Two weeks for love

di albaazzurra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolore ***
Capitolo 2: *** Incubi... ***
Capitolo 3: *** Vecchi amici ***
Capitolo 4: *** Aiuto... qualcuno mi aiuti! ***



Capitolo 1
*** Dolore ***


 
 
“Che bella notizia! Strawberry è ancora viva!”
 
“Non vorrai tornare sulla terra spero!”
 
“Figuriamoci! Ah non temere… l’ho già dimenticata. Forza, si torna a casa”
 
Mai aveva pronunciato una frase più falsa. Era consapevole che dalla sua bocca era uscita una fandonia. Come poteva dimenticare la ragazza che per la prima volta nella sua vita era riuscita a rubargli il cuore?
 
Tart ridacchiò. Pai accettò la sua risposta, e il trio partì verso il loro pianeta.
 
---
 
Anche quel giorno era li. Era li che stava pensando a lei.
 
Ormai era passato un anno da quando aveva lasciato la terra. E da un anno Ghish non posava gli occhi su di lei, non udiva la sua voce, non respirava il suo profumo, non sentiva la presenza della sua bambolina preferita. Da un anno, l’ ultimo ricordo di quell’ avventura era l’immagine del corpo senza vita di Strawberry che giaceva tra le braccia di Mark. Quell’ orribile ricordo gli aveva trafitto il cuore e la ferita non osava nemmeno pensare di rimarginarsi.
 
Mark… quell’orribile essere umano che aveva osato portare via la sua micetta…
 
Lo riconosceva, il suo metodo di corteggiamento nei confronti di Strawberry era stato molto strano. Il romanticismo misto alla violenza e bollito con un condimento di maliziosità non riuscirebbe mai a sedurre una donna. E questo Ghish  l’aveva capito solo dopo essersi reso conto di averla perduta.
 
Sospirò con una lacrima che gli rigava il viso. Il cuore gli bruciava e sentiva lo stomaco annodato che continuava a pulsare, tentando invano di riempire quel fastidioso vuoto che solo Strawberry sarebbe riuscita a colmare. I condotti lacrimali sembravano delle dighe in piena, che continuavano a versare acqua salata sulla sua pelle umida. Cominciò a digrignare i denti.
 
Con forza si colpì più volte il torace, tentando di calmare i battiti irregolari del cuore. Il ricordo straziante della sua micetta tra le braccia di quell’umano continuava a crescere sempre di più, come un incendio in una foresta, e lo divorava senza pietà. Con un grido Ghish si accasciò improvvisamente a terra mugolando dei gridi di resistenza e dopo qualche secondo si rese conto di avere in mano qualche piccola ciocca di capelli. I suoi capelli che pochi secondi prima aveva strappato. Con il respiro che aumentava sempre di più e con gli occhi che ormai riflettevano solo quelle immagini  della sua fragolina insieme a Mark, tentò di trattenere il respiro. Ma tutto fu solo un altro misero tentativo di cercare di dimenticarla.
 
Aveva tentato. L’aveva più volte mandata al diavolo, ma poi andava sempre a ripescarla tra le fiamme degli inferi, e il desiderio di rivederla cresceva sempre di più, ogni giorno che passava.
 
Il fiato trattenuto uscì dai suoi polmoni accompagnato da un gemito frustrato. Passò un paio di secondi, o forse un paio di ore steso a pancia in giù quando…
 
“GHISH! Si può sapere che diavolo stai facendo steso a terra?!”
 
Con forza, l’alieno si rialzò dal pavimento gelato e si inginocchiò voltando le spalle alla persona che aveva appena parlato.
 
“Vattene via moccioso.” Rispose freddo.
 
Tart incrociò le braccia dietro la testa.
 
“Ti senti male per caso? Si può sapere quello che ti è preso?!”
 
“Ti ho detto che non sono affari tuoi nanetto!!” Si girò verso di lui ringhiando queste parole come un mastino inferocito. Ma poi il suo sguardo si rilassò.
 
‘Nanetto… era questo il termine che usava Strawberry per definire il piccolo Tart.’ Pensò Ghish riprendendo fiato. Si voltò nuovamente a guardare il vuoto.
 
“Bhe che c’è? Il gatto ti ha portato via la lingua forse?” Insistettel’alieno più giovane.
 
Il suo ricordo di lei non cessava. E ora anche Tart insisteva.
 
“Il suo DNA  era di un gatto… ma invece lei mi ha portato via il cuore.”  Disse con un filo di voce appoggiandosi la mano al petto.
 
“Eh?! Ma si può sapere di che diamine stai blaterando?!”
 
Lui non badò alle sue parole.
 
“S…Strawberry…”
 
Cominciò a tremare. Tart tentava ancora di riportarlo alla realtà urlandogli dei richiami per attirare la sua attenzione. Ma Ghish non ci faceva caso.
 
“Probabilmente adesso sarà con Mark…e non vorrà saperne di vedermi…”
 
Il piccolo alieno spazientito andò verso di lui.
 
“INSOMMA GHISH!! Ti decidi a rispondermi?!” Traforandogli i timpani lo strattonò violentemente schiaffeggiandolo in pieno volto. In pochi secondi Tart si ritrovò con la faccia spiaccicata al suolo, con Ghish che gli tratteneva la testa con una mano mentre sbuffava colmo di rabbia. Un piccolo livido scuro gli segnava la guancia.
 
“Come ti permetti piccolo impiastro?!! Fallo ancora una volta e ti spedisco all’altro mondo prendendoti a CALCI NEL-“
 
“GHISH!!!”
 
Un'altra voce attirò la sua attenzione prima che potesse sputare altre imprecazioni e parole poco consone.
 
“Pai.” Rispose.
 
“Ghish, lascialo.” Rispose l’alieno in tono freddo.
 
Con un po’ di esitazione, Ghish allentò la presa dalla testa e dai capelli castani sfilando le unghie adunche dal cuoio capelluto. I capelli verdi nelle sue mani erano misti a qualche ciocca scura di Tart. Quest’ultimo si rialzò e si massaggiò la testa.
 
“C’era proprio bisogno di trafiggermi con le tue unghiacce?!” Disse massaggiandosi la testa.
 
“Tu provocami ancora e vedi dove ti trafiggo!!!” Rispose Ghish mostrando la sua mano.
 
“Piantatela voi due!!” Interruppe Pai. “Tart, fila in camera tua!!”
 
“M-ma io-“
 
“Tart! Vuoi che lasci le unghie di Ghish libere di trafiggerti?!” Rispose con il solito tono freddo e infuriato.
 
Tart offeso incrociò le braccia, e sparì nel nulla.
 
Lo sguardo dell’alieno dagli occhi color ambra si inclinò versò il basso mentre Pai si avvicinava a lui. Si fermò a pochi metri di distanza.
 
“Ghish. Negli ultimi tempi sei cambiato: sei aggressivo, distratto, guardi molto spesso nel vuoto e piangi senza motivo.”
 
Ghish distolse lo sguardo in un'altra direzione tentando di non piangere di nuovo.
 
“Allora… si tratta di quella ragazza-gatto giusto?” Pai ncrociò le braccia.
 
Tremante, lui annuì.
 
“S…Strawberry…io… non riesco a dimenticarla. Non ci riesco. So che può essere strano da capire, ma-“
 
 Prima che potesse terminare la frase, qualcosa gli picchiettò contro la testa. Un mazzo di chiavi. Fece appena in tempo a prenderlo al volo prima che potesse cadere a terra. Ghish guardò Pai stranito.
 
“M-ma che cosa significa?”
 
“Sai bene che anche io posso capire ciò che provi. “
 
Ghish capì. Con Lory per lui era nella stessa situazione. Solo che Pai non si sarebbe mai permesso di mettersi allo scoperto in un momento di debolezza o in uno sfogo. Ma a quanto pare non ci era riuscito. Molte volte Ghish sentiva nel cuore della notte dei singhiozzi sospetti, e grazie alla porta socchiusa di Pai, aveva anche assistito in diretta alle lacrime che si tuffavano dagli occhi scuri di quest’ultimo.
 
“E sai anche che tecnicamente questo non potrei farlo.” Riprese.
 
“Ti voglio di ritorno entro due settimane. Quattordici giorni, mi hai capito bene?” Fece segno con le dita. "Altrimenti la navicella ripartirà senza di te. Qualche ora e sarai in grado di arrivare sulla Terra.”
 
Ghish ancora incredulo fissò Pai con la bocca socchiusa mentre reggeva con entrambe le mani le chiavi che lo avrebbero riportato alla sua Strawberry.
 
Le strinse in un pugno con la mano sinistra.
 
“Pai… grazie. Io-“
 
“Niente smancerie. Ora fila a prepararti prima che cambi idea.”
 
Non se lo fece ripetere due volte. E mentre correva verso la sua stanza strinse ancora più forti il mazzetto di chiavi mentre la sua mente si concentrava sull’immagine sorridente di Strawberry. L’avrebbe presto rivista. Impaziente cominciò a tremare di felicità.
 
“Strawberry, micetta mia sto arrivando!”
 

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Capitolo 2
*** Incubi... ***


“Mi spiace ho perso la battaglia…”
 
Una spada. Una spada gli aveva trafitto il torace.
 
“Oh no Kisshu!!”
 
Lacrime. Lacrime calde scendevano dalle iridi rosa sfiorando le ciglia delicate. Improvvisamente fu a pochi metri da lei con il sangue che sgorgava dal petto.
 
“Kisshu…”
 
Lo accolse tra le sue braccia mentre lui tentò di aprire gli occhi.
 
“Sai Strawberry, in fin dei conti sono fortunato, me ne vado tra le tue braccia… addio per sempre.”
 
Anche lei si sentì trafitta come da una spada ascoltando le sue parole. Continuava a lacrimare divorata dal rimorso e dalla disperazione. Aveva paura. Aveva paura di perderlo. Guardò i suoi occhi d’oro e vide la sincerità dell’amore vero, offuscata dalle sue lacrime.
 
“Ascoltami bene… prima che me ne vada voglio dirti una cosa…” Tenta di alzarsi a fatica.
 
“Oh Kisshu.” Risponde tra le lacrime. Tenta di alzare la testa a fatica.
 
“Io…” Si avvicina alle labbra rosee. “Io…io-“ il suo ultimo respiro gli blocca il cuore per sempre, mentre si accasciava dolcemente a terra.
 
“NOOOOOO!!!”
 
“NOOOOOO!!!”
 
Un grido avvolse la stanza per l’ennesima volta. Strawberry con il cuore in gola, il respiro irregolare e affannoso e i capelli scompigliati e sudati, si rese conto di essere in camera sua. Con il color nocciola delle sue iridi che aveva lasciato posto anche al rosso dei capillari pulsanti, si accasciò nuovamente sul materasso, tenendo lo sguardo fisso al soffitto incolore, riprendendo fiato, ripensando a quel sogno.
 
Non era la prima volta che sognava ancora la sua morte. La morte di Kisshu. L’alieno con cui aveva combattuto per tanto tempo e che aveva visto morire.
 
“E’ stato tutto un altro sogno…” Sussurrò nel buio.
 
Guardò la sveglia. Erano le quattro del mattino.
Allungò il braccio verso comodino accanto al letto, per prendere il suo diario.
 
Con la chiave appesa al collo lo aprì.
 
Caro diario…
 
Sono le quattro del mattino in questo undici di dicembre. Fa molto freddo, ma l’incubo che viene a farmi visita ogni notte riesce a tenermi al caldo… oltre che a farmi venire il crepacuore. Ricordo bene quel giorno, quell’attimo  in cui vidi Kisshu trafitto da quella spada, i suoi occhi dorati  che si immergevano nei miei e le mie lacrime che ricadevano sulla sua pelle. Ricordo tutto. Ricordo anche quando Kisshu si era avvicinato a me per dirmi le sue ultime parole… Io…io… io che cosa? Forse non lo saprò mai. E’ passato un anno dall’ultima volta che l’ho visto. E probabilmente non lo rivedrò mai più.
 
Strawberry.
 
Rileggendola si rese conto che non era la prima volta che scriveva queste parole. Pagine e pagine scritte in precedenza contenevano più o meno gli stessi contenuti. Ansie, paure, sfoghi, e quasi tutte custodivano qualche piccola lacrima che aveva sbavato l’inchiostro nero della penna.
 
Richiuse il diario e si portò le ginocchia al petto dondolandosi leggermente. Gli scese una lacrima sulla guancia rosea e guardò attraverso la finestra la luna piena che risplendeva scintillante nel blu della notte. Con gli occhi continuava a scrutare il cielo alla ricerca del pianeta di Kisshu Tart e Pai. Continuava a ispezionare le stelle bianche e il blu del cielo e si domandava se Kisshu si ricordasse ancora di lei.
 
“Ah Strawberry, non dire sciocchezze. Probabilmente adesso è con la sua famiglia, ti avrà già dimenticata… e poi… non è assolutamente affare mio ciò che fa Kisshu, non m’importa! Dovrei pensare piuttosto al perché di questi incubi che mi assalgono ogni notte…”
 
Ripensò alla sua fantastica avventura insieme a Mina, Lory, Paddy, e Pam. Ripensò a tutti gli scontri con i Kimeri, le avvincenti battaglie che aveva in un modo o nell’altro sempre vinto. Ma uno dei ricordi più importanti, quello che non riusciva e che non sarebbe mai riuscita a togliersi dalla mente… era quello del suo primo bacio. Le sue labbra, erano state ‘sverginate’ proprio da Kisshu. Anche se lei avrebbe desiderato un bacio molto più romantico, magari sotto la pioggia, in solitudine con la sensazione di avere le farfalle nello stomaco… invece, un bacio spontaneo, e non desiderato avevano varcato la soglia delle sue labbra per la prima volta. Aveva ormai perso il conto di quante volte le sue labbra avessero toccato quelle di Kisshu. Ma se chiudeva gli occhi poteva ancora rimembrare le sensazioni delle sue labbra gelide e morbide.
 
Quei baci… quelle strane pretese nei suoi confronti… per esempio come quando voleva costringerla a fuggire via con lui. Ma anche se avesse voluto non avrebbe mai potuto abbandonare il resto delle Mew Mew e le persone che amava e lasciare che la terra venisse distrutta.
 
 Improvvisamente il ricordo della morte di Kisshu ricominciò a tormentarla. Sentì gli occhi pieni di lacrime che presto sarebbero state riversate sul suo pigiama invernale. Ma invece seppellì la testa nel cuscino e cominciò a piangere. Le venne in mente d’improvviso che l’inizio dei suoi incubi erano collegati al fatto che lei si fosse lasciata con Mark. Esattamente. Mark. Il ragazzo che aveva sempre amato. Lei e Mark si erano lasciati. Dopo tutto quello che avevano passato, dopo tutto quel tempo passato ad amarsi, si erano dati l’ultimo saluto in una sera di aprile. Si ricordò che la stessa notte aveva incominciato o a fare quegli incubi che la assalivano nel modo più pauroso e inaspettato.
 
La ragazza dai capelli cremisi alzò gli occhi e abbracciò il cuscino tentando di immedesimarlo nel corpo snello di Kisshu, senza successo. Ritentò posando leggermente le labbra sulla superficie morbida e profumata, ma anche in quel tentativo era solo la sua immaginazione a lavorare. Il cuscino presto si inumidì delle sue lacrime. Il dolore straziante cominciò a divorarla pezzo per pezzo, e l’immagine del corpo di Kisshu in mezzo a quella pozza di sangue cominciò a buttarle il sale sulla ferita che portava da oltre un anno nel cuore. Cominciò a sussurrare parole impercettibili sulla federa umida. Quando si accorse che erano ormai le cinque e mezzo del mattino finalmente riuscì a chiudere gli occhi e a calmarsi… scivolando in un sonno profondo e senza sogni.
 
---
 
Qualche ora dopo stava distrattamente pulendo un tavolo del ‘Caffè Mew Mew’ con lo sguardo perso nel vuoto. Aveva gli occhi rossi per l’ennesimo sfogo, i capelli in disordine e un fastidioso nodo alla gola e allo stomaco.
 
“Sta pulendo quel tavolo da più di mezz’ora ormai. La solita distrattona, e non è nemmeno arrivata in orario!” Disse la ragazza dai capelli blu notte sorseggiando del tè caldo seduta su una sedia.
 
“Forse le è successo qualcosa Mina, non essere così dura con lei.”
 
“Non prendere sempre le sue difese Lory, sai com’è fatta, è la solita distrattona scansafatiche!!” Rispose Mina alla ragazza dai capelli verdi.
 
“A proposito di fannulloni e distrattoni scansafatiche, ti avevo detto di pulire il pavimento più di mezz’ora fa, e invece te ne stai seduta a bere il tè!” Pam incrociò le braccia assumendo tono di rimprovero.
 
“Perdonami Pam, non volevo di certo farti attendere, eheheheeh!!! Sai è stata solo una minuscola distrazione tutto qui!!” Mina si alzò di colpo dalla sedia mentre venerava il suo idolo di sempre continuando ad inchinarsi. Ma senza accorgersene aveva fatto cadere tutto il vassoio con il tè, i pasticcini e le porcellane sul pavimento.
 
“AH!!!! Perdonamiperdonamiperdonami ti prego!!!! Non volevo, non l’ho fatto apposta lo giuro!!!” Cominciò a raccogliere i cocci dal pavimento mentre si rendeva patetica agli occhi delle sue amiche, continuando a chinarsi implorando perdono alla sua modella preferita. Ma venne interrotta da Strawberry che scansandola leggermente cominciò a raccogliere al posto suo. Senza dire nulla appoggiò tutto sul vassoio ancora intatto, e con gli occhi leggermente coperti dalle palpebre e la bocca socchiusa portò tutto in cucina. Pam, Mina e Lory la guardavano mentre spariva nell’altra stanza. Mina era ancora a terra con la bocca spalancata.
 
“Le è successo qualcosa ragazze!” Disse Lory improvvisamente.
 
“Io ho già intuito di ciò che si tratta…” Disse una voce alle loro spalle.
 
“Chi ha parlato?” Disse Mina non vedendo nessuno. Ma all’improvviso dal lampadario in mezzo alla stanza saltò giù Paddy, che guardava Mina con la lente di ingrandimento.
 
“PADDY!! Ma da dove sbuchi?!”
 
“Un bravo investigatore deve sempre avere un ottimo nascondiglio oltre che un abile travestimento!”
 
“Sta zitta Paddy o di spedisco sulla Luna se continui con questa storia dell’investigatore!”
 
“Io sono Paddy Sherlock, se proprio lo vuoi sapere!”Appuntò lei.
 
Pam e Lory fecero appena in tempo ad afferrare le braccia di Mina, prima che quest’ultima potesse circondare il collo della piccola biondina con le falangi. Cominciò a ringhiare.
 
“LASCIATEMI!!! Devo spedirla sulla luna ho dato la mia parola!!”
 
“Mina ti prego calmati…” cercò di convincerla Lory.
 
Ma Mina continuava a tirare.
 
“Non ci penso nemmeno non mi fermerò fino a che non l’avrò uccisa!!!!”
 
“Mina, calmati subito ti ho detto!!!” Quando Pam parlò Mina si immobilizzò.
 
“Emh… ceeeerto Pam!!” Strattonò via le braccia dalle prese delle sue amiche e si pulì il vestito. Poi prese lo straccio che Strawberry aveva lasciato sul tavolo poco prima e lo strinse.
 
“Su avanti, è l’ora di mettersi al lavoro!!”
 
“Non prima di avere sentito la mia ipotesi su Strawberry, Miss Mina…” puntualizzò la ragazzina con il camice beije strizzando l’occhio.
 
Mina era di nuovo sul punto di esplodere quando Lory intervenne.
 
“Emh… Paddy perché non ce la spieghi più tardi? Magari davanti ad una bella fetta di tort-“
 
Paddy era già corsa via alla ricerca del suo dolce preferito prima che Lory potesse concludere la frase. Sparì lasciando una nuvola di fumo simile a quella che stava emanando Mina dalla rabbia. Solo Pam riuscì a spiccicare una parola. E una sola andava bene per definire la situazione:
 
“Tipico.”
 
---
 
 
Strawberry intanto aveva già portato i cocci delle porcellane rotte nel bidone sul retro del ristorante.
 
Sospirò per poi alzare gli occhi al cielo. C’era qualche nuvola scura che preannunciava l’arrivo dell’inverno. Una leggera brezza cominciò a sollevarle i capelli e a solleticarle il viso procurandogli leggeri brividi lungo la schiena, e gli trasportava le lacrime leggere sulla guancia.
 
Ormai aveva quasi sedici anni. E negli anni precedenti erano successe un sacco di cose: nel bel mezzo dell’adolescenza si era trasformata in una Mew Mew, e doveva vivere in costante allerta per non rivelare il suo segreto, doveva essere sempre pronta a intervenire in qualunque momento in caso di attacchi nemici, si era innamorata di Mark, aveva conosciuto Mina, Lory, Pam e Paddy… e molte altre cose… l’unica situazione ancora stabile era il fatto che lavorasse ancora al ‘Caffè Mew Mew’. E adesso il vuoto che aveva nel cuore continuava a crescere sempre di più, come una voragine senza fine, si era lasciata con quello che credeva essere l’amore della sua vita, ed era tornata ad affrontare una ‘monotona’ vita da adolescente. Era così abituata a trasformarsi quasi ogni giorno in una Mew Mew e combattere contro il male, che ormai i classici problemi adolescenziali, erano quasi una scampagnata.
 
Chinandosi leggermente alzò di poco la gonna dell’uniforme e si guardò la coscia. Vide solo una piccola macchia scura in mezzo alla pelle chiara. Esattamente quel punto poco tempo prima era occupato dal segno di Mew Berry. Le mancava il fatto di dover combattere, le mancavano i vecchi tempi… le mancava Kisshu che continuava a corteggiarla costantemente.
 
‘Ma che cosa pensi Strawberry?! Ti manca un maniaco alieno?!’ questo pensiero cominciò a pulsarle in testa.
 
Rivolse nuovamente gli occhi color cioccolato all’azzurro sopra di lei. Ma non sapeva che c’era qualcuno che la stava lentamente raggiungendo.
Ecco il secondo capitolo… : ) bhe… che dire… spero che vi piaccia.
Ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia, e se vi piace, recensite e
fatemi sapere ;) alla prossima, e grazie ancora by by!!
 
Alba a.
 

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Capitolo 3
*** Vecchi amici ***


 
Era inoltrato pomeriggio, e Strawberry era pronta a tornare a casa sua. Stava lentamente camminando mentre il cielo si faceva sempre più scuro. Si strinse il cappotto che aveva indosso tentando di placare il freddo che penetrava lentamente nelle ossa. Cominciò ad emanare dalla bocca qualche piccolo sbuffo di aria gelida.
 
Mise le mani nelle tasche e rivolse lo sguardo verso il basso.
 
“Strawberry!”
 
La ragazza alzò gli occhi e girò il viso la voce che aveva invocato il suo nome. Sbattè leggermente gli occhi prima di rendersi conto di chi aveva di fronte. Le venne il cuore in gola.
 
“M… Mark?”
 
Mark… la figura del ragazzo con cui aveva condiviso il suo primo amore era li davanti a lei, che reggeva un paio di libri tra le mani. Era a pochi metri di distanza, e cominciò ad avvicinarsi.
 
“Ciao Strawberry…”
 
 Le guance della ragazza si colorarono di un rossiccio brillante.
 
Quando furono a quattr’occhi, Mark le porse il contenuto che aveva tra le mani. Un libro di scienze e uno di algebra.
 
“Ecco…hai… hai dimenticato questi sul tuo banco a scuola ieri mattina.”
 
Strwberry allungò le mani per riprendersi i suoi libri, togliendoli delicatamente dalla presa di Mark, per poi metterseli sotto braccio.
 
Passò qualche secondo di imbarazzante silenzio quando Strawberry iniziò a parlare:
 
“Emh… grazie…” abbassò lo sguardo.
 
“Di nulla.” Rispose Mark con dolcezza.
 
“Mh…” Strawberry si schiarì la voce mettendosi la mano davanti alla bocca. Poco dopo si lasciò sfuggire un piccolo colpo di tosse.
 
“C-come vanno gli allenamenti?” Disse Strawberry iniziando un altro discorso imbarazzante.
 
“Non c’è male grazie. E tu… ti vedo piuttosto infreddolita.”
 
Lei annuì.
 
“Già…” sussurrò mentre si passava una mano fra i capelli.
 
Ci fu un altro silenzio, che questa volta fu interrotto da un’esclamazione.
 
“Maaaaaaaark!! Ehilàààà!!”Improvvisamente due braccia si allacciarono al collo del ragazzo dai capelli scuri.
 
“Dov’eri finito caro?! Dove ti eri cacciato?! Mi sei mancato lo sai?”
 
Una biondona mozzafiato, magra come un chiodo con dei lucenti occhi azzurri, una magliettina a maniche corte, una minigonna nera e un nastrino tra i capelli, cominciò a torturargli la guancia con tanti pizzicotti.
 
“Emh… e questa… chi è?” disse indicando la faccia sbigottita di Strawberry con un dito.
 
“Emh… è un’amica. Strawberry… lei è Sarah. Sarah… lei è Strawberry.”
 
Tentando di riprendersi dallo shock, Strawberry tese la mano.
 
“Emh… molto piacere Sarah.” Disse sfoderando un leggero sorriso.
 
Con sguardo scettico e permaloso piegò le falangi leggermente. Le sue unghie appuntite erano ricoperte da un rosso brillante.
 
“Si… si ciao Straw.”
 
Strawberry odiava quel soprannome. Arricciando il naso ritirò la mano, e la usò per sorreggere i libri che poco prima Mark le aveva restituito. Con un piccolo mugolio, cominciò a considerarla antipatica. Sarah si concentrò nuovamente su Mark.
 
“Allora caro, a che ora mi passi a prendere domani sera?”
 
“Q-questa sera…ma…ma io pensavo di venirti a prendere verso il pomeriggio”
 
“Non dire sciocchezze caro, vorresti andare in discoteca alle quattro del pomeriggio? Sei carino, ma sei anche uno sciocchino! Lo sai vero?” Pizzicò nuovamente la guancia di Mark.
 
“D-disco…disco cosa? Ma… non era previsto l’itinerario al museo di storia naturale?” Chiese Mark con un po’ di imbarazzo.
 
Sarah rimase senza parole per qualche secondo, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
 
“Hai sempre voglia di scherzare eh? Ma ti amo tanto lo stesso sciocchino!”
 
La faccia di Mark si colorò si un rosso brillante.
 
Strawberry nel sentire quella frase sentì un piccolo crampo allo stomaco. Si ricordò di quando Mark aveva pronunciato le stesse parole a lei… sotto la pioggia…in una sera d’estate… tutto come lo aveva sempre sognato. Ed ora, Mark era abbracciato a quella li. Ma non sentì nessuna forma di rimorso nei suoi confronti, aveva capito che tra lei e Mark non sarebbe mai potuto funzionare. Dopo tutti quei mesi passati a sospirare dietro di lui, tra un Kimero e l’altro… aveva capito che quello che sembrava essere l’amore della sua vita, era in realtà un illusione. Un legame che non è e non riuscirà mai ad andare oltre all’amicizia.
 
I pensieri di Strawberry furono interrotti dalla voce acuta e squillante di Sarah.
 
“Bhe, che stiamo aspettando qui?! Dai caro andiamo a prenderci qualcosa al caffè Mew Mew!! Ma mi raccomando, solo del  the, sai che stai seguendo una dura dieta e che non puoi permetterti dei dolci!!” Disse con tono di rimprovero a Mark.
 
“Emh… si è una buona idea.” Disse Mark con un sorriso. “ Strawberry, vuoi venire con noi?”
 
Sarah la fulminò con lo sguardo prima che potesse rispondere.
 
“Emh…” Esitò un po’ rimanendo concentrata sull’espressione demoniaca della ragazza di fronte a lei.
 
“No grazie… dovrei finire dei compiti e… mi sono messa a dieta, al caffè Mew Mew le torte spariscono anche per causa mia…” Disse alzando leggermente le spalle. Mark ridacchiò, ma la frase che seguì fu da parte di Sarah e non piacque per niente a Strawberry.
 
“Si vede cara. Sai, dovresti fare come me, mai abbandonarsi a simili debolezze. Perché non vieni alla mia palestra?” Le porse un volantino. “Insieme potremo porre rimedio al prematuro disfacimento del tuo corpo.”
 
‘GRRRRR!!! Che antipatica!!!!’ pensò Strawberry.
 
“Emh… bhe… grazie Sarah…” disse facendo sorriso a cattivo gioco.
 
“Settimana prossima dovrebbe partire un corso dedicato alle persone come te, sai? Si chiama C.O.G., è illustrato qua in basso vedi?” Le unghie rossastre di appoggiarono ad una foto di ragazzi in tuta sui tapis roulant.
 
“C.O.G.? E che cosa significherebbe?” Chiese confusa Strawberry.
 
“Cura all’Obesità Giovanile! Ma stai tranquilla, non faranno esercizi troppo complicati, e sarà molto divertente trovarsi tutti insieme per supportarsi l’un l’altro nella missione del dimagrimento!”
 
“Ma Sarah di che cosa stai parlando? Strawberry non ha bisogno di alcun-“ Prima che potesse continuare Sarah lo zittì con un dito sulle labbra.
 
“Shhh!! Tu non c’entri tesoro! A proposito, noto che sei ingrassato. Non ti avevo detto di evitare grassi e carboidrati?!”
 
Mentre Mark si sorbiva una bella ramanzina, Strawberry stava ribollendo come una pentola a pressione dalla rabbia. Digrignando i denti incurvò le sopracciglia verso il basso.
 
‘Ma come si permette di darmi dell’obesa?! Avrò anche esagerato con i dolci nelle ultime settimane ma…’ infatti le venne in mente l’immagine di quando con il mal di stomaco stava strisciando per terra verso il bagno del caffè Mew Mew qualche giorno prima, mentre Mina la guardava con disprezzo e la rimproverava. ‘…ma questo non la giustifica ad insultarmi e informarmi del fatto che ho bisogno di una palestra!!!’ cominciarono a pulsarle nella mente imprecazioni e insulti nei confronti di Sarah che non avrebbe mai potuto dire a voce alta.
 
Persa nei suoi pensieri, udì la voce di Mark.
 
“Strawberry? Ti senti bene?”
 
Lei ristabilendosi annuì agitando i suoi capelli leggermente scompigliati.
 
“Emh… si certo! Ehehe!! Sto faaavolosamente!!” Sorrise mentre nella testa non aveva ancora finito con la lista degli insulti.
 
“Mh… lo sai cara, ho anche l’indirizzo di un ottimo parrucchiere che potrà rimediare al caso tuo…” Sarah prese una ciocca che pendeva sulla fronte di Strawberry. Ma prima che potesse continuare, quest’ultima decise di uscire dalla situazione prima che potesse scoppiare un'altra discussione.
 
“Emh, vorrei tanto continuare a chiacchierare con voi, ma purtroppo ho tante cose da fare, e mi sono trattenuta fin troppo!!” Prese la mano di Sarah agitandola frettolosamente.
 
“Sarah, è stato un vero piacere!! Spero di poterti rivedere presto, ma ora devo proprio scappare!! Mark, grazie mille per avermi riportato i libri, sei stato un amico!!” Salutò entrambi e corse via lasciando una nuvola di polvere sparendo dalla loro vista.
 
---
 
Intanto lontano da lei, ad anni luce di distanza, un astronave attraversava il buio e il silenzio dell’universo, senza fare alcun rumore.
 
“Accidenti… quella pioggia di meteoriti mi ha già rubato troppo tempo!! Ora ho solo 13 giorni… “ Disse una voce al suo interno.
 
‘Suvvia Kisshu, fatti coraggio tra poche ore potrai rivederla…’
 
“Strawberry… tesoro… non ti ho mai dimenticata. Tra poco arriverò da te.” Disse come se la ragazza lo potesse sentire. Improvvisamente il suo entusiasmo fu smorzato da altri pensieri.
 
‘E se lei… non mi vuole rivedere?.. Sarà ancora fidanzata con quel Mark?’
 
Per un attimo il cuore di Kisshu si fermò. E se davvero fosse ancora fidanzata con lui? Se davvero non lo volesse rivedere? Se lo rifiutasse?
 
Kisshu scosse la testa.
 
“AH!! Basta con questi pensieri.”
 
Inserendo il pilota automatico, si alzò dalla poltroncina con l’intenzione di prepararsi per l’incontro con la ragazza dei suoi sogni.
 
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“Quella… quella figlia di buona donna!! Ma come si è permessa di insultarmi e di darmi dell’obesa?! Antipatica, scontrosa, stupida, ignorante, vanitosa e…” aveva in mente molte parole per definirla ma pensò che fosse meglio lasciar perdere
 
Con un sospiro riprese a camminare abbassando gli occhi sul cemento della strada. Il cielo grigio si stava oscurando sempre di più.
 
“Sarà meglio che mi sbrighi… non mi piace stare da sola a quest’ora…”
 
Accelerò il passo. Mancava poco a casa sua ormai. Improvvisamente sentì qualcuno dietro di lei… avvertiva dei passi. Dei passi pesanti e veloci. Ebbe un vuoto allo stomaco per la paura.
 
Cominciò a camminare sempre più velocemente, con la paura che cresceva in petto. Ma la persona dietro di lei fece la sua stessa azione. Non c’era altra soluzione. Doveva correre, correre via.
 
Ma non fece in tempo a fare un altro passo che si ritrovò improvvisamente con la faccia al suolo e la caviglia dolorante.
 
“Oh no…”
 
Prima che potesse rialzarsi, sentì un paio di mani afferrarla per i capelli.
 
(Strawberry)*
 
“Ehi bellezza, che ci fai qui tutta sola?” Era una voce roca e da film dell’orrore. Con una risata mi tirò su violentemente. Era un uomo orribile e spaventoso con degli occhi neri come la pece e uno sguardo maligno, di un uomo poco raccomandabile. Cominciai a tremare, in preda alla paura.
 
“Ehi piccola, non avere paura,voglio solo passare un po’ di tempo insieme a te…vedrai sarà molto divertente…” mi sussurrò nell’orecchio. Puzzava d’alcol peggio di una distilleria. Appoggiò le labbra fredde sul mio collo scoperto. Con un grido implorai aiuto, cercando di liberarmi dalla sua presa dimenandomi impaurita.
 
“Aiuto!!! Vi prego aiutatemi!!!”
 
Cominciai a piangere disperata. Mi bloccò i polsi inchiodarmi al muro di una casa continuando a sghignazzare.
 
‘Ti prego Dio… fa che tutto questo sia un incubo!!’ Implorai nella mia mente. Cominciò a sfilarmi violentemente la sciarpa e il cappotto facendoli cadere a terra,e in quel momento gettai un altro urlo.
 
‘E’ finita….questa volta non c’è nulla da fare….’
 
“EHI!!!”
 
‘Una voce?’
 
“Lasciala subito andare farabutto!!!”
 
‘Un'altra voce?’
 
“Ragazze… “ fra le lacrime intravidi Pam e Lory.
 
“Uhuhuh hai anche delle amichette eh? Perché non me lo hai detto prima…” sentì ancora quell’orribile formicolio sul collo.
 
“Ehi tu, lasciala subito andare è chiaro?!”
 
“E tu chi diamine saresti!?” chiese l’uomo facendomi respirare il suo fiato pesante.
 
“R-Ryan...”
 
Intravidi la figura del bel ragazzo biondo davanti a me.
 
“TI HO DETTO DI LASCIARLA ANDARE!!” Disse con tono più alto.
 
Mi sentì nuovamente strattonata per la camicia e poi sbattuta a terra con forza.
 
“Per questa volta me ne vado… ma non tarderò a tornare!!!” Fu l’ultima frase che udì prima di incominciare a vedere tutto nero.
 
---
 
Mi svegliai con gli occhi appannati, con la testa a la caviglia che mi dolevano , e dopo aver messo a fuoco vidi il profilo di quattro colori: viola giallo verde e blu… dopo aver sbattuto gli occhi un paio di volte riconobbi le ex paladine della giustizia e mie migliori amiche, in camera mia. Ero distesa sul letto con una comoda coperta invernale.
 
“Strawberry, finalmente ti sei svegliata!!” la voce dolce e allegra di Paddy fu la prima che sentì.
 
“Eravamo così in pensiero per te!” Fu il turno di Lory, seguita da Pam e Mina.
 
“Ci hai fatto preoccupare…”
 
“Non ti azzardare a farci morire di paura un’altra volta, sono stata chiara?” mi disse Mina con rimprovero dandomi un forte abbraccio.
 
“Ragazze… ci siete tutte. Grazie per esservi preoccupate per me.”
 
“Dovere Straw!” Rispose Pam.
 
“Do-dov’è Ryan?”
 
“Aveva un appuntamento è andato via dieci minuti fa… ci ha chiesto di salutarti.”
 
Sorrisi.
 
Paddy mi abbracciò dolcemente.
 
“Meno male che quel farabutto non ti ha fatto nulla di male! Sai, Lory e Pam hanno detto che è scappato con la coda tra le gambe!” Disse con una risata.
 
“Grazie Paddy… grazie a tutte quante, davvero. Siete fantastiche!”
 
“Si d’accordo anche noi ti vogliamo bene, ma entro domani dovrai essere in piedi, e arrivare in orario al ristorante!!”
 
“Mina! Ma ha appena avuto un’ esperienza orribile!! Ti sembra il caso?” Lory intervenne prendendo le mie difese.
 
“E va bene , facciamo fra due giorni!”
 
“Mina!” Intervenne Pam incrociando le braccia.
 
“GRRR!! D’accordo, quando ti sarai ristabilita!!” Rispose la ragazza dai capelli blu mettendo il broncio.
 
Ridacchiai.
 
“Grazie Mina…”
 
“Tzè… lo faccio solo perché sono educata e gentile!!” Disse incrociando le braccia e alzando la testa verso l’alto.
 
“E molto modesta…” sussurrò strizzandomi l’occhio la piccola Paddy.
 
“CHE COSA HAI DETTO PICCOLO IMPIASTRO?!” Gridò Mina alzandosi dalla sedia a cui era seduta affianco al mio letto.
 
“Tipco…” disse con un sorriso la dolce Lory.
 
*( Storia dal punto di vista di Strawberry/narratore/altri personaggi)
 
Salve a tutte!! =) Allora… probabilmente molte di voi mi staranno odiando a morte e lanciando insulti sullo schermo del computer. Lo so di stare divagando molto, e… so che molte di voi stanno solo aspettando Kisshu. Vi prego di perdonarmi, Kisshu arriverà il più presto possibile, ve lo assicuro!!! Perdonatemi!! Chiedo venia!! Bhe… che altro dire… grazie se state seguendo la mia storia, spero che questo capitolo (anche se sprovvisto del personaggio che molte si aspettavano di trovare) vi sia piaciuto, e… fatemi sapere ^//^ al prossimo capitolo che aggiungerò il più presto possibile! Alla prossima!!
 
Alba A.
 

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Capitolo 4
*** Aiuto... qualcuno mi aiuti! ***


(Narratore)
 
Poche ore dopo Strawberry fu sola in casa. Erano quasi le sette di sera e i suoi genitori erano andati ad una riunione di lavoro. Poteva rimanere un po’ da sola in casa finalmente.
 
Si rialzò dal letto e pensò di andare a farsi un bagno per dimenticare tutto e per stendere un po’ i nervi.
 
Con i capelli ancora scarmigliati, cominciò a togliersi il pigiama gettandolo distrattamente sul pavimento. Quando rimase in intimo si ritrovò davanti allo specchio, e cominciò con molta lentezza e delicatezza a sfilare la canottiera, poi mettendosi le mani dietro la schiena slacciò il gancio del reggiseno, infine, tolse quel poco di stoffa che le restava addosso. Gettò tutto sul pavimento. Si chinò poi per aprire i rubinetti della vasca con dell’acqua bollente, per poi versarci dentro del bagnoschiuma.
 
Quando la vasca cominciò a strabordare di acqua e bolle di sapone, nell’aria era impresso un forte e persistente profumo di vaniglia, e la sua vista era offuscata dal vapore. Strawberry si immerse lentamente abbandonandosi al calore e al piacere di un bagno caldo. Appoggiò la testa in un angolo comodo e chiuse gli occhi dando un piccolo gemito di gradimento. Dopo una decina di minuti prese una spugna rosa, incominciò lentamente a insaponarsi il corpo: prima le braccia partendo dalla spalla fino alla punta delle dita, poi il petto e la pancia piatta, fino ad arrivare alle gambe.
 
Chiudendo gli occhi la situazione cominciò a sembrarle molto gradevole. Lentamente passò la spugna morbida sul collo, immedesimandola in delle labbra morbide. Delle labbra che conosceva bene.
 
La spugna si spostò dal collo percorrendolo fino ad arrivare al seno destro. Li cominciò a passare la spugna sulla pelle morbida.
 
Le guance di Strawberry cominciarono a colorarsi del colore dei suoi capelli mentre la sua mente veniva invasa dalle immagini più scandalose e più belle che avesse mai pensato.
 
Un alieno dalla pelle chiara. Il suo corpo snello e atletico spoglio da qualunque pezzo di stoffa e coperto dalle gocce di pioggia che gli ricadevano sulla pelle diafana. Le sue labbra che sfregavano contro la sua stessa lingua che le bagnava nel modo più sensuale che avesse mai visto. I suoi occhi chiari e le pupille ristrette varcati dalle sopracciglia sottili. Uno sguardo malizioso… quello sguardo che Strawberry amava e che le metteva paura allo stesso tempo.
 
Le punte dei suoi capelli verdi smeraldo bagnati ricadevano leggermente, appiccicandosi sulle spalle, e i due nastrini che raccoglievano le due ciocche principali si erano allentati leggermente.
 
Improvvisamente, nelle sue fantasie, le sue labbra erano appiccicate a quelle dell’alieno , che si toccavano e si stuzzicavano con passione ardente. Le braccia esili ma forti maschili, circondavano il corpo femminile riscaldandolo.
 
Improvvisamente Strawberry si sentì travolta da un piacere intenso e inaspettato. Sentì il cuore battere forte, e il piacere che si intensificava di più, sempre di più, che e lei non aveva alcuna intenzione di fermare. Quando tutto passò, forse dopo qualche secondo o qualche ora, si sentì svuotata. Quando riprese fiato, aprì gli occhi a fatica. Notò che le sue dita avevano raggiunto posti dove lei non si sarebbe mai aspettata di toccare. Si era lasciata trasportare… forse un po’ troppo. Lanciò un urlo di terrore
 
“DIO!! Che cosa ho fatto?!” Si coprì le guance rosso fuoco con le mani.
 
Tremante e con il senso di colpa che la divorava, uscì dalla vasca avvolgendo il corpo con un asciugamano rosa. Come aveva potuto pensare quelle cose? Come aveva potuto lasciarsi andare così, in un momento di debolezza?!
 
Furiosa con se stessa, Strawberry si asciugò i capelli, si infilò una tuta comoda e si stese sul letto chiudendo gli occhi.
 
“Kisshu… hai visto cosa mi hai fatto fare…” fu appena un sussurrò prima di scoppiare in lacrime. Sola, con nessuno che potesse sentire le sue richieste di aiuto, nessuno che potesse aiutarla… nessuno…? Ne siamo proprio sicuri?
---
 
 
 
Strawberry non mangiò quella sera. Il senso di colpa che accompagnava il vuoto e la tristezza che portava nel cuore le avevano chiuso lo stomaco. Era rintanata in camera sua intenta a finire un compito di matematica.
 
“Stupida matematica… se non esistesse la vita sarebbe per tutti molto più semplice!” Cominciò a sfogarsi, dando vita alla rabbia e alla frustrazione repressi nel suo cuore: continuò per circa dieci minuti ad insultare un innocente espressione di matematica, scritta per la decima volta su un quaderno dalla copertina rosa.
 
“Perché non vuoi risultare giusta,brutta stupida!!” Per l’ennesima volta tirò una lunga riga sul pasticcio di numeri che aveva combinato. Ma c’era di peggio: si era ricordata di aver prestato la sua calcolatrice a Lisa una sua compagna di classe, ed essendo sprovveduta di un elemento a lei fondamentale per risolvere gli esercizi, era costretta a fare i conti a mano.
 
Dopo aver ritentato, alzò bandiera bianca sbattendo la testa sulla scrivania di legno.
 
“Stupida, stupida, stupida!!!” Si mise la mani fra i capelli, quando le venne in mente la soluzione.
 
“Ci sono!!” Alzò la testa dando uno schiocco di dita.
 
“Lory è un asso a scuola, saprà certamente aiutarmi!! Perché non ci ho pensato prima!!”
 
Aprì immediatamente il portatile, e la prima cosa che notò fu la presenza dell’icona della calcolatrice sul desktop. Sentendosi una stupida a non averci pensato prima, guardò per un paio di minuti la piccola icona che sembrava prenderla in giro. Con il mouse, trascinò la piccola calcolatrice nell’icona del cestino.
 
“Ahahahah!!! Ben ti sta, così impari a prenderti gioco di me!!” Continuò a sghignazzare della sua ‘vendetta’ quando si rese conto di ciò che aveva appena fatto.
 
“Ma guardatemi, mi prendo gioco di una calcolatrice virtuale…” Guardò da un’altra parte come se volesse rendere partecipe qualcuno del suo ‘fantastico atto di malvagità’ …in verità infantile e sciocco.
 
Abbandonando quella situazione, cliccò sull’icona di skype, sperando che Lory fosse in linea.
 
Dopo qualche secondo, apparve la schermata bianca solcata da piccole icone verdi che identificavano se una persona fosse Online oppure Offline.
 
“Si!! Ti ho trovata!!” Cliccò sulla sua immagine e cominciò a picchiettare sui tasti della tastiera:
 
‘Ehi Lory! :)’
 
Dopo qualche secondo le arrivò il messaggio di risposta.
 
‘Ehi ciao Strawberry! :) tutto ok?’
 
‘Bhe… sono un po’ in alto mare con i compiti…’
 
‘Vuoi che ti dia una mano?’
 
‘…tu mi conosci troppo bene Lory! <3 Grazie!’
 
‘Con che cosa abbiamo a che fare questa volta?’
 
‘Espressioni di algebra. Pensi di potermi aiutare? Per favore! <3’
 
‘ Ma certo Straw! :)’
 
‘-_- lo sai che non sopporto quel soprannome.’
 
‘Scusa Straw! :)’
 
‘-.-“ ‘
 
‘:D’
 
Dopo qualche minuto, iniziò una videochiamata skype.
 
Impiegarono un’oretta a finire le espressioni di algebra, e Strawberry mentalmente finì la sua vendetta, prendendosi gioco della matematica:
 
‘Credevi di poter sconfiggere Strawberry Momomiya, ex-paladina della giustizia, con dei semplici numeri? Ti sbagli di grosso!! Il lavoro di squadra funziona sempre!’
 
Dopodichè, cominciarono a parlottare, e Strawberry tentò di nascondere il viso solcato da delle occhiaie, e dalla tristezza. Ma le sue intenzioni non si verificarono:
 
“Ehi Strawberry…” Disse Lory improvvisamente risvegliando Strawberry dai suoi sogni.
 
“Si?” Rialzò il viso verso lo schermo.
 
“Sei sicura di sentirti bene? Sembri un po’triste…”
 
Strawberry sospirò.
 
“In effetti… già…”rivolse lo sguardo da un’altra parte.
 
“Ne vuoi parlare? Magari ti sentirai meglio…”
 
“Mh…” Esitò qualche secondo. “No, non è nulla di che…” Abbassò leggermente le palpebre.
 
“Ne sei sicura?”
 
La ragazza dai capelli cremisi esitò.
 
“Vedi… è… una cosa un po’ strana… non mi crederesti se te lo raccontassi.”
 
“Bhe, non ne hai la prova, potrei anche crederti!” rispose con un sorriso la dolce Lory.
 
Strawberry sorrise.
 
“Lory… è molto complicato…”
Fece appena in tempo a finire la frase, sentì il forte fragore di un tuono e all’improvviso la chiamata saltò.
 
“Lory… Lory? Grrrr!!! Stupido temporale!!!” Chiuse violentemente il pc stringendo l’altre mano a pugno.
 
Sospirò sbilanciandosi sulla sedia.
 
“Accidenti…”
Erano le dieci di sera. Pioveva a dirotto. Ma le lacrime che Strawberry aveva riversato negli ultimi giorni, non avrebbero mai potuto competere con la quantità di acqua piovana che si tuffava dalle nuvole per poi sfracellarsi a terra.
 
Rannicchiata fra le coperte continuava a tenere stretto il cuscino ormai fradicio
 
“Basta… basta,basta,basta!! Devi dimenticarti di lui, Kisshu è un nemico, lui è un alieno, lui…lui…”iniziò con tono di rimprovero, per poi finire in lacrime.
 
 
 
 
“Perché… perché mi manca così tanto… perché sento il bisogno di averlo qui con me… non sarà che io…” stava per pensarci, ma si ristabilì scuotendo la testa. Si alzò in piedi.
 
“STRAWBERRY!!! Insomma basta, ricomponiti!!! Lui non può essere tuo e tu non puoi essere sua, lui è un alieno, un nemico, l’antagonista!!! Basta Strawberry!! Piantala o giuro che- che io…” non riuscì a terminare la frase, scoppiò di nuovo… si accasciò sulle ginocchia. Fu il turno del tappeto della sua stanza di ricevere le sue lacrime. Parlava molto spesso da sola negli ultimi tempi, si rimproverava da sola come una madre farebbe ad un figlio.
“Aiuto… qualcuno mi aiuti…”
Fu uno sfogo più leggero del solito. Le lacrime scivolavano velocemente e uniformemente, per poi atterrare senza far rumore sulla stoffa rosa.
 
Ma fu un’altra la cosa che fece rumore…
 
Un piccolo rumore sul vetro.
 
Strawberry alzò lo sguardo. Quel rumore proveniva dalla portafinestra.
 

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