Vorrei stare con te, alla luce del sole (Jack version)

di kae
(/viewuser.php?uid=26404)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ancora persi nello spazio ***
Capitolo 2: *** ricordi ***
Capitolo 3: *** ragione e sentimento ***
Capitolo 4: *** di nuovo in missione ***
Capitolo 5: *** commento dell'autrice ***



Capitolo 1
*** ancora persi nello spazio ***


Ancora persi nello spazio

Ancora persi nello spazio

A quanto pareva sull’SG-1 gravava una maledizione. Possibile che capitassero sempre tutte a noi? Insomma, capirei piccoli incidenti tipo si bruciasse il pranzo o scivolasse un piatto e si rompesse. Ma non venir sparati per lo spazio a bordo di un aliante della morte!

Quel verme di Apophis! No, forse verme non era abbastanza…era come dire “quell’essere umano di Jack” o “quel Jaffa di Teal’c”. Apophis era già un verme. Non potevo insultarlo chiamandolo così.

Bah, che importanza aveva in quel momento? Faceva freddo, mancava l’ossigeno e anche la compagnia. Pensai che prima della fine avrei potuto svegliare Teal’c per farci due chiacchiere…avremo potuto inviare un messaggio d’addio ai ragazzi…tanto per salutarli.

Mi sarebbero mancati. Mi sarebbero mancati tutti.

Il generale Hammond con i suoi consigli, le sue raccomandazioni, la preoccupazione che si leggeva nei suoi occhi quando partivamo per qualche missione senza speranza (ma quale “qualche”, le nostre erano tutte missioni senza speranza) ed il sollievo quando tornavamo.

Daniel con cui litigavo praticamente sempre. Possibile che dovessero metterlo proprio a me in squadra?! Ma senza di lui, come avrei fatto? Era dalla prima missione SG che lo conoscevo…e si era dimostrato sempre un buon amico.

E Carter…già, Carter. L’unica donna dell’SG-1. In un certo modo, mi ero sempre sentito in dovere di proteggerla. Anche se era un militare come me. Anche se mi aveva dimostrato più di una volta che se la sapeva cavare. Quando mi dissero che era una scienziata dentro di me pensai “Oh mio Dio, non un’altra volta!”. Avevo avuto brutte esperienze con Daniel in passato. Ma lei era diversa. Completamente diversa. Anche quando si metteva a parlare con tutti quei termini scientifici le bastava guardarmi per capire che non sapevo di cosa stesse parlando e mi traduceva all’istante ciò che aveva appena detto (anche se tutti sapevano della mia poca familiarità con la scienza, tendevano a dimenticarla). Quanto mi sarebbe mancata! Avrei dovuto baciarla più di una volta quando io e Teal’c eravamo rimasti bloccati, costretti a rivivere sempre la stessa giornata. Lei non lo sapeva. Ma io sì e questo mi bastava.

Faceva freddo. E non riuscivo a tenere aperti gli occhi.

Sentii qualcosa urtarci. Poi una voce familiare. Terribilmente familiare. Forse stavo sognando…Aprii gli occhi.

« Carter? »

« Sì, signore! »

Mi voltai verso destra e vidi un…qualcosa. Una nave, forse? Cercai di mettere a fuoco. Sì, era una nave. E a bordo…Carter? Sì, era proprio lei! Sembrava sollevata…

Cominciarono a parlarmi ma non riuscivo a registrare ciò che dicevano.

« Carter, sei tu? » mi sentii dire.

“Certo, idiota, non vedi che è lei?!” pensai. “Non puoi confonderla con nessun’altra! Lei è così…così…”

Non trovavo parole per descriverla. Lei era “così”.

Mi chiesero di Teal’c. Quando riuscii a capire ciò che mi dicevano presi a chiamarlo e per svegliarlo gli tirai addosso la prima cosa che mi venne in mano. E, incredibilmente (beh, lui è incredibile. Incredibile è il suo secondo nome), si svegliò. Provai un po’ d’invidia per la sua lucidità.

Cominciarono a spiegarci cosa avremo dovuto fare. Qualcosa tipo impostare l’ossigeno al 100%, respirare a fondo, slacciare le cinture e sollevare la calotta dell’aliante. Un gioco da ragazzi, insomma. Solo che nello spazio saremo morti! Va bene rincitrullito dalla mancanza di ossigeno, ma non ero stupido!

Ma Carter mi aveva detto di fidarmi di lei. E non vedevo come non avrei potuto.

Al suo segnale io e Teal’c eseguimmo tutte le istruzioni che ci avevano dato.

Sentii un tonfo e udii la voce di…Daniel? gridare: « Ce l’hanno fatta! ».

Poi qualcuno mi tolse la maschera d’ossigeno e vidi che oltre a Daniel e Carter c’era qualcun altro. Jacob!

« Grazie per essere passato » farfugliai.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ricordi ***


Ricordi

Ricordi

Stavo aspettando seduto accanto alla porta della camera di Carter da almeno mezz’ora, quando la vidi percorrere il corridoio a testa bassa.

« Finalmente, Carter! » esclamai.

Lei alzò gli occhi da terra e mi guardò stupita. Mi alzai.

« Mi si sono addormentate le gambe a star qui ad aspettarti! »

« Colonnello » disse avvicinandosi. « Cosa ci fa qui? Pensavo fosse in infermeria. »

« Sono riuscito a farmi dimettere. Incredibile, vero? »

In realtà ero evaso. Quasi.

Lei aprì la porta ed entrò.

« Dovrei parlarti » dissi meccanicamente.

Non volevo separarmi da lei ed era vero che dovevo parlarle. Era il coraggio a vacillare un po’.

Si voltò a guardarmi e facendosi da parte per farmi entrare disse: « Prego ».

Avanzai nella stanza. Era proprio come me l’immaginavo. Proprio in stile Carter.

Mi chiese se volevo da bere. Le risposi con un semplice “no, grazie” e lei mi si avvicinò e mi fece segno di accomodarmi sul divano. Si sedette di fronte a me su un tavolino di legno.

« Senti, Carter… » cominciai.

Mi guardò.

« Sì? » disse.

Le mani mi sudavano ed ero davvero a disagio. Non perché mi trovassi male con lei, ma sapere che era lì davanti a me tutta concentrata per ascoltare me…mi imbarazzava un po’.

« Beh…grazie. Per non aver perso la speranza di salvarci. Per aver fatto tutto il possibile e anche di più per riportarci a casa. Per averci dato la speranza di sopravvivere… »

Mi interruppe.

« Signore, ma non è solo merito mio. Anche voi avete contribuito. E poi Daniel, mio padre, il generale Hammond…anche i Tok’ra… »

Questa volta la interruppi io.

« Fammi finire » dissi.

Sapevo che se mi avesse interrotto ancora non avrei avuto la forza di arrivare fino in fondo.

Lei annuì.

« Dopo che Teal’c si è messo a meditare, ho ripensato a tutto ciò che poteva darmi la forza di tirare avanti fino all’arrivo dei soccorsi. A sopportare il freddo, la mancanza di ossigeno, il silenzio radio…L’unica cosa che mi è venuta in mente sono le persone che ho incontrato in questi ultimi anni. Il generale Hammond, Daniel, Teal’c. E soprattutto tu. »

Mi guardò a bocca aperta. Io mi alzai e mi avvicinai. Mi inginocchiai davanti a lei, presi le sue mani tra le mie e la guardai negli occhi. La vidi arrossire, ma non mi fermai.

« Sei tu che mi hai fatto resistere fino all’ultimo. Quando ho sentito la tua voce credevo di sognare. E poi ti ho vista. Non ci credevo, davvero. Eri arrivata fino a lì per salvarci! Io…pensavo di non avere più alcuna occasione di vederti e invece eccoti lì, a…quanti metri saranno stati? Dieci, venti? Ah, non importa! Quello che voglio dire è che pensavo di non avere più la possibilità di dirti quanto ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me. »

Portai lo sguardo sulle sue mani. Poi lo posai nuovamente su di lei.

« Quando mi sono reso conto di non avere quasi alcuna possibilità di rivederti, mi sono ripromesso che se invece ti avrei rincontrato te l’avrei detto, te l’avrei confessato. »

Mi interruppi. Lei mi guardò preoccupata.

« Detto cosa? Colonnello? » chiese.

Presi il coraggio a due mani. Era talmente poco che sarebbe bastato un cucchiaino. Ma dovevo andare avanti.

« Samantha Carter, io ti amo. Non puoi immaginare nemmeno quanto. E non m’importa se le regole non me lo permettono! Ti amo e niente e nessuno potrà mai impedirmelo. »

Rimasi in attesa.

Lei era alquanto…scioccata. Si alzò e si allontanò un po’ da me. Mi alzai anch’io. Mi dava le spalle.

« Ricorda quando ci hanno modificato la memoria su quel pianeta ghiacciato e ci facevano lavorare in quella fabbrica? » mi chiese.

« Sì. »

« Ricorda che le avevo detto che c’erano delle cose di quel posto che mi piacevano? »

« Sì » le risposi.

Non riuscivo a capire dove volesse andare a parare. Si voltò ma il suo sguardo era rivolto a terra.

« Lei mi disse che ricordava i sentimenti. Beh, io ricordavo la sensazione di non poterle stare accanto come avrei voluto. In quel posto potevo appoggiare la testa sulla sua spalla senza che nessuno mi dicesse niente. »

Il mio sguardo era fisso su di lei. Aspettavo paziente la fine del suo discorso. Anche perché non capivo cosa volesse dirmi.

« Colonnello… » disse.

La vidi chiudere gli occhi e respirare a fondo. Poi alzò lo sguardo fino ad incontrare il mio.

« Jack…anch’io ti amo. »

Il peso che fino a quel momento rischiava di schiacciarmi il cuore e che mi impediva di respirare si dissolse.

« Non aspettavo altro » dissi.

Avanzai verso di lei, la presi tra le braccia e la baciai. Lei si abbandonò completamente contro di me, come l’altra volta.

Oh, cavolo! Dovevo dirglielo.

Quando ci separammo lei colse l’espressione seria sul mio volto.

« Che c’è? » mi chiese.

La presi per mano e la portai fino al divano dove la feci sedere. Io presi posto dove prima sedeva lei.

« C’è…c’è un’altra cosa che ti devo dire. »

« Sentiamo. »

Non sembrava per niente preoccupata. Ma io lo ero. Cosa avrebbe pensato di me?

« Sai…ecco… » esordii.

Alzai lo sguardo ma incontrare il suo mi fece nuovamente abbassare il mio. Perché doveva essere così difficile?

« Ricordi quando siamo stati su quel pianeta e dopo io e Teal’c abbiamo rivissuto sempre la stessa giornata? »

« Sì, il pianeta era P4X-639. »

« Sì, sì, come diavolo si chiama. »

Come faceva a ricordarsi ancora il nome?

« Ma che centra, sign…ehm…Jack? »

Sorrisi. Era così abituata a chiamarmi “signore” che si era dimenticata che da cinque minuti mi chiamava “Jack”.

« Beh, ricordi che mi avete chiesto se avevo mai fatto qualcosa di assolutamente pazzo? »

« Sì, ma tu non hai mai voluto risponderci, mi pare. »

Colpito e affondato.

« Beh, ho fatto delle cose pazze. Ma quella che deve interessarti è una. Forse dopo che mi avrai ascoltato vorrai prendermi a schiaffi. Libera di farlo, ma prima ascoltami. »

In realtà speravo non succedesse.

Lei annuì. Così continuai.

« Beh…insomma…ho dato le dimissioni. »

« Cosa?! » esplose. « Hai lasciato l’SGC?! Perché?! »

« Volevo fare una cosa » dissi preoccupato dalla sua reazione.

Se aveva reagito così perché avevo abbandonato la squadra…

« Cioè? »

« Beh, ho portato le dimissioni al generale Hammond e tu eri lì vicino. Quando mi avete chiesto il motivo…ti ho baciata. »

La guardai. Era immobile.

« Sam, tutto bene? » le chiesi prendendo posto accanto a lei.

Si voltò a guardarmi.

« Hai dato le dimissioni per baciarmi? »

« Sì » ammisi.

Continuava a guardarmi con un’espressione indecifrabile.

« Sei arrabbiata? » mi informai.

« No. Non lo sono affatto. Anche se dovrei, visto che l’hai fatto solo perché nessuno se lo sarebbe ricordato a parte te… »

Sorrisi imbarazzato. Ero sollevato dal fatto che non si fosse arrabbiata.

« Ti amo, Jack. »

La guardai stupito. La vidi avvicinarsi a me e sentii le sue labbra posarsi sulle mie.

« Ti amo » disse continuando a baciarmi.

La strinsi tra le braccia e lei portò le sue dietro il mio collo. Continuavamo a baciarci. Infine le posai le labbra sulla fronte. Poi la guardai sfiorandole il collo con una mano.

« Anch’io ti amo, Sam » le sussurrai.

Mi sorrise. Poi si alzò e si diresse verso una porta.

« Vado a farmi un bagno. Aspettami qui » disse.

Entrò e socchiuse la porta. Sentii l’acqua che riempiva la vasca. Mi guardai intorno. Sulla parete di fronte a me c’era un orologio. Segnava le…

Oddio! Com’era tardi! Dovevo andare da Hammond!

Mi alzai e mi avvicinai al bagno. Quando mi affacciai alla porta vidi Sam distesa nella vasca, un tappeto di bolle che la ricopriva. Teneva la testa appoggiata al bordo, gli occhi chiusi. Il solo guardarla mi faceva sentire felice. Sorrisi. La sentii sospirare.

« Che c’è, ti sei pentita di avermi invitato ad entrare? »

Lei si voltò, sorpresa. Mi avvicinai.

« Da quanto sei qui? »

Mi sedetti sul bordo della vasca.

« Uhm…un po’. Ma non preoccuparti, non ho visto niente. Purtroppo. »

Mi sporcò con la schiuma.

« Maggiore » la rimproverai.

Mi chinai su di lei e la baciai.

« Vuoi unirti a me? » chiese.

« Lo farei volentieri, ma il generale Hammond mi aspetta per il rapporto. »

Sbuffò. Sorrise e mi chinai di nuovo per baciarla.

« Devo andare » bisbigliai.

Raggiunsi la porta. Poi mi voltai e tornai indietro.

« Un ultimo bacio » dissi posando le labbra sulle sue. « Ti amo. »

Sorrise. Poi uscii dalla sua camera.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** ragione e sentimento ***


Ragione e sentimento

Ragione e sentimento

Erano passate due settimane da quando avevo confessato a Sam di amarla. Non che prima non ne avesse il sentore. Quella volta che i Tok’ra pensavano che fossimo stati condizionati dai Goa’uld (non so, credevano che i nostri ricordi fossero fasulli) era stata lei, come sempre, a capire che non era vero. Avevamo mentito. Sui sentimenti che provavamo l’uno per l’altra. Quindi Sam, in qualche modo, sapeva già che tenevo a lei più di quanto avrei dovuto. E io sapevo che per lei era altrettanto.

Comunque quelle due settimane erano state le più felici e le più stressanti di tutta la mia vita. Passavo con lei ogni momento libero. Per stare con lei avrei attraversato da un capo all’altro la base, se non fosse risultato sospetto.

Purtroppo, il generale si accorse che le ronzavo sempre intorno e quando mi convocò per sapere cosa stavamo combinando, l’unica scusa che trovai fu la mia collaborazione ad una nuova invenzione di Sam. Anche lei fu convocata da Hammond. Non mi rivolse la parola per tre giorni e si chiuse nel suo laboratorio. Alla fine scoprii che aveva creato la nuova invenzione che tanto avevo decantato al generale.

Una sera stavo andando con Daniel a chiamare Teal’c per la cena. Lo trovammo a metà strada e dopo averci detto che non poteva raggiungerci mi rivolse quella che sembrava una sorta di minaccia. Appena se ne fu andato guardai interrogativo l’archeologo accanto a me che mettendosi a posto gli occhiali mi disse: « Auguri e figli maschi ». Oddio!

Benché all’inizio Daniel non avesse capito cosa intendesse dire Teal’c, per tutto il pomeriggio seguente ogni volta che mi incrociava per i corridoi mi guardava attentamente come in cerca di qualcosa.

Quella sera Sam mi disse che sospettava che Teal’c avesse scoperto la nostra relazione clandestina. Come, non si sa. E che Daniel era in via di risoluzione del mistero.

Così decidemmo (o meglio mi impose) di tornare alla vita di sempre. Sarebbe stato difficile, ma avrei dovuto abituarmi se non volevo rischiare di farci finire nei guai.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** di nuovo in missione ***


Di nuovo in missione

Di nuovo in missione

Quando finalmente ci venne assegnata un’altra missione erano trascorse altre due settimane. Non vedevo Sam da sette lunghi giorni. Era andata a tenere un seminario presso un’università. Sarebbe tornata quella mattina.

Eravamo pronti ed aspettavamo davanti allo Stargate che il maggiore Carter ci raggiungesse. Quando varcò la soglia della stanza Teal’c la salutò e Daniel le chiese i particolari di quella settimana passata tra persone assetate del suo sapere scientifico. Lei gli stava ancora rispondendo quando parlai.

« Tè e pasticcini? » chiesi sarcastico.

Daniel mi guardò malissimo. A Teal’c si dipinse in faccia la sua classica espressione interrogativa. Sam arrossì leggermente.

« Scusi, signore » disse all’istante.

Attraversammo lo Stargate e ci trovammo di fronte ad una distesa verde. Qua e là spuntava qualche alberello. Dietro di noi si estendeva una foresta. In lontananza davanti allo Stargate si vedevano delle rovine.

Mi voltai verso il mio amico archeologo.

« Daniel, se Carter dice che è tutto ok, tu e Teal’c andate a dare un’occhiata laggiù. »

Mi guardò, annuì e dopo aver parlato con Sam andò a chiamare il Jaffa. In dieci minuti erano pressoché spariti alla vista.

Solo allora mi voltai verso Carter che stava dietro di me. Inginocchiata a terra, raccoglieva campioni di tutto: terra, erba, fiori e quant’altro. Mi avvicinai e spensi la trasmittente.

Quando mi mancavano pochi metri per raggiungerla, si alzò e tenendo lo sguardo fisso dietro di sé fece qualche passo. Quando guardò avanti si trovò faccia a faccia con me.

« Scusi, colonnello » mi disse indietreggiando.

Io la guardai e allungai la mano per spegnere anche la sua trasmittente. Lei alzò lo sguardo su di me.

« Jack, tutto bene? »

Non le risposi e feci scorrere le dita lungo il suo collo.

« Jack! Smettila! » esclamò « Daniel e Teal’c potrebbero preoccuparsi non riuscendo a mettersi in contatto con noi e tornare qui. »

« Lo so » le risposi in un soffio.

Lei cercò di riaccendere la trasmittente, ma io fui più veloce. La circondai con le braccia e la baciai. Quando ci separammo le presi il viso tra le mani costringendola a guardarmi negli occhi.

« Queste due settimane sono state le più difficili della mia vita. Il non poterti stare accanto come avrei voluto era insopportabile. Non puoi obbligarmi a starti lontano, Sam. Io ti amo, maledizione! E anche se dovremo stare attenti a non farci scoprire, potremo lo stesso stare insieme, non credi? »

Gli occhi le divennero improvvisamente lucidi. La lasciai andare.

« Sam… »

« Non è niente. Solo…mi è entrato qualcosa in un occhio » disse abbassando lo sguardo.

Le lacrime le rigavano il volto.

« Scusa, Sam. Non avrei dovuto. So che è stata dura anche per te. Mi dispiace. »

Mi sentivo malissimo. L’avevo trattata come se non le importasse niente di noi.

Lei mi guardò per un po’. Poi mi si avvicinò e posò le labbra sulle mie.

« Facciamo un tentativo » disse sorridendo.

Le asciugai le lacrime con le dita. Abbassò lo sguardo.

« Lo sai, vero, che ti amo? » le chiesi.

Lei mi guardò. Poi mi baciò con dolcezza.

« Lo so. E tu, lo sai che ti amo? »

Sorrisi.

« Sì. »

Mi chinai su di lei e la baciai.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** commento dell'autrice ***


Salve

Salve!

Ecco a voi “Vorrei stare con te, alla luce del sole” secondo la visione di Jack O’Neill.

È strano. Ho cominciato a scrivere pensando a Sam…pensando solo a lei. Ed invece ecco che Jack si insinua nella mia mente reclamando anche al sua versione!

Inoltre ho completato prima la sua fanfiction quando l’avevo iniziata per seconda.

Credo si senta molto soddisfatto.

Ah, già! Vi consiglio di leggere la “Sam version”.

 

Commento al primo capitolo

Questo capitolo non si svolge nei quattro minuti che precedono l’arrivo di Jacob e company a destinazione (come invece succede nella versione di Sam).

La narrazione comprende un lasso di tempo maggiore, di cui però non si ha il sentore perché Jack, intontito dal freddo e dalla mancanza di ossigeno, non riesce a capire che il tempo sta passando.

Il bello sta proprio nel fatto che lui si comporta come sulla puntata, ma il suo cervello registra immediatamente la presenza di Sam.

 

Commento al secondo capitolo

“Ricordi” è identico a quello che avete letto nella versione di Sam. Cambia solo il narratore, i sentimenti che prova e ciò che pensa.

 

Commento al terzo capitolo

E qui torniamo all’individualità.

Jack ha proprio messo nei guai Sam! Se fossi stata in lei l’avrei ammazzato.

In ogni caso…il colonnello O’Neill, come l’ho dipinto io, mi fa pensare che, benché sappia fare il capo, non riesca proprio a tener testa al maggiore Carter…

 

Commento al quarto capitolo

Jack non capisce niente. Su “Ricordi” non ha capito che Sam l’aveva invitato a seguirla in bagno, e qui…

Beh, all’inizio anch’io non avevo pensato a ciò che provava Sam. Non avevo pensato a farla commuovere…mi è venuto in mente dopo…

Comunque, anche questa fanfiction è finita. Spero di non avervi annoiato.

I vostri commenti saranno apprezzati!

Grazie a tutti!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=163345