Nuovo mondo, nuova avventura,nuova storia di Black_Sky (/viewuser.php?uid=225671)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Nuovo mondo, nuova avventura, nuova storia ***
Capitolo 2: *** Gli Hunger Games ***
Capitolo 3: *** Mietitura: Volontaria? ***
Capitolo 4: *** Katniss Winter Blackstar: che la fortuna sia sempre con te, sempre ***
Capitolo 5: *** Il verde smeraldo e il grigio fumo ***
Capitolo 6: *** incontri ***
Capitolo 7: *** decisioni ***
Capitolo 1 *** Prologo: Nuovo mondo, nuova avventura, nuova storia ***
Un'antica profezia, l'unica cosa che il male non possiede, non ancora.
Il mondo è sprofondato nel caos, l'Europa si è fusa con l'Asia e hanno formato un unico impero, l'America è governata da un dittatore che ha conquistato dopo anni di guerra il polo Nord, il Polo Sud e l'Australia.
Quando anche l'impero Euroasiatico viene sottomesso dall'America comincia un periodo di povertà e di tristezza per tutto il mondo.
Per prima cosa l'Europa e l'Asia si dividono nuovamente e il dittatore Americano promuove gli Hunger Games, i giochi della fame, con cui ricorda chi è il più forte e che si terranno ogni estate a partire da quel momento.
I maghi, invece, vivono in pace ed armonia.
Questo almeno fino a quando non appare Lord Voldemort, fissato con la purezza del sangue.
Comincia così una guerra anche nel mondo magico. Molti si alleano con il Signore Oscuro e i posti più sicuri sono le scuole di magia.
Proprio in una di queste scuole, Hogwarts, all'insaputa di tutti, dopo quasi cinquant'anni di guerre, il preside, Albus Silente progetta un modo per vincere definitivamente la guerra.
Secondo un'antichissima profezia quando il mondo sarebbe stato nel caos solo l'Avatar, il padrone di tutti e quattro gli elementi, poteva portare la pace.
Ogni volta che un Avatar muore ne nasce un'altro, e ogni volta dominava originariamente un elemento diverso secondo una precisa sequenza: Aria, Acqua, Terra e Fuoco.
Non si sa come, però l'ultimo Avatar conosciuto era morto quasi cento anni prima ed era un dominatore del fuoco.
Così, insieme ad un gruppo di coraggiosi ragazzi e creature magiche, mette in piedi una missione per cercare l'Avatar.
Ma non sarà così difficile....
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Capitolo 2 *** Gli Hunger Games ***
Era un pomeriggio noioso, come tutti gli altri.
I ragazzi correvano per i corridoi di Hogwarts e i professori li rimproveravano togliendo punti alle case a destra e a manca.
Molti ragazzi erano sdraiati all’ombra di alberi dalla folta chiona verde per studiare e fare i compiti.
Tra questi c’era anche Lily Evans, seduta ai piedi di una grande pianta fiorita, intenta a riguardare vecchie foto raccolte in un libro dalla copertina in velluto rosso.
Erano foto della sua famiglia e dei suoi amici babbani che non vedeva ormai da molto tempo.
Aveva salutato i genitori e la sorella Petunia a settembre ma sembravano già passati anni.
Era l’29 giugno e aveva nostalgia di casa, degli amici e di Katniss, la sua migliore amica… perché ovunque c’era la guerra? Perché per ottenere qualcosa bisognava uccidere persone innocenti?
Proprio non se lo spiegava. Erano ormai sei anni che andava in quella scuola, sei anni che aveva scoperto di essere una strega, sei anni che aveva scoperto il mondo magico… ed erano anche sei anni che aveva conosciuto lui, Lord Voldemort.
Quell’essere aveva distrtto famiglie, ucciso miglioni di persone solo per la sua mania del sangue puro. Le faceva schifo.
Pensando questo si fermò a guardare una foto, quella più vecchia di tutto l’album.
Ritraeva lei a otto anni, nel suo vecchio villaggio, insieme alla sua migliore amica vestite da guerriere Kyoshi, le guerriere che proteggevano il villaggio da invasioni Americane.
Avevano la faccia coperta di bianco e gli occhi truccati di rosso. Prma di scoprire la sua identità Lily voleva diventare una guerriera come sua nonna , catturata da soldati Americani molto tempo prima, per salvarla.
Riportando alla mente questi ricordi le venne da piangere.
Non fece in tempo a sfogarsi che una mano le portò via il libro e un’altra la prese per la vita.
Era James Potter, quello bello e stronzo della scuola. Il ragazzo si divertiva a tormentarla per convincerla ad uscire con lui. Da parte sua Lily non voleva avere niente a che fare con quello schifoso, per colpa delle sue stupidate lei aveva litigato con Severus, il suo migliore amico, solo l’anno prima e da quel momento non si erano più rivolti la parola.
<< Ridammi il libro Potter, non sei divertente! >> lo avvertì lei arrabbiata per il contatto.
<< Dai Lillina fammi vedere anche a me, in fondo sono il tuo ragazzo…>> rispose lui contento senza mollare ne’ il libro ne’ la vita della ragazza.
Anzi, detto questo aprì il libro proprio sulla foto di lei e Katniss e la guardò per poi soffiarle nell’orecchio
<< Lo sai che eri davvero molto bella anche da piccola?>>
<< Piantala e ridammi il libro.>>
Lui la fece girare verso di se per poi circondarle la vita con entrmbe le braccia. Arrabbiata com’era la ragazza gli pestò il piede con tanta forza da fargli mollare la presa.
Scappò via prendendo le sue cose prima che il ragazzo potesse riprendersi.
**durante la cena**
<< E così la Evans ti è sfuggita ancora Ramoso?! >> chiese Sirius Black al suo migliore amico che gli aveva raccontato tutto.
James fece una smorfia per poi sentire il suo amico ridere a crepapelle.
Sirius Black era un ragazzo solare e divertente, ma anche molto bello. Non per niente era amico con James : erano i ragazzi più belli di tutta Hogwarts ma anche i più sbruffoni.
Appartenevano entrambi a famiglie di Purosangue. I genitori di James, Charlus e Dorea Potter, erano due persone modeste e semplici, con un unico figlio che avevano viziato un bel po’.
Invece i genitori di Sirius, Orion e Walburga Black, erano seguaci di Lord Voldemort, ritenevano che chiunque avesse legami con Babbani dovesse esser ucciso. Regulus, fratello di Sirius, seguiva i genitori e li stimava al contrario del fratello che li disprezzava e non vedeva l’ora di andarsene di casa.
Stavano ancora discutendo dei fatti del pomeriggio quando Albus Silente, preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, si alzò in piedi a fine cena prima di congedare tutti gli alunni e parlò.
<< Bene ragazzi, come ormai sapete, domani nel mondo dei Babbani cominceranno gli Hunger Games >>
Molti studenti del primo anno non sapevano cosa fossero così il preside spiegò
<< Per chi non lo sapesse, gli Hunger Games sono un gioco per molti, per il “presidente” Americano e per gli Americani più ricchi sono un modo per divertirsi e un modo per farsi rispettare… per tutti gli altri è una tortura. Gli Hunger Games sono la cosa più brutta che i Babbani abbiano mai progettato. Nelle dodici grandi città del Mondo tra cui Ba Sing Se, Shanghai, Mumbai, Mosca, San Paolo, Tokio e Londra si riuniscono tutti i ragazzi che abitano nei villaggi vicini insieme alla loro famiglia. Ogni ragazzo compreso tra i 12 e i 18 anni viene registrato e degli addetti inseriscono il nome del giovane in una grande vaso di vetro. Ogni sindaco deve estrarre i nomi della ragazza e del ragazzo che andrano poi a Capitol City, la città abitata solamente dai ricchi Americani e dal Presidente, questo giorno è chiamato mietitura. Lì verranno addestrati per poi essere rinchiusi in un’ Arena. Da lì ne esce vincitore chi riesce a sopravvivere, a non farsi uccidere dagli altri… in questo gioco ci sono solo tre regole: non si può uscire dal proprio cerchio di partenza per 60 secondi se vuoi ancora le gambe, non sono permessi atti di cannibalismo e l’ultima regola, quella più importante… uccidi o muori.Tutti sono obbligati a guardare gli Hunger Games… e ogni anno, dopo la mietitura gli Hunger Games saranno trasmessi qui ad Hogwarts. Tutti quelli che si devono presentare alla mietitura possono andare dalla professoressa McGranitt e partire domani mattina. Per chi rimane, la mietitura è in diretta qui nella Sala Grande. È tutto.>> e detto questo si sedette. |
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Capitolo 3 *** Mietitura: Volontaria? ***
La mietitura: Volontaria?
Hogwarts, Sala Grande, 30 maggio 1976
Erano le 10.00 quando il treno con i figli di babbani partì da Hogwarts quella mattina.
James Potter si era nascosto sotto il suo mantello dell’invisibilità ed era andato alla stazione come tutti gli anni a vedere il treno partire con su la sua Lily.
Sperava sempre che non fosse mai estratta, di poterla rivedere dopo quel giorno così carico di tensione come la Mietitura.
Nessuno sapeva che andava a vedere la partenza del treno,escluso il suo migliore amico Sirius.
Aveva guardato la Evans salì sul treno e partire per il mondo dei babbani.
Aveva sempre paura di non rivederla ma non lo aveva ma detto a nessuno a parte Sirius e gli altri Malandrini.
Ci mise circa venti minuti a tornare alla scuola dove lo aspettavano Remus e Sirius appena fuori dalla Sala Grande.
Remus era un ragazzo molto sveglio ed intelligente oltre che essere un grande amico fedele e generoso, sempre pronto ad aiutare i più deboli e i bisognosi. I capelli color caramello erano scompigliati e i segni della notte di plenilunio erano ancora evidenti negli occhi e sul corpo del ragazzo che teneva in mano un grande libro dalla copertina di cuoio nero. Sirius invece era appoggiato al muro, con i capelli neri che gli ricadevano davanti agli occhi grigi. Stava amabilmente parlando con la professoressa McGranitt, probabilmente lo stava riprendendo per qualche scherzo dei suoi.
<< signor Black, ha capito? Oggi sono particolarmente buona e quindi voglio toglierle solo 50 punti. Veda di non mettersi a fare scherzi durante la Mietitura altrimenti sarò costretta a metterla in punizione! >>
Sirius intanto annuiva annoiato come al solito.
Alle 16.00 tutti gli insegnanti e gli studenti rimasti ad Hogwarts si ritrovarono nella Sala Grande.
Nelle tavolate tutti erano in silenzio e la tavolata dei professori era spostata rispetto al solito, sulla destra della sala.
I professori erano molto agitati, anche se nessuno lo diceva tutti erano preoccupati per la sorte degli amici babbani.
Ed ecco, proiettato dove prima si trovava il tavolo dei professori, il sigillo di Capitol City e la faccia tonda del presidente Americano, il presidente Snow.
Il presidente cominciò a raccontare le cose di ogni anno, di come vinse la guerra e tutte quelle robe lì.
Poi tornò il sigillo di Capitol City e apparvero le prime immagini della Mietitura.
La prima città era Shangai. L’uomo che estraeva i nomi era alto e con i capelli neri e lisci legati in una coda bassa, la giacca azzurra brillava alla luce del sole di giugno.
<< Finalmente, vediamo chi saranno i fortunati >> dopo qualche secondo mise la mano nella boccia di vetro e ne estrasse un bigliettino azzurro e uno lilla. Poi ne lesse i nomi. Il ragazzo fu il primo a raggiungere il grande palco. Aveva i capelli neri e gli occhi a mandorla scuri, pieni di paura. Avanzava a gambe incerte verso l’uomo che aveva estratto il suo nome. Doveva essere molto scioccato infatti quando anche la ragazza salì sul palco lui non la vide arrivare. Dal canto suo la ragazza era spaventata ma non lo dava molto a vedere, dietro le lenti degli occhiali con la montatura blu notte e una cascata di capelli castani le copriva parte della faccia.
La prima estrazione di quell’anno finì con l’immagine dei due concorrenti che si davano la mano.
Partì, subito dopo il sigillo di Capitol City, l’immagine di Ba Sing Se, una delle poche città rimaste uguali dopo la guerra, conservando molte tradizioni. L’estrazione avvenne in poco tempo. Vennero estratti i nomi di un ragazzo dai capelli rossi e quello di una bambina d 12 anni dalle guance piene di lentiggini.
Dopo venne il turno di Tokyo, San Paolo, Mumbai, Mosca, Roma, Madrid, Sidney, Città del Messico, Città del Capo ed infine quelle di Londra.
Londra, piazza della Mietitura, 30 maggio 1976 ore 16.50
Lily Evans era molto preoccupata, come tutti gli anni.
Era appena arrivata alla grande città babbana quando le estrazioni della prima città erano cominciate.
Indossava un abito azzurro pastello lungo fino alle ginocchia con una cintura blu in vita.
Le ballerine blu che calzava calpestavano la terra smossa delle viuzze della città.
Arrivò in tempo per essere registrata e si mise in coda per entrare nella grande piazza dove si sarebbero svolte le estrazioni.
Dopo qualche minuto entrò nella piazza già piena di persone.
Andò nell’ala riservata ai diciassettenni. Sarebbe stato il penultimo anno per lei.
Stava pensando ai suoi amici quando si sentì chiamare.
<< Lily, ehilà Lily!!! Sono qua!! >>
Una bambina dai capelli neri e mossi si stava avvicinando correndo.
Lei la prese in braccio ridendo.
Lily era come una mamma per la bambina, che aveva 12 anni.
Kim era la sorella più piccola di Katniss, la sua migliore amica, quella con la quale voleva diventare una guerriera Kyoshi. Era il primo anno che la bambina era costretta a partecipare agli Hunger Games e si vedeva che era preoccupata.
<< Ciao Kim, come stai? E dov’è Katniss? >> chiese la rossa accarezzandole i capelli.
<< Sto bene, credo. Katniss sta arrivando. Eccola! Katniss siamo qui! >> disse lei agitando le mani.
La ragazza non tardò ad arrivare.
Non parlarono molto perché la donna sul palco fece tornare tutti a posto.
Katniss e Lily guardarono Kim andare verso l’area dei dodicenni e poi aspettarono.
La donna sul palco osservò soddisfatta tutti i ragazzi e le ragazze divisi in tutte le fasce d’età.
Erano ormai dieci anni che estraeva i nomi degli Hunger Games a Londra e ogni ano rinnovava il suo look.
Quell’anno aveva i capelli rosa cotonati, il trucco marcato e un abito fucsia. La gonna stretta le arrivava alle ginocchia prima di aprirsi in un volant di tulle, anche la giacca era dello stesso colore e le maniche a palloncino lasciavano scoperte le braccia bianche come il latte.
Si avvicinò al microfono e cominciò a parlare: << Salve, salve, benvenuti alla quarantanovesima edizione degli Hunger Games. Quanto sono emozionata! >>
Per poi riprendere << E come ogni anno, prima le signore>> e detto questo si avvicinò con i suoi tacchi a spillo alla boccia di vetro.
La tensione era al massimo mentre la donna infilava la mano nel contenitore, dopo averla fatta girare prese un biglietto lilla e tornò al microfono.
<< Vediamo un po’ chi sarà… >>
E detto questo si mise ad aprire il foglietto facendo scricchiolare le unghie lunghe e rosa.
<< Bene, molto bene. Allora, la fortunata di quest’anno è Kim Blackstar. >> alzò gli occhi dal foglietto guardando la folla di bambini che si agitava sotto al palco.
Lily era sconvolta. Non riusciva a parlare e aveva paura per quello che sarebbe successo da li a pochi secondi.
Katniss, vicino a lei rimase a bocca aperta e con gli occhi sbarrati.
Tremava e la bocca era tirata in una smorfia di paura.
Quando Kim si mise a camminare a passo lento verso il palco tutti si spostarono creando un passaggio.
Katniss si staccò da Lily che la teneva per un braccio.
Cominciò a correre verso la sorella.
<< Kim! KIM!! >> urlò cercando di raggiungerla.
Quando la bambina sentì il proprio nome si girò di scatto, in tempo per vedere la sorella bloccata da due guardie che si dimenava come un pesce appena pescato per cappare dalla presa della guardia.
<< KATNISS!! NO!! LASCIATELA STARE! PER FAVORE! >>
Urlava più che poteva.
Poi si bloccò di colpo quando sentì la sorella urlare.
<< Mi OFFRO VOLONTARIA! Mi OFFRO VOLONTARIA COME TRIBUTO!!>>
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Capitolo 4 *** Katniss Winter Blackstar: che la fortuna sia sempre con te, sempre ***
Katniss Winter Blackstar:
che la
fortuna sia sempre con te, sempre
Londra
piazza della Mietitura , 30 giugno 1976
Tributo.
Che brutta parola, usata per un
animale che è destinato al
macello.
In fondo, anche la sua migliore
amica, dopo quella frase
dannata sarebbe morta.
Le sue parole rimbombavano ancora
nell’aria e nella testa di
Lily Evans.
<< MI OFFRO VOLONTARIA!
MI OFFRO VOLONTARIA COME
TRIBUTO!!>>
Quelle
maledette parole potevano portarle via l’unica vera amica.
La
rossa rimase qualche secondo a guardare la bambina che piangeva
abbracciata
alla sorella.
Katniss
intanto cercava di mandare via la sorella, senza successo.
Non
sapeva più cosa fare, così cercò con
lo sguardo Lily Evans per cercare un
aiuto.
Lily
arrivò subito e dopo aver preso in braccio la bambina la
portò via.
Katniss
salì sul palco vicino alla donna in fucsia che le chiese il
suo nome: Katniss
Winter Blackstar.
La
donna chiamò poi l’ultimo tributo di
quell’anno: il ragazzo si chiamava Thomas
Parker, alto, esile e con gli occhi grandi e blu.
Lui
non sembrava toccato da nessun’ emozione, paura o rabbia.
Lei
invece era ancora a testa bassa, tremava e teneva i pugni serrati
talmente
tanto da avere le unghie infilate nella carne.
La
donna invece era contenta e dopo averli fatti
prendere per mano li fece portare via dalle guardie di
Capitol City.
Londra,
Municipio, 30 maggio 1976
La sua vita era cambiata radicalmente
dalla morte dei suoi
genitori, questo Katniss lo sapeva molto bene.
Erano ormai quasi due ore che la
ragazza si trovava in una
delle stanze del municipio della città e aveva osservato
molto bene quel luogo.
La stanza era ampia, con le pareti
rosso rubino.
Sulla parete davanti alla porta
dorata si trovava un
finestra con un’enorme balcone ricco di rose bianche e rosse.
Per il resto la camera era molto
spoglia: non c’erano
quadri, specchi, mensole o armadi, solamente un tavolino rotondo e una
sedia in
legno finemente lavorato.
Da sola, senza nulla da fare, aveva
molto pensato alla sua
vita, dopo la morte dei suoi genitori.
Prima la sua famiglia viveva in una
grande casa di Kyoshi,
essendo una delle famiglie più importanti di tutto il Regno
Unito.
Casa sua pur essendo grande era molto
semplice nella sua
eleganza: le pareti erano per la maggior parte bianche, anche se ricche
di
quadri e specchi.
Si sviluppava su quattro piani, al
primo c’era il salone
dove il signore e la signora Blackstar ricevevano gli ospiti, con le
pareti
bianche e un’enorme camino sempre scoppiettante davanti il
quale si trovavano
due divani argentati e una poltrona dello stesso colore. Il tutto era
completato dai cuscini bianchi appoggiati ai divani e alle poltrone. Il
soffitto poi era a specchio e rifletteva le luci delle grandi finestre
e del
camino. La stanza non era mai illuminata con lampadari proprio grazie a
questo
soffitto che rimandava la luce.
Sullo stesso piano c’era il
salone da pranzo dove si
tenevano tutte le cene importanti di lavoro oppure quelle delle feste
con i
parenti. Al centro dell’enorme salone c’era un
tavolo rotondo in vetro con
le gambe in acciaio lavorato ed attorno
quaranta sedie in acciaio e vetro.
Quello era il tavolo usato per le cene di famiglia infatti
sullo
schienale di ogni sedia era inciso il nome di ogni parente. La sala
aveva le
pareti bianche con il soffitto a specchio e il pavimento in vetro e
argento. In
caso di ospiti l’enorme tavolo era sostituito con uno degli
stessi materiali ma
rettangolare e le sedie erano sostituite con quelle senza i nomi.
Anche lì le finestre non
mancavano e illuminavano l’enorme
salone grazie alla luce del sole.
La sala da pranzo e il salotto erano
collegate de un lungo
corridoio con le pareti bianche e il solito soffitto di argento e
vetro. Sulle
pareti c’era l’albero genealogico della famiglia
Blackstar: dal matrimonio
della bella Amelia e Lucas fino all’intelligente e bella
Katniss e la sua dolce
sorellina Kim, dipinti sul vetro e collegati da fili di argento come
rami di un
albero. Non c’erano imperfezioni su quei muri.
Al secondo piano invece
c’erano le stanze dei signori
Blackstar, un bagno e delle stanze usate solo da questi e che neanche
le due
figlie avevano mai visto.
Al terzo piano c’erano le
stanze delle figlie, ben divise e
due bagni.
La camera di Katniss era enorme e
luminosa: il letto a
baldacchino da una piazza e mezza stava sulla destra della camera, con
le
coperte argento sempre in ordine, il cuscino bianco leggermente
inclinato e due
cuscinetti bianchi sul fondo del letto. Non c’erano tappeti a
ricoprire il bel
pavimento di vetro e argento e neanche lampadari a illuminare la
stanza: cinque
delle sette pareti che facevano della stanza un prisma ettagonale
perfetto
erano di vetro, donando alla stanza una luce naturale, che la faceva
brillare. Da
quelle pareti di vetro si poteva vedere il mare grigio e
l’azzurro del cielo
unirsi all’orizzonte. Il soffitto era di vetro blu, argento e
dorato e somigliava
al cielo notturno: di giorno, con la luce del sole, la stanza
s’illuminava
mentre di notte la stanza si confondeva con il cielo stellato
illuminato dal
chiarore della Luna.
In quella casa non si parlava mai
della morte, del dolore
che circondava ormai il mondo intero dopo la morte dei suoi. La donna
che si
occupava delle sorelle non era per nulla dolce e gentile e le puniva in
continuazione per niente, soprattutto se parlavano dei genitori. Era
proibito
anche solo ricordare la nonna Susan, morta per salvare
l’Isola di Kyoshi
dall’invasione americana..
Questo non si poteva fare da nessuna
parte del mondo:
parlare dei tempi che precedettero la guerra era vietato e chi ne
parlava
veniva punito pubblicamente. Molte altre leggi severe erano applicate e
per molte
c’era la pena di morte.
Impiccagione,
era questa la pena messa in atto più frequentemente,
solitamente nella piazza
della città
Così era morto il padre
delle due ragazzine, cinque anni
prima, lasciandole sole.
La madre era morta da un anno, morta
durante un viaggio di
lavoro in Italia, durante un bombardamento da parte
dell’America su Milano,
quando il padre, dopo essere impazzito, era stato impiccato nella
piazza della
città, l’unica dell’Isola, per
ribellione all’autorità e diffamazione nei
confronti del presidente Snow.
Da quel momento Katniss e Kim si
dovettero cavarsela da
sole, la maggiore aveva solo 11 anni e la più piccola 6. La
maggiore proteggeva
la sorella dalle ingiustizie della donna che si occupava di loro
mandata da
Capitol City prendendosi la colpa di tutto e per questo molte volte
punita con
punizioni molto dure.
Poi, di colpo Katniss venne svegliata
da dei colpi forti
alla porta della stanza del Municipio.
Immersa nei ricordi si era estraniata
del tutto dal mondo in
cui si trovava in quel momento: la stanza rossa che l’avrebbe
sicuramente
portata alla morte.
L’avevano svegliata dei
forti colpi alla porta e la voce di
sua sorella Kim.
Non capiva perché fossero
lì. Poi si ricordò del saluto ai
tributi. Avevano solo cinque minuti di tempo per salutarsi e dirsi
addio.
Aprì la porta ed una
nuvola di onde nere andarle addosso
abbracciandola.
Kim piangeva, come mai aveva fatto
prima.
Singhiozzava talmente forte che
l’avrebbero potuta sentire
anche dalla parte opposta dell’edificio, dove anche
l’altro tributo stava
probabilmente salutando i suoi cari.
Katniss le accarezzò
amorevole i capelli morbidi ma senza
guardarla. Aveva lo sguardo puntato davanti a se, perso.
<< Tieni è
per te … ti porterà fortuna …
>>
detto questo tra i singhiozzi la bambina tirò fuori dalla
tasca del vestito una
catenina d’argento con un ciondolo in onice a forma di cuore .
Katniss lo prese stupita, continuando
ad accarezzare la
testa alla sorellina.
<< Katniss ti prego
vinci … devi vincere … fallo per
me … >> disse la bambina alzando lo sguardo
sulla sorella asciugandosi
gli occhi.
<<È finito
il tempo, deve andarsene.>>disse una
guardia.
Era il momento di andare e Kim venne
presa per un braccio e
portata via. La porta dorata venne nuovamente chiusa e Katniss rimase
nuovamente
sola.
<< Te lo prometto,
vincerò.>>
Hogwarts,
Sala Grande 30 maggio 1976, ore 17.00
Non era mai successo
in
quarantanove anni di Hunger Games.
Nessuno era mai volontario,
soprattutto nessuno si sarebbe
mai aspettato una ragazza.
Al tavolo delle Serpi non
c’era quasi nessuno. A nessuno tra
le Serpi interessava la sorte dei babbani, tutti li guardavano
uccidersi
durante i giochi ma non guardavano mai l’estrazione dei nomi.
Le altre tre tavolate erano al
completo.
Al tavolo dei Grifondoro Sirius Black
e James Potter erano a
bocca aperta dalla scena che avevano appena visto.
Una bambina era stata chiamata dalla
donna in rosa.
Aveva i capelli lunghi, mossi e neri
e gli occhi grandi e
azzurri. Aveva dipinta sul volto un’espressione scioccata,
impaurita.
Subito dopo un’altra
ragazza si era offerta, disperata.
Aveva i capelli di un blu elettrico
intenso rasati da una
parte e con il ciuffo blu dall’altra, gli occhi verde
smeraldo e la pelle
diafana. Indossava un paio di jeans neri e una camicia rossa
sbottonata, con sotto
una maglietta bianca.
Il suo nome era Katniss Winter
Blackstar, la sorella della
bambina appena estratta.
Sirius, che fino a quel momento si
era tenuto in disparte,
muto come un pesce si alzò in piedi, a testa bassa e con gli
occhi chiusi.
James fece lo stesso e
così fecero tutti i presenti.
Anche i professori si alzarono in
piedi, togliendosi i
cappelli a punta.
Quel momento durò poco
perché quando la figura di Lily Evans
fece la sua apparizione sul grande schermo per portare via la
più piccola delle
due ognuno degli studenti reagì in modo differente: chi si
alzò in piedi
puntando il dito e chi come James Potter fece cadere il bicchiere con
il succo
di zucca che stava bevendo.
Londra,
Municipio,30 maggio 1976, ore 22.00
Lily Evans non era tornata ad
Hogwarts quel giorno.
Era rimasta vicino a Kim fino a quel
momento.
Non aveva pianto, non poteva.
Non sapeva se la sua amica sarebbe
sopravvissuta.
Sapeva che non sarebbe partita da
Londra fino alla fine dei
giochi, sarebbe rimasta sempre accanto a Kim.
Dopo aver messo a letto la bambina
uscì nel grande cortile
di quella magnifica casetta.
Lo so che ce
la puoi
fare, ne sono certa.
Che la
fortuna sia
sempre con te Katniss, sempre.
salve popolo di efp, mi scuso enormemente per il ritardo ma ho avuto
molti problemi con il pc nuovo.
ringrazio chi ha messo questa storia tra le seguite e preferite che
leggono in silenzio.
fatemi sapere cosa ne pensate però e se non chiedo troppo mi
servirebbero tre nuovi personaggi perchè io non ho
più idee.
se volete mandarmi il vostro OC scrivetemi un messaggo personale con
queste informazioni
1. Nome e cognome
2. età ( tra i 10 e i 20 anni)
3. aspetto fisico
4. carattere
5. stato di sangue e casa di appartenenza
semmai mi inviaste i vostri OC vi ringrazio già in anticipo
e poi naturalmente vi citerò in ogni capitolo dove appare il
vostro personaggio.
vi ringrazio per la collaborazione
Kira
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Capitolo 5 *** Il verde smeraldo e il grigio fumo ***
Hogwarts,
31 maggio 1976, ore 3.00
<<
James, vieni. È tardi, sono le 3.00 del mattino.
Devi dormire.>>
James Potter
era
rimasto tutta sera nella sala grande dei Grifoni, ad aspettare Lily,
senza
successo.
Un po’ se lo aspettava. In
fondo la sua amica era stata
estratta in quegli stramaledetti Hunger Games e probabilmente non
sarebbe più
tornata. Poche volte una ragazza aveva vinto gli Hunger Games,
prevalentemente
vincevano i ragazzi, più forti fisicamente e più
abili nel maneggiare le armi
più pesanti.
La voce dell’amico lo
risvegliò dai suoi pensieri.
Gli occhi grigi dell’amico
trovarono immediatamente i suoi e
come sempre s’intesero subito.
James si alzò dalla
poltrona rosso-oro e cominciò a
camminare nella direzione dell’amico, sulle scale che davano
al dormitorio
maschile.
La sala grande era
praticamente deserta e i rumori dei suoi passi rimbombava
nel silenzio
della notte.
Sirius gli porse una mano e poi
entrarono nella loro stanza.
La notte passò molto
lentamente e in totale silenzio.
La mattina non fu tanto diversa:
James aveva il morale sotto
la suola delle scarpe e non aveva la forza neanche per parlare, Remus e
Peter
stavano parlando della ragazza di Londra e Sirius era rimasto in
silenzio,
senza parlare se non strettamente necessario.
Londra, Municipio, 31
maggio 1976, h 8.45
Quella mattina Katniss era stata
svegliata prestissimo e
fatta lavare e vestire con abiti eleganti e stravaganti, per la
partenza per
Capitol City.
Indossava un abito con il corpetto
argento e la gonna in
tulle blu, a taglio impero. I sandali con i tacchi altissimi argentati.
Era
bellissima.
Quando uscì dalla sua
stanza con le guardie incontrò
per la seconda volta l’altro
tributo, il ragazzo era ancora spaventatissimo e si vedeva.
I capelli corti e biondi erano
pettinati e nonostante il
vestito elegante blu notte e la camicia dorata sembrava non essere
cambiato
minimamente: gli occhi blu erano ancora spalancati e impauriti.
Uscirono dal municipio e un
pacificatore, una delle guardie
inviate da Capitol City, li fece salire su una macchina bianchissima,
con i
finestrini oscurati.
Li accompagnò fino a
King’s Cross e lì fuori trovarono Lily
e Kim.
Katniss non ne rimase sorpresa e le
salutò con la mano e
loro risposero.
Poi il pacificatore la
tirò violentemente verso il binario.
Londra, King’s Cross,
binario 9 ¾ , ore 9.00
Erano arrivati da pochissimo. James
aveva tanto insistito
che i quattro malandrini avevano preso le scope e seguendo i binari del
treno
che li aveva portati ad Hogwarts il 1 settembre, erano tornati indietro.
Attraversarono il muro in tempo per
vedere un uomo vestito
tutto di bianco, con un casco in testa, una pistola e un manganello
alla
cintura tirare una ragazza verso il binario numero 1 .
Videro anche Lily Evans, dietro la
ragazza, con una bambina
per mano.
James corse verso le due, seguito a
ruota da Peter e Remus,
lasciando il suo borsone per terra.
Sirius invece rimase
a osservare la ragazza dai capelli blu. Era bellissima, eppure lui
l’aveva già
vista.
James stava discutendo come al solito
con Lily e lui non
aveva voglia di stare lì ad ascoltare.
Era incuriosito da quei giochi, li
odiava con tutto il cuore
ma voleva vedere, era curioso.
Quando arrivò il treno non
esitò a salire, nascosto dal
mantello dell’invisibilità del suo migliore amico.
Seguì la ragazza dai
capelli stravaganti, fino ad arrivare
in un vagone superlussuoso, con divanetti in velluto, un buffet e un
tavolino
in cristallo.
Su una delle poltrone era seduta la
donna che aveva estratto
i nomi, tutta contenta e sorridente.
<< Salve, salve!
Sedetevi, prego>> disse
picchiettando una mano sullo schienale.
Le mani curate avevano le unghie di
un lilla intenso con
decori viola, tutto in tinta con i vestiti e i capelli, di un lilla
chiarissimo.
Le labbra viola erano tirate in un
lungo sorriso incoraggiante
e la pelle bianchissima era luminosa.
Sotto il mantello Sirius rise di
quella donna, non tanto per
com’era vestita, quanto per come era truccata: oltre
all’eccessivo uso della
cipria e del rossetto viola aveva sugli occhi tonnellate di ombretto
che dal
lilla sfumava al viola
ed erano contornati
da dei brillantini lilla. Il tutto rifinito da due ciglia finte di
almeno tre
centimetri.
Katniss, appena davanti al ragazzo
invisibile, si fermò di
colpo e si voltò.
Sirius in quel momento rimase
pietrificato dal terrore di
essere scoperto ma poi si ricordò di essere invisibile.
Già, ma non sembrava
così.
Lei lo vedeva, se lo sentiva.
Lo osservava.
Si stavano guardando negli occhi, lui
stupito e lei
spaventata.
Lei , gli occhi verde smeraldo di lei
sgranati, la bocca piena
tirata in una smorfia di terrore.
Lui, l’espressione stupita,
con la bocca spalancata e gli
occhi grigi meravigliati.
Lei lo vedeva, ora ne aveva la
conferma.
Lei lo sentiva.
Lei era bellissima.
Lei era morta.
Anche se non ora, nel giro di due
settimane sarebbe morta.
Londra, King’s Cross,
ore 10.00
<< Ehilà
Evans!>> urlò James quando ancora
mancavano una ventina di metri dalla ragazza.
Lei si girò di scatto e
James la raggiunse.
Si fermò di colpo quando
la vide bene: il vestito azzurro
era stropicciato, i capelli spettinati e gli occhi gonfi.
Non l’aveva mai vista in
quello stato e non avrebbe più voluto
vederla così.
<< Cosa vuoi Potter?
Tornatene a scuola. >> gli
rispose lei fredda.
Stava per ribattere quando qualcuno
urlò. Era Remus.
<< James, il treno sta
partendo. >>
<< E allora? Siamo in
una stazione è normale! >>
rispose lui con il suo tono da arrogante.
<< Il treno…
quello per Capitol City…. Con su Sirius
>> spiegò lui.
Gli occhi di tutti si sgranarono per
la sorpresa e James
cominciò a correre a destra e a manca.
Il treno era già scomparso.
Non ci pensò due volte e
montata la sua scopa, James Potter
partì per Capitol City.
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Capitolo 6 *** incontri ***
Treno
dei tributi, ore 11.00
Era ormai passata un ora dalla
partenza, un’ora
dall’incontro tra Katniss Winter Blackstar e Sirius Orion
Black.
Quest’ultimo era scappato
dallo scompartimento e si era
rifugiato in un altro, nella speranza di passare inosservato.
Perché lo aveva visto?
Come diamine aveva fatto? Insomma era
pur sempre un mantello dell’invisibilità, che si
diceva essere parte del
mantello della Morte.
Perché?!
Rimase lì per un
po’ per poi uscire a fare una passeggiata:
ormai sentiva le formiche nelle gambe.
---
Treno dei Tributi,
vagone 11
chi era?
Era rimasta scioccata.
Ma non poteva farsi prendere dal
panico perché nessun altro
sembrava aver visto quel bellissimo ragazzo che lei aveva incontrato.
Era seduta su una delle quattro
poltrone avorio e oro
all’ingresso del vagone 11.
Quest’ultimo non poteva
essere definito vagone, era una vera
e propria stanza di un palazzo reale: se si entrava dalla porta
scorrevole in
vetro rosso rubino si notava subito l’ampiezza di quel
vagone, con la carta da
parati dorata, il grande, anzi enorme, lampadario di cristallo e le
candele
cremisi accese.
C’era anche una grandissima
tavolata con un buffet, ricco di
qualsiasi leccornia, dai primi ai dolci, dalle patate fritte al
caviale.
C’erano persino tre fontane di cioccolato, una al latte, una
fondente e una
bianca.
Le poltrone invece erano quattro,
tutte occupate tranne una.
Sulla prima Katniss aspettava con le
gambe accavallate l’ora
di poter andare nella propria stanza, accanto si trovava
l’altro tributo che
continuava a torturarsi le mani agitato, di fronte invece
c’era la donna delle
estrazioni, in un completo acquamarina con abbinati trucco e parrucco.
Ad un certo punto la donna si
alzò << Vado a cercare
Haymitch.. Tanto sarà al vagone bar, come al
solito…>> disse fra se e se,
andando davanti alla porta che si aprì e lei uscì
lasciando dietro di se una
scia che profumava intensamente di rosa.
I due rimasero soli, per la prima
volta.
Lui finalmente alzò lo
sguardo verso la ragazza che si stava
tirando la gonna: non era abituata a vestiti così corti e
scollati, preferiva
di gran lunga le giacche e i pantaloni lunghi.
Non era una di quelle ragazze che
fanno di tutto per
mettersi in mostra, anzi, a lei non interessava far colpo sui ragazzi
mettendosi gonnelline striminzite e tacchi vertiginosi, lei voleva solo
proteggere sua sorella e non voleva distrazioni.
Le uniche eccezioni erano Lily, la
sua migliore amica e Tom,
il ragazzo con cui andava a cacciare nel bosco, pescare o rubare nelle
case di
Pacificatori, quelle ville gigantesche che prima erano degli abitanti
della
città e ora quelle degli inviati di Capitol City.
Anche la sua bellissima casa ora era
abitata dai
Pacificatori e lei questo non lo sopportava. Nonostante quella casa
l’avessero
progettata e creata i suoi genitori erano state sfrattate da quegli
uomini che
ora ci abitavano e ci portavano tutte le loro donnicciole.
E lei era entrata più
volte a rubare in quella casa, dopo lo
sfratto. Aveva portato via piccoli oggetti di cui i Pacificatori non si
erano
neanche accorti della scomparsa ma alla quale lei era molto affezionata.
Le scarpe le facevano male ai piedi,
non essendo abituata a
portare tacchi così alti
il vestito la
faceva sentire a disagio.
Non si accorse neanche
dell’uomo che era entrato e si era
seduto sulla poltrona davanti a lei.
<< Allora siete voi i
fortunati … >> disse con
la voce di chi si è appena svegliato oppure di chi ha appena
bevuto.
Katniss alzò la testa e
fissò l’uomo.
Era grande e piuttosto muscoloso ma
sui 40 anni. Era
Haymitch, il loro mentore, colui che li avrebbe preparati per gli
Hunger Games,
che avrebbe portato uno di loro alla vittoria oppure che li avrebbe
portati
entrambi nella fossa.
Aveva in mano una bottiglia di vodka
mezza vuota, i capelli
biondi scompigliati e gli occhi azzurrissimi occupati ad osservare il
liquido nella
bottiglia.
<< Qual è la
strategia? Cosa dobbiamo fare? >>
chiese improvvisamente il ragazzo che fino a quel momento non aveva
fatto
altro che rimanere
in silenzio
torturandosi le mani.
<< Bhè,
l’unico consiglio che vi posso dare… cercate
di non morire >> rispose il mentore tra un sorso di vodka
e l’altro.
Katniss non credeva alle proprie
orecchie.
<< Bhè
questo lo sapevamo gia, grazie dell’aiuto!
>> e detto questo Katniss si alzò di colpo e
se ne andò.
Uscì dal vagone e
cercò la sua stanza.
La trovò ed
entrò.
Era
spaziosa e le pareti erano rivestite da carta da parati che sembrava
velluto
bianco.
Il
letto era ad una piazza e mezza, a baldacchino, con le coperte leggere
azzurre,
il comodino era bianco con i pomelli d’oro.
Sulla
parete opposta c’era un’enorme finestra con le
tende azzurre tirate ed accanto un’enorme
armadio bianco. Si avvicinò e lo aprì: era pieno
di vestiti, tutti bellissimi e
fatti su misura per lei, variavano dalla biancheria alle scarpe,
passando per
le giacchette in pelle e le minigonne scozzesi. C’erano una
quantità assurda di
scarpe tutte altissime e accessori di tutti i generi.
Cercò
tra tutta quella confusione un pigiama e ne prese uno: una canottiera
leggera
blu non troppo scollata, anche se per lei già quello era
troppo.
Si
sfilò le scarpe e le appoggiò
nell’armadio, accanto a tutte le altre, sfilò
anche il vestito e lo piegò accuratamente prima di
rimetterlo nell’armadio.
Infilò la canottiera e poi cercò dei
pantaloncini. Li trovò e li infilò. Poi
cercò di aprire la porta del bagno senza successo.
Prese
dall’armadio una vestaglia bianca e cercò delle
ciabatte senza riuscirci e
perciò prese un paio di scarpe alte bianche.
Le
infilò e uscì per cercare qualcuno che la potesse
aiutare.
Ormai
era notte e lei era sola in giro per un treno pieno di persone che ti
vorrebbero morta.
Vagò
per un bel po’ di tempo fino a quando non si sentì
chiamare: pensava fosse
Haymitch ma quando si girò rimase spiazzata.
A
chiamarla era stato un ragazzo muscoloso, con i capelli di un biondo
dorato e
gli occhi verdi.
<<
Katniss Blackstar, la ragazza che si è sacrificata per la
sorellina! >>
disse ridendo con un tono di scherno.
Katniss
si girò e fece finta di nulla, come se non fosse successo
niente e che quel
ragazzo non fosse lì.
Cercò
di tornare in camera sua ma la strada era ancora lunga, il ragazzo
sembrava non
mollare e continuava a seguirla.
La
raggiunse e la fermò prendendola per il polso, obbligandola
a girarsi.
<<
Dove vai? Scappi bambolina?! Sarai anche molto bella ma io non mi
lascio
ingannare, io vincerò … >> disse
lui schiacciandola contro la parete.
<<
Non ci sperare, vincerò io, l’ho promesso a
Kim>> ribatté la ragazza
cercando di scrollarselo di dosso.
Intanto
in un angolino poco distante Sirius Black si faceva sempre
più piccolo nella
speranza di non essere visto. Avrebbe voluto andare ad aiutare la
ragazza.
Anche se lui era uscito con più dei tre quarti della
popolazione femminile di
Hogwarts , non sopportava le violenze nei confronti delle ragazze. Ma
non fece
nulla, per non essere scoperto.
Stava
per intervenire quando il ragazzo cominciò ad insistere. Non
fece in tempo ad
avvicinarsi poiché la ragazza spinse via
l’indesiderato e scappò via.
Ma
scappò nella sua direzione e i loro occhi si incontrarono
nuovamente.
Ma
lei fu più svelta e lo prese per un braccio, correndo via.
Corsero
tutti e due con delle grosse difficoltà dato che lei aveva
su delle scarpe di
almeno 15 cm di tacco e lui stava inciampando nel mantello.
Il
ragazzo biondo intanto si era ripreso e
li inseguiva. Almeno, lui pensava di seguire la ragazza
dai capelli blu
e basta e non la ragazza dai capelli blu e un ragazzo dai capelli neri
e
lunghi.
Loro
però nonostante tutto erano riusciti ad arrivare nella
stanza della ragazza.
<<
Ora tu mi devi spiegare un bel po’ di cose >>
disse la ragazza con il
fiatone dopo aver chiuso a chiave la porta.
<<
Bhè, che vuoi sapere? >> chiese lui buttandosi
sul letto dopo aver
ripiegato il mantello e averlo messo con accuratezza accanto al cuscino.
<<
Mhà, io direi almeno come ti chiami, perché
sembra che ti veda solo io e perché
sei su questo treno?!>>
<<
Allora, andiamo con ordine dolcezza, io sono Sirius Black, piacere
>>
disse con strafottenza porgendole una mano.
Lei
era rimasta in piedi, con le braccia incrociate ma quando lui le porse
la mano
lei, anche se con riluttanza, l’afferrò.
Lui
sorrise.
<<
comunque chi ti ha dato tutta sta confidenza?! Non chiamarmi
più dolcezza,
capito ?! >>
Il
sorriso sul viso del giovane si allargò ulteriormente,
lasciando scoperti i
denti bianchissimi e perfetti.
In
fondo quella ragazza era proprio forte.
Rimasero
a parlare fino a quando lei non si addormentò, seduta ai
piedi del letto, con
le gambe incrociate e la testa ciondolante su una spalla.
Sirius,
da gran gentleman che era si spostò e, presala in braccio,
la appoggiò sul
letto, per poi rimettersi il mantello
dell’invisibilità e sdraiarsi sulla
moquette azzurra, per addormentarsi poco dopo.
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Capitolo 7 *** decisioni ***
Era strano vederli tutti lì, in un unico punto, tutti i maghi più potenti e forti di tutto il mondo.
I presidi delle scuole più importanti, il ministro della magia, tutti lì per decidere la sorte del mondo magico.
Nel buio della notte tra il 30 ed il 31 maggio 1976 i migliori maghi al mondo si erano riuniti per parlare del problema più grave che affliggeva il mondo: il terrore della morte.
<< Come tutti voi sapete, il motivo per cui siamo qui è per Tom Riddle, più comunemente conosciuto come Lord Voldemort. Non possiamo lasciarlo continuare senza fare niente, dobbiamo fermarlo, a tutti i costi. Se continuassimo così il mondo cadrebbe, sia il nostro che quello dei babbani. Le abbiamo provate tutte, signori. >> esordì il ministro della magia.
Era un uomo piccolo, ma con un gran carattere. Non si faceva scrupoli a dire la verità e non aveva paura della guerra, anzi, se c’era da combattere lui era sempre in prima linea.
Aveva i capelli lunghi e neri raccolti in una coda bassa ed indossava un mantello blu mezzanotte.
<< Aspettate. Non le abbiamo provate proprio tutte. Ricordate le antiche scritture. >>
A parlare era stato Albus Silente, che fino a quel momento era stato in silenzio.
Un brusio si alzò dalla folla, sentendo tirate in causa le antiche scritture.
Queste pergamene erano preziosissime ed erano custodite in un posto segretissimo, anche se in ogni scuola erano tenute delle copie.
<< Le antiche scritture? Albus, ci credi davvero? >> disse qualcuno.
<< Dopo ormai quasi 50 anni? >> un altro.
<< Tutte baggianate! >> un altro ancora.
<< è l’unica cosa su cui contare ormai. Non solo a me è venuta questa idea però, purtroppo lord Voldemort sa dell’esistenza di questi testi e sa il contenuto. Probabilmente lui è già a caccia dell’Avatar. >> concluse Silente alzando la voce.
Tutti si zittirono.
Se perfino colui che non deve essere nominato lo stava cercando voleva dire che l’Avatar era vivo, che esisteva ancora una piccola speranza.
Quella notte si discusse molto sul da farsi.
Bisognava trovare l’Avatar in fretta, prima di Voldemort.
Le decisioni prese in quell’occasione furono drastiche proprio per la situazione che si era creata negli ultimi 50 anni.
L’unica cosa che univa i Babbani ai Maghi era sparita, lasciando una spaccatura tra le due culture, un vuoto incolmabile.
Com’era stato predetto dalle Antiche Scritture.
DALLE ANTICHE SCRITTURE, CAPITOLO 1
Nel mondo nulla è più importante dell’equilibrio tra luce e ombre, bene e male.
Come i pianeti sono il mondo degli umani e quello degli Spiriti. Non si incontreranno mai, il loro percorso non incrocerà mai quello dell’altro. Si possono solo vedere, da lontano, il giorno in cui tutti i pianeti sono allineati su una sola linea.
Il ruolo dell’Avatar è quello di osservare i due mondi, capirli, proteggerli e farne da tramite.
La Terra, il nostro pianeta.
Condiviso da molte specie e da molte razze.
La Pace è data dall’Avatar, se lui dovesse sparire porterebbe via con se la tranquillità e l’equilibrio del pianeta.
Arriverà un giorno però che l’Avatar scomparirà e il male sulla Terra inizierà ad avanzare, portando morti e distruzione.
Il mondo Magico e quello dei Babbani sarà sconvolto.
Entrambi i popoli cercheranno invani di sopravvivere, in mezzo a questo buio infinito.
Solo l’incontro delle due culture potrà dar vita alla scintilla che creerà speranza e porterà la luce nelle tenebre.
###
Correva, nel buio.
Con le mani avanti, per non sbattere contro ciò che poteva essergli davanti.
Le gambe andavano da sole, correva a perdifiato .
Ormai aveva il fiatone e la vista si stava annebbiando.
Cadde.
Poi una luce fortissima lo abbagliò.
<< Bhè, che vuoi sapere? >>
<< Mhà, io direi almeno come ti chiami, perché sembra che ti veda solo io e perché sei su questo treno?!>>
<< Allora, andiamo con ordine dolcezza, io sono Sirius Black, piacere >>
Si vide dare la mano a quella ragazza, sorridente e con un fare malandrino.
<< comunque chi ti ha dato tutta sta confidenza?! Non chiamarmi più dolcezza, capito ?! >>
Si vedeva parlare con quella ragazza esattamente come aveva fatto prima.
Come se fosse un film.
Poi un’altra luce, un’altra scena.
Un giovane Sirius era affacciato alla finestra della villa dove andava in vacanza con i genitori.
Doveva avere poco più di cinque anni, i capelli più corti e gli occhi curiosi che vagavano fuori dal vetro che lo separava dagli altri bambini che erano nel cortile della casa di fronte.
Sembravano felici, anche se strani.
Indossavano dei vestiti verdi, lunghi fino ai piedi, che sembravano quegli strani vestiti orientali.
Stavano usando dei ventagli, grandi rispetto alla media e li facevano volteggiare in aria.
Aguzzando bene la vista si poteva vedere che erano tutte ragazzine, con qualche bambina.
Anzi, le bambine erano tre: dovevano avere circa la sua età.
Una aveva una folta chioma rossa, le altre due erano una bionda e l’altra nera.
Poi iniziarono a lanciare i ventagli.
Poi buio.
Un’altra luce, un’altra scena.
Stavolta un Sirius ormai undicenne stava leggendo un libro trovato per caso nella libreria della madre quando qualcosa lo colpì, facendolo cadere a terra .
Dolore, provava un dolore atroce alla testa.
Vedeva nero.
Chiuse gli occhi.
E poi lei.
La voce più dolce che avesse mai sentito.
Gli fece aprire gli occhi.
Ciò che vide furono gli occhi verde intenso e poi il nulla.
###
Sirius si svegliò di colpo.
Sudato e con le lacrime agli occhi.
Erano quasi due anni che non faceva più incubi del genere.
Non sapeva perché, ma quando si svegliava non ne ricordava più il motivo, ma era sicuro fosse a causa di un ricordo … anche se non sapeva davvero quale.
Si ricordò in quel momento di essere sul treno diretto a Capitol City, nella stanza di Katniss.
La cercò con lo sguardo e la trovò in piedi, circondata da circa una decina di persone, tutte vestite in modo assurdo.
Le si vedeva solo la testa, rimase in silenzio ad osservare la scena.
Poteva essere divertente se solo non fossero sul treno diretto per la Capitale.
Lei aveva una faccia tra lo shoccato e lo schifato, mentre si guardava in giro. Quando lo vide mimò un “Aiutami” e lui le sorrise, non sapendo cosa fare.
Guardò quelle persone trattarla come una bambola: le facevano indossare vestiti, provare scarpe e gioielli, pettinature e accessori.
Ad un certo punto la porta si aprì, lasciando entrare un uomo.
Aveva la pelle scura, i capelli neri a spazzola e gli occhi truccati d’oro. Indossava dei vestiti appariscenti ma molto più sobri se paragonati a quelli delle donne che orami si erano allontanate da Katniss.
Lei aveva incrociato le braccia al petto e aveva scosso la testa, liberandosi delle mollette con i diamanti che
le avevano messo.
Indossava una specie di accappatoio grigio, stretto in vita da una cintura.
Lei gli fece segno di uscire e lui lo fece, accodandosi alle donne che uscivano, sotto il mantello di James.
###
<< Buongiorno Katniss, io sono Cinna, il tuo stilista. Come saprai appena arrivati a Capitol City scenderete tutti e ventiquattro e verrete fatti sfilare fino al palazzo del presidente e tutti vi vedranno, inizierete a farvi conoscere dagli sponsor, dalla gente, inizierete a conoscere gli altri tributi. >>
Iniziò lui girandole attorno e osservandola.
<< quindi sono qui per farti splendere, tesoro. >>
<< Come pensi di fare? >>
<< Londra è famosa per le porcellane, per le cose antiche e lussuose … quindi pensavo ad un abito molto speciale, in fondo una persona con così tanto coraggio da proporsi al posto di sua sorella deve spiccare no?!>>
Rimasero a discutere dell’abito per dieci minuti e poi lui se ne andò, lasciandola sola a pensare che nell’arco di tre settimane sarebbe morta sicuramente.
***
Sirius girò un po’ sul treno, cercando un po’ di svago quando improvvisamente il treno si fermò e i tributi scesero.
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