Perché mi ami?

di kary218
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aeroplanin non porta pena ***
Capitolo 2: *** Pavoni bianchi ***
Capitolo 3: *** Alla 'Piuma di Fenice' ***
Capitolo 4: *** Scelte di vita ***
Capitolo 5: *** Sette figli, tutti sui fianchi ***
Capitolo 6: *** Perché mi ami? ***



Capitolo 1
*** Aeroplanin non porta pena ***


Premetto che questa storia è saltata fuori per puro caso: partecipando ad un contest mi era capitata la coppia Arthur/Molly, che non avevo mai calcolato in vita mia, così mi sono messa d'impegno, colta dalla voglia di sfida, fino a buttare giù i primi capitoli di ciò che -spero- andrete a leggere. Fatto tutto ciò, mi sono accorta che la storia non era abbastanza adatta al prompt, quindi ne ho scritta un'altra XD Ma ormai che facevo, la buttavo? Nossignore, ho deciso di continuarla e pubblicarla, visto che mi era venuta discretamente bene ù.ù
Sarà composta di circa cinque capitoli, credo, affiancando alla visione di Arthur quella di Lucius (non ho ancora deciso se inserire i punti di vista delle mogli).
Non potevo scrivere di Arthur senza citare la sua nemesi dai biondi capelli, insieme mi fanno sempre sorridere :P
Detto ciò e appurato che nelle intro faccio schifo, vi lascio alla lettura e vi invito, se ne avete voglia, a dare un'occhiata all'altra mia long su hp, nonchè agli altri miei lavoretti per gli altri fandom ^^ Baciotti!

 

 

1. Aeroplanin non porta pena

 

Non posso crederci. Tutto, ma non questo.

Arthur continuava a camminare avanti e indietro per il suo ufficio, stritolando un povero foglio di pergamena, come fosse quel pezzetto di carta il fautore delle sue disgrazie.

Sembrava una giornata come un'altra, in quel dell'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti Babbani, finché un aeroplanino di carta non era piombato nel suo ufficio, portandogli la più infausta delle nuove.

Come hanno potuto?

Lucius Malfoy, classe 1954 e sua personalissima spina nel fianco da quando, al suo quinto anno ad Hogwarts, aveva avuto l'onore di conoscerlo, non solo era stato pienamente assolto dall'accusa di aver militato al fianco di Voldemort come Mangiamorte, ma ora aveva anche appena ottenuto un impiego proprio lì, al Ministero della Magia!

Maledizione Imperius! Pfft! Neanche un bambino gli crederebbe, chissà quanto deve aver pagato perché il suo nome non fosse infangato!

Ancora qualche giro intorno alla scrivania e avrebbe di sicuro creato dei solchi. Il solo pensiero di poter incontrare quell'uomo tanto arrogante quanto viscido, lo faceva impazzire.

Ah, era proprio a quello a cui Malfoy puntava, non c'erano dubbi, altrimenti non si sarebbe spiegato il contenuto del nefasto biglietto!

 

Mi preme congratularmi con te per la nascita della tua bambina, Arthur. Approfitto inoltre per comunicarti che, a partire da oggi, prendo possesso del mio nuovo ufficio qui, al Ministero. Un vero peccato che la mia posizione sia così tanto più alta gerarchicamente, mi avrebbe fatto piacere incontrarti, di quando in quanto.

L. Malfoy”

 

Uno sbruffone, ecco cos'era! Si era sempre creduto superiore a lui, soltanto per la sua schifosa ricchezza. Ah, ma stavolta gli avrebbe risposto a tono, era deciso! Gettò a terra i resti dell'aeroplano e si fiondò fuori dalla porta, solo per poi bloccarsi di colpo.

“Oh, Weasley!” gli fece un uomo basso, dall'aria gioviale ed i capelli castani... In altre parole, uno dei suoi capi: “C'è qualche problema?”

“N-no, signor Caramell”

Cornelius Caramell era a capo del dipartimento per gli Incidenti e Catastrofi Magiche, una delle posizioni più vicine a quella dello stesso Ministro della Magia: aveva un'aria sempre piuttosto bonaria, ma era comunque meglio non farsi catalogare come piantagrane.

“Conosci già Lucius Malfoy?”

Fu allora che lo vide, mentre le sue orecchie si tingevano dello stesso rosso dei suoi capelli.

“Io e Arthur ci conosciamo bene” rispose il suo acerrimo nemico, con la sua voce strascicata, mentre un sogghigno malevolo gli illuminava il volto: “Fin dai tempi di Hogwarts. In realtà mi stavo giusto congratulando col mio vecchio amico per la nascita della sua ultima figlia”

“Ginevra ha già quattro mesi” fece notare quello, seccato: “Comunque grazie”

Malfoy sembrò ignorare l'appunto, per poi proseguire col suo filone di pensiero.

“Anche Narcissa mi ha dato uno splendido figlio, Draco, che ha da poco compiuto un anno” mormorò: “Ma tu, ovviamente, sei un esperto di figli! A quanto siete arrivati? Dieci?”

“Sette”

Arthur sputava ogni singola parola, non sapeva quale forza divina lo stesse trattenendo dal saltargli addosso e strappargli quel parrucchino platinato, che ancora definiva capelli.

“Fa lo stesso, siete sempre in tempo per battere il record. Mi stupisco, tuttavia, di come tu faccia ancora a mantenerli tutti...”

Non avrebbe resistito un istante di più e Caramell dovette accorgersene perché si affrettò a dire: “Su, ora non perdiamo il buonumore! Piuttosto, domani è domenica, perché non ti unisci a me e a Lucius per un brunch a Diagon Alley?”

Non era una buona idea, per niente.

“Non credo di poter--”

“Oh, suvvia, Arthur!” lo interruppe Malfoy, con un largo sorriso: “Ovviamente offrirei io... Anche per lei, Cornelius, se me lo permette”

“Questo non c'entra niente!” esclamò il Weasley, stizzito da quell'insinuazione, nonostante le sue difficoltà economiche fossero notoriamente reali: “Non c'è alcuna necessità, ci sarò!”

“Perfetto, magnifico!” gongolò Caramell: “Domattina al Paiolo Magico, alle undici in punto!”

“Io e Narcissa non mancheremo” concluse il biondo, soddisfatto: “Non dimenticare di portare la tua signora, amico mio

Mentre i due uomini si allontanavo, Arthur rientrò nel suo ufficio, serrandosi la porta alle spalle.

Che aveva combinato?! Lucius voleva solo mettere lui e la sua famiglia in difficoltà, l'aveva detestato dal primo momento per il nome che portava, Weasley, noto da sempre per appartenere ad una stirpe magica di 'Traditori del loro Sangue', come spesso venivano appellati per la vicinanza a Babbani e Mezzosangue.

Come lo dico a Molly?!

 

***

 

Quella sera, quando comparve nel camino di casa sua, Arthur aveva un'autentica aria da funerale, che non sfuggì allo sguardo attento di sua moglie, intenta a servire la cena.

“Sapevo che stavi arrivando!” gli disse, radiosa, mentre cinque ragazzini dai capelli rossi gli correvano incontro: “Quel nuovo orologio che ci ha regalato Alastor è stupendo! Ma che hai? Giornata pesante al lavoro?”

“Diciamo di sì...”

“Ti abbiamo preparato il tuo piatto preferito: zuppa di cipolle! Bill e Charlie mi hanno aiutato, vero ragazzi?”

I suoi due bambini più grandi annuirono con convinzione, sfoggiando un sorriso un po' sdentato e restituendogli parte del buonumore perduto.

“Ah, casa!” esclamò finalmente, abbracciando Molly: “Non c'è niente come la propria tana!”

“Tana?” ripeté la donna, guardandolo stupita: “Perché tana?”

“Perché questo è il nostro rifugio” rispose lui, sedendosi e accarezzando la testa del piccolo Ron, che borbottava felice dall'alto del suo seggiolone: “Il posto dove i problemi lasciano il posto alla famiglia, la nostra bellissima famiglia!”

“Tana! Tana!” ripeterono in coro Fred e George, i gemellini: “Papà! Tana!”

“E Tana sia” acconsentì la donna, ridendo e sollevando dalla culla anche l'ultima arrivata, Ginny, perché suo padre potesse darle un bacio: “Mi piace come nome... La Tana

Il focolare domestico, il frutto di tanti sforzi da parte dei coniugi Weasley.

Arthur non poté fare a meno di sorridere al ricordo del loro primo ingresso a casa: avevano risparmiato per anni e le loro famiglie li avevano aiutati come avevano potuto, finché un giorno ce l'avevano fatta davvero. Era piccola, da ristrutturare, in una zona isolata, ma c'erano un bel po' di stanze, un giardino, un bel camino caldo e soprattutto c'era la sua Molly, già in dolce attesa.

Le lanciò un'occhiata amorevole e vide che anche lei sorrideva, forse immersa negli stessi ricordi.

L'aveva sollevata e avevano varcato la soglia, uniti com'erano sempre stati, sin dai tempi della scuola; si erano sposati presto, i Mangiamorte incombevano, ma l'avrebbero fatto comunque, erano nati per essere una famiglia.

 

Solo dopo cena, quando finalmente tutti i piccoli Weasley dormivano sereni, il mago si ricordò il perché di tanto cattivo umore.

“Ho fatto un guaio, Mollymolle” confessò, sedendosi accanto a sua moglie sul loro vecchio divano e passandole un braccio dietro le spalle: “Un bel guaio”

Lei gli rivolse uno sguardo penetrante, uno di quelli che riservava ai gemellini quando li vedeva in procinto di lanciarsi il purè, ma non disse nulla, aspettando che Arthur continuasse.

“Hai sentito che Malfoy è stato prosciolto da tutte le accuse?”

“Certo, era sulla Gazzetta del Profeta di lunedì, ma perché...?”

“Bè, non l'hanno solo assolto, ma anche assunto al Ministero, a stretto contatto con il Ministro Bagnold, figurati! E ovviamente lui non ha perso un attimo, mi ha subito scritto!”

Una nota di preoccupazione si dipinse sul volto di Molly, che ancora non era riuscita a scordare di quando lui e Lucius si erano letteralmente presi a pugni durante quello che per suo marito era il settimo anno, nonché il terzo del giovane aristocratico.

“Che gli hai fatto?” pigolò: “Non ti avranno licenziato!”

“Oh, no, no!” chiarì subito Arthur, consentendole di trarre un sospiro di sollievo: “Ma stavo per andare a cantargliele, quando invece mi sono ritrovato lui e Cornelius Caramell, del dipartimento Catastrofi, davanti alla porta! Abbiamo scambiato due parole e ora siamo invitati domattina al Paiolo per un brunch...”

Quando concluse la frase, si sentì più che mai abbattuto: si era fatto incastrare in un appuntamento che Lucius avrebbe sfruttato al massimo per umiliarlo, magari addirittura per fargli perdere il posto!

“Non ci andiamo” riprese infine: “Dirò che Ginny aveva la febbre e...”

Molly non sembrava per niente d'accordo.

“Arthur Weasley” scandì, alzandosi e posizionandoglisi di fronte, le mani sui fianchi: “Ti vergogni forse della tua famiglia?”

“Ma che dici?!” esclamò lui: “Io vi adoro! È solo che... Non voglio che tu debba subire le angherie di quel viscido”

Lo sguardo della strega si addolcì, sapeva che l'uomo che aveva sposato era sincero, ma non perse il tuo sono determinato.

“Andremo a quell'incontro” decretò: “Gliela faremo vedere noi, cos'è la vera famiglia. Non preoccuparti per me, lo sai che le loro insinuazioni non mi fanno né caldo né freddo”

Non era del tutto convinto, ma conosceva il cipiglio battagliero di sua moglie e questo gli fece un po' di coraggio.

“Dopotutto” continuò la donna, imperterrita: “Che a loro piaccia o no, siamo anche imparentati! Tua madre era una Black esattamente come sua moglie!”

Era vero, ma era giusto notare anche che il nome della sua compianta mamma, Cedrella Black, era stato cancellato dall'arazzo della suddetta purissima famiglia, proprio perché aveva sposato suo padre...

“Senza contare che mi piacerebbe proprio conoscere la signora Caramell, pensi che ci sarà anche lei?”

“Credo di sì, di sicuro Lucius porterà sua moglie”

“Magnifico” esclamò Molly: “Pensa che bello sarebbe se io e la moglie di uno dei tuoi capi diventassimo amiche! Forse finalmente vedrebbero quanto duramente ti impegni, potresti addirittura avere una promozione!”

“D'accordo, cara” si arrese infine il mago, sforzandosi di sorridere: “Speriamo di mantenere la calma”

“È proprio questo il suo gioco, Arthur! Farti perdere la pazienza, così da sminuirti e chissà, magari farti licenziare! Saremo serafici e si mangeranno il fegato!”

“Ma come faremo a pagare? Sicuramente vorranno andare in qualche locale di lusso, non si fermeranno certo al Paiolo...”

“Stai tranquillo, caro, abbiamo qualche risparmio, faremo uno sforzo, vedrai”

In verità di risparmi ne avevano ben pochi, ma ormai il danno era fatto, avrebbero stretto la cinghia e sarebbero andati avanti, come facevano sempre, nessuno dei due poteva sopportare l'idea di darla vinta ai Malfoy.

Il mago si alzò ed abbracciò stretto la sua consorte, per poi risedersi con lei a godere del crepitare lento del fuoco, che diffondeva un piacevole tepore in quella gelida notte invernale.

“Ti amo” le disse: “Amo te, amo i ragazzi, amo la nostra principessina e amo la nostra Tana”

“Anche io” rispose lei, accoccolandoglisi accanto e richiamando con un colpo di bacchetta una coperta calda: “Non rimpiango niente; se avessi un'altra vita, rifarei tutto da capo”

Rimasero così, stretti l'uno all'altra, a guardare le fiamme danzare, finché Molly non aggiunse, evitando di guardarlo negli occhi: “Solo... Se ci riesci, non tirare fuori qualche strano marchingegno babbano, tesoro, okay?”

“Ma, amore...!”

La strega sbuffò, disperata: erano spacciati.

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Capitolo 2
*** Pavoni bianchi ***


Buongiorno! ...E ovviamente buon 2012 a tutti! ^^ Ho finito ieri di scrivere l'intera storia e vi posso dire con orgoglio che sarà composta di sei capitoli, aggiornerò circa ogni settimana e avrete i punti di vista di Arthur, Lucius, Molly e Narcissa, un po' a rotazione (:
Che altro posso dirvi? Che la parte senz'altro più impegnativa di questa storia è stato il dover cercare tutte le nozioni sull'anno della caduta di Voldemort, in cui è ambientata (come spero fosse evidente), il che ha implicato cercare notizie sul vecchio Ministro, sui fatti salienti e compagnia bella! XD Però devo ammettere che è stato divertente! In questo capitolo è il turno di Lucius per cui noi tutti tifiamo... Vedremo come se la caverà a casa sua ù.ù
Grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia, grazie a chi l'ha recensita, messa tra le seguite, le preferite eccetera, insomma grazie a tutti, se avete voglia di scrivermi una recensione e dirmi cosa pensate sarà sempre cosa gradita ^-^ Ricordo a tutti che ho una long in corso, sempre su hp, nel caso aveste voglia di dare un'occhiata è.è Buona lettura, spero vi piaccia, io mi sono divertita un sacco scrivendolo! 


2. Pavoni bianchi

 

Quel pezzente, mi chiedo come faccia ad avere ancora un impiego!

Lucius era soddisfatto, non solo aveva corrotto per bene le autorità, riuscendo a tenersi fuori da Azkaban, ma era anche approdato al Ministero, per di più insultando il suo nemico giurato, Arthur Weasley.

Quel pidocchioso Traditore del suo Sangue non gli era mai piaciuto, fin dal primo giorno che l'aveva visto insieme agli altri Grifondoro, se possibile più rivoltanti di lui. Suo padre gli aveva sempre detto che i Weasley erano famosi per due sole cose: i capelli rossi e l'avere più figli di quanti non ne potessero mantenere, definizione che si era rivelata più che adatta anche per la nuova generazione.

Appena firmate le ultime scartoffie si smaterializzò, per ricomparire un istante dopo nel salone d'ingresso del suo Maniero.

L'unica seccatura è il brunch di domani, ma non potevo farmi sfuggire un'occasione del genere, forse riuscirò perfino a farlo cacciare a calci dal Ministero! Dopotutto, ormai Caramell l'aveva invitato...

“Buonasera, padrone” gli disse un elfo domestico, vestito solo di un vecchio sacco di tela, correndogli incontro con quella sua camminata così irritante: “Dobby può riporre il vostro mantello?”

Lucius gettò addosso alla creaturina mantello e bastone da passeggio, per poi sibilare, con una profonda nota di disgusto: “Appoggiali al loro posto, poi preparati a servire la cena”

“Sì, padrone, Dobby provvede subito”

“Sarà meglio per te”

Esseri tanto obbrobriosi quanto utili, devo ricordarmi di fargli stirare le orecchie, più tardi.

Immerso nei suoi pensieri, si diresse nell'ampio salone, dove un arredamento tardo ottocentesco la faceva da padrone, con eleganti poltrone, quadri antichi con illustri maghi del passato che conversavano tra di loro e grandi finestre, oscurate da tende di velluto damascate.

“Bentornato, caro” lo accolse Narcissa, alta, biondissima, gli occhi di ghiaccio ed il fisico asciutto, del tutto inusuale per una donna che aveva da poco avuto un bambino: “Guarda il nostro tesoro, non è perfetto?”

Lo sguardo di sua moglie si era addolcito in un solo istante, posandosi sul figlioletto che teneva in braccio. Lucius sorrise, ricambiato dal piccolo Draco che, a modo suo, lo salutò con dei versi allegri, poi si avvicinò a baciare sia lui che la sua consorte, riservando estrema delicatezza ad entrambi, come uno che si trova di fronte due statue di cristallo, tanto belle quanto fragili.

“Nostro figlio è magnifico”

La donna gli regalò un ampio sorriso, lieta di quell'apprezzamento verso il suo dono più prezioso, poi disse, facendo giocare il bambino con una ciocca dei suoi lunghi capelli: “Ti ho fatto preparare il tacchino”

“Benissimo, andiamo a cena”

 

Il tavolo era molto lungo per tre sole persone, i due adulti cenavano agli estremi opposti, mentre Narcissa teneva accanto a sé suo figlio, imboccandolo e ridacchiando ogni volta che quello buttava in giro qualche cucchiaiata di pappa.

“Non può proprio farlo la servitù, quel lavoro?” si azzardò a chiedere Lucius, ben sapendo di aver appena messo piede in un campo minato: “Almeno potresti mangiare in pace e...”

Non osò mai finire la frase, perché sua moglie lo stava già fissando con uno sguardo a dir poco assassino, si limitò invece a sospirare ed alzare le spalle: quando si parlava di Draco non c'erano santi, dalla nascita del loro primogenito la donna era diventata leggermente possessiva, specie negli ultimi tempi.

“D'accordo, non importa” disse infine, decidendo di cambiare argomento: “Piuttosto, stavo pensando di comprare dei pavoni da mettere in giardino, magari bianchi... Ah, e domattina siamo invitati ad un brunch a Diagon Alley da Caramell, la cattiva notizia e che ci saranno anche i Weasley, ma il lato positivo è che potremo farli licenziare!”

Aveva esclamato il tutto con grande soddisfazione, fiero del suo nobile proposito, ma quando alzò lo sguardo sulla donna, notò che l'espressione di lei si era fatta d'improvviso truce, mentre il suo usuale pallore era stato sostituito da una sfumatura rossastra piuttosto preoccupante.

“Stai scherzando” gli disse, procurandogli un repentino cambio d'espressione: “Dimmi che è uno scherzo”

Non era una domanda.

Che accidenti ho fatto, ora?!

Lucius tentò uno sguardo ammaliante ed un sorriso appena abbozzato, ma la reazione che ottenne fu tremenda, infatti la sua consorte gettò a terra la posata di plastica del bambino e si alzò di scatto, sbattendo le mani sul tavolo in un gesto molto poco signorile, ma tremendamente intimidatorio.

“Non posso crederci!” sbottò: “Come puoi pensare al brunch in un momento così?!”

Aveva dimenticato il loro anniversario? Non gli pareva... Allora qual era il problema? La sua indecisione non fece altro che peggiorare la situazione.

“C'è il processo di Bella, domani” sibilò alla fine Narcissa, senza staccargli gli occhi di dosso, visibilmente furiosa.

Il mago ponderò rapidamente la cosa: i suoi cognati, il fratello di Rodolphus, Rabastan, ed anche quello schizzato di Crouch sarebbero probabilmente finiti ad Azkaban a vita.

“Sai benissimo che non posso farci proprio niente” si decise a dire: “E lo sai che non ci andremo”

La strega parve oltraggiata.

Che devo fare con lei?!

“Lucius, tu devi fare qualcosa...!”

Avevano già affrontato quell'argomento decine di volte, stava davvero perdendo la pazienza.

“Cosa vuoi che faccia?!” sbottò a sua volta, sbuffando, mentre Draco, spaventato dai loro toni di voce, cominciava a piangere: “Le ho detto io di torturare i Paciock?! Le ho detto io di cercarLo dopo che era caduto, come una spiritata?! Le ho detto io di urlare ai quattro venti che Lui tornerà? Non basterebbe tutto l'oro del mondo a tirarla fuori, senza contare che non rinnegherebbe mai la sua fedeltà all'Oscuro Signore!”

“Ma...”

“Niente 'ma'!” esclamò ancora, secco, sovrastando il pianto di suo figlio: “Alla pazzia, Cissy! Li ha torturati alla pazzia! Decine di testimoni!”

“Dobbiamo almeno andare al processo!”

“No che non ci andiamo! Non ho corrotto mezzo Ministero solo perché lei possa vederci, urlare che siamo dei vigliacchi traditori in una delle sue classiche uscite e farci sbattere all'inferno con loro! È una squilibrata!”

“LO SO CHE È UNA SQUILIBRATA!” gridò Narcissa, mentre le lacrime le rigavano il viso, per poi concludere in un sussurro: “Ma è mia sorella...”

Al vedere sua moglie piangere, Lucius sospirò e cercò di darsi una calmata, per poi andare ad abbracciarla, stringendola a sé.

“Mi dispiace...” le disse, lasciandole qualche istante per riprendersi: che poteva fare? Non voleva rischiare di finire in prigione, di dover lasciare il suo Draco, la sua Cissy e non c'era alcun modo di tirare fuori i suoi cognati da quella situazione.

Rodolphus forse potrebbe ragionare, ma lei...

Finalmente la donna sembrò tornare in se stessa e parve udire solo allora il pianto disperato del suo bambino, prendendolo immediatamente tra le braccia e cullandolo con amore.

“No, tesoro, non è successo niente” gli disse, mentre il mago li abbracciava entrambi, asciugando con una mano le guance ancora arrossate di lei: “La mamma è qui...”

“Cissa, lo sai che non posso...”

“Lo so” ammise alla fine quella, poggiando il capo contro la sua spalla: “Mi dispiace, Lucius”

“Anche a me, ma il modo migliore di agire è non pensarci e comportarci normalmente, domattina andremo a quel brunch. Pensa a Draco, non possiamo crescerlo da Azkaban!”

Lo sguardo di sua moglie si posò nuovamente sul loro primogenito, mentre con le dita sottili gli scompigliava i capelli biondi, per poi togliergli di bocca la manina che si stava ciucciando con ritrovata allegria. Lucius le diede un bacio sulla guancia, proponendo poi di finire la cena.

“Dobby!” tuonò, non appena ebbe rimesso le gambe sotto al tavolo: “Vieni subito a pulire!”

Immediatamente comparve l'elfo domestico che l'aveva accolto all'ingresso, cominciando a far sparire la pappa per terra ed a raccogliere le posate cadute.

“Sei troppo lento” disse Narcissa, impietosa, forse soltanto vogliosa di prendersela con qualcuno: “Punisciti!”

Draco trovava divertentissimo vedere l'esserino percuotersi da solo, rideva a crepapelle, restituendo il buonumore anche ai suoi genitori.

Che bravo figlioletto, un giorno farà grandi cose!

“Picchia! Picchia!” strepitava intanto il frugoletto, battendo con le manine sul seggiolone, estasiato: “Picchia!”

“Hai sentito mio figlio, elfo?” domandò il signor Malfoy, rivolgendo al suo servo un sorriso malevolo: “Obbedisci al tuo giovane padrone”

“Sì, signore” rispose solerte la creaturina, picchiandosi più forte: “Cattivo Dobby! Cattivo!”

Era incredibile quanto gli mettesse allegria punire quegli odiosi esseri, era una vera fortuna averne più di uno in casa, quei momenti con la sua famiglia lo ripagavano di ogni fatica.

 

Finita la cena, i tre Malfoy tornarono nel salone, mentre Lucius spingeva via a calci Dobby, sempre in nome degli occhioni grigi e felici del suo erede. Era ancora presto per mettere a letto Draco, così Narcissa si sedette a terra, sull'ampio tappeto, cominciando a tenere per le braccia suo figlio affinché camminasse, rendendo orgoglioso il suo vecchio.

“Non è speciale?” esclamò dopo avergli fatto fare qualche passo, al colmo della gioia, guardando la creatura che aveva messo al mondo al pari del più ammaliante tesoro.

“È un Malfoy, ce l'abbiamo nei geni!”

“Come la modestia, caro...”

“Ovvio” le diede ragione lui, fingendo di non cogliere l'insinuazione.

“Allora dobbiamo andare a quel brunch?” domandò nuovamente sua moglie, con una smorfia disgustata: “Non voglio che il mio cucciolo stia a contatto con quei Weasley!”

“Caramell è tra i migliori candidati a succedere Millicent Bagnold come Ministro della Magia, è importante tenercelo buono... E poi non temere, Draco rimarrà ovviamente qui al Maniero con gli elfi”

“Prego?”

“Ho detto che è tra i favoriti a prendere il posto di Mill-”

“Non. Quello.”

Oh-ho.

“Non penserai che io lasci mio figlio a quelle orribili creature!”

“Credo che, in parte, sia anche mio figlio e io dico che non morirà, se per una volta lo lasci a casa”

Ah, stavolta l'avrebbe sentito! Era lui che comandava in quella benedetta famiglia, accidenti!

“Lo lasceremo con la servitù e non voglio sentire repliche!”

Questa cosa della mamma iperprotettiva doveva finire, per Merlino.

“Benissimo!” sibilò Narcissa, con odio.

Aveva vinto? Davvero?!

Certo che ho vinto, sono il patriarca, io!

Un sogghigno spiacevole illuminò il volto della strega, una luce che a Lucius ricordò molto le espressioni folli di Bellatrix, facendolo rabbrividire.

“Io dico” iniziò quella, suadente, infilandosi la vestaglia e raccogliendosi i capelli: “Che nemmeno tu morirai quando, stanotte, dormirai fuori dal mio letto”

“Narcissa. No.”

Troppo tardi, sua moglie aveva già fatto apparire un cuscino sul divano, prendendo in braccio Draco e dirigendosi su per la scalinata, alla volta della sua camera da letto.

Non può farmi questo!

Il rumore di una porta che sbatteva gli confermò che sì, poteva farlo.

 

“Cissy!” esclamò, dopo aver bussato all'ingresso della loro camera per un tempo che gli pareva incalcolabile: “Cissy, andiamo! I Weasley sono veicolo di malattie, lo sai che non possiamo portare nostro figlio! Avanti, fa anche freddo là fuori, gli verrebbe una polmonite!”

Cosa gli era saltato in mente? Narcissa sembrava così posata quando aveva chiesto di prenderla in moglie, la più giovane e bella delle tre sorelle Black, erano anche stati insieme ai tempi di Hogwarts... Certo, la volta in cui le aveva rubato un reggiseno e quella gli aveva sferrato un calcio avrebbe potuto fargli sospettare qualcosa, ma chi l'avrebbe detto che sarebbe diventata così despotica, un giorno? Ad ogni modo, le sue argomentazioni dovettero sembrarle convincenti, perché gli aprì, seppur riluttante, facendogli cenno di entrare e mettersi a letto.

“Ti amo” le disse lui, in tono ruffiano, felicissimo di essere riuscito ad infilarsi sotto le coperte calde, mentre suo figlio già dormiva nel lettino poco lontano: “Tu mi ami?”

“Mph!” borbottò quella, girandosi su un fianco, al fine di dargli le spalle.

Era più che sufficiente, per quella notte; si poteva tranquillamente considerare una vittoria.

“E... Cissy, tesoro?” azzardò dopo poco, fissandole la schiena, nel buio: “Per quella faccenda dei pavoni...?”

Un gigantesco cuscino gli piombò sulla faccia, mettendo a tacere la discussione in via definitiva e facendo sfumare il sogno di Lucius di un esercito di ferocissimi pavoni albini da guardia.

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Capitolo 3
*** Alla 'Piuma di Fenice' ***



Buongiorno a tutti, ormai è palese che non aggiorno ogni settimana con precisione, ho uno scarto di 1-2 giorni di ritardo, ma sento che potrete perdonarmi, sono un vulcano di idee, sto aggiornando anche l'altra long e non ho sempre disponibile la connessione -causa fratellino costantemente in punizione con madre che mi stacca internet. Ad ogni modo eccomi qui con il terzo, mirabolante capitolo, in un mix tra la visione di Arthur e quella di Lucius (quanto sono originale, eh?)... È un po' più lungo dei precedenti, spero vi piacerà, con questo siamo a metà storia! Come potete osservare ho modificato l'introduzione alla storia, perché sono una capra e cerco di crearne una decente che sia un minimo accattivante -.- Dubito di esserci riuscita, amen. Altre novità? Non molte, facciamo tanti auguri a Piton che oggi compie gli anni perché lo adoro quindi dovete adorarlo un po' anche voi ù.ù Eeeeee vi informo che a giorni metterò su una one-shot tutt'altro che ironica su Bellatrix, perché ultimamente mi sono fissata col personaggio, più di quanto non fossi già fissata prima ù.ù Se vi interessa, passate, maggiori notizie al prossimo aggiornamento, buona lettura e bye bye!
Ps: le recensioni non mangiano i lettori, tanto vi vedo che leggete è.é Siete fortunati che non ho ancora i miei pavoni da guardia albini... Ma attenti che sono falconiera! (Fa ridere perché è vero XD Addestro falchi, sono pazza, niente da dichiarare, ognuno ha le sue tare ù.ù)

3. Alla 'Piuma di Fenice'

 

L'alba arrivò impietosa, così come i lamenti di un'affamatissima Ginny, che reclamava la sua colazione con vagiti degni di una cantante lirica.

Sono finito, sono finito!

L'ansia attanagliava il povero Arthur, crescendo sempre di più al trascorrere dei minuti.

“Ascoltate, bambini” disse, prendendo da parte Percy, Charlie e Bill, mentre Molly si occupava dei più piccoli: “Io e la mamma andremo via per pochissimo, più tardi. Voi tre siete i più grandi e so che siete responsabili, mi fido di voi, quindi vi affido il compito di badare ai vostri fratelli, mentre Ginevra verrà con noi”

Tutti e tre annuirono con convinzione: sembravano entusiasti di tanta responsabilità tutta insieme, era come se fossero appena stati investiti cavalieri o qualcosa di simile; soprattutto Percy aveva l'espressione di chi si sente davvero grande e non vuole deludere le aspettative.

“State attenti ai gemelli, che non combinino disastri” li ammonì ancora il mago: “Ron non dovrebbe avere bisogno di niente, attenti a non fargli male e per qualsiasi cosa usate questo

Aveva abbassato la voce, di modo che sua moglie non potesse sentirlo, e aveva allungato di nascosto ai ragazzi un babyphone babbano, di quelli che si lasciano nella stanza dei bambini per poter sentire a distanza quando si svegliano.

“Io terrò il gemello in tasca, se succede qualcosa premete questo pulsante e io arrivo”

“Sì, papà!” esclamò il piccolo Percy, afferrando con orgoglio l'oggetto, in barba ai suoi fratelli maggiori: “Stai tranquillo, ci penserò io, ormai ho cinque anni e mezzo, sono abbastanza grande!”

“Ma certo che lo sei!” rispose Arthur, dandogli un buffetto sulla guancia e accarezzando la testa degli altri due fratelli: “Siete i miei tre ometti!”

Era orgoglioso dei suoi figli, di tutti quanti, anche di quei due scavezzacollo di Fred e George che, dall'alto dei loro tre anni, non facevano che combinarne di tutti i colori.

 

Giunta l'ora x, Arthur si sistemò sulle spalle il mantello invernale, controllò di essere quanto più in ordine possibile e poi fece l'occhiolino ai suoi tre figli più grandi, che ricambiarono il cenno d'intesa; riservò un'occhiata particolarmente eloquente a Bill, che aveva da poco compiuto undici anni e che il settembre successivo sarebbe addirittura andato a Hogwarts.

Quando scese in salotto, Molly era già lì che lo aspettava vestita di tutto punto, sebbene il suo abito fosse forse un po' fuori moda, con in braccio una piccola Ginny placidamente addormentata.

“Pronto?” gli chiese, alzando gli occhi al cielo al vederlo deglutire nervosamente, senza proferir parola.

“P-pronto”

La donna prese una manciata di Polvere Volante da un sacchetto appoggiato sopra al camino e la gettò nel fuoco, che immediatamente si tinse di verde speranza. In altre circostanze si sarebbero smaterializzati, ma la bambina era troppo piccola e di certo si sarebbe sentita male. Il camino non era abbastanza grande per ospitare entrambi contemporaneamente, così il mago saltò per primo tra le fiamme, a piè pari, esclamando: “Paiolo Magico” seguito a ruota da sua moglie.

 

Il Paiolo Magico era un locale londinese senza troppe pretese, pulito ed alla portata di tutti, forse un po' buio, insomma non era per niente un posto da Malfoy e questo, notò Arthur appena emerse dalle fiamme, era più che evidente dall'espressione di Lucius, che già li stava aspettando in compagnia di Caramell e di due donne di cui una, biondissima, era chiaramente riconoscibile come la gelida Narcissa Black; l'aveva vista poche volte a scuola, avevano parecchi anni di differenza, ma l'aria di superiorità era inconfondibile, nessun'altra donna sarebbe stata così adatta a divenire una Malfoy, non vi era alcun dubbio.

“Weasley, ben arrivato!” lo accolse il suo capo, battendogli cordialmente sulla spalla: “Ed ecco la tua bellissima moglie!”

“Piacere” disse la donna accanto al signor Caramell: “Camelia Rinslet”

La signora Weasley non poté fare a meno di notare quanto quella fosse simile al marito, sia nell'aspetto che nel modo di fare e le strinse cordialmente la mano, rivolgendole un ampio sorriso.

“Molly Prewett” si presentò a sua volta, gioviale: “Questa è nostra figlia, Ginevra”

“Splendida, splendida! Vieni a vedere, Lucius!”

“Adorabile” sibilò il signor Malfoy, in tono palesemente falso: “Avrei voluto mostrarvi Draco, ma abbiamo preferito lasciarlo a casa, fa così freddo e la servitù potrà occuparsi di lui”

Sua moglie sembrava parecchio contrariata, non si capiva se per colpa della compagnia o per la scelta di affidare il suo bambino alla servitù; ad ogni modo cercava di non dar troppo a vedere le sue emozioni. Dopotutto, si disse Arthur, se avessero portato il figlio con loro, come avrebbero fatto a vantarsi di avere stuoli di servitori ed elfi domestici?

“Conoscete già Narcissa?” domandò ancora Lucius, prendendo per mano la donna, che fece un passo avanti, stringendo con riluttanza le mani che le venivano offerte.

“Molto piacere” tentò Molly, ottenendo in risposta un sorriso tirato, come a farle intendere che sì, il piacere era unicamente suo.

“Pensavamo di andare alla Piuma di Fenice” fece sapere Caramell, interrompendo i convenevoli, con somma gioia di tutti: “Si mangia molto bene”

Bingo, uno dei ristoranti più cari dell'intera Diagon Alley

“Sempre che non preferiate qualcosa di più... Alla buona” sottolineò il mago biondo, sorridendo in maniera poco piacevole.

“Andrà benissimo” si affrettò a ribattere Arthur, prendendo sotto braccio sua moglie e facendo strada, mentre la punta delle orecchie già gli si colorava come una ciliegia matura.

 

La Piuma di Fenice era un locale molto elegante, curato nei minimi dettagli, con tavoli in legno scuro e comode poltroncine in pelle scarlatta. Le pareti erano decorate da innumerevoli riproduzioni di fenici libere, che si spostavano da una tela all'altra, cantando e creando l'impressione di un posto accogliente, dove trascorrere anche interi pomeriggi a sorseggiare un buon thé.

Appena entrati furono accolti dal proprietario, evidentemente molto amico di Caramell, che li fece accomodare ad un ampio tavolo posto accanto ad una lunga vetrata, così che potessero ammirare l'intera via principale di Diagon Alley.

Il signor Weasley notò che sua moglie si fermava spesso a guardare i coniugi Malfoy, così per un attimo li osservò a sua volta con attenzione, ignorando il fatto che il solo ricordare che esistevano gli faceva montare la rabbia. Lucius si stava togliendo il lungo mantello nero ornato da una spilla d'argento a forma di serpente arrotolato, con uno smeraldo al posto dell'occhio, rivelando una tunica lavorata, con ricami in filo verde e argentato, mentre sua moglie, aiutata da un cameriere a riporre il soprabito, portava un lungo vestito verde dall'aspetto caldo, accollato, chiuso sulla schiena da una moltitudine di bottoncini rotondi. Per tutta risposta aiutò Molly col mantello e le tirò indietro la sedia, galante, guardandola con immenso calore, nel tentativo di farle capire con lo sguardo quanto ogni momento passato con lei valesse più di tutto l'oro od i bei vestiti del mondo.

Sapeva che era solo questione di tempo prima che Lucius cominciasse a punzecchiarlo, se lo sentiva nelle ossa e già lo guardava con odio, per sicurezza.

 

Una volta che furono tutti seduti, la signora Weasley fece apparire una culla dall'aspetto antiquato, nella quale ripose la sua unica figlia femmina, con la stessa delicatezza con la quale si sarebbe potuto maneggiare un diamante. Suo marito la guardava, rapito: quanto avevano desiderato una femminuccia e che gioia il giorno in cui era nata! Tutta la casa era stata invasa da parenti festosi ed amici, mentre una lacrima silenziosa aveva rigato il viso di Molly, rattristata solo dal fatto che i suoi due amati fratelli, Gideon e Fabian, fossero stati uccisi dai Mangiamorte prima di riuscire a vedere il visino dolce della nuova arrivata.

“Cosa prendete?” domandò Caramell, risvegliando il mago dal suo vortice di ricordi e passandogli un menù: “Qui fanno le migliori uova di plimpy dell'intera Inghilterra, ve le consiglio con dei crostini e magari, per tornare sul classico, un paio di salsicce con le uova!”

“Desiderate qualcosa di particolare per la bambina?” chiese cortesemente uno dei camerieri, avvicinandosi alla culla, benevolo: “Un biberon di latte?”

“Oh, no, lei è a posto” si affrettò a rispondere Arthur, senza risultare sgarbato, mentre analizzava attentamente l'elenco di cibi, cercando di individuare le scelte meno costose, senza però darlo troppo a vedere: “Io prendo solo le uova fritte”

“Io provo i toast” aggiunse Molly, lanciandogli un'occhiata rassicurante: “Voi?”

 

***

 

Li detestava, non c'erano parole, quei pezzenti erano la vergogna dell'intero mondo magico.

“Davvero Arthur” disse il signor Malfoy, ad un tratto: “Ti ho già detto che offro io...”

“Ed io ti ho già detto, Lucius, che non ce n'è alcun bisogno”

Ti farò licenziare, fosse l'ultima cosa che faccio.

L'uomo scambiò una rapida occhiata con sua moglie, poi entrambi presero il menù più ricercato disponibile: alette di wooper in salsa di mandragola, le uova di plimpy con crostini tanto consigliate da Caramell ed alcuni toast con formaggi francesi.

“Mi dica, Cornelius” cominciò Lucius, una volta che tutti ebbero ordinato: “Si mormora che sarà lei il prossimo Ministro”

“Oh, non credo, amico mio!” si affrettò a borbottare l'altro, sorridendo imbarazzato: “I veri favoriti sono Silente e Crouch, o almeno lo erano fino a qualche settimana fa, prima che Albus rifiutasse per l'ennesima volta ed il povero Barty... Bè, avrete senz'altro sentito di suo figlio, Barty Junior. Brutta storia, gran brutta storia”

L'aveva sentito eccome! Come la sua dolce metà non aveva mancato di ricordargli la sera prima, entro poche ore Barty Crouch avrebbe spedito ad Azkaban, per direttissima, non solo il suo stesso figlio, ma anche i suoi cognati e Rabastan Lestrange; nonostante ciò, si finse quanto più sorpreso possibile, sapendo bene che Caramell non gli avrebbe mai domandato niente sulla sorella di sua moglie, almeno non dopo l'ingente mazzetta che gli aveva fatto recapitare non molte settimane addietro.

“Ad ogni modo” riprese infatti quello: “Credo che Millicent rimarrà in servizio ancora per un bel po', quindi chi può dire cosa succederà!”

“Io continuo a pensare che lei sarebbe un ottimo candidato” continuò con voce melensa Lucius, del tutto deciso a intortarselo per bene: “Silente è così liberale, anche troppo, se mi permette, mentre Crouch... Chi può dire quali effetti avrà sulla sua psiche questa brutta faccenda”

Albus Silente sarebbe stato una vera spina nel fianco, addirittura più di quanto già non lo fosse stata la Bagnold, era stato un miracolo uscire puliti da tutto il polverone post-Oscuro! Per quanto riguardava invece il giudice del Wizengamot, era vero che la sua sanità mentale si faceva sempre più fragile, la cattura dei Mangiamorte lo ossessionava ogni giorno di più, quindi si poteva solo immaginare quanto sarebbe stato pesante per lui il colpo datogli dal dover giudicare il suo unico figlio.

“Vedremo, vedremo” gongolava intanto Caramell, gasato dal discorso: “Certo, non sarebbe male, non è vero, Camelia?”

Sua moglie annuì, sorridente e benevola, evidentemente ignara del piccolo arrotondamento di stipendio del suo maritino, dicendo: “Saresti senz'altro un grande Ministro, amore”

“Certo, ci sarebbero dei rami secchi da tagliare” fantasticò a voce alta il signor Malfoy, fissando Arthur senza alcun ritegno: “Rami vecchi, autunnali, pieni di foglie rosse...”

Vide distintamente il suo sfidante muoversi sulla sedia, ma la sua orrenda moglie dovette in qualche modo trattenerlo; peccato.

“Diteci” iniziò infatti Molly Weasley, dopo poco: “Voi avete figli?”

“Ahimè, no” confessò la signora Caramell, con una nota triste nella voce: “Uno dei nostri più grandi rammarichi”

“Oh, mi spiace, ma non è ancora troppo tardi, non trovate?”

“Camelia ed io siamo sempre così impegnati, non possiamo proprio conciliare lavoro e famiglia al momento, per quanto possiamo esserne dispiaciuti”

Lucius si aspettava che da un momento all'altro sua moglie se ne sarebbe uscita raccontando di come si dedicasse a tempo pieno al suo Draco, invece si stupì nel notare Narcissa ferma, imperscrutabile, che si osservava le unghie perfette, con aria assorta.

“Mi chiedo come facciate voi, Arthur” si sentì quindi in dovere di dire, visto che era decisamente troppo tempo che non infieriva sui Weasley: “A mantenere ancora così tanti frugoletti lentigginosi...”

“Tanto spirito di sacrificio” lo zittì subito Molly: “E tanto amore”

Disgustoso.

Il solo pensiero dei due pezzenti che, con amore, concepivano la loro nidiata, rischiò di far perdere del tutto prematuramente l'appetito a Lucius, che non riuscì a trattenere una smorfia.

“Noi non abbiamo in programma altre nascite” si decise infine a dire: “Un erede basta e avanza, non voglio che si creino spiacevoli contese per l'eredità un giorno, anche se capisco che non tutti abbiano questo problema, non è vero? Senza contare che due figli richiederebbero il doppio dell'attenzione o, in alternativa, dimezzare il tempo da dedicare ad entrambi, cosa che riterrei alquanto sgradevole, nonché dannosa per la crescita di Draco”

Caramell sembrava d'accordo con quanto aveva detto, ma ovviamente evitava di sbilanciarsi: era il classico tipo che vuole capra e cavoli, di quelli che cercano di non prendere mai apertamente le parti di nessuno, al fine di non avere guai di alcun genere ed allo stesso tempo di poter approfittare della complicità di più parti.

Sarebbe un ottimo Ministro... Così manipolabile...

Ad interrompere le piacevoli riflessioni del signor Malfoy sopraggiunse un trillo acuto e persistente, che sembrava proprio provenire dalla giacca del suo pidocchioso nemico giurato, almeno a giudicare dal colore che la sua faccia aveva assunto e dalle occhiatacce che la moglie gli dispensava.

“Non starai ancora giocando coi tuoi attrezzi Babbani!” sibilò quindi il mago, cosciente di aver fatto tombola: “Per Merlino, fai smettere questo suono infernale!”

Il rosso tirò fuori dalla tasca del mantello uno strano aggeggio, premendo un pulsante color verde pallido: un rumore indistinto di pianti ed oggetti che si fracassavano invase l'aria, sostituendo il trillo.

“I ragazzi!” esclamò quello, preoccupato, mentre la sua signora cambiava espressione, assumendone una preoccupata: “Dobbiamo andare!”

Mise alcune monete sul tavolo e fece per alzarsi, quando uno sconcertato Cornelius Caramell si azzardò a chiedere delucidazioni.

“Weasley, che sta succedendo? È un manufatto babbano quello?”

“Già, Weasley” enfatizzò Lucius, gioioso: “Che sta succedendo?”

“Un oggetto che i Babbani usano per sentire i figli a distanza” biascicò Arthur, evitando di far sapere che ne aveva amplificato la portata di segnale con la magia: “I bambini hanno combinato qualcosa, scusateci!”

È fatta! Stavolta lo licenziano!

“Ingegnoso” disse invece Caramell, con aria stupita: “Davvero ingegnoso...”

Non era possibile, doveva aver sentito male per forza.

“Ma, Cornelius!”

“Io lo trovo molto innovativo!” rincarò la moglie, Camelia: “Davvero un uomo pieno di risorse, è stato un piacere!”

“Piacere nostro!” urlò Molly Weasley dopo aver fatto evanescere la culla, mentre correva con suo marito al bancone del locale per chiedere di usare il camino, con Ginny stretta tra le braccia.

Oltraggioso, ecco cos'era! Magari l'avrebbero pure premiato per quell'atto scellerato! Non c'era da stupirsi che il mondo magico andasse in rovina, i nobili come lui rischiavano la galera, mentre i pezzenti simpatizzanti dei Babbani ricevevano encomi!

“Per Merlino, com'è tardi!” esclamò un istante dopo Caramell, tirando fuori un orologio da taschino ed affrettandosi a indossare nuovamente il mantello da viaggio, mentre sua moglie gli passava una bombetta color verde acido: “Devo tornare subito al Ministero, il Wizengamot non aspetta!”

Un brivido percorse la schiena di Lucius: a momenti doveva esserci il famigerato processo ai Lestrange, ci mancava solo che sua moglie ricominciasse con la solita solfa!

Doveva assolutamente concludere nel minor tempo possibile.

“Si è fatto tardi anche per noi” osservò quindi, stizzito, facendo cenno a Narcissa di alzarsi e cercando di risultare indifferente mentre aggiungeva: “Visto che abbiamo finito, noi torneremmo da Draco, è stato un vero piacere ed era tutto squisito”

“Piacere nostro!” si affrettò a rispondere l'altro mago, che evidentemente non aveva idea di quanto Lucius potesse essere contrariato dalle ultime pieghe del discorso: “Noi ci vediamo lunedì, spero di avere il piacere di incontrare nuovamente anche la sua signora!”

La bionda lasciò che quello le baciasse la mano, tentando l'ennesimo sorriso di cortesia, che risultò forse il peggio riuscito dell'intera mattinata, poi le due coppie si separarono.

Non vedo l'ora di tornare al Maniero.

 

Appena fu riapparso nel suo ampio ingresso, Lucius gettò come di consueto i suoi oggetti addosso all'elfo di turno, per voltarsi poi con un ampio sorriso verso sua moglie, lieto che non avesse compiuto sciocchezze nonostante i numerosi quanto fastidiosi accenni alla situazione di sua sorella.

“Narcissa?”

Non c'era nessuna moglie alle sue spalle.

“Nar-Narcissa?” tentò nuovamente, senza risposta: “Cissy?”

Forse è già corsa da Draco, senza neanche lasciare giù il soprabito...

Sarebbe senz'altro stato da lei, ma la deduzione si rivelò per l'ennesima volta errata.

“Che vuol dire che non è rientrata?!”

Un terribile sospetto si impadronì di lui, un sospetto che cercava con tutto se stesso di ignorare.

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Capitolo 4
*** Scelte di vita ***


Eccomi di nuovo qui, ormai è ufficiale, aggiorno ogni otto giorni ù.ù Comincio subito col ringraziare tutti quelli che hanno letto, recensito, inserito la storia tra le seguite, le preferite, eccetera: non avete idea di quanto mi fa piacere! Veniamo al capitolo qui sotto: innanzitutto direi che è il mio preferito dell'intera storia, un po' per il pezzo di storia in sé, un po' per la narratrice, Narcissa, che adoro. Visto che non voglio dirvi cosa succede nel capitolo, ma che ho comunque delle precisazioni da fare, eccezionalmente metto delle note a fine pagina, quindi buona lettura e ci vediamo tra poco! ;)

4. Scelte di vita

 

 

Mi dispiace Lucius, ma io devo trovarla...

Narcissa era apparsa in un luogo che aveva visto ben poche volte: l'Atrium, l'unico livello del Ministero della Magia nel quale era possibile la materializzazione.

Estrasse la bacchetta, si sciolse i capelli e si cambiò d'abito, optando per una lunga tunica nera, piuttosto anonima e senz'altro molto meno appariscente del suo precedente vestito.

Qualche settimana prima aveva trovato molto sgradevole il dover comparire davanti al Wizengamot per deporre in favore di suo marito ma ora, per la prima volta, si ritrovava a considerarlo qualcosa di positivo, dato che se non avesse visto quel luogo in precedenza, non sarebbe mai riuscita ad apparirci. L'ingresso al Ministero era un ampio spazio disseminato di centinaia di camini, che la donna ricordava perennemente affollato, nonostante quel giorno apparisse quasi deserto.

Impiegò qualche secondo a ricordare che era domenica, poi riprese a camminare, cercando gli ascensori. Giunse rapidamente davanti alla statua dei Magici Fratelli, un monumento dorato rappresentante un mago, una strega, un folletto, un centauro ed un elfo domestico, dove fu raggiunta da due vigilanti.

“Desidera, signora?”

Oddio.

“D-desidero assistere al processo odierno del Wizengamot”

“Nome?”

“Narcissa Malfoy”

Il cuore le batteva a mille, l'avrebbero fatta passare? Sperò con tutta se stessa che il suo consorte avesse già avuto a che fare con loro, magari dispensando una discreta somma, altrimenti come avrebbe fatto? Non aveva pianificato nulla, aveva agito d'impulso ed era stata sciocca, solo in quel momento se ne rendeva conto... Quel giorno però la sorte sembrò essere dalla sua, perché dopo poco i due le indicarono un ascensore lì vicino, porgendole una targhetta con incisa le parole 'Pubblico W' e dicendole: “Da quella parte, secondo livello, ci saluti suo marito”

Sorrise lievemente, sollevata, per poi entrare nella cabina e premere il tasto due.

 

L'ascensore partì a razzo verso l'alto, fermandosi pochi secondi più tardi.

Secondo livello” gracchiò una voce registrata, mentre le porte si aprivano: “Dipartimento Applicazione delle Legge sulla Magia: sottosezioni Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche, Quartier Generale degli Auror, Servizi Amministrativi Wizengamot”

Se lo ricordava quel corridoio ed ancora le metteva i brividi, comunque si sforzò di fare qualche passo avanti, scostandosi una ciocca di lunghi capelli biondi dal viso.

Doveva assolutamente incontrare sua sorella, era certa che non le avrebbero mai concesso di farle visita una volta in prigione e non poteva vivere col rimpianto di non averla più vista.

Come faccio adesso?

Più si avvicinava alla soglia del tribunale, più era assalita dai dubbi: che poteva escogitare? Non aveva idea di dove fosse Bellatrix, ma la prospettiva di sedersi e fare da pubblico alla condanna annunciata la disgustava... Avrebbe voluto Lucius lì con lei, anche se quello si rifiutava di capirla.

Il corridoio si faceva sempre più freddo, sentiva il vociare degli inquisitori e della giuria oltre la porta di legno scuro, ma cominciava a sentirsi leggermente stordita, forse per via dell'ansia, tanto che ben presto si ritrovò a faticare nel mettere un pensiero in fila all'altro.

Che stupida sono stata...

Solo quando stava per lasciarsi andare del tutto allo sconforto si voltò, trovandosi a poca distanza da sei dissennatori, che scortavano un gruppo di quattro persone, tre delle quali a lei molto familiari.

Quei mostri erano le guardie perfette, risucchiando ogni pensiero positivo e voglia di vivere, ma ancora una volta Narcissa non riusciva a pensare a nulla, se non alla donna prigioniera a pochi metri da lei.

“Bella!” chiamò, correndole incontro; avrebbe voluto abbracciare sua sorella, ma le oscure creature le si avvicinarono, mostrando gli orrendi buchi che avevano per bocca e strappandole un grido, mentre cadeva a terra e strisciava d'istinto quanto più lontano le era possibile, fino a schiacciarsi con la schiena contro il muro.

Non la attaccavano, non era il loro compito, ma non l'avrebbero fatta accostare ai prigionieri.

“Bella!” tentò di nuovo, in lacrime, mentre la donna dai folti capelli corvini nemmeno alzava lo sguardo; sembravano automi, camminavano meccanicamente, ma i loro sguardi erano persi.

“Che sta succedendo qui?!” la riscosse una voce che già conosceva, mentre Caramell le si avvicinava rapido, aiutandola ad alzarsi.

“Mi aiuti...”

“Signora Malfoy!” esclamò il mago, sorreggendola: “Che le hanno fatto?! Non l'avranno attaccata!”

Non lo ascoltava davvero, era ancora confusa ed un solo nome le vorticava in testa.

“Mia sorella...” pigolò, finalmente in piedi.

“Che cosa?”

“Mia sorella” ripeté, alzando un braccio per indicare la bellissima donna dai capelli neri: “Devo parlarle...”

“Ma-ma questo non è possibile!”

“Io devo!” ribadì più forte Narcissa, testarda, mentre il mago deglutiva nervosamente, indeciso sul da farsi: non voleva correre rischi, ma non se la sentiva nemmeno di negare qualcosa alla moglie di Lucius Malfoy, quell'uomo era comunque molto influente!

La bionda lo fissava speranzosa, con gli occhi colmi di lacrime, mentre quello si rigirava convulsamente la bombetta tra le mani, cercando di ignorare il vociare proveniente dall'interno del tribunale, che si faceva via via più insistente.

“Va bene, va bene” borbottò infine: “Produca un Patronus, non posso farli allontanare per questioni di sicurezza e sia breve, siamo in ritardo e se qualcuno uscisse a cercarli sarei finito”

Forse gli era grata, forse lo detestava come l'aveva detestato poche ore prima, non avrebbe saputo dirlo, i pensieri erano annebbiati ed il tempo era poco, così evitò di porsi l'interrogativo.

Expecto Patronum!” disse invece, mentre una scia argentea l'avvolgeva, per poi prendere la forma di un candido cigno che le consentì di avvicinarsi quel tanto che bastava, allontanando di qualche passo i dissennatori.

Allungò una mano e la poggiò sulla guancia fredda di sua sorella, che inizialmente parve non sentirla, avvolta nel suo stato catatonico; man mano che il patronus però girava loro attorno, Bellatrix sembrava riacquistare un po' di coscienza, tanto da alzare gli occhi per incrociare quelli di ghiaccio della sua sorellina.

“Bella...” sussurrò la signora Malfoy, incapace di trattenere il pianto: “Che ti hanno fatto... Mi dispiace così tanto!”

Sua sorella: quella che le bruciava le bambole, quella che faceva appassire i fiori che aveva appena colto per la mamma, quella gelosa delle attenzioni che tutti riservavano alla piccola di casa, quella che parlava di come un giorno avrebbe sposato un mago potente ed avrebbe avuto il mondo ai suoi piedi, quella bella, bellissima, che tutti si giravano a guardare. Quella che, in fondo, le voleva bene.

L'abbracciò stretta, senza che l'altra avesse la lucidità per ricambiare, con l'intento di farle capire quanto era grande il dolore che provava. Voleva farle forza, oppure sperava che fosse proprio sua sorella maggiore a far coraggio a lei? Non avrebbe saputo dirlo.

Ad un tratto Bellatrix disse qualcosa.

“Cosa?”

“Tornerà, Cissy” scandì quella, fiera, senza muovere un dito: “Lui verrà a prendermi e mi ricompenserà”

“Che cosa hai detto?”

Non poteva credere a quello che aveva appena sentito, doveva per forza sbagliarsi.

D'istinto si era staccata dall'abbraccio, fissando sua sorella con orrore.

“Tornerà, vedrai!” ripeté.

Sembrava febbricitante, un fervore folle la animava ed in quel momento Narcissa ricordò l'ammonimento di suo marito.

Non ho corrotto mezzo Ministero solo perché lei possa vederci, urlare che siamo dei vigliacchi traditori in una delle sue classiche uscite e farci sbattere all'inferno con loro! È una squilibrata!”

Si allontanò lentamente, sconvolta, lasciando che il suo patronus si dissolvesse non appena ebbe raggiunto Caramell, che le picchiettò sulla schiena con fare consolatorio, mentre le porte del Wizengamot si aprivano per far entrare i prigionieri.

“Su, si riprenda, mia cara” la incoraggiò: “Dev'essere scioccante, la capisco, coraggio, la accompagno all'Atrium”

Mentre ripercorrevano la strada a ritroso, la strega non pensava che ad una cosa: quella donna non era sua sorella, almeno non più. Cosa le avesse fatto l'Oscuro Signore per trasformarla in quel modo non le era dato saperlo, ma se fosse tornato, un giorno gliel'avrebbe pagata. Bellatrix era tutto ciò che le rimaneva della sua famiglia d'origine e Lui gliel'aveva portata via, avvelenandola con i suoi ideali, ammorbandola di un fanatismo che le aveva rubato l'anima. Dovette accettare ciò che Lucius aveva cercato di spiegarle per molti mesi, ovvero che la Bella con cui rideva e bisticciava era morta tanto tempo prima, solo che lei non aveva voluto vederlo.

Sua sorella aveva scelto il suo destino, non poteva fare più nulla per lei.

 

Draco...

Quando apparve nell'ingresso del Maniero, vedere suo figlio le sembrava l'unica cosa importante, così gettò a terra il soprabito, prontamente raccolto da un elfo, per dirigersi di corsa su per le scale, dove trovò ad attenderla Lucius, in piedi dinnanzi alla loro camera dal letto.

“Dove sei stata?!” tuonò, furente: “Cosa ti è saltato in mente?!”

Voleva raccontargli della sua terribile esperienza ma, appena nominò il Ministero, suo maritò la zittì, tremante di rabbia.

“Cosa ti avevo detto?” sbottò, gesticolando: “Cosa?! Te l'avevo spiegato! Ti avevo avvertita! Siamo fortunati ad essere liberi, Cissy! Ma tu, a quanto pare, preferiresti vedermi chiuso in una cella, lasciando nostro figlio senza un padre, affidato agli elfi o, magari, a tua sorella Andromeda, così da poterlo crescere assieme a quello scherzo della natura che ha partorito, con quel suo maritino dal Sangue Sporco! Non è così?!”

Aveva alzato la voce, facendola sentire ferita, incompresa, senza più nessuno a cui rivolgersi; era sempre stata convinta di essersi sposata per amore, ma come poteva amare un uomo che le rinfacciava le vergogne della sua famiglia e che le urlava contro, invece di capirla?

“Vorrei non averti mai sposato!” soffiò lei in rimando, sputando ogni parola, per poi spostarlo da davanti all'ingresso, entrare in camera e richiudersi con la magia la porta alle spalle.

Poteva sentirlo battere sul legno e chiamare il suo nome, ma non le importava: insonorizzò la stanza e si buttò sul letto, tra i morbidi piumoni, voltandosi poi su un fianco, così da poter osservare il suo bambino, placidamente addormentato nel suo lettino.

Il mio Draco...

Il suo gioiello, il suo orgoglio, l'unica perla che le era rimasta; l'avrebbe protetto ad ogni costo.

Unico

Fu allora che le tornò alla mente il brunch di quella mattina, con quei pezzenti... Quei Weasley. All'improvviso non le sembravano più così miserabili, forse addirittura li invidiava: quella loro felicità, quei sorrisi complici, quel darsi manforte nei momenti di crisi, erano tutte cose che in quel momento a lei mancavano. La donna, Molly Prewett, l'aveva a malapena incrociata a Hogwarts, lei era al secondo anno quando quella terminava gli studi, eppure ora non riusciva a togliersela dalla mente. Di famiglia povera, aveva sposato un uomo più povero di lei, noto per appartenere ad una stirpe rinnegata, eppure la vedeva stringere a sé quella minuscola bambina dai capelli rossi, mentre suo marito le teneva una mano dietro le spalle, orgoglioso... Lucius l'avrebbe mai fatto? Fin da piccolissima, tutti le avevano insegnato quanto il loro stato di sangue fosse importante, quanto fosse pura e superiore alle altre ragazze di famiglie magiche; aveva imparato a stare dritta, a mantenere costantemente un contegno da regina, cosa che era sempre riuscita meglio a Bellatrix.

Quella donna le ricordava Andromeda.

Le avevano insegnato anche a disprezzare la sua stessa sorella, quando quella era fuggita per sposare un Mezzosangue, e la cosa le era sempre apparsa giusta, quasi doverosa; tutto d'un tratto non era più sicura. Immaginò Meda in una casa modesta, abbracciata al suo compagno, mentre la loro figlia -le sembrava si chiamasse Ninfadora- correva in giro allegramente. Una parte di lei avrebbe voluto andarla a trovare, in fondo che le importava? Eppure qualcosa le diceva che era un pensiero tremendamente sbagliato, che sua madre non l'avrebbe mai perdonata, ma anche che, più di chiunque altro, sarebbe stata Bellatrix a prenderla peggio: la fuga di Andromeda aveva rischiato di mandare all'aria il suo fidanzamento con Rodolphus Lestrange, coprendola di vergogna; l'uomo, ai tempi, aveva dovuto esercitare parecchie pressioni su suo padre per poterla sposare comunque.

La maggiore delle sue sorelle, da quel preciso giorno, si era rifiutata persino di nominare Meda, cancellando il suo nome dall'arazzo di famiglia addirittura prima che potesse farlo la loro madre e quando si era diffusa la notizia che la bimba nata da quell'unione vergognosa era una Metamorphomagus, tutti erano stati d'accordo nel parlare di punizione divina.

A quel punto sarebbe toccato a lei, Narcissa, sposare il fratello minore di Lestrange, inizialmente destinato proprio ad Andromeda, ma Lucius l'aveva reclamata per sé, facendole una corte spassionata ed offrendo alla loro famiglia regali piuttosto convincenti... Si poteva dire che li avesse quasi corrotti. Per lei era stato come vedere arrivare il principe azzurro sul cavallo bianco, per quanto lo rifiutasse dai tempi della scuola e spesso ci battibeccasse, doveva ammettere di esserne sempre stata attratta. Si era rivelata la scelta giusta? Lucius la amava davvero, o la sfoggiava soltanto, al pari di un anello od un bracciale?



Note finali: Eccomi, come promesso ci sono altre note! La prima cosa che devo dire è che, ai motivi per i quali questo è il mio pezzo preferito, va aggiunta la presenza di Bellatrix, con la quale mi sono fissata da un po' di tempo a questa parte :P
Altra cosa fondamentale che devo dire è che l'idea che la fuga di Andromeda abbia portato scompiglio nel matrimonio di Bella -anche se l'idea qui è sviluppata in modo diverso-, mi è venuta leggendo la stupenda ffic 'I panni sporchi si lavano in famiglia' di SeveraBartySha.
Ve la linko, perché pubblicizzarla un po' è il minimo che io possa fare (soprattutto perché vale davvero la pena di essere letta!!!):

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1418413&i=1
Immagino che l'idea sia stata presa in considerazione da altri autori, pensandoci è piuttosto ovvio che la fuga di una figlia porti vergogna e rischi di far cadere in disgrazia la famiglia, però io prima non ci avevo pensato, quindi devo rendere merito a quella bellissima fanfiction. Come avrete letto, ho immaginato che Rabastan fosse destinato invece ad Andromeda e che sarebbe quindi toccato a Cissy adempire alla promessa fatta tra le famiglie... Insomma da lì poi sono andata avanti con la mia folle inventiva ù.ù Ecco, fine dei credits, altro da dichiarare? Solo che da qui si comincia a capire il nesso col titolo, visti i dubbi di Narcissa che cominciano a venire a galla... Lucius la ama davvero? Perché? Lo scopriremo nella prossima puntata, se avrete ancora voglia di seguirmi :D

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Capitolo 5
*** Sette figli, tutti sui fianchi ***


Ciao a tutti, rieccomi, dopo otto lunghissimi giorni di studio e scrittura! Visto che la pubblicità occulta fa sempre bene vi segnalo la mia long su tre ragazzi ad Hogwarts e la mia one-shot a rating rosso su Bellatrix ed i suoi rapporti con l'amore, suo marito e l'Oscuro Signore.
Poi, alla fine di questa storia, voglio scrivervi due appunti sul perché di alcune frasi, scene, su cosa mi ha ispirata e sulle motivazioni di alcune scelte ^^ Ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia, l'hanno recensita, l'hanno inserita tra le seguite/ricordate/preferite... Accidenti se siete tanti! Ne sono molto lusingata, davvero <3 Per tornare a questo capitolo, dopo Narcissa, ora anche Molly avrà i suoi bei dubbi, anche se in modo ovviamente opposto! Che sarà successo alla Tana? E, soprattutto, la suddetta Tana sarà ancora in piedi, o ne troveranno solo le fondamenta? Qui sotto, inoltre, si parla un po' di Gideon e Fabian Prewett, i due fratelli di Molly, appena citati nei libri e quasi mai nelle fanfiction... Mi sembrava carino dar loro un pochino di spazio, visto che dovrebbero essere morti da poco. Grazie ancora a tutti, un bacione, spero vi piaccia e che continuerete a seguirmi! (:



5. Sette figli, tutti sui fianchi

 

Molly riemerse per prima nel camino della Tana e ad attenderla trovò il disastro più completo: il salotto era totalmente sottosopra, un denso fumo nero proveniva dalla cucina, Ron piangeva disperato, da qualche parte, e Bill reggeva i gemellini tra le braccia, gli occhioni blu spalancati e lucidi.

 

Praticamente la sua visione dell'Apocalisse che diveniva realtà.

 

“Mamma!” esclamò Charlie, correndole incontro: “Meno male!!!”

Anche suo marito comparve tra le fiamme verdi, esclamando orripilato: “Per le mutante di Merlino!”

Fred e George levitarono fino a raggiungere le braccia del loro padre, che li afferrò prontamente, mentre il maggiore dei loro figli diceva: “Papà, mi dispiace! Non so com'è successo!”

“Dov'è Percy?” chiese subito la signora Weasley, tenendosi sempre Ginny stretta al petto e guardandosi intorno, frenetica: “E Ron?!”

“In cucina!” piagnucolò Charlie, stringendosi alle gambe di Arthur: “Ci dispiace!”

“Resta con loro” disse la strega a suo marito, mollando in braccio a Bill la piccola Ginevra e fiondandosi nell'altra stanza: “Vado a prenderli!”

La cucina era totalmente pervasa da un fumo scuro, l'odore di bruciato era forte ed il pavimento era ricoperto di posate cadute da chissà dove, ma la signora Weasley non era tipo da farsi prendere dal panico: con un colpo di bacchetta aspirò la coltre nera, spalancando all'istante tutte le finestre.

All'interno del camino che usavano per cuocere i cibi vide un grande pentolone, che capì subito essere la fonte dell'intero disastro, così lo fece levitare fino a poggiarlo nel loro ampio lavatoio, per poi versarci sopra una quantità spropositata di acqua.

Merlino! Temevo fosse un incendio!

Tirò un lungo sospiro di sollievo, poi finalmente riuscì a scorgere i suoi due figli mancanti, rannicchiati sotto al tavolo, tremanti.

“M-mamma...!” riuscì a dirle Percy, in lacrime: “Scusa!”

Molly prese Ron e aiutò l'altro bambino a rialzarsi, per poi tornare in salotto, dove tutti parevano aspettarla con la medesima espressione terrorizzata.

“Spiegazioni” disse semplicemente, in tono quasi militaresco, dopo che ebbe fatto schierare tutti i suoi figli in grado di camminare, per poi aggiungere, ancora più minacciosa: “Ora

Silenzio.

“Bill?” incalzò suo marito.

“A-andava tutto bene” cominciò il ragazzino, incerto: “...P-per un po'. Poi io e Charlie abbiamo sentito dei rumori, i gemelli erano volati sulla libreria e non sapevamo come farli scendere!”

“Ci siamo arrampicati!” confessò il secondo nato, tenendo lo sguardo rivolto al pavimento: “E il mobile è venuto giù...”

Molly si portò una mano alla bocca, in segno d'orrore, pensando a cosa sarebbe potuto capitare se fossero rimasti schiacciati: a quanto pareva, invece, la pesante libreria era caduta contro il loro vecchio divano, lasciando uno spazio tra essa ed il pavimento, dove i due bambini erano finiti, mentre Fred e George, che stavano in cima, erano ruzzolati sul divano stesso, che aveva attutito l'impatto.

“Non lo so perché c'era fumo!” continuò Bill: “Mi sono rialzato e non si vedeva più niente!”

Gli occhi della strega si spostarono su Percy, indagatori.

“Ron aveva fame” disse il piccolo, pasticciandosi le manine: “Volevo fargli da mangiare come fai tu, mamma! Te l'ho visto fare tante volte, pensavo che ero abbastanza grande... Ma non lo so perché ha iniziato a bruciare tutto...”

“Volevamo chiamarti prima, papà!” si giustificarono ancora i due primi nati, cercando nel loro vecchio una qualche forma di aiuto: “Ma sembrava tutto a posto!”

A quelle parole, Molly zittì tutti, furiosa.

“Sono molto delusa!” esclamò, le mani sui fianchi: “Da tutti voi! Bill, avresti dovuto chiamarci subito e tenere più d'occhio i tuoi fratelli, l'anno prossimo andrai a Hogwarts, santo cielo! E tu, Charlie, non sei tanto più piccolo, possibile che neanche tu abbia un po' di sale in quella zucca?! Percy, non ti permettere più di giocare col fuoco, avresti potuto fare un danno grandissimo, te ne rendi conto?!”

Percival sembrava quello che l'aveva presa peggio, sentiva più degli altri di aver perso la sua prima occasione per dimostrare il suo valore, era semplicemente avvilito ma si sforzava di non piangere, non voleva fare la figura del moccioso ancora di più.

“E in quanto a voi” proseguiva intanto la donna, sculacciando sonoramente i gemellini: “Non si sale così in alto, potevate farvi molto male!!!”

Non appena ebbe finito con le ramanzine, Arthur le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla, forse con l'intento di farle forza, non potendo prevedere che quel gesto tanto innocente avrebbe scatenato di nuovo la furia di sua moglie.

“Quanto a te!” sbottò infatti Molly, puntandogli un dito contro: “Arthur Weasley! Come hai osato portare di nuovo con te un congegno babbano modificato! Avrebbero potuto licenziarti! Sei un irresponsabile!”

Perché non aveva mai un attimo di pace? Che aveva fatto di male per meritarsi un marito e dei figli così?!

“Nessuno mi ascolta, in questa casa!” esclamò ancora: “Sono stanca, me ne vado di sopra, occupati dei tuoi figli!”

 

Era salita in camera sua, al terzo piano, sbattendosi la porta alle spalle: com'era possibile che per lei non esistesse mai una giornata tranquilla?

Sono così stanca...

Si stese sul letto a fissare il soffitto, contando le macchie di umidità, finché lentamente non le tornarono alla mente i ricordi di quella stessa mattina. Narcissa Malfoy era una donna stupenda e sembrava sempre così calma, fatta apposta per stare con suo marito: era semplicemente il suo equivalente al femminile, non c'era ombra di dubbio, sia per i modi di fare schizzinosi e presuntosi, sia per l'aspetto, dato che erano entrambi biondissimi, alti, con gli occhi di ghiaccio ed il portamento fiero. Non la invidiava per la sua ricchezza, non era mai stata abituata all'agiatezza né ne sentiva la mancanza, però si ritrovò a pensare che un po' era gelosa della sua bellezza, Lucius la teneva per mano come fosse stata una principessa e di certo aveva ragione... Cos'era lei, Molly, in confronto? Ci aveva riflettuto anche mentre mangiavano, come poteva Arthur amarla, nonostante fosse di aspetto più che modesto, nonostante le loro giornate fossero frenetiche e piene di problemi?

Si fermò a riflettere su come era nata la sua relazione con l'uomo che poi avrebbe sposato.

Così diversi...

Fin dai primi anni ad Hogwarts, erano sempre stati opposti: bassa e cicciottella lei, alto e magro come un chiodo lui, irascibile ma timida lei, sempre bonario, frizzante e con la fissa dei Babbani lui.

Una coppia che scoppiava, insomma! I primi tempi non lo trovava neanche simpatico, era una matricola chiacchierona e decisamente strana, amico e coetaneo sei suoi fratelli, mentre lei era di un anno avanti. In realtà era stato proprio per colpa, o per merito, di Gideon e Fabian se l'aveva conosciuto meglio: quei due erano gemelli, proprio come Fred e George -a cui avevano dato apposta le medesime iniziali- ed erano, come loro, dei vulcani di marachelle, alle quali Arthur spesso e volentieri partecipava con fervore.

Chissà come, pian piano, loro si era avvicinati, fino ad uscire insieme la notte, per poi fidanzarsi, ma cosa ci aveva mai visto in lei? Davvero non aveva ripensamenti? Era sempre stata certa che sarebbero stati insieme per la vita, scelti quasi dal destino, ma ora non le sembrava di essere più così sicura, dopotutto si erano sposati così giovani... I Mangiamorte uccidevano persone pressoché ogni giorno, non c'era certezza del domani, si ricominciava solo da qualche mese a vivere davvero in serenità, così erano andati all'altare appena finiti gli studi per godersi ogni attimo di vita insieme, consci del fatto che ogni singolo istante avrebbe potuto essere l'ultimo.

Alla fine loro se l'erano cavata, anche se i suoi fratellini non avevano avuto la stessa fortuna: una notte erano stati attaccati e non avevano avuto via di scampo.

Frugò nel cassetto del suo comodino ed estrasse una loro foto: identici, potevano avere sì e no quindici anni e si guardavano intorno, con espressione sicura. Sfiorò con le dita i contorni della fotografia, mentre i due ragazzi le sorridevano; Gideon era sempre stato quello più spigliato, estroverso, quello combattivo, mentre Fabian era più timido, ma non per quello meno disposto a combinarne di tutti i colori!

Alastor Moody aveva detto che ci erano voluti cinque Mangiamorte per sconfiggerli, ma questo non le era stato di grande consolazione; anche se sapeva che, in quanto membri dell'Ordine della Fenice, al fianco di Silente e di molti Auror, erano a conoscenza del grande rischio che correvano, perdere gli ultimi rappresentanti della sua famiglia d'origine era stata per lei una freccia al cuore.

Arthur era un uomo così buono, così frizzante, così intelligente! ...E se avesse continuato a tenerla con sé perché non se la sentiva di darle altri dispiaceri?

Si chiese anche come sarebbe stato se invece di sposarsi fosse fuggita in qualche posto lontano, portando con sé Gid e Fab... Forse avrebbe potuto costruirsi qualcos'altro, altrove. Forse non avrebbe dovuto assistere alla morte di tanti amici e persone speciali.

Non avrebbero mai smesso di lottare per ciò che ritenevano giusto e neanche io sarei mai potuta fuggire, dopotutto...

Nella sua mente continuava a delinearsi un solo volto, quello del suo Arthur, l'unico uomo che aveva sempre amato, accanto alle mille immagini dei suoi bambini, che adorava e avrebbe sempre adorato anche più della sua stessa vita.

Non rimpiangerò mai niente, nonostante tutto quello che è successo... Ma anche per lui sarà così?

Era l'unica nota negativa dello stare con qualcuno che non vorrebbe mai ferirti: non essere mai certa davvero che ti stia dicendo la verità.

Si guardò allo specchio, con espressione mogia; aveva partorito sette figli, l'ultima da pochi mesi, ed i segni si vedevano tutti.

Sette figli, tutti sui fianchi!

Non aveva mai avuto chissà quale fisico, però ora si sentiva più brutta e sformata che mai, le pareva quasi di vedere accanto a lei la signora Malfoy, con quel suo corpo così perfetto.

Davvero mi ama? Come può?

Aveva decisamente il morale a terra, lo spavento che si era presa poco prima non giovava di certo, così si risedette sulle lenzuola e tornò a fissare malinconica la fotografia, ripensando ai suoi fratellini perduti.

 

Anche i Malfoy erano Mangiamorte, non importava quanti soldi potessero elargire, in fondo tutti l'avrebbero sempre saputo, eppure non li odiava, neanche suo marito provava un vero e proprio odio per Lucius, era più un'aspra rivalità. Dopotutto, proprio perché li aveva conosciuti, era certa che non avessero mai compiuto chissà quali atrocità, più che altro cavalcavano la corrente per ottenere posizioni di spicco, ma sotto sotto non si potevano definire strettamente fedeli a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Si ricordò dell'espressione assente che aveva Narcissa Black quella mattina e se ne chiese il motivo: non poteva solo trattarsi di nostalgia per il figlioletto, quello era un sentimento che anche lei conosceva bene, ma le era sembrato allo stesso tempo qualcosa di troppo intenso perché potesse spiegarsi con il semplice risentimento verso suo marito per qualcosa che le aveva fatto.

Quindi cosa?

Poteva anche essersi fatta suggestionare, ma le era sembrato di vedere la donna sussultare al sentir nominare Crouch, il giudice del tribunale magico...

Era ovvio che non l'avrebbe mai saputo con certezza, ma forse si trattava di qualcosa legato a sua sorella Bellatrix, catturata dopo che aveva torturato fino alla pazzia Frank e Alice Paciock, due Auror e loro cari amici, ed ora in attesa di processo.

Quell'assassina.

Ecco, per quella donna provava odio, in lei rivedeva i colpevoli della fine di Gideon e Fabian, in lei vedeva la follia distruttrice.

Meritava di morire ad Azkaban, ne era certa.

Come si potrebbe provare pena per una come quella?

Era senza dubbio la Mangiamorte più famosa, quella che tutti temevano di più, ricordata con terrore per la passione malata e viscerale con la quale procurava dolore alle proprie vittime, in nome del suo Signore, certo, ma anche per il suo personale divertimento.

L'aveva conosciuta, tra le mura di Hogwarts, aveva due anni meno di lei ed era la Caposcuola di Serpeverde, la ragazza che incuteva paura e timore reverenziale; già allora la sua anima nera era evidente ai più, come quella di molti altri futuri seguaci dell'oscurità.

Per un attimo si disse che qualcuno avrebbe dovuto e potuto fermarli tutti allora, quando erano solo ragazzi, ma poco dopo si riscosse da quelle idee tanto assurde, non si poteva punire chi ancora non aveva commesso crimini e, senza ombra di dubbio, Silente, l'allora preside Dippet e tanti altri professori avevano cercato di riportarli sulla retta via, anche se invano.

Tornando ai Malfoy, era comunque vero che Lucius si divertiva a mettere suo marito in difficoltà ogni volta che ne intravedeva l'occasione e quella mattina avrebbero potuto anche loro coprire di vergogna i coniugi biondi, rinfacciando le loro infami parentele e rendendo loro pan per focaccia, eppure non aveva detto nulla lei, così come era stato zitto Arthur, persino quando Caramell aveva fatto dei riferimenti ai processi in atto.

A volte sentiva di essere davvero troppo buona, forse avrebbero dovuto cogliere l'occasione ed infierire.

Eppure...

Eppure, una piccola parte di lei -piccolissima- comprendeva la signora Malfoy. Bellatrix Lestrange era pur sempre parte della sua famiglia: aveva visto le tre sorelle Black insieme qualche volta, per quel che poteva ricordare sembravano molto unite, al di là delle apparenze e delle arie che si davano tutte, fatta eccezione per quella di mezzo, Andromeda, che infatti era finita dopo poco tra i rinnegati, proprio come era successo a sua suocera.

No, non era mai giusto far soffrire qualcun altro, come non era giusto far vergognare qualcuno di fronte ad altri, avevano fatto la scelta giusta a non mettersi al loro livello, ne era certa.

Ecco, forse era proprio quello che aveva accomunato lei ed il suo Arthur, quella voglia di fare del bene, di vivere la propria vita, magari in condizioni modeste, ma sempre con la coscienza pulita.

Ma era sufficiente quella caratteristica a giustificare i suoi mille difetti?

Che altro aveva visto in lei per amarla così tanto?

Guarda qui che smagliature...

Aggiunte note finali: A grande richiesta (??) mi sento in dovere di spiegare una cosa. È vero che la Molly che conosciamo nei libri quasi certamente non si farebbe scalfire dalla bellezza di Narcissa, però mi piaceva proprio l'idea di due coppie 'giovani' meno mature... Mi sono chiesta 'Come sono diventate così affiatate e forti, come famiglie?' e mi sono risposta che senz'altro avranno avuto anche loro delle piccole crisi, perché non proprio in questo periodo così stressante e cupo della Storia Magica? Quindi mi piace immaginare una Molly di quindici anni più giovane che, come tante di noi, sanno in cuor loro che la bellezza vera ce l'abbiamo dentro, ma alle volte si intristiscono lo stesso a vedere ovunque modelle strafighe (: A questo va ovviamente aggiunto lo stress dell'aver trovato la casa quasi in fiamme ù.ù Mi sembra sia umano e credo che proprio incertezze superate come quelle l'abbiano portata a diventare la donna forte e sicura di sé che conosciamo nei libri della Rowling! Lo stesso valeva lo scorso capitolo per Narcissa, che troviamo molto legata a Lucius, anche se in modo meno plateale: anche per lei ho pensato ad un momento di dura crisi in cui l'atteggiamento di suo marito (che, da bravo aristocratico, difficilmente mostra i suoi sentimenti, preferendo il 'muso duro' a cui sarà da sempre stato abituato in famiglia) le fa avere dei dubbi. Non vuole essere una storia complicata, ma solo un racconto allegro di un 'momento di vita' di queste coppie, per provare un po' a capire come siano diventate quelle che sono ^^ Ecco, fine delle spiegazioni ù.ù

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Capitolo 6
*** Perché mi ami? ***


Buonasera, eccomi qui allo scadere dell'ottavo giorno, con l'ultimo sospirato capitolo... Le note le metto alla fine, come conclusione di questo bel viaggio appena ultimato :) Godetevi il capitolo, buona lettura a tutti ed un bacio! *corre in fondo alla storia*

6. Perché mi ami?

 

Narcissa era ancora immersa nei suoi cupi pensieri quando qualcuno bussò alla porta, con delicatezza ma ripetutamente. Non poteva essere un elfo, quegli esserini detestabili si sarebbero materializzati nella stanza, quindi non c'era che un solo sospetto.

Cosa vuoi, Lucius?” chiese, senza nemmeno alzarsi dal letto: “Vattene!”

Niente da fare, suo marito non voleva farla finita e quel rumore martellante le stava letteralmente dando ai nervi.

Si ricordò di aver reso la stanza impenetrabile a qualsiasi suono, quindi eliminò l'incantesimo, solo per sentirsi dire: “Cissa, mi dispiace! Per favore, apri!”

Seccata, si decise ad alzarsi sbuffando ed abbassando la maniglia.

Sì?”

La sua espressione era scettica ed infastidita, non faceva niente per nasconderlo: stavolta l'aveva davvero delusa, si sentiva niente più che un oggetto di cui vantarsi. Lucius avrebbe fatto meglio ad avere delle scuse più che esaustive, se voleva sperare di tornare a poggiare il nobile fondoschiena sul talamo nuziale.

Cissy, tesoro...” iniziò quello, con aria sorprendentemente umile, la stessa che gli aveva visto in viso il giorno in cui le aveva chiesto la mano: “Mi ha scritto Caramell, io... Mi dispiace.”

Era molto raro che suo marito abbandonasse il tono di superbia che, da sempre, sfoggiava al mondo intero, Narcissa lo capiva bene e per un attimo rischiò anche di rimanerne colpita: che fosse davvero dispiaciuto? No, non doveva farsi abbindolare, non l'avrebbe passata liscia tanto facilmente.

È un po' tardi per dispiacersi” gli rispose quindi, acida più che mai, nel tentativo di mettere fine il più presto possibile a quella conversazione tanto irritante: “Non voglio vederti.”

Stava per richiudersi in camera, quando Lucius le afferrò un polso, senza farle male ma più che mai intenzionato a parlarle.

Lasciami!” soffiò la donna, liberandosi dalla stretta: “Per te non valgo più di un mantello nuovo! Vado bene solo quando devi presentarmi a qualcuno!”

Ma che dici?!”

E allora perché mi ami?” sbottò: “Dimmi cos'ho di speciale, perché mi hai chiesto di sposarti!”

Il mago sembrava spiazzato.

M-ma Narcissa...” biascicò, cercando di essere più dolce possibile: “Tu sei bellissima...!”

E...” lo incoraggiò lei, trapassandolo col suo sguardo di ghiaccio: “Che altro?”

Lucius sembrò spazientito e domandò: “Che altro c'è?!”

Risposta sbagliata.

Di nuovo una porta sbattuta, ormai per il signor Malfoy stava diventando un'abitudine, mentre la strega aveva solo voglia di buttarsi nuovamente sul letto. Come se la discussione non la stesse spossando a sufficienza, il piccolo Draco si era svegliato ed aveva cominciato a piangere senza sosta.

Su, su!” gli disse quella, cercando di calmarsi e cullarlo: “Cosa c'è, tesoro? Hai fatto un brutto sogno? Hai fame?”

Nonostante i suoi sforzi e quelli degli elfi che aveva chiamato all'istante, niente sembrava soddisfare il bambino, che pareva disperato.

Forse è malato...

Lo ripose nel lettino e poi si avvicinò all'uscita, con tutta l'intenzione di andare a cercare un medico; magari era davvero iperprotettiva, ma in fondo che accidenti le importava? Era il suo prezioso piccolino, non c'era da scherzare, non avrebbe sottovalutato proprio niente, non poteva permettere che corresse qualche pericolo, nemmeno minimo! A bloccarle la via, però, trovò ancora una volta suo marito, che era rimasto esattamente là dove l'aveva lasciato.

Ti amo perché sei insopportabile” le disse, solenne: “Ti amo dal primo giorno che ti ho vista, ti ho amata quando mi hai sferrato quel calcio micidiale... No, forse lì ti ho amata un po' meno, avevo troppa paura di non poter mai più procreare... Comunque ti ho amata alla follia ogni giorno e bruciavo di gelosia quando ho sentito che avresti dovuto sposare Lestrange! Amo quanto sei despotica e intransigente, quanto fai sempre di testa tua, amo quando prendi in giro con me i Weasley! Io... Io ti amo e basta, non c'è un perché!”

Il suo consorte la guardava con quei suoi occhi penetranti, l'espressione incerta di chi non sa cosa aspettarsi; per un uomo come lui, cresciuto in un ambiente in cui i sentimenti erano un taboo ed il glaciale contegno la norma, aver buttato fuori quella marea di parole doveva essere stato come lanciarsi di corsa su un lago ghiacciato, ignorando in ogni modo il terrore di poter cadere in acqua da un momento all'altro. Rimaneva semplicemente lì, di fronte alla donna che aveva sposato, senza sapere che aveva appena detto esattamente tutto quello che lei aveva bisogno di sentire.

Oh, Lucius!” esclamò Narcissa, gettandogli le braccia al collo e baciandolo.

Mi dispiace non averti capita, puoi perdonarmi?”

Credo di sì” gli rispose quella, senza lasciarlo andare, per poi aggiungere subito dopo, con una nota di preoccupazione: “Draco piange e non riesco a farlo smettere, vieni!”

I due si diressero rapidamente al capezzale del piccolo e lì accadde qualcosa che li lasciò a bocca aperta: quando il loro figlioletto li vide, recuperò pian piano la calma, fino a tornare a sorridere beato.

Forse voleva il suo papà” osservò Cissa, poggiando la testa contro la spalla di suo marito: “Non era l'unico...”

Forse ci voleva tutti e due” ribatté lui, scoccandole un bacio sulla fronte: “Siete i miei tesori più preziosi.”

La strega era indecisa se porre o meno la domanda che le frullava in testa, ma dopo qualche secondo si azzardò a chiedere: “Notizie di Bella?”

L'altro immediatamente si rabbuiò, stringendole con delicatezza le spalle: “Mi dispiace, Cissy... Lo sapevamo che era un verdetto scontato, Caramell ha detto che c'è stata l'unanimità più totale”

Condannata all'ergastolo...

Forse non era più la sorella che ricordava, ma la speranza che un giorno sarebbe tornata quella di un tempo non voleva proprio abbandonarla, non riusciva a smettere di pensare a lei e di volerle bene.

Avevi ragione tu, sai?” gli disse, mentre qualche lacrima le solcava il viso pallido: “La mia Bellatrix è morta, ormai, e solo un miracolo potrebbe ridarmela”

Rimasero in silenzio per alcuni lunghi minuti, intenti a guardare il loro orgoglio dagli occhioni grigi ridere, poi Lucius ebbe un'idea per tirare un po' su il morale della sua amata.

Potrebbe anche intristirsi di nuovo” disse, solenne, indicando Draco con un gesto del capo: “Quindi, per sicurezza, propongo di dedicarci a ciò che lo diverte di più al mondo, non trovi?”

Lei capì al volo, mentre le labbra di lui si distendevano in un sogghigno piuttosto malefico, poi insieme esclamarono: “Dobby, vieni subito qui!!!”

E porta il ferro da stiro!” aggiunse il mago, prendendo in braccio con amore il suo giovanissimo erede.

Ecco l'uomo che ho sposato!

 

***

 

Da tutt'altra parte, alla Tana, Molly si crogiolava nella sua crisi esistenziale, quando cominciò ad udire dei rumori sospetti, provenienti da chissà dove.

Che altro stanno combinando?!

Adorava la sua famiglia, davvero, eppure a volte li avrebbe strozzati tutti! Che stavano facendo? Dando fuoco alla cucina, di nuovo? Distruggendo il salotto? Con aria imbronciata e carica di sospetto si avvicinò alla porta, intenzionata più che mai a vederci più chiaro: sentiva una miriade di passi, risate e gridolini...

Certo! Hanno un padre che li incoraggia, invece di avere un po' di polso!

Toccava sempre a lei alzare la voce, accidenti, altrimenti sarebbe stato il caos! Ecco fatto, la sua pausa poteva dirsi finita, si legò i capelli molto stretti e poi, in totale assetto da combattimento, si avviò a passo di marcia giù per le scale a zigzag.

Che sta succedendo qui?!” tuonò, facendo il suo ingresso in cucina, al pari di un ciclone: “Arthur, ma che-?”

Quello che vedeva la lasciava a dir poco basita: davanti a lei c'era un Percy tutto imbrattato di farina che, con un ampio sorriso, reggeva tra le mani una torta glassata, con disegnata la scritta 'Ti vogliamo bene, mamma'; dietro di lui c'erano tutti, ma proprio tutti, i suoi bambini, i più grandi in piedi, Ron e Ginny tra le braccia del loro papà.

Ci dispiace per prima, mamma” disse Bill, ancora un po' mogio: “Ti abbiamo fatto questa, tutti insieme! Ci perdoni?”

I suoi bellissimi figli, li aveva perdonati un istante dopo essere salita in camera, in verità, d'altra parte come avrebbe potuto rimanere arrabbiata? Molly aveva le lacrime agli occhi, quei momenti le ricordavano quanto fosse bello essere mamma e quanto poco contassero le difficoltà, rispetto alle mille gioie che la sua vita le dava ogni giorno.

Certo che vi perdono!”

Se li abbracciò tutti, uno ad uno, complimentandosi per lo splendido lavoro, quel dolce doveva essere buonissimo, non c'erano dubbi!

Oh, Arthur” mormorò, mentre il mago le scoccava un bacio: “Grazie!”

Per una mamma così bella” le rispose lui: “Ci voleva una torta speciale!”

Una mamma così bella...

Quella frase le ricordò i chili di troppo, i segni del tempo, la poca cura che dedicava al suo aspetto, per mancanza di fondi e tempo, le smagliature e tutti i difetti che si portava addosso.

Che hai, tesoro?”

Arthur...” si decise a sussurrare, incerta: “Ma tu perché mi ami? Guardami... Sono brutta, non come Narcissa Malfoy! E sono sempre stanca, ti trascuro! Perché in tutti questi anni sei sempre rimasto con me? Avresti potuto avere tanto di più!”

Suo marito rimase a fissarla per un po', come ponderando la questione, poi si mise a ridere.

Molly, ma stai scherzando?!” le chiese: “Dai, mi prendi in giro!”

Ma dopo poco capì che no, non era uno scherzo, così cambiò espressione, per poi dirle: “Tu sei bellissima!”

No, non è vero...”

Che sciocca sei, mi sei piaciuta dal primo giorno che ti ho conosciuta, anche se non mi sopportavi! Cercavo sempre di fare colpo su di te e tu mi dicevi che ero strambo!!!”

Bè, un po' lo eri!” ammise la strega, riuscendo finalmente a sorridere: “Lo sei rimasto tutt'ora...”

Arthur si finse offeso, poi riprese: “Mi hai dato la famiglia che desideravo, tutto l'affetto di cui ho avuto bisogno, ci sei sempre per tutti noi, anche e soprattutto nelle difficoltà! Non cambierei la mia vita con quella di Lucius per niente al mondo!”

Veramente?”

Ma certo! Così posato e puntiglioso, sempre con la puzza sotto al naso... E hai visto sua moglie? Spiccicata! Non si divertiranno mai quanto ci divertiamo noi, scommetto che la loro cucina non è mai neppure andata a fuoco!”

Entrambi risero di gusto, presto imitati dai ragazzi, contagiati dalla ritrovata allegria dei loro genitori.

Per me sarai sempre la bambina bassa del secondo anno, quella carina che mi guardava costantemente male!”

E per me sarai per tutta la vita quella matricola chiacchierona, che non faceva altro che parlare di quanto fossero ingegnosi i Babbani e di quanto avrebbe voluto iniziare presto a studiare Babbanologia, per poi poterne incontrare uno dal vivo!”

Ti amo perché senza di te sarei perso” concluse: “E l'unica cosa che mi dispiace è non potervi offrire l'agiatezza economica che meritereste.”

Oh, Arthur Weasley!” lo sgridò lei, senza davvero prendersela: “Ho sentito questo discorso centinaia di volte! Noi stiamo benissimo così, non ci manca niente, vero ragazzi?”

Sì!!!” risposero tutti in coro, riempiendo i coniugi di genuino orgoglio: non avevano tutte le comodità, ma la loro famiglia era senz'altro stupenda, non gli mancava davvero nulla per essere felici.

Ora” aggiunse ancora il mago, con un ampio sorriso: “Chi vuole vedere la macchina babbana che hanno lasciato portare a casa a papà dal lavoro?!”

Macchina babbana?!

Io! Io!” strepitavano Fred e George: “Papà! Prima noi!”

Molly sospirò: ecco l'uomo che aveva sposato... Il meraviglioso uomo che aveva sposato!

Non correte!” gridò, senza riuscire a trattenere una sonora risata: “Parlo anche per te, paparino!!!”

 

***

 

Così, quasi per caso, due coppie all'apparenza opposte in tutto avevano riscoperto e rafforzato il loro rapporto, senza sapere che ad accomunarle, al di là di ogni possibile differenza, ci sarebbe stato per sempre l'amore che provavano per le loro famiglie, entrambe splendide, anche se in modi così diversi.

 

Fine.

Note finali: che dire? È un'avventura che giunge al termine, direi che è la mia prima 'long' che finisce, quindi sono quasi commossa (e anche un po' -tanto- incerta sul risultato!). Siate clementi, ce l'ho messa tutta per descrivere queste due famiglie così opposte ma così umane. Lo trovate un finale 'all'acqua di rose'? Sì, un po' lo è, volevo che lo fosse, non mi andava di fare cose complicate o particolarmente drammatiche, volevo solo scrivere una storia che facesse sorridere, che desse qualche spiegazione su un paio di fatti dei libri, e che facesse riflettere sui tanti modi di intendere le coppie, le famiglie... 
Molly e Arthur nei libri sembrano la coppia perfetta, quella povera ma che ha capito cosa conta, quella senza incertezze... Io penso invece che le incertezze le abbiano tutti, o comunque le abbiano avute agli inizi. Mi è piaciuto descrivere un Arthur che si fa dei problemi per le sue condizioni economiche, una Molly che dopo sette (!!) figli si vede brutta, indegna e un po' si lascia prendere dallo sconforto. Se anni dopo, quando Harry va a Hogwarts, li troviamo forti come rocce, nel periodo di estrema tensione in cui si ambienta questa storia, ho trovato appropriato descrivere 'come sono arrivati' ad essere le rocce che sono: con dubbi e smentite, con preoccupazioni e amore. Spero di aver reso bene quest'idea, ma me lo direte voi.
Lucius e Narcissa sono tutta un'altra cosa, e non nego che mi intrighino di più (come buona parte dei cattivi, di cui si vede poco, si sa poco, ma si immagina tanto!). Li ho immaginati come famiglia aristocratica tipica dell'Ottocento, soprattutto lui: i sentimenti, se anche si provano, di certo non vanno espressi, conta l'apparire più dell'essere. Per Cissy ho voluto essere più emotiva, perché in fondo anche nei libri la vedo meno assoggettata a quelle regole, tant'è che corre da Piton per aiutare il suo unico, amato figlio, che è tutto quello che le resta da proteggere. Anche loro sono umani, Lucius ha paura di dover pagare le sue scelte, di finire in prigione e di non poter più vedere i suoi cari, ma ciò che riesce ad esprimere è la rabbia verso una moglie che ha messo a rischio il suo piano di corruzione; Narcissa vorrebbe un compagno che le faccia forza, ma trova un muro. E, ovviamente, anche per loro ho immaginato un bel finale, perché anche loro alla fine della seconda Guerra Magica sono uniti e si amano, in silenzio, ma con passione. Potete immaginare quanto sia costato al signor Malfoy confessare parte dei suoi sentimenti alla sua consorte, mi spiace solo che non fosse il suo punto di vista, così ho dovuto lasciarlo in buona parte sottinteso. Spero non passi per banale, è la prova di quanto a volte le cose non si vedano, ma costino più fatica di quel che si creda.

Ecco, per la storia gli appunti sono finiti, ma stento ancora a lasciarla andare, quindi aggiungo alcune piccole note che riguardano cose che sono successe e che vorrei si incastrassero coi libri:
-Quando nel Calice di Fuoco, Harry entra nel Pensatoio e vede il processo ai Lestrange, non c'è Caramell, né ci sono i Malfoy, questa è la mia spiegazione, che tiene conto anche del ritardo degli imputati, altra cosa che non trova spiegazione nei libri canonici.
-La 'mia' Narcissa, dopo aver visto Bella ossessionata dall'Oscuro, giura che gliela farà pagare per averle portato via sua sorella: questa è la mia personalissima spiegazione al suo tradimento, penso sia uno dei motivi per cui ha detto che Harry era morto. L'idea di perdere anche suo figlio era insopportabile, inoltre aveva un conto in sospeso.
-Molly e Bellatrix: la loro battaglia finale non mi è mai piaciuta, densa di significati, ma difatto impari. Bella muore perché disattenta, non perché inferiore alla signora Weasley, quindi qui ho voluto aggiungere qualcos'altro, una Molly motivata dal vedere nella Mangiamorte la colpevole della morte dei suoi amati fratelli, o comunque qualcuno che incarna gli ideali folli di quei cinque carnefici che le sono ignoti.

Ecco, fine dei significati che forse potevano essere sottesi e che invece volevo spiegare (: Non sono ancora sicura di voler scrivere la parola fine (metaforicamente, visto che 'fisicamente' l'ho scritta qualche riga fa XD), però tenervi qui oltre sarebbe rapimento, quindi... Alla prossima, sperando che torniate a dare un'occhiata alle mie storie, a giorni pubblicherò una one-shot sui Weasley (l'ultima, visto che sono decisamente inadatta alla coppia) ed a seguire delle altre shottine sui Malfoy, i Black ed i Lestrange, dai toni più disparati! Infine, vi segnalo la mia attuale iper-long su tre ragazzi catapultati a Hogwarts, ci tengo molto, non è perfetta, ma se vi va di aiutarmi a migliorare... ;D Un bacione a tutti quelli che hanno letto, recensito, messo tra le seguite/ricordate/preferite ecc! Bye bye!

 

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