Padre di famiglia

di Aoimoku_kitsune
(/viewuser.php?uid=131537)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La domanda che ti devi porre è : chi sei tu? ***
Capitolo 2: *** Il mondo sta andando sotto-sopra ***
Capitolo 3: *** Occhiatina ***
Capitolo 4: *** Domande senza risposte ***
Capitolo 5: *** Spazio tempo ***
Capitolo 6: *** Non posso cambiare il futuro, nee-san. ***
Capitolo 7: *** -Facciamo un patto! ***
Capitolo 8: *** Come lancette dell'orologio ***
Capitolo 9: *** L'altra riva ***
Capitolo 10: *** Luce ***
Capitolo 11: *** Il tempo passa troppo in fretta quando si è felici! ***
Capitolo 12: *** Arriverà la fine. ***



Capitolo 1
*** La domanda che ti devi porre è : chi sei tu? ***



Padre di famiglia
Non sciupare la cosa più bella della tua vita solo perché ora non sai esattamente chi sei.

Man mano che il sentiero si inerpicava sempre più in alto, le rocce cominciarono a prendere il posto della terra offrendo agli alberi sempre meno possibilità di metterci radici, e nel volgere di poco tempo gli unici vegetali che videro furono degli alberelli dai rami contorti che sbucavano delle rocce. Le dimensioni ridotte permettevano a quelle piante di evitare che il vento le sradicasse dai loro precari ancoraggi.
Continuarono a camminare su quel terreno roccioso.
Sasuke fissò oltre la corona di montagne che si stagliavano davanti ai suoi occhi spenti.
Oltre, la guerra si abbatteva  furiosa sulla terra, troncava le vite degli uomini che combattevano per la loro libertà. Distruggeva speranze e sogni.
Alzò appena il capo puntandolo al cielo plumbeo, dove le nuvole cariche di pioggia iniziavano ad unirsi su un punto a caso.
Deglutì, voltandosi verso i compagni.
Suigetsu sedeva scomposto sulla roccia alla destra del sentiero, mentre Jugo fissava il cielo, la fronte aggrottata, come se stesse pensando.
-Ci fermiamo qui.
Mormorò, indicando la caverna poco lontano da lì.
L’albino fissò il moro mentre si alzava e si stiracchiò.
-Vuoi riposarti prima del divertimento?
Ghignò, afferrando la spada che faticosamente aveva ritrovato.
Uchiha si avviò, spegnendo il cervello e allontanandosi da loro, nel bosco, sotto gli sguardi dei due ragazzi.

Solo, quando la luna toccava già il cielo e la calma si era diffusa intorno a lui, Sasuke riuscì a percepire i rumori della battaglia.
Aveva visto anche un bagliore bianco, seguito da un botto poco lontano da lì che per pochi secondi gli aveva spezzato il fiato.
Non sapeva cosa stava succedendo.
Non pensava a cosa avrebbe fatto una volta arrivato lì.
Dentro di lui erano cambiate così tante cose dopo che aveva rivisto Itachi. Aveva lo stomaco contratto, le spalle tese che gli mandavano un fastidioso dolore ai nervi e la gola chiusa.
Prima era sicuro di tante cose, ma ora si sentiva solo in balia degli eventi.
Era cresciuto troppo presto. La sua infanzia era stata spazzata via dal sangue e dal dolore.
Chiuse gli occhi respirando profondamente e sentì il corpo leggero, come se stesse fluttuando in quella radura.
Quel giorno sarebbe stato la Vigilia. Poi, quello dopo Natale.
Perché gli ritornava in mente in quel momento?
Da quanto tempo non pensava al Natale?!
Chiuse gli occhi.
Solo, si rese conto di esser veramente stanco di tutto; della sua vita di merda che sembrava non finire mai.
Sentì dei passi poco lontano da lui e si voltò, fissando gli alberi che si intricavano tra loro, spogli e nudi, dipingendo un paesaggio freddo.
I passi continuarono ad avanzare verso di lui, calmi, ritmici come il battito del suo cuore.
Spostò la mano sulla spada, stringendo il manico rettangolare.
Aspettò.
Poi lo vide.
Avvolto in una tunica nera, un uomo avanzava verso di lui. Il viso era celato alla sua vista da un cappuccio ampio e largo. Il tessuto vorticava nel vento che accompagnava quella figura.
Sospirò un alone freddo che si condensò nel vuoto.
Sasuke spalancò appena gli occhi quando avvertì un abbassamento della temperatura all’improvviso.
La figura avvolta in un alone di mistero si fermò a pochi passi da lui, silenzioso e rilassato.
Il ragazzo lo fissò allungo, aspettando qualcosa che nemmeno lui sapeva.
-Uchiha… Sasuke.
La voce dell’uomo risultò roca e bassa, fredda e indifferente ma con una nota di schermo nella voce.
Il moro irrigidì tutti i muscoli, pronto a scattare a qualsiasi movimento di quella persona.
Il volto del giovane non tradiva alcuna emozione e continuò a fissarlo.
-Cosa vuoi e chi sei?
La voce di Sasuke era profonda, ma benché avesse un tono quasi amichevole, la minaccia insita in essa era letale come una lama affilata.
Da sotto il cappuccio, le labbra dell’uomo si stirarono in un ghigno divertito.
-La vera domanda che ti devi porre è : chi sei tu?
Sasuke strinse le labbra.
-Ti manda Tobi?
Una risata si sparse nella valle.
-Oh… Sasuke…
Il moro vide come l’uomo scosse il capo.
-No… mi manda qualcun altro, che per ora non ti è dato sapere.
Mormorò.
-Comunque… non distraiamoci in altri sproloqui inutili.
Scosse la mano davanti a lui in un gesto lento, come se volesse cacciare qualcosa.
-Questa notte riceverai una lezione…
Gli disse l’uomo davanti a lui, celato dalla cappa scura.
-Preferirei di no.
Mormorò Sasuke, stringendo le palpebre e sfilando la lama dal fodero lentamente.
Da sotto il cappuccio l’uomo ghignò, scuotendo il capo, provando pena per il ragazzo davanti a se.
-Perché ti ostini ancora a seguire la corrente?
Soffiò lento, fissandolo.
Calò un silenzio surreale, disturbato solo dal rumore ovattato della guerra che si stava combattendo poco lontano.
-Cosa ti serve Sasuke?
-Non ho bisogno di niente…
Ribatté acido.
Gli si formò uno strano magone alla gola, e lo stomaco gli si strinse fastidiosamente. Stava mentendo.
Ormai la sua vita era basata solo su menzogne, e perché non mentire anche a se stessi?!
-Ah, no?!
Ghignò l’uomo, spalancando appena le palpebre da sotto al cappuccio.
-Ricordati solo che sei tu che lo hai voluto.
Mormorò poco dopo, ridacchiando divertito, sparendo in un mulinello d’aria davanti a Sasuke.
Il ragazzo fissò la radura intorno a loro con lo sharingan, non trovando tracce dell’uomo.
Le parole di quell’uomo gli riverberarono nella testa fino al ritorno alla caverna calda dal piccolo fuoco acceso.
Sorpassò i compagni con le labbra strette e si sedette appoggiando la schiena alla parete umida.
Guardò il vuoto finché non cadde in un sonno tormentato.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il mondo sta andando sotto-sopra ***


Il mondo sta andando sotto-sopra

I raggi del sole del nuovo giorno stavano riscaldando il viso di Sasuke che, stranamente a quanto si aspettava dalla posizione scomoda in cui si era addormentato, non voleva svegliarsi.
Sotto al copro sentiva un tepore nostalgico di un letto comodo, quasi conosciuto.
Aggrottò le sopracciglia e sospirò.
Facendolo, si accorse di un peso allo stomaco che gli rendeva difficile il respiro.
Mugugnò, aprendo lentamente le palpebre e fissò il… soffitto?
Spalancò gli occhi, cercando di alzarsi.
Vedendo che non riusciva in un impresa così semplice per uno shinobi, fissò verso il basso, sbarrando gli occhi al capo biondo che gli si stagliò davanti.
Comodo e scomposto come solo Naruto sapeva fare, il ragazzo abbracciava la vita di Sasuke, stretto, mentre teneva in una morsa di ferro le gambe del moro tra le sue, e il capo appoggiato mollemente sul suo stomaco.
Sasuke strinse le coperte sotto alle mani, sentendone la morbidezza e il calore che emanavano.
Stava sognando?
Era ancora uno stupido scherzo della sua mente?
Allungò una mano verso la chioma bionda.
Naruto si mosse e come se cocesse, Sasuke ritirò il braccio, portandoselo al petto.
Il ragazzo sopra di lui si voltò, pronto a svegliarsi e Sasuke si ritrovò a fissare scioccato il viso del ninja.
Naruto era cambiato.
Ed era impossibile che una persona potesse cambiare così tanto in quei pochi mesi di lontananza.
Il viso di Naruto era più maturo, più adulto. Le sopracciglia ricordavano il profilo delle ali di un predatore in volo. Le labbra erano come un tempo, forse, quella superiore era più piena.
Il viso, anche se aveva tenuto tratti inconfondibili come le cicatrici sulle guance, era affilato, meno tondo di quando si ricordasse.
Naruto sospirò e aprì gli occhi che puntò fin da subito in quelli di Sasuke.
Quello sguardo era così intenso che Sasuke rischiò di dimenticare chi fosse. Si sentiva come se fosse sempre stato parte di lui, come se avessero sempre condiviso gli stessi bisogni.
Lui continuò a fissarlo.
Poi un sorriso dolce si affacciò sul quel viso e Naruto si alzò, tenendosi su un braccio.
Sasuke fissò a rallentatore come Naruto si avvicinò a lui e socchiuse appena gli occhi, porgendogli le labbra.
Che diamine stava accadendo?
Spalancò gli occhi e con un gesto improvviso scaraventò lontano da lui Naruto che rimbalzò sul letto, fissando scioccato il moro che si alzava.
-Che diamine… Hai le tue cose?
Sbraitò il biondo, furioso mentre si alzava anche lui, mostrandosi con indosso una maglietta larga nera e le gambe nude.
Sasuke deglutì, guardandosi le mani.
Perché la distanza dal suolo si era intensificata?
Sentiva il suo corpo diverso, come se non fosse realmente il suo.
Sentì Naruto sbuffare e voltarsi verso l’armadio, afferrando un cambio.
-Tsk… ma guarda te. Uno cerca di dare il buongiorno al proprio compagno e si ritrova a gambe all’aria.
Borbottò, afferrando con stizza un pantalone e una felpa.
Sasuke guardò Naruto scioccato e con le palpebre spalancate.
-Ch… compagni?
Naruto appoggiò le mani sui fianchi, sporgendosi appena in avanti.
-Per caso ieri ti sei ubriacato? Siamo sposati, bastardo.
Ringhiò, mostrando la mano con l’anello.
Sasuke indietreggiò.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, dalla porta della camera spuntò una bambina bellissima.
I capelli erano dei boccoli lunghi e neri, e ricadevano sulla schiena in un movimento veloce come i saltelli felici della creatura.
Gli occhi vispi puntarono Sasuke e la bambina sorrise.
-Tousan… oggi c’è il primo giorno di accademia…
Strillò contenta, correndo verso il genitore, abbracciandogli le gambe.
Il corpo del moro si tese e guardò verso il basso.
Aveva capito bene?
Quella bambina lo aveva chiamato… papà?
-Scusate… Mika mi è scappata all’improvviso.
Ridacchiò un uomo al di là della porta.
Naruto ricambiò con un sorriso, scuotendo appena il capo, mentre Sasuke si sentì mancare il terreno sotto ai piedi.
-Ehi, hai per caso visto un fantasma, otoutoo?!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Occhiatina ***


Occhiatina

-Otoutoo, hai visto un fantasma?
Itachi sventolò la mano davanti al viso cinereo del fratello. Sasuke era rimasto rigido come una statua per cinque minuti buoni a fissare come un ebete il viso invecchiato di Itachi.
Sentiva solo la pressione alle gambe della stretta della bambina, i risolini di Naruto mentre si cambiava tranquillo e le parole ovattate di Itachi davanti al suo viso.
Sentiva la testa vorticare frenetica e i pensieri che aveva in mente dissolti come sabbia nell’acqua.
Era accaldato e confuso.
Le parole gli si erano bloccate in gola e il cuore nel petto aveva preso un ritmo frenetico e convulso.
Le mani gli prudevano.
Naruto, accortosi dello stato d’animo del compagno gli si era avvicinato lento, così come il fratello, e aveva allungato una mano al capo di Sasuke.
Fece passare in un movimento lento la mani nei capelli serici del moro che calmò il suo respiro, guardandolo.
Perché sotto quella mano, Sasuke si sentiva calmo e provava un senso di affetto estremo?
Fece un passo indietro, guardando con occhi larghi i due e staccò a forza la bambina dalle gambe che lo guardò curiosa.
Prese un grosso respiro e si dissolve davanti agli altri, scappando da quella casa.
Non seppe per quanto tempo saltò tra le case di Konoha, ma si ritrovò nei campi di allenamento con il fiatone e lo stomaco pesante.
Scosse il capo e strinse gli occhi.
Svegliati.
Era uno sonno, sicuramente.
Itachi era morto.
Era stato lui a… ucciderlo.
Era scomparso davanti a lui in mille luci bianche nel covo di Kabuto, dopo la risurrezione.
Naruto….
Scosse il capo furiosamente, afferrandosi i capelli tra le mani.
… compagni.
No. Impossibile.
Aveva soppresso quei sentimenti. Era riuscito a cancellarli.
Non provava più niente per il suo ex compagni di team.
Quando lo aveva lasciato indietro, quattro anni fa, steso sotto la pioggia, si era ripromesso di troncare ogni legame con Naruto. Perché la sua mente gli stava giocando questi scherzi, proprio la notte prima della battaglia?!
Un tonfo attirò la sua attenzione.
Alzò lo sguardo per vedere una ragazza calciare verso un uomo con una cappa a lui familiare.
Sgranò gli occhi quando l’uomo si voltò verso di lui, ghignando divertito.
Era lui.
Ne era sicuro.
Corse verso la sua direzione, fermandosi poco prima.
-Che diamine mi è successo?
Sbraitò Sasuke avvicinandosi minaccioso.
Fece sobbalzare la bambina che era davanti all’uomo, caduta al suolo dopo un calcio rotante mal riuscito.
L’uomo fissò la ragazza e mosse appena il capo e lei annuì, scoccando un’occhiata stranita al ragazzo appena arrivato.
-Diciamo solo che questa è un’occhiatina…
Disse vago l’uomo, grattandosi il capo e fissando la ragazzina davanti a lui che si stava rialzando.
Sciolse le dita dai riccioli nero pece e fissò Sasuke con gli occhi grigi di chi sa tutto.
Sasuke strinse le labbra, fermando il ringhio che stava per nascere.
Miraki si voltò verso il giovane con un sorrisetto fastidioso.
-Che significa occhiatina…
Sputò, stringendo i pugni.
-Lo capirai a tempo debito… oh!
L’uomo sgranò gli occhi, fissando il cielo, verso il sole alto.
-Devo andare.
Sasuke scattò in avanti, cercando di fermarlo.
-No! Aspetta…
L’uomo gli fece un saluto col la mano e sparì come la prima volta, lasciando a Sasuke un senso di smarrimento.
Strinse i pugno e digrignò i denti.
Non stava capendo più niente.

Tutti ci siamo posti almeno una volta la domanda: se ci dessero la possibilità di tornare indietro nel tempo, che cosa cambieremmo?
Se potessimo modificare ciò che è stato, che errori correggeremo?
Quali dolori, rimpianti, rimorsi cercheremmo di cancellare?
Per andare dove e diventare cosa?
E con chi?
Sasuke se lo chiedeva ogni volta che i suoi occhi si aprivano in un nuovo giorno nel covo di Orochimaru. Se lo chiedeva ogni volta che affondava un pugno di troppo sul viso del suo ex compagno.
Se lo chiese fino alla disperazione quando sentì il cuore di Itachi fermarsi sotto la sua vendetta.

Stette fuori tutta la mattinata, camminando guardingo nei vicoli bui di Konoha, fissando quel villeggio che voleva distruggere a tutti i costi.
Quel villaggio che ora stava vivendo tranquillo, come se le minacce della guerra non avessero scalfito nessun presente.
Quelli che lo vedevano scostavano lo sguardo da un’altra parte, o altri si inchinavano rispettosamente e gli offrivano qualcosa da bere, che lui rifiutava costantemente.
Arrivò davanti al quartiere Uchiha, sgranando gli occhi quando non ci trovò niente.

Dove una volta sorgevano le case dei suoi avi, ora c’era solo una distesa verde ricoperta di fiori e alberi nani.
Un piccolo parco giochi si ergeva nel mezzo del parco, come un piccolo germoglio di una nuova esistenza.
Sasuke fissò scioccato la casina con il simbolo della sua famiglia, accompagnata da una piccola altalena e scivolo.
Sentì lo stomaco stringersi in una morsa fastidiosa e si voltò, guardandosi intorno smarrito.

Nella strada del ritorno, cercò di ricordarsi la casa da dove era scappato quella stessa mattina. Dove, tra le mura, c’era suo fratello… vivo!
Naruto.
La bambina.
Prese un grosso respiro e poi si fermò davanti a un negozio, dove ridendo ne usciva Kiba con Akamaru.
Il moro lo guardò e Kiba ricambiò lo sguardo appena stralunato e poi sulle labbra nacque un ghigno divertito.
-Uchiha!
Salutò, avvicinandosi.
Sasuke tese tutto il corpo, fissando l’uomo davanti a se con uno strano sguardo.
-… bhe! Stai bene? Sei pallido. Naruto ha avuto ancora una sua strana voglia?!
Domandò divertito, accarezzando il capo del cane.
Sasuke lo guardò stranito, non capendo le parole di Kiba.
-Voglia?
Kiba alzò un sopracciglio dubbioso, scosse il capo e fissò Akamaru che abbaiò.
-La paternità gli ha fatto perdere colpi… hai ragione amico mio.
Mormorò davvero divertito all’animale che gli leccò il dorso della mano.
Sasuke fece un passo indietro, pronto a caricare qualsiasi arma per uccidere Kiba, ma poi ripensò al fastidioso problema di casa sua.
-Dove abito?
Chiese con un tono di voce basso.
Kiba tese il copro fissando Sasuke con gli occhi sgranati.
-Con Naruto!
Rispose ovvio, inclinando il capo di lato.
Il moro contrasse la mascella infastidito e strinse i pugni.
-Dove vive Naruto?
Chiese allora, assottigliando le palpebre a mezza luna.
La salivazione di Kiba diminuì e deglutì forzamente, capendo che l’Uchiha davanti a lui si era svegliato, molto probabilmente, dalla parte sbagliata del letto.
-Emm… ti… accompagno.
Mormorò lento, ponendosi davanti al ragazzo.
Ora che ci faceva veramente caso, Sasuke era ancora in pigiama, e scalzo.
-Per caso Naruto ti ha sbattuto fuori di casa, o cosa?
Domandò, fissando di sbieco il ragazzo dietro di lui che stranamente, guardava il villaggio intorno a lui.
Sasuke abbassò il capo verso di lui e poi ritornò a guardarsi in giro, e Kiba sospirò sorridendo preoccupato.
Sicuramente avrà fatto arrabbiare talmente tanto Naruto, che le botte che gli ha dato lo hanno trasformato in…
Si voltò indietro quando non sentì più i passi del moro.
Si era fermato come imbambolato in mezzo alla strada, con il naso verso il cielo e gli occhi neri larghi, a guardare scioccato il sesto viso del monte degli Hokage.
-S… sesto Hokage? Quando è successo?
Ok. pensò Kiba veramente preoccupato per il moro. Sasuke Uchiha è uscito di testa.
-Senti, Sasuke…
Cominciò stando allerta.
-… vuoi che chiami Sakura? Penso che tu abbia preso una bella bot…
-Perché Itachi è il Rokudaime Hokage Kōho?
Urlò scioccato.
Sulla parete di pietra, il viso di Itachi spiccava tra gli altri, dopo quello di Tsunade.
Sasuke si sentì il fiato mancare come se qualcuno gli stesse strappando l’aria dai polmoni e il suo corpo prese a tremare incontrollato.
Kiba pensò che sarebbe svenuto, ma così come era arrivato, il tremore scemò lentamente, lasciando Sasuke più pallido e spossato di prima.
Itachi, suo fratello maggiore, quello che aveva sterminato il proprio clan per salvare il villaggio era…
Ancora non ci credeva.
Kiba gli poggiò una mano sulla spalla e lo scosse lentamente.
-Sasuke… Itachi è divenuto Hokage dopo la verità sul vostro clan… Non te lo ricordi?
Sasuke si voltò verso Kiba con un espressione perplessa.

Ormai era quasi metà pomeriggio quando Kiba accompagnò il moro verso casa.
Villa Uchiha, la nuova, si espandeva su un grande pezzo di terreno, sola e maestosa come Sasuke non ricordava da tempo.
I fiori che una volta erano curati dalla madre, ora crescevano anche intorno alla dimora, più colorati e floridi.
Gli trasmetteva un senso di pace quella villa.

Casa, è dove vivono le persone che ami.


_________________________________________________________

Questo è il terzo capitolo e sto mettendo una nota solo adesso... sono senza speranze. Hihihihi...
Comunque ringrazio davvero tanto voi ragazze che lasciate uno spiraglio di felicità nelle vostre recensioni. Mi fanno sempre così piacere!! Sono commossa!
Riguardo alla storia non c'è molto da dire. Era nata come one-shot ma poi correggerla lì, qua ecc. mi è venuta una cosa lunga... non tanto lunga. Penso altri tre capitoli.
Vediamo, per rispondere più o meno alle domande poste.
In questo capitolo si scopre che Itachi è vivo ed è Hokage O.O Wouuu... povero Sasukkio.
L'uomo misterioso non è nessuno che conosciamo, ma sembra conoscere molto bene Sasuke. Mmm.. qualche idea malsana?!? come ha detto. Enjio  è una specie di Spirito natalizio, un pò strano, ma si avvicina molto a quello! Infatti mi sono ispirata a i Canti di Natale.
Bhe! spero vi sia piaciuto e fatemi sapere!
Un bacio a tutte voi.

Kit


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Domande senza risposte ***



Domade senza risposte

Entrando si perse il tempo di guardarsi intorno. Appena varcata la soglia di casa si entrava subito in un grande salone che ti trasmetteva un senso di calma e tepore. Un piccolo camino era stato intagliato nella pietra e posto al muro davanti all’entrata; il tatami era di un colore chiaro, messo in risalto dai mattoni incastonati nella parete portante, circondando una finestra ampia.
Nel mezzo, davanti al camino e al divano c’era un basso tavolino con i cuscini che lo circondavano.
Era un ambiente veramente bello, se non fosse stato per un Naruto che lo stava guardando con occhi rossi, sotto l’influsso del demone.
Sasuke non si mosse, ma strinse i pungi e tese il corpo, pronto a qualsiasi cosa.
-Tu… infimo bastardo di un uomo.
Ringhiò Naruto, avanzando con il dito puntato verso di lui.
Assottigliò le palpebre, alzando il mento.
-Sei scomparso. Ti abbiamo aspettato per tutta la mattinata. Oggi c’era la festa di inizio accademia.
Si fermò a pochi passi da lui, col fiatone.
-Avevi promesso a Miki che ci saresti andato…
Sasuke serrò la mascella.
-Perché avrei dovuto.
Sillabò con freddezza.
Naruto spalancò gli occhi, arretrando di un passo.
-Ch… è tua figlia!
Urlò indignato, alzando una mano in aria.
Gli girava la testa per lo sforzo di parlare con un Sasuke che non riusciva a leggere.
I sentimenti del moro erano celati dietro ad una coltre di indifferenza e freddezza che lo lasciavano senza fiato.
Si sentiva smarrito davanti a quello sguardo che non riconosceva.

Nella mente di Sasuke vorticavano sempre le parole “tua figlia”.
Quella bambina dai boccoli neri era veramente sua figlia?
Poi le parole di quell’uomo.
Un’occhiatina.
Ma a cosa?
Era tremendamente confuso e non gli piaceva esserlo.
Era frustrante non sapere le regole di quel gioco contorto.
Naruto continuava a fissarlo, imperterrito.
Gli occhi ora era azzurri, velati dalla preoccupazione, più che dalla rabbia di prima.
Lo fissò attentamente.
Non avevano più 16 anni, e questo gli era saltato all’occhio quella stessa mattinata. Itachi era vivo, Hokage ed estremamente vecchio. Assomigliava molto al padre, con quelle occhiaie sempre più marcate e con qualche ruga in più.
Questa doveva essere una specie di illusione, o uno stupido gioco della sua mente malata.
Distrutta ancor prima di entrare in guerra.
Ironico.
-Non è mia figlia.
Mormorò piatto.
Non era riuscito a fermare quella parole. Poteva essere bastardo anche in un suo sogno?
A quanto pare, dall’espressione persa e ferita di Naruto, sì, poteva esserlo.
Vide il biondo aggrapparsi al comodino, bianco come un circense e gli occhi larghi.
-Di che diavolo stai parlando?!
Annaspò.
Perché sembrava star male?
Sasuke si preoccupò quando vide il corpo del biondo attraversato da brividi freddi e la fronte farsi lucida per il sudore.
-Naruto kun?!
Possibile che non lo avesse sentito?
Itachi scattò verso il biondo afferrandolo giusto in tempo. Naruto stramazzò tra le sue braccia con il fiatone e Sasuke dischiuse le labbra per la sorpresa e il suo corpo si mosse in uno spasmo.
Itachi lo sostenne e con un piccolo sforzo lo alzò in braccio, tenendolo forte e scoccò un’occhiata di fuoco al fratello minore.
No, quello non era il Sasuke che conosceva.

Si richiuse la porta alle spalle e sospirò pesantemente.
Poi riprese il suo controllo e fissò Sasuke ancora in piedi, dove lo aveva lasciato.
Minaccioso si avvicinò al ragazzo, strattonandolo per la maglietta.
Sasuke assottigliò gli occhi.
Entrambi manifestarono lo sharingan.
-Chi diavolo sei tu?
Ringhiò.
Per quanto potesse essere identico al fratello minore, il chakra di quest’ultimo era leggermente diverso rispetto a quello del suo Sasuke.
Ora che lo fissava bene con lo sharingan c’erano anche qualche piccola diversità nel volto.
-Sono Sasuke…
Mormorò, liberandosi dalla presa.
-Lo so… ma voglio sapere dove si trova il nostro Sasuke.
Il più piccolo scrollò le spalle, portando le braccia conserte al petto.
-Non è ho idea…
Rispose sbiecamente.
Itachi fece un passo indietro, si portò le braccia al petto incrociandole e interruppe il flusso di chakra nei bulbi oculari.
Fissò il fratello per interminabili minuti, pensando a qualche possibile conclusione, non riuscendo a trovarne.
-Senti…
Cominciò attirando l’attenzione del più piccolo.
-… mio fratello e Naruto hanno combattuto molto per arrivare dove sono e … non desidero certo che tu manda tutta all’aria con quel tuo atteggiamento.
Proferì con tono severo.
Sasuke rimase in ascolto.
-Fingerai finché non troveremo una soluzione e non dirai nulla a Naruto, sono stato chiaro?
Sasuke dovette annuire.
A quanto pare non era una sua fantasia tutto quel mondo, ma, un’altra realtà.
Una realtà che gli faceva tremendamente male.
Itachi annuì, sospirando. Si voltò all’indietro fissando con un cipiglio in volto la porta della camera da letto e poi portò l’attenzione sul fratello intento a domandargli qualcosa.
Lo fermò prima che potesse farlo.
-Come sei finito qui?
Domandò.
Il più piccolo storse il naso e alzò gli occhi al cielo.
-Un uomo, penso… l’ho incontrato anche ai campi.
Itachi aggrottò le sopracciglia, attento.
-Ha detto che questa è un’occhiatina o qualcosa del genere.
A quelle parole spalancò appena gli occhi e l’aria sorpresa che aveva assunto non sfuggì a Sasuke.
-Sai chi è, non è vero?
Il moro scosse il capo, voltandosi.
-Non lo so.
Mormorò assente, portandosi una mano alle labbra tese.
Aveva capito chi era, da quella semplicissima frase.

-Itachi caro, ti va di dare un’occhiatina a quello che non hai potuto scegliere?

Possibile che fosse lui?
Mandò uno sguardo sbieco all’uomo alle sue spalle studiandone l’espressione imbronciata.
Che avrà fatto per esser stato mandato qui?
Sasuke avanzò verso di lui.
-Tu lo sai, non mentire.
Digrignò i denti, stringendo i pungi.
Perché c’erano ancora segreti su suo fratello?
Era insopportabile quando si comportava in quel modo.
-Non so nulla.
Ribadì, assottigliando gli occhi.
Rimasero in silenzio finché Itachi non procedette verso la porta.
-Non fare cazzate come quella di prima… non reggerebbe.
Sussurrò l’ultima parte così piano, che Sasuke capì solo un piccolo borbottio.
Quando il fratello maggiore sparì, si massaggiò gli occhi, facendo scomparire lo sharingan.
Si voltò verso la porta della camera da letto.
Devo trovare delle risposte.
Cominciò a cercare qualcosa nel salotto.

_______________________________________________________________________

Vi ringrazio tantissimo se stata ancora seguendo la storia. Itachi sa chi ha mandato il suo fratellino lì, ma non conosce le scelte di quel Sasuke. Naruto sta male... mmmm... gatta ci cova, o volpe XD
Mika come ci sarà rimasta, senza vedere il suo papi all'accademia, nel suo primissimo giorno?
Restate con noi, e lo scoprirete! ...
...........
......
....
..
Ahhh!! Lasciate perdere, ho la febbre che mi fa dire un mucchio di cazzate. Altri quattro capitoli e la storai finisce, se tutto va bene. Aggiorno sicuramente la prossima settimana, verso sabato, se trovo qualche l'inea internet da craccare, ovviamente =D
Bhe! Ragazze, care, tesorini miei, vi ringrazio davvero, soprattutto chi recensisce.
Un bacione e un abbraccio affettutoso.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Spazio tempo ***


C’era lui, in tutte quelle foto.
C’era lui con un braccio intorno alle spalle di Naruto con la divisa di ANBU.
Sempre lui con il fratello e Naruto che sorrideva con gli occhi lucidi in mezzo a loro.
Le mani gli tremavano per ogni fotografia che sfogliava. C’era la bambina, quella di Naruto e di quel Sasuke.

Neonata.

Al suo primo compleanno.

Il suo primo pupazzo.

Il suo splendido sorriso.

2 anni.

3 anni.

4... 5...

Tutta una vita che lui non aveva vissuto. Una vita sprecata nella vendetta.
Dietro ad ogni fotografia c’era un’annotazione. Poche righe, ma che racchiudevano tutto l’amore per quella vita.
Era la sua scrittura, un po’ più curata, ma era pur sempre la sua.
Si sentì mancare il fiato e la bocca si schiuse per cercare aria che i polmoni non riuscivano a contenere.
Respira.
Poi una piccola foto nera, con un contorno bianco.
La prese tra le mani, rigirandola per trovare il verso giusto e si incantò a fissare quella piccola macchia grigia.

Prima ecografia.

Si prese la testa tra le mani.
Aveva sentito parlare dell’ipotesi degli universi multipli. Orochimaru, ai tempi, gli aveva riempito la testa con quelle cose.
Secondo lui, qualunque cosa possa prodursi si produce in un determinato universo.
Se si lancia una moneta in aria, c’è un universo nel quale essa cade da un lato e uno in cui cade dall’altro.
Se si vince contro tanti avversari, nell’altro universo si perde contro altrettanti.
L’universo che conosciamo, insomma, non sarebbe che uno tra un’infinità di altri.
Esisterebbero un universo in cui lui non avrebbe tradito la foglia e uno in cui la sua famiglia è ancora viva.
In cui lui, ora, amava qualcuno…
Guardò l’ecografia.
Era assillato adesso da un particolare cruciale: doveva scoprire come era nata Miki.

Itachi non era nel suo consueto umore.
La sua segretaria se ne era accorta fin fa subito. Quando era entrato nel suo ufficio, il moro, che stranamente cominciava subito a interessarsi delle carte delle missioni, si era rintanato sulla sua sedia, voltato le spalle all’entrata e fissava il villaggio.
Midori bussò titubante e aspettò un cenno dall’Hokage.
Gli arrivò alle orecchie un confuso e soffiato avanti.
La stanza era illuminata solo dalla luce tarda del pomeriggio e il moro non aveva ancora adempiuto alla firma delle carte.
Si morse un labbro e fece qualche passo avanti.
-Tutto bene… Hokage Sama?!
Rispettava veramente tanto quell’uomo. Fin da quando era una fanciulla, si era sentita ispirata dal comportamento onorevole d Itachi Uchiha.
Scegliere di essere un latitante per salvare il suo fratellino.
Era divenuta segretaria dell’Hokage dopo che aveva saputo che il maggiore degli Uchiha sarebbe stato eletto con quella carica.
Sentì un sospiro pesante.
-Tutto a posto… grazie.
Mormorò, voltandosi.
Lo sguardo nero era velato dalla preoccupazione.
Itachi guardò la ragazza e poi i fogli tra le sue mani e quelli ammucchiati sulla sua scrivania.
-Ora inizio.
Si giustificò più che altro verso quella ragazza che ogni giorno lo aiutava tantissimo.
Midori sorrise impercettibilmente e in tono dolce. Intenerita dall’espressione dell’uomo.
-Finisco io qui. Perché non si va un po’ a riposare a casa. So che Naruto kun è in dolce attesa. Una presenza in più non gli farà male.
Sussurrò dolcemente, sorridendo.
Itachi si incantò a fissare quel sorriso e poi chinò il capo, sconfitto da tanta gentilezza.
-Non saprò mai come ringraziarti.
Mormorò fissandola profondamente.
Midori arrossì e scostò lo sguardo al suolo, alzando e abbassando le punte dei sandali.
-N… si figuri. È il mio lavoro.
Balbettò.
Le labbra di Itachi si arricchirono di un piccolo sorriso che scomparve subito, timoroso che qualcuno potesse vederlo.
Si sorprese anche di averlo fatto.
Le rare volte in cui sorrideva, era solo alla vista di suo fratello, Miki o Naruto.
Ora si era ritrovato a sorridere per la tenerezza della sua assistente.
Si alzò, sfilandosi la cappa e poi sparì, ringraziando ancora la ragazza.
Midori guardò sognante dove prima c’era l’uomo.

Tornato a casa, ringraziò il cielo che Naruto fosse ancora nel suo letto a riposare.
Gli passò una mano tra i capelli e poi andò a cercare suo fratello, trovandolo immerso nelle tante fotografie scattate in tutto quegli anni.
Il più piccolo pareva non averlo sentito e Itachi gli si avvicinò, sedendosi davanti, dall’altra parte del tavolino.
Gli occhi lucidi del fratellino incontrarono i suoi.
-Perché… ?
Era una domanda che nascondeva tutte quelle che in realtà voleva chiedere al maggiore.
Ma non riusciva a spiccicare altre parole se non quel misero perché impregnato di dolore.
Itachi lo fissò a lungo, in silenzio, e poi spostò lo sguardo altrove.
Soppesò da dove partire, le parole da dire, ma era così dannatamente difficile.
Poi alla fine si rivoltò verso il fratello, che lo guardava a sua volta; in volto un’espressione speranzosa.
-Tu cosa sai?
Domandò di rimando Itachi.
-So che ho tradito il villaggio, so che mi sono unito ad Orochimaru; che l’ho ucciso e fondato un team per uccidere te.
Si fermò, prese fiato e fissò suo fratello negli occhi.
-Ti ho ucciso. In seguito ho scoperto la verità… e mi sono unito all’Akatsuki.
Itachi sgranò gli occhi a quel nome e si sporse in avanti.
-Perché l’avresti fatto se sapevi la verità?
Domandò scioccato.
Sasuke stinse la mascella e il suo sguardo si spostò sulla parete.
-Vogl… volevo distruggere il villaggio. Volevo vendetta.
Itachi sospirò pesantemente appoggiando i gomiti sulle ginocchia, parendo lievemente le gambe.
Sasuke si sentiva a disagio e rivolse lo sguardo verso la parete.
Itachi non volle approfondire.
Il passato di quel Sasuke, era differente dall’altro. E ora cominciava a capire perché fosse stato mandato lì.
-Devi sapere che anche Sasuke è andato da Orochimaru.
Itachi cominciò a parlare e Sasuke riportò la sua attenzione sul fratello.
-… Naruto in seguito è venuto a cercarmi. Era scappato dal villaggio e prima che potesse trovarmi, erano passati già due anni.
Itachi a quel ricordo si intristì e Sasuke se ne accorse.
Infatti il maggiore aveva trovato Naruto, debole, senza forze e appena uscito da una battaglia con gli ANBU di Konoha, mandati per riportarlo indietro.
Lo aveva accolto in un casa sperduta nel bosco, curato e poi aveva aspettato il suo risveglio, quasi ansioso.
A quell’epoca, l’Akatsuki stava già raccogliendo i demoni coda.
Si ricordava nitidamente tutte le parole, tutta la disperazione di quel ragazzo che lo aveva convinto a fare un’altra scelta.

-Perché ti interessa tanto mio fratello?
Era stato crudele quando gli aveva parlato. Lo aveva ferito così tanto con parole taglienti e di ghiaccio.
Lo aveva fatto piangere, urlare; singhiozzare come se qualcuno gli avesse strappato qualche parte del corpo che a lui era vitale.
-… lo amo… e non sono stato in grado di salvarlo.

Ovviamente il discorso che si erano detti non lo avrebbe rilevato né a quel Sasuke, né al suo vero fratello.
Naruto e lui avevano preso un tacito accordo di nascondere quei mesi che avevano passato insieme, a Sasuke.
Itachi si spostò una ciocca di capelli, sfuggita dall’elastico che racchiudeva gli altri, dietro all’orecchio e prese di nuovo parola.
-In seguito hai ucciso Orochimaru, assimilato il segno maledetto. Io e Naruto avevamo appena concluso un nuovo piano per distruggere l’Akatsuki e riportarti al villaggio.
Un sorriso divertito nacque per pochi secondi sul volto di Itachi. Scomparve prima che gli occhi di Sasuke lo potessero ammirare.
-Ovviamente non è andata come avevamo programmato. Non ti sei unito all’Akatsuki perché io me ne ero già andato da tempo, latitando con Naruto alla tua ricerca, mentre tu… bhe, stavi cercando me. L’unica certezza che abbiamo è che, l’unico fattore che cambia le nostre dimensioni è che io sia ancora vivo, e la verità sul clan sia stata dimostrata.
Sasuke si morse l’interno della guancia.
-E’ scoppiata la quarta guerra ninja. Prima che quell’uomo mi trascinasse qui, stavo raggiungendo il campo di battaglia.
Itachi spalancò appena gli occhi e annuì serio, alzandosi dalla poltrona, congiungendo le mani dietro alla schiena.
-Anche qui Madara e Obito sono riusciti a dichiarare guerra alle nazioni ninja. Tu eri già dalla nostra parte.
Sasuke spalancò gli occhi, incredulo.
-Chi è Obito?!
Itachi si voltò verso il fratello. Sorpreso.
-L’uomo che ha diretto i fili fino alla guerra. Veramente non sai chi è?
Scosse il capo in segno di diniego e Itachi sospirò pesantemente.
E Itachi cominciò a raccontare, fissando il cielo che si andava a scurire, oltre la finestra.







***************

E' quasi finita. Ci sono altri 3 o 4 capitoli e questa storia raggiungerà la fine. Mi è piaciuta un sacco scriverla perchè era da un po' che mi martellava in testa questa idea. Itachi Hokage è troppo figo anche per me... da sbavo col mantello, no?!
Anche qui ringrazio col cuore le ragazze che stanno seguendo questa sciocchezza e... non ci sarà un finale felice. Mmm... no no. Non ci stava proprio. All'inizo ne avevo pensato ad un altro, ma poi ho cambiato idea e praticamente il capitolo finale si è scritto da solo.
Bhe, quando sarà l'ora, mi direte cosa ne pensate. XD
Un bacio.
Kit

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Non posso cambiare il futuro, nee-san. ***




Naruto uscì dalla camera con un gran mal di testa. Si tenne allo stipite sentendo le voci confuse dei fratelli Uchiha.
Storse in naso e poi guardò l’orologio, accorgendosi che ormai Mika sarebbe uscita da scuola tra una mezzoretta.
Il tempo di arrivare.
Pensò mentre, strofinandosi un occhio col dorso della mano, si dirigeva verso le voci.
Itachi smise di parlare quando sentì i passi leggeri del biondo e Sasuke, ancora seduto, si alzò voltandosi verso di lui.
Naruto era ancora arrabbiato. Constatò con uno strano peso sullo stomaco.
Itachi si avvicinò al fratello e lo cucciò, ammonendolo con lo sguardo.
Deglutì e poi fissò Naruto intensamente e sospirò.
-M…
Si schiarì la voce e scostò lo sguardo verso il muro.
-Mi dispiace.
Mormorò.
Naruto alzò un sopracciglio e fissò Itachi che alzò le spalle.
Il suo sguardo si addolcì appena e fece un lungo sospiro.
-Mi accompagni a prendere Mika?
Domandò, avviandosi verso la porta.
Sasuke alzò di scatto la testa e fissò le spalle del biondo e poi il fratello, non sapendo come comportarsi.
Itachi lo guardò dall’alto e indicò col capo Naruto e poi si chinò verso il suo viso.
-Ricorda…
Sussurrò.
Sasuke lo fissò e poi annuì docilmente, incamminandosi dietro al ragazzo.

Fianco a fianco, percorsero la strada in gaia che li avrebbe portati nel cuore del villaggio. Sasuke si era reso conto che la casa in cui abitavano distava qualche metro dall’ultima mura di case.
Era circondata dal bosco prima delle palizzate in legno che circondavano il villaggio e il suo territorio.
Naruto era silenzioso.
Camminava tranquillo, con le mani in tasta, fissando dritto davanti a sé.
Sasuke si sentì in colpa, quasi.
Era un bastardo vendicatore, cinico e crudele, ma rovinare la vita di un altro se stesso, proprio non se la sentiva.
Forse era meglio se cominciava a dialogare con quel Naruto.
Parlandoci, forse, avrebbe saputo più cose e avrebbe trovato un modo per tornare a casa.
Nel suo mondo.
Si rabbuiò a quel pensiero perché quello voleva dire addio a suo fratello, a quella vita che, anche se in un giorno, cominciava quasi a piacergli.
Si grattò il capo e poi chinò il capo verso quello biondo.
-Non volevo dire quelle cose.
Si giustificò, mantenendo la voce con un tono piatto.
Naruto non lo guardò.
Sasuke pensava che quello potesse bastare, ma forse non era ancora abbastanza.
-Stamattina… mi sono svegliato…
Cosa?
In un letto non mio?! Accanto a te e mi sono spaventato?! In una vita che, letteralmente, non mi appartiene?!
-…confuso.
Comunicò in fine.
Gli occhi di Naruto sbirciarono verso la sua figura.
-… hai detto che Mika non è tua figlia. È come se mi avesse detto che ti ho tradito… disgustato.
Mugolò il più piccolo con voce roca.
Sasuke trattenne il fiato e poi cercò di pensare a cosa potesse dire.
-… non… volevo.
Naruto lo guardò, e Sasuke sperò vivamente che potesse leggergli la sincerità negli occhi. Non sapeva più che altro dire.
Il biondo scosse il capo e sorrise, ritornando a fissare avanti.
-Siamo sposati da tredici anni e ancora devo capirti.
Ridacchiò più sereno mentre Sasuke lo guardava scioccato.
-Siamo sposati da tredici anni?
-Oh diavolo, ‘Suke. Ma che diamine hai oggi. Ti si è fuso il cervello per l’uso prolungato dello sharingan?!
Naruto lo guardò esterrefatto, con un sopracciglio biondo arcuato come l’ala di un gabbiano.
L’Uchiha gli restituì un’occhiata confusa.
-Io… tu…
Era la prima volta che Sasuke balbettava, muovendo frenetico le mani, cercando di mettere in ordine le parole che gli uscivano dalle labbra.
Naruto si stava divertendo, e parecchio anche. Oltre al fatto che era leggermente preoccupato per il marito, non poteva negare che vedere Sasuke pallido e balbettante, con gli occhi spalancati non fosse una scena esilarante.
Scoppiò in una risata, trattenendosi le lacrime con le dita della mano destra.
-Mi stai preoccupando.
Però non smetteva di ridere.
-Finiscila.
Borbottò offeso il moro, guardandolo in tralice. Naruto rise di più e Sasuke non riuscì a fermare la smorfia di sorriso che si formò sul viso.

Sasuke si accorse dello strano comportamento degli abitanti che fluivano verso le scuole.
Erano indifferenti.
Era come se Naruto e lui non esistessero.
Solo alcuni, forse i più coraggiosi, mandano degli strani sguardi verso la figura del biondo che gli camminava leggermente avanti.
Erano rancorosi, disgustati.
Assottigliò le palpebre, infastidito da quel comportamento.
Nel suo mondo, era consapevole che Naruto da piccolo fosse stato trattato come la peggiore delle fecce, ma, dopo che aveva sentito dell’attacco di Pain al villaggio, e fatto ritorno poco dopo con Orochimaru, Suigetsu e Jugo, aveva origliato di quanto fosse stato grande Naruto e di come fosse stato acclamato come eroe.
Itachi gli aveva spiegato che l’unico fattore che cambiava tra i due mondi era che suo fratello fosse vivo. Basta.
Quindi anche lì Pain aveva distrutto il villaggio, Naruto li avevi salvati e…
Ma perché allora lo guardavano in quel modo?!
-S’uke-teme… muoviti che Mika sta per uscire.
Gli strillò il compagno, sorpassando molto velocemente e con attenzione le mamme e qualche padre degli altri bambini.
Il moro si ridestò dai suoi pensieri e si affrettò a raggiungere Naruto.
Bhe! Lui non era per niente cambiato.
Sempre rumoroso e …
-Dobe, aspetta!

Sasuke riconobbe la chioma corvina tra tutte le altre.
Mika, sorridente, salutò tutti i suoi compagni e appena intravisto il genitore, si fiondò tra le braccia di Naruto inginocchiato al suolo.
Il biondo la strinse forte, ridacchiando appena.
-La mia neko…
Sasuke poté percepire tutto l’amore in quella piccola dimostrazione d’affetto.
Ora la sua mente stava lavorando troppo velocemente e un pensiero si era intrufolato nella sua testa.
Scosse il capo spalancando gli occhi.
Lo sharingan gli stava fondendo i neuroni.
Mika baciò la guancia al ragazzo e quando questi si alzò, la bimba baciò anche la pancia di Naruto, abbracciandola stretta.
A Sasuke quel comportamento fece accrescere quell’immagina mentale che si stava piano piano radicando nella testa.
-Ho conosciuto tanti bimbi. Iruka sensei ha detto che se tu non ci sei, non può reggere l’anno intero.
La bimba fece una smorfia e Naruto ridacchiò.
Sasuke, che se ne era stato in disparte, fece un passo avanti, mostrandosi alle spalle di Naruto e fissò la bambina che lo guardò, per poi abbassare il capo.
Naruto gli scoccò un’occhiata di fuoco.
Il moro non ne capì il motivo.
Un sospirò lungo abbandonò le labbra di Naruto che si voltò di nuovo verso suo marito, indicandogli con lo sguardo la bambina intristita.

-Era il primo giorno di accademia… Mika ti aspettava.

-Fingi, e non dire niente a Naruto.

L’accademia! Cazzo.
Mika si era intristita perché lui non si era presentato al suo primo giorno di accademia. Quella situazione gli ombrò il viso perché riportò alla mente il suo primo giorno di scuola.
Se non fosse stato per Itachi, che convinse suo padre, lui sarebbe stato l’unico a non avere i genitori.
Guardò Naruto. Anche per lui era stata dura e…
Avrebbe finto, perché rovinare la vita al suo alterego non lo avrebbe reso più leggero da tutti i peccati compiuti.
Si avvicinò ancora, si abbassò all’altezza della bambina e portò una mano sulla chioma riccioluta.
Socchiuse appena le palpebre perché era una bella sensazione.
Si sentiva molto più leggero. Senza pensieri.
Possibile che un contatto con un figlio, portasse a questo?!
-Oggi non mi sono sentito… bene.
Farfugliò.
-Perdona questo bast…
-Sasuke!
Lo fermò Naruto tirandogli un pugno in testa.
Mika trattenne una risata quando lo sguardo del suo papà moro divenne sbigottito e si portò una mano sulla parte lesa.
-Che caz… gh!
Un calcio nel polpaccio lo fermò dal completare la frase.
Si alzò di scatto fronteggiando il “compagno”
-Si può sapere perché mi picchi?!
Urlò stringendo i pugni ai lati.
Naruto portò le braccia al petto, conserte.
-Quante volte te lo devo ripetere che non devi dire le parolacce davanti a Mika, umh?!
Avrebbero continuato all’infinito ma la risata di Mika li distrasse e la guardarono.
La bambina corse verso di loro afferrando le mani dei suoi genitori.

Sulla cima di un albero un uomo sorrideva affettuoso guardando quella scena. Un sospiro triste abbandonò le sue labbra e la cappa nera svolazzò con un colpo nel vento.
-Quando capirà, sarà troppo tardi.
-Non c’è un modo per impedirlo?!
La voce della donna gli arrivò alle orecchie come una triste preghiera.
L’uomo si voltò verso di lei e scosse il capo, riportando la sua attenzione ai ragazzi e alla bambina.
-Io posso solo fargli vedere la strada che non ha scelto. Non posso cambiare il futuro. Lo sai anche tu, Mikoto nee-San.
Mikoto guardò con rammaricò il figlio e una lacrima si perse nel tempo, mentre le figure svanivano.


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** -Facciamo un patto! ***


Il sorriso di Sakura fu quello che vide Sasuke, dopo aver aperto la porta di casa. La donna, ormai adulta agli occhi del moro, alzò una mano e l’agitò lentamente nell’aria, salutandolo.
-Ciao Sasuke-kun… Naruto?
Domandò, sbirciando oltre la sua spalla.
Il moro rimase in silenzio, assottigliò appena le palpebre e si spostò di lato facendo entrare la ragazza.
Sakura era alta quasi quanto lui, con un fisico longilineo e sodo. Doveva ammettere che quella ragazzina petulante che si ricordava era diventata una donna veramente affascinante.
I capelli rosa, lunghi e legati in una coda di cavallo gli svolazzarono davanti agli occhi.
-Sakura- chan!
Salutò Naruto calorosamente.
La ragazza sorrise ancora di più e lo raggiunse, abbracciandolo.
Sasuke non riuscì a sentire quello che si dissero i due, ma li vide allontanarsi e chiudersi in camera da letto.
Rimase stralunato sulla porta di casa.
-Non ti sei ancora abituato?
Gli domandò divertito il fratello maggiore entrando in casa. Sasuke sobbalzò perché proprio non lo aveva percepito, e lo fisso di rimando.
-Devo parlarti.
Disse assente, con la mente persa in pensieri troppo contorti anche per lui.
Itachi sbuffò dalle narici, sollevò appena lo sguardo e poi annuì.
Evidentemente era arrivato il momento di dirgli tutta la verità.
Sperava vividamente di aver capito almeno un po’ quel Sasuke simile ma allo stesso tempo diverso dal fratello, per prevenire le sue reazioni.
Itachi si chinò lasciando Mika al suolo e gli baciò il capo, dicendole che poteva giocare tranquillamente in giardino.
La bambina gli restituì un sorriso luminoso.
Sasuke ne rimase incantato, perché era quello che molte volte aveva visto, rivolto a lui, sul volto del tredicenne Naruto.
La ruga sulla fronte si accentuò, mentre seguiva il fratello nella camera da letto, al piano superiore.
Sakura e Naruto erano ancora occupati.

Si ritrovò davanti a quel cancello fatto di legna che lui stesso aveva creato.
All’interno, un paio di occhi rossi lo osservarono curioso.
-E’ dalla fine della guerra che non ti fai più vedere, moccioso.
La voce fragorosa di Kurama fece nascere un ghigno sul volto del biondo.
-Bhe! Mi saluti così?! Neanche un “mi sei mancato, kit”
Kurama ringhiò e una scarica di chakra oltrepassò la barriera perdendosi poco prima di Naruto, lasciando solo un sospiro di aria calda.
Naruto ridacchiò, scusandosi poco dopo, perché quello che doveva chiedere alla volpe, avrebbe cambiato la sua vita per sempre. La loro vita per sempre.
-Allora, che vuoi? Potere?
Lo sfotté il demone, accucciandosi su se stesso. Rimase fermo a guardare quel giovane uomo - l’unico di cui si fidava e, non glielo avrebbe mai detto, l’unico di cui gliene importava qualcosa.
Ormai il loro legame era indissolubile. Erano nati insieme, e ognuno aveva condiviso la sofferenza dell’altro, senza mai lamentarsi.
Ormai Naruto era diventato parte della sua famiglia.
Il viso del biondo divenne serio e il suo corpo si avvicinò ancora alla gabbia, come se avesse paura che qualcun altro potesse sentire.
-Ti propongo un patto.
Kurama era attento.

Sasuke si mosse agitato sul letto, e strinse sotto le dita le lenzuola chiare del fratello. Fratello che era in piedi, di spalle, e guardava oltre la finestra.
La pausa lo stava uccidendo.
-Poi?

Kurama non riuscì a non ridere. Si piegò su se stesso per il dolore alle mandibole.
-Tu… pff… moccioso, questa si che è la più grande idiozia che abbia mai sentito uscire dalla tua bocca.
Naruto non si scompose. Strinse i pugni e poi li rilassò, stringendoli ancora poi più forte.
-E’ importante per me.
Sibilò.
Kurama tossì, si passò una coda sul muso e guardò il ragazzo.
-Vorresti che io, visto che sono un demone che risiede in te- e per te dovrei pagarti l’affitto in qualche modo - ti facessi rimanere… incinto?!
Il ragazzo deglutì nervosamente, spostò lo sguardo verso destra e annuì, digrignando i denti.
In quel momento gli sembrava fragile il ragazzo. Non era mai stato di buon cuore, Kurama. Ma Naruto… il suo sguardo era oscurato dalla preoccupazione. Per cosa, poi, non lo sapeva. E si stupì di questo.
I pensieri del ragazzo erano sempre stati facili da leggere per uno come lui.
Perché, invece, ora gli era tutto nuovo?!
Il suo sguardo divenne serio. Si passò la lingua sui canini e strinse gli occhi.
-Posso farlo.
Proferì.
Naruto scattò verso di lui, gli occhi spalancati e speranzosi.
-Ti ringr…
Kurama ghignò. Era pur sempre un demone, e non voleva mica che Naruto pesasse che era diventato buono.
-Il patto! Quindi c’è una condizione buona per me
Si puntò il corpo con una coda.
-… e una per te. O sbaglio?
Naruto si morse il labbro a disagio, ma lo sguardo rimase duro.
Annuì.
-Bene…

-Non so cosa Naruto gli abbia dato in cambio. Non ce lo disse mai, ma mi assicurò che non mi dovevo preoccupare per il villaggio. Poco tempo dopo, Kurama creò una sacca col suo chakra all’interno di Naruto e otto mesi dopo nacque Mikoto.
Il viso di Sasuke era sempre più pallido, e al nome completo della bambina un brivido freddo gli percorse tutto il corpo.
-Mika… è…
Itachi si voltò verso di lui, avvicinandosi lentamente e guardandolo con occhi seri. Allungò una mano e gliela posò sulla spalla.
-So che può sembrarti strano, ma Naruto l’ha fatto per Sasuke. Hanno passato un momento buio come coppia …
Scostò lo sguardo. Sasuke si rese conto che suo fratello era in difficoltà e non era ben lieto di ricordare il periodo.
Poi sentirono le risate dei ragazzi di sotto e il più piccolo si alzò di scatto.
Itachi non riuscì a fermarlo, preoccupato.

Naruto era davanti alla porta che stava dando l’ultimo saluto alla ragazza. Ebbe il tempo solo di chiudere la porta e appoggiare una mano sul grembo e un corpo familiare gli si appoggiò dietro, stringendolo.
Sobbalzò; le labbra del moro si posarono sul suo collo e il capo sulla spalla, mentre la mano raggiungeva la sua.
Naruto ebbe un fremito e fisso le loro mani congiunte.
Itachi li osservava da lontano, come sempre aveva fatto.

-Voglio il tuo corpo per una settimana all’anno… mi sembra equo, non credi anche tu?
Naruto sbarrò gli occhi, strinse i denti e i pugni.
-Il villaggio?
Kurama sbuffò, voltandosi nella gabbia.
-Tranquillo… non farò del male al tuo caro villaggio… per quei giorni me ne andrò lontano.
-Dove?
Kurama si voltò verso di lui e sospirò pesantemente.
Di Naruto si fidava cecamente, questo non lo avrebbe mai messo in dubbio, ma…
Scosse il capo.
-Andrò dove tutto ebbe inizio… nella terra del Rikudo sennin…
-Accetto.
Naruto non aggiunse altro, e neanche lui lo fece.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Come lancette dell'orologio ***





Sasuke in quelle settimane tranquille lontano dalla sua vera vita si era sentito, giorno dopo giorno, sempre più leggero e… felice.
Aveva scoperto una marea di cose, sempre allegate con un putiferio di figuracce a carico suo, e dalle risate del compagno.
Inoltre, quello che più lo aveva scioccato, era stato scoprire che Naruto non praticava più il lavoro di ninja, ma si era dedicato all’insegnamento.
Aveva assistito curioso a una sua lezione all’aperto, dove insegnava ai piccoli, compresa Mika, l’impugnare un kunai, e lanciarlo.
Inutile dire che il bersaglio era stato lui.
-Bravissimi.
Quel dobe si era pure complimentato con i bambini che se la ridevano tranquilli.
Però, inutile dire, che Sasuke si sentiva in pace e rilassato da quando era capitato lì, e la voglia di scoprire come o il perché quell’uomo mascherato lo avesse mandato, era scemata lentamente al nulla più assoluto.
Non riusciva neanche più a ricordare l’irrigidimento dei muscoli quando camminava, pronto a scattare se qualcuno minacciava la sua figura.
Era tranquillo.
Ed era tutto merito di Naruto.
Si era ritrovato a ripensare anche a molte scelte. Ai suoi sbagli, soprattutto.
Sapere che avrebbe potuto avere quello…
I muscoli si irrigidirono e il suo corpo si mosse da solo, scattando verso destra.
Si lanciò nel vuoto atterrando nel giardino dell’accademia.
Mika lo guardava con un broncio tenerissimo dall’altra parte del prato.
-L’ho mancato…
Piagnucolò, sbattendo un piede a terra e incrociando le braccia al petto.
Naruto, dietro di lei, gli poggiò una mano sul capo e sorrise.
-Non bisogna avere fretta. Prima o poi sarai un ottimo ninja.
Mormorò.
La bambina lo guardò dubbiosa, ma annuì sbuffando, imprecando contro il padre moro perché si era spostato e le aveva fatto fare una brutta figura davanti alla classe.
Sasuke guardò accigliato Naruto, il quale ghignava alla sua direzione.

***

Si spinte contro il suo corpo perché non riuscì a fermarlo. Gli catturò le labbra e le vezzeggiò, succhiandole e mordendole.
Nel bacio Naruto soffiò il suo nome, e lui si sentì le ginocchia diventare di burro.
Il biondo ridacchiò, si staccò da lui facendogli una linguaccia e corse verso il piano di sopra.
Sasuke lo placcò, e appoggiò più delicatamente possibile il corpo del compagno sulle scale.
Con un ginocchio gli aprì le gambe e si posizionò al centro, ricominciando a baciare il ragazzo.
Quelle labbra sarebbero state la sua droga.
-Dimmelo.
Gemette il biondo, inarcandosi sotto di lui.
Gli leccò il lobo destro, riscendendo con la lingua sulla guancia.
Sasuke gli succhiò il collo, respirando pesantemente per il calore e l’eccitazione che stava nascendo tra loro.
-Dimmelo.
Sussurrò ancora Naruto, guardandolo profondamente.
Sasuke si puntello sulle ginocchia e gli accarezzò una guancia.
-Cosa?!
Sussurrò, fissandolo.
Lo sguardo malizioso di Naruto lo fece sospirare.
-Lo sai…
Sasuke si leccò le labbra, e strusciò il bacino con quello del biondo e si chinò ancora.
-Ti farò gemere come una puttanella… la mia p…
Naruto non lo fece neanche finire che lo spinse via con forza, guardandolo scioccato.
Sasuke strinse le labbra.
-Complimenti.
Sibilò il biondo alzandosi, aggiustandosi i vestiti. Si voltò senza degnare di uno sguardo il marito.
Sasuke rimase in ginocchio con uno sguardo perso.
-Ma… pensavo…
Sussurrò flebile.
Gli occhi di Naruto erano di fuoco.
-Quando pensi una cosa, non farla, idiota!
Si trattenne dall’urlarlo perché Mika stava dormendo, e Itachi… bhe, di certo non avrebbe reso il suo divertimento più semplice. Già lo sentiva ridacchiare ai piani superiori.
Stupido S’ke e ‘Tachi infame. Che siate maledetti tutti e due.
 
Si stese sul letto col broncio e le braccia conserte, e quando entrò Sasuke si voltò dall’altra parte.
-Naruto.
Lo chiamò piano, timoroso che potesse quasi attaccarlo da un momento all’altro.
Il biondo gli diede le spalle e lui respirò profondamente.
Si stese sul letto e scivolò dietro di lui, abbracciandolo stretto, stringendo le mani sul ventre e richiamando il corpo di Naruto ancora più vicino.
Sentiva dei brividi piacevoli, quasi nostalgici.
Sasuke si ricordava - mentre affondava la testa nella spalla ora rilassata di lui - la prima volta che Naruto lo aveva stretto a sé. Haku lo aveva portato a sfiorare la morte, ma le mani di Naruto lo avevano tenuto sul mondo terrestre.
Socchiuse gli occhi.
Sussurrò quelle parole nel suo orecchio e Naruto sorriso, socchiudendo le sue mani su quelle di Sasuke.

***

Ti amo.
Vorrebbe quasi pronunziarlo in silenzio, sussurrandolo. Invece Sasuke semplicemente sorride e lo guardo.
Dorme così Naruto, tra le lenzuola, abbandonato. Dolce, morbido, sensuale, con la bocca leggermente imbronciata, con quelle labbra dischiuse che sanno ancora d’amore.
Non hanno fatto nulla e non faranno nulla. È come se facesse tradire inconsapevolmente l’altro Sasuke e non vuole questo.
Semplicemente lo abbraccia, lo bacia e lo coccola, nulla di più, nulla di meno.
Sinceramente parlando, poi, non saprebbe neanche da dove cominciare.
Struscia il viso sul capo del biondo accoccolato a lui e ripensa alla visita che hanno avuto ieri.
Sarà un maschietto.
In lui è nata una strana sensazione con non sa spiegarsi. È orgoglioso, felice, ma anche terribilmente spaventato.
Non riusciva a non guardare quella macchia dalle fattezze di un piccolo uomo, raggomitolato su se stesso, dentro Naruto.
Un miracolo che gli ha fatto battere il cuore.
Tsunade ha detto che Naruto dovrà stare a casa per gli ultimi due mesi e il biondo di malavoglia ha accettato. La gravidanza procede bene, ma il fisico del biondo sta già sentendo di quel peso in più.
Sasuke si è anche sentito preoccupato quando la donna ha affermato che il chakra del biondo diventerà sempre più scarso, finché non partorirà.
Strinse gli occhi e si abbandonò ancora al sonno. Era presto per svegliarsi.
Una piccola mano lo scosse e tirò appena le coperte.
Attento a non far movimenti bruchi si voltò, incontrando il viso angosciato della bambina.
-Ho fatto un incubo.
Piagnucolò.
Sasuke si intenerì e senza proferire parola la accolse in mezzo a loro. Come se avesse sentito la presenza della figlia, un braccio di Naruto si posò sul fianco, portandosela accanto e sospirò.
Sasuke si unì a loro con uno sguardo tenero.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** L'altra riva ***



Corse dal fratello, saltando di casa in casa, ancora con lo yukata.
Di Naruto, nessuna traccia.
Appena sveglio il posto accanto al suo era occupato solo da Mikoto, la quale dormiva profondamente. Dove doveva esserci Naruto, c’era solo il vuoto.
In un primo momento aveva pensato che si fosse alzato presto, ma poi lo aveva cercato per tutta casa, senza nessun risultato.
Non aveva niente da cui partire; un minimo indizio su dove potesse essere Naruto.
Dopo l’ultima chiacchierata con suo fratello un mese fa, si era sempre sentito ansioso, quasi preoccupato per quel Naruto. La volpe lo avrebbe portato lontano da lui.
Prese un grosso respiro e si alzò in volo verso la finestra dell’ufficio.
Itachi lo guardò sorpreso.
-Che ci fai qui?
Domandò.
Aspettò che il fratello prendesse aria per avvicinarsi di un passo.
-Naruto…
Il fiato non gli dava tregua.
A quel nome, Itachi si mise subito sull’attenti. Si avvicinò a gli prese le spalle tra le mani, stringendole forti.
-Dov’è?! Sta bene?
Chiese apprensivo.
Quella sensazione, a Sasuke, mancava. Scosse il capo e fissò il maggiore.
-Non lo trovo. Mi sono svegliato e non c’era. Pensavo che fosse uscito, ma non riesco a percepire il suo chakra.
Snocciolò le parole velocemente, e Itachi allentò appena la presa, scostando lo sguardo e poi si allontanò.
Sospirò pesantemente.
-La volpe.
Sussurrò, stringendo gli occhi.
Sasuke allargò i suoi e corse dal fratello, voltandolo verso di se.
-Che vorresti dire?!
Itachi fissò ogni piega preoccupata del fratello e poco dopo decise di rispondere.
-Non te lo ricordi. Il patto. Il kyuubi deve aver deciso di muoversi all’improvviso. Prima era solito farlo in un periodo specifico, ma…
Si accigliò e abbassò il capo.
-L’ultima volta…

Nel posto in cui stava riposando, il suo spirito galleggiava morbidamente. Si sentiva in pace, rilassato e senza alcun pensiero.
Aprì appena le palpebre.
-Perché?
Domandò col fiatone. Era talmente rilassato che anche parlare gli risultava difficile.
Lo spirito della volpe, preso possesso del biondo, camminava tranquillo tra i boschi.
Alzò un braccio e spostò un ramo, abbassandosi appena per non colpirsi.
-Non danneggerò il tuo corpo, tranquillo.
Sussurrò, stringendo gli occhi ai primi raggi del sole.
-Ho formato una barriera per sicurezza.
Chiarì.
La voce di Naruto gli arrivava leggera come un respiro.
Colpirlo di notte, e nel periodo di gravidanza aveva comportato dei rischi per il biondo, poiché il sigillo era molto più debole. Kurama si sentiva un po’ in colpa per aver anticipato i tempi.
Ma l’ultima volta si era sentito offeso dal comportamento dell’Uchiha maggiore.
Era sicuro che non fosse stato Naruto a dire il periodo in cui di solito partiva. Itachi se ne era accorto mano a mano che il tempo passava. Era stato attento, aveva studiato, e poi lo aveva fatto seguire.
Gli ANBU erano ritornati a Konoha sotto un’illusione.
Chiuse gli occhi e prese un grosso respiro. Mandò del chakra verso lo spirito di Naruto e lo assopì definitivamente.
Scusa.
Pensò, mentre attraversava l’ultimo ponte di legno dei confini del fuoco. Altri due giorni di cammino, e sarebbe arrivato a destinazione.

Spalancò gli occhi e poi digrignò i denti.
-Perché? Diamine Itachi, dovevi aspettartelo!
Urlò Sasuke, preso dal panico.
-Ero preoccupato per Naruto! Ogni volta arrivava con il chakra scarsissimo e il corpo ridotto ad uno straccio. Tu non l’hai visto, non puoi capire! Diamine!
Sbatté il pugno contro il muro e appoggiò la fronte sulla superficie fredda. Si morse il labbra dandosi dello stupido.
Che gli era passato in mente. Avrebbe davvero dovuto prevederlo. La volpe era furba e sveglia, e lui l’aveva sottovalutata.
E nella situazione in cui versava Naruto, non era concepibile quel piccolo errore.
Itachi sperava che la volpe non sforzasse troppo il corpo del giovane.
Dal canto suo, Sasuke era rimasto paralizzato dalle parole del fratello. Il suo sguardo era puntato al suolo, e le mani erano strette al kimono.
Lui non avrebbe mai capito.
Anche se si era illuso, quella non sarebbe mai stata la sua vita. Quel Naruto, Mikoto, Itachi… appartenevano a qualcun altro.
Strinse gli occhi.
-Mika?
Domandò il maggiore, preso da un improvviso flash.
Sasuke non alzò lo sguardo, si voltò verso la finestra pronto ad andarsene.
-Ho lasciato una copia.
Rispose monocorde.
Stava per balzare, quando una mano lo trattenne.
-Aspetta!
Il minore sospirò e si strinse nelle spalle. Voltò il capo verso Itachi e lo guardò con indifferenza.
-Grazie… per stargli vicino.

Il sole alto nel cielo batteva su quella terra fertile come una carezza primaverile. Il luogo che si stendeva davanti ai suoi occhi era senza tempo ne spazio; era un limbo per gli umani, ma per Kurama era solo uno specchio dei ricordi andati. Quel fiume che stipulava il confine tra il mondo dei vivi con quello dei morti gli avrebbe ricordato solo che lui era solo uno spirito errante, e che non era ancora pronto per passare oltre.
Si sedette in riva al fiume, chiuse gli occhi e si abbandonò ai ricordi.
Il velo dell’acqua si increspò, un venticello gli accarezzò i capelli biondi e dall’altra parte del fiume comparve una piccola volpe.
Gli occhi rossi di Kurama puntarono la figura e un piccolo e innocente sorriso d’angoscia nacque sulle labbra chiare.
-Sei tornato.
Kurama sorrise straffottente.
-Lo faccio sempre.

Sasuke era irrequieto.
Non aveva mai provato quello che in quel momento stava sentendo. Aveva voglia di urlare, ma al contempo ogni rumore lo mandava in bestia. Voleva distruggere, voleva stancarsi, voleva sentire dolore, ma l’unica cosa che riusciva a fare era solo camminare.
Due fottutissimi giorni. Erano già passati due giorni e di Naruto neanche l’ombra.
Itachi non si era mosso più di tanto, e Sasuke era scoppiato urlandogli contro. La sera stessa aveva chinato il capo e aveva chiesto scusa al fratello, torturandosi le mani.
Però erano già due giorni…
Due giorni.
Due giorni.
Alzò il capo verso il cielo terso, fermando la camminata nervosa.
Naruto.
Socchiuse gli occhi e un sospiro abbandonò le sue labbra.
Aveva una terribile paura che non avrebbe più rivisto quel Naruto. Che anche quella vita fittizia sarebbe svanita all’improvviso e lui si sarebbe svegliato, forse da un coma profondo, all’ospedale di Konoha dove gli avrebbero detto che se era ancora vivo lo doveva a Naruto. Ma Naruto non ci sarebbe stato per la sua gratitudine. Era questo che lo spaventava. Il rimanere solo con se stesso. Senza più nessuno che gli ricordasse chi fosse realmente; che era ancora Sasuke, anche dopo tutti quei sbagli, e che ci sarebbe stata un’altra occasione, un’altra possibilità. Un finalmente sei a casa! E lui avrebbe risposto con quel sono a casa che si era tenuto fin troppo dentro.
Socchiuse gli occhi, sospirò ancora e poi si voltò verso la scuola di Mika.
La piccola Mikoto.
Sorrise perché non poté trattenerlo.
Quella bambina era un vulcano di energia. Iperattiva e luminosa. Come Naruto. Era tutta Naruto. Stesso sorriso. Stesso sguardo profondo. Stesso carattere. Era una bambina così bella e Sasuke ne era rimasto affascinato; abbagliato. Perché dopo tutto quello che aveva fatto, le cose orribili che aveva commesso, era riuscito a creare una cosa così bella. Ne era orgoglioso.

Itachi si passo una mano dietro il collo e cercò di rilassare i muscoli tesi. Gli occhi cominciavano a bruciare per la stanchezza, e le poche ore di sonno si stavano facendo sentire proprio in quel momento.
Ho quasi finito.
Si ripeté per la centesima volta.
Bevve un sorso del tè caldo e si piegò ancora sulle solite carte d’ufficio.
… siamo ad informarle che per problemi atmosferici… il Kazekage è dispiaciuto per … chiediamo acqua e viveri al fronte…
Gli occhi scorrevano e le lettere cominciavano a confondersi con tutto il resto. Sbatté le palpebre e sbadigliò.
-Basta… concludo domani.
Sussurrò tirando le braccia verso l’alto.
Ormai era l’imbrunire ed era meglio che si avviava verso casa.
Voltò la sedia e guardò le poche luci che illuminavano Konoha, rendendo il paesaggio molto rilassante.
-Mh!
Un bussare leggero lo ridestò dai suoi pensieri.
-Avanti.
Dalla porta entrò la sua segreteria. Quello che lo mise in allarme fin da subito era il suo viso trafelato e le guance rosse. La ragazza aveva il fiatone e sembrava che stesse per crollare dalla stanchezza.
Si alzò di scatto preoccupato.
-Naruto-kun è stato portato all’ospedale. Le sentinelle hanno trovato il corpo al limite delle mura.

-Nany quando arriva?
Domandò un iperattiva Mikoto mentre saltellava al fianco del padre.
Sasuke deglutì e scostò lo sguardo in difficoltà. Ormai le bugie andavano a sommarsi alle altre e lui non riusciva più pensare ad altro.
-Presto.
Sussurrò, sorridendo forzato, mentre stringeva la piccola e calda mano della bambina.
Il sole dietro di lui stava tramontando.

Itachi arrivò all’ospedale col fiatone, spalancò la porta della stanza ed entrò velocemente.
Intorno al capezzale del giovane c’erano tre persone vestite di bianco e lo fissarono, inchinandosi.
-Uscite!
Tuonò.
I tre annuirono.
-Tu!
Indicò il più anziano.
-Manda a chiamare Haruno-San. Che arrivi il più presto possibile.
L’uomo annuì frettolosamente e uscì dalla camera.
Annaspando per un poco di aria in più e con una sensazione spiacevole al petto Itachi si avvicinò al ragazzo, allungando una mano per accarezzargli il volto pallido.

Sakura stiracchiò le braccia e sbadiglio. Si grattò appena il capo e i lunghi capelli rosa danzarono nel vento. Dietro di lei Sasuke era seduto sulle scale che davano al giardino di villa Haruno.
Il moro alzò gli occhi e fissò oltre la ragazza. Mika correva e rideva con la figlia di Sakura.
Sasuke ne aveva capito ben poco della storia di quella Sakura, però quello che era venuto a sapere non gli era piaciuto. Ogni volta che fissava la ragazza gli si bloccava qualcosa alla gola.
Midori, la bambina della compagna, era nata per un abuso in seguito ad un rapimento. Sakura era stata drogata per settimane e incatenata in una casa del piacere di Sengaku, nel paese della Roccia.
Quando Naruto e il lui di quella dimensione l’avevano trovata e portata in salvo, la ragazza era incinta già da due mesi.
Sasuke pensava a quanto forte fosse diventata negli anni per aver passato quel momento buio.
Si alzò anche lui e affiancò la ragazza.
-Sono bellissime.
Sorrise verso il moro.
Lui annuì, perché non avrebbe mai potuto negarlo.
Midori era snella, alta e con lunghi capelli color del tramonto. La pelle era chiara e metteva in risalto i suoi occhi azzurro ghiaccio e le labbra piene e rosse.
Era una bambina piena di energie, sempre in movimento.
Si voltò verso le bambine e le guardò giocare.
-Haruno-San!
Dietro di loro comparve un uomo.
Sakura si voltò di fretta, in viso un’espressione preoccupata.
-Shyog San, cosa la porta lontano dall’ospedale.
Nella sua voce c’era una nota di ammonimento.
L’uomo strinse le spalle, si inchinò velocemente e le si avvicinò.
Sasuke non sentì nulla, ma l’espressione della ragazza lo misero in allarme.
-Precedimi, arrivo.
L’uomo annuì, mandò uno strano sguardo al moro e si dileguò nel villaggio.
Sakura cercò di mettersi in volto un’espressione tranquilla e si voltò verso Sasuke.
-Potresti guardare Midori? È arrivato un paziente in ospedale che ha bisogno di me e…
Tentennò.
Uchiha strinse le palpebre e poi annuì.



Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Luce ***


-Naruto! Naruto! Naruto?
Naruto si voltò, lo sguardo perso. Tra le gambe accarezzava un piccolo fagotto di stoffa.
Kyuubi gli si avvicinò preoccupato e gli accarezzò il capo. Il biondo sembrava una bambola senza anima.

-Dobbiamo dirlo a Sasuke.
Sakura si tolse i guanti e li buttò nella pattumiera accanto. Nel riflesso dello specchio guardò la figura stanca di Itachi.
Quell’uomo la sorprendeva perché in qualunque situazione riusciva a mantenere il sangue freddo ed era sempre lucido.
Gli occhi scuri incontrarono i suoi.
-Gli parlerò stasera.
Mormorò.
La donna annuì dopo un lungo silenzio e ritornò nella camera adiacente al bagno.
Naruto era ancora incosciente.
Da quando era tornato dal viaggio erano passati altri tre giorni e stava diventando difficile tenere la cosa nascosta allo sposo. Per non parlare del crollo emotivo che aveva avuto Mikoto il giorno prima.
Sospirò, guardò il tracciato nelle macchine e poi annuì grata.
I parametri erano nella norma, il bambino stava bene, ma non capiva perché Naruto non riusciva a svegliarsi.
Il contatto con la volpe era stato vano perché per quanto Itachi si sforzasse ad entrare in contatto con lei, questa non si faceva trovare.
La presenza del moro si materializzò dietro di lei.
-Perché dorme?
-Non lo so Itachi. L’unica che potrebbe darci delle risposte è la volpe, ma non riesci a trovarla.
I pugni dell’uomo si strinsero.

-E’ l’ora che tu ti svegli.
Sussurrò al ragazzo.
Naruto lo guardò e poi tornò a occuparsi del fagotto.
La volpe non sapeva che stava succedendo. Non aveva mai trovato Naruto in quello stato. Eppure non aveva cambiato nulla dal’ultima volta. Il rito era stato sempre lo stesso.
Strinse le labbra sconfortato.
Non voleva che accadesse qualcosa di male. Non era sua intenzione mettere nessuno in pericolo.
Voleva solo rivedere…

Sasuke indossò lo yukata, si strinse la cintura in stoffa alla vita e un lungo sospiro uscì dalle labbra.
La mano corse al capo e si massaggiò le tempie. Il mal di testa non accennava a diminuire e le urla di Mikoto il giorno prima lo avevano stremato.
Il crollo emotivo della figlia lo aveva terrorizzato come non succedeva da tempo. Era crollata, aveva cominciato ad urlare in nome di Naruto e lui si era immobilizzato, non sapendo come reagire. Se non fosse stato per Itachi che gli aveva rifilato quello schiaffo, lui sarebbe stato ancora lì, immobile, mentre la gola della figlia andava in fiamme.
Sbuffò e controllò per l’ennesima volta Mikoto, addormentata sul letto che di solito era occupato da lui e Naruto.
Non riusciva a starle lontano.
-Sasuke.
L’uomo si voltò verso il fratello mentre chiudeva l’anta della camera.
Itachi fece gesto di seguirlo e si ritrovarono nella sala.
Dopo un profondo respiro cominciò a parlare.

Kurama accarezzò il capo del biondo, si morse un labbro a sangue e poi ringhiò frustrato.
Si voltò di scatto proteggendo il ragazzo.
Dietro di lui comparì il più piccolo degli Uchiha, con gli occhi iniettati di sangue.
Kurama ringhiò più forte.
-Cosa gli hai fatto.
Sasuke sembrava più demone di lui. Ma il territorio rimaneva suo. Naruto era solo suo.
-Come sei entrato?
Era sorprendente il potere che stava manifestando il quel momento. Neanche Itachi, l’Uchiha più forte che era rimasto in circolazione, c’era mai riuscito. Invece per quel ragazzo era stata una passeggiata.
Sasuke fece un passo avanti, entrando finalmente nella prospettiva per osservare Naruto.
Il biondo era seduto al suolo, chino sul di lui che si dondolava in un lento movimento.
La sua rabbia crebbe ancora e il chakra viola cominciò a fluire da lui circondando tutto il resto.
Kurama ringhiò e la stanza cominciò a scomparire. La gabbia si sciolse e l’acqua cominciò a evaporare.
Tutto intorno stava cambiando.
Sasuke si avvicinò ancora e lo stesso fece il demone verso di lui.
-Lasciami passare.
Le labbra di Sasuke cominciarono a tremare dalla rabbia e le sopracciglia si arcuarono ancora di più.
Perché quel demone non si toglieva. Perché rimaneva appiccicato a Naruto.
Tutte quelle domande lo stavano facendo imbestialire.
-Fermati idiota!
Urlò Kurama.
Perché il suo tono era terrorizzato?
-Così ucciderai il feto!
Gli occhi del moro si spalancarono e il suo corpo si immobilizzò.
Il piccolo. Naruto aspettava un altro bambino. In quel frangente era così occupato a svegliare il compagno, da non pensare alle conseguenze che avrebbe riportato sul feto.
Il chakra cominciò a svanire così come tutto il resto, finchè non rimase una stanza vuota.
Dietro di loro una luce azzurra brillava forte. Pulsava vita.
Era la cosa più bella che Sasuke aveva mai visto.
Quella era la vita che Naruto stava aiutando a crescere.
E che ora il biondo proteggeva dal suo chakra.
Naruto era lì, in piedi, con le braccia allargate a circondare la luce col suo corpo.
Kurama si voltò verso il biondo spalancando gli occhi sorpreso.
-Moccioso! Ti sei svegliato finalmente.
L’ultima cosa che vide Naruto prima che la volpe venne rinchiusa in un sigillo, fu il sorriso rilassato di lui, e i suoi occhi che gli dicevano addio.

Sasuke annaspò l’aria e tossì forte. Si mise in posizione fetale e strinse la testa fra le mani.
-Sasuke!
Sakura corse al suo fianco appoggiando una mano sulla sua spalla, allarmata.
Itachi corse verso Naruto.
-Naruto…
Sussurrò, accarezzandogli il viso.
Il ragazzo debolmente aprì gli occhi e li puntò sul maggiore, sorridendo appena. Sentiva il corpo debole e le ossa doloranti. La testa gli pulsava pesantemente.
-Come stai?
Itachi si apprestò a sollevarlo per metterlo seduto. Naruto lo ringraziò con lo sguardo.
-Bene, credo.
Si massaggiò il collo.
Dall’altro lato Sasuke sorrise verso il biondo.

Le settimane divennero mesi e arrivò l’autunno, ma non era il tempo del rimorso. La gente attese che le foglie cambiassero colore come avevano atteso il fiorire delle ciliegie in primavera; i panorami colorati di rosso, oro e porpora erano una sorta di rassicurante affermazione del naturale progresso della vita.
Dentro a quella vita Sasuke sembrava rinato.
Il pancione di Naruto era cresciuto lentamente, e lui era stato lì ad osservare ogni minimo cambiamento.
Minato, così avrebbe voluto chiamarlo Naruto, si muoveva nel pancione. Sasuke era rimasto incantato dalla manina minuscola che si era intravista sotto la sua. Sotto quello strato sottile di pelle c’era il suo bambino.
Ormai si era impossessato di quella vita, e sembrava non volerla lasciare mai più.
Tutto stava procedendo così bene, che aveva paura che potesse finire in un secondo.
Aveva il timore che fosse stato solo un sogno, durato a lungo, ma sono un’illusione della sua testa malata.
Chiuse gli occhi e sprofondò sulla spalla di Naruto.
La missione lo aveva portato via dalla sua nuova famiglia per un’intera settimana. Il fratello non avrebbe voluto mandarlo, ma sarebbe stato sospetto verso l’alto consiglio. Era restio, perché passati i mesi, si era affezionato a quel ragazzo e sapeva che una volta imparata la lezione, loro non avrebbero ricordato nulla, e lui sarebbe scomparso per il suo vero mondo.
Itachi era consapevole di molte cose, ma per ora avrebbe assecondato suo zio e avrebbe pregato in silenzio che anche la vita di quel Sasuke si sarebbe conclusa con un lieto fine.
La volpe era svanita, dopo l’incidente di qualche mese prima, Naruto aveva cercato lo spirito del demone. Assopito, Kurama gli aveva risposto che per lui era il momento di abbandonare quel mondo per raggiungere la sua pace.
Aveva spiegato al biondo con calma che non avendo più i fratelli in vita, l’equilibrio che il Sannin dei Sei Sentieri aveva creato si era crepato; di conseguenza Kurama non poteva esistere se al mondo non c’erano anche i suoi fratelli demone coda.
Naruto aveva capito. Aveva sorriso e lo aveva lasciato andare con un’unica frase : è arrivato il momento che tu ti ricongiunga con la tua metà.
Aveva sciolto il sigillo e lo aveva liberato.
La storia di Kurama sarebbe stata la sua ninna per i figli. Avrebbe raccontato loro di un amore che trascende il tempo e la morte.


___________________________________________

Ciao a tutte! Non sono morta... bhe, più o meno si, visto che ho abbandonato il sito quasi per un anno intero. Mi dispiace veramente tanto. So che con le mie scuse non risolvo nulla, ma non avrei mai voluto lasciare storie a metà o non finite. Un po' per il tempo, un po' per la famiglia non riesco a buttare già qualcosa che mi soddisfi. Infatti questo capitolo fa schifo perchè è troppo veloce e non si capisce nulla. Ho lasciato molte cose al caso e di libera interpretazione perchè non sapevo come concluderle o come iniziarle. Dico solo che dopo questo capitolo gli altri verrano postati ogni fine settimana perchè sonno scritti già da mesi. Ovviamente il manga ha preso la piega che ha preso, ma il finale lo avevo già scritto perciò spero vi piaccia comunque, anche se non sarà come Kishimoto la pensa. Detto questo, do a tutte voi in ritardo gli auguri di Natale e di un felicissimo anno nuovo (Il mio è giù iniziato ed è una merda! T^T)
Un bacione forte forte!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Il tempo passa troppo in fretta quando si è felici! ***


Le settimane divennero mesi e arrivò l’autunno, ma non era il tempo del rimorso. La gente attese che le foglie cambiassero colore come avevano atteso il fiorire delle ciliegie in primavera; i panorami colorati di rosso, oro e porpora erano una sorta di rassicurante affermazione del naturale progresso della vita.
Dentro a quella vita Sasuke sembrava rinato.
Il pancione di Naruto era cresciuto lentamente, e lui era stato lì ad osservare ogni minimo cambiamento.
Minato, così avrebbe voluto chiamarlo Naruto, si muoveva nel pancione. Sasuke era rimasto incantato dalla manina minuscola che si era intravista sotto la sua. Sotto quello strato sottile di pelle c’era il suo bambino.
Ormai si era impossessato di quella vita, e sembrava non volerla lasciare mai più.
Tutto stava procedendo così bene, che aveva paura che potesse finire in un secondo.
Aveva il timore che fosse stato solo un sogno, durato a lungo, ma sono un’illusione della sua testa malata.
Chiuse gli occhi e sprofondò sulla spalla di Naruto.
La missione lo aveva portato via dalla sua nuova famiglia per un’intera settimana. Il fratello non avrebbe voluto mandarlo, ma sarebbe stato sospetto verso l’alto consiglio. Era restio, perché passati i mesi, si era affezionato a quel ragazzo e sapeva che una volta imparata la lezione, loro non avrebbero ricordato nulla, e lui sarebbe scomparso per il suo vero mondo.
Itachi era consapevole di molte cose, ma per ora avrebbe assecondato suo zio e avrebbe pregato in silenzio che anche la vita di quel Sasuke si sarebbe conclusa con un lieto fine.
La volpe era svanita, dopo l’incidente di qualche mese prima, Naruto aveva cercato lo spirito del demone. Assopito, Kurama gli aveva risposto che per lui era il momento di abbandonare quel mondo per raggiungere la sua pace.
Aveva spiegato al biondo con calma che non avendo più i fratelli in vita, l’equilibrio che il Sannin dei Sei Sentieri aveva creato si era crepato; di conseguenza Kurama non poteva esistere se al mondo non c’erano anche i suoi fratelli demone coda.
Naruto aveva capito. Aveva sorriso e lo aveva lasciato andare con un’unica frase : è arrivato il momento che tu ti ricongiunga con la tua metà.
Aveva sciolto il sigillo e lo aveva liberato.
La storia di Kurama sarebbe stata la sua ninna per i figli. Avrebbe raccontato loro di un amore che trascende il tempo e la morte.

Lo avrebbero ucciso le voglie di Naruto, questo ne era certo. Eppure quel periodo della gravidanza doveva esser già passato, ma non era cambiato molto. Naruto ordinava, e lui eseguiva come un cane docile.
Sospirò, prese il latte dal frigo del Konbini e lo mise nella busta insieme alle altre cose.
Si voltò e percorse a ritroso lo stretto corridoi finché non arrivo alla cassa. Quando alzò lo sguardo, si gelò sul posto.
Le membra si tesero quasi allo spasmo e la gola si seccò all’improvviso. Dovette sbattere le palpebre più di una volta, per rendesi veramente conto che la persona che aveva davanti, non era quella che c’era all’inizio.
-Tu?
Gracchiò, appoggiando con mani tremanti la busta su bancone.
L’uomo ghignò al suo indirizzo mentre prendeva la roba e la guardava interessato e un po’ divertito.
-Sasuke… come va?
Domandò ilare, conteggiando i prodotti.
Il moro strinse i denti e le palpebre.
-Perché sei qui?
Il suo corpo urlava. Si sentiva minacciato da quella presenza che non vedeva da quando era arrivato lì, ovvero 6 mesi fa.
Perché era lì?! Perché adesso?
-Guardati un po’… sei diventato un uomo di casa. Finalmente hai inquadrato le cose.
Ammiccò al suo indirizzo, con un sorrisetto che lo fece innervosire.
Sasuke lo aveva compreso dagli occhi sfuggevoli del misterioso uomo. Il suo cuore aveva cominciato a pompare troppo veloce e l’aria cominciava a mancargli. Quel posto gli sembrava troppo piccolo per lui.
-Non mi rimanderai indietro.
Urlò spaventato. Indietreggiò, intimorito.
-….
L’uomo lo fissò in silenzio, alzando appena un sopracciglio scuro.
-Io non ritorno indietro… hai capito?!
Avanzò con i pungi stretti. Nel viso un’espressione sofferente.
-Calmati.
Mormorò l’uomo, sospirando pesantemente.
Vederlo in quello stato era un pungo nello stomaco, ma… la lezione era stata appresa, e Sasuke doveva ritornare al suo tempo, nella sua dimensione.
-Non lo puoi fare… non puoi entrare e uscire dalla vita di uno e rovinargli tutto… non è giusto!
-Un’ occhiatina, per definizione, è un fatto transitorio, Sasuke.
Il più giovane si morse un labbro, strinse la mascella e i pugni.
Con rabbia afferrò i soldi dalla tasca e lì sbatté sul tavolo, afferrò la busta e la strinse tra la mano.
-Ho una famiglia… vado a casa.
Sibilò con rabbia, scomparendo oltre la porta del negozio.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Arriverà la fine. ***


Le settimane divennero mesi e arrivò l’autunno, ma non era il tempo del rimorso. La gente attese che le foglie cambiassero colore come avevano atteso il fiorire delle ciliegie in primavera; i panorami colorati di rosso, oro e porpora erano una sorta di rassicurante affermazione del naturale progresso della vita.
Dentro a quella vita Sasuke sembrava rinato.
Il pancione di Naruto era cresciuto lentamente, e lui era stato lì ad osservare ogni minimo cambiamento.
Minato, così avrebbe voluto chiamarlo Naruto, si muoveva nel pancione. Sasuke era rimasto incantato dalla manina minuscola che si era intravista sotto la sua. Sotto quello strato sottile di pelle c’era il suo bambino.
Ormai si era impossessato di quella vita, e sembrava non volerla lasciare mai più.
Tutto stava procedendo così bene, che aveva paura che potesse finire in un secondo.
Aveva il timore che fosse stato solo un sogno, durato a lungo, ma sono un’illusione della sua testa malata.
Chiuse gli occhi e sprofondò sulla spalla di Naruto.
La missione lo aveva portato via dalla sua nuova famiglia per un’intera settimana. Il fratello non avrebbe voluto mandarlo, ma sarebbe stato sospetto verso l’alto consiglio. Era restio, perché passati i mesi, si era affezionato a quel ragazzo e sapeva che una volta imparata la lezione, loro non avrebbero ricordato nulla, e lui sarebbe scomparso per il suo vero mondo.
Itachi era consapevole di molte cose, ma per ora avrebbe assecondato suo zio e avrebbe pregato in silenzio che anche la vita di quel Sasuke si sarebbe conclusa con un lieto fine.
La volpe era svanita, dopo l’incidente di qualche mese prima. Naruto aveva cercato lo spirito del demone, invano. Assopito, Kurama gli aveva risposto che per lui era il momento di abbandonare quel mondo per raggiungere la sua pace.
Aveva spiegato al biondo con calma che non avendo più i fratelli in vita, l’equilibrio che il Sannin dei Sei Sentieri aveva creato si era crepato; di conseguenza Kurama non poteva esistere se al mondo non c’erano anche i suoi fratelli demone coda.
Naruto aveva capito. Aveva sorriso e lo aveva lasciato andare con un’unica frase : è arrivato il momento che tu ti ricongiunga con la tua metà.
Aveva sciolto il sigillo e lo aveva liberato.
La storia di Kurama sarebbe stata la sua ninna per i figli. Avrebbe raccontato loro di un amore che trascende il tempo e la morte.

Lo avrebbero ucciso le voglie di Naruto, questo ne era certo. Eppure quel periodo della gravidanza doveva esser già passato, ma non era cambiato molto. Naruto ordinava, e lui eseguiva come un cane docile.
Sospirò, prese il latte dal frigo del Konbini e lo mise nella busta insieme alle altre cose.
Si voltò e percorse a ritroso lo stretto corridoi finché non arrivo alla cassa. Quando alzò lo sguardo, si gelò sul posto.
Le membra si tesero quasi allo spasmo e la gola si seccò all’improvviso. Dovette sbattere le palpebre più di una volta, per rendesi veramente conto che la persona che aveva davanti, non era quella che c’era all’inizio.
-Tu?
Gracchiò, appoggiando con mani tremanti la busta su bancone.
L’uomo ghignò al suo indirizzo mentre prendeva la roba e la guardava interessato e un po’ divertito.
-Sasuke… come va?
Domandò ilare, conteggiando i prodotti.
Il moro strinse i denti e le palpebre.
-Perché sei qui?
Il suo corpo urlava. Si sentiva minacciato da quella presenza che non vedeva da quando era arrivato lì, ovvero 6 mesi fa.
Perché era lì?! Perché adesso?
-Guardati un po’… sei diventato un uomo di casa. Finalmente hai inquadrato le cose.
Ammiccò al suo indirizzo, con un sorrisetto che lo fece innervosire.
Sasuke lo aveva compreso dagli occhi sfuggevoli del misterioso uomo. Il suo cuore aveva cominciato a pompare troppo veloce e l’aria cominciava a mancargli. Quel posto gli sembrava troppo piccolo per lui.
-Non mi rimanderai indietro.
Urlò spaventato. Indietreggiò, intimorito.
-….
L’uomo lo fissò in silenzio, alzando appena un sopracciglio scuro.
-Io non ritorno indietro… hai capito?!
Avanzò con i pungi stretti. Nel viso un’espressione sofferente.
-Calmati.
Mormorò l’uomo, sospirando pesantemente.
Vederlo in quello stato era un pungo nello stomaco, ma… la lezione era stata appresa, e Sasuke doveva ritornare al suo tempo, nella sua dimensione.
-Non lo puoi fare… non puoi entrare e uscire dalla vita di uno e rovinargli tutto… non è giusto!
-Un’ occhiatina, per definizione, è un fatto transitorio, Sasuke.
Il più giovane si morse un labbro, strinse la mascella e i pugni.
Con rabbia afferrò i soldi dalla tasca e lì sbatté sul tavolo, afferrò la busta e la strinse tra la mano.
-Ho una famiglia… vado a casa.
Sibilò con rabbia, scomparendo oltre la porta del negozio.

Entrò in casa nel cuore della notte con un senso di vertigini.
Non voleva andarsene, non ora che aveva capito tutto. Non era giusto.
Si sfilò le scarpe e appoggiò la busta del latte sul comò d’entrata, camminando verso le camere.
Entrò in quella della bambina, sorridendo appena quando la vide accucciata e sommersa da i pupazzi colorati e pelosi.
Era bellissima.
Ed era sua.
Si commosse e deglutì, avanzando lento verso il letto.
Allungò un braccio e gli accarezzò i capelli, chiudendo gli occhi e alzando il capo verso l’alto, ricacciandosi le lacrime indietro.
Era morbidi mentre passava le dita in quei ricci. Anche le sue guancie erano lisce.
La fissò per un tempo che gli parve infinito, incidendo nella mente il viso della bambina.
L’accarezzò per l’ultima volta e sotto le sue dita la bimba fece una piccola smorfia, aprendo gli occhi.
-Tousan…
Mormorò intontita, puntando gli occhi scuri nei suoi.
Sasuke gli sorrise, passando l’indice accanto alla tempia.
-Dormi… volevo darti la buonanotte.
Soffiò, inchinandosi verso di lei e schioccandogli un bacio sulla fronte.
Mika annuì, sbadigliò e chiuse gli occhi, addormentandosi lentamente sotto le carezze del padre.
Sul viso di Sasuke si dipinse una smorfia amara.

Entrò nella stanza da letto che condivideva con Naruto, guardando il biondo abbracciare con forza il suo cuscino.
Si sedette dalla sua parte e accarezzò il viso del biondo, trattenendosi sulle labbra dove si abbassò per posargli un bacio.
Naruto aggrottò la fronte ma non si svegliò. Mormorò solo il suo nome.
E il cuore di Sasuke prese a correre più forte.
Ormai manca poco.
Guardò verso la finestra dove il cielo si stava schiarendo troppo velocemente per i suoi gusti.
Premette la mano sul grembo gonfio di Naruto, e gli schioccò un bacio.
Avrei amato anche te…
Deglutì quando una lacrima gli percorse il viso.
Si staccò strizzando gli occhi con una mano e si sedette sulla sedia sotto la finestra, con gli occhi puntati al letto, aspettando.
Posso cambiare le cose?
Se lo domanda costantemente, mentre le mani si torturano l’una col l’altra. E tutto, per un’indicazione sbagliata all’inizio.
Se avesse scelto la strada giusta, a quei tempi, quello che lo avrebbe aspettato non sarebbe stato un passato tragico ma… un futuro radioso.
Avrebbe amato e sarebbe stato ricambiato.
Il nostro amore sarà il primo e l’ultimo.
Poi cadde in un sonno buio.
Le membra scivolarono nell’incoscienza.

Spalancò gli occhi quando si rese conto di una voce che chiamava il suo nome.
Confuso si guardò intorno, trovando le pareti di una grotta buia e umida.
Suigetsu, davanti a te, ti guarda stranito.
-Stai bene?
Gli chiese non particolarmente preoccupato.
Sasuke strinse gli occhi e i pugni, celando il viso dietro alla frangia e poi si alzò, dirigendosi fuori all’aperto.
L’odore della guerra aveva invaso anche quel posto.
Alzò lo sguardo oltre le colline e prese un grosso respiro.
Si sarebbe ripreso tutto quello che aveva rifiutato all’inizio.


Un istante prima che attraversasse il collo di Sakura, la spada di Obito - e il braccio che la brandiva - caddero al suolo.
Il colpo fu talmente rapido che ciò che restava del braccio di Obito sfrecciò oltre il viso di Sakura, schizzando sangue.
Sasuke aveva colpito l’uomo da dietro, seguendo le traccia del chakra di Naruto, e scattando in avanti per colpire giusto in tempo.
Di colpo, Sakura si mise a lottare corpo a corpo contro le due copie che la trattenevano, impaziente di raggiungere i compagni.
Il clangore dell’acciaio risuonarono forte oltre la pioggia battente e l’ululato del vento quando Sakura attaccò i cloni.
Quando Obito si voltò su sé stesso per guardare Sasuke, con il kunai stretto nell’altra mano, Sakura urlò forsennata.
-No! Obito lo tiene in ostaggio!
Ma Sasuke aveva già sferrato un colpo mortale.
Obito aveva usato Naruto per schermarsi.
Il tempo rallentò; Sakura non riusciva a vedere, ma sentiva l’odore del sangue… riuscì solo a vedere la reazione scioccata di Sasuke mentre spingeva la lama.
L’Uchiha l’aveva fatta penetrare nella carne di lui, all’altezza del cuore.
Naruto spalancò gli occhi, fissando il moro che lo guardava terrorizzato.
Le mani intorno al suo corpo stavano per scomparire e Naruto sorrise, avanzando verso Sasuke e ponendo le sue mani sulla lama, guidandola ancora più in profondità, facendola trapassare nel corpo dietro di lui.
Obito spalancò gli occhi urlando un’imprecazione, cercando di spingersi lontano, ma Naruto strinse i denti e girò la lama nella carne , ferendolo mortalmente.
Sasuke stava vivendo quelle immagini a rallentatore.
Sarebbe riuscito a contate le gocce del sangue di Naruto che stavano colando sulla lama immacolata.
Avrebbe potuto sentire il dolore del compagno.
-No…
Mormorò, ritraendo la katana.
Obito crollò inerte al suolo, con gli occhi spalancati verso il cielo nero e Naruto crollò tra le braccia aperte di Sasuke.
Le ginocchia del moro cedettero e strinse Naruto al corpo.
-No… no no no no…
Lagnò, guardando la ferita al petto.
Gli pose una mano sopra per tamponare il sangue.
-Sei qui… sei tornato.
Sorrise Naruto, fissandolo.
A Sasuke gli veniva da vomitare.
Avrei dovuto cambiare tutto…
Sakura gli si avvicinò strisciando.
-Guariscilo.
Urlò alla ragazza, ritraendo la mano macchiata di sangue.
Naruto storse le labbra con un cipiglio di dolore, respirando profondamente.
Lei guardò il moro e spalancò gli occhi, abbassandoli sulla ferita aperta.
Non ho chakra.
Stava piangendo.
Appoggiò le mani al petto e concentrò quel poco che gli rimaneva sulle mani, cercando di fermare la grossa emorragia.
-E’ troppo tardi…
Singhiozzò disperata.
Sasuke si irrigidì fissandola.
-No… devi farlo. Non … non puoi lasciarlo morire.
Balbettò.
Sakura ritrasse le mani sporche di sangue.
-E’ troppo tardi.
Strinse le labbra disperata, piangendo e singhiozzando.
Sasuke chinò il capo verso il petto di Naruto, nascondendo le lacrime che percorrevano le sue guancie.
-Non puoi…
Mormorò, guardandolo negli occhi.
Naruto lo fissò intensamente. Le pupille che si scurivano ogni secondo di più.
-Ti amo.
Il biondo sgranò gli occhi, ridacchiando imbarazzato poco dopo.
Sakura trattenne il fiato ritraendosi appena, sconvolta dalla dichiarazione del moro nei confronti di Naruto.
-Sei pazzo…
Mormorò il più piccolo, allungando una mano verso la guancia di Sasuke.
Il moro l’accompagnò con la sua, stringendolo in un modo tutto nuovo.
-Ti amo, è vero. E sì… sono pazzo.
Continuò, incatenando Naruto con lo sguardo.
Voleva che leggesse la sua sincerità.
-Abbiamo una casa ai confini del villaggio. Abbiamo due figli. Mika e Minato.
 Mika non è un granché come ninja ma ce la mette tutta, è un talento precoce, ma solo perché dice quello che pensa.
 E Minato… lui deve ancora nascere. Ma sappiamo che sarà uno sveglio. Nella tua pancia si muove come un forsennato.
Sasuke accennò un sorriso al ricordo della sua mano costantemente calciata dal feto.
Naruto, invece, spalancò gli occhi, così come la ragazza.
-La casa è un casino… ma è nostra. A parte per un fratello con crisi d’età e troppo attaccato a te e a Mika. Ma è nostra! E tu hai smesso di essere ninja quando è nata la nostra bambina e hai cominciato a fare l’insegnante affiancando Iruka.
Naruto stava immaginando quella vita che non aveva vissuto. Come uno splendido sogno.
-… ma non ti crea problemi. E siamo innamorati, dopo 13 anni di Matrimonio siamo ancora incredibilmente innamorati…
Sasuke chinò appena lo sguardo, ridacchiando mentre piangeva disperato.
-Abbiamo avuto la nostra parte di sorprese e magari fatto sacrifici, ma siamo rimasti insieme.
Strinse la mano di Naruto alla sua guancia.
-Tu sei migliore di me e lo starti accanto mi ha reso migliore.
Naruto lo stava guardando confuso, ma anche lui piangeva.
Per felicità, per il dolore, per l’amarezza di quelle parole.
-Non lo so, forse è stato solo un sogno e ho immaginato tutto, ma ti giuro che niente è stato più reale. Ho visto quello che potremmo essere insieme e scelgo noi.
Ti prego Naruto, non… non morire adesso. Resisti.
Tirò su col naso e prese aria.
Naruto scoppiò a piangere nascondendo il viso nel suo petto, aggrappandosi a lui.
La testa cominciava a giragli e Kurama gli aveva soffiato nella mente, stanco anche lui, che il suo corpo stava per spegnersi.
Non sarebbe riuscito a guarirlo perché ormai il suo spirito era sempre più debole.
Sasuke lo abbracciò, appoggiando il capo nel collo del biondo mormorando un resisti.
-’Suke… è stato un bellissimo sogno.
Singhiozzò nel suo orecchio con un filo di voce.
Naruto stava diventando sempre più pesante.
Sakura si era abbracciata, appoggiando la fronte sul campo e si era chiusa in lei, piangendo.
Naruto stava morendo.
E lei non era riuscito a salvarlo.
Sasuke lo strinse ancora più forte serrando la mascella.
-Ti amo.
Continuò a ripetere finché Naruto non chiuse gli occhi, esalando il suo ultimo respiro.
Le spalle cominciarono a tremargli sempre più forte, e si lasciò andare al pianto. Strillando e singhiozzando fregandosene del resto.


___________________________________________________________

E' finita! Non è un lieto fine, mi dispiace. T^T Ringrazio tutte le ragazze che mi hanno seguito fino ad ora. Vi mando un bacio a voi che siete rimanste con me fino alla fine, anche se ci abbiamo messo più di un anno! Che vergogna. Mi andrò a sotterrare.
Kiss






Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1483663