Heart's Swords di orochi17 (/viewuser.php?uid=26486)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Voglia di Fuggire ***
Capitolo 2: *** Night of Fate ***
Capitolo 3: *** Travers Town ***
Capitolo 1 *** Voglia di Fuggire ***
Capitolo 1 : Voglia di Fuggire
Voglia di scappare, di fuggire via e non tornare mai più.
Era il suo unico desiderio, poter ricominciare da zero e tornare a
vivere...non sarebbe stato facile, ma voleva provarci...sì,
era questo quello che voleva. Cominciava già a scacciare
tutti i cattivi pensieri come i suoi lunghi capelli castani che
scivolavano fastidiosamente sul suo viso.
"Signorina Lockheart siamo atterrati a Destiny Islands,
kupò" Il piccolo moguri Stilzkin era entrato nella cabina
senza che lei nemmeno se ne accorgesse. Per un attimo distolse la mente
dal suo rimuginare e sorrise dolcemente al co-pilota annuendo con il
capo. Si alzò lentamente dalla poltrona su cui era rimasta
seduta per molte ore di viaggio. Nonostante la comodità
dell'aereonave, il tragitto si era rivelato piuttosto faticoso e non
vedeva l'ora di scendere a terra per respirare ancora all'aria aperta.
"Il signor Highwind è già
sbarcato,kupò. La sta aspettando..." la giovane donna
interruppe bruscamente il moguri portandosi l'indice sulle labbra ed
indicando con un cenno della testa il fagotto che portava in braccio.
"Perdoni, kupò" Stilzkin abbassò lo sguardo
mortificato ma tornò a rilassarsi quando vide la donna
mentre osservava il bambino che portava in grembo con gli occhi
più dolci e amorevoli che avesse mai visto. Tuttavia
rimanevano degli occhi malinconici, era come se si fosse posato un velo
di amara tristezza su quegli iridi color rosso cupo e difficilmente li
avrebbe rivisti ardere come un tempo.
"Le volevo augurare buona fortuna signorina, kupò. Spero di
poterla rivedere presto, kupò." la giovane rialzò
lo sguardo sul moguri.
"Non c'è proprio modo di toglierti di bocca quel "lei"
vero?..." silenzio. Fece un sospiro. Era davvero difficile tornare a
parlare serenamente, anche il solo pronunciare semplici frasi le
risultava quasi impossibile. Aveva persino paura di non riuscire a
dirigere bene i suoi passi da quanto erano concentrati i pensieri su
quei ricordi. Ma non poteva farsi sopraffare, non lei.
"Mi mancherai Stil, abbi cura di te" decisa si voltò, e ,
uscita dalla cabina, percorse il corridoio dell'aereonave.
Stilzkin salutò con il minuto braccio la donna
mentre si dirigeva verso l'uscita principale. Basta addii, basta legami
spezzati, non ne voleva più sapere, avrebbe troncato di
netto con la sua vita passata e questo sarebbe stato il suo ultimo
distacco, promesso. Scese dal mezzo di trasporto tramite il ponte che
collegava alla terra ferma, era notte fonda a Destiny islands e nel
cielo sgombro da nubi brillava una pallida luna piena che rifletteva i
suoi raggi argentei sulla superfice del mare. L'aria che sapeva di
salsedine le penetrò nelle narici come qualcosa di nuovo che
prometteva pace e tranquillità. La sabbia su cui poggiava i
piedi avrebbe finalmente dato riposo alle sue gambe stanche:
sì, era proprio questo quello che desiderava per lei, ma
soprattutto per suo figlio.
"Tifa" Un uomo piuttosto alto dall'aspetto massiccio si
avvicinò alla giovane.
"Qui dovresti essere al sicuro ormai, quest'area è
assolutamente fuori portata di qualsiasi minaccia esterna. Quindi ora
posso anche andare, ciao Tifa..." l'uomo non fece nemmeno un passo
verso l'aereonave che si sentì stringere il braccio. La
donna aveva lo sguardo ancora fisso su di lui, non riusciva a trovare
la forza di lasciarlo andare così, senza nemmeno una
parola...ricominciare da zero? Era stata davvero stupida a pensare di
poter cancellare tutto e riscrivere una nuova storia stracciando i
fogli di quella precedente. Come avrebbe potuto? Come avrebbe potuto
dimenticare quando i ricordi di ogni persona, luogo o oggetto che sia,
trovavano dimora proprio nel corpicino avvolto in quel fagotto. Non si
sarebbe mai sbarazzata di tutto ciò che concerneva il suo
passato. Solo suo figlio poteva cominciare a scrivere la sua storia e,
a questo punto, era l'unica cosa che importava.
"Tifa, sappi che se avrai bisogno di una mano o anche soltanto di un
amico..."
"So di chi posso fidarmi...grazie Cid, grazie davvero per tutto
quanto..."
L'uomo di nome Cid abbracciò la giovane che rimase al sicuro
nel tepore delle sue forti braccia. Ma ora doveva tener fede alla sua
decisione e si distaccò dall'uomo.
"Bene, è tempo che me ne vada...ah, prima che mi dimentichi,
ho raccolto una cosa, pensavo ci tenessi ad averla..." Cid
frugò in una saccoccia che portava legata alla vita come un
marsupio, e ne tirò fuori un oggetto metallico che
risplendette sotto la luce lunare. Tifa lo riconobbe subito. Era una
protezione per la spalla sinistra formata da due strati di lamiera che
si sovrapponevano l'uno sull'altro. La donna prese quel pezzo di
metallo, un pò consunto, fra le mani tremanti cercando di
sorreggere anche il figlioletto.
"Grazie" disse quasi in lacrime, fissando quella spallina. No, ora ne
era certa, non avrebbe mai dimenticato. Il piccolino si mosse
leggermente fra le braccia della madre voltando la testa sul petto di
lei. L'uomo sorrise alla scena
" Hai già deciso che nome mettergli?" Tifa pose lo sguardo
su quella bellissima creatura assopita nei suoi sogni.
" Avrà lo stesso nome di suo padre..." strinse forte il
fagotto fra le sue braccia
"Sephiroth"
Driiin......era il trillo della sveglia, l'aveva riconosciuta, ma non
badò molto a quel suono che sembrava essere così
lontano...anzi l'aveva proprio ignorato e si girò nel lato
opposto del letto. Stava pensando a tutt'altro in quel momento...come
al solito. Aveva sempre la testa fra le nuvole in quel periodo e non
riusciva a concentrarsi bene sulle cose. C'era un pensiero
così persistente che gli stava perforando la testa, ed era
peggio di un incubo. L'aveva sempre saputo, sua madre glielo aveva
spiegato un centinaio di volte: suo padre era fuggito via quando lui
era ancora in fasce...questo gli aveva detto e sinceramente non gli era
mai importato più di tanto. O almeno così voleva
far credere... Sua madre, Tifa Lockheart, aveva sempre l'aria
così stanca. Nonostante le sue giornate passassero calme e
serene, dava l'idea di una donna che avesse combattutto a lungo e
strenuamente per raggiungere la pace che ora ha conquistato...quindi
perchè turbarla nuovamente con vaghi dilemmi adolescenziali?
Era meglio far finta di nulla per il quieto vivere di sua madre...
Tuttavia la mancanza di un padre l'aveva reso insicuro ed introverso,
faceva fatica a legare con gli altri ragazzi suoi coetanei. A scuola
nessuno cercava di capirlo e diventava solo l'obbiettivo di sciocchi
scherzi mancini e di mille frecciatine sul suo stato familiare (in
fondo erano ignoranti isolani col para-occhi capaci solo di pescare e
farsi gli affari altrui, cosa ci si poteva aspettare di
più?). Tutte le volte veniva ferito il suo cuore
già sanguinante e tutte le volte evitava di reagire...
sentiva di non avere la forza di farlo. Portava un enorme vuoto dentro
di se, e gli faceva male...molto male. Avrebbe voluto restare fra le
braccia di suo padre, al sicuro da tutto e da tutti, come facevano
tutti i suoi compagni delle scuole elementari all'uscita da
scuola....gli capitava spesso di pensarlo, ma quando si accorgeva che
stava abbracciando solo il suo cuscino scoppiava in lacrime.
Aveva ormai 16 anni, eppure sentiva ancora il bisogno di
quell'abbraccio...e quel pesiero lo tormentava senza sosta. Quel vuoto
era ancora incolmabile e forse lo sarebbe stato per sempre.
DRRRIIIIINNN!!!!!.....
"Ancora quel dannato aggeggio...ma che cosa vuole da me? Non
c'è scuola oggi..." e infastidito nascose la testa sotto il
cuscino.
DRRRRRRRRRRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNN!!!!!
"Ce l'hai proprio con me....." rassegnato si sedette sul letto e spense
il meccanismo posto sul comodino. Il display della sveglia riportava
l'ora: le 7:35.....non ricordava perchè avesse impostato
proprio quell'orario. Era domenica mattina in fin dei conti....dopo il
vuoto più totale un lampo gli squarciò la mente e
lo ricollegò violentemente alla realtà:
"YUFFIE!!!! L'avevo dimenticato. CAVOLO E' TARDI !!!..." Con
un rapido scatto uscì dal letto, si infilò dei
calzoni neri a mezz'asta, mise frettolosamente la giacchetta nera a
maniche corte col cappuccio sopra la maglietta blu, raccolse i sandali
e si fiondò giù per le scale. Attraversando la
cucina corse fino all'uscio quando sua madre lo bloccò
"Sephi! Dove vai? E la colazione?" Sephiroth prese due fette di pane
tostate poggiate sul tavolo e contemporaneamente cercò di
indossare alla buona i sandali.
"Ciao mamma, io vado da Yuffie ok? Torno per l'ora di pranzo..."
Detto questo, uscì dalla porta principale e corse a
perdifiato per il viale sterrato. Tifa non potè far altro
che salutarlo pensando che quegli intensi occhi verde-acqua ed i
capelli argentei che gli coprivano scompigliatamente la fronte lo
rendevano degno figlio di suo padre, non tenendo conto dei
lineamenti del viso che lo rendevano molto più simile a sua
madre...e grazie al cielo non aveva nulla sulla schiena...
Destiny Island non era un'isola molto grande, ospitava solamente un
migliaio di abitanti tutti raccolti nel paese situato al centro
dell'isola. Le abitazioni erano semplici casette di legno tutte quante
costruite più o meno allo stesso modo, tutte bianche con un
tetto rosso, disposte geometricamente lungo le svariate vie che
conducevano al centro cittadino. Nonostante la rilassante l'atmosfera
tropicale dell'isola dominata da un cielo sempre terso in una perenne
stagione estiva, a Sephiroth non piaceva quella che, ormai da una vita,
era casa sua. Non si sentiva parte di quel mondo e tantomeno non si
sentiva parte di quella gente...fra tutta quella marmaglia di
pescivendoli c'era solo una persona che gli aveva teso una mano...ed
era la ragazza che contava di più nella sua vita. Il
giovane, ormai lontano dal paese, arrivò alla spiaggia: il
rumore delle onde e il verso dei gabbiani che planavano sul mare erano
le uniche cose che apprezzava di quel luogo. Sulla spiaggia
scintillante osservò per un istante quello che stava a
qualche centinaio di metri dalla riva. Un piccolo isolotto sorgeva
sull'oceano di fronte all'isola principale. Era un monolito coperto da
vegetazione lussureggiante contornato dalla bianca spiaggia
caratteristica delle Destiny Islands. Nessuno del luogo si era mai
interessato a costruirci qualcosa così i più
giovani ne avevano approfittato impiegando le loro giornate a giocare
su quel piccolo paradiso. Sephiroth corse sul molo in
direzione di una piccola imbarcazione ormeggiata a lato del del ponte.
Sciolse la corda che la teneva ancorata alla terraferma e con un balzo
atterò sul guscio di noce che prese a dondolare sull'acqua.
Nonostante l'energia elettrica e meccanica fossero conosciute
ampiamente dagli isolani, non vennero mai applicati dei motori alle
navi ed il ragazzo si dovette rimboccare le maniche usando l'unico remo
presente sulla barca. Il mare era una tavola piatta quella mattina e
grazie a questo ci mise pochissimi minuti per raggiungere l'isolotto.
Arrivato a terra legò l'imbarcazione al piccolo ponte
costruito appositamente per l'attracco e appena sceso sulla spiaggia
riprese a correre in fretta e furia percorrendo il bagna-asciuga. Si
arrestò solo davanti alla presenza di alcuni scogli che
bloccavano il passaggio. Prudentemente gettò qualche
occhiata nei dintorni...non c'era anima viva nei paraggi, era ancora
troppo presto. Con disinvoltura si insinuò tra le fessure
che offriva la scogliera, erano ben mimetizzate e praticamente
invisibili e inaccessibili ai più. Stando attento a non
scivolare sui massi bagnati dalla marea, Sephiroth uscì dal
contorto labirinto roccioso e si ritrovò in una minuta
insenatura all'ombra del monolito.
"In ritardo come al solito Sephi, avevi dimenticato l'appuntamento
vero?" Lo ammonì una ragazza seduta su di una roccia dietro
di lui. Era davvero una graziosa fanciulla...ma vestita da maschiaccio
con semplici pantaloncini gialli stretti alla vita da una cintura e un
top verde militare che le copriva il seno. Con uno scatto felino fece
un salto mortale. I suoi corvini capelli corti risplendettero alla luce
del sole; Yuffie Kisaragi possedeva un'agilità
impareggiabile per qualsiasi abitatente di Destiny Islands e se ne
vantava esageratamente presentandosi sempre come la Grande Ninja
Yuffie. Era particolarmente vivace e spensierata, non si era mai presa
cura dei giudizi che potevano darle i suoi compaesani: lei era lei, e
non avrebbe mai cambiato il suo modo di essere per far piacere a
quattro isolani cerebralmente ristretti. Non conobbe mai i suoi
genitori tuttavia non fu mai un problema poichè i suoi due
zii, con cui conviveva, le donavano tutto l'affetto possibile
rimpiazzando completamente il padre e la madre della ragazza. Conobbe
Sephiroth in una notte stellata. Avevano entrambi 6 anni ed erano stati
costretti con la forza ad andare ad ammirare le stelle assieme ai loro
coetanei sotto la guida degli anziani. Una vera e propria noia per
Yuffie che tutto sapeva riguardo alle costellazioni del cielo infinito,
e non trovava nulla di pù seccante che correggere i continui
errori dei cosiddetti saggi dell'isola. A serata conclusa tutti
tornarono a casa attraverso la piccola boscaglia di palme e arbusti
vari...e un ramo sbucato dal nulla le piombò in piena
faccia. Un esile ragazzino le si parò davanti chiedendo
ripetutamente scusa...aveva l'aria di un bambino che aveva passato un
mare di guai. Entrambi avevano perso qualcosa e in qualche modo questo
li legò moltissimo.
"Scusami davvero tanto Yuffie.....ero un
pò....sovrappensiero" Yuffie scosse ironicamente la testa
"Sei un caso perso Sephi" Il giovane sorrise e voltando erroneamente lo
sgardo si accorse del progetto in fase di costruzione
"A che punto è la zattera?" Yuffie si avvicinò al
grosso scafo in legno ormai quasi del tutto completato.
Riflettè un secondo prima di rispondere
"Bè, la zattera è praticamente finita, ma
dobbiamo ancora procurarci le provviste necessarie. Comunque la
partenza non si rimanda, fra 2 giorni ce ne andremo via da questo
posto".
L'isola era sempre stata troppo piccola per loro, troppo piccola per i
loro sogni e desideri. Bisognava cambiare drasticamente la situazione,
e decidere di andarsene sembrava l'unica alternativa possibile. Oltre
alla voglia d' avventura che infiammava i due ragazzi, c'erano motivi
più profondi.Yuffie era intenzionata ad allargare le sue
conoscenze e di certo non lo poteva fare in quella prigione d'acqua su
cui stava. Per Sephiroth, invece, trovare quello che gli era mancato
per anni era il suo sogno più grande...
Anche se per ragioni differenti, entrambi avevano una sola cosa per la
testa in quel momento ed era un desiderio incontenibile...la voglia di
fuggire
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Capitolo 2 *** Night of Fate ***
Capitolo 2 : Night of Fate...
Passarono due giorni interi prima che la zattera ed il suo equipaggio
fossero pronti per partire. Sephiroth, dopo aver riportato a casa viti
e cacciaviti, riprese la via per la spiaggia. Era già
pomeriggio inoltrato ed il sole era ormai prossimo a tramontare
"Ancora poco e sarò lontano da questo posto..."
non pensava ad altro, quel momento tanto agognato era lì
dietro l'angolo, ed era finalmente sul punto di coglierlo senza
esitazione. In quell'istante incontrò sulla strada i suoi
compagni di scuola. -Proprio voi volevo vedere- pensò
ironicamente mentre passava di fianco al gruppetto assortito di ragazzi
che avevano notato la sua presenza. -Me ne andrò via da
questo sputo di terra e vi lascio volentierissimo qui a morire con la
muffa che vi rode il cervello- un senso di soddisfazione lo pervadeva
per tutto il corpo. Sapeva bene che era un gesto inutile ma
provò ugualmente a salutarli ignari di quello che avrebbe
fatto la mattina seguente. Come previsto nessuno ricambiò.
Lo fissarano e borbottarono qualcosa fra di loro facendosi
scappare alcuni schiamazzi. Sedici anni e non era mai cambiato nulla...
" Chissà che tipo di mostro è uno che nasce con
un solo genitore"..." A me fa paura non è nato nemmeno qui "
... " I miei mi hanno detto chi era suo padre" ... " Non lo voglio con
noi...tutti ma non lui"... " Sinceramente non so nemmeno chi gli da il
diritto di stare qui" ... " lo si potrebbe annegare in un sacco" .....
-Sì...ancora poco...ancora poco-
"All'alba dobbiamo trovarci qui...e non si accettano ritardi stavolta,
se ci beccano siamo fregati" Yuffie si rivolse con grande enfasi a
Sephiroth quasi certa che avrebbe tardato anche domani. Il ragazzo
osservava il sole mentre affondava nel mare, all’orizzonte,
colorando il cielo di cremesi. Erano entrambi seduti sulla sabbia
soffice contemplando il tramonto.
" Non è detto che troveremo quello cerchiamo" la
frase di Yuffie andò soltanto ad aggiungersi alle migliaia
di dubbi che passavano per la testa di Sephi. Sapeva bene che la sua
ricerca non avrebbe prodotto granchè.
" Non mi importa, io devo provarci...non ho intenzione di aspettare
passivamente sperando che qualcosa accada..." La giovane ninja
ascoltava senza proferire parola. Sephiroth non sapeva quello che
faceva, seguiva solo quello che rimaneva del suo cuore. Ma in fondo
nemmeno Yuffie sapeva quello che faceva, quindi perchè
preoccuparsi tanto?
" Dobbiamo far accadere qualcosa noi....e poi qualsiasi posto
sarà sicuramente meglio di questo" Il ragazzo
guardò fiducioso Yuffie che saltò in piedi
scrollandosi i granelli di sabbia di dosso.
" Un posto migliore di questo covo di bovari pescivendoli?...ma si, lo
troviamo" Gli sguardi dei due si incrociarono e per qualche secondo
restarono a fissarsi. Fra tutte le domande, i dubbi e le incertezze
l'unico punto saldo in quella burrasca era la loro amicizia.
Improvvisamente un tuffo al cuore scosse Sephi, aveva avvertito
qualcosa. Non sapeva cosa, ma era una sensazione terribile che
incupì il suo volto.
" Ehi Sephiroth...Che ti è preso? Tutto bene?"
Domandò Yuffie cercando di trovare la causa di quel
repentino cambiamento. Il ragazzo non rispose, non conosceva la
risposta.
" Dai Sephi stai tranquillo! vedrai che andrà tutto bene!
Ora vado prima che ai miei zii venga una crisi isterica. Ci vediamo
domani allora e miraccomando...PUNTUALE!!!!" Dopo quello straniamento
il giovane tornò alla realtà e rivolgendosi a
Yuffie si mise sull'attenti come un bravo soldato. La ragazza non era
molto convinta ma speranzosa lo salutò e corse al molo dove
l'aspettava il traghetto per tornare a
casa.
La sera era appena giunta e l'oscurità calò
rapidamente sull'isolotto deserto dove era rimasto solo Sephiroth che
camminava lungo la spiaggia dirigendosi in tutta calma verso la sua
imbarcazione. Ad un tratto si fermò, stava
passando davanti a dei piccoli cespugli che crescevano sulla parte
ripida della scogliera. Nascosta da quelle piante stava
l’entrata di una piccola grotta
……….. “Che
cos’è?!!!?” domandò un'ancora
bambino Sephi , “E’ una grotta…che
rumore terribile” affermò paurosamente Yuffie che
cercava di allontanarsi da quell’entrata da dove proveniva un
sinistro rantolio profondo.“No
ascolta…è solo il vento, dai entriamo”.
Ricordi di circa 10 anni prima…….…
Quella grotta era diventata il loro rifugio, in quel luogo nessuno gli
impediva di far galoppare la loro fantasia immaginando una vita
diversa, una vita migliore. A Sephiroth sarebbe mancato solo quella
spelonca in tutta Destiny Islands, cosi entrò deciso a dare
un ultimo saluto. Il piccolo antro si presentava circolare, abbastanza
alto per farci stare un adulto in piedi, attraversato su qualche lato
dalle grandi radici degli alberi. Sul soffitto stava un'apertura che
permetteva alla luce solare e lunare di illuminare l’intera
grotta. Ma quello che colpiva di più era il fatto che fosse
tappezzato da disegni , simboli e iscrizioni incise con delle pietre
che dava l’idea di un unico grande
murales.
Lo sguardo del ragazzo si soffermò su un disegno in
particolare che aveva fatto lui: rappresentava il volto di un uomo, che
era praticamente irriconoscibile. Era stato cancellato e ridisegnato
più e più volte nel vano tentativo di riconoscere
un viso familiare, quello di suo padre. Accanto aveva stilizzato il
proprio viso e la sua mano che porgeva un frutto Pao-pu
all’uomo. Il frutto Pao-pu era , per quanto ne sapeva
Sephiroth, un frutto che cresceva solo sulla sua isola, possiede una
insolita forma a stella e una vecchia favola narra che se due persone
si offrono reciprocamente il frutto e lo mangiano, resteranno uniti da
un profondo legame, qualsiasi cosa accada, per
sempre...Perchè continuare a credere ad una fiaba? si
chiedeva sempre e sempre Yuffie gli rispondeva allo stesso modo:
"è bello aggrapparsi ai sogni non ti pare? E' come crearsi
un obbiettivo da raggiungere". Ma credere ad una cosa irrealizzabile
conduce solo a sofferte delusioni, così era per Sephi e,
nonostante campasse con questa idea, non poteva fare a meno di sperare
nell'
impossibile...
Ma c’era qualcosa di strano che lo destò dal suo
pensare, la caverna aveva un non so che di diverso dal solito.
Sephiroth provò a guardarsi intorno per trovare la fonte di
quella sensazione e con grande meraviglia vide una porta, posta
lì tranquilla in fondo all’antro. -Curioso- non si
ricordava che ci fosse una porta li dentro e non riusciva a capacitarsi
come avesse fatto a non notarla prima. Cominciò a squadrarla
e si accorse che non aveva la maniglia -Questa poi- disse fra
sé sempre più frastornato. Aveva il desiderio di
provare a spingerla ma qualcosa lo bloccò: c’era
un’altra presenza nella grotta che lo fissava. Si
girò di scatto e vide una figura in piedi al centro
dell’antro coperta interamente da una lungo soprabito nero
che arrivava fino ai piedi, anche il viso era celato sotto
l’oscurità del cappuccio. Per poco Sephiroth non
si fece scappare un urlo dallo spavento.
“Chi sei tu?” pose alla figura misteriosa la
domanda più scontata
“Questo luogo è stato collegato” rispose
freddamente la persona che pareva essere un uomo. Quest'ultimo
alzò lentamente il braccio sinistro ed indicò la
porta sulla parete della grotta. Il ragazzo fissò
quell'ingresso continuando a non capire nè chi fosse
quell'uomo nè tanto meno quali fossero le sue intenzioni. Si
rivolse nuovamente verso la figura in nero ma non c'era più,
era scomparsa nel nulla.
" Ma che diavolo...??!!" Era tutto passato in secondo piano,
la zattera, la fuga, tutto. Ora c'erano solo migliardi di domande che
piombavano nella sua testa a velocità supersonica.
" Devo avvertire Yuffie..." Sephiroth corse fuori dal grottino e prese
l'unica barca attraccata al molo remando con tutta la forza che aveva
in corpo. Arrivato all'isola principale non si preoccupò
nemmeno di legare l'imbarcazione. Scese velocemente in acqua e
trascinò il guscio di noce fino alla riva mentre pensava
già a quello che stava per rivelare a Yuffie. Ma quando fu
in procinto di percorrere la strada notò in lontananza delle
luci ad intermittenza rosse e blu e un gran frastuono di voci che
riempiva la notte solitamente calma. Di nuovo quel tuffo al cuore. La
casa della ragazza era circondata da un grande ammasso informe di
gente, praticamente c'era quasi tutta Destiny Islands. Un'ambulanza era
posteggiata di fronte all'abitazione. Tutti parlavano confusamente e
sembrava che nessuno sapesse bene cos'era successo. Tra la folla
Sephiroth riconobbe sua madre visibilmente preoccupata.
" Mamma...cos'è successo?...Mamma rispondimi" Tifa prese suo
figlio e lo strinse forte fra le sue braccia.
" Devi essere forte..." Il ragazzo non voleva sentire, quelle parole
erano più fastidiose di qualsiasi suono avesse mai sentito.
Si scostò brutalmente da sua madre e a spintonate si fece
largo fra la folla...Yuffie...dov'era Yuffie...
Il pomeriggio seguente si svolsero i funerali della giovane. La sua
vita era stata stroncata da un malore al cuore. Non poteva crederci e
forse non voleva nemmeno farlo, ma quella lapide era lì, era
reale...Yuffie Kisaragi jr, Una grande ninja per un grande
cuore...erano le parole incise sulla pietra volute dagli zii. Il
sacerdote stava parlando " Porgiamo il nostro ultimo saluto..."
Sephiroth non ascoltava, fissava imperterrito la lapide con le lacrime
che gli rigavano il viso.
" Dovevamo fuggire insieme ti ricordi?...ora sei tu quella in
ritardo..." Era impossibile rendere tutto meno triste, non ci riusciva.
Cosa sarebbe rimasto di lui ora? Sarebbe rimasto a guardare la vita che
gli passava davanti sullo specchio dell'acqua, senza fare nulla?
Sembrava una maledizione la sua. Tutti se ne adavano, dal primo fino
all'ultimo. Perchè?
Alla fine della cerimonia si incamminò verso casa con la
madre. Era strano come tutto fosse rimasto uguale a prima: il verso dei
gabbiani, i sassolini della strada sotto le scarpe,quando per Sephiroth
tutto era crollato e affondato nelle profondità dell'oceano
senza possibilità di recuperare le cose perdute.
Non era cambiato proprio nulla: i suoi compagni erano ancora
lì a sghignazzare e questa volta lo facevano sulla morte di
Yuffie. No, questo non lo poteva sopportare. Strinse i pugni, non
voleva commettere pazzie...però le loro voci così
irrespottose gli arrivavano alle orecchie e lo facevano imbestialire.
Sentiva la rabbia crescergli dentro... "Visto la fine che ha fatto la
Kisaragi?" "E' quello che si meritava, quella stronzetta"...Non ne
poteva più doveva fargliela pagare. Senza trattenimento
corse come una furia contro l'ultimo che aveva aperto bocca.
L'espressione di quei ragazzi cambiava progressivamente: smorfia di
sufficienza -sto arrivando- risata - vi faccio vedere io come si
ride...- espressione interrogativa -...senza denti- panico collettivo.
Il malaugurato venne preso al bavero della maglia e strattonato
violentemente mentre con grande velocità gli
arrivò sul viso un pugno di forza immane che lo
scaraventò a terra senza avere nemmeno la
possibilità di difendersi.
" PARLA ANCORA MALE DI LEI E TI GIURO CHE TI COMBINERO' PEGGIO DI COSI'
!!!" Il ragazzo non provò nemmeno a controbattere. Era del
tutto frastornato e con il sangue che gli grondava dalla bocca
scappò insieme ai suoi imprecando inutilmente. Tifa
assistette alla scena immobile, non provò a fermare suo
figlio e non aveva alcuna intenzione di farlo. Corse verso di lui e lo
prese per un braccio "Ma ti pare questo il modo?! Fila subito a casa
che facciamo i conti!" Sephiroth non rispose, si era vendicato e gli
bastava, ma non fece a meno di notare che un piccolo sorriso veniva
trattenuto a stento da sua madre.
Sdraiato sul letto di camera sua osservava il soffito perdendo lo
sguardo nel vuoto. Andava tutto così male, e quando sembrava
andar meglio, accadeva qualcosa di peggio. " Far accadere qualcosa..."
era da un pò che lo ripeteva stringendo forte il cuscino per
non piangere. " E' bello aggrapparsi ai sogni non ti pare?..." Era
solito sentire la voce di Yuffie riecchegiare dovunque nelle sue
giornate, ma ora era sparita...era andata lontano...
Un tuono fece trasalire il ragazzo. Mise a sedere sul letto e
guardò fuori dalla finestra: enormi nubi cariche di pioggia
minacciavano di scatenare una tempesta. Non curante tornò ad
appoggiare la testa sul materasso. Le tempeste erano rare sull'isola, e
quando si abbattevano potevano essere piuttosto violente e a Sephiroth
questo non poteva fregare di meno al momento. Avrebbe chiuso i
serramenti quando si sarebbe messo a piovere. Tornò a
fissare camera sua sperando di sentirsi protetto da quelle quattro mura
con la sua libreria, il letto, la scrivania a doppio fondo dove
nascondeva il progetto della zattera...già, la zattera, un
piano andato in fumo oramai...la zattera..." LA ZATTERA!!!"gli
balenò in un'istante tutta la fatica e le speranze che lui e
Yuffie avevano impiegato in quella costruzione, ed ora ,lasciata
all'aperto, sarebbe stata sicuramente distrutta. Si sfilò di
dosso quello che aveva ed indossò qualcosa di più
pesante per poi sfrecciare via fuori dalla finestra per evitare le
domande perditempo di sua madre. Il mare si stava già
ingrossando, la situazione si faceva critica. Sbarcato sulla terraferma
corse a perdifiato verso l’insenatura dove era nascosta
l’imbarcazione. Nel tentativo di andare sempre più
veloce non prestò attenzione ed inciampò in un
oggetto sconosciuto. Si rialzò in tutta fretta ma
ciò che si mostrava davanti ai suoi occhi lo
bloccò: un piccolo esserino interamente nero stava davanti a
lui. Sephiroth lo guardò con timorosa curiosità.
L’essere era alto poco più di un metro, aveva due
piccole braccia e altrettante gambe e due antenne e non aveva altro
colore, a parte il nero, addosso, facevano eccezione solo due rotondi
occhi gialli, tremendamente inespressivi. Il ragazzo era rimasto
imbambolato a fissarlo " Prima l'uomo in nero e adesso
questo..." un altro tuono gli ricordò, come i
rintocchi di un orologio, che la barca attendeva di essere portata al
riparo. Sephiroth dovette lasciar perdere le spiegazioni e riprese a
correre ma non era cosi semplice: l’esserino nero si appiatti
letteralmente e, proprio come un’ombra, si
allungò, passò sotto il giovane e riprese volume
davanti a lui bloccandogli la strada e questa volta non ce ne era solo
uno ma altri cinque sbucati da chissà dove. " Ma cosa?!" Non
sapendo come comportarsi si mise in guardia alzando i pugni " Mi spiace
ma non ho tempo da perdere". Non ne capiva il motivo ma sentiva un
forte desiderio di spedire quelle cose all'altromondo. Nemmeno i
mostriciattoli neri rivelavano buone intenzioni e cominciarano a
balzargli addosso muovendo freneticamente quelle piccole braccia
contorte. Sephiroth ne scaraventò qualcuno a terra con dei
pugni ben assestati ma quei demonietti non sembravano volessero cedere,
anzi sembravano sempre più numerosi. Il vento si
alzò prepotene e pungenti gocce di pioggia iniziarono a
precipitare dal cielo "La zattera…" quel pensiero
pulsava sempre più forte, non poteva restare lì,
doveva sbrigarsi. Si coprì il volto con le braccia
e come un'ariete corse contro i suoi avversari aprendosi un varco. Ma
invano. Quei demoni neri lo circondarono bloccandogli qualsiasi via di
fuga. Uno di loro saltò furiosamente contro il giovane che
istintivamente alzò un braccio cercando di proteggersi
e...accadde. Un lampo, una luce di grande intensità comparve
dal nulla e fra le mani di Sephiroth era apparsa una grande chiave di
ferro. Sentiva una grande forza sconosciuta che gli scorreva dentro mai
provata prima, era come se dentro di se si fosse aperta una porta che
lasciava uscire ciò che era assopito in lui da sempre.
Ora era pronto a difendersi e con decisione squarciò uno dei
mostriciattoli che si dissolse in un effimero fumo nero. L'entusiasmo
per aver finalmente distrutto uno di quegli odiati cosi
svanì di colpo. La visione che si presentava ai suoi occhi
era terrificante: non solo il piccolo isolotto ma tutta Destiny Islands
era ricoperta da quelle creature; come parassiti corrodevano tutto
ciò che fino a quel momento era casa sua...la sua tanto
detestata casa. La terra cominciò a tremare. Il ragazzo
cadde a terra e il suo sguardo si rivolse alla volta celeste totalmente
nera illuminata solo dai lampi delle folgori che si abbattevano a
terra. Un vortice minaccioso prendeva forma e poco alla volta si
ingrandiva con l'intento di risucchiare qualsiasi cosa stesse
sfortunatamente sotto di esso. L'isola si stava sgretolando: pezzo per
pezzo veniva inghiottita. Sephiroth osservava l'orrendo spettacolo, la
sua misteriosa chiave risultava del tutto inutile di fronte a quella
tempesta soprannaturale. Un fortissimo scossone fece ricadere a terra
il giovane. Era atterrito dopo aver appreso che il pezzo di terra su
cui combatteva era stato appena strappato via dalla spiaggia, diretto
verso il buco nero. Ormai era vicino, vicinissimo, e non
potè fare altro che chiudere gli occhi e aspettare...attesa
brevissima, era già sparito nell'oscurità, ebbe
solo il tempo di chiedersi se sarebbe mai più tornato...se
avrebbe rivisto sua madre...se avrebbe rivisto Yuffie...ma la risposta
non arrivò.
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Capitolo 3 *** Travers Town ***
Capitolo 3: Traverse Town
Una stanza bianca...anzi non era bianca, era proprio senza alcuna
tonalità, quella stanza era assolutamente dipinta di nessun
colore. Al centro di essa, in contrasto fortissimo, vi era un uomo in
nero, con in mente un oscuro proposito...un proposito andato fallito.
"Dannazione..." sbottò la misteriosa figura. Camminava
avanti e indietro per la sala facendo frusciare il soprabito nero che
rasentava il pavimento.
"Stavolta l'ho fatta grossa" riprese "Mi sono fatto sfuggire un
cuore..." nonostante il tono della sua voce fosse piuttosto pacato, il
discorso aveva l'aria di essere parecchio serio e preoccupante.
"Al diavolo!" per un attimo si alterò sfogando la sua
frustrazione sul tavolo circolare che aveva di fronte su cui
battè un pugno che si schiantò con grande
fragore.
"Ora calmati, non è poi così grave, in fondo
siamo riusciti ad aprire la porta" intervenne con vemenza una seconda
persona vestita con identici abiti, ma con una voce che pareva di
donna.
" Certo, ma uno di loro è riuscito ad evocare la propria
chiave" la donna ridacchiò e fece spallucce
"E con questo? Non sono pochi quelli che riescono nell'impresa al primo
colpo...ti ricordo che pure io ci sono riuscita" L'uomo rimaneva
perplesso
"Non è il fatto in se che mi ha colpito...è la
persona che ha attirato la mia attenzione...aveva un aspetto
familiare...ho avuto la sensazione di averlo già
visto...c'era anche Tifa su quell'isola..." La donna fece un passo
indietro, con mani tremanti fece scivolare il cappuccio facendolo
ricadere sulle spalle. Aveva un viso candido illuminato da brillanti
occhi celesti in quel momento increduli per ciò che avevano
udito le sue orecchie.
"Cosa?! Pensi si tratti di..." la ragazza non concluse la domanda.
Alludeva a qualcosa che conosceva molto bene e altrettanto bene sapeva
che non doveva accadere.
"E' praticamente impossibile, quell'uomo è morto, imparalo a
memoria. Ma forse c'è un'altra spiegazione...in ogni caso
dobbiamo riferire a Marluxia i risultati della missione, e non credo
che sarà molto soddisfatto" l'incappucciato si
avviò verso l'uscio della sala.
"Lo dici come se non te ne importasse niente Axel" la voce lo
bloccò
"Infatti è così, lo sai bene Larxen che non amo
farmi dare ordini e tantomeno lavorare per qualcuno". Era coperto dal
capuccio ma la donna di nome Larxen era certa di aver intravisto
stampato sul suo volto un sorriso malevolo.
Le tenebre regnavano sovrane, ogni cosa era occultata agli occhi di
Sephiroth che non riusciva a vedere nulla in quello spazio vuoto ed
infinito. Non riusciva ad avere nessun'altra percezione, fatta
eccezione per un rumore. Sentiva una voce, quella voce che gli pareva
aver udito mille volte dentro di se, ma che in realtà non
aveva mai sentito. Non sapeva da dove provenisse, era come se ovunque,
anche negli angoli più remoti, tutto fosse pervaso da quel
suono. Era come un odore insopportabile che aveva impestato l'intero
universo, a cui non si poteva sfuggire. Per cause ancora ignote,
qualcosa dentro di lui gli suggeriva di allontanarsi, di scappare il
più lontano possibile, ma invano cercava di evadere da quel
luogo: in qualsiasi direzione fuggisse la voce lo perseguitava, una
nebbia lo soffocava...."Destai...avanti SVEGLIATI!!!" Sephiroth si
svegliò al proprio grido. Annaspò furiosamente
attorno a se, come se avesse dovuto scacciare la nebbia invisibile che
lo opprimeva. Lo shock passò piano piano e il suo
cuore riprese a battere normalmente. Di colpo la sua attenzione si
rivolse al paesaggio circostante. Contrariamente a ciò che
si aspettava, non era più nella propria camera. Era
accasciato in uno stretto vicolo scuro, sentiva il freddo viscidume
della pietra umida su cui poggiava il suo corpo. Non c'era molta luce e
non distingueva bene le forme e i colori, ma certamente quello era un
luogo a lui sconosciuto. Aveva una leggera emicranea e, a parte questo,
sembrava essere tutto intero. Accanto a lui uno strano essere a 4 zampe
gli stava leccando la faccia, riempiendolo di saliva. Il ragazzo si
discostò dalla paura. Non aveva mai visto una creatura del
genere prima di allora. Quell'animale era ricoperto di pelo color beije
e agitava allegramente la coda. Ricordò infine di averlo
visto su un libro, si chiamava cane. Il suo dolce musetto lo guardava
incuriosito. "Pluto 2°!! Vieni qui" il labrador tese un
orecchio e, stampata un'ultima leccata sulla guancia di Sephiroth,
corse incontro al richiamo del suo padrone. Lo sguardo del giovane
seguì il cane e lo vide uscire dal vicolo. " Dove diavolo
sono?" posò una mano sulla sua testa ancora frastornata. Le
tempie gli pulsavano procurandogli un isopportabile fastidio.
Provò a rammentare il passato ma non ci riuscì,
c'era solo una gran confusione di ricordi sfuocati. "AHI!!" una fitta
gli trapassò il cranio da parte a parte nel momento in cui
cercò di mettere a fuoco. Non ricordava nulla delle ultime
ventiquattro ore, nè il perchè non fosse a casa
sua. -Ok, calma- diede un freno alle sue domande, la cosa migliore in
quel momento era affrontere le cose una alla volta. Prima di tutto
doveva scoprire dov'era finito, poi avrebbe pensato al resto. Si mise
in piedi un pò barcollando ma dopo i primi istanti
riacquistò l'equilibrio. Il vicolo era abbastanza ristretto
e aveva una sola uscita, così si avviò timoroso
verso la luce che intravedeva all'esterno. Sporse la testa, giusto quel
tanto per vedere. Tutto si sarebbe aspettato di vedere, tranne questo.
Si ritrovò innanzi ad una piazza illuminata da qualche
lampione e circondata da svariate case ed ostelli, ristoranti e negozi,
era un piccolo ed accogliente borgo. Sephiroth era talmente stupefatto
che non si accorse di essere da tempo uscito dalla protezione del suo
vicolo ed ora era in mezzo alla piazza con la bocca spalancata. Una
luce intermittente catturò la sua attenzione. A pochi passi
da lui, appesa ad un grande palo di ferro, c'era un grande insegna
circondata da piccole luci elettriche che illuminavano a girno
l'iscrizione a caretteri cubitali che recitava "TRAVERS TOWN,
città di mezzo. Incrocio fra tutti i Paesi". Era tutto
così strano, così diverso, lo entusiasmava
qualsiasi cosa, ovunque cadesse il suo sguardo, e tutto pareva
luccicare, si sentiva come un bambino a Natale. Dall'oggettistica
esposta nelle vetrine dei negozi, ai lampioni che conducevano luce
elettrica...persino le mattonelle grigio-scuro che con ordine
geometrico tempestavano la piazza accendevano il suo interesse. Ma
nonostante tutto non sapeva ancora dove si trovava
-ho...attraversato...l'oceano?!...si, probabile...ma come ho fatto a
scordarlo???- . Nel dubbio più atroce si decise a chiedere
informazioni in giro. Doveva essere ormai notte fonda ma
fortunatamente vi erano ancora delle persone che passeggiavano al
chiaro di luna. Così si azzardò a fermare qualque
passante "Mi scusi sa per caso dirmi quanto dista Destiny Islands da
qui?...Sa dove si trova Destiny Islands?" Ma le domande caddero vuote
alle orecchie della gente che sembrava poco interessata. Volle tentare
una seconda volta, ma si accorse di aver attirato a se gli sguardi dei
passanti che lo fissavano credendo fosse un invasato, o comunque
qualcuno che non avesse le rotelle al posto giusto. Si trattenne
così dal riprovare. -I miei complimenti Sephiroth, ora ti
credono un pazzo- il giovane capì di essersi giocato la
possibilità di chiedere aiuto alle persone presenti in
piazza. In ogni caso non voleva rischiare di incappare in qualche
malvivente, sua madre glielo raccomandava spesso "Non girovagare mai in
giro per l'isola da solo quando si fa buio", al tempo non ne capiva il
motivo: tutti gli isolani erano imparentati ,o perlomeno legati da
amicizia, fra di loro (con più o meno simpatia reciproca)e
non esisteva il pericolo di incontrare etranei...anzi, non conosceva
nemmeno il significato della parola 'estraneo'. Ma ora, dovunque fosse,
si trovava in un luogo sconosciuto, dove tutto gli era estraneo e
alieno....e questo lo eccittava alla follia. Ce l'aveva fatta, era
evaso da quella prigione d'acqua dov'era rinchiuso, era finalmente
lontano da quel posto. Il nome Travers Town non gli diceva niente
però almeno non era più su Destiny Islands poco
ma sicuro. Molti sentimenti cominciarono a riemergere...lì
assieme a lui doveva esserci qualcun'altro...anche lei aveva lo stesso
sogno...ma prima che riuscisse ad afferrare quell'immagine sfuggente,
una voce maschile lo fece trasalire.
"Ti piombano addosso dal nulla..." Sephiroth si voltò verso
di lui. L'uomo era alto e dal fisico atletico, i lunghi capelli castani
non nascondevano una brutta cicatrice trasversale che gli segnava il
volto in eterno.
"Tu chi sei!?" Domandò guardingo il ragazzo
"E non smetteranno di attaccarti...Fino a quando impugnerai il
Keyblade" Non riusciva a seguire il filo del discorso e non aveva la
minima idea di cosa stesse parlando. L'uomo si scostò dalla
parete su cui era appoggiato e squadrò Sephiroth da capo a
piedi.
"Ma perchè...Perchè ha scelto un ragazzino come
te?" Sephi si sentì ferito nell'orgoglio
"Ehi, cosa vorresti dire!?" lo sconosciuto rimase impassibile. Aveva
un'aria torva, esattamente l'espressione di uno che ce l'ha a morte con
il mondo intero.
"Non importa" disse sospirando "Ora vediamo quel Keyblade"
indicò l'oggetto che Sephiroth aveva tra le mani. Il
ragazzò guardò nella stessa direzione. La grande
chiave era ricomparsa e non se ne era nemmeno accorto. I ricordi
cominciavano a tornargli in mente chiari e distinti. -La chiave di
ferro, quella notte sull'isola...- La impugnò con entrambi i
palmi e la puntò contro l'uomo con la cicatrice.
"Non l'avrai mai!" gli urlò. Il motivo per cui
pronunciò quella frase ancora non lo comprendeva. Sapeva
solo che quell'oggetto era prezioso e andava protetto. La strinse
più forte e guardò il suo avversario con aria di
sfida.
"D'accordo, facciamo a modo tuo". Sotto gli occhi sbalorditi di
Sephiroth una luce sfolgorante apparve fra le mani dell'uomo con la
cicatrice e quando fu nuovamente buio, uno spadone luccicava sotto i
raggi lunari, un misto fra una pistola ed una spada. Quella scena gli
era familiare, ne era certo, allo stesso modo aveva fatto la sua
apparizione la chiave misteriosa. Ma non c'era tempo per congetturare
ipotesi, il suo avversario non sembrava intenzionato a scherzare. Si
avvicinò a piccoli passi allarmando paurosamente il giovane
che, al contrario, indietreggiava. Scattò in avanti, senza
preavviso, un poderoso fendente lacerò l'aria, era un
fulmine. Sephiroth abbassò istintivamente la testa schivando
il colpo, ma era stata solo fortuna, non l'aveva nemmeno visto arrivare
- E' velocissimo!-.
"Allora ti sai muovere" disse sarcasticamente l'uomo (per quanto poteva
essere sarcastica la sua serissima voce profonda). Alzò un
braccio verso il ragazzo ormai lontano dal raggio d'azione della spada.
Dalla sua mano scaturirono fiamme e una sfera infuocata
colpì il muro alle spalle del giovane a velocità
impressionante. Un'esplosione incandescente fece cadere a terra
Sephiroth traumatizzato - Ma che diavolo era!! Come c'è
riuscito!!!-. Quell'uomo era decisamente oltre la sua portata, anche
volendo utilizzare la chiave come arma non ne sarebbe uscito vivo. E
poi quella persona aveva dalla sua una cosa di cui Sephi non conosceva
nemmeno l'esistenza: la magia.
"Bè? Cosa fai lì impalato? Hai paura che tuo
padre non venga a salvarti?" Lo schiaffo morale bloccò il
ragazzo per un istante. Qualcosa gli strinse lo stomaco quasi come ci
fosse una bestia dentro di lui che stringeva fra i suoi artigli il suo
cuore. Strinse i pugni e guardò il suo avversario dritto
negli occhi. Il suo sguardo era cambiato, i suoi occhi celesti non
erano ingenui ed indifesi, non più.
"Non l'ha mai fatto!" ringhiò a denti stretti. Quello di suo
padre era un argomento delicato. Nonostante fosse abituato a tutto
quello che gli veniva detto a Destiny Islands, la sua rabbia mista a
tristezza non si era mai calmata. Era sempre lì, che lo
seguiva incostantemente come la sua ombra, un'ombra di amara
solitudine. Prese a due mani la grande chiave e corse come una furia
verso l'uomo, l'arma rivolta verso di lui come una lancia pronta
cozzare contro il nemico. Ma un colpo preciso alla nuca dato con l'elsa
a forma di pistola, lo fece capitombolare a terra come un peso morto,
totalmente privo di sensi, con tutto il rancore e la rabbia sfumati in
un secondo. L'uomo con la cicatrice osservò Sephiroth
inerme, supino sul lastricato di pietra. Avrebbe potuto dargi il colpo
di grazia in qualsiasi momento, ma non mosse un muscolo.
"Ehi, l'hai trovato. Ben fatto Leon!" Una donna dai lunghi capelli
corvini si era avvicinata a Leon avendolo scorto dal lato opposto della
piazza. L'uomo non le degnò nemmeno uno sguardo e si
mantenne cupo, identico a prima.
"Però..." disse "...sembra che le cose siano peggiori del
previsto..." continuava a fissare il ragazzo disteso a terra "...molto
peggiori".
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