Tra me e te

di MegamindArianna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Roxanne - Strano ***
Capitolo 2: *** MEGAMIND - L'appuntamento ***
Capitolo 3: *** ROXANNE - Striscia ***
Capitolo 4: *** MEGAMIND - Aveva ragione ***
Capitolo 5: *** ROXANNE - Sua ***
Capitolo 6: *** MEGAMIND - Cuore ***
Capitolo 7: *** ROXANNE - Buono ***
Capitolo 8: *** MEGAMIND - La fine ***
Capitolo 9: *** ROXANNE - Sangue ***
Capitolo 10: *** MEGAMIND - Disposti anche a questo ***
Capitolo 11: *** ROXANNE - Lasciami ***
Capitolo 12: *** MEGAMIND - Spettacolo tremendo ***
Capitolo 13: *** ROXANNE - Gelido volto pallido ***
Capitolo 14: *** MEGAMIND - Non farlo ***
Capitolo 15: *** ROXANNE - Uno di quelli ***
Capitolo 16: *** MEGAMIND - La leonessa ***
Capitolo 17: *** ROXANNE - Non lo sei mai stato ***
Capitolo 18: *** MEGAMIND - Impotente ***
Capitolo 19: *** ROXANNE - Pazza ***



Capitolo 1
*** Roxanne - Strano ***


ROXANNE - Strano

 
Megamind stava in alto, sopra la Metro Tower. Grazie al jet pack, riusciva a volare. Indossava degli stupidi occhialoni da aviatore e teneva sulle mani quella stupida pistola azzurrognola.
 
Come tutti sapevano, io dovevo essere rapita ogni volta che Megamind attaccava Metro City. Eppure non accadde. Stavo tranquillamente tra la folla di giornalisti a parlare nel microfono per descrivere tutta la scena.
 
“Buongiorno Metro City! Qui, che vi parla, è Roxanne Ritchi della KMCP 8 NEWS e stiamo assistendo ad un altro disperato tentativo di Megamind di attirare Metro Man e distruggerlo. Riprenderemo tutta la scena e, mi raccomando, non cambiate canale. A tra poco per i commenti!” e mi allontanai dalla telecamera, facendo segno ad Hal di alzare l’obiettivo e avvicinare.
 
Continuavo a pensare a quel che stava accadendo, al perché Megamind non mi avesse rapito.
 
-Ti auguri di essere rapita solo per assicurarti l’incolumità della sua mente!? Sei impazzita! Meglio se non ti ha rapita, no? Ti lamenti sempre, e ora… vuoi essere portata via!- pensai parlando a me stessa.
 
Mi passai le mani tra i capelli. Mi scoppiò un gran mal di testa e, mentre attendevo l’arrivo di Metro Man, afferrai una bottiglia d’acqua all’interno del furgoncino.
 
Pochi minuti dopo, una figura bianca attraversò il cielo. “Guardate!” gridò un uomo. “E’ arrivato Metro Man! Evviva! Lui ci salverà!”

~


Angolo scrittrice:
Salve! Finalmente sono ripartita... non in quarta ma... mi accontento! ^.^ Ho deciso di creare questa specie di raccolta di brevi testi perchè la storia sarà vsta da due punti differrenti... quello di Roxanne a di Megamind... Spero vi piaccia!

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Capitolo 2
*** MEGAMIND - L'appuntamento ***


MEGAMIND - L'appuntamento

 
Finalmente Metro Man era arrivato.
 
Non ero armato dalla testa ai piedi come al solito; tenevo solo la De-gun per sicurezza.
 
“Buongiorno, Mister Perfettino. A quanto pare sei in ritardo.”
 
Gli avevo dato un appuntamento per le nove della mattina ma lui, come al solito, doveva prendersi il suo tempo. Per un’ora intera avevo fluttuato intorno alla punta della Metro Tower.
 
“Su, amico! Non l’ho fatto di proposito.” E alzò le spalle.
 
“Va bene, ma ora passiamo al dunque.” E mi schiarii la voce. “Voglio chiederti di smetterla di girare intorno a lei…” dissi sincero.
 
Non volevo che continuasse a stare appiccicato a Roxanne solo per delle interviste e diventare famoso. Mi ero reso conto, con il passare degli anni, che Roxanne non era più un oggetto. Avevo capito che era una donna. Ma non nel senso che pensavo fosse un maschio; era stupido. Solo che era una donna con dei sentimenti e degli interessi; in quei suoi interessi doveva entrare il suo hobby, gli sport e soprattutto il giornalismo. In quello potevamo entrare anche io e lui, ma esternamente. Dovevamo essere solo nell’inquadratura della telecamera e non nella sua vita privata.
 
“Come scusa?” domandò accigliato.
 
“Smettila di starle addosso, ok? Abbiamo fatto abbastanza danni. Credo che i nostri conflitti debbano interessare solo noi.” Infilai la De-gun nella fodera. “Quindi come io non rapirò più Roxanne, tu… dovrai andartene ogni volta che avremmo finito di lottare…” mi voltai “Dovrai andartene ogni volta che perderò.” Aggiunsi sospirando.

~

Angolo scrittrice:
Salve! Questo è il secondo capitolo di questa particolare FF! Non so da quale parte contorta della mia mente sia uscita ma... ecco... spero vi piaccia in quanto è la prima volta che provo a fare una cosa del genere... =)

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Capitolo 3
*** ROXANNE - Striscia ***


ROXANNE - Striscia

 
Non avevano mai passato più di un quarto d’ora a parlare senza picchiarsi, eppure si stavano guardando negli occhi, entrambi l’uno davanti all’altro.
 
Di solito Megamind se ne usciva sempre sconfitto e con un occhio nero.
 
“Ma che stanno facendo!? Perché Metro Man non punisce Megamind!?” gridò qualcuno tra la folla.
 
-Ora capisco…- pensai – questi sono qui solo per vedere un po’ di spettacolo.
 
“Scusate ma se no vi interessa andatevene…” dissi petulante.
 
“Oh, salve Miss Ritchi.” Rispose cordialmente un uomo con la maglietta di Metro Man. “Io sono qui perché mi interesso alla vita del nostro eroe. Sono solo io che le rispondo perché gli altri, come può bene vedere, sono qui per vedere Megamind strisciare a terra…”
 
“Strisciare a terra nel senso di essere sconfitto o…”
 
“No, intendo proprio vederlo a terra e andarsene come un verme…” e incrociò le braccia. “Sono solo delle persone che vogliono vedere il cattivo perdere… hanno sempre fatto così... per lo meno i giovani…”
 
“Ah, capisco…” dissi strabuzzando gli occhi. Mi passò per la mente un’immagine veloce ma terribile; un’immagine senza senso ma orribilmente angosciosa:
 
Striscia; striscia fino ad un albero. Afferra una sporgenza del tronco e si appoggia. Il suo vestito è strappato; il suo esile corpo è coperto da macchie violacee; i suoi occhi verdi sono chiusi per il dolore. Stringe i pugni, sopporta. Un lacrima scende rapida senza lasciare traccia. “Aiuto…” dice allungando la mano blu verso di me.
 
Mi passai una mano tra i capelli. Alzai gli occhi al cielo. “No… non può succedere…”

~
 

Angolo scrittrice:
Non ho ben capito come riesco ad andare avanti... faccio un paio di righe ed eccomi qui... ho completato il mio capitolo.... ma non so perchè mi piace. Ma a voi? Vi piace? ^.^

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Capitolo 4
*** MEGAMIND - Aveva ragione ***


MEGAMIND - Aveva ragione


“Cosa? Lei è la mia fidanzata e faccio ciò che voglio…”
 
Alla parola ‘fidanzata’ strinsi i pugni “Non hai capito… io voglio solo dirti che le nostre lotte non devono interessarle se non a scopo giornalistico, ok? Non è difficile…” dissi allargando le braccia.
 
“Si, idiota. Ho capito…” risponde avvicinandosi. “Smettila, comunque… non ho bisogno delle tue prediche. Io dovrei farle a te.”
 
“Manterrai la promessa?” dissi allungando una mano. Aspettai la stretta possente.
 
Roteò gli occhi e, disgustato, accettò l’offerta stringendo la mano. Ma in malo modo.
 
“Metro Man…” dissi contorcendomi “la mano… sento le ossa delle dita scricchiolare… potresti stringere di meno, per cortesia?”
 
“E perché?” disse beffardo.
 
“Perché mi stai facendo male al di fuori di una normale lotta tra super-eroe e super-cattivo” dissi cercando con l’altra mano di staccarmi dalla presa.
 
“Ma dai, Piccoletto…” e abbassò lo sguardo “Guardali… stanno solo aspettando che io ti molli un bel cazzotto tra gli occhi… Non vorrai deluderli?”
 
Mi affacciai stringendo i denti. Le ossa ormai erano andate; sentivo il dolore lacerante passarmi per tutto il corpo.
 
Una folla di gente esultava mostrando al cielo grossi fogli con scritto Forza, Metro Man! 
 
“No, grazie… magari quelle di oggi mettile da parte per la prossima volta…”
 
“Oh, il Piccoletto ha paura… sai che con chi ha paura io non stringo patti?” sussurrò abbassando la testa. “Non vorrai che mi metta a infastidire Roxy, vero?”
 
Abbassai di nuovo lo sguardo. Una figura rossa spiccava tra le altre. Roxanne; la dolce e coraggiosa Roxanne. Si teneva la testa con una mano, sembrava stanca e stressata. Immaginavo i suoi occhi azzurri perdersi e chiudersi dal sonno.
 
“Va bene… fai quel che ti pare… poi lascia stare Roxanne!” dissi riempiendo i polmoni d’aria e tirando in fuori il petto.
 
“Affare fatto...” rispose poco prima di afferrarmi per un braccio e scaraventarmi contro una finestra della Metro Tower. Dal basso, dalle strade, si sentì un grido di battaglia levarsi.
 
“Bene…” dissi sussurrando a me stesso “me l’aveva detto Minion… aveva ragione anche questa volta…per amore si fa tutto…”.


~

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Capitolo 5
*** ROXANNE - Sua ***


 

ROXANNE - Sua

 
La folla si mise a gridare, strepitare, scalciare e saltare entusiasta. Megamind era finito nel cacciarsi nei guai… di nuovo.
 
Metro Man prima lo aveva scaraventato contro un vetro, poi lo seguì, lanciandosi nell’edificio e riportandolo fuori. Lo teneva per una mano, sospeso in aria con il jet pack che lanciava scintille blu e bianche.
 
“Ma ora che fa?” domandai a quell’uomo “Perché fa così? Perché Megamind non reagisce?”
 
Si grattò il mento. “Non so… veramente strano. Magari si è fatto molto male.”
 
“No… non può essere. Megamind ha sempre resistito senza arrendersi. Deve essere successo qualcosa..” dissi afferrando la videocamera e stringendo il campo visivo sui soggetti in alto.
 
Metro Man teneva il povero Megamind come un trofeo, come il cacciatore dopo aver ucciso il suo grosso e ambito animale da tanto ricercato.
 
“Allora? Cosa succede, Miss Ritchi?” chiese l’uomo urlando per sovrastare le urla e le acclamazioni della folla.
 
“Nulla di buono. Megamind è immobile.” Dissi sentendo le gambe cedere.
 
-Roxanne? Forza… su….- pensai –Non preoccuparti per quel criminale… non ha giovato nulla di buono alla tua sanità mentale… e la dimostrazione è che credi che io… la tua coscienza… ti stia dando un motivo per urlare e fermare Metro Man…-
 
Agitai la testa. Stavo impazzendo. Sentivo in me quel corpo stanco e abbandonato; la mano destra cominciò a formicolare, come se qualcuno l’aveva stretta con forza.
 
-Ma devi ammetterlo … lui è diventato parte della tua vita… sei sua… non puoi farci nulla…-
 
Sua? Come potevo essere sua? Io ero solo un oggetto per lui; solo una cosa da sfruttare a proprio vantaggio.
 
Non c’era nulla tra me e lui. Nulla al di fuori dei rapimenti.

~
 

Angolo scrittrice:
Ok... Roxanne fa un po' come me... crede di avere un grillo parlante sulla spalla ... ma più che altro nella mente... Il mio dice di continuare la FanFiction!! Al prossimo capitolo!!  ^.^

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Capitolo 6
*** MEGAMIND - Cuore ***


MEGAMIND - Cuore

 
Chiusi gli occhi. La mano destra ormai era andata, non riuscivo più a muoverla. Anche l’altra mi stava abbandonando, stretta in quella di Metro Man.
 
Stavo sospeso nel vuoto. Il jet pack lanciava scariche elettriche. “Hai… hai già finito?” dissi con la voce rauca.
 
“Ma che dici…” rispose “Ho appena iniziato… però…”
 
“Però.. cosa?” domandai stordito mentre i vetri conficcati nella pelle mi facevano vedere le stelle.
 
“Così non è divertente… tu stai immobile come una paperella di gomma, come un pupazzo malridotto… reagisci!” Disse alzandomi di poco.
 
“Cosa posso fare, dimmi? Se tiro fuori la pistola per disidratarti il tuo bel gioco finisce, giusto?” sospirai “Quindi ti prego di accontentarti… “
 
Metro Man scese di quota, avvicinandosi alla folla. “Eilà, gente!” disse sorridendo.
 
Un grido furioso ed esaltato giunse fino alle mie povere orecchie sensibili. Arricciai il naso e strabuzzai gli occhi. I miei piedi penzolavano sopra le teste degli spettatori.
 
“Allora? Che hai deciso di fare?” domandai contorcendomi. Anche due costole erano andate. Grandioso.
 
“Bhe… prima vediamo cosa vuole il pubblico…” e sorrise. “Allora, amici? Che ne dite di un gioco? Dato che il cattivo si è arreso, possiamo divertirci quanto vogliamo!”
 
“Leghiamolo e puntiamogli addosso le sue stesse armi!” disse una donna che, fortunatamente, non era Roxanne.
 
“No! Portalo nel deserto! Lì saprà come pentirsi!”
 
“Ma che dici! Mettiamolo nel museo dedicato a Metro Man in una teca di vetro come pezzo da esposizione!”
 
“Si! Grande!”
 
Quelle idee per la mia punizione erano terribili. Credevo di essere io il cattivo, ma in poco tempo notai come la gente al di fuori del mio Covo Malvagio fosse peggiore di me. Io non avrei mai osato picchiare un qualsiasi ostaggio o magari umiliarlo. Non mi sarei mai permesso di trattarlo come qualcosa di inutile.
Eppure qualcuno lo avrebbe fatto. Le persone, quando non sono minacciate, mostrano la loro parte peggiore, facendo vedere anche cosa veramente nascondono nel cuore.
 
Cuore… se si poteva definire in quel modo.

~

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Capitolo 7
*** ROXANNE - Buono ***


ROXANNE –  Buono

 
“Ma che dici! Mettiamolo nel museo dedicato a Metro Man in una teca di vetro come pezzo da esposizione!”
 
“Si! Grande!”
 
Pian piano le mie gambe persero la forza, piegandosi e facendomi cadere a terra. Il sudore mi scendeva pian piano dalla fronte.
 
Rimasi impressionata da quel mio comportamento. Non sapevo la ragione di quella reazione. Mi sentivo come triste nel vedere l’uomo che mi aveva rovinato la vita.
 
Ma a dirla tutta, non me l’aveva rovinata.
 
Grazie a lui ero diventata la giornalista più famosa di New York e dintorni grazie ai miei servizi post-rapimento. Avevo ricevuto un sacco di richieste, inviti a congressi e riunioni ed ero la donna che da piccola avevo sempre sognato di diventare.
 
Da bambina sognavo la televisione, era il mio scopo. Ogni volta facevo finta di avere un microfono e raccontavo tutto quel che mio fratello maggiore faceva. Al college mi occupavo del giornalino della scuola e del canale tv. Proprio in quei giorni un ricco esponente della tv mi notò, portandomi in giro per i quartieri e prendere appunti; era una specie di test.
 
Poi arrivò Metro Man. All’inizio non era un eroe e l’unica cosa che dicevano su di lui era “Super-Uomo solleva un camion per recuperare un gatto!” o “L’Incredibile si solleva in aria per togliere un aquilone incastrato in un albero: pazzesco!”.
 
Infine arrivò lui con la sua solita entrata in scena accompagnata dagli AC/DC, il vestito nero pieno di spuntoni, il mantello lungo svolazzante. L’oggetto principale dei miei articoli e servizi più apprezzati. Potevo anche scriverci un libro, ma ogni volta c’era sempre qualcosa di nuovo.
 
Forse qualcosa tra me e lui scorreva veramente: ma cosa?
 
L’unica mia certezza era che stavo sudando freddo, spaventata da quell’essere che credevo un amico, un eroe. Invece, era ancor più terribile di qualsiasi criminale; Megamind al suo confronto, in quel momento, era una pulce insignificante. Al suo confronto, in quel momento, era buono.

~
 

Angolo scrittrice
Salve! Per questo piccolo capitolo ho aggiunto un'invenzione della storia di Roxanne... pura fantasia... e se avete qualcosa da rettificare ditemi pure!  ^.^  fatemi sapere! Ciao!!!

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Capitolo 8
*** MEGAMIND - La fine ***


 

MEGAMIND – La fine

 
“Megamind?” mi chiamò Metro Man.
 
“Che vuoi?” risposi digrignando i denti.
 
“Che ne pensi di quel che stanno dicendo?” rispose beffardo.
 
“Penso che tu e la tua gente potete andarvene a quel paese tutti insieme! Mi sono reso conto che la cattiveria non ha mai fine!” risposi scalciando.
 
“Ma che brutte parole! Avete sentito?” disse scuotendomi come un sonaglio.
 
“Che ha detto? Non abbiamo sentito!” risposero in coro.
 
“Coraggio!” disse Metro man “Ripeti!”.
 
Buttai uno sguardo verso la folla e chiusi gli occhi. Di nuovo quella sensazione orribile prese il sopravvento. “Perché non lo ripeti tu!?”
 
La stretta alla mano si fece più possente del dovuto. Un dolore lancinante che sovrastava gli altri mi percorse tutto il corpo. “Ho detto che dovete andarvene tutti a quel paese!” gridai disperato. Finalmente allentò la presa.
 
Sospirai senza rendermi conto del nuovo urlo di disprezzo. La folla era inorridita, schiamazzava e imprecava.
 
“Dovevi proprio farli arrabbiare, Piccoletto?”
 
“Me lo hai chiesto tu di farli arrabbiare…” risposi tossendo. Le costole rotte mi impedivano di respirare a fondo, mandandomi in tilt il cervello.
 
“Bhe… ora io con te non ho più nulla da fare… mi sto annoiando…” e mi agitò di nuovo, credendomi morto. “Che ne dici di un altro gioco?”
 
“Quale? Una partita a football? Il “gioco dell’oca”? Il “Buttiamo Megamind giù da un dirupo”? La scelta sarà ardua…” in quel momento le battute sarcastiche uscivano da sole. Non quanto per vero odio, tanto per il fatto che la mia vita era quasi finita e non avevo più nulla da perdere… più o meno.
 
Avrei perso Minion, l’unico amico e fratello della mia vita. Avrei perso il mio accogliente covo dove rifugiarmi. Avrei perso i sorrisi sarcastici di lei; avrei perso Roxanne.
 
“Ah! Un gioco l’ho trovato!” e agitò il braccio libero in aria. “ Che ne dici se ti butto in pasto al popolo?”
 
Spalancai gli occhi. In quel momento la mia vita era veramente finita. Mi avrebbero distrutto e neanche le cure di Minion mi avrebbero salvato. La paura saliva mentre Metro Man appoggiava i piedi sull’asfalto. Mi arrivò una buccia d’arancia in testa seguita da un sonoro invito ad andare all’inferno.
 
“Amici miei! Ora sono stanco… per modo di dire, ma… voglio lasciare a voi la scelta: lo lasciamo libero questo criminale oppure lo usiamo come oggetto del vostro sfogo? Vedete voi.”
 
Non ci fu neanche un secondo di esitazione. “Lascialo qui! Ci penseremo noi!”
 
Metro Man mi lasciò cadere a terra. Non riuscivo a tenermi in piedi.
 
L’eroe, come tutti lo chiamavano, si levò in aria agitando i piedi sopra le teste della folla.
 
“Allora! Il gioco consiste nel fare ciò che si vuole del cattivo. Fate finta che sia un concorso. Io sceglierò il vincitore che riceverà un bellissimo premio.” Alzò il braccio destro. “Pronti?” e lo abbassò di colpo. “VIA!” gridò ghignando.
 
Di corsa, come una mandria di tori inferociti, la folla mi raggiunse imbracciando pali, mazze da baseball e perfino grosse borsette da passeggio.
 
Appoggiai la fronte all’asfalto fresco. Le lacrime, versate così poche volte, mi facevano pizzicare gli occhi.
 
“NO!” risuonò, di colpo, nell’aria, fermando il tempo.

~

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Capitolo 9
*** ROXANNE - Sangue ***


ROXANNE – Sangue

 
“NO!” gridai improvvisamente. La mia voce era riuscita a sovrastare le urla della folla.
 
Le lacrime mi rigavano il viso, lasciando segni neri del mascara che colava. Avevo il corpo bloccato, le mani a terra, la testa che pesava. La mia reazione alla violenza su Megamind divenne odio, rabbia, paura, tutto insieme; un miscuglio di pensieri mi frullavano nella testa come un tornado.
 
“Fermi…” sospirai stremata. Quell’ordine era così flebile che nemmeno io riuscii ad udirlo. “Basta… fermatevi…”
 
Metro Man mi osservava dall’alto. “Roxy! Amore mio!” disse allargando le braccia e scagliandosi contro di me. Una folata di vento mi spettinò i capelli e in poco meno di due secondi, mi ritrovai a sorvolare la gente. “Guarda…” mi disse.
 
“Cosa… devo guardare…?” risposi strozzata dal pianto.
 
“Ora ci siamo vendicati… io l’ho fatto per noi due…”
 
Le mie labbra si piegarono verso il basso. “No, Metro Man… questo non significa vendicarsi…”
 
Alzò un sopracciglio “E cosa vorrebbe dire per te?”
 
Sospirai reprimendo quella rabbia che mi faceva pizzicare la gola “Fammi scendere… subito…”
 
Metro Man titubò qualche secondo ma poco dopo scese di quota.
 
Lì, abbassai lo sguardo.
 
La prima cosa che riuscii a vedere fu la sua schiena: la tuta di pelle era completamente ricoperta di vetri e macchie più scure del nero stesso; sangue, e anche tanto. Spostai lo sguardo poco più in là: La sua testa era piena di tagli, chiazze violacee; il suo blu naturale era quasi pallido. Le orecchie non erano più rosse come al solito.
 
“Q-questa ti sembra vendetta?” dissi tremando. L’occhio di Metro Man brillò soddisfatto. “per me no…”
 
“Andiamo, Roxy!” incitò Metro Man “Pensa a quel che ti ha fatto!”
 
“No!” lo zittii.
 
Guardai di nuovo Megamind disteso a terra. Mi inginocchiai accanto a lui, appoggiando una mano sulla sua spalla, macchiandomi di sangue.

~
 

Angolo scrittrice:
Finalmente sono tornata!! questa FanFiction mi sta davvero mettendo alla prova... sul serio!! ogni volta che vado avanti è sempre più complicato.... ma riesco sempre ad uscirmene con un capitolo che mi soddisfa! alla prossima! Da MMA

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Capitolo 10
*** MEGAMIND - Disposti anche a questo ***


MEGAMIND – Disposti anche a questo

 
Le orecchie mi fischiavano. Un tocco leggero mi fece venire i brividi. Vidi immagini diverse crearsi all’interno della mia mente.
 
Forse era Metro Man, che fingeva di smettere di picchiarmi solo per poi riprendermi e sbattermi contro un albero; Minion, accorso a salvarmi dopo aver sentito una scintilla avvertirlo del pericolo.
 
Ormai ogni speranza era vana. Qualsiasi cosa pensavo mi faceva credere di sbagliare.
 
Sospirai quando il fischio continuo cessò. Non ero riuscito a sentire più nulla, comprese le bastonate. Riuscii però a realizzare che i dolori erano rimasti gli stessi; non ce n’erano di altri.
 
Quella mano non si toglieva. Era ferma e calda, leggera e suadente. Massaggiava pian piano la spalla e il dolore sembrava sparire; quel dolore nel cuore sembrava attenuarsi e le ferite non facevano più male come prima.
 
“Ehi?” mi sentii dire sopra la spalla. Una voce delicata, unica, sensuale. La sua voce. La voce che avevo sempre sognato ascoltare senza quel solito accento sarcastico, pieno di scherno e indifferenza. “Va tutto bene?”
 
Mi venne da ridere ma le costole rotte mi impedirono di farlo decentemente. Mi uscì una specie di fischio. “Stavo meglio prima…”
 
“Questo lo avevo capito.. era solo per aprire un dialogo…”
 
Chiusi gli occhi. Non volevo girarmi, sia per il dolore alle ossa che per la vergogna. “Cosa devi chiedermi?” dissi cercando di appoggiarmi sul gomito sinistro senza successo.
 
“Se ti giri te lo dico…”
 
Scossi la testa. “No… non voglio essere visto…”
 
Il suo respiro pesante mi scaldò il collo “Forza… girati…”
 
“Ho detto che … non voglio essere visto…. Me ne vergogno…”
 
“Di cosa devi vergognarti? 
 
“Delle risate, del mio stato e della sconfitta.” Dissi ricacciando indietro quell’amaro delle parole. “Questa non è stata una sconfitta come le altre; è stato una specie di sacrificio. Non pensavo che per il bene degli altri si è disposti anche a questo.” Aggiunsi riappoggiando il braccio a terra.

~
 

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Capitolo 11
*** ROXANNE - Lasciami ***


ROXANNE – Lasciami

 
“Non pensavo che per il bene degli altri si è disposti anche a questo.”
 
Davanti a me, ai miei occhi sconcertati, non riuscivo più a vedere la malvagità, l’idiozia e la superbia che un tempo girovagava intorno a quello strano individuo.
 
La sue voce era carica di depressione, stanchezza e paura.
 
Non sapevo cosa rispondere. Rimasi a bocca spalancata finché non riuscii a sbloccarmi “Cosa intendi con questo?”
 
Appoggiò una guancia sull’asfalto, mugolando per il dolore. “Niente… non intendo niente…”
 
“Ora devi dirmelo… anzi. Per prima cosa devi girarti.”
 
“No.”
 
Spostai la mano dalla sua spalla alla nuca. “Forza…”
 
E lì notai il suo corpo contorcersi per i brividi. Non lo avevo mai visto fare così. Era la stessa reazione dell’eccitazione, dell’emozione che un qualsiasi uomo o donna avrebbero provato in un momento particolare. Lui era umano. Non era niente di diverso.
 
Cosa poteva mai fare, lui, per farlo capire? Andare da un chirurgo e farsi operare per sembrare come me o altri? No.
 
Lui era rimasto così perché non aveva altra scelta. Ma non ne doveva fare altre. Lui era perfetto così com’era.
 
-Visto…- disse la vocina nella mia testa – questo è ciò che realmente provi per lui. Non te ne eri mai resa conto veramente. Il tempo con lui, per te, non era altro che una specie di gioco. Certo, ti faceva arrabbiare ma… quante volte glielo hai veramente fatto capire? Pensaci… non sono altro che pari a 0…-
 
E aveva ragione. O meglio… ‘avevo’ ragione.
 
Finalmente, tentò di ruotare su un fianco. Uggiolò come un cane bastonato “Scusa ma… è troppo doloroso.”
 
Sentii Metro Man ridere sotto i baffi.
 
“Tu smettila di ridere e dammi una mano…” dissi ringhiando. “Dovresti essere tu a vergognarti…”
 
“E perché dovrei farlo! Lui ha solo creato danni nella società! Ti ha sempre rapito, rinchiusa in strani luoghi e legata come un salame. Ora vuoi aiutarlo!?”
 
“No, Metro Man…” dissi “Lui non ha creato alcun danno. Ti sembra ci siano stati dei morti nei vostri combattimenti, eh? Ti sembra di essere mai stata picchiata come tu hai fatto a lui, eh?
 
Arricciò il naso “Questo non lo so… fatto sta che…”
 
“Appunto!” lo interruppi bruscamente “Questo indica quanto realmente ti importava di me! E poi ammettilo, Metro Man: come io non amo te… tu non ami me…”
 
Un coro di sorpresa si levò nell’aria.
 
“Dovevi dirlo proprio qui, brutta…” e si morse la lingua.
 
“Puoi anche dirlo, sai. A me non importa… il problema verrà dopo con i tuoi fan…” a alzai un sopracciglio, senza mai perdere il contatto con Megamind.
 
Strinse con forza i pugni, lasciando intravedere la sua rabbia. Appoggiò i piedi a terra e si mise a camminare verso di me. Si abbassò, le labbra vicinissime al mio orecchio. “Avrai anche ragione, Roxanne. Ma loro…” e indicò la folla per poi afferrarmi il braccio “… saranno sempre dalla mia parte.”
 
Una fitta al polso mi bruciò dall’interno. Mi tirò su, all’altezza del suo volto.
 
“Lasciami!” gridai.




Angolo scrittrice:
Ok... Ok.... la mia FF procede un po' a rilento ma.... ho poco tempo!!  'O'  vi prego di comprendere... comunque i capitoli cominciano un po' a distendersi man mano che proseguo... spero pssiate perdonarmi! Fatemi sapere!

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Capitolo 12
*** MEGAMIND - Spettacolo tremendo ***


MEGAMIND – Spettacolo tremendo

 
Con uno scatto quasi indolore ruotai su me stesso. L’urlo di Roxanne mi perforò le orecchie e il cuore “Lasciami! Lasciami! Mi fai male!” insisteva.
 
“Fai come ti dice, Metro Man!” cercai di gridare anche io.
 
Il terreno tremò dopo che l’ex-eroe aveva sbattuto il piede con forza. “Smettetela tutti e due! Sono io l’eroe! Non potete permettervi di darmi ordini!”
 
La folla, tutta intorno, si era zittita. Non sapevano più in cosa credere, cosa pensare. Anche io ero confuso.
 
Roxanne mi stava difendendo; Metro Man era cattivo; i cittadini di Metròcity, che pensavo essere solo un branco di umani dalla mente flaccida, si trasformarono in mostri iracondi.
 
“Metro Man… lasciala andare…” ripetei di nuovo. “ti prego… pensa al nostro accordo…”
 
“Quale accordo? Di che parla? E lasciami!” disse Roxanne mentre le lacrime continuavano a scendere.
 
Perché voleva farmi girare su me stesso. Per darmi un po’ di forza? Per farmi vedere che qualcuno ancora sperava in me? Non era servito a granché. Era uno spettacolo tremendo per il mio cuore. La donna che amavo trattata così davanti ai miei occhi senza avere la forza di salvarla.
 
“Non le hai parlato dell’accordo? Sarebbe il caso di dirglielo, non credi?”
 
“Di cosa parla, Megamind? Dimmelo, ti prego!” disse stanca.
 
Abbassai lo sguardo alla mano destra. Non riuscivo più a muovere le dita, a malapena il mignolo. “Roxanne… alcuni giorni fa avevo notato la stizza con cui mi rispondevi. Non era orgoglio o sarcasmo. Sembrava fastidio. Mi ero sentito distrutto. Non eri più tu, non era più il tuo comportamento; il comportamento che… che…” la voce tremolò indecisa. “che mi ha fatto perdere la testa… per te.”
 
Roxanne smise di lottare, lasciandosi dondolare attaccata alla mano di Metro Man “Cosa? Che… che stai dicendo?”
 
L’eroe spalancò gli occhi, poi cominciò a ridere. “Era per questo, l’accordo?” e riprese a ridere con forza. Lasciò cadere Roxanne a terra. “Il cattivo che vuole conquistare la fanciulla!? Quando mai!”
 
Tentai di allungare la mano buona verso lei, ma la spalla non reagì “Roxanne?” chiamai “Roxanne?”
 
“Perché? Perché non me lo hai detto prima?” rispose. 

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Capitolo 13
*** ROXANNE - Gelido volto pallido ***


ROXANNE – Gelido volto pallido

 
“Perché? Perché non me lo hai detto prima?” domandai.
 
Il mondo cominciò a ruotare. Nulla aveva più senso. Io stessa non mi sentivo più me. Ero cambiata e davvero non capivo più nulla. Tutto solo in poco tempo.
 
“Non lo so, Roxanne. Non volevo dirtelo perché temevo di essere preso in giro, di essere trattato male come succede sempre, da quando io e lui siamo partiti dai nostri rispettivi pianeti che stavano per essere risucchiati dal Buco Nero.”
 
La testa stava per scoppiare. Non riuscivo a concentrarmi. “Aspetta… aspetta….”
 
“Scusa, Roxanne. Non volevo farti star male.”
 
Metro Man diede di nuovo un forte scossone al terreno. “Basta!” si rimise composto, le braccia conserte e le gambe divaricate. Un sorriso malizioso spuntò sulle sue labbra. “Mi sono stancato… di tutti e due…”
 
Afferrò un lembo della tuta di Megamind, lo tirò leggermente su e lo gettò poco più in là, come un sacchetto dei rifiuti. Poi afferrò me, sotto il braccio, spostandomi tre metri indietro.
 
Voleva separarci. Voleva tenerci lontani. Aveva paura di cosa? Tra me e Megamind non poteva mai accadere nulla.
 
“Ora…” disse Metro Man “se provi a tornare da lui… sai ciò che ti aspetta.” Aggiunse stringendo un pugno dentro l’altro.
 
Ricominciai a guardare Megamind. Tra me e lui non poteva esserci nulla.
 
-Ma c’è già qualcosa!- riprese la vocina.
 
Afferrai un sassolino, rigirandolo tra le dita. “C’è già qualcosa…” pensai ad alta voce, senza accorgermene.
 
“No, Roxanne…” disse Metro Man “Lui è diverso da noi. È alieno. Non come noi.”
 
“Zitto! Anche tu vieni da un altro pianeta!”
 
Alzò un sopracciglio. “Beh… allora…” e avvicinò una mano al volto “Come ami lui…”
 
Il mio volto avvampò. Sentivo il sangue salire velocemente.
 
“Come ami lui…” ripeté “puoi amare anche me… giusto?”
 
In un attimo, il calore scomparve, lasciando posto ad un gelido volto pallido.

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Capitolo 14
*** MEGAMIND - Non farlo ***


MEGAMIND – Non farlo

 
“Come ami lui…” disse “puoi amare anche me… giusto?”
 
Amare? Quando mai! Sapevo che lei non mi avrebbe mai amato. Ne ero certo. Eppure lei aveva cambiato faccia.
 
Anche se l’ultima botta  mi aveva di nuovo rimesso nello stato precedente, riuscii a sentirli senza pensare al dolore.
 
“Roxanne… non ascoltarlo.” Le dissi.
 
“Zitto!” ringhiò “Zitto… ora a lei ci penso io…”
 
“No… lasciami! Voglio.. voglio…” farfugliò confusa guardando a destra e a sinistra.
 
“Cosa vuoi, eh? Vuoi andare da lui?” e mi indicò.
 
In un istante di secondo, giusto il tempo per un fugace pensiero, il volto dell’ex-eroe si illuminò.
 
“Cosa vuoi fare, Metro Man?” domandai.
 
“Scegli, Roxanne.” E la posizionò tra me e lui “Scegli con chi stare. Sappi che ci saranno delle conseguenze.”
 
Il cuore cominciò a battere. Non riuscivo a controllarlo. La respirazione era già artefatta, i cuore metteva il carico. I respiri si smozzavano alla metà della metà. Se lei sceglieva me, potevo diventare l’uomo più felice della terra; del’universo. Ma se sceglieva me, rischiava di subire la punizione.
 
“Roxanne…” la chiamai. Quando si voltò, il suo volto era pallido, smorto. C’era più mascara sulle sue guance che sulle ciglia. L’ombretto marrone era sbiadito. La nuovissima giacca rossa di velluto si ricoprì di macchie marroni come il fango. “Sai cosa ti dirò… tengo troppo a te per farti soffrire. Lui non ti farà nulla se lo sceglierai. Io sarò libero di andarmene. Tu anche. Ti prego, Roxanne! Fai quel che ti dico. Non scegliermi perché ti faccio pena. Non pensare a me!”
 
Ad un tratto si mise carponi, il volto verso di me. Si mise a gattonare, le mani tremanti cercavano il terreno. Le ginocchia che strusciavano a terra si graffiavano sotto il pantalone strappato.
 
“No, Roxanne!” pregai “Non farlo!”

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Capitolo 15
*** ROXANNE - Uno di quelli ***


ROXANNE – Uno di quelli

 
“Roxanne… sai cosa ti dirò… tengo troppo a te per farti soffrire. Lui non ti farà nulla se lo sceglierai. Io sarò libero di andarmene. Tu anche. Ti prego, Roxanne! Fai quel che ti dico. Non scegliermi perché ti faccio pena. Non pensare a me!”
 
Lui pensava più a me che a se stesso. Era ciò a cui si riferiva in precedenza:
 
Non pensavo che per il bene degli altri si è disposti anche a questo.
 
Lui voleva il mio bene. Lu mi amava.
 
“Dovevi dirmelo, Megamind. Perché non l’hai fatto? A quel punto tutto sarebbe cambiato. Invece cosa ti ha bloccato?” dissi continuando a muovermi carponi. Sentivo lo sguardo di Metro Man bruciarmi.
 
“Non te l’ho detto per questo. Ma se lo sapevo… se sapevo di queste conseguenze… te lo dicevo subito! Avrei approfittato di un rapimento, ti avrei portata via anche contro la tua volontà; ti avrei nascosta da lui, dalle sue intenzioni, Roxanne. Lui vuole solo la fama, e tu sei solo il suo mass media. Anche tu ti sei accorta di questo, vero? Ma ti prego di pensarci bene, Roxanne. Ora pensa a te; pensa che sei Roxanne.”
 
I miei occhi ricominciarono a versare lacrime amare. “Megamind…”
 
“Non pensare a me. Vai da lui. Ti prego. Sarà un duro colpo ma… ne ho subiti di peggiori. Sapere che la tua incolumità è al sicuro… mi fa già sentire meglio.” E abbozzò un sorriso.
 
Un vero sorriso.
 
Uno di quelli che non si vede mai su certi volti; uno diverso dal ghigno o dalla risata malefica; uno di quelli… che ti fanno innamorare.

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Capitolo 16
*** MEGAMIND - La leonessa ***



MEGAMIND – La leonessa

 
 

“Non pensare a me. Vai da lui. Ti prego. Sarà un duro colpo ma… ne ho subiti di peggiori. Sapere che la tua incolumità è al sicuro… mi fa già sentire meglio.” E abbozzai un sorriso.

 

Le ossa scricchiolavano come un macchinario arrugginito. Era già tanto riuscire a sorridere.

 

Roxanne camminava carponi verso di me. “Megamind…” disse flebile.

 

“No, Roxanne. Torna indietro.” Dissi buttando un occhio verso quelli di Metro Man. Le sue iridi erano diventate arancioni, poi rosse.

 

Roxanne si voltò a guardarlo. Trattenne il fiato quando il raggio le sfiorò una guancia, bruciandola lievemente.

 

“Roxanne! Fai come ti dico! Vai da lui!” urlai con tutto il fiato che avevo in gola.

 

La folla intorno a noi iniziava a disperdersi. Solo pochi coraggiosi erano rimasti lì a guardare e a continuare ad imprecare verso di me. Non ci badai. Pensavo solo a lei.

 

Pensavo solo che Roxanne non mi dava retta; pensavo a quanto quella capacità naturale di avere l’orecchio da mercante di lei fosse una delle cose che tanto amavo della sua personalità; Pensavo a come la sua bellezza e quelle lentiggini infantili nascondessero la leonessa che c’era in lei.

 

“Ma Megamind, io…”

 

Iniziavo quasi ad arrabbiarmi, ma per una buona ragione. “Roxanne, smettila! Vai… vai subito da lui!! Non pensare a me!!” e inarcai la schiena. Il dolore era lacerante.

 

Roxanne si toccò la guancia, come se fino a qualche secondo prima Metro Man non l’avesse neanche sfiorata. Lo guardò.

 

“Vieni, Roxy..” disse allargando le braccia.

 

Roxanne, barcollando, si alzò in piedi e strinse la vita di Metro Man nascondendo la smorfia di disgusto. Mi guardò un’ultima volta e mi sussurrò qualcosa; ma non riuscii a capire cosa.

 

Metro Man le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse a sé. “Ci vediamo, piccoletto!” e spiccò il volo.

 

Abbassai lo sguardo. Una scossa adrenalinica mi pervase il braccio fino ad arrivare alla mano. Colpii con forza l’asfalto ma me ne pentii. “ROXANNE!” gridai al cielo con le lacrime agli occhi.

~


Angolo Autrice:
*Esce fuori dal suo nascondiglio* Saaaalve!! 
Lo so.. lo so... sono scomparsa.
T^T Non l'ho fatto di proposito!!! Perdonatemi! Purtropppo il mio computer portatile ha deciso di spegnersi priprio quando stavo per completare questa FanFiction, cancellando, ovviamente, tutti i capitoli scritti. ERANO 23 PAGINE!! 
Ma comunque... basta a disperarsi. Ora che la mia Musa mi ha mandato una cartolina dalle Hawaii... forse riuscirò a scrivere qualcosa....
Spero di non avervi deluso con quesrto capitolo! CIAOSS!! 

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Capitolo 17
*** ROXANNE - Non lo sei mai stato ***


17. ROXANNE – Non lo sei mai stato
 
“Non sei tu il cattivo… non lo sei mai stato...” sussurrai prima che Metro Man spiccasse il volo.

Guardai l’asfalto allontanarsi sempre più velocemente e il cielo farsi sempre più vicino.

Dall’alto il corpo di Megamind sembrava ancora più fragile.

Si fermò, fluttuando nell’aria. “Allora, mia adorata Roxy, ti va di andare a Parigi? O se vuoi… Londra, Sidney… scegli tu.” e sorrise compiaciuto.

I suoi occhi, che un tempo infondevano sicurezza, erano vitrei, spenti e scuri. Non erano più gli occhi dell’eroe che conoscevo.

“Dov’è finito il vero Metro Man?” sussurrai “Dov’è finito il mio migliore amico e compagno di avventure?”

Il suo sguardo si incupì e le iridi divennero rosso fuoco. “Migliore amico, Roxy? Compagno di avventure?” 
La rabbia nella sua voce mi fece tremare.

“Sono solo un amico per te? Non sono nient’altro?” strabuzzò gli occhi che pian piano iniziarono a fumare; stava per perdere il controllo.

Sospirai e cercai di mantenermi calma. “No, Metro Man. Non ho mai provato nulla per te. Ti ho sempre considerato un grande eroe, un uomo forte e sicuro. Un uomo da ammirare.”

“Ma…?” disse stringendomi con forza i fianchi. Le costole iniziarono a farmi male.

“Eri una persona così speciale! Cosa sei diventato?!” urlai “Non sei più tu! Ti odio per questo! Ti odio!”

Chiuse gli occhi. “Smettila! Sono sempre io! Ma sono più forte di prima! E finalmente… ho sconfitto la causa delle tue sofferenze. L’ho fatto per te. Quel pidocchio non ti darà più fastidio. Te lo prometto.”

Abbassai lo sguardo. La sua figura azzurrognola era poco visibile dall’alto, accerchiata ancora da qualche cittadino.
Digrignai i denti. “Quel pidocchio, come lo chiami tu, mi avrà pure creato problemi… ma non mi ha mai fatto del male come stai facendo tu ora! Lasciami!” dissi cercando di divincolarmi dalla sua presa.

Voltò lo sguardo verso destra. Un raggio arancione si scagliò contro il tetto di una casa distruggendo il camino.

Spalancai gli occhi. Smisi di opporre resistenza alla sua presa ferrea. Mi sentii debole, sul punto di svenire.

Vidi il suo volto aprirsi in un sorriso. Riportò lo sguardo su di me. Sbiancai incontrando quegli occhi rossi di rabbia.

Mi afferrò il polso destro con la mano libera “È così quindi…”

“È così… cosa?”

“Tu lo ami… tu ami lui e non me…”

Il sangue ritornò a circolare regolarmente e si concentrò tutto sulle guance. “Io non… non lo so…”

Strinse con più forza il mio polso e lasciò la presa sui miei fianchi, lasciandomi penzolare nel vuoto.

Tentai di aggrapparmi al suo braccio con la mano libera mentre un urlo mi si strozzava in gola.

“Scegli Roxanne: o me o lui…”

Guardai in basso. Il suolo era lontanissimo, presagio di una morte veloce ma tremenda. Deglutii.

SCEGLI!

Continuai a fissare in basso. Respirai a fondo. Aggrottai la fronte mentre le lacrime scendevano rigandomi il volto contratto
“Sai già qual è la mia scelta.” Dissi mostrando più sicurezza possibile.

Mi stritolò il polso rompendomi le ossa. Gridai dal dolore.

“Hai fatto la scelta sbagliata, stupida reporter!”

Mollò la presa.



*Angolo scrittrice
Ehm... sono passati circa uno o due anni da qundo ho pubblicato l'ultimo capitolo qui... il sedicesimo... 
Purtroppo dopo aver perso il file dove avevo scritto tutta quanta la storia ho perso l'ispirazione. Non sono più riuscita a scrivere niente. 
Oggi ho voluto riprovarci. Ho cercato di mettere insieme qualche idea e di ricordarmi qualcosa che avevo scritto in passato.
Scusate se Metro Man è troppo cattivo ma... mi è venuto fuori così. 
Spero di riprendere a scrivere come qualche anno fa. Spro che l'immaginazione e la fantasia siano dalla mia parte. 
A presto... spero :,(

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Capitolo 18
*** MEGAMIND - Impotente ***


MEGAMIND – Impotente


Con quel briciolo di forza che avevo ancora in corpo mi voltai, con un lamento, in posizione supina, fissando il cielo.

Strinsi gli occhi tentando di mettere a fuoco le due figure in alto, troppo lontane per essere riconosciute.

Tentai di respirare profondamente, ma le costole rotte mi rompevano il fiato facendomi tossire. Mi portai una mano alla bocca. C’era del sangue.

La folla intorno a me, ormai, era totalmente svanita. Erano tutti tornati a casa. La vita era tornata a scorrere fin troppo normalmente per i cittadini di Metròcity, tanto che le auto mi passavano intorno come fossi stato una rotatoria. Ero buttato lì in mezzo alla strada come la cartaccia di una merendina.

Guardai di nuovo il cielo. Ora di figura ne vedevo solo una. Dov’era Roxy?

Non avrei mai voluto ricevere la risposta che arrivò senza esitazione. Spalancai gli occhi.

Roxanne precipitava nel vuoto più totale. Metro Man l’aveva lasciata. E non fece il minimo movimento per buttarsi in picchiata per salvarla.

Mi rimisi a pancia in giù, allungai una mano in avanti e tentai di trascinarmi.

Dovevo salvarla. Non doveva morire. Era tutta colpa mia.

Sentii una fitta al cuore, come fosse stretto in una morsa. Mi portai una mano al petto e strinsi con forza. Il dolore era allucinante. Iniziai a perdere conoscenza.

La sua caduta era inarrestabile.

Cercai invano la Degun ignorando lo scricchiolio delle ossa. Non era più nella fodera.

Stava per morire a pochi passi da me e io non potevo fare nulla.

Piansi. Sentivo che era l’ultimo pianto che potevo concedermi. Piansi come non avevo mai fatto prima. “ROXANNE!!” gridai con le ultime forze.

Chiusi gli occhi. Prima di svenire la sentii gridare.

Era la fine?


ANGOLO SCRITTRICE
Ciao! Beh... non ho molto da dire... diciamo che sto cercando i riprendere a scrivere. Purtroppo l'ispirazione non è la stessa di qulche anno fa... quando rileggo i miei pezzi non sono sempre soddisfattissima come negli anni passati. Spero però vi piaccia ugualmente. CIAO!

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Capitolo 19
*** ROXANNE - Pazza ***


ROXANNE – Pazza

Spalancai gli occhi. Una luce al neon troppo luminosa mi rendeva quasi cieca.

Dato che non potevo del tutto contare sui miei occhi quasi abbagliati dalla luce iniziai a tastarmi il corpo.

Ero viva. Dolorante e confusa… ma viva.

A fatica riuscii a mettermi seduta.

Seguii con gli occhi il percorso di un tubicino trasparente. Avevo una flebo attaccata al braccio sinistro.

Digrignai i denti.

Non ero molto amante degli ospedali. Mi davano i brividi. Non era mai un buon segno trovarsi al suo interno… figuriamoci con una flebo attaccata al braccio!

Mi guardai intorno.

Sopra al tavolo bianco c’erano i miei vestiti puliti e ripiegati.

Non mi ero accorta che stavo indossando una specie di vestaglia notturna.

Sentii bussare e un cigolio farsi sempre più vicino. Mi misi di nuovo lunga, sotto quelle coperte che sembravano fatte di cartapesta.

“Miss Ritchi?” fece capolino dalla porta una piccola boccia di vetro.

“M-Minion?”

“Si, sono io” disse titubante entrando nella stanza. “Come sta?”

“Non lo so… confusa… e dolorante. Il polso sembra andato.”

Minion mi si avvicinò lentamente. Mi esaminò dalla testa ai piedi. “Mi dispiace, Miss Ritchi… ho fatto tutto il possibile per salvarla ed evitare conseguenze gravi, ma il polso era già in pessimo stato e ...”

“Cosa?” dissi interrompendolo. “Mi hai salvata?”

Minion aggrottò le sopracciglia, un po’ irritato “Megamind ed io saremo pure i cattivi, ma non permetteremmo mai che ad un cittadino venga fatto del male, soprattutto se si tratta di lei…”

Aprii la bocca per rispondere ma mi fermai. Abbassai lo sguardo fissandomi le mani.

Che fine aveva fatto Megamind?

Come mi avesse letto nel pensiero, Minion mi disse “Stanno tentando la rianimazione… ma le condizioni sono gravi…” e si mise a sedere su una vecchia sedia bianca reggendosi la boccia con le grosse mani robotiche.

Strinsi i pugni e il polso destro iniziò a pulsare. Il dolore, però, non mi sfiorava nemmeno.

In un lampo scesi dal letto e, a piedi nudi, mi diressi verso il corridoio.

Il bastone per la flebo era un impiccio, ma non potevo staccarlo. Me lo portai appresso infastidita.

Dentro di me c’era paura, rabbia, sconforto, tristezza. Tutto mi stava per portare alla pazzia.

“MISS RITCHI!” Mi gridò Minion alle spalle. “Si fermi!” Lo ignorai.

Seguii le indicazioni poste lungo i corridoi e mi ritrovai al reparto rianimazione.

Non feci in tempo ad oltrepassare la porta principale che un infermiere mi bloccò le braccia.

“Signorina! Non può uscire dalla sua stanza! Non è nelle condizioni adatte!”

Tentai di dimenarmi ma ero troppo debole.

Desideravo tanto vederlo, sapere come stava e loro me lo stavano impedendo.

Una donna al mio fianco infilò un ago nel tubicino della flebo. “Ok. Il sedativo è in circolo.”

L’uomo che ancora mi tratteneva allentò un po’ la presa e tentò di rassicurarmi. “Va tutto bene, va tutto bene. Deve riposarsi, non può fare sforzi. Quando tutto sarà passato la accompagneremo dove vuole. Ma per ora deve solo seguire le nostre indicazioni…”

Le ultime parole risultarono quasi ovattate, lente; terribilmente lente. Iniziai a perdere le forze.

L’ultima cosa che vidi prima di addormentarmi fu una barella passarmi davanti velocissima. Su di essa, una figura azzurrognola.

Era lui.
~
Note dell'autore:
Ok... ok ok ok.... ci ho riprovato di nuovo...
non avrei mai immaginato che per scrivere una cosa del genere si rischiasse il manicomio 'o'
Comunque ecco quel che è uscito dal mio breve attimo di ispirazione! Sero vi piaccia!

 

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