The Blast are back di SakiJune (/viewuser.php?uid=25189)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the blast are back - capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** the blast are back- capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** the blast are back- capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** the blast are back- capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** the blast are back- capitolo 5 + regalino! ***
Capitolo 6: *** the blast are back- capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** the blast are back- capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** the blast are black - capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** the blast are black - capitolo 9 ***
Capitolo 1 *** the blast are back - capitolo 1 ***
Mi raccomando, miei fedeli lettori... leggete quanto di
seguito:
1) questa ff contiene spoiler, anzi, ne è piena. se non
avete letto fino all'ultimo capitolo pubblicato in Giappone, potreste
trovare qualcosa di molto nuovo... siete avvisati!!!
2) i personaggi sono di proprietà di Ai Yazawa,
così come gli stralci delle canzoni citate in grassetto sono
di proprietà dei rispettivi autori.
3) preparate i fazzoletti!
THE
BLAST ARE BACK
- Oh baby, help me from
frozen pain
With your smile, your
eyes,
and sing me, just for
me...
La ragazza finì la canzone, si tolse la chitarra da
tracolla, e meccanicamente fece un inchino. Era buffo quel gesto
ossequioso, dopo quell'ondata di emozioni, di ricordi...
- Allora? Le somiglio un poco?
Shin era stupefatto. - Sei uguale - gli scappò detto.
- Volevo dire... le somigli molto.
Erano solo in tre, in quella sala prove. Shin, Naoki e Misato1.
Quella sera nascevano i nuovi Blast.
Nana era scomparsa da tre anni, ormai, ma la sua presenza era ancora
palpabile. Per mesi l'avevano creduta morta; la disperazione di Ren
l'aveva portato quasi a completare la sua missione... autodistruggersi.
Fortunatamente, Takumi, Naoki e Reira gli erano stati accanto
ed era riuscito a disintossicarsi dalla droga. Aveva ripreso
il suo posto nei Trapnest e la band era tornata ai vertici delle
classifiche.
Finché...
Shin scacciò quella nube nera che stava per afferrare i suoi
pensieri.
- Complimenti, Misato, hai una voce formidabile! Forse sei ancora
più intonata di Nana... vero, Shin-chan?
Questi lo fissò, torvo. - Nana non aveva bisogno di essere
intonata. - Rivolgendosi alla ragazza, prese un tono più
affabile:
- Comunque è vero, sai... con te mi sembra di poter
ricominciare... viva i Blast! Naoki! Dobbiamo festeggiare!
Quella risata... quel sorriso. "Se Ren potesse vedere il tuo sorriso!"
pensò Naoki. "E Hachi... la tua mammina Hachi... deve
saperlo: Shin ha sorriso, Shin è tornato a vivere!".
Quando Yasu, messo alle
strette, confessò di sapere dove si trovava Nana, tutti si
infuriarono. Tranne Hachi.
- Se è viva, non m'importa di nient'altro... se è
felice...
- Nana non sarà mai veramente
felice. Ma in qualunque posto abbia un microfono e un pubblico, lei si
sentirà a casa.
Quant'era vero! Hachi abbracciò Yasu e gli disse:
- Dille che non sono arrabbiata. Sarò sempre la sua
Hachiko...
Satsuki cresceva, e Hachi era una madre con i fiocchi. Peccato che
Takumi
fosse spesso fuori per "lavoro", vale a dire a letto con attricette
più o meno famose. Sentiva una nausea indescrivibile quando
tradiva Nana, ma forse, si diceva, anche lui voleva distruggersi, come
Ren. Di cosa si incolpava? Perché non poteva godersi la sua
gioia, la famiglia che aveva costruito?
Non trovava una risposta.
La Gaia Records accolse i nuovi Blast a braccia aperte, sognando
già vendite astronomiche... ma per il signor Kawano
non c'entravano solo i soldi. Era sinceramente felice che, in qualche
modo, il sogno proseguisse.
E poi, chi se lo sarebbe mai aspettato, alla Gaia, di mettere sotto
contratto il grande Naoki Fujieda... il batterista più
quotato del mondo rock giapponese? Certo, lo scioglimento dei Trapnest
era stato una tragedia...
Era nato
da una tragedia...
- Nooooo! Takumiiiii,
perché? Me l'avevi promesso!
- Ascolta Nana, mi dispiace, non è colpa mia se la redazione
di questo giornale ha fissato l'intervista ad un'ora così
assurda... andremo al ristorante un'altra sera, va bene?
- No. Va' a quel paese!
Quando Nana si impuntava così, non c'era niente da fare. E
dire che stavolta era veramente
un impegno di lavoro... Beh, ora non c'era più tempo,
avrebbero fatto pace l'indomani. Diede un bacio a Satsuki, fece un
sorrisetto ironico alla moglie e uscì.
Parcheggiò davanti all'albergo dove alloggiava Reira. Ecco,
non era ancora arrivata... di nuovo con quel bamboccio di Shin, ci
scommetteva! E gliel'aveva pur detto, di mollarlo!
- Scusa il ritardo, Takumi. - Reira era tutta trafelata. - Non ho
potuto sbrigarmi prima...
- Sali, dai... uff...
Erano proprio in ritardo. Che figuraccia. Ren se la sarebbe cavata,
certo, ma il leader era lui. Doveva tenere tutto sotto controllo, i
Trapnest erano il frutto dei suoi sforzi...
- Reira, lo so con chi eri. Ti ho già detto e ripetuto di
mollare quel ragazzino, e credevo che l'avessi fatto. Ma poi Nana Osaki
è svanita nel nulla, i Blast si sono sciolti, e tu sei
tornata a consolarlo! Non abbiamo bisogno di cattiva
pubblicità, soprattutto adesso, con il nuovo album! Ma
cos'hai in quella testolina? Sembri mia moglie, tutta zucchero e limone!
- Zucchero e limone?
- Dolciastra e acidella, a seconda dei momenti. Reira, te lo sto
dicendo seriamente... - sbottò lanciandole un'occhiata di
sbieco.
- Takumi... no, no!
Un camion aveva sbandato, finendo nella loro corsia. Era troppo
vicino... Takumi provò a frenare, ma l'impatto fu
così forte da sbalzarlo fuori dall'auto. Per fortuna,
perché il camion proseguì trascinando con
sé quello che restava della sua Mercedes.
E anche il futuro della band.
I Trapnest sono finiti.
Per sempre...
Hachi si mise una mano alla bocca, quando vide il marito uscire dalla
porta a vetri smerigliati del pronto soccorso. Aveva le mani e il viso
graffiati e i suoi occhi cercavano qualcosa su cui posarsi... poi la
vide...
- Nana-chan!
- Takumi-san... tesoro, tesoro mio...
Le lacrime scorrevano sul volto di Takumi, bruciandogli la pelle. Ma
non importava. Strinse la sua Nana sul cuore, balbettando:
- Aishiteru, Nana-chan,
aishiteru...2
Non era vero che la band dipendeva da lui... senza Reira, i Trapnest
non esistevano più...
Ma la sua famiglia, sì, quella gli apparteneva, e l'amava, e
doveva averne cura.
- Aishiteru... ima,
itsumo... Nana-chan...
Yasu stava per trasferirsi negli USA con Miu, dove l'aspettava un posto
in un rinomato studio legale di New York. Lei era al terzo mese di
gravidanza. Asami ora conduceva un programma TV per casalinghe, vestita
di tutto punto e più frizzante che mai. Il suo fan
più accanito era ovviamente Nobu, che seguiva passo passo le
sue ricette da casa, con il grembiule e il cappello da cuoco. Il loro
amore cresceva ogni giorno.
E Ren? Era tornato nella vecchia casa, nella sua città
natale.
- Nana tornerà, io lo so. Sono qui ad aspettarla.
Nana
tornerà... ma non a Tokyo, non dove il successo improvviso
l'ha resa isterica, ansiosa, instabile... Nana tornerà dal
suo Ren, nel loro nido...
Ma la mia Reira...
la mia principessa...
- Shiiiin! Non è ancora arrivato Naoki? Dobbiamo provare! Mi
sento proprio in forma oggi...
- Uh? - Si riscosse. Misato era piombata nella stanza, con la sua
carica di allegria.
- Ciao, Micchan.
- Micchan? Ma non sono mica una bimbetta... mi hai presa per Satsuki?
- No, infatti... mica ti ho chiamata Sacchan...
"Come ho fatto a pensare che fosse uguale a Nana? E' molto
più simpatica... e la sua bellezza è
più semplice, più vera..." rifletté
Shin.
- Sai, Shin, quando mia sorella mi vedrà, credo che
sarà fiera di me. Non è vero?
A lui si riempirono gli occhi di lacrime. - Certo, piccola... Nana-san
ti vuole bene...
Reira, e tu sei fiera di
me? Ti piace quello che sono diventato?
Con queste mani e questo
cuore spezzato... ho ricostruito il sogno...
Ti immagino splendente
di luce, mentre canti... per me...
- Di certo il cuore sta
riavvolgendo il filo che ci lega
Come se la me di quel
tempo si fosse svegliata,
non c'è
bisogno di piangere...3
1- Per Misato
intendiamo quella vera... la sorella di Nana Osaki...
2- Aishiteru
vuol dire "ti amo".
3- Questa
canzone è "A little pain", una delle sigle dell'anime di
Nana, cantata da Olivia/Reira. Quella inserita all'inizio della ff
è "Rose", la sigla iniziale, cantata da Anna Tsuchiya/Nana
Osaki.
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Capitolo 2 *** the blast are back- capitolo 2 ***
Dunque... questa storia era stata concepita inizialmente come one-shot,
ma quando ho letto la recensione di Lady_Eowyn che mi chiedeva un
seguito, sono rimasta di sasso: poteva dunque avere un futuro? Shin,
Naoki, Misato e gli altri personaggi mi hanno risposto di
sì...
Se Fujimo l'avesse vista in quel momento, l'avrebbe senz'altro
invidiata. Fujimo... la sua amica... la persona che un tempo le era
più cara... che era rimasta a Osaka, a piagnucolare con
Clara dei tempi andati. Rimpiangevano i vecchi Blast... ma lei, Misato,
non aveva nessun motivo per rattristarsi. Nana era lontana,
è vero, lontana quanto le stelle, ma per quel che riusciva a
sentire, era la sua
stella: prima che venissero a conoscenza del loro legame di sangue, non
era forse ancora più distante?
Ora i Blast stavano rinascendo, e lei era parte di questo miracolo,
dava voce al sogno di Shin.
Clara le era sembrata un essere superiore, quella sera, quando l'aveva
invitata al party dei Blast. E Shion... una vera signora! Sopra a tutto
questo, la regina, così bella, così immensa...
Nana. Ma ora tutto questo acquisiva la sua giusta dimensione; anche il
capo supremo di un fanclub ridiventa un comune mortale allo
scioglimento della band. E Nana era ora semplicemente una ragazza
coraggiosa, che non aveva permesso ai riflettori e alle calunnie di
distruggere la sua libertà. Era così orgogliosa
di essere sua sorella!
Naoki era molto dubbioso riguardo al futuro della nuova band. Anche
circa il presente, in realtà. Sapeva di essere un bravissimo
batterista, e apprezzava la voce di Misato quasi quanto aveva amato
quella di Reira, ma Shin... toccava a lui scrivere le canzoni. Sarebbe
stato all'altezza? O si sarebbe fatto aiutare da Nobu, ormai votato
alla cucina e ai lavori domestici?
La risposta gli giunse sotto forma di note, naturalmente, un giorno in
cui era andato a trovarlo a casa, nell'appartamento 707.
Si era appena avvicinato alla porta d'ingresso, che una melodia quasi
insopportabilmente romantica l'aveva avvolto, fermando la sua mano che
già si allungava sul campanello.
- Questa canzone... non l'ho mai sentita da nessuna parte. Non
è lo stile di Nobu, e nemmeno quello di Ren... Possibile che
l'abbia composta proprio Shin?
Quando la musica terminò, suonò il campanello e
Shin gli aprì. Sul pavimento, una chitarra acustica, dei
cuscini e un computer portatile.
- Weh. Entra.
- Ti sei sistemato bene qui, eh?
- La mammina... cioè, Hachi non sopportava che continuassi a
vivere a scrocco da Nobu e Yu... cioè, Asami...
- E ha ragione. E poi qui ci sono tanti bei ricordi, no?
Già. Tanti
ricordi. E nessuno di questi mi rende triste. Ho trovato la mia
famiglia, qui dentro, e voglio restarci. Hachi, Nobu, Nana, Yasu...
ognuno con la sua vita, a Shirogane, a New York, o chissà
dove... amici miei, io so di potervi raggiungere, in questa vita...
- Dì la verità, ti piace Misato, eh? - fece Naoki
con indifferenza.
Shin lo guardò. - Ma che ti salta in mente? Io non mi
avvicino neanche a una ragazza del genere. Micchan è
sacra... è pura, porco schifo!
Il batterista scoppiò in una risata nervosa. - Ma che dici?
Forse vuoi dire che è un po' giovane per certe cose... ma
crescerà anche lei, no? Non sei molto più grande,
tu!
- No. Ma ho abbastanza esperienza per sapere che l'innocenza
è una virtù rara. Se fossi sporco di fango dalla
testa ai piedi, ti getteresti in un campo di gigli? - Alla faccia
stupita dell'altro, scosse la testa. - Scusa, non puoi capire. Vuoi un
po' di birra?
Anche lei era pura.
L'unico uomo che l'aveva
avuta prima di me era un campione di delicatezza e rispetto. Yasu. Ma
lei bruciava di passione per l'unico che non poteva avere... e l'ha
riversata su di me, travolgendomi, finché non ho
più avuto scampo. L'amavo, Kami, quanto l'amavo!
- Grazie. Shin, scusa se ho origliato, ma l'hai scritta tu quella
canzone?
- Quella che... suonavo prima? Sì, stavo finendo di mettere
giù lo spartito al computer.
Il computer che ho
comprato per scriverle quando era lontana.
E la chitarra... Nana
l'aveva anche sgridato, per quella...
- Puoi farmela risentire per bene? Dopotutto, dovremo cominciare a
mettere giù dei pezzi nostri, giusto? Non andremo avanti
molto, provando e riprovando il vostro vecchio repertorio.
- Lo so. Ti assicuro che è quello che sto facendo. Ma per me
è dura, capisci? Io non sono come Nobu che componeva in nome
dell'Arte, e per Nana, essenzialmente... o come Takumi, che
riarrangiava i brani dei Trapnest per mantenerli nello stile della
band... io scrivo per me stesso, e basta. Però hai ragione.
Ascolta, e dimmi cosa ne pensi.
Iniziò a suonare, accigliandosi.
Ad un tratto Naoki riuscì a percepire la sua voce che
accompagnava la melodia, e udì queste parole:
"...Chi ti ha chiamato
fin qui?
Sa di latte alla fragola
quel bacio che non ti ho
mai dato,
ma ti spingo via,
lontano dalle mie lacrime.
Aspettami, forse una notte
aprirò gli
occhi alla luce della luna
e avrò capito
il segreto per sorriderti..."
- Merda, Shin... ma tu sei innamorato, innamorato perso! -
sbottò Naoki.
- Ma cosa dici? Sono un musicista, no? Mica Nobu era innamorato di
Nana... eppure...
- Il problema, caro mio, è che hai appena detto di essere
diverso da lui. "Io scrivo per me stesso", te ne sei già
scordato? Questa canzone è per Misato, punto... e tu sei
cotto di lei...
- Questa canzone è per Misato, perché lei la
canterà, e se piacerà alla Gaia
diventerà il nostro singolo di... ri-esordio. Ma quanto
all'ispirazione, sono fatti miei.
Naoki capì che era inutile spingere in quel senso. Restava
un solo punto da chiarire...
- Ok, per me va bene, ma il ritmo va migliorato... senza offesa,
così non venderà mai.
- E' per questo che la proveremo tutti insieme, no? Non ti avrei preso
nella band, se non avessi fiducia nelle tue capacità. Takumi
non mi è molto simpatico, per un sacco di motivi, e tu lo
sai... ma nel suo lavoro è vincente, non c'è
dubbio. E tu, lavorando per tanti anni al suo fianco, hai sviluppato un
grande talento.
Si sorrisero.
Takumi continuava a lavorare per la sua vecchia casa discografica, come
arrangiatore e talent scout. Il suo tempo libero era aumentato,
naturalmente, e stava con la sua famiglia il più possibile.
A volte portava Satsuki con sé al lavoro, e anche se la cosa
a volte era problematica, Mari ne era felice.
- Tu eri affezionata a Reira, non è vero, Mari?
- Ma Takumi... certo che le volevo bene! Tutti l'amavano... persino i
capi, qui, quando avevamo rischiato lo scandalo per quella foto con
Ren... ricordi? hanno fatto la voce grossa, ma...
- Ma? Non illuderti. Tutti pensavano alla band come una fonte di
guadagni. Tutti, me incluso. Lei era il pezzo forte del mio progetto
più ambizioso... nient'altro. Non ho mai pensato a lei come
un essere umano capace di provare sentimenti, soffrire, innamorarsi...
ha lasciato Yasu per seguirmi nella mia sete di gloria... mi ha amato
in silenzio per così tanto tempo... ed io sono sempre stato
cieco, non esisteva nient'altro se non la sua voce, per me,
perché mi serviva...
- Takumi, tu sei troppo severo con te stesso.
- E ho cercato di toglierle la sua unica fonte di luce... il suo nuovo
amore... l'unico che poteva renderla felice. Fino all'ultimo l'ho
trattata male, le mie ultime parole per lei sono state di rimprovero...
Tu non lo sai, Mari, tu
non puoi sapere che persona meschina sono!
- Papà, bacio a Sacchan! - cinguettò Satsuki,
saltandogli sulle ginocchia. - Papi piange? Pecché?
Takumi abbracciò la sua bambina, trasformando la rabbia che
provava per se stesso in disperato affetto.
E Mari gli disse:
- Guarda che persona
stupenda sei diventato!
per oggi è tutto, girls'n'boys.
confido nella vostra clemenza...
la vostra SakiJune
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Capitolo 3 *** the blast are back- capitolo 3 ***
Con le gambe che ciondolavano, seduta su un muretto in riva
al fiume, Misato masticava un chewing-gum, leggendo il testo
che avrebbe dovuto cantare, prima ancora di sentirne la musica.
- Quant'è romantica, Shin. Mi fa venire i brividi... le
parole di questa canzone sono dolcissime. Non è
così dark come le vecchie canzoni di Nobu... tu sei
diverso...
- Sì, è vero. Nobu, quando scriveva, aveva in
mente il modo di cantare di Nana, il suo stile. Però non
è solo questo. Lui si era arrabbiato moltissimo quando la
Gaia gli aveva chiesto di essere più commerciale nelle sue
composizioni...
- Duro e puro, eh?
- Io, mi spiace dirlo, non mi ispiro affatto ai vecchi Blast, anche se
adoro il punk. Anche tu sei diversa, e voglio scrivere per
te, per l'immagine che dai. Nana era... è la notte
misteriosa, ma tu sai di primavera.
- Uuuh! Sei un poeta, Shin. Davvero. E poi è vero che mi
piace il latte alla fragola! - esclamò saltando a terra. -
Dai, torniamo a casa tua, fammi cucinare l'okonomiyaki... ho imparato
dal mio papà, ti leccherai i baffi!
- Chiamo Naoki...
"Ma è sempre stato così imbranato?" pensa Misato.
"So che adesso nel suo cuore non c'è posto per nessuna, ma
esiste una differenza tra non guardare una ragazza in quel senso e
vergognarsi di stare da solo con lei...
Misato trotterellava verso il palazzo, mentre guardava Shin che,
rimasto indietro, parlava al telefono con l'amico.
"Non porta nemmeno più i capelli tutti su, anche se continua
a colorarli. E' più carino, così... "
- Ok, viene! - Shin corse fino all'ingresso, con il fiatone, dove
Misato era rimasta ad aspettarlo. - Preparane pure tanti,
perché è una buona forchetta!
- Recepito, signore! Una Uehara non può fallire in cucina...
sempre che hai gli accessori per l'okonomiyaki. Perché li
hai, vero?
- Ma certo, Hachi ha lasciato un mucchio di arnesi, qui. Tranquilla,
Micchan, c'è...
- Hai finito di chiamarmi così? I miei genitori mi hanno
dato un nome, ed è Misato. Mi-sa-to. E' difficile da
pronunciare? Non mi sembra...
Aveva capito. Per Shin, lei era una bambina.
- Scusa, non pensavo che ti desse fastidio. Io mi chiamo Shinichi, ma
ormai mi suonerebbe strano sentirmi chiamare con il mio nome per intero.
- E' diverso, a me neanche all'asilo chiamavano Micchan. Do you understand?
In quella, arrivò Naoki in auto, che vedendoli discutere si
sporse dal finestrino e chiese cosa stesse succedendo.
Shin fece un gesto per fargli capire di lasciar perdere.
- Cos'è successo, prima? - chiese Naoki a Misato, mentre
l'accompagnava a casa.
- Uff... una stupidaggine, adesso che ci penso. Che poi, se te lo
raccontassi, tu la penseresti come lui.
- Io pensarla come Shin? E chi te lo dice? Dai, confidati... come puoi
non avere fiducia in uno come me? - disse lui, scuotendo i capelli
biondi. - Sono il miglior amico che tu possa avere...
- Ah, davvero? Si dice che i migliori amici delle donne siano i gay. Tu
sei omosessuale, Naoki?
Skreeeee... lui frenò di colpo, incenerendola con lo sguardo.
- Piccola impertinente... certo che no! Io e Takumi siamo sempre stati
apprezzati dalle fan per le nostre performances...
Si bloccò, ricordando con chi stava parlando.
- Scusa, dimentico che hai solo sedici anni. Non dovrei parlarti in
modo così volgare. Se Shin sapesse che ho fatto certe
battute davanti a te...
Misato sospirò. - Ecco, Naoki, questo è proprio
il motivo per cui ho litigato con Shin. Per voi sono una bambina, da
proteggere dalle brutture della vita... una bambolina che non sa
com'è fatto il mondo e si scandalizzerebbe per una foto
porno o tremerebbe davanti ad un film horror... Io apprezzo la vostra
educazione, e certo non vorrei essere vista da voi come un oggetto
sessuale o che cos'altro. Siete persone a modo, davvero. Ma siamo nel
ventunesimo secolo, e so cos'è il sesso, anche se sono
vergine... mi piacciono i film splatter quanto quelli romantici... e
non penso che il mondo sia perfetto, anche se con me fate finta che lo
sia. Dopo che la mia famiglia è stata data in pasto ai
giornali, nel mio quartiere la gente ha cominciato a guardare mia madre
con un tale odio... e le mie compagne di scuola mi facevano domande in
continuazione... io ero confusa e disgustata, e ho preferito
trasferirmi qui a Tokyo, dai miei zii, anche se non mi erano simpatici
e anche loro sparlavano di noi... non è stato affatto facile
per me. Ma sento che sono diventata più forte, e
qui vi ho conosciuto davvero, come persone e non come
musicisti e basta... e ho studiato canto per capire se potevo seguire
la strada di mia sorella, però con la mia
personalità, capisci, a modo mio...
Dopo questa lunga tirata, la ragazza gli lanciò uno sguardo
di sfida. Naoki alzò le mani:
- Ok. Sei una persona matura. Puoi anche ascoltarmi, allora, anche se
quello che ti dirò ti farà male...
- Riguarda Shin?
- Sì, riguarda lui.
- Dimmelo un'altra volta... lascia stare adesso...
Naoki rimise in moto e la guardò con tristezza.
"L'innocenza è una virtù così rara..."
Del passato di Shin, però, Misato venne a saperlo
ugualmente, e nel modo peggiore.
Quelli di "Search", i soliti, non paghi del male che avevano
già fatto, quando vennero a sapere che i Blast sarebbero
tornati sulla scena musicale con questa nuova formazione, partirono
all'attacco.
Con una foto avevano cercato di dividere Nana e Ren, e screditare
entrambe le band.
Con un articolo, ora volevano impedire il decollo del nuovo progetto.
E questa volta nessuno poteva salvare la situazione.
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Capitolo 4 *** the blast are back- capitolo 4 ***
Ho letto l'ultimo spoiler (capitolo 68) della storia
originale, e per
molti motivi ho deciso di non rifarmi più al reale sviluppo
del fumetto
perché in quel caso dovrei cancellare tutta questa ff e
ricominciare
daccapo! Quindi d'ora in poi non dovrebbero esserci più
riferimenti
agli spoiler, e questa fic continuerà seguendo una strada
propria.
Scusate se la poesia dei primi capitoli si è un po'
"sfiatata"... so di deludervi...
Mancava davvero pochissimo al debutto dei nuovi Blast.
Il primo singolo, I'm
pushing you away, aveva in copertina un disegno originale
di Junko Takakura. Rappresentava un paesaggio
brullo, in penombra, su cui si stagliava la figura di un angelo dai
lunghi capelli ricci. Nel cielo, al posto della luna, c'era un Saturno
color argento. Un fiore arcobaleno spuntava dalla terra, in primo
piano, vicino al titolo della canzone. Non aveva niente da invidiare a
certi album di Elton John o dei King Crimson.
Neanche a dirlo, le prenotazioni si moltiplicavano a dismisura. La Gaia
Records decise di anticiparne l'uscita e pubblicizzare in modo
massiccio la loro prima apparizione televisiva.
Ma il direttore di "Search" aveva altri piani.
Una mattina, Takumi era appena arrivato al lavoro, quando Mari gli si
era parata davanti con la rivista:
- L'hai letta? E' tremendo quello che arrivano a scrivere.
- Riguardo a chi?
- Okazaki.
- Oh, porc...
C'era proprio tutto.
La foto di sua madre, le circostanze del suicidio.
Le donne da cui si era fatto mantenere. Nomi e cognomi, e purtroppo,
anche i commenti delle dirette interessate.
E la cosa più triste è che era tutto vero.
Era solo più avanti, nell'articolo (articolo? quello era un
vero e proprio inserto!) che cominciavano le bugie più
sporche e gratuite.
"Vuole
ricominciare, il signorino. Forte della convinzione di saper suonare il
basso meglio di chiunque altro in Giappone, ha raccolto i pezzi
scalcagnati del passato: il batterista dei Trapnest, altro Don Giovanni
da cui guardarsi bene, e nientemeno che la sorellina, minorenne, della
vocalist che ha suscitato più scandalo in questi ultimi
anni, Nana Osaki. Cos'avrà in mente per lei questo ragazzino
dalla mente perversa? Amici lettori, ci sono fantasmi che ora
vorrebbero riemergere e vendere dischi come se niente fosse. Glielo
permetterete? Vi suggeriamo di no. E tu attenta, piccola Misato,
finirai male. Molto male."
Quando tornò a casa, quella sera, Takumi trovò
Hachi che dormiva sul divano, di un sonno agitato. Il viso le si
contorceva in una smorfia di orrore, e sembrava essere intrappolata in
un incubo senza fine.
- Nana, tesoro, svegliati! - la scosse. - Sono qui, Nana-chan...
Le sbottonò la camicetta, le slacciò la cintura
della gonna, e cominciò a baciarla. Una frase
sfuggì dalle labbra di Hachi mentre il sogno svaniva:
- Shin... sta annegando... No... no, Takumi, tu... non possiamo
salvarlo...
"Certo che possiamo, amore mio."
La famiglia Ichinose, al gran completo, passò al
contrattacco.
La porta dell'appartamento 707 restava chiusa. Di nuovo, come quel
mattino in cui i telegiornali gli avevano strillato nelle orecchie
l'ultimo concerto dei Trapnest... di nuovo, ancora, tutto tornava a
sprofondare.
Fango. Non voglio
trascinare Misato in questo fango... è meglio lasciar
perdere, finché siamo in tempo... ma ormai sono tutti
coinvolti, sono riuscito a sporcare tutto...
La chiave luccicava
(di nuovo)
e piano, piano, Hachi la fece girare nella serratura. Temeva
(di nuovo)
il peggio, temeva di non essere arrivata in tempo per riportarlo in
superficie.
Era stata lei a
trovarlo, quella
volta. Era
seduto a terra, con gli occhi fissi sul televisore. Non era nemmeno
riuscito a piangere. Meccanicamente, continuava a cambiar canale, ma la
notizia rimaneva la stessa. Immagini. Musica. E quel nome. Era vero,
allora?
L'aveva cullato tra le sue braccia, come una vera madre.
"Hachi, tu non mi lascerai mai, vero? Tu non scapperai lontano, tu non
morirai, giuralo!"
- Mammina, sei qui...
Questa
volta le era corso incontro sulla porta.
- Mi vergogno tanto.
Hachi scosse la testa. - Per chi? Io sapevo tutto sul tuo passato.
Tutti noi lo sapevamo. Pensi che la gente non comprerà il
vostro disco per questo motivo?
- Io ormai... non posso tornare alla vecchia vita.
Lei mi ha
insegnato ad amare. Non posso più fingere.
Le fece piacere sentire queste parole, naturalmente, ma non era ancora
tutto.
- Mi vergogno per Misato. Hanno scritto che io voglio portarla su una
cattiva strada... che assurdità! Ma la colpa è
mia, ho creduto di potermi lasciare tutto alle spalle, ma non
è stato possibile.
Hachi sorrise. - Dovresti vergognarti a tirarti indietro proprio ora...
lei si aspetta che tu prenda una decisione, che trasformi questo
ostacolo nel vostro trampolino di lancio! Ricordi lo scoop della
relazione tra Nana e Ren, quante parole, quanta sofferenza, ma la
vostra popolarità ha avuto un'impennata... devi trovare le
parole giuste per rivolgerti al pubblico, adesso, e invece di
disprezzarti, ti adoreranno!
Shin non riusciva a concepire tanto ottimismo. Ma, non avendo
nessun'altra speranza, si lasciò guidare dall'unica persona
in cui aveva fiducia.
- Naoki... era questo che avevi cercato di dirmi?
- Temo di sì, Misato. E' troppo grande da sopportare, per te?
La prova della sua "maturità" era proprio qui. Poteva
mettersi a piagnucolare, oppure dimostrare di essere come gli aveva
detto.
- Shin... non ha potuto scegliere, mai. Io sono cresciuta in una
famiglia unita, non posso neanche immaginare cosa significhi portarsi
dentro tanta sofferenza!
Naoki annuì.
- Tutte le cose belle che ho avuto... mia sorella e Shin le hanno solo
sognate. Come posso giudicarli? Rabbrividisco al pensiero che lui sia
stato con tutte quelle donne, e che vivesse di questo genere di
"lavoro"... però non è cambiato niente, per me...
Shin è un ragazzo gentile, sensibile, e mi vuole bene.
La settimana successiva, mentre ormai l'intero Giappone era disgustato
da "quell'essere osceno" di nome Shinichi Okazaki, bruciava i vecchi
poster dei Blast e si riprometteva di non comprare affatto il singolo,
su un altro periodico uscì un'intervista alla band. Takumi,
non si sa con quali mezzi (e non si saprà mai), aveva
convinto il direttore della rivista ad adottare un taglio completamente
diverso da "Search", lasciando che Shin, Naoki e Misato si esprimessero
con sincerità.
L'intervista ebbe luogo nei locali della casa discografica; vi
partecipò anche il signor Kawano.
Shin... posso chiamarti così?
Certo,
signore, è il mio nome.
Perché hai deciso di ridare vita ai Blast?
Perché
sono la mia vita.
Siamo tutti curiosi riguardo al singolo in uscita: avrà il
sound che i vecchi fans sono abituati a sentire, oppure no?
Scordatevi
Nobu. E scordatevi Nana. Mi spiace per i nostalgici, ma io non so
scrivere canzoni punk. Sono un gran romantico...
Cosa rimane della vecchia band, allora?
L'energia e
il sentimento. E il bassista, ovviamente. Ma finora non mi avete
chiesto se è vero che non sarei dovuto nascere, che mi
prostituivo, che ho diciotto anni soltanto adesso... se non
mi fate certe domande, questo numero non venderà, sapete?
Parlane solo se te la senti.
Ma sono sotto un
incantesimo, questi giornalisti? E se è così, chi
li ha stregati? Il Grande Demone Celeste?
Fino a
qualche anno fa, io credevo che l'amore, l'amicizia, il calore di una
famiglia fossero solo delle favole. Prendevo quello che potevo, usavo
gli altri e mi lasciavo usare. Quando ho incontrato i Blast, ho trovato
la mia casa. Il mio nido. Ma il mio cuore era ancora vuoto... volevo
imparare ad amare, ed è stato allora che ho incontrato
Reira. Lei mi ha accettato per quello che ero, e mi ha affidato i suoi
pensieri più nascosti. Ancora adesso non credo di aver
meritato il suo amore. Ma non mi pentirò mai di aver vissuto
questo sentimento fino in fondo...
"Non aveva mai pronunciato il suo nome, finora" pensò Naoki.
"Che si sia sbloccato qualcosa?"
Carriera musicale a parte, cosa vede Shinichi Okazaki nel
suo futuro?
Diventare
Shinichi Kawano. |
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Capitolo 5 *** the blast are back- capitolo 5 + regalino! ***
the blast are black 5
Miei cari lettori, so benissimo che l'ultima frase del
capitolo precedente è molto enigmatica! L'ho lasciata
apposta a conclusione...
Qualche precisazione su questa parte della storia (che è
breve per lasciar posto ad un regalino... una cosetta su Nobu): non
conosco il sistema giuridico giapponese e non m'importa nemmeno di
conoscerlo, fingerò quindi che le cose stiano come in
Italia. Dopotutto, questa è una fan fiction, mica una fan
reality!!! (come sono simpatica...)
Il signor Kawano rise, e rivolgendosi ai giornalisti ancora stupefatti,
disse:
- Avete sentito bene, su, scrivete. Ho intenzione di adottare Shin. Suo
padre l'ha diseredato in via definitiva, e siccome è
maggiorenne, non occorre che il suo consenso per entrare a far parte
della mia famiglia: consenso che, a quanto pare, mi è stato
accordato...
Non ero sicuro di
volerlo, ma adesso... tutto sta cambiando... mi lascio bagnare da
questa pioggia profumata...
Gli mise una braccio sulle spalle.
- Coraggio, continua, figliolo.
- No... lascio la parola a Misato.
Guardò verso la ragazza, che si nascondeva il viso tra le
mani per nascondere la commozione.
- Fatele un po' di domande, no? Chiedetele se voglio trascinarla nel
mondo della perdizione.
Ma senza aspettare nessuno, lei disse:
- Shin è una persona fantastica. E lo capirete anche voi,
quando ascolterete la nostra canzone...
Carissima Fujimo,
come stai? io sto benissimo, come puoi
immaginare!
Spero tu abbia comprato il nostro disco! Ma non c'è nemmeno
bisogno che te lo chieda, vero? Purtroppo non c'è Shin in
copertina... però che bello quel disegno... la signora
Takakura è davvero un'artista formidabile! L'ho conosciuta a
casa di Takumi, il nostro eroe (Naoki lo chiama così da
quando, insieme al signor Kawano e agli altri della Gaia, ci ha salvati
tutti dallo scandalo, ma Shin preferisce non sbilanciarsi troppo)...
cosa dicevo? Ah, sì, è la migliore amica di sua
moglie ed è molto simpatica... mi ha confidato che Shin le
ha commissionato il lavoro per filo e per segno... tanto si vedeva che
quella dell'immagine è Reira, quello che non ho capito
è il fiore... beh cambiamo discorso.
Ma è vero quello che mi hai
detto al telefono? Mio fratello ha davvero lasciato Kayoko? Stavano per
sposarsi, accidenti! Non è che c'entri qualcosa, tu? Non me
la racconti giusta, Chika-chan!
A proposito, fino ad un po' di tempo fa Shin mi chiamava Micchan e
questo mi faceva arrabbiare tantissimo, ora forse ha imparato il mio
nome per intero! Io non so perché me la prendevo tanto,
forse vorrei che mi guardasse come una ragazza, boh... ma
perché ti sto dicendo questo, visto che quando ero a Osaka
ti prendevo in giro quando mi parlavi di lui! Però adesso
anche per me lui è speciale.
Non raccontare queste cose a Takahiro se no...!!! Ora corro a spedire
questa lettera e poi vado alla festa di compleanno di Satsuki, la
figlia di Takumi e Hachi. Vedessi quant'è carina!
Ti abbraccio forte, la tua amica
Misato
"Ancora non sai chi
è il fiore di questi miei giorni, piccola? Guardati in uno
specchio, fai scintillare tutti i tuoi colori"
- Shin, cosa guardi? Giù le mani da quella lettera!
- Eh? Ma no, non era chiusa bene... allora andiamo?
- Sì! Yuppiiii...
-----------------------------------------------------
THE BEST DAYS OF OUR LIFE
-----------------------------------------------------
Da più di un'ora Nobu frugava nello sgabuzzino. Era
sicuro di averlo, da
qualche parte... non è che gli fosse indispensabile,
però...
- Acc... porc... dove l'avrà ficcato Asami? L'ha
buttato? Ma che...
Ecco!
Un walkman. L'antenato del lettore MP3, il buon vecchio
fedelissimo
walkman.
Era appena tornato da un week-end nella sua città natale,
portando con sé
alcune musicassette che aveva trovato in camera sua. Quella che aveva
ora tra
le mani non gli sembrava familiare. Alle scuole medie, prima di
scoprire i Sex
Pistols, e grazie a questo fare amicizia con Nana, ascoltava i generi
più
svariati. Ma di questa, proprio non si ricordava. Era un best
of di
Bryan Adams, un rocker canadese che molti avrebbero definito
sdolcinato.
Incuriosito, la mise nel walkman, indossò le cuffiette e si
stese sul divano,
stanco del lungo viaggio in treno.
Un brevissimo passaggio di chitarra, semplice come poteva essere solo
un brano
rock degli anni ottanta...
I got my first real six-string
Bought it at the five-and-dime
Played it til my fingers bled
It was the summer of sixty-nine...
Non era mai stato una "cima" in inglese, ma la pronuncia
era chiara e le
prime parole lo colpirono all'improvviso.
"Ma questa canzone... parla di me?"
Non accese il televisore, quel giorno, per seguire il programma di
Asami; non
mangiò neppure. Rideva istericamente, dentro di
sé, e temette di impazzire. Doveva sfogarsi...
doveva capire... quella canzone era un messaggio per lui.
- Six-string vuol dire chitarra. Ma five-and-dime? E' un posto dove si
compra
qualcosa... ah, come un discount? O forse un mercatino dell'usato?
Non riusciva a tradurre letteralmente. Ma lo spirito di quel brano gli
era
entrato sotto la pelle.
- Six, five... e se dicessi...
Andò a prendere la chitarra, e provò a
strimpellare, a memoria:
I got my first real six-string
Bought it at the five-and-dime
Then I met a girl named Seven
It was the summer of ninety-six...
Cominciò a ridere sul serio. Sghignazzava...
perché gli venivano in mente idee
nuove, folli... e si accorse di conoscere l'inglese meglio di quanto
pensasse!
Me and some guys from school
Had a band and we tried real hard...
come poteva continuare? ma naturalmente
Seven quit and the bald man got
married
down in the USA
Non faceva rima, va beh... ma era troppo forte, no?
Era...
Troppo vero.
L'ilarità si trasformò di colpo in lacrime.
Piangeva, piangeva come un bambino. La chitarra gli scivolò
sul divano, lui
crollò sulle ginocchia mentre le parole di suo padre gli
tornarono alla mente:
"Ho deciso di ritirarmi dagli affari, Nobuo... tu non hai
nessuna
ragione, ora, per non tornare. Lo sai che ho ancora fiducia in te"
Cosa doveva fare?
Non c'era posto per lui, nei nuovi Blast. Erano una formazione
a tre, e
alla Gaia andava benissimo così. Anche a lui andava
benissimo, all'inizio,
anche perché, quando Shin aveva avuto l'idea, lui era
impegnato a metter su
casa con Asami... e poi tutta quella storiaccia della sua vecchia
agenzia che
le aveva fatto causa: Yasu li aveva tirati fuori, sì, ma
c'era voluto tempo...
Ma adesso? Quale sarebbe stato il suo futuro? Sarebbe rimasto per
sempre a
casa, a guardare sceneggiati in TV e lustrare l'argenteria?
Non aveva le capacità di Takumi, per lavorare nel mondo
della musica... E
nemmeno una laurea, per diventare un professionista in un campo
qualsiasi...
Era vero, allora, che poteva essere felice solo accompagnando con la
chitarra
la voce di Nana? Non erano stati quelli, come diceva Bryan Adams, "gli
anni
migliori della sua vita"?
Oppure...
Asami entrò in casa, allegra come sempre, sbattendo la porta
e correndo a
cercarlo.
- Nobu, sei tornatoooo! - Si fermò sulla soglia del
soggiorno, stupita e
preoccupata. - Cosa succede, amore? Cos'hai fatto?
Non alzò nemmeno gli occhi verso di lei, vergognandosi di
farsi vedere in
quello stato.
- Asami, io... stavo provando una canzone. - Le lacrime non si
fermarono. -
Scusami, non so nemmeno che ore sono... non ho nemmeno preparato la
cena...
Lei si sedette sul pavimento accanto a lui, accarezzandogli la fronte
sudata.
- Nobu, perché non mi racconti cos'hai? O preferisci che ti
preparo la zuppa
thailandese che ho presentato oggi?
Lui accennò un sorriso, ma tenne lo sguardo abbassato. Come
poteva spiegarle
quello che gli era accaduto quel pomeriggio?
Le porse il walkman. - E'... questo...
Asami la ascoltò fino alla fine. I suoi occhi si
illuminarono di
comprensione, e abbracciandolo forte, gli sussurrò
all'orecchio:
- Ti stai chiedendo che cos'è rimasto, in te, del
ragazzo che eri?
Lui annuì.
- Pensa piuttosto: "quant'ero uomo già allora!" Nobu, chi mi
ha salvato da una
vita squallida? Chi mi è rimasto vicino, sempre? Eri famoso,
potevi
conquistare tutte le ragazzine innocenti che volevi, eppure hai voluto
me.
- Mio padre vuole che torni a casa, per gestire l'albergo... con me
finiscono
i Terashima... ma io non ti porterò via da Tokyo, non ti
chiederò mai di
scegliere.
Lei non rispose subito. Gli scompigliò i capelli, gli diede
un bacio e
andò in cucina a prendere due cup ramen. "Non ti
porterò via..."
Perché no? La stagione televisiva stava per finire, e non
sapeva se le
avrebbero rinnovato il contratto. Desiderava una vita autentica,
semplice, che
le ricordasse il meno possibile Yuri Kosaka. Voleva una vita con Nobu.
- Non c'è bisogno che tu me lo chieda. Io scelgo te...
These are the best days of our life!
-----------------------------------------------------------------
La mini-filk è una rivisitazione personale
del
brano "Summer of '69" (1984) by B. Adams/J. Vallance. Se
potete,
ascoltatela perché è veramente stupenda!
I versi spostati verso destra sono quelli modificati, gli altri
appartengono
alla canzone originale. metto qui la una traduzione approssimativa
delle parti
trascritte per i non-anglofili, una di seguito all'altra:
Ho avuto la mia prima "sei corde"/l'ho comprata dove
vendono
tutto a 5 dollari e mezzo/l'ho suonata fino a farmi sanguinare le
dita/era l'estate del '69
(poi ho incontrato una ragazza di nome "Sette"/era l'estate del '96)
con alcuni compagni di scuola/avevo una band e
provavamo davvero tanto
(ma Sette lasciò il gruppo e il pelatino si
sposò/negli Stati Uniti)
(questi sono gli anni migliori della nostra vita)
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Capitolo 6 *** the blast are back- capitolo 6 ***
Oggi lascio la parola a Naoki, che resta folgorato da una
nostra vecchia conoscenza... e offre il suo punto di vista sulle
vicende fin qui narrate. Ho voluto alleggerire un po' la storia
perché nel prossimo capitolo ci saranno novità...
con cui spero di accontentare qualcuno... non dico altro!
Le persone che ci stanno vicino sono proprio soddisfatte delle scelte
compiute? O vorrebbero fuggire, o tornare indietro, e soffrono per
delicatezza nei nostri confronti?
Non era forse stato così per Nana?
"E' forse così anche per te, Naoki?"
No, piccola Misato. Non tutti hanno una personalità
nevrotica,
non tutti sono pieni di insicurezza. Io sono un giovane come tanti, che
ha avuto una grandissima opportunità: contribuire a
realizzare
il progetto di Takumi, i Trapnest. Sono orgoglioso di avere avuto la
forza (e la pazienza) di seguirlo per tanti anni, lavorando duramente.
E divertendomi... perché per me la vita è un
grande
divertimento.
Ma poi è successo qualcosa di terribile, che nessuno avrebbe
potuto prevedere.
I Trapnest non esistevano più.
Eravamo musicisti affermati, con del talento, ma, senza Reira,
non saremmo andati più da nessuna parte.
Da allora, ognuno ha scelto la strada che riteneva migliore. Ren
è tornato al suo paese. Takumi si è messo "dietro
le
quinte" nel mondo della discografia. Ma io non so proprio fare
nient'altro che suonare la batteria. O meglio, non desidero fare
nient'altro.
Un giorno, Nobu mi telefonò per sapere "che facevo di
bello". In
quel periodo avevo partecipato come guest in un paio di album di
artisti emergenti, ma poi la casa discografica mi aveva
fatto capire che ormai non avevano più bisogno di
me e mi
ero "licenziato". Per loro fu un sollievo. Comunque, siccome
di
bello o di brutto non stavo facendo niente, andai a casa sua per una
bevuta. Accidenti, lui e la sua ragazza (mi mordevo la lingua, quando
mi veniva da chiamarla Yuri...) si erano sistemati proprio bene. Shin
stava da loro, e non accennava a riprendersi dalla morte di Reira.
Era così triste vederlo in quello stato. Tornai molte altre
volte (sì, anche per rivedere Yu... ehm, Asami... guardare
non
è vietato, no?) e facemmo amicizia. Non ricordo da dove
ricominciò a spuntare la speranza nelle sue parole e nel suo
sguardo. Forse... mi sembra... riascoltando "Stand by me" (l'unica
ballata romantica che Nana sopportava di cantare, diceva).
- Vedi, se le avessi scritte io, le canzoni dei Blast, sarebbero state
tutte così... io sono punk nell'anima, ma quando
scrivo
è un'altra parte di me che prende il sopravvento.
E io avevo risposto:
- Sarei curioso di sentire qualcosa. E magari qualche migliaio di
ragazzine giapponesi sarebbero curiose quanto me...
Lui aveva scosso la testa. - Non posso - disse. Ma la luce nei suoi
occhi smentiva quel rifiuto.
Ed un giorno fu lui a venire a propormelo.
- Naoki, forse non è alla tua altezza quello che sto per
chiederti...
Alla mia altezza! Ma per piacere, Shin! Sono un ragazzo come te! E
anche tu, Misato...
E anche tu, ragazza sconosciuta...
Sono seduto in un locale, sorseggio una birra, e ti guardo. Sei
graziosa, minuta, con i capelli corti e un cappellino che forse hai
confezionato da sola. Devi aver pianto molto.
- Posso?
- P...prego - balbetti, gli occhi rossi all'inverosimile. E poi:
- Ci conosciamo? Credo di averla vista in qualche posto...
Ecco. Mi hai sgamato. Conto i secondi prima di sentirti esclamare:
- Ma certo! Naoki dei Trapnest... cioè... dei Blast, giusto?
- Naoki Fujieda, al servizio delle ragazze che soffrono per amore.
Sei proprio carina.
Direi che sei bella.
- Cosa ci fa il batterista più famoso del Giappone in un
posto come il Jackson's?
Ti rispondo che, come Ringo Starr, il mio sogno segreto è
sempre stato quello di scorrazzare per il selvaggio West. Lei sorride.
Visto che funziona, afferro il cappello da cowboy e fingo di cavalcare
fino al tavolo, suscitando l'ilarità di tutti gli altri
avventori nonché del proprietario.
- Koichi, fatti fare una foto con lui...
- Perché? Ah, sì... una foto segnaletica?
- Ma noo! E' un musicista famosissimo... Naoki, mi faresti un autografo?
Sono riuscito a rasserenarti.
- Soltanto a patto che tu mi racconti perché eri triste.
- E' una cosa così banale... ma per me... insomma, il mio
ragazzo mi ha lasciata. Avevi indovinato, eh! Vivevamo insieme, mi
sembrava che andasse tutto bene... poi è morta sua nonna,
lui è sceso al suo paese per i funerali...
- E non è più tornato.
- Esatto. Ma non è che abbia lasciato solo me,
cioè qui aveva il lavoro, gli amici. Sembrava non gli
mancasse niente. Credevo mi amasse... - e qui volevi rimetterti a
frignare, ma...
- STOP! Basta rimurginare, signorina. Bevi ancora qualcosa?
Al tuo cenno del capo, alzo la mano verso il bancone:
- Koichi, giusto? Altre due! Com'è che ti chiami tu, a
proposito?
- Kawamura Sachiko. Piacere.
Trascorriamo una bellissima serata insieme. Con la certezza di farti
scompisciare dalle risate, ti dico che cosa mi ricorda il tuo nome:
- Una mia amica, mentre era incinta, voleva chiamare sua figlia
Sachiko, perché era il nome della fidanzata del suo ex... un
gesto scaramantico, sai, lei crede nel Grande Demone Celeste...
Ottengo l'effetto contrario.
- Ah. Credo di conoscerla, la tua amica. Ero io la fidanzata del suo
ex. Shoji Endo, l'uomo più cretino di tutti i cretini
dell'universo...
- E tu piangi per un cretino? No, ma poi... tu conosci Nana?
- Hachi, sì. Le ho rubato il ragazzo. Il cretino. Poi ho
letto su Search che aveva sposato Takumi... lei sì che
è stata fortunata.
Ooh, ma anche tu sei fortunata. Non sai quanto. Adesso hai incontrato
me.
- Un consiglio: lascia perdere quella rivista del cavolo, ok? Piuttosto
datti alla letteratura pesante... o ai fotoromanzi... quelli non fanno
male a nessuno, almeno.
Tu arrossisci. - Non è facile essere famosi, vero?
- Non è facile essere se stessi, nemmeno per voi umani.
Questa volta ridi per davvero. Ti sfioro la guancia, tu ti ritrai.
- Scusa, ma tu mi piaci. Te lo dico qui, davanti a Koichi. Dimentica il
cretino. Posso avere il tuo numero di cellulare?
Mi rispondi che ho troppa fretta. No, Sachiko, ti sbagli. Ho tutto il
tempo del mondo.
Forse.
|
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Capitolo 7 *** the blast are back- capitolo 7 ***
Ti hanno
seppellita nel tuo paese, dove, si dice, fa freddo in ogni mese
dell'anno.
Ma io non ci credo.
Perché, in
quel caso,
invece di chiuderti là sotto, avrebbero potuto lasciarti
così, sull'erba, con la neve tra i
capelli, e saresti rimasta bella per sempre.
Invece anche qui la
primavera
è arrivata, e i fiori ti crescono tutti intorno; io respiro
quest'aria sconosciuta e parole nuove mi salgono alla mente.
Frozen image, carved here forever
you'll be mine again
somewhere.
But my heart is still
alive
and wants to smile,
I will love again somehow.
Little hands rush on my
brow
should I really let them
go?
can you ever forget me,
my love?
Melted image,
we've been together
and you'll be mine again,
but now...
Lo riscosse una voce familiare. Era già quasi buio...
- Stanno chiudendo, amico. Non è esattamente un posto
piacevole, di notte.
- Ren? Ren, sei tu?
- Immaginavo che venissi anche quest'anno. Sento che stai
già scrivendo i brani per il nuovo album... complimenti.
Vieni a casa mia, c'è una sorpresa.
Mentre calava la notte, Shin seguì l'amico per strade
che conosceva appena, ma ad ogni insegna che si accendeva
pensava
"Sarà questo il pub dove i Blast hanno festeggiato il
diploma di
Nobu? E questa libreria, potrebbe essere dove lavorava Nana..."
L'altra volta... non aveva pensato affatto a guardarsi intorno. Cosa
poteva importargliene? Ma adesso era diverso, ora voleva alzare lo
sguardo e immaginare tutto ciò che non conosceva del passato
e del futuro.
My heart is still alive.
- Scusa, Shin, vado a comprare qualcosa da bere. Dì,
è vero che hai cambiato cognome? Poi ci racconti, eh...
Fece cenno di sì, un po' frastornato. Quando entrarono nel
supermercato, Ren si diresse verso gli scaffali degli alcoolici, mentre
lui rimase ad attendere vicino alla cassa.
"Ci" racconti? Cosa voleva dire Ren?
Allora la sorpresa di cui parlava era... no, sarebbe stato troppo
bello...
Ren non tirò fuori le chiavi dalla tasca, quando arrivarono
a
casa sua: suonò il campanello. Alla luce del pianerottolo,
notò che non portava più il lucchetto, ma aveva
la fede al dito. Shin era teso, le mani gli
sudavano. Aveva paura che ciò che aveva immaginato non si
avverasse... ma d'altronde, per quale altro motivo Ren sorrideva
così?
La porta si aprì. I capelli lunghi, biondi, e il vestitino
semplice lo ingannarono per un attimo, ma poi riconobbe la
donna che li accoglieva sulla soglia.
Era Nana Osaki. Cioè... a quanto pareva, Nana Honjo.
"Siamo cambiati, tutti
quanti. Ci chiamano con altri nomi, viviamo in altre case. ma quando ci
guardiamo negli occhi, capiamo di appartenere l'uno all'altro. Le
nostre mani si protendono... comprendiamo senza capire, comunichiamo
senza parlare, noi..."
Questo chap è un po' corto, lo so! ma sono sotto
esami e
non ho tempo di scrivere di più... siamo quasi alla fine,
credo,
ma nulla si può dire! vi prego, recensite, specialmente se
ho
scritto delle castronerie...
baci, SakiJune
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Capitolo 8 *** the blast are black - capitolo 8 ***
Rieccomi! Spero che anche questo capitolo vi piaccia. Nana
potrà sembrare un pochino OOC qui... ma considerate che deve
aver subito una rivoluzione totale nel suo animo, dopo anni di
assenza...
Grazie a Synnovea e a Mommika (The Original Reira) per il loro
amorevole sostegno.
SakiJune
- Shin, oh, Shin!
La sua voce era più roca. Le sue forme erano più
piene. Era così diversa... ma era Nana. Era tornata in
Giappone, da Ren... ma quando? Da quanto tempo? Shin si
sentì confuso, forse un poco preso in giro. E
pensò:
"Possibile che Ren non provi il minimo risentimento nei suoi confronti?
Va davvero bene così?"
A quanto pareva, andava proprio bene. Lui era l'unico a sentirsi fuori
posto. Ma poi entrò in casa, si tolse le scarpe. Nana
preparò il té. A volume bassissimo, la voce di
Misato cantava I'm
pushing you away. E lui cominciò pian piano a
rilassarsi, a riconoscere il presente specchiandosi nella sua tazza
calda, ad ammirare questa nuova Nana, che ora sorrideva senza ombre
negli occhi...
- Ti piacciono, le mie canzoni, allora. Temevo che prima o poi mi
sarebbe arrivata una lettera da Yasu, in cui ci facevi causa, a me e
alla Gaia.
Nana rise. - Piccolo Shin, ma che ti salta in mente? E poi... chi l'ha
più visto, Yasu.
Chissà perché, quando due amici sono all'estero,
si dà per scontato che si debbano incontrare. Il mondo ci
sembra sempre più piccolo rispetto alla nostra intima
realtà, in cui ogni istante ha una profondità ed
un'ampiezza infinite.
- E comunque...
- Ti piacciono.
- Esatto. Conta anche molto chi le interpreta, naturalmente. Il talento
è quello di famiglia...
Shin scosse il capo.
- Ti sbagli. Misato ha studiato molto per tirare fuori la sua voce. Non
intendo facendo concerti, ma proprio prendendo lezioni. Non
è stato facile, ma voleva che tu fossi orgogliosa di lei.
Nana si accese una sigaretta alla menta. - Io sono stanca di cantare.
Era giusto che qualcun altro prendesse il mio posto... tutto si
è trasformato in perfetta armonia. Ed ora anch'io sono
serena.
"In perfetta armonia?
Ren si stava uccidendo con le sue mani, Reira è morta...
Nobu si è sottomesso al volere di suo padre... questa la
chiami armonia? E Yasu, lui, che diceva di amarti..."
- No, Shin, non fraintendermi. E' che non ammetterò mai di
avere sbagliato, lo sai. E nemmeno io sono stata felice, in
Inghilterra. Ero completamente sola. Avevo soltanto la mia voce e il
tatuaggio che mi ricordava a chi appartenevo. Ci è voluto
tempo, tanto tempo. Cantavo in un locale tutte le sere. E piangevo
tutte le notti. Yasu mi scriveva di tornare, mi faceva tante promesse.
"Stai distruggendo la vita di tante persone, non te lo immagini
neanche". In una lettera, poi, mi comunicò la sua decisione
di dirvi la verità. E da allora non ho più sue
notizie. Ren mi ha detto che è partito con Miu, ma non so
nient'altro.
- Oh, beh, neanche noi. Solo una cartolina a Natale. Nobu si
trasferirà qui, lo sai?
- Sì. Sono contenta. Mi piaceva, Asami. Spero che saremo
amiche.
"Ti piaceva Asami? Ma se
sei andata fuori di testa quando Hachi ha lasciato Nobu. Volevi
possedere tutti noi...
Ma sei cambiata. E
questa Nana mi è così simpatica. E' una
casalinga perfetta, è una donna gentile, sta persino
smettendo di fumare".
- Shin, so che hai sofferto tanto.
- Grazie. Ma adesso va meglio, sai? Quando Ren mi ha trovato al
cimitero, le stavo dicendo addio. E' giusto così. Vuoi
sentire il prossimo singolo dei Blast in anteprima?
- Più tardi. Domani. Resta a dormire qui.
"Ma io devo dirglielo
adesso. Devo dirlo a Nana, devo dirlo a me stesso, altrimenti domani
crederò che non sia vero"
Ren era al telefono, nell'altra stanza. Lentamente, Shin
prese la mano di Nana e mormorò tre parole:
- Io amo Misato.
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Capitolo 9 *** the blast are black - capitolo 9 ***
Scusatemi immensamente per aver aggiornato così tardi, ma ho avuto dei seri problemi di connettività. Sto scrivendo persino il seguito di questa ff, ma è ancora più triste di questo e non so se può essere gradito. Fatemi sapere, così decido se continuare!
Voglio ringraziare di cuore tutti coloro che hanno seguito questa storia, ma proprio tutti.
un bacio,
SakiJune
Il passato, il presente, i sensi di colpa... quella rivelazione
sembrò colpire Nana come un pugno in faccia. Era felice, ma
provava anche vergogna di se stessa.
- Il suo primo amore sei tu, allora... chi l'avrebbe mai...
Shin negò decisamente.
- Se ricordi bene, il suo primo amore sei stata tu.
Nana ebbe un attimo di smarrimento.
- Sono tornata soltanto un mese fa - disse lentamente. - Non ho detto
nulla a nessuno.
Shin rispose, ironico, che lo sapeva. - Se non fosse stato per Yasu,
noi, ancora adesso, staremmo a piangere per te.
- Lui non mi perdonerà mai.
- Credo di no. Ma se sei diventata così forte come sembri,
puoi sopportarlo.
La mattina dopo, Shin si svegliò presto. Nana aveva
preparato la colazione: brodo di miso e uova dashimaki.
- Perché non resti? Ti porto a fare un giro - propose Ren.
- Scusa, ma devo tornare a Tokyo. E' il compleanno di Misato - rispose.
- La Gaia ha organizzato una festa.
Ren guardò Nana, che distolse subito gli occhi e
tornò a lavare i piatti.
"Sto di nuovo pensando soltanto a me stessa. Non è servito a
niente"
Misato aspettava davanti al ristorante, un po' imbarazzata per il
vestito elegante che indossava. Naoki l'aveva accompagnata a
sceglierlo, convincendola che quella sera ci sarebbe stata una
grandissima festa. Ma lei era lì da mezz'ora e non aveva
visto
arrivare nessuno. Eppure Naoki aveva detto per le sette.
Un taxi si fermò e vide Shin che ne usciva, reggendo un
mazzo di rose. Il cuore prese a batterle più forte.
- Perdonami, il treno ha avuto un ritardo. Happy birthday, Misato!
La baciò sulla guancia e le fece cenno di entrare insieme:
- Ma Shin... non aspettiamo gli altri?
Lui fece una faccia furbetta. - Ok, la festa è domani, alla
Gaia. Questa è una mia piccola iniziativa personale.
- Naoki era d'accordo, allora... per questo mi ha fatto vestire
così... cos'avete in mente?
Misato rideva, ma non osava credere alla trasformazione di Shin. Come
l'anno prima, era andato a far visita alla tomba di Reira, e si
aspettava di vederlo ritornare stanco e abbattuto. E invece... lui le
regalava una serata insieme, non in sala prove o al pub con Naoki, ma
loro due soli, in un ristorante di lusso, e soprattutto quella sera la
guardava con occhi differenti. Non osava sperare troppo, ma ad un certo
punto diventò evidente.
- Domani avrai la tua torta con le candeline. Promesso. Però
il
regalo l'avrai stasera - dichiarò Shin quando ebbero finito
di
cenare.
- Credevo che il tuo regalo fosse il vestito, a questo punto - rispose
Misato. - Se non l'ha pagato la Gaia...
Shin scosse il capo. - No no. Lo indosserai domani, è
proprio
un'idea della casa discografica. Un bel pensiero, non trovi?
- Già... allora grazie... dove andiamo adesso? E' una cosa
piccola o grande?
- Oh, è grandissimo. L'ho lasciato a casa mia.
Una cosa del genere, prima, Shin non l'avrebbe mai fatta. Che cosa era
successo, laggiù, da cambiare il suo atteggiamento in quella
maniera? Stava scoppiando di gioia, ma non era ancora sicura di che
cosa potesse significare.
Arrivati sotto il palazzo, Misato fece per avviarsi all'ingresso, ma
Shin la fermò. Il rumore del fiume... il vento tiepido...
- Aspetta, devo parlarti. Devo farlo stasera.
Lei chinò la testa, arrossendo. - I fiori appassiranno,
andiamo a metterli nell'acqua...
- Sei tu il mio fiore, Misato. Tu sei sbocciata davanti a me, insieme a
me, io ti vedo, adesso, ti vedo davvero...
Il vento le scompigliava i capelli davanti agli occhi, e lui continuava
a parlare, a sorprenderla, come in un sogno.
- Ho detto addio a Reira, l'ho lasciata andare. Io credevo che l'avessi
capito, quel disegno: lei è un angelo, tu sei reale, sei
viva, e
io ti amo...
Misato sentì le labbra di Shin che toccavano le sue, ancora
incredula, ancora sconvolta...
"Non commetterò l'errore di Ren, né quello di
Nana. Non
sarò indeciso come Nobu, né cinico come Yasu. Io
sono
Shinichi Kawano, e sono nato in questo istante".
Per la prima volta nella sua vita, il batticuore si
trasformò in
desiderio autentico, e ne fu spaventata. Ma Shin affondò le
dita
nei suoi capelli, attirandola a sé, e Misato si
abbandonò
a quel bacio senza più pensare a nient'altro.
- Ti amo anch'io, Shinichi. Ti amo tanto da tremare...
Lui le prese la mano e vi ficcò le chiavi di casa. - Vai a
vedere il tuo regalo, adesso. Corri, dai!
- Tu non vieni su?
- Io ti aspetto qui. - Le accarezzò il viso. - Non vado da
nessuna parte, non senza di te.
Il rumore dei passi di Misato rimbombò per quei sette piani.
Passi felici, tacchi di scarpette eleganti, l'eco dell'impazienza di
una diciassettenne che corre verso un dono inaspettato.
Nell'appartamento 707, al buio, una sigaretta alla menta fumava in un
posacenere. Mentre lo scalpiccìo sulle scale si faceva
più vicino, Nana Osaki allungò una mano verso la
porta.
"Non voglio più essere egoista. Domani i giornalisti
sapranno
che sono di nuovo in Giappone. Addio tranquillità. Forse mi
costringeranno a cantare di nuovo, o forse mi verrà
naturale,
con il tempo. Adesso non mi importa più: tu ne vali la pena,
sorellina. Potrebbe bastare una canzone sola, le nostre due voci, le
nostre mani unite... forse Stand
by me, oppure... non importa, piccola donna, ora ti
vedrò... io ricomincio da te!"
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