Take my hand, take my whole life too, for I can’t help falling in love with you.

di Evaney Alelyade Eve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una notizia sconvolgente, e una decisione pericolosa. ***
Capitolo 2: *** Un risveglio traumatico ed un sorrisetto inopportuno. ***
Capitolo 3: *** Il giorno del funerale e una notte insonne. ***
Capitolo 4: *** Migliori amici rompiscatole e un caffè in debito. ***
Capitolo 5: *** Troppe chiacchierate e una lettera da chi non c'è più. ***
Capitolo 6: *** Notte inquieta. ***
Capitolo 7: *** Consapevolezze, segreti ed ammissioni. ***
Capitolo 8: *** Inizia la tua giornata da così a così e concludila in modo fantastico! Le gocciole non sono incluse! ***
Capitolo 9: *** Primo appuntamento, parte I: Jensen VS Ristoranti francesi! ***
Capitolo 10: *** Primo Appuntamento - Parte II: Misha e i dessert! ***



Capitolo 1
*** Una notizia sconvolgente, e una decisione pericolosa. ***



Fandom: Supernatural.
Pairing/Personaggi: Jensen Ackles, Misha Collin, Jared Padalecki , un po' tutti insomma!
Rating: Devo ancora stabilire...per adesso è verde, ma potrebbe diventare rosso u.u
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Beta: Fabi-chan Michaelis
Genere: Thriller, Azione, Romanticooooo
Warning: Slash.
Summary: Due vite parallele che s'incrociano per portare a galla parecchie scottanti verità.
Note: Per alcuni personaggi ho incrociato i nomi di Supernatural con i reali! ( Es : Micheal Cohen...)
Note Importanti :  Il titolo è una frase della canzone di Elvis Presley : Can't help falling in love! Bellissima, ascoltatela u.u
Dedica: A chiunque leggerà, thanks 
DISCLAIMER: Purtroppo i protagonisti non mi appartengono, così come il resto del cast. Purtroppo! ;__;
(PS: Aggiornerò ogni lunedì! Inoltre questi avvisi verranno messi solo questa volta. Se dovessi rimetterli, metterò solo il Raiting, che sono sicura cambierà più avanti u.u )
*PPS: potete considerare l'immagine come il "banner" della storia, visto che è nato tutto grazie a questa! *-*/ *






Take my hand, take my whole life too, for I can’t help falling in love with you.

Capitolo I

Una notizia sconvolgente, e una decisione pericolosa.


Jensen si aggiustò la cravatta, si appuntò il distintivo all'interno del suo completo scuro, afferrò le chiavi della macchina ed uscì di casa.

Il cielo su Chicago era plumbeo e prometteva pioggia, una pioggia torrenziale, degna del diluvio universale.  Chiuso nell'abitacolo della sua macchina, Jensen imprecava contro il traffico della città, che scorreva lento, quasi immobile. Il distretto di polizia dove lui lavorava era più o meno al centro della città, e bisognava fare un buon tratto di strada da casa sua. Quando arrivò erano circa le 08.30.

- Ehilà, Jens! - lo accolse Donald , addetto al centralino. Era un tipo strano, della serie "saremo invasi dagli alieni" o "le fate esitono", ed era mingherlino come uno stuzzicadenti. Conosceva le abituidini di tutti nell'ufficio, quindi Jensen non si sorprese quando gli passò il suo cartoncino di caffè della Starbucks, il suo preferito.
- Don - lo salutò, e si diresse frettolosamente nel suo ufficio, o meglio in quello che spesso aveva definito il suo "loculo". Non che fosse piccolo, ma Jensen odiava stare tra quelle quattro mura : preferiva più che altro andare in giro per la città investigando o inseguendo o qualsiasi altra cosa. Jensen era uno di quei detective portati per il proprio lavoro e possedeva due doti che, secondo il suo Capo, Rufus, ad un detective non dovevano mai mancare : coraggio e parlantina. Ed erano state proprio queste due "virtù" a permettergli di diventare un detective nel breve arco di sei anni, nonostante la sua giovane età.
La porta dell'ufficio si spalancò d'improvviso, e lo spazio fu invaso dalla voce trillante -  sul serio, fin troppo per un uomo! -  del suo partner : Luke Holmwood. Era un tipo gioviale e sempre pieno di energie, sorprendente per uno di orgini inglesi, alto, coi capelli rossicci e un paio di liquidi occhi azzurri. La cosa importante per Jens però, era la sua bravura nel lavoro.
- Ehi Jen, vecchio mio! - e si accomodò nella sedia di fronte la scrivania di Jensen, guardandolo divertito.
- 'Giorno Lu - si limitò a rispondere il detective, abbozzando un mezzo sorrisetto, mentre prendeva un sorso del suo caffè, ormai tiepido.
- Ah ragazzo, lasciamelo dire : sei un Casanova fatto e finito! Ti ho visto parlare alla Road House con la bella Alona! Quella biondina ha un caratterino davvero niente male! - esclamò entusiasta, guardando Jens quasi strozzarsi con il suo caffè.
- C-che ci facevi alla...Road?! - domandò. Non era per caso uno stalker, il vecchio Lu, vero?!
- Oh sai, io e mia moglie Betty stavamo passeggiando, e passando davanti al bar ti ho visto flirtare con la ragazza! Tranquillo Jens, non sono uno stalker di colleghi, io! - e rise di nuovo, indovinando, forse dall'espressione, quello che era stato il pensiero di Jensen, che a disagio, rise a sua volta.
- Mai pensato, amico. - sottolineò, rassegnato a dovergli fornire il resoconto della serata. Jensen Ackles odiava dover parlare della sua vita privata con chichessia. Beh, odiava parecchie cose , e quella di parlare di se stesso era in cima alla lista. Viveva da solo in un'appartamento bello grande, pagava tutte le bollette e una volta ogni tanto si concedeva il lusso di un drink con una bella ragazza, che magari ci stava ad un proseguo di serata. Era una vita comoda e tranquilla ,e seriamente non aveva nulla da nascondere; tuttavia era abbastanza introverso e tanto riservato da non sbandierare ai quattro venti ciò che rientrava nella sfera del "Privato".
- Allora?! Com'è andata?! - eccola, la fatidica, odiosa domanda. Come poteva essere andata, secondo lui?! Di certo non erano andati a vedere un museo o a giocare a carte con i vecchi del Saint Micheal Hospital.  Quindi, mentre pensava al modo migliore di glissare sull'argomento, la porta si spalancò per l'ennesima volta, e ad entrare fu Rufus, il Capo.
- Se avete tanta voglia di chiacchierare voi due, venite nel mio ufficio! - disse a mo' di buongiorno, e senza aspettarli  andò a rintanarsi, in quello che veniva considerato "la sala delle torture". C'era un motivo se l'ufficio di Rufus aveva quel nome : guai a trovarsi sul suo cammino quando era particolarmente di malumore. Ti chiamava nella stanza e ti faceva, in un'espressione colorita, "il culo a strisce" tanto da somigliare alla Bandiera.
- Arriviamo, Capo! - esclamò Jensen, cogliendo la palla al balzo e ringraziando mentalmente l'intervento a dir poco provvidenziale di Rufus.

Quando si furono richiusi la porta alle spalle, Rufus era in piedi, che guardava fuori dalla finestra la cupola grigia che racchiudeva una Chicago, in balia del traffico.
- Allora, statemi a sentire bene, voi due : stamattina è stata ritrovata, morta, la giornalista Julie Mcniven. Dovete averne sentito parlare...-
- Si, è la giornalista che ha portato sulle prime pagine del "Chicago News" i nomi della "banda di Harlem". - rispose prontamente Jensen, che ne aveva letto un articolo proprio qualche giorno prima.  Rufus lo soppesò con lo sguardo qualche attimo, prima di annuire e continuare :
- Esatto, probabilmente è stata uccisa da qualcuno della banda, e questa è la volta buona che fottiamo quei figli i puttana! Non permetterò che girino liberi nella mia città! Quindi voglio che indaghiate sull'omicidio della giornalista e che mi portiate qualsiasi cosa che serva ad incastrarli! Chiaro?! -

§§§

 Misha si grattò il capo, sbadigliando sonoramente : aveva dormito poco e niente, preso com'era dal finire il suo articolo, e quindi adesso aveva le movenze di uno zombie particolarmente ritardato, e gli occhi gonfi come palle da golf. Gli fu difficile persino prepararsi un caffè, ed imprecò più di una volta  contro quel dannato aggeggio che spruzzava  liquido ovunque, arrivando a macchiare la maglietta degli AC/DC , la sua preferita.
- Aaah! La mia povera maglietta! - e guardò le macchioline marroni allargarsi impertinenti e dispettose. Sospirando, si versò quello che poteva definirsi "caffè", ed andò a sedersi al tavolo, dove aveva lasciato il suo pc portatile ad attenderlo, insieme al suo articolo.
- Questa parte va bene....anche questa..-mormorò rileggendo velocemente, per l'ultima volta, quello che aveva scritto. Era quasi arrivato a metà, quando un gracchiare improvviso e a dir poco fastidioso si levò dall'angolo del salotto dove , accanto alla finestra, v'era disposta la gabbia di Coco e Choco, i due pappagalli della specie Ara, che molto simpaticamente Sebastian e Richard, due suoi amici d'infanzia, gli avevano regalato l'anno prima. Più che regalato, glieli avevano affibiati senza nè un ma o un perchè, e si erano sbellicati dalle risate quando, sotto la sua faccia sbigottita, i due animaletti avevano intonato "O Sole mio", canzone che, col tempo, Misha aveva capito significava : "Abbiamo fame". Quindi svogliatamente si alzò dal tavolo e si diresse in cucina, a recuperare del mangime posto nella credenza sul frigorifero.
- Ecco a voi! - mormorò, mentre metteva il cibo nella gabbia - E adesso state buoni, ho del lavoro da sbrigare, io! - e se n'era tornato in cucina. Qualche mese prima aveva accidentalmente lasciato la gabbia aperta, e quando se n'era ricordato aveva sperato con tutto il cuore che questi fossero fuggiti via, ma con sua gran costernazione, al ritorno erano appollaiati beatamente sul trespolo della gabbia. Alla fine si era arreso, e quasi quasi si era anche affezionato. Quasi, però.  Stava per sedersi, quando il campanello trillò forte, come un martello pneumatico nella sua testa, e stizzato borbottò :
- Chi diavolo è, a quest'ora?! -  dopotutto erano solo le nove di mattina. Dimentico del fatto che indossasse solo un paio di boxer blu notte, e la sua maglia grigia, macchiata di caffè, andò ad aprire la porta.


§§§

 
- Dunque, Julie viveva nell'appartamento n 21B  nella West Division Street con il fidanzato Matt Ward. Lavorava nella redazione del "Chicago News" e aveva 26 anni. - riepilogò Luke, scorrendo il fascicolo della donna, seduto sul sediolino anteriore della Chevrolet Impala del '67 di Jensen. Il ragazzo amava quella macchina - era appartenuta a suo padre - e una delle cose che  adorava della sua posizione era proprio il poter sfruttare un veicolo proprio, e non quelle orribili volanti della polizia! Nera e lucida come appena comprata, i sedili di pelle che sapevano di auto e tempo trascorso, avanzava sicura tra le strade affollate della città, lasciandosi ammirare, vanitosa , dai mille volti di donne e uomini di tutte le razze e generalità, gonfiando il petto di Jensen di orgoglio. La sua "Piccolina" era una donna fatta e finita, ormai.
- Mmh....senti Luke - esordì - che ne dici se ti lascio all'appartamento della donna per far due domande al fidanzato? Io intanto andrò al giornale dove lavorava e cercherò di scoprire qualcosa sulle sue ricerche. Che ne dici?! -
- Dico che è un'ottima idea Jens, così risparmiamo tempo. Allora mi vieni a prendere alla North Winchester Ave, verso l'orario di pranzo, d'accordo? -
- D'accordo. -  mezz'ora dopo Luke entrava nel condominio della West Division, e guardava Jensen sparire all'angolo della strada.

Il luogo dov'era situata la redazione, era un vecchio e maestoso palazzo al numero 339 della West Moffat Street. All'esterno, come potè constatare Jensen da una breve occhiata, non era dissimile da uno dei tanti palazzi che costellavano la città : tanti vetri e porta girevole. L'entrata era enorme e luminosa. I muri erano di un bianco opaco, interrotto sporadicamente da cornici nere in cui c'erano vecchie copertine del giornale o le foto dei dipendenti che si erano succeduti. Al centro, color terra di siena, c'era il bancone della segretaria. Jensen vi si avvicinò , sfoderando uno dei suoi miglior sorrisi.
- Salve, signorina......Rachel - lesse sul cartellino - sono il detective Jensen Ackles - e mostrò il distintivo - devo vedere il direttore, sono quì per la morte di Julie Mcniven - . La ragazza -davvero niente male - dai lunghi capelli biondi raccolti in una severa pettinatura, e gli occhi celesti , annuì leggermente, prima di schiacciare un tasto del telefono nero sul bancone e mormorare alla cornetta :
- Signore, c'è quì il detective Ackles, per la morte di Julie......si, capisco, lo faccio salire subito. - tornando a rivolgersi a Jensen - la prego, da questa parte. - e lo condusse all'ascensore alle sue spalle, in porta di metallo grigio. Il detective si lasciò sfuggire un grido di sorpresa quando si rese conto che salendo ai vari piani, l'ascensore aveva porte di vetro  attraverso il quale potevi vedere l'intero piano, dove giornalisti scrivevano febbrilmente al computer, rossi in faccia , o urlavano e chiacchieravano con il vicino degli ultimi aggiornamenti.  Qualcosa di simile l'aveva visto solo nel film di Willy Wonka, che aveva come protagonista Johnny Depp.  Un'altra cosa di cui si rese conto Jensen era che all'interno della struttura c'era una sorta di disposizione gerarchica, un po come nelle piramidi . Erano dieci piani in tutto e per i primi cinque c'erano solo anonimi giornalisti indaffarti. Dal sesto in poi l'atmosfera era decisamente diversa : come gli spiegò Rachel , quelli erano i giornalisti che andavano per il mondo per creare i loro servizi per i telegiornali dell'intera nazione. Erano in un certo senso l'elitè. Inoltre, spiegò la bionda, che come in qualsiasi altro lavoro, si avanzava di "grado" o "livello" in base ai meriti che si acquistavano. Arrivati al nono piano notò che c'erano solo tre scrivanie, tra cui una era totalmente abbandonata in un angolo.
- Quì invece, chi c'è? - era nella sua natura essere curioso e fare domande, senza contare che una cosa del genere era strana e lontana dalle redazioni giornalistiche a cui era stato abituato dai film.
- Quì ci sono il redattore , Micheal Cohen e il suo collaboratore : Richard  Speight
Jr. - rispose brevemente Rachel, e Jensen ebbe la netta impressione che la donna volesse glissare qualsiasi tipo di domanda sulla terza scrivania; ma Jensen era un detective, era nella sua natura fare domande.
- E la terza scrivania? -
- La terza era del signor Pellegrino, che ci ha lasciato tempo fa - e al detective non sfuggì il tono gelido con cui pronunciò "signor Pellegrino" - siamo arrivati - annunciò, seguita dal "din" tipico degli ascensori. Il piano del Direttore era completamente diverso da tutti gli altri : pareti di un beige chiarissimo rivestite da scaffali pieni zeppi di libri e fascicoli, la scrivania posta al centro e di un color sabbia più chiaro della moquette che rivestiva il pavimento; enormi vetrate che consentivano una visuale sull'intera città. C'erano solo due possibilità: o era l'ufficio di Clark Kent, o Dio aveva deciso di diventare direttore di un giornale, per scrutare da vicino l'uomo.
- Detective Ackles! - lo accolse un uomo sulla quarantina, capelli che iniziavano a diventare radi sulla fronte ma che sul resto del capo ricadevano in riccioli grigi intramezzati da residui di biondo; una barba ben curata del medesimo colore e un paio di occhi cobalto da rassomigliare al cielo che si vedeva dalle finestre. Il tutto adornato da un sorriso benevolo e un completo bianco.
Si strinsero la mano, poi l'uomo lo fece accomodare di fronte alla scrivania. Jensen era un tipo che coglieva al volo le persone, e doveva ammetterlo: quel tipo gli era simpatico. Davvero molto simpatico.
- Ovviamente - esordì il giovane, schiarendosi la voce - lei sai il motivo per cui sono quì, Mr Shurley. -
- Oh sì! - ribattè subito quello, e il suo viso si rattristò - Julie era una brava ragazza, e un'ottima giornalista, detective. Era prossima a salire al "sesto piano"! E a Giugno doveva sposarsi. - Jensen prese nota, avendo estratto un taccuino e una piccola penna dalla giacca, di tutto ciò che il direttore Shurley gli raccontava.
- So che aveva lavorato ad un articolo sulla cosiddetta "banda di Harlem", è vero? - chiese, con tono professionale.
- Si, è vero. Aaah, le avevo detto di fare attenzione e di non esagerare...! Mi sta dicendo che sono stati loro?! -
- Beh...è molto probabile, sì. Julie, senza offesa , era un personaggio scomodo e per tanto andava eliminata. Mi sa dire altro? -
- La notte in cui è morta mi aveva chiamato....era in preda all'ansia, e mi disse che aveva importanti aggiornamenti da consegnarmi. Julie aveva l'abitudine di salvare le cose importanti su piccole pen-drive che poi portava in ufficio, per farmele visionare. Avrei dovuto insistere nel convincerla a desistere! - e sembrava sinceramente costernato. Jensen lasciò che l'uomo si riprendesse, prima di continuare con le domande.
- Queste pen-drive, dove sono? -
- Be, Julie le riportava a casa con sè, o le consegnava a Misha. -
- Misha? -
- Si, Misha Collins, è un altro dei miei giornalisti, ed era molto amico di Julie. Sono sicuro che potrà aiutarla molto più di me, detective. -
- Ho capito...potrebbe darmi il suo indirizzo o un recapito? -
- Scenda al quarto piano, e chieda al "capo" di quel piano, Zaccharia Smith. - quì prese un foglio dal portalettere in argento sulla sua scrivania, e con una penna stilografica scrisse due righe in una bella grafia elegante - Gli consegni questo. Zach è un brav'uomo, a modo suo, ma è meglio che riceva l'ordine direttamente da me. Con questo foglietto sarà a sua completa disposizione. -
- La ringrazio, Mr Shurley. - e si alzarono in  sincrono, tendendosi la mano per congedarsi.
- Detective - disse poi, fissandolo intensamente - mi prometta che prenderete gli assassini della povera Julie! - e Jensen non potè non promettere, soprattutto se quell'uomo dall'apparenza gentile gli rivolgeva uno sguardo così solenne e accorato.
- Non ne dubiti - disse solo, con un nodo alla gola. Poi prese l'ascensore con cui era salito prima, e schiacciò il bottone "4".

Quindici minuti dopo stava tornando alla propria auto, con in tasca l'indirizzo di questa Misha Collins. La giornalista era amica di Julie da parecchio tempo, e abitava al 221 della W. Sheakspeare Street, raggiungibile in meno di una mezz'ora.

Come aveva previsto raggiungere la casa della giornalista non fu poi così difficile, e adesso era fuori all'appartamento n 221 che scampanellava forte.
- Possibile che non sia.....- ma la porta si spalancò, e quello che si trovò davanti non era di certo una donna, anzi! Un uomo un po più basso di lui, con scompigliatissimi capelli scuri, gli occhi gonfi di sonno e un paio di labbra carnose, se ne stava davanti alla porta, con un'espressione sorpresa quanto la sua, vestito solo con un paio di boxer blu notte e una maglia degli AC/DC grigia, spiegazzata e macchiata di caffè. Nessuno dei due spiccicò parola, e fu solo lo sbattere di una porta in lontananza a scuotere Jensen, che facendo un piccolo colpo di tosse, chiese :
- Ehm....sto cercando Misha Collins....-
- Oh, sono..sono io. Lei chi è? - uh, dunque "Misha" era un nome maschile! E lui che credeva di aver a che fare con una donna! Oh, il direttore aveva parlato al maschile, ma lui l'aveva automaticamente convertito al femminile quando aveva sentito "Misha", che aveva sempre ritenuto un nome femminile.
- Sono il detective Jensen Ackles...- si presentò, mostrando il distintivo, che l'altro soppesò con sguardo sospettoso, prima di annuire e sorridere leggermente. Jensen si accorse solo in quel momento di star guardando il più bel paio di occhi blu che avesse mai visto. Erano due frammenti di mare che a seconda della luce, o del momento o dell'umore o chissacosa assumevano qualsiasi sfumatura di blu.
- Detective....beh, prego si accomodi - e detto questo, si fece da parte per farlo entrare. L'appartamento era bello spazioso, e rappresentava benissimo il suo padrone : bello, ma orribilmente disordinato. Il pavimento era rivestito da parquet e annesso all'entrata c'era un salotto abbastanza grande da contenerci un divano, svariate librerie, una televisione e in un angolo una gabbia con due pappagalli.
- Pappagalli?! - non potè evitare di chiedere, e l'altro arrossì leggermente, aprendosi in un sorrisetto.
- Due miei amici hanno ritenuto divertente affibiarmeli...- Jensen rise dell'espressione rassegnata che gli si dipinse sul viso.
- Migliori amici : è bello averli, ma... a volte sono una rottura di scatole! Comunque sia, potrei chiederle di indossare un paio di pantaloni? - non che gli desse fastidio in boxer, anche perchè metteva in mostra un bel paio di gambe toniche e per niente male, ma voleva essere professionale in tutto e per tutto, anche se se ne pentì subito : il signor Collins diventò rosso come un pomodoro, ed esclamò qualcosa sull'accomodarsi in cucina, mentre lui, incespicando , correva verso camera sua. Jensen lo trovò stranamente adorabile, e andò ad accomodarsi nella camera adiacente al salotto, che era la cucina.


§§§


Si chiuse la porta della camera alle spalle, respirando affannosamente e cercando di riprendersi : aveva le guance in fiamme, e il cuore che batteva all'impazzata. Com'era possibile fare una figura di merda così colossale?! Quando aveva aperto la porta si era aspettato di trovarsi Ronald il suo vicino visionario, o magari Richard o Sebastian che venivano a prenderlo in giro, come loro solito! Non si aspettava mica di trovarsi di fronte il detective Ackles, in completo grigio e con tanto di distintivo! Senza contare che era davvero un gran figo : alto almeno 5 centimentri in più a lui, pelle candida che metteva in risalto le lentiggini sul viso che gli davano un'aria da monello che faceva a pugni con la serietà della sua espressione ; gli occhi di un verde smeraldo con pagliuzze di dorato che erano uno spettacolo incredibile e facevano riflesso coi suoi capelli biondo cenere, e le labbra non troppo carnose, quasi sottili che erano a dir poco invitanti.
- Oddio smettila, Mish - si disse, imponendosi calma - sembri una ragazzina con turbe adolescenziali! Respira, indossa un pantalone e torna dal detective! - e la curiosità tipica di chi faceva il giornalista mise a tacere i suoi ormoni, spingendolo a infilarsi il primo pantalone della tuta che trovava e a precipitarsi in cucina, dove attendeva il detective.
-Mi scusi - esordì, senza potersi impedire di arrossire, al ricordo della figuraccia del momento prima - di solito gli unici ospiti che ricevo sono i miei due amici e il vicino, e mi ero dimenticato di essere senza pantaloni...- l'altro scosse la testa, mentre lui andava a fare del caffè, degno di quel nome.
- Non si preoccupi, Mr Collins - rispose calmo - può capitare - e gli dedicò un piccolo sorrisetto. Quando il caffè fu pronto, ne versò due tazze e si avvicinò al tavolo, andandosi a sedere nella sedia di fronte a quella del detective, mettendo da parte il protatile per non avere alcun ostacolo davanti agli occhi.
- Allora, perchè è quì? Sono in arresto? - Misha interruppe il silenzio che si era creato, facendo un piccolo sorriso; l'altro lo squadrò per pochi istanti ancora, forse decidendo cosa dire,  e poi, poggiando la tazza sul legno chiaro del tavolo rispose:
- In verità....sono quì per farle alcune domande sulla ricerche della signorina Mcniven. - Misha assottigliò lo sguardo, poi sospirò.
- Le avevo detto che prima o poi avrebbe dovuto rivolgersi alla polizia! Julie è una testa dura, ma sono sicuro che se andate da lei, potrebbe rispondere alle sue domande....- l'espressione del detective  mutò dal calmo, al sorpreso e al dispiaciuto; come se dovesse dare una brutta notizia. Misha non capiva bene il perchè. Doveva essegli sfuggito qualcosa.
- L-lei non lo sa? - chiese titubante il biondo, evidentemente preso in contropiede.
- Sapere cosa?! - un'inspiegabile brivido gli fece drizzare i peli sulle braccia, mentre il cuore fece due balzi, quando il detective rispose :
- La signorina Julie Mcniven è...morta. L'abbiamo ritrovata stamattina.....- ma non finì la frase, perchè la tazza di Misha si rovesciò sul tavolo, e il caffè ando a disegnare strani percorsi marroni sul legno chiaro; la sedia cadde all'indietro nel momento esatto in cui si alzò di scatto. Non poteva crederci, non poteva assolutamente crederci : Julie morta! Ci aveva parlato la sera precedente, non meno di qualche ora prima, e adesso quel detective gli stava dicendo che la sua amica, la sua collega...che Julie..non c'era più?! No, lo stava prendendo in giro.....doveva essere uno dei soliti scherzi di pessimo gusto di Richard e Sebastian.
- Signor Collins.....- lo richiamò il detective, ma lui non ci fece caso, come se non l'avesse nemmeno sentito - Misha....-riprovò  quello con un tono più dolce e meno professionale che lo indusse a posare lo sguardo nel suo. Quando tentò di rispondergli, si rese conto che non poteva: un groppo gli ostruiva la gola, mentre dagli occhi, lente, scivolavano lacrime silenziose che si andavano a perdere nella barba sfatta.
- Misha...-ripetè ancora quello, avvicinandoglisi e poggiandogli una mano sulla spalla - mi dispiace....credevo che dalla redazione ti avessero avvisato, visto che lo sanno tutti! - sembrava piuttosto impacciato, come qualcuno che si era trovato in una situazione spiacevole senza rendersene conto.
- Non....non importa - e si asciugò gli occhi con una mano, mentre si sottraeva al calore confortante della mano di lui, per recuperare la sedia caduta a terra - non mi sorprende allora di non averlo saputo. Sono al piano quattro, per le alte sfere sono solo uno dei tanti, perchè dovevano darsi il disturbo di avvisarmi?! - un tono amaro accompagnò quelle parole, mentre altre lacrime si affacciavano dagli occhi blu mare del moro. Misha era consapevole della gerarchia che vigeva all'interno della redazione e del fatto che quelli al di sotto del quinto livello erano considerati poveri falliti e che non valevano un cazzo per i piani alti, ma non potè reprimere il moto di rabbia che si trasformò in una nuova ondata di lacrime, al pensiero che si curassero così poco di loro  da non dargli una notizia così importante. Tutti sapevano della profonda amicizia che c'era tra Misha e Julie, e nessuno aveva avuto la delicatezza di avvisarlo!
- Che vuoi dire? - chiese Jensen.
- Voglio dire che quelli dal livello quattro in poi sono dei semplici uomini che ambiscono vanamente ad andare avanti. Solo pochi dotati, come Julie o il mio amico Richard, sono riuscito ad avanzare. -
- Con Richard...lei intende il vice-redattore? - domandò ancora l'altro.
- Proprio lui...ma mi dica di Julie. Sapete chi è stato? - tornò a sedersi, perchè sostenere una conversazione del genere con le gambe che gli tremavano manco avesse il Parkinson, era estremamente difficile ed estenuante; Jensen lo imitò, prima di rispondergli.
- Posso solo dirle che è stata rinvenuta in un quartiere malfamato a nord, e che attualmente i principali sospettati sono i componenti della "banda di Harlem" - Misha strinse i pugni, emettendo un breve respiro : era ovvio, Julie se l'aspettava una cosa del genere..... - e che farò tutto il possibile per provarne la colpevolezza. - e sorrise, perchè il detective aveva uno sguardo così bello e sincero, e un tono così accorato  che era impossibile non credergli.
- Ne sono certo. Immagino voglia sapere di Julie. Come le avranno già detto, Julie era una ragazza semplice, sveglia ed intraprendente. Era un'ottima giornalista, e fiutava le piste meglio di un cane da caccia. - fissò la mano del detective che si muoveva febbrile, mentre scriveva su un taccuino nero di pelle con una piccola penna blu, in una grafia decisa e sbrigativa.
- Mi parli del suo rapporto con la vittima. -
- Beh... - si morse il labbro inferiore, mentre una piccola parte del suo cervello registrava che il caro Jensen era ritornato al tono informale - ...sono entrato nella redazione 10 anni fa, e lei era già al..livello 4. Nessuno si cura dei nuovi arrivati, sa? Ma Julie era diversa : gentile e carismatica, mi prese immediatamente sotto la sua ala. C'era feeling tra di noi, e ben presto, dopo una relazione fallita, diventammo ottimi amici.  Poi...-
- Aveva una relazione con la vittima? - e Misha si chiese perchè sembrasse così sorpreso.
- Si...ma è stata breve..diciamo tre mesi, il tempo di renderci conto che non eravamo fatti l'uno per l'altra. -
- Vi siete lasciati bruscamente? -
- No, altrimenti non saremmo rimasti buoni amici. So cosa sta pensando, conosco voi detective, signor Ackles, e le assicuro che non sono stato io ad uccidere Julie. Lei era quasi una sorella per me, e mi permetteva di partecipare alle sue indagini. -
- Non sto facendo accuse, Mr Collins, ma devo vagliare tutte le possibilità, è il mio lavoro. Dunque, lei partecipava alle indagini, ha partecipato anche a quelle sulla banda di Harlem? -
- Si, ovviamente, anche se Julie ha voluto riservarmi solo un ruolo marginale, perchè sapeva quanto fosse pericoloso e non voleva coinvolgermi. Su questo, lo ammetto, abbiamo discusso....non volevo che indagasse da sola, per l'amor di Dio, era pericoloso! Ma non mi ascoltava mai, perchè doveva farlo anche quella volta?! - e un sorrisetto increspò le sue labbra, mentre gli occhi si addolcivano.
- Capisco.....sa dirmi qualcosa sul suo attuale fidanzato..Matt Ward? -
- Matt? E' un bravo ragazzo, da quanto so. Non l'ho mai incontrato, ma Julie ne parlava sempre entusiasta. Non hanno avuto litigi seri o cose del genere, se questo vuole sapere. -
- Benissimo. Sul posto di lavoro sa, se qualcuno poteva avercela con lei? -
- No, come le ho detto era facile amare Julie. -
- Bene, credo che per ora possa bastare. - guardò il detective strappare un foglietto dal suo prezioso taccuino, e segnarci sopra delle cifre. - Questo è il mio numero - spiegò - se le dovesse venire in mente qualcosa, non si faccia problemi a contattarmi. -
- D'accordo - e prese il foglietto, senza nemmeno leggerne le cifre. Accompagnò il detective all'uscita, e proprio quando questo posò la mano sulla maniglia, si voltò verso di lui, con l'espressione di chi si era appena ricordato qualcosa.
- Un'ultima domanda : il suo direttore, Mr Shurley, mi ha detto che Julie aveva l'abitudine di segnare tutto su pen-drive e che se non le consegnava a lui, le dava a lei. Potrei avere quelle sul caso della banda? - Misha sgranò gli occhi sorpreso : era riuscito addirittura a farsi vedere dal direttore! Lui lavorava lì da 10 anni, e ne aveva sempre sentito soltanto parlare; inoltre il direttore sapeva parecchie cose...
- No, mi dispiace. Non è riuscita a consegnarmela....-
- Capisco, allora....a presto. -
- A presto. - e richiuse la porta alle spalle del detective. La mente vorticava veloce e confusa : Julie morta...la banda di Harlem....le pen-drive..il direttore onniscente...il detective Ackles...si lasciò scivolare a terra, tenendosi la testa tra le mani, come se sperasse di fermare il vorticoso andare dei suoi pensieri. Il silenzio etereo della casa fu bruscamento interrotto dal telefono che suonava, ma Misha non aveva nè la voglia nè la forza di andare a rispondere e dopo un po, si sentì il bip della segreteria e la voce di Sebastian :
- Ehi Misha, probabilmente a quest'ora avrai saputo di Julie e non vuoi rispondere...so che è dura, lei era una persona fantastica, ma fatti forza! I suoi genitori stanno arrivando da Boston per organizzare il funerale...quando avranno deciso il giorno, ti chiamerò ancora. Spero che tu ti faccia vivo prima però, altrimenti dovrò venire a casa tua con Richard! - e riattaccò. Misha fissò il vuoto della stanza per alcuni secondi, prima di esere travolto dalla tristezza e dai singhiozzi che gli scuotevano tutto il corpo, facendolo tremare. Quando si fu calmato, il suo sguardo si posò sul portatile, e fu allora che prese la sua decisione : avrebbe indagato sulla morte di Julie, e portato a galla la verità. 

 

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Capitolo 2
*** Un risveglio traumatico ed un sorrisetto inopportuno. ***


Capitolo III

Un risveglio traumatico e un sorrisetto inopportuno.



Il risveglio di Misha fu piuttosto traumatico : la radio-sveglia decise di interrompere quel suo sonno senza sogni alle 7.00 del mattino, sparando nell'aria, a tutto volume "Back in Black" degli AC/DC , e per quanto l'uomo amasse il gruppo e ogni singola canzone loro, non potè evitare di imprecare e lanciare la sveglia dall'altro lato della stanza, zittendola. Nel frattempo s'era levato un gracchiare fastidioso e a dir poco rumoroso, segno che Coco e Choco erano infastiditi quanto lui dalla sveglia improvvisa.
- Si, lo so! - sbottò in direzione dei pappagalli, incastrando la testa tra il cuscino e il materasso, cercando di azzittire quei lamenti da pappagalli, e nel coltempo cercando di far passare almeno in parte il pulsare continuo delle sue tempie. Serrò gli occhi, e rimase così disteso per dieci minuti, poi, quando si rese conto che il mal di testa non cessava e nè i due pappagalli smettevano di rompere le scatole si alzò di malavoglia dal letto, e se ne andò in cucina. Preparò il caffè e stava per portarsi la tazza alle labbra, quando si rese conto di essere ancora tutto vestito.
- Non sono nemmeno arrivato a cambiarmi....- sforzò la mente, cercando di ricordare cosa avesse fatto una volta uscito dal bar...e quando il suo sguardo si posò casualmente sul sacchetto della farmacia gli venne in mente che Jensen l'aveva riaccompagnato a casa e che era stato rapinato. Come a volersi vendicare del fatto che fosse l'ultima delle sue priorità, la ferita alla guancia, lì dov'era stato colpito, iniziò a pulsare furiosamente, strappando un gemito esasperato al moro.
- Fantastico! Cosa manca ancora, eh?! - urlò rivolto al soffitto - Deve cadermi una tegola in testa?! Devo essere investito da un'auto o morire fulminato?! Che diavolo ti ho fatto di  male, si può sapere?! -  e fissò il soffitto, forse in attesa di qualche risposta o della famosa tegola, ma non successe nulla, e sospirando abbassò di nuovo la testa, passandosi una mano tra i capelli, sconfortato.
- Credo di aver bisogno di una bella doccia - si disse poi, e dopo aver terminato il caffè, e aver recuperato dalla sua stanza degli indumenti puliti, si chiuse la porta del bagno alle spalle. Il getto caldo dell'acqua fu una vera e propria benedizione, e il giornalista si lasciò sfuggire un mugolio compiaciuto, mentre i muscoli si rilassavano poco a poco. Quando fu abbastanza rilassato, concesse alla propria mente di ripassare la parte finale del giorno precedente, soffermandosi soprattutto sui momenti trascorsi con il detective.
- Cazzo, che figura di merda. Spero non mi abbia preso per un'ubriacone! - e si passò una mano su gli occhi, come a volersi nascondere agli occhi del Jensen nei ricordi. Quell'uomo adorava beccarlo in situazioni imbarazzanti, lo faceva apposta!
- Intanto se non fosse stato per lui, sarei rimasto inchiodato sul marciapiede di quel vicolo - e il ricordo dei rapinatori gli fece venire i brividi : aveva quasi rischiato di farsi fare il culo! Oddio non letteralmente, per fortuna! E poi, era stato davvero gentile a riaccompagnarlo a casa...a passare in farmacia...e mettergli la pomata sulla guancia e il cerotto....automaticamente la sua mano scattò verso la guancia bagnata, sfiorando il cerotto che Jensen gli aveva applicato la sera prima. Un piccolo, stupido sorriso nacque su quel viso ricoperto di barba ispida, e pian piano si allargò.
- Ho avuto anche il culo di stargli appiccicato addosso! Però..dovevo puzzare parecchio, a giudicare dai vestiti.... - un vago ricordo di loro due in ascensore, e di lui spalmato addosso ad un detective che Misha non sapeva dire se era stato più  imbarazzato per la vicinanza, o disgustato per l'odore pungente di whisky.... - oddio! - e rabbrividì al pensiero dell'ennesima brutta impressione che doveva avergli fatto. Sorrise di nuovo, ricordando quando in macchina era imbarazzato perchè non sapeva che dirgli per consolarlo...
- Okay basta, smettiamola! - e si diede due colpetti sulla guancia buona, per distrarsi da quei pensieri. Uscì dalla doccia, si asciugò i capelli che divennero ancora più arruffati di prima, e ritornò in cucina, richiamato da "O Sole mio" di Choco e Coco, che reclamavano la loro colazione. Mentre cercava nella credenza il mangime, notò, attaccato con una calamita a forma di angelo in trench ( Sebastian e Richard gliel'avevano comprata, assicurandogli che quell'angioletto dalla faccia apatica gli assomigliasse davvero tanto), allo sportello del frigorifero, il  foglietto su cui Jensen gli aveva segnato il proprio numero. Lo prese, insieme al mangime, e mentre lo metteva nella gabbia ai due animali, disse loro, con un sorrisetto:
- Sapete ragazzi? Credo proprio che dovrei ringraziare il detective come si deve! -


§§§

E mentre qualcuno programmava assalti degni di uno stalker, qualcun'altro faceva fatica ad alzarsi dal letto : Jensen che aveva trovato la pace del sonno solo verso le 05.00 del mattino, si ritrovò a sussultare così  bruscamente  da  spiaccicarsi sul pavimento, mentre il cellulare suonava senza pietà a tutto volume nei suoi poveri timpani, "Highway to Hell" degli AC/DC.
- Dannazione, ho capito! HO CAPITO! - urlò rivolto all'aggeggio, rimettendosi in piedi ed afferrandolo rudemente. Non era la sveglia come s'era aspettato, bensì una chiamata di Luke. Respirando a fondo per calmare l'irritazione, e con il tono più tranquillo che gli riuscì, schiacciò il tasto verde, dando il via alla chiamata:
- Ehi Luke! -
- Jens! - e il ragazzo dovette allontanare l'apparecchio dal suo orecchio, per via del tono fin troppo alto della voce dall'altro lato - Che fine hai fatto?! Sono le 08.00!!! Per tua fortuna Rufus ancora non è arrivato, muoviti a portare il tuo culo giovane quì, se non vuoi che il Capo ti porti nella "stanza delle torture"! - e attaccò. Jensen represse un brivido pensando che se non si fosse sbrigato, le sue chiappe giovani, presto sarebbero diventate uguali alla bandiera : a strisce. Un quarto d'ora dopo era già bello che pronto, e stava correndo verso la sua Chevy.

- Ehi Jens! - lo salutò allegramente Donald, e lui gli rifilò a mo' di saluto un breve cenno del capo, prima di filare nel suo ufficio, che trovò occupato da Luke.
- Ce l'hai fatta ragazzo!..Accidenti che occhiaie, sembra che tu non abbia dormito! - constatò sorpreso. Ovvio che non aveva dormito! La sua mente era stata occupata per la maggior parte della notte a riflettere su un certo giornalista...."Jensen" si disse mentalmente, con tono duro "basta".  Aveva deciso di non pensarci più: la sua vita era già abbastanza incasinata, con un caso da risolvere che era tutt'altro che facile, non aveva bisogno di farsi distrarre da un giornalista squattrinato!
- Già...avrò mangiato pesante. Allora, Ruf è arrivato?! - chiese, così da cambiare argomento. Luke ci cascò, perchè rispose :
- Si, pochi minuti prima di te, gli ho detto che eri in bagno, tranquillo. - aggiunse, ad un'occhiata sconvolta di Jensen.
- Grazie, amico. -
- Ma figurati. Adesso andiamo nel suo ufficio a dirgli quello che abbiamo scoperto. -


- Capisco. Dal rapporto della polizia però, non è stata ritrovata nessuna pen-drive tra gli oggetti della vittima. Orologio, cellulare e soldi erano tutti nella sua borsa, quindi è molto probabile...-
- ...che lo scopo dell'aggressione sfociata in omicidio fosse proprio la pen-drive! - conclusero Jensen e Luke, per Rufus, che annuì serio. La faccenda si complicava : senza la pen-drive sarebbe stato più difficile localizzare la banda, ma almeno avevano un movente per quell'assurdo omicidio.
- Jensen - disse Rufus - hai detto che questo Misha Collins è un amico stretto della ragazza, giusto? -
- S-sì...- non aveva potuto evitare di sussultare un pochino, quando il capo aveva nominato Misha, ma fortunatamente erano troppo presi dalle loro indagini per badarci.
- Questa ragazza dovrà aver avuto un pc...Luke, non l'hai ritrovato a casa sua? -
- No...il fidanzato mi ha detto che Julie teneva tutto il materiale nascosto, ma non sapeva dove. -
- Capisco...credo che il signor Collins possa avere le risposte che cerchiamo, quindi Jensen andrai a trovarlo di nuovo e gli chiederai informazioni! - ordinò Rufus, e Jensen avrebbe voluto sparire.
- Perchè....perchè non può andare Luke?! - ribattè agitato, leccandosi il labbro inferiore, gesto che faceva solo quando era in preda all'agitazione o era preocupato.
- Perchè adesso il signor Collins ha conosciuto te, e sono sicuro che si aprirà molto più facilmente con te che con Luke, che è un viso nuovo per lui. Quindi smettila di star quì a ciondolare e muovi il culo! In quanto a te Luke, ti farò preparare un mandato dal procuratore Beaver  per requisire tutti gli effetti personali della defunta alla redazione! E' tutto, andate! - e li congedò con un gesto imperioso, che non ammetteva repliche; così Jensen dovette ingoiare il rospo e frustrato andò a chiudersi nel suo ufficio, senza rispondere alle domande perplesse di Luke.
- Che diavolo ha Rufus che non va?! - sbraitò rivolto al proprio taccuino, che gettò malamente sulla scrivania, irritato - Che diavolo ha la vita che non va?! Io decido di non rivederlo più...e guarda! Senza contare che non ho nemmeno il numero, e  non mi va di ritornare nel suo appartamento! Peggio di così non poteva andare.....- neanche ebbe finito di parlare, che il suo telefono trillò. Sbuffando convinto che fosse Jared stava per rifiutare la chiamata, ma ad una seconda occhiata sullo schermo si ritrovò un nuovo  numero. Il suo cuore perse un battito.
- Pronto? -
- Ehm....il detective Jensen Ackles? -
- Si, sono io. Chi è che parla? - aveva riconosciuto la voce, ma non voleva fargli sapere che sapeva chi era.
- Oh, bene.....sono Misha...Misha Collins. - rispose quello, titubante.
- Uh, Misha! - tono fintamente sorpreso - come ti senti? Passata la sbronza? - e suo malgrado fece una risatina divertita.
- S-si...- e dal tono della voce potè chiaramente capire che l'aveva messo in imbarazzo. Quì la sua mente si lasciò andare al ricordo delle sue guance che si coloravano di rosso.."JENSEN!!!" si richiamò all'ordine mentalmente, mentre quello continuava a parlare -...allora? -
- A-allora cosa?! - l'altro sbuffò, divertito.
- Allora ti andrebbe di incontrarci? -
- Incontrarci? -
- S-sì, per un caffè. Mi hai ascoltato fin'ora? - chiese contrariata la sua voce, e Jensen si passò una mano sugli occhi, infastidito. Perfetto : adesso doveva passare per il tipo distratto.
- Scusa ho parecchie cose per la testa....comunque si, mi va bene, anche perchè dovrei farti...altre...domande.....-e quì si chiese con terrore se Misha poi, non gli sarebbe scoppiato a piangere di nuovo.
- D'accordo allora - e la sua voce tremò per pochi istanti - domani, alla Road House alle 12. -
- D'accordo, a domani. - e chiuse la chiamata. "Non sarà un sorrisetto idiota, quello sulle tue labbra, vero, Jensen?!" gli domandò la vocina nella sua testa, che adesso somigliava orribilmente a quella di Rufus " Sul serio, stai sorridendo per Misha?!"  " Mannò!" si rispose "Sorrido solo perchè posso portare a termine il compito assegnatomi da te...cioè Rufus! ". Okay, forse non era tanto normale sorridere come un'ebete per un caffè, ma non lo era nemmeno parlare con una vocina nella sua testa; soprattutto se quella vocina apparteneva a Rufus!


§§§

Chiuse il telefono, sbigottito : è vero che l'idea era stata sua, ma porca miseria, non si aspettava mica che Jensen accettasse! E va bè che l'aveva fatto esclusivamente perchè aveva domande da fargli....ma questo poteva metterlo da parte per un attimo, no?! Anche perchè il sorrisetto beota che aveva sotto la doccia era ancora lì, più presente che mai.
"Misha" si disse " è solo un caffè, rilassati." Il telefono squillò ancora, e per un attimo il cuore di Misha ebbe un sussulto, ma si diede dello sciocco quando lesse sul display Rich.
- Hey Rich! -  salutò l'amico.
- Misha! Idiota! - guardò il display perplesso : che diavolo..?
- Che cosa...?! -
- Dove sei?! -
- A casa! Perchè?! -
- Come perchè?!?!?! Il vecchio Zach sta sbraitando come un matto perchè ancora non ti sei presentato! Gli ho detto di darti almeno un giorno perchè eri ancora sconvolto, ma non ne ha voluto proprio sapere! Muoviti e porta il tuo culo quì! Ora! E......eh?! Si,si arrivo Micheal! Adesso ti devo lasciare, sbrigati, Mish! - e riattaccò. Misha rimase a fissare il telefono perplesso per pochi istanti, prima di correre a recuperare il suo portatile e la tracolla con le chiavi di casa.
- Quel dannato, vecchio ciccione in astinenza! - urlò all'ascensore - ogni scusa è buona per mettermi in ridicolo! Scommetto che è stato lui a vietare agli altri di dirmi di Julie....- premeva i tasti con impazienza, mentre l'ascensore raggiungeva il 5 piano dal basso con estrema lentezza, come se volesse fargli un dispetto.
- Muoviti, cazzo! - e davvero non era da lui imprecare in quel modo, ma era troppo irritato per badarci. Zaccharia era riuscito a distruggere quel poco di felicità e di buon umore che l'aveva pervaso prima; la conversazione con Jensen sembrava un ricordo lontano.
Uscito di corsa dall'edificio, per un puro caso fortuito riuscì a prendere un taxi al volo, e poi dritto fino alla redazione del Chicago News.

- Oh, ma chi si degna di farsi vedere a lavoro! E' un onore riaverla, Mr Collins! - lo accolse la voce petulante di quel viscido Zaccharia - Spero per lei che il suo articolo sia pronto, perchè altrimenti temo che dovrà sgomberare la sua scrivania per il giornalista del terzo che aspetta la promozione!!! - e incrociò le braccia sul petto, in segno di impaziente attesa.
- Certo che ho finito l'articolo - ribattè a denti stretti, ripescando dalla sua tracolla il portatile su cui aveva salvato il suo pezzo. Gliel'avrebbe fatta vedere lui, a quel dannato pallone gonfiato, un giorno o l'altro di questi! Stava per consegnarglielo, quando le porte dell'ascensore del quarto piano si aprirono, ed entrò un uomo alto, dal fisico massiccio, con barba appena accennata e capelli rossicci. Doveva essere inglese, a giudicare dai tratti, ma la sua giovialità e simpatia potevano trarre in inganno. Il nuovo arrivato si diresse verso Zaccharia, con un foglio tra le mani.
- Salve! - esclamò sorridendo calorosamente; sorriso che non si spense nemmeno dinanzi all'espressione sospettosa e fredda del vecchio Zach - sono il detective Luke Holmwood. Ho quì un mandato per prelevare gli effetti personali di Julie Mcniven. -
- Credevo che si fosse chiarito tutto con la visita dell'altro poliziotto - ribattè freddamente il vecchio; l'altro non si scompose minimamente.
- Ah, lei allude al detective Ackles! Il mio collega! Si, si effettivamente il primo giro di domande è routine, poi sopravviene il ritiro degli oggetti personali. Allora, mi può guidare alla scrivania della signorina? -
e prima che Zach potesse rispondere, s'intromise Misha :
- Posso portarcelo io! Non ho altri articoli da consegnare oggi - e risvolse al capo-piano un sorriso smagliante consegnandogli la pen-drive con il suo articolo sopra; quello lo squadrò da capo a piedi con superiorità prima di annuire impercettibilmente : era chiaro che  non ritenesse il detective  tanto importante da sottrargli del tempo prezioso.
- Molto gentile, signor...- ringraziò il detective.
- Collins. Misha Collins - si presentò, stringendogli la mano.
- Ah, il contatto di Jensen! - rispose allegramente quello. Misha lo trovava estremamente simpatico, per essere un detective. Di solito erano tutti sospettosi, arcigni e antipatici, ma aveva già avuto la conferma con Jensen che non era sempre così!
- Ehm....perchè Jensen non è venuto con lei? - chiese così, con tono che sperò suonasse casuale. Quello lo soppesò con lo sguardo, prima di rispondere :
- Beh, Rufus, il nostro Capo, gli ha assegnato un altro lavoretto... -
- Tipo farmi delle domande, giusto? -
- Ahahah, esatto! Sei sveglio ragazzo! - sorrise : il detective sapeva che si erano già sentiti, ma aveva voluto metterlo alla prova. Chissà perchè...
- Ci siamo sentiti prima al telefono. Avevo delle cose da comunicargli, e gli ho dato una sorta di appuntamento. - parlava a raffica, proprio come quando era agitato, ma il detective non perse nemmeno una parola.
- Potresti dirlo anche a me, allora, quello che gli devi riferire! - esclamò in risposta. Misha scosse il capo, come un bambino davanti alla medicina.
- Mi dispiace, ma come ha detto lei : io sono il contatto di Jensen, e darò le mie informazioni solo a lui! - il detective scoppiò in una fragorosa risata, e gli diede una pacca sonora sulla spalla, ignorando il gemito di dolore che gli sfuggì dalle labbra.
- Ahahah, davvero un ottimo ragazzo!! Jensen  potrebbe essere fortunato....-
- Mi scusi.. non ho sentito l'ultima frase! - erano passati in una zona in cui due giornalisti stavano litigando furiosamente, proprio prima delle porte di vetro degll'ascensore, e gli era stato difficile ascoltare l'ultima frase.
- Nulla nulla, ho detto che se siamo fortunati, risolveremo questa orribile faccenda molto presto! - e Misha annuì, poco convinto della risposta.

Un'ora dopo Luke ritornava in ufficio con il materiale di Julie Mcniven, e con un sorrisetto furbo sulle labbra.















Autrice :
Ed ecco l'attesissimo (si, certo xD) Terzo Capitolo! So cdi aver detto che avrei aggiornato ogni Lunedì, ma ho decisod i anticipare, perchè non so se domani potrò!
















 






















    

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Capitolo 3
*** Il giorno del funerale e una notte insonne. ***


CAPITOLO II

Il giorno del funerale e una lunga nottata.

Jensen s'infilò nell'abitacolo della sua amata Impala, cercando di darsi un contegno. Non aveva mai dovuto dare notizie del genere, e anche se Misha aveva reagito abbastanza bene, lui ne era rimasto comunque sconvolto. Che diavolo avevano tutti in quella dannata redazione?! Non avvisare un collega della morte di un'altro era davvero...da bastardi!! Quando il respiro divenne più regolare e le mani smisero di tremare, mise in moto la macchina, dirigendosi alla North Winchester Ave, dove avrebbe atteso Luke di ritorno dalla sua spedizione dalla casa di Matt Ward.

§§§

- Misha, il funerale è tra due giorni, ti veniamo a prendere io e Richard alle 09.00 , fatti trovare pronto. -


Il 19 Novembre, alle ore 08.00 Misha era già in piedi, che cercava di farsi un dannato nodo ad una stupidissima cravatta nera, di un ancor più stupido completo del medesimo colore. Odiava i funerali : si dicevano cose commoventi sul defunto senza davvero conoscerlo, e si fingeva di essere tristi per mantenere le apparenze. In seguito al funerale di suo padre, Misha aveva giurato che non avrebbe assistito ad altri, ma ovviamente la vita non ti permette mai di fare quello che vuoi. Alla fine riununciò alla cravatta, gettandola con rabbia sul letto, e corse in bagno ad aggredire i suoi perennemente arrufatissimi capelli neri. Dopo quella che gli parve una buona mezz'ora riuscì a dar loro una forma decente e sufficentemente ordinata e potè iniziare a infilarsi calzini e scarpe. Quand'ebbe appena finito di allacciarsi la scarpa destra il campanello trillò troppo allegramente per una giornata triste come quella, e lui infilandosi la giacca del completo , afferrò le chiavi dell'appartamento al volo, spense le luci ed uscì.
- Finalmente! - lo accolse Sebastian, guardando l'orologio impaziente. Misha alzò gli occhi al cielo, e strinse la mano di Richard. Non c'era nessuna traccia della solita ilarità ed allegria, persino lui, il "Trickster" non riuscì a sorridere o a fare una delle sue stupide battute. Si limitò solo ad annuire leggermente.
- Andiamo su - disse con tono serio dirigendosi verso la sua Mercedes, con cui si sarebbero diretti poi al funerale. Gli altri due annuirono e lo seguirono a ruota.

Ci volle un'ora buona per giungere al Queen of Heaven Cemetery, posto dall'altro lato della città, e quando arrivarono tutti i parenti e gli amici erano già lì. I tre amici si diressero subito dai genitori di Julie, Jake e Lucy, che ormai conoscevano da tanto tempo.
- Jake....Lucy.....- mormorò Misha, con voce rotta abbracciando entrambi. Proprio come la figlia, erano persone solari e carismatiche, e vederle così distrutte con gli occhi rossi e il dolore inciso in ogni piega del volto faceva male al cuore. Quando Misha si staccò fu il turno di Sebastian e Richard salutare la coppia infelice, poi la funzione iniziò.

Misha aveva ricordi vaghi di com'era andato il tutto: i genitori che piangevano....l'inizio della funzione....il lancio di una rosa rossa, come i capelli dell'amica, sulla bara.....il viaggio di ritorno....e poi eccolo lì, seduto al Road House a bere l'ennesimo bicchiere di whisky. Sembrava tutto così irreale...tutto così lontano adesso che era in quel posto. Le persone ridevano e chiacchieravano e a nessun importava il fatto che Julie fosse morta.
- Il mondo va avanti...- borbottò al suo bicchiere, prima di svuotarlo.
- Non starai bevendo troppo?! - chiese preoccupata la barista. Una bionda dagli occhi nocciola con un caratterino niente male.
- No, che dici! - sbottò Misha, rivolgendole una fugace occhiata, prima di farle un gesto eloquente. Lei sbuffò spazientita e gli versò un'altro bicchiere.
- L'ultimo, poi te ne vai a casa. - lo ammonì, depositando la bottiglia.
- Non voglio tornare a casa - e fu quasi un lamento sordo, una supplica. Aveva paura di restare solo; paura di affrontare l'immenso peso della sua scomparsa. Paura di rimanere da solo con i propri ricordi.
- Beh, ci dovrai andare! Altrimenti...altrimenti chiamo la polizia! - era una minaccia poco convinta, in fondo, pensò Misha, faceva pena anche a quella ragazza, però non gli importava un fico secco : soffriva e aveva tutto il diritto di ubriacarsi. Mezz'ora dopo si ritrovò nel freddo novembrino di Chicago, letteralmente sbattuto fuori dalla proprietaria del locale, che gli aveva fatto uno sconto per lasciargli i soldi necessari affinchè chiamasse un taxi. Era quasi mezzanotte e poche persone bazzicavano le strade a quell'ora. Misha s'incamminò, sorregendosi al muro, verso sinistra, lontano da casa, dal locale e da quel poco di gente in giro, dirigendosi verso la parte più isolata del quartiere. Non si rendeva bene conto di quello che faceva e ben presto si ritrovò in un vicolo cieco.
- Ahahahahah - scoppiò a ridere senza motivo - un vicolo cieco! - e giù altre risate, finchè non sentì un vocio alle sue spalle; ebbe appena il tempo di girarsi che un pugno in pieno viso lo fece andare in pochi istanti KO.
- Ehi, stronzo! - urlò il suo assalitore - dammi tutto quello che hai di prezioso! - e intanto si guardava nervosamente dietro le spalle, timoroso dell'arrivo di qualche soccorritore inopporturno. I suoi amichetti, energumeri senza cervello, misero Misha all'impiedi, tenendolo per la giacca. Il moro rise guardando le loro facce, e si guadagnò un pugno nello stomaco.
- Che cazzo hai da ridere?! Dammi tutto, o ti uccido! - e tirò fuori un coltello a serramanico piuttosto rovinato. Misha boccheggiò e sputacchiò un poco prima di alzare la testa e fissare i suoi occhi blu in quelli anonimi e marroni dell'altro.
- Certo - annuì, con voce strozzata - prendi tutto quello che ho. Non mi importa. A chi importa? - e infilando una mano nella tasca gli gettò in faccia venti dollari e cinquanta cent. Tutto quello che aveva.
- Tutto quì?! - gli urlò l'altro, incredulo.
- Tutto quì! - gli fece eco Misha, ridacchiando. Aveva speso tutto alla Road House, e comunque quello era il suo misero stipendio, avevano sbagliato persona da derubare. Si guadagnò un altro pugno, forse una ripicca degli assalitori per il misero profitto, poi lo lasciarono cadere sull'asfalto freddo e corsero via, sparendo tra i vicoli bui della città. Steso lì per terra, Misha aveva intenzione di non alzarsi più, finchè non sentì una voce profonda e preoccupata correre verso di lui. Una voce che gli era assurdamente familiare, pur avendola ascoltata una sola volta, in un solo breve ed infelice incontro.
- Signor Collins! - urlò il detective Ackles, avvicinandosi di corsa a lui, che in tutta risposta emise un gemito a metà tra il dolore e lo sconforto: non solo era stata un'orribile giornata, era stato anche derubato ed infine, ciliegina sulla torta, l'ennesima figura di merda con il bel detective. Dio ce l'aveva con lui, o cosa?!
- Accidenti, amico, che ti hanno combinato! - e lo aiutò ad alzarsi, tirandolo  su  con le sue braccia forti e muscolose; Misha dal canto suo si lasciò tirare  come una bambola di pezza - Che è successo?! - gli chiese, mentre gli passava un braccio attorno alle spalle e lo aiutava a camminare fuori da quell'orribile e fetido vicolo.
- Mi hanno rapinato - rispose atonamente, lasciandosi trasportare docilmente - come diavolo mi ha trovato?! Sei Batman?  Voli nella notte salvando belle fanciulle in difficoltà? -
- Ma di che diavolo stai parlando?! Stavo entrando alla Road e ho sentito qualcuno urlare! No, non sono Batman, nè vedo belle fanciulle in difficoltà! E per l'amor di Dio, sei ubriaco! - sbuffò.
- Jens! - una terza voce, profonda quanto quella di Jens ma essenzialmente diversa, Misha non sapeva in cosa, si avvicnò dalla sua destra e quando mise a fuoco la figura scoppiò a ridere : un ragazzo altro 2 metri e con una capigliatura da far invidia a Tarzan, con un viso gioviale e un paio di puppy eyes, si era avvicinato loro di corsa preoccupato.
- Nulla, Jay, l'hanno rapinato. Si può sapere perchè diavolo  ridi?! - Misha si rese conto dal tono che si stava irritando, ma non poteva farci nulla era ubriaco e il riso era il sintomo più evidente.
- Eh? Come perchè rido?! - biasciò - sono stato salvato da Batman e Tarzan! - e giù a ridere, quasi istericamente. L'uomo ribattezzato "Tarzan" lanciò a Jensen un'occhiata che voleva dire "questo quì è matto" ed ignorandolo bellamente, si rivolse ancora al biondo:
- Non credo ce la faccia a guidare. Che ne dici di chiamargli un taxi?-
- Non ho soldi - s'intromise con voce debole, ma i due lo ignorarono.
- Mmh..no, credo che lo riaccompagnerò io, nelle sue condizioni e con la fortuna che ha, potrebbe incontrare lo Jack Squartatore dei taxisti! -
- Sei sicuro? - chiese titubante il tipo che si chiamava Jay.
- Si, Padawan, sono sicuro! - ironizzò il ragazzo dagli occhi verdi, guadagnandosi uno sbuffo spazientito dell'altro.
- E va bene, Joda! Ma state attenti! - ribattè, Tarzan.
- Sta tranqillo, e salutami tanto Gen e la sua amica, Daneel. - e quando Jay ebbe assicurato di portare i saluti, rimasero da soli, con Jensen che lo guidava con difficiltà verso una vecchia auto nera.
- Ehi, ehi potresti camminare sulle tue gambe! Signor Collins! - lo richiamò, quando questo fece per accasciarsi al suolo.
- Smettila - bofonchiò - non chiamarmi Signor Collins! Non sono mica tuo nonno! Ho un nome, Jensen! - e calcò su quello del detective, che alzò gli occhi al cielo.
- Certo che lo so, Misha! Contento?! -
- Adesso si! - e lo disse in un tono tale da ricordare quello dei bambini capricciosi quando ottenevano qualcosa, strappando un sorriso al suo soccoritore.
- Okay, okay Misha, adesso entra in macchina, che ti riaccompagno a casa! - e lo sospinse sul sedile anteriore. Misha acconsentì ad accomodarsi non avendo forze per fare resistenza, ma non potè trattenere uno sguardo terrorizzato.
- Che c'è?! - gli chiese perplesso Jensen, entrando a sua volta in macchina - paura del buio? -
- Magari - gli rispose, laconico - magari! -.


§§§

Quando aveva  deciso di passare una serata tranquilla con Jared e Genevieve, la sua ragazza, e con la speranza di rimorchiare Daneel, non aveva proprio previsto di ritrovarsi a badare al signor Co-...Misha. Senza contare che era ubriaco fradicio e aveva una guancia livida.
- Okay - annunciò al moro, che distolse lo sguardo dal finestrino per guardarlo interrogativo - prima fermata : farmacia. O ospedale ? -
- Farmacia - mugolò l'altro, senza staccare gli occhi dai suoi. Santo cielo, come potevano essere così blu? Seriamente...persino nel buio della notte parevano brillare per conto loro, anche se adesso erano un po spenti e il suo viso pallido e provato più di quanto un viso dovesse essere normalmente.
- Ehm...- si schiarì la gola a disagio: sapeva che c'erano stati i funerali della giornalista e che la sbronza era dovuta in parte a quello, ma non era mai stato bravo con le parole e non sapeva che dire per consolarlo.
- Non ti sforzare, non c'è bisogno di dire nulla. - disse all'improvviso Misha, come se gli avesse letto nel pensiero.
- Mi dispiace, non sono bravo in queste situazioni. - si scusò, regalandogli un piccolo sorrisetto. Misha ricambiò, ma sembrava assente, lontano.
Gironzolarono con l'auto per circa un quarto d'ora, prima di riuscire a trovare una farmacia aperta. Jensen parcheggiò e aprì lo sportello.
- Mi raccomando non muoverti da quì! Sarò rapidissimo! - gli raccomandò, come se fosse un bambino di tre anni, e fu solo quando Misha annuì sbuffando ed  alzando gli occhi al cielo, che estrasse le chiave dal quadro ed entrò nella farmacia. Come aveva detto, fu veramente molto rapido.

Arrivarono sotto il portico di casa, e il biondo aiutò Misha a scendere dalla macchina; questo sbuffò spazientito, prima di allontanarlo con un gesto brusco e goffo allo stesso tempo, ed esclamare:
- Ce la faccio benissimo da solo, detective! -
- Va bene, d'accordo! - acconsentì, lasciandolo andare con l'aria di chi sapeva che presto si sarebbe spalmato sul marciapiede. Infatti pochi istanti e dovette riacciuffarlo per un braccio, prima che cadesse a terra.
- Ok...forse ho bisogno di un po d'aiuto - concesse il moro, facendo un mezzo sorrisetto imbarazzato. Jensen alzò gli occhi al cielo, e lo guidò su per le scale, fino all'ascensore.
-  Quinto piano, giusto? - chiese, non sicuro se fosse il quarto o il quinto. L'alto annuì, e lui schiacciò il bottone "5". Il viaggio in ascensore fu breve, anche se Jensen lo visse con una certa agitazione : aveva Misha spalmato addosso, con la  fronte  che quasi gli sfiorava il collo e che emanava un calore assurdo, sutorando tutto l'ambiente con un'odore di vaniglia misto a whisky. Semplicemente inebriante. Senza contare il respiro regolare che gli solleticava la pelle al di sopra del colletto aperto della polo grigia che indossava....quando l'ascensore annunciò con il tipico "din" l'arrivo a destinazione, Jensen riuscì a stento a trattenere un sospiro di sollievo.
" Jensen, che cazzo stai pensando?!" si urlò mentalmente, mentre si avviavano verso la fine del corridoio, all'appartamento 221 " Seriamente, che cazzo stai pensando?! Chi è quello ubriaco tra i due?! "
- Siamo arrivati - lo riscosse Misha, prendendo le chiavi dalla giacca e tentando penosamente di aprire la porta, con un tremore alle mani, snervante.
- Dai quà - sospirò Jensen, prendendo le chiavi dalle sue mani, ed aprendo in due gesti la porta dell'appartamento. Entrati, accese le luci e depositò le chiavi sul tavolo dal legno chiaro, su cui spiccava un'enorme macchia marrone scura lasciata dal caffè che il moro aveva fatto cadere, il giorno del loro primo incontro. Misha si sfilò la giacca nera che portava su un completo del medesimo colore, e si accasciò sulla sedia vicino al tavolo, sospirando. Jensen si mordicchiò il labbro, assalito di nuovo dalla sensazione di disagio e d'inutilità di prima. Stava quasi per andare nel panico, quando notò sul tavolo il sacchetto della farmacia, e lieto di aver trovato un  diversivo a quel silenzio opprimente, ci rovistò dentro estraendone, come un mago che estrae un coniglio dal cilindro, una crema che gli aveva dato il farmacista per il gonfiore alla guancia, e un pacco di pastiglie post-sbornia.
- In farmacia ho preso queste - indicò le pastiglie - meglio se le prendi prima di buttarti a letto, allieveranno i mal di testa. Questa serve alla tua guancia, per farla sgonfiare. - e si avvicinò, brandendo il tubetto, sotto lo sguardo stanco di Misha.
- Grazie..- mormorò quest'ultimo, mentre gli applicava sul viso la pomata, schiaffandoci sopra un cerotto che aveva comprato sempre in precedenza.
- Ecco fatto...figurati. - forse stava un po esagerando...forse doveva smetterla subito e andarsene via, prima di sfociare ancora di più nel ridicolo. Insomma da quando in quà faceva l'infermierina?! Non si era mai preoccupato tanto per nessuno, ma vedere quel tipo così abbattuto, quegli occhi blu così spenti.....e quell'espressione da cucciolo bastonato lo spingevano inconsciamente a cercare in tutti i modi di alleviare almeno in parte, il peso che gravava su quelle esili spalle. Forse....non era solo per quello : Misha gli ricordava se stesso sei anni prima, dopo la tragedia. Sapeva come ci si sentiva ad aver perso una persona cara quanto un familiare, e sapeva benissimo il dolore  e lo smarrimento che ne conseguivano e gli stupidi quanto vani tentativi di affogare nell'oblio dell'alcol.
- Dovresti andare a riposare, sai? Sei proprio distrutto....- gli si allontanò, per recuperare le chiavi della sua Chevy, lasciate sul tavolo accanto a quelle dell'appartamento.
- Forse hai ragione...-
- Già...- non potè non cogliere il tremorio della sua voce, come se fosse spaventanto. Che avesse davvero paura del buio?
"Smettila Jens! E' grande e vaccinato! Hai fatto tutto quello che potevi, adesso fila via!" e non potè non essere d'accordo con quella vocina nella sua testa : se fosse rimasto ancora, non sarebbe più stato in grado di allontanarsi.
- Beh, allora io vado, stammi bene, Misha - e si avviò di fretta verso la porta, come se si fosse ricordato all'improvviso qualche impegno importante.
- Si...stammi bene Jensen. - e non si mosse neppure dalla sedia, rimanendo inchiodato lì come se non avesse nemmeno la forza di alzarsi. Fu questa l'ultima visione di Jensen, prima di richiudersi la porta alle spalle.


La sua Chevy rombò nel silenzio della notte, mentre si allontanava in fretta da quell'appartamento, da quell'uomo. Jensen non poteva capacitarsene : come diamine si era fatto coinvolgere in quel modo?! Cazzo! Non lo conosceva nemmeno da tanto tempo! Due, tre giorni, eppure non poteva togliersi dalla mente l'espressione affranta che aveva sul viso...o i suoi occhi blu mare...
- Cazzo, cazzo, cazzo! - imprecò, stringendo forte il volante. Jensen non si era mai realmente innamorato, e non aveva mai creduto al colpo di fulmine. Non poteva credere che due persone potessero amarsi solo dopo uno sguardo, ecchecavolo! Per quelle cose ci voleva tempo, una profonda conoscenza! Che diavolo potevi capire da un solo sguardo? Eppure...eppure aveva l'impressione che guardando Misha negli occhi potesse leggervi la sua anima, facendogli credere di conoscerlo chissà da quanto tempo.  Non era normale, non era minimamente normale!
- Smettila, smettila Jensen Ackles! - sbraitò, guardandosi riflesso nello specchietto  retrovisore : aveva il viso pallido e i muscoli della mascella tesa; gli occhi lucidi  e le labbra tese in una linea dura. Stava pensando ad un mucchio di stronzate, come se fosse un adolescente in piena crisi ormonale!
- Acoltami bene - si disse - tu....lui.... non sei......minimamente attratto da Misha! Non è assoltamente possibile! Non lo conosci nemmeno! Quindi adesso fai un profondo respiro, e calmati. Ti senti solo dispiaciuto perchè ti ricorda te all'epoca...tutto quì. E' stata..solidarietà, si! Mica ce l'hanno solo le donne! Quindi adesso, torniamo a casa, ci facciamo una bella doccia calda per  rilassarci  e ci dormiamo su. Domani mattina avrai smesso di pensare a tutte queste stronzate! - e in quel momento, gli parve una grandiosa idea, così invertì la direzione, con una sonora sgommata - in servizio non avrebbe mai potuto farlo - e si diresse verso casa.

§§§

Dopo che Jensen se ne fu andato, Misha rimase parecchio tempo, quasi un'eternità, seduto su quella sedia, a fissare il vuoto. L' intontimento dei sensi stava lentamente scemando, lasciando posto ad un lancinante mal di testa, rendendolo cosciente dei sentimenti che si accavallavano veloci, come avvoltoi su una carcassa. Scuotendo piano la testa, per scacciare le immagini di un funerale, si alzò, barcollando un po, e come gli aveva suggerito gentilmente il detective, prese due delle pastiglie che gli aveva comprato; dopo di che si diresse in camera, buttandosi sul letto vestito di tutto punto. Stava pensando che non si sarebbe addormentato quella notte, ma presto Morfeo, pietoso, gettò la sua polvere d'oro in quei frammenti di mare, e si addormentò.

§§§

Se da un lato di Chicago un giornalista in completo nero e sbronzo aveva appena chiuso gli occhi calando in un sonno profondo, dall'altro lato un detective dagli occhi verdi e un pantalone della tuta grigio  era disteso nel suo letto, senza riuscire a prendere sonno, troppo preso dai turbamenti che gli chiudevano lo stomaco. Si girò e rigirò più volte nel suo letto, calando le palpebre su un paio di occhi smeraldo, senza riuscire a trovare il beneficio del sonno, cosa che gli sarebbe stata davvero gradita visto che l'indomani doveva svegliarsi presto perchè il lavoro l'attendeva. Dopo essersi rigirato per l'ennesima volta, si alzò dal letto imprecando e sbuffando, aprendo il suo portatile posto sulla scrivania di fronte, conscio che l'aspettava una lunga ed insonne nottata.








Autrice:
Okè! Secondo capitolo.....no commenti, insomma X°D Se avete qualcosa da dire, ditela mi raccomando! X°D
- fate attenzione a quello che dite. *prepara onda energetica* -  
ps. scusate, un'istante di sclero à.à






















 



















 














































       

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Capitolo 4
*** Migliori amici rompiscatole e un caffè in debito. ***


Capitolo IV

Migliori amici rompiscatole e un caffè in debito.


Misha era davanti allo specchio da circa un'ora, il letto alle sue spalle  era ricoperto di vestiti, gettati alla rinfusa perchè che si era cambiato circa un milione di volte, non riuscendo a trovare nulla che lo convincesse.
- Lo so..- disse rivolto a Choco e Coco (momentaneamente trasportati nella camera da letto, per fare da spettatori e giudici) - mi sto comportando come una ragazzina al primo appuntamento. E non è nemmeno un'appuntamento!! ....Sono rovinato - sospirò, passandosi una mano sugli occhi blu. I due pappagalli gracchiarono all'unisono in risposta, quasi fosse una risata.
- Non c'è nulla da ridere! E' una cosa seria! Non ho un'appuntamento da...da un anno. Non so- Misha non è un appuntamento, cavolo! - si ricordò stizzito, gettando sul letto l'ennesima camicia. Sul serio non usciva con qualcu- non andava a prendere un caffè con qualcuno da circa un anno. L'ultimo ragazzo che aveva avuto l'aveva mollato per un tipo palestrato e super-abbronzato. Spesso da ragazzo si era chiesto se fosse gay, e quando se n'era convinto era arrivata Julie, l'ultima a cui aveva chiesto di andare a prendere un caffè, e lei gli aveva spiegato che esisteva l'essere bisex. Misha non ci aveva mai pensato, non l'aveva mai neanche sentita una definizione del genere e non l'aveva mai compresa sul serio : perchè le persone sentivano il bisogno perverso di catalogare tutto e tutti? Per lui non esistevano maschi o femmine, ma solo persone che ti trasmettevano qualcosa...l'amore era oltre la pura concezione sessuale : era qualcosa di spirtuale, che nasceva nell'anima, nel cuore e se trovava un'assonanza meglio ancora. L'amore non aveva limiti così stupidi, erano le persone ad essere stupide e limitate. Jensen non gli piaceva perchè era un uomo...gli piaceva perchè era Jensen, e questo lo portava ad essere nervoso addirittura per un caffè. Alla fine quando oramai erano le 11:15, ed era ancora in mutande, dovette arrendersi e ricorrere alla sua ultima risorsa. Avrebbe voluto tanto non farlo.
- A mali estremi....- borbottò, afferrando il cellulare, e digitando il tasto di chiamata rapida "S" che stava giust'appunto per "Sebastian".
- Mish? - la voce forte e alta dell'amico interruppe il continuo e snervante "tu" del telefono.
- E-ehi, Sebs! - biascicò l'altro, deglutendo : forse doveva lasciar perdere.
- Che succede, amico? Sembri nervoso! -
- Ecco..io... - e mentre cercava di pensare a qualcosa da dire, l'altro scoppiò a ridere. Misha aggrottò le sopracciglia perplesso.
- Ho capito, Mish! Puoi essere nervoso solo in due occasioni : Zach è fuori dalla tua porta, o hai un appuntamento. Ho indovinato? -  certe volte Misha si chiedeva come diavolo l'amico riuscisse a leggerlo così facilmente: aveva delle telecamere nascoste, per caso?
- Si..- si limitò a dire.
- Immagino che tu non mi abbia chiamato per  invitarmi, vero? -
- No, assolutamente! - rispose velocemente senza pensarci; l'altro sbuffò divertito dall'altro capo del telefono.
- Non ti preoccupare...non far nemmeno finta di pensarci su! - rispose però, fintamente offeso. Misha alzò gli occhi al cielo : quando faceva così era peggio di una donna con il ciclo.
- Mi farò perdonare, ok? Adesso ti ho chiamato...-
- Ti serve un consiglio. - lo anticipò.
-Si, vedi..- ma fu interrotto di nuovo.
- Hai il letto pieno di vestiti, sicuramente. Dovresti comprarti qualcosa di nuovo, il tuo abbigliamento fa schifo! Sto proprio per lanciare una nuova moda e potresti provare....-l'immancabile critica al suo modo di vestire.
- Sebs...- sibilò, cominciando ad irritarsi.
-....sono dei jeans fantastici, e fidati, con il culo che hai....- continuò imperterrito l'altro, ignorandolo :
era ripartito in quarta con le sue stupide proposte sull'abbigliamento.
-Sebs! - esclamò, cercando di attirare la sua attenzione, e forzandosi di non attaccargli il telefono in faccia.
- .... e le maglie...- ma Misha si spazientì, anche perchè il tempo scorreva, e lui non voleva proprio fare tardi.
- SEBS! - urlò, irritato, interrompendo la tiritera dell'amico.
- Si, Mish? - chiese con aria sognante questo.
- Potremmo concentrarci sul mio problema, adesso? -
-  Jeans e camicia a quadroni blu. - sospirò  l'altro, e Misha potè quasi vederlo scuotere la testa rassegnato.
- Grazie. - gli rispose soddisfatto. Era il primo completo che aveva provato, ma gli era sembrato troppo casual.
- Si,si, prego- rispose frettoloso - ....e, Mish? - e quì la sua voce aveva un tono malizioso che non faceva presagire nulla di buono.
- Si? - rispose titubante.
- Quando torni a casa chiamami, che dobbiamo parlare. - e attaccò. Misha represse un brivido : Sebastian aveva intenzione di fargli il terzo grado, e ci scommetteva i pappagalli, che non sarebbe stato da solo.


§§§

Qualcun altro era altrettanto in crisi per l'abbigliamento :  essendo in servizio avrebbe messo il suo solito completo, che in dieci e passa anni non gli aveva mai dato nessun problema. Sul serio, mai. Invece in quel momento si sentiva stupido con quel completo grigio scuro e la sua altrettanto stupida cravatta scura. Ma che diavolo?
- E menomale, non dovevamo pensarci più, Jens. - disse al suo riflesso nello specchio, ironico - Guardati : ti stai facendo complessi degni di una donna isterica per un completo che tu indossi sempre. Quanto puoi essere idiota? - e davvero non sapeva se ridere o schiaffarsi una mano in faccia. Irritato da quel suo comportamento senza senso, si infilò la giacca del completo, e diede le spalle allo specchio, dirigendosi fuori la sua camera da letto di gran carriera, giusto per essere sicuro che non avrebbe cambiato di nuovo idea. Erano le 11.35 e doveva seriamente sbrigarsi.

Lo sportello della sua Impala si era appena richiuso quando dalla sua tasca partì  la colonna sonora di Star Wars che sannunciava una chiamata di Jared,
- Ehi...Tarzan - esordì ridendo, mentre l'altro sbuffava - che è successo? -
- Davvero molto spiritoso, GrandePuffo. Nulla...in verità volevo sapere se stasera eri libero. -  "Ma che cosa? Tutti a chiedermi appuntamento oggi! " pensò, sorridendo, "Non dire sciocchezze, ragazzo!!" lo sgridò la voce di Rufus  - oddio, ancora! - " Quello di oggi per te è lavoro!", "Ma certo..lavoro...e magari chissà, potrei chiedergli di vederci ancora con la scusa della denuncia contro i suoi rapinatori..."  fantasticò, mentre Rufus urlava "RAGAZZO!"  in contemporanea con la voce di Jared, che lo richiamava alla realtà.
- Jensen? Ehi, Jens, ci sei?! - lo richiamò l'amico, preoccupato dal suo improvviso mutismo.
- S-si! E' solo lavoro! - borbottò più alla voce di Rufus che a Jay.
- Eh? Jensen ti senti bene? Sembri un po confuso....-
- Chi io?! No, ma che dici. E' solo il lavoro ecco perchè sono stanco. Tu non mi ascolti mai! - tentò di rigirare la frittata e distrarre Jared.
- Si certo, e io sono la Fata Turchina. A che stavi pensando, Pinocchio?! Aaaah, aspetta, fammi indovinare...- e quì Jensen tremò.
- Jay..non...- avvertì, nel panico.
- ..stai pensando al...- continuò imperterrito l'altro.
- Tarzan...-
-...Signor Collins, vero?! - e quando Jensen trattenne un'imprecazione, l'altro rise trionfo.
- Che diamine....- cercò di ribattere, ma l'altro lo interruppe.
- Per favore, non provare nemmeno a dirmi una bugia Jens! Ti conosco fin troppo bene da sapere  che non offriresti mai un passaggio nella tua preziosa macchinina a uno qualsiasi! E' evidente che il Signor Collins...-
-Misha...- borbottò imbronciato, portandosi due dita a massaggiarsi le tempie.
- Eh? -
- Si chiama Misha. - specificò lui.
- Oh, si, giusto. E' evidente che Misha....ti piace! - si corresse. "Dannato grizzly con la parrucca!" pensò Jensen, scocciato.
- Non mi piace, okay? Era messo male, e così...- negare l'evidenza e cercare una giustificazione era la tattica preferita di Jens, anche se sapeva perfettamente che con Jared non avrebbe funzionato.
- Amico, hai rifiutato una serata con Daneel. E obiettivamente, non dirlo a Gen! , è una gran bella ragazza! - lo apostrofò, e il detective non potè più negare. Jay era il suo migliore enorme amico, e lo conosceva meglio di chiunque altro.
- Eh va bene, stupido avvocato gigante con puppy eyes e troppa brillantina nei capelli! Hai ragione, forse un po...e dico solo un po, mi piace. Contento, adesso? -
- Mmh...si, adesso si. Sai, potrei anche diventare geloso di Misha..- e scoppiò a ridere, beccandosi diversi insulti da un Jens particolarmente irritato.
- 'Fanculo Jared. - sibilò. Quando l'altro ebbe calmato le risate, gli chiese:
- Allora, dove stai andando? Sapevo che avevi la mattinata libera oggi. -
- Ecco io...- "merda, adesso mi prenderà in giro fino alla morte!!!" pensò sconfortato, prima di rispondere - aprendereuncaffèconMisha! - magari così non avrebbe capito molto....no?
- Accidenti , siete già passati agli appuntamenti?! - "da quando ha sviluppato un super-udito?!"  pensò sbigottito.
- Non è un appuntameno, Jay. Sono-in-servizio....più o meno. E' solo lavoro! - protestò l'altro, indignato.
- Certo lavoro..si. Allora a che ora devi andare? -
- Alle....porca miseria! Sono in ritardo, ti devo lasciare Jay, ci sentiamo dopo! -
- Va bene, ma poi mi devo raccontare tutto!!! -
- Non siamo mica mocciose che si raccontanto i loro segreti! -
- Ma non lo faccio per curiosità, e che non vedo l'ora di prenderti in giro! - ed attaccò, togliendogli il diritto di replica.


§§§


Misha era arrivato alla RoadHouse alle 12.00 in punto, e dopo aver salutato Alona - la barista bionda che l'aveva cacciato quando era ubriaco - aveva preso un tavolo per due, in un posto appartato, lontano da occhi indiscreti. Jensen era in ritardo di 10 minuti, ma a Misha andava più che bene così poteva continuare a ripetersi di stare calmo e di respirare. Tentò di appiattirsi un paio di volte i capelli ma constatò che era del tutto inutile, visto che diventavano ogni volta più arruffati.
- Stai calmo, tigre - lo apostrofò divertita Alone, passando accanto al tavolo - sei uno schianto! Chi sarà la fortunata? - e proprio in quel momento Jensen entrò nel locale, togliendo un battito a Misha, e facendo spalancare la bocca di Alona - se non l'avesse richiusa subito, le sarebbe caduta la mandibola! - quando, dopo averlo cercato con lo sguardo, lo avvistò e gli rivolse un sorriso furtivo.
- Acci..denti. - biascicò la bionda senza fiato, mentre questo li raggiungeva - Non dirmi che....? - e tornò a fissare il moro, che la stava totalmente ignorando, preso a squadrare Jensen da capo a piedi.
- Ehi Alona! - salutò la ragazza - Ci porteresti... - e quì si interruppe, per rivolgersi a Misha - hai già ordinato? -
- No. - rispose semplicemente. Misha si rendeva conto di fissarlo un po troppo intensamente, ma non poteva farci nulla : Jensen era una calamita e i suoi occhi erano il ferro che veniva atttratto! Il completo scuro che indossava lo rendeva ancora più bello esaltando i colori chiari della sua carnagione, dei suoi capelli e soprattutto dei suoi meravigliosi occhi verdi. Questo gli rivolse un mezzo sorrisetto, prima di distogliere lo sguardo e rivolgersi ad Alona.
- Allora per me il solito....-
-...quello che prende lui. - completò, visto che Jensen gli aveva lanciato un'occhiata titubante. Tutta la scenetta si svolse sotto lo sguardo sconvolto della barista che appena prese le ordinazioni filò in cucina, impaziente di raccontare ad Ash, il suo ragazzo e cuoco, la novità del giorno.  Jensen intanto si accomodò al suo posto, di fronte a Misha.
- Uh, ecco...mi dispiace per il ritardo - si scusò, arrossendo leggermente.
- Non va bene così, sai? Se fai ritardo al primo appuntamento, lo farai sempre! - scherzò Misha, tanto per rompere il ghiaccio; il detective strabuzzò gli occhi, forse un po sorpreso, prima di ridacchiare. Misha emise un sospiro impercettibile, e per glissare su quella battuta infelice, chiese :
- Come mai in ritardo? Arrestato qualcuno? Salvato qualche bella donzella in difficoltà? -
- No, nessun arresto, e l'ultima donzella in difficoltà che ho salvato era abbastanza ubriaca - rispose ironico, lanciandogli un sorrisetto ammiccante; Misha arrossì, al ricordo del loro ultimo incontro - ...in verità ho subito la chiamata di un rompiscatole - brontolò.
- Un rompiscatole? -  come giornalista fare domande gli veniva spontaneo, e poi era curioso su tutto quello che riguardava Jensen.
- Si, il mio migliore amico, l'hai già visto!....Il tipo alto, coi capelli lunghi come Raperonzolo e i puppy eyes..?- Misha continuò a fissarlo con sguardo vacuo, cercando nei suoi ricordi qualcuno che corrispondesse alla descrizione - ...quello che hai chiamato Tarzan! - esclamò allora il detective, ridendo. Misha sgranò gli occhi, mettendo a fuoco il viso di un ragazzo alto e con capelli lunghi che Jensen aveva chiamato Jay. Arrossì nuovamente: aveva chiamato Tarzan il migliore amico di Jensen!
- Oh..spero non se la sia presa...io, ecco.....- incespicava con le parole, cercando di giustificarsi, ma Jensen lo interruppe
- Sta tranquillo, non se l'è presa! Anche io gli do un sacco di nomignoli strani, e il tuo è stato semplicemente troppo divertente! Ed è anche azzeccatissimo! - e scoppiò a ridere. Misha aprì le sue bella labbra in un sorriso, contento che Jay non se la fosse presa e che Jensen l'avesse trovato divertente, mentre si beava del suono cristallino della sua risata....
- Eccovi serviti ragazzi - li interruppe Alona, posando davanti a loro un paio di birre e due cheesburger. Misha si fiondò subito ad aprire la sua birra perchè aveva la gola secca, mentre Jensen azzannava il suo panino. rimasero pe run po in silenzio, chiacchierando di tanto in tanto, e quando ebbero finito, Misha ritenne che tutto sommato l'ansia provata la mattina era stata totalmente infondata.
- Okay, adesso...- iniziò il detective -  devo tornare "in servizio". -
- Immagino che dobbiamo iniziare l'interrogatorio, giusto? - domandò sospirando Misha.
- Si, però non quì, non mi sento a mio agio. - e si alzò, facendogli segno di seguirlo. Divisero il conto a metà, e cinque minuti dopo erano rinchiusi nell'Impala di Jensen, che si era offerto di riaccompagnarlo a casa  facendogli domande durante il viaggio. Misha accettò immediatamente.



§§§

"Tutto sommato non è andata poi così male." pensò Jensen, mentre metteva in moto l'Impala e rivolgeva una piccola occhiata a Misha, che seduto accanto a lui, guardava la strada davanti a sè. Il pranzo era stato piacevole e avevano chiacchierato di tante cose, inoltre per sua gioia, Jensen aveva scoperto di avere più di una cosa in comune con l'altro.
"Okay Jensen, adesso concentrati e fai il tuo dannatissimo lavoro! Se torni a mani vuote in ufficio, Rufus ti spella vivo!" .
-
Allora sei pronto? - gli chiese, e il moro annuì.
- Sputa il rospo, capo. - e sorrise, Jensen ricambiò senza nemmeno rendersene conto.
- Bene, dunque, il mio collega, Luke Holmwood è andato a parlare con Matt Ward, e ha riferito che Julie aveva sempre l'accortenza di nascondere il proprio materiale. E' vero?  -
- E' vero! Julie era una vera fissata in queste cose, vedeva troppi film di spionaggio, secondo me. - e scrollò le spalle.
- D'accordo, tu sai dove nascondeva le cose, vero? -
-...Si. -
- Come immaginavo. Dovresti portarmi dove teneva nascosta la pen-drive o il resto del materiale sulla banda di Harlem. -
- D'accordo...però sapevo che la pen-drive era in suo possesso....se vuoi della polizia la state cercando, vuol dire che...oh, mio Dio! L'hanno uccisa per la penna?! -
- Woah, perspicace Sherlock! - esclamò sorpreso - Hai ragione è così : molto probabilmente ha avuto una colluttazione con i suoi assassini per la penna, e che questa sia finita in tragedia. La pen-drive è sparita e ci sarebbe stata davvero molto utile...- sospirò osservandolo : le mani gli tremavano leggermente e le labbra erano strette in una linea sottile, ma a parte quei piccoli particolari, nulla sembrava tradire la rabbia che provava in quel momento. Quando ricambiò il suo sguardo, Jensen trattenne il respiro, ammaliato : i suoi occhi blu erano uguali ad un mare in tempesta, e ti trascinavano giù, sul fondo. Misha Collins era una di quelle persone che non si arrabbiavano quasi mai, ma quando lo erano, diventavano pericolose.
- Mi dispiace - si sentì in dovere di dire, almeno in parte per far scemare l'aria pesante che si era creata nell'abitacolo, e dovette farsi violenza per distogliere gli occhi dalla tempesta, per evitare di fare un incidente - te l'ho già detto, ma te lo ripeto : prenderemo quei bastardi! Dovesse essere l'ultima cosa che faccio. La pen-drive era una chiave fondamentale, ma potrebbero esserci altre informazioni nel resto del materiale nascosto. -
- Potrebbe essere, Julie aveva il terrore di perdere le informazioni e ne conservava sempre una copia su cd o cose simili, nascoste in luoghi che lei riteneva sicuri; dopo le prime minacce ricevute dai membri della banda, era diventata ancora più paranoica. -
- Minacce? - questo non lo sapeva, poteva diventare fondamentale per le indagini.
- Si, minacce di morte e cose varie. Sono arrivate persino al suo ragazzo, ma Julie era una giornalista coraggiosa e andò avanti comunque. Mi ha persino detto, qualche giorno prima di......- la sua voce tremò per un istante - ...di morire, che era vicina ad incastrare il capo della Banda, Fergus Crowley. -
- Crowley...quel tipo losco è ovunque! Viscido verme doppiogiochista! - sbraitò, stringendo i pugni sul volante. Se fossero riusciti a prendere la Banda, Jensen avrebbe potuto vendicarsi di quel bastardo di Crowley, per quello che era avvenuto sei anni fa...
- Jensen? - lo richiamò Misha, con voce un po più soffice di prima; rilassò le mani sul volante e si costrinse a fare un mezzo sorrisetto di scuse.
- Scusa ma i tipi come quella sanguisuga grassa non li sopporto! - Misha rise.
- Oddio non sono l'unico ad odiare le sanguisughe obese, allora! -
- Perchè, chi altro conosci che è un verme succhiasangue? - domando, divertito e al coltempo curioso di sapere un po di più.
- Il mio capo, Zaccharia Smith. -
- Oh, Luke mi ha parlato di lui. Isterico tonno in scatola! -
- Isterico tonno in scatola! - dissero all'unisono, e dopo essersi scambiati una lunga occhiata, scoppiarono a ridere. Le ruote dell'Impala stridettero, mentre Jensen rallentava ed infine parcheggiava davanti casa di Misha.
- Siamo arrivati - constatò. "Ma dai" si disse ironico " hai preso la laurea come Capitan Ovvio?!". Stupide, dannate vocine interiori.
- Già. Allora andiamo! - esclamò più allegro l'altro, aprendo lo sportello dal suo lato; il detective lo guardò perplesso : voleva che salisse a casa sua?
- A-andiamo, dove, scusa? - chiese infatti.
- A casa mia, ti offro un caffè! Avevamo detto di andare a prendere un caffè, no mangiare birra e cheesburger, no? Mi devi un caffè comunque. - e la sua logica non faceva una piega, no?
- M-ma....devo tornare in ufficio alle 17...-cercò di protestare, ma era poco convinto.
- Abbiamo tutto il tempo, sai? Sono appena le 15, e giuro che non ti tratterrò più del dovuto, inoltre sarò a tua completa disposizione. - e il suo sorrisetto era così innocente, che Jensen non fu in grado di dirgli di no.
- D'accordo, ma se mi fai fare tardi a lavoro, ti arresto. - dovette comunque avvertirlo.
- Non si preoccupi agente. - e si mise sull'attenti, strappandogli una risata. Jay aveva ragione: quel tipo era tutto matto, ma davvero!











Autrice:
Spero che, Charty non mi uccidi, anche perchè tecnicamente è stato pubblicato il 30-04-2010 alle ore 00:56, ovvero Lunedì u.u










































 













 













 

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Capitolo 5
*** Troppe chiacchierate e una lettera da chi non c'è più. ***


Capitolo V

Troppe chiacchierate e una lettera da chi non c'è più.



- Cosa?!?! - esclamò Sebastian sorpreso, rovesciando quasi la sua tazza di caffè, mentre Richard quasi si strozzava con il suo - Come hai potuto invitarlo a casa e poi mandarlo via, senza avergli fatto nulla?! -
- Ma di che diavolo stai parlando?! - rispose Misha, imbarazzato -  Che dovevo fargli?! Era in servizio...e comunque non sarebbe stato possibile! Non so nemmeno se gli piaccio! -
- Non puoi dire che non gli piaci, Mish! Andiamo, nessuno avrebbe sopportato il tuo modo orribile di vestirsi! - ribattè Sebastian, scuotendo la testa.
- Suvvia Sebastian, ragiona - intervenne Richard - Misha ha ragione! -
- Visto?! - esclamò trionfante Misha, mentre Sebastian rivolgeva al biondo un'occhiata scettica - anche lui mi da ragione! -
-  Certo che non poteva fargli nulla - proseguì Richard, ignorandolo - non aveva le manette appresso! Dov'è il set di  sex-toys che ti abbiamo regalato?! - eccolo proprio lì lo voleva! Avrebbe dovuto aspettarselo da Richard, traditore!
- Aaaah, ma perchè diavolo ti ascolto anche, Rich?! - borbottò sconfortato passandosi una mano tra i capelli, mentre Sebastian rideva come un matto.
- Perchè senza di me, noi saresti ancora un giornalista verginello ed inesperto! - rispose ammiccando.
- Aveva ragione mio padre : Chicago è una città di perdizione! - e rivolse loro un'occhiata truce.
- Oh, ma lascia perdere tuo padre!! Sono sicuro che il bel detective sarebbe stato più che felice di lasciarsi ammanettare alla testiera del tuo letto, mentre tu poi....- ma Misha lo interruppe, avvampando come un fuoco estivo.
- Non dire idiozie!!! Jensen non è....insomma......smettetela! - bastavano ed avanzavano i sogni erotici che faceva sul detective, non serviva l'aiuto di Sebastian ad alimentarli!
- Aaaaaw, ma che carino il nostro Mish! Arrossisce - lo schernì Richard, mentre prendeva un altro sorso di caffè.
- Già! Chissà quanti bei lavoretti di mano ha fatto pensando al bel detective! - aggiunse Sebastian, e Misha potè giurare di sentire le proprie orecchie andare a fuoco.
- Perchè con voi due, si finisce sempre a parlare di sesso e masturbazione?! Siete insopportabili! - sibilò stizzato. Anche con il suo precedente ragazzo, Geoff , avevano detto e fatto la stessa cosa; quei due bastardi si divertivano troppo a rompergli le scatole!
- Perchè ci divertiamo a vederti arrossire come una scolaretta, Mish! - ribattè, tra una risata e l'altra Richard.
- Seriamente, Mish! Persino Choco o Coco saprebbero approcciare ed approfittarne meglio di te! - rincarò l'altro, mentre Misha rivolgeva un'occhiata irritata ai pappagalli - portati in cucina pe rl'occasione - come se fosse tutta colpa loro.
- Idioti, davvero, siete due idioti! - e fose non si riferiva solo ai suoi due  migliori amici, ma anche ai pappagalli che lo guardarono inclinando le loro stupide testoline buffe, perplessi.
- Dai, non te la prendere! Vi rivedrete? - domandò Richard, mentre accarezzava la testa di Choco.
- Non lo so....- fu la risposta laconica del moro, mentre Sebastian sospirava e scuoteva la testa.
- Non gliel'hai chiesto? -
- No. Insomma stavamo parlando del caso di Julie, poi ci siamo seduti sul divano bevendo il caffè e abbiamo chiacchierato di altro, e quando se n'è andato non ho avuto il coraggio di chiedergli di vederci ancora, per quanto lo vorrei. Sono un disastro! -
- Decisamente! - fu la risposta ad una voce dei suoi due amici.
- Ma comunque - proseguì Sebastian - almeno hai il suo numero di cellulare! Puoi chiamarlo facendo finta di avere qualche informazione utile...-
- Ma non ne ho! - protestò subito, e altrettanto in fretta Sebastian gli fece segno di tacere.
- Non è questo il punto. Se vuoi rivederlo qualsiasi scusa va bene! Puoi anche dirgli che Julie amava i gatti e se lui ti chiede perchè dovrebbe interessargli, gli dici - e sbattè le ciglia in modo languido, congiungendo le mani, con tono farsetto - "perchè credevo che fosse rilevante, Jensen" ...-
- Ottima idea, amico! -  approvò Richard - ...e poi lo stordisci, lo leghi nella tua camera da letto e ne fai quello che vuoi! -
- Si, certo, idea magnifica - ribattè sarcastico - così vengo arrestato per aggressione a pubblico ufficiale e molestie sessuali! Volete fare i seri, per favore?! - e scosse la testa.
- Che noioso! Stiamo solo cercando di aiutarti, noi, ingrato. -
- Graaaaaaa - s'intromise Choco, e tutti lo guardarono, prima di scoppiare a ridere.
-  Vedi? Anche lui è d'accordo. - rispose Sebastian, facendo spallucce.



§§§


Jensen era seduto nell'ufficio di Jared, con l'espressione rassegnata di un condannato a morte  dinanzi alla forca. Dopo aver consegnato il suo rapporto a Rufus che l'aveva convocato pe rl'indomani mattina alle 09.00 era stato chiamato da Jared che non aveva voluto saperne delle sue scuse di non aver voglia di chiacchierare e gli aveva letteralmente ordinato di raggiungerlo. E lui l'aveva raggiunto. Malvolentieri, ma aveva dovuto farlo.
- Allora, GrandePuffo! - esordì l'amico con un sorriso a trentadue denti - adesso racconta! - e richiuse la porta alle sue spalle, prima di sedersi sulla sua comoda poltrona. Jensen si era sempre chiesto come dov'essero sentirsi i criminali agli interrogatori, adesso però, credeva di saperlo!
- Non c'è proprio nulla da raccontare, Jay! Siamo andati alla RoadHouse a pranzare, poi dopo mi ha letteralmente incastrato a prendere un caffè a casa sua...-
- Incastrato? - e alzò un sopracciglio scettico - non credo ti sia dispiaciuto...-
- No, c-certo che no...- borbottò il biondo, arrossendo leggermente. Come avrebbe potuto dispiacergli passare un po di tempo in più con quel pazzo imbranato di Misha?! - Comunque sia..- proseguì, schiarendosi la voce - a casa sua gli ho fatto altre domande sul lavoro di Julie, abbiamo chiacchierato e...e me ne sono andato. - e rimase in silenzio gustandosi i ricordi che gli si affacciavano alla mente. Cavolo era proprio un caso perso!
- E te ne sei andato?! - esclamò l'altro sorpreso, sgranando gli occhi; Jensen pensò che se non li avesse richiusi gli sarebbero rotolati via.
- Perchè diavolo sembri così sorpreso, Jared? - domandò, assottigliando gli occhi, sospettoso. Ma che diavolo?
- Perchè?! Come perchè, Jensen! Non solo non è da te dare passaggi a sconosciuti sulla tua Impala, ma addirittura se lo sconosciuto, in questo caso, ti piace e ti invita a casa non te lo porti nemmeno a letto! E' grave sai?! Tu ne approfitti sempre! Segui sempre la tua regola delle tre S, ovvero Solo Sano Sesso... e adesso..guardati! Quì, tranquillo a dirmi che avete chiacchierato e preso un caffè! - e Jensen davvero non capiva perchè diavolo fosse così sconvolto! Insomma aveva anche lui dei sentimenti, no? Poteva capitargli di desiderare una persona....e avere paura di prenderla, no?!
- Sai - ribattè acido - solo perchè amo il "solo sano sesso", non è detto che io debba scoparmi chiunque! -  e incrociò le braccia la petto, ostinato.
- No amico, temo che se fosse stato un Signor Chiunque l'avresti fatto...non l'hai fatto perchè invece avevi il Signor Collins  dinanzi! - ribattè, logico e insistente, come solo un avvocato poteva essere.
- Che cosa stai tentando di dire, Jay? Che sono innamorato di Misha?! - e sperò davvero, per tutte le sue lentiggini del cavolo, che il leggero tremolio della sua voce fosse stato coperto dallo scetticismo del  suo tono. Insomma, lui innamorato di Misha? Era impossibile!
- No, innamorato no, ma ti piace. -
- N-no...-
- Non ti azzardare a negarlo Jensen! - ribattè l'altro, assottigliando gli occhi a sua volta. Era impossibile battere un avvocato, era una causa persa in partenza, e Jensen non se la sentiva di iniziare un botta e risposta tipo "Si" e "No", non con Jay. Per i baffi di Rufus, non erano mica mocciose!
- E va bene, basta che la smetti di rompermi le scatole! Mi piace, e pure parecchio. Anzi, meglio dire che mi attrae, okay?! - ribattè stizzito. Odiava essere messo all'angolo, soprattutto se doveva poi aprire il suo cuore!
- Ecco, così va meglio! - e il  GrizzlyJay sorrise sornione, felice della sua piccola vittoria - Che cos'ha intenzione di fare? Insomma secondo il protocollo non dovresti avere nessuna relazione con un testimone. -
- Già, stupido protocollo. - storse la bocca. Jared gli sorrise, comprensivo.
- Beh, immagino che puoi continuare a vederlo con la scusa di cercare indizi! Oppure potresti chiamarlo...deve pur fare una denuncia contro i suoi rapinatori, no? - e gli rivolse uno sguardo eloquente con tanto di sorrisetto complice. A volte Jensen aveva l'impressione di trovarsi di fronte un'enorme, impicciona e rompiscatole sorella!
- Immagino di si...- sospirò Jensen. Ovviamente ci aveva già pensato..... - che ne dici di andare a farci una bella birra? Hai finito per stasera, no? -
- Si - e si alzarono quasi all'unisono. Usciti dall'edificio si diressero alle rispettive auto con cui avrebbero poi raggiunto la RoadHouse.
- Ehy Jens - esclamò all'improvviso Jared - che ne dici se invitiamo anche il tuo Misha?! - e rise, perchè a Jensen quasi sfuggirono di mano le chiavi.
- Sali in macchina, Jay! - intimò, mentre gli andavano a fuoco le orecchie - e poi non è il mio Misha! - e salì in auto borbottando, mentre Jared faceva lo stesso, sbellicandosi dalle risate.


§§§

Dopo che Misha ebbe accompagnato i suoi due migliori amici all'androne, fu fermato dal portiere, il vecchio Joshua. L'uomo aveva una sessantina e più anni, carnagione scura e un viso gentile adornato da un paio di occhi scuri dolci come il cioccolato e un sorriso bonario. Aveva l'hobby del giardinaggio, e spesso aveva invitato Misha nella sua piccola casetta dietro la portineria, per fargli vedere i progressi delle sue piantine, o semplicemente per fare due chiacchiere; perciò , anche quella volta, quando lo fermò, Misha credeva volesse solo parlargli.
- Buonasera ragazzo - esclamò, vedendolo passare.
- Ehi Joshua, come va? - rispose, avvicinandosi alla guardiola dove se ne stava rintanato.
- Oh bene! Le mie pianticelle stanno crescendo che una meraviglia! Quando saranno abbastanza mature te le mostrerò. -
- Non vedo l'ora! - e gli sorrise; l'altro lo scrutò per bene , soppesandone lo stato d'animo. Joshua aveva la particolare capacità di leggerti dentro e cogliere al volo il tuo umore.
- Mmh..vedo che sei particolarmente felice, ragazzo mio. Ti è successo qualcosa di bello? -  chiese infatti, accennando un sorriso gentile.
- Beh..in verità si. Ho conosciuto una persona... speciale. - e davvero il suo stomaco non si era chiuso pensando al bel pomeriggio passato con Jensen a chiacchierare...
- Le campane degli angeli hanno suonato anche per te! Ne sono felice!  - esclamò entusiasta il portinaio, aprendosi stavolta in un grande sorriso.
- Ehm..si...immagino di si. Anche se non mi sono ancora dichiarato..insomma non so nemmeno se gli piaccio! -
- Oh, ogni cosa a suo tempo ragazzo mio. Se Dio vi ha fatto incontrare sono certo che presto si renderà conto di amarti. -
- Ehm...si..insomma....- e arrossì fino all'inverosimile, inducendo Joshua a dargli una confortante pacca sulla spalla.
- Se non hai nulla da fare, perchè non vieni a berti un thè a casa mia? O un caffè? - proprose poi l'anziano; Misha non voleva essere sgarbato, però stava morendo dalla voglia di ritrovarsi da solo, a casa sua, per rimurginare meglio  - e ok, era roba da adolescenti, ma l'amore rendeva stupidi, no?! - sull'intera giornata e magari figurarsi un dialogo completamente diverso da quello avuto con Jensen, con lui che invece di sembrare un imbranato cronico, appariva figo e attraente.
- Ehm..mi dispiace, Josh, ma avrei da fnire un articolo! Sai se non lo finisco, il buon vecchio Zach potrebbe venire a prendermi fino a casa! - e sperò che il vecchio ci credesse; quello lo soppesò con lo sguardo, prima di annuire.
- Capisco...il lavoro, è lavoro, dopotutto! .....- e dopo che Misha gli ebbe stretto la mano si avviò agli ascensori. Stava per entrarci, quando l'uomo lo richiamò a gran voce - Misha! Ho dimenticato di darti una cosa! - e gli corse dietro, portandosi una busta gialla con il suo indirizzo sopra; non c'era mittente.
- E' arrivata stamattina, e mi son proprio dimenticato  di dartela, anche perchè stamattina sei sparito in fretta e furia. -.
- Oh, okay, grazie! - e si infilò nell'ascensore prima che qualcuno la richiamasse.

"Uh, una lettera" pensò Misha, soppesando la busta " chissà di chi sarà."
Quando si ritrovò nel suo appartamento, chiuse velocemente la porta alle sue spalle e si accomodò sul divano; aprì la busta con impazienza, mentre la sua curiosità cresceva di secondo in secondo. Adesso, nella normalità, nessuno potrebbe ricevere posta da qualcuno che è defunto - tranne in quel film...P.S. I Love you , che Misha era andato a vedere al cinema con Julie - soprattutto se il defunto, o meglio la defunta, in questione era stata seppellita pochi giorni prima.
- U-una...lettera di Julie? - e Misha sentì il suo cuore perdere più di un battito, mentre il suo respiro si smorzava, preda dello sconvolgimento; quando si fu imposto la calma, si accinse a leggere :

Caro Misha,
se stai leggendo queste righe vuol dire che mi è successo qualcosa, o nel peggiore dei casi, sono morta.
Spero tu non abbia pianto troppo per me, davvero, e che i miei genitori e tutti i nostri amici stiano bene.
Dì loro che li amo immensamente, ovunque io sia in questo momento. Comunque sia, passiamo ad argomenti seri.
Sai che stavo seguendo il caso della BH, e che ero vicina a smascherare pezzi grossi come Fergus Crowley o addirittura personaggi del calibro di Pellegrino,
Ebbene è da qualche tempo che ho il sospetto di essere seguita e che qualuno miri ad ottenere il mio lavoro e quindi ho preso tutte le precauzioni del caso.
Ho nascosto per bene il mio materiale e con me non porto altro se non una pen-drive con delle canzoni vecchio stampo di cantanti raccapriccianti,
come quelle che Matt mi costringe ad ascoltare. Se sono morta, vuol dire che i miei rapinatori volevano la pen-drive, e che hanno fatto un buco nell'acqua.
E menomale!! La polizia potrebbe fare il colpo grosso con tutto quello che ho scoperto, e non voglio che finisca in cattive mani,
ecco perchè ho deciso di nasconderlo nel posto più sicuro al mondo : Casa tua.
Oh, per favore, non guardare il foglio con quell'espressione scioccata! Avresti dovuto aspettartelo! E poi mi avevi chiesto tu di coinvolgerti nel caso, no?
Anche se adesso me ne sto pentendo amaramente.....se ti dovesse succedere qualcosa.....
ma non importa, qualsiasi cosa succeda, sono sicura che te la saprai cavare egregiamente! Misha, mi devi promettere che porterai avanti le mie ricerche
e che cercherai il tassello mancante! Questi maledetti furfanti devono pagare per le loro malefatte una volta e per tutte! La pen-drive con tutto il mio materiale
è da qualche parte nel tuo salotto. Non ti dico precisamente dove, se dovesse finire in mani sbagliate sarebbero guai!
Oh mio Dio, forse non dovrei spedirtela....Misha ho tanta paura!
....devo andare adesso, non c'è più tempo.
Misha, mio unico amico, mio  valido collega...mio adorato Misha, ti auguro ogni bene possibile e spero che non mi maledirai per averti coinvolto in questa cosa!
Se è così, spero che un giorno saprai perdonarmi.
Spero sinceramente che mamma e papà se la stiano cavando bene, e che Rich e Sebs non ti lascino solo.
Nemmeno io ti lascerò mai solo, lo sai? Mai, sarò sempre accanto a te. Sarò il tuo angelo custode.
Ti voglio bene Mish, davvero, e sei l'unico di cui mi fido. Sospetto persino del mio ragazzo....
Addio e stammi bene,
Tua affezionatissima Julie.

P.S. Sta' attento Mish!


Fortuna volle che Misha si trovasse già sul divano, perchè quelle rivelazioni improvvise miscelate alle emozioni che stava provando in quel momento ebbero la capacità di farlo svenire. Furono pochi attimi e il suo mondo divenne di un buio confortevole, di un gradito e benedetto oblio.






Autrice :
Vi chiedo scusa per il ritardo, però diamine, la scuola sta succhiando via tutta la mia linfa vitale come un'obesa sanguisuga! ç___ç
E vi prego di perdonare eventuali errori di ortografia, purtroppo vado di fretta nel pubblicare e non ho dato una revisione attenta!








































 

















 

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Capitolo 6
*** Notte inquieta. ***


Capitolo VI

Notte inquieta.

Quando Misha riprese i sensi, la notte aveva già oscurato il panorama fuori dalla  finestra; aveva un mal di testa che rivaleggiava con quello  della sbornia presa giorni prima, e si sentiva tutto intirizzito. Non aveva cenato ma il suo stomaco non dava segni di voler ingerire qualcosa, e la sua bocca era secca come il deserto. Dapprima si chiese come mai si trovasse in quella condizioni, poi sentì che tra le mani stringeva un foglio di carta e gli venne in mente la lettera di Julie.
- Julie....- sussurrò,  mentre piccole fitte di dolore  gli colpivano il petto, facendolo tremare. Julie era morta  per smascherare la BH e Misha l'aveva accettato, si era rassegnato alla sua assenza....eppure quella lettera l'aveva totalmente sconvolto. Non se l'aspettava e non solo, conteneva parecchie informazioni importanti.
Guardò l'orlogio del cellulare  : segnava le 02.00. Avrebbe tanto voluto chiamare Sebs o Richard perchè non se la sentiva di restare da solo, al buio, ma non ne ebbe il coraggio. Che avrebbe dovuto dire loro? "Ehi ragazzi mi è appena arrivata una lettera di Julie!"...no, non poteva! Al pari suo, anche gli altri due avevano sofferto parecchio per la morte della loro amica, sorella e a volte mamma irascibile, e non poteva  nè voleva alimentare il loro dolore; decise così di tacere  e tenersi il tutto per sè. Scorrendo i nomi della rubrica si soffermò sul numero di Jensen parecchie volte, pressato da un'irrefrenabile desiderio di sentire la sua voce forte e rassicurante. Aveva bisogno di sentirsi dire che andava tutto bene...che quella lettera di Julie non doveva per forza dargli la nausea in quel modo....senza volerlo schiacciò il pulsante delle chiamate, e il cuore prese a battergli troppo velocemente, così che la testa riprese a dolergli e a girargli con più violenza...


§§§

 
Jensen era ritornato tardi quella sera, e adesso era steso sul letto senza riuscire a chiudere occhio. Non aveva per nulla sonno e una strana agitazione s'era impossessata di lui, attorcigliandogli dolorosamente le viscere ad ogni volta che chiudeva gli occhi. Da cosa poteva dipendere? Aveva trascorso una serata tranquilla con Jared che si era divertito a prenderlo in giro sull'argomento Misha.....
- Misha...- sospirò, mentre gli ritornava alla mente il viso del giornalista che si colorava di rosso o si apriva in timidi sorrisi ogni volta che faceva qualche battutina...prese di scatto il cellulare,  deciso a chiamare Jared anche a  costo di fargli venire un'infarto nel sonno. Il cellulare segnava le 02.05 e quando stava per schiacciare il tasto di chiamata, ne ricevette una.
Non era una chiamata di Jared, nè di Luke, o Rufus. Era una chiamata di Misha. Jensen gli aveva messo come suoneria "Blue Eyes" di Elton John - e okay, era forse un'esagerazione, ma quella canzone sembrava parlare proprio di Misha... - Comunque il suo cuore prese a battere forte, mentre una scarica di adrenalina gli fluiva nelle vene. Forse la sua agitazione doveva essere legata a Misha, e forse finalmente avrebbe avuto una risposta.
- Pronto?! - rispose d'un fiato, chiudendo gli occhi.
- J-Jensen?! - la sua voce tremava e sembrava respirare a fatica; Jensen si sedette in mezzo al letto, allarmato - ti...h-ho svegliato?! - sembrava in preda ai singhiozzi, ma Jensen non ne era sicuro.
- Misha?! Misha che è successo......stai bene?! - i rapinatori dell'altra volta l'avevano trovato e gli avevano fatto del male?! Qualcuno della BH aveva tentato di ferirlo?! Con queste ipotesi nella mente sentì una gran rabbia serrargli le mascelle, mentre la mano libera dal telefono si chiudeva così forte a pugno, da fargli diventare le nocche bianche.
- N-nulla di che...io....- e poi sentì una serie di suoni indistinti, come qualcosa o qualcuno che cadeva per terra.
- Misha?! - urlò Jensen, al limite della preoccupazione - MISHA?! Cazzo mi senti?! - ma a rispondergli non era Misha, solo un'incredibile ed irritante silenzio. Senza chiudere la chiamata e perdere altro tempo, Jensen lanciò il cellulare sul letto, e si infilò con gesti rapidi e decisi i pantaloni della tuta , una felpa nera sulla maglia che già indossava, e le sue scarpe da ginnastica. Pronto, afferrò le chiavi dell'impala ed uscì di casa.
Fortunatamente a quell'ora le strade erano poco trafficate, quasi deserte, così potè spingere la sua bambina oltre i limiti consentiti dalla legge, e fu sotto casa del moro in brevissimo tempo.  La porta del condominio era fortuitamente aperta, e il luogo era deserto e silenzioso, così che gli fu facile arrivare all'ascensore. Schiacciò impaziente il bottone "5"  battendo il piede destro sul pavimento, nervoso.

§§§


Non si era aspettato che Jensen rispondesse sul serio al telefono, ma sentire la sua voce l'aveva sollevato. Parlargli, sentirlo così preoccupato l'avevano emozionato, forse fin troppo nello stato in cui versava, perchè il cellulare gli era sfuggito di mano, e lui era caduto a terra, in stato di semi-incoscienza. Di certo non poteva immaginare la reazione che aveva preoccupato nel detective, e sentire bussare alla porta l'aveva terrorizzato per un attimo, facendolo sussultare. La lettera di Julie l'aveva spaventato, reso paranoico e stupido. Davvero molto stupido. Decise di ignorare chiunque ci fosse dietro la porta e rimanere lì, steso per terra, fino a quando la testa non avesse smesso di ballare un valzer in tondo e le gambe tremare come budino. Una risoluzione che non durò a lungo : dopo un'altro "toc,toc" , la persona al di là della porta, vedendosi ignorato, aveva iniziato a trafficare con la serratura, forse con una forcina o qualcosa di simile come si vedeva nei film, e quando Misha si mise a sedere con fatica, aggrappato al suo divano, la porta si spalancò con un cigolio agghiacciante. Furono attimi di vero terrore, in cui Misha credette di morire per infarto.
- Misha? - e gli bastò solo sentire la sua voce, senza bisogno che accendesse la luce per farsi vedere, che Misha si rese conto che il "ladro" non altri che..Jensen. Beh si, forse l'infarto gli sarebbe venuto comunque!
- J-Jensen?! - il sollievo era palese nel suo tono di voce, mentre i suoi muscoli dolorosamente contratti per la tensione, si rilassavano; notò che anche il viso del detective si rilassò un poco, dopo che l'ebbe individuato aggrappato al divano, in salotto.
- Misha! - e gli corse incontro, guardandolo preoccupato - Che diavolo ti è successo?! - e dal suo sguardo Misha capì che non solo si era davvero preoccupato, ma durante il tragitto doveva essersi fatto le idde più strane e inquietanti.
- Io ecco....io mi sono sentito male - rispose mentre si aggrappava alle sue braccia forti per sedersi almeno sul divano, diventando via via più imbarazzato per la reazione forse eccessiva che aveva avuto.
- Questo l'avevo capito. - rispose ironico l'altro, sedendosi accanto a lui - Ma perchè? - chiese, tornando serio.
- Perchè...-e la voce riprese a tremargli; inutile fu imporsi di non piangere, le sue lacrime avevano vita propria, ed adesso scorrevano  lungo le sue guancie come stelle cadenti poi, andavano a morire nella sua barba sfatta.


§§§

"Oh merda" pensò il detective, quando la prima lacrima cominciò a scorrergli lungo la guancia " Oh merda" si ripetè. Odiava quel tipo di situazioni, perchè lui non era abituato a consolare la gente. Non era proprio abituato a ritrovarsi in situazioni del genere...però..insomma Misha non era la "gente"  era Misha, e non poteva sopportare di vederlo piangere in quel modo, sconfortato e avvilito; così fece una cosa che sua madre faceva quando lui era piccolo, e suo fratello gli rompeva i giocattoli facendolo piangere : attrasse a sè Misha, abbracciandolo.  Gli sussurrava piccole frasi come "andrà tutto bene"  mentre gli accarezzava piano i capelli. In quel momento, nonostante Misha non fosse per nulla un esserino fragile, gli sembrò di trovarsi tra le mani un oggetto di cristallo, bellissimo e altrettanto fragile. Era scosso da brividi  ed emetteva singhiozzi spezzati e addolorati.
- Misha...- mormorò gentile - ..va tutto bene, ci sono io, tranquillo. Che ne dici se ti preparo un po di te? Un caffè..una camomilla...- e cercò di allontanarlo, ma l'altro si strinse ancora di più a lui.
- Ti prego...-ribattè , imbarazzato - rimaniamo così ancora per un po.- e Jensen non potè far altro che accomodarsi meglio sul divano e tenerlo ancora stretto a sè. Rimasero così per quella che parve un'eternità, poi Misha si distaccò con  movimenti imbarazzati e goffi.
- Mi dispiace...-mormorò e Jensen vide le sue guance imporporarsi - mi sono comportato come un moccioso! Ti ho svegliato e.. - ma Jensen non gli permise di finire, perchè gli pose un dito sulle labbra. Erano soffici e calde...
- Shh, non aggiungere altro! Non devi dispiacerti. Non mi hai svegliato, anzi, ero in piedi a vedere la tv - mentì, non voleva si facesse intuli problemi.
- In questo caso..grazie di essere venuto. - e stirò le labbra in un sorrisetto.
- Figurati..solo..la prossima volta non...- e strinse i pugni, tendendosi come una corda di violino. A Misha questo non sfuggì, e infatti gli prese le mani, sciogliendo i pugni e legandole alle sue. Jensen si lasciò sfuggire un piccolo sospiro, e posò la fronte sulla spalla dell'altro.
- Diavolo, mi hai fatto venire un infarto, Misha! Ho quasi investito un gatto venendo quì, e stavo trascinandomi un barbone! Credevo che....insomma, sei matto! - e alzò il capo per rivolgergli un'occhiataccia. Misha rimase lì a fissarlo, imbambolato, pensando a chissà cosa; quando riaprì bocca chiese :
- Perchè? -
- Cosa? - ribattè, perplesso.
- Perchè eri così preoccupato per me, Jensen? - specificò l'altro, incatenandogli gli occhi verdi ai suoi blu, bellissimi.
- Perchè....- e adesso che doveva dirgli? Doveva per caso confessargli che stava pensnado a lui spesso da quando l'aveva incontrato? Doveva dirgli che non aveva fatto altro che ripensare al pomeriggio passato a casa sua? Doveva dirgli che era attratto e che gli piaceva? Non gli sarebbe sembrato un maniaco? Si passò una mano sulla bocca, nervoso, mentre quello rimaneva immobile, in attesa.

§§§

Perchè diavolo gli aveva fatto quella domanda?! Non poteva starsene zitto e basta? Jensen sembrava in difficoltà, e questo gli metteva un po di agitazione. Un'agitata speranza a dir la verità. Speranza che forse, quel suo nervoso imbarazzo dipendesse da...
- Sai che ti dico? - la voce dell'altro, un po più alta del solito, interruppe i suoi pensieri - dovresti dormire un poco. Sembri stanco. -
- Non ho sonno, Jens. - e non era una bugia. Certo fisicamente stava uno schifo, ma l'avere Jensen a casa sua aveva dato un po di lucidità alla sua mente e adesso non si sarebbe addormentato per nulla al mondo!
- Beh allora ti preparo un bel caffè. - e scostandosi se la svignò in cucina. Misha rimase parecchio tempo, o almeno così percepì lui, in quella posizione, fissando la parete bianca di fronte a lui, senza sapere esattamente che pensare. Una parte della sua mente ripensava al contenuto della lettera, un'altra parte esultava per la presenza di Jensen, un'altra ancora non poteva fare a meno di sentirsi in imbarazzo, mentre una vocina infida non faceva altro che ripetergli : "Ha cambiato discoooorso!". Se avesse continuato così, la testa gli sarebbe esplosa, sul serio. Non aveva avuto la minima seria intenzione di chiamare il detective, sul serio, aveva solo pensato che leggere il suo numero sul display avesse potuto aiutarlo, poi il suo cervello era stato messo KO e involontariamente aveva schiacciato il tasto di chiamata. Si era sorpreso quando l'aveva sentito, e non avrebbe voluto dirgli nulla ma la  sua parte più debole, più fragile l'aveva, tra le righe, supplicato di raggiungerlo. E Jensen, incredibilmente, l'aveva fatto.
Con questi pensieri confortanti accettò sorridendo la tazza di caffè che l'altro gli stava porgendo, prima di risederglisi accanto.
- Allora? - chiese poi, dopo un minuto di silenzio - che diamine ti è successo? -
- Ecco....- era indeciso se parlargli o meno della lettera. Decise che per il momento l'avrebbe tenuta per sè - ...io..non...- pensava disperatamente ad una scusa plausibile da raccontargli, ma Jensen lo trasse - ancora - in salvo dicendogli che avrebbe potuto parlargliene domani. Evidentemente aveva pensato che la sua confusione venisse dallo shock, e forse aveva ritenuto  meglio non insistere.
- Non importa - disse infatti - ne parlaremo domani. - Misha gliene fu immensamente grato.

§§§

Preparando il caffè aveva riflettuto parecchio - contando che ci aveva impiegato si e no 5 minuti -  su quello che avrebbe potuto rispondere a quel "Perchè eri così preoccupato".  Gli erano venute in mente mille o più  scuse, ma erano una più patetica dell'altra. Non si era mai innamorato sul serio, e sinceramente non sapeva cosa aspettarsi. Se Misha l'avesse rifiutato?
" Ma sei scemo?!" intervenne la voce di Jared " Se non gli fossi piaciuto non ti avrebbe mai chiamato! Jensen sul serio..sei davvero un coglione." Forse era così: era un coglione, e si stava facendo mille e più seghe mentali  inutili, quando sarebbe stato più facile parlargli. Lo sbuffare del caffè lo avvertì che era pronto, così versò il liquido nelle tazze.
Quando lo trovò esattamente dove l'aveva lasciato, immobile con lo sguardo fisso sulla parete bianca, decise di lasciar perdere quella questione , per il momento.
Finirono di bere il caffè in silenzio, senza saper esattamente cosa dire. Non era un silenzio che metteva a disagio, ma l'imbarazzo che vigeva era quasi palpabile, così come l'elettricità che Jensen sentiva tra loro due.
"Dio mio, sta calmo" si ripeteva " non è nulla! Se continui a pensarci morirai fulminato". Anche se, a ben vedere, fulminato lo era già.
- Forse dovrei andarmene. - disse, poco convinto. Ovvio che non voleva andarsene, ma se fosse rimasto ancora un po, avrebbe fatto qualcosa di stupido. Molto, molto stupido.
- Perchè?! - e il tono di voce del moro era allarmato.
- Perchè forse dovresti riposarti. - "Cazzo, perchè se continuiamo così, finirò per baciarti!"
- Non voglio riposare! - aggiunse rapidamente, strappandogli un mezzo sorrisetto. Poteva seriamente lasciarlo in quello stato?
"No, devo andarmene!" si impose, mettendosi in piedi. Non poteva rimanere, non doveva....























SPAZIO AUTRICE
Aaaaaaah! Lo so, volete uccidermi perchè mi sono interrotta, vero?! Beh, io sto soltanto seguendo la legge della SUSPENCE U___U/
Che dire? Questo capitolo mi ha emozionato - si, non prendetemi per la sorella di NArciso, ma davvero è così... - e prima o poi darò un grande premio al mio piccolo Misha, che sta subendo disgrazie su disgrazie! >___<
Jensen ne beneficia, invece >_>
Che ne pensate, voi? xD


 







































 




















 

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Capitolo 7
*** Consapevolezze, segreti ed ammissioni. ***


Capitolo VII

Consapevolezze, segreti ed ammissioni.


Quello che Jensen, in tutta quella faccenda, non aveva preso in considerazione era la straordinaria abilità di Misha nel rendere le sue decisioni friabili come un biscotto. Che diamine?! Era sempre stato un tipo deciso, che quando prendeva una decisione non tornava mai sui suoi passi. Beh, lo era stato, prima di incontrare Misha.
- Ti prego...ti prego, Jensen - l'aveva supplicato l'altro, afferrandogli il polso con una forza di cui Jensen non lo riteneva capace - non andartene. Ti prego. So che il mio comportamento..so che tutto questo può sembrare strano, ma...ma non andartene. - e mentre il detective si aggrappava disperatamente all'ancora del proprio buonsenso, Misha ebbe la grande - involontaria - idea di posare su di lui una puppy face....devastante. Sospirando  si lasciò sfuggire di mano l'ancora di salvezza che si allontanò velocemente fino ad affondare negli occhi di Misha.
- D-d'accordo.....- mormorò rassegnato, tornando ad accomodarsi accanto al moro, che in tutto quello non gli aveva lasciato il polso nemmeno per un attimo.  A dire la verità la bestia annidata 
da qualche tempo nelle profondità delle sue viscere, stava ruggendo tutta la sua approvazione per quella decisione.
- Grazie - aveva mormorato Misha, abbassando lo sguardo sulla mano che teneva stretto il suo polso, magari decidendo se era il caso di mollarlo o meno. Jensen sorrise e gli scompigliò i capelli : in quel momento sembrava tanto un cucciolo. "Oddio Jensen, contieniti!" si rimproverò acido. La bestia gli ringhiò contro : a lei non dispiaceva  poter  sfiorare i disordinatissimi capelli di Misha.
- Ho detto che rimango Misha, ma ad una condizione - avvisò poi, perchè diamine aveva pur diritto a poter imporre qualcosa.
- C-certo....- rispose titubante l'altro, inclinando la testa di lato, perplesso da tanta serietà.
- Domani dovrai spiegarmi che diavolo ti è successo. E voglio tutta la verità, Mish. E ti farai dare una controllata visto che sei pallido come le mie mutande! - e dall'iniziale tono serioso, passò ad uno più leggero anche per distrarre Misha da qualsiasi cosa quella notte sfiancante gli avesse regalato.
- D'accordo! - assentì -...hai delle mutande bianche, addosso? - chiese poi, alzando un sopracciglio. Jensen aveva raggiunto l'obiettivo, e adesso il giornalista gli sembrava un po più rilassato.
- Si, perchè? -
- Perchè in questo momento ne ho un paio anche io, bianche. -
- Ma davvero? - ribattè ridendo il biondo. L'altro annuì, poi stese il busto all'indietro per afferrare l'orlo delle mutande dal jeans, e mostrarglielo : erano davvero bianche. Jensen osservò tutti i movimenti di Misha senza staccargli gli occhi di dosso nemmeno un attimo. Insomma sembrava che Misha lo stesse provocando! Già faceva fatica a resistere al desiderio di premere le sue labbra sulle sue  e constatarne la morbidezza, e lui si metteva semi-disteso e si infilava le mani nei pantaloni - anche se in modo innocente - ...! No, decisamente quelli erano assalti gratuiti al suo autocontrollo, cazzo!
- Jensen? - lo richiamò Misha, preoccupato per la fissità con cui lo guardava - tutto okay? -
- Eh..oh, ecco, si. - ribattè balbettando, passandosi una mano dietro alla nuca - ti dispiacerebbe indicarmi dov'è il bagno? -
- In fondo al corridoio, terza porta a sinistra. -
- Grazie. - e se la filò in bagno.


§§§

Jensen era diventato, nell'immaginario di Misha, l'equivalente di Superman, con l'unica differenza che non andava in giro vestito di blu e rosso e non volava. Sembrava inoltre che il detective avesse l'involontaria capacità di calmare la sua mente, e distrarlo da qualunque fosse il problema del momento. Se il detective non fosse arrivato..se Jensen non fosse arrivato non ce l'avrebbe fatta ad affrontare quello.
Mentre leggeva la lettera di Julie, per un folle momento aveva creduto che fosse viva, aveva creduto di sentirne la voce..come se quelle non fossero parole che aveva scritto ma che gli stava dicendo in quel momento, seduta sul divano, di fronte a lui. E l'aveva vista.....però poi il suo cervello, la ragione o qualsiasi altra parte bastarda e cinica del suo essere gli aveva ripresentato dinanzi agli occhi l'immagine del suo  volto cinereo contornato dai capelli rossi acceso mentre era distesa, come addormentata, in una bara scura, in un'altrattanto oscura camera ardente. Così aveva ricordato che lei era morta, le parole erano tornate a vivere solo sulla carta, e la sua immagine era scomparsa, così come la sua presenza. A parlare così si poteva pensare che Misha fosse innamorato di Julie, ma non era così. Julie era stata una sorella per lui, l'aveva conosciuta prima di Richard e Sebastian. Era stata la prima con cui era uscito e con cui era rimasto amico. La prima ad esserci quando suo padre era morto, la prima quando lui aveva capito di essere gay o bisessuale, a seconda dei punti di vista. L'aveva aiutato a riprendersi quando il suo primo ragazzo l'aveva lasciato, e l'aveva incoraggiato sul lavoro, quando ai primi tempi era abbastanza dura sopportare quell'idiota di Zach. E ancora, anche se era morta, aveva fatto in modo che lui incontrasse Jensen.
Immerso nei suoi pensieri, recuperò la lettera che in tutto quel casino era finita sotto il tavolino di legno, e dopo averla ripiegata la depose nella tasca dei jeans. Era consapevole che prima o poi avrebbe dovuto parlarne al detective....però sentiva che quella era una faccenda personale, qualcosa che Julie voleva facesse da solo. Insomma, se avesse voluto includere la polizia avrebbe potuto far spedire una lettera al Capo di Jensen, no? Lui la conosceva bene, Julie non faceva mai nulla senza una ragione.
"Non credi che Jensen meriti di sapere? Dopotutto quello che sta facendo per te?" lo rimproverò la  sua ragione, che aveva preso momentaneamente - e abbastanza ironicamente - la voce di Richard.
"Certo. Credi che non lo sappia? Ma devo prima essere sicuro...." rispose, sommessamente.
"Bugiardo. Lo fai perchè voi soddisfare la tua curiosità. E' tipico di voi giornalisti!" continuò quella.
"Ti sbagli!" esclamò, strofinandosi gli occhi per mettere fine a quella discussione. Forse aveva ragione: era un bugiardo. Non avrebbe mentito solo a Jensen, ma stava mentendo anche a se stesso....tuttavia, era troppo esausto per farsi un'esame di coscienza, così, visto che la sua testa aveva ripreso a far male, si distese completamente sul divano, chiudendo gli occhi.

§§§

Jensen stava cominciando a sentirsi male : tutta quella pressione, tutto quel.....trattenersi, quello stare vicini, quella preoccupazione.....sarebbe diventato vecchio prima del tempo. Si appoggiò con le mani al lavandino, sorregendosi almeno in parte.
- Dio mio Jensen - disse, guardando il proprio riflesso nello specchio - come diavolo hai fatto a ridurti così? - . Questo era il fottutissimo motivo per cui Jensen aveva sempre avuto rapporti brevi, facili ed indolori. No preoccupazioni, no problemi! Solo divertimento. Non poteva credere di esserci cascato così......con un giornalista goffo ed imbranato poi!
Chiuse gli occhi per un attimo, cercando di rilassarsi, ed espirò un paio di volte, prima di riaprire il sipario sui suoi occhi verde smeraldo, e tornare a guardarsi nello specchio.
- Facile la vita, eh? E' facile quando devi solo ripetere i miei gesti....-  il suo riflesso rimase esattamente nella sua stessa posizione, ricopiando la sua espressione cupa, poi cambiò d'improvviso : divenne strafottente e aggressiva e con tono arrogante rispose :
- E' difficile affrontare un rapporto vero! Andiamo amico, prendi giacca e chiavi e filiamocela via da quì! Il secondo nome di quel tipo è "Problema"...in tutti i sensi! Non fa per noi! Non ne abbiamo abbastanza noi, di problemi?! Lascialo perdere e...-  ma non potè finire, perchè la bestiola che era cresciuta dentro di lui, quella che era strettamente legata a Misha, e che lo tormentava da quando aveva capito che il giornalista gli piaceva, ruggì tutta la sua disapprovazione per quelle parole, agitando la coda innervosita al pensiero di separarsi da Misha pee poi morire subito dopo. Il suo riflesso si zittì di colpo, e tornò semplicemente  a riflettere il suo viso sporcato dalla barba che non si faceva da tre giorni, gli occhi verdi brillanti e l'espressione tormentata di chi non sa che fare. Un ruggito però che nonostante si fosse spento, continuava a risuonare nelle orecchie di Jensen...
- D'accordo! Basta fare il  codardo. E' troppo tardi per tornare indietro.- si rinfrescò il viso, mentre la bestia faceva le fusa, incoraggiandolo.
Uscito dal bagno si diresse di gran carriera verso il salotto, dove aveva lasciato Misha, e  lo ritrovò sul divano, steso e , almeno sembrava, profondamente addormentato. Gli si avvicinò silenzioso per non svegliarlo, e recuperò la sua giacca per coprirlo. Non poteva di certo sollevarlo e portarlo in camera sua, non era un bambino inoltre sarebbe stato....l'avrebbe svegliato. Sistemata la giacca delicatamente, si accomodò  sulla poltrona accanto al divano, fissandolo. Era ancora un po pallido, e aveva un brutto paio di occhiaie, ma questo a parte il suo viso era rilassato e il suo respiro regolare. Le labbra piene erano dischiuse, e ogni tanto queste si muovevano per comporre un borbottio indistinto.  Più lo guardava e più Jensen non poteva capacitarsi del fatto che esistesse un tipo del genere. Se già da sveglio era....beh, era adorabile, questo era...davvero troppo. Più lo guardava e più non capiva come aveva fatto a fregarlo.
Ad un certo punto, proprio mentre Jensen decideva che aveva bisogno di un caffè o un cuscino, Misha borbottò qualcosa che somigliava parecchio al suo nome e quasi d'istinto si mosse verso di lui, abbassandosi poi all'altezza del suo viso. Stava per sussurrargli qualcosa, quando il giornalista spalancò gli occhi, aprendo il sipario di ciglia nere su fondali marini inesplorati. Occhi verdi in occhi blu, e d'improvviso Jensen capì perchè era fregato.
- Misha....sei sveglio? - domandò, un po preso in contropiede.
- Si...- rispose , quasi sussurrando, la voce resa ancor più roca del normale da sonno.
- Mi dispiace...ti ho svegliato! - si scusò Jensen, rammaricato per aver interrotto quel poco di sonno che Misha poteva fare.
- Non dire sciocchezze! - esclamò agitato il moro, mettendosi  subitaneamente seduto - devo scusarmi io...insomma non solo ti ho disturbato, ma mi sono persino addormentato...mi disp-  - 
- Credodiamarti! - strabuzzò gli occhi, sorpreso dalla sua stessa audacia. Non credeva di averlo detto sul serio! Okay, che forse di lì a poco avrebbe dovuto ripeterlo perchè Misha non ci aveva capito un tubo, ma lui si sentiva incredibilmente...sollevato. Aveva espresso quello che lo tormentava da settimane. Quello che non era riuscito a ribattere al suo riflesso di prima; ad ammettere pienamente a sè stesso. E la bestia che fino a quel momento se n'era stata quieta e buona nelle sue viscere, prese a girare in tondo, agitata.
- C-come...scusa? - domandò il moro, incredulo; prese un profondo respiro più che altro per calmare la bestia che si agitava dentro di sè, e questa volta scandì  lentamente la frase.
- Misha.io.credo.di.amarti. - e si zittì, lasciando il tempo all'uomo di assorbire in pieno il significato di quanto aveva detto. La bestia si immobilizzò, in tesa quanto paziente attesa del verdetto.


§§§

Amarlo. Jensen aveva detto di amarlo. Non poteva crederci. NON RIUSCIVA A CREDERCI. Forse stava sognando, o forse quando aveva letto la lettera non era semplicemente svenuto, era morto. Così quello era il paradiso!
"Oddio" pensò " ti prego fa che non sia morto! " diamine se era morto, non voleva che Jensen dicesse di amarlo solo perchè quello era il paradiso. Inoltre se Jensen era lì.......mica voleva dire che era morto anche lui?!
"ODDIO" pensò, orripilato " ho ucciso Jensen! Non so come ma l'ho fatto! OhmioDio...ohmioD- " ma i suoi pensieri assurdi furono interrotti da un calore improvviso; un calore che nasceva dalla consapevolezza di quanto gli stava accadendo realmente.
"Dio, non sono morto, sono solo idiota. Devo rispondere. Che...che devo rispondere?!"  
ed ecco il panico. L'ultima volta che aveva detto di amare qualcuno era stato tre anni prima. Non era sicuro di quello che sarebbe accaduto poi. Il suo ex ragazzo aveva lasciato una ferita profonda quanto fresca, e nonostante sapeva di amare Jensen, non sapeva come sarebbe andata a finire. Non voleva stare male di nuovo. Non poteva sopportarlo, non senza Julie ad  ascoltarlo ed aiutarlo. Non era sicuro di farcela.
"Di cosa diavolo non sei sicuro, idiota?! " lo riprese la voce di Sebastian.
" Già, vorrei proprio saperlo! " rimbeccò Richard.
"Crah! CRAH!" persino i Choco&Coco nella sua testa lo rimproverarono. Respirò a fondo, mettendo a fuoco gli occhi di Jensen, in quel mare di confusione. Erano verde chiaro, e lo fissavano in attesa di una risposta, Misha lo sapeva. Si lasciò trasportare in un campo smisurato di erba verde, con spruzzate di fiori colorati quà e là. Un paesaggio bellissimo, confortante e familiare. D'improvviso Misha capì perchè non poteva esitare oltre. 'Fanculo al passato.
- Anch'io. - mormorò prima sommessamente. Jensen gli prese la mano, intrecciando le dita alle proprie , e strinse.
- Anch'io credo di amarti, Jensen. - ripetè poi, più sicuro.







Spazio Autrice.
Si lo so. So che volete uccidermi per averci messo così tanto a finire un capitolo, soprattutto se vi ho lasciate nel precedente con la SUSPENCE. Sono anche sicura che mi comprenderete, mie adorate, che gli ultimi giorni di scuola sono stati oltremodo stressanti, più dei nove mesi interi! Dunque, visto che finita la scuola mi son potuta concentrare tranquillamente sul capitolo, ecchime quì.
Allora a dirvi la verità non so come prendere questo capitolo, nel senso che non so che valutazione dargli. ( E' anche risaputo che io non sono mai soddisfatta dei miei lavori) quindi lascio il compito di giudicare a voi.
* Considerate che Sebastian e Richard sanno dove abitate e.e*
...Finalmente si sono confessati! OLLèèèè! Le loro seghe mentali abnormi iniziavano a stressarmi! Insomma vi amate..e gettetaevi l'uno addosso all'altro e facciamola finita! Che ne pensate di queste dichiarazioni tra i due picciUoncini?
*Ricordatevi di Sebs e Richard e.e  in caso....I HAVE A HULK.( Che ha visto Avengers può comprendermi <3)*
Non so più che dirvi..ah, si!
[SPOILER :
.....
....
...
..
..
.
Choco&Coco sono dei pappagalli mutanti alieni! ]   *la fecero rinchiudere in una casa di igiene mentale*
XD
Vabè, adesso che vi ho distratto, rendendomi ridicola, dal mio ritardo, vi saluto.
Ciaooo
























 



















 

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Capitolo 8
*** Inizia la tua giornata da così a così e concludila in modo fantastico! Le gocciole non sono incluse! ***


Inizia la tua giornata da così a così e concludila in modo fantastico!
Le gocciole non sono incluse!




Jensen arrivò in ufficio in orario, un sorrisetto malcelato stampato sulle labbra e l'espressione rilassata di chi ha trovato la pace interiore - "roba da Kung Fu Panda, amico!" aveva esclamato, quando DJ gliel'aveva fatto notare -.
Da quando si era dichiarato a Misha le sue giornate, il suo umore erano migliorati di parecchio : essersi tolto quel peso ed avere la certezza di essere ricambiato lo rendevano...felice.
- Ohilà Jensen! - urlò qualcuno alle sue spalle, e pochi secondi dopo Luke gli stava dando sonore pacche sulla schiena.
- E-ehi, Luke - borbottò, massaggiandosi la parte offesa. Quell'uomo non sapeva proprio controllarsi! Ogni forma di irritazione sparì, però, dinanzi al sorriso sincero che gli stava regalando in quel momento.
- Sono felice di vedere che la vita ti va bene! Non sei mai entrato in ufficio con un sorrisetto del genere! - e poi abbassò la voce, in modo che potesse sentirlo solo lui - e ti credo, con Rufus che ti scruta con quella faccia scura! - e scoppiò in una fragorosa risata che riuscì a coinvolgere persino Jensen.
- Beh, io ti lascio ai tuoi pensieri ragazzo, ho parecchie cose da fare e controllare. Hai saputo che  forse abbiamo un testimone dell'omicidio della povera Julie? -
- Cosa?! - Jensen spalancò gli occhi sorpreso : questo avrebbe potuto risolvere parecchie cose!
- Eh, già! Certo stiamo cercando di scoprire dove diavolo abiti...-
- Conosciamo la sua identità? -
- Si, il suo nome è Frank Dideraux, ed è un tipo abbastanza sfuggente. -
- Che vuoi dire? -
- Voglio dire che si sposta parecchio, cambia spesso auto e targa, ha diversi nomi e diversi conti ovunque...-
- E' qualcuno di losco? - Jensen assottigliò lo sguardo.
- Oh, no! Non abbiamo riscontrato niente nel database...credo sia un povero diavolo paranoico! Comunque sia Rufus è andato all'FBI per chiedere loro se hanno informazioni su questo tipo, o se è uno dei loro....insomma per muoverci dobbiamo per forza aspettare Rufy! - e sghignazzò.
- Quante volte ti devo ripetere di non chiamarmi così, idiota?! - esclamò irritata una voce burbera alle loro spalle così all'improvviso da far sobbalzare entrambi.
- Capo! Non sapevo fossi già di ritorno! - ribattè Luke, senza spegnere il suo sorriso smagliante. Dall'espressione che gli rivolse Rufus, Jensen pensò che il loro Capo gliel'avrebbe spento volentieri a suon di calci in culo.
- Beh, quei bastardi dell'FBI si sono decisi a darmi le loro informazioni! Si credono superiori.....DJ! - urlò all'improvviso, e il tipo mingherlino si affacciò dal bancone, pallido in volto ed impaurito.
"Poveretto" pensò Jensen, provando compassione : anche lui era terrorizzato da Rufus i primi tempi, e se non fosse stato per Luke, non se la sarebbe mai cavata.
- S-si, Capo? - domandò quello con vocetta tremante.
- Portami un caffè. Un espresso doppio! Muoviti! - ribattè ad alta voce Rufus, facendolo sobbalzare; poi si rivolse ai sue detective - Portate le chiappe nel mio ufficio, ora! - ed entrò, precedendoli.
Prima di seguirlo nella tana del lupo, Jensen vide con la coda dell'occhio DJ quasi rompersi la noce del collo nel tentativo di eseguire gli ordini.


§§§

- Misha! Ehi, Mish..mi stai ascoltando?! - esclamò esasperato Joseph, collega di Misha al Chicago News.
In tutta onestà Misha non aveva ascoltato proprio una parola di quello che il collega gli stava dicendo, troppo preso ad assaporare la felicità dell'essere ricambiato dopo tanto tempo. Jensen e lui si erano finalmente dichiarati, ed adesso non doveva più temere di non piacergli o stronzate simili. Poteva pensare liberamente a lui e...
"Farti tanti lavoretti di mano, senza più sentirti in colpa?!" gli disse Joseph. Misha sbattè le ciglia un paio di volte, prima di rendersi conto che Joseph aveva parlato si, ma con la voce di Sebastian.
- C-come scusa?! - mise a fuoco il volto dell'uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati abbinati ad un paio di occhi color nocciola, e pelle mulatta.
- Pfff...- sbuffò quello, irritato - non hai sentito proprio nulla?! Ti stavo dicendo proprio che hai una faccia sognante da due giorni a questa parte! Che diamine ti prende? Sembra che tu abbia la testa fra le nuvole. -
- Oh...davvero? Mi dispiace stavo...stavo pensando a cosa scrivere e mi sono distratto! - si scusò, arrossendo lievemente.
- Capito. Allora? - domandò, la curiosità che accendeva gli occhi scuri di Joseph - chi è il fortunato stavolta? -
- D-di....di che stai parlando!? - saltò su all'improvviso, sorpreso. Oddio era così evidente che ci fosse qualcuno?
- Si, dai! Secondo te non lo so? - ribattè, scuotendo la testa.
- Sapere cosa? -
- Che Zach sta facendo il giro dell'ufficio per promuovere il fortunato dell'anno e regredire lo sfigato di turno! - esclamò a mezza voce il giornalista, fissandolo come se non ci fosse con la testa.
"Ah, ecco di cosa parlava!" pensò, tirando un sospiro di sollievo "Pensavo avesse capito...."
- Ah beh, non lo so. - Misha si voltò a fissare la sanguisuga obesa di nome Zach che strigliava qualcuno per qualcosa che di sicuro si era inventato. Quell'uomo doveva avere una vita molto triste ed essere un gran frustrato se si divertiva così tanto a molestare la gente! E tutto perchè era il leccapiedi di Micheal Cohen...
- Cazzo Mish! Sta puntando quì, e non ha un sorriso rassicurante! - Joseph si girò appena in tempo, proprio nel momento in cui Zach li raggiungeva,
- Allora ci perdiamo in chiacchiere vero, Signor Murray?! Perchè invece non si sbriga a revisionare l'articolo che  mi deve consegnare da due settimane?! E tu, Collins! Smettila di sognare ad occhi aperti e sbavare sulla tua scrivania! - ed alzò abbastanza la voce perchè tutti potessero sentirlo e lanciare occhiatine curiose ai due malcapitati. Misha arrossì, e avrebbe tanto voluto strozzarlo con il suo stupido papillion blu notte.
- Non sto sbavando! - protestò debolmente, senza distogliere lo sguardo dagli occhi grigi del suo interlocutore.
- Certo, certo....comunque sia ti voglio nel mio ufficio, ora. Murray anche tu. - e se ne andò.
Misha e Joseph si scambiarono uno sguardo terrorizzato, prima di alzarsi e seguirlo tra i "buona fortuna" mormorati a mezza voce.


§§§

- Dunque il vecchio Frank fa parte del P.P.T. dell'FBI?! - esclamò sconvolto Jensen.
- Esatto Ackles, questo vuol dire che per noi è intoccabile. - spiegò rassegnato Rufus. Non poteva crederci : l'unico testimone che potesse dar loro un po' di luce su quella faccenda ed era sotto la protezione dell'FBI! Come diavolo avrebbero fatto? La chiavetta era sparita, nessun tipo di impronta o traccia dei rapinatori, nessun indizio che potesse portare a qualcosa o qualcuno o collegare l'omicidio alla Banda di Harlem....
- Non è possibile, capo! Ci dev'essere qualche altro modo per contattare Dideraux! - insistette Jensen, incapace di trattenersi.
- Non mi hai sentito Ackles? Leggi il labbiale : Non.Possiamo.Avere.Dideraux! Se la sua copertura dovesse saltare a causa nostra l'FBI ci salterà al collo e ci farà fuori! E io non voglio avere le responsabilità di un altro morto sulla coscienza! Perciò datevi da fare e cercate qualcosa, chiunque possa aver sentito qualcosa in quel dannato vicolo quella stramaledettissima notte! - e con un gesto della mano li fece uscire dall'ufficio, proprio mentre DJ arrivava con il caffè.
- Su di morale, Jens - cercò di consolarlo Luke - sono sicuro che qualcosa verrà fuori! Non possiamo mica arrenderci così. - e gli strinse delicatamente la spalla; Jensen gli regalò un minuscolo sorriso in risposta, prima di chiudersi nel suo ufficio.

§§§

-Allora Collins, Murray - esordì compiaciuto Zaccharia - sapete, vero, perchè siete quì? -
Che era il momento di licenziamenti e promozioni si sapeva, ma Misha non si aspettava che fosse proprio il suo turno. Beh, in verità se lo aspettava, dopotutto Zach aveva sviluppato una così forte antipatia nei suoi confronti sin dai primi giorni che aveva cercato più e più volte di farlo fuori, senza mai riuscirci.
- Vuole darci una promozione? - azzardò, mentre sentiva Joseph deglutire accanto a sè, le mani che gli tremavano. Misha sapeva che Joseph stava attraversando un pessimo periodo con un bambino - il quarto, ad essere precisi - in arrivo ed essere licenziato non era proprio  quello che gli ci voleva; Misha pensò che se proprio uno doveva andarsene allora lui era ben felice di sacrificarsi.
- Ah,ah, molto spiritoso Collins, però ci sei vicino. Ho deciso che quest'anno saranno dei giudici a determinare chi dev'essere passato al terzo e chi invece avrà una promozione.-
- Non abbiamo mai fatto così! - protestò Misha, senza riuscire a trattenersi. Che modo di fare era quello?! Quando mai Zach si era prodigato tanto per una cosa del genere? Ah, si sempre per far passare i suoi favoriti facilmente. Quest'anno anche aveva deciso di impegnarsi, perchè c'era Misha e perchè doveva rendergli un'inferno..tutto!
- Beh, così ho deciso Collins. Quest'anno due del quarto piano, e siete stati scelti proprio voi due, dovranno scrivere un'articolo sensazionale, un vero scoop qualcosa che permetta loro di accedere al quinto. -
- E' un'esame, in pratica. - constatò piatto Misha.
- Esatto. Verrete valutati dal sottoscritto, dal vicedirettore Cohen e dal nostro miglior giornalista Raphael Barnes. Alla fine di quest'anno dovrete consegnarmi l'articolo. Potete andare.-
- S-sì, signore... - e Joseph si avviò pallido verso l'uscita, seguito da Misha.
- Ah, Signor Collins - lo richiamò la vecchia sanguisuga - si ricordi che accedere al quinto è un onore, si è ad un passo più vicini al settimo piano dove si trovano i migliori del nostro giornale e i vicedirettori. - e gli lanciò uno sguardo eloquente.
- Certo. - mormorò Misha a denti stretti, uscendo.



§§§

Uscire dall'ufficio fu un vero e proprio sollievo : Jensen lasciò che l'aria fresca gli accarezzasse il viso, socchiudendo gli occhi per godersi appieno la sensazione di pace. Quella giornata era iniziata in modo magnifico, ed era finita male con tutti i punti ciechi che giravano attorno al caso di Julie; voleva risolverlo al più presto, soprattutto per Misha che soffriva così tanto nel non sapere chi gli aveva strappato la sua migliore amica. Da come ne aveva parlato il moro Julie era stata una persona davvero importante per lui....

"Allora Misha" gli aveva chiesto, il mattino dopo quella notte inquieta e di confessioni "vuoi dirmi che diamine ti è successo? Perchè ti ho trovato spiaccicato sul pavimento come una frittella?"
"Oh..." aveva risposto, vagamente imbarazzato "ecco...io..io ho avuto una giornata pesante e quando mi sono appisolato ho..ho sognato Julie e..." e quì la sua voce si era incrinata tanto da sembrare un vetro sul punto di spezzarsi; Jensen l'aveva abbracciato stringendolo più forte che poteva, facendogli capire che lui era lì, e che ci sarebbe stato in qualsiasi momento, da allora fino a quando Dio avesse voluto.
Erano rimasti così finchè le loro sveglie non avevano deciso di interrompere il momento, suonando quasi in contemporanea tra di loro e con Choco e Coco, con cui Jensen aveva fatto finalmente conoscenza. Si erano guardati a lungo prima di scoppiare a ridere come due bambini, e poi avevano fatto colazione.
Prima di andarsene Jensen era riuscito a strappargli un bacio.


Si riscosse dai suoi ricordi quando il cellulare nella tasca interna della giacca suonò; non ebbe bisogno di controllare il nome sul display per sapere chi era.
- Ehi Mish - salutò, mentre un sorriso spontaneo faceva capolinea sulle sue labbra senza che potesse fermarlo. Perchè avrebbe dovuto fermarlo, poi?
- Jensen! - rispose Misha, pienso d'entusiasmo. Il sorriso di Jensen si allargò.
- Come va Mish? Tutto ok? -
- Si, tu? Sembri stanco, sai? -
- Già, giornata pesante. Anche tu però. -
- Già, giornata pesante. - lo citò il giornalista, e Jensen scoppiò a ridere.
- Allora perchè mi hai chiamato? - domandò.
- I just call to say I love you - canticchiò Misha, ridendo.
- Woah Romeo, piano! Non abbiamo avuto nemmeno un primo appuntamento e già mi dedichi una canzone? E poi Stevie Wonder? Sul serio?! - lo rimproverò Jensen, ma stava ridendo. E okay, forse il suo cuore aveva fatto una capriola o due, ma non c'era bisogno di dirglielo, no?
- Hahaha, divertente! Comunque è proprio per questo che ti ho chiamato simpaticone! - e mentre parlava, qualcosa di piccolo colpì la testa di Jensen, facendolo voltare di scatto. La bocca gli si spalancò mentre gli si avvicinava un Misha con i soliti arruffatissimi capelli scuri, un trench beige e un completo degno di un esattore delle tasse depresso. La cosa più bella però erano gli occhi blu che splendevano e il sorriso che gli illuminava il volto; lo stesso che Jensen aveva sul viso.
- Misha! - e senza preoccuparsi di nulla divorò la distanza tra loro e lo baciò. Dio, le sue labbra erano sempre così morbide, così dolci..


§§§

Una cosa che Misha aveva scoperto di amare era baciare Jensen fino a che il fiato spariva letteralmente dai polmoni. Prima o poi avrebbero vinto "Lo Show dei Records : maggior durata di un bacio in apnea." Ogni volta che lo baciava Misha sentiva di stare in Paradiso. Okay, fino a quel momento si erano baciati solo due volte, ma diamine, avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per recuperare!
Strinse il detective a sè: era solido nella sua presa, presente, reale e caldo. Era lì per lui e non l'avrebbe lasciato.
- Allora detective, andiamo? - sospirò al suo orecchio, quando l'altro lo lasciò libero di respirare.
- Andiamo..dove? - domandò occhi verdi, riprendendo aria.
- A cena! - esclamò piano l'altro, mordicchiandogli il lobo.
- Misha lo so che stiamo insieme da poco, ma se non la smetti giuro che invece di andare a cena..... - e lasciò la frase in sospeso. Woah, un brivido caldo gli attraversò la spina dorsale : bastava poco per rendere Jensen così eccitante!
- D'accordo, per stasera....andiamo a cena. Ho messo questo completo apposta! - e si separò dal detective quel tanto che bastava per osservare il suo bel volto, macchiato da una piacevole spruzzata di lentiggini. Dio, quanto le amava!
- Vuoi dire il completo da esattore delle tasse depresso! L'hai rubato a Costantine, ammettilo! -
-Si lo ammetto : ho trovato Keneau Reeve così sexy, che ho voluto assomigliargli! - e rise, sentendo il grugnito di Jensen. Il detective era anche geloso e possessivo! Chissà quanto poteva esserlo....
"Okay Mish, smettila, o seriamente finirete a fare altro stanotte!" si impose mentalmente.
- Comunque sia, mio caro giornalista, mi stai chiedendo un appuntamento? - domandò improvvisamente Jensen, mordendosi il labbro inferiore, divertito.
- Mmh..si! -scrollò le spalle, mentre Jensen rideva.
- Dovrei prenderlo come un sì, detective? - Jensen fece finta di pensarci.
- Non lo so...- rispose, esitante - sei coinvolto coì tanto nel caso....-
- Su - ribattè Misha, la voce bassa e carezzevole, avvicinandosi ad ogni parola alle sue labbra -..non..puoi..dirmi di no! - e tornarono a baciarsi, stringendosi l'uno all'altro più forte.

- D'accorso...Stevie Wonder travestito da Costantine...ci sto! - esclamò il detective staccandosi definitvamente da lui; lo afferrò per mano e Misha lasciò che lo trascinasse verso la sua Impala, felice come non lo era da un po', dimenticando per quella sera i suoi innumerevoli guai.
 
 






Spazio Autrice.
Lo so che è da parecchio che non aggiornco e che avevo promesso di non fare più così tardi, ma in questo periodo mi sento così piena di idee e con poca voglia - causa caldo asfissiante - che ho avuto un gra bel daffare! O_O
Però su, mi sono fatta perdonare con questo bel capitolo....muahahahahhahaha! Vorrei specificare una cosetta : P.P.T. = Programma Protezione Testimoni, so che non siete così stupide/i ma credo abbia fatto bene a specificarlo xD Se non sapete chi è Costantine....ERETICHE! ANDATE A VEDERLO! (X°D) - Il titolo non è inserito a scopo di lucro, giuro! Non mi hanno corrotto con un rifornimento di gocciole e un trasporto mattutino su un elefante! >___< -
















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Capitolo 9
*** Primo appuntamento, parte I: Jensen VS Ristoranti francesi! ***


Primo Appuntamento, Jens!POV:
Parte I - Lasciate ogni speranza, o voi amatori di hamburger, quando entrate in un ristorante francese!






Passarono in rassegna una trentina di locali, osservandone le vetrine dall'Impala, senza avere il coraggio di dire "Dai, entriamo in quello", e questo perchè entrambi avevano un problemino con questa storia dell'appuntamento.
Insomma erano due uomini adulti e vaccinati che non avevano un appuntamento da...beh, da secoli, e per entrambi era una situazione totalmente nuova. Inoltre entrambi avevano paura di proporre qualcosa di poco gradito all'altro, perchè, alla fine, quello che volevano era che l'altro stesse bene.
Jensen, per esempio, cercava in tutti i modi di mantenere un'espressione neutrale e parzialmente serena ogni volta che Misha adocchiava un locale, soprattutto ristoranti francesi, perchè non voleva precludere o smorzare qualsiasi proposta che l'altro volesse fare.
Sapeva benissimo quanto quei ristorantini francesi avessere solo tavole ben agghindate, ma che su queste non c'era alcuna sostanza che si potesse condierare commestibile, ma tacere per amor dell'altro era l'obiettivo.

Dopo l'ennesimo ristrantino, Jensen dovette cedere ai borbottii del suo stomaco, e, scendendo a patti con se stesso, puntò ad un ristorante all'angolo della Cross Avenue, che sembrava il male minore. Sembrava, per l'appunto.
- Ehi..Mish, che dici se ci fermiamo in quel locale? Comincio ad aver fame, e mi sembra...ehm, piuttosto carino. - e puntò l'indice contro la fatiscente insegna che riportava la scritta "La maison du bon gout".
- S-sì, credo sia un'ottima idea...-ribattè l'altro, passandosi nervosamente una mano dietro il collo. Jensen capì che non era l'unico ad avere una salivazione allegramente azzerata e si chiese perchè diavolo fossero così nervosi. Visti da fuori, ci avrebbe scommesso 5 dollari, dovevano sembrare due adolescenti imbranati, più che una coppia di adulti. Di uomini. Cavolo!
Non che lui non fosse abituato a quel tipo di situazione, anzi, aveva sempre saputo cosa fare e come farlo, ma la compagnia di Misha destabilizzava ed annullava tutte le sue facoltà logico-razionali. Misha era capace di creare una tempesta di sentimenti e sensazioni così forti, che lui perdeva semplicemente lucidità. Si chiese se queste sono le sensazioni che uno provava al cosiddetto "primo amore" visto che lui non era mai stato seriamente innamorato, a parte quella piccola storia avuta secoli prima con una ragazza di nome Lisa, o qualcosa del genere.
"Jens, l'amore non è fatto di ragionamenti! Smettila di pensare e segui l'istinto!" lo rimproverò mentalmente la voce del giovane Padawan. Guai a non ascoltarne le perle di saggezza.

Quando scesero dall'auto, e si furono avvicinati al locale, Jensen strizzò gli occhi e lesse ad alta voce l'insegna.
- La maìson du bon gòut - strappando una piccola risatina al compagno. Gli lanciò un'occhiata perplessa - Cosa? -
- Oh, nulla, hai un francese davvero impeccabile - lo prese in giro, mentre aprivano la porta del locale. Jensen sbuffò, piccato. Okay, il suo francese era pessimo e questo perchè al liceo si era rifiutato di seguire le lezioni di Miss François, ma non era mica colpa sua se a lui della Francia o della lingua parlata in Quebèc non gli fregava un'emerito cavolo! E comunque non ci stava proprio a farsi prendere per il culo da quel giornalista squattrinato, no, no!
- Certo, dimenticavo che stavo parlando con Mister Francia! - borbottò sarcastico, e Misha si limitò a sorridergli; un sorrisetto a metà tra malizia e sfida. La loro piccola diatriba fu interrotta dal caposala.
-  Boinsoir - salutò, cortese ed impeccabile. Jensen fece un piccolo cenno del capo.
- Bonsoir, monsieur - ribattè invece Misha, in un francese quasi perfetto. Jensen lo squadrò da capo a piedi, sbalordito: allora aveva davvero a che fare con un piccolo Mr Francia!
- Vorremmo un tavolo per due, se è disponibile, il più appartato possibile, merçi - continuò il moro, e Jensen si trattenne a stento dal mordergli le labbra, indispettito, quando quello gli lanciò un'occhiatina di trionfo e superiorità.
- Se i signori vogliono aspettare, controllerò la nostra disponibilità - ribattè il caposala, ignorando totalmente la loro discussione fatta di sguardi, e portando il proprio sull'enorme registro che teneva dinanzi a sè.

Dieci minuti dopo, erano diretti verso l'ultimo tavolo, quello sul fondo della sala, accanto alla finestra che si vedeva dalla strada, ma nascosto agli occhi interni da una spessa tendina bianco-vaniglia.
"Forza e coraggio, Jens"  si disse mentalmente, mentre, sfilando tra i tavoli, gettava occhi circospetti e a volte inorriditi sui piatti che coppiette o gruppi di persone stavano "gustando". Assolutamente quella roba non poteva essere definita un piatto, nemmeno lontanamente! Piccole porzioni di solo Dio sapeva cosa, accompagnate da insalate dall'spetto strano e salsine ancora più inquietanti.
"Posso sopravvivere....vero?" si chiese disperato, mentre si accomodavano al tavolo.
- Se i signori sono pazienti, tra un attimo arriverà il cameriere per prendere le ordinazioni. Prego, questo è il nostro menù - e diede loro due libricini fatti in pelle nera con il nome del ristorante in scritte dorate sul dorso.
- Merçi - ripetè Misha, nascondendosi dietro il menù. Jensen lo aprì, deglutendo piano, e quello che vi lesse era...arabo. Altro che francese! Piatti dal nome assurdo e decisamente poco appetitoso, salsine di tutit i tipi con nomi ancora più strani... l'unica cosa che si sentiva in gradod i salvare era la mousse al cioccolato.
Si schiarì la gola.
- Allora - esordì, mentre Misha depositava il menù sul tavolo, soddisfatto - sai parlare il francese, eh? L'hai studiato o perchè la tua fmiglia è francese? -
- Oh, no, sai ho un'amico..cioè, il mio migliore amico, Sebastian, che per metà è francese e a volte, quando è arrabbiato, si mette ad imprecare in francese o vede programmi in francese e a furia di sentirlo ho imparato qualcosina. -
- Capisco, quindi sei totalmente americano? - non si era mai reso conto di quanto poco sapesse di quest'uomo, e di quanto fosse avido di sapere tutto ciò che lo riguardava. Non aveva mai provato quel tipo di curiosità, nemmeno sul lavoro.
- Mmh..no, non interamente. - e quì abbassò la voce, sporgendosi verso di lui con aria da perfetto cospiratore - la verità è che sono per metà.... -
- Tedesco? - buttò lì Jensen, senza pensarci, facendo ridere Misha di gusto.
- Oh, no! Ritenta sarai più fortunato. - ribattè, ridendo.
- Mmh...polacco? Svizzero? Non dirmi che vieni dal Quebèc perchè... - avvisò lui, puntandogli  il dito indice contro. Misha lo fissò perplesso.
- Cos-? No! Perchè dovrei venire dal Quebèc? Anzi, perchè odi il Quebèc?  - ribattè, sghignazzando. Jensen rise a sua volta, scuotendo la testa.
- Naah, nulla, lascia perdere! Allora mi arrendo, da dove vieni? -
- Russia. Polonia. Ucraina. - rispose il moro,  parlando con un perfetto accento russo; Jensen spalancò e richiuse la bocca un paio di volte.
- Cosa? Stai scherzando?! -
- No - ribattè Misha, più serio - mi chiamo Misha Dmitri Tippens Krushnic. Nelle mie vene scorre il sangue di parecchie persone, eh? - scherzò su, mentre prendeva un sorso d'acqua.
- Già, beh, woah, è una bella folla! Io sono solo un povero ragazzo del Kansas! - ribattè, ancora un po' stranito, prendendo di riflesso un sorso d'acqua.
- Beh, hai avuto la fortuna di incontrare me, detective, quindi non sei più un semplice ragazzo del Kansas! -
-
Così pare! E dimmi, come fai ad essere così naturale in un posto del genere? - ed indicò il resto della sala con un cenno del capo.
- Oh, è perchè Julie amava i ristoranti francesi, e mi ci portava d ogni occasione! -  spiegò Misha, 
e le sue guance si colorarono leggermente di rosa.      
- Dio mio, sei davvero internazionale Misha Collins! - borbottò Jensen. La loro discussione fu interrotta dal cameriere, che riportò alla mente di Jensen problemi più urgenti : cosa avrebbe scelto?
"Quello che prende lui, Jens, Non sono in vena di esperimenti!" suggerì impaziente la voce del suo stomaco, e lui non potè non essere d'accordo.
- Volete ordinare, monsieur? -
- Oui, merçi! - ribattè prontamente Misha - io prenderò una Vychissoise e un'insalata niçoise. - e mentre parlava il cameriere prendeva nota dell'ordinazione su un palmare sottilissimo e nero, sostituto del vecchio block notes.
- Bien, e per lei, monsieur? - chiese poi rivolto a Jensen.
"Un Hamburger amico! " pensò disperato.
-  Quello che ha preso lui - disse invece, sperando vivamente che non si trattasse di lumache.
- Bien, allora come vino posso consigliarvi lo "Channaydeau" , perfetto per accompagnare questo tipo di piatto. -
- Oh, oui! E se può anche quel deliziosissimo pane francese alle olive! - e mentre Misha discuteva allegramente con il camerirer, Jensen non poteva fare a meno di osservarlo ammaliato e con una punta d'invidia. Sembrava così sicuro e padrone della situazione, proprio l'inverso del povero Misha sensibile agli avvenimenti fino a svenire. Si rese conto di amare entrambi questi lati di Misha.
- Jens? - lo richiamò la sua voce, quando il cameriere si fu allontanato - tutto bene? -
- A meraviglia - e gli sorrise.


"Non va affatto bene! Assolutamente! " pensò orripilato, quando il cameriere depositò dinanzi a loro i rispettivi piatti di Vychissoise, ovvero una "simpatica" zuppa cremosa, dal colore verdastro, strana roba verdognola accompagnata da piccoli pezzetti di roba ancora più inquietante. Deglutì.
- Ehm..ehi, Misha, esattamente cosa dovrebbe essere questa? -
- Uhm? Oh, zuppa di porri e patate! E' davvero ottima! -
"Porri? No cioè...ha detto sul serio...porri?! Se ti azzardi ad avvicinarla alla bocca...." commentò acido lo stomaco di Jens, che, con nonchalance, prese un respiro e ne ingoiò una bella cucchiaiata.
Calda. Troppo dannatamente calda e dal sapore... bleah, così bleah che gli andò di traverso e minacciò di soffocarlo.
- Jens? Oddio, Jens, tutto okay?! - esclamò preoccupato Misha, versandogli subito un bicchiere d'acqua, con il quale il detective domò, almeno in parte, il saporaccio e l'incendio che gli stava corrodendo la gola.
- S-sì, Mish, tutto okay, ho solo...troppo..mi è andata di traverso - inventò alla fine, mentre la tosse si calmava.
" Voglio un hamburger! Andiamo alla Road House!"  supplicò il suo stomaco, brontolando. Jensen lo ignorò.
"Che figura di merda." pensò, mentre sentiva le guance calde " tutta colpa di questa dannata zuppa!"
e le rivolse un'occhiataccia. Se gli sguardi avessero potuto uccidere e la Vychissoise fosse stata una donna, Jensen da detective sarebbe diventato assassino.
"Smettila di fare il moccioso viziato, Jens!" lo rimproverò la voce del suo personalissimo PadaYodawan.
- Al diavolo! - sbottò, attirando l'attenzione di Misha, che intanto si stava gustando il suo pane alle olive e l'insalata niçoise.
- Uh? - chiese, corrucciando la fronte.
"Merda."
- Eh? No nulla, mi sono ricordato che..... -
"Merda!"
-...che non ho registrato la partita dei Dolphins a Jared! - inventò di sana pianta. Jared non sapeva manco chi fossero i Dolphins.
- Oh, è un tifoso? -
- G-già....allora al lavoro come va? -
"Bravo Jens, porta l'argomento su porti più sicuri!"


La serata filò più o meno liscia, tra una cucchiata, un bicchiere di vino, chiacchiere, risate e un mezzo e bencelato conato di Jensen. L'insalata fu per lui un vero e proprio trauma, e dovette rinunciarvi a meno he non volesse dare sul serio di stomaco, davanti a Misha.  Riuscì a rilassarsi solo verso fine serata, quando, verso le 22:45, il cameriere portò loro il conto.
- Uhm...volevo il dessert! - si lamentò Misha, una volta usciti dal locale. Jensen pensò inorridito a chissà quale cosa strana avrebbero potuto servirgli, e  decise di distrarre Misha dal proprio intento.
- Beh, hai un ottimo profitterol quì, sai? - e s'indicò, un sorrisetto sghembo ad ornargli le labbra.
"Cavoli" pensò, quando Misha lo schiacciò letteralmente contro il fianco dell'Impala, impadronendosi delle sue labbra, vezzeggiandole e succhiandole come se fossero stati davvero un ottimo profitterol.
- Mmmh, si, hai ragione... - borbottò, leccandosi le labbra in un modo così indecente che Jensen fu a tanto così dal sbatterlo sui sedili posteriori e mangiarselo, dopotutto gli doveva una cena decente e sana.
- Si potrebbe...- stava per proporre qualcosa che aveva in mente da un po', ma il suo stomaco - maledetto! - decise di intervenire e reclamar le attenzioni che gli si dovevano.
- Hai fame? In effetti non hai mangiato molto al ristorante. - commentò Misha, osservandolo sospettoso.
- Sì, beh, ecco.....-
- D'accordo, ho capito, Jens, andiamo alla Road House! - disse, rassegnato e anche divertito, il bastardo.
"Sposalo Jens. SPOSALO!" inutile dire che sia il suo stomaco, sia il suo cervello che lui stesso non poterono far altro che ballare un'allegra conga.
Salirono in auto e sfrecciarono a tutta birra verso il Paradiso personale di Jensen.






Angolo Autrice:
Ehi, com- *viene brutalmente linciata, calciorotolata e sparaflashata*
Q___Q ahi! Lo so che è un ritardo imperdonabile, ma sono successe uns acco dic ose e ho dovuto mettere da parte questa storiella per un po'! Inoltre c'è qualcuno che sta cercando di sabotarmela, visto che ieri, dopo due giorni di fatica, avevo completato questo capitolo e poi il mio pc s'è spento e ha cancellato tutto! Infatti non ne sono molto entusiasta, visto che la versione precedente era molto meglio! >_______<
Un capitolo interamente Jens!POV, e che vedrà il prossimo Misha!POV e speriamo anche una terza e golosa parte......


Evaney





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Capitolo 10
*** Primo Appuntamento - Parte II: Misha e i dessert! ***


Primo Appuntamento, Misha!POV:

Parte II – Voglio il mio dessert, Jens, perciò mollalo e andiamo!



 

 

 

Arrivarono alla Road House in pochissimo tempo; fortunatamente ellen aveva da un po' stabilito che l'orario di chiusura fosse le 23:00, perchè erano le 22:58 e mancavano due minuti alle undici.

"Dio, grazie al cielo, appena in tempo!" esclamò sollevato il detective mentre scendeva dall'auto, seguito a ruota da un Misha alquanto divertito.

"Sembri un disperato nel deserto che ha appena trovato un'oasi, Jens!" disse, ridacchiando; Jensen lo guardò serio con quei suoi occhi verdi così... oh, le viscere di Misha fecero un paio di capriole.

"E' una faccenda seria, amico! Il mio stomaco sta per andare in coma." lo rimbeccò il biondo, mentre entravano nel locale e si fiondav al banco.

Misha sospirò, scuotendo la testa; "detective.." pensò andando ad accomodarsi accanto al compagno.

"Jens, cosa ti porta quì a quest'ora?" gli chiese sorpresa Alona, accennando un saluto col capo ad entrambi. Misha sorrise in cambio, Jensen invece mise su la sua miglior faccia da cucciolo bastonato ed abbandonato sul ciglio di un'autostrada.

"Ti prego, ti scongiuro Al, fa che la cucina non è chiusa!" e congiunse le mani, per dar forza alla sua preghiera.

"Io...lo sai Jens la cucina a quest'ora..." balbettò l'altra, a disagio. Jensen fece finta di svenire e sbattè la testa contro il banco. Misha gli battè due colpi sulla spalla per consolarlo.

"Ma cos'ha? Sembra che non mangia da secoli." si aggiunse Ellen, madre di Alona e proprietaria del locale.

"Jens.. beh ecco.." iniziò a raccontare Misha, ma fu subito interrotto dal detective che, ripresosi, in un moto di speranza si aggrappò al braccio della donna.

"Questo pazzo mi ha portato in un ristorante francese dove la concezione di cena si riduce a strane brodaglie!" si lagnò. Misha sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

"L'hai proposto tu, io ti ho solo detto che andava bene. " borbottò, sentendosi vagamente in colpa.

"Sigh...d'accordo, va bene credo che possiamo arrischiarci a cucinarti un hamburger come si deve, prima che tu uccida qualcuno o ti faccia cacciare a calci da questo poveretto!" Ellen ebbe più pietà di Misha che di Jens che intanto se avesse avuto la coda, avrebbe scodinzolato come un cane.

 

°°°

"Sul serio Jens, mangia piano o finirai pre strozzarti!" lo rimbeccò il giornalista, guardandolo ad occhi spalancati mentre divorava il primo di due hamburger.

"Baaf, tffanguillof!" ribattè l'altro, con la bocca piena.

"Oddio, sembra un bambino..." pensò divertito Misha, resistendo all'impulso di arruffargli i capelli.

Guardarlo mentre mugolava ad ogni morso, seguito ad un sorso di birra, era un spettacolo fantastico e faceva fremere le viscere del giornalista che si sarebbe volentieri sostituito all'hamburger in questione.

"Potrei esserne quasi geloso" pensò mentre il detective fissava con adorazione il secondo panino, prima di assaltarlo.

Misha era nel pieno di fantasticherie poco caste quando fu bruscamente richiamato alla realtà dalla voce di Alona e queste crollarono come castelli di sabbia.

"Uh? S-scusa, non stavo ascoltando" si giustificò, arrossendo appena mentre il cavallo dei suoi pantaloni diventava appena più stretto.

"Cazzo, ci mancava." si lamentò internamente, cercando di concentrarsi sulla ragazza e non sulle labbra oscenamente bagnate dalla birra di Jensen.

"Ho detto: come hai fatto a convincerlo ad entrare in un ristornate? Jens li odia!" ripetè divertita, osservandolo con quell'affetto riservato ai fratelli.

"Forse era così affamato che non ha fatto nemmeno caso a dove stava entrando!" scherzò Ellen, mollando al detective in questione uno scalpellotto dietro la nuca per intimargli di mangiare piano.

Misha scoppiò a ridere e subito sentì, calamitato su di sè, lo sguardo liquido ed attonito del detective.

"C-cosa?" domandò subito, vagamente imbarazzato.

"Nulla è che..da quando ti conosco non ti ho mai sentito ridere così" e alzò le spalle.

"Oh.." riuscì solo a borbottare, mentre cercava di collegare la linea tra cervello e corpo, momentaneamente in black-out.

Le due donne finsero di ritornare alle loro occupazioni per lasciar loro un po' di...privacy? Non che ce ne fosse molta in un locale pubblico, no?

"Ehi hai un po' di..." ma era più facile agire che parlare, così Misha si sporse verso Jens e leccò via la macchia di ketchup dall'angolo della sua bocca.

"Uuuuhu, ebbravo Mish!" si congratulò la voce di Rich, nella sua testa, accompagnato dall'applauso di Seb.

Fu la volta di Jensen di rimanere senza parole, ma fu poco perchè Misha reclamò, con sicurezza, la sua bocca coinvolgendolo in un bacio al sapore di ketchup e birra.

Non sapeva da dove nascesse tutta quella sicurezza: il fatto era che con Jensen tutto passava in secondo piano e lui scopriva un lato di sè che non sapeva di avere. Era esaltante vedere come la lingua di Jensen cedeva al suo attacco, sentire quanto fosse friabile e malleabile la sua bocca..

Era eccitante vedere come si attiravano come due calamite e persino respirare era intuile.

Passò un'infinità di tempo prima che decidesse di lasciar libera la bocca del suo compagno e con piacere si accorse di non essere l'unico a corto di fiato.

"Muoviti a mangiare Jens, ho voglio del mio dolce" sussurrò con voce roca al suo orecchio che subito s'infiammò.

Allontanandosi notò che l'uomo s'inumidì un paio di volte le labbra, mentre prendeva un sorso di birra.

Misha sorrise soddisfatto, mettendosi quieto ad aspettare che Jensen finisse di divorare a grandi morsi il suo panino.

"Non sono l'unico a volere il dolce" constatò ghignando Misha.

"Ehi non puoi portarmi in un ristorante francese e poi provocarmi in quel modo senza aspettarti che io mi prenda anche il dolce!" sogghignò di rimando l'altro.

 

°°°

 

Mezz'ora dopo erano di nuovo in auto, sotto casa di Jens.

 

°°°

Dieci minuti dopo erano ancora in macchina intenti a succhiarsi l'anima a vicenda.

 

°°°

Cinque minuti dopo erano nell'atrio ancora intenti nell'occupazione di dieci minuti prima.

"Mi sento un'adolescente arrapato" fu tutto quello che riuscì a pensare Misha, mentre le porte dell'ascensore si chiudevano alle loro spalle.

 

°°°

Riuscire a coordinarsi per uscire dall'ascensore fu una vera e propria impresa titanica, ma fortunatamente arrivarono sani e sani alla porta senza svegliare l'intera palazzina.

Si sentivano ubriachi, ebbri di quella gioia che solo la compagnia di chi si ama può dare. Erano come amanti che si erano a lungo cercati e che finalmente si erano ritrovati; in virtù di questo cercavano di recuperare tutto il tempo passato inutilmente separati.

Misha non aveva mai provato sensazioni del genere nemmeno con il suo ex sempre così preso da se stesso, dal suo piacere e dal suo aspetto. Quando stava con lui Misha passava in secondo piano, e ciò che pensava, provava e desiderava non era altro che un accessorio superfluo.

"Non ti serve pensare, Misha, ci penso io." gli ripeteva sempre.

Jensen era diverso, e ne aveva dato la prova stasera: aveva cercato di accontentarlo, buttandosi nel ristorante francese che tanto odiava solo per lui. Quel detective tutto lentiggini e occhioni verdi si era infilato nella sua vita senza un perchè, così all'improvviso e Misha non poteva far altro che pensare che "non tutti i mali vengono per nuocere."

Julie se n'era andata e al suo posto era venuto Jensen, e lui sentiva di esserne ormai, irrimediabilmente innamorato, e come poteva essere altrimenti quando sentiva il suo cuore battere così forte, all'unisono con lui, contro il suo petto?

Non c'erano dubbi: Jensen era arrivato quando lui più ne aveva bisogno, quando oramai aveva smesso di credere nell'amore e tutto sembrava una farsa e lui, Misha Collins, non si sarebbe lasciato sfuggire quello smeraldo unico nel suo genere.

"Mio" fu tutto quello che mormorò sulle sue labbra, mentre crollavano sul letto sfatto e pregno dell'odore di Jens.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Non dirò nulla così da non aggravare la mia situazione *trema*

spero solo che il capitolo vi sia piaciuto e prometto che il prossimo sarà....goloso ;D

 

 

Ev

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