Goodbye, Louis

di Superwoman_yeah
(/viewuser.php?uid=307211)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I am in trouble ***
Capitolo 2: *** Is she an angel? ***
Capitolo 3: *** Drunk ***
Capitolo 4: *** Stop lying ***
Capitolo 5: *** What is the truth? ***
Capitolo 6: *** Who is the blonde boy? ***
Capitolo 7: *** What hides Tomlinson? ***
Capitolo 8: *** Only one evening. ***
Capitolo 9: *** There's a party in the city. ***
Capitolo 10: *** Strawberry and lemon. ***
Capitolo 11: *** London Eye. ***
Capitolo 12: *** On the beach. ***
Capitolo 13: *** Sport? Hahaha no. ***
Capitolo 14: *** Temperature. ***
Capitolo 15: *** Out of here! ***
Capitolo 16: *** It is all a mistake. ***
Capitolo 17: *** She's Hope. ***
Capitolo 18: *** Only trouble... ***
Capitolo 19: *** Hope is the solution! ***
Capitolo 20: *** Go home. ***
Capitolo 21: *** Memories. ***



Capitolo 1
*** I am in trouble ***


                                                                                          I am in trouble.

Era una calda sera di fine giugno e dalla mia finestra potevo vedere la punta di quel grande orologio, che era l'unico contatto che avevo con il tempo, quando ero immersa in conversazioni anonime su internet, con persone che probabilmente non avevano niente da fare come me. Proprio in quel momento, sentii il Big Ben suonare: dovevano essere le 20. Decisi di riprendere quel dannato libro di letteratura inglese cercando di impegnarmi, il che sembrava impossibile... tutto intorno sembrava più interessante, perfino la corsa di due lumache lo sarebbe stato. Stavo per iniziare a studiare, quando sentii mio padre urlare dal piano di sotto "Marika scendi, Devo parlarti!"
Subito posai il libro e corsi, avrei preferito tutto allo studio.
"Dimmi papà." risposi scocciata, mentre scendevo le scale.
"Piccola mia, come sai, sono nuovo al lavoro. I miei capi, mi hanno appena chiesto di mangiare una pizza con loro, per conoscerci meglio. Non potevo rifiutare ovviamente..." disse quasi dispiaciuto.
Lo fissai senza dire niente. Odiavo, quando metteva al primo posto il lavoro, ma sapevo che lo faceva per me, quindi mi limitai a fare un cenno con la testa.
"Bene, questi sono i soldi. Comprati un pizza o quel che vuoi, ma mi raccomando non comprare troppo fritto non vorra..." lo interruppi prima che finisse la frase.
"Non vorrai mica diventare una balena come Flora." Lo imitai. Scoppiammo tutti e due in una risatina.
"Ora che ci penso sarebbe meglio. I ragazzi non ti correrebbero dietro."
"Non preoccuparti, fino ad ora nessun ragazzo mi è mai corso dietro." Ero imbrazzata, ma lo nascosi.
"Hanno ragione, quando dicono che ormai i ragazzi non hanno più buon gusto." fece per risollevarmi lui.
Dopo che mio padre se ne era andato mi venne fame. Decisi di farmi portare la pizza a casa dal fattorino e non di cenare in locale. Odiavo ascoltare Flora, la cassiera, che mi parlava di tutti i suoi problemi, come se non ne avessi già abbastanza io. Quando arrivò la consegna, presi la pizza, mi catapultai sul letto davanti al pc e iniziai ad addentare quel soffice impasto, mentre giravo per il web. Mi ero iscritta in un social network popolare. Vidi la finestra dei messaggi aprirsi, era un certo 'BlueWolf', mi contattava da un paio di giorni. La mia e-mail era SweetMermaid. Erano nomi abbastanza stupidi, ma era questo il bello: nessuno sapeva chi eri.
BlueWolf: "Hei bellezza xx"
SweetMermaid: "Hei c:"
BlueWolf: "Che fai?"
SweetMermaid:"Solite cose... te?"
BlueWolf: "Niente di che. Scrivo ad una ragazza stupenda."
SweetMermadi:"Salutamela." In realtà avevo capito il giochetto.
BlueWolf: "Allora guardati allo specchio e salutati."
SweetMermaid: "Io? Ma se non mi hai mai visto."
BlueWolf: "Non ho bisogno di vederti per capire quanto stupenda sei."
SweetMermaid: "Che dolce." In realtà, sembrava tanto una presa per culo.
BlueWolf:"Grazie:)"
SweetMermaid:"Io vado. Ho un libro di letteratura che non vuole aprirsi."
BlueWolf: "LOL a domani."
Chiusi la chat e inizia a studiare. Quel ragazzo mi faceva sentire meglio, anche se non lo conoscevo e se non sapevo se davvero pensava quel che mi scriveva. Esausta mi feci una doccia e andai a dormire. Era l'una. Non sapevo con quale coraggio mi sarei svegliata il giorno dopo.
 
Il giorno dopo.
'DRIN, DRIN, DRIN' sentii al mio risveglio. Non sopportavo quell'aggeggio infernale: era come un cartello che diceva 'Quello che hai appena vissuto è tutto falso, ritorna alla tua vita di merda!'. Mi feci forza e coraggio e mi alzai dal letto, erano già le 8.45 e le lezioni iniziavano alle 9.00. Infilai di fretta la divisa, pettinai i capelli di corsa e non ebbi il tempo di truccarmi, così rimasi in bella vista le occhiaie, dovute alla nottata bianca, passata a studiare. Arrivai in classe giusto poco prima del suono della campanella. Appena entrata dovetti subire le battutacce dei mie amici. Il capo gruppo era Louis, un certo Louis Tomlinson, uno di quei ragazzi che non odiarlo era impossibile, se non eri un'ochetta svampita. Infatti, fu lui a prendere la parola.
"Hei, Miss Occhiaie. Ti è finito l'abbonamento a ClioMakeUp?" disse con uno sguardo malizioso. Tutta la classe scoppiò a ridere. Odiavo i miei 'compagni' con tutta me stessa, era un gruppo di idioti che seguiva la massa e che non aveva un proprio cervello. Trattavano quel Louis da re solo perchè era più grande, che poi lo era solo perchè era stato bocciato e soprattutto tutti gli correvano dietro perchè era l'unico con la patente. Avrei voluto urlare tutto questo, ma mi limitai a fargli una smorfia. Dopo, mi venne vicino, si sedette sul mio banco e con fare da duro domandò "Allora, cosa fai questa sera?" 
"Non sono affari che ti riguardano." dissi dandogli una spinta e facendolo cadere dal banco
"Hai mai provato a divertirti? Fammi indovinare sei la solita figlia perfettina che segue a punto gli ordini dei genitori. Perchè non esci questa sera?" continuò.
"Ho di meglio da fare." in verità non avevo nulla da fare. Avrei passato la serata al pc.
"Tipo studiare?" tutta la classe scoppiò di nuovo a ridere. 
"No, tipo non perdere tempo con idioti come te." gli urlai.
Louis stava continuando, quando entrò la prof in classe e preferimmo fare finta non fosse successo niente. Passarono le ore e non riuscii a non addormentarmi, ma durò poco. Infatti, sentii una penna sbattere bruscamente sul mio banco, era la mia prof di matematica.
"Signorina, le pare questo il modo di comportarsi durante la lezione? Non bastano i buoni voti, conta pure l'educazione. Cosa che mi sembra lei non abbia affatto!" 
"Mi scusi... non mi sento molto bene." mentii.
"Lei crede che basti questo?" Certo che si. Cosa avrei dovuto dire? La sua lezione è noiosissima? Invece non dissi nulla.
A quel punto, intervenne un altro buffone, Stan, la pecora preferita di Louis. Così lo definivo: una pecora.
"Suvvia prof, non la tratti in questo modo, non vede che sta per piangere? Non ha una vita sociale, passa tutto il tempo sui libri, almeno in qualcosa le dia soddisfazioni." 
"Non sono problemi tuoi, come diamine passo la giornata, idota!" lo aggredii, alzandomi e sbattendo violentemente le mie mani sul suo banco."Sono convinta di potermi divertire più di tutti voi!" continuai.
"Oh mi sembra una sfida." disse malizioso Stan, guardando Louis.
"Incontriamoci questa sera a casa mia. Ci sarà una festa. Vediamo come te la cavi Marika!" fece con aria di sfida.
"Basta ragazzi! Tutti e tre in presidenza e domani pretendo un incontro con i vostri genitori, ho un paio di cose da dire!" si lamentò la nostra prof.
Finalmente quell'inferno finì e tornai a casa. Entrata vidi con mia sorpresa che mio padre era già tornato.
"Che succede?" domandò mio padre.
"Niente... cosa dovrebbe succedere?"
"Non lo so, dovresti dirmelo tu!" disse aumentando il tono della voce.
"Cosa vuoi che ti dica?!"
"Non so... non so nemmeno io cosa voglio da te. Anzi ora che ci penso credo di averne un'idea: vorrei sapere perchè mai la preside mi ha chiamato per il tuo comportamento, perchè passi ore al pc senza uscire un giorno con gli amici, perchè non ti curi un poco. Insomma, non è questo quello che voglio da te!"
Non so precisamente perchè, ma scoppiai a piangere, sentii qualcosa nel cuore, ma non qualcosa di bello. Così riuscii solo a rispondergli mentre correvo piangendo per le scale "Non lo so, non lo so perchè. Non sono perfetta non lo sono mai stata e non lo voglio essere!" dopo di questo chiusi la porta con una forza che avrebbe potuto rompere un muro. Mi chiusi nella mia camera e mi stesi sul mio letto. Ero stanca, stanca di non poter sbagliare, così decisi che da quella sera sarei dovuta cambiare, se non riuscivano a considerarmi perfetta dopo tutti i miei sacrifici gli avrei fatto capire cosa davvero era l'imperfezione, partendo da una festa. Decisi di andare a quel party, era la scelta più stupida che avessi potuto fare e forse anche quella di cui mi sarei pentita di più, ma non mi importava.

Bleeeh;
Vi starete chiedendo che diamine di parola è 'Bleeeh' e soprattutto che significato ha. Bene, non lo so. E' la scritta che sta sulla mia felpa, mi sembrava carina e ho deciso di usarla come 'Nota dell'autrice'. Ho un'idea, però, di cosa potrebbe essere. Se questo capitolo non vi è piaciuto, per sfogarvi potete gridare 'Bleeeh' (Nel senso di disprezzo). Se vi è piaciuto vi griderete da soli 'Bleeeh' per aver giudicato male il mio capitolo inutilmente. Questo discorso non fa una piega, lo so. Se vi è piaciuto lasciatemi delle recensioni, così so che vale la pena continuare. :)
Ora vado, KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Is she an angel? ***


                                                                                                      Is she an angel?

La prima grande sfida di quella sera era la scelta dell'abito, sapevo benissimo che le altre avrebbero messo tutte vestitini super sexy e magari anche volgari. Non avevo la minima idea di cosa indossare, non avevo vestiti: indossavo sempre jeans e T-shirt, ma sapevo che se mi fossi presentata in quel modo sarei stata giudicata dall'inizio e avrei già perso. Vidi un messaggio sul cellullare, era da parte di Louis "Sei pronta?" decisi di dirgli la verità "Dammi del tempo, ho bisogno di organizzarmi."
"Ok alle 11.00 da me, non più tardi." rispose lui. Avevo solo peggiorato la situazione. Ora, mi toccava anche ideare un piano per uscire di casa, senza essere vista da mio padre. Ricordai che papà aveva conservato per ricordo un vestito che la mamma usava sempre da ragazza, così feci una cosa di cui forse mi sarei vergognata per tutto il resto della mia vita. Mi feci coraggio, entrai in camera da letto e aprii il cassetto dove c'era quello scatolo. Il vestito era ancora più bello di come lo ricordavo, era perfetto proprio come sicuramente era stata la mia mamma: Era un pezzo unico. Camicia color perla, velata, con scollo a V ampio e maniche larghe. Aveva poi un fioccho nero pece, come la gonna leggermente a palloncino, che terminava circa tre centimetri prima delle ginocchia. Lo strinsi un po' a me, non ero sicura di quel che stavo facendo, sapevo che era ingiusto, mio padre ci teneva molto ad avere almeno un ricordo della mamma, ma decisi di indossarlo, era l'unica via per superare il primo ostacolo. Mi feci forza pensando che la mamma me l'avrebbe prestato, se avesse saputo quel che stavo passando. Decisi di abbinare quel vestito all'unico paio di scarpe, nere, con il tacco che avevo e per finire presi una pochette. Era sempre nera, con dei brillanti e una catenella per mantenerla. La missione abbigliamento era stata superata. Non restava che piastrarmi i capelli e truccarmi per bene e così feci senza esagerare però. Ora, però, arrivava la sfida più dura, quella che non mi ero mai permessa di sfidare, quella più tenebrosa e pericolosa: mio padre.
Prima di tutto, mi assicurai che fosse stato fuori casa fino a tardi, infatti sarebbe tornato a casa alle 00.30. Per me, non era un gran vantaggio: già alle 23.00 dovevo stare alla festa, ma era certamente meglio che tenerlo tutta la serata a gironzolare per casa. Prima di andare misi un cuscino sotto al mio letto, chiusi la porta della mia camera e lascia sul tavolo, in cucina, un biglietto, con scritto 'Sto dormendo, non svegliarmi! Ci vediamo domani, buona notte xx'
si, avevo visto troppi film, ma quella era l'unica soluzione che mi veniva, in quel momento. Dopo un po' di cammino, arrivai a casa di Louis. Mi sembrava quasi impossibile trovarmi lì, non potevo credere di esserci andata. Aveva una casa enorme, con villetta, era tutto illuminato, c'era un bar e la musica e non era difficile capire che aveva organizzato una festa nascosto dai genitori. Lo vidi in lontananza, vicino al bar, circondato da un gruppo di ragazze. Era insieme al suo amico Stan, la cosa che meno volevo era salutare quei due, ma dovevo farlo: in fondo, ero andata lì solo per dimostrare loro che ero una dura, cosa che poi non ero. 
"Ciao..." borbottai vergognata.
"E questa chi è?" domandò Stan che era già mezzo ubriaco.
"Non so. La maggior parte delle persone le hai invitate tu... sarà una conoscente." affermò Louis squadrandomi: partì dai tacchi e si fermò alla scollatura, non si degnò nemmeno di guardare il mio volto.
"Chiunque tu sia, sei la ben arrivata bellezza!" Stan, sbandava mentre diceva quelle parole. Mi strinse a se, come se ci conoscessimo da anni.
"Non ci provare idiota!" lo respinsi, lui mi guardò meravigliato.
"Aspetta, aspetta ma tu sei Marika!" disse Louis. L'avevano capito, finalmente.
"Eh?! Intendi la sfigata di classe nostra? Nah impossibile." a qul punto gli diedi un calcio sui piedi e visto che avevo i tacchi non posso dire di non aver combinato nulla, ma se lo meritava. "Vediamo ora chi è la sfigata!" dopo di questo, me ne andai. Tomlinson, invece, mi fermò, tirandomi con la mano. Era così strano, ritrovarsi mano a mano con lui. "Hemm... complimenti sei stupenda." continuò lui. Era tutto rosso. Avrei preferito dargli un pugno in faccia, facendolo diventare ancora più rosso, ma non lo feci e mi litimai a dirgli un grazie. Mi stavo allontanando, quando sentii Stan da lontano gridare "Questa me la pagherai ragazzina. Nessuno tratta così Stan!". Io, gli alzai il dito medio, senza nemmeno girarmi. Non volevo dare troppe attenzioni a quell'idiota.
La festa era iniziata da appena mezz'ora e ed erano già quasi tutti ubriachi o che si scatenavano sulla pista. Io non avevo affatto voglia di ballare e niente di meno quella di bere alcolici, in verità avrei preferito andarmene da quella stupida festa e ritrovarmi nel lettino di casa mia. Chissà se mio padre era già tornato e se si sarebbe accorto di qualcosa, iniziai a chiedermi come avrei fatto ad entrare in casa visto che avevo dimenticato le chiavi, stavo entrando nel panico totale. Ad interrompere tutti i miei pensieri fu una voce dolcissima.
"Ti stai annoiando pure tu vero?" Mi girai e vidi seduta sugli scalini una bellissima bambina con i capelli lunghi e lisci e gli occhi celesti, sembrava un angelo.
"Che ci fa una bambina piccola come te, qui?" dissi avvicinandomi a lei,
"Mi chiamo Félicité" mi fece un sorriso e ignorò la mia domanda.
"Oh che bel nome, io sono Marika' le porsi dolcemente la mano che lei strinse.
"Si, ma gli amici mi chiamano Fizzy."
"Ed io posso avere l'onore di chiamare Fizzy e di essere amica di questa bella bambina?" le domandai.
"Certo." mi sorrise, poi continuò "Sei diversa dalle altre ragazze, loro non mi hanno calcolata, pensano solo a divertirsi ed io mi sento sola e annoiata."
"Ci sono qui io con te..." mi misi sugli scalini accanto a lei.
"Grazie. Credo sarei dovuta uscire con i miei genitori, almeno mi sarei divertita."
"Come mai non l'hai fatto? Sai, le bambine piccole come te, dovrebbero stare con la famiglia." dissi sorridendole.
"Non son piccola, ho 6 anni.' esclamò seria.
"Scusa mi sono sbagliata."
"CAomunque, non sono uscita, perchè volevo stare con mio fratello, non sapevo avesse preferito questa stupida festa, a me."
"Chi è tuo fratello?" le chiesi curiosa.
"Louis. Lo conosci?' domandò spalancando i suoi enormi occhioni celesti. 
Non riuscivo a credere, che quell'angelo fosse la sorella di un ragazzo approfittatore e cattivo.
"Diciamo, ma comunque sono sicura che preferisce te, alla festa." borbottai insicura.
"A quest'ora starebbe con me."
"Non fare così, sono sicura che ti vuole bene."
"Oh questo lo so, è un ragazzo d'oro." la guardai stupita, non riuscivo a credere a ciò che stavo ascoltando.
"E' il miglior fratello del mondo, sa sempre come farmi divertire e mi accontenta sempre. Sai, quando guadagna qualcosa spende sempre dei soldi per accontentare me e le altre mie sorelle.'
"E' davvero dolce." non credevo a quel che dicevo.
"Si. Ora vado in casa, sento freddo." dichiarò, mentre apriva la porta di casa,
"Ciao piccola." le diedi bacio sulla guancia, lei mi fece un sorriso che avrebbe potuto sciogliere tutti i ghiacciai del mondo, tanto che era dolce.
Rimasi un po' a pensare alle parole di quella bambina, non immaginavo fosse così dolce Louis con lei, forse avevo sbagliato a trattarlo così, forse era un ragazzo che dovevo conoscere ancora meglio, prima di giudicare. Non finii di pensarlo, che sentii la voce di un microfono, era Stan. "Ragazzi e ragazze, abbiamo deciso di fare una sfida per rendere la serata più divertente. La persona colpita dal riflettore, dovrà esibirsi in un ballo scatenato e sarà compito vostro decidere se è o no di vostro gradimento." guarda caso la luce colpì me, sapevo che l'aveva fatto apposta e sapevo che centrava anche Louis. Avevo sbagliato, avevo sbagliato tutto, era sempre il solito stronzo e non sapevo come facesse la sorella a dire il contrario. In qualunque modo ero fregata, in ballo ero negatissima e non sapevo come me ne sarei uscita.

 
Bleeeh;
Secondo capitolo postato, finalmente. Spero vi piaccia, se non è così... sapete cosa dovete fare. Ok, per chi non avesse letto la nota dell'altra volta, gridi 'Bleeeh' per sfogarsi. Più leggo questa frase e più mi pare non abbia senso lol.  Voglio ringraziare le due ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, so che sono poche, ma mi hanno reso contentissima. Se non sono più due mai di più, (Lo spero) ringrazio anche le altre. Spero che qualcuno legga questa storia o forse sono l'unica sfigata che passa San Valentino a casa. ç.ç
Ora vado, KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Drunk ***


                                                                                                     Drunk.

Mi sentivo un uccello chiuso in gabbia, che non poteva scappare. Guardavo il vuoto, le persone iniziarono a fischiare e a insultarmi, senza nemmeno conoscermi, secondo loro dovevo essere un clown che serviva a far divertire, ma io non ero così. In quel momento, avrei tanto voluto essere come Miley Cyrus in 'Can't be tamed': libera. Feci un passo dimenticandomi di avere i tacchi e caddi stesa a terra, inutile dire che nessuno venne in mio aiuto, ma iniziarono tutti a ridere, sentivo il suono delle loro risate rimbombare nella mia testa, era un caos. Me ne scappai piangendo, non avevo perso solo la sfida, ma anche quel poco di autostima che mi era rimasta. Uscii da quella villa e arrivai vicino un bar, decisi di fare una cosa di cui mi sarei pentita e che sapevo era sbagliata, volevo affogare le mie preoccupazione e la mia tristezza e l'unica cosa che mi veniva in mente era bere, quando invece avrei dovuto affrontare i miei problemi. Continuavo a chiedere e a bere bicchieri di vodka e il barista continuava a darmene, senza fregarsene, gli importava solo sgangiarmi soldi, era troppo egoista per dirmi che quel che stavo facendo era sbagliato.
Dopo poco, mi ritrovai sul marciapiede come una vagabonda. Mio padre e mia madre non sarebbero stati fieri di me e anche io mi sarei pentita di tutto questo appena avrei ripreso lucidità. Sentii una voce chiamarmi, era la voce di quell'idiota di Louis, la riconoscevo anche da ubriaca.
"Che diamine ci fai qui?" chiese meravigliato.
"E' colpa tua, se sono qui." lo informai, sbandando.
"Non sono stato io. E' stato Stan." disse abbassando lo sguardo.
"Non è bello, buttare tutte le colpe sugli amici, sai?"
"Si, hai ragione, ma ho capito di aver sbagliato. Ora devi tornare a casa."
"Tornaci tu lì." affermai e scoppiai a ridere, senza un motivo.
"Se non torni tu, ti ci porto io!" serio mi guardò negli occhi.
"Quanto ti hanno pagato per venire a cercarmi?"
"Niente." Mi prendeva per culo, lo sapevo.
Continuai a fissarlo con uno sguardo che era un misto tra rabbia e serietà.
"Mia sorella Fizzy, ti ha vista dalla finestra, mi ha chiesto perchè piangevi e ha detto che anche lei sarebbe scappata in quel modo, poi ha aggiunto, che chi ti ha fatto piangere deve essere cattivo." disse tutto d'un fiato, come se avesse i sensi di colpa, non era molto contento di ripetere quelle parole. Poi continuo "Quelle ultime parole mi hanno colpito, anche se non sono stato io ad organizzare quella sfida e poi ho pensato che se qualcuno l'avesse fatto a lei, mi sarei arrabbiato e non avrei sopportato vederla soffrire."
"che dolce, vorrei anche io un fratello così."
"Dopo quello che ti ho fatto?" era stupito.
"Infatti ho detto 'un fratello', ma visto che non lo sei continuerò ad odiarti!" 
"Ho un gran mal di testa..." mi lamentai, toccandomi la fronte.
"Ci credo: avrai bevuto molto per stare qui vicino a me, senza insultarmi."
"Non è vero che non ti ho insulto." mi giravo da tutte le parti, come se cercassi qualche cosa.
"Si, che è vero." 
"Non è vero e basta!" dissi alzando il tono di voce, poi continuai "Ho un forte mal di testa." Mi sentivo malissimo, come se la testa mi fosse potuta scoppiare da un momento all'altro.
"Bene, allora ti porto a casa."
"Non ho le chiavi."
"Perchè devi sempre complicarmi le cose?"
"Tu perchè devi sempre complicarmi la vita?" lui mi guardo per un po', poi si girò e non mi rispose.
"Troverò un modo per farti entrare."
"Non è così facile, c'è mio padre, lui non sa niente."
"Te l'ho fatta combinare grossa, questa volta." esclamò fiero.
"Ahi" borbottai saltando per il dolore. Avevo strofinato, per sbaglio, il braccio contro una scheggia di vetro e mi ero fatta un taglio.
"Certo che non stai mai ferma.' si lamentò, poi mise le sue labbra sulla mia ferita.
"Che fai?! Mi fa schifo" gli urlai, allontanando il braccio. 
"Dovrei essere schifato."
"In fondo, è colpa tua, se sono qui, se non posso entrare a casa, se mi sono tagliata e se sto sola con te." borbottai guardandolo con la faccia di una che era offesa. Lui mi prese in braccio da dietro, dicendomi "Sai quale è la cosa peggiore che ho fatto? Non essere arrivato in tempo. "
"Non capisco..." 
"Ora stai zitta per favore, tanto domani non ricorderai più niente."
Così, iniziò il tragitto per arrivare a casa. Era così strano, stare tra le sue braccia.
 
Arrivammo fuori casa mia. 
"Così, questa è la tua casa?" domandò malizioso. Mi faceva, quasi, paura.
"Almeno così ricordo..." 
Lui, mi appoggiò a terra facendomi alzare in piedi, era strano, mi ero abiutuata al calore del suo corpo. Improvvisamente, sentii il vento soffiare bruscamente sulla mia pelle e subito dei brividi percorsero la mia schiena. Sentivo le gambe tremare e i denti battere, sebbene io non fossi una tipa freddolosa e il tempo non fosse uno dei peggiori.
"Sento freddo..."
"Ho capito..." sospirò e mi diede la sua giacca. 
"Come nei film?" lo guardai nei suoi immensi occhi celesti.
"Si, come nei film." mi sorrise.
Iniziai a sentire gli occhi socchiudersi, per il sonno, inoltre il mal di testa stava tornando.
"No, no Marika!-esclamò preoccupato, scuotendomi-Devi entrare in casa."
Mi raccontò il suo piano, per entrare, senza che mio padre si accorgesse di nulla. Mi sembrava la cosa più stupida da fare, ma anche l'unica soluzione, così accettai. 
"Allora, rimani dietro questo cespuglio, non uscire, mi raccomando o rovinerai tutto!" mi raccomandò, serio.
"Si, ma sbrigati." sbadigliai, assonnata.
Tomlinson bussò il campanello e subito corse per nascondersi dietro il muro di casa.
"Hei, chi è? Non è divertente fare certi scherzi a quest'ora!" entrò in scena mio padre. Continuava a girarsi intorno, per vedere chi era. Louis si allontanò un po' dalla casa e lanciò un tappo di bottiglia, questo finì sulla strada, a tre passi dalla casa, mentre mio padre si avvicinava per vedere cosa era, lui mi catapultò subito in casa.
"Ahi, mi hai fatto male." dissi arrabbiata.
"Non è il momento!- poi continuò- Dove sta la tua camera?" 
"Sopra..." lui mi prese per il braccio e mi tirò fino ad arrivare in camera. Mi stesi esausta sul letto. 
"Credo di essere intrappolato qui, ora come esco?" si guardò, intorno preoccupato. Io guardai verso la finestra, era l'unica soluzione.
"Stai scherzando?" borbottò prima di vedere la mia espressione seria. 
"Ho capito che non stai scherzando... almeno abbiamo scampato tuo padre." si rassegnò.
Fece un salto giù dalla finestra. Volevo vedere come stava, ma sentii i passi di mio padre salire e mi misi subito sotto le coperte. Lui aprì la porta, vide tutto tranquillo e se ne andò. Lentamente, scesi dal letto, infilai i piedi nelle ciabatte e silenziosamente mi avvicinai alla finestra, da cui mi affaccia e vidi Louis sano e salvo. Gli feci il segno dell'OK,con la mano, per non parlare e attirare l'attenzione, lui mi sorrise.
"La felpa..." gli ricordai, sottovoce, per non creare baccano.
"Tienila." 
"Va bene, grazie."
"Buona notte." disse andandosene.
"Buona notte e grazie." chiusi la finestra e andai a dormire. Finalmente, era tutto finito.
 
 
 
Bleeeh;
Heiiii. Finalmente, ho finito di scrivere il terzo capitolo. Forse li sto facendo un po' troppo lunghi e ci impiego troppo a completarli (?) Per ora sto riuscendo a pubblicarne uno ogni sera, ma non so per quanto tempo ci riuscirò. Inoltre, voglio ringraziare le ragazze che hanno letto i capitoli fin ora e spero aumenti il numero delle recensioni: mi impegno molto in questa storia, ma è inutile se la leggono solo due persone... 
Ora vado a stendermi sul divano, a vedere la tv. Sono stanca :c
KISS.  ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Stop lying ***


    Stop lying.


Il giorno dopo, mi svegliai con un enorme mal di testa e senza ricordare nulla della sera precedente. Sapevo, solo, di essere andata al bar e poi... poi erano tutti pensieri sfocati, non avevo idea di cosa fosse successo in seguito. Notai, subito, di avere una felpa, che non mi apparteneva e di avere un taglio sul braccio, il che mi lasciò meravigliata. Quel giorno, avrei tanto voluto non andare a scuola, ma non avevo scuse da dire a mio padre e quindi mi rassegnai. 
Appena entrai in classe, vidi Louis venirmi incontro e chiedermi "Hei, hai ancora la felpa? E il mal di testa è passato?" non capivo cosa stesse dicendo,
"Che diamine dici?" lui fece una faccia strana, come se si fosse ricordato di qualcosa
"No, niente, non preoccuparti." e si girò dall'altro lato.
"Se vuoi, la felpa puoi anche prendertela, tanto, non è nemmeno mia."
"Ma figurati."
"Allora non scocciarmi." 
Lui fece per ignorare le mie parole, mentre fissava il mio braccio, precisamente il taglio.
"Si è schiarito, anche se ci metterà un po' per togliersi." non capivo ancora.
"Come fai a sapere tutto quello che ho? Insomma, centri qualcosa? Cosa mi hai fatto?" domandai senza prendere fiato. Tutto quello, mi preoccupava.
"Niente, che vuoi che ti abbia fatto?"
"Non so, ricordo solo, che sono andata via per colpa tua e di quell'altro idiota."
"Se sapessi il seguito, non mi diresti queste cose!"
"Bene, allora dimmelo, perchè non ci sto capendo niente." lui stava per iniziare a parlare, quando Stan lo fermò. 
"Smettila di perdere tempo con questa ragazzina, ci sono delle bamboline che ci aspettano." affermò girandosi verso due ragazze, di classe mia, sedute sui banchi, mentre li salutavano con la mano, anche essendo ad un passo da loro. Lui si voltò per andare verso le due, con Stan, ma si rigirò appena gridai il suo nome. 
"Se vuole sapere cosa è successo, una volta per tutte, gli dirò che diamine è accaduto!" esclamò Louis iniziando ad arrabbiarsi. Non potè proseguire, perchè entrò il prof in classe. Era così strano, non sapevo cosa stesse passando. Entrò, un professore che nessuno conosceva: doveva essere nuovo.
"Buon giorno ragazzi, sono nuovo in questa scuola, la mia passione è il teatro e amo recitare." nessuno gli diede molta importanza, finchè non pronunciò le parole "E ho intenzione di farvi recitare in una commedia romantica, musicale." Tutta la classe, si girò verso di lui.
"Vedo di aver attirato la vostra attenzione..." poi continuò "Ho intenzione di farvi recitare in Grease, l'ho scelto perchè mi piace molto e perchè sono sicuro che tutti lo  conoscete. I provini si terranno dopodomani, voglio che tutti diate il massimo impegno e che recitiate bene, anche perchè con questo provino, inizierò a farmi un'idea su di voi." Dopo minuti, che sembravano infiniti, finalmente la giornata scolastica si concluse e io potei tornare a casa. Come al solito mio padre non c'era. Andai in camera, mi stesi un po' sul letto e poi accesi il pc, avevo un messaggio da BlueWolf "Hei baby, che fine hai fatto?"
Non avevo molta voglia di parlare, anche perchè ero molto confusa: per il mal di testa, il taglio e tutto il resto, ma risposi lo stesso.
SweetMermaid (Io): "Scusa, ho avuto degli impegni..."
BlueWolf: "Ah, capisco... come va?"
SweetMermaid: "Bene, apparte il mal di testa, te?"
BlueWolf: "Bene... come mai il mal di testa?"
SweetMermaid: "Non so nemmeno io, ad essere sincera..."
BlueWolf: "Capisco, ahahahah :)" no che non capiva.
SweetMermaid: "LOL"
BlueWolf: "Vabbè, ora vado bellezza, a domani e non dimenticarti più di me."
SweetMermaid:'...non preoccuparti, a domani.'
Appena finii di chattare, spensi il pc e mi accorsi che vicino c'era un biglietto con scritto 'Fai un po' di spesa al market qui vicino, grazie principessa. Papà.'
Mi feci una doccia, mi vestii e scesi, non avevo affatto voglia di restare a casa.
Andai al market, finii per comprare quasi tutto il negozio, non sapevo mai regolarmi. All'uscita, mi scontrai contro una persona, era il prof di recitazione.
"Hei, tu sei una ragazza della mia nuova classe, ti chiami Marika vero?"
"Si.." risposi imbarazzata.
"Ti tengo d'occhio, mi piacerebbe assegnarti la parte di Sandy nel musical" affermò convinto,
"S-Sandy?" Insomma, Sandy?!
"Si, Sandy." quella scena, mi ricordava qualcosa, che avevo già vissuto, ma con un'altra persone, anche se non riuscivo a ricordare con chi. Intanto che
pensavo vidi il prof sparire, senza aver sentito la mia opinione, insomma, io Sandy, non avevo mai recitato nè cantato nemmeno in una recita delle elementari, figuriamoci, se ora potevo avere una parte così importante in un musical.
Sotto casa, vidi un volto conosciuto, era Louis, subito posai le buste e gli andai incontro.
"Che diamine ci fai qui?!" l'ultima cosa che volevo, era vedere lui.
"C'è una legge che mi vieta di venire qui?" disse malizioso. Odiavo quando faceva così. Anzi, l'odiavo sempre.
"Si. C'è una legge, che ti vieta di venire qui, Tomlinson."
"E quando l'avrebbero inventata?"
"Ora!" gli urlai. Lui scoppiò a ridere. Ho già detto, che l'odiavo? 
"Qualcosa ti fa divertire? A me no, quindi ciao." dissi facendo per andarmene. Lui mi prese per il bracciò e mi fermò, anche quella scena, sentivo di averla già vissuta, eppure ero sicura che non era così. Louis vide che rimasi immobile e che la mia testa pensava ad altro "Tutto bene?" domandò. Bella faccia tosta, che aveva.
"Si, insomma no... è tutto così strano."
"Vedo che non hai la testa per parlare, quindi cercherò di chiarire le cose velocemente."
"E come mai, sei venuto qui solo per accontentare un mio capriccio?"
"Semplicemente, perchè non voglio che tu rompa anche domani, sai, per colpa tua non ho potuto passare tempo con quelle due." borbottò. Anche se, a me, non sembrava convinto di quel che diceva.
"Ho capito. cerca di muoverti, tra un po' arriva mio padre." cercai di liquidarlo.
"Allora? Non vuole che tu stia con dei ragazzi?" aveva voglia di stuzzicarmi e di prendermi in giro, peccato che io no.
"No, sono io, che non voglio mi veda con te!" esclamai seria. Lui rimase un po' sorpreso da quella risposta.
"Capisco... preferisci i ragazzi che seguono tutte le regole e che siano tipi asociali." Giuro, l'avrei preso a sberle, quando rispondeva in quel modo.
"'Vai al dunque." mi stavo trattenendo, per non rispondere alla sua provocazione, non avevo voglia di litigare.
"Allora, le cose sono andate così..." raccontò, dopo aver preso fiato.
Rimasi un po' scioccata, da quello che mi disse. 
"Quindi, tu, mi stai dicendo, che non mi sono sentita bene, per la troppa musica e per la troppa gente e sono svenuta?" non che ci credessi molto.
"Si proprio così."
"E come si spiega il taglio, signorino Tomlinson?" volevo metterlo in difficoltà.
"Sei caduta, a causa dei tacchi e ti sei graffiata." non era molto credibile, come storia, ma era anche vero, che io non sapevo portare i tacchi.
"E' la veritià?" domanda stupida, ovvio che avrebbe detto di si.
"Trovi altra spiegazione?" 
"Ok, sono costretta a crederti, anche, perchè mi sembra la cosa più ovvia." lui fece un sospiro di sollievo, come se si fosse tolto un peso.
"Bene, ora credo di potermene andare..."
"Aspetta, aspetta, io ricordo di aver pianto e di essere scappata!"
"L'avrai sognato ragazzina, neanche nei tuoi sogni sei felice, diamine?" 
"No, c'eri tu, non potevo essere felice." non ero riuscita a trattenermi. Per quanto ci provassi, lui mi innervosiva.
"Bene...mi fa tanto piacere sapere cosa provi per me. Ora posso andare o devi finire l'interrogatorio?" chiese sarcastico.
"Un'ultima cosa..."
"Dimmi..." disse sbuffando.
"Come fai a sapere dove abito?" 
Lui rimase fulminato da quella domanda, come se avesse paura di qualcosa. Bingo. L'avevo colto di sorpresa, non avrebbe saputo rispondere.
"Perchè... mi stai chiedendo di dirti il perchè... bene, perchè, quando passo ti vedo tornare da scuola." 
"Inventa un'altra scusa ragazzino, facciamo strade completamente diverse." l'avevo in pugno e non c'era cosa più bella. Per una volta, ero io, quella a complicare le cose e non lui. 
"La verità è che ti ho seguita." quelle parole, bastarono a far crollare le mie fantasie. 
"Cosa?!" non poteva essere. Ora, era anche uno stalker.
"Sai, caso mai, tu non fossi venuta alla festa."
"E che avresti voluto fare, costringermi a venire?!" gli urlai. Ci mancava solo Louis stile terrorista.
"No, controllare che fosse tutto apposto.
"Non ci credo, che ti sei preoccupato per me."
"Infatti, l'ho fatto solo, perchè la responsabilità era mia, insomma ti avevo detto io di venire al party." 
"Capito... bene puoi andare." aveva vinto lui, di nuovo. Alla fine, era sempre lui ad avere ragione, che cosa odiosa.
"Finalmente." disse sbuffando. Rientrai in casa, non credevo molto a quel che mi aveva detto, ma era l'unica spiegazione possibile.
Esausta, mi addormentai e mi sveglia direttamente il giorno dopo, nel mio letto. Era strano, mio padre non mi aveva svegliata.
Mentre stavo andando in cucina, mi accorsi che qualcosa era diverso, non nella cucina stessa, ma nell'aria. C'era un profumo strano. Stavo per aprire la porta e uscire, quando vidi a terra, vicino l'uscita, un elastico, con dei capelli arancioni. Che diamine ci facevano?
Cercai di non pensarci e andai a scuola, quel giorno si usciva prima, ma dimenticai di dirlo a mio padre. 
L'ultima ora arrivò il prof di recitazione, chissà perchè sempre lui, all'ultima ora. Appena antrato, mi sorrise ed io feci lo stesso, ma, insomma che voleva da me? Vedeva in me una nuova star di Hollywood? In qualunque modo, non mi sarei impegnata al massimo per quel provino, non avevo voglia di recitare. Alla fine della lezione, ci diede il copione, ci segnò la scena da recitare il giorno dopo e se ne andò. Le ochette della mia classe, cercavano di farsi notare in ogni modo, per avere la parte di Sandy, non volevano, davvero, farlo per la passione della recita, ma per passare giorni a provare con i ragazzi e per essere al centro dell'attenzione.
 
Fine lezioni.
Fuori la porta di casa, sentivo dei rumori. Doveva essere mio padre, con la tv accesa, non capiva di creare baccano e come al solito, dovevo essere io a dirglielo e soprattutto, mi chiedevo perchè fosse già a casa. Quella volta, però, aprii la porta e non c'era affatto mio padre che girava i canali. C'era invece una scena, che non avrei mai voluto vedere, ero disgustata, volevo scapppare da quel luogo, avrei voluto far capire a mio padre quanto schifo mi facesse in quel momento, ma scappai solo in camera mia, correndo e sbattendo la porta. Speravo, avesse capito che ero arrabbiata nera con lui...insomma, come aveva potuto?

Bleeeh;
Ammetto, che questa volta, potrete davvero urlare 'Bleeeh', l'ho urlato anche io. Questo capitolo, è più orribile degli altri, capitemi, non avevo molta ispirazione, ma prometto che la storia migliorerà e cambierà del tutto.  Magari, vi aspettavate qualche miglioramento, tra il rapporto di Louis e Marika e invece niente. Sono cattiva, lo so :c
Spero, che le recensioni aumentino: quasi nessuno, legge la storia e non so davvvero come farmi notare. Ad esempio, ora, mi sento idiota a scrivere questa nota, perchè è cose me parlassi da sola (?)
Va bene, fa niente. Prima o poi qualcuno dorvà notarmi... (Spero).
KISS  ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** What is the truth? ***


                                                                                            What is the truth?

Rimasi, minuti interminabili, a pensare a quella scena: mio padre con in braccio la donna dai capelli arancioni, che si sbaciucchiavano con molta, molta passione. Non mi sarei arrabbiata così tanto, se non fosse per il fatto, che lui non mi aveva detto niente e che io odiavo quella donna. La odiavo da s empre, da quando ero piccola. Anche mia madre, quando era in vita, non la sopportava ed io non avevo mai capito il perchè, sentivo solo urla quando loro erano insieme,infondo a quei tempi ero una bambina, che potevo ricordare... 
Dopo un po' di minuti, sentii bussare alla porta, era mio padre. Bella faccia tosta. "Piccola, lascia che ti spieghi." ripeteva, mentre continuava a sbattere i pugni sulla porta, io non lo risposi, ma visto che non si arrendeva gli dissi esplicitamente che non era gradita la sua presenza con un "Non rompere, non voglio vederti, vattene!" forse, avevo esagerato, ma la colpa era sua. Avevo tutte le motivazioni, per avercela con lui. Esausta mi addormentai su quel letto, che era l'unico che 'sopportava' i miei pianti, le mie risate, i miei momenti di sclero, quelli di riflessione, così, come per magia, sprofondai in un sonno molto profondo.
 
Il giorno dopo.
A scuola, dovevo fare quel dannato provino, non sapevo cosa ne sarebbe uscito fuori, visto che non avevo provato nemmeno una volta. Così, mi ritrovai tre minuti prima di andare in scena, a cercare di memorizzare almeno qualche parola. Presi la prima parte che trovai sfogliando quel copione. Vidi i miei amici raggruppati in gruppo, al centro del loro cerchio c'era Louis che provava. Quel ragazzo, era portatissimo per la recitazione, sarebbe stato sicuramente lui, ad avere la parte di Danny, un motivo in più, per non impegnarmi. Le mie 'amiche', la pensavano tutte in modo diverso, da quel che potevo vedere: stavano tutte che si strusciavano vicino Louis o che dicevano "Mi impegnerò solo per essere la tua Sandy." oppure "Saluta la tua prossima ragazza." non caivo, cosa ci trovassero di tanto bello in lui, fatto sta, che Tomlinson amava tutte quelle attenzioni da parte delle ragazze. Detto fatto, ad avere la parte di Danny fu lui. Dopo alcuni minuti, arrivò il mio turno, ed io non avevo la minima idea di come comportarmi, era la prima volta che recitavo. Presi la scena più idiota, che potessi scegliere in tutto il copione: Sandy. "Mi stai prenderdo in giro Rizzo?" Rizzo: "che c'è hai la coda di paglia, tesoro?" il prof rimase stupito, nemmeno lui, forse, si aspettava quella scelta. Lo capivo, nemmeno il più idiota, l'avrebbe scelta, ma che potevo farci, avevo pescato la prima frase, che mi era capitata davanti agli occhi. Comunque, in un modo o in un altro la recitai. Tutta la classe, scoppiò a ridere, non avevano tutti i torti oltre ad aver scelto una scena molto 'significativa' non sapevo nemmeno recitare. Invece, il prof, mi guardò con un sorriso che non mi piaceva affatto "Sei presa!" mi disse, sarei dovuta scoppiare di felicità, invece il mondo mi crollò addosso. Inutile dire, che le altre inizarono a ribellarsi per l'ingiustizia, ma a lui delle critiche non importava, non so, voleva solo che io fossi la protagonista di quel dannato musical. Non capivo il perchè, doveva esserci qualcosa sotto. Non era possibile.
"Ci vediamo domani, per iniziare a provare." affermò, poi se ne andò, lasciandomi, lì, ancora a bocca aperta, per il suo comportamento. Quando scesi da quel palco, fui costretta ad ascoltare le critiche di quelle ragazzine, senza cervello, che ero costretta a subirmi in classe, tutti i santi giorni, anche se non mi importava affatto di quel che dicevano. Louis, invece, mi venne vicino congratulandosi e sorridendomi. Aveva cambiato atteggiamento con me, dal giorno di quella festa ed io volevo e dovevo scoprire il perchè. Mi limitai a rispondere con un "Lo sai anche tu, che non merito quella parte."
"Bene, forse non sei molto portata per la recitazione, ma se ti ha scelta un motivo ci sarà." ammise lui. 
"Louis..." odiavo quando mi prendeva in giro ed in quel momento lo stava facendo.
"Va bene, non so perchè ti ha scelto, ma inizia a capire, che dovrai recitare con me e insomma conosci la parte."
"Si, non complicarmi le cose, come se non lo fossero già!"
Ero nei corridoi, a gironzolare, quando incontrai il prof, che con un buongiorno frettoloso mi sopparsò. Non ci pensai nemmeno due secondi e lo fermai.
"Perchè mi ha scelto?" chiesi abbastanza innervosita.
"Di cosa parli?" faceva anche il finto tondo. Cosa che odiavo.
"Sa bene di cosa parlo. Io non lo merito."
"Marika, sarò nuovo in questa scuola, ma non sono idiota. So, che non ti sei impagnata apposta, ma ora lo dovrai fare e per forza!" così mi liquidò. Io, davvero, non riuscivo a capirlo. Avrei, solo, voluto riempirgli la faccia di pugni. Decisi di saltare l'ultima ora, non avevo affatto voglia di assistere alla lezione di anatomia e di aprire il corpo di qualche rana. Stavo tornando a casa, quando in corridoio incontrai le mie 'amiche', insomma quelle di classe mia. Mi guardavano con uno sguardo cattivo, non mi piaceva affatto. Inoltre, non sapevo il perchè, forse mi odiavano e basta, senza alcun motivo.
"Che succede?" mi pentii subito di aver rivolto loro la parola, ma venne spontaneo.
"Rinuncia a quella parte." affermarono in coro. Speravo, stessero scherzando.
"Siete venute fino a qui per dirmi questo? Tempo sprecato."
Mi accorsi, che non scherzavano affatto: due di loro mi spinsero violentemente ripetendomi di rinunciare alla parte, se non volevo guai. 
"Non posso, non sono io che decido..." sibilai. Avevo paura.
"Va bene, l'hai voluto tu." Mi diedero qualche schiaffo, mi tirarono i capelli, mi diedero dei calci cercando di non farmi urlare. Riuscii a moderle la mano e lanciare un solo grido, a quel punto una di loro mi diede uno spintone e mi sbatterono in cantina, chiudendo la porta a chiave. Rimasi alcuni minuti in quella stanza oscura, buia e infestata da insetti. Tutto quel che volevo, era che mio padre venisse a svegliarmi e che tutto fosse solo un incubo. Pensai, perchè dovevo essere io quella odiata, perchè dovevo subire sempre tutto io, per una cosa che poi nemmeno volevo. Così mi si fecero gli occhi lucidi. Odiavo me e tutto quello che stava succedendo. Fu un battito vicino la porta, a dare fine alle mie riflessioni.
"E' chiuso a chiave.' spiegai.
"Come faccio ad aprirti?" quella voce era familiare.
"Cerca le chiavi, le ha qualche bidella." Credevo, di rimanere lì per sempre, fin quando, dopo alcuni minuti vidi la porta aprirsi. Era Louis. Sempre lui.
"Oh, sei tu." borbottò deluso.
"Ti aspettavi una di quelle biondine?"
"Forse, ma mi va bene anche così.' cercava di trovare il mio volto, anche se era tutto buio. Si mise di fronte a me. 
"Come hai avuto le chiavi?"
"Ho detto che mi servivano, perchè dovevo pulire la palestra, per punizione."
"Sempre il solito, non cambierai mai."
"Insomma dovevo liberarti o no?"
"Si, scusa, ma non sono abituata, al fatto che qualcuno si preoccupi per me. Anche se non sapevi neanche fossi io."
"Che ci fai qui?" cambiò discorso. Accese una torcia e me la puntò in faccia, per vedermi. 
"Ma la tua faccia... Cosa ti è successo?" Non lo risposi, mi vergognavo un po' a dirglielo. 
"Insomma, mi spieghi che ti è successo Marika?!" continuò. Si stava arrabbiando, odiavo quando lo faceva, mi spaventava. Non ressi più la cosa e scoppia a piangere e di scatto  mi catapultai tra le sue braccia, avevo bisogno di qulcuno che mi aiutasse. Lui rimase sorpreso dalla mia azione, ma mi strinse ancora più di come facevo io, mentre mi rassicurava di poter stare traquilla, perchè c'era lui con me e mentre mi accarezzava le guancie. Quando mi calmai, iniziai a raccontargli tutto. Il suo atteggiamento cambiò disse solo che gli dispiceva. Era ovvio, che non poteva e non voleva mettersi contro le ragazze. 
"Che farai?" volevo metterlo alla prova.
"Che vuoi che faccia?" si voltò dall'altra parte. Un minuto prima, diceva che sarebbe stato con me, a difendermi, mentre ora se ne lavava le mani. 
"Lo sapevo, ma in fondo cosa potevo aspettarmi, non cambierai mai." ero delusa, moltissimo.
"Se..." non gli feci finire, che presi la parola."Lo so, se tu ti mettessi contro quelle, perderesti la tua popolarità, la tua bella vita e tutto. Vai a farti fottere, Tomlinson, ti odio." Non ebbe il tempo di rispondermi, perchè il prof di educazione fisica aprì la porta. C'erano sempre i prof a interromperci, ogni volta che volevamo chiarire.
"Che ci fate qui dentro voi due?" esclamò arrabbiato. 
"Dovevo..."
"Dovevi cercare gli strumenti per pulire la palestra?" lo interruppe. Poi continuò "Louis smettila di creare solo problemi..." 
Louis:'Scusi...' disse abbassando la testa,
"E' colpa mia, questa volta. Gli ho chiesto di fare una gara, a chi arrivava prima, sono caduta, mi sono finiti gli attrezzi addosso e mi stava aiutando...' mentii io.
"Non è affatto così, mi ascolti prof." ripetè Louis.
"Non cercare di coprirmi. Ascolti me prof, dico la verità."
"Non credete di essere cresciuti per questi giochetti? Questa volta la scampi signorina e vedi di coprirti queste ferite." disse, scocciato delle nostre storie.
"Si, mi scusi." affermai dispiaciuta.
Finalmente il prof andò via io e Louis tirammo un sospiro di sollievo. 
"Perchè l'hai fatto?" domandò, meravigliato.
"Perchè tu mi hai aiutata." sospirai per poi continuare il mio discorso. "Che succede, Louis, perchè sei diverso? Sei cambiato."
"Sono sempre lo stesso, io."
"Intendo nei miei confronti, insomma cosa è successo quella notte? E' come se ti sentissi in colpa."
"Te l'ho spiegato già. Sei tu, che esageri nel pensare." abbassò, improvvisamente, tono di voce.
"Non ti credo. dimmi la verità, una volta per tutte."
"E' questa la verità."
"Louis!" lo chiamai, tirandolo per il braccio. 
"Per favore, lasciami in pace. A domani." tolse la mia mano dal suo braccio e mi ignorò. Lo odiavo sempre di più.
 
Fine lezioni.
A casa trovai un biglietto. "Piccola, non ci sarò per una settimana... mi dispiace, non ti ho potuta avvisare, è una questione importantissima, spero capirai, ti prego scusami ancora, sei la cosa più importante per me. Papà xx" c'era scritto. Vicino, c'era un mazzo di rose e dei soldi. Era facile, lasciarmi così e dirmi di non preoccuparmi, come niente fosse. Mi affaccia alla finestra e iniziai a guardare il panorama. Non capivo, perchè tutto quello stesse succedendo a me, non sapevo perchè mio padre era andato via all'improvviso, senza dirmi niente e se era davvero per lavoro o per stare con quella donna, se sarebbe tornato. Iniziai a domandarmi cosa era successo quella sera, perchè non ricordavo nulla del party, perchè ogni volta che stavo con Louis mi venivano in mente dei flashback, che non ricordavo di aver vissuto. Mi chiedevo, perchè mia madre era sparita così e come fosse morta e perchè ogni volta che cercavo di affrontare l'argomento, mio padre cambiava discorso, perchè avevo dei ricordi di mia madre e quella donna litigare e perchè mio padre baciava proprio quella donna, mi chiedevo perchè nessuno volesse dirmi la verità... ero abbastanza grande. Non capivo, perchè il professore mi voleva a tutti i costi per quello stupido musical, anche se non sapevo recitare, volevo scoprire  cosa c'era sotto. Mi chiedevo, se qualche volta la mia vita, sarebbe cambiata o sarebbe rimasta sempre la stessa inutile e noiosa monotonia: SCUOLA, CASA, PC, LETTO. Chissà se qualche volta avrei incontrato qualcuno, speciale, che non mi avrebbe disprezzata e se mai avrei trovato delle vere amiche. Ero molto confusa, non trovavo risposta a nessuna delle mie domande e avevo bisogno di scoprire la verità. Andai in cantina e iniziai ad aprire tutti  bauli, a prendere tutte le foto, c'eravamo solo io, mio padre e mia madre, solo noi e così doveva essere, ma era tutto cambiato. Iniziai a piangere, vedendo le foto e mi accorsi che man mano che crescevo, mia madre non c'era, fino a scomparire del tutto. Stavo chiudendo il baule, quando mi accorsi che sotto a molti fogli, in un angolo, c'era un bellissimo baule blu, con sopra un ricamo con una scritta 'Marie Chloe Elisabeth Harvey'. Era il nome di mia madre. Subito, agitandomi inizia a chiedermi cosa contenesse e perchè mio padre non me ne avesse mai parlato. Cercai di aprirlo, ma era chiuso a chiave. Dovevo, assolutamente, scoprire cosa c'era dentro. In quel momento, mi venne un flashback di quando ero molto più piccola:
"Papà cosa c'è qui dentro?"
"Niente, piccola, non prendere mai più questo scrigno."
"Perchè?"
"Perchè è giusto così, promettimi che non lo aprirai."
"Promesso."
Iniziavano a tornarmi dei ricordi ed io avrei fatto di tutto, per scoprire la verità.

Bleeeh;
Giuro, che sarei potuta svenire da un momento all'altro, quando ho visto le recensioni passare a 9. Non potete capire, quanto mi fate felice, grazie di tutto. <3
 Ieri, volevo postare il capitolo, ma sono tornata più tardi, perchè sono andata a vedere la partita di calcio di alcuni miei amici (Che poi hanno perso per un punto lol) e quando sono tornata ero esausta, per completare il capitolo. Anche se, alla fine è stato meglio non pubblicarlo, visto che oggi l'ho riletto e c'erano parecchi errori. A proposito di ieri, era l'anniversario dei One Direction a Sanremo. Quanto sono cresciuti in un anno ahdsj.
Ora vado a mangiare la cotoletta, che odio ç.ç (Mi prenderete per pazza, lo so, ma non la sopporto) 
KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Who is the blonde boy? ***


                                                      Who is the blonde boy?
 
Il giorno dopo, mi sveglia con un leggero mal di testa, avrei saltato la scuola, se non avessi avuto le prove di recitazione. Quando presi il cellulare, mi accorsi che c'era un messaggio da parte di mio padre "Come va? Ti voglio bene xx". Ero arrabbiatissima con lui, così gli chiesi con quale coraggio mi scriveva. Quel giorno sarei dovuta rimanere più tempo a scuola, per il corso di teatro. Quando entrai in classe, vidi nelle mie amiche un'aria di agitazione, forse avevano paura avessi detto qualcosa riguardo l'episodio del giorno prima. Louis, invece, abbassò lo sguardo, si sentiva in colpa o magari credeva avessimo litigato, nemmeno io lo sapevo, non riuscivo mai a capire come andavano le cose tra di noi. Andai al mio posto, come se niente fosse. In quell'aula, il tempo sembrava non passare mai, tutto quello che riuscivo a pensare erano: mio padre, la donna dai capelli arancioni, mia madre e lo scrigno. Arrivò il momento delle prove, come al solito non avevo studiato la parte, l'avevo letta giusto, per sapere cosa sarei stata costretta a fare, la verità era che non mi impegnavo perchè non volevo farlo. Non mi importava nualla di quel musical. Ovviamente, quando dovetti recitare, il prof si accorse, che non avevo minimamente analizzato le parti del mio ruolo.
"Stop!" ordinò nervoso.
"Eh? Ho sbagliato qualcosa?" chiese Louis, meravigliato.
"No, Louis tu sei grandioso, Marika vuoi metterci un po' di impegno?"
"Mi scusi..." borbottai.
"Non puoi continuare a scusarti sempre, prova a fare le cose per bene per una volta."
Louis mi fece una smorfia e così ricambiai, ma ovviamente il prof vide solo me con la sfortuna che avevo. 
"Prof, cerca di distrarmi solo perchè non ha studiato." quanto lo odiavo, solo io potevo saperlo. Era sempre, lì, pronto a complicarmi le cose e la vita.
"Ah sarei io quella che non studia?!" gli urlai.
"Si, sei tu quella che non sa un bel niente!"
"Sei tu quello che è stato bocciato!" rimase scosso da quelle parole, odiava, quando qualcuno glielo ricordava, avevo esagerato, ma era colpa sua.
"Basta! Smettetela. Vi do un'ora di tempo, per organizzarvi e cercare di memorizzare le parti" ci interruppe il professore. Così ci rimase da soli. Avremmo dovuto ripetere e nel mio caso studiare, ma nessuno iniziava a prendere parola: Tomlinson, se ne stava in un angolo e guardava altrove, doveva essersi offeso. Così, decisi di rompere il ghiaccio. Anche perchè, lui non avrebbe aperto bocca, arrabbiato come era.
"Hai intenzione di continuare a guardare le nuvole?" mi ignorava, cosa che odiavo, soprattutto, quando lo faceva lui.
"Rispondimi! Se non impariamo queste parti saranno guai, sai?" continuai.
"Parla per te... Io sto apposto." rispose. Aveva anche ragione, come se non bastasse. Tanto, i guai erano i miei, lui sapeva anche improvvisare.
"Ma tu sei più bravo di me in questo..." ammisi.
"Aspetta, stai dicendo che il ragazzo, che è stato bocciato è più bravo di te?" mi rinfacciò, sarcastico, mentre mi girava le spalle.
"Si, sto dicendo questo, perchè è la verità." Lui continuava a fissarmi senza dire niente, quei secondi mi sembravano interminabili. Per un momento, mi persi nei suoi occhi, non li avevo mai visti così intensamente, erano stupendi. Nello stesso momento, però, non riuscivo a 'leggerli', sembravano di ghiaccio, come lui.
"Scusa, per favore perdonami. Aiutami, non so da dove iniziare, non ho mai saputo recitare..." Che potevo più dire? Lui, non rispose, si avvicinò a me e mi diede in mano il copione e sottovoce affermò "Iniziamo, ma cerca di impegnarti." Rimasi meravigliata, dal suo comportamento. Quando il professore ci ascoltò rimase contento, ma vedevo che non spruzzava gioia da tutti i pori.
"Sono molto contento ragazzi, vi siete impegnati e state andando per fino d'accordo, ma non è il massimo. Non potete comportarvi così alla recita." poi continuò "Il problema siete proprio voi: dovete dialogare di più, non avete confidenza..." che voleva, ora? Non bastavano i sacrifici che dovevamo fare, per non litigare.
"Non puo' pretendere che diventiamo amici." disse Louis. Ed aveva ragione.
"Non voglio questo, ma dovete almeno instaurare un rapporto di conoscenza. Sentite, da oggi, proverete da soli, non a scuola, vi organizzerete voi. Verrete a provare qui solo un giorno prima della recita... avete tempo fino agli inizi di gennaio, molto tempo. Mi affido a voi, non deludetemi." poi se ne andò. Era così non lasciava esprimere la propria opinione. Era facile parlare, per lui. Il guaio era il nostro, soprattutto il mio.
"Professore!" gridai, ma lui non si girò e se ne andò.
"Questo è assurdo..." disse Louis.
"Già, non voglio passare l'estate a provare con te." ammisi.
"Neanche io, se è per questo. Vediamo di iniziare da subito, che prima delle vacanze dobbiamo finire." dovevo essere io a volermi liberare di lui, non il contrario.
"Affare fatto." ci stringemmo la mano in segno di accordo. Prima si finiva, meglio era.
 
Il giorno dopo.
Mi svegliai più tardi. Non avevo scuola e il pomeriggio mi sarei vista al parco con Louis per provare. Dopo essermi preparata, vidi che avevo 28 messaggi, al pc, erano tutti di quel BlueWolf dicevano tutti cose tipo "Come va piccola? xx" oppure "Che fine hai fatto?xx" non sapevo cosa volesse da me e perchè fosse fissato in quel modo, gli mandai solo un messaggio di risposta "Hei tutto bene, te? Scusa, ultimamente, non sto avendo tempo di connettermi." Non avevo la testa per parlare con lui, quindi staccai subito il PC. Scesi in città, per fare un giro, comprai uno starbucks e mentre uscivo dal negozio mi scontrai con un ragazzo.
"Scusami, ti sei fatta male?" chiese lui.
"No, scusami tu, ero io distratta..." Lui mi sorrise, aveva un sorriso stupendo, angelico. Avrei tanto voluto vederlo meglio, ma aveva degli occhiali da sole e un cappuccio in testa, l'unica cosa che vedevo erano delle ciocche bionde.
"Come mai sei qui?" mi domandò lui.
"Per prendere questo- dissi mostrandogli lo starbucks- perchè me lo chiedi?" 
"No, sai, non si vedono spesso delle così belle ragazze, sole..." 
"Bella? Io? Mi sa che con questi occhiali, ti oscuri troppo la vista."
"No, vedo benissimo." disse, mentre mi accarezzava il volto. Non avevo mai incontrato un ragazzo così dolce.
"E tu? Perchè non ti fai vedere?"
"Meglio di no." disse sorridendomi, quasi come per prendersi in giro da solo.
"Ah dai, scommetto che sei bello quanto dolce." spiegai.
"No, sarebbe troppo stile principe azzurro, sia bello che dolce. Sono solo il secondo, forse."
"No, non ci credo, se essere tutti e due vuol dire essere un principe, allora tu lo sei." gli sorrisi.
"Vuoi essere la mia principessa?" disse sorridendomi, poi iniziammo a ridere entrambi. Era la dolcezza in persona.
"Non hai un accento del tutto inglese, sei straniero?"
"Si, abito vicino l'Inghilterra ma non sono inglese, sono qui tanto per fare un giro...."
"Vicino l'Inghilterra ma non inglese? Ah, ricominci con i misteri."
"Eh già, possiamo rivederci se ci tieni tanto a conoscermi..." 
"Oh, bene." poi lo vidi scrivere su un pezzo di carta, che dopo mi diede. Era il suo numero. 
"Ora devo andare, ci rivediamo." mi sorrise.
"Come ti chiami?" urlai, mentre si allontanava.
"Quale dei due nomi vuoi sapere?" si girò. Altri misteri.
"James." mi parve di capire, "e tu?" chiese continuando. "
"Marika." risposi, poi lo vidi allontanarsi definitivamente. Chissà, se lo avrei rincontrato.
Il pomeriggio mangiai solo un panino, non sapevo cucinare molto bene, in quel momento, mi arrivò una chiamata di mio padre, ma la rifiutai non avevo intenzione di ascoltarlo, ero arrabbiata nera con lui. 
Arrivato l'orario dell'incontro, presi il copione e mi diressi verso il parco. Non vedevo Louis, doveva essere in ritardo, poi mi accorsi che c'era uno ragazzo incappucciato che mi faceva segno di avvicinarmi con la mano, doveva essere lui, aveva un copione in mano.
"Sei arrivata finalmente!"
"Ma cosa è oggi? La giornata degli incappucciati?" mi venne spontaneo.
"Eh?!" chiese senza capire.
"No, niente non farci caso."
"E' che sentivo freddo." spiegò.
"Si, sta nevicando." dissi scarcastica, mentre gli mostravo il sole che spaccava le pietre.
"Insomma muoviamoci." cambiò discorso lui. Non mi convinceva con quel cappuccio.
Provammo per un po' ma spesso dimenticavo le parti o non riuscivo a recitarle, così dovevamo ricominciare da capo. 
 
Circa tre ore dopo.
"Hei, vogliamo prenderci una pausa? Sono distrutto." affannò. 
"Si, anche io." dissi stendendomi sull'erba. Lui, cacciò dal suo borsone due bibite.
"Tieni." disse allungando, rigido, il braccio e abbassando la testa, era imbarazzato. Sembrava quasi carino.
"Eh? L'hai presa per me?"
"Non proprio, solo, che sapevo mi sarebbe venuta sete e che se non ne avessi portata una pure a te, avresti iniziato a disturbare." era tutto rosso.
"Grazie, davvero." gli sorrisi, poi continuai "Non avresti potuto fare cosa migliore, proprio ora che sto morendo di sete."
"Di niete..." borbtottò sottovoce, quasi non si sentiva. 
"Sei proprio sicura?" 
"Cosa?" gli chiesi.
"Sei proprio sicura, che non avrei potuto fare niente di meglio?"
"Forse. Perchè?" non mi rispose, mi prese per la mano, mentre correva. Non sapevo, dove mi stava portando. Era sempre così complicato, non spiegava, agiva e basta.
 
Bleeeh;
Hola (?)
Sto indossando la felpa con scritto 'Bleeeh', che poi, ora mi sono accorto che è 'Blah', ma fa niente lol. Torniamo a noi, vi piace questo capitolo? Non sapevo come continuare, anche se devo dire la verità, la parte più difficile è riempire questa nota. AHAHAHAHA
Mi sembra di non scrivere mai abbastanza, quindi scrivo cose senza senso. :c
Ora starete pensando, come è dolce Louis, invece scoprirete che non lo è. Vabbè, non dovevo anticipare nulla, ma non ci riesco. Tanto l'avreste scoperto lo stesso leggendo, anche se non è proprio la stessa cosa. Questo discorso non fa una piega. (L'avevo detto io, che scrivo cose senza senso) Ah grazie per le 14 recensioni, siete sempre fantastiche, se poi cresceranno meglio ancora. 
KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** What hides Tomlinson? ***


                                                                                           What hides Tomlinson?

Finalmente si fermò. Sentivo il suoi affanni, anche io ero senza fiato, non avevo mai corso tanto, ma ne valse la pena. Quando mi lasciò la mano, alzai la testa e vidi un paesaggio spettacolare: il cielo era dipinto di blu e decorato dall'arancione del tramonto. Inoltre, si potevano vedere le sagome delle isolette in lontananza.
"Non è possibile!" esclamai, con la bocca ancora spalancata per lo stupore.
"Ti piace?" e lo chiedeva pure?
"Non ho mai visto niente di più stupendo. Amo tantissimo il rosso."
Rimanemmo a fissare il paesaggio per un paio di minuti. Ad interrompere il silenzio fu un messaggio di mio padre, cercai di restare forte e di non rispondere, ma non ce la facevo: tutto quel rosso, quel giallo, mi ricordavano quella donna e mia madre che era bionda e tutto ritornava. Così scoppiai a piangere.
"Hei, c'è qualche cosa che non va?"
"No, è tutto stupendo: il paesaggio, le bevande, il mare, ma..." non riuscii a continuare per i troppi singhiozzi.
"E' colpa mia, vero? Scusa, volevo farti stare meglio, sbaglio sempre, diamine!" battè un pugno sul suo ginocchio. Era arrabbiato e con se stesso, per di più.
"No, non è colpa tua, sei l'unico che mi ha fatto stare bene oggi, ma tutto questo mi ricorda troppo cose brutte che sto vivendo, scusa...' 
"Se vuoi sfogarti sono qui..." mi rassicurò, mettendo le sue mani sulle mie spalle e guardandomi in faccia.
"Grazie, grazie mille." dissi abbracciandolo, lui fece lo stesso. Non riuscivo lo stesso a frenare le lacrime e i singhiozzi e mi sentivo così idiota a piangere.
"Hei, basta...' disse mentre mi asciugava le lacrime, 'Ci sono io qui, piccola' disse abbassandosi per gurdarmi bene negli occhi.
Quando, mi calmai, ci sedemmo un po' a terra. Non avevo affatto voglia di tornare a casa, ero ancora stanca. 
"Aspettami qui." gridò, mentre correva via. Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere. Rimasi un'ora da sola lì, credevo mi avesse abbandonata, ma sapevo non era il tipo. Toccandomi il braccio mi accorsi di avere ancora il taglio, era profondo e sembrava fatto con un pezzo di bottiglia tagliente. In quel momento, arrivò Louis con un motorino. Finalmente.
"Sali." 
"Sei arrivato fino a casa, solo per portarmi in moto?"
"Eh, si..."
"Grazie. Sei molto dolce, non immaginavo fossi così. Aveva ragione tua sorella." non potevo credere a quello che stavo dicendo. Anche se, non mi convinceva molto quel ragazzo, doveva essere successo qualcosa. Magari aveva sbattuto la testa.
"Mia sorella?"
"Si, ricordo di averci parlato, poi qualcuno ha iniziato a parlare e non ricordo più nulla."
"Sei sicura che sia stata proprio mia sorella?" si girava da tutte le parti, era un po' nervoso.
"Sicurissima." Non rispose e mi fece salire in moto. 
 
Fuori casa mia.
"Ahi!" sentii un dolore improvviso.
"Che succede?"
"Prima, quando non c'eri, mi sono accorta di avere questo taglio, l'ho toccato e mi fa molto male. E' così strano, è profondo avrei dovuto accorgermene."
"Sarà un taglio così." più lo vedevo e più sudava, era agitatissimo, ma voleva nasconderlo. Non capivo il perchè.
"Sai qualcosa?"
"No." disse mentre prendeva il casco per andare via. 
"Louis sai qualcosa?!' ripetetti di nuovo, alzando il tono della voce.
"No, Cazzo, non lo so! Te lo sarai fatto prima." si stava arrabbiando.
"Se lo dici tu." mi rassegnai. "Non senti più freddo?" continuai, vedendo che teneva la felpa in mano.
"No... Non più, sarà per le corse." sorrise, agitatissimo. Vedevo che si metteva sempre davanti a me, quasi per coprirmi.
"Che c'è? Sei geloso? Non vuoi che gli altri mi vedano?" scherzai.
"No è che..." non finì di dire quelle parole che un amico intervenne.
"Hei Louis." lo salutò quello.
"Hei!"
"Che succede?" puntò il dito su di me. Chi era?
"Niente, lei è una ragazza che..." sembrava si vergognasse di me.
"Ma non era una di quelle sfigate? Mi raccomando non passare da quelle biondine super sexy a questo tipo di ragazzine." dopo questo se ne riandò.
"Era per questo che avevi la felpa. Non avevi freddo era per non farti vedere, hai vergogna di me! Come ho fatto a non capirlo era ovvio..." Ero delusa, delusa al massimo. Speravo fosse cambiato e invece...
"Senti posso spiegarti." cercò di fermarmi.
"No, non puoi spiegare niente. Sei sempre il solito stronzo. Ti odio Louis!" gli urlai, tirandogli uno schiaffo. Poi entrai in casa. L'unica cosa che sentivo era Tomlinson fuori la porta che cercava di farsi aprire. Non lo risposi: non volevo vederlo e nè parlargli. Ignorandolo mi stesi sul mio letto con la musica a tutto volume.

Bleeeh;
Mi sento un polaretto: sto ghiacciando. Ho da tipo tre ore la copertina addosso e la stufa vicino, ma continuo a tremare. Cambiando discorso... che ve ne pare del capitolo? L'avevo detto io, che Louis non era dolce lol. Magari, vi aspettavate che diventassero amici e invece... Sono cattiva, lo so. AHAHAHAHA
So, che il capitolo è più corto del solito, scusate. La prossima volta rimedierò :c
Avete visto ieri i ragazzi ai Brit Awards? Hanno vinto il 'GLOBAL SUCCESS'. Non potrei essere più fiera. Avgbdhsenwndf <3
Inoltre, la performance è stata stupenda, anche la scenografia. E' stata una delle mie preferite, anche se le amo tutte. Avete visto il video di 'One Way Or Another'? (Vorrei chiarire che è una cover) è stupendo. Sono più rincoglioniti del solito. AHAHAHA. Sul serio, ho avuto una giornata di merda, ma giuro  mi hanno fatto crepare dalle risate. Hanno questo potere di farmi stare meglio. So che tutte avrete fatto pensieri perversi con Niall nella doccia, io, invece, sono scoppiata a ridere. lol Poi pensare che tutto il ricavato andrà in beneficenza mi rende ancora più fiera di loro. Ora vado, recensite in molti.
KISS ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Only one evening. ***


                                                                                                Only one evening.

Quel giorno, fortunatamente, non dovevo andare a scuola visto che era domenica. Scesi in cantina per capire meglio il mistero di quello scrigno, cercavo di sforzarmi, ma in ogni modo non mi veniva altro flashback. Restai ore a fissarlo, a studiare un metodo per aprirlo, a pensare dove fosse la chiave: volevo, solo, sapere cosa conteneva. Iniziai a prendere vari fogli, ma non c'era niente che nominasse mia madre e quello scatolo misterioso. Ero sempre più confusa, volevo assolutamente scoprire qualcosa, ma non riuscivo a trovare un modo per capire, non avevo la minima idea di come iniziare. Dopo un po' che rimasi a riflettere, decisi di scendere. Non c'era modo migliore di schiarirsi le idee, che prendere una boccata d'aria. Ne approfittai, anche per Andare al market, anche lì si vedevano tutti cartelloni di 'XFACTOR': si erano aperte le iscrizioni e quindi tutta la città era incasinata, molti ragazzi volevano partecipare. Vedendo quella scritta si accese la lampada. Ecco cosa dovevo fare: trovare la X. Quella chiave doveva essere nascosta in qualche posto, dovevo solo trovare degli indizi. L'unica cosa che comprai fu della carne e una scatola di pasta, riuscivo solo a pensare a quello scrigno. Quando passai per il parco, mi sentii chiamare.
"Dove diamine vai?! Mi dici perchè non sei venuta? Sono qui da 2 ore che ti aspetto e tu te ne vai in giro. Ho di meglio da fare che aspettare te." era quel coglione di Louis. Sempre lui a disturbare. Ammetto che forse la colpa era mia, ma non avevo intenzione di stare con lui, così lo spinsi.
"Lasciamo in pace." cercai di liquidarlo.
"Non mi dire che ce l'hai ancora per ieri." che bella faccia tosta. Come se niente avesse fatto.
"No, non ce l'ho per ieri, ma non ho intenzione di stare con uno che si vergogna di me, soprattutto se quel qualcuno sei tu!"
"Non mi importa delle tue intenzione, ho di meglio da fare io e se sto qui,ti ricordo, che la colpa è tua." ho già detto, che odiavo quando aveva ragione?
"Non cambia il fatto che io non voglio vederti." feci per andarmene
"Calmati diamine, calmati!" mi fermò lui.
"Se mi tocchi di nuovo urlo!" mi infastidiva anche solo il fatto che mi sfiorasse.
"Ok, urla pure, ma sappi una cosa: se non provi oggi, io non proverò mai più. Allora ti freghi, non mi importa niente di essere bocciato in recitazione."
Non sapevo cosa fare a me importava, ma non volevo dargliela vinta, per nulla al mondo.
"Ok, proveremo. Ma sappi, che non lo faccio affatto per te!"
Iniziammo a provare, ma vedevo che lui non aveva la minima attenzione. Si distraeva e sbagliava le parti, lo faceva apposta.
"Hai intenzione di fare seriamente o no?" ora, ero io ad arrabbiarmi.
"Non so è che mi annoio, sai inizio ad avere sonno." disse mentre si stendeva sull'erba, lo faceva solo per provocarmi.'Mantieni la calma', mi ripetevo tra me e me. Non dovevo cedere.
"Hai tutta la nottata per dormire, mi hai fatto rimanere qui ed ora proviamo!" 
"Per forza?" borbottava, mentre fingeva si sbadigliare.
"Si. Per forza!" lo tirai, per farlo alzare.
"Ad una condizione..." non mi piacevano quelle parole, non promettevano nulla di nuovo, mi facevano paura."
"Sarebbe?" 
"Sai... devono venire dei miei amici qui, tra pochi giorni. Gli avevo detto che ero fidanzato, ma ora che mi sono lasciato ho bisogno di una ragazza, non posso fare figure."
"Scordatelo!" speravo di aver capito male.
"Dovrai solo fingere per una sera, poi non li vedrai più e torneremo a non sopportarci."
"Nemmeno per sogno." gli urlai.
"Bene, allora dimenticati le prove." ora ricattava pure. 
"Proverò da sola. Non voglio nemmeno pensare, minimamente, di essere la tua ragazza, anche se per finzione."
Andai a casa furibonda al massimo: sapevo che non sarei riuscita ad imparare niente, senza l'aiuto di Louis, ma non potevo accettare quella proposta.
 
Il giorno dopo.
A scuola, fortunatamente, non avevo recitazione e quindi nessuno avrebbe sospettato nulla, ma per un motivo o un altro incontravo sempre quel professore per i corridoi e l'unica cosa che mi disse fu "Mi raccomando continuate a provare, tu e Louis siete le uniche speranze per questo musical. Sai, verranno degli esperti di teatro a vederlo, se non dovesse andare bene potrei tagliarvi la testa." affermò,ironico facendomi l'occhiolino. Avevo capito il senso. Inoltre, non sembrava per niente che scherzasse. Durante quel giorno, stranamente, andò tutto bene e non mi ritrovai nemmene sola con Louis o con le mie compagne. L'unico guaio, fu la torta che avevo bruciato nel laboratorio di cucina. Eppure mi ero impegnata, oltre ad aver sprecato tutta la panna disponibile, nella scuola. Dettagli.
 
Fine lezioni.
Tornata a casa rimasi a pensare le parole del professore, sapevo cosa voleva dire rimanere delusi e non volevo fargli provare lo stesso, insomma avrei potuto rovinargli una carriera, così, feci una cosa che non avrei mai creduto avrei osato fare. Alla fine, era solo una serata. Non dovevamo nè fidanzarci sul serio, nè baciarci, nè fare i romantici. Dovevamo solo andare d'accordo.
Mi ritrovai fuori casa di Louis. Sentivo una bellissima melodia provenire da quella casa.
"Hei sei la ragazza della festa!" esclamò tutta contenta Fèlicitè, vedendomi, fuori la porta.
"Si, ti vedo in forma. Sei sempre più bella."
"Grazie mille anche tu lo sei." le sorrisi. Poi continuò "Devi parlare con Louis?"
"Si..." dissi indecisa.
"Ora vado a chiamarlo, sta in camera suonando il pianoforte."
Rimasi stupita, non immaginavo sapesse suonare il pianoforte e così bene inoltre. Era già tanto se prendeva cinque ad una compito. Quando scese e mi vidi iniziò a sorridere malizioso, doveva aver capito.
"Ti serve qualcosa?2
"Sai benissimo cosa devo dirti, non fare il finto tondo..."
"Dimmelo."
"Fingerò di essere la tua ragazza, per una sera, ma tu dovrai impegnarti per tutta l'estate con le prove."
"Affare fatto." concluse tutto soddisfatto.
"Un'ultima cosa: non ho vestiti da indossare, quindi dovrai accompagnarmi al centro commerciale e dovrai comprarmi qualcosa."
"Eh sei pazza? Figurati se spendo dei soldi per comprare un vestito a te."
"Bene, allora mi sa che dovrò parlare di questa situazione al prof. Ci saranno anche degli esperti al musical."
"Ok, ho capito, è l'unica possibilità che ho."
"Si. Ci vediamo domani a provare. Ah non sapevo sapessi suonare il pianoforte." lo liquidai. Almeno, qualcosa ci avevo guadagnato.

Bleeeh;
Iniziamo dal fatto, che mi sto deprimendo da questa mattina: oggi è iniziato il 'Take Me Home' tour ed io non ho i biglietti. Diciamo, che durante il concerto dei ragazzi (Che alla fine non ho nemmeno visto in live) ero felice, pensavo a quanta strada hanno fatto e a quanto erano cresciuti, ma i miei momenti di gioia durano sempre pochi minuti. Ero partita con l'intenzione di raccontarvi che ho combinato questa mattina, ma non ne ho più voglia. Non ho nemmeno voglia di scrivere e di continuare la ff in questo momento. Per di più piove e non esco nemmeno con i miei amici. Allegria portami via...
Ah, dimenticavo KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** There's a party in the city. ***


                                                                                 There's a party in the city.

Il giorno dopo, al mio risveglio, trovai un paio di chiamate di mio padre. Odiavo il fatto che prima mi avesse lasciato sola e poi si fosse reso contro di aver sbagliato, perchè non tornava allora? Sapevo di non poter continuare ad evitarlo: in fondo, era mio padre ed io non riuscivo a stare bene pensando che lui era preoccupato per me. Quel giorno, decisi di non andare a scuola, mi annoiavo, in casi come quelli era un bene che lui non ci fosse. In città ci sarebbe stata una festa nel pomeriggio, ma quella volta non sapevo con chi andare. Quei ricordi, furono quel che ci voleva per darmi il coraggio e farmi chiamare mio papà, così presi il cellullare, feci un sospiro enorme e digitai il suo numero. 
"Chi è?" sentii rispondere, una voce non familiare.
"Buongiorno, ho bisogno di parlare con mio padre, per favore..."
"Pronto?" ecco, ora, era lui. Sarei potuta stare cento anni senza sentire la sua voce, ma l'avrei sempre riconosciuta.
"Papà..." mi fermai: avevo le lacrime agli occhi, mi sentivo come abbandonata.
"Hei." Hei? Era l'unica cosa che gli veniva in mente?
"Ti ricordi di me, babbo? Sono tua figlia, la tua principessa..."
"Certo, che mi ricordo di te, non potrei mai dimenticarmene, sei la mia vita." eppure sembrava l'avesse fatto.
"Perchè hai lasciato la tua vita qui da sola, allora?" stavo trattenendo le lacrime, dovevo essere forte.
"Ora è difficile spiegarti, ma credimi c'è una giusta causa e se ora la sapessi forse capiresti, perdonami piccola."
"Allora dimmela..."
"Se potessi lo farei, ma è meglio parlarne per bene quando torno."
"Quando tornerai?" si era messo nei guai da solo.
"Non so. Appena potrò, ma al più presto sarò lì."
"Sai? C'è una festa in città oggi, tu mi ci portavi sempre..." cambiai discorso.
"Lo so, come potrei dimenticarmi. Ricordo anche che da piccola, prendevi sempre il gelato fragola e limone, prima di salire sul London Eye."
"Credevo te ne fossi dimenticato." ammisi, a malincuore. 
"Non ho mai dimenticato nulla di te e ogni giorno sei il mio primo pensiero." Lasciai passare un po' di secondi, poi ripresi la parola.
"Ho trovato uno scrigno con il nome della mamma sopra, in cantina, perchè non me ne hai mai parlato?"
"Lascia stare quello scrigno, promettimelo. Ora devo andare piccola." mi staccò, senza farmi finire. Doveva amarmi molto, se non voleva dirmi la verità...
Rimasi un paio di minuti, con il cellulare ancora vicino l'orecchio, a riflettere. Cosa c'era di tanto segreto? Perchè non potevo sapere nulla?  A interrompere i miei pensieri, fu il suono del campanello. Vi lascio indovinare chi potesse mai essere, a disturbare.
"Hai la febbre?" non salutava nemmeno più.
"No, solo che mi annoiavo e non sono venuta."
"Sai, così iniziano i delinquenti..." Louis Tomlinson, che chiamava me delinquente. Dove eravamo arrivati.
"Non mi pare che tu sia diventato un delinquente quindi..."
"Ma ti pare che io sia il tipo da diventare un truffatore?" avrei voluto dire di si, ma non risposi.
"Invece io ti do questa impressione?" lui mi guardò, sarcastico. Insomma, avevo capito cosa intendesse.
"Cosa hai?" dissi vedendo che manteneva una busta di plastica.
"Ti avevo comprato un cappuccino e un cornetto: credevo fossi malata, ma visto che non lo sei posso mangiarli io."
"Non preoccuparti li accetto lo stesso e poi inizio a sentire un forte mal di testa..." finsi.
"Te l'ho sempre detto non sai recitare."
"E daiiii." cercai di convincerlo.
"Vabbene, te li do ad una condizione ... devi baciarmi."
"Eh cosa? Ma credi sia una bambola? Questo te lo scordi! Via tu, il tuo cappuccino e il tuo corn..." non mi fece finire che mi interruppe.
"Ma dai, davvero ci hai creduto? L'ho detto solo perchè mi piace vederti arrabbiata." poi iniziò a ridere e mi diede la busta. Meglio per lui che mi aveva avvisata, ero pronta a buttargli la busta in faccia, ma non lo dissi: avrei potuto perdere il mio pasto.
"Grazie e smettila di ridere." affermai, nervosa, dandogli un pugno in testa poi ripresi a parlare "Come mai mi hai comprato questa roba?"
"E' solo per farmi perdonare per ieri e perchè devo chiederti gli appunti di storia, c'è una verifica e non ho nessun appunto."
"Entra..." dissi con aria delusa. Era troppo strano, che Louis fosse dolce e gentile.
"E quindi questa è la tua camera?" domandò, appena avemmo finito di salire le scale ed ebbi aperto la porta.
"Si, non toccare niente." l'avvisai.
"No, figurati..."
"Tieni, riportamelo e non rovinarlo!" gli dissi seria, dandogli il quaderno, poi continuai "E comunque lo sapevo che c'era qualcosa sotto."
Poi mi misi a cavalcioni sul letto e presi il cornetto.
"Ne vuoi un po'?" speravo rifiutasse.
"Si..." così lo divisi a metà. "Non fare cadere briciole sul letto." 
"Ma se sono immobile."
"Ah, il cappuccino non te lo do."
"Fai come ti pare..." si rassegnò, lui. "E' il tuo ragazzo?" disse vedendo i messaggi sul pc.
"Fatti gli affaracci tuoi- esclamai alzandomi e chiudendo il computer- Comunque no."
"Mi pareva strano che tu avessi un ragazzo"'. Gli buttai un cuscino contro. Faccia tosta che aveva.
"Oggi proviamo?" gli chiesi ancora con metà cornetto in bocca.
"Addio finezza." mi guardò disgustato.
"Zitto e rispondi."
"In verità ci sarebbe una festa, insomma vogliamo andarci?"
"Va bene." non avevo niente altro da fare.
"Vengo a prenderti alle 19.30, fatti trovare pronta, non voglio che il camioncini finisca tutti i gelati." Scoppiai a ridere, eppure lui sembrava serio. Poi gli lanciai il quaderno e lo salutai. Sentii dal piano di sotto "Mi raccomando porta i soldi, non ti pago anche il gelato." e chiuse la porta. Riusciva sempre a rovinare i momenti di dolcezza.

Bleeeh;
ATTENZIONE: potrei mangiarvi. No, non scherzo. Ultimamente, non so perchè, ho una fame esagerata... la mattina prima di pranzare mangio buste di pop corn, patatine e biscotti con i miei amici, il pomeriggio cibo spazzatura di ogni genere e la sera, dopo aver cenato ho ancora fame. Tipo ora, dopo aver preso il mio pasto, ho inghiottito del salame e poi metà barattolo di nutella. Mi sono detta che però inizierò a darmi una regolata, se non voglio ritrovarmi con i pantaloni stretti. lol
Ok, ora che è finito il mio sfogo (Di cui non importa a nessuno lol) come è stato il capitolo? Starete dicendo bastadda *Louis: mode on* avevi promesso che li avresti fatti più lunghi, ma vi ricordo che ho anche detto che sono catty. Vabbè, devo inventare una giustifica migliore AHAHAHA
Sono particolarmente felice: non vado a scuola da venerdì e tornerò mercoledì LALALALA
Ora voglio sapere un'altra cosa... sono l'unica che ogni giorno vede il calendario del tour dei ragazzi, per vedere dove si esibiranno? AHAHAHA no, sul serio, ormai mi pare sia una fissa. A maggio, smetterò di ridere, visto che non vado a nessuno dei concerto. Ok, c'erano troppi momenti di gioia e dovevo mettere un po' di negatività. Ora vado You make me glow, but I cover up Won’t let it show, so I'm Putting’ my defences up Cause I don’t wanna fall in love If I ever did that I think I’d have a heart attackkkkkkk. *Ho preso una fissa con questa canzone. Adhsjn*
ps. Avete visto quanto è faigo il tour bus dei guyss? Vabbè me ne vado ._.
KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Strawberry and lemon. ***


                                                                                          Strawberry and lemon.

Mi misi un pantaloncino, una camicia blu e delle scarpe da ginnastica. Volevo stare comoda, anche perchè sapevo che con lui avrei dovuto correre. Dopo poco, Louis bussò alla porta. Feci una corsa per le scale, per non farlo rimanere minuti fuori la porta, come sempre.
"Oh come siamo belle." si complimentò.
"Grazie..." risposi, senza aver capito se dicesse seriamente o se mi presse per culo. Sembrava più la seconda opzione, da come l'aveva detto. Iniziammo a camminare per la città, c'era molta gente. Tutto, intorno mi ricordava mio padre, ma io cercavo di non piangere. Non di nuovo, non vicino a lui.
"Louis..." girandomi vidi, con mia sorpresa, che non era vicino a me: stava correndo verso il camioncino dei gelati e spingeva i bambini per non fare la fila, così dovetti andargli vicino. Anche se, in quel momento avrei preferito fingere di non conoscerlo.
"Sei ridicolo!" gli urlai.
"Non è colpa mia, se non hai mai fame."
"Intendo, per il fatto, che fai volare dei bambini per l'aria solo per un gelato."
"E' solo una lezione di vita. Devono imparare a rispettare i grandi." disse sarcastico. Poi finalmente prese il suo gelato a pistacchio e nocciola e lasciò quei poveri piccoli in pace. Vidi i loro volti illuminarsi appena lui se ne andò e li capivo.
"Ne vuoi un poco?" fece per avvicinare il gelato a me.
"No." risposi schietta.
"Meglio così."
Mentre giravamo per la piazza, sentimmo dei lamenti, dopo poco vedemmo un bambino piangere.
"Cosa succede piccolo?" Louis si abbassò di fronte a lui, per guardarlo negli occhi.
"Non trovo più mia mamma e mio papà." singhiozzò, mentre piangeva.
"Come? Non ricordi dove eravate prima che ti perdessi?" che domande stupide. Se l'avesse saputo, starebbe già da loro, no? Ma lui non ci arrivava.
"Lì." indicò, una fontana. Poi continuò "Stavamo guardando gli uccellini." disse stringendo l'orsacchiotto che aveva in mano.
"Oh che belli. Ti piace lo zucchero filato?" era bravo a cambiare discorso. Doveva esserne abituato, per tutte le volte che doveva evitare i guai.
"Si, tanto." si riprese a sentire quelle parole.
"Bene, allora andiamo a prenderlo, così lo mangi mentre guardiamo gli uccellini volare..." disse dandogli la mano. Era così dolce.
"Hei, io rimango con lui, vai a cercare i genitori per favore...' si rivolse a me, sottovoce. Non fu difficile, infatti, appena andai dalla polizia, contattarono il padre e la madre avendo già ricevuto la loro segnalazione. Volevo avvertire Louis, ma ricordai di non avere il suo numero di cellulare. 
"Louissss" iniziai a gridare in piazza, fortunatamente, era vicino e mi sentì.
"Che succede?" mi venne incontro, stringendo ancora la mano del bimbo.
"Tutto apposto, stanno venendo." lo rassicurai e sorrisi al piccolo.
"Bene. Ah e ricordami di darti il mio numero... non vorrei, di nuovo, che si girasse tutta la piazza a guardarci, a causa delle tue urla." era imbarazzato.
"Siete amici?" Io abbassai gli occhi, non sapevo cosa dire: non credevo fossimo amici, anche se ultimamente stavamo molto insieme.
"Amici?" lo ripetè più per domandarlo a se stesso, Tomlinson. Volevo sentire cosa rispondeva. Volevo capire cosa credeva fossimo noi, perchè io non capivo se ci odiavamo o no. Davvero, non lo sapevo.
"Ecco noi... I tuoi genitori!" affermò salvandosi da quella domanda.
Il bambino corse ad abbracciare la madre, che gli correva incontro e lo stesso il padre. Donna dai capelli biondi, padre alto con gli occhi verdi. Quella scena mi era familiare, molto familiare, troppo familiare. Così, mi diressi verso un'altra direzione e ignorai i ringraziamenti del bambino e dei genitori, mi stavo comportando da immatura, ma non avevo altra scelta.
"Hei, mi spieghi perchè ti comporti così?!" mi urlò, rincorrendomi. "Ti stanno ringraziando e tu vai via senza neppure salutarli." aveva ragione.
Non gli risposi, continuavo a fissarlo fredda in viso.
"Ti senti bene?" feci segno di si con la testa. "E' sempre per quella cosa che ti fa stare male?" continuò.
Continuavo a non rispondere, non volevo piangere, mi sentivo una stupida a farlo, soprattutto quando c'era lui. 
"Ok, non vuoi parlare con me, però saluta loro." disse girandosi verso i genitori del bambino.
Così ritornai in me e andai da loro a scusarmi, anche se erano gentilissimi e non facevano altro che ringraziarmi. Capii che dovevo scusarmi anche con un'altra persona, ultimamente era così gentile con me, ed io non ricambiavo. Camminammo un po', senza che nessuno dicesse niente. L'unico rumore che si sentiva, era quello dei ciottoli calciati da Louis. Ma quando vidi che stava per aprire bocca decisi di fare io la prima mossa.
"Scusami, per prima." abbassai lo sguardo a terra.
"Figurati, non sei costretta a parlarmi di te." affermò indifferente. Perchè doveva sempre rendere le cose più complicate? Io però decisi di dirglielo lo stesso e così mi ritrovai a raccontargli tutto quello che mi stava accadendo.
"Sai, ogni volta, venivo qui con mio padre, lui mi comprava il gelato e poi andavamo sul London Eye." spiegai per concludere.
"Scusami... se l'avessi saputo non ti avrei portata qui." si sentiva in colpa, ma non doveva: non era colpa sua.
"No, non è colpa tua, poi in casa non avrei avuto niente da fare e sarei stata ancora più male." cercai di risollevarlo.
"Scusi, si fermi." iniziò a urlare. Non capivo cosa dicesse e soprattutto dove stesse andando. Dopo pochi minuti, lo vidi tornare, fortunatamente. Ci sarebbe mancato solo che fossi rimasta da sola.
"Tieni." disse porgendomi un gelato a fragola e limone. Non potevo credere a quello che vedevo. Rimasi alcuni istanti a chiudere e aprire le palpebre.
"Grazie!" esclamai tutta entusiasta. Quasi non ci credevo che quello era Tomlinson. Quando non era con gli amici, cambiava atteggiamento. Questa cosa mi infastidiva, a dir la verità. "Ma come facevi a sapere che è il mio preferito?" continuai.
"Bho, sai, forse perchè prima lo fissavi in continuazione..." ridacchiò.
"Grazie mille." dissi di nuovo.
"Fai presto..." Oh, prima mi comprava da mangiare e poi rischiava di farmelo andare di traverso. Bene.
"Cosa?!"
"Sai non aspettano noi per iniziare la fila per il London Eye." Quello non era lui, era un alieno, lo sapevo.
"Grazie!" dissi tutta contenta saltandogli addosso. Non ci potevo credere.
"Hei, calma piccola... non vorrei ritrovarmi la faccia dipinta di rosa e bianco." "Ok troppo tardi..." si accorse.
 Così ci guardammo e iniziammo a ridere tutti e due, mentre prendevamo la strada per la ruota panoramica.

Bleeeh;
Era da un po' che non aggiornavo :O
Scusate, ma non avevo proprio voglia. lol Questo capitolo è un po' banale, ma non avevo ispirazione... "L'amore non segue  le logiche ti toglie il respiro e la seteeeeeee." Non centra, ma mi sono fissata con questa canzone AHAHAHAH
Avete visto che è successo a Justin? Mi dispiace molto, a volte si dimenticano che lui non è solo Justin Bieber la pop star mondiale, ma anche un normale adolescente. Non lo lasciano vivere. Mi fa stare davvero male. Continuate a fare sentire il vostro appoggio su twitter, anche se siete semplici fan, lui ha bisogno di noi. Mi fa molto stare male anche quello che è successo a Liam in concerto, mi ha spezzato il cuore vederlo piangere... vedere una delle mie ragioni di vita stare male mi ha creato un buco allo stomaco. Lui, non sa che non potrò mai deluderci, perchè è la nostra vita. Fate sentire anche il vostro appoggio per lui su twitter. 
"Non accetteròòòò,
 un altro errore di valutazione, l'amore è in grado di celarsi dietro amabili paroleeeeeee. Ok, la smetto.
Ora vado, KISS ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** London Eye. ***


                                                                                                       London Eye.

Finalmente arrivò il nostro turno e salimmo sulla ruota. 
"Guarda che bello..." puntai il dito verso il paesaggio.
"Si." rispose distratto lui.
"Quella è casa mia, invece quella la tua." continuai indicandole, come una bambina.
"Si, le vedo... lì invece c'è la scuola." mi assecondò.
"Scattiamo delle foto?" domandai tirandogli la manica per farlo girare. 
"Certo, tieni..." accettò dandomi la sua macchina fotografica. Una 'Nokia N95 8GB', la amavo, desideravo da sempre averla fra le mie mani. Non potevo possederne una, a causa di mio padre che considerava inutili oggetti come quelli a prezzi elevati. Anche se tanto valeva.
"Wuaaoo è una di quelle che hai portato in gita?"
"Si." Era una domanda stupida e forse mi stavo comportando davvero come una bambina, ma per una volta volevo sentirmi così e inoltre a lui non sembrava dare fastidio. Iniziai a fare varie foto al paesaggio. Amavo fotografare Londra, soprattutto con quella macchina fotografica. Louis, se ne stava in un angolo, affacciato alla finestra con le mani sotto al collo. Sembrava si annoiasse.
All'improvviso, mi sentii tirare da dietro e sentii il mio corpo vicinissimo al suo, sembravamo quasi un'unica cosa. Mi diede un bacio sulla fronte e scattò una foto, avevo capito il senso. Aveva anche ragione, stava accontentando tutti i miei capricci, stava spendendo un bel po' di soldi per me ed io continuavo a non calcolarlo e a pensare solo al paesaggio. Così iniziai a scattare alcune foto con lui. 
"Siamo amici noi due?" gli chiesi improvvisamente, mi venne spontaneo. Avrei voluto non averlo detto, ma almeno così avremmo chiarito.
"Non so, dimmelo tu..." riusciva sempre a mettermi in difficoltà. 
"L'ho chiesto prima io!" ribattei.
"Cosa centra?" Cosa centra? Che razza di domande erano? Doveva rispondere e basta. Invece, no. Doveva finire la sua lista di punti interrogativi.
"Perchè sei venuto con me qui?"
"Avevo voglia di venire con te, ma cosa è un interrogatorio?" certo, era io a fare l'interrogatorio.
"Forse."
"Bene."
"Dai cerca di essere serio per una volta. Non ti capisco..."
"Ah, sei tu quella che non capisce? Dovrebbe essere il contrario."
"Ahi" esclamai improvvisamente per il dolore. "Il braccio si è bloccato, mi succede spesso da quando ho questo taglio, deve essere profondo..."
"Fammi vedere- disse, teso, prendendomelo subito- Dovresti farti visitare, potrebbe essere grave. Scusa..." abbassò la testa all'ultima parola.
"Hai ragione, dovrei farmi vedere da un medico, ma scusa per cosa?"
"Per come mi comporto, dici di non capirmi." spiegò sospirando, quasi come si sentisse in colpa. Non lo capivo, per quanto ci provassi, non ci riuscivo.
"Non fa niente. Nemmeno tu capisci me."
Sentii il pavimento tremare, realizzai che La cabina si era capovolta per un secondo e mi ritrovai faccia a faccia con lui. 
Aveva degli occhi stupendi e non riuscivo a non fissarli. Sentivo il suo respiro vicinissimo al mio, nessuno dei due si muoveva o parlava, rimanemmo immobili a fissarci, era così strano.
"Sei bellissima..." mi disse con un tono di voce talmente basso che non sapevo nemmeno io, se l'avevo sognato o cosa.
"Anche tu..." lui rimase sorpreso da quella risposta e anche io, insomma che diamine avevo detto? Sarei voluta stare zitta almeno una volta. Solo, che quando non sapevo che rispondere sparavo cazzate.
Gattonava sempre più verso di me e lo sentivo sempre più vicino. Avevo il cuore a mille che quasi mi usciva dal petto e anche lui mi sembrava abbastanza teso, ma sicuro di sè. A interrompere tutto, fu il suono del cellulare. BENEDETTO QUELL'OGGETTO. 
"Si, scusami oggi non potevo. Si, ciao ci vediamo domani piccola." lo sentii parlare. Chiunque fosse, gli ero in debito a vita.
"Chi era?" la curiosità, fu più forte di me.
"Charlotte..." abbassò lo sguardo. 
Era una delle ochette di classe mia, ma in fondo a me non importava. Insomma, poteva frequentare anche Flora, la commessa, non mi sarebbe passato nemmeno per l'anticamera del cervello.
"Ah, capito." conclusi, poi ripresi la macchina fotografica.
Dopo quell'episodio, nessuno dei due parlò più per il resto della giornata, finchè non arrivammo fuori casa mia. Era imbarazzante, dover star con lui, ma non sapere cosa dire. Odiavo ogni volta che succedeva.
"Allora, ci vediamo..."
"Va bene..." affermai ancora imbarazzata.
"Domani non posso provare, mi dispiace. Prometto che dopodomani proveremo e magari se vuoi andiamo al centro commerciale: dovevo comprarti quel vestito, ricordi?"
"Ah, si. Va bene." in verità non mi andava bene per niente: non volevo essere la sua ragazza. 
"Poi se non lo vuoi più a me sta bene, anzi, meglio." cercò di convincermi lui.
"Non ho detto nulla, in verità."
"Te lo leggo negli occhi. Puoi dirlo."
"L'unica cosa che leggo io e che non vuoi sborsare i soldi. I patti sono patti, Tomlinson!"
"Ok, ci avevo provato. Mi arrendo." 
"Meglio."
"Un'altra cosa... questo è il mio numero." me lo mostrò dal suo cellulare. Poi continuò "Sai non vorrei che iniziassi a gridare di nuovo. E' abbastanza strano che tutta la piazza ti guardi, perchè c'è una pazza isterica che urla."
"Si, è anche molto strano che un ragazzo spinga i bambini per non fare la fila per uno stupido gelato."
"Oh, ma dai. Non dire che tu non l'hai mai fatto."
"Certo che no, non sono mica idiota, io!"
"Stai dicendo che io sono idiota?!"
"No, l'hai detto tu."
"Allora? Tu hai detto che sono isterica."
"Ma è la verità."
"Te la faccio vedere io la verità."
"Hai visto? L'ho detto, io, che non sei normale."
"No, tu avevi detto solo che ero isterica, no che non sono normale."
"Si, ma l'avevo pensato."
"Ah, quindi stai pensando male di me!"
"Smettila, di complicare tutto."
"Certo, complicare tutto." ulai tirandogli il cellualare dalle mani per copiarmi il numero.
"Ma vedi? Stai urlando di non sopportarmi ed ora ti copi il mio numero."
"Ricordo, che me l'hai chiesto tu, signorino!"
"E allora se ti chiedessi di buttarti da un grattacielo lo faresti?"
"No, ma se mi chiedessi di buttare te, lo farei."
"Ma sentila... è meglio che vada, ok? Non so, fino a che potremmo arrivare."
Finalmente mi salutò e se ne andò definitivamente.
A casa rividi le nostre foto, era strano pensare che le avevamo scattate insieme e che eravamo anche usciti. Insomma io e lui, non ci eravamo mai parlati e ora... Anche se, nemmeno ci consideravamo amici: eravamo troppo diversi e se stavamo passando del tempo insieme era solo per un compito, sicuramente dopo avremmo perso la confidenza che nemmeno sapevo se alla fine avevamo, davvero. Presi le foto e le chiusi nel cassetto della scrivania, tanto sapevo che non significavano niente per me e nemmeno per lui.

Bleeeh;
Era così la scritta? Bleeeh? Non ricordo. lol
Quel giorno dovevo avere proprio molta fantasia. Vabbè... passiamo alla storia e.e
All'inizio avevo pensato devo farli essere dolci o no? Alla fine mi sono detta di essere buona e li ho fatti stare un po' insieme pacificamente, ma poi ho deciso che come tutte le sante volte dovevano litigare.  HAHAHAHA
Posso anche giustificarmi, per il troppo tempo passato dall'ultimo capitolo. Ho, improvvisamente, acceso il PC e non c'era più la storia, allora ho cercato tra tutti i file e c'era tutto, ma tranne questo,, allora ho scritto il nome del documento nella barra, ma niente: era scomparsa. Per giorni, ho cercato in tutte le cartelle inutilmente e poi... poi, ho trovato un file chiamato unicorno ed è uscita la scritta 'Pony, ha deciso di essere buono con te e ha fatto ricomparire la cartella, complimenti!". Ok, alla fine poteva anche essere credibile come scusa, ma poi la fantasia è andata a farsi fottere. *finezza portami via*
Solo che mi scocciavo di scrivere, meno male che ci sono i litigi a riempire la storia :')
Ultimamente non recensite più, cattivi e.e
Se, non vi piace come sta andando la storia ditemelo, per favore, che cambio un po'. 
Ora vado. KISS ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** On the beach. ***


                                                                                                         On the beach.


________________________________________________________________
|Cara Marika,                                                                                                                                                   
|La informiamo, che prossimamente, si terrà il ballo annuale della nostra scuola. Come ogni anno, saranno assicurati musica, animazione e divertimento. Si prega di|  |partecipare con |serietà e di non introdurre alcolici o cercare di sabotare in qualsiasi altro modo l'evento. Le informazioni dettagliate saranno date a presto.   
|Si spera che partecipiate in molti                                                                                                                                
|Saluti                                 La scuola                                                                                                                  
_________________________________________________________________________________________

Quale miglior modo di iniziare la giornata, se non con un messaggio della scuola? 
Fortunatamente, non era nulla di che: un ballo. Sinceramente, non mi entusiasmava l'idea di andarci, non mi erano mai piaciuti i balli e non ne ero mai andata ad uno, nemmeno avevo voglia di abbattere questo record. A differenza, le mie compagne di classe dovevano essere al cellulare, a riempirsi di squilli e messaggi, per decidere già da ora i vestiti, le scarpe, i capelli e soprattutto con chi andarci. Quello era un punto molto importante per loro, più trovavano un accompagnatore popolare, più lo diventavano anche loro. Ecco questo era un altro motivo per cui odiavo i balli: non eri libera di andare con chi volevi, ma per forza con uno che volevano gli altri se non volevi passare per una sfigata. Seguivano la massa dei perfetti idioti. 
Dopo questa lunga riflessione, se così poteva essere chiamata, decisi di scendere in città a fare un giro. Chissà, magari incontravo qualche altro figo come quell'incappucciato che mi avrebbe migliorato la giornata. Invece no, non andava mai nulla secondo i piani: dopo l'incontro con la professoressa di fisica che mi rimproverava di non essere a casa a studiare per il compito, intravidi da lontano Louis con Charlotte. Per mia fortuna, era in compagnia e non si sarebbe accorto di me, anche se per sicurezza mi nascosi dietro al pirmo albero che trovai. Non volevo disturbarlo, inoltre non mi andava di farmi vedere sola, sapevo di non avere amici, ma non mi andava di metterlo in risalto e poi si sapeva: una giornata senza Louis, era una giornata migliore e senza guai.
Ripresi il mio giro, la mia meta era il parco, ma il mio percorso fu interrotto dal suono di alcune note, provenivano dalla spiaggia. Se c'erano delle cose che amavo erano il suono di chitarra e quello delle onde del mare e ascoltarli all'unisono mi faceva sentire in paradiso. Mi tolsi le scarpe e iniziai a saltellare, facendo attenzione a mantenere l'equilibrio, per la scogliera che portava alla spiaggia. Del tempo fa, ci andavo spesso con mio fratello, era lui che mi aveva insegnato a non cadere sugli scogli, a farmi scoprire i segreti del mare, a farmi amare quel posto e a farmi stringere un rapporto 'd'amicizia' con quell'acqua. Poi un giorno, lui, partì per l'Argentina e non ne seppi più notizie. Capii, quasi subito, chi era: intravidi il suo profilo, ma solo quando mi avvicinai ne ebbi la conferma, visto che la sua faccia era un po' coperta dal ciuffo dei capelli.
"Sai suonare anche la chitarra? James..." lo presi di sorpresa.
"Eh, ma tu sei..." lo interruppi.
"Ommioddio ma tu sei..." finalmente ero riuscita a vederlo senza occhiali da sole.
"Si, non ho gli occhiali da sole, faccio schifo, lo so." 
"Scherzi? Sei stupendo, hai degli occhi che fanno invidia a questo mare, ora ne ho la conferma tu non sei un ragazzo, sei un angelo!"
"Tu sei la dolcezza in persona."
"Ma che...con la tua dolcezza potremmo far sparire il sale da questo mare."
Era imbarazzato, abbassò lo sguardo e iniziò a pizziccare le corde della chitarra. Io mi misi seduta vicino a lui.
"Che fine hanno fatto le tue scarpe?" chiese, notando che mi rilassavo bagnando i piedi nell'acqua.
"E' una lunga storia..."
"Ah, capisco." sorrise fra sè e sè.
"Non mi suoni niente?"
"Certo..." 
Battè un po' le dita contro la cassa della chitarra, pensando cosa poter suonare. All'improvviso iniziò ad intonare le note di "Somebody to Love" di Justin Bieber e a cantarla. Aveva una voce stupenda, sentivo brividi attraversarmi la schiena. Aveva la voce di un angelo, era una di quelle voci che non potevi eliminare, perchè ti rimaneva dentro e anche se avessi voluto dimenticarla non avrei potuto, perchè non si incideva nella mente, ma nel cuore. Riusciva a farti sentire meglio, a farti dimenticare tutti i problemi, ad emarginarti dal mondo. In quel momento c'eravamo solo io, la sua voce e la chitarra, perfino della melodia del mare mi dimenticai. In un secondo, trovai la felicità che avevo perso in tutti quegli anni, era una sensazione surreale, ma che stavo vivendo.
"Ti piace?"
"Se mi piace? Davvero non ho parole, non so descrivere cosa provo..."
"Sono contento che ti piaccia."
"Tu dovresi essere un cantante di fama mondiale. Come è possibile che il tuo nome non sia ancora scritto su tutti i manifesti e la tua foto non sia ancora stampata su tutte le riviste?"
"Lo spero, sai, hanno aperto le iscrizioni per xFactor... credo tenterò lì, qualche volta."
"Cosa aspetti, allora?" lo incoraggiai.
"Si, ma non questo anno. Non sono pronto: ho paura di non piacere agli altri."
"Tu devi andarci, fallo per me, anzi per te stesso, per la tua felicità. Davvero hai una voce stupenda."
"Saresti felice se lo facessi?"
"A te farebbe felice?"
"Si."
"Allora farebbe felice anche me, James"
"Niall, chiamami Niall."
"Oh, finalmente, mi hai svelato il tuo nome."
"Ci penserò. Spero di farcela."
"Ce la farai." lo rassicurai.
"E che ne sai?"
"Perchè io credo in te."
Lui mi sorrise. 
"Tieni"  dissi porgendogli una macchina fotografica.
"E questa?"
"Voglio essere la tua prima fan, così un giorno potrò dire di aver conosciuto Niall James."
"Io, insomma, non ho parole..."
"Non devi parlare, devi solo sorridere."
"Credo sia ora di andare." disse ridandomi la macchina e mettendo la chitarra nella custodia.
"Andare dove?"
"Devo tornare in Irlanda, è lì che vivo." poi continuò "Tieni è per te- mi diede pupazzetto di S.Patrizio- Così non mi dimenticherai."
"Non lo farò. Non si puo' dimenticare chi ti ha reso felice, anche solo un secondo."
"Sono contento."
"Allora ciao Niall James..."
"Horan..." 
"Ci rivediamo." gli strinsi la mano.
"Lo spero." sorrise, caricandosi la chitarra.
"Io ti rivedrò in TV, sui giornali, in giro per il mondo."
Lui non disse niente, furono gli occhi a parlare al suo posto ed espressero tutti i ringraziamenti che avrebbero potuto esprimere le parole.
Arrivata a casa, appesi il pupazzo nella mia camera, feci attenzione a non rovinarlo. Il giorno seguente, sarei dovuta vedermi con Louis per provare e per andare al centro commerciale, per quel famoso vesito. 
"A che ora domani?" scrissi velocemente.
"18.00 e poi andiamo al centro. Mon preoccuparti se tardiamo, ti accompagno io a casa. Ps: Perchè oggi sei scappata?" Vaffanculo, mi aveva vista. Portava solo problemi e guai, quel ragazzo.
 
Il giorno dopo.
Non avevo altra scelta: quel giorno sarei per forza dovuta andare a scuola. Dovetti subire i lunghi discorsi delle professoresse e sperai di non trovarmi a parlare con Louis: non volevo affrontare l'argomento del perchè mi ero nascosta e ci riuscii bene, anche perchè non è che ci pensavamo molto in classe, anzi per niente. Ed era meglio così. Molto meglio.
Tornai a casa alle 17.00 Ero distrutta. Ebbi appena il tempo di farmi una doccia e di prepararmi, che era già l'ora dell'appuntamento. Sentivo che Louis mi avrebbe ammazzata. In verità, ero occupata a inventarmi un malore, non avevo per niente voglia di uscire, preferivo stare a casa a guardare un film. Peccato che suonò il campanello. Mi avvicinai a lui tutta saltellante facendo finta di essere tranquilla, ma già lo vedevo dalla sua faccia che voleva farmi in mille pezzettini. Aveva ragione quella volta e sottolineo quella volta. Anche se, alla fine la colpa era sua se dovevamo andare al centro commerciale.
"Perdonami, giuro che la prossima volta arriverò presto e se non sarà così potrai chiudermi in un ripostiglio con mille ragni e lasciarmi morire lì." si, l'avevo detto sul serio, ma aveva la faccia di uno che avrebbe potuto ammazzarti senza tanti scrupoli.
"Devo farti molta paura...ed è meglio così perchè se la prossima volta ritarderai ti chiuderò davvero in un ripostiglio con i ragni e anche con gli scarafaggi."
"Ho capito il concetto." poi gli diedi subito il foglio del copione volevo non si ricordasse del fatto che ero scappata, e così iniziammo subito a provare.
Passo del tempo e per la prima volta eravamo riusciti a recitare la prima pagina senza sbagliare, era un grande passo per noi, soprattutto per me.
"Bene credo possiamo andare al centro commerciale, ma visto che è gia tardi dobbiamo sbrigarci, quindi devi fare velocemente, prendiamo il vestito e andiamo via."
"Quindi non posso girare per i negozi?
"No, non puoi." 
Durante il tragitto per arrivare a casa sua, nessuno parlò. Si me l'ero presa, non per le parole, ma per il modo in cui l'aveva detto. Cambiava a giorni, a volte era dolce, altre volte misterioso e poi freddo. Io odiavo i suoi sbalzi d'umore.
"Sali." con la testa mi indicò la sua macchina.
"Non ci salgo in macchina con te, non mi fido."
"Senti, fai pochi capricci e sali." mi tirò per il braccio.
"Nemmeno per sogno e non usare la forza con me, hai capito?" lo respinsi. Non sapevo che aveva quel giorno.
"Bene allora ci verrai nuda alla festa"
"Stai scherzando?"
"No, affatto"
"Tu sei pazzo."
"Ma almeno sarò vestito."
"Devo proprio venirci con te e i tuoi amichetti?"
"Si, devi per forza."
"Perchè non vai con Charlotte?"
"Sei gelosa?"
"Gelosa di te? Ma per favore dico seriamente. Io mi scoccio, non ho proprio voglia."
"No, se i miei amici ci provassero con lei potrebbe anche cedere, tu invece no. Poi non sono un puttaniere che la prima ragazza che trovo la porto."
"Perchè cosa stai facendo ora?!"
"E' per una buona causa." poi mi tirò in macchina con lui.
Bene, che l'inferno abbia inizio.

Bleeeh;
L'ho fatta grossa questa volta. Lo so, che non aggiorno dal 7, ma in compenso questo capitolo è più lungo (?) Credo, non farò durare moooolto questa storia, sia perchè non ho molto tempo, sia perchè non ho molta ispirazione. lol
Ho un'altra storia in mente che è SUPER, ma non so come iniziare. Il problema è sempre quello: l'inizio. Comunque, non rimarrò a metà questa storia, ma la farò finire prima del previsto, ovviamente non farò un finale banale.  Anche perchè sarebbe stupido. Sono felice. Perchè? Mia madre sta friggendo le patatine fritte. Si, ora vado a sotterrarmi. Ommioddio, aspettate un momento. Sta Marco Mengoni al TG. Pensare che stavo ascoltando la sua canzone fino a 3 secondi fa. Vabbè, ritornando a noi, scusate se ci sono errori, ma non ne posso più di rileggere il capitolo. 
Ora vado. KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Sport? Hahaha no. ***


Sport? Hahaha no.
 

 

Dopo circa un'ora di macchina, finalmente, arrivammo al centro commerciale. Ero sopravvissuta per miracolo, lo sapevo. Quel ragazzo era un pericolo pubblico, per ogni persona che camminava per strada: lui non guidava, lui sfrecciava come se ci fosse un premio in palio per primo che passava il traguardo, non rispettava i segnali stradali, sempre se sapeva della loro esistenza. Doveva essere daltonico. No, sul serio, era l'unica spiegazione possibile: semaforo rosso, lui andava piano, ma non si fermava; semaforo giallo, lui correva alla velocità della luce; semaforo verde, non sapevo se si fosse trasformato in una lumaca o cosa. Doveva essere daltonico, per forza o non conosceva le regole della strada. Allora, mi chiedevo come avesse preso la patente, dovevano avergliela data pur di non vederlo più. E li capivo.
"Vedi di scegliere in fretta che mi scoccio." mi raccomandò, prima ancora che la porta si aprisse.
"Come sei palloso, Tomlinson." borbottai.
Lui mi fece un occhiataccia. Una di quelle occhiatacce alla Louis che facevano paura. 
"Ok ho capito..." dissi rassegnata. 
Per un bel po' di tempo continuammo a girare a vuoto. I vestiti erano quelli di mesi fa, che nessuno aveva acquistato, erano orribili infatti. Se poi trovavo qualcosa che mi piaceva, il signorino mostrava la sua parte avara e si rifiutava di spendere soldi. Era un inferno.
Ero sul punto di una crisi di nervi, giuro, un altro secondo e avrei preso tutto ciò che intralciava il tragitto e l'avrei lanciato dalle scale mobili. Avrei potuto buttare un urlo che l'autostima di Edvard, sarebbe scesa sotto zero, tanto che il suo famoso 'Urlo di Munch' non sarebbe valso più niente. Invece no, fortunatamente, qualche buon angelo del cielo, in pena per come mi ero ridotta, mi mostrò una luce che mi condusse alla giusta vetrina. Tralasciamo, che poi, mi accorsi che era la lampadina del negozio che era fulminata e quindi si accendeva e si spegneva. Era lì, di fronte a me, era semplicemente perfetto. Era nero trasparente, anche se c'era una differenza di tonalità tra la parte fino alla pancia ad andare in giù. Il vestito era decorato da fiori che si diramavano sempre di più, finchè non compariva qualche sottilissima foglia. La gonna, pochi centimetri sotto il fondo schiena, terminava aguzzata.
Subito lo comprai, o meglio Louis lo comprò. Ma non fece mancare la sua avarizia.
"Sappi che ho meno della metà dei soldi con cui ero partito." 
"E dai, non fare il tirchio."
"Parla quella che ha fatto comprare il vestito a me, per non spendere i suoi soldi."
"Figurati, se spendevo i soldi per un favore che alla fine andava a te." 
"Mi hai ricattato, non avevo altra scelta."
"Non ti ho ricattato. Ho solo detto che se tu non mi avessi comprato il vestito io non ti avrei aiutato."
"Andiamo nella zona sport che è meglio." terminò il nostro litigio.
"Zona sport? Hahaha, no."
"Va bene, rimani pure qui, da sola. Non corri il rischio di essere rapinata, tanto ti riporterebbero indietro."
"Oh che spiritos..."
Non finii neppure la frase che lo vidi già sulle scale mobili. Non potevo credere che aveva lasciato una povera ragazza indifesa, da sola.
"Louisss, però la busta la mantieni tu." gli gridai vedendo che non sfiorava l'idea di tornare indietro.
Palloni. Palloni di ogni tipo: piccoli, medi, grandi, ovali, rotondi, di cuoio, di gomma, gomma rivestita da uno strato di feltro e molto altro ancora. Sarà anche che erano per sport diversi e che io chiamavo palloni anche le palline del tennis, ma erano dettagli. E non c'erano mica solo palloni: mazze, divise, racchette, guantoni, calzoni e chi più ne ha, più ne metta. Lui si guardava intorno e sapevo mi stava maledicendo per aver speso i suoi soldi e non avergli rimasto nulla, per poter comprare qualcosa da quello che lui definiva 'paradiso'. Ma poi notai, girando gli occhi verso un altro reparto, una cosa che non centrava nulla con tutte quelle cianfrusaglie, no, era qualcosa che interessava a me, che dovevo avere.
"Hai dei capelli stupendi e degli occhi magnifici." iniziai con la mia messa in scena, abbracciandolo da dietro.
"Cosa vuoi, Marika?" era precoce il ragazzo.
"Niente, proprio niente."
"Meglio così."
"Louis, insomma, tu ci vivi con le ragazze. Lo sai che voglio qualcosa, non fare il finto tondo!" iniziai a innervosirmi.
"Allora dici cosa vuoi, senza fare questa commedia. Che poi neppure sai recitare."
'Stai calma' ripetevo tra me e me. Continuai a parlare, facendo finta di non aver sentito l'ultima frase.
"Insomma, sai, ci sarebbero quelle scarpe che andrebbero benissimo sotto al mio vestito, ma non ti sto chiedendo di comprarmele, te lo sto solo dicendo."
"Era questo? Ok." per un attimo, mi illusi volesse prendermele, invece si limitava a fingere di non capire.
"Daiii, ti prego, per favore..." gli feci pure la faccia da cucciola, ma lui aveva un pezzo di ghiaccio, invece del cuore.
"No, sul serio, non posso. Non avrei più soldi." era straricco invece, ne ero sicura.
"Eh va bene."
Silenzio, per alcuni minuti. Finchè non mi voltai verso un'altra vetrina.
"Ti prego comprami questo, costa pochissimo. Domani ti porto i soldi, lo giuro." ripartii all'azione.
"Non essere viziata." 
"Ti prometto che domani ti porto i soldi. Per favore, è per un ragazzo." lo implorai.
"Perchè mai, dovresti regalare ad un ragazzo un plettro con scritto 'Ireland'?"
"Non posso spiegarti ora. Ma per favore..."
"Eh vabbene." si rassegnò.
"Grazieee ti adoro."
"Non adori me, adori i miei soldi." sottolineò. 
 
Fuori dal centro commerciale.
Chiesi a Louis di accompagnarmi in spiaggia e dopo un paio di tentativi ci riuscii. Rifeci, il cammino, per arrivare alla riva, correndo. Avevo il cuore che mi batteva a mille e un sorriso a trentadue denti, all'idea di rivederlo. Prima di scavalcare la scogliera, presi lo specchietto, dalla tasca, mi aggiustai un poco i capelli e notando di avere un viso pallido, mi diedi dei pizzicotti sulle guance. Tutto quell'entusiasmo finì, appena arrivai vicino al mare. Lui non c'era. 
"Possiamo andare, Louis." borbottai delusa. 
Infondo me l'aveva detto che se ne sarebbe andato, ma io speravo di rivederlo. Non volevo quello fosse il nostro ultimo incontro.
"Eh? Siamo venuti qui, per niente?" disse ancora affannando, per la corsa che gli avevo fatto fare.
"Lui non c'è."
"Ah, intendi quel ragazzo?" 
Si mise a cavalcioni sulla spiaggia, acconto a me. Sentendo che non rispondevo, continuò "Deve piacerti proprio tanto..."
"Perchè dici così?" mi girai di scatto verso di lui.
"Ecco, perchè, tu non sei il tipo da fare regali ai ragazzi."
"Forse. E comunque no, non mi piace o almeno no nel modo in cui pensi tu. Ci siamo incontrati solo due volte." non ero davvero convinta di quel che dicevo, ed era strano. Insomma, sul serio, l'avevo incontrato solo due volte e non avevamo parlato a lungo. Ma quelle parole erano bastate, per inciderlo nel mio cuore.
"Se dici che non ti piace, allora, è solo con me fai la tipa difficile? Insomma, non facciamo altro che litigare, Marika."
"No, solo che lui era diverso dagli altri ragazzi." abbassai lo sguardo verso terra.
"E Con altri intendi pure me?" domandò abbassando tono di voce.
"Si, intendo pure te..." ammisi.
"Cosa aveva, lui, di tanto speciale?" chiese girandosi verso di me.
"Tutta la dolcezza di questo mondo."
"Bene, allora, sappi che mi dispiace, ma, magari lo incontrerai un'altra volta." mi rassicurò.
"Lo spero, perchè sento che lo rivedrò..."
"Ora che ne farai del plettro?" 
Lo conserverò."
Rimanemmo dei minuti ad ascoltare il mare, che intanto si era agitato, battere violentemente contro gli scogli. Era di uno stupendo blu intenso, 'ricamato' dalla sua schiuma e decorato dal riflesso della luna.
"Senti Marika è davvero tardi." mi informò mostrandomi l'orologio che segnava mezza notte.
"Scusa, ti ho fatto ritardare. Mi ero incantata..."
"No, non fa niente."
"Fa invece."
"Io dico di no."
"Io ti ho detto di si."
Rimase dei secondi a fissarmi, con la bocca aperta, ancora indeciso su cosa dire.
"Hai ragione tu." borbottò alla fine. Anche se lo fece solo per evitare un altro litigio.
Poi riprese la parola.
"Mi chiedevo, ti andrebbe di venire da me? A dormire intendo... i miei non ci sono."
"Eh? Io da te?" insomma io che andavo a dormire da Louis Tomlinson? Il ragazzo che neppure sopportavo.
"Si, è tardi e non mi va di portarti ora a casa sapendo che resterai sola. Vedrai che ci divertiremo."
"Che vorresti dire con ci divertiremo?" dissi spaventata.
"No, no! Non so cosa tu abbia capito, ma sicuramente non la cosa giusta. Intendo potremmo guardare un film, mangiare o quello che vuoi, se vuoi andare a dormire nessuno ti trattiene."
"Ok se proprio vuoi... tanto non mi va di rimanere da sola."
"Bene." affermò mentre si toglieva i granelli di sabbia che gli si erano azzeccati addosso. 
Mentre ci avviavamo nella macchina mi chiedevo cosa avevo nel cervello quando avevo detto 'OK'.

Bleeeh;
Don't kill me, please! 
Faccio pena lo so, non aggiorno dal 18. Solo che sto avendo un bel po' di impegni e non riesco mai a completare il capitolo. Ma giuro che farò il possibile per continuare il prima possibile il prossimo. Poi vi prometto che il prossimo capitolo sarà caruccio o almeno così lo immagino nella mia mente (?)
No non fate i pervertiti!
Comunqueee a tutte le persone che mi chiedono di passare a leggere le loro storie, cerco di fare il possibile, anche se ci metto tempo alla fine passo sempre, quindi non vi preoccupate se magari la mia recensione vi arriva dopo un mese. LOL
Come ogni volta sto in fissa con una canzoneeee
Questa volta è 'Just Give Me A Reason'. E' stupenda hsdikj. <3
Ora vado. KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Temperature. ***


  Temperature.
 

 

Finalmente, dopo un bel po' arrivammo a casa sua. Era semplicemente come l'immaginavo: un paradiso. Mi chiedevo perchè uscisse sempre con gli amici, avessi avuto io quella casa non mi sarei mossa più. Era a due piani, molto grande e spaziosa. I colori erano vivaci e carichi, non come casa mia che il colore più allegro che c'era era un blu chiaro che poi era così solo perchè era rovinato. Entrai nella camera dove avrei dormito che poi era quella delle sorelle.
"Tieni questo pigiama, è di mia madre. Non ti andrà benissimo, ma meglio di niente." mi disse cedendomi un panno.
Andai nel bagno, che era grande quanto la mia camera, se non più. Tolsi i miei panni e feci attenzione a non rovinare o a sfilare il pigiama di sua madre. Era carino, ma non addosso a me. Guardandomi allo specchio notai di assomigliare ad un pagliaccio: il vestito mi andava largo, era gonfio e con le maniche a palloncino. Restai dei secondi ad immaginare le prese in giro di Louis, mentre avevo una mano in faccia per la vergogna. Con quale coraggio sarei uscita? Sembravo il fantasma formaggino, senza offesa per quel fantasma. Mi sciacquai la faccia, mi aggiustai un po' i capelli ed il trucco, contai fino a tre, tirai un lungo sospiro e appoggia la mano vicino la maniglia decisa ad aprire. Quel che dovevo fare era essere il più naturale e calma possibile e magari scherzosa.
"Dadan..." urlai con le braccia alzate, fuori camera sua.
Esisteva un tasto 'replay'? Tutto quel che volevo sentirmi dire era di si. Invece di non attirare l'attenzione ero entrata come un clown da circo ed il vestito contribuiva molto a farmi sembrare tale.
"Dai mi aspettavo di peggio." ridacchiava fra sè e sè, pensando che non lo vedessi. Feci  finta di nulla.
"Cosa vorresti dire?"
"No niente... è che...- Trattenne un momento la risata- E' che..."
"E' che cosa?" lo interruppi, innervosita.
"E' che sei ridicola- Questa volta scoppiò a ridere- Scusa, mi ero impegnato a fare il serio, ma la tua faccia..."
"La mia faccia? Credevo fosse il vestito il problema."
"No, volevo dire la tua espressione. Dai tanto chi ti vedrà..."
"Mi ha appena vista tu! E' il peggio che potesse succedere, lo racconterai a tutta la classe se non a tutta la scuola."
"Potrebbe essere."
"Eh? E' la volta buona che ti ammazzo."
"Dai quel che devi fare è farmi copiare sempre i compiti ed allora nessuno saprà niente." mi ricattò.
"Potrei dire che non è vero."
"Non fare l'ingenua, sai che crederebbero a me, piccola."
"Sei uno stupido!"
"Beh, intanto hai accettato di dormire a casa dello stupido."
"E tu hai invitato a dormire 'il pagliaccio'."
"Ma dai, scherzavo... poi non lo dirò a nessuno. Non sono il tipo."
"Si che sei il tipo."
"Non farmi cambiare idea, ok?." disse mantenendomi il mento con le sue mani.
Tolsi la presa e mi sedetti a cavalcioni sul suo letto. Gironzolavo gli occhi verso la stanza, finchè non lo vidi togliersi la maglia.
"Proprio davanti a me, lo devi fare?" chiesi rossa come un peperone.
"Si, pensa cosa vuoi fare, piuttosto."
"Non so, mi annoio di fare tutto. Anzi una cosa mi piacerebbe, mi fai sentire come suoni in pianoforte?"
"Scusami, ma ora non mi va..."
"Vabbene, se ti scocci..."
"Non ti viene niente altro da fare?"
Che diamine avrebbe voluto fare? La casa era grande, ma non potevamo di certo metterci a giocare a nascondino o ad acchiapparello.
"No. Soprattutto, come faremo domani con la scuola?"
"Non so, io mi scoccio di andarci. Non è che faresti filone con me?" lo sentii bisbigliare al mio orecchio, mentre mi accarezzava i capelli. 
La cosa stava diventando in po' pesante, Tomlinson si stava svegliando.
"Non posso, ho già fatto troppe assenze consecutive e comunque non ti lascerò fare filone."
"Sei peggio di mia madre e poi non puoi costringermi a venire!" affermò stringendomi a lui. 
Sentivo che stava per soffocarmi tanto mi mancava l'aria, ma non se ne importava continuava a stringermi sempre di più.
"Si che posso, posso trascinarti giù dal letto finchè non ti decidi." borbottai spingendolo via da me.
"No dai, e poi non mi sento neppure tanto bene."
"Io non ci casco e non fare la parte dell'ammalato, so che sai recitare."
"Dico seriamente. Ah potresti andare a chiudere la finestra nell'altra stanza? Entra corrente."
"E va bene, solo perchè altrimenti darai la colpa a me, per la tua presunta febbre."
Mentre stavo tornando intravidi dalla porta che Louis era saltato sul letto. Alla faccia dell'ammalato.
"Che succede?"
"Niente, ero caduto..."
Certo uno cade saltando. Ma lasciai perdere.
"Ok." risposi poco convinta.
"Non mi sento bene..." disse mettendosi sotto le coperte.
"Non inventare scuse, domani si va a scuola."
"Dico sul serio, misurami la febbre, se vuoi."
"Ok, così la finisci una volta per tutte con questa messa in scena." affermai scocciata, mentre prendevo il termometro dalla scrivania.
"Una cosa... perchè hai del dentifricio sulla lingua?"
"Ho lavato i denti, prima."  
Quando gli misurai la temperatura vidi che era a 39. Fanculo, quel ragazzo complicava sempre le cose. Ora, sarei già stata nel mio bel letto a dormire, invece dovevo passare la serata con un ammalato.
"Oh cazzo, allora è vero!"
"Non è colpa mia se tu non mi credi mai..."
"Scusami, credevo fosse tutta una finzione. Cosa devo fare ora?"
"Niente, rimani a dormire qui con me.'" disse tirandomi la manica.
"Certo così contagi pure me."
"No, non ti contagio, per favore."
"No, questo no. Anzi ora vado, così riposi e ti passa tutto."
"Mi fa tanto male la testa." si lamentò. 
La sua faccia esprimeva dolore e non sapevo se credergli, mi sembrava fosse tutto vero.
"Ok, rimango qui, ma solo per poco." 
"Grazie, se dolcissima." HAHAHA, Louis che faceva un complimento, per di più a me, oltre ad avere la febbre doveva aver sbattuto la testa.
"Ho fame." dissi per cambiare discorso.
"Vai, giù ci dovrebbe essere qualcosa da mangiare."
"Tu non vieni?"
"NO, non ho la forza di muovermi..." rispose con un espressione di sofferenza.
Scesi giù e presi della cioccolata, mi sentivo egoista pensando che mentre mangiavo lui stava male, decisi di fargli un tè caldo, anche perchè faceva freddo, visto che quella sera pioveva. Sull'uscio della porta, vidi che era steso nel suo letto, sotto le coperte, avevo paura di disturbarlo, ma in fondo volevo solo fargli un favore, quindi entrai. Mi avvicinai a lui lentamente e inizia a parlargli sotto voce.
"Hei, sei sveglio?"
"Si..." sibilò.
"Ti ho portato del tè. Bevilo, magari ti senti meglio."
"Grazie." disse girandosi verso di me. Si alzò fino a sedersi e inizò a berlo.
"Mi fai sentire meglio." disse posando la tazza ormai vuota.
"Di niente, è il minimo che possa fare. Ultimamente, tu ti occupi molto di me. Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami."
"Qualsiasi cosa?" certo che prendeva tutto alla lettera.
"Si, qualsiasi."
"Resta qui con me."
"Non posso."
"Ti prego, dovrai stare solo per questa sera e poi come amici."
"Gli amici non dormono insieme Louis..." sbuffai.
"E chi te lo dice? E poi inizio sentirmi più male, forse la febbre è aumentata." continuò a lamentarsi.
In effetti era molto più rosso, e allo stesso tempo aveva una faccia stanca.
"Eh dai, da un po' di tempo non faccio che accontentarti, ora fallo tu."
Era una grande cazzata, ma mi misi sul letto, sotto le coperte vicino a lui, era così strano.
"Contento?"
"Si, sai già sto meglio con te vicino..." affermò facendomi l'occhiolino e stringendomi la mano.
Lo faceva solo per torturami lo sapevo, ma che ci potevo fare. Fatto sta che con lui vicino, mi sentivo a disagio: non ero mai uscita con un ragazzo, prima di lui, figuriamoci se ci avevo mai dormito. Così dopo ben due ore che lui stava già dormendo beato, azzeccato a me, io stavo ancora fissando il soffitto.

Bleeeh;
Ogni volta non ricordo mai se è 'Bleah' o 'Bleeeh' e quindi torno al primo capitolo a controllare. lol
Ok, questa volta ho una buona motivazione per aver tardato ad aggiornare (E giuro che è vera), allora ho organizzato una festa di compleanno a sorpresa a mia madre e quindi è da tipo una settimana che impazzisco, ma finalmente ieri era il gran giorno. Ho dovuto inviare messaggi e fare chiamate di nascosto, mettermi d'accordo con un'amica sua per distrarla e non farla salire sopra casa, prima che fosse tutto pronto. Poi si è anche dimenticata in cellulare e quindi avevo paura fosse potuta salire prima del tempo. Fortunatamente è andato tutto bene e ne è valsa la pena, visto che appena entrata si è emozionata e ha trattenuto le lacrime.
Anche, se sono giustificata ho deciso di essere buona, visto che avete aspettato molto, ho fatto diventare Louis un po' più dolce o rompipalle (?) decidete voi. Vi ho accontentate, però.  u.u
Non avevo voglia di postare il capitolo questa sera, lo ammetto, ma ho visto una nuova recensione dove mi chiedeva di aggiornare subito e ho deciso di accontentarla. Quindi dite grazie a lei, non ricordo il nick HAHAHA
69 recensioni mlml
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Out of here! ***


Out of here!

 

Tre di notte. Mentre Louis dormiva beato, io ero ancora a girarmi continuamente. Nulla da fare, non avevo sonno e non capivo perchè, di solito non ci impiegavo molto ad addormentarmi. Forse, avevo i sensi di colpa, insomma, mio padre che avrebbe pensato di me se mi avesse visto? Semplicemente, sarebbe rimasto deluso e magari mi avrebbe anche spezzato le gambe. E mia madre? Di certo non avrebbe fatto i salti di gioia. Cercavo di consolarmi dicendomi che non stavo facendo nulla di male, stavo solo vicino ad un mio 'amico', in fondo nemmeno stavo dormendo. Che poi alla fine quello che doveva stare male era mio padre e non io, lui se ne era andato senza dire niente e mi aveva lasciata sola. Per non parlare di quando l'avevo visto con quella donna, non era di certo nella posizione giusta per potermi criticare. Continuai a girarmi da tutti i lati e la mia vivacità fece in modo che Louis si vegliasse.
"Mi dici che diamine succede Marika?" chiese ancora confuso mentre accendeva la lampadina.
"Non riesco ad addormentarmi." spiegai.
"Si, questo l'ho capito..." 
Facile a dirlo. Tanto lui sembrava un animale in letargo, in pieno inverno.
"Scusami, solo che non mi trovo a stare qui con te..."
"Uao, mi odi così tanto da non riuscire a dormire se sto con te?"
Non capiva mai un cazzo. Nè da sveglio nè da mezzo addormentato.
"No, tu non mi dai fastidio solo che..." mi bloccai improvvisamente.
Che diamine avevo detto?! Avevo dichiarato che non mi dava fastidio stare lì vicino a lui, cosa non vera poi. Fortunatamente, Tomlinson era talmente assonnato che non fece caso a quelle parole o almeno speravo.
"Ah sono contenta." fu la sua misera risposta.
 
*Il giorno dopo*
Finalmente, quella lunga notte in bianco era passata. Inutile sottolineare la mia stanchezza o le mie enormi occhiaie.
"Ti ho svegliato di nuovo? Ho fatto qualcosa?" chiesi vedendo Louis già sveglio.
"No, in verità ho appena aperto gli occhi- spiegò sbadigliando- Sai, non posso venire a scuola e detteranno degli appunti, se potessi portarti i miei quaderni e copiarli anche per me ti adorerei tutta la vita."
"Va bene, ho capito." dissi alzandomi dal letto.
Sia chiaro solo perchè aveva la febbre. Ed io avevo ancora un briciolo di pietà verso di lui nel mio cuore, anche se mi rendeva la vita impossibile circa tutti i giorno e anche se per colpa sua sembravo uno zombie.
"Grazie- Affermò- Se vuoi mangiare qualcosa stanno dei biscotti o del latte, prendi quel che vuoi."
"No, non ho fame, grazie comunque. Chiariamo se vuoi copiare gli appunti vieni tu da me, io non mi muovo."
"Ma ho la febbre."
"Problemi tuoi."
"Tuo padre non si arrabbia più se ti vede con me?" chiese prendendomi in giro.
"No." affermai secca.
Non evitava le sue stupide battutine nemmeno conoscendo la mia situazione o forse se ne era dimenticato, ma ne dubitavo.
Dopo essermi preparata iniziai ad avviarmi verso la scuola con la spalla dolorante a causa del peso della cartella.
Quell'infernale giornata scolastica durò un eternità. Ero distrutta visto che avevo scritto il doppio.
Quel giorno non era successo niente di particolare, a parte che il professore di anatomia stranamente si era assentato evitandomi la nausea di fronte una povera rana uccisa per una sua stupida ed inutile lezione. Povere rane fossi in loro mi ribellerei.
Stavo per mettere le cuffie nelle orecchie, quando delle voci disturbarono il mio cammino.
"Se questa sera usciamo chi avvisa Louis?" sentii l'idiota di Stan, la sua voce era inconfondibile come quella dell'amico.
Avrei tanto voluto distruggere i loro piani dicendo che il ragazzaccio era ammalato, ma l'amico mi superò nel tempo e poi nemmeno avrei potuto dirlo. Insomma, per niente al mondo avrei voluto che venissero a sapere di quella notte. 
"Se è ammalato come viene?" ricordò l'amico che sembrava avere una faccia un po' più intelligente. E sottolineo 'sembrava'.
"Lo conosco, scommetto che ha inventato qualche scusa." affermò sicuro di sè Stan.
"E cosa?"
"Che vuoi che ne sappia io! Avrà fatto finta di svenire, avrà messo del dentifricio sulla lingua o avrà recitato qualche altra malaria come al solito." la seconda opzione mi colpì.
"Cosa succede se metti del dentifricio sulla lingua?" mi intromisi improvvisamente.
"Da dove esci tu? Ora ascolti anche le conversazioni degli altri?'
"Parla!" affermai.
"Non sai che se metti del dentifricio sulla lingua sale la febbre? Ora non rompere."
"Ma chi è quella sfigata?" sentii mormorare nel gruppo.
Non ci pensai nemmeno a rispondere visto che la mia mente fu occupata da un flashback improvviso.
|"Una cosa... perchè hai del dentifricio sulla lingua?"| 
|Ho lavato i denti."                                   |
Ero furiosa con lui e anche delusa, molto. Corsi verso casa mia e la prima persona che vidi fu quell'idiota, tutto tranquillo vicino la porta di casa. Che coraggio che aveva. Faceva schifo.
"Hei..." non gli feci finire la frase che aprii la porta e lo spinsi a terra.
"Ma che succede?!" chiese alzandosi.
Il suo fingersi innocente non faceva altro che aumentare la mia rabbia.
"Sei uno stronzo!" dissi stringendogli le mani attorno al collo, lo stavo quasi soffocando. Ero incazzata nera.
"Stammi lontana e cerca di prenderti una camomilla, idiota!"
"Camomilla?" non faceva che farmi arrabbiare di più.
"Che diamine è successo?!"
"Ah fai pure finta di non sapere!" affermai iniziando a lanciargli i quaderni contro.
"Smettila!" mi pregò cercando di schivarli.
"Perchè continui a raccontarmi solo cazzate?" 
"Riprenditi!" disse cercando di scappare.
"Ti detesto! Preferisco essere bocciata che continuare a provare con te! Sei uno stronzo, un coglione. Mi sono spezzata la schiena a portare i tuoi quaderni e mi sono rotta le mani a scrivere il doppio solo perchè tu hai inventato di avere la febbre!" gridai tutto ad un fiato.
"Chi te l'ha detto?"
"Allora è vero!" dissi continuando a corrergli dietro e così ci ritrovammo in camera mia.
"Posso spigarti..."
"Cosa? Che sei un codardo?!"
"No, seriamente."
"Muoviti..." mormorai dandogli cinque secondi di tempo. Lui iniziò con 'Hemm' per finire con 'Allora...'.
"Vedi che non sai nemmeno tu cosa dire?!" urlai buttandolo fuori dalla camera. 
Sentii da fuori la sua voce "Dammi i quaderni mi servono!" 
"Fregati!" risposi.
Per calmarmi decisi di farmi una bel bagno rilassante. Lasciai il rubinetto scorrere, misi molto sapone per fare più schiuma possibile. Nel frattempo che si riempiva la vasca iniziai a spogliarmi. Mentre ero in biancheria vidi la porta aprirsi.
"Allora mi dai i quad..." si bloccò accorgendosi della situazione.
"Esci fuori maniaco!"
"Che ne potevo sapere io!"
"Vai fuori!"
"Non mi muovo finchè non mi dai i quaderni!"
"Inizio ad urlare!"
"'E urla, sarebbe la stessa cosa se tu stessi in costume."
"E chi te lo dice che mi metterei in costume davanti a te?"
"Sono Marika, sono una rompipalle e non capisco che Louis, non sapeva che riuscivo a spogliarmi in 30 secondi e che non gli importa niente di guardarmi." iniziò a prendermi in giro facendo quella che sarebbe dovuta essere la mia imitazione.
"Sono Louis, non capisco che Marika è incazzata nera con me, e che devo uscire subito dalla sua stanza, anzi casa!" stetti al gioco.
"Io sono Marika, sono una bambina viziata, ieri ho detto che mi piaceva dormire con Louis ed ora voglio cacciarlo."
Cazzo mi aveva sentito. Comunque continuai facendo finta di non fregarmene.
"Sono Louis, sono un illuso credo di avere un fisico perfetto, ma invece fa schifo ma non ho il coraggio di fare niente!" 
Ok, forse avevo esagerato. Ma forse. E ripeto forse.
"Davvero lo credi?" disse con un sorriso malizioso.
"Si." risposi decisa.
Non mi rispose, ma mi prese in braccio e mi catapultò nella vasca.
"Cazzo fai?" chiesi spaventata e incazzata nello stesso tempo.
Lui si tolse velocemente i panni rimanendo in mutande ed entrò nella vasca.
"Pensi ancora che non sappia fare niente?"
"Esci subito di qui, pervertito!"
Quel gioco non mi piaceva per niente.

Bleeeh;
Sto scrivendo questa nota mentre addendo un panino con salame e maionese; vabbè non ve ne fotte HAHAHA.
Ho deciso di aggiornare sia perchè non lo faccio da nove giorni (Faccio schifo lo so, scusate :c), sia perchè domai ci consegneranno le verifiche di geometria e forse avrò i sensi di colpa tutto il giorno per il mio (Sicuramente) voto schifoso. In caso contrario, i miracoli esistono. Mercoledì 17 sarei dovuta partire con la scuola, ma ci sono stati problemi con l'hotel e partiamo il 6 maggio. Ok, non vi importa nemmeno di questo. HAHAHAHA
Passiamo ai fatti, il capitolo vi è piaciuto? e.e
Spero di si e siate pervertiti mlml. LOL
Ora vado, KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** It is all a mistake. ***


It is all a mistake

 

"Io di qui, non esco finchè non chiariamo!" replicò di nuovo lui.
"Allora esco io!" dissi facendo per alzarmi. 
Lui mi tirò bruscamente facendomi ricadere in acqua. Mi ritrovai un enorme livido sul braccio e faceva molto male.
"Cosa vuoi ora?" chiesi arresa e stanca dal suo comportamento.
Io non lo capivo, per quanto ci provassi non ci riuscivo. Era strano, era una di quelle persone su cui puoi stare ore a ragionare sopra col solo risultato di farti andare il cervello in fumo. Magari quando poi lo capisci lui cambia. Era un completo disastro. O forse quello ero io.
"Basta Marika, ti stai comportando come una bambina." affermò lui bloccandomi. Aveva una voce innervosita ma calma nello stesso momento.
"Ah, sarei io la bambina?" ribattei.
Non bastava il dovermi subire tutti i suoi sbalzi d'umore e il doverlo sopportare tutti i giorni.
"Ma tu davvero non capisci?" sorrise, forse dalla disperazione, lui. 
Io non capivo, per questo rimasi degli istanti in silenzio e immobile finchè lui non fece un enorme sospiro e prese la parola. Fu una fortuna, perchè io amavo il silenzio, ma non quando stava con lui. Perchè stare in silenzio con lui era peggio che dover farsi uscire delle parole giuste di bocca. Era un silenzio frustante di quelli in cui entrambi desiderano che l'altro inizi a parlare. E nel nostro caso a prendere la parola era sempre lui. A far terminare i miei pensieri fu appunto il suono della sua voce.
"Senti, sono io quello che ti ha portato a vedere il tramonto, si è fatto la strada a piedi per prendere la moto e non farti stancare, sono io che ti ho portato cibo e bevande perchè so che non ti piace recitare, sono io quello che ti ha comprato il gelato, ti ha portato sul London Eye e ti ha ascoltato, ti ho anche fatto dormire da me perchè non volevo che tu stessi da sola e ogni giorno faccio di tutto per non litigare con te. Eppure pare che tu ti renda conto solo del fatto che io abbia finto di avere la febbre."
D'istinto abbassai lo sguardo, cazzo se aveva ragione. Mi sentivo umiliata e una schifezza. Forse ero io in verità quella che complicava tutto e che era un disastro. Provai in quell'arco di tempo che mi sembrò un eternità a pensare cosa di buono avessi fatto io e l'unica immagine che mi comparì in mente fu il suo sorriso. Diciamo che non avevo combinato gran che. Lui mi fissò per alcuni istanti, si era dovuto accorgere che ero mortificata. 
"Dai non te la sei mica presa?" chiese lui sentendosi in colpa. Non risposi. Dopo alcuni minuti sentii la sua mano sotto al mio mento e fui costretta ad alzare il viso 
e vidi i miei occhi riflettersi nei suoi.
"E poi perchè continui ad odiarmi?"
"Io non ti odio..." risposi sapendo che non era proprio tutta la verità.
"Questa sera sei davvero carina, sai?" disse dolcemente mordendosi il labbro. 
"Gli altri giorni no?"
"E dai smettila di complicare sempre le cose..." dichiarò ridendo.
Io sorrisi. Aveva ragione, riuscivo sempre a complicargli o meglio a complicarci la vita. Ma mi andava bene così.
"Metti sempre questi completini e questo rossetto fuoco?" fece per prendermi in giro. Non risposi.
"Ti ho già detto che sei stupenda?" mi sorrise di nuovo dolcemente, abbassandomi di poco la coppetta del reggiseno.
"No, Louis." affermai allontanando le sue mani da me. Lui mi ignorò.
"E quando lo hai fatto questo?" disse divertito indicando il mio tatoo poco sopra al seno. Era un teschio di medie dimensioni. Aveva gli occhi enormi neri e contornati dalle ossa bianche, sul suo volto era stampato un sorriso enorme e un po' cattivo. Inoltre a sua volta questo teschio aveva raffigurati dei disegni sul suo viso: c'erano pallini sopra e sotto gli occhi, un fiore enorme al centro della fronte mentre ai lati di essa erano raffigurati dei ricami, sul mento c'erano dei petali di rosa.   
"L'estate scorsa- Rivelai- Non dirlo a nessuno per favore, mio padre mi ucciderebbe se lo sapesse."
"Ah, quindi quella che tutti credono così tanto una brava ragazza, ha fatto un tatoo di nascosto e ora sta in vasca con il ragazzo che odia. Sai potresti essere la mia bad girl se non fossi così antipatica."
"Antipatico sarai tu, idiota."
"Non ti consiglio di fare la cattiva sai- Disse mettendomi un dito vicino la bocca- Non sei nella condizione di poterlo fare." mi sorrise malizioso.
"Non dirlo a nessuno, per favore" ripetetti accarezzandogli i capelli per addolcirlo. Subito lui mi strinse a se, quasi mi soffocava tanto eravamo vicini.
"Sarà il nostro segreto." promise divertito lui. 
L'avevo già detto, ma quel gioco non mi piaceva per nulla, mi spaventava sempre di più.
"Allora, credi ancora che il mio fisico faccia schifo?" chiese sorridendomi.
"Ci stai pensando ancora?" domandai iniziando a ridere.
"Ah non cercare di cambiare argomento." ribattè scherzando lui.
"No, ammetto che sei sexy, ma rimani sempre un coglione." 
"Lo sai che ti adoro quando fai così?" magari me ne sarei potuta uscire con un'altra delle mie stupide affermazione come 'Solo quando faccio così?", ma non lo feci.
Mi strinse ancora di più a se e si avvicinò sempre di più. Avevo il cuore che batteva a mille, quasi usciva dal petto, sapevo che stavo sbagliando e che me ne sarei pentita, ma quei suoi occhi mi avevano catturata, non riuscivo a non guardarli. Intanto lui era vicinissimo a me.
"Lou..." non finii di pronunciare il suo nome: sentii le sue labbra sulle mie e iniziò a baciarmi senza fermarsi, senza fregarsene di tutto quel rossetto che lo faceva sembrare un clown. Mi resi conto solo dopo un po' di star assecondarlo.
"Stiamo sbagliando è una cazzata questa."
"Per una volta dimenticati delle regole." disse mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio poi continuò a baciarmi. Quel che ricordo e che continuammo così per il resto del tempo che ci rimase. I nostri corpi si unirono quasi. Non mi vergogno di svelare che fu la prima volta che feci l'amore, ma non mi pentii di aver aspettato tutto quel tempo. Furono delle voci ad interromperci e a farci agitare.
"Perchè parli sempre?" chiese lui sorridendomi.
"Ma se non ho staccato le mie labbra da te, nemmeno un secondo." spiegai accarezzandogli il volto.
"E chi è allora?"
"Marika, ci sei?" Sentii una voce provenire dal piano inferiore, l'avrei riconosciuta tra mille, ed io ero terrorizzata.
"E' mio padre, Louis che facciamo?" mormorai agitata.
"Calmati e rispondigli, piccola."
"Sto salendo!" sentii avvertirmi da mio padre.
"No! Sono nuda sto in vasca e ho lasciato la porta del bagno e della cameretta aperta!"
"Va bene, ma sbrigati."
Avevo recuperato del tempo ed entrambi buttammo un sospiro di sollievo.
Nascosi i panni di Louis sotto al letto, rimisi la biancheria ed i panni velocemente.
"Puoi entrare!" urlai chiudendo la porta del bagno sperando non salisse.
"Sono così felice di vederti amore, mi sei mancata tantissimo."
"Anche tu, non immagini quanto, mi mancavano le tue urla per casa, mi mancava tutto di te." dissi abbracciandolo e sorridendo dall'agitazione.
"Pizza?"
"Certo- Dissi tutta pimpante- Riordino la camera e scendo."
"Va bene, tesoro, sbrigati." mi raccomandò scendendo per le scale.
"Un altro secondo e sarei morto annegato in acqua." 
"Scusami." gli dissi mortificata.
"Ti perdono solo perchè stasera mi sento dolce- Poi continuò- Sei contenta che sia tornato?" Mi chiese dal bagno mentre si vestiva, io nel frattempo stavo ordinando la camera.
"Tantissimo, mi mancava."
"Sono felice per te." esclamò uscendo finalmente in vestiti dal bagno.
"Ora dovresti scendere dalla finestra..." sorrisi per evitare si arrabbiasse.
"Cosa di nuovo?!" 
"Perchè di nuovo?" non capivo.
"No, l'altra volta ero in punizione e sono uscito dalla finestra per vedermi con Stan." spiegò lui poco convinto.
"E' la verità Louis, non stai mentendo vero?" bisbigliai guardandolo negli occhi. 
"Certo che non ti mento."
"Se lo dici tu, ti credo." in verità non ci credevo molto, era molto agitato, si vedeva che mentiva ma decisi di fingere non avessi notato nulla.
Fece un piccolo salto catapultandosi sull'erba. Così scesi al piano inferiore dove c'era mio padre.

Bleeeh;
Finalmente ho aggiornatooooooooo.
In questi giorni non avevo proprio pensato ad aggiornare (Confesso) HAHAHA. Prima di tutto ho letto un libro 'I passi dell'amore' e se non mi conoscessi direi che ho preso ispirazione da lì per questa FF. Parla di una ragazza che è cristiana e buona con tutti che inizia a frequentare un ragazzo considerato cattivo. I due sono costretti a frequentarsi a causa delle lezioni di recitazione. E poi non vi racconto più nulla perchè se lo volete leggere vi rovino la sorpresa. Vi dico solo che è il libro più bello che abbia letto in assoluto: è riuscito a farmi urlare di felicità e a farmi piangere per tre capitoli di seguito senza fermarmi. Davvero è stato stupendo. L'ho letto in tre giorni. :')
Passiamo alla storia, come vi sembra? Di certo non posso essere paragonata nemmeno lontanamente a Nicholas Sparks, ma accontentatevi. HAHAHA
Vi confesso che avevo intenzione di finirla qui e quindi questo sarebbe stato l'ultimo capitolo, ma senza la scena del padre ovviamente lol. Vabbè continuerò ancora per un po'. Ora voglio chiedervi una cosa che non capisco: ma come si modifica la pagina iniziale? Intendo quando un visitatore entra nella tua pagina, tipo se io vado nelle pagine degli altri all'inizio hanno immagini, frasi, presentazioni. Come si fa? Davvero non riesco a capirlo ç.ç (Ho scritto 3 volte la parola pagina lol)
Ora vado. KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** She's Hope. ***


She's Hope.

 

"Cambio di programma?" chiesi vedendo del pollo con delle patatine sul tavolo.
"Si, ricordo che ti piaceva molto il pollo..."
"E non ti sbagli." ammisi sorridendogli.
"Sai, credo assumerò una cuoca: non so cucinare e la nostra alimentazione e troppo scorretta, non posso continuare a comprare pizze e schifezze del genere."
"Ma dai l'abbiamo sempre fatto."
"Ed è ora di smettere."
"Per me va bene così."
"No, ti ritroverai a non poter camminare a causa di problemi fra un po' di anni."
"Molto positivo, eh? Ma ora che ci penso dovrò condividere la casa con una sconosciuta?"
"Quando l'avrai conosciuta non sarà più una sconosciuta."
"Ma..."
"Niente ma."
Dopo quella conversazione calò il silenzio. Gli unici rumori che si sentivano erano quelli dell'acqua versata nel bicchiere e della tintinnio della forchetta a contatto con il piatto. Dopo aver finito di cenare lavai il mio piatto e poi mi diressi in camera dove rimasi fino alla mattina seguente.
 
Giorno seguente.
"Marika, sveglia" sentivo urlare. Era mio padre.
"Solo un minuto..."
"No- Affermò buttandomi giù dal letto- Non voglio che tu faccia tardi a scuola."
Diceva quelle cose solo perchè non sapeva dei miei continui filoni ed era meglio così.
Restai vari secondi fuori la porta della classe, senza entrare: non avevo il coraggio dopo l'episodio con Louis anche perchè sapevo di aver fatto una cazzata. E poi magari all'entrata avrei trovato i miei amici che sapendo tutto mi avrebbero chiamata "puttana" e altro o avrei trovato alla lavagna scritte tipo "Ti è piaciuta la scopata?" o magari era tutta invenzione del mio cervello. Fortunatamente questa mia ultima frase si rivelò giusta. Mi cercai di sforzare di non guardare affatto Tomlinson e non lo guardai nemmeno un secondo anche se sbirciandolo ogni tanto con l'occhio mi accorsi che lui spesso si girava verso di me, ma io restavo indifferente. Premetto che stavo sbagliando: se gli avessi dato troppa confidenza avrebbe creduto che mi piaceva, se non gli avessi parlato più avrebbe creduto che ero una di quelle che andava a letto con il primo che capitava e poi se ne dimenticava. E nel mio caso nessuna delle due opzioni era giusta. Andò tutto liscio o almeno fino all'ora del pranzo. Vedevo che si avvicinava verso di me e quindi iniziai a cambiare strada per evitarlo, ma sarebbe stato tutto troppo facile e si sapeva che la parola Louis e semplicità non andavano mai insieme se non c'era un 'non' di mezzo.
"Cerchi di evitarmi?" chiese venendomi incontro prima che potessi andarmene.
"No..." borbottai insicura.
In verità avrei voluto dirgli qualcosa tipo "Non lo vedi che faccio di tutto per evitarti coglione?", ma avrei complicato le cose e quindi non lo feci.
"E' per ieri?" Non gli risposi, mi guardai solo intorno. Lui invece sembrava tranquillo, come se fosse tutto normale. Magari per lui lo era pure, forse lui si comportava sempre così con le ragazze e quindi tutti quei problemi che mi stavo creando erano inutili, ma non volevo pensarla così.
"Ti va di venire a pranzare con me e gli altri?" domandò per cambiare discorso, si era accorto che ero a disagio.
"Louis io..." venni bloccata prima di finire la frase.
"Come amici Marika, niente altro."
La faceva facile, dopo quello che era successo. E' facile dire "come amici" dopo aver fatto l'amore, no? Eppure per Louis Tomlinson lo era. Aveva il poter di far diventare le cose più complicate del mondo stupide e banali per lui. Comunque non avevo scuse in mente e finii di accettare.
Mi prese la mano e mi portò verso i suoi amici, ero agitatissima. Lo sapevo che per lui era un comportamento normale e che anche con le altre faceva così, ma la sua comitiva non ci toglieva gli occhi di dosso e mi infastidiva molto la cosa.
"Cosa ci fa lei qui?" domandò Stan a bassa voce, come se poi io non avessi sentito.
"E' un problema?" disse serio, fissandolo negli occhi come per fregarsene del suo giudizio.
"No, no..." si ritirò spaventato.
"Meglio così."
Se c'era una cosa che amavo di lui, era che non si lasciava comandare da nessuno. Era sempre il leader della situazione. Passammo un bel po' di tempo a parlare e a scherzare, devo dire che mi trattavano come se mi conoscessero da sempre, li immaginavo peggiori o forse lo facevano solo perchè avevano paura della reazione di Tomlinson. 
"Marika ti andrebbe di dormire da me stasera? Sai non ho mai avuto molti rapporti con le ragazze." mi invitò l'unica ragazza presente oltre a me, Hope. Era strano, che me lo chiedesse ci conoscevamo da tipo un'ora. Comunque mi pareva scortese non accettare e quindi le dissi che andava bene.
Al ritorno Louis decise di accompagnarmi. Odiavo il fatto che si preoccupasse così tanto di me.
"Vuoi che ti porti la borsa?" domando stiracchiandosi.
"Ho ancora le braccia, grazie." risposi fredda. Si, ero insopportabile, ma ero fatta così.
"Come siamo acide."
"Sono, arrivata." dissi fermandomi sotto casa. Vidi che si stava avvicinando a me, ma lo respinsi, anche se probabilmente voleva solo darmi un bacio sulla guancia.
Lui restò un po' deluso, non che me ne importasse.
"Ci vediamo oggi per provare?"
"Ti dispiace se oggi proviamo da soli? Non mi va di..." non mi fece finire che mi rispose che andava bene. Dopo essermi preparata e aver avvisato mio padre, che avrei dormito da Hope, mi diressi verso casa sua. Mi sistemai un po' e poi bussai.
"Hei" disse venendomi incontro e abbracciandomi.
"Hei" ricambiai sorridendole.
"Vieni, che ti faccio vedere la stanza." 
Era stupenda, la camera che ogni ragazza avrebbe voluto: enorme, mille poster attaccati al muro e cd sparsi per la camera e per finire un enorme guardaroba, era perfino migliore di tutta la casa di Louis.
"E'.. è..." borbottai senza riuscire a completare la frase per lo stupore.
"Favolosa? Lo so. La amo." affermò soddisfatta. 
"Allora, di che vogliamo parlare?" chiese mettendosi a cavalcioni sul letto.
"Decidi tu..." dissi addentando una patatina.
"Louis, ti piace? Siete sempre insieme ultimamente."
"No, siamo insieme per quella recita, altrimenti neppure ci parleremmo."
"Ah capisco, e lui ha una cotta per te?"
"No, no affatto. Poi non c'è stato niente tra noi e non facciamo altro che litigare." ok magari la frase prima di 'e non facciamo altro che litigare' era un po' falsa, ma che potevo dirle.
"Bene, era quello che volevo sentirmi dire- dichiarò maliziosa- Sai, ho chiamato due ragazzi che ho conosciuto al parco e sono mooolto carini, dormiranno qui." disse facendomi l'occhiolino.
"Cosa? Questo non era compreso nei piani!" gridai spaventata.
"Ma dai, ti piaceranno, non vorrai mica lasciarmi sola."
Visto che era anche l'unica amica che avevo non mi sarebbe mai andato di lasciarla e poi che sarebbe mai potuto succedere.
Al suono del campanello la mia amica iniziò ad urlare tutta euforica.
"Saranno loro." disse entusiasta Hope. 
Aperta la porta compresi che quando disse che erano due figoni non scherzava affatto. Erano come i ragazzi dei film americani che chissà perchè pur essendo degli spettacoli della natura si fidanzano con la sfigata rivale della cheerleader.
"Ryan, Jake lei è Marika." mi presentò Hope indicandomi.
"Piacere Marika." dissero in coro. 
"Il piacere è mio." risposi un po' imbarazzata.
Dopo esserci un po' conosciuti ci sedemmo sul divano e iniziammo a vedere un film. Circa alla metà Hope era sul divano a sbaciucchiarsi con Ryan, credo si fosse anche dimenticati del film, non si staccavano un secondo. Jake si avvicinò a me e iniziò ad accarezzarmi i capelli per poi arrivare a darmi dei baci sul collo. All'inizio lo lasciai fare, ma quando vidi che si stava avvicinando alla mia bocca, riempii la sua con dei popcorn e me ne andai di sopra a dormire. Circa alle due di notte, sentii qualcuno avvicinarsi non ci misi molto a capire che era Hope, era in bilico tra la sobrietà e l'ubriachezza. La misi nel letto e controllai si fosse addormentata sembravo una mamma. Il giorno dopo provai, a svegliarla ma senza risultati. Così arrivai a scuola da sola, i ragazzi si accorsero dell'assenza di Hope e mi vennero incontro.
"Non si è voluta svegliare ha passato la nottata in bianco." dissi prima che mi facessero domande.
"E' malata?" chiese Louis.
"No, anzi... Ok è stata con un ragazzo." spiegai andando subito al punto.
"Giuro che domani le spezzo le gambe." gridò arrabbiato Stan.
"Dai, Stan sai com'è le piace divertirsi."
"Non è una buona giustificazione Louis, non puo' andare con il primo che capita." affermai. Va bene forse non ero la più adatta per parlare, misi la faccia verso terra appena me lo fece notare con uno dei suoi sguardi che mi metteva KO.
"Questa volta Marika ha ragione, Louis." replicò Stan.
"Come questa volta?" chiesi io.
"Amico, dillo che ti sei preso una cotta per Hope." affermò Louis. Così io e Tomlinson iniziammo a ridere per prenderlo in giro, durante tutto il tragitto, mentre il poveretto diceva che tutto quello non era divertente. Almeno non sapevano che un po' ci ero stata pure io con un tipo, ma senza combinarci nulla almeno.

Bleeeh;
Holaaaa! Da quanto tempo. Vabbè non proprio molto e.e
Ho voluto aggiornare perchè domani parto e torno il 9, quindi o ora o mai più. lol
Spero questo capitolo vi sia piaciuto. Siete fortunati perchè questa volta non posso rompervi a lungo con la mia stupida nota visto che vado davvero di fretta! Quindi ci vediamo.  Spero di trovare molte recensioni al mio ritorno. Ah grazie per tutti i complimenti, mi fate sciogliere quando dite che sono la vostra autrice preferita. <3
KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Only trouble... ***


Only trouble ...

Continuai la strada del ritorno con Louis e Stan. Continuammo a parlare, a scherzare e soprattutto a prendere in giro il poveretto cotto di Hope. Ma ovviamente al peggio non c'è mai fine e tutto andava troppo liscio, così vidi spuntarmi sul mio sentiero Jake e Ryan. Non provai nemmeno a nascondermi: sarebbe stato inutile.
"Hei, bellezza" mi salutarono venendomi vicini.
"Hei..." risposi un po' insicura e impaurita.
"La biondina sexy non c'è?" continuò Ryan.
Capirono che non era il momento per parlare e dopo aver accennato un sorriso se ne andarono.
"E chi sarebbero quei due idioti?" chiese sorridendo Louis.
"Due ragazzi..." cercai di allontanarmi il più possibile per scappare, ma che senso avrebbe avuto?
"Si, questo lo vedo." affermò freddo.
"Ma non due ragazzi qualsiasi -Feci un sorriso a trentadue denti per sdrammatizzare- Quelli di ieri." mi arresi. Mentire mi avrebbe portato solo altri guai.
"Aspetta, la biondina sexy sarebbe Hope? Giuro che spacco la faccia a quel deficiente!" gridò nero dalla rabbia Stan, avviandosi con le mani pronte per la rissa, ma io lo fermai.
"Stan, non fare cazzate, Hope sa quel che fa." lo rassicurai.
"No che non lo sa, scommetto che tu non ti sei avvicinata a quei due mentre lei è una testa di cazzo." continuò Stan.
"Veramente..." giuro che mi venne spontaneo ed un secondo dopo avrei voluto tagliarmi la lingua.
"Veramente cosa? Sei stata pure tu con loro?" si girò ,di scatto, verso di me Louis.
"No. Insomma..."
"Smettila di fare tanti giri di parole e parla." iniziò ad innervosirsi Tomlinson.
"Ecco sono stata un po' con Jake, ma non è successo niente." precisai.
"Cosa?! Io spezzo le gambe a te e poi a quell'altro idiota, che diamine hai combinato?"
"Non devo dirlo a te." gridai ancora più forte di lui.
"Io non ho toccato, anzi nemmeno sfiorato, una ragazza dopo essere stato con te, tu invece pare ti sia data subito alla pazza gioia."
"Eh, cosa c'è stato tra di voi?2 commentò Stan spaesato, cercando di capirci qualcosa.
"Non abbiamo preso nessun impegno, Louis!"
"Ah, questo vuol dire che vai con il primo che ti capita, tanto non hai impegni con nessuno!" Mi urlò contro.
"Mi stai dando della puttana?" chiesi nera dalla rabbia.
"No, non lo sto dicendo io ma, lo dicono i fatti." concluse con tono deluso e amareggiato.
"Tu, non puoi chiamarmi puttana, non mi conosci!" ricominciai. Volevo chiarire per bene. Intanto Stan stava ancora cercando di capire.
"E credo sia meglio non conoscerti, chissà cosa scoprirei."
Ok, aveva esagerato, anche perchè io Jake l'avevo evitato.
"Ucciditi, idiota!" trattenni le lacrime, mollandogli uno schiaffo che avrebbe lasciato l'impronta della mia mano per un po'. Poi me ne corsi a casa, non volevo assolutamente vederlo. Pensai che mio padre si sarebbe accorto di tutto e avrebbe cercato di consolarmi e questo mi risollevò. Non potevo sapere che davvero al peggio non c'è mai fine e me ne sarei accorta tra pochi istanti.
"Sto telefonando varie persone, voglio chiamare una buona cuoca." affermò ancora con la cornetta del telefono fra le mani. La sua voce aveva qualcosa di diverso e non in senso positivo.
"Mi stai dicendo che farai dei provini per una cuoca?" risposi quasi per prenderlo in giro.
"Si."
"Ma dai è ridicolo."
"No che non lo è. E poi credimi ci sono ben altre cose ridicole." continuavo a non capire.
"E quanti anni hanno queste?" chiesi ancora incredula della stronzata che stava facendo.
"Queste o questi." ecco stava per arrivare al punto.
"Eh, sei pazzo, vorresti farmi dividere la casa con un ragazzo?" chiesi, facendogli capire che la cosa non era gradita.
"Allora? Non credo che per te sia un problema: devi essere pratica della cosa." affermò aumentando il tono della voce all'ultima frase. Non capii niente finchè non mi mostrò un portafoglio. Appena lo ebbi in mano, capii che era di Louis, c'era la sua foto. Quel ragazzo mi portava solo guai.
"Ora mi spieghi che diamine è successo." urlò sempre più freddo. Non era più in sè.
"Niente, doveva prestarmi dei soldi e mi ha dato il suo portafoglio."
"Certo, dei soldi." si calmò improvvisamente. Capì che alzare tono della voce non avrebbe portato a nulla di buono.
"Non mi credi?"
"No. Dimmi una cosa, è sempre con questo ragazzo che sei stata quando hai fatto tutti quegli innumerevoli filoni a scuola?!"
"C-cosa?" borbottai bianca in volto, ero nei guai fino al collo.
"I professori, si sono accorti di tutte le tue assenze e hanno telefonato."
"Ecco, io..."
"Le tue spiegazioni le darai domani a me e alla preside." concluse.
"Scherzi?" ero spaventata e non poco.
"No, non scherzo e sappi che da oggi è tutto finito."
"In che senso?" mormorai.
"Nel senso che uscirai di casa solo per andare a scuola." 
Non se ne fregò nemmeno di ascoltarmi se ne stava andando nella sua camera. Mi sentivo umiliata ma non da lui, da me stessa. Comunque l'orgoglio fu troppo per ammettere i miei sbagli e dargliela vinta.
"Il pomeriggio devo provare con un ragazzo per la scuola, non posso non uscire!" spiegai cercando di scamparmi la punizione.
"E questo ragazzo sarebbe quello della foto?!" urlò di nuovo. Mi faceva paura. Quasi non lo riconoscevo, non l'avevo mai visto così.
"Smettila, tu sei pazzo!" scoppia a piangere e senza guardarlo nemmeno in viso me ne uscii sbattendo la porta di casa. 
Bene non sapevo dove andare. L'unico luogo che mi veniva in mente era la spiaggia e lì mi diressi. Avrei tanto voluto fosse corso a cercarmi, ma magari ora era troppo arrabbiato e non riusciva a ragionare. Lo capivo, però.
Rimasi un po' a vedere le onde che sembravano giocare tra loro, mentre ascoltavo gli uccelli, erano così intonati e senza preoccupazione, come avrei voluto essere anche io una di loro. Libera nel cielo e che degli altri non se ne importa, che puo' fare quello che vuole senza essere giudicata. Continuai ad osservare il riflesso della luna colorare il mare, finchè non sentii una voce.
"Hei" sentii sussurrarmi. Avevo capito chi era.
"Ora non sono disponibile, mi trovi questa notte alla tangenziale, se sono già occupata aspetta un po'." dissi per fargli capire che ero ancora arrabbiata.
"Dai smettila." sentii sussurrarmi dolcemente.
"Che vuoi Louis?" mi voltai, ancora nervosa, verso di lui.
"Scusami, non penso davvero che tu sia... insomma non penso davvero tutte quelle cose che ti ho detto oggi." ammise a testa basta.
"Oh, invece sembravi molto sicuro di te."
"Scusami davvero, sono un coglione. Ma ero incazzato." spiegò stringendomi tra le sue braccia, pur essendo dietro di me. 
"Non toccarmi!" ero ancora irritata con lui. Non si lamentò e mi lasciò all'istante.
"Come va?" domandò.
"Male -Tirai un lungo sospiro- Mio padre ha scoperto i miei filoni e che io e te..."
"Cosa?!" credo gli fosse mancato un battito al cuore in quel momento.
"Si -Dissi dandogli il suo portafoglio- L'ha trovato sotto al mio letto."
"Scusa, sono un idiota, mi ero dimenticato di prenderlo."
"Non fa niente. Mi sa che dovrò uscire di nascosto per provare con te, ma credo non sia la cosa peggiore. Domani dovrò andare dalla preside e ci sarà anche mio padre."
"Mi dispiace." rispose guardandomi negli occhi e spostandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Si avvicinò sempre di più fino ad arrivare alle mie labbra. Quella volta avrei avuto tutto il tempo di schivarlo, ma non lo feci. E non capivo il perchè, ma quel contatto con lui non mi infastidiva.
"Non so dove andare Louis." gli rivelai disperata.
"Non preoccuparti, non ti lascio sola." mi rassicurò stringendomi la mano
 
Pov. Louis
Inizialmente ero corso in spiaggia, sicuro che l'avrei trovata, andava sempre lì quando qualcosa andava storto. Ma fui lieto di sapere che quel qualcosa non ero io. Continuai a guardarla negli occhi, amavo vederne il mio riflesso. Non c'era niente in quel momento... solo noi ed il rumore delle onde. Mi ritrovai a dover ammettere a me stesso quello a cui non avrei mai voluto credere. Ancora alzai lo sguardo verso il manto di stelle e subito lo riportai sul suo viso. Ribaciai nel modo più dolce possibile le sue labbra e mi maledissi chiedendomi ancora come fosse stato possibile che fra tante ragazze nel mondo mi fossi innamorato proprio di una tipa meschina e impossibile come lei.

Bleeeh;
Oggi è un 'Bleeeh' più grande del solito. Si, mi faccio schifo: domani saranno due mesi che non aggiorno. Vi giuro non sapevo più come continuare e non avevo nemmeno più voglia di farlo. Poi già ieri mi era venuto in mente di continuare, ma sono stata fino ad oggi per potermi ricordare il nick HAHAHAHA Giuro non mi veniva in mente. A dir la verità, non volevo nemmeno aggiornare mi sono detta 'Tanto, sono passati due mesi, chi ti cagherà più' e forse è la verità, ma voglio provarci. Anche perchè ho scritto il nuovo capitolo solo perchè entrando ho visto dei messaggi di una ragazza che continuava a scrivere cose tipo 'Continua, per favore... non ce la faccio più.' e allora mi sono sentita uno schifo ad avervi lasciato così. Dai, ho cercato di farmi perdonare e ho fatto diventare Louis dolce come lo zucchero... è Marika il problema. HAHAHA
Ho preso ispirazione a quando London nel libro 'I passi dell'amore' ammette di essersi innamorato di Jamie. Non scorderò mai quella frase "Lei mi sorrise, io la ricambiai e non potei fare a meno di chiedermi come avessi fatto ad innamorarmi di una ragazza come quella." Giuro ho pianto come che, anche se da quel momento in poi ho letto tutto ad un fiato e non potevo fermare le lacrime. Ho bagnato il libro. lol
Davvero vi consiglio di leggerlo. Ne vale la pena.
Dai che forse mi torna l'ispirazione. Anche se non vi assicuro che aggiornerò spessissimo perchè è estate anche se continua a piovere. -.-
KISS. ❤
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Hope is the solution! ***


Hope is the solution!

"Vorrei tanto ospitarti a casa mia, ma oggi i miei non sono fuori e diventerebbe complicato..." mi spiegò Louis.
"Non preoccuparti."
"E se andassi a dormire da Hope? Non ti dirà di no."
"Meglio di no, dopo tutto quello che è successo, non mi va." 
"Mi sa che è meglio se torni a casa, allora." 
"No! Non ci torno, non ora."
Non volevo avvicinarmi nemmeno lontanamente all'idea di tornare a casa, anche perchè non avrei avuto il coraggio di guardare mio padre in faccia e chissà se poi lui mi avrebbe aperto la porta.
"Allora dovresti alloggiare in un hotel. E' l'unica soluzione."
"Non ho soldi." ero disperata.
"Nemmeno io. Prova a chiedere a Hope lei ne ha sempre." 
"Scherzi? No, nemmeno per sogno." lo guardai perplessa.
"E' l'unica soluzione, capirà." cercò di convincermi Tomlinson.
Continuammo per un po' a discutere: per me non se ne parlava di chiedere soldi a lei, ma lui non trovava altra via di uscita. Alla fine mi decisi, tanto ormai non poteva andare peggio. Non nascondo che più volte optai di tornare indietro, ma ogni volta Louis mi costringeva a proseguire.
Dopo aver tirato un enorme respiro per la vergogna, feci la proposta ad Hope. Fui lieta di sapere che era dalla mia parte. L'amavo: mi aveva salvata.
"Tenete non sono molti, ma potrete affittare almeno una camera per una notte. Non una buona, ma almeno l'avrete." spiegò cedendomi il denaro.
"Grazie, ti adoro!" gridai saltandole addosso.
"Oh, figurati... questo ed altro per gli amici." 
Ero contenta di averla conosciuta, non avrei mai pensato esistesse una come lei. Era proprio il tipo di amica che avevo sempre desiderato. Una di quelle da film che dici 'Tanto non esiste' e quando te la ritrovi vicino quasi non ci credi.
"Aspetta, ora che ci penso cosa intendi con 'potrete'? Perchè parli al plurale..." domandò Louis
"Hai intenzione di lasciarla da sola? Insomma Louis..." si lamentò Hope.
"No, solo che i miei sono in casa e che posso inventarmi?"
"Non preoccuparti hai già fatto abbastanza." lo rassicurai, sorridendogli.
"Se proprio vuoi rimango, insomma mi inventerò qualcosa."
"No, no, non preoccuparti." continuai.
"Va bene, però ti accompagno."
"Ok..." risposi incerta.
"Bene, credo di poter andare." dopo queste parole Hope  mi abbracciò e diede un bacio a Louis sulla guancia, sembrava imbarazzata. Prima che lei chiudesse la porta strinsi la mano di Louis, era strano mi venne spontaneo. Non mi andava che lei gli stesse così azzeccata e non capivo il perchè di questo mio comportamento. Lei rimase un po' turbata, ma non lo diede a vedere. Louis invece spalancò gli occhi dalla meraviglia, restò molto sorpreso, però continuò a comportarsi normalmente e mi sorrise solo. 
Dopo un po' arrivammo fuori all'hotel, faceva molto freddo quella sera.
"Mi dispiace, che tu debba tornare da solo, con questo freddo." ammisi con i capelli in aria per il vento.
"Figurati... Vuoi che ti accompagni dentro?"
"No, me la caverò." lo rassicurai facendogli l'occhiolino.
"Va bene." disse continuando a fissarmi. 
Poi di colpo mi abbracciò e mi baciò la testa, accarezzandomi dolcemente i capelli, mi sentivo protetta fra le sue braccia. Anche se non capivo quel suo comportamento.
"Ci vediamo." mi salutò.
"Certo."
Provavo una sensazione strana, avevo il cuore che batteva forte, pur stando solo tra le sue braccia. Entrata nell'hotel presi la chiave e mi diressi in camera. Era orribile ma dovevo arrangiarmi. Comunque, la mia mente fu troppo occupata per concentrarmi su quelle pareti mal ridotte, al pavimento impolverato o alla copertura non del tutto pulita. Infatti, passai tutto il tempo a pensare a lui. Mi sentivo persa senza averlo vicino ed era una strana sensazione, l'avrei voluto accanto a me. Quasi non ci credevo perchè fino a poco tempo fa neppure lo sopportavo. Dopo aver riflettuto su quello che stava accadendo, Finalmente abbandonai i miei pensieri e mi addormentai.
 
*Il giorno seguente*
Non sapevo come andare a scuola, sarei dovuta tornare a casa a prendere le cose di nascosto e poi, inoltre, avrei dovuto dare spiegazioni alla preside e non mi andava. Spiegai tutto ad Hope e lei mi rispose che mi avrebbe coperta fingendo di non saperne niente; avevo due debiti con lei. La mattinata fu lunga e noiosa, rimasi meravigliata nel sapere che il proprietario non mi aveva ancora sfrattata. A quanto pare, Hope mi aveva fornito i soldi per due giorni credendo bastassero solo per uno. Nel pomeriggio finalmente sentii bussare. Non aprii finchè non fui sicura fossero Hope e Louis. Avevo una paura terribile di trovare mio padre o peggio ancora la polizia.
"Fortuna che siete voi." affermai risollevata vedendoli sull'uscio della porta.
"Chi pensavi fosse, l'amante? Magari Jake..." disse ridendo la mia amica. 
A Louis non faceva affatto ridere, mi fece un'occhiataccia e mi sentii in imbarazzo. Avrei voluto ammazzarla, ma ricordai che mi aveva salvato per due volte.
"Ho visto Ryan, gli mancavi." dissi facendole l'occhiolino. Si, volevo vendicarmi.
"Oh, è finita tra noi. La nostra storia è roba passata." spiegò con voce bassa, si vedeva che voleva la smettessi. Ma aveva pur sempre cominciato lei.
"Tra me e Jake non è mai iniziata." spiegai più a Louis che a lei.
"Ok, finitela, parlate dopo dei vostri amanti o quel che sono." intervenne Tomlinson.
"Non ci tengo a continuare." biasimò Hope.
"Questo è per te." disse il ragazzo, dandomi un panino col salame.
"Si, sappiamo che non sai cucinare." mi sorrise dolcemente la biondina. Sembrava aver dimenticato già la nostra piccola discussione.
"Oh, grazie. Non so come farei senza di voi."
"Sai, non puoi continuare a mangiare così, non voglio ritrovarti pelle ed ossa." rivelò Louis.
"Sei peggio di mio padre!" feci per prenderlo in giro.
"Fai come ti pare." sembrava essersela presa.
"Scherzavo. Sono contenta che tu ti preoccupi per me." precisai tirandogli la cravatta fino a farlo arrivare con il naso vicino al mio.
"Davvero?" mi stuzzicava guardandomi negli occhi, mentre si mordeva il labbro.
"Si, tanto." spiegai a bassa voce, imbarazzata. Ero rossa come un peperone.
"Va bene, ora staccatevi -Prese parola Hope dividendoci-Allora Louis ti vuoi muovere? Devi portarmi al parco a fare il giro sul London Eye, ricordi?"
Giuro che l'avrei ammazzato, sapevo che non potevo stare solo io con lui, ma ero io quella che aveva portato al parco, sul London Eye e a mangiare il gelato e non poteva farlo anche con lei. Odiavo il fatto che facesse le stesse cose con tutte. Normalmente non dissi niente sulla questione, sarei apparsa ridicola.
"Ma dopo vieni da me, vero?" gli domandai prendendolo per il braccio.
"Posso venire io al posto suo, questa sera." affermò prima che Louis potesse rispondere.
"Scusa Hope, ma io voglio lui." ammisi sorridendo a Louis.
"Va bene, allora ci vediamo stasera." ricambiò il sorriso Tomlinson.
Passai due a dormire, l'altra decisi di passarla vedendo la tv e fu la scelta giusta. Appena la accesi vidi che il telegiornale della città parlava di me, mi venne un colpo al cuore. Mio padre mi stava cercando e quindi la polizia sarebbe venuta anche nel mio albergo, sempre se non se ne fosse accorto per primo il proprietario. Inoltre mi dispiaceva averlo fatto preoccupare, chissà come stava. Ero stata una cogliona. Dopo poco bussarono alla porta, avevo paura. Ero sull'orlo di una crisi di panico. Rimasi in silenzio, cercando di fare il minimo possibile rumore. Risentii battere i pugni contro la porta.
"Marika, ci sei?" Era la voce di Louis. 
Gli aprii la porta insicura, ma fortunatamente era davvero lui. Non ero mai stata così felice di vederlo.
"Certe che se ci fosse stato un assassino fuori la porta, pronto ad ammazzarmi, avrebbero benissimo potuto pensare che tu fossi la complice."
"Ma quante fantasie..." presi le mie difese.
"Ah certo, mica eri tu quella a morire."
"Hai deciso di cambiare look?" cambiai argomento vedendo che portava gli occhiali. 
"No, solo che dovevo metterli. Sto male?" chiese preoccupato.
"No. Sei dannatamente sexy." ammisi scherzando, anche se lo era per davvero.
"Se me lo dici tu..." mi guardò insicuro.
"Posso provare i tuoi occhiali? Mi piacciono." senza opporre resistenza me li porse. Tanto alla fine avrei vinto io e li avrei avuti in un modo o in un altro.
"Stanno meglio a me." disse con tono scherzoso, dandosi arie.
"Ma va, io ho molto più stile." mi opposi, reggendo il gioco.
"Più stile di me? Impossibile, cara."
"Zitto, prima che ti stacco le bretelle dalla camicia e te le attorciglio al collo."
"Che tipa violenta, però." 
Scoppiammo a ridere entrambi.
"Sono nei guai, la polizia mi sta cercando e verrà qui." Decisi di dirgli la verità.
"Diamine Marika. La devi smettere, basta nasconderti."
"No, non dire cazzate Louis! Facciamo calmare le acque e ti giuro che vado da mio padre e recupererò tutte le lezioni che ho saltato a scuola." in verità ero terrorizzata all'idea di vederlo e cercavo sempre di rimandare.
"Ok, ma non ti stancherai a stare qui da sola?"
"Mi divertirei di più se tu fossi con me qualche volta e non sempre azzeccato a Hope." affermai dandogli le spalle. 
In verità, ora, non mi interessava più di tanto con chi stava, ma volevo allontanare il più possibile l'argomento "Tornare a casa".
"Ma se stiamo insieme solo a scuola ed è l'unica volta che siamo usciti!"
"E' il tuo modo per rimorchiare ragazze portarle sul London Eye? Mi pare che tu lo faccia con tutte!" non ero riuscita a stare zitta.
"Sai Marika, mi hai rotto il cazzo! L'hai detto tu che non abbiamo impegni o mi sbaglio?" disse con tono incazzato mentre se ne stava andando. Io, gli volevo bene e non volevo perderlo di nuovo. Non mi andava di litigare sempre con lui, anche perchè aveva ragione.
"Fermo, Louis. Scusami, solo che sono gelosa!" gli urlai senza neppure pensare a quel che dicevo, ma fu la prima cosa che mi venne in mente. Lui si girò di scatto.
"Tu saresti gelosa di me?" domandò stupito mantenendomi il mento con le sue dita. Stavo morendo di vergogna, ma ormai l'avevo detto.

 

Bleeeh;
Dai che questa volta subito ho aggiornato. u.u
In verità, avevo scritto il capitolo da ieri, ma mi scocciavo di postarlo. lol
Vabbè, comunque sto avendo nuove idee per la storia e non so se le svilupperò in un'altra FF (Facendo finire prima questa ovviamente) o qui. Comunque credo che se le userò la storia cambierà del tutto. Certo ci vorranno ancora un bel po' di capitoli perchè non posso lasciare tutto di punto in bianco e mettermi di nuovo all'opera. e.e
Sapete, pensandoci a scrivere questo spazio mi sento un po' Miho Obana ovvero la scrittrice del manga Kodomo no Omocha, tradotto in italiano come "Il giocattolo dei bambini" (L'anime si chiama "Rossana). Decisi di leggerlo perchè amavo il cartone, anche se all'inizio il titolo non mi convinceva. HAHAHA
Ringrazio ancora di averlo letto, perchè è una storia stupenda e dopo un po' di volumi la storia cambia del tutto (Odio per gli anime che cambiano tutto >.<). Se l'altra volta vi consigliai di leggere quel libro, ora vi consiglio di leggere questo manga perchè è un capolavoro. Ricordo che ne divenni patita, volevo essere assolutamente uguale a Sana e desideravo recitare in un film dove interpretavo lei. Divenni anche ossessionata con il Giappone e imparai anche alcune sue tradizioni e leggi. HAHAHA
Vabbè questo fu 2 o 3 anni fa, se non 4 lol. Ma ammetto che se mi chiedessero di recitare il suo ruolo accetterei ad occhi chiuso (Tanto nessuno me lo chiederà mai lol) e a volte i viene voglia di rileggerlo, magari lo farò e la voglia di andare in Giappone comunque mi è rimasta. Comunque tornando a Obana, anche lei faceva una nota a fianco ai disegni dove scriveva tutto quello che gli passava per la mente (Per questo, amavo anche leggere la parte dedicata ai suoi pensieri lol).
Invece, tornando a noi comunque poi si vedrà che fare con la storia...
Oggi la nota è più lunga del solito lol
Ps. Grazie per tutti i complimenti che mi fate. Vi adoro. <3
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Go home. ***


  Go home.

"Un po." ammisi. Tanto, ormai il guaio era fatto.
"Ripetilo. Sei così carina quando lo dici." affermò ridendo, quasi per prendermi in giro.
"Eh?"
"Eh dai una volta." continuò lui divertito.
"Sono gelosa di te - Ridissi senza pensarci - No, ma perchè continuo a ripeterlo?" mi innervosii.
"E quindi?" chiese lui.
"E credo sia per questo che non sopporto vederti azzeccato a Hope."
"Sai, anche a me da fastidio quando stai azzeccata a qualcuno, tipo quei ragazzi idioti come Jake. Mi fa impazzire pensare che ti abbia toccata."
"Come è stato stare con Hope?" domandai ritornando in me.
"E dai, mi fai un'altra scenata di gelosia?"
"No, dico sul serio che avete fatto?" chiesi sedendomi sul letto.
"Siamo stati al parco e poi siamo andati sul London Eye." si sedette di fronte a me.
"E come la trovi?" lo interrogai di nuovo, guardando il soffitto.
"Bene, è carina, è anche molto dotata. Sa cantare, recitare, sa anche cucinare e può farlo anche mentre parla al telefono." affermò sarcastico. Poi mi guardò serio.
"Dai, non prendermi in giro, dico sul serio."
"Bhe è carina e andiamo d'accordo. Ma perchè me lo chiedi?"
"No, così. Sono curiosa, è mia amica." dissi rivolgendo di nuovo gli occhi al soffitto.
"Scusami." dichiarò improvvisamente lui.
"Scusarti per cosa?" domandai senza capire.
"Per averti lasciata qui da sola." 
Gli sorrisi e lui mi ricambiò. Diamine, dovevo ammettere che aveva un sorriso stupendo.
"Apra la porta!" sentimmo comandare improvvisamente da qualcuno.
"Ho paura, Louis." mormorai spaventata. Avevo paura di quel che poteva succedere.
"Va nel letto di sopra, ci penso io." mi ordinò Tomlinson.
Salii rapidamente la scaletta di legno che portava al letto alto e lì guardai nascosta la scena.
"C'è qualcuno qui?" vidi chiedere un uomo. Non riuscivo a vederlo bene, ma intuii che era un poliziotto.
"No, nessuno." rispose sicuro di sè, Louis.
"Stiamo cercando questa ragazza -spiegò mostrando una foto che mi ritraeva- Se la trova, ci avvisi."
"Va bene." promise prima di chiudere la porta. Aspettammo alcuni istanti e potetti scendere.
"Credo tu abbia capito che è ora di tornare a casa." mi disse serio.
"Ho capito. Prometto che domani tornerò da mio padre." lo anticipai. Non avevo nè più la forza nè la voglia di nascondermi.
"Sono contento che tu l'abbia capito."
"E' tardi. Dovresti andare, non voglio si faccia notte." lo informai guardando l'orologio.
"Non preoccuparti, i miei non sono in casa." mi rassicurò accarezzandomi la guancia.
"Oh, ma è per te. Non voglio ti accada qualcosa."
"L'unica cosa brutta che potrebbe accadermi è stare lontano da te." mi sentii dire.
Rimasi stupita. Insomma, Louis Tomlinson che mi diceva una cosa del genere. Si accorse subito della mia espressione e mi scoppiò a ridere in faccia per farmi capire che scherzava, io ricambiai con una smorfia.
"Senti, ti andrebbe di restare a dormire qui?" gli chiesi.
Così non mi sarei sentita i sensi di colpa nel farlo andare da solo a casa e poi non mi andava proprio di restare in solitudine tutta la notte.
"Va bene..." mi rispose senza nemmeno pensarci. 
Gli sorrisi e lui arrossì. Era la prima volta che lo faceva quando c'ero io.
"Sei diventato rosso!" iniziai a prenderlo in giro.
"Ma che? Tu non stai bene." cercò di difendersi.
"Si, non negare, ti ho visto. Louis Tomlinson è arrossito!" iniziai ad urlare, scherzando.
"Ma stai zitta che fai solo baccano. Andiamo a dormire che è meglio."
Dopo un po' decidemmo di andare a letto, così mentre lui si diresse sul letto in alto, io mi fiondai sotto le coperte dell'altro.
Il giorno dopo mi sveglia prima di lui. Subito mi accorsi dei pezzi di vetro sparsi sul pavimento: avevo dimenticato di togliere gli occhiali prima di andare a dormire. Ero intenta a riattaccare le lenti che si erano spezzate, cercai in tutti i modi di far combaciare i pezzi tra loro, ma non avevo la colla e stavo delirando. Avevo paura si arrabbiasse... gli erano dovuti costare molto. Dopo un po' lo sentii sbadigliare, corsi a dargli il buon giorno con un bacio sulla guancia per addolcirlo, ma magari quando sarebbe venuto a sapere il vero scopo della mia azione, si sarebbe arrabbiato ancora di più.
"Ecco... ieri, ho dimenticato di toglierli e credo si siano spezzati - Dissi tutto ad un fiato mostrandogli gli occhiali - Ma te li ricompro io!" affermai prima che potesse rispondermi.
"Giuro ti ammazzerei e comunque non hai nemmeno i soldi per un panino come vorresti ricomprarmi gli occhiali?" si arrabbiò lui.
"Scusa, prometto che te li ricompro hai speso già troppo per me in questo periodo. Tu non preoccuparti ci penso io." continuai.
"Va bene, proverò a fidarmi."
"E non te ne pentirai." lo rassicurai.
"Sei pronta per andare da tuo padre?" mi ricordò stiracchiandosi.
"Cosa? Mio padre?" Sperava con tutto il cuore che se ne fosse dimenticato, non avevo proprio voglia nè coraggio.
"Si, dai fai presto che ti accompagno, così entriamo insieme a scuola alla seconda ora." disse prendendomi la mano.
"No Louis, non voglio andarci" affermai respingendolo.
"Non essere idiota e fai presto." lo stavo facendo davvero innervosire.
"Ti ho detto di no e lasciami in pace!" gli urlai contro.
"Smettila di essere testarda, non vai da nessuna parte da sola, non sai neppure cucinare!" gridò nero dalla rabbia, prima di spingermi con violenza contro al letto. Magari, l'aveva fatto solo per farmi calmare, ma aveva davvero esagerato.
"Sei cattivo Louis, non voglio più vederti." mormorai mettendomi in un angolo del letto e iniziando a piangere.
"Scusami. Davvero scusami, sono un idiota." mi implorò abbracciandomi.
"Vattene." gli sussurrai con le lacrime che continuavano a scendere sul mio viso.
"No, non ti lascio sola. Perdonami sono un idiota." si scusò di nuovo e mi diede un bacio sulla fronte.
"Ti prego, andiamo da tuo padre ti prometto che vengo con  te e non ti lascio, qualsiasi cosa succede sono dalla tua parte."
"Va bene..." mi arresi.
Dopo essermi preparata, scesi con Louis. Mi coprii per bene con un cappello e degli occhiali da sole, anche se non c'era per niente il sole. Ma non volevo che la polizia mi trovasse prima che io andassi da mio padre. Arrivati fuori casa strinsi forte la mano di Louis e bussai. Avevo tanta paura; lui mi guardò per confortarmi.
Vidi che si fermò di scatto appena mi vide. '
"M-Mar, o mio Dio, sto sognando..." disse fra sè e sè.
"No, sono io."
"Ma tu... - Si bloccò di nuovo appena vide Louis - Aspetta, ma è l'idiota della foto?!" domandò un po' arrabbiato.
"Si e non è idiota, è l'unico che si è preso cura di me."
"Uno che ti porta a letto a questa età lo chiami uno buono?"
"Con tutto il rispetto signore, non so cosa lei pensa di me, ma si sbaglia!" intervenne Louis.
"Babbo, sono venuta qui per te e tu pensi Louis." gli feci notare, irritata.
"Scusami, solo che non voglio che tu segua la strada sbagliata." spiegò con le lacrime agli occhi e mi abbracciò.
"Ti voglio bene, papà!"
"Sai credevo te ne fossi andata e mi avessi abbandonato. Non sapevo cosa ti fosse successo, non sapevo come stavi e se qualcuno ti avesse fatto qualcosa. Scusa, solo ora capisco come ti sei sentita tu. Vorrei tanto essere un padre perfetto per te."
"E lo sei." dissi dandogli un bacio sul naso. 
"Aspetta che ti preparo qualcosa, starai morendo di fame. In questi giorni ho imparato a cucinare meglio, perchè pensavo che se tu fossi tornata sarei voluto essere un cuoco migliore."
"Grazie, papà."
"Louis, credo non verrò oggi a scuola, scusami, e grazie di tutto." lo salutai girandomi verso di lui.
"Oh non fa niente."

 

Dopo che se ne fu andato passai tutta la serata col mio papà. Decisi di dormire con lui, quella notte.

Bleeeh;
Eccomi quaaaaa! Ok, capisco che questo capitolo è una noia mortale, io stessa mi sono annoiata a scriverlo HAHAHA, ma era fondamentale per proseguire nella storia. lol Sarà anche che l'ho scritto due volte... si, perchè all'inizio la prima parte era tutta 'Pov. Louis', ma ho deciso di scrivere solo dal punto di vista di Marika. Infatti, mi sono pure pentita di aver scritto i pensieri di Louis l'altra volta, sarebbe stato più bello senza sapere che lui è innamorato di Marika, ma vabbè... quel che è fatto, è fatto. Comunque dal prossimo capitolo domineranno di più le parti descrittive, solo che come ho detto questo capitolo già l'avevo scritto e non mi andava di modificarlo totalmente. Vabbè, come prosegue l'estate? Finalmente, venerdì ho fatto il mio secondo bagno... stasera, andrò a correre con la mia amica. :)
Vabbè, parlando di cose importanti, come sapete ieri è morto Cory Monteith. Io, non ho mai seguito Glee e quindi non lo conoscevo molto, ma ci sono rimasta davvero malissimo... poi è stata una botta al cuore quando ho saputo che tra due settimane si sarebbe sposato con  Lea Michele. Immagino come stiate voi gleeks, la sua fidanzata, i familiari e gli amici... siate forti. 
Vorrei anche chiarire che a me sembra stupido dire "Ha voluto lui la morte". Ok, è vero che è morto per droga, ma se è andato in riabilitazione vuol dire che stava provando a cambiare o no? Ha combattuto, non ce l'ha fatta, ma ha combattuto. Quindi non giudicate. Anche perchè, davvero, io da quando ho letto il libro "Noi ragazzi dello zoo di Berlino" ho capito che quando entri nel girone della droga per quanto tu voglia smettere, per quanto tu ti senta in colpa per quello che fai, per quanto tu voglia tornare alla tua vita di prima e chiedi aiuto, le probabilità di uscire da questo tunnel sono davvero poche. Non posso dirvi che passerà, perchè non si può dimenticare qualcuno che ti ha fatto stare bene, ma posso chiedervi di essere forti, perchè lui c'è sempre non col fisico ma con il cuore. Comunque, se avete bisogno di conforto, sapete dove trovarmi... in caso non lo sappiate sotto stanno i link. Davvero, se avete bisogno di sfogarvi non esitate a parlarmi. Io ci sono.
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mia pagina facebook: ~ Quei 5 ragazzi in cima alle scale hanno rubato il mio cuore.
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Memories. ***


Memories.

Quella mattina mi sveglia presto. Notai che mio padre era nel più profondo del sonno e non sembrava aver voglia di svegliarsi: sicuramente non aveva sentito la sveglia. Decisi di lasciarlo riposare, così gli rimboccai le coperte e postai l'orologio per le 7.30, anche se abitualmente si svegliava un'ora e mezza prima. Ma questa volta avrei preparato tutti io, così non avrebbe risentito del ritardo. Volevo si rilassasse al massimo, erano successe tante di quelle cose ultimamente e sapevo che molto del suo stress era dovuto a me, volevo quindi farmi perdonare. Riconoscevo anche che era stato davvero male per la mia fuga e non volevo farlo sentire una delusione, perchè non lo era ed inoltre era l'unica persona che mi era rimasta. Da quando la mamma se ne era andata si era sempre preso cura di me e mai mi aveva fatto notare la sua tristezza, anzi era sempre stato pronto a consolarmi e a spiegarmi che lei ci guardava dal cielo, seppure fosse il primo a soffrire della sua mancanza. Lo ammiravo perchè aveva saputo crescermi al meglio senza l'aiuto di nessuno e non si era mai neppure avvicinato all'idea di affidarmi ad un familiare. Nessuno della famiglia viveva a Londra e lui aveva paura che stare lontana dalla mia città, dalla mia scuola, dalle mie abitudini e soprattutto da lui, avrebbe potuto influire sulla mia crescita. Continuò così ad allevarmi senza farmi mancare niente e cercando di darmi tutto l'affetto possibile. Capivo il bene che mi voleva, soprattutto, quando sbirciando dalla porta lo vedevo piangere e disperarsi vicino la foto di mia madre e un attimo dopo quando tornava in cucina con gli occhi completamente asciutti mi parlava di quanto bello fosse il tempo quel giorno, di quanto il suo umore fosse sereno e mi spiegava che anche il mio lo doveva essere, perchè in un bel giorno come quello nessuno avrebbe dovuto tenere il broncio o addirittura essere triste. Lo riguardai e tirai un lungo sospiro chiedendomi se fossi una figlia abbastanza brava per lui. Scesi le scale e mi diressi in cucina, erano solo le 6. Decisi di rinfrescarmi e di schiarirmi le idee con un bagno rilassante. Tornai così in camera mia e riempii la vasca di acqua e sapone. Mi spogliai e mi immersi nella schiuma. Passai un po' del tempo a giocarci e a soffiare le bollicine, mi divertivo a vederne la stanza invasa. Poi appoggia la testa al muro e cercai per un momento di non pensare ai miei problemi, ma fu impossibile. In fondo si sa che quando cerchi di non pensare ai dilemmi, in verità lo stai già facendo. Mi venne in mente quando Louis entrò nella vasca con me e tutto quel che potei fare fu ridere per i ricordi. Ripensai a lui divertito che mi stuzzicava ed io invece che terrorizzata tentavo inutilmente di cacciarlo. Feci tornare anche la mente indietro nel tempo, a quel giorno in cui entrata in classe, lo trovai pronto a prendermi in giro per le occhiaie ben visibili. Poi ci fu il giorno di quella festa, di cui non ricordavo nulla e ancora lui che il giorno dopo stranamente si preoccupava di me. Stranamente, dopo poco ci ritrovammo a dover provare per una recita di cui nessuno dei due voleva far parte. Ancora invase i miei pensieri e ricordai quando mi liberò dopo che le bulle mi avevano picchiata e lì fu la prima volta che mi strinse la mano. Quando mi portò le bibite e poi mi accompagnò a vedere quel paesaggio stupendo e dopo rifece tutto il tragitto a piedi solo per tornarci col motorino e non farmi stancare. Quando mi portò il cappuccino e il cornetto a casa vedendo che non mi ero presentata a scuola, poi mi portò sul London Eye e mi consolò sapendo cosa stavo passando. Quando mi accompagnò al centro commerciale e poi sulla spiaggia e poi mi invitò a dormire a casa sua e si finse malato. Il giorno dopo litigammo tantissimo e poi finimmo per fare l'amore. Poi mi presentò ai suoi amici e pian piano arrivammo a dove eravamo ora. Certo che strano, pensare che solo pochi mesi fa non lo sopportavo. Che ragazzo impossibile da capire che era. Non potei fare a meno di ridere ripensando a quante ne avevamo passate, ma forse quello era solo l'inizio per noi. Uscii dalla vasca e mi vestii, scesi in cucina e preparai la colazione per mio padre che quando si svegliò fu lieto della sorpresa. Anche a scuola la giornata proseguì per il meglio e in men che non si dica potei udire la campanella che segnava il pranzo. Andando fuori nel campo, vidi Louis. Era seduto sulle scale poste all'entrata, era pensieroso.
"Hei..." accennai.
"Ciao, Marika." rispose senza neppure voltarsi, teneva gli occhi fissi al cielo.
"A cosa pensi?"
"A cosa cambierebbe se avessi il coraggio di fare alcune cose..." finalmente si voltò e mi guardo freddo in viso.
"E allora perchè non lo fai?"
"Perchè è meglio così."
"Stai bene? Mi sembri triste..."
"Sono solo stanco."
"Di cosa?"
"Dell'amore." affermò sospirando.
Rimasi sorpresa da quelle parole, non avrei mai pensato fosse innamorato. Era bravo a non farlo capire.
"Posso chiederti una cosa, Louis?"
"Dimmi..."
"Una volta mi dicesti che sarebbero venuti i tuoi amici e che mi sarei dovuta fingere la tua ragazza. Lo facesti solo per mettermi in difficoltà, vero? Era tutto falso."
"No..."
"E perchè allora?"
"Facciamo una cosa, te lo dirò dopo la recita."
"Eh? Va bene, se proprio vuoi..."
Iniziò a fissare le sue gambe che faceva dondolare avanti e indietro.
"Sei strano, Louis."
"In che senso?"
"Sei cambiato."
"No, sono solo innamorato." rivolse di nuovo lo sguardo al cielo.
"Come fai ad esserne sicuro?"
"Come? Sai... avrei tutti i motivi al mondo per mandare a fanculo questa ragazza e mollare tutto, ma semplicemente non lo faccio."
"Perchè?"
"Perchè quando ami qualcuno, tutto il resto va in secondo piano Marika. Allora non ti importa se ti fa stare male o bene, ti importa solo che lei sia con te."
"Ma non ha senso..."
"Ma non ti hanno mai detto che l'amore un senso non ce l'ha? L'amore arriva e basta, non dà spiegazioni."
"L'amore arriva e basta, non dà spiegazioni." continuai a riflettere su quelle parole anche quando fui nel mio letto.
"L'amore arriva e basta, non dà spiegazioni." quelle parole continuarono a frustare la mia mente anche quando fui nel letto, tentando di dormire.
Quella notte il mio sonno fu molto leggero, dopo poche ore, infatti, mi ritrovai di nuovo con gli occhi spalancati a fissare il soffitto. Non capivo cosa mi stesse accadendo, ma certamente stava cambiando qualcosa dentro di me. Sbuffai, scesi dal letto e mi diressi in bagno dove mi rinfrescai un po' il viso, rendendo la vista meno ombrata. Poi, scesi le scale facendo meno rumore possibile e in cucina mi preparai del latte caldo con cioccolata. Continuai per alcuni istanti a riscaldarmi vicino la fiamma, finchè la bevanda non fu pronta. Appoggiai il bicchiere su un piattino e trasportai il tutto sul tavolo. Continuai a girare il latte e a vederne il mio riflesso dentro. Appoggiai le mani sotto al mento e tirai un lungo sospiro. Mi girai, non appena udii dei passi.
"Non riesci a dormire, Marika?" vidi venire mio padre dalla sua camera.
"No..." risposi sorseggiando il latte.
"Cosa ti affligge?"
"Non lo so, ma ultimamente mi sento strana."
"Bene, sappi che prima o poi passa."
"Eh? Prima o poi passa cosa?"
"No, voglio solo spiegarti che è come quando fissi il sole: all'inizio ti bruciano gli occhi, ma poi passa." 
Spense la luce e si diresse di nuovo verso la sua camera. Davvero non capivo cosa volesse intendere. Ancora confusa lascia la tazza ancora quasi colma di latte e risalii le scale per tornare nel mio letto. Continuai a chiedermi cosa volesse dirmi mio padre con quelle parole.

 

Bleeeh;
Heii, dall'ultimo capitolo è passata una settimana e un giornoo (Almeno credo). Ok, voglio essere sincera... l'avevo già scritto, ma visto che i capitoli li salvo sulla pen drive mi scocciavo di caricarlo. Comunque, credo che per pubblicare il prossimo ci metterò un po' più tempo perchè ancora devo iniziarlo e come già vi dissi e come potete vedere ho deciso di ampliare la parte descrittiva. LALALA 
Comunque fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo :)
Parliamo di cose importantiiiiiiii: Oggi sono 3 anni dalla formazione dei One Direction. c: Davvero sono fierissima di loro e ho rivisto tutti i video diary oggi. Sembra strano dirlo, ma mi hanno cambiato la vita, ma credo voi capirete perchè sono sicura che provate le stesse emozioni. Comunque... che ne pensate di Best Song Ever? Io ho aspettato l'uscita in radio per ascoltarla (Ma ognuno era libero di fare come voleva, quindi non apriamo discussioni) Il video mi è piaciuto moltissimo. Mi sembrava di rivedere i cinque ragazzini all'epoca di X Factor o dell'Up All Night. Quelli che erano liberi di fare quello che volevano e non erano macchine per fare soldi (Haimè, mi dispiace dirlo, ma è un po' la verità). Ciò non cambia che sono in grado di farmi sorridere sempre. Cambiando discorso, l'altro ieri sono stata ad una festa. Dio, mi sono divertita un mondo abbiamo ballato, ballato fino allo sfinimento... c'erano ragazzi carinissimi e tutti erano socievoli, anche se non li conoscevi si comportavano da amici. C'era un ragazzo identico a Zayn e gli ho fatto un video lol
Vabbè poi abbiamo anche fatto amicizia. Forse, non vi importa, ma volevo dirlo. HAHAHA
Vabbè alla prossimaaaaa.
Baci. <3
 ps. Se mi volete sotto i link :)
 
Mio account twitter: @superwoman_yeah
Mio ask: http://ask.fm/KatyCat15370867

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1611568