The Little Mermaid.

di Robene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1/?. ***
Capitolo 2: *** 2/?. ***
Capitolo 3: *** 3/?. ***
Capitolo 4: *** 4/?. ***
Capitolo 5: *** 5/?. ***



Capitolo 1
*** 1/?. ***


The Little Mermaid.

 

 

Parte 1.

 

Chiude la cerniera dello zaino con un sorriso soddisfatto, guardandosi intorno nella sua stanza alla ricerca di qualcosa che potrebbe essersi dimenticato; è un disastro come al solito, con vestiti gettati ovunque e pacchetti vuoti di patatine, risalenti all'ultima volta che Niall e Liam sono venuti a stare da lui per il weekend, abbandonati sul pavimento e sulla scrivania. Sua madre l'ha rimproverato più di una volta per il disordine, ma Louis non ha mai mosso un dito per rimediare: la sua stanza a lui piace così com'è, e non ha mai permesso a nessuno di entrarci per mettere tutto a posto, nemmeno alle cameriere quando era piccolo, perché è sempre stato esageratamente geloso delle proprie cose.
Recupera il portafoglio e il cellulare da sotto le lenzuola del suo letto sfatto, infila entrambi nelle tasche dei pantaloni, e prima di uscire dalla camera si guarda allo specchio; ridacchia pensando all'espressione sospettosa sul viso di suo padre quando gli ha detto che avrebbe passato la notte da Liam, ha sicuramente capito che era l'ennesima balla, ma non è un suo problema: dopotutto è stato lui a proibirgli di essere se stesso alla luce del sole, la scelta di farlo mentendogli è una semplice conseguenza del suo divieto. Si sistema il ciuffo sulla fronte con un sorriso malizioso a piegargli le labbra, poi mette lo zaino in spalla ed esce dalla sua camera premurandosi di chiudere la porta a chiave; ha scoperto quasi per caso che le sue sorelle hanno la brutta abitudine di entrarci quando lui non c'è, per fare chissà che cosa, e ha dovuto prendere provvedimenti.
La villa in cui abitano è davvero troppo grande, perfino per una famiglia di sette persone come la sua, e quella continua ostentazione della loro ricchezza a volte gli fa schifo: la prima volta che ha portato Niall a casa con lui, ha visto negli occhi blu del suo migliore amico un senso di inadeguatezza che l'ha fatto sentire in colpa per ore. Con quel ricordo amaro nella mente, entra nel salotto per salutare la sua famiglia: le gemelle gli corrono subito incontro e si aggrappano ad entrambe le sue gambe come due piccoli koala, facendolo sorridere mentre accarezza le loro teste, dopo aver posato a terra lo zaino con i vestiti che indosserà non appena sarà a casa di Liam.
– Sto uscendo, – annuncia quando le sue sorelline allentano la loro presa, avvicinandosi al divano per schioccare un bacio sulla fronte di Fizzy e scompigliare i capelli a Lottie, sedute vicine e intente a spettegolare come loro solito; si sporge oltre la spalliera per dare un bacio anche alla madre, poi guarda dritto negli occhi di suo padre e sorride, – non telefonatemi a meno che non sia necessario, ok? Detesto quando interrompete le mie serate con i ragazzi per sapere solo se sto bene.

 

– Non credo che sia una buona idea, – bofonchia Liam, come ogni volta, mentre sono in coda per entrare nel locale che Niall ha suggerito per quella notte; è sempre lui a tentare di dissuadere gli altri due, senza mai riuscirci, e anche questa volta Louis si volta verso di lui e ride della sua espressione tentennante.
– Nessuno ti costringe, Li, – lo punzecchia, mentre Niall ridacchia e cinge le spalle di Liam con un braccio, baciandogli con tenerezza una guancia, – se hai paura, lo sai, puoi rimanere a casa.
Il ragazzo sbuffa, arrossendo un poco e mettendo su un broncio adorabile che fa ridere il più grande.
– Non posso lasciarvi soli, combinereste qualche disastro come l'ultima volta, – ribatte, incrociando le braccia sul petto; se non sapesse che Liam ha davvero paura che possano fare qualcosa e ficcarsi nei guai, Louis riderebbe dei suoi tentativi sempre uguali di trattenerli, perché sembra davvero che abbia studiato a memoria un copione.
– Allora sei costretto a venire con noi, – ribatte Niall con un sorriso, stringendolo in un abbraccio e posando le labbra sulle sue per uno dei loro soliti baci affettuosi e al limite del melenso; Louis ridacchia, guardando il modo in cui Liam si rilassa quasi istantaneamente al contatto della bocca di Niall sulla propria, e una mano va a sistemare ancora una volta il ciuffo di capelli sopra la fronte, quasi come se fosse un tic nervoso; la fila comincia finalmente a scorrere, e dopo un'altra manciata di minuti sono dentro il locale.

 

Louis ha sempre pensato che tra Niall e Liam potesse, dovesse, esserci qualcosa di più; ma Niall, con la sua solita sincerità disarmante, ha negato più di una volta la possibilità di una relazione tra di loro diversa da quella attuale. Liam è etero fino al midollo, dice sempre ridacchiando, e i baci che di tanto in tanto si scambiano sono dettati da un amore completamente fraterno; si conoscono da quando erano nella culla, aggiunge ogni volta, sarebbe strano pensare di poter voler qualcosa di più da una persona che per lui rappresenta un secondo fratello. E Louis, pur volendo, non insiste mai; se Niall gli dice una cosa, è sicuramente la verità; non è mai stato capace di mentire, non a lui almeno, e le poche volte che ha tentato di farlo, come quando ha cercato di nascondere la cotta che aveva nei suoi confronti, il suo corpo l'ha tradito: le sue guance diventano sempre rosse quando dice una bugia, e i suoi occhi guardano ovunque tranne che verso quelli della persona con cui sta parlando.
È seduto al banco del bar da qualche minuto, Louis, e non riesce a smettere di osservarli mentre ballano insieme, ridendo e scherzando tra di loro mentre le mani accarezzano le spalle e i fianchi; ha bevuto abbastanza da non sentirsi in colpa nel riportare alla mente i momenti in cui le mani di Niall erano sul suo corpo, sotto i vestiti, e la sua bocca accarezzava con dolcezza tutta la pelle che riusciva a raggiungere mentre era steso sul letto accanto a lui; avevano quindici e diciassette anni, ed era la sua prima volta. Louis si era sentito strano mentre rubava la verginità al suo migliore amico, e gli occhi di Niall erano sgranati e acquosi nel momento in cui era entrato nel suo corpo con tutta la cura e la calma del mondo; Louis aveva riso della sua espressione scioccata e un po' imbarazzata quando era venuto senza alcun preavviso tra i loro corpi allacciati, ma l'aveva baciato con dolcezza per fargli capire che andava tutto bene, che non c'era niente di cui preoccuparsi, prima di riprendere a spingere nel suo corpo e raggiungere a sua volta l'orgasmo.
– Va tutto bene, Lou? – è proprio la voce di Niall a riportarlo alla realtà, sovrastando il volume della musica, e Louis non può fare altro che ridere e annuire, allungando le braccia per avvolgerle intorno al suo torace e tirarselo più vicino; il ragazzo sorride divertito, chinandosi appena per abbracciarlo a sua volta ed appoggiare il volto nell'incavo tra il suo collo e la spalla.
– Pensavo a quando siamo stati a letto insieme, – mormora Louis in tono cospiratorio, direttamente nel suo orecchio, la risata che torna ad affiorare alle sue labbra mentre gli accarezza schiena; Niall è sicuramente arrossito, sente il calore della sua guancia contro il collo, ma sa che sta sorridendo: non hanno mai avuto problemi a parlare tra di loro di ciò che è successo quella volta, sono sempre stati abbastanza tranquilli a riguardo. La risata di Niall, infatti, accompagna la sua pochi secondi dopo.
– Per questo sei sull'attenti? – domanda il ragazzo, posando un bacio leggero sulla sua spalla prima di sciogliere l'abbraccio e guardarlo con palese divertimento nelle iridi blu. Louis guarda verso il basso, sorpreso dalle sue parole, e ride ancora più forte quando vede il rigonfiamento nel cavallo dei propri pantaloni; dovrebbe essere imbarazzato e cercare di nascondere l'evidenza come farebbe una persona normale, ma tutto ciò che riesce a fare è chiedersi come possa non essersene accorto prima.
– Uh, probabile, – ammette senza problemi, un sorriso ancora più ampio sul volto, – eri eccitante mentre cercavi di scusarti per essermi venuto addosso dopo nemmeno cinque minuti.
– Coglione, – lo apostrofa Niall, ridendo e dandogli uno schiaffo divertito sulla spalla, prima che anche Liam li raggiunga con un'espressione interrogativa sul viso; Louis sbuffa, un brillio allegro negli occhi chiari, e scende dallo sgabello su cui è seduto con un balzo.
– Vado a cercare qualcuno disposto a rimediare a questa, – spiega, ridendo e accennando con il capo all'erezione che i suoi pantaloni troppo stretti non camuffano nemmeno un po'; Liam arrossisce, perché pur essendo abituato alla schiettezza di Louis certe cose ancora lo mettono tremendamente in imbarazzo, e si volta in fretta verso Niall, che ridacchia gongolante.
– Sesso sicuro, Lou! – grida quello, un secondo prima che il suo migliore amico venga inghiottito nella calca di ragazzi e ragazze che ballano sulla musica troppo alta.

 

Louis sente gli sguardi un po' nervosi che Liam gli riserva con la coda dell'occhio, mentre sta stravaccato sul sedile passeggero della piccola auto di seconda mano che i Payne hanno comprato al figlio dopo che ha superato l'esame per la patente; Niall si è appisolato sui sedili posteriori non appena sono saliti in macchina, il suo respiro pesante e regolare riempie l'abitacolo, e Liam guida in silenzio per le strade ancora trafficate della città, diretto a casa sua.
– Se vuoi dirmi qualcosa dovresti farlo, – borbotta Louis all'ennesimo sguardo, staccando il viso dal finestrino e voltandosi direttamente verso di lui, – le tue continue occhiate sono fastidiose.
Liam si morde l'interno della guancia con le sopracciglia appena aggrottate.
– Dovresti smetterla, Lou, – mormora, fermandosi a un semaforo rosso e fronteggiandolo, – di bere così tanto, di scoparti sconosciuti nei bagni, di ridurti in questo stato pietoso usando me e Niall come coperture con i tuoi genitori, – continua, alzando la voce e gettando subito un'occhiata ai sedili posteriori per controllare che l'altro ragazzo stia ancora dormendo.
La risata di Louis è bassa e amara, irritata, e i suoi occhi azzurri sono troppo freddi quando li riporta in quelli castani dell'amico, le labbra piegate in una smorfia che potrebbe lontanamente ricordare un sorriso, i denti piccoli e bianchi scoperti; Liam rabbrividisce d'istinto, e stringe più forte il volante.

– E poi? – ribatte, con una voce così spenta che Liam si pente di aver intavolato il discorso; non sa cosa si prova ad essere costretto a nascondersi, non l'ha mai saputo e ne è felice, ma le cose stanno diventando troppo pesanti e soffocanti, non riesce più a tenersele dentro. – Dovrei fare quello che vuole mio padre, cercarmi una ragazza di buona famiglia, portarmela all'altare, fare tanti figli ed essere infelice per tutta la vita? Questa è l'unica libertà che mi è concessa, Li, non giudicarmi se voglio viverla.
– Non ti sto giudicando, non potrei mai farlo, – mormora subito l'altro, un po' sulla difensiva ma comunque sincero, allungando una mano per sfiorare quella dell'altro abbandonata sul sedile, – ho solo paura; vedo quando stai male ogni volta, vedo che non sei felice, Lou. Io... scusa, davvero, non volevo peggiorare la situazione, è che sono preoccupato per te, – distoglie ancora una volta lo sguardo, puntando gli occhi sul semaforo e mordendosi ancora più forte l'interno della guancia, fino a sentire il sapore del sangue sulla lingua.
Louis non risponde e volta di nuovo il capo verso il finestrino, e Liam vorrebbe tornare indietro nel tempo per evitare quella discussione; e se avesse rovinato tutto, con quelle parole? Louis non vuole la pietà di nessuno, né la compassione; avrebbe dovuto tenere a freno la lingua, probabilmente non vorrà neppure parlargli ancora, adesso. Il semaforo diventa verde, e un secondo prima che riparta Liam sente la mano dell'altro ragazzo posarsi sulla sua gamba, vicino al ginocchio.
– Non preoccuparti per me, Li, – la sua voce è un bisbiglio quasi inudibile, ma per Liam è come tornare a respirare dopo essere stato in apnea per minuti interi, – starò bene, prima o poi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve, bellezze! Irene ed io non abbiamo abbandonato questa avventura/follia, non vi preoccupate. :D
Questa è la prima parte del nostro lavoro sulla Sirenetta, scritta da me (sono Roberta, lol), che ha deciso per conto proprio di diventare una long; non so ancora con esattezza quanti capitoli avrà, ne prevedo circa una decina più uno bonus che sto progettando, e sarà aggiornata una volta a settimana, la domenica, salvo imprevisti di qualche genere. Nel caso qualcosa ci/mi impedisca di pubblicare un capitolo, lo faremo/farò comunque il prima possibile.
Btw, questo capitolo è una specie di introduzione all’AU che abbiamo immaginato, come avrete capito, e più avanti succederanno un sacco di casini perché, oh, l’avete visto La Sirenetta della Disney, almeno una volta nella vita, no? ;)
Speriamo vi sia piaciuta, ci aggiorniamo domenica prossima!

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Capitolo 2
*** 2/?. ***


The Little Mermaid.

 

 

Parte 2.


– Me ne vado, – mormora, certo che Niall lo stia ascoltando nonostante la televisione accesa a volume alto; sono sdraiati sul divano di casa Horan, mentre si infila una manciata di popcorn in bocca, masticando lentamente, e in un attimo si sente addosso lo sguardo interrogativo dell'amico, gli occhi ancora fissi sullo schermo, microscopico rispetto a quello che c'è nel salotto della sua villa schifosamente esagerata, – voglio scappare di casa.
Niall emette un verso a metà tra un guaito e un gemito incredulo, spegnendo di colpo la televisione e posando a terra la ciotola con i popcorn che suo fratello ha preparato prima di uscire; lo costringe a girarsi verso di lui appoggiandogli le mani sulle guance e manovrandolo come un bambolotto, e Louis incrocia i suoi occhi per la prima volta da quando hanno cominciato a vedere il film: sono sorpresi, sgranati, e la sua bocca è piegata in una smorfia incredula.
– Mi prendi per il culo, vero? – domanda, il tono più duro di quanto lui stesso si aspettasse; Louis accenna un sorriso, e Niall è quasi sicuro che stia per fare una delle sue solite battutacce riguardo a quando l'ha letteralmente preso per il culo, ma l'altro scuote il capo e riporta gli occhi sulla televisione spenta.
– Voglio andarmene da lì, – riprende, con quel tono basso e un po' strascicato che usa solo quando vuole spiegare qualcosa su cui ha meditato giorni e notti, – sto facendo un sacco di stronzate da quando mio padre ha scoperto che sono “uno sporco finocchio che rovinerebbe la sua reputazione”, – mima le virgolette con le dita, per aria, una smorfia amara che adesso colora il suo viso, – e l'altra sera ho capito che comportarmi così non fa bene né a me né a voi; Liam era davvero preoccupato mentre parlava e... – si ferma, sospirando; sa che adesso Niall penserà che sia stato Liam a mettergli quell'idea in testa, ma non è così, non è affatto così: gli ha solo aperto gli occhi, dopo due anni in cui si è tenuto dentro tutto quello che avrebbe voluto dirgli, probabilmente, dalla prima volta che l'ha incastrato in quella storia.
– Cosa vi siete detti? – domanda Niall dopo qualche attimo di silenzio, afferrando con decisione e dolcezza la mano che l'amico ha abbandonato sul suo stesso grembo quando ha spostato i popcorn; è un po' irritato, non può negarlo, e dentro di sé sta maledicendo Liam per aver parlato di qualcosa di così importante con Louis senza metterlo al corrente: è il suo migliore amico, cazzo, dovrebbe essere informato di questo genere di cose.
– Ha parlato quasi solo lui, – commenta il più grande, accennando un altro sorriso, – ha detto che è preoccupato per me, che vede che sono infelice; pensa che mi stia buttando via con questa vita, in poche parole; e ha ragione, Ni, ha fottutamente ragione, lo so, – conclude alzando appena il tono di voce.
– E credi che questo sia il modo migliore di risolvere la situazione? Che scappando di casa potrà cambiare qualcosa? – chiede, lo scetticismo più evidente di quanto volesse, nella sua voce. – Se te ne vai farai preoccupare tua madre e le tue sorelle, e sai che faranno il diavolo a quattro per ritrovarti; dovrai nasconderti da tutto e tutti, – e appena pronuncia quelle parole sa di aver detto la cosa sbagliata: Louis si volta verso di lui con gli occhi più lucidi del solito, le labbra che tremano mentre si piegano in un sorriso triste.

– E non è quello che faccio già, tutti i giorni? – mormora sconfitto, prima che le lacrime comincino a scivolare sulle sue guance; Niall non può fare altro che insultarsi mentalmente, allungandosi sul divano per stringerlo tra le braccia e lasciare che si sfoghi contro di lui: Louis non ha la lacrima facile, cerca sempre di mostrarsi più forte di quello che è veramente, di nascondere quello che sente davvero con battute idiote e sorrisi preconfezionati, e vederlo piangere è uno strazio.
Gli accarezza la schiena, risalendo verso il collo e la testa, infilando le dita tra i suoi capelli castani e profumati, e gli bacia più volte la fronte mentre rimugina su quello che gli ha appena detto; andrebbe dritto da suo padre a spaccargli la faccia e forse qualcos'altro per tutto ciò che lo sta costringendo a fare, perché maledizione, Louis è un ragazzo meraviglioso e non si merita niente di tutto quello. La spalla su cui il suo migliore amico ha appoggiato il viso brucia per le lacrime che la bagnano, e un singhiozzo sfugge dal suo controllo senza che se ne renda pienamente conto.
– Va bene, – sussurra dopo qualche minuto, e non sa se all'amico o a se stesso, stringendolo più forte e baciandogli i capelli finché non lo sente rilassarsi contro di sé, – se è quello che vuoi, se vuoi provare a vivere davvero di testa tua, non farò niente per fermarti; ma verrò con te, sappilo, non ti lascerò da solo. Non sarai mai solo, – conclude, sentendosi fin troppo melenso nel pronunciare quelle parole, ma allo stesso tempo completamente sincero: non lo abbandonerà, sarà sempre al suo fianco qualsiasi cosa succeda. È così che funziona tra migliori amici, no?
Avverte la risata incerta e bassa del ragazzo contro la spalla umida, prima che Louis alzi il viso e lo baci con dolcezza e affetto sulle labbra, appoggiando le mani sulle sue guance e tenendo gli occhi fissi nei suoi; Niall risponde al bacio asciugando le lacrime che ancora sono sul suo viso con i pollici, e quando si separano appoggia la fronte contro la sua e sorride appena.
– Non riuscirò mai a liberarmi di te, non è vero? – domanda Louis, sfiorando il suo naso con il proprio mentre le sue labbra si piegano in un sorriso vero, finalmente rilassato e divertito.
– No, Lou, – risponde l'altro con una risata leggera, felice di essere riuscito a risollevargli il morale, prima di baciarlo ancora una volta con tutto l'affetto che prova nei suoi confronti.

 

Liam ha una reazione simile a quella di Niall, quando Louis gli comunica al telefono la sua decisione, ma al contrario dell'irlandese ci mette quasi due ore ad accettarla; si sente in colpa, nonostante Louis gli abbia detto più di una volta che non è così, e ha sicuramente paura che le cose peggiorino ancora. Quando capisce che l'amico è irremovibile, però, gli promette a sua volta che lo aiuterà; gli offre casa sua come rifugio per i primi giorni, dicendo che sua sorella maggiore sarà fuori città per un po', e comincia ad elencare tutto ciò che gli potrebbe servire: denaro, un'auto, denaro, vestiti, denaro e quant'altro. Louis ride sentendo la sua voce farsi via via più affannata, mentre gli spiega come mettersi in contatto con un amico di famiglia che affitta gli appartamenti di un complesso a pochi isolati da casa sua.
– È una cosa grossa, Lou, te ne rendi conto? – domanda alla fine del suo monologo, e il suo tono è fermo e ancora più serio del solito. – Niente sarà più lo stesso.
– Niente potrebbe andare peggio di così, – ribatte il ragazzo, arrivando davanti al cancello della sua villa e suonando il citofono per farsi aprire da sua madre, – ti richiamo più tardi, sono a casa.
 

Le due settimane successive trascorrono in fretta, con i preparativi della sua fuga segreta; il bistrot davanti alla facoltà di Liam è diventato la loro base, trascorrono ore ed ore lì dentro, sotto gli occhi divertiti dei camerieri che ormai si sono affezionati alla loro presenza costante.
– Non riesco a credere che lo stiamo facendo davvero, – commenta Liam una sera, quando escono dal locale dopo aver pianificato gli ultimi dettagli del loro piano; si sente un po' come se fosse stato catapultato in un film d'azione, e il pensiero lo fa ridacchiare: a lui nemmeno piace, quel genere di film.
Gli altri annuiscono, lo stesso sorriso esaltato a piegare le loro labbra, e ben presto si trovano stretti in un abbraccio a tre, senza sapere né il come né il perché; hanno paura che qualcosa possa andare storto, ma sanno con un'intensità disarmante che tra di loro non cambierà niente, in nessun caso, che saranno sempre una squadra e, soprattutto, che la loro amicizia sopravviverà a tutto.

 

Il copione è uguale a quello di sempre: prepara il solito zaino, si guarda allo specchio per sistemarsi i capelli, chiude la porta della sua camera a chiave, scende in salotto per salutare genitori e sorelle; se tutto va secondo i piani, però, questa volta sarà l'ultima. Liam e Niall erano fino a pochi minuti prima in giardino per caricare nella macchina di quest'ultimo le borse che Louis calava dalla finestra della sua stanza con l'aiuto della corda che da ragazzino usava per andare ad arrampicarsi in montagna con suo zio, e che per qualche a lui ignoto motivo era conservata nel fondo del suo armadio.
– Come al solito, – sorride sistemandosi lo zaino in spalla, dopo aver baciato le donne della famiglia, – non chiamatemi a meno che non sia strettamente necessario.
Incrocia gli occhi infastiditi e schifati di suo padre per quella che spera sia l'ultima volta, prima di uscire dalla sala e successivamente dalla casa, camminando verso il garage per prendere la sua auto; non è necessaria, in teoria, perché gli altri due lo stanno aspettando per partire, ma hanno tutti e tre concordato sul fatto che la cosa migliore da fare sia fingere fino in fondo che quella sia una giornata come un'altra, quindi rispettare la routine è d'obbligo.
Mette in moto dopo aver sistemato lo zaino sul sedile del passeggero ed aver agganciato la cintura di sicurezza, accendendo subito la radio e facendo poi manovra per uscire dal garage senza sfregiare l'auto parcheggiata accanto alla sua, quella del padre; la tentazione di rifarle la fiancata è forte, ma in qualche modo Louis riesce a trattenersi, quasi facendo violenza su se stesso, e quando è finalmente in strada non riesce a fare a meno di ridere allegro, forse davvero felice per la prima volta negli ultimi due anni, e qualche mese, della sua vita.
Saluta i due della macchina di fronte con un sorriso smagliante, ed è strano, ma l'aria nell'abitacolo della sua auto ha improvvisamente il profumo della libertà.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve, fanciulli/e!
Un giorno di ritardo, sì, vi chiedo scusa in ginocchio. D: Ieri ero troppo presa a fare quiz per scuola guida e pensare random ad Adam Lambert, e mi sono completamente dimenticata di pubblicare questa parte. ç_ç Scusaaate!
Btw, sono sempre Roberta. :3 E in questo capitolo credo che siano più chiari i ruoli dei personaggi, sì? Non sono così difficili da individuare, dai; che ne dite di provare ad indovinare in una recensione? x3
A domenica prossima!

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Capitolo 3
*** 3/?. ***


The Little Mermaid.

 

 

 Parte 3.

 

Niall ha selezionato un paio di locali in centro, per festeggiare; Louis è eccitato come non mai all'idea di poter gustare quella nuova libertà che ha rubato, e non fa altro che sorridere e straparlare mentre guida verso il primo locale, Liam che lo guarda con un'espressione divertita dai sedili posteriori mentre Niall gli dà le indicazioni per arrivare: ha detto che gli è stato consigliato da un ragazzo che conosce e studia con lui al Conservatorio, e ha assicurato che questo fantomatico Josh è una persona di parola, ridendo dei continui commenti maliziosi di Louis e delle espressioni vagamente imbarazzate che di tanto in tanto facevano capolino sul viso di Liam.

Louis in realtà non è molto interessato a come il suo amico abbia scoperto quel locale, l'unica cosa che gli preme è di arrivarci e potersi finalmente godere la sua prima serata da persona libera. Ride di se stesso non appena il pensiero gli attraversa la mente, spiegando poi con un'esaltazione fuori luogo che non ha mai avuto un ragazzo fisso, escludendo la sua breve relazione con Niall; non ne ha mai avuto la possibilità, e per un attimo l'idea lo fa rabbuiare, ma la consapevolezza di non dover più dare conto a suo padre del suo comportamento gli fa tornare in un baleno il sorriso. Non deve più nascondersi, non ha più nessun obbligo, potrà camminare per strada tenendo la mano del ragazzo di cui si innamorerà senza pensare alle conseguenze che i suoi gesti avranno; sarà tutto perfetto, ne è sicuro, e non riesce proprio a smettere di sognare ad occhi aperti, con un sorriso ancora più radioso sulle labbra, di quando porterà il suo ragazzo a casa per farlo conoscere alla madre e alle sorelle.

 

È tutto perfetto, la musica assordante, le luci accecanti, Louis non riesce a smettere di sorridere; il locale è affollato, decine e decine di ragazzi e ragazze stanno ballando intorno a lui, e tutto quello che riesce a fare è muoversi al ritmo martellante della canzone gridando di tanto in tanto qualcosa a Liam e Niall, vicino a lui, per sovrastare il volume.

– Andiamo a bere qualcosa, – propone Niall quando la musica cambia, afferrando le mani dei due e trascinandoli con sé verso il bancone del bar; si getta su uno sgabello miracolosamente vuoto ridendo di gusto per la sua fortuna, e gli altri due non possono far altro che ridere con lui, prima di ordinare alla barista i loro cocktail. Louis è su di giri, si sente vicino a toccare il cielo con un dito, e sorride esaltato al brindisi che propone il suo migliore amico.

– Alla libertà, – gli fa eco, facendo tintinnare i loro bicchieri e bevendo metà del suo drink in un colpo solo; l'alcol gli brucia la gola, il sapore dolciastro della fragola gli riempe la bocca, e si appoggia di schiena al bancone per poter osservare la folla che ancora balla pochi a metri da loro. Per la prima volta, sorprendendo i suoi amici e se stesso, ha rifiutato le avances di alcuni ragazzi in pista: per la prima volta sente di poter essere lui a dettare le regole del gioco, a decidere con chi trascorrere la serata, non ha più il fiato di suo padre sul collo, non ha più il bisogno di accettare tutto quello che il caso gli offre; sorride ancora, perso nei suoi pensieri, e ad un tratto incrocia lo sguardo di un ragazzo che lo sta fissando dalla calca. La prima cosa che pensa, ridendo da solo, è che dev'essere altissimo per poter sovrastare in quel modo la folla di persone intorno a lui; la seconda, quando quel ragazzo sorride continuando a guardarlo, è che è bellissimo.

– Oh oh, Tommo ha puntato qualcuno, – ridacchia Niall, al suo fianco, mentre sorseggia quello che resta del suo cocktail, intercettando gli sguardi interessati che il suo amico riserva a quel ragazzo sconosciuto, – perché non vai da lui?

– Non credo che sia necessario, – ribatte Louis, ancora sorridendo, senza rompere il contatto con gli occhi del ragazzo che adesso si sta districando dalla folla per avvicinarsi a loro; è davvero altissimo, realizza con un pizzico d'invidia quando è ad un passo da lui, ed è anche uno dei ragazzi più belli che abbia mai visto.

– Una bionda media, – ordina sedendosi sullo sgabello proprio accanto a lui; era così preso a fissarlo, Louis, da non accorgersi che si era liberato: ride di se stesso ancora una volta, perché si sente incredibilmente stupido, e gli occhi - verdi, ora riesce a vederli bene - del ragazzo sono di nuovo nei suoi. Non è un tipo da intimidirsi facilmente, ma l'occhiata che lo sconosciuto gli rivolge lo fa sentire stranamente vulnerabile; si zittisce subito, e spera che Niall sia abbastanza distratto da non accorgersi del rossore che gli colora le guance: non è da lui arrossire per uno sguardo, anzi, e sa bene che l'amico potrebbe prenderlo in giro fino alla fine dei suoi giorni se lo notasse.

– Non ti ho mai visto, – esordisce il ragazzo dopo aver distolto un attimo lo sguardo per ringraziare la barista con un sorriso, voltandosi di nuovo verso di lui e portandosi lentamente la birra alle labbra piegate in un accenno di sorriso, – è la prima volta che vieni qui?

 

Una voce nel suo cervello gli sta gridando di fregarsene di tutto e trascinare Harry - Harry, poi, un nome così comune per un ragazzo così dannatamente bello non è sensato - nei bagni o in un angolo buio del locale per una sveltina, ma c'è qualcos'altro che gli impedisce di farlo, anche se non riesce ad identificare cosa; stanno ballando insieme da più di un'ora, in mezzo alla folla, gli occhi sempre incatenati e le mani che accarezzano piano, quasi con timore, il busto dell'altro; sembra che non ci sia più nessun altro, le gomitate che di tanto in tanto ricevono non le sentono nemmeno.

La canzone finisce e ne comincia un'altra, per l'ennesima volta, e Louis vede una scintilla diversa nello sguardo di Harry, malizia forse, che lo spinge ad osare un po' di più: colma la breve distanza che c'era tra di loro con un passo, portando poi le braccia sulle spalle dell'altro ragazzo e incrociando i polsi dietro la sua nuca, e il suo sorriso radioso riflette quello che nasce sul volto di Harry; le sue mani si posano sui suoi fianchi, tirandolo ancora più vicino, e le dita di Louis si infilano quasi involontariamente tra i suoi capelli, ricci e morbidi, spingendolo ad abbassare il viso quel tanto che basta per far scontrare per la prima volta le loro labbra.

Forse per il sapore della libertà che ha finalmente guadagnato, o forse no, ma per Louis quel bacio non ha niente a che vedere con quelli che ha dato ad altri ragazzi, in altri locali, in altre notti, quasi in un'altra vita: è sensuale, le labbra e le lingue di entrambi che si muovono in sincrono, ma è anche di una dolcezza inedita; gli sembra di avere tutto il tempo del mondo, quando chiude gli occhi senza pensare a nulla e sente le mani ridicolmente grandi di Harry scivolare alla base della sua schiena per avvicinarlo ancora a sé, i loro corpi adesso completamente a contatto. Non si è mai sentito così bene per un bacio, un semplice bacio, ed è tutto così assurdo e nuovo e bello che Louis non riesce proprio a capire come sia possibile una cosa del genere.

 

Hanno continuato a baciarsi per un tempo indefinibile, separandosi di tanto in tanto per riprendere fiato e guardarsi negli occhi sorridendo, finché un ragazzo moro non si è avvicinato a loro e ha dato una pacca sulla spalla di Harry; Louis non l'aveva visto prima, e non si è potuto trattenere dal regalargli un'occhiata diffidente e stringersi di più al corpo dell'altro perché... perché dal suo sguardo sembrava che volesse rubargli Harry.
– Dobbiamo tornare, – grida lo sconosciuto per sovrastare la musica, gli occhi fissi in quelli verdi dell'altro ragazzo, ignorando palesemente lo sguardo assassino che Louis gli ha riservato; l'espressione di Harry diventa piatta, illeggibile, e l'allegria che fino a pochi secondi prima colorava le sue iridi sparisce all'istante.
– Dammi ancora dieci minuti, Zayn, – risponde, e sembra davvero seccato dalla sua interruzione; l'altro lo scruta in silenzio per qualche secondo, poi annuisce con un sorriso che fa involontariamente rabbrividire Louis; è ancora appiccicato all'altro ragazzo, le braccia incrociate dietro la sua nuca e la fronte premuta contro il suo collo, e sente le mani di Harry salire appena per abbracciarlo più stretto.
– Dieci minuti, dolcezza, poi ti lascio qui, – acconsente Zayn, scoccando un'occhiata maliziosa a Louis, poi si volta e si fa spazio tra la folla a gomitate per uscire dal locale.
L'espressione di Harry si rilassa appena, e le sue dita ricominciano a massaggiare piano la schiena del ragazzo, come stavano facendo prima dell'intromissione dell'altro; Louis è teso, non può negarlo, e sapere che potrà avere Harry solo per altri dieci minuti lo ha innervosito. Ha la strana consapevolezza che non lo rivedrà più, e no, non è una bella cosa; senza pensarci, afferra la nuca dell'altro ragazzo, spingendolo ad abbassare il viso, e lo bacia ancora una volta, in un modo completamente diverso da prima. Insinua la lingua tra le sue labbra con un'insana voglia di dominarlo, e le sue dita tirano i capelli sulla sua nuca; vuole avere Harry, lo vuole come non ha mai voluto nessuno, e la dolcezza che poco prima c'era nei loro gesti scompare. Le mani di Harry si spostano sul suo sedere, stringendolo con forza e per la prima volta Louis si rende conto di quanto l'altro sia eccitato; si lascia sfuggire un gemito, catturato subito dalla bocca di Harry, e comincia a strusciare il bacino contro il suo.
Non hanno abbastanza tempo per giocare in quel modo, però, e Louis non si stupisce quando Harry si stacca da lui per afferrargli un polso e trascinarlo con sé tra la massa di persone che ballano intorno a loro; si fermano davanti ad una porta nera, sorvegliata da un tizio tutto muscoli che Louis non aveva notato, e vengono subito lasciati passare. Chissà quante persone ci ha portato prima di lui, Louis non può fare a meno di chiederselo, ma scaccia subito il pensiero fastidioso quando la porta si chiude dietro di loro e Harry lo spinge contro di essa riprendendo a baciarlo come sulla pista; le sue mani tornano a palpargli il sedere, Louis ansima di nuovo, involontariamente, e questa volta Harry si allontana con un sorriso soddisfatto e vagamente divertito, prima di inginocchiarsi davanti a lui per slacciargli in fretta i pantaloni ed abbassarglieli insieme ai boxer che indossa.
Louis non si era davvero reso conto di quanto fosse eccitato, e quando la bocca di Harry avvolge il suo sesso non riesce a trattenere un gemito acuto, le dita che si infilano istintivamente tra i suoi ricci; non è il primo pompino che riceve, anzi, è successo parecchie altre volte, ma, maledizione, nessuno si è mai lasciato scopare la bocca come sta facendo il ragazzo di fronte a lui: Louis muove il bacino senza riuscire a trattenersi, spingendosi sempre più a fondo nella sua gola, e quando Harry mugola qualcosa, chiudendo gli occhi lucidi che fino a quel momento erano puntati nei suoi, arriva all'orgasmo senza sorpresa. Ha sempre avuto una buona resistenza, tutto sommato, ma questa volta non aveva nessuna possibilità di trattenersi: hanno poco tempo, e onestamente era troppo eccitato dagli stimoli della bocca di Harry per poterlo fare.
Il ragazzo ingoia il suo seme con gli occhi adesso socchiusi, due lacrime incastrate tra le ciglia nere, e rialzandosi gli tira su boxer e pantaloni insieme; ha un sorriso stampato sulle labbra abusate, mentre gli sistema i vestiti, e Louis lo bacia subito, il cervello che galleggia ancora nel piacere, e non si ritrae quando sente il proprio sapore sulla sua lingua: gli ha sempre fatto schifo, a dire il vero, ma in qualche modo sa che da Harry accetterebbe qualsiasi cosa perché, be', è Harry, e anche se l'ha incontrato solo un paio d'ore prima sente di provare qualcosa nei suoi confronti, per quanto sia assurdo.
Porta una mano al cavallo dei suoi pantaloni, deciso come non mai a ricambiare il favore, ma Harry lo ferma stringendo con delicatezza le dita sul suo polso; scuote piano il capo, tornando a baciarlo dolcemente, e tutta la fretta sembra essere scomparsa. Louis si sente mancare il respiro quando l'altro si preme di nuovo contro il suo corpo, sollevandogli le braccia e inchiodandole sulla porta dietro di lui, e maledizione, non pensava di poter trovare così dolorosamente eccitante l'essere sovrastato; il petto di Harry è schiacciato contro il suo, il bacino è appena più in alto del suo, e sente la sua erezione premere contro il ventre. Ansima qualcosa di indefinito, maledicendo il proprio corpo per essere così lento a riprendersi dopo l'orgasmo, e Harry ridacchia piano, quasi come se gli avesse letto nel pensiero; libera i suoi polsi portando le mani a chiudersi a coppa sulle sue guance, e lo bacia ancora, con tutta la dolcezza del mondo, prima di allontanarsi.
– Devo andare, – mormora semplicemente, accarezzando i suoi zigomi con i pollici, e Louis in qualche modo sa che non vorrebbe davvero farlo; è lui a stringergli i polsi con le dita, adesso, allontanando le sue mani dalle proprie guance per potersi avvicinare e baciarlo.
– È stato tutto splendido, Harry, – sussurra con sincerità contro la sua bocca, gli occhi fissi nei suoi, prima di regalargli ancora un ultimo bacio.  

 

 

 

 

 

 

 

Salve ragazzi, come promesso ecco a voi la terza parte della long sulla Sirenetta. :)

Dal momento che oggi non è una bella giornata (in tutta sincerità, è una giornata di merda e non mi sento per niente bene), le note finiscono qui. Grazie per le tre recensioni dello scorso capitolo, spero che anche questo vi sia piaciuto. :)

Un bacio!

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Capitolo 4
*** 4/?. ***


The Little Mermaid.

 

 

Parte 4.

Lo sguardo che Niall gli rivolge è affettuoso come sempre, quando lo vede avvicinarsi da solo a lui e Liam mentre ballano ai margini della folla, e non appena è ad un passo gli afferra la mano e lo abbraccia stretto; sente le sue labbra contro la guancia, Louis, e non capisce davvero come sia possibile che Niall abbia capito tutto solo guardandolo in faccia. Ricambia la sua stretta con trasporto, senza riuscire a trattenersi dall'alzare gli occhi per cercare Harry tra le ragazze e i ragazzi che ballano accanto a loro, pur sapendo che non lo troverà, e un singhiozzo inaspettato gli blocca il respiro per un attimo, seguito subito dopo dalle lacrime che non si era reso conto di trattenere: è la seconda volta in meno di un mese che si trova a piangere abbracciato al suo migliore amico, e davvero non capisce cosa gli stia prendendo. Dovrebbe essere contento, felice, ma il pensiero che quasi sicuramente non vedrà più Harry lo rende incredibilmente triste; l'ha incontrato per la prima volta due ore prima, cazzo, non può essersi legato così tanto a un ragazzo che per lui, tutto sommato, è uno sconosciuto. Presto anche Liam si unisce all'abbraccio, il petto premuto contro la schiena di Louis e le braccia che si incrociano con quelle di Niall intorno al suo busto, e dopo un po' Louis si sente abbastanza rilassato da poter provare a ricacciare indietro le lacrime che non vogliono proprio smettere di bagnargli le guance.
– Andiamo a casa?

Liam guida verso casa senza dire una parola, Niall seduto al suo fianco non fa altro che controllare il suo cellulare; Louis guarda fuori dal finestrino in silenzio, dai sedili posteriori, l'euforia di quando sono entrati nel locale svanita con Harry. Si sente uno stupido ragazzino troppo sentimentale, e si detesta per questo, ma non può negare di essere stato bene con l'altro ragazzo, né di desiderare di vederlo ancora, baciarlo di nuovo, e conoscerlo meglio; nella sua mente ha solo gli occhi grandi e verdi di Harry, quando chiude i suoi per più di un secondo, e non sa proprio cosa fare per, semplicemente, smettere di pensare a lui almeno il resto della notte.
La strada è illuminata quasi a giorno dai lampioni sul ciglio, una luce azzurrina e fredda che gli dà quasi fastidio alla vista; si stropiccia per un attimo le palpebre chiuse e pesanti, il viso di Harry davanti a lui come una piacevole allucinazione, e quando le riapre, con uno squittio sconvolto, vede un ragazzo camminare lungo il marciapiede con le mani in tasca; ha i capelli castani e ricci, arruffati, e le spalle larghe su cui Louis ha appoggiato le mani per ore, mentre ballavano. È Harry, è davvero lui, e un sorriso inconscio gli piega le labbra quando il ragazzo solleva gli occhi e guarda dritto nella sua direzione quasi per istinto, sicuramente senza vederlo per il riflesso dei lampioni sui finestrini chiusi.
– Fermati! – strilla Louis dopo qualche altro metro, senza nemmeno rendersene conto, facendo frenare Liam all'istante, bruscamente, e Niall impreca per la stretta micidiale della cintura di sicurezza sul suo sterno e la perdita del cellulare sul tappetino davanti al suo sedile; Liam si affretta a scusarsi, le guance che vanno a fuoco nel sentire le parole usate dall'amico, senza capirne il senso perché non sta parlando in inglese ma cogliendo la rabbia nel suo tono, ma Louis non ci fa caso e si affretta ad aprire lo sportello e fiondarsi fuori dall'auto. Harry è lontano, abbastanza perché nessuno dei due riesca a distinguere con chiarezza i lineamenti dell'altro, ma in qualche modo Louis riesce a cogliere il sorriso che illumina lo sguardo del ragazzo quando lo riconosce.
Ed è proprio quando Harry tira fuori dalle tasche le mani, accelerando il passo per raggiungerlo il più in fretta possibile, che passa davanti ad un vicolo che Louis prima non aveva notato; e non l'avrebbe fatto nemmeno in quel momento, probabilmente, se non ne fossero uscite due paia di braccia, e se quelle stesse braccia non si fossero strette sul torace del ragazzo, trascinandolo con loro nell'oscurità, e un singhiozzo di paura e dolore non avesse raggiunto le orecchie di Louis pochi secondi dopo che la testa di Harry era sparita col resto del suo corpo nel buio.
Il terrore lo paralizza per qualche lungo momento, un'orribile stretta d'ansia allo stomaco, ma poco dopo Liam e Niall lo superano correndo verso il vicolo, spronandolo a fare lo stesso, perché hanno visto tutta la scena dall'automobile parcheggiata malamente sul marciapiede e hanno intuito che quel ragazzo ha bisogno di aiuto; Louis ci mette qualche secondo a riprendere possesso del suo corpo, ma quando un gemito di dolore gli arriva alle orecchie l'adrenalina comincia a scorrergli nelle vene e scatta verso i suoi amici per affiancarli.
– ...e ricordati che questo era solo un assaggio.

È una voce aspra e sconosciuta che accoglie i tre nel vicolo, ma Louis non riesce a vedere bene il viso del suo proprietario, né quella dell'uomo al suo fianco, in parte per il buio e in parte perché i suoi occhi sono caduti immediatamente sulla figura accasciata sull'asfalto poco più in là, in gran parte nascosta dietro un cassonetto; la sua prima reazione quando riconosce quel corpo come quello Harry è di puro panico, perché il ragazzo è immobile e silenzioso, ed un conato gli blocca per un attimo il respiro, ma in qualche modo riesce a cacciare l'ansia in un angolo remoto del suo cervello mentre Liam e Niall si lanciano, con incoscienza, all'inseguimento dei due che hanno ridotto Harry in quello stato e sono scappati.
Louis è al fianco di Harry in un secondo, le mani incerte mentre gli solleva il volto dall'asfalto per controllare le sue condizioni, la bile che gli sale in gola quando i suoi occhi si abituano all'oscurità e riesce a vedere il suo viso ricoperto di sangue; singhiozza senza rendersene conto, poi si morde con forza un labbro per contenersi, e con delicatezza scosta alcuni ricci umidi dalla fronte del ragazzo, strisciando sulle ginocchia senza badare alla sporcizia del vicolo, per sollevare appena il capo di Harry e posarlo piano sulle sue cosce. È straziante vedere il ragazzo con cui ha ballato tutta la sera ridotto in quel modo, e benché l'abbia conosciuto solo qualche ora prima Louis è sicuro che non abbia mai fatto nulla per meritarselo; continua ad accarezzargli piano i capelli, gli occhi che indugiano sulle sue labbra spaccate e le ciglia umide per un misto di sangue e lacrime, e senza accorgersene comincia a piangere a sua volta, in silenzio, continuando a scrutare il suo viso incosciente e malridotto.
– Non siamo riusciti a raggiungerli, – soffia Niall dopo pochi minuti che a Louis erano sembrati ore, ansimando ed appoggiandosi di schiena contro il muro sporco, Liam al suo fianco, e il suo respiro pesante si trasforma in un sibilo nel vedere per la prima volta le condizioni del volto che Louis continua ad accarezzare con la punta delle dita, – porca puttana, è messo peggio di quanto pensassi, – geme senza pensare, ricevendo un'occhiataccia e una gomitata nelle costole da Liam per il poco tatto, ma Louis non dà segno di averlo sentito e continua a guardare il viso di Harry in silenzio, per alcuni secondi, prima di riprendersi e rabbrividire.
– Dobbiamo portarlo all'ospedale, – sussurra con un'espressione risoluta nonostante le lacrime che continuano a scivolare sulle sue guance, mentre alza gli occhi verso i due che ancora stanno riprendendo fiato, – Niall, vai a prendere la macchina; Liam, tu devi aiutarmi a sollevarlo e metterlo nel sedile posteriore.

 
Louis non riesce a smettere di accarezzare piano il viso martoriato di Harry, in silenzio mentre Niall guida ignorando la segnaletica stradale e i limiti di velocità verso l'ospedale più vicino; ha lo stomaco stretto in una morsa ansiosa, la testa del ragazzo sul suo grembo, e non riesce a smettere di pensare che, anche in quelle condizioni, sia bellissimo. Ha smesso di piangere da qualche minuto, perso in un'apatia sconosciuta, ma rincuorato dal continuo alzarsi ed abbassarsi del petto di Harry, dal suo respiro regolare, e dal battito lento del suo cuore contro il palmo che ha posato sul suo torace appena è salito in auto. Non sente nulla di quello che Liam sta gridando, al telefono con chissà chi, né ciò che Niall continua a borbottare ad ogni incrocio ed incidente evitato per un pelo, troppo concentrato a studiare i lineamenti sporchi di sangue di Harry: ha un taglio orrendo sulla fronte, appena sotto l'attaccatura dei capelli, il labbro superiore spaccato, un orribile livido violaceo sulla mascella, ed è bellissimo anche così, ma Louis vorrebbe vedere il verde delle sue iridi come al bar del locale, vorrebbe un suo sorriso, vorrebbe sentire la sua voce roca che l'ha fatto rabbrividire d'eccitazione qualche ora prima. Harry sembra un bambino indifeso sul sedile posteriore della sua macchina, un bambino indifeso e maltrattato, la sua sicurezza e la sua imponenza sono completamente svanite nella posizione fetale che ha inconsciamente assunto quando l'hanno caricato sull'auto e Louis ha posato il suo capo sul proprio ventre per non perdere il contatto, per essere sicuro che respirasse ancora, che il suo cuore non smettesse di battere.
– Siamo quasi arrivati, – annuncia Niall svoltando di colpo a sinistra, rischiando di tamponare una monovolume bianca, e Liam smette di farneticare al cellulare e si volta brevemente verso il sedile posteriore per controllare le condizioni di entrambi i ragazzi.
– Stai bene, Lou? – domanda, cercando di non apparire troppo nervoso, e Louis scuote il capo senza una parola, chinandosi con fare protettivo sul capo di Harry, sfiorandogli con le labbra quella minuscola porzione di pelle senza sangue sulla guancia rivolta verso di lui; non sta bene, per niente, si sente dilaniato dalla paura e dal dolore, vorrebbe piangere, urlare, spaccare qualcosa, ma non può fare nulla di tutto questo, non può permettersi di perdere la testa in quel momento, ci sarà tempo dopo, quando Harry sarà nelle mani dei medici, al pronto soccorso, quando non dovrà preoccuparsi di infastidirlo in quello che pare un sonno profondo. Non si rende conto dei suoi pensieri, non capisce quanto siano deliranti, e bacia di nuovo quel piccolo lembo di pelle, e ancora, e ancora, finché la macchina non si ferma e Liam scende subito per correre dentro l'ospedale, chiamare dei medici e pretendere una barella.

 
Niall lo sta abbracciando stretto, nella sala d'attesa in cui sono stati costretti dopo che due medici e un'infermiera piuttosto spaventosa avevano portato via Harry, strillandosi a vicenda qualcosa di incomprensibile per le orecchie di poveri mortali come loro tre; Liam fa avanti e indietro davanti a loro, incapace di stare fermo un attimo, e Niall scherza sul solco che farà sul pavimento se non la smette, ma il suo tono è privo di divertimento, teme anche lui per la sorte del ragazzo sconosciuto di cui nessuno sa niente da più di due ore.
– Devo vomitare, – geme Louis con voce rotta, parlando per la prima volta da quando hanno portato Harry in macchina, e Niall e Liam si affrettano ad aiutarlo ad alzarsi e portarlo di peso in bagno; Niall gli accarezza piano la schiena, in modo rassicurante, mormorandogli cose insensate all'orecchio per tentare di calmarlo un po', mentre Liam gli tiene i capelli lontani della fronte, le mani gelide a contatto con la sua pelle, sorreggendolo con l'altro braccio, e Louis rimette l'anima in quel bagno asettico, piangendo senza accorgersene, il respiro frammentato dai conati e dal dolore che sente nello stomaco e nel cuore.

 
Trascorrono altre due ore, prima che la stessa infermiera che ha portato via Harry si avvicini a loro, di nuovo in sala d'attesa, con un'espressione illeggibile sul volto.
– Siete i ragazzi che hanno portato qui Harry Styles? – domanda, pur sapendo già la risposta dal modo in cui tutti e tre, riconoscendola, si sono alzati in piedi e le sono andati incontro speranzosi di ricevere notizie; Liam annuisce per tutti, cercando di mostrarsi tranquillo, e stringe forte la mano sudata di Louis nella sua per infondergli quel poco di coraggio che può. – Il signor Styles ha riportato un leggero trauma cranico, fratture a tre costole e al sopracciglio sinistro, una slogatura al polso destro, abbiamo dovuto dargli due punti per la spaccatura del labbro e nove per il taglio sulla fronte, e fargli una trasfusione perché aveva perso molto sangue; gli abbiamo somministrato degli antidolorifici ed è ancora incosciente, ma dovrebbe svegliarsi entro qualche minuto.
– P-possiamo vederlo? – chiede Louis, le parole che scivolano con difficoltà sulla sua lingua, la gola che brucia per il vomito e l'ansia e, inaspettatamente, un pizzico di speranza.
– Uno alla volta, – annuisce l'infermiera, addolcendo appena l'espressione nel sentire la sua voce così aspra e stanca e vedendo i suoi occhi rossi inumidirsi, – venite, vi porto alla sua stanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiedo perdono per il ritardo, ieri ero dai miei zii per festeggiare un compleanno e sono tornata a casa tardi (e poi sono uscita un’altra volta con un amico), e non ho potuto aggiornare. Detto questo.
Non è molto da me lamentarmi delle poche recensioni che delle mie storie ricevono, ma sinceramente questa volta la cosa mi dà un po’ fastidio perché: cinque persone hanno inserito questa storia tra i preferiti, due tra le ricordate e ben ventitré tra le seguite. E nell’ultimo capitolo ha ricevuto solo la recensioni di pirisilla, che tutto sommato è quella che potrebbe evitare più di tutti di farlo dal momento che ci conosciamo e se vuole dirmi qualcosa ha altri millemila mezzi per farlo (però è divertente leggere i tuoi scleri, tesoro, ignora quello che ho scritto e continua ). Tutta questa pappardella per dire che un po’ ci sono rimasta male, sì, e che non mi dispiacerebbe se qualche persona in più mi desse un’opinione, anche breve, su questa storia. A conti fatti è la mia seconda long seria, quindi. .-.
Btw, la storia comincia a farsi interessante e ormai i ruoli dei personaggi dovrebbero essere abbastanza chiari (lo sono?). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, aggiornamento domenica prossima salvo complicazioni. Baci!

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Capitolo 5
*** 5/?. ***


The Little Mermaid.

 

 

Parte 5.

Louis non capisce come sia potuto succedere tutto così in fretta: un attimo prima era in ospedale con Liam e Niall, l'infermiera che li guidava verso la camera di Harry, un attimo dopo uno degli uomini di suo padre lo stava trascinando in macchina ignorando completamente i suoi tentativi di fuga e le grida dei suoi amici.
È seduto sul divano di casa, adesso, i vestiti ancora macchiati del sangue del ragazzo per cui è rimasto sveglio tutta la notte, gli occhi serrati, le mani strette in grembo l'una nell'altra, le labbra chiuse e le urla di suo padre nelle orecchie; non capisce cosa gli stia dicendo, non gli interessa, non vuole vederlo né sentirlo: se n'era andato, era riuscito a fuggire, perché è di nuovo nel salotto della casa dove è cresciuto? Com'è possibile che la sua libertà sia durata solo una notte?
Un dolore improvviso alla guancia lo costringe a sollevare le palpebre, le labbra che si socchiudono per un'esclamazione di stupore, le iridi azzurre che incontrano quelle furenti di suo padre.
– Cosa ti passava per la testa? – grida l'uomo, la mano che l'ha schiaffeggiato ancora sollevata; Louis non l'ha mai visto così furioso, nemmeno quando l'ha scoperto a baciare Niall in camera sua, quasi due anni e mezzo prima. – Potevano riconoscerti! A cosa diavolo stavi pensando, eh? Tu e quegli schifosi froci dei tuoi amici! Ti avevo avvertito, ti avevo detto di smetterla con le tue porcate da deviato e tu, tu cos'hai fatto? Hai continuato alle mie spalle, per tutto questo tempo!
Louis ha paura di suo padre, ne è terrorizzato, e non solo in quel momento ma sempre, da tutta la vita; per questo rimane in silenzio, anche se fa male, fa male sentire quell'uomo orribile insultare lui e i suoi amici senza sapere nulla, senza capire nulla, e chiude ancora gli occhi per trattenere le lacrime. È stupido forse, ma non può impedire ai suoi pensieri di tornare subito a Harry, il ragazzo che ha conosciuto solo poche ore prima, che adesso è all'ospedale, forse sveglio o forse ancora addormentato, e che vuole rivedere: vuole rivedere il suo viso, senza lividi e sangue e ferite, i suoi enormi occhi verdi, il suo sorriso a metà tra il timido e lo sfacciato; vuole di nuovo infilare le dita tra i suoi ricci, baciarlo, perdersi ancora nella sensazione del suo corpo solido schiacciato contro il proprio, sentirsi al sicuro tra le sue braccia senza nessuna ragione logica; vuole finire ciò che hanno cominciato, vuole tutto di lui con un'intensità nuova, mai sperimentata prima di quel momento.
– Papà? Louis?
Ha gli occhi ancora chiusi, quando la voce di una delle gemelle gli arriva alle orecchie, camuffata dall'enorme orso di peluche con cui dorme la notte, ma li riapre all'istante, voltandosi verso di lei con un sorriso forzato sulle labbra; non guarda verso suo padre, non ha la forza di farlo e ha paura che l'arrivo della sua sorellina possa peggiorare le cose. Prende una delle copertine di pile piegate sulla penisola del divano, aprendola e stendendosela addosso per coprire il sangue di Harry che gli sporca i vestiti, e fa cenno alla bambina di avvicinarsi. Daisy ha gli occhi sgranati, sembrano giganteschi sul suo visetto infantile, ma non ci pensa un attimo prima di correre tra le braccia del fratello e accoccolarsi su di lui, il pollice destro in bocca e il braccio sinistro che stringe forte il pupazzo.
– È successo qualcosa? – chiede, le parole storpiate dal dito in bocca, guardando dritto negli occhi di Louis e sfregando il volto contro il suo petto; le labbra del ragazzo si piegano istintivamente in un sorriso intenerito, sincero questa volta, e posa un bacio sulla fronte della bambina scuotendo il capo.
– Nulla, piccola, papà ed io stavamo solo discutendo di una cosa, – le risponde, guardando per la prima volta verso il genitore e trovandosi i suoi occhi addosso, un misto di rabbia e disgusto nei suoi confronti e d'affetto per la bambina; è un'altra pugnalata, un altro dolore, ma lo ignora come ha ormai imparato a fare e si alza in piedi con la sorellina ancora stretta tra le braccia. – Ti porto a letto, va bene? È domenica e sicuramente è troppo presto per essere già sveglia.

 
Si sveglia che ormai è pomeriggio, esausto nonostante le lunghe ore di sonno, e appena mette a fuoco i contorni della sua stanza un attacco di nausea lo costringe ad alzarsi e correre in bagno; si inginocchia davanti al gabinetto, le mani strette alla ceramica mentre gli spasmi del suo stomaco lo fanno lacrimare di dolore. Non si accorge della presenza di sua madre finché la donna non gli accarezza la schiena, con gentilezza, e si inginocchia accanto a lui per scostargli i capelli dalla fronte sudata; ha visto il sangue sui suoi vestiti, ancora quelli che indossava la notte prima, ma rimane in silenzio finché Louis non smette di tremare e solleva una mano per tirare lo sciacquone, tossendo, le lacrime che ancora scivolano sul suo viso pallido e provato.
– M-mamma, – geme, chiudendo gli occhi per paura di vedere nei suoi lo stesso sguardo disgustato del padre, ma la donna lo zittisce dolcemente e gli accarezza entrambe le guance con la stessa gentilezza con cui gli ha sfiorato la schiena; Louis si lascia manovrare senza opporre resistenza, troppo stanco e demoralizzato per fare alcunché.
– Non piangere, tesoro, – sussurra Jay, baciandogli la fronte dopo averlo messo in piedi, e comincia a sfilargli i vestiti piano, facendo attenzione a dove il sangue secco ha attaccato il tessuto alla sua pelle; Louis rimane fermo, gli occhi chiusi e le lacrime che nonostante le parole della donna continuano a bagnargli il volto, e quando è completamente nudo si lascia spingere nella doccia, – lavati, poi parleremo di cos'è successo stanotte e del perché Daisy stamattina mi ha costretta a venire in camera tua per controllare se stessi bene; papà ha portato le ragazze fuori, siamo solo noi due.
Louis annuisce, con gli occhi ancora serrati, e aspetta che sua madre chiuda il box prima di allungare una mano verso le manopole dell'acqua; rimane immobile sotto il getto tiepido per quelle che sembrano ore, lasciando che il sudore, la sporcizia ed il sangue scivolino nello scarico, senza trovare la forza di prendere il bagnoschiuma e lavarsi per davvero. Si appoggia di schiena contro la parete fredda della doccia, e in un attimo è seduto a terra, le braccia incrociate sul ventre e le gambe sollevate e strette contro il petto; appoggia la fronte contro le ginocchia, gli occhi ancora chiusi, e comincia a singhiozzare.

 
Scende in cucina quasi un'ora più tardi, una vecchia tuta addosso perché tutti i suoi vestiti sono ancora a casa di Liam, e trova sua madre seduta a tavola; sembra stanca, nota Louis, e ha delle orribili ombre scure sotto gli occhi chiusi. Si morde un labbro con più forza del necessario, chiedendosi se suo padre le abbia già detto qualcosa, e si riprende dalla sua improvvisa paralisi solo quando sente il sapore del proprio sangue sulla lingua; si costringe a fare qualche passo nella sua direzione, prima di sedersi accanto a lei, senza sapere cosa aspettarsi.
– Mamma? – chiama, stringendo i pugni in grembo per l'ansia che lo divora all'idea che anche lei lo tratti come suo padre; non è certo di poterlo sopportare. Jay apre gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre per mettere a fuoco il viso pallido del figlio, e sorride appena, prima di alzarsi ed avvicinarsi ai fornelli per riscaldare gli avanzi del pranzo; ha un'espressione strana, si trova a pensare Louis, osservandola di sottecchi e notando quante volte si passa una mano sul viso, e quanto la sua pelle sembri più tirata del solito. Per quanto voglia bene alle donne della famiglia, si rende conto con una fitta di senso di colpa al cuore, non si è mai fermato a pensare come potesse davvero essere il rapporto tra i suoi genitori; ricorda le loro discussioni animate quando Jay aveva appena partorito le gemelle, ma le aveva catalogate come semplici litigi tra marito e moglie e dopotutto non li sentiva alzarsi la voce a vicenda da anni. – Mamma, come stai? – si affretta a chiedere, alzandosi di scatto dalla sedia per avvicinarsi a lei ed appoggiare una mano sulla sua schiena.
Jay scuote il capo, stendendo le labbra in un sorriso che, lo nota solo ora, non raggiunge i suoi occhi e sembra piuttosto una smorfia; il senso di colpa lo travolge, e prima che il suo cervello possa registrarlo stringe la donna in un abbraccio, affondando il viso nei suoi capelli. Le braccia della madre si avvolgono intorno ai suoi fianchi un attimo dopo, e singhiozzi soffocati cominciano a farle tremare il petto; Louis chiude gli occhi, cercando di impedirsi di piangere ancora, ma è inutile e pochi secondi dopo sono entrambi in lacrime, stretti l'uno all'altra come per sostenersi a vicenda.
Louis non ha mai pensato a se stesso come una persona egoista, ma lo sfogo di sua madre lo fa ricredere: ha trascorso due anni ad autocommiserarsi, badando solamente ai propri problemi, quando Jay aveva bisogno di lui; avrebbe dovuto essere più attento, pensa stringendola più forte, avrebbe dovuto considerare di più gli sguardi gelidi che di tanto in tanto lei e suo padre si lanciavano da una parte all'altra del tavolo e che passavano inosservati a tutti tranne che a lui.
– Dio, scusa, – borbotta la donna, dopo diversi minuti, allontanandosi dal figlio e asciugandosi gli occhi e le guance con le dita, – perdonami, Lou, non dovevo perdere il controllo.
Il ragazzo non può fare a meno di lasciarsi sfuggire una risata amara, pensando al modo in cui quella mattina suo padre ha perso il controllo; gli occhi di Jay si illuminano di consapevolezza, e la donna allunga una mano per accarezzargli la guancia che quella notte è stata colpita. Louis non si è guardato allo specchio, vestendosi, e non sa in che condizioni sia il suo viso, ma è certo che ci sia qualcosa che non va perché le labbra della madre cominciano a tremare, e un attimo dopo la donna scoppia di nuovo a piangere.
– Mi dispiace così tanto, – singhiozza, guardandolo, e Louis capisce in quel momento che lei sa, che ha sempre saputo; il senso di colpa di poco prima svanisce, incredulità e rabbia che prendono il suo posto in un secondo.
– Tu sapevi? – chiede, pur sapendo già la risposta, e quando la donna annuisce è come se qualcuno stesse cercando di strangolarlo: non ha più aria nei polmoni, si sente soffocare, eppure non può fare altro che accettare la notizia; è quasi più doloroso di tutti gli insulti che suo padre gli ha rovesciato addosso negli ultimi due anni, perché ha sempre pensato che sua madre non fosse a conoscenza della situazione, che in caso contrario avrebbe fatto qualcosa per difenderlo, per aiutarlo. Sente gli occhi riempirsi ancora una volta di lacrime, questa volta di rabbia, ma riesce a ricacciarle indietro; stringe i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, si sente tradito ed è furioso come non lo è mai stato.
– Mi dispiace così tanto, – ripete la donna, facendo per avvicinarsi a lui, forse per abbracciarlo di nuovo, ma Louis indietreggia, gli occhi sgranati e i pugni ancora stretti, le unghie che incidono la pelle dei palmi.
– Non toccarmi, – sibila, senza pensare, e questa volta non si sente nemmeno così in colpa nel vedere l'espressione di puro dolore sul viso della donna; pensava che sarebbe stata dalla sua parte, almeno lei, ma l'ha tradito e merita di provare esattamente quello che prova in quel momento.
Senza dire un'altra parola, né guardarla un'altra volta, esce dalla cucina.

 
Non trova il suo cellulare da nessuna parte; non in salotto, non in camera sua, non nel bagno. Ha paura di averlo lasciato nella macchina di Liam, la mattina, mentre portavano Harry in ospedale; una fitta inaspettata di dolore lo sorprende mentre pensa a lui, ma si sente così vuoto, così svuotato dagli ultimi eventi che non riesce nemmeno a trovare la forza di preoccuparsi davvero per lui. Sa che è in ospedale, sa che almeno lì è al sicuro.
Suo padre e le sue sorelle sono rientrati un paio d'ore prima, ma ha ignorato stoicamente il bussare delle gemelle alla porta e le voci preoccupate di Fizzy e Lottie che lo chiamavano per sapere come stesse: sicuramente Daisy ha detto loro ciò che ha visto quella mattina, pur non capendone il significato perché è ancora troppo piccola, e probabilmente le due più grandi hanno capito che non si era trattato di una semplice discussione.
Ha la fronte appoggiata alla finestra della sua stanza, le palpebre pesanti e gli occhi rossi per tutte le lacrime che ha versato nelle ultime ventiquattro ore, più di quante ne abbia pianto in tutta la sua vita, quando la voce di Niall gli giunge alle orecchie. Si raddrizza all'istante, svegliandosi di colpo dalla trance in cui era caduto, e sbatte un paio di volte le palpebre per capire come sia possibile che il suo migliore amico sia entrato in casa sua dopo il disastro successo con suo padre.
Ed è proprio la voce del padre, furiosa come la notte prima, che lo fa scattare in piedi per correre alla porta e girare la chiave, per fiondarsi sulle scale e scendere nell'ingresso, dove lo aspetta una scena che non si era mai aspettato di vedere: Niall è davanti al suo genitore, gli occhi infuocati per la rabbia, e Liam è al suo fianco, e sembra si stia trattenendo dal dare un pugno in faccia all'uomo che grida loro contro. Pensa distrattamente che non l'ha mai visto così incazzato, che il suo sguardo non ha mai lanciato saette come in quel momento, prima che suo padre afferri malamente il colletto della polo azzurra che Niall indossa, gridandogli in faccia di sparire immediatamente da casa sua, che non vuole un altro frocio sotto il suo tetto nemmeno per un attimo, ed è in quel momento che Liam perde tutto il suo autocontrollo e si scaglia contro l'uomo per spingerlo con violenza via dall'amico. Tutto rimane immobile per qualche istante, gli unici suoni presenti nell'ingresso sono quelli dei respiri accelerati dei presenti, e solo in quel momento Louis si rende conto che dietro di lui, a guardare la scena con occhi sgranati e forse un po' spaventati, ci sono Fizzy e Lottie, e che probabilmente hanno sentito quello che loro padre ha detto, e che adesso sanno tutto.

La poco energia che aveva in corpo lo abbandona in un secondo, la sua visione si fa sfuocata, e l'ultima cosa che sente sono le braccia delle sue sorelle strette intorno al torace e le loro voci apprensive nelle orecchie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, questo capitolo non era propriamente previsto, all’inizio, e ha leggermente modificato le mie idee per i prossimi; è anche l’ultimo già scritto, quindi metto le mani avanti e vi dico che non sono sicura di riuscire ad aggiornare regolarmente la domenica, da oggi in poi. Credo che ce la farò, ma non si sa mai.
Btw. Giuro che non odio Louis, né nessuno dei ragazzi o dei personaggi di questa storia, ma adoro farli soffrire perché sono una sadica bastarda che si nutre di hurt/comfort e.. sì, ecco, soffriranno un po’ tutti per poi consolarsi a vicenda; e no, questo non è uno spoiler, perché la long è basata su un cartone della Disney e a parte Pocahontas tutti i cartoni della Disney hanno il lieto fine fluff, no? :D
Spero che tutto questo angst non-gratuito (prometto che più avanti capirete perché sono stata così cattiva) non vi abbia fatto troppo schifo, e che continuerete a farmi sapere cosa ne pensate (grazie alla solita pirisilla (♥), a _OneD e a Louissass_ per le recensioni al capitolo precedente, se volete continuate pure a fare ipotesi sui personaggi, mi piace da morire leggere le vostre idee! :D).
Ci risentiamo al prossimo aggiornamento, spero domenica prossima!
(E, giusto per, qui c’è uno stamp di un discorso tra me e Irene, lol, mentre plottavamo la storia. ♥)

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