La nuova Regina

di elfin emrys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sag (proteggere, curare, custodire) ***
Capitolo 2: *** Ueledos (profeta, oracolo) ***
Capitolo 3: *** Suno (sogno) ***
Capitolo 4: *** Ar (vicino) ***
Capitolo 5: *** Reix (re, monarca, sovrano) ***
Capitolo 6: *** Vernos (antico) ***
Capitolo 7: *** Aeliestr (spada) ***
Capitolo 8: *** Kautos (saggio, prudente) ***
Capitolo 9: *** Bog (immergersi nell'acqua) ***
Capitolo 10: *** Are (alba, aurora) ***
Capitolo 11: *** Borg (città) ***
Capitolo 12: *** Uic (combattere) ***
Capitolo 13: *** Bel (lucentezza) ***
Capitolo 14: *** Bard (bardo) ***
Capitolo 15: *** Nouios (nuovo) ***
Capitolo 16: *** Rand (fine, termine) ***
Capitolo 17: *** Uolcos (falco) ***
Capitolo 18: *** Cintu (primo) ***
Capitolo 19: *** Alios (secondo) ***
Capitolo 20: *** Aedis (fuoco, ardente) ***
Capitolo 21: *** Aduo (veloce, rapido) ***
Capitolo 22: *** Ogron (freddo) ***
Capitolo 23: *** Runus (segreto) ***
Capitolo 24: *** Smer (prevedere) ***
Capitolo 25: *** Boud (vittoria) ***
Capitolo 26: *** Sedos (calma, luogo tranquillo) ***
Capitolo 27: *** Catus (soldato, militare) ***
Capitolo 28: *** Bust (bacio) ***
Capitolo 29: *** Albion (mondo) ***
Capitolo 30: *** Wik (conquistare, combattere) ***
Capitolo 31: *** Dith (morte, distruzione) ***
Capitolo 32: *** Bitu (perenne, immortale) ***
Capitolo 33: *** Loudinos (guida, comando) ***



Capitolo 1
*** Sag (proteggere, curare, custodire) ***


Guida ai capitoli

Sag in celtico significa “Curare, proteggere”

 

CAPITOLO UNO: SAG

 

Fa freddo. Il vento spazza via le foglie autunnali, mentre il cielo si scurisce sempre di più. Le macchie di luce sono coperte da pesanti coperte di nuvole di tempesta. Presto pioverà, pioverà vento, pioveranno fulmini, gocce di acqua e pioverà il gelo. Ormai l'inverno sta arrivando, la gente del posto lo sa: ci deve convivere ogni anno, devono sperare nel bel tempo e nella bontà del sole, per non rendere vano tutto il lavoro fatto nelle altre stagioni. I contadini sono tutti tornati a casa da un po', dopo un raccolto scarno e insoddisfacente. Da anni ormai la terra non è più generosa con loro. Una leggera nebbia, che con l'andar delle ore si fa sempre più pesante, avvolge il paesaggio brullo. Sugli arbusti e sull'erba piccole gocce di rugiada si fermano, senza scivolare al suolo fangoso. Il cielo si fa ancora più scuro. Nelle poche case del villaggio lì vicino il fuoco è acceso e l'odore di zuppe fumanti viene coperto da quello della pioggia che comincia a battere sui tetti di legno e paglia delle capanne. Un ultimo uomo, magro e malridotto, si avvicina a una porta. Un ultimo cigolio che segnala l'aprirsi e il chiudersi dell'uscio, e poi il silenzio. Il battere delle gocce che cadono dal cielo si fa sempre più insistente, ma quello non può fermare un carro che, pesante, scorre per il viottolo, prima di perdersi fra le montagne in lontananza. Poi, più nessun rumore. Iniziano improvvisamente a sentirsi delle voci, ogni tanto coperte dai tuoni. Sono voci di donne e bambini: gli uomini sono troppo impegnati a mangiare dopo un'altra lunga estenuante giornata di lavoro. Sono tutti secchi e mezzi malati, tranne qualche fortunato, al quale il Destino ha dato l'opportunità di irrobustirsi. Per esempio il figlio del fabbro, ragazzo, ormai quasi uomo, grande e forte, robusto e sano: questa corporatura gliela invidiano molti nel villaggio. Invece la figlia del mugnaio, ragazza dal fisico minuto, benchè pallida e bella, è già sfiorita. Da un finestra, i due occhietti vispi del bambino della famiglia del falegname guardano fuori: vede le strade e le case bagnate, messe alla prova dal vento impetuoso. Da quella casa si sentono anche il rumore degli alberi del bosco che è solo a tre chilometri da lì. Sì, non c'è anima viva, né nessuno osa fare più rumore di quanto faccia la tempesta. Il bambino, Guglielmo, sbadiglia, mentre gli occhi si chiudono. Le ciglia celano allo sguardo le pupille nere, ma subito esse si risvegliano, al sentire un rombo lontano che non ha niente a che vedere con i fulmini e i lampi che in quel momento impazzano in cielo. Il bimbo guarda la strada: da lontano una figura maschile incappucciata sembra avvicinarsi. Forse è solo un passante, forse è solo un poveraccio come loro, ma chiederà sicuramente alloggio secondo Guglielmo che subito, infatti, chiama la madre che sta sparecchiando il tavolo di legno. La donna si affaccia, bagnandosi un po' la cuffia che ha in testa. Riduce gli occhi a due fessure, mentre cerca di mettere a fuoco quello che la circonda perchè, avendo dei problemi agli occhi, non riesce a vedere bene. Poi lo vide: un uomo con un grande mantello blu scuro probabilmente costoso che si avvicina al villaggio con passo spedito, ma non frettoloso. La figura si distingue sempre meglio anche agli occhi della donna: l'uomo ha in mano qualcosa, fra le braccia ha un fagotto che protegge col proprio mantello. Un tuono fa sobbalzare Guglielmo, che si ritrova in braccio alla madre che, sospettosa, va a chiudere a chiava la porta. Nessuno parla, nessuno dice niente. Da una finestra di un vicino spunta un'altra testa. Stavolta è Alfredo, il contadino dei campi a sud: anche lui sembra notare lo straniero per la strada. Nessuno sa chi sia, né sospetta vagamente da dove venga, ma tutti notano anche da lontano che probabilmente viene dai regni a nord da come è vestito. Piano piano, l'uomo sconosciuto si avvicina, entrando nel villaggio. Si ferma. Si guarda intorno. Sbuffa, scuotendo la testa, prima di dirigersi verso la casa di Anna, la guaritrice, che sta in fondo alla via principale. Gli stivali neri sono sporchi di sterpaglie e di fango, il mantello blu ormai è irrimediabilmente da buttare, il cappuccio che cela il viso dell'uomo è bagnato, come del resto tutto il vestiario. Lo straniero si ferma davanti alla porta di legno scuro della guaritrice, da molti considerata una strega. L'uomo bussa una volta, due volte, tre volte. Finalmente, si sente un cigolio sommesso: la donna ha aperto. Anna è passata da poco all'età adulta, ma già sembra aver acquisito i tratti di una donna vissuta. La ragazza apre del tutto la porta, fissando l'uomo che ha di fronte. Ne vede solo la mano scura e gli occhi brillanti. Lo straniero fa un passo avanti, entra nella casa, composta da solo una stanza che funge da cucina e camera da letto. Dal soffitto cadono leggere piccole gocce di pioggia, finendo in un vaso da notte messo lì appositamente per non bagnare il tavolo. Anna fissa lo sconosciuto, trafiggendolo con lo sguardo diffidente: sente una potenza mai sentita prima, sente che quell'uomo non è uno dei tanti. Lui le porge il fagotto che ha in mano. La ragazza vede un visino di un bimbo nato da poco fra la stoffa, straordinariamente asciutta. Lo straniero inclina la testa, facendo scendere il cappuccio sulle spalle. Anna fa un passo indietro, spaventata: è sicura di aver incontrato Satana in persona. L'uomo ha la pelle scura come gli uomini al di là del mare a sud, ha gli occhi verdi e brillanti, vispi e astuti, in cui fanno capolino le fiamme della determinazione e dell'astuzia. I capelli rossi come il fuoco ricadono scomposti, mentre si fondono con la barba dello stesso colore che nasconde delle labbra dal sorriso incantatore. Il fisico dell'uomo è forte e vigoroso: nonostante egli non sia l'emblema della bellezza, è molto affascinante, tanto che ogni donna se ne sentirebbe terribilmente attratta. Le mani di lui, che si posano per un attimo sul capo della ragazza, sono delicate, ma forti: evidentemente non hanno mai conosciuto il lavoro nei campi. L'uomo alza il viso guardandosi attorno, mentre dei curiosi stanno entrando: hanno affrontato il gelo per andare là a sbirciare e sapere se è uno dei clienti di quella che viene detta ingiustamente una donnaccia. Quando lo vedono, in tutta la sua imponenza, nella sua maestosità, nella sua aura di astuzia e potenza, sobbalzano anch'essi, pensando a qualche demonio. L'uomo si gira e li guarda. Sembra quasi scavare loro dentro, andare a conoscere tutti i loro pensieri e i loro peccati. Una grande paura si impadronisce del cuore di quegli uomini senza infamia e senza gloria, sentono un grande masso al centro del petto, la gola di secca, le labbra si ammutoliscono. Lo straniero si gira ancora verso la donna e quelli sospirano sollevati. Anna ha ancora gli occhi sbarrati, non respira, ha paura. Ma l'uomo le sorride rassicurante, cercando evidentemente di farsi più simile a lei, indicandole il fagotto e dicendole qualcosa in una strana lingua, che deve essere di origine celtica, del ramo dei druidi britannici. L'uomo fa svolazzare il mantello e rivela il fisico forte coperto da una maglia pesante blu con i bordi argentati. Le parla ancora: sembra conscio che la ragazza non gli possa né rispondere né in generale lo possa capire. Poi, improvvisamente, acquisisce un altro modo di aprlare, un'altra lingua.

-Prenditi cura di lui...

Le ultime parole vengono coperte da un altro lampo, ma Anna ha capito lo stesso. Lei annuisce, boccheggiando. L'uomo sorride sollevato, dando un bacio al bimbo dentro il fagotto. Sussurra all'orecchio del piccolo qualcos'altro. La nebbia intanto si è fatta più fitta, quasi non si vede il paesaggio. L'acqua caduta forma piccoli fiumi e laghi nel terreno accidentato, formando paludi di fango e sterpaglia. I curiosi se ne vanno: hanno visto abbastanza per creare qualche infame pettegolezzo per aumentare la fama di strega di Anna, che non sembra curarsene. La ragazza si ritrova le labbra dello straniero premute sulla fronte, in un bacio che non sa di malvagità, ma di benedizione e promessa di una qualche ricompensa. L'uomo sorride ancora, porgendole del denaro: monete d'oro e argento con strani simboli, probabilmente di immenso valore.

-Per lui...

Lo straniero chiude gli occhi. Per la prima volta in quell'incontro, a Anna sembra un uomo vecchio e distrutto, rassegnato, come quegli eroi leggendari che per lungo tempo cercano la via e che quando credono di averla trovata vengono disillusi anche da quest'ultima. La donna guarda ancora le monete: sì, sono anglo-sassoni. Lo sconosciuto le dà ancora un bacio sulle mani, in un'ultimo ringraziamento, in un'ultima preghiera di ascolto. Fa un passo indietro. Subito il bimbo nel fagotto comincia a piangere disperato. L'uomo si allontana ancora. Si rimette il cappuccio, si gira e, volgendo ancora per un attimo lo sguardo perso al bimbo, esce, per inoltrarsi nell nebbia. Per un attimo Anna lo vede girarsi, giusto in tempo per notare ancora il luccichio degli occhi verdi di quel demone graziato da Dio.

 

Anna è immobile. Guarda il bimbo nelle sue braccia, che si muove agitato. Il ragazzino ha i capelli riccioluti e biondi, gli occhi azzurri. No, non è sicuramente il figlio dell'uomo che l'ha portato. No, troppo diverso è lo sguardo, troppo diversa l'impressione che dà. Anna scuote la testa, cercando con lo sguardo un giaciglio comodo per quel piccolo essere. La pioggia continua a battere insistente fuori: il vaso da notte che aveva usato per non far bagnare casa è pieno, ormai. La donna lo prende, sostituendolo con una ciotolina, per poi svuotare il recipiente pieno d'acqua fuori e rimetterlo al suo posto. Il bimbo sta smettendo di piangere. Il piccolo volto arrossato si rilassò, mentre piano il bimbo cominciava a mettersi le mani in bocca. Anna sorrise, mettendo i soldi che lo straniero le aveva dato in un posto sicuro: nessuno avrebbe dovuto trovarli. La nebbia cominciò a scomparire, mentre piano in gelido sole invernale spuntava dalle nuvole ancora scure che si muovevano velocemente nel cielo. Intorno al villaggio si era formata come una specie di magia, di incanto che aveva preso tutti: tutto sembrava fermo a quel momento, tutto sembrava dormire, almeno momentaneamente. Anna si poggiò al tavolo, guardando il bimbo cercare di mettersi i piedi in bocca. La guaritrice sorrise, pensando a come sarebbe cambiata la sua vita da quel momento. In effetti, non sapeva nemmeno perchè aveva accettato: in fondo non sapeva chi fossero i genitori, né tantomeno perchè quell'uomo, se di uomo si trattava, l'avesse portato da lei. Ma quel bimbo era talmente bello, talmente dolce, talmente regale nella sua purezza genuina, che nessuno, neanche la moglie del mugnaio, avrebbe potuto resistere. Anna già immaginò di insegnargli tutto quello che sapeva, vederlo crescere grazie a lei, grazie alle sue cure: sì, in fondo aveva sempre voluto un figlio. Il silenzio della notte che ormai era iniziata avvolse la donna, facendola addormentare. Il bimbo biondo sembrava sorridere, conscio di quello che stava succedendo e di quello che lo aspettava. Ma dopotutto non poteva essere, o forse sì? Intanto gli bastava ricordare quell'uomo, che sembrava sicuro e implacabile.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo, avvertite (è una storia che può venire in mente a tanti).

Vi volevo dire che la Guida ai capitoli iniziale ci sarà sempre, perchè alcune cose a chi non conosce il celtico o la leggenda potrebbero non essere chiare, per qualunque altra domanda, ditemi.

Odio chiederlo, ma vorrei tanto trovare qualche recensione =) Ho intenzione che se non ne trovo minimo tre (anche critiche, basta che non mi riempite di parolacce *evita un pomodoro con abile mossa*) chiudo la storia u_u A meno che non ci siano tante persone che l'hanno messa fra le seguite o ricordate u_u

Quindi, commentate, anche solo con 10 parole ^^ Mi farebbe molto piacere!

Kiss

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Capitolo 2
*** Ueledos (profeta, oracolo) ***


Guida ai capitoli:

Ueledos è il termine celtico che significa “Profeta”

Vlatos vuol dire “Principe” in celtico

Brethil è un nome elfico e significa “Betulla”: la betulla è una pianta a cui vengono attrobuiti poteri di esorcismo e protezione. La donna chiamata, essendo una balia e un'ancella, ha il compito di proteggere i padroni e i bambini e di non far arrivare a loro i malanni, per questo è stata chiamata così.

Colinde significa in elfico “Balia, Nutrice”: in futuro si scoprirà chi è.

La canzone che canta Garret è scritta prima in italiano e poi in gaelico: è un inno alla mitica Tir Nan Og o Tir Na Nog, un'isola fantastica che secondo la leggenda era la terra dell'eterna giovinezza, dove vivevano le fate.

 

CAPITOLO DUE: UELEDOS

 

Clio sospira. Fuori la notte fa da sfondo a un grande incantesimo. Le stelle puntellano il cielo scuro, la luna illumina della sua luce argentata la città, entrando dalla finestra nella stanza nella quale la donna guarda l'acqua della bacinella davanti a sé. E' un oggetto finemente intagliato, bianco, con decorazioni argentate che ricordano i disegni degli antichi druidi: elementi primitivi, ma complicati, colorati solo della loro magia. La donna fissa ancora l'acqua limpida, da cui si intravede il fondo del contenitore nel quale è stata messa. Aveva visto. Clio aveva visto quel giorno di tanto tempo prima, nel quale l'avo di suo marito aveva portato il figlio del Grande Re al sicuro, il Sacro Vlatos. Clio respira lentamente l'aria fredda della stanza. Guardando ancora la bacinella, non vede altro che la figura di una ragazza bionda, dagli occhi neri. La donna inclina la testa, muovendo i capelli neri, osservando la giovane, che mano a mano diventa sempre più solo un'ombra ai suoi occhi viola scuro.

-Brethil!

La voce della donna rimbomba nella stanza. L'eco arriva fino alle orecchie di un'altra donna, assopita in un angolo. E' Brethil. Ha gli occhi scuri incorniciati da delle rughe che segnano l'età avanzata. La pelle leggermente grinzosa non è più morbida come una volta ed è pallida e smunta. Nonostante questo, la donna è molto attiva e vivace. I capelli grigi, un tempo castani, si muovono appena quando si alza per raggiungere la sua padrona.

-Brethil!

-Eccomi, mia signora.

Clio la guarda attentamente, sospirando. Sorride, notando con quale efficienza la vecchia serva si era apprestata a raggiungerla.

-Brethil, chiama mio figlio. E' giunto il momento.

L'ancella spalanca gli occhi, sorpresa e felice, correndo, per quanto le può concedere l'età, a chiamare il padroncino. Clio socchiude gli occhi, ricordandosi di quando ancora aspettava il ragazzo che sta per arrivare: suo marito, il discendente del Grande Mago, le sorrideva e le baciava i capelli aspettando loro figlio.

-Madre...

La voce profonda del ragazzo la raggiunge, viaggiando nell'aria carica di incanto. Clio lo guarda dolcemente, facendogli cenno di raggiungerla accanto alla bacinella, indicandogli l'acqua nella quale anche a lui appare la visione della ragazza.

-E' lei, Garret.

Il giovane guarda attentamente il viso che gli si presenta davanti. Punta i suoi occhi verdi sull'espressione di serenità della fanciulla. Muove piano la mano forte dalla pelle scura, puntando un dito sul naso della figura. L'acqua si increspa, mostrandogli quella stessa ragazza seduta a un tavolo, a mangiare. Garret si toglie dei ciuffi di capelli rosso fuoco da davanti agli occhi, per vedere meglio.

-Ha un viso inconfondibile.

-Si chiama Elanor.

-Elanor... la Prescelta...

Il ragazzo sorride, mentre guarda il ritratto appeso a un muro bianco del suo avo, che aveva aiutato il Grande Re a costruire il suo dominio su tutta la Britannia.

-Le manderò il sogno e la andrò a prendere. Spero solo che accetterà il suo Destino.

-Non c'è più tempo.

Garret annuisce, guardando prima la madre, poi un calendario stellare appeso a un muro: è il 10 dicembre 2011.

-Ce la farò. Elanor dovrà accettare quello che è, come ho fatto io, come abbiamo fatto tutti. Non può restare a guardare mentre il mondo crolla intorno a lei. La fine di quest'era è più vicina di quanto pensassi...

Il ragazzo abbassa la testa, stanco, incredulo di essere così vicino alla fine.

-Il Vlatos dell'Inganno non è paziente, non ci aspetterà. Attaccherà e allora noi dobbiamo essere pronti, con o senza Elanor. Spero solo che la ragazza ci sarà alla battaglia, a Bedegraine: dobbiamo vincere. La porterò dai Maghi del Tempo, la addestrerò!

-Sarà preparata?

-Lo spero...

-Garret, se non ci riuscirai...

-Ci riuscirò, madre.

Silenzio. I due si guardano negli occhi, viola contro verde, la Magia Antica contro la Magia Nuova. Clio distoglie lo sguardo: quello del figlio la opprime, la schiaccia. E' lo sguardo del padre e dell'avo, quell'espressione che ti scava dentro, scopre tutti i tuoi segreti.

-Madre, la notte sta finendo, ma il Buio sta ancora arrivando. Non posso sbagliare, non me lo posso permettere. Devi avere fiducia in me. La proteggerò, qualunque costo pur di farlo: non le deve succedere niente di male. Ricorda, non... non... non possiamo scegliere di non compiere il nostro Destino. Il Vlatos dell'Inganno non è uno stupido, ma non lo sono neanche io e penso che non lo sia neanche lei. Vedrai, capirà.

-E se non lo farà? Se non vorrà venire con te?

-Non ha scelta.

-Il Destino è creato da noi...

-Ma si può prevedere, si può capire, e allora non puoi più fare niente per cambiarlo. Può darsi che lei non accetti, ma se questo accadrà, verrà da noi comunque, in un altro modo, ma verrà: il corso della storia non può essere cambiato...

-Garrett...

-Come quando mio padre morì, era il Fato, non potevamo fare niente...

-Smettila...

Il ragazzo la guarda ancora, con gli occhi addolorati e risoluti, mentre Clio china le spalle, sconfitta.

-Basta, Garret.

Il rosso abbassa la testa, chiudendo gli occhi. Fa per andarsene, quando sente la voce della madre.

- “Quando macchinari ingegnosi distruggeranno l'aria,

quando l'oro diventerà nero

il Sacro Re tornerà al mondo, dopo lungo sonno.

Re Arthur Pendragon, quando servirà,

tornerà per salvare il suo popolo.”

Il ragazzo sorrise.

-Lo so, lo predisse il Grande Mago, mio avo, tanti anni fa. Non sappiamo cosa vide: abbiamo solo metà della profezia e un disegno rappresentante una donna bionda.

-Ma quella che abbiamo non è una donna, ma una ragazza.

-Colinde ha detto che è pronta.

-Colinde si può sbagliare.

-Stai parlando di una persona che vive da più tempo di me e di te, forse dovresti crederle una volta tanto!

Clio abbassa la testa, ma la rialza quasi subito, pronta per fronteggiare il figlio.

-Tu hai solo diciassette anni, non puoi pretendere di scegliere sempre il giusto, neanche il grande Merlin, tuo avo, potè, tant'è che sbagliò a lasciare che l'effetto della pozione data a Guinevere per farla innamorare di Lancelot svanisse, quando invece quell'amore artificiale si stava mischiando con un affetto vero e profondo. Lui sbagliò e puoi sbagliare anche te. Colinde vivrà pure da anni, molti di più di quanti io ne vedrò, ma fatto sta che anche lei errò trasferendosi dalla Francia del Sud in Spagna e poi in Italia, dove sta adesso. Non doveva farlo, doveva restare dove era stata lasciata e dove aveva vissuto da ragazza.

-Anche tu sei umana, madre: non sono solo io in pericolo di sbagliare.

-Tu sei in un pericolo maggiore, Garret Emrys Ambrosius!

Quelle parole, raggiunte le orecchie del giovane mago, diventarono come frecce infuocate, velenose, pronte a distruggere. Sapeva quello che la madre voleva dirgli: non è colpa della giovinezza se lui sbaglia, ma è una cosa più profonda, più oscura.

-Grazie, madre.

La voce dura del ragazzo, troppo dura per una persona così giovane, vibra nell'aria, predendosi nella mente di Clio, che, addolorata, pensa troppo tardi alla ferita che ha inferto al figlio dicendo quella frase. Lo sente. Sente il dolore di Garret trapassare l'aria, infilzarla con tante stilettate. Ascolta il sarcasmo quasi crudele nel ringraziamento del figlio, quell'ironia sottile che ti fa spalancare gli occhi, la stessa intonazione di voce della presa in giro e degli scherzi perfidi. Un ombra copre il volto del ragazzo, che esce, cantando una canzoncina, una ninna nanna.

-Perchè la morte è solo una tappa intermedia,

di una lunga vita, nella Terra dei Giovani …

Terra di giovinezza e terra di vita

terra priva di dolore

lontana nell’occidente dorato

sulla riva del mare azzurro

Tir na nog agus tir na mbeo

tir gan bran ar bith

tà si i gcein san iar thar bui

ar chòadach na Mara goirme

tà curach luath de christal agam.

Non è che avesse senso cantarla in quel momento, ma quella canzone dona al cuore di Garret una serenità momentanea, una felicità che, anche se effimera, gli ha fatto dimenticare tutte le preoccupazioni. Il peso delle responsabilità è troppo alto: da lui dipende tutto, la riuscita della battaglia, la vita dei suoi simili e dei comuni mortali. Per lui non è facile, no, non lo è. E non lo è neanche per coloro che lo circondano, che vedono in lui una guida, un mistero da svelare. Garret esce dalla stanza dove sua madre l'aveva chiamato, sentendo Brethil chiudere la porta dietro di lui. Guarda fuori dalla finestra. Il cielo è nero, illuminato dai raggi dele stelle, i quali sembravano rimbalzare per il paesaggio, in un gioco infantile e antico. Una leggera brezza colpisce il viso del giovane, facendolo sorridere, consolandolo, calmando la sua mente in tumulto. Sembra quasi che il vento voglia continuare a cantare la ninna-nanna che aveva iniziato, come se rispondesse al richiamo più intimo del ragazzo, che chiede pace. Il paesaggio intorno a Garret si distorce, lentamente, prendendo la forma della sua anima scura, illuminata solo dalla luce della grazia che, tanto tempo prima, era stata data a Merlin, il famoso mago, figlio di una principessa e del Diavolo in persona, da cui la sua famiglia aveva preso i poteri immensi e il fisico, affascinante e tentatore. Garret chiude gli occhi verdi, sbuffando per togliere i capelli rossi, che tanto in passato avevano odiato e sul quale tanto si era parlato, per i quali tanti erano bruciati nel fuoco vivo del rogo di quei nobili ignoranti dell'epoca. Clio, intanto, guarda ancora l'immagine della ragazza.

-Brethil...

-Sì, Dama?

-Se mai... se mai dovessimo sbagliare a giudicarla, se non è quella giusta, moriremo tutti, lo sai, vero?

-Deve esserlo per forza, il tempo sta per scadere, mia signora, Dama del Lago.

-Sì, ma... è giovane e inesperta: non ha mai guidato un popolo né ha mai combattuto con le nostre armi. E se non imparasse? E se... morisse, addirittura?

-Non succederà.

-Come lo sai?

-Garret chiederà il suo posto negli Inferi. Sente questa missione come ciò per cui è nato, ciò per cui il mondo potrebbe fare un passo avanti. E' schiacciato dalle responsabilità, ma lui lo è, non voi, è lui che dovrebbe pensarlo: se non lo pensa il padroncino, allora non vedo il motivo di crederlo noi.

-Ma se Garret fa un errore, anche solo uno, toccherà a me riparare.

Clio si guarda in un piccolo specchio, sorridendo forzatamente.

-Invecchierò anche più lentamente di tutti gli altri esseri umani, ma Brethil, non sono più giovane neanch'io. Non ne avrei la forza...

La donna si accarezza lievemente le rughe intorno agli occhi, che fanno capolino.

-Ma il momento è giunto, Brethil...

La mora poggia lo specchietto, guardando fuori la notte che sta volgendo al termine.

-E non posso e non potrò fare niente per fermarlo. Ha ragione Garret: il Destino è nelle nostre mani solo in parte, il resto è scritto.

Da lontano si sentono i canti delle sacerdotesse che stanno facendo i loro riti. Cantano, cantano anche loro la profezia del Grande Mago, Merlin, cantanno e nessuno può fare a meno di sentirle suonare e ballare quella predizione.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo, avvertite (è una storia che può venire in mente a tanti).

Volevo ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo e chi ha messo questa storia fra le seguite e le preferite ;D Spero che questo capitolo non vi abbia deluso.

Mi farebbe molto piacere sapere quello che ne pensate, perchè mi è venuto malaccio a mio parere.

Comunque, qua si scoprono più cose, no? Non ho messo la storia fra le storie sul ciclo arturiano, perchè quella è solo lo sfondo per quello di cui parlerà in realtà tutto il racconto: spero che questa scelta non vi dia fastidio.

Kiss

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Capitolo 3
*** Suno (sogno) ***


Guida ai capitoli

Suno in celtico significa “Sogno”

Le rovine sono dell'abbazia di Glastonbury, dove si credeva fosse Avalon

Elanor in elfico significa “Luce” (mi sono scordata di dirlo nello scorso capitolo)

 

CAPITOLO TRE: SUNO



Il bianco delle nuvole le riempie gli occhi. Sotto le mani tremanti sente una pelle squamosa. Gli occhi guardano dritti avanti, pieni di emozione. Improvvisamente ciò su cui sta volando si abbassa fino quasi a toccare il suolo. Intorno a lei, una grande pianura, circondata da montagne verdi. Le loro vette si fondono con il cielo azzurro e limpido, infinito. Il sole le accarezza la pelle dolcemente, mentre una brezza fresca e profumata le entra nei polmoni. Tante sensazioni le riempiono la testa. Allegria, stupore, tensione. Abbassa lo sguardo, vedendosi in groppa a un grande drago rosso dagli occhi fiammeggianti. Sotto le gambe sente i muscoli delle ali dell'animale contrarsi per volare. Elanor sorride, mentre si lascia trasportare in chissà quale luogo sconosciuto dal drago. La ragazza gira il viso, vedendo attorno alla pianura delle foreste di conifere. Tutto è così verde, di quel colore vivo che ormai non si vede quasi più. Dei piccoli sprazzi colorati fanno capire la presenza dei fiori, che rendono il paesaggio ancora più piacevole. La ragazza chiude gli occhi, assaporando la libertà. Elanor poggia il viso sul collo del drago, accarezzandolo. L'animale fa un verso in segno di apprezzamento, mentre si libra ancora in aria, leggero. La ragazza alza una mano: le sembra di toccare il cielo. Le sembra come se fosse sul punto di immeggersi in tutto quel blu, diventarne parte: forse sarebbe bello. Chiude gli occhi, godendosi l'aria sulla pelle. Li riapre, guardando in basso, accorgendosi che il mondo sembra in miniatura. La cosa che la sorprende di più è che è tutto verde. L'erba e le foglie sembrano luccicare sotto i raggi del sole che, caldo, sembra abbracciare un vecchio amico. Il tutto sembra uno di quei paesaggi straordinari che si vedono nei dipinti dei grandi pittori del passato, con quei colori, con quelle sfumature. Elanor volge il viso in avanti: vede una zona più scura, con sopra delle pesanti nuvole, nebbiosa. La ragazza inclina la testa, curiosa, vedendo il drago rosso che si dirige lì. L'ombra dell'immenso animale si ingigantisce e ricopre la terra sottostante, fino a ricoprire come un lenzuolo il mondo, che diventa ombroso, ma non misterioso e triste, anzi, sembra brillare ancora di più di vita. Piano, la ragazza sente il drago abbassarsi, andando verso una zona verde, con delle rovine. Scende dall'animale, poggiando i piedi, che solo allora si accorge essere nudi, sull'erba piena di rugiada. Nebbia. Intorno a lei, ancora bianco. L'aria ribolle di uno strano sapore e di una strana musica, che sembra provenire dall'interno della terra, dalle sue viscere più profonde. La ragazza comincia a camminare, con le mani in avanti, cercando di non cadere. Trova uno dei muri: sembra antico. Ancora quel canto, quel richiamo. Sembra che sia l'ambiente stesso che lo canti, sembra essere circondata da quei suoni. Li segue, facendosi trasportare dall'istinto e dall'udito. Inciampa, cadendo: un buco nel terreno. Nella nebbia scorge una botola aperta: ecco cosa l'aveva fatta piombare a terra. La musica si distingue di più: sta lì, vicino. Elanor si rialza, trovando delle scale, cominciando a scendere. I suoni si susseguono velocemente, rimbombando tra le mura della galleria, che sembra essere stata costruita tanto tempo prima. Delle torce illuminano la strada, bagnata e coperta di sterpaglie. Tutto sembra così vivo, così reale: tutto, i rumori, gli odori, sembrano toccarla, accarezzarla fra i capelli, passarle davanti agli occhi, come se fossero cose tangibili e concrete. Elanor esce in una piazza. Le pietre bianche sono interrotte da ciottoli colorati. Il cielo è scuro: probabilmente è quasi notte. Davanti a lei ci sta un ragazzo. E' bellissimo. Ha i capelli rossi e gli occhi verdi. La guarda e canta, la chiama verso di sé, con lo sguardo di chi ha la necessità di parlarle, di prenderla e portarla chissà dove. Intorno a lui, case, alte e in stile medioevo. Sembra quasi che la città in cui si trovano splenda, sembra emanare una grande forza, un'energia. Il ragazzo le tende la mano. Lei si avvicina, la sfiora, la prende. E' calda.



Elanor si sveglia improvvisamente. Il petto si alza e si abbassa velocemente. Cosa le è successo? Si guarda intorno. Nessuno. Solo la sua camera. L'orologio segna le quattro del mattino. Intorno a lei, i poster della sua band preferita sembrano fissarla. Si sente strana. Per lei è stato tutto vivido, vero, come se avesse vissuto davvero quelle cose. Sente ancora la sensazione di calore provenire dalla mano del ragazzo. Da fuori vede la luce del lampione sotto casa che illumina la stanza in una maniera inquietante. Le corde della chiatarra elettrica luccicano. Accanto, la scrivania in disordine sembra come l'ha lasciata. La finestra è aperta: mancano solo le tende che si muovono per il vento per completare il quadro. E in effetti ci sono, ma sono ferme, immobili e, se è possibile, la cosa rende Elanor ancora più inquieta. La ragazza si mette ancora di più sotto le coperte leggere, come se quei pezzi di stoffa possano darle una qualche protezione. Intorno a lei è tutto calmo, sereno. Eppure anche la stanza sembra distorcersi alla canzone che ancora pulsa nella testa della ragazza. Parole sconosciute, in una strana lingua che, ne è sicura, non era inglese. Sembravano suoni di una lingua antica e arcaica. Aveva capito ben poche cose di quello che il ragazzo aveva detto. Elanor si mette a sedere sul letto, rinnovata nel coraggio, accendendo la lucetta che sta sul comodino. Riflette. Lei non ha mai creduto che i sogni significassero qualcosa. Suo padre, sì, lui ci credeva, ma ormai non poteva più parlarle di quei sensi sconosciuti che avevano, hanno e avranno quelle fantasie. Lei invece è concreta, pratica. Eppure... eppure sentiva ancora la musica, sentiva ancora la nebbia, sentiva ancora la propria pelle in contatto con quella del ragazzo sconosciuto.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo, avvertite (è una storia che può venire in mente a tanti).

Innanzitutto volevo dirvi di leggere il prossimo capitolo, perchè sarà molto movimentato, mentre questo era più di passaggio.

Ringrazio voi che avete recensito lo scorso capitolo e che avete messo la storia fra le prefetite o nelle seguite ^^ Mi siete di grande incoraggiamento.

Nonostante la cortezza del capitolo, spero sia stato abbastanza soddisfacente.

Kiss



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Capitolo 4
*** Ar (vicino) ***


Guida ai capitoli

Ar significa “Vicino” in celtico.

La canzone che canta Richard appartiene alla Dreamworks: è apparsa nel film di Shrek 1

 

CAPITOLO QUATTRO: AR



Elanor sente la sveglia suonare. Sono le sette meno dieci. La ragazza allunga la mano, mettendo a tacere quello che per lei e per molti altri alunni è un aggeggio infernale. La stanza è in penombra. E' la fine di settembre. Il sogno del drago appartiene quasi a un mese prima, eppure continua a sognarlo, a ricordarlo, come se ormai facesse parte di lei. Elanor esce dalle coperte calde di colore rosso, mettendo i piedi a terra. Li rialza di scatto: il pavimento è freddo. Li riabbassa, cercando di abituarsi, cercando con gli occhi pieni di sonno le ciabatte. Elanor si alza: le vede. Sono sotto la scrivania. La ragazza si avvicina, scavalcando libri a terra e cartine geografiche srotolate per un compito di geografia. Si piega, felssibile, prendendo le ciabatte nere e mettendosele ai piedi. Poi si allontana, uscendo e andando verso il bagno. Prende la piccola radio che sta in un mobiletto, la accende, svestendosi, e va sotto la doccia. Apre l'acqua. Scende giù, gelida, freddissima. Elanor non ci fa caso, perchè la fa sempre così la doccia, è abituata. Dalla radio le note di “Welcome to the jungle” dei Guns n' Roses. La ragazza si ritrova a cantare, stonatamente. Si passa le mani sul corpo, lavando bene con un sapone che sa di zucchero e vaniglia, il suo preferito, mentre anche Colinde, sua nonna, si sveglia per prepararle la colazione: ne sente già il profumo. E' latte caldo e cioccolato, pane e nutella. Lo stomaco di Elanor brontola un po', mentre la ragazza prende lo shampoo al cioccolato cominciando a massaggiarsi i capelli biondi e ribelli che, bagnati, si sono allisciati. La ragazza urla, cantando un pezzo particolarmente forte della canzone che sta ascoltando: quanto le piace! Finisce di mettersi il balsamo, allo stesso profumo dello shampoo, prima di uscire e avvolgersi in un grande asciugamano bianco. Afferra il turbante per i capelli e torna in camera, sveglia e frizzante, portandosi dietro la radio, che intanto ha cambiato canzone: “Whatever you want” degli Status Quo. Elanor si asciuga, prendendo dall'armadio una maglietta nera, dei jeans dello stesso colore leggermente strappati sulle ginocchia, degli stivali neri con tante fibbie e una cintura con delle borchie. Si mette il reggiseno scuro, infilandosi contemporaneamente la maglietta. Poi si mette i pantaloni e i calzini, per poi passare alle scarpe, che allaccia con cura. La cintura la mette in maniera che si noti bene, leggermente pendente di lato. Si appresta a preparare lo zaino che ha dall'inizio delle medie, quando sente la nonna che la chiama. La ragazza esce dalla stanza, entrando in cucina dove Colinde sta preparando il pane con la nutella.

-Non preoccuparti, nonna, ci penso io.

Elanor prende il coltello e comincia a spalmare, abbondando. La donna si siede, aspettando che la nipote finisca la colazione.

 

Elanor spegne il proprio Ipod nero, mentre con un paio di matite si lega i capelli a mo' di chignon, lottando contro quei fili biondi che non ne vogliono sapere di restare fermi. La professoressa di italiano si sistema alla cattedra, facendo l'appello.

-Accetta Alessandro.

-Presente!

-Ascione Lorenzo.

-Ci sono!

-Britannico Elanor.

-Eccomi!

-Cappellari Maria.

-Presente!

-Emrys Ambrosius Garret.

Il silenzio cala nella classe, accompagnato da qualche risatina.

-Non c'è?

La professoressa cala la penna sul registro, cominciando a segnare una “A”, quando la porta si spalanca.

-Buongiorno, scusi per il ritardo.

-Buongiorno.

-Sono Garret.

-Bene, siediti accanto a Elanor.

La ragazza, sentendosi chiamata, alza lo sguardo. Sobbalza. Capelli rossi. Occhi verdi. Pelle scura. Quella sensazione di calore e di forza, di mistero che lo circonda. Il ragazzo si siede accanto a lei, sfiorandole una gamba con un ginocchio per prendere la sedia. Elanor sente un brivido percorrerle la schiena, arrivare fino alla punta dei capelli biondi. Per un attimo il cuore smette di battere, per poi cominciare una folle corsa, come se volesse fare a gara con i passerotti che volano fuori dalla finestra, nel cielo. Le sembra di volare e poi cadere di botto sulla terra, di morire e di vivere come non aveva mai vissuto prima. E' una sensazione che non ha mai provato: è allegria e nervosismo, tensione e paura, ma anche serenità e beatitudine. Garret la fissa: nessuno l'ha mai fissata così. Quegli occhi sembrano fermare il tempo, sembrano trapassarle il cuore, gentilmente. Elanor sente gli occhi chiudersi: sente la voglia di sparire. Vuole sottrarsi a quello sguardo, ma allo stesso tempo vuole avvicinarsi a lui, aprire l'anima per permettere di guardarla, di sapere tutto di lei: sa di potersi fidare. Quando Garret sposta lo sguardo verso la cattedra, ormai è troppo tardi. Elanor sente, non è stupida. Sente che lui la conosce, sente che vuole qualcosa. La ragazza fissa il quaderno a righe, su cui ha scritto una piccola relazione su un racconto che avevano letto la volta prima. Intorno, disegnini, citazioni di canzoni rigorosamente americane. Elanor sente il cuore calmarsi: non sa cosa le è preso. Si sentiva oppressa da qualcosa, come un peso. Sembrava quasi quando la nonna le dà da fare il pranzo o la cena, ma molto più forte, intenso. La ragazza scuote la testa, sistemandosi la frangia che gli era caduta sugli occhi neri. La professoressa scrive alla lavagna bianca con il pennarello nero, spiegando qualcosa che Elanor non segue. Garret sta disegnando su un angolo del quaderno, poggiato con il mento su una mano. La ragazza si trova a pensare che è decisamente molto bello: forse è stupido. Sì, insomma, raramente le persone belle come lui sono anche colte e intelligenti, bisogna ammetterlo. Sì, probabilmente è uno di quei classici ragazzi sbruffoni che credono di essere i migliori senza vedere i propri difetti. Elanor sospira, si calma, cominciando a guardare fuori. Il cielo è di un color grigiastro. Le nuvole sono scure, ma si muovono velocemente: ad alta quota c'è vento a quanto pare. Garret finisce di disegnare, alzando lo sguardo. Gli occhi hanno cambiato colore: sono rossi.

 

-Buongiorno ragazzi.

Elanor si alza insieme ai propri compagni, per poi risedersi subito. Il professore di religione è un uomo sulla cinquantina, severo e fermo; segue la propria religione in maniera ferrea, non tralasciando niente e non passando su niente, in una maniera che sfocia nel morboso; il suo aspetto non è dei migliori: i suoi capelli grigi lasciano intravedere molta forfora, gli occhi scurissimi fanno pensare a due olive nere e il viso ovale e rugoso lo fa sembrare un cane san bernardo, da cui il soprannome che gli alunni gli hanno dato. L'uomo si siede alla cattedra, osservando i ragazzi davanti a lui come in cerca di qualche preda. “Degno di un film comico”, dicono in molti, ma quando ci parlano subito il sorriso svanisce. E' una persona da una sola espressione: quella dell'uomo incorruttibile. “E' originale” molti dicono, altri invece affermano che “E' un uomo che è rimasto fermo al Medioevo, quando c'era l'inquisizione”. Per Elanor solo una cosa è certa: è pazzo, completamente.

-Vedo che c'è uno nuovo fra noi.

Ecco, ha scelto Garret come preda. Elanor pensa che il ragazzo non si farà mettere i piedi in testa, non da lui, non dal professore bernardino.

-Dimmi, come ti chiami?

-Garret.

-Quanti anni hai?

-Diciassette.

-Il tuo cognome?

-Emrys Ambrosius.

-Come mago Merlino, molto originale.

-Lo so.

-Religione?

-Druido.

L'uomo spalanca gli occhi.

-I druidi non esistono più.

Garret li socchiude, osservando il viso del professore, che abbassa lo sguardo: sta fuggendo! Questa rivelazione sembra arrivare non solo a Elanor, ma anche agli altri alunni della classe.

-Esistono, non sono riconosciuti dagli stati, ma ci sono.

-Gli dei druidi sono demoni.

-Gli dei druidi sono giusti.

Un mormorio si alza dai ragazzi.

-Stai parlando della stessa religione di cui parlo io? Quella in cui nella notte di Beltane gli uomini e le donne ballavano intorno ai fuochi per poi accoppiarsi con il primo che capita?

-Così sembra brutto.

-E' brutto.

-Non è vero, non è come lo descrivete voi.

Silenzio. I due stanno facendo botta e risposta.

-Voi siete cristiano, no? E' la stessa religione che mosse a bruciare persone innocenti come streghe?

-Noi lo sappiamo che non erano streghe vere, ma allora lo pensavano.

-Certo, che non erano streghe vere! Sennò sarebbero sopravvissute, no?

Qualche risatina.

-“Io vi parlo come a persone intelligenti. Giudicate da soli quello che dico.”

-Prima lettera ai Corinzi, capitolo dieci, versetto quindici.

-Bravo, sono piacevolmente sorpreso.

-"Una religione è tanto vera quanto un'altra."

-Robert Burton, uno scrittore americano.

-Anch'io sono colpito, signore.

Il professore si avvicina. Elanor toglie il libro di inglese su cui stava facendo i compiti sul momento.

-“So resistere a tutto ma alle tentazioni no”

-Oscar Wilde, niente di più facile.

-Bene: sei preparato sull'argomento.

Per un momento alla bionda sembra che i due si stiano divertendo: sembra una stupida gara, da ragazzini, infantile.

-Sai anche qualche lingua morta, Garret?

-Certo: latino, greco, druido...

-Ocriao

-Impallidire, greco. Zoogoneo.

-Partorire, greco. Krotafos.

-Tempia. Mi state sfidando a una gara di greco, professore?

-Se così ti sembra. Aidòs!

-Sapete: voglio sempre avere l'ultima parola. Polutimetos!

Elanor spalanca gli occhi: non ci può credere che è anche intelligente. Beh, forse è acido. Sicuramente. La ragazza guarda Garret. Sì, è veramente molto bello...

-Dianecomai.

-Garret, non sono un bambino. Meteoros.

-Sumfratto.

Improvvisamente, il suono della campanella avverte gli alunni che devono uscire. I compagni di classe sono decisamente ammirati. Il professore saluta il ragazzo con un cenno rispettoso del capo: sembra guardarlo come un proprio eguale. Elanor lo vede allontanarsi, per poi notare una foto che esce dal diario di Garret.

-Chi sono?

La ragazza indica la foto, prendendola in mano. Accanto ai visi delle persone ci sono scritti dei nomi.

-Chi è lui?

-Richard Du Lac.

-Du... Du Lac?

Elanor si mette a ridere, canticchiando qualcosa. Garret si gira verso di lei con sguardo truce.

-No, ti prego. Già c'è lui a cantare “Dulac è il paradiso!” Non cantarla anche te, ti scongiuro.

La ragazza ride di gusto, ridando la foto a lui che, intanto, finisce di fare lo zaino. Elanor si ritrova a guardarlo bene veramente. Ha una maglia molto larga di un colore rosso un po' spento. I jeans chiari sono fermati in vita da una cinta, mentre le scarpe da ginnastica sembrano quasi nuove. Il ragazzo si alza, mettendosi sulle spalle uno zaino nero con delle scritte in una strana lingua.

-Ti accompagno a casa, Elanor?

 

I due camminano per la strada affollata. La scuola è poco lontano: ancora di possono sentire le voci dei ragazzi che escono. Elanor è in silenzio. Non parla. Non ne ha bisogno. La sua mente è già abbastanza in tumulto: non le uscirebbero le parole adatte. Sarebbero confuse, senza senso. Ha tante domande per la mente. Appena uscita dal cancello della scuola, il sogno che aveva fatto in estate ha cominciato a rimbombarle in testa, come un'eco indissolubile. Le sembra come di essere sotto l'effetto di un incantesimo, o di essere il personaggio di uno di quei libri fantasy che spesso si trovano in biblioteca. Sembra quasi una di quelle favole, di quelle canzoni che parlano di eroi, principesse, maghi e avventure fantastiche. Quelle storie che ti fanno volare la mente verso posti lontani, con eserciti e grandi cavalieri. Non sa come sarebbe, ma forse sarebbe bello. Elanor alza la testa. Garret la fissa, camminandole affianco. I suoi occhi verdi la guardano, la scrutano. Davanti a quella profondità si sente come nuda, scoperta: non c'è un limite alla sensazione di sottomissione. La ragazza guarda avanti. Un uomo li supera.

-Eutrafes...

Il rosso strizza gli occhi, infastidito: evidentemente non gli piace non avere l'ultima parola. Elanor sorride. In fondo è solo un ragazzo, cosa può fare? Eppure, non sa... Il cuore comincia a battere forte ricordando il drago, la nebbia, la botola, la città, la sua mano. Elanor si ferma un attimo.

-Devo andare qui. Non aspettarmi, vai avanti.

-Ok.

Garret continua a camminare, lasciandola per strada. Il fisico del ragazzo diventa sempre più piccolo. Prima è una forma definita. Poi diventa un tutt'uno con la città. Poi solo un puntino rosso lontano. Sospira. Il cuore si è fermato.

 

Elanor apre la porta di casa con le chiavi. La voce di Colinde le pare così dolce in confronto a quella dei professori. I rumori della tv si mischiano con le parole della nonna. La ragazza si avvicina alla cucina, sospirando. Sente qualcun altro che sta parlando. Colinde non è sola. La bionda entra: Garret le si mostra davanti in tutta la sua imponenza. Lei ha un fisico mingherlino, mentre lui è alto e ha le spalle larghe.

-Elanor! Lo conosci? E' il figlio di un vecchio amico di famiglia, starà nel palazzo accanto da zio per un po' di giorni.

La ragazza scrolla le spalle, borbottando qualcosa.

-Non borbottare come un'adolescente in piena crisi ormonale: dì qualcosa!

Elanor alza lo sguardo. Colinde sorride, con gli occhi scuri che brillano. La ragazza non sa cosa dire. Fortunatamente c'è Garret che interrompe quel silenzio imbarazzante.

-Ci siamo visti a scuola, Colinde. Spero che andremo d'accordo.

Il ragazzo sorride, prendendo lo zaino e uscendo. Una persecuzione. La sta pedinando, Elanor ne è sicura. Non se lo ritroverà tra i piedi ancora, no, non ci riuscirà. Ma, mentre Garret esce, la ragazza ha la strana sensazione che lui continuerà ad abitare nella sua vita.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Che ve ne pare di questo capitolo? In realtà non è successo molto: ci saranno molti capitoli di passaggio nella storia, quindi se vi annoiano... mi dispiace, cercherò di renderli carini, ma comunque, vi toccano >.<

Comunque, questo capitolo è lungo. Mi dispiace solo per il ritardo, ma stavo aspettando che una mia amica (e lettrice) tornasse a casa prima di metterla.

Se mi dite che ve ne pare (ci sono stata tantissimo) perchè a me non piace molto >.< Non ne sono molto soddisfatta: nella mia testa veniva più carina =(

In generale, ringrazio le mie tre recensistrici fisse e che hanno messo anche la storia fra le seguite o da ricordare ^^

A presto, spero.

Kiss

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Capitolo 5
*** Reix (re, monarca, sovrano) ***


Guida ai capitoli

Il termine Reix è uno dei tanti termini che in celtico significa “Re”. Da notare la somiglianza con il latino “rex”.

Secondo la leggenda, Merlin era un bravissimo suonatore d'arpa, tanto che riusciva a incantare chiunque con la sua voce e le note che produceva con lo strumento.

Con il termine “alfiere” si definisce anche una persona che segue una convinzione o una missione con assiduità. Nel canto di Garret, il “Sacro alfiere” è Re Arthur, che aveva seguito il Santo Graal.

Il “cavaliere del lago” del canto di Garret è, ovviamente, Sir Lancelot Du Lac, chiamato così perchè dimorava in un castello che si affacciava su un lago.

Nella frase del canto di Garret “Che andò contro il temibile drago” si possono intendere due cose. Nella prima ipotesi, il drago è Re Arthur, poiché Pendragon, cioè il suo cognome, significava “Testa di Drago” e questa creatura era anche il simbolo della bandiera di Camelot. Nella seconda interpretazione, si può intendere il drago come animale e cioè come simbolo di gelosia, invidia, vendetta e, in generale, del male. In questa seconda ipotesi l' “andare contro” sarebbe inteso come “andare incontro”.

Lofn era una divinità antica della Britannia che faceva in modo che gli amanti proibiti si unissero o che si salvassero, poiché era loro protettrice.

 

CAPITOLO CINQUE: REIX



Elanor si lega i capelli, come fa sempre prima di andare a dormire. La notte è avanzata, la luna brilla alta nel cielo, poche stelle, nessuna nuvola. La ragazza si mette il pigiama bianco prima di lavarsi i denti con un dentifricio alla menta. A piedi nudi, si avvicina al letto. Spegne la luce. Un brivido le attarversa la pelle: come mai? Poi ricorda: la finestra è aperta. Elanor si alza, un po' scocciata, senza accendere la luce, cercando di non inciampare. Trova i vetri. Li sta per chiudere quando sente una dolce musica malinconica. Nonostante non sia il suo genere, ne è incantata, tanto che resta ad ascoltare. Viene dal palazzo di fronte. Una stanza del piano superiore ha la luce accesa. Elanor alza lo sguardo. Una figura maschile si staglia vicino al davanzale, con in mano uno strumento che sembra antico. La ragazza aguzza lo sguardo: è Garret. Le dita lunghe della sua mano pizzicano dolcemente le corde dell'arpa che appoggia vicino ai vetri della finestra. La voce giunge chiara alle orecchie della ragazza, che non può fare a meno di sospirare, mentre la storia della canzone arriva alla sua mente.

-Il rumore dell'acqua zampillante

Il vento pettegolo fra le foglie

I pensieri dell'uomo sognante

Si raggruppano in orribili smorfie.

A poco vale il falso pentimento

Per la vittima di Cupido arciere,

Che per cercar il Suo esaudimento

Ha maledetto il sacro alfiere,

E per la donna, costante complice,

Regal moglie dell'alfiere amato,

Che per la ignominia rivelatrice,

Voluta tardi dall'infido Fato,

Adesso sconta la pena rischiosa

Tra le fiamme e il fuoco del rogo

Secondo maledizione dolorosa

Sentendo vicino l'epilogo.

Corri, oh Lancillotto valoroso,

A salvar la regal sposa disonesta

Che per illecito amor impetuoso

Preferì te scatenando tempesta,

Salvala secondo il tuo cuore triste

Dalla delusione del Re ingannato

Che adesso imperterrito assiste

Alla punizione del pravo peccato.

Salta sul destriero compagno di storie,

Predi l'arma dai fendenti mortali,

Percorri distese di vedute ampie

E liberala dai fuochi infernali.

Soccorri la fanciulla traditrice

Saltando al di là del folle popolo

Secondo pazzia illuminatrice,

Compiendo per lei un tuo miracolo.

E così corse il prode Lancillotto,

Attraverso le pianure verdeggianti,

Con il suo cuore tristemente corrotto,

Come i bravi cavalieri erranti

Che nelle favole sono narrati

Come paladini dell'amore

Dall'incanto di Venere turbati

Guastati dal maledetto livore

Che gli fece dimenticar la promessa

Verso l'adorato sovrano loro

Che tuttavia d'amarli non cessa.

Ecco Lancillotto dal manto logoro

Che prende la fanciulla dalla vampa

Fuggendo lontano dalla fortezza.

Attenti quando l'amore divampa,

Perchè porta a dolce ubriachezza,

Come finì il cavaliere del lago

Con la sua donna, triste sventurata,

Che andò contro il temibile drago.

Ma Lofn loro salvò la passione nata,

Portandola lontano dal re tradito,

Portandola lontano dal re tradito

Che vendicava l'affronto subito.

Attenti quando l'amore divampa,

Perchè porta a dolce ubriachezza,

Come finì il cavaliere del lago

Con la sua donna, triste sventurata,

Che andò contro il temibile drago.

Ma Lofn loro salvò la passione nata,

Portandola lontano dal re tradito,

Portandola lontano dal re tradito

Che vendicava l'affronto subito.

Elanor posa la testa sulle braccia, mentre le ultime note del canto la cullano, trasportandola tra chissà quali sogni.

 

Grida, ura, spintoni. Elanor apre gli occhi, trovandosi fra una folla di uomini impazzita. Molti di loro sono biondi e alti, ma alcuni sono invece più scuri di pelle e più bassi. Quasi tutti hanno la barba o i baffi. Sono imponenti, muscolosi senza esserlo troppo, ben proporzionati, anche e tuttaltro che belli. I loro denti sono sporchi e emanano cattivo odore e i loro abiti, di pelliccia e cotone, ricordano tanto quelli dei classici conquistatori sassoni e vichinghi.. Due di questi stanno davanti a una pietra, cercando di afferrare qualcosa, ma subito se ne vanno, afflitti e affaticati. Elanor vede una roccia molto grande, in cui è conficcata una spada. Il suo manico è intarsiato d'oro e di altri metalli preziosi. La lama ha su scritte delle rune antiche. Il fodero, che sta là accanto, è di cuoio, di ottima fattura. La folla comincia a urlare più forte, attendendo con impazienza un altro pretendente. Improvvisamente, silenzio. Un vociare comincia a passare da persona a persona, fino ad arrivare all'uomo vicino Elanor, mentre lei sembra non esistere: “Merlin the Warlock is arriving!” “A boy is with him!”. La ragazza cerca di andare più in là, trovandosi infine in prima fila. Due persone stanno attraversando la folla, calmi e posati.

-Garret!

Nessuno la sente. Elanor si posa una mano sulle labbra, fissando stupita l'uomo. E' alto, dai capelli rossi... sì, sembra un Garret con la barba. Accanto a lui un ragazzo sui sedici anni alto e biondo cammina con lo sguardo dubbioso. Silenzio. I due si avvicinano alla roccia. Merlin fa un segno con le mani, come per cercare completa attenzione.

-Here is to you the King!

Tutti gli uomini cominciano a vociare.

-He's just a guy!

-Merlin, you're joking, aren't you?

Il rosso comincia a ridere, beffandosi della stupidità di quegli.

-Here is to you the King!

Ripete. Poi guarda il ragazzo accanto, sorridendo come si sorride solo a un figlio.

-King Arthur Pendragon...

Merlin, tendendo la mano verso la roccia, fa avvicinare il ragazzo. Il biondo sorride nervosamente, prima di avvicinarsi lentamente alla spada. Ne prende il manico. Fa forza con le braccia. Piano, la lama sferza la pietra, creando mille scintille, prima di uscirne con un rumore assordante. L'arma si illumina di una luce intensa, mentre il cielo si fa temporalesco. Uno strano vento soffia sui presenti: sembra sussurrare le parole di Merlin. Il mago sorride, dando una pacca sulla spalla al ragazzo, che, alzando la spada al cielo, urla qualcosa che Elanor non capisce. La ragazza chiude gli occhi. Una voce le parla nella testa. Il vento le colpisce con forza il viso, mentre nei suoi occhi prende forma uno strano simbolo. La runa del Destino, che segna la fine di un'era e l'inizio di un'altra, che simboleggia la rinascita quanto la morte. La runa del Destino, del Fato, che colpisce inevitabile tutti gli uomini.

-Anche te, Elanor.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Che ne dite? Mi scuso per le frasi in inglese: a parlarlo non sono un granchè, invece lo capisco molto bene, anche quando si tratta di parlata con strani accenti. Se c'è qualche errore, vi prego di riferirmelo ^^ Invece la frase finale rivolta a Elanor è messa volontariamente in italiano.

Come avrete notato, il canto di Garret presenta parti senza rime e cose varie: mi scuso, è che l'ho fatto io ed è il primo che provo a fare, quindi non trovavo la rima >.< Vorrei sapere cosa ne pensate, appunto, del canto, perchè c'è solo una piccola parte che mi ha soddisfatto, quindi vorrei più opinioni. Vi avverto, tutti i canti in italiano che troverete li avrò creati io, quindi non vi stupite se non sono precisamente belli ^.^"

Riguardo alla storia di Lancelot Du Lac, ci sono molte versioni, soprattutto di che fine fa Guinevere (Ginevra). Io, personalmente, ne ho usata per questo canto una in cui Merlin non fa la sua parte spegnendo il rogo con della pioggia, perchè la preferisco poichè viene rappresentato un Arthur più forte e determinato. Inoltre in un'altra versione, l'amore fra Guinevere e Lancelot è in realtà frutto di un inganno di Morgana. Infatti nel capitolo due dico: "tant'è che sbagliò a lasciare che l'effetto della pozione data a Guinevere per farla innamorare di Lancelot svanisse". Anche se nella versione da cui ho preso questa cosa, l'incantesimo non viene mai sciolto, io ho detto che effettivamente la magia smette di fare effetto, però quando ormai sotto si era creato un affetto sincero, quindi non stupitevi se in altri canti questa cosa non viene detta.

Grazie per la sopportazione XP

Kiss

 

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Capitolo 6
*** Vernos (antico) ***


Guida ai capitoli

Il titolo ha il significato di “Antico”.

Garret sa l'italiano e il motivo sarà spiegato più avanti. Se vi state chiedendo perchè nel secondo capitolo non l'ho fatto parlare inglese, è semplicemente perchè si capisse quello che diceva, sennò l'avrei tranquillamente messo in inglese con tanto di forme dialettali. La questione della lingua si risolverà in futuro, comunque.

“Cosa credi amica, ecc...” appartiene alla Disney, al film Hercules.

La citazione finale è di Sir Thomas Malory.

 

CAPITOLO SEI: VERNOS



Il rumore del pennarellino sulla lavagna. La voce della professoressa che spiega. I volti degli alunni sono rivolti a un foglio bianco sul quale scarabocchiano o a un cellulare nascosto fra le pieghe del giacchetto o ancora a un Ipod ascoltato con le cuffiette segretamente. In fondo è l'ultima ora, quella della quale sono tutti contenti di sentire la campanella. Elanor però non lo è, non adesso. La ragazza fissa le mani poi Garret, come se non ne potesse fare a meno. Pensa, Elanor. Ricorda. Non sa cosa stia succedendo: sa solo che è strano e che la porterà a dei pasticci. E' buffo: lei aveva sempre voluto un'avventura e adesso che ne ha una tra le mani ne ha paura. Ha il timore che sia solo l'ennesima illusione, che forse si sta sbagliando, che la presenza di Garret nei propri sogni sia solo un caso. Purtroppo non sono sogni normali. Se lo fossero, Elanor non avrebbe timore di quello che le sta accadendo. Eppure sa che è vero e reale... non capisce. La ragazza rivolge lo sguardo ancora alle proprie mani, che giocherellano con la gomma da cancellare. Garret non la guarda, non si cura di lei. Forse sente il suo timore, sente i suoi dubbi, ma certamente non gli importano. Strano a dirsi, ma lui è una di quelle persone a cui è difficile non obbedire, non sottostare pazientemente, non essere sottomesse: forse è a causa dei suoi occhi, di quell'espressione severa e forte, che ti fa sentire piccola e insignificante. Non è una bella sensazione. Elanor sa che non dovrebbe sentirsi così, non si è mai sentita così, neanche quando il preside l'aveva beccata a scrivere con un pennarello sopra il muro del cortile di scuola. Allora era arrabbiata. Adesso è solo curiosa, immensamente. “Sei una donnina curiosa: ciò porta guai!” La nonna glielo diceva sempre. Elanor non ha mai pensato che la curiosità portasse guai. Tuttavia, sente il bisogno di stare lontano dagli affari di Garret. Lei non è mai stata una pettegola, ma, si sa, è un piccolo vizio classico femminile. Che non tutte seguono, tuttavia.

-Garret?

La ragazza sussurra il nome del suo compagno di banco, per chiamarlo: sente il bisogno impellente di sentire il suo sguardo sopra di sé, una necessità stupida ma stupida quanto bisognosa di essere soddisfatta.

-Sì?

Eccola. La sua voce chiara, bassa, con quel buffo leggerissimo accento inglese. Elanor si ritrova a pensare che lui deve sapere molto bene l'italiano.

-Hai un foglio a righe?

Il ragazzo scuote la testa. I capelli si muovono leggermente, rossi come sempre, infuocati. Di nuovo il silenzio cade fra di loro.

-E... a quadretti?

Garret non risponde, semplicemente lo prende e glielo porge, con un bel sorriso sulle labbra. Strano: quando sorride ha la capacità di tranquillizzarti e di placarti l'animo, mentre da serio ti procura grandi tumulti. Non deve essere una cosa comune. Elanor sorride, scostandosi per l'ennesima volta la frangia dagli occhi. I suoi capelli: sempre disordinati. Un soffio di vento li spettina, un altro distrugge qualsiasi pettinatura. La frangia non è fatta apposta: le si erano bruciati i capelli per una stupida candela e così se li era dovuti tagliare. Sembrava come una di quelle cose dei film, quelle che dici: “Non possono capitare sul serio!”. La ragazza comincia a disegnare un viso stile manga. I capelli ricadono leggermente sugli occhi. Sta disegnando un ragazzo, un uomo. Poco a poco, anche il corpo prende froma: un fisico forte, che sembra dover proteggere quello che lo circonda. Piano, Elanor prende le matite dalle punte ben acuminate e si mette a colorare, facendo ogni tanto delle linee con un tratto pen. Deve fare tutto perfetto: le sfumature, l'espressione, le forme. La ragazza guarda il suo lavoro finito. Garret stile manga trionfa sulla pagina. Le ginocchia sono piegate e una mano tocca terra con la punta delle dita. Con l'altra mano regge un grande spadone. Gli abiti, aderenti che fanno intravedere il fisico atletico, sono rossi e color crema. Elanor guarda il ragazzo: lui invece nella realtà indossa una maglia dello stesso colore degli occhi coperta un po' da un giacchetto nero con un jeans scuro e delle scarpe nere con decorazioni verdi. La ragazza storce le labbra. Forse il fatto che è muscoloso è solo della sua immaginazione...

-Ti sei presa una cotta, Elanor cara?

Una vocetta fastidiosa nella sua testa le parla. Sicuramente non è la propria: forse è la coscienza...

-No, non è vero.

-Sì, invece: gli correresti dietro se solo potessi...

-Ti dico di no.

-Sì, gli sbavi dietro: tu lo aspetteresti volentieri in camera tua con una faccia maliziosa...

-Cosa?? No...

-Visto, sei già meno decisa: ma io lo so cosa pensi in fondo in fondo, no, Elanor?

La bionda decide di ignorare la vocetta, che tuttavia continua imperterrita a blaterare.

-Dai, ammettilo, Elanor cara, gli staresti attaccata tutto il giorno, peggio di una sanguisuga!

-Ti dico di no!

-Cosa credi amica, non si può far finta quando tutto parla chiaro!

Elanor fissa il disegno.

-L'hai pure disegnato senza saperlo: questo è amore!

La ragazza fissa ancora il foglio. La vocina sparisce leggera, improvvisamente come è arrivata: è la prima volta che la sente. Mormora.

-Sono patetica...

La bionda sospira, arrabbiandosi con se stessa. Prende il foglio, lo accartoccia e lo butta nello zaino: forse a casa lo riprenderà. Fissa Garret: non si è accorto di niente, o forse fa solo finta. Elanor guarda i tratti che la penna del ragazzo fa. Sono tratti scuri, neri, forti e marcati. E' un lago, una mano, una spada. E' bellissima, sembra quella del sogno. Anche se disegnata sembra ancora risplendere di luce, di quell luce intensa che l'aveva avvolta. Sembra il simbolo del coraggio, dell'onore, della purezza, ma anche dello smisurato orgoglio, della forza del comandante, delle urla, del sangue...

"Addio, ora. Intraprendo un lungo viaggio con coloro che vedi-se parto davvero-(giacché tutta la mia mente è obnubilata dal dubbio) per la valle nell’isola di Avalon; dove non cade grandine, né pioggia, né neve, né mai soffia vento fragoroso, anzi, essa giace immersa fra i prati, felice, abbellita da frutteti e radure, e valli ombrose, coronata dal mare estivo, dove guarirò dalle mie atroci ferite."

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Beh, innanzitutto voglio dirvi che la vocina interiore di Elanor è interpretata dalla mia amica e recensitrice Valerydell95: purtroppo ho dovuto cambiare un po' il suo modo di parlare perchè è talmente diverso dal mio che stonava molto: ciò mi dispiace, perchè in questo pezzo non è venuta benissimo, ma ci saranno pezzi futuri in cui sarà più lei ;D Quindi non ti preoccupare.

Per chi se lo chiedesse, in effetti in questo capitolo non è successo niente: alcuni miei capitoli sono così. Serve solo a definire meglio quello che Elanor pensa e lo so di essere ripetitiva, mi dispiace ^//^

Per chi non so sapesse, Sir Thomas Malory è colui che ha scritto "Le morte d'Arthur": la citazione è presa dal manoscritto originale, ovviamente tradotto in italiano. Questo pezzo, detto da Arthur, comparirà anche in futuro in un canto di Garret, ma in inglese: ve lo segnalerò a inizio capitolo, nella Guida.

Inoltre, mi dispiace per la cortezza >.< Io sono famosa per non fare capitoli lunghi: non vi preoccupate perchè alcuni saranno sostanziosi e pieni di colpi di scena ;D Spero che resistiate fino a lì.

Inoltre ci saranno dei pezzi in alcuni capitoli con frasi maliziose a volte anche esplicite, anche se mai volgari: soprattutto quando comparirà Richard fisicamente (che è uno dei personaggi più ironici di tutta la storia: è un po' un pervertito, veramente -.-") ci saranno delle frasi evidentemente collegate al sesso, anche se, come detto, non dovrebbero dare molto fastidio, perchè comunque rimangono all'interno dei rating verde/giallo, senza entrare in dettagli.

Il disegno di Garret è rimandato alla Dama del Lago che dà Excalibur a Merlin e che alla morte del re riprenderà la spada.

Ok, sono più lunghe le note che il capitolo stesso... -.-"

Grazie per avermi sopportato, ancora una volta ^^

Kiss

P.S. Posso avere dei consigli su come fare la presentazione della storia? Io la cambio spesso perchè non sono mai soddisfatta... Si accettano critiche, basta che siano costruttive, perchè sennò scatenerò il mio più temuto buon senso XD

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Capitolo 7
*** Aeliestr (spada) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo ha come significato “Spada”.

Il luogo descritto è come, secondo gli studiosi, doveva essere Stonehenge.

 

CAPITOLO SETTE: AELIESTR



E' un sogno. Un altro sogno. Elanor ne è sicura, perchè sennò non si potrebbe spiegare quella sensazione di leggerezza, quell'aria un po' nebbiosa che ha il paesaggio. E' un luogo che ha già visto, ma non ricorda dove. Intorno a lei tante rocce in piedi sull'erba soffice che reggono degli architravi anch'essi di pietra. La ragazza si guarda intorno: è un cerchio. Sembra... Improvvisamente si volta, sentendo una mano poggiarle sulla spalla. Non fa in tempo a guardare bene lo sconosciuto che già sa chi è: Garret, non potrebbe essere altrimenti.

-Sai dove sei, Elanor?

Non aspetta risposta.

-Sei nel Cerchio di Excalibur, almeno noi lo chiamiamo così. Tu non lo sai, ma alla morte di Arthur, Merlin, ancora vivo anche se per poco, conficcò la spada nella pietra che costituiva l'altare, bloccando la magia di questo luogo. Per secoli questo posto non è stato un passaggio per Avalon. Si dice che in alcune notti, si sentano però i canti degli abitanti della città e che si possa sentire ancora la magia pulsare in queste pietre. Queste rocce non sono quello che sembrano.

-...E cosa sono?

-Lo scoprirai, ma non oggi e neanche domani. Forse fra qualche mese, se qualcosa va storto.

Elanor si trattiene dal domandargli cosa dovrebbe andare storto, mentre Garret, le prende la mano e la porta verso una pietra con una spaccatura in mezzo. Al centro troneggia una spada: quella del sogno precedente. E'... strano: sembra più grande, più potente, sembra risplendere di una luce che prima non aveva. La ragazza ne accarezza la lama, che, nonostante sia affilata, non la taglia. Il metallo è bagnato da tante piccole gocce che sembrano lacrime. La bionda alza lo sguardo. E' notte. Le stele puntellano il cielo e tutto è così irreale. Sì, un altro sogno, l'ennesimo sogno senza senso. Improvvisamente, sente delle voci. Elanor si gira e ci sono tantissime persone a guardarla. Sono di ogni nazionalità, ognuna sembra venire da un posto differente e ognuno parla lingue diverse. Sono uomini e donne, alcuni sono solo bambini, altri sono adolescenti come lei; alcuni sono vestiti in maniera ricca, con abiti firmati, altri solo con pochi stracci; alcuni sono mori, altri biondi o castani, altri ancora rossi come Garret, alcuni hanno i capelli tinti di un qualche strano colore, alcuni non hanno direttamente i capelli. E' buffo perchè sembra vedere tutto il mondo lì, a guardarla, a fissarla, sperando in chissà cosa. Sono persone completamente opposte l'una dall'altra e Elanor si chiede come mai stanno lì, come mai non le aveva notate prima. Sotto il vociare, la ragazza sente qualcosa, un canto dolce e melodioso, come quello di Garret, con arpe e violini e alcune volte con tamburi e mandolini. Delle voci argentine cantano sopra quello strano suono. Elanor si guarda intorno. Le pietre non sembrano più tali. Sembrano anch'esse volti, esseri umani. Garret le sorride, incoraggiante. Il cielo è limpido, vuoto e infinito, ma in qualche maniera sembra rispecchiare il turbamento della ragazza che, allungando la mano, prende il manico della spada. La lama brilla e le rune sopra disegnate sembrano muoversi a ritmo con i canti che vengono da sotto terra. Elanor mette forza e cerca di estrarre l'arma, ma si accorge che va via senza la minima difficoltà. La bionda continua, mentre una strana luce passa attraverso le rocce, illuminando la zona intorno a lei, circondandola con un dolce bagliore. Elanor sospira, tirando fuori l'ultimo centimetro della spada. Garret continua a sorridere. La ragazza fissa i presenti, che sembrano non capire cosa sta accadendo, sembrano non comprendere cosa ella avesse appena fatto. Sembrano essere stati tolti dal loro posto per essere messi in un luogo che non conoscono. Forse è così.

-Quello che hai in mano, Elanor, non è un giocattolo. E' la lama più potente che sia mai stata forgiata: con questa puoi sconfiggere chiunque.

Garret le porga il fodero di cuoio, anch'esso decorato da strani disegni.

-Non è una favola, Elanor. Ti risveglierai e sarà tutto maledettamente vero e reale. Non è un sogno, non un semplice sogno. Questa è la verità.

La ragazza guarda Garret: non capisce. Come può essere realtà? Lei sta nel suo letto, fra le coperte. Si guarda intorno. Le persone sembrano scomparire, una ad una, e la folla si fa più piccola e ristretta, finchè anche l'ultima gente rimasta non scompare dietro un velo di oscurità. Intorno a lei, le pietre assumono perfettamente forme umane: sembrano cavalieri. La ragazza si gira, ma Garret non c'è più. Intorno a sé il mondo si fa buio: si sta svegliando. Nella dormiveglia, vede delle immagini. Ne sente i suoni, gli odori. E' sapore di bruciato, di sangue. Sente delle strane sensazioni allo stomaco e alla gola, sente dolori in tutte le parti del suo corpo. In fondo, i bagliori di lampi e di fiamme. Ma è solo un attimo. Anche queste immagini vengono inghiottite dal buio e dal chiarore lunare che, lentamente, penetra oltre le palpebre abbassate di Elanor. La bionda non vuole aprire gli occhi. Ha paura, non sa di cosa. Ma sente ancora l'eco di quei crampi allo stomaco, di quel cuore impazzito. Le sembra di sentire del sudore scenderle sulla tempia, deviando quando arriva alle sopracciglia, scendendo come una lacrima sulla guancia, per poi scendere sul collo e venire assorbito dal pigiama. Elanor, lentamente apre gli occhi. La sua stanza. Tira un sospiro di sollievo. Il suo cuore si calma. Adesso batte tranquillo e placido. Ma per poco. La ragazza, infatti, mettendosi seduta, sente un peso sulle coperte. Non è sua nonna, ne è sicura: non ne vede la figura. Sembra qualcosa di lungo e pesante. Elanor si alza, con il cuore che nuovamente sembra andare a mille. Un rumore metallico riecheggia nella camera. La ragazza accende la luce.

-No... non è possibile...

Si mette una mano davanti alla bocca, con gli occhi sbarrati. Terrorizzata. Non è un mostro, non è una qualche creatura, non è neanche una persona. E' una spada. Bella, lucente, come da secoli non se n'erano viste. Ma era disegnata. Da strane rune. Come quella del sogno, uguale. Il respiro è mozzato.

-Oh... Dio.

Elanor toglie la mano da sopra le labbra. Adesso sì che suda sul serio. Le sopracciglia sono arcuate in una strana maniera, mentre le pupille si stanno facendo piccole e sottili. Il suo petto non si muove. Neanche la sua pancia. Non respira. Ha un bisogno impellente d'ossigeno, ma non respira. La ragazza chiude gli occhi, per poi riaprirli, continuando a guardare l'arma che è ancora immobile a terra, a contatto con il pavimento. Elanor comincia a correre verso l'oggetto, afferrandolo e buttandolo nell'armadio con violenza. Le ante si aprono. La ragazza le richiude. Si riaprono.

-Ok, forse è solo la fretta...

La bionda prende un sospiro, prima di richiudere le ante. Si riaprono. La ragazza vuole urlare, ma non lo fa. Apre la finestra. Guarda quella di Garret. Una luce che si spegne all'interno e un'ombra. L'arpa ancora appoggiata al davanzale.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Grazie per aver letto. Mi dispiace per aver saltato un aggiornamento =( Non ho molto tempo per scrivere: ho altre 14 originali in fase di lavorazione >.< Scusate, ancora, spero che non si ripeta. E mi scuso anche per la cortezza del capitolo. La spada, ovviamente, è Excalibur e ci sarà molto d'aiuto in futuro ;)

Kiss

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Capitolo 8
*** Kautos (saggio, prudente) ***


Guida ai capitoli:

“Kautos” significa “Saggio, prudente”.

“Dodda” è un termine tipico della voce interiore di Elanor.

I due amici nominati di Garret, cioè Richard e Magor, compariranno più avanti e saranno alcuni dei personaggi più importanti della storia.

 

CAPITOLO OTTO: KAUTOS



Elanor si guarda allo specchio. La notte prima era stata abbastanza movimentata. Non sa quanto tempo aveva impiegato la sera prima per chiudere la spada nell'armadio. La ragazza fissa le ante del mobile: le aveva dovute bloccare. Ma non aveva pensato che avrebbe avuto bisogno degli abiti il giorno dopo. La bionda tira un sospiro. La vocina interiore si fa di nuovo viva.

-Forza, Elanor, solo un piccolo sforzo. Vedrai che è stato solo un sogno...

-Ma l'armadio è sul serio chiuso e...

-Dettagli! Forza. Apri l'armadio.

-Ma...

-Apri quel cavolo di armadio, dodda!

La ragazza prende un bel respiro profondo. Toglie la corda che in passato aveva usato per saltare e che invece aveva utilizzato per legare le maniglie dell'armadio. Piano, fa scivolare la propria mano fino al freddo metallo che gli serve per aprire il mobile. Sospira ancora. Apre leggermente e... La ragazza si discosta velocemente, vedendo un luccichio metallico nel buio del mobile. Sente la propria vocina interiore imprecare. Elanor guarda la spada cadere sul pavimento, ancora, producendo un rumore assordante.

-Ely, che sta succedendo lì sopra?!

-Niente nonna: veniva da fuori!

Sperando che ci creda, la ragazza rimette l'arma nell'armadio, non prima di aver preso dei vestiti. Li guarda. Se vuole storcere informazioni a Garret, deve usare un metodo che ben poco le si addice, ma che funziona sempre: il fascino femminile. Poi, chissà, magari avrebbe fatto anche colpo. Due piccioni con una fava, insomma. Elanor si mette i jeans neri a tubo e il corsetto nero di velluto con dei nastri bianchi. Ai piedi infila le scarpe nere. Prima di uscire da casa, si mette una giacca di pelle nera dal taglio leggermente più elegante del solito. I capelli sono dietro legati, lasciando cadere alcune ciocche. Anche se è una cosa semplice, Elanor ci stava proprio bene. La ragazza arriva al proprio banco: Garret è già arrivato e sta ricontrollando i compiti di matematica. Lei, sedendosi con aria seducente accanto a lui, gli si avvicina con la sedia. Normalmente non farebbe mai una cosa simile. Normalmente, in effetti, non si ritroverebbe una spada in camera. Elanor lascia andare la tensione: lei in genere è abbastanza timida e chiusa con i ragazzi non sarebbe capace di sembrare naturale. O forse sì?

-Ciao.

-Ciao.

Silenzio.

-Senti, Garret, mi chiedevo se...

Lui la guarda. Pensa. Riflette. Improvvisamente un pensiero gli attraversa la mente: lei è molto affascinante oggi. Certo, lo era anche il giorno prima, e quello prima ancora a dirla tutta, ma questo giorno in particolare sembra l'avesse fatto volontariamente. Garret guarda il corpetto che segna bene le curve della ragazza che, benchè non esagerate, sono perlomeno desiderabili. Forse Elanir vuole delle informazioni: c'era già passato sotto questo trucco e Garret non è stupido, non lo è mai stato. Ogni ragazza crede che il cervello dei maschi sia riempito da poche parole, come “Partita”, “Telecomando” e, ovviamente, “Donne”, ma la realtà è ben diversa. Beh, forse non tanto a dirla tutta con sincerità. Garret sa bene che non può dire ancora niente a Elanor: la ragazza avrebbe dovuto aspettare la notte, la sera, il nuovo sogno. Sa che è un ragazzo fortunato, perchè dai suoi avi ha ereditato un dono e non voleva sapere a che prezzo. Non poteva permettersi distrazioni di alcun tipo: una sola, una sola parola sbagliata avrebbe potuto mandare tutto a rotoli. Dannazione! Però anche lui è umano. Gli piace scherzare con gli amici, come Richard e il “puritano”, come chiamavano Magor, e gli piace ridere e divertirsi e magari trovarsi una ragazza, chissà. Nonostante questo deve essere saggio e prudente. Garret pensa di essere un debole. La guerra. Quella deve ancora iniziare. Sì, deve iniziare e lui già si sente come Atlante che regge il peso dell'emisfero sulle spalle. Che razza di comandante lo farebbe? Nessuno, e lui si sente male, perchè quell'unica parola lo fa sentire una specie di vermiciattolo.

-Garret?

La voce molto più soave del solito di Elanor lo risveglia.

-Ah, sei vivo! Volevo sapere cosa facevi ieri sera ancora sveglio alle due di mattina? Mi sono sveglita per un incubo e, guardando fuori, mi è sembrato di vedere che stavi spegnendo la luce...

-Io spesso vado a dormire molto tardi: ho fatto i compiti. Non ho avuto tempo durante la giornata.

-Sport?

-...Più o meno.

La ragazza annuisce. Non ci crede. Garret non sarà stupido, ma non lo è neanche Elanor. Lei sa. Sa che tutto questo sta accadendo a causa della sua presenza e sa che presto scoprirà tutto. Squilla la campanella. Il ragazzo sente che le deve dire qualcosa, solo una cosa, anche solo poche parole per darle la speranza di sapere tutto al più presto possibile.

-Elanor?

-Sì?

-Stanotte seguimi.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Lo so cosa state dicendo, perchè vi leggo nel pensiero: "Un altro capitolo inutile". Ebbene, vi annuncio la lieta notizia.... e cioè... *rullo di tamburi* questo è l'ultimo capitolo inutile in tutta la storia: nei prossimi succederà sempre qualcosa o verranno introdotti nuovi personaggi!! Contenti? Bene.

Vorrei fare un ringraziamento speciale a Giuppi95, che mi ha aiutato a scrivere il pezzo dei pensieri di Garret: alcune frasi sono sue, facciamogli un applauso ;)

A presto.

Kiss

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Capitolo 9
*** Bog (immergersi nell'acqua) ***


Guida ai capitoli:

Il termine “Bog” può significare “Temprare l'acciaio”, ma in questo caso assume il signifiato di “Immergere(si) nell'acqua”

I nomi delle ancelle sono Brethil (ve la ricordate?), Casey (nome irlandese che significa “Vigilante”), Colleen (nome irlandese che significa “Ragazza”), Abdone (nome ebraico che vuole dire “Servile”), Dalila (nome ebraico che significa “Umile”).

Lyonesse è un'isola leggendaria situata a sud della Cornovaglia scomparsa nelle acque. Ci sono molte leggende sul suo conto ed è stata identificata con tante altre isole, come Avalon o Tir Nan Og. Secondo una leggenda la sua ricomparsa sarebbe uno dei primi segni del ritorno dell'era di Re Arthur.


CAPITOLO NOVE: BOG



“Stanotte seguimi.” Quella era stata la frase, quasi l'ordine, di Garret a scuola. Ed è quello che Elanor sta facendo. La ragazza corre, superando alcuni ostacoli, lo insegue. E' notte fonda e la terra è illuminata solo dalla luna e le stelle. Il paesaggio è sfocato, lieve: è un sogno, l'ennesimo sogno senza senso. Corre e sinceramente non può farne a meno. Ogni tanto perde la figura del ragazzo alla vista, ma nella sua mente sente una voce che la guida: non può non seguirlo perchè il suo cuore sa, in qualche maniera sconosciuta, che lui la sta portando verso il motivo della propria esistenza. E' una cosa poetica, troppo per una ragazza un po' metal che non sopporta quell'aura di dolcezza. Eppure è irresistibile. L'erba piena di rugiada le accarezza i piedi quando si ferma. Garret la guarda e sorride. Ha uno strano abito: un grande mantello rosso scuro gli fascia il corpo coperto da una casacca dello stesso colore e dei pantaloni neri, invece Elanor è scalza e col pigiama. Presto la notte, fino a quel momento limpida, si fa nebbiosa e nuvolosa. La ragazza vede poco: può notare solo una barca che spunta dall'acqua del lago dove stanno. Riesce a scorgere un movimento di Garret: sta salendo sull'imbarcazione che parte. Quando ormai è totalmente sparita alla vista, la nebbia si dirada e il cielo mostra ancora i propri gioielli. Elanor si guarda intorno: non c'è Garret, non c'è quella specie di zattera, non c'è la nebbia, non una nuvola. Il silenzio è irreale intorno a lei. Il suo respiro si condensa in nuvolette di fumo grigio. Improvvisamente sente una voce.

-Seguimi...

-Cosa?

-Seguimi.

Quella voce calda e profonda, quel tono imperterrito e dolce: Garret, l'avrebbe riconosciuto fra mille. Ma da dove parla, da dove può parlarle? Lo sente nella propria testa, come se sussurrasse al suo orecchio: potrebbe percepirne il respiro se solo avesse voluto. La nebbia non c'è più fuori, ma sa di averla nella testa perchè sente la propria ragione oscurarsi, come ubriaca della musica che sembra provenire dalla terra. A proposito, quando è cominciata? Insieme a essa il terreno sembra palpitare a ritmo, sembra come se respirasse: a Elanor sembra di vedere delle figure intorno a sé, delle figure dalle braccia di rami o dai piedi di capra. Ne è spaventata, ma sta ferma, immobile, aspettando che Garret che l'ha portata fin lì faccia qualcosa.

-Entra nell'acqua.

Elanor non si fa domande: in pochi giorni ha capito che a lui si obbedisce soltanto. Scappa da quelle ombre lunghe che sembrano accerchiarla e si butta nel lago che è da subito profondo. L'acqua è gelida e le attacca il pigiama lungo il corpo caldo che ben presto si raffredda. La ragazza non ha bisogno che Garret le dica qualcosa: sa cosa deve fare. Si immerge nel lago. I capelli biondi si aprono a raggiera, le guance sono gonfie, gli occhi aperti. La ragazza non è mai stata brava a nuotare, ma subito comincia a tentare di andare sul fondo del lago: non vuole andare avanti, né sopra, vuole andare sotto e ancora più sotto. La pressione si fa sempre più insistente su di lei, l'acqua le entra nelle orecchie e nel naso e non può trattenere ancora il fiato a lungo. Si sente mancare il fiato, già gli occhi cominciano a chiudersi e le labbra ad aprirsi, ma non può, non deve. Ma non ce la fa più, deve salire, non può farcela. La ragazza sale in superficie, tenendo gli occhi chiusi. Strano, da sotto le palpebre vede della luce. E sente delle voci. Anche l'acqua che la circonda sembra cambiata: è calda ed è leggera. Elanor apre piano gli occhi. Li sbatte un po' prima di abituarsi alla luminosità della stanza. E' in una piscina. Davanti a lei c'è una donna e accanto a lei c'è Garret che la guardano sorridendo amichevolmente. La ragazza è confusa: come è arrivata lì? chi è quella donna? cosa vuole da lei? e Garret? La bionda si guarda ancora intorno. La stanza ha le mura bianchissime. Il soffitto è decorato con intersezioni dorate e al centro della sala c'è una grande finestra circolare che buca il tetto facendo passare la luce. Appeso al centro di quella finestra c'è un lampadario grande fatto di cristallo con delle candele sopra. Ci sono delle colonne color crema sul perimetro della stanza e il mavimento è in mattonelle esagonali dello stesso colore mentre in mezzo a loro ci sono dei piccoli rombi bianchi. In passato doveva essere stata una camera scura, ma adesso sembra pronta a rivedere una nuova era di bellezza e di questo sembra gioire e annunciare la propria rinascita. Accanto alla donna c'è una piccola colonna con sopra disegnati strani simboli su cui poggia una bacinella piena di acqua limpida e lucente. Elanor non riconosce il luogo, ma sente che le sta dando il benvenuto, per cui non ha paura. Garret le offre la propria mano. La ragazza esce dalla piscina: è bagnata da capo a piedi. La donna le sorride ancora.

-Brethil!

Una donna anziana entra, accompagnata da altre quattro ragazze. Appena vedono Elanor, le fanno un inchino e prendono subito degli asciugamani per coprirla e asciugarla.

-Abdone, porta un altro asciugamano a Colleen.

La ragazza unnuisce. E' una fanciulla molto graziosa, dai lunghi capelli castano scuri e mossi e gli occhi noicciolati. Quella che invece deve essere l'altra giovane è molto diversa: i capelli liscissimi sono di un biono chiarissimo e gli occhi di un colore blu che vira verso il violetto. Altre due ragazze le asciugano con delicatezza i capelli.Casey e Dalila si chiamano: una dai folti capelli ricci neri e dagli occhi castani, l'altra castana chiara e dalle iridi grigiastre. Elanor le guarda incantata, perchè sono veramente molto belle come se fossero quelle ninfe dei miti greci che tanto incantavano gli uomini. Le mettono sulle spalle un grande asciugamano bianco e le sistemano un attimo i capelli spettinati prima di allontanarsi in silenzio. L'anziana, accanto a Garret e l'altra donna, sorride.

-Andate, ragazze! Brethil.

La lasciano sola. Elanor adesso può vedere meglio la sala: si accorge della sua grandezza e imponenza. Aveva ragione: una nuova epoca grandiosa in cui il mondo avrebbe riconosciuto l'esistenza di quel luogo. Il rosso sorride, togliendosi il mantello, mentre la donna gli dà una pacca sulla spalla. Adesso che guarda meglio, Elanor può notare delle somiglianza fra i due. Benchè il fisico evidentemente diverso, i due hanno dei lineamenti del viso uguali. Lei, nonostante gli occhi viola scuro, i capelli neri e la pelle pallidissima, ha lo stesso naso e la stessa forma delle labbra di lui che, con i suoi occhi verdi smeraldo, rosso e abbronzato, sembra essere totalmente differente in un primo impatto. Improvvisamente si scuote la terra ed Elanor cade a terra, mentre Garret e l'altra donna sorridono più di prima guardandosi felici. Il ragazzo le allunga la mano.

-Questo è il segno: Lyonesse si è risvegliata. Benvenuta ad Avalon, Elanor.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Beh, Elanor è finalmente arrivata ad Avalon. Nel prossimo capitolo (che conto di mettere fra tre giorni al massimo o quattro se proprio va male) ci saranno vari traumi per Elanor che si scoprirà discendente del grande Re Arthur (Viva Re Artù! Viva Re Artù!) e scorprirà il segretuccio di Garret ;) Ci saranno svariati racconti e un paio di leggende e ci sarà una "sorpresona" su Colinde che voglio vedere se la indovinate! Poi, vabbè, come reagirà Elanor a certe scoperte? Penso di metterci anche un canto in lingua originale gaelica, ma non riesco più a trovarlo (l'ho trovata l'anno scorso) quindi non so se ce la faccio (ovviamente metterei anche la traduzione). Inoltre ho trovato un corso di gaelico XD Potrei inventarmi io stessa delle frasi, chissà XD

Al prossimo capitolo ;)

Kiss

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Capitolo 10
*** Are (alba, aurora) ***


CAPITOLO DIECI: ARE

P.S. Avrei dovuto mettere ieri questo capitolo, ma non mi si apriva EFP e oggi non potevo metterlo ^^" Mi dispiace di vaervi fatto aspettare!

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Capitolo 11
*** Borg (città) ***


Guida ai capitoli:

“Borg” significa “paese, città”

Harry Potter è proprietà della Rowiling, non mia.

 

CAPITOLO UNIDICI: BORG



Elanor apre gli occhi. Una luce leggera illumina il luogo in cui si trova. La ragazza si alza, guardandosi intorno, sobbalzando.

-Il sogno, Garret, Avalon, Merlin! Il sogno, insomma.

Stava vaneggiando. Improvvisamente, qualcuno bussa. Elanor risponde con gli occhi sbarrati. Garret entra nella stanza, sorridente e come non mai. Le dice di andare a vestirsi e di non pensare. Elanor, in una specie di trance, si alza andando verso l'armadio dove trova molti abiti medievali.

-Indossa quello che più ti aggrada.

La ragazza tende la mano su un abito marrone e arancione, povero, ma leggero e con dei dettagli moderni. A quel punto, guarda il ragazzo: indossa una casacca rossa con dei pantaloni pesanti e poveri fatti con un materiale grezzo. Il ragazzo le tende quel macchinario di cui le aveva parlato la notte. Garret le prende la mano. Porta la ragazza alla finestra, facendole guardare fuori.

-Questa è Avalon.

Elanor fissa le case bianche di cui si intravedono i tetti. Le strade anch'esse candide si diramano per tutta l'isola. Oltre i confini, il mare, azzurro, limpido. Una linea di un bianco sporco indica la spiaggia calda, scottante sotto il sole che sta brillando. Dei grandissimi edifici troneggiano sopra gli altri: uno ha una grande cupola e ha delle grandi torri intorno che terminano con delle statue di marmo, un altro ha dei dettagli dorati e di pietre preziose, ma restando nella semplicità, un altro ancora, imponente, aveva una grande piazza ed era leggermente sopraelevato rispetto agli altri.

-Cosa sono quei tre palazzi?

-Quella è una basilica, quella una moschea e quella ancora una sinagoga: da noi vengono persone di ogni paese ed è giusto che abbiano lo spazio per le loro funzioni sacre. Per questo anche la nostra scuola è molto diversa dalla vostra e molto più complicata: ogni persona ha giorni santi diversi, ha feste diverse e tradizioni differenti. Quindi abbiamo inventato un metodo un po' confusionario e stupido, ma efficace: non ci sono degli orari precisi, né dei programmi precisi. Ognuno di noi può studiare cosa gli pare quando gli pare, con l'aiuto dei genitori o con l'aiuto di alcuni insegnanti messi a disposizione dell'alunno, o ancora con l'aiuto di studenti più grandi. Gli studi terminano a quindici anni: voi che ci state a fare così tanto a scuola? Dopo resterete ragazzini per molto più tempo perchè non conoscerete decentemente il mondo fuori! E poi, appena uscite dimenticate tutto: allora per cosa avete faticato per così tanto tempo? Vabbè, saltando questo... In ogni caso alla fine di ogni anno un insieme di persone composto da cinque membri testa le conoscienze del ragazzo o della ragazza: ognuno dei membri testa due materie. Infatti, hai un massimo di dieci materie da seguire all'anno più tre obbligatorie motorie, cioè equitazione, scherma e nuoto.

-Tu cosa hai studiato?

-Io? Beh, medicina, erbologia, storia, lingue, divinazione, tiro con l'arco, lingue morte, antologia, pittura e filosofia

-Ma come hai fatto a studiare tutto?

-Per questo non tutti ce la fanno. Bisogna studiare molto, sì, ma allo stesso tempo si è comunque tranquilli e rilassati: dopo ti spiegherò perchè. Comunque...

-Chi sono i cinque membri?

-Clio, cioè mia madre, e altri quattro maghi tra i più potenti del mondo. Comunque, stavo dicendo... ah, sì! Come si è formata Avalon? Inizialmente era solo un potente fulcro di magia. Fu scoperta da un mago in un'era molto vicina alla mitica fondazione di Roma, anche se il periodo preciso è molto incerto. Il mago creò un palazzo in quest'isola, creando dei portali per condurre qui coloro che possedevano la magia nelle vene. Alcuni di questi portali sono stati distrutti o sono comunque diventati inutilizzabili, mentre alcuni sono molto recenti.

-Me ne puoi dire alcuni?

-Certo. Per esempio Stonehenge è tutt'ora inutilizzabile, ma in passato è stato uno dei portali. Come lui anche il Colosseo. Qui in Inghilterra c'è anche il Globe. Fuori Europa c'è il centro del Triangolo delle Bermuda, che contiene anche una nostra riserva naturale (non è che perchè siamo maghi alcune delle creature da noi conosciute non sono in via d'estinzione), c'è l'Ayers Rock in Australia, in Egitto c'è la Sfinge... Ce ne sono molti altri in tutto il mondo in quasi ogni regione.

Elanor sorride: ecco spiegati tutti i misteri dell'umanità! Beh, la bionda crede che sul serio non si deve fare domande su come è stata portata lì: infondo non era per niente male quel posto.

-Tornando alla fondazione di Avalon, come ha fatto a diventare così grande?

-Stavo dicendo che il mago anonimo creò questi portali perchè così maghi di tutto il mondo sarebbero potuti arrivare qui. In seguito, con la caccia alle streghe, questo luogo è diventato una vera e propria città che si è estesa per buona parte dell'isola, lasciando ovviamente le foreste e dei campi. I maghi vivevano in queste case che, mentre inizialmente assomigliavano a delle baraccopoli, mano a mano sono diventate vere e proprie abitazioni e si sono stabilizzate. Intorno sono nati anche negozi, mercati, industrie e magazzini, formando anche un commercio tutto nostro che è collegato ai maghi di buona parte dell'Europa. In questa città sono custoditi molti oggetti, alcuni dei quali importantissimi e ciò rende Avalon non solo una specie di capitale per quanto riguarda l'educazione dei nuovi maghi e il mercato, ma anche per le religioni.

Elanor si massaggia gli occhi.

-Sembra di leggere un libro di geografia...

Sono usciti dalla camera e stanno camminando. Elanor si stupisce di quanto quell'abito dalla gonn a lunghissima potesse essere comodo. Stanno fuori, adesso, in una specie di giardino pieno di piante che non aveva mai visto in vita sua.

-Sì, ma la parte più divertente sta per arrivare. Qui sono custodite anche le leggi magiche, scritte su pietra tempo prima che l'uomo colonizzasse il pianeta. Sono scritte in una lingua arcaica che è stata tradotta per fare in modo che tutti la conoscessero. A dirla tutta, la storia di come si sono formate sembra tanto quella dei dieci comandamenti e per questo non te la racconterò. Comunque, le due leggi più importanti che ogni piccolo mago conosce sono le due leggi del Borrach, cioè le due Leggi del Coraggio. Hanno un nome parecchio stupido, a dirla tutta. La prima dice di non insegnare a nessun essere umano nato senza magia nelle vene degli incantesimi. La seconda dice che qualunque incanto fatto in vita deve essere spezzato prima di morire.

Elanor lo guarda perplessa.

-...E perchè si chiamano “del Coraggio”?

-La realtà magica è molto più complicata di come fa vedere Harry Potter, Elanor. Non c'è nessun Tu-sai-chi, non c'è nessun Albus Silente, non ci sono Ron e Hermione. Ci sei solo tu. E queste leggi ti costringono a restare solo, a non essere voluto da parte delle persone, ma mentre da un parte fa questo, dall'altra ti garantisce sicurezza. Purtroppo quasi nessuno, alla fin fine, rispetta queste due leggi: del resto, chi vorrebbe farlo? La prima legge ti porta a grossi litigi con le persone che ti stanno intorno e la seconda ti dice che qualunque tuo operato, anche per il fine di proteggere qualcuno, dovrà essere distrutto, perchè, in teoria, solo tu puoi disfare quello che hai fatto. Chi vorrebbe cose del genere? Comunque, tornando a noi... Devi sapere una cosa su noi maghi: ci dividiamo in tre categorie, cioè...

Elanor resta incantata a guardare un giovane. Ha i capelli neri e ricci che si scuotono a una leggera brezza. Gli occhi di un verde smeraldino e caldo la guardano quasi ghigando, mentre la mano pallida fa un cenno come un saluto. Il ragazzo si avvicina. La voce dentro di Elanor continua a fare apprezzamenti ben poco graditi alla ragazza, cui sembra di aver già visto quel giovane.

-Garret! Chi è questa nuova ragazza?

Dicendo questo, la mano del ragazzo si avvicina alla spalla della bionda che si allontana lievemente, stordita da quel sorriso sghembo che sembra non annunciare niente di buono.

-Richard, lei è Elanor, la tua futura Regina.

Il moro la guarda, sorridendo ancora. La sua espressione, vagamente perversa, sembra essersi affievolita in un semplice sguardo di amicizia, che subito viene rimpiazzata con quella precedente. Elanor si avvicina inconsciamente sempre di più a Garret che guarda molto male il ragazzo. La vocina intanto dentro la testa della bionda si fa sempre più insistente, borbottando di come Richard potrebbe essere simpatico.

-Di cosa ti stava parlando Garret?

I tre si siedono a un tavolo: il rosso sta da una parte, Richard e Elanor dall'altra. La ragazza cerca di tenersi alla larga dal giovane, che però continua ad avvicinarsi con aria furba. Garret improvvisamente passa accanto a lei e si mette in mezzo, facendo un “Oh” molto infantile all'altro che, per risposta, gli fa una breve linguaccia. La domanda “Dove sono capitata?” si fa strada nella mente della futura regina, cancellando addirittura la vocina che al momento è molto lontana e ovattata.

-Stavo dicendo che i maghi, come del resto anche la maggior parte delle persone “normali”, sono divisi in tre categorie: i pervertiti...

Garret lancia uno sguardo eloquente a Richard, che continuava a cantare sottovoce, incurante della espressione del rosso, che si era fatta molto infastidita.

-Le persone assolutamente equilibrate dal punto di vista ormonale, come me, e infine, diciamo... quelli che hanno un lieve difetto... quelli che... non sanno niente di queste cose. Niente. Assolutamente niente.

-Ciao, Magor!

-Parli del diavolo...

Un giovane si avvicina, salutando allegro con la mano. La sua pelle dorata sembra risplendere alla luce del sole. I capelli castani e lisci, un po' disordinati, nascondono in parte un paio di begli occhi neri e caldi. Non è precisamente bello, ma non si può dire che è brutto: non si nota, è il classico ragazzo un po' anonimo e che non ha niente di particolare o appariscente. L'unica cosa che Elanor nota subito è la sua altezza spropositata. O forse è solo a lei che appare tale. Anche Garret e Richard sono molto alti, ma non quanto il giovane che si sta avvicinando. Magor si avvicina, sorridente. Tende la mano alla bionda che la prende per poi stringerla, presentandosi.

-Ah, tu sei la prescelta! Che onore conoscerti. E' un piacere.

-Il piacere è tutto mio.

Garret sorride, mentre saluta amichevolmente il ragazzo, presentandolo a Elanor come uno dei suoi migliori amici. Richard lo guarda offeso.

-E io chi sono? Nemo?!

Il rosso scuote la testa.

-Ok, anche te sei tra i miei migliori amici.

-Grazie.

Il moro lo abbraccia. Elanor nota che Garret le sta facendo un “Non è vero” in labbiale mentre sta con il mento sopra la spalla del giovane. La ragazza ridacchia, mentre Magor si aggiunge alla compagnia. Improvvisamente, Richard le sussurra all'orecchio qualcosa.

-Magor è un tipo molto ingenuo e innocente, tanto da sembrare il personaggio di una fanfiction demenziale. Te lo dimostro.

Il moro si avvicina al castano, mettendogli amichevolmente una mano sulla spalla. Con sguardo furbo, pensa un attimo, per poi fargli una domanda alquanto imbarazzante.

-Come nascono i bambini, Magor?

-...Non so... credo che... credo che nascano con un semino... suppongo...

-E come entra il semino, Magor?

-Non lo so.

Elanor lo guarda con gli occhi aperti in maniera incredibile, mentre Garret lo sta fissando con tutta calma: sembra più preoccupato per Richard che per Magor.

-Te lo dico io, Magor caro...

Il moro si avvicina all'orecchio del ragazzo, cominciando a sussurrare qualcosa. Il viso del castano diviene di varie tonalità. Prima diviene bianco, poi rosso e viola, poi blu, poi giallo e infine di un bel verde che sfocia in un colore stile evidenziatore. Richard si allontana, dando una pacca sulla spalla al ragazzo e andandosene. Magor fissa Elanor. Poi Garret. Si rivolge a lui, con gli occhi sgranati e il respiro accelerato. Il rosso lo guarda, per poi sospirare, massaggiandosi la testa.

-Non è vero, Magor, qualunque cosa ti abbia detto.

Il ragazzo lo guarda incerto.

-Promesso?

-Sì, te lo giuro.

Elanor nota che Garret ha le dita incrociate dietro la schiena. Il castano sospira, sollevato, prima di salutare ed andarsene. Ormai lontano, la ragazza si rivolge al suo compagno.

-Ma che gli ha detto?

-La verità.

-...Allora perchè hai detto che gli aveva mentito?

-Certe cose le scoprirà da solo. Spero. Richard è un depravato privo di tatto: può avergli detto le cose più strane. Cose che noi umani non possiamo neanche immaginare. Diciamo solo che Richard ha perso al verginità a quattordici anni, mentre Magor la verginità non sa neanche cosa sia perchè non sa che esiste... beh, il sesso. Sono due opposti, due estremi. Il primo ha tutte le ragazze ai suoi piedi, che gli arrivano con uno sguardo malizioso. Il secondo nessuna lo nota, timido e chiuso, molto introverso, senza il minimo sfogo ormonale. Gli ho anche fatto fare una visita medica a Magor, perchè ero molto preoccupato per la sua salute. Inizialmente l'ho fatto visitare mentalmente, poi, sapendo che non aveva niente che non andava, fisicamente. E anche là è perfetto: tutto è in ordine, al suo posto e perfettamente funzionante. Penso che prima o poi capirà da solo, quando incontrerà quella giusta che riuscirà a fargli conoscere certe cose senza traumatizzarlo. Per adesso, zitti, in silenzio.

Elanor annuisce: non capisce come certe persone esistano. Garret si alza, prendendole la mano e portandola in una strana stanza che stava vicino a una bella fontana dalle statue di marmo con intarsiature d'avorio. E' un po' fantascientifica, con strani macchinari e cose che sembrano computer.

-Questa è la stanza “controllo magia”: ce n'è una in ogni stato del mondo. Qui si controllano tutti gli sbalzi di potenza magica nei vari paesi, si vedono le migrazioni delle creature, si amministrano i commerci delle sostanze più potenti e si mandano messaggi agli altri stati relativi a questi ambiti. Come vedi usiamo oggetti che assomigliano tanto a dei computer dei film ambientati nel futuro. Ci sono però delle differenze sostanziali. Non posso subire danni e non possono entrarci haker di alcun tipo. La loro energia è la magia stessa e vengono comandati con il pensiero, facendo così in modo che ogni cosa sia perfettamente come dovrebbe essere senza costrizioni. Diciamo che l'unica loro funzione è quella di trattenere la potenza magica necessaria per fare controlli più sicuri e precisi.

Elanor si guarda intorno. Una ragazza sta trasportando nelle proprie dita qualcosa che sembra quasi uno schermo. Sembra come se avesse preso una sottile pellicola tesa con sopra disegnato tutto quello che c'era sul monitor per poi metterlo da un'altra parte. Infatti la giovane mette orizzontalmente quella cosa sottile e di uno strano colore rossastro, infilandolo così in un altro macchinario. Subito sullo schermo compare quello che la ragazza aveva in mano.

-Wow...

Elanor si guarda intorno. Le persone sono vestite con degli abiti che ricalcano molto quelli del Medioevo, ma che allo stesso tempo appaiono particolarmente belli e moderni. Anche la ragazza si guarda il vestito. E' un abito marrone e arancione, con dei dettagli fatti con fili dorati. Su una spalla insieme alla manica c'è una bretella molto spessa con una specie di bottone sopra. Alla vita c'è una cinta che lega insieme la gonna che ha uno spacco di lato da cui si intravede un'altra gonna sotto di un arancione né troppo acceso né troppo spento. Le maniche sono di un marrone un po' scuro e sotto c'è della stoffa più aderente dello stesso arancione della gonna. Il vestito è pesante, ma Elanor non sente caldo, anzi: le sembra di essere leggera e a volte si guarda per essere sicura di avere qualcosa addosso. La ragazza fissa un'enorme cartina geografica dai tono verdi e blu, sui quali compaiono dei puntini neri su varie parti del mondo. Un giovane la sta guardando attentamente, poggiando le dita sopra la terra e scrivendoci sopra qualcosa: ha appena scritto “Migrazione a sud dei Draghi razza G sezione 65 verso Y21”. Un'altra grande mappa è dalla parte opposta della stanza: è disegnata in arancione. Un altro ragazzo la sta guardando, mentre anche lui continua a scrivere qualcosa su un angolo della terra: “Apertura portale 47 annullata; vietato l'accesso a Maga 842”.

-E' tutto così organizzato...

-Vieni.

Garret sorride, chiamando una ragazza e chiedendole di farli entrare in una porta che stava accanto un enorme globo in metallo. Elanor entra, sorridendo: guardando gli abiti non pensava che i maghi fossero così moderni! Il rosso mette una serie di oggetti sul tavolo, ma Elanor non lo nota, troppo impegnata a guardare un enorme quadro.

-Queste sono le nostre armi.

La ragazza sbarra gli occhi.

-Queste?

-Sì, cosa ti aspettavi?

-Non so... spade, scudi, lance... invece... questa non è una mitragliatrice scusa?

-Elanor, hai mai sentito di una cosa chiamata “ventunesimo secolo”?

La ragazza ride, vedendo Garret riporre le armi.

-Vieni: ti faccio vedere la città.

 

Stavano camminando da molto per strada. Intorno a loro, la gente sta cominciando a tornare a casa per mangiare il proprio pasto, mentre loro due si dirigono ancora verso l'enorme palazzo da dove erano usciti. Il sole è alto: probabilmente è ora di pranzo. Garret la fa passare sotto i portici.

-Mi ricorda molto Torino.

-Sì, si assomigliano.

Silenzio. Il rosso la fa entrare in un grande giardino che dovrebbe essere il dietro dell'edificio dove dormono. C'è un grande prato fresco, con degli alberi di alto fusto intorno. C'è un vialetto tutt'altro che polveroso, fatto con pietre grige. Ci passano sopra. Garret la fa entrare in una grande sala con tanti tavoli, assomigliante a una mensa scolastica americana. Il ragazzo la fa sedere mentre va a prendere qualcosa da mangiare. Elanor ha finalmente tempo per pensare. Non capisce come potrebbe essere vero. Non può essere partorito dalla sua mente: troppo accurato, troppo preciso. Neanche la sua vocina interiore avrebbe mai potuto inventare tutto quello che aveva visto. E' così reale, così vero. E' una città, un mondo nuovo, diverso, come se l'universo in cui lei ha vissuto per diciassette anni non fosse altro che una pallida e sporca imitazione di questo. E' un luogo così piacevole e gradevole, con forme armoniose, con una luce tiepida, ma luminosa. E' un luogo che sta delineando la propria figura, che stava sbiadendo. Elanor sente il forte desiderio di farlo diventare grande, ma sa che non potrebbe mai farcela. La nuova Regina. Chi sarebbe? Elanor non la conosce, non sa chi sia: non si sente lei, si sente impreparata e assurdamente inutile in tutto quello che sembra circondarla. Anche Richard e Magor, quelle due specie di caricature, hanno più stabilità di lei. Non avrebbe mai pensato di vivere in un sogno. Mai. Perchè è un sogno. Però questa convinzione si fa sempre più flebile e porta Elanor a non voler fare domande, a non volere risposte, a vivere e basta, senza chiedersi niente. Infondo, non era lei che diceva sempre che tutto era possibile?

-Ecco qui.

-Grazie.

Garret le poggia davanti un piatto con dentro della pasta con un sugo di un arrosto e della ricotta. Vicino le poggia una forchetta, del pane morbido e caldo e un tovagliolo di stoffa pulito. Elanor si tuffa sul cibo, bevendo anche dal bicchiere che le aveva portato: non aveva fatto colazione, quindi era tempo di mangiare a sazietà.

-Ciao Garret!

Elanor alza lo sguardo. Il macchinario rileva un accento tedesco molto forte. C'è una ragazza pallidissima, dai capelli neri e gli occhi di un verde chiarissimo.

-Niniel. Questa è Elanor, la discendente di Re Arthur.

La ragazza sorride, salutandola con la mano allegramente. Le due chiacchierano a lungo, mentre Garret sorride amabile.

-Nini, basta, dai, devo ancora far vedere a Elanor la biblioteca!

-Ah, purtroppo non posso venire: devo finire una ricerca per Dylan.

I due si sorridono e si abbracciano calorosamente, mentre la bionda li guarda attentamente: è forse gelosia quella che sente? Garret la prende per la mano e la trascina attraverso un corridoio fino ad arrivare a una grande porta. La apre.

-Dio...!

-Sorprendente, eh?

Intorno alla bionda ci sono enormi librerie di legno scuro che arrivavano fino al soffitto. A cerchio vicino ai muri ci sono delle impalcature con altre librerie più piccole. Un'enorme finestra circolare sul soffitto fa passare la luce. Ogni pezzo di vetro che la compone è di un colore differente, creando quindi un'atmosfera di calma e fantasiosa. Vicino alle enormi librerie ci sono alcuni ragazzi e ragazze che stanno scegliendo i libri da leggere o da studiare. Garret la porta sotto uno di quei mobili, prendendo un libro a caso e sfogliandolo, per poi rimetterlo a posto. Il ragazzo sorride, spiegandole alcuni libri che si trovano in quella biblioteca, mentre le accarezza i capelli contento.

-E chi è codesta fanciulla?

-Alessandro, Arianna! Con loro puoi togliere il macchinario, Elanor: sono italiani.

La bionda li guarda. Sono identici: fratelli gemelli. Hanno entrambi i capelli scuri e gli occhi di un nocciola verdastro, la loro pelle è dorata. I quattro chiacchierano un po', parlando di tutto sussurrando: stanno pur sempre in una biblioteca. Escono con il sorriso sulle labbra, canticchiando una canzone che era uscita da poco in Italia. Elanor è molto contenta e sollevata perchè così potrà parlare la propria lingua senza quel macchinario con qualcuno.

-Sai, Elanor, i maghi italiani sono molto spesso veggenti. Loro sono due di questi, ma sono rari perchè gemelli. Vedono le stesse cose nello stesso istante e le narrano cantando: hanno una bellissima voce, li hai sentiti, no? Loro in particolare sono specializzati per vedere cose in un futuro molto poco prossimo e raramente fanno enigmi su quello che vedono.

-E' vero, no Ale?

-Certo: non ci piace fare indovinelli e cose simili perchè già il futuro è qualcosa di misterioso e oscuro, se poi ci si mettono anche i veggenti a dire le cose con similitudini e metafore, uno impazzisce!

-Da dove venite?

-Noi siamo di Roma, ma i nostri genitori erano di Torino.

Elanor sorride: sente un'inflessione dialettale piemontese, anche se ci sono delle volte in cui sono ovviamente romano.

-Io sono di Roma.

-Davvero? E in che zona abiti?

-Una zona un po' periferica, a dirla tutta.

-Ah, noi abitavamo in centro.

Garret sorride, zittendo i tre e portando via Elanor scusandosi: dovevano ancora andare alle terme! Alessandro e Arianna li salutano, andando da alcuni loro amici. La ragazza viene portata in un bosco. Gli alberi sono alti e dalle foglie e i tronchi chiari. Il sottobosco è umido e freddo, ma mentre camminano Elanor sente sempre di più un leggero calore provenire da davanti a loro.

-Ferma.

Garret la blocca, mentre davanti a loro passa un prete con delle persone a seguito. Sono tutte in silenzio e in stato di adorazione. Quando sono passate tutte, la bionda guarda il ragazzo.

-Ma cosa...?

-Ti ho detto che qua ci sono molti oggetti che fanno di Avalon una capitale in fatto commerciale, militare e religioso, no? Secondo la leggende Re Arthur cercò il Santo Graal, ma non lo trovò. Invece lo trovò e lo portò a Camelot, da dove poi è stato portato qui per proteggerlo. Ogni mese, la comunità cristiana di qui va al tempio del Santo Graal, ovviamente senza starci troppo vicino, e questa è la via che fanno: non tagliamogli la strada. Il Graal ha grandi poteri, Elanor. Potrebbe risuscitare una persona, il Calice potrebbe fare tante cose se lo ritiene giusto e se viene usato dalla persona giusta. Fu portato via per questo: Camelot dopo la morte di re Arthur divenne un luogo di continui scontri per il potere ed era ovvio che quell'oggetto sacro non poteva stare lì, così alcuni di noi lo trasportarono qui, posato al centro della Tavola Rotonda.

-Tavola... Rotonda?

-Sì, stava lì e ci sta ancora adesso. Là si riunivano gli uomini più nobili e giusti di Camelot.

Elanor annuisce.

-Ma dove sta Camelot?

-E' andata distrutta. Tuttavia c'è ancora una parte che costituiva la sala dove Merlin faceva i suoi incantesimi e che è rimasta sotto falso nome: dentro le pietre il mio avo pose i corpi e le anime dei cavalieri più valorosi e fedeli al Re ed è là dove dovremmo andare se la guerra prendesse una brutta piega.

-Ma quale guerra?

-Ancora le battaglie non sono iniziate, ma credimi, da anni ci stiamo preparando e domani anche tu sarai preparata. Ti alzerò alle cinque per allenarti e per testare il tuo livello di preparazione.

Sentendo l'orario cui si sarebbe dovuta alzare, Elanor rabbbrividisce. Ma forse sarebbe stato meglio così. Forse. Ancora non sa che anche per lei il Calice rappresenterà parte della guerra che stava per iniziare.


Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Capitolo lungo, ok? Adesso sono stati presentati tutti i personaggi veramente importanti della storia e da adesso la storia entra nella leggenda XD Spero vi sia piaciuto questo capitolo e spero che non vi siate annoiate per la storia di Avalon.

Kiss

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Capitolo 12
*** Uic (combattere) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Combattere”.

Le informazioni sulla spada sono state prese dal sito “Il Dominio di Oropher”, mentre la situazione dell'esercito è tutto di mia invenzione.

In alcune versioni Lancelot e Morgana avevano un legame di parentela.

 

CAPITOLO DODICI: UIC



-Elanor?

La ragazza sbadiglia, mettendo la testa sotto il cuscino. La voce di Garret si fa più alta.

-Elanor?

La testa della bionda è dolorante e la vista è appannata a causa del sonno. Il ragazzo la guarda, accarezzandole piano i capelli pieni di nodi e scompigliati. Quando per sbaglio glieli tira, Elanor si sveglia.

-Ahi! Cosa fai??

-Scusa.

Lui sorride amabilmente, facendola alzare. Distoglie lo sguardo quando nota che la vestaglia della ragazza è semi-trasparente, arrossendo leggermente.

-Ti dovresti vestire.

-Ah... sì...

Elanor va verso il separè. Garret le dice che l'avrebbe aspettata nella foresta vicino al parco. Lei sorride, annuendo e salutandolo, mentre lui esce a testa bassa, imbarazzato. La vocina dentro la testa di Elanor, al contrario della futura Regina, è molto sveglia. La vocina sussurra.

-Porco.

-Ma l'ha fatto notare: non è un porco!

-Ma prima si è rifatto gli occhi, tsè!

Elanor scuote la testa, andando verso l'armadio, tirando fuori un completo che la sera prima aveva comprato insieme a Niniel e Arianna nel Gothic Shop, l'unico negozio ad Avalon che aveva acceso il suo interesse insieme al Metals. I pantaloni aderenti e neri le fasciano perfettamente le gambe, mentre la maglietta lunga e che scende comoda è legata con due nastri di due colori accesi in vita. Le scarpe le ha trovate nella sua valigia, che era stata portata da delle servitrici ad Avalon da casa sua: sono delle scarpe da ginnastica nere con i lacci dei due colori dei nastri. Elanor, dopo essersi lavata i denti, si pettina i capelli e si fa una treccia alla francese legandola con un nastro che le era stato dato insieme a un abito. La ragazza si mette il burro di cacao e si mette la matita nera intorno agli occhi. Infine si mette l'apparcchio che le era stato mostrato all'orecchio. Pronta. O quasi: Garret non le aveva detto la sera prima di portare la spada? La ragazza fissa Excalibur che sta in un angoletto appoggiata al muro insieme al suo fodero. La luce tiepida del sole dell'alba ne illumina la lama e l'elsa preziosa. E' bellissima, come sempre. E come sempre sembra resisterle. Elanor le si avvicina piano, prendendola per il manico e alzandola. Il riflesso della luce le dà fastidio agli occhi. La ragazza si allontana dalla finestra, distogliendo lo sguardo dall'arma. Si avvicina alla porta, aprendola. Fuori non c'è nessuno, ma da una porta in fondo al corridoio si sentono delle risatine femminili. Beh, a quanto pare la giornata non è iniziata presto solamente per lei. Vede una porta aprirsi e ne vede uscire Richard, assonnato e con i capelli spettinati. Dietro di lui c'è una ragazza della sua età che sorride. Elanor la vede dare un bacio al ragazzo e correre via. La futura Regina sente il sussurro del giovane: come non sentire quel “Niente da fare: con questa sono spacciato.”? La bionda ridacchia mentre comincia ad avviarsi verso la radura dove Garret la aspetta.

 

-Garret, eccomi!

Elanor arriva nella radura trafelata. In un angolo ci sono varie armi sia moderne che medievali. Accanto giacciono a terra dei fantocci di stoffa, paglia e legno e dietro c'è qualche attrezzo ginnico. Dall'altro lato della radura ci sono delle cartine e delle scritte, dei visi e delle frecce che formano un intrico complicato.

-Dove sei?

-Qui!

Il viso e il busto del ragazzo spunta appeso a un ramo.

-Mi stavo scaldando.

Elanor si avvicina alla figura del rosso. La vocina dentro la testa della bionda tira un sospiro sognante mormorando frasi su principi azzurri dai capelli rossi. Lo sguardo dell'italiana si posa sui muscoli che si delineano alla luce del sole che filtra tra le foglie. Il fisico di Garret non si era fatto intendere dalla maglietta che aveva indossato a scuola: le spalle e le gambe muscolose fanno immaginare a una lunga esperienza con il nuoto, le braccia potenti e il collo forte la attraggono molto e il petto e gli addominali sembrano gridare “Guardaci, guardaci!”. Elanor chiude le labbra che si erano aperte in un gesto di stupore e meraviglia. In tutta quell'immagine però c'era qualcosa che mancava, qualcosa che rendeva il tutto strano: c'era un che di innaturale e di illogico. La ragazza lo guarda intensamente. Il rosso scende dall'albero muovendosi agilmente, superandola e prendendo una spada in mano. Il sole sta sorgendo e sta illuminando tutto il paesaggio circostante: le sembra sempre più bello.

-Hai mai avuto esperienze con le spade?

-Emmm... no.

-Con arco e frecce o con balestra?

-La risposta è ancora no.

-Ah. Con mitra, pistole, fucili e bazuka ancora meno, eh?

-Hai indovinato: non so neanche come sono fatti.

Garret sospira, guardandosi intorno. Elanor abbassa il capo: a quanto pare lei è peggio di quanto pensasse. Il ragazzo prende una corda per saltare e gliela tira. Lui le dice di usarla. La bionda per un attimo lo guarda curiosa, ma poi decide di eseguire l'ordine: la professoressa gliel'aveva fatto fare a scuola. Prima satella con i piedi uniti e comincia a fare il salto incrociato, dopo comincia a fare due giri di corda con un salto solo e infine comincia a fare il classico esercizio dei pugili. Garret sorride rincuorato, dicendole che non era poi il disastro che si aspettava.

-Bene: ho visto che sei veloce e sembri agile. La forza conta poco se c'è la strategia, ricorda. Prima di cominciare a fare sul serio, ti spiego velocemente come funziona l'esercito che, ovviamente, potrai modificare a tuo piacimento. La “modalità” attuale è stata creata da anni di esperienza e da noi Merlin. Innanzitutto, l'esercito è diviso in varie sezioni: ogni sezione viene posta, a seconda dello schema adottato, in prima fila, in seconda fila, in terza, eccetera. Ognuna di queste parti è caratterizzata da un tipo di soldati. Principalmente in questa guerra sarebbe utile utilizzare poco le armi contemporanee perchè le battaglie saranno vinte non solo dalla strategia, non solo dalla forza delle armi, ma anche e soprattutto dalla quantità di magia che ogni esercito produce ed emana. Ovviamente, per attacchi a sorpresa e più veloci cercheremo sempre di utilizzare strumenti moderni, poiché le armi medievali, che sono state create artigianalmente dai frabbri di Avalon e incantate dai migliori maghi del mondo oppure che sono state tramandate, sono molto pesanti. Un arco, per esempio, a seconda della grandezza, del legno e della corda, può pesare anche due chili e oltre. Ricordo che un arco è tenuto con un braccio solo e non con quello “dominante”: io sono mancino e quindi tengo l'arco con la destra, tu sei destrorsa e lo tieni con la sinistra. In generale, l'esercito non usa animali per spostarsi e neanche grandi macchine come i carri armati: preferiamo usare delle specie di motorini creati apposta da Adolf Muller, un famoso mago tedesco che tu non puoi conoscere. Sono delle moto particolarmente grandi e robuste, veloci e, soprattutto, fatte per non subire gravi danni che potrebbero mettere in pericolo la vita del cavaliere. Verranno usati solo per spostarsi, non verranno portati nei campi di battaglia, lasciandoli nell'accampamento che, nonostante l'imponenza dell'esercito, non occuperà grandi territori. L'unico cambiamento che devi conoscere è che le armi che anche voi usate in guerra sono state modificate: i proiettili sono di una sostanza che potrebbe essere definita come “energia magica sintetica”, creata in dei laboratori indiani da un ex Mago del Tempo.

-Mago del Tempo?

-I Maghi del Tempo sono i più potenti. In genere non superano il numero otto e raramente hanno più di dieci anni di differenza l'uno dall'altro.Gli ultimi sono stati un russo, un austriaco, un filippino, un'islandese, uno scozzese e una peruviana.Attualmente, invece, sono sette e sono un italiano, un'australiana, un'americana, un africano, un arabo, un francese e una giapponese. In questo momento non ti dico i nomi sennò ti riempio di troppe informazioni. Ti basti sapere che questi maghi sono essenziali poiché saranno i tuoi consiglieri e, inoltre, grazie alla loro magia, potremo fare un incantesimo molto complicato che richiede tutti e sette questi maghi per compierlo, in questo momento non posso dirti quale perchè non ne comprenderesti l'importanza.

-Il fatto che siano tutti di paesi differenti è un caso o no?

-Non è un caso: in due generazioni di Maghi del Tempo non ci sono persone della stessa nazionalità. Io la considero una cosa straordinaria! Per questo abbiamo deciso che saranno i tuoi consiglieri: non puoi fare tutto da sola. Certo, ci sarò io, ma anche io non ho tutta questa esperienza: un po' d'aiuto fa sempre comodo.

Elanor si massaggia le tempie. Ok, forse non è così divertente come pensava. E' complicato. Ed è proprio quest'ultima affermazione a farle comprendere di più quello che le sta accedendo. Eppure la sua mente ancora allontana tutto ciò che la circonda, ancora non riesce ad assimilare e a rendere proprio tutto quello. Garret fa silenzio. Evidentemente la capisce e cerca di aiutarla.

-Ma adesso lasciamo stare questa faccende. Politica, economia, burocrazia, e compagnia bella le vedremo più avanti. Per adesso ti dovrebbe bastare l'allenamento con le armi visto che non ne hai mai usata una. Inizieremo con quelle più antiche perchè, come detto, almeno che tu non cambi tattica, utilizzeremo principalmente quelle. Iniziamo con la spada o con la lancia, l'arco...

-Con la spada, grazie.

Garret sorride e annuisce. Fa un gesto con la mano e lancia un'occhiata a due manichini a terra e a una spada lì vicino e subito gli oggetti si alzano e, mentre il fantoccio si accinge ad automontarsi, la lama va tra le sue mani.

-Adesso ti svelo un “segreto”: Magor è un cavaliere. Un vero cavaliere. Sì, con armatura scintillante, spada lucida e destriero! Non ci avresti mai creduto, eh? E, tan tan taaaaan, anche Richard lo è, cosa ancor più straordinaria! Forse non lo sai, ma il nostro caro moro, al contrario di Magor, è il discendente di uno dei cavalieri della Tavola Rotonda! Indovina quale.

Elanor storce il naso: odia gli indovinelli di prima mattina. Anzi, li odia in generale. Non è meglio dire una cosa chiaro e tondo senza strani arzigogoli e fronzoli inutili?

-Non lo sai... e vabbè, te lo dico io: è il discendente di Lancelot Du Lac. Tutta la storia vera di Arthur te la dirò più avanti, quando avrai memorizzato abbastanza le cose che starai per vedere e ascoltare. Magor dovrebbe arrivare qui a momenti: prima di insegnarti a lottare ho pensato di farti vedere un combattimento vero e dal vivo. Intanto, ti insegno le parti della spada.

Garret tira fuori una spada un po' più piccola di quella che aveva e meno preziosa.

-Questo tipo di spada si dice “Bastarda” e si utilizza con la mano destra. La spada è divisa in elsa e lama. L'elsa è costituita dalle seguenti parti: il pomello, la parte finale dell'impugnatura e serve non a colpire i nemici in determinati casi ma a dare più stabilità all'arma; il guardiamano che è spesso fregiata e decorata ed è più comunemente detta l'elsa; il bocoliere che si mette sul polso e funge da piccolo scudo, che non ho qui e che mi sono scordato...

Elanor sorride, mentre il rosso si guarda intorno vedendo se trova il bocoliere.

-Vabbè, adesso vediamo la lama, che è composta da molte più parti: quella “forte” che è la parte senza filo ed è a circa... un terzo della spada e che si usa per le parate; quella detta “medio” che è utilizzato per più tipi di attacco; la parte “debole” che è, come dice il nome, la parte più fragile e viene usata principalmente per le stoccate; la punta che è effettivamente la parte più tagliente della lama e serve per l'affondo, per esempio.

Garret ripete le parti dell'arma, indicandole e facendole memorizzare a Elanor, che intanto vede Magor che arriva.

-Ah, ecco il nostro amato cavaliere! Un'ultima cosa, Elanor: ricorda che un colpo può essere dato a varie parti del corpo. Non associare mai e poi mai una sola mossa a solo una parte del corpo. Inoltre ricorda che la lama che staremo per usare io e Magor è la Bastarda e quindi non ci taglieremo a meno che il colpo non sia effettuato con la punta: se ci va male ci romperemo qualcosa. Ok? Ah, me ne stavo scordando: è possibile che useremo questa spada facendo mosse che in genere non si fanno con la Bastarda.

Elanor annuisce, mentre i due si mettono in posizione. Improvvisamente un sonoro rumore metallico attraversa l'aria e la riempie, seguito immediatamente da altri colpi. Elanor guarda attentamente i due, senza neanche battere le palpebre, senza perdersi una mossa.

-Questo, Elanor, si chiama “Dritto Sgualembro”.

Magor evita l'attacco, caricando la spada e puntandola contro la zona toracica di Garret.

-Questo è un affondo: l'unico modo di non farsi male è quello di scansarsi come ho fatto io.

Altri colpi di spada vibrano nell'aria circostante, rompendo la naturale calma e serenità del luogo. Durante il duello, Garret più volte le spiega i movimenti che fanno, superando con la voce il rumore metallico delle lame che si scontrano e incontrano e che cercano la carne, la pelle e le ossa del proprietario della lama nemica. Per quanto Elanor sia sicura che nessuno si farà male, a volte i suoi occhi tentano di chiudersi quando Magor dopo una finta, esegue una stoccata e lacera la maglia del rosso con la punta. Garret, spostandosi, sale su un sasso, per poi costringere Magor a lanciarsi su di lui, spostandosi immediatamente. Altri colpi di lame, di armi. I vestiti dei due sono sporchi di erba e terra, niente sangue, nessuna ferita, neanche un livido. Altri colpi si susseguono con fretta, sempre più velocemente, per poi tacere ancora, la punta di una delle due lame che vuole trovare il nemico, il nemico che si sposta e colpisce anch'egli, creando un livido violaceo sulla pelle dell'altro. Non una scusa, non un gemito, non si fermano. Continuano. Continuano mentre la voce dei due, che ogni tanto si spezza in un ansito di fatica, descrivono le mosse e i colpi, i passi e le posizione della mano e della lama. Un momento di distrazione. Un colpo. Garret cade a terra, con la lama dell'amico puntata al petto. Il rosso si rialza, aiutato dall'altro.

-Bravo, Magor!

-No no, quello bravo sei tu...

-Ma che, scherzi? Mi hai battuto!

-Era fortuna, Garret. Quello bravo sei tu.

-No no, sei molto più bravo di me, è questa la verità.

-Non è così...

Elanor tossisce, interrompendo quell'assurdo scambio di battute e prendendo una spada.

-Adesso tocca a me.

 

Garret, Elanor e Magor camminano nel bosco, respirando l'aria fresca. Presto sarebbero dovuti andare a pranzare poiché non si erano portati cibo. La ragazza fissa intensamente la propria spada, Excalibur, che quel giorno aveva usato solo contro dei fantocci. Come al solito, la luce che l'arma emana è troppo forte e la costringe a distogliere lo sguardo, che si va a posare su Garret, che guarda il cielo perennemente azzurro sorridendo. Improvvisamente un pensiero la colpisce.

-Garret? Ma come fa Richard a essere discendente di Lancelot?

-Lancelot era sposato con la figlia del Re Pescatore e aveva un figlio, Galahad. Egli trovò il Sacro Graal. Galahad non ebbe figli, semplicemente scomparve (alcuni credono che sia entrato in un monastero). Come tutti sanno, Lancelot era innamorato di Guinevere, che era la moglie di Re Arthur. Quando si scoprì che la regina e il cavaliere si erano innamorati e avevano... diciamo... consumato il loro amore, Arthur fu costretto dalla legge del tempo a mettere Guinevere al rogo. Il giorno dell'esecuzione, però, Lancelot entrò a Camelot e salvò la regina. I due scomparvero. A questo punto, un secolo dopo si scoprì che i due si erano insediati in Francia e che avevano avuto un figlio maschio, cosa che Guinevere non aveva mai potuto dare al Re. Il ragazzo, per una serie di motivi troppo complicati da spiegare, fu preso e portato ad Avalon e qui la famiglia, che aveva tradotto il proprio cognome in francese, quindi Du Lac, continuò ad esistere. Gli unici rimasti sono Richard e lo zio, che avrai il “piacere” di conoscere in seguito.

-...Perchè hai fatto le virgolette con le dita...?

-Lo scoprirai quando lo incontreremo. Sai, Lancelot era un cugino di Morgana, quindi nella sua famiglia è possibile che si sviluppino maghi molto potenti. Ed è quello che successo. Ti ricordi i Maghi del Tempo? Lo zio di Richard, Pierre, è uno di questi.

-Questa cosa me la sto chiedendo da quando sono arrivata: ieri sera voi mi avete fatto vedere un sacco di incantesimi che, benchè semplici, erano adorabili, ma Richard non mi ha fatto vedere niente!

-Lui non è un mago: sta qui solo perchè è discendente di una famiglia che conosce l'esistenza della città e sa come arrivarci.

I tre si girano e cominciano a camminare verso la mensa. Magor guarda intensamente Garret.

-Ma non le hai detto ancora...

Il viso del rosso si oscura, lo sguardo si fa più serio e immobile, immobile a fissare il vuoto. E' la prima volta che Elanor capisce veramente che c'è qualcosa che ancora non sa e che, probabilmente, sta avvenendo, nel “mondo esterno”. Forse è grave.

-No, glielo dico adesso. Elanor, per vincere la guerra che ti dicevo, servono i Maghi del Tempo: la loro magia può essere la linea fra la vittoria e la sconfitta. Alcuni di loro cominceranno a venire, ma alcuni dobbiamo andare a prenderli nei loro paesi. Non ti preoccupare: non sono anziani, anzi, il più vecchio ha trentadue anni ed è, appunto, Pierre. Tra tre giorni partiremo con Magor, Richard, Niniel, Alessandro e Arianna. Ho scelto io i compagni di viaggio. Siamo una grande comitiva, ma è anche vero che non possono non venire. Alessandro, forse, potrebbe restare qua, ma si rifiuta di lasciar sola la sorella per adesso: sai, lei può diventare pericolosa...

I due ragazzi rabbrividiscono, in preda a ricordi di una furia inaudita. Elanor chiede di raccontare, ma non crede a quelle narrazioni di esseri con ventisette teste che sputano fuoco e di “cosi neri che spuntavano dal letto”. Aveva detto così Magor? Sì, sì, aveva detto proprio “cosi neri che spuntavano dal letto”.

-Comunque, Elanor, combatteremo con Mordred e Morgana. Purtroppo la loro “rinascita”è dovuta a un nostro errore ed è nostro dovere sconfiggerli. E senza i Maghi del Tempo dubito che ce la faremo.

-Chi era Mordred?

-Secondo la leggenda è il figlio di Arthur e Morgana, sua sorella, ma non è questo la realtà. Mordred era, sì il figlio di Morgana, ma non del Re, come molti credettero per la somiglianza (infondo sia Morgana quando Arthur avevano la stessa madre ed è giusto pensare che il fatto che avessero dei parenti in comune aveva portato Mordred a ereditare dei tratti da Igraine). Per un periodo si è pensato fosse il figlio di Lancelot, ma poi ci si è accorti di come questa teoria fosse ancora più ridicola di quella dell'incesto e, alla fine, hanno trovato delle prove secondo le quali Mordred sarebbe stato il frutto dell'unione fra Morgana e una creatura del Piccolo Popolo. Al padre sono dovuti i tratti del ragazzo molto appuntiti ed esili e gli occhi troppo accesi e dalle pupille tropppo grandi per essere quelli di un comune essere umano.

I tre arrivano alla mensa, dove due ragazzi più piccoli li salutano contenti.

-Questi sono altri due discendenti di cavalieri...

Elanor sospira: stava imparando troppe cose in pochissimo tempo. Ma sicuramente, sarebbe stata una grande avventura.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo, avvertite (è una storia che può venire in mente a tanti).

Ah, finalmente ho messo questo capitolo che mi ha fatto dannare a causa del mio computer surriscaldato! Ho riscritto questo coso non so quante volte e, credetemi, a un certo punto mi è passata la voglia. So che questi capitoli sono stati pesanti, ma vi assicuro che i capitoli da libro di geografia sono finiti u.u Da ora in poi ci sarà solo azione =D *gioia generale* No, scherzavo. Il prossimo sarà un capitolo con poche cose e corto, ma vi assicuro che le fan di Garret lo adoreranno XD

Il prossimo capitolo, ve lo giuro, si farà attendere pochissimo!

Kiss

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Capitolo 13
*** Bel (lucentezza) ***


Guida ai capitoli:

“Bel” significa “Lucentezza”: il capitolo si intitola così parlando delle sale di Avalon.

 

CAPITOLO TREDICI: BEL



-Garret, per esempio, ha un debole per la cioccolata.

-Davvero?

-Sì, davvero! Ha un barattolo enorme di Nutella sotto il letto e quando lui e Richard fanno la loro serata “Japan & Nutella” ne mangiano tantissima mentre guardano anime inediti e leggono manga in giapponese.

-Non l'avrei mai sospettato!

Elanro ride, mentre Magor le sussurra quei piccoli “segreti” di Garret che, senza sapere niente, stava rimettendo a posto gli archi e le spade che avevano usato per l'allenamento.

-Per il compleanno dei suoi sedici anni, tutti noi avevamo raccolto quanta più cioccolata possibile e gli avevamo fatto un enorme cestino con dentro dieci tavolette di cioccolato fondente, venti al latte (il suo preferito) e altre dieci di cioccolato bianco, poi gli avevamo messo varie tavolette aromatizzate, tantissima Nutella, cioccolatini di vario tipo, una grande torta che aveva fatto Arianna, torroni e qualsiasi tipo di dolciume con del cioccolato! L'ha finito tutto in pochissimo tempo ed era ingrassato di tantissimo. In compenso il regalo gli era piaciuto così tanto: gli occhi avevano all'interno una luce languida e l'espressione del suo viso faceva intendere una gioia immensa!

La ragazza ride di nuovo, immaginando la scena, per poi mettersi una mano sulla pancia che grida per assaggiare anche lei quel delizioso cestino.

-C'è un altro modo per far felice Garret, però... uno che funziona ancora meglio dei manga e della cioccolata...

I due avvicinano i loro visi, ridacchiando, mentre il rosso li guarda sospettoso cercando di sentire di cosa parlano.

-Una cosa un po' imbarazzante per lui a dirla tutta, ma te la dico lo stesso perchè non è un segreto: ormai fai parte del nostro “gruppo” (composto da Garret, me, Richard, Niniel, Arianna e Alessandro) quindi lo devi sapere.

-Dimmi.

La voce della ragazza lascia trasparire la crusiotià e l'emozione.

-Gli fa troppo ridere l'accento tedesco.

-...Cosa?

-Ogni volta che lo sente si mette a ridere e non la smette più. Per questo parla poco con Niniel che, come hai sentito, ha un fortissimo accento. C'è stato un periodo che non potevi dirgli il suo nome che scoppiava in una risata isterica! Puoi dirgli una barzelletta assurda, ma se la dici con accento tedesco lo fai ridere di sicuro.

-...Quindi se io dicessi “Una mucca entra in un bar, fa una verticale e cade” lui riderebbe?

-Sì!

Garret si avvicina a loro, guardandoli con gli occhi leggermente socchiusi.

-Di che state parlando?

I due fanno un'espressione come di bambini visti a mettere la mano nella scatola di biscotti. Rispondono insieme.

-Niente.

Il rosso sbuffa e guarda la figura di Arianna che si stagli all'orizzonte.

-Io vado da Arianna. Voi continuate ad allenarvi se volete. Elanor, stasera c'è un banchetto e vorremmo che tu partecipassi: io e mia madre ci teniamo moltissimo. Un vestito elegante e lungo, per favore. Non ti conviene stancarti troppo, quindi. A stasera.

I due lo salutano, mentre il ragazzo corre verso l'amica.

-Banchetto?

-Sì, una festa, insomma. Purtroppo per te c'è anche la madre di Garret quindi sarà anche abbastanza formale. Ne vedrai altre di feste, magari attenderai con noi che i “vecchi” se ne vadano per mettere la musica rock, chissà.

La ragazza ride. E' leggera. L'aria che le sta intorno è leggera. Non nota un colore rossastro e arancione, come di fiamme ardenti, all'orizzonte, là, dove il resto del mondo aspetta.

 

Elanor entra nella stanza di Garret. L'abito struscia a terra. Il corpetto di un bel viola intenso le regge il seno coperto da della seta e del velo. La gonna, anch'essa violacea con decorazioni rosa acceso, è molto semplice ed elegante. Sulla schiena partono dei veli che vanno a finire legati a dei braccialetti d'argento lungo le braccia e che creano un'aura di mistero e di nobiltà.

-Garret??

Il ragazzo si sta infilando la maglietta. Ancora una volta lo sguardo della ragazza cerca il busto dell'altro, trovando piacevole e benvoluta la vista. Una specie di piccola scossa la invade, una scossa di turbamento. Ancora la sensazione che manchi qualcosa, che...

-Oh Dio...

-Cosa?

-Niente, non ti preoccupare.

Il rosso la guarda ancora, per poi fare spallucce e mettersi la cintura. L'abito di lui gli sta molto bene. La maglia di un bel verde smeraldo, del colore dei suoi occhi, ha le maniche larghe che si stringono al polso con dei fili e nastri di una sfumatura più scura. I pantaloni neri esaltano la figura snella delle gambe e gli stivali sempre scuri sono lucidi ed eleganti. Il ragazzo si passa una mano fra i capelli. La vocina nella testa di Elanor esclama.

-Maremma tremota, ma quanto sei figo da uno a dieci??

La ragazza non può far altro che sussurrare un “Undici” nella propria testa, arrossendo: Garret la guarda come se avesse capito i suoi pensieri, con un sorriso timido e compiaciuto al tempo stesso. La mancanza che aveva trovato nel fisico del mago sparisce totalmente, facendo posto a una serie di pensieri sconnessi e senza un filo logico che li unisca. Garret le porge il braccio, che le si trova ad accettare senza alcun tipo di esitazione per poi uscire dalla stanza e avviarsi nella sala dei banchetti. Le pareti che la circondano sono bianche. Le candele accese e le torce illuminano gli arazzi di belle stoffe lavorate. Gli occhi del rosso brillano quanto gli ori che si trovano vicino alle finestre a ornare uno stupendo cielo stellato, puntellato di stelle brillanti che illuminano la città di un bagliore romantico e candido. Il silenzio pian piano sparisce per far sentire dei chiacchiericci e delle musiche. Man mano che si avvicinano alla grande porta d'ingresso per il salone, decorata con pitture di colori pastello e disegni floreali, delle dolci voci cominciano ad accarezzare le orecchie di Elanor che stringe di più il braccio di Garret, sorridente e a proprio agio. La porta si apre e una grande luce sembra provenire dall'interno. Dei grandi tavoli bianchi sono posizionati ai lati della sala, lasciando lo spazio al centro per dei ballerini che, leggiadri, danzano al ritmo delle melodie che delle arpe e delle chitarre suonano da sole un valzer stupendo. Delle cameriere vestite anch'esse di abiti bianchi e color crema servono manicaretti. Il soffitto, alto e da cui pendono degli enormi candelabri pieni di cristalli e candele accese, sembra toccasse il cielo. Tutto brilla. Tutto è come quella mattina: leggero. Sembra di volare... volare in un cielo puro e chiaro, illuminato da un sole dai raggi di luna e dalle stelle più belle.

-Garret...

-E' bello, vero?

E gli occhi si illuminano ancora, ma stavolta gli sguardi dei due guardano gli stessi astri che brillano insieme.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storia già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo, avvertite (è una storia che può venire in mente a tanti).

Eccolo il capitolo ^^ L'ho messo oggi perchè starò via per altri quattro giorni. Spero vi sia piaciuto.

Kiss

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Capitolo 14
*** Bard (bardo) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo ha il significato di “Cantore” ma può anche essere il nome di un determinato tipo di Druido che era, appunto, il bardo.

La parola “divelto” presente nel canto, significa “preso”, “strappato”.

 

CAPITOLO QUATTORDICI: BARD



Garret la fa sedere accanto a sé, fra lui e Niniel. Ancora vicino, c'erano Richard e Magor e, al lato di Clio, c'è una giovane ragazza, con i capelli castani e gli occhi di un colore un po' più scuro, la sua pelle abbronzata, in maniera che il colorito fosse di un dorato/ambrato. Sul tavolo ci sono degli arrosti e delle insalate: Elanor viene servita in quantità, il calice prezioso davanti a lei è pieno di un'acqua fresca e limpida, buona. La ragazza si guarda intorno: ci sono persone che chiacchierano, giullari che fanno divertire gli ospiti. Sembra tutto così felice. Un sogno. Richard, accanto a Niniel, ridacchia, gettando sguardi eloquenti da Magor alla ragazza ospite accanto a Clio.

-Magor, quella ragazza ti sta sorridendo.

-Se se.

Il moro ride, portandosi alla bocca la forchetta.

-Tu non sai quanto sei fortunato: lei è Soledad, la figlia del mago più potente della Spagna, inoltre mi hanno detto che è un'ottima spadaccina. La sua specialità è far levitare le cose.

-Sì.

-Ed è anche molto bella. Guarda! Ti sta fissando ancora!

Magor gira il capo, volgendo lo sguardo sulla ragazza. Deve ammettere che era molto bella. La capigliatura lascia cadere morbidamente sul viso alcune ciocche di capelli mossi e il mascara fa sembrare le sue ciglia più lunghe. Lei sorride, con sguardo interessato. Magor arrossisce, distogliendo lo sguardo per posarlo sul piatto, pieno di spinaci e carne. Richard, invece, fa l'occhiolino alla ragazza che, in labbiale, gli dice qualcosa.

-Mi fai conoscere il tuo amico?

-Certamente: un ballo con lui, sì?

-Ok.

Il moro sorride, lasciandosi andare sulla sedia soddisfatto.

-Che ridi, Richard?

Niniel lo sta guardando.

-Magor sta diventando grande. Sniff.

La tedesca alza un sopracciglio, girandosi a chiacchierare con Garret che sembra divertirsi molto. Improvvisamente delle candele si spengono. La musica si fa più lenta, ma allo stesso tempo più allegra. Clio ride, battendo le mani a tempo con la musica. Lasciando alcuni piatti ancora non svuotati, molti si alzano, andando al centro della sala. Elanor si sente prendere per la mano.

-Mia signora...?

La bionda ride, lasciandosi portare in mezzo agli altri da Garret. E quando lui le mette una mano su un fianco e con l'altra le accarezza le dita, alzandole il braccio, Elanor gli si avvicina, seguendo i movimenti del ragazzo. Da lontano, vede Richard che trascina Magor verso una ragazza castana. Ride sommessamente.

-Cosa c'è?

-Guarda là.

Garret si gira e le sue labbra si piegano in un sorriso divertito, le sue spalle si scuotono. Poi, danzando, si avvicina lentamente a quella scena.

-Magor? Magor? Magor!

Il ragazzo si gira verso di lui.

-Che c'è?

Momento di distrazione. Richard lo tira. Il ragazzo viene praticamente lanciato contro Soledad: riesce a fermarsi in tempo per non travolgerla. Lei ride ancora, prendendolo per la mano e unenendosi al ballo di Garret e Elanor. Il moro li guarda, sistemandosi i capelli e i vestiti, per poi andare verso un gruppo di belle ragazze che, da sole, si guardano intorno con falsa innocenza.

-Damigelle, volete per caso da bere?

Loro ridono, mettendosi le dita davanti alle labbra, e annuendo.

-Bene, mie principesse, aspettate qui mentre il vostro fido cavaliere va a prendervi dell'acqua.

 

Elanor si siede, ridendo, con una mano sul petto. Si sente bruciare i piedi e la gola, il petto che si alza e abbassa velocente per il fiatone. Garret si passa una mano tra i capelli, con i lati delle labbra che sono alzati, i denti che si intravedono fra le labbra lievemente aperte. Clio li chiama, facendo accomodare Elanor accanto a lei.

-Garret?

-Sì? Prima che partiate, vuoi suonare per noi uno dei tuoi canti?

-Quale?

La donna gli si avvicinò, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.

-Va bene, ma l'ho scritto quando ancora ero piccolo, non è un bel canto.

-Fa niente.

Il ragazzo si fece portare il suo strumento. Clio si avvicina a Elanor, sussurrandole qualche parola.

-Sai, i canti di Garret sono magici. Portano sogni importanti, a volte se una persona muore nel proprio sogno muore anche nella realtà: lui fa sempre in modo che questo non accada. Spesso ascoltandolo alle persone si presentano strane visioni. Per Arianna e Alessandro sono soltanto intensificazioni di presagi, che diventano molto meno sfocati. Garret anche mentre canta vede qualcos'altro oltre le palpebre...

-Che signifi...

Non fa in tempo a domandare, Elanor, che Garret inizia a cantare.

-E Merlin forgiò la spada fatata

Dalla lama e l'elsa dorata

Per il suo Re giovane inesperto

Che aveva provocato sconcerto

Tra i conti avari di potere

Dalle menti di agonia nere.

Il mago pose un sortilegio

Incurante dell'altrui dispregio.

Oh giovane Excalibur nata,

Che pena ti è stata confidata?

Che fanciullesco pensier ti arrivò?

Di che angoscia il Re ti caricò?

Che sangue hai visto versare da te?

Mai hai domandato al Re perchè

Le lacrime solcavano il viso

Che sognava tanto il Paradiso.

Raccontaci le battaglie vinte,

Le afflizioni che sono respinte

Dalla luce del cavaliere scelto

Dalla culla di Tintagel divelto.

Oh giovane Excalibur nata,

Che pena ti è stata confidata?

Che fanciullesco pensier ti arrivò?

Di che angoscia il Re ti caricò?

Che sangue hai visto versare da te?

Piano, ogni invitato nella sala si rilassa, la testa si china sulle spalle o sul petto, gli occhi aperti, ma sonnolenti. Il primo a cedere totalmente è Richard. Elanor lo guarda, mentre degli strani riflessi argentati lo circondano, come in un bozzolo trasparente, ma che esiste, impalpabile, ma c'è. La ragazza vede anche Magor inclinarsi, degli sconosciuti farlo con lui. E Elanor si agita, cominciando a vedere male quello che la circonda, come se la vista s'abbassasse, ma poi, contro ogni previsione, sente i propri muscoli rilassarsi improvvisamente. Eccolo.


Piccione viaggiatore dell'autrice

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo, avvertite (è una storia che può venire in mente a tanti).

Beh, nuovi due capitoli, dopo tanto tempo. Credo che dovrò proprio velocizzare i tempi di scrittura -.- Mi scuso tantissimo per il ritardo, spero comunque che non abbiate trovato noioso questo capitolo e che non troverete noioso il prossimo. Inoltre nelle note del prossimo capitolo c'è una sorpresa ;)

Kiss

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Capitolo 15
*** Nouios (nuovo) ***


ATTENZIONE ATTENZIONE: LEGGETE PRIMA IL CAPITOLO PRECEDENTE!!!

Giuda ai capitoli:

Il titolo significa “Nuovo”

Il drago che vede Elanor è lo stesso del sogno al capitolo 3 (rileggetelo se non vi ricordate, comunque non è particolarmente importante in questo momento)

 

CAPITOLO QUINDICI: NOUIOS



Elanor si guarda intorno. E' strano. Ha un brivido che le scorre nel corpo. Sembra uno dei sogni che faceva all'inizio, quando ancora non era a Avalon, ma è meno reale e allo stesso tempo più vicino. Tutto intorno a lei sembra un disegno, lei stessa non è altro che un acquerello. La ragazza vede una grandissima ombra coprire il sole (da dove splende?). Guarda in alto. E' il drago. Quello non è lo stesso drago del sogno che aveva fatto? Ora Elanor riesce a sentire l'erba solleticarle le dita dei piedi, il vestito lungo che struscia sul prato. Un posto che non ha mai visto, ma che percepisce come suo: sente una strana sensazione scenderle nelle viscere, stringendola nello stomaco. E c'è il sole. Non c'è più la nebbia, c'è il sole. Ma da lontano sente lampi e fulmini, tuoni. Si gira. Delle luci, come se fossero dei fuochi d'artificio troppo lontano per essere visti, luci di un colore strano, che tingono il cielo di rosso. Un altro boato. Una strana paura le prende la testa, i polmoni, e comincia a correre, seguita dal drago che le sta subito dietro, come ad accompagnarla, come per coprirla. E infine eccola là. La mèta. Lo stesso luogo dove aveva estratto Excalibur e brillava. La ragazza ci si rifugia impaurita, mentre il drago sfuma e sparisce. Elanor si guarda intorno. I rombi sono sempre più vicini. E le vede. Le pietre di Stonehenge alzarzi, illuminarsi. E diventare man mano cristallo, all'interno delle strane luci di vario colore. Ed ecco che le luci si muovono, diventano più grandi e intense. La vede, Elanor, davanti a sé, una pietra più luminosa delle altre. Una pietra, un cristallo che sta cambiando forma.

-...Cosa?

Sembra come se qualcuno stesse cercando di uscire, man mano le forma di due occhi e di un naso comincia a delinearsi, e poi un collo e le spalle.

-Che sta succedendo?

Elanor credeva fosse impossibile avere più paura di quei strani sogni di quanta ne aveva prima di arrivare a Avalon. Si sbagliava. Pian piano, una forma di uomo, con una spada fra le mani, si forma davanti a lei. Le altre pietre stanno facendo lo stesso. Vede quelle che dovrebbero essere le palpebre degli esseri aprirsi.

-Ah!

La ragazza urla per lo spavento, intanto i tuoni sono più vicini. Li sente. Non sembrano tuoni. Adesso che sono più vivi sembrano qualcos'altro, qualcosa che non aveva mai sentito... Ma prima che potesse capirlo, prima che il colore si accendesse sui visi di quegli uomini di cristallo e pietra, le immagini sbiadiscono, come quando ci si sveglia. Elanor non è mai stata più contenta di andarsene da un sogno.

 

La ragazza si infila il pigiama, poggiando l'abito sulla sedia. Pensa. Pensa all'incubo che aveva fatto. Era sicura di non aver ascoltato Garret, invece si ricorda ogni signola parola, ogni singola nota di tutto il canto. Proprio come aveva detto Clio. E' inquietante per lei, che non è abituata a simili incantesimi. Sente bussare.

-Chi è?

-Garret.

Silenzio. Elanor si mette un indice sul mento, picchiettandolo, come per pensare molto a qualcosa. Apre le labbra. Dopo pochi secondi di esitazione risponde.

-Avanti.

Si gira a vedere la porta che si apre, rivelando il rosso con una maglia di lino lunga fino a metà coscia e dei pantaloni un po' poù larghi del solito.

-Volevo parlarti.

-Di cosa?

-...Quando ti sei “risvegliata” mi sembravi piuttosto... traumatizzata. Neanche avessi visto un fantasma, ah ah!

La ragazza lo guarda corrucciata, mentre il sorriso di Garret si spegne.

-Allora? Sentiamo, cosa ti ha sconvolto tanto?

Il ragazzo si siede sulla poltroncina.

-Chi ti ha detto che potevi sederti?

-Oh, adesso non montarti la testa: ricorda che ti potrei tramutare in una rospa e buttarti in uno stagnetto e dubito seriamente che ci sia qualche principe azzurro disposto a baciarti dopo.

-Cavolo!

La ragazza si siede sul letto mentre sul viso le spunta un dolcissimo broncio.

-Allora? Dimmi.

Elanor sbuffa, lanciandogli un'occhiataccia, prima di sospirare e cominciare a parlare. L'altro la ascolta attentamente, ogni tanto annuendo o stupendosi.

-Uh! I cavalieri!

-Che cavalieri? Dove? Quando? Come?

Il ragazzo ride, facendo un cenno con la mano come per dire “Lascia perdere, ancora non puoi capire”. Garret poggia le i gomiti sui braccioli, mettendo una guancia su una mano, continuando ad ascoltare. Elanor nota che ogni tanto un lampo di sofferenza e paura gli inonda gli occhi.

-Finito?

-Sì.

La ragazza accavalla una gamba sull'altra, puntando il gomito su una coscia e poggiando il mento sul palmo della mano sinistra. Silenzio.

-Beh, se per adesso è questo, credo che non ci sia nulla da spiegare ancora. Vorrei lasciarti con una delle mie frasi criptiche, ma temo che ti confonderebbe soltanto invece di darti un indizio.

Garret si alza, facendo saltare in piedi anche la bionda.

-Dove vai?

-In camera mia!

-E la frase sibillina?

-Criptica.

-E' uguale.

La ragazza gli prende il polso destro con entrambe le mani, trattenendolo e ordinandogli con lo sguardo di darle un indizio, anche solo una minima frase che potrebbe farle scartare un paio di ipotesi. Sospiro.

-Ricorda Elanor: mentre tu stai qui, il mondo lì fuori sta cambiando. E tu... noi... non lo sappiamo. Quando usciremo da qui ci scontreremo con la realtà.

Si libera dalla presa della ragazza e va velocemente verso la porta, aprendola e lanciandosi fuori, lasciando Elanor da sola, con la domanda “E tu cosa hai visto?” e con il dubbio se Garret avesse aggiunto realmente un “Purtroppo” sussurrato mentre usciva.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice

LEGGETE PRIMA IL CAPITOLO PRECEDENTE, DOPPIO AGGIORNAMENTO!! (lo so che alla fine non serve a niente, ma è per chi è duro di capoccia come me u_u)

Piccoli spoiler sui prossimi dieci capitoli ^-^

  1. Nei prossimi due capitoli si sta ancora ad Avalon e non succede molto, ma dopo si comincia a viaggiare!
  2. Si conosceranno alcuni Maghi del Tempo (se non ricordate chi sono, andate a leggere i capitoli precedenti)! Precisamente quello francese, italiano e l'americana ;)
  3. Ci sarà una grandissima avventura lunga: ci prenderà dei capitoli densi di avvenimenti e belli corposi (precisamente dal capitolo 22 al 25. Il mio prognostico e che ogni capitolo non avrà meno di sei/sette pagine)
  4. Vediamo un po' se questo dialogo vi dice qualcosa *ih*ih*: "Prova a toccarmi ancora e vedi come ti salterà la testa!" "...Mi uccidi se ti dico il classico 'Sei bellissima quando ti arrabbi'?"
  5. Ritornerà il fantastico prof di religione, solo nominato però.
  6. Ci sarà una lunga discussione sui gusti musicali di Elanor (si sa che Garret è troppo classico, eh!)
  7. Ci saranno dei veri duelli e delle vere battaglie.
  8. Vedremo in battaglia Magor (seriamente, in battaglia diventa un figo pazzesco u_u)
  9. Ci saranno varie delucidazioni su cosa sta succedendo FUORI da Avalon
  10. Non ci saranno sogni (*ndTutti: GRAZIE AL CIELO!*)
  11. Qualcuno rischierà di morire (non vi dico chi u_u Indovinatelo)
  12. Ci sarà un bel casino con delle valigie e per questo Magor subirà un gravissimo shock, poverino
  13. Ci sarà un'aggressione
  14. Sarò costretta a mettervi delle indicazioni geografiche (se riesco a mettere delle cartine sarebbe meglio) sui vari spostamenti... dovrete stare molto attenti, sto facendo il lavoro adesso: mi sembra di fare un lavoro di storia -.-

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Capitolo 16
*** Rand (fine, termine) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo del capitolo significa “Fine”.

I Maghi del Tempo sono stati spesso nominati nei capitoli precedenti. Per chi se li fosse persi, i Maghi del Tempo sono i maghi più potenti del mondo e sono generalmente sette. Per ogni Mago del Tempo che muore, ne nasce uno nuovo. Di solito sono tutti di nazionalità diverse, anche se nessuno sa né perchè né come questo sia possibile. In genere hanno anche più o meno la stessa età, ma non è poi così raro che ci sia anche una forte differenza di età (entro i dieci anni di distanza).

 

CAPITOLO SEDICI: RAND



Elanor chiude la valigia senza parlare. Il suo ultimo giorno ad Avalon. Chissà quando sarebbe tornata là. Su guarda intorno. Sente qualcuno che canta da lontano. Sorride, senza una ragione.

-Hai finito di fare le valigie?

La ragazza si gira verso la porta. Garret la guarda, poggiato allo stipite della porta con la spalla destra.

-Sì, ho finito.

Il trolley viene appoggiato sul pavimento.

-Ma... non ho ancora capito dove andremo.

Ride, Elanor.

-Ah, non lo so. Per adesso sarà ancora relax, credo! Penso che andremo a prendere i Maghi del Tempo.

-Ma sono i maghi più potenti del mondo! Non potrebbero farlo da soli?

-No. Non hai idea di quanti rischi corrono i Maghi del Tempo a viaggiare da soli. Io, te, Richard, Magor e Arianna siamo il gruppo che andrà a prenderli. Alessandro resterà qui per sicurezza, insieme a Niniel.

Un piccolo brivido percorre Elanor quando vede lo sguardo del ragazzo a pronunciare quel nome. Sembra molto più preoccupato per lei che per gli altri. La sua vocetta commenta con aria sarcastica, blaterando qualcosa sulla gelosia.

-Mh.

-Anche Alessandro sarebbe dovuto venire, ma mamma ha chiesto che uno dei due gemelli rimanga. Sarebbe stato felicissimo di venire e penso sarai felice anche tu di tornare in Italia...

-Cosa?

-Prima andiamo a Parigi, poi andremo in Sardegna.

Il volto della nuova regina si illumina.

-Sardegna? Non ci sono mai stata!

La ragazza sorride, ma subito si imbroncia quando vede l'espressione incredula di Garret.

-Che c'è? Io non ho tempo da perdere tempo come invece sembra avere qualcun altro, senza fare nomi, vero Garret?

Lui ride, chiudendo per un attimo gli occhi.

-Poi andremo in America. E poi... beh, forse qualche Mago del Tempo verrà da solo e quindi decideremo durante il viaggio le mete.

La ragazza annuisce.

-Forse non sarà così terribile come pensavo.

-Garret...?

-Penso che se ci fosse veramente qualcosa che non va, dovremmo già averlo sentito. Ci stavo pensando un paio d'ore fa. Personalmente, preferisco così, ma non so se questo silenzio è solo la calma prima della tempesta oppure andrà tutto veramente liscio. Arianna stanotte ha fatto un incubo insieme a suo fratello, ma ancora non si sono ripresi. Sembra sia stata una visione piuttosto traumatizzante.

-Io credo che dovremmo essere ottimisti. Infondo tu mi stai parlando di questi pericoli da giorni e non è ancora successo niente! Ahah!

Un nuovo sorriso, uno sguardo. Elanor si sente morire quando si accorge quanto i loro visi siano vicini. Non fa niente. Lui non si avvicina e lei non ha il coraggio di farlo, anche se ne avrebbe tutta l'intenzione. Garret le passa una mano fra un boccolo dorato che le cade sulla spalla e...

-Garret! Santo Graal, quanto sei ritardato! Baciala!

I due si girano intravedendo Richard dalla porta aperta. Elanor abbassa lo sguardo, imbarazzata, poi guarda il rosso. Ha le guance del colore dei capelli.

-Richard!

-Scusa, amico mio, ma datti una smossa! Insomma, eh!

La bionda vede Garret scattare verso il moro che comincia a correre ridendo. Sì, andava tutto bene, tutto benissimo.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Dunque, ho una cattiva notizia e due buone notizie. Quella cattiva è che anche il prossimo capitolo sarà sì e no di questa lunghezza -.-" La buona notizia è che il capitolo 18 sarà molto simpatico e divertente e non sarà cortissimo, come invece questo. La seconda buona notizia è che ho deciso di aggiornare ogni domenica (se non lo farò, vi autorizzo a linciarmi).

Un'altra buona notizia, è che ho deciso di mettervi alla fine di ogni capitolo un piccolo spoiler che parla di un avvenimento dei capitoli successivi (i 3 capitoli dopo). In questo caso, capitolo 19 ;)

"-Richard?

-Sì, lo so: è inquietante.

-Di chi sono quelli?

Arianna guarda l'oggetto che ha in mano il moro.

-Miei non sono.

Elanor, sventolando il viso di Magor, ripete la stessa risposta.

-E allora di chi sono? Non sono miei. Non sono nè di Arianna nè di Elanor. Di Magor di sicuro no. Oddio! Garret!

-Che vuoi? Non sono miei!

-Che ci fai con queste cose? Non dirmi che te li metti! O forse li fai indossare a Ela...

In quel momento, a salvare Garret dall'imbarazzo più totale, entrò Pierre. Pierre, il colpevole di tutto quel disastro."

Kiss

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Capitolo 17
*** Uolcos (falco) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo è, come al solito, in celtico e significa “Falco”

La piccola storia riassunta nella mente di Elanor non esiste ed è di pura invenzione: lo ammetto, me la sono inventata per mettere l'ennesimo capitolo inutile! No, vabbè, anche quella storia ha un piccolissimo peso, ma verrà scoperto molto più avanti.

Il cambio di colore degli occhi è già avvenuto nel capitolo 4. Questo fenomeno non ha niente a che fare con la magia, né implica alcun altro cambiamento fisico. E' tutto di natura psicologica e verrà scoperto in uno dei capitoli (molto) futuri.

 

CAPITOLO DICIASSETTE: UOLCOS



Fuori ci sono le valigie di Magor e Garret. Elanor guarda la propria, in attesa che le venga in mente qualcosa che dovrebbe portare e che invece non ha preso. In genere c'era sempre qualcosa di simile. La ragazza getta un'occhiata fuori, vedendo Niniel abbracciare il cavaliere e baciare sulla guancia il rosso.

-Troppa confidenza, eh eh, troppa!

La vocetta continua a infastidirla: non l'aveva lasciata in pace per tutta la notte e in quel momento alle (che ore erano?) cinque e mezzo di mattina si muoveva nel suo cervello, commentando qualsiasi cosa. Elanor getta un'occhiata a Exalibur legata alla propria cintura. Aspettando, si mette un paio di forcine fra i capelli per tenerli a posto.

-Ecco!

Si alza, mettendo dentro la valigia l'i-Pod. Di vitale importanza. La ragazza richiude la valigia, mentre sente Arianna raggiungere il gruppetto. “Sembri così assonnata!” “Mi mancherai tantissimo, sorellina” “Ale, così mi strozzi!”. Sospira, Elanor. Si sente improvvisamente immensamente colpevole. Ha lasciato la scuola, sua nonna, i suoi amici... gli insegnanti non le mancano affatto. Si passa una mano sulla spalla sinistra, sedendosi. Stiracchia le gambe. Ricorda. Ricorda un racconto che aveva letto da piccola: l'aveva scritto Colinde per lei. In realtà, è tutto molto sbiadito. Non le era mai piaciuto particolarmente, anche se aveva detto a sua nonna l'esatto contrario. Guarda ancora fuori. Incontra gli occhi di Garret, rossi, come quella volta, a scuola. Distoglie lo sguardo, rimettendosi a pensare a quella favola, quella vecchia favola. Come si chiamava il protagonista? Uolcos... sì, si chiamava così. Ed era un mago. Anzi, era un mago. Era diventato famoso in tutto il mondo perchè si tramutava in falco per sorvolare la Cornovaglia. Si diceva che addirittura la morte si inchinasse al cospetto della potenza di quell'uomo. Un brutto giorno di settembre, si dice che trovò una donna di poco più giovane di lui, che piangeva al freddo. Era bagnata e ammalata, così Uolcos decise di salvarla. Doveva essere solo finchè non fosse guarita, ma poi la tenne con sé anche dopo. Elanor si ricorda che il mago insegnò alla sconosciuta tutto il suo sapere: tutto quello che doveva essere imparato, glielo presentò, tutto quello che valeva la pena di conoscere, la donna lo apprese. Vissero numerose avventure insieme, avventure che Elanor non riesce a ridar vita: la sua memoria era fosca. L'unica cosa che sa per certo, è che nella storia si sposarono e riversarono tutta la loro conoscenza nei figli.

-Elanor?

-Sì?

Garret la aspetta da dietro la porta chiusa, ancora le nocche sul legno.

-Ti stiamo aspettando, vieni, dai.

-Eccomi.

La ragazza apre la porta, con la valigia in mano. Sente il mago liberarla da quel peso e, come in una visione, comincia a camminare, mentre lui parla. Ma non lo sente. Ecco, sta per iniziare. Finalmente, dopo giorni, si poteva dire che il suo destino aveva iniziato a compiersi.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Dunque, come promesso, di domenica. E, come detto, capitolo corto -.-" Cercherò di recuperare con il prossimo capitolo che è già in fase di scrittura. Leggendo i miei schemi sui contenuti dei capitoli, d'ora in avanti, almeno fino al capitolo 30, non ci sarà nessun altro capitolo corto o capitolo noioso (non comico e/o senza battaglie o avvenimenti). Promesso. Sapete, anche a me stanca scrivere capitoli così: sono noiosi da scrivere a dirla tutta ^^"

Spoiler capitolo 18 (quindi il prossimo):

"-Che diavolo...?

Davanti a lui c'è un disastro pieno di abiti sparpagliati, libri, riviste, manga e... e sono calzini quelli sul lampadario? L'uomo sospira, pensando a come riuscire a sistemare tutto. Si guarda intorno. Quella maglia era di Elanor o di Arianna? E quei boxer... ah, no, quelli sono sicuramente di Richard, nessun altro lascerebbe le proprie mutande in giro.

-Beh, che si arrangino.

E comincia a mettere gli oggetti nelle valigie."

Kiss

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Capitolo 18
*** Cintu (primo) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo del capitolo significa “Primo”. Con questo titolo intendo il primo Mago del Tempo che si incontra nella storia.

I Red Hot Chili Peppers esistono davvero, e tutti lo sappiamo. Tutte le canzoni nominate appartengono a loro, non a me. Tutte le citazioni, anche, mi sembra ovvio. Sono, in ordine di apparizione: Under the Bridge (traduzione della citazione: “Non voglio più sentirmi come mi sono sentito quel giorno. Portami nel posto che io amo, portami là”), Californication (traduzione della citazione: “Spie psichiche cinesi tentano di rubare i pensieri dalla tua mente; ragazzine dalla Svezia...”),Can't stop, Breaking the girl, I could have lied e Scar Tissue.

La musica che sta sentendo Garret è un pezzo de “Le quattro stagioni” di Vivaldi.

La parola “Bite” è in francese ed è una parolaccia: equivale a “Ca**o”.

I Poison? Grandi anche loro. Purtroppo non penso compariranno loro canzoni, né ora né nei prossimi capitolo, ma chissà!

Mi dispiace per qualche possibile imprecisione perchè non so il francese, quindi mi sono dovuta basare su frasi fatte e su google traduttore. Le frasi che dicono Pierre e Richard sono: “Mio caro nipote! Bentornato!”; “Zio! Da quanto tempo!”; “E' quella la ragazza che mi dicevi?”; “Quale?”; “La mora”; “Sì”; “Richard, è carina!”; “Lo so”; “Ma è italiana...”; “La volevi pure francese: chiedi troppo”; “Forza, prendi la preda prima che qualcuno te la rubi!”

 

 

CAPITOLO DICIOTTO: CINTU



Elanor picchietta il dito su una gamba dando il ritmo alla canzone. Garret sta con le cuffiette e legge un libro, probabilmente un “Il Signore degli Anelli”. Richard dormicchia, o forse finge per trovare una scusa per appoggiarsi ad Arianna, che cerca in continuazione di toglierselo dalla spalla. Nell'aereo si sentono solo le risate di alcuni bambini che giocano. Garret sospira, mette un dito in mezzo alle pagine a mo' di segnalibro, guarda l'ora. Si toglie le cuffiette, mettendole al posto del dito. Elanor sta canticchiando.

-“I don't ever want to feel

Like I did that day

Take me to the place I love

Take me all that way”

Mentre canta, la ragazza prendo l'i-Pod e cambia canzone: è dall'inizio del viaggio che fa così. E' abituata a fare in questo modo. Continuamente, cambiare canzone senza mai farla finire, oppure mettere la stessa canzone per ore e ore, a ripetizione.

-“Psychic spies from China

Try to steal your mind's elation

Little girls from Sweden...”

Cambia ancora canzone, saltando anche “Can't stop”, “Breaking the girl”, “I could have lied” e “Scar Tissue”.

-Ma che ascolti?

-...Red Hot Chili Peppers!

-Che schifezza! No, no, noi ti dobbiamo educare!

-Cosa? Schifezza? Ma parla per te: cosa stai ascoltando?

Elanor si mette una cuffia di Garret all'orecchio.

-E questo?

-Si chiama Vivaldi.

-Puah!

Garret la guarda, cominciando a dirle che Vivaldi era un genio e che sono I Red Hot Chili Peppers quelli a cui dire “Puah!”. Arianna cerca di calmarli, dando loro dei picchiettini alla testa e continuando a ripetere con un grande sorriso forzato a rimanere calmi. Richard, non aiuta: ogni tanto allunga le mani per dare una sfioratina al sedere della ragazza. Ovviamente l'italiana, che non può rimanere ferma davanti a tale azione, gli manda con un piccolo incantesimo una scossa elettrica. Nell'aereo, tutti li fissano. Elanor dà una schicchera a Garret su una guancia.

-Ripetilo e ti butto giù dall'aereo.

-Non puoi farlo!

-Certo che posso. E se non posso ora, potrò. Mi ricorderò di questa tua bestemmia...

La ragazza assottiglia gli occhi, poi scaccia la mano di Arianna che le sta ancora picchiettando in testa.

-E la vuoi piantare?!

La mora la guarda e sorride amabile.

-...No! Un attimo, fammici ripensare... no, proprio no.

Mentre parla, la ragazza dà una gomitata in faccia a Richard, che urla.

-Bite!

Una signora francese sbarra gli occhi e lo fissa.

-Eh eh, salve!

La signora diventa pallida... e sviene. Elanor e Garret continuano a darsi schicchere e a dirsi degli unsulti che sarebbe impossibile ripetere, mentre Arianna aiuta la donna svenuta ad alzarsi con una hostess (a cui Richard palpa allegramente il sedere). Un pizzico più forte degli altri fa alzare Garret dal sedile, dando una testata al soffitto.

-Ma la vuoi finire?

Elanor gli fa la linguaccia, mettendogli a forza le proprie cuffiette e mettendogli i Poison.

-Piantala!

Magor, che fino a quel momento aveva dormito, svegliato dalla confusione, si alza, facendo attenzione alla testa, arriva dai quattro e... fa loro una lavata di capo.

-Vergognatevi! Alla vostra età! Garret, da te non me l'aspettavo proprio: che delusione.

-Mi spiace.

-Spero non accada mai più.

I quattro si rimettono a sedere, aspettando che Magor si allontanasse. L'ultimo sussurro è “Ecco, hai visto cosa hai combinato?”. E poi c'è nuovamente la pace.

 

Se non sapesse per certo di essere in Francia, Elanor penserebbe di essere nel deserto. Per le strade ci sono poche persone e quelle poche quasi corrono. Le auto sono tutte parcheggiate. I negozi sono aperti, ma solo alcuni. Qualche ubriacone già si diverte per le vie. Musei, monumenti, tutti aperti ma vuoti al loro interno di persone. La cattedrale di Notre-Dame impera su quel misterioso silenzio, conversando grazie ai rintocchi palpitanti delle sue campane con la grande Tour Eiffel, da cui si sentono delle note da radio di ristoranti e bar. E pensare che sull'aereo l'unica nota di anormalità erano stati loro. Tutti i passeggeri erano rimasti all'aereoporto, aspettando che qualcuno li venisse a prendere. Elanor si guarda ancora intorno: ha paura di chiedere il perchè di tutto quel silenzio. Sente dalle case dei telegiornali, ma non ha il macchinario che le avevano dato arrivata ad Avalon e non capisce quello che gli inviati dicono. Dei piccolissimi cocci di una bottiglia rotta scricchiolano sotto le scarpe della ragazza.

-...Garret?

-Mh?

-Perchè c'è tutto questo silenzio?

-Non ne ho idea.

Ecco un'auto che corre veloce, provocando rumorosi rombi, poi di nuovo il solitario silenzio. Richard fa loro da guida, passando abilmente fra tutte le viottole e le stradone, senza mai fermarsi, sicuro. Ma anche lui sembra inquieto.

-Eccoci arrivati.

Il ragazzo si ferma davanti a un bel palazzo di un dolce color pastello, a un angolo di un viottolo. Suona al campanello, una, due volte. Poi, finalmente, qualcuno apre.

-Mon cher neveu! Bienvenue!

-Mon oncle! Combien de temps!

L'uomo guarda gli altri mentre abbraccia il nipote. I suoi occhi si soffermano su Arianna.

-C'est la fille que tu me disais?

-Lequel?

-La brune.

-Oui.

Elanor guarda il mago. E' alto quanto Garret. Ha i capelli neri e ricci, è pallido, come Richard: gli assomiglia molto. I suoi occhi, però, sono nocciola. L'uomo si avvicina a Garret e Magor, dicendogli qualcosa in inglese. Guarda Elanor e Arianna, tirando fuori dei cartoncini colorati e mettendoseli davanti. Comincia a leggere.

-Ben...venute. Sono Pierre, il Mago... del Tempo fr... francese.

-Ciao.

Lo zio di Richard guarda Arianna. Ride. Si gira verso il nipote.

-Richard, c'est mignonne!

-Je sais.

-Mais elle est italienne...

--Tu la voulais aussi française: tu demandes trop

L'uomo si rigira verso le ragazze, sorridendo. Le invita, grazie a un altro cartoncino verde, a entrare in casa. L'ingresso era molto carino e accogliente. Un tappeto dai bei disegni copriva il parquet, che continuava per un'altra stanza da cui partono delle scale. Piante, mobili di legno pregiato: è tutto molto elegante. L'unica cosa che sembra dire “Qua abita un single!” è un reggiseno di pizzo rosa dietro al divano e un altro scuro ben nascosto sotto lo stesso sofà. Garret fa cenno a Elanor di mettersi il macchinario per capire ciò che Pierre dice. La ragazza apre una tasca della valigia e lo tira fuori.

-Benvenuti. La stanza che vi ho riservato sta al piano di sopra. Purtroppo non ho un altro posto dove mettervi. Sistematevi ricordando che domani pomeriggio dovrete andare a prendere Antonio, in Italia. Poi magari potrete andare a visitare la città, che ne dite? Purtroppo come avete visto... non c'è molta gente per strada... sono successi strani avvenimenti e le persone non vogliono... sono... vabbè, avrete capito: sapete com'è la gente. Appena succede qualcosa, anche di poco conto, si spaventa.

Ride nervoso.

-Però ciò per voi si potrebbe trasformare in qualcosa di positivo: non ci sarà alcuna fila e potrete entrare direttamente.

I ragazzi annuiscono.

-E ora... presto, su!

L'uomo ferma Richard per una spalla.

--Allez, prends la proie avant que quelqu' un te la vole!"

Il ragazzo annuisce convinto, correndo verso gli altri che già stanno sulle scale.

-Ragazzi! Terza porta a sinistra!

 

-Da' qua!

Arianna strappa dalle mani di Garret la cartina, cominciando a osservarla attentamente e girarla in continuazione.

-Ma non ci si capisce niente!

-Chiediamo a qualcuno.

Si guardano intorno.

-Già, Magor, bella trovata.

-Veramente, sei l'orgoglio di Avalon!

-Scusate!

Richard si gira, guardando la Tour Eiffel. Da quant'era che non andava in giro per Parigi? Otto anni? Forse sette. Non si ricorda più niente: non ha mai visitato davvero la città. Si era sempre limitato a casa dello zio e qualche pub qui e lì.

-Per me è di là.

-E invece per me dovremmo tornare da Pierre.

-Se, e che può fare lui?

-Ci dà le indicazioni!

-Ma che, vedrai che ci rimanda fuori. Per me ha qualche donna a casa ed è per questo che ci ha buttati fuori.

Garret si riprende la cartina, facendo smorfie col viso. Dunque, erano passati di là per andare dall'altra parte... ma non c'è quella traversa, allora non sono là. Ummmm...

-Volete sapere la mia opinione?

Il rosso prende parola.

-La mia illuminante opinione è che ci siamo persi.

-Da quale brillante logica sei riuscito a capirlo, Sherlock?

-Intanto l'abbiamo ammesso ed è un passo avanti.

-Sì, sì.

Arianna chiama Richard, chiedendogli se si ricorda qualcosa. Intanto una signora avanti con gli anni apre le imposte per dire loro qualcosa (probabilmente di fare silenzio). Elanor si siede sul marciapiede, mettendosi una mano sulla fronte. Come diamine hanno fatto a perdersi? Alzò una mano, zittendo gli altri.

-Per me l'unica soluzione è rinunciare a quest'altra visita e tornare a casa. E poi usciamo, che ne so, andiamo da qualche parte, così, a berci qualcosa. Tanto abbiamo visto Notre-Dame, la Tour Eiffel, il Louvre...

-Infatti, le cose principali l'abbiamo viste.

-Siamo pure andati a Disneyland.

-Era chiuso, Magor: se è chiuso non conta.

Garret ripiega accuratamente la cartina, rimettendosela in tasca.

-Per me ha ragione Elanor. Dovremmo tornare a casa, darci una sistemata e uscire ancora.

I ragazzi annuiscono e si mettono in moto. Mezzora dopo, grazie a vari giri, perdite di tempo e strani passaggi, arrivano a casa. Subito, salgono, entrano nella camera, fanno la fila al bagno, si vestono e riescono. Pierre dice loro che sistemerà lui le loro valigie. Non l'avesse mai fatto. Entra.

-Che diavolo...?

Davanti a lui c'è un disastro pieno di abiti sparpagliati, libri, riviste, manga e... e sono calzini quelli sul lampadario? L'uomo sospira, pensando a come riuscire a sistemare tutto. Si guarda intorno. Quella maglia è di Elanor o di Arianna? E quei boxer... ah, no, quelli sono sicuramente di Richard, nessun altro lascerebbe le proprie mutande in giro.

-Beh, che si arrangino.

E comincia a mettere gli oggetti nelle valigie. A caso, senza ragionarci nè seguire uno schema. Intanto i nostri eroi, ignari di tutto, entrano in un bar.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti)

Domenica, all'ultimo secondo XP Dunque, come alcuni di voi avranno notato, il francese che ho usato in questo capitolo fa pietà e misericordia. Il problema è che... non so il francese. Avevo chiesto a una mia amica di scuola, ma non mi ha richiamato, quindi... ecco, se qualcuna di voi sa il francese mi può correggere le frasi? Le cambierei, così, per essere più precisa. Grazie tante =)

Come avete visto, Pierre assomiglia molto a Richard, ma nel prossimo capitolo sarà molto più evidente.

Ecco, prossima tappa: Italia (prima Roma, poi la Sardegna). Già in questo capitolo notate qualcosa di anormale nel comportamento delle persone: stanno chiuse in casa e non escono. Nel prossimo capitolo, come vedrete nello spoiler qui sotto, ciò non sarà particolarmente evidente, ma avverrà qualcosa di assolutamente inaspettato.

"Elanor vede la stanza intorno a sè girare. Non riesce più a capire quale sia il soffitto, quale il pavimento. Il bagno dell'aereoporto diventa una stanza senza fine, che sfida le leggi della fisica, con prospettive impossibili e forme assurde. La ragazza si mette una mano al petto. Non riesce a respirare. Poi sente la porta aprirsi, ma non vede nessuno. Due mani l'afferrano prepotentemente, mentre la porta si richiude. L'ultimo colore è una sfumatura di rosso."

Kiss

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Capitolo 19
*** Alios (secondo) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo significa Secondo”. Anche se potrebbe essere anche in negativo col senso di “Secondario”, “Inferiore”, in questo caso ha solamente valore numerale.

Sullo stemma di Mordred ci sono molte versioni. Dal canto mio, ne ho inventato uno che racchiuda la versione del corvo e dello scudo con le rune. Secondo alcuni ci poteva essere un drago nero. Tuttavia, credo che per la sua nuova era, Mordred voglia uno stemma diverso, non trovate?

Vi ricordate che Richard cantava “Benvenuti a Dulac”? Lui si chiamava Du Lac di cognome, per questo la cantava. Lo stesso discorso che ho fatto nel primo capitolo in cui questo è apparso, vale qua.

 

CAPITOLO DICIANNOVE: ALIOS



La ragazza respira a fondo. Ah, finalmente in Italia, a casa! Le sembra sia passata un'eternità (e forse è così) da quando se n'è andata. Chissà, forse prima di andare in Sardegna, visto che erano atterrati a Roma, potrebbe andare a fare visita a sua nonna. Garret le ha detto che non ce n'è bisogno e che l'avrebbe rivista presto, ma lei non ci crede più di tanto. Poggia i bagagli insieme a quelli degli altri, aspettando che Antonio li venga a prendere (l'aveva promesso).

-Probabilmente sarà in ritardo.

Elanor guarda Pierre che aveva parlato.

-Lo conosco, sicuramente arriverà in ritardo.

Arianna si siede sulla propria valigia alle parole del Mago, per poi cominciare a guardarsi con sommo interesse le unghie. La bionda si guarda intorno. Guarda l'ora. Beh, visto che sarebbe arrivato in ritardo, sarebbe andata in bagno.

-Elanor! Dove stai andando?

-In bagno.

La ragazza attraversa la porta con su disegnata una signorina, andando verso il lavandino. Beve un po', tenendosi i capelli per non bagnarli, poi comincia a leggere le scritte che ci sono sul muro. Non ha voglia di fare niente. Intorno a lei, la stanza le sembra piccola (non sa se lo sia o no). Ha una strana sensazione. Si sente osservata e guardata, ma non sa da chi, come, perchè. Sa solo che il motivo non deve essere buono: due occhi cattivi la fissano, lo sa. Non ha mai avuto i sensi affinati e i riflessi pronti, lei, ma lo sa per certo che c'è qualcosa che non va. Perchè sempre quella maledetta idea di essere la protagonista di una storia, di un libro o di un film? Si gira. Nessuno. Si rigira. Nessuno. Ride. Deve essere solo qualcosa di infondato, niente di vero. Bene, meglio così. In realtà non sa bene da quanto sta lì dentro. Poco o niente o forse tanto. Si era messa a fissare il vuoto e aveva perso il senso del tempo. Guarda la porta.

-Forse, allora, è meglio uscire, mia Regina.

La ragazza sbarra gli occhi, ma subito la vista si offusca. Vede la figura sfocata di un uomo... una donna? No no, un uomo. Le si avvicina, afferrandola per un braccio. Lei cerca di divincolarsi, ma sente un improvviso torpore prendere il suo corpo. Strattona il braccio e si libera, cade in ginocchio a terra. Elanor vede la stanza intorno a sè girare. Non riesce più a capire quale sia il soffitto, quale il pavimento. Il bagno dell'aereoporto diventa una stanza senza fine, che sfida le leggi della fisica, con prospettive impossibili e forme assurde. La ragazza si mette una mano al petto. Non riesce a respirare. Poi sente la porta aprirsi, ma non vede nessuno. Due mani l'afferrano prepotentemente, mentre la porta si richiude. L'ultimo colore è una sfumatura di rosso.

 

-Sta bene?

-Ancora non si è svegliata.

Richard picchietta con le dita sul bracciolo della sedia, guardando Antonio che stava arrivando con un bicchiere d'acqua zuccherata.

-Meno male che sei arrivato, Garret, sennò probabilmente l'avrebbe presa.

Arianna guarda la bionda, per poi fissare Pierre.

-Ma chi è stato?

Il francese le lancia un pezzo di stoffa, con sopra disegnato un grande corvo nero con uno scudo. La ragazza guarda attentamente lo stemma. Intorno a esso c'erano numerose rune.

-Mi sembrava strano che ancora non aveva fatto niente.

-Fatto niente? Ha fatto anche troppo per i miei gusti. Sono successe strane cose prima che voi arrivaste, per questo quando siete venuti a Parigi non avete trovato nessuno per le strade.

Garret lo guarda.

-Avevi detto che non era nulla!

-Ho mentito. Beh, certo, potrebbe non essere nulla, ma vi dico solo che alcuni portali sono bloccati e sono certo che nessuno ha ordinato di chiuderli. Forse è solo un problema di comunicazione. Sono preoccupato. Credo che abbiamo risvegliato qualcosa. Non avevate sentito la tv? No, probabile che non l'abbiate ascoltata.

-Perchè?

-Perchè a quanto pare...

Antonio prende parola, poggiando il bicchiere che stava portando su uno stage nell'auto.

-A quanto pare non siamo gli unici a raccogliere alleati e truppe, sai? Stamattina hanno detto che delle città nel sud dell'Inghilterra e nel nord della Francia sono state attaccate da non si sa cosa. Si dice che è stato veloce: un attimo e tutto bruciava.

-Mordred?

-No, sarebbe stato più lento. Non era il suo esercito. Io ritengo che abbia... diciamo... “arruolato” qualche creatura. Draghi, temo. Del resto, ne ha il potere. Anche Garret potrebbe un giorno, ma non può farlo adesso, è ancora troppo giovane. So solo che siamo nei guai, per non dire altro, fino al collo. E il bello è che siamo troppo lenti e ci lasciamo annegare.

Pierre lo guarda.

-Ricorda che potrebbe essere anche solo un drago fuggito dalla sua riserva.

-Ma anche no, che pensi?

Silenzio. Garret si avvicina a Elanor, guardandola un attimo: non si sveglia. Certo, forse era ancora troppo presto. Del resto, non stanno aspettando da molto, ma... cavolo, come può non essere preoccupato? Gliela stavano rapendo da sotto il naso!

-Io... sono dell'opinione di Antonio. Forse è meglio che passiamo subito in Giappone senza passare per la Sardegna.

-No. Dovremmo prendere un altro aereo per un viaggio lungo e per velocità e comodità direi di andare in Sardegna e passare per un portale. Attualmente, qua a Roma i portali sono in posti molto affollati: è rischioso. No, dai, andremo in Sardegna e vi porterò al mare.

-Al mare?! Come fai a pensare al mare in un momento come questo?!

-Beh, scaricate la tensione, no? Fa sempre bene un po' di sole, sabbia e acqua, sai? Vedrai che andrà tutto bene. Mi hanno avvertito che qualche Mago del Tempo è riuscito ad andare da solo ad Avalon: stiamo facendo anche più in fretta del previsto. Fidatevi, non vi preoccupate.

Uno sbuffo, un sospiro e ancora silenzio. Elanor si risveglia in quell'atmosfera di tensione, assonnata e stanca.

-Co... cosa...?

-Elanor!

Tutti si gettano su di lei senza lasciarla respirare. “Stai bene?” “Che ti ha fatto quel mostro?” “Meno male!” “Che sollievo!” “E' arrivato Antonio” “Grazie al cielo!”; frasi che le entrano nel cervello e la confondono, frasi dette tutte insieme, con sorrisi che sembrano nascondere qualcosa. Una brutta notizia?

-Calma, ragazzi, la soffocate, calma!

I due Maghi del Tempo allontanano gli altri dalla ragazza, dandole il bicchiere d'acqua e dello zucchero. Bevuto e mandato giù tutto, Elanor si alza, nonostante alcune proteste da parte di Magor, sorride. Arianna le va vicino, dicendole qualcosa all'orecchio.

-Subito.

-Scusate un attimo.

-Ohi! Dove andate?

-Là, in bella vista. Non vi preoccupate!

Le due ragazze si allontanano di qualche metro, abbastanza per non essere sentite. Arianna comincia a parlare. Magor sospira.

-Per me le sta raccontando tutto. In fondo prima o poi verrà a sapere ogni cosa, è inutile fare questo nostro tacito accordo di non dirle ancora niente.

-Se abbiamo fatto un “tacito accordo” o come lo chiami tu, alla nostra carissima Arianna non importa.

Garret guarda i due amici. Non dice niente.

-Ragazzi, è ora di andare, forza! Sennò faremo tardi!

Antonio chiama le due ragazze, che ridono, raccogliendo il gruppo. Come se nulla fosse stato detto.

Come se nulla...

 

Garret tirò fuori il suo costume da bagno, mentre Richard trovava creme solari e teli da mare.

-Strano che ci abbia chiesto di andare in spiaggia: siamo in inverno!

-Fuori c'è un sole che spacca le pietre comunque, no?

-Già, e la cosa mi spaventa tantissimo.

-Non dirlo a me.

Il rosso tira fuori un libro e lo butta dove l'amico ha accatastato gli oggetti da portare.

-Tzè, tuo zio ha fatto le valigie malissimo. Meno male che ha usato un incantesimo: pensa se l'avesse fatto a mano!

Un brivido percorre la schiena del moro, sussurrando qualcosa sul fatto che lui non gliele avrebbe fatto fare comunque, anche se sotto sorveglianza.

-...Ga... Garret? Cos'è qu... quello?

Il rosso fissava inorridito un reggiseno nero e dei preservativi. Li poggiò traumatizzato sul letto, grattandosi una guancia. Vede Richard fare un sorrisino. Oh, no, orrore!

-Garret! Ecco cos'erano i rumori che ho sentito ieri, non me li sono sognati!

-Richard!! Non. Dire. Una. Parola. In. Più. Questo.

Indica gli oggetti incriminati.

-Questo. Non. Esiste. Chiaro??

-Sì, certooo, certo! Non dirò a nessuno che ti sei dato finalmente da fare: pensavo che alla fine avresti fatto la stessa fine di Magor! Cioè, single forever!

Garret quasi gli salta addosso. Prende il reggiseno.

-Non ho la più pallida idea di come sia comparso nella mia valigia! Sarà stato quel perverti...

Un urlo echeggia per tutta la villetta. Si sentono persone uscire dalle porte, chiedersi l'un l'altro chi era stato, cose era successo. Poi si sente qualcuno che fa: “E' Magor, Magor!”. Il povero ragazzo giace svenuto nel mezzo della sua stanza. Quando Elanor e Arianna arrivano, Garret e Richard stanno già lì, il primo a sventolargli la faccia, il secondo a guardare qualcosa sul letto.

-Che è successo?

-Non ne abbiamo idea.

Richard guarda tutti, prima di sedersi su degli oggetti sulle coperte.

-Già, non ne sappiamo niente.

Arianna sta per dire qualcosa al moro, quando Elanor urla.

-Garret! Quello è il mio reggiseno!

-Ah, è tuo?

La ragazza glielo strappa dalle mani. E' rossa in viso.

-E quelli che tu hai in mano sono i miei boxer!

-E io che ne sapevo!

-E io che ne sapevo del tuo reggiseno!

Intanto Arianna si avvicina a Richard, costringendolo ad alzarsi.

-Ohi!

-Che c'è?

La ragazza fa vedere loro qualche dvd. Su di essi troneggiano i titoli “Erezione fatale”, “Orgasmo mortale” e “Dal basso con furore”. Tutti si girano lentamente verso Richard, che comincia a tossire, prima di prendersi in un lampo di dvd e nasconderli dietro la schiena. Elanor, presa da un flash, si richina su Magor, facendogli aria. Arianna prende la parola.

-Tu hai trovato il reggiseno di Elanor e lei i tuoi boxer, Magor dei dvd di Richard, io un libro che è sicuramente di Magor... e tu Richard?

Il ragazzo sussulta e comincia a correre verso la propria camera, tornando con la sua valigia. Mette le mani all'interno del borsone e comincia a tirare fuori qualche maglietta. E poi...

-Richard?

-Sì, lo so: è inquietante.

-Di chi sono quelli?

Arianna guarda l'oggetto che ha in mano il moro.

-Miei non sono.

Elanor, sventolando il viso di Magor, ripete la stessa risposta.

-E allora di chi sono? Non sono miei. Non sono nè di Arianna nè di Elanor. Di Magor di sicuro no. Oddio! Garret!

-Che vuoi? Non sono miei!

-Che ci fai con queste cose? Non dirmi che te li metti! O forse li fai indossare a Ela...

In quel momento, a salvare Garret dall'imbarazzo più totale, entra Pierre. Pierre, il colpevole di tutto quel disastro. Il rosso avanza minaccioso verso di lui, con un indice puntato.

-Tu!

-...Io?

-Guarda cosa hai combinato! Io ho un reggiseno, lei dei boxer, lui dei dvd compromettenti, lei un libro imbarazzante (perchè so di che libro sta parlando) e lui dei tanga che non si sa neanche di chi sono!

Pierre vede l'intimo che Richard ha in mano. Sbarra gli occhi. Li prende in fretta.

-Scusate... sono miei... o meglio... della mia fidanzata...

Un silenzio imbarazzante pervade la stanza. Unico rumore, lo sventolio della mano di Elanor vicino al volto del povero svenuto. Un colpo di tosse.

-Beh, direi che adesso è tutto passato, no? Elanor, porto Magor in cucina per farlo riprendere. Voi controllate che nelle vostre valigie non ci sia qualcos'altro non vostro.

Tutti i ragazzi escono dalla camera, lasciando il Mago del Tempo solo. Li guarda uscire. Aspetta che siano lontani. E finalmente può scoppiare in una risata liberatoria: era stato troppo divertente. Intanto sente Richard urlare all'affronto perchè qualcuno (alias Garret) aveva detto che dei misteriosi preservativi non potevano essere del moro perchè, secondo lui, troppo grandi.

 

Elanor sente il sole caldo sulla pelle. Nonostante il vento, era una giornata piacevole e, per loro che erano stati fino a due giorni prima tra la neve e il gelo, il caldo era addirittura opprimente. La ragazza sorride ad Arianna che, con un giacchetto sulle spalle, guarda il mare dove Magor, Richard e Garret stanno facendo il bagno.

-Insomma, Ari, non abbiamo finito la nostra conversazione.

-Non mi va molto di finirla. E poi non stavamo facendo alcuna conversazione.

-Nooo, mica. E dillo.

-Cosa?

-Dillo.

-Che?

-E dillo che ti piace.

-Chi?

-Richard.

-Dillo tu!

-Ma a me non piace lui.

-Lo so, ma ti piace qualcun altro: non puoi continuare a fargli gli occhi dolci per sempre e guardarlo da lontano.

Elanor fa per ribattere, ma non dice niente. Sente la mora che sussurra “Colpita e affondata”. Giunge a loro la voce di Richard che canta ancora la canzone che ormai è diventata il suo marchio: “Dulac è il paradiso!”. Le due si mettono a pancia in sotto, stiracchiandosi. Antonio e Pierre stanno a prendersi una bibita a un bar: non si vedono da mezzora. Le ragazze vedono i loro amici uscire dal mare.

-Oh Dio...

La bionda si toglie gli occhiali da sole, osservando attentamente l'acqua scendere e scivolare sulla pelle di Garret. I capelli rossi tirati indietro, bagnati. Le labbra sono tirate su da un sorriso solare. E' bellissimo. Il costume da bagno, tirato molto più in su rispetto agli altri due, lascia intravedere i muscoli scuri del giovane. La luce ne delinea i tratti e rende gli occhi due grandi pozze di smeraldi puri e limpidi.

-Arianna... Ari...

Ma la ragazza non la ascolta, guardando, con finta nonchalance, a un altro ragazzo, che ha i boccoli neri che gli ricadono un po' davanti al viso. Nonostante non sembrasse, la maga era molto più incantata a guardare dell'amica, che si teneva le spalle con una strana espressione. Entrambe, però, possono giurare di non aver mai visto nulla di così bello, nessuno che le rendesse così inibidite: gli occhi brillanti e fissi su un punto, su un soggetto prescelto. Sul loro soggetto prescelto. Predestinato. Deciso da oscure forze che non avrebbero mai potuto incontrare né vedere, forze che le tengono come statue mentre quei miraggi si avvicinano, prede inconsapevoli. In quel momento di pura beatitudine visiva, le due teste si annegano in pensieri diversi dal solito, intensi, ma puri e semplici, dei paradisi uno di realizzazione, l'altro di fedeltà tanto agognata. Cos'altro potrebbe distrarle? Neanche la punizione più severa potrebbe influire sui loro occhi nervosi. Neanche il finale sbiadimento di quell'istante potrebbe togliere dai loro stomaci quel peso che sentono insistente. E quando finalmente sentono quei due altri sogni vicini, non possono fare a meno di...

-Richard! Togliti, mi copri il sole.

Il ragazzo si sposta su ordine di Arianna, rispondendo con tono ironico.

-Agli ordini, mia signora e padrona.

...Non possono fare a meno di ricominciare come prima, come se quella sensazione non ci fosse mai stata, mai, neanche nei loro più lontani pensieri. E per adesso, forse, ma solo forse, è meglio così, non trovate?

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Per prima cosa, ringrazio vivamente Evey_f per la recensione e per avermi corretto le frasi in francese. Grazie davvero ^-^ Riguardo a questo capitolo, ancora si gode di serenità, che in realtà credo stia diventando pensante per tutte voi XD Non dovrete aspettare ancora a lungo. Nel capitolo 22 inizia l'avventura lunga che vi avevo già detto! Un po' d'azione, insomma, eh u_u Lo so che state pensando così e anch'io non vedo l'ora di scrivere quei capitoli! Riguardo Magor... il suo libro... se ne parlerà in seguito XD Intanto, vi dovrete accontentare dello spoiler del prossimo capitolo:

"[...] ma abbiamo un problema.

-Quale, Ale?

-Non riusciamo a contattare un Mago del Tempo.

-Quale?

-Towenaar. Sembra che molti portali del Sud Africa siano stati misteriosamente chiusi. Non riusciamo a parlare con lui: non dà alcun segnale. Clio deciderà cosa fare. Intanto voi divertitevi ancora un po': qua stiamo già preparando tutto. Credo che... ecco... ci sono giunte notizie che... vabbè, vi informerà di tutto Ashley.

-Ok.

-Ah, non dirlo a Elanor, ma qua c'è una persona per lei mooolto importante. Dille solo che la salutiamo tutti: non vorremmo rovinarle la sorpresa!

-Bene. E, dimmi, non hai avuto visioni in questo periodo?

-No, non posso dare informazioni. E poi, potresti chiederlo direttamente ad Arianna. Ciao.

-Ciao.

Garret chiude la chiamata, spegnendo il cellulare entrando in aereo. Sembra che li attenderà qualcosa di lungo."

Kiss

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Capitolo 20
*** Aedis (fuoco, ardente) ***


Guida ai capitoli:

Il capitolo significa “Fuoco”, ma può essere anche un aggettivo e significare “Ardente”.

Il motivo per cui Elanor si sta cambiando l'intero pigiama è che si è macchiata per il ciclo. Noi ragazze capiamo.

Nel Medioevo i capelli rossi erano sintomo esterno di cattiveria. Associati agli occhi chiari potevano in alcune occasioni essere addirittura segno di un padre di origine demoniaca. Inoltre si credeva che i figli dei demoni non avessero l'ombelico e fossero più veloci ad apprendere dei comuni essere umani. Anche il fascino era ritenuto tipico, poiché serviva ad alimentare la lussuria e la superbia. La furbizia e la malizia erano tipici atteggiamenti da diavolo. Per questo le persone nate in strane circostanze o con qualche deformazione o con, appunto, i capelli rossi erano spesso uccisi appena nati oppure erano semplicemente esclusi dalla società. Queste credenze rimasero per tutto il Medioevo e resistettero anche più a lungo. Addirittura oggi c'è qualcuno che associa questo tipo di caratteristiche a Satana. Ovviamente, non è nulla di fondato: erano solo credenze nate dalla tipica rappresentazione del Diavolo e il pensiero popolare su come fosse l'Inferno (i capelli rossi le fiamme e gli occhi chiari i ghiacci).

 

CAPITOLO VENTI: AEDIS



Garret si alza dalle lenzuola. Ignora il russare di Richard. Va alla finestra.

-Lo sapevo...

Anche Elanor è sveglia. Si sta cambiando pigiama (il ragazzo non ha la più pallida idea del motivo). Il rosso può intravedere la schiena bianca della ragazza, i capelli biondi e mossi le ricadono sulle spalle e sulle scapole. Vede le mani sottili di lei tirarsi su la chioma dorata e fissarla sul capo con un mollettone. Sparisce alla vista un attimo, per poi tornare vicino alla finestra e infilarsi la camicia del pigiama. Allaccia i bottoni con calma. Garret può intravedere la linea morbida del seno della ragazza sparire sotto la stoffa. Richard si rigira nel sonno. Non può vedere gli occhi del suo amico farsi di una strana sfumatura vermiglia. Quel colore viene riflesso sul vetro della finestra. Garret lo guarda: sembra incolparlo, accusarlo. Sembra dire “Guarda che cosa stai facendo. Quello che ti eri ripromesso di non fare assolutamente”. Ma lui non lo può fermare quel brivido che gli scuote le ossa e la carne per tutto il corpo. Non è colpa sua e lo sa. Forse. In realtà, non ne è totalmente sicuro. Quel continuo ripetersi di non fare nulla, di non innamorarsi di alcuna ragazza, di non volerne alcuna, non aveva fatto altro che aumentare l'istinto represso. E non se n'era mai accorto. Ed eccolo lì, solo, nascosto nel buio, con quel desiderio colpevole pronto a esplodere. Schiacciato, come sempre. Come ha fatto per tutta la vita, come sarà per tutta la sua esistenza. Non vuole, Garret, non vuole permettersi neanche un attimo di distrazione. Lo sa che cosa lo lega a Elanor, lo sa non solo perchè lo sente, ma perchè gliel'hanno detto. I gemelli non possono essersi sbagliati mesi prima: Arianna e Alessandro gliel'hanno detto. Avevano terminato la profezia che si passava da generazione in generazione. E Garret la ricorda.

Quando macchinari ingegnosi distruggeranno l'aria,

quando l'oro diventerà nero

il Sacro Re tornerà al mondo, dopo lungo sonno.

Re Arthur Pendragon, quando servirà,

tornerà per salvare il suo popolo.

E così il sangue del mago che mai vide Dio

e il sangue del Re che cercò il Santo Graal,

si uniranno in un solo corpo dalle membra umane...”

Non c'è dubbio. La seconda parte della profezia, quella rimasta nascosta per secoli, parla evidentemente di lui e di Elanor, non può essere altrimenti. Ma lui continua a rifiutare quella verità. Dopo che per anni ha pensato di non passare mai la sua maledizione ad altri, ecco che viene disilluso. Perchè può credere alla divinità che vuole, al Paradiso o no, ma non può fuggire all'idea che esista anche un'entità malvagia. E non può rifiutare del tutto l'idea che un po' di essa si nasconda dentro di lui. Come potrebbe essere altrimenti? Nessuno della sua famiglia era nato normalmente. Bastava guardarlo. Da piccolo subito aveva imparato a camminare pochi giorni dopo la nascita e la capacità di fare incantesimi si era subito manifestata. Ma non solo. Che dire di ciò che ha sempre cercato di nascondere a tutti? Non può negare che sul suo corpo manchi qualcosa. Un qualcosa che può sembrare stupido, ma che segna la sua origine nel profondo. Sulla pancia, se una persona andasse a vedere, non ha ombelico. Questo perchè non è nato grazie al cordone ombelicare. E questo perchè non proviene totalmente da origine umana. Possono chiamarlo “Spirito” o “Sconosciuto”, ma la verità che, quando Merlin nacque, era universale era che non poteva essere che il figlio di un demone, se non di Satana stesso. Bastava guardarlo. La pelle scura, i capelli rossi e gli occhi chiari, quel trio così innaturale per loro. E le strane circostanze della nascita. Sì, all'epoca non c'erano dubbi. Era opera dell'inferno. Garret lo sente ancora quel continuo ricordare un qualcosa che sente non appartenergli. Il cambiamento di colore degli occhi, le sue strane abilità, il suo fascino, tutto è sintomo di sangue di demone, tutto. Perfino la sua magia, ciò che lo tiene in piedi. E lo sa lui che, infondo, ci crede. Lo sa e ci soffre profondamente. Il sospetto gli era venuto anni prima, quando aveva tredici anni. E non se n'era più andato. Lo torturava e lo tortura intimamente, segretamente e in silenzio: nessuno sa, nessuno immagina. Forse, solo Niniel, la carissima Niniel, può capire: la sua miglore amica d'infanzia, quella che lo coccola e a cui vuole bene, che non lascerebbe mai.

-No... torna qui...

Il mormorio di Richard nel sonno distrae Garret dai suoi pensieri. Elanor ha spento la luce. Il ragazzo abbassa il capo: forse si deve ricordare più spesso qual è il suo ruolo.

 

Il fumo le riempie le narici. Non sa neanche dove sta lei, dove sono tutti. Ringhi, urla, rombi riempiono l'aria. Garret la prende, quasi come per abbracciarla: è triste che in realtà la stia salvando da una trave che cade.

-Dov'è la Maga?

-Non ne ho idea.

Un altro boato trafigge le teste dei ragazzi. Altre grida. Richard sussurra qualcosa a Magor, che chiama Garret e gli altri.

-Meno male che Pierre e Antonio se ne sono andati subito ad Avalon: sarebbe stato un bel guaio se si fossero feriti.

-Già...

Arianna urla quando l'auto dietro quale si sono nascosti viene scaraventata da un'altra parte. Elanor la afferra, facendola entrare nel tubo di metallo caduto per la strada. Escono quando vedono il drago girato e cominciano a correre lontano dall'aereoporto, dove hanno abbandonato le valigie. Alla bionda viene da piangere. Calore. Un intero condominio in fiamme. Una folata di vento li fa cadere.

-Cavolo, si è alzato in aria!

L'essere si posa vicino a loro, guardandoli intensamente. Per un attimo sembra esitare, ma poi prende respiro e...

-Giù!

Una giovane donna si mette davanti e, con un semplice gesto della mano, manda indietro la fiammata che stava arrivando.

-Siete voi da Avalon, no?

-...S... Sì...

-Attenta!

Arianna fa abbassare la donna, che sta per essere colpita dalla coda del drago.

-Grazie.

Un altro gesto con la mano e un grande palo viene gettato contro la creatura. La maga grida di correre, andando lungo la strada. Richard fa alzare le ragazze, prendendole e quasi trascinandole via. Magor lo aiuta. Garret corre subito dietro, girandosi ogni tanto per distrarre o rallentare il drago. Nessuno di loro sa quanto hanno corso. Sanno solo che hanno visto l'enorme creatura alzarsi in volo e sparire. Fiamme e fumo si allungano verso il cielo rosso. Tutti si fermano, respirando a fatica.

-Grazie.

-Niente... tu, sei Garret, vero?

Il ragazzo la guarda incuriosito.

-Sì.

-Sono Ashley.

Richard la guarda.

-Ecco spiegato il mistero.

Si rivolge a Elanor.

-E' la Maga del Tempo che stavamo cercando.

La donna sorride. Finalmente possono guardarla. E' poco più alta di Elanor. E' bionda e i suoi occhi segnati dall'eyeliner e dal mascara sono verdi. Ha la pelle chiara.

-Co... uff, un attimo... come facevi a sapere... che eravano... noi...?

-Ho come hobby la divinazione! In realtà non sono bravissima poiché non sono una veggente naturale. Però è una pratica che mi ha sempre affascinato. Sapevo per certo che ci sarebbe stato qualche “problema”, non perchè l'abbia visto, ma perchè sentivo che c'era qualcosa nell'aria. Per questo ho deciso di tentare un piccolo esperimento: tre giorni fa mi è arrivata una nuova sfera di cristallo (non avete idea di quanto mi è costata) poiché l'altra mi si è rotta e ho visto i vostri volti e dove stavate. Non è stato facile, lo ammetto.

Magor le sorride.

-Sei stata prudente, brava.

La donna li fa riposare, dando a qualcuno delle pacche sulle spalle per aiutarli a tossire del fumo entrato nelle narici.

-Il drago non ha alcun collegamento con Mordred comunque. E' soltanto sfuggito dalla sua riserva. Il nostro “caro” nemico ancora non ha attaccato l'America: si sta concentrando sull'Europa. Poi prenderà l'Africa e poi l'Asia e da lì l'Oceania. E poi prenderà l'America.

-Perchè ha paura o perchè non la vede di buon occhio?

-Ah, non lo so di preciso. Credo sia semplicemente legato al suo vecchio mondo, quello che conosceva lui prima di rinascere.

Elanor li guarda attentamente.

-Rinascere?

-Certo. Morgana è una strega e si è fatta un incantesimo. Ha dormito per tutti questi anni ringiovanendo: quando si è svegliata era una giovane. A quel punto non c'è voluto molto. Doveva solamente rimanere di nuovo incinta per generare un nuovo Mordred.

-Ma Mordred non era il figlio di Arthur?

Garret ride.

-No, Elanor, ne avevamo già parlato. Era tutta una messa in scena perchè se fosse stato suo figlio avrebbe avuto il pieno diritto di salire al trono.

-Comunque, doveva generare il nuovo Mordred e poi?

-Ha sedotto un uomo e da lui ha avuto un figlio: la reincarnazione di Mordred, ovviamente. Aveva pensato che probabilmente non avrebbe avuto sempre lui, ma un altro ragazzo o una bambina, perciò aveva incantato anche il proprio ventre in maniera che, nei secoli, generasse sempre la stessa persona.

-...Scusate, ma se non era figlio di Arthur... di chi era?

-Un assistente di Merlin, crediamo. Aveva avuto una relazione con lui.

-Ah.

Arianna tossisce ancora un attimo, per poi alzarsi dal marciapiede dove si era seduta e guardarsi intorno.

-Direi che il drago se ne sia andato, no? Forza: andiamo. Potremmo arrivare troppo tardi.

Elanor comincia a camminare verso l'aereoporto, seguita da Magor e Ashley. Richard guarda un attimo la mora, prima di seguire i suoi compagni. Garret invece le si avvicina.

-Troppo tardi per cosa?

-...Non lo so...

Il ragazzo abbassa il capo, come per pensare, mettendosi le mani sui fianchi.

-Telefonerò ad Ale il più presto possibile.

 

Richard mette dei giornali sul tavolo.

-Cosa c'è scritto?

-Notizie. Guarda: ho trovato tutti i giornali che spiegano gli eventi successivi al ritrovamento di Excalibur.

Elanor getta un'occhiata alla valigia dove ha nascosto la spada. Ogni volta che può ricontrolla che ci sia, per paura di perderla, di non trovarla più. Durante l'attacco del drago si era sentita indifesa e ridicola, davanti a qualcosa di troppo grande e potente. E aveva desiderato quella spada con tutta se stessa.

-Leggi i titoli.

-Me li puoi leggere tu? Non sono in vena di traduzioni.

Richard si siede accanto a Magor, dividendo i giornali in due pile e dicendo all'amico di leggere i titoli che ci interessano nella fila a lui destinata.

-“Fiamme nel Nord della Francia”

-“Il risveglio dei draghi: 362 avvistamenti in due settimane”

-“Le pietre di Stonhenge spostate: l'Anello dei Giganti assaltato”

-“Parigi in assedio: nessuno per le strade”

-“Strane uccisioni a Londra: simboli medievali in casa delle vittime”

-“Sparizioni in Francia e Regno Unito: più di trecento sparizioni in quattro giorni”

-“Scritte per le strade: 'La fine è vicina'”

-“Intervista al famoso teologo William Potter: l'inizio del 2012”

I ragazzi continuano a leggere, mentre Elanor si fa a ogni parola più attenta, più tesa. Ashley beve tranquillamente la sua tazza di cioccolata calda, adocchiando la porta dietro la quale Garret e Arianna stanno parlando al telefono.

-Allora, Ale? Novità?

-Sì: ci sono giunte numerose notizie di sparizioni. Abbiamo inviato dei nostri agenti e ci hanno riferito che non c'è possibilità che non si tratti di Mordred. Siete nell'America centrale adesso se non mi sbaglio. Bene, tornate subito qui ad Avalon. Tutti i Maghi del Tempo sono giunti da soli quando li abbiamo chiamati, ma abbiamo un problema.

-Quale, Ale?

-Non riusciamo a contattare un Mago del Tempo.

-Quale?

-Towenaar. Sembra che molti portali del Sud Africa siano stati misteriosamente chiusi. Non riusciamo a parlare con lui: non dà alcun segnale. Clio deciderà cosa fare. Qua stiamo già preparando tutto. Credo che... ecco... ci sono giunte altre notizie che... vabbè, vi informerà di tutto Ashley.

-Ok.

-Ah, non dirlo a Elanor, ma qua c'è una persona per lei mooolto importante. Dille solo che la salutiamo tutti: non vorremmo rovinarle la sorpresa!

-Bene. E, dimmi, non hai avuto visioni in questo periodo?

-No, non posso dare informazioni. E poi, potresti chiederlo direttamente ad Arianna. Ciao.

-Ciao.

Garret chiude la chiamata, spegnendo il cellulare entrando in aereo. Sembra che li attenderà qualcosa di lungo. Arianna lo guarda speranzosa.

-Stanno preparando l'esercito?

-Credo di sì.

-Allora dovresti far ripassare a Elanor la formazione e le tattiche che utilizziamo.

-Sì. Credo che non sarà molto contenta di saperlo.

La ragazza ride, aprendo la porta e facendo passare anche l'amico. Guardano un attimo i giornali sparsi sul tavolo. Sì, qualcosa di lungo... molto lungo... e di sconvolgente. E non ne sanno ancora niente.

-Elanor, mettiamoci all'opera.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Beh, sono piuttosto demoralizzata perchè non ci sono state recensioni, ma punto molto sui capitoli successivi ;) Sospetto che ci sarà anche un aumento di visite, già u_u Perchè sennò non saprei proprio come fare XD Cioè, in realtà avrei intenzione di togliere la storia... non mi soddisfa... è piatta e credo non piacca più neanche a voi quindi...

 

E' un pesce d'aprile, per vostra sfortuna XD No, continuerò a rompervi le scatole, non rilassatevi.

 

Comunque, questo capitolo sembra corto, ma fidatevi: non lo è. L'ho dovuto scrivere in pochissimo tempo perchè questa settimana non ho avuto neanche un momento per mettervi a scrivere. Diciamo che ieri ho scritto il pezzo iniziale e circa un quarto d'ora fa ho finito il capitolo XD

Lo spoiler dello scorso capitolo ha subito qualche variazione perchè ho spostato la chiamata di Alessandro da inizio capitolo a fine u_u

Riguardo lo spoiler per il prossimo capitolo, vi dico solo che incontreremo due nuovi personaggi che però faranno solo da mini-comparse. E ci sarà una cattiva notizia per Magor (secondo lui è cattiva, per noi è ottima ;D).

Attendo commenti negativi (ma per la prima parte del capitolo non voglio sentire ragioni: ne sono abbastanza soddisfatta e non lo cambierò mai è_é)

Kiss

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Capitolo 21
*** Aduo (veloce, rapido) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Veloce, rapido” e si riferisce a Mordred.

Dylan parla di un sonetto. Il sonetto è composto da due quartine (di rime ABAB ABAB) e due terzine (di rime CDE CDE). Tutti i versi devono essere endecasillabi.

Nella poesia, c'è il termine “asletto” che significa “eletto”.

 

CAPITOLO VENTUNO: ADUO



-Non ci posso credere!

-Non c'era alcuna notizia sul giornale!

Alessandro li guarda attentamente uno a uno.

-No, non c'era. Era stato tenuto segreto per paura che tutto andassero in panico. E' stato annunciato stamattina a tutti i telegiornali.

Elanor si siede, fissando pallida la cartina luminosa.

-E'... è stato così... veloce...

-L'Islanda... e l'Irlanda... e adesso sta in Scozia.

Garret scuote la testa, poggiando la fronte sul palmo della mano sinistra.

-Come è possibile che fino ad adesso non era trapelato nulla di tutto questo?

Arianna guarda dei punti rossi sulla cartina.

-Questi cosa sono?

-Sono i suoi piccoli eserciti. Ne ha uno nel nord della Francia. Uno in Irlanda. Uno in Scozia. E a quanto pare ne ha altri nell'ultimo posto dove dovrebbero essere.

-Cioè?

Il ragazzo muove la mappa con due dita, diminuendo lo zoom.

-Qua.

Richard si sporge un po', fissando la scritta che troneggiava in mezzo ai colori. Tira la stoffa della manica di Magor, facendo chinare sul tavolo anche lui.

-Lo sospettavamo. Non poteva essere altrimenti.

-E quindi, abbiamo scoperto che fine ha fatto Towenaar.

Niniel chiede ad Alessandro di spostarsi un po', facendosi posto e diminuendo ancora l'ingrandimento della cartina.

-Mordred sa che Avalon sta sul suolo inglese e quindi sta cercando di circondare questa zona. E' evidente che conquisterà anche la Francia. Tuttavia, noi abbiamo un vantaggio. Mordred sa che noi cerchiamo i Maghi del Tempo, ma non sa il vero motivo per cui li cerchiamo. Anche se conquistasse tutta la Gran Bretagna, non metterebbe nessuno intorno a Stonehenge e se lo facesse non avrebbe abbastanza soldati per ostacolarci. Elanor, tu non sei stata ancora avvertita, ma Garret ti ha mandato un messaggio durante il banchetto cui avevi partecipato. Le pietre che compongono il famoso Anello dei Giganti non sono altro che contenitori in cui il Grande Mago ha rinchiuso le anime dei cavalieri che hanno accompagnato Re Arthur nella sua ultima battaglia. Se riuscissimo a risvegliarli, avremmo più possibilità di vincere. Ci sarebbe qualche problema perchè loro sono rimasti al Medioevo, ma il loro compito è solo quello di aiutarci. Se fossero trafitti, non sentirebbero niente e semplicemente tornerebbero nel Mondo dei Morti. Ma per farli tornare ci servono tutti i Maghi del Tempo, Excalibur, e il discendente di Merlin. Garret ha già accettato, anzi, è lui che ha proposto di fare questo incantesimo. Non credo che tu ti rifiuti di farlo. Ma prima dobbiamo riportare Towenaar.

-Che facciamo quindi?

-La cosa migliore sarebbe che tutti noi andassimo a recuperare Towenaar. Probabilmente Mordred ha rapito proprio lui perchè è un grande veggente. E un veggente, si sa, fa sempre comodo. Tanto gli bastava rapirne uno solo. E lui era anche il più nascosto e il più difficile da raggiungere. Noi staremo in Africa con un esercito piccolo, ma abbastanza grande per sconfiggere quello nemico. Io starò con voi.

Garret apre le labbra, ma Niniel gliele chiude con una mano.

-Non parlare Garret. Io e tua madre e tuo zio abbiamo deciso che è la cosa migliore.

-Zio? Ho uno zio?

-Neanche tu lo sapevi quindi. In realtà è lo zio di tua madre: era il fratello di tua nonna. E' andato a recuperare Soledad...

Niniel vede Magor sussultare. La ragazza ride, stuzzicandolo.

-Sì. Sai, lei era tanto contenta alla proposta di combattere al tuo fianco! Era veramente molto felice: ha accettato subito di darci il suo aiuto, per amor tuo, caro Magor.

Il ragazzo abbassa la testa, diventando rosso in viso. Richard esulta, dandogli una pacca sulla spalla. Garret guarda Niniel dicendole qualcosa in labbiale. Lei annuisce. Il rosso zittisce tutti, mettendosi accanto all'amica.

-In ogni caso, chi resterà qui a controllare?

-Aaron e Dylan. Quei due, anche se hanno molti anni di differenza, sono una copia infallibile. E poi ci sarà anche tua madre e tuo zio. E anche Anna.

Elanor li guarda curiosa, chiendendo chi sono.

-Aaron è il discendente di Sir Bedivere e Dylan di Sir Agravaine. Riguardo ad Anna, diciamo che tu la conosci, ma sotto un altro nome. Quando saremo tornati te la faremo incontrare.

-Perchè non ora?

-Perchè non è ancora qui. Tra quattro giorni apriranno un portale apposta per farla passare. E' per sicurezza.

-Mh.

Il silenzio cala lentamente sul gruppo. Come se nessuno avesse più niente da dire, si guardano tutti. Improvvisamente, qualcuno apre la porta della stanza. E' un ragazzo molto giovane, sulla quattordicina o quindicina d'anni. E' biondo. I suoi occhi nocciola scrutano i presenti. Ha uno sguardo profondo, intenso, particolare. Il suo profilo è dolce e i suoi lineamente, nonostante non siano infantili, sono morbidi. Ha la pelle chiara, in contrasto netto con la maglia scura che indossa. Ha degli stivali neri e un apio di jeans. Porta una borsa a tracolla da cui spuntano penne e fogli.

-Garret!

-Ciao, Dyl.

Elanor guarda i due. Il biondo salta addosso al discendente di Merlin, esultando.

-Oh, Garret! Ci sei mancato tantissimo.

-Sono stato via pochi giorni.

-E' stato come anni. Sono successe così tante cose! Tu sai come vincere, vero? Vero?

-Ahahah!

Elanor li guarda. Negli occhi del nuovo arrivato brilla ammirazione e affetto. Garret sorride e lo presenta.

-Elanor, questo è Dylan, il discendente di Sir Agravaine. Non farti ingannare dal fatto che è solo un quattordicenne. E' un ottimo stratega. Possiamo anche dire che è un genio.

-Oh, lei è la Signora!

Il ragazzino si inchina a lei, diventando improvvisamente serio.

-Mia Signora, sarò ben felice di rendermi utile.

-Um... eh... Alzati, Dylan... non... non è necessario.

Il quattordicenne si rialza. A Elanor sembra impossibile che una persona cambi espressione in così poco tempo. Se all'inizio le era sembrato sicuro di sé, dopo gli era sembrato solo un fan di Garret. E in quel momento sembra un adulto. L'espressione del viso rende i suoi tratti più marcati e, sotto le lunghe ciglia nere, si intravede una profonda devozione e determinazione. Una lealtà senza pari.

-Siete molto bella, Signora.

Elanor lo guarda arrossendo. Ride nervosa: non le era mai successo che qualcuno le dicesse qualcosa di simile. Non un ragazzino, almeno, e non con quello sguardo così disinteressato. Un quattordicenne... eppure sembra dimostrarne di più e di meno contemporaneamente.

-Sai Elanor, Dyl è un grande poeta.

-Garret!

-Dai, su, leggile qualche tua poesia. Sono curioso di sapere cos'altro hai scritto mentre ero via!

-Lei gradisce, Signora?

-Ma certo.

Il biondo annuisce, aprendo la borsa e tirando fuori un pezzo di carta.

-Ho... provato a imitare la poesia del '200 italiana. Sapete... Giacomo da Lentini, Pier della Vigna... Volevo scrivere un sonetto, ma sono riuscito a scrivere solo la prima quartina. Non sono pratico di questo tipo di poesia...

-Fa niente, leggila.

-Onne giorno m'affanno a includer il cor

ch'ama el foco appreso en meo ardito petto

dilettato da un gentil vermiglio Amor,

Amor ch'appreso 'l vil omo asletto.

Elanor sorride, esprimendo la sua approvazione.

-Davvero è di suo gradimento? Ne sono contento.

La bionda sente Arianna applaudire, mentre Richard chiede se potrebbe usare quei versi per conquistare qualche ragazza. Magor si limita a sorridere. Alessandro gli dice il suo sonetto. Niniel, invece, guarda Garret, che sta approfittando della distrazione generale per scriverle qualcosa sulla mappa con l'indice.

250 dovrebbero bast...

-Cosa stai facendo, Garret?

Il ragazzo cancella la scritta, guardando dritto negli occhi l'amica per vedere se ha capito cosa intendeva. La ragazza annuisce convinta.

-Niente.

 

Elanor guarda la prima stella apparsa in cielo. Le sembra assurdo che sono arrivati a quella situazione. Forse si dovevano muovere prima. O forse tutti si erano mossi e lei non se n'era neanche accorta. E' nervosa. In fondo, l'unica a non sapere niente è lei. Nessuno si dà pena di dirle le cose, nessuno la avverte. Poi pretendono che vada sul trono. Ma quale trono? Ci sono troppe domande, alcune stupide altre meno, che le viaggiano nella testa. Troppi quesiti senza risposta. Come affrontare quella situazione? Neanche ha mai visto Mordred. Bel nemico, un rinato. Neanche Garret sembra volerle dire qualcosa in più. Come fa a sconfiggere un nemico di cui non sa niente? E poi, il loro viaggio in Africa. Ma che cos'è? Un safari? Sembrano tutti così tranquilli. Lei per prima si sforza di non far trapelare il suo nervosismo, la sua paura. E' strano. Nonostante sia a un passo da una battaglia, una guerra che la segnerà per sempre, la sente ancora lontana. Non teme la guerra. Teme la sconfitta. E' diverso, ben diverso. Conosce il perdere, ma non conosce quello cui sta andando incontro. Quella parola è così strana... è ancora ovattata nella sua testa. Improvvisamente vede un lampo squarciare il cielo. Strano. Non ci sono nuvole.

-Ahah, un fulmine a ciel sereno!

C'è poco da ridere. Sente un uomo sedersi vicino a lei.

-Antonio!

-Ciao.

Il Mago del Tempo le sorride, per poi continuare a guardare il cielo.

-Guarda, una seconda stella. Toh, anche una terza...

Elanor guarda i punti indicati dall'uomo, ma non riesce a ricambiargli il sorriso.

-Sentiamo, cosa c'è?

-Che?

Antonio le toglie il macchinario dall'orecchio.

-E' inutile tenerselo se siamo entrambi italiani, no? Ti stavo chiedendo cosa c'è che non va. Sembri pensierosa.

-Sì... lo sono.

-E allora, che stai pensando?

-...Non lo so neanche io.

L'uomo guarda un attimo a terra, per poi volgere lo sguardo verso la ragazza.

-Lo so, non ci capisci niente, vero? Fidati, non ci capisco niente neanche io. La realtà è che tutti sanno qualcosa, ma nessuno sa tutto. Pensi che io sappia perchè sono dovuto venire fin qui? No. Pierre ne ha un vago sentore (credo che Richard si sia lasciato sfuggire qualcosa). Nessuno vuole dirci niente, nessuno sembra sapere niente. Neanche Clio, la Dama, sa cosa sta succedendo.

-...

-Questa è una bolla, Elanor, una bolla fuori dal mondo. Possiamo stare qui per sempre. Ignorando il mondo esterno. Insomma, guarda Magor. Se lui fosse vissuto fuori da qui, non sarebbe così innocente. Sono le mancanze di questo mondo, Elanor. Sembra essere tutto perfetto, ma c'è acqua da tutte le parti. Ed è per questo che ci sei tu. Se tu vincessi, Avalon ritornerebbe in superficie.

-In superficie?

-Non sei entrata fin qui andando sott'acqua? In realtà non so neanch'io come funziona. Insomma, guarda. Quello è il cielo. Non ci sembra di stare sotto un lago. Eppure da come ci si entra sembra così. E' un posto pieno d'apparenza. Ogni cosa qua mi sembra una imitazione di quello che c'è dall'altra parte di questo cielo. Sopra queste stelle, forse ci sono persone che continuano a vivere fuori.

-...

-Non sei convinta?

La ragazza lo guarda. Intorno a loro si alza una leggera brezza. In cielo adesso troneggia una bella luna luminosa. Non sembra finta.

-Ti svelerò un segreto. Il Santo Graal... sai quante volte è stato rubato? Il punto è che portandolo sempre nascosto, se sotto il panno che usano ci fosse un altro calice, nessuno lo saprebbe. Nessuno se ne accorgerebbe. Quando la Dama era piccola, lo zio di Garret fu inviato a riprenderlo. Non ti dirò chi è lo zio di Garret, ma... sarà una bella sorpresa per lui. Rido al solo pensarlo.

-Visto? Anche tu nascondi le cose.

L'uomo le si avvicina, sussurrandole un nome all'orecchio.

-No!

-Sì!

-Non ci posso credere.

-Invece è così. E' lui il famigerato zio. Ma non dirglielo: voglio gustarmi la sua faccia quando lo saprà. Uh uh.

I due ridono, ma poi Elanor si fa seria.

-Ma questo è un segreto che non mi serve per rendermi utile...

-E cosa ti farebbe felice sentire.

-Tutta la vera storia del mio antenato, senza censure.

L'uomo si mette comodo, cominciando a raccontare. Intanto il cielo diventa scuro e le stelle cominciano a farsi sempre più numerose. Le luci di Avalon si accendono, le porte si chiudono. Preghiere silenziose si innalzano verso l'alto.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapveo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Vi piace la mia quartina? =D Guardate che mi ci sono impegnata: non ho mai scritto sonetti u_u E per di più impersonificandomi in un uomo O_O No, mai, mai scritti u_u Spero che il mio impegno abbia prodotto qualcosa di piacevole... dai, infondo non è poi così male (ma non è neanche bene -.-").

Beh, ma prima ancora di questo, BUONA PASQUA!!! Auguri a tutte voi ^-^ Lettrici silenziose e recensitrici (ormai dovrei parlare al singolare per entrambe le cose XD).

Ho notato, guardando le visite, che il capitolo con la prima apparsa di Pierre ha fatto più successo degli ultimi capitoli... Vi è piaciuto?

In ogni caso, dal prossimo capitolo inizia l'avventura. Per un po' sembrerà un po' uno shounen, ma ci sarà anche qualche evoluzione sentimentale... non anticipo nient'altro ;)

Invece del prossimo capitolo, ecco lo spoiler ^-^

"Le avevano detto di non bere e non mangiare se non il minimo necessario. Ma non aveva mai provato tanto desiderio di un buon pasto in vita sua. Elanor sa bene che non dovrebbe, ma non può far a meno di pensare per un attimo di prendere dell'acqua. Ma non sanno quanto tempo sarebbero dovuti restare lì... E fa così freddo... Le stelle luminose sembrano guardarla, mentre si avvicina lentamente alla borraccia. Sono tantissime: Elanor non ne ha mai viste tante in vita sua. Ed è piuttosto triste che sembrino accusarla di inganno, mentre stappa la borraccia. La allontana. No. No, non deve, assolutamente. Ma..."

Kiss

 

P.S. Si accettano scommesse: chi è lo zio di Garret?

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Capitolo 22
*** Ogron (freddo) ***


CAPITOLO VENTIDUE: OGRON

P.S. Si accettano ancora ipotesi sullo zio di Garret.

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Capitolo 23
*** Runus (segreto) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo significa “segreto”. Da questo termine viene il nome “rune”.

Le nozioni di pronto soccorso descritte in questo capitolo sono state prese studiando dei siti appositi. Tuttavia alcuni di essi presentavano pareri opposti (soprattutto sull'incidere o no il morso e se usare bibite ghiacciate o calde): ho cercato di essere più realistica possibile. Ovviamente, le informazioni non sostituiscono in alcun modo la famosa “consulenza medica”. Il siero antivipera non è più in commercio da anni poiché se usato in maniera sconsiderata provoca molti più danni del veleno stesso: può procurare addirittura degli shock dovuti a reazioni allergiche. Ormai la sua somministrazione è usata soltanto negli ospedali.

Il soldato in questione è di Avalon e non viene da altre zone del mondo, di conseguenza il suo nome è stato scelto tra i nomi elfici. Il suo nome, cioè Firion, è stato scelto apposta per la situazione in cui si viene a trovare in questo capitolo e significa “Morente”.

Quando Garret parla di “magia sintetica” dice di averne già parlato. E' effettivamente così, basta riguardare il capitolo XII (Uic, “combattere”).

 

CAPITOLO VENTITRE: RUNUS



L'ennesima imprecazione trapassa l'aria. Garret rovista in uno zainetto, per poi uscirne con del tessuto. Magor pronuncia incantesimi in continuazione, protetto da Richard che sta di fronte a lui. Il rosso alza la gamba del pantalone del ferito, quasi la strappa. Trova il segno del morso e lo guarda velocemente. Sì, vipera. Il soldato non fa un fiato. Il vociare continuo della gente che li circonda copre il rumore della vipera che viene uccisa.

-Adesso stai fermo.

Garret lega al malcapitato un pezzo di stoffa subito sotto al ginocchio.

-Questo ti rallenterà la circolazione. Arianna, del the caldo. Elanor, trovami in quella borsa un laccio emostatico con cui sostituire questo.

Indica il tessuto sulla gamba.

-Subito.

-Alessandro, portami un cuscino: dobbiamo far stare il morso più in basso rispetto al cuore.

Arianna torna con il the, facendolo bere al soldato, mentre Elanor arriva con il laccio.

-Grazie, ragazze. Magor, fai andare via tutta questa gente. Grazie Alessandro: mettilo in maniera da farlo stare comodo. Niniel, fai ombra. Cavolo, si sta gonfiando. Contrordine, Magor, portami una stecca: devo diminuire i movimenti il più possibile.

L'uomo ferito, Firion, cerca invano di cacciare le mani di Garret. Sa perfettamente che sono quelle mani che lo salveranno, ma allo stesso tempo il suo istinto lo porta a cercare di far rimanere intoccata la ferita. Se prima il dolore lo aveva stordito, ora sente perfettamente gli spasmi che sembranno afferrargli la gambe e strattonarla energicamente. Lotta ancora per tenere l'arto fermo, mentre Garret gli lega una stecca alla gamba per non farla muovere. Un'ulteriore fitta gli trafigge il corpo quando il ragazzo gli lava la ferita con dell'acqua ossigenata. Guarda il morso: non ha mai visto una reazione così in vita sua. Fino a quel momento era stato tutto un addestramento, utile, certo, ma un addestramento, e invece si ritrova con una ferita pulsante da cui sembra uscire questo mondo e quell'altro.

-Sei stato fortunato in fondo, Firion, poiché ti ha iniettato ben poco veleno.

Solo la parola sembra farlo svenire. Seriamente, non riesce a stare calmo, ma sa perfettamente che non si deve agitare.

-Devi succhiarlo?

-Assolutamente no: se succhiassi il veleno rischierei di essere intossicato anch'io. Niniel, delle coperte per favore. E qualcuno faccia qualcosa per non farci arrivare così tanto sole, cavolo!

Firion si asciuga la fronte mentre la sua vista si abbassa gradualmente.

-Firion, sdraiati e cerca di non muoverti per nessuna ragione al mondo. Non hai anelli o bracciali, no?

-N... No...

-Bene, molto bene. Magor, Richard, Arianna, portatemi qua un lettino, fate più ombra ancora, cercate di tranquillizzare gli altri. Niniel, Elanor, portatemi qua il siero antivipera facendolo restare dentro il suo frigorifero. Ok, Magor, aiutami a mettere Firion sul lettino, sempre tenendo la gamba più in basso del cuore. Perfetto. Ok...

Il ragazzo prende il siero antivipera e, velocemente, ne prende 0,1 cc. Lo inietta vicino alla ferita. Aspetta. Manda via le ragazze, dicendo loro di stare insieme agli altri soldati e a fare compagnia ad Alessandro, che sta facendo l'incanto per farli stare all'ombra. Firion allunga una mano verso Magor, che gli dà un secchio preso in precedenza, facendolo vomitare.

-Tranquillizzati.

-Ti pare... facile?

Garret osserva intensamente il punto dove ha iniettato il siero, come se attendesse qualcosa. Aspetta ancora qualche minuto.

-Ho... sete...

-Dategli del the caldo.

-In realtà... qual... di... freddo.

-The caldo.

Passano cinque minuti. Garret sospira sollevato.

-Bene, non hai alcuna reazione allergica...

Il rosso immette il siero nella gamba facendo quattro iniezioni intorno alla ferita.

-Adesso girati: te ne devo fare una sul sedere.

-...Co...cosa?

Magor e Richard lo girano, mentre il terzo gli pratica l'iniezione.

-Ecco. Provvederò a farti qualche incantesimo: non mi fido molto di questi sieri. Io... direi di fermarci. Continueremo stanotte. Elanor!

La ragazza arriva.

-Sì?

-Ti va bene se stiamo qui? Ho paura che il veleno non sia del tutto annientato e se Firion si muove sarà un bel problema. Continueremo stanotte, che ne dici?

-Va bene.

La bionda si gira verso i soldati, annunciando la sosta e ordinando di smontare tutto. Elanor va da Alessandro.

-Ale, ci fermiamo e continuamo stanotte. Tra due ore ti daranno il cambio.

-Va bene.

-Magor! Tra due ore dà il cambio ad Alessandro! Richard, trova un po' d'acqua e cibo perchè le nostre riserve stanno finendo. Con te va...

La ragazza ci pensa su un attimo, guardandosi intorno. Poi sente una vocina maliziosa che le sussurra la risposta.

-Perchè non Arianna? Sarà la loro occasione, no?

-Arianna. Garret, resta al fianco del ferito. Magor, vai anche tu a cercare viveri, ma non andare insieme a loro: cerca altrove, sennò non ne troveremo mai.

-Sì, signora.

Elanor sente qualcosa caderle vicino alle gambe. Si gira. Uno dei duecentocinquanta la sta guardando, prendendo il proprio zaino che gli era scivolato. E' giovane: deve avere più o meno sedici anni. Gli sorride, aiutandolo a tirare su il bagaglio. Mentre il ragazzo si allontana, lei si guarda intorno: non le resta che aspettare.

 

Camminano da sei ore nel buio. Il ferito viene trasportato sul carro, anche se, a detta di Garret, già potrebbe tornare a camminare. Elanor è nervosa. Da tempo sente che qualcosa in arrivo. Durante quel suo viaggio, seppur non molto lungo ancora, ha imparato ad affinare i sensi, il suo istinto. Ha imparato il controllo. Si ricorda di quando, giorni prima, avevano trovato un'oasi: si era fiondata sopra l'acqua fredda senza pensare. Non le era venuta in mente che si sarebbe sentita male. Aveva sentito tutto quello che aveva bevuto tornarle su, bloccandole il respiro. Non c'era altra scelta. Aveva dovuto vomitare tutto. Non era stata l'unica. Anche Richard le aveva fatto compagnia e Garret si era limitato a sentirsi male di stomaco. Era stata l'esperienza più brutta della sua esistenza. Se ne vergognava immensamente. Allora non ci aveva pensato (non ci aveva mai pensato, ma veramente mai), ma si era dimostrata agli occhi di chi la seguiva una persona debole, facilmente preda dei bisogni. Tuttavia, Elanor spera davvero che nei giorni successivi a quell'evento abbia dimostrato al suo seguito che è anche capace di essere una persona calma e autorevole, anche se non esattamente un capo. Ma era un passo avanti. Garret dice sempre che quel viaggio servirà loro per imparare e per temprare il loro corpo. Forse ha ragione. Elanor si ferma un attimo, sentendo qualcuno inciampare. Si gira. La donna soldato si rialza e ricomincia a camminare, come se nulla fosse successo. Forse anche lei dovrebbe essere così: vedere una persona non lamentarsi e ripartire è rassicurante. Ci si sente protetti e ci si tranquillizza. Molto istruttivo. La ragazza guarda Arianna che continua a camminare. Da quando era tornata con un po' d'acqua con Richard, non aveva fatto altro che tenerle il broncio. Anzi, tenere il broncio a tutti. Richard, al contrario, sembra sereno e imperturbabile. Che fosse successo qualcosa? In realtà, Elanor non capisce come mai quel ragazzo si sia fissato con la sua amica. Quando li aveva visti per la prima volta non se lo sarebbe mai aspettato. Certo, sì, Richard fa il cascamorto con tutte (sennò non si sarebbero spiegati i risolini di due ragazze che erano venuti con loro dal messo della truppa), ma con Arianna in particolare. Lei faceva la difficile, cercava di cacciarlo, ma probabilmente l'avrebbe solo attirato a sé. E forse è quello il suo intento. In realtà la mente di Elanor sta passando a un discorso a un altro perchè non riesce a stare ferma. C'è sempre quella sensazione, come se stesse per arrivare qualcosa. Tempesta di sabbia, impossibile, l'hanno affrontata due giorni fa: uno di loro era quasi stato sotterrato. No, è qualcos'altro, qualcosa che ancora non ha visto... Improvvisamente si blocca.

-Arianna?

-Sì?

-Da quanto stiamo camminando?

-Sette ore.

-Fermiamoci un attimo.

-Perchè?

-Fermiamoci, ho detto.

-...Va bene.

-E chiama Garret, Richard e Niniel. Facciamo una piccola esplorazione.

 

Camminano. I soldati si sono fermati tutti e si stanno ristorando (qualcuno dorme anche). Elanor va avanti, con la mano su Excalibur, che tiene al suo fianco. Niniel, subito dopo di lei, si guarda intorno, legandosi i capelli neri che si stavano sciogliendo. Ancora avanti, silenziosi, cauti.

-...Elanor?

-Sì?

-Cosa stiamo facendo?

-Non ne ho idea.

La ragazza continua, ignorando le domande successive di Richard. Garret la raggiunge, fermandola un attimo.

-Non ho tempo, Garret.

-Elanor, ci stanno osservando.

La Regina si ferma di colpo, bloccandosi nella posizione in cui era quando il rosso le aveva sussurrato quella frase. “Ci stanno osservando”. Chi e da dove? La ragazza si guarda intorno. Quindi era questo quello che sentiva? Era questo il motivo per cui non riusciva a stare tranquilla? Abbassa il capo. Cosa deve fare cosa deve fare cosa deve fare?!

-Pensa, Elanor, pensa!

La bionda guarda ancora il paesaggio, osservandolo granello per granello, quando...

-C****. Saliamo tutti su.

Cavolo, stanno in mezzo a varie dune, se li avessero attaccati non avrebbero via di scampo! Elanor sale su, con passi lunghi e veloci, seguita dalla compagnia.

-Elanor, ma che cosa stiamo facen...

Un boato colpisce tutti di sorpresa, mentre Richard fa un salto indietro.

-Ma cosa...?

Un altro boato, mentre Niniel muove velocemente l'arma che porta con se, bloccando qualcosa.

-...Ci stanno...

-Ci stanno attaccando!

-Troppo tardi.

Elanor tira fuori Excalibur, mentre da dietro due dune vengono fuori dieci soldati. Sono strani. Hanno un elmo bianco in testa, con degli strani ghirigori argentati. Il corpo, coperto in parte da piastre di metallo, in parte da stoffa chiara, è seminascosto da un mantello scuro. Sul petto si può intravedere lo stemma di Mordred. La Regina li guarda uno a uno. Due hanno armi da lancio. Sei hanno spade. Uno ha un ascia particolare. L'altro ha un antico arco.

-Garret, quelli con le pistole, Arianna e Niniel, quelli con le spade con me, Richard l'arco!

I cinque si mettono in posizione, mentre i soldati nemici vanno loro addosso. Il primo colpo di Elanor è per bloccarne un altro. Sente i colpi di lame rimbombarle nelle orecchie. Arianna trafigge sul fianco uno vicino a lei. Con la coda dell'occhio può vedere Richard che blocca le frecce del suo avversario con la spada, mentre si avvicina. Uno sta per andargli addosso da dietro. Niniel lo trapassa. Sollievo. Elanor colpisce alla testa con il manico della spada un uomo. Un altro le viene addosso. Colpisce ancora allo stesso modo. Passa oltre. Una freccia le sfiora un orecchio. Sente un gemito riempire l'aria (come le sia arrivato non lo sa, perchè non è stato coperto dal clangore delle armi?). Ecco, ne arriva un altro. Sente un boato e lo vede cadere a terra, il sangue che gli esce dalle labbra e gli scivola sul mento, gli occhi sbarrati dalla sorpresa e dal dolore. Elanor alza lo sguardo, Garret impugna una delle pistole, mentre con il piede mantiene giù il capo di uno dei nemici. Ma ecco che il compagno si ribella e lo afferra alle spalle. La ragazza si ferma un attimo a guardarli, masente un forte dolore prenderle lo stomaco. Un uomo l'ha fatta cadere a terra e la sta per trafiggere. Elanor afferra la spada che le è caduta, chiude gli occhi, aspetta. Nel buio, sente qualcosa caderle in viso, lo sente scendere dalla tempia, arrivare vicino all'occhio, cadere sulla sabbia. Percepisce un peso morto caderle addosso, qualcosa di metallico e freddo caderle vicino alla testa.

-Oh Dio...

L'ha ammazzato. L'ha fatto sul serio. Ma non è stato intenzionale, non voleva davvero, non voleva, lei... Oh Dio! Cos'ha fatto? Ma lui si era lanciato su di lei, lei voleva solo difendersi, non voleva ucciderlo, no! Elanor apre gli occhi. Vede quelli fissi di uno sconosciuto guardarla. Lo scosta da sé, come se all'improvviso scottasse, si alza, lo guarda mentre il samgue ricopre il terreno e la lama del nemico, abbandonata a terra, brilla, riflettendo il cielo. Elanor si guarda le mani, con le dita si tocca la fronte, riguarda i polpastrelli. Sangue. Sente un altro gemito impregnarle le orecchie. Si guarda intorno. Un altro nemico che cade, sotto la lama di Richard, il corpo dell'arciere che rotola, macchiando la sabbia, nella valle fra le dune, fermandosi, il suo braccio che viene lasciato in una posizione innaturale, inerme. La ragazza fa qualche passo indietro. Cosa...? Come...? Sussulta quando sente una mano prenderle la caviglia, abbassa lo sguardo. Vede un elmo e, in fondo a esso, due luccichii lontani. La mano che le aveva afferrato la caviglia, si afferra la spalla sanguinante, ma un'altra ferita gli strazia il corpo. Una sola, allo stomaco. Quando il capo di quel soldato cade sulla sabbia, Elanor si china vicino a lui. Ma non può farlo. Un compagno del morto cerca di fare un affondo, cerca di colpirla. Elanor non fa niente, è immobile.

-L'ho ucciso, l'ho ucciso...

Chiude gli occhi quando si sveglia è troppo tardi. Ma non sente alcun freddo, non sente la lama aprirle il petto. Si sente buttare via.

-Ela... nor... muo... vi... ti...

La ragazza alza le palpebre, vedendo Richard che colpisce il soldato nemico. Li guarda. Affondo, evitato, un dritto, evitato, un colpo, una parata. Quando il militare ferma la spada del ragazzo e con la mano lo butta a terra, Elanor si alza. Non può permetterlo. Che guida sarebbe? E allora chiude gli occhi, si prepara mentre quello se ne va e... l'avversario cade a terra. Dietro di lui appare una bionda che strizza gli occhi, il naso arricciato, le sopracciglia basse, trattiene il respiro.

-Richard... è... morto?

-Sì, Elanor.

Un urlo le fa aprire gli occhi: Garret sta sopra un avversario e lo sta legando. Arianna, intanto, sta facendo lo stesso con un altro, ferito al fianco, ma non in pericolo di vita. Un corpo a terra si alza: è vivo. Ecco che corre, alza la spada e... Richard lo colpisce con un pugnale che aveva nello stivale al petto. Gli prende la spada, raccogliendo anche le altre armi a terra, mormorando qualcosa come un “Potrebbero tornare utili”. Garret, Niniel e Arianna portano i due sopravvissuti, mentre Richard trasporta le spade, l'ascia e le pistole, lasciando l'arco spezzato. Elanor anche si allontana, lanciando un'occhiata indietro, mentre si allontanano da quella valle dove otto corpi vengono coperti dalla sabbia.

 

-Chi erano?

-Credo che fossero solo esploratori. L'accampamento non deve essere molto lontano.

-Quindi ci stiamo quasi?

-Probabilmente stiamo verso la fine del nostro viaggio.

Elanor sorride, mentre ripone Excalibur in un angolo.

-Perchè l'avete presi?

-Per farci dire il posto esatto dove si trova il loro accampamento.

Garret si stiracchia, esaminando le armi che Richard aveva preso.

-Dunque... ti insegno un'altra cosa, Elanor. Sai perchè abbiamo preso queste armi? Perchè non avevamo idea di cosa avrebbbe usato il nemico. Adesso abbiamo visto l'equipaggiamento, diciamo “standard”. Suppongo che fossero di un colore così chiaro a causa del deserto, sennò avrebbero altri colori. O almeno così penso. Dunque, dicevo, le spade sono spade corte e rpive di ogni tipo di ornamento, molto semplici e leggere, nessuna di queste è incantata, ma non è detto che siano tutte così. Queste pistole, sono una tecnologia magica molto avanzata, ne abbiamo anche noi così. Sostanzialmente, sembra che le pistole non sparino niente, ma in realtà c'è in esse la “magia sintetica” di cui ti avevo parlato il primo giorno di allenamento. Il boato proviene, appunto, da questa magia sintetica che viene sparata verso il bersaglio. Attualmente si sta cercando di farle più silenziose, anche se è un bel po' difficile. Per curiosità, ti dico anche che questo tipo di magia utilizzata è S, una tipologia molto poco costosa e ben più rumorosa del solito. Noi abbiamo comunemente la tipologia D, una delle migliori. Alcune delle nostre arrivando fino alla G. In ogni caso, questi erano solo esploratori: probabilmente le hanno prese così tanto rumorose perchè i soldati nell'accampamento vicino lo sentissero e si preparassero. Riguardo l'ascia, è molto particolare: sono affascinato. E' ovviamente un'ascia incantata poiché è troppo leggera per il peso che dovrebbe avere, inoltre si maneggia molto bene. Non riesco a capire con che materiali è stata fatta, ma so per certo che sono molto robusti. Inoltre ci sono incise delle rune: da quello che posso capire, sono tutti incanti contro i veleni e contro l'uscita eccessiva del sangue (un po' come Excalibur in quest'ultima cosa). E' una buonissima arma. Diciamo che sono ben equipaggiati tutto sommato, considerando che erano solo esploratori e non erano dell'esercito “centrale”!

In quel momento entra Alessandro.

-Venite.

I due seguono il ragazzo sotto la tenda che avevano messo per essere più isolati rispetto ai loro soldati. Gli esploratori sopravvissuti sono legati a una sedia.

-Allora... non parlano?

Arianna fa cenno di no con la testa. Elanor si avvicina ai due nemici, guardandoli dritti negli occhi col miglior sguardo assertivo che riesce ad avere.

-Dove. Sta. L'accampamento.

-E pensi che lo dica a te, str****?!

Magor si alza, tirando fuori la spada.

-Come ti permetti di parlarle così?

-Lascia, Magor. Dimmi dov'è l'accampamento e finiamola qui. Parlate.

-No.

Richard afferra a uno di loro il mento, affondando i propri occhi in quelli dell'esploratore.

-Rispondi alla tua Regina.

-E se io rispondessi di no cosa faresti, eh, cavaliere da quattro soldi?

-Tu...

-Richard, allontanati. Riporrò la domanda e stavolta pretendo una risposta.

Elanor si avvicina loro, poggiando le proprie mani ai lati delle sedie, i visi vicini.

-Dov'è?

Quando la Regina si sente sputare in faccia, si allontana. Non le era mai successo. Li guarda con sorpresa e fastidio, cercando inconsciamente di farsi più grande gonfiando il petto d'orgoglio. Garret le dà un fazzoletto e le sussurra qualcosa all'orecchio.

-Dai, faccio io: tu esci.

-Va bene.

Tutti escono, non girandosi dietro. Nuovamente Elanor si ritrova a guardarsi alle spalle, vedendo il ragazzo che mette il proprio viso fra quello dei due esploratori nemici, gli occhi tinti di uno strano rosso profondo e acceso. Di fuoco. Poi, prima di allontanarsi del tutto, sente uno strano rumore, quasi un sussurro, un sibilo, arrivarle all'orecchio. Si ferma. Niniel la guarda.

-Che c'è?

-Mi è sembrato di sentire un sibilo.

-Ah, no, è Garret che usa il serpentese.

-Ah, è Garret che usa il serpent... cosa?!

Ma Niniel è già lontana. Cosa intendeva dire?

-Aspetta: non ci credo davvero che Garret sa il serpentese! E' una balla, ne sono certa, aspetta!

Non sa quanto in realtà quella frase nascondesse bene la verità e quanto poso fosse scherzosa. Gli occhi rossi non sono un caso. Sono fiamme, le stesse fiamme in cui bruciano coloro che hanno peccato e non si sono pentiti. O almeno è questo che si racconta ad Avalon. La persuasione è un'arte. Chi dice utile, chi dice diabolica, la realtà è che non ha importanza chi, come e dove la si usa, l'importante è il perchè.

-Niniel, ti prego.

-Hai visto gli occhi rossi, vero?

-Sì, che cosa sono?

-Garret non vorrebbe che io te lo dicessi. Posso solo dire che quegli occhi vengono di quel colore quando non pensa a cose buone.

-Che intendi scusa?

-Meglio non sapere da cosa, secondo alcuni, deriva il suo potere di persuasione.

Elanor si ferma. Dallo sguardo di Niniel capisce che non le dirà più niente. Non avrà neanche il coraggio di chiederlo a Garret. Ma... è troppo curiosa. Probabilmente è uno di quei segreti che non può ancora sapere: quando si fideranno totalmente di lei? Sospira. Ancora un po', ancora un po'. Si guarda le mani: cosa, cosa dovrebbe fare? Osserva il cielo. Non si dovrebbe preoccupare così tanto. Forza, Elanor, non pensare oggi, ricomincia domani.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto grazie per aver letto ^^ se è simile ad altre storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo (è una storia che può venire in mente a tanti).

Se sono riuscita a finire questo capitolo è un miracolo. Guardate che è bello lungo, sono sei pagine su OpenOffice! Oltretutto nello scorso capitolo avevo dato uno spoiler, ma non so veramente di cosa stessi parlando! Non mi ricordo proprio! Lo sapete tutti che sono un'autrice tonta u_u

Vabbè, per farmi perdonare, vi do spoiler sui prossimi due capitoli (i primi tre del prossimo capitolo):

  1. Vedremo finalmente per la prima volta Arianna e Alessandro con una visione!
  2. Vedremo nuovamente un duello, anzi, vedremo una vera e propria battaglia perchè parteciperà tutto l'esercito.
  3. Ci sarà anche un'aggressione ai sopravvissuti della battaglia sopra citata (che emozione =D)
  4. Vedremo Elanor e Garret che si occupano di creare una strategia militare.
  5. Ci sarà una scena Richard/Arianna un po' comica.
  6. Si scoprirà una cosa particolare su Mordred che stupirà molto Garret e compagnia bella.
  7. Garret dovrà guarire un personaggio molto importante nella storia che si è ferito in battaglia...

Kiss

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Capitolo 24
*** Smer (prevedere) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Prevedere”.

Il nome Brandil ha il singnificato di “Uomo nobile”.

Celebrindal è un nome maschile e significa “Piè d'argento”.

 

CAPITOLO VENTIQUATTRO: SMER



Elanor si abbassa un attimo, evitando un colpo nemico, prima di passarre all'attacco, trafiggendo l'avversario sul fianco sinistro, all'altezza dell'ombelico. Estrae Excalibur, su cui scivola lentamente del sangue rosso e cupo. Lo guarda un attimo, prima di girarsi per sfuggire alla lama di un altro soldato. Il cuore di Elanor sembra fermo, come la prima volta in cui ha partecipato a un duello, fermo, lì, immobile; la testa le gira, gli occhi sembrano non mettere a fuoco ciò che la circonda. E' come la prima volta, ma contemporaneamente è diverso. Adesso riesce a muoversi, riesce a reagire e a difendersi. Un altro nemico le cade vicino, portando così insieme a sé il corpo di uno dei soldati che stanno a seguito di Elanor. E' un uomo. Quello si alza, veloce, pronto a un altro colpo. Tre o quattro metri dietro a lui, si può vedere Richard a terra, con la mano tesa con la spada a proteggersi. Ha una luce negli occhi diversa da quella solita: Elanor non ci aveva fatto caso la prima volta. Sembra un'altra persona, una persona più matura, più grande. Ma è solo un attimo, prima che riesca ad alzarsi e le sorrida, incontrando il suo sguardo. Dall'altra parte del campo c'è Garret. Uno. Due. Tre. Quattro, sono quattro i morti intorno a lui, quattro e in crescita. Arianna invece continua a camminare per il campo col gemello, respingendo e sconfiggendo i nemici a colpi di spada e incantesimi. Magor sta in mezzo alla battaglia, lui, il più alto, quello che, sopra tutte le altre teste, Elanor riesce a vedere bene, anche se di spalle. In qualche maniera, la ragazza è sollevata: non vuole vedere l'espressione che Magor ha in viso. Perchè lui è buono, ma l'aveva visto: in battaglia si trasforma totalmente. Niniel le sta dietro, di circa una decina di metri. Non la vede, non la sente, silenziosa, veloce. L'unico segno della sua presenza sono i gemiti che si sentono sopra ogni altro. Elanor si gira, bloccando l'attacco di un nemico e colpendolo vicino al collo. Inciampa, cade. Nelle narici le entra il fumo, la polvere, l'odore di sangue e di ferro. Guarda i propri piedi, che ora sono sopra il corpo di un soldato. Lo guarda in viso. E' il ragazzo. Quello dello zaino. Non può sbagliarsi, sì è lui. Però ha un grosso graffio ad attraversargli il viso e gli occhi che si muovono disperati. Elanor sembra risvegliarsi un attimo: è vivo! E' ferito, ma è vivo! La Regina si inginocchia di fronte al suo soldato, sondando il busto e le gambe alla ricerca di qualche ferita mortale. Chiude un attimo gli occhi: è stato trafitto troppe volte per poter sopravvivere, ma c'è ancora una speranza. Non può caricarselo in spalla perchè è troppo pesante, ma...

-Tu sei... Brandil, vero? Ho sentito che un tuo compagno ti chiamava così. Hai un bel nome: Garret mi ha detto cosa significa.

La ragazza si gira improvvisamente, colpendo nello stomaco un soldato nemico.

-Resta qui.

La bionda si allontana, correndo, cercando Garret tra i tanti elmi. I capelli le vanno negli occhi mentre la polvere si alza pesante nell'aria. Ecco, salta un nemico a terra, ne fa cadere un altro, spinge uno di loro, colpisce quello che le sta affianco, corre, corre ancora, vede dei capelli rossi, li segue.

-Garr...

Lo guarda. In viso non ha la minima espressione, sembra una specie di giocattolo della morte. I suoi abiti si gonfiano e si spostano ai movimenti veloci e precisi del ragazzo. La mano scende sull'elsa della spada, afferrandola più forte e caricandola. Quell'immagine le trapassa la mente e in un attimo sembra cogliere dei dettagli che fino ad allora aveva ignorato. Sa che hanno vinto, solo guardando Garret lo sa: la vittoria è crudele, lo capisce solo adesso. Lui posa i suoi occhi (sono rossi, sono rossi!) in quelli della ragazza (ecco, ritornano verdi). Elanor si riscuote.

-Garret! Vieni, ti prego!

-Elanor...?

La Regina si fa largo fra i nemici, colpendone qualcuno, prima di arrivare dal rosso e, prendendolo per un braccio, portarlo verso il soldato che aveva visto. Un attimo, ma dov'è? Elanor non ci aveva pensato che, probabilmente, non l'avrebbe ritrovato. Si guarda intorno, per terra, non lo vede, Garret trafigge uno alla sua destra, uno schizzo di sangue gli arriva il viso mentre la ragazza continua a cercare, a cercare. Vanno avanti, camminando più lentamente.

-Cosa devo fare, Elanor?

Garret non riceve risposta. Si sente nuovamente prendere per il braccio e trasportato più avanti. Inciampa un attimo in un corpo morto a terra: è uno dei loro. Elanor va avanti, spedita, prima di rifermarsi e guardarsi intorno.

-Brandil! Brandil!

Con la voce cerca di sorpassare il rumore delle spade, i gemiti, i respiri affrettati, le urla, i boati che riempiono l'aria. Ovviamente, nessuno risponde. La ragazza si guarda dietro, poi guarda avanti. Improvvisamente si sente buttare a terra. Guarda in alto. Un nemico la sta per colpire. Ha gli occhi sbarrati, sente quasi la lama attraversarle la schiena anche se non è successo ancora, non vuole morire, non vuole morire così. Ma ecco che vede un'altra lama spuntare dal collo del soldato, che cade di lato con gli occhi sbarrati e un'espressione sorpresa in viso. Dietro compare Garret che la aiuta ad alzarsi e riprende la spada.

-Cosa vuoi fare, Elanor?

-Non c'è tempo per parlare: devi salvare una persona.

-In mezzo a tutta questa gente: impossibile.

-E se te lo ordinassi?

Il ragazzo la guarda un attimo negli occhi, valutando l'ipotesi. Poi si incammina.

-Ovviamente, ubbidirei.

Elanor sorride un attimo. Non gliel'avrebbe mai comandato, ma se quella è la reazione, significa che Garret si fida di lei: sa perfettamente se fare una cosa o no e sa se ne vale la pena, al contrario suo. Quindi adesso è lei a seguire lui, prima di sorpassarlo nuovamente. Vedono Magor poco lontano che si china a prendere velocemente l'ascia del nemico e bloccare un colpo di spada, prima di colpire il busto dell'avversario con la stessa arma. Elanor storce il naso, distogliendo lo sguardo e correre verso un punto del campo. Garret la segue. La ragazza non vede Brandil. Va a sinistra. Non c'è.

-Elanor, fatti guidare dall'istinto. Dov'è?

La Regina chiude un attimo gli occhi, mentre la sua mente automaticamente le dice di andare ancora più a sinistra. Sente un forte spostamento d'aria e, alzando le palpebre, vede Garret che ha colpito un soldato dell'esercito opposto.

-Di là.

Lei si incammina fermandosi ogni tanto per cifendersi da un attacco, seguita dal rosso, ma, quando arrivano al punto in cui deve esserci Brandil, lui non c'è. La ragazza si sente male: non lo trova, non lo trova. Ma vuole salvarlo, davvero, prima che sia troppo tardi. La Regina ricomincia nuovamente a camminare, andando alla propria destra, chiamando Garret a sé. Lo cerca fra i corpi a terra, ma non vede il viso del ragazzo che sta cercando. Si ferma.

-Brandil!

Nessuno. Ricomincia a camminare.

-Brandil!

Ancora nessuno. Va alla propria sinistra.

-Brand...

Eccolo lì, lo vede. Il suo viso si illumina, riesce a trovare la forza di sorridere-anche se in mezzo a un campo di carne e sangue-e si inginocchia vicino al ragazzo ritrovato.

-Garret, presto, vieni!

-Eccomi!

Il rosso arriva, guarando criticamente le ferite che devastano il corpo del ferito.

-Non voglio dare false speranze... ma forse posso fare qualcosa. Solo mi serve che nessuno mi attacchi per un po'.

Posa la spada a terra, che viene subito presa da Elanor.

-Ci penso io.

-Sicura?

-Ce la posso fare.

Garret annuisce, mentre posa le mani sui tagli. La Regina si alza, con due spade in mano, Excalibur nella destra. Sente il rosso sussurrare qualcosa, ma la sua voce viene coperta da un urlo. Elanor uccide un nemico con la lama a sinistra: anche se non è molto pratica con quella mano, cerca di dare del suo meglio. Ne colpisce un altro. Dopo pochi secondi, si gira trafiggendone uno che le stava arrivando da dietro. Ecco che ne ferisce un altro, che cade a terra. Un altro e un altro ancora. Sente ancora Garret sussurrare. Infilza Excalibur nella pancia di uno, prima di trapassare con la stessa arma un altro che li stava per assalire. Elanor si gira ancora, ammazzandone un altro. Vede Richard a un metro di distanza.

-Richard, vieni, aiutaci!

Lui li vede, annuisce e corre verso di loro, parandosi dietro alla sua regina.

-Vedo che Garret ha deciso di fare la cosa giusta nel momento sbagliato. Non lo potevi fare dopo, eh?

-L'ho pregato io di farlo, ma sì, hai ragione, non è...

Ne uccide un altro, l'ennesimo.

-...dicevo, non è il momento più opportuno.

Confusione. Tutto intorno a loro, c'è solo questo, caos. Improvvisamente, tutto sembra fermarsi, mentre un grido oltrepassa il rumore assordante delle armi. Sembra che i nemici si ritirino.

-Ma cosa...?

-Stanno scappando!

Elanor si guarda intorno, come per dire: “Cosa devo fare?”. Poi, abbassa lo sguardo, vede dei suoi soldati con armi da fuoco.

-Voi sette e voi altri cinque e Alessandro: sparate!

Si girano tutti quasi contemporaneamente a sentire la voce della ragazza, imbracciando i fucili e mirando. Da lontano, Elanor vede prima uno, poi due, poi sette, poi venti e sempre più avversari cadere tra la sabbia, muti per sempre. C'è un attimo di silenzio, interrotto solo dalla voce bassa di Garret. La Regina guarda tutti i sopravvissuti.

-Magor, tu, tu, tu, tu... e anche tu. Contate i morti distinguendoli fra alleati o nemici da questa parte. Voi altri cinque più Niniel vedete questa parte in mezzo. Richard, tu e questi altri quest'altra parte. Mi raccomando. Man mano che li contate scrivete quanti sono su un foglio. E...

La Regina indica con l'indice tre gruppi da dieci persone ciascuno.

-...e voi trasportateli tutti in un punto in fila. Chi sa fare qualche incantesimo utile per scavare.

Una quarantina di persone alzò la mano.

-Voi farete le buche per la tomba. Garret, tu rimani qui a curare Brandil. Anche tu Firion... dove sei? Ah, eccoti. Anche tu rimani qui ad aiutare Garret. Se trovate qualcuno vivo, portatelo da loro. Alessandro, Arianna e io insieme a... chi è rimasto? Ecco, voi, cercheremo se in questo accampamento nemico c'è qualche altro soldato oppure se ci sono oggetti utili, acqua, cibo, munizioni o mappe che siano. Forza, veloci! Quando torno voglio sapere quanti sono deceduti o sono feriti e voglio da voi otto un rapporto completo di cosa c'è intorno a questo accampamento. Domande?

Per risposta, tutti si attrezzano per eseguire gli ordini. Elanor si guarda intorno. Sorride. Beh, forse riuscirà davvero in fondo a guidare tutte quelle persone.

 

-Ditemi.

Davanti alla Regina ci sono Garret, Niniel, Alessandro e un soldato che non conosce. Tutti hanno dei fogli in mano. L'unica ragazza fra i quattro avanza.

-I morti nemici ammontano a 238, i nostri deceduti sono 112, siamo rimasti in 141. Attualmente abbiamo sotterrato più di due terzi dei cadaveri: stiamo per finire.

-Grazie. Garret.

-Nessun ferito nemico ancora vivo, sei feriti tra i nostri incluso Brandil. Quest'ultimo è ferito più gravemente degli altri, tuttavia con qualche giorno di riposo e qualche cura ancora ce la dovrebbe fare. Due degli altri stanno già bene e si sono adoperati per aiutare Niniel e gli altri. Tre sono privi di sensi.

-Bene. Alessandro?

-Abbiamo trovato numerose riserve d'acqua. In tutto sono 80 litri circa ancora bevibili. Abbiamo anche trovato numerose munizioni di cui tuttavia solo 120 sono utlizzabili. Abbiamo inoltre trovato delle mappe che ci potrebbero essere alquanto utili. In quanto al cibo, abbiamo trovato molta frutta, abbastanza per soddisfare la fame attuale dell'esercito restante.

-Dati più precisi?

-Impossibili da dare, mi dispiace.

-Va bene, vai avanti...

-Sono Celebrindal, signora.

-Ditemi.

-C'è un'oasi a cinque km da qui, direzione sud-est. Non abbiamo incontrato nemici, turisti o beduini. Nient'altro.

-Grazie a tutti. Potete andare.

I quattro le fanno un inchino, prima di allontanarsi. Elanor si passa una mano fra i capelli, che le erano andati sugli occhi. Li guarda un attimo, accarezzandoli un po' e districandoli. Sbadiglia: la stanchezza la sta prendendo piano. Ma non si può permettere di dormire. Decide che quel giorno sarebbero rimasti lì per ristorarsi.

-Adesso mi alzo.

Rimane seduta. E' stanca, i muscoli delle gambe e delle braccia le fanno male, sente lo stomaco sottosopra, ha tantissima sete e davanti agli occhi le passano le immagini della battaglia. Alza lo sguardo. Vede Magor correrle incontro, affannato.

-Magor, cosa c'è?

-Sappiamo dove è situato l'accampamento in cui viene nascosto Towenaar!

 

Elanor si lascia cadere a terra su un telo stravolta. L'allenamento di quel giorno era stato particolarmente estenuante per lei quanto lo era stato per i suoi istruttori. In genere ci sono Garret e Magor, ma quella volta, al posto del rosso, c'era stato Richard. Sente ancora i propri muscoli pulsare dal dolore. Si stiracchia, allargando le braccia sul suolo: non vuole altro che dormire per lungo tempo. Anche Richard sembra della stessa opinione. Elanor si gira lentamente su un fianco, guardando da lontano la tenda sotto la quale Garret e Arianna stanno cercando di aprire un varco per arrivare nel luogo dove è nascosto Towenaar il più velocemente possibile. Quando Magor era venuto da lei a darle la notizia, la bionda si era subito alzata ed era andata a vedere la posizione dell'accampamento, che si rivelò essere chilometri a sud del Rift Valley. Fino a quel momento, erano andati troppo lenti, anche se nella direzione giusta. Era stata una scoperta scoraggiante oltre ogni limite: nessuno se l'aspettava così lontano. Invece è così e non ci possono fare niente. Era stata una fortuna trovare anche una mappa con segnati dei portali. Il problema, in quell'istante però, è aprirne uno abbastanza grande per far passare l'esercito restante e richiuderlo. Garret e Arianna stanno facendo proprio questo: cercare, forse invano, uno strappo nella spessa tela di difesa che Mordred aveva teso in tutto il mondo.

-Ce la faranno, secondo voi?

Richard mugugna qualcosa che somiglia molto a un “Sicuramente”, mentre Magor scuote le spalle, non sapendo come rispondere. Elanor sospira. In realtà si sente un po' in colpa. I suoi amici stanno faticando ancora, mentre lei si sta riposando. Tre ore erano passate da quando si erano chiusi in quella tenda.

-Ciao Ale.

La ragazza apre gli occhi, vedendo il moro in piedi di fronte a sé.

-Ce l'hanno fatta. Ho detto a tutti di sistemare: andiamo.

I tre si alzano velocemente, sistemando gli attrezzi e seguendo il compagno. Un quarto d'ora dopo sono in cammino e, passati dieci minuti, eccoli di fronte a una specie di enorme porta azzurra che brilla di sfumature dorate. Elanor è la prima a entrarci con Niniel, e Magor, metà dell'esercito sopravvissuta, poi Richard e Alessandro, poi il resto, seguito da Garret e Arianna. Una volta passati, il paesaggio è mutato radicalmente. Sotto i loro piedi non c'è più sabbia bollente, ma pietra e un leggerissimo vento freddo scompiglia loro i capelli e colpisce il viso. Sono nel posto giusto, finalmente. E' sera e il cielo è trafitto da sprazzi di luce di stelle. Non si fermano, non serve neanche il comando di camminare: tutti si muovono all'unisono, quasi fossero una stessa creatura. Ed è così fino all'alba, passa la giornata, fino quasi a mezzogiorno. Non fa caldo come nel pieno deserto, potrebbero continuare, ma...

-Elanor? Che c'è?

-N...nien... te...

-Se non ti senti bene ci fermiamo.

-No... andi... amo... avan... ti...

La Regina è pallida. Lo stomaco le fa male per aver ricevuto troppo cibo tutto in una volta. Il corpo è dolente per lo sforzo fisico, la mente è provata dal nuovo mondo di morte e sangue in cui sta cominciando a vivere e proprio non ce la fa a camminare ancora. Ma non si può fermare: nessuno dei suoi compagni lo sta facendo, non può farlo lei, che deve essere la più forte di tutti. Non può farlo, non può farlo, non può proprio, non se lo potrebbe perdonare, non lo permetterà.

-Garret! Vieni un attimo!

-No...!

Elanor si gira verso Niniel, con gli occhi sbarrati. L'ha chiamato, non ci può credere. Non vuole farsi vedere in questo stato. Il ragazzo corre verso di loro, vedendo la bionda piegata in due.

-Ely...

-Non... ho... niente.

-Sì, certo: ti aspetti per caso che ci creda? Forza, tra una ventina di minuti ci fermiamo. Siamo tutti molto stanchi, non vogliamo mica morire qui: siamo sopravvissuti al deserto, cavolo!

La ragazza prova a ridere, ma le esce dalle labbra solo un verso roco e indistinguibile.

-Basta che tu mi dica di fermare tutti e io lo farò. Elanor, se non me lo dici tu, lo farò da solo.

-Mh... No...

-Invece sì. Fermi tutti! Accampiamoci qui fino a sera!

E a quel punto Elanor fu libera di vomitare nuovamente tutto quello che aveva mangiato.

 

La Regina viene svegliata da delle urla e dal clangore delle spade. Non capisce subito cosa sta succedendo, ma quando si alza, inconsciamente, ha già la mano su Excalibur. Apre bene gli occhi e si guarda intorno. E' sera. Davanti a lei, a qualche metro di distanza, sta per iniziare una battaglia, la terza.

-...E nessuno mi ha svegliato!

La ragazza corre verso la folla di gente sparpagliata a colpire a caso dei nemici, le gambe sembrano cigolarle, ma stanno meglio che quella mattina. La prima cosa che Elanor nota è che i corpi a terra sono pochissimi. La seconda cosa che nota è che i nemici anche non sono molti. Avrebbero vinto di sicuro e, probabilmente, senza neanche troppe vittime. La Regina, allora, trapassa un paio di armature nemiche, mentre gli uomini che ci sono dentro gemono un attimo di dolore, aprendo leggermente la bocca, sputando sangue e un'ultima ingiuria. Lei si muove ormai elegantemente tra i soldati, come una fata si muove fra gli alberi o sull'acqua, i suoi piedi accarezzano il terreno non più anch'esso ostile come nel deserto, ma un terreno stabile e che le dona sicurezza. La sua mente si scollega velocemente, mentre massacra un altro avversario, e poi un altro ancora. E le vittime salgono a cinque in pochi secondi. Para il colpo di un altro particolarmente resistente, cercando di attaccarlo a sua volta, ma lui evita l'affondo, preparandosi a trapassarle la gola, ma lei con uno scatto improvviso e inaspettato gli ferisce le gambe, lo fa cadere, poi gli fa un taglio sulla gola, per farlo morire subito. Ancora intorno a lei è tutto sfocato e confuso, terribilmente senza senso. Ma neanche lei ormai riesce a cogliere questa cosa, diventata quasi un piccolo particolare. Non si lotta per vivere, ma per sopravvivere e questo, orribile a dirsi, anche Elanor l'ha accettato. Non c'è via di scampo, o ti adegui, o muori e se non vuoi morire, devi sconfiggere gli altri, devi vincere: un passo falso e ti puoi considerare un perdente e, di conseguenza, un cadavere. C'è poca luce e quel poco che si vede è grazie alla luna, che sembra splendere sempre di più man mano che la notte avanza. E quando ormai sono le due di notte, la battaglia si ferma. Nessun morto da parte loro, una ventina di feriti, di cui cinque abbastanza gravi. Alcuna perdita, grazie a Dio. Elanor si avvicina ad Alessandro, che le dà le spalle. Si toglie i capelli da davanti al viso, scocciata. Li guarda. Con la stessa rapidità con la quale effettua fendenti in battaglia li taglia di netto. Li aveva già tagliati mentre stavano nel deserto, fino alle spalle, subito dopo il suo primo duello, ma erano comunque troppo lunghi. Ed ecco, un altro taglio, capelli corti, quasi maschili. Se li tira indietro. Non le vanno avanti. Bene. Picchietta sulla spalla di Alessandro, chiamandolo, ma quello non risponde.

-Alessandro?

-Se il Mago del Tempo vuoi trovare,

per molto devi ancor camminare.

-...Cosa?

-Se di questo messaggio sentirai la voce,

vai nel luogo dove il sol non cuoce:

una rima stupida potrebbe sembrar,

ma questa è la chiave per cercar.

-Ma che stai dicendo? Garret!

-Una roccaforte di pietra scopriremo,

sconfiggere le guardie di difesa dovremo.

-Aspetta: Arianna sta avendo una visione!

Una... visione...?

-Se l'alchimista vogliamo salvare

allor nella sala più in basso dovremo andare.

Là due persone dovranno entrare

per Towenaar fuori portare.

Trenta chilometri, questa è la misura,

questa frase della visione è la chiusura.

-Trenta chilometri?

-Trenta come le volte che ha provato a fuggir

trenta le magie lanciate per maledir

i soldati della fazione nera opposta

che lo tengon lì per trovar risposta:

il prigioniero bisogna curare

perchè dal dolore potrebbe spirare.

-Dolore? Alessandro!

E il ragazzo svenne.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Non ho molto tempo. Devo dire che questo capitolo è stato parecchio difficile poichè, lo ammetto, l'ho scritto tutto oggi XD Infatti bisogna notare le rime della visione fatte molto alla cavolo XD Il fatto è che ieri sono tornata a casa e ho pensato "Ah, adesso posso dormire" e ho fatto tutte altre cose, poi stamattina mi sono svegliata con la stessa idea quando ho avuto un flash "MA LA NUOVA REGINA???". Oddio, non avevo neanche scritto il titolo! E' da stamattina che sto cercando di fare un capitolo decente (speranza vana). Quindi, mi dispiace se è poco curato o se ci sono errori e ripetizioni: non ho fatto in tempo a rileggerlo.

Non ho neanche il tempo di mettervi il nuovo spoiler XD In ogni caso, sappiate che ci sarà un pezzo che farà gioire coloro che vogliono che Richard e Arianna si mettano insieme ;)

Kiss

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Capitolo 25
*** Boud (vittoria) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Vittoria”.

Nella prima parte del capitolo parlo dell'Incanto. Probabilmemte l'abbiamo già nominato (veramente, non ricordo). In ogni caso, l'Incanto è la parola con cui, solitamente, si chiama la famosa proprietà delle fate e dei folletti di “sembrare” altre cose, da demoni, secondo la tradizione cristiana, a essere di meravigliosa bellezza. In questo caso, ho preso in prestito il nome per indicare l'incantesimo con cui si muta l'aspetto di una cosa.

La differenza fra un comune fucile e una carabina è che quest'ultima, benchè meno potente e precisa, è più maneggevole e più semplice da trasportare.

 

CAPITOLO VENTICINQUE: BOUD



Elanor, da sopra un piccolo altopiano, guarda intensamente la fortezza che le sta davanti.

-Dunque... sta qui...

-Sì, secondo Arianna e Alessandro.

La Regina fissa la costruzione, cercando di cogliere ogni pietra, ogni pertugio, finestra, porta, ogni guardia che fa avanti a indietro sui bastioni, ma la luce, che rimbalza sulle pareti bianche, sembra voler impedirle di continuare.

-Da quanto sta qua? E come hanno fatto a restare nascosti? In fondo c'è un villaggio a pochi chilometri di distanza...

Garret scuote le spalle vicino a lei.

-Probabilmemte hanno usato l'Incanto. Per la costruzione... non so dirti a quando risale... Con qualche magia sarà stato facile, ma sinceramente non so dare un'indicazione temporale a proposito.

Elanor annuisce, vedendo una guardia che fa nuovamente il giro all'esterno del castello.

-Sembra che sia ben difesa. Per entrarvi bisognerà ideare una strategia.

-E ben congegnata per giunta.

La bionda scuote i capelli, girandosi e dirigendosi verso il loro accampamento. Pensa. Ben congegnata, ben congegnata. Partendo dal presupposto che lei non ha mai dovuto creare una strategia, sarebbe dovuta stare attenta e precisa. Non può permettere che faccia tutto Garret, ma allo stesso tempo si deve affidare a lui. Facendo il quadro della situazione, sanno dov'è la fortezza, sanno dov'è Towenaar, ma non solo non sanno come arrivarci, ma non sanno neanche quante guardie e soldati potrebbero incontrare. Elanor tira fuori dalla tasca la profezia. “Vai nel luogo dove il sol non cuoce”. Che significa? Si riferisce al fatto che, secondo quello che dicono dopo, devono andare nella “sala più in basso”? Un sotterraneo! Forse la fortezza non si sviluppa solo in altezza, ma anche in profondità! Poi parla di due persone. Solo due, significa che per riuscire nell'impresa esclusivamente quelle due devono arrivare nella stanza (è una cella, una prigione, una specie di suite, che cos'è, dov'è?). E poi accenna che Towenaar è ferito, probabilmente, alla fine. “Dal dolore potrebbe spirare”. Potrebbe addirittura morire?

-Elanor?

Garret l'ha raggiunta e le cammina affianco.

-La visione non ci dice in alcun modo quando, come e dove entrare, ci dice solo che il Mago del Tempo è in una sala in basso e ciò potrebbe significare molte cose, relativamente parlando. Non possiamo rischiare di essere scoperti, altrimenti il nostro attacco andrebbe in fumo. Magor però ha fatto una cosa molto intelligente. Mentre stavamo nel deserto ha raccolto della sabbia. Questa, insieme a quattro sassi, è il mezzo con il quale si potrebbe fare un incantesimo per riuscire a scoprire di più su quella fortezza. Non so se Magor riuscirà a farlo, io non ci ho mai provato, ma potremmo farlo fare ad Arianna. Potrebbe non riuscire, ma non perderemo niente. Ci serve anche un pezzo abbastanza grande di carta.

Elanor guarda l'amico, grattandosi il collo.

-Sì, va bene. Dove sono tutti?

-Sono già nella tenda che abbiamo montato ieri sera quando siamo arrivati. Ci stanno aspettando.

-Andiamo.

 

Elanor vede Arianna prendere il sacchetto con la sabbia e spargerla sul foglio che avevano fermato al tavolo con quattro sassi. La sparge in maniera quasi uniforme, ben attenta a non far cadere neanche un chicco a terra e a non farne uscire dal limite dato dal foglio. Garret disegna degli strani segni sulle pietruzze, mentre Arianna finalmente stende le mani sul foglio a trenta centimetri di altezza.

-Sei pronta?

-Pronta.

-Vai.

Elanor chiude un attimo gli occhi quando una luce abbastanza potente compare dalla sabbia. Poi guarda e la sua bocca si apre dallo stupore. La sabbia non è pià tale, ma è diventata il paesaggio che li circonda, prendendo la forma di ogni sasso, di ogni piccolo arbusto, di ogni tenda. Le immagini si spostano, come se stessero volando, fino a posarsi sulla fortezza.

-Allora?

Arianna ha gli occhi chiusi e comincia a parlare, come in un sogno.

-Ci sono quattro guardi che fanno il giro di ronda.

L'immagine va a formare un soldato che cammina vicino alle mura. Intanto Magor scrive su un foglio tutte le informazioni.

-Sono armati con un fucile... mi pare siano carabine, in realtà. Non mi sembra che abbiano il “serbatoio” per la magia sintetica, credo siano delle semplicissime carabine. Tuttavia hanno con loro anche due pistole di ultima generazione di tipo... mmmm... sono o CC o BC.

-Ok.

-Ci sono altri due soldati alla porta. Non ci sono altri ingressi. Stanno voltati verso est, quindi sono alla nostra sinistra. Questi due sono armati diversamente, con armi antiche, precisamente archi dotati di un sistema per sparare più frecce contemporaneamente. Sono frecce piuttosto lunghe e appuntite: molto pericolose. Non sono archi Longbow, quindi... credo siano piuttosto lenti in realtà. Nessuno di questi soldati ha scudi, ma hanno una specie di armatura molto sottile ma resistente: credo sia comunque possibile trapassarla con un buon proiettile o con una buona lama.

-Mm.

La sabbia si sposta nuovamente, prendendo la forma e il colore dei bastioni.

-Qua ci sono molti più soldati, armati con fucili di precisione, ma hanno anche delle spade con sé. Tuttavia non li vedo molto attenti, anzi, sembrano alquanto annoiati. Verso di noi ce ne sono circa una trentina, dietro ce ne sono altrettanti.

Elanor annuisce e vede Magor continuare a scrivere freneticamente sul foglio. L'immagine si modifica ancora, ma...

-Oh!

La sabbia sembra scoppiare, sparpagliandosi all'interno della tenda. Arianna apre gli occhi.

-Cavolo, non posso vedere all'interno: c'è uno scudo di difesa che non mi permette d'entrare! Mi sembrava troppo semplice!

-Hai almeno visto quante finestre sono?

-Sì: ce n'è una enorme sul tetto del forte e poi ce ne sono quattro a seconda dei punti cardinali su cui si affacciano delle mitragliatrici automatiche.

Tutti restano in silenzio. Richard incrocia le braccia, abbassando il capo, riflettendo sul da farsi. Magor riguarda gli appunti. Garret prende l'enorme foglio, togliendo i sassi e la sabbia. Elanor si alza e va verso di lui. Niniel sbatte le palpebre a causa della sabbia che le è andata negli occhi. Alessandro guarda la sorella.

-Ragazzi, vi dispiace uscire? Io ed Elanor prepareremo una strategia.

Lentamente, il rumore dei passi di disperde nell'aria, allontanandosi sempre più. I due rimasti si guardano, per poi sedersi.

-Come vedi, Elanor, su questo foglio è comparsa una mappa: sono segnati i turni di ronda, ma non l'interno.

La ragazza annuisce. Riflette. Cosa potrebbero fare? L'unica cosa è sfruttare la sorpresa il prima possibile: già la mattina dopo sarebbe stato l'ideale. E poi... e poi cosa? Probabilmente dall'interno della struttura ci sono altri soldati e, nel momento dell'attacco, usciranno allo scoperto. Come fare a entrare, quindi?

-Chi sono i più forti fra noi?

-Magor è lo spadaccino più forte, io lo lascerei in battaglia: senza di lui sarebbe molto più difficile. Non sembra, ma uno in meno fa un'enorme differenza. Il secondo più forte è Richard, tuttavia è anche quello più furtivo e silenzioso. Dei maghi, escluso me, il più potente è Alessandro, poi c'è Niniel, poi Arianna e poi Magor.

-...Richard è silenzioso, eh? Bene, lui va all'interno della fortezza.

-Sono d'accordo.

-Insieme a lui ci va Arianna.

-E perchè non suo fratello?

-Perchè lui hai detto che è il più forte fra i maghi: probabilmente ci servirà in battaglia. E comunque, direi che potrebbe essere lui ad aprire il varco per farli passare.

-Mh, sì, hai ragione. Io direi di sistemare la composizione e l'equipaggiamento dell'esercito. Arianna ha descritto fucili e pistole e archi, tutte armi da lancio. Per le guardie di ronda, sarà facile sconfiggerle perchè in un incontro ravvicinato entreranno in panico. Lo stesso per i soldati all'entrata. Sono quelli sui bastioni che mi preoccupano. Sono in alto e, considerata la distanza, non mi sento di attaccarli anche noi con armi da lancio... Forse Alessandro riuscirebbe a coprire parte dell'esercito e contemporaneamente attaccare per difendere se stesso, ma la parte scoperta sarebbe maggiore. La cosa più vantaggiosa sarebbe attaccarli dall'alto, ma non ne abbiamo i mezzi: stanno ad Avalon. Non abbiamo calcolato che potevano aver costruito una base fissa e non un accampamento mobile come il nostro o come quello che avevamo incontrato. Oltretutto ci sono quelle mitragliatrici automatiche. Non è stato specificato il tipo, ma sono sicuro siano modificate e che utilizzino magia sintetica.

-...Quanto costa la magia sintetica e quanto ci si mette a produrla?

-Non costa molto, dipende dalla qualità, ma per produrla ci vuole un notevole sforzo e ci vuole tempo.

-E viene conservata?

-Come tutte le munizioni. Ma vanno messe in un luogo freddo.

-Ed è una risorsa limitata, quindi.

-Già.

-Riguardo le mitragliatrici, sarebbe possibile farle scaricare prima dell'attacco vero e proprio?

Garret guarda la ragazza, curioso.

-Cosa intendi?

-In senso, mi ricordo una volta in cui tu mi hai detto che ci sono dei maghi che sanno creare delle illusioni ottiche di soldati e queste illusioni fanno da esche... se noi usassimo questa tecnica, potremmo far scaricare prima le mitragliatrici.

-Hai ragione: se usano magia sintetica dovrebbero cogliere il movimento di quegli “ologrammi” anche se non è un movimento vero!

Il volto del rosso si illumina e sorride alla ragazza che gioisce interiormente.

-Se i maghi riescono a resistere, potremmo utilizzare la stessa tecnica con i soldati suoi bastioni: le munizioni finiranno prima o poi o comunque diminuiranno di un po'.

-Un attimo.

Garret si alza, andando verso l'uscita dalla tenda. Elanor lo sente chiamare qualcuno e lo sente dire di cercare tutti coloro che sanno fare l'incantesimo che serve. Poi il ragazzo rientra e si mette seduto.

-Quindi riguardo alle armi da usare, tutte per corpo a corpo e a corta gittata?

-Sì, credo di sì.

-Bene. Invece per la divisione dell'esercito, io direi di dividerlo in quattro parti, due più grandi e due più piccole, ognuna delle quali guidata da uno di noi. Prima arriveranno le due più piccole, subito dopo Arianna, Richard e Alessandro, poi da dietro arriveranno le due parti più grandi, in maniera da cogliere di sorpresa i soldati, che suppongo accorreranno per l'attacco.

-Sì, mi sembra un buon piano.

-Con le prime due parti facciamo arrivare Magor e me?

-Sì. Con le seconde Niniel e...

-...E te, sì.

-Mi sembra giusto.

Garret comincia a scarabocchiare sul foglio delle frecce e dei simboli, scrivendoci sopra dei nomi, per poi fare un elenco di armi da utilizzare. Il ragazzo saluta la Regina, alzandosi e andandosene con un sorriso e un cenno del capo. La battaglia sarebbe iniziata all'alba. L'alba decisiva per quella prima avventura.

 

Alessandro corre disordinatamente sul campo di battaglia, davanti al forte, aspettandosi di veder spuntare nuovi soldati da un momento all'altro. Tiene per la mano la sorella ed è seguito da Richard: in realtà il fatto che sua sorella vada proprio con lui non gli va a genio, ma sono gli ordini, non si discute. Sente il ragazzo fermarsi un attimo, poi, aguzzando le orecchie, lo sente avvicinarsi. L'entrata della fortezza sembra la bocca dell'inferno. Là, aperta, buia, pronta a inghiottire nell'oblio chiunque provi a oltrepassarla, là, con dei semplicissimi, quanto terrificanti, ghirigori mal fatti sugli stipiti, come a dire “Lasciate ogni speranza, oh voi che entrate”. E cosa c'è oltre quella lastra di oscurità da cui spuntano in continuazione nuovi soldati, nuovi nemici da sconfiggere, nuovi uomini da uccidere? E' forse una fabbrica? Una fabbrica di morte e sangue, di armi e scudi, cotte di maglia e stoffa senza nessun volere all'interno. Alessandro stringe più forte la mano della sorella, mentre si avvicinano sempre di più all'entrata. Un leggero vento pieno di polvere gli colpisce il viso. Con la spada colpisce un avversario, togliendolo dalla propria strada. L'attacco aveva funzionato. Fin troppo. Da dove può spuntare la difficoltà?

-Eccoci.

Alessandro lascia la mano di Arianna, i tre sono pronti a fronteggiare chi uscirà ancora per accorrere alla battaglia, ecco, un gruppo di cinque soldati, distrutti, un gruppo da due, uccisi, altri sette, massacrati. La ragazza dà un calcio a uno, facendolo cadere a terra. Cerca di entrare, ma due la bloccano. Li sconfigge, tenta nuovamente, nulla da fare. Richard fa la stessa fine.

-Ale!

-Sì?

-Non riusciamo a entrare: non potresti...

-Subito.

Il ragazzo si sposta un po', mettendosi al lato della porta, conficca la spada a terra, unisce le mani sull'elsa, chiude gli occhi. Improvvisamente, una strana luce azzurra e dorata viene irradiata dal suo corpo: appena un nemico tocca quella luce, che, Santo Cielo, si sta facendo solida, sparisce in un soffio di vento, diventando polvere, cadendo a terra, per essere spazzato dagli spostamenti d'aria dei suoi stessi compagni.

-Grazie!

-Andate, sbrigatevi!

Arianna afferra Richard per il collo della maglia, trascinandolo all'interno della fortezza. Guardano verso il corridoio: si vedono tre nemici. Richard va avanti, sguainando una seconda spada, trafiggendoli. La ragazza guarda la porta cercando qualcosa, poi, eccolo, lo vede, gli va vicino e chiude l'entrata con un cigolio assordante, rompendo il macchinario. Oscurità. Non si vede niente. Né Richard né Arianna si muovono, non fanno passi, stanno fermi, immobili. Poi la maga fa un po' di luce con la mano.

-Dove sei?

-Eccomi.

-Vedi qualcosa, che so, un interruttore?

-No, non vedo niente.

I due vanno avanti, guidati dalla luce incantata, tenendo d'occhio le pareti, i soffitti. Non una lampada. Non una torcia. Non una fessura. Sentono ulteriori voci, altri nemici, i due si mettono attaccati alla parete, spengono la luce. Percepiscono lo spostamento d'aria sui loro corpi, la stoffa dei vestiti si muove e i capelli sembrano vibrare. I due si muovono piano piano, attaccati ai muri freddi. Sono fatti di pietre spigolose e imperfette, lavorate al minimo. Richard approfitta del buio per afferrare la mano di Arianna, lei, silenziosamente, la divincola a la toglie. Fanno ancora qualche passo, prima che le voci dei soldati spariscano del tutto. Sentono che il muro curva a sinistra. La ragazza illumina ancora il corridoio. Sì, sta svoltando. Camminano ancora, cercando di non pensare neanche per non fare rumore con la propria testa. La mora gira lo sguardo a destra, cercando di ignorare quello di Richard costantemente fissato su di lei.

-Ehi, voi!

Si volta, sobbalzando, un secondo dopo il ragazzo. Davanti a loro una decina di nemici si stanno avvicinando, spuntando da una porta che, mannaggia, è sfuggita ai loro occhi. Il soldato che aveva parlato si getta su Richard, che lo evita, colpendolo, ma non uccidendolo. L'uomo si rialza, mentre anche gli altri suoi compagni passano all'azione. Arianna evita uno, due colpi, viene graffiata a un braccio, alla gamba, salta per evitare un ulteriore colpo al ginocchio, indietreggia, affonda, li manca, si gira. Niente da fare. Ecco, sì, ne ha preso uno in pieno petto. Quello cade, gli occhi ancora accecati dal furore, in avanti, sbattendo il viso sul pavimento. Richard si abbassa una, due volte, salta, avanza, salta ancora, un dritto, prende subito l'avversario, ma non fa in tempo a vederlo morire che si rigira per colpirne un altro. La spada del nemico lo manca di un soffio e il ragazzo si spaventa, perchè, diamine, gli era sembrato di sentire già la lama trafiggergli la fronte, un affondo, lo uccide. Intanto evita un uomo che era stato ammazzato dalla maga, colpisce un altro uomo. Poi, improvvisamente, Arianna viene scaraventata a terra, colpita da un pugno in viso. Il tempo si ferma per due secondi. Richard si gira verso l'avversario.

-Brutto bastardo...

Gli si avventa contro, ignorando totalmente gli altri, cerca di colpirlo due o tre volte, ma non ci riesce, quello lo prende a un braccio. La spada del moro cade a terra. Il ragazzo la riprende con l'altra mano (quella non dominante), la afferra e continua a combattere, mentre gli altri tentano anche loro di colpirlo. Ma, ecco, improvvisamente, un rombo, un boato. Il ragazzo chiude gli occhi, li riapre, stupito, meravigliato, vedendo il nemico di fronte a lui cadere miseramente a terra, con del sangue che gli cola fuori dalle labbra. Dietro, Arianna è con la mano alzata, una pistola nera in mano. Richard si gira, affondando la lama della propria arma nello stomaco di un altro avversario, gli altri cadono sul pavimento, colpiti alla testa da proiettili troppo veloci e precisi per essere evitati. Il moro guarda la ragazza, sorride, vedendo il suo sguardo così serio e determinato.

-Sai, sei così sexy con quegli occhi...

-Sta' zitto o ammazzo anche te.

-Oh.

Richard si mette una mano sulla fronte, come per proteggersi la testa da un qualche colpo che gli sta per arrivare (colpo che non parte), poi vede Arianna continuare per il corridoio e la segue. Le sbatte contro la schiena, quando lei si ferma di botto, guardando a occhi sbarrati un'enorme sala nella penombra, con solo delle fessure nei muri a far passare la luce solare. Lui si incanta a guardare le pareti, molto più alte di quelle del corridoio, il soffitto molto diverso da quelli che aveva sempre visto ad Avalon, a casa dei suoi parenti, così strano, quasi deforme, come se si stesse sciogliendo.

-Sta' giù.

Si sente afferrare per il braccio, si lascia sfuggire un gemito, cadendo a terra. Dei passi. Una ventina di soldati passano correndo vicino a loro e... Arianna l'ha tirato dietro un bancone? La ragazza si rialza, guardandosi intorno. Cerca, cerca un posto dove andare, che vada giù, nella terra. Lei ha visto. Lei ha avuto la visione e ha visto. Devono scendere giù per tre piani sotterranei, ognuno dei quali è costituito da delle enormi stanze che racchiudono sale più piccole in maniera concentrica. Il quarto piano è un'enorme prigione in cui Towenaar è legato e imbavagliato. Soldati? Solo sui primi due piani, sul terzo e il quarto non c'è nessuno. La ragazza sale sul bancone per vedere se c'è una botola nel pavimento della sala, se c'è un luogo sospetto, ma non vede niente.

-Richard, dobbiamo scendere. Ci saranno sicuramente delle scale, una botola o...

-...o un ascensore.

-Non essere stupido: in un momento come questo!

-No, c'è un ascensore!

Arianna si gira, pronta a dare uno schiaffo al compagno, quando lo vede davanti a delle porte metalliche.

-...Un ascensore? Bisogna scendere con un ascensore?!

-Ssssh, non urlare.

Sentono dei passi e delle voci. Non sembrano molti, ma loro sono solo in due: ce la potrebbero fare? Il ragazzo si para accanto alla maga, guardandola confuso. Lui cerca nuovamente di nascondersi dietro al bancone e la prende, come svegliato da un lungo sonno profondo, ma è troppo tardi.

-Eccoli là.

Sei nemici, sei avversari: ne avevano affrontati di più. Quelli si avvicinano, ma poi si fermano, vedendoli prendere le spade. I soldati tirano fuori delle armi da lancio non ben definite, probabilmente degli ibridi fra arco e fucile, mentre Richard spinge convulsivamente il tasto per far aprire l'ascensore, attualmente loro unica salvezza. Arianna evita il primo sparo.

-Frecce! Usano frecce!

Ne prende una, guardandone la punta per un attimo, prima di evitarne un altra. Richard fa lo stesso.

-Arianna, prendi il tavolo, mettilo da scudo: sono solo frecce!

Lei esegue l'ordine del ragazzo.

-Hai delle pistole o altro Richard?

-No: non ho mai avuto mira.

La ragazza tira fuori la pistola, poi esce un attimo fuori dal nascondiglio, sparando a un paio di avversari. Ne colpisce uno solo. Prova ancora. Non deve sbagliare: è una comune pistola, ha un numero di colpi limitato. Ne prende un altro. Arianna si tocca la tasca chiusa, in cui teneva dei proiettili, ma li aveva già usati per ricaricare l'arma nella prima battaglia. Poi sente uno strano rumore mentre i nemici lasciano le armi e si avvicinano. Lei si sente prendere per il colletto della maglia, poi vede l'immagine chiudersi, un'ultima freccia che le sfiora l'orecchio.

-Meno male...

Arianna si irrigidisce, sentendo posarsi le labbra di Richard vicino alle proprie. Il ragazzo si sente spinto via.

-Prova a toccarmi ancora e vedi come salterà la tua testa!

Lui sorride.

-...Mi uccidi se ti dico il classico 'Sei bellissima quando ti arrabbi'?

Chiude gli occhi, vedendo la compagna fare uno scatto e tirare fuori la spada. Richard ha paura, vede per un attimo la lama arrivargli addosso, sente lo spostamento d'aria, ma... Apre l'occhio sinistro. L'arma della ragazza sta a un millimetro dal suo collo. Lui degludisce.

-Sì, ti uccido e la prossima volta sul serio. Non provarci mai più. Sono stata chiara, sottorazza di donnaiolo maniaco?

Il moro annuisce piano: ok, forse non è il momento opportuno.

 

Elanor sente le scapole di Garret sulle proprie spalle. Sorride, vedendo con la coda dell'occhio il rosso colpire un nemico. Arianna e Richard ancora non sono usciti: hanno chiuso il portone, non escono nuovi soldati, ma la biona ha comunque paura. Non sa cosa sta succedendo all'interno della fortezza, ignora la posizione dei suoi amici... tutto sembra estremamente incerto. Nonostante la programmazione, la messa a punto della tattica, la buona riuscita dell'attacco a sorpresa, Elanor sente scoppiarle la testa per la confusione e la paura. Ogni volta che deve entrare in battaglia, è questo che sente la ragazza, terrore, un terrore che si impadronisce del suo corpo (è lui che muove la spada, non lei). Potrebbe tremare, se ne avesse il tempo. Invece Garret sembra così tranquillo, sicuro di sé: si muove con precisione e forza, come se non sentisse le urla e non sentisse il rumore delle lame che si intrecciano e si scontrano. E per quella valle, fin dove la linea della terra sembra mischiarsi con il cielo, uomini e donne non stanno facendo altro che fare la stessa cosa. Fingere di essere calmi. Elanor si domanda per quanto quella messa in scena può durare, per quanto i loro nervi resteranno saldi. La ragazza distoglie lo sguardo da davanti a sé, guardando verso l'entrata del forte. Si ferma. Garret si lancia un attimo in avanti, spostandosi di un metro davanti a lei. E il lampo arriva dritto, preciso, freddo. Elanor sbarra gli occhi, si gira. No, non vuole morire. Guarda in basso. Una lama le sta attraversando un fianco. Sente improvvisamente un fortissimo dolore che le mozza il fiato. Cerca di gridare, chiamare qualcuno, ma vede solo lo sguardo del suo assassino. Assassino. In un attimo coglie un dettaglio che prima non l'aveva sfiorata. Lei aveva sempre detto che uccideva i nemici. Non era così. Li assassinava. Improvvisamente, per lei c'è una profonda differenza fra quelle due parole, comincia a dissolversi una linea sottile che le faceva sembrare quello che faceva infondo giusto. Perchè lei è dalla parte dei buoni. Lei deve vincere, lei deve farlo per scongiurare il pericolo che si sta affacciando sul mondo. O almeno, questo è quello che pensava. Che pensava prima di vedere la morte in faccia. Di sicuro, non sarebbe morta davvero, è una ferita che Garret avrebbe potuto tranquillamente curare, ma non è quello il punto, il punto è che per la prima volta ha realizzato che esiste una fine. Termina la convinzione interna che la faceva credere eterna, infinita: la verità arriva crudele, come quella lama nemica che l'aveva colta di sorpresa. Si sente cadere, si sente afferrare, Garret la sta sorreggendo, sta chiamando Magor che combatte a pochi metri da loro. Forse dovrebbe parlare della sua scoperta anche a loro. Sente i due ragazzi parlare, dirle qualcosa, delle parole che assomigliano tanto a “Non ti preoccupare”. Vorrebbe sorridere, perchè le viene tanto da dire “E chi si preoccupa”, ma non può. E intanto sente per la prima volta nella sua vita del metallo freddo a torturarle la carne.

-Garret, portiamola verso Alessandro!

-Sì!

Magor la prende in braccio mentre Garret provvede a farli passare. Passano uno, due, tre, cinque, dieci metri di campo di battaglia. Si fermano un attimo. Altri dieci metri e arrivano accanto all'italiano, ancora vicino all'entrata.

-Che le è successo?

-Difendici, Ale!

-Non c'era neanche bisogno di dirlo!

Mentre Magor si allontana, Alessandro li protegge. Il sudore gli scende dalle tempie. Si sta stancando molto, troppo: incantesimi, magie, in continuazione, senza fermarsi. Le vene gli pulsano sul collo, mentre stringe i denti. Garret, per la seconda volta, si ritrova a dover curare qualcuno nel bel mezzo di una battaglia. Cerca di mantenere la concentrazione, il sangue freddo, ma questa volta, questa volta è più difficile: anche un semplice graffio può, in quei casi, risultare mortale. Infezioni, malattie contagiose, ferite di guerra, la fame e la sete, la fatica, tutto deve essere calcolato e centellinato, fino a trovare la soluzione, la cura per tutti i mali. Non sa ancora che presto la battaglia sarebbe finita dopo ore.

 

Richard si aggira piano per la sala. E' gigantesca. E' seguito da Arianna, che ha la pistola tesa avanti a sé. E' tutto buio: le uniche fonti di luce sono delle specie di lampade che brillano di una luminosità verdognola e inquietante. Il pavimento, le pareti, è tutto liscio e sottile, metallico. Un rumore, Richard si gira, sguainando la spada: è solo Arianna che è inciampata in una sedia. I due si rigirano, voltandosi verso delle sbarre che fanno da cella ad altre sbarre.

-Che strano posto...

Guardano sul soffitto. Delle strane travi lo attraversano, trafiggendo i muri. La ragazza sussulta, sentendo dietro la schiena una catena che pendeva. Silenzio. Sente la mano di Richard bloccarla.

-...Cosa...? Oh...

C'è un abisso sotto di loro. Il pavimento della stanza si interrompe per far posto al vuoto più nero e miserabile. Al centro, c'era una specie di piattaforma di vetro, circondata da sbarre sottili e colonne con su disegnate delle rune. Dentro, c'è un uomo, seduto su una sedia.

-Eccolo.

-Ma come facciamo a passare?

Il ragazzo si guarda intorno.

-In questi casi c'è sempre un incantesimo o un meccanismo particolare. Cerchiamo.

I due si mettono a girare per il posto, cercando una qualche leva o un qualche bottone o, meglio, un qualche indizio che dica loro come arrivare nella prigione vera e propria. Intanto Richard parla, sfruttando l'eco che si sposta fra un muro e un altro.

-Non conosci magie di questo tipo, Arianna?

-Non credo.

-Sì o no?

-No.

Il ragazzo si sporge dal precipizio, guardando in basso. Nulla.

-Trovato qualcosa?

-Niente.

Poi il moro guarda i tavoli, le sedie...

-Arianna?

-Mh?

-E un incantesimo di levitazione?

-E a cosa servirebbe?

-I tavoli.

Bastano quelle parole per far arrivare subito la ragazza. Sorride, voltandosi verso il compagno e congratulandosi con lui per l'idea. L'altro ricambia il sorriso, gongolando contento.

-Però puoi andarci solo tu, Richard, sennò non potrei tenere in aria la strada.

-Sì.

La maga si mette in posizione, spostando i tavoli.

-Fai in fretta però: non so quanto posso resistere a tenerli tutti insieme.

-Sì.

Lui salta sulla via creata dall'amica, correndo verso il centro dell'abisso. Si ferma un attimo. Guarda le colonne. Poi muove una mano, l'allunga. Niente. Sorpreso, scende dall'ultimo tavolo, entrando nella cella. Sorride, sorpreso, si lancia verso la sedia. Guarda Towenaar. E' legato con vari lacci e varie strisce di stoffa alla sedia, imbavagliato e con delle bende sugli occhi. Immobilizzato sotto ogni punto di vista. Richard storce il naso, poi si avvicina per liberarlo, ma sente una voce. Si gira, mentre finisce di togliere le corde dai polsi del Mago. Arianna sta lì, di fronte a lui. Il moro fa un passo avanti, come stregato dall'immagine. Lei gli si avvicina, sorridendo amabile, fino a che gli è precisamente davanti, a pochi centimetri di distanza. Richard gli sospira il suo nome sul viso, mentre sente una mano di lei posarsi sulla sua spalla. Lui la guarda negli occhi: ha uno sguardo diverso dal solito. Uno sguardo che gli piace di più. Lei avvicina le proprie labbra alle sue, sono a pochi millimetri di distanza, quando una voce li interrompe.

-Non cascarci!

Richard si gira, vedendo Towenaar tentare di alzarsi. Le bende sono a terra, coperte di sangue e polvere. Lo sguardo è stanco, ma deciso.

-E' il trucco più vecchio del mondo: usano le tue debolezze! E' una fata!

Il ragazzo si volta nuovamente verso la ragazza, che ha assunto un'espressione dolce e confusa.

-...Hai ragione... hai ragione...

Il moro si avvicina al Mago, prendendolo per le spalle, aiutandolo a camminare.

-Fermo!

Arianna, o almeno quella che sembrava lei, gli va incontro, fermando Richard poggiandogli le mani sul petto e vicino al collo. Lui la fissa negli occhi. Si sente tremare. E' vera, sembra vera, lì, di fronte a lui, talmente vera che quasi il moro non ci crede sia solo un inganno della mente. La vede, finalmente, più vicina, più dolce, innamorata, e sente ogni muscolo del suo corpo vibrare a quel contatto. Ma poi quando Richard cerca di sfuggirle, ecco che l'essere riprende la sua forma originaria, dimostrando l'illusione della sua natura. Gli occhi cambiano colore, il viso sembra deformarsi, il ragazzo ancora sembra esitare, ma Towenaar gli stringe forte un braccio, come per spingerlo avanti.

-Idiota! Infame disgraziato! Stupido! Nessuno si innamorerà mai di te, nessuno!

Il Mago del Tempo sente un attimo il giovane fermarsi, con un'espressione particolare in volto.

-Resterai solo, come un animale!

L'uomo si spaventa quando sente il respiro di Richard farsi più veloce, rotto. Gli dice di non ascoltare, di guardare avanti. Il ragazzo alza lo sguardo, fissa oltre le colonne. Vede Arianna, lì, ad aspettare, con un ginocchio a terra per lo sforzo. Prende un profondo respiro. Fa un nuovo passo avanti, cercando di ignorare la voce dell'illusione. Infine, va sul primo tavolo insieme al Mago. E il suo cuore si sente nuovamente libero.

 

-Cavolo!

Alessandro lancia un altro incantesimo, vedendo la porta, che Arianna aveva chiuso, essere buttata a terra, rotta.

-Maledizione! Garret, spicciati!

Il rosso guarda nuovamente la ferita di Elanor. E' quasi chiusa. Si gira, fissando i nemici che escono dalla fortezza.

-Elanor? Ce la fai?

-Sì, dovrei farcela. Grazie.

Potrebbe essere una follia, ma non hanno altra scelta. Devono lasciare il taglio aperto per metà per permettere ad Alessandro di riposarsi e di non utilizzare tutte le sue forze. Il rosso aiuta la ragazza ad alzarsi, bendandola in maniera da far restare la ferita pulita.

-Sicura?

Per risposta, lei si getta in mezzo alla mischia, con un attimo di esitazione negli occhi, ma con una forza che ben poche volte aveva avuto in corpo. Garret sorride, riprendendo la propria arma e correndo un paio di metri lontano, sistemandosi in maniera da tenere Elanor sottocchio senza intralciarla. E' rincuorato, sollevato: sente l'aura di Arianna, Richard e di un'altra persona avvicinarsi sempre di più. Si guarda intorno. Hanno vinto, non c'è altro da dire, ce l'hanno fatta. Ancora una volta. Era stata una vittoria difficile, sofferta, Elanor si era addirittura ferita, ma nulla aveva fermato la potenza del loro esercito. O quello che resta del piccolo gruppo che avevano deciso. Dall'altra parte del campo di battaglia, Niniel afferra l'elmo di un nemico, gettandolo lontano, trafiggendo la gola dell'avversario. Del sangue le macchia i vestiti e il viso bianco. Urla, dice al gruppo di soldati sotto il suo comando di andare avanti, verso la porta della fortezza, senza entrare, restando fuori a eliminare anche gli ultimi militari ostili. E quando vede Arianna e Richard uscire, ormai, non ne è rimasto nessuno.

 

-Dunque, ci puoi raccontare...

-Vi racconterò tutto.

Towenaar fa per alzarsi, ma si risiede, piegato dai tagli profondi che ha sul corpo.

-Fui portato qua subito, senza altri passaggi. Mi rinchiusero in quella cella e mi chiesero delle notizie sulle spade. Per quello che ho capito. Mordred vuola un'arma che riesca a distruggere Excalibur: credo abbia intenzione di arrivare a battersi direttamente con la Regina (a proposito, molto onorato). A causa delle mie innumerevoli doti da alchimista, credevano fossi l'unico a poterlo fare. Fu una sorpresa per me, ma ancora peggio fu scoprire chi è Mordred.

-In chi si è reincarnato?

-Non ho detto che Mordred si è reincarnato.

-...Cosa vorresti dire?

Towenaar si mette più dritto, chiudendo gli occhi un attimo, prima di riaprirli.

-Lui non è mai morto. Morgana l'ha portato con sé nel suo sonno: l'ha tenuto in vita con una magia in una grotta sotterranea. O almeno queste sono le voci che mi sono giunte. Mentre il figlio dormiva, Morgana si procurava soldati: alcuni di loro si sono offerti spontaneamente, altri sono reincarnazioni vere di soldati di Mordred, altri ancora sono stati costretti con torture, minacce o incantesimi. Il totale supera ogni immaginazione. Ma proprio per la vastità dell'esercito, Mordred tende a non contare la vita dei militari: è il suo punto debole. Se saremo veloci, neanche si accorgerà di aver perso più di metà esercito, quindi potremo sfruttare questa sua mancanza.

-Sì. E le ferite? Come te le sei fatte?

-Ho provato più volte a scappare. Ero certo che qualcuno sarebbe arrivato a prendermi e sapevo che ce l'avrebbe fatta. Non c'erano molte difese e sono sempre riuscito a uscire dalla fortezza. Il problema era il fuori. Mi riuscivano a riprendere prima che io potessi andare abbastanza lontano. Man mano mi ferivano per indebolirmi, finchè smisi totalmente di provare a fuggire. E...

Il Mago tossisce sangue, mentre si stringe la pelle. Garret si alza, andando verso di lui e offrendosi di accompagnarlo in una tenda diversa per vedere cosa può fare per quei brutti tagli.

-E la Regina?

-Io sto bene: sei tu quello messo peggio. Dai, sbrigatevi.

Mentre il rosso e Towenaar si allontanano, nessuno riesce a sentire i nuovi messaggi che arrivano da Avalon. Mordred sta sulla Tour Eiffel, osservando compiaciuto Parigi in fiamme.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Non avete idea di quanto c'ho messo a scrivere questo capitolo. Mi è venuto il mal di testa. Sinceramente, non ne avete idea. Dovevo aggiornare la scorsa settimana e mi scuso, purtroppo abbiamo tutti queste settimane d'inferno con una serie di compiti in classe uno dopo l'altro intervallati da interrogazioni. Il prossimo capitolo arriverà sicuramente domenica perchè non sarà lungo quanto questi ultimi e sarà più leggero da scrivere. Vedremo presto Mordred in persona, si scoprirà chi è lo zio di Garret, ci saranno nuove evoluzioni per Magor, andranno a Stonehenge, ci saranno esempi di fedeltà assoluta... E si sta avvicinando sempre di più un capitolo che mi sarà fatale per la difficoltà nello scriverlo e per il tema. La storia sta diventando più lunga del previsto, soprattutto a causa degli svariati capitoli corti, ma adesso sto cercando di raggruppare più cose possibili negli stessi capitoli, anche perchè non avete idea di quanto tempo sta passando nella storia.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto: anche io l'ho dovuto rileggere una decina di volte per vedere se andava tutto bene. Ho sotto mano adesso i disegni di tutti i piani della fortezza protagonista di questo capitolo: è stato abbastanza complicato far muovere Arianna e Richard per le sale perchè erano molto difficili da descrivere.

Ecco lo spoiler:

"-Tu...?!

-In persona.

-Tu!!

-Proprio io.

Elanor si mette a ridere, fissando il viso sconvolto di Garret, che continua a ripetere "Tu". Clio anche sembra prendere in giro il figlio, scuotendo la testa."

Kiss

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Capitolo 26
*** Sedos (calma, luogo tranquillo) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo del capitolo in celtico significa “Calma, luogo tranquillo”.

Ciò che Garret sta per dire è “Dia dhuit tráthnóna”, che in gaelico equivale a “Buon pomeriggio”.

Il nome dello zio di Garret è stato scelto per il suo significato: Cathal è “Forte in battaglia” e Calien “Lucente”. Il nome della spada invece significa, presumibilmente, “Colei che batte la paura”.

 

CAPITOLO VENTISEI: SEDOS



Finalmente torna il silenzio. Non è il silenzio del deserto, né quello del campo di battaglia, ma è un silenzio vitale, energico, quello che in realtà nasconde un lieve brusio di persone e voci, quello che cela l'identità di una città intera. Elanor riesce finalmente ad apprezzarlo davvero. Se un tempo, cercando tra i libri di poesia, fra i testi scelti per la scuola, aveva trovato solo parole che puntavano il dito contro il rumore dell'umanità, in quel momento la ragazza non può fare a meno di osannarlo. In quel tempo che era stata lontano dalla civiltà (a proposito, quant'era?), Elanor aveva cercato disperatamente di ricordare ogni odore e ogni suono, dal rombo del motorino fino al citofono che squilla, fino ad arrivare alle pagine dei libri di scuola sfogliate svogliatamente, per poi giungere nei parchi, le risate e il tonfo del pallone sull'erba. Le sembra di essere tornata a casa. Improvvisamente, capisce che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che stare male e, nell'attimo in cui la ragazza oltrepassa la soglia di quella che era stata ad Avalon per qualche giorno la sua stanza, il corpo comincia a dolerle davvero, come se avesse solo in quel momento davvero realizzato tutto lo sforzo compiuto. Ma anche ad Avalon le cose erano cambiate. Sembra diverso da come era una volta, meno luminoso, meno felice: la consapevolezza della realtà esterna era arrivata anche lì, dunque. Se ne accorge perfettamente non tanto dalle innaturali espressioni del viso delle persone, ma dalla totale assenza di voci e musica che viene dai templi, dalle chiese... Tutto sembra spoglio, come se neanche si volesse credere a qualcosa. E questo è il primo passo. Lo sa, la Regina, lo sa perfettamente dentro di sé anche se non ha mai vissuto un'esperienza tanto grande e dolorosa, lo sa. Il primo passo: la rabbia. Elanor guarda i ghirigori e i disegni sulle pareti e sul soffitto, sente la morbidezza del letto sotto di sé. Un'accoglienza simile non se la sarebbe mai immaginata, abituata ormai dai giorni lontano da lì a dormire per terra su coperte ruvide. Chiude gli occhi. Li riapre. Le palpebre sono pesanti e fanno fatica a rialzarsi. Uno sbadiglio e poi cade nel sonno più profondo che avesse mai fatto.

 

E' risvegliata da una voce gentile, portata su dall'oblio da qualcuno che chiama il suo nome.

-Elanor... Elanor...

La prima cosa che vede sono due occhi verdi e un sorriso.

-Garret...?

-Chi altri?

La ragazza sorride, stropicciandosi gli occhi e alzando la testa.

-Vieni: mia madre ci ha convocati.

-Mh.

Elanor si alza lentamente, prendendo una spazzola e pettinandosi i capelli.

-...Perchè te li sei tagliati?

-Mi davano fastidio: corti non mi vanno davanti agli occhi.

-Ma io non posso più farti le trecce!

La ragazza ride, passandosi le dita vicino all'orecchio, girandosi verso il rosso.

-Quando me li farò ricrescere potrai farmi tutte le trecce che vorrai.

Lui sorride, mettendosi una mano in tasca e tirando fuori una tavoletta di cioccolata. La apre, mangiandola lentamente, chiudendo gli occhi, gustandosela a pieno.

-Ne vuoi un po'?

-No grazie.

Lei si guarda allo specchio, controllando che i capelli siano a posto, poi si alza, avvicinandosi verso il compagno e facendogli cenno di venire. Lui la segue. Escono sul corridoio decorato e luminoso, camminano con passo deciso verso la sala dove Elanor era capitata la prima volta, varcando porte grandi in legno e due cancellate di ferro. Sono davanti alla porta. Bussano. La bionda sente una frase in una lingua che non capisce e Garret apre, presentandosi davanti a Clio, seduta su una sedia su cui sono incise delle forme floreali.

-Dia dhuit tráthn... Oh...

Il ragazzo fissa l'uomo accanto alla madre, sbarrando gli occhi. Davanti a loro c'è un giovane dagli occhi scurissimi e fermi, incorniciati da dei capelli altrettanto scuri. Le orecchie sono vagamente a punta e la pelle è bianchissima. Quando Elanor lo vede, trova in lui qualcosa di familiare, ma non capisce: non ha mai visto nessuno così in vita sua. Con quel viso gioviale e benevolo, seppur deciso, sembra un cavaliere dei romanzi medievali.

-Tu...?!

-In persona.

-Tu!!

-Proprio io.

Elanor si mette a ridere, fissando il viso sconvolto di Garret, che continua a ripetere "Tu". Clio anche sembra prendere in giro il figlio, scuotendo la testa.

-Elanor, non lo riconosci?

La ragazza guarda lo sconosciuto, poi Garret. Scuote la testa, con viso curioso. Il moro ride.

-Giusto, tu mi conosci sotto questa forma.

Improvvisamente il suo corpo sembra avvizzire, le sue sopracciglia diventano più folte e la sua schiena più curva, sul suo viso compaiono numerose rughe, ma il suo sguardo non perde d'intensità. Elanor boccheggia, per poi urlare.

-Professore!

-Garret, ti presento tuo zio.

Ci fu un coro di “Cosa?”, interrotto dalla risata dell'uomo, che riprende la sua forma originaria.

-Mi devo presentare così per non farmi riconoscere: se rimanessi giovane si insospettirebbero tutti. Signorina Britannico, la vedo molto sorpresa! La mia super-copertura da professore di religione matto ha funzionato vedo. A questo punto credo sia ora di dirvi anche il mio vero nome.

-...Non è Edoardo Graziani?

-Naturalmente no: è Cathal Calien.

L'uomo sorride, indietreggiando e andando verso un tavolo bianco, dove è posata un'enorme spada.

-E questa è la mia arma, la mia Signora: Grainne.

Garret e Elanor si guardano un attimo, per poi fissare Clio, che, amabile, fa un'alzata di spalle. La donna chiama una servitrice, chiedendole di mostrare al fratello la sua stanza, per poi chiedere gentilmente alla Regina di uscire.

-Certamente.

La ragazza esce, chiudendo la porta dietro di sé. Nella stanza cala il silenzio. Garret guarda la madre, sospirando pesantemente, quasi sbuffando.

-Non fare quella faccia, Garret. Sono sicura che tuo zio saprà insegnarti molto. E' un uomo a volte troppo severo, ma ti assicuro che, dopotutto, avete molto in comune. Lui ha una storia molto particolare e sono certa che ci troveresti dei punti cui... ispirarti. In fondo credo che in realtà dalla sua esperienza ci sia tanto da imparare per tutti. Sai, prima che tu nascessi, il Santo Graal sparì nel nulla. Molti tentarono di ritrovarlo e nessuno si riuscì. Allora mia madre ordinò a Cathal, che è il cavaliere più forte che Avalon abbia mai avuto nonché un mago formidabile, di riprenderlo. Lui aveva una profonda ostilità verso il Santo Graal e la sua venerazione, sai. Ma partì comunque. Per orgoglio in realtà: non poteva sopportare di perdere la sua fama di “migliore” per quel calice. Non si sa cosa accadde durante la ricerca, si sa solo che quando tornò col Graal tra le braccia ha affermato di voler farsi battezzare. In realtà, aveva un po' paura perchè... ecco... lui ha lo stesso problema tuo, Garret. Mia madre rimase incinta di lui a causa di un qualche spirito dei boschi: nessuno sa da dove veniva o che cos'era. Quando nacque, subito ci avvertirono che era un bambino più grande del normale e che non aveva il cordone ombelicare. Anche quando io seppi di questa cosa, non capii subito cosa potesse comportare. Poi Cathal mi presentò tuo padre, con cui aveva stretto una profondissima amicizia... Quando poi ci avvertirono che Elanor era nata, mio fratello parlò con Anna e le disse di mandare la ragazza a una scuola precisa, dove avrebbe insegnato lui: doveva tenerla sottocchio. Quando ti ha visto, ha capito subito chi eri e ha deciso di giocare un po' con te. Del resto, aveva recitato per anni la parte del maniaco religioso, perciò gli venne bene. Credo.

-Sì, un attore formidabile.

-Lo sospettavo. La sua spada, poi, l'ha forgiata lui stesso quando aveva dieci anni. La chiamò Grainne. E' un'arma molto più grande del normale, quasi sproporzionata, tuttavia lui ha una forza prodigiosa a causa dei motivi della sua nascita, perciò non ci sono mai stati problemi. Dopo aver forgiato la spada e averle dato un nome, cominciò a chiamarla “la Signora” e ideò una tecnica per il quale sarebbe stato conosciuto. Lo chiamavano Aonghas, che significa “il giovane dio”, e Verritus, cioè “il più veloce”. Infatti, benchè avesse una lama gigantesca, aveva una velocità che esasperava gli avversari.

-Mh.

-Vedrai, Garret, ti piacerà tantissimo. E' un buonissimo alleato, è fedele e leale e... e ha esperienza. Credo che alla fine diventerà il tuo nuovo modello da seguire.

-Ne dubito.

-Non essere così scettico.

Clio si avvicina all'acqua luminosa che le sta davanti, allontanandosi dalla propria sedia e dalla bacinella in cui per la prima volta aveva mostrato Elanor a Garret. Sussurra una frase che il figlio riesce a sentire, ma non capisce: parole oscure, che presuppongono tante cose e annullano tante possibilità, dal potere di confondere i pensieri del ragazzo in un soffio.

-Credo che alla fine ne dipenderà la tua vita.

 

Elanor si guarda intorno. Vicino a lei ci sono tutti i Maghi del Tempo, dal primo all'ultimo. Accanto a lei, seduta a fare dei disegni, c'è Aprile, l'australiana e, di fronte a quest'ultima, una certa Miku legge un libro. A due o tre metri da loro, c'è 'Ala, un uomo alto e avvenente, che sta evidenziando delle notizie su un giornale in arabo. Antonio fa la stessa cosa mentre sta davanti alla finestra. Ashley si sta mettendo uno smalto. Pierre sta in giro per Avalon. Towenaar, invece, sta a farsi medicare le ferite più profonde. Elanor li ha conosciuti tutti, i Maghi del Tempo, e non se li sarebbe mai aspettati così. Sono tutti relativamente giovani, alcuni di loro sono molto belli, e ognuno di loro ha delle caratteristiche che lo contraddistingue da tutti gli altri, dei talenti o degli hobby che nessuno degli altri sei ha, come se si fossero messi d'accordo. Sette maghi, sette personalità totalmente diverse. Elanor aveva riconosciuto in Towenaar l'apatia e il mistero, in Antonio il sorriso e la confidenza, in Pierre il coraggio e l'arte dell'amare... Si sente circondata da persone di cui non è all'altezza: il loro potere è talmente ampio che perfino lei, benchè di norma non potrebbe sentirlo, lo percepisce, come un'aura visibile e palpabile. In un angolo della stanza, in cui Magor era stato trascinato precedentemente, Soledad sta chiacchierando allegramente e senza curarsi del silenzio pesante che pervade la sala. Era entrata con la notizia che sarebbe venuta anche lei in battaglia, poi si era avvicinata a Magor e gli aveva scoccato un bacio sulla guancia. Solo quel semplice gesto aveve fatto sobbalzare il ragazzo, facendolo arrossire oltre ogni limite. Ma più di tutto, l'aveva colpito il fatto che Elanor, dopo che Soledad si era allontanata dal viso, gli aveva fatto l'occhiolino e fatto un “Ok” con il pollice. Da fuori si sentono delle ragazze che dicono a Richard di esercitarsi un po' e, quando quest'ultimo si toglie addirittura la maglia, si sente un coro di risolini e “Ooooh”. Elanor sente Arianna sbuffare infastidita, guardando fuori dalla finestra.

-Ma chi si crede di essere quel brutto stupido.

Alessandro le dà una pacca sulla spalla.

-Via via, Ari. Abbi pazienza.

La Regina comincia a vagare per la stanza, guardando di qua e di là, invitando Niniel, che stava in un angoletto, a partecipare alla sua “passeggiata”. La tedesca sembra stanca e due grandi occhiaie fanno compagnia ai suoi occhi. La porta si apre ed entra Cathal, che tossisce e richiama l'attenzione.

-Vorrei parlarvi del progetto che abbiamo messo a punto e delle novità. Prima partiamo da quest'ultime. Attualmente, Mordred ha conquistato Parigi, ma si è fermato lì. La sua avanzata in questi giorni è stato ininterrotta, ma si è bloccato nella capitale, probabilmente per far riposare l'esercito. Mordred sta con loro. I nostri soldati hanno inoltre bloccato un piccolissimo esercito in Danimarca: Garret ed Elanor ci avevano visto giusto. Abbiamo ragione di credere che l'intento di Mordred sia conquistare l'Italia per la sua posizione strategica nel Mediterraneo. Non possiamo conquistarla prima noi perchè ci dobbiamo presentare come liberatori e non assediatori per ricevere il cossenso delle nazioni che Mordred ha sottomesso, perciò, nel caso, aspetteremo. In ogni caso, abbiamo fatto un passo avanti poiché tre giorni fa siamo riusciti a riprendere il controllo di alcuni passaggi magici. Il piano di difesa, invece, è questo. Noi tutti andremo tra due giorni a Stonehenge, dove risveglierete i cavalieri. Loro ci aiuteranno a ideare nuove strategie contro i nemici e a combattere. Subito dopo la Regina dovrà andare insieme al grosso dell'esercito in Francia, dove combatterà contro Mordred in persona. Nel caso serva aiuto, ci sono soldati alleati in Andorra, Svizzera, Austria e Germania: basterà mandare loro un messaggio o un avvertimento e arriveranno subito. Purtroppo per fare questo lasceranno la loro postazione. Tutto chiaro?

Qualcuno risponde con un “Sì” deciso, altri con un mugolio, ma la situazione riceve il consenso generale. L'uomo sorride, annuendo e uscendo dalla stanza. Elanor fissa la porta chiusa ancora un po', per poi distogliere lo sguardo e pensare. Cosa la aspetta di nuovo? Non sa neanche quanto tempo è passato da quando se n'è andata da Roma! Forse è inverno, forse già primavera, non lo sa e non è importante saperlo. La ragazza si siede, sospirando e mettendosi le dita lungo le tempie. Tornata ad Avalon, ha avuto una serie di rivelazioni inaspettate. Il professore di religione che in realtà è un mago e... e ha scoperto che addirittura sua nonna le ha mentito. L'aveva trovata nella propria camera ad aspettarla: anche lei aveva un aspetto diverso, più giovane e fresco. Le aveva rivelato di non essere altro che una donna che aveva protetto la sua famiglia per tutti quegli anni. Colinde non era altri che una giovane cui molti secoli prima era stato affidato il figlio di Arthur Pendragon, non era altri che Anna. Elanor sospira ancora, abbassando le palpebre. Nessuno si accorge del cielo, che improvvisamente sembra cambiare, sembra modificare la sua forma, come se fosse stato colpito da qualcosa. Come se qualcuno lo stesse bombardando e stesse cercando di sfondarlo.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Come avevo detto, questo è un capitolo molto più corto e leggero, tuttavia dal prossimo capitolo inzierà un nuovo viaggio. Prima verso Stonehenge e poi ci saranno le battaglie in Francia e... e in un altro posto, una battaglia che sarà decisivia per l'evoluzione della storia.

Voglio fare i complimenti alla mia carissima recensitrice: c'hai preso, era il prof di religione XD Brava =) La sua storia verrà a un certo punto svelata. Anche se mi piacerebbe raccontarla tutta in flashback, so che non è possibile e la cosa mi dispiace un po' D=

Qui sotto degli spoiler per i prossimi 5 capitoli, per ripagare la cortezza del capitolo rispetto agli scorsi ^-^

  1. Ricompariranno personaggi che sembravano solo secondari e si mostreranno più fedeli di quello che ci si può immaginare...
  2. Ci sarà un bacio *-*
  3. Numerose evoluzioni del rapporto Garret/Elanor ci attendono, ma anche delle scene Richard/Arianna! Senza parlare del fatto che Magor si ritroverà con Soledad tra i piedi (non che a lui dispiaccia, eh!).
  4. Vedremo Mordred all'opera di persona.
  5. Ci verranno rivelati dei nuovi segreti su Garret.
  6. Verrà conquistata dall'esercito nemico una città importantissima, che Elanor vorrà riprendere a tutti i costi.
  7. Un popolo mostrerà il suo immenso valore in una battaglia importantissima.
  8. Ci saranno numerosi momenti di riflessione da parte di tutti i personaggi.
  9. Ci saranno due nuovi canti (uno dei quali una profezia...).
  10. Cercherà di entrare in guerra un'altra nazione: chissà se riuscirà a vincere qualche battaglia...

Grazie per aver letto il capitolo =) Ho notato che se aggiorno ogni settimana molti di voi non riescono a leggere il capitolo (lo vedo dal numero di visioni), spero che con l'arrivo delle vacanze riusciate a prendere il ritmo.

Poi, se recensite non muore nessuno, sapete ^-^ Mi farebbe molto piacere trovare un vostro commento!

Un grazie speciale a Evey_f che ha recensito lo scorso capitolo!

Kiss

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Capitolo 27
*** Catus (soldato, militare) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Soldato, militare”, inteso, in questo caso, come “cavaliere”.

Garret dice (il trattino è messo quando sono frasi che dice in momenti diversi): “Uscite allo scoperto! Sappiamo chi siete, quanti siete e dove siete!-Se non uscite voi, verrò io personalmente a prendervi.-Molto bene.-Mia signora, cosa ne pensa?-Qui, mia signora”. Ricordo che Garret sa l'italiano.

Un nome dato a Stonehenge è “Anello dei Giganti”.

La sistemazione dell'esercito di Mordred antico non ha alcuna base storica o nella leggenda ed è totalmente di mia invenzione.

La “Signora” che dicono i cavalieri è Morgana. Infatti Morgana, secondo alcune leggende, era una parente della Dama del Lago ed era la Signora del Piccolo Popolo.

La descrizione fisica di Morgana è quasi totalmente inventata, anche se alcune caratteristiche sono prese da alcune descrizioni nei libri riguardo il ciclo arturiano (fra cui Le nebbie di Avalon di Zimmer Bradley). La descrizione di Arthur riprende il pensiero comune. I cavalieri dicono che era molto più alto di loro perchè è stato ritrovato uno scheletro di uomo che si pensa essere di colui che doveva essere Artù alto quasi 2,50 m!

Una leggenda dice che Sir Gawain potesse combattere al meglio solo durante il giorno poichèp la sua formidabile forza veniva dal sole.

 

CAPITOLO VENTISETTE: CATUS



E' diverso. Non stanno più lontano dalla maggior parte dei nemici, stanno vicino Avalon, in mezzo ad accampamenti e persone ostili, lì, vicino a Bristol. E lo spettacolo che si apre sotto gli occhi di Elanor è terrificante. Il Regno Unito non è mai stato famoso per essere luminoso e solare. Ma dalle semplici nuvole a cumuli di fumo c'è una bella differenza. Il cielo grigio sembra riflettere la distruzione che sta regnando sulla terra. L'erba verde è di uno strano e cupo colore, come se stesse morendo, la strada su cui stanno camminando scricchiola sotto di loro. Elanor si gira. Eccole lì, poco più di mille teste stanno dietro di lei, basse, coperte da un elmo alquanto particolare, camminando verso Bristol. L'umore nero dei soldati sembra riprendere il clima. Oh, il tempo, in una situazione di stallo, scuro e freddo, ma senza pioggia e senza sole, sospeso fra una cosa e l'altra! Elanor scuote le spalle, avanzando ancora, alcune automobili abbandonate in mezzo alla strada fanno aprire la marea di persone, che poi si richiudono, come le acque scivolano intorno a uno scoglio. Lontano, si vede la città cui si stanno avvicinando. Bristol. Non sanno neanche cosa ci troveranno-nemici, amici o semplicemente nessuno?

-E' rischioso, lo sai, vero?

La ragazza si gira verso Garret.

-Non abbiamo altra scelta: accamparsi nell'aperta campagna sarebbe ancora più pericoloso. Inoltre... credo che tu debba cominciare a interagire con i tuoi futuri sudditi al di fuori di Avalon. Devono cominciare ad accettarti e a seguirti.

La bionda gli si avvicina, sussurrandogli all'orecchio.

-Ma io non sono neanche capace di guidare questi qui.

Indica dietro.

-Come faccio a prendermi la responsabilità per altre persone?

-Per l'attacco alla fortezza eri sicura, sembravi molto determinata!

-E che significa?

-Uh, niente: probabilmemte te ne accorgerai una volta arrivati.

-Cosa?

Garret velocizza il passo, allontanandosi da lei. Maledetto. Lo odia quando fa così. E' già confusa di suo, non serve che ci si metta anche lui. Elanor sospira. Vede, qua e là, chiazze di ghiaccio e neve.

-...Neve?

Devono essere in inverno. Ma certo: ha passato molto tempo nel deserto, là non ha calcolato i giorni, non sa in che mese stanno. E' partita che era settembre e in quel momento... Ma perchè il suolo non è interamente coperto dalla neve? Perchè ci sta solo qualche chiazza, quelche pezzo di terreno bianco? La Regina alza il capo, guardando in cielo. Ha un brutto presentimento. E ha scoperto che quando sente quella sensazione attanaglirarle le viscere, prenderle e scuoterle, c'è poco da fare: stare attenti, all'erta. Un attacco, da un momento all'altro, forse, o forse no. Si china un attimo per toccare una pietra. E' umida, ma calda. Che sia... passato un altro esercito di lì? E chi altri se non quello nemico? La Regina si ferma qualche secondo, per poi ricominciare a camminare con più decisione e sicurezza di prima. Hanno sempre sconfitto gli avversari fino a quel momento, ma non erano mai stati militari addestrati o ben equipaggiati: benchè quello in Gran Bretagna non sia il nucleo principale, sono sicuramente migliori di quelli messi intorno a Towenaar. E dov'è questo esercito? E' a Bristol oppure è solo passato per di là? Sarà una prova, una specie di esame per i suoi soldati, per tutti quanti. Un attacco improvviso, là, diretto sarebbe fatale per il luogo e per la sorpresa, ma se fossero riusciti ad arrivare in città, potrebbero avere una possibilità di vincere. Elanor non ha mai combattuto in zone urbane, però è un territorio a lei familiare, cui è più vicina. Se è riuscita a lottare in zone ostili e afose come quelle da cui sono appena tornati, perchè non in luoghi metropolitani? Già, potrebbe essere un fallimento, ma anche una conquista e una scoperta: se non metterà alla prova se stessa e le proprie capacità, come farà a utilizzare quelle degli altri? Se non sa fin dove si può spingere, come potrebbe guidare tutti quanti? La sua vita è ormai piena di domande. Troppe per una ragazza di diciassette anni, veramente troppe, però, in qualche maniera, Elanor sente di star cambiando poco a poco, di essere sempre più vicina a un equilibrio permanente. A un punto in cui ogni suo punto interrogativo diventerà un punto fermo.

-Bristol, mia Regina.

La ragazza guarda intensamente il soldato che le ha annunciato la vicinanza della città. In effetti, la vede, con ogni suo palazzo.

-Grazie, Brandil.

Il ragazzo le fa un cenno col capo simile a un piccolo inchino, mentre si allontana tornando vicino a Magor, dove stava prima. Elanor volge lo sguardo in avanti, cammina ancora, mentre dietro di lei sente i passi di soldati e rumore di macchinari per trasportare ogni vivanda. Dei ben strani motorini, per la precisione, argentati, gomme praticamente indistruttibili come i vetri, da cui sporge una specie di tetto che si ricollega col dietro della moto, sui lati, da davanti, degli spuntono arcuati circondano il corpo del cavaliere che guida il mezzo. Anche il guidatore ha un'armatura particolare, dello stesso colore della moto e con un casco molto sottile e che lasciano scoperte le orecchie. Elanor ha scoperto di recente che sono molto silenziosi e veloci. E, soprattutto, molto resistenti, anche se non pesanti. Per questo la ragazza li sente poco e niente, per questo sono l'arma ideale. L'arma ideale! Ma certo, può utilizzarli in una lotta metropolitana. Sarebbero l'ideale.

-Alessandro.

Il ragazzo arriva da lei.

-Sì?

-Se non mi sbaglio eri tu quello che riesce a percepire abbastanza distintamente la presenza di fonti di magia nei dintorni.

-Non sbaglia.

Elanor fa un cenno con la mano. Sono vicino all'inizio della città, ma troppo lontani per essere colpiti con una qualunque arma da lancio anche a lunga gittata.

-Garret, distanza giusta?

-Esatto.

-Bene. Alessandro: rapporto sulle presenze all'interno della città. Niniel!

-Eccomi.

-Aiutalo: cerca nel lato est.

-Agli ordini.

I due chiudono gli occhi. La Regina fa un cenno a Magor, Richard, e altri sette soldati che si mettono intorno ai due, quelli davanti ponendo di fronte degli scudi. Passa un minuto preciso, poi i due maghi li guardano.

-Abbiamo notato un alone di magia, tuttavia nulla di concreto. Ci sono, però, all'interno della città undici maghi: non sono nemici, ma neanche ci sono amici.

-Sono sorpresa. Bene.

Elanor rimanda tutti i militari in fila, prima di far segno di entrare nella città. E' silenziosa, come tutto ciò che la circonda. Del fumo esce lento dall'interno di un vecchio negozio e si alza verso il cielo. Niente e nessuno li intralcia. Neanche un respiro. Neanche un alito di vento. Sembra disabitata, ma tutti lo sanno perfettamente che non è così. Un cane solitario attraversa la strada velocemente. Garret guarda attentamente intorno a sé, a destra e sinistra, cercando di cogliere un movimento umano. Con un incanto toglie dalla strada le macerie di un cinema, andando avanti e proseguendo per la strada, la stessa che una volta doveva essere una delle principali. Improvvisamente, arrivato in uno slargo, si blocca. Si gira verso Elanor, che fa segno a tutto l'esercito di bloccarsi. Il rosso sale agilmente su un'automobile rotta e arrugginita, mentre la ragazza si toglie il macchinario per la lingua dall'orecchio.

-March out! We know who are you, how many you are and where you are.

Nessun movimento, nessuna risposta.

-If you don't march out, I'll come to take you in person!

Solo l'eco della sua voce.

-Very well.

Garret scende dall'auto, avanzando verso un negozio dal vetro rotto. Vi entra. Ne riesce con quattro persone a seguito. Entra in un condominio. Ecco altre due persone e un bambino. Da dietro una porta esce una ragazza sui quindici anni. E alla fine della raccolta, davanti all'esercito ci sta un centinaio di persone, fra vecchi, donne, bambini, uomini. Di fronte ai soldati, uno per uno, raggruppati in un misero spettacolo di distruzione. I sopravvissuti.

-My Lady, what do you think of it?

Elanor ascolta attentamente la voce di Garret. Senza macchinario nell'orecchio sembra diversa: ha un tono più vero ed emozionato, vibrante. Per quanto quell'aggeggio sia frutto della magia, è comunque imperfetto. La ragazza sospira, osservando intensamente gli abitanti di Bristol.

-Garret, dì loro che ci accamperemo qui. Chiama i maghi che avevamo intercettato. Richard, Magor, aiutatelo. Antonio, Pierre e tutti i Maghi del Tempo, aiutate i soldati a sistemarsi. Io, Arianna, Niniel, Soledad, Brandil e professo... Cathal andremo a esplorare la città.

La ragazza comincia a camminare, quando Garret la blocca.

-Elanor, forse è meglio che rimani qui: se parli loro tu direttamente sarà meglio.

La bionda pensa un po', per fare un cenno ai compagni (“Andate”) e venire insieme al ragazzp di fronte alla popolazione. Un respiro profondo. Cosa potrebbe dire?

-Here, my Lady.

-Yeah...

Silenzio. Ecco, il suo primo discorso.

 

Ormai sono lontani qualche km dalla città quando Elanor finalmente riesce a comprendere cosa veramente aveva significato parlare e aiutare gli abitanti di Bristol. Erano restati lì tre giorni, il tempo per esplorare il territorio e andare avanti, ma non avevano fatto solo questo: aiutandoli, avevano preso la loro fiducia e gratitudine. All'inizio era stato difficile. Molti erano scettici perchè lei era una ragazza giovane. Altri ancora lo erano perchè, semplicemente, quello che avevano visto era troppo per loro. E, strano a dirsi, Elanor non pensò neanche per un momento di chiedere la data, un po' perchè non aveva avuto tempo, un po' perchè in realtà non lo voleva sapere, ma ora che sta avanzando verso Stonehenge, a sud, davvero, vuole almeno conoscere il periodo in cui stanno. Un suo piede scivola leggermente sulla strada ghiacciata. E' inverno, questo è poco, ma sicuro. E' inverno, Elanor aveva sperato davvero che fosse passato più tempo. Improvvisamente vedono all'orizzonte un loro soldato correre. E' quello che avevano mandato avanti per esplorazione.

-Mia Regina, a quattro km da qui c'è un accampamento nemico.

La ragazza sbarra gli occhi: fino al giorno prima non c'era. Non c'era! Quanto può ancora essere veloce il nemico?

-Grazie. Procederemo verso sud-ovest. Faremo più strada, ma non rischieremo che l'esercito venga decimato in anticipo.

-Lo rischiamo già.

-Cosa?

Garret le indica in cielo: un enorme essere sta volando.

-Cos'è?

-Una spia nemica.

Improvvisamente Elanor sente il proprio corpo ghiacciare. Impallidisce. Non avevano calcolato eventuali spie e guardie per il territorio! La ragazza si inumidisce le labbra secche. Sente come un'altra persona nella propria testa.

-Pensa, spicciati! Pensa a qualcosa!! Muoviti! Non farti prendere dal panico, su!

Lei abbassa gli occhi, osservando a terra senza un motivo preciso. Le sopracciglia sono aggrottate in un'espressione di stupore e concentrazione. Poi, dopo un minuto di silenzio, alza la testa, guarda tutti. Non può rischiare di accamparsi lì: troppo vicino al nemico, considerata la velocità. Guarda il cielo. Scuro, cupo, ma senza nuvole stavolta. Un pallido sole brilla sulla linea dell'orizzonte, cala ancora un po', lentamente.

-Accampiamoci qui.

-Cosa? Ma è pericolo...

-Lo so! Lo so... Ma non abbiamo altra scelta.

La ragazza fa un cenno a Garret, che le si avvicina mentre man mano tutti cominciano a smontare i bagagli.

-Cosa hai intenzione di fare?

-Una cosa rischiosa, ma quella che è meno sconsiderata. Garret, dobbiamo dividerci. Voglio sette gruppi diversi che conta le stesse persone, voglio un Mago del Tempo alla guida di ogni gruppo e che almeno uno di voi stia ad aiutarli.

-Div.. dividerci?

-E' l'unico modo. Tutti insieme siamo un bersaglio facile. Troppo facile. Se ci separiamo e ci ricontriamo un giorno preciso in un punto, sarà più facile evitare guardie e spie nemiche e superare questo accampamento qua davanti. Oltretutto saremmo più veloci.

-Ma, Elanor, tu...

-Garret, tu non starai con me. Tu seguirai il Mago del Tempo meno esperto. Io... Io andrò con Antonio, ok?

-No, non è ok!

-Era una domanda retorica: ti deve andare bene.

-Io non voglio lasciarti sola.

-Non importa. Lo farai e basta.

Elanor guarda Garret. I suoi occhi sono fermi e determinati e la fissano con una strana luce negli occhi.

-E se andrai incontro a qualche nemico o qualche gruppo troppo forte per voi? E io non sarò lì?

Elanor vuole dirgli davvero tante cose, troppe sono le opzioni. Qualcosa come “Non preoccuparti per me” oppure un “Ce la farò, ce la faremo” o un classico “Ti amo” da buttare lì come chiusura del discorso, e, davvero, la ragazza non può crederci quando liquida quelle domande con un “E' un ordine”. Il ragazzo abbassa il capo, allontanandosi e dando la notizia ai soldati.

-Scusa, ma non c'è altra scelta: o separarsi vivendo o avanzare insieme morendo.

Se non sapesse che il buio è arrivato per la notte, Elanor, a quel punto, penserebbe che è una cosa innaturale, un caso voluto per lei.

 

E' il secondo giorno di cammino. La mattina dopo sarebbero arrivati finalmente a Stonehenge. Elanor guarda il cielo scuro, puntellato da stelle. Non sono tante come ad Avalon, ma sono di più di quello che s'aspettava. La bionda si sdraia fra l'erba fresca e bagnata, chiudendo gli occhi. Si sente felice e libera quando pensa che il giorno dopo, finalmente, si sarebbero tutti riuniti e avrebbero portato a termine quella missione. Spera solo che non ci sarebbero state cattive notizie: durante il giorno prima avevano sentito, lontano, i tuoni di una battaglia. Non sanno chi ha combattuto, non sanno qual è stato l'esito della lotta. C'è solo la speranza che sia stata a loro favore. Elanor sospira, stiracchiandosi, Excalibur brilla lentamente posata vicino a lei.

-“E' un ordine”. Oh Santo Cielo, è stata davvero questa l'ultima frase che ho detto a Garret da due giorni?

La ragazza posa la propria mano sul petto, sentendo il battito cardiaco velocizzato al ricordo. Fin dal primo momento in cui avev visto Garret, era stato lampante il fatto che le piacesse più del dovuto, più di quanto all'inizio pensasse ed era altrettanto ovvio che lui la ricambiasse: solo un cieco non avrebbe potuto vedere una così certa verità. Tuttavia, Elanor ha in parte paura di aver frainteso, di essersi illusa per tutto quel tempo. Sarebbe troppo per lei scoprire di essersi immaginata tutto. In quel periodo erano successe tantissime cose e quella sarebbe stat il colpo di grazia. Eppure la ragazza sente che almeno quella avrebbe dovuto metterla a posto, sistemarla in qualche maniera, in mezzo a quella serie di battaglie senza fine, camminate più lunghe di quante ne ha mai fatte in vita sua, strategie che mai avrebbe creduto di dover fare. Sarebbe una certezza, un punto saldo nel proprio mondo ormai distrutto, andato in mille pezzi, da ricomporre con la violenza e con la furbizia del comandante, con la precisione e la contemporanea ambiguità del leader. Tutte qualità che lei ha sempre creduto di non avere. E invece si è trovata a pensare di non essere poi così male: in fondo ce la potrebbe fare. Uno sbadiglio lento interrompe la sua serie di pensieri. Se solo potesse, correrebbe fino a tutti i suoi amici, rinuncerebbe a quello che le spetta di diritto, tornerebbe alla sua vita, quella di prima in cui ancora non si era innamorata, in cui ancora non aveva ammazzato nessuno e mai l'avrebbe fatto, quella in cui sarebbe stata guidata e non avrebbe guidato lei personalmente. Le vien da ridere pensando a quante volte le persone desiderano avere il potere di comandare. Non possono sapere quanto sia pesante, quanto sia schiacciante la responsabilità. Nei suoi diciassette anni di vita aveva passato pochissime avventure e adesso le stanno accadendo tutte d'un colpo. Meno male che si era fatta degli amici. Si era trovata in un gruppo già formato eppure, non senza un po' di presunzione, pensa che senza di lei quell'insieme di amici (Garret, Magor, Richard, Niniel, Arianna e Alessandro) non fosse completo: mancava loro sicuramente un membro e quello era lei, orgogliosamente.

-Non vedo l'ora di veder Arianna e Richard insieme!

Ahah, lo spera davvero. Magari, finito tutto, potranno fare un'uscita a quattro, se lei mai riuscisse a convincere Garret a uscire, oppure a sei, considerato anche Magor che sicuramente alla fine si sarebbe messo con Soledad. Arianna le aveva raccontato come si erano incontrati la prima volta lei e il moro, comunque. Lei era appena arrivata ad Avalon col fratello e Richard l'aveva salvata da un lupo in cui era incappata durante la notte. Sì, complice del fatto che lei fosse evidentemente innamorata persa di lui era anche questo: il fascino dell'eroe, del salvatore! Magor ha quello del “ragazzo della porta accanto”, una bellezza semplice e innocente. Invece Garret ha quello del mistero, del ragazzo dalle mille qualità, ma che ha qualche debolezza. Non vede l'ora di rivederlo... cioè, di rivederli tutti. Non ha preferenze, lei. Così Elanor si addormenta, cullata da pensieri, per una volta dopo tanto tempo, all'apparenza frivoli, ma che la toccano nel profondo.

 

Vederli tutti lì, insieme a tutti i soldati, neanche uno escluso, è un sollievo che non ha mai provato in vita sua. Totale, completo, che le prende lo stomaco e lo libera da una morsa. Così, mentre i soldati si mettono in circolo intorno a Stonehenge, dando le spalle all'Anello dei Giganti, i Maghi del Tempo si posizionano secondo un disegno prestabilito. Elanor li guarda mentre iniziano a intonare strane parole. Improvvisamente, le pietre sembrano cambiare aspetto, alcune si rialzano, altre sembrano diventare più recenti, si alzano in volto, sradicandosi dal terreno. Mille luci azzurre fanno compagnia alle voci dei maghi, mentre, pian piano, le rocce si conformano a visi umani, a busti, gambe, piedi, braccia. Si ricorda di quella visione che aveva avuto, Elanor, quella in cui aveva visto delle pietre diventare esseri umani. Ed eccoli lì, prendere un'anima, mentre i pensieri cominciano a scorrere nei nervi e il sangue inizia a passare per le vene. Come se la vita li avesse trafitti, improvvisamente il loro petto comincia ad alzarsi e abbassarsi velocemente, affannosamente. Passano pochi secondi prima che le pietre scompaiano del tutto, lasciandosi dietro solo l'eco della loro presenza, solo il segno nel terreno. Elanor sobbalza sentendo la mano di Garret posarsi sulla propria spalla.

-Guarda.

Quando la luce scompare, a terra ci sono dei corpi fermi, vivi. Piano, uno di loro si alza, drizzandosi, guardandosi intorno. Poi fissa le persone che li circondano.

-...Mh?

Gli si avvicina Garret. Il cavaliere lo vede e sobbalza, sbarrando gli occhi e dicendo qualcosa che Elanor non riesce a sentire. Il rosso sorride, mettendogli una mano sul braccio e invitando la ragazza a venire. Un altro cavaliere si alza da terra, come se fosse appena sveglio. Sono confusi, spenti, come se nella loro mente la morte e la vita si fossero unite in una inseparabile unica cosa. Guardano Elanor spaventati, prima di sorridere e inchinarsi.

-Garret.

-Sì?

-Credo sia ora di sapere da loro tutto il necessario.

 

Eseguire lo stesso procedimento di andata al rovescio è stato più difficile del previsto. Per questo Elanor, arrivando a Bristol scopre che qualcuno è stato ferito. Per questo un uomo di trent'anni nel gruppo di Arianna è morto. Quando si vede solo una tomba è ancora più terribile di quando se ne vedono tante, perchè quell'uno è stato colpito da una sfortuna (o una benedizione) non comune, è stato il solo a cadere, il solo che non potrà tornare a casa. Elanor impara questa cosa nuova solo in quell'istante, in cui, prima di entrare in una stanza dove i cavalieri la stanno aspettando, vede in mezzo a un prato un'unica grande lapide improvvisata. Un cadavere sotterrato, fuori, venticinque uomini morti che camminano e respirano, dentro. La ragazza si mette il macchinario per le lingue all'orecchio, sistemandolo accuratamente. Niniel intanto ne distribuisce ai cavalieri, aiutandoli ad applicarli.

-Sarò breve. Argomento: Mordred. Questioni principali: antica sistemazione, punti di forza, punti deboli. Prego.

Gli uomini si guardano un attimo l'un l'altro, poi, impettiti, rispondono.

-Mordred era un cavaliere della Tavola Rotonda e viveva a Camelot insieme a tutti noi. Tuttavia la sua... il suo castello era Tintagel, che era di Morgana. Era silenzioso, ma quando parlava era sempre per dire qualcosa che tutti trovavamo giusto: abile con la spada, ottimo arciere. E queste sono le stesse cose che abbiamo notato quando ci trovammo a combattere col suo esercito. Molti archi, molte spade, pochi a cavallo. Oltretutto aveva la magia dalla propria: molte creature gli obbedivano come se fosse stato il loro signore.

-Mi ricordo che c'era qualcosa che ci colpiva dall'alto.

-Vero, Sir, dall'alto. Avevamo pensato fosse un drago, però era troppo piccolo per esserlo. Non sapevamo e non sappiamo tuttora che creatura fosse, ma era spaventosa. La cosa che ci colpì ancora di più, però, fu il fatto che aveva un esercito mal organizzato ed equipaggiato. Per quanto vasto, inoltre, aveva pochissimi rifornimenti.

-Inoltre ricordo perfettamente che non seguiva le regole di battaglia convenzionali.

-E' vero: attaccava anche in pieno inverno.

-Se non erro, però, le strategie che utilizzava erano totalmente diverse da quelle che utilizzava di solito: non avevano alcun parallelismo con quelle in duello...

-E' sempre stato molto influenzato dalla madre: del resto non aveva padre. La Signora era un'ottima stratega. Era una donna furba e aveva un qualcosa di demoniaco nello sguardo.

-Come del resto anche Merlin...

A quelle parole Elanor nota che Garret rabbrividisce, impallidendo pochi secondi, prima di riprendersi.

-La pelle scura, gli occhi verdi, i tratti appuntiti... Era bassa, però era esile, aveva gli zigomi alti e il naso dritto, il mento ben marcato. Tutto il contrario del nostro amato Re, il fratello: biondo, alto, con gli occhi azzutti e pallidissimo.

-Molto più alto di tutti noi. Metteva molta soggezione quando si alzava.

-Anche Mordred era molto diverso dalla madre. Era anche lui alto, pallido, gli occhi erano castani: solo i tratti del viso assomigliavano a quelli di Morgana.

-Devo dire, sir, che la Signora aveva un modo tutto suo per organizzare le battaglie. Aveva un carattere impulsivo e orgoglioso, molto iracondo e vendicativo, perciò spesso era facile capire dove avrebbe attaccato: se veniva sconfitta, bisognava esser certi che avrebbe mandato un esercito più imponente. Una volta ha addirittura agito di persona!

-Me la ricordo, sul campo di battaglia. Usava molti incantesimi.

-E poi aveva il Piccolo Popolo dalla sua parte...

Il silenzio cala fra i cavalieri, che si guardano intorno, per poi fissare Elanor e Garret.

-Sarò ben felice di aiutarvi in battaglia, mia Regina, e penso che anche i miei compagni lo saranno.

A parlare è Sir Percival. Pellinore, il padre, annuisce, convinto. Un altro cavaliere si alza. Non è giovane, deve essere un uomo morto sui sessant'anni o poco più, un uomo dai capelli grigi e gli occhi accesi.

-Sono Sir Leodegrance, il custode della Tavola Rotonda. Spero, mia Regina, che io non le sia detestabile per l'affronto che mia figlia ha portato alla vostra casata... se fosse così, farò qualunque cosa per farle cambiare idea. Parteciperò volentieri alla battaglia e ubbidirò a ogni suo ordine, come ho fatto col vostro predecessore. Ho imparato che non è l'età a fare il comandante: ho la completa fiducia nel vostro operato.

-Affronto?

La ragazza guarda Garret, che le dice che Leodegrance era stato il padre di Ginevra.

-Ah, bene, sir. State certo che non serbo alcun rancore verso di voi e che realizzerò il vostro desiderio di combattere al mio fianco.

-La ringrazio.

Un altro cavaliere si avvicina a Elanor e le si inginocchia davanti.

-Io sono Sir Gawain, Milady. All'epoca del vostro predecessore ero reputato uno dei migliori cavalieri. Spero che voglia accettare il mio aiuto. Purtroppo posso combattere al meglio solo durante il giorno...

-Siete il benvenuto. Se mi permettete, vorrei presentarvi Magor, che ho saputo un vostro discendente, benchè alla lontana.

Il cavaliere sorride, andando a stringere la mano al ragazzo. Man mano anche gli altri si presentano e danno la loro disponibilità a partecipare alla guerra, con la promessa che, una volta finita, potessero tornare nel Mondo dei Morti. E questa è un'altra cosa che Elanor impara: i morti vogliono rimanere tali per sempre. Quando li congeda, la ragazza guarda attentamente Garret.

-Abbiamo le informazioni necessarie?

-Abbastanza per creare delle buone tattiche di attacco e difesa.

-Bene.

Nessuno dei due può sapere che molti chilometri lontano, un'altra nazione sta decidendo di intervenire.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

E' stato uno dei capitoli più difficili della storia. E' frammentato, si cambia spesso scenario... è stato difficilissimo cercare di farlo decente. E la missione non è riuscita, ma proprio non me la sento di rimandare ancora di una settimana la pubblicazione: sarebbe veramente da autrice sadica. Anche perchè ho una scadenza che voglio rispettare entro la quale devo assolutamente finire la storia! Perciò vi do il permesso di mandarmi insulti per messaggio se questo rimandare si fa troppo frequente!

Si accettano scommesse su quale nazione vuole entrare a far parte di questo bel disastro XD Anche se è molto facile: vi do un indizio!

Si impiccia sempre degli affari altrui anche se non centra assolutamente niente

Chi è?? XD

Nel prossimo capitolo arriva il bacio che sospetto aspettiate ;) Chi saranno i nostri protagonisti?

Kiss

 

P.S. Ricordate di lasciare un commentino, dai, come regalo di compleanno (che c'è fra molte settimane -.-" Ma quando compirò gli anni non potrò accedere a internet, perciò un regalo in anticipo non fa male XD)! Dai, che in fondo la storia ha ripreso un minimo di spessore, anche solo un "Mi fa schifo" mi farebbe piacere! Soprattutto perchè ho notato che ci stanno nuove persone che l'hanno messe fra le preferite/seguite/da ricordare u_u (A proposito, grazie a tutte quante ^-^)

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Capitolo 28
*** Bust (bacio) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Bacio”.

L'unità di misura Paracelsius non esiste: l'ho inventata io apposta per questa storia.

 

CAPITOLO VENTOTTO: BUST



Mordred guarda la pianura infinita sotto di sé dall'alto della montagna. Sorride, vedendola grigia di guerra e fumo, mentre, piano, Morgana, accanto a lui, si muove impaziente. Il giovane stringe più forte la mano intorno all'elsa della spada, poi va nella propria tenda dove l'attende un messo che porta una lettera da un capo di stato che lui non conosce.

-Tsè, idioti.

Il ragazzo accartoccia la lettera e la brucia, si siede su una poltrona, sprofondando, massaggiandosi le tempie. Fuori si sente l'improvvisa risata di un soldato mezzo ubriaco (uno de pochi che è venuto con lui di sua spontanea volontà). Morgana si appoggia al tavolo al centro della tenda, guardandosi attentamente le unghie, si allunga un po', prima di guardare nuovamente il figlio, inclinando il capo. Silenzio. Era appena passata una battaglia piuttosto feroce nella quale Mordred aveva dato tutto se stesso. Il ragazzo si toglie la spada e, una volta estratta, la conficca a terra. Un altro messo si presenta all'entrata della tenda.

-Signore.

-Mh?

-Hanno avvistato l'esercito nemico a Bristol, tuttavia attualmente la Regina non c'è: sta in Francia.

-Puoi andare.

L'uomo esce. Mordred ride con una risata bassa.

-Ce ne hanno messo di tempo: spero che tutti questi giorni di vantaggio mi diano abbastanza spazio per il mio piano.

-Conquistare quella città è praticamente impossibile. Dovresti attraversare tutto lo stato! Inoltre sono presenti molti maghi.

-Non importa: voglio avere tra le mani il portale più grande del mondo. Oltretutto, conquistandola, l'ersercito nemico si abbatterebbe... inizieremo con qualche battaglia facile facile, che ne dici, madre?

-Ottima idea. Ma io direi di non lasciarli riconquistare il territorio. Non tutto almeno. Oltretutto dobbiamo fermare anche la riconquista della Gran Bretagna: presa quella, noi non potremmo più trovare Avalon. Ma prima puoi conquistare tutto quello che vuoi.

-Certo, madre.

 

-...Tutti... questi?

-Certo! Pensavi di sconfiggere il nucleo dell'esercito di Mordred con i soldati che avevi avuto a Bristol o per riprendere Towenaar?

-No, però... quanti sono?

-Novemila soldati; duemila di questi soldati hanno un addestramento minimo, mille hanno un addestramento incompleto, duemila hanno già combattuto altre volte. Zone di provenienza: Avalon, Regno Unito, Eire, Islanda, Francia, Italia, Finlandia e Svezia. Tremila soldati provvisti solo con armi da lancio a lunga gittata, mille con solo armi da lancio a corta gittata, quattromila solo con spade o asce, mille a cavallo divisi in cinquecento con armi antiche e altri cinquecento con armi contemporanee. Totale emissione di magia: 919,3 Paracelsius.

-E' tanto?

-Moltissimo. E questo è un bene.

-...Qual è il piano?

-Stringere il cerchioo intorno ad Avalon. A chilometri di distanza ci sono altri piccoli eserciti che avanzano verso Parigi e altri che fanno in nostro stesso itinerario.

-Terreno?

-Favorevole, ma disseminato di spie nemiche.

-Insomma, una catastrofe.

-Se la vuoi mettere così.

Elanor sospira profondamente, mentre dà ordine a tutti di iniziare a incamminarsi. Dunque è quella la Francia. Tra le nuvole bigie brilla un sole gelido e oscurato, mentre la nebbia della mattina copre leggermente il paesaggio. Inquietante, non c'è altra parola per definirlo. I passi dei soldati echeggiano nel vuoto dell'immensa pianura. Il calore della fatica si impadronisce man mano del corpo di Elanor, che fa l'ultimo passo prima di fermarsi e farsi dire quanti km hanno fatto. Sono più di quanti immaginasse. Il sole ormai sta tramontando. La Regina guarda il paesaggio circostante, si china a raccogliere un po' di terra per osservarla, controlla in che direzione va il vento.

-Fermiamoci qui per la notte. Restate tutti bassi, cercate di non essere facili bersagli.

Elanor si guarda intorno. Vicino a loro c'è una foresta e già cominciano a sentirsi ululati lontani.

-Fortuna che il vento tira dalla direzione opposta, sennò sentirebbero sicuramente il nostro odore.

Vede Garret farle un cenno. Gli si avvicina.

-Elanor, anche se potrebbero non sentirci, consiglio di accendere comunque dei fuochi intorno all'accampamento, incanteremo le fiamme in maniera che restaranno accese per tutta la notte senza essere alimentate. Così saremo maggiormente protetti anche da altre creature e dei folletti che girano qui intorno (perchè ci sono, mi hanno pizzicato le gambe tutto il tempo quei maledetti!).

La ragazza lancia l'ordine, dicendo di tenere una parte del retro dell'accampamento aperta, in maniera che in caso di attacco nemico avessero un punto in cui confluire e fuggire all'attacco. Lei sorride al rosso, che le dà una pacca sulla spalla e si allontana, sistemandosi in una piccola tenda insieme a Magor. Richard si posiziona poco più in là, giusto lo spazio per dare loro fastidio comunque, anche in tende separate. Elanor si gira, guarda l'orizzonte che ormai si sta tingendo di un blu scuro che sarebbe diventato nero quella notte. Nessuna stella fa capolino dalla volta. Nulla da dire, nulla da fare. Per adesso. La Regina si incammina verso il centro dell'accampamento improvvisato, cercando di ricordare dove avevano messo le mappe.

-La aiuto, mia signora?

La ragazza si gira. Garret la guarda dal basso, sorridendo. Sta scherzando. Ed Elanor gli regge il gioco.

-Certo, ti pare che devo fare tutto da sola. Le mie manine reali non devono toccare quelle sudice mappe!

I due ridono, sistemando una tenda più grande delle altre in cui entrano e sistemano un tavolo con due sedie. Le ore passano a guardare attentamente le cartine e ad appuntare nuove strategie da utilizzare. Studiare il territorio, prenderlo in considerazione, ricordare gli avvenimenti passati, a prescindere dalla loro natura (vittorie o sconfitte), sapere come è formato l'esercito nemico, adottare tattiche di difesa o attacco. Questo è quello che Garret ed Elanor fanno per una, due, tre ore. E' solo la quarta formazione che descrivono quando, improvvisamente, si sente un corno che suona. Garret si alza immediatamente, uscendo dalla tenda correndo. Elanor si rizza, ma non esce subito, attende che il pericolo sia confermato. Un secondo corno le conferma la presenza di nemici. Quanti? Dove? La Regina esce fuori dalla tenda, vedendo dei soldati nemici avanzare. A occhio sono molti meno dei loro, qualche centinaia. Cinque, forse. Elanor si mette sopra una cassa, urlando.

-Niente panico. Voglio settecento soldati per combattimento corpo a corpo all'entrata dell'accampamento fra venti secondi, gli altri rimangano qui. Non voglio soldati con più di quarant'anni o con meno di diciassette. Forza, muovetevi. Arcieri, in posizione, voglio tutti coloro che hanno armi a lunga gittata qui vicino a me. Questi non sono settecento soldati, sono di meno! Voi, andate con loro!

Elanor fa un cenno a Magor, dicendogli di andare con i guerrieri per la battaglia corpo a corpo. Poi guarda Richard, gli dice di venire accanto a lei.

-Pronti?

La risposta viene dallo sguardo dei soldati, non dalla loro voce.

-Bene... Voi...

La ragazza fa cenno ai soldati accanto a lei di preparare le armi.

-Via!

Improvvisamente un muro di frecce e proiettili si alza sopra il piccolo esercito nemico. Mentre qualcuno alza lo scudo e si difende, mentre qualcun altro riesce a evitare una freccia o scansare un proiettile con un incanto, c'è chi cade a terra, il sangue che scende dalla piccola ferita sul corpo e sulla terra, senza distinzione. Sono ancora vivi, probabilmente, alcuni di loro, ma non potranno combattere.

-Magor!

-Ecco!

-Al mio “via”.

Elanor guarda attentamente l'esercito che avanza, veloce, verso di loro.

-Fermi... Fermi...

Assottiglia gli occhi, aspettando il momento giusto.

-Via!

I soldati si dividono in parti più o meno uguali lungo i lati esterni dell'accampamento, correndo verso i nemici. Elanor li guarda, qualcuno degli avversari è sicuramente un mago: benchè loro siano protetti dal fuoco, può essere che qualcuno riesca a passare. La Regina si gira verso il grosso dell'esercito.

-C'è qualcuno equipaggiato con una lancia lunga?

Un centinaio vanno verso un catasto d'armi e ne tirano fuori delle lance di due metri.

-Niniel, fai alle lance un incantesimo perchè non brucino. Voi, in fila, mettetevi poi lungo il lato davanti dell'accampamento qua all'interno. Se passa qualche soldato nemico, abbattetelo.

-Perchè ha mandato un esercito così piccolo... non c'è nessun altro nei boschi circostanti, ne sono certa... forse è il suo intento farci avanzare?

Intanto, più a nord, in Inghilterra, un altro suo esercito guidato da 'Ala vince una battaglia.

 

Avevano sempre combattuto contro solo piccoli manipoli di avversari, erano sempre eserciti tra i quattrocento e gli ottocento guerrieri, mai di più. Se nel Regno Unito la riconquista procede lentamente, ma senza grandi intoppi, là, in Francia, la situazione è più spigolosa e pericolosa. Dietro l'angolo potrebbe nascondersi Mordred o un esercito tremila volte più grande di quelli che hanno già affrontato e questo Elanor lo sa. Non riusciva capire a che gioco il Nemico stesse giocando. Ma adesso, mentre raccoglie i cocci di una sconfitta bruciante, capisce. Intorno a lei, si seppelliscono i morti, si sistemano le tende (di meno, molte di meno questa volta), si tralascia il vino per ubriacarsi d'acqua fresca. Il bosco intorno a loro è silenzioso, ancora di più del campo di battaglia appena lasciato. E' la prima volta in cui Elanor perde una battaglia. E' stata poco avveduta, si era lasciata prendere dal panico e ne avevano fatto le spese i suoi uomini. La ragazza sente una pacca sulla spalla. Garret la guarda con un sorriso amaro, come per dire “Non importa, la prossima volta saprai cosa fare: una battaglia non fa la guerra!”. E lei lo guarda. Lo guarda come per dire “Una battaglia non farà la guerra, ma la influenza e influenza i soldati”. Intanto, Alessandro si pulisce una ferita. Non è profonda, sicuramente si cicatrizzerà presto e sparirà, per questo ha lasciato che venissero curati prima coloro che sono stati colpiti gravemente.

-Stai bene, Ale?

-Mh.

Arianna gli si siede accanto, cercando di sorridere incoraggiante. La realtà è che entrambi si sentono in colpa. Non l'avevano previsto. Non avevano visto una disfatta così grande, eppure è avvenuta. Era sembrato tutto così facile fino a quel momento: la vittoria definitiva sembrava in tasca e invece ecco che è sfuggita. Ora sembra irraggiungibile. La ragazza guarda Richard, che pulisce la spada. Anche con un graffio sul viso che parte dalla tempia e arriva alla guancia, è molto bello. Ha paura, Arianna, ha paura per quello che potrebbe succedere alle persone cui vuole bene e, per la prima volta da quando quella guerra era iniziata, anche solo per una sconfitta, teme di non farcela. Il sole si abbassa piano, ma, a causa delle nuvole, nessuno se ne accorge. La pioggia fa loro compagnia per una ventina di minuti, prima che smetta. Garret sta nel bel mezzo di una radura quando le goccioline smettono di bagnargli il viso. E' stato tutto il tempo là, ad aspettare, a riflettere su quello che era accaduto, sui motivi della sconfitta. Forse ci sta pensando troppo o forse troppo poco, non lo sa. Per quanto cerchi di sembrare sicuro di sé e di quello che stanno facendo, in realtà lui è quello più nervoso di tutti: ha cercato di consolare Elanor, di consigliarla, ma lui ne sa quanto lei. La realtà è che non doveva permettere che accadesse una cosa simile e invece era successa: è stato un buono a nulla, è un buono a nulla. Freme, quando una folata di vento gli colpisce le spalle. Sospira, quando sente dei passi avvicinarsi.

-...Garret?

-Elanor.

-...Come mai sei qui?

-Pensavo.

-Mi è dato sapere a cosa?

-Niente di preciso.

Quelle risposte vaghe non convincono Elanor che si avvicina. Gli posa una mano sulla spalla, lui si gira e la guarda.

-Abbiamo perso. Ma è solo una sconfitta, me lo hai detto anche tu, no? E'' inutile pensarci così tanto, sappiamo già dove abbiamo sbagliato. Non abbiamo tenuto conto della velocità del nemico e abbiamo pensato di eguagliarlo, invece di utilizzare questa velocità contro di lui. Un esperimento fallito.

-Ma per questo esperimento sono morti tantissimi soldati.

-Lo so.

Il silenzio cala lento fra loro. Elanor abbassa il capo, consapevole del fatto che quella disfatta rimmarrà nei loro cuori come tutte quelle a venire, come gli sguardi dei soldati afflitti, come il ricordo di un'amara mattina invernale senza neve e senza pioggia, in bilico su un filo di cui nessuno sa la resistenza.

-Ogni cosa sembra rotolare verso non so quale fine. Non solo quando perdiamo, ma anche quando vinciamo... in qualche maniera c'è lo stesso sapore, in fondo, la stessa impressione di aver fatto qualcosa di sbagliato...

Garret lascia parlare la ragazza, in silenzio.

-Come se fosse qualcosa che non doveva essere. Ogni tanto mi dico che ci dovrebbe essere un'altra strada. Finchè è tutto finto, come quando compri un videogioco, ti sembra quasi normale, ma quando lo vivi davvero... è tutto diverso. Non puoi salvare né spegnere senza farlo per riprovare, Ogni errore che hai fatto è fatto ed è davanti a tutti. Ogni tua vittoria, per quanto ti può portare gloria, infondo significa solo che sei stato più crudele dell'avversario. Perchè è questo, no? In guerra vince il più cattivo.

Si guardano un attimo negli occhi, prima di sorridersi un po' amaramente, per poi continuare a guardare altrove.

-Quando questo sarà finito, ricorderemo per sempre gni battaglia.

-Tutte. Per sempre.

-E' il momento giusto, è il momento giusto, vai, Elanor!

Elanor non sa neanche cosa sta facendo quando prende il viso del ragazzo fra le mani e lo bacia. Non sa perchè, ma sente che è ciò che deve fare, ciò che serve in quel momento. Il contatto con le labbra dell'altro è tiepido e tremante, desideroso ed esitante. La ragazza sente le mani del ragazzo poggiarsi lievi dietro la sua schiena, i suoi polpastrelli poggiarsi sulla stoffa della maglia e premere lievemente. I palmi di lei scendono piano dal viso sulle spalle. Elanor si sente come volare, sollevarsi da terra, leggera, impossibile da prendere, mentre accarezza le labbra di lui con le proprie, piano, lentamente, immobili. Piano, la ragazza sente uno strano brivido percorrerle la schiena, un brivido molto particolare che le porta come primo impulso di approfondire il bacio, mentre la mente le dice di smettere. Prima che decida cosa fare, si sente spingere via, improvvisamente. Garret la guarda. Sembra smarrito, indeciso, combattuto. Lui si gira, si guarda intorno, si mette una mano su un braccio. Elanor può giurare di non averlo mai visto così, sconvolto. Ed ecco che si allontana, piano piano, per poi girarsi totalmente e scappare, senza una parola.

No, lui ti ama, è più che evidente, solo che... ha paura della sua maledizione...” Questa è l'unica spiegazione che Elanor riesce a ottenere da Niniel.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Beh, ecco, avete visto il bacio... un po' 'no schifo come bacio, però XD

Il prossimo capitolo sarà molto più lungo di questo e molto più complicato -.-" Innanzitutto ci sarà una parte Richard/Arianna, poi si scoprirà chi sono questi scemi che si è andato a mettere in mezzo a questa guerra (XD Tanto sappiamo tutti chi sono!), vedremo Mordred combattere, si vedrà cosa sta succedendo nel resto del mondo mentre Elanor sta combattendo là e la vedremo alle prese col suo primo vero discorso da regina (*sniff* sta crescendo ='D).

Grazie per aver letto!

Kiss

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Capitolo 29
*** Albion (mondo) ***


Guida ai capitoli:

ATTENZIONE: PRESENZA DI QUALCHE PAROLACCIA, NON ECCESSIVA.

Il titolo è il nome dell'antica Britannia e del regno di Re Artù secondo le leggende, tuttavia “Albion” scritto con la lettera minuscola può essere anche una parola celtica per significare “mondo” ed è esattamente quello che vuole dire il titolo. Non ho usato parole come “bitus” o “letauia” per creare parallelismo.

 

CAPITOLO VENTINOVE: ALBION



La ferita si estende da sotto al petto fino a un fianco, uno squarcio profondo nella carne, un taglio che perde tanto, troppo sangue. Alessandro viene steso lentamente, viene chiamato Garret. Elanor lo vede sparire, andare al sicuro, dove avevano portato l'amico. La ragazza fa un affondo, per poi volgere nuovamente per qualche secondo lo sguardo verso le chiome degli alberi folti. Da quasi un mese camminano all'interno di boschi e macchie, senza mai uscirne. Quei pochi tratti innevati sono pian piano spariti, lasciando il posto a un gelo solitario e quasi primaverile. Ed è questo freddo che colpisce in viso Elanor, le fa stringere le labbra secche, prima di correre verso un nuovo avversario da sconfiggere. E' diventato facile, come bere un goccio d'acqua. Naturale, come respirare. Dalla clamorosa sconfitta che avevano subito la Regina ha imparato a combattere la velocità del nemico con la forza dell'immobilità: il suo piano da “sorprendiamoli” è diventato “facciamoli restare fermi nello stesso posto”. Ed è stata quella la svolta. Le battaglie successive a quel cambio di tattica erano state una serie di vittorie facili: stando fermi, l'esercito nemico entra in confusione poiché è creato per muoversi e andare rapido da un luogo a un altro. Elanor getta un'altra occhiata al di là degli alberi, poi si abbassa a evitare un colpo, si rialza, ignorando un crampo alla gamba, attaccando l'avversario. Quando lo vede cadere a terra, si ferma un attimo, si massaggia la gamba per qualche secondo, cerca di muoverla. Girando la punta della spada verso di sé, la fa passare sotto l'ascella, colpendo un nemico che la stava attaccando da dietro. Si riprende, corre con la schhiena piegata fra i soldati, colpisce il cavallo di un soldato nemico. L'animale cade a terra con un sonoro tonfo e un nitrito, mentre Elanor pensa al cavaliere. E' una lotta disordinata e caotica, per cui la ragazza subisce uno, due, tre colpi, rispettivamente un livido e due graffi, prima di affondare la lama in pieno petto all'avversario. Questa è una battaglia più difficile delle ultime trascorse, non solo per l'esercito nemico molto più grande, ma anche perchè era stato meglio equipaggiato: Elanor sa che si stanno avvicinando a Parigi e man mano gli avversari sarebbero stati più potenti. Come in un videogioco, con i vari livelli. E la Regina sa perfettamente che quello è ancora a livello Facile.

-Aaaah!

La bionda si gira, sentendo un urlo provenire da vicino a lei. Vede una delle Maghe del Tempo, Miku, cadere a terra, il sangue che le esce dalle labbra, gli occhi sbarrati. La ragazza corre verso la Maga, le giunge vicino, raduna intorno una decina di soldati, la portano lontano dalla battaglia, fermandosi ogni tanto per combattere. Quando finalmente arrivano oltre gli alberi, vedono altre sette persone nelle stesse condizioni, ferme, immobili a guardare chi le sta medicando. Elanor guarda un attimo Garret, che le sorride. Lei ricambia. Da quando lui era scappato, ci avevano messo un po' a ritornare alla normalità. Soprattutto da parte del rosso, c'era imbarazzo e silenzio. Però la bionda aveva tentato in tutti i modi di far tornare tutto come prima: se non se la sentiva, non se la sentiva, punto, fine, avrebbe aspettato. E infine il suo lavoro era stato premiato. Era da quasi due settimane che lei e Garret avevano ricominciato a parlarsi normalmente, senza più imbarazzo fra loro. Elanor può tranquillamente affermare ormai che le cose tra loro vanno ancora meglio di quanto andassero prima.

-Voi cinque, tornate con me; voi altri date una mano.

La ragazza se ne ritorna in mezzo alla battaglia insieme ai suoi uomini. E' calma, ma si spaventa quando nota che uno dei cavalieri che avevano riportato in vita sembra sbiadito. E così gli altri. Sembrano più lontani e impalpabili, come se stessero sul punto di ritornare indietro, ma non lo facciano. Elanor fa per tornare indietro, ma qualcosa la tiene incollata dov'è. Con movimenti quasi meccanici, ritorna al suo posto di combattimento. Alla fine avrebbero vinto.

 

Non ci sono morti. Solo feriti. Ed è forse questa una delle situazioni peggiori per Elanor da quando quella guerra è iniziata. Sono una trentina di feriti gravi, una cinquantina con solo qualche graffio. E' stata una vittoria sudata e conquistata con dolore e fatica, la confusione regna nell'accampamento. Sono finalmente usciti dagli alberi. Le tende sono posizionate per linee rette, intorno a loro sono stati messi dei massi per impedire l'eccessivo avvicinamento. Svariati fuocherelli costellano quella specie di caserma, con piazzette intorno alle quali si radunano i soldati. Richard guarda dall'ingresso di una tenda Arianna che, preoccupata, sta accanto al fratello. La ferita che il ragazzo aveva subito nella sconfitta precedente gli aveva procurato una fitta e per quel motivo era stato colpito. La gemella gli sorride, gli accarezza la fronte, poi si alza ed esce senza incontrare lo sguardo del moro.

-Come sta?

-Meglio di quanto pensassi. Peggio di quanto sperassi.

Arianna velocizza il passo, togliendo la mano di Richard che si era posata sulla sua spalla. Lui le cammina affianco, instancabile, imperturbabile. La ragazza non ne vuole parlare e, specialmente, non vuole parlarne con lui.

-Quando starà meglio?

-Non lo so. Forse anche due o tre mesi: la ferita è stata procurata con un'arma incantata, non sappiamo il tempo che ci metterà.

Arianna quasi corre, ma lui la segue ancora.

-Ok, adesso basta, va bene? Non. Mi. Seguire. Tornatene da dove sei venuto! Guarda: ci sono tante belle soldatesse in giro, forza, vai, fatti un tour!

-Mi è per caso proibito sapere come sta il mio amico?

-Tsè, senti, dillo chiaro che non è Ale che ti interessa! Non siete mai andati particolarmente d'accordo!

-E con questo? Non penserai mica che non lo voglia sano e salvo!

-Non sto contestando questo, sto contestando che tu mi segua.

-E' proibito, per caso?

-No, ma te lo vieto da ora in avanti. Sciò! Via!

E' nervosa. Non vuole nessuno intorno, ancora meno Richard. Si gira e ricomincia a camminare, ma quando sente i passi del ragazzo seguirla, si rivolta.

-BASTA! Ti spezzo il collo se non te ne vai!

-Anche tu non stai molto bene... dovresti riposarti.

-Non fare la mammina, so perfettamente cosa devo fare. E adesso togliti dai piedi, non mi importunare. Cioè, perchè mi segui? Perchè ti interessi tanto a me?!

-Lo sai benissimo il perchè, non fingere di non saperlo.

-Sentiamo il motivo! Perchè “mi ami”? AH, BELLA COSA DA DIRE! Chissà a quante ragazze l'hai detto tremila volte. Non ci credo neanche se mi paghi.

Arianna si volta ancora, cercando un posto dove andare ed essere lasciata in pace.

-Io sono innamorato di te.

-Cosa...?

Lei lo guarda, sconvolta.

-Come, prego?

-Sono innmorato di te.

-Tsè, certe scuse scadenti. Senti, non per rovinare i tuoi piani, ma forse non hai capito che non ricambio questi tuoi “sentimenti”, ok? Non so, ma fossi in te andrei a dirlo a qualcun'altra delle tue innumerevoli spasimanti che ti scopi quasi tutte le sere. Bel modo di dimostrare che mi ami, davvero, molto! Che cosa lurida, stai utilizzando anche la ferita di mio fratello come chance per provarci con me: mi fai schifo. Non solo mi menti, ma pretendi pure che io ci creda come tutte quelle fesse che ti stanno dietro e che sperano di essere viste da te. PORCO! Ti odio, ti detesto, è da tre anni che mi perseguiti dicendo che sei innamorato di me e poi te ne vai con altre centocinquanta ragazze. Sai che ti dico? MUORI!

Richard scansa uno schiaffo.

-Ho sopportato già abbastanza, ok? Sono stressata e provata, mio fratello è ferito gravemente e non ho proprio né il tempo né la voglia per stare dietro ai tuoi vaneggiamenti. Non mi piaci, né mi piacerai mai, trovati un'altra che te la dia tranquillamente: a quanto ne so ce ne sono parecchie! Su, vattene, maiale. Tu e il tuo cervello posto il mezzo alle gambe, ANDATEVENE TUTTI AL DIAVOLO!

Il ragazzo afferra la mano della ragazza, bloccando il pugno a mezz'aria. La guarda dritto negli occhi. Si sente profondamente ferito, non perchè non voglia ammettere l'evidenza, ma proprio perchè tutto quello che dice sul suo comportamento generale è vero. E' arrabbiato: forse è lui che non riesce a farsi realmente capire dalle persone. A differenza di quello che dicono in molti, a differenza di quello di cui si vantano tutte le ragazze che ha avuto, lui non è il tipo di ragazzo che dice “Ti amo” a tutte, proprio perchè non è un bugiardo.

-Forse non hai capito di cosa stai parlando, Arianna. Da te non voglio “quella cosa”. E tu lo sai. Che cos'è? Sei troppo orgogliosa per dirmi la verità? Lo so che ti piaccio quindi una buona volta smettila di fare come se così non fosse.

Lei lo guarda, sbarrando gli occhi. Colpita nel segno.

-Se ne sono accorti tutti qui dentro, non sono mica stupido. Quindi se hai voglia di insultarmi, fallo per qualcosa che pensi davvero: se tu mi dicessi di smetterla col mio atteggiamento, io lo farei. Davvero, non sto scherzando.

Silenzio. Lei apre le labbra, poi le richiude. Non sa propriamente cosa dire. Da una parte vorrebbe credere a quello che lui le sta dicendo, dall'altra ha paura che sia tutta una presa in giro. E, al centro dello stomaco, c'è un enorme buco nero che cerca di risucchiarla nel proprio universo di terrore, quando Richard aveva detto “ Lo so che ti piaccio”. Indecisione. Il nervosismo si accende ancora, l'indignazione per cosa sta accadendo mentre suo fratello è in pericolo si accende e scoppia come una mina vagante, senza senso.

-Sei proprio senza pudore: chiudi il becco una buona volta. Smettila di illudere me e tutte le altre. Scommetto che neanche hai inventato te questo discorso, scommetto che l'hai preso da qualche film. Adesso che hai detto la tua ca**ata quotidiana, mi vuoi lasciare andare che mi fai male, oppure devo toglierti dai piedi con un incantesimo?

Richard tentenna un attimo, poi, lentamente, lascia il braccio della ragazza. La guarda allontanarsi là, fermo, immobile, prima di voltarsi e andare verso la propria tenda. Non può sentire quando lei, lontana ormai di parecchi metri, scoppia a piangere, stanca e sinceramente provata. Lui, intanto, arriva fino alla propria tenda, accanto a quella di Magor e Garret. Si posiziona davanti all'ingresso, allunga la mano per spostare la stoffa, poi ci ripensa. Ha bisogno di divertirsi un po' e, sinceramente, dopo quella litigata con Arianna non si sognerebbe neanche per scherzo di andare a fare conquiste. Il moro si dirige verso la tenda degli amici, la scosta, entra. E quello che vede davanti a sé sembra tramortirlo.

-Così, mentre a me le cose non vanno bene, finalmente tu, Magor, ti stai muovendo, eh...?

-Non è come pensi tu! C'è un errore!

Richard ride: ha fatto bene ad avere quella idea. Guarda Soledad che, fino a qualche secondo prima, era abbracciata all'amico.

-Complimenti, Magor, bravo, davvero! Neghi anche l'evidenza!

-E' un malinteso! Lei mi è saltata addosso, io non centro niente!!

-Sì sì, penso che andrò a dare a notizia a Garret...

-NO! Assolutamente NO, ti prego. E' colpa di lei, solo colpa sua, io non volevo!

-Ah! Adesso dai anche la colpa alle donne! Da te non me lo sarei mai aspettato!

Così, fingendosi indignato, Richard esce fuori con un gesto teatrale, facendo un occhiolino alla ragazza. Appena fuori, sbircia da un angolo lasciato aperto della tenda. Vede Magor ancora con un braccio teso verso l'uscita, vede Soledad avvicinarsi e abbracciarlo. Lui tenta di allontanarla, ma più lui si sbraccia, più lei si avvicina. Alla fine lui si china, lasciando che lei posi un bacio sul suo viso. Richard sorride, sospira. Vede con la coda dell'occhio le ultime mosse di Soledad, mentre si allontana.

-Mi sembra di buon umore oggi, Sir.

Il ragazzo incontra uno dei cavalieri. Ha l'immagine sbiadita, ma non ci fa caso.

-Sì.

-E posso avere l'ardire di chiedere il motivo?

-Oh, niente, il piccolo Magor sta crescendo.

E con questa spiegazione, un sorriso sulle labbra, il cuore pesante come un masso ma riempito, oltre che di delusione, di nuova speranza, si allontana: forse una passeggiatina per l'accampamento gli farà bene.

 

Mordred salta da un carro distrutto, passando sopra un soldato alleato e colpendo dall'alto un altro nemico. I suoi capelli neri sono sulle punte leggermente sporchi di sangue scuro, mentre i suoi occhi castani sembrano assumere una strana sfumatura. Il suo corpo veloce e scattante si piega su se stesso, dandosi la carica verso un carro armato, attaccandolo con la spada e con gli incanti. La macchina scoppia, mentre Mordred passa in mezzo al fuoco.

-Idioti.

La pelle bianca sembra risplendere sotto quella luce rossastra, troppo poco bianca per non essere di un fuoco, mentre cammina senza il minimo accenno di indecisione verso un militare caduto. A pochi metri di distanza cade un grifone, molto lontano sente il tonfo di un aereo che precipita.

-Troppo facile: è questa la tanto decantata tecnologia di questo secolo?

Il giovane corre, saettante, colpisce da dietro un altro soldato, poi gli prende l'arma da fuoco e lo colpisce in testa. Guarda in alto mentre, con un gesto della mano, scansa un proiettile. Si aggira per il campo di battaglia come un temibile dio della morte, come se attendesse ogni sua preda dal profondo del suo Ade, per uscire dalla terra e inghiottirla come se nulla fosse. Lontano, all'orizzonte, il cielo si accende di luci infuocate, mentre un altro aereo precipita attaccato da una creatura. Mordred fa un altro passo avanti, poi fa uno scatto, salta su un altro carro armato, fa un veloce incantesimo, ne taglia la corazza. Lo distrugge. Ormai l'esercito nemico è alla deriva, perso e senza più contatti con chi lo comandava. E Mordred ancora alza lo sguardo. Sorride. Le Alpi sono ormai vicine.

 

Una desolazione senza limite pervade il paesaggio. Il vento, freddo e umido, accarezza lentamente i corpi martoriati dei soldati. Mentre camminano, l'esercito di Elanor si guarda intorno ogni tanto, scuotendo piano il capo. Un'altra battaglia vinta. Nuovamente, nessuna perdita. Tuttavia nel cuore resta un peso incredibile, che diventa sempre più grande. I tonfi dei piedi, quasi trascinati in realtà, ricoprono il silenzio che riempie l'atmosfera di una vaga malinconia nostalgica, come se quel silenzio stesse a indicare come, un tempo, là ci fosse stato tuttaltro. La Regina si guarda dietro. Presto sarebbero arrivati a una città, la terza da quando avevano abbandonato il sentiero nei boschi, e là si sarebbero potuti riposare. Sarebbe stata una cittadina piccola e quasi insignificante, di un nome che neanche si ricorda, un mucchio di case quasi buttate lì a caso: ecco, questo è quello che si stanno per trovare di fronte. Dei tettucci, due mattoni messi uno sopra l'altro, un po' di asfalto e un supermercato. Nulla di più, nulla di meno. Ma è già abbastanza. Per questo, quando vi giungono, sembra come quando erano nel deserto e vemiva data ai soldati dell'acqua. Tutti sembrano accasciarsi sorridenti, stanchi per la lunga camminata e per le numerose battaglie, non sempre vinte e spesso sudate. Elanor prende un gruppo di una decina di soldati per ispezionare la zona. Sopravvissuti al passaggio di un altro esercito con intenzioni non pacifiche, ce ne sono, Elanor lo sa per certo, e non sono neanche pochi. Dei giornali svolazzano per l'aria, mentre la ragazza si china a raccogliere una monetina a terra lasciata lì da molto tempo. In cielo il sole brilla, anche se sembra non illuminare, triste e sfumato su un cielo che resta comunque grigio. La Regina dà ordine di sistemare tutti i feriti non ancota stabiliti e di insediarsi all'interno di un parcheggio aperto che doveva essere un tempo del famoso supermercato di zona. Non si erano limitati a entrare nella città prima di fermarsi, l'avevano attraversata, filtrata, guardata attentamente e dagli angoli delle strade o dietro qualche finestra era sembrato a tutti di vedere dei volti. Ma ne hanno la certezza solo in quel momento, quando una ventina di uomini armati si presenta di fronte a loro, con un'espressione di paura e determinazione negli occhi. Sfumature di cicatrici e di fumo sulle loro guance, bruciature e tagli sulle loro mani. Testimoni di tragedie. La Regina si avvicina a loro, cercando di apparire sicura di sé, facendosi seguire da Pierre come traduttore.

-Siamo...

-Lo sappiamo chi siete.

-Come lo...?

-Li vediamo i telegiornali.

Ecco, tutta la sua sicurezza scema improvvisamente. Sembra rendersi conto che tutti stanno a guardare quella guerra. Una guerra non loro, una guerra che appartiene al passato. Il mondo, mentre loro si sono fermati, continua ad andare avanti, ma come si vede quel combattere per motivi a loro sconosciuti? E se qualcuno si fosse immischiato? Elanor non aveva mai calcolato una possiblità simile: era sempre stato come se il resto del mondo avesse cessato di esistere. Come se ci fosse solo come territorio di riprendere. Ma le persone che vi sono e le città? Quel sapere la mette in crisi più di ogni altra cosa, tant'è che sta in silenzio per numerosi secondi, aspettando che qualcuno la tirasse fuori da quella situazione.

-Se sapete chi siamo, sarete pronti a collaborare?

-..No. Non ci fidiamo di un esercito fantasma, comparso dal nulla che usa spade e... e archi per combattere guidato da una bambina.

-Bambina a chi, brutto...?!

Elanor ritira la mano che aveva teso per presentarsi, mentre guarda quegli uomini con un misto di astio e curiosità. La Regina sa che, se avrebbe vinto quella guerra, quuei territori sarebbero diventati suoi, ma... come avrebbe potuto convivere con cittadini così scettici? Deve convincerli, deve farlo: deve dimostrare loro che può farcela.

-L'esercito nemico è arrivato fin qui, no? Ed è uguale al mio in equipaggiamento. Eppure, dai danni che vedo, non sembra tanto “fantasma”, anzi, sembra molto concreto. E voi, con i militari francesi, non siete riusciti a difendervi mentre io e i miei uomini stiamo riconquistando territori su territori... Non mi sembra che io sia una bambina tanto debole come sembra voi diciate.

Uno degli uomini sbuffa, colpito dalla risposta dalla logica inattaccabile.

-Resteremo qui a riposarci, è inutile che vi lamentiate: vi portiamo un minimo di difesa. Sarebbe alquanto stupido e inutile cacciarci via. Oltretutto voglio parlare alla gente di questa città, spero non siano tutti della stessa opinione vostra... oppure sì? Voi siete per caso i loro rappresentanti? Tanto meglio, mi ascolterrano, che piaccia o no.

-Quanti anni hai?

-Diciotto.

-E tu pensi che noi ti ascolteremo?

-Certamente. O preferite restare senza nemmeno una speranza di scamparla?

Forse è stata troppo brutale e orgogliosa, troppo sicura di sé, però sembra aver preso il punto fondamentale della vicenda ed è questo quello che importa a Elanor. Gli uomini sembrano stupiti dalla sua determinazione e si guardano per chiedersi consiglio a vicenda. Le fanno cenno di venire, poco convinti. La ragazza si volta, facendo chiamare Garret: lui non può mancare. Il ragazzo le si avvicina.

-Che succede?

-Mi faranno parlare con la popolazione. Che è, vuoi non esserci?

-No, assolutamente, voglio starci!

-Bene, seguimi.

La bionda va insieme agli uomini, seguita da Garret e Pierre. Entrano in un'enorme sala vuota a eccezione di qualche persona qui e lì.

-Attendete.

I due aspettano là per qualche minuto, il tempo di vedere la sala riempirsi di gente. Un bambino va accanto a loro, ma la madre lo riprende in vraccio sgridandolo. La stanza si fa calda. Elanor si toglie la mezza armatura che tiene sul busto, poggiandola su un tavolo mentre Garret si disfa del proprio mantello. Tre degli sconosciuti che prima erano andati incontro alla ragazza cercando di fare silenzio. Poi guardano la bionda e, con aria di sfida, le fanno cenno di parlare. Elanor tossisce un attimo: in realtà non sa da dove cominciare. Aveva chiesto di parlare così, per far vedere che sa prendere una situazione in mano, ma la realtà è che non sa cosa dire. Che potrebbe fare? Presentarsi, parlare in maniera che nessuno capisca oppure cercare di tirare fuori un qualche discorso moralista? Si torce un attimo le mani. Vede già quegli uomini sorridere di trionfo, vederli già dire “Ecco come la bimba si è messa nel sacco da sola”.

-Mi hanno detto...

Comincia.

-...Mi hanno detto che non si ripone fiducia in questo popolo nascente. Che non si vuole collaborare perchè sono troppo giovane, per non dire troppo piccola. Questa è l'accusa che mi si muove. La mia età. La mia età che non mi rende abbastanza per avere la vostra collaborazione. Come vedete non ho discorsi scritti, sto inventando sul momento cosa dire, ma so esattamente dove voglio andare a parare. Voglio farvi notare come io abbia preso sotto il mio controllo territori che a voi sono sfuggiti. Voi, che non sapete neppure da dove viene il pericolo cui state andando incontro. Ebbene, se vi dicessi che io so contro cosa sto lottando, ci credereste? Stiamo parlando di qualcosa assurda, tanto che tutti voi pensereste a uno scherzo. Eppure l'avete visto coi vostri occhi quanto questo scherzo sia serio. Mentre io ora sto qui a parlarvi, probabilmente il nostro nemico sta conquistando un'altra città. Stiamo combattendo contro qualcosa che non ha precedenti nella storia che tutti conoscete: credereste per caso alla magia? No, ovviamente. Eppure l'avete vista voi con quale velocità l'esercito nemico abbia distrutto ogni difesa, abbia attaccato senza sosta. Quelle bruciature che vedo sui palazzi non sono fuoco e tutti lo sapete bene. E continuate a non accettare la verità. Sta nascendo un nuovo popolo e voi non ne volete sapere neanche. Potreste vivere nel passato per sempre, fingere che nulla di tutto questo sia accaduto, però non andreste mai avanti. E' davvero così difficile accettare di essere in una civiltà ormai caduta? Io non sono venuta da chissà quale pianeta, quale città sotterranea sconosciuta, sono di questo mondo: sono vera, cosa c'è, non mi vedete per caso, non mi sentite? E tutte quelle tombe che ho visto entrando in città, le volete forse rinnegare? Quindi, io vi dico che stiamo lottando contro una persona che teoricamente dovrebbe essere morta, che, addirittura, non dovrebbe mai essere esistita. Anche lui, questo ragazzo che sta accanto a me, lui non è di qui, viene da un altro posto, un posto molto più lontano da dove vengo io: un posto segreto. Avalon. E non fate quelle facce: lo so che non vi stupisce sentire il nome di questo luogo, in fondo. “Li vediamo i telegiornali”, eh? Bene, voi vedete i telegiornali e io conosco quello che vi dicono, tutte le notizie che vi rifilano. Io so la verità. Volete continuare a vivere nella menzogna? Lo sapete tutti che questa non è una guerra comune, lo sapete tutti e proprio per questo nessuno ha il coraggio di intervenire per primo. Per questo ci lasciate fare. No, anzi, c'è chi è intervenuto, l'ho appena saputo: credevate che gli Americani vi avrebbero liberato? Falso. Stanno solo tentando una mossa disperata, da veri salvatori, da veri eroi, non c'è che dire, ma disperati e senza speranza. Avete tutti visto come è stato ridotto l'esercito americano: una sola battaglia. Una sola. Adesso, guardate la mia armata: tantissimi combattimenti alle spalle, eppure stiamo ancora in piedi. Alzatevi pure voi, diamine! Non state fermi a guardare! Non risolvete niente con questo essere così passivi. Per cosa, poi? Per vedervi decimati, per continuare a vedere questo cielo scuro? Tsè, scuro, grigio, sembra fatto apposta, sembra che abbia reagito a quello che vede quiggiù... Infine, avete due possibilità, una porta alla distruzione, una alla salvezza. Non è un ricatto, è solo la realtà, se non volete guardarla in faccia siete pregati di uscire da qui.

Nessuno se ne va. Tutti la guardano.

-Potete aiutarci a sconfiggere questo... essere che sta distruggendo l'Europa. Vi parlo da comandante, ma da ragazza comune, vi chiedo se io possa stare a guardare mentre mi distruggono la patria e se io possa congratularmi con chi non mi ha dato neanche la possibilità di cambiare le carte in tavola. E con il vostro aiuto possiamo finire questa guerra sanguinosa iniziata per la pace. Ecco, questo è quello che volevo dire. Per me le parole di disprezzo dette contro di me sono come se non fossero mai esistite. A voi la decisione.

Nessuno sa dire da dove era partito un applauso, forse da una persona in fondo, una voce giovane, probabilmente un ragazzo della sua età. Poi si alza una ragazza, gridando “Brava!” e battendo le mani con impeto. Un'altra persona si alza in piedi insieme ai propri vicini, tutti non più grandi di vent'anni, sorridendo e invitando anche gli altri ad alzarsi. Garret le dà una pacca sulla spalla, come per dire “Guarda, ce la stai facendo!”. Ed Elanor quasi si sente svenire quando, finalmente, sente un applauso forte e chiaro.

 

-Davvero sai cosa hanno detto loro?

-No, non so proprio niente: ho finto di saperlo.

Garret ride.

-Beh, ci sono cascati. E anch'io, devo ammetterlo.

Elanor si guarda intorno, bevendo un goccio d'acqua.

-Mi scordo sempre di chiedere in che periodo dell'anno stiamo... in realtà non mi importa molto, solo che a volte me lo chiedo ed è spiacevole non trovare nessuna risposta...

-Sarà, intanto abbiamo nuovi reclutati e nuove armi. I soldati sono stati molto contenti. Sicura di voler rimanere qui due giorni? E' molto tempo...

-Sicura. Gli uomini vogliono riposarsi e a ragione, mi pare. Sono stati giorni molto faticosi per tutti. Oltretutto non possiamo curare Alessandro decentemente stando in movimento continuo. Vedrai che stare fermi farà bene anche a lui. E ad Arianna, poverina, mi sembra veramente esausta. Mi hanno detto che ha fatto anche una sfuriata a Richard: l'ha sentita tutto l'accampamento.

-Vero. Però non sembrava così abbattuto: mi ha detto che Magor ha fatto qualche passo avanti, ma ho paura a chiedergli in che senso.

I due ridono, bevendo un altro bicchiere d'acqua.

-Oltretutto voglio davvero vedere cosa dicono di noi nel mondo.

-Ma come facevi a sapere la notizia suugli Americani? A noi è arrivata solo adesso!

-Ho letto i giornali che svolazzavano per la strada, nulla di più facile. Ma adesso voglio sapere le teorie che hanno tirato fuori.

-Te le dico io: non hanno tirato fuori alcuna teoria. C'è chi ha addirittura tirato fuori i Maya. E gli alieni, quante supposizioni!

-Ahaha, già mi immagino come il nostro esercito diventa improvvisamente un insieme di UFO!

Garret si stiracchia, divertito.

-L'unica cosa che mi ha colpito è stata che tutti vogliono intervenire, ma nessuno lo fa perchè alla fin fine non vogliono farlo da soli, ma neanche vogliono allearsi! Cioè, questa è strana.

-Un bel po' a dirla tutta.

-In ogni caso, sapevo avresti voluto sapere qualche notizia. Per questo ho raggruppato tutti gli articoli riguardanti l'avanzata dell'esercito nemico e le nostre riconquiste. Siamo continuamente osservati a quanto pare.

-Il Grande Fratello.

-Ahahah!

Sembrano due stupidi a ridere, così, senza neanche un vero senso o una vera voglia di ridere. Ma il senso di frustrazione sta sparendo e la felicità per essere riusciti ad avere anche solo un po' di fiducia è troppa. Il nervosismo, la tensione, man mano scivolano dai corpi finendo a terra, mangiati dalle risate e dalle battute. Un vago senso di liberazione non del tutto completo si impossessa dei loro corpi stanchi mentre, piano, si addormentano sul tavolo, la bottiglia d'acqua fredda ancora aperta.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Doveva essere di almeno tre pagine più lungo, ma alla fine pur di aggiornare entro mezzanotte me ne sono altamente fregata XD In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto: è stata un'ammazzata scriverlo. Lo so che lo dico a ogni sacrosanto capitolo, ma ognuno ha una difficoltà diversa da superare! In questo capitolo è stato il discorso di Elanor, che è veramente molto poco convincente: questo dimostra che io non potrei MAI governare XD

Oltretutto Arianna fa la figura dell'isterica XD Scusate, amo troppo quando si incavola! Nella mia testa lo fa tantissime volte, c'ho certe filmini in testa.

Per chi lo volesse sapere (per esempio la mia unica recensitrice u_u) ho scritto una bella scena RichardxArianna in cui non ci sono arrabbiature o altro, ma molto romanticismo... starà fra qualche capitolo, dopo le vacanze.

Nel prossimo capitolo...

"-Ecco, io ti amo!

Il ragazzo la guarda impaurito, quasi traumatizzato dalla rivelazione. Lei gli si avvicina allungando il viso, mettendosi in punta di piedi, cercando con le mani di tirarlo verso di sè. Lui non si muove."

Kiss

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Capitolo 30
*** Wik (conquistare, combattere) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo del capitolo significa “Conquistare, combattere”

La frase di Jessica è in inglese e significa “Non ho mai voluto vedere il suolo italiano così”.

Ricordo che Miku è la Maga del Tempo giapponese e Aprile la Maga del Tempo australiana.

 

CAPITOLO TRENTA: WIK



-Come sarebbe a dire?!

-Calmati, Elanor.

-Eh no, no e no. Questo è uno stramaledettissimo colpo basso! E poi noi non avevamo i soldati vicino alle Alpi?

-Sconfitti. Oltretutto c'era un altro esercito che veniva dal sud, probabilmente dalle coste dell'Africa e...

-Non mi interessa! Come cavolo si è permesso di conquistarmi Roma?? Ah, ma adesso lo impicco, stavolta gli faccio male a quell'infame disgraziato. Lo prendo e lo faccio a pezzi.

Garret si alza dalla sedia, andando verso la ragazza, seguito dallo sguardo di Richard, che aveva portato la notizia. Da fuori tutti i cavalieri più fidati orecchiano la conversazione.

-Elanor, adesso non ci possiamo preoccupare di Roma: Parigi ha la priorità, come Londra del resto. Se riconquistiamo queste due città avremo abbastanza territorio per marciare anche in Italia, ma per adesso...

-Pensi che me ne importi qualcosa di Parigi e Londra?? Che vengano rase al suolo, allora, sai che mi importa! Io voglio la mia città! Quello si è anche permesso di non distruggere alcun monumento...

-Meglio, no?

-NO, perchè ci ha messo sopra il suo cavolo di stemma, maledetto! Basta, non lo posso sopportare. Io vado a riprendermi l'Italia e nessuno mi potrà fermare.

Istantaneamente Garret prende la bionda per un braccio.

-Se tutti ragionassero come te, Elanor, anche io avrei deciso di andare direttamente a Londra a riprendermela, no?

-Ma a Londra non c'è niente! A Roma ci sono resti, chiese, monumenti grandiosi...

-E Buckingham Palace?

-Non me ne frega niente di quella catapecchia!

-C... Ca... Catapecchia?!

Richard sospira, alzandosi. Garret sembra vibrare di incredulità e inquietudine. Elanor esce, sbattendo la porta, incenerendo con lo sguardo tutti coloro che trova fuori dalla stanza.

-Catapecchia, Richard! Ha detto “catapecchia” a Buckingham Palace!

-...A dirla tutta, non ha proprio tutti i torti...

L'espressione di Garret convince Richard a fuggire dalla sala il più in fretta possibile. Il rosso rimane solo dentro la stanza. Si risiede, sospirando. A dir la verità, lo immaginava. Fin dall'inizio lui e Elanor avevano detto la possibilità che Mordred prendesse anche l'Italia, però... speravano che i loro continui attacchi sia in Inghilterra sia in Francia lo rendessero impegnato.

-Forse conquistare l'Italia era nei suoi piani fin dall'inizio...

Ma perchè? Cosa aveva quel paese che non avevano gli altri? La risposta: niente.

-Forse vuole solo scombussolare Elanor e fare in modo che lasci la Francia. Sì, forse lei gli sta cadendo in bocca.

Già, potrebbe essere quello il suo piano. Ma del resto tutti gli spostamenti di Mordred erano stati... “strani”: sembrano non avere un senso, una tattica, come se si muovesse ciondolando per l'Europa a conquistare territori per poi lasciarli immediatamente. Ed è questo che preoccupa Garret. Sente che c'è qualcosa che gli sfugge, qualcosa che non riesce a capire in quel modo di fare. Il ragazzo china la testa, guardando il pavimento, osservandolo. A braccia conserte, attende una risposta che non arriva. Ma improvvisamente sente un botto. La terra sembra tremare, vede un uomo entrare velocemente all'interno della stanza, correndo, lo sguardo spaventato.

-D... dal ci... cielo!

Il ragazzo non gli lascia terminare la frase che si butta fuori dalla sala, lanciandosi in una serie di corridoi senza fine. Esce. Conficcati in terra, sull'asfalto, ci sono degli strani involucri. E li riconosce là, fermi, immobili, ormai privi del loro contenuto originario, ormai innoqui. Guarda in alto: delle grandi creature (cosa sono? Grifoni? Chimere? Draghi?) volano con gli artigli conficcati in quelle gocce di magia pura-una strana luce di un colore più vicino all'argento che all'azzurro ornata di un rude intreccio di ferro nero. E ogni volta che una di quelle bombe cade a terra, il suono della loro caduta sembra dilagare nell'aria, colpire il viso con sferzate micidiali. Garret si copre gli occhi quando una cade poco lontano da lui, per proteggersi dalla luce eccessiva. Ma sa perfettamente che la vera potenza di quegli ordigni non è l'esplosione dell'intero pezzo, ma lo scoppio della sola componente magica. Il ragazzo rientra, guarda dalla finestra, cerca con lo sguardo Elanor. Non sta lì. Riesce, è veramente indeciso sul da farsi, non aveva neanche lontanamente sfiorato l'ipotesi che potessero essere attaccati così, si lancia in mezzo allo slargo, corre dall'altra parte, passa sotto dei porticati, sente il fischio di un altra bomba, si nasconde dietro una colonna. Trattiene il respiro. Sente il tuono, sente le fibre di ogni suo essere tremare. Poi la vede. Vede qualcosa strisciare a terra. Spalanca gli occhi. Stringe le labbra. Ecco, ne sente il respiro. Vede il liquido azzurro (o sarebbe più corretto dire “il fumo”?) prendere forma. Si accenna il viso, i capelli, le spalle, il seno, il busto. Man mano ogni parte diventa più precisa. Vede gli occhi chiusi. Vede quella cosa annusare l'aria, girarsi in all'erta. Garret ha paura. Un solo errore, un solo misero errore potrebbe ucciderlo. Nel terrore, cerca addirittura di fermare il battito del proprio cuore, che fa troppo, troppo rumore. L'essere gli si avvicina. Il ragazzo cerca di trattenere il più possibile l'aura di magia. Sa perfettamente come funziona quella cosa: è ghiotta di carne e se è di un mago è praticamente impossibile salvarsi se la propria energia non è ben coperta. Sente la sua mano fredda scivolargi intorno al viso. Trattiene un gemito di disgusto. Chiude gli occhi. Sta per scoppiare, non riesce a trattenere il fiato. Percepisce una pressione sul suo petto. Sta cercando di vedere se è vivo. La sente alzare le palpebre. Garret sa che è la fine. Non cerca neanche di ribellarsi, sperando ancora in un miracolo. Le labbra dell'essere si schiudono leggermente sulla sua pelle. Ecco i denti. Poi sente un fruscio e il peso sul proprio corpo sparisce. Apre gli occhi, ricomincia a respirare. Sa di essere salvo, ma...

-Tu...

Cathal lo guarda, sorride. I suoi occhi sono di uno strano color rosso che sparisce subito.

-Presto, Garret! Stanno attaccando la città!

L'uomo lo afferra per una spalla, lo trascina con sé. Il ragazzo, dopo un primo momento di smarrimento, lo asseconda.

-Come mai sei qui? Non ti avevamo mandato con un altro esercito qualche giorno fa?

-Sì, abbiamo sconfitto il nemico, tuttavia non siamo potuti rimanere poiché all'interno della città dove ci eravamo accampati c'erano delle spie. Non riuscivamo a trovarle, però, quindi abbiamo deciso di riunirci con l'esercito originario. E a quanto pare sono arrivato in tempo. Fortunatamente c'era chi aveva costruito delle specie di bunker. Abbiamo nascosto tutti là o nelle cantine. Mancano solo venti persone e una di queste sei tu.

Improvvisamente l'uomo gira, Garret lo segue.

-Ecco.

Il ragazzo si sente prendere per una spalla e buttare dentro un buco nel terreno.

-Garret, sei tu?

-Elanor?

-Sì.

Non c'è alcuna luce. Intanto, in superficie, Cathal si gira. Una donna fatta di pura materia incantata lo sta guardando. L'uomo sorride, i suoi occhi cambiano colore, attende lì, la spada fra le mani, la spada, “Colei che batte la paura”.

-A noi due...

 

Elanor si mette una mano alla testa, sussultando. E' da giorni che le fanno male le tempie. Si guarda intorno: il paesaggio è radicalmente cambiato da quando hanno lasciato la città. Non sono andati molto lontano da lì, dove comunque hanno lasciato il loro centro. Hanno diviso l'esercito in otto schiere, ognuna dotata dello stesso numero di maghi e di non maghi, e le hanno inviate in tutte le parti intorno alla città. La ragazza si siede a terra, facendo cenno a tutti di riposarsi. Il vento, ormai pienamente di primavera, le accarezza la testa dolente. Mette della stoffa del mantellino per terra e ci si sdraia sopra a ricordare. Quando, giorni prima, erano stati attaccati in città, la fiducia che stava cercando di guadagnarsi era bruscamente calata. Con gli aiuti alla gente e con altre dimostrazioni di forza era riuscita a recuperarne un po', ma era una fiducia fragile, una lealtà pronta a cedere. Quegli strani involucri che erano caduti dal cielo avevano macchiato le strade di rosso: orribile, rivoli di sangue acceso riempivano degli angoli, qualche palazzo era addirittura crollato, già traballante per gli attacchi precedenti. Prendendo i resti degli ordigni, li avevano fusi ed erano stati in grado di creare delle piccole difese contro eventuali nuovi attacchi di quel tipo. Ma erano quasi nulle, lo stretto indispensabile per far morire meno persone. Appena accertato il decesso di alcuni, dato cure a quelli feriti, Magor, Niniel e Cathal avevano parlato alla popolazione e all'esercito dicendo loro cosa fare e cosa non fare trovandosi di fronte ad altri attacchi di quel tipo. Elanor sorride. Magor era rimasto quasi scioccato. “Era nuda! Nuda!”. Richard aveva riso come un ossesso guardando il viso sconvolto del ragazzo, che stava rabbrividendo.

-Mia signora, un messaggio da Avalon.

-Grazie, Brandil.

Il ragazzo si inchina, girandosi e raggiungendo i compagni. La Regina prende il messaggio: è un foglio piegato in maniera da formare un esagono, al centro c'è della ceralacca rossa. Lei sa perfettamente come aprirla: posa un dito al centro del cerchio di ceralacca, che si illumina e fa aprire l'esagono, che si trasforma in un fiore. Tra i petali di carta si possono leggere scritte in una grafia sottile. Davanti al viso della ragazza compare una specie di schermata azzurra dalle scritte bianche ben marcate.

Mia Regina,

le armi e le difese contro attacchi aerei che aveva richiesto non potranno giungere presto a destinazione a causa di una schiera di navi nemiche insediate nella Manica. Mordred ha ripreso il controllo di alcuni portali e sembra che l'esercito in Danimarca stia facendo fatica a fronteggiare quello nemico. Qua in Inghilterra la situazione è lievemente migliore poiché siamo quasi giunti a Londra, tuttavia i maghi e la popolazione rimasta nella città si rifiuta di collaborare. Senza il loro aiuto sarà più complicato rientrare in città poiché essa è protetta da alcuni soldati ben equipaggiati di grande forza magica. Inoltre qui ad Avalon il popolo si è scoraggiato sapendo che Mordred ha, poche ore fa, conquistato definitivamente Roma: si dice che abbia messo sui palazzi e i monumenti più alti e illustri della Caput Mundi il proprio stemma. Sembra anche che più della metà della popolazione magica presente all'interno della città e nei dintorni sia stata decimata a causa di numerosi ribellioni. Oltretutto ci è giunta la notizia che alcune nazioni stanno cercando di intervenire, purtroppo con scarsi risultati. La stessa battaglia con gli Americani, battaglia di cui sono certa avete sentito parlare, ha dimostrato l'evidente superiorità dell'esercito centrale di Mordred. L'unica notizia che ci rincuora è sapere che presto tornerà uno dei nostri esploratori che voi stessa avete ordinato perlustrasse il territorio circostante: probabilmente porta notizie sulla posizione precisa del Nemico, tuttavia non voglio portare false speranze.

Tirando le fila degli ultimi fatti avvenuti, questa guerra ci sta venendo a costare molti uomini anche se le vittorie sono state più numerose delle sconfitte, poiché i movimenti di Mordred non sono precisi. Garret stesso nella sua scorsa lettera indirizzata qui ad Avalon ha affermato di non riuscire a capirne la tattica e a prevederne i movimenti. Forse è per questo che un tempo veniva chiamato “Il Guerriero delle Nebbie”. Inoltre sono venuta a conoscenza della grave condizione in cui versano Alessandro e una delle Maghe del Tempo. Mentre il primo, per quanto mi è stato detto, non è propriamente in pericolo di vita, per la seconda è necessario mantenerla in uno stato di coscienza. Avrà già notato, mia Regina, che gli stessi cavalieri che voi stessa avete visto risvegliati sono sbiaditi: ciò ci porta a pensare che se la Maga morisse, l'incanto svanirebbe. Tuttavia, dai dati portatomi, è troppo tardi. Garret mi ha anche informato, sotto vostro ordine, della situazione psicologica dell'esercito. Il nervosismo e la rabbia sono cose assolutamente normali e non sono nulla di cui preoccuparsi per adesso. Consiglio, però, di tenere sott'occhio i soggetti più emotivi, i quali si potrebbero lasciar andare a crisi e casi di distrazione e/o disobbedienza. Un caso particolare per Arianna, alla quale io tengo moltissimo: lo stress per le battaglie e per la ferita del fratello la portano a compiere azioni che normalmente non farebbe e ciò mi turba fortemente. Sono sicura che, con la guarigione di Alessandro, anche lei tornerà a una stabilità emotiva.

Il momento, man mano, sta giungeno: verrà un giorno in cui vi raggiungerò in Francia.

Con assoluta fedeltà, Clio

La Regina sospira, guardando da lontano Arianna guardare l'orizzonte. Come soldato si rende conto della situazione, come capo della spedizione non l'accetta, come ragazza lo capisce, come amica la turba. Sa perfettamente che c'è solo una persona capace di risollevare lo spirito alla mora e quella persona è Richard.

-Se solo quello fosse meno porco, adesso starebbero insieme e lei non avrebbe problemi anche sentimentali! A volte mi sembra di essere una baby-sitter in una sitcom.

Mentre arriva un altro soldato mandato in pattugliamento ad avvertire dell'arrivo di una truppa nemica, Elanor non può fare a meno di sospirare come se fosse ormai una cosa ovvia e naturale, alzarsi e sperare che la situazione non peggiori ancora.

 

Mordred è bello e questo Jessica lo riconosce subito. Non sa chi sia, né da quale paese venga, ma sa che è il nemico. Eppure si lascia a un momento di distrazione, un momento in cui il suo cuore di donna palpita più del dovuto quando vede quello sguardo scuro posarsi su di lei. Vede quel sorriso infame e maledetto e pensa che, sì, in altre situazioni le sarebbe parso veramente meraviglioso. In altre occasioni, non mentre una lunga lama brillante le trapassa il petto da parte a parte e non mentre intorno a lei sente l'odore del sangue dei suoi connazionali. Mentre Mordred le sfila la spada dal corpo un brivido di dolore e di uno strano fatale piacere le percorre il corpo. La donna si guarda intorno e pensa un ultimo frammento incoerente, un frammento di un flusso di riflessioni bruscamente interrotto dal dolore.

-I never want to see the Italian soil in this way...

E cade con la faccia nella polvere.

 

Garret respira lentamente mentre guarda negli occhi la donna stesa su un lettino. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stata lei la prima a morire. Anzi, in realtà non aveva mai preso neanche in considerazione l'ipotesi che uno dei Maghi del Tempo li lasciasse. Pierre e Antonio non sono con lui, accanto a sé c'è solo Aprile che fissa la collega inorridita. Il taglio, che in un primo momento-e Garret questo lo ricorda con orrore- aveva sottovalutato, si era infettato ed era peggiorato. Il fatto che Miku cercasse solo di stare sveglia non aveva fatto altro che affaticarla. Il ragazzo degludisce vedendo le palpebre che si abbassano lentamente, in una morte tranquilla e senza respiro, lenta e incomprensibile. Il rosso sente le proprie labbra tremare, sente le membra farsi come pietra. Non se lo sarebbe mai perdonato. E quando, dopo lunghi minuti, l'ultimo alito di vita sfugge dalla bocca della ragazza, quando i suoi occhi sono totalmente chiusi e rilassati, Aprile scoppia a piangere. Nel momento in cui sente il primo singhiozzo, Garret si sente un verme. Nel momento in cui sente il secondo, si sente bruciare gli occhi. Nel momento in cui sente il terzo, si finge impassibile ed esce per dire a qualcuno di creare una buca nel terreno. Ormai per la ragazza morta non c'è altro posto che la tomba. La febbre era salita, era iniziata lì il lento declino verso la totale dissoluzione dell'anima. E, per la prima volta, Garret si mette a pensare, a sperare, che, almeno per lei, ci sia una vita felice dopo la morte. Degli uomini vengono a prendere il corpo, Aprile li segue. Il rosso tentenna un attimo. Si gira.

-Alessandro, tu, almeno, sei rimasto: tra poco potrai ricominciare ad andare in battaglia...

Il ragazzo, steso sul letto vicino a quello in cui c'era la Maga del Tempo, non risponde, addormentato e con una mano sopra la propria ferita. Garret sorride: sa che almeno salverà lui. E, con questo pensiero di speranza, si allontana dalla tenda, seguendo l'avanzare della morta verso la sua dimora eterna. Prende la spada che un tempo fu della ragazza e la lucida. Mentre il corpo freddo viene sotterrato e la tomba viene ornata con candele e fiori, Garret conficca la spada nel terreno, come ricordo che lì, dentro quella terra, c'è qualcuno che riposa in eterno.

 

Magor si passa le mani sul viso, togliendosi la maglia macchiata di sangue secco, sudore e terra. Si stiracchia, colpendo con una mano il soffitto della tenda, già smisurata rispetto alle altre per la considerevole altezza del ragazzo. Fuori, sente qualcuno ridere sguaiatamente, probabilmente alcuni soldati avevano portato del vino con loro. Guarda svogliatamente l'interno della tenda, cercando con gli occhi dove aveva posizionato lo pseudo-letto. Ha sonno, ha fame, ma più di tutto ha sete. Ogni giornata era un prosciugamento di ogni energia e Magor sa che lo saranno ancora per molto tempo. Il ragazzo sente fuori la voce di Pierre che incita i militari a fare baldoria. Scuote le spalle muscolose, nel silenzio dei suoi pensieri non si accorge dell'entrata di qualcuno. Soledad si avvicina al ragazzo, posandogli una mano su una scapola. Magor sobbalza e si gira, pronto ad attaccare se necessario. Ma davanti c'è solo la ragazza.

-Ah... mi hai fatto spaventare.

Lei sorride, guardandolo negli occhi.

-Sono venuta per parlarti.

-Mi dispiace, ma, ecco...

Il ragazzo cerca disperatamente con lo sguardo una maglia: in genere non reagirebbe così, ma, sotto lo sguardo attento dell'altra, si sente particolarmente in imbarazzo.

-Io... io dovrei andare a dormire. Quindi, almeno che non sia qualche notizia importante da parte di Elanor, possiamo rimandare la conversazione.

Soledad gli ferma il braccio con una presa non forte, ma decisa.

-Non credo di poter attendere oltre.

La ragazza gli si avvicina, posando una mano subito sotto al collo, vicino al petto ampio. Ci appoggia la fronte, sentendo entrarle nei polmoni un odore acre e maschile di soldato. Lei sorride, lasciando scivolare le dita fino ad arrivare all'incavo, risalendo sui muscoli fino al viso, posando l'indice e l'anulare sul mento, notando sotto al proprio tocco i nervi del ragazzo fremere. Cerca di avvicinargli le labbra al viso, in un principio di movimento, ma poi si blocca. Sorride. E' davvero troppo alto per arrivarci senza che lui si chini. Lui si allontana un po', visibilmente scosso.

-Di cosa volevi parlarmi?

Soledad lo guarda. A dir la verità era venuta lì senza alcun piano, non sapendo neanche come dirglielo. In maniera diretta, forse, o magari facendoglielo intendere. Lei apre la bocca, ma la richiuse, abbassa lo sguardo, indecisa sul da farsi. Poi lo rialza, determinata, sicura nel volerglielo dire chiaro e tondo, senza mezzi termini.

-Ecco, io ti amo!

Il ragazzo la guarda impaurito, quasi traumatizzato dalla rivelazione. Lei gli si avvicina allungando il viso, mettendosi in punta di piedi, cercando con le mani di tirarlo verso di sè. Lui non si muove. Soledad sorride ancora, battendo le palpebre.

-Tu mi ami?

Magor la fissa, le osserva lo sguardo cercando di intravedere qualcosa che lo renda sicuro della sua sincerità o della sua menzogna. Non sa cosa fare. Non gli era mai capitato in vita sua una situazione tanto difficoltosa. Abbassa lo sguardo, pensa. Sente il palmo della mano destra di Soledad andare fra i capelli castani e, quando il ragazzo sente un brivido percorrergli la spina dorsale, si decide a osare avvicinarsi a lei. Il cuore di lei sembra impazzire nel momento in cui vede il suo viso farsi più vicino e, prendendo la palla al balzo, lo bacia, per la prima volta sulle labbra. Magor si china di più verso di lei: sente qualcosa muoversi sotto la propria pelle, un movimento sconosciuto e piacevole nonostante la salda presa che ha sul suo stomaco. Cercando di seguire il proprio istinto, le poggia delicatamente e con incertezza le mani dietro alla schiena. Fa pressione, sente il calore di Soledad più vicino a lui. La ragazza decide di entrare più in contatto, cerca una profondità mai avuta con le labbra: sente i muscoli di Magor sciogliersi sotto i palmi delle sue mani. Sente le dita del ragazzo infilarsi fra i capelli. Ed è la sensazione più bella che ha mai sentito in vita sua. Un tocco delicato e leggero, totalmente diverso dalla rudezza che l'aveva visto usare in battaglia. Soledad si sente sollevare un po' di più, quasi non percepisce la terra sotto ai piedi, ma non le importa. Sorride: quella deve essere una risposta affermativa alla sua domanda. Improvvisamente lo sente irrigidirsi, come se avesse finalmente compreso a pieno la situazione, sembra si voglia staccare, ma la ragazza lo mantiene nella stessa posizione. Non lo vuole forzare, sa perfettamente che dopo anni di paura e ignoranza in campo una persona non può cambiare da un momento all'altro, però Soledad sa perfettamente cosa vuole. Ha imparato a conoscere Magor, sa che gli deve far capire cosa significa e che glielo deve far sentire. Sennò la sua dichiarazione non avrebbe mai avuto il successo totale che lei attende.

-Sol... Sole...

Le loro labbra si separano. Quando il ragazzo alza le palpebre, sente il cuore saltargli dei battiti: gli occhi di Soledad sono luminosi, più di ogni altra cosa avesse mai visto. In un attimo di smarrimento totale, sente nuovamente le labbra della ragazze sulle proprie, in un tocco più delicato del precedente. Improvvisamente, per Magor sembra aprirsi un mondo che fino ad allora si era totalmente negato. Una serie di sensazioni gli sconvolgono il cuore e dei tremori gli attraversano la pelle. Sente ogni fibra del proprio essere desiderare ancora un contatto simile, ma più deciso. La ribacia, e questo per lui assume un senso totalmente diverso dal precedente. Non è più l'inconsapevolezza della vita che fino a quel momento aveva vissuto, ma la volontà di cercare qualcosa di nuovo e di dire, apposta per lei, per la prima che fosse riuscita a sfiorare l'involucro più interno del suo animo, che è lì. La prende con più audacia, quasi la prende in braccio. Percepisce, sotto il tocco delle sue mani ruvide, la morbidezza della sua pelle, che si può sentire anche dietro la appena accennata armatura, di cui un pezzo viene tolto dal braccio per agevolare i movimenti del viso della ragazza. Soledad è quasi stordita da quell'attacco, quasi non ci crede, ne approfitta, ride addirittura quando sente le dita di Magor arrivare un po' più in giù del solito, non abbastanza per essere sfacciato, ma tanto quanto basta per indicare un vigore nuovo. E' un continuo crescere di sentimenti e un nascere e fiorire di sensazioni che finalmente vengono alla luce. Quando si separano la ragazza può facilmente notare un rossore marcato sul viso di lui, sorride, gli dà un altro bacio, stavolta sul naso, in un gesto affettuoso e privo di impetuosità, nonostante il suo sguardo celi una marcata malizia. Magor lascia la ragazza, la scioglie dal suo abbraccio, la sente scivolare su di sé (oddio, un sussulto gli prende il cuore quando le cosce di lei gli passano vicino ai fianchi). Lei gli accarezza una guancia, una follia amorosa ancora troppo indecente la afferra, ma è ancora troppo, semplicemente troppo presto e lei lo sa e, con un ultimo accenno di un leggero tocco di labbra sul torace, se ne esce perchè non può ancora osare, sia per lei che per lui. Magor, rimasto solo, sente improvvisamente freddo e, sbarrando gli occhi, un attimo in cui si ricorda di una frase che gli aveva detto Richard tempo prima, ride.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

ECCO, QUESTO E' UN BACIO, NON QUELLA SCHIFEZZA CHE E' SUCCESSA PER ELANOR E GARRET! Però ognuno avrà una sua bella parte, eh u_u Devo ammettere che sono abituata a scrivere di baci audaci che diventano altre cose però con Magor in ballo mi sono dovuta trattenere. Vi giuro, stavo per urlare: "No, basta, mo' cambio il rating a rosso!" XD Spero vi sia piaciuta. Questo capitolo ha molto soddisfatto la mia amica Valerydell95 (ebbene sì, la vocetta di Elanor XD), che non vedeva l'ora di vedere Magor smaliziato! Non voglio spoilerare, ma... anzi, sì, voglio fare uno Spoiler pazzesco sui prossimi capitoli! Ebbene, signori e signore, se pensate di aver visto tutto, non avete ancora visto niente. Dopo una bella sclerata, anche Arianna e Richard dovrebbero avere un loro spazietto. Tuttavia sarà uno spazietto, vi avverto, molto malinconico per i sentimenti che incorniciano la parte a loro dedicata poichè sarà nei capitoli più duri di tutta la storia...

A proposito, non sembra, ma la storia si sta per concludere. In senso, mancano ancora un bel po' di capitoli, però entrerò ampiamente nel periodo di tempo che mi ero prestabilita. Questo capitolo non l'ho messo domenica non perchè non fosse pronto (in sè non era totalmente pronto: mancava la parte saliente dell'ultimo pezzo u_u), potevo tranquillamente finirlo, ma perchè io la prossima domenica non ci sarò poichè andrò in vacanza. Non avrò la possibilità di accedere a internet, come l'anno scorso... perciò ad agosto XD

Kiss

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Capitolo 31
*** Dith (morte, distruzione) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Morte, distruzione”.

ATTENZIONE! E' UN CAPITOLO MOLTO LUNGO, SI CONSIGLIA DI LEGGERLO IN PIU' VOLTE!

 

CAPITOLO TRENTUNO: DITH



Elanor si passa una mano sul viso, sospirando pesantemente. Poggia la penna sul tavolo, mentre guarda con un occhio mezzo aperto la cartina. Riprende la penna, fa una freccia e ci scrive un appunto, poi porge il foglio a Garret che annuisce. Dà una leggera testata al tavolo: è da ore che stanno lì a dividere l'esercito in parti per controllare più zone contemporaneamente. L'arrivo di nuove truppe da Avalon e di soldati contro gli attacchi aerei aveva peggiorato la situazione, rendendola più complicata e confusionaria.

-Credi possa andare bene?

-Sì, ma forse dovremmo mettere più soldati qui...

-E da dove li dovrei prendere secondo te?

-Non ne ho idea.

Elanor sospira ancora.

-Troppo pochi, troppo pochi... Sembra non bastino mai!

Garret annuisce ancora, mentre si porta una mano alla spalla e se la massaggia.

-...Sei preoccupato?

-Non ci sto più capendo niente, quindi, sì.

-Io intendevo per Ale.

Il ragazzo si incupisce e sussurra un “Sì” mentre abbassa il capo. Il ragazzo aveva avuto una ricaduta. Sembrava quasi guarito, ma poi la ferita era stranamente peggiorata improvvisamente: forse aveva fatto un movimento troppo brusco. Garret si era assunta ogni responsabilità e lavorava molto sull'amico, cercando sia con metodi magici che non, di guarirlo al più presto. Ma c'era stato un altro attacco, si erano dovuti spostare, e tutto sembrava stesse andando a rotoli. E anche in quel momento, Garret ci sta pensando, insistentemente, ma non inutilmente. Era riuscito a mantenere piuttosto stabile la situazione in quegli ultimi giorni (quant'era? Quasi una settimana?), ma è comunque nervoso.

-Vedrai che andrà tutto bene.

-Sì, penso anch'io.

Garret sorride. Elanor si alza ed esce dalla stanza, scendendo le scale e uscendo. Guarda il cielo, lo osserva: gli sembra di vedere dei puntini scuri lontani, ma forse non è così. Si allontana, riunendo tutti i soldati e predisponendo le nuove sezioni.

-Ogni parte è stata decisa per forza e per territorio. Non c'è uno solo di voi che non sia stato esaminato e assegnato al giust...

Improvvisamente la polvere oscura la vista a tutti i presenti e del fumo ottura le narici. Elanor si alza piano poi guarda in alto: ancora. Comincia a urlare.

-Voi, andate a prendere le armi per il contrattacco. Voi altri, portate i cittadini al sicuro. Tu, tu e tu, aprite i bunker. Forza!

La terra trema, Elanor cade sbattendo la testa. Dopo qualche secondo si rialza dolorante: il mondo sembra girare. Socchiude gli occhi, cercando di riprendersi. Si guarda intorno lentamente. Si allontana dal centro della piazza e si mette sotto una specie di portico. Si porta una mano alla testa e sospira lenta. Qualcosa cade poco lontano da lei ed ecco che si sente alzare in aria. Guarda il proprio braccio che sente bruciare: si è ustionata? Tenta di rialzarsi e comincia a dirigersi in salvo -la pelle è bollente, scotta, sembra arda da dentro- mentre sente la testa pulsare. Sa che non può correre, che non ce la farebbe correndo. Ma ecco che sente una mano mettersi sulla schiena e l'altra sul fianco.

-Eccoti. Dai, vieni, andiamo al sicuro.

-C...

-Shhhh.

Garret la porta in una delle sale sotterranee che avevano creato.

-I... Io non posso stare qui... devo guida...

-Tu non te ne vai proprio da nessuna parte. Su, vieni qui.

Elanor si avvicina. Garret le tocca la testa, mormora qualcosa, poi passa al braccio.

-Cosa sta succedendo?

-Nuove armi. Guarda.

Tira fuori dalla tasca dei pezzetti scuri. Con un gesto della mano ricostruisce l'oggetto originale.

-Un'altra?

-Questa è particolare. E' meno magica dell'ultimo tipo di bomba (che poi non è precisamente tale), ma è comunque abbastanza potente. I suoi scoppi sono piccoli e non particolarmente disastrosi per il corpo umano, ma danneggiano molto gli edifici. Come scopo ha l'esatto contrario di quel tipo che abbiamo affrontato l'altra volta.

Il terreno trema ancora, ma i suoni giungono ovattati.

-Mi sento una codarda.

-Cosa?

-E' la prima volta che mi sento davvero così... in fondo... io sto qui e i miei uomini stanno fuori. Mi sento uno schifo...

La frase viene mozzata quando Garret sistema l'ultima cosa sul braccio. Si guardano un attimo: c'è un leggero imbarazzo e silenzio fra di loro. Elanor gli si avvicina un po', scompigliandosi i capelli con il braccio sano stando attenta a non toccare il punto dove il capo le fa ancora male. Le sono cresciuti un po' da quando li aveva tagliati.

-Dovrei proprio uscire, sai.

Garret sorride: probabilmente qualche mese prima, Elanor sarebbe rimasta lì. Non sa dire, lui, se è diventata più coraggiosa, più responsabile, o semplicemente più sconsiderata. Non risponde nemmeno, lei semplicemente esce con la spada nella mano sinistra. Lui la segue dopo pochi secondi.

 

Erano stati previdenti. O almeno, Elanor lo era stata. Per questo, solo grazie a questo, Alessandro riuscì a non sentire quasi nulla dei colpi oltre le proprie quattro mura. Arianna sorride, vedendo il fratello parlare tranquillamente. Garret sta smanettando con dei liquidi poco lontano.

-Sì. Fortunatamente stavolta eravamo pronti, tutto sommato. Per quello che ne so, non ci sono state perdite. Comunque Elanor sta scrivendo una lettera ad Avalon. Credo sappia che ormai tutto questo sta giungendo alla fine.

-Io... io non credo.

Arianna guarda il fratello.

-Perchè?

-Credo che... tutto questo stia puntando a un'unica data, a un'unica battaglia. Diciamo “la battaglia finale”. Ma non credo finirà presto. In fondo, se non ci muoviamo da qui... come potrebbe? Forse fra qualche mese. Se tutto va bene, a... febbraio? O a gennaio? Garret, tu che ne pensi?

Il ragazzo si gira.

-Io credo che hai ragione in parte.

-Cioè?

-Non ne sono sicuro, ma credo che, in confronto a solo una settimana fa, stiamo a buon punto. Se tutto va bene, per me a ottobre staremo a posto. Ma forse sono un po' troppo ottimista.

-Già forse.

Improvvisamente, i due sentono un rantolo. Garret si gira verso Arianna.

-Arianna?

La ragazza ha la testa posata sul petto. Il respiro è affannoso. Alessandro, totalmente immobile, guarda davanti a sé come se non vedesse niente. Un altro rantolo, Arianna alza la testa.

-Ragazzi, mi fate paura.

Ma i due non rispondono. Non è uno scherzo. I due guardano nello stesso punto, gli occhi vitrei. Garret si lancia verso l'uscita.

 

Elanor finisce di firmare la terza lettera.

Spero che si riesca a convincere la popolazione a collaborare. Se non sarà così, non reagite con la forza, ma tentate di riprendere la città con l'astuzia. Mordred è lontano e, anche se parte del suo esercito sta ancora lì, non sono forti né tantomeno organizzati.

Confido nel vostro buon senso, generale.

La Regina

La ragazza muove la mano, chiudendo il foglio e mettendolo in una busta. Aveva appena finito di scrivere ad Avalon e quella è la seconda lettera che manda ai suoi uomini in Inghilterra. E' ben consapevole che, non essendo lì lei in persona, è probabile, quasi sicuro, che l'esercito non funzioni alla perfezione. Inoltre, col tempo, si è aggiunta alla sfiducia nella sua giovane età, anche l'idea che lei non voglia finire la guerra: la situazione è praticamente la stessa da tanto, troppo. Mesi. Ed Elanor sa che è il momento di muoversi. Il punto è che non capisce da che parte. Questa incertezza che l'ha accompagnata fin dal principio le risuona in testa e la fa esitare su ogni cosa. Ma sa che non è con il dubbio che si vincono le battaglie. Ha dato un metodo, ha delle armi, buoni uomini, ma non è abbastanza. I suoi sforzi non sono sufficienti. Gli eserciti dei paesi attaccati provano a muoversi, anche loro falliscono miseramente. Eppure loro hanno spade e lance e gli altri carri armati e quant'altro! Il Destino le sta mettendo la vittoria su un piatto d'argento.

Garret entra improvvisamente nella stanza.

-Elanor, credo che Arianna e Alessandro stiano avendo una visione, presto!

-Un... vengo!

Elanor si alza. Una visione? Finalmente qualcosa potrebbe smuoversi! Informazioni importanti, aiuti, consigli, predizioni... non aspettava altro. I due corrono fino alla stanza, dove i fratelli stanno comiciando a parlare.

-La notte ormai è avanzata,

il combattimento è senza fine,

sembra una lotta illimitata,

ma si concluderà alfine

con morte piangente di sangue

con grida di dolore acuto.

Si spegne il battito tenue:

il Falco è stato abbattuto.

Urlerà di tormento la prediletta,

per lo strazio del Falco ferito

che adesso sereno aspetta

il ritorno del Re sbiadito;

urlerà anche il Falco trafitto

per la gloriosa sconfitta,

per la fine del pericoloso tragitto,

per Lei dal dolore afflitta.

Il Falco ormai è perduto,

piangerà con rabbia la Regina,

per Lui che abilmente ha combattuto.

Cammina, Principessa, cammina,

che ci servirai ancora in futuro:

non andartene con colui che hai amato,

non lasciarci in questo mondo oscuro!

Durante il combattimento quasi terminato

neanche una parola prima dell'addio eterno,

neanche un abbraccio gli hai potuto dare.

Cammina per il freddo inverno,

ricorda che Lui potrebbe ritornare.

In primavera lui ritornerà,

come se non se ne fosse andato,

in primavera potrai amare

ancora il Falco sacro migrato.

Lui andrà nell'anello di pietre sospese,

fulcro di magia e mito,

in cui l'incantesimo di Merlin scese

quando Re Artù dalla terra fu inghiottito.

Garret indietreggia un attimo.

-Falco? Che intendono dire? Garret? Cos'hai? Sembri spaventato...

L'altro tossisce, mentre i due fratelli si riprendono. Elanor li guarda per poi prendere dell'acqua. Il rosso intanto smanetta con delle fialette, prima di mettere il contenuto dentro i bicchieri.

-Ricostituente: è stata una predizione piuttosto faticosa per loro.

-Sì.

Elanor sorride ai suoi due amici, portando Arianna a riposare. La ragazza è silenziosa: sembra malinconica. Dopo la predizione le è rimasta addosso una strana sensazione di angoscia e paura. Anche se dice all'altra di non preoccuparsi, in realtà sembra che ci sia qualcosa di grave. Ed è per questo che Elanor si massaggia la testa.

-Ci sono delle parole chiave... parla di una Regina, che sono io. Parla di una lotta, che è questa guerra. Ma parla di un Falco. Poi di un anello di pietre sospese. Quest'ultima cosa mi risulta familiare. Parla della magia di Merlino e della morte di Re Artù. Stonehenge? Ancora?

Sente improvvisamente un rombo lontano. Guarda dalla finestra: dei lampi attraversano l'orizzonte.

E' un temporale. O forse una battaglia.

 

Il respiro gli si mozza in gola. Ogni fibra del suo corpo brucia. E' da tre giorni ormai che combattono quasi ininterrottamente. Ha fame. Ha sete. E' stanco e vuole tornare a casa. Il soldato si affaccia nuovamente dalla sua postazione, sparando. Il naso gli viene otturato dalla polvere. Odore di sangue. Spara ancora e ancora. Niente sembra avere un senso. Il cuore sembra solo un organo inutile: le gambe, per muoversi, le braccia, per difendersi, gli occhi, per mirare. Tsè, tutto il resto non ha senso.

Quanto odio...

Il soldato si sente costretto e forzato dalla rabbia che c'è in ogni azione che compie e che altri suoi compagni seguono. La disperazione ormai li alimenta. Quando stava a casa, dalla sua famiglia, al telegiornale dicevano cose un po' diverse. Prima dicevano di non preoccuparsi, poi avevano cominciato a capire che non era tutta una enorme buffonata. Nessuno ci voleva credere. Lui per primo. E invece ora sta lì, a combattere per riprendere il proprio paese.

BUM!

Qualcosa gli esplode poco lontano, non abbastanza per ucciderlo, ma viene comunque sbalzato qualche metro più in là. Il volto gli fa male e le ossa sembrano non essere più intere. Sa di essersi frantumato qualcosa. Eppure continua a muoversi, striscia sulla terra per continuare: magari riuscirà a salvarsi. Il sole sta calando e lui spara ancora; qualcuno gli cade vicino, la mascella spaccata e gli occhi bianchi; striscia ancora, ma ormai i nemici sono troppo vicini. Lui non aveva mai conbattuto corpo a corpo e del resto il suo fucile non è adatto per questo. Ma quelle spade, quelle lame sì.

Ed è per questo che all'inizio sembravano vincere. Veloci, hanno fatto credere loro di poter sovrastare il nemico, abbastanza per farli avvicinare. Lui era rimasto indietro tutto il tempo: non era stato coraggioso, no, ma lui non voleva e non vuole alcuna medaglia, alcun onore. Lui vuole vivere. Vuole ritornare nella sua viuzza e continuare la sua vita di sempre.

-Aaah!

Qualcosa gli colpisce la gamba, alza gli occhi, vede un qualcosa di metallico che splende alla luce morente del sole, poi sente ancora un forte dolore, stavolta più in alto, sulla schiena.

Come è arrivato a quel punto? Perchè sta morendo così? Ha combattuto per tre giorni e adesso si spegne come se nulla fosse...

Eroe, pensa, nessuno avrebbe saputo che non avrebbe voluto essere lì, nessuno avrebbe mai saputo che aveva tentato di fuggire più volte. Eroe, ripensa, sei morto.

Beh, a quanto pare non avrebbe mai più rivisto la sua bella Tour Eiffel.

 

La regina torna in città in fretta. Durante un giro di ricognizione a nord, le era giunto un soldato che le aveva detto che dei militari francesi erano arrivati da loro. Lo sapeva. Da tre giorni ormai nel cielo si vedevano bagliori rossastri e sapeva anche che l'esercito francese era intervenuto. Stupidi, avventati. Almeno avevano resistito qualche giorno.

Elanor arriva e, sempre correndo, sale su una specie di palco che avevano allestito una settimana prima. Vede un uomo a terra, il viso stravolto. Qualcuno è appoggiato a dei lampioni. Qualcuno guarda in basso.

Garret le arriva da dietro.

-Ah! Oh... mi hai spaventato.

-Mh.

-Quanti sono?

-Non lo so.

-Devo parlare loro?

-Credo sia il caso. Ma prima ti converrebbe parlare con il sopravvissuto dal grado più alto. Ti sta aspettando. E' lui.

Garret indica un uomo. I suoi capelli già avevano cominciato a imbiancare, ma sul suo volto non c'è una ruga. Tiene le mani strette e, con le spalle diritte, guarda i suoi uomini. Elanor gli si avvicina, preoccupata. Quello la squadra da capo a piedi.

-Quindi, sei tu.

Il rosso le dice all'orecchio che ha già il macchinario per la lingua.

-Sì.

-Mph. Avevano detto che eri giovane, ma... questo non è un po' troppo?

Nella sua voce non c'è alcuna cattiveria, solo una dura osservazione.

-No. Non lo è. Non per me. Questi sono i miei uomini. E questo, attualmente, è il mio territorio. E questa è la mia guerra. Voi non c'entrate niente adesso, per come state agendo. Siete distaccati sia da me che dal resto del mondo. Così separati non riusciremo mai a distruggere il nemico.

-Quante cose hai detto in una volta sola! Credi di poter sbrigare la faccenda così?

-Sì, visto che io sono ancora qui, il mio esericito è ancora in piedi, e il vostro no.

L'uomo la squadra dall'alto in basso.

-Molto bene.

E detto questo, si volta mentre le fa cenno di seguirlo.

 

Elanor sorride, entusiasta. Cos'altro può volere adesso? Un momento di pace, di serenità, quello è. Un momento in cui si sente vicina al resto del mondo, finalmente. Una bimba le sorride entusiasta. La Regina non avrebbe mai immaginato che quei soldati francesi avrebbero portato una notizia tanto sorprendente quanto positiva.

-E' tutto a causa delle onde magiche che le nostre battaglie producono, Elanor.

-Nessuno sa cosa fare e come comportarsi. Incidenti, incendi,caos: non c'è più alcuna regola e, del resto, molti negano l'evidenza per non apparire folli o, peggio, rassegnati.

Una signora si ritrae spaventata, mentre Arianna le sorride incoraggiante.

-Quindi è a causa nostra, Garret?

-Sì. La magia insita nella terra si risveglia a causa di questa improvvisa overdose che noi stiamo procurando. Avevo detto o no che sarebbe stata importante anche la quantità di magia che ogni esercito avrebbe avuto?

-Quindi lo sapevate che sarebbe successo: non avete fatto nulla per impedirlo?

-Non potevamo. Più magia ha un esercito più ha probabilità di prevaricare l'altro.

Elanor sorride a Garret, che sta guardando e dirigendo alcuni fra i maghi dall'alto.

-E' un bel guaio: sicuramente ciò non ha contribuito ad aumentare la tua popolarità.

-No, Garret, è un vantaggio! Se noi aiutassimo le persone a imparare a interagire con questa nuova realtà, verremmo maggiormente accettati. Domani partiremo da qui per tre giorni nelle città avanti, poi raggiungeremo la quarta parte dell'esercito che intanto rimarrà appostata dov'è adesso, quindi vicino Parigi. Garret, finalmente abbiamo la possibilità di muovere qualcosa. Ah, mentre avverto i soldati, tu manda questo tizio qui...

-E' il capo danese.

-Ecco, sì, lui, mandalo a quel paese che qui comando io.

Garret ride.

E quindi, adesso sono lì, sul termine del terzo giorno, a tentare di insegnare al resto del mondo a interagire col mondo magico. Le persone all'inizio li avevano guardati quasi con astio, incolpandoli di tutte le disgrazie che erano loro capitate, ma poi si erano aperte e in questo momento ridono e chiacchierano, mostrano un'accettazione non ancora completa, ma pronta a ingrandirsi. Non hanno ancora capito che solo da Elanor può venire la loro salvezza, ma del resto quello che sta accadendo è già un passo avanti rispetto a prima. E la Regina non può fare a meno di esserne felice.

Si siede su un marciapiede, incrociando le dita sulle ginocchia.

Quando le avevano detto che nel mondo le persone si erano ritrovate spaesate davanti a eventi straordinari e a strane creature, era scoppiata a ridere. Tuttavia, la situazione era un pochino più tragica di quanto sospettasse. Si erano verificati numerosi incidenti nei quali la gente era rimasta ferita e alcuni erano morti, qualche cittadina era stata addirittura rasa al suolo, si erano sparse nuove malattie, senza contare il disappunto generale e la sorpresa nel trovarsi davanti tutto quello che solo da bambini avevano creduto reale! Elanor aveva spedito messaggi da tutte le parti dell'esercito sparpagliate per l'Europa, aveva rimandato indietro qualche Mago del Tempo (erano stati molto utili durante le battaglie, ma servivano ormai altrove) con l'ordine di aiutare le popolazioni, poi aveva intrapreso rapporti con alcuni maghi che ancora non conosceva, testo alleanze e fatto compromessi: in poco tempo era riuscita a cambiare la propria tattica da “il resto del mondo anneghi pure” a “prego, aiutiamoci, che fa sempre bene”. Molti erano stati contenti. Altri avevano reagito in malo modo. L'operazione di istruzione avrebbe richiesto anni... Garret aveva detto anche diverse generazioni. Però era ed è necessaria.

Qualcuno la chiama. Vede uno dei suoi soldati correre col fiatone.

-Mia Signora...

Elanor si alza, mentre lo stupore si diffonde. La Regina lo guarda: ha la divisa blu, non è di quelli che devono stare con lei.

-Perchè non sei con gli altri?

-Mia Signora...

L'altro solleva la testa: ha il viso sporco di polvere e incrostato di sangue. Gli occhi sono vacui: per quanto aveva corso?

-Siamo finiti...

E cade a terra.

 

Erano stati attaccati all'improvviso, mentre mangiavano, su linea aerea prima, poi per terra, con le spade e le lance. Non se l'aspettavano, non mentre attendevano che la loro Regina li raggiungesse per l'attacco ai nemici chiusi a Parigi. Prima avevano combattuto corpo a corpo, ma poi, impauriti e sconvolti, erano passati alle armi da fuoco, ritirandosi in un piccolo spazio della città che prima occupavano per intero. Tentavano e tentano di colpire i nemici, di ucciderli -i loro fucili sputavano una luce azzurrina, le loro pistole non facevano rumore e l'unica cosa che rompeva il silenzio erano i loro respiri affranti- ma non è facile. Brandil vede il loro comandante cadere, il sangue gli esce dal profondo taglio sul ventre. Storce il naso, sentendo un odore ferreo e pungente, mentre vede, con un misto di sgomento e terrore, il nemico farsi ancora avanti avventandosi sul cadavere, colpendolo ancora sul petto -e quelli, quelli che vede sono i muscoli nudi e la pelle bruciata. Brandil fa un passo indietro, vedendo l'altro avvicinarsi. Non sa che espressione abbia sotto l'elmo sporco. Gli punta il fucile addosso, le mani gli tremano e la bocca non sta ferma un secondo: gli angoli della bocca si alzano e si abbassano ininterrottamente, tentando, invano, di trovare riposo. Non vede bene. Gli occhi sono pieni di lacrime e, no, non può ammettere che è perchè ha una paura folle, dirà semplicemente che aveva della terra che doveva togliere. E quindi sente il ferro caldo fra i palmi, vede il nemico avvicinarsi, spara. Un mugolio, l'avversario gli cade addosso, quasi gli trafora la carne con la punta della lama: la fronte è bucata.

Sente un botto, la terra trema. Ah, un ordigno solitario non ha potuto resistere dallo scoppiare, probabilmente.

Brandil scosta il corpo del nemico, gli strappa lo scudo, visto che il suo si è rotto, il cadavere rotola un pochino più in là per la scossa -la sua mano era rimasta chiusa a pugno, immobile, sulla sua unica protezione. Brandil sputa a terra del sangue, poi si posiziona nuovamente al proprio posto, lo scudo davanti, la canna del fucile subito sopra. Sente un cozzare di spade, un urlo. Alza lo sguardo, non vede nessuno: sarà una postazione troppo lontana perchè possa intervenire.

Spara ancora.

Il ragazzo si sposta piano su tutta la sua linea difensiva, quasi inciampa nel braccio di qualcuno, non se ne preoccupa troppo, avanza ancora. Raggiunge un altro piccolo gruppo. Troppo attenti ai nemici per vederlo, non lo degnano di uno sguardo e Brandil si unisce a quella piccola fila.

-Ah!

Improvvisamente sente delle mani alla gola, si sente voltare e delle nocche gli colpiscono due volte il viso, il suo corpo viene sbattuto a terra, un suo compagno lo segue. Tentano di rialzarsi mentre il rumore di qualcosa che scricchiola li raggiunge e, girandosi, fanno in tempo a evitare una giovane ragazze che, col collo spezzato, è stata appena buttata accanto a loro. Brandil salta addosso al nemico, gli strappa l'elmo, lottano un po' prima che un compagno -lo stesso di prima?- prenda un fucile e, impugnatolo come fosse un bastone, colpisce ripetutamente la testa dell'avversario. Gli altri neanche sembrano essersi scomodati a intervenire. Brandil si mette in piedi, guarda per un attimo cosa e chi c'è davanti. Si allontana nuovamente dal gruppo, acchiappa per le caviglie due uomini che stanno allo scoperto trascinandoli fra la terra. Un pezzo di vecchio asfalto sbuccia i gomiti dei due.

-Gr...

-Sh!

Brandil si abbassa ancora di più, poi improvvisamente riprende il fucile e spara, spara ancora, quattro volte prima di rivolgere nuovamente lo sguardo verso gli altri due.

-Venite!

Si dirigono velocemente, più che strisciando contorcendosi a terra, verso l'altro gruppetto che Brandil aveva scovato, si uniscono. Il ragazzo respira pesantemente, riempie tutti i polmoni, riflette velocemente. Fa appena in tempo a pensare di agire che qualcosa gli sfiora la testa. Il nuovo nemico viene abbattuto da un vecchio che, nonostante l'età, aveva evidentemente ancora una buona mira: è lontano, Brandil non sa neanche come ha fatto a vederli e a intervenire.

-Devo fare qualcosa.

Belle parole, facili a dirsi. Gli fanno male i muscoli delle gambe e delle braccia -lo scudo, dov'è finito?!- il volto gli brucia. Un'altra decina di compagni arrivano da destra, neanche si riesce a capire come abbiano fatto a sopravvivere in numero tanto grande. Un'illuminazione colpisce il ragazzo. Guarda un attimo ai nemici, solitari, sparsi.

-Se riuscisse a riunire l'esercito, potremmo batterli tranquillamente e rovesciare ancora la situazione!

Non è tutto perduto, quindi. Brandil dice a una donna accanto a sé di andare a recuperare altri due loro soldati che si erano allontanati e stavano lì, spaesati, che combattevano corpo a corpo con dei nemici. Se ci fosse la Regina tutto questo non succederebbe, pensa il ragazzo. Ma non c'è lei e qualcuno deve prendere il comando, anche se per poco, di quel gruppo di militari.

Il sole getta l'ultimo suo raggio lì, sul campo, quasi fosse semplicemente una partita a dadi in cui solo la fortuna deciderà il vincitore. Decisamente, non gli va di continuare a guardare una lotta che neanche doveva durare più di qualche ora. E invece è già un giorno che continua. Ma questo né Brandil né gli altri lo sanno, sanno solo che ora è calato il buio e che, anche di notte, non posson fermarsi.

Il gruppo di soldati riuniti ormai raggiunge la cinquantina. Stanno in doppia fila a sparare, un manipolo di nemici cade quasi fossero birilli. Una piccola speranza si riaccende nei loro animi. Così, alcuni fra i maghi illuminano la notte con degli incantesimi: una strana luce crepuscolare trafigge l'aria attraverso le nuvole di polvere. Brandil ordina al gruppo insieme a lui, a gran voce, di saltare sull'asfalto ormai freddo. Molti eseguono e ancora di più, vedendo gli altri, imitano. I loro respiri sono pesanti, il loro cuore batte a mille. Brandil sguaina la spada, butta il fucile indietro. Un attimo di silenzio, giusto il tempo di intravedere nuovi nemici, ed ecco che si getta sugli avversari, la lama che punta dritta al cuore. Non deve avere pietà.

Non c'è alcun premio per tutto questo.

In quel momento viene preso da un pensiero incoerente, strano, sibilante e, probabilmente assurdo a dirsi, quasi spensierato e ingenuo -ma come poteva apparire tale nella bocca di qualcuno che sta massacrando un avversario che si è messo sulla sua strada?

Comunque, adesso ha molta paura, in questo istante in cui la sua idea iniziale si sta compiendo sotto ai suoi occhi. Qualcun altro li aveva visti e ora li sta seguendo. Così la battaglia si sposta nuovamente corpo a corpo. Escono altri compagni, come altri nemici. A Brandil sembra impossibile che in una sola giornata ne siano stati uccisi così tanti, come gli sembra impossibile anche che dopo ore e ore di battaglia ne siano resistiti tanti da formare quasi un altro piccolo esercito a parte. Sente una lama nemica sferzare l'aria: mancato. Attacca. Evitato. Ma non ha tempo per tornare indietro e si getta su quello successivo nella speranza di togliere di mezzo più avversari possibili.

I polmoni bruciano quando si ritira un pochino più indietro: non ha più fiato, ogni parte del corpo fa male e protesta. Vuole fermarsi, sa di non poter resistere a lungo. Ma non può farlo. Non può. Non ora che quel manipolo di soldati ha bisogno di lui. Se non come comandante, almeno come braccia in più da sacrificare. E se neanche quello può costituire un valido motivo, allora deve agire per se stesso, per sopravvivere e per continuare -o morire- pensando di aver lottato fino alla fine. E se ancora questo non è sufficiente, allora sarà per la propria Regina, che l'aveva salvato e aiutato, là, nel deserto. Non per servitù, se non altro per gratitudine.

Non lascerebbe mai che la fiducia riposta nella sua spada fosse stata vana.

E così sente ancora il terriccio tremare, uno scalpiccio e rumori di motori. Mentre un orologio miracolosamente ancora funzionante all'interno di una casa segna le due di notte, ecco che Brandil può scorgere un'altra parte dell'esercito arrivare: soccorsi, aiuti, cambio per quelli che stanno combattendo, cibo, acqua. Tutto quello che possono desiderare.

Appena vede che hanno sistemato medicinali e cibo e i soldati si stanno avvicinando, Brandil ordina agli altri di ritirarsi. Corrono in mezzo ai loro stessi compagni e, sudici e lerci, crollano per terra appena arrivati abbastanza lontano per non essere colpiti.

Quando Brandil riapre gli occhi è solo due ore dopo. Il viso non è più sui sassi, ma è su della stoffa rimediata chissà dove. La testa gli gira. Lontano, sente grida e rumori acuti di spade. Si alza lentamente, cercando di non perdere l'equilibrio. Ha davvero la nausea. Un rombo lo fa sobbalzare e afferrare automaticamente l'arma che gli era stata lasciata vicino. Prende l'elmo, se lo calca in testa. Esce fuori dalla piccolissima tenda in cui sono stati tutti ammucchiati: nessuno dorme, ma almeno finge, ognuno per non preoccupare l'altro. La battaglia lì fuori sta ancora infuriando. Ogni uomo, disordinato e senza alcuna logica, attacca l'altro, come se fosse una cosa automatica. Intorno a Brandil alcuni che riconosce come dei medici corrono da una parte all'altra in quel minuscolo accampamento improvvisato.

Il ragazzo cammina, va verso la battaglia, raggruppa degli altri e va a dare una mano. Combatte, urla: ormai è tutto così disarmante ed esplosivo da essere quasi impossibile da credere. Presto il sangue ricomincia a scorrergli su un braccio -ferita, nemico, difesa, spada- e la tempia ricomincia a pulsare: è troppa la stanchezza.

L'alba illumina di una strana luce vermiglia il campo. Brandil si sente un attimo sorpreso, come se fosse un criminale colto in flagrante. Se la notte, nonostante la luce prodotta dagli incanti, poteva anche solo un po' nascondere questo scempio che si sta ancora compiendo, la luce del sole, come verità eterna, illumina ogni cosa, facendola sembrare inutile e sudicia. Mostra le ombre delle incrostature di sangue sui tessuti e sui metalli. Il sudore di alcuni cui è stato tolto l'elmo brilla, sul volto di alcuni si vedono lacrime di fatica e di sforzo.

Il cuore di Brandil sembra stringersi, come se stesse implodendo, ma non lo fa, continua a battere talmente veloce da poter uscire fuori dal petto e cominciare a galoppare lontano.

Il ragazzo getta un'occhiata in giro: da dove escono i nemici? Sembrano non finire mai, poco a poco ritornano riposati, mentre loro, oh, loro sembrano morire come se li stessero falciando di netto. Brandil cade in ginocchio, si gira per vedere in cosa è inciampato. Incontra una bocca spalancata. E' una testa.

Il ragazzo schiude le labbra, aggrottando le sopracciglia. Può ancora vedere la carne uscire dal capo mozzato. Si gira per il disgusto: non sa nemmeno se era fra i suoi o no.

Si guarda ancora intorno, vede alcuni fra i suoi compagni tornare indietro, zoppicanti. Altri, quindi arrivano. E' un cambio continuo, costante e... quella è un'apertura? Brandil vede una strana ombra proiettata su un muro. Da quella fessura arrivano altri cinque nemici, mentre altri due escono dal campo di battaglia. Il ragazzo, come se fosse ipnotizzato, attacca, ma sembra non vedere gli avversari.

-Quindi è da lì che fuggite, bastardi!

Brandil sorride ironico. Non sa cosa ci sia da ridere, sa solo che, se riuscisse a portare i suoi compagni lì, allora la battaglia sarebbe potuta finire più in fretta. Abbatte un altro nemico, saetta fra gli avversari. Si gira e si rigira, taglia il braccio a uno degli altri, quello urla lasciando la spada e portandosi la mano alla parte monca. La lama lo coglie all'improvviso, netta, subito sotto al collo. Improvvisamente vede una spada che attraversa uno dei suoi compagni senza ferirlo.

-Cosa...?

Lo guarda bene. Non era uno dei cavalieri che erano stati evocati? Non è normale: anche se non possono morire, vengono almeno trafitti. L'avversario colpisce l'armatura davanti a sé più volte, urlando frustrato, finchè quel corpo davanti a lui comincia a diventare più un'ombra fino a scomparire del tutto. L'altro fissa di fronte a sé, toglie la visiera dell'elmo, sbarrando gli occhi. Brandil fa lo stesso. Poi capisce quello che è successo. Era scomparso e, come lui, alcuni degli altri cavalieri che stavano lì. Perchè? Perchè proprio durante la battaglia più dura in cui c'era tanto bisogno di più uomini? Il ragazzo si gira, si guarda intorno. Comincia, lentamente, a visionare ogni morto, finchè non lo trova.

-Cazzo...

Era uno dei Maghi del Tempo e sta fermo lì, immobile e silenzioso. Spiegato il mistero.

Brandil si rialza, giusto in tempo per riuscire a difendersi da un attacco a sorpresa, poi si gira, riguardando la fessura, in silenzio.

 

-Ho una brutta sensazione. Sento come se stessi andando incontro a qualcosa di terribile dove non dovrei andare.

Elanor alza lo sguardo, mentre si muovono velocemente verso la battaglia. Ma all'orizzonte ancora nessun segno di vita.

 

E' la fine del secondo giorno di battaglia. Il suo epicentro si è spostato più in là, più vicino all'accampamento nemico. Brandil riprende un attimo fiato. Dopo una brevissima paura in cui aveva raccolto intorno a sé tutti i compagni rimasti all'accampamento per riposarsi o guarirsi, li aveva guidati verso l'apertura ben nascosta che portava al campo nemico. Inutile dire che l'avevano tappato, così che nessuno potesse né entrare né uscire. Tuttavia gli altri, al di là della fessura, cominciano a faticare. I nemici sono tanti e non c'è più nessuno che può dare loro un cambio.

Brandil sospira pesantemente, mentre grida ad alcuni compagni di andare ad aiutare quelli dall'altra parte. Quelli annuiscono e obbediscono. Il ragazzo si getta su una tenda degli avversari: ruba un paio di medicinali trovati all'interno, brucia la stoffa. Uno sgradevole odore di fumo riempie l'aria satura. Improvvissamente un tuono rimbomba: comincerà presto a piovere. E questo non porterà altro che un'ulteriore tragedia. Brandil entra in un'altra tenda, accoltella un uomo trovato all'interno. Cerca un po' tra i cassetti e le carte. Nulla di interessante. Brucia anche quello, scompiglia. Non deve rimanere nulla che possa aiutare i nemici a riprendersi. Si sente quasi come se stesse mondando un pezzo di terreno, come se ci stesse strappando via le erbacce, ma in fondo sa perfettamente che non è così.

Continua a camminare, massacrando chiunque incontri che non sia un amico, un collega. Sente la prima goccia di pioggia cadere. Brutto segno. La seconda arriva poco dopo ed ecco che presto una pioggerellina si tramuta in uno scroscio che spegne le fiamme e inzuppa la terra, fa diventare scivoloso l'asfalto e fa desistere ogni soldato.

Per un attimo Brandil pensa sia un messaggio divino che forse, ma solo forse devono smetterla.

Ma è così divertente, addirittura, andare avanti e, per una volta, riuscire a dire “Io c'ero, io sono sopravvissuto”, che sia per forza, per fortuna o per codardia non ha alcun tipo di importanza.

Ma la bolla di sapone in cui il ragazzo si è rinchiuso scoppia producendo un rumore secco. Guarda di fronte a sé la ragazzina che ha appena trafitto scambiandola, in un istante, per un nemico. Lo fissa un attimo, lei, inclina la testa che poi cede: la morte è stata misericordiosa ed è giunta presto, per lei. No, si è sbagliato, non è divertente. Stringe l'elsa della spada nella propria mano, poi scuote la testa e sale su una cassa di legno. Prende fiato e... ma che pensa di fare? Non può fermarli, sarebbe la fine! Quindi scende ancora e grida ai suoi di dirigersi verso la tenda centrale, quella più grande. Allora porta il corpo della ragazza (ha la divisa, non era una militare, ma sicuramente stava lì per aiutare) vicino a una tenda e poi si incammina.

Sente i passi dei suoi compagni dietro di lui: lo seguono.

 

Quando Elanor arriva sul campo di battaglia, vede solo tanti morti e qualche soldato che, dietro una specie di improvvisata trincea, spara al nemico, anch'esso fermo, nascosto, lontano. La ragazza ordina a tutto il suo esercito di dare il cambio a quei valorosi soldati che avevano combattuto tutto quel tempo. Sente le lacrime pungerle. La pioggia era finita solo un'ora prima e adesso il cielo mostra l'alba del quarto giorno di battaglia. La Regina neanche sperava più di trovare ancora qualche suo soldato: quella desolata landa di morte non è solo popolata da ombre di spade ma, anzi, è ancora viva in una qualche maniera, anche se il suo battito sembra molto lento.

Elanor si avvicina a uno dei soldati.

-Siete solo voi?

-No, altri stanno avanti, laggiù.

La Regina guarda i suoi soldati. Fa cenno ad alcuni con la testa di passare di lato mentre con altri attacca frontalmente.

I nemici vedono solo delle persone che corrono e urlano, sentono polvere e la possibilità di vittoria che avevano scivola loro fra le mani.

 

Brandil quasi si sente svenire dalla felicità quando vede la loro Regina arrivare. Il giorno prima, altri avversari erano arrivati, chiamati in soccorso da quelli che avevano attaccato, e lui e i suoi compagni, ormai stremati, stanno perdendo. Ma ora c'è qualcuno a proteggerli, a dare loro il via per andarsene e riposare. Il ragazzo non vuole: vuole vedere la fine di quella battaglia da soldato attivo e non da ferito. Quindi lascia che i suoi compagni scorrano fra gli altri che, freschi, arrivano. La Regina sorride, grida di attaccare e tutti, esortati e rinvigoriti, correndo verso gli avversari, iniziano a combattere.

Brandil si sposta di lato, in modo da avere meno nemici intorno, mentre guarda la Regina e i suoi uomini più fidati combattere: alcuni di loro hanno una tecnica molto raffinata, anche se la sovrana in sé non è particolarmente brava. La vede mentre uccide un avversario, poi un altro: sarà scordinata e imprecisa, ma è davvero veloce e silenziosa. Improvvisamente la vede girare e colpire un uomo che stava attaccando uno dei loro compagni che, ferito, stava a terra. Sorride. Come si può non esserle fedele dopo tutto l'impegno che mette per salvarli?

 

Gli occhi di Elanor saettano da un punto all'altro del campo da battaglia. Il fango le impedisce lievemente i movimenti. Si sente fresca ed euforica, contenta per essere arrivata, in qualche maniera, in tempo: l'amarezza per la lunga assenza, per aver fatto attendere ben tre giorni prima del suo arrivo, piano piano scompare. Vede con la coda dell'occhio Richard passarle accanto velocemente, lo vede saltare su un barile e gettarsi addosso a un nemico, buttandolo a terra. Poi il ragazzo gli trafigge lo stomaco e passa oltre, cercando altri avversari da affrontare. Elanor può quasi sentirlo allontanarsi, mentre lei si dirige dalla parte opposta del campo, spianando il cammino di fronte a sé. Una lotta un po' più lunga e frenetica con un nemico la blocca, ma alla fine sfruttando l'evidente stanchezza dell'altro riesce a vincere.

La traversata di Elanor non ha alcun tipo di significato, non ha alcun tipo di logica. Ha soltanto il valore di farsi vedere da tutti mentre sta lì, in mezzo a loro, insieme ai suoi uomini, a lottare. Salta un corpo a terra, uccide un avversario e continua ancora a camminare per il campo. Non ha fretta e il turbamento che caratterizzava le sue prime battaglie sembra totalmente scomparso. Nonostante questo, ancora si vede la sua primitiva delicatezza nel dare un unico colpo tentando di non scempiare ulteriormente il corpo dell'avversario. E questo, lei lo sa, è giusto. Non che lo faccia volontariamente, ma le viene naturale.

Si volta ancora, evitando che la luce del sole le vada negli occhi. Sorride: finalmente, dopo mesi e mesi di clima freddo e cielo buio, il mondo sembra più chiaro ed etereo. Ormai neanche si ricordava com'è bello quando tutto è luminoso.

Elanor sobbalza, vedendo una lama sfrecciare nella sua direzione, si scansa, evita, colpisce un pochino alla cieca, sente un mugolio, ha colpito il nemico, per fortuna. C'è sempre qualcosa che la risveglia da quel momento quasi ipnotico in cui si perde in pensieri estranei alla situazione, c'è sempre qualcosa che la riporta sulla terra. Forse è meglio così. Scosta i capelli, ormai un po' ricresciuti, dal viso, colpendo ancora e ancora di fronte a sé. Poi si gira, tiene la spada con mano ferma mentre l'avversario, nell'impeto della rabbia, non si accorge del suo movimento improvviso e non fa in tempo a spostarsi per evitare la lama. Elanor lo lascia cadere dunque sul terreno.

Magor le passa davanti, correndo, imponente.

La Regina si sente protetta, circondata dai suoi amici e dai suoi uomini. Eppure c'è qualcosa che le va storto, come se ci fosse qualcosa che non dovrebbe stare lì. La sensazione che aveva avuto nei giorni di viaggio adesso è molto presente. Ma non sembra stiano perdendo. Sente il cuore batterle frenetico, il nervosismo cresce. Non è più tranquilla come prima. Cerca con lo sguardo Garret, tentando di trovare un minimo di sicurezza. Quindi comincia a muoversi ancora per il campo, stavolta più agitata. E' strano come il panico in lei sia sempre crescente. Non ha mai vissuto una situazione simile. Sente lo stomaco e i polmoni come se fossero stritolati e la tempia pulsa dalla tensione.

Cerca ancora il rosso. Non lo vede. Ah, no, eccolo lì, quelle sono le sue spalle. Il sollievo la fa sorridere, per un momento si prende gioco di se stessa, chiedendosi cosa le era preso. Ma è, appunto, solo per un attimo. Poi vede qualcosa spuntargli attraverso il corpo. Ferro.

Grida di sgomento e terrore, quasi vola verso il ragazzo che, a terra, sta respirando affannosamente con una mano subito sotto al petto, le dita appiccicose dal sangue. Elanor sente la rabbia offuscarle la vista, mentre improvvisamente tutto diventa leggero e impalpabile. Riesce a vedere il nemico, lui, voltarsi e fuggire. Tutto è lento. Non sente niente. Elanor si slancia all'inseguimento, che ha breve durata. Non sa neanche cosa stia facendo quando lo colpisce alla testa, facendolo cadere. Sa bene che è già morto, eppure il suo braccio si muove da solo, abbassandosi per dare molti più colpi al cadavere dell'avversario. In pochi secondi non si riconosce neanche più che un tempo era stato un essere umano tanto la carne è mutilata. Elanor è pallida, ma non si cura di quello che ha appena fatto, bensì si volta e corre verso Garret, ancora visibile in mezzo alla mischia.

-Garret!

La sua voce è acuta, tentennante. Lui la guarda, non dice niente. Elanor si china su di lui, poggiandolo sulla propria gamba e il proprio braccio cercando di tenerlo sollevato.

-Garret! Di' qualcosa!

-L... Lo... sape... vo...

La ragazza gli tiene una mano, guardandolo.

-N... Non dire così, vedrai, adesso ti porto via e...

-Non... servir... ebbe... a nu.... a nulla.

-Che dici?! Sei impazzito? Richard! Magor! Adesso li chiamo, forse mi sentiranno! Richard! Magor!

-Non... non rico... rdi?

-Cosa?

- “Il Falco... è stato abba... abbattuto”, no? Alla fine... Arianna e... Alessandro non... sbagliano mai.

Elanor sbarra gli occhi, capendo improvvisamente tutto il valore di quello che i due amici le avevano detto. Capisce anche il turbamento di Garret in seguito a quella profezia.

-Non mi hai detto nulla. Perchè?

Lui sorride. Ma sta perdendo troppo sangue, è già un miracolo che la stia ancora guardando.

-Richard! MAGOR! DOVE SIETE?

Sente la mano di Garret farsi sempre più fredda, vede il suo volto farsi sempre più bianco -lui che era sempre così abbronzato- e i suoi occhi cominciano a spegnersi.

-Garret! Resisti, ti prego!

-Ho tan... tanta... pa... u... ra...

Elanor vede una lacrima cadergli sul viso. Sa che è sua e non di Garret. Gli prende il viso, lo avvicina a quello dell'altro. Gli scalda le guance con il suo respiro caldo. Ma sente il suo corpo abbandonarsi sempre di più e, al contempo, diventare più rigido. Percepisce quasi un'ultima parola, sussurrata con le ultime forze rimaste e, Elanor si odia per questo, non è riuscita a coglierla.

Lo sente cedere.

La ragazza sente il respiro mozzarsi anche a lei. Per un attimo si sente come se anche la propria anima se ne stesse andando. Grida, urla. Non riesce a trattenere i singhiozzi -e le lacrime non scendono, non scendono!

A un certo punto sente un mugolio e, alzando gli occhi vuoti, vede Richard, pallido in viso, con le mani tremanti, le sopracciglia e le labbra distorte in un'espressione di orrore. Lei richina il viso, restando immobile, continuando ad abbracciare quel corpo morto. Non può lasciarlo andare insieme agli altri cadaveri, non può, deve tenerlo stretto a sé, non può permettere che finisca nella polvere e che sbatta il viso a terra, non...

-Mh...?

Sente qualcuno prendere il corpo. Richard si è chinato e, insieme a Magor che intanto era arrivato silenzioso, prendono Garret per le spalle e per le gambe.

Elanor li squadra malevola, si aggrappa, in un ultimo briciolo di speranza incredula poggia l'orecchio sul petto immobile del rosso, si macchia la faccia e i capelli di sangue -si sente male, si odia quando sente che lì dentro non c'è più nulla di vivo- sente un sapore ferroso in bocca, tenta di tenersi il corpo, ma Richard e Magor semplicemente lo portano via -sebbene abbiamo fatto il tutto con una delicatezza che non avevano mai utilizzato, a Elanor sembra che le abbiano strappato brutalmente qualcosa di importante. La ragazza tende la mano, le dita tremano e le membra vibrano. Non capisce, non riesce a comprendere. Tutto di lei si è spento.

Ricorda che Lui potrebbe ritornare.

Cosa? Cos'era quel vago ricordo che le ha per un attimo riscaldato l'anima? Ritornare? E come? Chi? E' tutto finito, è impossibile da riprendere. I morti sono morti. Garret non potrà mai tornare davvero in vita e, a quel punto, che senso avrebbe? Elanor sente il respiro farsi difficoltoso a quella consapevolezza, ma ecco che un nuovo ricordo le si affaccia al cuore. Le riempie il cuore di una estranea e folle euforia. Schiude le labbra, alza la testa, guarda il corpo di Garret che viene portato via, stringe i denti.

Il Graal ha grandi poteri, Elanor.

Poteri...

Potrebbe risuscitare una persona.

Resuscitare? Resuscitare! Il Graal, il Graal può, sì, sì, deve provarci, qualunque sia il prezzo.

Gli angoli della bocca di Elanor si alzano in un sorriso somigliante più a un ghigno, si mette una mano sul cuore.

-Garret... Per ora, credo di non poter permettere che tu riposi in pace.

Il suo ultimo briciolo di ragione sboccia in fiori già appassiti. Ride.


Piccione viaggiatore dell'autrice:

SIIII' SIIII', L'HO FINITO, NON CI POSSO CREDERE! E' DA MESI CHE QUESTO CAPITOLO MI STAVA MORENDO DAVANTI E FINALMENTE L'HO FINITO!

Ok, spero non sia uno schifo, soprattutto dopo tutti i mesi interi che vi ho fatto aspettare! Guardando il "lato positivo" adesso aggiornerò velocissimamente (una cosa tipo ogni due giorni XD) u_u

*evita frutta marcia, panche e oggetti contundenti*

Lo so che vi ho fatto aspettare troppo, ma, seriamente, per tutta una serie di incidenti questo capitolo l'ho scritto talmente tante volte che alla fine mi faceva venire la nausea solo al pensarci! E poi lo sapete che mi pesa il cu-che sono pigra u_u Dai, che la storia è quasi finita.

E NON MI UCCIDETE PER AVER UCCISO GARRET, AOH! E' tutto per un bene superio... *le arriva in testa un'incudine*

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (c'ho messo ore e ore a scriverlo e l'ho riscritto numerosissime volte!) e, che dire, al prossimo aggiornamento =)

Kiss

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Capitolo 32
*** Bitu (perenne, immortale) ***




Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Perenne, immortale” ed è collegato alla città in cui si svolge la battaglia qui descritta. Inoltre, può essere pensato insieme a un altro elemento all'interno del capitolo...

 

CAPITOLO TRENTADUE: BITU



Elanor respira profondamente, massaggiandosi la testa. Si mette una mano sul braccio stringendolo, mentre i capelli le scivolano davanti al viso. Appena terminata la battaglia avevano seppellito tutti i morti -tranne uno- e li avevano contati come al solito. Sono tantissimi, più di quanto fosse mai accaduto: una distesa infinita di lapidi improvvisate che gettano ombra deformi sul terreno distorto.

La Regina dà una pacca sulla spalla a Brandil, tentando di sorridere: era stato un ottimo soldato e Elanor aveva saputo che aveva anche guidato i soldati alla resistenza. Sarebbe stato premiato, in futuro, per il suo coraggio e per la sua forza. Forza che in questo momento Elanor sente distintamente di non avere.

-Sei stato bravo. Mi piacerebbe vederti in prima fila nei prossimi giorni.

Al ragazzo cominciano a brillare gli occhi. Quella frase aveva sottointeso un aumento di grado. Non avrebbe mai immaginato una cosa simile.

-Oh, sì, mia Signora. Non mancherò.

-Bene.

Lui le fa un inchino col capo, per poi allontanarsi salutandola. La ragazza sale su una cassa, guardando intorno a sé. Cosa ha fatto? Ha avuto un momento in cui non stava ragionando, un momento di vera e propria pazzia, ma ora che riesce a vedere tutto con una lucidità crudele, non riesce a fare a meno di pensare che, forse, non è la persona che crede di essere. O almeno, non quella che è abituata a conoscere.

Elanor guarda il cielo, tinto di un rosso sangue dal sapore metallico e crudele. Nella pianura si vedono i corpi dei soldati, a terra: la loro carne è ancora fresca, ancora trucidata da poco. Il viso della ragazza è sporco di fango. I capelli, già parzialmente ricresciuti, si muovono a un vento freddo. Eppure è quasi estate, ormai. Il cielo si fa scuro, poco a poco, passo per passo, vestendosi di un manto nero: in lutto. Elanor ha il viso dai tratti duri e forti: è cambiata, non è più un'adolescente di diciassette anni, è una donna, una regina. Lo sguardo, che riprende parte dell'inoccenza dell'infanzia, passa sui morti da cui il sangue sta smettendo di uscire. Vede Magor e Richard che portano un corpo coi capelli rossi dentro una tenda: il suo cadavere. Dio, non può credere di averlo pensato.

-Garret...

I due ragazzi cercano di rendere presentabile il morto, togliendogli lo sporco dal viso, pulendo la ferita. Elanor non ha il coraggio di avvicinarsi, non riesce a fare un passo. Si guarda intorno. I soldati sopravvissuti fissano con sguardo vuoto i propri piedi. Anche loro sono ridotti male. Qualcuno ha nelle iridi una scintilla di follia, qualcun altro non ha semplicemente niente. Elanor sospira. Perchè non se ne vanno? Perchè dovrebbero morire per un futuro che non ha speranza? Come lei potrebbe mai farli vivi, spronarli a combattere? Garret era speranza, lo era in carne ed ossa. Nessuno, nè Magor, nè Richard, nè Elanor, meritava più di lui quel domani per cui tanto combatteva. Garret e i suoi canti d'incoraggiamento, Garret che era sicuro della vittoria, Garret che amava accarezzarle i capelli. Il cuore fa male quando batte. Solo ora Elanor capisce il desiderio di morire. In guerra, in quella guerra senza onore nè gloria, essere ucciso può essere solo una liberazione, una speranza per fuggire alle lame delle spade, alle pallottole, ai raggi magici. Quest'ultima cosa sembra così stupida, banale. Non lo è.

-Garret...

La voce di Elanor non risponde più ai comandi del cervello. La voce interiore si è spenta, chiusa. Le sopracciglia le si stringono verso il centro in un'espressione di dolore che non può sfogare in lacrime. Ormai sono lacrime di sangue, che non escono dagli occhi, bensì dal cuore, dallo stomaco, dalle braccia e le gambe, dal viso, disperatamente da una ferita aperta. Elanor guarda ancora i soldati. Stanno fermi. Ancora. Immobili. Chiudono stancamente gli occhi, ma non cadranno nel sonno: troppa è la paura. Con che coraggio la seguono? La ragazza li fissa. Se fossero egoisti, traditori, sarebbero tutti fuggiti. Invece stanno lì, correndo verso qualcosa che verrà, per amore di quello continuano a combattere. L'amore è il primo concetto che una persona impara da bambino. Il mondo è fatto da chi ama. E' fatto da chi ama, da chi ha coraggio, da chi ha dei valori... non da chi è egoista o menefreghista. No... l'universo è pieno di guerra e da chi è fatta la guerra? Se gli uomini pensassero realmente a se stessi, non ci sarebbe nessuno a combattere. Ma... Cavolo, i soldati ci sono e sono lì! Elanor abbassa lo sguardo. Garret le avrebbe accarezzato i capelli, le avrebbe messo le mani sulle spalle e le avrebbe detto che tutto va bene e che avrebbe dovuto continuare. La realtà è che forse neanche lui ci credeva veramente. E' necessario. Non avrebbero mai potuto fare altrimenti. Ma, in quel posto dove l'essere umano viene ridotto a un misero pezzo di carne, Elanor come poteva pensare? Un prezzo così alto da pagare, un prezzo che avevano pagato tutti e che pagheranno tutti. Non c'è più niente in cui credere. Neanche nell'alba nuova, ancora lontana. Chi circonda la regina è molto più di quello che può sembrare, molto, troppo di più. La ragazza allora comincia a camminare nel campo di guerra. Il capo in alto, per non guardare i corpi a terra. Troppo il dolore. Cammina. Continua. Si toglie il mantello rosso, lungo. Si guarda intorno. Si avvicina a un corpo in particolare: quello di colui che aveva ucciso Garret, quello che lei stessa aveva massacrato. Lo copre col mantello. Non può perdonare, non può, ma può sempre impedire un ulteriore scempio di quel soldato da parte della natura.

-Ah...

La voce nella sua testa è ancora muta. Elanor chiude gli occhi. Chiama Richard e Magor. Li vede: sono stravolti.

-Chiamate Cathal.

-...

-Andate!

I due se ne vanno, ritornando con l'uomo che ha chiamato. Lei li ringrazia per poi far cenno di lasciarli soli. Cathal la guarda con seria curiosità e sorpresa: l'aveva chiamato rare volte, probabilmente per disagio che prova ancora quando è con lui.

-Ti devo parlare.

-Prego.

-Ecco, io... io...

Per un attimo sta in silenzio, poi comincia a piangere. Lentamente. Il sole tramonta ancora, ormai non si vede neanche più, ma la sua luce continua a illuminare il paesaggio sotto i loro occhi. Ironico.

 

Arianna scosta la stoffa dell'entrata della tenda. Appena aveva sentito della morte dell'amico era corsa a vederlo, credendo che fosse tutto uno scherzo di cattivo gusto. Ma quando l'aveva visto freddo, steso su un tavolo, quasi era svenuta. Si era guardata intorno, cercando qualcun altro oltre lei, ma solo Niniel, con gli occhi sbarrati e le mani tremanti, le aveva risposto che gli altri erano tornati ognuno nella propria tenda.

-Ri... Richard?

-Arianna, non entrare!

La ragazza sente che l'altro tira su col naso. Non lo vede. Lei fa un paio di altri passi.

-Stai ferma!

Si guarda intorno.

-Dove sei?

Non risponde. Arianna osserva attentamente tutta la tenda, finchè non vede un ciuffo dei suoi capelli neri.

-Sei dietro al tavolo?

-NO!

Lei gli si avvicina, andandogli davanti. Lui alza il capo. Ha gli occhi grandi e bagnati. Arianna gli si siede di fronte, continuando a guardarlo. Lui apre le labbra, sta per dire qualcosa, ma poi le richiude, abbassando la testa. Arianna sospira, tentando di non interrompere il silenzio che si era creato fra di loro. E' un silenzio triste e innaturale, eppure così intimo e caldo. La ragazza gli passa una mano intorno alla spalla, mentre con l'altra tenta di abbracciarlo goffamente.

-Io non so come sia potuto accadere.

Richard alza il viso, guardandola.

-Non so come sia successo. Non... non pensavo sarebbe mai capitato a nessuno di noi. Quasi non lo credevo possibile.

Negli occhi ha una strana luce vibrante e fioca, come le candele che stanno per spegnersi per il troppo vento.

-E lui era così bravo, così forte! Deve essere uno scherzo, non ci posso credere, deve essere così, solo uno scherzo di pessimo gusto.

-Ma...

-Sì, l'ho visto anche io. Sono stato io stesso a portarlo via e a pulirgli il viso, non è questo quello che voglio dire. Non so... se riesci a capire.

Arianna tira su col naso.

-Credo di capire.

Richard le osserva un attimo gli occhi e le labbra tremule, poi sorride tristemente.

-Allora puoi piangere anche tu, no?

Il viso della ragazza subito si trasfigura in una smorfia, mentre calde lacrime iniziano a scendere sul suo viso, cadendo dalle guance e dal mento per finire sul vestito. I singhiozzi le fanno tremare le spalle e le fanno chinare il capo, mentre con il dorso della mano tenta di nascondere alla vista dell'altro la sua espressione.

-S... Sembro un... una bambina... ma...

-No... non è vero...

Arianna sente un bacio sulla fronte, poi affonda il viso nella maglia dell'altro, il petto che si alza e si abbassa con una lentezza esasperante. Gli stringe i bordi del colletto tentando di smettere. Ma poi si accorge che anche Richard ha ricominciato, ma con meno enfasi. E' una tristezza più rara e matura, più silenziosa. E Arianna deve incassare il colpo: forse tra i due era sempre stata lei la bambina capricciosa. Gli passa una mano sul volto, tentando di cancellare le scie umide, si stringe un pochino di più. E' strano come si senta protetta così, in quella situazione, in quel momento. Sorride un attimo fra le lacrime, senza un vero motivo apparente, per poi posare la propria bocca sotto agli occhi -non sulle labbra, no, non era il caso- di Richard.

Si rende conto che quello è il momento che avrebbe condiviso finchè morte non li avrebbe separati.

 

Elanor posa la penna sul tavolo. Osserva con attenzione la lettera: aveva tentato di essere più delicata possibile.

-E' per mia sorella?

-Sì...

-Le hai scritto della mor...

-Sì.

Cathal si guarda un attimo le mani, attendendo pazientemente che Elanor chiuda la busta per inviarla. La ragazza chiama un messaggero e le dice di inviarla con qualunque mezzo disponibile ad Avalon.

-Hai fatto la scelta giusta, Elanor.

Lei sospira, chiudendo gli occhi.

-Non ne sono molto sicura. Da una parte sento che... che morirei se non usassi il Graal. Ma dall'altra, so che non è giusto nei confronti di tutti. Però...

La ragazza si gira verso l'uomo.

-Sto affrontando la cosa dal lato sbagliato? Non la sto guardando come dovrei? Non so cosa fare, non ne ho idea. Mi sento persa... non so neanche cosa fare adesso! Dovrei muovere verso Parigi, finalmente, oppure dovrei rimanere ancora ferma? E cosa succederebbe?

-...

-Lui sta ancora nella tenda, sta ancora lì. Non so come comportarmi. Non voglio seppellirlo, non voglio. Ma neanche voglio lasciarlo lì come se nulla fosse. Dovrei accettare gli eventi o combattere contro di loro?

Cathal non risponde. Elanor riprende con più enfasi.

-E se anche combattessi, vincerei? Ho tutto il mondo contro, adesso, tutto, neanche i miei soldati mi dovrebbero accogliere come loro regina. Che comandante sono? Che comandante sono, ora? Non...

Riprende fiato, chiudendo ancora gli occhi e girandosi verso il tavolo.

-Non ho più nessuno da perdere e allo stesso tempo ho tantissime vite sulle spalle. Odio, odio tutto questo, odio tutto quanto. Potrei dire di odiare anche questa spada!

Elanor tira fuori Excalibur, buttandola sul tavolo.

-Non la voglio.

-Davvero?

Lei prende profondi respiri.

-Davvero, Elanor?

-No... la realtà è che... non posso più tornare indietro...

La ragazza si rigira. Lo stomaco è leggero e il cuore sembra morto dentro al petto. Sente freddo e ogni capello che le cade sul viso le dà fastidio come mai prima d'ora. Riprende la spada e la rinfodera.

-Ma... rimane il fatto che io non volevo tutto questo.

-Ma era tuo destino, no?

Elanor indurisce lo sguardo.

-Come era destino che finisse così.

-Destino? Tsè. Chiamalo come ti pare. Io la chiamo illusione, tu chiamalo destino o Provvidenza. Vediamo chi ha ragione.

Esce, mentre Cathal sorride lievemente. Non è vero che lei non crede più in quello che sta facendo e, se non le sue parole, almeno la sua giustizia verrà ricompensata.

 

Elanor guarda sorridendo la lettera che le era arrivata dal Regno Unito: l'intero sud era stato finalmente interamente riconquistato. C'erano state numerose perdite, ma... ma alla fine tutto era andato per il meglio. La Regina guarda verso l'alto: il cielo si era un pochino schiarito dopo gli ultimi giorni di buio. Era quasi una settimana che stavano riposando. Dopo la... dopo la... battaglia (la morte) erano stati tre giorni fermi, poi avevano riconquistato Parigi -altri due giorni di guerra- e, dopo diversi soli e diverse lune finalmente qualcosa si stava muovendo.

Elanor getta un'occhiata alla tenda dove ancora riposa il corpo di Garret. La lettera di risposta di Clio non è mai arrivata.

-Mia Signora?

-Sì Brandil?

-Antonio è pronto.

-Ah! Sì... sì, arrivo subito.

La ragazza entra nella tenda, posando un bacio sulla fronte del ragazzo freddo e pallido.

-Finalmente vedremo la fine, Garret.

Elanor esce ancora, andando verso il luogo dove il Mago del Tempo italiano alloggia. La Regina si era subito accorta che era uno dei più forti e il fatto che sia sopravvissuto, al contrario di alcuni suoi compagni, dimostra che è anche fortunato. E non solo. Utile. Questa è la parola più esatta in questo momento. Utile.

Elanor non ha dimenticato l'affronto di Mordred, non ha dimenticato che le ha preso l'Italia da nord a sud, intera; non ha dimenticato che ha messo il suo stemma su ogni punto più alto di Roma, da San Pietro fino all'Altare della Patria per poi passare al Colosseo e alle varie basiliche sparse per la città.

La Regina entra, vedendo Antonio piegato e concentrato. Pierre sta al suo lato, tentando di capirci qualcosa.

-Quindi state già organizzando.

-Sì. Abbiamo già provato diverse volte, ma senza un esercito...

-Da dove sono arrivari i nemici?

-Sia dal nord che dal sud: ci hanno praticamente circondati. E' stato impossibile fuggire loro.

Elanor si avvicina un po'.

-La Regina è qui.

-Voglio parlare con lei.

Antonio fa un cenno alla ragazza, che si piega verso l'aggeggio di metallo su cui stava prima il Mago.

-Mmmmh... sì?

-Mia Signora, qui è Lorenzo Damiani, sono nascosto in una delle catacombe di Roma insieme a molti miei compagni. I nemici hanno conquistato l'intero paese senza incontrare grandi difficoltà e lo stesso Mordred adesso risiede qui. Se riusciste a passare tutti, potrebbe essere la battaglia finale.

-Finale?

-Esatto. Come ho detto, abbiamo provato molte volte a ribellarci, ma con scarsi risultati. Non abbiamo un esercito, siamo in pochi e ognuno fa per testa sua: non c'è nessuno che ci dica cosa dobbiamo fare. Inoltre i contatti con quasi tutto il resto del mondo sono stati troncati. Signora, chiediamo il vostro aiuto per...

-Accordato, basta che mi dici come possiamo arrivare lì.

L'uomo guarda un po' verso l'angolo dello schermo: ci deve essere un suo compagno lì dietro.

-Noi avremmo un'idea... Tuttavia non sappiamo quanto sia possibile. Ci sono spie e soldati sparsi per tutta Italia e non sappiamo la loro precisa posizione. E' impossibile passare fino a qui senza essere beccati. Però, in realtà, ci sarebbe un'alternativa.

-Sono pronta a correre il rischio.

-Vede, qua siamo in cinquanta circa e, teoricamente, potremmo riuscire ad aprire un portale abbastanza grande per farvi passare tutti.

-Cosa dobbiamo fare, dunque?

-Bene. Innanzitutto domani, alle 11:30, quando non ci sono i turni di guardia da queste parti, create un cerchio per terra, non importa come, basta sia un cerchio delle misure che stiamo mandando adesso. Quindi, all'ora detta, entratevi tutti quanti, oppure dividetevi in due gruppi i più numerosi possibili. Non dovete fare null'altro. Al resto ci penseremo noi.

-Ok. Eseguirò le istruzioni alla lettera.

-Bene. Vi aspettiamo. Domani, alle 11:30 precise.

Elanor annuisce, poi cambiano l'orario segnato dagli orologi per renderli uguali secondo per secondo.

-Domani, Roma sarà nostra.

-Mia Signora, saremo al vostro servizio.

La comunicazione si interrompe. Elanor si siede, massaggiandosi il capo. Arianna è arrivata dietro di lei. Richard e Magor le stanno accanto. La Regina si gira e li guarda, poi si alza e, scosse le spalle, parla loro.

-Signori, domani combatteremo.

 

Elanor si guarda intorno. Sono riusciti a far entrare tutti nello stesso cerchio. Non si sono potuti portare armi più pesanti e ingombranti, però hanno tutto il necessario per vincere. La ragazza guarda l'orario, mentre si stringe contro i suoi uomini. Chissà perchè proprio un cerchio. Inoltre, quelle misure non sono neanche di un vero e proprio cerchio, ma più di una specie di leggera ellissi. Le sono familiari, ma... non si ricorda proprio dove le ha già viste. Una ricerca di scuola -oh, quanto le manca!- e il computer che non si decideva ad aprire la pagina, la stampante contro di lei e un'interrogazione per cui studiare. Ma non si ricorda neanche lontanamente l'argomento.

11:29

-Uomini, pronti!

L'attesa è snervante. Ogni secondo sembra durare un anno. Sente qualcuno tossire nel silenzio da dietro di lei, Niniel accanto a lei stringe la spada. Improvvisamente vede il cerchio a terra illuminarsi.

11:30

Elanor chiude gli occhi e trattiene il fiato, mentre sente la testa girarle e il terreno staccarsi dai suoi piedi. Il teletrasporto dura un pochino di più del normale, se ne accorge, ma alla fine sente dell'aria calda sul viso e dei rumori le arrivano alle orecchie. Apre gli occhi. L'esercito si sta già sparpagliando. Si guarda intorno. Ma quello è...

-Mi hanno... trasportato... attraverso il Colosseo?

Anche il Colosseo stesso era un portale, quando era intero.

In effetti è coperto da una patina di uno strano colore luminoso. La ragazza si gira. Dei maghi tolgono le mani dal monumento, sospirando come se si fossero liberati di un grande peso: deve essere stata una bella fatica per loro perchè, oltre a trasportarli, per farlo dovevano far riprendere attraverso mura e statue fatte di pura magia la forma originale del luogo!

Qualcosa le sfiora l'orecchio. Nemici? Sì, eccoli lì, non molto più in là, rallentati a malapena da altri maghi. Elanor sfila la spada, alzandola verso il cielo.

-All'attacco!

I suoi cominciano a correre e a sparpagliarsi per le strade e i viottoli -uno inciampa su un san pietrino e se non fosse per l'occasione il fatto sarebbe anche divertente- mentre Elanor si guarda intorno, cercando di farsi strada.

-Mordred...

Dov'è? Deve essere lì: che comandante sarebbe se non stesse lì insieme ai suoi uomini? Lo sa che c'è: lo sente fino alle viscere. Sembra non esserci nessuno per le strade tranne loro. Probabilmente si sono tutti nascosti. I vari maghi si rifugiano in palazzi alti, tentando di colpire dall'alto.

Elanor passa da nemico a nemico. Vede con la coda dell'occhio Cathal che si getta su qualcuno: è sempre stato bravo con la sua arma. Il sangue comincia a colare sull'asfalto e a spruzzarsi sui muri. Dopo tanti anni Roma è nuovamente spettatrice di un massacro. Elanor svia per un viottolo che sa portare un pochino più lontano dal centro vero e proprio della battaglia. Attraversa, passa, ma incontra solo fanti comuni. La delusione e la rabbia si fanno crescenti dentro di lei. E' frustrata. Deve finire tutto quel giorno, lo sforzo avrebbe reso loro la vittoria. Improvvisamente vede un paio di traverse più in là, un uomo vestito diversamente dagli altri: sembra come se fosse una guardia del corpo, un soldato adibito al controllo del...

-Ti ho trovato!

La ragazza comincia a correre, ma quando arriva, ucciso l'avversario, non c'è nessuno.

-Deve essere per forza da queste parti.

Altri dei suoi combattono nella piazza vicino con dei nemici: ne sente il cozzare delle spade. Elanor guarda a destra e a sinistra, decidendo di tornare indietro. Ripercorre le stradine per cui tante volte aveva passeggiato, ritornando al punto di partenza. Si gira, comincia a salire -non si è mai ricordata come si chiama quel giardino vicino al Colosseo, diamine, e, a dirla tutta, tra un po' neanche si ricordava che esisteva- mentre la polvere le macchia i vestiti, l'armatura e la pelle. Osserva dall'alto: ogni via brulica di soldati, amici e nemici.

Dov'è quel maledetto?

Elanor riscende, vede Richard fare un salto, evitando un colpo. Evita il più possibile il contatto diretto, corre e corre ancora. Un gruppo di nemici la assale, li batte, passa oltre. Non può perdere tempo, deve finire tutto velocemente e con meno vittime possibili. Belle parole, ma già un'ora è passata e lei neanche se n'è accorta.

Elanor entra in una chiesa, cerca, non c'è nessuno. Riesce, entra in un'altra e cerca nuovamente: due bambini stanno nascosti sotto una panca. Li porta in un luogo più sicuro, poi ricomincia la sua corsa disperata verso il nemico principale. Il sole è sempre più alto e la ragazza sente il sudore colarle sotto ogni strato di protezione. Sa che sarà disgustoso, dopo, con tutta quella polvere, ma non importa, non in questo momento.

Scuote la testa, girandosi intorno. I suoi sono arrivati fino a lì. Il Tevere li osserva tuttaltro che placido, grande e grigio, mentre l'isola Tiberina un po' più in là sembra isolata dal resto del mondo. Non c'è nessuno, a parte militari. Elanor corre ancora, una cartaccia portata probabilmente da un rarissimo sbuffo di vento quasi le arriva in faccia, poi si ferma. Li ha visti, è sicura. Si gira. Mordred sta lì, a qualche metro di distanza, in piedi, tranquillo, come se nulla fosse.

La sta sottovalutando?

La Regina si avvicina con più calma, cercando di riprendere fiato.

-Finalmente ci incontriamo, Elanor. Non vedevo l'ora di conoscerti.

L'uomo impugna ancora più saldamente la spada. Non ha quasi alcuna difesa e il suo viso è scoperto e senza elmo. E' un uomo molto bello.

-La nostra carissima discendente che tanto si aspettava!

Idiota.

-Ma che stai dicendo? Combattiamo o vuoi rimanere lì come se nulla fosse? Non ignorarmi, Mordred.

-Oh, non lo sto facendo.

L'altro fa roteare la spada.

-Farò piano, ragazzina.

-Oh, che premura.

Mordred ride, prima di gettarsi sopra di lei. Elanor evita il colpo, tentando di contraccambiare l'attacco, che viene a sua volta scansato.

-Che ironica la bimbetta. Molto divertente.

La ragazza prova ancora ad affondare, con l'unico effetto di trovarsi con le spalle rivolte al nemico. Si gira in fretta, giusto in tempo. Mordred sorride, mentre si rialza avvicinandosi piano a lei. Elanor capisce che la sta prendendo molto più seriamente di quello che vuole dare a vedere. I suoi movimenti sono eleganti e studiati e anche quella lentezza non è altro che un mezzo per confonderla. Ma lei non può abbassare la guardia.

Attacca, il suo colpo viene evitato, si sente gettata a terra, la lama dell'altro le sta alla gola. Elanor gli dà un calcio e la fermezza di Mordred cede per un attimo, abbastanza lungo per permettere alla ragazza di fuggire. Lui sorride ancora, provando un affondo, ma Elanor si alza velocemente e prova a sua volta a colpirlo dietro la schiena. Nulla. Mordred la guarda, per poi afferrarle una mano con la propria e tirarla contro la propria lama. Scorretto, sleale. E inefficace, considerando che Elanor riesce a evitare nuovamente, più per fortuna che per altro, e gli procura un graffio.

-Tsè.

Lui la sbatte ancora a terra. La testa di Elanor fa male. Le salta addosso, tentando di trafiggerle la gola, ma ecco che la Regina si sposta e para, difesa, non attacco. Poi, con un lampo di forza, lo fa cadere al lato, ma fa giusto in tempo a rimettersi in posizione che l'altro già sta facendo un altro affondo. Evita. Para. Evita. Attacca. Non c'è null'altro da fare, se non provare a sconfiggere l'altro.

Il mondo sembra silenzioso intorno a loro e invece la battaglia si sta man mano spostando nella loro direzione. Elanor cade sulle ginocchia, digrigna i denti e poi mentre si muove rapidamente sente la lama di Mordred tagliarle una guancia. C'era quasi. Lei si allontana un po', tentando di limitare il contatto corporeo, ma lui le sta già davanti ad attenderla: è veloce, come ogni sua mossa, come ogni suo esercito. Lui prova ancora ad attaccarla. Parata. Questa volta il movimento era un pochino più sgraziato. Elanor tenta di colpirlo, ma lui si sposta. Prova ancora, ma è ancora un buco nell'acqua. Riprova. Lui le colpisce un braccio, stavolta in pieno. La ragazza si porta una mano alla ferita sanguinante, provando a fuggire nuovamente alla lotta corpo a corpo, ma ancora le sue speranze non si avverano.

Prova ad attaccare, disperatamente, senza un qualche scopo preciso, ed è un nuovo buco nell'acqua. Intanto sente alcuni soldati arrivare dove sono loro.

E chi può, conta la terza ora di battaglia.

-Sei brava, bimbetta, ma non abbastanza forse, eh?

-Che vuoi dire?

Elanor sente un lieve capogiro, forse dovuto alla perdita di sangue, mentre Mordred l'attacca ancora.

-Voglio dire, senza il cagnolino alle spalle non sei tanto sicura di te stessa.

-C... “cagnolino”?

-Ma sì, quello lì, quello che si poteva pretendere fosse il discendente diretto di Merlin. Ho saputo che è passato all'aldilà.

La ragazza si blocca improvvisamente. Come lo sa? Mordred la butta a terra, le si china davanti, avvicinando i loro visi. Elanor ormai non ha più l'elmo, quando lui la guarda negli occhi.

-Sta crepando all'inferno, spero.

Elanor gli dà un pugno in faccia, prima di rialzarsi e tentare di conficcargli la spada sul petto. Ma lui è già andato un pochino più in là, abbastanza da non essere colpito.

-Ti sei arrabbiata? Ahahah, non ci posso credere.

Lei stringe le dita intorno all'elsa, poi si getta ancora con odio contro l'avversario, colpendo ripetutamente con il braccio sano. E' un attimo, poi Mordred si tocca il fianco. Del sangue gli cola fra le dita. Lui lo guarda un attimo, costernato, poi alza lo sguardo. La insulta mentre con il piede la colpisce allo stomaco, facendola tentennare, poi colpisce la spada con la propria, facendole perdere l'equilibrio.

-Come...?

Elanor vede la lama del nemico alzarsi. E' la fine, è la fine, non può non esserlo. Chiude gli occhi, ma non sente niente. Nessun dolore, niente. Quando li riapre, vede che Magor ha fermato l'arma dell'altro. Lei sorride, grata all'amico per averla salvata.

Mordred lo guarda, poi guarda lei a terra. Alza il viso, come se avesse sentito qualcosa. Sbuffa.

-Beh, mi sono stancato di giocherellare con voi...

-Cosa?

-Ciao ciao!

Elanor sbatte le ciglia e in un attimo non lo vede più.

-Cosa? Ma dov'è?

-E'... scappato?

-Come sarebbe a dire?

Magor la guarda.

-Beh, è meglio andare.

La ragazza si rialza, poi tornando un pochino indietro, lasciandosi il Tevere grigio alle spalle.

La quarta ora è vicina.

 

Sentono le campane di San Pietro suonare quando si accorgono che non hanno più nemici da affrontare. La luce del sole ormai si sta spegnendo e i soldati ridono sollevati.

Non sanno che Mordred li osserva dall'alto.

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Capitolo 33
*** Loudinos (guida, comando) ***


Guida ai capitoli:

Il titolo del capitolo significa “Guida, comando”.

Il fiume Camel è un fiume della Cornovaglia e, secondo alcuni, è il luogo dove si sarebbe svolta la battaglia in cui Mordred e Arthur si ferirono a vicenda.

 

CAPITOLO TRENTATRE: LOUDINOS



Richard si siede sulle scale, alle spalle l'acqua cade velocemente. Le fontane hanno ricominciato a funzionare e la luce soffusa del tramonto illumina i tetti della Caput Mundi. Il ragazzo si sistema, cercando di mettersi comodo. Dà un calcio a un sassolino portato lì da chissà dove. L'aria è immobile e soffocante: il caldo deve essere arrivato molto velocemente lì. Dei bambini corrono da una parte e l'altra della piazza. La Regina li aveva fatti sistemare velocemente, per poi andare a scovare tutti i soldati nemici rimasti. Era entrata in ogni chiesa e in ogni catacomba, dentro ogni singolo monumento e chi trovava classificava se erano amici o meno e li affidava al giusto soldato, portandolo insieme ai compagni di una o dell'altra fazione. Avevano interrogato fino allo svenimento e, appena finito, anche Elanor era quasi caduta a terra dalla stanchezza di quei giorni.

Mordred si era spostato a Nord, mentre al Sud già si erano mobilitati gli abitanti per combattere da se stessi, riuscendoci in parte, eliminando per lo meno i punti più deboli e di incrocio, in cui passavano le carovane per i viveri. E l'esercito italiano? Quello stava combattendo sulle coste dell'est -il destino delle Marche era ancora incerto.

Richard si alza, stiracchiandosi, la spada sempre al suo fianco. Guarda il cielo: non aveva mai neanche desiderato andare in questa città. Non gli importava. Eppure in questo momento gli sembra il posto più importante del mondo, non tanto per quello che sta vedendo quanto per quello che vi ha vissuto e quello che ha rappresentato in quelle poche ore di battaglia. La forza, il vigore con cui i nemici erano stati battuti era stato impressionante. Anche se il mago italiano con cui aveva combattuto per un po' contro gli stessi avversari faceva di testa sua.

-È bella, vero?

-Cosa?

Arianna si avvicina un pochino, sorridendo.

-Alessandro è quasi guarito totalmente: sono sicura che combatterà la prossima volta.

Richard inghiotte un po' di saliva.

-Glielo avete detto?

La ragazza si incupisce.

-Sì... Niniel ha provveduto...

-Come ha reagito?

-Conosci Ale. Si è alzato improvvisamente facendo sanguinare ancora la ferita che ormai si era quasi cicatrizzata. Ora è arrabbiato con me per non averlo avvertito prima. Ha voluto sapere dove era stato seppellito e con che rito. Quando gli ho detto che Niniel ha fatto al suo corpo su ordine di Elanor un incanto per mantenerlo esattamente così com'era, si è arrabbiato ancora di più. Ma non poteva fare più di tanto. Si è fatto male, adesso.

-C'era da aspettarselo...

Arianna annuisce. Richard la guarda un attimo, vergognando i dello spettacolo che aveva dato di sè qualche giorno prima. Non doveva piangere così. La ragazza si guarda intorno lievemente imbarazzata. Si guarda le mani, contorcendole e girando i pollici. Poi si illumina: le è venuta un'idea.

-Vieni con me! Ti faccio vedere una cosa.

-Cosa?

Lui sente la mano venire presa dalla ragazza. La segue per le vie quasi deserte: sì, è proprio un bel posto, Roma.

 

Elanor fa una freccia a Roma fino a Pisa, mentre Magor sistema delle puntine su una cartina cui sono legati dei fili rossi e blu. Alessandro è seduto poco lontano. Dalla scollatura della maglia si possono intravedere delle fasciature che devono essere cambiate.

-Quindi torniamo in Francia?

-Sì, ma non passiamo per il portale: ci andiamo a piedi. Così ci riprenderemo anche il resto d'Italia.

-Ma hai idea di quanto ci metteremo?

-Giorni e giorni, probabilmente, ma non importa. È meglio così. Ricapitoliamo. Abbiamo riconquistato il Nord e il Sud Est della Francia, l'Italia centrale, l'Inghilterra Meridionale. Mordred ha ancora l'Italia del Nord, il resto della Francia, parte della Spagna e l'Islanda. Ah, e parte del Regno Unito! Dunque... Dove sarà il nucleo centrale dell'esercito?

-Dov'è Mordred.

-Sinceramente quello di qualche giorno fa non mi sembrava un grande esercito. E per fortuna, visto che neanche il nostro è grande. Ma se noi riuscissimo a capire dove sta...

Elanor guarda in alto, riflettendo intensamente. Non sa nemmeno perchè l'ultima volta l'ha lasciata andare. Ma lei ha ben capito che lui è molto più bravo di lei.

-Ma dove può trovarsi? Tutto il nostro esercito conta diecimila uomini e...

-Un drago.

-Che?

-Un drago!

La ragazza salta in aria.

-Drago?

Alessandro la guarda.

-Beh, sì! Hai mai sentito parlare di Guglielmo il Cieco?

-Chi?

-Guglielmo il Cie... Scusa, ma ormai sei nel "nostro mondo" da un po' e non hai mai sentito parlare di questo tizio?

Elanor scuote la testa.

-Beh, è un mago molto potente che vive in Abruzzo, a... Tagliacozzo, credo. Sì.

Magor guarda una lettera.

-Già.

-In ogni caso, è cieco, ovviamente, ed è un grandissimo domatore di draghi. Ma ecco, era da un po' che non si faceva più sentire in giro. Sembra che non abbia tutte le rotelle a posto.

-Vuoi dire "sembrava che non avesse": ha dimostrato che la cosa su cui ha studiato per anni è vera!

-Per me uno che si acceca solo per poter sentire meglio l'aura dei draghi non ha comunque tutto a posto, Magor. In ogni caso, ha risvegliato il drago di pietra e ora abbiamo anche lui.

Elanor annuisce.

-E dov'era questo drago?

-Oh, era una montagna...

La ragazza sobbalza.

-Che?

-È un drago di pietra o no? Era una montagna perchè stava dormendo da anni e quindi il suo dorso si era riempito di cespugli e alberi! Però, a quanto pare, sono bastate le nostre battaglie a risvegliarlo.

-Qualcuno si è fatto male?

-No... Certo, è rimasta distrutta una cittadina che aveva avuto la sfortuna di essere costruita proprio lì sopra, ma a parte questo, considerando che Guglielmo aveva già fatto evacuare tutti, nessun ferito, nessun morto.

La ragazza sospira di sollievo: almeno nessuno ci aveva rimesso la vita. Intanto entra uno dei suoi soldati, portando notizie da Avalon. Cathal, dietro di lui, ha il corpo di Garret in braccio coperto da un lenzuolo. Elanor impallidisce.

-Cosa fai? Dove lo porti?

-Lo porto a Stonehenge.

-Cosa? Perchè?

-E' lì che deve essere seppellito.

-Ma... Ma... No, non puoi farlo!

Il soldato fa un passo avanti.

-Se mi permettete, signora, la Dama ha chiesto che questo venga fatto e...

-Non mi interessa! Non si può e basta. Cathal, ti ordino di posarlo.

-Non puoi trasportarlo con te per sempre!

-Sì che posso!

-No, non puoi. Gli devi dare una degna sepoltura e...

-Non voglio seppellirlo, che pensi? Forza, riportalo nella sua tenda.

Il soldato, vedendo il volto furente della ragazza, si inchina quasi fuggendo da lì. Cathal sospira profondamente, tentando di mantenere la calma.

-Accetta la verità, Elanor. Il fatto che tu abbia deciso di non utilizzare il Graal non implica che tu anche così, tentando in qualche maniera di fare come se fosse ancora vivo tenendo la sua tenda in ordine e tenendo lo dentro, non stia facendo qualcosa di sbagliato.

La ragazza apre le labbra per dire qualcosa, ma Cathal si gira ignorando totalmente le sue proteste.

-Almeno fallo portare da me! Domani ripartiremo per la Francia e a quel punto e solo a quel punto lo riporteremo su... Ti prego...

L'uomo si ferma subito prima di varcare la soglia della tenda. Sembra riflettere un attimo.

-Va bene, ma non rallentare mai marcia. Fai in fretta.

-Sì...

Elanor si risiede, passandosi le mani sui capelli in maniera nervosa, mentre Cathal esce per riposare il corpo del nipote a quello che, secondo la Regina, è il suo giusto posto.

 

Morgana manda in frantumi un tavolo.

-Cosa stai combinando?

Mordred sospira, guardando fuori la parte di Francia ancora ai suoi piedi.

-Perchè ti sei lasciato sfuggire Roma? Perchè? Era importante, maledizione! Dobbiamo avere l'Italia, cosa, non lo capisci?

-Lo capisco, madre.

La donna si siede con la rabbia che sprizza da ogni poro della sua pelle.

-Quel paese è slanciato verso il Mediterraneo: è una catapulta verso il resto del mondo! Come è possibile che non te ne renda conto? Almeno potevi tentare di tenersi il Sud, almeno la Sicilia!

Morgana indica un uomo legato a un palo.

-Invece ti sei lasciato battere da una mandria di bifolchi come questo qui!

-Ehi!

La donna gli lancia un incantesimo e l'uomo si contorce in una smorfia di dolore e patimento.

-E questo qui quando gli tagliamo la lingua? Eh? Quanto mi fa infuriare quando comincia a borbottare in quella sua strana lingua!

-E' l'italiano, madre.

-Chiamalo come ti pare: per me può anche essere ostrogoto, non mi importa. Basta che muoia.

-Lo dobbiamo tenere come ostaggio visto che era uno dei membri più importanti della rivolta di Palermo.

Morgana quasi ringhia, mentre si avvicina al figlio.

-A me sembra che a te non importi nulla di tutto questo! A me sembra che a te importi solo fare il tuo comodo e divertirti con i soldatini. Non eri così secoli fa! Adesso non solo non ti preoccupi di tenerti ben salde le tue terre, ma neanche sembra preoccuparti troppo delle rivolte. Quante ce ne sono, eh? Vediamo. Palermo, Bari, e tante altre città di cui non conosco neanche il nome.

Mordred si passa una mano fra i capelli, sospirando: in effetti non è neanche lui più tanto sicuro di quello che sta facendo.

-Inoltre mi vuoi spiegare perchè diamine sei fuggito? Potevi ucciderla tranquillamente lì!

-Il mio esercito si stava ritirando...

-Fandonie! Mi stai prendendo in giro, forse? Forse pensi che io non sappia qual è il tuo scopo? Stupido figlio, come puoi anche solo immaginare che io non conosca tutto quello che succede in questa guerra?

Morgana scaraventa un tavolo, irata.

-Lo so cosa importa a te, lo so: vuoi divertirti e ucciderla nello stesso punto dove avevi ucciso il Re secoli fa, non è così?

Mordred non risponde.

-E' la tua stupida e insensata ossessione per il passato: non ti ho fatto sopravvivere per nulla. Ma la mia pazienza ha un limite, oh. E adesso, tu eseguirai alla lettera quello che ti dirò.

Il ragazzo sospira, guardando la madre furente.

-Dimmi.

-Tentare di rapire il Mago del Tempo africano, che era il tuo scopo, non è servito a nulla: non ci ha dato alcuna informazione e abbiamo perso uomini nella battaglia. Ma c'è un'altra forza ben più potente. Un cimelio, un cimelio che attualmente sta ad Avalon ma che domani verrà portato all'infuori.

-Cimelio...? Vuoi dire...?

-Esatto, figlio, esatto. Ci darà la forza necessaria.

-Non possiamo usare il potere di una reliquia cristiana: non funzionerà!

-No, il Graal, il Graal è la nostra unica via. Quegli idioti dei cristiani non si accorgeranno di nulla. O almeno, non finchè non li sgozzeremo tutti.

-Madre!

Morgana guarda il figlio, che sembra quasi rimproverarla.

-Sono io quello legato al passato? La vuoi piantare con questo odio?

-Mai. Hanno tentato di mettermi a rogo come strega...

Mordred si mette a ridere.

-Ma sei una strega!

-Fata, figlio, fata, quante volte te lo dovrò dire?

Il ragazzo scuote la testa divertito dalla testardaggine della madre.

-Oh, ma io li ucciderò tutti.

-Sono milioni in tutto il mondo: dubito che riuscirai a ucciderli tutti.

-Allora li farò convertire. Sai che ci vuole: con un po' di sane torture si può fare di tutto con la fede di una persona.

-Se lo pensi tu.

Mordred sospira, continuando a guardare le carte che stanno tra le sue mani. Morgana si guarda allo specchio, sistemandosi i capelli e tentando di darsi un contegno dall'arrabbiatura di prima, poi prende lo scettro per la guida dei soldati e, gettato un altro incantesimo sul prigioniero, esce, lasciando il figlio a cerchiare il luogo eletto per la battaglia finale: il fiume Camel, Cornovaglia.

 

Elanor scende dal carro, guardando in alto. Ci avevano messo mesi ad arrivare vicino alle Alpi e ora eccole lì, in tutta la loro altezza. Il vento freddo le sferza il viso e il ghiaccio sotto ai suoi piedi scricchiola in maniera quasi inquietante. I soldati si bloccano dietro di lei. La Regina guarda ancora le montagne per poi girarsi e osservare i suoi uomini: saranno troppo pesanti per andare oltre le montagne?

-Cosa facciamo?

Cathal e Magor la osservano attentamente, il primo particolarmente innervosito per il tempo impiegato per arrivare fino a laggiù.

-Ci accampiamo qui: sta per scendere la notte.

I due danno la notizia agli uomini che sospirano sollevati. Elanor li guarda tutti. Vede Soledad trotterellare dietro a Magor, tutta sorridente. Alessandro si sgranchisce le braccia: non ha più bisogno della fasciatura, ormai. Arianna sorride al fratello, poggiando gli zaini e cominciando a tirare fuori le tende, mentre Richard lascia che il suo sguardo vaghi sul percorso che hanno di fronte. Sono tutti cresciuti, sono tutti maturati: Elanor si sente un pochino una mamma chioccia a questa osservazione. Anche lei, anche lei è diversa da com'era all'inizio.

Abbassa il capo -emozioni contrastanti le massacrano l'animo e pensieri cupi e tristi le oscurano la mente.

-Come mai così triste, Elanor?

La ragazza alza lo sguardo. Niniel le sta di fronte.

-Vuoi venire ad allenarti con me?

La Regina sorride lievemente, annuendo con il capo. Dalla battaglia di Roma ogni giorno si allena un po' o con Niniel o con Magor. Deve diventare più forte, sennò non potrà mai dare del filo da tocere a Mordred. Così si allontana, superando due ragazze che tentano di accendere un fuocherello. Il fumo si alza dall'accampamento, il vociare è presente, eppure non è forte o eccessivamente rumoroso. Il cielo è molto più stellato di quanto doveva essere l'anno prima e l'orizzonte molto più scuro.

 

Mordred si copre gli occhi.

-Copritelo!

I suoi uomini rigettano il telo sul Calice e la luce di oscura.

-Oh Dea, di che razza di legno è fatto?

Morgana giocherella con un anello, mentre osserva attentamente il punto dove il Graal è coperto da un pesante panno. Sospira, delusa. Non sono riusciti a ricavarne niente. Eppure deve avere una grande forza, un grande potere. E la cosa più strana è che, quando aveva tentato di celebrare un rito per rendere invincibili i suoi soldati più deboli, il Calice si era mosso, sparendo dalle sue mani per riapparire poco lontano. Ed era stata questa la cosa che più aveva spaventato la fata. Poco lontano.

Mordred tenta di risollevare leggermente il telo.

-Ah! E che diamine! Io vorrei sapere come diamine si fa a guardarlo.

-Non si può, figlio.

Morgana ci gira un attimo intorno. Hanno provato a spremerne fuori il potere, ma non ci erano riusciti. Avevano provato a catturare la luce, pensando che, magari, parte della sua forza si sarebbe conservata, ma quando avevano provato a utilizzarla l'unico risultato era stato l'incerenimento istantaneo di quasi tutti i presenti. Avevano provato a incastonarlo da qualche parte, avevano provato perfino a romperlo, ma nulla era riuscito a scalfirlo, nulla era riuscito neanche a sfiorarlo: tutto ciò che lo toccava sembrava ammorbidirsi sotto al suo tocco. Morgana aveva provato anche a versarci dentro dell'acqua di fonte, o acqua piovana, ma quando la vide colorarsi di rosso e quando percepì l'odore del sangue gettò il Calice lontano, buttandolo a terra.

Mordred attende che la madre dica qualcosa, mentre manda fuori i soldati.

-Cosa ne facciamo, dunque? E' da settimane che tentiamo, ma...

-Ma niente. Non l'abbiamo mica rubato per nulla.

-Ma quel coso ha incenerito i miei uomini e ne ha accecati altri! Io non ho mai voluto tenerlo: non voglio che il mio esercito venga mandato negli Inferi da quell'aggeggio.

- “Aggeggio”? Attento a ciò che dici. Potrebbe sentirti.

Mordred sbuffa.

-Certo. Se non ha già punito te che l'hai scaraventato a terra, cosa vuoi che mi faccia! Diciamolo: è solo una coppa fatta da un falegname che non aveva nulla di meglio da fare nella propria vita. E la luce... beh, quella se la sarà guadagnata in qualche modo.

-Tu sottovaluti il Graal. Non si sottovaluta ciò che viene chiamato “divino” da alcuni. Se anche solo una persona affermerebbe che ha dei poteri, anche se solo una credesse che questo calice ha in sé qualcosa di più di ogni semplice coppa, allora sarebbe degno del nostro interesse.

Morgana ci gira intorno.

-Arthur l'aveva cercato così tanto... così tanto aveva sperato di vederlo. E, nonostante tutte le leggende dicano il contrario, Galahad lo portò da lui e, al centro della Tavola Rotonda, illuminava la strada del Re. C'eri anche tu là se non erro. Hai visto anche te che non uccideva nessuno, né la sua luce era tanto accecante. Galleggiava lì, in mezzo, sfidando chiunque a toccarlo. E poi, quando Arthur è morto, è sparito ed è stato ritrovato e portato subito fuori Avalon per fare in maniera che i nuovi fedeli potessero portarlo periodicamente nel suo tempio all'interno della città. Ha un grande, grandissimo potere, eppure non riusciamo ad averlo. Perchè?

-Forse perchè i nostri intenti non sono puri. In fondo, è stato Galahad -quello stupido- a trovarlo, e lui era il più buono e puro fra tutti i cavalieri.

Morgana accarezza lievemente il telo, sentendo il potere fluire anche da attraverso di esso.

-Voglio questa forza. Con questa, potremo dominare il mondo, Mordred.

-Non capisco ancora perchè non hai preso lo scudo di Atena invece di questo Graal.

-Perchè il Graal ha molti più seguaci e non solo. Leggende, miracoli, storie su storie, verità su verità ci sono riguardo questo Calice. Sullo scudo? Quasi nessuna. Si dice... che questo Calice possa far risorgere i morti... E non solo la loro anima, ma possa risanare il corpo, possa far ritornare indietro anche la putrefazione e possa rimettere la carne sulle ossa e i nervi dove erano un tempo.

Mordred alza gli occhi al cielo. Saluta la madre ed esce. Morgana fa finta di non sapere che lui la sta prendendo per matta e continua a guardare il Calice da sola. Chiude gli occhi e ne toglie il telo: anche da dietro le palpebre può vedere la luce.

Ma a occhi chiusi non può vedere l'ombra che per un attimo avvolge il cimelio.

 

L'uomo sospira nel freddo, stringendo il messaggio da Avalon fra le mani. Era da settimane che cercava la Regina e ancora non riusciva a trovarla. Il ghiaccio sulle ciglia cade un po' quando sbatte le palpebre e la neve gli penetra fin dentro le ossa. Improvvisamente alza lo sguardo. Tante piccole luci sembrano tracciare un sentiero. Le guarda esterrefatto, ma poi si alza e le segue.

Quando, all'alba del terzo giorno, vede un esercito con lo stemma di Avalon sulle bandiera, quasi non ci crede.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Questo capitolo è più corto degli altri, ma vi assicuro che ci ho lavorato molto perchè qui sopra ci sono molti dettagli che vi potrebbero far intuire come andrà a finire la storia u_u Il Graal ha ricoperto un ruolo importantissimo e lo ricoprirà da qui alla fine. Che non so bene se sarà nel prossimo capitolo o in quello dopo ancora. Dipende tutto da quanto riuscirò a scrivere su un determinato evento.

Ho saltato molti mesi dallo scorso capitolo. Prima stavamo a inizio estate ora siamo a novembre: battaglie su battaglie, sapete com'è u_u

Ringrazio tantissimo Evey_f per aver recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che sono tornati a leggere questa storia dopo così tanto tempo ;)

La fine è vicina *aria da profetessa Maya XD* (che poi il 21 non è successo nulla, non avete idea la delusione XD)

Al prossimo capitolo (a brevissimo)

Kiss

 

P.S. Mi sono appena accorta che questo è il capitolo 33 (e come la Trinità e l'età della morte di Gesù) e qui si parla del Graal O.o Singolare coincidenza (visto che nelle bozze iniziali questo doveva essere il 34/35 capitolo u_u).

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