The Little Mermaid. di Robene (/viewuser.php?uid=226376)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1/?. ***
Capitolo 2: *** 2/?. ***
Capitolo 3: *** 3/?. ***
Capitolo 4: *** 4/?. ***
Capitolo 5: *** 5/?. ***
Capitolo 1 *** 1/?. ***
The
Little Mermaid.
Parte
1.
Chiude
la cerniera dello zaino con un sorriso soddisfatto, guardandosi intorno
nella
sua stanza alla ricerca di qualcosa che potrebbe essersi dimenticato;
è un
disastro come al solito, con vestiti gettati ovunque e pacchetti vuoti
di
patatine, risalenti all'ultima volta che Niall e Liam sono venuti a
stare da
lui per il weekend, abbandonati sul pavimento e sulla scrivania. Sua
madre l'ha
rimproverato più di una volta per il disordine, ma Louis non
ha mai mosso un
dito per rimediare: la sua stanza a lui piace così
com'è, e non ha mai permesso
a nessuno di entrarci per mettere tutto a posto, nemmeno alle cameriere
quando
era piccolo, perché è sempre stato esageratamente
geloso delle proprie cose.
Recupera
il portafoglio e il cellulare da sotto le lenzuola del suo letto
sfatto, infila
entrambi nelle tasche dei pantaloni, e prima di uscire dalla camera si
guarda
allo specchio; ridacchia pensando all'espressione sospettosa sul viso
di suo
padre quando gli ha detto che avrebbe passato la notte da Liam, ha
sicuramente
capito che era l'ennesima balla, ma non è un suo problema:
dopotutto è stato
lui a proibirgli di essere se stesso alla luce del sole, la scelta di
farlo
mentendogli è una semplice conseguenza del suo divieto. Si
sistema il ciuffo
sulla fronte con un sorriso malizioso a piegargli le labbra, poi mette
lo zaino
in spalla ed esce dalla sua camera premurandosi di chiudere la porta a
chiave;
ha scoperto quasi per caso che le sue sorelle hanno la brutta abitudine
di
entrarci quando lui non c'è, per fare chissà che
cosa, e ha dovuto prendere
provvedimenti.
La
villa in cui abitano è davvero troppo grande, perfino per
una famiglia di sette
persone come la sua, e quella continua ostentazione della loro
ricchezza a
volte gli fa schifo: la prima volta che ha portato Niall a casa con
lui, ha
visto negli occhi blu del suo migliore amico un senso di inadeguatezza
che l'ha
fatto sentire in colpa per ore. Con quel ricordo amaro nella mente,
entra nel
salotto per salutare la sua famiglia: le gemelle gli corrono subito
incontro e
si aggrappano ad entrambe le sue gambe come due piccoli koala,
facendolo
sorridere mentre accarezza le loro teste, dopo aver posato a terra lo
zaino con
i vestiti che indosserà non appena sarà a casa di
Liam.
– Sto
uscendo, – annuncia quando le sue sorelline allentano la loro
presa,
avvicinandosi al divano per schioccare un bacio sulla fronte di Fizzy e
scompigliare i capelli a Lottie, sedute vicine e intente a spettegolare
come
loro solito; si sporge oltre la spalliera per dare un bacio anche alla
madre,
poi guarda dritto negli occhi di suo padre e sorride, – non
telefonatemi a meno
che non sia necessario, ok? Detesto quando interrompete le mie serate
con i
ragazzi per sapere solo se sto bene.
– Non
credo che sia una buona idea, – bofonchia Liam, come ogni
volta, mentre sono in
coda per entrare nel locale che Niall ha suggerito per quella notte;
è sempre
lui a tentare di dissuadere gli altri due, senza mai riuscirci, e anche
questa
volta Louis si volta verso di lui e ride della sua espressione
tentennante.
–
Nessuno ti costringe, Li, – lo punzecchia, mentre Niall
ridacchia e cinge le
spalle di Liam con un braccio, baciandogli con tenerezza una guancia,
– se hai
paura, lo sai, puoi rimanere a casa.
Il
ragazzo sbuffa, arrossendo un poco e mettendo su un broncio adorabile
che fa
ridere il più grande.
– Non
posso lasciarvi soli, combinereste qualche disastro come l'ultima
volta, –
ribatte, incrociando le braccia sul petto; se non sapesse che Liam ha
davvero
paura che possano fare qualcosa e ficcarsi nei guai, Louis riderebbe
dei suoi
tentativi sempre uguali di trattenerli, perché sembra
davvero che abbia
studiato a memoria un copione.
–
Allora sei costretto a venire con noi, – ribatte Niall con un
sorriso,
stringendolo in un abbraccio e posando le labbra sulle sue per uno dei
loro
soliti baci affettuosi e al limite del melenso; Louis ridacchia,
guardando il
modo in cui Liam si rilassa quasi istantaneamente al contatto della
bocca di
Niall sulla propria, e una mano va a sistemare ancora una volta il
ciuffo di
capelli sopra la fronte, quasi come se fosse un tic nervoso; la fila
comincia
finalmente a scorrere, e dopo un'altra manciata di minuti sono dentro
il
locale.
Louis
ha sempre pensato che tra Niall e Liam potesse, dovesse,
esserci
qualcosa di più; ma Niall, con la sua solita
sincerità disarmante, ha negato
più di una volta la possibilità di una relazione
tra di loro diversa da quella
attuale. Liam è etero fino al midollo, dice sempre
ridacchiando, e i baci che
di tanto in tanto si scambiano sono dettati da un amore completamente
fraterno;
si conoscono da quando erano nella culla, aggiunge ogni volta, sarebbe
strano
pensare di poter voler qualcosa di più da una persona che
per lui rappresenta
un secondo fratello. E Louis, pur volendo, non insiste mai; se Niall
gli dice
una cosa, è sicuramente la verità; non
è mai stato capace di mentire, non a lui
almeno, e le poche volte che ha tentato di farlo, come quando ha
cercato di
nascondere la cotta che aveva nei suoi confronti, il suo corpo l'ha
tradito: le
sue guance diventano sempre rosse quando dice una bugia, e i suoi occhi
guardano ovunque tranne che verso quelli della persona con cui sta
parlando.
È
seduto al banco del bar da qualche minuto, Louis, e non riesce a
smettere di
osservarli mentre ballano insieme, ridendo e scherzando tra di loro
mentre le
mani accarezzano le spalle e i fianchi; ha bevuto abbastanza da non
sentirsi in
colpa nel riportare alla mente i momenti in cui le mani di Niall erano
sul suo
corpo, sotto i vestiti, e la sua bocca accarezzava con dolcezza tutta
la pelle
che riusciva a raggiungere mentre era steso sul letto accanto a lui;
avevano
quindici e diciassette anni, ed era la sua prima volta. Louis si era
sentito
strano mentre rubava la verginità al suo migliore amico, e
gli occhi di Niall
erano sgranati e acquosi nel momento in cui era entrato nel suo corpo
con tutta
la cura e la calma del mondo; Louis aveva riso della sua espressione
scioccata
e un po' imbarazzata quando era venuto senza alcun preavviso tra i loro
corpi
allacciati, ma l'aveva baciato con dolcezza per fargli capire che
andava tutto
bene, che non c'era niente di cui preoccuparsi, prima di riprendere a
spingere
nel suo corpo e raggiungere a sua volta l'orgasmo.
– Va
tutto bene, Lou? – è proprio la voce di Niall a
riportarlo alla realtà,
sovrastando il volume della musica, e Louis non può fare
altro che ridere e
annuire, allungando le braccia per avvolgerle intorno al suo torace e
tirarselo
più vicino; il ragazzo sorride divertito, chinandosi appena
per abbracciarlo a
sua volta ed appoggiare il volto nell'incavo tra il suo collo e la
spalla.
–
Pensavo a quando siamo stati a letto insieme, – mormora Louis
in tono
cospiratorio, direttamente nel suo orecchio, la risata che torna ad
affiorare
alle sue labbra mentre gli accarezza schiena; Niall è
sicuramente arrossito,
sente il calore della sua guancia contro il collo, ma sa che sta
sorridendo:
non hanno mai avuto problemi a parlare tra di loro di ciò
che è successo quella
volta, sono sempre stati abbastanza tranquilli a riguardo. La
risata di
Niall, infatti, accompagna la sua pochi secondi dopo.
– Per
questo sei sull'attenti? – domanda il ragazzo, posando un
bacio leggero sulla
sua spalla prima di sciogliere l'abbraccio e guardarlo con palese
divertimento nelle
iridi blu. Louis guarda verso il basso, sorpreso dalle sue parole, e
ride
ancora più forte quando vede il rigonfiamento nel cavallo
dei propri pantaloni;
dovrebbe essere imbarazzato e cercare di nascondere l'evidenza come
farebbe una
persona normale, ma tutto ciò che riesce a fare è
chiedersi come possa non
essersene accorto prima.
– Uh,
probabile, – ammette senza problemi, un sorriso ancora
più ampio sul volto, –
eri eccitante mentre cercavi di scusarti per essermi venuto addosso
dopo
nemmeno cinque minuti.
–
Coglione, – lo apostrofa Niall, ridendo e dandogli uno
schiaffo divertito sulla
spalla, prima che anche Liam li raggiunga con un'espressione
interrogativa sul
viso; Louis sbuffa, un brillio allegro negli occhi chiari, e scende
dallo
sgabello su cui è seduto con un balzo.
–
Vado a cercare qualcuno disposto a rimediare a questa, –
spiega, ridendo e
accennando con il capo all'erezione che i suoi pantaloni troppo stretti
non
camuffano nemmeno un po'; Liam arrossisce, perché pur
essendo abituato alla schiettezza
di Louis certe cose ancora lo mettono tremendamente in imbarazzo, e si
volta in
fretta verso Niall, che ridacchia gongolante.
–
Sesso sicuro, Lou! – grida quello, un secondo prima che il
suo migliore amico
venga inghiottito nella calca di ragazzi e ragazze che ballano sulla
musica
troppo alta.
Louis
sente gli sguardi un po' nervosi che Liam gli riserva con la coda
dell'occhio,
mentre sta stravaccato sul sedile passeggero della piccola auto di
seconda mano
che i Payne hanno comprato al figlio dopo che ha superato l'esame per
la
patente; Niall si è appisolato sui sedili posteriori non
appena sono saliti in
macchina, il suo respiro pesante e regolare riempie l'abitacolo, e Liam
guida
in silenzio per le strade ancora trafficate della città,
diretto a casa sua.
– Se
vuoi dirmi qualcosa dovresti farlo, – borbotta Louis
all'ennesimo sguardo,
staccando il viso dal finestrino e voltandosi direttamente verso di
lui, – le
tue continue occhiate sono fastidiose.
Liam
si morde l'interno della guancia con le sopracciglia appena aggrottate.
–
Dovresti smetterla, Lou, – mormora, fermandosi a un semaforo
rosso e
fronteggiandolo, – di bere così tanto, di scoparti
sconosciuti nei bagni, di
ridurti in questo stato pietoso usando me e Niall come coperture con i
tuoi genitori,
– continua, alzando la voce e gettando subito un'occhiata ai
sedili posteriori
per controllare che l'altro ragazzo stia ancora dormendo.
La
risata di Louis è bassa e amara, irritata, e i suoi occhi
azzurri sono troppo
freddi quando li riporta in quelli castani dell'amico, le labbra
piegate in una
smorfia che potrebbe lontanamente ricordare un sorriso, i denti piccoli
e
bianchi scoperti; Liam rabbrividisce d'istinto, e stringe
più forte il volante.
–
E poi? – ribatte, con una voce così spenta che
Liam si pente di aver intavolato
il discorso; non sa cosa si prova ad essere costretto a nascondersi,
non l'ha
mai saputo e ne è felice, ma le cose stanno diventando
troppo pesanti e
soffocanti, non riesce più a tenersele dentro. –
Dovrei fare quello che vuole
mio padre, cercarmi una ragazza di buona famiglia, portarmela
all'altare, fare
tanti figli ed essere infelice per tutta la vita? Questa è
l'unica libertà che
mi è concessa, Li, non giudicarmi se voglio viverla.
– Non
ti sto giudicando, non potrei mai farlo, – mormora subito
l'altro, un po' sulla
difensiva ma comunque sincero, allungando una mano per sfiorare quella
dell'altro abbandonata sul sedile, – ho solo paura; vedo
quando stai male ogni
volta, vedo che non sei felice, Lou. Io... scusa, davvero, non volevo
peggiorare la situazione, è che sono preoccupato per te,
– distoglie ancora una
volta lo sguardo, puntando gli occhi sul semaforo e mordendosi ancora
più forte
l'interno della guancia, fino a sentire il sapore del sangue sulla
lingua.
Louis
non risponde e volta di nuovo il capo verso il finestrino, e Liam
vorrebbe
tornare indietro nel tempo per evitare quella discussione; e se avesse
rovinato
tutto, con quelle parole? Louis non vuole la pietà di
nessuno, né la
compassione; avrebbe dovuto tenere a freno la lingua, probabilmente non
vorrà
neppure parlargli ancora, adesso. Il semaforo diventa verde, e un
secondo prima
che riparta Liam sente la mano dell'altro ragazzo posarsi sulla sua
gamba,
vicino al ginocchio.
– Non
preoccuparti per me, Li, – la sua voce è un
bisbiglio quasi inudibile, ma per
Liam è come tornare a respirare dopo essere stato in apnea
per minuti interi, –
starò bene, prima o poi.
Salve,
bellezze! Irene ed io non abbiamo abbandonato questa avventura/follia,
non vi
preoccupate. :D
Questa è la prima parte del nostro lavoro sulla Sirenetta,
scritta da me (sono
Roberta, lol), che ha deciso per conto proprio di diventare una long;
non so
ancora con esattezza quanti capitoli avrà, ne prevedo circa
una decina più uno
bonus che sto progettando, e sarà aggiornata una volta a
settimana, la
domenica, salvo imprevisti di qualche genere. Nel caso qualcosa ci/mi
impedisca
di pubblicare un capitolo, lo faremo/farò comunque il prima
possibile.
Btw,
questo capitolo è una specie di introduzione
all’AU che abbiamo immaginato,
come avrete capito, e più avanti succederanno un sacco di
casini perché, oh, l’avete
visto La Sirenetta della Disney, almeno una volta nella vita, no? ;)
Speriamo
vi sia piaciuta, ci aggiorniamo domenica prossima! ♥
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Capitolo 2 *** 2/?. ***
The Little Mermaid.
Parte
2.
– Me ne vado, – mormora, certo che Niall lo stia
ascoltando nonostante la
televisione accesa a volume alto; sono sdraiati sul divano di casa
Horan,
mentre si infila una manciata di popcorn in bocca, masticando
lentamente, e in
un attimo si sente addosso lo sguardo interrogativo dell'amico, gli
occhi
ancora fissi sullo schermo, microscopico rispetto a quello che
c'è nel salotto
della sua villa schifosamente esagerata, – voglio scappare di
casa.
Niall
emette un verso a metà tra un guaito e un gemito incredulo,
spegnendo di colpo
la televisione e posando a terra la ciotola con i popcorn che suo
fratello ha
preparato prima di uscire; lo costringe a girarsi verso di lui
appoggiandogli
le mani sulle guance e manovrandolo come un bambolotto, e Louis
incrocia i suoi
occhi per la prima volta da quando hanno cominciato a vedere il film:
sono
sorpresi, sgranati, e la sua bocca è piegata in una smorfia
incredula.
– Mi
prendi per il culo, vero? – domanda, il tono più
duro di quanto lui stesso si
aspettasse; Louis accenna un sorriso, e Niall è quasi sicuro
che stia per fare
una delle sue solite battutacce riguardo a quando l'ha letteralmente
preso per il culo, ma l'altro scuote il capo e riporta gli occhi sulla
televisione spenta.
– Voglio
andarmene da lì, – riprende, con quel tono basso e
un po' strascicato che usa
solo quando vuole spiegare qualcosa su cui ha meditato giorni e notti,
– sto
facendo un sacco di stronzate da quando mio padre ha scoperto che sono
“uno
sporco finocchio che rovinerebbe la sua reputazione”,
– mima le virgolette con
le dita, per aria, una smorfia amara che adesso colora il suo viso,
– e l'altra
sera ho capito che comportarmi così non fa bene
né a me né a voi; Liam era
davvero preoccupato mentre parlava e... – si ferma,
sospirando; sa che adesso
Niall penserà che sia stato Liam a mettergli quell'idea in
testa, ma non è
così, non è affatto così: gli ha solo
aperto gli occhi, dopo due anni in cui si
è tenuto dentro tutto quello che avrebbe voluto dirgli,
probabilmente, dalla
prima volta che l'ha incastrato in quella storia.
– Cosa
vi siete detti? – domanda Niall dopo qualche attimo di
silenzio, afferrando con
decisione e dolcezza la mano che l'amico ha abbandonato sul suo stesso
grembo
quando ha spostato i popcorn; è un po' irritato, non
può negarlo, e dentro di
sé sta maledicendo Liam per aver parlato di qualcosa di
così importante con
Louis senza metterlo al corrente: è il suo migliore amico,
cazzo, dovrebbe
essere informato di questo genere di cose.
– Ha
parlato quasi solo lui, – commenta il più grande,
accennando un altro sorriso,
– ha detto che è preoccupato per me, che vede che
sono infelice; pensa che mi
stia buttando via con questa vita, in poche parole; e ha ragione, Ni,
ha
fottutamente ragione, lo so, – conclude alzando appena il
tono di voce.
– E
credi che questo sia il modo migliore di risolvere la situazione? Che
scappando
di casa potrà cambiare qualcosa? – chiede, lo
scetticismo più evidente di
quanto volesse, nella sua voce. – Se te ne vai farai
preoccupare tua madre e le
tue sorelle, e sai che faranno il diavolo a quattro per ritrovarti;
dovrai
nasconderti da tutto e tutti, – e appena pronuncia quelle
parole sa di aver
detto la cosa sbagliata: Louis si volta verso di lui con gli occhi
più lucidi
del solito, le labbra che tremano mentre si piegano in un sorriso
triste.
–
E non è quello che faccio già, tutti i giorni?
– mormora sconfitto, prima che
le lacrime comincino a scivolare sulle sue guance; Niall non
può fare altro che
insultarsi mentalmente, allungandosi sul divano per stringerlo tra le
braccia e
lasciare che si sfoghi contro di lui: Louis non ha la lacrima facile,
cerca
sempre di mostrarsi più forte di quello che è
veramente, di nascondere quello
che sente davvero con battute idiote e sorrisi preconfezionati, e
vederlo
piangere è uno strazio.
Gli
accarezza la schiena, risalendo verso il collo e la testa, infilando le
dita
tra i suoi capelli castani e profumati, e gli bacia più
volte la fronte mentre
rimugina su quello che gli ha appena detto; andrebbe dritto da suo
padre a
spaccargli la faccia e forse qualcos'altro per tutto ciò che
lo sta
costringendo a fare, perché maledizione, Louis è
un ragazzo meraviglioso e non
si merita niente di tutto quello. La spalla su cui il suo migliore
amico ha
appoggiato il viso brucia per le lacrime che la bagnano, e un
singhiozzo sfugge
dal suo controllo senza che se ne renda pienamente conto.
–
Va bene, – sussurra dopo qualche minuto, e non sa se
all'amico o a se stesso,
stringendolo più forte e baciandogli i capelli
finché non lo sente rilassarsi
contro di sé, – se è quello che vuoi,
se vuoi provare a vivere davvero di testa
tua, non farò niente per fermarti; ma verrò con
te, sappilo, non ti lascerò da
solo. Non sarai mai solo, – conclude,
sentendosi fin troppo melenso nel
pronunciare quelle parole, ma allo stesso tempo completamente sincero:
non lo
abbandonerà, sarà sempre al suo fianco qualsiasi
cosa succeda. È così che
funziona tra migliori amici, no?
Avverte
la risata incerta e bassa del ragazzo contro la spalla umida, prima che
Louis
alzi il viso e lo baci con dolcezza e affetto sulle labbra, appoggiando
le mani
sulle sue guance e tenendo gli occhi fissi nei suoi; Niall risponde al
bacio
asciugando le lacrime che ancora sono sul suo viso con i pollici, e
quando si
separano appoggia la fronte contro la sua e sorride appena.
–
Non riuscirò mai a liberarmi di te, non è vero?
– domanda Louis, sfiorando il
suo naso con il proprio mentre le sue labbra si piegano in un sorriso
vero,
finalmente rilassato e divertito.
–
No, Lou, – risponde l'altro con una risata leggera, felice di
essere riuscito a
risollevargli il morale, prima di baciarlo ancora una volta con tutto
l'affetto
che prova nei suoi confronti.
Liam
ha una reazione simile a quella di Niall, quando Louis gli comunica al
telefono
la sua decisione, ma al contrario dell'irlandese ci mette quasi due ore
ad
accettarla; si sente in colpa, nonostante Louis gli abbia detto
più di una
volta che non è così, e ha sicuramente paura che
le cose peggiorino ancora.
Quando capisce che l'amico è irremovibile, però,
gli promette a sua volta che
lo aiuterà; gli offre casa sua come rifugio per i primi
giorni, dicendo che sua
sorella maggiore sarà fuori città per un po', e
comincia ad elencare tutto ciò
che gli potrebbe servire: denaro, un'auto, denaro, vestiti, denaro e
quant'altro. Louis ride sentendo la sua voce farsi via via
più affannata,
mentre gli spiega come mettersi in contatto con un amico di famiglia
che
affitta gli appartamenti di un complesso a pochi isolati da casa sua.
–
È una cosa grossa, Lou, te ne rendi conto? –
domanda alla fine del suo
monologo, e il suo tono è fermo e ancora più
serio del solito. – Niente sarà
più lo stesso.
– Niente
potrebbe andare peggio di così, – ribatte il
ragazzo, arrivando davanti al
cancello della sua villa e suonando il citofono per farsi aprire da sua
madre,
– ti richiamo più tardi, sono a casa.
Le
due settimane successive trascorrono in fretta, con i preparativi della
sua
fuga segreta; il bistrot davanti alla facoltà di Liam
è diventato la loro base,
trascorrono ore ed ore lì dentro, sotto gli occhi divertiti
dei camerieri che
ormai si sono affezionati alla loro presenza costante.
– Non
riesco a credere che lo stiamo facendo davvero, – commenta
Liam una sera,
quando escono dal locale dopo aver pianificato gli ultimi dettagli del
loro
piano; si sente un po' come se fosse stato catapultato in un film
d'azione, e
il pensiero lo fa ridacchiare: a lui nemmeno piace, quel genere di film.
Gli
altri annuiscono, lo stesso sorriso esaltato a piegare le loro labbra,
e ben
presto si trovano stretti in un abbraccio a tre, senza sapere
né il come né il
perché; hanno paura che qualcosa possa andare storto, ma
sanno con un'intensità
disarmante che tra di loro non cambierà niente, in nessun
caso, che saranno
sempre una squadra e, soprattutto, che la loro amicizia
sopravviverà a tutto.
Il
copione è uguale a quello di sempre: prepara il solito
zaino, si guarda allo
specchio per sistemarsi i capelli, chiude la porta della sua camera a
chiave,
scende in salotto per salutare genitori e sorelle; se tutto va secondo
i piani,
però, questa volta sarà l'ultima. Liam e Niall
erano fino a pochi minuti prima
in giardino per caricare nella macchina di quest'ultimo le borse che
Louis
calava dalla finestra della sua stanza con l'aiuto della corda che da
ragazzino
usava per andare ad arrampicarsi in montagna con suo zio, e che per
qualche a
lui ignoto motivo era conservata nel fondo del suo armadio.
– Come
al solito, – sorride sistemandosi lo zaino in spalla, dopo
aver baciato le
donne della famiglia, – non chiamatemi a meno che non sia
strettamente
necessario.
Incrocia
gli occhi infastiditi e schifati di suo padre per quella che spera sia
l'ultima
volta, prima di uscire dalla sala e successivamente dalla casa,
camminando
verso il garage per prendere la sua auto; non è necessaria,
in teoria, perché
gli altri due lo stanno aspettando per partire, ma hanno tutti e tre
concordato
sul fatto che la cosa migliore da fare sia fingere fino in fondo che
quella sia
una giornata come un'altra, quindi rispettare la routine è
d'obbligo.
Mette
in moto dopo aver sistemato lo zaino sul sedile del passeggero ed aver
agganciato la cintura di sicurezza, accendendo subito la radio e
facendo poi
manovra per uscire dal garage senza sfregiare l'auto parcheggiata
accanto alla
sua, quella del padre; la tentazione di rifarle la fiancata
è forte, ma in
qualche modo Louis riesce a trattenersi, quasi facendo violenza su se
stesso, e
quando è finalmente in strada non riesce a fare a meno di
ridere allegro, forse
davvero felice per la prima volta negli ultimi due anni, e qualche
mese, della
sua vita.
Saluta i due della macchina di fronte con un sorriso
smagliante, ed è strano, ma l'aria nell'abitacolo della sua
auto ha
improvvisamente il profumo della libertà.
Salve,
fanciulli/e!
Un
giorno di ritardo, sì, vi chiedo scusa in
ginocchio. D: Ieri ero troppo presa a fare quiz per scuola guida e
pensare
random ad Adam Lambert, e mi sono completamente dimenticata di
pubblicare
questa parte. ç_ç Scusaaate!
Btw,
sono sempre Roberta. :3 E in questo capitolo
credo che siano più chiari i ruoli dei personaggi,
sì? Non sono così difficili
da individuare, dai; che ne dite di provare ad indovinare in una
recensione? x3
A
domenica prossima!
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Capitolo 3 *** 3/?. ***
The Little Mermaid.
Parte 3.
Niall
ha selezionato un paio di
locali in centro, per festeggiare; Louis è eccitato come non
mai all'idea di
poter gustare quella nuova libertà che ha rubato, e non fa
altro che sorridere
e straparlare mentre guida verso il primo locale, Liam che lo guarda
con
un'espressione divertita dai sedili posteriori mentre Niall gli
dà le
indicazioni per arrivare: ha detto che gli è stato
consigliato da un ragazzo
che conosce e studia con lui al Conservatorio, e ha assicurato che
questo
fantomatico Josh è una persona di parola, ridendo dei
continui commenti
maliziosi di Louis e delle espressioni vagamente imbarazzate che di
tanto in
tanto facevano capolino sul viso di Liam.
Louis
in realtà non è molto
interessato a come il suo amico abbia scoperto quel locale, l'unica
cosa che
gli preme è di arrivarci e potersi finalmente godere la sua
prima serata da persona
libera. Ride di se stesso non appena il pensiero gli
attraversa la mente,
spiegando poi con un'esaltazione fuori luogo che non ha mai avuto un
ragazzo
fisso, escludendo la sua breve relazione con Niall; non ne ha mai avuto
la
possibilità, e per un attimo l'idea lo fa rabbuiare, ma la
consapevolezza di
non dover più dare conto a suo padre del suo comportamento
gli fa tornare in un
baleno il sorriso. Non deve più nascondersi, non ha
più nessun obbligo, potrà
camminare per strada tenendo la mano del ragazzo di cui si
innamorerà senza
pensare alle conseguenze che i suoi gesti avranno; sarà
tutto perfetto, ne è
sicuro, e non riesce proprio a smettere di sognare ad occhi aperti, con
un
sorriso ancora più radioso sulle labbra, di quando
porterà il suo ragazzo a
casa per farlo conoscere alla madre e alle sorelle.
È
tutto perfetto, la musica
assordante, le luci accecanti, Louis non riesce a smettere di
sorridere; il
locale è affollato, decine e decine di ragazzi e ragazze
stanno ballando
intorno a lui, e tutto quello che riesce a fare è muoversi
al ritmo martellante
della canzone gridando di tanto in tanto qualcosa a Liam e Niall,
vicino a lui,
per sovrastare il volume.
–
Andiamo a bere qualcosa, –
propone Niall quando la musica cambia, afferrando le mani dei due e
trascinandoli con sé verso il bancone del bar; si getta su
uno sgabello
miracolosamente vuoto ridendo di gusto per la sua fortuna, e gli altri
due non
possono far altro che ridere con lui, prima di ordinare alla barista i
loro
cocktail. Louis è su di giri, si sente vicino a toccare il
cielo con un dito, e
sorride esaltato al brindisi che propone il suo migliore amico.
–
Alla libertà, – gli fa eco,
facendo tintinnare i loro bicchieri e bevendo metà del suo
drink in un colpo
solo; l'alcol gli brucia la gola, il sapore dolciastro della fragola
gli riempe
la bocca, e si appoggia di schiena al bancone per poter osservare la
folla che
ancora balla pochi a metri da loro. Per la prima volta, sorprendendo i
suoi
amici e se stesso, ha rifiutato le avances di alcuni ragazzi in pista:
per la
prima volta sente di poter essere lui a dettare le regole del gioco, a
decidere
con chi trascorrere la serata, non ha più il fiato di suo
padre sul collo, non
ha più il bisogno di accettare tutto quello che il caso gli
offre; sorride
ancora, perso nei suoi pensieri, e ad un tratto incrocia lo sguardo di
un
ragazzo che lo sta fissando dalla calca. La prima cosa che pensa,
ridendo da
solo, è che dev'essere altissimo per poter sovrastare in
quel modo la folla di
persone intorno a lui; la seconda, quando quel ragazzo sorride
continuando a
guardarlo, è che è bellissimo.
–
Oh oh, Tommo ha puntato qualcuno,
– ridacchia Niall, al suo fianco, mentre sorseggia quello che
resta del suo
cocktail, intercettando gli sguardi interessati che il suo amico
riserva a quel
ragazzo sconosciuto, – perché non vai da lui?
–
Non credo che sia necessario, –
ribatte Louis, ancora sorridendo, senza rompere il contatto con gli
occhi del
ragazzo che adesso si sta districando dalla folla per avvicinarsi a
loro; è
davvero altissimo, realizza con un pizzico d'invidia quando
è ad un passo da
lui, ed è anche uno dei ragazzi più belli che
abbia mai visto.
–
Una bionda media, – ordina
sedendosi sullo sgabello proprio accanto a lui; era così
preso a fissarlo,
Louis, da non accorgersi che si era liberato: ride di se stesso ancora
una
volta, perché si sente incredibilmente stupido, e gli occhi
- verdi,
ora riesce a vederli bene - del ragazzo sono di nuovo nei suoi. Non
è un tipo
da intimidirsi facilmente, ma l'occhiata che lo sconosciuto gli rivolge
lo fa
sentire stranamente vulnerabile; si zittisce subito, e spera che Niall
sia
abbastanza distratto da non accorgersi del rossore che gli colora le
guance:
non è da lui arrossire per uno sguardo, anzi, e sa bene che
l'amico potrebbe
prenderlo in giro fino alla fine dei suoi giorni se lo notasse.
–
Non ti ho mai visto, – esordisce
il ragazzo dopo aver distolto un attimo lo sguardo per ringraziare la
barista
con un sorriso, voltandosi di nuovo verso di lui e portandosi
lentamente la
birra alle labbra piegate in un accenno di sorriso, –
è la prima volta che
vieni qui?
Una
voce nel suo cervello gli sta
gridando di fregarsene di tutto e trascinare Harry - Harry,
poi, un
nome così comune per un ragazzo così dannatamente
bello non è sensato - nei
bagni o in un angolo buio del locale per una sveltina, ma
c'è qualcos'altro che
gli impedisce di farlo, anche se non riesce ad identificare cosa;
stanno
ballando insieme da più di un'ora, in mezzo alla folla, gli
occhi sempre
incatenati e le mani che accarezzano piano, quasi con timore, il busto
dell'altro; sembra che non ci sia più nessun altro, le
gomitate che di tanto in
tanto ricevono non le sentono nemmeno.
La
canzone finisce e ne comincia
un'altra, per l'ennesima volta, e Louis vede una scintilla diversa
nello
sguardo di Harry, malizia forse, che lo spinge ad osare un po' di
più: colma la
breve distanza che c'era tra di loro con un passo, portando poi le
braccia
sulle spalle dell'altro ragazzo e incrociando i polsi dietro la sua
nuca, e il
suo sorriso radioso riflette quello che nasce sul volto di Harry; le
sue mani
si posano sui suoi fianchi, tirandolo ancora più vicino, e
le dita di Louis si
infilano quasi involontariamente tra i suoi capelli, ricci e morbidi,
spingendolo ad abbassare il viso quel tanto che basta per far scontrare
per la
prima volta le loro labbra.
Forse
per il sapore della libertà
che ha finalmente guadagnato, o forse no, ma per Louis quel bacio non
ha niente
a che vedere con quelli che ha dato ad altri ragazzi, in altri locali,
in altre
notti, quasi in un'altra vita: è sensuale, le labbra e le
lingue di entrambi
che si muovono in sincrono, ma è anche di una dolcezza
inedita; gli sembra di
avere tutto il tempo del mondo, quando chiude gli occhi senza pensare a
nulla e
sente le mani ridicolmente grandi di Harry scivolare alla base della
sua
schiena per avvicinarlo ancora a sé, i loro corpi adesso
completamente a
contatto. Non si è mai sentito così bene per un
bacio, un semplice bacio, ed è
tutto così assurdo e nuovo e bello che
Louis non riesce proprio a
capire come sia possibile una cosa del genere.
Hanno
continuato a baciarsi per un
tempo indefinibile, separandosi di tanto in tanto per riprendere fiato
e
guardarsi negli occhi sorridendo, finché un ragazzo moro non
si è avvicinato a
loro e ha dato una pacca sulla spalla di Harry; Louis non l'aveva visto
prima,
e non si è potuto trattenere dal regalargli un'occhiata
diffidente e stringersi
di più al corpo dell'altro perché...
perché dal suo sguardo sembrava che
volesse rubargli Harry.
– Dobbiamo tornare, – grida lo
sconosciuto per sovrastare la musica, gli occhi fissi in quelli verdi
dell'altro
ragazzo, ignorando palesemente lo sguardo assassino che Louis gli ha
riservato;
l'espressione di Harry diventa piatta, illeggibile, e l'allegria che
fino a
pochi secondi prima colorava le sue iridi sparisce all'istante.
– Dammi ancora dieci minuti, Zayn,
– risponde, e sembra davvero seccato dalla sua interruzione;
l'altro lo scruta
in silenzio per qualche secondo, poi annuisce con un sorriso che fa
involontariamente rabbrividire Louis; è ancora appiccicato
all'altro ragazzo,
le braccia incrociate dietro la sua nuca e la fronte premuta contro il
suo
collo, e sente le mani di Harry salire appena per abbracciarlo
più stretto.
– Dieci minuti, dolcezza, poi ti
lascio qui, – acconsente Zayn, scoccando un'occhiata
maliziosa a Louis, poi si
volta e si fa spazio tra la folla a gomitate per uscire dal locale.
L'espressione di Harry si rilassa
appena, e le sue dita ricominciano a massaggiare piano la schiena del
ragazzo,
come stavano facendo prima dell'intromissione dell'altro; Louis
è teso, non può
negarlo, e sapere che potrà avere Harry solo per altri dieci
minuti lo ha
innervosito. Ha la strana consapevolezza che non lo rivedrà
più, e no, non è
una bella cosa; senza pensarci, afferra la nuca dell'altro ragazzo,
spingendolo
ad abbassare il viso, e lo bacia ancora una volta, in un modo
completamente
diverso da prima. Insinua la lingua tra le sue labbra con un'insana
voglia di
dominarlo, e le sue dita tirano i capelli sulla sua nuca; vuole avere
Harry, lo
vuole come non ha mai voluto nessuno, e la dolcezza che poco prima
c'era nei
loro gesti scompare. Le mani di Harry si spostano sul suo sedere,
stringendolo
con forza e per la prima volta Louis si rende conto di quanto l'altro
sia
eccitato; si lascia sfuggire un gemito, catturato subito dalla bocca di
Harry,
e comincia a strusciare il bacino contro il suo.
Non hanno abbastanza tempo per
giocare in quel modo, però, e Louis non si stupisce quando
Harry si stacca da
lui per afferrargli un polso e trascinarlo con sé tra la
massa di persone che
ballano intorno a loro; si fermano davanti ad una porta nera,
sorvegliata da un
tizio tutto muscoli che Louis non aveva notato, e vengono subito
lasciati
passare. Chissà quante persone ci ha portato prima di lui,
Louis non può fare a
meno di chiederselo, ma scaccia subito il pensiero fastidioso quando la
porta
si chiude dietro di loro e Harry lo spinge contro di essa riprendendo a
baciarlo come sulla pista; le sue mani tornano a palpargli il sedere,
Louis
ansima di nuovo, involontariamente, e questa volta Harry si allontana
con un
sorriso soddisfatto e vagamente divertito, prima di inginocchiarsi
davanti a
lui per slacciargli in fretta i pantaloni ed abbassarglieli insieme ai
boxer
che indossa.
Louis non si era davvero reso conto
di quanto fosse eccitato, e quando la bocca di Harry avvolge il suo
sesso non
riesce a trattenere un gemito acuto, le dita che si infilano
istintivamente tra
i suoi ricci; non è il primo pompino che riceve, anzi,
è successo parecchie
altre volte, ma, maledizione, nessuno si
è mai lasciato scopare la
bocca come sta facendo il ragazzo di fronte a lui: Louis muove il
bacino senza
riuscire a trattenersi, spingendosi sempre più a fondo nella
sua gola, e quando
Harry mugola qualcosa, chiudendo gli occhi lucidi che fino a quel
momento erano
puntati nei suoi, arriva all'orgasmo senza sorpresa. Ha sempre avuto
una buona
resistenza, tutto sommato, ma questa volta non aveva nessuna
possibilità di
trattenersi: hanno poco tempo, e onestamente era troppo eccitato dagli
stimoli
della bocca di Harry per poterlo fare.
Il ragazzo ingoia il suo seme con
gli occhi adesso socchiusi, due lacrime incastrate tra le ciglia nere,
e
rialzandosi gli tira su boxer e pantaloni insieme; ha un sorriso
stampato sulle
labbra abusate, mentre gli sistema i vestiti, e Louis lo bacia subito,
il
cervello che galleggia ancora nel piacere, e non si ritrae quando sente
il
proprio sapore sulla sua lingua: gli ha sempre fatto schifo, a dire il
vero, ma
in qualche modo sa che da Harry accetterebbe qualsiasi cosa
perché, be', è
Harry, e anche se l'ha incontrato solo un paio d'ore prima sente di
provare
qualcosa nei suoi confronti, per quanto sia assurdo.
Porta una mano al cavallo dei suoi
pantaloni, deciso come non mai a ricambiare il favore, ma Harry lo
ferma
stringendo con delicatezza le dita sul suo polso; scuote piano il capo,
tornando a baciarlo dolcemente, e tutta la fretta sembra essere
scomparsa.
Louis si sente mancare il respiro quando l'altro si preme di nuovo
contro il
suo corpo, sollevandogli le braccia e inchiodandole sulla porta dietro
di lui,
e maledizione, non pensava di poter trovare così
dolorosamente eccitante
l'essere sovrastato; il petto di Harry è schiacciato contro
il suo, il bacino è
appena più in alto del suo, e sente la sua erezione premere
contro il ventre.
Ansima qualcosa di indefinito, maledicendo il proprio corpo per essere
così
lento a riprendersi dopo l'orgasmo, e Harry ridacchia piano, quasi come
se gli
avesse letto nel pensiero; libera i suoi polsi portando le mani a
chiudersi a
coppa sulle sue guance, e lo bacia ancora, con tutta la dolcezza del
mondo,
prima di allontanarsi.
– Devo andare, – mormora
semplicemente, accarezzando i suoi zigomi con i pollici, e Louis in
qualche
modo sa che non vorrebbe davvero farlo; è lui a stringergli
i polsi con le
dita, adesso, allontanando le sue mani dalle proprie guance per potersi
avvicinare e baciarlo.
–
È stato tutto splendido, Harry, – sussurra con
sincerità contro la sua bocca,
gli occhi fissi nei suoi, prima di regalargli ancora un ultimo bacio.
Salve
ragazzi, come promesso ecco a
voi la terza parte della long sulla Sirenetta. :)
Dal
momento che oggi non è una
bella giornata (in tutta sincerità, è una
giornata di merda e non mi sento per
niente bene), le note finiscono qui. Grazie per le tre recensioni dello
scorso
capitolo, spero che anche questo vi sia piaciuto. :)
Un bacio!
|
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Capitolo 4 *** 4/?. ***
The Little Mermaid.
Parte
4.
Lo
sguardo che Niall gli rivolge è affettuoso come sempre,
quando lo vede
avvicinarsi da solo a lui e Liam mentre ballano ai margini della folla,
e non
appena è ad un passo gli afferra la mano e lo abbraccia
stretto; sente le sue
labbra contro la guancia, Louis, e non capisce davvero come sia
possibile che
Niall abbia capito tutto solo guardandolo in faccia. Ricambia la sua
stretta
con trasporto, senza riuscire a trattenersi dall'alzare gli occhi per
cercare
Harry tra le ragazze e i ragazzi che ballano accanto a loro, pur
sapendo che
non lo troverà, e un singhiozzo inaspettato gli blocca il
respiro per un
attimo, seguito subito dopo dalle lacrime che non si era reso conto di
trattenere: è la seconda volta in meno di un mese che si
trova a piangere
abbracciato al suo migliore amico, e davvero non capisce cosa gli stia
prendendo. Dovrebbe essere contento, felice, ma il pensiero che quasi
sicuramente non vedrà più Harry lo rende
incredibilmente triste; l'ha incontrato
per la prima volta due ore prima, cazzo, non può essersi
legato così tanto a un
ragazzo che per lui, tutto sommato, è uno sconosciuto.
Presto anche Liam si
unisce all'abbraccio, il petto premuto contro la schiena di Louis e le
braccia
che si incrociano con quelle di Niall intorno al suo busto, e dopo un
po' Louis
si sente abbastanza rilassato da poter provare a ricacciare indietro le
lacrime
che non vogliono proprio smettere di bagnargli le guance.
– Andiamo
a casa?
Liam
guida verso casa senza dire una parola, Niall seduto al suo fianco non
fa altro
che controllare il suo cellulare; Louis guarda fuori dal finestrino in
silenzio, dai sedili posteriori, l'euforia di quando sono entrati nel
locale
svanita con Harry. Si sente uno stupido ragazzino troppo sentimentale,
e si
detesta per questo, ma non può negare di essere stato bene
con l'altro ragazzo,
né di desiderare di vederlo ancora, baciarlo di nuovo, e
conoscerlo meglio;
nella sua mente ha solo gli occhi grandi e verdi di Harry, quando
chiude i suoi
per più di un secondo, e non sa proprio cosa fare per,
semplicemente, smettere
di pensare a lui almeno il resto della notte.
La
strada è illuminata quasi a giorno dai lampioni sul ciglio,
una luce azzurrina
e fredda che gli dà quasi fastidio alla vista; si stropiccia
per un attimo le
palpebre chiuse e pesanti, il viso di Harry davanti a lui come una
piacevole
allucinazione, e quando le riapre, con uno squittio sconvolto, vede un
ragazzo
camminare lungo il marciapiede con le mani in tasca; ha i capelli
castani e
ricci, arruffati, e le spalle larghe su cui Louis ha appoggiato le mani
per
ore, mentre ballavano. È Harry, è davvero
lui, e un sorriso inconscio
gli piega le labbra quando il ragazzo solleva gli occhi e guarda dritto
nella
sua direzione quasi per istinto, sicuramente senza vederlo per il
riflesso dei
lampioni sui finestrini chiusi.
– Fermati!
– strilla Louis dopo qualche altro metro, senza nemmeno
rendersene conto,
facendo frenare Liam all'istante, bruscamente, e Niall impreca per la
stretta
micidiale della cintura di sicurezza sul suo sterno e la perdita del
cellulare
sul tappetino davanti al suo sedile; Liam si affretta a scusarsi, le
guance che
vanno a fuoco nel sentire le parole usate dall'amico, senza capirne il
senso
perché non sta parlando in inglese ma cogliendo la rabbia
nel suo tono, ma
Louis non ci fa caso e si affretta ad aprire lo sportello e fiondarsi
fuori
dall'auto. Harry è lontano, abbastanza perché
nessuno dei due riesca a
distinguere con chiarezza i lineamenti dell'altro, ma in qualche modo
Louis
riesce a cogliere il sorriso che illumina lo sguardo del ragazzo quando
lo
riconosce.
Ed è
proprio quando Harry tira fuori dalle tasche le mani, accelerando il
passo per
raggiungerlo il più in fretta possibile, che passa davanti
ad un vicolo che
Louis prima non aveva notato; e non l'avrebbe fatto nemmeno in quel
momento,
probabilmente, se non ne fossero uscite due paia di braccia, e se
quelle stesse
braccia non si fossero strette sul torace del ragazzo, trascinandolo
con loro
nell'oscurità, e un singhiozzo di paura e dolore non avesse
raggiunto le
orecchie di Louis pochi secondi dopo che la testa di Harry era sparita
col
resto del suo corpo nel buio.
Il
terrore lo paralizza per qualche lungo momento, un'orribile stretta
d'ansia
allo stomaco, ma poco dopo Liam e Niall lo superano correndo verso il
vicolo,
spronandolo a fare lo stesso, perché hanno visto tutta la
scena dall'automobile
parcheggiata malamente sul marciapiede e hanno intuito che quel ragazzo
ha
bisogno di aiuto; Louis ci mette qualche secondo a riprendere possesso
del suo
corpo, ma quando un gemito di dolore gli arriva alle orecchie
l'adrenalina
comincia a scorrergli nelle vene e scatta verso i suoi amici per
affiancarli.
– ...e
ricordati che questo era solo un assaggio.
È
una voce aspra e sconosciuta che accoglie i tre nel vicolo, ma Louis
non riesce
a vedere bene il viso del suo proprietario, né quella
dell'uomo al suo fianco,
in parte per il buio e in parte perché i suoi occhi sono
caduti immediatamente
sulla figura accasciata sull'asfalto poco più in
là, in gran parte nascosta
dietro un cassonetto; la sua prima reazione quando riconosce quel corpo
come
quello Harry è di puro panico, perché il ragazzo
è immobile e silenzioso, ed un
conato gli blocca per un attimo il respiro, ma in qualche modo riesce a
cacciare l'ansia in un angolo remoto del suo cervello mentre Liam e
Niall si
lanciano, con incoscienza, all'inseguimento dei due che hanno ridotto
Harry in
quello stato e sono scappati.
Louis
è al fianco di Harry in un secondo, le mani incerte mentre
gli solleva il volto
dall'asfalto per controllare le sue condizioni, la bile che gli sale in
gola
quando i suoi occhi si abituano all'oscurità e riesce a
vedere il suo viso
ricoperto di sangue; singhiozza senza rendersene conto, poi si morde
con forza
un labbro per contenersi, e con delicatezza scosta alcuni ricci umidi
dalla
fronte del ragazzo, strisciando sulle ginocchia senza badare alla
sporcizia del
vicolo, per sollevare appena il capo di Harry e posarlo piano sulle sue
cosce.
È straziante vedere il ragazzo con cui ha ballato tutta la
sera ridotto in quel
modo, e benché l'abbia conosciuto solo qualche ora prima
Louis è sicuro che non
abbia mai fatto nulla per meritarselo; continua ad accarezzargli piano
i
capelli, gli occhi che indugiano sulle sue labbra spaccate e le ciglia
umide
per un misto di sangue e lacrime, e senza accorgersene comincia a
piangere a
sua volta, in silenzio, continuando a scrutare il suo viso incosciente
e
malridotto.
–
Non siamo riusciti a raggiungerli, – soffia Niall dopo pochi
minuti che a Louis
erano sembrati ore, ansimando ed appoggiandosi di schiena contro il
muro
sporco, Liam al suo fianco, e il suo respiro pesante si trasforma in un
sibilo
nel vedere per la prima volta le condizioni del volto che Louis
continua ad
accarezzare con la punta delle dita, – porca puttana,
è messo peggio di quanto
pensassi, – geme senza pensare, ricevendo un'occhiataccia e
una gomitata nelle
costole da Liam per il poco tatto, ma Louis non dà segno di
averlo sentito e
continua a guardare il viso di Harry in silenzio, per alcuni secondi,
prima di
riprendersi e rabbrividire.
–
Dobbiamo portarlo all'ospedale, – sussurra con un'espressione
risoluta
nonostante le lacrime che continuano a scivolare sulle sue guance,
mentre alza
gli occhi verso i due che ancora stanno riprendendo fiato, –
Niall, vai a
prendere la macchina; Liam, tu devi aiutarmi a sollevarlo e metterlo
nel sedile
posteriore.
Louis
non riesce a smettere di accarezzare piano il viso martoriato di Harry,
in
silenzio mentre Niall guida ignorando la segnaletica stradale e i
limiti di
velocità verso l'ospedale più vicino; ha lo
stomaco stretto in una morsa
ansiosa, la testa del ragazzo sul suo grembo, e non riesce a smettere
di
pensare che, anche in quelle condizioni, sia bellissimo. Ha smesso di
piangere
da qualche minuto, perso in un'apatia sconosciuta, ma rincuorato dal
continuo
alzarsi ed abbassarsi del petto di Harry, dal suo respiro regolare, e
dal
battito lento del suo cuore contro il palmo che ha posato sul suo
torace appena
è salito in auto. Non sente nulla di quello che Liam sta
gridando, al telefono
con chissà chi, né ciò che Niall
continua a borbottare ad ogni incrocio ed
incidente evitato per un pelo, troppo concentrato a studiare i
lineamenti
sporchi di sangue di Harry: ha un taglio orrendo sulla fronte, appena
sotto
l'attaccatura dei capelli, il labbro superiore spaccato, un orribile
livido
violaceo sulla mascella, ed è bellissimo anche
così, ma Louis vorrebbe vedere
il verde delle sue iridi come al bar del locale, vorrebbe un suo
sorriso,
vorrebbe sentire la sua voce roca che l'ha fatto rabbrividire
d'eccitazione
qualche ora prima. Harry sembra un bambino indifeso sul sedile
posteriore della
sua macchina, un bambino indifeso e maltrattato, la sua sicurezza e la
sua
imponenza sono completamente svanite nella posizione fetale che ha
inconsciamente assunto quando l'hanno caricato sull'auto e Louis ha
posato il
suo capo sul proprio ventre per non perdere il contatto, per essere
sicuro che
respirasse ancora, che il suo cuore non smettesse di battere.
– Siamo
quasi arrivati, – annuncia Niall svoltando di colpo a
sinistra, rischiando di
tamponare una monovolume bianca, e Liam smette di farneticare al
cellulare e si
volta brevemente verso il sedile posteriore per controllare le
condizioni di
entrambi i ragazzi.
– Stai
bene, Lou? – domanda, cercando di non apparire troppo
nervoso, e Louis scuote
il capo senza una parola, chinandosi con fare protettivo sul capo di
Harry,
sfiorandogli con le labbra quella minuscola porzione di pelle senza
sangue
sulla guancia rivolta verso di lui; non sta bene, per niente, si sente
dilaniato dalla paura e dal dolore, vorrebbe piangere, urlare, spaccare
qualcosa, ma non può fare nulla di tutto questo, non
può permettersi di perdere
la testa in quel momento, ci sarà tempo dopo, quando Harry
sarà nelle mani dei
medici, al pronto soccorso, quando non dovrà preoccuparsi di
infastidirlo in
quello che pare un sonno profondo. Non si rende conto dei suoi
pensieri, non
capisce quanto siano deliranti, e bacia di nuovo quel piccolo lembo di
pelle, e
ancora, e ancora, finché la macchina non si ferma e Liam
scende subito per
correre dentro l'ospedale, chiamare dei medici e pretendere una barella.
Niall
lo sta abbracciando stretto, nella sala d'attesa in cui sono stati
costretti
dopo che due medici e un'infermiera piuttosto spaventosa avevano
portato via
Harry, strillandosi a vicenda qualcosa di incomprensibile per le
orecchie di
poveri mortali come loro tre; Liam fa avanti e indietro davanti a loro,
incapace di stare fermo un attimo, e Niall scherza sul solco che
farà sul
pavimento se non la smette, ma il suo tono è privo di
divertimento, teme anche
lui per la sorte del ragazzo sconosciuto di cui nessuno sa niente da
più di due
ore.
– Devo
vomitare, – geme Louis con voce rotta, parlando per la prima
volta da quando
hanno portato Harry in macchina, e Niall e Liam si affrettano ad
aiutarlo ad
alzarsi e portarlo di peso in bagno; Niall gli accarezza piano la
schiena, in
modo rassicurante, mormorandogli cose insensate all'orecchio per
tentare di
calmarlo un po', mentre Liam gli tiene i capelli lontani della fronte,
le mani
gelide a contatto con la sua pelle, sorreggendolo con l'altro braccio,
e Louis
rimette l'anima in quel bagno asettico, piangendo senza accorgersene,
il respiro
frammentato dai conati e dal dolore che sente nello stomaco e nel cuore.
Trascorrono
altre due ore, prima che la stessa infermiera che ha portato via Harry
si
avvicini a loro, di nuovo in sala d'attesa, con un'espressione
illeggibile sul
volto.
– Siete
i ragazzi che hanno portato qui Harry Styles? – domanda, pur
sapendo già la
risposta dal modo in cui tutti e tre, riconoscendola, si sono alzati in
piedi e
le sono andati incontro speranzosi di ricevere notizie; Liam annuisce
per
tutti, cercando di mostrarsi tranquillo, e stringe forte la mano sudata
di
Louis nella sua per infondergli quel poco di coraggio che
può. – Il signor
Styles ha riportato un leggero trauma cranico, fratture a tre costole e
al
sopracciglio sinistro, una slogatura al polso destro, abbiamo dovuto
dargli due
punti per la spaccatura del labbro e nove per il taglio sulla fronte, e
fargli
una trasfusione perché aveva perso molto sangue; gli abbiamo
somministrato
degli antidolorifici ed è ancora incosciente, ma dovrebbe
svegliarsi entro qualche
minuto.
– P-possiamo
vederlo? – chiede Louis, le parole che scivolano con
difficoltà sulla sua
lingua, la gola che brucia per il vomito e l'ansia e, inaspettatamente,
un
pizzico di speranza.
– Uno
alla volta, – annuisce l'infermiera, addolcendo appena
l'espressione nel
sentire la sua voce così aspra e stanca e vedendo i suoi
occhi rossi
inumidirsi, – venite, vi porto alla sua stanza.
Chiedo
perdono per il ritardo, ieri ero dai miei zii per festeggiare un
compleanno e
sono tornata a casa tardi (e poi sono uscita un’altra volta
con un amico), e
non ho potuto aggiornare. Detto questo.
Non
è
molto da me lamentarmi delle poche recensioni che delle mie storie
ricevono, ma
sinceramente questa volta la cosa mi dà un po’
fastidio perché: cinque persone hanno
inserito questa storia tra i preferiti, due tra le ricordate e ben
ventitré tra
le seguite. E nell’ultimo capitolo ha ricevuto solo la
recensioni di pirisilla,
che tutto sommato è quella che potrebbe evitare
più di tutti di farlo dal
momento che ci conosciamo e se vuole dirmi qualcosa ha altri millemila
mezzi
per farlo (però è divertente leggere i tuoi
scleri, tesoro, ignora quello che
ho scritto e continua ♥). Tutta
questa
pappardella per dire che un po’ ci sono rimasta male,
sì, e che non mi
dispiacerebbe se qualche persona in più mi desse
un’opinione, anche breve, su
questa storia. A conti fatti è la mia seconda long seria,
quindi. .-.
Btw,
la storia comincia a farsi interessante e ormai i ruoli dei personaggi
dovrebbero essere abbastanza chiari (lo sono?). Spero che questo
capitolo vi
sia piaciuto, aggiornamento domenica prossima salvo complicazioni. Baci!
|
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Capitolo 5 *** 5/?. ***
The Little Mermaid.
Parte
5.
Louis
non capisce come sia potuto succedere tutto così in fretta:
un attimo prima era
in ospedale con Liam e Niall, l'infermiera che li guidava verso la
camera di
Harry, un attimo dopo uno degli uomini di suo padre lo stava
trascinando in
macchina ignorando completamente i suoi tentativi di fuga e le grida
dei suoi
amici.
È
seduto sul divano di casa, adesso, i vestiti ancora macchiati del
sangue del
ragazzo per cui è rimasto sveglio tutta la notte, gli occhi
serrati, le mani
strette in grembo l'una nell'altra, le labbra chiuse e le urla di suo
padre
nelle orecchie; non capisce cosa gli stia dicendo, non gli interessa,
non vuole
vederlo né sentirlo: se n'era andato, era riuscito a
fuggire, perché è di nuovo
nel salotto della casa dove è cresciuto? Com'è
possibile che la sua libertà sia
durata solo una notte?
Un
dolore improvviso alla guancia lo costringe a sollevare le palpebre, le
labbra
che si socchiudono per un'esclamazione di stupore, le iridi azzurre che
incontrano quelle furenti di suo padre.
– Cosa
ti passava per la testa? – grida l'uomo, la mano che l'ha
schiaffeggiato ancora
sollevata; Louis non l'ha mai visto così furioso, nemmeno
quando l'ha scoperto
a baciare Niall in camera sua, quasi due anni e mezzo prima.
– Potevano
riconoscerti! A cosa diavolo stavi pensando, eh? Tu e quegli schifosi
froci dei
tuoi amici! Ti avevo avvertito, ti avevo detto di smetterla con le tue
porcate
da deviato e tu, tu cos'hai fatto? Hai continuato alle mie spalle, per
tutto
questo tempo!
Louis
ha paura di suo padre, ne è terrorizzato, e non solo in quel
momento ma sempre,
da tutta la vita; per questo rimane in silenzio, anche se fa male, fa
male
sentire quell'uomo orribile insultare lui e i suoi amici senza sapere
nulla,
senza capire nulla, e chiude ancora gli occhi per trattenere le
lacrime. È
stupido forse, ma non può impedire ai suoi pensieri di
tornare subito a Harry,
il ragazzo che ha conosciuto solo poche ore prima, che adesso
è all'ospedale,
forse sveglio o forse ancora addormentato, e che vuole rivedere: vuole
rivedere
il suo viso, senza lividi e sangue e ferite, i suoi enormi occhi verdi,
il suo
sorriso a metà tra il timido e lo sfacciato; vuole di nuovo
infilare le dita
tra i suoi ricci, baciarlo, perdersi ancora nella sensazione del suo
corpo
solido schiacciato contro il proprio, sentirsi al sicuro tra le sue
braccia
senza nessuna ragione logica; vuole finire ciò che hanno
cominciato, vuole
tutto di lui con un'intensità nuova, mai sperimentata prima
di quel momento.
– Papà?
Louis?
Ha
gli occhi ancora chiusi, quando la voce di una delle gemelle gli arriva
alle
orecchie, camuffata dall'enorme orso di peluche con cui dorme la notte,
ma li
riapre all'istante, voltandosi verso di lei con un sorriso forzato
sulle
labbra; non guarda verso suo padre, non ha la forza di farlo e ha paura
che
l'arrivo della sua sorellina possa peggiorare le cose. Prende una delle
copertine di pile piegate sulla penisola del divano, aprendola e
stendendosela
addosso per coprire il sangue di Harry che gli sporca i vestiti, e fa
cenno
alla bambina di avvicinarsi. Daisy ha gli occhi sgranati, sembrano
giganteschi
sul suo visetto infantile, ma non ci pensa un attimo prima di correre
tra le
braccia del fratello e accoccolarsi su di lui, il pollice destro in
bocca e il
braccio sinistro che stringe forte il pupazzo.
– È
successo qualcosa? – chiede, le parole storpiate dal dito in
bocca, guardando
dritto negli occhi di Louis e sfregando il volto contro il suo petto;
le labbra
del ragazzo si piegano istintivamente in un sorriso intenerito, sincero
questa
volta, e posa un bacio sulla fronte della bambina scuotendo il capo.
– Nulla,
piccola, papà ed io stavamo solo discutendo di una cosa,
– le risponde,
guardando per la prima volta verso il genitore e trovandosi i suoi
occhi
addosso, un misto di rabbia e disgusto nei suoi confronti e d'affetto
per la
bambina; è un'altra pugnalata, un altro dolore, ma lo ignora
come ha ormai
imparato a fare e si alza in piedi con la sorellina ancora stretta tra
le
braccia. – Ti porto a letto, va bene? È domenica e
sicuramente è troppo presto
per essere già sveglia.
Si
sveglia che ormai è pomeriggio, esausto nonostante le lunghe
ore di sonno, e
appena mette a fuoco i contorni della sua stanza un attacco di nausea
lo
costringe ad alzarsi e correre in bagno; si inginocchia davanti al
gabinetto,
le mani strette alla ceramica mentre gli spasmi del suo stomaco lo
fanno
lacrimare di dolore. Non si accorge della presenza di sua madre
finché la donna
non gli accarezza la schiena, con gentilezza, e si inginocchia accanto
a lui
per scostargli i capelli dalla fronte sudata; ha visto il sangue sui
suoi
vestiti, ancora quelli che indossava la notte prima, ma rimane in
silenzio
finché Louis non smette di tremare e solleva una mano per
tirare lo sciacquone,
tossendo, le lacrime che ancora scivolano sul suo viso pallido e
provato.
– M-mamma,
– geme, chiudendo gli occhi per paura di vedere nei suoi lo
stesso sguardo
disgustato del padre, ma la donna lo zittisce dolcemente e gli
accarezza
entrambe le guance con la stessa gentilezza con cui gli ha sfiorato la
schiena;
Louis si lascia manovrare senza opporre resistenza, troppo stanco e
demoralizzato per fare alcunché.
– Non
piangere, tesoro, – sussurra Jay, baciandogli la fronte dopo
averlo messo in
piedi, e comincia a sfilargli i vestiti piano, facendo attenzione a
dove il
sangue secco ha attaccato il tessuto alla sua pelle; Louis rimane
fermo, gli
occhi chiusi e le lacrime che nonostante le parole della donna
continuano a
bagnargli il volto, e quando è completamente nudo si lascia
spingere nella
doccia, – lavati, poi parleremo di cos'è successo
stanotte e del perché Daisy
stamattina mi ha costretta a venire in camera tua per controllare se
stessi
bene; papà ha portato le ragazze fuori, siamo solo noi due.
Louis
annuisce, con gli occhi ancora serrati, e aspetta che sua madre chiuda
il box
prima di allungare una mano verso le manopole dell'acqua; rimane
immobile sotto
il getto tiepido per quelle che sembrano ore, lasciando che il sudore,
la
sporcizia ed il sangue scivolino nello scarico, senza trovare la forza
di
prendere il bagnoschiuma e lavarsi per davvero. Si appoggia di schiena
contro
la parete fredda della doccia, e in un attimo è seduto a
terra, le braccia
incrociate sul ventre e le gambe sollevate e strette contro il petto;
appoggia
la fronte contro le ginocchia, gli occhi ancora chiusi, e comincia a
singhiozzare.
Scende
in cucina quasi un'ora più tardi, una vecchia tuta addosso
perché tutti i suoi
vestiti sono ancora a casa di Liam, e trova sua madre seduta a tavola;
sembra
stanca, nota Louis, e ha delle orribili ombre scure sotto gli occhi
chiusi. Si
morde un labbro con più forza del necessario, chiedendosi se
suo padre le abbia
già detto qualcosa, e si riprende dalla sua improvvisa
paralisi solo quando
sente il sapore del proprio sangue sulla lingua; si costringe a fare
qualche
passo nella sua direzione, prima di sedersi accanto a lei, senza sapere
cosa
aspettarsi.
– Mamma?
– chiama, stringendo i pugni in grembo per l'ansia che lo
divora all'idea che
anche lei lo tratti come suo padre; non è certo di poterlo
sopportare. Jay apre
gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre per mettere a fuoco
il viso
pallido del figlio, e sorride appena, prima di alzarsi ed avvicinarsi
ai
fornelli per riscaldare gli avanzi del pranzo; ha un'espressione
strana, si
trova a pensare Louis, osservandola di sottecchi e notando quante volte
si
passa una mano sul viso, e quanto la sua pelle sembri più
tirata del solito.
Per quanto voglia bene alle donne della famiglia, si rende conto con
una fitta
di senso di colpa al cuore, non si è mai fermato a pensare
come potesse davvero
essere il rapporto tra i suoi genitori; ricorda le loro discussioni
animate
quando Jay aveva appena partorito le gemelle, ma le aveva catalogate
come
semplici litigi tra marito e moglie e dopotutto non li sentiva alzarsi
la voce
a vicenda da anni. – Mamma, come stai? – si
affretta a chiedere, alzandosi di
scatto dalla sedia per avvicinarsi a lei ed appoggiare una mano sulla
sua
schiena.
Jay
scuote il capo, stendendo le labbra in un sorriso che, lo nota solo
ora, non
raggiunge i suoi occhi e sembra piuttosto una smorfia; il senso di
colpa lo
travolge, e prima che il suo cervello possa registrarlo stringe la
donna in un
abbraccio, affondando il viso nei suoi capelli. Le braccia della madre
si
avvolgono intorno ai suoi fianchi un attimo dopo, e singhiozzi
soffocati
cominciano a farle tremare il petto; Louis chiude gli occhi, cercando
di
impedirsi di piangere ancora, ma è inutile e pochi secondi
dopo sono entrambi
in lacrime, stretti l'uno all'altra come per sostenersi a vicenda.
Louis
non ha mai pensato a se stesso come una persona egoista, ma lo sfogo di
sua
madre lo fa ricredere: ha trascorso due anni ad autocommiserarsi,
badando
solamente ai propri problemi, quando Jay aveva bisogno di lui; avrebbe
dovuto
essere più attento, pensa stringendola più forte,
avrebbe dovuto considerare di
più gli sguardi gelidi che di tanto in tanto lei e suo padre
si lanciavano da
una parte all'altra del tavolo e che passavano inosservati a tutti
tranne che a
lui.
– Dio,
scusa, – borbotta la donna, dopo diversi minuti,
allontanandosi dal figlio e
asciugandosi gli occhi e le guance con le dita, – perdonami,
Lou, non dovevo
perdere il controllo.
Il
ragazzo non può fare a meno di lasciarsi sfuggire una risata
amara, pensando al
modo in cui quella mattina suo padre ha perso il
controllo; gli occhi di
Jay si illuminano di consapevolezza, e la donna allunga una mano per
accarezzargli la guancia che quella notte è stata colpita.
Louis non si è
guardato allo specchio, vestendosi, e non sa in che condizioni sia il
suo viso,
ma è certo che ci sia qualcosa che non va perché
le labbra della madre
cominciano a tremare, e un attimo dopo la donna scoppia di nuovo a
piangere.
–
Mi
dispiace così tanto, – singhiozza, guardandolo, e
Louis capisce in quel momento
che lei sa, che ha sempre saputo; il senso di colpa di poco prima
svanisce,
incredulità e rabbia che prendono il suo posto in un secondo.
–
Tu
sapevi? – chiede, pur sapendo già la risposta, e
quando la donna annuisce è
come se qualcuno stesse cercando di strangolarlo: non ha più
aria nei polmoni,
si sente soffocare, eppure non può fare altro che accettare
la notizia; è quasi
più doloroso di tutti gli insulti che suo padre gli ha
rovesciato addosso negli
ultimi due anni, perché ha sempre pensato che sua madre non
fosse a conoscenza
della situazione, che in caso contrario avrebbe fatto qualcosa per
difenderlo,
per aiutarlo. Sente gli occhi riempirsi ancora una volta di lacrime,
questa
volta di rabbia, ma riesce a ricacciarle indietro; stringe i pugni fino
a farsi
sbiancare le nocche, si sente tradito ed è furioso come non
lo è mai stato.
–
Mi
dispiace così tanto, – ripete la donna, facendo
per avvicinarsi a lui, forse
per abbracciarlo di nuovo, ma Louis indietreggia, gli occhi sgranati e
i pugni
ancora stretti, le unghie che incidono la pelle dei palmi.
–
Non
toccarmi, – sibila, senza pensare, e questa volta non si
sente nemmeno così in
colpa nel vedere l'espressione di puro dolore sul viso della donna;
pensava che
sarebbe stata dalla sua parte, almeno lei, ma l'ha tradito e merita di
provare
esattamente quello che prova in quel momento.
Senza
dire un'altra parola, né guardarla un'altra volta, esce
dalla cucina.
Non trova il suo cellulare da nessuna parte;
non in salotto, non in camera sua, non nel bagno. Ha paura di averlo
lasciato
nella macchina di Liam, la mattina, mentre portavano Harry in ospedale;
una
fitta inaspettata di dolore lo sorprende mentre pensa a lui, ma si
sente così
vuoto, così svuotato dagli ultimi eventi
che non riesce nemmeno a
trovare la forza di preoccuparsi davvero per lui. Sa che è
in ospedale, sa che
almeno lì è al sicuro.
Suo padre e le sue sorelle sono rientrati un
paio d'ore prima, ma ha ignorato stoicamente il bussare delle gemelle
alla
porta e le voci preoccupate di Fizzy e Lottie che lo chiamavano per
sapere come
stesse: sicuramente Daisy ha detto loro ciò che ha visto
quella mattina, pur
non capendone il significato perché è ancora
troppo piccola, e probabilmente le
due più grandi hanno capito che non si era trattato di una
semplice
discussione.
Ha la fronte appoggiata alla finestra della sua
stanza, le palpebre pesanti e gli occhi rossi per tutte le lacrime che
ha
versato nelle ultime ventiquattro ore, più di quante ne
abbia pianto in tutta
la sua vita, quando la voce di Niall gli giunge alle orecchie. Si
raddrizza
all'istante, svegliandosi di colpo dalla trance in cui era caduto, e
sbatte un
paio di volte le palpebre per capire come sia possibile che il suo
migliore
amico sia entrato in casa sua dopo il disastro successo con suo padre.
Ed è proprio la voce del padre, furiosa come la
notte prima, che lo fa scattare in piedi per correre alla porta e
girare la
chiave, per fiondarsi sulle scale e scendere nell'ingresso, dove lo
aspetta una
scena che non si era mai aspettato di vedere: Niall è
davanti al suo genitore,
gli occhi infuocati per la rabbia, e Liam è al suo fianco, e
sembra si stia
trattenendo dal dare un pugno in faccia all'uomo che grida loro contro.
Pensa
distrattamente che non l'ha mai visto così incazzato, che il
suo sguardo non ha
mai lanciato saette come in quel momento, prima che suo padre afferri
malamente
il colletto della polo azzurra che Niall indossa, gridandogli in faccia
di
sparire immediatamente da casa sua, che non vuole un altro frocio sotto
il suo
tetto nemmeno per un attimo, ed è in quel momento che Liam
perde tutto il suo
autocontrollo e si scaglia contro l'uomo per spingerlo con violenza via
dall'amico. Tutto rimane immobile per qualche istante, gli unici suoni
presenti
nell'ingresso sono quelli dei respiri accelerati dei presenti, e solo
in quel
momento Louis si rende conto che dietro di lui, a guardare la scena con
occhi
sgranati e forse un po' spaventati, ci sono Fizzy e Lottie, e che
probabilmente
hanno sentito quello che loro padre ha detto, e che adesso sanno tutto.
La poco
energia che aveva in corpo lo abbandona
in un secondo, la sua visione si fa sfuocata, e l'ultima cosa che sente
sono le
braccia delle sue sorelle strette intorno al torace e le loro voci
apprensive
nelle orecchie.
Ok, questo
capitolo non era propriamente
previsto, all’inizio, e ha leggermente modificato le mie idee
per i prossimi; è
anche l’ultimo già scritto, quindi metto le mani
avanti e vi dico che non sono
sicura di riuscire ad aggiornare regolarmente la domenica, da oggi in
poi. Credo
che ce la farò, ma non si sa mai.
Btw.
Giuro che non odio Louis, né nessuno dei
ragazzi o dei personaggi di questa storia, ma adoro farli soffrire
perché sono
una sadica bastarda che si nutre di hurt/comfort e.. sì,
ecco, soffriranno un
po’ tutti per poi consolarsi a vicenda; e no, questo non
è uno spoiler, perché la
long è basata su un cartone della Disney e a parte
Pocahontas tutti i cartoni
della Disney hanno il lieto fine fluff, no? :D
Spero
che tutto questo angst non-gratuito (prometto che più avanti
capirete
perché sono stata così cattiva) non vi abbia
fatto troppo schifo, e che
continuerete a farmi sapere cosa ne pensate (grazie alla solita
pirisilla (♥),
a _OneD e a Louissass_ per le recensioni al capitolo precedente, se
volete
continuate pure a fare ipotesi sui personaggi, mi piace da morire
leggere le
vostre idee! :D).
Ci
risentiamo al prossimo aggiornamento, spero
domenica prossima!
(E,
giusto per, qui
c’è uno stamp di un discorso tra me
e Irene, lol, mentre plottavamo la storia. ♥)
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