Una doppelganger nel 1800

di Franceskiwi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 - When I met you. ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 - Objectives ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 - The Dance. ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 - Happy Bday! ***
Capitolo 6: *** Chapter 5 - Family ***
Capitolo 7: *** Chapter 6 - Petrova girls. ***
Capitolo 8: *** Chapter 7 - My princess. ***
Capitolo 9: *** Chapter 8 - My first kiss. ***
Capitolo 10: *** Chapter 9 - Love ***
Capitolo 11: *** Chapter 10 - A not totally good day. ***
Capitolo 12: *** Chapter 11 - The vampire and the doppelgänger ***
Capitolo 13: *** Chapter 12 - The prison. ***
Capitolo 14: *** Chapter 13 - The last day. ***
Capitolo 15: *** Chapter 14 - Spiegazioni. ***
Capitolo 16: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo PROLOGO.


Correre.
Correre respirando a fatica.
Correre fino allo sfinimento.
Continuare a correre anche senza più alcuna forza in corpo.
Correre, correre, scappare.
Era ciò che stavo facendo da qualche giorno.
Non sentivo più i passi dietro di me da quando il brutto tempo si era mostrato a noi.
Probabilmente, avevano posticipato la ricerca a una giornata soleggiata, che li avrebbe agevolati di più.
Durante la mia fuga, mi ero fermata raramente, solo per guardarmi dietro e controllare se li avessi seminati.
Ero talmente stanca che non riuscivo più a reggermi in piedi.
Scorsi fra la nebbia un villaggio, poco lontano da dove mi trovavo.
Iniziai a camminare in quella direzione, con le gambe che mi tremavano e il respiro spezzato.
-Aiuto!- gridai più volte.
Caddi a terra stremata.

-Per favore, aiutatemi.- dissi con la voce che si affievoliva sempre più.
Fra la confusione del momento, scorsi la figura annebbiata di una donna che mi veniva incontro e la sua voce ovattata dirmi qualcosa, che non riuscii a captare.
Ero davvero esausta; avrei tanto voluto sdraiarmi su un pagliericcio e riposarmi per qualche minuto.
Con quel caldo pensiero svenni.



angolo autrice:
eccomi qui con una nuova fanfiction.
lo so che sarà difficile portarne due avanti, ma cercherò di cavarmela.
allora, questa storia mi è venuta in mente dopo aver visto Biancaneve e il Cacciatore, infatti andando avanti troverete molte similitudini.
è ambientata nell' '800, secolo che amo, ed è delena.
infatti, la doppelganger che cito nel titolo non è Katherine ma Elena.
l'anno non è il 1864, ma è indefinito.
scopriremo da chi era inseguita Elena nei prossimi capitoli.
infine, scusate l'inizio un pò brusco, ma era necessario.
baci, al prossimo capitolo :)

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Capitolo 2
*** Chapter 1 - When I met you. ***


chapter 1 Chapter 1 - When I met you.




POV ELENA
La luce del mattino mi strappò dal mio sogno caratterizzato da acqua calda e cibo in abbondanza, entrambe cose di cui non avevo mai potuto godere.
Mugugnai infastidita, cercando di ripararmi dal sole con una mano.
Dopo pochi attimi, ricordai tutto ciò che era accaduto il giorno prima.
Scattai a sedere spaventata; mi avevano presa?
Cercai di identificare il luogo in cui mi trovavo.
Ero seduta su un letto -un vero letto non come il pagliericcio su cui dormivo solitamente- in una camera arredata da mobili costosi.
Sicuramente, non mi trovavo nelle prigioni.
Una donna dai capelli scuri e gli occhi dello stesso colore del cielo entrò nella stanza e si avvicinò a me con una bacinella d'acqua fra le mani curate.
Istintivamente, raccolsi le gambe al petto e nascosi il viso fra le ginocchia, spaventata.
-Vi siete svegliata, finalmente. Non vi farò del male, voglio solo aiutarvi.- 
Mi rilassai alle sue parole e distesi, nuovamente, le gambe. 
-Sdraiatevi e toglietevi i vestiti, provvederò a lavarvi io stessa.- disse guardandomi in pena.
Feci come mi fu detto e mi tolsi i brandelli del vestito con cui ero rimasta.
La donna immerse uno straccio nell'acqua e iniziò a strofinarmi via dalla pelle il fango, cercando di non guardarmi troppo nell'intimo, rispettando il mio senso del pudore.
-Posso sapere il vostro nome?-
La scrutai attentamente per accertarmi che potessi fidarmi di lei.
In passato avevo imparato a mie spese che non bisognava fidarsi di nessuno, nemmeno di chi affermava di esserti amico.
Inoltre, ero ancora spaventata per gli avvenimenti precedenti e la testa continuava a vorticarmi.
-Elena. Voi chi siete?- chiesi con la stessa voce che poteva possedere un fanciullo spaventato.
Mi accarezzò dolcemente una guancia e mi guardò con fare materno.
-Ieri, una signora del villaggio vi ha portato da me che eravate in fin di vita. Io conosco molto bene le proprietà curative delle erbe, perciò ho cercato di farvi passare il febbrone che vi era venuto; e, a quanto pare, tutto ciò è servito.- disse rispondendo alla mia silenziosa domanda.
-Grazie.- dissi sincera.
-Vi farò accompagnare da mio figlio alla vostra dimora, appena starete meglio.-
-Io non ho una famiglia e, tantomeno, una casa.-
All'improvviso mi balenò in mente un'idea.
Ero sicura che potessi fidarmi di quella signora, sembrava innocua.
-Mi offro come vostra umile serva, in cambio non chiedo denaro, solo un'alloggio.- dissi a gran voce.
La vidi titubare un poco, perciò assunsi la mia aria più disperata.
-Ve lo chiedo per favore, non saprei dove altro andare.-
Mi guardò e poi assunse nuovamente un'espressione dolce.
-Certo cara, potete rimanere. Quando vi sarete ripresa, vi mostrerò i lavori che potreste svolgere.-
-Grazie di nuovo, ve ne sarò grata a vita.-
Smise di pulirmi con la stoffa bagnata e poi mi porse un vestito molto bello; non ne avevo mai indossato uno di quel valore.
Da piccola, adoravo guardare, dall'alto della torre, le signore che passeggiavano e che sfoggiavano i loro bellissimi vestiti e gioielli.
Mi fece indossare, oltre al vestito, dell'intimo e una sottoveste.
Incaricò la sua cameriera, Bonnie, una ragazza molto carina con cui avrei sicuramente fatto amicizia, di stringermi il corpetto e di acconciarmi i capelli.
Il risultato finale era incantevole; fino a qualche giorno prima avrei solo sognato di poter essere trattata in quel modo.
La donna di cui non avevo ancora scoperto il nome si sedette sul letto, accanto a me.
-Ditemi, da cosa scappavate?-


POV ISOBEL
-Volete ancora tenermi?- chiese Elena triste.
Mi aveva appena raccontato che era stata nelle prigioni del re per molti anni e che era, finalmente, riuscita a scappare.
Il giorno prima era riuscita a seminarli, ma loro avrebbero continuato a cercarla.
Aveva anche detto che avevano bisogno di lei, ma non si era soffermata sui dettagli per farmi capire che cosa intendesse con ciò, e io non le avevo chiesto di più.
Era ancora molto provata e spaventata, non volevo metterla a disagio con le mie domande.
Era una bellissima ragazza che aveva sofferto molto in passato; era altruista e si era data molto da fare con i lavori, dopo che le avevo spiegato tutto.
Speravo che a Damon non sarebbe dispiaciuta la sua permanenza alla nostra villa.
Lui non aveva mai amato il fatto che ospitassimo tutte le fuggitive del regno, ma io da giovane mi ero promessa di aiutare il prossimo e avrei mantenuto quella promessa.
-Certo.- le risposi.


POV DAMON
Dopo aver dissanguato una povera ragazza che era stanca della propria vita, mi recai alla mia villa.
Appena varcai la soglia, mia madre mi riempì di domande.
Era preoccupata per la mia incolumità, perchè stavamo organizzando una guerra contro il re.
Notai che aveva aggiunto un posto in più a tavola.
-Chi avete invitato, madre?-
-Mi hanno portato un'altra fuggitiva del re e l'ho invitata a stare da noi.-
Mia madre era troppo altruista. Un giorno, questo suo pregio, l'avrebbe messa nei guai.
-Sono stanco del fatto che dobbiamo ospitare sempre delle prigioniere; se ci scoprono ci ammazzano.- dissi infastidito dalla libertà che si era presa, senza chiedermi nulla.
-Tu non combatti per questo? Non combatti per proteggere la gente dal re?- quasi mi gridò contro.
Io e mia madre avevamo un bellissimo rapporto.
Avevo sempre avuto paura di poterla deludere in qualche modo, come avevo fatto con Giuseppe, il mio povero padre morto di vecchiaia.
Mio fratello minore era sposato da ben dieci anni, anche se ne dimostrava sempre diciasette, con Rebekah Mikaelson, una ragazza che aveva conosciuto in Europa e con cui, ora, viveva in Germania.
Io, invece, non avevo ancora trovato nessuna ragazza con cui condividere il resto della mia esistenza.
In questo mondo ci si sposava solo per far accrescere le ricchezze di famiglia.
Per fortuna, noi non seguivamo le regole da molto tempo, perchè eravamo vampiri.
-Per favore, dalle un'occasione, è una così cara ragazza. Si è perfino offerta di lavorare per noi.-
-Va bene.- dissi sospirando rassegnato.
Avrei protetto il mio popolo e quella ragazza ne faceva parte.
-Vado a darle il benvenuto, dove si trova in questo momento?-
-Sta strigliando i cavalli. E' lì da molto tempo, inizio a preoccuparmi.-
-Me ne occupo io.-
Mi diressi verso la stalla per dare il benvenuto a quella che, molto probabilmente, era un'altra ladra del re.
Ci erano capitate più volte delle ladre, che avevano finito per derubare anche noi.
Una risata cristallina invase l'ambiente.
-No, basta.- risata -Sei proprio carino, lo sai?-
Mi diressi verso quella voce melodiosa, e non potei fare a meno di sorridere nel vedere il mio cavallo preferito dare continue musate calorose alla nuova arrivata.
Mi poggiai allo stipite della porta e mi schiarii la voce, per far notare la mia presenza.
Si girò di scatto, spaventata.
Grazie ai miei acuti sensi da vampiro, sentii il suo cuore accelerare i battiti e la vidi sobbalzare leggermente.
A differenza di quanto avessi potuto immaginare, e a quanto fossi abituato, era bellissima.
I lunghi boccoli le ricadevano sulle spalle mentre alcune ciocche erano state acconciate sulla nuca.
Possedeva due penetranti occhi color nocciola e delle labbra delicate come petali di rosa.
Ogni sua forma del viso era dolce, mentre quelle fisiche erano ben accentuate.
La sua pelle olivastra creava un meraviglioso contrasto con l'abito marrone di poco valore, adatto per stare in una stalla, con del fango.
Notai, soddisfatto, che anche lei mi stava scrutando interessata.
Alzò lo sguardo sul mio e arrossì capendo che era stata colta in fragranto.
Mi avvicinai a lei finchè i nostri corpi non furono solo pochi centimetri distanti.
-Lasciate che mi presenti, il mio nome è Damon Salvatore.- dissi facendole un bacia-mano che la fece arrossire ulteriormente.
-Elena Gilbert.- disse accennando un inchino.
-Sono venuto a richiamarvi in casa, siete qui da molto tempo.-
-Oh si, mi dispiace, il fatto è che mi sono intrattenuta un pò con il vostro cavallo.- cercò di giustificarsi.
-Si chiama Jake* se vi interessa saperlo... Vi ha preso in simpatia a quanto vedo.- le feci notare.
Sorrise luminosa.
-Anche a me piace molto.-
-Sapete andare a cavallo?- 
-Purtroppo no, ma spero di avere l'occasione di imparare, in futuro.- rispose sognante.
Aveva un'aria così spensierata, sembrava quasi una bambina.
-Voi siete il figlio della donna che mi ha aiutato?-
-Si. E, comunque, il suo nome è Isobel*.-
-Isobel, bel nome. Interessante quasi quanto il vostro.-
-Grazie. Voi lo sapete che Elena deriva da 'splendore del sole'?- dissi ottenendo la sua attenzione.
-Davvero? I miei genitori non hanno mai avuto l'occasione di dirmelo.-
-Quanti anni avete?-
-Non vi hanno insegnato che è maleducazione chiedere l'età a una donna?- rispose scherzando.
Ghignai, divertito.
-Una ragazza bella come voi non dovrebbe lavorare nelle stalle, non credete?-
-Ah si? E perchè mai?-
-Vi sciuperebbe.-
-Non credo proprio. Ma, sappiate che prenderò le vostre parole come un complimento.- sorriso finale.
-Bella e simpatica. Chissà quanti spasimanti avrete.-
-Solo voi, per ora.- rispose facendomi ridere, divertito e sorpreso dalla sua risposta.
Quella donna era una continua sorpresa.
Oltre ad essere terribilmente bella, aveva anche un carattere pungente, che io adoravo nelle donne.
In quel momento, aveva le guance arrossate per le troppe risate e i complimenti.
Il vento le stava scompligliando i capelli e lei continuava a cercare di sistemarseli dietro le orecchie.
Solo allora, notai che stava tremando leggermente, a causa del freddo autunnale che ci circondava.
-Mia madre sta per mettere la cena in tavola, ci raggiungete?-
-Io? Mi state chiedendo di mangiare al vostro stesso tavolo?- chiese incredula.
-Certo, siete nostra ospite.-
-Gli altri camerieri mangiano con noi?-
-No.-
-Non voglio mancarvi di rispetto, ma penso che rifiuterò la vostra richiesta. Preferisco restare a mangiare con gli altri camerieri; penso di appartenere di più a quel rango e non vorrei essere privilegiata rispetto a loro.-
-Fate come più preferite.-
Di certo non l'avrei implorata di restare a mangiare con noi, anche se il suo rifiuto mi aveva leggermente infastidito, chi era lei per rifiutarmi?
Ma non mi interessava poi molto, almeno avrei potuto parlare liberamente con Isobel senza farla sentire a disagio.
Rientrammo entrambi nella villa e prendemmo diverse direzioni.


POV ELENA
Mangiammo al crepuscolo, nella cucina, mentre i padroni di casa venivano serviti nella sala da pranzo.
Ero felice di aver deciso di mangiare con Bonnie, Caroline, la stilista personale dei Salvatore e Matt, il cuoco.
Erano molto gentili e simpatici; ero sicura che avrei instaurato un'amicizia molto bella con loro.
Speravo di non aver offeso nessuno rifiutando la richiesta del signor Salvatore.
Damon Salvatore.
Era una persona misteriosa e ironica, come avevo potuto constatare nella stalla e appena rientrati nella villa.
La sua bellezza superava persino quella del principe azzurro che sognavo spesso.
Amavo scappare via da quella torre con la mente e rinchiudermi in un mondo tutto mio.
Klaus mi aveva tenuta rinchiusa nelle prigioni fin da quando ero un'innocente bambina.
Aveva ucciso i miei genitori, Miranda e Grayson ,perchè costituivano un ostacolo per il mio rapimento.
Avevo mangiato miseri pasti, dormito su un terreno di roccia o al massimo su un pagliericcio.
Venivo insultata senza pietà.
Una volta avevano persino abusato del mio corpo, ferendomi nell'orgoglio e nel fisico.
Ero senza difese, debole, stavo per perdere anche la speranza, l'unica cosa che continuava a tenere il mio cuore caldo anche nelle giornate più fredde.
Poi ero riuscita a scappare.
Una mattina, il consigliere del re, Tyler, era entrato nella mia cella per abusare nuovamente di me, probabilmente.
Quando si era avvicinato a me, lo avevo colpito in testa con una roccia che era crollata dalla parete poco prima, e gli avevo rubato le chiavi delle porte del castello mentre era svenuto.
Avevo vissuto una vita infelice.
A quei ricordi le lacrime scesero incontrollate.
Evitai di singhiozzare, oramai ero brava a nasconderli, per non rischiare di farmi sentire da qualcuno.
Andai nel mio bagno personale e mi misi la comodissima veste per la notte.
Scorsi un movimento fuori dalla finestra ma, quando la aprii per accertarmene, non notai nulla di insolito.
Forse me lo ero solo immaginata.
Aprii la collana che portavo sempre al collo e guardai la foto ingiallita dei miei genitori.
-Buonanotte mamma, buonanotte papà.-
Spensi la fiammella della candela posata accanto al letto e mi addormentai.


*Jake è il cavallo di Damon, viene citato anche ne 'I diari di Stefan' spin-off de 'Il diario del vampiro'
*Isobel nello show è la madre naturale di Elena ma io, non conoscendo il nome della madre dei Salvatore,  l'ho usato per la loro madre; spero che ciò non vi infastidisca nella lettura.


angolo autrice:
eccomi qui con il primo capitolo, cosa ne pensate?
spero vivamente che vi piaccia.
per il titolo non ho saputo trovare nulla di meglio, se vi va suggeritemi un titolo migliore nelle recensioni.
vi invito a passare nel mio profilo dove troverete delle 1shot delena/nian e una delena in corso.
i capitoli li pubblicherò ogni settimana.
baci, alla prossima volta :)

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Capitolo 3
*** Chapter 2 - Objectives ***


Capitolo 2 Chapter 2 - Objectives.




POV DAMON
La sera prima, per un motivo di cui non ero a conoscenza nemmeno io, mi ero posato sul ramo dell'albero davanti alla stanza di Elena e l'avevo spiata.
Era un delle donne più belle che avessi mai conosciuto nella mia vita/non-vita, e mi intrigava molto.
Grazie alla mia vista sviluppata ero riuscito a scorgere le lacrime solcarle il viso delicato.
Per un attimo ero stato tentato di entrare nella stanza e asciugargliele, ma poi me ne ero andato.
Sospirai contrariato.
In quel momento ero nello studio a organizzare un'imboscata al castello, insieme ai miei fedeli amici, Alaric e Mason.
Avevamo rimandato il piano all'anno successivo a causa del gelido inverno che era alle porte e che non ci avrebbe aiutati molto.
-Chi è quella fanciulla?- mi chiese improvvisamente Alaric guardando sulla mia sinistra..
Mi voltai verso l'enorme finestra al mio fianco che copriva buona parte del muro e che mostrava, in tutta la sua bellezza, il nostro giardino ben curato.
Scorsi, su un albero poco distante, Elena che cercava di arrampicarsi sopra un ramo troppo in alto per la sua piccola statura.
-Un'amica di famiglia, sarà nostra ospite per un pò di tempo.- mentii.
Nemmeno loro erano a conoscenza del fatto che la mia famiglia ospitava le fuggitive e le aiutava, era un segreto di cui andava di mezzo la nostra stessa vita e, anche se mi fidavo di loro, era meglio continuare a tenerlo per noi.
-Continuate senza di me.- dissi ai miei amici, uscendo dalla stanza.
-Cosa state facendo?- chiesi appena le fui accanto.
Elena sobbalzò per lo spavento, rischiando persino di scivolare sul fango.
-Dovete smetterla di spaventarmi.- disse con aria di scherno.
Poco dopo mise una mano sulla bocca e si affrettò a dire: -Scusate, non volevo essere maleducata.-
-Non preoccupatevi. Cosa state facendo?- 
-Vostra madre mi ha dato l'incarico di prendere della frutta.-
Risi divertito, sotto la sua espressione confusa.
-Ridete di me?- chiese offesa.
-Certo che no, ma sono certo che Isobel intendesse che dovessi andare a fare compere al mercato.-
-Io non me ne ero resa conto... non ci credo che non l'abbia capito, era abbastanza ovvio.. che imbarazzo, rimedierò subito.- farfugliò arrossendo.
-Sapete dove andare?-
-Io.. no.- disse abbassando la testa come se fosse stata colpevole di un crimine.
-Non disperatevi, vi ci accompagno io.-
-Nessuna disperazione, ma grazie.- disse schietta.
Prese fra le sue dita affusolate e mal curate il cesto, e poi mi venne accanto, iniziando a incamminarci.
-Peccato che la pioggia abbia rovinato il paesaggio, sembra un posto molto bello.-
-Fidatevi, non è certamente più bello di voi.- dissi facendola arrossire al complimento.
Ero il tipico Don Giovanni che ci provava con tutte le donne passabili; mi chiedevo se anche lei sarebbe stata disponibile per una nottata con me.
-Siete sposata o cose del genere?-
-No e voi?-
-Nemmeno. Allora posso farvi la corte senza alcun intralcio.-
-Diciamo che un piccolo problema c'è: non mi ritengo disponibile.- disse restando al gioco.
-Sono sicuro che riuscirò a risolvere il problema molto presto.-
-Siete molto vanitoso, lo sapete?-
-E' uno dei tanti pregi che possiedo, oltre alla modestia.- dissi ironico.
Alzò gli occhi al cielo e si lasciò sfuggire un sorriso divertito.
La osservai con la coda dell'occhio.
Era molto bella ma, sinceramente, non sembrava aver trascorso nelle prigioni l'inferno.
Sembrava molto spensierata, ma forse era solo brava a nascondere i suoi veri sentimenti.
Infondo, non ero proprio io che l'avevo vista piangere di nascosto la sera prima?
-Non vorrei sembrare irrispettoso nei vostri confronti, il mio è solo interesse. Da quanto tempo eravate chiusa nelle segrete del castello?-
Si intristì improvvisamente e gli occhi le diventarono lucidi.
-Non preoccupatevi a rispondermi, mi rendo conto che è una domanda molto personale, scusate il disagio che vi ho provocato.- cercai di rimediare.
-13 anni.-
Sbarrai gli occhi: era un lunghissimo lasso di tempo.
Certo, avevo saputo di molta gente che ci era stata anche più a lungo, ma di certo non in quella giovane fascia di età e non ne erano usciti così poco provati come lei.
-Mi dispiace.- le dissi sapendo che ciò non le avrebbe ridato la sua infanzia indietro.
-Se vi fa sentire meglio, stiamo organizzando una guerra contro il re.- le confessai sapendo che non avrebbe spifferato nulla a nessuno; infondo, chi altri conosceva oltre a noi?
-Se posso esservi utile svelandovi qualche segreto del castello chiedete a me, lo conosco come il palmo della mia mano. E si vi può interessare, sono a conoscenza di molti segreti riguardanti Klaus e i suoi consiglieri e servi.- disse riassumendo quell'aria spensierata.
Le sorrisi cortese. Sì, mi sarebbe potuta essere utile in futuro.
-Sapete, quando ero prigioniera facevo spesso amicizia con le altre prigioniere che, ovviamente, scontavano molto presto la loro pena, e loro mi raccontavano delle storie che facevano sembrare il mondo di fuori bellissimo. E' una delle cose che mi ha tenuta in vita: la volontà di conoscere il mondo esterno, dato che ne avevo solo un misero ricordo d'infanzia.-
Fui toccato dalla sua storia e dalla sincerità con cui mi stava parlando.
Era una donna molto forte, dovevo ammetterlo.
-E come vi è sembrato quando siete uscita?-
Ci pensò su: -Credo solo di aver avuto la fortuna di essere capitata nelle mani della famiglia giusta.-

POV ELENA
Fui affascinata dal modo amichevole con cui la gente parlava fra di loro, in quel luogo chiassoso.
Sembravano tutti felici.
Qualcuno canticchiava allegramente, qualcun altro era impegnato in una conversazione, mentre altri erano semplicemente concentrati nella scelta del cibo.
A Damon sembrava non piacere quel posto.
-Posso continuare anche da sola, ricordo la strada di ritorno; non siete obbligato a restare.-
-Oramai sono qui, non avrebbe senso andarmene proprio ora.-
-Grazie, ve ne sono..- mi fermai di colpo appena scorsi fra la folla un viso familiare.
Mi tornarono i ricordi di quando da piccola giocavo con mia zia.
Adoravo la sua folta chioma del colore della paglia; e il suo viso sofisticato era motivo di litigi fra gli uomini del paese che le chiedevano la mano in continuazione.
Sinceramente, me la ricordavo molto più ben curata; in quel momento, invece, stava indossando solo un abito sgualcito dal tempo.
Ma per quanto mi riguardava, i miei ricordi erano molto offuscati quindi potevo benissimo sbagliarmi.
La donna si girò e mi guardò indispettita dal mio comportamento.
Una speranza si fece strada in me: e se fosse stata veramente mia zia?
-Elena, non siate indiscreta nei confronti di quella povera donna.-
Continuai a fissarla ancora e, proprio quando Damon mi strattonò portandomi via, mi sembrò di vedere una luce di consapevolezza passare nei suoi occhi.
-Mi avete fatto male- mi lamentai, massaggiandomi il polso dove mi aveva stretto.
-Scusate, non era mia intenzione. Il fatto è che quella donna è Jenna Petrova; odia essere riconosciuta e, se qualcuno la guarda un pò di troppo, scatena un putiferio.-
Petrova... avevo sentito quel cognome pronunciato dai miei genitori in passato e anche da Klaus, ma io ero una Gilbert, quindi quella donna non era mia parente.
Mi rattristai leggermente; speravo di incontrare qualcuno appartenente alla mia famiglia o comunque che conoscevo da piccola, una volta fuori.
-Mi dispiace non era nelle mie intenzioni...-
Sospirò.
-Non preoccupatevi, non credo che si sia arrabbiata con voi. Torniamo a fare compere?-
Mi dava un pò fastidio il fatto che mi trattasse come se fossi una bimba da tenere a bada, ma da un lato questo suo comportamento mi piaceva, lo trovavo protettivo.
-Certamente.-
Comperammo delle mele, dell'uva e, Damon mi regalò un profumatissimo mazzo di fiori.
Lo annusai contenta per tutto il viaggio di ritorno, senza smettere di ringraziarlo sognante.
Parlammo per tutto il tempo; mi sarebbe piaciuto conoscere meglio quel lato dolce che nascondeva.
Sarebbe stato il mio obbiettivo per tutta la permanenza alla loro villa: abbattere quella maschera da sbruffone che si portava addosso.
Mi recai nella mia stanza e posai i fiori su un comodino.
Era ancora presto per cenare, e la noia mi stava assalendo.
Quando mi annoiavo, nelle segrete, iniziavo a sognare ad occhi aperti o a graffiare i muri creando dei disegni astratti.
Ma di certo non potevo rovinare i muri di quella bellissima villa.
Perciò decisi di esplorare la casa, sperando di non dare fastidio a nessuno.
Fui tentata di entrare in molte stanza, ma non lo feci per non sembrare irrispettosa.
Una stanza attirò la mia attenzione: intravidi dalla porta aperta dei scaffali riempiti di libri, e capii che si trattava della biblioteca.
Dovevano essere proprio ricchi per possedere oltre alle stanze, i bagni, la cucina, il salotto, il giardino anche uno studio e una libreria.
Entrai timorosa e iniziai a curiosare negli scaffali.
Appartenevo a una famiglia di nobili origini, ma i miei genitori non avevano avuto il tempo di insegnarmi a leggere, cosa che mi sarebbe piaciuta molto.
Presi un libro fra le mani e iniziai a sfogliarlo, osservando le rare immagini rappresentate.
La mia 'lettura' venne interrotta dall'entrata nella stanza di Caroline.
-Elena, disturbo?-
-No, certo che no.- dissi rimettendo a posto il libro ed uscendo in corridoio, dove si trovava lei.
-La signora Salvatore mi ha mandata a chiamarti, vuole che io prenda le tue misure del vestito per il ballo che ci sarà la settimana prossima.-
-Un ballo? Ma io non posso andarci, sono una comune serva.-
-Anche noi possiamo andare ai balli pubblici, basta che indossiamo dei braccialetti di riconoscimento*.-
-Tu hai intenzione di andarci?-
-Si, chissà che non conosca proprio lì il mio principe azzurro.-
Caroline era una grande sognatrice e molto solare, ed era per questo che l'adoravo: riusciva sempre a farmi sorridere.
-Dico alla signora che non vuoi andarci?- chiese speranzosa del contrario.
La accontentai: -No, va bene, vengo anche io.-


*nella Dimensione Oscura (Il diario del vampiro) gli schiavi portavano in pubblico dei braccialetti di riconoscimento.


angolo autrice:
eccomi qui con un altro capitolo che, sinceramente, non mi convince molto.
per non parlare del titolo che mi fa letteralmente c... ok, lasciamo perdere lol
non ho molto da dire, lascio a voi i commenti :)
pubblicherò i prossimi capitoli ogni mercoledì, sperando che la scuola non me lo impedisca.
a proposito: buon primo giorno di scuola.
baci, ciao :)

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Capitolo 4
*** Chapter 3 - The Dance. ***


Chapter 3 Chapter 3 - The Dance.


POV ELENA
Oramai era passata poco più di una settimana da quando alloggiavo a villa Salvatore.
Tutti mi avevano rassicurata dicendomi che in città non avevano sentito nessun vociare sul fatto che fossero arrivati dal castello delle persone alla ricerca di una ragazza, ovvero me.
Mi ero persino quasi scordata di stare scappando.
Avevo stretto una bella amicizia con tutti nella villa.
Matt e Caroline avevano iniziato a frequentarsi, ma purtroppo non potevano sposarsi poichè nessuno di loro aveva una famiglia che potesse approvare la loro relazione.
Bonnie era diventata la mia migliore amica, insieme a Caroline.
I ragazzi ci chiamavano spesso 'Il mitico trio' in tono scherzoso.
A Damon stavo molto simpatica, mi aveva anche rivelato che gli piaceva il mio caratterino pungente, orgoglioso e ironico che gli avevo mostrato in quella settimana.
Mi aveva persino insegnato a leggere.
In realtà avevo imparato a riconoscere solo alcune lettere ma, andando avanti, sarei stata un'ottima lettrice, anche se la cosa era stata leggermente imbarazzante dal mio punto di vista.
Isobel invece mi trattava con fare materno e io amavo ciò perchè mi era mancata una madre fin da subito.
Era martedì, ovvero il giorno in cui si sarebbe svolto il ballo.
L'aspettavo con molta ansia, era il mio primo ballo.
Ci sarei andata con Bonnie perchè entrambe non possedevamo un cavaliere.
Caroline andava con Matt e Damon aveva affermato che ci sarebbe andato con una fanciulla di cui non aveva specificato il nome.
La bionda si era rivelata un'eccellente sarta; aveva confezionato degli abiti incantevoli.
Il suo abito era interamente bianco, mentre alcuni drappeggi oro si estendevano intorno alla gonna e sul corsetto.
I boccoli, acconciati da Bonnie, le ricadevano sulle spalle, mentre indossava solamente i braccialetti da inserviente, come noi altre d'altronde.
La mia amica mora indossava un abito bianco dal corsetto verde oltre a degli orecchini pendenti, mentre si era acconciata i capelli in una strana ma bella coda, una treccia diceva che si chiamasse.
Ed io amavo il mio abito.
Era interamente color indaco, con solo un leggero strato di pizzo bianco sulla scollatura del corpetto, che avevo richiesto io stessa, per coprire il seno.
Le maniche del vestito scoprivano leggermente le spalle.
I capelli mi erano stati raccolti in modo complicato sulla nuca, mentre un boccolo ribelle mi ricadeva sul volto.
Isobel mi aveva regalato dei bellissimi orecchini in oro che diceva non le piacessero più.
Oltre a quelli e ai braccialetti, indossavo la mia collana da cui non mi separavo mai, che ricadeva dolcemente nell'incavo del collo.
Noi due, rispetto agli altri, decidemmo di andare a piedi fino alla dimora.
Arrivate al ballo mi sentii subito a disagio.
Non vi erano molti inservienti come noi, notai.
La gente, sopratutto le donne, non faceva che guardarmi male e spettegolare appena le passavo accanto; la cosa mi feriva leggermente.
Io ero nuova in quel piccolo villaggio dimenticato da Dio -si poteva persino dire che fosse indipendente al regno- e non conoscevo nessuno; fare amicizia non mi sarebbe dispiaciuto.
Bonnie mi aveva già lasciata sola per andare a ballare con un certo Jamie, di cui successivamente le avrei chiesto di più.
Un cameriere si avvicinò a me con un vassoio su cui vi erano posati dei bicchierini riempiti di un liquido frizzante, perciò ne raccolsi uno fra le mani.
Ne presi un lungo sorso, ma non mi piacque a causa della sua acidità.
Sentii una risata alle mie spalle e mi girai consapevole da chi provenisse.
Notai che si trovava solo, senza alcuna dama, e mi si levò un macigno dal cuore.
Quasi sospirai sollevata.
Elena ma cosa ti può importare se è da solo o meno? mi chiesi.
Oh beh, ammettiamolo, mi importava eccome!!
-Cosa avete da ridere, se posso chiedere?- 
-Avevate un'espressione buffa, tutto qua. Non è di vostro gradimento il drink?-
-Diciamo che non mi garba molto, ma me lo farò piacere.-
Calò un silenzio caratterizzato da intensi scambi di sguardi.
I suoi occhi erano dello stesso colore del cielo ma erano caldi come il fuoco di un caminetto acceso.
Ogni volta ci incantavamo a guardarci negli occhi, oramai era persino smesso di essere imbarazzante.
Non riuscivamo mai a distogliere il contatto, e non volevamo.
-Allora, la vostra dama dove si trova?- chiesi cercando di sembrare il più disinteressata possibile.
Mi guardò accigliato.
-In realtà sono venuto al ballo da solo con l'intento di trovarla qui l'accompagnatrice ma, a quanto pare, la più bella siete voi.-
Sorrisi radiosa, arrossendo leggermente al complimento.
Me ne faceva in continuazione, ma non mi ci abituavo mai.
-Davvero?-
-Si, è strano che ciò vi sorprenda. Insomma, si nota benissimo che tutte le donne della festa vi guardano con invidia.-
-Grazie, mi avete migliorato la serata con le vostre buone parole.-
-Quindi posso considerarvi la mia dama per questa sera?-
Damon mi aveva raccontato alcune storie che mi avevano fatto arrossire a proposito di come adorava passare il suo tempo libero.
Speravo che lui non mi considerasse un'altra delle tante con cui condividere la notte, anche perchè ciò non sarebbe assolutamente accaduto.
Feci finta di pensarci sopra, passando teatralmente una mano al mento.
-Vi avviso: non so ballare.-
-Significa che vi insegnerò.- disse prendendomi per una mano e portandomi al centro della sala.
Assumemmo la posa da ballo, restando ad apposita distanza, e iniziammo a muoverci sinuosi nella sala.
Mi chiedevo il motivo per cui stesse ballando con me quando aveva ai suoi piedi tante donne di nobili origini.
-State ballando con una schiava, vi rovinerò la reputazione.- detti voce ai miei pensieri.
-Non mi interessa.- rispose senza mostrare alcun sentimento.
-Sono una fuggitiva, questo dovrebbe farvi cambiare idea.-
-Quale peccato può aver compiuto una tale linfa?-
-Quello di essere nata.- sussurrai più che mai fra me e me.
Lui mi guardò comprensivo.
-Non mi interessa se siete una fuggitiva del re, ai miei occhi sarete sempre un'umile ragazza che meriterebbe molto più dalla vita.-
-Non vi interessa del giudizio della gente che vi vive intorno? Questo è sconsiderato e peccaminoso.- dissi rivolgendogli un flebile sorriso alla sua precedente affermazione.
-Compierei altri mille peccati pur di poter condividere nuovamente un altro momento come questo, con voi.-
Feci per parlare ma alcun suono uscì dalle mie labbra.
Ero piacevolmente colpita dalle sue parole.


POV DAMON
Continuava a guardarmi con un'espressione felice che mi riscaldava il cuore.
-Anche io.- rispose semplicemente, ripiegando la testa di lato e scrutandomi incantata.
Le sorrisi e lei fece lo stesso.
-Toglietevi i guanti, preferirei sentire la vostra calda pelle piuttosto che della stoffa.-
Se li tolse tirandone le punte, leggermente confusa da quella mia richiesta.
Quando intrecciammo nuovamente le mani, fummo entrambi scossi dai brividi.
Ricominciammo a danzare spensierati, senza mai distogliere lo sguardo.
Quella ragazza, in solo una settimana, era riuscita a entrare fin nei miei angoli più profondi.
Non facevo altro che condividere le giornate con lei ad aiutarla o a farla divertire.
Provavo pena per il suo passato, ma non era solo quello.
Mi ci ero affezionato, ero sicuro che ne avrei sofferto la mancanza se qualcosa le fosse accaduto.
La musica si fermò e con questa i miei pensieri.
Ci muovemmo a passi di danza per tutta la serata, senza mai distogliere gli sguardi che oramai avevano formato un nodo inseparabile.
Quella stessa notte, appena fummo arrivati alla villa, Elena si recò nella sua stanza e io nella mia.
Eravamo arrivati più tardi rispetto agli altri.
Nel corridoio incontrai mia madre.
-E' la vecchiaia o vedo i tuoi occhi sorridere stasera, figliolo?-
-Non vedete male, ve ne accerto io stesso.-
Sospirò sognante. -Chi l'avrebbe mai pensato che ti saresti finalmente innamorato.-
-Non sono innamorato, è solo una buona amica con cui passare del tempo libero.- spiegai.
Mia madre era solita costruirsi troppi castelli in aria; speranze che io infrangevo subito.
-Voglio che fra qualche giorno tu mi dica lo stesso guardandomi dritto negli occhi.- disse andandosene.
Cosa intendeva con ciò?
Passai a fianco della biblioteca dove avevo condiviso ore intere con Elena per insegnarle a leggere.
Si sentiva un pò in imbarazzo, ma io non la vedevo come una ragazza stupida anzi, aveva imparato a leggere molto in fretta ed era già quasi arrivata alla mia speditezza.
Passava spesso le sere sulla sedia a dondolo a leggere qualche libro e, ancora più spesso, finiva per addormentarsi ed io, da gentiluomo quale ero, la riponevo sul suo letto.
Sorrisi a quel pensiero ed uscii a caccia.
Ultimamente, non riuscivo a trovare più nessuno che mi soddisfacesse; Klaus aveva imposto di mettere la verbena nelle bevande delle botteghe e i negozi e io ora potevo nutrirmi solo dei più poveri che non potevano permettersi ciò.
Probabilmente, voleva rimanere l'unico vampiro così da diventare ancora più potente di quanto fosse o, forse, era solo un gesto sadico fatto per farci odiare dal popolo.
Quando tornai, quasi non mi scappò un urlo nel trovare seduta sul mio letto Elena.
-Elena?Cosa ci fate qua?-
Avrei dovuto cacciarla via subito, era irrispettoso il fatto che una donna entrasse nella stanza di un uomo senza il permesso di quest ultimo, ma in realtà la cosa non mi dispiaceva, quindi perchè farlo?
-Io.. non riuscivo a dormire e.. vi ho visto uscire dalla finestra, quindi ho pensato che forse anche voi non riusciste a dormire.. e mi sono recata qui.- balbettò rossa in viso, con lo sguardo fisso sulle sue mani che continuava a torturarsi.
Mi provocava una tale tenerezza in quel momento.
Era vestita con un vecchio abito di flanella prestatogliele da mia madre, come tutti gli altri vestiti d'altronde, i capelli scuri ondulati lasciati cadere sulle spalle e una mantella marrone che serviva per proteggerla dal freddo.
-Volete che vi racconti una storia? Forse ciò vi aiuterà ad addormentarvi.- proposi dopo qualche attimo.
-Credo sia meglio che mi rechi nuovamente nella mia stanza, non vorrei sembrare maleducata ai vostri occhi.-
-Non lo siete affatto, ma se preferite andare nella vostra stanza, possiamo spostarci là.-
Mi fece un cenno affermativo con la testa e andammo nella sua camera.
-Potete sdraiarvi sul mio letto.- disse sedendosi su una sedia.
-Non siate sciocca, è il vostro letto. Se non vi dà fastidio possiamo usufruirne entrambi; vi prometto che, appena vi sarete addormentata, me ne andrò immediatamente via dalla stanza.-
Titubò un poco.
-Siete sicuro che non vi darò fastidio?-
Sbarrai gli occhi, come poteva quella fanciulla infastidire qualcuno?
-No, certo che no.-
Mi sdraiai sul letto e le feci segno di stendersi accanto a me.
-Non siate timida, venite.-
Si infilò sotto le coperte, rabbrividendo al freddo contatto con il materasso.
Si chiuse a chiocciola e si girò nella mia direzione, tremando leggermente a causa del freddo invernale alle porte.
Sembrava una piccola bambina, e i suoi grandi occhi da cerbiatta e le guance arrossate facilitavano l'immagine.
-La storia?- chiese sbadigliando.
Certo, la storia.
Stava già iniziando a mostrare i primi segni della stanchezza, ci avrei messo poco tempo a farla addormentare.
-C'era una volta...-
-No, niente 'c'era una volta', non mi piacciono le storie che iniziano così. Voglio qualcosa di reale, non una favola.-
-Va bene, allora...- ci pensai sopra.
-Nel lontano 1700, una famiglia, composta da madre, padre e i due figli, viveva felice in una casa di campagna. Un giorno i due figli, che avevano più o meno la mia e la tua età, decisero di andare a fare una passeggiata nel bosco, nonostante il fatto che fosse notte fonda e che due ore prima era avvenuto un attacco animale a un loro vicino. Questi due ragazzi incuranti, cominciarono a correre e giocare, ma quando il più grande si guardò alle spalle trovò il fratello steso in una pozza di sangue. Si abbassò per soccorrerlo e venne aggredito anche lui.-
-Ma io volevo qualcosa a lieto fine!- si lmanetò assonnata, stava per crollare.
-Avevi chiesto una storia vera, eccola!-
-Quindi, secondo te, il lieto fine non esiste?-
Mi detti mentalmente dello stupido, le avevo sicuramente fatto crollare qualche muro di speranza.
-Si invece; infatti i due ragazzi sono tornati in vita e uno di loro è persino sposato con una donna ricca.-
-E l'altro?- mugugnò.
-Lui sta ancora cercando l'amore... sogni d'oro Elena.- continuai notando che si era addormentata.
Sembrava un bellissimo angelo caduto dal cielo quando dormiva.
Uscii dalla stanza e presi a bere del bourbon.
Speravo davvero che i lieto fine esistessero.


angolo autrice:
tadan nuovo capitolo, senza alcun problema tempistico, anzi ho pubblicato persino in anticipo.
comunque, vi ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato ai capitoli precedenti, mi migliorate queste tristi giornate scolastiche :)
vi invito a recensire e sopratutto voglio sapere se questo capitolo vi ha soddisfatto; scusate se non ho descritto molto il così tanto atteso ballo.
non ho nient'altro da dirvi, perciò ci vediamo mercoledì prossimo.
Baci.

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Capitolo 5
*** Chapter 4 - Happy Bday! ***


c Chapter 4 - Happy Bday!



POV DAMON
Quella mattina, mi svegliai leggermente frastornato.
La notte prima, dopo aver messo a letto Elena, ero andato nuovamente a caccia, per cercare di dimenticare ciò che avevo provato mentre ero insieme a lei.
Mi ero decisamente nutrito troppo.
Ricordai le urla della ragazza che avevo assassinato senza pietà.
Ero confuso e non avevo dato ascolto alla mia mente che mi diceva di fermarmi perchè la stavo uccidendo.
Odiavo ciò che ero con tutto me stesso.
Scesi le scale, pronto a trascorrere un'altra noiosissima giornata fra le le carte dei piani da mettere in atto.
Delle voci acute, provenienti dalla cucina, attirarono la mia attenzione.
-Buon compleanno!- Caroline.
Mi poggiai alla porta, per origliare, curioso di sapere chi stessero festeggiando.
-Ti abbiamo fatto una torta.- Bonnie.
-Non è molto bella, ma ci abbiamo lavorato molto.Ti piace?- Matt.
-Certo che mi piace, che domande! Grazie ma, davvero, non dovevate.- Elena.
E così era il suo compleanno.
Bene, avevo già deciso con chi trascorrere la mia giornata.
Sorrisi e mi recai nello studio, più felice di prima.
Quella stanza era un disastro, era sempre in disordine.
Non volevo che nessuno entrasse a pulirla, per paura che potessero rubarmi qualche cosa, anche se mi fidavo cecamente dei miei inservienti.
Appena vidi Elena dirigersi verso le stanze che doveva ordinare, la seguii, silenzioso.
Aprì una porta e prese il vassoio con la colazione che, poco prima, mia madre aveva lasciato nella sua camera da letto.
Nel momento stesso in cui si girò, sobbalzò spaventata, facendo cadere i piatti che teneva in equilibro sulle braccia e rompendoli.
La sua espressione era impagabile.
Si portò una mano al cuore come per farlo calmare.
-Mi avete spaventata a morte.- 
-Scusate, non era mio volere farlo.- dissi poco sincero, senza riuscire a trattenere una risata.
Mi fulminò con lo sguardo.
Si abbassò per raccogliere ciò che aveva rovesciato ma io la riportai alla mia altezza.
-Nessun lavoro per il giorno del vostro compleanno.- dissi ricevendo uno sguardo sorpreso.
-Come fate a saperlo?-
-Questo non posso dirvelo, ne va della mia reputazione.-
-Mmh... fatemi indovinare: avete origliato la conversazione fra i camerieri?- 
-Chi, io? Per chi mi avete preso?... Io non ho origliato, stavo passando di lì per caso!- esclamai in modo quasi teatrale, facendole scuotere la testa divertita.
-Venite con me, oggi vi tratterò come una principessa.-
-Come se non lo stiate già facendo... comunque, non ho alcuna intenzione di prendermi la giornata libera, ci sono le camere da...-
-Sssh, non accetto un no come risposta.-
Mi guardò combattuta. Sapevo che le sarebbe piaciuto molto prendersi del tempo, ma lei era la tipica ragazza che si assumeva le proprie responsabilità.
-Va bene.- concluse dopo interminabili minuti di silenzio.
-Ma almeno lasciate che sistemi questo disastro.- continuò indicando i piatti a terra.
Buttai gli occhi al cielo.
-Non se ne parla, chiederò a Bonnie di farlo.-
-Ma non è giusto che lo faccia lei, la colpa è mia.-
-Elena.- la ammonii, seccato.
-Ok, è meglio che io taccia.-
-Allora, ditemi, quale regalo vi piacerebbe ricevere per questo giorno speciale?-
-Un regalo? Non ho bisogno di regali, già il fatto che voi mi ospitiate mi basta.-
-Fantastico, quando smetterete di avere tale comportamento, chiamatemi.- dissi scocciato, dirigendomi verso lo studio.
-Ho trovato!- quasi gridò, luminosa, costringendomi a voltarmi.
-Vi lascio scegliere qualsiasi cosa, non badate a spese.- mi avvicinai nuovamente a lei.
-Voglio che mi insegnate ad andare a cavallo.-
-A cavallo? Ma non è una cosa che fanno le donne.-
-Avete detto che potevo scegliere qualsiasi cosa e io ho preso la mia decisione. Avete intenzione di tirarvi indietro o...-
-Bene, significa che oggi faremo fare una passeggiata a Jake.- la interruppe il mio orgoglio.
Lei mi sorrise soddisfatta e poi mi porse il braccio, che io presi, e andammo insieme alla stalla.
Presi Jake per le redini, facendolo camminare accanto a me.
Le prime difficoltà iniziarono quando dovetti aiutarla a salire.
Il cavallo era troppo alto e lei indossava la gonna, perciò fui obbligato a spostarmi nella direzione opposta a dove si trovava, per farle superare l'imbarazzo.
Dopo svariati tentativi, riuscì a salire sulla sella e, dopo avermi fatto ridere con la sua espressione stanca, le spiegai come guidare il cavallo.
Cavalcare era una delle tante cose permesse solo agli uomini, ma ero sicuro che avrebbe imparato in pochissimo tempo e, infondo, era solo una serva, quindi nessuno l'avrebbe guardata troppo male se l'avesse vista cavalcare.
-Guardatemi!- gridò gioiosa da sopra il cavallo, battendo le mani come per complimentarsi con sè stessa.
-Brava, ci siete riuscita! Restate dove siete, vi porto in un posto speciale.- dissi salendo in groppa anche io.
Intensi brividi scossero entrambi quando feci aderire il mio petto alla sua schiena, quasi cingendola in un abbraccio protettivo.
Attraversammo il bosco a passo lento.
-Tenetevi meglio, ho intenzione di accellerare.- la avvisai frustando Jake e invitandolo ad andare più veloce.
Fece come le fu detto e, in soli pochi minuti, arrivammo sopra a una collina da dove si poteva ammirare il lato paesaggistico più bello del regno.
Notai, soddisfatto, che Elena guardava meravigliata ciò che le si mostrava davanti agli occhi.
-E' bellissimo.- sussurrò impercettibilmente per un orecchio umano.
-Quando voglio prendermi del tempo per me stesso vengo qua sopra, adoro questo posto. Inoltre, poco lontano da qui vi è una meravigliosa cascata. Dopo ve la mostro.- 
Mi rispose con un sorriso più luminoso del sole stesso.
Le sorrisi bonario e le mimai un 'Buon Compleanno'.
-Grazie per avermici portata.- disse girandosi quasi totalmente verso di me.
Si sporse troppo e cadde dal cavallo ma, per sua fortuna o sfortuna, aveva accanto un vampiro, quindi riuscii a prenderla prima dell'impatto con la terra.
-Che sbadata.- si sbattè una mano in fronte, diventando leggermente rossa.
-Siete molto veloce.- continuò scrutandomi indagatrice.
-Me l'hanno detto in molti, è un'altra delle mie numerose qualità.- 
-Modesto... vediamo se riuscite a prendermi.- gridò cominciando a correre e avventurarsi nel bosco.
Legai Jake ad un albero, dandole un enorme vantaggio e poi la inseguii a velocità umana.
La trovai immersa nel laghetto su cui cadeva la cascata di cui le avevo parlato poco prima.
Sembrava che si stesse divertendo molto e ciò non poteva far altro che migliorare anche il mio di umore.
-Venite! L'acqua è piacevole!- mi invitò, seguita da un movimento della mano.
Presi la rincorsa e mi buttai nella piccola distesa d'acqua.
Feci per prenderla e immergerla sott'acqua totalmente, ma lei mi fermò iniziando a gridare divertita: -No, non so nuotare.- 
-E vi buttate in acqua?-
-Io qua tocco terra, non mi allontanerò. In caso contrario, ci sarete voi a salvarmi, vero?- disse con sguardo malizioso.
-Certamente ma, nel frattempo, vorrei ricevere il mio premio per essere riuscito a prendervi.-
-Non è vero, non mi avete presa.- protestò.
-Mi sembra di avervi in braccio, quindi credo proprio di avervi presa.- dissi facendole notare l'abbraccio in cui eravamo stretti.
Sbuffò rumorosamente, alzando gli occhi al cielo.
-Ecco il vostro premio.- sussurrò maliziosa.
Si avvicinò con lentezza calcolata al mio viso e mi lasciò un bacio sulla guancia che mi scottò.
Si allontanò leggermente, solo per poter studiare la mia espressione.
E tutto si fermò, eravamo solo noi due.
I nostri respiri si infrangevano l'uno sul collo dell'altro, provocandoci continui brividi.
I nostri sguardi erano incatenati, non riuscivano a sciogliersi.
Restammo a guardarci negli occhi per quello che parve un secolo.
Mi sorrise e io feci lo stesso.
I suoi sorrisi erano la cosa più meravigliosa che avessi mai visto, potevano riscaldare anche il cuore dell'uomo più freddo e tenebroso sulla faccia della terra, come me.
Il mio sguardo si posò istintivamente sul suo corpo bagnato.
Indossava un vestito vermiglio che le stava d'incanto e che, in quel momento, era diventato come una seconda pelle.
Sorvolai con sguardo lascivo il suo fisico, fermandomi laddove le forme erano messe in risalto.
Il suo cuore batteva all'impazzata, come se avesse appena corso per miglia intere.
Presi fra le mani una ciocca di capelli bagnata, non più riccia, e gliela spostai dietro l'orecchio.
Seguì stregata il mio movimento e poi posò i suoi occhi sulle mie labbra.
Avvicinammo i nostri volti lentamente, come sotto incantesimo.
Misi una mano sulla sua spalla leggermente ruvida.
-Avete freddo.- interruppi quella magia, appena notai che i suoi brividi erano provocati anche dal freddo.
Era una giornata soleggiata, il sole batteva caldo sulle nostre pelli, ma l'acqua era quasi fredda e una fragile umana come lei non poteva resistere a lungo senza cominciare a sentire freddo.
-Come?- chiese confusa.
-Avete freddo.-
Scosse la testa come per riprendersi da quella trance a mi guardò leggermente irritata dalla mia interruzione.
Lei avrebbe continuato ciò che stavamo facendo, capii e mi pentii immediatamente del mio gesto, ma purtroppo non potevo più rimediare.
Sciolse l'abbraccio e si sdraiò sull'erba, cercando di asciugarsi con la luce solare.
-Vi verrà la febbre.- 
-Spero proprio che ciò non accada.- rispose ancora imbarazzata per ciò che era accaduto pochi attimi prima.
-In tal caso, non preoccupatevi, Isobel conosce molte piante curative.-
-Lo so, è stata lei a curarmi quando mi hanno trovata nel bosco.- 
Mia madre mi aveva raccontato che l'avevano trovata nel bosco, mentre chiedeva aiuto, e che, successivamente, era svenuta; ma il fatto che lei lo raccontasse con tanta semplicità, mi fece sentire a disagio.
Restammo fino al crepuscolo a parlare, sdraiati a mirare il cielo che cambiava colore.
Tornammo a casa in tempo per la cena.


POV ELENA
Non riuscivo a dormire.
Da quando ero scappata non facevo altro che incubi e ora avevo persino paura di addormentarmi.
Una volta mi ero svegliata in piena notte gridando ed era accorso Damon, preoccupato, nella mia stanza a tranquilizzarmi.
Sbuffai. Odiavo non poter vivere in pace nemmeno le nottate.
Quella sera avevo deciso di andare a guardare le stelle, dal portico della villa.
Era il mio compleanno, un giorno che io non definivo tanto speciale come gli altri affermavano.
Lo avevo sempre festeggiato in gattabuia e mi ero persino dimenticata in che giorno fosse, finchè non avevo trovato un calendario in casa Salvatore e i giorni più importanti della mia vita mi erano tornati alla mente.
Ritornai ad ammirare il cielo scuro.
Le stelle erano bellissime, infondevano molta calma.
Sentii una presenza alla mie spalle e mi girai per sapere di chi si trattasse.
Damon, ovviamente.
Avevo trascorso una bellissima giornata con lui, mi ero divertita e rilassata allo stesso tempo.
Peccato che non abbia le tue stesse intenzioni. disse spietata la mia coscienza.
Inutile illudersi, lui voleva solo essermi amico e io me ne ero già fatta una ragione.
Ma non mi importava poi molto, finchè avrei potuto condividere momenti come quelli con lui sarei stata benissimo.
Non passavo una giornata simile da quando mio padre mi aveva portato a fare un escursione in montagna, insieme al mio piccolo fratellino.
Chissà se era ancora vivo, non avevo avuto più notizie sue; speravo vivamente che fosse vivo e che qualcuno l'avesse preso sotto la propria custodia.
-Cosa ci fate qui?- 
-Non riuscivo a dormire.- risposi riportando l'attenzione al cielo.
Scorsi delle luci in lontananza.
Non erano stelle; si spostavano dal basso verso l'alto ed avevano una forma strana.
-Cosa sono quelle?- chiesi a Damon, indicando le luci.
-Delle lanterne. Jenna Petrova, ogni anno, nello stesso giorno, le fa volare dalla sua reggia, in ricordo della nipote scomparsa misteriosamente anni prima*.-
Mi incuriosii sempre più.
-Posso chiedervi un favore?- chiesi guardandolo seria negli occhi.
-Ditemi.-
-Potete portarmi da quella donna, in uno di questi giorni?-
-Certamente. Posso conoscerne il motivo?-
-Non posso dirvelo, un giorno vi spiegherò, promesso.-
Lui annuì e poi ritornammo entrambi a guardare quello spettacolo di luci.
-Elena, sento il bisogno di confessarvi una cosa.- disse improvvisamente, combattuto.
Lo guardai curiosa e preoccupata allo stesso tempo.
-Continuate, non fermatevi.- lo incitai.
-Oggi mi sono divertito molto con voi.-
-Anche io, siete un' eccezionale compagnia.- gli sorrisi sincera, non provando più alcun imbarazzo.
-Anche voi, ma non è questo ciò che volevo dirvi. Prima, quando siete caduta da cavallo, sono stato così veloce perchè...-
-Perchè..?- dissi notando il suo titubamento.
Prese un respiro.
-Perchè io sono un vampiro.-
Rimasi pietrificata.
-Siete un demone della notte?-
Ero realmente sorpresa, lui sembrava così umano.
Ora si spiegava il motivo per cui ogni notte lo vedevo uscire di casa di nascosto; sicuramente, andava a caccia.
-Preferirei essere chiamato vampiro.- rispose con un velo di tristezza.
Il mio cuore accellerò i battiti, realizzando la vericità delle sue parole.
-Elena, per favore, non abbiate paura. Sono sempre io, Damon.-
Fui presa da un moto di sicurezza.
Se avesse voluto farmi del male l'avrebbe già fatto.
-Posso fidarmi di voi?-
-Siete una delle poche persone a cui potrei rispondere affermativamente.-
-Infondo, lo sapevo che nascondavate un segreto...- dissi pensierosa, rilassandomi totalmente.
-Quindi non siete spaventata?- chiese sorpreso.
-No, ho convissuto con il segreto di Klaus per anni, sono a conoscenza di tutto il mondo sovrannaturale.-
-Che Klaus sia un vampiro non è poi un segreto, ma non pensavo che lo dicessero persino ai prigionieri.- 
-Lui è un vampiro speciale, non lo sapete?-
-Non capisco cosa vogliate dirmi.- 
-E' uno dei vampiri più vecchi sulla faccia della terra, un Originario, uno dei più forti.-
-Un Originario? Dannazione, sarà più difficile di quanto pensassi sconfiggerlo.-
Mi incupii alle sue parole.
In tutti quegli anni avevo nutrito un sentimento di odio tanto forte nei suoi confronti che la voglia di poterlo vedere finalmente morto aveva persino sovrastato il mio voler essere libera.
E sapere che ciò era davvero molto complicato, forse anche impossibile, mi fece nuovamente perdere le speranze di poter iniziare una vita serena in quel villaggio, magari con lui... ma questi erano solo dei miseri sogni irrealizzabili. 
A Damon non sfuggì il mio perentino cambio di umore.
Mi prese il volto fra le mani e puntò i suoi occhi nei miei.
-Sconfiggerò Klaus. Lo farò per il mio popolo, per la mia famiglia e per Voi, principessa. E' una promessa.-
Lo disse con una tale intensità che mi fece quasi perdere i sensi.
Annuii, sapevo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per mantenere quella promessa e gliene ero grata.
Klaus doveva perdere ad ogni costo.


*ammetto di essermi ispirata a Rapunzel per questa scenetta.


angolo autrice:
ed eccomi qua con il nuovo capitolo.
non mi prolungherò molto, vi chiedo solo di lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate di questo capitolo.
ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite e sopratutto chi ha recensito, grazie! :)
baci, a mercoledì prossimo.

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Capitolo 6
*** Chapter 5 - Family ***


Chapter 5 Chapter 5 - Family.


POV DAMON
Stavo cercando Elena da qualche minuto, ma non ero riuscito a trovarla in nessuna stanza.
Ero rimasto sconvolto da ciò che mi aveva confessato la sera del suo compleanno, perciò il giorno dopo avevo già organizzato una riunione con coloro che aderivano alla battaglia di cui io e i miei amici eravamo gli ideatori.
Ero molto soddisfatto di quanti eravamo diventati. Si era alleata quasi tutta la popolazione maschile, oltre a qualche donna che si era offerta di aiutare con il cibo, i vestiti e le cure mediche.
Fra queste vi erano anche le donne di casa mia.
Mi sorprendeva il fatto che, dopo tutto ciò che le avevo raccontato, Elena avesse accettato con tanta facilità il fatto che io e mia madre fossimo vampiri.

Sospirari pesantemente, agitato.
Era la prima volta che raccontavo a qualcuno la storia della mia famiglia, l'avevo sempre considerata troppo personale ma con lei tutto era diverso.
I suoi occhi da cerbiatta mi scrutarono incoraggianti.
-Siamo nati in Italia nel 1715. Mia madre aveva dato alla luce solo due bambini, noi, e condivideva serenissime giornate con mio padre. Poi io sono cresciuto e da subito ho mostrato il mio caratteraccio e mi sono fatto odiare da mio padre. Stefan invece, lui era perfetto.
Mia madre non la vedeva così. Lei non aveva preferenze e mi amava per come ero.
Un giorno io e mio fratello siamo stati aggrediti da una vampira che, non so per quale motivo, ha voluto trasformarci. Non so ancora chi ella sia, ma sono sicura che fosse una donna. Quello me lo ricordo chiaramente.
Siamo tornati a casa sazi, infatti strada facendo non avevamo resistito alla sete e avevamo attaccato due povere fanciulle di passaggio. Mia madre, che era una strega molto forte, riconobbe in noi lo spirito maligno e ci spiegò ciò che eravamo diventati. Infatti noi non avevamo ancora capito di essere diventati vampiri.
Mio padre da allora in poi ci guardò inorridito ma, nonostante tutto, continuò a vivere in casa nostra fino alla sua morte naturale.
Mentre mia madre accetto la nostra natura con pochi problemi e, dopo svariati anni, decise di trasformarsi anche lei.
Lei era la nostra unica famiglia, la nostra unica ancora di salvezza e lo è ancora.
Le sono grata per tutto: per avermi donato la vita e avermi aiutato nel momento peggiore della mia nuova vita.-
Elena rimase rapita dal mio racconto e da quel giorno il nostro rapporto prese una piega ancora più confidenziale.

Passai davanti alla libreria e la vidi concentrata su un libro.
Bussai alla porta aperta, per far notare la mia presenza.
Alzò i suoi bellissimi occhi da cerbiatta su di me.
-Buondì.- disse alzandosi in piedi e facendo un breve inchino.
-Scusate se ho interroto la vostra lettura di...-
-Sono i diari di vostro fratello, sono molto interessanti. Un giorno mi piacerebbe conoscerlo.-
Un moto di gelosia si fece strada in me.
Ovvio, mio fratello.
No Damon, non fare scenate per una cosa talmente stupida.
-Ho bisogno di parlarvi.-
Le feci cenno di seguirmi e la portai nel mio studio.
Si sentì leggermente a disagio vedendo la confusione in cui era ridotta la stanza.
Vi erano fogli sparsi ovunque, mobili capovolti, bicchieri di alcool rovesciati e un vetro rotto.
-Solitamente non c'è questo disastro, il fatto è che non riesco a trovare delle carte importanti per il piano di attacco al castello.-
-Non preoccupatevi, sono abituata alla confusione della vostra stanza.- scherzò.
Se fossi stato umano in quel momento sarei arrossito.
Mi schiarii la gola imbarazzato.
-Lo ammetto non sono un tipo ordinato.-
-In ogni caso, volevo dirvi che sono riuscito ad avere un appuntamento con la signora Petrova, quindi se volete ancora incontrarla..-
-Certo che voglio!- mi interruppe quasi gridando.
-Se posso sapere, perchè ci tenete così tanto?-
-Il suo viso mi è familiare, molto familiare...- rispose pensierosa.
La guardai confusa.
-Assomiglia molto a una mia parente. Ma molto probabilmente mi sbaglio, infondo non vedo nessuno da molto tempo.... e ho intenzione di portare dei fiori da darle per il suo lutto.-
-Va bene.-
-Grazie mille, vi devo un favore.-
-Bene, lo chiedo subito. Penso che possiamo abbandonare il tono formale e passare direttamente a darci del tu, non credete?-
-Certo, solo se me lo date anche voi.-
Ci stringemmo la mano come se avessimo appena concluso un affare, sorridendoci complici.
-Andiamo?-
-Andiamo.- dissi prendendola a braccetto e portandola nella carrozza guidata da Alfred.
Appena arrivammo, prese i fiori in mano e ci dirigemmo alla porta di una casa dall'aspetto logorato.
-Come hai intenzione di spiegare il fatto che siamo qui?- mi chiese improvvisamente colta da alcuni dubbi.
Ero felice del fatto che ci dessimo del tu ora, era una cosa che non facevo con molti e mi rallegrava sapere che con lei potevo.
-Le dirò che la mia signora, ovvero tu, voleva portarle dei fiori per il suo lutto, dopo aver visto le lanterne qualche giorno prima.-
-La tua signora?- chiese divertita inarcando un sopracciglio.
-Certo, non ho mica chiesto a mia madre di farti vestire in questo modo per sfizio. Dovrai fingere di essere la mia futura fidanzata.- le feci notare il sfarzoso abito dello stesso colore dell'erba primaverile che indossava.
-Ma lei mi ha vista l'altro giorno al mercato, un luogo poco consigliato. Non penso che ci crederà.-
-Se farà qualche domanda le dirò che volevamo passare una semplice giornata al mercato, infondo c'ero anche io, ricordi?-
-uhm uhm.- annuì tirando fuori un sospiro.
Mi sorrise e poi bussammo alla porta.
Elena era visibilmente nervosa.
Questa cosa doveva essere particolarmente importante per lei.
Si ritrovava senza alcun parente e di sicuro, se avesse scoperto che quella donna lo era, si sarebbe sentita meno sola.
Anche se trovavo difficile che lo fosse; Jenna Petrova apparteneva alla famiglia reale e certamente Elena no.
Dannazione, mi ero dimenticato di dirglielo, lei sicuramente non lo sapeva!
Feci per aprire bocca e informarla, ma la porta si aprì e mostrò la figura di una giovane donna dall'aspetto poco curato.
Peccato, era stata una donna molto bella e corteggiata quando era ancora a capo del regno.
-Prego, entrate.- interruppe i miei pensieri portandoci nel suo salotto.
Non era un granchè, ma era tutto ciò che era rimasto delle sue ricchezze.
-Signora Petrova, siamo oggi qui..-
-Chiamatemi Jenna per favore.- disse mettendo del thè in delle tazze e porgendocele.
-Grazie.- dicemmo all'unisolo io ed Elena.
Notai che se la stava studiando attentamente, cercando di non perdere alcun dettaglio.
-Per favore, dite alla vostra fidanzata di non guardarmi con troppa insistenza, mi provoca fastidio.-
-Mi... mi dispiace... io non volevo sembrare insistente..- balbettò Elena abbassando la testa colpevole.
-Scusatela, è da poco tornata nel regno e voleva portarvi dei fiori per il vostro lutto dopo aver visto lo spettacolo di luci dell'altro giorno.- le spiegai mentre Elena le porgeva un cesto con dei meravigliosi fiori raccolti da lei stessa.
Ci ringraziò riacquistando un pò di colore al viso.
-Quel giorno di tanti anni fa una parte della mia vita è cambiata in peggio, non so se riuscirò mai a dimenticare la morte di così tanti familiari e l'umiliazione subita...- disse con gli occhi sempre più lucidi.
Presi un fazzoletto dal taschino della giacca e glielo porsi.
-Mi dispiace tanto per la vostra perdita, io vi capisco.- era Elena a parlare
Ero consapevole che le dispiaceva davvero e che la capiva, chissà quante persone care aveva perso nella sua breve vita.
-Non preoccupatevi. Volete che vi faccia fare un giro della casa? Non ho altro modo per intrattenervi.-
-Certamente, ci piacerebbe molto.-
-Non è molto grande, ma è accogliente quanto basta. Infondo abitiamo solo in due, anzi ora sono sola. Mio nipote si è appena sposato con una ragazza deliziosa, Anna.-
-Quindi voi eravate la sua custode?-
-Si.-
-Uhm.. piacerebbe molto anche a me averne una.-
-Perchè cara, avete perso i vostri genitori?-
-Si, molti anni fa in una lotta contro il re attuale, Klaus.-
-Che sia dannato. Non fa altro che distruggere famiglie con la sue regole rigide e la sua cattiveria. Ho sentito che è alla ricerca di una povera ragazza, hanno offerto anche una grande ricompensa.-
Elena si fermò di colpo.
Sbarrò gli occhi e il suo cuore accellerò notevolmente.
Stava sudando freddo e aveva il respiro affannato.
Tutti dettagli che potevo notare solo io.
Solo in quel momento capii il motivo del suo improvviso cambio di umore.
Stavano cercando lei. Era lei la ragazza per cui offrivano una grossa ricompensa.
E presto, se non avessimo fatto qualcosa, l'avrebbero trovata.
-Io.. mi sento male, va.. vado a prendere una bocca..ta d'aria.- scappò fuori.
-Scusatela, è tutto il giorno che si sente male. La raggiungo.-
-Oh di certo, non preoccupatevi. E' una ragazza molto graziosa, appena sta meglio rientrate, per favore.-
Annuì velocemente e corsi fuori alla ricerca di Elena.
La vidi dentro alla carrozza che guardava fuori dalla finestra, con le mani sopra il ciondolo che portava sempre al collo.
La raggiunsi e mi sedetti accanto a lei.
-Elena, vedrai che...-
-Non dirmi niente, non ho bisogno delle tue menzogne.- mi gridò contro.
Rimasi pietrificato dalla sua reazione, non era da lei perdere la calma in quel modo.
Eppure la capivo, sapevo come doveva sentirsi in quel momento: totalmente persa e arrabbiata.
-Io lo so che non...-
-No, tu non sai niente... non puoi saperlo, hai sempre vissuto in una calda casa con la tua famiglia, io invece...- non continuò perchè fu presa dalle lacrime e dai singhozzi.
Mi si strinse il cuore.
La cinsi in un abbraccio; posò la testa sul mio petto e iniziò a piangere.
Passai un quarto d'ora ad ascoltare i suoi singhiozzi e quando, finalmente, smise, le baciai teneramente i capelli.
Le presi il mento fra le dita e la costrinsi a guardarmi.
Era bella anche con gli occhi arrossati e il volto segnato dalle lacrime.
-Principessa, ti prometto che farò di tutto per tenerti al sicuro, anche se ne varrà della mia vita.-
-Grazie, ma non ne vale la pena.- disse sbottando nuovamente a piangere.
-Oh elena..- dissi compassionevole.
-Non è giusto, non è giusto.- ripetè sbattendo i pugni contro il mio petto come per rafforzare il concetto.
-Ssssh.- l'abbracciai nuovamente cercando di farla calmare.
Colta dall'isteria del momento, si staccò la collana dal collo e la buttò con forza fuori dall'abitacolo.
-E' tutta colpa vostra. E' tutta colpa vostra perchè mi avete fatta nascere.- gridò contro il ciondolo.
-Elena, ti prego, calmati.- le accarezzai nuovamente i capelli, baciandoglieli.
Gesto che la fece rilassare notevolmente, anche se continuava ad essere scossa dagli spasmi.
Soffrivo con lei a vederla ridotta in quello stato.
-Sdraiati sui sedili e cerca di riposare, fra poco partiamo.- le imposi mentre scendevo dalla carrozza per riprenderle il gioiello che portava sempre con sè.
Sppena scesi vidi un'immagine che mi confuse ulteriormente.
Jenna Petrova era in ginocchio che piangeva, a fianco vi era una caraffa di vetro rotta e in mano teneva la collana aperta della fragile umana che avevo consolato solo fino a pochi secondi fa.
-State bene?- chiesi preoccupato.
Tutto ciò che le uscì dalle labbra fu un rantolo.
Mi misi dietro di lei cercando di capire cosa le fosse accaduto.
Sbarrai gli occhi appena vidi le foto contenute dentro il ciondolo.
Erano Miranda Petrova in Gilbert e Grayson Gilbert. Perchè Elena teneva le loro foto?
Era forse lei la loro figlia scomparsa?
-Elena- singhiozzò Jenna.
Mi ricordai della sua presenza e la aiutai a rialzarsi e accomodarsi sul divano di casa sua.
Entrai nella carrozza, dove trovai Elena addormentata, la presi dolcemente e la posai sul letto di una camera.
Mi sedetti su una sedia nella stanza in attesa di qualche spiegazione dalle due donne.


angolo autrice:
eccomi qui con un nuovo capitolo che non mi convince molto.
infatti l'ho riguardato molto di fretta a causa dei vari impegni e quindi sono sicura che sia pieno di errori, oltre al fatto che il modo in cui è scritto non è soddisfacente.
il capitolo è incentrato su un argomento: la famiglia.
intanto vi ringrazio immensamente per le recensioni dello scorso capitolo a cui ora andrò a rispondere.
siete in molti che recensite e la cosa mi fa davvero molto piacere!!
se vi va di conoscermi potete trovarmi su twitter, sono : @TVDelenaNian con l'icon di Nina.
non aggiungo altro e lascio spazio alle vostre recensioni, alla prossima volta.

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Capitolo 7
*** Chapter 6 - Petrova girls. ***


chapter 6 Chapter 6 - Petrova girls.


POV ELENA
Mi risvegliai fra le calde e profumate coperte di casa Salvatore.
Amavo risvegliarmi in quel letto, mi infondeva molta calma.
Sbattei più volte le palpebre finchè i miei occhi non si abituarono alla luce.
Mi guardai intorno, improvvisamente spaesata.
Quella non era la mia stanza.
Mi guardai meglio intorno e riconfermai la mia ipotesi.
Solo in quel momento notai la presenza di Damon, seduto su una sedia accanto al letto con sguardo preoccupato.
-Dove mi trovo?- mormorai con la voce ancora impastata dal sonno.
-Siamo a casa di Jenna.-
Perchè eravamo ancora a casa sua? 
Era forse accaduto qualcosa e io non me lo ricordavo?
-Cos'è successo?-
-Nulla. Ti sei solo addormentata e abbiamo pensato di lasciarti qui.-
Quello che aveva detto non aveva alcun senso.
Poco prima che mi addormentassi -me lo ricordo bene- aveva chiaramente detto che in pochi minuti saremmo tornati a villa Salvatore.
-Ora, principessa, scendo al piano di sotto. Prenditi il tempo che vuoi e poi raggiungici. Dobbiamo parlare.- mi disse uscendo dalla stanza.
Arossii leggermente al sentir nominare quel nomignolo.
Ogni volta che le sue labbra perfette lo pronunciavano una calda sensazione si faceva spazio all'altezza dello stomaco, facendomi quasi sospirare sognante.
Poi mi ricordai la seconda parte di ciò che aveva detto.
Dovevamo parlare? E di cosa esattamente?
Quell'uomo, chi lo capiva era bravo... probabilmente si trattava di un'altra scenata ridicola che riguardava qualche appuntamento rifiutato.
Scostai le coperte e scesi dall'alto letto a baldacchino.
Al contatto con i miei piedi il pavimento emise un sordo suono.
Mi guardai intorno.
Quella casa appariva davvero molto vecchia e mal mantenuta.
Ma, infondo, lo capivo; avevo notato che la signora Petrova non aveva alcuna cameriera e di certo dopo il lutto subito non aveva voluto occuparsene personalmente.
Inoltre diceva di aver vissuto con il suo piccolo nipote e, si sa, i maschi sono sempre dei pestiferi; sicuramente molte macchie sul muro erano per causa sua.
Mi avvicinai a uno specchio e guardai la mia immagine riflessa.
Avevo gli occhi arrossati dalle lacrime.
Mi pettinai i capelli con le dita e cercai di esibire il mio sorriso migliore.
Non volevo far preoccupare nessuno.
Scesi le scale e feci un breve inchino ai due seduti sul divano, in mia attesa.
Damon era serio e Jenna riusciva a stento a trattenere le lacrime.
Iniziai a preoccuparmi.
Mi sedetti accanto a damon, tesa.
-Cosa.. cosa volevate dirmi?- chiesi spostando lo sguardo dall'uno all'altra.
-Cercherò di essere il più diretto possibile, odio i giri di parole.- iniziò Damon, capendo che Jenna non sarebbe riuscita a formulare delle frasi a senso compiuto.
Cosa le era successo? Perchè era in quello stato?
-Noi siamo venuti qui perchè tu hai trovato in Jenna una somiglianza con una tua parente.- 
Come aveva potuto dirlo ad alta voce? mi chiesi indignata evitando lo sguardo della donna.
-Quando hai fatto quella sfuriata, nella carrozza,- arrossii al ricordo.
Mi aveva sicuramente preso per una pazza.
-hai buttato la tua collana per terra e..- mi tastai il collo, non ce l'avevo più.
Mi guardai intorno, alla sua ricerca.
-Non ti preoccupare, ce l'ho io.- si interruppe porgendomela, notando i miei sguardi.
-Posso sapere chi sono i due signori nella tua collana?-
-Come hai osato aprire la MIA collana?- 
-Si è aperta da sola. Ora, per favore, rispondimi.- disse scocciato beccandosi una mia occhiataccia contrariata.
-Sono i miei genitori, ma non capisco perchè ciò dovrebbe interessarti.- risposi con il suo stesso tono freddo.
-Non mi avevi mai detto di essere la figlia del re e la regina.- disse con aria di rimprovero.
Abbassai la testa colpevole.
-Io ho preferito non dirtelo per non essere trattata come una principessa; ti conosco abbastanza da sapere che lo avresti fatto e non mi sembrava un bel modo per sdebitarmi del vostro aiuto... comunque, loro non sono più i sovrani, ora al trono c'è Klaus.-
-Tu non capisci, Elena? Significa che sei la futura erede. L'unica cosa che dobbiamo fare è uccidere Klaus.- disse speranzoso e quasi sognante, immaginandosi un futuro in cui io ero la regina e magari lui il mio re... 
-Prima che lui muoia lo sarò io, fidati.- risposi amareg
giata dalla piega che aveva preso il discorso.
-Cosa vuoi dire con questo?- sussurrò guardandomi negli occhi.

Abbassai lo sguardo non riuscendo a tenerlo fisso nel suo.
-Possiamo andare, per favore?-
-No, prima dobbiamo parlare anche di un'altra cosa.-
Lo guardai curiosa.

-La donna seduta accanto a me è davvero tua zia.- disse tutto di un fiato, dopo un'attesa di qualche minuto.
La scrutai attentamente e poi riportai lo sguardo su di lui.
-Ti sbagli. Lo pensavo anche io all'inizio ma abbiamo i cognomi diversi. Io sono una Gilbert
e lei una Petrova. Non illudermi, per favore.- 
Non volevo costruirmi troppi castelli in aria e poi rimanerci ferita.

Era meglio far crollare ogni credenza dal principio.
Damon mi guardò con compassione.

-No tesoro, sei anche tu una Petrova, come me e tua madre. Quando sei nata hai preso il cognome di tuo padre, ma sei anche una Petrova. Sono sicura che se ti concentri potrai ricordarlo.- si aggiunse Jenna, smettendo di singhiozzare.
Alla sua richiesta, scavai nella memoria e trovai la vericità delle sue parole.
Non poteva essere.

Mia zia era lì con me, dopo tantissimi anni in cui l'avevo creduta morta.
Guardai scioccata la donna al mio fianco.
Una lacrima ribelle sfuggì al mio controllo
mentre le correvo incontro per abbracciarla.
Avevo finalmente ritrovato qualcuno a me caro.

Ne avevo davvero bisogno.
Sciolsi l'abbraccio e la guardai in faccia.
-Aspetta, jeremy è vivo?- le chiesi ricordandomi del nipote di cui ci aveva parlato.
-Certo. Gli ho già spedito una lettere per
invitarlo a tornare così che tu possa incontrarlo.-
Sorrisi mentre altre lacrime scendevano sul mio e il suo volto.

Continuammo ad abbracciarci e a parlare per tutto il giorno; ero davvero contenta.
Quando iniziò a fare buio dovemmo andarcene.

Appena la carrozza partì mi buttai fra le braccia di Damon, sorprendendolo.
Ricambiò l'abbraccio e mi baciò dolcemente i capelli, gesto che fece fare le capriole al mio cuore.

-Grazie.-
-Di cosa?-
-Per avermi portata qui. Senza di te non avrei mai incontrato mia zia.-



POV DAMON
Era davvero bello vedere Elena così felice.
In quel momento era ancora stretta a me e, dal respiro regolare, capii che stava dormendo.
Le accarezzai dolcemente i capelli e realizzai finalmente quanto fosse importante per me
quella fragile umana.
Mi piaceva molto, ed era probabile che fossi ricambiato.
Inspirai il suo buonissimo profumo e le lasciai un bacio sulla morbida guancia.

Mormorò il mio nome nel sonno e io non potei fare a meno di sorridere.
Appena arrivati a destinazione la presi in braccio e la portai fino alla sua stanza, posandola delicatamente sul suo letto.

Mi ritornarono i ricordi di tutte le volte che ero stato in quella stanza per cercare di calmarla dopo un incubo o per farla addormentare con una delle mie tante storie.
Un giorno aveva capito che le cose che le
raccontavo erano tratte dalla mia vita e lei mi aveva guardato dolcemente.
La vita da inferno l'avevamo passata entrambi.
La guardai e non resistetti alla tentazione: mi sdraiai accanto a lei.

Avrei dovuta svegliarla per farla cambiare, ma non volevo rovinare quel momento.
Quel giorno avevo scoperto che era l'erede naturale del trono, cosa che mi aveva sorpreso non poco.

Era forse questo il motivo per cui era perseguitata da Klaus?
Avrei assolutamente dovuto chiederglielo.
Si girò nella mia direzione, mi abbracciò e posò la testa sul mio petto, ancora addormentata.

Mi si scaldò il cuore.
Realizzai che sarei rimasto così a vita; fra le sue braccia.

La strinsi di più a me e mi lasciai andare a Morfeo.

angolo autrice:
chiedo perdono per il leggero ritardo ma ho dovuto studiare come una matta per alcune verifiche, ho avuto vari problemi di pubblicazione e giovedì mi sono fatta un pomeriggio intero di nanna per poter poi seguire la diretta della 4x01.
allooora, oltre a voler sapere la vostra opinione su questo capitolo che mi convince davvero poco voglio anche sapere cosa ne pensate del nuovo episodio che abbiamo aspettato tanto a lungo **
al prossimo capitolo che spero di pubblicare come sempre di mercoledì. baci.

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Capitolo 8
*** Chapter 7 - My princess. ***


Chapter 7 Chapter 7 - My princess.


POV DAMON
Venni risvegliato da uno strano suono che proveniva dalla mia destra.
Detti una manata a qualsiasi cosa mi stesse disturbando e cercai di riaddormentarmi.
-Ahia!-
Elena?
Oh,certo: mi ero messo a dormire nel suo letto la notte prima.
Aprii gli occhi di scatto e mi girai nella sua direzione.
Si stava massaggiando il naso che era sicuramente il punto in cui l'avevo colpita.
Che sciocco che ero.
-Scusa, ti ho fatto male?-
-No, non ti preoccupare.-
-Stai mentendo, hai il naso rosso dal dolore.- dissi ricevendo un suo sguardo indignato.
Avvicinai con lentezza calcolata, seguendo ogni sua reazione, il mio viso al suo fino a quando non fummo a un palmo di mano di distanza e le lasciai un bacio soffice sul naso.
Quando mi allontanai, lei era completamente rossa in viso e il suo cuore andava a una velocità tanto pazzesca quanto preoccupante.
-Perchè eri nel mio letto?- chiese dopo essersi ripresa da quello stato.
-Mi sono addormentato qui, ieri.-
In risposta mi guardò scettica.
Adoravo questa parte del suo carattere: non si vergognava di mostrare ogni cosa le passasse per la testa e non faceva la civettuola aprofittando della situazione, a differenza di come avrebbe fatto qualsiasi altra donna di questo pianeta.
Certo, sarebbe stata difficile da conquistare ma non mi interessava.
Infondo, aspettare non era male e il premio finale valeva tutta l'attesa.
Scesi delicatamente dal letto seguito da lei e le porsi il braccio, da vero gentiluomo.
-Principessa, cosa volete fare oggi?- le chiesi scherzando.
-Nulla di che a parte farvi dimenticare le mie origini. E voi Mr. Salvatore?- restò al gioco.
-Avviserò mia madre di non farti fare nessun lavoro e le spiegherò la situazione e poi io e i ragazzi dovremo preparare il necessario per l'imboscata.- ritornai serio.
-No, non farlo.- disse tirandomi un pugno sulla spalla, non provocandomi alcun dolore.
-Cosa?- chiesi confuso, non capendo a quale delle due cose che le avevo detto si riferisse.
-Non voglio che nessuno mi tratti come una principessa. Puoi benissimo dire a tutti di trattarmi come hanno fatto fin'ora, e mi riferisco anche a te, Damon!-
-Va bene.- risposi esasperato, continuando a non capire perchè non volesse essere trattata come una principessa. Io al posto suo ne avrei aprofittato senza alcun problema... ma lei era diversa, lo aprezzavo.
-E poi nessuna carta ufficiale dice che io sia una principessa, quindi non vedo il motivo per cui dovrei essere trattata in tal modo!- astuta la ragazza.
Per me sarai sempre una principessa, la mia principessa. pensai sognante.
-Ma vi preparate di già? Manca ancora tanto al nuovo anno!- cambiò argomento.
-Abbiamo anticipato le date, la prossima settimana avanzeremo; a quanto pare avevamo una spia all'interno e se non attacchiamo per primi lo faranno loro.-
-Significa che non ti vedrò per una settimana intera?-
-Forse anche più di un mese. Vogliamo fare le cose con calma e studiare bene il castello.-
-Non ho ben capito. Voi avanzate perchè lo stanno per fare loro, ma se state là ad aspettare...?-
-Saremo pronti, sempre. Qualsiasi movimento loro facciano, noi avremo le armi in mano per difenderci.- le spiegai intuendo la sua domanda lasciata a mezz'aria.
La guardai mentre si rabbuiava e il suo cuore perdeva qualche battito.
Le chiesi che cosa avesse.
-Mi mancherai molto.-  
Anche a me sarebbe mancata molto, ma non glielo dissi a parole, la strinsi in un abbraccio.
Cosa mi stava succedendo? Infondo non l'avrei vista per solo un paio di settimane.
Infondo era solo una ragazzina.
Infondo non mi aveva ancora donato nessun piacere fisico.
Sbuffai tanto silenziosamente che nemmeno Elena se ne accorse.
Era inutile che mi ponessi tutte quelle domande, oramai ero perso per lei e il fatto che non avrei potuto vederla per molto tempo mi rattristava.
Ma come si diceva spesso: prima il dovere e poi il piacere.
Già, perchè solo stare in sua compagnia mi faceva stare bene, non mi donava il piacere di cui parlavo prima, quello fisico, ma quello sentimentale, se così si poteva definire.
Lei era riuscita a far battere il cuore di un vampiro centenario.
Si illuminò improvvisamente e mi guardò con uno sguardo furbo, staccandosi dalla mia stretta.
-Ti posso aiutare io a realizzare la piantina del castello! Ne conosco ogni minimo dettaglio.-
La guardai accigliato.
Potevo fidarmi della sua memoria?
Al diavolo, sì!
Almeno avrei potuto condividere più tempo con lei, prima della partenza e, inoltre, non avremmo più avuto bisogno di trascorrere troppo tempo a studiare il castello.
-Ok, allora dopo pranzo vieni nel mio studio.-
-Va bene... ma, ok? Cosa significa?-
-'Va bene', l'ho sentito dire alla bottega, a quanto pare lo dicono in molti nel regno, ed è più corto...-
-Ok.- mi rispose ridendo.
La sua risata.
Avevo mai parlato della sua meravigliosa, melodiosa risata?
Faceva sorridere anche me ogni volta che mostrava quei suoi sorrisi.
Terra chiama quell'idiota di Damon che si è preso una cotta per una semplice umana.
Abbandonai la stanza per lasciarla cambiare e mi diressi in cucina, dalla servitù, dove si trovava anche mia madre, per spiegare loro la situazione.


POV ELENA
Entrai nella camera di Isobel per pulirgliela, ma la vidi che stava già mettendo le cose a posto.
-Lasciate, faccio io.- dissi sorridendole benevole.
-Non preoccuparti, cara. Riposati, ci occupiamo io e Bonnie di pulire.-
La studiai attentamente.
Era una donna gentile ma non aveva mai ostacolato il nostro lavoro.
-Damon vi ha parlato della mia famiglia, vero?- chiesi non riuscendo a trattenere un sospiro esasperato.
-Si tesoro, e noi riteniamo che tu non debba lavorare. Sei pur sempre...-
-No per favore, non trattatemi come se non potessi fare nulla. Io voglio lavorare.-
-Non abbiamo mai ospitato una ragazza del tuo rango, di certo non ti tratterò come una comune fuggitiva.-
Uscii dalla stanza leggermente irritata, non volevo che nella villa mi trattassero come una principessa, sopratutto perchè io non mi sentivo così e non volevo essere trattata come tale.
Bussai alla porta dello studio di Damon, speranzosa che almeno lui potesse risollevarmi il morale.
-Avanti.- rispose lui.
Entrai nella stanza e richiusi la porta alle mie spalle.
-Oh Elena, come mai già qui?-
-Tua madre non mi lascia fare nulla.- dissi sbuffando e mettendo il broncio, facendo invidia a una bambina di cinque anni.
Solo pochi attimi dopo notai che seduto su un piccolo divano vi era un uomo.
Arrossii leggermente, come avevo fatto a non notarlo prima?
-Disturbo?- chiesi spostando lo sguardo fra i due.
-Certo che no, siediti. Iniziamo ora.- si affrettò a dire Damon, rimettendo a posto alcune carte.
Mi sedetti sulla sedia accanto al suo amico, che continuava a scrutarmi interessato.
-Io sono Elena.- presi la parola.
-Alaric Saltzman, felice di fare la tua conoscenza.-
-Alaric, lei ci aiuterà con le mappe.-
Il suo amico mi guardò con fare superiore.
Probabilmente si stava chiedendo che cosa ne potessi sapere io.
Puntai lo sguardo su Damon, a disagio.
Lui notando il mio stato si sedette accanto a me.
-Allora, dovrai solo spiegare tutto quello che ti ricordi.-
-Ok.- risposi semplicemente facendolo sorridere divertito a causa della conversazione avuta quella mattina.
Il suo sorriso mi faceva andare ogni volta in iperventilazione.
E i suoi occhi azzurri come il cielo in una giornata soleggiata erano più caldi di quanto potesse sembrare, mi ci perdevo dentro ad esplorarli.
Alaric si alzò e si avvicinò alla scrivania e noi ci scuotemmo imbarazzati da quella trance.
Esaminai il piccolo disegno dei contorni del castello che avevano realizzato.
-Allora... qui ci sono le stanze reali, ma Klaus non ci dorme mai per paura di essere attaccato. Da quel che ho capito lui va a dormire in una casetta situata in un altro regno.- presi a dire dopo aver indicato un punto sulla mappa.
-Bene.- disse Damon pensieroso.
Mi sentivo un pò ridicola, mi chiedevo se davvero loro mi credessero o se quando me ne fossi andata avrebbero stracciato la mia cartina e avrebbero riso di me.
No, conoscevo Damon e non ne era capace.
-Qui.. il disegno è sbagliato.- 
-No, è fatto così.-
-No, non è vero, c'è una porta, ci sono delle scale e poi c'è un'uscita nel bosco.-
-No, forse ti sbagli.-
-Ne sono certa! Io sono uscita da lì!- quasi gridai, irritata dalle sue continue contraddizioni.
Alaric mi guardò sconcertato.
-Sei una fuggitiva?-
Feci per parlare ma non mi uscì alcun suono.
-Damon possiamo parlare un attimo.- chiese al ragazzo al mio fianco, diventando sempre più rosso dalla rabbia.
-No, se vuoi parlare puoi farlo anche davanti a lei.- rispose Damon freddo.
Alzai lo sguardo su di lui, sorpresa.
-Mi spieghi perchè hai chiesto a una fuggitiva di aiutarci? Come possiamo fidarci di lei?- gridò l'uomo dagli occhi verdi come se io non esistessi.
Automaticamente le lacrime si mostrarono, ma le trattenni.
-Elena, andiamocene.- disse Damon tirandomi per il braccio e costringendomi ad alzarmi.
-No, aspettate.- continuò Alaric passandosi una mano fra i capelli, quando eravamo ormai sulla soglia della porta.
-Scusate, io non sapevo ciò che dicevo e... mi dispiace Elena.- disse poco sincero, forse più per evitare di litigare con il suo amico che per non farmi stare male.
-Non.. non preoccuparti. Hai ragione tu, nemmeno io al posto tuo mi fiderei di me stessa, insomma.. perchè dovresti?- dissi ricevendo uno sguardo sbalordito dai due ragazzi.
-Io mi fido di te, quindi per quanto mi riguarda possiamo continuare, sempre se Alaric vuole.-
-
Cercherò di fidarmi di te, non sembri avere cattive intenzioni. Quindi anche per me va bene.- disse sorridendomi, in risposta gli sorrisi anche io grata della fiducia che mi stava dando.
-Quindi... forse è un tunnel segreto quello che ci hai indicato prima.-
-Non lo so, è probabile. Ma vi erano molte stanze, sembrava più il corridoio di una casa molto vecchia, tipo quello di mia zia.- 
-Tua zia? Uhm, dimmi quanti anni ha?- chiese interessato Alaric.
Lo guardai divertito.
Era più grande di Damon, che aveva 23 anni.
Sicuramente a mia zia sarebbe piaciuto molto.
-Te la presenterò un giorno, se ti interessa.-
-Molto volentieri.- rispose confidenziale.
-Alaric, non è il momento giusto per provarci con lei.- intervenne Damon, continuando a disegnare.
Era davvero bravo, dovevo ammetterlo.
-Perchè no?-
-Diciamo che è ancora un pò sconvolta dal mio ritorno...- risposi enigmatica lanciando uno sguardo d'intesa al ragazzo dagli occhi azzurri.
-Già, niente lanterne svolazzanti l'anno prossimo.- continuò Damon guardandomi sorridente.
-Cosa vorreste dire?- chiese Alaric confuso.
-Niente, continuiamo?-
-Ehm si, allora... qui c'è la stanza di Tyler, il consigliere del re.-
-Tyler? Dove l'ho già sentito questo nome?-
-Tyler, Tyler... non sai dirci di più? Tipo il cognome?-
-E' qualcosa tipo Forwood.- dissi con le soppracciglia corrugate, dubbiosa se avessi detto il cognome giusto.
-Lockwood.- ripeterono all'unisolo.
-Sì, esatto!-
-Elena grazie per il tuo aiuto.- mi liquidò Damon.
-Di nulla.- risposi sorridente uscendomene dalla stanza.
Ero felice di essere stata d'aiuto, ma anche leggermente offesa dal modo in cui mi aveva cacciato via.
Fattene una ragione, Elena. Non può dedicarsi sempre e solo a te, anche se ti piacerebbe... il dovere è pur sempre dovere.

POV DAMON
-Quindi è Mason la spia! E noi che abbiamo accusato il povero marito di Rose!- dissi sconvolto passandomi una mano sulla fronte.
Dire che sia stato un colpo basso è riduttivo.
Mason era uno dei miei migliori amici e non riuscivo a credere che lui mi fosse stato a fianco solo perchè era una spia.
Forse era stato proprio lui a rubare i fogli che non trovavo più.
-Beviamoci sopra! Domani gli parleremo!- disse Alaric con fin troppa calma.
-Non voglio parlargli, ho intenzione di ucciderlo con le mie stesse mani.- ringhiai, furioso.
Il mio amico prese una bottiglia dallo scaffale di vetro e ne versò il liquido ambrato in due bicchieri.
Presi delle lunghe sorsate e riconobbi il sapore del bourbon.
-Allora.. parlami di questa Elena.-
-Non c'è niente da dire su di lei.- mi calmai immediatamente sentendo quel nome.
-Amico, per favore. La guardi in un modo che fa ingelosire questa povera bottiglietta di alcool. E poi l'hai difesa, andando contro di me, ma te lo perdono.-
-Non ho nulla da dire su di lei, mi piace e basta.-
-Damon Salvatore che afferma che gli piace una ragazza... comincio a preoccuparmi!-
-Stai zitto!- dissi scherzosamente lanciandogli un libro che lui prontamente schivò.
Anche io stavo cominciando a preoccuparmi.
Avevo paura di quei sentimenti che provavo per lei.
Avevo paura di uscirne ferito.



angolo autrice:
chiedo scusa per il ritardo -oramai ci avrete fatto pure l'abitudine- ma mi si era rotto il computer e mio padre è riuscito ad aggiustarlo solo ieri.
ma parliamo del capitolo che, per ovvi motivi, non mi piace: ci vengono fornite alcune informazioni... Mason è la spia. Esploriamo i sentimenti di Damon e finalmente ammette ad alta voce che le piace Elena.
E beh, anche Elena non è indifferente.
Vi chiedo, per favore, di recensire perchè ho davvero bisogno di conoscere le vostre opinioni.
Infatti, è aumentato il numero delle persone che hanno messo la storia fra le seguite e preferite -grazie mille!- ma è diminuito quello dei recensori e questo non mi piace!
Ciao, alla prossima volta :)

P.S. D'ora in poi aggiornerò di venerdì, poichè mi è più facile.

P.S. 2 (lol sono una rompiscatole, ma capitemi...) Come ho già detto a qualcuna di voi nelle recensioni, la storia durerà pochi capitoli (tipo 15 o 16 con epilogo compreso) quindi le cose accadranno abbastanza in fretta d'ora in poi.

Ok, ciao per davvero adesso. Al prossimo capitolo, aspetto le vostre numerose recensioni :)

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Capitolo 9
*** Chapter 8 - My first kiss. ***


chapter 8 Chapter 8 - My first kiss.

POV DAMON
-Elena, trovo che questo gioco sia stupido.- gridai, guardando dietro il divano.
Avevamo la casa tutta per noi poichè mia madre e gli altri inservienti erano andati al castello per certificare la loro appartenenza a noi.
Elena non poteva andarci, era un segreto.
Stavamo facendo uno stupido gioco a cui avevo accettato di partecipare solo per farle scomparire il broncio: lei si doveva nascondere e io la cercavo.
Sbuffai rumorosamente poco prima che delle esili braccia mi spingessero e io, colto di sorpresa, cadessi a terra.
Mi ritrovai sdraiato con Elena seduta a cavalcioni su di me, con il viso a pochi centimetri dal mio.
-Lo dici solo perchè stai perdendo.- soffiò sorridendo.
Venni scosso da miriadi di brividi mentre pensieri poco casti si impadronivano di me.
-Dimmi, cos'altro vorresti fare?- chiese innocentemente.
Per lei era tutto un gioco, non sembrava provare le mie stesse cose quando era in mia compagnia.
Fui colto da un pò di delusione.
Mi misi seduto tenendola per i fianchi in modo che non potesse spostarsi.
Il suo cuore cominciò a battere freneticamente al mio tocco.
Posò i suoi occhi sulle mie labbra e io feci lo stesso.
Un'intensa voglia di assaporarle mi colse alla sprovvista.
Avvicinai il mio viso al suo finchè le nostre labbra non si sfiorarono.
Mi allontanai subito, non volevo privarla della decisione di scegliere.
Proprio quando stavo per arrendermi all'idea che non avrebbe continuato quel bacio,  si avventò sulle mie labbra iniziando un bacio passionevole.
Ci lasciammo andare per minuti a quella passione focosa. Non avevo mai baciato nessuna ragazza in quel modo.
Le sue labbra erano morbide e buone, esattamente come me le ero immaginato, se non ancora più deliziose.
Se avessi avuto un cuore in quel momento mi sarebbe uscito dal petto.
Il suo lo stava per fare, ero sicuro che da un momento all'altro potesse avere un infarto.
Le cinsi i fianchi possessivamente e la avvicinai ancora di più a me, facendo scontrare i nostri bacini e strappandole un gemito.
Mise le mani fra i miei capelli e mi morse leggermente il labbro, cosa che mi fece letteralmente impazzire.
Presi ad accarezzarle i capelli dolcemente con una mano e con l'altra la schiena, facendola rabbrividire.
Iniziò a boccheggiare in assenza di ossigeno perciò ci staccammo in modo che lei potesse riprendere aria.
La osservai incantato: aveva i capelli scompigliati, le labbra gonfie a cause dei troppi baci e le guance arrossate.
Era bellissima.
I nostri sguardi si incrociarono quasi involontariamente.
Rimanemmo a guardarci per secoli.
L'aria stava diventando sempre più tesa e imbarazzante.
Abbassò la testa non sapendo cosa dire o fare, decisamente molto più imbarazzata di me.
Iniziò a torturarsi le mani, ma non si decise di togliersi da sopra di me perchè, sicuramente, non voleva farlo.
Anzi, molto probabilmente stava aspettando che accadesse qualcosa per salvarla dalla situazione o aspettava solo che fossi io a fare il primo passo.
E lo feci, in un gesto che sorprese anche me.
Mi avvicinai e le lasciai un bacio sulla guancia in fiamme.
Lei rialzò lo sguardo su di me e mi sorrise felice.
Mi lasciò un bacio mozzafiato sulle labbra e poi si alzò aggiustandosi la gonna ampia.
Mi porse la mano per aiutarmi ma io, orgoglio, la rifiutai e mi alzai da solo.
La abbracciai da dietro ed inspirai il suo profumo mentre abbandonava la testa sulla mia spalla.
Le spostai i capelli da un lato strappandole una leggera risata.
-Perchè ridi?- chiesi realmente curioso.
-Mi hai fatto il solletico.- spiegò come se nulla fosse, ammirando il paesaggio fuori dalla finestra.
Mi vantavo sempre del nostro giardino, lo adoravo in tutta la sua bellezza.
Un'idea mi passò per la testa e aprofittai della posizione in cui eravamo per metterle le mani sulla pancia e farle il solletico.
Lei iniziò a ridere e a muoversi convulsamente, cercando di farmi smettere.
Continuai con la mia divertente tortura anche quando si accasciò a terra.
Vederla ridere così tanto mi illuminò di gioia.
Ignorai le sue suppliche di farmi smettere e lo feci solo quando notai che iniziava a far fatica a respirare.
La sua umanità era una delle cose che adoravo di lei.
Aveva le lacrime agli occhi per colpa delle troppe risate e si teneva le mani alla pancia.
Mi guardò e ritornò improvvisamente seria, quasi triste.
-A cosa è dovuto quel musetto, cerbiatta?- le chiesi indicando il piccolo broncio che le era improvvisamente spuntato.
-Mi mancherai.- disse abbracciandomi.
-Anche tu.- sospirai.
Ed era la verità.
Mi sarebbe mancata molto non poterla vedere ogni giorno per circa un mese.
Ma prima che potessi dirle una frase che avrebbe potuto rincuorarla la vidi ritornare felice, cosa che notai dal sorriso che mi stava mostrando.
Lunatica dovevo ricordarmelo per il futuro.
-Ci siamo baciati.-
-Ci siamo baciati.- le confermai sorridente.
-Quindi, ora posso baciarti ogni volta che voglio?-
-Sì e quindi anche io potrò farlo.- risposi lasciandole un bacio che la sorprese poco.
-Godiamoci questa giornata a pieno.-
In risposta mi sorrise.

POV ELENA
Seguii  Damon fino in giardino, tenendolo per mano.
Oramai era quasi il crepuscolo e il cielo stava iniziando a cambiare sfumatura.
Ci sdraiammo sull'erba ed ammirammo quel meraviglioso spettacolo di colori, mentre iniziammo a parlare del più e del meno.
-Questo mi ricorda tanto il giorno del mio compleanno.- dissi e lui annuì per farmi capire che era d'accordo con me.
Mi avvicinai di più a lui e lo strinsi in un abbraccio che se fosse stato umano lo avrebbe strozzato, come mi fece notare scherzosamente.
Strinse la mia mano dolcemente e ci guardammo negli occhi intensamente.
Chi l'avrebbe mai detto che avremmo condiviso dei momenti di questo tipo?
Gli sorrisi e li lasciai un bacio sulla guancia, poi tornammo a guardare il cielo che mi ricordava molto il colore dei suoi occhi durante il nostro bacio: un azzurro reso più scuro dal desiderio.
Il bacio. Era stato semplicemente meraviglioso.
Avevo aspettato quel momento per molto e, non potevo negare, che anche lui sembrava aver fatto lo stesso.
E dovevo ammettere che, forse per merito della sua esperienza o per dote naturale, era davvero un ottimo baciatore.
Mi chiedevo se anche io lo fossi, cosa molto improbabile poichè era il primo ragazzo che baciavo.
Le sue labbra erano semplicemente il mio piccolo paradiso personale.
Mi dispiaceva dover riscendere sulla terra proprio quando avevo trovato il paradiso.
Cercai con tutta me stessa di combattere il sonno, ma non ce la feci e i sogni mi avvolsero.

POV DAMON
Elena si era addormentata; la presi e la posai sul suo letto.
Le scostai una ciocca di capelli che si era posata sul suo viso e glielo posizionai dietro l'orecchio.
Dopo averle accarezzato dolcemente il viso, uscii dalla stanza.
Mi scontrai con mia madre che mi sorrise soddisfatta.
-Avevo ragione, sono passati solo pochi giorni e guardati...tutto felice dopo essere uscito dalla stanza di una ragazza-
Alzai gli occhi al cielo.
-Sì avevi ragione.- gliela lasciai vinta, consapevole del fatto che aveva ragione.
Scesi le scale e trovai Alaric e Mason ad aspettarmi sul divano.
Alaric cercò di fingersi sorridente mentre Mason lo era davvero, all'oscuro del motivo per cui lo avevamo chiamato.
Ci riunimmo nello studio e lì avvenne tutto.

POV ELENA
Mi risvegliai a causa della luce che non faceva altro che infastidirmi.
Mi vestii velocemente e scesi le scale contenta e triste allo stesso tempo.
La giornata precedente era stata una delle più belle della mia vita.
Mi sfiorai le labbra con le dita laddove si erano posate quelle di Damon.
Sorrisi fra me e me cercando di nascondere anche a me stessa la tristezza che si era impossessata di me, perchè quel giorno Damon sarebbe dovuto partire.
Decisi di salutarlo con un dolce risveglio ma i miei piani furono distrutti appena non lo trovai nè nella sua stanza nè in nessun'altra.
Decisi di andare a chiedere a Isobel che era, sicuramente, più informata di me.
-Sapete dirmi dove si trova Damon?-
-Se n'è andato questa mattina presto, cara.- mi rispose compassionevole.
Un senso di angoscia mi avvolse.
Avrei voluto salutarlo prima che se ne andasse.
Avrei voluto che lui mi avesse svegliato per salutarmi per quella che poteva essere un'ultima volta.

angolo autrice:
nuovo capitolo che sinceramente non mi piace molto.
trovo che sia scritto male e tutto il resto bla bla ok non vi interessa lol
ultimamente non faccio che scrivere schifezze cwc
anyway, in questo capitolo elena e damon si baciano **
poi lui però deve partire :(
non ho nient'altro da dire, aspetto le vostre recensioni.
baci al prossimo venerdì, nuovo giorno di pubblicazione ;)

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Capitolo 10
*** Chapter 9 - Love ***


chapter 9 Chapter 9 - Love

Pov Damon.
Eravamo accampati nel bosco, nell'attesa che si facesse sera e che potessimo attaccare Klaus al suo alloggio.
Dopo che Elena ci aveva detto di quel tunnel nascosto avevamo capito che molto probabilmente lui dormiva lì, altrimenti lo avremmo usato comunque per entrare nel castello senza essere visti.
Io e Alaric ci eravamo occupati personalmente di uccidere Mason; eravamo arrabbiatissimi con lui, non era pianificata la sua morte ma ormai l'avevamo fatto e non ce ne pentivamo.
Speravo solo che non avesse raccontato di Elena a Klaus, anche se lui era solo a conoscenza del fatto che fosse mia parente.
Inoltre la mia principessa mi aveva detto che se avessimo cercato bene nel bosco, era molto probabile che avremmo trovato le chiavi del castello che le erano cadute nella fuga.
Proprio stamane le avevamo trovate impigliate in un cespuglio e ora le tenevo io, per essere sicuro che non ci fosse nessun'altra spia.
Metà squadra si era addormentata.
Gli altri svegli si erano messi a parlare animatamente fra loro o a guardare le stelle.
Io, invece, stavo pensando a lei, a Elena.
Cosa provavo per lei?
Non riuscii a rispondermi poichè sentii dei passi venirci incontro e mi misi in allerta.
Anche gli altri fecero come me e presero i fucili in mano.
Vedemmo sbucare da dietro un albero un licantropo.
Dannazione, la luna piena! Ce n'eravamo completamente scordati.
Per fortuna eravamo equipaggiati anche con armi allo strozzalupo e alla verbena.
Prendemmo delle bombolette fatte con i primi e gliele lanciammo addosso.
Questo si lamentò e si accasciò a terra, dolorante.
Alaric si alzò e lo pugnalò con un coltello in argento.
Si sarebbe rivelato un periodo davvero difficile.

2 settimane dopo
Pov Elena
Damon e il suo equipaggio se ne erano andati via da ormai due settimane.
Sentivo la sua mancanza, mi sentivo vuota senza di lui.
Passavo tutte le giornate a pulire ma, appena finito, non sapevo cosa fare. Solitamente quando c'era lui ci divertivamo molto insieme, invece ora..
Avevo detto a tutti che dovevano smetterla di trattarmi come una principessa e, dopo tante suppliche, avevano accettato la mia richiesta.
Mi diressi verso la cucina dove incontrai Caroline intenta ad aspettare Matt.
Non lo vedevamo da alcuni giorni perchè la sorella era stata attaccata da un animale e lui si doveva prendere cura di lei; ma quel giorno aveva detto che sarebbe tornato in tempo per preparare la cena.
La salutai sorridente e iniziai a pelare delle patate, per aiutare Matt in modo che quando sarebbe tornato avrebbe dovuto solo cucinare.
Caroline prese un coltello e iniziò anche lei a tagliare le verdure.
-Come sta Vicky?-
-E' migliorata notevolmente. Pensano che ad attaccarla sia stato un licantropo.-
-Molto probabile, lei si sente male dalla luna piena, quindi...-
-Già.- rispose quasi disinteressata.
-A te non piace molto sua sorella o è una mia impressione?-
-Non è una tua impressione, mi sta proprio antipatica. E' talmente egoista che chiede a Matt di abbandonare qualsiasi cosa per lei.-
-Cosa intendi dire?- le chiesi ricevendo un sospiro rassegnato.
Ma io in realtà sapevo che mi raccontava tutto con molto piacere, sopratutto quando aveva bisogno di certi sfoghi.
-Io e Matt ci frequentavamo anche prima che tu arrivassi, ma lei ci ha fatti dividere perchè voleva che la prima a trovare una fiamma fosse lei e lui, stupido come non mai, le ha dato corda. Ma ti sembra sensato?-
-Davvero? Devo ammettere che è stata una scelta pessima... ma ora siete insieme, quindi non ci pensare più.- dissi sorpresa dal fatto che Matt avesse potuto ascoltare una ragione tanto stupida come quella datogli dalla sorella.
-Sì, hai ragione...  Sono cattiva se chiedo che lei muoia?-
La ammonii con lo sguardo. Sapevo cosa significava morire e non l'avrei mai augurato a nessuno.
-Va bene, ho capito, sono perfida muahahah.- disse lanciandomi una carota e facendomi scoppiare a ridere.
-Ma ora parliamo di te...-
La guardai curiosa e le feci cenno di continuare.
-Fra te e Damon... cosa c'è?-
Rimasi di sasso, non mi aspettavo che mi chiedesse una cosa simile.
Si notava così tanto che c'era qualcosa fra di noi?
-Nulla, siamo solo buoni amici.- la liquidai.
-Solo quello?- insistette.
-Esatto.-
-Davvero, non c'è nulla di più?-
La guardai: di lei potevo fidarmi, ero consapevole che non avrebbe spettegolato con nessuno di ciò.
Ciò che si dice in cucina, resta nella cucina.
Era un motto inventato da lei e Bonnie, molto simpatico e veritiero.
Inoltre, avevo davvero bisogno di parlarne con qualcuno.
-Va bene, ti racconto tutto.- dissi con fin troppa eccitazione posando tutto ciò che avevo in mano.
-Lui mi piace molto, davvero molto e sono quasi sicura di essere ricambiata.-
-Davvero? Come lo sai?-
-Beh... prima che se ne andasse, quando voi eravate al castello, ci siamo baciati.-
Caroline trattenne un gridolino euforico e anche io per poco non mi misi a saltellare.
Non sembravamo nemmeno noi, le tipiche ragazze con la testa sulle spalle.
-Oddio, davvero? E com'è stato?-
-Bellissimo.-
-Bacia bene?- non riuscii a trattenere una risata.
Ma che domande?
-Sì, molto molto bene. Ha delle labbra morbidissime e calde. E il suo sapore, tu non immagini che buon sapore abbia. Continuava ad accarezzarmi dolcemente ovunque; sarei potuta svenire da un momento all'altro.- dissi sognante ricordandomi il bacio e arrossendo leggermente.
Mi morsi il labbro; avrei tanto voluto poterlo baciare nuovamente prima che se ne andasse.
-Sei innamorata!- gridò caroline interrompendo i miei sogni.
Le feci segno di abbassare la voce e lei ripetè la frase.
-Credo proprio di sì. Ma non credo di essere ricambiata fino a questo punto.-
-Perchè no? Non l'ho mai visto interessato a una ragazza; tu potresti essere quella giusta.-
Non feci in tempo a risponderle che anche Bonnie fece il suo ingresso nella stanza.
-Si sentivano le vostre grida fin dal salotto, cosa è successo?-
-La nostra Elenuccia si è innamorata di Mr. Damon Salvatore.-
Bonnie mi guardò con gli occhi spalancati e poi mi venne incontro abbracciandomi.
-Oddio, sono felice per voi.-
-Calma Bonnie, non ci siamo mica sposati.- dissi ironica.
Ridemmo tutte e tre e non potei fare a meno di immaginarmi un matrimonio con lui.
Peccato che ìnon potesse avere dei figli essendo un vampiro.
Elena, smettila. Ritorna al mondo reale, lui non vuole dei figli da te.
-Ragazze cosa succede qui?- chiese Isobel entrando.
Diventammo tutte silenziose ed io arrossii al solo pensiero che avesse potuto ascoltare la nostra conversazione grazie al suo udito affinato.
-Io ed Elena stiamo aiutando Matt con la cena, mentre Bonnie...-
-Io ero venuta a dare una pulita alla cucina, ma a quanto pare è tutto al suo posto.- intervenne lei.
Le ringraziai entrambe mentalmente per avermi salvata dalla situazione.
Isobel sorrise a tutte quante.
-Elena, posso parlarti un attimo?-
-Certamente.-
Uscimmo dalla stanza e ci accomodammo sui divani del salotto.
-Cara, è venuta tua zia questa mattina dicendo che tuo fratello era arrivato. Se vuoi andarlo a trovare ti preparo la carrozza per domani.-
Sorrisi luminosa e gli occhi iniziarono a luccicarmi.
Mio fratello?
L'ultima volta che l'avevo visto sapeva a stento camminare.
Mi era mancato così tanto. Non facevo che pensare a lui e alla possibilità che fosse vivo.
E, grazie a Dio, lo era. Era vivo.
Trattenni le lacrime di felicità.
-Grazie, mi fareste davvero un enorme favore.-
Mi sorrise benevole e mi guardò nuovamente.
-Bene, allora vi lascio ai vostri lavori.- disse alzandosi.
Ritornai in cucina a parlare con le ragazze.
Quando furono tutti a dormire uscii a prendere un pò d'aria sul terrazzo.
Chissà cosa starà facendo Damon in questo momento. mi domandai.
Fiocchi bianchi iniziarono a scendere dal cielo.
Alzai le mani cercando di raccoglierli, ma questi si sciolsero al contatto.
Era la prima volta che toccavo la neve, solitamente riuscivo solo a guardarla a distanza.
Guardai incantata il cielo e il bosco, era davvero uno spettacolo meraviglioso.
-Potresti ammalarti qui fuori.- interruppe i miei pensieri una voce.
Mi girai e mi sorpresi nel vedere Damon non poco lontano da me.
Venni colta da un immenso senso di felicità.
Senza neanche rendermene conto, gli stavo già correndo incontro ed ero in braccio a lui.
In quella posizione, ci baciammo dolcemente.
Quanto mi era mancato! E pensare che erano passate solo due settimane...
-Se questo è il modo in cui mi accoglieresti ogni volta che torno da un viaggio, credo proprio che me ne andrò più spesso via di casa.- disse ricevendo un pugnetto scherzoso dalla mia direzione.
-Perchè sei già qui?-
-Non sei felice di avermi qui con te?- chiese mettendo un finto broncio.
-Sì, certo che lo sono.-
Gli lasciai un dolce bacio che lui approfondì rendendolo decisamente molto più passionale.
Continuammo a baciarci senza sosta e, improvvisamente, non sentii più il freddo invernale intorno a noi.
Eravamo solo io e lui, nient'altro.
Purtroppo, fui costretta a staccarmi per riprendere aria.
Lui ne aprofittò per scendere a baciarmi più in profondità.
Circondai i suoi fianchi con le mie gambe, anche se mi fu leggermente difficile a causa della gonna.
Mentre lui mi baciava il collo e scendeva sempre più sotto, io artigliai i suoi capelli e avvicinai sempre più i nostri bacini.
Lo vidi mettersi un attimo in allerta e lo guardai curiosa.
Nonostante avesse notato la mia confusione, non mi disse nulla.
Dopo due secondi ci trovavamo in camera sua.
-No, no Damon, tua madre dorme accanto a noi.- dissi trattenendo a stento un gemito quando mi baciò ciò che era messo in mostra dalla generosa scollatura.
-Non mi interessa.-
-A me si! E' pur sempre tua madre!-
Sbuffò contrariato e in un attimo fummo sul letto di camera mia, che era più isolata dalle altre rispetto alla sua.
Mi slacciò il corsetto mentre io gli feci saltare i bottoni della camicia, troppo impaziente per sbottonarli uno a uno.
Lui ghignò, compiaciuto dal mio gesto.
Gli catturai le labbra; nel frattempo lui cercava di togliermi il vestito e, dopo una manciata di minuti, ci riuscì.
Io feci lo stesso con i suoi indumenti.
Mi strappò di dosso la sottoveste beccandosi un mio rimprovero.
Mi privò anche dell'intimo e poi si alzò per ammirarmi.
-Sei bellissima.- soffiò.
Arrossii per il complimento e lo scrutai anche io meravigliata da quella visione.
Iniziò a baciarmi e ad accarezzarmi ovunque.
Si posizionò meglio sopra di me e, quando realizzai che quello era il momento, mi irrigidii visibilmente.
I ricordi della violenza subita ritornarono e con essi il dolore provato.
Iniziai a tremare, facendo preoccupare Damon.
-Elena, per favore, rilassati, non voglio farti male.- sussurrò.
Ma nonostante tutto continuai a guardarlo spaventata.
Mi accarezzò dolcemente i capelli e mi lasciò un bacio sulla fronte.
Finalmente, Mi rilassai e lui riuscì ad entrare dentro di me.
La stanza si riempì di sospiri e gemiti mal trattenuti.
Appena arrivati entrambi al limite, Damon si sdraiò su di me, per poi riposarsi sul letto.
Lo abbracciai felice di aver condiviso quel momento con lui.
Sorrisi luminosa e cominciai a disegnare dei cerchi immaginari sul suo petto.
-Damon...- attirai la sua attenzione.
-Sei il principe azzurro che cerco da anni.-
sorrise e mi lasciò un bacio sulla guancia, rimuginandoci un poco.
-E tu la principessa che ogni principe desidererebbe.-
Ci addormentammo abbracciati l'uno all'altro e, finalmente, felici come non mai.

angolo autrice:
ed eccomi qua con un nuovo capitolo.
è tardi, lo so, ma scusate non sono proprio riuscita ad aggiornare prima.
comunque, passiamo a commentare il capitolo.
non dirò che non mi piace perchè dopo le vostre 'lettere minatorie' in cui mi vietavate di scrivere che i capitoli facevano schifo mi sono seriamente spaventata di quello che potreste farmi D: lol
ma vabbè, quando una è abituata a sentirsi dire in continuazione che ogni cosa di lei fa schifo, ci mancherebbe se non lo pensa anche in contesti come questi...
ok passiamo seriamente al capitolo il cui titolo è Love. può sembrare un pò banale ma mi piace davvero molto come titolo: qui si parla dell'amore di Elena che condivide con Damon, suo fratello e le sue amiche, anche se per queste ultime viene solo accennato.
so che ci siete rimaste male del fatto che abbia fatto durare così poco la 'guerra' ma purtroppo avevo bisogno di accelerare le cose poichè, come vi avevo già detto, la storia è composta da 15 capitolo + epilogo in cui accadranno altre cose che daranno finalmente una scossa alla trama.
infatti, d'ora in poi, vi darò ciò che cercavate e scoprirete finalmente perchè Klaus vuole Elena.
ok, dopo questo lunghissimo 'angolo dell'autrice' vi saluto.
al prossimo venerdì, baci.

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Capitolo 11
*** Chapter 10 - A not totally good day. ***


Chapter 10 Chapter 10 - A not totally good day.


Pov Damon
Un fascio di luce mi risvegliò dal sonno profondo in cui ero caduto.
Sentii un corpicino attaccato a me e aprii gli occhi.
Elena stava ancora dormendo con il sorriso sul volto.
Dire che fosse felice del mio ritorno sarebbe stato riduttivo, ma d'altronde anche io non ero molto triste per la mal riuscita della missione, sopratutto se questo significava condivedere momenti come quelli con lei.
Era stata la prima volta che avevo fatto l'amore con una ragazza.
Era la donna più bella di cui i miei occhi avessero potuto goderne la bellezza.
A vederla così felice il mio cuore si riscaldò.
Le lasciai un bacio sulla fronte, poi sul naso, sulle labbra, scendendo sempre più in basso.
Aveva un fisico stupendo, dovevo ammettere che ne dubitavo leggermente all'inizio, ma da dopo quella notte mi ero dovuto ricredere.
La sentii mormorare qualcosa e finalmente aprì gli occhi.
Con le mani mi rialzò, proprio quando ero arrivato al ventre, e mi fece sdraiare nuovamente accanto a lei.
Mi guardò sorridendo e io feci lo stesso.
Eravamo felici insieme e nessuno avrebbe potuto ostacolarci.
-Buongiorno.- disse con la voce ancora impastata dal sonno.
-Buongiorno.-
Mi abbracciò, con il cuore che le batteva a mille, e io ne aprofittai per inspirare il suo profumo e lasciarle un bacio fra i capelli.
Anche lei mi baciò il petto, in modo meno lascivo di come aveva fatto la sera prima.
Avrei voluto condividere tanti momenti come quelli con lei, e speravo che ciò accadesse.
La vidi cercare di riaddormentarsi mentre io ero perso nei ricordi erotici condivisi con lei.
-No signorina, ora ti alzi da questo letto e passi la giornata con questo affascinante cavaliere.-
-Ma ho sonno.- protestò mettendo il broncio.
Dannazione a quegli occhi da cerbiatta, non riuscivo proprio a resistere.
-Va bene, ma fra poco ti voglio in piedi!- l'avvisai sospirando frustato.
Sorrise trionfante e si girò verso l'altra parte del letto.
L' abbracciai da dietro e lei si strinse di più a me.
Solo allora notai che aveva freddo.
Sì, stava praticamente congelando da quanto potevo notare dal calore della sua pelle.
Presi la camicia che quasi mi aveva strappato di dosso e gliela detti.
Se la mise addosso e inspirò il mio profumo, estasiata.
Venimmo riscossi dal rumore del bussare sulla porta, che ci allarmò entrambi.
Di certo non avremmo nascosto la nostra relazione, ma non ci volevamo far vedere in quello stato.
-Chi è?- chiese esitante Elena.
-Elena, sono io, Isobel. La carrozza è pronta.-
Il suo cuore prese a bettere furioso e il mio anche.
-La carrozza?- le chiesi sussurrando.
-Sì, oggi volevo andare da mia zia perchè è tornato mio fratello.- rispose con lo stesso tono di voce.
-Certo, vengo subito, grazie.- disse poi quasi gridando.
Sentii i passi da dietro la porta allontanarsi.
-Tuo fratello? Ma è meraviglioso!-
L' abbracciai contento per come erano andate a finire le cose per lei.
Quando era arrivata qua il massimo che si aspettava era un alloggio e un lavoro, invece ora aveva trovato un compagno, degli amici e i suoi parenti.
Mi sorrise con gli occhi lucidi dalla felicità.
-Mi farebbe davvero molto piacere se tu mi accompagnassi.-
-Certo che lo farò, ti starò sempre accanto.- le risposi ricevendo un sorriso radioso.
-Damon, ti arrabbi se ti dico che sono felice che la tua missione non sia andata a buon fine?-
-Affatto, anche io lo sono in un certo senso. L'unico problema è che ora Klaus continuerà a darti la caccia.-
Si incupì e mi sentii in colpa per averla demoralizzata tanto.
Per quanto fosse veritiero non volevo rattristarla.
-Scusa.-
-Non ti preoccupare.-
-Alzati, devi fare la tua entrata in scena anche con gli altri... Ma non andare a letto con nessuno, mi raccomando!- scherzò facendomi ridere divertito.
-Non ti preoccupare, sono già andato a letto sia con Caroline che con Bonnie.- mi vantai cercando di rassicurarla, ma a quanto pareva peggiorai solo la situazione.
-Oh... davvero?- disse guardandomi truce.
-Sì, ma nessuna di loro è stata importante quanto lo sei tu.- tentai di rassicurarla.
-Mmh... ci sei quasi..-
-E tu sei molto più brava.- dissi stupidamente.
Mi spintonò facendomi cadere sul pavimento con un suono sordo, e mi buttò addosso un cuscino.
Infine si mise sopra di me a cavalcioni.
-Pensa a qualcos' altro per farti perdonare.-
Senza pensarci un attimo mi avventai sulle sue labbra.
Iniziai a baciarla con passione e lei non mi rifiutò affato, anzi cominciò ad accarezzarmi i capelli.
Misi le mani sotto la sua camicia facendola sospirare estasiata.
Le accarezzai la schiena scuotendola con mille brividi.
Si posizionò meglio sopra di me, e io ne aprofittai per capovolgere le posizioni e mettermi sopra di lei.
Si staccò per riprendere aria e notai nei suoi occhi una fiamma passionale che non le avevo mai visto.
La guardai attentamente.
Non mi sarei mai immaginato che sarebbe stata una ragazza così focosa.
E amavo questo suo lato nascosto.
Mi guardò confusa e leggermente delusa.
-Perchè mi fissi così?-
-Perchè credo di essermi innamorato.- 
Tutto si fermò intorno a noi.
Ero, anche io, sopreso di aver detto quelle parole, ma era la verità.
Mi guardò sorpresa ma allo stesso tempo in un modo indecifrabile.
Gli occhi le luccicarono, il cuore cominciò a batterle a mille, mentre cercava di regolarizzare il respiro.
-Io no...- disse quasi in un sussurro.
Mi crollò il mondo addosso, avevo appena capito di non essere ricambiato e ciò faceva tremendamente male.
-Io ne sono certa.- continuò.
Mi alzai e la presi in braccio, buttandola sul letto, poichè il pavimento non era molto comodo.
-Ti ho quasi fatto svenire, ammettilo.- rise soddisfatta.
-Sei più perfida di quanto possa sembrare.-
-Dovevi vedere la tua faccia...- continuò a ridere.
Le feci il solletico e lei si contorse fra le mie mani.
-No no, imploro perdono- risata -per favore- risata -smettila.-
-Accetto le tue scuse.- dissi orgoglioso.
Mi accarezzò dolcemente una guancia e mi obbligò a guardarla negli occhi, improvvisamente seria.
Si avvicinò lentamente e mi posò un bacio mozzafiato sulle labbra.
-Mi hai reso l'uomo più felice di questo pianeta, sappilo.- sussurrai al suo orecchio.
-E tu la donna più felice.-
Finalmente avevo trovato anche io l'amore e non potevo che esserne più contento.
Lei era la donna con cui avrei condiviso il resto dei miei giorni, mi dissi.
La aiutai ad alzarsi e ci vestimmo entrambi.
Lei con dei vestiti nuovi e io con quelli del giorno primo, anche se, purtroppo, la camicia era strappata ma non mi interessava più di tanto, in cambio potevo assaporare in continuazione il suo profumo.


Pov Elena
Ci vestimmo entrambi e uscimmo dalla stanza, dannatamente felici.
Gli avevo confessato di amarlo e lui, contro ogni mia aspettativa, anche se ci speravo molto, diceva di ricambiare.
Ad aspettarci fuori dalla stanza, con nostro grande stupore, vi erano Isobel, Caroline, Bonnie e Matt.
Perchè erano tutti là?
-Bentornato.- gridò Caroline e successivamente gli saltarono tutti addosso, per abbracciarlo.
Dopo un iniziale confusione salutò tutti quanti con un caloroso abbraccio.
Gli erano mancati, ma di certo non l'avrebbe ammesso.
-Siamo felici di riaverti fra di noi, figliolo.- era Isobel a parlare.
Aveva ragione, eravamo felicissimi, io in particolare.
Notai lo sguardo eccitato della mia amica bionda che andava a posarsi sulle nostre mani intrecciate.
-Come facevate a sapere che ero tornato?- chiese Damon, salvandomi dalla situazione.
-Tesoro, voi due insieme fate più rumore di un cavallo imbizzarrito.- scherzò Isobel.
Dio per favore, fai in modo che io diventi sorda oppure fammi cadere in un buco nel pavimento.
Divenni ancora più rossa di quanto fossi prima e nascosi il viso nel petto di Damon, mentre lui ghignava fra il divertito e l'imbarazzato.
-Sotterrami.- implorai Damon, completamente in imbarazzo.
Tutti si misero a ridere, compreso lui. Ma cosa ci trovavano di tanto divertente?
Mi accarezzò dolcemente i capelli e io mi ripresi.
Mi girai verso di loro e aprii bocca per spiegarmi, ma Isobel mi interruppe prima ancora che emettessi un suono oltre a 'io'.
-Non vi preoccupate, approvo la vostra relazione.- disse sorridendo.
Vidi Damon irritarsi leggermente, a lui non interessava la sua approvazione quanto a me, infatti io sospirai sollevata.
-E siete molto carini insieme ma, per favore, la prossima volta fate meno baccano.-
Ed eccomi pronta ad arrossire nuovamente. Già, in effetti non ero stata molto silenziosa, ma non era colpa mia...
Ricominciarono tutti a ridere. Erano proprio strani.
Ero l'unica in imbarazzo in quel momento? Perchè Damon non lo era?
Andammo in salotto e cominciammo a parlare della sua missione andata male a cause del maltempo, di Vicky e sospettammo che fosse stata attaccata dallo stesso licantropo che avevano incontrato loro nel bosco.
Purtroppo si era fatto troppo tardi per andare da Jenna, ma ci sarei comunqua andata fra qualche giorno.
Mio fratello, dicevano, sarebbe stato da mia zia ancora per molto, in cerca di un lavoro in quel regno.
All'ora di pranzo Matt se ne andò per cucinare e anche tutti gli altri inservienti, compresa io, ci alzammo per pulire la villa.
Damon si diresse nel suo studio e Isobel lo seguì.
Quando vi passai accanto li sentii parlare di me. Ero curiosa, ma non volevo origliare, perciò me ne uscii in giardino a parlare con Caroline che stava cercando di prendere ispirazione dalla natura per la creazione degli abiti della festa della settimana successiva.
Mentre parlavamo una fitta lancinante mi colpì alla testa.
-Stai bene?- mi chiese notando la mia smorfia di dolore.
-Sì è solo che..- non riuscii a finire la frase perchè una fitta ancora più dolorosa mi costrinse a portarmi le mani alla testa e a gridare.
-Elena!- gridò spaventata avvicinandosi a me, per portarmi in casa.
Mi accasciai a terra continuando a gridare.
Il dolore che stavo provando era indescrivibile.
Mi sentivo scoppiare la testa e faticavo persino a respirare a causa del dolore.
Era insopportabile, non riuscivo nemmeno più a vedere bene.
Gridai più forte delle altre volte e vidi Caroline correre allarmata dentro la villa.


Pov Damon
Ero nel mio studio a discutere con mia madre della mia relazione con Elena.
Non sembrava contrariata anzi, le piaceva molto lei come ragazza e sopratutto come mia compagna.
-Tuo fratello sta tornando, vuole farci conoscere meglio sua moglie, Rebakah.-
-Davvero?-
Non lo vedevo da molto tempo ed ero contento di rivederlo, inoltre anche io ora potevo presentargli una ragazza.
-Sì, però devo controllare meglio le stanze che abbiamo, altrimenti...- non riuscì a finire la frase perchè una Caroline affannata fece irruzione nella stanza.
Era terrorizzata.
-Damon, Elena sta malissimo, vieni.- disse cercando di riprendere fiato.
Al sentire il nome della mia principessa, le corsi dietro finchè non arrivammo in cortile.
Elena era a terra con le mani alla testa che gridava dolorante.
Mi avvicinai a lei e notai che continuava a piangere.
Le accarezzai dolcemente la schiena cercando di calmarla e mi misi alla sua altezza.
-elena calmati, che cosa hai?- chiesi leggermente infastidito.
Ero sicuro che si trattasse di un dolore lieve, infondo gli umani tendevano ad esagerare tutto.
-La testa... fa tanto male.-  
-Caroline cosa le è successo?-
-Non lo so... stavamo parlando e...e... all'improvviso lei ha avuto dolore alla testa e ha iniziato a gridare e io....- non concluse la frase perchè scoppiò in un pianto.
Mi stavo seriamente preoccupando per Elena, non riuscivo a capire che cosa avesse. Forse era meglio non sottovalutare nulla, la cosa sembrava abbastanza seria.
-Fallo smettere.- gridò fin troppo forte.
Non faceva altro che gridare.
Non sapevo cosa fare, mi sentivo inutile.
Improvvisamente le sentii, delle grida in lontananza accompagnate dal rumore di alcuni zoccoli di cavallo: -La sento gridare, da questa parte! Seguitemi!-
Non ci misi molto a fare due più due.
Capii che le avevano inflitto talmente tanto dolore da farla gridare così da poterla sentire e catturarla.
La voglia di ucciderli uno per uno mi invase, ma mi trattenni.
-Io porto Elena via da qui, se viene qualcuno e chiede di lei o vi accusa di nasconderla voi mostrateli la casa e nascondete le sue cose. Ditegli che siamo solo noi. Se vi chiedono di me ditegli che sono a casa di una ragazza, perchè ho passato la notte con lei.- dissi prendendo la mia fragile umana che continuava a gridare e contorcersi dal dolore, fra le mie braccia.
Un moto di compassione mi avvolse: sembrava quasi che fosse destinata a soffrire... ma io l'avrei salvata questa volta.
Sarei stato il suo principe azzurro che la liberava dal male, come mi aveva raccontato una volta di sperare.
La guardai negli occhi: -Elena, calmati. Non gridare più, concentrati su qualcos' altro, ti aiuterà ad alleviare il dolore perchè, purtroppo, io non posso fare più di questo per farlo cessare.-  
Le sue iridi si ingrandirono e, improvvisamente, smise di gridare guardandomi addolorata e spaesata.
Mi addentrai nel bosco della direzione opposta alla loro.
Continuava a contorcersi e a rantolare dal dolore, ma almeno non l'avrebbero più sentita.
-Damon?- mi chiamo flebilmente.
-Sì?-
-Mi hai soggiogata?-
-Sì.- ammisi.
-Grazie.- mormorò prima di svenire fra le mie braccia.
I battiti del suo cuore stavano rallentando pericolosamente.
La guardai disperato: non avrei accettato di perderla.


angolo autrice:
scusate il leggero ritardo, ultimamente non faccio che pubblicare a quest'ora un pò tarda.
alloooora, come vi avevo promesso, da questo capitolo in poi inizia un poco di movimento.
non è chissà che, ma comunque la trama non sarà più tanto 'piatta' com'è stata fin'ora.
non dirò niente su questo capitolo, aspetto le vostre recensioni, anche piccole o negative.
ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite/preferite e ricordate e sopratutto chi recensisce.
ci tengo a ringraziare sopratutto
Esperanza97  e  EmmeEnne che lasciano sempre un pensierino alla storia.
bene, ora vi lascio, baci e alla prossima :)

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Capitolo 12
*** Chapter 11 - The vampire and the doppelgänger ***


Chapter 11 Chapter 11 - The vampire and the doppelgänger


Pov Elena
Portai una mano sulla fronte come per fermare il leggero dolore che mi colpiva alla testa.
Mi ero risvegliata pochi secondi prima e quel dolore non sembrava cessare.
Aprii gli occhi, infastidita dalla luce che batteva fin troppo forte sulle mie palpebre ancora chiuse.
La cosa più fastidiosa era che non mi ricordavo nulla. Sentivo come un vuoto nella mia memoria.
Una mano calda si poggiò sulla mia guancia, facendomi sussultare leggermente. 
Damon.
Feci un debole sorriso ma vidi che lui non rispose.
Cercai di alzarmi ma me lo impedì.
-Resta sdraiata. Ti ho dato molto sangue, forse troppo, non vorrei che ti sentissi male.-
Mi aveva dato il suo sangue? E perchè mai?
-Cos' è successo?-
-Non ricordi proprio nulla?-
Scossi la testa in segno di diniego.
-Quei bastardi ti hanno inflitto del dolore per obbligarti a gridare, così da poterti trovare. Hanno una strega dalla loro parte.- spiegò con disprezzo.
E ricordai tutto: il dolore provato in quel momento, la disperazione di Caroline, i tentativi di Damon di farmi calmare, lui che mi prendeva fra le sue braccia e infine il nulla.
Mi guardai intorno, improvvisamente spaesata, e realizzai che non ci trovavamo a quella che oramai consideravo la mia casa.
-Dove siamo?-
-Abbiamo molte ville sparse per il mondo, noi. Ora siamo nel regno di Alexia Branson*.-
Avevo sentito più volte parlare del suo regno e della libertà che la regina lasciava ai suoi abitanti.
-E' una vecchia amica di famiglia. Ci aiuterà a nasconderci, ma non potrà fare nulla di più.-
Un'amica di famiglia... era normale essere gelose anche in certe situazioni? Mi vergognavo di me stessa.
-Ringraziala da parte mia.- dissi non del tutto sincera, cosa che Damon notò e, infatti, inarcò un sopracciglio.
Feci per alzarmi ma, prontamente e nuovamente, lui me lo impedì.
Sbuffai rumorosamente.
-Devo andare al bagno. Una signorina non può nemmeno fare i suoi bisogni?- dissi irritata.
Lui rise leggermente in imbarazzo.
-Ti accompagno io, però.- mi avvisò, aiutandomi ad alzarmi, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
Appena finii, trovai fuori dalla stanza Damon che mi scrutava attento, come per poter scorgere qualcosa che non aveva notato prima.
-Ti ho preparato dell'acqua calda. Quindi ora ti faccio un bagno.-
-Mi fai?-
-Sì, tu dovrai solo restare sdraiata.-
-Damon, so benissimo fare da sola. Non sto poi così male.-
-Poi così male...? Cosa vorresti dirmi? Provi ancora qualche dolore?-
-Un pò alla testa, ma è sopportabile, non ti preoccupare.-
-E io che pensavo di averti tagliato via ogni dolore... è deciso: ti lavo io.-
Sbuffai contrariata e anche leggermente infastidita. 
-Smettila di sbuffare.- disse freddo.
-Scusa..- continuò poi notando la mia espressione ferita.
Certo, amavo quando era protettivo ma adesso stava esagerando.
Si stava preoccupando troppo, infondo lì sarei stata al sicuro.
Mi tolsi i vestiti con il suo aiuto e poi mi immersi nella vasca riempita d'acqua bollente.
Mi ci volle un pò prima di abituarmi a quella temperatura, ma era davvero piacevole.
Poggiai la testa sulla vasca e chiusi gli occhi, visibilmente rilassata.
-Sei meravigliosa, lo sai?- non potevo vederlo ma ero sicura che avesse dipinta in volto quella meravigliosa espressione trasognante che mi mostrava ogni qualvolta che condividavamo momenti intimi come quelli.
Non risposi ed arrossii leggermente per il complimento.
Non mi vergognavo di farmi vedere nuda da lui, non più almeno.
La trovavo una cosa abbastanza normale.
-Entra anche tu.- lo invitai lasciandoli uno sguardo lascivo.
Mi guardò combattuto, avrebbe voluto molto ma c'era qualcosa a bloccarlo.
-Mi sento così sola qui dentro... e ho tanto, tanto freddo...- mentii giocandomi la carta della preoccupazione e del broncio.
Inarcò un sopracciglio e sorrise divertito.
-Sei tremenda... - disse togliendosi anche lui i vestiti.
Sorrisi soddisfatta.
Si posizionò dietro di me e io mi sedetti fra le sue gambe, poggiando la schiena e la testa sul suo petto.
-Quanto è facile prenderti all'amo.- dissi mordendogli giocosamente il collo.
-Ehi angelo, attenzione o potresti farmi male.- disse ironico.
-Angelo?- chiesi dolcemente colpita dal fatto che mi avesse chiamata in quel modo.
-Sì, angelo. Tu sei il mio paradiso personale.-
Il mio cuore prese a battere più forte, cosa che lui notò.
-E' normale amare così tanto una persona che conosco da così poco tempo?- quasi sussurrai.
-Non lo so... ma, in ogni caso, noi non siamo una coppia molto normale...- mormorò prima di baciarmi castamente.
Prese a lavarmi i capelli e il corpo delicatamente, come se fossi fatta di cristallo.
Mi stava facendo letteralmente impazzire.
Non avrei mai immaginato di potermi sentire così bene fra le braccia di un ragazzo.
I miei sogni da giovane fanciulla non rendevano giustizia alla sensazione di amore che provavo con lui.
-Giusto, tu sei un vampiro e io una doppelganger...- risposi distrattamente alla sua constatazione.
Si interruppe improvvisamente.
-Cosa sei tu?-
Solo allora mi accorsi che gli avevo rivelato il mio segreto che custodivo fin dalla nascita.
Avrei dovuto rivelarglielo?
Certo che avrei dovuto, ma avevo paura. Paura che non volesse più starmi accanto perchè lo considerava pericoloso per sè stesso o perchè gli avevo mentito per troppo tempo.
Abbassai la testa colpevole.
-Io... non posso dirtelo.-
-Elena stiamo insieme, tu conosci tutti i nostri segreti, pensavo che non dovessimo nasconderci più nulla.-
-Io vorrei dirtelo, ma....-
-Dimmi perchè non puoi dirmelo!- quasi mi gridò contro.
-Perchè dopo non mi vorresti più.- mormorai.
La sua espressione si addolcì notevolmente.
-Non è assolutamente vero. Ti amo e, anche se volessi, non riuscirei a lasciarti andare.-
Fuggii nuovamente al suo sguardo indagatore.
Dovevo dirglielo. Aveva ragione: lui mi aveva raccontato tutto di lui e io... io invece mi ero comportata da egoista e avevo preferito tenermi tutto per me.
-Va bene, prima vestiamoci però.- risposi ancora leggermente incerta.

Pov Damon
Eravamo seduti sul letto e aspettavo che Elena prendesse coraggio per raccontarmi la sua storia che mi aveva tenuta nascosta fin' ora.
Non ero arrabbiato con lei, me lo aveva nascosto perchè aveva paura che potessi lasciarla. Ero, più che mai, deluso dalla poca fiducia che aveva nei miei confronti. Come poteva lontanamente pensare che potessi lasciarla? Allora, forse, dubitava anche del mio amore.
Decisi di lasciar stare, avremo parlato di quello un'altra volta. Ora, l'unica cosa che m'importava era sentire uscire dalle sue meravigliose labbra quella storia.
Prese un lungo respiro e poi, finalmente, cominciò a parlare.
-Klaus è un ibrido.- 
-Sì, lo so. Ma non vedo cosa c'entri lui con te.- 
-Non mi interrompere più, altrimenti non riesco a finire.- disse fredda.
Accettai senza discuterne troppo, sapevo che era difficile per lei raccontarmelo.
-Il suo lato da licantropo è bloccato. L'unico modo per sbloccarlo è sacrificare una doppelganger durante la luna piena, ma solo dopo che avrà compiuto i 18 anni*. La mia famiglia ha cercato di ostacolarlo dal suo intento in tutti i modi: nascondendomi, parlandogli, catturandolo e cercando di ucciderlo. Ma lui è un ibrido, non muore con un paletto e nemmeno con dell'argento...-
La guardai amareggiato notando la sua voce che si era andata a incrinare.
-Non ci sono altre doppelganger al mondo?-
-Sì, ma c'è bisogno che appartenga alla famiglia delle Petrova.... E se ne crea una ogni qualche secolo.. le altre ragazze non è riuscito a 'usarle' perchè si sono trasformate in vampiro, annullando la loro utilità.-
-E non puoi farlo anche tu?- chiesi stupidamente, sapendo che, comunque, non l'avrei lasciata io stesso trasformarsi in un mostro.
Scosse la testa e cominciò a piangere.
-Io non voglio..tu non puoi capire cosa significa essere perseguitati per tutta la vita. Essere maltrattati e violentati. Non puoi capirlo. Ha ucciso tutte le persone che hanno cercato di aiutarmi e io mi sentivo inutile e in colpa mentre li vedevo morire a causa mia, senza poter fare nulla.- disse fra un singhiozzo e l'altro cercando conforto fra le mie braccia.
-Mi dispiace tanto.- dissi sincero.
-Non dovresti starmi vicino. Ti porterò solo alla morte.-
-No, non dire così. Tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.-
Le lasciai un'infinità di baci sui capelli cercando di farla calmare.
-Elena, ti prometto che cercherò di fare di tutto per salvarti, anche se ne andasse della mia stessa vita.- le sussurrai all'orecchio.
Alzò il viso e tentò di sorridermi, senza molto successo.
Dopo qualche attimo bussarono alla porta.
Mi guardò spaventata, asciugandosi le lacrime.
La rassicurai, sapendo già chi fosse.
Mi allontanai da lei e lasciai entrare in casa mio fratello, Stefan.
I due si lanciarono degli sguardi curiosi, perciò decisi di fare le presentazioni.
-Stefan lei è Elena, la mia ragazza.- dissi beccandomi uno sguardo orgoglioso da parte di entrambi.
-Elena lui è Stefan, mio fratello minore.-
La ragazza sorrise immediatamente facendo un breve inchino a cui mio fratello rispose.
-Piacere di conoscervi. Desidero da tanto incontrarvi, ho letto appassionatamente i vostri diari.-
-Datemi del tu.-
-Fantastico, anche tu dammelo, per favore.-
Li guardai inarcando un sopracciglio.
Da dove proveniva tutta quella confidenza?
-Elena, Stefan è qui perchè ho bisogno di andare in un posto. Resterai con lui, per sicurezza.-
-Va bene,
sono in buone mani.-
Su Damon resta calmo.
-Certo, buonissime mani.- dissi fra i denti, cosa che mio fratello notò, divertito.
No. Non ero geloso, affatto.
-Spero che ti sia nutrito a dovere. Se le accade qualcosa ti uccido con le mie stesse mani.- gli dissi minaccioso uscendo dalla casa e beccandomi uno sguardo contrariato da parte della mia principessa.
Andai nel bosco, come nei piani e, dopo aver svolto il mio 'lavoro', mi incamminai verso la villa.
A metà strada cominciai a sentirmi male.
Caddi a terra stremato e poi svenni.


*E' il nome completo di Lexi.
*ho aggiunto questo particolare dell'età per spiegare il motivo per cui Elena fosse stata rinchiusa nelle segrete per tanto tempo. Altrimenti, se avessi fatto come nella serie, lui poteva sacrificarla anche da bambina... Penso che così abbia molto più senso.


angolo autrice:
*si rifugia in un angolino chiedendo umilmente perdono*
ora spiego questo aggiornamento anticipato: 1. non riuscirò ad aggiornare venerdì, perciò l'ho fatto oggi che, finalmente, ho avuto un pò di tempo.
2. volevo scusarmi con questo capitolo per aver saltato l'appuntamento della settimana scorsa e per non aver mantenuto la promessa di aggiornamento di mercoledì scorso che avevo fatto ad alcune di voi.
bene... sinceramente non so cosa dire.
ringrazio sempre voi meravigliose ragazze che recensite, mi fate davvero contenta, e lascio a voi anche il compito di recensire questo capitolo che sinceramente non mi pi.. *riceve pomodori e mazzate dalla folla*
ook, baci e alla prossima :)

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Capitolo 13
*** Chapter 12 - The prison. ***


chapter 12 Chapter 12 - The prison.


Pov Damon
-Damon, Damon ti prego svegliati.- sentii una voce cristallina chiamarmi mentre una piccola mano continuava a scuotermi.
Arricciai il naso, infastidito dall'odore di cane che si respirava
Appena aprii gli occhi incrociai subito lo sguardo preoccupato di Elena.
Mi misi a sedere e mi massaggiai la testa, leggermente dolorante.
-Stai bene?-
-Sì.- risposi sconcertato dalla sua domanda, perchè non avrei dovuto?
Mi guardai intorno e capii.
Dannazione, ci avevano trovati.
Eravamo nella cella del castello, ne ero certo.
Me ne dette la conferma Elena.
Non potei che sentirmi in colpa: le mie promesse si erano rivelate inutili.
-Mi dispiace tanto.- mormorai.
-Dispiace a me. Scusa se ti ho trascinato qui.-
Mi guardai nuovamente intorno e notai nella cella a fianco alla nostra un ragazzo, anzi un licantropo.
Ecco da dove proveniva quella puzza...
Ma non capivo perchè fossi anche io là.
Avevano in mente qualcosa di sadico tipo veder morire la mia ragazza o...?
-Perchè sono qui anche io?- chiesi con più tatto possibile.
-Qui arriva la seconda parte della storia..-
La guardai interrogativo.
-Per spezzare la maledizione, oltre alla doppelganger, devono essere sacrificati anche un vampiro e un licantropo.-
-E hanno scelto me...-
-Mi dispiace tanto, io non pensavo che ti avrebbero coinvolto. Credevo che avessero già trovato il vampiro da sacrificare.- disse con le lacrime agli occhi.
-Non.. non ti preoccupare!- cercai di rassicurarla.
-Non mi sarei dovuta avvicinare così tanto a te, sapendo che fossi un vampiro. E' solo che..- la interruppi posandole un dito sulle labbra.
-Elena, per favore, non fartene una colpa.-
-Non è giusto che abbiano preso anche te. Non è giusto!-
Alcune lacrime le sfuggirono, incontrollate.
-Avrei comunque chiesto io stesso di restare con te, in questo momento.- dissi raccogliendole una lacrima.
Avrei voluto fare qualcosa per farci uscire da quella situazione.
Per far uscire lei da quella situazione.
Si meritava molto più di questo.
Lei meritava una vita felice, insieme a una famiglia, un ragazzo umano e dei figli.
Meritava il trono che le spettava di diritto.
Meritava tutto ciò che di buono le era capitato nella vita.
E non meritava me: un vampiro che, nonostante la sua età e forza, non poteva fare nulla per aiutarla. Un vampiro che non avrebbe potuto darle dei figli.
Stavo mandando Elena a morire, e con lei anche io e quel licantropo di cui non conoscevo nulla.
Mi sporsi per parlargli ma lui aprì bocca prima ancora che io potessi farlo.
-Dimmi, la tua ragazza com'è a letto? Perchè l'ultima volta che ho controllato non era un granchè.- ghignò divertito.
Restai interdetto, cosa voleva dire?
-Forse quando vuole è brava.- continuò cominciando a ridere.
Non capii cosa intendesse finchè non vidi Elena iniziare a singhiozzare e nascondersi la testa fra le ginocchia.
L'avevano forse violentata?
Una rabbia ceca mi invase.
Avrei voluto uccidere quell'inutile uomo con le mie stesse mani, ma solo dopo averlo torturato per bene.
Ma tutto ciò che feci fu fulminarlo con lo sguardo e abbracciare la mia fragile umana.
La strinsi a me finchè non le si esaurirono le lacrime, ovvero fino a quando il licantropo non si addormentò e io fui colto dalla stanchezza.
Aspettai che si addormentasse anche lei per potermi riposare, finalmente, pure io.

Pov Elena
Fummo risvegliati dal suono dei passi nel corridoio, che rimbombavano rumorosamente sulle pareti.
Damon si mise in allerta e mi accarezzò dolcemente i capelli cercando di calmarmi, notando il mio battito cardiaco accelerato.
Era forse arrivato il momento?
Guardai fuori: no, non era ancora apparsa la luna piena.
Allora a cosa era dovuta quella visita?
Fummo alietati della visita di Klaus.
Strano, era venuto davvero molto raramente lui stesso a parlare con me.
Si avvicinò a noi ridendo sotto i baffi, con in viso un' espressione di pura cattiveria.
Damon scattò pronto a lanciarsi su di lui, o almeno sulla porta, ma io riuscii a trattenerlo in tempo.
Mi guardò infastidito dal mio gesto.
Voleva fare l'eroe ma non era la situazione giusta.
Sapevo che si sentiva in colpa per non essere riuscito a proteggermi, ma infondo non ci sarebbe riuscito anche se avesse fatto di più.
Mi ero già arresa all'idea, ora dovevo aiutare anche Damon a farlo.
-Dovreste ringraziarmi per avervi permesso di condividere gli ultimi istanti della vostra vita insieme.-
-Tu brutto...- ringhiò Damon iniziando una lista di brutte parole davvero molto lunga, tanto che iniziò a recitarle in altre lingue e a creare dei strani ibridi.
Lo guardai scioccata.
Non l'avevo mai sentito parlare in quel modo, era sempre stato un uomo molto colto.
-Damon, calmati!- gli sussurrai irritata portandolo indietro con una mano sulla spalla.
Ma che diavolo gli prendeva?
Certo, lo capivo, ma stava esagerando.
Speravo che in una situazione simile si sarebbe comportato in modo più rassicurante.
Non dicevo che non lo fosse stato fino ad allora, ma avrei preferito che avesse mantenuto quel tono.
In risposta Klaus sorrise divertito, ma potei notare una nota di irritazione.
-A proposito, Elena, ti è piaciuto il regalo di compleanno del tuo ragazzo? Io avrei scelto qualcosa di più costoso ma, infondo, sappiamo tutti come sei fatta, quindi non mi meraviglio della tua scelta
Come diavolo faceva a sapere come avevo passato il mio compleanno?
Capii tutto all'improvviso: lui aveva sempre saputo dove mi trovassi.
Ci aveva seguiti sempre.
Ed era riuscito a nascondersi molto bene o forse aveva incaricato qualcuno.
Sì, molto probabilmente c'era una spia fra di noi, ma non riuscivo a capire chi potesse essere.
Potei notare dall'espressione di Damon che anche lui stava avendo i miei stessi dubbi.
-Siete una coppietta così carina. Morire insieme sarebbe molto romantico, non trovate?-
Nessuno dei due rispose alla provocazione e lui si allontanò infastidito, per poi avvicinarsi alla cella di Tyler che iniziò ridicolosamente a supplicare perdono.
-Quando sarai morto forse capirai cosa significa la parola prudenza.-
Molto probabilmente era stato scelto come licantropo per il sacrificio perchè non era riuscito a tenermi dentro la cella.
E quindi era nelle prigioni da qualche mese ormai; nemmeno un quarto del tempo che ci avevo passato io.
Spero che abbia sofferto molto e non vedo l'ora di godermi la sua morte. pensai con cattiveria.
Appena il re se ne uscì, detti una leggera spinta a Damon e incrociai le braccia, arrabbiata.
Mi guardò con un sopracciglio alzato.
-Cosa diavolo ti è preso?- alzai la voce.
-Perchè me lo stai chiedendo? Ma hai notato dove ci troviamo? Diavolo Elena, e poi ci credo che sei stata rinchiusa per tanto tempo, non sembra nemmeno che tu voglia uscire da qui!- mi gridò contro.
Rimasi interdetta e ferita al sentire quelle parole uscire dalle sue labbra. Avrei voluto piangere ma oramai mi mancavano persino le lacrime da versare.
-E' davvero questo quello che credi? Credi che io non abbia mai sperato ogni maledetto giorno di uscire da qui? Credi che a me piacesse stare qua, che non avrei preferito correre per i prati ridendo insieme a mio fratello? La sai una cosa, Damon. Vai al diavolo.- gridai letteralmente furiosa.
Mi alzai a passi svelti, evitando il suo sguardo dispiaciuto, e mi avvicinai alla finestra.
Ci collocavamo davvero a una grande altezza.
Una volta ero persino stata tentata di saltare e uccidermi, ma la paura della morte mi aveva suggerito di non farlo perchè probabilmente avrei trovato un modo più dolce per farlo.
Sì, a volte facevo pensieri davvero macabri.
E in quel momento me ne passò uno di quel tipo, fin troppo azzardato.
-Io mi butto.- mormorai.
-Cosa?- chiese Damon sconcertato.
-Mi butto.- alzai leggermente la voce tremolante, sempre più convinta delle mie parole.
-No Elena, no no, non farlo.- disse prendendomi fra le braccia e allontanandomi dalla finestra.
-Ti prego, lasciamelo fare.- cominciai disperatamente a piangere e a contorcermi fra le sue braccia, cercando di sciogliermi dall'abbraccio in cui mi aveva stretta.
Ultimamente non facevo altro che quello: piangere.
Per fortuna c'era il mio principe sempre pronto a consolarmi.
-Se tu morissi la mia vita non avrebbe più alcun senso. Non costringerai anche me a seguirti nella morte, vero?-
-Oramai mi stai già seguendo. Il modo in cui lo si fa è totalmente irrilevante.- dissi guardandolo negli occhi.
-Non è vero. Ti ricordi? Ti ho promesso che ti avrei salvata anche se ne fosse andata della mia vita e lo farò, manterrò la promessa.-
Sorrisi debolmente dando poco peso alle sue parole. Sapevo che comunque era troppo tardi, non poteva più fare nulla per salvarci.
Mi sdraiai fra le sue braccia, in cerca di conforto.
-Ti racconto una storia, ti va?- disse a bassa voce.
Mi mancavano le sue storie ed ora era certamente ciò di cui avevo bisogno.
-Va bene.-


angolo autrice:
tadan ecco un nuovo capitolo, in ritardo come sempre lol scusate ma potete capire che dopo l'eccitazione della 407 le mie mani non riuscivano a cliccare su EFP (?) lol
a proposito, voglio proprio sapere cosa ne pensate di questa cosa (SPOILER PER CHI NON HA VISTO LA PUNTATA!!!) dell'asservimento.

ma torniamo alla storia: volevo spiegarvi alcuni punti.
l'inizio l'ho iniziato con un risveglio di damon, per creare una cosa opposta (se così si può dire) al capitolo precedente e quello prima ancora, in cui era elena a svegliarsi all'inizio del capitolo e in situazioni non tanto dispiacevoli come questa. infondo, in quello prima non era in una situazione tanto tragica come quella di ora.
pooooi l'altra cosa che volevo farvi notare è il finale che riconduce al terzo capitolo in cui damon racconta una storia ad elena. e poi, comunque, veniamo a sapere che quella non è stata l'ultima volta. quindi volevo scrivere una cosa che li riportasse alla vita normale, che facesse capire che comunque loro, ovunque siano, stanno 'bene'. non so se mi spiego.
e poi comunque penso che il comportamento di damon sia abbastanza giustificato, sopratutto se si tratta di elena.
cooomunque, dopo questo lungo angolo evaporo e vi chiedo di recensire numerosi. ciao e alla prossima :)

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Capitolo 14
*** Chapter 13 - The last day. ***


chapter 13 Chapter 13 - The last day.


Pov Elena
Ero sdraiata fra le braccia del mio amato, mentre lui continuava ad accarezzarmi dolcemente i capelli.
-Quindi era Mason la spia?- chiesi sconcertata rendendomi solo allora conto che in effetti non l'avevo più visto da molto.
-Esatto.- rispose scocciato dopo la milionesima volta che me lo ripeteva.
Il fatto era che ero rimasta davvero scioccata da quella rivelazione.
Mi sembrava una brava persona, mi dispiaceva che avesse sprecato la sua vita in azioni tanto crudeli.
Mi riscossi da quei pensieri; dovevo smetterla di dispiacermi sempre per gli altri quando quella in difficoltà ero io.
-Secondo te, mio fratello mi avrebbe riconosciuta se lo avessi incontrato?- chiesi improvvisamente.
Era quello che stavamo facendo da alcuni giorni: intraprendere conversazioni quotidiane cercando di dimenticare il posto in cui ci trovavamo.
-Te lo farò incontrare, promesso.-
-E' inutile che speriate ancora, non ne uscirete vivi da qui.- si intromise l'uomo dall'altra cella.
Ogni volta mi trattenevo dal rispondergli male, a differenza di Damon.
-Zitto cane.- lo fece tacere, infatti.
-Comunque credo che ritrovare la sorella creduta morta per anni lo sorprenderebbe molto... in senso positivo, intendo.-
-Damon, posso chiederti una cosa?-
Mi fece segno di continuare.
-Non hai mai desiderato una famiglia tutta tua?-
Speravo di non averlo urtato con quella domanda, sapevo che infondo gli dispiaceva non poter fare dei figli, nonostante non l'avesse ancora ammesso.
-Sì, tante volte ho sognato di veder correre per casa un piccolo angioletto, tutto sporco di fango, che mi abbracciasse e mi dicesse 'ti voglio bene papà'. -mi confessò sognante.
-Ma ciò non è possibile, me ne sono fatto una ragione oramai.- concluse tristemente.
-Sappi che resterò con te anche se non potremo costruirci una famiglia.-
-Sempre se tu vuoi.. non devi... non sei obbligato.- balbettai imbarazzata.
-Certo che voglio.-
Lo scrutai attentamente, era molto pallido.
Non si nutriva da molto tempo e stava cominciando a perdere le forze.
Non sapevo più cosa fare, non volevo vederlo morire per malnutrizione.
-Damon, mordimi.- dissi guardandolo decisa negli occhi.
Sbarrò gli occhi.
-No, sto bene, davvero.- me lo stava ripetendo da giorni, ma ora non gli credevo più.
-Non mentirmi, si nota benissimo che stai male.-
-Elena, ti farei male!- insistette.
Mi irritava il fatto che dovesse sempre contraddirmi.
-Ora io mi faccio un taglio, o tu mi mordi o io muoio dissanguata.-
-Non fare la stupida, per favore.-
Lo sfidai con lo sguardo.
-E, dimmi, con cosa vorresti tagliarti?- disse inarcando un sopracciglio.
Gli mostrai la collana dope sporgeva una piccola punta metallica che, per quanto potesse sembrare inutile, poteva rivelarsi molto pericolosa.
-Elena... ti farei male.-
Stava abbassando le barriere. Trattenni un sorriso di trionfo.
-Damon, per favore, lasciami fare qualcosa. Non riesco a vederti in questo stato.-
-Va bene.- sospirò rassegnato, dopo una silenziosa pausa.
-Mi fermerò in tempo, promesso.-
-Io mi fido di te, so che lo farai.-
Mi guardò dubbioso delle mie parole.
Spostai i capelli da un lato e lasciai cadere la testa all'indietro, esponendo il collo.
Mi lasciò un bacio e poi immerse i denti nella carotide.
Inizialmente il dolore fu insopportabile, sembrava di essere stati punti da tanti aghi.
Successivamente la sensazione divenne molto più piacevole.
Sentire il mio sangue fluire a lui mi faceva sentire molto appagata; mi dava quasi un senso di completezza.
Un piccolo giramento mi sorprese, ma non me ne curai, il piacere che stavo provando in quel momento era inimmaginabile.
Mio malgrado, e anche suo per quanto sembrava, Damon ritrasse i canini dal mio collo.
Mi leccò il sangue che stava continuando a uscire dalla ferita, tirandomi fuori un sospiro, e poi si allontanò definitivamente.
Ci guardammo intensamente negli occhi e poi ci sorridemmo.
Si morse il polso e poi me lo porse, sotto il mio sguardo confuso.
Lui, notando il mio stato di confusione, mi spiegò: -Bevi, così avremo fatto uno scambio equo: io ho preso il tuo sangue e tu il mio. E' una cosa molto importante per noi vampiri. Crea un legame più intenso con la persona che amiamo.-
-Oh... e se effettueremo questo scambio succederà qualcosa a noi? Tipo che ci leggeremo nel pensiero e cose simili?-
Lui mi sorrise divertito e intenerito allo stesso tempo.
-No, certo che no. Ma diciamo che ci farà sentire più uniti. Ci ameremo di più, se questo è possibile.-
Sorrisi felice, sembrava proprio una cosa molto bella quello scambio.
Mi avvicinai timorosa al suo polso e poggiai le labbra sul taglio che si era inflitto con i denti, iniziando a bere avidamente.
Un sapore ferroso invase il mio palato.
Mi staccai dopo pochi minuti.
Mi pulii con una mano il sangue dalle labbra, come aveva fatto lui poco prima.
Non mi sembrava essere cambiato nulla nel mio amore nei suoi confronti.
Forse era davvero impossibile amarlo più di quanto lo facessi prima.
Feci per aprire bocca e chiedergli se per lui fosse cambiato qualcosa, ma il rumore di una porta arrugginita che si apriva mi interruppe e attirò l'attenzione di entrambi.
Vedemmo uscire dalla porta delle guardie, che vennero nella nostra direzione.
Istintivamente abbracciai Damon, che ricambiò con fare timoroso.
Guardai, fuori dalla finestra, la luna: era arrivato il momento.
Aprirono la porta della nostra cella e ci misero delle catene intorno ai polsi.
Era doloroso essere trascinati senza alcuna curanza verso la morte.
Damon, invece, sembrava provare più che mai vergogna, per la situazione in cui era, a causa del suo solito essere superiore, ed era molto preoccupato per me.
Fummo trascinati fino al centro del bosco, dove vi era una larga piazza vuota da tutta la natura.
Ognuno di noi fu messo a debita distanza, formando un triangolo di cui io ero il punto centrale.
Davanti a noi vi era una donna, una strega, molto probabilmente, che teneva in mano un libro e a fianco una tazza di argento.
Poco dopo fece il suo ingresso Klaus, con un ghigno malefico stampato in faccia.
Sussurrò qualcosa alla donna, senza mai distogliere lo sguardo da me, che lo guardavo con disgusto.
Fui accerchiata dal fuoco, e la stessa cosa accadde al vampiro e al licantropo prescelti per il sacrificio.
Tyler si stava contorcendo a terra dal dolore da ore, fin da quando eravamo nella cella, ma non si era mai trasformato.
Probabilmente avevano rallentato la sua trasformazione e, ci scommettevo l'anima, che stava provando un dolore atroce.
Guardai Damon, il mio principe, e una lacrime ribelle mi bagnò le guance.
Scosse la testa in segno di non piangere.
Ma come potevo non piangere, in quella situazione?
Lo avevo condannato, questo non me lo sarei mai perdonata.
Forse ci saremmo ricongiunti in quel posto dove dicevano che si riunissero tutti gli angeli terrestri. Chissà se i vampiri erano destinati al nostro stesso paradiso e inferno.
La strega cominciò a pronunciare strane parole e il cerchio infuocato di Tyler si spense improvvisamente.
Klaus si avvicinò a lui e, dopo aver ben guardato la luna e avergli detto qualcosa che non riuscii a capire, lo uccise con un paletto d'argento.
Successivamente si avvicinò a Damon e, dopo essersi spento anche il suo fuoco, iniziò a parlargli guardandomi ogni tanto.
Il viso di Damon era contratto in un' espressione di pura rabbia.
Ma, contro ogni mia aspettativa, non stava facendo nulla per scappare.
Probabilmente aveva capito che non vi era nessuna via di fuga.
Si girò verso di me e io non potei più trattenere le lacrime, che mi appannarono gli occhi.
-Damon!- lo chiamai gridando.
-Ti amo.- continuai fra i singhiozzi.
Accennò un sorriso e sussurò un 'anche io' prima di essere colpito in pieno petto da un paletto di legno.
Il suo volto assunse un colorito grigiastro e poi cadde a terra, morto.
Il mio cuore fece un sussulto e potei quasi sentire il suono di quando si frantumò.
L'avevo perso, per sempre.
Iniziai a singhiozzare più forte e fui colta dagli spasmi.
Finalmente, anche il mio fuoco si spense.
Klaus mi porse la mano con finta gentilezza, senza mai smettere di ghignare.
Gli sputai addosso, cosa che lo fece arrabbiare.
-Ti ammiro Gilbert, hai coraggio!- esclamò con una strana luce negli occhi.
Per lui ero solo un oggetto, solo il mezzo per renderlo la persona più potente sulla Terra.
Non gli importava che io fossi una persona con un'anima e con una vita, come non gli era mai importato di nessun'altro, d'altronde.
Mi tirò il braccio, facendomi male, e mi portò sopra un altare di roccia.
Stavo andando a morire.
Ero terribilmente spaventata, non ero pronta alla morte, ero ancora troppo giovane.
Dovevo morire proprio quando avevo trovato la felicità?
-Vuoi dire qualcosa prima di morire, principessa?- chiese non realmente interessato.
-Vai al diavolo.- sputai rabbiosa.
In un attimo i suoi canini appuntiti mi trafissero l'arteria.
A differenza di quando mi aveva morsa Damon, il dolore non accennava a sparire anzi, sembrava che aumentasse. Dolore fisico e spirituale.
La maschera di sicurezza che avevo portato fino ad allora cambiò mostrando quanto fossi, in realtà, terrorizzata.
Volevo gridare, ma a cosa sarebbe servito? E, in oltre, l'orrore mi aveva resa muta.
Sembrava che quel momento non finisse mai. Tutto andava a rallentatore e quel dolore sembrava durare all'infinito.
Il respiro mi divenne più affannato e il cuore rallentò.
La vista, già annebbiata dalle lacrime, cominciò a mostrarmi tutto sempre più sfocato.
Poi il dolore e il terrore scomparvero e caddi nel buio più totale.






-Elena, elena..- mi sentii richiamare più volte.
Sentii uno strano brusio intorno a me; chi era che faceva tutto quel chiasso?
Persino nell'aldilà non avrei avuto pace?
Si stava così bene immersi in quel buio dove ero fino a poco prima.
Una fitta alla testa mi colpì, improvvisa.
Feci per portare una mano sulle tempie, ma non ci riuscii.
Una mano calda prese la mia e cominciò ad accarezzarne dolcemente il dorso.
Era una mano maschile, si poteva ben capire dalle dimensioni e anche dai peli che la ricoprivano.
Non potei ricambiare la stretta, anzi non ci riuscii.
Le dita mi formicolavano fastidiosamente, come il resto del corpo, d'altronde.
E sentivo i polmoni bruciarmi, quasi andare a fuoco.
Richiamavano ossigeno, cosa di cui io gli stavo privando.
Annaspai prendendo una grossa boccata d'aria e aprii gli occhi di scatto.
Inizialmente la luce mi colpì forte, obbligandomi a richiuderli ma, dopo aver sbattuto svariate volte le palpebre, riuscii a identificare il luogo in cui mi trovavo.
Incontrai due pozze d'acqua e ricordai tutto.
Villa Salvatore, Damon e tutte le altre persone che avevo incontrato dalla mia fuga, il sacrificio.
Vidi i suoi occhi luccicare e mi abbracciò caloroso, lasciandomi tanti piccoli baci sul viso, sulla spalla e sul collo, ancora dolorante.
Cos'era successo? Perchè ero ancora viva? Sì, perchè ero certa di essere viva: quello era il bosco, non il Paradiso o qualsiasi altro luogo in cui fossi stata spedita.
Chiesi spiegazioni a Damon che mi rivolse un'espressione dolorante.
-Devo raccontarti un pò di cose.-



angolo autrice.
strano ma vero: sto aggiornando nel giorno giusto *esclamazioni di sorpresa*
bene, sinceramente non so cosa dire di questo capitolo.
in effetti è scritto male e me ne rendo conto anche io ma dovete scusarmi, ultimamente non sto bene (moralmente) e tutte le verifiche e i compiti che ci stanno dando non alimentando la mia voglia di scrivere o, in questo caso, rivisionare le mie fanfic.
ci tengo a ringraziare chi ha recensito il capitolo precedente, ora vado a rispondervi ;)
e vi avviso che aggiornerò solamente a gennaio poichè la settimana prossima sono impegnatissima e quella successiva parto per poi tornare, appunto, solo a gennaio.
quindi, mi dispiace, ma mi assenterò per molto, anche se non gliene fraga a nessuno lol
ooook, non mi dilungo molto, anche se l'ho già fatto ormai 'vergognati francesca, questo angolino è più lungo del capitolo, praticamente!' 'zitta coscienza!'
voglio sentire la vostra opinione.
baci e alla prossima :)

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Capitolo 15
*** Chapter 14 - Spiegazioni. ***


Chapter 14 Chapter 14 - Spiegazioni.


Una settimana prima.

Pov Damon
Stefan era arrivato, finalmente.
Ora potevo mettere in atto il mio piano.
Uscii dalla casetta dove ci eravamo rifugiati e raggiunsi Lexi, nostra vecchia amica di famiglia.
Ricordai l'espressione gelosa di Elena nel sentir pronunciare quella frase e sorrisi fra me e me divertito.
Il toro che dice cornuto all'asino. 
Con lei vi erano anche Rebekah, la moglie di Stef, e Bonnie.
Avevo, infatti, appena scoperto che Rebekah e Klaus possedevano lo stesso cognome e lei stessa, successivamente, mi aveva confessato che erano fratelli.
Si unì a noi, poco dopo, un uomo che si presentò con il nome di Elijah, altro Mikaelson.
Lo guardai sospettoso, sperando vivamente di potermi fidare di quei due. Stavo mettendo la mia vita e quella della mia principessa nelle loro mani.
Iniziammo a discutere di un modo per tenere in vita Elena e me.
Mi ero arreso all'idea che prima o poi ci avrebbero trovato ed ero sicuro che, se mi avessero trovato con Elena, avrebbero ucciso pure me.
La verità era che ero a conoscenza della storia di Elena da circa un giorno, grazie a Bonnie che ci aveva raggiunti mentre era addormentata e mi aveva spifferato tutto.
Da lì è partito il piano che si è organizzato molto velocemente.
-L'unico modo per uccidere un Originario è con un paletto di quercia bianca che, per vostra fortuna, sono riuscito a recuperare. Attaccheremo Klaus nel momento della trasformazione in ibrido, quando sarà più fragile.-
Tutti quanti annuimmo, d'accordo con lui.
-Stefan ucciderà l'aiutante di tuo fratello e, proprio in quel momento, tu Elijah lo colpirai al petto.-
-E la strega- disse accennando con disprezzo a Bonnie -userà i suoi poteri per far ritornare in vita, con un antico incantesimo che non ha mai fallito, te e la cara Elena.-
Il mio cuore si riscaldò nel constatare che quell'incantesimo non aveva mai fallito.
-Fantastico, allora io torno all'alloggio, non vorrei lasciarla da sola più del dovuto.-
Ringraziai Lexi per l'ospitalità e notai che, quando me ne andai io, anche loro si allontanarono a velocità vampiresca.
Mentre mi dirigevo verso l'alloggio sentii le grida della mia piccola umana.
Mi allarmai e corsi nella sua direzione ma, prima che potessi aprire la porta, un dolore lancinante mi colpì e caddi a terra svenuto.

Mi risvegliai dopo alcune ore, in una lurida cella, insieme a Elena.
Inizialmente non capii il motivo per cui fossi lì.
Pensavo che mi avrebbero ucciso all'istante, invece ero ancora vivo.
A meno che l'incantesimo non avesse appena fatto il suo effetto.
Ma no, sembrava che fossi solo svenuto.
-Per spezzare la maledizione, oltre alla doppelganger, devono essere sacrificati anche un vampiro e un licantropo.- mi aveva spiegato successivamente.
Rimasi leggermente stordito dalla notizia.
Quindi dobbiamo morire in tre, chi è l'altro fortunato? mi chiesi ironicamente.
Mi guardai intorno seguendo la puzza di cane e incrociai lo sguardo di un ragazzino che avrà avuto l'età di Elena.
Poverino, destinato a morire a quell' età. Mi ricredetti appena discutemmo fra di noi.
La settimana passò molto lentamente, e io ed Elena cercammo di godercela a pieno.
La tenni all'oscuro del piano; non volevo che qualcuno ci sentisse e, inoltre, da grande bastardo qual ero, preferivo farle una sorpresa, se così si poteva definire... e poi non ero nemmeno sicuro che la cosa potesse funzionare, era meglio non darle false speranze.
In quella fogna ci scambiammo il sangue per la prima volta.
Fu una cosa magica, era la prima volta che scambiavo il sangue con una donna che amavo.
Era mia. Mia e di nessun altro.
Poi arrivò il giorno, quello in cui tutti noi saremmo morti.
Ci portarono, legati con delle catene ai polsi, come del bestiame, fino al bosco.
Il senso di vergogna che provavo in quel momento era indescrivibile; ero una persona orgogliosa e non mi facevo mai sottomettere...
Sentii il battito frenetico del cuore di Elena e la guardai preoccupato.
Dannazione a me, avrei dovuto dirle tutto. Rischiava di fare un infarto da un momento all'altro: era terrorizzata e odiavo che non si sentisse protetta, nonostante il fatto che ci fossi io 'accanto' a lei.
Dopo essere stati rinchiusi tutti e tre in dei cerchi di fuoco e aver assistito all'entrata in scena di Klaus, quest' ultimo uccise Tyler, che si stava contorcendo dal dolore da ore, probabilmente perchè gli avevano rallentato la trasformazione.
Successivamente Klaus si avvicinò a me e lo guardai con un' espressione di pure rabbia in volto.
Come poteva essere qualcuno così crudele?
Lui sarebbe stato l'uomo che avrebbbe ucciso Elena e questa cosa mi faceva sentire impotente e arrabbiato.
-Innamorarsi di un'umana. E' un errore che persone come noi non devono mai commettere. Guarda dove sei adesso. E' tutta colpa di quell'inutile umana, quella sacca di sangue parlante.-
-Non provare a parlare di lei in quel modo!- ringhiai provocandogli una risata soddisfatta.
Ci voltammo entrambi verso Elena che tendeva l'orecchio cercando di ascoltare la nostra conversazione, ma dalla sua espressione si poteva capire che non ci stava riuscendo.
-E, dimmi, perchè non l'hai trasformata in vampiro? Forse non la ami a tal punto di voler condividere l'eternità con lei.- mi provocò.
-Non volevo trasformarla in un mostro come te.-
-O come te.-
-Invece, dimmi Klaus, come ci si sente a non essere amati da nessuno?-
Dal suo sguardo saettarono scintille e capii che da lì a poco sarebbe giunta la mia morte.
Mi ritrassi leggermente, infondo ero un pò spaventanto. Ero sempre fuggito alla morte quando la cercavo, e ora che finalmente avevo trovato ciò che più mi faceva sentire vivo, dovevo morire.
Mi sentii chiamare da Elena e la guardai notando felicemente che Klaus ci stava concedendo un attimo per noi.
-Ti amo.- gridò fra i singhiozzi che la scuotevano; aveva il viso completamente rigato.
'Ti amo' le mimai sapendo che, se glielo avessi detto, con il suo udito da umana non mi avrebbe sentito.
Le lacrime cominciarono a cadere sempre più copiose.
No, non volevo che piangesse per me.
Lei non doveva soffrire così tanto.
Mi voltai nuovamente verso l'uomo che avevo davanti.
Non vedevo l'ora che i suoi fratelli lo uccidessero, che provasse anche lui il cupo sapore della morte. pensai malignamente.
Ma, infondo, come si poteva non avere pensieri cattivi nei suoi confronti? Da quando eravamo rinchiusi ne avevo fatti tantissimi, alcuni perfino da far invidia a un serial-killer, cosa che io, in fin dei conti, ero.
Venni imrpovvisamente trafitto al cuore con un paletto di legno.
Il dolore durò solo pochi attimi.
Iniziai a sentire le palpebre appesantirsi, il cuore rallentare e successivamente vidi tutto nero.


-Fratello, dammi un segno di risposta.- disse una voce preoccupata accanto al mio orecchio.
Fratello?
Capii: probabilmente si trattava di Stefan.
Mossi leggermente le dita delle mani e dei piedi completamente intorpidite.
Il mio cuore riprese a battere e annaspai in cerca di aria, accontentando i miei polmoni.
Tutto ciò mi ricordava molto la volta che morii per la prima e rinassi come vampiro.
Da quel momento la mia vita era totalmente cambiata, alternandosi dal peggio al meglio.
Aprii gli occhi e mi abituai subito alla luce.
Peccato, il buio mi piaceva molto di più.
Ma non era ciò che volevo realmente, perchè stare in solitudine nel completo nero quando la tua anima gemella ti aspetta là fuori, in quel mondo crudele?
Elena, come stava? 
Un'immagine di lei, serenamente sdraiata sull'erba verde, mi accolse piacevolmente.
Ma, purtroppo, quella era la realtà: l'erba non era verde ed Elena non si era ancora risvegliata.
Le restai accanto per ore intere e nel frattempo mi guardai intorno.
Il bosco era completamente distrutto.
Vi erano i segni delle fiamme dei cerchi.
Vi era del sangue su un altare di pietra.
Vi erano i corpi morti di una donna di colore e Klaus a terra, che stavano prendendo fuoco grazie a Elijah che continuava a ripetere fra sè e sè parole come 'ti odio' 'mi hai rovinato la vita' 'hai rovinato la nostra famiglia' 'nostro padre aveva ragione ad odiarti' e altre cose che c'entravano con la famiglia.
A quanto pare non era amato nemmeno dai suoi fratelli e dai suoi genitori.
Invece no, mi sbagliavo.
Rebekah stava piangendo, nonostante tutto il rancore che provava nei suoi confronti per averla uccisa secoli prima, gli voleva bene, era pur sempre suo fratello.
Stefan la stava consolando; era stato proprio lui a farla svegliare dal lungo sonno a cui Klaus l'aveva costretta.
Si erano amati fin dal principio.
Mi riconcentrai su Elena.
Perchè diavolo non si era ancora svegliata?
Chiamai Bonnie più volte, ma non mi rispose.
Mi raggiunse Lexi, che anche se non era stata molto utile con la parte finale del piano, era rimasta ad osservare tutto.
-Bonnie si sente male, l'incantesimo era troppo forte per lei. Ma sono sicura che si riprenderà presto.-
Mi passai esausto una mano sulla fronte sudata dalla preoccupazione.
Era forse andata male? Non avrei più rivisto i suoi occhi color nocciola, se non che in sogno? No, se così fosse stato mi sarei tolto la vita io stesso.
Non aveva senso continuare a vivere senza di lei.
Quel piano l'avevo creato solo per quello, altrimenti sarei potuto semplicemente rimanere in quello spazio nero, accogliente nella sua freddezza.
Improvvisamente sentii il suo cuore riprendere a battere e annaspò prendendo una grossa boccata d'ossigeno.
Aprì i suoi meravigliosi occhi da cerbiatta e mi guardò leggermente spaesata.
Inizialmente rimasi impietrito ma poco dopo le saltai quasi addosso cominciando a lasciarle tanti piccoli baci.
Mi aveva fatto preoccupare davvero tanto!
Annusai l'odore del suo sangue sul collo e mi allontanai subito.
Mi ero svegliato da non molto, e non mi ero ancora preoccupato di bere, sapendo che ne avevo bisogno. Brutta mossa.
Inoltre, il fatto che qualcuno che non fossi io l'avesse morsa, il fatto che fosse stato proprio Klaus e che l'avesse uccisa mi fece arrabbiare non poco.
Mi chiese spiegazioni, totalmente in confusione, mi faceva tanta tenerezza.
Cominciai a spiegarle tutto...


Finii di raccontare.
Durante la spiegazione mi ero subito tante espressioni dalla sua direzioni: indignazione, amore, felicità, tristezza, disappunto e anche un pò di rabbia quando le avevo confessato che volevo farle una spece di sorpresa.
-Quindi... Klaus è morto?- chiese timorosa, quasi come se pronunciando quelle parole sarebbe tornato in vita.
-Sì, definitivamente. Abbiamo vinto.- dissi ricevendo un abbraccio.
Mi sentii bagnare la maglia.
L'allontanai leggermente e la osservai: stava piangendo.
-Perchè piangi?-
-Sono felice.- rispose asciugandosi una lacrima.
Sorrisi anche io contento: l'avevo resa felice e l'avevo salvata.
Finalmente, nessuno ci avrebbe più separati.


angolo autrice:
eccomi qui!!!
allora, dedico questo capitolo a 
xheyswift che proprio oggi su twitter mi ha chiesto quando riavrei aggiornato... ed ecco qui! lol
ed ecco le tanto attese spiegazioni per il capitolo precedente.
vi invito a recensire numerosi e vi avviso che questo è l'ultimo capitolo, dopo ci sarà solo l'epilogo e la storia sarà conclusa.
spero che abbiate passato delle buone vacanze c:
penso che riaggiornerò la prossima settimana.
baci e alla prossima :)

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Capitolo 16
*** Epilogo. ***


Epilogo Epilogo.

Pov Elena
Il sole batteva caldo sulla nostra reggia, accompagnato da un venticello primaverile.
Mi sentii chiamare più volte.
Erano decisamente fastidiosi quando interrompevano il mio momento di relax quotidiano. Ma li amavo, quindi riuscivo sempre a perdonarli.
Attraversai il lungo corridoio del castello e raggiunsi l'ingresso, il luogo da cui provenivano le voci.
Trovai Damon intento a giocare con la nostra piccola Meredith.
Mio marito le stava facendo il solletico e lei si contorceva dalle troppe risate.
Aveva preso quella caratteristica da me. Nonostante in aspetto assomigliasse più a suo padre: aveva gli occhi azzurri come diamanti, i capelli corvini e i suoi tratti marcati. Da me aveva preso solo alcuni tratti del carattere e la pelle olivastra.
Un sorriso mi velò il viso, spontaneo.
Damon si fermò appena mi notò. Lui era l'uomo che amavo.
Improvvisamente, si affacciò alla mia memoria la mia incoronazione.
La sua richiesta di matrimonio fatta un anno dopo il sacrificio.
Il momento in cui avevamo scoperto che ero incinta di una bellissima bambina.
E quando avevo partorito: il momento più doloroso, ma anche più bello della mia vita.
Mi ritornò alla mente anche il momento in cui mi trasformò in vampiro, per sopportare i troppi sbalzi e dolori dovuti al parto di una mezza-vampira.
Non sapevamo ancora come fosse possibile che un vampiro avesse dato alla luce un bambino, ma non ce ne preoccupavamo troppo, eravamo felicissimi di essere diventati una famiglia al completo.
Eravamo tutti e tre vampiri, anche se la piccola poteva permettersi di bere sangue solo ogni due mesi, essendo metà umana.
Mi avvicinai a loro e gli abbracciai, con gli occhi lucidi.
Ero più che felice della vita che mi era stata donata.
-Vi amo.- sussurrai.
-Attenzione, la mamma sta avendo un altro di quei momenti strappalacrime.- scherzò Damon facendo ridere la bambina. In risposta gli detti un leggero pugnetto sulla spalla.
-Comunque, ti ho chiamata perchè volevo sapere se sei stata te a invitare queste persone.- continuò indicando delle persone che sbucarono improvvisamente da dietro la porta.
Sbarrai gli occhi, felicemente sorpresa.
Erano tutti là: Isobel, Caroline incinta di Matt, anche lui là, Bonnie e Jamie, ragazzo che avevo imparato ad apprezzare molto, Alaric, oramai nostro abituale ospite ed amico di famiglia, e la sua nuova ragazza Jenna, Jeremy, che avevo incontrato pochi giorni dopo il sacrificio, e sua moglie Anna, ragazza simpaticissima che era diventata subito amica di Rebekah, moglie di Stefan, anche loro là.
Li andai incontro e li abbracciai.
-Allora, come sta la mammina?- chiesero.
Loro non ci vedevano da circa un anno.
L'ultima volta Meredith aveva solo due anni, ora era cresciuta un bel pò in altezza.
Non sapevamo quali effetti collaterali comportasse essere una mezza-vampira, ma, al momento, non ne avevamo riscontrato nessuno.
La piccola si attaccò al vestito di Isobel gridando -Nonna!- che la prese in braccio iniziando a darle teneri sbuffetti.
Tutti si buttarono su di lei, iniziando a coccolarla e viziarla.
Abbracciai Damon, gustandomi quella scena.
-Ti amo.- dissi.
-Anche io. Sono così felice di averti conosciuto e voglio condividere con te il resto dell'eternità.-
-Per sempre insieme, ricordi?-



angolo autrice:
*trattiene le lacrime e soffia rumorosamente il naso*
siamo giunti alla conclusione di anche questa storia.
questa è forse quella a cui ho tenuto e tengo di più e sapere che ora è finita mi dispiace un sacco.
la prendo come una crescita personale.
ma tutti i ringraziamenti vanno a voi che avete sempre recensito, spingendomi a continuare la storia con il sorriso.
ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate.
ringrazio anche i lettori silenziosi, che mi hanno comunque fatto felice con il numero delle visite sempre in crescendo.
prima di salutarvi definitivamente vi chiedo di passare dalla mia altra storia che troverete nel mio profilo. La mia finta fidanzata.
detto sinceramente ho intenzione di cominciare anche un'altra storia e lo farò appena riuscirò a mettermi a buon punto con l'altra.
vi dò il mio account twitter, nel caso in cui qualcuno di voi volesse conoscermi: @TVDelenaNian
un enorme bacio e ancora tante grazie per aver seguito con tanta passione questa storiella frutto della fantasia di una pazza.

Francesca.

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