Learnin' how to love you

di ArmoniaDiVento
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un ragazzo fortunato ***
Capitolo 2: *** Notti in bianco ***
Capitolo 3: *** Riempimi di te ***
Capitolo 4: *** Fuoco e ombre ***
Capitolo 5: *** Petrificus Totalus ***



Capitolo 1
*** Un ragazzo fortunato ***



...and now tell me it isn't true...

...it's all a lie...
 




Ronald Weasley si sentiva un ragazzo fortunato, sotto molti punti di vista.

Per prima cosa, era un mago. Ed era cresciuto in una famiglia di maghi.
La suddetta famiglia era stupenda. Aveva due genitori fantastici, due maghi di talento, che lo amavano moltissimo. Aveva cinque fratelli maggiori, che erano un modello per lui, e una sorellina minore, che adorava e che si sentiva in dovere di proteggere.
Frequentava la rinomata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, che era per lui come una seconda casa; là aveva, prima di tutto, degli amici.
Aveva un migliore amico molto speciale. Un ragazzo che era diventato famoso suo malgrado, quando ancora non era che un neonato. Il suo migliore amico era l'unica persona al mondo che si sapesse fosse sopravvissuta all'Anatema che Uccide. Il suo migliore amico portava un nome importante: Harry Potter, il bambino sopravvissuto.

E poi c'era lei.

L'aveva conosciuta per caso, il primo giorno di scuola al primo anno, sul vagone dell'Espresso di Hogwarts, e il suo primo pensiero era stato che sicuramente doveva avere qualche rotella fuori posto, quella Hermione Granger.
Negli anni aveva imparato a conoscerla; non c'era giorno che non battibeccasse, discutesse o litigasse con lei, per le ragioni più banali, era semplicemente così, da sempre. Non c'era giorno in cui lei non lo criticasse, per la sua pigrizia, per la sua costante fame, per la sua insensibilità; non c'era giorno che lui non le ripetesse quanto fosse noiosa e saputella.

Eppure non c'era giorno in cui non si svegliasse col sorriso, sapendo che di lì a poche ore l'avrebbe rivista, seduta al tavolo della colazione, gli occhi appannati dal sonno, con già un libro in mano. Sorrideva pensando a quante già ne avevano passate insieme, e a quanti momenti ancora avrebbero vissuto insieme, tra le mura di quel magico castello.

Ron Weasley si sentiva un ragazzo fortunato.

Quel pomeriggio si sentiva di umore particolarmente allegro; tornava soddisfatto ed esausto da una partitella di Quidditch con gli amici Grifondoro, si era divertito parecchio ed era rimasto più a lungo degli altri, ad esercitarsi sulle parate con Ginny, Seamus e Dean.
Harry invece era tornato prima al castello, diceva di essere troppo stanco e di aver bisogno di riposarsi un po' prima di cena; dopo cena, infatti, lo aspettavano ancora un tema di Pozioni e uno di Storia della Magia, e non poteva permettersi di crollare appena dopo mangiato.

Ron era rimasto un'altra oretta, poi, verso il crepuscolo, avevano deciso tutti insieme di tornare al castello.
Si sentiva particolarmente soddisfatto per una parata spettacolare a un tiro molto potente di sua sorella; continuava a ripetere quanto era stato incredibilmente preciso e veloce a calcolare l'angolazione della Pluffa, "...e hai avuto una grandissima prontezza di riflessi, sì, sì, l'hai già detto cinque volte, Ron" lo canzonò la sorella. "Che fai, non vieni in Sala Comune prima di cena, Ginny?" le chiese Ron. "No, vado direttamente in Sala Grande, Michael mi aspetta" gli rispose la rossa, fuggendo via allo sguardo infastidito del fratello ed evitando furbescamente la sua strigliata. "A dopo!" aggiunse, correndo verso la Sala Grande.

Ron restò a guardarla per un attimo, pensando se fosse saggio seguirla e controllare quello che combinava con quel Michael Corner... poi decise che era troppo stanco e che aveva troppa fame, e il brontolìo del suo stomaco gli disse che ci sarebbe stato tempo per controllare Ginny un'altra volta.

Si diresse lentamente verso la Torre di Grifondoro;  non incontrò quasi nessuno nei corridoi, la maggior parte degli studenti doveva essere già a cena. Si chiese se Harry ed Hermione lo avessero aspettato, o fossero già al tavolo di Grifondoro a tenergli un posto.

Avvicinandosi alla Signora Grassa, le disse la parola d'ordine e quella scattò di lato. Si arrampicò su per il buco del ritratto, e subito percepì nell'aria qualcosa di strano.
La Sala Comune era a prima vista vuota; il fuoco scoppiettava nel camino.
Muovendo due passi verso il centro della Sala, tuttavia, Ron mise a fuoco una sagoma, nell'angolo più remoto della stanza.
Gli occhi annebbiati dalla stanchezza non gli permisero di cogliere subito i contorni della figura; no, ora lo vedeva meglio, erano due figure, due persone abbracciate, no, erano avvinghiate l'un l'altro, due persone strette in un bacio mozzafiato, incollate l'una all'altra, schiacciate contro al muro...


Ron Weasley, quel giorno, si era sentito un ragazzo fortunato.
Ron Weasley, quel giorno, vide quello che non avrebbe mai dovuto vedere.
Vide quello che non avrebbe mai voluto vedere.

Non ci mise molto a riconoscere gli arruffati capelli corvini di lui, nè a identificare le piccole e sottili mani di lei, che si stringevano intorno al suo collo.

Ron Weasley si sentì mancare il fiato.
Sentì come una bolla d'aria nel petto, che stava per implodere da un momento all'altro.

Poi le gambe si mossero da sole.
Con un'energia impensabile misero in moto il suo corpo, se sembrava essersi addormentato per sempre davanti a quella scena; Ron Weasley ritrovò le forze per incominciare a correre, correre più veloce del vento, attraverso il buco del ritratto, giù per una rampa di scale, poi un'altra, e ancora più giù, e ancora più giù, finché il suo fiato glielo permise.






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NdA: ciao a tutti e benvenuti nella mia nuova fanfic!
Che dire, questo è un esperimento, l'ispirazione mi è venuta tutta di colpo, a mezzanotte, e così ho iniziato semplicemente a scrivere.
Grazie a chi leggerà, a chi commenterà e a chi deciderà di voler sapere come va avanti questa storia!
Un bacio,
ArmoniaDiVento

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Capitolo 2
*** Notti in bianco ***



...and I can’t sleep... anymore...
 

 
 
Quella mattina, nella Torre di Grifondoro, Neville Paciock si svegliò molto presto, molto prima del solito.
Aveva fatto uno strano sogno: la professoressa Sprite lo sgridava perché non aveva fatto i compiti di Erbologia, ma lui si scusava, diceva di averli fatti e di averli dimenticati da qualche parte, e lei non gli voleva credere... si era svegliato di soprassalto, e per prima cosa aveva controllato che i compiti fossero al loro posto, nella sua borsa; di solito non era così ligio al dovere, ma adorava Erbologia, era l’unica materia in cui si sentiva davvero bravo, e non voleva assolutamente deludere l’unica professoressa che lo lodava. Aveva quindi tirato un sospiro di sollievo e si era guardato intorno, notando con sorpresa che la Torre era quasi vuota. Ma come? Sono solo le 6 del mattino... pensò. Notò due letti vuoti, le tende dei letti a baldacchino spalancate: quello di Harry e quello di Ron. Seamus e Dean ancora ronfavano invece tranquilli. Mah... saranno in giro insieme a combinare qualcosa... concluse Neville tra sé e sé, e smise di preoccuparsene. Visto che ormai era sveglio, decise di scendere in Sala Grande, magari avrebbe trovato qualche altro mattiniero con cui fare colazione.

Neville tuttavia non poteva sapere che le sue supposizioni erano quanto più possibile lontane dalla realtà.
 
 

__________________________________________________________________
 
 

 
Harry Potter quella notte non aveva chiuso occhio.

Si era sentito veramente stanco, non aveva desiderato altro che staccare la mente e riposare, ma anche se ci avesse provato e riprovato, non ci sarebbe riuscito.

Quella giornata era stata semplicemente troppo.

Troppo confusa, troppo piena di novità, di scoperte, di perché senza risposte, di rabbia e poi improvvisamente di pura felicità, e poi ancora confusione, tristezza, dolore, angoscia... Harry credeva di aver esplorato tutta la gamma dei sentimenti che si possono provare, uno dietro l’altro, in 24 ore.

Erano le cinque del mattino, e si sentiva distrutto.
Nonostante fosse sveglio da molte ore, e fosse veramente stravolto, non era proprio riuscito ad addormentarsi.

Per tutta la notte, in ogni caso, aveva dubitato di potervi riuscire, anche solo per il fatto che il suo sguardo non aveva mai smesso di osservare la stessa cosa: le tende tirate del letto a baldacchino di Ron. Per tutta la notte aveva continuato a fissarle, come nell’attesa che si spalancassero di colpo e che ne fuoriuscisse improvvisamente il rosso. Ma questo non era accaduto.

Quando era rientrato, verso l’una, le tende del letto di Ron erano già tirate; immaginava che dopo l’allenamento fosse andato a cena, poi che avesse passato la serata in Sala Comune con gli altri, per poi andare a letto abbastanza presto, come faceva di solito alla domenica sera.

Ma Harry non poteva sapere che cosa esattamente avesse fatto Ron quella sera, perché lui non c’era stato, né a cena, né in Sala Comune a fare i compiti.

Aveva passato una serata diversa. Una bellissima serata. Una delle più belle della sua vita.

Harry Potter aveva conosciuto l’Amore. Quello vero. Quello con la A maiuscola.

Un sorriso gli illuminò il viso, mentre ripensava alla notte trascorsa...
E poi un’ombra glielo scurì di netto, mentre osservava, per la millesima volta, quel letto accanto al suo.

Erano solo le 5.05, ma decise che non ce la faceva più a restare a letto; tanto, ormai, la notte era stata buttata. Avrebbe cercato di buttar giù un paio di caffè a colazione, per reggersi in piedi fino all’ora di pranzo e avere abbastanza energie per seguire le lezioni.

Si alzò, maledicendo se stesso e la sua insonnia, e, con crescente angoscia, passò accanto al letto del suo migliore amico. Si sorprese di non sentire alcun rumore provenire dalle tende tirate: né il suo solito russare, nemmeno alcun respiro profondo. Titubante, scostò di poco la tenda e rimase di sasso: il letto di Ron era vuoto. Spalancò le tende per accertarsi che non fosse una visione. No, nessuna traccia del suo amico.

Harry sentì qualcosa di sgradevole alla bocca dello stomaco, come un principio di nausea...

Dove cavolo poteva essere Ron a quell’ora del mattino? Erano solo le 5, che diamine! Che non fosse riuscito a dormire nemmeno lui? Che avesse passato la notte fuori, era da escludere. Dove, poi? No... doveva esserci un’altra spiegazione... e se si fosse semplicemente alzato prima del solito? Non era da Ron, certo... che fosse stato male? Ma perché non l’aveva avvertito, allora? Harry non sapeva cosa pensare.

Mentre si vestiva velocemente e scendeva in Sala Comune, rifletteva tra sé.
Aveva pensato a quel momento per tutta la notte. Al momento in cui avrebbe rivisto l’amico. Al momento in cui avrebbe dovuto guardarlo in faccia e... già, che avrebbe fatto? Le opzioni erano due: mentire spudoratamente, o confessare tutto subito.

In ogni caso sarebbe stato terribile. Lo sapeva già.
E ora scopriva che Ron non era nel suo letto! Cominciava seriamente a preoccuparsi...

E se per caso...

No...

Un’ultima ipotesi si fece largo nella mente confusa e stanca di Harry. Un’ipotesi a cui non voleva dare ascolto, perché era la più terribile; eppure, Harry non poté fare a meno di chiedersi...

E se ci avesse visti?
Impossibile.

Quando, poi?
Avevano controllato che non ci fosse nessuno...
Erano stati sicuri di esser soli...

In Sala Comune, a ora di cena, davanti al camino, erano sicuramente soli. Poi avevano deciso di fare una passeggiata nel parco e, per sentirsi più sicuri, avevano indossato il Mantello dell’Invisibilità... nessuno poteva averli visti... nemmeno nel parco...

Fu con questi pensieri sgradevoli che Harry attraversò la Sala Comune, per accasciarsi davanti al camino, nella sua poltrona preferita.

Gli bastò voltare lo sguardo di pochi centimetri per ritrovarsi a fissare quel punto nel muro... fu nuovamente investito da un’ondata di emozioni... solo poche ore prima, lei era lì insieme a lui, e lo baciava con passione, con quelle sue labbra perfette, e lo stringeva a sé come se non avesse null’altro a cui aggrapparsi...

Hermione...

Harry aveva trovato l’Amore.

Ma l’avrebbe pagato, lo sapeva. A caro prezzo.
 
 
 
 

 
 
NdA: Rieccomi con un nuovo capitolo, cari lettori e lettrici! Come state? Innanzitutto un doveroso grazie a Oblakom e eloisa_ per le loro splendide recensioni sul primo capitolo! :) grazie anche a chi ha letto e basta! Ho impiegato molto a scrivere questo nuovo capitolo, spero di essere riuscita a trasporre correttamente in parola le strane idee che mi frullano in testa e di aver combinato qualcosa di buono :D lasciatemi un commento, se vi va! Un bacio a tutti e a prestissimo,

ArmoniaDiVento

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Capitolo 3
*** Riempimi di te ***



    ...and it's better not to ask...
 

    
“Harry... Harry, svegliati! Arriverai in ritardo a Trasfigurazione!”


Qualcuno lo stava scrollando prepotentemente. Harry spalancò gli occhi e si rizzò a sedere, frastornato. Il viso di Dean Thomas lo fissava, a metà tra il curioso e il divertito. “Che... che ore sono?” “Ehm, meglio che non te lo dica... corriamo!!”
Il ragazzo balzò in piedi, ancora rintontito e insonnolito, e i due amici cominciarono a correre giù per le scale a perdifiato.

“Harry... ma... che ci facevi... addormentato... in... Sala Comune?” gli chiese Dean, trafelato dalla corsa. “Mi sono... addormentato perché... stanotte non ho... chiuso occhio” entrambi col fiatone, svoltarono in un corridoio, e si fermarono un attimo a riprendere fiato. “Non riuscivo a dormire, così alle cinque sono sceso in Sala Comune, e per la stanchezza devo essermi addormentato sulla poltrona...” sbuffò esausto Harry. “E così ho saltato la colazione” aggiunse infastidito, “ho una fame...” i due ragazzi ripresero a camminare in fretta lungo il corridoio in fondo al quale si trovava l’aula di Trasfigurazione.

“Ah, capisco”, soffiò Dean. “Che strano, stamattina c’eravamo solo io e Seamus in dormitorio... siamo scesi a colazione e abbiamo trovato Neville... io poi all’ultimo sono dovuto risalire in dormitorio a prendere un libro che avevo dimenticato e...”
Harry si ricordò improvvisamente di una cosa molto, molto importante.

“Ehi... a proposito, Dean, hai per caso visto Ron?” L’amico fece un cenno di diniego. “No, Harry... giù a colazione c’era solo Neville. Pensavamo che Ron fosse con te da qualche parte, ma...”
“No, lui... non era con me”.
Un peso sullo stomaco si fece largo tra le viscere di Harry... i due intanto avevano raggiunto l’aula di Trasfigurazione appena in tempo: la McGranitt stava per chiudere la porta. S’infilarono di soppiatto, porgendo un sorriso a mo’ di scuse alla professoressa, che li guardò severa e, mentre controllava l’orologio appeso alla parete, borbottò: “Potter, Thomas, ve la siete cavata per cinque secondi esatti. Accomodatevi qua davanti, non voglio altre distrazioni per questa mattina”.

Harry si tuffò velocemente sul primo banco sulla destra, seguito da Dean: non era il caso di far irritare la McGranitt già alla prima ora del lunedì.

Un’occhiata veloce intorno bastò a confermargli l’assenza del suo migliore amico: Ron non era a lezione.

Mentre faceva girare lo sguardo sui banchi, Harry fu colpito da uno sguardo che lo accarezzava dolcemente: eccola là, al solito posto, in fondo, lei lo guardava, bella come non mai, bella come un raggio di sole e di speranza, e a quella visione Harry sentì le viscere attorcigliarsi nella sua pancia, mentre un rossore gli colorava il viso. Il suo sguardo era aperto, sincero, sorrideva: non con la bocca, sorrideva con gli occhi Hermione, perché quello sguardo era per lui e lui soltanto poteva leggergli attraverso...

Quella visione eterea fu interrotta da un sussurro di Dean: “Harry, hai visto? Ron non c’è!” “C-cosa?” il ragazzo fu bruscamente riportato alla realtà. Ron. Già... come mai? Dove poteva essere?
“Dean... tu... ieri sera hai per caso visto Ron? In Sala Comune, o...” “Non l’ho visto, no. Non c’era a cena, e nemmeno sul tardi, in Sala Comune. Ma era con voi, no? Nemmeno tu e Hermione c’eravate...”

No, non era con noi... non stavolta...

“Voi due! La smettete di parlottare tra di voi? Cercate di prestare attenzione, per favore, oggi affronteremo un argomento importante”. La professoressa McGranitt li riportò subito al silenzio. Harry  guardò Dean come per scusarsi, e gli borbottò un “Ti spiego poi”.

Mentre la lezione proseguiva, la mente di Harry vorticava.
Una serie di emozioni contrastanti si fecero largo, ancora una volta, in lui. Il pensiero di Ron lo faceva stare sempre peggio. Non riusciva a capire dove potesse essere sparito; se non era stato a cena, allora dove? Doveva scoprirlo... doveva chiedere a qualcun altro, qualcuno doveva pur averlo visto...

E poi c’era il pensiero di lei... che lo tormentava, che non lo lasciava stare... la poteva vedere, alla sua sinistra, con la coda dell’occhio, attenta alla spiegazione, lo sguardo concentrato davanti a sé, le mani posate sul suo amato libro di Trasfigurazione... era come se Harry sentisse la sua costante presenza dietro di sé, e questo gli infondeva calore...


***


Dopo un’ora in cui aveva tentato senza successo di trasfigurare la sua saponetta in topolino, guadagnandosi così compiti aggiuntivi da parte della professoressa, Harry ritirò in fretta i libri nella borsa, e mentre Neville gli passava accanto gli chiese notizie di Ron. “No, Harry, non l’ho visto, ieri non c’era a cena”. Harry chiese anche a Calì e Lavanda, ma nessuno sembrava averlo visto la sera prima. Harry si accigliò e decise che sarebbe andato a vedere nell’unico posto possibile: in Infermeria.

Si voltò verso Hermione, che stava ancora trafficando con la sua borsa stracolma.
Le si avvicinò e le sfiorò i capelli. Il suo profumo lo inondò e lo inebriò, mentre uno dopo l’altro i ricordi della sera prima gli balzarono agli occhi con prepotenza.

Lei si voltò, rossa in viso. Lo guardò da sotto in su, con espressione imbarazzata.
“Buongiorno, piccola” sussurrò lui, sfiorandole una guancia con le dita.
La ragazza si sciolse nell’udire quelle due semplici parole sussurrate e si gettò tra le sue braccia. “Buongiorno a te...” sussurrò di rimando, mentre con il viso schiacciato contro il suo petto ne ascoltava i veloci battiti.

Harry aveva sempre adorato abbracciare Hemione. Trovava che il suo esile corpo si adattasse perfettamente alle sue cavità, come a riempire tutti i suoi vuoti... convesso e concavo, perfettamente colmati insieme.

Restarono così per qualche minuto, o forse per l’eternità, Harry non avrebbe saputo dirlo; poi dolcemente si staccarono.

Un’ombra di preoccupazione passò sugli occhi della ragazza.
“Harry, io... lui non è venuto a lezione e... a colazione non c’eravate, né tu né lui... ” Harry sapeva che anche lei si stava chiedendo dove fosse sparito il loro amico. “Non era in dormitorio, stanotte. Non l’ho visto da nessuna parte. L’unico posto dove potrebbe essere è l’Infermeria... vieni con me?”
Hermione assunse un’espressione preoccupata.
“In... in Infermeria? Harry... e se gli è successo qualcosa?” “Stai tranquilla, magari si è soltanto sentito male ieri sera, o ha sforzato qualche muscolo al Quidditch... vedrai che non sarà nulla di grave...”  

I due si incamminarono, e mentre cercava di tranquillizzare Hermione, Harry pregava con tutto il suo cuore che fosse davvero così, che non fosse successo nulla di grave... non proprio oggi... non tutto insieme...

Arrivarono alla porta dell’Infermeria e lì si fermarono.
Hermione lo guardò preoccupata.
“Harry... e se... se lui ci avesse...” non riuscì a terminare la domanda. Forse perché entrambi avevano troppa paura della risposta...

Harry la fissò per un momento, fissò quegli occhi agitati dentro ai suoi, ma non trovò nulla da rispondere.
Si limitò a bussare alla porta.

Madama Chips li fece entrare. “Ah, eccovi qua... il vostro amico continuava a chiedere di voi...”

Lo intravidero subito, semisdraiato sull’ultimo letto in fondo.

Ron li guardò arrivare insieme. Li fissava con espressione indecifrabile.

“Finalmente, voi due”.
 
 
 
 
 
 
 



NdA: buonasera a tutti! Ed ecco a voi il terzo capitolo :) le mie idee stanno prendendo forma poco a poco, cogliendo di sorpresa anche me stessa! Staremo a vedere dove mi porteranno... Un enorme grazie a rl4ever per la recensione, e naturalmente grazie a tutti quelli che leggono! Se vi va, lasciatemi un parere, un consiglio, un’ipotesi... qualsiasi cosa!

Un grande bacio a tutti!
ArmoniaDiVento
 

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Capitolo 4
*** Fuoco e ombre ***



…I cannot remember…
Is it better?
 





 
“Ron! Tu... stai bene? Cosa ti è successo?” Hermione si avvicinò frettolosamente al letto sul quale giaceva il loro amico, l’espressione agitata e impaurita.

Ron aveva un’aria strana.

Sì. Decisamente molto strana.

Harry si avvicinò con cautela a lui.

Cercava di leggere nei suoi occhi qualcosa, un segno, una rivelazione... niente. Non riusciva a indovinare nulla attraverso quelle iridi azzurre. Vedeva solo grandi segni di stanchezza. Comunque, un’occhiata bastò a rassicurarlo: non era ferito. Stava bene.

Improvvisamente il suo migliore amico fece un sorrisetto enigmatico.
“Dove siete stati per tutto questo tempo?”

La domanda li spiazzò.

I due si guardarono brevemente, mentre Harry ribatteva: “A lezione, è ovvio! Ma tu che ci fai qui? Stai bene?”
Il rosso sospirò e socchiuse gli occhi, stanco.

“Ron, dicci... dicci qualcosa!!” Hermione ormai era terrorizzata.
Ma che diavolo gli era successo?

“Beh... non mi ricordo, ok? Non so perché sono finito qui”.
Ci fu una lunga pausa in cui nessuno parlò. I tre amici si limitarono a guardarsi negli occhi.

“C-cosa? Tu...” Hermione era senza parole.

“Madama Chips dice che ho sbattuto la testa ieri sera. Ho un buco nella memoria”.

A queste parole il cuore di Harry si mise a battere velocemente.

“L’ultima cosa che ricordo di aver visto è... un’immagine sfuocata...”

Harry trattenne il respiro per un momento. Hermione lo ascoltava, una mano sulla bocca per lo spavento.

“Ricordo solo un’ombra confusa. E poi il fuoco. Poi più niente”.

“Il... fuoco?” chiese Hermione.

“Sì... come se avessi visto un’ombra stagliarsi davanti a un fuoco. Secondo Madama Chips devo aver visto qualcosa che mi ha sconvolto; così ho iniziato a correre, sono scivolato sui gradini di pietra e ho sbattuto la testa. Mi ha trovato Nick-Quasi-Senza-Testa, è stato lui ad avvertire in Infermeria e...”

 
Harry sentiva la voce di Ron come se fosse di sottofondo. Di sottofondo ad una consapevolezza più grande, che si faceva spazio in lui.

Secondo Madama Chips devo aver visto qualcosa che mi ha sconvolto.

Lampi di comprensione gli illuminarono la mente.

Il fuoco.

La Sala Comune. Il caminetto.

Ricordo solo un’ombra confusa.

Loro due avvinghiati in un abbraccio.


Sentì su di sé lo sguardo di lei. E cercò disperatamente di non voltarsi a guardarla.

Perché sapeva che anche lei aveva capito.

Sconvolto.

Così doveva essersi sentito Ron.

Sconvolto.

Una sensazione di panico s’impossessò di Harry, un’ondata d’ansia lo travolse.

Ron era lì, in Infermeria, per colpa loro. Per colpa sua.

Aveva sbattuto la testa. Avrebbe anche potuto farsi male sul serio.

Harry non poteva sopportarlo.

Si allontanò di scatto dal letto, come se avesse le molle.

“Harry? Che fai?” l’amico lo guardò sconcertato.

“Scusa, Ron, io... devo scappare, ci vediamo dopo, mi raccomando riposati” aveva pronunciato tutte le parole una dopo l’altra, una in fila all’altra, senza sapere cosa stava dicendo né perché... si ritrovò a correre fuori dal corridoio, desiderava soltanto mettere più distanza possibile tra di loro, perché il solo fatto di continuare a guardarlo negli occhi avrebbe significato mentire.

Quanto sei disposto a mentire, Harry?

 

***
 


Hermione Granger era una persona sincera.

Una Grifondoro coraggiosa, giusta e leale.

Sincera.

Aveva imparato ad apprezzare a verità e la ricerca di essa.

Ne aveva fatta una priorità.

Hermione Granger non mentiva mai.

Nemmeno quando si trattava di sciocchezze.

Nemmeno quando sarebbe stato auspicabile farlo.

E così, anche questa volta, non lo fece.

Hermione Granger non mentì.

Semplicemente, decise di tacere.

Se vuoi evitare la risposta, devi aggirare la domanda.


 
“Perché Harry è fuggito così?”

Ron aveva ancora un’espressione incredula dipinta sul viso. Guardava l’amica, che a sua volta gli dava le spalle. Stava guardando il punto esatto in cui Harry se n’era andato, correndo via e sbattendo la porta.

Hermione non l’aveva ancora guardato negli occhi.

Quando parlò, lo fece di spalle.

“Ron. Tu... non ricordi nulla di ieri sera?”

“C- cosa? Io... ve l’ho appena detto. Ho un buco nella memoria”.

Il silenzio fra loro era gravido di attesa.

“Perché, Hermione? C’è qualcosa che dovrei sapere?”

L’aveva fatto. Le aveva posto la domanda.

Quella domanda.


 
Hermione Granger era una persona sincera.

Non mentì.

Lentamente si voltò, guardandolo negli occhi, piano.

Le iridi di lei bruciavano. Sentiva le lacrime spingere agli angoli delle palpebre per uscire. Ma si trattenne.

Gli rivolse un sorriso amaro. Uno di quelli che fanno male. Uno di quelli che stiracchiano la pelle delle gote e tirano, tirano prepotentemente perché non sono autentici.

Si avvicinò a lui, gli accarezzò i capelli, piano; sempre senza dir niente, gli rimboccò le coperte, come avrebbe fatto la signora Weasley con il suo figlio più piccolo. Poi, senza più guardarlo negli occhi, si diresse lentamente verso la porta dell’Infermeria, e uscì.

“Hermione... cosa...” balbettò il rosso incredulo, vedendo la sua amica andarsene.

Aveva visto nei suoi occhi qualcosa, sembrava tristezza, dolore, ma perché?
Non riusciva a capacitarsi dell’atteggiamento dei suoi amici. Che cosa era successo?

Prima che potesse soffermarsi a pensare, il passo pesante di Madama Chips gli risuonò nelle orecchie.

“Se ne sono andati? Bene, ora devi riposare, Weasley” tuonò l’infermiera, e senza tante cerimonie gli fece trangugiare un cucchiaio di una pozione violetta; Ron non fece nemmeno in tempo a lamentarsi: appena la pozione raggiunse la sua gola si addormentò in un sonno tranquillo, mentre un grande interrogativo gli moriva nella memoria, inghiottito dal sonno improvviso.
 
 
 









 
 
 
NdA: buonasera a tutti, cari lettori e lettrici!
Innanzitutto vi chiedo scusa per l’enorme ritardo: ci ho messo un bel po’ a far uscire questo capitolo, perché non avevo le idee ben chiare. Ma ora, forse anche presa dallo spirito natalizio, eccomi qui a scrivere di getto e ad aggiornare!
Ho molte nuove idee per i prossimi capitoli, che penso di poter scrivere a breve. Spero che la storia continui a incuriosirvi!
Un grazie enorme a flors99 (che onore! Una tua recensione! *-*), e alla carissima Natsumi Raimon per le recensioni degli scorsi capitoli, e per tutti quelli che hanno letto! :)
Spero che passerete delle bellissime feste natalizie!
Vi mando un abbraccio,
a prestissimo!

ArmoniaDiVento

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Capitolo 5
*** Petrificus Totalus ***



...and he runs away from her...




 
Erano passati due giorni. Due giorni senza di lui.

Harry la evitava.

Se n’era accorta, suo malgrado. E come avrebbe potuto non accorgersene? Non la aspettava dopo le lezioni, non si sedeva accanto a lei a pranzo, la sera spariva e non appena la incrociava si defilava con una scusa.
E intanto Ron non era stato ancora dimesso. Madama Chips aveva preferito tenerlo sott’occhio per qualche altro giorno ancora.

Hermione non ce la faceva più. Tutto questo silenzio la faceva impazzire... non poteva sopportare di non parlare con Harry, non era abituata a stare senza di lui; l’unica volta che ricordava che non si fossero parlati per più di un giorno era stata al terzo anno, quando lei e Ron avevano litigato per Crosta e Harry aveva deciso di schierarsi con Ron. Solidarietà maschile, già... e stavolta stava succedendo esattamente lo stesso.

Hermione l’aveva capito.

Aveva capito che Harry non era forte abbastanza. Che non avrebbe mai voluto mentire al suo migliore amico. Non così a lungo.

Ma non avrebbe mai immaginato che Harry avrebbe finito con lo scappare da lei.

Non dopo la loro scoperta, non dopo quei puri attimi di dolcezza, non dopo essersi letti nel cuore a vicenda. Non dopo un mese trascorso nella più intima esplorazione di se stessi, un mese di clandestinità e segretezza, un mese di cose nascoste e soffiate e appuntamenti notturni... ma questa storia doveva finire.

Gliel’aveva detto un centinaio di volte. “Diciamo la verità, Harry, non voglio passare la vita intera a nascondermi...” ma lui si limitava ad assumere un’espressione sconfortata e triste. “Ron non me lo perdonerà mai” ripeteva ogni volta. Hermione continuava a ripetergli che Ron voleva bene a entrambi e che avrebbe capito e li avrebbe perdonati, anche se per un primo tempo sarebbe stato difficile per lui accettare la cosa; ma lei era sicura che ci sarebbe riuscito.

Harry no.

Aveva una paura cieca che Ron li scoprisse. Che scoprisse la terribile verità. E continuava a ripetere che non si sentiva ancora pronto ad affrontarlo.

Sapevano entrambi che da tempo Ron nutriva sentimenti più che d’amicizia per Hermione, anche se il rosso non l’aveva mai ammesso.
“Lo vedo da come ti guarda” ripeteva Harry. “E mi specchio nel suo sguardo. Nelle sue pupille, Herm. Vedo i miei occhi nei suoi. Lo stesso sentimento. Lo stesso ardore”.

“Ma io ho scelto te”ribatteva lei puntualmente, ostinata.
A quel punto lui la stringeva forte a sé, sussurrandole che insieme avrebbero superato tutto, e che un giorno avrebbero affrontato la verità.

Ora quel momento era arrivato.

E Harry non faceva che scappare.

Scappava da lei, dalle sue responsabilità, dai suoi sentimenti. Non sembrava più lui.
Harry Potter, colui che stava combattendo una battaglia più grande di lui, colui che aveva scelto di lottare, sempre, aveva improvvisamente deciso che non voleva affrontare i suoi problemi sentimentali.

Forse non conosceva a fondo con chi aveva a che fare.
Perché Hermione Granger non si sarebbe data per vinta. Mai.
E siccome le buone non avevano dato i risultati sperati, decise che avrebbe provato con le cattive.

 
Così, quel pomeriggio, alla fine della lezione di Pozioni, per prima cosa scagliò un incantesimo sottobanco al calderone del moro, che lievitò di qualche centimetro, ondeggiò un poco e rovinò a terra, versando tutto il contenuto sul pavimento dell’aula; lui si voltò di scatto e, vedendo il disastro, sbuffò e accigliato si mise a ripulire il tutto, mentre i compagni lasciavano lentamente l’aula.
Harry fece appena in tempo ad alzare lo sguardo e ad accorgersi che erano soli, che la Grifondoro lo immobilizzò con un Pietrificus Totalus e, sorridendo serafica, si avvicinò a lui.

“Bene bene bene, caro il mio Harry, ora non puoi più sfuggirmi, giusto?”

Lui si limitò a scoccargli un’occhiata spaventata da sotto in su.

 “Ora te ne starai qui, buono buono, ad ascoltare tutto quello che ho da dirti. Poi ti libererò dall’incantesimo”.

D'un tratto la sua voce s’incrinò. Tutta la sicurezza che l’aveva guidata fino a quel momento l’abbandonò.

Si sentiva una mezza criminale, una sciocca e insulsa serpe ad avere agito così; ma ormai la frittata era fatta, e per lo meno in questo modo avrebbe ottenuto qualche risposta, o almeno così sperava.

Fece un respiro profondo e continuò.

“Harry, io... senti, mi dispiace di averti aggredito così, ma non mi hai lasciato altra scelta. Perché mi eviti? Sono ormai due giorni che non mi parli e che sparisci appena mi avvicino. Io... io capisco che tu sia sconvolto per Ron, e credimi, lo sono anch’io, ma dimmi tutto questo che senso ha?”

Fece una piccola pausa, guardandolo intensamente in quegli occhi resi leggermente opachi dall’incantesimo. Improvvisamente sbuffò.

“Oh Harry, non ce la faccio a vederti così per colpa mia! E va bene, ti libero, ma... prometti di non scappare, altrimenti non sarò più clemente! Finite Incantatem” proferì poi.

Il ragazzo si rialzò lentamente a sedere, massaggiandosi il collo. Poi esplose.

“Ma sei impazzita? Merlino, questi mezzucci alla Malfoy dove li hai imparati? Lasciatelo dire, non ti si addicono per niente”. Parlò con voce irritata, ma con un velo di sarcasmo.

“Mi ci hai costretta tu. Se tu non avessi cominciato a...”
“Ok, va bene, ti ho evitata per due giorni, e con ciò? Non hai pensato che forse volevo starmene per conto mio?”
“E tu non hai pensato che io avessi bisogno di risposte?”

Harry si voltò a guardarla, seduta in ginocchio sul pavimento freddo che gli brandiva ancora la bacchetta contro; improvvisamente gli venne una gran voglia di ridere per l’assurdità di quella situazione. Si scambiarono uno sguardo corrucciato, per poi scoppiare a ridere insieme.

Per due minuti non fecero altro che ridere e scuotersi dagli spasmi.
Poi lui l’attirò a sé. “Vieni qui”, l’abbracciò forte. “Hai ragione, non dovevo evitarti, scusami. Puoi dirmi quello che vuoi”.

“Scusa tu, per essermi comportata come una mezza pazzoide”, mormorò di rimando lei, “ma non ce la facevo più senza di te. Era come se mi mancasse l’aria. Harry...” lei si sciolse dall’abbraccio e gli prese entrambe le mani, guardandolo negli occhi.

“Possiamo farcela. Insieme possiamo superare anche questa. Lo diremo a Ron, gli diremo la verità... non ha più senso mentire”.

Lui sospirò, guardando tristemente a terra.
“Non so se ce la faccio, Hermione”.
“Sì che ce la fai!"
“Herm, tu... non capisci, lui è in Infermeria per colpa nostra! Perché ci ha visti! È successo quello che non sarebbe mai dovuto succedere, e... e in questi ultimi giorni mi sono chiesto...”
“Che cosa, Harry?”

Lui la guardò intensamente prima di rispondere, in un sussurro velato.
“Mi sono chiesto se ne vale davvero la pena”.

Eccola.

La fucilata. Dritta al petto.

Gli occhi di lei si riempirono di lacrime. Ribatté alla fucilata con voce umida, scossa dai singhiozzi che le percorrevano il petto.

“Co-così non vuoi lottare... per me? Hai sc-scelto... hai scelto Ron, anche... stavolta?” le lacrime le rigavano le guance mentre lentamente si alzava da terra, senza più guardare Harry, senza più guardare colui che aveva alzato le mani in segno di resa, prima ancora di averci provato davvero. Così se ne andò, la mano sul cuore che batteva a mille come un tamburo ferito tra le sue costole.
“Hermione, non dire così, lo sai che...”

Ma lei era già fuggita nel buio corridoio del sotterraneo.

La voce di Harry si disperse nel vuoto.
 
 













 
NdA: rieccomi qui, carissimi e carissime! Colgo l’occasione per augurarvi un buonissimo 2013! Come state?
Ve la sentite di commentare questo capitolo? Mi piacerebbe molto avere un feedback da voi, per capire se questa storia può avere un futuro, purtroppo sono abbastanza scoraggiata per vari motivi in questo periodo... ho bisogno di idee nuove e di concretizzarle al meglio, di districare i pensieri e le immagini della storia che mi frullano in testa... e con un vostro riscontro sono sicura che andrà meglio :)
Ringrazio fin da ora chi lo farà, e ringrazio la dolcissima Natsumi per la recensione allo scorso capitolo :)
Un abbraccio a ognuno di voi e buona serata!
ArmoniaDiVento




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