Never give up di KikiWhiteFly (/viewuser.php?uid=33036)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Never give up ***
Capitolo 2: *** II. Never give up ***
Capitolo 3: *** III. Never give up ***
Capitolo 4: *** IV. Never give up ***
Capitolo 5: *** V. Never give up ***
Capitolo 6: *** VI. Never give up ***
Capitolo 7: *** VII. Never give up ***
Capitolo 8: *** VIII. Never give up ***
Capitolo 9: *** IX. Never give up ***
Capitolo 10: *** X. Never give up ***
Capitolo 1 *** Never give up ***
I.
“Tu
per me sei il coltello con il quale frugo dentro me stesso”.
–
Franz Kafka –
Nel momento stesso in
cui la tazzina scheggiata viene lanciata furiosamente contro il muro Rumpelstiltskin si rende conto che non sarà la magia
a riportare indietro la sua Belle, bensì il tempo.
Ebbene, per quanto difficoltoso, deve accettare il fatto che non
tutti i problemi possono essere risolti con l'ausilio della magia: vi
sono delimitazioni che nemmeno il Signore Oscuro può
oltrepassare. Vi sono confini, reali o immaginari, che nessuno
dovrebbe mai valicare e, ancora una volta, era stata Belle a subirne
le conseguenze.
Rumpelstiltskin
a volte si chiedeva la ragione per la quale una creatura così
bella continuasse a giustificare i suoi comportamenti vili: in quel
momento avrebbe dato qualsiasi cosa per rivedere lo sguardo impavido
e coraggioso di Belle, che si era battuta senza timore per lui e più
e più volte lo aveva salvato dall'orlo di un precipizio. Ma
quella
non era più la sua Belle e quella
non era più la tazzina scheggiata di un tempo: erano solo
cocci, frammenti, minuscoli pezzetti che né la magia né
il potere avrebbero più rimesso insieme. Ciononostante, quella
tazzina avrebbe sempre conservato un posto speciale nel suo cuore: un
bordino dorato irregolare e una crepa segnata dal tempo,
Rumpelstiltskin aveva disegnato l'immagine nella sua mente affinché
ne permeasse il ricordo. E
per quell'ammaccatura, in
verità senza tempo, avrebbe
lottato ogni singolo giorno.
___
Rumbellers,
sono un attimo distrutta. Nel senso: so che prima o poi avremo il
nostro happy ending, ma vedere una scena del genere mi ha fatto
crollare emotivamente. Mi chiedo se arriverò alla fine della
stagione di questo passo. XD Ho deciso di iniziare una raccolta,
di dieci brevi componimenti, tutta Rumbelle. È probabile che
le ambienterò anche in futuro, spero che mi seguirete nei miei
viaggi immaginari. u_u Ogni racconto è ispirato a una delle
mie citazioni preferite, questa in particolare è tratta dalle
“Lettere a Milena” di Kafka. Aggiornerò presto
– dopo aver scoperto che ci saranno tre settimane di pausa devo
riempire il mio vuoto! –, grazie per aver letto. Kì.
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Capitolo 2 *** II. Never give up ***
II.
“Ma
questo mondo, così com'è, non è fatto per le
principesse” .
–
Muriel Barbery –
Ogni
donna puntava ad inseguire una sorta di inarrivabile ideale nella
propria vita, Belle non era sfuggita a quell'utopia. Ma, a differenza
di altre principesse, lei vedeva la realtà con occhio clinico
e possedeva una percezione della verità molto più acuta
delle sue coetanee. I balli di corte erano sempre gli stessi,
noiosi e pieni di inautentiche smancerie, uno spirito avventuriero
come il suo mal si accordava a tali dettami. Aveva concesso ben
due balli a Gaston, ma l'aveva fatto solamente per suo padre: il
regno doveva conoscere la più giovane tra le principesse,
ammirarne la bellezza e l'eleganza nei modi. Ecco perché Belle
era stata istruita sin da bambina al galateo, alle buone maniere e
alle rigide regole di corte e, forse,
era stato proprio quello il motivo per cui aveva iniziato a
coltivare un'autentica passione per i libri. Trascorreva intere
giornate nella biblioteca paterna, talvolta dimenticando i suoi
impegni pubblici: i libri erano le sue buone maniere, le sue regole,
le sue imposizioni. Ogni pagina che sfogliava era un'altra
avventura e, prima di rendersene conto, era giunta alla fine. I libri
erano le storie che avrebbe voluto vivere, le avventure che avrebbe
desiderato sperimentare, i viaggi che le sarebbe piaciuto compiere.
Belle si allontanò un po' dalla folla, necessitava di
respirare un po' di aria salubre: pur tuttavia aveva coltivato una
vana speranza, non appena riusciva a districarsi da una folla veniva
subito accerchiata da un altro folto gruppo di persone. Eppure, in
mezzo a tanti volti, la sua attenzione venne catturata da un soggetto
alquanto singolare: ne aveva sentito parlare spesso, in termini
negativi perlopiù, ma non l'aveva mai visto in carne e ossa.
Anzi, credeva addirittura che si trattasse di una leggenda ma, a
giudicare dalla distanza che li separava, tale non era. «Signore,
perdonatemi... mi sapreste svelare l'identità di
quell'individuo laggiù?», domandò Belle, con un
debole cenno di mano. Le dame si voltarono di scatto, poi
bisbigliarono qualcosa dietro i loro ventagli piumati; una di loro,
forse più coraggiosa delle altre, prese improvvisamente la
parola: «Principessa, vi consiglio caldamente di stare alla
larga dal Signore Oscuro. È un mostro».
Belle
ascoltò con attenzione le parole dell'anziana signora e, al
contempo, osservò l'individuo rintanato in un angolo della
stanza, il quale si soffermava malinconicamente sui bambini che
danzavano al centro della sala da ballo. «A me sembra
solamente solo».
__
OMG,
sono piena di ispirazione – speriamo che possa durare, eh.
XD Questa one-shot l'ho voluta incentrare su Belle, si tratta più
che altro di una Belle centric con qualche accenno Rumbelle. Ho
pensato: “e come sarebbe stato se in realtà Belle avesse
già visto prima Rumpel?”. Non preoccupatevi, medito di
scrivere qualcosa anche dal punto di vista di Rumpel. Sarei proprio
felice di vedere una cosa simile, lo ammetto, raggiungerei picchi di
fangirlamento indescrivibili. Ma veniamo a noi: ho voluto incentrare
la storia sullo spirito “avventuriero” di Belle, io la
vedo come una ragazza a cui la vita di corte stava troppo stretta.
Uno dei motivi per cui ha scelto di seguire Rumpel nel castello nel
mondo delle favole era proprio questo, in fondo. E poi sul tema della
solitudine (citando la 01x12: “Io penso che vi sentivate solo.
Voglio dire, ogni uomo lo sarebbe”). In ultimo, la
citazione è tratta da “L'eleganza del riccio”, di
Muriel Barbery. Ho utilizzato la citazione per far capire che Belle,
nonostante possa inseguire un ideale (a quale donna non è mai
capitato? Io ogni tanto mi faccio dei viaggi mentali immensi. XD), ha
una visione diversa dalle altre principesse e sa che il principe
azzurro non è un privilegio concesso a molte, anzi a nessuna.
Dimenticavo: nella storia non l'ho scritto per incentrare la
narrazione dal punto di vista di Belle, ma Rumpel si trova a quel
ballo per stipulare un accordo e non per diletto, ecco. XD
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Capitolo 3 *** III. Never give up ***
III.
“Da quanto ho potuto leggere o udire
di racconti e storie vissute, la strada del vero amore non è
mai piana”.
– William
Shakespeare –
Leroy
si accomoda accanto a Belle, alla tavola calda, berciandola con
un'occhiata che non ammette repliche di tanto in tanto.
Poi, arrivato
allo stremo, sentenzia acerrimo: «Non
capisco cosa ci trovi in lui».
Belle sorseggia il suo tè
freddo per un breve momento, sospira brevemente e risponde:
«Non
lo conosci. Non sai ciò che lo ha portato a...»,
vorrebbe
dire qualcosa, ma sa bene che le parole confidatele da
Rumpelstiltskin sono preziose «C'è del buono in
lui, io
lo so», ribatte infine, risoluta.
Leroy
sbuffa sonoramente e, prima di addentare il suo panino, non
può
fare a meno di lasciarsi sfuggire una sentenza: «Infatti ti
ha
abbandonata. Di nuovo».
Stavolta l'espressione di
Belle si fa più contrita, i lineamenti appaiono meno
rilassati. No, pensa fra sé e
sé, dev'essere
forte e proteggere Storybrooke.
In fondo Rumpelstiltskin le ha
affidato un compito di non poco conto, se ha affidato
quell'incantesimo proprio a lei ci dev'essere una ragione.
«Mi
sta proteggendo. Ci
sta proteggendo», precisa qualche secondo dopo, ottenendo una
fredda occhiata in tutta risposta. «E se mi stai chiedendo
il
motivo per cui resto con lui, Leroy, per cui lo amo... beh, tu,
più
di tutti, dovresti saperlo bene: il vero amore non ha confini, non
conosce limiti
spaziali o temporali. Se non sarà più
con te, sarà con la persona amata. E anche quando
quest'ultima
non ci sarà più resterà su questa
terra, in
questo... universo»,
conclude Belle, sottovoce, come se l'intero cosmo potesse per
l'appunto scagliarsi contro di loro da un momento all'altro.
Leroy
china il capo, forse rimugina tra sé e sé, le
loro
situazioni sono molto diverse eppure da un certo punto di vista
così
simili. Decide di prendere parola
solo quando, rialzando il capo,
nota con dispiacere l'espressione un po' rabbuiata di Belle.
«Beh,
se ti farà soffrire, devi sapere che sono tornato in
possesso
del mio piccone e so come usarlo».
Leroy
spera di strapparle un sorriso e, in effetti, il suo desiderio viene
esaudito dopo pochi istanti; Belle ridacchia, infatti, quella battuta
le ha
fatto ricacciare indietro le lacrime.
«Ti assumerò
come mio baldo cavaliere, nell'eventualità».
«O
come futuro testimone di nozze», Leroy rincara la dose, ben
sapendo a cosa va incontro.
Le
guance di Belle, infatti, assumono diverse tonalità e quella
che si avvicina di più è, forse, il porpora.
«Leroy!».
«Cosa
c'è? Quando torna se non sarà lui a sposarti,
sarà
qualcun altro».
Belle boccheggia goffamente per qualche
secondo, solo quando il rossore accenna a diminuire riesce a
formulare una risposta di senso compiuto; ma, d'un tratto,
i suoi
pensieri si fanno più cupi e si traducono in parole: «Se
tornerà».
Leroy
sbuffa piano, poi schiarisce la voce, al fine di ottenere la sua
attenzione: «Qualcuno una volta mi ha detto che l'amore
è
speranza, alimenta i nostri sogni».
Belle rialza il capo con
fierezza e, sebbene voglia dire tante cose, tutto ciò che
esce
dalle sue labbra è un flebile: «Grazie,
Leroy».
_____________________________________________
La citazione iniziale proviene da Sogno
di una notte di mezza estate, di Shakespeare.
Adoro
il rapporto tra Leroy e Belle, spero sia esplorato di più
nella terza stagione. La storia è ambientata dopo il finale
della seconda stagione, ovviamente.
La citazione: “L'amore è
speranza, alimenta i nostri sogni” è invece presa
direttamente dalla 01x14, sono le parole che Belle disse a Leroy
tempo addietro.
E, sì, lo so che le situazioni Rumple/Belle e
Leroy/Astrid sono diverse ma l'impossibilità del loro amore
mi
fa amare ambedue queste coppie e trovare qualche piccola
similitudine.
Vi
annuncio che la prossima storia sarà una future!fic,
ambientata quindi molti anni dopo questa storia. Vi ringrazio per le
meravigliose recensioni, siete sempre gentilissimi!
Kì.
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Capitolo 4 *** IV. Never give up ***
IV.
“Dubita che anche il vero sia
bugiardo, ma del mio amore non dubitare, o bella”.
– William
Shakespeare –
È
assurdo che da una cosa così effimera come uno sguardo di
tenerezza
o un gesto di cortesia possa nascere una storia d'amore, è
uno dei
grandi misteri del mondo. È con quei pensieri che
Rumpelstiltskin,
dopo un'intensa giornata di lavoro, si avvia alla tavola calda.
Qualche anno fa, probabilmente, non avrebbe neppure varcato la soglia
se non per riscuotere del denaro; a distanza di tempo, invece, ha
quasi fatto l'abitudine al profumo di croissant
appena sfornati che proviene dall'esterno e alle risate rumorose e
assordanti degli abitanti di Storybrooke.
Sarebbe solo qualche
passo a separarlo da Belle, se solo non fosse interrotto
dall'incontro con un abitante della cittadina.
«Mr
Gold, me lo avevate promesso... voglio fare un accordo!»,
esclama
tutto esagitato il suddetto abitante, elencando gli innumerevoli
motivi per cui si ritiene più degno di altri di stipulare un
patto.
Ma Rumpelstiltskin non segue il discorso del suo interlocutore,
occupato com'è ad ammirare dall'altra parte della vetrata il
delizioso sorriso di Belle quando decide cosa ordinare dal
menù –
che, poi, la sua scelta cade sempre sulle stesse cose, non è
così?
– o la sua risata cristallina, che si dirama come una
contagiosa
ventata di freschezza nel bel mezzo della sala.
Sono tutte
piccolezze, magari di poco conto se prese singolarmente, eppure
acquistano rilevante importanza nel suo cuore – oscuro,
forse, ma
non del tutto. In
fondo, Belle è il
suo spiraglio di luce in un oceano di tenebre.
«Sa
una cosa? Oggi scendo a patti solo con la mia famiglia», lo
ammonisce. «Se non le dispiace...».
Poi, con un paio di ampie
falcate, lascia che il suo interlocutore boccheggi tra sé e
sé e lo
supera.
Belle
lo attende, hamburger
e tè freddo
sul tavolo per due,
ma non è solo
lei a reclamare la sua presenza: la sua attenzione si concentra da un
paio di occhi azzurri ad un altro, Rumpelstiltskin vi rivede la
stessa intensità. In quel momento pensa che il blu sia il
colore più
bello del mondo, che il profumo che aleggia da Granny's
sia dei più buoni, che tutti gli altri rumori siano solo
suoni
ovattati, a eccezion fatta di quelli che escono direttamente dalle
labbra di sua figlia.
_________________________________
Aggiornamento
veloce, yep! Il fatto è che ho un mega progetto masochistico
da
portare a termine (ovviamente Rumbelle) e si dà il caso che
prima
voglia portare a termine questa raccolta. Questa è una future!fic,
non so perché ma sento che il primogenito di Rumple e Belle
sarà
una femminuccia. Si svolge alcuni anni dopo gli eventi attuali, ecco
perché l'atteggiamento di Rumple è più
accondiscendente, immagino
che la paternità qualcosa gli abbia fatto.
Il fatto che Belle
sia lo “spiraglio di luce in un oceano di tenebre”
di Rumple è
un riferimento al finale della prima stagione, la frase è di
Rumpelstiltskin.
La citazione iniziale, invece, proviene
dall'Amleto
di Shakespeare. La prossima storia sarà collegata alla
seconda, come
vi avevo promesso in precedenza, ma dal punto di vista di
Rumpelstiltskin!
Grazie per il vostro sostegno. :3
Kì.
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Capitolo 5 *** V. Never give up ***
V.
“Gli
avvenimenti della vita non arrivano
mai a essere tanto mutevoli quanto la sensibilità della
natura
umana”.
– Mary
Shelley –
Da quando Rumpelstiltskin non aveva più
bisogno di presentazioni poteva camminare nella foresta incantata e
fiutare la paura degli abitanti a chilometri di distanza. Ecco
perché
il Signore Oscuro – l'appellativo con il
quale, ormai, era
conosciuto in tutti i regni incantati – poteva permettersi di
camminare nel bel mezzo di una platea festante pur non essendo
invitato.
Rumpelstiltskin non attendeva nessuno, meglio che si
fosse sparsa la voce, altrimenti vi sarebbero state delle gravose
conseguenze. I suoi stivali, una volta immacolati, avevano
già visto
il sangue di tanti infedeli: non
quanto le sue mani, ma questa era una notizia ben diffusa nella
foresta incantata.
Gli invitati lo avevano tenuto a debita
distanza, bisbigliando dietro i loro ventagli piumati questa
o quell'altra
diceria.
Rumpelstiltskin poteva sentirli chiaramente ma, pensò, era
quanto
mai inutile dar alito ai loro pettegolezzi.
Il
potere veniva prima di tutto, si era presentato a quella festa con un
intento ben preciso: dopo tanti anni era arrivato alla conclusione
che la sua pessima reputazione
era tutto ciò che poteva donare al mondo. Era una triste
verità: la
gente era più incline a soccombere alla paura che
all'onestà e, una
volta assodata quella convinzione, Rumpelstiltskin si era lasciato
trascinare a fondo dalle tenebre.
Almeno finché il suo sguardo
non si diresse involontariamente in direzione di un folto gruppo di
persone, le quali di tanto in tanto gli lanciavano delle brusche
occhiate e poi alimentavano il loro chiacchiericcio. Ciò
poteva
sembrare normale, tutto sommato, se ai suoi occhi non fosse balzata
l'elegante figura di una giovane ragazza, la quale ascoltava con
assai poco entusiasmo gli interventi delle dame.
Rumpelstiltskin
rinvigorì dopo un lungo minuto, ma il suo sguardo non aveva
potuto
fare a meno di notare con quanta delicatezza la luna rischiarasse la
pelle della giovane fanciulla e quanto rendesse i suoi lineamenti il
luccichio più prezioso della sala.
Rumpelstiltskin non si
sarebbe avvicinato a quell'esile figura – probabilmente
l'avrebbe
solo spaventata e, d'altronde, come darle torto? –, pur
tuttavia
avrebbe trovato un modo per averla accanto a sé. Non
perché era il
Signore Oscuro, men che meno perché poteva ottenere tutto
ciò che
desiderava ma semplicemente perché era solo
e, almeno stando alle sue conoscenze, nessuno era mai riuscito a
inventare alcun incantesimo al
riguardo.
___________________________________
Questa
storia si collega alla seconda della raccolta, dal punto di vista di
Rumpelstiltskin naturalmente. La mia teoria è che
Rumpelstiltskin
l'abbia vista precedentemente, non mi spiego il fatto che lui dovesse
andare “in rovina” per assumere una domestica
(episodio 02x20,
“The evil queen”, lo accenna all'inizio) e, anche
fosse, perché
The Dark One avrebbe bisogno di una governante?
Inoltre il
fatto che non l'abbia uccisa nella puntata “Lacey”,
nel mondo
delle favole, mi ha dato da pensare. Così ho collegato tutte
le cose
e ne è uscita fuori questa storia. Spiego il finale: io
credo che,
più di tutto, Rumpelstiltskin si sentisse solo e quindi
quello che
prova all'inizio è proprio questa sensazione. Poi,
ovviamente, nasce
tutto il resto. Ho voluto raccontare i “primi
momenti” Rumbelle,
ecco.
La citazione iniziale proviene dal libro
“Frankenstein”,
di Mary Shelley.
La prossima storia sarà una “What If...”
ambientata nella 02x22, sarà dedicata in particolare a Lilly_93
perché sarà frutto anche delle nostre teorie
(sorpresa! XD).
Grazie per la lettura! :3
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Capitolo 6 *** VI. Never give up ***
VI.
“L'amore
che ci accompagna ci crea disagio, ma è un disagio che
ringraziamo
in quanto amore”.
– William
Shakespeare –
Belle si stringe tra spalle di
Rumpelstiltskin, mai come in quel momento ha bisogno del suo
sostegno: ha appena perso suo figlio per la seconda volta, per un
genitore è il peggior dolore del mondo. Belle vorrebbe dire
una
frase rassicurante, ma tutto ciò che esce dalle sue labbra
è un
flebile: «Mi dispiace così tanto, mi
dispiace».
Forse sono
passati minuti, o forse ore, a giudicare dal fatto che la volta
celeste si sta oscurando – ben presto moriranno, non esiste
nessuna
scappatoia stavolta, possono solo perdersi l'uno nelle braccia
dell'altro.
Rumpelstiltskin emette un profondo sospiro, poi la
distanzia un po' da sé: «Grazie Belle»,
accarezza il suo viso, le
lacrime scendono copiosamente. Rumpelstiltskin le asciuga per lei,
Belle vorrebbe smettere di piangere ma proprio non riesce a
trattenersi.
«Mi sei mancata così tanto...»,
bisbiglia
sottovoce, come se quel pensiero fosse generato dalla sua mente
più
che dalle sue labbra. «E tra poco finirà tutto, di
nuovo».
Quella
frase suona come una sentenza, tale da provocare una reazione da
parte di Belle. Quest'ultima, infatti, prende nelle sue le mani
dell'amato e ribatte: «Non sarà mai
finita».
Perché Belle è
la speranza, seppur flebile, di un domani migliore
anche
quando un domani non ci sarà più. Forse
è quello il motivo per
cui, senza indugio alcuno, Rumpelstiltskin si avvicina alle labbra
della sua Belle per donarle un nuovo bacio e mai come allora sembra
che il tempo sia a loro disposizione.
Le
mani di Rumpelstiltskin scivolano veloci sulla stoffa del vestito e
corrono in basso, fino a sfiorarne l'orlo; è solo questione
di
attimi, poi le sue dita scoprono con parsimonia centimetri su
centimetri di pelle. Belle mugola piano, almeno finché le
spinte non
si fanno più offensive: si morde il labbro inferiore con
veemenza,
ma i suoi sforzi valgono a poco nel momento in cui un grido sordo
rimbomba tra le pareti del negozio.
Belle vorrebbe che quel
momento durasse per sempre ma, si chiede, il suo per sempre
è
destinato davvero ad essere un breve momento di beatitudine? Poi,
dopo un tacito momento di rammarico, si risponde sottovoce tra
sé e
sé: «Non
sarà mai finita»,
ma abbastanza forte perché Rumpelstiltskin possa udirla.
_______________________
La
storia è dedicata a Lilly_93
per un semplice motivo:
un giorno, su Twitter, ci siamo trovate a porci una domanda...
perché nella scena in cui Belle recupera la memoria ha i
capelli
“alla Lacey”, mentre nella scena successiva se li
è sistemati in
tutt'altro modo? E, scusate, io ci ho visto tanto lemon. Anche se
secondo Emilie non c'è stato niente ma, uhm, io ho i miei
sospetti.
E soprattutto spero che prima o poi ce la faranno vedere una scena
del genere. *A*
La prossima sarà una dark!fic e una what
if! :D
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Capitolo 7 *** VII. Never give up ***
VII.
“Devi
procurartela da te, la tua parte di luce e di sole. Io non ne ho, da
dartene”.
– Nathaniel
Hawthorne –
L'estremità più appuntita della lama
infilza con lentezza la carne di Rumpelstiltskin, provocando
inesorabilmente alcune fitte al costato: è una lenta agonia,
un
doloroso supplizio, sembra che la morte voglia riservare all'Oscuro
lo stesso trattamento che egli ha inflitto alle sue vittime. Eppure,
pensa Rumpelstiltskin, il fatto che sia proprio lei
a causargli quella pena è un'agonia ancor più
dolorosa della sua
fine stessa.
Tutto ciò che Belle avverte è, a conti
fatti, un irrazionale senso di onnipotenza e un fortissimo malessere
interiore: difficile da contrastare il primo, impossibile da domare
il secondo. Vorrebbe fermarsi, ma una vocina nella sua testa vuole
assaporare quell'inetta sensazione di vittoria e le mani, in perfetta
sintonia con la mente, non riescono ad allontanarsi: è come
se il
potere fosse un amante desideroso, il quale richiede continuamente i
suoi servigi.
Regina
osserva la scena a debita distanza, ma in maniera abbastanza
ravvicinata da poter manipolare l'intera situazione: la regina
malvagia tende le mani in avanti e si nutre come un'ingorda della
pena del morente, da un lato, e dall'oscurità del sicario,
dall'altro. Ha dovuto solo stregare Belle, traendola in inganno come
aveva fatto un tempo con Snow White, al fine di realizzare il suo
desiderio più recondito.
«F-Fermala»,
mugugna Rumpelstiltskin, vittima sacrificale di quel macabro
spettacolo.
«E interrompere così la tua disfatta? Non
oggi»,
tuona con orgoglio la regina malvagia, lasciandosi sfuggire un
sussulto quando il nome sul pugnale inizia a scomparire.
Stavolta
non correrà nessuno in suo aiuto, nessun trucco
potrà salvargli la
vita. Quello che, però, la fa gioire di più
è il fatto stesso che
la carnefice sia anche il suo grande amore, la quale vivrà
quel
patimento come una martire per tutto il resto della vita e
vorrà
quasi morirne, ma non potrà.
«Io...
ti amo, Belle», bisbiglia Rumpelstiltskin, trascinando le
parole con
le ultime forze.
Qualcosa scombussola come d'incanto la mente di
Belle, eppure è troppo tardi per rimediare: le mani iniziano
a
tremarle nervosamente, ma è il sangue il grande protagonista
di
quella scena spietata. Belle boccheggia, si dimena, urla ma
ciò non
cambia il fatto che ha appena ucciso il suo stesso amore e
dovrà
vivere con quel gravoso macigno, ricordando giorno dopo giorno il
fatto che sia stata la salvatrice e la carnefice di un'anima oscura.
___________________________
Oh,
ecco, volevo sempre descrivere una scena del genere. Se non si fosse
capito Regina ha teso un incantesimo a Belle (non necessariamente con
la mela come aveva fatto con Snow, era per far capire il paragone),
per farle uccidere Rumpelstiltskin. Vuole che sia ucciso dalla donna
che ama, perché è sadica.
ù_ù
Sarebbe interessante vedere un
seguito, ma per ora mi tratterrò. Chissà, in
futuro potrei farci un
pensierino e scrivervi una storyline.
La citazione iniziale
proviene da: “La
lettera scarlatta”, mentre la citazione del
precedente capitolo (mi sono dimenticata di dirlo!),proveniva da
“Macbeth”
(sto abusando non poco di Shakespeare in questa
raccolta, uhm).
Nella prossima smorzerò i toni, si
tratterà di una future!fic ancora una volta frutto dei miei
film
mentali (:'D). Ringrazio, come sempre, le splendide persone che si
sono fermate a commentare e quelle che mettono nelle
preferite-seguite-ricordate.
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Capitolo 8 *** VIII. Never give up ***
VIII.
“Perché
è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi o anche qualche
volta
tacere. Perché è la mia rosa”.
– Antoine
De Saint-Exupéry –
Storybrooke non sembra più
Storybrooke, o almeno così pare a Rumpelstiltskin, quando i
suoi
passi risuonano sulla strada pressoché deserta: l'unico
rumore che
si ode è quello del bastone, preceduto dal rapido incedere
dei suoi
compagni di viaggio.
È solo quando svoltano l'angolo e imboccano
la strada per il centro che i suoni si fanno più
frastornanti e, a
tratti, anche fastidiosi. È in quel momento che l'usuale
indifferenza di Rumpelstiltskin viene meno, che tutto si fa
più
reale e palpabile.
È Henry, in primo luogo, a dar segno della
sua venuta ed è seguito da un coro di urla festanti: nessuno
ringrazierà mai Rumpelstiltskin, lo sa bene, in fondo la sua
fama è
additata al suo passato. Per gli abitanti di Storybrooke
rimarrà
sempre il codardo, colui che ha venduto l'anima in
nome del
potere e in virtù di tale nomina ha creduto di aver
conquistato la
gloria eterna.
Ma
tutto ciò non importa, a conti fatti, finché ci
sarà anche una
sola persona a credere che in lui ci sia qualcosa in
più.
Qualcuno che si è chiesto, magari, il motivo di
tale bisogno e
ha scavato nella profondità della sua anima, riuscendone a
trovare
un corpo.
Belle
non si è accorta di nulla, è impegnata a dettare
istruzioni a Leroy
ed i suoi compagni: «Andrebbe
un po' più a sinistra», osserva, disegnando con le
mani i contorni
del cartello.
Leroy si sposta di qualche centimetro, Belle allora
annuisce soddisfatta: a breve la biblioteca sarà aperta al
pubblico
e desidera solamente che tutto sia perfetto. C'è
solo una cosa che desidera di più e,
ancora non lo sa, si
trova
solo a qualche passo.
Rumpelstiltskin
si è fermato, come pietrificato: Belle è sempre
la stessa persona,
ma è come se in lei ci fosse qualcosa di differente.
È solo
qualche passo a separarli, ormai i loro mondi sono in congiunzione e
forse – forse,
si ripete sottovoce – stavolta il destino
concederà loro una
chance di essere felici, di assaporare quella stabilità a
cui sono
stati tanto manchevoli in passato.
I
pensieri di Rumpelstiltskin vengono interrotti solo quando Belle si
volta e, finalmente, incrocia il suo sguardo: potrebbe essere
questione di attimi, o di secondi, o di ore ma i loro occhi sono come
incantenati. Lasciar andare quella presa significherebbe perdersi e,
mai come allora, sarebbe più letale. Belle boccheggia
qualcosa che
suona come un: “Sei
davvero
tu”,
Rumpelstiltskin riesce solo ad annuire e poi i loro passi fanno il
resto, prendendo una rincorsa che non è affatto necessaria.
Ma
tutto, in realtà, è necessario in quel momento:
Belle si stringe
tra le sue braccia, affoga il viso nella sua giacca – come
per
essere certa che quella non sia un'illusione –, poi lascia
che il
tempo trascorra così, in silenzio, perché le urla
frastornanti in
lontananza creano confusione e annullerebbero l'eternità di
quel
momento. Se Rumpelstiltskin ha un cuore che palpita, lo deve solo a
lei: ora
ha la certezza di esser tornato a casa sano e salvo, ora
Storybrooke è diventata casa.
«Guarda
in alto», sono le prime parole che gli rivolge Belle, tirando
un po'
insù il naso.
Rumpelstiltskin obbedisce ciecamente, dirigendo lo
sguardo al cartello: “La
biblioteca sarà aperta solo una volta che saranno
tornati”.
«Sapevo
che saresti tornato presto»,
aggiunge Belle, facendo suonare quell'affermazione come un
sottotitolo.
Rumpelstiltskin si lascia incantare dall'immensità
di quei pozzi azzurri, convinto che prima o poi finirà per
perdersi
in quel mare di speranza: stavolta non sono necessarie le parole, ora
e presto
ormai sono due sinonimi che, mai come allora, risultano più
concordi.
_____________________________________
Io
guardo già alla loro reunion, già,
perché so che ce la faranno
sudare. In questa storia non volevo utilizzare Leroy e gli altri nani
come schiavetti ma, non so, ho come l'impressione che aiuteranno
Belle. Dopotutto, almeno vista da fuori, quella biblioteca avrebbe
bisogno di una sistemata. Visto che Adam non mi risponde su Twitter,
volevo prendermi la soddisfazione di veder realizzata questa cosa.
e_é
Non ho spiegato nient'altro, mi sono concentrata unicamente
sul Rumbelle, comunque Henry è sano e salvo. E ho immaginato
che lo
avesse salvato Rumpel, come spero sarà, ecco
perché nessuno guarda
a lui. Nessuno immagina che lo abbia potuto salvare, ecco.
ù_ù
La
citazione iniziale, invece, proviene da: “Il
piccolo
principe”.
Annuncio importante: per la fine di questa
raccolta mancano due storie (inizialmente avevo scritto che sarebbero
stati dieci brevi componimenti), la prossima sarà ambientata
a
Storybrooke e l'ultima nel regno delle favole. Spero mi seguirete
fino alla fine, un grandissimo grazie a coloro che recensiscono e che
inseriscono questa storia tra le loro preferite. :)
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Capitolo 9 *** IX. Never give up ***
IX.
“Se
sono il più grande dei peccatori, sono anche quello che
soffre di
più”.
– Robert
Louis Stevenson –
Rumpelstiltskin sfiora il suo viso di
porcellana, chiedendosi intimamente come possa un essere umano tanto
delicato amare una tale bestia: Belle non vuole camminare dietro di
lui, come Milah, men che meno un passo avanti, come Cora,
bensì al
suo fianco. E forse è proprio per questo motivo che gli
stringe
forte la mano, come se non dovesse mai lasciarla, al fine di
ricordare all'amato che il suo posto è accanto a lui,
aggrovigliato
tra le sue dita.
«Che
c'è?», chiede
Belle, in tutta naturalezza.
«Ti devo le mie scuse», risponde
Rumpelstiltskin, distanziandola un po' da sé.
Belle poggia
l'indice sul labbro inferiore, incredula, al momento non ricorda a
cosa si stia riferendo: i loro litigi non sono poi così
saltuari,
talvolta capita che si moltiplichino nel corso della giornata.
«Rumple, tu...».
Ma Rumpelstiltskin la ferma sul vivo,
ricordando a se stesso le parole che avrebbe dovuto dire molto tempo
prima: «Ti chiedo scusa per averti cacciata via, non avrei
dovuto
farlo. Perché a causa mia hai passato tutto... quello,
per quanto voglia incolpare Regina».
Belle china il capo, di
quel passato vissuto all'interno della cella non è qualcosa
di cui
parla con grande entusiasmo, anzi, forse è meglio che
Rumpelstiltskin ne sappia il meno possibile.
«E anche quando ti
ho rimproverata, anche quando ti ho accusata di ingenuità o
di
essere una ragazzina sprovveduta. La verità è che
non volevo
ammettere con me stesso che... ero più forte
quando tu eri accanto a me», Rumpelstiltskin afferma quelle
parole
con un pizzico di vergogna, ma tale sensazione svanisce quando sulle
labbra di Belle si fa largo un sorriso carico di gratitudine.
«E
anche qui, a Storybrooke, quando ti ho celato il mio passato.
Egoisticamente, non volevo che tu vedessi ciò che ero stato
capace
di fare nei confronti del mio stesso figlio. Sono stato... codardo».
Rumpelstiltskin sente tutto il
peso di quella parola quando la pronuncia, suona come una dura
condanna: è stato un vigliacco nei confronti di suo figlio,
di
Milah, di Belle e soprattutto di se stesso. Tempo addietro aveva
pensato che il potere non conoscesse la vigliaccheria e aveva vissuto
nell'illusione che questo potesse riempire ogni falla della sua
miserabile vita, a costo di allontanare qualsiasi cosa le tenebre
oscurassero.
Belle spezza le distanze, nuovamente, poggia le
braccia sulle sue spalle e osserva i suoi occhi per qualche attimo:
«Tutti abbiamo avuto un passato, Rumple, ma non
può condizionare il
nostro futuro».
Belle sa sempre cosa dire, ogni volta che
Rumpelstiltskin ascolta le sue parole ha l'impressione che quelle
stesse affermazioni siano state scolpite su pietra per la prima
volta. Si sofferma per un momento, poi continua: «E il mio
futuro
sei tu».
Rumpelstiltskin si meraviglia di quell'ultima sentenza,
anche se non dovrebbe, e, dal momento che gli mancano le parole,
annuisce brevemente e risponde senza incertezza alcuna: «E tu
sei il
mio».
___________________________
Per
quanto ami Rumple, lui ha fatto delle cose nei confronti di Belle per
le quali spero che si scuserà in futuro. E, sinceramente,
spero che
abbiano una conversazione aperta come questa prima o poi,
perché
hanno davvero tante cose di cui parlare. La citazione iniziale
proviene da “Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr
Hyde”, di
Stevenson.
La prossima flashfic sarà l'ultima, vi anticipo che
sarà ambientata nel mondo delle favole. Non so, mi sembrava
giusto terminare così la raccolta.
Ohibò, mi farò
risentire questi giorni. :3
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Capitolo 10 *** X. Never give up ***
X.
“E,
mi domando, accumulare bei ricordi, non è forse la sola cosa
che
possiamo fare nella vita?”.
– Banana
Yoshimoto –
Dacché Belle viveva nel Castello Oscuro
non aveva mai udito alcun rumore: sembrava, infatti, che
Rumpelstiltskin si muovesse a passi cadenzati, talvolta aveva
ingenuamente ipotizzato che potesse volare. Ecco perché
quando Belle
udì il suono di un violino si precipitò
immediatamente in direzione
di quella melodia e, con sua somma sorpresa, si trovò
all'interno di
un grande salone.
Belle si guardò alle spalle, come per provare
a se stessa che quell'immagine fosse reale, non ricordava di aver mai
visitato una stanza simile. Anche perché dimenticarsi di
tale
maestosità era pressoché impossibile: i lampadari
erano grandi lumi
che inviavano dei riflessi cristallini direttamente sulle ampie
vetrate, le tende erano di un rosso pregiato e intenso, mentre il
pavimento sembrava una distesa infinita di mattonelle.
«Dall'espressione
sul vostro volto direi che il salone risulta cosa gradita».
Rumpelstiltskin sbucò improvvisamente da un angolo,
spaventandola: non che Belle ne fosse intimorita, ma sapeva quanto il
suo padrone potesse diventare crudele con coloro che non rispettavano
le sue regole.
«È molto bello», disse Belle,
guardandosi
intorno. Quello era un aggettivo effimero, lo sapeva, ma nel
complesso il salone era così stucchevole da lasciar quasi
senza
parole. «Perdonatemi, sono entrata senza permesso all'interno
di
questa stanza e...», Belle fece per allontanarsi ma la voce
di
Rumpelstiltskin frenò i suoi passi.
«Fermatevi, vi prego. Ho
creato questo salone proprio oggi, non vorrei essere l'unica persona
ad ammirarlo».
Rumpelstiltskin la invitò con un gesto a seguire
i suoi passi, facendole capire che poteva sentirsi libera di
commentare in positivo o in negativo qualsiasi cosa fosse o meno di
suo gradimento.
«Non dovete pensarla così. Se posso
permettermi... qui potrebbero entrare centinaia e centinaia di
persone, se solo voi voleste».
Belle non era riuscita a
trattenersi, la sua lingua tagliente era stata più scaltra
del
raziocinio: d'altronde, quello era stato un difetto che suo padre le
aveva sempre rimproverato nel suo villaggio d'origine e, pur
tuttavia, lei si era dimostrata sempre più ostinata.
Rumpelstiltskin
si voltò, esordendo con una delle sue battute di spirito:
«E come
proporreste di svecchiare l'immagine del Signore Oscuro, mia cara?
Non credo che un paio di luci colorate cancelleranno la memoria dei
nostri ospiti».
«Ma un paio di buone azioni potrebbero,
sapete?», domandò retoricamente Belle, prendendo
le mani
dell'Oscuro tra le sue. A differenza di quel che pensava erano calde,
di un tepore che la riscaldò istantaneamente.
Stavolta
Rumpelstiltskin non rispose, per un attimo le sue sicurezze
sembrarono vacillare. Belle allora spezzò quell'attesa,
voltando il
viso dalla parte destra: «Ditemi, per chi suona questa
musica?».
«Per chiunque voglia ascoltarla. Per il Castello Oscuro, per
me,
per voi»,
Rumpelstiltskin calcò in particolar modo l'ultima parola,
Belle lo
recepì immediatamente.
«In questo caso...», sibilò Belle,
accettando la mano che Rumpelstiltskin le aveva appena offerto.
«Una
dama che si rispetti potrebbe mai rifiutare un ballo?».
Rumpelstiltskin le mostrò un sorriso sincero, poi rispose:
«Una
dama forse potrebbe, ma per una principessa sarebbe
sconveniente».
Belle poggiò la mano sulla spalla dell'Oscuro,
mentre quest'ultimo la strinse a sé: sembrava che la musica
fosse in
sincrono con i loro passi, nel momento stesso in cui la
tonalità
salì di un'ottava Rumpelstiltskin la fece roteare al centro
della
sala. Solo quando i loro sguardi si incrociarono nuovamente, Belle
disse: «Ma... dovreste saperlo bene, ormai non sono
più una
principessa».
Belle volteggiò per un paio di secondi, prima che
Rumpelstiltskin le rispondesse: «Ed io non sono un principe.
Ditemi, cara, chi di noi due è più inadatto a
ballare al centro di
una sala?».
Belle esibì un sorriso, poiché per la prima volta
comprese che dietro i sorrisi sghembi di Rumpelstiltskin c'era una
persona – un
uomo comune, come
lo aveva precedentemente apostrofato –, come tutti gli altri,
il
quale desiderava solo un ballo con la sua bella e nulla più.
_________________________________
Diciamo
che questa fan fiction si potrebbe collocare dopo “Skin
Deep”,
Rumpelstiltskin ha creato questa stanza ma sa che sarà il
solo a
vederla, ha alzato il volume dei violini per
“chiamare” Belle e
invitarla così a ballare. In questa storia Belle capisce,
verso il
finale, che l'Oscuro prova qualcosa per lei, in sostanza. E...
niente, io desidero tanto vedere questa scena. *_*
Ah, una cosa
che mi ero dimenticata di dire in precedenza: le storie ambientate
nel mondo delle favole sono al passato, quelle ambientate a
Storybrooke o in futuro sono al presente, ho seguito lo
“schema
passato/presente”, tipico di OUAT.
La citazione iniziale
proviene da: “Un viaggio chiamato vita”,
Banana Yoshimoto.
Vorrei ringraziare anzitutto chiunque abbia recensito questa
storia: Euridice100, Lilly_93, shika,TheHeartIsALonelyHunter
e
Cla90. E a tutti coloro che l'hanno inserita tra le
preferite/seguite/ricordate: shika, Lilly_93, Anya85,
Clitemnestra_Artemisia, Emily Gold, Euridice100, Frasca94, Samirina,
SaRa_93, tykisgirl.
Un grazie ulteriore a quelle anime pie
che si son fatte insieme a me pare mentali tramite Facebook e Twitter
e hanno contribuito, indirettamente, alla mia ispirazione!
XD
Mentre, passando ad altro, presto vedrete online alcune fan
fiction:
- Una raccolta (capitolo unico) Rumbelle
– 100 moments e dialoghi Rumbelle. Saranno divisi in blocchi,
ognuno contenenti uno specifico argomento.
- Una FrankenWolf
(Dr Whale/Ruby), sarà una flashfic. È un'altra
delle coppie che amo
di più, devo scriverci qualcosa.
- Una raccolta (capitolo
unico) ispirata alla challenge “64_damn_prompts”,
leggerete sessantaquattro frasi, ognuna dedicata a una coppia diversa
(si ripeteranno solo due coppie: Snow/Charming e
Rumpelstiltskin/Belle. Preparatevi a sessanta coppie differenti. XD).
- Progetto molto futuro: una one-shot Aladdin/Jasmine
ambientata nella prima stagione – quindi, quando ancora la
maledizione era in corso – seguirà lo
“schema”
passato/presente, proprio come in OUAT. Siccome Adam non mi risponde
su Twitter, mi tocca lavorare di inventiva. XD
Grazie a tutti
per l'attenzione, la raccolta si chiude qui! :)
Kì.
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