucine.
Lo
fece sedere su una panca di legno, posta davanti ad un grande tavolo
fatto dello stesso materiale; al contrario del mobilio presente
nell'altra stanza, questo era meno pregiato, il colore era molto più
scialbo, tendente al rosso. Kreuz vide il servitore ordinare ad una
delle addette alla cucina di preparare un piatto, con alcune cose da
mangiare per lui; e nonostante lo sguardo di puro odio che quella gli
lanciò, si apprestò ad eseguire l'ordine senza fiatare.
Il
piatto gli fu posato davanti con malagrazia, Kreuz guardò male la
servetta, che lo ricambiò senza nascondere il suo astio, per poi
dargli le spalle e tornare ai suoi compiti; il demone iniziò a
mangiare svogliatamente quello che gli era stato dato, ma continuava
a pensare a quello che era successo poco prima nell'altra stanza.
Il
diavolo era stato chiaro, un'altra uscita di testa e la sua pelle
sarebbe stata pericolosamente a rischio; ma lui non intendeva
ubbidire ciecamente agli ordini, nonostante le minacce. Sapeva di
dovere la vita al diavolo, ma questo non gli dava il diritto di
marchiare la sua pelle come una sua proprietà; non importava che il
disegno fosse – nonostante tutto – davvero ben fatto e di ottima
qualità.
Ci
doveva essere un motivo per cui quell'essere dalla personalità
multipla glie lo aveva imposto, e lui aveva tutta l'intenzione di
scoprirlo. Come intendeva scoprire la funzione di quel monile che gli
aveva attaccato alla coda, o del motivo per cui aveva bisogno dei
suoi servigi.
L'angolo
di Sèlìs:
Allora
ragazzuoli, prima di tutto vorrei davvero ringraziarvi per le
recensioni! ( Me commossa çwç )
In
secondo luogo mi scuso per il “ritardo” ma Radh'ka voleva stare
nella vasca, e io volevo annegarcelo dentro... Quel cretino.
Spero
che anche questo capitolo vi sia piaciuto! E abbia risposto in parte
alle vostre domande. XD
Anche
se ora avrete molte domande in più.. “penso” ahahaha.
Dio
sono fuori.. dovrei dormire di più.. E questa sera esco pure!!! Avrò
le occhiaie. D: Sigh...
Al
prossimo capitolo... <3
|
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Capitolo 10 *** 10# ***
10#
Non
appena il demone lasciò la stanza, Radh'ka buttò malamente sul
tavolo i fogli che stava leggendo, e si prese la testa tra le mani;
aveva perso la calma troppo facilmente, quell'atto violento nei
confronti del demone non lo avrebbe certamente aiutato a renderlo più
docile. Tutt'altro, ora sarebbe diventato ancora più irritante e
curioso; correva il rischio di fare domande alle persone sbagliate e
lasciare così trapelare informazioni. Cosa che lui non intendeva far
succedere.
Avrebbe
dovuto dargli quel minimo di spiegazione per tenerlo buono, e allo
stesso tempo per permettergli di sopravvivere. La cosa non gli
piaceva per niente, ma non aveva molte alternative; non se voleva
tenerlo in vita. Doveva pensare bene a quali informazioni rivelargli,
ma per il momento lo avrebbe semplicemente ignorato, aveva altre cose
a cui pensare.
Raccolse
i fogli che aveva gettato poco prima sul tavolo, e sospirò; avrebbe
preferito non allontanarsi dal castello per il momento, ma non aveva
alternative. Non poteva attirare l'attenzione rifiutando un qualche
lavoro importante, avrebbe solo destato inutili sospetti; e non aveva
intenzione di ritrovarsi le spie dei Vel'phys tra i piedi.
Finì
l'infuso di Yald'rel, e si alzò da
tavola; ordinando ad un servitore di avvisare Vyras di presentarsi
nelle sue stanze immediatamente, per poi uscire dalla sala e
rintanarsi nel suo studio, dove iniziò a sistemare le cose che gli
sarebbero servite durante il viaggio.
Non
dovette aspettare molto, il servitore moro bussò alla sua porta con
discrezione giusto pochi minuti dopo; il diavolo si sedette sulla
poltrona dietro la scrivania, e gli diede il permesso di entrare.
Vyras avanzò di qualche passo nella grande stanza, dopo aver chiuso
la porta alle sue spalle, attendendo pazientemente. Radh'ka lo
osservò per diversi minuti prima di parlare, le spalle del servitore
erano leggermente ricurve, come se fossero schiacciate da un'enorme
peso; i vestiti però erano impeccabili come al solito, e gli occhi
impassibili come sempre. Nonostante la punizione da poco ricevuta,
non c'era astio o tentennamenti in quello sguardo: Radh'ka se ne
compiacque.
Aveva
fatto un ottimo lavoro nell'addestrarlo.
«
Dovrò stare lontano dalla fortezza per alcuni giorni. È inutile
specificare che al mio ritorno nulla debba essere diverso da come è
ora. Il compito che ti ho affidato non è variato, hai carta bianca
sul metodo di allenamento; i suoi poteri da ora saranno limitati,
quindi non c'è il pericolo che metta in atto uno spettacolino come
l'ultima volta. Mi serve vivo, vedi di tenerlo in mente durante la
mia assenza. »
«
Come desiderate, Padrone. » Rispose il moro congedandosi con un
inchino, uscendo poi dalla stanza.
******
Dopo
aver finito il suo pasto, Kreuz fu condotto nuovamente all'esterno.
Rimase sconcertato da quello che vide: alberi secolari mezzi
distrutti e riversi sul suolo decoravano l'ingresso del castello. Che
diavolo era successo? Non si ricordava nulla dello scontro, solo il
dolore e la sete.
Il
rosso aggirò la fortezza, fino ad arrivare al giardino sul retro;
li, trovarono Vyras ad aspettarli. Kreuz lo guardò avvicinarsi; i
capelli erano perfettamente ordinati, ma la postura era leggermente
cambiata dall'ultima volta che lo aveva visto. Che lo avesse ferito
gravemente durante lo scontro?
«
Grazie Antharèss. Adesso me ne occupo io. » Disse Vyras rivolto al
rosso, che se ne andò salutando appena il moro con un cenno del
capo, rivolgendo poi lo stesso saluto anche al demone dopo un attimo
di indecisione. Il verde lo vide allontanarsi, per poi sparire dietro
la prima curva; si girò allora verso Vyras, che lo stava osservando
inespressivo.
« Mi
è stato ordinato di addestrarti. Devo sapere esattamente quali sono
le tue capacità, sai usare qualche arma in particolare? O fai
completamente affidamento sul tuo potere? In cosa consistono
esattamente le tue capacità? » Chiese il moro.
Kreuz
lo guardò male; per chi lo aveva preso? Per uno di quei demoni
minori che infestavano le strade della città?
«
Prima di essere catturato dalle guardie dei sovrani ero in possesso
di una doppia spada. So destreggiarmi con diverse armi, ma la doppia
spada è quella che so maneggiare meglio. » Rispose il demone.
«
Potremmo iniziare da quella allora. Visto il recente scontro, presumo
che i tuoi poteri siano legati agli elementi? Possiedi il Rhaokoja?
»
« Non
ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Non uso spesso i poteri,
non mi sono mai serviti. » Replicò Kreuz.
Vyras
guardò il demone a bocca aperta; davvero quel cucciolo non sapeva
nulla sulla sua natura demoniaca? Non era consapevole dell'enorme
potere che racchiudeva?
La
cosa lo sbalordiva e irritava allo stesso tempo; era stato battuto da
un lattante! Il fatto che fosse un demone puro, uno degli esseri più
potenti che camminavano per quelle terre era irrilevante. Se
inesperto, anche una rarità di quel genere per quanto fosse
pericoloso non doveva rappresentare un problema, non per uno del suo
calibro. Anche la limitazione che gli aveva imposto il padrone non
avrebbe dovuto essere un impiccio, invece lui si era ritrovato a
sfoderare alcune delle sue armi mortali; che perlopiù sul demone non
avevano sortito alcun effetto.
Scosse
la testa più volte; era inutile pensarci adesso, si sarebbe allenato
più duramente. Addestrare quel cucciolo sarebbe stato un ottimo modo
per migliorarsi; ora comprendeva le motivazioni che avevano spinto il
suo padrone a legarlo a lui. Con un po' di allenamento sarebbe
sicuramente tornato utile.
«
Prima di iniziare con le armi, dobbiamo valutare quanto i tuoi sensi
siano sviluppati. » Disse il moro rivolto al demone, per poi
fischiare in direzione del bosco alle sue spalle. Passarono diversi
minuti, ma non pareva essere cambiato niente; il demone si guardò
più volte intorno, ma sembrava che nessun essere avesse risposto al
richiamo del servitore, e volesse uscire dalla vegetazione. Vide il
moro girarsi, e rivolgersi sibilando a qualcosa che apparentemente
non c'era; per un attimo il demone pensò che lo scontro del giorno
prima gli avesse riportato dei seri danni alla testa, visto che ora
iniziava pure a parlare da solo. Eppure prima gli sembrava normale.
Solo
quando si sentì spingere, capì che c'era qualcosa che non tornava;
il moro lo stava fissando con un sopracciglio alzato, delle piccole
rughe d'espressione gli increspavano la pelle della fronte, in un
chiaro segno di concentrazione. Lo fissò a lungo con i suoi
occhietti scuri; non riuscendo a capire come il demone avesse fatto a
non schivare il colpo, eppure il giorno prima aveva dimostrato di
riuscire a vedere le creature di Mahan. Capì il motivo di quel
cambiamento, solo quando i suoi occhi scorsero in cima alla coda del
demone l'Ardet'sak;
il suo padrone lo aveva avvisato di un cambiamento nei poteri del
demone, ma non pensava che il diavolo si fosse spinto fino a quel
punto per legare a se quel cucciolo.
«
Molto bene, il primo allenamento consiste nello schivare i colpi del
lynac. Come puoi benissimo notare anche da solo, da ora non sei più
in grado di vederli come prima. I tuoi poteri sono dimezzati, così
come le capacità innate di cui eri in possesso grazie ad essi. Ora
dovrai allenare tutti i sensi per riuscire ad evitare i colpi, che
ovviamente non saranno mortali. Il lynac si limiterà a spingerti e a
farti cadere. Sei pronto? » Domandò il servitore.
Kreuz
annuii poco convinto, avrebbe dovuto schivare i colpi di qualcosa che
non vedeva; era un'impresa! Lui aveva sempre visto tutto. Anche
quello che molti altri demoni non riuscivano a scorgere, ora si
sarebbe dovuto allenare per schivare qualcosa che invece non vedeva
in alcun modo.
*****
Radh'ka
osservò per un po' la scena che si stava svolgendo nel giardino,
dalla finestra del suo studio; aveva visto Vyras lanciare una rapida
occhiata nella sua direzione, come ad accertarsi della sua presenza.
Era certo che lo avesse percepito, nonostante tenesse sotto controllo
il suo potere; quel ragazzo aveva i sensi molto più sviluppati
rispetto ad altri servitori più anziani che lavoravano nel castello.
C'era un motivo se aveva scelto lui, al posto di molti altri per
addestrare il cucciolo di demone; ed era certo che il moro non ci
avrebbe messo molto a capirne il motivo.
Diede
le spalle alla finestra, e tornò a concentrarsi sulla pozione che
ribolliva adagio nella pentola; aveva raggiunto la colorazione
descritta dal libro, ora doveva solo aggiungere l'ultimo ingrediente
e sarebbe stata pronta. Mescolò per diverse volte in senso
antiorario, versando all'interno della pentola l'intero contenuto di
un'ampolla; il liquido al suo interno era denso, di un cupo rosso
scuro, molto simile al sangue. Ed era anche probabile che lo fosse,
in quanto molte pozioni ne richiedevano l'utilizzo per essere
completate.
Aggiunto
l'ultimo componente, il contenuto all'interno della pentola variò
gradualmente colore,passando da un verde marcio ad un viola scuro.
Ora che aveva finito non doveva far altro che dargli una forma, poi
avrebbe solo dovuto farlo avere al demone che stava in giardino.
Recitò
l'incantesimo per mutare la forma; l'intruglio si sollevò dalla
pentola e prese a vorticare su se stesso, per poi dividersi in parti
più piccole, fino a formare diverse sfere che successivamente si
depositarono sui suoi palmi aperti. Radh'ka ne prese una tra il
pollice e l'indice, la piccola sfera aveva una consistenza solida;
non dura come la pietra, ma nemmeno liquida come sostanza di cui era
fatta, una via di mezzo di entrambe. Era rimasta dello stesso viola
scuro della pozione, ma diversamente da quella, non emanava nessun
odore particolare. La avvicinò al viso per osservarla meglio; la
superficie era perfettamente liscia e non mostrava imperfezioni di
alcun genere.
Evocò
un sacchetto di velluto, e vi depositò dentro le sfere; per poi
chiuderlo con un nastro di cuoio e depositarlo sul tavolo.
Ora
che aveva terminato anche quell'ultima incombenza, non c'era più
nulla che lo tratteneva; avrebbe preferito non dover partire, ma era
necessario.
Angolo
di Sèlìs:
Salve a tutti! Scusate se
vi ho fatto penare per questo capitolo, ma ho avuto parecchio da fare
in questi giorni!! In più domani parto! D: (Sono forse l'unica
persona che non vuole andare al mare... sarà il posto?? xDD)
Spero che anche questo
capitolo sia di vostro gradimento!!
Nel grazie per la tua
infinita pazienza ç____ç A volte sono una persona rompi balle in
maniera atroce..
Dove andrà Radh'ka??
Kekeke
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Capitolo 11 *** 11# ***
11
11#
Radh'ka
era partito presto la mattina seguente; Vyras lo aveva guardato
sparire nel portale, rilasciando un sospiro di rassegnazione. Con
l'assenza del padrone, il suo compito sarebbe stato ancora più
complicato; in molti non vedevano di buon occhio il demone già dal
suo arrivo, ma dopo la notte dello scontro, aveva attirato su di se
il loro odio. Tutti infatti, avevano sentito cos'era accaduto tra le
mura di quella stanza; le urla e gli ansimi del demone, avevano
rimbombato per i freddi corridoi per la maggior parte della notte.
Aveva già dovuto placare gli animi di alcuni servitori troppo
presuntuosi, poco prima di essere convocato dal suo signore; sperava
solo che le minacce fermassero quegli stolti dal compiere gesti
avventati. Il suo signore era stato chiaro, il demone gli serviva;
non avrebbe accettato una mancanza da parte sua, ed era abbastanza
certo che chiunque avesse osato disubbidirgli avrebbe pagato a caro
prezzo quell'affronto.
Mahan
imprecava da due giorni contro il demone, lei come tutti aveva
sentito quello che era successo e non era affatto contenta; aveva
cercato di evitarla in tutti i modi - soprattutto dopo quello che
aveva dovuto fare nelle segrete - ma lei gli stava incollata addosso
chiedendogli ogni due secondi come stesse. Le ferite si stavano
richiudendo velocemente, ma lui non aveva certamente lo stesso potere
rigenerativo del demone. Quel cucciolo era fuori dalla norma anche
per i suoi standard.
Lui,
al contrario di molti altri non nutriva astio verso il demone, e
nemmeno verso il padrone; aveva donato la sua esistenza al diavolo,
non gli sarebbe venuto meno per nessun motivo al mondo. Certo, gli
dispiaceva per la sorellastra; ma gli ordini del padrone erano legge
per lui, come per chiunque altro dentro il castello. Disubbidire ad
un suo ordine diretto, equivaleva nel miglior caso a passare una
settimana nella stanza delle torture con un subalterno a torturarti;
se il padrone era di pessimo umore, come succedeva raramente, allora
lo sfortunato di turno doveva solo sperare di riuscire a restare
vivo, in quanto il diavolo si sarebbe occupato personalmente della
sua punizione. E non sarebbe certamente stato clemente o delicato.
La
sorella si era in parte meritata la visita nelle segrete; e lui
capiva il motivo per cui il diavolo gli aveva fatto eseguire
personalmente la punizione, nonostante il loro grado di parentela.
Anzi, forse proprio per quello.
Quando
il portale scomparve del tutto, il moro rientrò nel castello; era
ora di andare a svegliare il demone. Poteva benissimo lasciare questo
compito ad un altro dei servitori presenti nel palazzo, ma per il
momento non poteva permettere che gli succedesse qualcosa; senza il
suo potere, non era in grado di difendersi se qualcuno lo avesse
attaccato.
Quando
Vyras entrò nella stanza, pochi minuti più tardi, trovò il demone
profondamente addormentato tra le soffici coltri del letto; il giorno
prima era stato estenuante ed infinito, il verde infatti, non
riuscendo a percepire il demone avversario, aveva compiuto un sacco
di movimenti inutili, non comprendendo appieno il senso
dell'allenamento. Avrebbe dovuto tentare con un approccio diverso,
altrimenti quando il suo signore sarebbe tornato, non avrebbe
riscontrato nessun miglioramento: e a quel punto lui avrebbe potuto
dire addio alla sua vita.
«
Svegliati demone, è ora di iniziare l'allenamento. » Disse il moro,
ricevendo in cambio solo un verso incomprensibile da parte
dell'occupante del letto. Vyras sbuffò spazientito, tirando via le
lenzuola dal corpo mezzo nudo del demone, che si raggomitolò in
posizione fetale, coprendosi poi la testa spettinata con il soffice
cuscino.
«
Uhmmm... E' appena l'alba. » Mugugnò Kreuz con la voce attutita
dallo strato di piume.
«
L'allenamento inizia all'alba e finisce quando io deciderò che è il
momento di smettere. E ora muoviti ad alzarti, se non vuoi saltare la
colazione. » Rispose Vyras.
« Ma
siete tutti così simpatici in questo posto? » Replicò Kreuz,
alzandosi di scatto dal letto; guardando male il moro.
«
Non è nostro compito essere simpatici. Il nostro unico dovere
risiede nel padrone e ne suoi ordini, e io ho avuto il compito di
addestrarti. Che ti piaccia o no; quindi alzati da quel letto. »
«
Spiegami un po' tutta questa devozione nei confronti del diavolo...
ne sei innamorato? Vi tiene sotto controllo con un qualche
incantesimo strano? O vi minaccia in qualche modo? » Chiese
interessato il demone, dirigendosi però verso il bagno adiacente.
« Il
padrone non usa nessun trucco. E certamente io non posso avere la
presunzione di innamorarmi di lui; uno del mio calibro non può
permetterselo. Non ne è degno. Il nostro è unicamente rispetto
verso il padrone che serviamo, ma un essere primitivo e volgare non
potrà mai capire la nostra devozione. » Ribatté gelido il Vyras,
lanciandogli un'occhiataccia. Solo allora notò il complicato
tatuaggio che svettava sulla pelle del demone: un enorme e minaccioso
ragno nero stava su una sottile ma intricata ragnatela, che a sua
volta conteneva due occhi vacui, senza iride ne pupilla, che
“osservavano” il mondo alle spalle del demone.
«
L'unico rispetto a cui sono abituato è quello della pancia piena
dopo un estenuante giornata di lavoro. » Replicò Kreuz dal bagno.
«
Con lavoro, intendi fare il sicario, consegnando oggetti preziosi -
la maggior parte delle volte rubati - ad altra gente, per conto dei
trafficanti di Eradish? »
«
Per tua informazione quelle terre sono piene di trappole mortali;
nulla di possibilmente paragonabile alle quattro mura che circondano
questo castello. Le creature che dimorano in quei luoghi, non sono
docili come quelle lucertole troppe cresciute che
tenete in giardino, il loro veleno è per la maggior parte delle
volte letale. »
«
Non mi pare tu abbia grossi problemi con il veleno. Ancora mi chiedo
come tu abbia fatto a sopravvivere. » Domandò il moro.
«
Intendi quello presente sulle tue lame? Era infinitamente dolce; sei
certo di non aver confuso le boccette quando hai preparato le armi? »
Ghignò Kreuz, deridendolo.
«
Impossibile. Ed ora muoviti ad uscire dal bagno, siamo già in
ritardo. »
*******
Radh'ka
percorse i gelidi corridoi di pietra, fino a raggiungere un'anonima
porta a ridosso della parete: varcò la soglia dopo aver ricevuto il
permesso e si sedette sull'unica poltrona davanti alla scrivania di
appal. La stanza non conteneva un grande arredamento, un'imponente
scrivania di legno scuro stava al centro della stanza; due comode
poltrone di una costosa e rara pelle di durag,
erano poste una davanti all'altra con solo la scrivania a separarle.
Una libreria fatta dello stesso materiale della scrivania, ricopriva
tutta la parete opposta alla porta dove era entrato il diavolo poco
prima; il tutto appoggiava su soffici tappeti pregiati, disseminati
in vari angoli della stanza.
Radh'ka
osservava in silenzio l'essere davanti a se, senza proferire alcuna
parola; era stato convocato con la massima urgenza, ma probabilmente
si trattava del solito rapporto di routine, quindi non si preoccupava
più di tanto di quello che avrebbe detto l'altro.
«
Avete come sempre un aspetto impeccabile, nonostante quelle dubbie
spoglie. »
«
Vi ringrazio. Posso sapere il motivo di questa convocazione? »
«
Mi è giunta voce che tu abbia adottato un nuovo cucciolo Radh'ka;
spero che questo non ti stia distraendo dal tuo compito, su ai piani
alti si aspettano molto da te. Soprattutto a causa del tuo sangue. »
«
Non vi preoccupate, tutto sta procedendo secondo i piani. Tra poco
tutto sarà pronto. » Rispose il diavolo con voce gelida. Odiava
sentir parlare del suo sangue e quindi della sua discendenza, era una
cosa che lo aveva sempre fatto infuriare. Non sopportava di essere
controllato come un bambino poco ubbidiente, e sapere che quel
fossile conoscesse tutti i suoi spostamenti lo irritava
irrimediabilmente.
«
Molto bene. Tutto deve essere perfetto per quando giungerà il
momento prestabilito. »
«
Non vi deluderò. La nostra rivalsa su quegli esseri primitivi avrà
presto inizio. »
«
Puoi andare ora. Ti contatterò ancora per farti sapere luogo ed ora
del prossimo incontro; c'è qualcuno impaziente di vederti fuori da
quella porta. Vedete di non dilungarvi troppo in convenevoli,
nonostante sia da molto che non vi incontrate, anche noi abbiamo del
lavoro da finire. »
«
Certamente. » Rispose il diavolo, per poi alzarsi dalla comoda
poltrona e uscire dalla stanza.
Non
appena si richiuse la porta alle spalle venne travolto da una cascata
di ricci capelli azzurri; cercò di staccarsi quella cozza che gli si
era attaccata addosso, ma senza molti risultati.
«
Staccati Selyra, sei
pesante. »
«
Sempre simpatico è tesoro? È impossibile che sia pesante, mi sono
pure messa a dieta. È da un sacco che non ci vediamo, e tu parli del
mio peso. Girano certe voci su un tuo nuovo cucciolo, com'è? È
forte? È carino? O è solo un altro dei tuoi passatempi? Sento uno
strano odore sulla tua pelle, ma non riesco a riconoscerlo; non è
quello delle solite puttane che ti porti a letto. Questo emana una
sottile traccia di potere. » Rispose Selyra,
senza dimostrarsi offesa in alcun modo.
«
Non intendo rispondere a nessuna delle tue domande. Ora se mi vuoi
scusare. » Replicò Radh'ka, facendo cadere il discorso.
«
Non puoi andartene di già! Ci siamo appena rincontrati dopo più di
sei lune! » Si lamentò la riccia. « Inthersill
ci ha concesso del tempo, ed è un sacco che non stiamo da soli...
sai... come hai vecchi tempi. » Continuò lasciva, spalmandosi
addosso al diavolo e facendo combaciare i suoi floridi seni contro il
petto dell'altro.
«
Spostati Selyra. Devo
ricordarti che sei rimasta incinta dopo essertela fatta con mio
fratello? » Rispose gelido Radh'ka.
«
Quante complicazioni, un po' di sano sesso fa sempre bene. Non
capisco perché siete tutti così fiscali. Nonostante tutto, ti trovo
comunque molto affascinante. » Si lagnò lei sbuffando, ma senza
staccarsi, iniziando anzi a giocare con una delle ciocche argentee
del diavolo.
«
Ryarn, vieniti a riprendere la tua compagna, se vuoi avere
un'erede. La mia pazienza sta per esaurirsi. » Ringhiò il diavolo,
ricevendo in risposta solo una bassa risata, da un punto in ombra del
corridoio.
«
Come siamo suscettibili fratellino; a Sely mancano i nostri incontri
a tre.. e devo ammettere che anche io ne sento la mancanza. »
Rispose la voce.
« A
me invece non sono mancati per niente. E ora dille di levarmisi di
dosso, ho del lavoro da fare. » Sibilò irritato Radh'ka.
«
Sely, lascia andare l'antipatico. Andremo a divertirci con qualcun
altro te lo prometto. Il bambino ha bisogno di energie, e cosa può
essere migliore di un buon pasto a base di sangue durate il sesso. »
Disse il fratello uscendo dalle ombre; aveva dei corti capelli neri,
perfettamente tirati indietro da una strana mistura che li rendeva
più lucenti. Gli occhi, piccoli e rossi fissavano gelidi Radh'ka:
che non si fece per nulla intimorire da quello sguardo di fuoco.
« Ma
Ry, io... » Cercò di dire lei.
« Ti
ho detto di venire qua Selyra, non farmelo ripetere. » Tagliò corto
l'altro diavolo.
«
Come vuoi. » Sbuffò la riccia, separandosi a malincuore dal diavolo
dai capelli argentei, che ritornò finalmente in possesso del suo
braccio.
«
Ora, se volete finalmente scusarmi. » Finì Radh'ka, passando
accanto al fratello, per poi imboccare il gelido corridoio.
«
Ci vediamo presto, fratellino. »
L'angolo di Sèlìs :
Salve a tutti! Lo so... sono in ritardo ç__ç
Ma in questa settimana ho avuto dieci mila cose da fare.. sigh.
Mai un attimo di tregua!
Spero che questo capitolo vi piaccia!!! <3
|
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Capitolo 12 *** 12# ***
12
12#
Alla
sua sinistra nulla, a destra nemmeno. Davanti e dietro di se non
percepiva niente; nessun movimento, nessun rumore. Se non si
contavano i rumori naturali. Dove diavolo si era cacciato quello
stupido servitore? Fiutò appena l'aria, sentiva un lieve profumo
dolciastro, ma non capiva... era....sopra di lui.
Schivò
appena in tempo un colpo diretto alla sua testa, abbassandosi e
sorreggendo poi il proprio corpo sulle braccia; cercando di colpire
il proprio avversario con un calcio. Lo mancò, probabilmente di
poco, quindi si diede lo slancio con le mani per tornare in posizione
eretta, rimettendosi in guardia. Tutto sarebbe stato molto più
semplice senza quel maledetto pezzo di stoffa a coprirgli gli occhi,
ma avrebbe annullato lo scopo dell'esercizio. Doveva riuscire a
schivare e colpire Vyras senza l'ausilio della vista, così sarebbe
potuto passare al livello successivo. Ovvero dare la caccia a quel
maledetto lombrico invisibile. Solo allenandosi duramente avrebbe
potuto farla pagare a quel maledetto diavolo. Al suo stato attuale
non poteva competere contro di lui, se n'era reso conto fin troppo
presto.
Un
colpo di Vyras lo prese in pieno, mandandolo a gambe all'aria.
Concentrati Kreuz, concentrati; si ripeteva. Non doveva distrarsi, se
fosse stato uno scontro mortale lui sarebbe già morto innumerevoli
volte; non poteva permettersi nessuna distrazione.
“
Sei davvero scarso testa
verde, non ti sei nemmeno accorto che il tuo avversario è a
sinistra.”
Balzò
a destra seguendo quell'improbabile consiglio, finendo con la schiena
proprio sull'estremità del pugnale di Vyras; che lo guardava
esasperato per l'ennesimo fallimento.
“
Ops... Forse era l'altra
sinistra. Ahah.”
Kreuz
ringhiò frustrato, come osava quello scarto di demone prendersi
gioco di lui?
«
Smettila Erelày, hai fatto quello che ti ho chiesto? » Disse Vyras.
Il
rosso gli lanciò un'occhiataccia, ma rispose comunque. « Si, è
tutto pronto. Le condizioni ideali avverranno tra meno di un mese.
Tra la prima e la seconda settimana di Lymith, quando entrambi gli
occhi di Thyamridrick saranno aperti sul nostro mondo. »
«
Impossibile, gli occhi del dio non sono mai stati aperti nello stesso
momento. » Replicò Kreuz.
«
E' un fenomeno molto raro, che avviene una volta ogni mille anni. Non
mi stupisce che tu non lo abbia mai visto, vista la tua giovane età.
» Disse il moro a Kreuz, per poi rivolgersi nuovamente al rosso. «
Molto bene, spero che il padrone sia di ritorno entro quel periodo;
altrimenti tutta la sorveglianza di questi giorni sarà stata
inutile. »
«
Perché è importante che il diavolo sia presente quel giorno? »
Domandò il demone.
«
Torna ad inseguire le ombre moccioso. I grandi stanno discutendo. »
Sbottò il rosso.
«
Smettila Erelày. Non ti deve interessare demone, se il padrone non
ti ha comunicato le sue intenzioni vuol dire che non è necessario
che tu le conosca. » Rispose freddo Vyras.
«
Sono stufo. Nessuno mi dice nulla, non ho idea di quanto dovrò stare
in questo posto, e nemmeno il motivo per cui mi trovo qui. Cosa
vuole quel maledetto diavolo da me? Non muoverò più un muscolo se
qualcuno non mi spiega cosa sta succedendo. »
«
Ci manca solo che inizi a pestare i piedi per terra. Fai schifo, ecco
perché odio i mocciosi. » Replicò Erelày schifato, guardando con
disgusto il demone.
«
Osa darmi ancora del moccioso, stupido fiammifero che non sei altro,
e giuro che ti farò ingoiare i tuoi stessi capelli. » Ringhiò
Kreuz furibondo.
«
Provaci se ci riesci, stupida erbaccia marcia. » Disse in risposta
il rosso, facendo un passo avanti in direzione del demone.
«
Smettetela voi due. Erelày smettila di provocarlo inutilmente,
sembri te il moccioso quando ti comporti in quella maniera. E tu
demone vedi di avere più rispetto, non mi interessa se ti credi più
forte di noi, mi è stato ordinato di addestrarti, ed è quello che
farò. » Iniziò Vyras, fulminando entrambi con una singola
occhiata. « Visti gli scarsi risultati che l'addestramento ha
portato cambieremo metodo. Se non ha nulla da fare di più urgente,
Erelay ci aiuterà in una piccola dimostrazione. »
«
Per me va bene. Ho già finito tutti i miei compiti, e mi sto
annoiando. » Replicò il rosso.
«
Molto bene. Demone, vai sederti alla base delle mura del castello e
osserva attentamente. Ora ti mostreremo lo scopo dell'esercizio base
che tu hai fallito, vedi di stare attento. Erelày, inizialmente non
useremo i poteri, alzeremo il livello di difficoltà poco per volta.
»
«
Come vuoi. » Rispose il rosso alzando le spalle indifferente,
mettendosi poi davanti a Vyras che gli mise la benda sugli occhi.
«
Inizia pure quando vuoi. » Continuò rilassato.
****
Kreuz
si sedette sotto un albero situato vicino alle mura e guardò i due
servitori mettersi in posizione; non si aspettava granché dal rosso
ma dovette ricredersi, era decisamente bravo. Vyras aveva iniziato a
girargli intorno, cambiando diverse volte la direzione e la velocità,
avvicinandosi di tanto in tanto senza produrre il minimo rumore; ma
nonostante quello, Erelày schivò ogni suo tentativo di toccarlo. Da
quel momento i tentativi si fecero sempre più numerosi e veloci, ma
il rosso deviava ogni colpo, nonostante avesse gli occhi bendati:
sembrava che quella benda non gli procurasse il minimo fastidio.
Ad
un certo punto qualcosa nell'aria cambiò, Erelày si mise anche lui
in posizione d'attacco ed iniziò a contraccambiare i colpi di Vyras;
diversi fendenti tagliavano l'aria intorno ai due sfidanti, ma
entrambi non avevano il minimo graffio. Nemmeno le loro uniformi
erano in qualche modo rovinate. Calci e pugni volavano nell'aria ad
una velocità impressionante, ma nessuno dei due sembrava avere la
meglio sull'altro.
Kreuz
riusciva a seguire quasi tutti i loro movimenti, ma rimase spiazzato
quando il moro scomparve letteralmente da davanti al suo avversario e
ricomparve pochi istanti dopo sopra di lui, appeso a testa in giù
sul ramo più basso dell'albero sotto il quale stava lui.
«
Hai capito i tuoi errori demone? » Chiese Vyras.
«
Devo concentrarmi su tutti i sensi e non solo sulla vista. Mi hai
bendato per quello. » Rispose Kreuz fissandolo negli occhi. « È
quello il tuo potere? Scomparire nel nulla e riapparire dove vuoi? »
Domandò poi curioso.
Vyras
si dondolò un po' avanti e indietro prima di rispondere alla
domanda, continuando a ricambiare lo sguardo del demone.
«
E' una delle mie eredità paterne, oltre al sangue velenoso. »
Rispose vago, lanciando al rosso ancora al centro dello spiazzo un
sorrisetto di sfida, il quale rispose alzando un sopracciglio.
«
Abbiamo finito? » Chiese Erelày avvicinandosi ai due.
«
Si, grazie Erelày per aver giocato con me. »
«
Quando vuoi. Sono sicuro che badare ai cuccioli sia alquanto noioso.
» Replicò il rosso ghignando in direzione di Kreuz, che in risposta
gli ringhiò contro.
«
Smettetela di litigare voi due; Erelày lo sai cosa ha detto il
padrone a riguardo. » Sibilò Vyras guardando male entrambi.
«
Va bene, va bene. Vado ad importunare il mio fratellino. Divertitevi!
»
«
E' sempre così simpatico? »
«
Chi? » Chiese il moro scendendo dall'albero e sedendosi sull'erba
accanto al demone.
«
Il rosso. » Disse solo Kreuz.
«
Solo con i nuovi arrivati. Ci farai presto l'abitudine. »
«
Sembra una minaccia... »
«
Non è detto che non lo sia. »
****
Erelày
camminava a passo spedito lungo i freddi corridoi che conducevano ai
sotterranei, i capelli vibravano appena sopra la sommità del capo;
gli artigli così come le zanne presenti nella sua bocca si erano
allungati e ora graffiavano in profondità i suoi palmi chiusi,
facendo gocciolare il sangue sul pavimento di pietra. Durante lo
scontro con Vyras non si era sfogato abbastanza; la frustrazione per
la condizione in cui era ridotto lo stava consumando dentro, facendo
vacillare la sua già precaria illusione. L'arrivo di quel demone non
era previsto, e rischiava di mandare a monte i suoi piani; non sapeva
quali poteri possedeva, ne aveva visti solo una parte, ma essendo un
cucciolo erano ancora incompleti. Doveva valutare tutti i pro e tutti
i contro e solo allora avrebbe deciso cosa fare; il suo piano non
poteva fallire. Non ora che che era così vicino dal realizzarlo.
Lui
ne sarebbe stato affatto
contento.
Si
fermò davanti ad una pesante porta di krom e pronunciò la parola
d'ordine per farla aprire; erano passati pochi giorni da quando ci
aveva messo piede, ma non sapeva per quanto tempo avrebbe avuto la
stessa fortuna. Il padrone non passava molto tempo dentro casa,
consentendogli così di fare quello che più gli aggradava in quella
piccola stanza; ma con l'arrivo di quell'impiastro dai capelli verdi
le cose sarebbero cambiate. Era certo che il diavolo volesse
monitorare con i propri occhi i progressi del demone, e questo
avrebbe comportato la sua presenza costante nel maniero.
Una
sua minima distrazione avrebbe comportato la morte. Il diavolo puniva
severamente chi disobbediva ai suoi ordini, ma una spia veniva spesso
punita con la morte solo dopo essere stata sottoposta ad indicibili
torture, sia fisiche che psicologiche.
La
porta si richiuse alle sue spalle con un leggero tonfo; lui aspirò
profondamente i vapori delle pozioni che piano ribollivano sui fuochi
messi al minimo, che erano l'unica luce presente nella stanza. Non
importava, la sua vista era perfetta persino nella più totale
oscurità, non c'era motivo di correre rischi inutili accendendo una
mera candela.
Si
avvicinò ad una pozione e la mescolò piano, osservando la lieve
colorazione azzurrina, ed imprecando contro se stesso per l'ennesimo
fallimento. Si stava avvicinando alla soluzione, ma non era ancora
riuscito a trovare l'ultimo ingrediente per completarla
definitivamente; tutti i libri che aveva letto sull'argomento erano
stati inutili in quanto troppo vecchi e segnati dal tempo. Non poteva
certamente andare dal diavolo a chiedere consiglio, e nemmeno da Lui.
Avrebbe dovuto cavarsela da
solo.
*****
Radh'ka
ringhiò contro un povero sconsiderato che aveva avuto la sfortuna di
incappare sulla sua strada, urtandolo malamente. Si preparò a
sferrare un fendente in grado di tranciare di netto quell'insulsa
creatura, quando, osservandolo per quei pochi attimi riconobbe in lui
la persona che stava aspettando.
«
Spero tu abbia delle notizie interessanti. » Sibilò gelido
l'albino.
«
Certamente mio signore, non è però il caso di parlarne dove
orecchie indiscrete potrebbero sentire. Mi segua. » Rispose la
creatura inchinandosi profondamente, per poi percorrere le fetide vie
della città.
L'angolo di Sèlìs:
Salve a tutte ragazzuole!!! Come state?? Fa caldo anche da voi??
Da me si schiatta. Letteralmente!!!
Pochi
giorni fa è stato il mio COMPLEANNO!!! Siiiii... Ma si cosa???
Sono diventata ancora più vecchia!!! D: Sigh sigh....
Voglio ringraziare tutte le persone che seguono questa FF! Che ogni giorno aumentano sempre di più! *w*
( Se lasciaste anche un commentino mi fareste atrocemente felice.. >__> Ma va bene anche solo la presenza!!) xDD
Vi
avviso che domani (domenica) parto per il mare! Fuck Yeah! xDD Quindi
il capitolo sarà rimandato alla settimana prossima.. Spero di
riuscire a scrivere al mare xPP
Nel Nel sei un angelo xDD Mi sopporti in tutti i miei scleri... ahahahah xDD <3
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Capitolo 13 *** 13# ***
13
13#
Percorsero per parecchi minuti le vie più malfamate della
città, fino ad arrivare ad un anfratto lurido ma deserto; il
diavolo si guardò attorno disgustato, ma non commentò il
posto decisamente non consono alla sua persona, limitandosi ad
incenerire con lo sguardo il demone davanti a lui.
« Mi auguro di non essermi scomodato per le solite informazioni scadenti.» Disse gelido Radh'ka.
« Non si preoccupi mio signore, le notizie che porto le saranno
certamente utili. » Gracchiò l'essere tremante.
Il diavolo lo guardò con disgusto; il demone indossava un lacero
e sudicio indumento che copriva la maggior parte del suo esile corpo, i
pochi capelli che possedeva – se di capelli si poteva parlare
– erano altrettanto sporchi e incasinati, come tutto il suo
aspetto. In altri tempi non si sarebbe mai abbassato a parlare con
quella debole e patetica creatura, ma con il passare degli anni aveva
appreso che anche gli esseri più infimi potevano essere utili se
sfruttati a dovere. Nessuno dei demoni più potenti infatti, si
assicurava di tenere a freno la lingua davanti ad uno scarto nettamente
inferiore; finendo con il rilevare più informazioni di quelle
che poteva permettersi. Questo facilitava le cose, ha chi sapeva invece
sfruttare tutte le risorse disponibili; quegli esseri avrebbero fatto
di tutto per avere un briciolo di potere in più, in modi da
migliorare la loro condizione. E Radh'ka lo sapeva bene, per questo
motivo trattare con quegli esseri, si rivelava molte volte più
insidioso che parlare con gli sciocchi demoni "potenti" che abitavano
in quelle terre. Bisognava moderare ogni parola, in modo da non
lasciare indizi che a suo tempo avrebbero potuto ritorcerglisi contro.
« Lord Seyri è stato trovato morto. » Iniziò l'essere.
« In un vicolo con la gola squarciata. Si, ne sono già a
conoscenza. Spero tu non mi abbia chiamato solo per questo. » Lo
interruppe il diavolo.
« Forse non siete però a conoscenza del fatto che, il
così non tanto rispettato Lord, fosse un traditore del regno.
Come del fatto che il suo assassinio sia stato commissionato proprio
dai sovrani in persona. » Continuò l'esserino, sperando
che almeno quell'informazione dettagliata non fosse già in
possesso del diavolo.
« Chi è il mandante? » Domandò ancora
Radh'ka; facendo aggrottare le sopracciglia al piccolo demone. Non
capiva a cosa sarebbe potuta servire quell'informazione, ma per sperare
in qualcosa di più rispetto al solito avrebbe cercato di
compiacere il diavolo in ogni modo possibile.
« Raishà, mio signore. » Rispose quindi.
Il diavolo ghignò; ne era sicuro, ma aveva voluto in ogni caso avere conferma dei suoi sospetti.
« C'è altro? » Chiese ancora.
« Si mio signore; questa informazione mi è quasi costata
la vita, sono scampato per un pelo ad una morte certa. Non sono in
molti a saperla, e quei pochi che ne sono a conoscenza non ne fanno
parola nemmeno con i sassi. »
« Se reputerò buona l'informazione, avrai più del
solito pattuito. Se però stai provando ad ingannarmi, sai quello
che ti aspetterà; nemmeno il luogo più lontano e
inespugnabile ti proteggerà dalla mia ira. »
« Ovviamente, mio signore. Non oserei mai ingannarvi, ci tengo
alla mia vita; per quanto misera possa risultare ai vostri occhi.
» Replicò l'essere, alzando per la prima volta lo sguardo
verso il diavolo. « I nostri sovrani si stanno preparando per
sedare le rivolte situate a sud del regno; sembra che ci sia un gruppo
di demoni non molto numerosi, che stanno facendo un po' troppo
scompiglio secondo i loro gusti. Pare che vogliano mandare parte
dell'esercito, capitanato da uno di loro, per estinguere
definitivamente quella massa di ribelli e dare al tempo stesso, una
prova della loro indiscussa forza. » Finì il demone.
« Per quando è prevista questa spedizione punitiva? » Domandò interessato il diavolo.
« Da quello che sono riuscito a sentire prima che mi scoprissero,
la partenza è prevista poco dopo l'apertura degli occhi del dio.
»
« C'è altro che devi riferirmi? »
« Nulla che voi non sappiate già, mio signore. »
« Molto bene. Mi hai servito egregiamente, e avrai quello che ti meriti. » Finì Radh'ka.
*****
Kreuz si trascinò con fatica verso l'enorme vasca, presente
nell'altrettanto spazioso bagno, situato nella sua stanza; si
spogliò dei vestiti ormai logori – a causa dei continui
allenamenti a cui era stato sottoposto – e si immerse fino al
naso nell'acqua. Quella giornata era stata estenuante, aveva capito
cosa doveva fare, ma mettere in pratica la teoria era più facile
a dirsi che a farsi; senza contare che Vyras era un vero tiranno, lo
aveva tartassato fino al tramonto esibendo un tocca e fuga
impressionante, concedendogli inoltre solo rare e brevi pause. Doveva
ammettere però, di essere migliorato notevolmente, nonostante il
poco tempo trascorso; ora, se si concentrava, riusciva a percepire il
lieve spostamento d'aria che causava il moro nel muoversi da una parte
all'altra nell'ampio giardino. I tagli, di cui il suo corpo era
ricoperto, gli procurarono un lieve bruciore a contatto con l'acqua; ma
non erano nulla in confronto alla stanchezza che si sentiva addosso.
Ogni muscolo urlava in protesta, ed ogni minimo movimento era un
supplizio; l'acqua della vasca era divinamente calda e leniva gran
parte di quel fastidio, ma non lo faceva scomparire. Per sua sfortuna.
Si insaponò per bene, stando attento a ripulire con accuratezza
ogni ferita; non voleva che si infettassero, sarebbe stato
problematico. Passò poi ai capelli, che erano un autentico
disastro; il giorno dopo avrebbe dovuto sistemarli in qualche modo, o
chiedere a Vyras di farlo per lui. Avevano un aspetto orribile, al di
là della sporcizia e delle varie foglie incastrate tra le
ciocche; per non parlare della piega che avevano preso. Assolutamente
abominevoli. Non era mai stato molto dedito al suo aspetto, per lui
quello che contava era la forza di un individuo e quanti soldi riusciva
a sborsargli; ma per i suoi capelli aveva una vera e propria
fissazione, odiava vederli in disordine e non sopportava che glie li
toccassero. Purtroppo in quei giorni non aveva potuto fare
diversamente, e nonostante l'idea non gli piacesse nemmeno un po', era
costretto a chiedere l'aiuto di Vyras. Quel piccolo demone non gli
piaceva molto, ma era forte; e sicuramente era meglio del rosso, verso
cui provava un profondo odio. A lui non avrebbe affidato nemmeno i suoi
pantaloni più consumati.
Si sciacquò per l'ultima volta ed usci dalla vasca, spargendo
acqua da tutte le parti; si avvolse un telo in torno al corpo e ne
prese un altro, che usò per frizionarsi i capelli. Uscì
dal bagno, posizionandosi poi davanti allo specchio presente nella
grande stanza da letto; qualcuno doveva averlo cambiato o aggiustato,
visto che era tornato integro dopo il suo sfogo. Così come la
stanza, che era tornata pulita e ordinata come la prima volta che
l'aveva vista; il giorno prima non aveva prestato molta attenzione a
quei dettagli, esausto com'era si era trascinato fino al letto ed era
sprofondato in un sonno senza sogni, ma ora riuscì ad
apprezzarli nella loro totalità.
Prese dei comodi pantaloni di velluto dall'armadio e li indossò,
dirigendosi poi verso l'unica finestra presente nella stanza;
aprì le imposte e si affacciò. Sotto di lui lo strapiombo
si inabissava oscuro e minaccioso; pochi alberi circondavano il
castello in quel punto, delimitando il confine tra le mura e il vuoto
assoluto. Il sole era tramontato, e gli occhi di Thyamridrick
osservavano il loro mondo già da molte ore; le due lune erano
bellissime ed inquietanti allo stesso tempo, la loro esistenza celava
il mistero più oscuro del loro mondo. Quello che ogni demone
aspirava a svelare.
Anche lui come tutti, era affascinato dalle leggende che circolavano
sugli occhi del Dio, ma non era così ingenuo da aspirare di
risolvere il mistero che si celava al loro interno. Se almeno la
metà delle storie che circolavano erano vere, allora il Dio era
la creatura più forte che camminava – o che aveva
camminato – su quelle terre; sicuramente risolvere il mistero non
era per niente un'impresa facile.
Osservò per parecchi minuti le due sfere presenti nel cielo, per
poi chiudere le finestre e dirigersi verso il letto; non aveva fame,
poco prima di congedarlo, Vyras gli aveva consegnato un sacchetto
contenente delle strane palline violacee. Il servitore aveva riferito
che erano da parte del diavolo, e lui si era limitato a infilarsele in
tasca, per poi dirigersi nella propria stanza. Ne aveva mangiata una
prima di infilarsi nella vasca, e doveva ammettere che, come l'odore,
anche il sapore era buono.
Si infilò sotto le soffici coltri; sentendosi stranamente sazio,
nonostante avesse mangiato solo quella indubbia pallina colorata per
tutto il giorno, e si lasciò cullare nel mondo dei sogni.
*****
Non riusciva a capire il luogo in cui si trovava, sapeva solo di aver
un gran freddo, e quella sensazione di oppressione al petto non gli
piaceva nemmeno un po'. Tutto intorno a se era buio, non vedeva le
pareti, sempre se c'erano delle pareti da vedere. Che posto era quello?
Dove si trovava? La coda si muoveva irrequieta, frustando l'aria alla
ricerca di pericoli; ma non ne avvertiva nessuno. Non c'era nulla in
quel posto. L'oscurità non era mai stata un problema per lui,
anzi, molte volte si ritrovava più a proprio agio
nell'oscurità che in una stanza piena di luce; ma quel buio non
gli piaceva. Non gli piaceva per niente.
Iniziò a correre; le mani in avanti alla ricerca di qualcosa. Cosa stava cercando?
La sua corsa si interruppe bruscamente; era andato a sbattere contro
qualcosa di duro che lo fece cadere a terra, cos'era? Una parete? Se
c'era una parete c'era per forza anche una porta. E se c'era una porta
lui sarebbe potuto uscire da quell'oscurità. Si mise a cercarla,
frenetico ed impaziente di lasciare quel posto; tastò ogni
centimetro, alla ricerca della tanto agognata maniglia, finché
non la trovò poco distante da lui. La abbassò con tutta
la sua forza, ed aprì la porta; subito fu investito da una forte
luce bianca, era accecante e gli impediva comunque di vedere il luogo
dove era finito. Percepiva però qualcosa di diverso, non era
solo nella stanza; ma quella sensazione di oppressione non era
diminuita.
« Mi è giunta voce che tu abbia adottato un nuovo
cucciolo; spero che questo non ti stia distraendo dal tuo compito.
»
« Non vi preoccupate, sta procedendo tutto secondo i piani. Tra poco ogni cosa sarà pronta. »
Di cosa stavano parlando? Cucciolo? Piani? Quali piani? Chi erano
quelle persone? Cosa centravano con lui? Non capiva. Voleva andarsene
anche da quella stanza, ma non sapeva come fare. Non ci vedeva!
Riprese a correre, ma non andò lontano; si scontrò per la
seconda volta contro qualcosa, ma al contrario di prima non cadde a
terra. Qualcuno lo trattenne, impedendogli di cadere e trascinandolo
contro un petto muscoloso; cercò di aprire appena gli occhi, e
ci riuscii di un poco. Sollevò lo sguardo, e si specchiò
in due laghi ghiacciati che lo osservavano curiosi e divertiti assieme.
La pelle del tizio era di molti toni più chiara della sua, ma
non era questo era pallida; aveva un bel colorito, sembrava porcellana.
I capelli erano corti, e scuri come la notte; possedeva però
molte ciocche più chiare, tendenti al bianco.
Era davvero bellissimo.
Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito; nessuno dei due sembrava
stancarsi di quel contatto visivo. Sarebbero rimasti così per
sempre, semplicemente fissandosi.
Se solo la realtà non li avesse richiamati entrambi a se.
L'angolo di Sèlìs:
Salve a tutti!
In questo capitolo ci sono un pò di novità... kekeke. E altre domande irrisolte. xDD
( Che stronza che sono) Però siate felici! Vi ho accennato
qualcosa del grande dio! ( Che non so se comparirà o meno.)
Spero vi sia piaciuto!!
Annyeon <3
Ps. Mi spiace immensamente per il font di questo capitolo, ma non
riesco a sistemarlo. Sono 2 ore che ci provo, inutilmente. =__=
Non capisco se sono io a sbagliare o se è efp a prendermi per i
fondelli... ( Per non essere volgari) Appena possibile lo
sistemerò...
Se qualcuno ha consigli o suggerimenti sono ben accetti. D:
|
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Capitolo 14 *** 14# ***
8
14#
Kreuz apri gli occhi di scatto; si guardò attorno e vide Vyras aprire le pesanti tende poste davanti alla finestra.
« È l'ora di iniziare l'allenamento. Alzati. » disse Vyras senza voltarsi nella sua direzione.
Kreuz gli lanciò un'occhiataccia che venne però prontamente ignorata dall'altro.
« E' proprio necessario svegliarsi tanto presto? »
« Hai
dormito a sufficienza. Molti dei demoni presenti nel castello sono
svegli da ancor prima che sorgesse il sole. »
« Ecco perché sono tutti così scontrosi. Non dormono abbastanza. »
« Il
“non dormire abbastanza”, non è il motivo del loro
comportamento nei tuoi confronti. » rispose freddo il moro.
« Lo
immaginavo, ma volevo averne una conferma. Posso sapere il motivo? Il
diavolo vi ha forse ordinato di non rivolgermi la parola
gentilmente?»
« Non ti
dare troppa importanza demone. Qua sei nello scalino più basso
della piramide gerarchica, il padrone non si scomoda per cose del
genere. Non ne ha motivo. Se avesse detto una cosa simile, stai certo
che nessuno ti avrebbe rivolto un solo sguardo. »
« Quindi quale sarebbe il motivo? Fate sempre cosi con i nuovi arrivati? »
« Di solito
c'è sempre un periodo di prova: bisogna testare quelli nuovi.
Potrebbero nascondersi delle spie. » iniziò il moro
« Il tuo caso però è diverso. »
« In che senso diverso? Perché ho la coda? »
« In parte
è per quello, in molti ti vedono come una minaccia. Ma la cosa
che non sopportano è il modo in cui ti rivolgi al padrone,
sopratutto dopo l'enorme privilegio che ti è stato concesso.
»
« Intendi lo
sfruttarmi come pagamento per il processo? » chiese il demone,
pentendosene subito dopo aver visto gli occhi del moro allargarsi in
modo quasi comico.
« Ovviamente
no... » concluse mordendosi la lingua, e fissando il servitore
che aveva preso a camminare avanti ed indietro per la stanza.
Vyras si
girò di scatto nella sua direzione; dopo aver camminato per
diversi minuti, fissò il demone dritto negli occhi, scrutandolo
attentamente. Evidentemente il padrone aveva dei piani per il demone, e
lui avrebbe fatto in modo che quei piani di cui non era a conoscenza
venissero portati a compimento nel migliore dei modi.
« Questa cosa
demone, non dovrai dirla ad anima viva. Nel castello sono in molti a
volere la tua dipartita, ma non per i motivi che credi tu. Non mi
pare il caso di alimentare il loro astio nei tuoi confronti,
spargendo in giro notizie del genere. Oggi inizieremo l'allenamento
con le armi, hai detto di saper utilizzare la doppia spada.
Inizieremo da quello. » Concluse prima di dargli le spalle e
andarsene.
Kreuz
lo guardò andare via; non avrebbe mai capito gli abitanti di quel
palazzo.
Si
vestì con tutta calma davanti allo specchio, scegliendo degli abiti
comodi e poco ingombranti; se davvero oggi avrebbero usato le armi,
non voleva essere intralciato dai vestiti. Scelse una semplice maglia
nera, senza maniche e leggermente aderente; e dei comodi pantaloni di
un color grigio topo, che aderivano perfettamente alle sue cosce, e
finivano poco prima dei polpacci. La coda si muoveva sinuosa dietro
di lui; era ormai inutile nasconderla. Tutti nel palazzo sapevano
della sua esistenza.
Uscì
dalla sua stanza, chiedendo attentamente la porta; dirigendosi poi
verso le cucine. Stava morendo di fame.
Non
era molto tempo che percorreva quei corridoi, ma nonostante
all'apparenza sembrassero tutti uguali, seppe comunque arrivare a
destinazione senza perdersi o chiedere informazioni. Quando varcò la
soglia delle cucine, molti dei servitori presenti si girarono nella
sua direzione; per poi tornare ai propri compiti una volta constatato
chi fosse l'intruso. Non ci badò più di tanto, da quello che aveva
capito dalla sua conversazione con Vyras, doveva guardarsi le spalle
da ognuno di loro. Prese un kardow da una cesta appena poco distante
da lui, e fece dietro front, ignorando gli abitanti della cucina e
dirigendosi poi verso l'esterno, iniziando a mangiare il succoso
frutto. Aveva un gusto strano, un po' acidulo ma nel complesso
gradevole; la membrana che
ricopriva la polpa era spessa e vellutata, completamente differente
da qualsiasi frutto avesse mai visto.
Scese
le scalinate che lo avrebbero condotto all'esterno, guardandosi
attentamente attorno; in quei giorni non aveva avuto la possibilità
di osservare per bene il luogo in cui era finito, avrebbe dovuto
chiedere a Vyras di mostrargli per intero il posto. Se davvero doveva
passare tanto tempo li, voleva almeno evitare di perdersi.
Il
cielo quella mattina era ricoperto da pesanti nubi cariche di
pioggia, era un miracolo che non avesse già iniziato a piovere a
dirotto; l'aria frustava gli alberi, facendo volare ovunque
un'innumerevole quantità di foglie di tutti i colori.
Stava
per aggirare il palazzo, quando la voce del moro lo richiamò
all'interno.
«
L'armeria è da questa parte. »
******
Erano ormai
passati due giorni da quando aveva fatto visita all'armeria: ed era da
quasi dieci lune che si trovava rinchiuso tra quelle mura,
impossibilitato ad andarsene. La stanza esagonale dove erano contenute
le armi, era la più grande che aveva visto fino a quel momento;
se possibile era anche più grande della sala da pranzo dove
aveva cenato la prima volta con il diavolo, e già quella era
immensa. A ridosso della prima parete, erano stipate decine di
rastrelliere contenenti un'infinità di armi lunghe; dalle
più comuni alle più improbabili. Si era guardato attorno
meravigliato; attaccati alle pareti stavano diversi supporti su cui
erano appoggiati con cura armi corte di tutti i tipi: pugnali da
lancio, asce, doppie asce bipenni, guanti chiodati, fruste e spade di
tutte le grandezze e dimensioni. Addirittura, appesa con un enorme
gancio, vi era una catena chiodata. Non aveva mai visto tante armi
tutte nello stesso posto; ma la sorpresa passò subito in secondo
piano, non appena posò gli occhi su una doppia spada appoggiata
singolarmente su un supporto di krom, sorretto a sua volta da un
piedistallo in cristallo.
Si avvicinò
piano, ipnotizzato dalla lucentezza delle lame; stava per allungare la
mano per sfiorarne l'elsa, quando la voce di Vyras lo fermò.
« Io non lo farei
se fossi in te. A meno che tu non voglia morire. » Kreuz girò la
testa nella sua direzione, trovando a pochi passi da lui. La mano
ancora tesa verso quell'arma meravigliosa.
«
Per quale motivo? È maledetta? » Chiese curioso; vedendo il moro
scuotere appena la testa in segno di diniego.
«
Non è maledetta, ma chiunque abbia provato ad impugnarla non ne è
uscito bene. I demoni più potenti se la sono cavata con delle
ustioni serie; alcuni hanno rischiato di perdere l'arto. Mentre molti
sono morti. »
«
E' davvero magnifica, ma è diversa dalle doppie spade che ho visto
nei miei viaggi. » La lama è piatta, ed è più larga e ricurva
verso la fine, pensò.
«
Infatti non è una doppia spada; è una doppia alabarda Perw; non se
ne trovano molte in giro, sono originarie di Vèt'horr la terra dei
diavoli, e questa è una delle più rare e pericolose. Il suo nome è
Ver'kur'dan . Le doppie alabarde sono più difficili da maneggiare,
in quanto le lame sono più lunghe e larghe rispetto alle doppie
spade; per non parlare poi del fatto che sono ricurve verso
l'estremità. »
«
L'elsa è più corta rispetto alle doppie spade, questa non raggiunge
la lunghezza di un braccio. » Affermò il demone, continuando a
guardare l'arma.
«
Penso sia fatto apposta per essere maneggiata con maggior facilità;
se avesse un'impugnatura più lunga le due lame farebbero fatica a
ruotare. » Spiegò il servitore; dando poi le spalle sia all'arma
che al demone per avvicinarsi ad una delle rastrelliere, prendendo
una doppia spada e lanciandola al demone che la afferrò al volo
senza alcuna difficoltà.
«
Hai affermato di saper usare la doppia spada, no? Fammi vedere cosa
sai fare. » Disse il moro prima di mettersi in posizione.
«
Qui? » Chiese stupito il demone.
«
Fuori piove, e qua c'è abbastanza spazio per un piccolo scontro.
Quel tanto per testare le tue capacità con quell'arma. » Rispose
senza alcun tono particolare.
«
Come preferisci, sei pronto? »
«
Quando lo sei tu. »
Quel giorno il sole splendeva nel cielo, e lui era sveglio già da parecchie ore.
Le due lame
brillavano sotto la luce del sole, mandando bagliori accecanti in ogni
direzione ogni volta che le faceva roteare sopra la testa. Cambiava
mano ad ogni affondo, giocando tra attacchi e parate immaginarie;
compiendo movimenti complicati anche per un esperto con estrema
facilità. Il moro lo osservava poco lontano quasi ammirato, era
la prima volta che vedeva certe mosse che il demone compiva senza
alcuno sforzo; non era però l'unico ad osservare quella scena.
Da dietro una tenda delle vetrate superiori un altro demone assisteva a
quella dimostrazione, e non pareva per niente contento.
Durante lo scontro
che si era tenuto nell'armeria, Vyras aveva potuto constatare con i
suoi occhi le capacità del demone con quell'arma; e doveva
ammettere che se la cavava bene per essere ancora un cucciolo. Aveva
avuto un po' di difficoltà, ma gli sporadici scontri del demone
non potevano competere con gli anni di esperienza del moro.
« Chi ti ha
insegnato ad usare la doppia spada? » Domandò Vyras sinceramente
incuriosito. « Non si impara da soli ad usare un'arma del genere. »
«
Cos'è, un terzo grado? » Rispose piccato Kreuz; quel discorso non
gli piaceva.
«
Niente del genere, è solo curiosità. Non sei obbligato a
rispondere. » Si difese il moro.
«
Preferirei non parlarne. »
«
Come preferisci, la mia era semplice curiosità. Per essere ancora un
cucciolo sei bravo a maneggiarla. » Concluse appoggiando le mani
sulla terra umida e tirando indietro la testa, lasciando così
scoperta la gola.
Il
demone sbuffò contrariato, e smise di combattere contro il nemico
immaginario, andandosi poi a sedere affianco al moro.
«
Il suo nome è Zhetr; non so
che grado di parentela abbia con me, probabilmente nessuno. Ma da
quanto mi ricordi, è sempre stato al mio fianco. Mi ha insegnato a
difendermi usando le armi, cosi che non dovessi fare completo
affidamento dei miei poteri; mi ha nutrito quando non ero in grado di
provvedere da solo, mi picchiava quando combinavo qualche cazzata.
Non posso considerarlo come un genitore, ma sicuramente è la cosa
più vicina ad un fratello che avessi mai avuto. »
«
E lui è come te? Ha la coda? » Chiese curioso.
«
E' un demone molto potente, ma non ha la coda. O per lo meno, io non
l'ho mai vista in tutti gli anni in cui eravamo insieme. È stato lui
il primo ed ultimo a dirmi di nasconderla sotto i vestiti, anche se
non ne so tutt'ora il motivo. »
«
Come non ne sai il motivo? Non sai a quale razza appartieni?
Seriamente? »
«
Non mi è mai servito saperlo; ma da quando sono qua sembra che la
cosa turbi un po' tutti. Tu sai a quale razza appartengo? »
«
Certo che lo so, solo pochi stolti non riconoscerebbero le origini di
quella coda. Chi altri ti ha fatto questa domanda? »
«
Il tuo padrone; ma non ha risposto quando gli ho chiesto spiegazioni.
Suppongo che nemmeno tu lo farai, sarebbe come tradirlo. »
«
Precisamente. Però posso dirti che il padrone è rimasto
impressionato da te; prima d'ora non aveva mai fatto quello che ha
fatto, per nessun altro. »
«
Cosa intendi? Anche l'altro giorno nella stanza non hai risposto. »
Vyras sospirò, ma rispose comunque alla domanda.
«
Ricordi quando mi hai chiesto se fossi innamorato del padrone? »
Iniziò il moro; ricevendo l'assenso del demone. « Bene, devi sapere
che non tutti la pensano come me; in molti ti vedono come una
minaccia, a causa della considerazione che il padrone ha di te. Non
che molti di loro siano proprio innamorati della sua persona;
ovviamente il padrone è uno degli esseri più belli che ci sono in
giro, ma il loro “amore”, risiede nel potere che egli possiede.
Sanno che una sua minima parola potrebbe salvarli da morte certa o
ucciderli, nutrono un profondo rispetto in lui, e allo stesso tempo
lo temono. Tra queste mura il rispetto e l'ubbidienza verso il
padrone è tutto; quindi non tollerano il tuo comportamento
irrispettoso nei suoi confronti. »
«
Cercherò di essere più “ rispettoso ”, infondo la mia
permanenza qui penso durerà ancora per molto; ma non assicuro nulla.
Non posso garantire lo stesso per il rosso; pare che mi abbia preso
in antipatia già dal primo momento, e la cosa è assolutamente
reciproca. »
«
Intendi Erelày? O Antharèss? » Chiese Vyras.
«
Il rosso dai capelli corti, Erelày se non sbaglio. Con l'altro ho
avuto poco a che fare, ma non mi sembra come il fratello. »
«
Infatti. Anche se sono gemelli, sono si assomigliano per niente di
carattere. Hanno uno strano rapporto, non si odiano; ma sicuramente
non si amano alla follia. Comunque non dar troppo peso a quello che
dice Erelày, si diverte a provocare chiunque solo per testarne le
reazioni. »
«
A quale razza appartengono? Quei capelli erano pericolosi,
incredibilmente taglienti e candi. »
«
Non posso svelare i segreti altrui, dovresti chiederlo ad Antharèss.
Non credo abbia problemi a rispondere. » Rispose Vyras, girandosi
poi a guardare attentamente il demone. Sapeva dove voleva andare a
finire con quelle domande, e non aveva alcun problema a rispondere;
ma non per questo glie l'avrebbe resa facile, era divertente vederlo
in difficoltà.
«
Mi sembra giusto... Tu... Tu di che razza appartieni? Orecchie di
quel tipo non le avevo mai viste. Quanti anni hai? » Domandò con
esitazione Kreuz; non voleva offenderlo, ma non aveva mai visto nulla
del genere prima d'ora.
«
Ho visto cinquecento sessanta tre inverni, per la mia razza gli anni
si contano così. Sono per metà spettro e per metà Krolar.
»
«
Sei uno spettro? Non ne avevo mai incontrato uno. »
«
Metà spettro; mia madre fu stuprata da mio padre, e subito dopo la
mia nascita lei cercò di liberarsi di me. Si dice che gli spettri
portino sfortuna e disgrazia a chiunque, per questo motivo cercò in
tutti i modi di sopprimermi. Ma ero troppo forte per lei, nonostante
fossi nato solo da poche ore. Sono un ibrido, quindi il mio sangue
doveva essere come quello di tutti gli altri; mi morse per strapparmi
un braccio, ma morì a causa del veleno che mi scorre nelle vene. Ho
passato diversi anni a nascondermi nei boschi per sopravvivere,
finché il padrone non mi ha trovato. »
«
Oh... Mi dispiace. Ora capisco il motivo della tua dedizione verso il
diavolo, ma non credo che lo abbia fatto solo per carità;
sicuramente aveva un tornaconto personale. »
«
Non dispiacerti. Era una creatura debole, e si meritava quello che a
subito. Per quanto riguarda il padrone, sono consapevole del
fatto che non mi abbia “raccolto” solo per il mio bel faccino; ma
non è un problema per me. Mi ha salvato e dato uno scopo per vivere;
e questo è molto di più di quello che avrei mai potuto sperare. »
«
Ad ogni modo non dimostri l'età che dici di avere, sembri molto più
giovane. » Affermò il demone con sicurezza.
«
Gli spettri invecchiano più lentamente rispetto ai demoni comuni.
Io, essendolo solo per metà, ne dimostro fin troppi. »
«
E per quale motivo dicono che portate sfortuna? »
«
Ma te non sai proprio niente? » Chiese fintamente esasperato il
moro, girandosi per l'ennesima volta a guardarlo.
Kreuz
arrossì sotto quello sguardo, e abbassò gli occhi colpevole. Non
era mica colpa sua, se fino ad ora il suo problema principale era
stato il “ mettersi qualcosa nello stomaco”. Dove viveva lui,
certe cose non era necessario saperle; non riempivano lo stomaco.
«
Non sei obbligato a rispondere se non vuoi. » Rispose imbronciato.
«
Non è un problema rispondere, tutti sanno il motivo di queste
dicerie, e penso che venga narrato anche su molti libri; mi stupisco
solo del fatto che ci sia ancora qualcuno che non ne è a conoscenza.
» Continuò divertito Vyras.
«
Da dove vengo io sapere certe cose non serve a niente. Li
l'importante è svolgere bene il proprio lavoro per essere pagato,
nessuno fa caso alle dicerie; ma tengono tutti le orecchie molto
aperte. Il traffico di informazioni è una pratica diffusa, ma
comporta anche il non parlare con nessuno di determinati argomenti. »
«
E tu trafficavi informazioni? » Kreuz lo guardò per alcuni secondi
in silenzio, prima di rispondere.
«
No. Io prima dell'arresto ero un mercenario, trasportavo solo oggetti
vari da un posto all'altro. Sono a conoscenza di molte storie, e ho
ascoltato diverse conversazioni sugli argomenti più disparati. Ma
non ho mai pensato di ricavarne denaro vendendole. Le informazioni
sono pericolose, molti demoni che conoscevo sono morti raccontando
alla persona sbagliata certe cose. »
«
Sarei interessato ad ascoltarne qualcuna, sempre se ne hai voglia.
Prometto di non ucciderti. » Disse ghignando in direzione del
demone, che gli rispose allo stesso modo.
«
Solo se tu sei disposto a rispondere ad alcune delle mie domande. Le
dicerie sulla tua razza, ad esempio. »
«
Affare fatto. » Rispose il moro; allungando la mano verso il demone,
che la strinse senza esitazione.
«
Vyras potresti venire un momento. » Disse una voce gelida, che li
fece girare entrambi; poco distante da loro c'era il piccolo
servitore che di solito si aggirava sempre nei pressi del cancello
principale, Mahan se non sbagliava. Li guardava entrambi con sguardo
gelido, aspettando che il moro si avvicinasse.
Kreuz
la scrutò attentamente per la prima volta; non ci aveva badato
troppo in quei giorni, forse anche per il fatto che per la maggior
parte del tempo in cui aveva soggiornato a palazzo, lui si ritrovava
a letto. E in quei due giorni in cui si era allenato con Vyras, non
aveva fatto molto caso agli altri servitori che scorgeva da lontano.
Ora invece, che la vedeva da vicino - e sotto la luce del sole -,
poteva affermare con sicurezza che era una ragazza. I capelli erano
corti e neri, come quelli di Vyras, ma non aveva le stesse orecchie
pelose ai lati della testa; erano appuntite e quasi totalmente
ricoperte di strani anellini di metallo, spuntavano dai capelli
scuri. Gli occhi erano di un azzurro spaventoso; ricordavano i laghi
ghiacciati che si trovavano sulle montagne di Az'derv, e lo
guardavano con odio. Era vestita con una semplice tenuta da
servitore, molto simile a quella di Vyras e degli altri; ma al posto
dei corti pantaloncini che indossavano tutti, lei ne portava un paio
lunghi.
Il
moro sospirò, ma fece quello che gli era stato detto. Quando Mahan
aveva quello sguardo, non poteva aspettarsi nulla di buono;
immaginava pure il motivo del suo nervosismo, e non lo condivideva
per niente.
«
Penso che andrò ad esplorare un po' i dintorni.. Ci vediamo dopo per
continuare l'allenamento Vyras. » Disse il demone alzandosi.
«
Vedi di non perderti, e non cadere nel precipizio. Non ho intenzione
di venire ne a cercarti ne a recuperare il tuo cadavere. » Rispose
solo il moro.
«
Non ti preoccupare, so badare a me stesso. Ed è impossibile non
vedere il castello. » Finì prima di svoltare l'angolo, lasciando
così da soli i due servitori.
Gironzolò
per un po' nei pressi delle mura, il bosco non era niente di
particolare; un'accozzaglia di alberi e cespugli. Percepiva alcuni
esseri nascosti tra le chiome degli imponenti alberi, ma non se ne
preoccupava; aveva portato con sé la doppia spada, quindi non
avrebbe avuto alcun problema a difendersi.
La
sua attenzione fu poi attirata verso uno strano bagliore poco
distante da lui, che scomparve non appena spostò la mano dal tronco
al quale si era appoggiato; si avvicinò di nuovo all'albero, e il
bagliore si ripeté, mostrando qualcosa che all'apparenza non c'era.
Kreuz spalancò di scatto gli occhi, non appena mise a fuoco quello a
cui stava assistendo.
«
No! »
L'angolo
di Sèlìs:
Salve
a tutte. Lo so che volete linciarmi per lo scabroso ritardo, ed in
effetti ne avete tutto il diritto; ma mi giustifico con il fatto che
ultimamente non è stato per nulla un bel periodo per me. Ho avuto
diversi problemi personali che mi hanno demoralizzata, e non me la
sono sentita di scrivere. Non ero proprio ispirata! E avevo paura di
combinare un casino.
Mi
sono però tirata fuori dal tunnel della depressione nel quale ero
caduta, mi sono rialzata e, dopo essermi tirata 2 schiaffi di
incoraggiamento, ho continuato a scrivere.
Ho
scritto talmente tanto che questo capitolo non finiva più! XD
Sette
pagine di word... il record per questa Fiction. Quei due parlano
davvero troppo per me.
Voglio
ringraziare la Nelith, che mi ha ascoltata delirare per tutta la
durata di questo periodo di depressione. Povera, ti avrò stressato a
non finire con tutti i miei problemi relazionali! ( Mai più baciare
qualcuno con leggerezza. Troppi casini. )
Spero
che anche questo capitolo vi sia piaciuto e finisco con il dire che
ringrazio davvero tutti quelli che leggono e commentano questa FF!
State
aumentando! ç___ç Ma come fate a leggere questa roba?? Lo sapete
solo voi...
Byeee
<3
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Capitolo 15 *** 15# ***
15#
Mahan aspettò che il demone avesse svoltato l'angolo per iniziare la sua sfuriata, guardando furiosa prima la schiena di Kreuz che si allontanava poi Vyras, che rimaneva impassibile davanti a lei.
« Cosa ti è saltato in mente? » Urlò la moretta non appena il demone sparì dalla vista.
« Cosa intendi? » Chiese lui senza scomporsi.
« Stavi parlando con quel demone come se nulla fosse! Gli hai pure stretto la mano! » Sibilò indignata.
« Non penso siano affari tuoi quello che faccio. » Ribatté duro Vyras, assottigliando gli occhi nervoso.
« Sai cosa ha fatto al padrone? Come si rivolge a lui?? Tutti gli stanno alla larga, ma a te sembra non importare. » Continuò imperterrita.
« So bene cosa ha o non ha fatto, molto meglio di te. Inoltre anche Erelày gli rivolge la parola, ma non mi pare che tu gli strilli dietro. »
« Non mi interessa quello che fa quel damerino. Lui parlerebbe con chiunque pur di scatenare una rissa. »
« Beh, non ti deve interessare nemmeno quello che faccio io. Non sei il mio signore. »
« Non è la stessa cosa, e lo sai. Da quando è arrivato quel demone sei cambiato, non ti riconosco più. »
« Allora forse non mi hai mai conosciuto davvero. » Mahan lo guardò sconvolta, con gli occhi sgranati.
« Vuoi tradire il padrone? È per questo che stai facendo una cosa simile? » Sibilò sconcertata.
« Non dire assurdità! Io non tradirei mai il padrone. Te al di sopra di tutti dovresti saperlo. »
« Non sono più sicura se quello che so sul tuo conto sia la verità. Potresti aver tramato alle nostre spalle fino ad ora. »
« Smettila di dire fesserie, ti stai rendendo ridicola. »
« La smetterò quando tu la finirai di comportar- no! » Urlò la moretta girandosi di scatto verso gli alberi poco lontani. « Quell'insulso insetto! Non ti avvicinare, no! » Continuò mettendosi poi a correre verso quella direzione, seguita subito dopo da Vyras.
Vyras sentì la mora davanti a lui imprecare ad alta voce contro il demone, e non appena la vide correre verso gli alberi non ci pensò due volte e la seguì; doveva essere successo qualcosa di grave se Mahan aveva reagito così bruscamente, interrompendo perfino la sfuriata – del tutto inutile – che stava facendo.
Non ci volle molto, evidentemente il demone non si era allontanato troppo da dove si trovavano; ma Vyras capì immediatamente la gravità della situazione, vedendo dove si stavano dirigendo di tutta fretta. Da quelle parti c'era l'artefatto che il padrone aveva consegnato a Mahan in modo che lo custodisse fino al giorno prestabilito.
Imprecò mentalmente tra se, non avrebbe dovuto far andare Kreuz in giro da solo; quel demone era troppo curioso e sconsiderato e stava causando fin troppi problemi all'interno di quelle mura. Sospirò frustrato, sperava solo di arrivare in tempo per evitare qualsiasi catastrofe. Saltò un paio di cespugli, dribblando poi gli alberi che incontrava sul suo cammino; avrebbe potuto usare il suo potere per arrivare direttamente sul luogo in cui si trovava il demone, ma non poteva correre rischi. Il posto dove stavano andando era protetto da diverse barriere magiche, messe appositamente dal padrone per difendere il prezioso manufatto da invasori magici esterni. Non aveva la minima intenzione di scontrarsi contro i poteri del suo signore; sapeva bene che la situazione sarebbe stata a suo svantaggio nonostante la sua natura di spettro. I poteri del padrone superavano di gran lunga i suoi e lui non aveva bisogno di prove per esserne certo. Superò l'ultimo albero, trovandosi poi davanti ad una scena sconcertante; il demone era seduto per terra, ricoperto da fango e foglie secche, e li guardava entrambi minacciosamente.
Kreuz si coprì gli occhi con le braccia per difenderli da quell'improvvisa luce che lo stava accecando; evidentemente aveva inconsciamente fatto scattare qualche incantesimo di protezione di cui non conosceva l'esistenza, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Sentì un rumore provenire poco distante da dove si trovava lui; non avvertiva pericoli, ma uno strano odore dolciastro si stava diffondendo pian piano nell'aria, mettendolo sull'attenti. Poteva trattarsi di una di quelle piante carnivore che erano solite abitare nelle foreste; dubitava che il diavolo avesse simili creature nella sua proprietà, ma era anche vero che non lo conosceva così a fondo per esserne sicuro al cento per cento. Quindi non avrebbe abbassato la guardia per nessun motivo.
Il rumore si ripeté, facendogli fare un passo indietro. Era un suono strano, non pensava di averne mai sentito uno simile; quindi non aveva idea di cosa poteva trattarsi. La luce svanì poco per volta e lui poté tornare a vedere come prima; si aspettava di trovarsi davanti una creatura mostruosa, ricoperta di scaglie sporche e velenose, con una testa orribilmente mutilata. Ma quello che vide era molto peggio, tanto da paralizzarlo sul posto.
Sull'erba appena umida dalla pioggia al posto dell'orripilante mostro che si era aspettato di vedere, c'era un piccolo essere di color rosso sangue, ricoperto da una strana sostanza gelatinosa semi trasparente che lo fissava con i suoi penetranti occhi neri appena socchiusi. Era circondato da tanti frammenti scuri, che con una seconda occhiata Kreuz riconobbe come il guscio di un uovo ormai schiuso. Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito, scrutandosi l'un l'altro con estrema attenzione; fino a quando il piccolo essere non aprì la bocca – già coronata di denti affilati – ed emise un lungo verso acuto e gorgogliante, che fece rizzare i sottili peli della coda del demone. Kreuz che se la sarebbe volentieri data a gambe levate, se solo la creatura non avesse deciso proprio in quel momento di usufruire delle due piccole ali membranose che madre natura pareva avergli regalato alla nascita, spiccando il volo e finendogli direttamente addosso, facendoli ruzzolare a terra entrambi. Kreuz rimase immobile steso sull'erba umida, non osava compiere il minimo movimento; sentiva quella creatura che gli annusava piano i capelli, curioso della provenienza di quei piccoli fili d'erba stranamente profumati. Il piccolo musetto gli solleticava la base del collo, provocandogli il solletico; ed il demone, nonostante la buona volontà, non riuscì a non scoppiare a ridere, facendo cadere la bestiola dalla sua schiena, che si nascose curiosa ed impaurita allo stesso tempo, dietro i restanti frammenti di quella che fino ad ora era stata la sua casa.
« Certo che sei una creatura strana... » Disse Kreuz senza allontanare gli occhi dal cucciolo, mettendosi seduto.
Vedeva l'esserino fissarlo da dietro il suo improbabile nascondiglio, con i due occhietti neri sgranati in modo quasi comico; la coda si muoveva dietro il suo piccolo corpicino a scatti, mentre le piccole ali erano ripiegate dietro la schiena con cura. Gli occhietti scuri seguivano ogni suo movimento con attenzione, ed in particolare qualcosa che si muoveva alle sue spalle; Kreuz ridacchiò, vedendo il piccolo corpo ondeggiare per prendere lo slancio, attirando per un attimo l'attenzione dell'esserino che lo fissò appena per poi tornare a concentrarsi sul suo obbiettivo. Si girò allora per vedere cosa avesse attirato l'attenzione di quella piccola creatura e adocchiò l'ombra della sua coda, che si muoveva sinuosa alle sue spalle; riportò quindi l'attenzione al cucciolo, appoggiando la coda sull'erba e muovendola, notando gli attenti occhietti dell'altro brillare predatori. La mosse ancora un paio di volte, facendola strusciare sull'erba fresca come un serpente, piano e senza fretta; fino a quando la creatura abboccò alla trappola saltando fuori dal suo nascondiglio per cercare catturare la sua “preda” che gli sfuggì da sotto le zampe all'ultimo minuto. Kreuz rise ancora, continuando a sfuggire ogni volta che quel piccolo esserino si avvicinava troppo; trovandolo incredibilmente divertente. Lo studiò con cura mentre era intento a farlo “giocare”, non aveva il minimo dubbio sulla provenienza di quell'uovo, era sicuramente un uovo di Durag, quindi quello doveva essere uno delle mostruose creature che facevano tanta paura a tutti; quello che non riusciva a comprendere era il motivo per cui si trovava nel giardino del diavolo, per di più protetto da incantesimi. Era quasi certo che quello fosse lo stesso uovo che stava trasportando lui solo pochi giorni fa, e per cui era stato accusato dai sovrani, ma era impossibile; aveva visto con i propri occhi il diavolo distruggere la prova della sua presunta “colpevolezza”, e non era il solo ad aver assistito a quello che era accaduto a palazzo. Quindi come si spiegava quel cucciolo?
Evidentemente doveva essersi distratto a sufficienza da permettere al piccolo essere di raggiungere finalmente il suo obbiettivo; se ne accorse solo quando sentì i suoi piccoli ma affilati dentini, che gli affondavano nel sottile strato di peluria che ricopriva la coda arrivando fino alla carne, provocandogli una leggera fitta di dolore. Subito strattonò la coda, nella speranza che il piccolo mostro lasciasse la presa sulla sua carne sensibile,ma i suoi sforzi furono vani; la creatura non ne voleva sapere di lasciare andare il suo bottino tanto facilmente dopo averlo conquistato. Sibilò appena, per attirare la sua attenzione, e la cosa parve funzionare, visto che lasciò la sua povera coda martoriata per dedicargli tutta la sua attenzione. Non sembrava più spaventato, non come poco prima; ma lo vide rimanere sull'attenti, quasi in attesa di un ordine da parte sua.
« Sei uno degli esseri che spaventano migliaia di demoni al solo pronunciare il tuo nome, ma a vederti non sembra proprio tu sia pericoloso. » Disse rivolto all'esserino che gli rispose girando appena la testa di lato.
« Ma probabilmente è per il fatto che tu sia ancora un cucciolo. » Sbuffò il demone.
Il durag continuava a guardarlo con i suoi occhietti scuri, quasi studiandolo: la sottile coda si muoveva nervosa dietro di lui e le piccole orecchie erano tese, attente ad ogni più piccolo movimento. Emise un piccolo verso acuto, che assomigliava molto a mamma, andandosi poi a nascondere tra i vestiti del demone, che lo guardava sconvolto. Poco dopo anche Kreuz si accorse delle due presenze che si stavano avvicinando a loro, e si mise in attesa dei nuovi arrivati; pronto a difendersi in caso di necessità.
Sentiva il cucciolo tremare di paura a contatto con la sua pelle, e il suo corpo si tese di conseguenza, assumendo una posa difensiva; come a proteggere il proprio cucciolo da eventuali pericoli. Si rilassò parzialmente, senza però smettere di stare sulla difensiva, solo quando i nuovi arrivati comparvero dal sottobosco, rivelandosi a loro; erano Vyras e la ragazzina mora che li aveva interrotti poco prima.
« Cosa credi di fare! Questo posto è severamente vietato agli intrusi. Cosa ne hai fatto delle creatura! Appena il padrone lo saprà andrà su tutte le furie per questo tuo affronto! E ci andrò di mezzo anche io e Vyras! » Urlò la ragazzina dopo aver visto i resti dell'uovo ormai in frantumi.
« Calmati ragazzina, io non ho fatto proprio nulla. Se questo posto è così vietato agli estranei come dici, dovevate mettere delle barriere più potenti a proteggerlo. » Sibilò astioso il demone.
« Ha ragione lui Mahan. Te avevi il compito di sorvegliarlo. » Si intromise Vyras.
« Stai zitto Vyras. E tu come osi rivolgerti così a me! Inutile scarto della società che non sei altro. » Rispose la moretta indignata, avvicinandosi maggiormente al demone che la guardava con odio.
Il demone le ringhiò contro furioso; e il cucciolo tremò più forte contro il suo petto, guaendo piano e facendosi così notare da entrambi i nuovi venuti.
« Cosa gli stai facendo! Lascialo subito andare! » Urlò ancora Mahan, spaventando ancora di più il cucciolo.
« Sei tu che lo spaventi razza di ythern urlante che non sei altro. »
« Come ti permetti! Non capisco perché il padr- »
« Cosa sta succedendo qui. » Disse una voce glaciale alle spalle di Vyras, che li fece rabbrividire tutti simultaneamente.
« Allora Vyras? » Chiese ancora il nuovo venuto.
« P- padrone.. » Provò a dire Mahan, venendo fulminata dal diavolo.
« Il demone ha superato le barriere che proteggevano il suo manufatto padrone. E per un caso fortuito l'uovo si è schiuso proprio in quel momento, facendo nascere il durag. »
« Non ti avevo ordinato di avvisarmi sugli sviluppi e le tempistiche della nascita? »
« E' stata una cosa imprevista padrone. L'uovo non doveva schiudersi ora, ma tra la prima e la seconda settimana di Lymith. Avevamo previsto la nascita con l'aprirsi di entrambi gli occhi del dio sul nostro mondo. » Si giustificò il moro tenendo lo sguardo fisso sull'erba ai suoi piedi.
« Qualcuno dovrà pagare per questo imprevisto. » Sibilò Radh'ka, facendo gelare il sangue nelle vene ai due servitori.
« Vieni con me demone. E porta anche la creatura nascosta sotto i tuoi vestiti. Dobbiamo parlare. » Finì glaciale, non degnando più di un solo sguardo i due servitori.
Kreuz fece come gli era stato detto, sollevandosi da terra e seguendo docilmente l'altro con il cucciolo ancora attaccato a se; e per la prima volta da quando era arrivato, non ribattere in alcun modo all'ordine ricevuto.
Il diavolo era evidentemente furioso, e lui non era stupido come quella ragazzina da sfidare inutilmente la sua già precaria pazienza.
L'angolo di Sèlìs:
Salve ragazzuole!!! Sono tornata! ( Finalmente) xD
Vi faccio sempre aspettare... xP Gomen!!
Spero che questo cap vi sia piaciuto.. Vi piace il Durag??? *-* ( Ho già un nome impronunciabile per lui!) ahahah
Grazie Nel per avermi corretto questo schifo! XDD ( Scappa a nascondersi..)
Per chi fosse interessato in questi giorni ho scritto una One Shot PWP su Radh e Kreuz! XD La trovate a questo link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1315278&i=1
Non spaventatevi! Questa One Shot noon centra assolutamente nulla con la trama originale! XD ( Anche se qualcuno vorrebbe... >__> )
Vi Linko anche la mia pagina di FB nel caso foste interessati x°D : http://www.facebook.com/pages/Sel%C3%ACs-T%C3%A0l%C3%AC/202885706510789
Alla prossima! <3
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Capitolo 16 *** 16# ***
16#
Il pugno si abbatté violento contro la parete di roccia, mancando la finestra di pochi centimetri e sbriciolando alcune pietre acuminate che fuoriuscivano appena, e che aprirono piccoli tagli sulla pelle delle nocche. Il servitore sibilò di dolore e di rabbia a mala pena repressa; quello stupido demone aveva completamente rovinato i suoi piani. Avrebbe dovuto farlo fuori quando ne aveva la possibilità! Ora doveva trovare una soluzione per risolvere quel problema e la cosa non sarebbe stata per niente semplice; il padrone era tornato e qualcuno avrebbe sicuramente pagato per quell'imprevisto.
Vide Kreuz passare sotto la finestra dove si trovava lui, preceduto dal diavolo e ringhiò, assottigliando gli occhi. Quello sciocco non aveva idea si cosa avesse combinato con il suo ficcanasare, ma l'avrebbe scoperto a sue spese tra non molto.
Diede un calcio alla parete davanti a lui, e si avviò verso i sotterranei per riprendere quelli che erano i suoi doveri.
Poco distante da dove si trovava, celato alla vista da una statua, un altro servitore osservava quello che era accaduto nel corridoio, chiedendosi cosa prendesse all'altro.
« Cosa ti è successo... Fratello. »
*****
Kreuz segui il diavolo senza proferire una parola; il piccolo esserino era aggrappato alla sua carne sotto la maglia e non sembrava avere la minima intenzione di staccarsi da li. Sospirò, aveva una vaga idea di cosa era successo: ma dagli strepiti della ragazzina e dallo sguardo preoccupato che gli aveva lanciato Vyras non appena era comparso il diavolo, aveva come il presentimento di essersi cacciato nei guai per l'ennesima volta. E senza un vero intento da parte sua.
Sollevò lo sguardo, osservando l'ampia schiena del diavolo davanti a lui; era evidentemente furioso, quando aveva fatto la sua comparsa, tutti si erano immobilizzati sul posto, lui compreso. I suoi gelidi occhi scuri li avevano scrutati uno per uno, per poi posarsi sulla protuberanza che si intravedeva sotto la sua maglia; Kreuz li aveva visti e ridursi a due fessure, e aveva deglutito rumorosamente, intimorito da quello sguardo, mentre un brivido freddo gli scendeva lungo la schiena. Aveva sussultato visibilmente quando il diavolo si era rivolto a lui, e non ci aveva pensato due volte ad ubbidire senza fare le solite storie; aveva imparato molto in fretta quando poteva prendersi certe libertà con lui, e decisamente quello non era il momento adatto.
Tutt'ora, mentre camminava poco distante da Radh'ka, non era sicuro di come avrebbe dovuto comportarsi; si sentiva irritato per l'intera situazione, e nonostante l'evidente rabbia del diavolo che lo faceva stare in parte al suo posto, non aveva ancora proferito parola solo nella speranza di ricevere spiegazioni in merito a ciò che era successo. In particolare riguardo alla creatura che aveva ancora aggrappata addosso, e che aveva iniziato a strusciarsi sul suo petto.
Sapeva per certo cos'era quell'essere; era quasi impossibile non riconoscerlo, nonostante il suo strano comportamento. Ma poteva benissimo essere associato alle sue condizioni; non aveva mai sentito parlare dei cuccioli di quella creatura, e dubitava che qualcuno li avesse mai visti. Non erano esseri facili da trattare.
« Posso sapere dove stiamo andando? » Chiese coraggiosamente dopo un po'.
Radh'ka non si girò nemmeno a guardarlo quando gli rispose. « Nelle tue stanze. »
Kreuz si accigliò; per quale motivo stavano andando in camera sua? Stava per chiederglielo, ma si trattenne; era meglio non sfidare la poca pazienza rimasta al diavolo.
Svoltarono l'ultimo corridoio, trovandosi poi davanti alla porta della loro meta, che attraversarono senza esitazione; Radh'ka andò ad accomodarsi su una poltrona molto simile a quella su cui si era seduto la prima volta che era rimasto da solo con l'altro, mentre il demone si sedette per terra ai piedi del letto, in attesa di ricevere alcune spiegazioni in merito al suo bagaglio.
La stanza si immerse ben presto nel silenzio; Radh'ka osservava attentamente il demone poco distante da lui, immaginava che l'altro si aspettasse delle risposte, ma non aveva alcuna intenzione di rispondere alle sue aspettative. Quello a cui stava pensando era a come risolvere la situazione in cui erano finiti. Il demone era ovviamente incapace di prendersi cura di quella creatura, e anche se ne fosse stato in grado, lui normalmente non avrebbe sicuramente affidato un essere così letale ad un altro altrettanto pericoloso. Ma quella non era una situazione normale, e da quello che aveva assistito il cucciolo si era già attaccato al demone. A questo punto avrebbe fatto il possibile per trarre anche quella situazione a suo vantaggio.
« Quello che hai sotto la maglia demone, è un cucciolo di Durag. Uno degli esseri più pericolosi di tutto il regno. » Iniziò il diavolo, scrutando attentamente l'altro per valutarne le reazioni; rimanendo però sorpreso quando l'altro si limitò ad annuire senza scomporsi.
« Lo immaginavo. Quello che mi interessa sapere è cosa ci faceva una cosa del genere in mezzo al tuo giardino. » Chiese Kreuz, passando direttamente al tu senza accorgersene.
« Non penso di averti dato il permesso di prenderti tanta confidenza con me, demone. In ogni caso la domanda che hai posto non è affar tuo. Quello che voglio sapere è il motivo per cui ti trovavi in quel luogo. » Ribattè Radh'ka assottigliando gli occhi.
« Non pensa di dovermi delle spiegazioni, visto quello che ho incollato addosso? » Rispose Kreuz, visibilmente irritato.
« Ti ho posto una semplice domanda. Non mi ripeterò una seconda volta; o forse non hai capito la situazione in cui ti trovi? » Replicò il diavolo, rilasciando una minima parte del suo potere che fece rabbrividire l'altro, facendogli perdere la sua spavalderia.
« Mi stavo allenando con Vyras, quando la ragazzina che controlla l'ingresso ha preteso di parlare con lui in privato. Quindi mi sono messo ad esplorare un po' i dintorni, e sono incappato in quella strana barriera. » Il cucciolo aveva ripreso a tremare non appena l'energia del diavolo li sfiorò, e sia il demone che Radh'ka avvertirono la sua paura, ma non dissero nulla.
« Tira fuori il cucciolo, devo controllare una cosa. » Kreuz ubbidì senza rispondere, si sollevò la maglia e prese con entrambe le mani l'esserino tremante, che si lamentò subito per la lontananza emettendo un sottile verso acuto.
Il diavolo scrutò il cucciolo per diversi minuti prima di parlare ancora; ne valutò le dimensioni, il colore e soprattutto le ali membranose. Quelle attirarono fin da subito la sua attenzione, grazie a quelle ora sapeva persino il sesso della creatura; ma la cosa al posto di compiacerlo gli fece emettere un basso ringhio frustrato.
Una femmina! Proprio una dannatissima femmina doveva capitargli. Quelle stupide creature erano già difficili da trattare, ma le femmine erano ancora peggio, in quanto restavano più attaccate alla “madre” rispetto ai loro consanguinei maschi. E in questo caso la suddetta madre era proprio quello stupido cucciolo di demone che aveva adottato di recente.
Cercò di controllare la sua frustrazione; la situazione sembrava degenerare ogni secondo di più, ma lui ne sarebbe venuto fuori da vincitore.
« Come ti ho detto poco fa, quello è un cucciolo di Durag. Precisamente una femmina. Devi sapere che le femmine al contrario dei maschi si distinguono per le ali; infatti i maschi non le possiedono. Ci vorrà un po' di tempo prima che raggiunga le dimensioni tipiche della sua specie, quindi nel frattempo dormirà in questa stanza con te. Dovrai prendertene cura nel migliore dei modi, stando attento ad ogni sua necessità; soprattutto nei primi giorni precedenti alla nascita che sono i più difficoltosi. Contrariamente a quello che si pensa, queste creature sono nella maggior parte indifese durante i primi giorni di vita, per questo motivo le madri diventano più pericolose quando aspettano i figli. Difendono la progenie. » Spiegò Radh'ka.
Kreuz guardò sconvolto il diavolo, sgranando comicamente gli occhi. Sicuramente aveva capito male; il diavolo non gli stava ordinando di prendersi davvero cura di quella creatura incredibilmente pericolosa e letale. Doveva aver sicuramente capito male. Era impossibile.
« Sarai responsabile della sua incolumità fino a quando non sarà in grado di badare a se stessa, e non pensare minimamente di abbandonare l'allenamento o di affidarla a qualcun altro. Verrai punito severamente se il numero dei miei servitori diminuirà drasticamente. »
« Cosa intende con “ diminuirà drasticamente”? » Chiese allora il demone, non capendo dove volesse arrivare l'altro.
« Intendo dire che se ci dovessero essere cadaveri non richiesti in giro per castello, ne pagherai il prezzo. Quel piccolo mostro sarà docile solo con te, in quanto madre. Con chiunque altro non sarà così innocuo. » Rispose il diavolo.
« In che senso madre? »
« Quegli esseri scelgono come madre la prima creatura vivente che vedono. Non importa che sia della loro stessa specie, esse la disegnano come madre; quindi nel tuo caso come padrone. »
« Ma io non ho idea di come ci si prende cura di questa cosa! » Urlò il demone.
« A questo proposito ti farò portare da Vyras dei libri che ti saranno utili per accudirla al meglio; per il momento sarai confinato nelle tue stanze. Ti è proibito uscire con o senza la creatura, e se ti troverò a gironzolare per il castello verrai punito severamente. I pasti ti verranno portati in camera, e lo stesso vale per quelli del cucciolo. Non mi ripeterò una seconda volta, quindi mi auguro che tu abbia compreso tutto. » Finì il diavolo per poi avviarsi verso la porta ed aprirla.
« Ho capito. » Sibilò Kreuz in tono sommesso, trattenendo a stento la rabbia. « C'è altro? » Chiese sarcasticamente
« Trovagli un nome degno. » Rispose glaciale Radh'ka, per poi chiudersi la porta alle spalle, lasciando così il demone da solo con il terrore del regno.
Non appena la porta si fu chiusa alle spalle del diavolo, Kreuz emise un basso ringhio frustrato: appoggiando nel frattempo la creatura a terra. L'aveva sentita tremare e piagnucolare per tutto il tempo, ma non gli aveva prestato molta attenzione; adesso invece la osservava quasi con odio, misto a rassegnazione. Alla fine non era colpa sua, quindi era inutile prendersela con lei; se proprio doveva trovare un colpevole doveva essere lui, o in alternativa quella ragazzina mora che stava all'entrata. Da quello che aveva capito dalla breve discussione avuta tra i due servitori, era lei quella che aveva il compito di occuparsi dell'uovo. Quindi, se non avesse abbandonato la sua postazione, nulla di quello sarebbe successo: e lui avrebbe continuato il suo allenamento in santa pace. Sicuramente il diavolo l'avrebbe punita per la sua mancanza, ma non poteva considerarsi dispiaciuto per questo; quella mocciosa gli stava antipatica.
Ritornò al presente sbuffando sonoramente, e abbassò lo sguardo che aveva distolto poco fa dalla creatura, non trovandola però dove l'aveva lasciata. Si alzò in piedi di scatto, guardandosi attorno freneticamente; dove diavolo si era cacciato quel piccolo mostro? Gli aveva tolto gli occhi di dosso per mezzo secondo e quello si era volatilizzato nel nulla. Iniziava bene. Doveva assolutamente trovarlo o era la volta buona che il diavolo lo ammazzava. Guardò sotto al letto, sotto la scrivania e addirittura nel bagno ma quel cucciolo sembrava scomparso nel nulla; adocchiò preoccupato la finestra, ma scartò subito quell'ipotesi visto che era chiusa. Si chinò di nuovo per controllare una seconda volta sotto il letto, mettendosi a gattoni; magari non l'aveva notata nascosta nell'oscurità, infondo era ancora piccola e quelle lenzuola avrebbero potuto facilmente nasconderla. Strisciò per metà sotto al baldacchino, scrutando attentamente ogni angolo e scostando le coltri che arrivavano a coprire fino a terra, ma non trovò nessuna traccia del durag; stava per rinunciare, quando avvertì i piccoli dentini del mostro afferrargli la coda. Si alzò di scatto - o almeno ci provò- , ma sbatté dolorosamente la testa contro la base de letto; imprecò per diversi minuti contro qualsiasi cosa gli passasse per la testa, e solo dopo molti minuti riuscì ad uscire dalla trappola in cui si era cacciato da solo. Per poco non ringhiò contro il cucciolo, che non aveva smesso un secondo di mordicchiargli la coda; ma all'ultimo si trattenne. Se lo avesse spaventato sarebbe stato ancora più problematico prendersene cura, e già non era un compito semplice. Strattonò appena la coda, riuscendo a liberarla dalle “fauci” del mostro, che la guardò allontanarsi piagnucolando; per poi prepararsi all'agguato una volta che quella si fu posata poco distante da lui. Kreuz rise divertito, come poco prima in giardino; distraendo l'altro dal suo attacco, che finì per dare una capocciata alla trave del baldacchino. Il demone lo guardò preoccupato mentre questi scuoteva appena la testa, nell'inutile tentativo di far passare il dolore; lo osservò poi dirigersi esitante verso di lui, con entrambe le orecchie attaccate al piccolo cranio e gli occhioni ambrati fissi nei suoi.
Un momento. Occhioni ambrati? Kreuz sgranò gli occhi, osservando più attentamente la creatura; era certo che poco prima gli occhi di quell'essere non erano ambrati, ma neri. Com'era possibile una cosa del genere?
« Il colore dei loro occhi cambia a seconda del padrone. » Rispose una voce alla sua domanda inespressa.
Il demone si girò di scatto verso la porta, guardando il nuovo arrivato entrare senza aver bussato.
« Non si usa bussare dalle vostre parti? » Chiese irritato, guardando male Vyras. La cosa che più gli rodeva di più, era il fatto di non averlo sentito entrare.
Il moro si chiuse la porta alle spalle con un calcio e si avvicinò a lui con una decina di libri tra le braccia; posandoli poi sulla scrivania poco distante. Il durag si era nascosto dietro di lui non appena aveva notato il nuovo arrivato, e aveva iniziato ad emettere dei piccoli ringhi “minacciosi” che però il moro ignorò completamente, rivolgendosi al demone.
« Questi libri ti serviranno per prenderti cura del cucciolo, vedi di leggerli. Il padrone si arrabbierà altrimenti. »
« Siamo tornati ai vecchi metodi da quando è tornato? » Chiese allora Kreuz, vedendo l'atteggiamento dell'altro.
Vyras lo guardò in silenzio per alcuni minuti, per poi scuotere appena la testa e rispondere.
« Non tornerà come prima, ma questo varrà solo all'interno di questa stanza. Oggi ho avuto diversi problemi, e voglio evitare inutili discussioni come quella di questo pomeriggio. » Chiarì il moro. « Tra non molto porterò personalmente la cena per te e la creatura; mi pare che oggi tu abbia persino saltato il pranzo. » Domandò.
« In effetti non mangio nulla di concreto da questa mattina, ma prima di uscire per gli allenamenti ho ingerito una di quelle strane palline colorate che mi ha dato il tuo padrone. » Rispose il demone.
« Il Nostro padrone, vorrai dire. Ricordati che ora sei vincolato a lui. » Sottolineò Vyras, guardando male il demone e ricevendo in cambio un'occhiataccia.
« Vedrò di tenerlo a mente. » Sbuffò contrariato Kreuz, guardando l'altro uscire silenzioso com'era entrato.
Non passò molto tempo, che il moro tornò nella stanza con un vassoio carico di prelibatezze; il demone in quel poco tempo si era spostato sul letto, ed aveva iniziato a sfogliare uno dei libri che gli aveva portato poco prima. Ma non appena lo vide entrare, mise da parte il pesante volume che aveva sulle gambe ed interruppe il movimento ondulatorio della coda, terminando così il passatempo del durag, che lo fissò contrariato per alcuni secondi per poi spostare la sua attenzione al moro: ricominciando a ringhiargli contro.
« Sembra che tu non gli piaccia proprio. È molto strano, perché quando siamo da soli non si comporta in questo modo. » Iniziò il demone, per poi rivolgersi al cucciolo. « Basta Hyp, sei noiosa. Non lo vedi che è lo stesso di prima? » Domandò al durag, che sentendosi chiamare da lui iniziò a muovere frenetico la coda, spostando la sua attenzione dall'intruso a quello che aveva scelto come mamma.
« Hyp? È così che lo hai chiamato? » Chiese il moro curioso.
« Hypathàloss. Hyp è il diminutivo; dopo le prime quattro volte che la chiamavo, mi sono reso contro che era davvero troppo lungo da pronunciare. » Spiegò Kreuz.
« Capito. » Rispose semplicemente Vyras. « Vieni a cenare, forza; e porta anche la belva feroce. » Continuò sarcastico.
« Non sembra molto pericoloso vero? Non si direbbe che questo piccolo mostro sia in realtà il terrore del regno. » Affermò il demone, alzandosi dal letto dopo aver recuperato la cucciola, che prese subito a strusciare il muso contro il suo petto.
« Crescerà fin troppo in fretta, e quello sarà il problema più difficile da risolvere. Bisognerà insegnargli per tempo tutto quello che una creatura del genere dovrebbe sapere; a volare per esempio. »
« Volare!? Dovrei insegnare a questo mostriciattolo a volare? Come pensate che possa fare? Mi butterò dal precipizio per dargli il buon esempio, per poi sfracellarmi al suolo? » Chiese sarcastico il demone.
« Per il momento quella non è la nostra preoccupazione principale; dovrai insegnargli molte altre cose prima che si arrivi anche a quello. » Replicò il moro.
« Non vedo l'ora. » Rispose sarcastico Kreuz, per poi appoggiare la creatura sul tavolo e mettersi a mangiare, imitato da Hyp.
Vyras si congedò non molto tempo dopo la fine del pasto, portando via il vassoio ormai vuoto e raccomandando al demone di leggere i libri che gli aveva portato; ma soprattutto di stare attento ad ogni minimo spostamento del piccolo mostro. Hyp si era addormentata in braccio a Kreuz subito dopo aver spazzolato tutto quello che il demone moro gli aveva portato, felicemente soddisfatta di avere lo stomaco pieno e di essere al calduccio in braccio alla sua mamma. Il demone la osservò dormire per molto tempo, valutando nel frattempo quale sarebbe stata la sistemazione più adatta per l'esserino; non poteva semplicemente appoggiarla per terra ed infilarsi sotto le calde coltri, avrebbe rischiato di prendere freddo e non aveva idea di cosa sarebbe potuto succedere. Infondo, era stata rinchiusa in un uovo per non sapeva quanto tempo, e sicuramente la temperatura all'interno di quel guscio era certamente elevata; al contrario della pavimentazione di pietra.
Sbuffò sconsolato, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il baldacchino; rassegnato all'idea di farla dormire con lui sotto le coperte al caldo, avrebbe dovuto lavarla per non sporcare le lenzuola, ma non voleva svegliarla, così rimandò la faccenda al giorno dopo. Scostò appena le lenzuola e la depositò con cura sul soffice materasso, stando poi attento a sistemare le coperte in modo che l'aria filtrasse ugualmente attraverso qualche spiraglio. Aggirò il letto, per poi infilarsi anche lui sotto le calde lenzuola e riprendere in mano il libro che aveva abbandonato prima di cena.
Lesse per un oretta, cercando di apprendere il più possibile nel minor tempo; non gli piaceva passare delle ore sui libri, la considerava una cosa poco utile e redditizia. Chiuse il libro con un tonfo, quando gli occhi iniziarono a bruciargli a causa del troppo tempo passato a leggere quei piccoli caratteri scritti su carta; posò il pesante tomo ai piedi del letto e si sistemò il più comodamente possibile sotto le lenzuola, cercando di non svegliare la sua ospite indesiderata.
Stava per cedere al sonno, cullato dalle dolci promesse di Chandra, la divinità lunare; quando una famigliare, ma dolorosa fitta alla coda lo fece sobbalzare.
Scostò le coperte dal suo corpo, per scoprire il piccolo fardello che aveva acquistato di recente, mordicchiare felicemente -e per nulla incline ad addormentarsi entro breve- quella che aveva ribattezzato: la sua preda.
« Sarà una notte molto lunga. » Sospirò sconfitto, ricevendo in cambio un versetto allegro da parte di Hyp.
L'angolo si Sèlìs:
Salve ragazze.. ( E Ragazzi se ci sono! x°D )
So di essere come al solito in ritardo... E non ho davvero scusanti... Ma l'ispirazione a volte viene, mentre altre si butta ( letteralmente) dalla finestra...
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! ^__^
Come al solito vi lascio la mia pagina di Facebook! Dove ogni tanto metto dei disegni sui personaggi.. x°D ( Se a qualcuno interessa vedere le mie schifezze.. )
http://www.facebook.com/pages/Sel%C3%ACs-T%C3%A0l%C3%AC/202885706510789?ref=hl
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Capitolo 17 *** 17# ***
17#
La mattina arrivò implacabile a disturbare i due fagotti di diverse dimensioni che dormivano esausti sotto le soffici coltri; i raggi del sole filtrarono dai tendaggi aperti, ed andarono a posarsi proprio sul viso del demone, che mugugnò infastidito da tutta quella luce.
Provò a girarsi, cercando di sfuggire dalla morsa del sole: ma non appena tentò un movimento, ricevette un versetto assonnato di protesta da parte dell'altro occupante del letto.
Kreuz sbuffò, aprendo un occhio ambrato per osservare lo scomodo intruso che se la dormiva bellamente al suo fianco. Hyp era comodamente appallottolata su se stessa: il piccolo musetto -come la maggior parte del suo corpo- era a contatto con la pelle nuda del demone, e la lunga coda squamosa era avvolta al suo corpo proteggendola dalla luce.
Il demone la guardò per alcuni minuti, valutando se lasciarla dormire o svegliarla; le lenzuola come aveva previsto erano uno schifo, e lui non era messo molto meglio. Decise allora di alzarsi dal letto: tanto non sarebbe riuscito a dormire ancora, ed a breve sarebbe arrivato Vyras a svegliarlo.
Sghignazzò divertito, pensando alla faccia che avrebbe fatto il servitore moro nel vederlo già in piedi a quell'ora; non era mai capitato infatti che lo trovasse già alzato quando veniva a chiamarlo per gli allenamenti, sarebbe stata sicuramente una sorpresa.
Si diresse verso il bagno ed una volta dentro azionò il meccanismo per far riempire la vasca; si affacciò un attimo all'altra stanza per controllare che il piccolo mostro stesse effettivamente dormendo, decidendo poi di lasciare la porta del bagno aperta nel caso si fosse svegliata. Non voleva rischiare di perderla come la sera prima. Quando la vasca fu finalmente piena di acqua pulita, si spogliò e si immerse completamente, rilasciando un sospiro di sollievo ed un gemito soddisfatto a quella sensazione di calma che lo stava invadendo. Stette in quella posizione per parecchi minuti, beandosi dell'acqua deliziosamente calda sulla pelle; se avesse potuto avrebbe volentieri ceduto al sonno, ma sapeva per certo che non sarebbe stata una buona idea.
Non aveva praticamente chiuso occhio quella notte a causa di Hyp, che non aveva smesso un attimo di saltellare per tutto il letto, tendendo agguati alla sua povera coda, ormai martoriata dai suoi piccoli, ma aguzzi dentini. Aveva provato in tutti i modi ad allontanarla da quel mostriciattolo, ma non era riuscito a trovare qualcosa che la sostituisse ai suoi occhi, ed ogni volta che la nascondeva dietro di se, Hyp lo vedeva come una nuova, fantastica sfida.
La prese tra le mani e massaggiò piano la parte lesa; strofinandola con delicatezza la punta, per poi scendere sempre più in basso.
Hyp non era stata per nulla delicata, ma doveva aspettarselo; i piccoli dentini non avevano perforato la carne, ma in alcuni momenti c'era arrivata vicina. Si insaponò le mani e prese a passarle su tutta la superficie scura, cercando di levare ogni traccia di sporcizia; si contorse un poco per arrivare a pulire tutta la lunghezza fino alla base, ma alla fine ci riuscì senza problemi. Ripulì per bene anche il piccolo monile che gli circondava quel pezzo di pelle proprio al di sotto della punta; neppure quello era stato risparmiato dall'esuberanza di Hyp anzi, la piccola creatura poco prima di addormentarsi aveva preso a mordicchiarlo insistentemente, senza però riuscire a scalfirlo. Sembrava che non le piacesse, e lui non poteva dire di essere felice di avere quell'affare a bloccargli i poteri: ma ne capiva l'utilità, ed aveva iniziato ad accettarlo. Non aveva ancora capito cosa volesse da lui quel bastardo di un diavolo, ma aveva tutta l'intenzione di scoprirlo: con o senza l'aiuto di Vyras.
Radh'ka lo stava volutamente allenando per qualcosa, anche se non glie lo aveva detto apertamente; non era il tipo da sprecare il proprio tempo o quello dei suoi servitori per addestrare qualcuno senza secondi fini, e lui questa cosa la sapeva e gli andava anche bene, visto che ci avrebbe guadagnato nel mentre. La conoscenza che ne avrebbe acquisito, oltre al potere, lo avrebbe sicuramente portato lontano una volta saldato il suo debito. Quello che gli dava davvero fastidio, – oltre al metodo utilizzato – era il fatto di essere tenuto allo scuro dei progetti che l'albino aveva in serbo per lui; se doveva rischiare la propria vita, ne voleva almeno conoscere il motivo.
Ad un certo punto fremette, trattenendo a stento un gemito e sentendo la sottile peluria della coda rizzarsi; aveva sfiorato un punto poco al di sotto dell'Ardet'sak che gli aveva mandato tante piccole scariche di piacere lungo la spina dorsale, scatenandogli quella strana reazione.
Corrugò le sopracciglia ed arrossi appena, non gli era mai capitato prima d'ora e non riusciva a spiegarsi il motivo di quella strana reazione da parte del suo corpo; la coda era sempre stata una zona sensibile, ma mai fino a quel punto. Non aveva mai provato brividi di piacere quando la toccava per lavarla; quindi si chiese se non fosse a causa di quel coso che aderiva appena alla sua pelle. Poteva essere un danno collaterale, o un malfunzionamento dell'artefatto; nulla che a lui in ogni caso piacesse.
Decise di andare a fare una visita al diavolo non appena avesse finito di lavarsi, per chiedere spiegazioni almeno su quella cosa; sapeva che non gli era permesso uscire, ma non aveva la minima intenzione di pagare il prezzo per un errore di quell'essere.
Gli venne per un attimo il dubbio che fosse a causa dei morsi di Hyp, ma accantonò subito l'idea; se davvero fosse stata colpa del suo veleno, allora la coda non sarebbe stata l'unico punto sensibile a provocargli quella reazione. E lui non sentiva nulla nelle altre zone colpite dal piccolo mostro.
Doveva perciò trattarsi di quello strano monile magico; in fondo lo sapeva, la magia era strana e piena di intrighi, e non gli era mai piaciuta, soprattutto se a pagarne le conseguenze era lui.
Cambiò posizione, cercandone una più comoda per appoggiare le braccia sul bordo della vasca e affondarci dentro la testa; riuscì ad ottenere l'effetto voluto, solo mettendosi in ginocchio. Non era una posizione scomoda, ma nemmeno una di quelle più rilassanti.
La coda, ormai libera dalle sue mani, aveva ripreso a muoversi inquieta dietro la sua schiena; segno che il suo proprietario era turbato per qualcosa. Sbatacchiava da una parte all'altra, senza però schizzare troppo l'acqua, che si stava man mano raffreddando.
Sospirò per l'ennesima volta, alzando poi la testa dal suo comodo rifugio, deciso a riprendere da dove si era interrotto; si bloccò a metà del gesto, incrociando un paio d'occhi scuri che lo fissavano curiosi.
Sussultò visibilmente, spargendo l'acqua da tutte le parti, e rischiando di bagnare l'altro.
« A cosa è dovuto quel sospiro? » Chiese curioso il moro.
« C- cosa cavolo ci fai qui? » Urlò Kreuz, cercando di coprirsi con la poca schiuma presente nella vasca.
« Ero venuto a svegliarti e a portare la colazione per te e il durag; ma non ti ho trovato nella stanza, così sono venuto a controllare che eri qua. »
« Ti assicuravi che non fossi uscito dalla stanza. » Precisò il demone assottigliando gli occhi.
« Precisamente. » Rispose il moro ghignando, facendo sbuffare l'altro.
« Non ce n'è bisogno. Non ho intenzione di disubbidire agli ordini, e quella cosa mi stanca a sufficienza da farmi passare qualsiasi voglia di cercare guai. Ma ho comunque intenzione di andare a parlare con il diav- ehm.. con il padrone. » Finì, correggendosi all'ultimo.
« A proposito di cosa? » Chiese sospettoso.
« Dell'affare che mi ha messo alla coda, sembra che mi stia dando dei problemi. »
« L'Ardet'sak? Strano... Non dovrebbe avere effetti collaterali... Cosa ti senti? » Kreuz arrossì prima di rispondere con un sussurro.
« ... »
« Non capisco se parli così piano. » Il demone se possibile arrossii ancora di più, alzando però appena la voce e fulminando con gli occhi l'altro.
« M.. ent..o ... no.... »
« Ti è così difficile alzare il tono di voce? » Rincarò il servitore.
« Mi sento strano! » Urlò infine Kreuz, ricevendo in cambio uno sguardo perplesso dal moro.
« Strano? In che senso strano? » Chiese ancora curioso e allo stesso tempo preoccupato. « Ti fa male da qualche parte? »
« No, non mi fa male nulla. Ma prima quando ho sfiorato quella cosa mi sono sentito strano. » Disse indicando l'Ardet'sak.
« In che senso strano? Spiegati meglio. »
« E' stato come un brivido freddo su per la schiena.. »
« Molto strano.. Non ne so molto in merito, quindi non posso esserne certo; ma dai libri che ho letto, il monile che hai alla coda non dovrebbe avere strane conseguenze. Magari sei stato troppo tempo in acqua. »
« Può essere. » Concluse in fretta il demone, non volendo continuare il discorso nonostante non fosse completamente convinto di quell'ipotesi. Non pensava che Vyras gli stesse nascondendo qualcosa, ma non poteva fidarsi di lui; era pur sempre un servitore fidato del diavolo.
« Allora aspetterò nell'altra stanza che tu finisca di lavarti, vedi di non metterci un'eternità. » Disse il moro alzandosi dal pavimento dove si era accovacciato per osservare meglio l'altro.
« Aspetta. » Kreuz lo scrutò per diversi minuti, rendendo l'altro un po' nervoso, prima di prendere una decisione.
« Potresti... sistemarmi i capelli? » Chiese quasi titubante.
« Sistem- intendi tagliarli? » Domandò stupito il moro.
« Si, tagliarli. Non sopporto che siano così incasinati, e da solo combinerei un disastro. Quindi, puoi...? »
« E io cosa ci guadagnerei in cambio? » Chiese sogghignando il moro.
« Cosa vorresti? » Domandò il demone.
« Dovrei rispondere ad una mia domanda senza mentire. » Replicò serio.
« Pensavo peggio. Ci sto'. » Acconsentì Kreuz.
« Non ho forbici a portata di mano. Ma potrei usare gli artigli per tagliarteli. »
« Non c'è problema. Solo, non farli troppo corti. Simili ai tuoi, ma preferirei che dietro restassero più lunghi rispetto al davanti. » Vyras annuì, capendo a cosa si riferisse il demone; aspettò che l'altro si girasse, ma non appena gli vide la schiena rimase a bocca aperta.
Un enorme ragno nero dalle otto zampe svettava imponente sulla schiena del demone; ai due lati della creatura due occhi vacui lo scrutavano accusatori, come se davvero riuscissero a vederlo.
Sapeva che il tatuatore era stato convocato dal padrone alcuni giorni prima, ed aveva anche immaginato che fosse venuto per il demone: ma non avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Il ragno aveva un significato ben preciso, e spesso veniva considerato un avvertimento per chi lo vedeva; in più gli occhi vacui messi ai lati, accentuavano quello che l'animale in se non diceva. Vyras rilasciò silenziosamente il respiro, mettendosi poi all'opera sui capelli del demone; spuntando appena le ciocche verdi, in modo da renderle quasi tutte della stessa lunghezza.
Chi diavolo era quel moccioso? Sapeva che il padrone voleva utilizzarlo per qualcosa, ma non aveva compreso appieno la sua importanza fino a quel momento. Quel ragno d'inchiostro non aveva dissipato i suoi dubbi, al contrario: ne aveva formati molti altri, e lui era sicuro che non avrebbe avuto presto le risposte a tutte le sue domande. Era così immerso nei suoi pensieri che sobbalzò impercettibilmente quando il demone si rivolse a lui.
« Quindi, a quale domanda devo rispondere? » Vyras ci pensò un po'.
« Come hai conosciuto il padrone? » Decise infine di chiedere; era interessato anche alle storie sul suo passato, ma al momento gli premeva di più scoprire da dove era iniziato tutto. Magari il demone avrebbe inconsciamente riposto ad alcune delle sue domande.
« Non mi va di ricordare come l'ho conosciuto. Ma penso di non avere alternative... » Sbuffò irritato Kreuz.
« Non c'è molto da raccontare; ero stato accusato dai sovrani per una cosa che non avevo commesso, e mi sono rivolto al diavolo per essere scagionato dalle accuse. Contavo di pagare il debito una volta completato il mio incarico, ma i miei piani sono stati stravolti dagli eventi; ed ora, eccomi qui. » Concluse.
« Non hai raccontato granché. Spiega nel dettaglio. Per cosa sei stato accusato? Quali eventi sono cambiati? Qual'era il tuo incarico? » Chiese ancora il moro.
« A cosa ti servirà saperlo poi... »
« Un patto è un patto. »
« Va bene, va bene. Sono stato accusato di tradimento; stavo trasportando un uovo di durag dentro la città, dovevo consegnarlo ad un tale - di cui non ricordo il nome - ad una certa ora, ma sono stato catturato dalle guardie. Non so come abbiano fatto a sapere del mio carico, ma evidentemente tra le fila dell'acquirente ci deve essere stata una fuga di notizia. Avevo avuto degli strani incontri durante il viaggio, ma non ci avevo fatto caso fino a quel momento, ma ormai era troppo tardi. Inutile dirti che con il mio carico non avevo molta libertà di manovra, e fui catturato. Una volta arrivato a palazzo sono stato portato in una cella, e li ho richiesto del tuo padrone. Abbiamo discusso dei termini dell'accordo, e ho firmato il contratto, stipulando così il patto con lui. Hai finito? » Chiese, interrompendosi dal raccontare.
« Quasi, non ti muovere. E poi? » Kreuz sbuffò, quella parte del racconto gli piaceva ancora meno.
« Durante il processo, il diavolo per dimostrare la mia innocenza a quei sovrani smidollati ha distrutto la mia missione; frantumando l'uovo e affermando che non era realmente la cosa per cui venivo accusato. Quegli incapaci se la sono bevuta e io sono stato prosciolto da ogni accusa, ma ho ricevuto comunque una punizione per averli “scomodati inutilmente”. » Ringhiò frustrato, finendo il suo racconto.
« In che senso “ se la sono bevuta”? » Domandò confuso.
« Non so come abbia fatto. Ma sono certo di quello che stavo trasportando, e lo sanno tutti che le uova di quelle bestiacce non si rompono così facilmente. » Affermò sicuro il demone.
« E poi sei stato portato qui. » Finì per lui il servitore.
« Esattamente. » Confermò.
« Ho fini- »
Un versetto acuto li fece girare entrambi verso la porta, Hyp era sulla soglia e fissava Vyras con uno sguardo poco amichevole: la piccola coda era incurvata sopra la sua schiena, formando un arco che all'apparenza doveva sembrare minaccioso, ma che al contrario la rendeva abbastanza comica, nonostante la sua fosse una chiara posizione d'attacco.
Kreuz vedendola si mise a ridere, non riuscendo a trattenere l'ilarità; ricevendo dal moro uno sguardo confuso, che al contrario occhieggiava la piccola creatura con crescente tensione. Non pensava che avesse già il veleno nel corpo, ma non ne poteva essere certo, e sicuramente non voleva sperimentarlo sulla sua pelle.
« Vyras ti vuoi allontanare un attimo? » Gli chiese il demone, sempre senza smettere di sghignazzare.
Il servitore ubbidii senza protestare, e si posizionò il più lontano possibile da entrambi; subito vide la posa del mostro diventare meno tesa, ma non abbassò la guardia, e lo stesso valeva per Hyp, che continuava ad osservarlo astiosa dalla sua posizione.
« Hyp vieni qui. » La richiamò Kreuz, attirando subito la sua totale attenzione.
« Che hai intenzione di fare? » Chiese sospettoso, vedendo il piccolo mostro avvicinarsi alla vasca felice.
« Avevo già in mente di farle il bagno, ma non volevo svegliarla. Questa rompiscatole mi ha tenuto in piedi tutta la notte, quindi volevo godermi il più possibile l'acqua calda, prima di ricominciare a badare a lei. Vero piccolo mostro? » Rispose calmo il demone; rivolgendosi poi a Hyp, mentre la prendeva in braccio in modo da farle vedere l'acqua presente nella vasca.
Il mostriciattolo guardò male per un po' quella strana cosa trasparente, ma vedendo che la sua “mamma” ci era immersa senza subire strane conseguenze, allungò la coda per capire di cosa si trattava.
Una volta appurato che non era nulla di pericoloso, emise un versetto entusiasta in direzione del demone, che la depositò sulle sue gambe, proprio a filo dell'acqua.
« Ti aspetto dell'altra stanza. » Comunicò Vyras, uscendo velocemente dalla stanza, sotto lo sguardo sospettoso di Hyp.
« Va bene. Arriviamo tra poco, giusto il tempo di levarle quello schifo di dosso. »
****
« Mi avete chiamato padrone? » Domandò il rosso, chiudendo la porta dello studio dietro di lui, inchinandosi poi rispettosamente; i lunghi capelli rossi, per una volta non fermi dalla treccia, gli caddero ai lati del volto, creando una barriera di fili scarlatti tra i due.
« Di a Mahan ed a Vyras di farsi trovare nella stanza delle torture tra venti minuti. » Ordinò il diavolo ad Antharèss, il quale approfondii ancora di più l'inchino e si congedò.
« Come desiderate padrone. »
L'angolo di Sèlìs Talì:
Salve a tutti! Sono come al solito in ritardo... non linciatemi! * Guarda tutti con occhi luccicanti.*
Se siete arrivati fino alla fine di questo capitolo, mi inchino a voi, e vi ringrazio infinitamente. * Si inchina*
Allora, come vi sembra il capitolo?? È inutile? Noioso? :D
Ringrazio la Nelith <3 Perché mi ha corretto quelle stupide ripetizioni. *-* Io non le vedo! Com'è possibile??? Tesoro grazie! <3 (Anche per il resto..) xD
Qua sotto metto un disegno “approssimativo” del tatuaggio di Kreuz... Fatemi sapere se anche voi ve lo eravate immaginate/i così! :D
Al prossimo capitolo!!! * Si inchina ancora*
* Il ragno è davvero abominevole... ma sono incapace di disegnare...*
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Capitolo 18 *** 18 ***
18#
Il dolore che gli procuravano le ferite era intenso, ma lui cercò di non badarci. Le catene tintinnavano ai suoi polsi, impedendogli di piegarsi su se stesso in modo da appagare quell'insensato bisogno di mettersi in posizione fetale. Sentiva la pelle della schiena tirare in modo doloroso, e percepiva ogni sua cellula del suo corpo in funzione, prosciugandogli le energie nel tentativo di risanare i tessuti lacerati.
Spostò lo sguardo alla sua destra per controllare in che condizioni versava Mahan, che da molto tempo aveva smesso di muoversi e gemere di dolore; con lei il padrone non era stato delicato come con lui, la sua responsibilità era maggiore, e cosi anche la pena per aver fallito il suo compito. Aveva resistito per parecchio tempo sotto i colpi della frusta di energia, cercando di non urlare; sapeva bene che il diavolo non tollerava una simile debolezza da parte loro, ma ad un certo punto era collassata non riuscendo a sopportare oltre, scatenando così la sua furia.
Lui era rimasto in silenzio, non osando proferire verbo ma sperando inconsciamente che non la uccidesse, pregarlo sarebbe stato non solo inutile, ma anche contro producente, quindi si era limitato ad osservare.
Sibilò appena tra i denti sentendo una nuova fitta più dolorosa delle altre; sperava che il padrone non lo avesse sentito, ma non fu cosi fortunato. La nuova sferzata lo colpi sulla guancia sinistra, facendolo sussultare appena; subito il sangue scuro iniziò a fuoriuscire dalla carne aperta, nonostante questa si stava già lentamente rimarginando.
« Hai detto qualcosa Vyras? » gli chiese glaciale il diavolo.
« No, padrone. » riusci a rispondere con voce ferma.
« Sono molto deluso da te. »
« Non accadrà più padrone. » Rispose sommessamente; non avrebbe implorato suo perdono e non provò nemmeno ad accampare qualche scusa passando la colpa ad altri, non era quello che il padrone si aspettava da lui.
« Sarà meglio. Ora liberati, e porta quell'incapace fuori dalla mia vista. La cena al demone e alla creatura la porterà Erelày questa sera, ma domani mi aspetto che tu riprenda i tuoi compiti. »
« Sarà fatto padrone. » Disse, osservando la schiena del diavolo sparire dietro la porta di pietra.
Non appena sentì la porta di appal scattare pesantemente contro la serratura, rilasciò il fiato che aveva trattenuto nei polmoni quando il padrone gli aveva rivolto quelle parole sarcastiche; per poi fare quello che gli era stato ordinato.
Fece forza con le braccia, tirando a se le catene che stridettero a quel trattamento per poi frantumarsi ai suoi piedi. Strappò gli ultimi due anelli dai polsi e il massaggiò delicatamente, cercando di riattivare la circolazione; non aveva alcun segno sulla pelle, ma sentiva le braccia intorpidite dalla posizione in cui erano state per lungo tempo.
Dovevano essere passate diverse ore da quando erano stati rinchiusi li dentro, ma sicuramente non un giorno intero; il diavolo si era interrotto diverse volte durante la loro punizione, abbandonando le segrete per motivi a lui ignoti, ma era sempre ritornato in un lasso di tempo relativamente breve.
Sospirò, facendo scricchiolare le ossa delle spalle e del collo, girandosi poi verso il corpo privo di conoscenza di Mahan; si era meritata la punizione, così come lui si era meritato la sua, ma contrariamente a quello che pensava lui, lei non sarebbe stata d'accordo con quell'affermazione. Sicuramente una volta sveglia, avrebbe iniziato a lanciare improperi e maledizioni non molto femminili verso Kreuz, accusandolo di qualsiasi cosa le venisse in mente.
Sarebbe stato inutile da parte sua cercare i farla ragionare; quando quella testa dura si metteva in testa qualcosa era difficile se non impossibile farle cambiare idea, quindi non ci avrebbe provato nemmeno. Sperava solo che non iniziasse una seconda volta ad accusarlo di tradimento; le dicerie sul suo conto non si erano mai estinte del tutto, nonostante il passare degli anni, e non gli sarebbe stato di nessuna utilità crearne altre, soprattutto se totalmente false e pericolose.
Un'accusa del genere non sarebbe stata presa alla leggera, e se fosse arrivata alle orecchie del padrone, nessuno di loro avrebbe passato dei bei momenti.
Tutti conoscevano la pena dei traditori.
E il padrone riusciva sempre ad ottenere quello che voleva, in un modo o nell'altro; nonostante in questo caso non ci fosse nulla da scoprire.
Strappò le catene dai polsi della sorellastra, e se la caricò sulle spalle, diretto verso le loro stanze.
Sarebbe stata una lunga notte.
*****
Kreuz aveva passato la mattina a leggere i libri che gli aveva lasciato Vyras la sera prima; stando però attento ad ogni movimento del durag, che non aveva fatto altro che saltellare e svolazzare incessantemente da ogni parte della stanza, cercando di attirare la sua attenzione. Nonostante la costante distrazione causata dalla piccola creatura, aveva appreso molte cose riguardo quegli esseri pericolosi; una di queste erano le loro abitudini alimentari.
Aveva infatti notato la titubanza di Hyp, verso quello che c'era nel vassoio con la colazione. Al contrario suo, il piccolo mostro non si era tuffato sul suo pasto, sbranandolo con voracità; ma lo aveva osservato a lungo, valutando se mangiarlo o meno.
Si era poi pazientemente seduto affianco al piatto messo sul pavimento ed aveva alzato la testa nella sua direzione, muovendo incessantemente la piccola coda dietro il suo corpo, ed aspettando che lui gli rivolgesse tutte le sue attenzioni.
Lui al contrario aveva cercato di non badarci, sperando che quella iniziasse a mangiare la sua colazione senza fare troppe storie, ma Hyp non si era fatta intimorire dal suo comportamento e si era anzi protesa sulla sua gamba, iniziando a graffiarlo con le piccole unghie, cercando di arrampicarsi, ed emettendo al contempo dei versetti sempre più acuti.
Kreuz l'aveva guardata con un misto di esasperazione e rassegnazione assieme, ma alla fine aveva ceduto ai suoi guaiti e messa sul tavolo proprio affianco al suo piatto. Il durag aveva quindi preso a girare su se stesso come impazzito, esprimendo così la sua felicità, per poi tornare a osservare la sua mamma in attesa che gli desse lei stessa di che nutrirsi.
Ci era voluto un po', ma alla fine il demone capì quello che il piccolo mostriciattolo gli stava chiedendo, e sospirò rassegnato. Guardò un'ultima volta il cibo che aveva nel piatto e allungo una mano prendendo un piccolo pezzo di carne, allungandolo poi verso Hyp, che non si fece aspettare e lo addentò con voracità, rischiando quasi di staccargli un dito.
« Ehi, stai attenta mostriciattolo. » Aveva puntualizzato infatti il demone ringhiando, continuando però a dargli piccoli pezzi di carne; ricevendo in cambio un versetto giocoso da parte del durag.
Una volta terminata la colazione, si erano entrambi spostati sul grande letto a baldacchino; e mentre Kreuz sfogliava interessato quei vecchi libri ammuffiti, dopo essersi sdraiato sulle soffici lenzuola, Hyp aveva tormentato per parecchi minuti la sua povera coda scura, per poi acciambellarsi al suo fianco, senza però addormentarsi.
Le aveva grattato distrattamente la schiena mentre era concentrato nella lettura, beandosi nel frattempo del suo basso gorgoglio soddisfatto; dovevano piacergli molto quei grattini.
Quel suono rassicurante ebbe un effetto soporifero sulle loro membra stanche; la prima ad addormentarsi fu Hyp, che si raggomitolò più strettamente al suo fianco, nascondendo la piccola testa sotto la coda. Anche il demone non riusci a resistere a quel dolce richiamo, e nonostante fosse immerso nella lettura di un libro particolarmente interessante, cedette al sonno poco dopo, abbandonando la testa sulle fredde pagine ingiallite.
Un rumore proveniente dalla porta lo svegliò, facendolo sobbalzare appena; sentì poco distante da lui il mugolio infastidito di Hyp, ma non se ne curò, preferendo guardarsi attorno alla ricerca del rumore. Quanto tempo era passato? Si era addormentato, non ci voleva.
Una veloce occhiata alla finestra gli confermò l'ora ormai tarda, ma nonostante avesse dormito per quasi tutta la giornata, quel senso di sonnolenza non voleva proprio lasciare le sue membra. Sbadigliò e si alzò dal letto, dirigendosi verso la porta per controllare se effettivamente qualcuno avesse bussato o se il tutto era stato orchestrato dalla sua mente per rovinargli il sonno.
« Ce ne hai messo di tempo demone. » Kreuz quasi ringhiò sentendo quella voce fastidiosa; quel tipo davvero non lo sopportava. Si spostò di lato per farlo entrare, nonostante il suo istinto gli dicesse di chiudergli la porta in faccia e tornare a letto; e l'altro non si fece attendere, varcando la soglia con sicurezza per poi posare i due vassoi con la cena sul tavolo.
Il demone si aspettava che l'altro se ne andasse subito dopo aver svolto il suo compito, ma il rosso non pareva intenzionato ad andarsene; fissava anzi, un punto preciso sul letto. Subito un senso di protezione si fece largo nel petto di Kreuz, che reagì d'istinto e si frappose tra i due, interrompendo così l'attenta valutazione del rosso, che non gradì affatto quel gesto.
« Se hai finito potresti anche andartene, vorrei tornare a dormire. » Gli ringhiò quasi dietro il demone.
« Oh, il povero piccolino vuole dormire. Come mi dispiace, ho per caso interrotto il suo sonno di bellezza, principessa? » Gli domandò sarcastico il rosso.
« Quello lo lascio a te spaventapasseri, ne avresti un enorme bisogno. » Gli sibilò in risposta.
« Non sono io quello ad assomigliare ad un'erbaccia. »
« Che fine ha fatto Vyras? Non lo vedo da questa mattina, ed ero certo che il diavolo avesse affidato a lui il compito di portare i pasti alla creatura, non certamente a te. »
« Il padrone non accetta i fallimenti. »
« Che cosa vorresti dire con questo? »
« Non credo siano affari tuoi, demone. » Finì il rosso per poi lasciare la stanza sotto lo sguardo furioso di Kreuz.
Il demone ignorò completamente la cena e tornò verso il letto, infilandosi questa volta sotto le calde coltri, portando con se Hyp. Non aveva per nulla fame; aveva solo sonno, tanto sonno.
****
Il suo corpo era bollente come non lo era mai stato, ogni cellula dentro di lui era infiammata e gridava in protesta alla più piccola contrazione muscolare che compiva inconsciamente. Non capiva cosa gli stava succedendo, sapeva solo che doveva andare, doveva trovarlo.
Attorno a lui c'era solo oscurità, e nemmeno gli occhi del dio che vedeva risplendere sopra la sua testa riuscivano a penetrare quella spessa cortina di buio che lo avvolgeva. I suoi piedi percorrevano senza esitazione una strada a lui sconosciuta. Dove stava andando? Chi stava cercando così disperatamente?
Non vedeva nulla di quello che lo circondava, ma riusciva appena a percepire quello che aveva attorno; l'umidità della terra sotto i piedi, il leggero venticello che gli scompigliava i capelli. Quelle sensazioni riuscivano a calmarlo ed inquietarlo allo stesso modo, si trovava in un bosco? Per quale motivo? Come aveva fatto ad arrivarci?
Troppe domande, e nessuno che gli desse le ripose che cercava. Gli sarebbe bastata anche una luce, una piccola e microscopica luce; giusto per capire dove si trovasse. Era ancora nelle terre del diavolo? E Hyp?
Come ad esaudire il suo desiderio un raggio lunare riuscì a perforare quell'oscurità, illuminando appena il suo cammino; sembrava indicargli la strada da percorrere. Camminò ancora a lungo immerso nelle tenebre, seguendo fiducioso quel raggio di luna, fino a quando non oltrepassò una qualche barriera magica; non era riuscito a vederla, ma ne percepiva il potere tutto attorno a se. Poco dopo una luce intensa invase il suo campo visivo, e lui fu costretto a coprirsi gli occhi con un braccio per ripararsi da quel bagliore; sentiva come una sensazione di déjà vu, ma non ebbe il tempo per ricordarsi dove avesse già vissuto una cosa simile, che la luce si ritirò pian piano, fino a rimanere un pallido ricordo di quello che era.
Aspettò che i suoi occhi si abituassero a quel nuovo tipo di oscurità, ma non dovette attendere molto. Ora riusciva a vedere il luogo dove si trovava; un cerchio di folti alberi circondava un piccolo specchio d'acqua, nel quale un essere dai lunghi capelli neri era immerso. O erano argentei? Non riusciva a capire da quella distanza, e la luce lunare giocava con quel corpo candido splendidamente, mandando riflessi tutti intorno alla sua persona rendendola eterea.
Rimase incantato a fissare quella splendida figura, non riuscendo a muovere un passo nel timore di vederla scomparire.
Quella si girò nella sua direzione, forse percependo l'avvertimento della barriera o semplicemente la sua presenza in quel luogo; il demone non riusciva a vede i lineamenti del viso, ma sapeva per certo che quell'essere meraviglioso era un maschio. Dentro d lui percepiva come un senso di riconoscimento, ma non ricordava di aver mai visto una creatura tanto bella prima d'ora.
L'essere nello specchio d'acqua allungò una mano nella sua direzione, invitandolo ad avvicinarsi di più; ma lui era paralizzato li dov'era; non credeva di riuscire a muovere un muscolo fino a quando non vide l'essere avvicinarsi sempre di più. Ma non era quella creatura a muoversi, era lui.
I suoi piedi si erano mossi di loro volontà come era successo non molto tempo prima; allora, era da lui che lo stavano conducendo. Aveva fatto tutta quella strada per lui.
Per quale motivo?
Ora erano a pochi passi l'uno dall'altro, entrambi immersi fino alla vita nell'acqua; e se solo avesse alzato una mano avrebbe potuto toccarlo, ma il suo corpo era diviso in due. Da una parte avrebbe voluto toccarlo, stringerlo tra le braccia e non lasciarlo più andare; mentre dall'altra voleva solo girarsi e scappare via.
A quale delle due sensazioni avrebbe dovuto dare ascolto?
Non ebbe il tempo di scegliere; la creatura allungò una seconda volta la sua candida mano, per poi appoggiarla sulla sua guancia, facendo scorrere un dito sulla sua pelle. Il suo corpo si mosse per l'ennesima volta da solo, assecondando quei movimenti e osando anche di più. Le loro labbra collimarono senza alcuna difficoltà, unendosi in un bacio umido e caldo; le lingue di entrambi si cercarono senza alcun indugio, iniziando subito una lotta per la supremazia che ad entrambi non interessava conquistare. Kreuz gli passò le braccia intorno al collo - stando attento ai lunghi capelli dell'altro - aiutandosi a mantenere l'equilibrio, in quanto quell'essere bellissimo era più alto di lui di alcuni centimetri; non aveva nessuna intenzione di mollare la presa e lasciarlo andare, stava troppo bene tra quelle braccia e l'altro non pareva altrettanto intenzionato a liberarsi dalla sua stretta.
La coda si muoveva dietro di lui, facendo increspare l'acqua limpida; ma nessuno dei due ci badò, troppo presi dal bacio. I loro corpi erano completamente a contatto, ma c'era la fastidiosa barriera dei vestiti a separarli da quello che davvero bramavano entrambi, ma non passò molto che anche quella scomparve.
Dovettero interrompere momentaneamente il bacio per sfilare la maglia al demone, cosa che causò un mugolio da parte di Kreuz che fece sorridere l'altro; non lo vide realmente sorridere, ma immersi in tutto quel silenzio riusciva quasi a percepire le emozioni della creatura che gli stava di fronte. Data la vicinanza gli sembrava di aver sentito un piccolo versetto provenire dal moro, così come il leggero contrarsi dei muscoli del torace: ma poteva anche esserselo immaginato, nonostante al momento non era la cosa che gli premesse constatare di più. Una volta libero dell'indumento che li aveva separati, si rituffò su quelle dolci labbra; drogato dal sapore e dalle sensazioni che scaturivano in lui.
I pantaloni fecero in fretta la stessa fine della maglia, e galleggiarono sul pelo dell'acqua poco distanti da loro; ma Kreuz non era interessato alla loro sorte, completamente soddisfatto di essere nudo e completamente a contatto con quel corpo meraviglioso.
I loro sessi presero a strofinarsi l'uno contro l'altro, come i rispettivi proprietari, che se solo i due si fossero staccati un momento per poi abbassare lo sguardo su ciò che stava succedendo nelle retrovie, li avrebbero visti spuntare dall'acqua rossi e lucidi di eccitazione.
Vennero contemporaneamente fin troppo in fretta per i loro gusti, gemendo il loro piacere nella bocca dell'altro. Si separarono di malavoglia una seconda volta in cerca d'aria, senza però allontanare più di tanto i loro corpi, beandosi di quella vicinanza.
Il demone alzò lo sguardo nella speranza di far incontrare i loro occhi, ma rimase deluso, e gemette il suo disappunto affondando la testa nella spalla dell'altro, che lo strinse maggiormente a se.
« Voglio vederti. »
L'angolo di Selìs:
Ok ok... So che volete ammazzarmi.. immagino anche il motivo.
Ma io vi auguro comunque un Buon? ( Orrido) Natale! E vi avviso che partirò per una destinazione a voi ignota ( Piena di canguri e cangconigli ) Per sfuggire alle vostre minacce di morte sotto atroce sofferenza.
Che dire.. Dai.. non avete aspettato molto? x°D ( Rispetto ai miei standard) Poi ora ho pure iniziato a lavorare, quindi scrivere diventa il miraggio nel deserto. Ma penso sempre a voi.. povere anime semplici ( Munite di forconi e fruste) che aspettano con trepidante? Attesa i miei aggiornamenti... ( Certo, l'importante è che ci credo. )
Comunque! Che ne pensate di questo capitolo? Chi è il misterioso individuo di cui non si conosce il volto?
Fatemi sapere!!
Vi auguro ancora un buon (macabro) Natale, e visto che non credo di riuscire a postare prima dell'anno new, BUON ANNO NUOVO!! ( E speriamo che i Maya ci azzecchino questa volta!) x°D
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