Nuovo mondo, nuova avventura,nuova storia

di Black_Sky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Nuovo mondo, nuova avventura, nuova storia ***
Capitolo 2: *** Gli Hunger Games ***
Capitolo 3: *** Mietitura: Volontaria? ***
Capitolo 4: *** Katniss Winter Blackstar: che la fortuna sia sempre con te, sempre ***
Capitolo 5: *** Il verde smeraldo e il grigio fumo ***
Capitolo 6: *** incontri ***
Capitolo 7: *** decisioni ***



Capitolo 1
*** Prologo: Nuovo mondo, nuova avventura, nuova storia ***


Un'antica profezia, l'unica cosa che il male non possiede, non ancora.
Il mondo è sprofondato nel caos, l'Europa si è fusa con l'Asia e hanno formato un unico impero, l'America è governata da un dittatore che ha conquistato dopo anni di guerra il polo Nord, il Polo Sud e l'Australia.
Quando anche l'impero Euroasiatico viene sottomesso dall'America comincia un periodo di povertà e di tristezza per tutto il mondo.
Per prima cosa l'Europa e l'Asia si dividono nuovamente e il dittatore Americano promuove gli Hunger Games, i giochi della fame, con cui ricorda chi è il più forte e che si terranno ogni estate a partire da quel momento.
I maghi, invece, vivono in pace ed armonia.
Questo almeno fino a quando non appare Lord Voldemort, fissato con la purezza del sangue.
Comincia così una guerra anche nel mondo magico. Molti si alleano con il Signore Oscuro e i posti più sicuri sono le scuole di magia.
Proprio in una di queste scuole, Hogwarts, all'insaputa di tutti, dopo quasi cinquant'anni di guerre, il preside, Albus Silente progetta un modo per vincere definitivamente la guerra.
Secondo un'antichissima profezia quando il mondo sarebbe stato nel caos solo l'Avatar, il padrone di tutti e quattro gli elementi, poteva portare la pace.
Ogni volta che un Avatar muore ne nasce un'altro, e ogni volta dominava originariamente un elemento diverso secondo una precisa sequenza: Aria, Acqua, Terra e Fuoco.
Non si sa come, però l'ultimo Avatar conosciuto era morto quasi cento anni prima ed era un dominatore del fuoco.
Così, insieme ad un gruppo di coraggiosi ragazzi e creature magiche, mette in piedi una missione per cercare l'Avatar.
Ma non sarà così difficile....

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Capitolo 2
*** Gli Hunger Games ***


Era un pomeriggio noioso, come tutti gli altri.
I ragazzi correvano per i corridoi di Hogwarts e i professori li rimproveravano togliendo punti alle case a destra e a manca.
Molti ragazzi erano sdraiati all’ombra di alberi dalla folta chiona verde per studiare e fare i compiti.
Tra questi c’era anche Lily Evans, seduta ai piedi di una grande pianta fiorita, intenta  a riguardare vecchie foto raccolte in un libro dalla copertina in velluto rosso.
Erano foto della sua famiglia e dei suoi amici babbani che non vedeva ormai da molto tempo.
Aveva salutato i genitori e la sorella Petunia a settembre ma sembravano già passati anni.
Era l’29 giugno e aveva nostalgia di casa, degli amici e di Katniss, la sua migliore amica… perché ovunque c’era la guerra? Perché per ottenere qualcosa bisognava uccidere persone innocenti?
Proprio non se lo spiegava. Erano ormai sei anni che andava in quella scuola, sei anni che aveva scoperto di essere una strega, sei anni che aveva scoperto il mondo magico… ed erano anche sei anni che aveva conosciuto lui, Lord Voldemort.
Quell’essere aveva distrtto famiglie, ucciso miglioni di persone solo per la sua mania del sangue puro. Le faceva schifo.
Pensando questo si fermò a guardare una foto, quella più vecchia di tutto l’album.
Ritraeva lei a otto anni, nel suo vecchio villaggio, insieme alla sua migliore amica vestite da guerriere Kyoshi, le guerriere che proteggevano il villaggio da invasioni Americane.
Avevano la faccia coperta di bianco e gli occhi truccati di rosso. Prma di scoprire la sua identità Lily voleva diventare una guerriera come sua nonna , catturata da soldati Americani molto tempo prima, per salvarla.
Riportando alla mente questi ricordi le venne da piangere.
Non fece in tempo a sfogarsi che una mano le portò via il libro e un’altra la prese per la vita.
Era James Potter, quello bello e stronzo della scuola. Il ragazzo si divertiva a tormentarla per convincerla ad uscire con lui. Da parte sua Lily non voleva avere niente a che fare con quello schifoso, per colpa delle sue stupidate lei aveva litigato con Severus, il suo migliore amico, solo l’anno prima e da quel momento non si erano più rivolti la parola.
<< Ridammi il libro Potter, non sei divertente! >> lo avvertì lei arrabbiata per il contatto.
<< Dai Lillina fammi vedere anche a me, in fondo sono il tuo ragazzo…>> rispose lui contento senza mollare ne’ il libro ne’ la vita della ragazza.
Anzi, detto questo aprì il libro proprio sulla foto di lei e Katniss e la guardò per poi soffiarle nell’orecchio 
<< Lo sai che eri davvero molto bella anche da piccola?>>
<< Piantala e ridammi il libro.>>
Lui la fece girare verso di se per poi circondarle la vita con entrmbe le braccia. Arrabbiata com’era la ragazza gli pestò il piede con tanta forza da fargli mollare la presa.
Scappò via prendendo le sue cose prima che il ragazzo potesse riprendersi.
**durante la cena**
<< E così la Evans ti è sfuggita ancora Ramoso?! >> chiese Sirius Black al suo migliore amico che gli aveva raccontato tutto.
James fece una smorfia per poi sentire il suo amico ridere a crepapelle.
Sirius Black era un ragazzo solare e divertente, ma anche molto bello. Non per niente era amico con James : erano i ragazzi più belli di tutta Hogwarts ma anche i più sbruffoni.
Appartenevano entrambi a famiglie di Purosangue. I genitori di James, Charlus e Dorea Potter, erano due persone modeste e semplici, con un unico figlio che avevano viziato un bel po’.
Invece i genitori di Sirius, Orion e Walburga Black, erano seguaci di Lord Voldemort, ritenevano che chiunque avesse legami con Babbani dovesse esser ucciso. Regulus, fratello di Sirius, seguiva i genitori e li stimava al contrario del fratello che li disprezzava e non vedeva l’ora di andarsene di casa.
Stavano ancora discutendo dei fatti del pomeriggio quando Albus Silente, preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, si alzò in piedi a fine cena prima di congedare tutti gli alunni e parlò.
<< Bene ragazzi, come ormai sapete, domani nel mondo dei Babbani cominceranno gli Hunger Games >>
Molti studenti del primo anno non sapevano cosa fossero così il preside spiegò
<< Per chi non lo sapesse, gli Hunger Games sono un gioco per molti, per il “presidente” Americano e per gli Americani più ricchi sono un modo per divertirsi e un modo per farsi rispettare… per tutti gli altri è una tortura. Gli Hunger Games sono la cosa più brutta che i Babbani abbiano mai progettato. Nelle dodici grandi città del Mondo tra cui Ba Sing Se, Shanghai, Mumbai, Mosca, San Paolo, Tokio e Londra si riuniscono tutti i ragazzi che abitano nei villaggi vicini insieme alla loro famiglia. Ogni ragazzo compreso tra i 12 e i 18 anni viene registrato e degli addetti inseriscono il nome del giovane in una grande vaso di vetro. Ogni sindaco deve estrarre i nomi della ragazza e del ragazzo che andrano poi a Capitol City, la città abitata solamente dai ricchi Americani e dal Presidente, questo giorno è chiamato mietitura. Lì verranno addestrati per poi essere rinchiusi in un’ Arena. Da lì ne esce vincitore chi riesce a sopravvivere, a non farsi uccidere dagli altri… in questo gioco ci sono solo tre regole: non si può uscire dal proprio cerchio di partenza per 60 secondi se vuoi ancora le gambe, non sono permessi atti di cannibalismo e l’ultima regola, quella più importante… uccidi o muori.Tutti sono obbligati a guardare gli Hunger Games… e ogni anno, dopo la mietitura gli Hunger Games saranno trasmessi qui ad Hogwarts. Tutti quelli che si devono presentare alla mietitura possono andare dalla professoressa McGranitt e partire domani mattina. Per chi rimane, la mietitura è in diretta qui nella Sala Grande. È tutto.>> e detto questo si sedette.

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Capitolo 3
*** Mietitura: Volontaria? ***


La mietitura: Volontaria?

Hogwarts, Sala Grande, 30 maggio 1976

Erano le 10.00 quando il treno con i figli di babbani partì da Hogwarts quella mattina.

James Potter si era nascosto sotto il suo mantello dell’invisibilità ed era andato alla stazione come tutti gli anni a vedere il treno partire con su la sua Lily.

Sperava sempre che non fosse mai estratta, di poterla rivedere dopo quel giorno così carico di tensione come la Mietitura.

Nessuno sapeva che andava a vedere la partenza del treno,escluso il suo migliore amico Sirius.

Aveva guardato la Evans salì sul treno e partire per il mondo dei babbani.

Aveva sempre paura di non rivederla ma non lo aveva ma detto a nessuno a parte Sirius e gli altri Malandrini.

Ci mise circa venti minuti a tornare alla scuola dove lo aspettavano Remus e Sirius appena fuori dalla Sala Grande.

Remus era un ragazzo molto sveglio ed intelligente oltre che essere un grande amico fedele e generoso, sempre pronto ad aiutare i più deboli e i bisognosi. I capelli color caramello erano scompigliati e i segni della notte di plenilunio erano ancora evidenti negli occhi e sul corpo del ragazzo che teneva in mano un grande libro dalla copertina di cuoio nero. Sirius invece era appoggiato al muro, con i capelli neri che gli ricadevano davanti agli occhi grigi. Stava amabilmente parlando con la professoressa McGranitt, probabilmente lo stava riprendendo per qualche scherzo dei suoi.

<< signor Black, ha capito? Oggi sono particolarmente buona e quindi voglio toglierle solo 50 punti. Veda di non mettersi a fare scherzi durante la Mietitura altrimenti sarò costretta a metterla in punizione! >>

Sirius intanto annuiva annoiato come al solito.

Alle 16.00 tutti gli insegnanti e gli studenti rimasti ad Hogwarts si ritrovarono nella Sala Grande.

Nelle tavolate tutti erano in silenzio e la tavolata dei professori era spostata rispetto al solito, sulla destra della sala.

I professori erano molto agitati, anche se nessuno lo diceva tutti erano preoccupati per la sorte degli amici babbani.

Ed ecco, proiettato dove prima si trovava il tavolo dei professori, il sigillo di Capitol City e la faccia tonda del presidente Americano, il presidente Snow.

Il presidente cominciò a raccontare le cose di ogni anno, di come vinse la guerra e tutte quelle robe lì.

Poi tornò il sigillo di Capitol City e apparvero le prime immagini della Mietitura.

La prima città era Shangai. L’uomo che estraeva i nomi era alto e con i capelli neri e lisci legati in una coda bassa, la giacca azzurra brillava alla luce del sole di giugno.

<< Finalmente, vediamo chi saranno i fortunati >> dopo qualche secondo mise la mano nella boccia di vetro e ne estrasse un bigliettino azzurro e uno lilla. Poi ne lesse i nomi. Il ragazzo fu il primo a raggiungere il grande palco. Aveva i capelli neri e gli occhi a mandorla scuri, pieni di paura. Avanzava a gambe incerte verso l’uomo che aveva estratto il suo nome. Doveva essere molto scioccato infatti quando anche la ragazza salì sul palco lui non la vide arrivare. Dal canto suo la ragazza era spaventata ma non lo dava molto a vedere, dietro le lenti degli occhiali con la montatura blu notte e una cascata di capelli castani le copriva parte della faccia.

La prima estrazione di quell’anno finì con l’immagine dei due concorrenti che si davano la mano.

Partì, subito dopo il sigillo di Capitol City, l’immagine di Ba Sing Se, una delle poche città rimaste uguali dopo la guerra, conservando molte tradizioni. L’estrazione avvenne in poco tempo. Vennero estratti i nomi di un ragazzo dai capelli rossi e quello di una bambina d 12 anni dalle guance piene di lentiggini.

Dopo venne il turno di Tokyo, San Paolo, Mumbai, Mosca, Roma, Madrid, Sidney, Città del Messico, Città del Capo ed infine quelle di Londra.

Londra, piazza della Mietitura, 30 maggio 1976 ore 16.50

Lily Evans era molto preoccupata, come tutti gli anni.

Era appena arrivata alla grande città babbana quando le estrazioni della prima città erano cominciate.

Indossava un abito azzurro pastello lungo fino alle ginocchia con una cintura blu in vita.

Le ballerine blu che calzava calpestavano la terra smossa delle viuzze della città.

Arrivò in tempo per essere registrata e si mise in coda per entrare nella grande piazza dove si sarebbero svolte le estrazioni.

Dopo qualche minuto entrò nella piazza già piena di persone.

Andò nell’ala riservata ai diciassettenni. Sarebbe stato il penultimo anno per lei.

Stava pensando ai suoi amici quando si sentì chiamare.

<< Lily, ehilà Lily!!! Sono qua!! >>

Una bambina dai capelli neri e mossi si stava avvicinando correndo.

Lei la prese in braccio ridendo.

Lily era come una mamma per la bambina, che aveva 12 anni.

Kim era la sorella più piccola di Katniss, la sua migliore amica, quella con la quale voleva diventare una guerriera Kyoshi. Era il primo anno che la bambina era costretta a partecipare agli Hunger Games e si vedeva che era preoccupata.

<< Ciao Kim, come stai? E dov’è Katniss? >> chiese la rossa accarezzandole i capelli.

<< Sto bene, credo. Katniss sta arrivando. Eccola! Katniss siamo qui! >> disse lei agitando le mani.

La ragazza non tardò ad arrivare.

Non parlarono molto perché la donna sul palco fece tornare tutti a posto.

Katniss e Lily guardarono Kim andare verso l’area dei dodicenni e poi aspettarono.

La donna sul palco osservò soddisfatta tutti i ragazzi e le ragazze divisi in tutte le fasce d’età.

Erano ormai dieci anni che estraeva i nomi degli Hunger Games a Londra e ogni ano rinnovava il suo look.

Quell’anno aveva i capelli rosa cotonati, il trucco marcato e un abito fucsia. La gonna stretta le arrivava alle ginocchia prima di aprirsi in un volant di tulle, anche la giacca era dello stesso colore e le maniche a palloncino lasciavano scoperte le braccia bianche come il latte.

Si avvicinò al microfono e cominciò a parlare: << Salve, salve, benvenuti alla quarantanovesima edizione degli Hunger Games. Quanto sono emozionata! >>

Per poi riprendere << E come ogni anno, prima le signore>> e detto questo si avvicinò con i suoi tacchi a spillo alla boccia di vetro.

La tensione era al massimo mentre la donna infilava la mano nel contenitore, dopo averla fatta girare prese un biglietto lilla e tornò al microfono.

<< Vediamo un po’ chi sarà… >>

E detto questo si mise ad aprire il foglietto facendo scricchiolare le unghie lunghe e rosa.

<< Bene, molto bene. Allora, la fortunata di quest’anno è Kim Blackstar. >> alzò gli occhi dal foglietto guardando la folla di bambini che si agitava sotto al palco.

Lily era sconvolta. Non riusciva a parlare e aveva paura per quello che sarebbe successo da li a pochi secondi.

Katniss, vicino a lei rimase a bocca aperta e con gli occhi sbarrati.

Tremava e la bocca era tirata in una smorfia di paura.

Quando Kim si mise a camminare a passo lento verso il palco tutti si spostarono creando un passaggio.

Katniss si staccò da Lily che la teneva per un braccio.

Cominciò a correre verso la sorella.

<< Kim! KIM!! >> urlò cercando di raggiungerla.

Quando la bambina sentì il proprio nome si girò di scatto, in tempo per vedere la sorella bloccata da due guardie che si dimenava come un pesce appena pescato per cappare dalla presa della guardia.

<< KATNISS!! NO!! LASCIATELA STARE! PER FAVORE! >>

Urlava più che poteva.

Poi si bloccò di colpo quando sentì la sorella urlare.

<< Mi OFFRO VOLONTARIA! Mi OFFRO VOLONTARIA COME TRIBUTO!!>> 

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Capitolo 4
*** Katniss Winter Blackstar: che la fortuna sia sempre con te, sempre ***


 

Katniss Winter Blackstar: che la fortuna sia sempre con te, sempre

Londra piazza della Mietitura , 30 giugno 1976

Tributo.

Che brutta parola, usata per un animale che è destinato al macello.

In fondo, anche la sua migliore amica, dopo quella frase dannata sarebbe morta.

Le sue parole rimbombavano ancora nell’aria e nella testa di Lily Evans.

<< MI OFFRO VOLONTARIA! MI OFFRO VOLONTARIA COME TRIBUTO!!>>

Quelle maledette parole potevano portarle via l’unica vera amica.

La rossa rimase qualche secondo a guardare la bambina che piangeva abbracciata alla sorella.

Katniss intanto cercava di mandare via la sorella, senza successo.

Non sapeva più cosa fare, così cercò con lo sguardo Lily Evans per cercare un aiuto.

Lily arrivò subito e dopo aver preso in braccio la bambina la portò via.

Katniss salì sul palco vicino alla donna in fucsia che le chiese il suo nome: Katniss Winter Blackstar.

La donna chiamò poi l’ultimo tributo di quell’anno: il ragazzo si chiamava Thomas Parker, alto, esile e con gli occhi grandi e blu.

Lui non sembrava toccato da nessun’ emozione, paura o rabbia.

Lei invece era ancora a testa bassa, tremava e teneva i pugni serrati talmente tanto da avere le unghie infilate nella carne.

La donna invece era contenta e dopo averli fatti  prendere per mano li fece portare via dalle guardie di Capitol City.

Londra, Municipio, 30 maggio 1976

La sua vita era cambiata radicalmente dalla morte dei suoi genitori, questo Katniss lo sapeva molto bene.

Erano ormai quasi due ore che la ragazza si trovava in una delle stanze del municipio della città e aveva osservato molto bene quel luogo.

La stanza era ampia, con le pareti rosso rubino.

Sulla parete davanti alla porta dorata si trovava un finestra con un’enorme balcone ricco di rose bianche e rosse.

Per il resto la camera era molto spoglia: non c’erano quadri, specchi, mensole o armadi, solamente un tavolino rotondo e una sedia in legno finemente lavorato.

Da sola, senza nulla da fare, aveva molto pensato alla sua vita, dopo la morte dei suoi genitori.

Prima la sua famiglia viveva in una grande casa di Kyoshi, essendo una delle famiglie più importanti di tutto il Regno Unito.

Casa sua pur essendo grande era molto semplice nella sua eleganza: le pareti erano per la maggior parte bianche, anche se ricche di quadri e specchi.

Si sviluppava su quattro piani, al primo c’era il salone dove il signore e la signora Blackstar ricevevano gli ospiti, con le pareti bianche e un’enorme camino sempre scoppiettante davanti il quale si trovavano due divani argentati e una poltrona dello stesso colore. Il tutto era completato dai cuscini bianchi appoggiati ai divani e alle poltrone. Il soffitto poi era a specchio e rifletteva le luci delle grandi finestre e del camino. La stanza non era mai illuminata con lampadari proprio grazie a questo soffitto che rimandava la luce.

Sullo stesso piano c’era il salone da pranzo dove si tenevano tutte le cene importanti di lavoro oppure quelle delle feste con i parenti. Al centro dell’enorme salone c’era un tavolo rotondo in vetro  con le gambe in acciaio lavorato ed attorno quaranta sedie in acciaio e vetro.  Quello era il tavolo usato per le cene di famiglia infatti sullo schienale di ogni sedia era inciso il nome di ogni parente. La sala aveva le pareti bianche con il soffitto a specchio e il pavimento in vetro e argento. In caso di ospiti l’enorme tavolo era sostituito con uno degli stessi materiali ma rettangolare e le sedie erano sostituite con quelle senza i nomi.

Anche lì le finestre non mancavano e illuminavano l’enorme salone grazie alla luce del sole.

La sala da pranzo e il salotto erano collegate de un lungo corridoio con le pareti bianche e il solito soffitto di argento e vetro. Sulle pareti c’era l’albero genealogico della famiglia Blackstar: dal matrimonio della bella Amelia e Lucas fino all’intelligente e bella Katniss e la sua dolce sorellina Kim, dipinti sul vetro e collegati da fili di argento come rami di un albero. Non c’erano imperfezioni su quei muri.

Al secondo piano invece c’erano le stanze dei signori Blackstar, un bagno e delle stanze usate solo da questi e che neanche le due figlie avevano mai visto.

Al terzo piano c’erano le stanze delle figlie, ben divise e due bagni.

La camera di Katniss era enorme e luminosa: il letto a baldacchino da una piazza e mezza stava sulla destra della camera, con le coperte argento sempre in ordine, il cuscino bianco leggermente inclinato e due cuscinetti bianchi sul fondo del letto. Non c’erano tappeti a ricoprire il bel pavimento di vetro e argento e neanche lampadari a illuminare la stanza: cinque delle sette pareti che facevano della stanza un prisma ettagonale perfetto erano di vetro, donando alla stanza una luce naturale, che la faceva brillare. Da quelle pareti di vetro si poteva vedere il mare grigio e l’azzurro del cielo unirsi all’orizzonte. Il soffitto era di vetro blu, argento e dorato e somigliava al cielo notturno: di giorno, con la luce del sole, la stanza s’illuminava mentre di notte la stanza si confondeva con il cielo stellato illuminato dal chiarore della Luna.

In quella casa non si parlava mai della morte, del dolore che circondava ormai il mondo intero dopo la morte dei suoi. La donna che si occupava delle sorelle non era per nulla dolce e gentile e le puniva in continuazione per niente, soprattutto se parlavano dei genitori. Era proibito anche solo ricordare la nonna Susan, morta per salvare l’Isola di Kyoshi dall’invasione americana..

Questo non si poteva fare da nessuna parte del mondo: parlare dei tempi che precedettero la guerra era vietato e chi ne parlava veniva punito pubblicamente. Molte altre leggi severe erano applicate e per molte c’era la pena di morte.  Impiccagione, era questa la pena messa in atto più frequentemente, solitamente nella piazza della città

Così era morto il padre delle due ragazzine, cinque anni prima, lasciandole sole.

La madre era morta da un anno, morta durante un viaggio di lavoro in Italia, durante un bombardamento da parte dell’America su Milano, quando il padre, dopo essere impazzito, era stato impiccato nella piazza della città, l’unica dell’Isola, per ribellione all’autorità e diffamazione nei confronti del presidente Snow.

Da quel momento Katniss e Kim si dovettero cavarsela da sole, la maggiore aveva solo 11 anni e la più piccola 6. La maggiore proteggeva la sorella dalle ingiustizie della donna che si occupava di loro mandata da Capitol City prendendosi la colpa di tutto e per questo molte volte punita con punizioni molto dure.

Poi, di colpo Katniss venne svegliata da dei colpi forti alla porta della stanza del Municipio.

Immersa nei ricordi si era estraniata del tutto dal mondo in cui si trovava in quel momento: la stanza rossa che l’avrebbe sicuramente portata alla morte.

L’avevano svegliata dei forti colpi alla porta e la voce di sua sorella Kim.

Non capiva perché fossero lì. Poi si ricordò del saluto ai tributi. Avevano solo cinque minuti di tempo per salutarsi e dirsi addio.

Aprì la porta ed una nuvola di onde nere andarle addosso abbracciandola.

Kim piangeva, come mai aveva fatto prima.

Singhiozzava talmente forte che l’avrebbero potuta sentire anche dalla parte opposta dell’edificio, dove anche l’altro tributo stava probabilmente salutando i suoi cari.

Katniss le accarezzò amorevole i capelli morbidi ma senza guardarla. Aveva lo sguardo puntato davanti a se, perso.

<< Tieni è per te … ti porterà fortuna … >> detto questo tra i singhiozzi la bambina tirò fuori dalla tasca del vestito una catenina d’argento con un ciondolo in onice a forma di cuore .

Katniss lo prese stupita, continuando ad accarezzare la testa alla sorellina.

<< Katniss ti prego vinci … devi vincere … fallo per me … >> disse la bambina alzando lo sguardo sulla sorella asciugandosi gli occhi.

<<È finito il tempo, deve andarsene.>>disse una guardia.

Era il momento di andare e Kim venne presa per un braccio e portata via. La porta dorata venne nuovamente chiusa e Katniss rimase nuovamente sola.

<< Te lo prometto, vincerò.>>

Hogwarts, Sala Grande 30 maggio 1976, ore 17.00

Non era mai successo in quarantanove anni di Hunger Games.                                                           

Nessuno era mai volontario, soprattutto nessuno si sarebbe mai aspettato una ragazza.

Al tavolo delle Serpi non c’era quasi nessuno. A nessuno tra le Serpi interessava la sorte dei babbani, tutti li guardavano uccidersi durante i giochi ma non guardavano mai l’estrazione dei nomi.

Le altre tre tavolate erano al completo.

Al tavolo dei Grifondoro Sirius Black e James Potter erano a bocca aperta dalla scena che avevano appena visto.

Una bambina era stata chiamata dalla donna in rosa.

Aveva i capelli lunghi, mossi e neri e gli occhi grandi e azzurri. Aveva dipinta sul volto un’espressione scioccata, impaurita.

Subito dopo un’altra ragazza si era offerta, disperata.

Aveva i capelli di un blu elettrico intenso rasati da una parte e con il ciuffo blu dall’altra, gli occhi verde smeraldo e la pelle diafana. Indossava un paio di jeans neri e una camicia rossa sbottonata, con sotto una maglietta bianca.

Il suo nome era Katniss Winter Blackstar, la sorella della bambina appena estratta.

Sirius, che fino a quel momento si era tenuto in disparte, muto come un pesce si alzò in piedi, a testa bassa e con gli occhi chiusi.

James fece lo stesso e così fecero tutti i presenti.

Anche i professori si alzarono in piedi, togliendosi i cappelli a punta.

Quel momento durò poco perché quando la figura di Lily Evans fece la sua apparizione sul grande schermo per portare via la più piccola delle due ognuno degli studenti reagì in modo differente: chi si alzò in piedi puntando il dito e chi come James Potter fece cadere il bicchiere con il succo di zucca che stava bevendo.

Londra, Municipio,30 maggio 1976, ore 22.00

Lily Evans non era tornata ad Hogwarts quel giorno.

Era rimasta vicino a Kim fino a quel momento.

Non aveva pianto, non poteva.

Non sapeva se la sua amica sarebbe sopravvissuta.

Sapeva che non sarebbe partita da Londra fino alla fine dei giochi, sarebbe rimasta sempre accanto a Kim.

Dopo aver messo a letto la bambina uscì nel grande cortile di quella magnifica casetta.

Lo so che ce la puoi fare, ne sono certa.

Che la fortuna sia sempre con te Katniss, sempre.

 

salve popolo di efp, mi scuso enormemente per il ritardo ma ho avuto molti problemi con il pc nuovo.
ringrazio chi ha messo questa storia tra le seguite e preferite che leggono in silenzio.
fatemi sapere cosa ne pensate però e se non chiedo troppo mi servirebbero tre nuovi personaggi perchè io non ho più idee.
se volete mandarmi il vostro OC scrivetemi un messaggo personale con queste informazioni
1. Nome e cognome
2. età ( tra i 10 e i 20 anni)
3. aspetto fisico
4. carattere
5. stato di sangue e casa di appartenenza
semmai mi inviaste i vostri OC vi ringrazio già in anticipo e poi naturalmente vi citerò in ogni capitolo dove appare il vostro personaggio.
vi ringrazio per la collaborazione
Kira

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Capitolo 5
*** Il verde smeraldo e il grigio fumo ***


Hogwarts, 31 maggio 1976, ore 3.00

<< James, vieni. È tardi, sono le 3.00 del mattino. Devi dormire.>>

James Potter  era rimasto tutta sera nella sala grande dei Grifoni, ad aspettare Lily, senza successo.

Un po’ se lo aspettava. In fondo la sua amica era stata estratta in quegli stramaledetti Hunger Games e probabilmente non sarebbe più tornata. Poche volte una ragazza aveva vinto gli Hunger Games, prevalentemente vincevano i ragazzi, più forti fisicamente e più abili nel maneggiare le armi più pesanti.

La voce dell’amico lo risvegliò dai suoi pensieri.

Gli occhi grigi dell’amico trovarono immediatamente i suoi e come sempre s’intesero subito.

James si alzò dalla poltrona rosso-oro e cominciò a camminare nella direzione dell’amico, sulle scale che davano al dormitorio maschile.

La sala grande era  praticamente deserta e i rumori dei suoi passi rimbombava nel silenzio della notte.

Sirius gli porse una mano e poi entrarono nella loro stanza.

La notte passò molto lentamente e in totale silenzio.

La mattina non fu tanto diversa: James aveva il morale sotto la suola delle scarpe e non aveva la forza neanche per parlare, Remus e Peter stavano parlando della ragazza di Londra e Sirius era rimasto in silenzio, senza parlare se non strettamente necessario.

Londra, Municipio, 31 maggio 1976, h 8.45

Quella mattina Katniss era stata svegliata prestissimo e fatta lavare e vestire con abiti eleganti e stravaganti, per la partenza per Capitol City.

Indossava un abito con il corpetto argento e la gonna in tulle blu, a taglio impero. I sandali con i tacchi altissimi argentati. Era bellissima.

Quando uscì dalla sua stanza con le guardie  incontrò per la seconda volta l’altro tributo, il ragazzo era ancora spaventatissimo e si vedeva.

I capelli corti e biondi erano pettinati e nonostante il vestito elegante blu notte e la camicia dorata sembrava non essere cambiato minimamente: gli occhi blu erano ancora spalancati e impauriti.

Uscirono dal municipio e un pacificatore, una delle guardie inviate da Capitol City, li fece salire su una macchina bianchissima, con i finestrini oscurati.

Li accompagnò fino a King’s Cross e lì fuori trovarono Lily e Kim.

Katniss non ne rimase sorpresa e le salutò con la mano e loro risposero.

Poi il pacificatore la tirò violentemente verso il binario.

Londra, King’s Cross, binario 9 ¾ , ore 9.00

Erano arrivati da pochissimo. James aveva tanto insistito che i quattro malandrini avevano preso le scope e seguendo i binari del treno che li aveva portati ad Hogwarts il 1 settembre, erano tornati indietro.

Attraversarono il muro in tempo per vedere un uomo vestito tutto di bianco, con un casco in testa, una pistola e un manganello alla cintura tirare una ragazza verso il binario numero 1 .

Videro anche Lily Evans, dietro la ragazza, con una bambina per mano.

James corse verso le due, seguito a ruota da Peter e Remus, lasciando il suo borsone per terra.

Sirius invece  rimase a osservare la ragazza dai capelli blu. Era bellissima, eppure lui l’aveva già vista.

James stava discutendo come al solito con Lily e lui non aveva voglia di stare lì ad ascoltare.

Era incuriosito da quei giochi, li odiava con tutto il cuore ma voleva vedere, era curioso.

Quando arrivò il treno non esitò a salire, nascosto dal mantello dell’invisibilità del suo migliore amico.

Seguì la ragazza dai capelli stravaganti, fino ad arrivare in un vagone superlussuoso, con divanetti in velluto, un buffet e un tavolino in cristallo.

Su una delle poltrone era seduta la donna che aveva estratto i nomi, tutta contenta e sorridente.

<< Salve, salve! Sedetevi, prego>> disse picchiettando una mano sullo schienale.

Le mani curate avevano le unghie di un lilla intenso con decori viola, tutto in tinta con i vestiti e i capelli, di un lilla chiarissimo.

Le labbra viola erano tirate in un lungo sorriso incoraggiante e la pelle bianchissima era luminosa.

Sotto il mantello Sirius rise di quella donna, non tanto per com’era vestita, quanto per come era truccata: oltre all’eccessivo uso della cipria e del rossetto viola aveva sugli occhi tonnellate di ombretto che dal lilla sfumava al  viola ed erano contornati da dei brillantini lilla. Il tutto rifinito da due ciglia finte di almeno tre centimetri.

Katniss, appena davanti al ragazzo invisibile, si fermò di colpo e si voltò.

Sirius in quel momento rimase pietrificato dal terrore di essere scoperto ma poi si ricordò di essere invisibile.

Già, ma non sembrava così.

Lei lo vedeva, se lo sentiva.

Lo osservava.

Si stavano guardando negli occhi, lui stupito e lei spaventata.

Lei , gli occhi verde smeraldo di lei sgranati, la bocca piena tirata in una smorfia di terrore.

Lui, l’espressione stupita, con la bocca spalancata e gli occhi grigi meravigliati.

Lei lo vedeva, ora ne aveva la conferma.

Lei lo sentiva.

Lei era bellissima.

Lei era morta.

Anche se non ora, nel giro di due settimane sarebbe morta.

Londra, King’s Cross, ore 10.00

<< Ehilà Evans!>> urlò James quando ancora mancavano una ventina di metri dalla ragazza.

Lei si girò di scatto e James la raggiunse.

Si fermò di colpo quando la vide bene: il vestito azzurro era stropicciato, i capelli spettinati e gli occhi gonfi.

Non l’aveva mai vista in quello stato e non avrebbe più voluto vederla così.

<< Cosa vuoi Potter? Tornatene a scuola. >> gli rispose lei fredda.

Stava per ribattere quando qualcuno urlò. Era Remus.

<< James, il treno sta partendo. >>

<< E allora? Siamo in una stazione è normale! >> rispose lui con il suo tono da arrogante.

<< Il treno… quello per Capitol City…. Con su Sirius >> spiegò lui.

Gli occhi di tutti si sgranarono per la sorpresa e James cominciò a correre a destra e a manca.

Il treno era già scomparso.

Non ci pensò due volte e montata la sua scopa, James Potter partì per Capitol City.

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Capitolo 6
*** incontri ***


 Treno dei tributi, ore 11.00

Era ormai passata un ora dalla partenza, un’ora dall’incontro tra Katniss Winter Blackstar e Sirius Orion Black.

Quest’ultimo era scappato dallo scompartimento e si era rifugiato in un altro, nella speranza di passare inosservato.

Perché lo aveva visto? Come diamine aveva fatto? Insomma era pur sempre un mantello dell’invisibilità, che si diceva essere parte del mantello della Morte.

Perché?!

Rimase lì per un po’ per poi uscire a fare una passeggiata: ormai sentiva le formiche nelle gambe.

---

Treno dei Tributi, vagone 11

chi era?

Era rimasta scioccata.

Ma non poteva farsi prendere dal panico perché nessun altro sembrava aver visto quel bellissimo ragazzo che lei aveva incontrato.

Era seduta su una delle quattro poltrone avorio e oro all’ingresso del vagone 11.

Quest’ultimo non poteva essere definito vagone, era una vera e propria stanza di un palazzo reale: se si entrava dalla porta scorrevole in vetro rosso rubino si notava subito l’ampiezza di quel vagone, con la carta da parati dorata, il grande, anzi enorme, lampadario di cristallo e le candele cremisi accese.

C’era anche una grandissima tavolata con un buffet, ricco di qualsiasi leccornia, dai primi ai dolci, dalle patate fritte al caviale. C’erano persino tre fontane di cioccolato, una al latte, una fondente e una bianca.

Le poltrone invece erano quattro, tutte occupate tranne una.

Sulla prima Katniss aspettava con le gambe accavallate l’ora di poter andare nella propria stanza, accanto si trovava l’altro tributo che continuava a torturarsi le mani agitato, di fronte invece c’era la donna delle estrazioni, in un completo acquamarina con abbinati trucco e parrucco.  

Ad un certo punto la donna si alzò << Vado a cercare Haymitch.. Tanto sarà al vagone bar, come al solito…>> disse fra se e se, andando davanti alla porta che si aprì e lei uscì lasciando dietro di se una scia che profumava intensamente di rosa.

I due rimasero soli, per la prima volta.

Lui finalmente alzò lo sguardo verso la ragazza che si stava tirando la gonna: non era abituata a vestiti così corti e scollati, preferiva di gran lunga le giacche e i pantaloni lunghi.

Non era una di quelle ragazze che fanno di tutto per mettersi in mostra, anzi, a lei non interessava far colpo sui ragazzi mettendosi gonnelline striminzite e tacchi vertiginosi, lei voleva solo proteggere sua sorella e non voleva distrazioni.

Le uniche eccezioni erano Lily, la sua migliore amica e Tom, il ragazzo con cui andava a cacciare nel bosco, pescare o rubare nelle case di Pacificatori, quelle ville gigantesche che prima erano degli abitanti della città e ora quelle degli inviati di Capitol City.

Anche la sua bellissima casa ora era abitata dai Pacificatori e lei questo non lo sopportava. Nonostante quella casa l’avessero progettata e creata i suoi genitori erano state sfrattate da quegli uomini che ora ci abitavano e ci portavano tutte le loro donnicciole.

E lei era entrata più volte a rubare in quella casa, dopo lo sfratto. Aveva portato via piccoli oggetti di cui i Pacificatori non si erano neanche accorti della scomparsa ma alla quale lei era molto affezionata.

Le scarpe le facevano male ai piedi, non essendo abituata a portare tacchi così alti  il vestito la faceva sentire a disagio.

Non si accorse neanche dell’uomo che era entrato e si era seduto sulla poltrona davanti a lei.

<< Allora siete voi i fortunati … >> disse con la voce di chi si è appena svegliato oppure di chi ha appena bevuto.

Katniss alzò la testa e fissò l’uomo.

Era grande e piuttosto muscoloso ma sui 40 anni. Era Haymitch, il loro mentore, colui che li avrebbe preparati per gli Hunger Games, che avrebbe portato uno di loro alla vittoria oppure che li avrebbe portati entrambi nella fossa.

Aveva in mano una bottiglia di vodka mezza vuota, i capelli biondi scompigliati e gli occhi azzurrissimi occupati ad osservare il liquido nella bottiglia.

<< Qual è la strategia? Cosa dobbiamo fare? >> chiese improvvisamente il ragazzo che fino a quel momento non aveva fatto altro  che rimanere in silenzio torturandosi le mani.

<< Bhè, l’unico consiglio che vi posso dare… cercate di non morire >> rispose il mentore tra un sorso di vodka e l’altro.

Katniss non credeva alle proprie orecchie.

<< Bhè questo lo sapevamo gia, grazie dell’aiuto! >> e detto questo Katniss si alzò di colpo e se ne andò.

Uscì dal vagone e cercò la sua stanza.

La trovò ed entrò.

Era spaziosa e le pareti erano rivestite da carta da parati che sembrava velluto bianco.

Il letto era ad una piazza e mezza, a baldacchino, con le coperte leggere azzurre, il comodino era bianco con i pomelli d’oro.

Sulla parete opposta c’era un’enorme finestra con le tende azzurre tirate ed accanto un’enorme armadio bianco. Si avvicinò e lo aprì: era pieno di vestiti, tutti bellissimi e fatti su misura per lei, variavano dalla biancheria alle scarpe, passando per le giacchette in pelle e le minigonne scozzesi. C’erano una quantità assurda di scarpe tutte altissime e accessori di tutti i generi.

Cercò tra tutta quella confusione un pigiama e ne prese uno: una canottiera leggera blu non troppo scollata, anche se per lei già quello era troppo.

Si sfilò le scarpe e le appoggiò nell’armadio, accanto a tutte le altre, sfilò anche il vestito e lo piegò accuratamente prima di rimetterlo nell’armadio. Infilò la canottiera e poi cercò dei pantaloncini. Li trovò e li infilò. Poi cercò di aprire la porta del bagno senza successo.

Prese dall’armadio una vestaglia bianca e cercò delle ciabatte senza riuscirci e perciò prese un paio di scarpe alte bianche.

Le infilò e uscì per cercare qualcuno che la potesse aiutare.

Ormai era notte e lei era sola in giro per un treno pieno di persone che ti vorrebbero morta.

Vagò per un bel po’ di tempo fino a quando non si sentì chiamare: pensava fosse Haymitch ma quando si girò rimase spiazzata.

A chiamarla era stato un ragazzo muscoloso, con i capelli di un biondo dorato e gli occhi verdi.

<< Katniss Blackstar, la ragazza che si è sacrificata per la sorellina! >> disse ridendo con un tono di scherno.

Katniss si girò e fece finta di nulla, come se non fosse successo niente e che quel ragazzo non fosse lì.

Cercò di tornare in camera sua ma la strada era ancora lunga, il ragazzo sembrava non mollare e continuava a seguirla.

La raggiunse e la fermò prendendola per il polso, obbligandola a girarsi.

<< Dove vai? Scappi bambolina?! Sarai anche molto bella ma io non mi lascio ingannare, io vincerò … >> disse lui schiacciandola contro la parete.

<< Non ci sperare, vincerò io, l’ho promesso a Kim>> ribatté la ragazza cercando di scrollarselo di dosso.

Intanto in un angolino poco distante Sirius Black si faceva sempre più piccolo nella speranza di non essere visto. Avrebbe voluto andare ad aiutare la ragazza. Anche se lui era uscito con più dei tre quarti della popolazione femminile di Hogwarts , non sopportava le violenze nei confronti delle ragazze. Ma non fece nulla, per non essere scoperto.

Stava per intervenire quando il ragazzo cominciò ad insistere. Non fece in tempo ad avvicinarsi poiché la ragazza spinse via l’indesiderato e scappò via.

Ma scappò nella sua direzione e i loro occhi si incontrarono nuovamente.

Ma lei fu più svelta e lo prese per un braccio, correndo via.

Corsero tutti e due con delle grosse difficoltà dato che lei aveva su delle scarpe di almeno 15 cm di tacco e lui stava inciampando nel mantello.

Il ragazzo biondo intanto si era ripreso e  li inseguiva. Almeno, lui pensava di seguire la ragazza dai capelli blu e basta e non la ragazza dai capelli blu e un ragazzo dai capelli neri e lunghi.

Loro però nonostante tutto erano riusciti ad arrivare nella stanza della ragazza.

<< Ora tu mi devi spiegare un bel po’ di cose >> disse la ragazza con il fiatone dopo aver chiuso a chiave la porta.

<< Bhè, che vuoi sapere? >> chiese lui buttandosi sul letto dopo aver ripiegato il mantello e averlo messo con accuratezza accanto al cuscino.

<< Mhà, io direi almeno come ti chiami, perché sembra che ti veda solo io e perché sei su questo treno?!>>

<< Allora, andiamo con ordine dolcezza, io sono Sirius Black, piacere >> disse con strafottenza porgendole una mano.

Lei era rimasta in piedi, con le braccia incrociate ma quando lui le porse la mano lei, anche se con riluttanza, l’afferrò.

Lui sorrise.

<< comunque chi ti ha dato tutta sta confidenza?! Non chiamarmi più dolcezza, capito ?! >>

Il sorriso sul viso del giovane si allargò ulteriormente, lasciando scoperti i denti bianchissimi e perfetti.

In fondo quella ragazza era proprio forte.

Rimasero a parlare fino a quando lei non si addormentò, seduta ai piedi del letto, con le gambe incrociate e la testa ciondolante su una spalla.

Sirius, da gran gentleman che era si spostò e, presala in braccio, la appoggiò sul letto, per poi rimettersi il mantello dell’invisibilità e sdraiarsi sulla moquette azzurra, per addormentarsi poco dopo.

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Capitolo 7
*** decisioni ***


Era strano vederli tutti lì, in un unico punto, tutti i maghi più potenti e forti di tutto il mondo.
 I presidi delle scuole più importanti, il ministro della magia, tutti lì per decidere la sorte del mondo magico.
Nel buio della notte tra il 30 ed il 31 maggio 1976 i migliori maghi al mondo si erano riuniti per parlare del problema più grave che affliggeva il mondo: il terrore della morte.
<< Come tutti voi sapete, il motivo per cui siamo qui è per Tom Riddle, più comunemente conosciuto come Lord Voldemort. Non possiamo lasciarlo continuare senza fare niente, dobbiamo fermarlo, a tutti i costi. Se continuassimo così il mondo cadrebbe, sia il nostro che quello dei babbani. Le abbiamo provate tutte, signori. >> esordì il ministro della magia.
Era un uomo piccolo, ma con un gran carattere. Non si faceva scrupoli a dire la verità e non aveva paura della guerra, anzi, se c’era da combattere lui era sempre in prima linea.
Aveva i capelli lunghi e neri raccolti in una coda bassa ed indossava un mantello blu mezzanotte.
<< Aspettate. Non le abbiamo provate proprio tutte. Ricordate le antiche scritture. >>
A parlare era stato Albus Silente, che fino a quel momento era stato in silenzio.
Un brusio si alzò dalla folla, sentendo tirate in causa le antiche scritture.
Queste pergamene erano preziosissime ed erano custodite in un posto segretissimo, anche se in ogni scuola erano tenute delle copie.
<< Le antiche scritture? Albus, ci credi davvero? >> disse qualcuno.
<< Dopo ormai quasi 50 anni? >> un altro.
<< Tutte baggianate! >> un altro ancora.
 
 
                         
<< è l’unica cosa su cui contare ormai. Non solo a me è venuta questa idea però, purtroppo lord Voldemort sa dell’esistenza di questi testi e sa il contenuto. Probabilmente lui è già a caccia dell’Avatar. >> concluse Silente alzando la voce.
Tutti si zittirono.
Se perfino colui che non deve essere nominato lo stava cercando voleva dire che l’Avatar era vivo, che esisteva ancora una piccola speranza.
Quella notte si discusse molto sul da farsi.
Bisognava trovare l’Avatar in fretta, prima di Voldemort.
Le decisioni prese in quell’occasione furono drastiche proprio per la situazione che si era creata negli ultimi 50 anni.
L’unica cosa che univa i Babbani ai Maghi era sparita, lasciando una spaccatura tra le due culture, un vuoto incolmabile.
Com’era stato predetto dalle Antiche Scritture.
 
 
DALLE ANTICHE SCRITTURE, CAPITOLO 1
Nel mondo nulla è più importante dell’equilibrio tra luce e ombre, bene e male.
Come i pianeti sono il mondo degli umani e quello degli Spiriti. Non si incontreranno mai, il loro percorso non incrocerà mai quello dell’altro. Si possono solo vedere, da lontano, il giorno in cui tutti i pianeti sono allineati su una sola linea.
Il ruolo dell’Avatar è quello di osservare i due mondi, capirli, proteggerli e farne da tramite.
La Terra, il nostro pianeta.
Condiviso da molte specie e da molte razze.
La Pace è data dall’Avatar, se lui dovesse sparire porterebbe via con se la tranquillità e l’equilibrio del pianeta.
Arriverà un giorno però che l’Avatar scomparirà e il male sulla Terra inizierà ad avanzare, portando morti e distruzione.
Il mondo Magico e quello dei Babbani sarà sconvolto.
Entrambi i popoli cercheranno invani di sopravvivere, in mezzo a questo buio infinito.
Solo l’incontro delle due culture potrà dar vita alla scintilla che creerà speranza e porterà la luce nelle tenebre.
###
Correva, nel buio.
Con le mani avanti, per non sbattere contro ciò che poteva essergli davanti.
Le gambe andavano da sole, correva a perdifiato .
Ormai aveva il fiatone e la vista si stava annebbiando.
Cadde.
Poi una luce fortissima lo abbagliò.
<< Bhè, che vuoi sapere? >>
<< Mhà, io direi almeno come ti chiami, perché sembra che ti veda solo io e perché sei su questo treno?!>>
<< Allora, andiamo con ordine dolcezza, io sono Sirius Black, piacere >>
Si vide dare la mano a quella ragazza, sorridente e con un fare malandrino.
<< comunque chi ti ha dato tutta sta confidenza?! Non chiamarmi più dolcezza, capito ?! >>
Si vedeva parlare con quella ragazza esattamente come aveva fatto prima.
Come se fosse un film.
Poi un’altra luce, un’altra scena.
Un giovane Sirius era affacciato alla finestra della villa dove andava in vacanza con i genitori.
Doveva avere poco più di cinque anni, i capelli più corti e gli occhi curiosi che vagavano fuori dal vetro che lo separava dagli altri bambini che erano nel cortile della casa di fronte.
Sembravano felici, anche se strani.
Indossavano dei vestiti verdi, lunghi fino ai piedi, che sembravano quegli strani vestiti orientali.
Stavano usando dei ventagli, grandi rispetto alla media e li facevano volteggiare in aria.
Aguzzando bene la vista si poteva vedere che erano tutte ragazzine, con qualche bambina.
Anzi, le bambine erano tre: dovevano avere circa la sua età.
Una aveva una folta chioma rossa, le altre due erano una bionda e l’altra nera.
Poi iniziarono a lanciare i ventagli.
Poi buio.
Un’altra luce, un’altra scena.
Stavolta un Sirius ormai undicenne stava leggendo un libro trovato per caso nella libreria della madre quando qualcosa lo colpì, facendolo cadere a terra .
Dolore, provava un dolore atroce alla testa.
Vedeva nero.
Chiuse gli occhi.
E poi lei.
La voce più dolce che avesse mai sentito.
Gli fece aprire gli occhi.
Ciò che vide furono gli occhi verde intenso e poi il nulla.
###
Sirius si svegliò di colpo.
Sudato e con le lacrime agli occhi.
Erano quasi due anni che non faceva più incubi del genere.
Non sapeva perché, ma quando si svegliava non ne ricordava più il motivo, ma era sicuro fosse a causa di un ricordo … anche se non sapeva davvero quale.
Si ricordò in quel momento di essere sul treno diretto a Capitol City, nella stanza di Katniss.
La cercò con lo sguardo e la trovò in piedi, circondata da circa una decina di persone, tutte vestite in modo assurdo.
Le si vedeva solo la testa, rimase in silenzio ad osservare la scena.
Poteva essere divertente se solo non fossero sul treno diretto per la Capitale.
Lei aveva una faccia tra lo shoccato e lo schifato, mentre si guardava in giro. Quando lo vide mimò un “Aiutami” e lui le sorrise, non sapendo cosa fare.
Guardò quelle persone trattarla come una bambola: le facevano indossare vestiti, provare scarpe e gioielli, pettinature e accessori.
Ad un certo punto la porta si aprì, lasciando entrare un uomo.
Aveva la pelle scura, i capelli neri a spazzola e gli occhi truccati d’oro. Indossava dei vestiti appariscenti ma molto più sobri se paragonati a quelli delle donne che orami si erano allontanate da Katniss.
Lei aveva incrociato le braccia al petto e aveva scosso la testa, liberandosi delle mollette con i diamanti che
le avevano messo.
Indossava una specie di accappatoio grigio, stretto in vita da una cintura.
Lei gli fece segno di uscire e lui lo fece, accodandosi alle donne che uscivano, sotto il mantello di James.
###
<< Buongiorno Katniss, io sono Cinna, il tuo stilista. Come saprai appena arrivati a Capitol City scenderete tutti e ventiquattro e verrete fatti sfilare fino al palazzo del presidente e tutti vi vedranno, inizierete a farvi conoscere dagli sponsor, dalla gente, inizierete a conoscere gli altri tributi. >>
Iniziò lui girandole attorno e osservandola.
<< quindi sono qui per farti splendere, tesoro. >>
<< Come pensi di fare? >>
<< Londra è famosa per le porcellane, per le cose antiche e lussuose … quindi pensavo ad un abito molto speciale, in fondo una persona con così tanto coraggio da proporsi al posto di sua sorella deve spiccare no?!>>
Rimasero a discutere dell’abito per dieci minuti e poi lui se ne andò, lasciandola sola a pensare che nell’arco di tre settimane sarebbe morta sicuramente.
***
Sirius girò un po’ sul treno, cercando un po’ di svago quando improvvisamente il treno si fermò e i tributi scesero.
 

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