Frammenti Di Orgoglio

di Bellatrix_ Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incidenti Parte I ***
Capitolo 3: *** Incidenti Parte II ***
Capitolo 4: *** Incidenti Parte III ***
Capitolo 5: *** Uno stupido costume da coniglietta ***
Capitolo 6: *** La vendetta è un piatto che va servito freddo ***
Capitolo 7: *** Ma il matrimonio si avvicina! ***
Capitolo 8: *** Perchè non esiste un abito da sposa nero? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo



Erano le sei e mezza di sera, di un gelidissimo inverno, io stavo aiutando i mie genitori con gli scatoloni del trasloco, un trasloco per tanto tempo odiato ma alla fine, dopo tutto amato... Ero felice da una parte, la maggiore, poter lasciare tutto qui, i miei dolori per quello stupidissimo orco chiodato il cui il nome fa rima con Duncan. Sì Duncan, un nome che mi ha detto molto per tanto tempo, troppo. Lo amavo veramente, al di fuori di come lo volevo cambiare, ma che alla fine è stato lui a cambiare me, un cambiamento sofferto però, perchè io non volevo rinunciare ai miei ideali ma alla fine lui mi ha tolto ogni tipo di barriera, e mi ha spezzato il cuore quando, tre anni fa mi ha tradito con quell'oca di una darkettona, e mi chiedo molto spesso se lui mi amava veramente.
Ero stufa di essere etichettata con '' la perfettina tradita in mondovisione '' . Tradita. Quella parola mi faceva ancora soffrire dopo tanto tempo, ma lui è stato il mio primo amore, nonchè l'unico; quante notti passate sotto le coperte ringrinzolita come una specie di cucciolo di gatto a piangere e ad ansimare il suo nome tra i vari singhiozzi e le lacrime.
Ma ora voglio farla finita con queste sofferenze e pianti, sono forte e lo sarò sempre voglio riniziare da capo anche se so benissimo che non riuscirò mai a smettere di pensare a lui.
-'' Courtney vai a prendere l'ultimo scatolone e attaccaci sopra l'etichetta con scritto New York, per favore! ''-
-'' Sì mamma, adesso vado''- dissi tra un mezzo sospiro di stanchezza, con una faccia apatica da far invidia a Noah. Sì, ebbene andavamo a New York, un colpo di fortuna a dirla tutta, mio padre aveva ricevuto l'ordine di trasferirsi nella Grande Mela, dall'azienda in cui lavorava da molto tempo ma che purtroppo stava cadendo in rovine, e così io ne approfittai per psicanalizzarmi e convincermi dell'idea che per una volta avevo l'opportunità di ricominciare, ricominciare a vivere.
Presi l'ultimo scatolone, lo portai fuori richiudendo la porta di casa mia, mi correggo della mia ex casa, per l'ultima volta; lo appoggiai sul furgone e mi accorsi che stava iniziando a piovere. Alzai la testa e una gocciolina mi cadde sulla palpebra ormai chiusa, essa scivolò poi sulla mia guancia portando via con essa una scia nera causata dal mascara. Volevo rimanere lì sotto la pioggia immobile, come una statua, con la testa alzata in direzione del nuvoloso e nero cielo, ma la voce di mia madre mi riportò alla realtà.
-'' Courtney, ti decidi a salire!? Ci sta aspettando l'aereo! ''-
-'' Si, adesso vengo''- abbassai la testa in segno di sconfitta e con aria triste salii nel taxi chiamato poco fa da mia madre.

§§§



Eravamo già in aereo da un po' e questa lunga attesa era una tortura per i miei poveri e stressati nervi.
-'' Comunichiamo che fra poco il vostro viaggio giungerà al termine ''- annunciò il comandante.
-'' Finalmente ''- ringhiai, scatenando uno sguardo a dir poco esasperato da parte di mio padre.
Mi slacciai la cintura e mi piombai a prendere la mia borsa, nel chiudere lo sportello andai a sbattere contro una signora sui cinquanta.
-'' Oh, mi scusi''-
-'' Di niente signorina'' - mi disse guardandomi in po' male ma poi la sua faccia diventò un po' più compassionevole.
-'' Courtney andiamo'' - mi risvegliò mio padre.

§§§


Aprimmo la porta della nostra nuova casa comprata mesi fa da mio padre, presi i miei due scatoloni uno sopra l'altro e mi piombai nella mia nuova camera, indicata dai miei.
Entrai. Le pareti erano di un celeste molto acceso, con qualche schizzo di azzurrino chiaro, la porta in legno duro era di un blu notte, vicino la finestra grande e molto spessa con due ante sempre in legno duro blu c'era il letto, un letto normalissimo e di fronte ad esso una scrivania semplicissima bianco perla.
Sbuffai sonoramente facendo cadere gli scatoloni per terra facendo un rumore non poco leggero.
''- COURTNEY! Da quando sei diventata così maleducata? ''-
Da quando mi hanno spezzato il cuore mamma, da quando mi hanno spezzato il cuore.

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Capitolo 2
*** Incidenti Parte I ***


Salve! ^^ Volevo solo precisare una cosina sul capitolo precedente, e poi smetto di rompere le balle. 

La nostra Courtney appare triste, anzi è triste per un motivo che ormai sapete tutti, lei cerca di ricominciare e VUOLE ricominciare, ma ovviamente il suo cuore che è rimasto sigillato per tanto tempo ha la meglio.
Con la frase: '' Ma ora voglio farla finita con queste sofferenze e pianti, sono forte e lo sarò sempre '', voglio rimanere fedele al personaggio di Courtney, perché dopotutto lei si considera e si è sempre considerata e sempre si considererà una persona forte, pensiero nato maggiormente da quel poco di orgoglio che le rimane...
Ma con l'ultima frase del capitolo precedente: '' Perché mi hanno spezzato il cuore mamma, perché mi hanno spezzato il cuore'', voglio precisare che Courtney con tutte le sue forze vorrebbe ricominciare, ma una parte di se, la maggiore, non ci riesce e per questo si sente anche frustrata e debole di fronte al mondo, in poche parole non riesce più a vivere in maniera completa la sua tormentata esistenza, anche se lei si sta convincendo che un giorno riuscirà a poter sperare, ridere e amare come una volta.






Incidenti Parte I



Ero sul mio letto che si trovava vicino la finestra, e ascoltavo la musica con il mio fidatissimo i pood, di un bell'argento acceso e non il solito rosa o viola, colori che, sinceramente considero volgari e non affatto sobri. Ecco perchè non mi vesto mai di quelle tonalità. Mi piaceva New York anche se era da qualche settimana che ci ci eravamo trasferiti, ho avuto molte opportunità di conoscerla, più di giorno che di notte per fortuna.
Sì, mi mancava la mia vecchia Toronto, dovo poco male mi conoscevano tutti, al contrario di New York, dopo erano pochissime le persone che mi conoscevano, e quelle poche, che tra l'altro non osavano avvicinarci, erano ricoperte di dubbi e si chiedevano se ero veramente io, quella ragazza di quello stupidissimo reality per teenegers, che era stata tradita a metà della terza serie. O almeno erano questi i loro pensieri che si lasciavano sfuggire dalla loro smorfia interrogativa, alla mia vista.
Ogni tanto per sfuggire a questi brutti ricordi, quando i miei erano al lavoro, e io non mi sentivo ancora pronta per iniziare l'università dopo tutto questo, mettevo la musica a palla in camera mia e iniziavo a muovermi, dei movimenti che assomigliavano ad una danza ma non una danza qualsiasi come l'hip hop che considero un enorme e assurda perdita di tempo e di energie, ma una danza tutta mia e che quasi nessuno aveva avuto il piacere di ammirare. Nemmeno quel troll del mio ex ragazzo. La mia canzone preferita era ''Sweet Dreams'' di Emily Browning, una vecchia canzone degli anni '80 rimodernizzata per un film. E così mi perdevo e danzavo, sussurrando qualche parola del ritornello magari, e ogni tanto chiudevo gli occhi ed era come se ci fossi io e basta e il resto del mondo scomparisse, tutti i miei brutti ricordi scomparissero; amavo danzare, danzare con tutta me stessa. Non molte persone se l'aspetterebbero da una persona come me, infatti è come una specie di segreto custodito da qualche parte in mezzo all'anima, che solo poche persone hanno avuto la fortuna di poter scoprire, come per esempio mia nonna morta qualche anno fa. Mi ricordo che una volta quando avevo quattordici anni lei mi aveva sorpreso mentre ballavo e mi venne da ridere alla sua faccia buffa ma sorpresa; mi disse che ero veramente brava a ballare, e così mi promise che quello era un segreto che doveva rimanere tra di noi, solo tra di noi. Io e lei ci capivamo fin da subito, eravamo molto simili e ogni tanto ci scontravamo per via dei nostri immensi orgogli, e poi scoppiavamo a ridere tutte e due e ci abbracciavamo. Lei era una delle poche, anzi l'unica persona con cui io abbia mai riso sinceramente. Mi manca tremendamente, e molto spesso penso a lei e quando lo faccio è come se fosse lì con me in certo senso.
Smisi di danzare. Mi accorsi che erano passati poco più di dieci minuti, e che le mie guance erano umide, avevo pianto (come se fosse una novità in questo periodo), e non solo perchè avevo pensato alla mia dolce e cara defunta nonna ma mi accorsi che stavo pensando automaticamente ad una persone senza volerlo. Duncan. Mi buttai di peso sul letto e cominciai a sfogarmi, piangendo, piangendo e sperando che magari un giorno avrei esaurito le lacrime da versare.

§§§



-'' Courtney, tesoro è pronta la cena! ''-
-'' Si mamma! Adesso scendo!''- Mi asciugai velocemente le lacrime, mi sciacquai velocemente la faccia e poi scesi.
Mi ritrovai due genitori, intorno al tavolo rettangolare di legno con sopra una specie di tovaglia bianca a dir poco orribile, con una faccia apatica ma spensierata.
-'' Qualcosa non va? ''- Dissi in cerca di qualcosa che brillasse nei loro occhi. Ma vi era solo il nulla.
-'' Tesoro...''- Non finì la frase mia madre che mio padre la interruppe.
-'' NO! Non dirglielo!''-
-'' Ma Roger, prima o poi dobbiamo dirglielo ed è una cosa che riguarda la famiglia!''- Esclamò mia madre ormai esausta della breve conversazione, causando la reazione di mio padre che abbassò la testa in segno di disapprovazione. Si vedeva che era frustrato. Questo mi faceva riflettere.
-'' Ma allora cos'è che volete dirmi? ''- Esclamai ormai indispettita e offesa di non essere così importante per non essere messa in lista per ricevere qualunque notizia sia, bella o brutta che sia. Anche se presumo brutta..
Si scambiarono un occhiata veloce alla quale mio padre però non rispose.
-'' Vedi Courtney, l'azienda di tuo padre è ormai fallita, oggi sono venuti degli uomini che ci hanno detto che ormai non c'è più nulla da fare, gli affari sono crollati e non c'è nessun rimedio ad esso. ''-
Intuivo che l'azienda di mio padre era in crisi, ma non pensavo fino a questo punto, sentivo il mondo crollarmi a dosso.
Corsi fino in camera mia e mi buttai nel letto come avevo fatto poco prima, infatti il cuscino era ancora bagnato.

Ero già stufa di tutto. Non potevo, non velevo. Non avrei permesso che la mia vita andasse via così. Come se io non me ne accorgessi. So che succederà qualcos'altro, me lo sento. Quel maleddettissimo destino ha ancora qualcosa in serbo per me.

Stavo perdendo tutto, tutto ciò che amavo e che ho amato per tanto tempo. Avevo paura che un giorno avrei perso anche me stessa.


A suivre...

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Capitolo 3
*** Incidenti Parte II ***


Incidenti Parte II


Una Domenica di Inverno, mi svegliai, ma non il solito risveglio normale e noioso, un risveglio particolare come se avessi il presentimento che oggi succederà qualcosa... avete presente quando vi svegliate e dovete prendere l'autubus, ma c'è qualcosa che vi turba e alla fine lo perdete? Ecco, quella mattina mi sentivo più o meno così, e il bello, o meglio il brutto, era che non sapevo il perché.
Mi stiracchiai le braccia e poi il corpo, sorrisi spontaneamente. Un giorno mia madre mi aveva detto che quando mi stiracchiavo così assomigliavo ad un cucciolo di gatto. Non so perché mi venne in mente mia madre, ma oggi sento che sarà una giornata...strana!
Mi diedi velocemente una lavata di faccia e denti, mi vestii, semplicemente e pesantemente siccome eravamo ancora in inverno. Misi dei pantaloni aderenti neri con delle ballerine dello stesso colore ma con lievemente del tacco, il tutto lo abbinai con una maglia bianca semplice di manica lunga e sopra una giacca verdognola, molto chic. Mi spazzolai i capelli, ero innamorata dei miei capelli, i miei capelli che si intonavano perfettamente ai miei occhi leggermente a mandorla color ebano e al color olivo della mia pelle curata e abbronzata, niente a confronto di quella diafana di quella darkettona inutile; molti forse mi considereranno una persona egocentrica e maniaca della perfezione. Non li biasimo, chiunque vorrebbe essere come me.
Scesi per andare in salotto e passando per la cucina per andare sgranocchiare qualcosa, notai un biglietto giallo, era la calligrafia di mamma.

-" Sono andata a prendere il pane e il latte, tornerò fra un po'. Ah, e ho preso la tua bici, la mia aveva una gomma bucata. Ps. Tuo padre è andato a togliere un po' delle sue cianfrusaglie in azienda e anche lui tornerà fra poco. Un bacio Mamma. ''
Mi era passata la voglia di mangiare, e non ne avevo la più pallida idea.
Andai in salotto e accesi la tv, con fare annoiato girai canale, girai canale, girai canale e infine girai ancora canale fino a che qualcosa di blu non attirò la mia attenzione: Una Gwen, o meglio un'anitra tinta, si presentò annunciando...cosa? No, impossibile! Lei e Duncan si sposavano, fra circa tre mesi. Sentii una stretta allo stomaco e per poco mi sentii svenire, spensi la tv velocemente per non dover subire ancora quella sua vocetta insopportabile da depressa. Mi alzai e andai alla finestra, dovevo, volevo distogliere quei pensieri dalla mia testa. Fui attratta da un corvo, un corvo in mezzo alla strada fredda e polare del mio vicolo. Spostai dolcemente la tenda di velluto grigio opaco, legata al centro da un cordone ricamato color bianco, tutto ciò si abbinava perfettamente con tutto il resto della casa. Pulii lievemente il vetro appannato della grande e imponente finestra, causato dal freddo; il corvo era lì, lì a fissarmi come se mi dovesse dire qualche cosa. Non ci avevo mai pensato ai corvi e solo ad adesso mi sono resa conto che sì, pur essendo animali inquietanti erano anche, come dire...affascinanti! Il corvo. Simbolo di un presunto presagio di morte, era quello che si diceva di quelle creature nere come la pece; ma io non tenevo conto a queste cose particolarmente superstiziose. Distolsi lo sguardo un attimo, come se volessi vedere se c'era qualcos'altro di più importante intorno, ma ovviamente non c'era nient'altro che meritava di più la mia attenzione se non quel corvo che amava fissarmi. Chiusi gli occhi e quando li aprii non ebbi il tempo di contare neanche fino a tre, che ad un tratto un rumore attirò la mia attenzione, che fino a poco prima era rivolta al corvo. Infatti il corvo era stato investito. Feci un balzo per la scena raccapricciante che vidi dopo, e per l'orrore per poco non svenni. Mi appoggiai al bracciolo del divano in pelle bianco e pian pianino mi sdraiai sperando che tutto quello che avevo visto finora, fosse solo un sogno, o meglio uno stupido incubo.


§§§



Passarono circa due ore presumo, guardando l'orologio, quando mi svegliai. Mi alzai e mi sistemai i capelli e mi diressi in cucina, lì trovai mio padre con la testa tra e mani seduto sul tavolo. Aveva un aspetto pessimo.
Spiaccicai un sorriso e iniziai con qualche parola affettuosa.

- '' Ciao pà la...'' non feci in tempo a finire che venni interrotta subito da la voce straziante di mio padre.
-'' Courtney, tua madre...tua m-adre è stata investita ed è... morta''
Sentivo che c'era qualcosa che non andava ma non pensavo, che-che mia madre... e le lacrime iniziarono a scendere senza che me ne accorsi. Presi la rincorsa e mi buttai addosso a mio padre e lo abbracciai, rimanemmo lì per quanto tempo bastò, piangendo, consolandoci a vicenda.
A suivre...

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Capitolo 4
*** Incidenti Parte III ***


Incidenti Parte III 



Sono passate tre settimane dalla morte di mia madre e una settimana e mezza dal suicidio di mio padre. Distrutta. Sì, distrutta è la parola che meglio mi si rispecchia in quel momento. Prima la rottura con Duncan, poi il licenziamento di mio padre, poi la morte accidentale di mia madre per uno stupidissimo incidente, e infine questo. Il suicidio di mio padre. Non so come farò a sopravvivere, cosa farò e di cosa vivrò visto che ora non ho niente. Niente di niente. Ho solo una stupida casa enorme, piena di brevi e tristi ricordi, brevi istanti di momenti che non si ripeteranno mai più. Non ho un lavoro, non relazioni sociali, e la colpa è solo di quel cretino di un troglodita! Se non mi avesse tradita, con quella sottospecie di morta ossigenata, se mi fosse rimasto fedele, nulla di tutto questo sarebbe mai successo!
Prendo il cappotto color panna ed esco di casa, il vento ancora gelido mi accarezza i capelli. È già buio, solo circa le nove di sera e io non ho certo voglia di ritornare a casa, ormai non ho più nulla da fare. Passo davanti a centinaia di Pub, ignorando i fischi della gente ubriaca, e tiro dritto. Non ho la più pallida idea di dove sia finita, e di come farò a ritornare a casa; noto una specie di cartello vicino ad una casa, credo che dica: 'Sex and Sex'. Giro i tacchi imbarazzata, cercando la via del ritorno quando una ragazza mezza nuda dalla folta chioma rossa mi fermoò: ''Ehi bella! Vuoi fare un giro? O stai cercando lavoro? Una bella ragazza come te...'' Non ebbe finito la frase che subito mi giro imbestialita, ma come si permetteva! Una puttana non può di certo pensare che io, Courtney Barlow, signorina educata e rigida cerchi lavoro in un posto così squallido! In un bordello da quattro soldi tra l'altro!
-'' Ma come osa! Io, sono una ragazza per bene! Non di certo come voi! ''
-'' E per quale motivo scusa ti trovi qui, cara?''
-'' Non chiamarmi cara! Io..ecco, mi trovo qui...per-per tornare a casa, ecco!''
-'' Se vuoi una casa te la diamo noi. Non devi pagare niente, sono tutti gentili qui, devi solo...ecco, soddisfare i tuoi clienti, ma è solo lavoro e fai una montagna di soldi. Non c'è pericolo, nessuno ti farà del male, siamo gente per bene. Allora ti va?''
Non so che fare, come tirarmene fuori. Ma in fondo non ha tutti i torti. Faccio tanti soldi, e poi non ho più niente! Forse se mi sarei concessa agli altri avrei trovato un po' di affetto. Affetto che ormai nessuno me lo poteva dare. Affetto che mi mancava. E poi la verginità l'avevo data già a quell'idiota, nessuno mi farà più del male di quanto me ne abbia fatto lui. Ormai il cuore mi era già stato strappato da un bel pezzo quindi ero tipo, immune.
-'' Bhe, si. Forse non è una cattiva idea. Non sarebbe male lavorare qui, in fondo non ho più nulla da perdere.
-'' Benissimo! Io mi chiamo Eve! Sono nuova anche io, da qualche mesetto. Quindi è come se iniziassimo questa esperienza insieme, sarà un piacere per la Madama riceverti! Forza, entra!'' Mi prese la mano e con un sorriso a trentadue denti mi fece entrare. La casa era bellissima, per nulla volgare devo ammettere. Le pareti erano di un rosso pallido, le tende coloro marrone scuro. Sì, bhe, c'era qualche foto strana, ma non è importante. Forse potrò iniziare una nuova vita, una nuova Courtney, e per una volta ho l'opportunità di essere diversa. Eve mi portò davanti ad una signora, aveva dei capelli neri come la pece, una sottoveste nera in pizzo piuttosto corta, e delle lunghe ciglia finte del medesimo colore. Non era di certo quelle proprietarie vecchie e rozze dei bordelli che si vedono nei film, che sia chiaro, io non li ho mai visti. Avrà avuto circa trenta anni e la trovavo elegante per quel posto. Spiccava tra tutte. Oltre a me, ovvio.
-'' Madama, stavo fumando una sigaretta quando ho trovato questa verginella.''
-'' Ehi, non sono una verginella!''
-'' Zitta Eve! Non fare l'impertinente come al solito! Comunque, ragazzina, vedo che hai carattere da vendere. Ce ne sarebbe davvero bisogno in questo mondo ormai. Come ti chiami?''
-'' Mi chiamo Courtney. Courtney Barlow.''
-'' Bene, bel nome. Ma vedi, per quale motivo una bella ragazza come te si aggirava in questi quartieri?'' Mi stava girando intorno con fare interrogatorio, mi prese una ciocca di capelli da dietro e me la spostò lasciando in parte scoperto il collo. La cosa stava iniziando a darmi sui nervi.
-'' Ebbene, mi sono persa! Sì, mi sono persa.''
-'' Eve mi ha detto che volevi trovare un lavoro, ha forse sbagliato?''
-'' Ecco, in realtà non sarebbe una cattiva idea, infondo non mi è rimasto uno straccio di nulla. Anche la mia reputazione è andata a farsi fottere.'' Ero rossa come un pomodoro, non avrei mai pensato che un giorno mi sarei ridotta così. Insomma, si sa chi sono io!
-'' Bene lo prendo come un sì, vieni ti mostro la tua stanza, troverai dei vestiti e...altro.'' Pff, megera opportunista.
-'' La ringrazio, è molto gentile.''
-'' Dammi pure del tu. A proposito di nomi, hai già deciso come ti chiamerai?''
-'' Ehm. Perché? Bisogna scegliere anche un nome?''
-'' Certo, verginella!'' Mi rispose Eve, piuttosto aspra. Ma bastò un'occhiataccia per farla tornare al suo posto. Si sarebbe meritata un bel ceffone.
-'' A pensarsi, Madama, ho un nome.''
-'' E sarebbe?''
-'' Principessa.''
-'' Stai scherzando vero?''
-'' Zitta Eve! É la seconda volta che ti zittisco.'' Alle dure parole, Eve si mise al suo posto. Finalmente.
-'' È un ottimo nome.'' Sorrisi compiaciuta. Lo avevo detto che un giorno quel buono a nulla sarebbe servito a qualcosa.
-'' Penso mi si addica parecchio. Non trovi Eve?'' Iniziavo ad aver gusto nel stuzzicare quella ragazza. Si vede che è gelosa di me. Non la biasimo. Infondo, chiunque lo sarebbe.
-'' Ecco Principessa, questa è la tua stanza. Qui lavorerai solo. Se hai bisogno di una casa o di un pasto, devi pagare, bella mia.''
-'' Ehm. No, grazie dell'offerta. Ho una casa mia. Ho solo bisogno di soldi.'' E di dimenticare. E di ricominciare. Diversamente.
-'' Molto bene. Ti lasciamo sola. Per fare amicizia con la tua nuova stanza, che se vuoi potrai far ridipingere ed altro. E con quello che c'è dentro. Andiamo Eve!''
-'' Ciao Principessina!'' Aha. Che impertinente!
Avevo davanti a me la porta. Avrei avuto l'opportunità di tornare indietro. Il problema era che non ci riuscivo. Per una volta volevo sentirmi diversa. La prima volta che mi sono sentita diversa mi è piaciuta...e ho anche vomitato, ma quelli sono dettagli*.
Ma ormai avevo già deciso. Apro la porta, non voglio tornare indietro. Intanto sapevo per certo che non sarei mai stata una di quelle puttane squallide. Ma una prostituta per bene, mi sarei vestita elegantemente e mi sarei comportata altrettanto elegantemente. Apro la porta e noto che la stanza è grande. Ha le pareti color pervinca, a toccarle sembrano ruvide. In centro alla stanza c'è un letto matrimoniale semplicissimo color grigio cenere e in fondo ad esso ci sono degli ornamenti in legno, del color lavanda. Tonalità delicate. Mi piace e di certo non farò ridipingere nulla. È tutto perfetto. C'è anche un armadio; è molto grande ed è in legno. Inizio ad adorare il legno! È ruvido anche quest'ultimo, sulle ante ci sono incisi dei disegni. Sfioro anche quelli con i polpastrelli delle mie dita: sembrano gigli. Il fiore dell'eleganza. Però non avevo notato il grande specchio che vi è accanto all'armadio. È veramente maestoso. Intorno ci sono delle pietre. Presumo finte, ma sono belle ugualmente. Ci sono anche delle tende, morbide secondo il mio tatto, sono di un bel blu ceruleo, che riaccende un po' la stanza. Si vede che la Madama sceglie le stanze in base alla personalità della ragazza in questione. Apro l'armadio e noto un sacco di vestiti. Particolari. Non avevo voglia di provarli, anche perché sarebbe stato tempo perso. Voglio andare a casa, ma prima devo ringraziare la Madama. Scendo e appena giungo in atrio sento un mucchio di risatine.
-'' Pff. Oche.''
Feccio un breve cenno alla Madama ed esco dall'uscita principale.
Respiro. Finalmente aria fresca.





* Amici cari, vi ho fatto ritornare in mente qualcosa con questa frase? Ebbene sì. Ho voluto tornare indietro di un pochino. Vi ricordate quando lei e Duncan avevano rubato cibaglie varie dal ripostiglio di Chris e Chef? Ah che bei tempi. Bei tempi.

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Capitolo 5
*** Uno stupido costume da coniglietta ***


Uno stupido costume da coniglietta


Oggi è il mio primo giorno di lavoro. O forse dovrei dire la mia prima notte di lavoro. Mi sento strana. No, non ho paura. Per sicurezza ho comprato dei preservativi. Ok, lo ammetto, ho comprato centinaia di preservativi, cinque lubrificanti e tre scatole di pillole anticoncezionali. Semplicemente per pura sicurezza! Non vorrei di certo ritrovarmi incinta di qualche bastardo!
Preparo la borsa e ci metto tutto quello che ho preso; apro un attimo l'armadio e prendo un asciugamano. Noto uno strano oggettino in legno. Lo prendo in mano, non ci posso credere che lo tengo ancora, dopo tutto questo tempo. Mi viene da ridere al solo pensiero della faccia di quel punk da quattro dollari, alla vista della nuova Courtney. Oh sì! Ahahah!
Ho molta ansia piuttosto, anche perché non ho la minima idea di come mi vestirò. Alla fine opto per un reggiseno e per degli slip coordinati color verde menta chiaro con ai bordi dei dettagli in pizzo color panna. Il tutto mi risulta allo specchio molto raffinato. Metto dei normalissimi jeans stretti color verde scuro e una camicia bianca, i capelli li liscio velocemente e alla fine decido di uscire di casa e di avviarmi per il ''locale''.


§§§



Accendo la luce della mia nuova camera, è ogni volta splendida, ricca di colori delicati, non mi mette affatto soggezione. Mi piacerebbe vedere la camera della Madama, penso che sia completamente nera dato il suo...ehm...buon gusto.
Oppure quella di Ive. Appunto, chissà dov'è quell'oca.
Sul mio maestoso letto noto un pacchetto con un biglietto.
- Ciao! Oggi è il tuo primo giorno di lavoro e per l'occasione ti ho voluto regalare una cosa! Non avere paura, non è niente di estremo, infondo tu sei ancora una novellina e non potrei mai regalarti oggetti non adatti a te, altrimenti mi svieni lì sul momento o no, Principessina? Buona serata, Ive.-
Apro con fare annoiato il pacchetto ma rimango stupita e un po' incredula sul suo contenuto.
E' un costume da coniglietta, che strano. Non capisco proprio come potrà servirmi! Magari in qualche gioco perverso di qualche maniaco. Ah, ma che vado a pensare!
Non ho certo intenzione di mettermi un'oscenità del genere, figuriamoci!
-Toc Toc!-
Accidenti non sono pronta, quella stupida ragazza con il suo altrettanto stupido regalo mi ha fatto perdere un sacco di tempo!
-Un attimo! Adesso arrivo!-
Mi tolgo velocemente gli indumenti e butto tutto dentro l'armadio, mentre quell'insensato costume lo appoggio sulla poltrona color lilla in velluto, prima di finire nell'inceneritore della sottoscritta.
-Eccomi!- Esclamo aprendo la porta.
Mi attende un uomo sulla trentina, non bellissimo ma neanche bruttissimo. Alto, magro, il solito nerd. Spero solo che non sia parente di Harold.
-Ciao!- Gli prendo la mano e lo trascino dentro con un sorriso a trentadue denti. Si vede lontano chilometri che è ancora vergine, poveraccio. Ahimè, che mi tocca fare!

§§§


-Ciao, e torna presto mi raccomando!-
Si vede che è soddisfatto, in fondo chiunque lo sarebbe e chiunque tornerebbe, si sa, sono la migliore in tutto per tutto.
La porta si chiude dietro di lui.
Finalmente un po' da sola. Spero che non entri nessuno!
-Toc Toc!-
Accidenti, come non detto!
Apro la porta, ma questa volta la scena che mi si presenta davanti è a dir poco orribile. Trattengo a malapena un conato di vomito. Mi si presenta davanti un uomo vecchio, grasso e dai modi alquanto rozzi.
-Su, forza, fammi entrare e apri le cosce! Sbrigati puttana!-
- Ehi, con chi credi di parlare?-
- Con una puttana forse?! Ho visto che hai un costume da coniglietta, mettilo, ho voglia di giocare!- Disse grattandosi la pancia alla Owen. Anzi molto peggio, anche perché aveva gli aloni di sudore che si intravedevano da sopra la maglietta. Un vero schifo! E no, cari miei, io con questo non ci faccio sesso!
- Senti grassone, tu non mi tratti di certo in questo modo, perciò adesso ti sbatto fuori a calci sul tuo enorme sedere! Sei vuoi fare sesso vai nelle altre stanze, non di certo qui!-
- Chi vuole scoparti? Sei solo una stupida puttana viziata!- Uscì velocemente sbattendo dietro di lui la porta in modo forte e violento. Gentaglia.
Poco dopo sento una voce chiamarmi dal piano di sotto. Penso che di essermi cacciata in un mare di guai.
-PRINCIPESSA! SCENDI SUBITO!-
Scendo di corsa e mi ritrovo una Madama alquanto arrabbiata.
- Senti, chi ti credi di essere? Qui devi solo scopare, non metterti a fare la preziosa! Soprattutto con i nostri clienti abituali! Oggi è il tuo primo giorno di lavoro, perciò questa te lascio passare, ma la prossima volta tu sei fuori! E poi tutto questo casino solo per un costume da coniglietta! Se ti ordinano di metterlo, tu lo metti e basta. Questo è il tuo lavoro!-
- Va bene, Madama.-
Sentivo le risatine isteriche di Ive. Oh mia cara, questa te la faccio pagare! Puoi esserne certa!
Tutta colpa di quello stupido costume da coniglietta! Accidenti a lei e al suo stupidissimo regalo!
Ma può contarci che mi vendicherò!

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Capitolo 6
*** La vendetta è un piatto che va servito freddo ***


La vendetta è un piatto che va servito freddo



Questa volta quell'oca montata di Ive me l'avrebbe pagata di sicuro. Oh sì, su questo non ci piove nemmeno!
E si sa, io sono bravissima nell'architettare vendette.
Il problema è che non so quale tipo di vendetta. Argh! Mi serviva per metterla al suo posto, dovevo farle capire che ero arrivata ed ora, ero io la migliore! Ma certo...ho trovato.
Potrei umiliarla, rubarle i clienti. Farla soffrire, e magari farla licenziare. Non mi dispiacerebbe togliermela dalle scatole. Mi serviva qualcuno, ma chi?
Pensa Courtney, pensa Courtney!

*Flashback*

- Ciao ragazze!-
- Ciao Eve! Bella giornata?- A parlare era stata una ragazza bionda con delle ciocche verdi.
- Sì, certo, come sempre!
Guardavo quel gruppetto di ragazze da lontano, o meglio dall'altra parte della sala comune. Quella sala dove quattro volte a settimana, i clienti ci venivano a scegliere, oppure noi sceglievamo loro; nel resto invece, aspettavamo semplicemente ognuna nella nostra stanza. Ogni mese inoltre, le migliori venivano scelte per fare una specie di sfilata, per i clienti più ricchi, o in occasioni estremamente speciali. La situazione non era molto imbarazzante, infatti io mi adeguo in ogni occasione. Sempre.
- Sapete, oggi mi è venuto a trovare il mio ragazzo, a lui non importa che lavoro faccio, mi amerebbe comunque, mi ha detto!-
- Ah, davvero? E non viene mai a trovarti?-
- Certo! Qualche volta. Ma non lo faccio mai pagare, ci mancherebbe! A proposito, domani appunto, mi viene a fare un saluto.-
- Wow! Ragazza mia, che fortuna! Attenta però, sai che la Madama non lo permette. Se lo viene a scoprire, tu verrai sbattuta fuori.-
- Certo che lo so. Starò attenta, come sempre, ma poi infondo, la migliore di tutte deve avere una vita migliore.-
Ora so cosa fare. Ho tutto chiaro, chiaro come l'acqua limpida. Fra poco il piano sarà metto in atto e non vedo l'ora.

*Fine Flashback*

Sono in sala comune con le altre, sono stanca di aspettare, sono sempre stata stufa ed impaziente.
Uff, che scatole. Mi passo tra le dita i miei setosi capelli color ebano e sbuffo sonoramente.
- Che volete voi? - Rispondo acidamente a tutte coloro che mi hanno guardato storto, solo io posso farlo.
Finalmente la porta si apre, facendo suonare quel odioso e pacchiano campanellino posto all'entrata.
Un enorme ghigno mi si stampa sul volto, mi alzo stringendomi velocemente la spallina del reggiseno color blu notte, mi sistemo gli shorts di jeans decisamente troppo corti e il corto gilè color panna, che lascia scoperta la parte davanti. Sono davvero soddisfatta, per fortuna che quell'oca è occupata con un cliente. Mi avvicino, sensualmente.
*Nel piano di sopra intanto*


- Ma che diavolo! La porta è chiusa! Maledetta lo so che è opera tua, Courtney! Fatemi uscire di qui! -
- Meno male che la Principessa ha curato tutto in perfetti dettagli. Però so benissimo che quando Eve uscirà da lì, la nostra Courtney dovrà vedersela. Quasi quasi ho paura di lei! E per fortuna che ha scelto la stanza insonorizzata, altrimenti. Non pensi anche tu Olivia? -
- Hai proprio ragione, Frankie. Infondo, ben le sta. Ahahah, se lo scorda che andiamo ad aiutarla. Così impara a fare la sbruffona con tutte noi. Crede di essere superiore, ma infondo l'unica superiore qui è solo e soltanto la Madama. Ora andiamo, e ti ricordo che abbiamo promesso a Courtney il nostro appoggio, acqua in bocca. E poi ci ha dato un mucchio di soldi, come non rifiutare? -
- Ahahaha, certo. Ora andiamo Olivia.

*Nel piano di sotto*


- Ciao bel ragazzo. Come ti chiami? - Il ragazzo in questione era alto magro e biondo. Quasi bello quanto Alejandro. Ma che dico, impossibile!
- Alex, hai per caso visto Eve? -
- Chi? Ehm, no sai. Penso che tu abbia sbagliato casa. Qui non c'è nessuna Eve.
- Impossibile, sei sicura? -
- Certo. Fidati, un nome così non me lo scorderei mai. -
- Ah, peccato. Beh, allora se non ti spiace, io andrei. Grazie mille dell'informazione.-
- Aspetta!- Mi sento le guance rosse. Si gira velocemente, posa gli occhi sul mio seno. Sì! Ho fatto centro! Brava Courtney!
- Sì?-
- Che ne dici, ecco...di venire di sopra con me? Sai ultimamente mi sento sola, soprattutto dopo che i mie genitori sono morti e così anche il mio ragazzo. - Lo so, lo so, non dovrei, ma mi serve pur una scusa!
- Oh, mi dispiace tanto. Sai, anche i miei genitori sono morti. Ma sì, dai. Mi farebbe piacere un po' di compagnia, e magari anche qualche chiacchiera.- Certo come no, qualche chiacchiera.
Lo prendo per mano e insieme saliamo. Lo porto nella mia stanza e lo spingo sul letto.
- Aspetta, non mi sembra il caso. -
- Tranquillo, nessuno lo saprà mai, e poi per te è gratis. - Salgo a cavalcioni sopra di lui e inizio a baciargli ripetutamente il collo.
Gli slaccio i pantaloni.
- Shsss.- Gli sussurro nell'orecchio.

§§§


- Wow, ragazzo mio, ci sai proprio fare alla grande! - Era completamente rosso in volto, ma si vedeva che era soddisfatto.
- Ora scusami, aspetta un attimo qui in stanza, torno subito, ma mi raccomando, non scappare!-
Furtiva, con ancora la biancheria intima addosso, mi dirigo nella stanza in cui è chiusa dentro Eve. La apro velocemente e poi scappo via, ritornando nella mia stanza, chiudo la porta alle mie spalle.
- Ecco fatto. Allora, vuoi fare un altro giro? - Domando maliziosa.
In neanche due secondi la porta di camera mia si spalanca.
- Ma che diavolo ti è venuto in mente stupida sgualdrina!- Davanti a me vi era un' Eve un tantino sopra alle righe.
- Ma come ti permetti di piombare qui, in camera mia! Con un cliente per giunta! -
- Cosa? Alex? Ma che diavolo ci fai qui? - Le lacrime iniziarono a rigarle il volto, lasciando dietro di loro una scia di mascara.
- Aspetta, Eve. Ti giuro che non lo sapevo che eri qui! Ti prego torna indietro! -
Ive corse di sotto piangendo come una fontana, Alex la rincorreva.
- Brava Courtney, il tuo lavoro è svolto. Ma non è ancora finito.- Dissi tra i denti stretti, tra me e me. Sono soddisfatta, quasi quasi è meglio del sesso.
Scesi nel piano di sotto, maliziosa.
- Eve! Che ti è successo! -
- Madama, il mio ragazzo. Quella sgualdrina se lo è portato a letto! - Disse l'oca indicandomi. Stava piangendo a dirotto. Sorrido, bastarda.
Uno schiaffo arrivò in faccia ad Eve. Ben le sta.
- Ecco! Vedi! Lo sai che qui è proibito avere ragazzi! Ed ecco il motivo! Ti spezzano il cuore, e qui tu non sei più utile dopo! Cara mia, sei fuori! Prendi le tue cose e sparisci! -
Sono felicissima. Finalmente me la sono tolta dai piedi. Che sollievo! Era peggio del prezzemolo, ed io, l'ho tolto dal patto.
Tra i vari singhiozzi Eve se ne corse fuori, ancora mezza nuda. Alex la inseguiva, disperatamente.
- Su, forza voi! Ritornate al lavoro! - Disse la Madama battendo le mani.
Ora finalmente potevo lavorare in pace.

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Capitolo 7
*** Ma il matrimonio si avvicina! ***


Ma il matrimonio si avvicina!

Duncan Pov



E lo smoking, il ricevimento, la cerimonia, il viaggio di nozze e tutto il resto! E basta! Che palle! Non ne posso già più! Per fortuna fra poco c'è anche l'addio al celibato, vediamo cosa mi organizzeranno quegli imbecilli. Spero non la solita sgualdrina, anche perché altrimenti Gwen mi ammazza.
-'' Ciao amore! Ho preso cinese e un film horror! Ti va?''-
Mi si presenta davanti una ragazza bellissima. Quella con cui passerò il resto della mia vita. Quelle calze a rete che indossa mi esaltano ancora di più del normale, gli anfibi la slanciano altrettanto di più. O mamma mia, quanto mi eccita vederla così, spavalda con quella maglietta in pizzo che lascia trasparire la schiena e le braccia, e con i corti short neri. I suoi capelli colorati mi incitano a baciarla appassionatamente senza esitazioni.
Mi avvicino, lentamente, sensualmente, come solo un vero bastardo sa fare.
Ci baciammo. Un bacio lungo e molto umido. Per nulla casto.
-'' Non sai quanto ti amo ''-
-'' Tanto? Ovvio! Chiunque mi amerebbe! ''-
Scoppiammo in una fragorosa risata, sapevamo tutti e due che non eravamo solo amici. Eravamo amanti.
La bacio ripetutamente sul collo, e un gridolino, piacevole per le mie orecchie, le esce timido dalle sue colorate e sbavate labbra nere. Ho voglia di lei, adesso, e niente e nessuno mi potrà privare del suo scolpito corpo.
-'' No Duncan, non ho molta voglia adesso. Sono stanca adesso, un'altra volta ti va? ''- Sospira speranzosa, inclinando lievemente la testa.
Ecco chi mi poteva privare del suo magnifico corpo. Lei, proprio lei stessa. Quella stronza sexy, che ho deciso di sposare.
Ma io ho voglia di sesso! Come farò a sopravvivere per il resto della serata? Mi arrendo sbuffando, e vado fuori sul balcone a fumarmi una sigaretta, mentre la mia amata resta dentro accovacciata sul divano nero in pelle.
Il vento accarezza bruscamente i miei capelli neri, con la mia fantomatica cresta verde scintillante, di cui ne vado spudoratamente fiero.
Chissà dove mi porteranno quei tre idioti patentati, ovviamente mi faranno bere, ci sarà una puttana. La solita storia che si vede in qualche film per qualche barbie, come quell'oca stupida di una Lindsay.
Guardo la mia sigaretta ormai finita. Che palle, finiscono così in fretta, ultimamente.


§§§



-'' Duncan? ''-
-'' Sì, amore? ''-
-'' Il film è finito da un pezzo e tu stai fissando la tv spenda da ormai dieci minuti. Te ne rendi conto, non è vero? ''-
-'' Eh? ''-
-'' Ah, sei proprio un caso disperato! Me ne vado a letto, ciao! ''-
-'' Ma che ho fatto, questa volta? ''-
Ah, le donne! Ma chi le capisce?
Sospiro profondamente. Inizio ad avere l'ansia. Sono proprio sicuro di volermi sposare? Insomma, incatenarmi a solo quella persona, per tutto quel tempo. Io? Inizio ad avere paura. Aspetta, ma Duncan non ha paura! Cosa mi prende? Oddio, non sopporto più questa situazione; non vedo l'ora che sia tutto finito.


§§§



-'' Shh! Duncan! Basta russare! Sembri un maiale! ''-
-'' Mmm! ''-
-'' Duncan! Basta! Adesso ti sbatto fuori di casa! ''-
-'' Siamo un po' isteriche questa notte? Eh, Principessa? ''-
-'' Come mi hai chiamata? ''-
-'' E dai, lasciami dormire. Sono stanco! ''-
-'' Ma con chi credi di parlare? Duncan? Dancan! ''-
-'' Ahi! E smettila! Lasciami dormire, Gwen! ''-
-'' Te lo già detto che stai diventando insopportabile,vero? ''-


§§§


-'' Buongiorno, Gwen. ''- Sono davvero stanco. E per di più non mi ricordo un bel niente di quello che è successo ieri. So solo, che quando mi sono svegliato mi sono ritrovato un'enorme macchia viola sullo stinco destro.
-'' Ciao. ''-
Mi sembra un po' incazzata la Principessa, questa mattina.
Dio, che mal di testa, cazzo. E non so più quello che dico e quello che penso. Ma che mi succede? Mi sa, che questa volta devo dare ragione a quei tre cretini dei miei amici. Mi serve una puttana. Maledetta astinenza dal sesso! Perchè Gwen non mi permette più di scopare con lei? Eh sì, che prima scopavamo tutti i giorni!
Ho bisogno di un bicchiere di whisky, penso che mi servirà parecchio, soprattutto per questo odioso mal di testa.
Me ne frego di Gwen e vado a cambiarmi. Tanto poi si scuserà di sicuro, per qualche cosa che non ha fatto e tutto ritornerà come prima. Me lo sento.
Mi infilo velocemente i jeans neri e la maglia color nero carbone con con il mio amato teschio. Infilo altrettanto velocemente i lacci delle Convers nere borchiate dentro di esse e metto al collo una catena con la scritta Bad Boy, che mi ha regalato quell'angelo della mia fidanzata.
Scendo dalle scale e prendo le chiavi.
-'' Ciao Gwen! Io esco! ''-
Non mi risponde. Ma vaffanculo! Sbatto furioso la porta, odio le persone che non mi rispondo quando li si dice qualcosa, soprattutto se ci si sforza ad essere carini, per unn buona, santissima, maledettissima volta.
Entro in quello schifo di bar che vi è a duecento metri da casa mia, come sempre ci sono i miei carissimi amici.
-'' Ciao Dunky ''-
-'' Ciao pezzo di merda. ''- Osa fare lo spiritoso? Giuro che prima o poi gli tirerò un bel cazzotto in faccia. Ho voglia di rompere in naso a qualcuno, soprattutto perché sono leggermente di cattivo umore.
-'' Siamo di cattivo umore, eh? ''-
-'' Hai forse problemi? ''-
-'' Bello, stai calmo! Discussioni con la Principessina? ''-
-'' Come l'hai chiamata? ''-
-'' Fidanzatina, perché? ''-
-'' No, scusa. Avrò capito male. ''-
-'' O mio Dio! Il nostro Duncan si sta scusando? ''-
-'' Certo Maestà, mi sto scusando con voi. Razza di cretino. ''-
-'' Dovresti esserci grato, non hai la più pallida idea di che Addio ti stiamo organizzando. Dovresti baciarci i piedi! ''-
-'' Se non mi fate scopare, vi giuro che vi spacco il naso. Gwen non mi fa più entrare. ''-
-'' Ahahaha! Stai scherzando? Povero, il nostro Dunky! Vedrai che ne sarai felice. Eccome se scoperai. Quando sarà finita la serata vedrai che il tuo amichetto non soffrirà più la solitudine! ''-
-'' Spero per voi! ''-

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Capitolo 8
*** Perchè non esiste un abito da sposa nero? ***


Perché non esiste un abito di nozze nero?

Gwen Pov 
 

-'' Lo so Bridgette, lo so. Lui è un ragazzo fantastico nonostante le cretinate che faccia ripetutamente, e mi ama. Ma ti rendi conto che mi ha chiamata Principessa? E che non mi abbia mai chiesto scusa? Mai! ''-
-'' Ed è per questo che sei arrabbiata da ben due giorni con lui? E dai Gwen! Sai come sono i ragazzi, si fanno prendere dall'ansia e vanno in un brodo di giuggiole! ''-
-'' Lo so, ma ora quella in crisi sono io! Non lo capisci che mi serve un abito! E non lo riesco a trovare un abito nero! ''-
-'' Ahahaha, stai scherzando non è vero? ''-
-'' E cosa te lo fa pensare? ''-
-'' No lascia stare; se vuoi oggi pomeriggio ti accompagno, andiamo alla ricerca di questo famelico abito, ti va? ''-
-'' Oh, Bridgette, ti adoro, sei la mia salvezza! ''-
-'' Nessun problema Gwen, ti vengo a prendere io! Ah, e stai tranquilla, perdona quell'imbecille che hai come fidanzato! Lo sai com'è fatto! ''- E con una sincera risata da parte di entrambe, la conversazione al telefono finì.
Mi alzo scompigliandomi i capelli, accidenti, il colore blu sta sparendo devo proprio rifarlo. Ho bisogno pure di un bagno caldo, un bagno caldo è quel che mi serve proprio in questo momento!
Faccio cadere velocemente la veste nera in raso usata tante volte come vestaglia, apro i rubinetti della vasca e ci entro dentro. Non voglio pensare a niente, neanche a quel maledettissimo abito da sposa, lo sapevo che prima o poi sarei stata costretta ad indossare qualcosa di bianco.
Un odioso 'Bum!' interrotte il mio amato stato di tranquillità, rovinando tutto. Un'espressione esasperata dipinse il mio volto, ruotai gli occhi, era arrivato, lite in arrivo.
-'' Ehy, amore! Sei qui! ''- Strano, e sì che io mi aspettavo una scenata. Mugolai in segno di approvazione chiudendo gli occhi. Sentivo il mascara calarmi dagli occhi posandosi sulle pallide guance.
-'' E non ti piacerebbe se io venissi lì con te? ''- Il suo volto venne dipinto da una smorfia strafottente e maliziosa.
-'' Vattene, non ho voglia. ''-
-'' Ma che scontrose che siamo oggi, eh? ''-
-'' Senti, Duncan. Sono stressata, l'abito, la cerimonia e tutto il resto. Per favore, puoi andare via? ''-
-'' Come vuoi, raggio di luna. ''- E detto questo, un altro odioso 'Bum' mi fece sussultare.
Dopo una bella oretta di acqua calda, uscì, la bianca pelle bruciava.
Presi un asciugamano blu notte e lo avvolsi intorno al mio corpo dalla pelle color del latte.
Aprì frettolosamente l'armadio, lo adoravo veramente, insomma, era di un bel nero lucido intenso, il colore della pece, le maniglie erano in ferro arrugginito, ne ero veramente orgogliosa. Presi le prime cose che mi capitarono a tiro, non mi era mai piaciuta la moda e mai me ne curavo, ma ultimamente cercavo di farmi più carina del solito, dovevo attirare l'attenzione di Duncan pur in qualche modo, no? Le mie pallide gambe vennero inghiottite da una lunga e larga gonna nera che misi appena sotto il seno, sotto mettei una leggera canottiera del medesimo colore e infine misi una fantastica catena arrugginita, un magnifico regalo di Duncan.
Ma non potevano di certo mancare i miei amatissimi anfibi! Quanti cimiteri abbiamo attraversato io e loro!
I capelli mi erano cresciuti, in realtà è stata un'idea di Dancan, ha detto che così sarei stata meglio ma non so; i capelli così, lunghi fino alle spalle, ma pur sempre blu e verdi, non mi entusiasmavano come prima.
Aspettai Bridgette; ero piuttosto in ansia! Non avevo più voglia di andare per odiosi e stucchevoli negozi pieni di insopportabili commesse che vogliono renderti una stupida bomboniera, non che l'abbia mai avuta sinceramente.
Ma un abito pur mi serviva, no? Ah, quanto avrei pagato per un abito scuro! Purtroppo il budget era piuttosto limitato e quindi mi sarei dovuta accontentare. Maledetto e stramaledetto karma!
Poco dopo suonò il campanello, Bridgette era arrivata.

§§§


-'' No Bridgette! È schifosamente schifoso! Come potrei mettermi... questa cosa? ''- Presi il pomposo e orribile abito e lo gettai in un angolo sotto il furioso sguardo dell'ossigenata commessa.
Chiedevo così tanto?
-'' Aspetta Gwen! Era bellissimo e poi ti stava d'incanto! Non fare così! ''-
-'' No Bridgette! Forse quello era il tuo stile! Non il mio, cavolo! ''-
-'' Signorina, se vuole... -''
-'' No! Non voglio un accidenti e arrivederci! ''- Mi rivestii velocemente e trascinai fuori Bridgette da quella sottospecie di... Argh! Lasciamo stare, non ne vale la pena.
-'' Senti Gwen, mi dispiace! Ti va di andare a provarne qualcun altro? Magari da un'altra parte, eh? ''- Mi sorrise gentilmente; quella ragazza riusciva sempre a farmi stare calma.
-'' Sì, però prima devo andare da una persona! Non che tu non fossi abbastanza, ma lei potrebbe sicuramente aiutarmi a trovare quello che cerco! ''-

§§§

-
'' Ciao sorella! Cosa? Ti sposi? Oh, Mozzarella certo che ti accompagno a prendere l'abito! ''-

Sì, sapevo che Leshawna mi avrebbe sicuramente aiutato! Leshawna, dopo ver preso la prima cosa che vide sul divano in salotto, sbatté violentemente la porta e infine mi prese per un braccio trascinandomi in un altro negozio per abiti da spose.
La commessa, a differenza della precedente, era più intenzionata ad ascoltarmi e a capire cosa volessi io e non gli altri. Mi portò degli abiti lunghi e stretti, semplici ma contemporaneamente dettagliati. Però non ero convinta, insomma, non mi ci vedevo! E poi Duncan cosa avrebbe detto? Quegli abiti non mi appartenevano, non facevano proprio per me!
Rassegnata mi sfilai l'abito e mi rimisi i miei vestiti; piuttosto sarei andata all'altare così com'ero.
Raggiunsi le ragazze con aria affranta e senza bisogno di spiegazioni mi riportarono a casa.
Ero così frustrata e incazzata! Possibile che io, Gwen, mi faccia tante storie per uno stupidissimo abito di matrimonio?
Stavo sposando il mio migliore amico, di certo mi avrebbe apprezzata in qualsiasi modo. Mi morsi il labbro inferiore convulsamente. Percorsi il viale per la casa, delle erbaccie selvatiche dominavano il giardino poco curato e il vento soffiava così forte che smuovevano perfino i grossi rami dei pochi alberi che vi erano. Mi sedei su un gradino in marmo della scala che vi era per entrare. Sbuffando guardai il cielo oscurarsi, finalmente pioggia -pensai-, c'era così caldo in questi ultimi tempi! Mi girai verso le finestre, per vedere se Duncan era rientrato, ma esse erano ancora chiuse e quindi era ancora fuori. Sul davanzale mi accorsi che vi era una grande scatola nera impacchettata con del nastro blu notte. Fuori vi era un biglietto verde, lo presi e iniziai a leggerlo.

Ti ho vista oggi, in quel negozio di abiti da spose, e ho visto la tv ultimamente. Ti stai sposando e io non posso che augurarti tutta la felicità che ti meriti. Spiccavi fra tutti quei bianchi vestiti, quello non era il tuo posto e so che tu non indosserai mai un abito così, per fortuna. Ho girato nove volte i negozi e poi ho trovato questo meraviglioso abito su un manichino. Ti starebbe a pennello, ne sono convinto.
Sii felice, sei un fiore unico, non scordarlo mai.

Misi via il biglietto e scartai la scatola. Dentro vi era un abito color blu notte, il mio colore preferito. Era lungo e stretto, in raso. La schiena era nuda e vi erano delle catene argentate a mo' di croce. Quello era il mio abito, l'avevo trovato. Lo strinsi forte e con esso anche il biglietto. Dopotutto, quel ragazzo, mi capiva ancora.

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