Secret World

di Fegele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: mattina, pomeriggio, sera ***
Capitolo 2: *** Odore ***



Capitolo 1
*** Prologo: mattina, pomeriggio, sera ***


Prologo

Mattina

Thor


Da mesi, Thor aveva smesso di dormire nel suo letto.
Un vizio a cui nemmeno i suoi genitori erano abituati.
Negli anni, molti servi si erano ritrovati a sorprendere il giovane principe condividere il proprio letto con qualche fanciulla della corte. Una donna diversa ogni volta.
Poche volte, era stato Thor a scomodarsi per cercare piacere tra le lenzuola altrui e, comunque, non era sua abitudine restarvi per un’intera notte.
Non c’erano dubbi sul fatto che fosse un’amante a tenere l’erede al trono lontano dalla sua alcova dorata.
Solo alcuni possedevano le conoscenze necessarie per formulare delle ipotesi su chi fosse.
Non era una figlia di Asgard, questo era poco ma sicuro.
Nessuna fanciulla che avesse vantato delle attenzioni del principe era riuscita a mantenere il segreto abbastanza a lungo da non vederlo trasformarsi in un pettegolezzo di cui ridere durante il banchetto reale della sera.
Questa volta, però, nessuno  sembrava sapere nulla.
L’unico fatto attestato era che Thor passava su Midgard tutto il tempo in cui la sua presenza non era espressamente richiesta dagli obblighi di principe.
Non parlava di quello che faceva in quel mondo.
Non diceva nulla degli amici mortali con cui condivideva il suo tempo.
Non pronunciava parola nemmeno riguardo alla giovane donna che i suoi conoscenti più intimi ipotizzavano fosse protagonista indiscussa di tutti i suoi pensieri.
Era cambiato, Thor.
Era cambiato in pochi anni. Un tempo brevissimo per un semi-dio.
Era cambiato così tanto e così profondamente da mettere in difficoltà persino i suoi amici di sempre. Thor si era allontanato dai Tre Guerrieri, si era allontanato da Sif e se i primi si limitavano a cercare una degna spiegazione ad un simile cambiamento, la seconda ne soffriva atrocemente in silenzio.
Mai prima d’ora, una donna aveva attirato l’attenzione di Thor più a lungo di un paio di notti.
La giovane mortale che aveva conosciuto durante il suo esilio sembrava essere molto più di una delle tante.
Odino, il re, suo padre, non proferiva parola in merito alla questione: si accontentava che Thor fosse diventato un adulto responsabile e che i suoi affari su Midgard non interferissero con quelli di Asgard.
Frigga, la regina, sua madre, spesso si ritrovava a varcare la soglia della camera vuota di suo figlio. No, non quella di Thor, quella del figlio che aveva perduto, quella di Loki.
Si sedeva sul letto rimasto intatto per degli anni e si fermava a pensare a Thor che non dormiva più nella camera accanto, a Thor che passava le sue notti in compagnia di una mortale di cui nemmeno ricordava il nome, sebbene suo figlio gliel’avesse confidato.
Pensava che se Thor aveva seriamente concesso il suo cuore ad una figlia di Midgard, la sua felicità non sarebbe stata altro che una fugace parentesi, quella di una vita mortale. Pensava a quanto il cuore di Thor era già stato messo alla prova nell’ultimo periodo.
Da Loki, dal suo risentimento, dalla sua rabbia.
Pensava, Frigga, pensava e, in un angolino ben nascosto della sua mente, sapeva che dopo mesi di ricerche ossessive e di notti insonni dall’ultima fuga del principe maledetto, Thor non poteva aver abbandonato il pensiero di Loki per una donna. Anche fosse quella della sua vita.
Conosceva bene i suoi figli, Frigga ma non sapeva quanto i suoi sospetti si avvicinassero alla verità.

Thor adorava fare l’amore di mattina, con le lenzuola già calde, come i lori corpi già privi di qualsiasi barriera che potesse ostacolare il loro amplesso.
Adorava essere svegliato dalle prime luci del sole, per questo insisteva a tenere le tende aperte.
Adorava riprendere lentamente i sensi e, dopo lo stordimento iniziale, sorridere al ricordo della notte precedente stringendo l’oggetto del suo desiderio a sé con dolcezza.
Adorava svegliarsi accanto a lui, dopo tante notti passate sveglio a vegliare il suo sonno per paura che se ne andasse, che gli sfuggisse di nuovo, recando con sé un altro frammento del suo cuore.
All’inizio era stato così.
Notti d’amore sporadiche in cui Thor smetteva di rincorrerlo e riprendere fiato tra le sue braccia. Illudendosi che, alla fine, ce l’aveva fatta, l’aveva preso e niente poteva convincerlo a lasciarlo andare. Al mattino, si ritrovava sempre da solo ed ogni volta si prometteva che era l’ultima, che era sbagliato, che avrebbe continuato a vivere come se non fosse mai successo.
Lui faceva finta di niente ad ogni nuovo incontro, eppure l’esitazione con cui si lasciava andare tra le sue braccia e la rabbia che metteva in quel gesto erano gradualmente diminuite
Alla fine, si erano ritrovati sfiancati entrambi l’uno tra le braccia dell’altro.
Nessuno dei due aveva più voglia di correre e lo avevano accettato.
Non sapevano quello che stavano facendo, quando la situazione cominciò a divenire regolare. All’inizio, si trattava ancora di semplici episodi notturni.
Lui lo chiamava sesso. Thor la chiamava sopravvivenza.
C’erano voluti altri mesi, prima che le notti cominciassero a divenire mezze giornate e le mezze giornate, giorni interi. Settimane, alle volte. In rare occasioni, anche di più.
Quando si erano ritrovati a parlare di regole, erano già troppo tardi per tornare indietro.
Thor non lo disse a parole, sebbene non fu timido a dimostrarlo, ma ne fu felice. Ne fu felice come mai era stato felice per qualcosa in vita sua.
Col tempo, man mano che tornavano ad avere confidenza l’un con l’altro e, forse, un briciolo di complicità, avevano cominciato a fare l’amore alla luce del sole e tutto era incredibilmente più bella al mattino.
Non c’era più il sapore dell’avventura fugace.
Non c’era più l’amarezza di una passione disperata.
C’era la dolce consapevolezza che quel piacere e quella pace potevano trovarle solo l’uno tra le braccia dell’altro.
Thor aveva avuto molte amanti nella sua vita, ma Loki era stato il primo con cui aveva fatto l’amore.
Si sentiva ridicolo all’idea che era dovuto divenire un uomo adulto per capire la sottile differenza tra due corpi che si danno piacere e due corpi che si amano. Non credeva che sarebbe più riuscito ad accontentarsi del primo senza sentirsi profondamente frustrato.
“Thor… Uhm… Lentamente…”
“Ti faccio male?”
“No, ma abbiamo tempo…”
Era una bugia ed entrambi lo sapevano. Di tempo non ce n’era mai abbastanza.
Le notti finivano troppo presto.
Il sole sembrava dovesse sorgere solo per tramontare subito dopo.
I giorni, le settimane, i mesi, era un tempo troppo breve per due semi-dei.
Thor adorava fare l’amore di mattina, perché trovava sul corpo Loki, dentro Loki tutte le prove del piacere che gli aveva donato la notte precedente.
“Sei così bagnato…”
“Stai zitto.”
“No, mi piace. Sono felice di farti star bene.”
Thor adorava fare l’amore di mattina, perché alla luce del sole non solo poteva sentire tutto il piacere che provava Loki grazie a lui, ma poteva vederlo anche riflesso nei suoi occhi.
“Sei bellissimo…”
Il silenzio di Loki lo avvertì che quel dolce amplesso era prossimo alla fine. Aveva imparato a conoscere quella parte di Loki, aveva imparato a capire i suoi movimenti, i suoi cambiamenti, i suoi muti segnali.
Di mattina, Loki si sarebbe lasciato fare di tutto.
Una conquista per cui Thor aveva dovuto combattere dei mesi, perché c’era voluto tempo perché Loki si convincesse che poteva lasciarsi andare tra le sue braccia, che non era necessario avere sempre il controllo.
Thor non aveva parole per dire quanto quell’abbandono delle armi lo mandasse fuori di testa.
Il modo in cui Loki rispondeva ai suoi baci man mano che si risvegliava.
Il modo in cui cercava la sua mano per intrecciare le loro dita, mentre s’infilava lentamene tra le sue cosce.
Il modo in cui si lasciava amare senza opporre resistenza.
Il modo in cui gli veniva incontro poco prima di…
“Thor! Oh, Thor!”
Il modo in cui, ormai sveglio, lo stringeva a sé, come se avesse paura che svanisse come i suoi sogni.
 

Loki

Thor si era riappisolato con la testa appoggiata sulle sue gambe.
Loki non sapeva se dovesse farsi i complimenti per riuscire a ridurre il principe dorato in quel modo dopo un solo amplesso o se dovesse trionfare all’idea che Thor non avesse fretta quand’era tra le sue braccia.
Ne aveva sempre avuta con tutte le altre, glielo aveva confidato lui stesso quando ancora erano convinti di essere fratelli. A Thor non piaceva perdere tempo, un volta che aveva preso e dato piacere non faceva che concedersi pochi istanti prima di prendere la sua donna ancora una volta. Se, alla fine, la fanciulla di turno finiva per addormentarsi nel suo letto, era solo perché suo fratello era troppo gentile per invitarla ad andarsene e, sotto sotto, gli piaceva che qualcuno lo sorprendesse al mattino e parlasse delle sue continue conquiste erotiche.
Loki non aveva mai potuto saggiare la pratica di quelle confidenze infantili.
Fin dalla prima notte, quando entrambi si erano ritrovati atterriti e smarriti di fronte a quello che avevano condiviso, Thor non aveva mai dato cenno di volersene andare.
Thor non aveva fretta di consumare la sua passione, perché sapeva che non si sarebbe spenta con un secondo, un terzo, un quarto amplesso. Thor si rilassava tra le sue braccia, si addormentava come un bambino, ingenuo e fiducioso che nulla di male potesse accadergli.
Potevano sempre ricominciare a fare l’amore al suo risveglio, oppure il giorno dopo, non aveva importanza, perché ci sarebbe stata comunque un’altra volta.
Loki lo guardava il silenzio accarezzandogli lentamente i capelli.
Le prime volte, era stato lui a fuggire, a scappare da quel legame che stava prendendo nuova forma e, questa volte, avrebbe avuto anche il potere di strangolarlo più di quanto il loro passato insieme non facesse già.
Era stato bravo, Loki, aveva finto indifferenza per un periodo di tempo tanto lungo che era quasi riuscito ad autodistruggersi nel tentativo di negare la verità. Dopotutto, le migliori bugie che aveva mai detto erano sempre state per se stesso.
Prima si era detto che non sarebbe accaduto mai più.
Poi era cominciato a succedere tutte le volte che il suo cammino incrociava quello di Thor.
Prima si era detto che si trattava di sesso, nulla di diverso da un combattimento, un modo per sfogare rabbia e rancore lasciando che fosse Thor quello ad uscirne sconfitto.
Poi aveva cominciato a realizzare che l’unica cosa che riusciva a fare tra le braccia di Thor era sentire e non pensare.
Pensava di aver toccato l’oscurità più nera il giorno in cui aveva lasciato la presa su quello scettro per cadere nel vuoto, ma non era vero. Ora c’era molto di più in gioco, ora c’erano molte più cose a far male e cadere nell’oscurità non metteva tanta paura quanto la possibilità di riconquistare la luce a cui si era deciso di rinunciare.
Loki avrebbe potuto vincerla quella guerra, avrebbe potuto distruggere Thor schiacciando il cuore che gli porgeva con più insistente notte dopo notte. Sì, per una volta, Loki avrebbe potuto essere il vincitore.
“Thor…”
Invece aveva scelto di arrendersi.
“Thor, il sole è già alto,” mormorò passando le dita tra quei fili dorati con più urgenza. Thor si girò su un fianco nascondendo il viso contro il suo grembo e posandovi un bacio leggero, “chiudi le tende, fingi che sia ancora notte.”
“Se ci scoprono cadremo in un’oscurità ben più cupa di quella della notte…” Commentò Loki stringendo le labbra fino a farle divenire una linea sottile.
Thor alzò lo sguardo verso il suo viso guardandolo dal basso in alto, “non permetterei mai a nessuno di farti del male.”
Loki sorrise sarcastico, “dovresti distruggere mezza Asgard, se il peggio dovesse verificarsi.”
Thor si mise a sedere sospirando profondamente, “dopo tutto questo tempo, penso che possiamo smettere di preoccuparci,” disse guardando il compagno dritto negli occhi, “nostro padre avrebbe già dovuto sapere ogni cosa, se i tuoi poteri non fossero più che sufficienti per nasconderci.”
“Chi ti dice che non lo sappia?”
“Se lo sa, non gli interessa,” lo rassicurò Thor avvicinandosi per posare un bacio leggero su quelle labbra fredde, “se non lo sa, non c’è ragione di temere.”
Loki non aveva mai saputo cosa fosse la sicurezza e quella che Thor gli concedeva lo spaventava più dell’ignoto. Thor fece per baciarlo ancora una volta, ma Loki gli premette una mano contro il petto respingendolo quasi gentilmente, “è tardi,” ripeté con più fermezza, “dovresti andare.”

Pomeriggio
Thor

Thor passava la maggior parte del suo tempo su Asgard lontano dai membri della corte.
L’unica che visitava regolarmente era Frigga, sua madre, la sola persona da cui Thor non doveva temere nulla perché, sempre ammesso che potesse leggere nei suoi occhi il segreto che custodiva, non avrebbe detto a fatto niente per minare alla felicità sua e di Loki.
Tuttavia, non c’era giorno in cui la regina non nominasse il figlio perduto e non c’era giorno in cui Thor, vedendo il suo dolore e soffrendone a sua volta, non desiderasse confidare la verità almeno a lei.
“Non sai niente di lui, vero?”
Lo chiedeva spesso perché, nonostante la serenità che Thor, agli occhi di tutti, sembrava aver ritrovato, Frigga non poteva credere che suo figlio avesse messo completamente da parte la ricerca del fratello adottivo. Se solo avesse potuto dirle che non c’era più nulla da cercare…
“No, madre, mi spiace,” mormorò Thor cercando di non incrociare i suoi occhi.
Frigga annuì, “scusa se le mie domande insistenti ti rendono triste, amor mio.”
Thor sorrise dolcemente, “non devi assolutamente darti una simile colpa.”
“So che non dovrei ricordarti ciò che ti ha fatto tanto male, ora che sembri così felice…”
Ciò che mi ha fatto male è la mia felicità, madre.
“Mio fratello è nei miei pensieri comunque, non posso cancellarlo.”
Frigga sorrise tristemente, “sì, lo so, Thor.”

Loki

Loki si annoiava, per lo più.
Dopo che Thor lo lasciava, non aveva praticamente nulla da fare su quel ridicolo pianeta abitato da formiche.  Se solo fosse stato un po’ più onesto con sé stesso, se avesse gettato l’orgoglio da una parte e avesse smesso di evitare di guardarsi allo specchio. Forse, solo forse, avrebbe notato che dove, per anni, aveva contato ferite ed ematomi, ora vi trovava solo i segni della passione di Thor.
Sul collo, sul petto, sul ventre, tra le gambe… Soprattutto, tra le gambe.
Prima si toccava le bocca per cercare il punto preciso in cui la carne si era spaccata.
Ora vi passava le dita distrattamente sentendole gonfie e formicolanti a causa dei baci continui e dei morsi leggeri.
Loki si annoiava in quell’appartamento di New York e s’innervosiva al pensiero di quanto il suo animo fosse volubile. Di come correva sotto la doccia per togliersi di dosso l’odore di Thor, solo per ritrovarsi a pensare che l’acqua non era mai calda quanto il corpo dell’altro contro il suo. Di come evitava di pensarci e finiva per cercarlo nelle cose più piccole e futili: nell’angolo della cucina in cui gli aveva avvolto le braccia intorno alla vita, sul balcone dove l’aveva sorpreso con un bacio sul collo, sul divano dove spesso erano finiti lasciando raffreddare la cena.
Pur di smettere di pensare, si ritrovava a fare le faccende di casa, nemmeno fosse una di quelle sgualdrine di corte che, dopo aver tenuta la testa china per tutto il giorno compiendo rispettosamente il loro dovere, bisbigliavano alle sue spalle scambiandosi commenti velenosi.
Raccoglieva i suoi vestiti da terra e li riponeva nell’armadio con cura.
Raccoglieva quelli di Thor, ripiegava i jeans e li appoggiava sul bracciolo del divano, poi si ritrovava a rigirarsi la maglietta tra le mani, come se non sapesse che farci. Era già troppo tardi per essere razionale, quando si portava il tessuto al viso inspirando profondamente l’odore dell’amante.
Nemmeno se ne accorgeva, quando infilava la testa e le braccia nell’indumento per indossarlo.
Era solo una questione di minuti, prima che il desiderio avesse la meglio, prima che si ritrovasse nel letto in cui avevano consumata l’ennesima notte d’amore affondando il viso nel cuscino di Thor con gli occhi chiusi. Immaginava di averlo vicino mentre la mano scendeva quasi timidamente dove il principe di Asgard aveva lasciato la prova più concreta del suo passaggio.
Aveva avuto Thor solo poche ore prima, lo avrebbe avuto di nuovo poche ore dopo.
Ma Loki si annoiava facilmente in quell’appartamento con solo l’odore di Thor a fargli compagnia.

Sera
Thor

“Posso parlarti?”
Certe volte Thor pensava che Sif lo facesse a posta, che richiedesse la sua presenza pochi minuti prima della sua partenza proprio per farlo tardare. Proprio per far irritare Loki.
“Devo andare,” mormorò gentilmente Thor.
“Solo pochi minuti,” lo rassicurò lei impedendogli di avanzare verso la sala del banchetto. Thor non vi avrebbe partecipato nemmeno quella sera, lei lo sapeva fin troppo bene, stava andando solo per congedarsi dai suoi genitori. Non sarebbe tornato al mattino, quella volta.
“Thor, siamo tutti preoccupati per te.”
Lui sorrise, “per quale motivo?”
“Sei assente…” Spiegò Sif amaramente, “non sono fisicamente, anche quando sei qui è come se non ci fossi o non volessi esserci. Il tuo pensiero è perennemente altrove.”
Thor rise, “sì, amica mia, ti confesso che è così.”
Sif sospirò profondamente, “Thor, se si tratta di quella mortale, io…”
“Ho molte cose su Midgard di cui prendermi cura, ho delle responsabilità nei confronti di quel regno, non pensare che…”
“Thor,” lo interruppe lei scuotendo la testa, “non sei stato te stesso per molto tempo. Tutti sapevamo che era a causa di Loki, di tutti i segreti lo riguardavano e del modo in cui è venuto fuori il suo vero se stesso…”
“Quale vero se stesso?” Domandò Thor oscurandosi appena, “Loki non è nato ricolmo di rabbia ed odio, tutti abbiamo una parte di responsabilità in quel che gli è successo. Io e mio padre più di altri.”
“Non volevo parlare di lui…”
“Allora perché lo nomi?” Il tono di Thor era glaciale, ora, “Loki si è macchiato di colpe indicibili, non lo nego, ma vi sarei grato se tutti smettesse di ripetermi quanto questo mi abbia influenzato.”
Sif scosse la testa sospirando di nuovo, “Thor, stai inseguendo una felicità fasulla. Prima hai rincorso Loki autodistruggendoti lentamente ed adesso ti stai rifugiando in qualcosa che non può durare, Thor.”
“Non sai nemmeno di cosa stai parlando…”
“Quella mortale non vivrà in eterno.”
“Lo so.”
Ho già lasciato andare Jane, ho già fatto la mia scelta.
“Allora perché, anche ora, ti ostini a farti del male? Per cosa devi punirti?”
La mia punizione è il rimpianto per non averlo fatto prima.
“Mi dispiace, Sif. Devo andare.”

Loki

Loki aveva cenato solo.
No, non era esatto.
Loki non era riuscito a buttare giù un sol boccone per la rabbia, aveva gettato tutto nella spazzatura senza pensarci un secondo di più. Stava imboccando la strada della camera da letto, quando la porta d’ingresso si aprì alle sue spalle facendolo bloccare di colpo.
Thor non disse una parola, aveva imparato a capire quando era meglio tacere.
“Sei in ritardo,” commentò Loki col tono più neutrale che riuscì ad usare.
Sentì Thor sospirare profondamente, “Loki, io…”
“Cosa?” Lo interruppe il più giovane voltandosi nella sua direzione, “ti dispiace? Oh, certo! Non fai altro che dispiacerti da anni!”
Thor scosse la testa lentamente, “perché fai sempre così? Pensi che se avessi potuto, non ti avrei raggiunto prima?”
“Penso che se lo volessi davvero, lo faresti.”
“Loki…” Thor fece un passo in avanti, l’altro un passo indietro, “ti prego, non fare così.”
“Se è solo una puttana che ti scaldi il letto la notte, quella che vuoi, basta che tu lo dica e tutto tornerà come era in principio.”
“Non devi nemmeno azzardarti a pensarla una cosa simile!” Esclamò Thor esaurendo velocemente la distante tra loro, “sei tu il primo a dire che non dobbiamo destare sospetti! Sei tu il primo a cacciarmi dal tuo letto…”
“Oh, è il mio letto, ora?”
“Il nostro letto,” si corresse Thor.
Loki scosse la testa, “no, no, hai ragione. Il mio letto, tu sei solo un ospite di passaggio che sopporto finchè mi farà comodo averti!”
“Adesso stai esagerando…”
“Ah sì?” Loki gli rivolse un sorrisino sarcastico, “chi me lo dice che tutte le volte che torni nel cuore della notte e non mi sfiori con la scusa di non volermi svegliare non è perché ti sei già infilato tra le gambe di una fanciulla ben disposta ad allargarle per te?”
“Da quando sei diventato così volgare, per sapere?”
“Non mi faccio dare del volgare da una puttana di alto borgo che si è scopato mezza Asgard.”
“Ehi!” Thor lo afferrò per le spalle sbattendolo contro il muro con una certa violenza, Loki non cedette a quella battagli di sguardi nemmeno per un istante, “devi smetterla di comportarti in questo modo. Non puoi pretendere che, oltre quella porta, non esista nient’altro che mi riguardi.”
“Lo decido io cosa ti riguarda o no…”
“Non sono una tua proprietà, Loki!”
“Dovevi pensarci prima di dire che mi ami!”
Thor aprì la bocca, cercò di replicare ma tutto quello che gli venne da fare fu premere le proprie labbra contro quelle di Loki per impedirgli di sputare altre sentenze velenose. L’altro stette al gioco per poco, prima di mordergli con forza il labbro inferiore.
Thor si allontanò con un gemito e Loki gli sorrise vittorioso, aspettando la prossima mossa. Thor si pulì in sangue con il dorso della mano, poi ricambiò l’espressione. Fece per avvicinarsi, ma Loki lo spinse indietro senza particolare difficoltà. Vi fu un secondo tentativo che finì allo stesso modo.
Al terzo, Thor afferrò entrambi i polsi dell’amante bloccandoli contro il muro.
“Chi altro vorresti fare entrare nel tuo letto, oltre a me?” Ringhiò Thor a pochi millimetri dalle labbra dell’amante.
Loki sorrise vittorioso, “mentivo, idiota…”

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Capitolo 2
*** Odore ***


I
Odore


“Quando riparti?”
Thor adorava perdere tempo in quel modo: Loki steso accanto a lui, le loro labbra a pochi centimetri i distanza, i loro corpi nudi quasi completamente aderenti l’uno all’altro ed il tempore delle lenzuola ad addolcire il tutto. Loki era sveglio, sapeva che se avesse aperto gli occhi, lo avrebbero accolto due iridi tanto verdi da non sembrare reali.
Anche Thor era sveglio, ma non voleva ancora aprire gli occhi a lasciarsi trascinare completamente nel mondo reale. Sorrise, “non così presto, abbiamo tempo…”
“Il tempo non è mai abbastanza…”
Thor si sentì riscaldato dentro da un simile commento, “se fai così, potrebbe venirmi il dubbio che ti stai innamorando di me,” fece scivolare la mano lunga la schiena di Loki arrivando alla morbida destinazione che vi era alla fine.
“Non farlo, Thor.”
“È troppo tardi e lo sai,” Il dio del tuono era perfettamente consapevole di quello che rischiava mettendo in bella vista ogni sentimento che gli faceva vibrare l’anima, ma aveva bisogno che Loki sapesse, che sentisse… Anche se, ogni volta, rischiava che non accettasse.
“Non mi prendi questa mattina?” Domandò Loki con tono casuale.
Thor si decise ad aprire gli occhi e lo guardò, “non ti ho soddisfatto la notte scorsa?”
“Non è una domanda a cui intendo rispondere,” perché avrebbe dovuto ammettere che sì, era soddisfatto ma ne voleva ancora. Ne avrebbe sempre voluto ancora.
Probabilmente, era una naturale conseguenza dell’aver passato tutta la prima parte della sua giovinezza a cercare di crearsi una buona immagine di sé a discapito della libido. Ora che un uomo moriva per lui, ora che un uomo si era fatto male al punto di sanguinare, pur di avere una minuscola possibilità di averlo accanto, Loki poteva permettersi di recuperare tutti gli anni sprecati.
E non poteva dire quanta insicurezza gli venisse ogni volta che Thor non gli saltava addosso.
Non era capace di fondere amore e desiderio, Loki, non ancora. Non riusciva a capire che Thor si sentiva completamente appagato dall’averlo lì, tra le sue braccia, nudo certo, ma non per forza con le gambe aperte, pronto a soddisfare ogni suo istinto animale.
Loki non era una sgualdrina come quelle a cui era abituato Thor e non si sarebbe mai lasciato trattare come tale. Ciò che in cuor suo lo intimoriva era che l’idiota non chiedesse e non pretendesse, dato che ora sembrava del tutto intenzionato a farsi passare da gentiluomo del secolo, ma che finisse col cercare di nuovo un simile tipo di desiderio. Impari, di completa sudditanza, adorante fino allo schifo, basato dal barbaro scambiarsi di fluidi corporei.
Tutto ciò che Loki non sarebbe mai stato disposto a concedergli. Mai, a costo di tornare a vagare per l’universo in sola compagnia della sua oscurità interiore, quella che non capiva se Thor avesse imparato ad accettare o avesse deciso d’ignorare per quieto vivere.
Aveva mille domande da porre, Loki. Aveva altrettante questioni aperte a cui solo Thor avrebbe potuto porre rimedio, ma Loki era il principe delle bugie: poteva accettare di fare l’amore con Thor e poteva accettare che questo gesto fosse la prova di qualcosa di vero, sincero, grande per l’amante ma Loki conosceva la forza delle parole. E sapeva che, se un domani avesse dovuto mettersi contro Thor e sparire, era meglio parlare solo per ferire.
Loki non aveva mai confessato nulla a Thor, si era solo limitato a rispondere ai suoi baci quando lo baciava ed a lasciarsi amare quando l’altro voleva fare l’amore. Il silenzio era la sua via di fuga, in caso di bisogno avrebbe potuto negare tutto, avrebbe potuto convincere Thor di essersi ingannato per tutto il loro tempo insieme, che, di fatto, Loki non gli aveva mai detto niente, non gli aveva mai dato certezze.
“Se vuoi fare l’amore, non devi far altro che chiederlo,” mormorò Thor spostandosi sopra di lui e rivolgendogli un sorriso dolcissimo. I loro corpi aderirono e Loki si lasciò andare ad un sospiro, seguito da una smorfietta diabolica, “sei già duro…”
“E tu completamente bagnato,” commentò Thor facendo scivolare una mano tra le cosce ancora chiuse dove Loki aveva portato la prova delle sue reali origini per tutta la vita, in silenzio, con vergogna e disgusto verso se stesso.
“Adoro quella parte di te, sai?” Era vero, perché concedendogliela, Loki gli faceva un dono più grande di tutte le vergini vogliose che si era premurato di deflorare. Loki si faceva amare da lui non come uno Jotun e, sebbene si fosse sempre rifiutato di mostrargli il suo secondo aspetto, Thor si sentiva come se il suo amore fosse abbastanza per fargli accettare anche quella parte di sé. Quella che odiava di più al mondo.
“Stai zitto…”

“Ho bisogno di una doccia,” mormorò Loki qualche ora dopo, mentre Thor lo cingeva da dietro baciandogli la linea che andava dal collo alla spalla, “mi sento il tuo fetore sulla pelle, è disgustoso.”
Thor sorrise contro la sua guancia, “a me piace avere il tuo odore addosso.”
Loki girò il viso di trequarti, “ovvio, il mio è di gran lunga migliore del tuo.”
Thor rise stringendolo di più a sé, “sai perché io mi faccio la doccia sempre prima di far l’amore con te e mai dopo?”
“Perché sei un volgarissimo selvaggio?”
“No,” Thor lo massaggiò tra le gambe senza vergogna, “perché solo sentendo il tuo odore su di me, posso sopportare di rimanerti lontano per tutta la giornata.”
Loki si sentì profondamente irritato da quelle parole, perché non poteva dire a Thor che passava tutto il giorno con i suoi vestiti addosso toccandosi di tanto in tanto quando l’attesa diveniva snervante e la solitudine insopportabile. Era sempre stato solo, Loki. Era sempre stato superiore alla maggior parte dei bassi istinti che caratterizzava i giovani di Asgard, maschi o femmine che fossero! Ed ora… Ora, quell’idiota che aveva chiamato fratello tutta la vita, gli faceva perdere la testa come il più comune degli adolescenti in calore ed era una caduta in basso che non riusciva a tollerare.
Allontanò la mano di Thor dal suo corpo bruscamente e con altrettanta velocità si liberò dal suo abbraccio, “vado a farmi una doccia,” proclamò con voce disinteressata, mentre Thor si decideva a cancellarsi dalla faccia quell’espressione beatamente innamorata.
“Loki…” Chiamò confuso. Non era adorazione ed accettazione ciò che aveva sempre cercato suo fratello? Non era questo che gli stava dimostrando giorno dopo giorno con tutta la sincerità che lo caratterizzava? Dove aveva sbagliato, ora?
“Loki, ho detto qualcosa che non va?”
Gli aveva ricordato che, per quanto a Loki piacesse credere il contrario, per quanto il legame fosse cambiato in natura, la catena tra loro restava ed era divenuta più stretta di quando la comune decenza permettesse e, in parte, era stato lui stesso a permetterlo.
In amore è più forte chi ama di meno.
Loki pensava che quel ruolo gli spettasse, Thor era sempre fin troppo bravo a sbattergli in faccia che no, non era in vantaggio in quella relazione, che se fosse andato storto qualcosa, sarebbe toccato al principe perduto rinunciare alla luce ancora una volta. Non ci si abitua mai a cadere, mai. Ogni volta può solo fare più male.
Fu quello l’ultimo pensiero coerente che attraversò la mente di Loki, prima che una debolezza improvvisa, mai provata prima, lo facesse ricadere seduto sul letto.
“Loki!” Thor gli fu subito accanto, “ti senti bene?”
Loki riuscì solo a scuotere la testa e Thor lo guidò gentilmente a stendersi spostando entrambi i cuscini dietro la sua testa, “respira, Loki. Guardami e respira.”
Sebbene il capogiro fosse forte, Loki riuscì ad aprire gli occhi e a guardare Thor. Per quanto gli dispiacesse ammetterlo, la sua vicinanza era incredibilmente confortante. L’amante gli appoggiò una mano sul petto e Loki si concentrò su quel piccolo peso per riprendere un respiro regolare.
In pochi minuti, ogni brutta sensazione era sparita.
“Meglio?” Domandò Thor preoccupato e Loki annuì. L’altro lasciò andare un sospiro di sollievo, poi gli posò le labbra sulla fronte, “non devi farmi spaventare così.”
“Non sei mia madre…”
“Sì, ma sono suo figlio, le dovrò pur assomigliare in qualcosa,” rise Thor tornando a guardarlo negli occhi, “devo prendermi cura di te anche per lei, se un giorno sapesse che ti è successo qualcosa mentre eri con me, non me lo perdonerebbe mai…”
Loki fece una smorfia, “ha tenuto te in grembo, non me.”
“Questo non significa che non ti ami,” replicò Thor accarezzandogli i capelli in disordine, “non ti avrà partorito, ma ti ha nutrito col suo latte, è dare la vita anche quello, non credi? Inoltre…”
Loki si era fermato a guardarlo confuso.
Thor ricambiò l’espressione, “non sapevi che nostra madre ti aveva allattato?”
Loki scosse appena la testa, “pensavo facesse parte della bugia…”
Thor sorrise benevole, “no, l’ha confidato a me dopo che era già accaduta ogni cosa. Alla fine, siamo comunque fratelli di latte.”
“Oh, come sono felice…” Mormorò Loki sarcastico chiudendo gli occhi stancamente.

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Frigga sobbalzò quando suo marito fece ingresso nelle sue stanze senza nemmeno bussare. Anche le fanciulle intorno a lei s’irrigidirono e il silenzio con cui il re scrutava la moglie non fu loro di alcun conforto.
“Andate, giovani, lasciateci soli,” ordinò gentilmente Frigga, sebbene Odino non avesse detto una parola in merito: dopo tutti quei secoli insieme, non era necessario.
“L’ha trovato…” La notizia uscì dalle labbra del re non appena la porta della stanza si fu richiusa.
Frigga non credette di capire e non disse una parola.
“Heimdall l’ha trovato, Frigga,” ripeté Odino affinché non ci fossero subbi a proposito di chi stava parlando. La regina dovette sedersi per combattere un capogiro causato dall’emozione, “ne è sicuro?”
“Assolutamente…” Rispose Odino avvicinandosi alla consorte, “è Loki, non ci sono dubbi.”
Frigga sospirò pesantemente cercando di calmare il suo cuore impazzito, “sta bene?”
“Non lo so,” la voce di Odino era fredda e ricolma d’ira, ma la regina non aveva tempo di preoccuparsi delle emozioni del marito in un momento tanto atteso.
“Dov’è?”
“Midgard.”
“Midgard?” Frigga sbatté le palpebre confusa, “Thor l’ha cercato lì per dei mesi, passa in quel mondo la maggior parte del suo tempo, com’è possibile che…?” Un’intuizione improvvisa le fece morire la voce in gola. Pensò a Thor, pensò a tutto il tempo che passava su Midgard per amore di una mortale di cui nemmeno osava parlare. Già, Thor non aveva mai parlato con nessuno della sua amante, non si era confidato nemmeno con lei, sebbene in passato le avesse raccontato praticamente ogni cosa che rispettasse i limiti della decenza. Chiuse gli occhi e si prese la testa tra le mani, “Thor è con lui vero?”
“Sì…”
“È sempre stato con lui…”
“Probabilmente…”

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Loki sbuffò, “ho detto…”
“Ho sentito cos’hai detto!” Esclamò Thor frizionandosi i capelli con un asciugamano, “e no! Non ti lascio da solo dopo quello che è successo pochi minuti fa.”
“Thor, sto bene!” Ribatté Loki esasperato stringendo la cita dell’accappatoio: c’era poco da fare, sembrava un sacco pieno comunque. “Silenzio…” Bofonchiò Thor buttandogli l’asciugamano sopra la testa e cominciando ad asciugargli i capelli lentamente.
“Fa piano, idiota, mi decapiti così!”
Thor rise prendendo un lembo dell’asciugamano e alzandolo quel tanto che bastava per vedere gli occhi verdi di Loki parzialmente nascosti da una ciuffo ribelle di capelli corvini. Si beò di quell’immagine per un po’, poi qualcosa attirò la sua attenzione. Non sapeva cosa fosse, ma era qualcosa di stupendo.
Forse era il colorito leggero che aveva ravvivato il viso di Loki, forse erano i suoi occhi più verdi e brillanti del solito, forse perché i suoi lineamenti sembravano essere divenuti infinitamente più dolci ora che Thor si premurava di farlo mangiare regolarmente. “Che c’è?” Domandò annoiato l’oggetto dei suoi desideri.
“Non lo so,” ammise Thor con un sorriso innamorato, “sei bellissimo stamattina.”
Si chinò per posargli un bacetto veloce sulla labbra.
“Sei ubriaco?” Domandò Loki sarcastico.
“Di te? Forse…”
“Idiota,” Loki lo spintonò via e Thor rise, “sparisci dalla mia vista, vai a giocare all’eroe con quelle formiche che ti piace definire amici.”
Thor gli fece fare al massimo due passi, prima di afferrarlo per un polso ed attirarlo a sè, "non me ne vado, senza il tuo odore addosso."
Loki nemmeno provò a dimenarsi. Lo lasciò fare, mentre apriva l'accappatoio e lo sollevava. I loro corpi erano ancora umidi e avrebbero sicuramente bagnato le lenzuola. Poco male, le avrebbe cambiate, prima che la noia della solitudine lo inducesse a dare un calcio alla sua dignità nonostante tutte le ore d'amore che avevano condiviso quel giorno. 
Se quelle mura avessero potuto parlare, si ritrovava a pensare, a volte... 
Sarebbe stato un ottimo motivo per invitare quegli stupidi mortali a cena ed umiliare Thor sulla pubblica piazza.

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"Mio signore..."
...
"L'avete trovato?"
...
"Esattamente dove l'avevamo lasciato, mio signore."
...
"E vi siete lasciati sfuggire un moccioso nascosto in un formicaio di mortali?"
...
"Abbiamo sottovalutato i suoi poteri, mio signore, tuttavia..."
...
"Tuttavia?"
...
"O vuole farsi trovare o deve averli persi improvvisamente, senza rendersene conto."
Il mostro sorrise divertito.
"In altre parole: o vuole suicidarsi, o presto ricerverà l'ultima sorpresa della sua vita."

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