Let it beat

di Baylee_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 – Baylee ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 – Scarlett ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 – Emily ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 – Passaggio ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 – Conoscenze ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 – Incomprensioni ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 – Lei è una sfida ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 – Sogni ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 – Aria di Tregua ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 – Questione di baci ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 – Prendersi cura ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 – Lati nascosti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.
 
 




 
 
 
Battei nuovamente la penna nervosamente sul banco.
“Suona.” Pensai guardando un’altra volta l’ora sullo schermo del cellulare.
Prof: Faccio in tempo a interrogare un’altra persona.. – disse con la sua solita voce stridula.
“Suona, maledizione.”
Non ho mai capito perché durante un compito in classe, proprio mentre stai finendo l’ultima domanda (che ovviamente vale di più), la campanella suona e la professoressa, con il sorrisetto sulle labbra e la solita frase “Mi dispiace ma il tempo è scaduto”, ti prende la verifica sotto i tuoi occhi. Contrariamente se capita il giorno che non hai studiato bene per l’interrogazione, la bastarda non suona.
Prof: Bene, bene.. – passò il dito sull’elenco del nome e fece un sorrisetto. Poi si strofinò le mani continuando a fissare il registro. Aveva trovato la preda giusta.
Alzò lo sguardo e incontrò i miei occhi. Ridacchio.
Prof: Signorina Young, è preparata?
“Brutta stronza vacca..” imprecai alzandomi e raggiungendo la cattedra.
Prof: Spero vada meglio dell’ultima volta.. – mi guardò diventando seria.
Alzai lo sguardo verso i compagni.
Ogni persona appartenente al mio fantastico 3 L era intenta a farsi gli affari propri. Clarisse si metteva addirittura lo smalto, stando all’ultimo banco.
Gli unici intenti a darmi coraggio furono il mio compagno di banco Harry, che dal terzo banco annuiva, e Scarlett, la ragazza del secondo banco che sorrideva.
Sospirai.
Quando la prof aprì le fauci per poter dire la domanda, la campanella suonò.
“Allora ogni tanto fai il tuo lavoro!”
Tornai al mio banco e la prof fece una smorfia.
Prof: A domani. – uscì dall’aula e mi appoggiai con la testa sul banco.
 
Scarlett: Hai visto? È andata bene!
L’ottimismo fatto a persona. Scarlett Evans era una delle poche persone con cui avevo legato dopo il mio trasferimento lì a New York.
Aveva i capelli lunghi neri, gli occhi neri e un fisico da modella.
Nulla a che vedere con me. Capelli castani, occhi scuri, di altezza media e.. non cicciona, ma un po’ rotonda sì.
Baylee: Certo, è andata benissimo considerando che se non fosse suonata la campanella avrei preso un bel 3. – scossi la testa.
Scarlett: 3? Non esagerare. Un po’ di cose le sapevi. – mi ammonì.
Baylee: Sì, ma le ultime non le ho studiate, e il restante non lo avevo ripassato.
Scarlett: Non ti ha interrogato. Tu stai tranquilla ora. – mi sorrise, poi rispose al cellulare che vibrò. – Pronto?
Ragazza: Scaaaaa! – urlò al telefono.
Aveva talmente forte che la sentii.
Emily era un’amica di Scarlett da sempre ed è proprio grazie a quest'ultima che avevo conosciuto Emi. Sembravano gemelle siamesi! Emily Gray aveva i capelli rossicci, gli occhi azzurri, e, anche lei, un fisico da modella.
Baylee: Ciao, Emi. – dissi ad alta voce per farmi sentire.
Emily: Ehi, Lee! Sca, ma dove siete?
Scarlett: Stiamo per arrivare alla pizzeria all’angolo.
Emily: Perfetto. Vi raggiungo.
Scarlett: Ma non avevi quella cosa a scuola?
Emily: Figurati. – rise. – L’hanno annullata all’ultimo minuto..
Scarlett: Perché?
Emily: Siamo troppo pochi, dicono.
Scarlett: Ti aspettiamo al solito tavolo.
Baylee: E noteremo se la vista è di tuo gradimento.
La sentii ridere.
Emily: A dopo.
 
 
New York, tre ragazze di 16 anni, un cupido bendato, e aggiungete un pizzico di pazzia. Mettete il tutto in una storia chiamata “Let it beat”, e non vi resta che leggerla.





*Ciao, questa è la prima volta che scrivo una storia qui e spero vivamente vi piaccia :) Lasciate un commento e fatemi sapere che ne pensate! Un bacio a tutti coloro che la leggeranno*

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 – Baylee ***


Capitolo 1 – Baylee.
 




 
 
 
Baylee: Sono arrivata. – urlò chiudendo la porta.
Poggiò lo zaino all’entrata e si diresse in cucina.
Rachel (mamma di Baylee): Ciao, come è andata oggi? – continuò a tagliare la verdura sul bancone, guardandola velocemente.
Era una bella donna dai capelli castani e gli occhi castani, magra e di media statura, ma poco più bassa della figlia.
Baylee: Oh, benissimo. Quella strega della.. – la interruppe.
Rachel: Non è una strega, è la tua professoressa. Sappi che nella vita ne incontrerai di gente peggiore. – l’ammonì continuando a non guardarla.
Baylee: Certo. Tanto avrò sempre torto io, no?
Sbuffò e si diresse, al piano di sopra, in camera sua.
Rachel: Non lasciare lo zaino all’ingresso! Sai che oggi abbiamo ospiti!
“Giusto.. oggi è sabato..”
Quel sabato il padre si sarebbe definitivamente trasferito a New York: erano tre anni che veniva un mese sì e un mese no. Era a capo di una grande azienda insieme ai suoi migliori amici Lance Wilson, Abel Wood, e Felix Collins. Erano riusciti ad avanzare in tutto il mondo, ma specialmente a Londra (dove vivevano).
Poi sua madre si era dovuta trasferire, quindi erano tre anni che il padre e i suoi colleghi cercavano di spostare la loro sede lì, in America.
Finalmente ci erano riusciti.
Entrò in camera si distese sul letto.
La camera aveva le pareti lilla. Il letto era a una piazza e mezza e c’erano quattro cuscini di varie tonalità (e fantasie) di viola e uno bianco. Sul letto aveva già messo il piumino bianco, dato che era novembre ed era più freddo del solito, quindi il letto era estremamente morbido. Vicino al letto c’era un comodino con una lampada e la sveglia.
Allo stesso lato della porta c’era un armadio di legno chiaro, uno specchio, un piccolo stereo su un mobiletto e una libreria dello stesso legno (come d’altronde gli altri mobili) dell’armadio. Sulla libreria aveva tutti i suoi amati libri, che custodiva gelosamente, delle foto e un peluche, che aveva sin da quando era nata.
Dall’altro lato, invece, c’era una finestra, una porta scorrevole, che portava al balcone, e un comò.
Dal lato opposto al letto c’era la scrivania, una tv attaccata al muro e delle mensole dove teneva tutti i libri di scuola.
La porta si spalancò ed entrarono le due pesti di casa: Blake e Meg Young, gemelli di sei anni. Meg aveva i capelli boccolosi castani e gli occhi azzurri come il cielo. Blake aveva i capelli castani corti lisci e gli occhi azzurri, identici alla gemella.
Meg: Belili, Blake non mi vuole dare Susan!
La sorellina la chiamava “Belili” da quando aveva imparato a parlare.
Baylee si alzò e sorrise dolcemente. Si piegò alla loro altezza e accarezzò i capelli del fratello.
Baylee: Perché hai preso la bambola preferita di Meg?
Blake: Perché lei mi ha scritto sul quaderno!
Guardò la sorella.
Meg: Non l’ho fatto apposta!
Baylee: Chiedigli scusa. – disse seria mettendosi le mani lungo i fianchi.
Meg: No! Non l’ho fatto apposta!
Baylee: Meg..
Meg: No!
Baylee: Allora puoi tenerti Susan. – sentenziò guardando il fratello, che sorrise. Meg spalancò gli occhi e si girò verso il fratello.
Meg: Scusa, scusa, scusa, scusa.. – fece lo sguardo da cucciola. – Mi ridai Susan?
Blake: Okay. – annuì ed uscirono dalla stanza.
Baylee si affacciò alla porta.
Baylee: Pesti, mi prendete lo zaino di sotto?
Meg: Ci va Blake. – disse indicando il fratello.
Blake: Uffa.. – disse e scese le scale mentre Meg entrava nella sua cameretta abbracciando la bambola.
Baylee ridacchiò e chiamò al telefono Scarlett.
 
Quando era a Londra usciva solo il sabato con i suoi amici, anche se lei avrebbe preferito uscire molto più spesso.
Poi il trasferimento a New York aveva cambiato tutto: lo stile di vita, la casa, gli amici..
Inizialmente aveva litigato con i genitori, trasferendosi per un breve periodo dalla nonna, poi, chiarendo, era tornata a casa.
La sua nuova classe non era proprio quello che immaginava: tutti antipatici e spocchiosi (tranne alcune eccezioni) che non accettavano la nuova arrivata a metà anno e che quando scoprirono chi era, diventarono MISTERIOSAMENTE gentili. Non li sopportava così continuò a ignorarli, perché a lei non piaceva il ruolo del padre e evitava di far notare troppo l'importanza del padre (ad esempio preferiva la scuola pubblica a quella privata, preferiva i mezzi pubblici alle lussuose macchine, preferiva una normale casetta in campagna a quella specie di schiera di ville nell'enorme giardino), e da qui il loro “bel” rapporto.
Col tempo era riuscita a crearsi una sua corazza, fottendosene di tutti quei commenti nei suoi confronti.
Aveva conosciuto uno dei geni della classe, Harry, ed era diventata la sua compagna di banco. Con lui creò un bel rapporto dati i gusti musicali in comune.
Poi c’era Clarisse che, invece, era l’ochetta della classe. Tutti pendevano dalle sue labbra (e dalle sue tette, rigorosamente scoperte), compresi i professori che la trattavano con i guanti di velluto.
C’era Tom, il “capo” di quella massa di pecore, chiamata “maschi”.
Dopo due anni di sopravvivenza, fortunatamente, al terzo anno entrarono delle nuove compagne, tra le quali Scarlett.
Con Scarlett inizialmente non aveva legato più di tanto, poi conoscendosi pian piano avevano scoperto di avere (quasi) tutti gli interessi in comune.
Un giorno, così, dopo averla assillata, Baylee uscì con Scarlett, e quindi con Emily.
Nonostante l’imbarazzo iniziale (durato massimo 5 minuti) avevano iniziato a parlare tranquillamente.
 
Dopo due ore scese di sotto e andò in cucina per bere un bicchiere d’acqua.
Rachel: Ancora così?!
La madre era appena entrata in cucina con un vestito nero, i capelli piastrati e con un trucco leggero. Sembrava stesse per uscire.
Baylee: Ma dove vai? – chiese poi finendo il bicchiere d’acqua.
Rachel: Sono le 20 e a momenti arriverà tuo padre. Nel pomeriggio ti ho fatto stare con le tue amiche, ma ora vatti a preparare.
La ragazza si guardò. Indossava il pigiama e aveva i capelli raccolti in una coda disordinata. Guardò la madre.
Baylee: Scherzi? Papà in questi mesi mi ha visto vestita così! Credi si scandalizzi?
Rachel: Ti ho detto che avremo ospiti!
Baylee: Ovvero?
Rachel: I colleghi di tuo padre, con le rispettive famiglie, ovviamente.
La ragazza spalancò la bocca e corse di sopra.
Baylee: Potevi dirmelo! – andò in camera e si spogliò velocemente, rimanendo in intimo.
Corse in bagno e si chiuse al suo interno, lavandosi velocemente e piastrandosi i capelli.
Quando ebbe finito..
Rachel: Scendi, Baylee! Sono arrivati!
“Oh, santo Dio! Perché questa giornata? Che ho fatto di male?”
Baylee: Sono in bagno! Ora scendo! – urlò per farsi sentire di sotto.
Rachel: Dai, cari, salite voi da lei!
“È un brutto sogno.. non è reale..” si ripeté chiudendo gli occhi.
Meg: Non salite.. rimanete con me e Blake a giocare.. Belili scenderà da sola. – sorrise innocentemente bloccandosi sulle scale.
Douglas: Okay, piccole pesti. – le scompigliò i capelli e andarono in salotto.
Baylee sospirò di sollievo ed uscì dal bagno. La sorella doveva averla vista e la stava coprendo.
Entrò in camera e si mise un vestito a fascia blu, poi per le scarpe fece una smorfia. Davanti a lei aveva delle ballerine che erano perfette per quel vestito, ma il problema era che odiava con tutto il cuore le ballerine, perché le massacravano i piedi. Lei preferiva indossare le scarpe da ginnastica e, nelle occasioni speciali, i tacchi (mai zeppe). Non era mai stata una dalle mezze misure (in generale), e non lo era nemmeno con le scarpe. Le indossò facendo una smorfia ripetendosi “chi bella vuole apparire un pochino deve soffrire”, e per LUI avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche avere un sacco di vesciche ai piedi, a causa di quelle infernali scarpe.
Scese di sotto lentamente mentre notava che tutti erano già seduti a tavola. La madre la fulminò con lo sguardo ma lei non ci fece caso, si era già persa nello sguardo di LUI.
Si riprese e andò dal padre dandogli un bacio sulla guancia.
Baylee: Bentornato, papà. – gli sorrise.
Kevin (papà di Baylee): Grazie, Lee.
Il padre aveva i capelli castani ricci corti e gli occhi azzurri.
Si sedette all’unico posto libero, ovvero tra Trixie e Selene Wilson. Di fronte a lei aveva sua sorella, così le sorrise mimandole un “grazie”.
Kevin: Buon appetito! – si iniziò a mangiare.
 
Lance: Come al solito, tutto squisito! – disse quando finì anche il dolce.
Rachel: Grazie! – sorrise.
Felix: Beh, io ora proporrei un brindisi. – si alzò in piedi. – Un brindisi perché qui si possa tornare a brillare. Ad un nuovo inizio. – alzò il calice.
Tutti lo seguirono alzando il loro calice, chi con acqua e chi con lo spumante.
Tutti: Ad un nuovo inizio!
Baylee bevve un sorso del suo spumante e fece una smorfia quando lo mandò giù, dato che le bruciò un po’ la gola.
Sentì qualcuno ridere e si girò a guardarlo male.
Owen: Sei già brilla? – la sfotté.
Ebbene, Owen Wood, per i suoi 19 anni, era ancora un bambino. Aveva i capelli neri, come al solito, con la punta all’insù, gli occhi neri e quel sorriso arrogante. Fin da piccoli non si sopportavano, ma più crescevano e più il limite di sopportazione diminuiva.
Baylee: No, tranquillo. Non sono come te allo scorso capodanno.
Lui rise e alzò nuovamente il calice verso di lei.
Owen: Touchè. – bevve l’ultimo sorso.
Lei spostò lo sguardo, verso la persona di fronte a lui, e si sciolse.
LUI, Douglas Wilson, in tutto il suo splendore le sorrideva.
Lei ne era innamorata da quasi due anni segretamente e lui non se ne era mai reso conto, anzi, la considerava la sua migliore amica.
Le capitava spesso che parlassero loro due, da soli, e lui le raccontasse di tutte le sue avventure amorose. Lei rimaneva in silenzio abbassando il capo.
Doug aveva la stessa età di Owen ed erano migliori amici. Faceva ridere la loro amicizia: il principe azzurro migliore amico del pirata?
Douglas aveva i capelli biondi e gli occhi verdi.
Lei si girò dall’altro lato evitando di fissarlo.
Incontrò lo sguardo di Trixie, sorella di Doug. Lei aveva un anno in più di Baylee, ed andavano molto d’accordo.
Trixie aveva i capelli biondi corti e gli occhi azzurri.
Trixie: Mi fai vedere la tua camera? – le sorrise.
Baylee: Ovviamente, vieni. – sorrise e andarono sopra.
Si sedettero sul letto.
Trixie: Mio fratello ti stava mangiando con gli occhi. – le sussurrò.
Ebbene, lei non aveva potuto mantenere un segreto del genere alla sua “quasi” sorella, come Trixie non le aveva potuto nascondere l’interesse per il bel pirata, nonché suo fidanzato.
Baylee: Trixie.. – si lamentò.
Trixie: Sai che mi iscriverò a scuola da te?
“Menomale che mi capisce al volo.” Sorrise.
 
Felix: Bella serata, come al solito! – sorrise ed uscì, seguito dalla moglie Charlotte con i figli Fabian e Fleur.
Felix Collins aveva i capelli neri e gli occhi verdi.
Charlotte aveva i capelli ricci rossi e gli occhi verdi.
Fabian aveva 15 anni, i capelli rossicci e gli occhi verdi, il viso con delle lentiggini. Lui preferiva stare solo, con l'ipod, come quella sera.
Fleur aveva 10 anni, i capelli neri ricci e gli occhi verdi. Era talmente piccola che la scambiavi per una bambina di 6-7 anni fisicamente. Contrariamente al fratello era una bambina molto aperta, specialmente con Wendy, la sorella di Owen, con la quale andava in classe insieme, dato che Fleur aveva fatto la primina.
Lance: Ci vediamo domani! – ed uscì con la moglie Selene, e i due figli.
Lance era biondo con gli occhi verdi. Era la versione di Doug da adulto. Selene era castana riccia con gli occhi marroni.
Annabeth (mamma di Owen): Rachel, poi mi devi dare la ricetta di quel dolce! – disse sulla porta.
Rachel: Sai che le mie ricette sono le tue ricette! – disse lei.
E continuarono per un bel po’.
Erano amiche per la pelle dall’asilo e ogni volta che si salutavano era la stessa pappa.
Quando finirono..
Abel: A domani, Kevin! – trascinò fuori la moglie e ridemmo. Dopo un po’ li seguirono Owen e Wendy.
Annabeth aveva i capelli neri lunghi e gli occhi neri.
Abel era castano chiaro, quasi biondo, aveva gli occhi verdi e amava la sua barba, non troppo folta ma nemmeno corta.
Wendy aveva 11 anni, i capelli neri raccolti spesso in una treccia e gli occhi verdi. Era una bambina abbastanza timida inizialmente, poi diventava un vulcano.
“Finalmente casa libera..”
Erano le 2 passate ma non era un problema per loro andare a casa, perché mio padre aveva trovato una quartiere non troppo affollato e tra l’altro le nostre case erano nello stesso giardino, ovvero avevamo un enorme giardino attorno alle case, e quest’ultime erano disposte a semicerchio attorno ad una fontana. Era come se abitassero insieme, ma non nella stessa casa.
Baylee salì di sopra e si spogliò per mettersi il pigiama.
Una volta messo uscì al balcone, che affacciava verso casa Wilson, e sospirò.
Tornò dentro e si sedette sul letto per poi distendersi. Le arrivò un messaggio e si allungò verso il comodino, senza alzarsi, per prendere il cellulare.
“Non abbiamo avuto la possibilità di parlarci.. comunque stavi benissimo. – D”
Sorrise e strinse al cuore il cellulare, addormentandosi pian piano.
 
Quando aprì gli occhi, le girò un po’ la testa. Si stiracchiò e andò in bagno per farsi una doccia, poi si vestì e andò in cucina dove si trovava la sua famiglia.
Meg: C’è una bella notizia! – disse mentre mangiava il suo cornetto al cioccolato sporcandosi la bocca.
Baylee: Ovvero? – inarcò un sopracciglio e prese un muffin.
Rachel: Tuo cugino, per gli studi, ha deciso di venire a vivere qui.
La guardò poi le spuntò un mega sorriso.
Baylee: Davvero?! – la madre annuì e alla ragazza uscì un urletto dalla gioia.
Austin Young era il cugino di Baylee, nonché suo migliore amico/fratello, di 19 anni. Era il migliore amico di Doug e Owen. Baylee lo adorava semplicemente e sapere che avrebbero vissuto insieme era un sogno divenuto realtà, no?!
Kevin: Lee.. – l’ammonì.
Baylee: Scusa.. ma.. sono super contenta! Quando?
Bussarono alla porta e scattò in piedi andando ad aprire.
Appena vide il bellissimo ragazzo moro con gli occhi verdi, gli saltò addosso, stile koala.
Austin: Ehi, cugina. – disse stringendola a sé con le sue forti braccia, lasciando cadere la valigia.
Scese.
Baylee: Sei uno stronzo. Non me lo avevi detto. – disse facendo un finto broncio.
Austin: Ti ho fatto una sorpresa.. – sorrise.
Arrivarono i gemelli e si attaccarono alle sue gambe. Austin era altissimo.
Baylee notò che alle spalle del cugino, o meglio alla fine dei gradini che portavano alla casa, c’erano Douglas e Owen con delle valigie tra loro due, di Austin sicuramente. Doug parlava con l’amico, che fumava annuendo a ciò che diceva.
“Potrei guardarlo all’infinito ma tanto lui non si accorgerebbe di me.. sono invisibile.. lo sono sempre stata. In fondo la gente mi conosce per il mio cognome, per mio padre..”
Capitava spesso che la gente si fermasse e le chiedesse se era figlia di Kevin Young, perché l’avevano vista in qualche foto, e ciò le dava fastidio. Odiava essere al centro dell’attenzione, quasi come essere invisibile.
Lei rimase incantata così il cugino, che sapeva, le schioccò le dita davanti, così si riprese e tornò in cucina a finire la sua colazione.
Rachel: Kevin, porta le valigie di Austin nella sua camera. – disse guardandolo e lui salì con più valigie possibili seguito da Owen, che nel frattempo aveva spento la sigaretta, e Douglas, che portavano le ultime valigie rimaste. – Austin, vuoi qualcosa? – disse indicando la cucina.
Austin: No, grazie, zia. Esco con Owen e Douglas. – disse sorridendo passandosi una mano tra i capelli neri.
I due amici scesero e si misero vicino ad Austin.
Baylee si girò a guardarli, rimanendo a bocca aperta.
“Certo.. ti credo che sono migliori amici.. sono tre ragazzi da una bellezza rara a cui piace rimorchiare.” Pensò, poi riabbassò lo sguardo.
Il cugino le si avvicinò.
Austin: Poi parliamo.. – le sussurrò.
Baylee: Rimani uno stronzo, sappilo. – disse acida a bassa voce senza guardarlo e lui rise. Poi le scompigliò i capelli ed uscì con gli amici.
Lei sospirò.
 
Austin stava levando i vestiti dalla sua valigia lasciandoli sul letto in maniera disordinata. Baylee rise.
Il cugino aveva la camera che si trovava in mansarda. Aveva le pareti blu, e i mobili erano di legno scuro. Il letto era attaccato al muro, sopra ad esso c’era una finestrella che mostrava il cielo, e vicino ad esso c’era un comodino con una sveglia, un cordless e la lampada. C’era un grosso armadio e vicino ad esso c’era una chitarra classica, che a sua volta era sotto delle mensole contenenti libri e foto, e una tv attaccata al muro. C’era una sedia girevole davanti a una scrivania, sulla quale, a sua volta, c’erano una lampada da tavolo e un computer acceso. C'era una finestra che affacciava su una parte dell'enorme giardino. Poi c’era una porta che portava ad un bagnetto.
Insomma, nonostante fosse una mansarda, era spaziosa.
Baylee si avvicinò al letto e prese i vestiti.
Baylee: Sei sempre disordinato. – li piegò meglio e iniziò a infilarli nell’armadio.
Austin: Sto facendo del mio meglio per non esserlo. – sorrise.
Baylee: Sai che non dovrei aiutarti? – lo guardò. – Non ti ho perdonato.
Austin: Cugina, so che lo farai.
Baylee: Mmm..
Continuarono a sistemare le cose, e quando finirono si sedettero sul letto.
Lui si era probabilmente portato quasi tutto il guardaroba e metà degli oggetti della sua camera, d'altronde era peggio delle ragazze durante i viaggi.
Austin: Trixie e Owen sono una bella coppia. – lei annuì.
Baylee: Lei ha sudato sette camicie per lui. – scosse la testa. – Voi maschi siete ottusi.
Austin: Ottusi?
Baylee: Ovvio. Vedi me e.. – si morse il labbro. Lui l’abbracciò.
Austin: Io non gli dirò niente ma tu dovresti parlarci. – lei scattò in piedi.
Baylee: No. Ne abbiamo già parlato. – Lui alzò le mani in segno di resa.
Austin: Come non detto. – si alzò e andò al computer.
Lei abbassò lo sguardo e scese al piano di sotto, per andare in camera sua.
Aveva ragione il cugino, ma lei aveva paura, paura di buttarsi, e rischiare di farsi male.





*Ciao, cari lettori :) Non vi è piaciuto il prologo? E questo capitolo? I primi tre capitoli che pubblicherò saranno per presentare le mie tre protagoniste: Baylee, Scarlett ed Emily. Potrebbero risultare più noiosi, ma arrivati al capitolo 4 inizierà la storia.. quindi siate pazienti! :P Fatemi sapere con un commentino che ne pensate!

Ps. La nostra cara Baylee la immagino come Victoria Justice.

Un bacio*

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 – Scarlett ***


Capitolo 2 – Scarlett.
 




 
 
 
Uscì di casa stringendosi nella giacca. Il freddo era abbastanza pungente ma aveva bisogno di tranquillità per pensare, e con suo fratello la tranquillità era una parola tabù.
Scarlett era fidanzata con un suo amico d’infanzia (che abitava in Canada) da quasi due mesi. Il problema era che era un periodo abbastanza movimentato per entrambi per lo studio, e.. lei lo sentiva più lontano.
Pensava, e sperava, che funzionassero le relazioni a distanza.. eppure era un po’ che aveva una specie di nodo all’altezza dello stomaco. Era la sua prima relazione e non voleva che fosse solo messaggi e chiamate.. Non che lei non ne fosse innamorata ma.. la distanza è una brutta bestia.
Arrivò vicino a lei il suo cagnolino, Toby, e lei si piegò ad accarezzargli il pelo morbido.
Aveva deciso che non avrebbe parlato con nessuno della sua situazione, per non essere influenzata.. voleva solo pensare.
Si sedette sull’erba fresca, mentre Toby continuava a farle le feste, e digitò il numero di Dexter, il suo ragazzo.
Mentre si portò il cellulare all’orecchio si pentì, e chiuse la telefonata.
Andò a vedere le foto che aveva saltato sul cellulare nella cartella “Dex”. Iniziò a guardarle e si morse il labbro. C’erano quelle di quella magica estate, quelle che aveva scattato a natale, quelle con la loro comitiva di amici.. quella di un loro bacio.
Ricordò quel giorno chiudendo gli occhi.
 
Era fine agosto e di lì a poco lei sarebbe partita. Lui organizzò una festa con tutti gli amici, quelli che rimanevano e quelli che partivano, per chiudere quell’estate piena di ricordi.
Lui era andato a prenderla a casa con la scusa di andare al cinema, ma quando arrivarono in prossimità del cinema lei notò che tutti i suoi amici erano radunati davanti ad un locale.
Inizialmente si rattristò un po’ perché a lei non l’avevano chiamata, poi lui posò le sue mani sugli occhi della ragazza e la portò da una parte: nel locale dove aveva visto i suoi amici.
Si divertirono un mondo, poi lei si avvicinò a lui e gli diede un piccolo bacio casto. In quel momento Emily si stava divertendo a scattare foto, quindi prese il momento in cui le loro labbra si toccarono.
 
Riaprì gli occhi e iniziò a tormentarsi una ciocca di capelli. Alla fine prese coraggio e chiamò.
Non era la prima volta che telefonava, ma ogni volta che ci provava non rispondeva nessuno, poi lei si sentiva in colpa e si ripeteva che stava sbagliando.
Squillò a vuoto, di nuovo, poi ci fu segreteria telefonica. Sospirò.
“No, questa volta ci parlo.”
Decise di lasciargli un messaggio telefonico.
Segreteria: ..lasciare un messaggio dopo il “bip”.. bip.
Scarlett: Dex, sono Scarlett.. come stai? Oggi ho provato a chiamarti, ma tu devi essere molto occupato.. comunque.. – non trovava le parole e mi morse il labbro. – ..io non voglio una relazione solo di telefonate e messaggi.. penso che sia meglio se.. la finiamo qui.. penso che anche tu pensi che, in fondo, è meglio così. Per qualsiasi cosa chiamami. Un bacio. – attaccò poi strinse le gambe al petto.
Lo aveva fatto e si sentiva meglio.. nonostante si sentisse in colpa.
Nascose il viso tra le gambe.
Sentì qualcuno toccarle la spalla e alzò lo sguardo. Suo fratello la guardava.
Gabriel Evans aveva 24 anni, eppure sembrava che ne avesse massimo 20 quando si faceva la barba. I capelli neri un po’ lunghi gli stavano coprendo l’occhio sinistro a causa del vento. Aveva un fisico palestrato ed era molto alto.
Non era quasi mai a casa loro. Veniva qualche weekend per poi tornare in Europa, dagli zii. Era così già da quando era piccolo, e Scarlett non aveva mai realmente compreso il perché, quindi le persone sapevano dell’esistenza del fratello di Scarlett, ma non tutti si potevano ricordare dell’aspetto. L’ultima volta che era venuto era due mesi prima.
Scrutava la sorella con i suoi occhi neri, piegato sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza, con Toby, che continuava a saltargli accanto.
Gabriel: Tutto bene?
Scarlett: Sì, tranquillo. – sorrise e si alzò sistemandosi. – Vado dentro. – disse ma lui la bloccò.
Gabriel: A chi devo spaccare il culo?
“Che finezza” ridacchiò.
Scarlett: A nessuno. Volevo solo prendere un po’ d’aria.. oggi ho avuto il compito di inglese e.. penso di aver fatto almeno due errori. – mentì talmente bene che sembrò rilassarsi.
Gabriel: Bene. – sorrise. – Sto uscendo. – la lasciò e andò verso il cancello, poi si bloccò e la guardò. – Comunque hai tutto il culo sporco. – ridacchiò.
Scarlett: Grazie. – disse facendo una smorfia ed entrando in casa.
Si diresse al piano superiore per andare in camera a cambiarsi.
La camera era molto spaziosa e luminosa, calcolando la grande finestra, con delle tendine bianche. C’era un letto a una piazza e mezza con sopra tre cuscini con diverse tonalità di celeste e un peluche. Sopra al letto c’era un grosso quadro che mostrava New York in bianco e nero con un taxi giallo e affianco al letto c’erano due comodini con una lampada ciascuno. Le pareti erano azzurrine.
Dal lato opposto alla finestra c’era un armadio dal legno chiaro, uno stereo e una bacheca, dove c’erano delle foto o disegni tenuti con le puntine. La maggior parte delle foto raffiguravano lei ed Emily.
Dal lato opposto al letto c’era la scrivania, la libreria e la tv.
Al lato della finestra c’erano delle mensole con vari libri e un cordless.
Si cambiò velocemente, e scese di sotto, lasciando il cellulare sul letto.
I genitori non c’erano, in quel momento, quindi in casa c’erano solo lei e la sorella.
Si sedette sul divano del salotto e iniziò a cambiare i canali alla tv svogliatamente quando..
“Strano che è così silenzioso..”
Hayley: Scaaaaaarleeeett! – urlò dalla sua camera.
“Appunto.”
Hayley era sua sorella. 20 anni ed era un pieno di acidità e nevroticità. Era bionda con gli occhi scuri. Alta e magra.
Scese le scale correndo e agitando le braccia. Guardò per un po’ Scarlett poi sbuffò.
Hayley: Allora?
Scarlett inarcò un sopracciglio.
Scarlett: Guarda che sei tu ad avermi chiamato. Io stavo vedendo la tv.
La sorella roteò gli occhi.
Hayley: Perché non mi capisci al volo?
Scarlett: Insomma, che vuoi? – incrociò le braccia al petto.
Hayley: Come sto? – fece una piroetta.
Scarlett: Devi uscire con Jeff? – Jeff era il ragazzo di Hayley.
Hayley: Mi pare ovvio! – scosse la testa. – Allora? Sto bene?
Scarlett: Sì.. ma secondo me stai meglio con quel maglioncino che hai comprato ieri.
Hayley: Ti ho chiesto come mi stava meglio? Ti ho chiesto se mi sta bene!
Scarlett: Ma devo dirti quello che penso o no? – spalancò la bocca.
Hayley: Con te non si può parlare! Ciao! – ed uscì di casa, lasciando senza parole Scarlett.
Quest’ultima spense la tv e si diresse un cucina per farsi un panino.
Mentre lo preparava si affacciò alla finestra e notò che la ragazza che abitava di fronte uscì. Sorrise.
“Chissà dove va quella matta di Emily”
 
Emily e Scarlett erano amiche dalla seconda elementare grazie ad un’amica in comune.
Avevano quasi tutto in comune.
Scarlett ricordava ancora la prima volta che incontrò quella bimba dai capelli castani.
La prima volta che si erano viste, non era successo nulla di che, poi, quando andarono a casa di un’amica delle madri, si conobbero grazie alle bambole di pezza di Emi.
Di lì divennero inseparabili, e lo stesso anche i genitori.
I fratelli, invece, erano piuttosto ostili tra di loro.
 
Malcom (papà di Scarlett): Siamo a casa!
Scarlett scese le scale e sorrise ad entrambi.
Malcom Evans era l’“uomo che non si vede” a causa del lavoro. Era alto e moro, con gli occhi scuri. Il genere di padre che è scherzoso sempre ma.. meglio non farlo arrabbiare: assumeva un tono serio, che non ammetteva replica.
Nicole, la madre di Scarlett, era bionda, con gli occhi scuri e un po’ bassa. Era casalinga e passava molto tempo con i figli. Con Scarlett aveva un buon rapporto, nonostante le discussioni per l’ordine e per la “linguaccia” sempre pronta a rispondere.
Nicole: Com’è andata oggi?
Scarlett: Beh, molto bene.
Malcom: Tuo fratello ci ha detto che pensi di aver sbagliato qualcosa al compito di inglese.. è vero?
Nicole: Compito di inglese? Avevi un compito?
Deglutì.
“Mannaggia a me e alle mie scuse su due piedi.”
Scarlett: Mi sarò sbagliata.. – fece le spallucce.
Nicole: Mmm.. – la guardò un po’ poi andò in cucina, mentre il padre si sedette sul divano a leggere il giornale.
Squillò il cellulare di Scarlett e lei corse di sopra.
Notò sullo schermo “Dex”, deglutì e rispose.
Scarlett: Pronto?
Dexter: Ciao, Scarlett. Ho appena sentito il messaggio e la penso come te. Sì, insomma, non è facile una relazione a distanza. Lo avrei voluto fare io ma.. mi hai anticipato.
Scarlett: Oh.. beh, meglio se la pensi come me!
Lungo silenzio imbarazzante. Lui tossì.
Dexter: Ho una domanda.. non mi hai tradito, vero?
Lei stava quasi per urlargli contro, buttare a terra il cellulare e prendere il primo volo verso il Canada per picchiarlo.
Scarlett: Ma.. cosa?! No! Non sono quel tipo di ragazza!
Dexter: Okay.
“Okay?!”
Scarlett: Perché? Tu sì?
Dexter: No, non sono quel tipo di ragazzo.
Scarlett: Bene. Ciao.
Dexter: Ciao.
Attaccò e buttò il cellulare sul letto continuando a boccheggiare.
“Come gli è potuto venire in mente che IO lo tradissi! Lui è il mio primo fidanzato, con lui il mio primo bacio.. ma che razza di ragazza pensa io sia?!”
Prese il cellulare e guardò gli ultimi numeri digitati: Dexter, mamma, Emi.. si fermò su quello di Baylee. Lo fece, non perché non si fidasse di Emi, solo che grazie a lei aveva conosciuto Dex. Poi Baylee si era confidata con lei, e voleva farlo anche lei.. almeno una volta.
Cliccò il pulsante verde e la chiamò.
 
Baylee non la conosceva da molto, ma dall’inizio le sembrava una tipa socievole, eppure con non molti amici lì nella classe.
Scarlett si era trovata in quella classe perché avevano smembrato la sua 2 M.
Era capitata con tre amiche (Nora, Olive e Queen) e due compagni della scorsa classe.
Notò subito i gruppetti di quella classe sconosciuta.
Un giorno a ricreazione, Clarisse le si era avvicinata.
Clarisse: Questo è il mio territorio. – poi la aveva dato una spallata per passare urlando per il “dolore”.
Così Baylee era arrivata alle sue spalle.
Baylee: Lasciala stare, quella è tutta tette e niente arrosto. – le sussurrò. Poi le sorrise.
E così avevano iniziato a parlare e scoprire le loro somiglianze, a livello di interessi.
Scarlett: Dovresti conoscere Emily, penso che andreste d’accordo. – le disse durante una ricreazione mentre parlavano di una storia.
Baylee: Mi farebbe piacere.
 
Scese di sotto ancora scossa dalla telefonata scontrandosi col fratello.
Gabriel: Testona, stai attenta, o potresti sciuparmi il fisico. – disse convinto.
Scarlett: Sai che tua sorella è uscita con Jeff? – lui cambiò espressione e lei sorrise soddisfatta.
Oltre a essere molto protettivo, Gabriel era molto geloso.
Gabriel: Era abbastanza coperta?
E per coperta intende jeans o gonna sotto il ginocchio, e almeno tre strati di magliette, felpe e maglioni, per coprire ogni singola parte del corpo a partire dal mento e arrivando a sotto al ginocchio, almeno (escludendo le mani).
Scarlett: Fammi pensare.. – fece finta di riflettere. – Un vestitino che le copre a malapena il sedere.
Lui spalancò gli occhi e lei rise.
Scarlett: Andiamo, Gab! Sono fidanzati da quattro anni e glielo ha presentato tu!
Ebbene Jeff era un compagno di classe (più precisamente compagno di banco) di Gabriel, quando andavano al liceo. Il fatto era che inizialmente non andavano molto d’accordo ed erano i professori ad avergli imposto quel posto. All’università capitarono nello stesso corso, così da iniziare a frequentarsi. Un giorno Gabriel invitò Jeff a New York e così conobbe Hayley. Purtroppo all’epoca lui era fidanzato e tra l’altro dall’altra parte dell’oceano, quindi lei ci perse un po’ le speranze. Alla fine lui aveva lasciato la ragazza per Hayley e si era trasferito a New York, solo per lei.
Non erano mai stati quel tipo di coppietta che “amoruccio mio, vita mia, cuore del mio cuore”, anzi di romantico, secondo Scarlett, avevano ben poco, dato che passavano la maggior parte del loro tempo sul divano a giocare ai videogiochi.
Gabriel continuava a battere il piede nervosamente.
Scarlett: Okay, era vestita con un maglioncino e dei pantaloni. Abbastanza coperta?
Gabriel annuì e continuò a salire le scale, mentre lei scese ridendo pensando alla faccia del fratello.
Malcom alzò lo sguardo dal computer, guardandola perplesso.
Scarlett: Tranquillo, papà. Va tutto bene. – sorrise e gli passò affianco scompigliandogli i capelli.
 
Si sedette a tavola vicino alla sorella e al padre.
Nicole: Sono contenta che tu abbia accettato di rimanere a cena, caro. – disse porgendogli l’insalatiera. Jeff le sorrise e la prese.
Jeff era moro con gli occhi azzurri, e un po’ robusto. Poi Scarlett lo definiva una “scimmia” dato che era molto peloso.
Gabriel continuava a fissare mia sorella socchiudendo gli occhi.
Hayley gli tirò un calcio e lui la guardò in cagnesco.
Jeff e Scarlett si trattennero a stento dal ridere. Lui si schiarì la voce.
Jeff: Gabriel, Richard mi ha detto che ci sarà una cena di rimpatriata del liceo.
Gabriel: Tu ci vai?
Jeff: Probabilmente.. ma non è che ne abbia molta voglia. – scosse la testa. In fondo sarebbe dovuto partire per l’Europa.
Mentre loro continuavano a parlare della cena del liceo, Scarlett iniziò a realizzare che.. era single, libera.
Si alzò a fine cena e chiamò subito Emily. Quando finì la telefonata andò in salotto dove erano tutti i componenti della famiglia a guardare la tv.
Scarlett: Mamma, papà, esco con Emily. – disse prendendo la giacca e aprendo la porta.
Una normale persona si sarebbe aspettata che o i genitori annuissero e lei uscisse o dissero “no” e lei si lamentasse un po’, invece accadde..
Jeff: Scusa, dove vuoi andare alle 20 di sera?
Ebbene, lei aveva, oltre alla gelosia del fratello, anche la gelosia del cognato.
Scarlett roteò gli occhi.
Scarlett: Vado a casa di Emily, mi cambio mettendomi un vestito corto e attillato, e poi vado in discoteca, mi ubriaco e mi faccio accompagnare a casa da uno sconosciuto. Già che ci sono, stavo pensando di passare anche a casa dello sconosciuto.
Sia Jeff che Gabriel si alzarono e le andarono incontro.
“Oh mio Dio” si passò una mano sul viso.
Jeff: Allora non esci.
Lei si girò verso la sorella che rideva tenendosi la pancia.
Scarlett: Mi fai il favore di tenere a cuccia i due mastini di casa?
Hayley: Io mi sto divertendo! – disse continuando a ridere, coprendosi la bocca con la mano.
Scarlett respirò a fondo.
Scarlett: Mai conosciuta l’ironia? Vado con Emily e altri amici al locale qua affianco. Se vi affacciate alla finestra ci vedete, per quanto è vicino. – disse a Jeff poi si girò verso Gabriel. – Sono copertissima, anche perché fa freddo. – poi guardò entrambi. – Posso andare?
I due si guardarono per un po’ poi si girarono a guardarla, ma lei già era uscita di casa.
Si mise le mani in tasca e respirò quell’odore di.. libertà.
Questo non voleva assolutamente dire che Dexter la opprimesse, ma.. le mancava poter dire di essere single, non per poter mettersi con un’altra persona, ma semplicemente perché il suono “single” le dava tranquillità, libertà.
Amava la libertà, più dell’esser fidanzata, onestamente, e poteva dirlo ora che aveva provato anche la brezza dell’essere impegnata.
Si diresse dall’altra parte della strada, dove abitava Emi, e bussò.
Le aprì la madre dicendole “non è ancora pronta”. Lei sorrise.
“Mi sarei stupita del contrario.” disse entrando in quella casa, la sua seconda casa.
 
Quando entrò in casa, notò che le luci erano spente se non fosse per una lieve luce che proveniva da sopra.
Salì le scale piano, per evitare di svegliare qualcuno.
Si spogliò velocemente e si mise il pigiama, poi uscì per andare a lavarsi i denti.
Si rese conto che la luce che aveva visto sotto, proveniva dal bagno socchiuso.
Bussò piano e uscì subito da lì Gabriel senza dire niente.
“Che stano..”
Entrò in bagno e si lavò i denti.
Appena tornò in camera e si buttò sul letto, si addormentò.






*Ciao, cari lettori :)  vi è piaciuto questo capitolo? Spero proprio di sì!

Ps. La nostra casa Scarlett la immagino come Katy Louise Saunders.

Un bacio*

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 – Emily ***


Capitolo 3 – Emily.
 




 
 
 
Tornare a casa dopo quell’angelica visuale era una vera e propria tortura.
Salutò l’amica con la mano ed entrò in casa trascinandosi lo zaino dietro.
Non riusciva a non pensare al bel chitarrista della pizzeria dove andavano ormai quasi ogni weekend. Non ci aveva mai realmente parlato, ma, essendo clienti quasi abituali, lui la salutava ogni volta, e lei si scioglieva. Poi, ogni volta che andavano lì, prendevano sempre lo stesso tavolo davanti al palchetto.
Fece la rampa di scale che portava al suo piano, poi bussò alla porta.
Abitare in un palazzo non era poi così male, come molti pensavano. Poi c’era un lato positivo chiamato “abitare di fronte a Scarlett”.
Le aprì la madre e lei entrò, andando direttamente nella sua camera.
La camera era abbastanza spaziosa e le pareti erano arancioni. Sulla destra della porta trovavi una grande tv su un mobiletto, e una casetta delle bambole. Sul lato di fronte alla porta c’era un letto, con sopra dei peluche, incassato in dei mobili, una scrivania e delle mensole con libri e manga. Sul lato della porta c’era un armadio. Poi c’era una finestra.
Poggiò lo zaino su una poltroncina vicino alla finestra e si sedette alla scrivania accendendo il computer.
Vanessa (mamma di Emily): Come è andata oggi? – disse entrando nella stanza e poggiandosi allo stipite sorridendo.
Emily si girò a guardarla un po’.
Sua madre era bionda (tinta) con gli occhi scuri. Prima di un incidente, dopo la quale si è dovuta tagliare i capelli, era riccia e mora. Non era bassa, ma nemmeno alta. Era molto solare e positiva, sempre che lei non abbia il ciclo, anche se, come la definisce la figlia, è ogni tanto “ragazzina”, o meglio con un carattere da ragazzina.
Si rigirò a guardare il computer.
Emily: Tutto bene.
Vanessa: Come mai oggi siete uscite con lo zaino?
Emily: Non siamo uscite con lo zaino. Siamo andate a mangiare alla solita pizzeria dopo scuola, abbiamo lasciato lo zaino a casa di Scarlett, e siamo uscite.
Vanessa: Potevi lasciarlo qui.
Emily: Non avevo le chiavi e nessuno era a casa. – fece le spallucce.
La madre uscì e andò in cucina dove l’aspettava la figlia minore, Susie.
Emily diede un’ultima occhiata in direzione della porta poi si iniziò a concentrare sul profilo di Facebook di quel ragazzo che le aveva inviato la richiesta di amicizia e con la quale non aveva mai parlato: Luke Allen.
 
Si alzò dalla sedia della scrivania e andò in salotto per sedersi su uno dei due divani. Appena si sedette qualcuno si sedette su di lei.
Lucas Gray era il fratello maggiore di Emily di 23 anni. Aveva i capelli biondi ricci alle punte corti, gli occhi azzurri, un bel fisico palestrato. Era un amante della palestra. Tra l’altro era molto alto.
Emily: Ma con tanti posti proprio su di me?! – disse dandogli degli schiaffetti sulla schiena.
Lucas: Andiamo, sanno tutti che tu sei più comoda. – ridacchiò.
Emily: Dai, che pesi! – gli urlò pizzicandogli il fianco e lui si alzò.
Lucas: Sorellina, dovresti essere più tranquilla. – sorrise sedendosi sul tavolino davanti a lei.
Emily: Ma io sono tranquilla. – socchiuse gli occhi e lui le diede una botta sulla fronte. Lei spalancò bocca e occhi. – Perché..? – lui fece le spallucce e lei iniziò di nuovo a dargli schiaffetti, mentre lui rideva.
Era così il suo rapporto con lui. Piaceva ad entrambi stuzzicarsi per poi fare a “botte”.
Vanessa: Ragazzi! – disse uscendo dalla cucina e guardandoli. Loro si girarono a guardarla.
Lucas: Sì? – disse con aria da angioletto.
Vanessa: Che state combinando? – si mise le mani lungo i fianchi.
Lucas: Colpa sua! – indicò la sorella che lo fulminò.
Vanessa: Lucas, Emi.. – li ammonì e tornò dentro.
Lui si sedette vicino alla sorella che continuava a fulminarlo con lo sguardo.
Lucas: Sorellina.. – gli cinse le spalle con un braccio.
Emily: E tu avresti 23 anni?! – scosse la testa poi prese il telecomando e accese la tv.
Dopo un po’ arrivò una bambina, le prese il telecomando dalle mani per mettere i cartoni e si sistemò sull’altro divano.
Emily: Susie? – la guardò, ma la bimba continuò a guardare la tv.
Susie era una bambina di 8 anni dai capelli e gli occhi castani. Era alta per la sua età, ma comunque bassa per i due fratelli, tanto che Lucas ogni tanto la chiamava “pulce”. Era dolce e carina ma..
Susie: Voglio vedere i cartoni. Mamma ha detto che posso.
..talvolta insopportabile.
Emily: Mamma intendeva nella tua cameretta forse.
Ed ecco che si iniziava a litigare.
Susie: Beh, allora potresti andare anche tu in cameretta tua.
Emily: Dammi il telecomando.
Susie: Non c’è scritto il tuo nome.
Emily: Nemmeno il tuo. Dammi il telecomando. – Susie finalmente si girò.
Susie: No.
Emily si alzò e la bambina iniziò ad urlare facendo uscire dalla cucina Vanessa preoccupata.
Susie: Emi è cattiva, mamma! – disse indicandola.
Vanessa: Emily..
Emily: Non ho fatto niente, poi lei è arrivata e si è appropriata del telecomando!
Vanessa: Dai, è più piccola..
Emily scosse la testa e andò in camera sua.
“Sempre lei ha ragione. Sempre.”
Si accese la tv e iniziò a giocare alla wii per evitare di pensarci.
 
Quando uscì dalla stanza c’era il silenzio totale. Lei inarcò un sopracciglio avvicinandosi alla cucina. Trovò solo il fratello che si stava riempiendo una bottiglietta d’acqua.
Lucas: Tra poco vado in palestra, e mamma e Susie sono uscite. – le disse sorridendo.
Emily: Ho casa libera allora. – sorrise poggiandosi allo stipite della porta.
Lucas: Ebbene sì.. – chiuse la bottiglietta e prese un post-it passandoglielo – Mamma ha scritto questo per te.
Lei lo lesse.
“Emi, potresti passare al negozio di scarpe dove siamo andate l’altro ieri e ritirare la scatola? Un bacio, mamma”
Lei si irrigidì, poi fece un sorrisetto arrossendo.
Lucas: Tutto bene? – disse guardandola e inarcando un sopracciglio.
Emily: Mai stata meglio.
Uscì dalla cucina, si prese una giacca al volo e uscì di casa.
Lucas: Le chiavi! – le urlò e lei rientrò prendendole sul mobiletto all’entrata.
Emily: Ciao, fratellone!
 
Camminava a passo svelto con un sorrisetto sulle labbra.
New York era una grande città, ma loro abitavano in una zona più o meno tranquilla dove tutto ciò che ti serve è a disposizione: palestra, negozio di scarpe, supermercato, scuola, pizzeria..
Casualmente il negozio dove Emi aveva trascinato la madre due giorni prima era vicino alla pizzeria dove suonava LUI, o meglio proprio di fronte. Quel giorno Emi continuava a fissare la pizzeria, senza mai concentrarsi sulle scarpe, finendo poi per sceglierne un paio carino, ma a caso.
Arrivò nella strada dove era il negozio e si bloccò.
“E se mi vedesse? E se io mi incantassi?” Scosse la testa.
Non doveva pensare a questo, doveva pensare in positivo, come faceva sua madre.
Proseguì a passo sicuro verso il negozio e vi entrò.
Emily: Dovrei prendere un paio di scarpe messe da parte a nome Gray.
Commessa: Un attimo. – ed entrò nella saletta dietro al bancone.
Emi si girò, così, verso la pizzeria notando che la piccola band stava facendo una pausa. Poi lo vide, bello come sempre.
Luke Allen, lo stesso che l’aveva aggiunta senza conoscerla, era moro con gli occhi chiari. Aveva 19, o massimo 20, anni. Era alto, palestrato.. quel giorno aveva un po’ di barbetta ma nulla di così trasandato.
Si passò una mano tra i capelli un po’ spettinati sorridendo agli amici poi posò la chitarra, fece un segno ad uno dei camerieri e..
Commessa: Erano per caso queste? – Emi si girò di scattò notando che la commessa aveva una scatola in mano che mostrava un paio di scarpe marroni.
Emily: No, non erano queste.. erano quelle nere.. – disse tentando di ricordare l’ultimo paio che aveva provato.
La commessa prese una specie di agenda e controllò gli ordini del giorno.
Emi si girò nuovamente verso la pizzeria notando che il bel chitarrista era appena uscito e stava attraversando con le mani in tasca e..
Commessa: Guarda, credo proprio che siano queste. – disse girando l’agenda verso di lei e indicando in cognome con la descrizione della scarpa. La ragazza si girò di scatto e lesse ciò che c’era scritto.
Emily: Qui c’è scritto “Gray M.” mentre mamma ha detto “Gray V.”, magari è un’altra cliente.
La commessa notò un asterisco in fondo alla pagina e iniziò a controllare la pagina accanto.
Sentì aprire la porta del negozio.
La commessa vide l’ordine giusto con il giusto nome.
Commessa: Vado a prendere il paio giusto. – le sorrise poi alzò lo sguardo in direzione della porta. – Ciao, Luke. Vengo subito.
Luke: Tranquilla, Ashley. – la commessa entrò nella saletta.
Emily non volle girarsi, dato che riconobbe la voce.
“Perché è entrato qui?!”
Lei si sentì toccare la spalla e si girò piano.
Luke: Ehi. Ti è piaciuto come abbiamo suonato oggi?
“Mi è piaciuto come hai suonato, come hai mosso i tuoi capelli, come hai mosso le labbra, come mi guardi..”
Emily: Sì, abbastanza.
Luke: Grazie. – sorrise passandosi una mano tra i capelli. – Ormai sapete tutte le canzoni. Vi vedo quasi sempre.
“Ci vedi?! Mi vedi?! Io ti osservo e non so quale forza mi tenga per..”
Luke: Come ti chiami?
“Mi hai aggiunta su Facebook!”
Emily: Emily. Emily Gray.
Luke: Io sono Luke Allen.
“E chi non ti conosce!”
Emily: Mmm.. l’ho sentito da qualche parte.
Ashley rientrò e mostrò le scarpe a Emi.
Emily: Sì, sono queste. – annuì e la commessa le mise in una busta, passandogliela poi. – Allora grazie. – si girò verso Luke. – Ciao.
Luke: Ci si vede! – si avvicinò e la salutò col bacetto sulla guancia.
“Ecco, ora svengo, ora svengo.”
Prima che lui potesse dargli il secondo bacio, si girò ed andò verso la porta.
Ashley: Luke, dimmi tutto. – si sporse dal bancone.
Emily impugnò la maniglia.
“E se quella fosse la ragazza?”
Luke: Cugina, mi presti il cellulare?
Emi uscì dal negozio e si diresse verso casa.
Ormai era buio e nessuno la poté vedere con il suo sorriso un po’ da ebete.
 
Aprì casa ed andò a posare la busta in camera.
Qualcuno riaprì la porta e lei tornò in salotto.
La sorellina corse subito in cameretta mentre la madre trascinò le buste della spesa in cucina.
Emily si avvicinò alla madre iniziando ad aiutarla, canticchiando.
Vanessa: Come mai di così buon umore?
Emily: Uh? – la guardò un attimo, mentre sistemava un pacco di biscotti nella credenza.
Vanessa: Non lo so.. credo tu sia.. – Emily la interruppe.
Emily: Mamma, ho un po’ di fame.. che fai per cena?
Vanessa: Credo di cucinare una bella bistecca e affianco ci metto dell’insalata.. o preferisci i pomodori?
Emily: Quello che vuoi.
La verità era che Luke, parlandole, le aveva dato una bella scossa di energia, una bella scossa di felicità, una bella scossa di..
Susie: Papiiiiiiiiiiii – urlò saltandogli in braccio mentre lui entrò cauto in casa. La prese in braccio.
Eddie (papà di Emily): Ehi, Sus.
Emily si affacciò dalla porta della cucina.
Eddie aveva i capelli corti biondi e gli occhi celesti. Era poco più alto di Lucas. Era molto chiuso e non era molto presente a casa. Emily lo definiva un “orso” di carattere.
Eddie: Ciao, Emi.
Emily: Ciao. – rientrò in cucina e continuò ad aiutare la madre.
Eddie: Lucas? – chiese facendo scendere Susie ed avvicinandosi alla cucina.
Vanessa: Palestra.
Eddie: Okay. – annuì ed andò in camera per cambiarsi.
Susie entrò in cucina e iniziò a giocare con delle cose che dovevano essere ancora sistemate.
Emily: Stai ferma?
Susie: Non sto facendo niente!
Emily: Perché ora non vai a vedere la tv?
Susie: Non ne ho voglia!
Vanessa: Basta. – le guardò.
Susie: Che c’è per cena?
Emily: Bistecca e insalata.
Susie: Oppure?
Emily: Bistecca e pomodori.
Susie: Oppure?
Emily: Oppure.. minestrone. E non ci sono altre chance. – inventò su due piedi.
Susie: Mmm.. – rimase a pensare a cosa fosse meglio da mangiare almeno una decina di minuti. – Credo che prenderò quello che hai detto per primo. – annuì e andò in salotto per vedere la tv.
Vanessa: Com’è questa ragazza che hai conosciuto recentemente? – chiese quando furono sole.
Emily: Chi?
Vanessa: La compagna di Scarlett, se non sbaglio.
Emily: Ah.. Baylee. Beh..
 
Baylee non la conosceva molto, ma, o per interessi comuni o per carattere, andavano molto d’accordo.
Scarlett, la sua migliore amica ormai da una vita, le aveva detto che Baylee assomigliava a lei in gusti, e di conseguenza ad Emily, quindi sarebbero andate d’accordo. Era una sorta di catena.
Un giorno Baylee aveva chiesto se poteva uscire con Scarlett, e quindi con Emily, e lei aveva accettato. Così si conobbero, così si conobbero la “famosa Emily” e la “famosa Baylee”.
 
La madre annuì alla fine del suo discorso, poi si girò per iniziare a cucinare.
Vanessa: Chiami tuo fratello e gli chiedi a che ora arriva?
Emily: Mamma, credo che torni tra meno di mezzora.
Vanessa: Tu chiamalo, così vedo se cuocere la carne.
Emily andò in salotto, trovando il padre in pigiama davanti la tv e la sorellina. Prese il cellulare e digitò il numero di Lucas.
Lucas: Pronto?
Emily: Fratello, a che ora torni?
Lucas: Ho appena finito la doccia. Ora mi asciugo un po’ i capelli, mi vesto e sono da voi. Tra massimo 10 minuti sono a casa.
Emily: Okay, allora ci vediamo tra 15 minuti.
Lucas: Cerco di sbrigarmi.
Emily: Sì, sì, conosciamo tutti i tuoi tempi.
Lucas: A dopo. – disse ridendo.
Lei attaccò e guardò la madre.
Vanessa: 15 minuti?
Emily: Deve asciugarsi i capelli, vestirsi e venire qui. Pensi ci metta mezzora?
Vanessa: Ne sarebbe capace.
Emily: In effetti..
 
Lucas: Buona sera, famiglia! Sono in orario!
Susie: Stranamente.. – sorrise e lui le spettinò i capelli.
Lucas: Pulce, porta rispetto per i più grandi.
Vanessa: Dai, veloce, che è pronto!
Lucas: Agli ordini! – andò in camera a posare il borsone poi tornò in cucina e si sedette.
Emily lo guardò un po’, poi ridacchiò.
“Ovvio che ci ha messo solo 10 minuti! Si è lasciato i capelli bagnati e sono tutti spettinati.”
Lucas: Lasciamo stare i capelli. – ridacchiò anche lui passandosi una mano tra i capelli ancora umidi.
Susie: Sei sempre carino.
Lucas: Ovviamente. – sorrise.
Verso la fine della cena, ripresero a parlare.
Vanessa: Come è andata in palestra?
Lucas: Beh.. molto bene. Oggi eravamo di meno.
Susie: Come mai?
Lucas: Non so. Siamo rimasti io, due ciccioni e quelli che conosci. – disse dando un’occhiata all’ altra sorella, che annuì.
Emily: Nemmeno quel tipo nuovo è rimasto?
Lucas: Ah, sì. C’era pure lui. Oggi mi ha detto il nome.. eh.. non me lo ricordo. – scosse la testa.
Squillò il cellulare di Emi.
Si alzò, tanto lei aveva finito di mangiare.
Era Scarlett che le chiedeva di uscire. Accettò subito. Doveva raccontarle assolutamente di Luke!
Andò dai genitori e chiese il permesso di uscire.
Vanessa: Non fare tardi. – le disse sorridendo e lei uscì.
 
Tornò a casa, non troppo tardi.
Era tutto abbastanza buio, quindi cercò di non fare troppo rumore.
Andò in camera, si spogliò per mettersi il pigiama, andò in bagno e si lavò i denti.
Si sistemò sotto le coperte e..
Lucas: Ora ricordo il nome del ragazzo. – le sussurrò entrando nella camera. – Lui si chiama..






*Ciao, cari lettori :)  Ultimo capitolo dedicato alle presentazioni! Soddisfatti? Adesso inizierà la storia vera e propria! Pronti?

Ps. La nostra casa Emily la immagino come Lindsay Lohan (tipo nel film Herbie!).

Ps.2. Ringrazio Dany96 che ha recensito la mia storia e le persone che la seguono o che l'hanno messa tra i preferiti! ^^

Un bacio*

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 – Passaggio ***



Capitolo 4 – Passaggio.





 
 
 
Baylee scese le scale lentamente, strofinandosi per l’ennesima volta gli occhi.
Sua madre era sicuramente in cucina ad elogiare suo cugino, mentre il padre o dormiva ancora o era uscito già.
Arrivò e si sedette al tavolo coprendosi il viso con le mani.
“Che sonno”
Rachel: Baylee, veloce o farai come al solito tardi! Tuo cugino non ha mai fatto tardi!
“Ed ecco che inizia..”
Si levò le mani dal viso e iniziò a fare colazione con il suo amato muffin al cioccolato ignorando ciò che diceva la madre.
I gemelli sembravano quasi interessati, ma alla fine loro erano pronti e stavano passando il tempo ascoltando le chiacchiere di quella donna.
La ragazza si tirò su e andò in bagno per prepararsi, e soprattutto svegliarsi definitivamente.
Rachel: Porti tu i gemelli, vero? – urlò dalle scale sua madre.
Baylee: Sì. – disse come al solito ma poi si pentì.
Lei non doveva portare i gemelli a scuola, bensì a casa Wood, poiché Annabeth avrebbe poi portato i quattro piccoli alle elementari e alle medie (che alla fine erano in un’unica scuola).
Il problema era che in quella casa abitava quello strafottente di Owen. Strinse i pugni e quando stava per urlare “no”..
Rachel: Grazie, Lee! Ora vado! Non fare tardi! Anzi chiedi un passaggio a tuo cugino, se necessario! – urlò ed uscì.
Andare con una di quelle macchinone? No, preferiva il ritardo.
Quando finalmente fu pronta, si preparò lo zaino e si infilò la giacca.
Baylee: Meg, che ore sono? – disse mentre si faceva una coda alta.
Meg: 7.. e.. 5.. 0..
Non sapeva leggere l’orologio quindi controllò la sveglia digitale della camera dei nostri genitori e disse i numeri che leggeva.
Baylee: 7:50?! – prese il cellulare e lesse lo stesso orario che le aveva detto la sorella.
Le prese un colpo: tra meno di 20 minuti sarebbe dovuta entrare a scuola.
Austin arrivò poco dopo giù. Era a petto nudo, con i soli pantaloncini e una faccia stravolta. Baylee neanche lo guardò, prese i gemelli per mano e aprì la porta.
Austin: Buongior.. – fu interrotto dallo sbattere della porta. – ..no, cugini.
Sbadigliò ed entrò in cucina.
I tre arrivarono a casa Wood e aprì, fortunatamente, Annabeth.
Annabeth: Ciao, Baylee. Vuoi un pass..? – la interruppe. Non era la prima che le chiedeva se volevo un passaggio, ma per lei quella era una parola tabù.
Annabeth era l’unica che, come suo padre, veniva a New York un mese sì e uno no. Disse che lo fece per l’amicizia con Rachel. Per lo stesso motivo, e anche perché lei è una casalinga, accompagna i piccoli a scuola.
Baylee: No, grazie. Ora vado. Ciao! – corse via lasciandole i gemelli. Corse alla fermata dell’autobus più vicina e iniziò a picchiettare sullo schermo del cellulare, come se così potesse arrivare prima.
“Perché non è mai in orario?!”
Notò che quel giorno era sola alla fermata, quindi le venne un dubbio..
“..e se fosse già passato?!”
Iniziò a prenderle il panico. Non voleva un passaggio, ma un fottuto autobus.
Digitò il numero di Scarlett per avvertirla del ritardo, quando qualcuno le suonò il clacson.
Alzò lo sguardo, pronta a mandare a quel paese quel cafone.
Douglas: Vuoi un passaggio? – disse sorridendo.
Lei fece uno di quei sorrisi da ebete, poi tornò in sé e scosse la testa.
Baylee: No, grazie, adesso passa l’autobus.
Douglas: Sicura?
Si morse il labbro. Una parte di lei diceva “NO, ricorda che macchina ha” e l’altra “Ma sei scema?! Hai Douglas lì, solo soletto che ti chiede se vuoi un passaggio e non cogli l’occasione? Potresti persino arrivare in orario per una volta!”
Non aveva niente in contrario riguardo le macchine delle quattro famiglie, non aveva niente in contrario riguardo le case della quattro famiglie ma.. per lei era troppo. Sapeva che i quattro uomini, pur non facendolo apposta, sfoggiavano semplicemente le ricchezze accumulate da quell’azienda.
Deglutì poi annuì e andò verso di lui. Lui la bloccò con un gesto.
Douglas: Io, purtroppo, non posso accompagnarti, devo andare da tutt’altra parte, piuttosto velocemente.. al parcheggio c’è Owen e mia sorella. Lei va a scuola tua e lui la sta accompagnando. Vai con loro, no? – sorrise. Poi mi salutò con un cenno della mano e partì con la macchina.
Macchinona. Owen. Passaggio. No, no, già la seconda da sola era troppo.
Si sedette alla fermata e cliccò il pulsante verde chiamando la sua amica.
Qualcun’altro suonò nuovamente quel maledetto clacson.
Lei alzò lo sguardo anche se sapeva già chi era.
Owen: Su, sali in macchina. – disse con un cenno della testa.
Baylee: No, grazie.
Owen: Non fare la bambina, hai bisogno di un passaggio.
Baylee: Forse, ma non di un coglione. – gli fece un sorrisetto e rispose all’amica.
Owen scese dalla macchina e la prese per il polso facendola poi salire. Partì velocemente.
Baylee era rimasta a bocca aperta.
Trixie: Buongiorno, Lee. – le sorrise girandosi verso di lei.
Davanti c’erano quei due, mentre Baylee era da sola ai posti posteriori.
Baylee: Scarlett, sto arrivando. A dopo. – chiuse la telefonata dato che era rimasta a bocca aperta facendo attendere, almeno un minuto, l’amica. – Non volevo un passaggio da te! – iniziò ad attaccarlo. Lui sembrò ignorarla.
Trixie: Dai, non è così male.
Baylee non rispose e incrociò le braccia al petto.
“No.. lo odio. Lo odio con tutto il cuore. Altro che ‘non è così male’!”

Scarlett guardò il cellulare con la quale aveva parlato con l’amica fino a poco tempo prima.
Lola: Come mai non era alla fermata?
Lola andava nella sua vecchia classe e aveva conosciuto Baylee grazie a quell’autobus che si divertiva a fare tardi. Molto spesso (ovvero se l’autobus era in orario) Emily, Baylee, Lola e lei prendevano lo stesso mezzo.
Quel giorno, stranamente, il mezzo era in orario ma di Baylee nemmeno l’ombra.
Scarlett: Non lo so.. mi ha detto che ora viene.. – fece le spallucce mentre Emily si alzava.
Emily: Questa è la mia fermata. – disse sorridendo e le salutò, scendendo poi.
Lola: Mancano ancora.. due fermate? – chiese pensandoci.
Scarlett: No, tre.. ricorda che la mattina è il giro lungo!

Dopo aver parcheggiato Owen si poggiò alla sua auto a fumarsi una sigaretta. Baylee e Trixie uscirono dall’auto e la prima si diresse velocemente all’entrata, mentre la seconda si avvicinò a lui per baciarlo.
Trixie: Certo che potevi aspettare un po’ prima di fumarti la sigaretta.. puzzi. – fece una smorfia. Lui fece le spallucce e tornò alla sua amata sigaretta mentre Trixie raggiunse l’amica. – Oggi gli gira. – sussurrò a Baylee.
Baylee: Io mi chiedo invece quando non gli gira. È un cafone, egocentrico, egoista, infantile e.. – fu interrotta da Scarlett che le veniva incontro.
Scarlett: Ma che fine avevi fatto?!
Baylee: Lasciamo perdere.. comunque lei è Trixie e lei è Scarlett. – le presentò.
Trixie: Piacere! Ora scusatemi.. devo correre in segreteria.. è il mio primo giorno qui!
Baylee: Gira a destra, prosegui lungo il corridoio, gira a sinistra e lungo il lato sinistro la trovi dopo un po’. – le disse gesticolando. L’amica le diede un bacio sulla guancia e corse via.
Scarlett continuava a guardare davanti a sé.
Scarlett: Bella la macchina con la quale sei venuta.. ma è meglio l’autista.
Baylee: Eh? – si girò a guardare nella sua direzione e vide Owen. Scosse la testa. – Meglio l’autista? Scherzi?
Scarlett: Chi è?
Baylee: Non lo conosco.
Scarlett: Come?! – la guardò. – Accetti passaggi senza conoscere la gente?!
Baylee: No, è il ragazzo di Trixie, che è una mia amica di Londra.. ma chi sia lui, non lo so davvero.. – fece le spallucce. – Entriamo?
Si girarono verso l’entrata andando abbastanza lentamente.

Erano due mesi che non trovavano un insegnante di matematica, non che la cosa le dispiacesse, ma ogni volta dovevano fare supplenza con quell’isterica di storia che interrogava tutti.
Dopo mezzora di quell’inferno decise di andar via per fare una pausa.
Emily: Prof, potrei andare al bagno?
Professoressa: Certo.
“Certo = veloce, che dopo ho intenzione di interrogarti.”
Emily si alzò ed uscì dall’aula facendo un falso sorriso.
“Quanto isterica può essere una donna?! Poi si lamenta che non è sposata.”
Quel giorno, stranamente, la scuola era silenziosa, quindi la sua passeggiata fu tranquilla.
Prese il cellulare e mandò un messaggio a Scarlett, sperando che le rispondesse, poi si passò una mano tra i suoi capelli rossi.
Ragazzo: Emi! – le urlò qualcuno alle sue spalle.
Lei si bloccò e si girò alla rallenty.
Davanti a lei un ragazzo basso dai capelli neri lunghi, il naso un po’ a patata e gli occhi scuri: Michael.
Michael era simpatico, ma non era proprio il tipo di Emi, nonostante lui molto spesso le chiedesse di uscire.. da soli.
Emily: Ciao, Michael. – disse facendogli un cenno con la mano.
Michael: Che ci fai qui?
Emily: Potrei chiedere lo stesso. – disse sorridendogli.
Michael: Io scappo dall’interrogazione di matematica, te?
Emily: Io scappo dalla supplenza dell’ora di matematica.
Michael: Ma matematica c’entra sempre, eh? – ridacchiò e lei sorrise. Guardò l’ora.
Emily: Sai, dovrei tornare in classe.. – disse iniziando ad andare in direzione della classe.
Michael: Ma come?! Siamo usciti nello stesso momento.. rimani un altro po’!
“Momento. Come faceva a sapere quando sono uscita?!”
Emily: Guarda..
“E adesso..? Che mi invento?!”
Michael: Dai, vieni, ti offro qualcosa. – disse indicandogli con la testa la direzione per il bar.
“Ovvio, proprio dove stanno i professori..”
Emily: Non serve.. ho.. ho.. ho mal di pancia. – disse facendo una finta smorfia.
“Ma Scarlett?! Quando serve non c’è mai!”
Michael: Allora se vuoi ti accompagno in infermeria!
“Giustamente..”
Emily: Grazie.. ma non serve.. vado al bagno e mi passerà tutto. – si diresse verso il bagno.
Michael: Allora poi ti aspetto e andiamo al bar.
“Ma quanto può essere uno insistente?!”
Emily: Potrei tardare e poi bisogna tornare in classe..
Michael: Beh.. allora ti aspetto alla ricreazione. – lei si bloccò e lo guardò.
Emily: Devo ripassare inglese..
Michael: Allora ti aspetto all’uscita.
Emily: Mi aspetta Scarlett..
Michael: Allora nel pomeriggio?
Emily: Ho tanti compiti..
Michael: Allora ti va stasera?
“No, non voglio uscire sola con te! No, no, e ancora NO.”
Emily: Ci penso e ti faccio sapere.. intanto va’ in classe.. io vado in bagno. – sorrise.
Michael: Certo. – ma rimase lì. Lei lo guardò un po’ poi entrò nel bagno.
“Oh mio Dio..”
Sospirò e si guardò allo specchio del bagno sistemandosi i capelli. Mandò un altro messaggio alla sua amica, aspettò che passassero 5 minuti ed uscì dal bagno.
Guardò a destra e poi a sinistra: di Michael nemmeno l’ombra.
Proseguì verso la sinistra quando..
Michael: Emiiiii, ti ho preso una tazza di the caldo! Magari ti passa il mal di pancia! – le urlò da lontano raggiungendola con un bicchiere.
“Beh.. qualche volta è gentile..”
Lei prese il bicchiere e levò il coperchio, rimanendo a bocca aperta.
Michael: Scusa.. nel tragitto avevo sete e me lo sono finito.. se vuoi ne vado a prendere un altro..
Lei gli ridiede il bicchiere, vuoto.
Emily: No, grazie. Ora vado in classe. – tornò in classe senza sentirlo nemmeno.
Professoressa: Bentornata.. pronta ad essere interrogata?
“Babbuina con gli occhiali..”

Stavano ancora ridendo per il racconto di Emily, che era seria.
Emily: Non c’è niente da ridere!
Scarlett: No.. hai ragione.. – si asciugò la lacrima scesa per le risate e cercò di tornare seria, non riuscendo però a controllarsi. Lo stesso stava facendo Baylee coprendosi la bocca con una mano.
Emily: Beh.. ora è suonata la mia campanella.. ci vediamo dopo sull’autobus.
Scarlett: Sì, sì, però.. non hai ripassato inglese a questa ricreazione..
Emily: A dopo.
Attaccò e si diresse al suo banco. Invece le altre due durante quella ricreazione si erano messe in cortile, in un luogo appartato per mettere in vivavoce Emily.
Suonò anche la loro campanella e loro dovettero tornare dentro.
Baylee: Per domani abbiamo due interrogazioni, o quello di storia ha deciso di non venire? – chiese sapendo che probabilmente il professore dovesse andare a portare dei ragazzi ad una gita.
Scarlett: Sinceramente.. non ne ho idea.
Harry: Che io sappia, manca..
Baylee: Quindi che si fa?
Harry: Voi vi siete offerte volontarie.. – le fece notare.
Baylee: Ma non era nei piani che quella di biologia interrogasse a tappeto!
Harry: Quante storie..
Baylee stava per rispondergli quando arrivò la prof. Si sedettero tutti silenziosamente.
Professoressa: Cos’è? Dopo l’ultima volta siete diventati tranquilli? – chiese soddisfatta.
L’ultima volta aveva fatto degli urletti e la classe si era zittita, almeno in quel momento, invece mentre era entrata erano in silenzio solo perché tutti avevano paura per un compito che avrebbero avuto all'ora dopo e quindi ripassavano.
Professoressa: Bene.. ragazzi, da oggi ci saranno due nuovi alunni.
Clarisse alzò la testa dal suo libro tutta frenetica con il sorriso sulle labbra.
Clarisse: Due maschi?!
“Figurati se gli ormoni a mille di Clarisse non cercano nuovi incontri..” pensò Baylee scuotendo la testa.
Professoressa: Sì, cara, due ragazzi, perché?
Clarisse: Oh, no.. niente.. – ridacchiò e si sistemò “interessata”.
La prof si alzò e andò ad aprire a quei due ragazzi, facendoli entrare.
Uno aveva i capelli neri corti, gli occhi azzurri e un bel fisico. L’altro aveva i capelli neri un po’ più lunghi e un po’ più ribelli, gli occhi neri e un bel fisico, leggermente più magro e leggermente più alto dell’altro.
Professoressa: Lui è Ryan Powell – disse indicando quello dagli occhi azzurri. – e lui Jack Powell. – disse indicando l’altro.
Clarisse sembrò una cavalla impazzita in calore e, scalciando, cacciò il suo compagno di banco e prese un banchetto singolo (che si trovava alla sua destra) attaccandolo al suo banco. Si sistemò in mezzo.
Clarisse: Ho trovato due posti, stranamente, liberi! – disse con quella voce da puttanella.
Il compagno di banco si sistemò al primo banco della fila centrale, mentre quei due si sistemarono.
“Quel cognome mi è familiare..” pensò Baylee, ma poi scosse la testa. “Di Powell ne esistono tanti.”

Scarlett: Credi siano fratelli? – chiese a Baylee mentre andavano verso la fermata dell’autobus.
Baylee: Non lo so.. saranno cugini, oppure semplicemente amici con lo stesso cognome.. casualmente.
Scarlett: Un po’ si somigliano..
Baylee: Non credo.. – fece le spallucce.
Ryan: Perché non chiedete a noi? – le due si girarono di scatto. C’era solo Ryan con le mani in tasca.
“Era alle nostre spalle e avevano origliato fino a quel momento?!” pensò Scarlett rossa in viso.
Ryan: Sei molto bella rossa in viso. – sorrise.
Scarlett tornò a guardare davanti a sé.
Scarlett: Siete fratelli? – chiese senza guardarlo.
Ryan: No, aveva indovinato la bella ragazza accanto a te. Siamo cugini. Abbiamo un anno in più di voi perché siamo stati bocciati due anni fa. – fece le spallucce.
“Ci sta provando spudoratamente con entrambe?!” pensò irritata Scarlett.
Baylee: Spero vi possiate divertire con Clarisse, non con noi. – disse poi girandosi. – Siamo arrivate, ciao. – si fermarono alla fermata dell’autobus.
Ryan: Avrei preferito voi.. – sussurrò loro mentre passava dietro di loro. Poi le salutò con un gesto della mano. – Un giorno vi darò io un passaggio.
Finalmente l’autobus arrivò e le due salirono andando agli ultimi posti dove si trovava Emily. Dopo poco entrò Lola, che si sedette vicino a loro.
Lola: Avete visto quel bel ragazzo che è appena andato via dalla fermata?!
Baylee e Scarlett si guardarono.
Scarlett: Purtroppo sì.




*Che ne pensate di questo capitolo? Spero vi piaccia! Siamo solo all'inizio :)!

Un bacio*

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 – Conoscenze ***



Capitolo 5 – Conoscenze.









Trixie: ..quindi questo Ryan è un pazzo maniaco?
Baylee: Lo definirei più un “puttaniere”.
L’amica rise e Baylee le sorrise.
Trixie: Vieni da me che ti offro qualcosa?
Baylee rise.
“Abitiamo a due passi di distanza.”
Baylee: Certo.
Camminarono nel giardino e raggiunsero casa Wilson.
Trixie andò in cucina mentre Baylee ispezionò quella casa ormai nuova.
Baylee: Siamo sole?
Trixie: I miei sono in giro e Doug è con i suoi amici.. li conosci, no? – ridacchiò. – Che preferisci?
Baylee: Acqua, grazie.
Trixie: Subito.
Baylee continuò a guardarsi intorno fino ad arrivare ad un mobile con delle foto sopra. Iniziò a guardare, poi arrivò l’amica che le diede il bicchiere d’acqua.
Baylee: Grazie. – bevve un sorso. – Ma con il coglione come va?
Trixie: Ehi, guarda che è un tesoro..
Baylee: Ah ah, certo. – disse ironica guardando l’amica.
Trixie: Sì! 
Baylee: Allora? Come va con quello?
Trixie: Benissimo. – sorrise con gli occhi che le brillavano.
Baylee: Almeno a una delle due va bene. – sorrise e bevve un altro sorso.
Trixie: Oh, andiamo.. mio fratello è stupido, e cieco ma.. – l’amica scosse la testa.
Baylee: No, lo dimenticherò. Non può andare avanti così.
Austin: Non può andare come, cugina? – i tre amichetti entrarono in casa.
Douglas: Ciao. – entrarono in salotto e sorrise a Baylee, che si girò verso le foto velocemente.
Trixie corse verso il suo ragazzo e lo abbracciò dopo avergli lasciato un bacio a fior di labbra. Owen la strinse a sé accarezzandole la schiena.
Douglas: Eh dai.. davanti a me? – la sorella gli fece la linguaccia.
Austin: Di che parlavate? – si sedette sul divano.
Baylee: Nulla che ti possa interessare, cugino. – continuò a guardare le foto. Ne notò una e prese in mano la cornice. L’amica le andò vicino.
Trixie: Bella come foto, eh?
Era una foto di gruppo di loro cinque, con altri ragazzi, in vacanza. Erano tutti sporchi di vernice dopo una partita a paintball.
Baylee indicò un ragazzo.
Baylee: Questo.. come si chiamava?
Trixie fece le spallucce.
Trixie: Non ricordo..
Owen: Chi? – disse avvicinandosi e guardando la foto. – Ah.. è..

Scarlett: E quindi tu già conoscevi quel Powell?
Cameriera: Posso portarvi qualcosa?
Baylee: Il solito? – le amiche annuirono e la cameriera andò via, così lei si rivolse all’amica. – Già.. due anni fa ci siamo conosciuti in una vacanza. La sua stanza era vicina a quella di mio cugino. L’ho riconosciuto in una foto di gruppo.
Scarlett: Spero che non sia come Ryan. – arricciò il naso facendo una smorfia.
Baylee: Io me lo ricordo simpatico.. – fece le spallucce. – E tra l’altro non è neanche brutto..
Scarlett: Ti piace Jack?
Baylee: No! Dico solo che.. è carino, ecco. Magari mi aiuterebbe a dimenticare Doug.. – si passò una mano sul viso. – Programmi per oggi?
Scarlett: Per ora fare colazione, poi entriamo in seconda ora e.. – guardò Emily. – Ci sei?! – le schioccò le dita davanti. Emi sbatté le palpebre un paio di volte e la guardò.
Emily: Scusate.. dicevamo?
Baylee: Ma a che pensi oggi? È la terza volta che ti troviamo con la testa fra le nuvole.. tutto bene?
Emily: Stavo ripassando mentalmente storia.. oggi avrò due ore di supplenza con lei, e probabilmente mi interrogherà.. di nuovo. – sbuffò.
Scarlett: Ti manca la matematica, eh?
Emily: Tanto..
Arrivò la cameriera e loro iniziarono a mangiare i loro cornetti e bere i loro cappuccini.
Emily: Che tipo è tuo cugino, Lee?
Baylee: Mio cugino? – le squillò il cellulare e lo tirò fuori dalla tasca della giacca. Guardò lo schermo e rise.
“Chi poteva essere? Mio cugino!” pensò e rispose.
Baylee: Stronzo.
Austin: Cuginetta, stai a scuola?
“Ma quanto scemo poteva essere?”
Baylee: Se ti ho risposto..
Austin: Beh, che ne so. Senti un po’, dove sei?
Baylee: In un bar.. perché?
Austin: No, niente. – la ragazza sbuffò.
Baylee: Mi spieghi perché mi hai chiamato?!
Il cugino a volte faceva le cose senza un perché apparente, e a lei dava fastidio.
Austin: Senti, stiamo parcheggiando ed entriamo in un bar. Ci sentiamo dopo.. ah, vuoi un passaggio dopo?
La ragazza rimase in silenzio e lui rise.
Austin: Ciao. – e attaccò.
Emily: Chi era?
Baylee: Proprio colui di cui parlavano. – ridacchiò e rimise il cellulare nella tasca, notando Scarlett che scrutava a occhi socchiusi l’entrata. – Sca?
Scarlett: Ma quello.. – indicò col capo l’entrata lentamente. – ..non è il tipo che ti ha accompagnato oggi?
All’entrata a chiedere un tavolo c’erano proprio i tre amichetti: Owen, Austin e..
Baylee: ..Douglas. – boccheggiò e si girò velocemente verso le ragazze. Era leggermente rossa in viso. – Ragazze, vado al bagno. – si alzò e andò al bagno senza farsi notare.
Quando fu in bagno iniziò a sciacquarsi il viso per tornare normale.
“Va tutto bene.. lui non mi noterà e io me ne andrò con le mie amiche verso scuola.” Si ripeté nella testa, e quando ne fu convinta (o quasi) uscì dal bagno sorridente. Si girò verso il grande orologio del bar e notò che era quasi l’ora per il pullman.
Baylee: Ragazze, penso dobbiamo.. – non finì la frase, poiché parlando si girò verso il loro tavolo e trovò i tre ragazzi con le sue amiche. Incrociò lo sguardo di Douglas e si perse in questi occhi blu. Sbatté le palpebre e guardò il cugino. – Ci provate con le mie amiche? – il cugino si portò una mano al petto.
Austin: Così mi offendi! Chissà che pensano! – disse fingendosi offeso. La cugina incrociò le braccia al petto.
Owen: Eravamo qui per chiedere se potevamo prendere una sedia. Quando ci siamo girati, il tavolo era occupato, e le tue amiche ci hanno invitato a rimanere seduti, tanto tra poco ve ne andate. – disse guardandola e facendo un sorrisetto.
Baylee si girò verso le sue due amiche che annuirono, così si mise di nuovo al suo posto a testa bassa tra Douglas e Owen.
Owen: Ora non fare quel muso, piccoletta. – la ragazza alzò lo sguardo e lo fulminò.
Douglas: Dai, piantala. - disse ridendo e mise un braccio intorno alle spalle della ragazza dietro alla sedia, facendola arrossire. Per non mostrare troppo l’imbarazzo Baylee si alzò.
Baylee: Ragazze, è tardi.. andiamo? – disse e si infilò la giacca.
Owen: Ma come siamo delle brave ragazze.
Scarlett: Dai, è presto!
Emily: Infatti! Mancano ancora venti minuti all’arrivo dell’autobus!
Baylee: Devo prendere l’autobus che viene tra tre minuti! Harry mi ha detto di stare lì più presto! – inventò su due piedi mettendosi lo zaino sulle spalle. – Venite?
Scarlett: Okay, okay. – si alzarono e iniziarono a prepararsi.
Emily: Beh, è stato un piacere conoscervi. – disse sorridendo.
Austin: Se siete amiche di Baylee, avremo la possibilità di rivederci. – sorrise.
Scarlett: Perfetto!
Baylee: Ciao. – andarono a pagare e poi uscirono.
Quando furono alla fermata, si sedettero.
Scarlett: Sono confusa.. ieri mi avevi detto che non conoscevi quel tipo che ti ha accompagnato. – disse guardando Baylee.
“Beccata..” pensò l’amica.
Baylee: Beh.. non mi sta molto simpatico.. purtroppo lo conosco per il lavoro di mio padre e perché è il migliore amico di mio cugino..
Emily: Tuo cugino?
Baylee: Austin è mio cugino.
Scarlett: Davvero? Beh, è un tipo simpatico e anche abbastanza carino!
Emily: Confermo.
Baylee: Sì.. però è abbastanza.. – si grattò il mento pensando ad un aggettivo adatto a suo cugino. Era un tipo a cui piaceva divertirsi, non di certo avere una ragazza fissa!
Arrivò l’autobus e non rispose. Si sedettero, iniziando a parlare di tutt’altro.

Si morse il labbro l’ennesima volta. Si sarebbe fatta uscire il sangue, prima o poi!
Emily: Dici che dovrei andarci a parlare? – disse iniziando a tormentare una ciocca dei capelli, al posto del labbro.
Scarlett: Uffa, Emi, siamo qui da dieci minuti. Pensiamo prima a quale gusto prendere la pizza e poi decidiamo se ci parli o no! Con i tuoi tempi da tartaruga ci cacceranno! Veloce a decidere! – disse indicandole il menù.
Emily: Sai cos’è? Se ci parlo, poi potrei sembrare una stalker..
Scarlett: Non vedo dov’è il dilemma.. tu sei una stalker! Hai deciso la pizza?
Emily: Però.. oggi è proprio bello.. suona da Dio e si muove in maniera così sexy.. – l’amica le pizzicò il braccio. – Ehi!
Scarlett: Ma guarda! Sei uscita dalla trance?!
Emily: Ma che vuoi.. ti stavo sentendo.
Scarlett: Ah, sì, certo. E cosa ho detto?
Emi ci pensò un po’ poi la guardò.
Emily: Mi piace molto il look di Luke oggi. Credo sia.. – prima che continuasse a parlare Scarlett la bloccò.
Scarlett: Basta! Da quando siamo arrivate non fai che ripetere le stesse cose! – scosse la testa.
Emily: Davvero?
Arrivò la cameriera.
Cameriera: Allora, ragazze, avete deciso?
Scarlett: Io sì, te? – si rivolse all’amica, che guardò velocemente il menù.
Emily: Beh, prendo questo.. – indicò un tipo di pizza.
Scarlett: Io vorrei quella che mangia quella ragazza. – indicò un tavolo poco più lontano dove mangiava una ragazza da sola.
Cameriera: Perfetto. – scrisse tutto. – E da bere?
Scarlett: Il solito. – sorrise e la cameriera andò via.
Emily: Siamo le clienti numero uno per tutte le volte che veniamo qui.. – ridacchiò poi si girò nuovamente verso il palco. – Mi chiedo come possa essere sempre così.. perfetto. – l’amica si passò una mano sul viso.
Scarlett: Sei irrecuperabile, sai?! – scosse la testa e ascoltò la canzone della band, tanto Emi non la ascoltava.
Quando finì applaudirono entusiaste, così come tutti i clienti.
Luke, con il solito luccichio agli occhi dopo una delle sue canzoni, alzò lo sguardo e sorrise. Incrociò lo sguardo di Emily e la salutò con la mano dicendole con il labiale che sarebbe venuto al loro tavolo a breve.
Emily si girò alla rallenty verso Scarlett che continuava ad applaudire, come tutti, non notando quello scambio tra i due.
Emily: Viene qui.
Scarlett: Di che parli? – disse senza guardarla e continuando ad applaudire.
Emily: Luke! Ha detto che verrà qui.. dopo. – sussurrò piegandosi in avanti.
Scarlett: Oh, beh, fantastico, no?
Emily: No! – la fece girare tirandole il braccio – Che gli dico poi?
Scarlett: Parla di come ha suonato..
Emily: Banale.
Scarlett: Del suo look?
Emily: Superficiale!
Scarlett: Mmm.. di come è andata oggi a scuola!
Emily: No! Non posso parlargli di scuola!
Scarlett: Allora pensaci te, no?
Emily: Non hai idee per la tua migliore amica?
Scarlett: Scherzi?!
Luke: Ciao, ragazze. – sorrise. Le ragazze si girarono di scatto sorridendo.
Era appena arrivato e teneva la chitarra davanti, come se ci si appoggiasse.
Emily: Ciao, Luke. – guardò Scarlett e la indicò. – Lei è Scarlett. – i due si strinsero la mano.
Luke: Piacere. – guardò entrambe. – Tutto bene?
Emily: Sì..
Scarlett: Sì, mi è piaciuta la canzone.
Luke: Davvero?! Pensavo fossimo andati peggio oggi!
Scarlett: Scherzi? È andata molto bene! Può confermare Emi, vero? – le diede un calcio sotto il tavolo piano senza farsi accorgere da Luke. Lei doveva parlarci!
Emily: Oh, ehm.. sì. Come dice Sca! – annuì. Purtroppo non era stata molto attenta.. troppo persa nei suoi occhi..
Luke: Che bello! – sorrise. – Ragazze, devo andare.. – disse guardando uno della sua band che gli faceva cenno con la mano. – Ci vediamo presto, no?
Scarlett: Beh, sì, siamo quasi sempre qui. – ridacchiò e il ragazzo se ne andò salutandole con la mano. Lei guardò l’amica. – Potevi parlare?!
Emily: Sai cosa succede.. – sbuffò.
Arrivò la cameriera con le pizze.
Scarlett: Il discorso non finisce qui!

Era seduta sull’erba del giardino leggendo un libro che le aveva assegnato la prof di inglese.
A Baylee piaceva leggere.. ma non di certo obbligata! Quindi sbuffò, un’altra volta.
Austin: Proprio non ti piace, eh? – disse sedendosi vicino a lei.
Baylee: Lo devo finire per dicembre e scrivere una recensione. – fece una pausa – Mi deve piacere. – si ripeté per auto convincersi.
Austin: Ti deve piacere? No, devi leggerlo, non fartelo piacere.
Baylee: Un libro deve piacermi per leggerlo. Non riesco ad andare avanti, altrimenti.. ti pare semplice?!
Austin: Allora prendi un riassunto da internet, no?
Baylee: Ma se mi lasci in pace e lo leggo?
Austin: Ehi, ma hai il ciclo?! – lei gli diede uno schiaffo sul braccio. – Non te la prendere! Era una semplice domanda!
La ragazza chiuse il libro, dopo aver messo il segnalibro, e lo posò sulle gambe. Incrociò le braccia al petto.
Baylee: Arriviamo al punto: quale delle mie amiche ti intriga?
Austin scoppiò a ridere.
Austin: No, ero venuto qui solo perché sembri una depressa, e non vorrei vederti mentre ti tagli.. sai?! – lei gli diede un altro schiaffo.
Baylee: Non sono depressa.. penso solo che.. – prese il libro. – Non ha senso. Tutto ruota intorno ad una cosa.. che non accadrà mai! Tratta di una ragazza che è innamorata di uno che non la ricambia, e poi c’è.. – sbuffò. Il cugino fece le spallucce e si alzò. – Sai a chi penso, no?
Austin: Sai che io penso che prima di dire “non mi ricambia”, dovresti parlarci, no?
Baylee: Tu sei il suo migliore amico! Potresti scoprire qualcosa, no?!
Austin: Lee, non stiamo alle elementari. – scosse la testa. – Comunque vedila in questa maniera: potrai immedesimarti in una storia simile.. perché non vedi come va a finire quella? Magari ti dà una mano, no?
“Non ci avevo pensato..”
Lei si alzò e lo abbracciò.
Baylee: Grazie, grazie, grazie! – gli disse. Lui sciolse l’abbraccio.
Austin: Bene.. comunque hai tempo per dicembre.. sai?
Baylee: Sì. – fece le spallucce.
Austin: Allora prenditela con calma, no? – la spettinò. – Comunque tra un po’ entra che è quasi buio. – poi si girò per andare verso la casa di Owen. Baylee si sedette nuovamente e lui si rigirò a guardarla. – Ah.. hai ragione, una delle tue amiche è proprio interessante.
La ragazza si girò a guardarlo e sorrise.
Baylee: Chi?
Austin: Beh..





*Ehilàà, c'è nessuno?! Ringrazio chi continua a leggere i miei capitoli :D Scrivo per divertirmi, e spero che voi vi divertiate leggendo la mia storia! Pian piano si sta avviando..

Austin a chi sarà interessato?
Lasciate un commentino facendomi sapere ciò che pensate :D

Entro stasera cercherò di postarvi il capitolo 6!

Un baciooo*

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 – Incomprensioni ***



Capitolo 6 – Incomprensioni.
 
 
 
 
 
 
 
 
Baylee: Festa? – chiese aggrottando la fronte. Quello al frigo sbuffò.
Owen: Sai che vuol dire? – chiese prendendo il succo e chiudendo la porta del frigo.
Baylee: Ma quanto puoi essere idiota?! Ovvio che so cosa vuol dire! – si girò a guardarlo.
Owen: Solo che non esci mai. – versò il succo nel bicchiere senza guardarla.
Baylee: Tu non puoi saperlo! Sei solo un egocentrico, idiota.. – Austin la interruppe.
Austin: Mi dispiace così tanto interrompere questo scambio così.. dolce tra voi due, ma torniamo a noi.. – fulminò con lo sguardo l’amico e si rivolse alla cugina. – ..avevo intenzione di organizzare una festa. Dove pensi sia meglio farla?
Baylee: Beh, qui ci sono tanti posti per far feste.. New York ha un sacco di locali.
Owen: Ti avevo detto che non poteva esserci d’aiuto. – scosse la testa e finì il succo. Posò il bicchiere al lavandino poi salutò con un cenno l’amico. – Quando hai finito di perdere tempo raggiungimi. Vado a fumarmi una sigaretta. – ed uscì.
La ragazza si passò le mani tra i capelli e sbuffò.
Baylee: Ma proprio lui dovevi portarmi qui? Sai che non lo sopporto!
Austin: Doug sta accompagnando la sorella da qualche parte e tra un po’ devo uscire con lui. – fece le spallucce. – Comunque, conosci un bel locale, precisamente?
Lei ci pensò un po’ mordendosi il labbro poi scosse la testa.
Baylee: Sto qui solo da un anno e non ho fatto grandi amicizie..
Austin: Tranquilla, non fa niente. – le sorrise e le scompigliò i capelli.
Quando il cugino stava per uscire, le venne un’idea in mente.
Baylee: Un locale lo conosco! – disse e lui si girò. – Ci sono andata recentemente con Emi e Sca. – sorrise.
Austin: Allora qualcuno con cui esci esiste qui a New York. – la sfotté, lei scosse la testa.
Baylee: Ti prego, non iniziare pure te come quel cretino! – roteò gli occhi. – Ovvio che esco! Non sono una di quelle a cui piace deprimersi dentro casa. – lo guardò severa. – Poi Scarlett ed Emily le conosco da meno di due mesi.. – lui alzò le mani in segno di resa.
Austin: E il locale..?
La cugina ridacchiò.
Baylee: Non lo so con esattezza.. me lo faccio spiegare dopo dalla ragazza che ti interessa. – gli fece l’occhiolino poi lo indicò, prima che parlasse. – Non ci provare con loro. Sono mie amiche.
Austin: Tranquilla, cuginetta. – le fece l’occhiolino.
Baylee: Ti ho avvertito.

Baylee: ..e sei arrivato. – finì di scrivere il “dettato” sul bigliettino e lo piegò in quattro mettendoselo in tasca. – Grazie, Emi. – le sorrise.
Emily: Oh, beh, figurati. – le sorrise. – Ma a cosa ti serve?
Baylee: Mio cugino ha intenzione di organizzare una festa.. – fece le spallucce. – Lui e i suoi amici ne fanno sempre un sacco.
Emily: Mmm.. interessante. – fece girare il cucchiaino nella tazza della cioccolata calda. – Mio fratello, invece, si concentra sulla palestra. Partecipa a tutte le feste in circolazione, ma non l’ho mai visto organizzare una festa, neanche quella del suo compleanno. – ridacchiarono.
Baylee: Io sono abituata a feste dentro casa, alla quale “non posso” partecipare, per poi aiutare a pulire il loro casino. – scosse la testa.
Emily: Ovviamente! Fanno questo i ragazzi.
Baylee: Mio fratello è piuttosto ordinato, ora che ci penso. – si portò alle labbra il cucchiaio con un po’ di cioccolata calda.
Emily: Beh, anche mio fratello.. da piccolo. Ora trovo persino i suoi calzini in camera mia. – fece una smorfia.
Baylee: Come mio cugino.. – rise. – Dovresti sentire come parla del suo ordine la sorella. Mia cugina è più grande e dovresti sentire come litigano.
Emily: Guarda.. lo immagino! – rise.
Bevvero le loro cioccolate calde al loro bar delle “colazioni casuali”.
Baylee: Come mai quando siamo uscite da qui l’altro ieri mi avete parlato di Owen e Austin, mentre di Doug no? – chiese curiosa quando finì la sua cioccolata.
L’amica sembrò un po’ spiazzata dalla domanda posta senza un filo logico del discorso, poi sorrise e poggiò la tazza al tavolo.
Emily: Quando lo hai visto arrivare hai sussurrato il suo nome, ci parli spesso di lui.. sappiamo che ti piace e che vuoi dimenticarlo. Non te lo menzioniamo nemmeno, no? – sorrise.
Baylee rimase senza parole.
Baylee: Grazie. – sussurrò con un sorriso sulle labbra.

Ryan: Cugino, sei pronto? – si appoggiò allo stipite della porta.
Jack: Mmm.. diciamo. – si sistemò la felpa davanti allo specchio.
Ryan: Dai, che conosci Annabeth. – disse ridacchiando. – Lo dico per te. – ed uscì dalla stanza.
Jack: Un attimo. – disse ridacchiando poi uscì e andò a prendersi la giacca. – Come ti trovi nei nuovi corsi che abbiamo scelto? – chiese mentre uscivano.
Ryan: Da un lato meglio.. da un lato peggio. Penso che cambierò di nuovo biologia.
Jack: Come mai?
Ryan: Non hai visto quell’acida?! Beh, non posso mica sopportarla tutto l’anno!
Jack: E i compagni?
Ryan: Compagni? – si grattò il mento. – Beh, le ragazze sono molto carine. – sorrise.
Jack: Tutto qui?
Ryan: Diciamo che due penseranno già che sono un idiota. – rise e si passò una mano tra i capelli.
Jack: Devo ancora capire perché vuoi dare sempre quest’impressione, sai?
Ryan: Prima o poi mi capirai.. – gli posò una mano sulla spalla. – E te?
Jack: Io? Quella Clarisse non la sopporto. – sbuffò.
Ryan: Però è all’ultimo banco e ci conviene stare lì. – rise.
Jack: Giustamente! Ti vorrei ricordare che l’anno scorso mi hanno fatto stare al primo banco quando hanno scoperto che ero bocciato. – scosse la testa.
Ryan: Non sei stato furbo.
Jack: Furbo? E che avrei dovuto fare?! – il cugino fece le spallucce.
Ryan: Questo non lo so di certo. – mise le mani in tasca e si girò a guardare davanti a sé dove vide un gruppo di persone ad una panchina.
Jack: Quanto pensi ci abbiano aspettato? – disse indicando col capo i ragazzi.
Ryan: Tranquillo, ce lo dirà lei. – disse guardando una ragazza mora andare verso di loro.

Lesse attentamente il biglietto che aveva tra le mani.
Austin: Mmm.. forse ho capito dov’è.. – disse alla fine alzando lo sguardo verso la cugina.
Baylee era seduta alla sedia della scrivania guardandosi attorno.
Baylee: Come mai è così ordinato qui? – chiese un po’ preoccupata.
Austin: Come mai così stupita? Quando sono fuori casa, sono sempre ordinato. – disse fiero.
Baylee: Mmm.. – lo guardò e arricciò il naso. Poi si alzò e si sedette vicino a lui. – Come mai vuoi fare questa festa? Non conosci molte persone di qui.
Austin: Ottima domanda, cugina. – le scompigliò i capelli. – Ma non mi sottovalutare, conosco molte persone.
Baylee: Ma sei qui da poco!
Austin: Ricordi che da un po’ di anni vengo a New York durante l’estate? – la cugina ci pensò un po’, poi annuì. – Beh, allora ho i miei amici.
Baylee: Ma sono quelli che facevano le vacanze a New York! Mica ci abitano!
Austin: Molti no, ma alcuni sì. Questi avranno amici e li porteranno.
Baylee: Mmm.. e poi?
Austin: Beh.. noi andiamo in palestra e inviteremo anche quelli della palestra.
Baylee: Mmm.. e poi? Voi non invitate così poche persone solitamente. – lo sfotté.
Austin: Come hai detto te siamo qui da poco. – le fece l’occhiolino. – Le nostre feste inizieranno ad essere molto conosciute e in quel momento avremo di nuovo le feste di una volta, no? – sorrise.
Baylee: Siete assurdi. – scosse la testa e si alzò.
Austin: Lo prendo come un complimento. – la cugina rise ed uscì dalla stanza del ragazzo. – Chiudi la camera, mi raccomando.
Baylee: Perché? Che devi fare?! – disse guardandolo.
Austin: Cugina, sei piccola. – rise e lei gli lanciò una ciabatta addosso, che lui prese prontamente al volo.
Baylee: Anche con tua cugina parli di queste cose?!
Austin: Quali cose? Sei tu che hai pensato male. – continuò a ridere tenendosi la pancia, così gli lanciò la seconda ciabatta sfiorandolo. – Ma la mira?!
Baylee: Sei proprio un idiota! – rientrò e si riprese le ciabatte. Andò verso la sua camera, lasciando la porta del cugino aperta.
Austin: Cugina, la porta!

Lucas: ..la porta, Emily! Chiudila!
Emily: Ho capito, un attimo! – sbuffò e andò a chiudere la porta della cucina. Si girò a guardare il fratello, seduto sul divano a guardare la tv. – Potevi farlo te, al posto di chiamare me, dalla mia camera.
Lucas: Non mi andava, e in cucina mamma sta parlando con la sua amica, e io sto seguendo la tv, non ciò che dice. – disse senza guardarla.
Emily: E allora?! Neanche a me andava, e anch’io stavo facendo qualcosa.
Lucas: Io sono più grande, no?
Emily: E allora?! Trova motivazioni più valide.
Lucas: Bambina, non fare i capricci.
Emily: Capricci?! Veramente qui l’unico a farli sei te.
Lucas: Senti, già mi gira male, non ho bisogno di te per avere una pessima giornata. – si alzò, prese la giacca e uscì senza dire altro. Emily rimase a guardarlo senza parole. Era tutto il giorno che era stano, e non capiva il perché.
Vanessa: Che succede? – chiese uscendo dalla cucina con il telefono in mano. Probabilmente aveva attaccato.
Emily: A tuo figlio girano, e se la prende con la sorella.
Vanessa: Non solo con te.. ho sentito che litigava con John, quando è venuto qui. – il telefono squillò e la madre si portò nuovamente all’orecchio il telefono. – Kate? Dicevamo? – e tornò in cucina.
“Come ‘ha litigato con John’?!”
Si mise la giacca.
Emily: Vado da Lucas! – urlò e uscì.

Calciò l’ennesima stupida pietruzza sul marciapiede.
Lucas: Vaffanculo.. – borbottò a bassa voce con le mani in tasca.
Era una di quelle giornate iniziate bene apparentemente e che man mano sembrava lo stessero spingendo verso l’inferno.
Si era svegliato con il sorriso sulle labbra. Si era preparato, come al solito, per la corsa mattutina con il suo migliore amico John, e lo aveva aspettato alle scale di casa sua.
John si era presentato senza la tuta, con una sigaretta in bocca e con quella faccia da schiaffi di sempre.
Lucas gli chiese subito come mai non aveva la tuta ma l’amico non rispondeva, così si stava innervosendo pian piano.
Alla fine lo aveva preso per il colletto della maglietta e lo aveva costretto a guardarlo negli occhi.
John dopo un po’ gli disse quasi urlando che a lui non bastava quell’amicizia, lui non voleva essere solo l’amichetto del cuore. Voleva di più.
Lucas lo aveva ignorato, lasciandolo e facendosi una risatina incredulo, ma John era serissimo. Così avevano litigato e lo aveva cacciato, tornando in casa arrabbiato e scontrandosi con la madre, che aveva più o meno assistito alla fine della lite.
E in quel momento? Aveva litigato con la sorella per uno stupido capriccio. Le aveva chiesto un semplice favore, nulla di più.
“Di più, di più” continuava a ripetersi nella sua testa. Non capiva che intendeva il suo migliore amico con la frase “Non mi basta, cazzo, voglio di più.” Cosa poteva volere?! Sapeva che era cambiato, o almeno era da un po’ che lo aveva notato. Probabilmente da quando si era iscritto in palestra quel tipo di nome Jasper, che conosceva la sorella.
“Lucas!” una voce alle sue spalle lo chiamò e lui si girò.
Emily: Scusa, Lucas.. – disse semplicemente una volta raggiunto. – Abbiamo litigato per una stupidaggine, non prenderla così..
“Davvero pensa che l’espressione incazzata che ho sul viso sia a causa sua?” pensò il ragazzo, poi sorrise.
Lucas: Scusami te, Emi, non è giornata. – le scompigliò i capelli.
Emily: Perché hai litigato con John? – chiese mordendosi il labbro. Il ragazzo rimase per una lunga pausa in silenzio.
Lucas: Per delle cazzate. – fece una risata amara. – Ieri in palestra lo avevo preso per il culo e si è innervosito, così oggi non ha voluto correre con me.. – inventò su due piedi. La sorella capì che era una bugia ma non indagò, limitandosi ad annuire.
Emily: La prossima volta non lo prendere in giro, allora. – sorrise. – Torniamo a casa?
Lucas: Certo. – sorrise e andarono verso casa.

Hayley: Sca? Stai uscendo? – chiese affacciandosi alla camera della sorella.
Scarlett: Già, dovrei incontrare Baylee ed Emily. – disse mentre si metteva gli stivali.
Hayley: Allora scendi giù velocemente così saluti Gabriel. – sorrise. – Sta per partire.
Scarlett: Già?
Hayley: Già.. – uscì e scese di sotto. Scarlett sbuffò infilandosi il secondo stivale, poi scese in salotto dove trovò i genitori, la sorella e il cane attorno al fratello con la valigia in mano.
Nicole: Gabriel, fa’ il bravo, mi raccomando.
Gabriel: Sì, mamma, ormai dovresti saperlo.
Nicole: Tornerai presto, vero?
Gabriel: Appena potrò.. sai che sto cercando lavoro.
Nicole: Ma qui potresti trovarne uno..
Malcom: Nicole, ormai abita in Europa. Lascialo andare, se no perderò il volo. – prese la valigia e uscì.
Scarlett si avvicinò piano abbassando la testa. Odiava con tutto il cuore quei momenti.
Hayley: Ogni tanto chiamaci con Skype! Sta anche su Facebook ora!
Gabriel: Certo! – l’abbracciò. Poi sciolse l’abbraccio e abbracciò la madre.
Nicole: Torna presto..
Gabriel: Sì, mamma. – sorrise e sciolse l’abbraccio. Guardò la sorella minore e inclinò la testa da un lato. – Scarlett? – lei alzò la testa.
Scarlett: Divertiti. – disse con un sorriso falsissimo.
Gabriel: Non ricominciamo..
Scarlett: Io non ho parlato. – disse facendo le spallucce.
Gabriel: Ogni volta che me ne vado fai questa faccia. – si avvicinò e le accarezzò la guancia. – Sorridi, poi torno.
Scarlett: Certo. Allora buon viaggio. – si girò, prendendo la giacca, e uscì di casa.
Nicole: Scarlett! – la richiamò.
Gabriel: Lasciala andare.. ha ragione.

Arrivò alla loro pizzeria, e trovò le sue amiche sedute al solito posto.
Scarlett: Gabriel è partito. – dichiarò sedendosi. – Scusatemi per il ritardo.
Baylee: Gabriel? Tuo fratello, giusto? – chiese e le passò il menù. – Tranquilla, siamo arrivate da poco anche noi.
Scarlett: Neanche si può considerare fratello in queste occasioni.. – sbuffò.
Emily: Il fratello abita in Europa, perciò viene ogni tanto per un po’ e poi se ne va. – le spiegò. Baylee annuì, poi guardò Scarlett.
Baylee: Vi sentirete comunque, non preoccuparti. – sorrise accarezzandole il braccio.
Scarlett: Come se fosse lo stesso.. – scosse la testa. – Scusate, me la sto prendendo con voi a causa di quel.. – sbuffò.
Emily: Beh, a quanto pare a tutti gira male oggi, eh? Anche mio fratello.. – scosse la testa.
Austin: A chi gira male? – chiese curioso avvicinandosi e guardando Emily. Baylee lo guardò. Lui sapeva che si sarebbero incontrate lì, perché era venuto? – Posso unirmi a voi? – Ecco la risposta.
Baylee: Austin..
Emily: Certo, perché no?
E lui si sedette.
Austin: Allora, Emi, sai che stai veramente bene con questa maglietta?
Scarlett si girò verso Baylee chiedendole a gesti se a lui interessava lei. L’amica annuì, proprio quando arrivò la cameriera.





*Indovinate un po'? Vi ho postato il capitolo 6 :D

Spero sempre che la storia possa piacervi..

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 – Lei è una sfida ***



Capitolo 7 – Lei è una sfida.
 
 
 
 




Austin: E quella volta che.. – iniziò ma la cugina scosse la testa.
Baylee: Basta! Hai raccontato tutte le figuracce che ho fatto sin da piccola in meno di.. – guardò l’ora al cellulare. – ..trenta minuti. Sta’ zitto ora! – gli diede un piccolo schiaffetto sul braccio.
Austin: Ehi, non essere violenta. – disse sfottendola, con una faccia seria, ma scherzando. Emily e Scarlett, invece, continuavano a ridere senza trattenersi.
Baylee: Finiscila! – sbuffò ridendo.
Austin: Okay, okay. – alzò le mani in segno di resa, e lanciò l’ennesimo sguardo nei confronti di Emily. Era tutta la serata che flirtava con lei, come se le altre due non ci fossero. Emily sembrava assecondarlo. La ragazza sorrideva apertamente e scherzava con il ragazzo, come se si conoscessero da una vita. Austin non era un tipo chiuso, anzi, era il solito tipo che iniziava a parlare apertamente, se il soggetto era interessante. La cugina lo sapeva, ne avevano parlato quella sera mentre erano in giardino, ma lei sperava che non giocasse, almeno, con le sue amiche.
Emily: Adesso che finisco questo pezzo di pizza una delle due mi accompagna al bagno? – disse indicando il pezzo che aveva in mano.
Scarlett: No, non ti accompagna nessuna. – scherzò.
Emily: Se non mi accompagni tu, c’è Baylee che è più simpatica!
Scarlett: No, non ti accompagna, perché sei brutta e antipatica.
Emily: Io?! Sei tu brutta e antipatica.
Austin: Se è un problema vedere chi ti accompagna, lo faccio io. – disse guardandola addentando poi un pezzo di pizza.
Baylee: Tranquillo, ci pensiamo io e Sca. – gli fece un sorriso antipatico.
Quando Emily finì le tre ragazze si alzarono e andarono in bagno. Emily si infilò in uno dei tre liberi, Baylee si poggiò alla porta di esso e Scarlett si guardò allo specchio lavandosi le mani.
Emily: Ma pensate che stasera verrà Luke?
Scarlett: Mi prendi in giro? Con quel bel ragazzo che ti fa la corte, pensi al chitarrista svampito?
Emily: Ma di chi parli?! Austin è un bel ragazzo, ma non mi fa la corte! È semplicemente lui stesso.. scherzando. Ecco, è molto simpatico.
Scarlett: Io lo trovo molto dolce..
Baylee: Dolce?! Mio cugino?! Scherzi?!
Scarlett: No, perché?
Emily: Uffa.. vi ho chiesto di Luke e voi continuate a parlare di Austin?!
Scarlett: Ma oggi non sarà potuto venire, no?
Emily: Dici che sta male?!
Baylee: Beh, potrebbe.. è un umano..
Emily: No.. è un Dio greco!
Scarlett si tastò le tasche velocemente poi roteò gli occhi.
Scarlett: Ho dimenticato il cellulare.
Emily: Hai una tua amica con un problema di cuore e pensi al cellulare?!
Scarlett: Torno subito. – ed uscì dal bagno.
Si diresse sorridente verso il tavolo. Trovava simpatico quell’Austin e non capiva perché Baylee sembrasse sempre così stranita ogni volta che lei gli diceva aggettivi tipo “dolce”.
Si piegò verso la borsa e cercò il cellulare nella tasca interna. Quando lo trovò, lo alzò trionfante.
Scarlett: Quanto è brutto quando non trovi le cose che cerchi..
Austin: Già, e poi le trovi nel posto più ovvio. – ridacchiò.
Scarlett: Torno da quelle due. – sorrise e si girò.
Ad Austin cadde “casualmente” lo sguardo sul suo sedere e si morse il labbro. In quel momento Scarlett, però, si era girata per dargli un’occhiata veloce, e si rese conto di quel..
Scarlett: Scusa?! – si girò di scatto e Austin alzò lo sguardo per guardarla negli occhi.
Austin: Dimmi.
Scarlett: Dimmi?! – fece una risatina nervosa. – Mi guardavi il culo?!
Austin: Certo.
Scarlett boccheggiò: non aveva nemmeno tentato di coprire il tutto con una scusa.. no! Aveva confermato con un sorrisetto e con un tono fin troppo convinto, per i suoi gusti. La ragazza si rese conto che stava dando spettacolo ai tavoli vicini, così si sedette e lo guardò.
Scarlett: Non è carino.
Austin: Il tuo culo sì.
Scarlett: Finiscila. – disse tra i denti.
Austin: Perché dovrei? – la ragazza si tirò indietro i capelli.
Scarlett: Non ci stavi provando con Emi?!
Austin: Non mi pare che ho firmato un contratto nel quale si dice che posso provarci solo con lei, eh.
Scarlett: Ma.. non puoi!
Austin: Perché? – si avvicinò pericolosamente a lei. – Perché pensi che se ci provassi con te, tu cadresti come una pera cotta ai miei piedi? – inclinò la testa da un lato. La ragazza fece un’altra risata nervosa.
Scarlett: Ma sei impazzito?!
Austin: No. Perché?
Scarlett: Okay. – cercò di calmarsi e respirò a fondo. – Io ora faccio finta che tutto ciò non sia accaduto o ti tiro una scarpa addosso.
Austin: Violenta? – si morse il labbro. – Mi piace. – si avvicinò ancor di più, ormai aveva superato metà tavolo.
Scarlett: Finiscila.
Austin: Ma io ho appena iniziato.. – le accarezzò la guancia. Lei non si mosse di un cm. Quel tocco l’aveva infastidita, eppure non aveva nemmeno provato a muoversi.
Emily: Ragazzi! – Scarlett si allontanò di colpo e lui ridacchiando si rimise seduto comodamente allo schienale. – Non potete capire.. fuori dal bagno degli italiani ci hanno bloccato. – sbuffò poi guardò entrambi. Scarlett era rossa in viso guardando il cellulare, mentre lui guardava la sua amica con un sorrisetto furbo. – Abbiamo interrotto qualcosa? – l’amica scattò alzando lo sguardo.
Scarlett: No, no, figurati! – poggiò il cellulare sul tavolo e iniziò a concentrarsi sulla pizza. – Veramente buona.. – disse sorridendo.
Baylee: Beh, non è la prima volta che veniamo qui. – ridacchiò.
Scarlett: Sì, ehm, ma oggi è particolarmente.. insomma, avete capito. – balbettò abbassando lo sguardo. Il ragazzo, senza mai staccare gli occhi dalla mora di fronte a lui, ridacchiò.
Baylee guardò prima a destra, verso il cugino, poi a sinistra, verso Scarlett. Che era successo?
 
Baylee: Beh, dai, alla fine ci siamo divertiti, no?
Emily: Certo, ma.. – si avvicinò alle due amiche, cercando di non farsi sentire da Austin. – ..Luke non c’era.
Baylee: Dai, tranquilla, che non avrà niente. – sorrise. – Te, che ne pensi della serata? – disse pizzicando il fianco a Scarlett.
Scarlett: Oh, ehm.. sì, bella serata. – si mise una ciocca dietro l’orecchio.
Austin si era allontanato e, appoggiato alla sua auto, guardava ciò che faceva la moretta con lo sguardo perso nel nulla e con l’apparente mania di mettersi i capelli dietro l’orecchie.
Emily: Si potrebbe ripetere. – sorrise e guardò il ragazzo.
Austin: Perché no? – e ridacchiò notando la faccia della ragazza che stava guardando.
Scarlett: Perché potremmo essere occupati. – disse con una smorfia senza guardare mai quel tipo.
Austin: Ma potremmo pure non esserlo.
Scarlett: Io sono una ragazza molto impegnata. – il ragazzo fece le spallucce.
Austin: Mai dire mai. – lei lo guardò.
Scarlett: Tu sei troppo convinto.
Austin: Non sono l’unico, però.
Baylee: Avete finito voi due? – chiese aggrottando la fronte.
Sembrava che l’attenzione si fosse spostata su Scarlett.
Scarlett: Certo. – le sorrise. – Ci viene a prendere tuo fratello, Emi?
Emily: Non l’ho ancora chiamato.. aspetta. – prese il cellulare.
Baylee: Se volete vi diamo un passaggio noi, no?
Solitamente una frase del genere le sarebbe costata, per tutta la storia dei passaggi, invece con loro le era uscito.. spontaneo.
Scarlett: Ma no, tranquilla, non vorremmo crear disturbo.
Austin: A me non lo crei. Non è che lo creo io a te?
Scarlett: Non stavo parlando con te. – disse senza guardarlo.
Austin: Io sì.
Scarlett: Non mi interessa.
Austin: A me sì.
Scarlett: E sti..
Emily: Basta, voi due! Accettiamo il passaggio, che mio fratello non risponde. – disse e guardò entrambi rimettendo il cellulare in tasca.
Baylee: Ma che vi prende?
Scarlett: Niente, scusate. – abbassò lo sguardo.
Austin: Dai, salite. – scosse la testa ridacchiando e salirono tutti e quattro in macchina. Davanti si misero i due cugini.
Baylee accese la radio e iniziò a picchiettare il ritmo della canzone davanti a se, indicando la strada al cugino.
Scarlett: Dovevamo proprio accettare il passaggio? – sussurrò a Emi.
Emily: Perché?
Scarlett: Non lo sopporto!
Austin: Parlate di me, dato che parlate a bassa voce? – disse guardandole dallo specchietto.
Scarlett: Vedi? È così egocentrico. – le sussurrò tra i denti. Poi si rivolse a lui con un sorriso falso. – No, figurati. Sai che non sei al centro dei nostri pensieri, vero?
Emily: A me sembra simpatico! – le sussurrò. – Poi è divertente vedere come vi stuzzicate.
Austin: Sarà.. – rise sotto i baffi.
Scarlett: Questo lo ammazzo.. – sussurrò incrociando le braccia al petto.
Austin sentì e scoppiò a ridere fragorosamente.
Baylee: E adesso che ti ridi? – chiese confusa.
Austin: Sai, pensavo che a me piacciono le tipe violente.
Scarlett: Fermati, sono arrivata. – disse con un tono severo.
Mancavano almeno dieci minuti ed era buio, eppure lei voleva scendere da quella macchina e andare a piedi.
Emily: Ma cosa stai dicendo?
Scarlett: Io sono arrivata. Fammi scendere. – ripeté e Austin parcheggiò la macchina. – Ragazze, ci sentiamo domani. – sorrise e scese dalla macchina. Iniziò a camminare verso casa a testa bassa. Lo avrebbe picchiato con molto piacere, ma i suoi sani principi dicevano ben altro.
Baylee: Ma che diamine hai combinato?!
Austin: Io?! Ora uno non può nemmeno parlare?
Baylee: Valle a chiedere scusa!
Austin: Non ho fatto nulla!
Emily: Avrà.. bisogno di digerire la pizza. – inventò su due piedi. – Mi preoccupa solo il fatto che è buio e che non sia una bella strada.
Austin: Okay, okay, ci vado a parlare. – scese dalla macchina sbuffando.
Andò verso di lei ma a metà percorso da lei si bloccò. Scarlett stava parlando con un ragazzo con un motorino. Lei sembrava essere scocciata, ma lui continuava a sorriderle ed annuire. Poi lui le passò un casco, se ne infilarono uno a testa, salirono sul motorino e partirono.
Austin rimase immobile e si passò una mano tra i capelli. Tornò indietro.
Austin: Boh.. è andata.
Baylee: Andata?!
Austin: Non so.. – fece le spallucce. – Si è fatta un giro con il motorino con uno. Va bene?
Baylee: E chi?
Austin: Che vuoi che ne sappia?!
La cugina sbuffò.
Emily: Sicuramente conosce il tipo, se no non lo avrebbe mai fatto.
Baylee: Sì, lo so, ma.. – sbuffò di nuovo e diede una pizza sul braccio al cugino. – ..è colpa sua!
Austin: Insisti, eh? Ha detto lei che non sono al centro dei suoi pensieri, no?
La cugina rimase in silenzio ed Emily cambiò argomento.
“Chi era?”
Sempre più dubbi si aggiungevano, e Baylee voleva trovare una domanda a ciascuno di essi, a partire da quegli scambi tra Scarlett e suo cugino.
 
Emily: Ciao, e grazie ancora! – disse uscendo dalla macchina.
Baylee: A domani! – l’amica chiuse la portiera e lei si girò verso il cugino, che mise in moto la macchina. Dopo un po’ che lei lo guardava lui inclinò la testa da un lato e la guardò.
Austin: Che vuoi?
Baylee: Allora?
Austin: Allora che?
Baylee: Lo sai.
Austin: So cosa?
Baylee: Lo sai.
Austin: Ma cosa?
Baylee: Non fare il bambino.
Austin: Non lo sto facendo, semplicemente non ti sto capendo.
Baylee: Non mi stai capendo? Allora.. – si grattò il mento. – ..se ti dico “battibecchi con Scarlett” non ti viene nulla in mente?
Austin: Ah, “quella cosa”. – annuì. – Beh? Che vuoi sapere? Non c’è nulla da dire.
Baylee: Non c’è nulla da dire?!
Austin: Ah ah, nulla.
Baylee: Mi prendi in giro?! Poco prima di andare al bagno ci provi spudoratamente con Emily. Torniamo dal bagno e ti vediamo troppo vicino a Scarlett, coincidenza? Dopo di che tu hai continuato a stuzzicarla. E parliamo di lei che esce dalla macchina senza dire niente?
Austin: Se sai già la risposta, perché domandi? – la bloccò tornando a guardare la strada.
Baylee: Porca miseria, Austin, dimmi di no.
Austin: Sai cos’è? Scarlett la trovo più interessante, perché mi sembra più.. – ci pensò un po’. – ..impossibile. Lei è una sfida, ecco. E sai a me quanto piacciono le sfide.
Baylee: Sono mie amiche, Austin! Ne avevamo già parlato e ti avevo pregato di non provarci con loro, almeno con loro! – gesticolò.
Austin: Ma che ci posso fare? Hai delle amiche molto, molto carine.
Baylee: Sei uno stronzo. – sbuffò incrociando le braccia al petto e abbandonandosi nuovamente al sedile. – Vaffanculo. – Sussurrò e si girò verso il finestrino.
Il cugino cercò più volte di richiamare la sua attenzione, ma lei sembrava ignorarlo categoricamente. Arrivarono e lei scese dalla macchina sbattendo lo sportello abbastanza forte.
Austin: Baylee! – la chiamò l’ennesima volta, ma nuovamente invano.
Si diresse verso casa notando sotto l’albero due figure. Non si soffermò più di tanto e andò avanti con le mani in tasca.
Avrebbe fatto marcia indietro con le due ragazze? Lo avrebbe fatto per la cugina?
 
Rise e continuò a correre scalza sull’erba.
Trixie: Sei lento per prendermi. – disse continuando a ridere a bassa voce.
Owen, in realtà, nemmeno ci stava provando a inseguirla. Era tardi e lui era stufo. Sbuffò un’altra volta e si sedette sotto all’albero. La ragazza, tristemente, andò a sedersi vicino a lui. Gli accarezzò la guancia.
Trixie: Che hai?
Owen: Niente.
Trixie: Niente? È da un po’ che sei distante.. da quando.. – lui sbuffò.
Owen: Basta con questa storia, okay?!
Videro passare a passo veloce Baylee verso casa sua, seguita poi dopo da Austin.
Trixie: Ci avranno visto?! – si allarmò.
Non era orario per stare fuori, ma lei aveva insistito tanto affinché passassero quella serata/nottata sotto le “stelle” (che tra l’altro non si vedevano).
Owen era rimasto immobile a guardare in direzione di casa Young con gli occhi socchiusi.
La ragazza si girò a guardarlo e gli lasciò un bacio leggero sulle labbra. Sperava vivamente fosse solo un momento, e che lo superassero.
Owen: Basta, ora entro. – disse e si alzò lasciandola seduta lì.
Trixie: Perché fai così?
Owen: Ti ho detto che non ho niente. Cerca di starmi meno sul collo. – sbuffò e andò verso casa sua.
Lei lo guardò un po’, poi abbassò lo sguardo. Non lo capiva, non capiva perché fosse così da.. quella volta.
Una lacrima percorse la sua guancia, illuminata dalla luce della luna.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 – Sogni ***



Capitolo 8 – Sogni.
 
 
 
 




Scarlett: Sì, grazie per ieri, okay? Ora vado, ciao! – attaccò e mise il cellulare sul comodino sedendosi poi sul suo letto dove erano posizionate le due amiche.
Emily: Chi era? – chiese curiosa, dopo uno sguardo d’intesa con Baylee. Probabilmente stava parlando con il ragazzo misterioso del motorino.
Scarlett: Mio fratello. – disse ignorando quello sguardo tra le due scuotendo la testa e ridacchiando. – Quante storie ha fatto per uno stupido grazie!
Le amiche si limitarono ad annuire. Sapevano, d’altronde, il perché di quel grazie, perciò non dovevano chiederglielo.
Scarlett: Comunque.. – si girò verso Baylee. – ..nonostante il bene che ti voglio, Austin lo odio proprio. Capisco perché facevi quelle facce ogni volta che dicevo  “dolce” come aggettivo per lui.
Emily: A quel ragazzo fischieranno le orecchie per tutti i “complimenti” che sta ricevendo. – rise. – Continuo a pensare che sia un tipo simpatico e non capisco perché continui a dire che è uno stronzo. Penso sia un po’ troppo pieno di sé ma continuo a non capire perché lo “odi”. – fece le spallucce.
Scarlett: “Mi piacciono le tipe violente” – lo imitò gesticolando. – Ma chi si crede di essere?! Il mondo non ruota intorno a lui!
Emily: Ma intorno ai tuoi pensieri sì.
Scarlett: Scusa?!
Emily: Sca, non fai altro che parlare di lui.
Scarlett: Parlare male.
Emily: Ma pur sempre parlare di lui.
Scarlett: Non è vero che parlo sempre di lui!
Baylee: Non è che ti interessa? – chiese come se si fosse svegliata da un sogno guardandola. Fino a quel momento stava riflettendo: Emily non aveva tutti i torti, in fondo qualsiasi discorso iniziassero, finiva sempre sul cugino. Ciò a Baylee non faceva poi molto piacere, dato che in quel momento non lo sopportava proprio.
Scarlett: Sì, molto interessata. – disse ironica, facendo poi una risatina. – Pronto? Parliamo di me, la ragazza che vuole rimanere single dopo essersi lasciata con Dexter e che non sopporta il ragazzo di cui “dovrebbe essere interessata”.
Emily: Allora cambiamo argomento, che mi gira la testa con tutti questi “Austin stronzo”. – si passò una mano tra i capelli.
Baylee: Come è andata oggi a scuola? – disse guardando Emily e le fece la linguaccia.
Emily: Che culo.. oggi non siete andate. – fece una smorfia. – Da voi chiudono spesso e volentieri scuola.
Baylee: Ma non è vero!
Emily: Ah no?
Scarlett: Guarda che da sempre la tua scuola rimane chiusa più giorni rispetto alla nostra. Concedici un giorno di vacanza.
Emily: Ehi! Ti stai inventando una cavolata!
Scarlett: Ma quale cavolata!
Baylee: Abbiamo ragione noi, fine. – disse convinta.
Emily: Non è giusto.. andate tutte e due alla stessa scuola. – sbuffò.
Baylee: Io ti ho detto di venire da noi.
Scarlett: Infatti!
Emily: Non ricominciate.. – si passò una mano sul viso.
 
Aveva passato l’intero pomeriggio con le sue amiche, e ora aveva un gran sonno. Non capiva come mai pensassero che a lei piacesse quel tipo. Fece una smorfia mentre si infilò nel letto. Chiuse gli occhi e si addormentò.
 
La strada era deserta, e il freddo era pungente.
Si strinse nella sua giacchetta, guardandosi intorno.
“Sono sola?”
In quel momento si rese conto di una figura che si dirigeva verso di lei. Quando la persona fu più vicina lei riuscì a riconoscerla e sbuffò.
Scarlett: Sei una persecuzione, sai? – il ragazzo rise. Lei si girò dall’altro lato cercando col lo sguardo qualcun’altro.
Austin: Sono anch’io contento di rivederti.
Scarlett: Forse non hai capito, solo tu sei contento.
Austin: Mio Dio, quanto sei acida.
La ragazza roteò gli occhi.
Scarlett: Che ci fai qui?
Austin: Allora vuoi parlarmi, eh.
Scarlett: Sai che c’è? – lo guardò negli occhi. – Non mi interessa. – e si girò di nuovo. Lui rise di nuovo.
Austin: Sono qui perché mi volevi tu. – lei rise e lo guardò.
Scarlett: Ma sei pazzo?!
Austin: Io? No. – si avvicinò e le accarezzò la guancia. Lei questa volta si spostò.
Scarlett: Ancora non hai capito che con me non hai chance?
Austin: Ti considero una sfida personale.. – fece le spallucce.
Scarlett: Ti piace perdere facilmente?
Austin: Non ho ancora ben capito perché mi tratti così. Solitamente le ragazze mi cascano ai piedi.. – si passò una mano tra i capelli. – Ma non importa. Mi divertirò di più.
Scarlett: Mo ti picchio. – sbuffò e si strinse di più nella giacca. Ancora non aveva capito perché si trovava in quel luogo e perché proprio LUI era lì.
“Preferivo essere sola!”
Austin: Ma vedi che sei te che provochi? Ti ho già detto che mi piacciono le tipe violente.
Lei si girò e aprì la bocca per rispondergli ma la richiuse subito facendo un respiro profondo.
Austin: Stai imitando un pesce? – inclinò la testa da un lato. Lui si rese conto che lei tremava lievemente e non si lasciò sfuggire una battutina. – Se hai freddo, ti scaldo io..
 
Scarlett: Ma ti scaldo io a suon di schiaffi. – disse svegliandosi di colpo. Dopo poco entrò la madre in camera.
Nicole: Sca? Tutto bene?
Scarlett: Sì, mamma. – si alzò dal letto ed uscì dalla stanza. – Latte caldo, ho bisogno di latte caldo. – e scese di sotto.
 
La sera dopo Austin ebbe la sua festa mentre Baylee, come accadeva almeno una volta al mese, ebbe la cena di lavoro del padre. Per lei non esisteva nulla di più noioso, nemmeno due ore consecutive di letteratura inglese erano così noiose. Tra l’altro quella sera, giustamente, i “grandi” non c’erano e Trixie stava male, così si era ritrovata con i bambini, gli adulti e un ragazzo quasi della sua età che sembrava depresso.
Tornarono a casa tardi, ma ancora non era tornato il cugino. Kevin dovette chiamare il nipote, che gli rispose dicendogli che avrebbe tardato ma di non preoccuparsi poiché sia lui, che Doug,  che Owen avevano le chiavi.
Baylee si trascinò in camera, si lavò e si sistemò, per poi buttarsi sul letto. Tutto il sonno che aveva durante la cena sembrava esserle sparito. Si rigirò più volte nel letto, ma invano.
Sentì addirittura entrare in casa il cugino. Lo sentì salire le scale in punta di piedi, per avviarsi poi al piano superiore. Sentì persino quando si buttò a sacco di patate sul letto.
Pensò che un bicchiere di acqua l’avrebbe aiutata, eppure non le andava di alzarsi. Si girò verso la finestra e iniziò a guardare ciò che riusciva a scorgere del cielo, addormentandosi pian piano.
 
Sentì un rumore proveniente dall’ingresso. Il cugino era già tornato dalla festa, non poteva essere lui! Si alzò lentamente e afferrò la prima cosa che le capitò in mano.
Non seppe mai quale forza la spinse a scendere quelle scale, sapendo che aveva una paura assurda.
“E se fossero i ladri?!” Troppo tardi per chiederselo. Ormai era a metà scala.
Continuò a tenere tra le mani ciò che aveva preso, pur continuando a non capire cosa fosse.
Sentì dei rumori dalla cucina e il cuore iniziò a battere all’impazzata.
“Ma chi me lo ha fatto fare?!”
Si avvicinò alla porta, l’aprì e accese la luce. La cucina era vuota.
Sospirò e notò che l’oggetto che aveva preso era una scatola che conteneva dei cioccolatini.
Si girò e si trovò davanti Douglas. Stava per urlare ma lui le coprì la bocca.
Douglas: Non svegliare gli altri. – le sussurrò all’orecchio. Lei si limitò ad annuire. – Usciamo, così ne parliamo meglio.
Uscirono.
Douglas: Carino il pigiama. – disse sorridendo indicando con il mento il pigiama rosa confetto con due orsetti della ragazza che, imbarazzata, abbassò lo sguardo.
Baylee: Non sapevo che avrei avuto visite a quest’ora.. – sorrise.
Douglas: Tranquilla.. – le mise un braccio attorno alla vita. Lei alzò lo sguardo e si perse in quegli occhi così..
Baylee: Mi sei mancato alla cena di questa sera. – le uscì senza pensarci troppo. Arrossì immediatamente e abbassò nuovamente lo sguardo. Lui sorrise e le alzò nuovamente lo sguardo.
Douglas: Perché ti imbarazzi? Hai detto delle cose così carine.. – sorrise. – E poi.. mi sei mancata anche tu. – si avvicinò e..
Owen: Dio mio, quanto miele. – fece una smorfia. La ragazza si allontanò all’istante da quel viso angelico, ma non poté allontanare il corpo poiché la presa del ragazzo era ferrea. Douglas continuava a guardare Baylee, poi si rivolse all’amico.
Douglas: Nei momenti meno opportuni?
Owen: Sai come sono fatto. – fece le spallucce. – Hai parlato con Austin?
Douglas: No, ho incontrato prima Lee. – tornò a guardare la ragazza.
Owen: Mio Dio quanto è guastafeste questa ragazza. – sbuffò.
Baylee: Non è vero! Ho solo sentito un rumore e mi sono precipitata a vedere. – disse guardando quello strafottente.
Owen: E se fosse stato un ladro?
Baylee: Mi sarei difesa! Ho preso questo! – disse alzando la scatola cilindrica di cioccolatini. Owen scoppiò a ridere. E come dargli torto?
Owen: Cattiva la ragazza: scatola di cioccolatini come arma e quel pigiama.. – continuò a ridere tenendosi la pancia.
Baylee: Non hai di meglio da fare? – Doug la strinse a sé, come se la volesse incoraggiare o semplicemente volesse farle sentire che lui era lì vicino.
Owen: No.. – fece un sorrisetto furbetto. Guardò velocemente entrambi. – Vi avevo interrotto, per caso?
“Sì, hai solamente interrotto ciò che aspetto da circa due anni!”
Douglas: Non proprio. Ciò che hai interrotto si può riprendere comunque.. – si avvicinò alla ragazza che nel frattempo si era girata verso di lui.
Aspettava quel bacio. Aspettava il tocco di quelle labbra sulle sue.
Owen si avvicinò velocemente e prese per le spalle la ragazza girandola verso di sé e la scosse.
Owen: Svegliati, è tardi.
“Cosa?!”
 
Blake: Svegliati, è tardi. – la scosse e lei aprì gli occhi di colpo. Se addormentarsi quella domenica era stato calmo, la sveglia fu tutt’altro. Si girò verso il comodino e notò l’orario: 7.50. Non ce l’avrebbe mai fatta! Si alzò e si andò a lavare.
Anche nei sogni, lei non riusciva a stare con Douglas. Era una maledizione.
Uscì dal bagno dopo una doccia veloce, e si andò a cambiare. Corse di sotto e fece una colazione al volo. Si andò a lavare i denti e accompagnò i gemelli a casa Wood. Aprì dopo un bel po’ Owen, con addosso solo dei pantaloni di una tuta, tutto assonnato.
Owen: Buon giorno.. – la ragazza lo guardò male.
Baylee: È sempre colpa tua. – lasciò i gemelli e tornò verso casa sua.
Owen: E adesso che ho fatto?! – chiese affacciandosi ancora assonnato. – Solo perché ti ho dato un passaggio una volta, non darmi la colpa se fai tardi. – poi si spostò e fece entrare i due bambini.
 
Arrivò prima del suono della seconda ora a scuola. Andò verso il suo armadietto per prendere il libro della materia che avrebbe avuto al suono della campanella. Sentì vicino a lei, qualcuno chiudere il proprio armadietto, ma non si affacciò. Questa persona si appoggiò all’armadietto.
Ragazzo: Anche te non hai studiato matematica?
Quando riconobbe la voce, rimase un po’ stupita. Si allontanò leggermente dal suo armadietto e si affacciò a guardare il ragazzo con il caffè in mano.
Baylee: Sì, ho preferito saltare l’ora piuttosto che venire interrogata. – disse sorridente, poi si girò nuovamente verso l’armadietto, chiudendolo.
“Non è andata proprio così..”
Jack: Giustamente. – rise. – Mio cugino oggi non verrà proprio.
Baylee: Interessante.. – sorrise.
“Che altro avrei potuto rispondere?!”
Jack: Sei Baylee, giusto? – chiese aggrottando la fronte. Probabilmente pensava di aver fatto una gaffe.
La ragazza rise.
Baylee: Sì, Jack. – lui sorrise.
Jack: Questa settimana, con tutte le verifiche è stata assurda. – sbuffò. – Come pensi ti siano andate?
Baylee: Non ne ho idea, sinceramente.. – fece le spallucce mentre iniziarono a incamminarsi. – Quella di matematica, però, credo mi sia andata bene.. era facile. – ridacchiò.
Jack: A me piace tanto la matematica, eppure come la spiega questa.. non la capisco. – si passò una mano tra i capelli, spettinandoli più di quello che già erano.
Baylee: Io non l’ho mai studiata. – lo guardò e gli sorrise. Lui ricambiò il sorriso e rimasero a camminare in silenzio nel corridoio, poi lei prese la parola e lo guardò. – Io e te già ci conoscevamo.
Jack: Davvero?
Baylee: Già.. in vacanza.. a Miami.
Jack: Miami? Ma quando?
Baylee: Due anni fa..
Jack: Aspetta.. – ci pensò su grattandosi il mento. – Ricordo di essere stato a Miami ma non mi ricordo di te.
Baylee: Beh, non fa niente. – sorrise. – Ci pensavo ora, ma se non ti ricordi non fa niente.
“E come poteva ricordarsi di me? Passava tutto il tempo con Trixie e a volte con i tre dell’Ave Maria. L’unica volta che ha parlato con me era per sapere il nome.. se no ero semplicemente l’amica che sentiva le loro grandi chiacchierate..”
Jack: No, dai, dimmi. Se ne parliamo, magari mi ricordo.
Baylee: Tu avevi la camera vicino a quella di mio cugino Austin. Poi parlavi spesso con Trixie Wilson.
Jack: Aspetta, so chi è Trixie, ma non mi vieni in mente te.
Baylee: Non fa niente, davvero!
Jack: Starò facendo una figuraccia.. – disse ridendo passandosi una mano tra i capelli. – Allora parliamo di Miami, Trixie, due anni fa.. – si grattò il mento. – Ma dove eravamo precisamente a Miami?
Baylee: E come te lo spiego?! – rise. – Eravamo proprio a due passi dal mare. Nell’hotel c’era una piscina che ci dava dei materassini con dei cigli in basso a sinistra. – ci pensò un po’. – Ah, una volta all’hotel abbiamo fatto una caccia al tesoro, in cui servivano i cucchiai, e non potevamo prenderli dalla cucina. – il ragazzo sembrò illuminarsi.
Jack: Ora ho capito! No, perché non ricordavo nemmeno qual era il posto. – rise. – E tu..?
Baylee: Ero la ragazza che stava con Trixie quasi sempre. – fece le spallucce.
Jack: Okay, okay, forse mi ricordo. – sorrise.
Baylee: Ne sono contenta. – si sistemò una ciocca dietro all’orecchio.
Suonò la campanella.
Jack: Ora ho ginnastica, te?
Baylee: Letteratura. – sbuffò.
Jack: Buona fortuna. – e ridendo andò via.
Lei si girò per andare verso la classe, ma, prima di entrare, si girò a guardarlo.
 
William: Oddio, un’altra ora con quella pazza isterica di una professoressa di storia.. non ce la faccio. – sbuffò.
Emily era seduta con la testa tra le mani e attorno a lei c’erano tre suoi compagni di classe: William, Zach e Jennifer (la sua compagna di banco).
Jennifer: Beh, ho saputo che hanno trovato il professore di matematica. – schioccò la lingua alzandosi e sedendosi sul banco. – Ma non credo che oggi venga a farci lezione.
Emily: Davvero?! – disse atona. Pur essendo contenta, era stanca. Aveva dormito poco quella notte, quindi si sarebbe addormentata con molto piacere. Purtroppo non poteva neanche uscire dalla classe per prendersi un caffè perché a momenti sarebbe arrivata la prof.
Zach: E come si chiama?
Jennifer: Credi che lo sappia? Già è tanto se so che abbiamo un professore di matematica. – fece le spallucce.
Zach: Quando ci servono delle informazioni non sai mai niente, eh?! – scherzò.
Jennifer: Non è vero!
Emily: Ragazzi, ho sonno.. potreste non urlare?
William: Russi?
“Che domande del cavolo faceva?!”
Emily: No, non russo. – sbadigliò. – Ma che c’entra?!
William: Sei all’ultimo posto e quella di storia ti ha già interrogata. Chiudi gli occhi e dormi. Se ti chiama, Jenny ti avverte, no? – la ragazza bruna annuì.
Emily: No, poi quella già mi odia..
Zach: Non credo che se ne accorgerebbe..
Emily: No, tranquilli. – poggiò la testa al banco e si guardò intorno.
Passarono una ventina di minuti e della professoressa non c’era nemmeno l’ombra.
William: Mi sembra strano che quella vecchia stia facendo tardi.. – si passò una mano tra i capelli.
Zach: Magari è la volta buona che l’hanno chiusa nel bagno. – sorrise al solo pensiero.
Jennifer: Secondo voi com’è questo professore di matematica? – fece dondolare le gambe.
William: Magari è una professoressa giovane.
Zach: Magari con un bel culo e con un bel davanzale.
Jennifer: Ho detto professore. – socchiuse gli occhi. – È  maschio quindi.
William: Magari ti hanno detto una notizia sbagliata.
Jennifer: O magari rosichi perché potrebbe essere un bel professore giovane e sexy.
Zach: E se fosse un professore vecchio e calvo?
William: E anche con gli occhialoni.
Emily chiuse pian piano gli occhi. Il sonno stava avendo la meglio su di lei.
Neanche il tempo per rendersene conto, e già sognava.
 
Entrò nella classe stringendo lo zaino. Era consapevole di aver fatto tardi, ed era sicura che l’insegnante di storia l’avrebbe interrogata. Si morse il labbro e, senza guardare la cattedra, a testa bassa, andò al suo banco.
Jennifer: Chi ci insegnerà matematica? – le sussurrò la compagna quando lei si sedette.
Emily: Ovviamente no.. – le rispose a bassa voce, continuando a non alzare lo sguardo. – Il nuovo insegnante non è arrivato e quella di storia ora mi interrogherà per aver fatto tardi. – sbuffò.
Jennifer: No, Emi! Guarda! – le indicò con il mento la cattedra.
Alzò piano la testa incontrando lo sguardo del nuovo insegnante di matematica..
Prof: Ti sono mancata?
Era la professoressa di storia. Ora le avrebbe insegnato anche matematica.
“Che scherzo è mai questo?!”
 
Si ritrovò ad urlare un “no” acuto alzando la testa dal banco.
Davanti a lei c’era un ragazzo di una ventina d’anni che non conosceva piegato alla sua altezza.
“Che figura di merda..” pensò Emily coprendosi la bocca con le mani.
Emily: Scusa.. – sussurrò flebilmente.
I compagni di classe ridevano. Si rese conto che Jennifer era seduta al suo posto, così come tutti i ragazzi.
“Non è che è arrivata quella di storia e quella fessa non mi ha avvertito?!”
Ragazzo: Tu sei..? – chiese alzandosi e mettendosi le mani in tasca.
Emily: Emily Gray.. te? – chiese confusa.
“Sto facendo amicizia con un ragazzo nel bel mezzo di una probabile lezione di storia?!”
Ragazzo: Il professor Evans, il tuo nuovo insegnante di matematica.
La ragazza rimase immobile e si pizzicò il braccio diverse volte.
“Ditemi che è un incubo, deve essere un incubo.”
Emily: Mi-mi scusi. – balbettò e si girò verso la compagna di banco.
Perché non l’aveva avvertita?!
Prof Evans: Per oggi chiudo un occhio poiché non ci conosciamo ancora. La prossima volta ti interrogo. – andò verso la cattedra. – Sappi che ti tengo d’occhio.
Jennifer: Scusa, non sapevo fosse il nuovo insegnante.. – si affrettò a sussurrarle mentre andava verso la cattedra.
Emily: Che razza di figura avrò fatto?! – le rispose arrabbiata sempre a bassa voce.
Prof Evans: Ragazze, .. – disse una volta seduto alla cattedra, guardandole. – ..so di essere giovane, ma preferirei essere rispettato. – disse serio.
Le due ragazze annuirono.





*Finalmente sono riuscita a postare il capitolo 8. La scuola è sempre più pesante..!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

Ringrazio tutti coloro che mi seguono e mi hanno messo tra i preferiti! 
Ringrazio anche tutti quelli che leggono la storia e basta!

Se commentaste, mi farebbe ancor più piacere :P Vorrei proprio sapere che pensate dei personaggi, della storia o di come scrivo xD

Al prossimo capitolo! Un bacio, Baylee*

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 – Aria di Tregua ***



Capitolo 9 – Aria di tregua.
 
 
 
 




Scarlett: E così ti sei fatta riprendere dal nuovo professore.. – disse portandosi le mani dietro la nuca e tenendo sul ventre il telefono in vivavoce.
Emily: Sono giorni che non dormo per studiare.. è ovvio che io sia stanca!
Scarlett: Quindi stasera andrai a letto presto e non si potrà uscire e andare in pizzeria.
Emily: Avevamo in programma di andare lì?
Scarlett: No. – ridacchiò. – Volevo vedere quanto riuscivi a rinunciare al sonno per vedere il tuo Luke.
Emily: Ehi! Ora che ho iniziato a parlarci e non devo più vedere le sue foto del profilo non puoi dirmi di “rinunciare”!
Scarlett: Scusi signorina!
Emily: Si figuri.. – sospirò. – Senti, ora attacco che devo fare letteratura inglese.
Scarlett: Mmm.. dove sei arrivata?
Emily: Aspetta..
In quel momento si iniziarono a sentire delle voci al di là del telefono e Scarlett inarcò un sopracciglio.
Emily: Stai fermo! – urlò ma ormai la sua voce era lontana.
Lucas: Sca? Ti chiama dopo, che ora mi serve la mia sorellina. – disse e così capii che le aveva preso il telefono.
Emily: Sorellina quando ti pare!
Scarlett: Capisco.. – ridacchiai. – Di’ a quella matta che ci sentiamo quando vuole, tanto non ho compiti.
Lucas: Ricevuto. Ciao, Sca! – e attaccò.
Scarlett chiuse il telefono e lo posò sul comodino. Ricordò la sera in cui era dalla macchina di Austin per andare a piedi. Quel ragazzo l’aveva così tanto innervosita che non poté credere di aver minimamente pensato che fosse un ragazzo simpatico. La stuzzicava e gli piaceva farla innervosire, questo è ovvio. Chissà con quale altra ragazza in quel momento stava facendo il porco.
Si passò le mani sul viso. Okay, iniziavano ad aver ragione Baylee ed Emily, parlava sempre di lui.. o meglio, pensava sempre a lui. Il problema era che non aveva mai conosciuto un tipo del genere. Certo, non usciva con una comitiva fatta interamente da maschi, e quelli che c’erano non erano così fighi. Ecco.. ora pensava che Austin fosse figo. Prese un cuscino e lo lanciò al muro.
“Maledetto!” pensò e si mise a pancia in giù sul letto. Respirò piano e si concentrò per pensare ad altro.
“Oh.. ora c’è la puntata di New Girl su MTV.” pensò e accese la tv mettendosi seduta sul letto.
Quando iniziò la sigla qualcuno suonò a casa sua. Era sola a casa e non poteva non andare ad aprire. Probabilmente era suo padre che si era dimenticato le chiavi, oppure Jeff che doveva prendere qualcosa per sua sorella.
Si alzò pigramente dal letto e scese le scale. Aprì la porta.
Ragazzo: Possiamo parlare della sera?
Non potevo credere che lui fosse lì, quindi incrociò le braccia al petto, fingendosi disinvolta. Aveva capito di che sera parlato dato che fino a poco tempo prima la sua mente vagava là.
 
Emily: Dammi tre buone ragioni per non ammazzarti per aver attaccato a Scarlett.
Lucas: Su, andiamo! Mi devi dare una mano di là! I nostri non ci sono e dobbiamo cucinare per noi tre.. sai che sono una frana in cucina.. e non credo tu voglia essere avvelenata.
Lei lo guardò spalancando gli occhi.
Emily: Sono quasi le sette.. vuoi cucinare ora?!
Lucas: Ovviamente no. Volevo preparare un dolce!
Emily: Cosa c’entra il dolce stasera?
Erano scuse, lei lo sapeva, ma non riusciva a capire cosa passasse per la testa di suo fratello. Lui sospirò.
Lucas: Puoi dare tu una mano a Susie con i compiti? Dovrei uscire con i ragazzi della palestra..
Emily: Non ci posso credere! – disse e gli diede una botta sul petto.
Lucas: Ti prego. – rise.
Emily: Sei veramente pessimo!
Lucas: Un po’.. allora? Me lo fai questo favore?
La sorella scosse la testa ma alla fine annuì.
Emily: Okay. Ma non fare tardi che la cena non la preparo da sola.
Lucas: No, tranquilla, sorellina. – le diede un bacio sulla guancia, andò a salutare Susie in cucina ed uscì di casa.
Aveva scoperto che lui andava in palestra con il suo Luke Allen, a meno che ne esistessero altri in città. Si era ripromessa di essere dolce e coccolosa con Lucas, in maniera tale da fargli parlar bene di me con Luke, se l’argomento fosse uscito fuori. Chissà, magari suo fratello sarebbe stato utile.
Susie: Emi! Non riesco a fare questo esercizio! – urlò e così Emily non poté che tornare con i piedi per terra.
Emily: Arrivo. – disse mentre spegneva il computer.
Si trascinò in cucina ma fu bloccata con lo sguardo in direzione della camera di Lucas. Entrò dentro e trovò sulla scrivania un foglio della palestra: “Festa in maschera”. Si mordicchiò il labbro.
Susie: Emi!
Emily: Arrivo! – disse mentre faceva frettolosamente la foto a quel bigliettino. Forse, era la sua occasione.
 
Evitava in tutte le maniere possibili di parlare con suo cugino. Baylee era nera e la maggior parte del tempo se ne stava chiusa in camera con le cuffiette alle orecchie e musica al massimo volume, oppure usciva in giardino e si prendeva una boccata d’aria. In quel momento era appena uscita, consapevole che Austin fosse andato via pochi minuti prima. Mandò giù la liquirizia e andò a sedersi sotto ad un albero tirando fuori il cellulare.
In quel momento sentì che qualcuno si sedette accanto a lei ma non alzò lo sguardo dallo schermo illuminato,
Owen: Cosa ci fai tutta sola?
Baylee: Cerco pace.. ma a quanto pare è impossibile.
Owen: Hai litigato con Austin?
Baylee: Chiedilo al tuo amico. – si bloccò e lo guardò. – E poi da quanto ti interessa cosa faccio, e se litigo o meno con una persona?
Owen: Sai bene che siamo amici.
Baylee: Infatti andiamo molto d’accordo. – dissi alzando gli occhi al cielo.
Owen: Quella è un’altra questione.
Baylee: No, è la stessa. – si tirò su. Non voleva essere maleducata ma era nervosa, e non voleva proprio parlare con lui o con suo cugino.
Owen: Lee.. – si tirò su e le prese la mano. – Non credi sia ora di farla finita con tutta questa storia? Da cosa è partito questo nostro astio? – la ragazza notò le loro mani e la lasciò
Baylee: Ma che ti prende ora?
Owen: Niente. Ti avevo vista giù e volevo tirarti su il morale.
Baylee: Grazie, ma non sono giù di morale, sono nervosa, che è diverso.
Owen: Lo vedo che sei nervosa. – borbottò e si mise le mani in tasca.
Baylee: Allora lasciami stare! – sbuffò e si girò. Lui la girò e si avvicinò pericolosamente a lei.. voleva baciarla?
 
Baylee si svegliò di soprassalto scossa debolmente da Owen.
Owen: Stupida, che ci fai qui addormentata? Tra poco piove.
Baylee scattò in piedi e si allontanò. Lui la guardò strano.
Owen: Ma che ti prende?
Baylee: Sono stanca, vado a casa.
Si girò e si diresse verso casa. Non capiva il motivo di un sogno del genere. Le girava la testa per i nervi. Ricordava che lui si fosse seduto accanto a lei ma non che si fosse addormentata. Quel sogno forse era causato dal fatto che lui si era preoccupato, e che voleva che al posto suo ci fosse stato Douglas.
“Lee!” qualcuno urlò ma lei sapeva bene chi fosse. Si girò e notò Douglas che correva lentamente verso di lei. Sorrise ma ne fu stupita. Pensava a lui fino a due secondi prima..
Douglas: Ehi.. – disse quando fu vicino. – Tutto bene?
Owen: Lasciala stare.. la ragazza oggi morde! – disse Owen che ci passò accanto.
“Quello stronzo..”
Baylee: Ah ah ah, davvero spiritoso, cretino. –  disse lei portandosi ai fianchi le mani. Doug non poté fare a meno che ridacchiare. La ragazza arrossì e tornò a guardare il bel biondino. – Certo. Sono solo un po’ nervosa per..
Douglas: ..Austin? Me lo ha detto tuo cugino..
Baylee: Già..
Douglas: Ehi.. che ne dici se stasera andiamo da una parte? – disse accarezzandole il braccio.
“Davvero?! Dice sul serio?!”
Baylee: Mmm.. devo controllare la mia agenda. – scherzò sorridendo. Lui ridacchiò.
Douglas: Alle 20 ti aspetto alla fontana, va bene?
Baylee: Perfetto. – sorrisi.
Douglas: Perfetto. – ripeté e si girò tornando verso casa.
Lei non poteva assolutamente crederci. Ma in quel momento capì che aveva un problema: come si poteva sistemare in meno di un’ora e mezza?
 
Scarlett: Che ci fai tu qui? E chi ti ha detto dove abito?
Austin: Scarlett, abbiamo iniziato col piede sbagliato.. penso che noi dobbiamo.. – lei lo interruppe.
Scarlett: Noi? Non esiste nessun noi.
Austin: Posso entrare?
Scarlett: Invitare un pazzo depravato quando casa è libera? Ma nemmeno se mi paghi.
Austin: Vuoi smettere di fare la bambina?
Scarlett: Adesso sarei pure una bambina? – rise amaramente sconvolta per la sua frase.
Austin: Mia cugina ora è incazzata con me. Il minimo che tu possa fare è ascoltare.
Scarlett: Ora c’entrerei io? – continuò a ridere. – Tu sei pazzo.
Austin: Non conosci altre parole?
Scarlett: Fottiti. – prese la maniglia e spinse per chiudere, ma lui andò in avanti e tenne la porta con le mani per non permetterle di farlo.
Austin: Non dirmi che ti devo pregare..
Scarlett: No, non mi devi pregare, perché comunque non ti farei entrare. – disse cercando di spingere la porta con il suo peso.
Austin: So che stavi pensando a me prima che arrivassi.
Lei boccheggiò.
Scarlett: Vattene, immediatamente.
Austin: Ti prego, Sca. Prometto di non allungare le mani.
Scarlett: Non ti conosco nemmeno.
Austin: Voglio solo parlarti. Fallo per Baylee.
La ragazza ci pensò un po’, poi sospirò e lo fece entrare. Chiuse la porta e gli indicò il salotto.
Scarlett: Spero tu faccia presto perché a breve torneranno i miei e non ho voglia di spiegare che stavo parlando con uno che non sopporto, dato che non mi crederebbero.
Lui si guardò intorno e alla fine si sedette su uno dei due divani, e lei si sistemò, accavallando la gamba, sull’altro.
Austin: Allora.. mia cugina è arrabbiata perché dice che voi siete sue amiche e nel caso finissi a letto con voi e poi litigassimo poi, magari, litigheresti anche con lei.
Scarlett: Tante cose insensate in un’unica frase.. – borbottò. – Per prima cosa, non considererei nemmeno l’eventualità di finire a letto con te. E, tra l’altro, già litighiamo, senza andare a letto insieme. Non vedo dov’è il problema..
Austin: Penso tu debba parlare di questa cosa con Baylee, io sono la persona meno indicata per spiegartelo.. – sorrise. – E poi.. non sarei così certa che tu resista al mio fascino.
Scarlett: Quanto sei modesto.
Austin: So riconoscere quando una persona è bella, o meno, oggettivamente.
Scarlett: Sì, certo, proprio oggettivo.. – scosse la testa.
Austin: Comunque sono venuto qua per chiederti una tregua, nulla di più nulla di meno.
Scarlett: Io penso che se ci ignoriamo, facciamo la cosa migliore.
Austin: Sei la migliore amica di mia cugina, pensi che io non ti vedrò mai e che tu non mi vedrai mai? Pensi che in quei momenti tu possa fingere di allacciarti la scarpa o di ricevere una telefonata piuttosto che salutarmi?
“Anche se non sembra.. è intelligente. E, anche se mi scoccia ammetterlo, ha ragione”.
Scarlett: Okay, allora evitiamoci e se ci incontriamo ci salutiamo, diciamo come stiamo e ce ne andiamo. Sono circa una decina di parole a testa massimo, quindi credo sia perfetto.
Austin: Oppure diventiamo amici e cerchiamo di andare d’accordo. Non ti chiedo di uscire con me il sabato sera. E sarebbe persino meglio di far finta che io non esista tranne in quei momenti in cui ci “scontriamo”.
Scarlett: Cosa? Ma se non sopporto i tipi come te?
Austin: Cercherò di ridurre le battutine e di squadrarti un po’ meno. Se faccio così potrebbe essere meglio per te essere mia amica.. a meno che tu sia interessata a me.
Scarlett: Che c’entra?
Austin: Se tu volessi di più, non nego che non opporrei resistenza. Ciò vorrebbe dire che.. – lei lo bloccò.
Scarlett: Frena con l’immaginazione. Tu a me non interessi. Ti ho invitato dentro solo per Lee, e se mai provassi ad essere tua amica lo farei per lo stesso motivo. – lui annuì.
Austin: Non avevo dubbi su ciò.
Scarlett: Non si sa mai tu pensi che tra me e te.. – scoppiò a ridere. Poi cercò di respirare piano per poter tornare seria. – Comunque va bene.. cerchiamo di essere amici. – lo guardò negli occhi con aria severa. – Niente battutine o sguardi strani da maniaco. – lui rise.
Austin: Addirittura maniaco? Beh.. io ho detto ridurli, non eliminarli.. vorrebbe dire non essere Austin Young.
Scarlett: Okay, basta che riduci di tanto. – scosse la testa. – Hai altro da dire?
Austin: No. Ho detto ciò che volevo.
Scarlett: Allora puoi andare che i miei stanno arrivando. – si alzarono e si diressero verso la porta.
Lui la salutò con un bacio sulla guancia – che lei si sarebbe risparmiato – e si girò per uscire quando..
Austin: Chi era il ragazzo della moto? Baylee era preoccupata quando ti ha visto andare via.
Scarlett inclinò la testa da un lato. Lee non le aveva detto nulla sul tipo, quindi forse lo aveva scoperto?
 
Emily si sistemò sul divano e Susie si sedette accanto a lei tamburellandole le mani sulla coscia. Emi si portò all’orecchio il telefono e si inumidì le labbra.
Emily: Guarda se Lucas fa tardi.. – commentò attaccando dopo il quinto squillo.
Susie: Beh, potremo cucinare noi!
Emily: Capisco la tua fame, ma non può sempre cavarsela tuo fratello. – si tirò su e tornò in cucina tirando fuori dal frigo dei cordon bleu. – Puoi continuare a provare a chiamare Lu?
Susie: Sì! – disse prendendo il cellulare e chiamando il fratello come aveva visto fare poco prima dalla sorella.
Raramente i genitori mangiavano fuori casa e ogni volta rimanevano a casa solo loro due, perché lui trovava sempre una scusa per uscire.
Prese una padella e mise le due fettine a cuocere, sedendosi al tavolo della cucina.
Chiuse gli occhi cercando di ricordarsi le equazioni che avrebbe avuto se il professore Evans l’avesse interrogata il giorno dopo. Forse voleva punirla perché aveva chiacchierato o perché aveva dormito al suo arrivo.. o forse l’aveva presa in antipatia perché non rideva alle sue battute. Sbuffò e poggiò la testa al tavolo freddo. Già odiava matematica, mancava solo che non andava d’accordo con il nuovo professore.
Susie: Lucas ha detto che.. – iniziò entrando in cucina ma si rese conto che la padella fumava e urlò. – Emi! Dormi?!
Emily si tirò su e guardò la padella. Girò la fettina e si rese conto che su uno dei lati erano quasi totalmente bruciate. Sospirò e guardò la sorella.
Emily: Beh.. è buono comunque, no? – sorrise.
 
“Se mi preparo poi pensa che mi interessa, ma se non mi preparo sembra che me ne freghi.. Dio, quanti problemi!” sospirò davanti allo specchio.
Baylee erano dieci minuti che era chiusa in bagno e non aveva alcuna intenzione di spostarsi da lì senza una soluzione.
Si avvicinò allo specchio per vedere se avesse qualche imperfezione da coprire e le venne quasi in mente di coprirsi tutto il viso. Aveva bisogno di una svegliata. Aprì il rubinetto, fece scorrere l’acqua tiepida, immerse le mani a coppa e si bagnò il viso. Poggiò le mani al lavandino e continuò a guardarsi.
Qualcuno bussò alla porta.
Blake: Baylee, cosa stai facendo là dentro?
Baylee: Ehm.. niente, ora esco..
Blake: Meg è in camera tua.
Baylee: A fare cosa?
Blake: Non lo so.. – e si allontanò scendendo al piano inferiore. Lee sospirò ed uscì dal bagno, raggiungendo la camera.
Meg era seduta sul letto e osservava la sorella con un sorriso compiaciuto.
Meg: Per farti uscire dal bagno bisogna sempre dirti che sono in camera tua. – ridacchiò.
Baylee: In effetti.. – scosse la testa sorridendo. – Che ci fai qui?
Meg: Sei agitata.. e devi uscire.. con chi?
Baylee: Piccola peste, ti aspetti che te lo dica?
Meg: Beh.. io sono qui per darti una mano.. – fece uno sguardo da cucciola e Lee si andò a sedere accanto a lei.
Baylee: Esco con un amico, molto interessante. – Meg annuì piano. – Quindi sono un po’ agitata, ma alla fine molto contenta.
Meg: E non sai cosa metterti? Perché io sono una stilista!
Baylee: Ieri non eri una parrucchiera?
Meg: Beh, allora sono sia stilista che parrucchiera. – sorrise. – Da cosa vuoi iniziare?
Baylee: Grazie, Meg, ma non credo ci sia bisogno.
Meg: Perché non vuoi che io ti aiuti?
Baylee: Non ce n’è bisogno..
Meg: Ti prego..
Baylee: Meg..
Meg: Ti prego.. – Baylee sospirò e Meg applaudì. – Ora ti prendo un bel vestito. – disse alzandosi e la sorella posò una mano sulla sua spalla.
Baylee: Facciamo così: io tiro fuori degli abiti, faccio la “sfilata”, e la mia stilista dice qual è il migliore.
Meg: Bello, bello! – disse contenta e Lee si alzò iniziando a tirare fuori alcuni vestitini o magliette o pantaloni.
 
Jack: Kaitlyn, hai preso te il mio cellulare? – chiese inginocchiandosi per vedere se si trovava sotto al letto. La ragazza dai capelli ricci castani entrò mentre sfogliava svogliatamente il suo libro.
Kaitlyn: No, perché? Lo hai perso di nuovo?
Jack: Non lo perdo mai.. solitamente qualcuno me lo prende.. – le lanciò un’occhiata.
Kaitlyn: Non ho nulla a che fare con dei comportamenti infantili, Jack.
Jack: Sai dove potrei trovarlo?
Kaitlyn: Perché non chiedi a Ryan o ai tuoi?
Jack: Perché a casa siamo solo io e te e stavo proprio per chiamare Ryan per chiedergli che fine ha fatto.
Kaitlyn: Lo conosci.. starà andando a qualche festa fuori città per tornare poi tardi.
Ryan: Sempre a parlare di me? – disse chiudendo la porta alle spalle, poi si andò in camera di Jack e gli lanciò sul letto il cellulare. – Grazie. – sorrise. Il cugino girò la testa lentamente.
Jack: Quando avevi intenzione di dirmelo?
Ryan: Ehi, avevo scambiato il mio con il tuo e sono tornato indietro a portartelo. Prima però ho fatto un paio di chiamate, perciò ti ho ringraziato prima. – disse con aria innocente.
Kaitlyn: Bene. Se non avete altro di cui accusarmi andrei nella mia camera. Se dovete ammazzarvi, fate piano, o mi disturbate. – alzò gli occhi al cielo come se avesse davanti due bambini capricciosi e si girò andando in camera sua.
Jack prese il cellulare lentamente e vide tutti i messaggio o le chiamate fatte o ricevuto, poi puntò lo sguardo sul cugino.
Jack: Come mai di recente la sera mi stai dando buca?
Ryan: Non buca.. sto andando in palestra, come ben sai, e mi alleno tutto il pomeriggio o la sera. È meglio di studiare.
Jack: Quest’anno sarebbe bene non venir bocciati.
Ryan: Ehi, non ho detto di voler essere bocciato. Abbiamo quella Clarisse, no? Allora sfruttiamola al meglio.
Jack: Come vorresti fare?
Ryan: Sicuramente i secchioni le danno corda. Basterà copiare ad un paio di compiti in classe e prendere una B o una C e sono salvo. Poi, eventualmente, abbiamo carisma. Riusciremo a farcela. – gli fece l’occhiolino.
Jack: Un po’ dovresti studiare.
Ryan: Non fare la brava mammina, non ti riesce. – il cugino gli lanciò un cuscino che lui schivò prontamente. – Comunque i tuoi hanno detto che potrebbero tardare.
Jack: Tanto Kaitlyn è un’ottima cuoca.
Ryan: Bravo. – gli fece l’occhiolino ed uscì dalla camera andando nella proprio giocando con il suo mazzo di chiavi.
 
Finalmente Austin era uscito. Non aveva fatto che innervosirla, anche se si era stupida – positivamente – dell’affetto nei confronti della cugina. Un essere così porco poteva avere sentimenti?
Prese il libro di biologia nella sua camera spegnendo la tv che aveva lasciato accesa e scese le scale. Si sistemò sul divano dove stava prima e iniziò a sfogliare le pagine lentamente.
Sentì dopo poco muoversi una chiave nella serratura, ma non alzò lo sguardo per vedere chi fosse.
Jeff: Hai fatto uscire il tuo fidanzato? – la sua voce si sentiva bene mentre entrava chiudendo la porta con Hayley al suo fianco che ridacchiava.
Scarlett sbiancò non alzando lo sguardo dal libro che aveva tra le mani. Da poco era uscito Austin.
“Lo hanno visto?”

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 – Questione di baci ***



Capitolo 10 – Questione di baci.
 
 
 
 




L’aria si faceva sempre più tesa e Scarlett sentiva il suo cuore accelerare, sentendo il sudore sulle dita renderle scivoloso il libro che a malapena riusciva a tenere. Respirò piano e si girò per guardare la credibilità delle parole di Jeff.
Scarlett: Ragazzo?
Jeff: Quello che è uscito poco fa. Ricordi?
Scarlett: Ah.. quello.. – si morse il labbro. – Beh, è un compagno di classe.
Hayley si avvicinò e si sedette accanto alla sorella.
Hayley: Non è un po’ grande per essere un tuo compagno di classe? Sembra un ventenne.
Scarlett: Non si può dire che sia una mente brillante! È stato bocciato una o due volte!
Jeff: Eppure non lo abbiamo mai visto.. – anche lui ormai si era messo seduto sul divano. Non aveva scampo.
Scarlett: Quando avreste dovuto vederlo?
Hayley: Beh, alle cene di classe..
Scarlett: Non è un tipo molto loquace.. deve ancora legare con noi.
Jeff: Con te sembra abbia legato.. sa persino il tuo indirizzo di casa.
Da quella frase Scarlett rimase spiazzata. In effetti.. come faceva Austin a sapere dove abitava? Si rese conto di essere rimasta in silenzio e, dopo un colpo di tosse, rispose dirigendosi in cucina.
Scarlett: Non ha legato molto con me, solo che la scorsa settimana gli ho prestato il libro di letteratura e oggi me lo ha riportato. Sai che sono sempre pronta ad aiutare gli studenti in difficoltà, specialmente se nuovi e..
Hayley: ..belli? – concluse lei.
Scarlett: No, stranieri. – disse inventandosi su due piedi.
Jeff: Straniero?
Scarlett: Sì, è francese. – disse poggiando il libro sul tavolo della cucina.
“Che sto dicendo?!” alzò gli occhi al cielo e si passò le mani sul viso. Forse era meglio se avesse detto la verità, ovvero che era il cugino di Baylee e che era lì perché doveva dirle qualcosa su un favore per la cugina. Stava dicendo una bugia dietro l’altra e questo significava problemi, o meglio Austin era sinonimo di problemi.
Quando riaprì gli occhi Jeff era sulla soglia della cucina con il libro di biologia tra le mani.
Jeff: Che materia era venuto a riportarti?
Scarlett: Letteratura. L’ho portato in camera.. – Jeff la guardò facendo una strana espressione così specificò. – ..il libro. Non guardarmi così.. quel ragazzo è gay, non pensa di certo a me.
“La bugia più grande della storia..”
 
La scelta degli abiti si era dimostrata una sfida alquanto ardua, poiché era difficile mettere d’accordo i gusti stilistici di Baylee con quelli di Meg. La piccola era una bambina che amava i vestiti eleganti mentre la sorella maggiore si trovava a suo agio in un jeans e una felpa. L’unico punto di unione era stato un leggins effetto jeans e una maglietta larga sopra una canottiera. I capelli li aveva lasciati sciolti leggermente ondulati e il trucco era stato leggero.
Si poteva dire che era pronta, quando squillò la sveglia al cellulare che le ricordava dell’appuntamento. Baylee prese, così, la giacca e la borsa e, con un leggero rossore sulle guance, si avviò alla fontana dove trovò il biondino ad attenderla. I due si scambiarono un bacio sulla guancia e poi si diressero alla macchina.
Douglas: Sono poche le volte in cui usciamo insieme.. anzi, da quando siamo qui non ho avuto nemmeno la possibilità di passare del tempo con te.
Baylee: Già.. – e dentro di sé ogni cellula del suo corpo ripeteva “non importa se non ci siamo incontrati, non importa se non parliamo tanto come prima, ora siamo qui e mi basta.”
Salirono in macchina e lui le propose di scegliere la canzone, ma lei con un sorriso gli disse che andava bene qualsiasi proponesse la radio, così rimasero in silenzio ad ascoltare le canzoni. Baylee, se si affidava completamente alla musica, poteva immaginare la sua serata come quelle che mostrano nei film, come quelle di cui gli scrittori parlano..
Douglas: Sei pensierosa questa sera.
Non era una domanda perché lui sapeva capirla, come pochi facevano.
Douglas: Stai pensando ad Austin?
Forse non la capiva fino in fondo però almeno poteva evitare diverse spiacevoli situazioni, specialmente quando era immersa in sogni in cui lui era protagonista.
Baylee: Sì. Austin è un idiota.
Douglas: Sai come è fatto tuo cugino..
Baylee: E lui sa come sono fatta io. – lo guardò e notò l’espressione del ragazzo. Si pentì subito di essere stata acida così cercò di sistemare la situazione. – Ad ogni modo smetterò di pensare a lui e domani mi passerà, okay? Non ti preoccupare. – lui le sorrise e Baylee scattò nella sua testa una foto di lui che sorrideva, una foto di lui, una foto del suo sorriso. Quella era la sua cura.
 
Emily si svegliò mentre qualcuno le toccava appena la spalla. Si era addormentata sul divano mentre vedeva un film, dopo aver mandato a letto Susie.
Emily: Lu.. dove sei stato? – disse mentre era ancora con gli occhi chiusi e si girava dall’altro lato. Era totalmente nel mondo dei sogni ma era sicura fosse suo fratello.
Lucas: Dai.. è scomodo il divano per dormire.. – disse scuotendola debolmente.
Emily: Avevi detto che saresti tornato.. – borbottò stringendo un cuscino.
Lucas: Ho avuto dei problemi e mamma e papà hanno detto che faranno tardi quindi sono tornato appena ho potuto..
Emily: Non sei sincero con me.. sei mio fratello..
Probabilmente stava sognando, così lui la prese in braccio e la portò nella sua stanza.
Emily: Cosa mi stai nascondendo?
Lucas la mise nel letto e la coprì con il lenzuolo, poi si girò verso la porta dove c’era una persona che l’aveva seguito fino a quel momento. Mentre il fratello usciva dalla stanza, Emily aprì appena gli occhi vedendo una figura che aspettava suo fratello. Provò a chiamarlo ma non riuscì a far uscire nemmeno un suono. Prima di riuscire a riaddormentarsi vide suo fratello e quella figura scambiarsi un bacio prima che lui gli sussurrasse di andar via. Di profilo quella figura poteva essere associata ad un sesso: quello maschile.
 
Il viaggio in macchina si era presentato tranquillo e sembrava che avessero ripreso il rapporto che avevano un tempo. Sembrava che tutto andasse bene e lei, con i sogni degli ultimi giorni, si aspettava che all’improvviso Owen sarebbe spuntato fuori creando solo caos.
Douglas: Siamo quasi arrivati.
Era passata circa mezzora da quando erano saliti e sembrava che la meta fosse in un altro paese. Lei non chiese mai dove stavano andando perché voleva gustarsi la sorpresa. Era sicura che ovunque sarebbero stati, sarebbe stato tutto meraviglioso.
Arrivarono dopo una decina di minuti al locale e Doug dovette tenerla per mano mentre cercavano di passare tra le persone che si erano fermate al bancone per bere qualche bevanda rimorchiando chi lavorava.
Douglas: Solitamente non c’è così tanta gente.. mi dispiace tanto. – le sussurrò quando ad un certo punto l’attirò a sé solo per parlarle.
Baylee: Non è un problema.. – disse a malapena dato che il loro contatto l’aveva stordita. Come avrebbe mai potuto dimenticarsi di lui?
Douglas: Ora andiamo in una saletta tranquilla. Qua mi conoscono. Fidati di me.
Si guardarono negli occhi. Bastò quello affinché lei annuisse senza nemmeno capire fino in fondo che sarebbero stati loro due, soli, in una saletta.
Douglas le disse di sedersi su un divanetto e si girò per andare a parlare con uno dei responsabili. Baylee era abituata ad uscire in posti così affollati o poco meno che facevano venire il mal di testa prima della fine della serata, però quella volta non si stava rendendo conto della confusione. Per lei, in quei momenti, la sala era occupata da loro due e basta. Almeno finché un ragazzo non si sedette accanto a lei mettendole un braccio intorno alle spalle. Non sembrava ubriaco ma non aveva l’aspetto lucido.
Ragazzo: Cosa ci fa una ragazza carina come te qua da sola?
Rimase immobile non sapendo cosa dire e cosa fare. Se avesse reagito male? In quel momento, però, arrivò qualcuno che le prese la mano e l’abbracciò. Riconosceva quella mano e quelle braccia.
Douglas: Non è da sola. Buona serata. – disse e si spostarono verso la pista da ballo, ancora abbracciati. – Mi dispiace, Lee.
Baylee: Non fa nulla. – “..però tu continua a stringermi.”
Andarono nella sala che Douglas era riuscito ad avere e, poco prima di entrare, la lasciò, facendole perdere ogni tipo di contatto. Le sarebbe andato bene anche tenergli la mano o avere un suo braccio sulle spalle. Cercò di mascherare quella delusione mischiata all’imbarazzo dietro ad un sorriso e aprì la porta.
Davanti a loro c’era un tavolo e seduto c’era Austin che la guardava sorridendo. Lei non poteva credere che tutto quello non era un appuntamento, bensì una scusa per farli far pace. Si era illusa, come al solito, e in quel momento il nervoso era tornato. Forse Douglas lo aveva fatto perché teneva al suo migliore amico e a lei, ma avrebbe preferito che avesse evitato di organizzare quella serata.
Si girò per uscire, ma Douglas si era già posizionato davanti alla porta che era chiusa.
Austin: Baylee.. – la ragazza si girò guardando l’espressione dispiaciuta di suo cugino.
Baylee: Ciao, Austin.
Douglas: Vi lascio soli. – disse ed uscì. Sicuramente si sarebbe messo dietro la porta quindi era inutile provare a scappare da quella gabbia. Ecco, come si sentiva Baylee: in gabbia.
Austin: Mi dispiace. – disse alzandosi.
Baylee: Lo dici sempre e fai sempre lo stesso. Ormai le tue scuse mi sembrano quelle di Blake dopo aver preso i biscotti di nascosto. Le fa per sentirsi meglio e poi ripete l’atto dopo poco più di dodici ore.
Austin: No, davvero mi dispiace. Ho chiesto persino scusa a Scarlett.
Baylee: Cosa?
Austin: Mi sembra una brava ragazza e dato che tieni così tanto a loro io mi farò da parte. Lei ha detto che è acqua passata..
Baylee: Quando lo hai fatto?
Austin: Nel pomeriggio.
Ormai si era avvicinato a tal punto che a separarli mancava un passo di distanza. Lei si gettò al suo collo e lo abbracciò forte. Suo cugino aveva parlato con la sua migliore amica solo per lei.
Baylee: Grazie. – sussurrò e lui la strinse.
Quell’abbraccio sottolineava quanto i due si volessero bene e che non importava ciò che sarebbe accaduto.
Austin: E comunque sto uscendo con una ragazza, quindi non avrei più dato fastidio a Scarlett.
Baylee: Me la presenterai? – chiese contenta, mentre scioglievano l’abbraccio.
Austin: Certo, forse verrà persino oggi.
Si girarono per sedersi, quando qualcuno aprì la porta. Nemmeno si girarono, convinti che fosse Douglas.
Ragazza: Austin.. – era una voce lamentosa, che subito i due riconobbero facendo due espressioni differenti. Lui si girò accogliendo sorridendo alla ragazza, mentre Baylee rimase con uno sguardo truce.
Austin: Baylee, ti presento Clarisse, la ragazza di cui ti parlavo.
A Baylee crollò il mondo addosso. Come poteva suo cugino essere minimamente interessato a quella ragazza?
Baylee: La conosco. – la guardò. Contrariamente al solito non era più di tanto nuda. Indossava un tubino che le arrivava a metà coscia rosso con dei tacchi a spillo neri. Non si era messa nemmeno tanto trucco e le si poteva vedere la forma degli occhi. Talmente era falsa che probabilmente stava fingendo di essere una brava ragazza solo per provarci con suo cugino. – Scusate, vado a chiamare Douglas.
Non riusciva a stare in una sala con quella tipa che faceva gli occhioni dolci a suo cugino. Piuttosto avrebbe preferito che la drogassero e che fosse stata incosciente.
Prima di uscire suo cugino richiamò la sua attenzione, così gli rivolse lo sguardo.
Austin: Non mi ringraziare ora.. poi ne parliamo a casa. – così le uscì.
Non aveva capito fino in fondo la frase che le aveva detto. A volte suo cugino riusciva ad essere criptico, peggio di uno dei rebus che faceva sua nonna. Per cosa avrebbe dovuto ringraziarlo? Per stare con la ragazza più odiosa della sua classe? Per aver chiarito con Scarlett? Per avermi invitato in un locale super chic e super affollato?
“Forse per Douglas!” pensò quando le si illuminò il viso. Forse suo cugino aveva agito per farli avvicinare creando un appuntamento di scuse tra loro due che poi diventava appuntamento vero e proprio con Doug. Come poteva non averci pensato?! Eppure quell’euforia durò nemmeno un minuto perché l’immagine di Clarisse e Austin insieme le aveva fatto venire i crampi allo stomaco.
Senza rendersene conto si ritrovò fuori dal locale dove c’erano diversi ragazzi a gruppetti a fumare e parlare, oppure sbaciucchiarsi appoggiati al muro, alla macchina.. persino in quelle coppie vedeva suo cugino e quella ragazza. Si passò una mano tra i capelli cercando di prendere un respiro profondo.
“Non dureranno molto.” La voce proveniva dalle sue spalle e sapeva bene di chi fosse. Rimase immobile senza girarsi facendo finta di nulla. “Clarisse è una puttanella, ci ha provato persino con me all’uscita di scuola tua, il giorno del passaggio. Austin è un coglione, ma non è così stupido. Appena se ne renderà conto la lascerà. Lui ha bisogno di una con la testa sulle spalle e con le palle, come te.”
Lei sorrise rimanendo spiazzata da ciò che le aveva appena detto il ragazzo.
Baylee: Che ci fai qui?
Owen: Sapevo del piano di “riparazione dei rapporti” e Doug mi ha chiamato chiedendomi se volevo venire qui. – spiegò arrivandole accanto. Ecco, quello non era per niente un appuntamento.
“Stupida illusa..” pensò.
Owen: So che non sono il ragazzo con il quale vorresti parlare, ma è inutile ora rovinarsi la serata perché non puoi passare del tempo sola con lui.
Baylee: Quale ragazzo? – lo guardò inarcando un sopracciglio.
Owen: Sappiamo bene quale entrambi. Un biondino, mio amico, che ora probabilmente è dentro a ballare con una addosso o a bere qualche alcolico.
Baylee si bloccò. Come faceva a sapere dei suoi sentimenti per Douglas? Le scappò una risata nervosa, non sapendo cosa fare.
Baylee: Ma come ti vengono queste idee?!
Owen: Baylee, non ho mai detto nulla a Douglas. Puoi fidarti.
Baylee: Tu non dire proprio niente, perché non c’è niente da dire! – stava per alzare la voce e dare spettacolo, così si girò, andò dentro e cercò di farsi largo tra la gente per cercare Douglas. Le era venuto il nervoso, più di quando poco prima aveva visto la nuova coppia.
Alzò lo sguardo verso la pista da ballo. Avrebbe dovuto non accettare quella sera l’invito. Non avrebbe dovuto innamorarsi di Douglas. Non avrebbe dovuto vederlo baciare una ragazza sulla pista.
Le si annebbiarono subito gli occhi e sentì cedere le sue gambe. Qualcuno la prese per un gomito e l’allontanò da quella visione. Non riusciva a non guardare quei due e continuava a farsi del male, finché non fu di nuovo fuori dal locale.
Sentì una lacrima scendere lenta e una mano che le accarezzò il viso cercando di asciugarla.
Owen: Lee, ti porto a casa. Questo non è un posto per te.
Lei non lo guardò sentendosi nuda e fragile davanti ai suoi occhi.
Lui la voleva abbracciare ma probabilmente avrebbe osato troppo.
Lei si limitò ad annuire guardando a terra.
Lui si limitò a guidarla con la voce verso la macchina.
Lei, troppo orgogliosa, si vergognava delle sue stesse lacrime che scendevano.
Lui, più silenzioso del solito, si sentiva in colpa.
Lei si addormentò sfinita a metà tragitto.
Lui ne fu sollevato.
 
Odiava le mattine. Odiava la scuola. Odiava andare a scuola la mattina. Odiava la mattina a scuola. Come se non bastasse, si era svegliata con mal di testa, malumore e un insolito imbarazzo. Ricordava appena come si fosse ritrovata nel suo letto e non era sicura di ciò che pensava di aver visto. Lei non era omofoba, però non poteva dire a suo fratello “hai baciato un ragazzo ieri sera?” senza averne la certezza.
Emily sbuffò e si tirò su dal letto. Sua sorella la chiamò a gran voce così lei si trascinò in cucina dove si trovavano gli altri quattro membri della famiglia. Lei, come al solito, si sedette tra suo padre e suo fratello, però senza sforzarsi di mostrarsi serena.
Susie: Sembri una strega stamattina!
Lucas: Strega? Piuttosto Medusa!
Emily non si girò, come avrebbe fatto solitamente, a ribattere o a dare uno schiaffetto al fratello, rimase piuttosto immobile a guardare il cappuccino che la madre le aveva appena versato. Lucas aggrottò la fronte.
Susie: Hai la febbre?
Lucas: Compito di matematica? Cose tue?
Eddie: Non tormentate vostra sorella! – guardò i due figli e poi poggiò una mano sulla spalla di Emily che sembrò svegliarsi. – Non ti senti bene?
Emily: Sto benissimo. – rispose finalmente acidamente e bevve tutto d’un sorso il cappuccino per non aprire una conversazione. Era in difficoltà e non era dell’umore adatto per rispondere alle battutine dei fratelli. Perché non lo capivano e la lasciavano stare? Probabilmente in quella giornata le sarebbe stato difficile avere il buon’umore, dato che in seconda ora il professore l’avrebbe chiamata e che Scarlett e Baylee sarebbero entrate in seconda ora, quindi sarebbe stata da sola sull’autobus. Non poteva fingersi malata? No, quello voleva dire rimanere con suo fratello e non sapeva come gestire la situazione.
 
Scarlett: Ciao, Luke! Che ci fai qui? – chiese scettica trovandolo davanti scuola appoggiato al muro ad attenderla. Non che le dispiacesse aspettare gli ultimi cinque minuti prima del suono della campanella della seconda ora, dato che Baylee era rimasta a casa malata, ma non se lo aspettava proprio.
Luke: Beh, ieri mi hai detto che saresti entrata in seconda ora.. così tramite Facebook ho visto a che scuola andavi e ho scoperto che è proprio lungo la strada che faccio per andare a casa. – spiegò lui alzando gli occhiali da sole. Lei alzò lo sguardo verso il cielo notando che non c’era nemmeno un raggio di sole, ma rimase non commentò e lo guardò.
Scarlett: Ma non mi dire..
Luke: Esci intorno alle 13, vero?
Scarlett: Certo, perché?
Luke: Volevo chiederti se volevi un passaggio. – disse indicando la moto che era a pochi metri da dove erano.
Scarlett: Sei davvero gentile, però torno sempre a casa con i miei amici in autobus..
“..tra cui Emily..” pensò e così le venne un’idea.
Scarlett: Perché non vieni con me sull’autobus? So che ce n’è uno che porta direttamente alla pizzeria. Probabilmente verso quell’ora dovrai andare a lavoro, no?
Luke: In effetti sì.
Scarlett: Perfetto! Allora ti va?
Luke: Va bene. – sorrise e si avvicinò a lasciarle un bacio sulla guancia. – Allora a dopo.
Scarlett: Sì! A dopo! – il suo tono di voce era fin troppo entusiasta, ma non vedeva l’ora di vedere la faccia di Emily quando lo avrebbe visto sull’autobus. Con una scusa si sarebbe allontanata lasciandoli soli.
“Sorpresa in arrivo sull’autobus. Non vedo l’ora di vederti! :) – S.” scrisse all’amica, quando vide il ragazzo allontanarsi.
 
“Lee?”
Avrebbe voluto che quella voce continuasse a cullarla. Sentiva la stanchezza in ogni parte del corpo, come dopo una maratona sempre in salita.
“Lee?”
Una voce dentro di lei le ripeteva che era tutto un sogno e un’altra diceva di alzarsi, probabilmente era l’ora di andare a scuola.
“Lee?”
Sperava che fosse ancora pomeriggio, che fosse sotto quell’albero dove Owen l’aveva svegliata, che non avesse detto “sì” a Douglas, che quella serata non fosse mai accaduta.
“Lee?”
No, purtroppo quella era la cruda realtà. Lo sentiva dagli occhi che non le si aprivano talmente erano pesanti. Forse aveva continuato a versare lacrime e in quel momento Owen la stava svegliando per svendere dalla macchina. No.. non era in macchina.. era stesa ed era probabilmente in un letto. Si strofinò gli occhi con una mano e l’altra la portò alle tempie che le pulsavano. Lei borbottò qualcosa di incomprensibile e sentì un sospiro.
Douglas: Owen mi ha detto che ieri sera ti sei sentita male.. mi dispiace così tanto.. ti avevo invitato io e sarebbe stato compito mio.. come ti senti?
Spalancò gli occhi di colpo riconoscendo la voce e si girò di lato dandogli le spalle.
Baylee: Non molto bene. Vorrei riposare un altro po’.
Douglas: Va bene.. tua madre mi ha detto di dirti che dato che hai avuto qualche linea di febbre oggi non vai a scuola.. se vuoi possiamo fare qualcosa..
Baylee: Okay.
Lui si alzò dal bordo del letto e si passò una mano tra i capelli.
Douglas: Sai dove sono.. – e così uscì dalla stanza. Lei strinse il lenzuolo a sé chiudendo gli occhi appena. Lui era dispiaciuto per lei perché aveva avuto la “febbre” e non era stato lui ad aiutarla, e aveva voglia di passare del tempo con lei. Perché?
Si mise a pancia in su e prese il cellulare. Scarlett l’aveva riempita di rimproveri per la sua assenza e per aver dato il numero ad Austin. Peccato che lei non glielo avesse mai dato. Sospirò rispondendo.
Si alzò poi dal letto e trascinandosi in bagno. Non capiva come fosse finita nella sua camera. Si rese persino conto che fosse vestita con ciò che aveva la scorsa notte, scalza. Owen non solo l’aveva portata in camera, probabilmente, ma non le aveva messo in pigiama, così come si aspettava da un depravato come lui e non aveva detto a nessuno ciò che era successo raccontando delle bugie anche ai migliori amici. Non capiva perché lo avesse fatto. La lista dei perché aumentò, specialmente quando si rese conto di avere al collo, nascosta dalla maglietta, una collana con un ciondolo simile ad una biglia con delle sfumature celesti. Non era sua e su questa c’era una particolare incisione che le fece mancare il respiro per un attimo.
 
Luke: Non amo particolarmente i mezzi pubblici. – ammise una volta seduto. Scarlett gli fece un gesto e guardò il finestrino. Avrebbe voluto urlare all’autista di andare più veloce, ma preferì evitare per non essere cacciata.
Luke: Mi piace parlare con te.
Scarlett: Beh, parliamo ogni sera o quasi su Facebook, se non ti piacesse, sarebbe preoccupante! – scherzò e lui rise.
Luke: Qualche volta si potrebbe uscire insieme, no?
Scarlett: Certo! – “Ma non da soli.” Concluse nella sua testa. Lui sorrise e si guardò intorno come se stesse cercando qualcosa o qualcuno. Lei ne approfittò per rispondere al messaggio di Baylee che, nonostante lo avesse mandato circa tre ore prima, aveva appena letto. Diceva di non aver dato il numero ad Austin, eppure era stato lui a mandarle il messaggio in cui l’avvertiva che Lee era malata. Come faceva quel ragazzo ad avere tutte le informazioni che voleva?
Luke: Dove sono le tue amiche?
Scarlett: Uhm.. Baylee sta a casa mentre Emily a breve arriverà.
Luke: Beh, è raro vedervi separate.
“E con questo?”
Scarlett: Ci vogliamo molto bene.
Luke: Sì.. ma così non fate avvicinare gli altri..
Perché faceva così tanto l’enigmatico?
Scarlett: Non credo.
Luke: Ad esempio.. ora posso avvicinarmi a te.. prima avevi le tue guardie del corpo.
Scarlett: Non sono le mie guardie del corpo.
Luke: Chiamale come vuoi quelle..
E così tornarono nel silenzio. Scarlett notò la scuola di Emily ed iniziò a salutarla per farle cenno di sbrigarsi. L’amica ricambiò il suo sorriso e si avvicinò all’entrata del pullman. Quello che Scarlett non vide fu che qualcun altro si avvicinava a lei.
 
La giornata non era stata delle migliori. Matematica l’aveva interrogata ed era andata quasi bene, doveva ammetterlo, solo che quell’umore non riusciva ad abbandonarla e si sentiva giù di morale e nervosa. Scarlett le disse di avere una sorpresa, ma sicuramente era uno dei suoi scherzi, quindi non arrivò alla fermata con grandi aspettative.
La vide al finestrino tanto euforica da concederle il primo sorriso della giornata. Quella ragazza pazza riusciva a contagiarla senza nemmeno stare a contatto.
Emily si avviò all’entrata del pullman attendendo che i tre ragazzi davanti a lei entrassero. Arrivata al conducente, mostrando il suo abbonamento, notò Luke baciare Scarlett.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 – Prendersi cura ***



Capitolo 11 – Prendersi cura.
 
 
 
 




Luke. Scarlett. Bacio. Perché non riusciva a ripetersi altro? Si era seduta a pochi posti dal conducente e lontana da quei due, anche se le sembrava che fossero davanti a lei ancora con le labbra adiacenti. Non voleva sapere perché fosse successo, sapeva che non era un malinteso e non capiva perché le avesse nascosto quel sentimento. L’aveva chiamata “sorpresa”, ma poteva chiamarla “notizia” o “tradimento”. Emily si sentiva tradita, oltre che ferita. Appoggiò la schiena al sedile e si mise le cuffiette per evitare contatti con qualsiasi persona, cercando di concentrasi sulla musica che non l’avrebbe mai tradita.
 
Scarlett si staccò da Luke appena si riprese dallo shock da ciò che era successo. Doveva ammettere che aveva le labbra morbide e che baciava bene seppur a stampo.. però non era il momento di pensare a quello. Si girò immediatamente sulla chioma rossa della sua amica a circa una decina di posti di posti di differenza, poi guardò il ragazzo.
Scarlett: Che fai?! – disse senza alzare troppo la voce, dato che non voleva dare spettacolo.
Luke: Quello che mi sentivo di fare. Sei una bellissima ragazza e hai un carattere che.. – lei lo interruppe.
Scarlett: Da te non voglio altro che l’amicizia.
Luke: Dammi una chance..
Scarlett: No, Luke. – guardò le persone lungo il corridoio dell’autobus rendendosi conto che erano troppe per poter passare e andare da Emily e si girò verso il finestrino, iniziando a fare il conto alla rovescia delle fermate.
 
Quando Emily si rese conto di essere alla fermata giusta si alzò a testa alta e si diresse all’uscita. Non era lei a doversi sentire in imbarazzo quindi si girò persino per salutarli con un cenno mentre si alzavano per scendere anche loro.
Scarlett: Emily! – la chiamò ma lei non si girò. La ragazza continuò un paio di volte ma ormai era scesa e si stava dirigendo verso casa sua.
Cosa pretendeva? Che le dicesse “sono contenta di voi due”? si sentì prendere un polso mentre stava a metà strada e senza vedere chi fosse si divincolò.
Scarlett: Ascolta, Emi. Quello che hai visto è un malinteso.. – iniziò lei tenendo sempre la presa salda. Emily allora si bloccò e la guardò.
Emily: Chiamalo malinteso, chiamalo bacio, chiamalo tradimento, chiamalo favola.. chiamalo come ti pare, ma mi farai sempre schifo.
Quelle parole colpirono Scarlett come uno schiaffo, Emily lo sapeva e le sorrise. Finalmente la lasciò e poté andare verso casa.
 
Emily aveva detto che le faceva schifo e Scarlett si stava sentendo male. Non poteva sentire quelle parole e stare immobile. La raggiunse nuovamente quando stava per aprire il portone del condominio.
Scarlett: Non puoi dire che ti faccio schifo! Non puoi dirlo a me!
La sua amica ridacchiò e la guardò.
Emily: Non posso? Davvero? E perché? – disse tornando seria.
Scarlett: Per tutto quello che abbiamo passato. È grazie a me se parli con lui, perché avrei dovuto essere interessata a lui? Mi conosci!
Emily: Hai detto bene, ti conosco ma da adesso non voglio più avere nulla a che fare con te. Siamo conoscenti, vicine di casa, nulla di più. – e così entrò dentro casa.
Erano davvero solo conoscenti?
 
Baylee era rimasta tutta la mattina sul letto a leggere quel libro datole a scuola. Man mano che leggeva si sentiva come la protagonista. Austin le aveva detto che l’avrebbe potuta aiutare, ma dopo quella serata nulla sembrava aiutarla. Intorno all’ora di pranzo chiuse il libro e prese la collana, che aveva trovato a collo quel giorno, sistemata nel cassetto. Studiò il colore celeste e quell’incisione rovinata dagli anni, probabilmente: Doug. Perché quel ragazzo le aveva dato quella collana? Non poteva darla alla ragazza di quella sera? Almeno non sarebbe stata a chiedersi il motivo senza trovare una soluzione accettabile. Di certo non poteva andare da lui e dirgli “maledetto, perché lo hai fatto?!”. La lasciò sul comodino, dimenticandosi di sistemarla nel cassetto e scese in salotto. Solitamente sarebbe uscita fuori a prendere una boccata d’aria ma indossava una canottiera e dei pantaloni da tuta e tra l’altro non voleva incontrare Douglas. Era tentata di chiamare Owen per sapere cosa era successo quella notte dopo che si era addormentata ma le squillò il cellulare e rispose.
Baylee: Pronto?
Scarlett: Lee, è successo un casino. – e così, come un fiume in piena, iniziò a parlare di ciò che era accaduto.
Baylee: Ah.. – perché aveva detto solo quella parola?
Scarlett: Emily doveva ascoltarmi e invece no!
Baylee: Sca, fossi stata in lei.. avrei fatto lo stesso.. – stava solo peggiorando la situazione.
Scarlett: Invece io no! Prima voglio sempre sapere cosa è successo!
Baylee: Va bene, ma è un momento. Ora smetti di chiamarla e lasciale del tempo.
Scarlett: Smetterla?! Lee, ma hai ascoltato?!
Baylee: Certo che sì! Ma se continui credi che dopo cinque minuti dall’accaduto possa essere dolce, carina e coccolosa?! – silenzio. – Sca, per me dovresti andare direttamente da lei, ma non ora.
Scarlett: No, riprovo a chiamarla ora, se non mi risponde, farò ciò che mi ha detto: la lascerò in pace.
Baylee: Non dire così..
Scarlett: Vado a pranzo. Ciao, Lee. – attaccò.
Odiava in quei momenti non essere “adatta”. Si rese conto di un vocio che proveniva da fuori. Poteva distinguere la voce acuta di sua sorella e la risata di suo fratello. C’era anche una voce maschile, che non riusciva a distinguere bene, forse quella di Austin che quella mattina ancora non lo aveva visto. Si avvicinò alla porta e aprì.
Trovò Owen che chiacchierava con i due fratellini mentre si avvicinava alla loro casa. Si poggiò allo stipite della porta e li osservò. Loro non si erano ancora resi conto dello sguardo attento di Baylee dato che erano presi da una conversazione.. sui cartoni animati. Da quando Owen sopportava i bambini o era gentile? Sembrava tutto così surreale.. Era abituata a vedere Douglas in quel ruolo e non un Owen solare che sembrava persino divertito.
All’improvviso  Owen si piegò e disse qualcosa all’orecchio di Blake.
Meg: Ehi! Anch’io voglio sapere! – disse scocciata.
Baylee: Sono maschi.. parleranno di macchine o altre cose poco interessanti. – disse con finta noncuranza. La curiosità era una delle cose che accumunava le due sorelle Young e doveva ammettere che anche lei avrebbe voluto saperlo.
Il ragazzo alzò lo sguardo e trovò lei a guardarlo. Il sorriso che aveva si tramutò in uno di sfida.
Meg vedendo la sorella corse da lei che l’abbracciò.
Owen: E così non sarebbero interessanti?
Meg: Sì, ha ragione Belili. – gli fece la linguaccia.
Blake: Siete voi che parlate di bambole e vestiti!
Owen: E trucchi. Nulla di più noioso.
Baylee: Addirittura noioso?! Almeno non rimaniamo le ore davanti alle tv per vedere dei tipi che rincorrono la palla, piuttosto che uscire..
Owen: Non tutti guardano il calcio.
Baylee: Ah, giusto.. o che si picchiano per prendere la palla, o che cercano di tirarla al canestro..
Ormai i due ragazzi erano abbastanza vicini e le ragazze erano ancora abbracciate alla porta.
Owen: Non tutti guardano rugby o basket.. a volte preferiamo guardare altro.. – lei colse il suo sguardo di malizia e spalancò gli occhi. Lui rise.
Meg: Tanto voi maschi siete sciocchi.
Blake: Che hai detto?!
Meg: Sciocchi. – scandì bene.
Blake: Adesso ti prendo! – e iniziò a correre verso la sorella che sciolse l’abbraccio ed entrò in casa.
Owen e Baylee rimasero soli e lei era visibilmente a disagio, data la notte precedente. Fosse stata un’altra occasione avrebbero iniziato a stuzzicarsi e poi lei avrebbe sclerato e lui sarebbe scoppiato a ridere. In quel momento invece lui stava immobile e lei stava pensando a cosa dirgli per ringraziarlo e scusarsi.
Owen: Tutto bene? – chiese inarcando un sopracciglio. – Sono già diversi giorni che hai una faccia strana, sembri Medusa.
Forse per lui non era cambiato nulla.
Baylee: Medusa aveva dei serpenti al posto dei capelli!
Owen: Ma rendeva di pietra chiunque la guardava negli occhi, quindi tutti la evitavano.. – lei boccheggiò.
Baylee: Ma come..?!
Owen: Non è colpa mia se hai uno sguardo omicida.. – lei era sconvolta e lui rideva. Lei stava per dirgliene di tutti i colori ma tornò di nuovo seria pensando alla sera precedente. Lui se ne rese conto e fece i gradini della casa per arrivare davanti alla porta dove era lei.
“Baylee!” un urlò di cui entrambi riconobbero subito la voce. Lui stava per aprire bocca ma a quel punto la richiuse girandosi verso Trixie che andava verso di loro.
Trixie: Lee, come stai?! Mi hanno detto che non stavi bene.. – chiese mordendosi il labbro arrivata ai gradini di casa. In lontananza si vedeva Douglas che camminava lento verso di loro. Forse lui era andato a prenderla. Baylee nel vederlo abbassò lo sguardo poi rivolse un sorriso all’amica.
Baylee: Un po’ così.. almeno mi è passata la febbre. – e all’ultima parola guardò Owen che iniziò a scendere le scale. Trixie cercò di bloccarlo ma lui ormai si stava dirigendo verso Douglas accendendosi una sigaretta. Trixie sospirò e guardò nuovamente l’amica. – Vuoi rimanere per pranzo? – Trixie si limitò ad annuire. Cosa stava accadendo a quella ragazza tutto pepe?
 
Emily lo ripeteva sempre che se una giornata le iniziava male non poteva finire bene, anzi poteva persino peggiorare. Perché gli altri continuavano a ripeterle il contrario? Tanto per “concludere in bellezza” si ritrovò a casa con sua sorella che le rompeva le scatole nonostante stesse palesemente cercando di ignorarla con tanto di musica ad alto volume sparate alle orecchie, tant’ è che, verso sera, per evitare la terza guerra mondiale in casa, dovette andare a prendere una boccata d’aria mandando all’aria il suo intento di provare a studiare.
L’aria era nel pomeriggio era stata più o meno calda quindi la maglietta a maniche corte sembrava soddisfare le sue necessità corporee, quindi quando uscì le sfuggì di prendere una giacca per coprirsi, ma d’altronde sarebbe tornata presto, non aveva preso nemmeno la borsa con i soldi e il cellulare.
Strinse le braccia attorno al corpo stringendo le unghie alla carne, facendosi persino un po’ male. Non riusciva a dimenticare quel bacio che Scarlett era riuscita a rubare. La sua mente non riusciva a vagare altrove, nemmeno la musica era riuscita a placare l’immagine.
Non sapeva dove stava andando e nemmeno da quanto tempo stesse camminando. Dieci minuti? Mezz’ora? Un’ora? Cosa sarebbe cambiato? Forse il buio che iniziava a coprire New York, oppure il freddo che le stava facendo venire la pelle d’oca.. ma nulla di tutto questo sembrava toccarla. La gente la guardava, parlava o sparlava, camminava veloce o lenta, aveva la sua dolce metà accanto oppure si stringeva da sola nella giacca, riempiva la strada con le risate tra amici, imprecava al telefono, osservava i negozi o chiamava un taxi.. e nessuno faceva veramente caso a lei. Ecco come andava il mondo.. possono vederti, sentirti, ma non fare caso a te, non preoccuparsi per te. Scarlett per anni non aveva fatto caso a lei e lei in quel momento non stava facendo caso a ciò che la circondava. Erano passate delle ore e man mano che passava il tempo la gente diminuiva. Si fermò e si guardò intorno cercando di capire dove fosse, ma la verità era che non lo sapeva. Non era passata in quella zona nemmeno con l’autobus. Si rese conto che era sola e che i lampioni erano scarsi. Iniziò a sudar freddo ricordandosi di non avere nulla con sé. Rimproverava sempre le persone che si allontanavano da sole, specialmente di notte, e in quel momento era lei ad averlo fatto.
In lontananza poteva vedere un gruppo di persone che parlavano e ridevano tra di loro. Avrebbe potuto chiedere informazioni, ma si rese conto che erano dei ragazzi ubriachi. Si avvicinavano pericolosamente e lei non riusciva a muoversi di un passo. Tentò di urlare, con la speranza di essere ascoltata da qualche passante sobrio, ma la voce le morì in gola.
Mentre i ragazzi attraversavano, una macchina arrivò e si parcheggiò proprio davanti a lei. Uscì un uomo. Lei non riusciva a vederlo in viso ma quando sentì “Emily” pronunciato dalle sue labbra capì chi era e si fidò entrando nell’auto con lui.
Aveva sempre pensato che quell’uomo ce l’avesse con lei per le continue figuracce che faceva o per gli scarsi risultati che stava avendo, eppure lui era lì ed aveva avuto persino più tatto di quella che aveva considerato sua migliore amica.
Emily: Professor Evans, io.. – iniziò mentre si allacciava la cintura di sicurezza, cercando le parole adatte.. peccato che non sapesse cosa dire.
Prof Evans: Ti va di prendere qualcosa di caldo? Credo tu abbia freddo.. – commentò e si tolse velocemente la giacca, rimanendo con una camicia abbastanza aderente bianca, passandogliela alla ragazza, che annuì alla sua richiesta. Era il suo insegnante di matematica ma in quel momento aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei.
Indossò la giacca che lui le aveva dato ringraziandolo, o meglio quello era il suo intento ma le uscì una specie di grugnito soffocato che fece girare il professore a guardarla con un’espressione preoccupata. Lei tossicchiò imbarazzata e ritentò.
Emily: Grazie. – sorrise. D’altronde si sapeva che tra i due non scorresse buon sangue.               Lei non riusciva ad arrivare al sei e spesso veniva beccata mentre chiacchierava bellamente e lui la metteva alla prova interrogandola o facendole domande da posto.
Prof Evans: Non ti preoccupare. – tornò a guardare la strada. – Nella tasca della giacca trovi il mio cellulare. Chiama qualcuno della tua famiglia e digli che eri tornata a scuola per chiarire alcuni esercizi di matematica, ma ti ho trattenuto più del dovuto e ti sto portando al bar vicino alla scuola. Immagino siano preoccupati.
Un professore che le suggeriva di mentire ai propri genitori? Probabilmente i giovani insegnanti avevano una visione totalmente differente rispetto a quelli vecchio stampo. Lei ne era davvero grata. Fece come le disse lui e chiamò sua madre che sembrava davvero preoccupata. Come aveva potuto non pensare a lei? Quando le spiegò ciò che “era accaduto”, lei sembrò davvero sollevata. Chiuse quella telefonata e infilò nuovamente il cellulare nella tasca.
Il professore non disse nulla fino all’arrivo nel bar e Emily si sentì davvero a disagio. Probabilmente avrebbe dovuto semplicemente ringraziare il professore e dirgli la via di casa in modo da accompagnarla oppure si sarebbe potuta far portare alla fermata dell’autobus più vicina oppure alla palestra dove suo fratello si stava allenando..
Prof Evans: Andiamoci ad accomodare dentro. Fuori c’è un po’ di vento e potresti prendere un brutto raffreddore. – lei sorrise involontariamente. Qualsiasi attenzione lui le concedesse la stava facendo sorridere. Perché? Sicuramente perché era stata una giornata negativa e sembrava si stesse quietando, mostrando qualche raggio di felicità.
Si sedettero e lui ordinò per entrambi, dopo averle chiesto cosa avrebbe preferito. Quando il cameriere si allontanò, lui la studiò.
Prof Evans: Ad essere sincero non mi sarei mai aspettato di incontrare te in un quartiere del genere. Pensavo potesse essere frequentato dalle ragazzine del primo anno che hanno molta carne scoperta, oppure quella ragazza che sta al primo posto accanto alla finestra.. mai te.
Cos’era quell’espressione che aveva sul viso? Delusione? Preoccupazione? Tristezza? Malinconia? Emily non riusciva proprio a capirlo, quindi titubò un po’ prima di rispondere.
Emily: Io non frequento quel quartiere abitualmente.. difatti non saprei come tornarci.
Prof Evans: Eppure eri lì. Cosa ti ha portato in un posto del genere?
La rabbia. Ecco cosa l’aveva portata lì. Si era lasciata trascinare da quell’emozione forte come un goloso si lascia trascinare dall’odore inebriante di una torta appena sfornata. Lei non poteva e non voleva dirlo, così si limitò ad abbassare lo sguardo.
Prof Evans: Non ti voglio obbligare a parlare.
Emily: Non avrei comunque nulla da dire..
Il cameriere arrivò e poggiò sulla tavola le due tazze fumanti e il professore si sporse leggermente in avanti per girare lo zucchero all’interno della sua cioccolata calda.
Prof Evans: Emily, non sono un tuo nemico, voglio aiutarti. – portò le labbra alla tazza e notò che aveva catturato l’attenzione della ragazza.
Lei aveva bisogno di uno sfogo, perché pensava che quel peso l’avrebbe schiacciata, senza darle nemmeno il tempo di rendersene conto. Aveva sempre preferito tenere la maschera della dura per poter tener testa a chi le avrebbe provocato dispiaceri, ma in quel momento sentì la necessità di parlare con colui che aveva di fronte.
Emily: Quella che consideravo fosse la mia migliore amica ha tradito la mia fiducia. – spiegò sinteticamente. Lui era pur sempre un suo professore e di certo non amava che la sua vita privata fosse di dominio pubblico. Lei approfittò del silenzio del suo accompagnatore per bere un sorso del suo cappuccino. Forse nemmeno lui sapeva che dirle, d’altronde non esistevano frasi di conforto in quelle occasioni.
Prof Evans: E tu sei certa di questo?
Lui la stupì. Come poteva chiederle una cosa del genere? Se affermava una frase del genere evidentemente ne era certa.
Emily: Certo, l’ho visto.
Prof Evans: Sai, a volte l’orecchio sente ciò che vuol sentire, l’occhio vede ciò che vuol vedere..
Lei di certo non era masochista e non voleva vedere quel bacio, dunque il professore aveva preso un abbaglio.
Emily: I miei occhi non hanno visto ciò che volevano vedere..
Prof Evans: Probabilmente non hai visto ciò che volevi vedere ma ti sei fermata ad ascoltare almeno il punto di vista di questa tua amica?
“Beh, non aspetto altro che parlare con Scarlett di come è stato il bacio!” pensò lei.
Emily: No, prof. La situazione era piuttosto chiara e i punti di vista si possono ben immaginare.
Prof Evans: L’immaginazione spesso supera la realtà.
“Con queste frasette fatte mi sta aiutando, prof.. certo..” Emily si chiedeva sempre più se aveva fatto bene ad accettare una chiacchierata con lui.
Prima che lei potesse rispondergli, lui tornò a parlare.
Prof Evans: Quando ero al liceo avevo due amici, Andrew e Tom, che erano cresciuti insieme. Tom si fidanzò e spesso capitò che con la comitiva uscisse anche la sua ragazza. Andrew, essendo un tipo piuttosto estroverso, in quelle occasioni, passava molto tempo a parlare con questa ragazza per farla integrare nel gruppo, ma Tom la vide in un’altra maniera. Specialmente quando Andrew e lei iniziarono ad uscire da soli. Tom lasciò la sua ragazza e tagliò i ponti con Andrew senza spiegazioni. – fece una breve pausa. – Sai perché Andrew usciva con la sua ragazza?
Emily: Le motivazioni possono essere le più disparate. Potevano essere amici, potevano essere innamorati.. – “..amanti..”. Il professore sorrise e bevve un sorso della sua bevanda, poi si leccò le labbra e parlò lentamente.
Prof Evans: Mancava un mese al compleanno di Tom e lei voleva organizzargli una festa a sorpresa. Nel gruppo di amici colui che lei conosceva di più e con il quale riusciva a parlare tranquillamente era Andrew.
Lei rimase un po’ in silenzio. Probabilmente era una storia che si era inventato sul momento, ma sapeva già che lui l’aveva raccontata per farle capire una morale.
Emily: E con questo vuole dirmi che non dovrei fermarmi alle apparenze ma andare da lei e cercare di capire il perché. Nel caso poi ritenga che le sue motivazioni non mi convincano dovrei tagliare i ponti, altrimenti dovrei semplicemente darle una seconda possibilità.
Prof Evans: Io ho semplicemente raccontato una storia. – ridacchiò dietro la tazza. Lei si morse il labbro.
Il professore forse con i suoi metodi era riuscito a farle capire che aveva sbagliato. Non poteva spiegare così anche la matematica? Lei bevve il cappuccino restante e sospirò. Torto o ragione, non aveva la forza di affrontarla ancora per un po’. Maledetto orgoglio..
Prof Evans: Penso sia ora di tornare a casa.
La voce del professore la svegliò da quella specie di meditazione e si alzarono lasciando sul tavolo i soldi. Lui non la fece pagare e ancora una volta si sentì in debito con lui. Il passaggio, lo sfogo, i soldi..
Emily: Prof, voglio sdebitarmi. Cosa potrei fare per lei? – chiese mentre saliva in macchina.
Prof Evans: Cerca di chiarire con quella tua amica.
Era una richiesta chiara, breve, seppur con una motivazione incomprensibile. Lui non la conosceva e non erano cose che gli riguardavano. Lei non voleva indagare e si limitò ad annuire, anche se non ne era totalmente convinta. D’altronde Andrew poteva benissimo essere interessato alla ragazza e fare tutto quello per guadagnare punti. Tutto è lecito in guerra in amore.. anche pugnalare gli amici.
Prof Evans: Dove abiti? – le chiese mentre stava già uscendo dal parcheggio.
Emily gli indicò la strada che la portava alla palestra di Lucas. Non aveva ancora voglia di tornare a casa ed era certa che suo fratello si trovasse ancora lì, dunque lo avrebbe raggiunto e sarebbero tornati insieme. Una volta arrivati lei lo salutò ancora imbarazzata e lui le consigliò di riposarsi e provare a fare gli esercizi e se ne andò.
Camminò lentamente ma, prima di entrare, sentì una persona tossire e altre che ridevano. Okay, non erano questioni che la riguardavano ma provenivano dal retro della palestra e magari suo fratello era lì, quindi si avvicinò. Man mano che camminava piano e silenziosamente sentiva insulti e colpi. Iniziò a sudar freddo come poco prima. Se fossero stati semplicemente ubriaconi un po’ maneschi? A maggior ragione doveva controllare se c’era Lucas.
Arrivata alla fine del vicolo laddove vedeva delle figure, riconobbe suo fratello e le si gelò il sangue.
 
Il pranzo con Trixie era andato bene, dato che l’aveva lodata sulle sue doti culinarie, ma subito dopo era dovuta andar via. Baylee era riusciva solo a captare che tra lei e il suo attuale ragazzo non stava andando propriamente bene. Lo si poteva capire dello sguardo un po’ spento di lei mentre ne parlava, nonostante sorridesse, oppure da come lui si era allontanato senza nemmeno salutarla con un bacio. Quello che non era chiaro era perché stessero in crisi. Lui l’aveva tradita? Un tipo come Owen poteva fare qualsiasi cosa.
Fortunatamente Douglas non si fece sentire, ma sfortunatamente fu lo stesso con Owen. Non che le importasse sentirlo, ma aveva il desiderio di capire cosa fosse accaduto. Difatti, dopo cena, uscì di casa per andare da lui e parlare.
L’aria era più fredda quindi si mise la giacca del cugino che era a portata di mano. Era quasi buio e probabilmente non c’era nessuno nel giardino. Camminò lentamente ripercorrendo nella mente la sera precedente e arrivò alla porta di casa Wood. Bussò e pochi secondi dopo le aprì proprio Owen. Lui sembrava sorpreso della sua presenza e quando lei stava per parlare le squillò il cellulare. Lui si guardò intorno mentre lei rispondeva.
Baylee: Pronto?
Scarlett: Non si trova Emily!
Baylee: Cosa?
Non riusciva a capire il senso di quella frase. D’altronde le due non erano in case separate?
Scarlett le raccontò ciò che aveva sentito da sua madre che aveva parlato con la madre di Emily. Man mano che le spiegava, Lee cambiava espressione. Era preoccupata e non sapeva come agire.
Owen: Che succede? – le sussurrò preoccupato. Lei non gli rispose, anzi si passò una mano tra i capelli.
Baylee: Stai tranquilla, tornerà a casa. Forse è andata a fare una passeggiata! – rimase un po’ in silenzio, probabilmente aspettando la risposta della sua amica. – Niente panico, starà tornando. Fidati di me, è così.. appena posso arrivo, te non fare nulla, chiaro? – altro breve silenzio. – A dopo. – e attaccò. Lei si coprì il viso con le mani e lui le prese i polsi levandole per guardarla negli occhi.
Owen: Che succede? – non voleva aggredirla anche se il tono non era propriamente gentile. Lei si gettò in avanti poggiando la testa sul petto. Voleva un abbraccio, lui lo sentiva, e l’accontentò. Lei non capiva come quel ragazzo riuscisse a capirla al volo nonostante si “conoscessero appena”. Owen, il ragazzo che a malapena sopportava, era colui che la stava capendo, la stava aiutando, senza pretese.
Owen: Vedrai.. si sistemerà tutto.. – le sussurrò sui capelli mentre glieli accarezzava dolcemente. Perché lui faceva così? Perché non poteva farlo colui che le piaceva?
“Owen, che stai facendo? Perché ti comporti così?” pensò lui, ma smise di pensarlo quando lei sciolse l’abbraccio.
Baylee: Devo andare.. – sussurrò e si avvicinò alla sua guancia per dargli un bacio su essa, poi si girò e andò via, lasciandolo lì con i suoi dubbi e un problema in più.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 – Lati nascosti ***



Capitolo 12 – Lati nascosti.
 
 
 
 




Tutto è bene quel che finisce bene, diceva Shakespeare con il titolo della sua opera. Dunque, non importa ciò che accade, in quanti problemi puoi imbatterti, se il ragazzo ti lascia il giorno di san Valentino, se hai finito la nutella o hai un compito in classe a sorpresa di spagnolo, l’importante è che finisca tutto bene. Ma quando si trova davanti un ostacolo, più o meno grave, si pensa veramente che prima o poi finirà e, soprattutto, bene?
 
Per una persona che odia il sangue vedere il proprio fratello a terra con il labbro spaccato e il viso sporco di rosso, per ovvie ragioni, non era piacevole, anzi. Ma il problema più grande era pensare a cosa fare in quelle occasioni. Emily, per esempio, non riusciva a muoversi di un passo, specialmente per i quattro ragazzi che erano lì. Due tenevano Lucas per le braccia, uno colpiva e uno insultava. Lucas sembrava non riuscire a reagire e teneva lo sguardo basso. Incassava colpo dopo colpo, parola dopo parola..
I due ragazzi lo lasciarono giacere a terra, mentre uno gli dava un ultimo calcio e l’altro sputava sul suo viso.
Ragazzo: Quelli come te non dovrebbero esistere. Ti auguro di non incontrarci di nuovo, frocio. – e rise apertamente con i suoi amici.
“Frocio.” Non esisteva insulto più grande che quello. Era mille volte meglio sentirsi urlare dietro gay o omosessuale che quella parola.
In quel momento ad Emily venne in mente la sera precedente e avanzò in maniera tale che gli altri potessero vederla e non fosse più nell’ombra.
Emily: Ripetilo di nuovo. Quelli che non dovrebbero esistere sono i tipi come voi.
“Al diavolo la ragione.”
Suo fratello alzò gli occhi e la vide. Emily poteva leggere sul suo viso la vergogna, il dispiacere..
Lucas: Emily.. – un sussurro flebile, una richiesta velata, una preghiera.
Ragazzo: Dunque ti chiami Emily.. – disse avvicinandosi. Lucas tentò di alzarsi ma i due ragazzi furono pronti a bloccarlo nuovamente mentre lui si muoveva come un’anguilla.
Emily: Anche fosse non è affar tuo. – odiava gli arroganti, odiava gli stronzi, figuriamoci un arrogante stronzo. – Lascialo.
Ragazzo: Altrimenti? – si avvicinò ancor di più.
Emily non riusciva a capire come fosse riuscita a diventare una specie di calamita per “brave persone”. Quando lui la stava quasi per toccare in viso, alle sue spalle poté sentire rumore di passi che, veloci, colpivano l’asfalto. Lei si aggrappò alla speranza, quasi vana, che qualcuno li avesse visti, che avesse chiamato la polizia, l’ambulanza, l’esercito, il vicino di casa.. chiunque li potesse salvare da quella situazione scomoda. Non voleva girarsi, perché voleva dire dare le spalle a quello che sembrava un depravato squilibrato. Respirò a fondo guardandolo in viso per studiare l’espressione dato che lui aveva appena alzato lo sguardo per vedere chi gli stesse rovinando la festa o chi avrebbe voluto farne parte. Il sorriso beffardo che aveva scomparve e con un fischio acuto fece capire agli altri che il gioco era finito. In meno di venti secondi erano rimasti solo i due fratelli. Lei si affrettò a cercare dei fazzoletti per poter pulire la ferita al labbro di Lucas, che sembrava si stesse gonfiando. Corse da lui e si buttò a terra, iniziando a imprecare per non aver portato la borsa, rendendosi conto che aveva ancora addosso la giacca del professore.
Lucas: Mi dispiace..
Emily: Non ti preoccupare.. parleremo a casa, okay? – sorrise anche se stava facendo davvero fatica a trattener le lacrime. Si girò per osservare i loro eroi rendendosi conto che erano Luke e altri amici.
Luke: Dove sono finiti quei bastardi? – disse tra i denti, una volta raggiunti i due fratelli. Ricevendo risposta con un cenno di Lucas, Luke disse qualcosa  di incomprensibile a bassa voce ai suoi amici che si allontanarono verso la direzione data iniziando a correre. – Come stai? – si rivolse poi all’amico.
Lucas: Sto bene. – disse e porse la mano al ragazzo davanti a sé per farsi aiutare ad alzarsi.
Emily non era contenta della sua presenza al suo fianco, ma li aveva aiutati e, almeno in quel momento, non poteva avercela con lui per ragioni futili come un bacio.
Luke: Ho cercato di venire il prima possibile. – lo guardò un po’. – Cavolo, ti hanno distrutto qua.. – disse indicando una parte del labbro. – Vieni a casa mia.
Ciò che Luke aveva detto di certo non era una proposta, bensì un vero e proprio ordine così che nessuno disse nulla, iniziando a camminare. Anche Emily li seguiva anche se non era proprio sicura che Luke si fosse reso conto della sua presenza. Forse pensava che fosse una semplice passante che aveva assistito ed era rimasta solo per lo shock.
Era a pochi passi dai due e li sentiva parlare a bassa voce. Non aveva intenzione di avvicinarsi e prender parte alla discussione e nemmeno origliare, perciò se ne stava sulle sue concentrandosi sul calore che quella giacca le stava procurando. Era come se sentisse una persona ad abbracciarla e di certo la persona che immaginava non era il suo professore, bensì Scarlett. Era la persona che la stava facendo star male, ma la stessa che sarebbe riuscita a farla star bene.
Luke: Siamo arrivati. – disse guardandola, mentre apriva la porta di una specie di garage.
Ecco, Emily aveva immaginato di entrare nella casa di Luke diverse volte, in diverse occasioni e quasi sempre da soli. Immaginava una reggia che poteva diventare casa sua. Insomma, quelle fantasie che ti tolgono il fiato e ti fanno svegliare con un sorriso sulle labbra. Non era una ragazza particolarmente dolce o romantica, ma quando si trattava del suo lui tutto cambiava, anche quel lato di lei. in quel momento, invece, non erano soli, la sua casa esternamente non sembrava una reggia e la situazione non era particolarmente sentimentale, anzi.
Emily sospirò scacciando dalla sua testa tutti i pensieri che le frullavano per la testa ed entrò. Quello che si aprì davanti ai suoi occhi, la lasciò senza fiato.
Davanti a lei si apriva un pianerottolo dalle dimensioni modeste con a destra l’appendiabiti e il portaombrelli, a sinistra un mobile con carte, chiavi e caramelle e di fronte delle scale che portavano al piano terra. Il piano era un grande stanzone con un “piano bar” appena scendevi sulla sinistra, dei divani al centro, una tv piena di console e cd accanto, un piccolo palco  con degli strumenti e alcuni attrezzi da palestra in un angolo, due letti e alcuni armadi in fondo. C’erano due porte che portavano ai bagni e una che portava alla cucina, anch’essa non molto ordinata. Sopra alla “camera da letto” c’era un altro pianerottolo, collegato da una scala a chiocciola in metallo, dove si trovavano altri due letti e degli armadi.
Luke e Lucas erano già su un divano a medicare il secondo, mentre Emily era rimasta immobile ad osservare. Scese piano le scale e si mise accanto a suo fratello che storceva la bocca ogni volta che l’amico cercava di avvicinare la garza.
Lucas: Brucia.. – borbottò.
Luke: Ah, taci! Meno ti muovi e prima finisco. – sbuffò, poi si alzò e andò a prendere del ghiaccio. – Scusate il disordine, ma siamo quattro ragazzi disordinati. Ogni volta che uno tenta di mettere a posto, qualcun altro getta i panni sporchi da qualche parte o perde qualcos’altro, dunque il caos si rigenera con poco.
Lucas: Piuttosto grazie dell’aiuto.. appena finirai, ce ne andremo.
Luke: Tu non puoi andare così a casa tua. Come pensi di spiegarlo ai tuoi genitori?!
Lucas: Ti ricordo che faccio palestra e potrei aver iniziato pugilato.
Luke: Ti ricordo che i tuoi non credo siano così sciocchi da crederci.
Lucas: Si fidano..
Luke: Sai che non è questione di fiducia. – avvicinò il ghiaccio alle labbra del ragazzo che mugugnò qualcosa. – Stanotte rimani qui.
Lucas: Cosa?!
Luke: Accompagnerò tua sorella a casa e te dormirai qui. Il divano è molto comodo!
Emily: Penso sia un’ottima idea..
Fino a quel momento non aveva aperto bocca, ma sapeva che suo fratello non avrebbe mai accettato e avrebbe continuato a far storie così si alzò.
Emily: Devo finire dei compiti, potremmo andare ora?
Luke: Certo.
Salutarono ed uscirono lasciando Lucas di sasso.
Emily: So che mio fratello è in buon mani, quindi grazie.
Furono le uniche parole che si scambiarono, poi fu la musica dello stereo ad accompagnarli.
 
Baylee: Tutto è bene quel che finisce bene! Hai visto?
Scarlett era assente nonostante la sera precedente si scoprì che Emily non era mai scappata, anzi era in compagnia dell’insegnante di matematica. Baylee non era nemmeno andata a casa di Scarlett quella sera perché l’amica l’aveva rassicurata, eppure sembrava ancora preoccupata.
Ryan: Dico sempre anche io quella frase, ricordi, Sca? – le ragazze si girarono. Alle loro spalle il ragazzo si era avvicinato insieme al cugino Jack.
Jack: Lo dici soprattutto a fine anno quando con la tua solita fortuna sfacciata i prof non ti bocciano.
Scarlett accennò un sorriso.
Scarlett: Grazie ancora per il passaggio..
Ryan: Ehi, ero nei paraggi e la moto ha due posti, quindi..
Baylee e Jack erano piuttosto confusi, ma alla prima venne in mente la sera in cui suo cugino aveva dato un passaggio alle sue amiche.
Baylee: Ma non era tuo fratello ad averti accompagnato?! – la voce le era uscita piuttosto acuta, così dovette tossicchiare.
Scarlett: Mio fratello? – la guardò scettica. – Ad Austin ho anche spiegato che era stato Ryan.
Baylee: Austin?
Scarlett: Sì.. quando è venuto da me a parlare me lo ha chiesto.. come mai hai pensato a Gabriel?
Baylee: Veramente.. – fortunatamente la prof entrò in classe interrompendo la spiegazione. Aveva dato soluzioni affrettate senza nemmeno chiedere. Ciò che la rassicurava, però, era che il motociclista senza identità fosse una persona che lei conosceva.
 
Jennifer: Come mai per oggi non hai fatto nessun compito?
Perché la sua compagna di classe aveva la capacità di farle sempre domande scomode?
Emily: Perché nel pomeriggio sono stata fuori casa e sono tornata tardi per alcuni problemi.. ho provato a fare un po’ di storia, tanto matematica mi ha chiamata la scorsa settimana.
Jennifer: Sai bene che il professore chiama chi vuole senza vedere se è passato un mese, un giorno, una settimana..
Emily: Che ansia! Vedi di non tirarmela! – e aprì il libro alla teoria.
Solitamente le persone cercano di rassicurarti dicendo che il professore avrebbe chiamato qualcun’altro, che si sarebbe rotta la macchina e non avrebbe potuto venire a scuola.. invece, la sua cara amica la rassicurava dicendola “e se ti chiama?”. Sbuffò un paio di volte e si rese conto che il professor Evans era entrato e stava sistemando i libri sul tavolo.
Prof Evans: Vi sono usciti gli esercizi che vi avevo dato? – chiese senza alzare lo sguardo.
Jennifer: Sì, ma ho avuto un paio di problemi con alcuni..
Prof Evans: Ah? Allora vieni alla lavagna, Gray.
Il professore aveva scambiato la voce di Jennifer per la sua?
Emily: Veramente è stata Jennifer a parlare..
Il professore alzò finalmente lo sguardo guardandola. Anche la sera precedente l’aveva guardata, ma in quel momento non sentiva lo stesso calore che lui le aveva trasmesso.. anzi, si sentiva gelare.
Prof Evans: Perfetto. Allora te non avrai avuto problemi e potrai mostrare ai tuoi compagni come si fa, no?
La stava provocando? In quel momento Emily ricordò le sue parole riguardo lo studio mentre scendeva dall’auto: “Emily, prova a fare qualche esercizio, poi infilati nel letto e dormi. Le delusioni accadono ogni giorno, non puoi farti rovinare la giornata o la media scolastica per questo. Mi raccomando.”
Non la stava provocando, ma solo mettendo alla prova. Sapeva che aveva riconosciuto la voce di Jennifer. Solo una parola poteva descrivere il prof: stronzo.
Prof Evans: Allora?
Emily: Arrivo.
 
Erano passati giorni, forse settimane.. e Scarlett ed Emily ancora non parlavano. Baylee era la Svizzera e talvolta le era difficile dire ad un’altra che non potevano vedersi perché doveva vedere l’altra amica. Più lei tentava di dire ad entrambe di mettere l’orgoglio da parte e più creava piccole discussioni con entrambe.
Poi arrivò l’illuminazione: la festa organizzata da Owen, Douglas e Austin. Quei tre non avevano mai avuto la reale possibilità di farla a causa dello studio o per le pressioni dei rispettivi genitori (o zii), così bastava inventarsi che l’avrebbero organizzata, portare entrambe le ragazze nel luogo del ritrovo e lasciarle sfogare da sole. Necessitava solo di alcuni complici, un luogo per la “festa” e.. che quelle due accettassero l’invito.
Missione “Sorpresa” in atto.
 
Baylee: Che ci fai tu qui? – chiese quando Austin si presentò a casa di Scarlett.
Austin: Sapevo che fossi qui e sia io che Owen ci annoiavamo. – disse indicando l’altro ragazzo in macchina con l’aria imbronciata. Lei lo osservò un po’ inclinando la testa.
Baylee: Se sapevi che avrei dormito qui perché ti presenti qui alle 20?
Owen: Non guardare me. È stato lui a portarmi qui.
Austin: Pensavo che un pigiama party tra donne fosse noioso, così ho pensato di portarvi a fare un giro in macchina.
Baylee: Le tue idee non sono mai buone.. – notò spostando l’attenzione di nuovo sul cugino.
Austin: Ti giuro che questa volta è un’ottima idea!
Scarlett taceva e si mordeva il labbro. Ricordava bene ciò che aveva raccontato a sua sorella e a Jeff, che, come una zitella bisbetica, lo aveva raccontato a sua volta ai genitori. In quel momento, a parte le ragazze, nessuno era a casa.. ma quanto avrebbero tardato prima di presentarsi lì? Doveva trovare assolutamente una scusa per mandarlo via e ormai aveva capito che era testardo e parlare seriamente con lui era inutile così..
Scarlett: Dacci il tempo di prepararci e verremo con voi, a patto che per le 22 saremo a casa, non un secondo di più. – Avrebbe raccontato che avevano deciso di prendersi una boccata d’aria.
Austin rimase piacevolmente sorpreso, Baylee e Owen si guardarono e deglutirono, poi Scarlett prese l’amica per il gomito e chiuse la porta.
Scarlett: Dovrò cambiare indirizzo.. quel ragazzo che si presenta a casa mia fa quasi paura.
Baylee ridacchiò ma, in realtà, era davvero tesa. Dopo quello che era successo non aveva più parlato con Owen ed evitavano sempre di passare del tempo da soli. Quella sera non sarebbero rimasti soli.. allora perché preoccuparsi?
 
Austin amava guidare, da piccolo saliva sempre sulle giostre a forma di auto e diceva che il suo sogno era quello di diventare un pilota. A volte si trasformava in uno di essi, considerando la velocità che la sua auto acquisiva quando le strade era pressoché deserte.
Baylee: Vuoi rallentare?!
Austin: Non sto andando veloce!
Baylee: Austin, rallenta, dai!
Owen: Austin, rallenta. Non vedi che faccia ha?
Austin: Va bene.. ma perché non mi fate divertire?!
Scarlett: Divertirti? Non sei in auto da solo..
Austin: Quante storie.. io guido molto bene, anzi se vuoi ti insegnerò a guidare.. a pagamento.
Scarlett: Pagamento? Scherzi?! A parte che non vorrei mai che fossi il mio insegnante..
Austin: Se non vuoi pagarmi con i soldi, troveremo la maniera di rimediare..
Scarlett: Austin! Depravato! – gli diede un pugno sulla spalla.
Austin: Sto guidando. Non si distrae il conducente.
Scarlett: Allora fai guidare Owen, così posso picchiarti liberamente.
Austin: Owen, non mi priverebbe mai del piacere della guida, vero?
Baylee: Andiamo al Luna Park..? – nella sua testa suonava molto meno infantile, mentre ad alta voce sembrava una vera cavolata.
Austin: Luna Park?!
Scarlett: Mi sembra un’idea carina!
Austin: Per carità!
Owen: No!
Baylee: Ci avete disturbato.. siete in debito con noi.
Austin: Vi abbiamo salvato dalla noia, che è diverso. Siete voi ad essere in debito con noi.
Scarlett: Noi?!
Austin: Stiamo andando ad una festa in piscina a cui ci imbucheremo. Ragazze in costume..
Baylee: Imbucarci?!
Owen: Mai fatto in vita tua?
Baylee: No e non ho intenzione di iniziare ora!
Owen: Lee, smuoverò la tua vita, allora. – disse guardandola e rivolgendole un sorriso eloquente.
 
Avevano parcheggiato a diversi metri dalla casa della festa eppure la musica era così ad alto volume che si sentiva chiaramente.
Baylee: Come possono tenere il volume così elevato?! Ai vicini non dà fastidio?!
Owen: Ad una festa all’aperto di successo il volume deve essere elevato. Non sei nemmeno mai stata ad una festa di successo?
Baylee: A me non interessano le feste. Mi diverto in altre maniere.
Owen: Altre maniere? Perché in tutto ciò non ci vedo nulla di divertente o eccitante? Ah, già.. sei una ragazza troppo brava.
Baylee: E cosa c’è di sbagliato in tutto ciò?
Owen: Che non rischi. La vita è fatta per rischiare. Non ti dico di passare le giornate come lo facciamo io, Austin o Douglas, però nemmeno di rimanere immobile. È un bene essere una brava ragazza, ma non una troppo brava. Tra l’altro sei a New York! Possibile che tu non abbia partecipato ad eventi di successo?! Seriamente?!
Scarlett: Nemmeno io ho partecipato ad eventi del genere.
Austin: Non avevo dubbi. – le mise un braccio intorno alle spalle. – Ci hai ripensato? Vuoi delle lezioni di guida?
Scarlett: No. – scivolò via dal braccio. – Come faremo ad imbucarci?
Owen: Ottima domanda. Sono solo le 20:30, quindi i presenti non sono nemmeno ubriachi, oppure pochi di essi lo sono.
Austin: Fortunatamente i vostri cavalieri hanno ben studiato la situazione. La ragazza che ha organizzato tutto ciò ha invitato a pranzo una ventina di amici, gli altri la dovevano raggiungere intorno a quest’ora. Quelli che stanno arrivando ora sono scritti su una lista e c’è un buttafuori che fa entrare coloro che sono su essa.
Owen: Abbiamo scoperto quattro nomi di ragazzi che sicuramente intorno a mezzanotte si presenteranno alla festa quindi fingendoci di essere loro avremo la possibilità di entrare.
Austin: La ragazza ha invitato così tante persone che non saprà mai che noi siamo stati là.
Scarlett: Questa ragazza è ricca?
Austin: Ricca e viziata. Questa festa è il suo debutto come ragazza più popolare al suo liceo.
Owen: Non ho mai sopportato le persone ricche e viziate, quindi non mi dispiace imbucarmi a questa festa.
Austin: Tra l’altro potranno esserci diversi alcolici e tante ragazze in costume!
Baylee: A proposito.. noi non abbiamo un costume.. non potrebbero scoprirci più facilmente?
Owen: A queste feste molti decidono di farsi il bagno all’ultimo minuto quindi si buttano in piscina in biancheria.
Austin: Oppure lo fanno per attirare l’attenzione, mettendo dell’intimo bianco.
Scarlett: Siete degli stalker?
Austin: No, amiamo le feste.
Mancavano pochi metri dalla casa.
Owen: Io sono Bill Cohen, Austin è Ben Howard. Una delle due sarà Mary Jane Collins, ragazza di Ben e ex cheerleader della nostra squadra di football, e l’altra Susan Baker, figlia dell’insegnante di letteratura inglese e ragazza di Bill.
Sapevano tutti chi sarebbe stata chi, dunque tacquero tutti fino all’arrivo davanti al buttafuori. Owen indietreggiò per poter stare vicino a Baylee e le prese la mano. Era calda e la sua stretta era salda.
Austin: Sono Ben Howard e lei è la mia Mary, Mary Jane Collins. – disse mettendo un braccio intorno alla vita a Scarlett che non poteva far altro che stringere un pugno sulla felpa del suo “ragazzo”. Il buttafuori li fece entrare dopo aver timbrato le loro mani.
Owen: Bill Cohen e Susan Baker. – sul suo volto si disegnò un sorriso, guardò la ragazza al suo fianco cercando di incoraggiarla e finalmente riuscirono a passare.
Baylee si sentì sollevata quando lui le lasciò la mano. La situazione tra loro era ambigua già da un po’ e poi lui era..
Owen: Io e Trixie ci siamo lasciati. Austin voleva che uscissi.. e mi dispiace che ci siate finite in mezzo voi.
Rimase a bocca aperta. Perché? Perché non ne sapeva nulla? Perché aveva lasciato Trixie sola e mi fingeva la ragazza del ragazzo che lei amava?
Owen le fece un sorriso poi si diresse all’interno della casa e prima che potesse seguirlo Austin e Scarlett le vennero vicino.
Austin: Visto? Non è così difficile partecipare ad una festa.
Scarlett: Per me è stato difficile.
Austin: Avrei dovuto baciarti? In fondo sono un giocatore della squadra di football, quindi sono uno spaccone.
Scarlett: No! Va bene così! – roteò gli occhi. – Dovrei andare al bagno. Mi puoi accompagnare, Susan?
Baylee: Certo. – mentre si incamminavano, Austin prese la mano alla cugina.
Austin: Owen ha lasciato Trixie e ha il morale sotto i piedi. Vorrei che si svagasse e poiché ti ha dato il suo portafortuna, da cui non si stacca mai, ho ipotizzato che vi steste avvicinando.. come amici.
Baylee: Portafortuna?
Lui tirò fuori dalla tasca la collana che lei aveva trovato al suo collo dopo la serata in cui aveva fatto pace con lui. La mise nella mano della ragazza. Non disse altro e si diresse verso la piscina, così che le due ragazze andarono al bagno.
Baylee non poteva credere che il proprietario di quella collana fosse colui che fino a quel momento lei non aveva sopportato. Si stava dimostrando diverso da chi lei aveva pensato lui fosse.
“È diverso” le aveva ripetuto così tante volte Trixie che lei aveva smesso di darle retta. Lui non poteva essere diverso.
Scarlett: Devo ammettere che mi è piaciuta la scarica di adrenalina che ha percorso il mio corpo.
Baylee: Ovviamente lo ammetti con me e non con mio cugino, giusto? – ridacchiò, mentre si metteva in tasca l’oggetto consegnatole da Austin.
Scarlett: Certo! Quel ragazzo è fin troppo montato!
Uscirono dal bagno e iniziarono a fare lo slalom tra le varie coppie che si scambiavano baci poco casti appoggiate alle pareti.
Ad un certo punto qualcuno prese il polso di Scarlett e l’avvicinò a sé. Era un ragazzo alto, con le spalle larghe, capelli ricci rossi attaccati alla fronte un po’ umidiccia, il viso e il naso arrossati e occhi piccoli e verdi, che emanava un odore forte, misto tra alcol e fumo.
Ragazzo: Come ti chiami?
Scarlett: Lasciami andare! – urlò, ma nessuno fece caso a lei.
Ragazzo: Non ti ho mai vista a scuola.. Sono Peter.. – e si avvicinò a lei. Baylee balzò in avanti per aiutare l’amica, ma Peter fu più veloce e le diede una spinta. – Non essere gelosa. Peter ama assaggiare e assaggerà anche te.
Qualcuno si mise tra Baylee e Peter, staccò Scarlett da quell’individuo e gli sferrò un pugno sulla guancia.
Austin: Prima assaggia questo. Ti è piaciuto? – lo guardò con aria di sfida e abbracciò Scarlett. – Lei è la mia ragazza.
Nessuno si rese conto di quella scena a parte due ragazze che stavano andando in bagno e Peter evitò di continuare la rissa, scusandosi e andando verso una nuova preda alla fine del corridoio.
Austin: Purtroppo alle feste ci sono anche individui, come lui, che cercano compagnia. Magari prima si ubriacano, si fanno qualche canna, si drogano e poi agiscono. – scosse la testa. – Ma noi siamo qui per divertirci, quindi andiamo subito a ballare!
Scarlett: Io non ballo.
Austin: Certo che sei proprio una pentola di fagioli! Come puoi lamentarti di tutto?
Scarlett: Non mi lamento di tutto!
Austin: Allora fidati di me e lasciati trasportar dalla musica. Non importa se non sai ballare, tanto nessuno se lo ricorderà e io eviterò di sfotterti.
Scarlett: Non mi va di ballare..
Austin: E a me di discutere..
Colei che non aveva voglia di ballare spiazzò tutti i presenti scatenandosi come se fosse sola nella stanza. Le due ragazze ridevano, ballavano.. vivevano piccoli attimi senza pensare. Austin continuava a muoversi in pista e diverse ragazze lo guardavano affascinate e, alcune coraggiose, si avvicinavano ma lui le respingeva per poter ballare con la propria Mary Jane.
Austin: Non hanno capito che sono fidanzato!
Scarlett: Ovvero non vuoi che qualche ragazza ti si incolli?
Austin: Esattamente! Quindi vedi di essere convincente come fidanzata!
Scarlett: Dovrei farti questo favore? E cosa riceverei in cambio?
Austin: Cosa hai in mente?
Scarlett: Per ora nulla. Te lo farò sapere appena avrò l’occasione!
Austin: Odio rimanere sulle spine..
Scarlett: Lo terrò ben presente.
Baylee si staccò da quella coppia con la scusa di andar a prendere da bere e si passò sulla fronte un po’ umida la mano. Si stavano muovendo così tanto che sembrava che avessero appena partecipato ad una corsa campestre. Lei si diresse verso il buffet dove c’erano le bibite, ma si bloccò quando vide da solo Owen vicino alla piscina con un bicchiere in mano. Immediatamente i suoi piedi cambiarono direzione. Quando fu a pochi passi da lui, Owen iniziò a parlare lentamente come se fosse consapevole che lei fosse lì. Lei ascoltava, in silenzio. Le raccontò qualche aneddoto sul suo rapporto con Trixie, che non le aveva mai raccontato lei, sulla sua infanzia e sul loro rapporto.
Owen: Ho sempre pensato che fossi una bambina. Non sopportavo il modo in cui ti atteggiavi con me. A volte mi fingevo malato pur di non presentarmi alla tua casa. Ho persino evitato tuo cugino per un periodo, perché stava sempre con te e io non volevo vedere te.
Baylee: Quindi tutto questo astio tra di noi è.. nato dal nulla?
Owen: Credo di sì. E poi io sono un coglione..
Baylee: Su questo non ho dubbi. – ridacchiò.
Owen: Me ne sono reso conto di recente..
Baylee: E da quanto sapevi di..?
Owen: Douglas? Sempre. È evidente, per chi ti capisce. Sono una tomba e non dico nulla.. ma sapevo.
Baylee: Grazie, allora.
Le venne l’istinto di abbracciarlo e quando si avvicinò qualcuno le diede una botta facendo cadere in piscina la collana.
Baylee: No.. – si buttò in piscina.
Owen: Lee! – si buttò anche lui. Lei iniziò ad andare verso il fondo cercando di prendere la collana, ma qualcuno la prese per i fianchi tirandola su. Lei si dimenò.
Baylee: Ti prego, lasciami.. – disse quando furono in superficie.
Owen: Che è successo?
Baylee: La collana.. qualcuno mi ha fatto cadere la collana..
Nel frattempo iniziò ad esserci il caos.
“Io sono Mary Jane Collins! Chi si è finta di essere me?!” urlò una voce acuta. Il loro piano stava andando a rotoli.
Owen: Dobbiamo andare.
Baylee: Ti prego.. la collana..
Lui si immerse e quando risalì scosse la testa.
Owen: Non vedo nessuna collana. Ti prego, andiamo.
Baylee: Per me è importante!
Lui l’attirò a sé e la strinse forte. Baylee non capì il motivo di quel gesto ma seppe solo che arrivò suo cugino con Scarlett e lei dovette andar via con loro, mentre Owen rimase in piscina un altro po’. I tre scapparono dalla porta sul retro e nessuno si rese conto di loro.
Saliti in macchina attesero diversi minuti.
“Dove sei, Owen?” si ripeteva nella testa Baylee. Era colpa sua e del suo capriccio.

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