Semplicemente la perfezione

di Alaska Shine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


SEMPLICEMENTE LA PERFEZIONE

Capitolo 1

 

“ Temperature da record sono previste. I meteorologi hanno annunciato questo inverno come uno dei più freddi degli ultimi vent’anni, ma andiamo a sentire gli esperti…” spensi la televisione quasi innervosita, come se non fossi in grado di accorgermi da sola che fuori dalla porta di casa mia c’era freddo.

Eravamo solo alla fine di Settembre ma le temperature che si registravano erano già paragonabili a quelle di Novembre inolttrato.

I miei occhi caddero sull’orologio:7.15.

Presi velocemente lo zaino e quasi senza accorgermene dalla fretta sbattei la porta, ma non me ne preoccupai più di tanto, probabilmente i miei genitori erano troppo impegnati a litigare per accorsene.

Cominciai a correre nella speranza di non perdere il pullman, non avevo proprio voglia di farmela a piedi la strada quella mattina e così mentre camminavo a passo fin troppo veloce per i miei gusti, mi persi nei miei pensieri.

Mi presento: Mi chiamo Isabella Swan, ho sedici anni e sono la persona più noiosa che possiate incontrare.

Si, sono noiosa, e ammetto anche che certe volte mi annoio perfino da sola.

Il mio aspetto era normale, anzi quasi banale, appena sopra gli 1.60, cappelli di un semplice color mogano che ricadevano in semplici boccoli appena accennati sulla schiena.

Il viso per i miei gusti era fin troppo semplice: Due occhi grandi di un marrone banale, un piccolo naso e tratti talmente delicati da togliere due anni alla mia giovane età.

Su quest’ultimo punto ormai ci avevo fatto l’abitudine:

Quando avevo dieci anni, ne dimostravo otto, quando ne avevo dodici, ne dimostravo dieci, e ora che ne avevo sedici, ne dimostravo quindici appena compiuti.

Anche la mia vita era banale:

I miei genitori si potevano semplicemente definire con la parola “ antichi ”, erano legati alle regole in modo quasi ossessivo e se per sbaglio una volta sgarravi, potevi essere certo che ti sarebbe toccata una sfuriata, lunga dalle tre alle quattro ore, e un castigo a tempo indeterminato…In casa mia c’era ben poco che potevi fare di testa tua.

Volevo bene a Charlie e René, ma loro non mi capivano...

I miei amici, invece, si limitavano a una ristretta cerchia di persone.

La mia “ migliore amica “, in questo caso nemesi, era Jessica, mentre il mio migliore amico, da me considerato più un fratello, era Jasper*.

Poi naturalmente c’era anche Rosalie* e lei sicuramente era quello che avevo che si avvicinava di più a una vera migliore amica

Jessica era sicuramente una delle ragazze più belle di Forks. Il fisico di Jessica era perfetto, le curve tutte al posto giusto, lunghi capelli color castano chiaro e due occhi di colore verde messi sempre in risalto da un paio di lunghissime ciglia di un nero intenso.

La sua bellezza l’aveva portata ad avere i ragazzi più belli di Forks e dei dintorni, mentre io ai sedici anni non avevo neanche mai baciato un ragazzo.

Sicuramente il fatto di non avere mai avuto il ragazzo non era dovuto al fatto che io non lo volessi, ero semplicemente che io che non piacevo, o come diceva Jessica “ è semplicemente mancanza di fascino, bisogna saperli conquistare gli uomini hahahahaha “ seguita da una risata semplicemente da oca.

Era sempre andata così: Milly piaceva ed io no, ormai ci avevo fatto l’abitudine!

Anche con Jacob era andata così…

Jacob era un nostro compagno d’infanzia, e da io sempre gli ero stata molto affezionata, ma in dieci anni questo mio sentimento non era mai stato ricambiato.

Jacob con il tempo diventò un bellissimo ragazzo, era tutto quello che una ragazza potesse desiderare: Alto, fisico statuario, capelli neri corti, occhi anch’essi di un nero profondo, labbra carnose, simpatico e intelligente.

Ben presto, ormai due anni fa, capii di essermi innamorata di lui, ma tanto per cambiare i miei sentimenti non fuorno ricambiati.

Furono di sicuro gli anni più brutti della mia vita, tutto era buio, non c’era colore, c’era solo dolore, solitudine, lacrime, rimorso e dolore, ma presto tutto questo si tramutò in rabbia.

Era il mio sedicesimo compleanno quando Jacob e Jessica si misero insieme.

La verità fu che dovetti ingerire quel boccone amaro, Jessica la conoscevo da ormai tredici anni e c’ero affezionata e mi permetteva di restare vicino a lei e così automaticamente a Jacob.

Jacob, invece, quando seppe che mi piaceva si allontanò da me quasi immediatamente, neanche lui naturalmente voleva aver vicino una ragazza sciatta come me quando poteva avere Jessica.

Per Jacob stavo ancora male, non me l’era dimenticato, il suo sorriso era ancora capace di farmi stare bene e darmi la pace almeno per una giornata intera, era ancora il mio ossigeno, ma quando arrivava la sera, ed io rimanevo sola con me stessa, nuove lacrime mi solcavano il viso.

Però una cosa Jacob me l’aveva regalata: La paura di amare e di affezionarmi a qualcun altro.

Ormai era così che la gente mi chiamava: Cinica, stronza, insensibile e forse era veramente così…Ormai non speravo più in niente, non credevo più in alcuna gioia.

Preferivo stare sola con me stessa, con l’unica persona che non potesse ferirmi, che legarmi di nuovo a qualcuno.

Ormai avevo paura di riaffezionarmi a qualcuno perché c’era sempre una vocina nella mia testa che mi diceva “ nessuno ti vorrà, succederà come con Jacob…Tu lo amerai, lui si allontanerà e tu starai male “.

Parallelo alla mia cotta per Jacob, dire amore mi faceva paura, c’era l’invidia per Jessica.

Jessica aveva sempre avuto tutto: Da piccola i giochi più divertenti, da bambina i vestiti più belli e da adolescente i ragazzi più desiderati.

Era nel suo carattere, le cose più belle dovevano essere di sua proprietà, e ben presto questa legge si espanse fino a toccare Jacob.

Ne ero certa: Lei non amava Jacob, era solo il suo ultimo obiettivo per dimostrarmi quanto lei fosse migliore di me, e forse aveva anche ragione.

L’unica persona che mi consolava e mi capiva veramente era Jasper.*

Jasper lo consideravo quadi come mio fratello, di lui mi fidavo più di me stessa, e anche lui come me non aveva una grande stima per Jessica.

Infine, ma non perché meno importante, c’era Rosalie.

Lei a parer mio era veramente una bellissima ragazza, sicuramente mille volte più di Jessica, ma lei sicuramente non passava il tempo a tirarsela come se ce l’avesse d’oro.

Oltre a essere una ragazza con la testa sulle spalle era veramente simpatica e disponibile, e per me fu quasi automatico legarmi a lei quando, circa un anno fa, arrivò a nella piccola e affollata scuola di Forks.

Abbassai gli occhi sul mio polso per vedere l’ora e quello che vidi mi causò di nuovo un colpo al cuore.

Sulla mia pelle bianca quasi come il latte i segni rossi erano ancora ben visibili, ma sapere che ero stata io stessa a procurarmeli mi fece stare ancora più male.

Non so quando successe precisamente, ma mi ricordavo solo che una sera dopo aver passato il pomeriggio a piangere per Jacob mi ritrovai dei graffi sul polso e le dita, della mano opposta a quella del polso, arrossate come se avessero appena fatto una grande pressione.

Ci misi qualche tempo a capire da dove provenivano quei continui graffi , all’inizio non collegai tutti gli indizi, ma quando una mattina mi ritrovai con le unghie delle mani sporche di sangue e la pelle del polso graffiata fino in profondità capii tutto.

Sapevo che non era giusto ciò che facevo, che era sbagliato, ma non riuscivo più a smettere ormai…Era diventata la mia droga nei momenti bui, la mia ancora di salvezza nella tempesta della mia vita.

Stavo ancora facendo il resoconto della mia vita, quando, una mattina di fine Settembre arrivai alla fermata del bus, dovevo aspettare Jacob, Jessica e Jasper, lo vidi per la prima volta:

Era il ragazzo più bello che avessi mai visto…Era alto, dal fisico statuario messo in evidenza da una semplice camicia celeste e da quel paio di jeans che sembravano essergli stati dipinti addosso.

Il viso era dai lineamenti delicati, le labbra erano carnose e incorniciate da una leggera barbetta curata che riprendeva il colore dei capelli castano ramati un po’ spettinati., ma che a parer mio gli davano ancora un tocco in più di speciale. Gli occhi erano di un verde profondo paragonabile solo a quello dei pini di montagna.

Era di sicuro il più bel ragazzo che avessi mai visto!

Avrà avuto minimo vent’anni e la sua bellezza non era lontanamente paragonabile a quella di Jacob, si poteva solo mettere a confronto con un angelo o comunque a uno di quei modelli che pensi di poter vedere solo sulle riviste di moda più prestigiose.

Era semplicemente la perfezione!

Non so cosa successe precisamente in quel momento, ma sentì chiaramente il mio cuore aumentare i battiti all’inverosimile e tutte le energie, che pensavo essermi state rubate da Jacob negli ultimi due anni, ritornare a farmi sentire viva.

Il respiro sembrava essere qualcosa di solleticoso e mi provocò un sorriso appena accennato sulle mie labbra, e il peso degli ultimi due anni sembrò alleggerirsi.

Quando salii sul pullman, lui aspettava quello dopo, cominciai a ripetermi “è solo un bel ragazzo, è solo un bel ragazzo “ e volevo veramente che quelle parole fossero vere, ma il destino non sembrava essere dello stesso parere.

 

Ecco qua il primo capitolo di questa mia nuova pazza avventura…

Che e ve ne pare? Cosa ne pensate? Devo buttare dentro o continuare? Fatemi sapere voi.

Lo so che come primo capitolo non è niente di speciale, ma prometto che cercherò di fare del mio meglio nel prossimo.

Come avrete già capito la storia andrà a trattare anche argomenti delicati ( vedi per esempio l’autolesionismo )e spero solo di essere in grado di trattarli…Come prima volta voi che ne dite?

Naturalmente non scenderò mai a descrivere questi troppo nei dettagli per il semplice motivo che non credo di essere la persona più idonea a parlarne, ma almeno voglio provarci.

Ora lascio a voi l’ultima sentenza e nella speranza di sentirvi presto vi ringrazio già in anticipo anche solo per avere letto fino in fondo questo primo capitolo.

A presto ,

Ally salvatore

*Nel mia ficcy Rosalie e Jasper non sono imparentati e nessuno dei due centra niente con la famiglia Cullen.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

SEMPLICEMENTE LA PERFEZIONE

Capitolo 2

 

L’ora di storia sembrava sempre infinita: La campanella era più un’immaginazione nella mente di noi studenti che aspettavano il suo suono con impazienza e le lancette dell’orologio sembravano essere sempre troppo immobili.

Questa solfa si ripeteva tutti i giorni e in tutte le ore, ma l’ultima ora del venerdì sembrava far aumentare ancora di più quest’agonia.

Poi fu questioni di pochi secondi, forse solo uno, che tutti gli studenti che mi circondavano si alzarono, cominciarono a uscire e a riunirsi con gli altri loro amici, alcuni forse anche con i loro fidanzati, nei corridoi già affollati della scuola.

Io invece, come succedeva sempre, mi stiracchiai lentamente sul mio banco e mi alzai con calma…Tanto non c’era nessuno che mi aspettava, o almeno nessuno di tanto importante da  essere in grado di farmi fare una maratona.

Quando usci dalla classe il mio sguardo cominciò a vagare per i corridoi nella speranza di riuscire a vedere Rose e Jasper, ma di loro non sembrava esserci nemmeno l’ombra.

“ Cercavi noi Bellina? “ la voce di Jasper mi arrivò alle spalle obbligandomi così a voltarmi: Davanti a me Jasper e Rosalie mi sorridevano in tutta la loro bellezza.

Se di Rosalie si poteva dire che fosse bellissima non di meno si poteva dire anche di Jasper.

Jasper era un ragazzo alto e slanciato, dal fisico asciutto, con un paio di occhi verde chiaro, quasi smeraldo, e i capelli di un biondo chiaro. Era sicuramente un bel ragazzo, ma era anche caratterizzato da una bontà quasi unica.

“ Io, in verità, cercavo solo Rose, e ci tengo a rimarcare solo, Jasperino mio “ dissi con tono scherzoso sapendo già che lui sarebbe stato al gioco “ così mi ferisci dolcezza “ “ c'est la vie “ e tutti tre a quelle parole scoppiammo a ridere.

Noi eravamo sempre stati così: ridevamo a volte senza nessun motivo, o forse lo facevamo solo perché tra di noi stavamo semplicemente bene.

“ Bene Jasper per oggi hai rotto abbastanza, puoi andare ora “ questa volta fu Rose a parlare, ma con ancora con il sorriso sulle labbra “ ma io qua ci sto così bene! Nah credo che resterò qui ancora un po’ “.

“ Ma tu non hai proprio una ragazza da cui andare? Perché non vai a cercatene una? “ chiese Rosalie ricaricando la dose, ma sempre con tono scherzoso.

“ Non ho bisogno di cercarle care mie, sono loro che vengono da me “ oltre a essere bello era anche molto modesto “ beh questa è una cosa positiva…Non dovresti avere problemi a trovare qualcun’altra a cui rompere l’anima “ se Rose non stuzzicava Jasper almeno una volta al giorno non credo che sarebbe andata a dormire tranquilla la sera seguente “ non sono il mio genere le ragazze di questa scuola. Sembra di essere in un allevamento di oche “ rispose Jasper con fare ovvio ed io a quel punto mi sentii tirare in causa.

“ Stai forse dicendo che io e Rose siamo delle oche? “ chiesi cercando di apparire la più seria possibile “ escluse voi due ovviamente, ma, senza offesa, non siete proprio il mio tipo “ mi rispose Jasper alzando le mani come a volere indicare la sua innocenza “ e neanche tu il nostro “ risposi con fare ovvio “ lo so. È anche per questo che siamo amici, no? “

“ Bene Jasper adesso puoi veramente andare…devo parlare da sola con Bella “ e mentre Rose diceva quelle parole, mi prese sotto braccio.

“ Dai Rose ci siamo sempre detti tutto, cosa cambia ora? “ disse insistendo lui “ Jasper dobbiamo parlare di cose da donne e da quel che so tu non sei…” ma Jazz la interruppe prima “ OK, OK, STOP! Mi sono appena ricordato che ho un impegno, quindi vi lascio alle vostre cose da donne che è meglio. Ciao ciao bella gente “ e mentre diceva quelle parole, ci fece l’occhiolino per poi disperdersi anche lui nella folla del corridoio.

Come fare scappare un uomo: dire “ cose da donna “ presi appunto tra me e me nella mia testa, per poi riportare la mia attenzione su Rosalie.

“ Credi che crescerà mai? “ mi chiese in tono scherzoso rivolgendosi chiaramente a Jasper e al suo modo di salutarci “ credo di no “ risposi io, ma sapevo anche che non era quello il vero motivo per cui Rose voleva parlarmi in privato.

“ Dimmi pure, è successo qualcosa? “ chiesi seriamente interessata “ Mike! “ e a quell’esclamazione tutto il mio interesse scemò all’improvviso.

Mike era uno studente dell’ultimo anno, il capitano della squadra di football e il ragazzo più ambito da almeno la metà del corpo studentesco femminile.

Sinceramente non era mai stato il mio tipo, mi metteva troppo in soggezione anche la sua singola presenza, ma Rosalie non sembrava mai essere stata del mio stesso parere: Dal primo momento in cui Rose l’aveva visto, infatti, si era subito interessata a lui e da allora, ogni giorno, sperava che tra loro potesse succedere qualcosa.

“ MIKE MI HA CHIESTO DI USCIRE “ e mentre diceva quelle parole ci mancò poco che non cominciò a saltare per tutti i corridoi a causa di tutta gioia che stava provando in quel momento.

“ Che cosa carina “ mi sforzai di mettere il più enfasi possibile in quelle parole, ma il risultato non fu esattamente quello desiderato.

“ Che cosa carina? La tua migliore amica ti dice che esce con il tipo di cui è innamorata da un anno e tu dice semplicemente che cosa carina? Scusa se te lo dico, ma questo non è carino “ il suo tono di voce era un po’ alterato, ma io di certo non volevo litigare con una delle poche persone care che avevo.

“ Si, scusa hai ragione, ma la notizia mi ha lascito solo un po’ senza parole ” non mi piaceva mentirle, ma non vedevo altre vie d’uscita dalla sua ira “ sono veramente felice per te, so quanto hai aspettato questo momento “ e così mi sforzai di mostrarle il sorriso più sincero che potessi fare.

“ Quand’è allora il grande giorno? ” il mantenere in vita la recita messa in atto per farmi vedere felice da lei comportava anche  il fare la così detta – grande amica curiosa -, ma sinceramente di tutti i dettagli di cui mi mise al corrente subito dopo non m’interessava più di tanto.

Ascoltavo senza capire e annuivo senza sapere, ma la sua ultima frase mi fece risvegliare dallo stato di letargo in cui ero caduta.

“ Adesso Bella dobbiamo solo trovare qualcuno per te “ quelle parole fecero lo stesso effetto di una sveglia “ NO “ esclamai quasi urlando.

“ Si, invece, cara mia. Bella veramente fidati di me, innamorarsi è una cosa bellissima “ disse con occhi sognanti “ si, si come no. Una meraviglia “ la nota di sarcasmo nella mia voce era più che evidente “ come l’ultima volta “ conclusi quasi sussurrando, ma Rosalie sembrò capire lo stesso e il suo sguardo si addolcì.

“ Bella non puoi continuare così, ti stai rovinando la vita per uno stronzo qualsiasi. La vita è tua e non puoi permettere che un fantasma del passato condizioni il tuo futuro “ erano belle parole quelle di Rose, ma sapevo anche che erano semplici frasi di circostanza alle quali né chi le diceva né chi le ascoltava ci credeva veramente.

“ è più facile a dirsi che a farsi, ma grazie comunque Rose “ risposi per poi continuare a camminare nei corridoi dirigendomi così verso l’uscita della scuola.

“ Bella facciamo il giro per andare a prendere il pullman “ disse Rose improvvisamente afferrandomi per la mano “ siamo praticamente già arrivate, allunghiamo la strada e basta se facciamo come dici tu “ dissi, anche se non capivo ancora bene il motivo del suo comportamento “ ho visto Mike andare da quella parte, ti prego accompagnami “ quasi mi supplicava, ma nel suo sguardo leggevo qualcosa in più.

“ Ok, hai vinto te per questa vol…” una voce m’interruppe “ Bella vieni qua, ti stavamo aspettando “ la voce stridula di Jessica mi arrivo forte e chiara, ma quando mi voltai, ritornai nell’incubo in cui ormai ero solita caderci:

Jessica, in tutta la sua arroganza, era attaccata a Jacob e mi guarda sorridendo come a volermi dire “ ti piacerebbe essere al mio posto vero? “ .

Gli occhi quasi automaticamente cominciarono a  pizzicarmi e il respiro mi si mozzò in gola, ma né a Jacob né a lei sembrava interessarli, anzi Jessica ne sembrava quasi felice.

“ Jacob ed io stasera volevamo andare al cinema a Port Angeles, ti va di unirti a noi? “ la sua proposta nella mia mente fu recepita come un alleluia cantata dagli angeli: Una serata con Jessica voleva dire una serata con Jacob, e solo quello mi avrebbe fatto andare a letto la sera seguente con la certezza che non avrei avuto gli incubi.

“ Certo a che ora? “ chiesi guardando Jacob nella speranza che fosse lui a rispondermi “ alle 8.30 ti passiamo a prendere “ le mie preghiere erano state esaudite. La sua voce mi faceva impazzire ed era proprio come lui: calda e sensuale.

Mi ero già voltata quando mi venne in mente che dovevo chiedere Jake un’altra cosa, o forse volevo dirgli qualcosa tanto per trovare una scusa per parlarci ancora un secondo in più, ma quando mi voltai Jacob e Jessica erano già impegnati a baciarsi, non era un bacio dolce o di comunque due innamorati, ma avrei dato comunque oro per esserci io al posto di Jessica.

Il viaggio sul pullman fu terribile, era difficile combattere contemporaneamente con le lacrime che minacciavano di uscire da un secondo all’altro e con le mani che sembravano essere impazzite nel tentativo di arrivare prendere con violenza a graffiare qualcosa, ma non potevo cedere così davanti a metà del liceo e così dovetti solo resistere.

Quando arrivai alla porta d’ingresso di casa mia pensavo che tutto fosse finito e che finalmente avrei potuto rinchiudermi in camera mia cercando di calmarmi, ma questo purtroppo quel giorno era destinato a restare solo un sogno.

“ ISABELLA MARIE SWAN VIENI IMMEDIATAMENTE QUA“ la voce di mia madre arrivò furiosa alle mie orecchie.

“ Cosa significa questo? Me lo spieghi “ mia madre sbatte sul tavolo della cucina il mio ultimo test di matematica con violenza, mentre mio padre mi guardava torvo e arrabbiato dall’altro angolo della cucina.

Guardai il foglio bianco del test di matematica sul quale la scritta rossa 3- padroneggiava e saltava subito all’occhio “ che ho preso 3- in matematica, forse? “ risposi con arroganza, ma il giorno che avevano scelto per urlarmi dietro, come sarebbe avvenuto da lì a poco, non per niente quello giusto.

Mia madre stava per rispondere, ma mio padre la sovrastò “ NON DEVI RISPONDERE COSì NE A TUA MADRE NE A ME CI SIAMO CAPITI? INSOLENTE CHE NON SEI ALTRO “ mio padre era già fuori da qualsiasi grazia, provai a ribattere, ma lui non me ne lasciò il tempo.

“ io e tua madre facciamo dei sacrifici per mandarti a scuola? E tu cosa fai? Non t’impegni nemmeno. Sei un’ingrata che non sa assumersi la responsabilità delle sue azioni. Non ti vergogni nemmeno, dopo tutti i nostri sacrifici, di questo 3-? NO, NON TI VERGONI NEMMENO, perché IL VERGOGNARSI RICHIEDE UN MINIMO DI INTELLIGENZA , CHE TU DA QUANTO DIMOSTRI NON HAI…DOVRESTI VERGONGNARTI ANCHE DI ESSERE NATA! “

Quando sentii quelle parole qualcosa in me scattò, quello era troppo anche per me “ DOVRESTI  VERGOGNARTI TU INVECE, DIRE CERTE COSE ALLA PRORPIA FIGLIA FA SCHIFO, TU FAI SCHIFO, VOI FATE…” non feci in tempo a finire di parlare che la mano di mio padre mi arrivò dritta sulla guancia destra.

Faceva male, bruciava, ma era soprattutto dentro che sanguinavo “ VATTENE VIA DA QUESTA STANZA ORA MOCCIOSA E CERCA DI RECUPERARE QUEL CAZZO DI 3 CON LA TESTA CHE TI RITROVI “ non volli sentire altro che corsi su per le scale.

Mentre correvo piangevo, ma soprattutto pregavo di arrivare presto in camera mia dove finalmente avrei potuto dare sfogo al mio dolore e soprattutto alla mia anima.

Mi chiusi la porta alle spalle e le mie mani finalmente poterono raggiungere quello che sul pullman gli era stato negato.

Le ferite dell’animo erano incurabili, per quelle della pelle bastava del semplice cotone intinto nel disinfettante.

_-_-_-_-_

Le 8.30 erano arrivate lente e scandite dal dolore ed io finalmente ero fuori da quella maledetta casa: Quando ero uscita i miei non si erano nemmeno accorti di me, erano troppo impegnati a gridarsi contro su chi aveva torto e chi ragione, ma per quella volta decisi di non ascoltare e di andare a vivere la mia vita.

Le mie braccia, che erano state accuratamente nascoste dalle maniche della mia inseparabile felpa nera, anche se ormai erano passate più di cinque ore bruciavano ancora, ma forse era quello che mi meritavo.

Se una persona deve vergognarsi di vivere, non può far altro che meritarsi un po’ di  dolore era il pensiero che durante tutto il pomeriggio mi aveva attanagliato la mente, pur non sapendo con precisione da dove venissero quelle parole…O forse si? Non era il momento di pensarci, Jessica e Jake erano arrivati.

Il viaggio a Port Angeles fu silenzioso, o almeno lo fu per me.

 Jessica e Jake continuavano a parlare tra di loro, anch’io avevo provato due o tre volte a immettermi nel discorso, ma ero sempre stata prontamente interrotta da Jessica.

Più gli guardavo, invece, più mi convincevo che erano la coppia perfetta: Lui bello, lei bella, lui simpatico, lei simpatica, lui intelligente, lei intelligente, lui buono, lei buona.

Lui si meritava una ragazza come lei affianco, non una povera ragazza problematica!

Il film era cominciato ed io mi sentivo sempre più come un’intrusa in un quadro perfetto mentre gli guardavo, dalla loro destra, scambiarsi tenere effusioni …quelle che da sempre avrei voluto fossero rivolte a me.

Gli unici momenti di gioia erano quando Jacob alzava gli occhi su di me e mi chiedeva “ Bella, mi vai a prendere i popcorn? “ o “ Bella, mi vai a prendere l’acqua? “ o ancora “ Bella la volevo frizzante l’acqua. Valla a cambiare “ di nuovo “ Bella, Jessica ha voglia di caramelle vagliene a prenderne un po’ “ e per ultimo “ Bella mi vai a prendere le sigarette? “ ed io mi ritrovai così ad accettare per l’ennesima volta.

Quella sera le temperature non superavano quasi sicuramente i cinque gradi ed io stavo letteralmente congelando, ma non potevo tornare  indietro senza quelle maledette sigarette, come potevo avere qualcosa da lui, se io mi dimostravo sempre irriconoscente e incapace di portare a termine dei piccoli favori che mi si chiedevano?

Avevo già preso le sigarette dal piccolo distributore automatico quando un’auto passò e catturò la mia attenzione.

Era una semplice volvo argento metallizzata, ma fu il suo conducente che catturò la mai attenzione.

I finestrini erano aperti il che mi permise di guardarlo ancora meglio:

I capelli rossicci spettinati erano ancora più belli di quanto gli ricordassi, gli occhi concentrati a guardare la strada lo rendevano ancora più affascinante ai miei e le mani strette sul volante mi facevano desiderare che quelle fossero, invece, sul mio corpo, ma non per stringerlo fino a lasciare dei segni, ma per lasciare delle carezze delicate.

Quelle labbra che si muovevano velocemente, stava parlando al telefono, mi fecero immaginare immediatamente queste schiacciate sulle mie e la voce…La voce era qualcosa d’indescrivibile: Calda, sensuale, allegra, melodica o più semplicemente indescrivibile.

Le ultime parole che sentii furono “ ok mamma, ma solo perché ormai mi hai già messo in questo casino e non voglio farti fare una così detta figura di merda con la tua amica….” e poi l’auto, che prima era ferma al rosso, sfrecciò via fino a scomparire dalla mia vista.

Un brivido mi percorse la schiena.

Ritornai verso il cinema ancora scossa, la mia mente non riusciva ancora a formulare un pensiero di senso compiuto e tutto improvvisamente mi sembrava più bello e semplice.

“ Ecco le tue sigarette Jacob “ le mia mano nel consegnarli il pacchetto sfiorò le sua, ma non arrivò nessun brivido “ era ora, ce ne hai messo di tempo. Meno male che sei arrivata! Visto che sei in piedi non è che potresti andarmi a prendere una coca per favore? “ adesso era troppo anche per me, mi aveva seriamente stancato “ Jacob Dio ti ha donato le gambe, quindi ora alzi il culo, le usi un po’ e ti vai a prendere quella coca-cola “ e mente dicevo quelle parole mi sedevo finalmente sulla mia poltrona.

Quella sera nessun senso di colpa mi attanagliò l’anima per la risposta che gli avevo dato: una parte di me aveva la consapevolezza che avevo fatto bene a rispondere così, che era ora, che Jacob se lo meritava, ma ancora non riuscivo a capire da dove avessi tirato fuori coraggio per parlagli in quel modo.

Quella notte la mia mano non trovò motivo di distruggermi la pelle, quella notte mi addormentai senza lacrime a solcarmi il viso, quella notte non fu Jacob a popolare i miei sogni, bensì quello sconosciuto di cui non sapevo nemmeno il nome.

“ Bella svegliati “ no, ancora cinque minuti, il sogno era quasi giunto al termine “ forza Bella “ ormai le mie labbra stavano per unirsi alle sue…. “ SVEGLIA “ mia madre urlando mi aveva scosso per obbligarmi ad aprire gli occhi.

“ Che vuoi? È anche sabato, lasciami dormire in santa pace “ dissi con voce ancora impastata dal sonno “ no, signorina tu ora ti alzi che forse ho trovato la soluzione al tuo problema: ripetizioni di matematica! “ a quelle parole scattai a sedere sul letto.

“ Ripetizioni di matematica? “ quasi urlai “ hai capito benissimo. Ieri sono uscita con una mia amica e parlando è salto fuori del tuo 3 in matematica e che suo figlio è uscito da ragioneria con il massimo dei voti…” non la lasciai finire che la interruppi “ fammi indovinare, è il figlio che mi darà ripetizioni vero? “la risposta di mia madre bastò a confermare i miei sospetti“ preparati, ti aspetta alle undici “.

La giornata era iniziata nei peggiori dei modi, ma ormai ero nella merda e tanto valeva cercare di uscirne il più velocemente possibile.

Quando arrivai davanti a quell’enorme villa fatta principalmente da pareti di vetro e stavo per suonare il campanello, sperai solo che quelle due ore passassero il più velocemente possibile per poi ritornare a casa per dormire, ma soprattutto per potere risognare il più presto possibile quel misterioso principe azzurro dai capelli ramati.

 

 

Buona sera a tutte!!!!!

Ecco qua il secondo capitolo della mia piccola avventura.

Che ne pensate? Vi è piaciuto? Aspetto con grande ansia pareri e consigli.

In questo capitolo ho cercato di approfondire e concentrarmi su tutto quello che Bella pensa e prova, e spero sinceramente di aver trasmesso anche a voi lettori un’immagine chiara di lei.

Come magari alcune di voi avranno notato l’autolesionismo di Bella non è solo legato a Jacob, ma è anche dovuto all’atmosfera che è costretta a respirare in casa sua ogni giorno.

Per quanto riguarda Charlie e René non gli ho immaginati come due genitori che odiano la figlia, bensì come due genitori un po’ all’antica e incapaci di gestire la pressione che grava su di loro.

Beh nel prossimo capitolo andremmo a conoscere anche un altro personaggio, anzi IL personaggio (: sinceramente non vedo l’ora di cominciare a lavorare anche su di lui.

Beh ragazze ora vi lascio che devo andare a ripassare per la verifica di Latino che mi aspetta domani (ti prego neve scendi giù e fammi stare a casetta), nella speranza che vi sia piaciuto,

Ally Salvatore.

PS: Ringrazio di cuore tutte le persone che mi hanno inserito nelle seguite, chi nelle ricordate, chi nelle preferite, chi legge soltanto e soprattutto loro: pattinsonstewart, Veronika Susan Cullen, _Eleonora cioè le fantastiche ragazze che mi hanno recensito!!

NOTIZIE PROSSIMO AGGIORNAMETO:

Causa simpaticissime verifiche di fine quadrimestre l’aggiornamento potrebbe variare dalla settimana prossima a inizio di quella che la segue, ma chi lo sa? Io prometto di cercare di pubblicare il prima possibile.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

 

SEMPLICEMENTE LA PERFEZIONE

Capitolo 3

 

Pov Edward

Le luci a intermittenza rosse e blu mi procurarono appena entrai nel locale un leggero fastidio agli occhi, ma anche quando questo si fu dissolto, non riuscii a vedere chiaramente cosa avevo davanti, ma questo probabilmente non era un male…Sapevo benissimo cosa avrei visto: Una massa di gente, forse troppo grande per le piccole dimensioni che in realtà aveva il locale, che ballava scatenandosi e i loro corpi imperlati di sudore per il movimento troppo continuato e per l’eccessivo caldo.

Poco dopo, prestando più attenzione, avrei notato dei ragazzi, tutti più o meno della mia età, che ballavano muovendo il loro bacino verso quello di ragazze che si strusciavano su di loro in un modo solo paragonabile a quello delle puttane della peggior specie.

Poi, allargando ancora di più il mio campo visivo, avrei notato un bancone,  al centro esatto della pista,  circondato a sua volta da ragazzini impazienti di ricevere i loro cocktail, e ragazze, in abiti talmente striminziti e succinti che io in primis facevo fatica a definire tali, ballare in modo provocante in piedi su dei tavoli con ai loro piedi bottiglie vuote di Vodka e non sapevo cos’altro.

La musica forte e martellante, invece, non fece altro che darmi un’ulteriore conferma del posto in cui mi trovavo: Il Bluered.

Il Bluered era la discoteca più rinomata della provincia, ma sicuramente non era un posto raccomando…Credo che anche mia madre, nonostante avessi ormai ventuno anni, non sarebbe stata felice di sapermi in quel posto…Nessun genitore ne sarebbe stato felice.

Dai genitori il Bluered era giudicato e descritto come un posto dove il sesso occasionale, l’alcol e la droga erano di casa, e in seguito alla mia esperienza poteva anche ammettere che forse non avevano tutti i torti.

 

M’incamminai silenziosamente per un corridoio buio, lontano dalla folla e soprattutto verso un piccolo privè che era posto nell’angolo più lontano da possibili occhi indiscreti: Io e il mio gruppo non ci mischiavamo mai a quella folla.

Apri finalmente la porta rosso scuro del piccolo privè e finalmente, o forse no, vidi i miei amici, ma la scena più o meno era uguale a quella di tutte le altre sere:

Mike era intento a baciarsi con la lingua una ragazza bionda in una maniera che poteva benissimo essere dichiarata come vietata ai minori di diciotto anni, ma a lei, comunque, non sembrava importagliene più di tanto dal momento che sembrava più che apprezzare la mano di Mike che era intenta ad alzarle sempre di più l’orlo della mini, e ci tengo a sottolineare mini, gonna di jeans.

Appena mi voltai dall’altra parte, invece, potei subito vedere Laurent, James, Lauren ed Emmet.

Lauren era la così detta “ migliore amica del gruppo “ dal momento che se gli era fatti passare tutti, esclusi Emmet e le ragazze naturalmente.

Era entrata nel nostro gruppo nel periodo in cui anche Laurent ci era entrato, era un bocconcino più che invitante e ben presto tutti noi altri ragazzi fummo accontenti da lei…A letto non era niente male, ma con gli altri, come diceva lei, era solamente “ sesso occasionale “ mentre io rimanevo il suo preferito: Andavamo a letto insieme non meno di quattro volte ogni due settimane.

James invece non era sicuramente il classico ragazzo raccomandabile e la sua vita si poteva semplicemente descrivere alla perfezione con tre semplici parole: alcol, droga e sesso.

Aveva ventiquattro anni, era il più grande del gruppo,  e forse era proprio per questo che tutte le volte che avevo provato ad allontanarlo dai noi tutti gli altri, quelli che io definivo amici, mi si erano rivolti contro.

Erano convinti che senza di lui il nostro gruppo non sarebbe più esistito, ma a me proprio non andava giù: Troppo impulsivo, troppo violento e ai soli ventiquattro anni deteneva un record che a mio parere viaggiava sull’impossibile…Aveva già alle spalle quattro anni di reclusione, naturalmente calcolando anche gli anni in riformatorio come minorenne s’intende.

Laurent non era niente a mio parere, era solamente il cagnolino ammaestrato di James che lo seguiva ovunque andasse, trovavo perfino quasi inutile la sua presenza in quella stanza.

Poi c’era Emmet, il mio fratellino.

Emmet era mio fratello minore, aveva da poco compiuto diciannove anni, e quindi automaticamente era il più piccolo del gruppo.

Faceva parte della nostra compagnia da solo sei mesi, ma io avrei di gran lunga preferito che lui non ci entrasse proprio a far parte.

Era stato un mio errore, non mi ero accorto che mio fratello mi seguiva con l’auto, che mio fratello entrava subito dopo di me al BlueRed, che mi vedeva entrare nella saletta…me ne accorsi solamente quando entrò nel nostro privè con una qualsiasi scusa per parlarmi, ma ormai James lo aveva già adocchiato: Gli avrebbe fatto comodo uno come Emmet, era alto e dal fisico palestrato, nei suoi incontri…Saremmo stati i due fratelli che l’avrebbero fatto diventare ricco:

Io ed Emmet lavoravo per James, di cosa ci occupavamo?

Incontri clandestini di boxe!

Il mio compito da allora era stare lì e controllare che Emmet non facesse cazzate…forse era questo l’unico motivo per cui non avevo ancora abbandonato James.

“ Fai un tiro Edward? “ James interruppe alla svelata i miei pensieri “ no, lo sai che mi fa schifo quella roba” risposi guadando quello che mi stava offrendo che sicuramente non era una semplice sigaretta “ non sai cosa ti perdi amico “ e mentre diceva quelle parole si ributtava comodamente sulle poltrone rosse del privè “ domani poi abbiamo anche un incontro, voglio essere lucido “ “ mi piaci, sempre diligente “ sorrideva appena con  il classico sorriso di uno che ti voleva prendere per il culo.

“ Victoria? “ chiesi poi rivolto a Laurent, Mike era appena andato in bagno con la sua amichetta bionda “ ah giusto…Ha detto che stasera non veniva, ha la casa libera, e vuole che la chiami “ e mentre mi rispondeva mi sorrideva in modo malizioso.

Tutti lì sapevano che io e Victoria andavamo a letto insieme regolarmente da ormai due anni, niente coinvolgimenti sentimentali naturalmente, ma a letto era una vera bomba.

Presi immediatamente il cellulare, quella sera avevo proprio voglia di una scopata.

Al terzo squillo rispose “ Ciao Eddy “ la sua voce era carica di malizia e di sensualità “ come mai non sei qui? Stasera avevo tanta voglia di vederti “ decisi di stare al suo gioco “ mah guarda ho la casa libera fino a domani pomeriggio, i miei sono andati via,  oggi sono andata a fare compere e mi sono stancata “ la voce da finta bambina sicuramente non si abbinava per niente alla sua persona, decisi di sorvolare.

“ E cosa hai comprato di bello? “ chiesi sempre io “ sicuramente qualcosa che ti piacerà…vuoi venire a vedere? “ rideva dall’altra parte del telefono “ dieci minuti sono lì “ e riattaccai, non sentivo nemmeno il bisogno di salutarla.

“ Ragazzi io vado “ esclamai mentre mi mettevo su la giacca e recuperavo le chiavi della mia bellissima Volvo “ Emmet tu hai l’auto per tornare, vero? “ il pensiero mi bloccò all’improvviso “ certo fratellone, non preoccuparti “ e dette quelle parole tornò a occuparsi avido del suo drink “ non mi preoccupo se la smetti immediatamente di bere “ e dicendo quelle parole gli tolsi il bicchiere dalle mani e mi sbrigai a rovesciarne il suo contenuto nel bidone lì vicino.

“ Edward rilassati, era solo un cocktail “ s’immischio James “ deve guidare dopo, non voglio che faccia un incidente solo per un cocktail “ dissi sottolineando la parola solo e guardandolo dritto negli occhi “ al massimo lo porto a casa io Eddy “ “ dopo questa mi sento molto rassicurato in effetti “ vidi James a quelle parole cominciare a innervosirsi.

“ Edward sta tranquillo, non bevo più niente, vai e divertiti “ Emmet mi si avvicino prendendomi per il braccio e guardandomi dritto negli occhi, era sincero.

“ Va bene, allora a domani mattina “ e dicendo quelle parole mi staccai dalla sua presa e mi velocizzai per riuscire a uscire il più alla svelta possibile da quel luogo.

La situazione tra me e James ultimamente era abbastanza tesa, aveva fatto bene Emmet a intervenire.

Il cruscotto della mia auto segnava i 125 km orari quando il mio cellulare squillò, mia madre, era meglio rallentare.

“ Pronto Mamma “ “ Edward finalmente rispondi, sarà la millesima volta che ti chiamo “ era una madre molto severa, ma le volevo comunque un bene dell’anima…Era una delle poche persone a cui non mancavo mai di rispetto.

“ Scusa Mamma, stavo guidando “ una mezza verità, era meglio non dirle dov’ero veramente “ o beh allora hai fatto bene “ guardai l’orologio 11.00 p.m., strano che mi chiamasse a quell’ora.

 

“ Volevi dirmi qualcosa? È successo qualcosa? “ chiesi velocemente sperando che non ci fosse alcun problema “ nono, stai tranquillo, ti ho chiamato solo per chiederti un favore “ un favore? Da me?

“ Dimmi tutto “ chiesi curioso

“ Ti ricordi la moglie dell’ispettore Swan? “ a quel punto non riuscì più neanche a immaginare dove volesse andare a parare “ certo che si, quella tua amica che viene da noi ogni tanto, giusto? “ “ esattamente! Ecco vedi oggi sono uscita con lei e parlando di una cosa e l’altra è saltato fuori che la figlia ha problemi in matematica e così ti ho proposto come insegnate per darle ripetizioni…che ne dici? “ sentivo che mia madre stava facendo apposta la voce tenera per convincermi, ma quella volta non sarei crollato facilmente.

“ Assolutamente no, non ci penso nemmeno! “ esclamai urlando quasi, non l’avessi mai fatto “           EDWARD ANTONY MASEN CULLEN QUESTA NON è UNA PROPOSTA, MA UN ORDINE! HO Già PRESO L’IMPEGNO QUINDI NON PROVARE A OBBIETTARE E FATTI TROVARE PRONTO DOMANI MATTINA ALLE 11 “ addio mamma tenera, benvenuto Satana!

Sarà meglio che torni alla svelta a essere il figlio modello pensai mentalmente mentre mi fermavo con l’auto davanti a un semaforo rosso e prima di rispondere “ok mamma, ma solo perché ormai mi hai già messo in questo casino e non voglio farti fare una così detta figura di merda con la tua amica “ e appena arrivò il verde ripartì.

“ Oh grazie tesoro! “ ecco mamma adorabile che ritorna “ cosa da niente “ non volevo risentire Satana per quella sera, ma prima di riattaccare un dubbio m’invase la testa.

“ Mamma scusa hai detto Swan prima? “ pensavo di avere capito male “ si, perché? “ come pensavo “ ma la figlia del capo Swan non ha mica otto anni? “ l’avevo già vista quella bambina, era venuta a casa mia una sera a cena con i suoi genitori:

Era una mocciosa di otto anni con le treccine, l’apparecchio, grassottella e bassa un metro e mezzo sputo.

“ Edward sono passati anni dall’ultima volta che l’hai vista “ grugnii in tutta risposta, ero sicuro di quello che dicevo!

 

“ Sarà, ma io me la ricordò benissimo “ ero sicuro che avesse otto anni “ ti posso assicurare che ti sbagli Edward “ “ vedremo “ risposi semplicemente “ vedremo “ rispose ancora più velocemente mia madre.

Vedremo mamma! Pensai tra me e me mentre parcheggiavo la Volvo davanti a casa di Victoria.

“ Mamma ora devo andare, ci vediamo domani mattina “ cercai di chiudere il più velocemente possibile la chiamata “ Tesoro alle undici fatti trovare pronto, ricordati! “ “ sisi, va bene “ e detto questo riattaccai la chiamata licenziandola senza nemmeno salutarla, ero di fretta quella sera!

Stavo per bussare alla porta di legno, quando Victoria precedendomi mi aprii:

I lunghi e boccolosi capelli rosso fuoco erano stati lasciati sciolti e mettevano ancora di più in risalto la sua pelle chiara.

Ma quello che attirò la mia attenzione quella sera non furono né i suoi occhi verdi incorniciati da un paio di lunghe ciglia nere, né i tratti del viso simili a quelli di un felino, bensì il suo corpo da urlo reso ancora di più in evidenza dal suo intimo striminzito rosso accesso.

Quel completo copriva ben poco, sicuramente non era una così detta ragazza seria, ma per quella sera mi dissi che poteva andare benissimo

“ Ti piace? “ mi chiese facendo scorrere la sua mano languidamente lungo il corpo, ma non risposi nemmeno, mi limitai solamente a entrare in casa sua chiudendomi la porta alle spalle e sbattendola con poca grazia contro il muro.

Da lì in poi ricordo solamente il letto, i gemiti, gli orgasmi, il mio essere quasi violento e la continua sensazione di vuoto che comunque opprimeva il mio petto.

Ero stanco della mia vita, io volevo qualcosa in più, ma il ricordo di lei continuava a perseguitarmi…Alla fine era tutte come lei, e Victoria,  che ormai giaceva addormentata nel suo letto,  ne era l’ennesima prova.

“ Edward, Edward, Eddy, Edduccio, Edwardino “ una voce allegra e fin troppo squillante quella mattina mi fece ridestare dal mio sonno senza sogni, ma io volevo dormire ancora un po’ e così feci finta di non sentire, ma “ EDWARD ALZATI DA QUEL LETTO “ e un improvviso fascio di luce mi obbligarono ad aprire gli occhi.

 

“ Che cazzo vuoi? “ non feci nemmeno caso a chi era colui che mi aveva svegliato, a priori i miei toni se gli era meritati.

“ è così che parli alla tua adorata sorellina? “ la risata cristallina di Alice mi obbligò a voltarmi, ed ecco il mio folletto preferito:

Alta a mala pena 1.60 cm, con i capelli corti e neri, occhi verde chiaro, era la mia sorellina di appena sedici anni…certo, non era più una bambina, ma ai miei occhi rimaneva sempre quella bambina di sei anni che mi chiedeva di aiutarla a vestire le Barbie.

Su quel punto, a conti fatti, però non era cambiata più di tanto, era ancora una maniaca in fatto di vestiti..

Caratterialmente era la persona più allegra, spigliata e piena di vita che conoscessi, era difficile starle dietro, ma io comunque le volevo un gran bene!

“ Cos’è successo mia sorellina adorata per svegliare il tuo caro fratellone all’alba? “ la nota di sarcasmo nella mia voce era più che evidente “ caro fratellone intanto non è l’alba, ma sono le undici di mattino e nel caso tu non ti ricordassi hai  un impegno. Quindi ora caro fratellone la smettiamo con questo tono da idioti e porti il tuo culetto giù dalle scale “.

Guardai la sveglia sul mio comodino, segnava le 11.04 a.m.…Cazzo!

“ Mamma è in casa? “ chiesi quasi spaventato dalla risposta “ per tua fortuna è uscita mezz’ora fa con Ally e non torna prima dell’una, ma comunque sbrigati, non vorrai fare la figura del ritardatario il primo giorno di ripetizioni “ e dicendo quelle parole si alzò dal mio letto e si avviò verso la porta.

“ Dammi cinque minuti, mi faccio una doccia e scendo “ per tutta risposta Alice mi fulminò con lo sguardo “ sbrigati però “ e dicendo quelle parole finalmente aprii la porta.

Stavo per andare in bagno quando la voce del folletto mi obbligò a rivoltarmi “ comunque questa è veramente carina “ e facendomi l’occhiolino scomparì lasciandomi nel dubbio su di chi si riferisse.

Andai in bagno, mi spoglia e finalmente entrai in doccia.

L’acqua calda e il vapore mi fecero volare con la mente alla notte precedente:

 

Mi ero svegliato nel letto di Victoria verso le tre e ancora intontito mi ero alzato facendo di tutto per non farla svegliare, non era nelle mie abitudini dare il così detto bacio post-scopata e così mi rivestii nel modo più silenzio possibile.

Guidai senza pensare a niente di particolare fino a casa dove finalmente potei toccare il mio letto e cadere finalmente rilassato tra le braccia di Morfeo.

Insomma niente di speciale, il classico sabato sera!

Mi sistemai lentamente e mi apprestai a scendere le scale solo quando anche i miei capelli avevano finalmente ripreso la loro forma ribelle che faceva tanto impazzire le ragazze: Subito dopo mi sarei dovuto vedere con una brunetta che avevo conosciuto tre giorni prima.

Poi pensai anche di potermela prendere con calma dal momento che probabilmente la bambina di otto anni che mi aspettava giù non sapeva nemmeno leggere l’orologio e che quindi non si sarebbe nemmeno accorta del mio ritardo.

Scesi in assoluta tranquillità le scale fino ad arrivare in salotto.

La ragazza era voltata di spalle e parlava allegramente con Alice, erano talmente tanto coinvolte nelle loro chiacchere che nessuna delle due si accorse della mia presenza.

“ Buongiorno “ e finalmente si voltò:

I capelli color castano scuro ricadevano morbidi e in eleganti boccoli sulla schiena, la pelle chiara, quasi paragonabile solo al chiarore della luna, era messa ancora più in risalto dalla piccola bocca rossa a forma di cuore.

Ma quello che mi colpii più di tutto furono i suoi occhi, posti sul piccolo viso a forma di cuore,  marroni cioccolato, caldi, luminosi, allegri, ma che mi sembrava conservassero nel profondo una malinconia e una tristezza che probabilmente quasi nessun altro sarebbe riuscito a cogliere.

Improvvisamente le sue guance si colorarono di un rosso porpora acceso, e se di solito quel particolare nelle ragazze mi faceva ridere su di lei non potei fare altro che trovarlo adorabile.

Era semplicemente bellissima!

Finalmente la ragazza si alzò e cominciò ad avvicinarsi, inspiegabilmente il mio cuore cominciò a battere più del dovuto, e così potei osservare anche il suo corpo.

Era magra, ma non troppo,  di altezza sicuramente non era tanto più alta di mia sorella Alice, ma le forme erano tutte al loro posto…e che forme mi ritrovai a pensare improvvisamente vergognandomi quasi dei miei pensieri.

“ Piacere Bella “ ok, sicuramente non aveva otto anni!

 

Buona sera a tutti….

Scusatemi immensamente per questo ritardo, ma questo è un periodo veramente no: La scuola mi sta letteralmente distruggendo e anche a livello personale me ne stanno accadendo di tutti i colori e così diciamo che la mia ispirazione si è un po’ buttata giù dal ponte.

Devo essere sincera, pensavo di non riuscire a finire questo capitolo, per me è stato veramente difficile, ma so anche che il prossimo lo sarà ancora di più: Il primo dialogo è sempre il più difficile per me!

Mi affido a voi: Voi cosa proponete? Che consigli mi date? Fatemi sapere tutto e in particolare cosa ne pensate di questo capitolo, che a me più di tanto non convince.

Nella speranza che vi sia piaciuto ringrazio di cuore tutte le persone che mi hanno inserito nelle seguite, chi nelle ricordate, chi nelle preferite, chi legge soltanto e soprattutto loro: Paride, IsaIsabella, Adelina blabla.

Alla prossima

Ally Salvatore

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