TU
CORAZÓN
Cap. 3
-
Presto uscirà il film di Onpu- disse Hazuki a Doremì.
-
Sì, l' ho sentito.
-
Onpu ci ha mandato dei biglietti gratis per l'anteprima.
-
Uao!
-
E mi ha raccomandato che tu venissi.
-
Eh? E perché?
-
Non lo so, ha detto che lo sapremo quando vedremo il film.
-
Boh, com'è misteriosa Onpu.
-
Io ci vado con Yada, perché non fai venire Kotake?
-
Non saprei…se è un film romantico, non credo che verrà.
-
Hai avuto poi notizie di quel ragazzo della lettera?
-
No- disse triste.
-
Oh, mi dispiace.
-
Non ti preoccupare. In fondo era normale che finisse in questo
modo.
-
Beh, non è detto, forse si farà risentire.
-
Chi?- chiese un ragazzo.
-
Kotake, sei tu- disse Doremì.
-
Di chi state parlando?
-
Del suo cavaliere misterioso- disse Hazuki indicando Doremì-
Sembra proprio che ne è rimasta affascinata.
-
Non è vero…- Hazuki la fissa- solo un pochino…- Hazuki
continua a fissarla- sì, va bene, hai ragione. Oh, a proposito, Kotake, ti va
di venire al cinema? Andiamo a vedere in anteprima un film interpretato da
Onpu.
-
Onpu ci ha mandato i biglietti gratis.
-
Mh, in questo caso vengo.
-
Ottimo, allora saremo in quattro.
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Kotake aveva appena finito gli allenamenti del club di
calcio e si era cambiato negli spogliatoi. Prima di uscire dalla scuola, sentì
una melodia riecheggiare nei corridoi.
Aveva già capito di che si trattava.
Salì velocemente le scale per arrivare al secondo piano. Si
fermò in prossimità dell'aula di musica.
Senza fare rumore, entrò dentro e si avvicinò al pianoforte.
Chi stava suonando era Doremì ed era troppo immersa nella
musica, per accorgersi della presenza di Kotake.
La musica che stava suonando era dolce, ma allo stesso tempo
triste.
Nella sua mente pensava ancora a quel ragazzo misterioso e
al bacio ricevuto.
Perché era andata al ballo? Avrebbe fatto meglio a
rimanersene a casa.
Finì di suonare l'ultima strofa e stette in silenzio.
-
Brava.
Doremì sussultò e si accorse della presenza di Kotake.
-
Kotake, non ti avevo sentito arrivare.
-
Lo so, eri molto presa dalla musica. Ultimamente sei
migliorata, non credi?
-
Sì, forse hai ragione.
-
Mh? Ma non ti vedo contenta. C'è qualcosa che non va?
-
No, no, niente…- scosse la testa e si alzò dal seggiolino- In
fondo non potresti comunque aiutarmi.
-
Di che si tratta? Prova a dirmelo.
Doremì guardò il ragazzo, con aria afflitta.
-
Non importa- prese lo spartito e lo mise nella cartella.
-
Sicura?
-
…sto pensando al ragazzo che mi ha invitato al ballo. Dal
primo incontro, non l' ho più sentito. In fondo è possibile che si sia trattato
solo di uno scherzo.
-
Non credevo che stavi ancora pensando a lui. Dopotutto si è
trattato solo di un incontro, perché ti sta così a cuore? Dimenticalo.
-
Tu no capisci.
-
Ah, no?
-
Non posso dimenticarlo, perché…credo di essermi innamorata di
lui.
-
E allora? Chissà quante volte ti sarai innamorata di persone
sbagliate.
-
Questa volta è diverso.
-
E cosa te lo fa credere?
-
Non lo so, so solo che sono innamorata.
-
Ah, si? Sarà il tuo ennesimo buco nell'acqua.
Doremì guardò arrabbiata il ragazzo.
-
Perché non provi ad essere più gentile? In fondo quello che ti
sto chiedendo è solo una parola di conforto. E invece tu non fai altro che
criticarmi e demoralizzarmi.
-
Se lo faccio, è per il tuo bene.
-
Ah, si? Non sembrerebbe. Anzi, direi che ti fa quasi piacere
che io finisca per avere delusioni.
-
Sei tu che vieni da me a raccontarmi le tue disavventure.
-
Se lo faccio è perché ti credevo un amico. Se avessi saputo
che ti dava fastidio, non sarei mai venuta da te.
-
Ed è così, non ti sopporto, non fai altro che lamentarti!
-
Non è vero!
-
E invece sì, nessuno vorrebbe una ragazza come te. Per questo
finisci per ritrovarti da sola!
Ci fu un silenzio. Kotake non sentì più la ragazza che
ribatteva e provò a guardarla in volto.
Stava piangendo ed era stato lui a farla piangere.
-
Doremì…
-
Perché sei così cattivo?- chiese lei, cercando di trattenere
le lacrime- Cosa ti ho fatto? Pensavo che eravamo amici.
-
Io…
-
Non voglio più vederti…non voglio più vederti! Ti odio!- prese
la cartella e corse via.
-
Doremì!
Ma ormai la ragazza era lontana.
-
…mi dispiace- disse a bassa voce.
*---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------*
Il giorno dopo Doremì evitò in tutti i modi di incontrarsi
con Kotake. Anche quando lo vedeva in corridoio, cambiava sempre direzione. In
classe, si comportava come se non esistesse.
Kotake fece altrettanto, evitando di parlargli.
Il silenzio durò per qualche giorno, ma nessuno dei due
voleva cedere.
Sembrava uno dei loro soliti litigi, però questa volta era
diverso. Qualcosa era cambiato in loro e anche la loro amicizia ne aveva
risentito.
Doremì riprese a passare le giornate vicino al grande
albero, nei momenti in cui non c'era Kotake in giro.
Nonostante fosse ancora arrabbiata con lui, sentiva che in
fondo aveva esagerato. E che dopotutto, Kotake aveva ragione. Lei era una frana
nel campo sentimentale e avrebbe fatto meglio a dimenticarsi del ragazzo
misterioso.
Del resto, poteva considerare l'incontro, come la realizzazione
di un bel sogno. Ma era ora di tornare con i piedi a terra.
Doveva pensare al suo futuro e smetterla di andare dietro ai
ragazzi.
Sì, da quel giorno in poi si sarebbe impegnata
esclusivamente nello studio.
-
Doremì?
Doremì riconobbe quella voce, ma non si girò, né disse
niente.
Il ragazzo si sedette vicino a lei.
-
Per quanto mi terrai il muso?
-
…
-
Senti, mi dispiace, non volevo dirti tutte quelle cose. Non so
cosa mi ha preso.
-
…
-
Io volevo solo impedirti di avere un'altra delusione. Non
volevo vederti di nuovo soffrire.
-
…
-
Mi perdoni?
-
…
-
D'accordo, ho capito- si alzò da terra.
-
…aspetta- disse la ragazza, senza muoversi.
-
Si?
-
…mi dispiace anche a me. Non volevo litigare così con te. Noi
ci conosciamo da tanto tempo e pensavo che…sì, insomma, ammetto di aver sbagliato.
Scusami, non avrei mai dovuto assillarti, in fondo quello che hai detto è vero.
-
No, non è così. Lo dicevo solo per rabbia. La verità è
un'altra e mi dispiace di averti fatto soffrire. Mi odi ancora?
-
…no, non ti ho mai odiato, Kotake. Anch'io mi sono fatta
prendere dalla rabbia. Però le tue parole mi sono servite, adesso sono pronta a
ricominciare. Ho deciso di smetterla di pensare ai ragazzi, mi dedicherò allo
studio.
-
Eh?
-
Sì, è la scelta più giusta- disse decisa.
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Doremì passò tutta la settimana sotto i libri, come
promesso.
E il tempo libero lo utilizzava, suonando il pianoforte. Da
quando aveva passato il trauma di quando era piccola, riusciva a suonare il
pianoforte senza farsi prendere dal panico. Quel strumento che aveva
rappresentato un incubo, ora era l'unico modo per tranquillizzarsi.
Kotake ogni tanto, dopo gli allenamenti di calcio, passava
per l'aula di musica, ma non entrava. Si limitava ad ascoltare la musica, senza
dire niente. Capiva che l'amica non era felice, nonostante si sforzasse di
sembrare allegra.
Anche se i due ragazzi avevano fatto pace dopo l'ultimo
litigio, non erano più affiatati come prima. Doremì evitava di stare troppo con
il ragazzo e non si confidava come faceva prima. E Kotake si limitava a
starsene zitto, per paura di dire qualcosa di troppo.
Entrambi avrebbero voluto tornare come prima, ma qualcosa li
bloccava quando stavano insieme.
-
Kotake, da quanto sei qui?- chiese Doremì, quando uscì
dall'aula di musica e trovò Kotake seduto a terra.
-
Io…passavo per di qui…niente di più- disse lui.
-
Ah. Capisco- chiuse la porta dell'aula- Andiamo?
-
Sì.
I due scesero per le scale, fino ad arrivare all'entrata
principale.
-
Oh, no! Sta piovendo- disse Doremì, guardando la pioggia
cadere sul suolo.
-
E non abbiamo l'ombrello- disse Kotake- Ci converrà correre.
-
Sì.
Kotake e Doremì corsero per qualche minuto, poi decisero di
ripararsi sotto un portico, in attesa che la pioggia cessasse.
-
Oh, uffi, lo sapevo. Sono bagnata fradicia- si lamentò Doremì,
cercando di aggiustarsi i codini, che la pioggia aveva sciolto.
Diede uno sguardo veloce al ragazzo, che se ne stava in
silenzio, guardando nel vuoto.
Doremì rimase sorpresa, per la prima volta si rendeva conto
che Kotake era cresciuto ed era diventato un bel ragazzo. Possibile che lei non
se n'era mai accorta? L'aveva sempre avuto sotto gli occhi e non si era accorta
dei cambiamenti. I capelli blu del ragazzo, ricaddero un po' sul viso del
ragazzo. Non era la prima volta che Doremì vedeva il ragazzo, con i capelli
sciolti, ma era la prima volta che lo guardava con occhi diversi.
Stette a fissarlo per qualche minuto, senza rendersi conto
che si era incantata a guardarlo.
Il ragazzo si accorse dello sguardo di Doremì e la guardò.
Istintivamente Doremì voltò la sua faccia da un'altra parte,
dirigendo il suo sguardo altrove.
Era diventata tesa. Il suo cuore batteva forte e si sentiva
le guance calde.
Che le succedeva? Perché si era messa a fissarlo? Perché si
sentiva strana?
Aveva una gran voglia di scappare da quella situazione così
imbarazzante, ma il suo corpo era rigido.
Era calato un gran silenzio dall'ultimo discorso, troppo
silenzio.
Doremì aveva paura che Kotake si accorgesse della sua
tensione. Doveva a tutti i costi dire qualcosa. Qualsiasi cosa andava bene,
purché riprendessero a parlare.
-
…ehm, Kotake?
-
Sì?
Cosa dire? Cosa dire?
-
Come vanno gli allenamenti di calcio?
Ok, questa poteva andare.
-
Bene. Anche se sono solo del primo anno, e devo faticare
molto, sono sicuro di farcela.
-
Sono contenta per te.
Calò di nuovo il silenzio.
Oh, no, questa non ci voleva! Devo trovare un
altr'argomento!
-
…Doremì.
-
Eh?!- sussultò.
-
Che ti prende?
-
A me? Niente! Sei tu che sei silenzioso- disse agitata.
-
Mi dispiace.
-
E di cosa?
-
Beh, di quello che ci sta succedendo adesso.
-
E- e cosa ci sta succedendo?- disse ancora agitata.
-
Non riusciamo ad essere spontanei come una volta. E questo è
successo per colpa mia. Se io non mi fossi comportato in quel modo strano,
tutto questo non sarebbe successo.
-
Ne abbiamo già parlato Kotake. Non è solo colpa tua.
-
E invece sì. Se io fossi stato sincero con te fin
dall'inizio…- chinò la testa.
Doremì l'osservò, senza capire.
-
Non capisco cosa vuoi dire.
-
Voglio dire che ti ho mentito…
-
Come?- chiese stupita.
-
La verità è che…- alzò la testa-…io…- arrossì- io ti…
Doremì stette in attesa che Kotake terminasse la sua frase.
Non capì perché il suo cuore aveva ripreso a battere forte.
-
…a___!- gridò Kotake, ma la sua voce venne offuscata dal rombo
di un tuono.
Doremì rimase impalata come un baccalà e guardò in modo
enigmatico il ragazzo.
-
…eh?- chiese.
Kotake rimase senza parole. La volta buona che si era deciso
di fare il grande passo ed un stupido temporale aveva rovinato tutto.
-
Niente- disse rassegnato.
-
Ma se prima stavi per dirmi qualcosa…
-
Te lo sei immaginata- girò la testa altrove.
Calò di nuovo il silenzio.
-
La pioggia non accenna a terminare…- disse Kotake.
-
Già.
-
Senti, qui vicino abito io. Che ne dici di venire da me, nel
frattempo che il temporale finisca?
-
A casa tua?
-
Sì, almeno lì staremo all'asciutto ed eviteremo di prenderci
un malanno.
-
Mh…
Doremì era stata tante volte a casa di Kotake quando erano
piccoli. Però adesso era differente. Era da un sacco di tempo che la ragazza
non metteva piede a casa di Kotake e non sapeva perché questo la rendeva
nervosa.
-
Allora, andiamo?
-
…sì.
Kotake prese per mano Doremì e si misero a correre sotto la
pioggia.
Doremì sentì il suo cuore battere dall'emozione. Kotake la
stava tenendo per mano e lei non diceva niente. Un tempo si sarebbe comportata
in un'altra maniera.
I due ragazzi arrivarono a casa di Kotake. A riceverli fu la
madre del ragazzo.
-
Oh, ma che è successo?- chiese aprendo la porta e vedendo i
due, bagnati fradici.
-
Non avevamo l'ombrello- spiegò il ragazzo, entrando.
La madre notò che il figlio teneva per mano la ragazza.
-
Salve- salutò Doremì.
La signora la fissò, cercando di ricordare dove aveva già
visto la ragazza.
-
Ah, adesso ricordo. Tu sei la piccola Doremì Harukaze, vero?-
sorrise.
Piccola?- pensò Doremì.
-
Dicevo che il tuo viso non mi era nuovo. Da quanto tempo non
ti vedo. Sei cresciuta, quasi non ti riconoscevo.
-
Ehm…mamma, non per interromperti, ma siamo bagnati fradici-
disse Kotake imbarazzato.
-
Eh? Ah, sì, è vero. Vi porto subito degli asciugamani- e si
allontanò.
Il ragazzo sospirò, mentre Doremì sorrise divertita.
-
Tua madre non è cambiata.
-
Già- poi si accorse che teneva per mano Doremì- ehm, scusa-
disse arrossendo e lasciando la mano della ragazza.
In quel momento arrivò la madre con gli asciugamani.
-
Vi preparo qualcosa, mentre voi vi asciugate- disse la
signora- Nel frattempo Kotake, dà a Doremì qualcosa per cambiarsi.
-
D'accordo- disse Kotake e condusse Doremì fino alla sua
camera.
-
Wow, è molto cambiata dall'ultima volta- disse Doremì, una
volta entrata nella stanza.
-
E' normale, non sono più un bambino- disse prendendo dei capi
dal suo cassetto- Tieni, questi andranno bene per te.
-
Oh, grazie, ma non dovevate disturbarvi così tanto per me.
-
Non ti preoccupare, piuttosto cambiati- uscì dalla stanza,
chiudendo la porta.
Doremì si tolse i suoi vestiti bagnati e ogni tanto dava uno
sguardo alla stanza.
Non era più la stanza di un bambino, bensì di un ragazzo
cresciuto. Sui comodini, al posto dei giochi, c'erano dei libri e delle riviste
calcistiche.
Finito di cambiarsi si guardò allo specchio. Si aggiustò i
capelli, cercando di rifarsi i codini, ma gli cadde il fermaglio a forma di
nota musicale. Si chinò per cercarlo.
-
Accidenti, ma dove si è cacciato? Oh, eccolo- lo trovò vicino
ad una borsa. Senza volerlo, vide cosa c'era dentro e rimase sorpresa.
Mai se lo sarebbe aspettata una simile rivelazione.
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Fine terzo capitolo
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Eh, eh ^-^
Spero che vi sia piaciuta anche questa fiction.
No problem, se la fiction piacerà a qualcuno, cercherò di
terminarla al più presto. ^.^
Bye!
By Ya-chan