Le cose cambiano, ma la storia si ripete.

di SaMiNa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le cose cambiano, ma la storia si ripete. ***
Capitolo 2: *** Ascolta il vento è lui che ti condurrà dove vuoi! ***
Capitolo 3: *** Eyes! ***
Capitolo 4: *** Come fai a saperlo? ***



Capitolo 1
*** Le cose cambiano, ma la storia si ripete. ***


     * Le cose cambiano, ma la storia si ripete *


Siamo nell’anno 3500. Siamo in Giappone nell’anno 3500. Siamo nell’anno in cui la tecnologia regna. Macchine che volano e computer che parlano. L’anno in cui nessuno parla. L’anno in cui nessuno si diverte. L’anno in cui nessuno gioca, nessuno fa sport. Nessuno gioca a calcio. Ma le cose cambiano e la storia si ripete. Siamo in Giappone nell’anno 3500 e un ragazzo dai capelli turchesi viaggiava per le strade di un piccolo paese della provincia di Tokyo. Vuole sapere le origini della sua famiglia. I suoi genitori gli hanno sempre parlato del calcio, dicendo che questo sport è stato per anni il simbolo del Giappone, questo grazie ad una squadra straordinaria che nel 2012 circa ha vinto il Football Frontier International. In questa squadra, che portava il nome di Inazuma Japan, giocava colui senza il quale lui non sarebbe nato. Quello che deve re ingraziare per il suo nome: Ichirouta Kazemaru. Arrivò all’archivio della città di Tokyo e cercò informazioni su questa fantomatica squadra acclamata da tutta la sua famiglia.

-       - Argomento prego- una voce metallica ruppe il silenzio che era nella stanza.

-        - Sport, calcio – rispose il turchese

-        - Anno prego – continuò la voce

-        - 2012, Football Frontier International -

Il giovane Ichirouta vide i filmati delle partite, di come vinsero il torneo, poi lesse delle avventure del più grande attaccante di tutti i tempi,Gouenji Shuuya, lesse anche di Kido Yuuto, considerato il regista più bravo di tutto il Giappone. Leggendo dell’ Inazuma Japan, al giovane turchese venne voglia di andare a visitare la scuola che li vide formarsi: la Raimon Junior High. L’edificio ormai vecchio e inutilizzato mostrava il prestigio che aveva un tempo, alla vista dell’enorme fulmine, Ichirouta si elettrizzò a tal punto da correre all’interno dell’edificio. Visitate le varie classi decise di andare a visitare la palestra, poi passò al campo di atletica. Si ricordò che Kazemaru, prima di giocare a pallone, era un corridore, così decise di correre. Gli piaceva sentire il vento sul viso. Mentre correva i suoi occhi videro l’enorme campo da calcio, al centro del quale c’era un ragazzo. Ichirouta corse verso quello. Lo sconosciuto si girò e rivolse un sorriso a trentadue denti al turchese.

-        Endo Mamoru piacere- non sapeva perché, ma quel ragazzo gli infondeva sicurezza. Sembrava conoscerlo da tempo.

-         Ichirouta Kazemaru il piacere è mio – quel nome, lo fece sorridere, facendogli pensare che forse i “ suoi eroi “ non erano scomparsi del tutto, ma vivevano ancora dentro di loro.

Siamo in Giappone nell’anno 3500 le cose cambiano, ma la storia si ripete.





Angolino, Angoletto...
Salve a Tutti... per chi non mi conoscesse, sono SaMiNa, piacere di conoscervi...
Vi chiedo scusa per questo orrore che avete letto....
non sono per niente soddisfatta di quello che ho scritto, ma sentivo il bisogno di metterlo...-.-"...
Quindi scusate ancora, sto cercando di migliorare... e vi prometto che la prossima fic che pubblicherò sarà migliore di questa ( almeno lo spero ^^"")
Un bacione a tutti
SaMiNa...

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Capitolo 2
*** Ascolta il vento è lui che ti condurrà dove vuoi! ***


 

~ Ascolta il vento è lui che ti condurrà dove vuoi~



Non c’è tempo di pensare a quanto si soffre:c’è solo il tempo di correre

(Ben Logsdon)

Nella vecchia periferia di Tokyo un ragazzo fuggiva da qualcosa, o meglio da qualcuno. Correva, ma non sapeva neanche lui dove era diretto. Correva e sentiva i battiti del suo cuore. Correva e si sentiva felice. Corse fino a quando non giunge davanti ad un vecchio edificio. Lo aveva già visto, ma non si ricordava dove. La vista del fulmine gli risultava familiare e lo fece sorridere, ma ne ignorava il motivo, forse perché era strano vedere una struttura così antica in una città così moderna, oppure perché in quel momento si sentiva in pace con se stesso, sapeva di essere arrivato nel posto giusto. Sapeva di essere al sicuro dalle grinfie di una minaccia, che forse minaccia non è. In fondo era solo fuggito dall’apatia della propria famiglia, era stanco di tutto quel silenzio che invadeva la casa da quando suo padre aveva perso il lavoro. Era stanco di quegli sguardi persi nel vuoto. Odiava quella situazione, ma lì da solo in quel luogo silenzioso isolato da tutti si sentiva a proprio agio.

-scusa ci passeresti la palla per favore?- forse non era proprio da solo, ma si accorse della presenza di quei due, solo quando quel ragazzo dalla fascia arancione lo aveva chiamato. Aveva visto quei visi, ma dove? – ti andrebbe di giocare con noi?-

-giocare a cosa?- da tempo a Tokyo erano stati vietati all’aria aperta

-a calcio ovvio!- calcio? Quei due erano strani! Perché volevano fare uno sport che avrebbe portato loro solo guai? Però non riuscì a rifiutare. Sentiva il richiamo di quella sfera rotonda. Si piegò a raccoglierla e rapidamente calciò la palla, che veloce finì in porta. Si mosse quasi inconsciamente, ma si sentiva ugualmente soddisfatto e senza rendersene conto era sceso in campo a giocare con loro.

Kazemaru rimase meravigliato dalla potenza di quello sport, che riusciva ad unire amici ed estranei. Quindi perché nel 3500 era vietato fare qualche sport? Cos’era accaduto nei secoli precedenti di tanto grave da portare il governo giapponese ad abolire gli sport? Perché il calcio da divertimento per tutti è diventato qualcosa di illegale? Kazemaru era disposto a cambiare quella situazione ed era sicuro che con i suoi compagni sarebbe riuscito nel suo intento anche se questo avrebbe significato passare il resto della sua vita rinchiuso in una squallida cella, avrebbe riportato lo sport in Giappone.

-Kaze-chan! Non stare lì fermo vieni anche tu!- Endou, anche se lo conosceva solo da qualche mese, aveva capito le intenzioni del turchese ed era disposto a seguirlo da ogni parte, infondo era l’unico amico che aveva e per gli amici si fa di tutto. Fino al loro incontro era stato un ragazzo solo, evitato da tutti per i suoi grandi progetti, per i suoi sogni per la sua voglia di tornare ad un’epoca in cui si era artefici del proprio destino, in cui vi era libertà di parola e pensiero. Voleva tornare ai tempi della mitica Inazuma Japan, sapeva perfettamente che sarebbe stato difficile, ma avrebbe fatto di tutto pur di poter tornare a giocare liberamente a calcio. E sapeva che Kazemaru lo appoggiava, lo vedeva nel suo sguardo,aveva uno sguardo da sognatore come lui. Era un ribelle, o almeno è così che la società lo avrebbe classificato.

-credo che per oggi possa bastare – proruppe Kazemaru, interrompendo la corsa dei suoi compagni

-si forse è meglio- lo seguì

- volete già smettere?-

-Endou è ora di cena se non sarò a casa tra 10 minuti i miei mi ammazzeranno!

 -ok… farò come vuoi Kaze-chan… scusami, ma tu come ti chiami?

-Kidou Yuuto-

Avevano giocato insieme per due ore, e solo in quel momento si erano ricordati delle presentazioni. Avevano giocato solo per due ore, ma si sentivano legati come se si conoscessero da anni. Avevano giocato solo per due ore e una grande amicizia era nata.

Un ragazzo che correva da solo nella vecchia periferia di Tokyo, ora non corre più da solo.





~ Piccolo Angolo ~
Hola chicos! Como estàs? Spero bene
Lo so, è da taaaaaaaaaanto che non aggiorno questa storia, ma non avevo ispirazione.. e qaundo è venuta sono andata in gita
quindi volevo scusarmi in primis per il ritardo,spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo... anche se so che fa abbastanza pena...
Volevo anche scusarmi per eventuali errori, ripetizioni ecc...
Inoltre il titolo non ha niente a che vedere con la storia, ma è carino no?! no!...
ed è cortissimo...vi prometto che dal prossimo saranno per lo meno più lunghi... Grazie mille comunque a tutti coloro che l'hanno messa nelle seguite e tutti coloro che l'hanno letta e recensita..
Ora me ne vado vi tolto troppo tempo...
un bacione a tutti <3
SaMiNa

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Capitolo 3
*** Eyes! ***


Eyes


-Abbiamo aspettato a lungo, ma ora siamo pronti… pronti per ripartire- una voce nell’oscurità si fece avanti, un grido di approvazione rimbombò nella caverna e come un ruggito invase la città dormente.


Erano passati tre mesi dall’incontro tra Endou e Kazemaru, ormai oltre a Kido altri ragazzi si unirono al gruppo. Tra questi si era aggiunto Hiroto Kiyama un ragazzo dai capelli rossi, la pelle bianca come il latte e degli occhi color acqua marina,che mostravano furbizia, ma anche paura. Quegli occhi che secondo Kido erano la forza e la debolezza del rosso. Occhi nei quali si leggeva di un passato pieno di tristezza e sofferenza. Quegli stessi occhi appartenevano a Midorikawa Ryuuji, arrivato in squadra poco dopo il rosso. Entrambi erano uniti da un passato difficile, passato che ai compagni di squadra era difficile immaginare.  Passato che aveva messo a dura prova la pazienza dei due. Passato che fuse le anime dei due ragazzi in una sola.
Il 30 Marzo 3500, per la prima volta da quando era stata formata, la squadra aveva rinunciato agli allenamenti, per parlare di quanto stava accadendo loro intorno. Si erano riuniti a casa di Kido, che tra tutte era la più grande. Il cielo fuori era grigio, le nuvole preannunciavano un temporale e i ragazzi si stavano preoccupando per gli avvenimenti dei giorni precedenti. Di fatto da qualche notte, una strana luce viola colorava il cielo stellato e puntualmente le mattine seguenti, sul campo da calcio nel quale i ragazzi si allenavano appariva un numero. Quel giorno sul prato verde in cui i ragazzi erano soliti allenarsi, era apparso un “-10”. Leggendo il numero Kido propose una riunione tra i componenti della squadra, perché secondo il rasta quella situazione stava diventando assurda. Erano a casa di Kido da due ore e nessuno era riuscito a dare una risposta a questi fenomeni. Kazemaru aveva osato dare qualche spiegazione, ma anche le sue non erano state soddisfacenti. Tutti erano d’accordo sul fatto che quello potesse essere una sorta di conto alla rovescia, ma nessuno era in grado di spiegare per cosa. Endo era alla ricerca di qualcosa,  per tanto Kazemaru aveva deciso di raggiungerlo,poiché il castano meravigliato dall’enorme libreria che Kido aveva in salotto era rimasto in silenzio senza proferire parola, e si era messo a guardare tutti i volumi di quella libreria. Tutti si erano stupiti nel vederla, specie perché era difficile trovarne una nel loro periodo. Yuuto aveva detto che quella casa apparteneva a quel Kido Yuuto che aveva fatto parte della leggendaria Inazuma Japan e per tanto i suoi genitori non avevano voluto apportare modifiche. Sentendo la storia Mamoru si era diretto lì alla ricerca di qualcosa, ma non si era pronunciato. Da quando erano lì non aveva parlato.
-tu che ne pensi?- chiese il turchese al castano, che fu solamente capace di rispondere con un’alzata di spalle. Segno che neanche lui sapeva cosa dire. Ichirouta trovava quella situazione al quanto “buffa”, Kido che tra tutti era quello più intelligente in quell’occasione era stato in silenzio e le uniche frasi che era riuscito a dire, erano riferite al cibo o al tempo. Endo, che in genere era pieno di vitalità, quel giorno era in silenzio e pensieroso. Hiroto e Midorikawa continuavano a guardare pensierosi le gocce di pioggia, che docilmente bagnavano i vetri di casa Yuuto. Quella scena, per quanto buffa, tenera, stava facendo innervosire il turchese il quale continuava a grattarsi, nervosamente, la testa. I suoi occhi osservavano impazienti i suoi compagni, in attesa che qualcuno di loro dicesse qualcosa. In aria c’era un silenzio esasperante. Per quanto Kazemaru fosse un ragazzo tranquillo e silenzioso, quel silenzio lo innervosiva. Odiava quel nervosismo che si era creato in quella stanza.
-TROVATO!- in quel momento tutti si girarono verso Endo, che mostrava vittoriosamente un libro piuttosto antico e rovinato. Il titolo, poco leggibile, face intendere che all’interno del tomo era narrata la storia del FFI 2012. Purtroppo aprendolo pochissime parole erano leggibili tra le quali “chiave” “Japan” “sorella” e “1000”. Lette le parole Hiroto iniziò a ridere istericamente.
-perché ridi?- proruppe Kazemaru, che tra tutti era rimasto più sbalordito.
-perché ho perso tutto questo tempo per uno stupido libro.-
-e cosa avresti dovuto fare di così importante?- chiese questa volta quasi innervosito.
-cose, senza dubbio, più importanti- detto questo il rosso uscì dalla casa, lasciando i suoi amici sbalorditi dal suo comportamento. Avevano sempre visto Hiroto come un punto fermo, e vederlo ora comportarsi in un modo così insolito, li aveva fatti incuriosire. Tra tutti l’unico che non era rimasto disorientato era Midorikawa che aveva deciso di rincorrerlo, sapeva cosa provava, sapeva il motivo del suo comportamento, e non lo avrebbe lasciato solo.
Mentre correva sotto la pioggia, Hiroto piangeva silenziosamente e correva, correva verso una meta a lui fin troppo conosciuto. Meta in cui lui passava le sue giornate da ben 4 anni, da quando la persona che era stata come un padre per lui era morto. Arrivato davanti alla sua vecchia scuola, stanco e devastato dal forte dolore, Hiroto si accasciò su di un muro e iniziò a piangere più forte. Si sentiva male, si sentiva nuovamente solo, abbandonato e questa volta non poteva dare la colpa ad uno stupido incidente, perché questa volta la colpa era stata solo la sua. E questo lo sapeva bene.
-non eri tu che non piangevi mai?- il rosso alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli cioccolato di Midorikawa. Il ragazzo dai capelli color pistacchio si sedette vicino al compagno abbracciandolo.  Il rosso sentendo il calore del corpo di Midorikawa si rilassò e ringraziò il cielo per avergli dato un amico come lui.  poco dopo gli altri che avevano assistito alla scena accompagnarono i ragazzi a casa e dopo le scuse da parte di Hiroto, si sedettero e il rosso raccontò della sua storia. Raccontò dell’abbandono dei suoi genitori. Raccontò della morte del suo patrigno. Raccontò della sua paura di rimanere solo. Raccontò della paura della morte. A fine racconto Kazemaru, con gli occhi lucidi, si avvicinò all’amico e lo abbracciò sussurrandogli   parole di conforto.

“..Coloro che ci lasciano
..non sono degli assenti
..sono solo degli invisibili
..fissano i loro occhi pieni di gloria
..nei nostri pieni di lacrime..  [S. Agostino] “

  

Angolo Samba(?)
Salve a tutti, come state?
Questo capitolo fa SCHIFO lo so, non so perché l'ho pubblicato: è triste, deprimente ed è scritto male. Insomma una garanzia  -.-"
Ditemi ciò che pensate se volete, e ovviamente se avete critiche da fare fatele ;)
alla prossima
SaMiNa xx 

 

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Capitolo 4
*** Come fai a saperlo? ***


COME FAI A SAPERLO?


-oh andiamo sai perfettamente che l’unico modo per fermarli è raggiungere gli altri a Inazuma-cho-
-e tu sai perfettamente che io non voglio-
-ma perché?-
-perché non voglio affezionarmi e dover dire addio-
-ma non accadrà-
-come fai ad esserne sicuro?- Suzuno chiuse con forza il libro che stava leggendo, “tanto è inutile continuare” si era detto. Nagumo Haruya era piombato in casa sua come un uragano per raccontargli di alcuni strani avvenimenti avvenuti in Giappone.  Il rosso parlava di strane luci violacee, parlava di libri ritrovati e di 12 ragazzi che si erano ritrovati, come era riuscito a ricavare tutte quelle informazioni era un mistero per Fusuuke, fatto sta che rispecchiava perfettamente la profezia che avevano letto qualche giorno prima sulla porta di un’antica villa giapponese. 
-perché ha a che fare con il calcio- Fuusuke sbuffò a quell’affermazione. Calcio. Non c’era cosa più odiosa di quella parola per l’albino. È sempre stato una persona libera, ha sempre preso le proprie decisioni, è sempre stato padrone del suo destino, le rare volte che questo gli si imponeva, trovava sempre il modo per evitarlo, ma con il calcio era diverso. Sapeva perfettamente che faceva parte di lui, e sapeva altrettanto bene che non c’era modo di evitarlo. Ecco perché detestava così tanto quello sport. Faceva parte del suo destino, del suo passato, del suo presente e del suo futuro. Non c’era via di scampo. 
Mentre camminava assorto nei suoi pensieri, Nagumo era in attesa di una risposta: Suzuno sarebbe partito con lui o no? Non era riuscito ancora a capirlo. Si conoscevano da molto, ma l’albino era sempre stato un’incognita per lui. Fuusuke sbuffò.
-hai vinto- Nagumo non capiva. Cosa aveva vinto? –verrò ad Inazuma-cho- disse accelerando il passo e lasciando l’amico indietro.
Quando Suzuno svoltò l’angolo per prendere la via di casa sua incontrò un ragazzo biondo cenere, che lo guardava con un sorriso sghembo in volto. L’albino sbuffò.
-heyyy- lo salutò questo. Dylan Keith. Fuusuke non sopportava gli americani quasi quanto il calcio. Erano sempre allegri. Padroni del mondo. Ma che avevano poi da sorridere sempre? –i heard what you said to Nagumo-san 1- Suzuno si limitò ad alzare le spalle e proseguire per la sua strada, ma si sa che gli americani sono insistenti. Di fatti questo iniziò a seguirlo. Fuusuke si girò infastidito.
-e quindi?- Keith sorrise soddisfatto. I suoi metodi funzionavano sempre.
-I just want to come with you and Nagumo in Japan2-  Suzuno sbuffò. Ancora pallone. Non ne poteva più. Quanto ancora quell’insulso sport doveva influenzare la sua vita? Quanto? Non rispose al biondo. Si limitò ad alzare le spalle e proseguire il suo cammino fino verso casa sua. Entrato in caso corse in camera sua e prese un’immagine sfocata che rappresentava un ragazzo con un pallone.
-quanto ancora dovrai decidere per me?- urlò l’albino alla vecchia foto che teneva in mano. La strinse nervosamente, cercava delle risposte e l'unico che poteva dargliele era morto più di un secolo fa. La ripose sulla scrivania in legno della sua camera e posò lo sguardo sul mappamondo che vi era lì sopra. Giappone. Non era poi così lontano dalla Corea. Riposò lo sguardo su quell’immagine. Perché questo sport aveva affascinato così tanto gli uomini del passato? Cosa aveva di speciale? Chiuse gli occhi. Non voleva pensarci. Voleva solo fuggire e non pensare più a nulla.
 Dylan non seguì Suzuno. Sapeva quanto l’albino fosse suscettibile, meglio non insistere,ma era comunque  soddisfatto, prese il telefono e compose velocemente un numero.
-Mark? I’m coming3- e richiuse. Tutto stava cambiando da quando quelle strane luci viola erano apparse nel cielo di Tokyo. Vecchi amici stavano per ritrovarsi, altri stavano per lasciarsi e il libro di una nuova epoca stava per essere scritto. Il biondo lo sapeva. Lo aveva letto. Lo aveva sentito, ma soprattutto lo aveva ricordato. Stavano per chiudere un conto con il passato. Un conto aperto per troppo tempo. 

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-signore, i ragazzi si stanno riunendo..non dovremmo fermarli?-
-no, lasciali fare- e una risata si fece strada tra le roccia di una montagna.

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In quale lingua devo chiedervi scusa?
Scusate veramente.... :C
Spero che vi sia piaciuto almeno un po'...
A me no xD
Vi prometto che dal prossimo capitolo in poi mi impegnerò seriamente ;D
Baci
SaMiNa


1: Ho sentito cosa hai detto a Nagumo-san
2:Voglio solo venire in Giappone con te e Nagumo
3: Mark? Sto venendo

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