Let's start a new life.

di 99revolutions
(/viewuser.php?uid=281745)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Leaving home. ***
Capitolo 2: *** Annie, Andy, Adie or Eddie? ***
Capitolo 3: *** Incontri e ritorni imprevisti. ***



Capitolo 1
*** Leaving home. ***


Let's start a new life.


Ciao idiots! Sono 99revolutions e questa è la mia prima fanfiction sui Green Day. La protagonista è una quasi trentenne, perchè così potevo ambientarla ai giorni nostri (?) Beh, i nani compariranno presto, intanto se vi va, cominciate a leggere e fatemi sapere cosa ne pensate!

 Cate

1. Prologo: Leaving home.


Lo specchio rifletteva l'immagine di una donna non troppo alta, magra. Lunghi capelli neri le cingevano la vita. Lunghi, lisci, splendenti.
La carnagione chiara risaltava due grandi occhi azzurri, celeste tenue, color del cielo, un naso piccolo e labbra sottili che celavano una dentatura perfetta, un sorriso che avrebbe fatto svenire il mondo intero.
Ma non è oro, tutto ciò che brilla.
Dietro quell'apparente splendore, si trovava una donna inquieta.
Aveva ventinove anni e troppi sogni non realizzati.
Sognava di diventare una pittrice affermata, invece insegnava arte in uno stupido liceo in cui veniva criticata da tutti per essere troppo alternativa, troppo strana.
Semplicemente, non imponeva regole ai ragazzi, lasciava loro libera scelta nel cosa dipingere, cosa creare.
I genitori erano arrivati a dirle che non imponendo regole, spingeva i ragazzi all'anarchia, anarchia?!
Pff, non sapevano nemmeno cosa significasse evidentemente.
Odiava l'ambiente in cui lavorava e evidentemente anche l'ambiente odiava lei.
Sognava qualcuno che la amasse, ma aveva ottenuto solo un disastroso matrimonio terminato da pochissimo.
La relazione che credeva eterna era stata distrutta da lui, dall'uomo che lei pensava fosse il compagno ideale, con cui dividere ogni momento della vita.
Lo stesso uomo che l'aveva tradita, umiliata e ferita.
Ora era sola. O meglio, in compagnia dell'arte, delle sigarette e dell'unica grande amica che aveva, Jade.
Compagna di liceo, di concerti, di vita. Erano inseparabili, migliori amiche da una vita.
Infilò le ultime cose in valigia e chiuse i bagagli.
Si sarebbe trasferita, non poteva più restare in quella casa.
Lì dove aveva vissuto con lui, la tormentavano i ricordi.
Doveva cambiare aria, andare via.
Sarebbe andata nel piccolo appartamento che possedeva a New York, lì dove viveva anche Jade.
Aveva bisogno di qualcuno vicino.
Prese le valigie e uscì, sbattendo la porta.
Rinchiuse dentro quel luogo il suo passato e il suo dolore, doveva rifarsi una vita.
Litigi, litigi, notti passate ad urlare, lacrime, dolore, rabbia, tutto era lì dentro.
Ma lei non era più lì.
Lei era seduta in automobile, pronta a partire.
Collegò l'mp3 allo stereo e lo mise in riproduzione casuale.
I want to be the minority, I don't need your authority, down with the moral majority 'cause I want to be the minority, urlava Billie Joe.
E lei, picchiettando con le dita sul volante, teneva il ritmo.
Sorrise, non un sorriso di felicità, ma di sollievo.
Stava scappando via dal dolore.


Where there ain't nowhere you can go, running away from pain, when you've been victimized, tales from another broken home, I'm leaving, yeah, I'm leaving, I'm leaving home.



Aggiorno presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Annie, Andy, Adie or Eddie? ***



Let's start a new life.


Hey (Ho, Let's Go!), mi scuso per aver aggiornato così tardi, ma nelle feste il programma era il seguente: cibo, studio, parenti e in più non avevo il pc con me.
Questo è il primo vero e proprio capitolo, grazie per la recensione e le due aggiunte alle storie seguite.
Allora, non vi resta che leggere e farmi sapere che ne pensate.
Bye idiots!
Prometto di aggiornare più presto.


Cate

2. Primo capitolo: Annie, Andy, Adie or Eddie?
 


Jasmine era bloccata nel traffico della quinta strada.
Si guardò intorno. C'erano un'infinità di taxi, i classici taxi newyorkesi dei film.
Le case, che costeggiavano la strada, erano veri e propri grattacieli ricoperti di pannelli pubblicitari dai colori sgargianti e dalle luci al neon. Le piaceva l'imponenza, la modernità della città, ma al tempo stesso la spaventava. Lei era sempre vissuta in campagna, in paesi in cui l'edificio più alto era il campanile della chiesa! Dopo due ore, finalmente arrivò nel suo appartamento nel Queens. Posò le valigie, si fece una doccia, si rivestì e andò da Jane.

Jane era una ragazza bellissima, alta, dai capelli rossi e mossi e dai grandi occhi verdi.
Le aprì la porta, con un grande sorriso, e la abbracciò.
"Eccoti, cara! Come è andato il viaggio?"
"Bene dai, un po' di traffico, ma ce l'ho fatta!" rispose Jasmine, entrando.
Mangiarono qualcosa insieme e poi si sedettero sul divano a parlare.
Era molto che non si vedevano e avevano tante, troppe cose da raccontarsi.
Ad un certo punto Jasmine notò brillare qualcosa tra la mano destra di Jade.
Jasmine le raccontò della separazione con Matty, della speranza di diventare una pittrice, del brutto periodo che stava passando e del motivo per cui l'aveva raggiunta nella grande mela.
Ad un certo punto, Jade, con una voce squillante da annuncio ufficiale, esclamò:
"Io ho una bellissima notizia, sono fidanzata."
Jasmine, stupefatta, le chiese dettagli.
"Si chiama Kevin, Kevin Nesser, è un imprenditore..." stava dicendo Jade, quando Jas la interruppe: "Ripeti il cognome" le chiese.
"N-e-s-s-e-r" ripetè l'amica, non capendo la particolare attenzione verso il cognome di Kevin.
Nesser, come Adrienne.
E se sono parenti? Ma va, in fondo, esistono tantissime persone con lo stesso cognome eppure nessun grado di parentela.
I ragionamenti di Jasmine vennero interrotti da Jade: "Quello che volevo dirti è che domani siamo invitate alla sua festa di compleanno, nella sua villa a Manhattan, così te lo presento".
E nella mente di Jasmine cominciò quella serie di filmini maniacali di possibili incontri con Billie Joe che la tenne sveglia tutta la notte. La mattina dopo era particolarmente di buonumore, si svegliò tardi, fece colazione e uscì con Jade.
Fecero una lunga passeggiata nel Central Park, sorseggiando un caffè. Mangiarono un panino fuori e tornarono per le cinque.
In un batter d'occhio, si fecero le sette.
Jasmine si preparò per la festa, sempre più agitata.
Si mise un vestito corto rosso scuro con una striscia di pizzo nero sul petto. Si truccò e sciolse i lunghi capelli. Infilò gli anfibi, non si sarebbe mai separata da quelle scarpe.
Jade, quando vide le scarpe, le lanciò un'occhiataccia, ma conoscendola sapeva che era meglio non discutere. L'amica aveva un vestito blu attillato e alti tacchi.
Presero la macchina e raggiunsero la casa.
Jasmine era in ansia, in fondo non conosceva nessuno, però Jade ci teneva a presentarle Kevin.
Suonarono e un bell'uomo aprì loro.
Stampò un bacio sulle labbra di Jade e si presentò.
"Jade mi ha parlato molto di te, piacere sono Kevin"
Jasmine ricambiò il saluto e la stretta di mano.
Nel salone, c'erano una ventina di persone ma dei capelli neri, lunghetti e morbidi di Billie nemmeno l'ombra.
Si sedette vicino a Jade su un divanetto di pelle.
Per tutta la durata della festa, ogni volta che suonava il campanello, Jasmine tremava.
Iniziava a batterle a mille il cuore, quasi volesse fracassarle la gabbia toracica e scappare.
L'ansia la prendeva e la riportava nel suo abituale mondo di paranoie: "E se è lui?" "Come mi dovrei comportare?"
Non aveva idea di come avrebbe reagito se l'avesse visto, insomma era la sua leggenda, sapeva solo che sarebbe riuscita a stento a trattenere l'impulso di correre ed abbracciarlo.
Perchè chi c'era stato quando lei e Matty avevano iniziato a litigare? Lui, la sua calda voce, e gli altri tre. She, Whatsername, When i come around, Castaway, Macy's day parade, Brutal love e molte altre erano state le sue compagne di pianto, di tristezza.
Solo lei sapeva quanto contavano davvero, quanto poteva aiutarla sentire una loro canzone nei momenti in cui iniziava a pensare a quanto era imperfetta, sbagliata per questo mondo.
Ogni volta che sentiva Amy, il messaggio che le arrivava era:
Jasmine don't you go, I won't you around e poi ancora Do you wanna be a friend of mine?
Ma tutte le volte che si apriva la porta entravano sconosciuti.
E Jasmine si ripeteva: "Vedi, sei sciocca! Cosa ti illudi?"
Kevin parlava con Jade, le indicava gli invitati per presentarglieli e offriva alle due amiche da bere o da mangiare.
Ad un certo punto, squillò il suo cellulare.
"Ciao Adie" lo sentì dire Jasmine.
Adie? Aveva sentito sentito bene?
Kevin si allontanò per parlare al telefono.
Quando tornò non aprì bocca riguardo alla telefonata, purtroppo.
"Adie, ha detto Adie, no, magari era Annie o Andy? Eddie?" e questo interrogativo le rimase per tutta la lunga serata.
Nonostante il suo cantante non fosse comparso, per la prima volta dopo molto tempo, passò una meravigliosa serata.
Si divertì molto, conobbe Keira, una collega di Kevin, Marc, un suo amico niente male e altre persone.
Tornò a casa in macchina da sola, Jade si fermava a dormire da Kevin.
Per fortuna il navigatore la portò a casa sana e salva e Jasmine andò subito a letto, la mattina successiva la aspettava il lavoro.
Ripensò a Matty, il suo ex marito, chissà dov'era in quel momento, ma rimosse il quesito dalla mente, lui non le apparteneva più, con tutto il male che le aveva fatto non meritava nulla, nemmeno uno stupido pensiero, di quelli nostalgici, malinconici, ma anche odiosi, che spuntano come funghi, di sera, sotto le coperte, quando non hai nulla che ti possa distrarre e così inizi a riflettere.
Ma decise che c'era qualcosa di meglio su cui riflettere.
Annie, Andy, Adie o Eddie?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Incontri e ritorni imprevisti. ***


Let's start a new life.


Hey, vi avevo promesso di aggiornare prima, invece è passato davvero molto tempo, i know. Scusatemi davvero, ma non ero minimamente ispirata e non ho avuto nemmeno tempo!
Passiamo all'atteso capitolo, grazie per la recensione e il messaggio privato.

 Cate

1. Secondo capitolo: Incontri e ritorni imprevisti.


Driin, strillò la sveglia, sobbalzando sul comodino.
Jasmine brontolò nel sonno, "che nervi, è già ora di alzarsi" pensò.
Era la prima giornata di lavoro e non poteva assolutamente fare tardi. Fece colazione in fretta, si vestì. Jeans stretti neri, una grosso maglione grigio e un filo di eyeliner erano il suo pass di presentazione. In qualche modo, avrebbero influito sulla prima impressione degli alunni, dei colleghi e del preside.
Agitata più del solito, recuperò la borsa a scacchi neri e bianchi a tracolla, dio quanto l'amava. Ce l'aveva da quando aveva diciassette anni, eppure la usava tutti i giorni, ancora.
Scese le scale quasi volando e raggiunse l'auto. Mise Dookie nello stereo e partì. Cominciò Bumout nell'istante in cui lei mise in moto la macchina.
La mattinata trascorse tranquillamente, il liceo era un edificio grande, moderno, pitturato da poco e fornito di laboratori, un bel cortile e aule grandi.
Aveva passato due ore in una seconda liceo, si era trovata bene. Erano un gruppo vivace, ma simpatico.
Poi un'ora in una quarta di ragazzi normali, anche troppo, troppo silenziosi, bah, un'ora tranquilla.
E poi era stata in presidenza dove il dirigente le aveva consegnato l'orario, alcuni moduli; una valanga di scartoffie da firmare, leggere, conservare e infine il suo registro personale.
Le era parso un uomo non eccessivamente socievole, anzi piuttosto freddo e rigido, ma in fondo era stato cortese.
Tornando a casa per pranzo, la chiamò Jade e la invitò ad andare a mangiare qualcosa fuori.
Così si erano trovate in un ristorante giapponese, a mangiare sushi. Si erano raccontate le rispettive mattinate a vicenda. Il giorno dopo era il suo compleanno e Jasmine invitò Jade a cena da lei.     
Ma Jade all’improvviso si fece pensierosa e, con una voce sottile, disse: “Cavolo, Jas ho già un impegno!” Perfetto, pensò Jasmine, perfetto, primo compleanno a New York rovinato, vedrò di divertirmi da sola.
“Okay Jad, fa niente” disse Jasmine, cercando invano di non apparire delusa.
“No dai, mi dispiace bella. Ho un’idea, dai, vieni con me a cena da Kevin, ci saranno dei suoi parenti ma almeno non passerai il compleanno da sola e ne puoi approfittare per conoscere nuove persone, daii” esclamò Jade, accompagnando l’invito con la giusta espressione dolce, che usava per corrompere metaforicamente l’amica.
Jasmine esaminò mentalmente le alternative, a casa da sola o con sconosciuti? No, non erano sconosciuti Jade la conosceva benissimo e Kevin abbastanza. Perché no? Pensò. Devo finirla di farmi tutti questi problemi, vado e cerco di divertirmi.
“Va bene, Jad, ma dimmi chi ci sarà esattamente? “ chiese all’amica.                                                                                                 
“Veramente, non so con precisione, so che sono parenti di Kevin che non sono potuti venire alla festa domenica e che ci tenevano a salutarlo e a conoscermi; mi pare fosse una sorella con il marito e i nipoti” disse Jade, dubbiosa, cercando di fare mente locale.
Una sorella? La sua mente collegò “sorella” ad Adrienne, chissà, magari era davvero lei!
“Non ti ricordi il nome?” domandò, cercando di contenere la sua speranza e l’entusiasmo.
“Ehm, no, davvero, non ne ho idea” disse Jade.
Le due passarono un pomeriggio in compagnia davvero speciale e Jasmine si sentiva contenta, sentiva finalmente di star cambiando vita. A New York era tutta un’altra storia.
La sera, però, arrivò una telefonata ambigua. Convinta fosse Jade, rispose al telefono, senza dare un’occhiata nemmeno al display.
“Pronto!”, rispose Jasmine.
“Ciao Jasmine”.
Quella voce metallica e calda, da cui erano uscite parole dolci e allo stesso tempo insulti, la sorprese. Sentì una stretta glaciale all’altezza dello stomaco.
“Merda”, pensò. Iniziò a chiedersi cosa avrebbe dovuto fare, rispondere? Mettere giù? Iniziò ad ansimare, come se di colpo avesse riscoperto qualche oscuro, ma non così lontano, ricordo.
Ora metto giù.
“Cosa vuoi?”, rispose invece instintivamente.
“Mi manchi, Jas, torna, ti prego”. Matt aveva quel tono vago e leggero post-sbronza.
“Non tornerò mai, smettila”, urlò irritata Jasmine. E chiuse. Il tu-tu-tu del telefono le parve una melodia celestiale.
Si buttò sul divano, afferrò una tavoletta di cioccolato extra fondente e scoppiò a piangere. Quella sera seguirono altre 23 telefonate.
Ogni volta che squillava il telefono, Jasmine urlava, sempre più forte.
Era raggomitolata sul fianco destro del divano, abbracciata al cuscino, sconvolta.
Non era pronta a fare i conti con ciò che si era lasciata alle spalle, o che sperava di essersi lasciata alle spalle. Si addormentò a notte fonda, con gli occhi cerchiati dal trucco nero sbavato a causa delle lacrime. Si addormentò, distrutta, sperando che il sonno le avrebbe scacciato via ogni pensiero, ogni ricordo.
E invece quella notte lo sognò, di nuovo, dopo mesi.
Si svegliò con un suo sms. “Buon compleanno, amore, potevi anche rispondermi ieri sera xx”. Perché? Perché di colpo era tornato? Perché di colpo si era ricordato della sua presenza?
“Bel compleanno, sicuramente”, pensò ironicamente lei.
Restò a letto tutta la mattina, per fortuna quello era il suo giorno libero.
Non si fece più sentire per tutta la giornata e Jasmine, sperando che l’avesse cercata dopo aver bevuto, si riprese leggermente.
Alle sette si vestì per andare da Kevin. Pensò che, in compagnia, magari avrebbe potuto risollevare quella giornata, non troppo piacevole, per il momento.
Si infilò i jeans, una canottiera blu notte attillata, abbinata ad una giacchetta nera e si truccò. Salì in macchina, mise su International Superhits e si diresse verso casa di Kevin.
Arrivò con un lieve ritardo e, una volta entrata, li vide.
Vide la famiglia Armstrong al completo. Vide Adrienne, dai lunghi capelli neri, e poi Billie. Billie la stava fissando incuriosito, “e lei chi sarebbe”, doveva aver pensato.
Vicino a loro stavano seduti Joey e Jakob, i due figli. Lei esitò, restando ferma sulla soglia della casa, senza riuscire a muoversi, né a dir parola.
Nel silenzio più assoluto, si sentì Jade esclamare, con la sua vocina squillante.
“Jasmiiiiiiine, benarrivata! Auguri cara!”
Jas si ritrovò a stringere Jade, che le era piombata addosso.
Si staccarono e arrivò Kevin. “Auguri Jasmine!”, esclamò e le diede un bacio sulla guancia, “ecco, lei è la migliore amica di Jade, appena trasferitasi a New York, e stasera è il suo compleanno per cui ci scocciava lasciarla a casa da sola”.
“Oh, capisco, beh auguri”, disse Billie, avvicinandosi. Le strinse la mano.
“Io sono…”, ma non fece in tempo a finire la frase che Jasmine lo abbracciò, improvvisamente.
“Sei Billie e io sono una tua grande fan, ecco, sono felicissima di vederti”, sussurrò Jasmine, velocemente ed involontariamente.
Sorpreso, Billie le sorrise e le disse: “Piacere mio”.
Adrienne la salutò e con un cenno anche i due ragazzi.
Jasmine era super emozionata, aveva accanto il suo idolo storico. Era sempre stata affascinata da quell’uomo e di persona non aveva che aumentato questa grande stima che lei provava nei suoi confronti. Era l’idolo perfetto. Anticonformista, indubbiamente, bello e simpatico.
Stavano per sedersi a tavola, quando squillò il cellulare di Jasmine.
Scossa da un terribile presentimento, biascicò uno “scusatemi un attimo”, si allontanò dalla stanza e tirò fuori il cellulare.


 Aggiorno.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1487436