Il Canto della Sirena

di CaTCheshirE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Venti anni prima ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Una compravendita davvero vantaggiosa ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Un inizio di...qualcosa ***
Capitolo 4: *** Capitolo3 - Il Fascino e la Tempesta ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - La Cicala, e la Formica che se la mangiò ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - La Vendetta di Shark ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Seth Young ha una sirena nella ciurma ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - L' amante del Capitano ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Il Porto delle Lanterne (Parte prima) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Il Porto delle Lanterne (Parte Seconda) ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - E se Rum vuole... ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - La Sirena Ribelle e il Re Tritone ***



Capitolo 1
*** Venti anni prima ***


Questa è probabilmente l' unica storia decente che ho scritto fino ad ora. Per cui, se avete tempo da perdere per la povera sottoscritta, datemi qualche consiglio per migliorarmi, non mi offendo anche se mi dite che devo darmi all' ippica :) Grazie in anticipo per la lettura!


Venti anni prima - Ai confini delle mappe

«Questi mari sono infestati! Si dice che vi vivano delle…creature.»
«Andiamo, vecchio John! Non starai ancora parlando di quelle dannatissime sirene! Tranquillo, tu sei talmente brutto che nessuna sirena potrebbe mai guardarti!»
«Piuttosto potrebbero trovare interessante il piccolo Seth. La carne dei bambini è più tenera.» ci furono delle risate sguaiate, mentre Seth, un bambino di quattro anni, si restringeva ancora di più, per nascondersi sotto il pastrano del padre.
«Vedetela così, ciurma.» disse il Capitano Nero, stringendo il braccio intorno al figlio. «Le sirene cercano una cosa sola. E sono la carne da mangiare, e gli uomini per divertirsi. Non penso che un bambino possa fare al caso loro. Inoltre loro lo sentono.» tirò su con il naso «Sentono a fiuto quali sono gli uomini più stupidi che cadono più semplicemente nella loro trappola.»
«Quindi il vecchio John è perfetto.» Risero tutti.
Ma quella notte c’era davvero qualcosa di strano nel mare. Tutti lo sentivano. Si erano allontanati troppo dalle terre abitate, quelli erano mari solcati da mostri e navi di morti, non era un posto per loro. In cielo non brillava nemmeno una stella, e l’ unica luce erano le torce tremanti sul ponte della nave. Un brivido attraversò Seth, e non era l’ aria fredda.
«Capitano» mormorò un uomo.
«E adesso che vuoi?!»
«Ci sono…pesci strani in queste acque.»
Il capitano si alzò, facendo crollare per terra Seth. Questo si stropicciò gli occhi, e andò a guardare oltre il parapetto, opposto rispetto al padre.
«Papà…» mormorò.
«Ma che cavolo dici, marinaio, qui non ci sono pesci! Quella è acqua!»
«Papà…»
«Vedi di non farmi fare queste fatiche per nulla! Ho dovuto staccarmi dalla panca per venire fino a qui! Il prossimo che dice di vedere le sirene, lo butto in mare, così può pure incontrarle, conoscerle, e prendere il tè con loro.»
«Papà, sono da questa parte!!»
Sotto la nave, che nuotavano a pelo d’ acqua, c’erano quattro lunghe e affusolate forme. Sembravano squali, se non avessero avuto un viso tanto bello. Nuotavano a pelo d’ acqua, scivolando lungo la fiancata della nave come se la stessero accarezzando con le pinne.
Ci fu un buco nel tempo. Tutto si fermò, immobile e silenzioso, tranne il sottile a acquoso suono delle onde in movimento. Nessuno osava respirare, come se anche il più piccolo suono potesse spezzare l’ incantesimo che li teneva in vita.
«Buttate giù la scialuppa!» urlò all’ improvviso il Capitano Nero, facendo sussultare e urlare tutti. Il moto delle sirene intorno alla nave si fece più veloce e nervoso, come se avessero sentito anche loro. Adesso alcune mettevano le teste fuori, e osservavano i pirati appollaiati sul parapetto, e diventavano sempre più audaci nei loro avvicinamenti, e nei loro sguardi.
«Capitano, non possiamo fare una cosa del genere!» urlò il vecchio John, andando in panico. «Ci divoreranno se lasciamo la nostra nave!»
«Siamo arrivati sin qui, e stiamo assistendo ad uno spettacolo incredibile! Non ho intenzione di perdermelo perché voi signorine credete a qualche vecchia storiella!» detto questo slegò la scialuppa, che cadde in acqua con un tonfo sordo. Le sirene si allontanarono dalla piccola imbarcazione, spaventate.
«Non sembrano cattive.» disse Seth. «Papà, posso venire con te?»
Il Capitano Nero parve esitare. Nonostante tutto, era un rischio, perché nessuno conosceva il comportamento di un branco di sirene. Poi decise «Vieni anche tu, Seth. Se osano toccarti gli pianto un proiettile tra le scaglie.»
A quella risposta si fecero avanti anche altri tre uomini. Il vecchio John rimase  a bordo.
Scesero nella scialuppa, e con due potenti remate il Capitano si allontanò dalla barca. Le sirene, pian piano, si avvicinarono. Le loro code erano così reali, così palpabili, così aliene, che Seth cominciò ad avere paura.
Una esile mano uscì dall’ acqua, aggrappandosi al bordo della barchetta. Seth notò che era molto pallida, e le unghie erano belle e curate. Una sirena si tirò su, agganciandosi con le braccia sopra il bordo. Tutto questo con un silenzio ed un eleganza disumani. I suoi lunghi capelli erano fradici e neri come la pece, ma la sua pelle non era raggrinzita, come quando un essere umano sta per troppo tempo in acqua. Era perfetta, liscia e bianca come la madreperla di una conchiglia. I suoi occhi, orlati da lunghissime ciglia, osservarono gli esseri sopra la scialuppa con curiosità. Sembrava rilassata, e anche loro cominciarono a rilassarsi, vedendo che non succedeva nulla. Ma nessuno parlò.
«Sai parlare?» domandò alla fine Seth.
«Si.» rispose lei. Se il corallo e la sabbia bianca avessero avuto una voce, sarebbe stata quella.
«Non vogliamo farvi del male.» aggiunse il Capitano, toccandosi il cappello tricorno in segno di rispetto.
«Lo abbiamo capito.» disse la sirena, piagando la testa di lato. «Non avreste portato un bambino, se aveste avuto cattive intenzioni.»
«Come ti chiami?» domandò uno degli uomini, che si stava stringendo i lembi della camicia per il nervoso. Anche alla debole luce si vide che era diventato rosso.
«Il mio  nome è Kadija.» rispose lei. Poi tornò ad osservare Seth. Con un movimento lento, allungò una mano verso il suo viso.
Con uno scatto secco, un altro uomo premette il grilletto della pistola, e il proiettile sibilò a pochissima distanza dal viso di Kadija, per piantarsi in acqua con un alto schizzo.
Kadija si allontanò, sibilando come un gatto. Tutto il suo viso si indurì, diventando una maschera minacciosa. Intorno alla nave cominciarono a spuntare dall’ acqua altre teste, altri visi.
«No, aspetta, non andartene!» esclamò Seth, sporgendosi oltre il bordo. «Non volevamo spaventarvi!» Traballò, e fu quasi sul punto di cadere fuori dalla barca. Ma una sirena, questa volta bionda, spuntò dal mare nero e lo afferrò prima che cadesse.
«Dovete fare attenzione.» disse, rivolta al Capitano. «Un figlio non si sostituisce come una vela.»
Questa sirena era diversa dalle altre. Non aveva quella bellezza disumana e inquietante. Sembrava molto umana, anche se era bellissima. E a differenza delle altre, che indossavano solo brandelli di stracci intorno al seno, questa aveva una specie di fagotto legato sulla schiena, che sembrava tessuto con la schiuma di mare. Qualcosa si mise a piangere al suo interno.
«Una giovane madre?» domandò il Capitano. Attirate dalla nuova calma, anche le altre sirene si avvicinarono. Gli unici che sembravano a loro agio, però, sembravano Seth e suo padre.
«Si» disse la sirena. Sciolse il fagotto, e lo mise tra le braccia del capitano. «Questa è Perla Blu.»
Il Capitano, forse per la prima volta nella sua vita, si sentì a disagio. Sciolse leggermente il fagotto.
La bambina sembrava fatta di un materiale ancora più liscio e bianco della madreperla. Sembrava fatta di fumo, impalpabile. Aveva gli occhi aperti, verdi come il mare basso, e sulla testolina spuntavano già i capelli dorati. La coda era liscia, e le scaglie ancora non si distinguevano le une dalle altre. Si mosse, e afferrò con una manina una pinna caudale della sua coda.
«Che stano mostriciattolo.» commentò l’ uomo che prima aveva sparato.
Passò un sibilo tra le sirene.
«Questo mostriciattolo è mia figlia, la mia unica figlia, ed è una delle rarissime Sirene Pure.»
«Sirene Pure?»
«Quelle nate sirene, sirene sin dal loro primo respiro.» spiegò una terza sirena, con la pelle bronzea e gli occhi neri come pece.
«Di solito voi sirene non nascete tali?» domandò il Capitano.
«Siamo ciò che resta di donne morte annegate.» rispose la madre della bambina. La sua espressione divenne triste. «Morte annegate e con un uomo nel cuore.»
Calò un lungo silenzio, rotto dopo poco per le risatine della bambina, perché Seth aveva cominciato a farle il solletico.
Alla madre tornò il sorriso. Allungò le mani, e si riprese la sua bambina. Con movimenti esperti se la legò di nuovo alla schiena. «E questo invece è vostro figlio?»
«Mi chiamo Seth!» esclamò lui, l’ unico che riuscisse a tenere il buon umore in una situazione così sovrannaturale.
La giovane madre allungò una mano, come aveva cercato di fare la prima sirena, Kadija. Ma questa volta nessuno cercò di fermarla.
Seth si sentì davvero strano quando le sua dita lo toccarono. Era come quando mamma lo prendeva sulle ginocchia, e gli baciava la testa. Gli mancava tanto sua mamma.
La sirena chiuse gli occhi, e face un profondo respiro. «Questo figlio vi renderà onore, Capitano.»
Poi li riaprì. «Noi ora dobbiamo andare, o alcune di noi cominceranno a sentire la fame.» questa affermazione fece passare un brivido di paura fra tutti quanti. La madre riprese la bambina, e le la legò sulla schiena.
«Quindi è vero che mangiano esseri umani!» esclamò un uomo.
«Mangiamo carne, ma non credo che tu sia da meno. Tu lo mangi il pesce, no? Molte di noi sono morte nelle vostre reti. Andiamo.» si allontanò, con un colpo di coda. «E che i mari vi riportino a casa sani e salvi. E non azzardatevi a procedere ancora oltre. Questi mari sono pericolosi anche per noi.» E girandosi su se stessa si immerse, seguita in breve dalle altre sirene. In pochi istanti il mare tornò quella mossa superficie d’ acqua che tutti conoscevano. Niente sirene, né mostri, né magie. Solo il loro caro mare. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Una compravendita davvero vantaggiosa ***


Questo capitolo è particolarmente lungo, spero che a causa di questo non sia anche noioso. Per scrivere questa storia mi rendo conto che mi servirebbero delle informazioni maggiori sulle navi a vela del periodo d'oro della pirateria, ma spero di riuscire a rendere un idea abbastanza realistica anche senza le informazioni che mi mancano! Sono sempre bene accette recensioni di qualsiasi tipo! Grazie a tutti!!

Capitolo 1 - Una compravendita davvero vantaggiosa

Seth si alzò dal letto della prostituta mentre lei ancora dormiva, si rivestì in fretta e uscì dalla stanza, attento a non svegliarla. Era stato bravo a convincerla a non farsi pagare, per questa volta. Beh, avendo una fama da affascinante capitano e un viso che, modestia  parte, piaceva parecchio, nottate non pagate erano quasi la regola. Scese al piano inferiore, alla locanda, dove gran parte dei suoi uomini si erano addormentati in un angolino, o sul bancone dell’ Orbo Jim. Jim stava pulendo i bicchieri, e li stava riordinando con la stessa cura con cui una madre accudisce i proprio pargoletti.
«Jim, mi dai una mano a svegliare i miei uomini? Credo che da solo non ce la farei.»
Jim, senza dire una parola, buttò giù dal bancone Carbonella, il vicecapitano. Lui scattò in piedi, perfettamente sveglio, e scoccò un saluto militare. «Capitano, ordinate!»
«Sveglia la ciurma, voglio partire prima dell’ alba. O si sveglieranno persone che è meglio che io non veda.»
«Signorsì, capitano!» Poi si mise a urlare «Sveglia, ciurma!! Il capitano vuole…»
«Carbonella»
«Si capitano?»
Lui appoggiò un dito sulla bocca, facendogli cenno di fare silenzio. «Magari senza svegliare tutto il porto.»
«Si, capitano.»
 
«Ci siamo tutti, Carbonella?»
«Si, ci siamo tutti.»
«Fate rotta per le Isole Gemelle. Devo incontrarmi con mio fratello.»
«Si, capitano.»
E mentre Carbonella si occupava di dirigere la nave, Seth, ormai conosciuto da tutti come Capitano Young, si godeva l’ aria di mare.
Young era l’ ideale di pirata perfetto. Figlio e nipote di pirati temuti in tutto il mondo, aveva ricevuto l’ educazione di un pirata. Aveva una mira perfetta, era un ladro e un attore eccezionale, persuasivo e audace. Aveva ereditato il coraggio di suo padre, ma la bellezza di sua madre. Aveva avuto il comando di una nave prima di suo fratello maggiore, e nonostante la sua giovanissima età, la sua abilità gli aveva fatto guadagnare il rispetto di tutti. Era forte, ma non crudele. Comprensivo, ma non debole. Era tutto ciò che una ciurma vuole in un capitano.
Seth chiuse gli occhi, e si appoggiò alla scala di corde che gli stava affianco. Era da quasi un anno che non vedeva suo fratello. Si diceva fosse stato all’ Arcipelago proibito, ma Seth ne dubitava. Suo fratello era troppo stupido e troppo codardo per avventurarsi fino alle terre dei cannibali e delle sirene.
“E anche se fosse ci andato, non sarebbe mai stato in grado di tornare indietro”.
«Capitano!» urlò il buon Carbonella. «In quanto tempo dobbiamo essere li?»
«Tra tre giorni, Carbonella.» disse lui. E poi si ritirò nella sua cabina.
La sua stanza era piuttosto luminosa, per essere la cabina di una nave. C’era il suo letto, i suoi libri, la scrivania coperta di carte. E poi intorno c’erano trofei che aveva vinto in giro per il mondo. C’ era uno scrigno di gemme che gli aveva regalato il governatore di una piccola regione, in cambio della sua vita. Inutile dire che aveva comunque depredato la sua casa, ma, in effetti, lo aveva lasciato vivo. Senza un soldo, ma vivo. Poi c’era un sacchetto di rubini che gli aveva dato…o meglio, che aveva rubato a una nobile dell’ Isola Rea. Una collana di diamanti, un amuleto delle Isole Teschio, un violino che si diceva potesse attrarre le sirene, un corallo rosso grande quanto la sua testa, una perla che si diceva fosse la più grande del mondo. Ci voleva tutto il palmo di una mano per contenerla. Una giara piena dell’ aria dell’ Isola Vento, e la pelle di un serpente velenosissimo. E poi c’erano altri oggetti più comuni. Pistole, spade, i suoi vestiti. Si tolse il capello, e lo appoggiò ai piedi del letto.
Aveva intenzione di restare per mare per un po’, così, solo per il gusto di restare immerso nella salsedine. Si grattò la testa. E poi voleva chiedere alla sua ciurma dove preferiva andare. C’erano dei mercanti sull’ Isola Vento che gli dovevano dei soldi, magari sarebbe andato da loro. Oppure avrebbe cercato qualche paese da depredare.
“Per mantenere viva la fedeltà del tuo equipaggio, devi sempre proporre nuove avventure”, diceva suo padre, quando era piccolo e stava ancora imparando. Suo padre aveva sempre tenuto le sue esperienze per lui, chissà perché. Supponeva fosse perché lui era il bambino benedetto dalla sirene, ma questo non era un buon motivo per lasciare la sua nave ammiraglia, la bellissima Silent, nelle mani di un diciassettenne. Adesso aveva ventitre anni, ed era uno dei capitani più temuti e rispettati e ammirati del mare.
Già. Benedetto dalle Sirene. Seth lo ricordava ancora. Suo padre aveva insistito perché lui lo seguisse in quel viaggio. Non capiva il perché. Suo fratello Owen non era salito su una barca prima dei sette anni, mentre lui a quattro era già imbarcato con suo padre per un viaggio verso i confini del mondo. Era stato difficile allontanarsi da sua madre, per mesi, ma aveva conosciuto le sirene. Si ricordava la sirena bionda che lo aveva benedetto, e le sue parole lo avevano segnato per sempre. Suo padre aveva preso sul serio in considerazione di fare di lui il suo erede, e non suo fratello maggiore.
 E Owen, ovviamente, lo aveva odiato. Aveva fatto di tutto per screditarlo, per umiliarlo e per fare in modo di compiacere il Capitano Nero, loro padre. Ma tutto questo non era bastato per fargli cambiare idea.
«E alla fine la nave migliore è capitata a me.» mormorò tra se e se.
Gli sarebbe piaciuto incontrare di nuovo suo padre, ma non aveva idea di dove fosse in quel momento. Nonostante i suoi cinquant’ anni suonati, aveva in corpo più forza che lui e suo fratello messi insieme.
Dormicchiò per un po’, e poi uscì per dare una mano all’ equipaggio a governare la nave. Si era alzato un vento contrario che rallentava la marcia, ed erano d’ aiuto un paio di mani in più.
 
«Fratello!!» urlò Seth, da una nave all’ altra.
«Young!! Quanto tempo! Avvicina la nave, dai!»
Seth si piegò verso Carbonella, che stava al suo fianco. «Preparate i cannoni, non si sa mai.» mormorò tra i denti.
«Si, Capitano.» disse lui, per una volta serio.
Dopo qualche minuto, le navi erano abbastanza vicine per far passare gli uomini da una parte all’ altra con la passerella.
«Fratello, vieni nella mia nave, la mia merce non si sposta di qui finché non l’ hai pagata!»
Seth conosceva troppo bene suo fratello per fidarsi di quella voce allegra e spensierata. Lo guardò attentamente mentre saliva a bordo della sua nave, sotto gli occhi attenti della sua ciurma di mercenari.
“Seth, la tua ciurma non deve essere mai composta da mercenari. Loro non combattono per te, combattono per i soldi. E se i soldi mancano ci metteranno poco per saltarti alla gola.”
Suo fratello era come al solito. I capelli tagliati corti sotto un cappello ricamato da capitano, la lunga giacca di pelle nera costosissima, la camicia e gli stivali puliti e lavati. Ogni dettaglio di quello che aveva addosso sembrava urlare “io sono il capitano e voi no.”
«Owen Shark! Il mio fratello che ultimamente ha fatto storia! Ma dove te ne sei andato per tutto questo tempo?»
«Sono arrivato agli Arcipelaghi Proibiti, fratellino. Un posto che tu non hai mai nemmeno osato attraversare al comando della tua nave, vero?»
Seth odiava la mania di suo fratello di ridicolizzare tutto ciò che faceva. No, al comando di una nave non ci era mai andato, ma a quattro anni in compagnia del loro padre si.
«Si, fratello, si. E cosa mi avresti portato di così prezioso da quei luoghi?» Mutt, uno al seguito di Owen, si spostò, e Seth lo seguì per un istante con lo sguardo. Voleva andarsene da quella nave, non voleva rischiare un attacco a sorpresa di suo fratello.
«Ti ricordi di quanto mi parlavi di quella bambina sirena che avresti visto, quella con gli occhi color del mare, e i capelli d’ oro?» La ciurma rise del suo tono ironico. «Bene. Abbiamo trovato una ragazzina parecchio simile su una spiaggia, pensavamo che volessi dare un occhiata
Seth esitò. «Un occhiata, ma non è detto che la compri.»
«Portala su, Giradadi.» disse Owen. Poi aggiunse «E tu fratellino, cos’ hai fatto in questo periodo? A parte dormire e mangiare.»
«Ho provveduto a redimere tutte le prostitute che stavano dalla tua parte.»
Owen strinse i pugni, e nei suoi occhi piccoli e neri passò la furia. «Ti sei dato da fare.»
«Già. E non si sono neanche volute far pagare. Soprattutto Scarlett e Roxanne.» Seth si divertiva da morire a toccare tutti i punti deboli di suo fratello. «E poi abbiamo anche convinto un paio di briganti a darci qualcosa, sai com’è, tanto per tenerci in allenamento.»
La sua ciurma rise. E ormai la tensione era palpabile nell’ aria.
Giradadi tornò su trascinandosi dietro un esile figura vestita solo di una camicia. Prima ancora che questa alzasse la testa, Seth aveva già deciso che l’ avrebbe comprata e che se la sarebbe anche sposata.
Sollevò leggermente il volto, e i capelli le ricaddero sul viso, mostrando degli occhi più azzurri di tutti i mari che Seth avesse mai visto.
Sentì la mascella disarticolarsi, e dietro di lui tutta la ciurma che si agitava, divertita.
«Però.» fu l’ unico commento che riuscì a fare.
«Vero? Non è una bellezza?»
Seth si riscosse, e si concentrò di nuovo sugli affari. Avrebbe pensato dopo agli occhioni di quella ragazza. «Aspetta un attimo. Non la voglio una ragazza che è già passata per le tue mani.»
«Non è passata per le mie mani, Seth. Quella ragazza morde, ed è il suo unico difetto.»
«Ci credo che morde. Avrà preso paura vedendo la tua faccia.» brontolò Seth, neanche troppo piano. «A quanto me la venderesti?»
«Voglio il tuo sacchetto di rubini.»
«Tienitela.»
Owen si affrettò a ricontrattare. «No, ok. Facciamo cinquanta dobloni?»
«Te ne do venti di dobloni.»
«Trenta?»
«Venticinque.»
«Andata.»
Seth lanciò un sacchetto di monete a suo fratello, e Giradadi spinse la ragazza dritta fra le braccia di Carbonella, che lì per lì sembrò sul punto di svenire.
«A contrattare fai proprio schifo, lo sai? Andiamo.» disse Seth, e si allontanarono attraverso la passerella. Ma la ragazza rimase indietro. Anzi, rimase perfettamente ferma al suo posto.
«Capitano, rivoglio il mio medaglione.» disse, con voce dolce, bellissima…e affilata come una lama.
«Il tuo medaglione adesso è mio, lo vado a vendere al Porto delle Lanterne.»
Lei sollevò la testa, mostrando un brutto livido sotto un occhio che prima i capelli nascondevano.
«Per fortuna che non l’ avevi toccata.» disse Seth, punto sul vivo.
«Io non l’ ho toccata. C’ha pensato Mutt.» fu la risposta di Owen. «E quel medaglione adesso è mio.» Lo tirò fuori da sotto la maglietta, e se lo rigirò tra le mani. Poi lo lasciò ricadere sul petto.
«No.» disse la ragazza. Adesso si stava arrabbiando sul serio. Seth notò che la sua non era la rabbia delle altre ragazze. Le ragazze normali non facevano paura, sembravano micetti infuriati che sanno solo miagolare, troppo deboli per essere un valido motivo di preoccupazione. Invece lei sembrava davvero pericolosa. Minacciosa, anzi.
«Quel medaglione è mio, mi appartiene.»
I mercenari si misero a ridere. E rise anche Owen, dicendo «E se te rubassi?»
Veloce come lo scatto di un serpente, la ragazza tirò un calcio a Owen dritto in faccia, facendolo cadere per terra. «Allora vuol dire che sei stupido.»
«Hey! Fermi, tutti e due!» urlò Seth. Meglio fermarli, prima che la sua merce si facesse del male da sola. «Fratello, visto che mi hai mentito e la ragazza è stata picchiata, dammi quel medaglione e pareggiamo i conti.»
«Altrimenti?!» sputò lui, rialzandosi.
«Altrimenti dico alla mia ciurma di fare fuoco e la tua nave cola a picco, i cannoni sono già tutti pronti.»
Calò il silenzio.
Owen buttò il medaglione in faccia alla ragazza. «Tieni, puttana. E andatevene via!»
Indietreggiando, Seth e gli altri tornarono alla loro nave, e si affrettarono ad allontanarsi.
La ragazza, che si era rannicchiata in un angolo, si rimise il medaglione intorno al collo. Appena furono abbastanza lontani, Seth la afferrò per le spalle, dimenticandosi per un attimo il fatto che buona metà del suo cervello stava pensando alla ragazza senza la camicia.
«Ti rendi conto vero che mio fratello adesso sarà furioso, e che starà meditando vendetta, vero?! Mi hai cacciato in un mare di guai per una stupida collana!»
Lei lo osservò, ma in modo strano. Come se lo stesse trapassando con lo sguardo.
Seth inspirò lentamente, cercando di calmarsi. «Di al nostro mozzo di darti uno straccio e  dell’ acqua, comincia pulendo la nave.»
E la lasciò cedere per terra.
«Hey.» chiamò lei. La sua voce tremolante costrinse Seth a voltarsi per vedere cosa voleva. Lei sembrava in imbarazzo. «Non è che avete qualche straccio che mi posso mettere addosso?»
Seth rimase un attimo impalato. Poi valutò in fretta il morale della ciurma, e l’ effetto che quelle gambe potevano fare. «Mah, per ora puoi stare anche senza.» Lanciò un tacito sguardo a Carbonella, e lui fece cenno di aver capito. Doveva tenere d’ occhio la ragazza, in modo che non creasse problemi.
«Ciurma, dirigiamoci verso le Isole Teschio, stiamo finendo il cibo, e i briganti ne hanno parecchio!» urlò poi, in modo da farsi sentire da tutto l’ equipaggio.
«Hey, tu, puttana, tieni lo straccio.» Alla ragazza arrivò addosso uno straccio lurido, e poi qualcuno appoggiò in malo modo un secchio pieno d’ acqua vicino a lei. La ragazza alzò lo sguardo, su un uomo di circa trent’anni, con un espressione infuriata. «Muoviti! Non abbiamo tutto il giorno. Comincia a pulire il sopracoperta, poi passiamo al sotto.»
Lei non disse nulla, e ubbidì.
 
«Capitano, lo ammetta, quella ragazza comincia a piacervi. Sono tre giorni che non parla e non si lamenta, e ha già pulito tutta la nave.»
«Ha comunque fatto infuriare mio fratello.»
Carbonella sospirò. Quando Seth Young pianta il muso, non si può far altro che aspettare che si calmi.
 
La ragazza alzò la testa, guardando il Capitano. Questo era appollaiato in cima all’ albero maestro, come un pappagallo, e stava guardando i nuvoloni neri che giravano intorno alla nave da due giorni, ormai. Poi abbassò lo sguardo, e gli occhi dei due si incontrarono.
Rimasero a fissarsi un paio di secondi, poi la ragazza tornò a strofinare il sopracoperta. Era incredibile come il mozzo (chiamato da tutti “Miss”) non fosse mai contento. Dopo aver pulito tutta la nave da cima a fondo, aveva dovuto ricominciare da capo perché nel frattempo si era sporcata di nuovo. E quello doveva essere il suo lavoro a pensarci bene. Suo e di Ian. Ma almeno Ian le dava una mano. Miss invece ultimamente non faceva altro che abbaiare ordini e starsene a poltrire.
 La ragazza si asciugò il sudore che le colava sulla fronte. Doveva riposarsi, o sarebbe collassata sotto il sole accecante. Tutti quanti si erano trovati un posticino all’ ombra e bevevano oziosamente rum. Avevano un bel vento in poppa che portava avanti la nave senza che nessuno toccasse una corda.
«Ti senti bene?» domandò Ian, di fronte a lei.
«Si.»
Continuarono a lavorare. Nessuno dei due voleva fare conversazione con l’ altro. Ian perché non sapeva cosa dire a quella bellissima ragazza mezza svestita, e la ragazza perché cominciava a sentirsi davvero male.
Si sentì un tonfo li vicino, quando Seth Young si lasciò scivolare giù da una corda, toccando lo scafo in punta di piedi. «Hey tu.»
Sia Ian che la ragazza si voltarono.
«Non tu Ian, tu continua lavorare. Tu, …hem…come hai detto di chiamarti?»
La ragazza rimase un attimo immobile. «…Lily…»
La capitano la guardò con un sopracciglio alzato. Era chiaro a tutti e due che aveva mentito e che si era inventata quel nome sul momento. Ma comunque fosse, scrollò le spalle. Quasi tutti avevano un secondo nome a bordo. «Lascia il tuo posto a Miss e vieni con me.»
«Non so dove sia.»
Ian fece un sorrisetto. «E’ la frase più lunga che ti abbia sentito dire.»
Lei gli scoccò un occhiata, poi tornò a rivolgersi al capitano. «Lo vado a cercare.»
Si alzò troppo velocemente, e barcollò. Poi si rimise in piedi, con la testa che girava, e scese sottocoperta, dove Miss stava beatamente dormendo sulla sua amaca.
Lily lo scrollò, e questo si svegliò di colpo. Appena la vide cominciò a urlare bestemmie. L’ unica cosa che Lily afferrò di tutto quel discorso fu che non doveva svegliarlo e che non doveva rompere.
«Il Capitano ha detto che devi salire sopra coperta e aiutare Ian, mentre lui parla con me.»
«Non me ne frega nulla cosa vuole il Capitano. Può parlarti mentre lavori.» e si girò dall’ altra parte.
«E se non potessi?»
Lily sussultò, e Miss cadde dalla branda.
Il Capitano storse il naso. «Stupido mozzo, va su a fare il tuo lavoro. E Lily, vieni con me.»
Lily lo seguì, silenziosa.
La fece entrare nella cabina. La luce entrava dalle tre grandi finestre, che guardavano dalla poppa della nave verso la scia di spuma bianca che questa lasciava al suo passaggio. L’ orizzonte era piatto e liscio, il cielo azzurro. Il temporale si era spostato verso ovest.
«Tieni.» Il capitano le lanciò un paio di pantaloni e una bandana. «Considerali un prestito.»
Lily si mise le braghe subito, e poi cercò di mettersi la bandana marrone in testa.
«E poi dobbiamo parlare.»
Lily si immobilizzò. «Di cosa?»
«Cominciamo con i due pugnali che tieni nascosti sotto la maglia e finiamo con il modo in cui mio fratello è riuscito a catturarti, e dove soprattutto.»
Lily divenne rossa, ma non parlò. Infilò la mano sotto la camicia e tirò fuori i due piccoli pugnali sottili che teneva legati alle costole con delle bende. Erano pugnali senza fodero, con lame pulite e impugnature intarsiate in madreperla. «Posso tenerli?»
Seth Young allungò una mano. «No.»
Lei li consegnò, un po’ amareggiata.
Seth li mise dentro un baule contenete armi di tutti i tipi, e poi lo chiuse a chiave. La chiave la agganciò ad un portachiavi che teneva appeso alla cintura, mezzo nascosto dalla camicia.
Lily si permise di osservare meglio com’era vestito. In effetti a parte il cappello tricorno e la giacca che indossava quando scendeva la sera, non esageratamente consunta, non c’era nulla che lo distinguesse da uno qualsiasi dell’ equipaggio. Portava gli stivali alti, i pantaloni marroni, un paio di cinture dalle quali pendevano sempre quattro pistole già cariche.
Lily ricordava suo fratello Owen, e lui aveva cercato in tutti i modi di vestirsi in modo elegante e costoso, così da distinguersi dai mercenari ai suoi ordini. Non che lo avesse osservato molto bene, aveva altro a cui pensare, ma ricordava i ricami in filo d’oro sui risvolti della giacca, il capello nuovo e gli stivali in pelle lavorati.
«Siediti.» disse Seth, indicandole una sedia. Lei si affrettò a sedersi, perché la testa aveva ricominciato a girarle e sentiva le vene sulle tempie pulsare. Per fortuna nella cabina del capitano faceva più fresco. Lui invece si accasciò nella sedia dietro la scrivania. Le lanciò un occhiata penetrante. «Stai proprio da schifo.»
Lei strinse le labbra. «Ho avuto una settimana stancante.»
«E non hai intenzione di raccontarmi cos’è successo.»
«E’ una storia lunga.»
Seth si passò una mano sulla faccia. «Quando voi femmine dite “è una storia lunga” di solito intendete “scordatelo che te la racconto”.»
Lily fece un sorrisetto. «Esattamente.»
«Lily, è un ordine.»
Lily rimase ferma, e intrecciò le mani in grembo. Si era improvvisamente resa conto di come avesse fatto Seth Young a diventare capitano di una delle navi migliori del mondo. Aveva un tono di voce, quando ordinava qualcosa, che faceva venire i brividi dietro la schiena, e la risposta alla sua domanda saliva automaticamente alle labbra.
«Me ne stavo su una spiaggia a farmi gli affari miei e Mutt mi è piombato addosso. Mi hanno caricata sulla nave insieme all’ acqua e sono partiti. Tutto qui.»
«Su una spiaggia degli arcipelaghi proibiti? Non hai proprio l’ aspetto di una cannibale.»
Lily sollevò lo sguardo, e corrugò le sopracciglia. «Ma non siamo mai arrivati agli arcipelaghi proibiti. Owen Shark ha appena sfiorato le coste dell’ Isola di Mezzo – il tempo di fare rifornimento d’ acqua - e siamo tornati indietro. E’ li che stavo io.»
Gli arcipelaghi proibiti erano famosi perché erano circondati quasi completamente da una catena di scogli a pelo d’ acqua. C’erano pochissimi passaggi dove una nave potesse passare, ma per un brigantino come quello di Shark, lento e pesante, arrivare fino agli arcipelaghi proibiti era impossibile. In mezzo alla catena di questi scogli si ergeva un isola vera e propria abitata da un paio di piccoli villaggi di pescatori.
Seth Young scoppiò a ridere, spaventando Lily. «E mio fratello che mi prendeva in giro perché non ero mai arrivato agli arcipelaghi! Ahah…la prossima volta che arriviamo al Porto delle Lanterne lo dico a tutti i pirati che mi capitano a tiro…ahah…»
Lily lo osservò, mentre rideva di gusto.
«Ok, ok…adesso vai da Miss e…anzi no. Cerca Sbobba, digli che ti mando io. Meglio farti stare in cucina che sotto il sole, non vorrei mai che morissi. Sarebbero soldi sprecati per nulla. Beh, che ci fai ancora qui? Vai!»
Lily fece per uscire dalla cabina, ma poi notò il violino in un angolo. Rallentò un attimo per osservarlo. Ma il Capitano Young evidentemente voleva essere lasciato in pace, perché la prese per le spalle e la cacciò fuori. Sogghignò, guardandola, mentre richiudeva la porta.
Miss afferrò Lily per la spalla, sbattendola a terra. «Bene, adesso continua a pulire.»
«No.» rispose lei. «Il capitano vuole che do una mano a Sbobba a preparare la cena.» Si rialzò, spolverandosi i vestiti. «Dove posso trovarlo?»
«E’ di sotto, ragazza.» disse Carbonella, che si trovava nel piano sopra la cabina del capitano. «Ma non siamo nemmeno a metà pomeriggio, è presto per la zuppa.»
Lily si strinse nelle spalle. «Vado comunque a chiedere se ha bisogno di qualcosa da me. Altrimenti torno su e vi do una mano. Ma il Capitano ha detto che non posso più fare i lavori da mozzo, perché se mi indebolissi sarebbero…hem, soldi sprecati.»
Carbonella annuì. «Allora và, non stare tra i piedi, occupi spazio.»
Lily si affrettò ad attraversare la nave, e a scendere per le scale che davano alla cucina e alle stanze assegnate alle scorte di acqua e di cibo.
Era buio lì, e anche un po’ sporco. L’ odore era un misto di animale, carne secca, salsedine, muffa e qualcosa di andato a male. Vide l’ enorme sagoma di Sbobba, che era più o meno cinque volte lei. Due di altezza e tre di larghezza. Anzi, forse anche quattro. Indossava una camicia sudicia con macchie di liquidi non meglio identificati, e dei pantaloni sotto il ginocchio altrettanto luridi.
«Hem…scusate. Il capitano mi ha mandata qui per chiedervi se avete bisogno di una mano.»
Lui sollevò lo sguardo, e la fissò. Aveva due occhietti piccolini e penetranti.
«Prenditi uno sgabello, pulce, e comincia a pelare queste patate.» disse.
Lily si guardò intorno, cercando uno sgabello, e appena trovato lo prese e lo trascinò vicino al sacco delle patate. Sbobba le passò un coltello, senza dire una parola.
Lily cominciò a sbucciare silenziosa, ma quelle patate erano ammuffite, e lo fece notare a Sbobba.
«Beh, tanto poi gliele diamo da mangiare nel brodo, quindi non se ne accorgono.»
A Lily vennero in mente le zuppe che aveva mangiato a bordo fino a quel giorno, e le venne voglia di vomitare nel secchio delle bucce.
«SBOBBA!!» si sentì improvvisamente urlare di sopra. «VIENI SU CHE IL CAPITANO YOUNG TI VUOLE PARLARE!!»
Appena fu uscito, Lily riprese un mano tutte le patate che aveva pelato fino a quel momento e tranciò le parti ammuffite. Lo considerò un favore che faceva a sé stessa. Ma appena Sbobba tornò dovette ricominciare a spellare le patate senza togliere la muffa.
«Il capitano mi ha chiesto cosa ti stavo facendo fare.»
«Credo che il capitano mi stia tenendo d’occhio. Ho fatto qualcosa di sbagliato?»
«Hai fatto infuriare suo fratello.» rispose lui. Ma poi le lanciò un occhiata. «Ma continua a fare la brava, a stare attenta a quello che dici e a ubbidire. Vedrai che gli passerà. La rabbia di Seth Young non dura mai molto. O se dura, allora stai certo che morirai di morte violenta.»
Lily esitò un po’. «Grazie.»
Inaspettatamente Sbobba sussultò. «Ehm…mhf…di cosa?»
«Di avermi dato questo consiglio.» Finì di sbucciare il tubero che aveva in mano. «Hem…secondo te il Capitano mi venderà a qualcuno?»
«Dipende. Se riesci a convincerlo che sei utile, e non solo una bocca in più da sfamare, allora potrebbe anche tenerti qui a bordo. Ma a Sputasangue e Carbonella non vai a genio, perché sono superstiziosi, e una ragazza a bordo si dice porti sfortuna. E poi da quanto ho visto a Miss non stai simpatica.»
«Già. Ma non so perché, non ho mai fatto nulla per farlo infuriare.»
«Miss ce l’ ha con il mondo intero. Seth un paio di anni fa ha perso una scommessa con il padre di quello sgorbio, e lui gli ha fatto giurare che il suo figliolo sarebbe salito a bordo della sua nave. Seth non è crudele come dice la sua fama, e quindi quel tizio è entrato a far parte dell’ equipaggio. Avrebbe potuto buttarlo in mare, nessuno avrebbe obbiettato.»
«…è una bocca in più da sfamare no?»
Sbobba sorrise. «Hai capito il concetto. Ma finché è buono come mozzo nessuno lo caccerà.»
«Ian invece?»
Sbobba non rispose subito. Prima le lanciò una lunga occhiata, che Lily cercò di reggere. «La curiosità di voi donne a volte è disarmante.»
Lily si strinse nelle spalle. «E’ da un po’ che qualcuno non parla con me. Mia papà diceva sempre che era il mio peggior punto debole. La curiosità, intendo»
Sbobba fece un altro dei suoi sorrisi, mostrando i denti marci. «Mia mamma diceva lo stesso di me.» ammise.
Lily lo guardò a bocca aperta e poi scoppiò a ridere. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Un inizio di...qualcosa ***


Devo ammettere che in questo capitolo sono stata piuttosto brava a descrivere i personaggi ma al tempo stesso non descriverli. Voi non avete idea di che razza di quantità di follia si annidia nella nave Silent XD Comunque sia, mi sto davvero impegnando per rendere l' idea del periodo storico, e mi sto impegnando anche per rendere Seth Young il più cattivo possibile. Ma non ci riesco! Per quanto ci provo, non riesco a farlo diventare rude e volgare come vorrei. Spero che andando avanti con la storia si capisca meglio quanto sudbolo sia.
Grazie mille per la lettura!


Capitolo 2 – Un inizio di…qualcosa


«Ian è nato in una famiglia di pescatori, e si è imbarcato con noi quattro anni fa. Seth lo ha preso apposta per fare il mozzo e per temperare il caratteraccio di Miss. Ian è una brava persona, troppo brava per essere un pirata. Fra lui e Seth c’è un accordo. Ian tiene Miss il più lontano possibile dal Capitano, e in cambio lui lo protegge da chi vorrebbe fregarlo, perché Ian ha ancora l’ innocenza di un bambino.»
«Ho capito. Per questo ha preso a bordo due mozzi che sono uno il contrario dell’ altro.»
«Esattamente.»
«Carbonella invece? E’ il vicecapitano, giusto?»
«Esattamente. Beh, Carbonella è sempre stato con Seth. Lo ha visto nascere, ed era già nella ciurma del padre del nostro Capitano.»
«Nella ciurma del padre di Seth?»
«Suo padre è il Capitano Nero. Ne avrai sicuramente sentito parlare.»
Lily sussultò. «Certo che ne ho sentito parlare.»
« Era un uomo molto temuto e a dir poco crudele, ma sorprendentemente è stato un buon padre. Ha insegnato a Seth tutto ciò che sapeva e gli ha dato la sua ammiraglia, La Silent, cioè questa nave. Ma facendo questo ha escluso il suo primogenito, Owen, che ora odia Seth con tutte le sue forze.»
«Capisco.» Lily rimase un attimo in silenzio, pensando alle informazioni che Sbobba le aveva detto. «Da quanto tempo Seth Young ha questa nave? Mi è sembrato molto giovane, per essere un capitano così conosciuto.»
«Ha ricevuto questa nave e un equipaggio quando aveva diciassette anni, sei anni fa. Io sono qui da allora.»
Lily rimase a bocca aperta, con una patata mezza sbucciata in mano. «Diciassette anni?»
«Già. Fanno tutti quella faccia.»
«Ho finito con le patate, adesso cosa faccio?»
«Adesso ci penso io, bisogna cucinarle nel brodo.»
Lily esitò, e guardò in alto, dove attraverso una grata entravano la luce e le voci dei marinai.
Sbobba afferrò al volo la situazione. «Resta qui se vuoi. Potresti pulire qualche pentola.»
Lily sorrise. «Grazie di nuovo.»
«E poi è da tanto che non ho qualcuno con qui parlare degli affari degli altri, quindi mi sei utile.»
Lily fece un inchino, e ridacchiarono entrambi. Poi lei prese una spugna e cominciò a scrostare le pentole. «Parlami di qualcuno. Chi è il più strano a bordo?»
Sbobba alzò gli occhi al cielo. «Ci facciamo concorrenza uno con l’ altro. Ma credo che Flash ci batta tutti.»
«Flash?»
«Solitamente se ne sta di vedetta, il Capitano lo ha relegato li. Ci sta giorno e notte, scende solo per mangiare o per cercare un'altra bottiglia di rum, e nessuno gli ha mai sentito dire una parola. Ma quando c’è bisogno di combattere lui arriva, fa un massacro in pochi secondi, e poi ritorna al suo posticino come se nulla fosse successo.»
«Ecco perché non me lo ricordavo. Non l’ avevo mai visto.»
«Un altro tipo strano è Phantom. Ti arriva alle spalle silenzioso come uno spirito. E poi di tanto in tanto se ne esce con profezie di sventura che non si sa da dove tiri fuori.»
«Un personaggio vitale.»
«Già.»
Calò un silenzio rotto dal grattare della spugna sulla pentola e dal bollire della zuppa. Fuori stava cominciando a fare buio, quindi Sbobba accese un paio di lanterne.
«SBOBBA!! E’ PRONTA LA ZUPPA?!» si sentì urlare dall’ esterno.
«Dammi ancora un poco di tempo, Sputasangue!» urlò lui di rimando. Mescolò la zuppa ancora un paio di minuti e poi disse: «E’ pronta.»
 
Lily prese la sua parte di zuppa, e fece per allontanarsi, verso l’ angolino della nave dove di solito mangiava.
«Dove stai andando?» domandò Sbobba.
Lei rimase immobile, gli lanciò uno sguardo e poi andò nel suo angolino, senza rispondere. Si rannicchiò lì, ma in quel momento la zuppa non le faceva molta voglia. Davanti agli occhi le passavano le immagini della muffa che non aveva potuto togliere.
«Lily, oh, che fai in quell’ angolino?!» sbraitò Sbobba, da una parte all’ altra della nave.
Lily sollevò lo sguardo su Sbobba, circondato da tutto il resto della ciurma, tutti girati verso di lei.
«Hem…mangio?» Sembrava una domanda.
«Vieni qui, no?»
«No.»
Sbobba le lanciò un occhiataccia fulminante, ma tornò alla sua zuppa, come tutti.
«Non ti farai mai accettare dall’ equipaggio se non ci provi nemmeno.» sussurrò una voce roca alle sua spalle.
Lily si voltò di scatto, ritrovandosi la faccia rugosa e affilata di Phantom a due centimetri. «Cosa?»
«Ho detto che se non cerchi di farti accettare dall’ equipaggio non riuscirai mai a stare bene qui a bordo.» I suoi occhi di un azzurro chiarissimo si voltarono verso di lei. «Buona cena.»
Lily rimase al suo posto qualche secondo, rimuginando sul fatto di essere l’ unica mentalmente sana a bordo di quella nave. Poi si trascinò vicino a Sbobba. «Anche se ci provassi, non credo che a questi signori piacerebbe la compagnia dalla merce.»
«Dipenda da che merce è.» dispose il Capitano, comparso da chissà dove, sedendosi affianco a lei, con la zuppa in mano. Fece ruotare il contenuto della ciotola con un espressione piuttosto schifata in faccia. «Sbobba, hai superato te stesso. Che cosa dovrebbe essere questa roba?» lanciò un occhiata a Lily. «Ti avevo detto di aiutarlo.»
«Non guardarmi così!» rispose lei. «Io volevo togliere la muffa, è stato lui a impedirmelo!»
Andò a tutti quanti il boccone di traverso.
«Non dovevi dirlo, Lily.» disse Sbobba, l’ unico che continuava a mangiare la sua porzione, imperturbabile.
«Lily, d’ ora in poi impedirai a Sbobba di cercare di avvelenarci.» disse il Capitano Young, buttando la zuppa fuori dalla barca. «E ora, visto che sei qui…» si appoggiò con la schiena al parapetto. «Intrattienici.» Incrociò le braccia dietro alla testa.
Lily si voltò verso di lui. «Intrattieniti da solo.»
«Non ho voglia.»
«Io non ho tempo.»
«E cosa dovresti fare?»
«Devo impedire che Sbobba ti avveleni.»
«Puoi farlo do…ugh!» Lily aveva preso una cucchiaiata di zuppa e gliela aveva infilata in bocca mentre parlava. Quando tolse il cucchiaio Seth Young quasi si strozzò. «Che…coff coff…pazza!»
Lily fece un sorriso velocissimo, appena un accenno con le punte delle labbra. Poi tornò a fissare la sua zuppa. «In effetti mangiare questa roba sarebbe un tentato suicidio. Ma se la buttassi in mare poi qualche pesce potrebbe ingoiarla al posto mio e morire.»
«Puoi sempre usarla per farti un bagno.» rispose Seth Young, ancora con la voce strozzata.
Lily lo guardò. «Credo che abbia più bisogno tu.»
Sentì Sbobba ridacchiare a mezza voce.
«Hai una bella faccia tosta quando serve.» rise Young, sorridendo. Le tirò un pugno al fianco «Con un po’ di addestr…»
Lily cadde di lato, tenendosi il fianco, i denti serrati. La sua faccia si era fatta improvvisamente pallida.
«Hey, non ti ho colpito così forte!» disse lui.
«No, no, tranquillo non sei stato tu.» piagnucolò lei. Scoprì un istante il fianco, alzando la camicia. Un grosso, violaceo, profondo livido le copriva un bel pezzo di pelle. Si ricoprì in fretta, e si rimise seduta.
«Non mi sarei preoccupato comunque.» rispose lui. «Ma quello…»
«Mutt.»
«Carbonella!» abbaiò Seth Young. «Aggiungi alla lista di cose da fare: uccidere Mutt. Pare che si diverta a rovinare la mia merce.»
«Me ne ricorderò, Capitano.»
«Hey, sei ancora viva?»
Lily sorrise. «Sto bene.»
«Fantastico, perché cadendo hai rovesciato la tua zuppa. Va a prendere uno straccio e pulisci.»
Lily storse il naso di fronte a tanta insensibilità. «Si.»
«Si, cosa
Lily si alzò, chiudendo gli occhi un istante. «Si, Capitano»
E detto questo scese di sotto, in cerca dello straccio. 

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Capitolo 4
*** Capitolo3 - Il Fascino e la Tempesta ***


Bene, spero davvero che questo capitolo mi sia riuscito, anche se non ne sono molto sicura. Continuo ad implorarvi di lasciarmi qualche consiglio, perchè non mi sento affatto sicura del mio modo di scrivere. Comunque sia, buona lettura a tutti quanti!

Capitolo 3 – La tempesta e l’ insonnia

«Seth, credimi, non possiamo continuare dritti! La tempesta ci verrà addosso!»
«Ma cosa vuoi saperne tu? Non sei mai salita su una nave in vita tua!»
«Forse non sono salita su una nave, ma so di cosa parlo! Il vento cambierà in fretta, e ci ritroveremo annegati!»
«E’ troppo lontana.»
«Le stiamo andando contro!»
«Senti.» Seth si voltò di scatto verso di lei, con un espressione irritata. «Navigo per mare da quando avevo quattro anni, e sono capitano di una nave da quando ne avevo diciassette. Credo di sapere quello che faccio.» Sollevò un sopracciglio, come per invitarla a controbattere.
Lily fece un respiro profondo. «Io sono sicura che tu sia un capitano eccezionale, Capitan Seth, ma…quella tempesta ci ammezzerà!»
«Carbonella!»
«Sissignore.»
«Scorta Lily nella prigione.» Gli consegnò le chiavi, dopo averle staccate dal mazzo appeso alla cintura.
«Cosa?!» ansimò Lily, mentre Carbonella la afferrava rudemente per il braccio, tirandola indietro. «No, aspetta…Seth, ti prego, lo so che non ti fidi di me, ma per favore!»
Lui nemmeno si girò.
Carbonella la portò nella stiva, dove c’era la piccola prigione. Quattro muri di metallo parecchio stretti. Carbonella aprì la porta e la sbatté dentro.
«Carbonella!» urlò lei, mentre lui si avviava verso le scale. «Sta attento alla tempesta, arriverà prima che il sole tramonti!»
Lui non si voltò, e continuò a salire le scale.
 
La nave veniva sbattuta da una parte all’ altra come un guscio di noce. Le onde facevano un rumore orribile contro il legno, facendolo gemere e scricchiolare. Anzi, urlare.
Lily era costretta a reggersi con entrambe le mani alle sbarre, per non essere scagliata da una parte all’ altra.
“Io te l’ avevo detto, stupido capitano! Se la nave affonda io sola riuscirei a salvarmi!”
«Lily!» urlò Sbobba, per farsi sentire al di sopra delle onde e del vento. Lei si voltò verso il cuoco, che aveva un enorme livido sotto l’ occhio. Sembrava sfinito. «Lily, ti supplico, abbiamo bisogno di te!»
«Adesso avete bisogno di me?! Adesso?!»
«Sbrigati!» urlò. Mi aprì la porta, e poi con enorme fatica riuscimmo a salire le strette gradinate che portavano sul sopracoperta.
Li, l’ inferno infuriava indisturbato. 
Lily riuscì a legarsi con una corda ad uno dei pioli intorno all’ albero maestro. Così sarebbe riuscita a correre per una nave, senza il rischio di essere sbattuta in mare.
Poi un cavallone gigantesco la sommerse. Quando passò, ci fu la pioggia al suo posto ad irritarle gli occhi.
«Lily, Lily ti prego, devi aiutarci!» Il Capitano Seth Young le si precipitò addosso, stringendola. «Ti prego! Una corda si è incastrata, e non riusciamo a chiudere del tutto la vela! Non possiamo continuare a lasciarci trascinare dal vento, verremmo spazzati via!»
«E perché, perché dovrei aiutarti?! Quando ti ho detto che stava arrivando una tempesta mi hai sbattuta in prigione!»
«Ti prego, ti scongiuro! Per liberare quella corda bisogna arrampicarsi in cima all’ albero maestro, e solo tu hai dita abbastanza sottili per snodarla!»
Un'altra onda ci sommerse, zittendoci tutti e due.
Poi Young la guardò dritta negli occhi. «Ti prego. Se non vuoi farlo a causa della mia stupidità, ti scongiuro, pensa anche a tutto il resto della ciurma!»
Lily imprecò, e poi cominciò ad arrampicarsi su per la scaletta di corde. E meno a meno che saliva, più tutto ondeggiava, forte, sempre più forte, e beccheggiava e roteava. Lily sentì lo stomaco vuoto contorcersi, mentre la nausea la attanagliava.
Ma proseguì, continuando a reggersi il più forte possibile.
Arrivò ad una trave trasversale. Era quella che serviva a lei. La corda annodata era proprio li in fondo.
Non osava guardare in basso, ma sentiva tutti gli altri incitarla.
Cominciò a trascinarsi, un centimetro dopo l’ altro. La forza di reggersi alla trave le faceva bruciare i muscoli delle gambe e delle braccia.
Ci arrivò. Non sapeva come ma era arrivata. Con un ultimo sforzo riuscì a snodare quel nodo, e a chiudere completamente la vela. Subito la nave ondeggiò molto di meno, e Lily si distrasse, rendendosi conto di avercela fatta…
Ma il mare non perdona le persone distratte.
Un ondata davvero enorme fece quasi girare la nave. Lily perse la presa, ritrovandosi a dondolare nel vuoto, reggendosi solo con una mano su una trave scivolosa e bagnata dalla pioggia. Il vento fortissimo la faceva ondeggiare quasi quanto una bandiera.
Dal basso sentì qualcuno urlare il suo nome. Ma era lontano. Era troppo lontano.
La nave ondeggiò, Lily perse la presa, e precipitò, schiantandosi sullo scafo.
 
«Lily? Lily sei sveglia?»
Lily gemette. Si sentiva…rotta. Era come se ogni osso del suo corpo si fosse ridotto in polvere. Come se le sue costole si fossero schiacciate. Come se la sua testa fosse stata sbattuta ripetutamente e con forza contro una campana.
«E’ sveglia.»
«Per fortuna. Così non dovrò cucinare tutto da solo.»
«Sarebbe stata merce persa per niente.»
«Dobbiamo ammettere che è stata coraggiosa.»
«E’ stata incosciente.»
«Sono stato io a chiederglielo. Non poteva disubbidirmi.»
Lily socchiuse gli occhi. Ci mise qualche secondo a riconoscere quel soffitto. Era nella cabina del Capitano Young.
Si mise a sedere, scricchiolando quasi.
«Lily quando te la senti puoi tornare in cucina con Sbobba.» disse Young, seduto alla scrivania. «E adesso sloggiate, ciurma, per la miseria! Non è morta, quindi tornate a fare il vostro dannato lavoro! Spicciatevi!»
«Si Capitano!»
Uscirono tutti quanti.
«Cos’ è successo?» domandò Lily confusa. Non doveva slegare una corda?
«Sei precipitata dalla trave durante la tempesta, e sei caduta sopra a Sbobba. Per tua fortuna non ti sei rotta nulla, e Sbobba non si è arrabbiato per l’ uso improprio della sua mole di grasso.»
«Devo andarlo a ringraziare.»
«Tu ti senti bene?» domandò lui, voltandosi verso di lei. I suoi occhi da falco la scrutarono, attentamente.
«Mi sento indolenzita, in effetti. Ma non è nulla, passerà in fretta.»
Lei non disse altro, e lui continuò a fissarla. Ad un certo punto Lily si sentì per forza costretta a spezzare quel silenzio. «Cosa c’è?»
«Stavo pensando al fatto che tu sei davvero una ragazza molto misteriosa. Anche se sembri una specie di pulcino.»
«Non sembro un pulcino!»
«Si invece. Soprattutto adesso. Hai i capelli biondi, scompigliati, e sembri una bambina. Più pulcino di così ci sono solo i pulcini veri.»
«Era un insulto?» domandò Lily, cercando comunque di riavviarsi i capelli. Capendo che era inutile, si risistemò la bandana.
«Dovresti tagliarli quei capelli.»
Lily si irrigidì. «Non mi taglio i capelli.»
«Dovresti. Corti sono più comodi, e non rischi che ti si impiglino da qualche parte.»
«Porto la bandana. E’ come se fossero già corti.»
«Come vuoi.» disse lui. E tornò a guardare le sue cartine nautiche. Che razza di personaggio.
Lily si alzò, facendo un enorme sforzo di volontà per abbandonare il materasso di Seth. Lei ormai si era abituata a dormire per terra con qualche straccio sotto la testa. Non c’erano amache in più per lei.
Era quasi arrivata alla porta quando Seth disse: «Comunque sia, non è vero che avevamo bisogno di te. Chiunque avrebbe potuto salire lì sopra, e non è vero che servivano mani sottili per snodare la corda. E’ solo che se proprio dovevo mandare qualcuno a tentare il suicidio, tu eri la scelta più logica.»
Lily rimase immobile. La mano strinse la maniglia della porta con forza, facendo scricchiolare il legno.
Non trovò nulla di abbastanza crudele da dire. Per lei, Seth era invulnerabile. Lei di punti deboli ne aveva anche troppi.
Aprì la porta e uscì, tornando in cucina.
 
«Lily, lascia perdere. Và a dormire. Và a riposarti. Non ce la faccio a vederti così.» la scacciò Sbobba.
«Io…mi dispiace…»
«Lascia perdere. Và a dormire. Ci hai salvato la pelle, te lo meriti.»
Lily però non andò a dormire. Andò sul ponte della nave, di lato, guardandola scivolare leggera sull’ acqua. I danni della tempesta erano già stati più o meno riparati.
Non aveva mangiato con la ciurma, come aveva fatto il giorno precedente. Loro l’ avevano invitata, ma dopo le parole di Seth, lei si era chiusa di nuovo come un riccio di mare. Aveva parlato il meno possibile per tutto il giorno.
Si appoggiò sul corrimano levigato.
A questo punto, non sapeva più cosa desiderare. Non sapeva se desiderare che Seth la vendesse, o desiderare che la tenesse lì con lui, nonostante la stesse sfruttando.
Di cercare di tornare a casa non se ne parlava nemmeno.
Lì da sola, con un vento sottile che le faceva il solletico sulle labbra, si liberò i lunghi capelli biondi dalla bandana, e rilassò i muscoli.
E poi chiuse gli occhi, rilassandosi completamente. Lasciò che il Fascinò fuoriuscisse dalla sua pelle di colpo, portando via con sé anche tutta la paura e lo stress.
«Lily? Che stai facendo qui fuori?»
Lily si voltò di scatto, spaventata. Poi si ricordò che non aveva bloccato il Fascino, e si irrigidì di colpo.
«Capitano Young. Cosa c’è?»
Lui sembrava sconvolto.
Lily si morse un labbro. Maledizione. L’ aveva vista quando aveva lasciato andare quella massiccia ondata di Fascino. Era strano che fosse ancora in piedi e lucido. Anche se sembrava decisamente confuso.
«Capitano Young?»
«Che cosa ci fai qui fuori?»
«Nulla. Adesso vado a dormire. Buonanotte.»
E scappò sottocoperta, lasciandolo da solo sul ponte della nave.
Dio, fa che non mi abbia visto, fa che non mi abbia visto. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - La Cicala, e la Formica che se la mangiò ***


Va bene, signori. In questo capitolo ci sarà un pò di sangue. Anzi, un bel pò. Ma penso che nessuno di voi si sconvolgerà per così poco. E Lily darà prova che non è un' ochetta bionda e indifesa. Ma è meglio se resto zitta, o rischio di raccontarvi tutto!! Buona lettura!

Capitolo 3 – La Cicala, e la Formica che se la mangiò


«Lily! Vieni a mangiare con noi!» chiamò Sbobba.
«Ma…»
«Ma cosa? Niente ma! Ti ricordo che tu sei merce e la merce sta zitta e ubbidisce!»
Mi sedetti con loro.
«Maledetto cane rognoso di uno Sputasangue! Ma si può sapere che vuoi ancora?!»
«Non è colpa mia se questa roba fa schifo!»
«Ho tolto la muffa, non può fare schifo.»
«Sei tu che fai schifo come cuoco!»
Si alzarono entrambi in piedi, fronteggiandosi e ringhiando.
«Se Sbobba non ci fosse, dovresti cucinare tu.» disse Lily, tra un sorso di minestra e l’ altro. «Sei in grado di cucinare meglio, forse?»
Calò il silenzio, un silenzio divertito per l’ improvviso imbarazzo di Sputasangue. Si sedette, incazzato ma zitto.
«Finalmente qualcuno che sa apprezzare la mia cucina!»
Mangiarono parlando di svariati argomenti, anche se erano tutti argomenti “da pirati”: armi, navi, corde da sostituire, le ultime storie che avevano sentito al porto, una nuova prostituta. E poi si ritrovarono a parlare dei briganti, dei soldi che dovevano loro, della…
«…nave in vista!» urlò Oscar.
Si mossero tutti prima ancora che finisse la parola “vista”. Erano tutti pronti, i cannoni già caricati e le armi in mano.
Seth Young uscì dalla sua cabina, il cappotto di pelle perfetto come non lo era mai stato, lo sguardo più truce del solito.
«Dove diavolo è il mio cannocchiale?!»
Carbonella gli passò un lungo cannocchiale di ottone, che sotto il sole mandava riflessi di fuoco.
«Briganti!» sputò quasi quella parola, come se fosse un insulto. «E’ la ciurma di Cicala.»
«Ci prepariamo ad attaccare?» domandò Carbonella.
La tensione nell’ aria divenne palpabile.
«No.» rispose Seth. «Aspetteremo. In fondo Cicala è il fratello minore dell’ Uomo Rosso . Forse è qui in sua vece per portarci  soldi che ci deve. O forse è qui per farci affondare e non dover pagare. Comunque sia, sarà lui a tirarci la prima cannonata.»
«Cicala è uno strano nome per un brigante, no?» domandò Lily, senza parlare con nessuno in particolare.
«Hai mai sentito la storia della cicala e della formica?! L’ hanno chiamato cicala perché pensa solo a divertirsi.» rispose il Capitano Young.
«La cicala alla fine muore.»
Le sue labbra si sollevarono in un ghigno malevolo. «Precisamente.»
Poi si voltò verso Lily, che per osservare la nave si era appoggiata al parapetto affianco a lui.
Lasciò scivolare gli occhi sulla sua sagoma, e prese una decisione.
La afferrò per il braccio, trascinandola via.
«Hey!» esclamò lei.
«Non ho bisogno che tu mi stia tra i piedi, se combatteremo.» La scaraventò senza tante cerimonie dentro la sua cabina. «Quindi adesso tu resti qui, zitta, ferma, buona, non ti fai sentire, e soprattutto non mi infastidisci.» Sbatté la porta e la chiuse dall’ esterno.
 
La nave di Cicala sembrava in punto di affondare se paragonata alla Silent. Le corde erano mezze marce, e in alcuni punti lo scafo era stato rattoppato alla meno peggio. Persino le vele erano consunte e luride.
«Veniamo in pace!» disse Cicala, sbracciandosi.
«Sono anni che non ti vedo!» rispose Young, sventolando il capello. Meglio far finta di essere amichevoli.
Cicala aveva una quarantina d’ anni, i capelli unti e la barba rasata male. E tutto in lui diceva che odiava il lavoro duro, e che il suo unico motivo per restare in vita era il divertimento che si può trovare nei Porti. La pancia flaccida e sporgente era una delle prove.
Per certi versi, somigliava alla sua nave.
«Come mai siete venuti qui? Siete molto vicino alle tre Isole Teschio!»
«Tuo fratello mi deve dei soldi. E parecchi anche. Sono venuto a riprendermi ciò che gli ho prestato.»
Cicala non si finse neanche sorpreso. «Mio fratello non è qui. E’ andato al Porto delle Lanterne, a cercare di racimolare i soldi che ti deve. Se lo raggiungi, potresti avere ciò che vuoi.»
Il Capitano Young scoppiò in una risata sguaiata. «Non prendermi per scemo, non crederò mai a una bugia del genere!»
«Non è una menzogna!»
«Allora fammi vedere il porto che si trova al centro delle tre Isole Teschio, il porto dove tutti i briganti ormeggiano le loro navi. Se non vedrò la sua nave lì o nei dintorni, allora andrò a cercarlo altrove!»
Lo aveva messo alle strette.
«Io ho cercato di risolvere questa cosa in modo pacifico.» minacciò Cicala. «Andatevene subito, o saranno guai per tutti.»
Con una mano, Young fece cenno di avvicinarsi. Sogghignava.
Era una provocazione bella e buona.
Dietro di lui, l’ intera ciurma cominciò a sorridere, o a ridacchiare. Sbobba sfregò i suoi coltelli da cucina uno sull’ altro, producendo un rumore agghiacciante.
«L’ avete voluto voi.»
I suoi cannoni cominciarono a sparare, nello stesso mento in cui anche Oscar, sottocoperta, diede fuoco alle micce.
Le palle di cannone fecero un suono dolente quando spezzarono le travi della nave di Cicala. Young si strinse al corrimano, attendendo che anche la sua nave venisse massacrata dal ferro…
Non successe nulla.
Sbarrò gli occhi, e guardò in mare.
Sotto la superficie cristallina, si vedevano le palle di cannone affondare veloci.
«Ma che diavolo…FUOCO!» urlò Cicala.
Le palla di cannone vennero sparate e…
Sette braccia d’ acqua spuntarono dalla superficie del mare, afferrarono le palla di cannone, e le trascinarono a fondo.
Young si affrettò a richiudere la bocca, perché la mascella gli si era disarticolata.
«Che diavoleria è questa, Young?!» urlò Cicala.
Lui non rispose. I suoi occhi saettarono verso la porta della sua cabina, incassata tra le scale. E se…
Impossibile.
Irragionevole.
Illogico.
«Che diavoleria sia, non lo so.» poi sorrise «Ma se proprio vuoi impedirmi di far fuori tuo fratello per debiti non ti toccherà che tentare un arrembaggio. Tentare
«ALL’ ARREMBAGGIO!!»
Young impugnò la pistola. Ne uccise uno in volo, mentre altri due furono ammazzati non appena toccarono la nave. Poi uno riuscì a farla franca, e cercò di colpire Sbobba alle spalle.
Pessima scelta.
Lo tagliuzzò con la velocità con cui di solito tagliuzzava le patate per la zuppa.
Seth non era stupido. La sua ciurma forse non era numerosa, ma l’ aveva selezionata con una cura maniacale nel corso degli anni.
E mentre il sangue cominciava a macchiare il legno, Seth si convinse di aver fatto le scelte giuste. Tutti, dal primo all’ ultimo, in quella nave sapevano combattere come sicari professionisti. Sbobba roteava coltellacci da cucina, Sputasangue rendeva onore al suo soprannome, Oscar (tornato sopracoperta) maneggiava due spade contemporaneamente, Storm proteggeva il suo timone a suon di colpi di pistola, che indossava a decine nascoste sotto il lungo cappotto. Miss se la cavava, ed Ian…beh, Ian cercava di sopravvivere alla meno peggio. Solo Phantom e Leone non combattevano. Phantom era troppo anziano e troppo astuto per rischiare la vita in un combattimento, e Leone…beh, leone era una persona particolare.
Infine Flash…saltava da un uomo all’ altro, leggero, silenzioso, preciso. E sotto i suoi colpi invisibili, la ciurma avversaria cadeva come di solito cadono le mosche.
Young si ritrovò in un duello all’ ultimo sangue con Cicala.
Non sarebbe stato difficile. Morto lui, la sua ciurma si sarebbe arresa.
Morto lui…
Un moribondo, a cui era stato mozzato un braccio, si trascinò avanti.
Nessuno lo notò, nessuno lo fermò.
Piantò un pugnale nella spalla si Seth.
«Fermi tutti!» urlò Cicala. «Fermi tutti, ho detto! O il vostro Capitano muore!»
Young si ritrovò a terra a  rantolare. Un dolore sordo gli si propagò in tutto il corpo, con una sensazione strisciante di torpore, come dopo un intera notte dormita sul braccio sbagliato, e un risveglio di doloroso formicolio.
Calò un silenzio di tomba.
Tutti si fermarono, persino Flash.
«E adesso farete ciò che vi diremo. Tu!» disse poi rivolto ad uno della sua ciurma. «Controlla la cabina del capitano. Mi trasferirò lì, dopo averli buttati in mare.»
E mentre Cicala ordinava a Sbobba di tirare fuori le loro scorte alimentari e di dirgli dove si trovava il bottino di Young, l’ uomo entrò nella cabina, sfondando il lucchetto. La porta si aprì cigolando.
«Lily…» mormorò Young. Non avrebbe fatto…non avrebbe permesso…che la vendessero…e si tenessero la sua nave…e la sua merce.
L’ uomo entrò, guardandosi intorno. Dietro di lui la porta si chiuse cigolando.
Un ululato di dolore lacerò l’ aria, penetrando attraverso il torpore di Young. Era l’ ululato di disperazione, di dolore, di un cane fatto a pezzi a suon di martellate.
Un ululato lungo.
Tutti si voltarono vero la porta, terrorizzati.
Calò il silenzio, dopo una specie di gorgoglio.
La porta si aprì cigolando.
Davanti alla scrivania c’era qualcosa che forse un tempo era stato un uomo. I suo sangue andava allargandosi come una macchia d’olio sul pavimento.
Rimasero tutti in silenzio. La ciurma di Cicala terrorizzata. La ciurma di Young confusa.
«Tu e tu!» persino i latrati di Cicala sembravano spaventati. Indicò due degli uomini più grossi. «Andate dentro e vedete cose è successo!»
I due uomini esitarono. Non volevano andare, e si vedeva.
«Forza!» urlò Cicala.
I due entrarono.
La porta si chiuse cigolando. Solo un secondo. Non ci fu nessun rumore, nessun suono.
Poi i due uomini si precipitarono fuori, urlando, e si buttarono in mare.
Sulla porta c’era Lily. I due pugnali che tempo prima Young le aveva confiscato adesso erano nelle sue mani, sporchi di sangue gocciolante.
Faticarono a riconoscerla. La bandana le era stata strappata via, e i suoi capelli dorati ondeggiavano. I suoi occhi verdi erano lucenti, e le sue pupille contratte. Sulle sue labbra si apriva un sorrisetto malizioso e sadico.
Era sporca di sangue dalla testa ai piedi.
«Scusate. Non è nulla di personale.» mormorò.
Se l’ inferno avesse avuto un colore, sarebbe stato il colore dei suoi occhi.
Lanciò uno sguardo al suo Capitano, riverso a terra, sanguinante.
«Ferma dove sei.» disse un uomo, puntandole una pistola alla tempia. «Non fare un altro passo…»
Lily lo pugnalò al cuore, senza neanche dargli il tempo di finire la frase. Il sangue schizzò fuori, mentre l’ uomo si riversava a terra senza un gorgoglio.
«Come ho detto, nulla di personale.» sibilò lei.
Si avvicinò ancora a Cicala. I suoi uomini erano talmente terrorizzati che non osarono nemmeno avvicinarsi per proteggere il loro Capitano.
«Tu sei Cicala, vero?» domandò lei, andandogli incontro. Lui indietreggiava alla stessa identica velocità.
«Si.»
«Io sono Lily, molto piacere. Il mio Capitano è Seth Young. Sei così gentile da dirmi chi l’ ha pugnalato?»
«Non…non sono stato io.»
«Cicala…per favore, buttati in mare.»
Lui aveva gli occhi stravolti, il sudore gli imperlava la fronte e la pelle era contratta. «Non…»
«Buttati in mare, o ti ci butto io. Ma ti ci butto da cadavere.»
Lui si buttò in mare.
Peccato che Lily afferrò il pugnale con cui era stato ferito Young, e glielo lanciò contro. Il tempo di atterrare in acqua, ed era già morto.
Si voltò verso il resto della ciurma. «Per favore, andatevene anche voi.»
Anche loro si buttarono in mare.
Bastarono tre secondi perché Lily tornasse normale. La sua pelle di distese, il suo sorrisino svanì, e i suoi occhi tornarono i dolci occhioni dalle mille sfumature verdi – azzurre, che i suoi compagni ormai conoscevano.
Si precipitò al capezzale di Young, che ormai sembrava addormentato.
«Qualcuno gli fasci la ferita, santo cielo!» esclamò. Si voltò verso gli altri, che la fissavano impalati.
Socchiuse gli occhi, furiosa. «Subito.»
E subito fu.
 
Adesso però Lily non sapeva più come comportarsi. Dopo aver dimostrato una tale crudeltà, dubitava che sarebbe stata accolta di nuovo a braccia aperte.
Oh, come si sbagliava.
Le fecero un sacco di feste, dopo che il Capitano Young fu messo a risposare. Il colpo era stato dato da un moribondo, quindi non lo aveva colpito in profondità, anche se gli sarebbe rimasta la cicatrice.
Cominciarono a chiederle come diavolo aveva fatto, dove aveva imparato, qual’era il suo segreto. E soprattutto, perché non lo aveva detto prima?
«Io…io, veramente…» balbettò, lei confusa da tutta quell’ attenzione. Dopo settimane a bordo i una nave di pirati, l’ effetto e la considerazione sono ricordi lontani.
«Fatela respirare.» sorrise Carbonella. «Seriamente, ragazzina, hai convinto una ciurma a buttarsi in mare. Non è una cosa molto comune, sai?»
«Hem…»
«E soprattutto, devi dirci per filo e per segno cosa è successo nella cabina.»
Cabina che erano stati costretti a pulire da cima a fondo, perché sembrava che un pittore pazzo avesse deciso di dipingerla di rosso.
Lily si rannicchiò contro l’ albero maestro, cominciando a ripulire i suoi pugnali con un panno umido. «Non lo so. Insomma, ho sentito Young che piagnucolava, e poi qualcuno che ordinava di controllare la cabina. Io mi sono nascosta dietro la porta, e quando quell’ uomo è entrato, dovevo fare qualcosa. Quindi l’ ho rinchiuso dentro. Ho pensato che se li avessi spaventati abbastanza, non sarebbe entrato più nessuno, e magari avrei trovato un modo per…ma in realtà non so cosa avevo in testa. Ho fatto in modo che urlasse parecchio. I secondi due, quando ho richiuso la porta alle loro spalle, sono scappati fuori senza che facessi nulla. Penso che fossero già abbastanza spaventati. Forse aveva funzionato…»
Si interruppe. «Non ho fatto molto, in realtà.»
«Hai salvato le penne al capitano. Direi che è già abbastanza.»
«Tanto non mi ringrazierà.»
«Anche questo è vero.» ammise lui. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - La Vendetta di Shark ***


Dovete perdonarmi se ho messo tanto tempo per scrivere questo capitolo, ma oltre ad essere lungo era anche complicato, perchè non ho mai ucciso un mio personaggio principale, e volevo rendere bene l' atmosfera di lutto. Spero di esserci riuscita...opss!! Forse non dovevo dirvelo! Spero che leggiate comunque nonostante il piccolissimo spoiler!
Grazie a tutti quelli che leggeranno, e sappiate che le recensioni sono sempre ben accette, che siano positive o negative
.

Capitolo 5 – La vendetta di Shark (Quell' adorabile fratellino)


Lily si avvicinò al capitano, titubante.
«Hey, bellezza. Potevi dirmelo che eri un sicario professionista.» mormorò lui.
La stanza era semibuia, e rischiarata solo da qualche candela. Il Capitano Young si era appena svegliato, dopo aver ricevuto quella ferita, e ormai l’ intera nave era stata accuratamente pulita e lucidata dai due mozzi, le armi pulite e messe via, le pistole ricaricate. Ormai era sera, e nella cabina faceva buio.
«Non sono un sicario.» mormorò lei.
Lui assunse il suo solito tono di comando «Siediti qui.»
Lily si sedette sul bordo del letto.
Anche se la ferita non gli avrebbe procurato la morte, questo non voleva dire che non facesse male. Era pallido, stanco, e respirava molto lentamente. Ma sembrava sveglio e attento.
«Avresti dovuto dirmelo. Non ricordo molto, ma Carbonella ha pensato bene di raccontarmi tutto per filo e per segno.»
«Avrà sicuramente esagerato tutto.»
«Probabile.» sorrise. «Lily, tu hai intenzione di tornare a casa in qualche modo?»
Lily rimase qualche secondo in silenzio, osservando la candela che si trovava sul tavolo, vicino alle carte nautiche sparpagliate. «No. Non voglio tornare a casa.»
«Lily, che altro sai fare oltre che maneggiare i pugnali?.»
«Nulla.» rispose lei.
«Non è vero. Sai prevedere le tempeste. E sai incutere timore. Mi ricordo perfettamente di come hai fatto buttare in mare l’ intera ciurma. E hai fegato, me l’ hai dimostrato salendo sul pennone per slegare la fune.»
«Sono…» strinse le labbra per qualche secondo. «Sono brava con le scommesse. Non so perché ma riesco a prevedere da che parte gireranno i dadi.» Invece lo sapeva benissimo, il perché. «E sono più forte di quanto non sembri.»
«Lily. Vuoi diventare una della ciurma?»
Lei rimase spiazzata da quella richiesta. Completamente spiazzata. Quando era entrata nella cabina si aspettava il solito rimprovero, le solite battute, e sperava di andarsene senza dover fare troppo sforzo. E ecco che le veniva offerto di fare parte della ciurma del temutissimo Capitano Seth Young.
«Io…»
«Ti do l’ intera notte per pensarci.»
«Ma, Capitano, io non so quasi nulla sulle navi a vela.»
«Ti insegneranno. Dopo oggi, ti sei guadagnata il rispetto di tutti quanti.»
«A Sputasangue non piacerà. Non ho parlato molto con lui, ma tutte le volte che gli passo vicino mi bestemmia dietro.»
«A Sputasangue non piace nessuna donna.»
«Capitano?»
«Che cosa vuoi ancora?»
«Se divento una della ciurma potrò avere una branda per conto mio?» Dopo giorni per terra, per quanto cercasse di nasconderlo, la sua schiena stava cadendo a pezzi.
Lui corrugò la fronte. «Cosa? Ma Miss mi aveva detto che ti aveva dato una branda. Sono sicuro che ce n’è una in più da qualche parte.»
«A me ha detto che non ce n’erano.» disse lei, imbarazzata. Era certa di aver messo il mozzo nei guai.
Young lo apostrofò con termini irripetibili.
«Capitano, posso pensarci fino a domani?»
«Domani voglio una risposta.»
«Si, Capitano.»
E si alzò per andarsene. Fu bloccata dallo sbuffo di dolore e fatica che fece Young quando cercò di raggiungere una fiasca di rum troppo lontana da lui. Lily tornò indietro, e gliela passò.
«Bellezza, invece di dormire per terra, che ne dici di farti una dormita qui?» la invitò lui, scoccandole un occhiata indecente. «Ti ricordo che i vestiti che indossi sono miei. Li rivoglio indietro.»
Lei si sentì arrossire, per metà imbarazzata e per metà lusingata. E, diciamolo, anche tentata.
«Posso dormire qui, ma i vestiti te li restituirò a tempo debito. Ma prima devo fare una passeggiata sul ponte, per decidere se accettare o no la tua offerta.»
Lui annuì. Stappò la fiaschetta con i denti, e sputò il tappo per terra. «Sbrigati, allora.»
Sul pone l’ aria era fresca. Le vele erano state posizionate…come si diceva? Ah, si,in panna. In questo modo non avrebbero raccolto il vento, mentre l’ intera ciurma dormiva. Teoricamente doveva esserci Miss di guardi al primo turno, ma non c’era.
Lily andò verso il pennone di prua, chiamato “Albero di bompenso” Lì poteva pensare tranquillamente.
Non avrebbe dovuto accettare l’ offerta di Young, ogni persona sana di mente l’ avrebbe capito. Ma, a ben guardare, se non voleva tornare a casa seduta stante, non aveva alternative. E poi sarebbe stato così male? La ciurma l’ aveva accettata bene o male, e con il Capitano aveva un rapporto decente. Avrebbe imparato in fretta tutto quello che c’era da sapere sulla nave, e per lei uccidere non era un problema, quindi non avrebbe avuto sensi di colpa dopo gli arrembaggi.
E poi, tutto sommato, la vita di un pirata era così brutta?! Soldi, scommesse, navi, oro, continua avventura, e non sarebbe nemmeno stata costretta ad allontanarsi dal mare.
Si, era la scelta migliore.
Sollevò lo sguardo sull’ orizzonte nero della notte. Quel giorno il mare era tranquillo, e nel cielo non c’era luna. Faceva decisamente buio.
Lily corrugò la fronte. Forse erano le onde a fare quel riflesso? Le uniche luci erano le lanterne sulla nave, ma lì c’erano davvero dei riflessi strani. Che fossero scogli a pelo d’acqua? No, Young non avrebbe mai rischiato di fermarsi in una zona pericolosa, e Carbonella non lo avrebbe mai permesso.
Ma allora cos’era quella cosa?
Lo capì troppo tardi.
«Ci attaccano!!» urlò, un secondo prima che tre palle di cannone cadessero nell’ acqua, facendo spostare la nave per la forza d’urto.
Ma era troppo tardi. La nave ormai era vicina. Non avrebbero mai avuto il tempo di girare le vele e prendere il vento. E la ciurma ancora dormiva.
La nave si avvicinò lentamente, e solo Young uscì dalla cabina. Lily si precipitò da lui. «Aspetta, tu sei ferito! Non puoi andartene!»
«Riconosco quella nave.» mormorò lui. «E’ la Vela Rossa. E’ mio fratello.»
«Tuo fratello ci sta sparando contro!»
«Avrà saputo che sono ferito. Sbrigati, sveglia la ciurma! Digli di prepararsi a combattere! Se mio fratello è qui, di sicuro non è per prendersi un thé con i pasticcini.»
«Ma tu torna in cabina!» disse lei.
Si precipitò negli alloggi della ciurma, mettendosi ad urlare. «Sveglia! Svegliatevi, maledizione! Il fratello del Capitano è venuto a farci visita!!»
Caddero tutti quanti giù dalle amache, perfettamente svegli e funzionanti. Lily afferrò i suoi pugnali, che aveva lasciato nei pressi del suo giaciglio. Avrebbe dovuto combattere di nuovo, se lo sentiva. Si strappò la bandana dai capelli. C’era abbastanza vento per farli muovere, e la teatralità non era una cosa da sottovalutare.
Uscì nel momento stesso in cui il Capitano Shark saltava sulla nave con disinvoltura, come se fosse stata sua. Dietro a Lily, anche il resto della ciurma uscì. Ringhianti, furiosi, irritati di essere stati svegliati in piena notte.
«Calma, signori, calma.» disse Shark, sogghignando. «Voglio solo salutare il mio caro fratellino…oh, Puttana, ciao, ti trovo bene.»
«Il suo nome è Lily.» sibilò Sbobba.
«oh, ciao anche a te grassone. Allora, dov’è Seth? Voglio dirgli quanto mi dispiace che si sia ammalato…magari anche porre fine alle sue sofferenze.»
Lily divenne minacciosa. Per la seconda volta i suoi occhi si infiammarono di verde acido, e i suoi denti si scoprirono in un ringhio.
«Magari è in camera sua? Vado a trovarlo, non scomodatevi.»
Prima ancora di rendersene conto lei stessa, Lily era davanti alla porta, ringhiante, minacciosa.
«Non ti avvicinare.» sibilò. Tutta la ciurma…tutti i suoi compagni erano trepidanti.
«Perché?» la canzonò Shark. «Altrimenti che mi fai? Mi baci?»
Con una mossa fulminea, Lily tracciò due larghe ferite a forma di croce sul petto di Shark. Lui si accasciò a terra urlando di dolore.
«Non fare troppe scenate, poppante.» Lily lo sovrastava dall’ alto, la voce di ghiaccio. «Ho a malapena tagliato la parte di pelle superiore.»
Sentì una mano appoggiarsi alla sua spalla, e si voltò. Seth era piegato in due dal dolore, ma armato. Le sorrideva.
«Perché non vuoi startene in cabina?» piagnucolò lei, tornando tranquilla.
«Perché non è eroico.»
Lily alzò gli occhi al cielo. Poi si mise in posizione di attacco.
Shark continuava a gemere, come se fosse stato pugnalato al cuore.
«Sei patetico, fratello.» commentò Young. «Quante scene per un taglietto.»
«Maledetto fratello…le hai insegnato a combattere?»
«Veramente è lei che deve insegnare a me. A proposito, fratello adorato, sei stato molto gentile a vendermi Lily a venticinque dobloni. Un vero affare. Una ragazza che sa prevedere le tempeste con largo anticipo, è forte e sa uccidere spietatamente non si trova tutti i giorni. Venticinque dobloni sono davvero una miseria. Non ti facevo così generoso.»
«Ma di che diavolo stai parlando?» domandò lui, mettendosi in piedi barcollando. «Prevedere le tempeste?»
«E non dimenticarti che so arrampicarmi in cima ad un albero maestro.» mormorò Lily divertita.
Shark fece un passo avanti, e lei subito si rimise in posizione d’ attacco. Non aveva intenzione di lasciare Young nelle mani di quel viscido polipo. E una volta che questa storia fosse finita avrebbe accettato senza indugi la sua proposta.
«E’ un peccato, perché la nave è stata appena pulita.» commentò Young, con aria divertita. «Ma…UOMINI FATELI FUORI!»
Nemmeno i colpi di pistola che mandarono tre o quattro mercenari all’ inferno fecero cambiare espressione a Shark. Sembrava veramente fregarsene.
«Seth, combatti con me.» disse Shark. Da dietro di lui arrivarono urla ripugnanti.
«Prima passa sul mio cadavere.» rispose Lily. «Il Capitano è già stato ferito.»
«Adesso ti fai proteggere anche dalle ragazzine, Seth? Come sei caduto in basso.»
Young fece per dire qualcosa, ma Lily lo precedette «La suddetta ragazzina è già riuscita a ferirti, te ne sei già dimenticato?» e abbassò lo sguardo sulla ferita a croce sul suo petto.
Shark parve ferito nell’ onore. «Allora ammazziamo prima la ragazzina e poi regoliamo i conti con mio fratello bastardo.» Tirò fuori una sciabola lunga e ricurva, quasi splendente. Sicuramente costosa.
Non ci volle molto perché Lily lo atterrasse la prima volta. Bastò un sonoro calcio nel plesso solare per stenderlo.
Ma dopo quel gesto la ciurma nemica le si fece incontro.
Tre. Erano in tre contro di lei. E doveva ammettere che stava facendo fatica a tenerli a bada. Stava facendo davvero tanta fatica.
Il sudore le scivolò sulla fronte, e i suoi occhi divennero per la terza volta acidi. Senza che potesse fare nulla, perse il controllo sul Fascino, che dilagò come un nebbiolina invisibile sul ponte della nave. Non poteva concentrarsi su tutto, ed era meno rischioso rivelare quel potere piuttosto che finire allo spiedo. Intorno a lui i tre uomini si distarono, e si lasciarono uccidere.
«Fermi tutti o il vostro capitano muore!» ululò Shark.
Lily si voltò di scatto, senza nemmeno pensare a come il suo potere la stava facendo apparire. Come una furia scatenata, sicuramente.
«E’ deprimente essere usati come ricatto due volta in una giornata.» disse Young, con il coltellaccio di Shark alla gola. Nemmeno in una situazione del genere la sua ironia macabra ne risentiva.
«Buttate a terra le armi. Subito.»
Intorno a Lily ci fu un gran sbattere di metallo sul legno. I suoi due pugnali furono gli ultimi a cadere per terra, e trovarsi indifesa fu quasi un dolore fisico.
«Legateli! Gli altri verranno uccisi dopo, e la ragazzina la teniamo come passatempo, ma prima di tutto devo buttare mio fratello in mare. Vogliate scusarmi.»
Lily si trovava in stato di trance. Il suo cervello stava lavorando a ritmo frenetico per trovare una soluzione che non comportasse il mozzamento della testa del Capitano. Anche perché, diciamolo, era una gran bella testa.
Ben quattro mani callose la spinsero per terra, in mezzo al sangue, e i pantaloni che indossava si inzupparono. Essere zuppa di sangue in quel modo aveva un che di disgustoso, come una lumaca che ti cammina lungo il braccio.
Li legarono, e qualcuno schioccò un grosso bacio bavoso in bocca a Lily, ridendo sguaiatamente. Li si fece indietro, disgustata. Davanti a sé, il cielo si stava schiarendo sempre di più. Ormai anche il suo ascino era tornato a nascondersi da qualche parte dentro di lei.
Con precisione e maestria legarono intorno ai piedi di Young un ancora, trovata probabilmente nella stiva, e buttarono già la passerella.
«Prima il mio cappello. Non morirò senza il mio cappello.» disse Young. Cosa diamine faceva a pensare ad una cosa tanto insulsa in un momento così tragico?! Lily non voleva vederlo morire, non prima di avere fatto parte della sua ciurma maledizione!
Cercò di strappare le corde che le legavano le mani dietro la schiena, anche se le sue unghie si rompevano e sanguinavano.
Gli misero il cappello in testa, e poi lo spinsero verso l’ esterno.
«Sono anni e anni che aspetto questo fottuto giorno, fratellino.»
«Se lo dici tu.» rispose lui, lanciando uno sguardo vacuo al mare sotto di lui.
«Datti una mossa o ti butto io.» ringhiò Shark, a colpo dell’ impazienza.
Per un secondo Lily si chiese come potessero due fratelli odiarsi fino a quel punto. Erano fratelli maledizione, non sentivano nessun legame di sangue? Ma poi la sua concentrazione fu riassorbita dalla rottura delle corde e dal sangue che le colava dalla punta delle dita fino ai gomiti.
Seth Young si voltò verso la sua ciurma. «Carbonella, devi fare in modo di avere una nave tutta per te. Non puoi rimanere vicecapitano per tutta la vita.»
«Si, Capitano.» disse lui, con vece soffocata. Lily non lo vedeva e non aveva il tempo di controllare ma sembrava fosse sul punto di piangere.
«Sbobba, sei un grande amico, ma cucini proprio da schifo, questo devo dirtelo.»
«Lo so, Capitano.» disse Sbobba. Sembrava un micetto addomesticato, l’ esatto contrario di ciò che sembrava di solito.
«Storm, quando una tempesta ti vincerà, stai sicuro che i morti cammineranno.»
«In tal caso ci rincontreremo» ripose lui.
«Beh, suppongo di si.»
«Datti una mossa con i saluti, Fratello, voglio vederti annegare!» sbottò Shark.
«Ho navigato con questi uomini per anni, voglio salutarli.» ribadì Young. «Sputasangue, devi fare pace con tua moglie.»
«Questo non posso prometterlo.»
«Anche se fosse non mi fiderei della tua promessa. Phantom, non pensi sia ora di riposare su di una spiaggia tranquilla?»
«Solo quando la marea spiaggerà il mio cadavere, Capitano.» rispose quel fragile vecchietto, dall’ aria così mistica.
«Oscar, devi scrivere una delle tua poesie, è un tuo dovere come poeta.» Questa era bella. Lily non sapeva che Oscar fosse un poeta. Effettivamente però era un po’ strano come personaggio. Ma non aveva tempo per pensarci, le corde stavano cedendo.
«Leone, beh, che dire? Ai veri uomini non si può dire nulla.»
«Capitano, voi eravate un vero uomo. Davvero.» rispose lui, ma gli tremava la voce.
«Flash, con te non ci parlo neanche. Tanto so che non mi risponderesti.»
Lui annuì, afflitto.
«Oh, e i miei cari, carissimi mozzi. Miss, sappi che mi stai altamente sul cazzo. E Ian, trovati una brava mogliettina e metti su famiglia. Non sei fatto per fare il pirata.»
«Apprezzo la sincerità.» rispose Ian.
Infine si voltò verso Lily, ma non disse nulla. Calò un lungo silenzio.
«Qual è la risposta?» domandò infine.
Lily non si era accorta di essersi messa a piangere. Però le lacrime le bagnavano le guance e scendevano copiose, sul mento e sul collo, cadendo nella scollatura o sulle ginocchia piegate.
«Si.» mugugnò lei. «Farò parte della sua ciurma.»
Si voltarono tutti verso di lei allibiti. Sia gli uomini di Shark sia i suoi compagni.
«Quasi mi dispiace lasciarti orfana così presto.» Young fece un sorrisetto da maniaco, totalmente inconcepibile in una situazione così seria. «Considerati fortunata. Se fossi rimasta a bordo avrei trovato un modo per portarti a letto.»
«Avrei preferito venire a letto con te, adesso dovrò fare la puttana di bordo di Shark.» Voleva essere sincera, almeno alla fine.
«Beh, anche questo è vero. Felice di averti avuta a bordo, Lily. A proposito, hai delle gambe fantastiche.» Poi si voltò verso tutti quanti. «Felice di aver truffato con voi, cani rognosi!»
«Felice di aver truffato sotto il vostro comando, Capitano.» rispose Carbonella.
E ancora con quel sorrisetto si lasciò cedere indietro.
CRACK! Fecero le corde.
SPLASH! Fece Young che moriva annegato.
Lily si buttò in acqua, lanciandosi di testa.
Ci furono tre secondi di sensazioni spiacevoli. Freddo, bruciore agli occhi, apnea.
Poi la sua pelle fremette, e il mare le parve caldo, le sue iridi vennero coperte da una sottile membrana trasparente, e le sue branchie dietro le orecchie si riaprirono, non senza un certo dolore perché erano state chiuse per troppo tempo.
Le bastarono due colpi di coda per raggiungere Seth ed arrestare la sua caduta in acqua. Aveva già perso i sensi o quasi. Con i denti ruppe le corde che lo tenevano all’ ancora, la quale continuò a precipitare.
Lei invece afferrò Young, e lo trascinò in superficie.
  

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Seth Young ha una sirena nella ciurma ***


Rileggendo l’ ultimo capitolo che ho messo, mi sono resa conto di averlo scritto davvero da cani. Sembravo dislessica, ho messo capello al posto di cappello per ben tre volte, ci sono errori di ortografia, ripetizioni e una parola su dieci aveva errori di battitura. Mi dispiace tantissimo, davvero. Giuro che non scriverò mai più così male in tutta la mai vita!
 
Capitolo 6 – Seth Young ha una sirena nella ciurma
Flash era seduto in coffa, il cannocchiale in mano. Dopo essersi velocemente sbarazzati della ciurma di Shark, avevano fatto rotta verso la spiaggia più vicina, dove Lily probabilmente aveva portato Il Capitano.
L’ avevano vista tutti quanti tornare a galla, mentre il sole sorgeva sull’ orizzonte, trascinando Seth Young. La gioia e l’ euforia non avevano mai toccato picchi così alti a bordo.
Tanto alti che nessuno si era accorto di una cosa, una cosa piccola a cruciale a cui solo Flash aveva fatto caso. Lily non aveva più le gambe.
Con un movimento automatico, senza pensarci troppo, pescò da sotto la sua camicia un medaglione. Un medaglione identico a quello di Lily.
 
Seth Young si svegliò intorpidito con la gola che bruciava dalla sete. Aprì gli occhi, proteggendosi dalla luce accecante del sole con una mano.
Non ricordava molto. Ricordava di essersi buttato in mare, e il sapore del sale, e il dolore dell’ acqua nei polmoni. Poi qualcosa che lo riportava in superficie. Freddo. E qualcuno che cercava di fargli sputare l’ acqua che aveva bevuto.
Sollevò il busto. Aveva le labbra e i capelli incrostati di sale, e gli faceva male la ferita alla schiena che aveva riportato durante l’ arrembaggio.
Finalmente riuscì a vedere dove si trovava.
Era una minuscola caletta, dall’ acqua cristallina, con qualche scoglio affiorante e svariate cascatelle che precipitavano in mare. La vegetazione intorno a lui era verde e lussureggiante, si sentivano cantare degli uccelli nel bosco e le orchidee erano tutte in fiore. Un bel posticino, insomma. Un buon odore.
I suoi pensieri tornarono alle ultime parole che aveva detto alla ciurma.
Oh, porta puttana, Lily aveva accettato la sua proposta.
Probabilmente, se non fosse stato così debole, si sarebbe messo a ballare. E con gusto, anche.
“Brutto cretino, piantala. Solo perché Lily ha un bel davanzale, non mandare il tuo cervello negli abissi.”
Ascoltò il silenzio che regnava nella caletta.
“Si, però di bello non ha solo quello.”
«Capitano?»
Seth Young fece un salto in aria quando sentì qualcuno chiamarlo.
Si voltò di scatto, piuttosto incavolato di essere stato bloccato mentre ragionava su tutte le varie qualità di Lily, ma le parole gli morirono in gola.
Lei era in piedi, un po’ lontana, e lo stava osservando. «Ti sei svegliato. Stai meglio?» si avvicinò e gli si accucciò affianco. «Hai dormito quasi per tutto il giorno.»
Lui si riscosse. «Sto meglio.» Poi le lanciò uno sguardo indagatore. «Tu non sei ferita, vero?»
«Certo che no.» rispose lei. «Ma…»
Young l’ abbracciò, facendole perdere l’equilibrio a facendosela cadere addosso.
Insomma, era quasi morto, aveva il diritto di fare un po’ l’ idiota e lasciarsi consolare da una bella ragazza, vero?
«…sicuro di stare bene, capitano?»
«Si, basta che stai ferma.»
Lily rimase immobile, non proprio paralizzata ma quasi. Anche se aveva una fama grande quanto un isola, non significata che anche Seth Young non potesse spaventarsi, guardando la superficie del mare diventare sempre più distante, attaccato ad un ancora, con una ferita ancora aperta e incapace di muoversi.
Non che fosse poi un così gran dolore starsene appiccicata ai suoi muscoli scolpiti.
Gli circondò le spalle con le braccia. «Prima che reclami i tuoi vestiti indietro, devo dirti una cosa.»
«Non potrei prima reclamare i vestiti?»
«No.»
Lui sospirò, e la lasciò andare. Mentre lei si allontanava lasciò scivolare le dita sui suoi fianchi. «Cosa c’è di così importante? Non dirmi che sei sposata o cose del genere perché, francamente, me ne frego.»
Lily si allontanò, arrivando fino al bagnasciuga. L’ acqua di mare le lambì i piedi.
«Non urlare.»
Poi il suo intero corpo venne attraversato da una contrazione, lei cadde per terra, e le sue gambe si arricciarono in una lunga coda e…Seth Young si mise ad urlare.
«LO SAPEVO! MALEDETTO CARBONELLA MI DEVE OTTANTA DOBLONI!» E questo attacco di urla venne subito seguito da un attacco di ridarella «Ahah! Ha una sirena nella ciurma, ho una sirena nella ciurma! Aspetta che quel cretino di Shark lo venga a sapere, che mi ha venduto una sirena per venticinque dobloni! Ahah! Ahah!»
«Capitano, forse dovresti calmarti.» disse lei, tornando umana, e avvicinandosi di nuovo.
E lui la stritolò in un abbraccio decisamente troppo forte. «Sono così felice di averti incontrata, che davvero tu non hai idea.»
Rimasero qualche secondo così.
«A proposito di ciurma, dove sono gli altri?» chiese poi.
«Non ne ho idea. Probabilmente ci stanno venendo a cercare. Hanno visto che ti ho riportato a galla, quindi non dovrebbero essere lontani.»
 
Carbonella e gli altri li trovarono il giorno dopo.
Young era così stanco che dopo la scoperta delle pinne aveva bevuto tre litri d’ acqua pura e si era riaddormentato. Lily intanto aveva cercato frutta fresca da mangiare, aveva acceso un fuoco e aveva vegliato su Seth, in attesa di vedere la Silent venir loro incontro.
Aveva subito fatto destare Seth, quando l’ aveva avvistata, e lui si era messo subito a saltare come un grillo per farsi vedere, alla faccia della ferita.
Una volta saliti a bordo, ancora nervoso e concitato, aveva spiegato a tutta la ciurma di Lily, del suo salvataggio, delle sue pinne e del suo immediato bisogno di una branda.
C’era stato un gran trambusto, in cui tutti avevo reagito in maniera diversa alla scoperta che la loro cara piccola Lily era un seduttrice e divoratrice di uomini.
E lei se la sarebbe vista brutta se Young non avesse avuto un tremendo malore dovuto al caldo, alla fatica, e probabilmente all’ astinenza da rum.
E così Lily si ritrovò al punto di partenza, nella cabina del Capitano, di sera, con l’ atmosfera illuminata da qualche candela mezza consumata, e Seth Young mezzo morto sul suo letto.
«Non ti sembra una situazione conosciuta?» domandò lui sorridendo.
«Speriamo che non vada a finire come l’ ultima volta.» disse lei.
«Dio ce ne scampi.»
«Cosa volevi da me, Capitano?»
«Seth.»
«Cosa?»
«Quando siamo soli mi chiami Seth? Per favore! Consideralo un piacere fatto ad un moribondo.»
«Hem…si. Va bene. Allora…Seth, cosa volevi da me?»
«Come cosa? Nulla. Volevo vederti. E riprendermi una volta per tutte quei maledetti vestiti che sono miei.»
«Hem…anche se sono una sirena, non trattarmi così, per favore. Io non sono una sirena comune.»
«Ah, no?»
Lily scosse la testa.
Lui le fece gentilmente segno di sedersi sul bordo del letto e lei ubbidì. «Racconta.»
Lily sospirò. «beh, ecco…sarà una storia lunga, quindi partiamo dall’ inizio. Diventano sirene quelle donne che muoiono in mare innamorate di un uomo. Ma solo le donne diventano sirene, infatti i maschi nella nostra razza sono particolarmente rari. Quindi, per far nascere una sirena, ci vuole una donna suicida. Se poi una sirena normale va con un essere umano, nasce un figlio molto bravo a nuotare, con leggeri poteri da sirena, e un grande amore per il mare. Se una sirena va con un tritone, o nasce un tritone, o nasce una sirena pura. Siccome queste ultime sono estremamente rare, vengono tutte tenute al sicuro, alla Città del Re, praticamente chiuse in un edificio senza quasi possibilità di uscire. Li vengono addestrate, allenate, istruite, e quando la coppia regnante diventa troppo vecchia per mantenere il trono, vengono selezionati una Sirena Pura e un Tritone, che dovranno sposarsi, regnare, eccetera.»
Lily fece un enorme sospiro. «Ecco, io sono la sirena pura che è stata selezionata per diventare regina.» Lanciò uno sguardo obliquo a Seth, che però era impassibile, quindi continuò.
«Peccato che io non voglia diventare regina. Non voglio dover passare da uno stato di semi – reclusione ad uno stato di totale prigionia, non voglio dover essere costretta a sposare il tritone che altri hanno scelto per me, e avere come unica preoccupazione quella di organizzare balletti e dare un figlio maschio a mio marito. Quindi sono scappata. La notte prima delle nozze.»
Calò il silenzio. Seth non le staccava gli occhi dal viso, e lei cominciò a sentirsi in imbarazzo. Non era più abituata a parlare così tanto, quindi temeva di aver detto qualcosa che lo aveva offeso o chissà che altro…
«Lily, e se un essere umano è così figo da riuscire ad accalappiare una sirena pura cosa nasce?» le fece un occhiolino.
Lei rimase un attimo interdetta, poi scoppiò a ridere. «Di tutta la mia lunga e tragica confessione, hai ascoltato solo quella parte?»
«Non ho ascoltato solo quella parte, ma mi era rimasto il dubbio!» esclamò lui.
«L’ ipotesi non è contemplata, come ti ho già detto le Sirene Pure vengono tenute quasi sempre chiuse nella Città del Re.»
Lui sorrise. «Ti và di fare esperimenti con me?»
«Capitano Young!»
«Che c’è? Ho soltanto chiesto!»
«Solo una donna quasi sposata!»
«Primo, non sei una donna, sei una sirena. Non che la cosa mi dispiaccia. Secondo, non sei sposata, sei ancora sul mercato, quindi non ti lamentare. Terzo, quei vestiti…»
«Sono tuoi! Si, lo so!»
Scoppiarono insieme a ridere.
«Attenta d’ora in poi, potrei saltarti addosso quando meno te lo aspetti.»
Lily sorrise e uscì dalla stanza. Il capitano non diceva sul serio, era solo stanco per le ultime giornate che aveva dovuto attraversare.
…vero?
 
«Voi vi sentite tranquilli con quella creatura a bordo?» domandò Carbonella, un po’ tremante.
«Assolutamente no! Quello è un demone dell’ inferno! Vedrete che non appena le verrà fame, saremo noi il suo pasto!» abbaiò Sputasangue.
«Non siate stupidi. Se Lily avesse davvero voluto ucciderci e mangiarci lo avrebbe già fatto. E’ una brava ragazza.» la difese Sbobba.
«Deve averti fatto il lavaggio del cervello.»
Flash si alzò da terra, dove i erano trovati per parlare. Tutti gli occhi si voltarono verso di lui.
«Diamole fiducia.»
E uscì dalla stanza. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - L' amante del Capitano ***


Nell’ ultimo capitolo c’è stato il salto della scoperta della coda di Lily. In questo capitolo ho cercato di descrivere l’ “assestamento” che deve svolgersi a bordo della Silent per accettare “la divoratrice di uomini” alias Cara Piccola Lily. Le informazioni sulle navi a vela sono completamente vere, le ho prese da un enciclopedia (un po’ vecchiotta a dire la verità), ma comunque piuttosto attendibile.
 
Capitolo 7 – L’ amante del Capitano
«Capitano, voi siete assolutamente sicuro di volere Lily nella ciurma? Lo so che le decisioni del capitano sono legge, ma nessuno a bordo si sente…hem, tranquillo, a vivere con lei.»
Seth stava trafficando con le sue carte nautiche. Non aveva nemmeno alzato lo sguardo quando Carbonella era entrato, perché sapeva già cos’era venuto a dirgli.
«Dimmi cosa vedi, Carbonella.» disse, mettendogli sotto gli occhi una cartina. «Dimmi che cosa mostra questo maledetto foglio.»
«Mostra l’ Isola Vento e le zone di mare vicine. Perché questa domanda?»
«E più in giù? Cosa c’è a sud dell’ Isola Vento?»
«Il bianco. Nessuno sa cosa ci sia a sud dell’ Isola Vento. Sono mari inesplorati.»
«Esattamente! Tutte le navi che partono per andare a Sud non fanno mai ritorno. Mio padre ha esplorati i mari del Nord, ha sperato gli Arcipelaghi Proibiti ed è sopravvissuto all’ isola che ha battezzato l’ Ultima Spiaggia. E’ arrivato all’ estremo degli oceani consentiti a noi esseri umani. Ma a Sud nessuno è ancora andato.
«Con Lily insieme a noi, potremmo navigare in quei mari, capisci? Lily è una sirena, un emanazione del mare stesso. Scogli a pelo d’ acqua? Lily può gettarsi in mare e indicarci la via più sicura. Mostri marini? Scommetto il cappello che può domarli. Tempeste infernali? Può controllare gli oceani, lo so.
«Se vogliamo navigare a Sud, abbiamo bisogno di lei.»
Carbonella sospirò. Seth Young aveva due sogni. Il primo era ritrovare le sirene. E l’ aveva fatto. Il secondo era navigare per gli oceani del Sud. E aveva tutta l’ intenzione di realizzarlo.
Con uno sguardo paterno prese una sedia e ci si sedette a cavalcioni.  «Sono sicuro che tu desideri davvero viaggiare in quelle acque, Seth, ma siamo sinceri. Lily non è esattamente ciò che si definirebbe una cozza. Al contrario.»
«Non la tengo a bordo solo perché è…hem, carina.Ho davvero bisogno di lei.»
«Ma certo, Seth. Ovviamente.»
«Non sono maniaco come si dice. Ma sono sorpreso che nessuno di voi abbia ancora cercato di saltare addosso a Lily di notte.»
«Oh, Miss c’ha provato. Eccome se c’ha provato. Ma Lily si sa difendere benissimo da sola, e credo che lui abbia ancora i segni dei morsi sulla braccia.»
Seth lanciò uno sguardo assassino a Carbonella. «Perché queste cose le vengo sempre a sapere per ultimo?»
«Non pensavo di interessasse così tanto la castità di Lily.»
«N-n-non mi interessa la…hem…c-castità di Lily…figurati se mi interessa la…»
«Ah, bene, perché lei e Oscar hanno una relazione seria. Sai com’è, il poeta e la sirena…sono una coppia perfetta. Lei è una creatura mistica e lui un elegante poeta bucaniere. Li abbiamo visti parecchie volte andare ad imbucarsi in qualche angolino…»
Carbonella si godette per qualche secondo l’ espressione sconvolta di Seth prima di rimangiarsi tutto «Ti stavo prendendo in giro, Seth. Lily non si avvicina mai a nessuno. E’ vero che Miss c’ha provato, ma Oscar non l’ha mai toccata nemmeno con un dito. Non andare a uccidere nessuno.»
 
Per Lily fu praticamente un momento di paradiso sdraiarsi su quella lurida, puzzolente, dondolante amaca, tirata tra due travi di legno.
Purtroppo per lei, l’ atmosfera che aleggiava sottocoperta non era proprio delle migliori.
Per sicurezza, Lily appoggiò entrambi i pugnali sulla sua pancia. Gli altri spensero le candele e tutto piombò nel buio.
Lily fece un respiro profondo. Le serviva una buona dose di coraggio per parlare in quella situazione «Lo so che in questo momento non volete avere nulla a che fare con me, ma potete ascoltarmi, per favore?»
Se possibile, il silenzio divenne ancora più pesante.
«Noi sirene mangiamo gli esseri umani, è inutile nasconderlo. Ma non siamo costrette a farlo. Quindi, potrei provare a…mangiare solo carne essiccata e zuppa di patate andata a male. Sono più che certa di riuscirci.»
Dopo parecchi istanti, nei quali Lily strinse silenziosamente le mani intorno all’ impugnatura delle sue armi, ci fu un lungo sospiro. «Il cuore di codesta fanciulla è sede di smodata dolcezza.» mormorò Oscar.
«Ma sta zitto, poeta da strapazzo! Voglio dormire!» brontolò Sputasangue.
«Io, umile poeta, ho finalmente trovato la mia Musa! Bellissima Lily, vi prego, se almeno un po’ il vostro cuore prova affetto per questo relitto di uomo, allora vi scongiuro, concedetemi l’ onore di avere la vostra mano!»
«Oscar vorrebbe tutt’ altro! Altro che mano!» ridacchiò Storm, in timoniere
Leone esclamò «Ah, Oscar, non ti facevo così sensibile al gentil sesso! Tutto ciò è da veri uomini!»
«Ma che sensibile e sensibile! Una scopata con quella, ecco ciò che vuole!» sbraitò a sua volta Sputasangue, con la sua solita eleganza.
La risata di Carbonella superò ogni rumore. «Mi dispiace, Oscar, ma sei arrivato tardi! Il Capitano ti ha battuto sul tempo!»
«Il Capitano non c’entra proprio nulla! Non tiratelo nel discorso!» sbottò Lily, sentendosi arrossire fino alla radice dei capelli.
«Non ditemi, mia Musa, che il nostro Capitano è già andato dritto al punto!» pigolò Oscar. «Oh, quale dolore mi date!»
«Dritto al punto eh?!»
«Ma bravo il nostro Capitano!»
«Ecco cosa facevano in cabina!» sussurrò Phantom, con il tono di uno che ha appena rivelato il segreto dell’ universo.
Ci fu un coro di “Ohh” e “Ahh”
«Piantatela tutti quanti! Io e il Capitano non abbiamo proprio fatto nulla in cabina! E se non la smettete subito di fare battutacce userò le vostre ossa per pulirmi i denti!»
Calò un silenzio tombale.
 
Il mattino dopo, Lily si svegliò prima di tutti. Uscì sul ponte, trovandosi di fronte un alba fresca e rosata.
E anche Seth che scrutava l’ orizzonte con il cannocchiale, ovviamente.
Gli si avvicinò.
«Dormito bene sulla branda, Lily?» domandò.
«Buongiorno anche a te. Ho dormito meglio che sul pavimento, grazie.»
«Sul mio letto si dorme ancora meglio, sai?.»
«Sul tuo letto non dormirei, Seth.»
«Beh, è vero.»
Si ritrovarono in silenzio a guardare il sorgere del sole. C’erano delle nuvole belle, compatte e voluminose che navigavano appena sopra l’ orizzonte come enormi velieri.
«Dovremo insegnarti a navigare su una barca a vela, Lily.» disse Seth, chiudendo il cannocchiale di ottone. Lo infilò in una tasca del pastrano e si voltò verso di lei. «Posso farti da maestro?»
«Ma certo. Tanto, un maestro non può avere relazione con la propria allieva. Sarebbe immorale.» Lily fece un sorrisino.
«Ti sembro un tipo morale, io?» Seth rispose al sorriso. «Vieni con me.» La prese per la mano e la trascinò via.
 
Erano seduti a cavalcioni uno di fronte all’ altra, su uno dei pennoni più alti dell’ albero maestro.
«Ricapitoliamo. Dimmi i nomi delle vele.»
«Allora.» Lily corrugò le sopracciglia, nello sforzo di concentrarsi. «Le vele triangolari sul davanti…»
Seth le tirò una botta con il cannocchiale. L’ ennesima. «Vele triangolari??»
«Ah, giusto. Si chiamano vele latine. Le quattro vele latine si chiamano controfiocco, falso fiocco, gran fiocco e trinchettina. Le vele sull’ albero più avanti…»
«Albero più avanti??»
«An, si. L’ albero di trinchetto, cioè quello a prua. Partendo dal basso le vele si chiamano: trinchetto, parrocchetto fisso, parrocchetto volante, pappafico e contro pappafico.»
«Bene. E le vele dell’ albero maestro?»
«Uhm…sempre partendo dal basso dovrebbero essere la vela maestra, la gabbia fissa, gabbia volante, velaccio e controvelaccio.»
«L’ ultimo albero, il più piccolo, parlami di quello.»
«Si chiama albero di mezzana, e le vele si chiamano contromezzana fissa, contromezzana volante, belvedere, controbelvedere.»
«Ottimo! Beh, ci hai messo poco tutto sommato a imparare i nomi delle vele.»
«Modestia a parte, sono un genio.»
Seth rise e le tirò un'altra botta con il cannocchiale. «Non abbiamo ancora finito, piccolo genio!»
«Ah no? E io che speravo di scendere da questo scomodissimo pennone!»
«Visto che siamo soli soletti, potresti parlarmi ancora delle sirene.»
Lily sospirò. Non aveva molta scelta, appollaiata com’era. «Dimmi cosa vuoi sapere, se posso ti risponderò.»
«Che tipo di poteri hanno le Sirene Pure?»
«Possiamo comandare l’ acqua di mare salata a nostro piacimento, permettere ad un essere umano di respirare sott’ acqua per un periodo limitato di tempo, e il Fascino.»
«Fascino?»
«E’ una specie di ipnosi che viene percepita dagli esseri umani quando ci sono troppo vicini. Il Fascino ha molti utilizzi. Solitamente ne emettiamo piccolissime quantità in maniera costante, anche se con un certo sforzo possiamo bloccarlo, anche se questo tipo di controllo ci esaurisce psicologicamente.»
«Tu ora lo stai bloccando.»
«Si, ma solitamente la sera mi nascondo da qualche parte e lascio fuoriuscire tutto quello che ho contenuto durante il giorno. Inoltre, mentre combattiamo, o quando siamo in pericolo ne emettiamo più del solito.»
«Come durante il combattimento contro Shark.»
«Si. Diciamo che mi sono lasciata un po’ andare. Infine, dopo una certa età, solitamente intorno ai quattordici anni, sappiamo produrre quantità così intense da ipnotizzare gli esseri umani al punto da non essere più in grado di rendersi conto di cosa stanno facendo. A quei livelli manovrarli è estremamente facile.»
«La ciurma di Cicala.»
«Siccome sono una sirena Pura piuttosto potente, sono anche in grado di dirigere il mio Fascino centro una persona in particolare senza farlo percepire alle altre. In quel caso, ho convinto quegli uomini a buttarsi in mare, risparmiando i miei compagni.»
«Una volta hai accennato al fatto che sapevi da che parte girano i dadi in anticipo…»
«E’ un potere raro. E’ il motivo per cui mi hanno scelta come futura regina. Ho una leggera predisposizione a percepire gli avvenimenti futuri. Non posso vedere il futuro, assolutamente no, ma ho un istinto particolarmente sviluppato per gli avvenimenti di piccola calibratura. I dadi. Una galletta andata a male che non devo mangiare, una febbre in arrivo. Cose così.»
«Una pugnalata alle spalle.»
«Beh, si, posso percepire anche quella.»
Seth rimase in silenzio qualche istante. «Sai, quando ero piccolo, volevo girare il mondo con la mia barca e navigare tra gli oceani inesplorati del Sud. Ma poi ho capito che per farlo avevo bisogno di qualcosa di…di più che umano. Avevo bisogno di una sirena come guida. Per cui, Lily, ti ho chiesto di entrare nella ciurma non solo perché sei…beh, bella come una sirena, ma perché ho bisogno di te per avverare il sogno di una vita.»
«A ventitre anni non si può parlare del sogno di una vita. Si può parlare del sogno di una giovinezza.»
Seth rimase in silenzio. E Lily lo scrutò attentamente, cercando di capire quanto fosse davvero serio.
«Se davvero vuoi, ti accompagnerò negli Oceani del Sud. Non ho nessuna intenzione di ritornare nella mia vecchia casa, dove mi aspetta l’ idiota che teoricamente dovrei sposare.» Poi fece un sorriso. «Tu ami davvero questa vita, Capitano.»
«Oh, Lily. Tu sei bellissima, ma il mio cuore è già di un'altra.»
«Una signorina del porto?»
«No. Questo mare è il mio migliore amico e questa barca è la mia amante. Non potrei mai amare nessun altra che non sia la Silent.»
Chiacchierarono ancora per poco, fino a quando Sbobba non li chiamò per il pranzo. Lily era un po’ ammaccata a forza di prendere cannocchialate sulle gambe, ma non lo diede a vedere.
“Beh” pensò “Pare che io abbia una rivale.” 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Il Porto delle Lanterne (Parte prima) ***


Scusatemi davvero, c'ho messo un pò più di tempo a scrivere questo capitolo, ma in questo periodo ho moltissimi impegni (nonostante sia cominciata l' estate). Spero che sia comunque sufficientemente leggibile!
A proposito, questa storia ha raggiunto la bellezza di quindici recensioni! Sono felicissima per questo, vi ringrazio tantissimo e spero di non deludervi!


Capitolo 8 – Il Porto delle Lanterne (Parte prima)
«Il Porto delle Lanterne?»
«Ogni pirata di questo mare ha calpestato almeno una volta le viuzze di quel porto » le spiegò Oscar. «Tutti si fermano li prima di un lungo viaggio, per fare rifornimenti e divertirsi con le care signorine. Molti di noi hanno aperto gli occhi in quell’ isola»
«E’ li che stiamo andando?» domandò lei.
«Si. Il Capitano vuole fare rifornimento prima di partire per i mari del Sud.»
Lily sussultò, e si voltò di scatto verso Oscar, che le stava affianco. «I mari del Sud? Young vuole andare davvero nei mari del Sud?! E’ impazzito?!»
«Insieme a voi, mia Musa, lui è convinto di potercela fare.»
Lily sbatté la testa contro il parapetto della nave. «Avrei dovuto immaginare che sarebbe finita così.» gemette.
Era passata una settimana dall’ alleanza di Lily con la ciurma di Young, e tutto era tornato normale. Lily sgobbava sia in cucina che sopracoperta, e spesso e volentieri era centro delle battutacce della ciurma. Per fortuna non era mai stata permalosa.
Nell’ ultimo periodo, era riuscita a stringere un certo rapporto con tutti a bordo, soprattutto con Oscar, che la bombardava di domande sulla sua vita passata. Era persino riuscito a farsi descrivere il tritone che Lily avrebbe dovuto sposare.
Le posò gentilmente una mano sulla spalla. «Non angosciatevi, piccola Musa, perché scorgo tutta questa tristezza nei vostri occhi?»
«Avrei preferito che Young mi chiedesse se ero d’ accordo, prima di decidere che sarei stata la sua guida in mari sconosciuti.» disse lei.
«Il Capitano è una persona particolare, con i suoi pregi e i suoi difetti, come tutti gli esseri umani. Non è solito chiedere consiglio prima di prendere una decisione.»
Lily sospirò, osservando il crepuscolo. «L’ avevo capito.»
Anche Oscar sospirò, togliendole la mano dalla schiena e appoggiandola sul parapetto. «So che voi siete molto discreta, Lily, ma mi rispondereste onestamente se vi ponessi una domanda?»
Discreta. Nessuno l’ aveva mai definita come discreta. Nemmeno nel suo mondo.
«Dimmi.»
«Voi vi siete innamorata del Capitano?»
“E’ così evidente?” aveva voglia di rispondere. Invece disse: «Non posso permettermi di innamorarmi. Sarebbe un problema continuo. E poi lui ha già messo in chiaro che il suo cuore appartiene alla Silent, e con una nave io non posso rivaleggiare.»
«Un cuore umano è volubile, Lily.»
«Il cuore di una sirena invece non lo è.» rispose lei. I suoi occhi si fecero vacui. «Per noi sirene, innamorarsi è quasi impossibile. E come potremmo? La maggior parte di noi sono donne morte innamorate, e il rimpianto le ha fatte diventare sirene. Innamorarsi di nuovo significherebbe superare quel rimpianto, andare oltre, e decidere di vivere le propria vita ripartendo da capo come creature marine.
«Per noi Sirene Pure invece, che non abbiamo quel dolore nell’ anima, forse sarebbe più facile. Ma siamo recluse in fondo al mare fino all’ incoronazione di una nuova regina, e dopo veniamo date in sposa a tritoni o costrette a fare voto di castità e diventare sacerdotesse.»
Oscar la guardava, ammaliato. «Ma tu non sei in fondo al mare, Lily. Non ho capito perché siete così decisa a non innamorarvi.»
«Perché una sirena che si innamora, la prima volta che condivide una notte con l’ uomo che ama, acquista o perde dei poteri. Se io mi innamorassi di un tritone, i miei poteri di sirena aumenterebbero, ma se mi innamorassi di Seth…beh, forse non perderei i miei poteri, perché lui non è un essere umano comune, ma di sicuro perderei la mia immortalità.
«in sostanza, se mi innamorassi di Young, vivrei solo per il tempo di una vita umana.»
 
Seth sospirò. Appollaiato sul pennone dell’ albero maestro, aveva assistito alla scena.
Per una volta, la fortuna gli aveva girato le spalle. Che razza di ragionamento era? Se Lily andava a letto con lui, avrebbe vissuto solo una vita umana? E sarebbe anche potuta diventare più debole? E poi sarebbe comunque stata in grado di accompagnarli nei mari del Sud?
Avrebbe dovuto avere Lily a bordo, senza mai poterla toccare, perché altrimenti tutto il sogno della sua vita sarebbe andato in fumo?
O forse no. Forse i suoi poteri non avrebbero avuto grossi danni, ma valeva la pena di rischiare?
E poi aveva giurato di tenerla nella ciurma.
Che situazione allucinante. Lily doveva rimanere nella ciurma, e lui avrebbe dovuto resisterle perché altrimenti i suoi poteri sarebbero andati a farsi benedire e i mari del Sud sarebbero rimasti per sempre un sogno sbiadito.
E mentre pensava a come snodare questa situazione, vide qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
Oscar prese entrambe le mani di Lily e la spinse contro il parapetto. Persino a quella distanza riusciva a vedere gli occhioni della ragazza, azzurri come un atollo corallino, brillare dalla sorpresa.
«Lily, io…sarò completamente sincero nei vostri confronti. Voglio che voi sappiate che il mio cuore ha cominciato a battere per voi molto tempo fa. Sapevo che eravate proprietà esclusiva del Capitano, e la vostre incredibile bellezza mi faceva sentire timido come un ragazzino. Ma sotto la vostra bellezza, con il tempo, ho scorto una profonda dolcezza, una grande forza, uno spirito che sembrava lo spirito stesso del mare. Non vi sto chiedendo di rinunciare alla vostra vita o ai vostri poteri per me, voglio solo che voi sappiate che tutto ciò che ho cercato per i mari, in questi lunghi anni, era qualcosa come voi. Ciò che come poeta cercavo era l’ incarnazione stessa del mare, e quando ho saputo che voi eravate una sirena, ho capito che il mio pellegrinare era forse finito.»
 
Lily osservò Oscar con gli occhi sbarrati. Forse quell’ espressione non era delle più educate, ma non poteva farci nulla. Non capiva cosa desiderasse il poeta da lei. Non capiva. Aveva detto che non voleva che rinunciasse alla sua vita per lui, ma allo stesso tempo che era innamorato di lei.
«Non capisco cosa mi state chiedendo.» sussurrò.
Oscar abbassò lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate. «Vi chiedo solo un bacio, dolcissima Musa. Non vorrò altro da voi.»
Lily deglutì. «Io…»
«So che siete innamorata del Capitano, so di non essere affascinante quanto lui. Ma non vi sto chiedendo un intera vita, vi chiedo solo un istante. Poi vi lascerò stare, saremo amici, e io avrò finalmente trovato l’ essenza del mare che stavo…»
«Sono felice di vedere che da qualche parte su questa nave la gente si diverte.» ringhiò Seth, atterrando sul ponte della nave.
Lily fece un salto, e districò le sue mani da quelle di Oscar. «Non dirmi che sei stato li per tutto il tempo!» esclamò, a metà fra l’ arrabbiato e lo sconvolto.
«Ovviamente.»
Lily si sentì infiammare dall’ imbarazzo, dalla vergogna, dalla rabbia.
«Spero che tu ti sia divertito! Quanto ancora pensavi di restare appollaiato li sopra?»
«Beh, adesso sono sceso. E dimmi Lily, lo bacerai il nostro caro poeta o lo abbandonerai al suo destino?» c’era sarcasmo nelle sue parole, e rabbia negli occhi neri. Lily non aveva mai voluto notare quanto scuri potessero farsi i suoi occhi. Sotto l’ intensa luce del sole potevano sembrare quasi blu, ma di notte…
«Non sarebbero affari tuoi! Non sono più merce da vendere.»
«Ooh, certo che no!» esclamò lui, avvicinandosi a grandi passi. «Svegliati, Lily! Non sei in una reggia sott’ acqua, sei una nave di pirati! Qui non ci sono inchini e riverenze, qui vige la legge del più forte. E considerando che questa nave è mia direi che quello che ci succede dentro sia decisamente affar mio!»
Lily strinse i pugni. «Ma certo! Dimenticavo che qui siamo tutti sotto il grande capitano Seth Young!»
«Non usare quel tono con me, ragazzina!»
In un solo istante, gli occhi di Lily divennero acidi, e la sua voce di fece ultraterrena. «Non chiamarmi ragazzina, essere umano! E non trattarmi come se fossi tua proprietà, perché non lo sono mai stata!» sibilò.
Calò il silenzio. Oscar ne aveva approfittato per indietreggiare di parecchi passi.
Young sbuffò. «Come vuoi, regina mancata. Bacia pure il tuo caro poeta. Non mi interessa.»
Lily strinse le labbra. Regina mancata. Ecco ciò che era, in fondo. Una regina mancata. Come un feto abortito.
I suoi occhi tonarono di nuovo azzurri. «Perché te la prendi tanto per questo? Tu non amavi la tua Silent?» mormorò.
Seth, che intanto si era allontanato di qualche passo, si voltò di nuovo verso di lei. «Visto e considerato che ci sono a rischio i tuoi poteri, e la riuscita del mio sogno, direi che un controllo maniacale è il minimo che tu ti possa spettare da me.»
 
«Lily, molla quelle funi! Vieni a vedere il porto delle Lanterne!»
Lily si avvicinò al parapetto, dove tutta la ciurma si era diretta. Scivolò silenziosamente vicino a Seth e osservò il mare.
Era quasi ormai notte. Era passata un intera giornata dalla sfuriata del giorno prima, e ancora non riusciva a guardarlo in faccia.
La sua attenzione però vene completamente catturata da quell’ enorme porto che le stava davanti.
Occupava un estensione enorme. Le case erano arrampicate lungo le pareti di roccia, ammassate le une sulle altre. Le minuscole viuzze scendevano come rivoletti d’ acqua, unendosi le une alle altre, fino ad arrivare alla parte più bassa del porto, dove si trovano le locande, le piazze e i mercati.
C’erano decine e decine di navi pirata ormeggiate all’ interno della cala. Lily non avrebbe mai immaginato di vedere così tanti pirati in un posto solo.
“Il Porto delle Lanterne, eh? Che fantasia”
C’erano migliaia di luci. Sulle navi, sul porto, nelle locande, nelle vie, sulle case. Le piccole fiammelle seguivano le strade, illuminavano gli angoli bui, illuminavano le finestre dall’ interno. E tutta questa luce si rifletteva sul mare increspato.
«Lily, chiudi la bocca.» le disse Sbobba.
«Quante lanterne sono?»
«Nessuno si è mai preso la briga di contarle.»
«Qualcuno di voi è nato qui?»
«Siamo nati tutti qui. Tranne Flash, che non sappiamo da dove venga perché non ce l’ ha mai detto, e il Capitano Young. Lui viene dall’ Isola Cava, dove si trova il Covo dei Grandi Pirati. Li vive suo padre, Il Capitano Nero. L’ Isola Cava è…diciamo il quartier generale di tutti i pirati.»
«Avevo capito che fosse il Porto delle Lanterne il quartier generale.»
«No. Il Porto delle Lanterne è il centro economico. Il Covo invece è il centro politico.»
«Capisco.»
«Lily.»
Lei si voltò di scatto verso il Capitano. «Si?»
«Vieni un attimo qui.» disse. Tenne la porta della cabina aperta mentre lei entrava e con la coda dell’ occhio fulminò Carbonella che sorrideva sotto i baffi.
Seth si appoggiò alla porta, e si tolse il capello. «Ho passato praticamente tutta la mia vita a cercare di farmi una reputazione e adesso mi tocca demolirla per parlare con te. E’ deprimente.»
Lily si appoggiò alla scrivania, a disagio «Nessuno saprà questa conversazione. E se è per ieri sera, mi dispiace. Non pensavo che Oscar mi chiedesse una cosa del genere.» Tanto valeva cercare di compiacerlo. Non valeva la pena di litigare con Seth.
Seth la squadrò da capo a piedi. «Molto bene.»
La superò, e andò a sedersi sulla sua scrivania. Lily si voltò verso di lui, restando in piedi.
«Allora.» cominciò lui. «In sostanza il succo del discorso è questo. Ho un disperato bisogno dei tuoi poteri per arrivare nei mari del Sud. Capisci?»
«Capisco.»
«Nel porto delle Lanterne tutti andremo a divertirci per conto nostro. E non possiamo starti dietro. Quindi, se non ti dispiace, piuttosto che tenerti relegata sulla nave per evitare che tu ti faccia ammazzare da qualcuno, ti va di incontrare mia sorella?»
«Hai una sorella?» domandò lei, sorpresa.
«Si. Si chiama Terry Wood.»
«Wood? Ma tu di cognome non sei Young?»
«Young è il mio soprannome perché ho avuto una nave quando ero molto giovane. Il vero cognome della nostra famiglia è Wood.»
«Oh.» esclamò lei. «Non lo sapevo. Quindi il tempo che passeremo qui lo trascorrerò con Terry?»
«Si.»
«Non c’è problema Capitano. In realtà, sono felice di venire abbandonata in un porto di pirati sanguinari.»
«Molto bene.» disse lei, appoggiandosi allo schienale della sedia. Era evidentemente soddisfatto della risoluzione pacifica di quel discorso. «Pensavo ti offendessi.»
«Mi rendo conto che io non faccio parte di questo mondo, Seth. Anche se non ho ancora capito perché questo discorso dovrebbe restare un segreto.»
«Perché.» fece lui. «Perché all’ inizio avevo intenzione di scusarmi con te. Ma poi tu mi hai preceduto. Ho esagerato ieri sera.»
Lily si voltò di scatto verso la porta, dandogli le spalle.
Cavolo. Era sicura di non essersi fatta sentire da nessuno, la notte precedente. Ma evidentemente qualcuno l’ aveva sentita piangere, appollaiata sul pennone della nave.
«Lily?»
Le parole che le aveva detto le frullavano ancora nella testa. Una regina mancata.
Ma lui non aveva idea di cosa aveva dovuto passare in fondo al mare. Era felice di essere una regina mancata, piuttosto che essere diventata regina alle condizioni che le tradizioni le imponevano.
«Hey, Lily! Ti senti bene?»
«Certo che mi sento bene.» ripose lei, a mezza voce.
Seth girò intorno alla scrivania, andandole di fronte. «Stai piangendo?»
Lily sollevò lo sguardo. «In realtà no. Noi sirene non piangiamo. Emettiamo solo quantità più forti di Fascino.»
Seth si morse il labbro, osservandola. «Sicura?»
«Sicurissima.» Lily deglutì, e chiuse gli occhi un istante. «Stavo pensando alla regina mancata.»
Con uno scatto, Seth la abbracciò, stringendola in una morsa tra lui e la scrivania.
«Hem…Seth? Ricordi quel piccolo dettaglio della perdita dei poteri?»
«Sta zitta.»
Lily rimase in silenzio, con Seth che affondava il viso tra i suoi capelli.
«CAPITANO! STIAMO ATTRACCANDO!»
Lily sussultò, e il Capitano scattò indietro.
«Ti accompagno da mia sorella.» disse.
Lily annuì, rossa in viso. «Va bene.»  

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Il Porto delle Lanterne (Parte Seconda) ***


Ehm...^^ non so se c'è ancora qualcuno disposto a leggere la mia storia dopo tutto il tempo che vi ho fatto aspettare...^^ Imploro il vostro perdono. Mi impegnerò di più, posso promettervelo.
Ma passiamo a dire cosa tratta questo capitolo! Qui Lily da libero sfogo alla sua natura sovrumana, con il meraviglioso aiuto del rum, ovviamente!! E compare un nuovo personaggio!!
Buona lettura, e ancora perdono per il MADORNALE ritardo :)


Capitolo 9 – Il Porto Delle Lanterne (Parte Seconda)
Ci vollero circa dieci secondi perché l’ intera città sapesse che il famigerato Seth Young era attraccato. Fu una cosa così fulminea che a Lily cominciò a girare la testa.
Nel piccolo ambiente della nave non si era mai resa conto di quanto la fama del suo Capitano fosse grande. Invece ora che erano circondati di gente vedeva uomini andare a rintanarsi negli angoli bui, vecchi nemici sputare a terra, ma stando attenti a non farsi vedere. La gente si apriva al passaggio della ciurma come il mare davanti a Mosè.
«Avete tutta questa notte per divertirvi, ragazzi.» disse Seth, rivolgendosi all’ intera ciurma «Da domani mattina cominciamo ad organizzarci con le provviste ed entro il tramonto voglio che le vele siano già spiegate. Chiaro?»
«Chiaro.» dissero quelli, in coro, e in un lampo erano già spariti nelle direzioni più disparate.
«Tu invece vieni con me.» disse, rivolto a Lily.
Lei lo seguì, facendosi piccola piccola sotto gli sguardi di tutti gli sconosciuti che incontravano lungo il tragitto. Soprattutto di fronte alle espressioni furiose delle ragazze.
Entrarono in una locanda, stranamente tranquilla in confronto al caos delle strade, e lui si diresse a colpo sicuro verso il tavolo meno illuminato.
«Sei ancora abbastanza sobria da capire quello che ti sto dicendo?» domandò Seth alla figurina china sul tavolo.
Questa sollevò la testa di scatto. «Fanculo, fratello.»
«Bene. Lily, lei è mia sorella minore Terry. Terry, ho bisogno che ti prendi cura di Lily per sta notte. Solo una sera. Non mi sembra tu abbia molti impegni.»
Lily pensò che anche Terry era una bellissima ragazza. Aveva gli stessi occhi scuri di Seth, ma i capelli più chiari e rossicci. Era infagottata in abiti da uomo, con tanto di cappello piumato da capitano. Somigliava più a Young che a Shark.
«Non ho voglia di fare la babysitter a una delle tua amichette.»
«Terry, Lily è la sirena bambina di quella volta.»
A quelle parole, Terry ritrovò improvvisamente tutta la sua vitalità. Scatto in piedi e strinse energicamente la mano della ragazza «E’ un piacere conoscerti, che diamine! Potevi dirlo prima, fratello scellerato, che ti eri trovato moglie, che diamine! Dannazione, ti immaginavo più pesce di così! Dov’è la coda? Che diamine!»
«Al momento ho forma umana.» rispose Lily, imbarazzata. «E non ho sposato Seth.»
«Bene, ora che voi due avete fatto amicizia, io ho alcuni…affari che mi attendono.» e Seth sparì di colpo, senza dare il tempo a nessuna delle due di fare o dire qualcosa.
Terry sbuffò «Il solito sciupafemmine.» brontolò. Poi tornò a rivolgersi a Lily, che era a dir poco confusa «Ma tu ed io abbiamo tutta la sera per divertirci vero? Devi raccontarmi tutto! E scommetto che quella ciurma del cavolo ti ha abbandonata senza farti vedere le meraviglie di questo posto! Che diamine! Avanti, come ci sei finita nel letto di mio fratello?»
Dopo aver precisato che tra lei e il Capitano non c’era assolutamente nulla, Lily raccontò cosa era successo, e visto che quella ragazza non sembrava particolarmente sensibile, non tralasciò nemmeno l’ attacco di Shark e come avesse cercato di uccidere Seth.
«Questa volta Shark ce l’ ha quasi fatta, eh?» chiese, per nulla turbata. «Se mai riuscirà ad uccidere Seth, allora sarò io a vendicarlo, puoi giurarci.»
«Non permetterò che Seth venga ucciso.»
Terry scoppiò a ridere. «Tu? Con quel musetto da angelo?»
Lily sorrise, con uno dei suoi sogghigni da cannibale. «Il mio piatto preferito è la carne cruda, sai?»
Terry ridacchiò. «Mio fratello Shark è una carcassa putrida, non ti conviene mangiarlo. Potresti prenderti i vermi.»
Poi scattò di colpo in piedi, come se si fosse ricordata di qualcosa di importante. «Siamo probabilmente le uniche due ragazze che non fanno le prostitute in questo posto. Andiamo alla taverna dell’ Orbo Jim a divertirci, pesciolino! E procuriamoti dei vestiti, visto che quelli sono di mio fratello, a occhio.» Prese Lily per il polso, trascinandola via di peso.
Si, somigliava decisamente a Young, ma era quattro volte più esuberante. E non si capiva bene se era un bene o un male.
 
Lily si lasciò trascinare in quel dedalo di viuzze, senza opporre resistenza. Non poteva immaginare che Terry la stesse portando nella taverna più grande e famigerata dell’ intera isola.
Orbo Jim aveva ereditato quell’ enorme locanda da suo padre, che a sua volta l’ aveva ereditata da suo nonno, che a sua volta aveva ereditato da qualcun altro. Si diceva che quella fosse la prima costruzione sorta in quel posto, e che poi la città le fosse nata intorno, ma nessuno aveva le prove.
La costruzione era contorta e arricciata su se stessa, come se mano a mano che passava il tempo fossero stati aggiunti piani sempre nuovi e stanze in più. Già la pianta a terra era enorme, ma poi la costruzione saliva di altri due piani e si era appropriata anche dei tetti delle case vicine, come se fosse cresciuta e avesse inglobato anche le costruzioni adiacenti.
Non era lussuosa, non era elegante, era un ammasso di pezzi di legno raccattati ovunque e assemblati alla meno peggio, eppure sembrava che tutto il porto si fosse ammassato li.
«Andiamo a mettere in mostra i vestiti nuovi, eh?» ridacchiò Terry.
Lily non aveva saputo come ringraziarla quando lei si era diretta da una vecchia e fidata amica, che aveva procurato a Lily una lunga gonna da zingara blu, un po’ consunta e con uno spacco vertiginoso lungo la gamba, una camicia meno sporca e più femminile e una bandana ricamata bianca e azzurra. Terry non sembrava che considerasse il pagamento di quei vestiti come un debito.
«Diventerai la moglie di mio fratello. Questi due stracci non sono importanti.»
Sembrava che avesse già deciso anche il luogo delle nozze a la composizione del bouquet.
Appena entrati il chiasso e la luce accecarono e assordarono la ragazza, tra la massa di gente sentì urlare cose di tutti i tipi, la maggior parte delle quali decisamente adatte ad una bettola di pirati. Oltre la marmaglia variopinta distinse il bancone e almeno sette ragazze mezze svestite che correvano da una parte all’ altra per servire birra e rum.
Terry la portò in quella direzione, e si sedette sul tavolo, agguantando la camicia dell’ unico uomo addetto al servizio. «Orbo Jim! Ti ricordi di me? Sono Terry Wood! Servici da bere, Jim! Questa ragazza è nuova, fa parte della ciurma di mio fratello!»
L’ uomo non emise un suono (anche perché in quel chiasso non lo avrebbero sentito), e servì a tutte e due un broccale pieno di rum. A Lily sembrò che la stesse squadrando dalla testa ai piedi.
«Non ho mai bevuto rum.» ammise poi.
«Scherzi! Allora alla salute!» Terry batté il suo broccale contro quella della sua nuova amica, e bevve un lungo sorso.
Lily si bagnò appena le labbra, e sentì la gola andarle a fuoco. «Porca miseria!»
«E’ forte, si! Il rum dell’ Orbo Jim è leggenda. Qui ci sono sempre pirati che sborsano l’ ira di Dio per potersene portare un po’ sulla nave! Che diamine, li capisco!»
La ragazza ne bevve ancora, e le guance le andarono a fuoco. «Ma anche tu sei un capitano, vero?»
«Certo! Ma io non ho le manie di gloria di mio fratello, tengo un basso profilo.»
Altro sorso.
«Deve essere dura essere una donna in questo posto.»
«Anche tu lo sei. Anzi, con il visino che ti ritrovi mi sembra strano che non ti siano ancora arrivate proposte sconce.»
«Nonostante tutto, anche se non si rendono conto della mia natura diversa, gli uomini si rendono conto che in me c’è qualcosa che non và.»
«Seth non se ne accorge.»
Lily bevve, per non dover rispondere.
All’ improvviso alle sue orecchie arrivarono delle voce conosciute. E sparirono altrettanto velocemente. Si guardò intorno, incuriosita, e nel momento in cui alcuni ubriachi si spostarono vide Storm, Flash e Seth intorno ad un tavolo, con degli sconosciuti, e dalle loro espressioni sembrava che stesse per scoppiare una rissa.
«C’è tuo fratello lì!» esclamò. Prima di rendersene conto afferrò il suo broccale, ancora quasi pieno, e si diresse nella sua direzione.
«Capitano Young!» esclamò, tirandogli la manica.
«Ma che…Lily! Lily? Ma…come ti sei vestita?»
«Vestiti nuovi! I tuoi li ho già riportati alla nave. Terry mi ha portato qui per assaggiare il rum. Buono, sai?»
«Sei già brilla?»
«Un po’!»
«E questa chi è? Una nuova? Non l’ ho mai vista al porto.» disse un uomo sconosciuto dall’ altra parte del tavolo.
«Non ti deve interessare chi è!» Seth le strinse il braccio con aria protettiva «Brutta carogna! Quel rum è nostro!»
«Avete barato! Non vi daremo questa cassa!»
Infatti, dalla parte opposta, c’erano ben quattro casse di rum. A quando pareva, ne avevano scommessa una con Seth ad un giro di dadi, e ora non volevano cederla. Chissà cosa aveva scommesso Seth se avesse perso…
«Abbiamo vinto! Non abbiamo intenzione di cedervi nemmeno un doblone!» sbraitò Storm, stringendo i pugni.
«Vuoi fare a botte, figlio di una cagna?»
«Fermi tutti!!» urlò Lily. Intorno al tavolo calò il silenzio. «Facciamo così. Voi ci darete tutte e quattro le casse…»
«Tutte e quattro? Neanche morti!»
«Fatemi finire, bestioni. Voi ci darete tutte e quattro le casse, se io batto uno di voi a braccio di ferro.»
Per un secondo gli sconosciuti tacquero. Poi si misero a ridere. «Tu? E va bene! Ma in cambio, se perdi, cosa ci dai?»
«Smettila di fare la stupida, Lily. Va via.» le sussurrò Seth all’ orecchia.
«No.» rispose lei. «Fidati di me, Seth.» E si sedette sulla panca, come a ribadire che non si sarebbe tirata indietro. «Se vincete voi, mi spoglio davanti a tutta la locanda. E su un tavolo.»
In quel momento Terry riuscì a raggiungerla, e Seth la fulminò. «Ti avevo detto di tenerla lontana!»
«Mi è sfuggita da sotto gli occhi appena ti ha visto! Si è letteralmente volatilizzata! Che diamine!»
«Molto bene! La scommessa è conveniente! Spaccaossa, vieni qui!»
Dal fondo oscuro del locale emerse una figura enorme. Aveva più o meno le dimensioni di Sbobba, ma lui era fatto completamente di muscoli. Si sedette di fronte a Lily, nascondendola completamente con la sua ombra.
Forse era colpa del rom, dell’ atmosfera, o semplicemente perché voleva impressionare Seth, ma Lily non aveva un briciolo di paura.
«Spaccaossa? Gran bel nome.» commentò, piantando il gomito sul legno.
Intanto intorno a loro la gente aveva cominciato ad interessarsi, o più semplicemente a chiedersi quanto ci avrebbe messo quel mostro a spaccare il braccio a Lily. Con la coda dell’ occhio vide un paio di persone scommettere contro di lei.
«Quasi mi dispiace per te.» disse l’ uomo, con la voce più profonda che lei avesse mai sentito, sollevando a sua volta il braccio e stringendo la manina di Lily fino a farla sparire tra le sue dita enormi.
«Non vedo l’ ora di ubriacarmi con quel rum.»
Seth scoccò un ultima occhiata a Lily, con l’ aria di uno che sta per avere un brutto lutto, e diede il via.
Il primo secondo fu il peggiore. Ma la ragazza si riprese subito, concentrandosi allo spasimo per usare la sua forza sovrumana senza far fuoriuscire il Fascino. Per fortuna si era “liberata” poco prima di scendere dalla nave.
Perse due centimetri, ma li recuperò subito. Nel frattempo il tifo da sconvolto era diventato assordante. Era a malapena consapevole di Seth che la incitava a vincere, e delle scommesse che all’ improvviso erano esplose non appena tutti si erano resi conto che il risultato non era così scontato.
Lily sbuffò. Quel maledetto umano. Era decisamente troppo forte. Strinse gli occhi, raccolse tutta l’ energia che aveva. E nell’ istante in cui li aprì di nuovo, sbatté il braccio dell’ avversario contro il tavolo così forte che il legno si crepò.
Calò il silenzio più assordante mai sentito. E lei ebbe tutto il tempo di sfilare la mano da quella dell’ uomo e di stiracchiarla prima che tutti si mettessero ad urlare, a ritirare scommesse, e che Seth la abbracciasse, e che le schioccasse un bacio a stampo sulle labbra.
Tempo un ora, e tutto il Porto delle Lanterne sapeva della leggendaria nuova arrivata.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - E se Rum vuole... ***


Ooh, che meraviglia!! Siamo arrivati al decimo capitolo! Sinceramente non pensavo nemmeno di raggiungere il secondo, quindi sono piacevolmente traumatizzata ^-^
Bene, per tutti quelli che speravano in una bella scopata (e sarebbe anche ora)…verranno brutalmente delusi (mhuhahahahahaha!!!) ma siccome non sono completamente sadica, al contrario di Terry, forse…

 
Capitolo 10 – E se Rum vuole…
Come pensate che potrebbe reagire un porto di manigoldi ubriachi alla notizia che una ragazzina ha sconfitto a braccio di ferro un bruto come Spaccaossa?
Timore? Sospetto? Fuga a gambe levate?
E invece no! Ben presto fuori dalla taverna c’era la fila di uomini che volevano cercare di battere Lily, per dimostrare il loro valore. Scelta poco saggia, ma la loro motivazione era forte, considerato che Young aveva messo in palio la sua nave a chi l’ avesse battuta. Non era diventato capitano per nulla, aveva un buon occhio per gli affari e visto che Lily si era fatta prendere la mano, aveva deciso di approfittarne. In cambio della nave anche gli altri però dovevano scommettere qualcosa, e per quanto poco fosse, a forza di vincere, Lily aveva già guadagnato soldi sufficienti per pagare le provviste del viaggio, comprare una nave nuova e coprirsi di gioielli dalla testa ai piedi.
«Tu sei la mia gallinella dalle uova d’ oro.» ridacchiò lui, già completamente ubriaco a furia di brindare per le vittorie.
Lily buttò giù un altro sorso di rum. Il suo broccale era già stato riempito due volte.
«Coccodè!»
Scoppiarono a ridere tutti e due, alla maniera sguaiata degli ubriachi.
Nel frattempo, attirata nella locanda dalla confusione, l’ intera ciurma brindava e beveva in onore di Lily, raccolti intorno al tavolo, stappando le bottiglie di rum che qualcuno, in mancanza di dobloni, aveva scommesso. E perso.
Gli unici a mancare all’ appello erano Oscar e Miss, ma il primo probabilmente era da qualche parte a comporre, il secondo a brontolare sulla sua miserabile vita.
«Sbobba? Storm? Leone? Voi che siete i più robusti, portate tutta la mercanzia alla nave. Lasciatela pure sottocoperta, la sistemiamo domani.» ordinò Seth.
«Lily non gareggia più per oggi?» chiese Ian, seduto per terra.
«No, per oggi basta.» rispose lei. Poi le venne il singhiozzo, ed emise un Hiic! abbastanza comico.
Seth cominciò a punzecchiarla, piantandole il dito indice tra le costole «Sei ubriaca, sei ubriaca, sei ubriaca, sei ubriaca!»
«Da che pulpito! Hai bevuto il doppio di me! Hiic!»
«Io ci sono abituato, pulcino! E porta rispetto al tuo capitano!»
«Un minuto fa ero una gallina, perché sono retrocessa a pulcino?»
«Mah, mistero.»
Terry intanto, che reggeva l’ alcool meglio di tutti e due messi assieme, li fissava con aria ironica. «Ma che carini che siete! Che diamine! Perché non avete ancora fatto un figlio?»
I due la fulminarono.
Poi, dall’ esterno, superando la confusione che li circondava, sentirono della musica. Lily non poté fare a meno di paragonarla alle canzoni malinconiche delle sirene, ma quella che si sentiva all’ esterno era una ballata zingara dal ritmo serrato e incalzante, che le faceva venire voglia di ballare.
«Sai ballare?» chiese Seth.
«No.»
«Perfetto! Andiamo!» e la trascinò fuori praticamente di peso, cosa notevole considerando che con tutto quello che aveva bevuto doveva vederci doppio.
Lily ebbe appena il tempo di afferrare due bottiglie, fare un cenno di saluto a Terry, la quale sogghignava apertamente, e si ritrovò a saltare intorno ad un falò, insieme a parecchie altre persone, sotto lo sguardo di Seth.
«Mmm..ancora non barcolli troppo evidentemente. I miei complimenti!»
«Ma sta zitto!»
«Pulcino!»
«Maniaco!»
«Pesce!»
«Idiota!»
«Immatura!»
«Egocentrico sconsiderato!»
«Piano con i paroloni!»
E sotto gli sguardi inviperiti di parecchie ragazze i due continuarono a ballare finché Lily non chiese pietà per i suoi piedi.
«Rubiamo altro rum e torniamo alla nave, ti và?» ridacchiò Seth.
«Mmm…»
«Che c’è?»
«Non credo di riuscire a bere altro rum senza poi fare qualche colossale stupidaggine.»
«Ah davvero? Bene! Allora per te doppia razione!»
Oh, cavoli, pensò la sirena, mentre si faceva guidare attraverso i vicoli e le piazze, fino al porto. Nessuno li notò, o comunque a nessuno importavano due ubriachi dalle guance arrossate e gli occhi lucidi con tra le braccia tre bottiglie ancora da stappare.
Salirono sulla nave, ma Lily inciampò e finì a terra, e Seth si lasciò cadere a peso morto poco più avanti.
Calò il silenzio, rotto solo dal mormorio del mare e dal suono di voci lontane.
Poi, appena la testa smise di girare, Lily si trascinò affianco a Seth a si buttò a pancia in su.
«Le bottiglie non si sono rotte nella caduta, vero?» piagnucolò lui, ancora faccia a terra.
«Le ho protette a scapito della mia testa, e ora ho un bernoccolo.»
Li ridacchiò, e si girò a sua volta.
«Seth?»
«Mmh?»
«Come ho fatto a farmi convincere a venire in un luogo isolato, da sola, con te?»
«Dio Rum ha parlato, e Dio Rum ha detto che dovevi venire con me. Ecco perché sei qui.»
«Ah, certo. Dio Rum. Come ho fatto a non pensarci?»
«Perché Dio Rum opera in maniera impercepibile per noi comuni mortali.»
«Beh, opera anche sugli umanoidi pinnati, a quanto pare.»
Si girò, e lui la stava già guardando, con lo sguardo di un morto di fame di fronte ad un banchetto.
«E’ esattamente per  questo che non volevo restare da sola con te.»
«Questo cosa?»
«Non ti rendi conto della faccia che stai facendo?»
Lui sembrò rendersene conto, e si stropicciò gli occhi con una mano. «Non stavo facendo pensieri perversi sul tuo conto!»
«…ma io non ho mai parlato di pensieri perversi, Seth.»
Lui tacque per un lungo momento, e poi assunse gli occhioni di un bambino beccato con me mani nel vasetto della marmellata. Lily non poté fare a meno di ridacchiare.
E mentre ridacchiava, lui si tirò su, e la baciò.
«Hey!»
«Taci per un secondo. Non è colpa mia.»
E continuò imperterrito a fare quello che stava facendo, approfittandosi del fatto che Lily non aveva né la voglia né la lucidità per fermarlo. E poi approfittandosi anche dello spacco della gonna, ma solo un poco.
«Vieni con me.» disse lui. La fece alzare, e la portò in cabina, dove l’ aria era meno fredda, e c’era il fantomatico letto da occupare.
«Non ti stai dimenticando qualcosa? Qualcosa che ha a che fare con i Mari del Sud…» lo mise alla prova Lily, indietreggiando un attimo.
«Pensi che me ne sia scordato? Per quei due sorsi di rum?» rispose lui, abbracciandola e facendola sedere sulla scrivania. «Ma siamo sopravvissuti fino adesso senza di te, sopravvivremo ai Mari del Sud senza tutti i tuoi poteri.»
«Domani, a mente fredda, te ne pentirai.»
«Domani, a mente fredda, ti porterò di nuovo a letto.»
Lei lo baciò, mettendo in pratica quel poco che sapeva sull’ arte delle sirene, e approfittandone per togliergli capello e bandana. Seguiti a ruota libera dalla giacca, la cintura e dalle camicie di entrambi.
Poi si ritrovarono sul letto, anche se nella mente di Lily mancava completamente l’ anello di congiunzione tra “scrivania” e “letto”, e con il suo sesto senso da sirena percepì qualcosa che le fece sbarrare gli occhi.
Incontrò lo sguardo di Seth, e ricominciò a baciarlo, dimentica per un secondo di…
Accidenti. Dannazione. Non era possibile.
Fascino?!
E non era lei ad emetterlo.
Ma che…?!
Ma siccome Seth era molto impegnato ad aggrovigliare la lingua con la sua,  ebbe solo un istante di respiro per fare due più due. Poi si mise il cuore in pace, e al diavolo la perdita dei poteri.
 
«Mamma, mamma, mi racconti del bambino pirata? Mi racconti del bambino pirata, mamma?» domandò la bambina sirena, attaccandosi con entrambe le braccia alla coda della madre.
«Chi, il piccolo Seth? Comincia a piacerti un po’ troppo questo racconto.» rise la madre, andandosi a sdraiare sulla sabbia bianca, circondata dalla barriera corallina e da centinaia di pesci.
«Per favoooooooore!»
«Oh, e va bene, Perla Blu. Allora…devi sapere che in quel periodo io e alcune mie amiche stavamo facendo un viaggio, per portarti qui alla reggia. Tu eri tanto piccolina, e di sicuro non lo ricordi, ma lungo la strada incontrammo una grande nave pirata…Perla Blu, mi stai ascoltando?»
La bambina si voltò di scatto, e dopo un secondo lasciò libero il cavalluccio marino che aveva catturato e che si stava divertendo a torturare. «Si, mamma.»
La donna sbuffò, ma lasciò correre.
«Come stavo dicendo, incontrammo questa enorme nave, piena di sanguinari pirati e bucanieri guerci. Il ponte spettrale era illuminato sinistramente dalle torce, la bandiera con il teschio sventolava al tiepido vento. Quando ci videro il capitano fece scendere in mare una delle scialuppe, e con sé portò il suo figlioletto di appena quattro anni. Si presentarono con tutta l’ educazione di due gentilpesci…o dovrei dire gentiluomini? Comunque, questo caro bambino era così carino, con  due grandi occhioni neri e il naso tutto sporco di nero. Non mi sono trattenuta e gli ho sfiorato la guancia, usando quel potere di vedere il futuro per scrutare nel suo destino e nel suo passato. Percepii tanta forza e tanto coraggio in lui, ma anche molta lealtà, cosa che, devi sapere, è molto difficile da trovare in un pirata, anche se così piccolo. Poi gli presentai te, che eri ancora piccola come un pesciolino, e devi sapere che il famoso Pirata Nero, Re dei Pirati, ti tenne in braccio. A qualche sirena questo può sembrare una cosa brutta, ma tu devi esserne orgogliosa. Sempre. Poi ci congedammo, e loro tornarono al loro mondo, al di là dell’ Isola di Mezzo e dell’ Anello di Scogli, e noi proseguimmo verso nord, verso la Reggia.»
La storia era finita, la bambina lo sapeva. Quindi si sorprese quando la madre continuò. «Ma ora ti racconto una cosa che non dovrai mai dire a nessuno. Mai. Me lo prometti?»
«Ma certo, mamma!»
«Quando ho guardato nel futuro e nel passato di quel bambino, ho scorto una donna. Il suo nome è Corallina, ed è una Sirena Pura. Era una donna vivace e con un inestinguibile sete di avventura, che andò ad esplorare i mari degli umani. Li si diceva avesse incontrato uno di loro, e che di lui si fosse innamorata. Non ho detto nulla a nessuno di questo, perché alcuni ancora le danno la caccia, per punirla di un tale affronto al nostro impero, e non ho detto nulla nemmeno al bambino o al Capitano Nero. La moglie di quell’ uomo era una Sirena Pura. Quel bambino era figlio di una Sirena Pura.»
 
Già. Lily aveva dimenticato quella piccola confessione di sua madre. Aveva cinque anni e non le era sembrata importante. Due giorni dopo le guardie del palazzo l’ avevano strappata dalle sue braccia e rinchiusa nelle stanze che ospitavano le sue simili. Non l’ aveva mai più rivista.
Molte cose erano cambiate da allora. Ora per esempio sapeva che non era in viaggio con le sue amiche, ma che quelle erano cacciatrici mandate a riacciuffarla. Sua madre non aveva mai voluto che lei fosse rinchiusa come un animale raro, che le fosse strappata a soli cinque anni dalle braccia, per essere addestrata a diventare un arma. Aveva cercato di dirigersi verso i mari del sud, ma era stata raggiunta da quelle donne e riportata indietro con la forza. Alla fine aveva dovuto cedere.
Al confronto di quella tragedia, quel ricordo era andato sbiadendosi. Ma non era sparito. Ora lo ricordava.
Aprì gli occhi, e si guardò intorno. L’ alba illuminava a malapena l’ ambiente. Una sola candela era sopravvissuta alla notte, e ora una fiammella tremolante ballava sull’ ultimo mozzicone di cera rimasto. Spostò lo sguardo sulla scrivania, e Seth era seduto lì, immerso tra le sue carte nautiche più o meno sciupate.
«Tu non parli nel sonno, sai?» disse lui, alzando lo sguardo. «Tu mugugni.»
Lei farfugliò qualcosa in risposta, e si allungò fuori dal letto per recuperare la sua camicia, almeno quella. Aveva un emicrania mortale.
Lui la precedette, le passò i vestiti, e si sedette sul letto.
«Come stai?» domandò poi.
«Maledettamente bene.» rispose la sirena, abbottonandosi i bottoni con una certa fatica. «Ho sognato una cosa che mi ha detto mia madre…»
«Di non scoparti un pirata?»
«No. Una cosa che mi disse mia madre su di te.» Alzò lo sguardo per vedere la reazione. Seth però sorrideva, tranquillamente.
«Come immaginavo. Alla fin fine sei davvero quella sirena bambina che ho visto quando avevo quattro anni.»
Anche Lily sorrise. Ma il suo buon umore si spense subito. Doveva rivelarglielo. «Mi disse che tu eri figlio di una sirena pura. L’ aveva percepito. Quando ti ha sfiorato la guancia.»
Seth la fissava immobile.
«Probabilmente i miei poteri non hanno subito un graffio.»

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - La Sirena Ribelle e il Re Tritone ***


Capitolo 11 – La Sirena Ribelle e Il Re Tritone
«Che facciamo ora?» domandò Lily, preoccupata.
«Intanto.» rispose Seth, che aveva incassato bene il colpo, «mi baci. Poi mi baci di nuovo. Poi andiamo a cercare la ciurma, la mettiamo al corrente della situazione, e poi…»
Al suo silenzio Lily lo incitò «E poi…?»
«Beh, una cosa per volta.»
E le si avventò addosso, ributtandola sul materasso.
“Effettivamente, dopo una notte come quella appena passata, parlare di discendenze non è il massimo.” Pensò Lily tra un sospiro e l’ altro. “E potevo anche fare a meno  di rivestirmi.”
Però baciarlo da lucida era diverso che avventarsi uno addosso all’ altro sotto l’ influsso dell’ alcool. Accidenti a lui! Era lei la sirena, lei la falsa ipocrita che seduceva gli uomini per divertimento.
Allora era lui quello esperto?
Al diavolo, non era un gran problema. Meglio un umano esperto che il mostro che avrebbe dovuto sposare. E poi si può imparare.
A proposito, doveva capire come diavolo faceva a farle fare quello che voleva senza che lei nemmeno se ne accorgesse. Erano partiti con un bacetto, e ora aveva la sua lingua che stuzzicava quella di lei, i vestiti mezzo tolti e le gambe intorno ai fianchi di lui.
Lui si staccò per riprendere fiato, gli occhi appannati. «Bene, ora andiamo.»
«C-cosa?» Balbettò Lily, stringendo la presa con le gambe. «Non puoi fare così!»
«Tecnicamente posso.» disse lui, liberandosi e tornando alla scrivania, riallacciandosi la camicia e rimettendosi il capello che era finito a terra (a proposito, quando c’era finito il cappello li?).
«Ti odio.» biascicò Lily, senza nessun intenzione di alzarsi.
«Alzati dal mio letto.»
«Prima ti sei tanto impegnato a portarmici, e adesso mi cacci via.»
«Dobbiamo andare a cercare la ciurma.»
Lei scattò a sedere. «No.»
Lui si voltò di scatto. «Invece si.» ringhiò.
Lily rimase in silenzio. Poi afferrò i suoi vestiti e se li rimise. E poi uscì. «Vado a nuotare!» esclamò, tuffandosi in acqua.
«No, aspetta, Lily!» urlò Seth.
Ma fece in tempo solo a vedere gli schizzi d’ acqua sollevarsi dalla superficie.
«Maledetto piccolo pesce!» esclamò, prendendosi la testa tra le mani.
Poi scavalcò la balaustra con un saltò e si buttò in acqua.
Lily, pochi metri più avanti si bloccò di colpo. Si era già trasformata e i vestiti le ondeggiavano intorno al corpo, così come i capelli d’ oro.
Seth la osservò on attimo, bruciandosi gli occhi per il sale, e poi tornò a galla per respirare.
La testa di Lily comparve davanti a lui.
«Guarda cosa mi tocca fare! E’ tutta colpa tua!» sbottò.
Lily sorrise. «Vuoi venire a nuotare con me?»
«Io non so respirare sott’ acqua, idiota di una sardina!»
Lily sogghignò. Poi gli offrì qualcosa.
«Cos’è?» domandò lui. Osservò attentamente la piastra che la sirena gli stava porgendo. Aveva uno strano colore argentato, ma piena di riflessi verdini come i suoi occhi.
«Una scaglia della mia coda. Mettila in bocca. Ti farà respirare anche sott’ acqua.»
Lui la fisso con sguardo scettico, poi sospirò. «Ma tu guarda come sono ridotto. Solo per poco, poi torniamo al Porto e andiamo a cercare gli altri.»
E fece come lei aveva detto.
La scaglia gli si sciolse in bocca, e sentì una fitta atroce ai due lati della gola e agli occhi.
«Mi hai avvelenato!»
Lily rise, lo afferrò per il braccio e lo trascinò sotto il pelo dell’ acqua.
Seth sussultò quando le branchie gli si aprirono di colpo e sugli occhi gli passò una membrana trasparente. Sbatté le palpebre un paio di volte, e poi seguì Lily sotto la nave.
Era una sensazione strana stare sott’ acqua ad osservare Lily che nuotava beata, con la lunga coda argentata più lunga di normali gambe umane. Aveva perso anche quel poco di umano che aveva: le orecchie terminavano con una strana cresta, le mani erano palmate e denti più appuntiti del normale.
Lei gli girò intorno, muovendosi come un serpente.
«Allora.» disse lei. «Questo è quello che ti sei portato a letto sta notte, Seth. Credo sia meglio se lo realizzi subito.»
«Di preferisco con le gambe.» rispose lui. «Aspetta, siamo sott’ acqua! Come facciamo a parlare?!»
Lily scoppiò a ridere, girò su se stessa e andò a sedersi sul fondale.
«Qui non c’è nulla di bello da mostrarti. La barriera corallina è troppo lontana per te.» cambiò discorso lei. «Verrai ogni tanto a nuotare con me?»
«Dipende da cosa ci guadagno.»
«Le mie gambe?»
«Allora sono disposto a fare qualsiasi cosa.»
Lily ridacchiò. Sott’ acqua la sua risatina era mille volte più dolce che nell’ aria.
«Andiamo a cercare tua sorella e gli altri, Capitano. Ma non mi hai ancora detto cosa facciamo quando li abbiamo trovati.»
Seth sospirò affranto. «Devo rimandare di nuovo la partenza per i Mari del Sud. Andiamo a trovare mio padre e mia madre, per chiarire la questione.»
 
Caricare la nave e trovare gi altri fu più semplice di quanto Lily si aspettasse. Si trovavano tutti dall’ Orbo Jim, chi a dormire e chi già sveglio. Inoltre, con tutte le vincite che Lily aveva avuto il giorno prima, metà del rifornimento era già stato fatto, e dell’ altra metà se ne era occupato Carbonella durante la mattinata.
Terry, appena li vide arrivare insieme, si lasciò andare ad una sfilza infinita di doppi sensi più o meno sconci, finché Lily non la minacciò di morte. Perché la carne degli uomini era più buona, ma lei era in astinenza e non avrebbe disdegnato nemmeno quella di una donna.
Con parte della vincita andò lei stessa a comprarne un buon rifornimento di essiccata, e sul barile incise il suo nome, così gli altri non sarebbero andati a rubare dalla sua scorta.
Il problema fu spiegare agli altri perché non sarebbero andati direttamente verso Sud, invece di allungare il tragitto fino all’ Isola Cava, il quartier generale dei pirati e casa del Re Dei Pirati, per inciso il padre di Seth.
Seth non ci girò molto intorno. «Lily ha scoperto che ho un po’ di potere delle sirene, quindi vado a chiedere a mia madre se per caso ha la coda.»
Ci volle mezza giornata per calmare tutti, che erano più o meno sconvolti. Carbonella si mise a balbettare, Spusasangue a bestemmiare, Oscar a poetare, Leone, Oscar e Sbobba erano diventati muti e Phantom lanciava profezie di morte a destra e manca. Solo Flash sembrava tranquillo, anche se lanciava sguardi interrogativi sia a Seth che a Lily.
Alla fine, tra mille fatiche, riuscirono a partire. Era incredibile come si fidassero del loro capitano. Anche se, effettivamente, lo conoscevano da quando aveva diciassette anni, quindi perché farsi problemi? Non sarebbe diventato un divoratore di uomini di punto in bianco.
Anche Terry si unì a loro. In fin dei conti si parlava anche di sua madre.
«Discendiamo da mostri marini! Che diamine! Questo farà temere la famiglia Wood ancora più di prima!» fu il suo unico commento.
 
L’ isola Cava era una lunga lingua di terra a forma di cerchio quasi perfetto, tranne una piccola porzione che fungeva da passaggio per le navi. La città era dieci volte più piccola del Porto Delle Lanterne, ma gli edifici erano più grandi e relativamente più lussuosi. Anche qui, appena Seth mise piede a terra, tutti quanti già lo sapevano. In parecchi vennero a fargli mille moine, ma lui aveva intenzione di vedere i suoi genitori immediatamente, e nulla lo avrebbe fermato.
Quindi salì fino al palazzo più grande, che sembrava costruito con i resti di vecchie navi sfondate, ed entrò spalancando le porte. La ciurma non lo seguì, e fecero una saggia scelta.
«Tu! Dov’è il Capitano Nero e Marina?» ringhiò a un povero disperato di passaggio.
Quindi Corallina, la sirena ribelle, qui si fa chiamare Marina, pensò Lily, mente si trascinava dietro di lui senza nemmeno sapere dove stava andando. Dietro ancora c’era Terry, anche lei silenziosa come un morto.
Seth spalancò le porte di quella che sembrava una sala per le riunioni.
Lily invece esitò ad entrare. Le sue dita andarono a pescare il suo medaglione. Nient’ altro che una sua scaglia argentata su cui erano state incise linee parallele ondulate a ricordare il mare, e una sirena che si teneva la coda, formando un ovale. Un medaglione del genere veniva dato solo alle Sirene Pure e ai Tritoni, e cercare di nasconderlo davanti ad un'altra sirena era una cosa terribile. Quindi lo mise sopra la camicia, in bella vista per chi sapeva cosa significava.
E seguì Seth all’ interno della stanza.
Era molto grande, con pareti, soffitto e pavimento tutti in legno. Al centro si trovava un tavolo lungo, con molte sedie sparse a caso, di tutti i possibili stili. Come se fossero state raccolte in giro per il mondo e poi messe tutte lì.
In fondo al tavolo c’erano un uomo e una donna. Il pirata era alto, massiccio e muscoloso, dal volto severo solcato da profonde rughe e la pelle bruciata dal sole. Era vestito completamente di nero, dal cappello da capitano fino alla punta degli stivali in cuoio.
La donna invece sembrava più giovane, aveva la pelle dorata e i capelli ricci e bruni. I suoi occhi però erano blu, dalle screziature dorate.
Ed era bellissima.
Lily, che sapeva cosa guardare, vide subito le pallidissime cicatrici delle branchie chiuse sul collo, i tratti delle sirene e il nastro del medaglione che le passava intorno al collo per sparire sotto i vestiti.
«Sarò breve.» disse Seth, fissando la madre. «Ti sei dimenticata di dirmi qualcosa? Magari sul fatto che hai le branchie?»
Lily sussultò. Non pensava che Seth fosse rimasto così colpito dalla cosa. Quando glielo aveva detto sembrava averla presa bene…
Ma né il padre né la madre reagirono alla cosa. Anzi, sembrava che se lo aspettassero.
«Come sta la Silent?» domandò il Capitano Nero. «La tratti bene?»
«La tratta benissimo, padre.» rispose per lui Terry. «Sembra nuova.»
«Bene. E per quanto hai chiuso, figlio mio, si, tua madre ha le branchie e la coda. Ma ora io ti chiedo come fai a saperlo.»
Lily deglutì e chiuse un attimo gli occhi. Poi si spostò da dietro a Seth, facendosi vedere da tutti e due. «Colpa mia. Io l’ ho percepito. E io gliel’ ho detto.»
Calò il silenzio tra i cinque personaggi. E per la prima volta dall’ inizio della conversazione Marina sollevò la testa dal tavolo, fissando Lily. Viede i suoi occhi ingigantirsi mentre notava le branchie, il viso. Poi il medaglione.
E il Fascino le esplose intorno come una bomba, come un vulcano sottomarino durante un eruzione.
«Tu!» strillò Corallina, scattando in piedi. «Tu! Cosa vuoi da me?! Come mi hai trovata?!»
«Non sono delle guardie!» strillò Lily, facendo di colpo un passo indietro di fronte a tutta quella furia.
«Non prendermi per il culo!»
«SONO UN’ ESILIATA COME TE!» strillò. «Mi sono esiliata da sola!»
Allora la donna si fermò.
«Stai con mio figlio?»
«…si…credo.»
«Sei scappata?»
«Si.»
«Perché sei scappata?»
«Perché dovevo diventare regina.»
Allora l’ interesse e la calma tornò nei suoi occhi. Anche il Fascinò venne in fretta riassorbito.
«E come ci sei finita nel letto di mio figlio?»
Seth fece per dire qualcosa, ma Lily rispose per prima. «Te lo racconterò se tu onorerai le leggi delle sirene, e mi ospiterai in questa casa senza tradirmi.»
«E perché dovrei tradirti, stupida? Se venissero a sapere che sono qui io e la mia famiglia saremmo tutti morti.»
Lily sorrise. «Somigli a tuo figlio.»
 
Si sedettero tutti intorno al tavolo, e Marina ammise che si, era una Sirena Pura, che era scappata, e che avendo avuto ben tre figli con un essere umano aveva perso quasi tutti i suoi poteri. Era diventata quasi completamente umana.
Poi fu il turno di Lily. Raccontò della decisione dei Ministri di farla diventare regina per la sua predisposizione a leggere nel futuro, della fuga e di come Shark l’ avesse trovata sull’ Isola di Mezzo, mezza morta di fame e sfinita. Poi l’ aveva venduta a Seth, e nella convivenza forzata si era scoperto che Lily era una sirena e che era proprio la sirena bambina incontrata dal Capitano Nero e da Seth bambino tanto tempo prima.
«Tu? Sei proprio tu? Oh dio del cielo!» esclamò il Capitano Nero a quella notizia. «In effetti…quindi quella era tua madre?»
«Si.»
«Che fine ha fatto?»
«Non ne ho idea. Non la vedo da…quindici anni.»
«Quanti anni hai, compagna di svenute?» domandò Marina, che era diventata più dolce dopo la confessione.
«Venti.»
«Sei stupida per avere vent’ anni.» brontolò «Non credi che il tuo fidanzato verrà a cercarti?»
«Anche se venisse a cercarmi non mi potrebbe più sposare. E non credo che lo farà, perché sono dieci volte più forte di lui.»
«Non credere. Hanno scatenato l’ inferno per me, che non ero così importante. Per te rovesceranno gli oceani.»
«Per questo voglio andare con Seth nei Mari del Sud.» rispose Lily. «Lì sarà troppo lontano anche per loro. E, come ho detto, sono dieci volte più forte del Re.»
Marina sorrise. Lei si che aveva l’ aria da predatrice che tutte le sirene dovrebbero avere, pensò Lily. Non come me.
«Quindi io, Shark e Terry siamo tutti mezzi pesci.» riassunse Seth.
«Tu hai ereditato il Fascino, Seth.» spiegò sua madre. «Terry ha ereditato la percezione delle correnti. Shark, invece, ha ereditato le branchie.»
Calò un attimo di silenzio.
«Ecco perché era così arrogante. Scommetto che si crede un dio solo per questo.»  sbuffò Seth.
 
Quella notte dormirono tutti quanti sulla terra ferma, nella casa del Re. Marina aveva fatto una faccia strana quando Seth si era trascinato Lily in camera, ma la donna era abbastanza intelligente da capire che quella sirena immatura e inesperta  non aveva nessuna colpa. Piuttosto, era quel suo figlio screanzato ad aver combinato il disastro. Sperava solo che andare a letto con una Regina delle sirene non risvegliasse troppo i suoi poteri sopiti.
«Tua madre mi sta odiando con tutta se stessa.» brontolò Lily, incrociando le braccia. «Ed è tutta colpa tua.»
«Non hai paura del Re Pesce, e hai paura di mia madre?» rise Seth.
«Tua madre fa più paura di un pesciolino viziato.» ribatté Lily «E una vita con i pirati scommetto che l’ ha resa ancora più pericolosa di quando non fosse prima.»
Seth intanto ne approfittò per trascinarla con lui sul letto e farla sdraiare accanto a sé.
«Prima?»
«Tua madre ha una certa fama, sai? Forse non molto lusinghiera, ma abbastanza per averne rispetto.»
«Bene. Ma parliamone domani. Adesso devo ribadire il concetto che sei mia e non di Re Sardina…»
 
Lily si svegliò nel mezzo della notte. Qualcosa non andava. Una minaccia incombeva.
«Seth!! Svegliati Seth!!» sibilò.
Lui sbatté le palpebre, sbadigliando. «Che c’è?»
«Arriva qualcosa. Qualcosa di pericoloso! Dobbiamo avvisare tua madre, potrebbe essere per lei. O per me.»
Seth adesso era completamente sveglio. «Qualcosa di che tipo?»
«Qualcosa tipo un esercito di sirene affamate!»
 
Il Capitano Nero, Lily, Marina e Seth erano sulla spiaggia. Era notte pesta e il mare sembrava un lago di inchiostro. Lily tremava.
Non aveva sbagliato. Era davvero arrivata una minaccia, Una minaccia terribile.
Osservò l’ uomo davanti a sé, alto, biondo, dagli occhi neri come il carbone. Alle sue spalle due guerriere scelte, armate di tutto punto. Lily strinse la presa sui suoi due inseparabili pugnali, ultimo dono di sua madre.
«Ciao, puttana.» disse il tritone, con un espressione che prometteva solo una strage.
Lily in risposta emise solo un sibilo di minaccia.
«Beh? Non saluti tuo marito?»

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