Cose da buttare via prima che inizi il nuovo anno di lulubellula (/viewuser.php?uid=192261)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Addison/ Cristina/ Izzie/ Arizona ***
Capitolo 2: *** Owen/ April/ Callie/ Jackson ***
Capitolo 3: *** Meredith/ Lexie/Derek/Teddy ***
Capitolo 1 *** Addison/ Cristina/ Izzie/ Arizona ***
Cose da buttare via
prima che inizi il nuovo anno
Addison
La bicicletta di Mark: ecco che cosa butterei dalla finestra, quell'
inutile e ingombrante ammasso di costose ferraglie che continua ad
occupare parte del box della casa di New York.
Non prende
molto spazio, a dire il vero, solo un modesto angolo polveroso dove
giacciono, tra le altre cose, le racchette da tennis di Derek e le foto
del nostro matrimonio.
Già,
decisamente non l' avrei gettata per via dello spazio, l' avrei tolta
di mezzo per quello che rappresentava.
Tradimento.
Delusione.
Fallimento.
Fine.
E' solo uno
stupido oggetto inanimato, forse non cambierebbe nulla se lo gettassi
via.
Un nuovo
inizio.
Io e Derek di
nuovo insieme.
Quell' altra
sarebbe divenuta solo un ricordo sbiadito per Derek.
Portare
quella dannata ferraglia avrebbe significato un nuovo inizio per noi
due.
O forse no?
[120 parole]
Cristina
Il ventilatore
sopra al letto matrimoniale: ecco che cosa scaraventerei dalla finestra
il 31 Dicembre.
Nonastante la
mia corporatura esile e le mie mani delicate, nonostante mi sia costato
un bel mucchio di verdoni comprarlo.
Si tratta di
Owen, lui é più importante di uno stupido ed
inutile aggeggio, si tratta del nostro rapporto, prenderei a calci ogni
singolo oggetto che gli riporti alla mente quell' assurda e crudele
guerra.
Un
ventilatore, un vaso, un quadro, sarei pronta a radere al suolo anche i
muri del mio appartamento nel tentativo di farlo stare meglio.
Rompere e
smantellare quell' oggetto sembra liberarmi la mente, schiarirmi le
idee, farmi stare meglio, convincermi della bontà delle mie
azioni.
Tuttavia non
riesco ancora a capire del tutto che sto solo scappando dalla
realtà, dal nostro complicato e incomprensibile rapporto, da
lui.
Non comprendo
quanto amarlo con tutta me stessa mi stia distruggendo.
Posso fare a
pezzi il ventilatore, le pale, l' appartamento stesso, ma non
servirebbe a niente.
Non lo
aiuterebbe a tornarsene da me, non posso riportare indietro qualcuno
che ha lasciato una parte di sé a centinaia di chilometri di
distanza.
Semplicemente
non ci riuscirei.
[184 parole]
Izzie
Gli stampini per i muffin: ecco che cosa lancerei via, lontano da me.
Quelle
dannate formine in alluminio o in silicone che continuo a riempire come
un' ossessa di un impasto giallognolo e appiccicoso che occupa delle
terrine poste in disordine sul tavolo della cucina di Meredith.
Uova, farina,
burro, lievito per dolci, gocce di cioccolato.
Il tavolo
é ingombro di ogni genere di oggetti, padelle, pentole,
tazze colme di latte caldo, un assegno da oltre otto milioni di
dollari, tra le altre cose.
Continuo a
cucinare, mescolo gli ingredienti, imburro gli stampini, li riempio con
l' impasto, li inforno, imposto il timer e ricomincio il cerchio delle
mie azioni per l' ennesima volta.
352 muffin,
ventidue infornate da sedici muffin ciascuna, tortini che basterebbero
per sfamare i bambini di una scuola elementare di provincia.
Muffin che ti
avrei fatto assaggiare, Denny, ogni mattina un impasto diverso, alle
gocce di cioccolato, alle fragole, alla cannella.
La nostra
casa avrebbe profumato di dolci e di passi di bambino, di quel tuo
profumo che ancora impregna il maglione che ho tessuto per te e che se
ne sta appeso ad una gruccia nel mio armadio.
Vorrei aver
avuto la possibilità di farti assaggiare la
felicità di una vita intera insieme a me,
possibilità che ci é stata negata.
Vorrei essere
capace, vorrei poter riuscire a smettere di cucinare e uscire fuori o
perlomeno dormire un paio d' ore o farmi una doccia, ma non posso.
Ho paura che
se mi fermassi, mi ritroverei di nuovo sdraiata a terra, sul pavimento
del bagno, con quel vestito rosa che ti sarebbe piaciuto
così tanto, se solo avessi avuto l' occasione di vederlo.
Credo che
potrei continuare a riempire questo vuoto con l' impasto dei muffin,
solo per un altro po', non penso proprio che gettare via gli stampini
mi farebbe stare meglio, non ancora almeno.
[300 parole]
Arizona
Le scarpe con le rotelle: ecco un oggetto vecchio e inutile che di
certo non mi servirà più.
Ci vogliono
due piedi, due dannati piedi per riuscire a pattinare come si deve, per
potersi muovere con grazia e leggerezza tra le stanze del reparto di
chirurgia pediatrica dell' ospedale in cui lavoro.
Dovrò
limitarmi a delle pesanti e per nulla aggraziate calzature ortopediche,
che insieme al mio bastone da passeggio, formano davvero una accoppiata
perfetta.
Eppure, se la
penso in questo modo, perché non riesco a disfarmene?
Perché non sono in grado di chiuderle in uno scatolone e di
gettarle in un cassonetto dei rifiuti, possibilmente in uno ben lontano
da casa mia in modo che non mi venga la tentazione di ritornarmene sui
miei passi e riportarle nella scarpiera?
Non ne sono
capace perché sono una parte di me, di quello che sono
stata, di quello che potrei ancora essere.
Un giorno
potrei ancora riuscire a pattinare, magari un giorno lontanissimo,
magari mai, potrei tenerle da parte ed insegnare a Sofia a librarsi
leggera sul suolo, come una fatina buona.
Vorrei avere
il fegato di gettarle via e lasciarmi il passato e i giorni felici e
spensierati alle spalle.
Tuttavia
quale persona assennata getterebbe via quel poco di speranza che ancora
serba nel cuore?
[208 parole]
NdA:
Sì,
lo so, ho un' infinità di altre storie in corso, tuttavia
non ho resistito a scrivere una raccolta (3 capitoli) su quello che i
nostri amati dottori vorrebbero dimenticare e gettare via, in procinto
di incominciare un nuovo anno.
Come si nota,
faccio riferimento a momenti e a serie diverse e al fatto che, una
volta buttato un oggetto, il sentimento resta, perché non ci
si può disfare davvero di una sensazione semplicemente
distruggendo un oggetto inanimato.
Ovviamente le
recensioni sono ben accette!
A domani
lulubellula
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Capitolo 2 *** Owen/ April/ Callie/ Jackson ***
Cose
da buttare via prima che inizi il nuovo anno
Owen
La mia chitarra: ecco che cosa butterei istintivamente dalla finestra
prima dello scoccare della mezzanotte.
L' avevo portata con me in Iraq, avevo trascorso molte
serate intorno al fuoco insieme a Teddy e ad altri colleghi, suonando e
cantando canzoni semplici e popolari come "Oh, Susannah", "Sweet home,
Alabama" e "Amazing Grace", quando sentivamo la nostalgia di casa.
Una notte era scoppiata una mina a poche centinaia di
metri dal nostro accampamento.
Erano morti dodici uomini, dodici amici, fratelli,
compagni di avventura e di sventure.
Dodici vittime e la mia chitarra non aveva nemmeno un
graffio.
L' avevo portata con me durante il trasferimento e al
mio ritorno in patria.
Non avevo più suonato nulla, se non il giorno
di Natale, "Baby it' s cold outside".
Faceva freddo fuori anche quella notte nei loro occhi
spenti e senza vita, freddo nel mio cuore che si era gelato per sempre,
fredde le note di quello strumento maledetto che sapeva solo comporre
le note di una marcia funebre.
Gettarla via non mi avrebbe giovato, non avrebbe giovato
a nessuno.
Allora perché non riuscivo più
nemmeno a sfiorarla un' ultima volta?
[179 parole]
April
La mia agendina rossa: ecco quello che dovrei gettare via e
dimenticare, in vista del nuovo anno.
"Solo tu sei l' artefice del tuo successo", "Sei
veramente più in gamba e brillante di quanto credi" oppure
"Credi fortemente in te stessa e gli altri riporranno in te la loro
fiducia".
Andiamo, chi volevo prendere in giro con quella
agendina? Chi aveva bisogno di scrivere, leggere e rileggere
ossessivamente questi motti, se non una persona con un bassissimo
livello di autostima?
Buttarla via non mi farà diventare una donna
più intelligente o più stimata dagli altri, non
se io non comincerò davvero a credere in me stessa.
Non bastano delle stupide frasi scritte nero su bianco
per fare di me la donna e il medico che voglio essere.
Forse non mi sarà sufficiente nemmeno una
vita intera.
Per questo motivo, devo smetterla di buttare via il mio
tempo a leggere frasi che altri hanno scritto e a far finta di sentirle
mie.
Io non sono così.
Io sono diversa.
Sono come sono e adesso.
Tutto il resto non mi importa o almeno non dovrebbe
importarmi.
[174 parole]
Callie
Il mio vecchio taglio di capelli: ecco cosa vorrei che non mi seguisse
nell' anno nuovo.
Avrei potuto chiedere allo coiffeur di lasciarmi portare
a casa qualche ciocca corvina da lanciare dalla finestra allo scoccare
della mezzanotte.
Probabilmente mi avrebbe presa per una pazza e forse lo
sono anche.
Insomma, chi, sano di mente, avrebbe lasciato la sua
chioma in mano a Cristina, fidandosi ciecamente?
Solo io posso, perché ultimamente non sono
molto sobria.
Non che io mi ubriachi tutte le sere o che faccia
qualcosa di strano o di folle, semplicemente il dolore e la delusione
per la fine della mia storia con Arizona mi hanno distrutta.
Le sue mani sui miei capelli, sul mio volto, sui miei
fianchi, guardarmi allo specchio tutte le mattine e non vederla alle
mie spalle, ma solo il fantasma di me stessa, mi ferisce più
di ogni altra cosa.
Posso tagliarmi i capelli, tingermi le punte di blu,
dare fuoco a tutti i nostri ricordi, se credo che tutto questo possa
farmi stare meglio, ma non posso cancellare un ricordo, non posso
cancellare il suo ricordo, il suo profumo, il suo sorriso.
Solo una lobotomia potrebbe portarmeli via e annullare
me stessa, quello che sono, quello che siamo state.
Tagliare i capelli non servirà ad un bel
niente, penso mentre osservo Cristina che sta bevendo un
frullato alla fragola, é utile come mettere un cerotto ad un
paziente con un' emorragia.
Inutile e stupido.
Tuttavia quale altra scelta ho in questo momento?
[237 parole]
Jackson
La mia matita portafortuna: ecco un oggetto inutile e psicologicamente
ingombrante di cui dovrei disfarmi.
Sono un medico, uno scienziato, un uomo che crede in
ciò che vede e in tutto quello che si può
dimostrare.
Posso eseguire una ricostruzione facciale in autonomia,
ricucire un orecchio, eseguire un lifting, tutto questo senza aver
bisogno di quella dannata matitaa.
Non mi serve, non per passare questo esame, che per
giunta é un colloquio orale, non un test scritto.
Sembrerei uno sciocco con una matita in mano, persino un
po' svitato a dirla tutta.
Non mi serve una stupida matita per passare l' esame del
quinto anno, sono un chirurgo, un ottimo specializzando in chirurgia
plastica, uno dei migliori, ho studiato, mi sono impegnato, non sono
teso, non ho paura, non mi serve nient' altro, sono troppo maturo per
certe cose.
Se dovessi scegliere qualcosa da relegare nel passato,
opterei per quella.
Allora perché sono così sollevato
del fatto che mia madre abbia portato con sé il mio
portafortuna?
[160 parole]
NdA:
Grazie a chi ha letto e recensito, a domani con l'
ultimo capitolo della raccolta.
Grazie a _Elizabeth_ che mi ha suggerito l' oggetto di April.
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Capitolo 3 *** Meredith/ Lexie/Derek/Teddy ***
Meredith
I ferri da maglia: ecco qualcosa di inutile e di insensato di cui mi
dovrei proprio sbarazzare prima dell' inizio del nuovo anno.
Rappresentano un compromesso, uno stupido ed inutile venire a patti con
me stessa.
Io non sono una donna che lavora a maglia, non ne sono nemmeno capace,
sono una frana in queste cose.
Dovrebbe servirmi a farmi togliere dalla testa gli uomini, anzi, uno in
particolare, eppure non sembra funzionare un granché questo
stratagemma.
Lui mi ama ma ha scelto Lei.
Lui é felice con me ma si sveglia al mattino accanto a sua
moglie.
Lui vive con lei ma mi osserva da lontano e poi finge indifferenza.
Lavorare a maglia non sta avendo i risultati sperati, quelli che Izzie
aveva previsto.
Un punto diritto e uno rovescio.
Lui beve un caffé guardando distrattamente una cartella
clinica.
Un punto diritto e uno rovescio.
Lui sale in ascensore e ci ignoriamo in silenzio, finché uno
dei due sta per dire qualcosa, quando le porte si aprono ed entrambi
usciamo facendo finta di niente.
Un punto diritto e uno rovescio.
Un lancio secco nel cestino.
Lavorare a maglia non era di certo la soluzione.
[180 parole]
Lexie
La palla di vetro con la neve: ecco che cosa non voglio portare con me
nel nuovo anno.
Cinquanta dollari, cinquanta verdoni e che cosa va a comprare lei?
Una dannata palla di vetro che raffigura la città di Seattle
sotto la neve, ecco che cosa Sloan gli aveva comprato.
Non aveva speso più di quindici dollari per acquistare il
regalo di Natale a suo padre.
Il resto l' aveva sicuramente sperperato in trucchi o in un capo d'
abbigliamento.
E io che avevo anche cercato di ricostruire il loro rapporto, io che
avevo ingoiato più di un rospo e me n' ero stata zitta,
tutto questo per nulla.
Ho solo venticinque anni, non voglio dei figli, non ora almeno e, mio
malgrado, sono diventata la matrigna di una diciottenne.
Io amo Mark, lo amo davvero, ma l' amore non sembra bastare in questo
caso.
Sono la sua fidanzata, nella scelta tra me e lei non avrei alcuna
speranza, sarei sicuramente io a rimanere sola, a perderci.
Posso resistere un altro po', posso stringere i denti ed andare avanti,
gettare quell' odioso ninnolo nell' immondizia.
Posso farlo, ma non servirà a nulla.
La nostra storia avrà vita breve se continueremo di questo
passo e noi due potremo solo restare a guardare mentre tutto il resto
se ne andrà in mille pezzi.
[210 parole]
Derek
Le scarpe di Addison: ecco che cosa non vorrei più avere tra
i piedi.
Quelle dannate e infinite paia di scarpe con cui mia moglie ha intasato
la roulotte.
Dico io, cosa se ne farà una donna sola di oltre cinquanta
paia di scarpe?
Scarpe con il tacco, stivali, ballerine, scarpe di ogni tipo e di
colore.
Stamattina però mi sono svegliato di buon umore,
sarà perché é una bella giornata e
c'é il sole, sarà per il fatto che Doc ha fatto
colazione direttamente nella scarpiera di Addison, mandandola su tutte
le furie.
Per la prima volta dopo tanto tempo, abbiamo riso di gusto, non un
semplice sorriso, ma una risata vera e propria.
Sembravamo tornati indietro di una decina d' anni, un vero e proprio
tuffo nel passato, ai giorni felici, ai giorni passati insieme senza
litigare o ignorarsi.
Osservando quelle scarpe rotte e morsicate in più punti, il
mio sorriso si spegne e rifletto sul fatto che il nostro matrimonio sia
così, consumato, diverso da ciò che era all'
inizio.
Mi accorgo che i suoi oggetti, le sue scarpe, i suoi vestiti, i suoi
libri, mi infastidiscono, mi opprimono persino.
Buttare via tutte le sue scarpe non risolverà i nostri
problemi, ormai non c'é più nulla che possa
sistemarli.
[204 parole]
Teddy
La pasta al formaggio: ecco un piatto che non vorrei più
mangiare nel nuovo anno.
E' troppo doloroso assaggiarla di nuovo senza avere lui vicino.
Ho mangiato quella dannata pasta tutte le sere, dopo che Henry se
n'é andato, per un mese intero.
Pensavo che mi sarebbe servito a qualcosa ripercorrere le serate
trascorse con lui, riprovando quel sapore, quel sapore che prima
sfociava in un bacio, in un abbraccio, nelle sue labbra sulle mie.
Sapeva di ritorno a casa, di lui, di Henry, sapeva di famiglia e di
affetto.
Sapeva di tutte quelle cose che non ho capito prima che fosse tardi e
che mi faranno male per il resto dei miei giorni.
Ho passato nottate intere a pensare, giornate interminabili immersa nel
mio lavoro per dimenticare.
Ho trascorso il mio tempo alle riunioni, fino a che sono riuscita a
dire a voce alta ciò che sono.
Io sono una vedova.
Smettere di comprare quella pasta al formaggio non ti
riporteà da me.
Nulla potrà riportarti indietro.
[158 parole]
NdA:
Eccomi arrivata all' ultimo capitolo, spero di aver fatto un buon
lavoro.
Buon Anno Nuovo e divertitevi questa sera!
A presto
lulubellula
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