Kenpachi & Byakuya: S.O.S. Tata

di unholy spirit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Richiesta ***
Capitolo 2: *** INCUBI, RICATTI E LAMPADINE ***
Capitolo 3: *** Regole, zotici e pettegolezzi ***
Capitolo 4: *** Il bicchiere mezzo pieno ***
Capitolo 5: *** Prove, Giudizi e Poesia ***



Capitolo 1
*** La Richiesta ***


LA RICHIESTA

 


Momo Hinamori non aveva mai preso parte ad una vera e propria riunione di Capitani, almeno non in tempo di pace.
Per questo, quando Hirako le aveva chiesto di accompagnarlo, si era sentita molto emozionata.

E, ovviamente, se n’era pentita.

Già, come aveva potuto pensare che il Consiglio Centrale dei 46 gli avesse ordinato di indire una riunione? E come aveva potuto pensare che  il suo Capitano potesse essere così felice per una questione seria?

- Momo-chaaaan! Stai dormendo? – la voce di Shinji la distolse dai suoi pensieri – su su, non essere timida, vieni avanti e leggi la lettera agli altri Capitani –
La ragazza  si diresse nervosamente al centro della sala, aprì il foglio e lesse:

“Hirako-san,
so che è piuttosto egoista da parte mia farle questa richiesta, ma non so a chi altro rivolgermi.
Questa volta non posso semplicemente lasciar fare agli altri e limitarmi ad aiutare.
Questa situazione richiede la mia presenza e il mio personale intervento.
Tuttavia non posso risolvere il problema da solo, per questo le scrivo chiedendole aiuto.
Si tratta della mia famiglia, se così possiamo chiamarla: ormai la situazione mi è sfuggita di mano!
I bambini non mi rispettano più, Jinta passa tutto il tempo davanti alla play-station o maltrattando sua sorella, e Ururu non si confida, è come chiusa in se stessa.  Non mi vedono come un padre, ma solo come un datore di lavoro.
Inoltre il signor Tessai non mi interpella quando si tratta di prendere decisioni per i ragazzi, né mi aiuta quando Jinta mostra un’indole ribelle nei miei confronti.
Non essendo il loro padre biologico, capisco che la situazione sia complicata per loro come lo è per me, e non so come comportarmi.
Per questo motivo chiedo a lei e alla Soul Society di aiutarmi.
Spero di ricevere presto una sua risposta.
Urahara Kisuke.”
 

Hinamori ripiegò il foglio, si inchinò e fece spazio al suo Capitano.

- Signori, come vedete Kisuke si trova nei guai e… - iniziò Hirako, ma venne subito interrotto.
- Non ho intenzione di aiutare quell'ammasso di pigrizia e mediocrità [i] - proruppe Soi Fon con voce velenosa – piuttosto, perché stiamo tenendo una riunione in assenza del Soutaichou? –
– Kisuke in passato si è sempre dato da fare per noi… - continuò Shinji, ignorando palesemente la ragazza.
- Per te vorrai dire! – la voce di Soi Fon stava salendo di tonalità. A quel punto, chiunque dotato di buonsenso avrebbe smesso immediatamente di provocarla. Ma Hirako Shinji non conosceva la paura... o il buonsenso.
-...E un Lannister paga sempre i suoi debiti – concluse.
- DA QUANDO I TUOI DEBITI RICADONO SUL GOTEI? E COSA DIAMINE SAREBBE UN LANNISTER? –
- Possiamo cercare di concludere la riunione civilmente? Il vostro continuo battibeccare non si addice a due Capitani – si lamentò Hitsugaya cercando di riportare un po’ di ordine.
- Ha ragione il Capitano Fon – intervenne Komamura – dov’è Genryuusai-dono? –

Soi Fon abbassò la testa, psicologicamente rassegnata.
– Su su, sono uomini, non ci si può aspettare niente da loro – le sussurrò Unohana poggiandole una mano sulla spalla in segno di conforto. Poi si voltò verso gli altri Capitani e spiegò: - Yamamoto-Soutaichou si è recato alle terme per problemi alla schiena e non farà ritorno prima di una settimana – fece una pausa         - Capitano Hirako, non è che state approfittando della sua temporanea indisposizione per sfruttare il Gotei a scopi personali? – indagò.
Il biondo Jazzista si affrettò a negare le accuse, assumendo una violenta tonalità bordeaux.

Byakuya Kuchiki cominciò ad avvertire una spiacevole stretta allo stomaco. Possibile che...?
- Capitano Hirako potresti spiegarci bene la situazione? – chiese Ukitake con un sorriso.
- Se ho capito bene, quell’Urahara ha dei problemi con i suoi mocciosi, giusto? – Zaraki guardò Shinji con aria divertita.
“ Questa situazione mi è familiare” pensò il bel nobile “mi sembra un déjà vu”
- Mi sembra normale che quei ragazzini comincino a ribellarsi a quella rozza scimmia – sbuffò Mayuri – non ha la minima idea di come ci si faccia rispettare dai propri figli. Se avesse fatto come ho fatto io con Nemu non avrebbe avuto problemi, basta solo... –
- Grazie Capitano Kurotsuchi, è stato illuminante – lo interrupe Kyoraku – ma credo che il problema sia un altro – aggiunse.
Gli altri Capitani annuirono in supporto, persino Soi Fon non se la sentì di schierarsi con Mayuri.
“Cos’è questa sensazione di disagio?” Byakuya era ormai perso nei suoi pensieri “Non fa che peggiorare”

- Ma come mai chiede il nostro aiuto? Nessuno di noi è esperto di bambini – prese la parole Rose.
“Aiuto? Vogliono aiutarlo?” lo stomaco del giovane Kuchiki si chiuse dolorosamente “I miei timori erano dunque fondati?” fece d’istinto un piccolo passo indietro.
- Forse perché noi siamo un’organizzazione militare, e non un’associazione di tate – Hitsugaya non sapeva se doversi adirare o ignorare il loro comportamento, considerandolo un caso di demenza senile precoce.
- Esatto Hitsugaya-taichou, è proprio quello che serve a Kisuke: una tata! – proclamò teatralmente Shinji.
Byakuya si congelò sul posto. Guardò Zaraki sorridere maniacalmente ed elaborò un veloce ma efficace piano di fuga.
- Non funzionerà – asserì Mayuri – quando vuoi migliorare qualcosa non aggiungi solo dei pezzi, elimini le parti mal funzionanti. In questo caso la parte mal funzionante è Urahara – sorrise compiaciuto.
- Ha ragione – annuì Soi Fon – quello schifoso maniaco sessuale non è adatto a fare il genitore. Soprattutto di una ragazzina. Dovremmo togliergli quei bambini ed affidarli a qualcuno che possa crescerli come si deve. Come la Nobile Yoruichi – concluse con il fiato corto.
- Avrei qualche obiezione in merito, Capitano Fon – il nobile si era bruscamente risvegliato dal suo stato di catalessi.
- Suvvia, maniaco sessuale mi sembra esagerato. Erano solo un paio di riviste pornografiche – Shinji scosse una mano con fare annoiato.
- Lisa addirittura le colleziona. È una passione come un’altra – rincarò la dose Kensei.
Hitsugaya decise di ignorarli per il resto della riunione. Non si trattava di demenza senile, ma di pura, innata idiozia.

- Hai detto che serve una tata, giusto? – cambiò discorso Ukitake, cercando di evitare un’altra lite.
- Potremmo mandare una donna. A quei ragazzini manca una figura materna – propose Byakuya tentando di escludersi a priori dai candidati.
Gli sguardi degli altri Capitani si posarono sulle uniche donne presenti in sala. Unohana aveva un sorriso dolce e genuino, ma i suoi colleghi fallirono nel notare la sincerità di quello sguardo materno, scambiandolo, al solito, per una minaccia.
- I ragazzi sono abituati a questa mancanza, perciò non è necessario che si tratti di una donna – Hirako guardò il Capitano della sesta brigata con un sorrisetto malvagio.
- Non credo che nessuno di noi abbia tempo da perdere con codeste trivialità. Ma se proprio non può essere evitato, potete aiutarlo voi, Capitano Hirako – Byakuya fece appello a tutto il suo autocontrollo per mantenere un comportamento cortese ed un’espressione pacata. Tuttavia, non riuscì a trattenere un piccolo tic all’occhio destro.

- Bene signori, è deciso! – proclamò Shinji.
- Cosa? – chiese Komamura spaesato, tra tutti quei litigi insensati si era perso guardando un gatto nero fuori dalla finestra.
- Visto il successo ottenuto dall’addestramento di Ichigo Kurosaki al rimorchio selvaggio... –
- Ma è stato un fiasco totale, una perdita di tempo – borbottò il Kuchiki con disappunto.
- ... e visto l’ottimo lavoro di squadra dimostrato, proclamo Kuchiki Byakuya e Zaraki Kenpachi a capo della missione. Siete pronti ad ottenere il titolo di Tata? –
Byakuya fece per protestare, ma fu interrotto da Kenpachi
- Non credo che il titolo di Tata mi si addica molto. Tuttavia, accetto! Ho cresciuto Yachiru in maniera impeccabile, e farò lo stesso con i ragazzini di Urahara – ghignò.
- Perfetto! Ecco le divise – disse Muguruma.
 
{Nel frattempo nel mondo terreno}
Ichigo Kurosaki si preparò per una nuova giornata di scuola. Prese l’immancabile distintivo di Sostituto Shinigami e, nel farlo, un brivido gli corse lungo la schiena provocandogli una spiacevole sensazione di inquietudine.
- No... sarà stata solo un’impressione –

 


[i] Citazione dall’episodio 206 di Bleach.
 
 
Oss!!
Ecco la correzione del primo capitolo dell’S.O.S. Tata. Vorremo dedicare questo capitolo a tutti i nostri lettori affezionati. In particolare, data la citazione di GoT, lo dedichiamo alla nostra Khaleesi, Nata dalla Tempesta!

Chiedo scusa a tutti, ma il capitolo che avevo scritto prima non mi piaceva, così ho deciso di cambiarlo.
Comunque, se avete letto la nostra storia precedente (Kenpachi’s Sex Education Show), probabilmente questo capitolo vi sarà sembrato un piccolo déjà vu. Ma il piano di Aizen era proprio questo!!! Come è stato un dèjà vu per Byakuya, doveva esserlo anche per voi XD.
Se invece non avete letto l’altra storia va bene lo stesso. Questa fan fiction non è un sequel del K.S.E.S. anche se può essere intesa come tale in quanto ci sono, e forse ci saranno ancora, dei piccoli, brevi riferimenti a scopo comico, ma non necessari alla trama :).
Un grazie particolare alla nostra beta: ellacowgirl in Madame_Butterfly, per aver corretto due volte i nostri deliri di onnipotenza il capitolo.

Vi ho detto tutto. Spero che questa nuova versione vi soddisfi.

A presto,

unholy spirit e mrs black
 
p.s.: anche questa storia, come avrete già capito, è scritta a due mani da me e mrs black. Tuttavia, tutti i capitoli verranno pubblicati dall’account di unholy spirit, dato che EFP non permette più l’opzione round robin per le storie.
 
 

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Capitolo 2
*** INCUBI, RICATTI E LAMPADINE ***


Prima di cominciare, vorrei scusarmi immensamente con tutti voi per il terrificante ritardo…ma sapete, gli esami, i comics, il blocco dello scrittore, il computer da piallare, insomma, la strada è irta di ostacoli. Questo capitolo è stato difficile da scrivere, tuttavia spero vi piaccia!!!
 

INCUBI, RICATTI E LAMPADINE

by mrs black

 


- Perfetto! Ecco le divise!- disse Muguruma.
Tra gli sguardi esterrefatti, disgustati e divertiti dei presenti, le divise fecero il loro ingresso, trasportate da Hisagi, che ovviamente non aveva potuto dire di no al suo Capitano.
Byakuya desiderò ardentemente di star sognando. Anzi, desiderò trovarsi all’interno del più spaventoso degli incubi: aveva tollerato di tutto nella vita, ma questo era decisamente troppo!
Dal canto suo Zaraki non si scompose, anzi, afferrò una delle divise e l’aprì per esaminarla meglio: si trattava di un normalissimo shihakusho, niente fronzoli strani o grembiulini con imbarazzantissimo cappellino o cuffietta abbinati: Era semplicemente blu a pois bianchi. –Per distinguerlo dalle divise normali- precisò Muguruma, facendo l’occhiolino.
Byakuya assunse una sfumatura bluastra, mentre Zaraki fece spallucce e poggiò la divisa sulla testa di Shuuhei, a mo’ di appendiabiti, poi mise mano all’obi dell’hakama e tutti si congelarono sul posto, pietrificati da ciò che stava per succedere. A quel punto, Byakuya capì che l’incubo era reale e cercò, inutilmente , di chiudere gli occhi, ma il suo corpo non rispondeva più a nessuno stimolo.
Pochi istanti dopo, gli hakama di Zaraki erano scivolati a terra e l’uomo si accingeva a togliere il kosode nero per sostituirlo con quello blu.
-Quel k-k-kosode è troppo c-corto.- balbettò Hitsugaya.
-Ma se non l’ho ancora indossato.- osservò perplesso il Capitano Undici.
-Non quello blu, quello che hai addosso.- continuò Toshiro, basito.
-Ah. - comprese Zaraki –No, non è il kosode ad essere corto è quello che c’è sotto che…-
-KENPACHI ZARAKI! Ti proibisco di continuare la frase!- proruppe Unohana, con una vena che le pulsava sulla tempia destra.
Nella sala riunioni cadde il silenzio. Lesto come una faina, Kenpachi indossò la nuova divisa senza fiatare.
Byakuya non si mosse, nella speranza di diventare parte dell’arredamento nel più breve tempo possibile; ma anche questo tentativo fallì miseramente, perché Hirako, Muguruma e Otoribashi gli saltarono addosso, cercando di infilargli la divisa a forza; a quel punto, con la scusa di aiutare Byakuya, Soi Fon saltò addosso ad Hirako cercando di strangolarlo.
Nell’angolino in fondo alla sala, Hinamori strillò e si nascose dietro ad Hisagi: una rissa tra Capitani poteva finire molto male e Momo aveva la tendenza a finirci sempre in mezzo, era risaputo.
Ci vollero gli sforzi congiunti di Komamura, Ukitake ed Hitsugaya per separarli.

Quando finalmente ci riuscirono, Muguruma aveva un labbro sanguinante, Kuchiki lo shihakusho mezzo sfilato e Hirako aveva segni rossi intorno al collo, gli occhi fuori dalle orbite e la bava alla bocca per il tentato strangolamento.
-Mi pare evidente che Kuchiki non gradisca la divisa.- osservò Unohana, squadrando il quartetto  con un sopracciglio alzato –Credo che dovrete continuare questa pagliacciata con le solite divise. – disse e uscì dalla sala, lasciandosi dietro la tipica scia di terrore.

Quella notte, Byakuya Kuchiki non dormì, non poteva fare a meno di pensare  alla malasorte  che ultimamente lo aveva preso di mira.
Si chiese se Kurosaki ne fosse la causa.
 
Quella notte, Shinji Hirako non dormì, stava escogitando un piano per attaccare una toppa promozionale all’haori del Nobile, un piano che richiedeva un’astuzia degna di Aizen e una furtività degna di Yachiru.

Quella notte Ichigo Kurosaki ebbe dei terrificanti incubi.

Il giorno dopo Byakuya si alzò con gli occhi gonfi e adornati da enormi borse blu, si sentiva stanco e demotivato e, per la prima volta in vita sua, non aveva nessuna voglia di andare in brigata a svolgere i suoi doveri.

 Mezz’ora dopo, Rukia e Renji erano al suo capezzale, tremanti e sconsolati.
-Non morite Taichou, ci sono ancora tante cose per cui vale la pena vivere.-
-Non sto morendo Renji, anzi gradirei sapere cosa ci fate voi due qui.-
-Nii-sama! Il maggiordomo mi ha fatta chiamare perché temeva per la tua salute, come ti senti?-
-Rukia, non devi preoccuparti, oggi non sto molto bene, tutto qui.-
-Ma Taichou, non è da voi rimanere a casa per malattia, anzi, non è da voi ammalarvi.- puntualizzò Abarai, squadrando il suo Capitano come se lo vedesse per la prima volta.
Byakuya recuperò le forze all’istante: lui, l’erede della grande famiglia Kuchiki, non poteva certo lasciarsi abbattere da tali futili idiozie; rimesso in sesto l’orgoglio, il bel nobile si vestì e si diresse nel suo ufficio con passo sicuro e cipiglio severo: se Hirako credeva di potersi imporre sul capofamiglia di una così grande casata, si sbagliava di grosso!
Ad attendere Byakuya sulla scrivania c’era un innocuo pacchetto, che giaceva soddisfatto accanto ai documenti del giorno. Il Kuchiki si avvicinò perplesso, prese il suddetto pacchetto e lo aprì.

Shinji Hirako sedeva alla scrivania sorseggiando il the di Hinamori: ancora qualche minuto e avrebbe ottenuto il suo scopo.
Esattamente cinque minuti dopo Byakuya Kuchiki si presentò nell’ufficio di Hirako, accettando la missione da tata.
Non che avesse altra scelta, s’intende.
 
Alcuni giorni dopo, nel mondo terreno, Ichigo Kurosaki si trovava all’Emporio Urahara a chiacchierare con il noto spacciatore caramellaio.
-Urahara-san, avrei bisogno della sua collaborazione il martedì e il giovedì,  per un’ora circa.-
-Come mai, Kurosaki-san? Se posso chiedere.-
-Beh ecco, da quando Kenpachi e Byakuya hanno cercato di insegnarmi a rimorchiare, non mi sento molto bene e ho bisogno di parlare con qualcuno…-  sussurrò timidamente il fragolo traumatizzato.
-Ah, capisco…non si preoccupi, posso gestire la situazione tranquillamente!- esclamò Kisuke sorridendo e chiudendo il ventaglio con uno schiocco!
Ichigo non fece in tempo a ringraziarlo che una voce tonante proruppe alle sue spalle:
-Puoi gestire la situazione e non riesci a gestire due mocciosi, Urahara?-
Kuorsaki si voltò e ciò che vide gli attorcigliò stomaco, intestino, milza e fegato in un’unica palla eterogenea: immobili, nell’abbagliante luce del Senkaimon, si ergevano Byakuya Kuchiki e Kenpachi Zaraki, nel più imbarazzante outfit che la storia del trash ricordi: l’ormai famoso Shihakusho blu a pois bianchi, perché un vero uomo dell’Undicesima si riconosce dall’ardore e non dal vestito (la frase pubblicitaria è a cura di Yumichka Ayasegawa, che vorrebbe precisare che il vestito rimane decisamente orrendo, per i suoi gusti).
Per grazia divina, Byakuya indossava la solita divisa, decorata con una toppa rotonda, fatta fare da Hirako per l’occasione. Tuttavia, la visione di Kenpachi in quell’ambiguo completino bastò a gettare Ichigo in un abisso di disperazione.
-Dottore! La prego! È urgente, dovrebbe visitarmi subito!- strillò il Sostituto Shinigami telefonando al suo psichiatra –Devo parlarle adesso!- e così dicendo, Kurosaki lasciò l’Emporio, per mai più tornare… forse.

Vagamente perplessi dall’uscita di scena del fragolo, i nostri eroi si sedettero davanti ad Urahara, sorridendo confortanti, come due vere Tate professioniste. O meglio, Kenpachi aveva tutti i denti scoperti, in quello che credeva essere un sorriso amichevole, mentre Byakuya sembrava aver appena preso un’overdose di botulino, da quanto era rigida la sua espressione.
Kisuke deglutì a fatica e si chiese cosa mai avesse fatto di male ad Hirako per ricevere quei due come sostegno, inoltre, non riusciva a capire come mai lo stessero guardando in quel modo inquietante.
-Bene…- esordì lo scienziato, cercando di distendere l’atmosfera  -gradite un thè?-
-Il thè può aspettare, pivello, qui la situazione è proprio critica!-
-Che intende dire, Capitano Zaraki?-
-Io e il mio socio abbiamo esaminato centinaia di filmati fornitici dalla dodicesima brigata, analizzando scrupolosamente la tua vita e…-
-Che cosa?- proruppe il biondino, balzando in piedi.
-Ho detto che abbiamo esaminato i filmati e…-
-Ma questi filmati sono stati girati quando? E perchè non ne so nulla? E cosa conterrebbero?-
-Per farla breve…- s’intromise Byakuya  -Kurotsuchi filma costantemente la tua vita quotidiana, come di mezza Soul Society, così ci siamo permessi di dare un’occhiata ai video, per farci un’idea del tuo problema.-
-Ed ecco cosa abbiamo trovato: Kuchiki, a te l’onore.- disse Zaraki con aria da gran signore.
-Momento!- l’interruppe Kisuke –Kurotsuchi mi spia? Anche in bagno? E in camera da letto?-
-Per quel c’è da vedere nella tua camera da letto. il momento più emozionante degli ultimi dieci anni dev’essere stato quando Hachigen Ushoda è entrato per chiuderti dentro ad una barriera di Kido.-
-Capitano Kuchiki, lei ferisce i miei sentimenti!-
-Umpf-
-Lascia stare collega, non siamo qui per fargli uno dei nostri consolidati corsi di rimorchio.-
L’ennesimo brivido percorse la schiena di Byakuya: “consolidati corsi”? Nel senso che ce ne sarebbero stati altri? Decise di non sollevare la questione.
-Urahara Kisuke, nei prossimi giorni rivoluzioneremo completamente la tua patetica esistenza, portandola ad un livello accettabile! Nei limiti del possibile, ovviamente, nemmeno noi facciamo miracoli.-
Kisuke aprì bocca per ribattere, indignato, ma Zaraki non gliene diede il tempo: con una poderosa pacca sulla spalla, lo costrinse a sedersi di nuovo.
-Dunque, - esordì il nobile –il motivo principale per cui nessuno ti porta rispetto è il tuo aspetto trasandato e trascurato, senza contare la tua scarsa cura dell’igiene, quanti giorni sono che non ti fai la barba?-
-Beh, circa un paio, presumo, ma…-
-Era una domanda retorica, ti pregherei di tacere e ascoltare, se non ti dispiace.-
-Un po’ mi dispia…-  -ERA UNA FORMA DI CORTESIA! TACI!-
-Ti vedo agguerrito collega, così mi piaci!-
-Tornando all’elenco, oltre alla scarsa cura del tuo aspetto, hai un carattere decisamente tollerante e non sei per niente bravo a farti rispettare, anzi, non lo sei mai stato, neanche quand’eri  un Capitano; ricordo che il mio nobile nonno Ginrei sottolineava spesso la mancanza di disciplina dei tuoi sottoposti, ma d’altronde arrivavi dalla divisione della gattaccia, non ci si poteva aspettare granchè.- Byakuya fece una pausa, roteò gli occhi e riprese –I ragazzini potranno essere molto affezionati a te, ma questo deriva dalla loro natura, se non sbaglio sono un po’ “speciali”, no? Tuttavia, la tua totale mancanza di polso e rispettabilità ha fatto sì che iniziassero dapprima a provare pietà per te, poi, con il tempo, hanno iniziato a considerarti un povero demente e adesso che sono entrati nell’adolescenza hanno perso ogni traccia di rispetto e questo è principalmente causato dal fatto che tu li hai completamente delusi, come uomo e come padre.-
-Ben detto collega, io stesso non avrei saputo dirlo meglio.-
-Su questo non ho mai avuto dubbi, Zaraki.-
-Bah, come vuoi. Urahara! Ma come fai a non capire che un vero uomo dev’essere fonte di ispirazione per la propria prole? Credi forse che io mi porti Yachiru in giro per divertimento? Beh, sì, una parte è divertimento, ma l’altra è educazione, la bambina vede il lavoro di Shinigami ed impara ad apprezzarlo.-
-Ma per favore, se tutto ciò che ti interessa è il massacro!- lo rimbrottò Kuchiki.
-La mia filosofia educazionale prevede che un genitore condivida anche degli hobbit degli hobby dei passatempi con i figli, non ci trovo nulla di male e guarda come viene su bene Yachiru, le ho affidato persino la brigata! Non trovi incredibile che una  bambina così piccola riesca a gestire un esercito di uomini combattivi ed energici?-
-Ti prego, non voglio parlare della questione burocratica e disciplinaria della tua brigata, ci sono già fascicoli e fascicoli di lamentele…-
-Ehm, scusate? Io sarei curioso di sapere cos’avreste in mente...- disse timidamente Kisuke, ancora scioccato per le tragiche rivelazioni sulla sua igiene personale.
-Beh, ovviamente faremo un programma su misura, per farti ritrovare la mascolinità perduta!-
-Ah.-
-Su, un po’ di entusiasmo e adesso beviamoci del sakè!-
-Zaraki, cerca di essere professionale, dovremmo parlare con i bambini adesso.-
-Non vedo il problema, Yachiru non si lamenta se bevo il sakè mentre parlo con lei o ascolto le spiegazioni dei suoi disegni.-
-La bambina ti mostra i suoi disegni?-
-Certo, perché non dovrebbe? Sono degli adorabili riassunti dei miei massacri, la trovo una cosa molto tenera!-
Kisuke e Byakuya si guardarono allibiti.
-Prendo il sakè.-
-Ottima idea.-

Alcuni  tokkuri di sakè dopo, Byakuya annunciò di voler fare un giro per la “patetica capanna” di Urahara, così il nostro eroe lo accompagnò un po’ in giro, mentre Zaraki scambiava due parole con Tessai sulla gestione del tempo libero dei fanciulli.

Terminato il giro, i due soci avevano chiaramente compreso il problema di Urahara.
-I tuoi bambini lavorano troppo e giocano poco! Questo è il problema!- sentenziò Zaraki.
-Vivi in una minuscola catapecchia. Non è certo un luogo sano per crescere dei bambini. Come fate a vivere in quattro in questo piccolo posto?- fu l’opinione di Byakuya.
Le due “tate” si guardarono, si alzarono lentamente in piedi senza distogliere lo sguardo e,cautamente, fecero alcuni passi in avanti.
-Il problema è la casa, Zaraki!-
-Il problema è il lavoro, Kuchiki!-
-Non sono d’accordo. Il problema è chiaramente la casa. Dare una mano in negozio non è un lavoro pesante, specie per i figli di una famiglia povera.-
-Ehi!- dissero Kisuke e Tessai, giustamente indignati.
-Ho detto che il problema è il lavoro, Kuchiki. Vuoi forse batterti?-
-Se servirà a convincerti che ho ragione io.-
-Benissimo! Sfodera la spada, principessa!-
Byakuya non se lo fece ripetere due volte, in pochi secondi Senbonzakura era pronta ad attaccare, Kenpachi sfoderò a sua volta.
Urahara e Tessai dovettero ricorrere al kido per fermarli.

Riportata la calma, i nostri eroi decisero che avrebbero trovato dei punti di incontro tra le loro opinioni, promettendo che avrebbero sospeso le ostilità fino alla fine del programma di aiuto.
Finalmente era giunta l’ora di mettersi all’opera, così Jinta e Ururu vennero finalmente presentati alle loro nuove tate.
-Signor Tessai, posso parlarle in privato?-
-Certo Jinta.-
-Il boss si è bevuto il cervello? Chi diavolo sono quei due?-
-Sono due Capitani del Gotei, vedi di essere rispettoso, capito Jinta?-
Il rosso fece per ribellarsi, quando una voce cristallina echeggiò nel negozio.
-C’è nessuno? Vorrei acquistare delle caramelle…- Yuzu Kurosaki fece qualche timido passo all’interno. Sotto gli sguardi attoniti di Kenpachi e Byakuya, Jinta accorse a servire la ragazza, mentre Kisuke, Ururu e Tessai spiavano, nascosti dietro la porta scorrevole. 
Terminato questo siparietto, i due professionisti avevano formulato una nuova teoria: a casa Urahara mancava la privacy!
-Come possono questi ragazzi germogliare se vengono spiati costantemente? Insomma! Hanno il diritto di sbocciare come germogli primaverili, come bocciuoli di rosa nei caldi raggi del sole, come teneri ciliegi nei lunghi viali, come…-
-Zaraki, ti prego, smettila. Sei inquietante.-
-Kuchiki, fidati di me, so quel che faccio. Sai, mi torna in mente quando, una trentina d’anni fa, Ikkaku decise di corteggiare una giovane cameriera. – iniziò il nostro psicopatico preferito con aria nostalgica –Yumichika era troppo curioso, così lui e Yachiru decisero di spiarli, Madarame si sentiva in soggezione e non riusciva a concludere,  così dissi a quei due di lasciarlo stare e Ikkaku rimediò un appuntamento.-
-E concluse?- s’informò Kisuke
-In che senso?-
-La cameriera accettò di “fidanzarsi” con lui?-
-Beh, francamente non lo so… poco dopo venimmo a sapere che la cameriera in realtà era un uomo, per Ikkaku fu una bella botta.-
-Ah… poveretto…- fu il commento solidale del cappellaio matto.
-Comunque sia, stiamo andando fuori tema, non possiamo distrarci signori.- il Capitano Undici scattò in piedi –Urahara, facci vedere un esempio pratico di come i ragazzi ti bistrattano, anche se i video di Mayuri sono strapieni di episodi della tua inutilità estrema, vederlo dal vivo è tutta un’altra cosa…-
-Come prego?-
-Beh sì, è come dice anche Retsu: un conto è vederlo in un filmato e un conto dal vivo, anche se il contesto era un tantino int...-
-Grazie, Capitano Zaraki.- lo censurò Byakuya.
-Beh… un esempio pratico? Dunque, non so, potrei chiedere a Jinta di riordinare il negozio…-
-No! I bambini non devono togliere tempo al gioco!-
-Ma…-
-Niente ma! Il negozio te lo riordini da solo!-
-Adesso a bistrattarmi sono quattro…-
-Capo! Comincio a preparare la cena?-
-Sì certo, signor Tessai, ma prima sostituisca la lampadina in corridoio per favore. Capitano Kuchiki, Capitano Zaraki voi venite con me, vi mostro le vostre stanze.-

Mezz’ora dopo la cena era pronta e tutti erano riuniti attorno al tavolo, aspettando Kisuke.
Il biondo Shinigami finì di lavarsi le mani, uscì dal bagno e premette l’interruttore della luce del corridoio, istintivamente iniziò a camminare, convinto che la luce si sarebbe accesa, ma così non fu. Dopo tre passi, Urahara si rese conto che la lampadina era ancora fulminata e che non vedeva niente, tentò di proseguire al buio ma inciampò nella mazza da baseball di Jinta e battè la faccia sul muro, rompendosi il naso.
-Signor Urahara è successo qualcosa?-
-Niente di grave, mi sanguina un po’ il naso, ma sto bene.- rispose lui, entrando in sala da pranzo con una mano sulla parte lesa.
-Ho il rimedio giusto per questo tipo di problema.-
-Signor Tessai, non c’è bisogno, piuttosto, sostituisca la lampadina.-
-Ma l’ho sostituita…-
-Kisuke-san, è colpa mia, devo aver confuso di nuovo le scatole della merce…-si scusò Ururu, arrossendo.
-Che cretina che sei.- disse Jinta.
-Non si preoccupi capo, poche gocce di questa medicina e tutto passerà…-
-AAAAARGH!!!-
-Oh cielo, ho confuso la boccetta con il Tabasco… questo vuol dire che nella cena…-
Tessai non fece in tempo a finire la frase, che venne travolto da un Zaraki in fuga verso il bagno, ovviamente il corridoio era buio, così anche il nostro Kenpachi di quartiere finì sulla mazza da baseball, mandandola a fracassare la porta della stanza di Kisuke.
-Ne abbiamo di strada da fare…- sospirò Byakuya.

 


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Ed anche questo capitolo è terminato! Se vi va, lasciateci un commentino, siamo curiose di sapere cosa ne pensate!!
Ringraziamo la nostra beta, per aver riveduto anche questa bozza e averci aiutate a combattere gmail, la cui collaborazione è stata assai pessima -.-
Vi ricordate la cameriera uomo? Sentivamo la sua mancanza e abbiamo deciso di inserirla, avete capito in quale episodio compare?
Come al solito la storia è piena di citazioni e riferimenti velati e/o nascosti, riuscite ad individuarli? Fateci sapere in una recensione.
Ricordatevi che recensire è un atto d’amore nei confronti degli autori :)
Bye,  byee!

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Capitolo 3
*** Regole, zotici e pettegolezzi ***


 

Regole, zotici e pettegolezzi

 



Byakuya Kuchiki si svegliò prima del sorgere del sole. Era a malapena riuscito a chiudere occhio: il futon era scomodissimo e il continuo russare di Zaraki nella stanza accanto non aveva certo giovato al suo riposo.
Decise di alzarsi prima degli altri, e di contattare Kuchiki Ginrei per un rapido consiglio.

Kisuke Urahara si alzò tardi, si vestì e si guardò allo specchio per sistemarsi il cappello.
Il suo volto era totalmente sconvolto: il naso gonfio, rosso e dolorante a causa del colpo preso la sera prima, e gli occhi cerchiati di blu per la pessima notte trascorsa, gli antidolorifici di Tessai non si smentivano.
 Calò il cappello sul viso, nella speranza che i suoi “ospiti” non notassero il suo aspetto disastrato.

Entrato in cucina, vide Tessai intento a servire la colazione ad un nobile che sembrava di pessimo umore e al suo collega, che sbadigliava rumorosamente al suo fianco.
- Buongiorno a tutti – tentò di sembrare fresco e allegro il caramellaio.
- Buongiorno capo – lo salutò Tessai.
I due Shinigami si limitarono a guardarlo.

- Ehm… signor Tessai… dove sono i ragazzi? – Kisuke tentò di sfuggire allo sguardo attento delle due tate.
- Sono già andati a scuola – rispose Zaraki con uno strano scintillio negli occhi – quindi, approfitteremo della loro assenza per parlare un po’ -  sorrise.
Kisuke deglutì, sentendo alcune gocce di sudore percorrergli gelide la fronte.
- P-p-parlare? Ma abbiamo già parlato molto ieri, no? – si voltò speranzoso verso il Kuchiki. Ma le sue speranze si dimostrarono vane.
- Abbiamo parlato, certo, e ci siamo fatti diverse idee, perciò, riteniamo sia giusto cominciare a discutere riguardo la soluzione del problema. Per quanto il pubblico trovasse divertente il continuo bistrattarti – Byakuya cercò di sorridere, con scarsi risultati; prese quindi nota mentale di lavorare sulle espressioni facciali.
- Senza contare che un programma di tate che si rispetti prevede un discorso faccia a faccia con i genitori, oltre ad un’attenta osservazione della vita familiare – puntualizzò Zaraki.
- Ma non avete osservato niente – obiettò Kisuke.
- E questo è il momento più adatto, dato che i ragazzi sono via. Quando torneranno, comincerai a cercare di recuperare una reputazione, seguendo i consigli che ti daremo a breve – chiarì Kuchiki ignorando l’interruzione – ma adesso prego, fai pure colazione –
 
Dopo aver fatto colazione ed essersi sistemati per la giornata, Kisuke e Tessai raggiunsero i due Shinigami nella saletta da the. Pronti a ricevere i preziosi consigli che avrebbero riportato la disciplina e l’ordine in negozio.
Il caramellaio deglutì nervosamente.
- Dunque signori – cominciò Zaraki – innanzitutto, è necessario modificare gli spazi in questa casa. Come vi abbiamo detto nello scorso capitolo ieri sera, in questa casa manca la privacy – fece una pausa per sottolineare il concetto. – Quindi, cominceremo con il separare i due ragazzi. Ognuno deve avere la propria camera da letto –
Kisuke e Tessai si scambiarono uno sguardo pensieroso: avrebbero dovuto rinunciare ad una stanza per gli ospiti, oppure ad una per il deposito della merce.
- In particolare la ragazza - proseguì il nobile – le donne necessitano di più spazi personali. Sarebbe consono concederle un bagno tutto suo. Quanti bagni avete, già? – chiese.
- Due bagni – rispose Kisuke.
Byakuya sgranò gli occhi sorpreso, ma si trattenne dal commentare.
- In questo caso ne lascerete uno alla bambina e l’altro lo dividerete voi tre – tagliò corto Zaraki – tanto per gli uomini non è un problema –
- Vogliamo inoltre che facciate due chiacchiere con il ragazzo. Il suo comportamento nei confronti di quella che potremmo definire sua sorella è a dir poco vergognoso… - disse il Kuchiki, ma fu prontamente interrotto.
- Tu volevi ucciderla tua sorella, principessa. Puoi davvero dire che il moccioso si comporta in modo vergognoso? – Zaraki si voltò a guardarlo, bevendo un sorso di sakè.
- Posso. Le situazioni sono differenti: mia sorella era stata condannata a morte. Quel bambino, al contrario,  maltratta Ururu quotidianamente, per divertimento o per complessi di inferiorità, dato che lei si è più volte dimostrata più forte di lui – lo fulminò – e ti ho già detto di non bere mentre stiamo lavorando e soprattutto, non chiamarmi principessa! –
- Smettila di fare il culo stretto Kuchiki, non è un vero e proprio lavoro – continuò a bere Zaraki.
Byakuya si limitò a roteare gli occhi, decidendo di ignorarlo.

- Sempre a proposito del ragazzo – continuò rivolgendo lo sguardo verso Kisuke – ho parlato con Yoruichi questa mattina – fece una pausa, per dare il tempo a Kisuke di registrare l’informazione e cominciare a temere.
- Cosa le ha detto? – chiese preoccupato il caramellaio. Sulla questione Jinta e Ururu, la gatta lo aveva sempre rimproverato dicendogli che, con la sua mancanza di polso, non sarebbe mai riuscito ad educarli.
-  Mi ha fatto notare che il comportamento di… Jinta? Corretto? – chiese conferma del nome – cambia radicalmente a seconda che si relazioni con te o con il Signor Tessai – fece un cenno con la testa verso Tessai.
- Quindi – s’intromise Zaraki –  dovrai passare più tempo con il bambino, così che lui impari a conoscerti e rispettarti – sorrise divertito – sperando che funzioni – aggiunse perfido.
- Bene, adesso potete andare, continueremo il discorso quando i ragazzi rientreranno da scuola – annunciò il nobile alzandosi.
- Parlerete anche con i ragazzi? – chiese curioso Kisuke.
- Certo! Vi faremo conoscere delle regole che dovrete rispettare. Le abbiamo fatte apposta per voi – ghignò Zaraki – adesso vado ad allenarmi – concluse uscendo dalla stanza.

- Urahara-san avrei bisogno di un favore –
- Ma certo, di che si tratta Capitano Kuchiki? – aprì il ventaglio il cappellaio.
- E’ possibile avere un’altra stanza? –
- Beh… temo sia un po’ difficile… Come mai vuole un’altra stanza? Non le piace quella attuale? – s’incuriosì Kisuke.
- Affatto – il nobile alzò una mano in segno di negazione - Il problema è che è troppo vicina a quella del Capitano Zaraki, e il suo russare è abbastanza fastidioso – spiegò.
- Aaaaah, capisco – chiuse il ventaglio – non si preoccupi, posso insonorizzarla senza problemi e ad un prezzo conveniente – sorrise gioviale e con fare affabile.
- Prezzo? L’insonorizzazione di una stanza in casa tua sarebbe a carico mio? – chiese il bel Capitano alzando un non-sopracciglio.
- No no, chiedo scusa. Sa… abitudini da commercianti, mi è uscita spontanea – rise il biondo scienziato.
- Capisco – Byakuya fece un sorrisetto di circostanza. Ormai era convinto che Urahara fosse un vero, totale idiota.
 
 



Nel frattempo nella Soul Society, l’Associazione Femminile Shinigami era riunita per un “rapido” scambio di pettegolezzi.
Yoruichi era intenta a raccontare i dettagli della telefonata e del primo giorno di “tatanza”.
- Kisuke è proprio un imbranato, Bya-bo mi ha detto che ieri sera ha dato il peggio di sé, si è pure rotto il naso inciampando sulla mazza da baseball di Jinta – rise la gatta – ma credo che Byakuya conosca poco Kisuke, quello non è il suo “peggio”, è il Kisuke normale – concluse tra l’ilarità generale delle presenti, tranne di Soi Fon, che si rifiutava di trovare divertente ogni cosa riguardasse Urahara.
- Su su piccola Soi – disse la gatta con l’aria di chi la sa lunga – non fare quella faccia. So che hai una cotta per Kisuke[i] e che sentire certe cose potrebbe rattristarti, ma non ti preoccupare, Bya-bo e Zaraki agiscono esclusivamente nel suo interesse – concluse scoppiando a ridere.
- Nobile Yoruichi non sminuitemi! Non provo niente che non sia odio e disprezzo per quel lavativo – s’indignò l’ape.
- Come sei tenera. Anche Byakuya diceva di odiarmi, sai com’è: odi et amo! – sorrise dolcemente Yoruichi, provocando un’altra ondata di risate.

Il Capitano Unohana però , non sembrava dell’umore giusto per ridere. Sorrideva, certo, ma il suo sorriso non trasmetteva allegria, tutt’altro. Cosa che non sfuggì ad Isane, che cominciava a sentire dei familiari e gelidi brividi percorrerle la schiena.
- C’è qualcosa che non va, Capitano? – chiese timidamente.
- No cara… - cominciò – anzi sì! – cambiò tono improvvisamente, gelando il sangue alle presenti – come ha osato Hirako mandare Zaraki? Mi ero offerta volontaria, e serviva una figura materna. Io sono molto più dolce di lui, e sicuramente sono più MATERNA! – cominciò ad alzare la voce.
- Hirako è famoso per non aver mai capito nulla, e Muguruma con lui – commentò velenosa Soi Fon.
- Soi! Non è da te parlare male degli altri capitani! – la rimproverò Yoruichi.
- Avete ragione, ma loro due mi fanno saltare i nervi! – rispose istericamente.
- Su su – intervenne Matsumoto – è solo la sindrome premestruale, tra qualche giorno passa tutto –
- COSA PENSANO CHE IO SIA, UN’ASSASSINA PSICOPATICA? – concluse un’alterata Unohana, ignorando i commenti delle presenti.
- Beh… - azzardò Yoruichi – io credo che Hirako lo abbia fatto…. – soppesò le parole - …per fare un dispetto a Kisuke, dev’essere sicuramente così – tentò di sdrammatizzare.
- Un’ottima idea… se non fosse di Hirako – borbottò sottovoce Soi Fon.
Unohana guardò la gatta, l’aura omicida ancora presente, prima di voltarsi e dirigersi alla porta.
- Andrò a scambiare due parole con Hirako Shinji – sentenziò.
- Giustizia – festeggiò zio Vernon Soi Fon.
 
 


Qualche ora dopo, nel mondo terreno

- Bentornati ragazzi – salutò allegro Urahara – com’è andata la scuola? –
Ururu borbottò un timido – bene – prima di correre in casa, mentre Jinta lo guardò sospettoso.
- Perché lo chiedi, capo? –
- Beh, perché mi interessa sapere qualcosa di voi – disse sollevando l’indice destro in un suo tipico modo di fare.
- Al solito – rispose annoiato il ragazzo allungando una lettera al biondo caramellaio.
- Cos’è? – aprì il ventaglio con aria curiosa.
- La mia professoressa vuole parlarti – fece spallucce Jinta – dice che le sei simpatico – mentì.
- Beh – Kisuke si sistemò il cappello arrossendo – non si può rifiutare l’invito di una signora – asserì con il suo tono musicale.
- Capo, i signori Capitani vogliono parlare con noi e con i ragazzi – chiamò Tessai.
- Arriviamo subito – nascose la lettera nel jinbei avviandosi.

***********

- Dunque – cominciò Byakuya guardando i “bambini” – come abbiamo detto questa mattina ai vostri… “genitori”… riteniamo che in questa casa siano necessarie delle regole – inspirò profondamente, incapace di continuare.
- Quindi – intervenne Zaraki – adesso vi daremo dei cartelli con delle regole, che voi appiccicherete in giro per la casa – guardò gli sguardi perplessi dei presenti – so che è una stronzata, ma sono ordini dall’alto, quindi vanno eseguiti, vi ci abituerete – concluse con un’alzata di spalle.

- Solo un momento Capitano Zaraki – riprese la parola il nobile – Urahara-san, avete liberato una stanza per Ururu? – chiese.
Urahara e Tessai si scambiarono un’occhiata preoccupata.
- In verità no – ammise il cappellaio – non possiamo spostare tutta la merce in un solo magazzino, e l’unica alternativa sarebbe eliminare una delle due stanze per gli ospiti – spiegò.
Byakuya si voltò verso il collega, poi di nuovo verso Urahara
- Pensandoci bene, l’importante è che abbia un bagno privato, la stanza non è una priorità – annuì, terrorizzato al solo pensiero di dover dividere una stanza con Zaraki.

- Bene – disse Zaraki – passiamo alle regole – estrasse un primo cartello a forma di ventaglio – Urahara, leggi! – ordinò.
- L’autorità di Urahara Kisuke è permanente, non solo in situazioni di emergenza – lesse, pensando che, forse, qualcosa di buono sarebbero riusciti a farla.

- Seconda regola – continuò Zaraki con un cartello a forma di cappello – ragazzino, tocca a te –
- Il gioco è prioritario, si lavora solo dopo aver finito di divertirsi…. Ehi, mi piace questa regola – rise Jinta.
- Ne abbiamo già discusso Zaraki, questa regola non era nei programmi – puntualizzò Byakuya.
- Sei tu che non capisci un cazzo Kuchiki, credi che Yachiru lavori? L’unico che lavora seriamente è Yumichika, non vorrai mica che questi due bambini diventino strani come lui, sarebbe un fallimento! – si difese Kenpachi.
- Ti ho già spiegato che nelle famiglie proletarie i figli danno una mano. Hai notato che non possono permettersi nemmeno qualche domestico? Come puoi pretendere che il signor Tessai si occupi di tutto da solo? – sbottò il bel Capitano.
- Non è da solo, c’è Urahara – insistette Kennino.
- Sei forse impazzito? Chi mai affiderebbe l’igiene e la pulizia di un luogo pubblico, come un negozio, ad Urahara? È chiaro che l’aiuto dei bambini sia indispensabile – continuò sulla sua posizione Byakuya.
- Questa è una delle poche regole sensate che abbiamo collega, non riuscirai a toglierla dall’elenco –
- Sokatsui! – il cartello esplose in mano a Zaraki – temo di averlo appena fatto – sentenziò in tono canzonatorio.
Zaraki sfoderò e partì all’attacco, costringendo Urahara e Tessai a ricorrere a kido proibiti per immobilizzarli.
- Porto del the – Tessai corse in cucina.

- Andiamo avanti – fu il turno di Byakuya di prendere un cartello, a forma di moustache – Jinta, ti dispiace leggere anche questa? –
- Tra fratelli ci si rispetta reciprocamente – lesse a bassa voce, sotto gli sguardi severi delle tate.

- Signor Tessai, la prossima la legga lei per favore – il Kuchiki estrasse un cartello a forma di grembiule.
- Non si mangia fuori orario – lesse soddisfatto Tessai.
- Perché? Esiste un orario per mangiare? – chiese stupito Zaraki – e se mi viene fame fuori orario cosa faccio? Mi attacco al c…. –
- In quel caso – lo interruppe seccato il nobile – esistono gli spuntini. Non è necessario finire gran parte di ciò che è stato cucinato per il pranzo o per la cena.
- Ma se vado avanti a spuntini fino a cena, poi non ceno, mi sazio prima. In ogni caso mangio fuori orario – obiettò l’ex campanellino.
- Suppongo che la tua scarsa cultura ti impedisca di ragionare in modo evoluto, ma esiste qualcosa chiamato autocontrollo – il giovane Capitano gli rivolse uno sguardo annoiato, possibile che avesse sempre da polemizzare?
- L’autocontrollo è roba da checche, a me non serve – chiuse la discussione e prese il penultimo cartello a forma di siringa – Signor Tessai, questa è pensata proprio per lei –
- I medicinali scaduti si buttano. Non devono essere usati per curare né familiari né ospiti – Kisuke, Jinta e Ururu annuirono energicamente.

- Ururu, leggi tu l’ultima – Byakuya prese l’ultimo cartello di forma rettangolare.
- I bambini devono essere lasciati liberi di crescere come vogliono – sussurrò la ragazza.
- Esattamente quello che faccio con Yachiru! –
- Esattamente quello che consiglia mio nonno  – dissero contemporaneamente i due Capitani.
Byakuya sbiancò, per quanto possibile dato il pallore della sua carnagione, e si voltò verso Ken-chan.
- Potresti ripetere? –
- Ho detto che è esattamente ciò che faccio con Yachiru. Trovo che sia il miglior metodo educativo, io stesso sono cresciuto così, e guarda il risultato! – si diede un pugno sul petto con fierezza.
- Si sente bene Capitano Kuchiki? La vedo eccessivamente pallido, vuole un altro po’ di thè? Dell’acqua fresca? – si preoccupò Kisuke.
- Il mio nobile nonno mi ha cresciuto seguendo gli stessi metodi educativi di questo zotico. Quindi significa che, irrimediabilmente, anche io sono in realtà un volgare barbaro –
Kisuke nascose il Gin, temendo il ripetersi di un’inquietante sbronza triste.
- Non si abbatta così Kuchiki-san, io non credo che lei sia uno zotico – tentò di consolarlo l’ex Capitano.  
 - Cosa te lo fa pensare? – chiese il nobile, aggrappandosi all’ultimo barlume di speranza, anche se questo era Urahara.
- Sua moglie non avrebbe mai sposato uno zotico, non le sembra una prova sufficiente? – aprì allegramente il ventaglio, soddisfatto del suo operato.
- Mia moglie? Come può essere una garanzia? I migliori amici di mia moglie siete tu e Kukaku Shiba. L’unica garanzia che posso avere da questo è che sono, a tutti gli effetti, uno zotico, o peggio, un  coglione –
- Kuchiki-san, la considerazione che lei ha di me mi spezza il cuore – si offese Kisuke.
 
 
 
 







******************************************
Oss!!!
Chiedo scusa per l’enorme ritardo, questa volta è passato davvero tantissimo dall’ultimo aggiornamento. Non avevo previsto di metterci così tanto, ma purtroppo il tempo manca molto più di quanto mi piaccia ammettere (in realtà io riesco sempre a sprecarlo, perditempo di genetica). Spero vivamente che il capitolo sia di vostro gradimento.

La storia procede un po’ a rilento rispetto all’altra, anche perché abbiamo l’impressione che non stia riscuotendo molto successo, e questo rallenta inevitabilmente la stesura dei capitoli, che risultano per noi più complicati.
Se avete qualche consiglio da darci al riguardo, o qualche consiglio in generale, non esitate, noi siamo ben felici di conoscere il vostro parere su quanto abbiamo scritto.
Se la storia vi piace, per favore fatecelo sapere, perchè non riteniamo valga la pena pubblicare una storia che non legge nessuno (ci scusiamo, sappiamo che può sembrare un ricatto per le recensioni, ma in realtà vogliamo solo avvisarvi che la storia potrebbe non continuare).
Grazie mille per la vostra pazienza,
alla prossima
unholy spirit e mrs black.
Per farci perdonare la lunga attesa, da questo capitolo in poi, potrete gustarvi la miniserie a mini puntate:
 




THE IMPORTANCE OF BEING BYAKUYA
(episode one)
Note: AU

- Ragaaaazzi! – cominciò a cantilenare un annoiato Gin Ichimaru per richiamare l’attenzione – mi sto annoiando, andiamo a trovare Rangiku! – disse appoggiandosi a Byakuya per costringerlo a non ignorarlo.
- Rangiku? Non è meglio se vai da solo? – suggerì il moretto.
- Concordo con Bya – annuì Soi Fon – se ti accompagniamo poi siamo costretti a fare da palo –
- Ma non è da sola, è con dei suoi amici. Stanno andando non so dove…. ma al telefono sembrava divertente! Dai, dai, daaaaaaaai – insistette il volpino spingendoli verso l’ingresso della metropolitana.
Byakuya sospirò – va bene, va bene, andiamo – Gin sapeva essere più insistente di un bambino capriccioso.
- Grazie – sorrise Ichimaru – sei il mio migliore amico quando fai così, e lo sei ancora di più quando paghi tu i biglietti – allargò il sorriso.
Soi Fon si mise la mano sulla faccia e scosse la testa sconsolata – hai di nuovo finito i soldi, Gin? –
- Più o meno – tentò di svicolare.
- Gin? – Byakuya lo scrutò per qualche secondo.
- Uffa… ho solo fatto uno scherzo ad Aizen, una cosa innocente – alzò le mani in un gesto difensivo – ma lui si è arrabbiato e per punizione non mi darà soldi per tutta la settimana – spiegò.

Salirono sul treno in direzione Shinjuku.
- Niente posti a sedere oggi – si guardò intorno Soi.
Alcune persone si voltarono a guardarli, e una donna in avanzato stato di gravidanza si alzò in piedi e si rivolse al giovane nobile.
- Kuchiki-sama, prego, sedetevi pure – disse indicando il posto a sedere.
- Non si preoccupi, si sieda pure, posso stare in piedi – rispose educatamente il ragazzo.
- Siete molto gentile – lo ringraziò la donna.

Byakuya si voltò nuovamente verso Gin e Soi che lo fissavano con gli occhi da cerbiatto abbagliato dai fari.
- È successo qualcosa? – chiese perplesso il Kuchiki.
- Una donna incinta ti ha offerto il posto! – gli occhi di Soi si dilatarono ancora.
 - Sì – rispose – qual è il problema? – chiese ancora, sempre più confuso.
- Di solito si cede il posto alle donne gravide – s’intromise Gin.
- Ma io sono un Kuchiki – fu l’ovvia risposta.
 
Fine episodio.
 
 
 


[i]  Citazione dall’episodio 206

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Capitolo 4
*** Il bicchiere mezzo pieno ***


Miracolo! Miracolo! Un nuovo capitolo!! (E non perdetevi lo speciale dopo le note dell’autore)
 
IL BICCHIERE MEZZO PIENO
by mrs black
 
Fissate le regole, Byakuya  si ritirò nella sua stanza per rilassarsi in attesa della cena.
Zaraki, invece, decise che andare a trovare Ichigo poteva essere una buona idea ed uscì con la scusa di fare due passi, per non insospettire il collega.


Alle 19:30 Ururu andò a bussare alla stanza di Byakuya, per avvisarlo della cena. Sentendo rumori fuori dalla porta il Nobile si svegliò di soprassalto, scoprendo di essersi addormentato sul libro che avrebbe dovuto leggere.
-Quello zotico produce più danni di quanto immaginassi- sospirò il Kuchiki cercando di ricomporsi e di cancellare dalla guancia il segno della copertina.
-Signor Kuchiki, va tutto bene?- chiese la vocina di Ururu fuori dalla porta.
-Come? Sì, certo, benissimo. Vi raggiungo subito-


Giunto a tavola, il nostro melodrammatico eroe notò subito l’assenza del sopracitato zotico, ma decise di non preoccuparsene, il Capitano Zaraki era famoso per la totale assenza del suo senso dell’orientamento e Byakuya segretamente sperava che si fosse perso per sempre, se non altro, ciò avrebbe portato ad una prematura fine della missione.  O almeno ad una cena priva di stress.
Ma, se l’ottimismo è il profumo della vita, allora le disgrazie ne sono il gusto: il Nobile aveva appena preso posto e stava quasi per prendere le bacchette, quando la terra iniziò a tremare ed un fragoroso urlo sempre più forte annunciò l’avvicinarsi di un agitatissimo Ichigo Kurosaki.
Cinque secondi dopo, il nostro ex protagonista fece irruzione nella sala da pranzo di Urahara, ululando e schiumando di rabbia, il volto completamente viola ed un luccichio folle negli occhi.
-TENETEMI LONTANO QUESTO INVASATO!! Non voglio più trovarlo in camera mia vestito in questo modo terrificante e non voglio più saperne dei suoi consigli!!- sbraitò fragolo, sputacchiando in giro.
Uno sbigottito Urahara abbassò il ventaglio, ma non riuscì a spiccicare parola, tale era la furia del giovane.
Tessai, uomo notoriamente più stoico, si alzò in piedi e separò Ichigo dal kosode di Kenpachi, permettendo a quest’ultimo di alzarsi e sistemarsi gli abiti ridacchiando.
La ormai famosa vena di Byakuya iniziò a pulsare a velocità di curvatura.
-Si può sapere cosa sei riuscito a combinare questa volta, razza di scimmione decerebrato e ottuso?-
-Ma niente- tentò di giustificarsi Kennino –volevo solo sapere se avesse fatto progressi con Orihime, così ho comprato una rivista erotica e gli ho chiesto di indicarmi quali azioni avevano già compiuto-
Lo shock congelò Byakuya sul posto.
Ichigo lanciò un urlo degno di una balena arpionata ed uscì dal negozio urlando che non voleva più avere niente a che fare con quel branco di criminali psicopatici che si faceva chiamare Gotei, le sue urla furono udibili per svariati minuti.
-Zaraki, non riesco a credere che tu abbia fatto una simile azione! Va bene essere zotici e privi di educazione, ma questo va ben oltre!-
-Kuchiki, adesso calmati, stai esagerando-
-Esagerando? Esagerando? Hirako ci ha incastrato di nuovo in una finta missione la cui imbecillità è palese in maniera che rasenta il patetico e tu ne approfitti per peggiorare la situazione e poi sarei io quello che esagera? Adesso basta! Ne ho fin sopra ai capelli di questa follia. Torno immediatamente nella mia divisione a fare i miei doveri di Capitano!-
Detto questo Byakuya tentò di strapparsi la toppa dalla divisa, ma ogni tentativo fu inutile, anzi, dopo qualche secondo,  il ricevitore del Capitano squillò e quando Byakuya rispose, la voce di Hirako fu intuibile dall’altro capo del telefono.
Finita la conversazione, Byakuya si diresse verso la sua stanza e vi si chiuse, senza aggiungere altro.
-Hirako lo ricatta- spiegò con naturalezza Zaraki.

Il mattino seguente, con gran stupore di tutti, Kisuke si alzò presto, si fece la barba, indossò vestiti decenti e accompagnò Jinta e Ururu a scuola.
-Si è messo del profumo- osservò un assonnato Zaraki indeciso se iniziare la colazione con il cibo o con il the. Risolse la questione bevendo un goccio di sakè per darsi la carica.
-Evidentemente ha deciso di abbandonare la sua reputazione sciatta- commentò asciutto Kuchiki.

Quando Kisuke rientrò, due ore dopo, era la personificazione della furia. Senza dire una parola, prese Benihime e andò nel sotterraneo  a scaricare la rabbia.
-Boss? Boss? Va tutto bene?-
-Signor Tessai, mi servono altri cinque minuti e poi vi spiegherò tutto-
Dopo una rilassante doccia, Kisuke si sedette al consueto tavolo, pronto a dare spiegazioni.

-Come sapete, la professoressa di Jinta mi ha convocato a scuola. Non pensavo fosse nulla di grave, ero convinto che fossero le solite cose……-

*flashback*

Urahara Kisuke entrò in sala professori, notando con un certo piacere  che era vuota e, sorridendo cordialmente, si diresse verso la giovane insegnante di Jinta.
-Ah, buongiorno signor Urahara, prego, si sieda- lo accolse lei con un sorriso.
Incoraggiato, Kisuke ricambiò il sorriso e si sedette, aggiustandosi la giacca per avere un’aria sexy e professionale e facendo in modo che lei notasse il suo profumo.
-Jinta mi ha detto il motivo della convocazione-
-Ah, gliene ha già parlato? E cosa ne pensa?-
-Beh, penso che domani sera sono disponibile per andare a cena fuori- fu l’enigmatica risposta di Kisuke, accompagnata da un sorriso seducente.
-Come scusi?- chiese lei.
-Ehm, non…-
-Credo che andare a cena fuori non risolverà il problema-
-Problema?-
-Ma Jinta le ha parlato o no?-
-Beh, sì, ma…-
-Forse andare a cena fuori e lasciare che il ragazzo continui a fare la solita vita non lo aiuterà. Lei fa spesso di queste cose? Esce, torna tardi e lascia i ragazzi a casa da soli?-
-Sanno badare a loro stessi…-
-Quindi lei ed il suo compagno siete soliti uscire senza preoccuparvi?-
-Compagno?-
-Il signor Tsukabishi-
-Eh?-
-Signor Urahara, mi perdoni se glielo chiedo, ma ha per caso fatto uso di sostanze stupefacenti questa mattina? Mi sembra parecchio…… strano…-
-No, è solo che non mi ero mai accorto che la situazione fosse così grave-
-Oh, capisco. Ma secondo me siamo ancora in tempo per rimediare. Deve iniziare a lavorare da oggi però. Ecco, questi sono i recenti voti di Jinta e i provvedimenti disciplinari dell’ultimo mese-

*fine flashback*


-Capite? Mi ha fatto fare la figura del cretino!! Ero convinto che andasse tutto bene, che fossero le solite marachelle facilmente risolvibili ed invece Jinta è praticamente un teppista!! E come se non bastasse, mi ha fatto passare per imbecille totale...-
-Mah, non c’era bisogno di impegnarsi per quello….- sussurrò Byakuya, senza farsi sentire.
-Ero seriamente convinto che la professoressa potesse avere interessi nei miei confronti ed invece…..invece niente, scopro che Jinta è a rischio! E che tutti credono che Tessai sia legato a me sentimentalmente…  è a dir poco imbarazzante scoprire che voci girano sul proprio conto in questo modo! Sono oltremodo furioso!-
-Io sono indignato- commentò Tessai, lui aveva certamente gusti più raffinati in fatto di partner.
-Io adesso ho capito il perché del profumo…- bisbigliò Zaraki.
-Credo sia arrivato il momento di mettere in riga quei ragazzi!- concluse Kisuke, con lo sguardo acceso dalla determinazione.
-Ed è per questo che noi siamo qui, vero collega?-
-Sì-
-Più entusiasmo Kuchiki!!- Zaraki gli diede una vigorosa pacca sulla spalla.
-Urahara, il mio mal di testa sta per tornare, perciò sarò breve – sospirò Byakuya, sull’orlo del collasso nervoso – devi imporre la disciplina a quel marmocchio, smettila di farti trattare come un inutile tappetino. L’adolescenza finirà, ma tra molto tempo ed è chiaro che non vuoi passarlo  a farti prendere in giro, no?-
-No, certo che no….-
-Bene! Allora smettila di fare il mollaccione. Eri un Capitano, fatti rispettare di nuovo!!!-
-Ehm…….-
-Ah già, dimenticavo che eri un Capitano poco autorevole. Allora dovrai diventarlo. Basta essere pazienti! Basta lasciar correre! Jinta va messo in riga, che gli piaccia o no. La disciplina è essenziale.-
-Cosa devo fare Kuchiki-san?-
-Ascoltami molto attentamente….-

Jinta tornò a casa nel tardo pomeriggio, cercando di non farsi vedere, ma non appena giunse in camera, trovò Kisuke ad aspettarlo.
-Ciao Jinta. Ho avuto il piacere di parlare con la tua professoressa, oggi- sussurrò Kisuke, congiungendo le punte delle dita.
Il rosso rabbrividì.
-Ehm, è andata bene?- chiese in un disperato tentativo di salvarsi la vita.
-No, non è andata bene Jinta. E le cose stanno per peggiorare ancora, per te, intendo- sussurrò Kisuke, con un luccichio folle negli occhi –sei in punizione!- decretò con tono deciso.

Jinta ricordò per sempre quel giorno come uno dei più brutti della sua vita: animato da un fanatismo delirante, Kisuke lo costrinse a riordinare l’intero magazzino del negozio, a spazzare l’ingresso, a pulire la sua camera ed infine a studiare.
Tessai e Ururu non sapevano se essere più preoccupati per il drastico cambiamento del direttore del negozio o per il povero Jinta, costretto a faticare come mai aveva fatto in vita sua.
Mosso a compassione, Tessai preparò il piatto preferito di Jinta per cena. Il ragazzo mangiò in silenzio e si ritirò in camera per finire i compiti.
-Sono sorpreso- disse Zaraki –non credevo che tu avessi le palle Urahara- concluse fissandolo con un misto di rispetto e stupore.
-Grazie- gli rispose asciutto Kisuke.
-Sì, direi che il tuo imporre la disciplina al ragazzo è stato accettabile –commentò Byakuya –ma non devi perdere il ritmo, domani lo farai lavorare ancora ed il giorno dopo anche, finchè non avrà imparato un po’ di umiltà-
Tessai alzò le sopracciglia e lanciò uno sguardo scettico al Kuchiki, chiaramente dubbioso della sua esperienza in fatto di “umiltà”.
-Ricordati che dovrai mantenere questo atteggiamento finchè il suo comportamento ed i suoi voti non saranno nuovamente accettabili, non allentare mai la corda del tutto, lascialo un po’ più libero se vedi segnali positivi, ma se sgarra nuovamente puniscilo. Solo così si impara la disciplina.-
-Certo, Kuchiki-san, mi ricordo che anche il signor Shihouin lo diceva sempre-
-Sì, lo diceva, ma poi si lasciava intenerire dalla figlia. Tu, invece, non dovrai ripetere gli stessi errori, chiaro?-
-Ehm, sì….però, ecco, non è nella mia natur…-
-NON MI INTERESSA! Non stiamo parlando di cosa ti piace fare o non fare, Urahara. Stiamo parlando di educare dei bambini indisciplinati e dar loro modo di vivere decentemente e non da cafoni nella vita adulta! Questo deve andare oltre quelli che sono i tuoi comportamenti o le tue abitudini, forza un po’ il tuo carattere, non piangere come una femminuccia!- il tono di Byakuya non ammetteva repliche.
Zaraki fissava il collega, stupito da tanta aggressività; una lacrima di “maschio rispetto” rigò il volto del Capitano Undici, forse Kuchiki, il suo rivale per forza e reiatsu, sotto sotto era un vero uomo: rozzo e violento, come Zaraki aveva sempre sostenuto dovesse essere un vero uomo; cosa che spiegava ogni mattina ai suoi uomini e a Yachiru.


Quella notte, Byakuya dormì serenamente, convinto del fatto che ormai il loro compito fosse terminato e potessero andare a casa. Ovviamente si sbagliava.
Il mattino seguente Jinta si alzò, mise i libri nello zaino, rifece il letto e si avviò a scuola senza salutare.
Kisuke lo osservò andarsene, con un groppo in gola.
-Fermezza, Urahara, fermezza- disse Byakuya, disapprovando quel piccolo cedimento sentimentale.
-Buongiorno signorine- esordì Zaraki entrando in cucina –dormito bene?-
-Sei di buonumore Zaraki?- chiese il nobile, infastidito da tutto quel chiasso.
-Ovvio, finalmente voi due avete iniziato a comportarvi da uomini, questo vuol dire che stasera andremo ad ubriacarci!-
-Non vedo il nesso….-
-Non trovare scuse per non bere Kuchiki, pensa a trovare scuse per bere!-
Detto questo, il nostro eroe uscì trionfalmente di scena, boken in spalla, per andare ad allenarsi e a sonnecchiare sul tetto………… di casa Kurosaki.

Quel pomeriggio, Jinta non rientrò a casa prima delle sei e Kisuke fu costretto ad escogitare una nuova punizione: il lavaggio dei piatti.
Dopo aver fatto una sfuriata al ragazzo, lo mise in cucina a rassettare tutto. Jinta brontolò, si oppose, si lamentò, ma fu inutile, Urahara non cedette di un millimetro. Rassegnato, il ragazzino lavò tutto.

Finito il lavoro, Kisuke controllò che ogni cosa fosse pulita.
-Questo bicchiere è ancora sporco- disse, prendendone uno  in mano per guardarlo.
-Ma non è vero, l’ho lavato due volte- protestò Jinta – è lustrissimo!-
Il biondo scienziato guardò Jinta, guardò il bicchiere, di nuovo Jinta e poi sputò nel bicchiere.
-È ancora sporco. Lavalo-
Dall’altra stanza, Byakuya osservava la scena, chiedendosi se per caso non avesse creato un mostro.
Zaraki era seduto in un angolino a compilare un quadernetto misterioso, borbottando parole incomprensibili che suonavano stranamente simili ad orari, come se stesse sorvegliando qualcosa. Finito di annotare i suoi misteriosi appunti, chiuse il suddetto quaderno con uno scatto, si alzò in piedi e decretò:
-Andiamo a bere!-
Byakuya e Urahara non ebbero altra scelta che seguirlo.


Continua…..

 


Note: chiedo umilmente scusa per il ritardo.
Non credevo di impiegarci così tanto a scriverlo, ma spero che la lunga attesa sia stata ripagata.
Purtroppo questa storia è molto complicata e scrivere scemenze divertenti su questo tema si sta rivelando veramente difficile. Inoltre, università e vita privata si mettono continuamente in mezzo, perciò scrivo quando trovo il tempo, sacrificando le ore di sonno, apprezzate lo sforzo.
Tenete d’occhio Zaraki, potrebbe tornare utile xD
Le recensioni sono un atto d’amore.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi lascio al mini episodio della mini serie a puntate:

 
“The importance of being Byakuya”
(Alternate Universe)

Byakuya, Gin e Soi Fon stavano tornando da scuola, dopo il corso pomeridiano, discutendo dell’ultima assemblea di Istituto e di alcuni provvedimenti disciplinari presi nei confronti di un paio di teppisti. Come al solito, Byakuya e Soi erano favorevoli a punizioni severe: le regole non vanno infrante; Gin, invece, era più incline a lasciar correre, in fondo la vita è bella perché si scherza e ci si diverte, no?
Ad un certo punto, la loro discussione venne interrotta da delle grida in lontananza: due uomini, sulla cinquantina, un po’ brilli, litigavano fuori da un bar, spintonandosi e minacciando di venire alle mani. I tre si fermarono a guardare, Byakuya, in particolare, osservava la scena con un cipiglio estremamente severo, disapprovando totalmente questo comportamento.
Ad un certo punto, uno dei due uomini si accorse di loro e cominciò ad apostrofarli:
-Che avete da guardare eh? Allora? Come vi permettete? Tu, damerino, chi ti credi di essere?-
-Byakuya Kuchiki-
-Oh…mi scusi tanto signorino Kuchiki, guardi pure quanto vuole. Anzi, la smettiamo subito, non volevamo infastidirla-
-Sì, ci scusi tantissimo- fece eco l’altro. E i due rientrarono nel bar tenendosi a braccetto.
Gin e Soi se ne andarono senza commentare.
-Ragazzi?- li chiamò perplesso Byakuya.


Fine

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Capitolo 5
*** Prove, Giudizi e Poesia ***





Prove, Giudizi e Poesia




 
 
Kisuke Urahara si svegliò nel suo letto. Non ricordava come ci fosse arrivato, né perché avesse addosso un haori giallo da donna invece del suo consueto capo verde.
Si rigirò per diversi minuti, prima di decretare che non sarebbe servito ad alleviare il suo mal di testa, così si alzò e si diresse barcollante in cucina.
- Signor Tessai dove sono le aspirine? – chiese ingenuamente.
- Le ho messe proprio qui, capo. Ecco a lei – Tessai gli allungò una pastiglia che Kisuke butto giù senza troppe cerimonie.
 

Byakuya si guardò allo specchio, non era certo uno dei suoi giorni migliori, ma almeno il senso di nausea dovuto all’alcol stava scemando, lasciando il posto al senso di nausea proprio della missione.
Si sistemò il Kenseikan e uscì dalla sua stanza.
- Sei in coda per il bagno, Zaraki? –
- Già in piedi principessa? Credevo che saresti rimasto a letto tutto il giorno, sono sorpreso! – sorrise scherzoso Kennino – Sì, Urahara si è chiuso in bagno un’ora fa –
- Suppongo che abbia di nuovo ingerito una delle pastiglie del signor Tessai – il nobile alzò gli occhi al cielo – proprio oggi che avevamo moltissime cose da fare –
- Non disperarti, un bicchierino di whiskey ed è come nuovo –
Byakuya sospirò, guardò il collega come per ribattere, ma poi decise che era meglio lasciar perdere, così si diresse in cucina senza aggiungere niente.
 
 
- Buongiorno – Kisuke si sedette al tavolo con aria stanca e deperita. Le medicine sbagliate o scadute di Tessai mettevano sempre a dura prova il suo organismo.
Il nobile sollevò lo sguardo dai fogli che stava compilando e lo guardò con un misto di rimprovero e disgusto. La giornata si prospettava molto impegnativa, eppure questo non lo aveva trattenuto dal bere fino a star male. Una cosa che Byakuya trovava a dir poco riprovevole.
- Ti senti meglio Urahara? – chiese in tono piatto e scocciato – sappi che il programma della giornata non verrà modificato nè rinviato a causa del tuo comportamento infantile – precisò.
- Kuchiki lascialo riprendere, non fare il dito in culo – si schierò Zaraki.
- Questo è fuori questione. Se non dimostra un minimo di responsabilità come può pretenderla dai ragazzi? –  prese un altro foglio e intinse il pennello nell’inchiostro – se non fossi stato rigido con Abarai, a quest’ora sarebbe un pessimo tenente, indisciplinato e zotico com’era appena lasciata l’Undicesima – concluse stizzito.
Zaraki ridacchiò, il suo collega era ancora più scorbutico in dopo sbronza. Bevve un altro sorso di thè e tornò a dedicarsi al suo quadernetto misterioso.

Kisuke mangiò un biscotto e non  osò toccare altro, per paura di dover tornare di corsa in bagno. Si sistemò il ginbei e si rivolse al bel Capitano per i dettagli della giornata.
- Dunque, oggi vorremmo che passassi del tempo con i ragazzi, separatamente. Questa mattina dovrai passarla con Jinta. Ieri lo hai giustamente punito, oggi gli dimostrerai che il tuo affetto nei suoi confronti non è cambiato. È un modo efficace per fargli capire le tue ragioni e per dimostrarti un padre presente –
- Portalo in giro, fagli fare attività maschili – s’intromise Zaraki –quelle cose che fanno i padri, insomma. Esattamente come faccio io con Yachiru – asserì con fierezza.
- Attività maschili con Yachiru? – sussurrò Kisuke – Bene, e il pomeriggio? –
- Lo passerai con Ururu. La ragazza lavora troppo ed è troppo timida e chiusa in se stessa. Passa del tempo con lei, falla divertire, ha bisogno di rilassarsi – spiegò il nobile.
- Vorrai mica che diventi come Kuchiki? – concluse Zaraki con espressione preoccupata. Byakuya lo fulminò con lo sguardo.
 
 


Nel frattempo, nella Soul Society, Hirako Shinji stava compilando dei documenti con aria annoiata, sorseggiando l’ennesima tazza di the rubata alla sua povera Luogotenente.
Stava ponderando se prendersi o meno una pausa e andare a discutere di importanti questioni con Kensei, quando sentì un lieve bussare alla porta.
- Avanti – disse raddrizzandosi sulla sedia.
- Vi disturbo, Hirako san? – chiese dolcemente il Capitano Unohana, entrando nell’ufficio.
- Oh no, prego, accomodatevi pure – si affrettò a rispondere Shinji – gradite una tazza di the? –
- Vi ringrazio, ma sono qui solo per parlare un momento con voi – sorrise.
Shinji sentì uno scatto e vide Unohana avvicinarsi alla sedia con calma serafica. Un rapido sguardo alla porta gli confermò che la serratura era stata bloccata.
Dal suo ufficio Momo Hinamori sentì strane urla che vennero subito soffocate.
 
 


Urahara finì di prepararsi, porse un cappellino a Jinta e uscì dal negozio insieme al ragazzo: quella mattina avrebbero giocato a baseball al parco.
- Quindi il baseball è quel gioco in cui ci si colpisce con delle mazze? – chiese Zaraki guardandoli allontanarsi.
- No – sbuffò Byakuya – possibile che devi trasformare ogni cosa in uno scontro? Nel baseball si usa una mazza per colpire delle palle che ti vengono lanciate. È una spiegazione a grandi linee, ma credo che per te sia già abbastanza – il nobile tornò a guardare il libro che stava leggendo.
- Immagino che tu sia un professionista. Se c’è una cosa che non manchi mai, sono le palle. Anche a parole – ghignò Kennino con uno sguardo di sfida.
- Osi? – si adirò Kuchiki.
- Oso, principessa – il sorriso del campanellino si allargò. Un pericoloso luccichio negli occhi, mentre poggiava una mano sull’elsa della sua spada.
Il bel Capitano non si fece attendere, in un attimo sfoderò Senbonzakura, pronto ad accettare la sfida. Tessai fu costretto a separarli, ricordandogli che avrebbero dovuto sorvegliare Kisuke e Jinta, per poi valutare il comportamento del biondo scienziato.


Il parco era tranquillo e, stranamente, non molto affollato, giusto poche famigliole e Karin Kurosaki che si allenava con la sua squadra di calcio.
Kisuke e Jinta si sistemarono lontano dalle famiglie, in modo da evitare incidenti se il ragazzo avesse avuto problemi a gestire la forza del suo tiro.
- Pronto Jinta? – il biondo caramellaio si mise in posizione per tirare la palla.
- Prontissimo – il ragazzo battè due volte la mazza a terra.
Riuscirono a giocare pacificamente per qualche tiro, fino a che Jinta non colpì, intenzionalmente, la palla con troppa forza, mandandola a cozzare con la testa della giovane Kurosaki.
- L’hai fatto apposta – si arrabbiò la ragazza lanciandogli una pallonata circondata da reiatsu.
- Provalo – la canzonò Jinta schivando il pallone che colpì il povero scienziato su un orecchio, facendogli perdere il cappello e l’equilibrio.
- Jinta, chiedi scusa alla giovane Kurosaki – cercò di fermarli il biondo - Jinta! Fermi…. Basta litigare… raga..OUCH! – il ragazzo stava agitando freneticamente le braccia e con la mazza da baseball colpì il caramellaio in piena faccia, spezzandogli ventaglio e naso.
Kisuke si inginocchiò per terra attirando li sguardi di rimprovero di alcune madri lì vicino mentre cercava di tamponare il sangue con un fazzoletto e i due ragazzini continuavano a litigare senza accorgersi di niente.


- Pare che il rapporto con il ragazzo sia migliorato – asserì Zaraki – senti come si divertono, ridono e gridano di gioia – concluse mentre compilava il suo misterioso quadernetto.
- Migliorato? Il bambino sta litigando con la sorellina di Kurosaki e Urahara non è nemmeno in grado di farsi ascoltare, è uno spettacolo a dir poco imbarazzante – commentò contrariato Byakuya – possibile che tu non riesca a capire nemmeno ciò che vedi? – si voltò di scatto verso il collega – sei così ottus…. Cosa stai facendo? –
- Lascia che il ragazzo risolva le sue liti da solo, esattamente come faccio io con Yachiru. Questo è un gran passo avanti, sta imparando – spiegò senza smettere di scrivere.
- Zaraki, cos’è quel quadernetto? – chiese sospettoso il Kuchiki ignorando il continuo vantarsi del collega della sua pessima condotta genitoriale.
- Scrivo poesie – rispose chiudendo il suddetto quadernetto e sventolando una mano con nonchalance.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, fu il Kuchiki a romperlo per primo.
- Ma…. ma…… ma tu… tu…. scrivere? -  lo shock non  permise a Byakuya di formulare una frase più articolata.


Tessai dovette intervenire per sedare la rissa tra i due ragazzi, riportare Jinta a casa e prestare soccorso al dimenticato Urahara.
Mangiarono pranzo in silenzio, poi Kisuke dovette seguire le due tate nella sala da the per sentire il giudizio sulla sua performance mattutina.

- Devo ammettere che mi hai stupito Urahara, per essere totalmente negato come genitore, sei uno che impara in fretta – Zaraki gli diede una vigorosa pacca sulla spalla.
- Credo ti sfugga il significato di imparare, Zaraki – il nobile gli lanciò uno sguardo di disapprovazione – ma, in fondo, non sei mai stato dotato in quest’arte….. –
- Lasciare che litigasse senza appoggiarlo, in modo che risolvesse da solo la questione…. –
- La mattinata è stata un totale fiasco, Urahara. Non fraintendere, hai cominciato molto bene, il problema è che hai nuovamente fallito sul piano autoritario, facendo una figura patetica e vanificando gli sforzi fatti finora –
- Proprio come dovrebbe fare un vero uomo. Hai ripagato tutti gli sforzi fatti finora –
I due Capitani si guardarono.
- Credo che tu non abbia afferrato il punto, Kenpachi –
- Potrei dire la stessa cosa di te, Kuchiki. Non riconosci i frutti di un duro lavoro, principessa? -
- Non hai neanche idea di cosa sia il duro lavoro, zotico, cosa vuoi saperne di frutti? Urahara non è riuscito nuovamente a farsi ascoltare, ti sembra un successo? –
Kisuke guardò Byakuya domandandosi se invece lui conoscesse il duro lavoro, ma decise di non ricalcare la questione.
- Non ha voluto, se fosse intervenuto avrebbe sminuito la virilità del ragazzo – si impuntò Kennino.
- Non ha voluto? Ha tentato di intromettersi e si è fatto rompere il naso. Più che quella del ragazzo ha ridicolizzato la sua di virilità – alzò la voce il nobile. Zaraki riusciva davvero a fargli saltare i nervi.
Kisuke spostava lo sguardo da un Capitano all’altro, in silenzio. Sapeva perfettamente di aver sbagliato qualcosa, anche se trovava l’ultima affermazione del Kuchiki un po’ esagerata e vagamente offensiva,  ma non riusciva a capire se avesse miseramente fallito o se avesse fatto un buon lavoro. Non era riuscito a sedare la rissa, vero, ma non era così grave, l’unico ad essere riuscito in tale impresa era stato Don Kanonji.
Così si limitò a riportare i due uomini sull’argomento, prima che la situazione degenerasse.


- Dunque – riprese il nobile sfogliando un programma stilato insieme al collega – oggi pomeriggio devi concentrarti sulla ragazza. Portala fuori, falle fare shopping o qualcosa che possa interessarle, improvvisa! –
- Come sempre, noi osserveremo ogni tua mossa, e alla fine ti daremo un giudizio – gli ricordò Zaraki.
 
 

- Allora Ururu, cosa ti va di fare questo pomeriggio? – le chiese Kisuke sorridente.
- Devo finire di mettere in ordine la merce consegnata oggi – abbassò lo sguardo la ragazzina.
- No, no, oggi non te ne devi preoccupare. Ci penseranno Jinta e il signor Tessai. Questo pomeriggio io e te usciremo a fare qualcosa di divertente – puntò la porta d’ingresso con il ventaglio in un gesto teatrale – ti piace fare shopping? – battè le mani il caramellaio.
Uscirono per quello che sarebbe stato un pomeriggio molto impegnativo per il biondo. Si sa, per quanto un padre possa amare sua figlia, lo shopping è sempre lo shopping, e non è mai cosa piacevole per un uomo. Fecero una lunga passeggiata per il centro, fino ad arrivare al negozio di abbigliamento preferito dalla ragazza.
- Ururu, mentre tu provi io do un’occhiata in giro, se hai bisogno chiamami –

Cominciò a girovagare per il negozio alla ricerca di abiti in stile lolitina, ne aveva sempre una vasta scorta nel suo negozio, si erano rivelati molto utili quando l’erede della casata Kasumi Oji, la giovane Lurichiyo, era scesa sulla Terra, e non voleva arrivare impreparato ad un’altra possibile emergenza. Era inoltre fermamente convinto che fosse l’unico tipo di abito a rendere giustizia ad alcuni modelli di Gigai da lui personalmente ideati, peccato solo che la giovane Kuchiki non si fosse lasciata incantare.


Continuò la sua ricerca, prendendo abiti qua e la e ammucchiandoli nel cestino che teneva in mano e dando la sua opinione ad Ururu ogni volta che era indecisa su un vestito. La ragazza tornò nuovamente nel camerino ed una giovane commessa si avvicinò al caramellaio.
- Buongiorno signore, posso esserle utile? – sorrise, ma i suoi occhi tradivano un’aria sospetty6y6osa (intendevo “sospettosa”, ma il gatto ha deciso di correggerla saltando sulla tastiera).
- Oh no, grazie, ho già trovato ciò che mi serve, aspetto solo che la ragazza scelga cosa prendere –
- Viene spesso qui, è una ragazzina molto dolce ed educata – sondò il terreno.
- Sì, è davvero splendida, un po’ timida, ma è molto matura, non sembra nemmeno una ragazzina del liceo – concordò Kisuke.
- Lei ci passa molto tempo insieme? – corrugò la fronte la donna.
- Beh sì… - rispose lo scienziato un po’ spiazzato dalla domanda – viviamo insieme – concluse in tono ovvio.
- Lei è un pervertito senza un minimo di vergogna – alzò la voce spingendolo verso l’uscita – se ne vada, sparisca dalla mia vista. Con una ragazzina così giovane, come può fare una cosa del genere e dormire la notte? –
- Ma cosa? -  Urahara venne malamente spintonato fuori dal negozio prima di riuscire a capire il motivo di tanta ira.


Le due tate si scambiarono un’occhiata perplessa. Avevano osservato ogni movimento del biondo, eppure qualcosa non tornava.
- Che cazzo è successo? – chiese Zaraki.
- Non credo di aver capito bene la dinamica di tutto ciò – ammise Byakuya – sono letteralmente senza parole – il nobile osservò la commessa parlare al telefono.
- Sarà semplicemente isterica, magari ha le sue cose – tagliò corto Zaraki – chiama Urahara e digli di rientrare, non può lasciare la bambina da sola, deve pagare il conto –

Non ci volle molto per svelare il mistero, poco più tardi il caramellaro fu avvicinato dalla polizia, precedentemente chiamata dalla donna, e Tessai fu costretto ad intervenire per spiegare all’agente che Kisuke era il tutore della ragazza e non un pedofilo.

Il pomeriggio passò senza ulteriori intoppi e malintesi e meglio di quanto Kisuke potesse immaginare. Finì di gustarsi il gelato che avevano appena comprato con la forte convinzione che da quel giorno le cose sarebbero migliorate, e che, col tempo, sarebbero diventati una famiglia unita.


Tornati a casa, lo scienziato lasciò Ururu a sistemare i suoi acquisti e si diresse dalle due tate per il giudizio finale di quella giornata. Il suo buon umore cominciò a svanire lentamente.
- Dunque Urahara – cominciò Kenpachi – io e Kuchiki concordiamo nel dire che, nonostante i vari problemi, questa prova è migliore della precedente – si voltò verso il collega, per poi rivoltarsi verso Kisuke – per quanto ancora non mi sia chiaro il perché tu le abbia fatto fare tutte quelle cose da donnicciola – sussurrò.
- Ti ho già spiegato il motivo, Zaraki – captò il sussurro Byakuya – perché Ururu è una ragazza. Lo shopping è sicuramente più adatto ad una ragazza delle volgari gare di rutti a cui addestri giornalmente Yachiru, e a cui cerca di sfidarmi settimanalmente – il nobile scosse la testa con fare stanco.
- Se lo dici tu ci credo – rise Zaraki – non contraddirei mai una principessa su argomenti femminili –
Kisuke aprì la bocca per proporre una tazza di thè quando sentì la voce mortificata di Ururu nell’altra stanza.


- Oh, no -
- Ururu, è successo qualcosa? – lo scienziato bussò alla porta della ragazza mentre la pressione delle reiatsu dei due Capitani scemava a poco a poco.
- Ecco… - la ragazza arrossì e abbassò lo sguardo – ho sbagliato a comprare l’eyeliner, non so usare questo tipo – indicò una matita sul tavolino – mi dispiace, non posso nemmeno cambiarlo, dovrò comprarne un altro –
- Su su – la consolò Urahara – non è così grave, vediamo cosa possiamo fare –
Byakuya e Kenpachi si lanciarono un’occhiata interrogativa e si appostarono dietro alla porta per controllare lo scienziato.
- Incredibile – mormorò l’ex campanellino – pare davvero che abbia imparato qualcosa in questi giorni, non ci speravo più –
- E’ invero incredibile, dal momento che non siamo stati in grado di insegnargli niente – annuì il bel Capitano.
Kisuke stava guardando la scatolina del prodotto insieme alla ragazza, cercando di tirarle su il morale e farle capire che non era successo nulla di grave.
- Vedi Ururu, qui c’è scritto di tracciare una linea sulla palpebra, c’è anche un disegno. Non può essere difficile, no? Basterà tirare una riga come quella disegnata, proviamo –
Kisuke tolse il tappo alla matita con aria scientificamente sicura, portò la matita verso l’occhio destro e sbagliò clamorosamente mira, ritrovandosi a rotolare sul tatami con un occhio rosso e lacrimante.
Zaraki lo guardò perplesso, indeciso se ridere o andare a trovare Ichigo, così da lasciare Urahara solo con il suo dolore e la sua dignità ferita. Byakuya guardò Kisuke con gli occhi sgranati, poi spostò lo sguardo diverse volte dallo scienziato al collega, fermandosi su quest’ultimo.

- Andiamo a bere qualcosa? – propose uno sconsolato Capitano Sei. Avrebbe bevuto per dimenticare quanto aveva appena visto, anche se ormai era certo che quella visione avrebbe tormentato i suoi incubi per molte notti avvenire.
- Collega… Non sai quanto ho aspettato di sentirtelo dire – si commosse Zaraki – brinderemo alla tua virilità ritrovata! – Fece un gesto maschio con il braccio e si congedò per prepararsi.








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Oss.
Questo ritardo è veramente clamoroso. Credo sia passato più o meno un anno dall’ultimo aggiornamento… Di nuovo, come in ogni capitolo, mi scuso per il ritardo.
Spero che questo capitolo vi piaccia e soddisfi la vostra sete di minchiate Zarakiane.
Dedichiamo questo capitolo a tutti quelli che ancora ci seguono, nonostante gli aggiornamenti incredibilmente lunghi. Grazie davvero.
 
Vi lascio alla mini puntata della miniserie che questa volta è tutta dedicata alla nostra cara Lightning00, dal momento che è stata una sua recensione a darci l’ispirazione per questa “perla”.
unholy spirit
 
 





“The Importance of Being Byakuya”
(Alternate Universe)
Era una calda giornata primaverile e i turisti affollavano le strade di Roma.
Byakuya, Soi Fon e Gin erano seduti ai tavolini di un bar a godersi delle bevande fresche mentre ammiravano l’antica e imponente bellezza del Colosseo.
- Sai Bya, dovremmo venire in vacanza con te più spesso – lo guardò furbo Gin – se vai in giro da solo finisci per annoiarti. Che gusto c’è senza gli amici? –
- Gin, va bene essere una buona compagnia, ma non fare lo scroccone – lo rimproverò Soi, sapeva perfettamente quale fosse il piano del volpotto argentato: scroccare vacanze al Kuchiki.
Dal canto suo, Byakuya non sembrava affatto infastidito dalle affermazioni di Gin. Offrire una vacanza di appena un mese non avrebbe certo reso quei due degli scrocconi, per una cifra così misera era inutile che si perdessero in paranoie.
- Più tardi avrei un appuntamento con un vecchio amico di famiglia – informò il nobile – visto che saremo in zona, vi interessa visitare i musei vaticani? Non li avete mai visti, giusto? –
- Beh, già che siamo qui direi di approfittarne – Gin si voltò verso il Colosseo ghignando – anche se avrei preferito sfidare Soi in un duello mortale nel Colosseo –
- Hai un desiderio di morte molto strano, Ichimaru – lo prese in giro l’ape.
- Se vi sfidaste domani? L’ho affittato per una visita privata – asserì il bel giovane nel suo solito tono piatto.
Soi si voltò verso Gin con aria sconcertata. Tutto, da Byakuya avevano visto di tutto, ma questo era troppo. Decisero di ignorare la questione e concentrarsi su quello squisito aperitivo.
 
Finito di visitare i musei vaticani il giovane Kuchiki annunciò che sarebbero tornati in albergo a cambiarsi e sistemarsi, non sarebbe stato educato presentarsi all’appuntamento abbigliati come turisti.
Fu così che due sempre più confusi Gin e Soi si ritrovarono a varcare le porte di San Pietro e ad essere ricevuti dal Papa in persona.
- Santità – il nobile fece un lieve inchino in segno di saluto.
- Mio caro, carissimo Byakuya – l’uomo si alzò, baciò la mano del ragazzo e lo abbracciò come un figlio.
- Mio nonno Ginrei vi manda i suoi saluti e chiede quando sarete nuovamente in Giappone – Byakuya cominciò un’educata conversazione con il sant’uomo.
I suoi due ospiti erano sempre più confusi: Soi Fon era indecisa se strozzarlo sul momento o aspettare di essere abbastanza lontani dalle guardie svizzere, mentre Gin non sapeva se abbandonarsi ad una risata isterica o ubriacarsi per dimenticare.
A quanto pare si erano sbagliati: affittare il Colosseo era la cosa più normale che il Kuchiki avesse fatto quel giorno.

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