Cappuccetto Rosso e il Lupo

di Rose_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un insolito inizio ***
Capitolo 2: *** Alpha in città ***
Capitolo 3: *** Camera 221 ***
Capitolo 4: *** Allenamento ***
Capitolo 5: *** Sotto tortura ***
Capitolo 6: *** Chiacchierata ***
Capitolo 7: *** Laboratorio ***
Capitolo 8: *** Ricordi ***
Capitolo 9: *** Graffi e teorie ***



Capitolo 1
*** Un insolito inizio ***


                                               Cappuccetto Rosso e il Lupo

“Oggi, io Peter Hale, vi racconterò la storia di come Cappuccetto rosso (con una parlantina un po’ più sviluppata del solito) e il Grande Lupo Cattivo (ahahahaha lui cattivo! Si come no!)  si innamorarono. Ora vi starete chiedendo cosa centri io in tutto questo e perché vi dovrei raccontare una storia del genere, bhe vi dico che per ora vi dovete fare una pentolata di cavoli vostri e continuare a leggere oppure spendere il vostro tempo a cercare una soluzione per l’attaccamento morboso di Scott con Allison! Stavo dicendo… cosa stavo dicendo? Ah si, bhe tutta questa storia è iniziata esattamente dopo la presunta morte o sparizione di Gerard (che si spera sia morto!).

Tutto sembrava essere tornato alla normalità, o così si voleva far credere, fatto sta che Beacon Hills era stata presa di mira da un branco di Alpha. I pochi che ne erano a conoscenza avevano l’abitudine di farsi spuntare artigli e canini con l’aggiunta di un istinto omicida ad ogni luna piena. L’unico che non possedeva la super forza o super udito qualsiasi di quelle super-caratteristiche era una ragazzino logorroico e iperattivo, Stiles.

Stiles era un ammasso di ossa e carne con un cervello molto sviluppato (devo dire che non mi sarebbe dispiaciuto averlo nel mio branco, ma che ci potevo fare se ha rifiutato il morso, e lo potrei capire se solo non fossi nato con questa piccola caratteristica pelosa). Comunque sto divagando, torniamo alla storia vera e propria. Dopo l’arrivo degli Alpha in città, il branco di Derek fu preso di mira (anche io ho avuto qualche problemino, ma nulla in confronto a Stiles o Scott). Nella prima settimana il clima tra i due branchi era ancora abbastanza tranquillo, ma si sentiva che la tensione era alle stelle. La squadra di Lacrosse era formata per meta da lupi mannari. L’approccio che tutti (o meglio il branco di Derek) volevano tenere era pacifico, ma esso si tramutò in una sottospecie di guerra aperta alla luce del giorno. Colui che ne subì più di tutti le conseguenze fu proprio il figlio dello sceriffo; Stiles doveva sempre avere un piano di riserva o comunque doveva sempre pensare che se qualcosa fosse andato storto (come al solito, aggiungerei!) lui sarebbe stato il salvatore della situazione”          

 “Bhè grazie, mi descrivi prima come un’idiota dalla parlantina sciolta e poi come l’eroe della situazione. Per quanto mi lusinghi passare come l’eroe di turno, non credo che tuo nipote sia molto d’accordo. Anzi penso si stia iniziando ad innervosire e non vorrei mai finire in mezzo ad una rissa tra due lupi mannari anche perché poi sarei io a…”                                                                      

“Ok, davvero Stiles, non credo che così sia molto d’aiuto. Per quanto possa essere felice della tua relazione con mio nipote non penso che ciò ti permetta di scampare a uno dei suoi attacchi omicidi. Ora con il vostro permesso vorrei continuare a raccontare la storia… stavamo dicendo… Stiles era il salvatore della situazione.

Tutto il putiferio iniziò dopo che gli Alpha scoprirono della morte del Kanima e quindi del loro fallimento in fatto di tempi. E si, perché dovete sapere che gli Alpha avevano uno scopo o non si sarebbero mai e poi mai alleati per raggiungere una città in culo ai lupi (EHI!!) che non aveva nulla di che se non si contava il fatto di casa Hale bruciata (che era casa mia, diamine!). Comunque il loro piano è ancora a noi sconosciuto. Nella seconda settimana le ostilità tra i due branchi cominciarono. Ad essere sincero (davvero, so che vi riesce difficile crederlo ma non sto mentendo, parola di lupetto) non ne so molto su come si scatenò la ‘guerra’ tra i due gruppi, quindi passo la parola a Cappuccetto per avere un racconto più dettagliato della situazione… Stiles? Ohi, Bella addormentata! Sbrigati!!”                                             

“Eh? Cos…ah si, ehm certo. Smettila di chiamarmi Cappuccetto o Bella addormentata, lo so che sono attraente, ma non dovresti dirlo ad alta voce, perché qualcuno, e non faccio nomi, potrebbe tirare fuori gli artigli e tagliare la gola a qualcuno e sinceramente la tappezzeria nuova mi piace molto e non vorrei vederla sporca di sangue per via dell…”

“Stiles se non la smetti di parlare a vanvera di cose inutili giuro che ti faccio castrare! E fidati che le promesse le mantengo! Ora parla delle cose che ci interessano di più, ovvero spiegaci cosa è realmente accaduto nella seconda settimana dopo l’arrivo degli Alpha! ORA!”

“Ok, ma smettila di ringhiare! VA BENE, HO CAPITO!! Il lunedì, a scuola, ci fu una sorpresa ad attenderci…”

 

 

 

Angolo autrice:

Salve-salvino!

Questa è la mia seconda storia su Teen Wolf (La prima si chiama “Il compleanno di Stiles ovvero Una serie di giochi imbarazzanti” e facciamo pubblicità occulta).

Anyway questa storia (molto stramba, lo so, ne sono consapevole) è nata da un paio di discussioni con la mia pazza sorella. Gradirei una recensione :3 (anche più di una).                    

                                               Al prossimo capitolo!                                                                                                                                              

Rose_97

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Capitolo 2
*** Alpha in città ***


                                                                        Alpha in città



«Due ragazzi che venivano da Los Angeles e una ragazza di non so quale città si erano appena inscritti nella nostra scuola, più precisamente nella nostra classe.
“Ragazzi, avete dei nuovi compagni . Loro sono Ethan e Aiden Claws e Annabeth Savoir . E da adesso fanno parte della vostra classe” testuali parole del preside .
 I primi due sembravano dei normali sedicenni con normali problemi. Bhe, posso dirvi non avevano niente di normale! Primo, non erano due sedicenni, bensì dei ventenni diplomati.
Secondo, avevano qualche problemino nel gestire artigli e canini durante le notti di luna piena.
Terzo, di sicuro avevano anche qualche problemino psicologico, dato che quando vennero a sapere che noi, in generale avevamo provocato la morte del Kanima, tentarono di torturarci prima e di ucciderci poi.
Comunque Annabeth era l’unica che sembrava normale. Si avvicinò al banco vuoto di fianco al mio e con un mezzo sorriso mi chiese
-Scusa, è libero questo posto?- era la prima ragazza che mi parlava per chiedermi se il posto era libero… di solito, infatti, se l’unico posto libero rimasto era di fianco a me… l’unico posto libero rimaneva quello di fianco a me. Non sono mai stato bravo con le ragazze.»
«E’ per quello che stai con me… o meglio, stai con me perché sono troppo…»
«Ok Mister modestia, falla finita e non mi interrompere, grazie. Stavo dicendo…  Annabeth si sedette vicino a me per la lezione di letteratura.
-Scusa se ti disturbo di nuovo, Stiles? Giusto?-
-Si, dimmi.- risposi cercando di non farmi sentire dalla professoressa.
-Potresti prestarmi il libro per la lezione?-
-Oh… si giusto! Certo… tieni.- le porsi il libro e tornai a vagare con la mente fino al termine della lezione-
-Grazie Stiles.-  mi restituì il libro e poi si alzò e uscì dalla classe dimenticando un  bigliettino con su scritto:
 
Ospedale di Beacon Hills
Stanza 221.
 
La prima cosa che mi chiesi fu perché mai una ragazza dovesse andare all’ospedale, subito dopo la domanda si tramutò in un’altra, ovvero cosa ci fosse nella stanza 221 dell’ospedale.
Mi accorsi che nell’aula non vi era più anima viva ed era meglio non far tardi alla lezione di Harris. Quello lì mi odiava! (la cosa è reciproca! Sia chiaro!) Entrai di corsa nell’aula di chimica, ma come al solito non feci in tempo ad entrare in aula che la voce del professore mi riprese.
-Signor Stilinski. Non si sieda lì, la voglio qui davanti, grazie.- e concludendo la frase  cominciò a spiegare i bilanciamenti, essendo un ripasso non ascoltai una sola parola dell’argomento. Ero talmente preso dal capire cosa potesse cercare una ragazza di sedici anni in un ospedale, che la chimica o la letteratura o qualsiasi altra materia,mi risultava noiosa e poco interessante.»
«Complimenti per l’attenzione Stiles!»
«Te l’assicuro, ti saprei ripetere tutto Peter. E tu smettila di ridere. Parlo con te, Derek! Altrimenti puoi scordarti ciò che ti ho promesso la scorsa sera. Sai di cosa sto parlando! …Comunque, mi ricordai di avere ancora io il bigliettino e che forse era meglio se lo restituivo alla proprietaria. Così alla fine delle due ore interminabili di chimica mi misi a cercare Annabeth per i corridoi, ma venni intercettato dai due gemelli, che mi fermarono con pochissima grazia. Venni praticamente appeso all’armadietto di non so chi.
-Ehi Stilinski! Dove possiamo trovare McCall?- mi chiesero.
-Cos… perché dovrei dirvi dove si trova Scott? E poi scusate, ma sono di fretta!- cercai di evitare di continuare la conversazione con scarsi risultati.
-Sei agitato… hai paura. Non sai quanto mi diverte vederti agitato. Cerchi in tutti i modi di mascherare tale emozione che riesci solo ad accentuarne la presenza. Ahahahahaha- si divertì a sbeffeggiarmi Ethan. (era la mente dei due.)
-Si, ma non siamo qui per prenderlo in giro. Ora dicci dove possiamo trovare Scott McCall!-
Il colore degli occhi da azzurro si tramutò in rosso sangue: era sicuramente un Alpha. Tutto diventò molto più chiaro, ma dovevo uscire da quella situazione o ci avrei lasciato la pelle, e io ci tengo alla mia pelle. La adoro, non potrei vivere senza. Sarebbe una tortura e io…»
«Stiles, smettila di parlare a vanvera o divento veramente un pazzo psicopatico e ti torturo fino allo sfinimento. E stai pur certo che neanche Derek riuscirebbe a fermarmi!»
«Scusa… scusa! Per fortuna nei paraggi passava Isaac che si fermò e mi salvò da quella situazione.
- Stiles, vieni ti devo far vedere una cosa. - mi disse, così me ne andai di fretta senza girarmi a guardare i due gemelli che fino a pochi secondi prima mi stavano facendo il terzo grado.
-Allora cosa mi dovevi far vedere?- Chiesi al licantropo che continuava a camminare per i corridoi della scuola senza meta.
-Niente. Lo sai che il tuo battito si sentiva ad almeno 20 chilometri di distanza. Per non parlare dell’odore che emani, è pungente, troppo pungente. Devi imparare a nascondere queste tipo di emozioni. Dopo andrai da Peter e ti farai insegnare. Ora devo andare, ho lezione. Stai attento.-
E dopo queste raccomandazioni entrò in un’aula dove stava per incominciare una nuova lezione. Mi accorsi che dovevo ancora restituire il bigliettino ad Annabeth così la cercai. Naturalmente non la trovai nei corridoi, per cui andai in aula, sperando di trovarla lì.
E come al solito la mia sfortuna era pari al mio sarcasmo, perchè dovetti aspettare la fine della lezione, quindi anche dell’intera giornata scolastica, prima di rimettermi a cercarla. Decisi che l’avrei aspettata fuori da scuola. L’ora di matematica passo più lenta delle altre e non appena suonò la campanella corsi via dalla classe più veloce di voi licantropi (non sto scherzando! Dovevate vedermi).
-Ehi Stiles!- Venni chiamato da Scott.
-Scusa Scott, non ora. Devo andare-
E senza girarmi uscii dalla porta principale della scuola e aspettai. Neanche due minuti dopo venni investito da una massa di ragazzi che se ne tornavano a casa. Vidi la ragazza scendere gli scalini e fermarsi pochi secondi sull’ultimo con un’aria confusa. Guardai nella direzione in cui guardava anche lei, per capire cosa la turbasse.
Aggrottai le sopracciglia alla vista della Camaro nera di Derek parcheggiata davanti alla scuola. Il proprietario dell’auto si dirigeva verso la ragazza, sembravano conoscersi molto bene infatti dopo pochi minuti passati a chiacchierare i due salirono in macchina e partirono. Decisi di seguirli, quindi corsi alla mia adoratissima Jeep e partii. Cercando di non farmi notare da Derek  continuai a seguirli.»
«Ah ma quindi sei tu quell’idiota che è andato a sbattere contro il cartello stradale?»
«Ma che… si ero io. Smettila di ridere! Guarda che smetto di raccontare e me ne vado!»
«Ok scusa, giuro che la smetto. Ahahahahhaah scusa, adesso la smetto.»
«Ti sento! Smettila o vado a prendere l’aconito che tengo in macchina e ti faccio fuori! Ok! Posso continuare? Si? Grazie! Continuai a seguirli finché non andai, come ha detto Derek, a sbattere contro un cartello stradale. Per fortuna si erano fermati davanti ad una pizzeria per pranzare (wow! Allora anche i lupi mannari hanno bisogno di cibo, non vi vedo mai mangiare!). In effetti anche io avevo fame quindi aspettai che entrassero nella pizzeria e poi li seguii dentro (però entrai dal retro del locale) senza farmi notare. Mi sedetti esattamente un tavolo dietro di loro così da poterli “spiare” meglio.
-Allora… dove sei stata in questi sei anni?- Domandò l’Alpha alla ragazza.
-Sono stata mandata prima a New York per completare le medie e poi a Boston per iniziare le superiori, ma sono riuscita a risparmiarmi Boston e sono tornata qui. E’ cambiata molto da quando sono partita… la città intendo. E tu? So che non sei rimasto qui dopo l’incendio, dove sei andato? Se posso saperlo. –
La risposta di Annabeth mi stupì. Era sicura di se, forse non sapeva della vera natura dell’uomo che si trovava davanti. Infatti la prima cosa che pensai fu che Derek non avesse intenzione di morderla per trasformarla in un beta del suo branco.
-Dopo l’incendio sono andato a vivere per un po’ a Washington e poi sono tornato dopo aver saputo della morte di Laura.- rispose Derek iniziando a rattristarsi al pensiero della sorella.
-Mi dispiace per Laura. Se l’avessi saputo prima…- Vidi che gli occhi della ragazza si erano arrossati e le lacrime iniziavano a solcarle il viso. –Scusa. Torno subito…- Annabeth si alzò e se ne andò in bagno. Dopo pochi secondi vidi Derek alzarsi e dirigersi verso di me, allora mi nascosi bene dietro al foglio dei menù facendo finta di leggere il foglio. L’Alpha si sedette, mi strappò di mano il foglio e con un movimento veloce della mano agguantò il colletto della mia maglietta e mi tirò verso di se.
-Cosa ci fai qui Stiles?- ringhiò l’uomo con un mezzo sorrisetto stampato sulla bocca.
-Cosa ci faccio io qui? Eeeeeh ordino… una pizza! Che coincidenza eh?! Anche tu qui per ordinare una pizza?- cercai di sembrare tranquillo (con scarsi risultati).
-Stiles, mi stavi seguendo vero?- i suoi occhi verdi divennero rosso scarlatto.
- Cosa? Io? Nooo, assolutamente no! Come ti saltano in mente certe idee, io proprio non lo so!- Cercai di mentire senza farmi scoprire.
-Stiles te lo chiedo un’altra volta, che cosa ci fai qui?!- disse tirandomi verso di lui, fino ad avere neanche 2 centimetri di distanza l’uno dall’altro.
-Io… certo che hai una concezione di spazio vitale abbastanza strana. Ti sarei grato se mi lasciassi stare.- provai a concludere il discorso.
-Ne parliamo un’altra volta!-
E quando stava per tornare al suo tavolo lo fermai per un braccio.
-Aspetta un attimo. Non la vuoi mordere vero? E’ appena arrivata qui e non credo che sia un buon modo di dare il benvenuto ad una nuova ragazza.- speravo che la risposta fosse un “No, non la voglio mordere”.
-Stai pure certo che non sono qui per morderla. Non ce ne bisogno.- E concludendo la frase se ne tornò al tavolo dove era seduto prima. Così continuai ad origliare la loro conversazione: volevo saperne di più.
-Va meglio?- Chiese preoccupato alla ragazza.
-Mmh… certo. Comunque le pizze stanno arrivando, prima sono andata ad ordinarle. Intendo dopo essere andata in bagno. Ho saputo che Kate Argent è morta. E’stata uccisa qualche mese fa giusto?- domandò con aria curiosa Annabeth.
-Già. E Peter è stato ricoverato in ospedale in seguito all’incendio che quella piromane ha appiccato.-
-Assassina. Era un’assassina. Non una piromane.  Meglio se mangiamo. Tra poco devo andare a vedere una cosa in ospedale, mi accompagni?-
-Ok allora sbrighiamoci.-
Finirono di mangiare la pizza e andarono in ospedale. Decisi di seguirli fino all’ospedale, ma appena arrivati davanti all’ingresso si fermarono e mi accorsi che Annabeth stava cercando qualcosa nella sua borsa. Mi ricordai all’improvviso che non le avevo ancora restituito il bigliettino. Quindi tornai alla macchina e poi andai a casa, il biglietto lo avrei restituito il giorno dopo a scuola.
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve, sono tornata con un nuovo capitolo.
Allora che ve ne pare di questo nuovo capitolo? Spero vi piaccia. Comunque ci tengo a ringraziare le 6 persone che hanno recensito il capitolo precedente e spero che recensirete anche questo capitolo :)
Ci tengo a dire che in questo capitolo Peter (che io amo!) non si è visto molto, ma volevo dare più spazio al nostro tenebroso Alpha  e ai suoi commenti. Povero Stiles che se lo deve subire XD
Bho, baci. Ci vediamo(?) al prossimo capitolo.
Rose_97
Recensite! 

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Capitolo 3
*** Camera 221 ***


Camera 221

«Tornai a casa dove, con stupore, trovai mio padre che cucinava.
-Ehi Stiles-
-Ciao papà, come mai sei già a casa?-
-Diciamo che per oggi ho finito di lavorare-strano, di solito non torna a casa prima delle 19:00.
-Ah prima che me lo scordi, hanno chiamato Scott e Isaac. Ho detto loro che li avresti richiamati dopo.-
-Oh, grazie.-andai in camera e iniziai a telefonare, prima Scott; che aveva l’urgenza (se così si può chiamare) di parlarmi di Allison (più che altro del fatto che lei gli aveva proposto di venire a stare da lui per ricominciare la loro “relazione”, ma lui ha qualcun altro per la testa). Poi chiamai Isaac che mi doveva chiedere se Scott sarebbe venuto all’allenamento con il branco, dato che Scott non rispondeva al telefono e poi mi chiese se avevo già parlato con Peter per quella specie di allenamento che dovevo fare con l’ex-Alpha.
-Stiles! E’ pronta la cena!-venni chiamato da mio padre
-Arrivo subito!-e nell’alzarmi inciampai in un libro che subito riconobbi come “Cappuccetto Rosso”
-Ma che diamine… da quando ho questo libro? Bah!-
-Stiles! Sbrigati!-
-Si, si! Arrivo… un attimo!- sussurrai tra me e me. Mi lavai le mani e scesi per fare cena.
-Buono il pollo e anche l’insalata… se solo non fosse immersa nell’olio.-
-L’hai detto tu che dobbiamo mangiare il più sano possibile. E’ un’insalata, non un pacchetto di patatine!-
-Mmh… non ho molta fame, vado a farmi una doccia.-e così mi alzai.
Continuavo a riflettere sul biglietto e su ciò che si erano detti Derek e Annabeth poche ore prima. Come potevano quei due conoscersi così bene e chi era veramente Annabeth? Mi stavo ponendo troppe domande a cui non potevo assolutamente dare una risposta in quel preciso istante e forse l’unica persona a cui potevo chiedere tutte queste cose era Peter Hale, quel pazzo psicopatico che aveva tentato di ucciderci e poi ci ha aiutati.
Quando tornai in camera rischiai quasi un infarto.
-Ma che diamine…?! Che cosa ci fai qui?-non riuscivo a trattenere le grida.
-Dobbiamo parlare.-Derek era comodamente seduto sul mio letto e mi guardava con indifferenza.
-E di cosa? Aspetta che mi vesto.-
-Perché? Ti vergogni?-chiese alzandosi dal letto e avvicinandosi sempre di più a me. In quel momento il cuore iniziò a battere sempre più e di sicuro Derek l’aveva sentito perché sembrava divertito. Il disagio si faceva strada dentro di me come Derek (diciamo che non conosce il termine spazio vitale) si faceva strada verso di me .
-Cos-cosa? No! Non mi vergogno. Ma sai girare con un asciugamano legato in vita non mi piace molto! Specialmente davanti a te!-Lo spazio tra me e Derek era sempre più poco e iniziavo a indietreggiare fino ad arrivare ad avere la schiena contro la porta.
-Ok, non ho molto tempo.- Rispose sbrigativo l’Alpha con un sorrisetto malizioso.
-Torno subito-presi ciò che mi serviva e tornai in bagno per cambiarmi.»
«Devo essere sincero, eri molto sexy quella volta. Non so proprio come sono riuscito a non saltarti addosso»
«Il mio fascino è irresistibile! (che modestia!)
Comunque quando tornai in camera trovai Derek che guardava un album di foto.
-Certo che da piccolo eri molto più paffuto di adesso.-
-Cosa cavolo?! Ehi, molla quell’album! Piuttosto dimmi di cosa mi dovevi parlare. -(e che cosa sono io uno psicologo? Tutti che si rivolgono a me! Anche io ho i miei problemi, cavolo!) Cercai di togliergli l’album dalle mani.
-Cosa c’era scritto sul biglietto di Annabeth? E che cosa ti hanno chiesto i gemelli a scuola?-mi chiese continuando a sfogliare divertito le foto.
-Il biglietto lo trovi nella tasca dei miei jeans e comunque i gemelli volevano sapere dove trovare Scott, ma non so il perché. So solo che dovresti ridarmi il mio album e che prima di farti trovare in camera mia potresti almeno mandare un messaggio! Sai il cellulare nuovo che ti abbiamo regalato io, Scott e l’allegra combriccola mannara, non è un ornamento interno per le tasche!- Dissi iniziando a gesticolare con le braccia.
-Che cosa c’è nella stanza 221 dell’ospedale?- mi guardò aspettando una risposta.
-E io che cosa ne so? Pensavo lo sapessi tu!-risposi alzando le braccia.
-Oh… certo! Come ho fatto a non pensarci prima?! Vieni!-Posò l’album sulla scrivania e si alzò dirigendosi verso la finestra.
-A cosa non hai pensato? E dove dobbiamo andare? Ehi! Rispondimi!-Sbuffai guardandolo male. Mi misi le scarpe e mentre Derek usciva dalla finestra (come al solito) io uscii dalla porta, come le normali persone (e non come quel maniaco di Derek!).
- Papà io vado a… portare una cosa a Scott! Torno tra un po’. Ci vediamo dopo!-e uscendo dalla casa mi diressi verso la Camaro nera. Entrai nell’auto e Derek mise in moto e partimmo verso l’ospedale.
-Allora, mi vuoi spiegare che cosa c’è in quella stanza?!-chiesi insistente guardando il licantropo intento a guidare. Era la prima volta che lo osservavo bene. Ed era la prima volta che mi resi conto che le iridi verdi brillavano di una luce nuova, diversa, (e questa volta non rossa). La sua solita espressione da Alpha in paranoia con il mondo intero sembrava fosse stata scambiata con quella di un cucciolo che si spremeva le meningi.
-Non ne sono sicuro… ma è sempre meglio controllare.-certo che le sue risposte spiegavano tutto e niente.
-Cosa bisogna controllare? E cosa c’è in quella stanza? Ehi! Rispondimi!-
-ASPETTA! Maledizione, fai troppe domande! E poi mi deconcentri!- diciamo solo che se mi rispondesse come si deve, magari la smetterei di fare tante domande insistentemente! Comunque come dice il detto, Il lupo perde il pelo (basta che non lo perde nella mia Jeep!) ma non il vizio (e quando mai!).
-Uff… non fare il lupo acido!-scommetto che se avesse potuto mi avrebbe di sicuro aperto la gola… con i suoi denti! (EHI! Questa è la mia minaccia per eccellenza! Non me la puoi rubare senza darmi i diritti d’autore!) Arrivati davanti all’ospedale erano appena le 22:40.
-Aspetteremo che il personale inizi ad andare via, poi ioentro, vado a vedere e torno. Tu mi aspetti qui.-e indicandomi di rimanere in auto iniziò a guardare con attenzione l’entrata principale.
-Cosa? Io qui non ci resto! Te lo scordi! Vengo con te e non mi farai cambiare idea! Capito?-così il licantropo si rassegnò all’idea e aspettammo che la maggior parte del personale presente nell’ospedale se ne andasse.
-Adesso possiamo entrare. Stiles? Stiles! Non ci posso credere… Svegliati!-così venni svegliato bruscamente da un ringhio.
-No coach… cos… Ah Derek. Dobbiamo andare?-lo guardai un po’ assonnato.
-Si! Sbrigati!- scese dalla macchina e andò verso l’entrata principale.
-Ehi, aspettami!-uscii dall’auto di corsa e lo raggiunsi.
-Adesso puoi spiegarmi che cosa ci dovrebbe essere lì dentro? Un altro maniaco psicopatico?-
-Maledizione! Adesso lo scopriremo! Abbi solo un po’ di pazienza e tieni quella bocca chiusa!-rispose spazientito.
-Ok… scusa.-Mi guardo sorpreso per ciò che avevo appena detto. Percorremmo il corridoio che portava alla stanza indicata nel foglietto e appena arrivati davanti alla porta numerata 221 ci scambiammo un’occhiata veloce come per dire “pronto? Ci potrebbe essere qualsiasi cosa dietro questa porta!”. Derek prese l’iniziativa, con una mano circondò la maniglia e…
-Stiles? Che cosa ci fai qui?- Era la madre di Scott che, come suo figlio, aveva un tempismo davvero pessimo.
-Signora McCall, salve. Ehm… sono venuto a vedere una cosa, ma lei non dovrebbe essere già a casa?- per fortuna non aveva ancora notato Derek alla mia destra.
-Oggi ho il turno di notte. Comunque tu e il tuo amico potete passare un altro giorno a vedere la persona che dovete vedere… Ah no! Questa stanza è riservata, mi dispiace, ma mi è impossibile farvi entrare. A meno che non siate autorizzati.-
-Ma…-
-Mi dispiace Stiles, ma davvero non posso.-
-Ok grazie lo stesso.-
Così uscimmo dall’ospedale, ma invece di tornare a casa, a Derek venne la brillante idea di intrufolarsi di nascosto (come al solito) nella stanza. Dopo una lunga discussione tra chi doveva stare sotto e chi doveva entrare per primo, decidemmo che io sarei entrato per primo e Derek mi avrebbe aiutato ad entrare e poi io avrei aiutato lui a fare lo stesso.
Così Derek s’inginocchiò e tese le mani unite,salì sulle mani arrivando giusto giusto alla finestra della camera. Non so cosa successe dopo, ma mi ritrovai steso a terra su Derek.
-Ma che diavolo? Che cosa è successo?-la posa in cui eravamo messi era un po’ troppo equivocabile.
-Togliti… non riesco a respirare! Stiles! Ahia! Maledizione, stai attento a come ti muovi!-
-Se stai un po’ fermo magari riesco a spostarmi!-Mi alzai e riprovammo ad entrare dalla finestra (con lo stesso metodo), questa volta con successo.
Quando finalmente riuscimmo ad entrare Derek accese la luce e…
 

 
 
 
 
 
 
 
Ecco il terzo capitolo del mio delirio su Teen Wolf. Inizio con ringraziare le persone che recensiscono i capitoli, quelli che hanno messo la storia tra le preferite, seguite, ricordate, ecc… e poi ringrazio chi legge senza recensire e mia sorella (whohohohohohoh)e la mia amica che mi incitano ad andare avanti (con modi strani, soprattutto la mia amica). E bho; fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo.
Ah piccolo spoiler del prossimo capitolo:
 
Peter! (vi dico solo questo)
 
Ah colgo l’occasione per dire a mia sorella (dato che non mi ascolta XD) che la prossima volta che mi assilla sulla storia (specialmente su chi sia realmente Annabeth) la crucio! (mini sfogo!) Secondo voi chi è realmente Annabeth? Sono curiosa di sapere le vostre teorie, quindi recensite!
Baci :D

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Capitolo 4
*** Allenamento ***


Allenamento

«Quando Derek accese la luce, rimanemmo sorpresi. Ma non appena iniziammo a guardarci intorno per capire meglio, la porta si aprì ed entrò un medico che ci colse all’improvviso. Dovevamo andarcene prima che chiamasse la sicurezza così, senza esitare, uscimmo da dove eravamo entrati.
Appena ci “calammo” giù dalla finestra (diciamo che ci siamo buttati, più che calati) tornammo a casa.
L’unica cosa che volevo fare era andare a dormire e dimenticare questa stranissima giornata e invece in camera mi aspettava un’altra sorpresa. Accesi la luce di camera mia, entrai, tolsi la giacca e quando mi girai feci un salto di 20 metri come minimo.
-Ma che diavolo? Oh mio Dio. Peter che diamine ci fai qui?- cercai di calmarmi; il mio battito era aumentato di molto a causa dello spavento.
-Devo farti alcune domande e poi me ne vado. Dove siete stati tu e Derek questa sera?-perché parlare con Peter è sempre difficile?
-Siamo andati a vedere una cosa… all’ospedale. Ma perché ti dovrebbe interessare?-l’uomo alzò lo sguardo sorpreso e con un cenno del capo mi disse di andare avanti a raccontare.
-Oggi a scuola sono arrivati tre nuovi ragazzi, Ethan e Aiden che sono di sicuro degli Alpha e una ragazza di nome Annabeth. Lei e Derek sembrano conoscersi molto bene; comunque aveva dimenticato questo biglietto a scuola e quando me ne sono accorto, era sparita e non sono riuscito a restituirglielo. Quando sono uscito da scuola li ho seguiti fino ad una pizzeria dove si sono fermati per fare pranzo e subito dopo sono andati all’ospedale. Di sicuro ci deve essere qualcosa in quella stanza. E prima Derek si è presentato come te in camera mia, senza avvisare (come tutti gli Hale che fin ora ho conosciuto) per accompagnarlo all’ospedale. Ma non siamo riusciti a scoprire niente.-Notai subito che Peter sembrava strano, come a disagio o allarmato.
-Cosa sai di questa nuova compagna? Annabeth, giusto? Di cognome? Dimmi il cognome.-
- Annabeth Savoir. Non so niente, ma è molto gentile e anche bella. Ma come si conoscono lei e Derek?-Peter si alzò e si diresse verso la porta per andarsene, ma prima che lo facesse dovevo chiedergli ancora una cosa.
- Peter un’ultima cosa. Isaac mi ha detto di chiederti se potevi aiutarmi a nascondere il battito in aumento quando provo emozioni forti o quando sto mentendo.-
-Uhm… domani vieni subito dopo scuola a casa Hale, ti spiegherò e ti aiuterò. Ah Stiles! Se ti venisse mai in mente di parlare con Derek di questa conversazione ti farò passare le pene dell’inferno.- promise con un sorriso sadico. sempre detto che gli Hale sono psicopatici, specialmente Peter!»
«Ti ricordo che questo psicopatico vi ha aiutato a sconfiggere il Kanima, Gerard e il branco di Apha! E tu e l’altro psicopatico avete una relazione, quindi non mi lamenterei tanto!»
«Ok-ok scusa! Comunque, dopo andai a dormire cercando di lasciarmi alle spalle la giornata stressante. Per fortuna riusii a dormire tranquillamente e la mattina dopo mi svegliai molto più rilassato e pronto per una nuova giornata scolastica. Mi vestii e andai di sotto a fare colazione, quando mi accorsi che non avevo molto tempo, altrimenti sarei arrivato in ritardo a scuola. Così uscii di fretta e con la mi fantastica Jeep andai a scuola. Arrivai al suono della campanella e mi affrettai a raggiungere la classe. Dovevo prima restituire il biglietto ad Annabeth e poi parlare con Scott. Così andai in aula dove la lezione di economia stava per iniziare. Mi sedetti di fianco a Scott e dietro ad Annabeth.
-Annabeth. Devo darti una cosa che ieri hai dimenticato in classe.- sussurrai porgendo il braccio destro con in mano il biglietto verso la ragazza.
-Oddio grazie. Pensavo di averlo perso. Ehm, senti se posso fare qualcosa per ringraziarti dimmelo.- mi disse rivolgendomi uno di quei sorrisi che ti illuminano la giornata.
-Prego. - la lezione di economia fu come al solito, ovvero noiosa e io non ascoltai niente. I problemi sovrannaturali mi assillavano.
Le ore dopo passarono come le altre e la mia mente pensava in che modo Peter potesse aiutarmi. Ma non mi dovevo preoccupare, dato che avevo ancora un paio di lezioni da frequentare prima di andare a vedere cosa mi riservava l’allenamento.
Purtroppo non vidi Scott per avvertirlo che quel pomeriggio non potevo accompagnarlo a casa. Sembrava essere scomparso e con lui anche Isaac (che tra i due non ci sia qualcosa di più che una semplice amicizia).
-L..Lydia che… che diamine?! Perché ultimamente avete tutti la mania di apparire dal nulla e farmi morire d’infarto?- dissi appoggiandomi con la schiena contro l’armadietto e posando una mano sul petto come per calmare il battito accelerato.
-Cosa sai dei nuovi arrivati? Specialmente di Annabeth. Sembra avere qualcosa di familiare. Non è vero?- cosa intendeva Lydia col avere qualcosa di familiare? E perché tutti chiedevano a me se sapevo qualcosa riguardo a quella ragazza. Non sono un’enciclopedia umana!
-Che cosa intendi? Insomma è una bella ragazza, nient’altro. La conosco da nemmeno due giorni. E poi perché chiedi a me?- spiegai gesticolando con le mani.
-Perché sembra che con te vada molto d’accordo. E pensavo che anche tu avessi notato che aveva qualcosa di familiare.-
-Tipo cosa?-
-Bho, non lo so. Altrimenti non te l’avrei chiesto. Non credi?-
-Uh la prossima volta che la vedrò magari le dirò “Ah ciao Annabeth devo controllare se hai qualcosa di familiare perché Lydia crede di averti già visto” eh? Che ne dici? Credi che prima mi denuncerà o cercherà di chiamare la neuro?-
-Ma che simpatico che sei Stiles! Adesso capisco perché tu e Derek siete fatti per stare insieme.-
-Oh mio Dio! Ci risiamo! Lydia no c’è niente tra me e quello scontroso di un Alpha! Ficcatelo bene in quella bella testolina e non farti film mentali!! Ora scusa ma ho un compito di trigonometria da fare e non vorrei tardare. Ci risentiamo!- E così mi defilai da quella imbarazzante discussione. Il compito andò bene e alla fine della giornata scolastica ero un po’ stanco(specialmente per via dell’allenamento di Lacrosse), ma sapevo che l’allenamento che mi aspettava con Peter sarebbe stato molto impegnativo! Adesso passo la parola al nostro tenebroso Alpha per sapere meglio cosa è successo prima del mio allenamento con l’ex-Alpha.»
«Verso l’una e mezza andai davanti scuola ad attendere il suono della campana e così della fine delle lezioni. Dovevo parlare con Annabeth della stanza 221 e di ciò che si trovava all’interno. Così decisi di andare a prenderla davanti scuola. Speravo fortemente che quel logorroico di Stiles non ci seguisse come l’ultima volta. Appena la campanella suonò, decretando la fine delle lezioni, scesi dall’auto e dopo neanche cinque minuti mezza scuola era fuori e pronta a tornare a casa. Annabeth uscì dopo un po’ infatti stavo per iniziare a perdere le speranze e tornarmene alla villa dispersa nel bosco che io chiamavo casa.
-Annabeth!-la chiamai dal bordo della strada.
-Derek! Cosa ci fai qui? Stai prendendo l’abitudine di venirmi a prendere a scuola. Potrei capire se fossi mio padre, anzi neanche in quel caso.-
-Volevo parlarti di una cosa, vieni andiamo a casa.- E così salimmo in macchina. Guardandola in faccia vidi che era un po’ a disagio e anche felice, ma il suo battito era normale, sostenuto e non mostrava nessuna agitazione.
-Che cosa ti agita? Puoi dirmelo, ci conosciamo da quando eravamo bambini e ti puoi fidare di me.-
Solo con lei riuscivo ad essere un po’ più… umano. La mia corazza svaniva, potevo essere sincero, e tutto perché di lei mi fidavo. Veramente.
-Non mi ricordo più cosa voglia dire tornare in quella casa. Non credo di essere pronta, ma passiamo alle cose un po’ più importanti. Di cosa volevi parlami?- in effetti non avevo pensato che lei poteva non essere pronta a fare un passo così grande o importante. Ma ciò che contava di più in quel momento era la stanza 221.
- Per prima cosa volevo chiederti cosa c’è nella stanza 221 dell’ospedale.- l’occhiataccia che mi lanciò fu alquanto assassina e stupita allo stesso tempo.
-Come fai a sapere della stanza 221? Gli unici che potevano esserne a conoscenza siamo io e…-si interruppe un attimo –Stiles. Tu e lui vi conoscete?-si mise a guardarmi accigliata attendendo una risposta.
-Si. Io e lui siamo… conoscenti. Comunque… -
-Sembrate un po’ più che conoscenti. Stiles ha un po’ del tuo odore addosso. Sei gay? Perché non me l’hai mai detto, ti puoi…-
-Cosa? No! Non sono gay! Ma cosa ti salta in mente?! E tanto perché sia chiaro: Stiles ha un po’ del mio odore addosso perché la scorsa notte stavamo facendo una cosa ed è caduto sopra di me ecco! Capito?-
-Derek! È minorenne! Diamine! Ma cosa salta a te in mente?-
-Cosa hai capito? Non stavamo facendo sesso! Hai una mente davvero perversa! Peggio di Peter! Allora vuoi dirmi che cosa c’è in quella stanza?-
-Non posso. Scusa. È una cosa che davvero non posso dirti. Tornando al discorso di prima… allora cosa c’è tra di voi? E non dirmi niente perché non ci credo!-
- Siamo tipo amici. Diciamo che collaboriamo.-
-Mmh… scommetto che tra di voi c’è abbastanza tensione…-
-Già-
-Sessuale-
-Cosa? Mi spieghi che diavolo ti passa per quella mente malata? Comunque no! Solo amicizia, se così si può definire. È intelligente e sa molte cose anche se parla un sacco… un po’ come te!-
-Oh avanti, non dire cavolate! Ammettilo che un po’ ti piace! È un bel ragazzo ed è gentile. Vabbè quanto manca?-
-Non ammetterò cose che non sono vere! Tra poco siamo arrivati! Diamine quanto sei rompiscatole quando fai così.- e così la conversazione sembrava finita. Sembrava! Attenzione non ho detto che lei aveva terminato di assillarmi riguardo la mia relazione con Stiles.
-Guarda che anche se sai nascondere il battito e non mostri il minimo segno di bugia non vuol dire che io ti credo! Avanti! Sei gay?-
-No! Non.sono.gay-
-Allora sei Stilessessuale!-
-Ma che diamine vai farneticando? Non ho avuto rapporti sessuali con lui!-
-Per ora!-
-Ma la vuoi smettere! Ecco! Siamo arrivati!- finalmente potevo parlare di altre cose che non riguardassero la mia relazione con l’umano logorroico.
-Ok parliamo d’altro. Che fine ha fatto l’Alpha che c’era a New York? L’hai ucciso?-
-No, l’ho umiliato. Quindi ora sono…-
-Un Alpha. Ma hai un branco?-man mano che parlavamo ci avvicinavamo all’entrata di casa e non mi ero accorto di un importante “particolare”. L’auto di Stiles era parcheggiata esattamente di fianco alla mia Camaro.
-Si, ma è rimasto lì e mi raggiungeranno appena dovessi avere bisogno, quindi non sono impreparata e poi mi ricordo perfettamente tutte le “lezioni” che tu e Laura mi avete dato.- Appena entrati in casa sentimmo due voci familiari provenire dal salotto. Erano Peter e Stiles. Quindi Peter tocca a te parlare dell’allenamento di quel pomeriggio.»
«Bene. Quando arrivò Stiles entrammo in casa per iniziare il mini-allenamento.
- Stiles sei pronto?-intavolando la conversazione varcammo la soglia di casa e andammo in salotto.
-Certo… almeno credo. Non mi farai fare cose imbarazzanti vero?- diciamo che questa era una domanda di cui non mi dovevo neanche preoccupare di rispondere. L’unica risposta che diedi al ragazzo fu un silenzio che venne, dopo poco, interrotto dalla parlantina del ragazzo.
-Ok questa credo fosse una domanda abbastanza stupida. Comunque quando iniziamo. Perché avrei una certa fretta di finire qui la “lezione” e andare a casa a occuparmi di altre cose e…-
-Stiles! Stai zitto! Capisco perché Derek si lamenta di averti troppo tempo a fianco. In ogni caso passiamo alle cose serie. L’allenamento, come ben tu saprai, consiste nel cercare di non far trasparire troppo le tue emozioni. Soprattutto quando sei sotto pressione o quando inizi ad agitarti come un forsennato. Quindi…- mi interruppi un momento per via del rumore dell’auto di mio nipote che si avvicinava sempre di più. Non sapevo dove fosse andato o cosa stesse facendo.
-Quindi? Ehi? Cosa c’è? Mi vuoi rispondere?- le assillanti domande di Stiles mi riportarono alla realtà.
-Quindi iniziamo dato che ho anche io altre cose molto importanti da fare.- appena riuscii a finire la frase due figure, di cui riuscì a riconoscere immediatamente l’identità, si fermarono davanti all’entrata del salotto.
- Faresti meglio ad avere il tuo bran…- appena Derek si rese conto della presenza mia e di Stiles smise un momento di parlare per iniziare a guardarci come degli intrusi.
-Cosa ci fate qui?-come al solito il mio gentilissimo nipote si preoccupava per noi (se non si era capito è retorica).
-Cerco di non farci scoprire ogni volta che siamo accompagnati da Stiles.-solo dopo mi accorsi con chi stava parlando. Prima non avevo molto fatto caso a lei. Subito dopo notai i capelli ricci e castani scendere giù come una cascata e gli occhi verdi essere puntati addosso a me con un accenno di ostilità.
-Annabeth… -fu un sussurro che poi venne ripetuto ad alta voce da Stiles.
-È meglio se ci sbrighiamo.- concluse il ragazzo che mi seguì nel giardino dove iniziammo la lezione.
-Ok iniziamo. La prima cosa che devi sapere è che quando stai mentendo devi liberare la mente da qualsiasi distrazione. Adesso mi dirai una serie di cose e quando mi dovrai dire una bugia libererai la mente e vedremo se il risultato è lo stesso.- e spiegando l’esercizio tirai fuori un foglio con delle frasi, del tutto innocue, e glielo porsi.»
«Del tutto innocue? Stai scherzando vero? Non vorrai elencare frase per frase quello che ho dovuto dire? Già è un trauma ogni volta che ricordo ciò che ho detto. Ma come potresti? Non hai più quel foglio. Mi avevi detto di averlo buttato via.»
«Oh avanti Stiles. Credi davvero che io abbia buttato quel foglio. Comunque quando prese il foglio e iniziò a recitare una di quelle frasi mi guardò con aria confusa.
-Da piccolo avevo un costume rosa da folletto per carnevale. Cosa diamine vuol dire?-
-Davvero avevi un costume rosa da folletto per carnevale? Voglio proprio vedere delle foto ahahahahaha-
-Mi rifiuto categoricamente di leggere queste cavolate!-
-Allora puoi anche farti uccidere dal primo Alpha che incontri per strada a cui racconti una balla!-
-Uff…ok è vero avevo un maledettissimo costume rosa per carnevale. Avevo 3 anni e allora? Scommetto che tu ti vestivi da principe azzurro con la calzamaglia! Ok la smetto. Quando Scott è stato morso non sono stato per niente geloso.-il suo battito era di poco aumentato.
-Davvero eri un po’ geloso?-
-Ad essere sincero si. Insomma all’improvviso il tuo migliore amico diventa super veloce, super forte, super tutto e tu rimani il solito ragazzo sfigato che non è super in niente se non nella parlantina. Un po’ geloso lo sono stato ma ho capito che gli svantaggi erano molto di più dei vantaggi e così ho lasciato perdere.-
-Ok, ma ricordati che devi liberare la mente. Non devi assolutamente pensare a quello che stai dicendo! Concentrati.- le frasi successive vennero recitate alla perfezione. Ve le direi tutte, ma Stiles non sembra d’accordo.»
«Certo che non sono d’accordo! Voglio vedere te a dire quelle cose davanti allo zio del ragazzo che ti piace.»
«Dopo due ore intere passate mentire e a ridere (almeno, io mi sono fatto un po’ di risate. Lui non credo) Stiles iniziò a capire bene come si doveva comportare. Dopo che il ragazzo se andò entrai in casa dove trovai Derek e Annabeth che parlavano animatamente.»
 
 
 
 
Bentrovati(?)
Allora che ne pensate di questo capitolo? È molto più lungo rispetto agli altri capitoli, ma dovevo descrivere un po’ più di cose. Comunque questo capitolo è dedicato a leyda e a chi ha recensito i capitoli precedenti. Eeeee niente, spero recensirete anche questo capitolo  e soprattutto che vi sia piaciuto. Ci vediamo al prossimo aggiornamento che dovrebbe essere Martedì se tutto va bene (aggiorno ogni 5 giorni).

   

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Capitolo 5
*** Sotto tortura ***


Sotto tortura.

 
«Quando rientrai in casa trovai Derek e Annabeth che chiacchieravano animatamente .Dovevo parlare con lei.
-Derek, puoi lasciarci soli? Grazie.- furono le uniche parole che dissi all’Alpha prima che se ne andasse a rifugiarsi in camera sua.
-Che cosa vuoi?- il modo in cui lo disse mi fece sentire un po’ in colpa.
-Parlare, mi sembra ovvio.-
-Perché ora? Insomma, non ti sei preoccupato di me in questi ultimi sei anni.-
-Perché in questi ultimi sei anni sono rimasto bloccato in una stanza di un ospedale e poi sono stato ucciso da Derek e resuscitato. Sai non ho avuto il tempo di chiamarti tra una cosa e l’altra.-
-Ah ah simpatico. Puoi anche evitarti la scenata da persona affettuosa che si preoccupa per gli altri perché non ti riesce per niente bene.-
-Perché sei tanto arrabbiata con me? Ho solo cercato di proteggerti.-
-No! Tu mi hai allontanato facendomi sentire inutile e inesperta! E sai cosa? Ora che sono tornata, me ne frego di quello che pensi sia meglio per me, quindi risparmiati i tuoi subdoli piani per spedirmi in qualche città per continuare gli studi come una normale ragazza, perché non sono per niente una normale ragazza!-
-Sei una ragazza speciale. Hai un’intelligenza fuori dal comune e sei bellissima. Quello che ho fatto l’ho fatto per proteggerti. Lo sai benissimo. E se decidi di restare qui potresti pentirtene; è appena arrivato un branco di Alpha qui in città e sono tornati da quasi un anno gli Argent. Non mi pare una prospettiva allettante, nemmeno per te!-i minuti passarono con un silenzio religioso. Ogni uno pensava cosa dire all’altro.
-Sapevo del branco di Alpha già da tempo. É per questo che sono tornata qui. E per gli Argent avevo alle calcagna Kate quando ero ancora a New York. Poi si è trasferita a Washington per dare la caccia a Derek. In ogni caso sono preparata per circostanze come questa.-
-Non mi hai ancora perdonato, vero?-
-Pensi sia facile? Ci sto provando, ma devi darmi tempo.-
-Almeno vieni a stare qui. Abbiamo ristrutturato la casa e ora è molto meglio di prima e c’è molto spazio.-
Dopo questa richiesta voltò la testa verso di me con espressione sorpresa.
-Peter Hale che mi chiede di restare a vivere qui. Se non vi disturbo, resto con piacere.-e si mise a ridere di gusto.
-Allora puoi andare a prendere le tue cose e portarle qui.-
-Ok allora ci vediamo tra un po’…-così si alzò dalla sedia e quando stava per uscire si fermò un attimo e si girò.
-Emh… c’è solo un problema. Io non ho una macchina e così non posso tornare a casa a prendere la roba. Chiederò un passaggio a Derek e poi quando avrò finito di preparare la roba mi faccio venire a prendere.-concluse. Allora andò in camera di Derek e gli chiese quanto aveva appena detto. E dopo pochi minuti i due erano già in macchina diretti verso la casa della nuova arrivata. Era incredibile il poco tempo che Annabeth ci aveva messo per convincere Derek a darle un passaggio, chiunque ci avesse provato non sarebbe riuscito a smuoverlo dalla sua poltrona in pelle che ha in camera sua. Ora Stiles vi racconterà meglio cosa successe nelle ore successive…»
«Dov’ero rimasto? Ah già… stavo tornando a casa quando trovai la strada bloccata da un cartello stradale piegato sulla carreggiata. Cercai di fare retromarcia ma trovai nuovamente la strada sbarrata, questa volta da una figura umana immobile. Era molto inquietante dato che non si muoveva di un millimetro, feci per girarmi, ma un qualcosa di contundente mi colpì la testa, prima di svenire riuscì a vedere (anche se di sfuggita) il volto di una donna. Non so dove venni portato. Mentre ero svenuto sentii una mano, calda, circondare e stringere la mia, come se cercasse di riportarmi sulla terraferma.
-Stiles…-fu un sussurro. Ma riuscì a farmi svegliare.
-Dove… dove diamine mi trovo? E perché sono legato?- più parlavo e più sentivo aumentare il dolore causato dal colpo di poche ore prima.
-Sssh… Stiles fa un po’ di silenzio e aiutami a slegarmi. Aspetta… stai perdendo sangue? Oddio Stiles.-la voce mi sembrava familiare, ma non riuscivo a ricordarmi di chi fosse. Non potevo neanche guardarla in faccia perché eravamo legati schiena contro schiena, con le mani ammanettate l’uno all’altra.
-Stai fermo, Stiles!-dopo quelle parole, riuscii a riconoscere chi mi stava parlando.
-Annabeth? Cos… cosa ci faccio qui? E perché sono legato?-
-Diamine, quanto parli! Aveva ragione Derek quando diceva che parli troppo. Comunque non so perché ci hanno portato qui. Adesso stai fermo così riesco a liberami.-
-Che cosa intendi dire con ci hanno portato? Chi ci ha portato qui? Ahi! Ahia! Mi fai male!-qualcosa di appuntito mi aveva appena tagliato, ma non riuscì a vedere cosa.
-Se evitassi si agitarti come un forsennato e di parlare ogni 5 secondi per fare domande, magari potrei riuscire a liberarti e dopo mi aiuteresti a liberarmi.- iniziai a sentire le manette allentare la stretta sui miei polsi e il rumore di qualcosa che faticava a muoversi nel ferro delle manette. Quando finalmente le manette vennero aperte del tutto riuscì a liberarmi e ad andare a prendere le chiavi che erano appese ad un gancio sul muro. Ma quando stavo per liberare la ragazza la porta di quella sottospecie di scantinato di aprì.
-Non ti sprecare a liberarla. Tanto non servirebbe a niente. Stiles giusto?-una voce bassa e tenebrosa riecheggiò nello scantinato.
- Non ci posso credere. Dovevo immaginarlo. Stiles sbrigati, liberami.-insistette la ragazza. Così feci ciò che mi aveva appena detto. La liberai e appena si alzò un uomo tanto bello quanto tenebroso si rivelò. Capelli color nocciola, occhi di ghiaccio e un corpo perfetto a far da cornice al tutto.  
-Annabeth! Da quanto tempo. Sono felice di vederti.-riuscì a capire che qualcosa stava cambiando dentro la ragazza, come se si stesse trasformando.
-Fidati, la cosa non è reciproca. Lascialo andare, non centra niente.-i due sembravano conoscersi bene e da molto tempo.
-Chi…chi è lui? Annabeth tu…tu sei un… Oh mio Dio!-mi resi conto che i suoi occhi erano di un rosso scarlatto. Era un’Alpha… ecco come conosceva Derek.
- Che maleducato, non mi sono presentato. Io sono Miguel e tu devi essere Stiles. Se non ho capito male tu, Stiles, non sapevi che lei fosse un’Alpha?- si interruppe per pochi secondi  -Oh ma certo… non gli hai detto niente. Dio, Annabeth, non pensavo fossi così riservata. Anzi con me eri tutto il contrario. Annabeth…-  l’uomo venne interrotto dal cellulare della ragazza che squillava.
-Pronto. Papà non ora. Si, ci sentiamo dopo. Ciao- così finì la telefonata.
-Che cosa vuoi?- domandò infine la ragazza con aria di sfida.
-Perché dovrei volere qualcosa?-
-Scusate se interrompo la vostra chiacchierata, ma io cosa centro e tu… tu sei… sei un Alpha? Oh mio Dio.-chiesi iniziando a gesticolare con le braccia esasperato.
-Si… un Alpha… ma… ma questo non è importante. Insomma non è il titolo che si ha a fare una persona.-la cosa che più mi colpì di lei fu il modo di pensare.
-Oh ma che perle di saggezza. Sono sorpreso. Comunque sia ho bisogno di informazioni, tutto qui. Mi dite quello che voglio sapere e vi lascio andare tutti interi. Non mi date le informazioni e non credo che uscirete vivi da qui, almeno tu Stiles credo che avrai delle difficoltà a sopravvivere.-non sapevo se prenderlo a pugni (ma non credo che gli avrei fatto male) o se strapparmi i capelli.
-Non credo che lui ti sia molto d’aiuto, lascialo andare. Fidati, ti conviene. Derek potrebbe ucciderti se gli torci solo un capello.-l’unica cosa che riuscii a fare fu spalancare gli occhi per ciò che aveva appena detto.
-Non mi interessa, anzi, sarà ancora più divertente. Ora dimmi che cosa sai su una creatura chiamata Kanima? Oh Stiles, dimenticavo, non puoi mentirmi. Anche se oggi Peter ti ha insegnato più o meno come non farti beccare, non riusciresti a illudermi.-iniziava veramente a spaventarmi questo nuovo Alpha. Era troppo sicuro di se.
-Te l’ho già detto! Lui non sa niente.-diciamo che sapevo molte cose riguardo al Kanima. Anche troppe per i miei gusti, comunque era meglio aspettare che Annabeth gli rispondesse , dato che era l’unica a tenergli testa lì dentro.
-Già. Io non so niente! Kani-cosa? Non siamo ridicoli, cosa sarebbe? Una creatura della notte?-ok lo ammetto faccio schifo a rinfilare cavolate al primo che passa. Specialmente se è un Alpha.
-Ti ho detto di non mentirmi, Stiles. Ora ditemi cosa sapete riguardo a questa creatura.- l’uomo si avvicinò alla ragazza e guardandola con un mezzo sorrisetto continuò.-Annabeth non mi sono spiegato, vero? Se non mi dite ciò che voglio sapere vi uccido. Tutti e due. E né Derek né Peter potranno salvarvi, ammesso che vi trovino ancora in vita. Ora ve lo richiedo, che cosa sapete del Kanima?-e con il braccio destro circondò le spalle di Annabeth e subito dopo sfoderò gli artigli stringendole la spalla e facendola scostare all’istante.
-Dato che non sarebbe divertente iniziare a torturare Stiles inizierò da te. Anche se mi dispiace farti del male, lo sai che ti voglio bene. A modo mio, ma ti voglio bene.-anche senza super poteri da licantropo capii che Annabeth non la pensava allo stesso modo, ma soprattutto si stava abbastanza arrabbiando.
-Volermi bene? Spero che tu stia scherzando. L’ultima volta che ci siamo visti mi hai quasi ucciso e ti sei giustificato dicendomi che volevi divertirti. Ti ricordavo più forte, ma forse mi sbagliavo.- ci misi un po’ a capire che la tattica della ragazza era di tenerlo il più possibile occupato così da non prendersela con me, così che io potessi avvertire Scott, Derek, Peter, Isaac, insomma chiunque fosse in grado di aiutarci.
-Ma questo è solo l’inizio. Però se preferisci che sia il più violento possibile ti accontento subito.-così sfoderò gli artigli una seconda volta e con un piccolo ringhio iniziarono a lottare. All’inizio Miguel sembrava in difficoltà a gestire gli attacchi veloci e scaltri della ragazza, ma bastò poco per far cambiare la situazione. Per fortuna ebbi il tempo necessario per avvertire il primo numero che mi apparse nel cellulare.
Sourwolf:
 
È importante. C’è un certo Miguel,
che sta torturando se non uccidendo Annabeth.
Ci troviamo in uno scantinato.
Usa il GPS per rintracciarci,
se non sai come fare chiedi a Peter,
ma sbrigati!!!
Stiles
 
La linea era disturbata, ma per fortuna riuscì a inviare il messaggio. Ma appena mi girai per controllare la situazione sperando che Annabeth non fosse ridotta troppo male,  era tutto il contrario.
-Allora Stiles, mi vuoi dire che cosa sai riguardo a quella creatura o la devo uccidere?-mi minacciò. Teneva stretto a se la ragazza con un braccio e sul viso iniziava a muovere le sue dita come a fare un disegno. Attese una mia risposta che non arrivò, poi spazientito sfoderò per l’ennesima volta gli artigli (siete proprio degli sbruffoni voi licantropi quando volete). E con un’unghia iniziò a graffiarle il volto dalla guancia in giù.
Non so come facesse, ma riusciva a sopportare il dolore o almeno così credo. Fatto sta che non potevo farla uccidere e non potevo aspettare che arrivassero i rinforzi. Dovevo cavarmela io.
-Ti dirò tutto quello che vuoi sapere, ma non la uccidere.- sapevo che non dovevo dirgli tutto, ma solo una parte di quello che conoscevo altrimenti avrei messo in pericolo tutte le persone che conoscevo.
-Va avanti-così allentò la presa e iniziò ad ascoltarmi.
-Il Kanima è…- ma appena iniziai la frase un rumore di ferri rotti mi interruppe cogliendo l’attenzione dei due Alpha.
-Ma che diamine sta succedendo?-ringhiò Miguel andando verso la porta e lasciando che la ragazza si accasciasse al suolo. Appena fu abbastanza lontano da Annabeth corsi verso di lei per cercare di pulire le ferite, anche se sapevo che si sarebbero rimarginate poco dopo. Quando Miguel aprì la porta ricevette un colpo alla testa e poi una ginocchiata. Poteva essere solo una persona…
 
 
Sono tornata :3
Questo capitolo mi piace particolarmente per via delle new entry XD comunque che ve ne pare (vi prego lasciate una recensione). A vorrei dire che probabilmente prendo una pausa (ma non è sicuro) il che vorrà dire che non aggiornerò per le prossime 2 settimane, perché mi sto concentrando su una nuova storia che volevo scrivere da un po’ di tempo. E siccome volevo iniziare questa storia (che è su Merlin, la serie televisiva) pensavo di fermarmi per un po’ con questa. Ma non credo che sia ufficiale :3
Ci vediamo prossimamente con un nuovo capitolo.
Baci 

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Capitolo 6
*** Chiacchierata ***


Chiacchierata

Poteva essere solo una persona…
-Derek? Ci hai messo troppo tempo.- avvicinandosi a noi venne colpito alla nuca dal nuovo Alpha.
-Derek! Ci ha messo troppo! Guada come sono ridotti i tuoi due amici.- quel bastardo era appena riuscito a far accasciare Derek al suolo. Era potente ed esperto, ma rimaneva lo stesso un bastardo.
-Non ti hanno mai detto che non è leale colpire alle spalle? Ma soprattutto che non c’è divertimento nel prendersela con chi non è in grado di difendersi?- rispose a tono alzandosi.
-Oh, ma non me la stavo prendendo con Stiles; se noti bene è Annabeth ad essere ridotta male! E poi niente di tutto ciò sarebbe successo se mi avessero detto ciò che volevo sapere.- così Miguel si avvicinò alla ragazza, si chinò e con una mano le prese il mento e girò il suo viso delicatamente verso quello di Derek come per mostrargli ciò che aveva fatto poco prima.
-Se ti piace così tanto perché non stai fermo un attimo che provo a farlo io a te?- ringhiò l’ultimo arrivato.
-Mi deludi Derek, mi aspettavo qualcosa di più originale da parte tua. Devo però farti i miei complimenti per il tuo nuovo ragazzo, anche se credevo che ti piacessero un po’ più focose, in tutti i sensi. Non so se mi spiego.-
-Pff… che battuta squallida.- commentai a bassa voce pensando, ingenuamente, che non mi avessero sentito, poi mi resi immediatamente conto che era praticamente impossibile che non mi avessero sentito. Infatti i due si girarono verso di me rivolgendomi occhiatacce e ringhi, mentre Ananbeth accennava un sorriso.
-Dovresti insegnare a tuo ragazzo a non intromettersi nei discorsi altrui.- commentò divertito Miguel.
-E tu a guardarti alle spalle.-aggiunse la ragazza, che fino a poco tempo prima era a terra dolorante, e subito dopo era in piedi, e con gli artigli graffiava lungo tutta la schiena, l’Alpha dagli occhi color ghiaccio,  che si inginocchiò. Il sangue iniziò a colare lentamente e dolorosamente (immagino e spero) dai graffi. Poi la ragazza di abbassò di poco, giusto per arrivare a stingere bene il collo del ferito, strinse il collo con una stretta a dir poco impressionante e continuò a stringere. Lo stava soffocando e nonostante Miguel cercasse di liberarsi, non ci riuscì. Continuava a dimenarsi e lei a stringere. Ma ad un certo punto venne fermata da Derek che la avvertì.
-Sta arrivando il resto del suo branco. Anche se lo uccidessi saremmo in netta minoranza, e Stiles non è in grado di difendersi da eventuali attacchi. Fermati e andiamocene.-
-Se lo lasciamo vivo riproverà a ucciderci. O noi o lui.- affermò convinta.
-Non vuoi capire allora! Se lo uccidiamo ora verremo uccisi noi dopo! Basta. Andiamocene.-non sapevo cosa dire, ma ero d’accordo con Derek. Dovevamo andare via e anche in fretta.
-Uff.. e va bene. Andiamo!- così mollò la presa sul collo dell’uomo e uscimmo di corsa dallo scantinato. Io tornai a casa mentre Annabeth e Derek andarono alla villa Hale.
Non ci misi molto a tornare a casa e quando arrivai mi ci chiusi dentro. Affamato andai in cucina e molto velocemente mi preparai un panino. Mi precipitai in camera cercando di fare meno rumore possibile.
Riflettendoci bene quella sera avevo rischiato la vita più delle altre volte. Per prevenire qualsiasi attacco da parte di un licantropo schizzato un po’ troppo male, chiusi tutte le finestre a chiave, abbassai la tapparella e chiusi la porta a chiave. Quando finii  di barricarmi in camera mi cambiai, mi misi il pigiama e mi stesi sul letto, riflettendo su ciò che potesse volere dal Kanima il nuovo branco di Alpha. Dopo essere rimasto per un paio di minuti a fissare il soffitto, caddi tra le braccia di Morfeo. Era da tanto che non dormivo così agitato. Da quando Scott è stato morso passavo le notti in bianco, rischiando la mia vita e la mia incolumità mentale e quando avevo tempo di dormire non potevo dire di certo che dormivo bene. Ma quella sera riuscii a svegliarmi un bel po’ di volte. Quando realizzai che quella notte non avrei chiuso occhio, senza svegliarmi mezz’ora dopo, decisi che sarebbe stato meglio utilizzare quel tempo a disposizione per capire che cosa centrasse il Kanima con tutto ciò che stava accadendo.
Dopo più di due ore davanti a libri aperti e al computer acceso mi arresi e tornai a dormire, questa volta un po’ più tranquillamente. Il mattino arrivò inesorabile (Esagerato!) e il risveglio fu un po’ brusco, specialmente per i miei gusti. Quel maledetto cellulare iniziò a squillare esattamente quando il sogno iniziava a farsi molto interessante.
Scott:
 
Una chiamata persa.
Decisi che quel giorno non sarei andato a scuola e sarei rimasto a casa a riposarmi. In fondo me lo meritavo, dato che la sera prima avevo rischiato di morire e nessuno mi aveva chiesto come stavo, o se avevo voglia di parlare di ciò che era appena successo.
Sapevo che da un momento all’altro mio padre sarebbe arrivato a svegliarmi, così aprii la porta che poco prima era chiusa a chiave e tirai su la tapparella, spalancai la finestra e lasciai entrare un po’ d’aria, stando attento che non entrasse altro.
Poco dopo il telefono squillò, di nuovo.
Scott:
 
Ehi Stiles! Ho appena saputo quello che è successo ieri sera.
Mi dispiace non essere venuto ad aiutarti.
Scusa. Ne parliamo a scuola.
Ah dimenticavo! Derek deve parlarti.
È piuttosto preoccupato per te.
Scott.
 
Quando lessi il messaggio maledissi Scott per non essere venuto ieri sera ad aiutarmi, insomma, è il mio migliore amico. Poi quando lessi che Derek era preoccupato per me, mi misi a ridere. Doveva essere uno scherzo. Derek che si preoccupa per qualcuno, o meglio per me! Ahahaha doveva essere uno scherzo per forza, non c’era altra spiegazione plausibile.»
«Guarda che anche io ho dei sentimenti! Sono un essere umano»
«Al massimo sei un licantropo. Comunque decisi di rispondere a Scott dicendogli che quel giorno non sarei venuto a scuola perché non mi sentivo molto bene.
-Stiles! Non vai a scuola? È tardi! Sbrigati!-gridò mio padre dal piano di sotto.
-No papà, non mi sento molto bene. Oggi non vado!-risposi rimettendomi sotto le coperte.
-Vuoi che resti a casa con te? È da tanto tempo che non passiamo una giornata insieme.-chiese gentilmente, apparendo sulla soglia della porta. Aveva ragione, il tempo che passavamo insieme era sempre poco e veniva interrotto ogni volta per via di problemi sovrannaturali di cui lui non era a conoscenza.
-No papà, vai pure a lavoro. Se ho bisogno ti chiamo.- così dicendo mi salutò e andò a lavoro.
Scesi a fare colazione, presi la mia tazza la riempii di caffè e accesi la tv. A quell’ora non c’era niente di interessante, ma dovevo rilassarmi  quindi mi misi comodo sul divano. Era da tanto che non facevo una cosa così normale senza essere interrotto da qualche chiamata di Scott che mi avvertiva che il mondo sovrannaturale non gli dava pace. Come al solito quel momento di pace e tranquillità venne spazzato via in pochi secondi: posai la tazza vuota nel lavandino e quando stavo per stravaccarmi di nuovo sul divano qualcuno bussò alla porta.
-Possibile che in questa città non si può mai avere un attimo di pace!- dopo aver inveito, aprii la porta e mi trovai davanti l’Alpha più scorbutico del mondo.
-Derek? Cosa ci fai qui? Soprattutto, tu conosci l’esistenza dei campanelli? Pensavo ti piacesse entrare dalle finestre o apparire dal nulla. Perché hai quell’espressione di chi si è appena pentito di aver fatto qualcosa? Smettila di ringhiare! Lo sai che non mi fa più paura… ok forse un pochino, ma non è giusto che tu utilizzi le mie paure per divertirti! Perché so che ti diverti a farmi diventare matto e a mettere in pericolo la mia salute: fisica e mentale.-improvvisamente mi tappò la bocca con il palmo della mano.
-Vuoi smetterla di parlare. Sembri una macchinetta, senza interruttore! Ora mi fai entrare o devo subirmi il terzo grado?-sbottò scocciato il moro.
-Oh si!Ehm…giusto.-mi spostai e lo feci entrare (dalla porta! Ci pensate? Derek che entra dalla porta come un ’normale’ civile!).
-Come mai oggi non sei andato a scuola?-chiese guardandosi intorno.
-Eh… sei qui per chiedermi tutti i dettagli della mia vita, o hai qualcosa di più interessante da chiedermi?-incredibile, si presentava a casa mia per chiedermi cosa? Perché non ero andato a scuola?
-Non volevo essere indelicato! Comunque volevo accertarmi che tu stessi bene. Tutto qui.- e si avvicinò a me fino ad avere pochi centimetri di distanza.
-Sei… sei venuto qui solo… per sapere come stavo? Da quando ti interessano queste cose? Ok, ok la smetto di fare domande di cui so che non riceverò risposta.- conclusi , andandomi a sedere sul divano e spegnendo la tv.
-Mi interessa perché un branco di Alpha è qui in città e…- su interruppe a metà frase lasciandomi sulle spine.
-E? continua! Non ti mangio mica! Anzi sarebbe il contrario dato che non sono dotato di artigli.- lo incitai.
-E non voglio che ti faccia male soprattutto per una mia mancata supervisione nei tuoi confronti. Quindi ho deciso che d’ora in poi tu dovrai avere qualcuno del branco che ti accompagni. Sei l’anello debole, ma importante, del branco quindi devi avere una minima difesa.- rimasi spiazzato dalla decisione improvvisa del licantropo. Non mi aveva neanche consultato e decideva per me.
-Scusa? Hai deciso per me? Uff.. wow! Ok senti, me la cavo benissimo da solo. Non ho bisogno del tuo aiuto solo perché ti faccio pena, va bene?! E poi come credi che la prederebbe mio padre se venisse a sapere che ogni notte si troverebbe uno di voi in camera mia? Per di più te! Che sei stato arrestato da lui in persona e ha ancora dei sospetti su di te. Non credo che sia l’ideale quindi la riposta è sempre la stessa. No, grazie.-in effetti aveva ragione lui. Ma mio padre avrebbe notato la presenza di qualche “ospite indesiderato” in casa. Non è mica stupido!
-Uff… sapevo che non avresti accettato subito. Ora passiamo a ciò che è successo la scorsa sera. Vuoi parlarne?- ok, tutta quella gentilezza da parte di Derek era alquanto inquietante. Persino Peter sarebbe risultato meno inquietante. Però diciamo che me lo doveva in un certo senso, quindi mi andava bene.
-Sinceramente non mi va molto. Ma se vuoi sapere i dettagli non ci sono problemi. Vuoi un po’ di caffè?-chiesi gentilmente.
-Non ti voglio costringere, sappilo. Per il caffè va benissimo.-rispose restando in piedi davanti alla finestra del salotto.
-Ok ma siediti. Mi da fastidio vederti in piedi davanti alla finestra. Sei inquietante. E non mi sento costretto.-così mi alzai e presi una tazza di caffè per Derek, che si era accomodato sulla poltrona di fianco al divano.
-Dicevamo. Sai che cosa vogliono dal Kanima?-chiesi tendendogli  la tazza.
-No, non so perché cercano il Kanima né perché gli interessi tanto, e neanche Peter ne ha la minima idea.-la sua voce era preoccupata e quasi agitata.
-Tutto ciò non mi rassicura. E Annabeth come sta?- mi ricordai che anche se lei era veramente messa male, era un Alpha quindi non c’era problema. Ma mi interessava lo stesso.
-Oh, lei sta bene. Sai… licantropia.- affermò finendo di bere l’ultimo goccio di caffè.
-Già...- passammo i minuti successivi a parlare di molte cose, che però non riguardavano i problemi sovrannaturali. Il tempo volava via e noi continuavamo a chiacchierare animatamente. In fondo Derek non è così scorbutico come vuole dimostrare, bisogna solo coglierlo dal lato giusto.
Ad un certo punto si alzò e disse che doveva andare a sbrigare alcune faccende e se ne andò (dalla porta).
Pranzai e poi mi misi a fare delle ricerche sul Kanima. Non trovai nulla di ché. Verso pomeriggio tardo mio padre fece ritorno a casa, prima del solito.
-Stai meglio Stiles?-domandò apparendo sulla soglia della porta di camera mia.
-Io? Ehm… certo! In forma smagliante!- risposi gesticolando.
-Ok. Quindi non ti dispiacerà preparare la cena, suppongo.- non mi diede neanche il tempo di rispondere, che sparì al piano di sotto per vedersi la partita in tv. Così non mi rimase altra scelta che andare a preparare la cena. Quando finii di servirla, mi ritirai in camera mia con il piatto pieno di cibo, mentre l’altro lo diedi a mio padre che era incollato al televisore a guardare la partita. Mentre mangiavo non riuscivo a smettere di pensare a ciò che mi aveva detto Derek qualche ore prima. Un pensiero riaffiorò: Camera 221. Dovevo sapere che cosa c’era dentro. Di sicuro centrava qualcosa con gli Alpha.
Poco dopo aver finito di mangiare qualcuno suonò il campanello, per fortuna andò mio padre ad aprire. Intanto mi preparavo per andare all’ospedale, ma il mio piano venne bocciato non appena mio padre venne a chiamarmi.
-Stiles è per te!-venni chiamato a piano di sotto da mio padre. Così scesi e andai a vedere chi si era preso la briga di venirmi a trovare.
 
 
 
 
Eccomi tornata! Finalmente direte (o forse speravate che non tornassi proprio?) XD
Comunque mi scuso per la pausa, ma le idee iniziavano a scarseggiare e dovevo raccoglierne altre :D
Ora voglio sapere che ne pensate di questo nuovo capitolo, quindi scrivete un bel po’ di recensioni :3 Fatemi felice :)
Ora leyda sarà contenta dopo avermi scassato i cosiddetti ed esser riuscita nell’intento!
Detto questo vi saluto. Al prossimo capitolo :D
Baci 

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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)

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Capitolo 7
*** Laboratorio ***


Laboratorio

Appena scesi al piano di sotto non ebbi il tempo di guardami intorno che venni subito abbracciato da Scott.
-Stiles stai bene! Devi raccontarmi tutto!-esclamò Scott.
-Ehi! Ehm… ok! Però andiamo di sopra.-risposi salendo le scale. Appena ci sedemmo aspettai che iniziasse a parlare e a farmi domande, ma passarono minuti prima che iniziasse  e io mi stavo veramente innervosendo. Dovevo assolutamente andare a vedere cosa ci fosse nella stanza che da giorni mi stava tormentando.
-Allora, dobbiamo stare qui in silenzio ancora per molto? Scusa Scott, ma avrei una faccenda da sbrigare e detto in tutta sincerità: se non hai niente da dirmi o da chiedermi credo che tu possa anche andare.-sbottai dopo un po’. Quel silenzio mi stava uccidendo.
-Giusto. Scusa. Mmh… mi dispiace per… quello che ti è successo. E inoltre volevo dirti che… ho parlato con Derek.- si affrettò a dire come per cercare di nascondere qualcosa.
-Non sentirti in colpa per quello che è successo, in fondo non ne potevi sapere niente… che cosa ti ha detto Derek?-chiesi sospettoso. Derek e Scott non hanno mai avuto una grande propensione al parlare senza azzannarsi o cose del genere, quindi ci doveva essere per forza qualcosa sotto.
-Niente… ti assicuro! Solo di alcune faccende con lui e Peter, tutto qui!-e mi mostrò il sorrisetto più falso che avessi mai visto. Scott non è mai stato un asso a mentire, specialmente con me. Lo conosco da anni e so quando mente o meno.
-Non è vero! Scott dimmelo! Vi ho sempre aiutato in tutto quello che fate e se volete che continui a farlo devi dirmi quello che vi siete detti tu, Derek e Peter.- lo riproverai incrociando le braccia.
-Uff… non posso! È una cosa che per ora non ti deve interessare. Fidati!- disse convinto.
-Tanto non esci di qui fino a quando non mi avrai detto ciò di cui avete parlato e cosa avete deciso. Ho ancora un po’ aconito qui in camera e posso farti cantare come un uccellino!-lo ricattai. Volevo saperlo e oramai avevo imparato tutti, o quasi, i trucchi e le regole che bisogna seguire quando si ha un licantropo come amico.
-Uff… Stiles, certe volte rimpiango il giorno in cui sono venuto con te nel bosco a cercare il corpo. Derek mi ha detto che dobbiamo tenerti d’occhio. Nel senso che dovrai avere sempre qualcuno come noi che ti stia vicino per proteggerti e Peter ha detto che è un’ottima idea, ma non ne dovevi essere a conoscenza. Sapeva che avresti reagito così. Contento?-disse rassegnato e esasperato.
-Cosa? Contento?!  Spero che tu stia scherzando! Dovrei girare sempre con uno di voi appresso? Sapete che anche io ho una vita sociale e privata? Il concetto di vita privata e spazio vitale non l’avete ancora imparato, vedo! Maledizione, Scott! E tu gli hai detto che sarebbe un’idea brillante o cose del genere, scommetto!-iniziai a gesticolare.
-Stiles, credo che quest’idea sia la migliore, specialmente dopo quello che ti è successo! Non vogliamo più correre il rischio! E poi Derek sembrava così angosciato per l’accaduto… fatto sta che ora io starò con te per le prossime ore. Hai detto che dovevi sbrigare una faccenda… andiamo?- disse sorridente.
- Derek angosciato? Come me lo sono potuto perdere? Uff… Scott non puoi aspettarmi qui? È una cosa importante e privata.-  chiesi disperato. Non volevo che Scott si impicciasse troppo. Poteva rivelarsi una trappola quella stanza, specialmente per un licantropo.
-Scusa Stiles, ma proprio non posso! Allora dove devi andare?-domandò alzandosi dalla sedia, aspettando che io mi alzassi.
-Ok, dobbiamo andare all’ospedale, mi aspetti fuori?- dichiarai senza via d’uscita. Così uscimmo di casa e andammo all’ospedale. Per mia sfortuna, e grazie alla cocciutaggine di Scott, venni seguito (o meglio scortato) da lui stesso.
-Cosa stiamo cercando?-chiese dopo un paio di corridoi e scalinate percosse.
- La stanza 221. Sai a quale piano si trova? Non me lo ricordo più.- dissi continuando a camminare e a guardare i numeri delle stanze.
-Certo! È lì in fondo, ma cosa ci devi vedere nel laboratorio?-chiese interessato.
-Laboratorio? In quella stanza c’è un laboratorio?-domandai stupito. Che cosa cercava Annabeth in un laboratorio?
-Si, un laboratorio, diciamo che prima di essere tipo “affittato” come laboratorio era una specie di mini-magazzino in disuso malandato.- rispose camminando verso la stanza/laboratorio.
-E sai chi l’ha affittato?- continuai a fare domande. Volevo saperne di più e più informazioni avevo meglio era. La porta era chiusa a chiave e probabilmente lì in ospedale ne avevano una copia, pensai. Quindi decidemmo di andare a “chiederle” (si fa per dire, eh!). Scott cercò di distrarre sua madre nascondendosi in una stanza e chiamandola al cellulare per farla allontanare dalla sua postazione. Io invece sgattaiolai a “prendere in prestito” le chiavi. Per fortuna avevo imparato a passare abbastanza inosservato quindi ci misi poco a prenderle e ad allontanarmi. Quando tornai davanti alla porta, poco prima lasciata, trovai Scott al telefono. Pensai subito ad Allison dato che di solito Scott non risponde mai al cellulare se non è Allison o sua madre… dovetti riconsiderare la mia teoria perché Scott aveva subito riattaccato il telefono quando ero arrivato, come se non dovessi sentire neanche una parola di quella conversazione , e se fosse stata Allison non l’avrebbe mai fatto.
-Chi era? Al telefono intendo.- lo guardai sospettoso. Sapevo che mi avrebbe detto una cavolata giusto per sorpassare l’argomento. Intanto aprii la porta del laboratorio, entrammo e accesi la luce.
-Era… ah… uff… possiamo parlare d’altro? Tipo di che cosa stiamo cercando o meglio di cosa tu stai cercando…- disse guardandosi intorno.
Il laboratorio era pieno di provette e microscopi e recipienti pieni zeppi di liquidi colorati. Guardandomi un po’ intorno notai che più volte compariva un colore ben definito. Sul davanzale della finestra aperta si trovava un vaso di fiori e un calendario con un gatto e una data segnata in rosso. Quando mi avvicinai per vedere meglio ciò che si produceva con tutti quelle provette sentii un tonfo. All’inizio pensai che fosse stato a causa di  un colpo d’aria, ma quando mi girai trovai Scott svenuto e pezzi di provette rotte a terra.
-Scott!-  mi guardai intorno per l’ennesima volta per capire che cosa poteva aver provocato quella reazione al licantropo. Il mio sguardo cadde sul vaso di fiori: aconito.
-O mio Dio! Scott non morire!-così mi affrettai a prendere una di quelle provette, me la misi in tasca, ma non potevo uscire da un laboratorio privato con Scott svenuto quindi optai per la finestra. Feci “scivolare” Scott giù dalla finestra (in effetti lo buttai giù dalla finestra, ma sono dettagli e poi è un licantropo! Le ossa sarebbero tornare nuove come prima e il dolore è una cosa momentanea!), poi scesi io e tornammo a casa mia.
Mio padre si era addormentato sul divano e non mi andava di svegliarlo, così portai Scott in camera mia e lo feci stendere sul letto. Aveva iniziato a respirare come prima, ma aveva ancora un po’ di difficoltà a reggersi in piedi o ad afferrare gli oggetti. Non poteva tornare a casa, quindi lo feci restare a dormire da me.
-Scott va meglio?-  chiesi togliendomi la maglia.
-Mmh… si molto. Grazie per l’aiuto. Volevi sapere chi è che aveva affittato il laboratorio, giusto? So solo che è una donna.-disse sedendosi a gambe incrociate.
-E che è un’amante dell’aconito… a meno che… - mi venne in mente che il branco di Alpha era in città da poco e chi meglio di loro sapeva dell’effetto dell’aconito sui licantropi. Avrebbe avuto senso affittare un magazzino per utilizzarlo come laboratorio. Infondo stavano cercando il Kanima e dovevano condurre degli studi per saperne di più… ma cosa centrava Annabeth?
-A meno che cosa? Stiles sai chi ha affittato quella stanza?- era una domanda a cui non sapevo dare una risposta certa, quindi decisi di non dare certezze a Scott anche perché so che avrebbe per prima cosa agito e poi pensato.
-No… o meglio ho un’ipotesi, ma non ho certezze quindi vorrei prima verificare e poi dirti tutto ciò che so. Tu però potresti scoprire chi è la misteriosa donna che ha avuto l’interesse per quella stanza.- dissi, rassegnato all’idea che quei pensieri mi avrebbero tormentato per i prossimi giorni a meno che non avessi chiesto l’aiuto della persona che poteva saperne  più di me.
-Ok andiamo a dormire? Sono stanchissimo.-  non era il solo ad essere stanco quindi andammo a letto (io dormii sul mio letto mentre Scott dormiva su due coperte stese per terra).
Il giorno dopo quando andammo a scuola incontrai prima Jackson e Danny che entravano a scuola senza parlare l’uno con l’altro (Danny aveva appena scoperto dell’esistenza del mondo sovrannaturale ed era ancora abbastanza sconvolto). Poi incontrammo Isaac che doveva parlare con Scott (credo che la definizione di parlare sia un po’ forzata, dato che secondo le mie teorie tra quei due c’è qualcosa di più che una grande amicizia) così restai da solo. Infine, prima di entrare in classe incontrai Lydia, Allison, Annabeth e Erica che parlavano e ridevano su non so che cosa. Mi avvicinai, dovevo chiedere una cosa ad Annabeth e non potevo farlo davanti a tutte loro.
-Annabeth dovrei chiederti una cosa. Potresti… ehm..-  le chiesi un po’ intimorito dagli sguardi di quel gruppetto di ragazze abbastanza pericolose per molti aspetti (e non potete darmi torto: due sono licantropi: un Beta e un Alpha, una è una cacciatrice e l’ultima è una di quelle ragazze che si sente dire pochissime volte la parola “No”) .
-Perché Stiles? Non puoi chiedergliela qui davanti a tutte noi?- si intromise Erica. Sembrava ci trovasse gusto a farmi sentire in imbarazzo, un po’ come il suo Alpha.
-Assolutamente no! Prima di tutto perché è una questione privata, e poi perché voi mi fate vergognare un sacco! Spero sia sufficiente come spiegazione.-risposi affrettato.
-Va bene Stiles, ma sbrighiamoci perché adesso abbiamo chimica e tu non stai molto simpatico a Harris.- per fortuna Annabeth aveva capito che mi sentivo davvero molto in imbarazzo davanti a quel gruppetto di volpi.
Dopo aver camminato per un po’ si sedette in un banco  nell’aula di chimica -Allora che cosa dovevi chiedermi?-
-Perché ti interessa la stanza 221?- le chiesi sedendomi di fianco a lei.
-Perché me lo chiedi? Oh, non me lo dire… sei andato a ficcanasare. Stiles! Maledizione! Dovevi  stare a casa a dormire non andare in giro di notte dopo quello che ti è successo! E poi Scott non doveva stare attento a te?- iniziò a parlare a vanvera.»
«Senti chi parla!»
«EHI! La vuoi finire Sourwolf?! Comunque riprendiamo da dove mi hai interrotto!
-Ieri sera siamo andati all’ospedale… la curiosità mi stava tormentando! Che ci potevo fare! In ogni caso tu come fai a sapere che Scott doveva star attento a me? O mio Dio! Tu… e loro… ti sei messa d’accordo con loro! Non ci posso cr…- venni interrotto.
-Se Stilinski è così gentile da chiudere quella bocca e far iniziare la lezione gli sarei molto grato.- e così iniziò la lezione di chimica. La parte peggiore/migliore della giornata doveva ancora arrivare. Dipende da come la si vuole vedere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il delirio di Rose:
Sono tornata. Pensavo di riuscire a pubblicare prima, ma non ci sono riuscita. Chiedo umilmente perdono! Comunque passiamo al capitolo. Ringrazio le anime pie che hanno recensito il capitolo precedente e chi recensirà questo capitolo. Poi spero che leyda sia felice perché ho inserito il calendario nella stanza 221 solo per lei! In ogni caso ci vediamo al prossimo aggiornamento (che non so quando sarà).

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Capitolo 8
*** Ricordi ***


Ricordi

Dopo la lezione di chimica venne la volta di educazione fisica. Ma la parte migliore (si fa per dire) doveva ancora venire… il coach aveva deciso di farci giocare a basket. Oserei dire che è stata una pessima idea, dato che Jackson-pericolo-pubblico-Whittemore mi ha tirato (volontariamente!) una pallonata dritta in faccia.»
«Si vede che non sai giocare… e poi scusa potevi anche evitarla o non giocare!»
«Ti ringrazio ancora una volta Derek per i tuoi commenti che mi fanno sempre o quasi risultare un idiota! Comunque io e il basket non andiamo molto d’accordo e ne sono consapevole. Vorrei sapere che cosa è successo a te,Derek, quel giorno. Avanti racconta!»
«Niente di che, a dirla tutta sono stato qui ad allenarmi tutto il tempo. Quindi continua pure a raccontare.»
«Uff… e va bene. Dopo quelle ore estenuanti di basket sono andato a cambiarmi con qualsiasi umano, mortale con un briciolo di materia grigia. Ed è lì che è cambiato tutto. Dato che quando sono nello spogliatoio inizio a parlare e parlare ci metto un secolo solo a togliermi la maglietta e mettermene una nuova, quindi fui uno degli ultimi ad uscire. Pensavo di esser rimasto solo quindi me la presi comoda, ma appena stavo per uscire quando venni preso da dietro e sbattuto contro un armadietto.
-Ma che diamine…?-dissi guardandomi intorno.
-Stiles… come va?-riconobbi quella voce.
-Di certo andrebbe meglio se mi lasciassi andare via. Che cosa vuoi Ethan? E per parlare esistono altri modi, come sedersi  e magari ordinare una bibita al bar, o ma dimenticavo che voi Alpha non avete tempo di fare queste cose. Inoltre non avete ancora appreso il significato di spazio personale o privacy. Comunque che cosa vuoi?- iniziai a sproloquiare come faccio sempre soprattutto quando sono a disagio.
-La vuoi smettere di parlare a vanvera di cose inutili. Piuttosto parliamo di cosa hai visto nel laboratorio all’ospedale.- allentò la presa su di me.
-Veramente, vorrei capire bene anche io cos’ho visto lì dentro. Perché è così importante per te sapere che cos’ho visto nel laboratorio?- chiesi abbastanza interessato alla risposta.
-Nulla che ti interessi, ma ti consiglio di non fidarti troppo delle persone che ti stanno vicino, soprattutto delle persone di cui pensavi di conoscere molte cose.- nascondeva qualcosa.
-Di che stai parlando? Che cosa vuoi dire?- la curiosità non mi avrebbe dato pace, dovevo chiedere.
-Ti sei mai chiesto perché di solito sei sempre uno dei pochi che viene a sapere le cose dopo un bel po’ e che rischia sempre la vita senza essere mai ringraziato? Sei sempre in prima linea, ma nessuno o pochi lo notano. Stiles sei sprecato qui, non preferiresti essere considerato di più e non essere sottovalutato? Avanti, sappiamo entrambi che vorresti fare di più. Proteggere tuo padre, le persone che ami e tutto ciò a cui tieni di più, ma ultimamente non stai facendo un gran lavoro. Voglio aiutarti. Veramente. Credimi, non sto mentendo.- aveva ragione, ma di sicuro il modo in cui voleva aiutarmi non mi sarebbe piaciuto.
-E in che modo vorresti aiutarmi? Poi cosa ci guadagneresti ad aiutarmi?- tutto ciò era sospetto.
- Offrendoti una cosa che non potresti mai avere con Scott, Derek e il loro branco. E poi avrei un amico in più, un amico intelligente.- affermò convinto della sua risposta.
-Il morso…- avevo capito di cosa stava parlando.
-Già. È un arma a tuo favore e poi sei abbastanza intelligente da capire come diventare Alpha. Non dirmi che non sei neanche minimante tentato da tale potere. Avanti Stiles è solo un po’ di dolore per un fine più grande.- continuò Ethan. Sapeva di esser in grado di convincermi se avesse avuto un po’ di pazienza e un po’ di fascino (cosa che aveva oserei dire).
-E tu sei abbastanza intelligente da sapere che i contro sono maggiori dei pro e che non accetterò. È vero, sono tentato e non poco dal potere che ti può dare il morso. Ma non sempre il morso ti aiuta, a volte uccide. Non voglio correre questo rischio, neanche se sapessi di sopravvivere. Ci sono abbastanza lupi mannari in questa città e lo sappiamo entrambi. Credo di poter andare ora se non ti dispiace.- dissi convinto cercando di andarmene via. Purtroppo venni bloccato nuovamente.
-Prima di andartene vorrei darti una cosa.- quando feci per girarmi verso di lui sentii una fitta al collo. Una serie di ricordi si insidiarono nella mia mente. Tutti molto confusi e che riguardavano una persona in particolare: Derek. Ma non erano dei ricordi che pensavo di avere anzi non credevo neanche di aver vissuto quelle situazioni, ma in quel preciso istante tutto cambiò. Era come se Derek era la persona che odiavo di più in tutta la mia vita, come se non potessi sopportare la sua vista. Perché in quei ricordi ce ne era uno in particolare che mi faceva odiare a tal punto quella persona: mio padre colpito ripetutamente dall’Alpha di Beacon Hills.
-Che… che mi hai fatto?-chiesi dolorante.
-Ti ho aperto gli occhi Stiles. Pensaci un po’ su ciò che ti ho detto. Tanto… sai dove trovarmi.-e detto questo se ne andò lasciandomi solo nello spogliatoio.
Dopo pochi minuti uscìì da quel luogo e mi diressi a lezione di non mi ricordo quale materia. Non prestavo attenzione a nulla di ciò che accadeva intorno a me, ero troppo concentrato a capire ciò che mi era appena successo. Dopo un paio di riflessioni andate a male, per via di incongruenze e del suono della campanella che segnava la fine delle lezioni, venni riportato alla realtà dalla voce di Annabeth che mi avvertiva di questa sera.
-Questa sera vengo da te a tenerti d’occhio e non cercare scuse di alcun tipo, tanto non cambio idea… vengo dopo cena, va bene?-prestai attenzione parzialmente a ciò che mi aveva appena chiesto.
-Si, vieni a cena da me per le sette e mezza… a dopo- confermai pensieroso. Detto ciò mi infilai in macchina.
-Veramente ti ho detto che venivo dopo cena, ma se a te non dispiace va bene…- non ebbe neanche il tempo di rispondere che ero già partito per tornare a casa.
Dopo aver dormito per un paio di ore. Giusto il tempo di capire ciò che mi era successo e far sparire quel maledetto mal di testa. Per fortuna il mal di testa sparì mente il tentativo di capire ciò che mi era successo era stato vano. Era le sette e venticinque e il campanello suonò.
-Annabeth che diamine ci fai qui?- chiesi confuso dalla visita della ragazza.
-Che vorresti dire? Sono qui perché ti devo tenere d’occhio. Ma ti senti bene?- disse convinta guardandomi male.
-Certo che mi sento bene. Quindi resti a cena e poi a dormire? Ok allora aggiungo un posto in più per te a tavola.-dissi dirigendomi in cucina.
-Sicuro? Perché a me non sembra. Fa sentire.- disse appoggiandomi una mano sulla fronte per sentire se avevo la febbre.
-Visto? Sto bene. Tra poco dovrebbe arrivare mio padre quindi mangiamo, usciamo a farci una passeggiata e poi rientri dalla finestra ok?- non le diedi neanche il tempo di aprire bocca che mi ero rimesso a cucinare.
-Ti serve una mano?- chiese guardandomi storta.
-No, tranquilla.-risposi continuando ad armeggiare con coltelli, mestoli e padelle. Passata una buona mezzoretta arrivò mio padre che si sorprese di avere ospiti a cena.
-Stiles potevi avvertire che avremmo avuto ospiti a cena.-disse presentandosi ad Ananbeth.
-Scusa pa, me ne sono dimenticato.-dissi servendo pollo e patate al forno.
Appena iniziammo a mangiare mio padre iniziò a parlare e a far domande.
-Allora da quanto state insieme?- dopo questa domanda sia io che Ananbeth ci stavamo per strozzare. Dovevo aspettarmi una domanda del genere da mio padre.
-Ma che cavolo… noi non stiamo insieme. Siamo solo amici, tutto qui.-queste sono il genere di domande che mi mettono in imbarazzo.
-Giusto, siamo solo amici. A Stiles piace qualcun altro. Vero?- affermò convinta.
Dopo questa conversazione alquanto imbarazzante calò il silenzio(ancora più di prima). Finimmo in fretta la cena così da defilarci da altre domande equivoche.
-La riaccompagno a casa, ci vediamo dopo.-dissi uscendo da casa mia.
-Arrivederci Sceriffo. È stato un piacere conoscerla.-e così anche Annabeth uscì da casa mia più veloce di un fulmine.
-La prossima volta non vengo a cena, sappilo.- esclamò sorridendo.
-Hai decisamente ragione. Solo una cosa: a chi ti stavi riferendo prima?-non ero sicuro di volerlo sapere.
-Lasciamo stare, eh? Comunque ora dove andiamo?-
-Boh, non lo so. Hai preferenze?- chiesi fermandomi nel bel mezzo del marciapiede.
- Conosco un posto poco dopo la fine di Beacon Hills.-rispose.
-Ok, allora andiamo.- salimmo in auto e superammo il confine della città. Dopo dieci minuti ci fermammo davanti ad una fitta foresta.
-Una foresta?- chiesi indicando con una torcia la boscaglia davanti a noi.
-Seguimi e non fare domande.-rispose entrando nel buio totale.
Camminammo per un bel po’ fino ad arrivare davanti ad un prato che terminava in una rupe da cui si aveva una magnifica panoramica.
-Wow… - fu l’unica cosa che riuscii a dire. C’era una vista davvero fantastica.
-Lo so…-  era uno dei posti più belli che avessi mai visto. Purtroppo i momenti belli tendono sempre a finire troppo presto…
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Ok, sono tornata dopo una lunga pausa. Dovevo riordinare le idee e cercare di andare avanti. Spero che questo capitolo sia recensito da più persone rispetto a quello precedente. Anche perché questo capitolo è forse il penultimo prima dell’inizio del vero casotto. Bene ci sentiamo al prossimo capitolo (che dovrei pubblicare entro la fine del mese). Buone feste e buon anno a tutti. Un bacione, Rose.

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Capitolo 9
*** Graffi e teorie ***


Graffi e teorie

«Passammo una buona mezz’ora a fissare il panorama senza fiatare.
-Dovremmo andare, lo sai?-interruppe il silenzio Annabeth.
-Hai ragione, posso farti una domanda?- mi sentivo felice e triste allo stesso tempo e non sapevo perché ero così carico di energia.
-Oltre a questa che mi hai appena fatto? Certo.- e si mise a ridere. Si alzò, si incamminò verso il bosco, si girò e aspettando che la raggiungessi.
-Da quanto tempo conosci Derek?- era una domanda che mi continuava a perseguitare da un po’.
-E tu come fai a sapere che lo conosco?- non era esattamente la risposta che mi aspettavo quindi decisi di insistere.
-Vi ho visti fuori da scuola. Allora?- mi guardò un po’ stupita.
-Da un bel po’ di tempo, perché?- veramente neanche io sapevo perché mi interessava tanto saperlo.
-Pura curiosità… quindi lo conoscerai molto bene.- mentre parlavamo avevamo già attraversato metà bosco.
-Si, lo conosco molto bene. Ora dimmi veramente perché lo volevi sapere.-
-Te l’ho detto, pura curiosità. Credimi! …Non mi credi, vero?- mi girai a guardarla. Scosse la testa per negare e si mise a ridere. Avevo capito al volo il perché di quella risata: essendo un licantropo aveva capito che non avevo detto del tutto la verità. Maledizione ai super-sensi da lupi mannari, sono peggio delle macchine della verità.
-Devo proprio risponderti? Comunque non è per farmi i fatti tuoi, era per capire il senso di quella domanda. Sembri diverso dagli altri giorni… ti è successo qualcosa?- improvvisamente era diventata seria. Salimmo in macchina e aspettai a risponderle. Credo di essermela presa comoda, dato che fino a casa non proferimmo parola.
-Allora? Mi rispondi di tua spontanea volontà o devo attuare le maniere forti, e fidati sono abbastanza brava su quelle cose!- spazientita sbuffò questa lamentela, così mi decisi a risponderle (più o meno!)
-Te lo spiego dopo. Entra dalla finestra e cerca di non fare troppo rumore.- dissi entrando come le normali persone civili, ovvero dalla porta d’ingresso. Cercai di non farmi notare troppo da mio padre così da non fermarmi a parlare del più e del meno. Entrai in camera e spalancai la finestra per far entrare Annabeth.
-Non mi è successo niente di ché.. ho solo parlato con Ethan e basta.- rimase paralizzata al suono di quelle parole infatti dovetti ripetere la stessa frase almeno un paio di volte.
-Spero che tu stia scherzando! Non avete solo parlato. Vero?- avevo capito dove voleva andare a parare: molto probabilmente, secondo lei, aveva minacciato il branco di Beacon Hills usando come tramite quello più comodo, ovvero me. In effetti credo che ci sia riuscito, ma non voglio svelare granché.
-Mi ha offerto il morso e.. stai tranquilla non ho accettato. E poi…- mi interruppi per pensare a cosa dire per non farla preoccupare, ma i miei pensieri vennero interrotti da una domanda che chiesi di ripetere dato che non l’avevo sentita.
-E poi? Cosa?- scartai l’idea di mentire a priori dato che non avevo possibilità di passarla liscia in quel modo, quindi optai per un a piccola verità.
-E poi sono uscito da scuola per andare a lezione dove c’eri tu che mi hai detto che venivi a cena. E comunque riguardo a quello che mi hai detto prima, non sono diverso. Mi faceva solo un po’ male il collo, tutto qui.- iniziò a boccheggiare. Non riusciva a dire una parola.
-Tutto bene?- le chiesi.
-S-si… forse è meglio se andiamo a dormire.- disse sedendosi sul letto. Si mise a fissare qualcosa che non capii.
-Hai ragione.- detto questo mi alzai e mi tolsi la maglia e quando mi misi la t-shirt che usavo come pigiama Annabeth mi disse una cosa che mi imbarazzò.
- Aspetta… togliti la maglietta.- disse convinta alzandosi dal letto e avvicinandosi a me.
-Cos… perché? Non so se… sai.. è il caso..- naturalmente avevo inteso male.
-Ma che cavolo? Non per quello. Senza offesa Stiles, ma non è che sei esattamente il mio tipo. Sbrigati!- disse imbarazzata. Feci come mi aveva detto.
- Girati!- ordinò. In quel momento pensai molto male, ma a mia discolpa posso dire che mi sbagliavo.
-Cos…cosa?- continuavo a pensare male, ma non potete darmi torto.
­-Stiles! Fallo e basta! E smettila di pensare male!- mi girai e cercai di fare come aveva detto.
-Sai che questo silenzio è abbastanza inquietante, vero?- cercai di capire che cosa stava facendo dato che c’era un po’ troppo silenzio. Subito dopo aver posto quella domanda sentii una mano calda toccare il mio collo, che improvvisamente mi face male. In tutta risposta a quel dolore mi allontanai toccandomi la ferita che continuava a provocare dolore.
-Scusa… non volevo farti male. Chi te l’ha fatto?- non sapevo cosa rispondere. Non volevo far preoccupare nessuno.
-Possiamo evitare di parlarne? Ho sonno… vuoi dormire sul letto?- il sonno iniziava a farsi sentire veramente. Ero a pezzi.
-Non ho sonno, tu comunque vai pure a dormire io resto ancora un po’ qui.- e si sedette vicino alla finestra.
Quello che successe dopo è tutto un sogno o un incubo che dir si voglia. Quando mi svegliai pioveva interrottamente.
-Che… che ore sono?- ero ancora mezzo addormentato e vedevo tutto sfocato.
-Le 10:30. Come va il collo?-
-Il collo sta bene, considerando che è ancora attaccato al resto del corpo. Mio padre?- il mio solito sarcasmo mattutino… dovrei provare a controllarmi.
-È uscito un’ora fa. Bene direi che quello che dovevo fare, l’ho fatto. Ora mi levo dai piedi.- e così dicendo si alzò e silenziosamente  si diresse verso la porta. Prima di uscire si girò e mi chiese di usare il bagno. Appena andò in bagno mi vestii e decisi che l’avrei accompagnata a casa dato che fuori pioveva. E poi volevo sapere perché ieri sera era così spaventata da quello che poteva essermi accaduto.
Dopo pochi minuti uscì dal bagno e le dissi che l’avrei accompagnata a casa.
-Non ce ne bisogno Stiles.- insistette. Tanto non avevo niente da fare o così volevo credere.
-Tanto non ho niente da fare. E poi fuori piove.- ok le argomentazioni non erano il massimo, ma me le sono dovuto inventare sul momento.
-Stiles, davvero. Resta qui.- era testarda e non c’era verso di farle cambiare idea. Così decisi di lasciar perdere perché per il momento era una causa persa. Così la salutai e mi rifugiai in un angolo sperduto nella mia mente a pensare a quello che negli ultimi giorni, settimane, e nell’ultimo anno mi era successo. Il mio migliore amico era diventato un lupo mannaro, Peter era morto e poi resuscitato e Derek era diventato l’Alpha che come hobby aveva quello di mordere adolescenti con gli ormoni a mille e complessati, Jackson era diventato un Kanima e anche lui era tipo morto e poi tornato in vita. Ero giunto alla conclusione che Beacon Hills era praticamente invasa da mutaforma, che ovunque mi giravo trovavo qualche strana creatura pronta ad attaccarmi (neanche avessi un bersaglio luminoso sulla schiena con su scritto GUARDAMI SONO QUI! ), e che si stava creando un’allegra combriccola di aspiranti Gesù Cristo(neanche di cognome facessero Winchester!). Poi erano arrivati gli Alpha e tutto si era complicato. Ora Annabeth mi aveva messo la pulce nell’orecchio e la curiosità mi perseguitava.
Uscii di casa, presi la Jeep e cercai di raggiungere Ananbeth. Dopo più di cinque minuti di giri senza sosta e senza risultati la trovai a vicino alla riserva.
-Te l’avevo detto che era meglio se ti facevi dare un passaggio!- le dissi aprendole la portiera e facendola salire.
-Ok, forse avevi ragione. Ma avevo bisogno di pensare.- e chi non ha bisogno di pensare. Ma in questi casi pensare razionalmente è impossibile. Perché in ogni gioco ci sono delle regole diverse che vanno rispettate.»
«Stiles piantala di filosofeggiare!»
«Zitto Sourwolf! Sei solo geloso perché io sono capace di formulare frasi con più di quattro parole senza alcuno ringhio e tu no!
-Cosa pensi che abbiano in mente?- chiesi continuano a guidare verso casa Hale.
-Chi?-
-Gli Alpha. Insomma, per cosa sono venuti qui? avranno uno scopo.- erano qui da meno di una settimana e già erano riusciti a creare scompiglio.
-Non lo so, ma di sicuro non è niente di buono. Alla fine non mi hai detto se è stato Ethan a farti quei graffi sul collo.- maledizione alla curiosità delle persone e ancora di più a quella licantropesca!
-Si, ma perché ti interessa così tanto?- non sapevo se volevo sapere la risposta oppure no.
- Così. Sai, non ci si può aspettare nulla di buono da uno di loro.- stava mentendo e con o senza i super sensi da lupo mannaro si poteva capire, ma decisi di lasciar stare.
Quando arrivammo davanti a casa Hale la salutai e tornai a casa. Ora posso anche lasciar parlare te, Peter.»
«Grazie. Quando tornò a casa era per metà bagnata fradicia e sembrava preoccupata. Neanche aveva messo piede in casa che mi raccontò tutto.
-E poi aveva dei graffi sul collo e sembrava tipo irrequieto.- inizialmente non avevo capito che cosa intendesse con quella frase.
-Ok, aveva dei graffi, tutto qui. Pensavano che facendo dei piccoli graffietti a Stiles saremmo caduti nel panico? Beh hanno sbagliato tattica per tenerci a bada. –mi guardò sconcertata, come se avessi detto una cavolata di proporzioni stratosferiche. Dopo pochi secondi capii a che cosa si stava riferendo.
-Ho capito quello che vuoi dire…-  la domanda sorgeva spontanea.
-Bene, che cosa facciamo?- per la prima volta non sapevo come agire.
- L’unica cosa che possiamo fare è aspettare e magari parlarne con il branco.- e di nuovo quell’espressione sconcertata comparve.
-Aspettare?! Si e magari prendiamo un the insieme a loro e parliamo di quant’è dura la vita per noi licantropi! Io non aspetterò un bel niente, anzi! Vado a vedere che cos’hanno in mente.- ecco che i soliti litigi affioravano. Era come parlare con un muro.
-Al massimo vai a farti uccidere. Non ho detto che ci metteremo da parte. semplicemente cercheremo di capire che cos’hanno fatto a Stiles e magari anche cosa vogliono.-
-Abbiamo fino a lunedì per capire che cosa gli hanno fatto. Forse è meglio chiamare il branco subito, non credi?- wow, mi sorprendo di me. Ero riuscito a farla ragionare!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Sono tornata. Lo so che avevo detto che avrei pubblicato entro fine gennaio, ma i problemi nascono come funghi  e non sono riuscita a finire il capitolo entro il tempo che mi ero stabilita. Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero in un bel po’ di recensioni ;)
Bacioni
Rose

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