Stay Out

di ehiitsvee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


 






Okay, niente panico.
Devo solo aprire la mail e controllare gli accrediti sulla carta di credito. Non sono Becky Blomwood, insomma, e ho tenuto d’occhio le mie spese, almeno per questo mese. Okay, a parte magari due cosine. Per esempio quel vestito favoloso che ho ordinato da Londra. E quell’imperdibile occasione, tutti i cd della mia cantante preferita dei tempi del liceo in sconto speciale su Ebay.
Ecco, è questo il problema. Ebay. L’ho scoperto da poco e ho scoperto che è ottimo per avere tutto quello che vuoi senza dover uscire di casa. Basta qualche click e in pochi giorni ti arriva tutto ciò che vuoi direttamente nel tuo appartamento.
Ebay è nato apposta per tentare le giovani donne single che detestano mettere il naso fuori di casa ma che hanno il pallino dello shopping, accidenti.
Respiro profondamente e apro la mail. Scorro tutti gli acquisti – diavolo, sembrano parecchi tutti insieme – e arrivo alla cifra finale.
1872,54.
Ho speso milleottocantosettantadue dollari e cinquantaquattro centesimi. Sulla carta di credito, su questa ovviamente, ne ho più di una, conoscendomi, avevo duemila dollari. Quindi, se la matematica non mi inganna, non ho uno scoperto.
Non ho uno scoperto.
- Evvai!
Mi alzo per spiccare un salto e esprimere tutta la profonda gioia che sento. Il che, se fatto con un tacco dodici, non  è consigliabile perché rischio di prendermi una storta mortale.
Maledetto lavoro.
Mi controllo allo specchio, sperando che tutto quel saltellare non mi abbia danneggiato il trucco che ho impiegato un’ora a mettere. Stasera devo essere carina perché ho un’eccitante turno di lavoro che va dalle otto alle due di notte grazie al quale guadagnerò altri soldi da spendere online.
Ho giusto visto quel nuovo profumo della Guess …
Il campanello suona.
Una consegna alle sette di sera? Beh, poco male, il corriere si sarà perso o sarà in ritardo. Cosa dovrebbe arrivarmi oggi? Forse quella borsetta Armani  che ho preso due settimane fa in saldo o quella sciarpa di Danny&George  che dovevo assolutamente avere o forse sarà quel delizioso completino vintage che ho comprato per una miseria su Ebay. No, no, penso sarà il cofanetto con le sette stagioni di Gilmore Girls. Che poi in realtà insieme a quello dovrebbe anche arrivarmi la terza stagione di Pretty Little Liars li ho ordinati lo stesso giorno.
Non è nulla di ciò, in realtà. Aprendo la porta mi trovo davanti Finn.
Okay, non è Finn, perché Finn è un personaggio di Glee, né tantomeno può essere Cory Monteith  anche se è canadese.  Poi il tipo che ho davanti ha un tatuaggio su un braccio, che Cory non ha mai avuto, ma voglio concedermi per un attimo di sognare che Finn Hudson ha bussato alla mia porta.
- Ehi, mi chiamo Pierre.
- Finn, - dico automaticamente per correggerlo e quello mi guarda con due occhi sgranati che per poco sembra che gli cadano per terra.
- Cosa? – domanda, sconcertato.
Evvai, che grande figura.
- No, ehm, volevo dire, piacere, Pierre. Cosa ti porta qui? Una consegna? – domando, speranzosa e sbircio dietro di lui alla ricerca di un pacco per me.
- Non esattamente, sono il tuo vicino.
Alzo un sopracciglio. Io non ho un vicino. Da una parte, di fianco a me, abita una vecchietta che non somiglia proprio niente a Finn. Okay, Pierre. Dall’altra c’è un appartamento vuoto.
- Non ho vicini, - gli rispondo.
Che sia un maniaco?
- Sì, cioè, abito nell’appartamento a destra del tuo da almeno due anni!
Finn, cioè, Pierre, sembra un tantino sconcertato.
- Non ci vive nessuno lì. È sempre vuoto.
Okay, d’accordo, magari non ho esattamente una grande vita sociale, ma so quando ho o non ho un vicino. E in quell’appartamento non ho mai visto entrare o uscire nessuno, né ho mai sentito una televisione, una radio o qualunque altro rumore.
- Beh, sono via spesso per lavoro ma ci vivo. E sento ogni volta che ti metti a parlare da sola, o con la televisione o ti metti a cantare.
No, eh. Ho sempre fatto quel che accidenti mi pareva confidando nella sordità della mia vicina.
- Anzi, sei abbastanza seccante a dire il vero, perché ti vengono quegli attacchi di parlantina sempre dopo mezzanotte e inizi a stressare Teddy (tra l’altro, chi è? Il tuo ragazzo?) su cosa comprare su Ebay o su quanto sia da pauuuura Zac Efron in ‘Le parole che non ti ho detto’.
Okay, lui è davvero il mio vicino.
Che vergogna, cavolo. Somiglia a Finn Hudson e sono già riuscita a farmi odiare da lui ancora prima che mi conoscesse. Ho sempre avuto fortuna con gli uomini, immagino si noti.
- Ah, okay, ehm, cosa ti porta qui, Signor Vicino? – domando, desiderando che il pavimento mi inghiotta.
Finn, cioè, Pierre si gratta la testa: - Ecco, il fatto è che sono chiuso fuori di casa.

 

*

 
Io non ho una chiave per Pierre. Non sapevo nemmeno che lui esistesse, figurarsi avere la chiave del suo appartamento. Eppure lui mi guarda come un cagnolino ferito e io gli ripeto per la trentesima volta che no, non ho una chiave per lui.
- Ma … io ho sonno, - mi dice.
- Ti do del caffè, - rispondo, buttando un’occhiata all’ora. Devo partire fra cinque minuti o arriverò tardi al lavoro.
Vado in cucina e recupero la macchinetta per il caffè che mi hanno regalato a Natale e che uso come porta abiti, la sistemo e cerco di preparare un caffé degno di tale nome.
Quando dalla macchinetta esce un bip arrabbiato e mi ritrovo una tazzina piena di un liquido scuro che più che caffè sembra melma. A Pierre andrà benissimo.
Torno di là con la tazzina, ma ormai il caffè non serve più: si è addormentato. È rannicchiato sul divano, con la testa appoggiata sui cuscini e dorme così bene che mi sembra un sacrilegio svegliarlo.
E io devo andare assolutamente al lavoro.
Gli lascio un biglietto in cui gli dico che se si sveglia e non ci sono mi può trovare o al locale di fronte al condominio oppure che può anche uscire e tornare nel suo appartamento se ritrova le chiavi. Comunque, tornerò per le due e mezzo quindi non deve preoccuparsi.
Non sono molto tranquilla a lasciare uno sconosciuto solo i casa mia, soprattutto con tutti quei tatuaggi. Mi sanno di persona poco raccomandabile, così vado al piano di sotto a chiamare James, un simpatico sedicenne che, quando ancora avevo un criceto, si era offerto di accudirlo mentre io ero in tournée.
- C’è James? – domando a sua madre e lei me lo chiama.
- Nina! Hai comprato un altro criceto? – mi domanda.
Arriccio il naso. Sa perfettamente che Paddington, il mio defunto criceto, è morto perché mi è caduto dal terrazzo. Cioè, si è lanciato da solo, io volevo solo fargli vedere il panorama.
- No. Ma dovresti dare un’occhiata a un uomo che è nel mio appartamento.
Cala il silenzio e persino il padre di James toglie l’audio alla televisione.
- Nina, hai un uomo? – mi domanda, sconvolta, la madre di James.
Okay, non sarò famosa in quanto adescatrice di ragazzi, ma tutto questo stupore mi sembra eccessivo e anche umiliante oserei dire.
Scuoto la testa: - No, è il mio vicino, Pierre.
Sguardi smarriti fra James e la madre: - Non c’è nessun Pierre qui!
- No, c’è. Gli ho dato io l’appartamento a fianco del tuo Nina, due anni fa, ma ci viene raramente, non l’ho praticamente più visto. Ma sì, è proprio lui. Gran bel giovanotto Nina, ma non è un po’ troppo grande per te?
Voglio prendere a testate qualcosa di contundente: - Non è il mio ragazzo, è la prima volta che lo vedo. Mi è piombato in casa perché ha perso le chiavi e si è addormentato sul mio divano.
Il padre e la madre di James si lanciano un’occhiata complice.
Morite.
- James, non è che puoi tenerlo d’occhio? Cioè, sai, non mi va di lasciare qualcuno da solo nel mio appartamento.
James non se lo fa dire due volte. Ho una collezione di dvd da paura e so che lui appena ha l’occasione viene a vederne uno nel mio appartamento.
Lo accompagno su e gli faccio vedere Pierre, che nel frattempo ha iniziato a sbavare sul mio cuscino. Ew.
James fa un salto indietro: - Oh, cacchio, ma è …?
Gli sorrido: - No, non è Finn. Magari. È solo il mio palloso vicino.
Poverino, anche lui vittima del troppo Glee.
James fa una faccia strana, al di la della quale vedo l’ora.
- Davo scappare!  - esclamo, - Tienimelo d’occhio Jamie, confido in te. Se si sveglia fagli leggere il biglietto che c’è sul tavolino vicino al divano. Corro via e l’ultima immagine che ho è quella di James che guarda Pierre e poi me, allucinato. Oh, diamine, non ha mai visto qualcuno che somiglia a un attore famoso?

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Lo so è troppo asdfghj invidiatemi uu

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***



Torno a casa che sono le due e mezzo, totalmente afona. Con dei segni faccio capire a James che può andare via e gli chiedo se Pierre si è svegliato.
- No, non ho mangiato un panino al prosciutto.
Non sarò un genio della comunicazione non verbale, ma James sa essere veramente un cretino quando vuole.
Con gli ultimi sprazzi di voce rimasta gracchio: - Sì è svegliato?
James scuote la testa: - Ha dormito tutto il tempo come un sasso. E, Nina …
Sembra indeciso e decisamente imbarazzato. Oh, diavolo. Non è che ha avuto una tresca con questo Pierre? In effetti potrebbe essere, cioè, credevo che James avesse una ragazza o perlomeno torna sempre a casa con una, sono scioccata …
- Nina, lui non è Finn Hudson, - mi dice.
Uffa, e io che volevo rivelazioni scabrose. Non sarò esattamente una cima, ma so riconoscere Cory Monteith da Pierre Unoqualunqueconuntatuaggiolosco.
- Lo so, lui è Pierre. Ho sperato fosse Finn, ma mi è andata male. Grazie di tutto James, credo che tu sia un po’ rincitrullito per la mancanza di sonno. Vai a letto, dai.
James fa per dire qualcosa, ma lo spingo fuori dalla porta. Devo assolutamente togliermi questi dannati tacchi o potrei morire, non ho tempo di sentirlo parlare di Finn Hudson.
- Buonanotte James, - dico e chiudo la porta.
Finalmente soli, Pierre.
Mi chiedo se sia il caso di lasciarlo lì, ma non ho un secondo letto, quindi il divano è la sistemazione migliore e, resti fra noi, non me ne importa un accidente ora come ora.
Mi tolgo i tacchi, mi metto uno spray per la gola e prendo il pigiama (ovvero, una vecchia maglietta dei Paramore)  e vado in bagno a cambiarmi insieme a Teddy.
Teddy non è un animale. Cioè, tecnicamente sì, è un orso, ma non è classificabile come essere vivente. È un pupazzo che mi hanno regalato i miei genitori quando ho acquistato l’appartamento ed è il mio unico interlocutore quando sono sola in casa.
- Oh, bene, Teddy, ci mancava anche Pierre/Finn. Non ho uno straccio di sonno, vorrei vedere la TV ma quello ci sta dormendo davanti e sai che coi sottotitoli non rende bene la cosa, - gracchio.
So che Teddy mi compatisce.
 - Hai ragione, ma non posso sbatterlo fuori, - dico, - Cioè, morirei dalla voglia, mi sta sbavando sul cuscino, ma non posso. A parte i tatuaggi loschi non penso sia cattivo.
So che Teddy è d’accordo con me, ma penso che lui propenda per sbatterlo fuori di casa più di me.
So che dovrei andare a dormire. È vergognosamente tardi e anche se domani dovrei solo lavorare alle ultime pagine del romanzo svegliarmi prima di mezzogiorno non mi farebbe male, così potrei esercitarmi con la chitarra e al piano con tutta calma.
Magari faccio solo uno spuntino rapido, non mangio dalle sette. Metto nel microonde una porzione di tarte au saumon fatta qualche giorno fa in quantità industriali e surgelata e la scaldo. Sto cercando di mangiare sano, quindi circa una volta la settimana cucino porzioni esorbitanti di qualcosa e le surgelo, in modo da poter sopravvivere fino al mio prossimo attacco di casalinghite.
Prendo una bottiglietta d’acqua minerale e mi appollaio davanti alla televisione per vedermi senza audio – per non svegliare Pierre, che continua a dormire come se non avesse chiuso occhio per mesi – le repliche degli episodi del Dottor House.
È un po’ scomodo stare per terra e nonostante io abbia mangiato ciò che dovrebbe essere un’abbondante porzione ho una fame tremenda. Accidenti. Pensavo che avere un uomo in casa diminuisse l’appetito, invece no, sto letteralmente morendo di fame.
Sono combattuta. Sarebbe la notte perfetta per ingozzarsi di pizza, cibo cinese e indiano insieme guardando qualcosa di assolutamente trash e melenso in televisione. Mi pare addirittura che diano Love Actually e stia per iniziare, il problema è che ho un cretino che dorme sul mio divano e i miei party da single sono chiamati così perché nessuno deve rendersi conto delle penose condizioni in cui mi riduco a parte le mie amiche. E Pierre non è donna, né tantomeno è mio amico.
Ma io ho fame.
- Teddy, che faccio? – gli domando.
Ovviamente, lui è seduto accanto a me e sembra molto preso dal telefilm. Ho sempre sospettato che volesse che House e la Cuddy si mettessero insieme, anche se è un orso di pezza e tecnicamente non può volere niente.
Teddy dispensa sempre saggi consigli.
Cerco il numero di quei ristoranti aperti ventiquattro ore su ventiquattro che fanno consegne a domicilio e mi faccio consegnare tutto ciò di cui ho voglia, insieme a una bottiglia da due litri di coca cola.
Avevo detto che mangio sano, ma capitemi, i party da single sono un’eccezione.
Quando arriva il cibo sono così felice che farei i salti di gioia: Charlie, Harry e Ray (rispettivamente, pizza, cinese e thailandese) per poco non si beccano un abbraccio quando li vedo.
 Metto Love Actually senza audio e inizio il mio party da single. Forse dovrei chiamare anche Lesley e Lexi, le mie migliore amiche. Tanto so che alle tre di notte di sabato sono sicuramente sveglie da qualche parte. Il problema però, sta dormendo sul mio divano.
- Oh, che barba, Teddy, - dico, - Volevo davvero vedere Lex e Les, se solo non ci fosse questo qui. Va beh, potrebbe essere più di compagnia.
Mi concentro sul film, mangiando pizza, spaghetti e carne insieme e bevendo direttamente dalla bottiglia.
- Oh, Pierre, - gli dico, mentre lui dorme beato sul divano, - Non sai cosa ti perdi.

 

*


Toc – toc.
Gli indiani stanno arrivando? Oh, pazienza, tanto non arriveranno presto e i cowboys li fermano sempre prima, almeno nei film è così.
Mi giro, accoccolandomi contro qualcosa.
Pensavo che nel West facesse più caldo.
Toc – toc.
Oh, e basta.
Toc – toc. Toctoctoctoctoctoc.
Apro gli occhi e mi rendo conto che non stanno arrivando gli indiani e non sono nel selvaggio West. Sono a Montreal, nel mio appartamento, con un divano occupato dal sosia di Finn e attorno a me i residui del mio party di ieri sera, ovvero contenitori vuoti e una bottiglia di Coca Cola piena a metà.
Toctoctoctoctoctoctoctoctoc TOC!
Qualcuno sta bussando, ecco cos’era.  Qualcuno che fra un po’ mi butta giù la porta.
Mi alzo, mi stiro e butto un occhio alla televisione, rimasta accesa da ieri sera. Stanno trasmettendo un video musicale, faccio per spegnere, poi compare Pierre.
No, non nel senso che si sveglia e si alza, proprio in televisione. È lì, nel video, a divertirsi con dei tipi e delle tipe. Ed è proprio lui, non Finn Hudson. Ha il tatuaggio e tutto. Mi avvicino a Pierre e controllo la faccia e la confronto col tipo delle televisione: è lui.
Oddio!
Il bussare insistente mi distoglie dal confrontare Pierre con il tipo della televisione.
- Arrivo! – urlo, dimenticandomi che Pierre sta dormendo sul mio divano.
In fin dei conti se si sveglia pazienza. Ha dormito dalle otto di sera!
Apro, sperando sia il corriere, ma mi trovo davanti uno interamente vestito di nero, con occhiali scuri e berretto.
Tanto per capirci, è estate.
- C’è Pierre? – mi domanda.
Oh, diavolo, no. Sarà un paparazzo? Starà cercando Pierre per rapirlo? Sarà il suo manager incavolato? Oh, cavolo! È come avere la Regina in soggiorno, metaforicamente. Cosa faccio?  Se gli dico di sì e questo vuole solo approfittarsi della fama di Pierre? E se lo rapisce? E se è un killer psicopatico? O se è un fan psicopatico? O se è un fan killer psicopatico? Del resto è parecchio losco.
Lui mi ripete la domanda: - C’è Pierre?
Si avvicina, in tutta la sua – decisamente scarsa – altezza e incombe su di me come meglio può.
- Losco! – esclamo e gli chiudo la porta in faccia.
L’unica è svegliare Pierre. Lo scuoto, gli tiro la maglia, le provo tutte, ma si sveglia solo quando lo faccio rotolare e sbatte contro il pavimento.
Il tipo losco sta continuando a bussare.
- Ma che sei cretina? – esclama Pierre, svegliato non decisamente non modo dolce.
- Pierre! C’è una specie di vampiro, licantropo, killer, pazzo, fuori dalla porta! Ti cerca! Cioè, io so chi sei tu, cioè, tecnicamente no ma sei in televisione e non sapevo se quello lì, così losco, fosse un pazzo assassino e quindi l’ho chiuso fuori e non so cosa fare! Cosa gli dico?
Pierre mi guarda come se fossi pazza, massaggiandosi la testa: - Sei pazza? Calmati!
- Fa davvero paura, però, tutto vestito di nero … non gli si vede nemmeno la faccia! – esclamo e Pierre mi guarda, come se per un attimo capisse il colpo che mi sono presa vedendo quella specie di Morticia Addams al maschile bussare a casa mia chiedendo di lui.
- Che gli hai detto? – mi domanda Pierre, mettendosi seduto sul divano.
- Che era losco.
Pierre scoppia a ridere e non una risatina, proprio una risata divertita e ci resto un po’ male. La prossima volta non lo proteggo, poco ma sicuro.
- Sei proprio un bel tipo! – esclama fra le risate e io gli ricordo garbatamente che il killer è ancora fuori dalla porta, così lui va ad aprire.
Vai Finn! Ehm, volevo dire, Pierre Iosonofamoso.
Gli striscio alle spalle, in modo da vedere la sua reazione vedendo il losco individuo.
I due si guardano e poi Pierre scoppia a ridere così forte che per poco non mi prende un infarto. Il tipo losco lo guarda sconcertato.
- Oddio, oddio, oddio! – Pierre seguita a ridere, tenendosi la pancia, guardando prima me e poi il tipo losco, - Vampiro! Licantropo! Killer! Pazzo! Oddio, sei un fenomeno!
E ride ancora, e basta.
Il tipo losco sembra seccato: - Pierre, ma hai fumato? – domanda.
Pierre continua a ridere e fra le risate cerca di spiegarsi: - David, David, non hai idea …
David, se così si chiama il losco individuo, mi guarda veramente male e cerca di far smettere Pierre di ridere come meglio può.
Quando finalmente Pierre ce la fa dice, cercando di restare serio: - Lui è David, è un mio amico. David lei è …?
Probabilmente si è reso conto adesso che non sa il mio nome.
- Nina.
Pierre non ce la fa e scoppia di nuovo a ridere. Io e David, anche se ho la netta impressione che lui mi odi, ci scambiamo uno sguardo allucinato.
Devo prendere in mano la situazione anche se non sono esattamente a mio agio con la maglietta oversize dei Paramore e i capelli spettinati: - Piacere, - dico a David.
- Piacere, - dice lui, squadrandomi in modo poco gentile.
Cala il silenzio, persino Pierre smette di ridere, poi David, dimostrando un tatto innato, domanda a Pierre: - Ma questa da dove l’hai pescata?
Esattamente quando sto per iniziare a insultarlo in tutte le lingue che conosco Pierre inizia a parlare: - Ehi, è la mia vicina. Sai che ho avuto un problema tecnico con le chiavi.
- Dicevo solo che non è il tuo tipo, - ribatte David, fissandosi le unghie.
Voglio ucciderlo.
- Ma smettila, te ne sono piaciute di molto più insulse, - dice Pierre ridendo, - Lei è la mia vicina, stavo letteralmente crollando di sonno e mi sono addormentato qui.
David fa una faccia che non mi piace per niente: - Dopo cosa?
Sento di stare diventando violacea. Non penso sia il caso di raccontare ora la mia esperienza in campo sentimentale, ma sappiate che ho un rapporto molto complicato con queste cose.
- David …
Pierre sembra in imbarazzo.
David ghigna.
Non so perché ma mi sa di misogino allucinante, proprio da prenderlo e sbatterlo contro qualcosa di contundente.
- David, basta, è stata carina a farmi dormire qui.
David arriccia il naso: - Comunque, ho trovato uno che può cambiarti la serratura. E tu, Mina, pulisci un po’ qui, che hai dato, una festa?
- Nina, imbecille, - borbotto.
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Domani ho la simulazione di terza prova, UCCIDETEMI. Mi chiedo perché non sto arando un campo cwc

 

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