Onore di Mago

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta Parte ***
Capitolo 5: *** Quinta Parte ***
Capitolo 6: *** Sesta Parte ***
Capitolo 7: *** Settima Parte ***
Capitolo 8: *** Ottava Parte ***
Capitolo 9: *** Nona Parte ***
Capitolo 10: *** Decima Parte ***
Capitolo 11: *** Undicesima Parte ***
Capitolo 12: *** Dodicesima Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Onore di Mago

Il suono di quelle parole risultò ancor più offensivo alle orecchie di Ron che non a quelle di Hermione stessa.
Sporca Mezzosangue...
Malfoy era solito offendere e disprezzare chiunque ma, dietro quella frase, c'era qualcosa di più di un semplice insulto: era un commento rivolto ad Hermione, alle sue origini e a tutto ciò di cui la ragazza era orgogliosa e aveva ben diritto di esserlo.
Sia Ron che Harry non potevano costringere Draco a rimangiarsi le sue parole, ma non per questo erano disposti a restare lì immobili mentre la loro amica veniva offesa da quell'arrogante presuntuoso con i capelli impomatati.
Ron strinse nervosamente le dita sulla bacchetta; la tentazione di lanciare un incantesimo era forte ma, ricordando cos'era successo durante l'ultima lezione, si costrinse a trattenersi mordendosi le labbra.

- Che succede, Granger - fece Draco con un tono di voce ancora più spocchioso. - La verità fa male... O forse hai paura che si sappia in giro che non sei una vera strega?

Hermione sostenne lo sguardo di Malfoy con apparente indifferenza, ma era chiaro che le parole di quest'ultimo la ferivano profondamente.

- Non è la prima volta che a Hogwarts commettono sbagli - proseguì Draco. - Mio padre dice sempre che il motivo per cui la scuola è tanto degenerata sia dovuto alla presenza di feccia immonda, come te!

Draco non fece in tempo a terminare la frase.
Prima che qualcuno potesse fare o dire qualcosa per intervenire, Ronald si scagliò addosso al biondino ossigenato ed entrambi rotolarono a terra dove cominciarono ad azzuffarsi. Tuttavia lo scontro non durò più di qualche secondo, dato che i membri della squadra di Serpeverde si affrettarono a dare manforte al loro nuovo compagno di squadra. Ron venne staccato a forza da quattro paia di braccia robuste, mentre altri lo resero inoffensivo con un paio di sberle ben piazzate. Alla fine, con lo stomaco sottosopra e il labbro sanguinante, il piccolo "giustiziere" dai capelli rossi si ritrovò sorretto da Harry ed Hermione senza nemmeno capire chi fosse stato a colpirlo.

- Questa me la paghi, Weasley - fece Draco, sputando a terra con rabbia. - Non permetto a nessuno di toccarmi, tantomeno ad un miserabile come te o la tua insignificante famiglia!

Ron provò a liberarsi in preda alle convulsioni ma i suoi amici riuscirono ugualmente a trattenerlo. Malfoy afferrò la scopa e si parò davanti ad Harry, quasi volesse incenerirlo con lo sguardo.

- Tienilo stretto al guinzaglio il tuo "cagnolino", Potter - sibilò minaccioso. - Altrimenti, se solo prova ad avvicinarsi, gli faccio rimpiangere il giorno in cui è nato!
- Fatti vedere quell'occhio, Malfoy - sentenziò Harry con voce tagliente, alludendo alla sua palpebra gonfia e dal contorno violaceo. - Può essere doloroso...

Malfoy si passò la mano sul livido, fremendo di collera, ma non reagì. Senza aggiungere una parola anzi, fece segno agli altri di seguirlo e si diresse verso il campo di Quidditch con la scopa sottobraccio.

- Quel maledetto - fece Ron tra i denti. - Avrei dovuto spaccargli tutta la faccia, altro che l'occhio...
- Ron, vuoi piantarla - sbottò Hermione arrabbiata.

Ron si voltò a guardarla stupito.
Sia Hermione che Harry parevano fissarlo con aria di rimprovero e questa volta non capiva assolutamente perché.

- Guarda come ti hanno ridotto - mormorò la ragazza, alludendo ai segni sul volto e ai vestiti strappati. - Si può sapere che t'è saltato in mente di fare?
- Se l'è cercata - replicò Ron stizzito. - Se solo prova a ripetere un'altra volta una cosa del genere, io...
- Ma cos'è che ha detto esattamente - domandò Harry. - Cosa vuol dire "mezzosangue?"

Sia Ron che Hermione sulle prime esitarono, tuttavia alla fine fu proprio Hermione a rispondere.

- Vuol dire avere il sangue "sporco" - mormorò. - E' un insulto spregevole per quelli che, come me, non hanno i genitori maghi... Non è semplicemente un insulto, è il modo con cui quelli come Draco sono soliti definire i figli dei babbani; in pratica serve a sottolineare che c'è chi mi considera una specie di rifiuto, e come tale non ho il diritto di frequentare questa scuola!
- Non dirlo nemmeno - scattò subito Ron, rimettendosi in piedi a fatica. - Non devi neanche pensarla una simile porcheria, hai capito?

Sia Harry che Hermione lo osservarono sbigottiti, non avevano mai visto l'amico così agitato. Ron strinse le dita di Hermione per confortarla e, solo dopo qualche istante, si rese conto improvvisamente di essere arrossito. Subito lasciò andare la mano della ragazza e, cercando goffamente di cambiare discorso, si rivolse ad Harry nella speranza che nessuno dei due si fosse accorto di niente.

- Ehm, Harry... Pe... per caso hai già fatto il compito di erbologia?
- Come ?!? - fece Harry sorpreso. - Ma Ron, non abbiamo erbologia per... Hmpf !!!

Il gesto repentino di Ron per chiudere la bocca di Harry non fu proprio una grande idea, ma almeno servì a zittirlo appena in tempo. Hermione fece correre rapidamente lo sguardo da Harry a Ron, senza tuttavia capire cosa stesse frullando nella testa di quest'ultimo. Alla fine Ron si sforzò di sorridere e, tagliando corto sull'accaduto, fece per andare nella Sala Comune assieme ad Harry.

- Bene allora, ci vediamo Hermione... Come dici tu, "meglio studiare prima che dopo!"
- Ronald - fece la ragazza con gli occhi sbarrati. - Sei sicuro di sentirti bene ?!?
- Ma certo, benissimo... Beh, a più tardi eh, ciao!

( continua )

NOTA:

"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


La Sala Comune dei Grifondoro era deserta ( e non poteva essere altrimenti, visto che erano tutti fuori ad assistere agli allenamenti di Quidditch ) cosicché Harry, una volta liberatosi dalla stretta di Ron, poté chiedergli finalmente delle spiegazioni per il suo assurdo comportamento.

- Si può sapere che cavolo ti è preso? - domandò Harry stizzìto. - Perché hai raccontato ad Hermione quella balla? Non abbiamo nessun compito di erbologia in programma!
- Ma certo, lo so benissimo - replicò l'altro, passandosi nervosamente la mano tra i capelli. - Era solo una scusa per defilarmi, pensavo lo avessi capito!
- Ma perché... Voglio dire, che motivo c'era? Hermione è un'amica, non vedo perché dovremmo mentirle!

Ron si morse dapprima il labbro inferiore poi quello superiore e, temendo che perfino i muri potessero sentirlo, esitava nel rivelare a Harry il motivo di quella bugia. D'altro canto, l'amico non poteva certo indovinare il motivo della sua reazione.
Che Malfoy fosse una carogna viscida e disgustosa era un dato di fatto; probabilmente anche Harry si sarebbe comportato allo stesso modo con lui, se solo avesse inteso subito la gravità dell'insulto nei confronti di Hermione; tuttavia il maghetto con gli occhiali non riusciva a capire perché Ron avesse di colpo sentito il bisogno di defilarsi così dalla compagnia di Hermione...

- Non lo so che m'è preso, Harry - ammise Ron sottovoce. - Ho agito d'impulso, è vero, Malfoy mi ha fatto perdere le staffe ma... Senti, non lo so! Mi sentivo a disagio, non avevo voglia di sentirmi i suoi soliti rimproveri...
- Ma Hermione non ti ha rimproverato - sottolineò Harry. - Era preoccupata che ti fossi fatto male... Guardati un po' allo specchio: anch'io reagirei così, se ti vedessi di botto con certi segni del genere in faccia!

D'istinto Ron buttò lo sguardo verso la sua immagine riflessa, passandosi le dita sulla guancia dolorante, ma non disse nulla. Il solo pensiero di come Malfoy aveva apostrofato Hermione gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Avrebbe voluto averlo tra le mani, solo per la soddisfazione di colpirlo ancora e ancora...
Eppure non erano tanto i lividi ad impensierirlo quanto piuttosto l'imbarazzo provato, nel momento in cui lo sguardo della ragazza gli si era posato addosso: conosceva Hermione da quasi due anni; spesso e volentieri i due andavano d'accordo come cane e gatto; tuttavia, ogniqualvolta gli capitava di guardarla negli occhi, sembrava avvertire qualcosa come...
Assurdo!
Lui ed Hermione erano amici, nient'altro che amici, era assurdo pensare a qualcosa di diverso tra loro.

- Non ho un bell'aspetto, vero? - fece Ron con sarcasmo.
- Diciamo che ti ho visto meno peggio di oggi - tagliò corto Harry, battendogli affettuosamente una mano sulla spalla.
- Spiritoso!

Entrambi si misero a ridere e la faccenda si concluse lì.
Ron sapeva che Harry ed Hermione avrebbero presto dimenticato quell'episodio. Ma era ben lontano dall'immaginare che Malfoy, ansioso di vendicarsi per l'affronto subìto, intendeva invece fargliela pagare a tutti i costi.

***

- Quel... Quel... Weasley me la pagherà cara per questo, lo giuro!

Malfoy stava camminando avanti e indietro da più di mezz'ora.
L'occhio era guarito completamente, Madama Chips non si smentiva mai nella sua professione, tuttavia la rabbia era assai dura da mandare giù per un tipetto altezzoso come lui.

- Sinceramente non ti capisco, Draco - osservò Goyle perplesso. - Perché hai detto di essere caduto in allenamento, invece di accusare Weasley? Lo avrebbero buttato fuori da Hogwarts in due secondi...

Malfoy lo guardò di scatto, attraverso le strette fessure minacciose che erano i suoi occhi.

- Credi forse che possa accontentarmi di questo? - esclamò. - Quel mago per sbaglio ha osato mettermi le mani addosso: ha osato toccarmi, con le sue luride estremità da morto di fame; non mi basta danneggiarlo, voglio umiliarlo; voglio che si renda conto dell'essere insignificante che è, che sia costretto a strisciare sotto la suola delle mie scarpe... Quelli come Weasley sono la feccia della magia e, come tali, vanno schiacciati senza nessuna pietà!
- Ma allora, la Granger...
- Al diavolo la Granger - sbottò Draco, sputando con disprezzo. - E' una mezzosangue, non merita alcuna considerazione, ma Weasley rimpiangerà caro il suo gesto!
- E come pensi di fargliela pagare? - intervenne Tiger. - Non puoi abbassarti al suo livello, l'hai appena detto tu!
- Questo lo so benissimo, idiota - ruggì l'altro, lanciandogli addosso un fermacarte d'argento massiccio. - Per questo ho bisogno di qualcuno che lo faccia al posto mio! Devo solo...
- Ehi, Draco - esclamò Goyle, sventolando la Gazzetta del Profeta tra le mani. - Guarda qui, guarda cosa c'è scritto!

Malfoy afferrò bruscamente il giornale e, scorrendo attentamente la prima pagina, lesse:

... Bradimir Krumnick, quinto nella classifica mondiale tra i "maghi-giocatori di scacchi", ha accettato l'amichevole proposta del preside di Hogwarts, Albus Silente. Il noto campione infatti, in piena dimostrazione di lealtà e spirito sportivo, si cimenterà in una sfida in piena regola contro un qualsiasi studente della celebre Scuola di Magia e Stregoneria. La partita verrà considerata valida, a tutti gli effetti, come una sfida ufficiale: Krumnick metterà infatti in palio il suo posto in classifica, offrendo così ad uno sconosciuto la possibilità di diventare campione; oltre a ciò, lo spettacolo sarà accessibile al pubblico di tutto il mondo dei maghi; Silente stesso ha dichiarato che, per dare maggiore risalto alla cosa, metterà a disposizione l'intero castello di Hogwarts per consentire di assistere all'evento ...

- Molto interessante - commentò Malfoy. - Molto molto interessante!
- E che cosa ci sarebbe di interessante? - obiettò Tiger, incapace di comprendere.
- E' semplice, zucca vuota - lo rimbeccò l'altro, spolverandogli la nuca con il giornale arrotolato. - Weasley va fiero di essere un abile scacchista, ma non ha speranze contro un campione del calibro di Krumnick... Se riusciremo a fare in modo che sia lui a sfidare Krumnick, alla sfida assisterà tutto il mondo dei maghi e Weasley verrà umiliato pubblicamente!
- Geniale - esclamò Tiger.
- Grandioso - fece eco Goyle. - Allora non dobbiamo far altro che convincere Weasley a proporsi come sfidante!
- Ed è proprio quello che faremo, infatti - concluse Malfoy cinico. - Quell'idiota non saprà resistere al fascino di una sfida, e di conseguenza cadrà nella nostra trappola come un allocco, non ha scampo!

( continua )

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"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


Proprio il giorno dopo, nella Sala Grande del castello, tutti i ragazzi presenti erano riuniti attorno a Malfoy.
L'arrivo dell'imminente campione di scacchi ad Hogwarts era ormai di dominio pubblico ma, dal momento che anche gli studenti dell'ultimo anno temevano di sfigurare, nessuno sembrava intenzionato a raccogliere pubblicamente la sua sfida.
In quel momento, Harry, Ron ed Hermione entrarono nella stanza. Malfoy li intravide con la coda dell'occhio e, sorridendo malignamente, decise che era giunto il momento buono per gettare l'esca.

- Come vi stavo dicendo - esclamò Draco, fingendo spudoratamente di rivolgersi ai suoi compagni ma con l'occhio ben puntato in direzione di Ron. - E' difficile che qualcuno abbia il coraggio di accettare una simile sfida, figuriamoci poi tra i vigliacchi del Grifondoro...

All'udire quella chiara provocazione, tutti nella sala drizzarono il capo. Un simile commento era intollerabile, per poterci passare tranquillamente sopra. Harry ed Hermione naturalmente lo avrebbero ignorato, ma Ron... Prima ancora che entrambi se ne rendessero conto, l'orgoglioso amico dai capelli rossi si era già avvicinato a Malfoy per rispondere di questa offesa.

- Prova a ripeterlo, Malfoy - fece Ron, sbattendo entrambe le mani con rabbia sul grande tavolo di legno. - Mi piacerebbe sapere qual'è la tua definizione di "vigliacco"...

Malfoy sorrise con soddisfazione.
Fin troppo facile, pensò. Weasley era tanto orgoglioso quanto stupido, per evitare di cadere nella trappola che l'altro gli stava tendendo.

- Molto semplice, Weasley - rispose Draco, calmissimo. - Sinceramente dubito che dei maghi di second'ordine, per giunta aventi a che fare con dei mezzosan...

La mano di Ron afferrò il bavero di Malfoy prima che questi potesse finire di parlare. Tuttavia Harry ed Hermione si affrettarono ad intervenire, onde evitare che l'amico si cacciasse nuovamente nei guai.

- Lasciatemi - ruggì Ron, sentendosi afferrare entrambe le braccia. - Voglio strozzarlo!
- La verità fa male, vero Weasley? - proseguì dunque Malfoy, con palese indifferenza. - Peccato che tu non possa dimostrare che io abbia torto, è veramente triste essere come te, mi fai quasi compassione!

Malgrado lo sforzo congiunto, Harry ed Hermione dovettero faticare non poco per trattenere l'impeto di pura rabbia del compagno. Se non fosse stato per loro, neppure Albus Silente in persona avrebbe potuto muovere un dito per aiutarlo; il padre di Draco, Lucius Malfoy, avrebbe fatto in modo di rovinare lui e tutta la sua famiglia; fortunatamente tale pensiero attraversò la mente del ragazzo, riuscendo quantomeno ad acquietarlo.

- Facciamo così, Weasley - proseguì dunque Draco, giungendo subito al punto. - Ti propongo un modo per risolvere la questione, che ne dici ?

Facendo intendere ai due amici di essere di nuovo calmo, Ron si liberò della loro stretta con uno strattone e fissò Draco negli occhi.

- Sentiamo - rispose.
- E' semplice: sei un abile giocatore di scacchi, almeno così dicono; raccogli ufficialmente la sfida del campione mondiale Krumnick e sconfiggilo... Se ci riesci, ovviamente!
- Che cosa c'entra questo con noi ?!?

Nella sua ingenuità, Ron non comprendeva ancora le vere intenzioni di Malfoy. Tuttavia non era così stupido da non capire che quell'odioso biondino ossigenato aveva in mente qualcosa.

- Il rispetto bisogna guadagnarselo, Weasley - sottolineò Malfoy, con un sorriso mellifluo dipinto sulle labbra. - Se veramente sei bravo come dici di essere, non dovrebbe essere un problema per te questa sfida... Anzi, mettiamola in questo modo: se accetti di sfidare Krumnick e vinci, io sono pronto a rimangiarmi tutto quello che ho detto!
- E se invece dovessi perdere?

Malfoy si alzò in piedi, guardandolo dall'alto in basso, con evidente senso di superiorità.

- Voglio che tu - sussurrò. - Ti inginocchi davanti a me!
- Ora basta, Malfoy - intervenne Harry spazientito.
- Non ti intromettere, Potter - ribatté il biondino. - Allora Weasley, accetti le mie condizioni o te la fai sotto dalla paura?

L'esca era ormai gettata, si trattava solo di aspettare ancora qualche istante perché il pesce abboccasse.
I pugni stesi lungo i fianchi e con le labbra strette, Ronald stava fremendo di collera. Ovviamente sapeva benissimo che, per quanto fosse abile in quel gioco, era praticamente impossibile per lui competere con un campione mondiale del livello di Krumnick. Era una sfida persa in partenza, su questo non c'era dubbio, ma era anche vero che Malfoy lo aveva messo con le spalle al muro: accettando la sfida, Malfoy lo avrebbe umiliato davanti a tutti; rifiutandola invece, non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarsi allo specchio. D'altronde, in caso di vittoria, Malfoy si sarebbe dovuto rimangiare tutte le sue parole ( non solo su di lui, ma anche su Hermione ).
Si trattava di una questione di puro orgoglio, oppure di incoscienza, ma non poteva tirarsi indietro...
Non poteva assolutamente farlo!

- D'accordo - rispose Ron in un soffio. - Accetto!

Sia Harry che Hermione non riuscivano a credere alle proprie orecchie.
La Sala Grande si riempì di risatine sarcastiche e di mormorii, molti guardarono all'indirizzo di Ronald come se fosse matto, mentre Malfoy sorrideva soddisfatto. La prima parte della sua vendetta procedeva come previsto: dopo una simile umiliazione, per giunta davanti a migliaia di persone, Weasley avrebbe finito per strisciare ai suoi piedi come un verme. Solo la Coppa delle Case o la sconfitta di Potter avrebbero potuto dargli una gioia maggiore di quella.

- Salutiamo con un applauso il campione di scacchi di Hogwarts - esclamò Malfoy, indicando Weasley con il palmo della mano aperta. - Speriamo che almeno lui non rida... Perché Krumnick non smetterà più di farlo, quando lo saprà!

Lo sghignazzare sommesso si tramutò dunque in una risata corale.
Ron affondò le unghie in entrambi i pugni, fin quasi a farli sanguinare, e si allontanò dalla stanza per non essere più costretto a sopportare oltre.

- Ron, aspetta!

Correndogli dietro, Harry ed Hermione lo seguirono lungo il corridoio e, una volta sulla scalinata che conduceva ai piani superiori, lo presero da parte per cercare di farlo ragionare.

- Ron, sei impazzito o cosa - fece Hermione, sgranando tanto d'occhi. - Ti rendi conto di quello che hai detto ?!?

Ronald Weasley si fermò di scatto e si voltò rabbiosamente.

- E secondo voi che potevo fare, eh... Avevo forse scelta?
- Potevi evitare di rispondere alla sua provocazione, tanto per cominciare - fece notare lei, impietosa come al solito. - Se avessi tenuto le mani a posto, invece di saltargli addosso così stupidamente, ora non ti troveresti in questa situazione...
- Mi stai dando dello "stupido", per caso?
- Calmati Ron, per favore - intervenì dunque Harry.

Ron lo ignorò e, ricambiando l'evidente rimprovero di Hermione con uno sguardo infastidito, si accinse a risponderle a tono per la prima volta.

- Di' un po', che ti dice il cervello? - rintuzzò allora la ragazza, proseguendo nella sua ramanzina. - Pensi di avere qualche possibilità contro un campione di livello mondiale? Lo sai che Krumnick vanta ottantaseimiladuecento vittorie nella sua carriera?
- Ottantaseimiladuecentodiciotto - precisò Ron. - E sì, lo so perfettamente... E con questo?
- Con questo... Con questo ?!? Ron, non hai la benché minima speranza di vincere contro di lui, e Malfoy ha...
- Hermione, piantala - sbraitò Ron, facendo impallidire dallo stupore sia lei che Harry. - Lo so benissimo cosa ha detto: mi ha dato del vigliacco, e non solo a me; ha offeso il nome dei Grifondoro e ci ha insultato non so quante volte... Ho un'occasione per fargliele rimangiare tutte e la prendo!
- Ma allora sei veramente stupido - si lasciò sfuggire Hermione con veemenza. - Alla fine della partita, Draco ti costringerà ad inginocchiarti davanti a lui; come puoi essere così stupido da non capire?
- Sei tu che non capisci niente - sottolineò Ron, troncando di fatto la discussione. - Niente!

Così dicendo, Ron corse su per le scale, lasciando i due amici incapaci di proferire alcunché.
Evidentemente nessuno di loro poteva comprendere cosa stesse provando lui in quel momento. L'orgoglio era quanto una persona semplice e appassionata come lui avesse di più caro al mondo. Se per Harry ed Hermione si trattava di una sfida persa in partenza, per Ron era molto di più: non era la pretesa di potersi battere alla pari con un campione come Krumnick, bensì il desiderio di prendersi la sua tanto sospirata rivincita contro Malfoy.
Il modo in cui quello spocchioso arrogante aveva insultato Hermione, chiamandola "mezzosangue" appunto, gli bruciava dentro come un fuoco acceso...
Ma probabilmente questo lei non lo avrebbe mai capito.

( continua )

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Capitolo 4
*** Quarta Parte ***


Come Harry fece la sua mossa, Ron non poté fare altro che osservare la scacchiera con aria assente.

- Ron, sei sicuro di sentirti bene? - domandò Harry preoccupato. - Oggi ti avrò dato Scacco Matto almeno tre volte, quattro con questa... Come pensi di giocare così contro Krumnick?

Ron non rispose.
Non era tanto il pensiero della sfida con il più forte giocatore di scacchi del Mondo dei Maghi a preoccuparlo, quanto invece il modo in cui Malfoy e compagni avrebbero irriso la sua inevitabile sconfitta. Ron non era tipo da farsi illusioni: sapeva benissimo di non avere l'ombra di una possibilità contro Krumnick, tuttavia non poteva neppure tirarsi indietro; anche a costo di essere "umiliato" pubblicamente, proprio in ciò di cui andava più orgoglioso, doveva andare fino in fondo a quella sfida e sopportarne stoicamente ogni conseguenza.
Malfoy gliel'aveva giocata proprio sporca.
Nessuno studente di Hogwarts, neppure tra quelli dell'ultimo anno, avrebbe accettato di giocare contro Krumnick. Le partite a livello mondiale venivano giocate sotto gli occhi di tutti: tutti avrebbero assistito alla sua patetica sconfitta, considerandolo come uno sciocco e ingenuo ragazzino presuntuoso, e i Serpeverde non avrebbero perso l'occasione per sbeffeggiarlo e farlo sentire un'autentica nullità.
Questo era quanto sarebbe accaduto, di lì a qualche giorno, e Ron non poteva evitarlo in alcun modo. Affrontare Krumnick significava avere poi a che fare con i commenti di Malfoy, non affrontarlo significava rimangiarsi la propria parola con quell'arrogante biondino ossigenato... e il risultato sarebbe stato il medesimo, ma senza la possibilità di lottare.
Non poteva tirarsi indietro, Ron non era un vigliacco, ma ugualmente non gli riusciva di concentrarsi sul gioco come al solito.

- Basta così, Harry - esclamò Ron, buttando il Re di traverso sulla scacchiera in segno di resa. - Sono stanco, è meglio che vada a dormire...
- Ma la sfida è tra meno di una settimana - provò a ricordargli Harry, mettendo a posto i pezzi.
- D'accordo - fece Ron con un sospiro. - Ancora una e poi basta, però!

Le mosse di apertura di Harry erano quelle tipiche di ogni principiante alle prime armi: pedoni centrali in avanti per occupare la posizione, Cavalli e Alfieri in attacco per compromettere le difese, e Regina perennemente scoperta e indifesa... Se solo ci fosse stato un po' più con la testa, Ron poteva battere tranquillamente l'amico con meno di cinque o sei mosse. In genere bastava contrapporre un muro di pedoni, per occupare le caselle e ostruire ogni possibile via di accesso; costringere Alfieri e Cavalli ad indietreggiare, con notevole ritardo di tempo sullo sviluppo dei pezzi più pesanti; e infine assestare un colpo durissimo con la cattura della Regina.
In genere, pur non volendo minimamente umiliare Harry, Ron era solito giocare molto più seriamente e con convinzione. Ora invece muoveva i pezzi senza alcuna strategia, commettendo ancora più errori del suo amico, e di conseguenza Harry poteva penetrare le sue difese tranquillamente.

- Scacco - disse Harry, muovendo la Regina e minacciando il Re nemico lungo una diagonale.
- Ho visto - rispose Ron indifferente, sorreggendosi il mento con entrambe le mani.

In quella Hermione entrò nella Sala Comune e si diresse verso i due amici che stavano giocando.

- Come va, oggi ? - domandò lei, rivolgendosi ad Harry.

Per tutta risposta Harry si limitò ad alzare lo sguardo verso l'espressione imbronciata di Ron e a stringersi nelle spalle, scuotendo il capo con evidente rassegnazione. Ormai Ron era in quello stato da almeno tre giorni e nulla sembrava in grado di scuoterlo. Era assurdo voler affrontare un campione di scacchi in quello stato di apatìa e insofferenza aggravata.

- Ronald - disse Hermione sottovoce, chinando il capo verso l'amico abbattuto e puntando entrambe le mani sul tavolo. - Per quanto pensi di andare avanti con questa storia?

Ron la guardò di traverso, semplicemente ruotando gli occhi nella sua direzione, senza neppure muovere un muscolo. Hermione tuttavia non era in grado di concepire comportamenti a sua detta "illogici"... Se Ron avesse deciso di affrontare Krumnick in quello stato, il campione lo avrebbe battuto in meno di quindici secondi.

- Penso che ti convenga ritirarti - proseguì lei. - Andiamo, renditene conto: non puoi pretendere di giocare alla pari contro un professionista, lo vuoi capire o no?
- Eh già - commentò Ron con evidente ironìa nella voce. - Krumnick è un campione e io sono solo... Aspetta, indovino: uno stupido!
- Ti comporti come uno stupido - sottolineò Hermione. - E se tu lo fossi veramente, di certo non avrei motivo per preoccuparmi e...
- Ecco, brava, non preoccuparti allora - esclamò l'altro, battendo la mano sul tavolo con rabbia. - Ma chi ti ha chiesto niente, si può sapere?
- Calmati Ron - intervenne subito Harry.

Tuttavia il ragazzo, più rosso in volto dei suoi capelli, aveva più di un motivo per alterarsi. Da che la conosceva, Hermione non faceva altro che rinfacciargli ogni sua debolezza: la pigrizia, l'impulsività, il suo essere distratto e sventato il più delle volte... Mai una parola di lode o tantomeno di ringraziamento, neppure per sbaglio.
Quando Malfoy l'aveva insultata in quella maniera orribile, chiamandola "sporca mezzosangue", Ron non si aspettava certo un ringraziamento per aver preso le sue difese; Hermione era un'amica, molto più cara di quanto lui stesso fosse capace di ammettere, e tra amici non occorrono certo ringraziamenti.
Ma cosa aveva detto lei, in merito a ciò che lui aveva fatto per difenderla?
Invece di comprendere e apprezzare il suo gesto, lo aveva addirittura rimproverato. Lo aveva fatto sentire una specie di idiota, per non dire "lo scemo del villaggio", e a momenti sembrava quasi che fosse lui a dover chiedere scusa a Malfoy per averlo preso a pugni.
Che razza di ingrata!
E pensare che tutto era cominciato perché Ron si era sentito in dovere di vendicare l'insulto da lei subito.
Hermione sembrava del tutto incapace di riconoscere ed apprezzare il buono delle sue azioni, ma solo di sottolineare e rinfacciare ogni suo difetto, ed era questo a farlo andare letteralmente in bestia.
Anche lui era solito prenderla in giro e criticarla, per via delle sue arie da gran sapientona, ma a volte era capace di mostrarle quantomeno un segno di affetto e di stima ( o di venire alle mani con Malfoy, se necessario, lasciando intendere quanto effettivamente tenesse a lei ). Le uniche parole che Hermione aveva per lui invece, sia per un motivo che per un altro, suonavano sempre come una critica pesante di tutto ciò che faceva.
Non la sopportava più, era veramente stufo.

- Se non ti va bene quello che faccio, nessuno ti obbliga a starmi vicino - disse Ron con voce tagliente. - Perché non vai a leggere qualcuno dei tuoi stramaledetti libri, invece di riempirmi la testa con preoccupazioni non richieste ?!?
- Cos'è, sei ubriaco per caso? - domandò lei, con gli occhi sgranati dallo stupore.

Ron non rispose.
Semplicemente si aggiustò sulle spalle la tunica sgualcita e, guardando distrattamente la scacchiera nel chinarsi a prendere Crosta, pronunciò le coordinate e il pezzo obbedì alla sua mossa.

- Il Cavallo Nero neutralizza lo scacco, lasciando libera la Torre con "attacco di scoperta" sul Re Bianco; mossa obbligatoria del suddetto in H-1, con H2 chiusa dal pedone; Alfiere Nero sulla diagonale... Scacco Matto!

Sia Harry che Hermione rimasero allibiti. 
A Ron era bastata una semplice occhiata, per neutralizzare la minaccia e capovolgere interamente le sorti della partita. Era davvero un bravo giocatore, indipendentemente da quali potessero essere i suoi difetti, e non era affatto stupido come molti erroneamente credevano.

- Mi piacerebbe sapere cosa gli passa per la testa in questo momento - mormorò Harry, buttando di traverso il Re Bianco con un leggero colpetto dell'indice.
- Piacerebbe saperlo anche a me - fece eco Hermione, seguendo Ron con lo sguardo mentre si allontanava lungo la scala a chiocciola della torre.

( continua )

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Capitolo 5
*** Quinta Parte ***


Ron entrò nel dormitorio, sbattendo la porta e tirando via la coperta dal suo letto con rabbia.
Era talmente furioso che, se solo gli si fosse parato davanti in quel preciso momento, avrebbe anche potuto staccare la testa di Malfoy a morsi. Sfilò entrambe le lenzuola, appallottolandole e prendendole a calci come un pallone, dopodiché si buttò a sedere sul materasso. Una mano poggiata contro il mento, lo sguardo acceso di collera, l'altra mano con le dita strette a pugno sul ginocchio...

- Che stupida - mormorò. - Stupida, stupida... maledetta stupida!

D'istinto afferrò il guanciale e lo scaraventò contro la porta.
In quel preciso istante Harry aprì la porta e, se non avesse avuto il riflesso di abbassarsi, il morbido proiettile lo avrebbe preso in pieno. Il cuscino di Ron volò sopra la sua testa, per ricadere sui gradini della scala a chiocciola, e Harry si aggiustò gli occhiali sul naso per assicurarsi che non ne arrivassero altri.

- Posso entrare?
- Se proprio devi...

Ron si buttò indietro con la schiena sul letto, le braccia incrociate dietro la nuca, e si mise ad osservare il soffitto. Harry si fece avanti con cautela, rischiando di incespicare sulle lenzuola gettate a terra, e si avvicinò a Ron per chiedergli spiegazioni.

- Si può sapere perché te la sei presa tanto con Hermione?
- Perché è una sciocca - rispose secco Ron. - Che io sia dannato, se mi farò pestare ancora per lei... Per quanto mi riguarda, può andare al diavolo!

Harry sospirò.

- Ron - esclamò lui, sedendosi a fianco dell'amico dai capelli rossi. - Capisco che sei nervoso, ma Hermione non ha colpa: è preoccupata per te, tutti e due lo siamo, e come tuoi amici non...
- Per favore Harry, non aggiungere altro - tagliò corto Ron. - Comunque vada a finire, questa faccenda non è affare vostro; anzi, fammi un piacere, non ne parliamo più!
- Ma...
- Basta, ho detto - ruggì Ronald. - Argomento chiuso, finito... Anzi, non è mai esistito!
- Come vuoi - fece Harry, chinando il capo con rassegnazione. - Comunque, se posso darti un consiglio, dovresti scusarti con Hermione; c'è rimasta molto male, sul serio, non vorrei che ti tenesse il broncio...
- La cosa non mi riguarda - osservò Ron, girandosi semplicemente sul fianco e mormorando a bassa voce.
- Come sarebbe a dire che non ti riguarda ?!?

Ora Harry era davvero confuso.
Non riusciva a credere che Ron stesse dicendo sul serio eppure, a giudicare dal tono di voce che aveva, non c'era alcun dubbio.
Poteva sopportare Malfoy, così come poteva sopportare lo scherno altrui, ma non poteva tollerare oltre l'atteggiamento di Hermione nei suoi confronti. Se lei intendeva mortificarlo, umiliarlo o farlo sentire una nullità, poteva andare a cercarsi tranquillamente un altro "fesso" con cui fare amicizia... Per quanto lo riguardava, anche quello era un discorso chiuso.

- Non è più amica mia!

 

( continua )

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Capitolo 6
*** Sesta Parte ***


- Come ?!?

Hermione non poteva credere alle sue orecchie.
Nonostante Harry avesse cercato di spiegarle la situazione con tutto il tatto possibile, la ragazza non riusciva ugualmente ad accettare che Ron avesse potuto dire una cosa del genere. Si erano conosciuti solo da un anno, stringendo un'amicizia bellissima e importante, e ora Weasley se ne usciva dicendo che non voleva più avere a che fare con lei...

- E' assurdo - fece Hermione, scuotendo la testa. - Che Ron sia ottuso non è una novità, ma questo va ben oltre il limite!
- Beh - osservò Harry. - Era parecchio arrabbiato, anzi molto arrabbiato, ma non credo che...
- E secondo te, il fatto che lui sia arrabbiato gli dà il diritto di dire una sciocchezza simile?
- No, questo no, però un po' lo capisco...
- Spero tu stia scherzando - lo interruppe Hermione, guardandolo storto. - Lui dice di non voler più avere a che fare con me, e tu sei d'accordo?
- No, non sto dicendo questo... Dico solo che, anche se non condivido il suo atteggiamento, non me la sento di dargli tutti i torti: voglio dire, ogni volta che lo rimproveri di qualcosa, sembri quasi non apprezzare nulla di lui...
- E che cosa dovrei apprezzare, di grazia? L'imbecille che è, forse? Dovrei forse dirgli: "Bravo, illuditi pure di vincere un campione di livello mondiale"; o dirgli invece "Accetta pure le condizioni di Malfoy, e mi raccomando, chinati bene davanti a lui"; o ancora "Congratulazioni, sei un idiota" ?!?

Harry guardò un attimo verso l'alto, prima di tornare lo sguardo all'amica.

- Neppure io mi sognerei di mentirgli, soprattutto in questo momento, ma non gli siamo nemmeno d'aiuto senza dargli almeno un briciolo di fiducia in sé!
- Sai che ti dico, Harry? Che probabilmente il signorino ha bisogno di sbatterci il muso in questa sfida, e di farsi molto male anche!

In quella i due amici si accorsero che Ron stava uscendo nel cortile in quel preciso momento, circa a pochi metri dal punto in cui loro erano fermi a discutere. Anche lui li aveva visti ma, per qualche motivo incomprensibile, girò i tacchi e cambiò direzione facendo finta di non vederli.

- Questo è troppo - mormorò Hermione spazientita. - Ti assicuro che adesso mi sente, eccome!
- Hermione, aspetta, cosa vuoi fare?

Con passo svelto e deciso, come una furia sul punto di mordere, Hermione attraversò il cortile e si parò davanti a Ron. Questi la guardò con indifferenza, senza dire nemmeno una parola, e fu allora che Hermione gli vomitò addosso tutto il suo disprezzo.

- Complimenti davvero, Ronald Weasley - esclamò. - Proprio un gran bel coraggio, mandare avanti Harry, invece di venire a dirmelo in faccia che non vuoi più la mia amicizia!
- Perché, cambia qualcosa forse?
- Non so a casa tua ma, a casa mia ... Si chiama "correttezza" e, per la cronaca, io ne ho a sufficienza per mandarti direttamente a quel paese!
- Perfetto, allora - replicò Ron con evidente sarcasmo. - Perché è dove puoi andare anche tu, per quello che m'importa!
- Hermione, Ron... Per favore, smettetela!

Nonostante le accorate suppliche di Harry, i due erano troppo arrabbiati l'uno con l'altra per poter scendere a più miti consigli. Hermione era furiosa, più che altro per la grande dimostrazione di stupidità che per le parole in sé, mentre Ron non riusciva a digerire quella sua insopportabile aria di sufficienza... Ogni volta Hermione doveva sempre dimostrare di avere ragione, sempre senza mai ammettere di avere il benché minimo torto, col risultato di far sentire lui e chiunque altro come un povero deficiente.
Ma questa volta Ron non era disposto ad accettarlo.

- Lo sai cosa penso di te, signorina so-tutto-io?
- Dimmelo, avanti, sono proprio curiosa di vedere se sei anche capace di pensare!
- Allora apri bene le orecchie, perché voglio che tu lo recepisca bene: la verità è che sei insopportabile, petulante e asfissiante; stai sempre a criticare i difetti degli altri, ma non ti fermi mai neanche un po' per cercare di correggere i tuoi; sarai anche la prima della classe, ma ciò non ti autorizza a darmi dello stupido come e quando ti pare; non sei nessuno per permetterti di giudicarmi, tantomeno per dirmi quello che devo o non devo fare, e guarda che sei proprio tu la prima a dover scendere dal piedistallo perché, se non te ne sei ancora accorta, l'unica mocciosa arrogante qui intorno... sei proprio tu!

Ron si accorse dello schiaffo di Hermione, solo quando quest'ultima glielo aveva già mollato da un pezzo.
Anche Harry rimase a bocca aperta, incapace di proferire parola, così come tutti gli studenti nel cortile che avevano assistito alla scena.
Hermione guardò Ron attraverso un fitto velo di lacrime, la mano ancora rossa e dolorante per la violenza dell'impatto, tuttavia non poteva rispondere in altro modo. Per quanto detestasse ammetterlo, Ronald aveva ragione: sentirlo così freddamente, con quel tono così carico di rimprovero, le faceva male ma non poteva ribattere... perché sapeva benissimo anche lei che il ragazzo aveva ragione da vendere.
Voleva piangere.
Voleva gridare.
Voleva dirgli chiaro e tondo in faccia che era il solito Ronald Weasley, stupido e ottuso come sempre, insensibile ed insofferente verso i sentimenti degli altri, e che come al solito non aveva capito assolutamente nulla di lei.
Ma non poteva...

- Bene - disse Ron sottovoce, massaggiandosi il livido sulla guancia con fredda noncuranza. - Sarai contenta adesso... O forse preferisci darmene un altro? Accomodati allora, sono a tua disposizione!

Per tutta risposta Hermione strinse i pugni, il corpo scosso da forti brividi, ma subito si girò di scatto e lasciò il cortile di corsa, senza neanche voltarsi indietro. Gli altri studenti rimasero interdetti ancora per qualche istante, prima di tornare ognuno ad occuparsi dei fatti propri. Solamente Harry e Ron, guardandosi l'un l'altro negli occhi, sembravano quasi volersi scambiare i loro reciproci pensieri sull'accaduto.

 

( continua )

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Capitolo 7
*** Settima Parte ***


Hermione andò a piangere nell'unico posto ove le lacrime erano di casa...
Il bagno di Mirtilla Malcontenta.
Tutti si tenevano bene alla larga da quello spettro lamentoso, capace di far venire il latte ai ginocchi di chiunque, e tuttavia Hermione stavolta si sentiva quasi come lei. Se Mirtilla aveva pianto e sofferto in vita, per le parole degli altri o per le prese in giro, di certo il suo stato d'animo non doveva essere poi molto diverso. Come Hermione entrò di corsa nel bagno delle ragazze al secondo piano, chiudendosi la porta dietro le spalle e sbattendovi sopra il palmo della mano con rabbia, scoppiò a piangere e a singhiozzare sommessamente.
Nessuno sarebbe venuto a cercarla lì dentro, così come nessuno sarebbe andato a raccontare in giro del suo sfogo.
Già altre volte, quando tutti le rinfacciavano il suo modo di fare saccente e arrogante, spesso finiva per ritrovarsi sempre da sola. Per quasi tutta la sua infanzia, gli unici compagni che avesse mai avuto accanto erano i libri: la sete di conoscenza, la curiosità, il desiderio di apprendere quanto più possibile... ma in verità Hermione non si era mai avvicinata da sola a tutto questo.
Anche lei, nata e cresciuta in mezzo ai babbani, aveva sentito il bisogno di semplicità.
Anche lei aveva provato il desiderio di ridere e divertirsi come tutti gli altri.
Anche lei aveva creduto che esistesse altro all'infuori dei libri e dello studio...

 

***

 

Hermione Jean Granger, figlia di due celebri odontoiàtri, non era una bambina come le altre.
Fin da piccolissima, i suoi genitori avevano grandi progetti per il suo avvenire.
Invece di trastulli e balocchi, come ad ogni bambino babbano di questo mondo, le prime cose che Hermione ebbe come "giocattoli" furono: libri illustrati, cubi con lettere, piccole lavagne e via dicendo...

- Diventerà una maestra - pensavano già i genitori, osservandola. - E' così intelligente per la sua età, ha una capacità incredibile di apprendimento!

E Hermione cresceva, sempre col desiderio di apprendere e conoscere cose nuove, e il mondo babbano aveva tanto da offrirle.
A cinque anni era già in grado di leggere e scrivere correttamente.
I suoi genitori, in virtù dei suoi progressi, ritennero opportuno levarla dalla Scuola Pubblica: Hermione avrebbe svolto i suoi studi privatamente, per accedere ad un'istruzione superiore nel minor tempo possibile; forse in futuro avrebbe anche potuto concorrere per una cattedra all'università, visto il suo quoziente intellettivo molto sopra la media; Natale e Compleanno avrebbero simboleggiato l'aggiunta di nuovi libri e materiale didattico importantissimo, tenendo lontano da lei ogni cosa che avrebbe potuto distrarla...
Fu verso gli otto anni tuttavia che Hermione si rese conto per la prima volta di NON essere come gli altri.
Tutti i suoi coetanei, in particolare le amiche, svolgevano attività che non avevano nulla a che fare con lo studio: tennis, pallavolo, piscina; ogni settimana si riunivano per delle merende di gruppo, oppure al cinema per vedere l'ultimo successo Disney o il film del momento; calcio, basket e baseball erano gli argomenti preferiti dei maschietti, mentre le bambine prediligevano le bambole, i vestiti alla moda e i pentolini...
Ovviamente la scuola e lo studio non occupavano l'Hit-Parade dei gusti e delle preferenze, come invece per lei, cosicché la piccola Hermione risultava "sempre" la prima della classe e col massimo dei voti. Fu così che, a dispetto della sua ingenuità di allora, Hermione entrò nelle antipatìe dei compagni.

- Studiare è importante - ripeteva lei, ogni volta che gli altri toccavano l'argomento. - Mia madre e mio padre dicono che bisogna impegnarsi sodo per ottenere dei risultati nell'avvenire!
- Ma taci, secchiona - rispondevano gli altri con odio.

"Secchiona"...
Hermione impiegò un po' di tempo, prima di comprendere il corretto significato di quella parola, ma ugualmente avvertì il suo tono dispregiativo e tagliente. E quando tutti presero le distanze da lei, precludendole ogni attività di gioco e intrattenimento, fu quello il momento più difficile da accettare.

- Ma tu non puoi "giocare" - le rinfacciavano i bambini con scherno. - Domani c'è il compito, no? E se non prendi il solito voto alto, mammina e papino poi si arrabbiano!
- Giusto, vai a studiare!
- Perché non ti metti avanti, e ti studi anche il programma dell'anno prossimo ?!?
- Secchiona...
- Secchiona...
- SECCHIONA !!!

 

***

 

Le mani premute contro la porta, Hermione sentiva le lacrime che le scottavano sulle guance come cera bollente.
Non era la prima volta che si sentiva rinfacciare il suo modo di essere, né sarebbe stata l'ultima, ma detto da Ron le faceva ancora più male. L'anno scorso, quando lui le aveva dato della "insopportabile saccente", anche quella volta aveva finito per chiudersi in bagno a versare tutte le proprie lacrime.
Perché era così difficile per gli altri accettarla?
Perché tutti la disprezzavano così tanto?
Perché era così impossibile per lei andare d'accordo con Ron o con chiunque altro?

- Perché - mormorò. - Perché... Perché ?!?

Sentendosi mancare improvvisamente la forza, stanca e sfinita dal pianto, si lasciò cadere in ginocchio e si sedette sul pavimento con le spalle alla porta. I capelli umidi le ricadevano a ciocche sul volto, incollandosi sulla fronte e sulle labbra, ma non aveva neanche le energie sufficienti per sollevare le mani e scostarseli.
In quella però, adirata per l'interruzione della sua consueta solitudine, lo spettro di Mirtilla sbucò attraverso la porta di uno dei gabinetti e si avvicinò fluttuando a mezz'aria verso di lei.

- Cos'è, sei venuta a prendermi in giro? - strillò. - Sei venuta qui per farmi il "verso"... Allora vattene via !!!

Hermione sollevò stancamente il capo, rivelando il volto accaldato e gli occhi rossi di pianto.
Mirtilla tacque immediatamente.
Non ci voleva molto a capire che, qualunque motivo avesse, di sicuro non stava fingendo.
Per un attimo rimase incerta, confusa. Nessuno veniva quasi mai in quel bagno, men che meno in quello stato così evidente di disperazione; lei stessa poi, in così tanti anni di solitudine, non ricordava più molto bene "come" relazionarsi con il prossimo.
Oltretutto nessuno si era mai preso la briga di consolarla, quando era ancora in vita.
Tutti prendevano in giro Mirtilla perché era "musona", perché portava gli occhiali, e perché non sapeva fare nulla... eccetto piagnucolare, appunto.
Eppure era indubbio che Mirtilla avesse una sensibilità molto forte, altrimenti non avrebbe nemmeno avuto motivo per piangere tutto quel tempo; tenendo conto che nessuno si era mai dimostrato solidale con lei, di conseguenza lei non poteva sapere come fare per consolare qualcuno.

- Oooh - esclamò sorpresa. - Piangevo anch'io così, quando tutti mi davano della "racchia"... E' successo anche a te, per caso?

Nella sua ingenuità, Mirtilla non poteva certo sapere cosa dire o fare in certe situazioni: lei aveva trascorso decine di anni in solitudine, senza mai una parola di conforto o un minimo di attenzione; dunque non si poteva attribuirle dell'insensibilità, quanto piuttosto della comprensibile "ignoranza" su ciò che lei stessa non aveva mai provato da parte di altri.
Tuttavia Hermione non ci fece neppure caso.
Le parole che Ron le aveva rivolto erano molto dure ma, per quanto le facesse male pensarci, in parte era consapevole di non essersi comportata molto bene neanche lei. Il punto era che non esisteva alcun rimedio: Ronald non voleva più avere a che fare con lei, e lei non poteva certo inghiottire tutto quanto e "chiedergli scusa" come se fosse tutta colpa sua...

- Scusami tanto, Mirtilla - mormorò appena, asciugandosi le lacrime. - Non volevo disturbarti, me ne vado subito!
- Aspetta - fece Mirtilla, sollevando la mano. - In fondo, non è che mi disturbi; è che sono qui sempre da sola, e non sono abituata a... Beh, voglio dire che, se hai bisogno di piangere anche tu... Puoi restare qui, se ti va!

Hermione la osservò stupita.
Di certo non immaginava che proprio un'inconsolabile come Mirtilla Malcontenta potesse arrivare a comprendere per istinto il suo stato d'animo. Evidentemente aveva sbagliato sul suo conto, giudicandola solo in quanto fantasma. Mirtilla era anche una persona, nonostante qualche particolare "spettrale", e tutto sommato recava ancora con sé tracce della sua umanità.

- A volte piangere è l'unica cosa che puoi fare - osservò Mirtilla. - Dopo vedrai che ti sentirai meglio!

Hermione annuì.

 

( continua )

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Capitolo 8
*** Ottava Parte ***


- Ron, non ti sembra di aver esagerato? - domandò Harry all'amico, con evidente rimprovero. - Qualunque cosa lei possa averti detto, che bisogno c'era di trattarla in quel modo?
- E' stata lei a dire che voleva "correttezza", mi pare - rintuzzò l'altro impassibile. - Beh, io le ho solo detto esattamente quello che penso di lei...

Harry sgranò gli occhi incredulo.

- Non ci credo, non puoi dire sul serio!
- E invece, che tu ci creda o no, quello che ho detto è la pura e semplice verità - tagliò corto Ron, scattando in piedi dal letto e rovesciando il baule delle sue cose con un calcio. - Visto che non le vado a genio, che sono troppo stupido per i suoi gusti, è molto meglio così; non ha bisogno di me e io non ho bisogno di lei, argomento chiuso!
- Ma ti rendi conto di quanto sei assurdo? - ribatté Harry, cercando di farlo ragionare. - Posso capire che tu te la sia presa per qualcosa, anche se non approvo certo la tua reazione, ma da qui a dirle in faccia quelle cose... Ron, Hermione stava piangendo!
- E con questo? Le passerà, proprio come l'anno scorso, e magari si farà consolare da quel fesso di Neville che sta sempre a piagnucolare per avere il suo aiuto!
- Ron, qual'è il tuo problema? - chiese Harry, stentando quasi a riconoscere l'amico. - E' per la sfida, è per quello che ha detto Malfoy... oppure sei semplicemente rincretinito di colpo?

Ron afferrò rabbiosamente Harry per il bavero e, spingendolo contro la parete, lo fulminò con un'occhiata che non prometteva nulla di buono.
Harry non reagì.
Ron era un tipo notoriamente calmo e tranquillo come carattere, eccetto quando veniva punto sul vivo, ma per quanto potesse essere arrabbiato non poteva certo fare sul serio del male ad un amico. Il primo impulso di collera infatti fu subito seguito dalla ripresa coscienza, spingendolo ad allentare gradualmente la presa, cosicché Ron chinò mestamente il capo e abbassò le mani.

- Scusami - mormorò. - Harry, io... Mi dispiace, scusa!
- E' a Hermione che dovresti chiedere scusa - sottolineò Harry tranquillo.

Una parola.
Come poteva Ron andare da lei e rimangiarsi semplicemente tutto?
Che figura ci avrebbe fatto?
Per quanti pregi indiscutibili avessero i Weasley, quali la franchezza e la sincerità, l'orgoglio era forse uno dei peggiori difetti.
Ron era stufo di fare la figura dell'idiota, soprattutto con lei, e lo infastidiva il pensiero di essere guardato dagli altri con superiorità.
Certo, dentro di sé, era consapevole di aver sbagliato: per quanto saccente, e a volte anche insopportabile, Hermione non si era mai comportata scorrettamente con lui; era stata lei a prendersi cura di Ron, quando questi era svenuto l'anno addietro a causa degli scacchi magici che avevano quasi rischiato di ucciderlo; e sempre Hermione, al pari di Harry, gli era rimasta accanto come amica coraggiosa e leale...
Era duro da ammettere.
In quel momento Ron avrebbe dato qualsiasi cosa, pur di non sentire quella morsa di vergogna rimordergli la coscienza, ma non poteva riparare al danno. Stavolta Hermione ci era rimasta veramente male e, visto il modo orribile in cui l'aveva trattata, non poteva certo pensare di andare da lei e scusarsi come se niente fosse.
Anche lei aveva il suo amor proprio.
Quasi certamente gli avrebbe risposto di andare al diavolo, facendolo sentire ancora peggio di come si sentiva adesso, ed era questo che impediva a Ron di andare da lei e chiederle scusa.

- Dove vai, adesso? - domandò Harry, vedendo l'amico dirigersi verso la scala a chiocciola.

Ron non rispose.
Di lì a pochi giorni, la Grande Sfida avrebbe avuto finalmente luogo... ma ora come ora, si trattava decisamente dell'ultimo dei suoi pensieri.

 

( continua )

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Capitolo 9
*** Nona Parte ***


Ron e Hermione non ebbero modo di riconciliarsi.
A dispetto dei molti tentativi di Harry per riappacificarli, uno non se la sentiva di affrontare l'altra e viceversa.
Durante i giorni che precedettero l'ormai imminente sfida, Hermione decise infatti di mantenere ostinatamente ogni distanza possibile da lui. Di tanto in tanto, quando le capitava di vederlo passare nei corridoi del castello, gli altri studenti non mancavano di rivolgergli battutine e sorrisi di scherno ( quelli di Serpeverde in particolare! ). Tuttavia Ronald sembrava insofferente alle risate e alle smorfie, proseguendo oltre senza fare una piega.
D'istinto Hermione avrebbe voluto prendere le sue parti e, anche se effettivamente nonlo fece, fu così che si rese conto di quanto profondamente ingiusta fosse stata nei suoi confronti.
All'origine di quanto era successo, Ron si era cacciato in quella situazione solo ed unicamente per causa sua.
Era stato lui a prendere le sue difese con Malfoy, quando questi l'aveva offesa in modo tanto spregevole, eppure lei non aveva detto nulla per dimostrargli quanto effettivamente avesse apprezzato il suo gesto. Non lo aveva nemmeno ringraziato e, anzi, aveva pensato bene di "rinfacciargli" la sua avventatezza, senza tenere conto delle sue motivazioni...
Ora finalmente pareva capire perché Ron fosse tanto risentito.
Non poteva biasimarlo, in effetti.
Se solo fosse riuscita a parlare con lui, onde poter chiarire la situazione, forse tutto sarebbe tornato come prima.
Il punto era che anche Ron l'aveva ferita profondamente, nel vomitarle addosso tutto il fiele di quelle parole durissime, ed era più che altro il suo amor proprio ad impedirle di avvicinarlo.
Anche Ronald pareva essersi reso conto di aver esagerato.
La voce di Harry era riuscita a scuoterlo, facendogli comprendere la gravità dell'errore commesso, ma chiaramente Ron non poteva certo aspettarsi che Hermione potesse o volesse ascoltare le sue giustificazioni. Per un attimo il giovane dai capelli rossicci si fermò a guardarla, con occhi colpevoli e pieni di rimorso.
Hermione ricambiò dunque il suo sguardo, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, ma le parole non volevano proprio uscirle di bocca.
Rassegnato dunque all'idea di aver rovinato in modo irreparabile la loro amicizia, Ron chinò dunque il capo e si allontanò mestamente.

 

***

 

Finalmente il giorno tanto atteso...

L'intera scuola pareva essere scoppiata in delirio, quando il campione fece la propria apparizione in compagnia del preside Silente.
Bradimir Krumnick, quinto nella graduatoria mondiale dei Maghi-Scacchisti, era anche un giovane uomo incredibilmente attraente: alto e di corporatura esile, robusto di spalle coi lineamenti del volto piuttosto marcati, capelli color notte elegantemente tirati all'indietro e un accattivante paio di occhi azzurri dalla luce intensa.
Tutte le studentesse di Hogwarts parevano essersi prese una bella cotta per lui.
Gli studenti invece trovavano alquanto insopportabile la fierezza, il portamento e la sicurezza dell'affascinante scacchista.
Krumnick non dava però l'impressione di essere arrogante, al contrario: era solo e semplicemente "consapevole" di ciò che era, fiducioso nei propri mezzi e nelle proprie capacità; egli non ostentava nulla che non gli appartenesse, poiché fama e talento erano già sue; nei suoi occhi brillava una luce di intelligenza mista a competitività, tipica di un veterano con anni di sfide alle spalle, e a parlare per lui erano gli stuoli di maghi e streghe venuti ad acclamarlo da ogni parte del mondo.

- Hogwarts è lieta di darle il benvenuto - esclamò Silente, stringendo la mano del campione davanti ai giornalisti. - Speriamo che la nostra scuola sia all'altezza di offrirle una sfida degna di nota!

Krumnick annuì con un lieve cenno del capo.
La Sala Grande era stata allestita con tutti i paramenti necessari ad accogliere l'evento.
Al posto della lunga tavola ove sedevano gli insegnanti, vi era infatti un piccolo tavolo rettangolare di legno pregiato con sopra disposta un'elegante scacchiera coi pezzi perfettamente ordinati ed allineati. I tavoli degli studenti erano stati tolti e sostituiti da enormi file di sedie, onde poter accogliere gli spettatori presenti. Decine di bianchi globi luminosi, sospesi al soffitto tramite la magia, riflettevano in diretta le immagini della Sala Grande con le loro particolari sfaccettature ( fungendo da catalizzatori, perché le sfere magiche potessero sintonizzarsi sulla sfida in mondovisione ).
Krumnick sorrise gentilmente ai giornalisti, liquidando in fretta le loro domande e dichiarandosi invece curioso di conoscere il suo giovane sfidante.
Draco e i suoi sghignazzarono di gusto, pregustando già la faccia che avrebbe fatto Weasley di lì a poco, e ciò fece irritare non poco Harry e gli altri Grifondoro.
Hermione non si era unita a loro.
In piedi e accanto alle enormi porte spalancate della Sala Grande, la ragazza si era sistemata in modo che nessuno potesse vederla. Anche se non aveva il coraggio di farsi vedere da Ron assieme agli altri, non poteva comunque evitare di assistere a quella sfida. Stando a quanto le aveva detto Harry, Ron non sembrava assolutamente in grado di sostenere un simile confronto: in allenamento era distratto, avvezzo a commettere gli errori più elementari, e quando giocava la sua mente pareva essere ovunque fuorché presente sulla scacchiera e sui pezzi...
Come avrebbe fatto in quelle condizioni a disputare una partita così importante?
Hermione non era preoccupata tanto che Ron potesse vincere o perdere, quanto invece di come Malfoy e i suoi compagni gli avrebbero reso ancora più amara e difficile da accettare una sconfitta ormai praticamente certa.
Nel frattempo Silente aveva finito il suo solenne discorso, annunciando l'ingresso del giocatore in rappresentanza di Hogwarts, e dalla parte opposta della stanza fece dunque il suo timido ingresso Ronald Weasley.
L'entrata di Ron fu accolta da molti applausi, lo stesso Brumnick levò un caloroso battito di mani in segno sincero di sportività, e ciò fece scendere un brivido di agitazione e di panico lungo la schiena del ragazzo.
Neppure se la Sala Grande fosse stata interamente gremita di ragni, avrebbe potuto impressionarlo di più.
Era talmente agitato ed impressionato, da non riuscire neppure a muovere un passo verso Silente che gli faceva segno di avvicinarsi.
Nel vedere la sua paura, Malfoy e gli altri commentarono malignamente tra loro.

- Voi che dite - esclamò il biondo rampollo dei Serpeverde. - Ce la farà ad arrivare alla scacchiera... o se la farà addosso nei pataloni prima?

Le risatine e le smorfie di Draco e dei suoi compagni furono sufficienti a risvegliare l'orgoglio di Ron.
Stringendo i pugni lungo i fianchi, Weasley si fece avanti a testa alta e si portò accanto a Silente il quale gli passò orgoglioso la mano dietro le spalle.

- Il signor Ronald Weasley, appartenente alla casa dei Grifondoro, si cimenterà nella sfida col signor Bradimir Krumnick!

Di nuovo gli applausi del pubblico si levarono nell'eco della Sala Grande, assieme ai fischi di scherno di Draco e dei Serpeverde.
Krumnick notò l'espressione di nervosismo sul volto di Ron e, essendo un uomo profondamente leale, si accinse a fare il suo dovere nel cercare di alleviare la comprensibile agitazione del suo giovane avversario.

- Il preside Silente mi ha raccontato meraviglie di te - mormorò il campione, tendendo la mano aperta a Ron con voce rassicurante e del tutto privo di sarcasmo. - Vinca il migliore...

Ron esitò un attimo dopodiché, stringendo cortesemente la mano di Krumnick, si sforzò di sorridere a sua volta.

- Il migliore, come sempre!

Krumnick parve soddisfatto e, offrendo all'avversario la scelta dei pezzi, invitò Ronald ad accomodarsi al suo posto.
Data la situazione, Ron non poteva dirsi nello spirito giusto per impostare il gioco in apertura. Giocando coi pezzi neri, avrebbe dovuto rispondere all'iniziativa di Krumnick ma si sarebbe assicurato in qualche modo il "vantaggio" della difesa.

- La partita si svolgerà in tre riprese - annunciò Silente, in modo che il pubblico potesse sentirlo. - Per assicurarsi il risultato finale, ognuno dei contendenti dovrà aggiudicarsi almeno due riprese su tre; colui che riuscirà a battere l'avversario due volte, secondo il regolamento concordato col signor Krumnick e coi membri della federazione, verrà ufficialmente insignito del titolo di Quinto in Graduatoria e accedere dunque alle classifiche mondiali; in caso di parità, non vi sarà alcun passaggio di titolo bensì un encomio speciale alla scuola di Hogwarts e la possibilità di ripetere l'evento di qui ad altri quattro anni... Se i giocatori sono pronti, che la partita abbia inizio!

***

L'ANGOLO TUTORIALE DI RONALD WEASLEY

Foto

So cosa state pensando...
"Ma chi me lo fa fare di affrontare una simile sfida, contro un campione di un simile livello?"
Beh, ormai la sfida è iniziata e, dopo essere stato quasi INFILZATO da una Regina solerte nei sotterranei del castello lo scorso anno, non credo che correrò un rischio del genere questa volta.
Ma veniamo al dunque!
Probabilmente nel prossimo capitolo, a meno che non abbiate una conoscenza pressoché minima del gioco degli scacchi, la maggior parte dei termini e delle situazioni descritte vi sembrerà quantomeno incomprensibile e noioso.
Per ovviare almeno in parte a questo problema, cercherò di riassumere brevemente qui di seguito in cosa consistono le regole e lo scopo del gioco.

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Come molti probabilmente già sanno, il gioco degli scacchi ( specialmente quello che segue le regole "magiche" di movimento ) funziona un po' come la Battaglia Navale: ogni giocatore, a turni alterni, dichiara le coordinate del pezzo da muovere; entrambi devono effettuare scelte strategiche, combinando allo stesso tempo Attacco e Difesa in modo il più possibile bilanciato; chi si dimostra più attento e concentrato, senza farsi confondere dal numero crescente di combinazioni e varianti, ottiene maggiori possibilità di controllo sull'avversario e conseguentemente anche maggiori probabilità di vincere.
A livello basilare, il gioco risulta seguire una fortissima componente logico/matematica ( mosse tattiche, precise contromosse, differenze di movimento tra i vari tipi di pezzi, controllo delle caselle centrali, barriere di protezione, attacchi combinati, etc... ). Mentre a livello avanzato, con una conoscenza molto più approfondita del terreno di scontro, è possibile applicare i rudimenti della strategia militare vera e propria. Dietro ad una mossa apparentemente azzardata infatti, sovente può nascondersi una "trappola"; spesso il sacrificio di un pezzo importante può celare parte di un piano ben definito, per spingere l'avversario a scoprirsi e ad allentare le proprie difese; la fantasia e l'imprevedibilità, osservando e analizzando le mosse dei giocatori più esperti, sono ingredienti che conferiscono maggior sapore al gioco senza renderlo scontato né banale.
L'obiettivo finale è quello di concentrare un attacco imparabile ai danni del Re avversario, togliendogli ogni possibilità di fuga con uno "Scacco Matto", e vincere così la partita.
Esistono anche alcune condizioni speciali, dove una partita può di fatto chiudersi in parità, ma sono situazioni che si verificano assai raramente e comunque tra giocatori di una certa esperienza.
Analizzando il movimento dei Pezzi, ci conviene andare con ordine.

PEDONE:
Il Pedone è il pezzo più limitato come movimento, ma non per questo meno importante, e viene usato principalmente per "bloccare" le strategie avversarie. Il suo movimento consiste nel muoversi di una o due caselle, dalla casella di partenza, e proseguire sempre avanti di una sola casella per volta. Può catturare solo ed esclusivamente i pezzi che si parano sulla casella diagonale a lui adiacente e non gli è consentito tornare indietro. Schierandosi uno dietro l'altro, sulle diagonali che costituiscono la loro "linea di cattura", i Pedoni oppongono uno sbarramento notevole. Nelle fasi finali di una partita, quando la maggior parte dei pezzi sono già stati eliminati, i Pedoni assumono un importanza fondamentale, grazie alla loro speciale caratteristica della PROMOZIONE - un Pedone che raggiunge il fondo avversario della scacchiera, può infatti "promuovere" e trasformarsi in qualsiasi pezzo ( ad eccezione ovviamente del Re ).
CAVALLO:
Il Cavallo è l'unico pezzo del gioco ad avere la possibilità di "saltare" gli ostacoli, grazie al suo particolare movimento a ELLE. Un Cavallo può agilmente raggiungere il centro e l'esterno della scacchiera, risultando fondamentale per gli attacchi combinati con altri pezzi, e la sua importanza sul campo varia a seconda delle strategie e delle disposizioni presenti in gioco. La "elle" descritta dal suo movimento è ricostruibile sulla scacchiera, seguendo ogni volta un angolo di tre caselle consecutive.
ALFIERE:
Quasi di pari grado con il Cavallo, e facente parte a pari merito della cosiddetta "Artiglierìa Leggera", l'Alfiere è un'unità di attacco che si manifesta estremamente utile per gli attacchi a distanza. Il suo movimento si compone infatti sulle linee diagonali della scacchiera, indipendentemente dal numero delle caselle e dalla direzione, fermandosi sulla casella ove viene effettuata una qualsiasi cattura. Le diagonali centrali, a seconda della situazione di gioco, sono le linee ove l'Alfiere gioca il suo ruolo di massima utilità.
TORRE:
Pezzo incredibilmente potente, per non dire un "Carro armato" in miniatura, la Torre scorre liberamente sulle linee verticali ed orizzontali della scacchiera, fermandosi sulla casella ove viene effettuata una qualsiasi cattura. Solitamente le Torri entrano in gioco quando tutti gli altri pezzi sono stati collocati in posizioni strategiche, altrimenti potrebbe venire a mancarle il supporto necessario per sferrare attacchi massicci, e scambiando la propria posizione con il Re ( servendosi di una mossa speciale chiamata ARROCCO, attuabile soltanto in determinate condizioni di gioco ) può entrare in azione sulle colonne centrali della scacchiera ed opporre una minaccia consistente.
REGINA:
Altrimenti chiamata "Donna", per non confondersi col Re che porta la sua stessa iniziale come simbolo. Nel suo caso, è proprio il caso di dire "LARGO ALLE SIGNORE", a meno che non la si voglia fare arrabbiare di brutto. Una Regina in campo è un po' il "jolly" della situazione. Essa riunisce in sé i movimenti dell'Alfiere e della Torre, fermandosi sulla casella ove viene effettuata una qualsiasi cattura, con ampia libertà di movimento e di direzione. Il suo appoggio è spesso determinante per la buona riuscita delle principali strategie offensive, tant'è che, prima di mirare allo Scacco Matto, i giocatori tendono a trovare il modo di neutralizzare quella avversaria onde assicurarsi un notevole vantaggio.
RE:
"Onore a Sua Maestà!" Pur avendo la stessa libertà direzionale della consorte, il suo movimento si limita ad una sola casella per volta. La sua importanza è tale che, se uno dei propri pezzi dovesse malauguratamente essere "minacciato" mentre il Re si trova alle sue spalle sulla stessa linea di tiro, quel pezzo è come se fosse fissato sulla scacchiera con un chiodo inamovibile. L'INCHIODATURA è una regola fondamentale da conoscere, in quanto si verifica abbastanza spesso, e a livelli notevoli di esperienza può rivelarsi un'arma di attacco molto utile... o una trappola mortale per vedersi privare dei propri pezzi senza possibilità di salvarli. Proteggere il proprio Re conta quanto pianificare gli attacchi rivolti contro il Re nemico, la regola è bilanciata, e tutto risiede nell'abilità tattica e strategica del giocatore in questione.

Ci sono molte altre regole, impossibili da riassumere tutte qui in breve, ma quanto avete letto finora vi permetterà di seguire più chiaramente lo svolgersi del duello a partire dal prossimo capitolo.
Che dire?
Bradimir Krumnick non è un dilettante, dovrò impegnarmi se voglio fare bella figura.
Anche perché, se perdo, mi toccherà "strisciare" davanti ai piedi di quel verme di Malfoy...
Se solo ci penso, mi viene da vomitare!
Auguratemi "Buona Fortuna", ne avrò bisogno.

 

( continua )

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Capitolo 10
*** Decima Parte ***


Lo sguardo di Ron era confuso.
Fin dalle prime mosse, era evidente che non stava giocando al meglio delle sue possibilità: Krumnick impostò subito la partita, schierando in modo ottimale Alfieri e Cavalli per chiudere gli spazi, e già Ron vide "scricchiolare" le proprie difese; d'istinto il ragazzo provò ad opporre un solido muro di Pedoni, onde arrestare l'avanzata dell'avversario e mantenere quanto possibile il controllo sul centro della scacchiera, tuttavia Krumnick non era così sprovveduto per lasciarsi impressionare da un simile sbarramento...
Disporre i Pedoni in modo da chiudere gli spazi, cercando di limitare il più possibile le minacce in arrivo sulle lunghe distanze, di fatto costituiva un ritardo non indifferente per permettere alle retrovìe di entrare in azione. Con poche sapienti mosse infatti, Krumnick aveva completamente schierato le truppe, pronto a sferrare pesanti combinazioni, mentre Ronald non era ancora riuscito a disporre i suoi pezzi in posizione altrettanto vantaggiosa. Il gioco del giovane Weasley era incerto, con delle falle tattiche degne di un principiante, cosicché Krumnick non incontrò alcuna difficoltà nell'aggirare le sue deboli difese e chiudergli ogni possibilità di risposta.

- Scacco - esclamò Krumnick, scoprendo con fin troppa evidenza l'esito di quella prima ripresa.

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Ron annuì debolmente.
Nello spazio di sole tredici mosse, Krumnick era riuscito a portarsi in vantaggio in modo schiacciante: osservando la posizione dei pezzi sulla scacchiera, Ronald realizzò che poteva ancora ritardare il Matto di cinque o non più di otto mosse, ma la strategia dell'avversario era impeccabile; Krumnick aveva calcolato tutto nei dettagli, prevedendo in anticipo ogni possibile mossa da parte sua, e Ron non poteva far altro che riconoscere umilmente i propri limiti e accettare sportivamente il risultato.
Indovinando la resa del proprio giocatore, il Re nero lasciò cadere sulla scacchiera la minuscola spada che stringeva tra le mani, aggiudicando così il primo punto per Krumnick.
Silente e i professori batterono le mani, subito imitati dal resto del pubblico, levando la giusta ammirazione per il talento e l'abilità del campione.
Dalle fila dei Serpeverde invece, d'accordo con Draco evidentemente, Tiger e Goyle sollevarono le loro scarpe puzzolenti. Ron comprese fin troppo bene il significato di quel gesto: Malfoy intendeva sottolineare che, al termine della partita e della sua inevitabile disfatta, il povero Grifondoro avrebbe dovuto pulire e lucidare quelle scarpe... con la lingua!

- Sbrigati a perdere, Weasley - mormorò Malfoy, incrociando lo sguardo dell'altro. - Non vedo l'ora di nominarti mio "schiavetto" personale!

Anche se non poteva sentirlo, Ron non fece fatica ad immaginare più o meno cosa stesse sibilando quel biondino velenoso.
Harry fremette di rabbia tanto quanto Ron, nel cogliere la spocchia di quell'arrogante e dei suoi degni compari, tuttavia non era quello il luogo per mettersi a fare scenate.
Anche Hermione, nascosta alla vista di Ron dalla folla di persone che applaudivano davanti a lei, si sentiva partecipe al dramma e alla tensione dell'amico. Avrebbe voluto poter fare o dire qualcosa per incitarlo, sostenerlo moralmente come già stavano facendo gli altri Grifondoro suoi compagni, ma non poteva.
Sedersi accanto a Harry e agli altri, mostrando a quello zuccone dai capelli rossi quanto effettivamente tenesse a lui, significava prima passare sopra le cose che Ron le aveva detto con tanto disprezzo.
Anche lei aveva la sua parte di colpa nei suoi confronti, ne era consapevole, ma questo non bastava certo a cancellare il modo in cui Ron l'aveva così intenzionalmente ferita.
Sapeva cosa doveva fare.
Sapeva che il suo posto era accanto a lui, adorabile e testardo come pochi, ma anche lei aveva il proprio orgoglio.
Se Ron avesse mostrato di volerle parlare, di essere dispiaciuto per ciò che le aveva detto, anche lei avrebbe riconosciuto di buon grado i propri errori nel chiedergli scusa. Gli avrebbe detto "grazie", per aver preso le sue difese contro Malfoy, e gli avrebbe confessato quanto fiera e orgogliosa fosse di avere lui come amico... o forse anche qualcosa di più di un amico.

- Non ti arrendere, Ron - mormorò lei sottovoce. - Metticela tutta!

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Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime.
Anche se non poteva sentirla, troppo lontana perché lui potesse perfino vederla, in quel momento Hermione si sentiva più vicina a Ron di chiunque altro. Attraverso il velo caldo che le bruciava gli occhi, il suo sguardo era fisso sulla figura triste e sconsolata del giovane Weasley.
Se solo avesse potuto dirglielo.
Se solo avesse potuto "gridarglielo", con tutto l'affetto e con tutto il cuore, forse Ron avrebbe finalmente capito.
Malgrado l'abbattimento e il senso di frustrazione, Weasley parve comunque percepire qualcosa. D'istinto drizzò infatti il capo, cercando invano di cogliere colei che sperava di vedere tra il pubblico, ma c'era troppa confusione per poter distinguere una persona tra tutte quelle presenti. Tuttavia era quasi certo di averla sentita!
Hermione doveva essere lì, da qualche parte, anche se non poteva vederla.
Difficile indovinare i suoi pensieri, se avesse cioé intenzione di perdonarlo o meno, ma di certo era anche lei lì per sostenerlo.
Ron passò prima lo sguardo sui perfidi volti di Malfoy e compagni, cogliendo poi il muto incitamento da parte di Harry e dei Grifondoro, e poi tornò a guardare il sorriso leale sul volto di Krumnick.
Forse non poteva vincere contro di lui, e non era così presuntuoso da sostenere il contrario, ma di certo non aveva intenzione di lasciarsi scoraggiare prima della fine. Aveva ancora due possibilità di ribaltare la situazione, per quanto fosse estremamente improbabile, ma non poteva certo giocare con l'idea di essere già sconfitto.
Stringendo le labbra e serrando il pugno a lato della scacchiera, Ronald sentì riaccendersi dentro di lui la fiamma della sfida.
Da adesso in poi, avrebbe cominciato a giocare sul serio.

 

( continua )

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Capitolo 11
*** Undicesima Parte ***


Nonostante il punto di vantaggio, e la presa di coscienza sul gioco avversario, Krumnick parve intuire il potenziale livello di abilità di Ron. Al momento dello scacco infatti, pur avendo commesso una serie di errori tattici e tempistici, il ragazzo aveva comunque realizzato di non poter evitare in alcun modo il Matto.
Era piuttosto in gamba, per la sua età, ma forse un po' troppo emotivo.
Probabilmente sentiva su di sé l'agitazione di una sfida molto più impegnativa rispetto ai suoi standard ma, a giudicare da come stava impostando ora la difesa, sembrava molto più attento e concentrato. In risposta agli attacchi di Krumnick, Ron aveva opposto un ottimo muro, variando la tecnica di base con notevole fantasia ed improvvisazione. Stavolta infatti, senza tralasciare nulla al caso, Ron stava impegnando il suo avversario molto più seriamente: alla quindicesima mossa, Krumnick si rese conto che non poteva sorprenderlo come nel turno precedente; lo schieramento di Ron era molto buono, tanto che i sacrifici erano necessari per giungere alla fase di mediogioco e, almeno fino a quel momento, la situazione sembrava abbastanza equilibrata.
Fino alla ventiduesima mossa, Krumnick cercò di attirare in trappola l'avversario con una fitta rete di combinazioni multiple, applicando tutti i trucchi del mestiere che conosceva per "ingarbugliare" il gioco. Tuttavia Ron aveva ben chiaro in testa lo schema della scacchiera, il suo cervello era tanto svelto quanto quello di Krumnick, e il campione realizzò dunque che era inutile tergiversare oltre.
Poiché non c'era verso di sorprenderlo, Krumnick accettò coraggiosamente lo scambio e il sacrificio di pezzi. Entrambi gli schieramenti erano sfoltiti ora, con il centro della scacchiera aperto e le Torri piazzate, e l'esito dipendeva dal primo minuscolo errore che uno dei contendenti avrebbe compiuto.
Tutti stavano osservando con rispetto il modo in cui Weasley stava impegnando Krumnick, molti perfino incapaci di credere ai loro occhi, con grande disappunto di Malfoy e dei suoi compagni. Il giovane Grifondoro stava disputando una gran bella partita, degna dell'avversario che aveva di fronte, e Krumnick stesso appariva esaltato di un simile sfoggio di abilità.
Concentrato e con gli occhi fissi sulla scacchiera, Ronald stava tenendo brillantemente testa al campione finché... proprio quando tutto sembrava volgere a favore del Grifondoro, Krumnick fece la sua mossa e Weasley realizzò di essere caduto nuovamente in trappola.
La Regina era perduta.
Senza il suo prezioso supporto, le forze di Ronald crollavano automaticamente, dato il numero esiguo di pezzi in campo.
Doveva trovare una soluzione, ammesso che ne esistesse una, e gli occorreva tempo per pensare.
Pensare.
Pensare...

 

***

 

Proprio il giorno prima della sfida, mentre si trovava a passeggiare nei corridoi del secondo piano, Ron si ritrovò faccia a faccia con lo spettro di Mirtilla Malcontenta. Questa sembrava assai più dura e arrabbiata del solito, in quanto era già strano di per sé vederla aggirarsi al di fuori del bagno delle ragazze, ma quello che disse lasciò Ronald completamente di stucco.

- Ma non ti vergogni neanche un po' ?!?

Ron sbarrò gli occhi perplesso.

- Di... Di cosa mi dovrei vergognare?
- Tutti uguali, voi maschi - ruggì dunque Mirtilla con la sua voce stridula. - Sempre a fare gli "innocentini", fregandovene di chi soffre per causa vostra... Se non fosse che la mia mano ti passerebbe attraverso, e giusto per la soddisfazione di prenderti a schiaffi, mai come adesso rimpiango di non essere viva!
- Ma di che diavolo stai parlando, si può sapere?
- Della ragazza che piange per colpa TUA - sottolineò Mirtilla, sputandogli addosso l'ultima parola. - Piccolo maleducato rozzo cafone essere insensibile che non sei altro... Dovresti solo vergognarti di te stesso!

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Ron chinò il capo mestamente.
Non ci voleva certo molto a capire che Mirtilla stava prendendo le difese di Hermione.
Proprio lei, lo spettro più triste e lamentoso a memoria di Hogwarts, sembrava essersi fatta carico anche della tristezza di una ragazza viva e vegeta.
D'un tratto Ron si sentiva ancora più in colpa di prima.
Che cavolo gli era venuto in mente di trattare Hermione in quel modo, quando l'ultima cosa che desiderava era proprio vederla soffrire?
Se Mirtilla diceva il vero però, l'amica era assai triste e per colpa sua.
Ron si fece mentalmente un piccolo esame di coscienza.
Poteva forse dirsi "migliore" di quella vipera di Malfoy, dopo aver ferito intenzionalmente Hermione con parole fin troppo severe?
Anche se ce l'aveva con lei, il modo in cui l'aveva trattata era lo stesso ingiustificabile.
Già l'anno precedente aveva avuto modo di rendersi conto quanto lei fosse sensibile di carattere. Anche allora i commenti che Ron aveva espresso ad alta voce sul suo conto l'avevano ferita, facendola piangere per ore ed ore ininterrottamente, eppure lui aveva inteso fare la stessa cosa senza il minimo ritegno.
Come aveva potuto essere così ottuso da non tenerne conto?
Hermione poteva essere asfissiante, spesso anche inopportuna, ma era comunque una ragazza. Era fragile e vulnerabile, nonostante la sicurezza che era solita mostrare in pubblico, e troppe volte Ron finiva per dimenticare un certo importante dettaglio... ovvero il fatto di volerle bene e di essere sinceramente affezionato a lei.

 

***

 

No.
Basta con gli errori, ne aveva commessi fin troppi.
Ma come poteva uscire dalla trappola nella quale Krumnick lo aveva appena fatto cadere?
Per la seconda volta, Ronald fu tentato di cedere le armi e dichiararsi sconfitto definitivamente.
In quello stesso istante però, gettando l'occhio su una prospettiva d'angolo diversa, subito gli balenò davanti l'unica possibile soluzione in alternativa della sconfitta.
La mossa che fece lasciò Krumnick di stucco.

- Stallo - esclamò, sottolineando l'impossibilità per il bianco di muovere qualsiasi pezzo in risposta.

Krumnick non riusciva a credere di aver trascurato quella eventualità, puntando ormai deciso verso lo Scacco Matto, invece Weasley si era appena aggiudicato la "Patta per Stallo"... in altre parole, il secondo turno si era appena concluso con un pareggio.
Stavolta gli applausi del pubblico erano ancora più forti che in precedenza. Con quella brillante mossa inaspettata, Ronald Weasley aveva riaperto le sorti della partita, rendendo obbligatoria la terza ed ultima ripresa...
Quella decisiva!

 

( continua )

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Capitolo 12
*** Dodicesima Parte ***


Ormai Ron non poteva più aggiudicarsi la vittoria finale, avendo perso la prima volta e pareggiato nella seconda.
L'unica possibilità per lui di non uscirne sconfitto era di aggiudicarsi la terza ed ultima partita.
Era noto che, al vertice delle classifiche mondiali, solamente quattro maghi erano riusciti nell'impresa di battere Krumnick. Già il fatto che Ronald fosse riuscito ad aggiudicarsi una Patta era di per sé incredibile, ma batterlo significava realizzare un'impresa a dir poco impossibile.
Di colpo i Serpeverde smisero di sghignazzare, tutti a bocca aperta per lo stupore, tanto che Draco dovette assestare a Tiger e Goyle uno schiaffo ciascuno per riscuoterli dallo sguardo ebete che avevano.

- Maledetto Weasley - sibilò il biondino con odio. - Goditelo ora, perché è l'ultimo momento di gloria per te!

No, Weasley non poteva vincere contro Krumnick.
Malfoy rifiutava anche solo l'idea di una simile eventualità.
Krumnick non poteva perdere contro un lurido Grifondoro morto di fame.
Era assolutamente impensabile che Weasley riuscisse a battere un giocatore del suo livello, e quella Patta era certo dovuta ad un semplice colpo di fortuna.

- Perderai - mormorò ancora Malfoy. - Dovrai leccare la suola delle mie scarpe, fino a farla tornare lucida; imparerai cosa vuol dire mettersi contro di me, ti farò pentire di aver osato mettermi addosso le tue sporche manacce, così come farò rimpiangere a quella sudicia mezzosangue della tua amica di essere nata!

Ignaro dei commenti di quel viscido snob, Ronald mantenne la più totale concentrazione.
L'aver appena "pareggiato" con Krumnick certo era servito a galvanizzarlo, ma non al punto da farlo sentire troppo sicuro di sé. Le sconfitte di Krumnick si contavano sulle dita di una mano, era come pretendere di sconfiggere il Vento soffiandoci contro. Tuttavia Ron doveva vincere, per non dover chinare la testa dinanzi a Malfoy.
Doveva vincere assolutamente.
Doveva farlo per sé, per i Grifondoro e anche per lei...
Non si trattava più solo di una semplice partita a scacchi: vi erano anche una forte questione di orgoglio, vecchi torti da raddrizzare, e soprattutto l'onore di un'amica offesa. Probabilmente Malfoy avrebbe trovato il modo di rimangiarsi la sua promessa, anzi era addirittura scontato, in ogni caso Ronald intendeva uscire da quella sfida a testa alta.
La terza partita fu ancora più serrata delle precedenti.
I giocatori impostarono attacco e difesa in modo impeccabile, giungendo addirittura oltre ben cinquantadue mosse consecutive; tanto che la scacchiera diventò quasi incandescente, mentre i pezzi venivano via via distrutti uno dopo l'altro; lo scontro era perfettamente equilibrato, senza esclusione di colpi, e solamente uno Scacco Matto avrebbe deciso l'esito dello scontro.

- Coraggio Ron, ce la puoi fare - mormorò Harry.
- Non ce la farai, Weasley - fece Draco, scuotendo il capo.
- Metticela tutta, Ron - sussurrò Hermione fiduciosa. - Puoi farcela, so che puoi farcela!

La partita era giunta ad un momento decisivo.
I due contendenti avevano praticamente sacrificato tutto il rispettivo arsenale, comprese le Regine e le Torri, cosicché si trattava di "promuovere" i Pedoni rimasti per chiudere in modo definitivo.
Ron aveva guadagnato ben due mosse di vantaggio, portando il suo Pedone ad un passo dalla Promozione, ma improvvisamente si rese conto della "trappola"...
Che stupido, come aveva fatto a non capirlo prima?
Krumnick non aveva bisogno di vincere la terza partita per aggiudicarsi la sfida, era già in vantaggio di un punto su Ron, perciò aveva deciso di proposito di pianificare molto elegantemente un altro Stallo e dimostrare così la sua superiorità tattica. Portando infatti il suo Pedone sulla traversa di fondo, Ron poteva "promuoverlo" come Regina ma... non potendo effettuare contemporaneamente lo Scacco, ed essendo il bianco impossibilitato a muovere in risposta, la partita si sarebbe chiusa un'altra volta in parità. Krumnick si sarebbe aggiudicato la vittoria, per il punto ottenuto nel primo turno, e Ron avrebbe dovuto sottostare suo malgrado alle condizioni di Malfoy.
Ormai era finita, purtroppo.
Aveva dato il massimo, non era bastato evidentemente.
Krumnick era ad un livello troppo più alto, perché Ron potesse anche solo sperare di batterlo.
Peccato!
Pensare che ci era arrivato così vicino, praticamente ad un passo, e dover cedere proprio adesso.
Ronald sospirò, guardando sconsolato il Pedone che avrebbe dovuto assicurargli la vittoria, dandosi mentalmente dello sciocco per non aver previsto subito le reali intenzioni dell'avversario.

- Mhm ?!?

Il Pedone, la traversa di fondo, la Promozione...
Certo, una Regina avrebbe "bloccato" ogni possibilità di movimento per il bianco, ma la regola non prevedeva che il Pedone fosse obbligatoriamente promosso come Regina.
Ancora una volta la soluzione era lì, sotto i suoi occhi e a portata di mano, così evidente da essere sfuggita persino a Krumnick. Questi infatti era sicuro di avere già la partita in tasca. Per un attimo sorrise, quando Ron ordinò al Pedone di promuovere sulla traversa di fondo, ma il suo sorriso si tramutò in stupore non appena l'avversario dichiarò il pezzo che intendeva "promuovere"...

- Pedone in A2... TORRE !!!

Una Torre, non una Regina, una Torre.
Con quella scelta di promozione, il piano di Krumnick crollava completamente: adesso infatti il bianco era obbligato a muovere e, applicando altre due mosse consecutive, Ronald Weasley poteva dare effettivamente Scacco Matto al campione.
Sportivo e cavalleresco fino all'ultimo, Krumnick riconobbe la propria sconfitta e si alzò per tendere la propria mano a Ron.

- Congratulazioni - esclamò. - Davvero un'ottima partita!

Le ovazioni che giunsero dai Grifondoro, una volta compreso che Ron aveva effettivamente concluso alla pari la sfida con Bradimir Krumnick, furono tali da riempire l'intera Sala Grande con un frastuono assordante. Malfoy non poteva credere ai suoi occhi, la mandibola aperta per lo stupore, mentre Tiger e Goyle si misero a battere le mani distrattamente per un riflesso incondizionato... dal momento che tutti stavano applaudendo.
Silente si avvicinò per decretare il pareggio ufficiale, tanto importante per Hogwarts quanto una vittoria vera e propria, mentre Ron ancora faceva fatica a rendersi conto di aver effettivamente giocato alla pari col quinto campione di scacchi del Mondo Magico.

- Complimenti, signor Weasley - disse il preside, ponendo la mano sulla spalla ancora tremante del ragazzo.
- Mi raccomando - fece Krumnick, strizzandogli l'occhio. - Mi aspetto una prestazione ancora migliore da te, quando giocheremo la rivincita!
- Eh, come... che... che ore sono?

Incapaci di trattenersi oltre, Fred e George guidarono personalmente la carica dei Grifondoro nel sollevare Ron in trionfo. Tutti presero a tirarlo e strattonarlo, alcuni perfino a baciarlo, e solo dopo molte proteste il giovane campione riuscì ad ottenere che lo rimettessero giù.
Lacrime di commozione e felicità scesero anche sul volto di Hermione, che attraversò subito la sala per unirsi anche lei ai festeggiamenti, e fu allora che Ron la vide corrergli incontro. D'istinto fecero per abbracciarsi ma, rammentando ciò che si erano detti, si bloccarono di colpo.
Il peso del rimorso valeva per tutti e due, in quanto tutti e due avevano avuto modo di riflettere negli ultimi giorni, e adesso dipendeva tutto dalla loro volontà di riconciliarsi o meno.

- Ron, io...
- Hermione, io...

Uno sguardo pieno di comprensione reciproca.
Il perdono negli occhi di entrambi.
Hermione e Ron non avrebbero potuto esprimere più chiaramente ciò che provavano, neppure con centomila parole.
Harry sorrise della loro espressione, felice che i due amici si fossero finalmente chiariti, e non riusciva ad immaginare per Ron un "premio" migliore di quello. Entrambi si sentivano ancora troppo timidi, per confessarsi l'un l'altra un sentimento troppo più grande di loro. Erano poco più che dei bambini, sebbene alle prese con un affascinante mistero da scoprire giorno per giorno, ben lungi dall'essere pronti ad affrontare di colpo una realtà che li attirava e li spaventava allo stesso tempo.
Forse era meglio aspettare.
Forse non era ancora il momento per certe dichiarazioni.
Chissà...
L'unica certezza era sul volto sorridente di Hermione e nello sguardo luminoso di Ron.
I loro cuori sapevano già, quello che le loro labbra rifiutavano di ammettere, ma avrebbero atteso il momento con pazienza.
Senza fretta, senza precorrere i tempi, solo così quei due sarebbero riusciti finalmente a trovarsi.

FINE

ANGOLO AUTORE:
Ringrazio calorosamente l'amica Gina Ciriegi su Facebook, per avermi aiutato enormemente nel portare a compimento questa fic iniziata quasi tre anni fa. Senza la sua collaborazione, probabilmente avrei rimandato per chissà quanto altro tempo ancora. Grazie anche a tutti/e coloro che continuano a scrivermi e ad inviarmi le loro richieste, consigli e suggerimenti...
C'è solo una cosa che mi viene in mente, per rispondere ai vostri dubbi e alle vostre domande.
Continuate a scrivere, scrivere e scrivere sempre, e soprattutto a condividere le vostre storie a dispetto di chi non vuole!
Non è del sottoscritto che avete bisogno, di questo ve lo posso assicurare, bensì di immaginare una storia qualsiasi e sarà questa a prendere vita assieme a voi.
^__^ Alla prossima fanfiction!

DADO

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