Cose da buttare via prima che inizi il nuovo anno

di lulubellula
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Addison/ Cristina/ Izzie/ Arizona ***
Capitolo 2: *** Owen/ April/ Callie/ Jackson ***
Capitolo 3: *** Meredith/ Lexie/Derek/Teddy ***



Capitolo 1
*** Addison/ Cristina/ Izzie/ Arizona ***


Cose da buttare via prima che inizi il nuovo anno

Addison

La bicicletta di Mark: ecco che cosa butterei dalla finestra, quell' inutile e ingombrante ammasso di costose ferraglie che continua ad occupare parte del box della casa di New York.
Non prende molto spazio, a dire il vero, solo un modesto angolo polveroso dove giacciono, tra le altre cose, le racchette da tennis di Derek e le foto del nostro matrimonio.
Già, decisamente non l' avrei gettata per via dello spazio, l' avrei tolta di mezzo per quello che rappresentava.
Tradimento.
Delusione.
Fallimento.
Fine.
E' solo uno stupido oggetto inanimato, forse non cambierebbe nulla se lo gettassi via.
Un nuovo inizio.
Io e Derek di nuovo insieme.
Quell' altra sarebbe divenuta solo un ricordo sbiadito per Derek.
Portare quella dannata ferraglia avrebbe significato un nuovo inizio per noi due.
O forse no?

 [120 parole]

Cristina
Il ventilatore sopra al letto matrimoniale: ecco che cosa scaraventerei dalla finestra il 31 Dicembre.
Nonastante la mia corporatura esile e le mie mani delicate, nonostante mi sia costato un bel mucchio di verdoni comprarlo.
Si tratta di Owen, lui é più importante di uno stupido ed inutile aggeggio, si tratta del nostro rapporto, prenderei a calci ogni singolo oggetto che gli riporti alla mente quell' assurda e crudele guerra.
Un ventilatore, un vaso, un quadro, sarei pronta a radere al suolo anche i muri del mio appartamento nel tentativo di farlo stare meglio.
Rompere e smantellare quell' oggetto sembra liberarmi la mente, schiarirmi le idee, farmi stare meglio, convincermi della bontà delle mie azioni.
Tuttavia non riesco ancora a capire del tutto che sto solo scappando dalla realtà, dal nostro complicato e incomprensibile rapporto, da lui.
Non comprendo quanto amarlo con tutta me stessa mi stia distruggendo.
Posso fare a pezzi il ventilatore, le pale, l' appartamento stesso, ma non servirebbe a niente.
Non lo aiuterebbe a tornarsene da me, non posso riportare indietro qualcuno che ha lasciato una parte di sé a centinaia di chilometri di distanza.
Semplicemente non ci riuscirei.

[184 parole]

Izzie

Gli stampini per i muffin: ecco che cosa lancerei via, lontano da me.
Quelle dannate formine in alluminio o in silicone che continuo a riempire come un' ossessa di un impasto giallognolo e appiccicoso che occupa delle terrine poste in disordine sul tavolo della cucina di Meredith.
Uova, farina, burro, lievito per dolci, gocce di cioccolato.
Il tavolo é ingombro di ogni genere di oggetti, padelle, pentole, tazze colme di latte caldo, un assegno da oltre otto milioni di dollari, tra le altre cose.
Continuo a cucinare, mescolo gli ingredienti, imburro gli stampini, li riempio con l' impasto, li inforno, imposto il timer e ricomincio il cerchio delle mie azioni per l' ennesima volta.
352 muffin, ventidue infornate da sedici muffin ciascuna, tortini che basterebbero per sfamare i bambini di una scuola elementare di provincia.
Muffin che ti avrei fatto assaggiare, Denny, ogni mattina un impasto diverso, alle gocce di cioccolato, alle fragole, alla cannella.
La nostra casa avrebbe profumato di dolci e di passi di bambino, di quel tuo profumo che ancora impregna il maglione che ho tessuto per te e che se ne sta appeso ad una gruccia nel mio armadio.
Vorrei aver avuto la possibilità di farti assaggiare la felicità di una vita intera insieme a me, possibilità che ci é stata negata.
Vorrei essere capace, vorrei poter riuscire a smettere di cucinare e uscire fuori o perlomeno dormire un paio d' ore o farmi una doccia, ma non posso.
Ho paura che se mi fermassi, mi ritroverei di nuovo sdraiata a terra, sul pavimento del bagno, con quel vestito rosa che ti sarebbe piaciuto così tanto, se solo avessi avuto l' occasione di vederlo.
Credo che potrei continuare a riempire questo vuoto con l' impasto dei muffin, solo per un altro po', non penso proprio che gettare via gli stampini mi farebbe stare meglio, non ancora almeno.

[300 parole]

Arizona

Le scarpe con le rotelle: ecco un oggetto vecchio e inutile che di certo non mi servirà più.
Ci vogliono due piedi, due dannati piedi per riuscire a pattinare come si deve, per potersi muovere con grazia e leggerezza tra le stanze del reparto di chirurgia pediatrica dell' ospedale in cui lavoro.
Dovrò limitarmi a delle pesanti e per nulla aggraziate calzature ortopediche, che insieme al mio bastone da passeggio, formano davvero una accoppiata perfetta.
Eppure, se la penso in questo modo, perché non riesco a disfarmene? Perché non sono in grado di chiuderle in uno scatolone e di gettarle in un cassonetto dei rifiuti, possibilmente in uno ben lontano da casa mia in modo che non mi venga la tentazione di ritornarmene sui miei passi e riportarle nella scarpiera?
Non ne sono capace perché sono una parte di me, di quello che sono stata, di quello che potrei ancora essere.
Un giorno potrei ancora riuscire a pattinare, magari un giorno lontanissimo, magari mai, potrei tenerle da parte ed insegnare a Sofia a librarsi leggera sul suolo, come una fatina buona.
Vorrei avere il fegato di gettarle via e lasciarmi il passato e i giorni felici e spensierati alle spalle.
Tuttavia quale persona assennata getterebbe via quel poco di speranza che ancora serba nel cuore?

[208 parole]

NdA:
Sì, lo so, ho un' infinità di altre storie in corso, tuttavia non ho resistito a scrivere una raccolta (3 capitoli) su quello che i nostri amati dottori vorrebbero dimenticare e gettare via, in procinto di incominciare un nuovo anno.
Come si nota, faccio riferimento a momenti e a serie diverse e al fatto che, una volta buttato un oggetto, il sentimento resta, perché non ci si può disfare davvero di una sensazione semplicemente distruggendo un oggetto inanimato.
Ovviamente le recensioni sono ben accette!
A domani
lulubellula

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Capitolo 2
*** Owen/ April/ Callie/ Jackson ***


Cose da  buttare via prima che inizi il nuovo anno

Owen

La mia chitarra: ecco che cosa butterei istintivamente dalla finestra prima dello scoccare della mezzanotte.
L' avevo portata con me in Iraq, avevo trascorso molte serate intorno al fuoco insieme a Teddy e ad altri colleghi, suonando e cantando canzoni semplici e popolari come "Oh, Susannah", "Sweet home, Alabama" e "Amazing Grace", quando sentivamo la nostalgia di casa.
Una notte era scoppiata una mina a poche centinaia di metri dal nostro accampamento.
Erano morti dodici uomini, dodici amici, fratelli, compagni di avventura e di sventure.
Dodici vittime e la mia chitarra non aveva nemmeno un graffio.
L' avevo portata con me durante il trasferimento e al mio ritorno in patria.
Non avevo più suonato nulla, se non il giorno di Natale, "Baby it' s cold outside".
Faceva freddo fuori anche quella notte nei loro occhi spenti e senza vita, freddo nel mio cuore che si era gelato per sempre, fredde le note di quello strumento maledetto che sapeva solo comporre le note di una marcia funebre.
Gettarla via non mi avrebbe giovato, non avrebbe giovato a nessuno.
Allora perché non riuscivo più nemmeno a sfiorarla un' ultima volta?

[179 parole]

April

La mia agendina rossa: ecco quello che dovrei gettare via e dimenticare, in vista del nuovo anno.
"Solo tu sei l' artefice del tuo successo", "Sei veramente più in gamba e brillante di quanto credi" oppure "Credi fortemente in te stessa e gli altri riporranno in te la loro fiducia".
Andiamo, chi volevo prendere in giro con quella agendina? Chi aveva bisogno di scrivere, leggere e rileggere ossessivamente questi motti, se non una persona con un bassissimo livello di autostima?
Buttarla via non mi farà diventare una donna più intelligente o più stimata dagli altri, non se io non comincerò davvero a credere in me stessa.
Non bastano delle stupide frasi scritte nero su bianco per fare di me la donna e il medico che voglio essere.
Forse non mi sarà sufficiente nemmeno una vita intera.
Per questo motivo, devo smetterla di buttare via il mio tempo a leggere frasi che altri hanno scritto e a far finta di sentirle mie.
Io non sono così.
Io sono diversa.
Sono come sono e adesso.
Tutto il resto non mi importa o almeno non dovrebbe importarmi.

[174 parole]

Callie

Il mio vecchio taglio di capelli: ecco cosa vorrei che non mi seguisse nell' anno nuovo.
Avrei potuto chiedere allo coiffeur di lasciarmi portare a casa qualche ciocca corvina da lanciare dalla finestra allo scoccare della mezzanotte.
Probabilmente mi avrebbe presa per una pazza e forse lo sono anche.
Insomma, chi, sano di mente, avrebbe lasciato la sua chioma in mano a Cristina, fidandosi ciecamente?
Solo io posso, perché ultimamente non sono molto sobria.
Non che io mi ubriachi tutte le sere o che faccia qualcosa di strano o di folle, semplicemente il dolore e la delusione per la fine della mia storia con Arizona mi hanno distrutta.
Le sue mani sui miei capelli, sul mio volto, sui miei fianchi, guardarmi allo specchio tutte le mattine e non vederla alle mie spalle, ma solo il fantasma di me stessa, mi ferisce più di ogni altra cosa.
Posso tagliarmi i capelli, tingermi le punte di blu, dare fuoco a tutti i nostri ricordi, se credo che tutto questo possa farmi stare meglio, ma non posso cancellare un ricordo, non posso cancellare il suo ricordo, il suo profumo, il suo sorriso.
Solo una lobotomia potrebbe portarmeli via e annullare me stessa, quello che sono, quello che siamo state.
Tagliare i capelli non servirà ad un bel niente, penso mentre osservo Cristina  che sta bevendo un frullato alla fragola, é utile come mettere un cerotto ad un paziente con un' emorragia.
Inutile e stupido.
Tuttavia quale altra scelta ho in questo momento?

[237 parole]

Jackson

La mia matita portafortuna: ecco un oggetto inutile e psicologicamente ingombrante di cui dovrei disfarmi.
Sono un medico, uno scienziato, un uomo che crede in ciò che vede e in tutto quello che si può dimostrare.
Posso eseguire una ricostruzione facciale in autonomia, ricucire un orecchio, eseguire un lifting, tutto questo senza aver bisogno di quella dannata matitaa.
Non mi serve, non per passare questo esame, che per giunta é un colloquio orale, non un test scritto.
Sembrerei uno sciocco con una matita in mano, persino un po' svitato a dirla tutta.
Non mi serve una stupida matita per passare l' esame del quinto anno, sono un chirurgo, un ottimo specializzando in chirurgia plastica, uno dei migliori, ho studiato, mi sono impegnato, non sono teso, non ho paura, non mi serve nient' altro, sono troppo maturo per certe cose.
Se dovessi scegliere qualcosa da relegare nel passato, opterei per quella.
Allora perché sono così sollevato del fatto che mia madre abbia portato con sé il mio portafortuna?

[160 parole]

NdA:
Grazie a chi ha letto e recensito, a domani con l' ultimo capitolo della raccolta.
Grazie a _Elizabeth_ che mi ha suggerito l' oggetto di April.

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Capitolo 3
*** Meredith/ Lexie/Derek/Teddy ***


Meredith
I ferri da maglia: ecco qualcosa di inutile e di insensato di cui mi dovrei proprio sbarazzare prima dell' inizio del nuovo anno.
Rappresentano un compromesso, uno stupido ed inutile venire a patti con me stessa.
Io non sono una donna che lavora a maglia, non ne sono nemmeno capace, sono una frana in queste cose.
Dovrebbe servirmi a farmi togliere dalla testa gli uomini, anzi, uno in particolare, eppure non sembra funzionare un granché questo stratagemma.
Lui mi ama ma ha scelto Lei.
Lui é felice con me ma si sveglia al mattino accanto a sua moglie.
Lui vive con lei ma mi osserva da lontano e poi finge indifferenza.
Lavorare a maglia non sta avendo i risultati sperati, quelli che Izzie aveva previsto.
Un punto diritto e uno rovescio.
Lui beve un caffé guardando distrattamente una cartella clinica.
Un punto diritto e uno rovescio.
Lui sale in ascensore e ci ignoriamo in silenzio, finché uno dei due sta per dire qualcosa, quando le porte si aprono ed entrambi usciamo facendo finta di niente.
Un punto diritto e uno rovescio.
Un lancio secco nel cestino.
Lavorare a maglia non era di certo la soluzione.

[180 parole]

Lexie
La palla di vetro con la neve: ecco che cosa non voglio portare con me nel nuovo anno.
Cinquanta dollari, cinquanta verdoni e che cosa va a comprare lei?
Una dannata palla di vetro che raffigura la città di Seattle sotto la neve, ecco che cosa Sloan gli aveva comprato.
Non aveva speso più di quindici dollari per acquistare il regalo di Natale a suo padre.
Il resto l' aveva sicuramente sperperato in trucchi o in un capo d' abbigliamento.
E io che avevo anche cercato di ricostruire il loro rapporto, io che avevo ingoiato più di un rospo e me n' ero stata zitta, tutto questo per nulla.
Ho solo venticinque anni, non voglio dei figli, non ora almeno e, mio malgrado, sono diventata la matrigna di una diciottenne.
Io amo Mark, lo amo davvero, ma l' amore non sembra bastare in questo caso.
Sono la sua fidanzata, nella scelta tra me e lei non avrei alcuna speranza, sarei sicuramente io a rimanere sola, a perderci.
Posso resistere un altro po', posso stringere i denti ed andare avanti, gettare quell' odioso ninnolo nell' immondizia.
Posso farlo, ma non servirà a nulla.
La nostra storia avrà vita breve se continueremo di questo passo e noi due potremo solo restare a guardare mentre tutto il resto se ne andrà in mille pezzi.

[210 parole]

Derek
Le scarpe di Addison: ecco che cosa non vorrei più avere tra i piedi.
Quelle dannate e infinite paia di scarpe con cui mia moglie ha intasato la roulotte.
Dico io, cosa se ne farà una donna sola di oltre cinquanta paia di scarpe?
Scarpe con il tacco, stivali, ballerine, scarpe di ogni tipo e di colore.
Stamattina però mi sono svegliato di buon umore, sarà perché é una bella giornata e c'é il sole, sarà per il fatto che Doc ha fatto colazione direttamente nella scarpiera di Addison, mandandola su tutte le furie.
Per la prima volta dopo tanto tempo, abbiamo riso di gusto, non un semplice sorriso, ma una risata vera e propria.
Sembravamo tornati indietro di una decina d' anni, un vero e proprio tuffo nel passato, ai giorni felici, ai giorni passati insieme senza litigare o ignorarsi.
Osservando quelle scarpe rotte e morsicate in più punti, il mio sorriso si spegne e rifletto sul fatto che il nostro matrimonio sia così, consumato, diverso da ciò che era all' inizio.
Mi accorgo che i suoi oggetti, le sue scarpe, i suoi vestiti, i suoi libri, mi infastidiscono, mi opprimono persino.
Buttare via tutte le sue scarpe non risolverà i nostri problemi, ormai non c'é più nulla che possa sistemarli.

[204 parole]

Teddy
La pasta al formaggio: ecco un piatto che non vorrei più mangiare nel nuovo anno.
E' troppo doloroso assaggiarla di nuovo senza avere lui vicino.
Ho mangiato quella dannata pasta tutte le sere, dopo che Henry se n'é andato, per un mese intero.
Pensavo che mi sarebbe servito a qualcosa ripercorrere le serate trascorse con lui, riprovando quel sapore, quel sapore che prima sfociava in un bacio, in un abbraccio, nelle sue labbra sulle mie.
Sapeva di ritorno a casa, di lui, di Henry, sapeva di famiglia e di affetto.
Sapeva di tutte quelle cose che non ho capito prima che fosse tardi e che mi faranno male per il resto dei miei giorni.
Ho passato nottate intere a pensare, giornate interminabili immersa nel mio lavoro per dimenticare.
Ho trascorso il mio tempo alle riunioni, fino a che sono riuscita a dire a voce alta ciò che sono.
Io sono una vedova.
Smettere di comprare quella pasta al formaggio non ti riporteà da me.
Nulla potrà riportarti indietro.

[158 parole]


NdA:
Eccomi arrivata all' ultimo capitolo, spero di aver fatto un buon lavoro.
Buon Anno Nuovo e divertitevi questa sera!
A presto
lulubellula



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