Autumn Mail

di RedFeather1301
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - La prima lettera ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - I primi dibattiti ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Una mail inquietante ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Consiglio da un'amica ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - La scusa ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - La falsa verità ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - L'invito ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - La pagina facebook ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Il riflesso ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - La ricerca ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Il perdono ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - La resa e l'evidenza ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Il sipario ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Una pista ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Indecisione ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - La prova ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - L'attimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - L'impossibile ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - L'ultimatum ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - La prevedibilità degli eventi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - La prima lettera ***


Copertina



Le foglie cadono e il vento giace. Un blocco note, una penna e una cioccolata calda. Una macchia d'inchiostro e il bagliore di uno schermo che diffonde la luce fioca nella stanza. Una ragazza che sorseggia la sua cioccolata è intenta a scrivere quando si accorge che la bevanda è troppo calda, le dita per un secondo si staccano dalla tastiera, andandosi a tastare le labbra indolenzite.
Dall'altra parte un ragazzo, dai capelli chiari come la luna, fissa i puntini che marciano silenziosi, in attesa di una risposta che tarderà ad arrivare.

"Allora? Ti vuoi dare una mossa?"







Capitolo 1
La prima lettera

Le nuvole si stagliavano bianche e opache sotto un cielo tinto di un celeste cristallino. Una ragazza piena di pacchi e pacchetti correva per le strade imbandite di petali rossi e gialli, la coda della sciarpa a quadroni color arancio sfiorava l'aria pungente del freddo d'autunno.
Un piccolo sasso sulla strada, poi inciampò.
Fece in tempo per salvare il contenuto delle buste e prontamente si rialzò, non diede nemmeno il tempo ai passanti di darle una mano.
Prese con fare frenetico le chiavi, scorgendo a fatica la toppa, aprì la porta, poggiò le buste e spense il fornello. Un sospiro di sollievo le sfiorò la bocca.

«C'è mancato un pelo...»

Subito si distese sul piccolo divanetto stremata per la corsa, aveva fatto appena in tempo a non bruciare il suo pranzo.
Dopo poco, si levò la sciarpa e la lunga giacca scamosciata rivelando una figura mingherlina in un maglione verde petrolio con striscioline violacee; in un secondo momento si tolse pure il cappello rivelando dei capelli corvini. Si recò verso la camera da letto e appoggiando le chiavi nel piccolo cassetto del comodino in corridoio, si sedette sul letto, levandosi gli stivali per sgranchirsi le dita dei piedi. Era abbastanza stanca ma la fame, ora come ora, era la sua principale preoccupazione.
Mise gli stivali al loro posto poi torno in cucina per gettare la pasta. Sua madre lo diceva sempre, sarebbe stata un disastro se sarebbe andata a vivere da sola, ed infatti, lo era.
Mangiò velocemente che non badò nemmeno alla portata, poi si trascinò sul letto.
Guardò il soffitto per interminabili minuti poi si assopì.

Pochi minuti dal risveglio, era già vicina al suo computer portatile, intenta a cercare dei video divertenti su youtube. Di solito le piacevano i videoclip di canali stravaganti che, magari, trattavano di videogames.
I videogames e i libri, il suo pane e la sua acqua.
Rise all'ennesima battuta di un video su qualche critica detta all'ultimo titolo del nuovo Devil may cry. Purtroppo, a parere suo, era un gioco bellissimo, rovinato dalle tecniche di marketing esagerate, non che fosse il suo genere, però beh, non è una bella cosa vedere un titolo interessante rovinato così.
Cambiò scheda e si affacciò sul mondo di tumblr. Scrollando scrollando si trovò davanti uno strano post di un certo "Ask-to-Vergil-Sparda".
Sapeva di che personaggio si trattava, e sapeva che quelle pagine erano governate da fanatici di personaggi videoludici che rispondevano alle domande fatte da utenti altrettanto più cerebrolesi. Però in fondo, insultare un po' i personaggi non era una cattiva trovata come gioco. Allora le venne un'idea.
Subito entrò nella sua home vedendo che in bella mostra, in alto, si trovava la sua e-mail.
«Chi è tanto stupido da mettere la sua mail così, nella home della propria pagina?» Domandò tra sé e sé.
Decise di prendere l'indirizzo, e da lì scrisse la prima lettera.


Da: LaNuitRouge@hotmail.it
A: vergil.sparda@yahoo.it
Oggetto: Domanda da una fan


Ciao Vergil!
Spero tu sia di buon umore per leggere la mia mail, ero così in giro per tumblr e ho visto la tua disponibilità in una della pagine alle risposte dei tuoi fans u.u.
Premetto che, io sono fan di tuo fratello Dante, quindi non mi considerare come una delle fangirl incallite e sbavose per te. Volevo solo farti una domanda.
Hai preso bene l'uscita del nuovo titolo di Devil may cry? Veramente è quella la tua infanzia? Insomma... eri un naziskin padrone di una congrega che eliminava demoni (e in una fanart avevi per giunta un tagliaunghie in mano...)?
Proprio te che al terzo capitolo hai fatto di tutto per portarli su questo mondo? Non credi di essere un po' confuso sul tuo pensiero di vita?

Spero mi risponderai. Grazie in anticipo.

Lauren


Si stese sulla dura sedia di legno addentando una mela, soddisfatta del suo scritto, voleva proprio vedere la faccia del povero capitato che lo interpretava. Diamine, deve essere difficile calarsi nei panni di quel personaggio e rispondere con il suo temperamento ad una mail cattiva come quella, alle volte sapeva essere sadica.
Beh, avrebbe aspettato quel responso allora, ormai la dichiarazione di sfida era aperta!



Angolo dell'autrice

Ciao! xD Innanzi tutto volevo ringraziarvi di essere arrivati fin qui, a fine capitolo, e vi ringrazierò ancora di più se mi lascerete un piccolo commento <3
Voglio un po' presentarvi la mia idea per questa fic... non è una storia nè pesante, nè molto complessa, è una semplice storia con dei capitoli molto leggeri, quindi non è solo il primo capitolo che sarà così piccino, ce ne saranno altri.
Qui in primo piano ci sono i sentimenti e le sensazioni, è come in Amore di lontano di Jaufré Rudel, sarà evidenziata la parte dell'amore riservata allo schermo e alla tastiera maggiormente u.u *ammette di aver fatto riferimento anche un po' da lì*
Sono felice di poter intraprendere questa frizzante fic (almeno per me, visto che sono abituata a generi diversi o.o), e ringrazio Rakelle perchè sostiene l'iniziativa... e anche perchè è da un dialogo con lei che mi è venuta l'illuminazione xD
Per l'immagine, si l'ho disegnata e colorata io, anche se mi ci è voluto molto tempo per finirla, per chi è interessato, cercherò di aggiornare ogni sabato.
Grazie a tutti i lettori e recensori

RedFeather
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - I primi dibattiti ***


Capitolo 2
I primi dibattiti
 
La giornata passò velocemente, anche a lavoro non mancarono le disgrazie, e tra una caduta e l'altra, Lauren riuscì a guadagnare la sua pagnotta.
Ritornò alle cinque che era esausta, aveva bisogno di rimanere sul letto ed immedesimarsi con esso, avrebbe giovato alle sue caviglie doloranti.
Grazie alle sue molteplici cadute, ora sentiva anche un fitto dolore alla gamba destra, di certo ci avrebbe trovato un livido grande quanto un'arancia; le dicevano sempre che era sbadata, ma non poteva farci nulla, stava cercando di guarire, ma non c'era verso alcuno.
Dopo un massaggio ai piedi decise di spendere un paio d'ore in compagnia del suo fidato personal computer.
Si preparò dei biscotti e un po' di thè, le piaceva mangiare o sgranocchiare qualcosa mentre navigava nella rete. Poggiò delicatamente la tazza sulle labbra sorseggiando del buon thè verde.
«Ci voleva proprio!»
Posò la tazza e si sgranchì le mani entrando nel suo indirizzo e-mail. Notò che la voce della "Posta in arrivo" era marcata di nero e un piccolo uno vigeva alla sua destra, una nuova mail. Di solito erano pubblicità o stupidaggini simili, ma non smise di pensare che potesse essere la risposta della mail di ieri. E infatti lo era.
Aprì curiosa iniziando a leggere il contenuto dalla casella del mittente.



Da: vergil.sparda@yahoo.it
A: LaNuitRouge@hotmail.it
Oggetto: Re:Domanda da una fan


Cara Lauren.. rispondendo in modo opportuno e cronologico alle tue domande credo inizierò col fare una lista.
No, non sono di buon umore per leggere la posta indesiderata
Una fan di mio fratello? Cosa ti porta qui allora?
Non sei una fangirl? Di certo il mio rispetto per te non aumenta, essendo tu pur sempre un essere umano
No, non l'ho presa bene
Quella non è la mia infanzia
Non ero io, e il mio obbiettivo è sempre rimasto quello
No, per niente, sono i produttori del gioco in questioni ad essere confusi con il mio passato.

Ora, ho di meglio da fare che rispondere a delle domande tanto stupide, cerca di non contattarmi più se è questo che mi proponi.

Saluti, Vergil.



Lauren strizzò leggermente gli occhi, poi li riaprì bene leggendo tutto per filo e per segno. Allora due erano i fatti, o era tanto bravo da essere scorbutico quanto Vergil oppure era realmente un tipo antipatico da non voler rispondere alle sue domande. Decise che la più pensabile era la prima quindi iniziò col scrivere la risposta.


Da: LaNuitRouge@hotmail.it
A: vergil.sparda@yahoo.it
Oggetto: Scuse


Caro signor Vergil, erano domande di una fan della serie, non un pretesto per litigare con Vostra Grazia. Spero quindi non serbiate rancore nei miei confronti, al contrario spero di instaurare un rapporto d'amicizia con lei.
Volevo aggiungere che gli umani, non sono così pessimi come Voi pensate (tranne per alcuni) quindi in prima persona mi sento offesa dalla vostra affermazione razzista, aspetto presto le vostre scuse.
Cordiali saluti.

Lauren Flower.



Sorrise quasi in modo cattivo premendo "invia" in alto a destra. Era vero, lei aveva torto, ma di certo non si sarebbe aspettata una risposta tanto infastidita, in fondo, lui stava imitando un personaggio no? Che logica c'era di essere tanto offesi, era solo un gioco.
Si grattò la testa sbuffando e finendo col pensare ad una strana eventualità...
Se fosse stato veramente lui, come guarderebbe ora la sua nuova mail di risposta?
Si sentì leggermente in colpa a quel pensiero, non era tipo da insultare le persone senza motivo. Distaccò l'idea dalla sua mente con un sorrisetto, se fosse stato lui... c'era sempre un se, e lui non lo era, poteva esserne sicura.
Ma quella strana sensazione che le attanagliava la testa, non scomparve.


Angolo dell'autrice
Come sempre vi ringrazio infinitamente di esere arrivati fino alla fine di questo secondo capitolo!
Beh, che dire... il nostro Vergil è sempre stato un po', come dire, offensivo? Beh sotto questo aspetto lascio decidere voi miei cari lettori xD
Posso dire con sincerità che questa fic mi sta entrando nel cuore, essendo il mio primo esperimento di romanticismo! Spero sia anche per voi la stessa cosa!
Ora è stata introdotta la situazione "iniziale" di questa lunga chiaccherata, abbiamo anche visto alcuni caratteri di Lauren che tenderemo a scoprire strada facendo u.u, e vi pongo una domanda... secondo voi come andrà a finire? Lauren sarà in grado di portare avanti questa discussione?
Arrivederci col prossimo capitolo! Vi aspetto numerosi ;D

RedFeather

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Una mail inquietante ***


Capitolo 3
Una mail inquietante

Un nuovo giorno, una nuova mail. Era strano quanto stesse diventando dipendente da questa discussione, quanto volesse spuntarla in qualche modo, perchè era questo quello che le premeva, voleva vincere ad ogni costo.
Appena tornata a casa poggiò le chiavi sul solito comodino e quasi scappò come un fulmine verso la scrivania, dove accese velocemente il pc.
Non si svestì neppure che subito aprì la posta per vedere se era arrivato qualcosa di nuovo, la posta in arrivo lampeggiava.
Trascinò il cursore verso la nuova mail.


Da: vergil.sparda@yahoo.it
A: LaNuitRouge@hotmail.it
Oggetto: Re:Scuse


Umana, serba il sarcasmo per altri stupidi motivi. Non avrai le mie scuse di certo, perchè la vostra razza è inferiore e non per mio detto, ci sono molti fatti che avvalorano la mia affermazione, e di certo qualcuno come te non potrà mai cambiare il mio pensiero.

Non contattarmi più.



Non poteva crederci. Gli occhi spalancati, sbalorditi dalle parole spudorate lanciate così, a casaccio, in quella mail. Il montante di rabbia continuava a salire sempre di più rileggendo quella frase alla fine: non contattarmi più.
Riaprì un nuovo messaggio infuriata e ci scrisse le cose peggiori. Poi si calmò, riguardo il suo testo pieno di cattiveria gratuita, e lentamente avvicinò il dito al pulsante "backspace" premendolo per lungo tempo. Non doveva arrabbiarsi, era pur sempre una finta, quindi decise di far rispettare i suoi diritti entro i termini di questo strano gioco.


Da: LaNuitRouge@hotmail.it
A: vergil.sparda@yahoo.it
Oggetto: Spiegazioni


Non so perchè sei così scontroso, ma credo che qui superiamo la soglia del sarcasmo e finiamo dritti nell'insulto reciproco. E, si, parlo a te, dietro la figura di Vergil, sei bravo ad interpretarlo ma ora basta litigi, vorrei capire se è stata una giornata andata storta e, quindi, mi hai preso per una valvola di sfogo, oppure se stai realmente giocando perchè non lo capisco. Vorrei essere spiegata.

Sospirò, contenendo la sua di rabbia. Fece un passo verso il letto così da andare a togliersi gli scomodi vestiti con cui era venuta. L'orologio sulla parete segnava le cinque e mezza e lei si disse che doveva darsi una mossa, perchè aveva perso anche abbastanza tempo dietro quello scorbutico pazzoide.
Iniziò a scaldarsi qualcosa di quelle che dovevano essere degli avanzi della cena precedente. Era così stanca ed era solo martedì.

«Fare la cameriera è dannatamente stancante.»

Si buttò come un sacco di patate sul letto, respirando l'aria viziata della stanzetta, mentre il piccolo faro che era lo schermo del pc iniziava a prendere il posto della luce del sole. Le giornate si erano accorciate molto e il prossimo mese doveva iniziare l'università, doveva racimolare più soldi possibili.
Si alzò di scatto facendo una lista mentale delle cose che doveva fare quando d'un tratto notò la nuova mail.
Si sedette di nuovo sulla sedia aprendo la lista della posta in arrivo. Era di nuovo lui, questa volta non sembrava un messaggio molto lungo.


Da: vergil.sparda@yahoo.it
A: LaNuitRouge@hotmail.it
Oggetto: Re:Spiegazioni


Io sono così.

Chiaro e limpido, le tre parole la presero come un fulmine a ciel sereno. Cosa voleva dire? Voleva essere una risposta o un tranello?
Aprì una nuova mail, poi guardò l'orario. Non aveva tempo ora, e poi sarebbe stato meglio pensarci su prima di rispondere. Non sapeva perchè, ma quella frase la colpì più di ogni altra cosa che le avesse scritto, come se ci fosse dell'altro non detto dietro quelle parole messe lì, nero su bianco. Provò un misto di curiosità e malinconia.
Tolse le mani dalla tastiera ed eliminò la risposta, voleva rifletterci su e il tempo le diceva che doveva fare i panni o domani non avrebbe avuto nulla da mettersi.
Alzandosi spense l'apparecchio mentre mille dubbi seguivano il suo cammino.


Angolo dell'autrice
Ancora una volta qui a fine capitolo! Che dire, un capitolo molto piccolo ma pieno di punti chiave non trovate? Ora stiamo entrando nel pezzo forte della discussione... o ancora no? *suspance*
Non ho altro da aggiungere! Solo che vi ringrazio, se mi lascerete una bella recensione, per farmi sapere cosa ne pensate di questo mio piccolo esperimento romantico!
Un'altra cosa, aggiornerò più o meno tutte le domeniche e non il sabato, per motivi di tempo.
A presto! Vi aspetto numerosi! :D

RedFeather

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Consiglio da un'amica ***


Capitolo 4
Consiglio da un'amica

Puliva il bancone pensierosa, mentre la musica retrò si diffondeva nel locale dal jukebox all'angolo. La tenuta da cameriera con la t-shirt simil smocking e degli shorts presagivano un vestito comodo, se non fosse per le scarpe.
Maledizione le scarpe.
Ogni tanto ci si ritrovava zoppicante su quelle torture, delle calzature con quella fastidiosissima bombetta che alla punta del piede sembrava ci fosse un campo da tennis, mentre verso la metà iniziavano a stringersi dolorosamente come la cruna di un ago. Continuava a servire mentre, come ogni giorno, si abituava a quella scomodità.
I suoi tavoli erano il quattro, l'undici, il quindici e il sedici, se li ricordava bene.
La giornata di lavoro iniziò in modo frenetico, con fare ordinazioni di caffè e cappuccini, c'era anche chi già vedendo il fresco dell'inverno avvicinarsi ordinava una bella cioccolata calda. Lauren adorava le bevande calde, ed adorava l'autunno,
era la stagione dei colori caldi e delle cose che portavano calore.
Verso la metà della giornata lavorativa, i clienti iniziavano a scarseggiare, e anche loro poterono finalmente prendersi una pausa.
La nostra cameriera prese una bella cioccolata calda con alcuni cannoli e delle bocche di dama da Umberto, il pasticcere del bar, per reintegrare le fatiche della giornata.
«Ma diamine quanto mangi! Così ti verrà un sovraccarico di zuccheri!»
Federica, una delle cameriere nonché sua grande amica, la sorprese da dietro, quasi facendole rovesciare la tazza ricolma della bevanda.
«Questo serve a prevenire gli accidenti che mi fai prendere!»
La guardò male per poi continuare a bere, in compenso la ragazza le si sedette davanti con una mano a mantenerle il viso, fissandola mentre beveva.
«Queste scarpe mi stanno uccidendo.»
«Concordo.»
Sbuffarono insieme, poi Lauren le porse il piattino con i dolci.
«Ne vuoi uno?»
«No grazie, ho già mangiato»
Altri attimi di silenzio, tra un sorso di cioccolata e un altro.
«Oggi sei silenziosa... cosa ti gira in quel tuo cervellino?»
Federica le sorrise aspettando la reazione alle sue parole, lei la squadrò e alzò un sopracciglio. Poi la fissò e decise di dirle tutto.
«È un discorso lungo, una discussione per la precisione»
«Spara» si affrettò a dire l'interlocutrice.
«Sto discutendo con... beh, uno che fa finta di essere un personaggio tratto da un videogioco, il problema è il suo tono fin troppo aggressivo... non sembra scherzi.»
L'amica rise di gusto.
«Certo che ti ci infili sempre tu in queste situazioni, eh?»
Lauren sbuffò, bevendo un altro sorso di cioccolata calda.
«Si, sarò una calamita per le stupidaggini»
«Forse hai preso troppo sangue inglese da tuo padre»
Rise di nuovo Federica, mentre quella che beveva il cioccolato ritornò ad alzare un sopracciglio.
«Secondo me è il sangue di mia madre a farmi fare stupidaggini»
Se la rise sotto i baffi mentre finì la bevanda e prese il primo cannolo.
«A proposito, Umberto ti viene ancora dietro come prima?»
Cambiò discorso la mezza inglese, mentre Federica le tappò la bocca.
«Non dirlo ad alta voce!» staccò la mano dalle sue labbra «comunque... credo si stia sbloccando qualcosa.»
Si guardarono complici per un minuto, poi risero insieme.
«Fammi andare a vedere se in cucina c'è bisogno di un aiuto, va! Comunque per quello che mi hai detto prima...» subito ci fu una pausa.
Lauren la guardò intensamente rimanendo con il dolce a metà tra il piatto e la bocca.
«Secondo me è scorbutico solo perchè sta facendo la parte, in realtà sarà una persona dolce e sensibile... funziona sempre così.»
La congedò con uno sguardo amichevole per poi entrare nella porta della cucina, facendola andare avanti ed indietro.
La ragazza fissò il punto dove scomparve, poi addentò il suo ultimo pezzo di dolce con decisione.
Forse dietro quella frase nascondeva una ribellione verso la sua teorica "parte umana"? Era un passatempo è vero, ma lei si sentì fin troppo immersa in quella strana situazione, come la protagonista di un libro.



Angolo dell'autrice

Ed eccoci qui al quarto capitolo! Allora, vi aspettavate una risposta di Lauren a quel pazzoide? Embè invece non è così u.u *evil inside*
Tralasciando la mia futura persecuzione di chi leggerà questo capitolo aspettandosi una risposta alla mail, abbiamo analizzato di più il personaggio di Lauren e abbiamo identificato più aspetti della sua vita. Sapete, mi piace personalizzare e distinguere i miei personaggi, e anche se questo capitolo è un po' piccolo è quasi un introduzione, quindi non preoccupatevi, non si rimpiccioliranno di più!
Per il resto aspetterò le vostre recensioni! Positive o negative che siano! ;)
Arrivederci alla prossima settimana!

RedFeather

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - La scusa ***


Capitolo 5
La scusa

Per un giorno non ebbe sue notizie, e lei non gli scrisse.
Forse a quest'ora festeggiava la sua resa, ma Lauren, invece, stava riflettendo su ciò che quella frase potesse dire.
A volte dava troppo peso a certe sciocchezze, immaginando chissà cosa potesse nascondere un elemento forse troppo banale, come ad esempio quelle tre parole.
Ma lei era fatta così, riusciva ad intuire quando c'era qualcosa che non andava anche a chilometri, anche tramite uno schermo acceso.
Sospirò levandosi il completino da cameriera, i bagni erano dannatamente stretti, peggio di uno di quegli spogliatoi di quei negozi, ricavati da un angolo inutilizzato.
Si girò faticosamente in quel tubo per prendere i vestiti appoggiati al bordo del separé. Li indossò con calma e stanchezza, poi aprì la porta e una bellissima piana di mattonelle bianche la invitò ad uscire, non se lo fece ripetere due volte.
Andò a lavarsi le mani, prese un po' di sapone, le risciacquò poi si asciugò.
Si controllò allo specchio, era un disastro. La cipolla che le teneva i capelli era completamente sfatta, facendo uscire alcuni di essi come ramoscelli secchi di un albero, per giunta c'era anche una piccola ciocca che spuntava buffamente sulla spalla. Tolse innervosita il laccio che le "teneva" i capelli e prese a fare una coda di cavallo. Ora stava decisamente meglio.
Uscì dal bagno affrettandosi alla porta principale del locale, salutando tutti con un cenno del capo e guardando l'orologio. Avrebbe fatto in tempo, con gli straordinari che le hanno fatto fare tardi, a prendere il bus?

Mantenendosi alla ringhiera delle scale, intraprese il grande traguardo dell'ultimo scalino, prese le chiavi ed entrò in casa.
La prima cosa che fece fu buttarsi di faccia sul divano, non le interessava respirare in quel momento. Farsi sessantadue isolati e mezzo a piedi dopo una giornata di lavoro durata dieci ore era la cosa più frustrante che le potesse capitare.
Alzò per due minuti la testa, prese il telecomando, accese la televisione e si rituffò con il capo nel cuscino. Non ce la faceva, voleva solo riposare.
La ragazza si girò pian piano, mettendosi di pancia in su, poi si addormentò di primo pomeriggio.

Si risvegliò che erano le otto precise, e l'orologio del campanile fuori suonava.
Scattò con gli occhi spalancati, aveva tante di quelle cose da fare e.. e.. che aveva precisamente da fare?.
Fece una lista mentale come suo solito e si ricordò che aveva già fatto tutto ieri. Sospirò.
Le era andata bene questa volta, si trascinò di là prendendosi una coperta, si mise velocemente il pigiama e ordinò cinese. Non voleva muovere un muscolo oggi, e con due occhiaie di chi era ancora stressata si mise davanti al computer, si sarebbe ripresa mangiando un po'. Poi si ricordò.
Si connesse alla sua mail, la posta in arrivo lampeggiava ma non era quello che si aspettava: pubblicità. Le cancellò per rabbia, poi guardò per un paio di minuti la lunga lista. Voleva parlargli, voleva capire cosa volessero dire quelle parole.
Aprì un nuovo messaggio, il foglio bianco le rifletteva negli occhi. Decisa mise le mani sulla tastiera.


Da: LaNuitRouge@hotmail.it
A: vergil.sparda@yahoo.it
Oggetto: Un ultima volta


Si, sono sempre io... vorrei ricominciare con il piede giusto, magari senza litigare. So che sono un tipo un po' spiritoso, ma non intendevo offenderti.
Vorrei farti un'ultima domanda se me lo permetti, poi non ti darò più fastidio.
Vorrei sapere perché odi gli esseri umani, cosa hanno fatto per subire la tua ira? Se ti hanno fatto così male, io potrei rimediare per loro...

Spero tu mi risponda.


Guardò la mail, non sapeva il perché ma si sentiva inspiegabilmente triste, la inviò per poi non pensarci più, si sarebbe solo fatta del male.
Iniziò col riprendersi, nel frattempo arrivò anche il cibo che aveva ordinato e lo mangiò avidamente. La sua vita non era poi peggio di quella di un barbone, con la sola differenza di un tetto sulla testa e di un lavoretto quasi stabile che le garantiva il necessario per sopravvivere e studiare. Però, si sentiva dannatamente sola.
Il lavoro le portava via una bella fetta della giornata, quando tornava era così stanca e doveva fare i servizi necessari per mantenere la casa in ordine. Arrivava la domenica, il suo giorno di riposo, e magicamente non aveva nessuno con cui poter uscire. Di certo non aveva una vita sociale molto attiva. Finì la cena e si sistemò di nuovo sul computer, niente nella posta, sospirò nuovamente.
Incominciò a trovare dei video divertenti su youtube, aveva bisogno di qualcosa che la facesse sorridere, almeno un po'.


Angolo dell'autrice

Ebbene si, la povera Lauren si trova nel nostro periodo di crisi a lottare contro le ingiurie e di imposte salate, ma va avanti come può!
Chiudendo questa parentesi sarcastica sono contenta che ora siate felici di vedere la risposta di Lauren, e... ve l'aspettavate?
Questa sarà la mia unica domanda per voi, il resto sarete voi amabili lettori a giudicarlo ;)
Grazie ancora per chi mi segue e per gli altri che leggono, spero solo che vogliate lasciarmi una piccola recensione, anche di una parola non mi offendo! Vorrei sentire solo che ci siete :D
Un bacio a tutti coloro che mi lascerano "due righe"!

RedFeather

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - La falsa verità ***


Capitolo 6
La falsa verità

Tutto il giorno volò via come sempre, i clienti erano tanti e ordinavano quasi tutti del caffè, Federica e Umberto litigavano in amorosi sensi e lei non aveva perso l'autobus oggi. Era filato tutto liscio, insomma.
Attaccò la seconda molletta ad un asciugamano, i panni non erano molti, considerato che la sua vita si svolgeva più al lavoro che fuori.
Prese il secchiello color rosa spento e ritornò in casa.
I panni erano stesi, la tenuta da cameriera stirata e profumata e le lenzuola cambiate, aveva mangiato e fatto il secondo pacco di bucato, cambiato tutto ciò che c'era da cambiare, ed erano solo le sette e mezza, un bel record!
Posò la vaschetta vicino la lavatrice e poi tornò a piegare il resto dei panni.
Fare un cambio degli armadi ci voleva, e in un modo o nell'altro, tra un giorno si e uno no, ce l'aveva fatta. Soddisfatta mise tutto al posto di sua provenienza e sorrise.
Oggi aveva tutto il tempo di stare sul computer, per quanto voleva!.
Sorrise sedendosi sulla "comoda" sedia di legno, accendendo l'apparecchio e aspettando il suo risveglio. Si ricordò della sua mail, e d'un tratto si incupì.
Non sapeva il perché, ma ogni volta che si trovava ad usare il computer il suo pensiero le attraversava la mente. Scosse la testa e si disse che non doveva pensarci, ma la mente batteva sempre lì.
Aprì la posta e notò tre nuovi messaggi, una pubblicità, un'offerta e... una sua risposta!
Subito ci cliccò sopra attenta ad ogni più piccolo movimento della freccetta.
Lesse.


Da: vergil.sparda@yahoo.it
A: LaNuitRouge@hotmail.it
Oggetto: Re:Un ultima volta


Gli umani, sono creature deboli che credono di essere al centro dell'universo, credono di essere i soli e cacciano il diverso solo perché non vogliono sforzarsi di comprenderlo. Tu come unica esponente della tua razza non potresti fare nulla per i tuoi simili, perché saresti condannata alla loro paura e la loro stupidità.

Le apparirono parole strane, più strane di quelle di ieri... ma molto significative.
Sembrava che con quella frase la disprezzasse... ma la proteggesse al tempo stesso da un fato che non avrebbe saputo accettare. Si elettrizzò nel sapere quella risposta, ora sentiva di non essere più esclusa significativamente dai suoi pensieri.
Iniziò col scrivere la sua mail.


Da: LaNuitRouge@hotmail.it
A: vergil.sparda@yahoo.it
Oggetto: Re:re:Un ultima volta


Non sarebbe la prima volta che qualcuno mi accusi di essere strana, sono sempre stata trattata da tale. Ma non li odio, anzi li compatisco, perché le loro paure chiudono le loro menti. Io ti invito a metterti dalla loro parte per un momento, anche tu sei per metà come noi...
Cos'hanno i demoni da far invidia agli umani? I demoni sono il concentrato più puro di malvagità e tristezza. Ti invito a rifletterci.


Le parole che aveva scritto le sembravano più che convincenti, e subito le inviò.
Pensò a quelle frasi, a quello che le aveva detto, in qualche modo sentiva che tra le righe fumava una nube di nostalgia, una grandissima nube nera.
Aprì un'altra scheda distraendosi un po', poi fece per ricontrollare la posta, le scrisse un nuovo messaggio. Sembrava che volesse parlarle ora.


Da: vergil.sparda@yahoo.it
A: LaNuitRouge@hotmail.it
Oggetto: Re:re:re:Un ultima volta


Gli umani sono un concentrato di stupidaggine e crudeltà, anche. I demoni sono nati per essere così, ma gli umani? Perché si comportano come demoni? Si vogliono mettere in competizione forse? Prova a risponderti, vedrai che ho ragione di quanto siate patetici.

Questa risposta per un attimo la spiazzò, poi la rilesse con calma.
I demoni sono nati per essere così. Le venne un brivido a quelle parole, pensando a che cosa potesse sentire una creatura che avesse ormai il fato segnato... che non avrebbe potuto conoscere nient'altro che dolore e disperazione.
Si fece coraggio e pensò che dovesse mettere il suo punto di vista ora, come vedeva lei le cose.


Da: LaNuitRouge@hotmail.it
A: vergil.sparda@yahoo.it
Oggetto: Re:re:re:re:Un ultima volta


Si, forse hai ragione, ma ti stai comportando come loro a giudicare senza conoscere. Non tutti gli umani sono così e non tutti i demoni forse... c'è sempre un'eccezione, un demone che decide di combattere per gli umani e un umano che cerca di combattere per chi conta su qualcosa di costruttivo.
Io non ti sto giudicando, non ti voglio giudicare, ma tu cosa mi dai per non farmi pensare che tu sia malvagio, la tua diffidenza? Se non c'è un cambiamento da entrambe le parti allora come si può comunicare?


Premette invio, poi rimase per un po' incantata, a fissare lo schermo. Si sentiva stranamente svuotata, come se tutte le energie che aveva fino a quel momento fossero andate via. Chiuse gli occhi e prese aria, cosa le stava prendendo d'un tratto?
Perché provava tutta quella tristezza e... nostalgia? Per cosa poi.
Forse non era nostalgia, era qualcosa di più profondo, qualcosa nascosto dentro l'anima. Si toccò il petto e sentì il suo cuore battere.
Era come se potesse sentire quelle sensazioni nere, nelle mail di lui, e farle sue.
Non stava mentendo, ora ne era certa.


Angolo dell'autrice

Bene bene... credo questo capitolo piacerà a molte persone visto che è pieno zeppo di mail, quasi come una chat no?
Ad ogni modo, i nostri protagonisi si stanno sciogliendo (Vergil: cosa?) proprio come la una fic romantica vuole che sia u.u e soprattutto ora stanno parlando finalmente, yay!
Spero vi sia piaciuto, ringrazio chi commenterà e soprattutto chi segue la fiction così intensamente, siete importanti per me ragazzi :*
Alla prossima domenica!

RedFeather

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - L'invito ***


Capitolo 7
L'invito

Pensierosa seguiva i passi di Umberto, mentre quatto si avvicinava a lei.
Posò una guantiera di dolci dietro il bancone per poi fissarla da più vicino.
«C'è qualcosa che non va, Lauren?»
Lei non gli rispose, sbuffò soltanto, guardando fisso un punto nel vuoto.
Il pasticcere prese a sventolarle una mano davanti al viso, sfiorandolo appena:
«Allora, parlo con uno zombie o con la mia Lauren?»
Lei si destò dai suoi pensieri, e gli occhi ripresero finalmente vivacità, sorridendo al cuoco. Fece gesto con una mano di non preoccuparsi.
«Non è nulla, sono solo sciocchezze.»
Lui prese a pulire il bancone da rimanenze di crema e zucchero a velo.
«Non ho mai visto sciocchezze che ti prendessero tanto!»
Sbuffò la ragazza facendo una faccia curiosa, tenendosela sempre con una mano.
«Sono sciocchezze importanti... almeno per me.»
Umberto alzò un sopracciglio e Lauren ritornò catapultata nel mondo dei sogni ad occhi aperti, finché una vivace mano le volteggiò nuovamente davanti agli occhi.
«Terra chiama Lauren. Abbiamo un annuncio da fare!»
Federica entrò nel suo campo visivo, ma la ragazza non si mosse di un centimetro sbuffando solamente. L'amica, non contenta del risultato, iniziò a guardarla con sguardo malizioso.
«Il pazzoide tenebroso si è fatto sentire?»
La ragazza si risvegliò velocemente guardandola un po' interdetta.
Le risposte un insipido "Si", ma a Federica non bastava, le si attaccò come una ventosa guardandola ancora più di sottecchi, accennando già a quello che avrebbe detto con lo sguardo.
«Allora, te ne sei per caso innamorata tanto da pensarci così intensamente?»
Lauren quasi perse l'equilibrio dallo sgabello, mantenendosi al bancone guardandola vivamente arrossata.
«Che ti salta in mente?! Non lo conosco nemmeno!»
Federica ridacchiò accavallando le gambe con aria solenne.
«Bingo!»
Fece una pistola con le dita così da riprodurre il suono di essa e spararle, a volte Lauren non riusciva a sopportarla, soprattutto quando faceva così.
«Di che state parlando?»
Fece per intervenire Umberto, ma lei lo scacciò con la mano.
«Sono argomenti per sole donne, quindi fila in cucina!»
Il cuoco la guardò per un momento con la bocca semi aperta, cercando di rispondere, poi la richiuse e fece spallucce.
«Agli ordini...» e se ne ritornò in cucina sconsolato.
Federica guardò soddisfatta il suo nuovo giocattolo, ovvero Lauren, e le serbò una di quelle occhiate molto furbe e curiose.
«Lo sai che ora mi devi raccontare tutto vero?»
Nel frattempo, la mezza inglese, fece per mettersi di nuovo sullo sgabello comodamente tornando pensierosa e un po' infastidita.
«Cosa dovrei raccontarti?»
«Avanti non fare quella faccia, cosa è successo tra voi?»
Si avvicinò sempre di più.
«Abbiamo parlato se vuoi saperlo... su teorie tra demoni e umani.»
«Tutto qui?»
«Tutto qui.»
Federica sbuffò e poi la guardò di sbieco.
«Ma dai... pensavo fosse una di quelle storie d'amore che avvengono in rete, di solito quando due si incontrano così per una casualità del fato si continua con...»
Bla bla bla.
Non voleva sentirla, non era per quello che era sovrappensiero.
La verità è che domani era la festa patronale, e lei se n'era assolutamente dimenticata e non sapeva con chi andarci.
«Si Fede, ma sembra che abbia deluso le tue aspettative.»
Sorrise in modo cattivo, alzandosi.
«Ora è meglio che torni a lavoro...»
«Aspetta!»
La voce dell'amica la fece fermare e voltare, un po' scocciata le fece cenno di parlare.
«Domani è la festa del paese... che ne dici di venire con me e Umberto?»
Gli occhi di Lauren si riempirono di gioia e subito le andò incontro tenendole le mani.
«Certamente!»
Sapeva che cosa le costava invitarla quando poteva tranquillamente rimanere da sola con il suo amato pasticcere. Era così felice.
«Allora è deciso! Lo sa anche Umberto, ma non sapevamo se eri già impegnata o...»
«Non sono impegnata e verrò con voi! A che ora?»
La felicità della ragazza impressionò non poco Federica, che alleggerì la sua espressione in qualcosa di più dolce.
«Andremo nella piazza principale alle sette e mezza.»
«Ci sarò senz'altro!»


Angolo dell'autrice

Bene bene bene...altro capitolo senza mail miei cari lettori *si nasconde in un igloo per evitare il linciaggio* abbiate pietà mi serviva per intraprendere una bella sorpresa che voglio farvi D:
Anyway, spero vi sia piaciuto ugualmente, e diciamocelo, quando adoriamo Fede da 1 a 10? xD A voi i voti!
Spero lasciate una recensione, e ringrazio ancora chi mi segue così assiduamente da farmi commuovere, a voi le conclusioni!

RedFeather

P.S. Nel prossimo capitolo ci sarà una grossa sorpresa in serbo per voi :>

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - La pagina facebook ***


Capitolo 8
La pagina facebook

Poggiò le chiavi e le buste della spesa sulla tavola, le aspettava un'allegra giornata piena di servizi da fare, di bollette da pagare e di conti da regolare. Sospirò.
L'unica cosa positiva è che domani sarebbe andata alla festa con i suoi due migliori amici. Canticchiò posando il latte e la carne nel frigo, domani avrebbe anche mangiato decentemente dopo una settimana. Ogni domenica mangiava decentemente dopo una settimana. Dopo essersi spogliata ed essersi messa qualcosa di più comodo, si rimboccò le maniche e si avviò nel fare le sue faccende giornaliere.

Dopo un'oretta bella e buona finì le faccende domestiche e decise che sarebbe andata a pagare le bollette lunedì, oggi non era decisamente dell'umore adatto per uscire ed intraprendere un lungo percorso.
Si sdraiò sul grande letto che la ospitava tutte le notti e guardò il soffitto, chissà se "Vergil" avesse risposto al suo messaggio.
Fece per alzarsi mettendo forza sulle gambe, poi, camminando solo con le calze, andò ad accendere il suo, ormai, amico più fidato.
Mentre aspettava il suo risveglio si era andata a mettere le pantofole lasciate nell'altra camera. Tornò e subito, tolte le prime stupide finestre di aggiornamenti, si tuffò nella sua posta.
Controllò la risposta, ormai puntuale, del suo altrettanto quotidiano interlocutore.


Da: vergil.sparda@yahoo.it
A: LaNuitRouge@hotmail.it
Oggetto: Re:re:re:Un ultima volta


http://www.facebook.com/dante.sparda è l'account di mio fratello, aggiungilo, continueremo a parlare lì.

Strizzò gli occhi, era capace di stupirla ad ogni mail, ma ora questo?
Un account facebook perbacco! Non rispose alla mail, si limitò a ritrovare il suo account polveroso e ricordarsi la password.
Dopo molteplici tentativi riuscì ad entrarci. Mentre iniziava nel campo url e digitare l'indirizzo pensò... ma aveva anche un fratello? Un altro pazzo?
Per l'amor del cielo doveva affrontarne due ora?
Si sentì tesa come una corda di violino.
E se, invece, era diverso da lui? No, si chiamava Dante come il fratello dell'antagonista gemello, di certo non poteva essere migliore di quel falso Vergil.
Scrollò verso il basso esplorando un po' l'account del suddetto.
Citazioni prese dal videogioco, aggiornamenti di demenziali giochi del social network e... foto di donne ovunque!
Diamine, se era un pervertito?
Fece un bel respiro e chiese l'amicizia.
Poi guardò il suo account, la foto di un anno fa, aggiornamenti ancora più preistorici... di certo era meglio avere la bacheca tempestata di donne che invece polverosa e piena di ragnatele.
La richiesta di amicizia fu accettata.
«Bene bene.»
Aprì la chat e iniziò con l'inviargli il primo messaggio.


Lauren: eccoti! ^^
Dante: e tu chi sei? o.o
Lauren: tu devi essere Dante, vero?
Dante: si, ma tu chi sei?
Lauren: tuo fratello mi ha detto di aggiungerti per parlare con lui.

Ci fu un silenzio che durò sui due minuti, Lauren deglutì, si sentiva decisamente a disagio.

Dante: ... è la prima volta che vuole parlare con qualcuno.
Lauren: è riservato?
Dante: più che riservato direi... facilmente irritabile
Lauren: si ho già sperimentato questo suo lato -.-
              ma dimmi
              siete veramente fratelli, cioè, intendo nella realtà, voi due?
Dante: uh... beh... si
Lauren: che coincidenza proprio come i gemelli!
Dante: beh si eheh..
Lauren: comunque... sono una grande fan del tuo personaggio <3
Dante: beh, come mi si può resistere? ;D
Lauren: ora non esagerare...
Dante: ahah su con la vita, hai iniziato tu il discorso u.u
Lauren: che tu sia un figo va bene, ma vantarti ti rende meno figo u.u

Parlò per un sacco di tempo con il fratello di lui, al contrario dei suoi pensieri, era molto socievole e simpatico, sapeva ridere e sapeva fare stupide battute che non paravano a nulla. Più volte Lauren rise divertita a quello che diceva, ma ogni volta che si parlava di cose personali o del fratello evadeva il discorso.
Lei lasciò stare questo aspetto, continuando a chattare indisturbata.


Dante: eccolo è arrivato, cedo il posto... buona fortuna!
Lauren: eh grazie XD

Si preparò come se dovesse pilotare una macchina da corsa. L'agitazione le tornò tutta.

Dante: eccomi
Lauren: ...
              potresti mettere il tuo nome, così, per aiutare a non confondermi
Dante: (Vergil) così va bene?
Lauren: si molto meglio.

Ci fu un imbarazzante silenzio per più di cinque minuti, decise di scrivere lei alla fine per noia.

Lauren: allora... perchè mi hai dato questo indirizzo?
Dante: (Vergil) è più veloce come metodo di risposta, no?
Lauren: si... non ne avevo dubbi... ma è solo per questo che mi hai invitato a parlare qui?
Dante: (Vergil) si
Lauren: oh...

Altro silenzio imbarazzante. Dannazione non riusciva a trovare un argomento che gli facesse scrivere di più di due righe, allora se ne venì con la domanda più banale di tutte.

Lauren: beh cosa hai fatto oggi?
Dante: (Vergil) ... le solite cose
Lauren: tipo?
Dante: (Vergil) ho letto.
Lauren: *_* cosa?
Dante: (Vergil) Avalon e un libro di tradizioni esoteriche.
Lauren: non ho mai letto di quei libri io
              però
Dante: (Vergil) leggi romanzi rosa, vero?

Si risentì di quell'affermazione, sembrava di parlare con qualcuno di cui non gli andava mai bene nulla.

Lauren: No, non mi piacciono le storie romantiche,
              dicevo però mi piacciono l'epica e il fantasy.
Dante: (Vergil) Beh non discrimino tali libri... cosa hai letto di preciso?

Parlarono per ore di libri, di tutti i titoli e di quasi tutte le epoche. Gli narrò delle avventure di Beowulf e anche di come gli piacesse l'antica letteratura inglese, di come fosse bravo in quest'ultima lingua e che sapeva tradurre il latino.
Per un momento lo rivalutò completamente.
Era un ragazzo non di poca cultura, e di certo i libri che leggeva lei non erano nulla in confronto alle sue conoscenze, diceva di passare la maggior parte del tempo in biblioteca e che a volte gli capitava di rileggere dei libri in varie versioni, il suo genere preferito era il romanzo epico.
Rimasero per ore, eterne per lei, a parlare, finché la ragazza non vide l'orario, era tardissimo! Avevano parlato, o scritto, per quattro lunghe ore!


Lauren: Io ora devo andare... al massimo ci sentiamo un'altra volta.
Dante: (Vergil) Se ci sarà opportunità.
Lauren: Alla fine, non sei antipatico come pensavo...

Non le rispose, lei aspettò a lungo ma non arrivò nulla, quindi decise di congedarsi con un po' di amaro in bocca.

Lauren: è stato un piacere parlare con te! Grazie per i titoli dei libri, li leggerò senz'altro!
Dante: (Vergil) Di nulla
Lauren: :)


Chiuse la chat e spense. Sospirò.
Non se lo aspettava così, di primo acchito le sembrava uno stupido sciocco, di quelli che ce l'avevano col mondo intero, poi però parlarono così tanto...
Sapeva che qualcosa di diverso in lui c'era.
S'immaginò di averlo vicino in un momento di lettura, s'immaginò entrambi, concentratissimi, ognuno con un proprio libro tra le mani, lei con "L'amore immortale" di Sabrina Benulis... e magari lui con "Lo scudo di Talos" di Massimo Manfredi. Si, ma come se lo doveva immaginare?
Alto? Basso? Magro? Grasso? Con i capelli chiari o scuri? E il colore dei suoi occhi?
Sinceramente non le importava molto, allora se lo immaginò con l'aspetto dell'albino: l'ombra di Vergil.
Se fosse stato tanto carino certamente avrebbe voluto fare una sessione di lettura con lui... sorrise pensando a Federica che la mattina le disse quelle cose.
Di certo poteva dirle di tutto, che era una stupida imbranata, che non sapeva scherzare... ma non avrebbe mai potuto dirle di innamorarsi di persone invisibili.


Angolo dell'autrice

Ed ecco qui l'altro capitolo! Ed è stata anche rivelata la sorpresa...il famigerato account di facebook! Ora non dovrete aspettare per una risposta xD e suvvia, ci voleva anche un po' dell'intrigante presenza di Dante con il suo album sexy costituito da "modiche" fanciulle! Ok basta allo sclero passiamo ad un avviso importante.
La prossima domenica purtroppo non potrò postare per motivi personali e mi dispiace, ma dovrete sorbirvi la suspance per due settimane anzichè una.
Non uccidetemi, è la scuola a dovermelo far fare ç__ç
Per il resto lascio a voi la parola, alle recensioni che mi fate che lo sapete mi piacciono tanto! E suvvia, anche chi legge nell'ombra della notte senza farsi sentire, mettetemi anche una frase di senso compiuto nelle recensioni e sarò felice! Voglio sapere se ci siete :D <3
Al prossimo capitolo! Cosa succederà alla festa del paese? ;)

RedFeather

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Il riflesso ***


Capitolo 9
Il riflesso

Tema del capitolo: http://www.youtube.com/watch?v=Zdd2S6BhBkQ

Si guardò per l'ennesima volta allo specchio. I capelli erano in ordine il lungo vestito verde le calzava sui fianchi splendidamente, eppure lei non era ancora soddisfatta.
Non trovava il fermaglio viola che le aveva regalato Federica non molto tempo fa per il suo compleanno, e su quel vestito con ricami violacei ci stava benissimo!
«Oh, ma dove l'ho messo?!»
Erano le sette e venti e questo fermaglio era ancora disperso chissà dove.
Controllò in tutti i comodini, poi lo vide, lì, dietro il comò caduto chissà per quale disgrazia. Sbuffò cercando di spostare il pesante mobile, ricavandoci solo un taglio al dito.
«Dannazione!»
Si succhiò l'unica goccia di sangue che uscì dall'indice per poi prendere il manico di una scopa e riprovarci. Si chinò verso il mobile, tentando di infilare il manico ingombrante. Armeggiava come se dovesse sbloccare una cassaforte.
«Ci sono quasi...»
Proprio mentre era in procinto di sfiorarlo con il dito ferito, il cordless suonò insistentemente. Scappò nell'altra stanza facendo in tempo a non inciampare rovinosamente in corridoio.
«Pronto?»
«Noi siamo in piazza, bella addormentata, ti ci vuole molto?»
Guardò l'orologio, diamine se era tardi!
«Io... si sono pronta, ma credo di aver perso l'autobus... di nuovo.»
Sorrise di sbieco come se potesse vederla, la sentì sbuffare sonoramente.
«Sei un disastro... mando Umberto a prenderti.»
«Grazie Fede!»
Chiusero entrambe la chiamata. Ora che non aveva più distrazioni poteva procedere al recupero dell'oggetto perduto.
«Fermaglio, a noi due.»
Riprese il manico di scopa, e ritornò a posizionarlo in perpendicolare sul fermacapelli. Ci tentò più di due volte e alla fine ce la fece.
Sospirò recuperandolo per poi pulirlo dalla poca polvere che aveva catturato, lo infilò tra i capelli raccolti in una lunga cascata di boccoli. Ora era pronta.

«Grazie mille per essere venuto.»
«Nessun problema, sappiamo come sei fatta!»
Rise il ragazzo guardandola.
«Non ti sembra un po' esagerato per una festa del genere?»
Le inquadrò il vestito, stivaletti neri con ricami viola, un cappotto sbottonato marrone scuro che faceva intravedere il vestito di un verde acceso di cui la gonna arrivava un po' sopra le ginocchia, con un ricamo in raso viola scuro e perline che scendevano a mò di fontana come i suoi capelli, per la prima volta a boccoli, dove vigeva il regalo che l'amica le aveva donato: un fermaglio viola a forma di colomba stilizzata che portava un ulivo fatto di piccolissimi swarovski che riflettevano alle poche luci della sera. In confronto al vestito semplicissimo di lui, sembrava dovesse andare ad una cena di galà.
«L'importante è sentirsi belle e stare comode.»
Gli ammiccò con un sorriso la risposta, lui fece altrettanto.
«Eccoci arrivati.»
Parcheggiò dopo un po', era tutto pieno a quell'ora e già poteva vedere Federica che all'angolo, poggiata ad un lampione iniziava a spazientirsi.
«Fede!»
La ragazza si voltò, era vestita anche lei in un modo molto eccentrico, prevalentemente rosa e nero, e soprattutto pieno di cinghie e pelle.
«Wow ragazza! Che eleganza, ha per caso un appuntamento?»
Lauren la guardò falsamente infastidita.
«E forse lei ha un concerto rock oggi?»
Si misero a ridere entrambe per poi abbracciarsi. La serata si rivelava interessante!

La festa del paese proponeva di tutto: giochi, artisti di strada, concerti, burattini, riunioni di parti politiche, piccole bancarelle piene di accessori... e tutto in una singola piazza!
Lauren mangiò il suo pezzetto di zucchero filato che aveva condiviso con l'amica per la troppa "enormità" dello zucchero, a detta della rockettara.
Avevano già assistito allo spettacolo delle marionette, ad un concerto jazz e ad un mangia fuoco, ora erano lì in giro tra le bancarelle a vedere le cose più stravaganti che potessero contenere.
Federica iniziò col provarsi una collana con un pendente a pugnale.
«Che ne dici mi sta?»
Lauren la squadrò, riservandole uno sguardo al dir poco esterrefatto.
«Qualcosa di più gentile mai tu, eh?»
«Sai che non adoro quel genere di cose... Umberto!»
Chiamò il suo futuro ragazzo che subito accorse, essendo nel bancone limitrofo.
«Che ne dici, mi sta bene?»
Fece tante moine che poi fu il povero ragazzo a pagarle la collana, ovviamente con il compenso di dolci baci e abbracci. Ogni volta che li vedeva non faceva che provare una sana gelosia per loro, chissà come sarebbe stato avere qualcuno che la trattasse così come faceva Umberto con lei.
Sorrise ad entrambi e alla fine arrivò la tanto fatidica ora X, l'ora dei fuochi d'artificio. La gente era già sfociata in massa verso l'angolo più grande della piazza, bastava poco per perdersi e così si tennero l'uno a l'altro in modo da non facilitarne il processo. Si appostarono quasi al centro della grande folla, dove riuscivano a vedere benissimo l'esecuzione dei fuochi che tardavano ad iniziare.
Si parlarono per un po', per l'attesa sul palco avevano preparato una tribuna dove dei giovani debuttanti cantavano dei pezzi al dir poco eccezionali, chi con qualche stonatura, chi con la voce di un vero usignolo.
Il nostro gruppetto non ci badò poi molto chiacchierando indistintamente nella folla, ma la prossima canzone catturò Lauren. Andava matta per i pezzi al pianoforte e quel pezzo, tra la musica soave dello strumento e la dolcezza delle parole era entrata in uno stato di stasi. Non pensò alle chicchiere di Federica nè a quelle della gente nei dintorni, sentiva solo la melodia che proveniva da quel palco, a quel punto si girò e tra la folla riconobbe un agglomerato di capelli bianchi. Affinò la vista.
Era un giovane, alto, e sembrava avesse fretta. Per due minuti fu trasportata dalla canzone e dai colori della festa, fino a quella testa color zucchero. Camminò.
Non le importava di dove stesse andando, sapeva che la meta era quei capelli bianchi. Scostò molta gente con un "permesso" qua e là, poi vide la figura muoversi.
Imprecò tra se e se e le maniere gentili si andarono a far benedire.
Sentiva che lui la stava aspettando, che stava aspettando lei.
Corse. Corse tra la gente.
Vide la figura che velocemente si insinuava tra la folla, stava uscendo. Il primo botto. La canzone continuava ad assillarla, come una magica formula di soggezione.
Non doveva fermarsi, doveva vederlo.
Un altro fuoco, un'altra nota.
Finalmente era fuori, continuava a cercarlo finché non vide un cappotto di un blu scuro con quegli inconfondibili capelli girare l'angolo. L'aveva visto, era lui!
Fuggì verso l'angolo per poi girarlo. Nessuno.
Respirava a fatica, poi si risvegliò dal sogno. Guardò in alto, i fuochi di colore blu, rosso e lilla iniziavano a danzare nel cielo, che le era saltato in testa?
La canzone era finita, e la gente era intenta a guardare lo spettacolo nel cielo, intanto Federica partì verso di lei gridandole che era fuori di se, che le era dato di volta il cervello. Ma lei rimase lì, a guardare i fuochi d'artificio come fiori in un prato nero. L'aveva visto, se lo sentiva.

In macchina il silenzio calò grave sui tre, non ci furono domande da parte di Federica, né risposte da parte di Lauren. Solo un profondo silenzio.
La ragazza in verde sbuffò, portando la mano sui capelli...
Un attimo.
Il fermaglio! Non c'era più!
Rimanendo zitta riportò la mano sulle gambe, di certo l'amica non le avrebbe perdonato anche un torto del genere.


Angolo dell'autrice

Bene, bene, bene. Una sola domanda, vi aspettavate tutto ciò?
Vi ho fatto rimanere con l'amaro in bocca? :P
Eh si sono tanto malvagia u.u scommetto vi aspettavate un bell'incontro...ma non è ancora il momento! :P
Ora passo a ringraziarvi di essere arrivati a leggere anche questo capitolo e spero di aervi fatto emozionare come ho fatto precedentemente <3
Ringrazio infinitamente hera85, Jenova e la mia nipotina Rakelle che puntualmente fanno arrivare le loro recensioni. Siete importanti per me :*
Invito sempre i lettori fantasma a farvi sentire! Non vi mangio mica! Le recensioni negative o di due righi bastano a saziarmi non preoccupatevi ;P
Ah, spero vi piaccia la canzone che vi ho messo all'inizio ;P (è quella che sente Lauren quando parte all'inseguimento)
Alla prossima!

RedFeather

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - La ricerca ***


Capitolo 10
La ricerca

Lunedì, il giorno più odiato da tutti, dove si ritorna alla malvagia regolarità delle cose.
Questa volta però non fu così, il giorno prima le aveva cambiato completamente lo schema dei propri rapporti: Federica era furiosa con lei, Umberto non aveva più parlato, quello strano ragazzo che le aveva fatto scattare qualcosa... e diamine la sua spilla! Ci teneva tanto a quel regalo, forse nella frettolosità della corsa l'aveva persa.
Si mise comoda e sistemò la divisa di lavoro nel borsone, e ora come poteva fare pace con Fede? Doveva trovare un modo, di certo era simpatica e quant'altro, ma quando le facevano un torto, anche piccolo piccolo, metteva il muso anche per una settimana, se non addirittura per un mese.
Guardò l'orario, era in tempo per il bus, non era riuscita nemmeno a connettersi in questi due giorni e ne aveva una voglia pazzesca...di certo non solo perchè voleva sentirlo.

Arrivò al negozio e subito si girò per vedere se Federica era arrivata, non vi era traccia nè di lei nè di Umberto. Sospirò di sollievo, poi andò a cambiarsi.
Nel mentre incominciò a pensare che scusa inventare, con Umberto avrebbe legato subito di nuovo, forse avrebbe chiesto a lui come poter farsi perdonare.
Uscì e subito le diedero del lavoro, la giornata si improntava intensa e faticosa quando all'improvviso notò che Federica oltrepassò la porta. La guardò per un minuto, poi andò a cambiarsi.
Lauren rimase ferma sul suo posto pietrificata, sentiva che l'amica stesse esagerando ma non lo diede a notare, poi dopo qualche minuto venne Umberto che come di consueto la salutò, lei cercò dentro se stessa tutto il coraggio che poteva riempirla e gli andò a parlare:
«Umberto...»
«Dimmi.»
«Mi dispiace per ieri...io...non so cosa mi sia preso.»
Fece per mantenersi il volto con una mano poi lui le sorrise:
«Non preoccuparti per me, io ti ho già perdonato.»
Ammiccò lui, in uno strano status che a Lauren metteva tanta speranza.
«Si, ma...Federica.»
«A lei passerà non preoccuparti, troverò un modo per farla ragionare.»
«Sei un angelo.»
Sorrisero entrambi e poi presero le loro strade, pronti ad affrontare ognuno il proprio frustrante lavoro.

Ritornò a casa che era stanchissima, pressata e distrutta. Come se la tensione con l'amica non bastasse, si era presa pure una ramanzina dal suo capo per aver rotto delle tazze, in preda ai pensieri non aveva visto uno scalino e...bam.
Era stato demoralizzante e l'unica cosa che voleva ora era fare pace con Fede, ma sapeva che non l'avrebbe presa bene. Guardò il cordless per più di mezz'ora tentata a chiamarla, poi sbuffò e si avviò verso il pc sconsolata. Era tutto nelle mani di Umberto, che volesse o meno.
Si sedette di fronte all'apparecchio pigiando il tasto dell'accensione, sbuffando e rimanendo con lo sguardo sulla tastiera. Aveva bisogno di bere una buona tazza di cioccolata calda per calmare i nervi, quindi se l'andò a preparare aspettando che il computer finisse gli aggiornamenti necessari.
Dopo un po' ritornò con la sua bevanda vedendo che la macchina era pronta, si sedette tranquilla iniziando a navigare in rete. Poi le venne un'idea. Se avrebbe fatto un regalo a Fede? Magari sarebbe riuscita a farla calmare almeno un po'.
Da lì iniziò la sua ricerca tra i negozi punk e goth, sapendo i suoi gusti, cercando un gioiello o qualcosa che le potesse piacere. Appuntava tutto con una penna su un blocco note, poi portò la sua attenzione su una nuova scheda, iniziando a digitare l'indirizzo di facebook.
«Chissà se lui c'è...»
Non l'aveva sentito da un po', e l'evento di quel ragazzo a quella festa sapeva che era frutto della sua immaginazione. Come poteva essere, trovarlo proprio lì, davanti a lei? Eppoi, Vergil non esisteva, lui era una persona reale, e di certo non poteva essere proprio albino.
Entrò nel suo account pensando che dovesse cambiare l'immagine del profilo, iniziò a spulciare tra le sue foto quando notò che un certo Dante Sparda era in linea, con un mezzo sorriso aprì la chat.


Lauren: Ciao! C'è Vergil in casa?
Dante: (Vergil) Ci sono.
Lauren: Allora anche tu usi facebook qualche volta! xD

Vide di non ricevere risposta quindi ritornò sui negozi per il regalo all'amica. Appuntò l'indirizzo di uno mentre continuava a leggere della collana con lo strano cinturino, poi sentì nuovamente un beep dalla finestra della chat.

Dante: (Vergil) Si, ma solo per controllare delle cose.
Lauren: Non c'è nulla di male a dire che ti diverti un po' sai?
Dante: (Vergil) Hai letto qualcuno di quei libri?

Cambiò discorso come un fulmine e lei alzò un sopracciglio.

Lauren: Si, ho letto lo stesso che leggevi ieri..
Dante: (Vergil) Allora?
Lauren: Lo trovo affascinante... è pazzesco come l'autore sappia spiegare la mentalità del tempo con una narrazione tanto avvincente!
Dante: (Vergil) Non so se tu sia arrivata alla parte dove lui...

Parlarono ancora di libri...e il tempo volò via, mentre iniziò a bere un po' di cioccolata bruciandosi il labbro inferiore perchè ancora calda.
«Diamine...»
Si assentò per un po' dal computer per andarsi a bagnare il labbro e prendere dei biscotti. Tornò, chiedendogli scusa e riprendendo a parlare sempre di libri. Sbuffò, non che non le piacesse, ma...voleva discutere di altro, e soprattutto le dava angoscia non sapere chi era, quindi nel bel mezzo del discorso cambiò il filo logico.


Lauren: Vorrei sapere...
Dante: (Vergil) Si?
Lauren: Non hai mai pensato di leggere qualcosa di più... umano?
Dante: (Vergil) Perchè dovrei?
Lauren: No... lo dicevo solo perchè io adoro studiare le attitudini di soggetti diversi... eheh

Preparava il terreno in attesa della vera domanda, ma non ce la fece e decise di dirlo subito dopo che le avrebbe risposto.

Dante: (Vergil) Questo è ammirabile
Lauren: Grazie! Ma dimmi...
Dante: (Vergil) ?
Lauren: Chi sei in realtà? Nella vita vera?

Ci fu solo silenzio. Un lungo ed insopportabile silenzio. Lauren continuava a guardare la pagina frustrata aspettando la risposta, e sperando che fosse quella che immaginava. Allora iniziò a fantasticare, sorseggiando la cioccolata.
Chissà se le avrebbe detto tutto, se si fidava di lei, se voleva...che stava per dire? E quanto diamine ci metteva a rispondere?! Poi vide una nuova riga nera.


Dante: (Vergil) Perchè ti interessa?
Lauren: Ero curiosa di sapere....
Dante: (Vergil) Non ti basta che parliamo?
Lauren: Si... ma vorrei sapere anche chi sei, oltre questa maschera.
Dante: (Vergil) La ritieni davvero tale?
Lauren: Tu ti ritieni davvero lui?

Ma si rendeva conto? Le stava dicendo cosa? Non lo seguiva più...stava solo uscendo matta, tra curiosità e risentimento verso i suoi confronti. Poi quella risposta, non bastava che parliassero...no, a Lauren non bastava. Lei voleva sapere chi era, e voleva parlare con qualcuno sapendo quale sia il suo vero volto. Furente aspettava il responso che tardava nuovamente ad arrivare, avrebbe voluto fargli capire quanto la facesse stare male questo suo comportamento. Ma non l'avrebbe ascoltata, lo sapeva.

Dante: (Vergil) Devo andare.
Lauren: Va bene... alla prossima

Lei spense tutto furente, mentre posava la tazza ormai vuota al fianco del laptop.
Era frustrata, arrabbiata e delusa. Ce l'aveva col mondo e tutti i suoi miseri abitanti, ma tutto questo per un quarto di secondo. Respirò facendo la sua usuale terapia per calmarsi, riprese la tazza vuota e, picchiettandola con un dito, si avviò in cucina per posarla nel lavabo. Ora sapeva una cosa.
Prima aveva solo questo pallido desiderio di capire chi fosse, ma adesso...era diventata una sfida aperta. Non sapeva che più riluttanza buttava su Lauren più lei, cocciuta com'era, si ostinava a voler continuare.
Un sorrisetto fece cenno sul suo volto, avrebbe trovato un modo per capire chi fosse.
La caccia era iniziata.


Angolo dell'autrice

Ok, qui inizia la vera caccia al topo.
Fino ad ora era tutto dolci e coccole, ora la nostra Lauren è convinta e vuole sapere chi è. Che debba mettere l'avviso che sia un giallo stile "chi l'ha visto"? Non si sa.
Comunque spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Spero di avervi fatto simpatizzare Lauren in questi capitoli e che ora siate a fare il tifo per lei!
Alla prossima ;*

RedFeather

P.S. Per chi vuole, ho finalmente creato una pagina facebook, mi aggiunga qui! http://www.facebook.com/redfeather.efp posterò oltre che le copertine ufficiali e magari qualche citazione, delle anteprime su altre fiction che ho in magazzino :) e tanto altro! ;P

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Il perdono ***


Capitolo 11
Il perdono

Sospirava, sbuffava, le scarpe continuavano ad essere scomode e Federica ancora non la guardava nemmeno in faccia. Aspettava il suo attimo di pausa per parlare con Umberto, sembrava che oggi nelle cucine c'era molto da fare.
Entrava ed usciva dalla porta che conduceva ad esse vedendo il pasticciere bersaglio indaffaratissimo e non riuscendo a sfilargli una parola che non sia "la guantiera è qui", "attenta che scotta", "al tavolo undici" e via così...
Voleva sapere dell'amica, e voleva saperlo ora.
Quindi decise di studiare un piano, raggiunse le cucine portando una teglia vuota e subito iniziò con una domanda diretta.
«Federica, beh?»
Lui la guardò sorpreso, poi sbuffò:
«Nulla...è molto molto arrabbiata ancora.»
Lauren guardò il bancone stanca, le mancava tanto, e quelle volte che faceva così non riusciva proprio a sopportarla.
«Mi è venuta l'idea...di farle un regalo.»
Tornò a fissarlo con una piccola luce di speranza negli occhi, lui continuava a parlare mentre preparava i dolci nella teglia gironzolando:
«Mi sembra una buona idea...se riuscissi ad avvicinarti»
Disse con tono ironico e guardarono per un attimo la suddetta protagonista dei loro discorsi avvicinarsi con aria rabbiosa, come se fosse nel suo "periodo", poi si allontanò.
Si voltò di nuovo verso il cuoco, Lauren, leggermente innervosita.
«Odio quando fa così...»
«Perché non vai a parlarle dopo?»
Si fissarono per lunghi attimi.
«Si, e se mi mangia?»
«Non preoccuparti...l'ho riempita io di dolci nel frattempo.»
Rise lui, ma l'aria imbronciata della cameriera lo destò facendolo smettere. Incrociò le braccia pensando e da lì fu solo silenzio.
L'ultima parola la disse prima di andare, mentre aveva preso i dolci da portare al tavolo.
«Cercherò di parlarci dopo il turno.»

La giornata era trascorsa tranquilla, ogni tanto uno sguardo di rimorso da parte dell'amica ma il resto tutto normale.
Allora prese ad entrare nei bagni, ormai era lì lo spogliatoio, maledisse il fatto che erano dannatamente stretti e che i lavori di ristrutturazione della vera stanza per cambiarsi non erano ancora finiti. Prese i suoi abiti dal borsone e poi vide Federica entrare.
Ci furono attimi di silenzio, come se il mondo in quella stanza avesse perso lo scorrere del tempo. Lauren era intenta a prendere la maglia ma, ora, era rimasta lì, tra il borsone e le mani. L'amica fu la prima a muoversi.
Si diresse verso uno dei bagni chiudendoselo rumorosamente dietro se, l'altra sbuffò prendendo le cose che le servivano.
«Non puoi ignorarmi per sempre Fede.»
Nessuna risposta.
«Possiamo parlare da persone civili?»
Continuava sempre a guardare la porta dove provenivano i rumori di lei intenta a cambiarsi, non imprecava, era silenziosa e lo sapeva che era colpa sua se lo era.
«Fede, ti stai comportando come una bambina!»
Lei continuava a non rispondere allora Lauren sbottò. Aprì la porta mentre era solo in intimo e l'altra la guardò con sorpresa.
«Ma che fai! Chiudi!»
«Ecco, ora che ho la tua attenzione, posso sapere perché ce l'hai tanto con me? Ieri sono solo fuggita...»
«Ecco, solo fuggita! Tu mi hai fatto prendere un accidente!»
«Ma Fede, non eri tu a dirmi di fidarti delle proprie emozioni?»
«Si ma senza farmi prendere accidenti! Diamine e se qualcuno ti avesse rapita?»
«Non fare l'allarmista...»
«O magari potevi essere sparita in un vortice spazio temporale!»
«Fede stai delirando...»
«Ma non lo capisci che mi preoccupo per te!?»
E poi l'abbracciò. Lì in intimo, con la porta ancora aperta senza la paura che qualcuno potesse entrare. Sorrise Lauren, ce l'aveva fatta.
Si abbracciarono felici
«Non lo fare mai più.»
«Si n...»
«MAI!»
La strinse più forte, poi la guardò con gli occhi lucidi dall'emozione.
Avevano finalmente fatto pace.
Non si dissero più nulla su quello strano evento, parlarono e basta come se non fosse accaduto niente, non era poi questo il bello di essere amiche? Saper perdonare riusciva tanto facile a Lauren quanto a Federica...tralasciando l'intervallo di stupida rabbia.
Si salutarono tranquille quando la nostra protagonista le disse che le avrebbe fatto un regalo, allora come sempre l'amica andò su di giri chiedendole mille domande e fu costretta a sopportare quella piacevole tortura. Era felice che tutto fosse andato per il verso giusto.

Con un sorriso a trentadue denti entrò nella propria usuale abitazione felice come una pasqua. Ora era veramente soddisfatta e togliendosi la sciarpa prese per andare verso il cucinino. Avrebbe come sempre riscaldato qualcosa che avrebbe trovato in frigo, o fatto un panino di sopravvivenza. Ma che importava, anche un panino poteva risultare gustoso dopo un'intensa giornata di fatica, ma anche di successi.
Si tolse le scarpe andandosi a massaggiare la pianta del piede indolenzita, poi accese il quotidiano pc e andò a sbrigare le sue poche mansioni, intanto fu contenta di trovare un po' di pollo da scaldare.
Dopo venti minuti si andò a schiantare sul divano trascinando il laptop con se.
Era curiosa di vedere se Vergil era in linea...
Cliccò su varie finestrelle poi entrò nel browser e accedé al suo account di facebook.
Nulla.
Sospirò, oggi che aveva proprio voglia di parlare serena con lui...
"Un'altra volta di libri" pensò. Poi rise.
Pensare che quando si erano conosciuti si erano buttati tutte le sentenze di questa terra ed ora...già, ora? Era ancora lì dietro lo schermo di un computer, ma lei voleva vederlo non ce la faceva più.
Si mise dritta col pc sulle gambe incrociate e andò a farsi un giretto su alcune news.
Per come si sentiva, poteva permettersi finalmente di spolverare la sua vecchia console e giocarci un po'.


Angolo dell'autrice

Ed eccoci qui anche questa volta, ormai sta diventando la mia frase di note a piè di pagina ._.
Sembra che sia un capitolo più dedicato alla felicità di Lauren con Fede non trovate? C: non mi sono concentrata su Vergil perchè anche lui ha il suo da fare giornaliero e di certo non è tipo da stare molto su internet xD ma l'importante è sapere che quelle due hanno finalmenta fatto pace C: Federica non è una cattiva ragazza, è solo...particolare!
Sottilineo che questo è un capitolo che mi serve più come "transizione" alla vera e propria battaglia che Lauren svolgerà per scovare il suo beato e non amabile principe azzurro <3
Chi ha il fegato di continuare questa caccia? ;) su le mani!

RedFeather

Per seguire le news su altre eventuali fanfiction o magari su eventuali fanart o ancora, se mi volete comissionare un lavoro per la vostra fiction (una copertina, un disegno a scelta o un pairing) potete rivolgervi al mio indirizzo FB:
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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - La resa e l'evidenza ***


Capitolo 12
La resa e l'evidenza

Nuovamente uscita dal lavoro, era passato in fretta un giorno senza preoccupazioni oltre quella di Vergil che a quanto pare non si affacciava più da ben due giorni sul mondo del web. Una persona normale avrebbe detto che era impegnato o che aveva qualcosa da fare, ma Lauren non era quella persona. Quando si preoccupava per qualcuno era irrimediabile, soprattutto se sentiva l'impellente bisogno di parlargli.
Posò le buste della spesa, già che c'era aveva fatto rifornimenti per una settimana, ora le mancava solo da stirare i panni e mangiare qualcosa, anche se non aveva granché appetito. Non sapeva il perché, ma quel bisogno di rendere la parola a Vergil le stava bruciando in petto, lei era così, ogni cosa che entrava nella sua vita non voleva farla più uscire.
Sorrise cercando di non pensare, oggi avrebbe dovuto comprare il regalo alla sua amica che già aveva invitato domani per un'uscita a tre, ormai Umberto era inseparabile dalle loro allegre scorribande.
Cenò in fretta e subito prese a mettersi il solito cappotto con la solita sciarpa a quadroni, con l'aggiunta di un cappellino verde scuro.
Uscì da casa semplicemente andando verso la strada principale, aveva portato un ombrellino per l'evenienza, si sa come il tempo sia imprevedibile d'autunno.
Col foglietto nella mano prese a vedere dove fosse precisamente il negozio che due sere fa aveva rintracciato su internet.
«Non dista molto da qui.»
Alzò il capo avviandosi verso la strada alberata e stranamente vuota.

Passò vari cantoni affacciandosi sulla piazza principale, il luogo dove si era svolta la festa, aveva litigato con Federica e incontrato lui.
Scosse la testa, ma si voleva mettere in mente che non era lui? Certe volte viaggiava troppo con l'immaginazione. Fece per entrare nell'enorme piazzale guardandosi attorno, in quella landa si sentiva una formica.
Era il pezzo forte della loro città, colossale e mastodontica riempiva uno spazio enorme quasi quanto un campo sportivo, ti faceva sentire piccolo piccolo, ma a lei piaceva un sacco proprio perché le sapeva di libertà quando non era piena di gente.
Si affacciò verso un angolo in particolare con sguardo perso.
Era lì che era sparita quella chioma bianca, proprio dietro quell'albero.
Andò vicino vedendo come la casualità delle cose faceva presagire strane coincidenze, quell'albero era l'unico ad essere completamente spoglio, come se fosse già inverno. Toccò la corteccia assorbita dai pochi istanti di quei ricordi che erano veloci come il rumore di fuochi d'artificio.
Distaccò velocemente il palmo portandoselo al petto, poi come in una strana sensazione, in uno strano sogno, alzò la testa e una goccia le piombò nuda e bagnata sulla guancia. D'impulso prese l'ombrello notando che un acquazzone si avvicinava impellente, lo aprì e tornò a guardare ancora per qualche secondo quel vicoletto.
Poi sospirò e fece un passo verso l'incrocio fin quando non notò un piccolo negozietto, situato proprio nell'angolo dietro l'albero. Si andò a riparare lì, sotto il tendone della vetrina, vedendo placidamente, con occhi languidi, i piccoli capolavori di cioccolato che si nascondevano tra delle foglie gialle e arancioni.
«E' bellissimo...»
Azzardò a dire senza pensare, controllò se qualcuno l'aveva sentita ma a quanto pare le strade quel giorno erano deserte. Con curiosità fece per entrare mentre dei timidi campanellini risuonarono con la porta.
"Chissà se era qui che aveva girato, ed io non l'ho notato"
«Buongiorno!»
Lauren focalizzò il piccolo uomo che si ergeva con la sua poca altezza davanti a lei. Era bizzarro, poteva essere paragonato ad una piccola botte, anche bruttino, ma non di quel brutto che si vede tutti i giorni, sembrava che il viso fosse uscito proprio come non doveva...
«Posso aiutarla?»
Sussultò di nuovo lei.
«Passavo per caso, davo solo un'occhiata.»
«Oh, qui tutti passano per caso.»
Fece una risatina che alla ragazza non piacque affatto.
Non ci pensò e nuovamente con curiosità si guardò intorno, sugli scaffali si ripetevano le forme di omini di marzapane e piccole casette di cioccolato. Erano fatte così minuziosamente che era impossibile non trovare sempre un particolare nuovo. Poi guardò una delle cose più belle che avesse mai visto.
Una città, completamente fatta di cioccolato in scala, ogni omino svolgeva la sua mansione e c'erano anche delle pecorelle che brucavano l'erba fatta di cioccolato bianco, al centro una ruota panoramica completamente fatta di quello che sembrava cioccolata fondente. Era meravigliata.
«Su quella scultura si fermano tutti stupiti,» commentò il possibile proprietario del locale «è la migliore che abbia mai creato.»
«Le hai fatte tutte tu?»
Lauren era allibita di come, un cosino così piccolo e strano, potesse creare capolavori di tale misura.
«Certamente, vieni voglio farti un regalo visto che sei una ragazza tanto cara.»
Sorrise l'ometto buffo poi andò dietro al bancone prendendo un sacchetto di altri tempi, chiuso con un laccio di un marroncino spento. Sapeva di cuoio.
«Ecco tieni,» la porse «un regalo, giusto per farti capire quanto sia buono questo cioccolato.» fece una smorfia che poteva sembrare un sorriso.
Lauren prese curiosa poi aprì il laccetto e fece per vedere, avevano la forma di gocce di sangue ed erano grandi quanto un biscotto ma fatte di spessa cioccolata.
Emanavano qualcosa di pressoché attraente, anche se in confronto alla pomposità degli altri capolavori sembravano fatti in casa.
«Danne una...» fece per indicare il numero con un dito «...alla persona che ami, e potrai avere un futuro felice con essa.» sorrise nuovamente sghembo.
Lauren lo guardò poi sorrise.
«E' una delle leggende che questi cioccolatini hanno...» disse nuovamente per scagionarsi «...è un regalo perciò non pagarli.» prese a lavorare a qualcosa dietro il bancone «Se ti piacciono verrai qui e comprerai qualcos'altro.»
Alla ragazza si allargò un sorriso poi gli rese grazie e andò via dal negozio, sulla soglia riaprì l'ombrello ma a quanto pare aveva smesso di piovere e il tempo plumbeo di prima aveva lasciato posto ad un tiepido sole.
Mise i cioccolatini in tasca e richiuse l'ombrello.
Ora era stranamente felice, come se si fosse tolta un peso o come se sapesse cosa fare. Strinse di più la sacchetta nella tasca. Se mai l'avrebbe incontrato ne avrebbe regalato uno anche a lui.

Un tonfo e il portone si chiuse dietro di lei, posò la sciarpa, il cappello e il pacco regalo. Era soddisfatta di aver trovato ciò che cercava senza ordinarlo o altro, di sicuro l'amica avrebbe fatto i salti di gioia vedendo la stravagante collana che le aveva preso.
Stranamente oggi si sentiva piena di sé, con la voglia di rovesciare il mondo, ma poi si rese conto di essere solo una semplice ragazza e ridacchiando posò il giaccone, ripetendosi che le energie le doveva impiegare per i piccoli lavori che faceva quotidianamente.
Come di usuale usanza accese il pc e si mise qualcosa di comodo, finì di piegare e stirare la divisa da cameriera e poi si avvicinò con passo veloce allo schermo che timidamente abbagliava la stanza.
"Vediamo se c'è oggi."
Se non ci sarebbe stato, di sicuro avrebbe continuato ad anticipare le faccende, ma pregò che ci fosse, perché la voglia di sentirlo era ormai tanta.
Per grande fortuna c'era, ma per la prima volta non fu lei ad iniziare il discorso.


Dante: (Vergil) Ciao
Lauren: Ehilà! ^_^
Lauren: Come va?
Dante: (Vergil) Bene
Lauren: Ne sono felice :) novità?
Dante: (Vergil) nulla d'importante, tu?

Alzò un sopracciglio lei, le sembrava che volesse parlare normalmente...che questi due giorni gli erano serviti a riflettere? Non lo sapeva, ma era felice di vederlo così positivamente cambiato...anche se solo un pochino.

Lauren: Io beh...se ti interessano le cose inutili posso iniziarti a fare un papiro!
Dante: (Vergil) Puoi anche iniziare, a quanto pare oggi ho tempo da perdere...

Era cambiato sempre nei suoi limiti ovviamente. Lauren subito si fece avanti raccontando di ogni avvenimento, della festa del paese, del litigio con Fede e di quando, poi, era riuscita a fare pace, sembrava attento e quasi felice di ascoltarla, ovviamente lei era una che non metteva molto peso sugli avvenimenti, ma sentiva di raccontarli in modo leggero e spensierato. Parlò di tutto, tranne del ragazzo misterioso dai capelli chiari, quello le sembrava ancora un argomento troppo acerbo. Poi saltò fuori uno strano discorso.

Lauren: A te piacciono i dolci?
Dante: (Vergil) Se devo scegliere preferisco la cioccolata fondente
Lauren: Quindi sui gusti amari u_u
Dante: (Vergil) Esattamente.

Sorrise Lauren, non pensava gli piacessero. Allora iniziò uno di quei periodi pericolosi, quelli dove viaggiava con la fantasia e...

Lauren: Quando ci incontreremo...magari te ne potrei confezionare qualcuno fatto da me :)

...combinava disastri. Ci fu un lungo silenzio, e solo dopo qualche istante realizzò che fosse stata troppo avventata. Ma non sapeva che fare, scusarsi? Continuare? Aspettare, si, aspettare....ma la risposta sembrava non arrivare mai.

Lauren: Ma...se vuoi posso anche spedirteli...sempre che tu non sia troppo lontano
Dante: (Vergil) Non mi interessa

Le sembrò di aver fatto dieci passi da gambero, aveva fatto tanto per guadagnare un tono più dolce. Sospirò. Pazienza, sarebbe riuscita a riacquisirlo.

Lauren: Oh si...va bene, non fa nulla ^_^

Si maledisse, poi per non pensare decise di guardare dei video. Sapeva che quel discorso non doveva andarlo a parare e invece ci cascò di nuovo. Era troppa la curiosità di sapere, di provare il significato di vederlo, che non pensava a cosa potesse pensare lui.
"Stupida, stupida!"
Continuava a ripeterselo. Poi sentì il familiare beep e quindi riaprì la scheda.


Dante: (Vergil) Però vorrei assaggiarli.

Il volto della ragazza si illuminò, subito riprese a battere le dita sulla tastiera. Ora ne era certa, aveva anche lui voglia di vederla, o magari era solo timido...e non voleva farsi vedere, ecco perché tenersi nascosto. Non significava nulla che lei non fosse giusta! Ora tanti tasselli andavano al loro posto.

Lauren: Magari allora potrei fartene qualcuno, ma dove potrei spedirteli?
Dante: (Vergil) Chiedilo a mio fratello, poi.
Lauren: Va bene...

Era ancora molto segreto, ovviamente. Ma ora capiva il perché, e tutte le barriere che si era fatta crollarono subito. Era più convinta che mai, doveva trovarlo.

Dante: (Vergil) Ora devo andare
Lauren: Si, anch'io, ho tanto da fare!
Dante: (Vergil) Allora non ti tolgo altro tempo.
Lauren: Ci vediamo!

Prese ad arrestare il sistema, ma prima che potesse farlo sentì un altro rumore provenire da facebook. Curiosa andò ad aprire, guardando il nuovo messaggio. Per la prima volta sentì vivamente le guance arrossare.

Dante: (Vergil) Sei diversa.

Sorrise dolce, poi abbassò lo sguardo imbarazzata. Potevano sembrare parole strane per chi non sapeva vedere, ma quello era un complimento. Il primo vero complimento che le potesse mai fare. Sarà forse perché riusciva a capirlo tra le righe di una chat, che le aveva detto quella frase? Digitò lentamente la risposta, con calma esasperante. Se ne vergognò di ammetterlo, ma Federica aveva ragione.

Lauren: Grazie

Se n'era innamorata.

Angolo dell'autrice

*canone drammatica e di sorpresa*
Tadaaa!
Ecco il capitolo più lungo (credo) che mai scriverò su questa fiction xD necessitava di essere lungo, ci sono parti che dovevano essere descritte accuratamente, e soprattutto è davvero la parte centrale di questa fiction. Lauren finalmente ha capito tutto di sé e del suddetto Vergil. Ma quell'omuncolo...che ruolo avrà? Oh beh, questo sarete voi a deciderlo, avete capito bene. Più questa fiction sarà seguita, più deciderò di infittire la trama u.u e quindi quell'omuncolo non sarà più un qualcosa di segreto...ovviamente tutto dipende dall'amore che mi mostrate <3 anche perchè questo esperimento credo mi stia riuscendo bene :3
Prendetelo come un obbiettivo da sbloccare...se riuscirò ad avere più di cento recensioni per questa fiction, allora sarò felice di mostrare la vera e foltissima trama che si cela oltre il computer <3
Per ora non posso fare altro che salutarvi, e darvi appuntamento per la prossima volta :*

RedFeather

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Il sipario ***


Capitolo 13
Il sipario
 
Sospirò.
Oggi il lavoro non sembrava pesante e i clienti scarseggiavano, sentiva dire dai suoi colleghi che il locale non era entrato nelle spese dell'ultimo mese ed era stato costretto a fare dei tagli...anche al personale.
Tutti erano preoccupati ma a Lauren sembrava non importare, non che effettivamente la situazione non la sfiorasse, ma era così intenta ad esplorare quei nuovi sentimenti che si sentiva ovattata nelle sue emozioni tanto da sembrare restia ad ogni cosa reale. Cercava di capire, calcolava addirittura da quando le è iniziato a piacere, di come fosse possibile innamorarsi di qualcuno solo per frasi scritte. Ancora pensò agli autori del passato e da lì iniziò con i suoi soliti viaggi mentali.
Poi andò a sbattere contro una colonna.
Come ogni volta che si ritrovava racchiusa nei suoi pensieri, doveva combinare sempre qualcosa che non andava. Si toccò il capo strofinando la parte dolorante, ripetendo un "ahio" continuo finché il pizzicore non cessò di esistere.
Tornò al lavoro in men che non si dica trasportando ad un tavolo dei nuovi tipi di dolci, fatti da Umberto, con le fattezze di un cigno, ricoperti di panna e crema; facevano venire l'acquolina in bocca.
Verso mezzogiorno, per la prima volta così in anticipo, ci fu la pausa pranzo.
Lauren andò subito dal cuoco suo amico per assaggiare quei nuovi dolci che praticamente andavano a ruba, mangiò con lui e Federica in un tavolino appartato.
«Sono davvero deliziosi, complimenti!» commentò lei quasi assorbita dalla dolcezza.
«Sono anche carini!» commentò l'amica toccando il musetto del suo, parlandoci pure qualche volta.
Lauren la guardava basita. Umberto si limitava a ridere.
«Non sono molto complessi da fare sapete? Sono bignè ripieni di panna e crema chantilly...e la testa del cigno è di cioccolato al latte.» ridacchiò divertito «Posso spiegarvi il procedimento! Allora...»
Federica gli mise un cigno in bocca.
«Se sapevamo cucinare eravamo vestite tutte di bianco come te ora, non credi?»
La faccia del cuoco si rattristò, e con il cigno in bocca sembrava uscito dritto da un cartone animato. Lauren rise.
«Forse tu non sai cucinare, ma io si!» tolse di bocca il dolce «Umberto poi me lo spieghi che sono curiosa!»
Lui tornò felice e subito le rispose che sarebbe stato un piacere, passarono la pausa a punzecchiarsi e parlarono dell'uscita che avrebbero fatto di sera, e dove sarebbero andati. Decisero tutti di provare in un locale rinomato per il thè soprattutto per la fama del relax che dà, a Lauren non piacevano molto i pub e la confusione che donavano, preferiva sedersi e parlare tranquillamente, quindi quel luogo era giusto per lei.
«Però che noia che sei, un giorno ti ci trascino in discoteca!»
Questa era stata la reazione di Federica ma lei sbuffò e non la diede ad ascoltare, cosa voleva farci se lei era la silenziosa, monotona mezza inglese che preferiva il thè delle cinque al chiasso infernale di una discoteca?

Tornata a casa mangiò alla svelta e si vestì con la furia di un uragano. Federica gliel'avrebbe pagata per aver fissato l'appuntamento un'ora e mezza dopo l'orario lavorativo.
"Scommetto che questa è la sua vendetta..."
Inciampò nel mettersi uno stivale e sbatté di faccia a terra, che con il bernoccolo che si era procurata la mattina poteva sembrare un quadro di Picasso ora.
"Perfetto, e ora come me li copro? Nemmeno il cemento ci riuscirebbe figurati il fondotinta..."
Non ci pensò più di tanto andandosi a sistemare guardando il naso arrossato e dolorante, prese tutto il make-up che poteva riempiendosi le parti indesiderate...
Non ebbe l'effetto sperato, ma al posto di sembrare un vulcano acceso ne sembrava uno spento per lo meno.
Sospirò poi guardò l'orario e ricominciò la sua corsa contro il tempo. Si vestì in meno di un quarto d'ora, scendendo velocemente le scale stando, attenta a non inciampare di nuovo quando uscì dal portone, avanti a se trovo Federica e Umberto che in macchina la salutavano.
Lauren soffiò su un ciuffo guardandoli, altro che vieni col bus...
Rise.
"Maledetti."

In macchina da mezz'ora Federica continuava a sbuffare mentre Lauren dallo specchietto cercava di capire se il bernoccolo si riusciva ancora a vedere.
«Siamo arrivati?»
«No.»
Si spostava la testa da un braccio all'altro in preda alla noia.
«Siamo arrivati?»
Umberto si adirò.
«Fede, è da venti minuti che lo chiedi, di certo non ci fa arrivare prima!>
Lauren rise guardandoli entrambi.
«Sembri tanto ciuchino di Shrek, Fede.»
Di risposta lei le tirò l'arbre magique in faccia.
«Pensa per te!» disse con tono da finta offesa.
Risero tutti e finalmente videro il cafè.
«Ora siamo arrivati.»

Entrarono nel locale e Lauren fu invasa da un insolito odore, che stranamente sapeva di nostalgia. Si guardò attorno emozionata, tavolini in legno lavorati, parquet rifinito e appeso, dietro il bancone, in alto, un'onirica bandiera anglosassone. Ora capiva perché si sentiva a casa.
«Benvenuti a "The loyal king",» sorrise largo un omaccione dietro il tavolo ricolmo di bicchieri «posso esservi utile?»
«Vogliamo solo un tavolo per tre all'interno» accorse subito Umberto.
«Ma certamente, prego accomodatevi!»
Lauren era affascinata vivamente da quel locale, sarà per il fatto che sentiva le sue origini lì, o semplicemente perché l'atmosfera era veramente magica come sul dépliant avevano descritto.
Si accomodarono ad un tavolo ai limiti del piccolo spazio riserbato alla ricreazione, questi erano lunghi e affusolati mentre le sedie erano piccole e tozze ma con il fascino del ricamo fatto sul legno, alcune su uno dei loro piedi, vedevano intrecciarsi ramoscelli di ulivo. Sembrava di stare in altri tempi.
Di fianco a loro la grande vetrata del locale, che portava il suo nome, ovviamente scritto al contrario se visto da dentro, e permeava il paesaggio dell'autunno che passava. Inspirò l'aria del locale che sapeva di boschi e pino, poi ordinarono tutti.
Per Umberto una cioccolata calda accompagnata da biscottini a forma di ciambella con zucchero a velo, per Federica un aperitivo rosso con degli spicchi di lime al lato, accompagnato da antipasti salati, mentre lei il solito thè questa volta con una piccola bandierina che penzolava al lato, ovviamente inglese, e dei biscotti al burro.
Certi dicono che le persone sono quel che mangiano.
Lauren iniziò a bere, e già dal primo sorso poteva sentirsi nelle braccia del dio Tranquillità.
«Questo thè...» commentò «...è un toccasana.»
Iniziò a berne a grandi quantità, percependo i nervi calmarsi.
«Ha di certo trovato una nuova cliente...» ridacchiò.
Invece l'amica sbuffò posando il bicchiere.
«Invece il mio sa di qualche tipo di frullato...non mi piace troppo sdolcinato. Sono per i gusti forti io!» incrociò le braccia.
Umberto le diede un'occhiataccia posando il bicchierone fumante.
«Arrenditi alla dolcezza ogni tanto, non fa male mica!»
«Io mi arrendo ogni giorno con te, mio adorato pasticcere!» e gli schioccò un rumoroso bacio. Lui divenne tutto rosso e Lauren rise. Poi si ricordò del regalo.
«Oh Fede, ho una cosa da darti...»
«E' una di quelle tovagliette che hai fatto col punto croce come...» quando vide il pacchetto si zittì «...cos'è?»
«Aprilo e lo scoprirai.» sorrise bevendo altro thè, entrando nuovamente in estasi.
Non se lo fece ripetere due volte la ragazza aprendolo con foga, e fu piacevolmente sorpresa da quello che si ritrovò dentro. Iniziò a saltellare sulla sedia poi ad abbracciarla.
«Ahhhh grazie grazie grazie!»
Lauren basita si limitò a sorridere e ricambiare l'abbraccio dando delle leggere pacche. Umberto rise e commentò:
«Credo tu abbia colto nel segno questa volta!»
Susseguirono delle risate e altri scambi di convenevoli, fin quando non girò lo sguardo.

Era lì, di nuovo.

La chioma bianca era seduta a qualche tavolo più avanti e lei la guardava allibita.
"Non era un sogno..."
Non spostò lo sguardo, trattenne il fiato e per un lasso di tempo che sembrava infinito tutto si era bloccato. Il respiro dell'universo aveva cessato di esistere, nell'attimo in cui il suo cuore aveva iniziato a battere.
Federica la guardò notandola dopo molto, per la prima volta la vide così presa a guardare un punto fisso ed arrossire.
«Lauren...?»
Le sfiorò un braccio e lei sobbalzò guardandola. Poi tornò ad osservare quel tavolino, per fortuna c'era ancora.
«Fede...» indica «...è quello che ho visto alla festa.»
Guardò in quella direzione, vedendo la folta chioma anche lei.
«Si...lo vedo.»
"Per l'amor del cielo, almeno non sono pazza."
Sospirò. Poi lo guardò alzarsi e muoversi verso il bancone andando via come un fruscio di aria gelida, sentì una gomitata.
«Che aspetti!» Federica lo indicò dalla vetrata «Muoviti è ancora lì fuori!»
Allora si alzò e corse.
Corse quanto più poteva verso l'uscita, mentre il poco thè si muoveva alle lievi vibrazioni del trambusto.
Proprio come un vento d'inverno, non c'era più. Il tempo tornò a scorrere e la magia era finita. Era di nuovo scomparso.


Angolo dell'autrice

E poi boh, ti assenti dopo tempo e posti così senza avvisare.
Sentite non è colpa mia ç__ç le vacanze mi hanno completamente dissanguato al posto di dari beneficio! Mai stata più stressata...non ho avuto un millesimo di secondo per scrivere! E nemmeno per me stessa...quel poco tempo lo passavo a sentirmi della musica e rilassare i nervi ç__ç
Quindi chiedo immensamente scusa *si prostra sul terreno* e spero di recuperare presto il tempo perduto!
Commentando il capitolo, credo che anche questo sia di transizione, quindi nulla di serio...quindi, che ci potremo trovare nel prossimo capitolo? Un loro primo incontro? Una nuova idea geniale di Lauren? Un aiuto di Umberto? Oppure, un altro sclero di Federica?
Recensite e ditemi la vostra signore e signori :D
Vi aspetto alla prossima!

RedFeather

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Una pista ***


Capitolo 14
Una pista
 
Passò una settimana da quell'uscita. Una settimana piena di chiacchiere lavoro e monotonia, ma i rapporti sembravano andare bene per Lauren, ora come ora, e Vergil si connetteva sempre di meno. Non che non gli piacesse più...ma da come parlava sentiva che c'era qualcosa che non andava. Era preoccupata ed agitata, fino a quel momento il bisogno di volerlo conoscere fisicamente l'aveva lasciato a sé, ma appena percepì la paura dell'abbandono da parte di lui diventò di nuovo un pensiero frustrante.
Perché era così impegnato? Perché sembrava così disponibile ma allo stesso tempo sempre più chiuso, come se volesse esserle amica ma mantenere le distanze?
Oh, non che prima non lo facesse, ma adesso era diventato qualcosa che creava veramente troppo contrasto. Sembrava volesse due cose uguali e contrarie allo stesso tempo.
«Laaaaaaureeeeeen!»
Si riprese guardando Federica che stava lavando a terra, ovviamente interrompendola nei suoi ragionamenti.
«Dimmi Fede...» continuò con lo spazzolone anche lei.
L'amica si appoggiò alla punta del manico guardandola perplessa.
«In questi giorni lo stai pensando veramente troppo sai? Non ti riconosco più...>
Lei abbassò lo sguardo disperata, era vero, era veramente troppo presa. La cotta si stava ingigantendo e lei ormai non ne aveva più controllo.
«Mi preoccupo solo per lui...» fece una pausa con aria stanca andando a strizzare lo straccio. L'amica la seguiva con lo sguardo:
«Com'è innamorarsi virtualmente?» ghignò.
Lauren di colpo sentì le guance accendersi di un rosso porpora, poi le buttò lo straccio bagnato addosso. Federica rise.
«Ehi! Era solo una domanda!»
Continuava a ridere indicando il rossore sul suo viso. Allora in atto di vergogna si coprì con le mani. Umberto fece capolino:
«Di che state parlando? Ho sentito che qualcuno si è innamorato...» squadrò male Federica, con uno di quegli sguardi che era raro vedere su di lui.
«Non preoccuparti Umberto» rise «non è Federica ad essere innamorata...» sospirò «...credo, di esserlo io.»
Si riaccese di nuovo di rosso, e Federica si dilettò a fare un sottofondo musicale di stupore generale. Umberto la guardò sorridendo.
«Alla nostra piccola Lauren finalmente batte il cuoricino.» si avvicinò «Chi è il fortunato?»
Per risposta lei si fece sempre più piccola. Questa volta si sentiva in trappola, di certo a lui non poteva mentire, Umberto aveva il dono della "lettura della mente" quindi, ogni bugia che diceva risultava automaticamente scartata. Sospirò.
«Il fortunato è una persona che non conosco che si trova in una chat.» guardò altrove e Umberto ci rimase male, poi guardò di nuovo storto Federica.
«Me la punzecchi pure? Ma non vedi che è una storia triste?»
Lei fece spallucce tornando a lavorare, mentre lui le si avvicinò.
«C'è qualcosa che posso fare per aiutarti?»
Lei adorava Umberto, era un amico speciale per ogni situazione ed era tanto disponibile, anche se non capiva ancora come faceva a piacergli Federica.
«Io...non lo so, vorrei trovarlo...»
«Mi sa che so come aiutarti.»
Negli occhi di Lauren si accese la speranza.
Lo prese per le spalle guardandolo con intensità.
«Come potresti? Ti prego dimmelo!»
Lui la guardò sorpreso poi prese a parlare:
«Conosco un mio amico...è un fissato con la tecnologia! Vive tra apparecchi elettronici e sa praticamente tutto di quegli aggeggi...saprebbe anche identificare qualcuno, se necessario.»
A quel punto sorrisero entrambi, e la ragazza era finalmente felice di aver trovato qualcosa di concreto. Si misero d'accordo e appurarono i dettagli.
Stasera sarebbero andati.

Un enorme portone, largo di legno pregiato ed elegante.
«Non pensavo un nerd potesse vivere in una reggia del genere...»
Umberto fissò Federica sbuffando:
«Beh, quando quel nerd se le suda le cose e lavora in un'azienda informatica...»
Lei fece spallucce e Lauren suonò. Non aveva parlato per nulla per tutto il tratto di strada che portava a quella dimora. Era nervosa, il cuore batteva come una batteria e le mani erano fredde. Per chi l'avrebbe vista avrebbe pensato che fosse influenzata o che dovesse fare una di quelle scelte tra vita e morte. Invece doveva solo rintracciare una persona che, effettivamente, non conosceva nemmeno.
Si fece un'insolita domanda: ma non è come spiare?
D'un tratto si sentì una stalker e si pentì di aver suonato senza pensarci, ma la porta si aprì ugualmente.
Al suo interno uscì quello che si poteva definire il contrario di quella casa.
Un ragazzo trasandato con grandi e spessi occhiali sul naso dalla montatura di uno strano colore verde, indossava dei pantaloni aggricciati e una camicia scomposta un po' ovunque, a contrastare il tutto i capelli pettinati a modello in un cortissimo caschetto biondo. Era belloccio, ma si vedeva che non gli piaceva apparire, ed era dannatamente magro e alto che a compararsi Lauren si sentiva un tappetto.
La guardò con nonchalance poi vide Umberto accennando un lieve sorriso.
«Cosa ci fai qui eh? E chi sono tutti questi imbucati?» il sorriso si allargò.
L'altro rise e fece per entrare:
«Siamo qui per chiederti un favore, Friedrich.»
"Ma che diamine di nome è?"
Li guardò ancora, uno ad uno. Si soffermò su Lauren osservandola intensamente.
«Quella da aiutare è lei vero?»
La ragazza avvampò abbassando lo sguardo. Come lo aveva capito?
«Si nota tanto eh?»
«Si.» si scostò dalla porta facendo spazio «Prego, entrate.»

La casa sembrava delle più normali fino alla soglia dell'entrata, quando Umberto le disse che era un fissato della tecnologia non pensava così fissato. Per ogni centimetro cubico di quella casa c'era qualcosa che aveva un'intelligenza artificiale, pure il telefono di casa poteva sembrare un pezzo di alta ingegneria.
Lauren era quasi stupefatta, come se fosse entrata in una macchina del tempo andando nel futuro. Federica invece sembrava più restia ad ammettere l'originalità del ragazzo. Improvvisamente entrarono in un salone high tech completamente illuminato da luci blu soffuse. Per Lauren sembrava solo un paradiso.
«Con cosa posso aiutarvi allora?»
«La mia amica...ha bisogno di rintracciare una persona, so che sei bravo in queste cose e...»
«Posso entrare nella tua e-mail?» subito si volto verso l'interessata che sussultò e annuì velocemente.
Sistematicamente girò il capo digitando in modo assai veloce e senza nemmeno guardare per un attimo la tastiera.
«Inserisci i tuoi dati, poi io farò il resto.»
Lei si avvicinò cauta digitando lentamente la mail e la password. Non negava che si sentiva a disagio a pigiare così lentamente i tasti, dopo che ebbe finito si tolse e lui continuò con la sua ricerca.
Per una decina di minuti scese un silenzio di tomba, Friedrich sembrava molto concentrato e assorto, per un minuto tutti si fermarono a fissarlo.
«Trovato!» ci fu un salto generale, era imprevedibile di certo, poi girò lo schermo verso di loro.
«O per meglio dire trovati...»
Fece vedere delle scritte messe lì a casaccio cui Lauren non ci capiva nulla, allora prese a parlare vedendo le facce confuse.
«Non ha inviato queste mail da un solo terminale, ma da più...uno è la biblioteca comunale, un altro è fuori città e l'altro ancora e in una via vicino la piazza centrale...sembra quello più usato.»
Le mancò un battito.
Le stava dicendo che era qui? Nella sua stessa città?
Sorrise stupefatta, uno di quelli che potevano sembrare davvero inquietanti.
«Puoi darmi gli indirizzi? Per favore...»
«Certamente...» prese un foglietto trascrivendo i vari numeri civici.
«Credo sia il tuo giorno fortunato.» sorrise il perito informatico.
Lei prese con le mani tremanti il foglio.
No, non ci credeva ancora.
Era lì e aveva i suoi indirizzi, qui, in città.
"Tranne per uno..."
Sperò ardentemente non fosse proprio quella l'abitazione effettiva.
Un lampo, poi riassemblò dei momenti passati.
"Allora...forse era lui quello della festa?"



Angolo dell'autrice

Eccoci qui ad un'altra eccitante avventura di Lauren &co.!
Beh, ora ha una pista miei cari lettori...ha una pista! Nessuno riuscirà più a fermarla!
Troverà Vergil e gli dichiarerà tutto il suo affetto, oppure lui, previdente, sfuggirà alla velocità della luce lasciando la nostra povera protagonista con un pugno di mosche?
E poi abbiamo la nostra comparsa Friedrich, che ruolo ha? Sarà solo un aiutante o molto di più? Beh lo scopriremo nella prossima puntata/capitolo! xD Non mancate!
Oh...e già che mi trovo...*sussurra* è il mio compleanno ;P

RedFeather

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Indecisione ***


Capitolo 15
Indecisione
 
Nella giornata di lavoro questa volta non c'era solo il suo unico e deprimente pensiero, c'era una speranza. Si sentiva attiva ed efficiente e nelle faccende ci metteva maggior impegno, tutto però era permeato da un sottile velo di tristezza.
Le cose cambiano nella vita, e fra poco sarebbe scaduto il contratto part time per il lavoro da cameriera; aveva guadagnato abbastanza soldi per stare tranquilla per un po', ma già iniziava a mancarle quel malfidato posto che le flagellava l'esistenza ogni mattina.
"Come è strano, la gente si affeziona sempre alle cose più scomode."
Ridacchiò continuando a spazzare. Poi tornò col pensiero a lui, doveva andare a vedere se quell'indirizzo corrispondeva effettivamente a chi cercava.
Deglutì.
Per la prima volta ebbe paura di non volerlo vedere, che fisicamente deludesse le sue aspettative. Non che le importasse più di tanto, innamorarsi non significava badare all'estetica, ma di certo non sarebbe stato felice trovarsi qualcosa di inumano davanti agli occhi.
"Tipo quell'omuncolo di quella sottospecie di pasticceria."
Rise di nuovo.
«Eccola che mi parla di nuovo da sola...»
Sbuffò Lauren.
«Cosa c'è di male nel ragionare?»
«Sai che il troppo fa male? Anche ragionare...» le puntellò il naso «...saputella.»
Lei se lo toccò guardandola.
«Di certo sono meglio di chi non ragiona per nulla.»
Si guardarono con aria di sfida, poi risero.
«Avanti, ancora il tuo dolce amore ti passa per la mente?»
Avvampò non rispondendo continuando a ramazzare.
«Ormai stai diventando troppo prevedibile...»
«Non credo andrò.»
Questa reazione spiazzò Federica, la fissò sorpresa per un paio di minuti, poi l'attaccò.
«Cosa vorresti dire con "non credo andrò"?! Hai lottato tanto!»
Lei abbassò il capo in segno di sconforto, non era veramente più convinta.
«Si...ma...se non è tutto come penso? Se rimarrò delusa o, peggio ancora, se deluderò lui? Non posso immaginarlo...»
«Ma come deluderlo? In che modo?»
«Non credi sia inquietante andare e dire "vedi io sono quella Lauren delle chat, siccome volevo conoscerti ho chiesto ad un amico hacker di rintracciare il tuo indirizzo così possiamo conoscerci meglio!"...»
«Beh, si, suona da stalker se lo dici così...ma tu non lo dirai in questo modo!» batté un pugno «Tu andrai lì e dirai "sono stata stupida e forse potrò sembrare una stalker ma non lo sono, voglio solo conoscerti e parlarti tramite la mia bocca e non una tastiera"! Basta essere decisi Lauren, e proprio ora che l'hai trovato non devi arrenderti!»
Si ammutolì guardandola, con gli occhi lucidi. Da lì a poco sarebbe esplosa.
Federica addolcì lo sguardo abbracciandola.
«Ehi piccola sfogati...ne hai bisogno.»
Lei la abbracciò forte poggiando il volto sulla spalla.
«Fra poco dovrò andare via...Fede mi mancherai tanto...»
L'amica rise carezzandole i capelli dandole delle pacche sulla spalla:
«Ehi, vedi che non moriremo! Ti verremo a trovare anche se non saremo ogni giorno con te.»
«Me lo prometti?»
«Promesso piccina, ora torniamo a lavoro su!»
Lauren sorrise e alzando il capo fece un orgoglioso cenno di sì.
Tornarono tranquillamente a spolverare e lucidare i banconi, fra poco l'orario di lavoro sarebbe finito e sarebbero tornate nelle proprie case. Già, dove c'era Vergil ad aspettarla. Ricominciarono i brividi e il pensiero dell'incontro, se lo immaginò come uno dei romanzi rosa, pieno di sole, tanti fiorellini e che tutto girava intorno a loro.
Non era una fissata con l'amore, ma a quanto pare quando Cupido scoccava la freccia tutti diventavano dei completi idioti, come lei in questo preciso istante.
«Vai.»
Si destò nuovamente dai suoi pensieri guardando l'amica che prese l'espressione più seria della propria vita.
«Vai, e fagli capire il valore dei tuoi sentimenti.»
Anche se sembravano scontate, quelle parole la colpirono come un'insolazione d'estate. Arrossì, sorrise, annuì.
«Ci andrò.»
Ormai era fatta, era arrivata fin lì, ed aveva deciso. Non poteva più tirarsi indietro.

Tornò a casa nuovamente a pezzi, ma sapeva che quel tipo di "a pezzi" le sarebbe risultato nostalgico all'inizio dell'università. Sbuffò guardando l'orologio, poi decise di non fare veramente nulla oggi, si gettò sul letto e come un sasso rimase lì, guardando il soffitto, non aveva mai cercato di innamorarsi, ma ora come ora non voleva più saperne nulla. Sospirò, e per forza di abitudine accese il pc ma si promise di non entrare assolutamente su facebook.
Dopo due minuti, era già a controllare il profilo e la chat degli online.
Si maledisse di essere così impotente verso quel sentimento, poi lo trovò che si era appena connesso, sorrise.


Lauren: Ehilà!
Dante: (Vergil) Ciao.
Lauren: Tutto bene? Passavo su facebook e ti ho trovato!
Dante: (Vergil) Oh, si tutto bene, tu?
Lauren: Le solite faccende con le solite cose...fra poco inizierò di nuovo a stare china sui libri di studio!
Dante: (Vergil) Università?
Lauren: Esattamente...tu ne frequenti qualcuna?
Dante: (Vergil) Autodidatta.

Lauren fissò stranamente lo schermo, come se qualcosa non andasse nel verso giusto.

Lauren: Oh, è la prima volta che lo sento dire.
Dante: (Vergil) Non mi piace studiare sotto l'obbligo di un tempo preciso, mi piace rivedere ogni argomento che mi interessa e tralasciare quelli meno importanti.
Lauren: Un metodo di studio personalizzato...quindi dai esame da privatista?
Dante: (Vergil) Una specie.
Lauren: Capisco...

Odiava quando le finivano le idee...anche se negli ultimi tempi i vuoti di dialogo erano stati superati, sembrava che oggi ritornavano prepotenti tra le righe scritte.
Poi pensò alla situazione, a Fede e Umberto...allora penso di parlare degli amici.


Lauren: Mi mancheranno i miei amici...
Dante: (Vergil) Non dovresti incontrarli scusa?
Lauren: Intendo quelli del bar in cui lavoro...loro non studiano con me.
Dante: (Vergil) Comprendo.
Lauren: E' così strano provare nostalgia per qualcosa che ti ha afflitto ogni giorno, non trovi?
Dante: (Vergil) E' tipico degli umani...
Lauren: Ora non ricominciamo...
Dante: (Vergil) Si, ok.

Da quand'è che aveva ricominciato con questa litania? Lentamente sentiva che aveva perso confidenza con lui. Allora uscì con un'altra domanda che non migliorò di certo la situazione.

Lauren: Hai mai abbandonato qualcuno?

La risposta non fu immediata, e Lauren ebbe paura di aver toccato una nota dolente. Avrebbe voluto cancellare tutto e ricominciare d'accapo.

Dante: (Vergil) Si.
Lauren: E' qualcosa di mostruoso...non è vero?
Dante: (Vergil) Dipende da cosa intendi con "abbandonare".
Lauren: Lasciare di propria volontà qualcuno che si vuole bene...
Dante: (Vergil) Si.
Lauren: Si...che lo hai fatto o che è triste?
Dante: (Vergil) Entrambe.
Lauren: Concordo...

Ora si risentiva in carreggiata, ma percepiva quello spesso strato di malinconia che marcava il tutto. Non doveva chiedere nulla e punto. Ma come una sciocca, per un suo egoismo o un suo stupido desiderio di conoscenza, o forse anche di una puntina di gelosia, chissà, aprì un discorso che non dovette mai fare.

Lauren: Vergil...
Dante: (Vergil) Uhm?
Lauren:Ti sei...mai innamorato?

Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Dante: (Vergil) Mai.
Lauren: Nemmeno una cotta?
Dante: (Vergil) Perché me lo domandi?
Lauren: Volevo...un consiglio.
Dante: (Vergil) Chiedilo ai tuoi amici, no?

Lo aveva sentito, da dentro, come un innato avviso dettato da qualcuno che conosceva tutto. Ed invece la sua stupida bocca con il suo stupido cuore parlarono a sproposito.

Lauren: Si, hai ragione...
Lauren: Meglio che vada ora...
Lauren: Ciao.

Chiuse il portatile di scatto, con le lacrime agli occhi. Come poteva essere tanto stupido da non capire che aveva cercato di entrare in una conversazione più intima con lui?
Si asciugò una lacrima all'angolo dell'occhio e provò segretamente a non piangere, le aveva detto non si era mai innamorato di nessuna, ma era possibile? Quanto triste poteva essere una vita senza uno straccio di amore, nemmeno l'ombra. Sembrava non fosse freddo solo con lei, ma con ogni essere che respirava.
"Proprio come Vergil..."
Scosse la testa, si stava convincendo sempre di più che si fosse innamorata di un pazzo con un angolo tenero nella sua confusionaria anima. Un vortice di pensieri le attanagliò la mente, poi disse basta e si alzò.
"Meglio fare qualche commissione, magari passeggiando mi sentirò meglio."




Angolo dell'autrice

Credo proprio che questo capitolo sia ricco soprattutto della chat xD ho cercato di fare felici i miei lettori.
Ma lo sapete che dopo questo mancano 5 capitoli alla conclusione? Uhm? :>
Ahhh chissà cosa vi aspettate eheheh...Comunque spero vi sia piaciuto anche questo capitoletto piccino e gustoso che vi ho offerto, e povera Lauren, dieci passi in avanti e venti indietro, non trovate? xD
Ci tengo ad invitare chi non lo abbia ancora fatto di aggiungermi su facebook, per ora sono offline per un po' ma sono sicura che tornerò, soprattutto per la fine della fiction...dove avrò un sondaggio da fare e lo farò proprio lì :> e poi potete domandarmi cose e ci saranno anche degli aggiornamenti e delle anticipazioni su altre storie che ho in programma!
Detto questo, al prossimo capitolo!

RedFeather

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - La prova ***


Capitolo 16
La prova
 
Il giorno dopo si svegliò confusa, triste e più stanca di prima, ringraziando i cieli non doveva lavorare oggi, la domenica era un giorno prezioso e sapeva che non doveva sprecarlo solo ad oziare, aprì leggermente gli occhi investita da delle tenere luci che si affacciavano da serrande semichiuse. Non sapeva che ore fossero, ma sembrava che non le importasse.
"Per una volta voglio riposare."
Inspirò l'aria viziata della stanza continuando a rimanere sdraiata ed intorpidita, sembrava che da un momento all'altro avrebbe ricominciato a dormire. Prese a guardare l'orologio elettronico sul comodino e il foglietto subito sotto. Allora, come un lampo, si ricordò tutto.
Si alzò velocemente che il capo le doleva e subito andò a fare colazione, mangiò in fretta e si maledì che nell'unica domenica dove doveva svegliarsi presto, non aveva messo la sveglia. Corse velocemente verso il bagno poi, lavandosi, pettinandosi e mettendosi a punto. Si vestì e guardò l'orario. Aveva fatto tutto come un razzo e ci aveva meno un quarto d'ora.
"Buono a sapersi."
Prese il fogliettino, aprendolo e vedendone il contenuto facendo un bel respiro. L'indirizzo si leggeva a caratteri aspri e sillabati nella maniera più corretta, tutto faceva pensare che quel Friedrich era un perfettino, ma allo stesso momento preso dalla noia, la scrittura diventava trasandata ed illeggibile.
"Tipo questo numero...è un cinque o un due?"
Sospirò, poi lo mise in tasca stanca. Se ne sarebbe accorta dopo quale fosse il numero giusto. Inaspettatamente ribussò nella mente una cosa: cosa doveva dire una volta arrivata lì?
Le prese un'enorme confusione, non era da lei non risolverle prima queste cose, era così metodica e pensierosa, oggi si era persa in un bicchier d'acqua, non lo dava a vedere ma era tesa come una corda di violino, e ora anche la confusione si impossessava dei suoi pensieri. Cosa doveva dire? Sembrerebbe una stupida se si presentasse così? Perché non ci ha pensato prima? E via discorrendo che neanche se ne accorse era già sul bus.
"Si insomma...allora...salve signor Vergil? Si va bene, non so nemmeno il suo nome!"
Abbassò lo sguardo giocando con i piedi mantenendosi alle maniglie del mezzo, si sentiva come una ragazza al primo appuntamento anche se questo incontro di romantico non aveva niente, ma proprio nulla.
"Sembri una di quelle stupide ragazzine che rincorrono sogni impossibili, Lauren."
Rise leggermente, eccola la voce autoritaria del buon senso che le si era risvegliata, le era mancata tanto, ma proprio tanto. Iniziava a dire che non era una buona idea, che non aveva senso e che quel giorno lo doveva sprecare per persone che le volevano bene, non per stupidi amori immaginari. Poi la controparte del cuore, che batteva impazzito felice ed impaurito dalla scelta.
Insomma stava lentamente implodendo.

Scese dopo un tragitto che le sembrava infinito, una palazzina né troppo alta né troppo bassa le si presentava avanti, doveva essere questo l'indirizzo. Si avvicinò con passo titubante e con il foglietto ancora stretto in mano guardando fisso il numero civico. Dopo tutto il tempo che ci prese per arrivare fin lì notò i dodici citofoni tutti con nomi che non le dicevano veramente nulla.
"Ma che diamine, ora quale sarà?"
Prese una decisione, doveva andare dietro ogni porta e chiedere ad uno ad uno, fece un respiro profondo, poi iniziò il suo lungo viaggio. Si presentò a tutti con il nome di Lauren ma sembrava nessuno la conoscesse veramente, oltre una vecchia signora che pensava fosse sua figlia defunta e dovette faticare per innumerevoli minuti prima di convincerla del contrario.
"Trama della favola: non è più qui."
Triste scese lentamente le scale uscendo dal portone, girandosi e guardandolo nuovamente, ci aveva sperato tanto e adesso era tutto sparito. Riguardò quel maledetto fogliettino maledicendolo per averle dato quella falsa speranza. Poi nella rabbia del momento scrutò meglio il numero scritto sopra. Le venne subito un impulso di gioia. Come una stupida aveva sbagliato a leggere, scambiando quel sei per un cinque, diamine se l'aveva scritto male. La speranza le si accese e subito intraprese la corsa verso quel palazzo, questa volta non era un condominio, sembrava più una casetta a sé stante, un pian terreno con una propria palazzina, non troppo di lusso ma nemmeno granché povero.
Decisa e pronta iniziò a camminare verso la porta quando ad un certo punto notò che in quella casa non c'era nessuno, il campanello sembrava non portare un cognome e apparentemente era disabitata. Ricontrollò nuovamente il biglietto visibilmente irritata se avesse sbagliato di nuovo, ma no, era quello giusto. Sospirò allontanandosi, oggi non le era andata una dritta, mentre fu al passo per girare l'angolo tornò a voltare la testa verso l'entrata e lì accadde l'impensabile.
Lo stesso identico ragazzo della festa, anche di quella volta al bar, quegli incredibili capelli bianchi...era uscito da quella porta dove poco fa sostava lei.
"Non può essere..."
Indossava quell'indispensabile cappotto blu, che ora aveva scoperto a doppio petto con grandi bottoni neri, una sciarpa cobalto il tutto fasciato da dei pantaloni in un tessuto che dava di pelle, neri, e come tocco finale degli stivali alti fino al ginocchio di quel marrone senape che davano nell'occhio dannatamente tanto: di certo era messo male a gusti stilistici. Si sorprese a vederlo così, a pochi passi con una scatola in mano, l'unica cosa che andava in pendant con quegli "allegri" stivali.
"Coraggio Lauren..."
Tutto quel coraggio che aveva osato fino ad ora le iniziò a mancare, le mani le sudavano, lo stomaco le sembrava un semaforo impazzito e negli occhi le pupille tremavano di timore. Sentiva in tutti i modi che non ce l'avrebbe fatta, ed infatti...
Il ticchettio dell'andatura di lui riecheggiava nella via, erano molto sonori quei passi o era lei che li ingigantiva nella sua mente, facendole ripetere che la sua occasione le stava sfuggendo di mano?
No, aveva bisogno di altro tempo per pensare, non voleva perderlo ma nemmeno andare così dinamicamente da lui. Allora decise di seguirlo.
"Si, perché con la tua grazia da elefante ce la farai."
Sospirò. Almeno ci doveva tentare.

Lo seguì con un'impensabile discrezione, era sorpresa anche lei da quelle capacità eppure non del tutto, forse era la tensione a farla essere invisibile come un fantasma.
Aveva appreso solo alcune cose da quello strano inseguimento: quella scatola non la lasciava un secondo, forse c'era qualcosa di importante dentro, ancora, non era molto loquace anche perché i passanti sembravano quasi intimiditi dalla sua presenza, e stava girando per dei locali che sembravano poco adatti a lui e soprattutto chiusi di mattina. Sentiva di essersi infilata in un bel guaio, perché sembrava non facesse una cosa propriamente...legale.
"Diamine, ma tutte io le prendo?"
Era a sbirciare da un angolino, vedendo come con una mano riusciva a mantenere la scatola e con l'altra metteva indietro i ciuffi sfuggiti alla morsa del gel. Lauren si ritrovò ad arrossire vivamente vedendo quei movimenti tanto semplici quanto eleganti, di certo aveva modi di fare che ben pochi in questa epoca avevano.
Scosse la testa veloce riprendendosi ed arrossendo sul rosso, rendendosi conto di ciò che stava pensando. Da dietro era carino ma tutto qui...non lo aveva ancora pienamente visto! Tornò a sbirciare che era sempre di spalle a camminare con passo costante, lei fece capolino seguendolo e mimetizzandosi.
Intraprese un calcolo e dedusse un'altra conclusione, da quando lo seguiva sembrava non si voltasse mai dalla sua parte, infatti la sua faccia era ancora ignota agli occhi di Lauren.
"Sembra quasi lo faccia di proposito."
Era così frustrante, ma che si fosse accorto che lo seguiva? Si, ma che c'era di male vedergli il volto? Solo una sbirciatina...
Si ritrovò a pregare addirittura di riuscirci, sembrava che il volerlo affrontare a viso aperto fosse magicamente sparita come opzione. Oltre a tutte quelle piccole informazioni che iniziavano a completare lentamente quel suo carattere enigmatico ne fruì un'altra, come quasi un fiore in un deserto.
Adorava guardarlo, se ne accorgeva a poco a poco.
Ogni sua piccola mossa, anche il solo infilare un passo dietro l'altro, sembrava lo facesse in una maniera che i comuni esseri mortali non potevano nemmeno provare ad imitare. Se lo era immaginato carino, forse anche bruttino alle volte, ma non divino.
Si distrasse un attimo e subito lo perse di vista guardandosi attorno, prima fu cauta cercando di visualizzare quella chioma albina, poi notò che era svanito magicamente come le tante volte e subito si tuffò fuori dal suo nascondiglio a cercarlo, ma niente, ormai era andato.
Sbuffò la ragazza, poi guardò il cielo dipingersi di un lieve arancione, aveva perso metà domenica ad inseguire un suo sogno, proprio come le aveva detto la mente.
Inspirò una certa quantità d'aria cercando di ricavare il suo profumo, ma ovviamente non riuscì, immaginandoselo. Rise.
"Complimenti Lauren, sei ufficialmente diventata una stalker."



Angolo dell'autrice

Ok, qui si capisce che la nostra audace eroina è praticamente cotta alla visuale del nostro altro protagonista. Sono sicura che questo, come altri, è uno dei capitoli più incentrati su loro due e quindi sarà notevolmente più piacente a mia supposizione!
Per il resto basti aspettare il vostro resoconto nelle recensioni <3 che davvero adoro, perché ricordate che mi fate andare avanti e migliorare sempre più! Soprattutto non sapete che mi fate venire dei grandi spunti per la continua, quindi attenti a ciò che dite C: vi ringrazio e ve ne sono infinitamente grata!
Ma veniamo a noi, Lauren è una ragazza indecisa quanto imbranata, non riesce proprio a realizzarlo questo incontro uh? Chissà come finirà? Che dite lo incontrerà almeno una volta, si parleranno?
A voi la parola!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - L'attimo ***


Capitolo 17
L'attimo
 
Sbatté la porta con rabbia poggiando il borsone col vestito abituale da cameriera. Aveva ricevuto una ramanzina da Federica di quelle papiriche ed infinite, quelle che mirano a farti sentire una mosca sul parabrezza.
In parte sentiva che l'amica aveva ragione, lo aveva seguito per tutto quel percorso e non si era nemmeno presentata, nemmeno un "ciao", ma che ci poteva fare? Lei era così timida, e poi con quel ragazzo...si sentiva in una forma di soggezione enorme.
Deglutì ripensando alla sua mano fra i capelli.
"Ok ora non ci pensare...al massimo ci riproverai oggi."
Andò come da rito a buttarsi sul letto, guardando il soffitto.
Era completamente presa da quei pensieri che non riusciva più a riflettere su altro ormai e si accorse sempre di più che era entrata in tilt.
Arrossì provando a pensare ad una parte di quella giornata lavorativa, ma in ogni piccolo istante continuò a ritrovarsi quei capelli e quella dannata mano tra di essi.
Forse agli altri incuteva timore, ma lei si sentiva così malata che quel terrore avrebbe voluto provarlo a vita guardandolo negli occhi.
"Chissà come sono i suoi occhi..."
Le venne un brivido sulla schiena poi decise di non rimuginare più, stava esagerando.
«Avanti, un po' di computer potrebbe giovare alla mia distrazione...»
Stese per bene le gambe poi posò i piedi a terra e si diede uno slancio.
Accese il portatile e si andò a preparare un tè e la cesta dei panni da stendere, nel frattempo pensò insistentemente che doveva far velocemente, doveva tornare da lui e presentarsi. Ce la doveva fare.
"Non voglio sentirmi più Federica tra l'altro..."
Rise poi tornò in casa con il cesto vuoto, posandolo nel suo posto d'origine, spense il fornellino e si verso il tè. Con delle pantofole pelose sul verde acqua si trascinò vicino al laptop sorseggiando la sua bevanda bollente.
«Vediamo se c'è...»
Entrò su facebook dopo un altro sorso e guardò il pallino verde al fianco del suo nome, o per meglio dire di suo fratello.
"Ammesso che suo fratello lo sia."
Aprì la finestrella digitando sulla tastiera.


Lauren: Ciao...
Dante: (Vergil) Ciao.

Come poteva iniziare ora? L'ultima volta non si erano proprio salutati in una bella maniera. Ci ragionò su portando le mani sui tasti ma non pigiando nulla, li guardava solo triste poi sentì il tenero suono della chat.

Dante: (Vergil) Mi dispiace se sono stato duro l'altro giorno.

Arrossì. Non pensava che l'avrebbe capito, non lo calcolava proprio questo fattore, in una frazione di secondo capì che lui percepiva più di quanto sembrava.

Lauren: Non è necessario tu ti scusi...dovrei farlo io.
Lauren: Magari ti ho urtato in qualche modo.
Dante: (Vergil) Inutile prenderci le colpe, credo siano di entrambi.
Lauren: Hai ragione...ricominciamo?
Dante: (Vergil) Va bene.

Sorrise con gli occhi semi lucidi, prese a digitare. Sembrava metodico ma aveva capito a lungo andare che lo faceva solo per non far soffrire.

Lauren: Come ti è andata la giornata?
Dante: (Vergil) Bene, la tua?
Lauren: Un po' noiosa e alle volte nervosa.
Dante: (Vergil) Come mai?
Lauren: La mia amica può diventare più fastidiosa di un pidocchio.

Si ritrovò ad arrossire nuovamente pensando all'argomento principale della discussione con l'amica: lui. Sperò che non le chiedesse perché.

Dante: (Vergil) Ah posso capirti.
Lauren: Anche tu qualcuno di fastidioso?
Dante: (Vergil) Fin troppo.
Lauren: Tuo fratello vero?
Dante: (Vergil) Esatto.

Le scappò una risata, chissà perché ne era sicura. Forse perché gli assomigliava così tanto? Tanto da avere un fratello uguale al personaggio che rappresentava? Sinceramente non le importava più, per lei poteva essere quello che voleva, ormai ne era persa.

Lauren: Puoi confidarti con me se ti rompe più del previsto.
Dante: (Vergil) Grazie ma per ora credo di riuscire a tenerlo.

Notò che tra un messaggio e l'altro passava troppo tempo per la risposta successiva, subito si chiese cosa stessa facendo. Di certo un tipo da più chat aperte non le sembrava, quindi si fece coraggio e lo chiese, cosa aveva da perdere dopotutto?

Lauren: Hai qualcosa da fare? Vedo rispondi più tardi del previsto...
Dante: (Vergil) Si purtroppo devo staccare, non sono in condizioni di parlare ora.
Lauren: Capisco.

S'intristì ma sentiva, anzi ne era più sicura, che era qualcosa inerente al giro che ieri si era fatto con quella scatola in mano. Di certo non poteva chiedere, ma mille dubbi le affollavano la mente, sapeva che non era ciò che la parte maligna dei suoi pensieri interpretava. Non ne era il tipo.
"Certo, come fai a sapere che tipo è?"
I complessi si ingigantirono come montagne poi arrivò un altro messaggio.


Dante: (Vergil) Grazie di aver scambiato queste due parole con me.

Una delle tante espressioni magiche che facevano sparire ogni più piccola intenzione, anche quella più nascosta tra gli anfratti dei neuroni. Il tempo le si bloccò per un minuto, si affrettò a scrivere ma diventò subito offline. Sorrise ugualmente, sembrava volesse riparare al "danno" dell'altra volta finendo la discussione con un ringraziamento al posto di un commento scomodo. Credeva di sentire il cuore esplodergli per un minuto, come se ci tenesse davvero a lei. Una parte della sua ragione finalmente si trovò d'accordo col cuore dicendo "Sogna" e lei non se lo fece ripetere due volte.
Era così difficile trovarsi in questa sincronia, e aveva intenzione di godersela tutta.
Si ripeté che oggi l'avrebbe incontrato e ce l'avrebbe fatta.

Riposò per l'intero pomeriggio, facendo quei pochi servizi di giornata, si vestì lentamente facendo un respiro profondo ad ogni passaggio poi si guardò allo specchio pettinandosi. I capelli corvini le ricadevano lisci ed imperfetti sulle spalle mentre un cerchietto di stoffa beige e rosso li manteneva lontano dal viso.
Sembrava quasi una bambina in quel riflesso, non si riconosceva più con le gote arrossate e gli occhi tremolanti, nemmeno lo avesse lì davanti a lei.
Fece un altro lungo respiro poi tolse il cerchietto sostituendolo per lavarsi il volto, finì in venti minuti e sentiva di essere mezz'ora in anticipo sulla scaletta di marcia.
"Forse gioco un po'..."
Aveva sempre poco tempo per toccare la sua amata console, non aveva mai opportunità di fare nulla di quello che realmente le piaceva. Ma questa volta lo aveva ricavato.
Accese l'apparecchio sedendosi sul divano comodamente inserendo l'ormai troppo citato gioco.
"Magari mi alleno a baciare lo schermo."
Rise tra sé e sé facendo partire premendo start. Giocò un paio di missioni e sentì che vedeva Vergil in altra luce adesso, lo aveva sempre visto come lo scorbutico fratello del protagonista, ma ora era come presa da ogni suo singolo movimento, come una sua eleganza.
"Come quelle mani tra i capelli..."
Si morse un labbro scacciando i pensieri, stava decisamente diventando troppo inquietante. Non poteva pensare roba del genere su qualcuno che non conosceva nemmeno suvvia!
Si alzò mentre il rumore dei tacchi fece boato nella stanza, non sapeva cosa si fosse messa in testa, ma stava indossando dei tacchi, lei che se li mette solo per feste di compleanno o roba simile. Arrossì pensando a quanto gli stesse dando importanza, prese le chiavi e aprì la porta.

Di nuovo davanti quella maledetta casa, di sera dava tutta un'altra impressione, luci soffuse, tralicci ed anche un vetro rotto: la tipica casa dei fantasmi insomma.
Si fece coraggio suonando il campanello ricordandolo vuoto, ma perché non c'era un nome? La cosa la inquietava molto. Sembrava provenisse una pallida luce dalla casa, come di una candela, ma nessuno veniva ad aprire; decise di risuonare con più insistenza, quel rumore le dava alla testa era acuto e strideva.
Aspettò, nessuna risposta.
"No, non me ne andrò a mani vuote, mi dispiace."
Allora decise di raccogliere delle informazioni, se non poteva incontrarlo voleva capire in che ambiente viveva per lo meno.
Fece il giro della casa toccando le mura sentendo la polvere sotto il palmo, se lo ritrovò imbiancato e subito strofinò tra loro le dita.
"Non sembra abbandonata...lo è per davvero."
Era impossibile che qualcuno vivesse là dentro, dall'esterno sembrava trascurata da un decennio e le serrande in legno erano fradice, ne mosse una per testarla, scricchiolava in modo sgradevole quindi la lasciò di scatto, la sentì inclinarsi.
"Oh cavolo."
Aveva avvertito dei passi e un'ombra le sembrava aver traversato quei vetri per metà distrutti. Si appiattì al muro cercando di non poggiarsi o sarebbe uscita come un Ringo per un lato bianca come il latte. I passi continuarono lenti e decisi, chiuse gli occhi e non si sentì più nulla, non sapeva perché ma percepiva che qualcuno era avanti a lei, poi velocemente sentì l'aria muoversi, i capelli le si spostarono e degli imprevedibili rumori come il tonfo di qualcosa che cadeva a terra.
Riaprì gli occhi e non ci vide nulla di strano, solo il rumore del cuore che batteva forte.
"Cosa...diamine è stato?"
Si strinse alle spalle rabbrividendo, era stata una strana sensazione e la paura non le cessava di martellarle il petto, d'istinto fuggì da quella casa come se fosse la fonte dei guai. Corse velocemente, sapendo che quella serata non se la sarebbe dimenticata tanto facilmente.





Angolo dell'autrice

Va bene...avevo bisogno di un capitolo con un po' di inquietudine lo ammetto xD ma non sarebbe stata l'abitazione di un demone che si rispetti se no!
In ogni caso, ho limitato la scena con delle impressioni, ma può anche essere che siano tali e non sia successo realmente nulla no? :3
Comunque continuo col ringraziare chi recensisce e chi segue la storia, invito sempre gli erranti lettori a lasciare un piccolo commento! Così giusto per farmi sapere se non sono d'accordo o meno, io non mi offendo di certo u.u
Bye e alla prossima! <3

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - L'impossibile ***


Capitolo 18
L'impossibile

Passarono dei giorni da quel fantomatico lunedì da brividi e con il tempo la tensione di quella sera si affievolì ma non sparì. Era venerdì e Vergil sembrava sempre più indaffarato a fare non si sa cosa, in quella casa aveva paura di entrarci, portava troppa inquietudine, anche il pensiero di conoscerlo si andò degradando piano piano in quei giorni dato che non lo sentiva più spesso. Però le mancavano i primi giorni, dove con lui si sentiva in un'eterna sfida ed era così convinta, ora sembrava avesse gettato la spugna.
Sorrideva fievolmente agli ennesimi clienti del bar portando del tè caldo e dei pasticcini, aveva gli occhi spenti in quel giorno come se non volesse poi avere molto a cui pensare o provare.
"Solo una giornata come le altre."
Il passo schivo e costante con cui andava a posare il vassoio, la fermezza di come prendeva le ordinazioni e i finti sorrisi che mai le erano stati affibbiati; tutto in Lauren dopo quell'episodio era cambiato, come se avesse la consapevolezza di non potercela fare, un presagio futuro.
«Ehi, ma cos'hai?»
Girò sistematicamente lo sguardo verso Federica aprendo un sorriso:
«Nulla, cosa dovrei avere?»
«Non so, magari quel luccichio che ti accompagna negli occhi?»
Le si avvicinò visibilmente preoccupata, prendendole il viso tra le mani facendo sorprendere la povera vittima. Le diede un'occhiata accurata poi la lasciò:
«Amica mia, non so cosa ti sia successo ma stai male...avanti racconta alla sorellona.»
Si appiccicò come una ventosa facendo sbuffare l'altra:
«Non ho nulla da raccontare, non è successo nulla.»
«Scommetto che è perché non hai ancora incontrato il tuo futuro ragazzo...ma se hai l'indirizzo cosa ti ferma?»
«Non ci voglio andare...»
«Ma cosa c'è ancora?»
Si staccò dalla presa dell'appiccicosa ragazza pulendo un tavolino mentre lei si occupava di un ordine, ebbe il tempo di respirare per poco.
«Quella casa...ha qualcosa che non va.»
«In che senso?»
«Nel senso che l'altra volta sono andata e lui credo non ci fosse...mi è capitato qualcosa di strano e non riesco a capire cosa.»
L'amica alzò un sopracciglio guardandola.
«Ho capito, stasera ci andremo insieme.»
Lauren sembrava tornata nuovamente alla vita e il chiaro segno furono le sue guance che si tinsero di un chiaro rosso.
«M-ma...»
«Niente scuse, senza di me tu non riusciresti a fare nemmeno un passo!» le diede il vassoio con i dolci «Ora finiamo di lavorare, su.»
La guardò per un po' poi annuì sorridendo serena, un sorriso che coinvolse anche gli occhi. A passo veloce si affrettò al tavolo posandoci le bevande calde donando dei sorrisi sinceri alla clientela, in cuor suo si sentiva di doverle un favore.

Tornata a casa già era sul computer, ma col tempo aveva imparato a non aspettarlo, infatti erano veramente poche le volte che si connetteva e non ci mettevano più di tre o quattro frasi per dialogo. Aveva facebook aperto da una parte e il gioco di pacman dall'altro, aveva tante di quelle cose da fare che non stava facendo assolutamente nulla, in cuor suo la determinazione di trovarlo lì con lei non crollava anche se la ragione si era già arresa da un pezzo.
"La speranza è l'ultima a morire, no?"
Sospirò e proprio nel mezzo sentì un rumore familiare, aprì la famosa finestra blu e bianca.


Dante: (Vergil) Ciao.
Lauren: Da quanto tempo! Allora, tutto bene? Possiamo parlare oggi?

Sorrise entusiasta digitando i tasti velocemente, pregò che fosse disponibile almeno oggi, aveva voglia di parlargli e di sfilare qualche informazione in più sull'abitazione.

Dante: (Vergil) Si oggi si.
Lauren: Perfetto, cosa mi racconti?
Dante: (Vergil) Inizia tu.

Le sembrò strano per un momento, come se volesse evadere dalla domanda.

Lauren: Nulla d'importante dal canto mio, solo tanto lavoro e un po' di stanchezza.
Dante: (Vergil) Per cosa?
Lauren: Per...tutto.
Dante: (Vergil) Può capitare quando fai sempre le stesse cose.
Lauren: Già.

Non capiva perché la tirasse tanto per le lunghe, di solito facevano uno scambio di battute equo e tranquillo, adesso sembrava volesse realmente nasconderle qualcosa.

Lauren: Quindi nulla di interessante...
Dante: (Vergil) Si.
Lauren: Potrei farti una domanda?
Dante: (Vergil) Certo.
Lauren: Cosa hai fatto in questi giorni?

La domanda le partì rapida ed indolore, sembrava fosse quello di cui non voleva parlare. Tesa si preparava alla risposta, aspettandosi di tutto.

Dante: (Vergil) Ho dovuto preparare dei pacchi.
Lauren: Perché...?
Dante: (Vergil) Sto traslocando.

Le cadde il mondo addosso.
Per un minuto guardò lo schermo senza fare nulla, come se stesse ricollegando tutte le informazioni ed ogni tassello andasse al posto giusto. I pacchi, la casa che sembrava inquietante ed era pressoché deserta, il giro che stava facendo quella volta in un negozio di antiquariato. NO.
Iniziò a digitare lentamente guardando con un groppo in gola ancora la risposta, era sconcertata e sapeva che in qualche modo non aveva più tempo di attuare tutto ciò che la sua mente si era prefissata di fare.


Lauren: Cosa?
Dante: (Vergil) Te l'ho detto.

Come poteva rimanere così? Iniziò a sollevarsi un lieve montante di rabbia ma era ancora immerso nella tristezza.

Lauren: Ci potremmo sentire?
Dante: (Vergil) Forse.

Continuava a salire la rabbia mentre era presa da una scossa di introversione che la faceva scrivere a tratti.

Lauren: Come forse?
Dante: (Vergil) Non lo so se ci potremo sentire ancora.

"No, non può dirmelo così."
Si sentì sprofondare ad ogni sua parola detta fredda e pungente, adorava quel suo modo di fare ma non ora che stava morendo così lentamente, come dopo uno sparo in caduta libera. Digitò parole che le uscirono così, con le lacrime agli occhi.


Lauren: Non...puoi
Dante: (Vergil) Cosa?
Lauren: Perché non me lo hai detto?
Dante: (Vergil) Non mi sembrava opportuno dirtelo.
Lauren: Me lo dovevi dire!
Dante: (Vergil) Per quale motivo? Non ci sentiremo per un po' ma forse tornerò in linea.

La trattava in modo così infantile a volte e lei riusciva a calzare a pennello in ogni sua descrizione, odiava il fatto che avesse ragione, ma questa volta no, non le avrebbe fatta stare zitta con qualche parola detta così, di sfuggita da un momento all'altro. Le vennero le peggiori idee da scrivere, ma come sempre si calmò riflettendoci su, anche se la ragione in quel momento non era presenta all'appello.
Decise di evadere.


Lauren: Devo andare.
Dante: (Vergil) Cosa? Non dovevi star-

Chiuse tutto senza curarsi di finire il messaggio.
"È la cosa giusta."
Se lo ripeteva fino a sfinirsi, ma già calde lacrime iniziavano a bagnare le sue guance, cercava di catturarne quante più ne poteva con la manica destra, ma anche facendosi aiutare dalla sinistra non riusciva a contenerle. Lentamente si perse a soffocare quelle lacrime, che poi diventarono singhiozzi e poi pensieri.
"Maledetta me e il giorno che gli ho scritto quella mail!"
Si alzò dalla scomoda sedia andandosi ad infilare nel letto col capo chino sul cuscino, aveva lottato, non ce l'aveva fatta questo era quanto, diede uno strattone al cuore facendo capire anche a lui che era finita. Quella serata l'avrebbe passata a rimuginare sugli errori fatti, su quanto fosse stata stupida e quanto avesse messo se stessa in una brezza d'autunno. Già, di solito si chiamava "d'estate", quella era la stagione degli amori, perché proprio nella quiete calda e rilassante di una stagione così flebile?
"La mia stagione preferita..."
Tirò su col naso rialzando leggermente la testa rivelando gli occhi arrossati.
"...ora non sarà più tale."



Angolo dell'autrice

Ebbene sì, la nostra Lauren ha ceduto alle intemperie del nostro principino e ha deciso di gettare la spugna...ma sarà questa la fine? Tornerà alla sua monotona routine fatta di speranze ma mai di fatti concreti? Chi lo sa, la nostra protagonista è così strana...alle volte anche lunatica ;)
La parola a voi lettori! Grazie ovviamente per chi mi dà il suo appoggio e chi mi è vicino e chi aspetta con impazienza l'uscita di un nuovo capitolo! Solo le ultime tre parole prima che questa autrice vi vada a scrivere l'intenso finale della storia.
Never give up.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 - L'ultimatum ***


Capitolo 19
L'ultimatum

Un'altra giornata lavorativa, questa volta non fiatò anche perché Federica aveva avuto un contrattempo ieri e non era potuta venire a prenderla, se no sapeva che sicuramente le avrebbe fatto cambiare idea, però grazie alla notte insonne, al cuore che sembrava fare un altro rumore ad ogni battito, ora nemmeno l'amica sarebbe riuscita a farla ragionare. Le parole che le circolavano in testa iniziavano tutte con "non essere abbastanza": non essere abbastanza convinta, non essere abbastanza giusta, non essere abbastanza innamorata, non essere abbastanza per lui.
Entrata in quel vortice non riusciva più a concentrarsi su altro, né sulle chiacchiere tra i suoi amici, né sulle parole dei clienti, il camminare dei passanti, tutto il mondo sembrava avesse messo il muto d'un tratto, lei era lì nel mondo grigio e bianco e non sapeva come uscirne.
Si sforzò di sorridere dicendo che non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe avuto il cuore spezzato, ne avrebbe passate tante e soprattutto la vita continuava, ma quel giorno il suo mondo non ne sapeva di voler riprendere i colori originali.
Stanca posò ogni cosa al suo posto in un gesto abituale, le chiavi, il cappello ed infine scarpe e vestiti, con calma si mise il comodo pigiama e andò a prepararsi la cena. Sembrava la fine di tutto, ma forse l'aveva solo posticipata.

Si mise al computer ma questa volta non entrò su facebook, fece le solite cose che rientravano nel comportamento di prima che tutta questa vicenda iniziasse, visitava blog, navigava su youtube e si interessava a dei siti di lettura. La sua vita era rientrata nella paranoia di sempre, finché decise, non per suo volere, ma per quello del cuore, di andare a rivedere le loro conversazioni. Si ricollegò a facebook mettendosi anonima in chat, poi con calma aprì la finestra di conversazione e vide quel messaggio che ieri doveva leggere.


Dante: (Vergil) Cosa? Non dovevi stare più tempo?
Dante: (Vergil) Ci sei?
Dante: (Vergil) Mi dispiace di non avertelo detto prima, volevo evitare proprio questo...non sono stato educato a tenerti nascosta questa cosa, ma...
Dante: (Vergil) per favore
Dante: (Vergil) non piangere.

Le mancò il respiro rileggendo quelle parole, il suo cuore sentì il lieve fremito di uno di quei vecchi battiti, ma poi, come un'incudine, il pensiero le riportò la realtà che aveva nascosto in modo crudele, strappandole anche quell'ultimo sorriso. Avrebbe pianto di nuovo, in quel momento però decise che se doveva abbandonare tutto, voleva farlo per bene, allora prese a digitare le ultime frasi che avrebbe mai potuto dirgli. La verità.

Lauren: Sono io, mi dispiace di essermi sconnessa così velocemente.
Lauren: Devo dirti la verità

Per un attimo le mani tremarono, poi fece un respiro e si mise a scrivere con più decisione. Era la sua ultima possibilità questa volta, non l'avrebbe sprecata.

Lauren: Io so dove abiti, vorrei incontrarti...se davvero devi trasferirti sarà l'ultima          volta che ci potremmo vedere di persona.

Si sentì d'un tratto nuda, come se si fosse tolta tutto ciò che le ricopriva l'animo, voleva giocare a carte scoperte...anche se nell'amore il perdente è sempre chi mette come pegno il proprio cuore.

Lauren: Voglio tu sappia una cosa che solo di persona ti potrei mai dire.
Lauren: Vediamoci sotto l'albero grande della piazza centrale, alle otto.

Fece un lungo sospiro poi chiuse il laptop.
Alla fine per farla smuovere doveva accadere qualcosa di veramente forte, ma tanto forte da doverla far soffrire fino a farla piangere, odiava questo suo temperamento troppo mite che non la faceva essere più aggressiva. Per una volta voleva provare ad essere Federica, si disse, solo una volta, lei non era capace di mettere il muso o di far valere fino all'ultimo le sue decisioni, adesso però sapeva di amare e non voleva lasciarselo sfuggire.
Sospirò chiudendo tutto, ormai era tardi e si sentiva doppiamente stanca, tra lo sforzo fisico e quella sofferenza intellettuale era sfinita su due fronti, in gran parte non ne voleva sapere nulla di niente in quel giorno, non aveva nemmeno la tensione su che cosa quel domani le riserbasse. Sfinita si diresse verso il letto distendendosi lunga in esso con poca voglia anche di dormire, si consolò vedendo il soffitto di un colore acre e spento, l'unica cosa che fosse più spenta di lei in quel giorno senza tempo.



Angolo dell'autrice

Questo capitolo è veramente piccino lo so, ma è stato studiato per essere così in attesa del capitolo finale xD eh si gente, anche questa storia giunge alla sua fine. Sono felice di essere finalmente arrivata a finire una storia, anche se piccina come questa!
Il prossimo capitolo ve lo prometto ricco di risposte e soprattutto lungo e succoso! Anche con eventuali ringraziamenti personali :D
Ci rivedremo alla prossima! Chissà come andrà a finire ;)

RedFeather

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 - La prevedibilità degli eventi ***


Capitolo 20
La prevedibilità degli eventi

Fu una giornata senza troppo svago né divertimento, era troppo tesa per rimanere con la mente libera, allora decise di fare i servizi che comprendevano tutta una settimana: stese i panni, preparò gli armadi per un cambio di stagione e fece la spesa per i prossimi giorni. Il clima era decisamente cambiato e l'inverno cominciava a sentirsi bene col suo freddo pungente.
Si coprì così tanto che la testa le spariva nella sciarpa e mentre camminò per le vie desolate poteva vedere che le belle sfumature dell'autunno lasciavano lo spazio al bianco candore dell'inverno. Sembrava che le stagioni si mettessero d'accordo nella combinazione dei colori, l'autunno pieno di tinte calde faceva presagire che la prossima stagione avrebbe portato il bianco della neve dell'inverno, poi i primi bagliori della primavera con i suoi freschi e variegati toni ed infine il caldo e la sostanza dell'estate ricca di frutti e vita, poi si ritornava nello spoglio degli alberi in un continuo circolo di colori, si stupì a pensare a cose che non fossero gli eventi prossimi.
Sbuffò mentre guardava per l'ennesima volta l'orario agitata, nervosa, preoccupata...
Se non sarebbe venuto?
Beh, se non sarebbe venuto non poteva importare, le sembrava inutile piegarsi ancora alla sofferenza, sarebbe andata avanti nel suo cammino e non ci avrebbe più pensato. Sospirò, poi sentì il telefono squillare, prese il cordless.
«Pronto?»
«Ehi come sta la mia sorellina?»
Un tono spicciolo, energico e sfacciato proveniva dal trasmettitore.
«Fede...come mai questa chiamata?»
«Volevo sapere come stavi, sei veramente troppo presa da quel "piccolo particolare" e ciò mi preoccupa...» fece una pausa dove l'interlocutrice non rispose «Dammi un segno di vita Lauren!»
«Ci sono.» sospirò.
L'amica capì subito che quello non era propriamente il momento migliore per chiamare.
«Va bene, ho capito, ti chiamo quando?»
«Oggi non sono di buon umore...»
«Ma per questo ti devo chiamare! Allora? Che ora?»
«Sera. Tardi.»
"Il più tardi possibile." precisò nella mente.
Sentì un sonoro sbuffo dall'apparecchio.
«Va bene va bene...ma fatti trovare! O ti vengo a tirare da casa!»
Apprezzava gli interventi di Federica alle volte, ma adesso era veramente su un altro pianeta per pensarla, doveva superare da sola questo grande dilemma.
«Si, va bene, ciao.»
Fu fredda e sbrigativa, chiuse la chiamata velocemente, poi guardò l'ora.
Doveva prepararsi.

Camminava con la sua sciarpa ingombrante in un cappotto beige chiaro chiuso a doppio petto da dei bottoni neri che risaltavano, gli stivali facevano rumore ad ogni passo e le ricordavano le calzature marroni di lui alcuni giorni fa, si sentì subito malinconica a pensarci. Ripensò tutti i momenti riassunti nella sua mente come un filo lungo e rosso di ricordi, ogni scena era scandita dal suono dei suoi tacchi. Una dietro l'altra susseguivano come dei flash mentre l'andatura iniziava a rallentare, finché non si fermò. Nel silenzio del suo ponderare era arrivata a destinazione.
L'albero, il grande albero, l'unico tra tutti ad aver segnato l'inizio dell'inverno già nei primi giorni di ottobre, anticipatario ed originale, aveva segnato anche vari ricordi della vita di Lauren, come nella sua infanzia fino ad arrivare ai giorni a seguire, da quell'albero sviò quella chioma albina che tanto bramava, lo aveva invitato proprio lì per questo.
"Dove tutto è iniziato e dove tutto finirà."
Si accoccolò all'albero poggiandoci la schiena portando le mani guantate sotto le braccia, stringendosi per ripararsi come poteva dal freddo. L'imponente campanile a pochi isolati dalla piazza iniziò a suonare annunciando le otto, ma lei non si scompose chiudendo gli occhi, entrando come in un sonno ricco di ricordi felici che portavano malinconia. Rintoccò nuovamente dopo quindici minuti e la sua speranza andava via ogni secondo che quel quadrante batteva, sbuffò decidendo di pensare ad altro. Guardò la gente, numerosa in piazza, anche se il freddo permeava le strade sembrava non fosse un problema, infatti vedeva bambini giocare, genitori premurosi a seguirli, anziani che addirittura leggevano il giornale. Sembrava che la città avesse ripreso vita. Sospirò.
Quei pensieri le fecero perdere altri minuti ed in tutto col suono della campana era arrivata a sentire che era passata mezz'ora dall'orario fatidico. Il corpo le presagiva di andare, perché stava congelando.
"Aspetta un altro po'."
Questa era la voce del cuore che non si stancava mai di infastidirla, richiuse gli occhi, tornò ad aspettare. Si concentrò su ogni rumore che i passi delle persone intorno a lei facevano, ma non c'era nessuno con quel passo flemmatico e costante come il suo. Era sempre più convinta di andarsene, almeno per cercare un luogo caldo.
"Non ti troverebbe, aspetta."
Si certo, come se verrebbe...era così tardi se ne sarà anche dimenticato.
Sospirò ancora buttando fuori aria che si condensò velocemente, il freddo che stava provando era veramente inammissibile, decise di muovere un po' le gambe per fare del calore almeno a quelle. La stava facendo aspettare e si stava spazientendo.

Aspettò un'intera ora, quando sentì i nove rintocchi del campanile perse la pazienza e demoralizzata iniziò a staccare la schiena dall'albero.
"Lo sapevo."
Ci aveva provato, non aveva funzionato, inutile buttarsi troppo giù, fece un passo quando sentì un rumore familiare.
«Lauren.»
Sentì chiamarsi alle sue spalle, la voce non la riconosceva ma sentiva di sapere chi aveva dietro di sé. Si voltò, gli occhi le si spalancarono poi le si addolcirono di colpo.
"Finalmente." non lo pensò, erano i suoi occhi a pronunciarlo, con un'emozione indescrivibile.
Il volto di quei capelli candidi come la luna era finalmente svelato ed era esattamente uguale a come se lo immaginava, il volto e la carnagione erano chiari quasi fosse stato resuscitato, ma gli donavano una bellezza sconvolgente, come di una razza sconosciuta, gli occhi erano chiari come il ghiaccio e avevano un'espressione semicrucciata, il viso era delicato come quello di un angelo e sulle sue labbra era dipinto un leggero sorriso, impercettibile e veramente bizzarro, come se non fosse abituato alla felicità. Teneva un pacco, ma a lei importava poco, era completamente presa da lui per notare i particolari.
«Sei venuto.»
Lo disse con immensa felicità repressa, non doveva saltargli addosso, non sarebbe stato cortese per un primo incontro. Lui si limitò a cambiare espressione, nascondendo ulteriormente il sorriso.
«Si.»
Freddo e conciso, come lo aveva immaginato. Non si chiese perché fosse la fotocopia del Vergil che popolava la mente di milioni di fan del videogioco, era lì a guardarlo e perdersi nel contemplarlo, come a riprendere il tempo perso. Decise di risvegliarsi solo dopo un attento scanner, portava gli abiti dell'altra volta, alla festa.
«Sai perché ti ho voluto parlare qui?»
Lui annuì e lei sorrise. Gli si avvicinò leggermente, come se si accostasse ad un predatore addormentato, con la paura di svegliarlo.
«Vorrei farti molte domande, ma prima volevo parlarti di quel discorso...»
«Vorrei iniziare io se non ti turba.»
Era statuario, sembrava non si muovesse nemmeno per respirare e la voce sembrava nascondesse un accento inglese, era acuta e allo stesso tempo calma, con un contenuto così misterioso, sembrava così paradossalmente perfetto.
Annuì con ritardo lei, ma lui non fu affatto infastidito.
Portò il pacco su una mano e andò a frugare in una tasca mostrando dalla mano guantata una spilla, al guardarla Lauren ritornò ad occhi spalancati.
«Credo questa sia tua.» un altro lieve sorriso.
Si sentì fremere per tutto il corpo, la spilla di Federica! Non ci poteva credere...con un gesto aveva risposto già a una moltitudine di domande.
Portò una mano a prenderla sorridendo viva.
«Grazie.»
Al contatto con la mano di lui però sentì un brivido dietro la schiena e non riuscì a non nascondere il rossore sulle guance. Osservò la spilla carezzandola con un dito per vedere se fosse rotta in qualche punto, era intatta, la mise in tasca.
«E questo.»
Con entrambe le mani le donò il pacco, Lauren vide che evitava il suo sguardo, forse non era abituato a fare i regali perché sembrava volesse nascondere un certo imbarazzo.
«Grazie ancora!»
Sorrise più disinvolta lei prendendolo, guardando la carta colorata e la piccola coccarda al lato. Era un suo regalo, non ci credeva. Arrossì nuovamente.
«Lo aprirai a casa.»
Lo disse quasi in modo imperativo e anche se la povera ragazza era curiosa fino al midollo dovette accontentarlo.
«Va bene.»
Lo strinse a sé come se fosse la cosa più importante del mondo.
«Puoi dirmi ciò che vuoi, ho da dirti anche io una cosa.» concluse lui.
Lei fece uno sguardo curioso, poi si accorse da quanto tempo aspettava questo momento e si irrigidì, non sapeva come comportarsi e una paura matta le prese a cavalcare nel cuore.
«Io...»
Un battito, un pensiero. Un pensiero, un battito. Paura.
Lui la guardava sempre gelido come la stagione entrante, forse con una punta di curiosità negli occhi. Sentì passare una di quelle "bancarelle mobili" che vendeva oggetti natalizi già anzitempo...ma perché pensava a quella bancarella? Doveva concentrarsi.
Prese un bel respiro, non sapeva come esprimerlo a parole quindi optò per un'altra opzione, si avvicinò lentamente mentre gli occhi di lui scintillavano sempre più di curiosità, poi si alzò un po' sulle punte e chiudendo gli occhi lo catturò in un bacio. Sentiva che non c'era più nulla al mondo bello come quel momento, non sentiva nemmeno la sua reazione, era volata soltanto via con le ali di un cuore che sembrava non avesse provato altro.
Il suo primo bacio.
Il suo primissimo inquietante bacio.
Se ne era sempre vergognata a pensarci, non aveva mai baciato qualcuno fino a questo momento e considerata la sua età si era sempre valutata una stupida, ma lei era selettiva e non le piaceva baciare il primo che capita, che non le desse quelle emozioni. Ora capiva che aveva deciso bene.
La sorpresa più grande fu sentire le sue braccia intorno a lei, a tenerla stretta contro di lui, sapevano di cose così aspre quelle labbra ma nello stesso momento sapevano di cose magnifiche. Si strinse nell'abbraccio socchiudendo gli occhi, guardandolo per un secondo scorgendolo con gli occhi chiusi, preso anche lui dal momento.
Non durò poi molto e si staccarono per guardarsi confusi.
Lauren avvampò mentre man mano la ragione iniziava a fioccare nella sua testa, non voleva togliersi da quell'abbraccio ma allo stesso tempo era presa dalle paure che un attimo prima la facevano tremare. Fu lui a staccarla bruscamente, visibilmente imbarazzato, sembrava non volesse essere più lì con lei.
In quel momento iniziò a suonare una musica da un angolo lontano, la bancarella che vendeva oggetti natalizi era presa ad aprire dei nuovi carillon da mettere in vendita, si senti invasa dalla casualità degli avvenimenti, quella canzone era nella festa del paese e lei ne era rimasta rapita.
Si guardarono per un lungo momento, poi lui scansò i suoi occhi:
«Non avremmo dovuto.»
Si limitò a dire solo questo, poi prese ad andarsene girandosi di spalle, fu lì che Lauren si sentì cadere il peso del tempo addosso.
«Aspetta!»
Cercò di seguirlo, stando al suo passo mettendosi dinanzi a lui, le riserbò un'occhiataccia.
«Mi dispiace! Non volevo turbarti...mi dispiace!»
Sentiva di dovergli dire solo questo, era in balia di una foga convulsa che le faceva lacrimare gli occhi, come se il suo corpo non fosse più abituato al peso della gravità dopo tutto quello. Lui non parlò, si limitò solo a guardarla freddo, dimenarsi come una pazza a cercare di spiegarsi, chiuse per un attimo gli occhi.
«Non ero venuto qui per questo.»
Lei smise di agitarsi rimanendo ferma, pronta per l'ascolto, sembrava essere triste.
«Ero venuto per dirti addio.»
Il suono di un vetro che si rompe fu tutto ciò che riusci a percepire.
L'espressione della ragazza mutò come un cambio di rotta, si evolse dalla felicità alla paura, la tristezza ed infine il vuoto della malinconia, le mani ricaddero sui fianchi inermi mentre con il braccio stringeva di più il pacco.
«Non mi vedrai più.»
Furono le ultime parole e allora lei sorrise, i re di tutti i sorrisi rotti.
Se lo aspettava, che pensava di essere lì perché gli avrebbe fatto cambiare idea? Che col suo amore sarebbe riuscita a farlo rimanere? Lui continuò a camminare accompagnato da una lacrima di lei, che però rimase di spalle questa volta.
«Qual'è il tuo vero nome?» disse soltanto.
Sentì il rumore dei passi cessare e dopo un po' alzo la testa.
«Vergil.» il ticchettio procedette e si fece sempre più lontano.
Lauren sentiva di non avere nemmeno la forza di piangere.

Chiuse la porta dietro di sé posando il pacco sulla tavola con fare lento e un pacchettino marroncino al fianco, aveva deciso di prendere quella melodia dal venditore alla bancarella ma siccome sembrava uno di quelli disonesti e approfittando della sua demoralizzazione si fece pagare solo per la melodia, senza carillon, Lauren non contestò, non ne ebbe la forza.
"Dopotutto si tratta di comprare solo un carillon, no?"
Andò a togliersi gli abiti con passo lento, mentre gli occhi arrossati cercavano il pigiama, si muoveva precisa come un automa e priva di vere emozioni, solo carica di un grande vuoto. Concluse di vestirsi andando a guardare quel pacco, poggiando il mento sugli avambracci e analizzandolo. La voglia di aprirlo era tanta, ma era surclassata dalla mancanza del vecchio proprietario di quel pacco.
Carezzò i lembi della carta poi si decise ad aprirlo, la spilla al suo fianco a ricordarsi che anche quello, alla fine, era un suo regalo.
Scartò rapidamente con pochi movimenti rivelando un carillon, si stupì poi rise, sembrava tutto così preimpostato come se qualcuno stesse scrivendo di loro.
"Mi serviva proprio..."
Un vecchio tipo, in legno con alcune parti i vetro battuto che disegnavano degli ornamenti verde acqua, aveva l'aria marina e nostalgica quell'oggetto e nonostante il vetro i ricami sembravano ottocenteschi, un modello barocco postmoderno, veramente originale, tastando con mano la parte destra poteva sentire un forellino dove sicuramente era applicata la manovella, era veramente vecchio come carillon, ma sembrava rimesso in sesto e modernizzato. Lo aprì con cura e la musica uscì limpida e trasparente, bellissima, così rilassante sembrava quasi una ninna-nanna.
Notò dopo aver ascoltato metà della musica la scritta all'interno dorata a caratteri gentili e corsivi:
«Seeds of love.»
Rimase perplessa, forse era il titolo della canzone, sorrise leggermente carezzando lo strumento, era così speranzosa e malinconica quella melodia, sapeva di tempi così antichi e di ricordi non suoi, sembrava il richiamo di una madre. In qualche modo sentiva che quelle note sapevano di casa, della casa di lui e questo la fece sentire in un certo modo felice ma triste. Presagì che sarebbe tornato, perché le aveva regalato quel pezzo di sé, ma percepiva che non poteva e questo la faceva buttare giù.
Si alzò portando con se quel piccolo gioiellino, avrebbe trovato sicuramente un posto per lui, in camera, lo poggiò sulla scrivania dove il pc era ancora acceso, lo aveva scordato così, allora le venne un'idea. Corse a prendere il nastro musicale della sua melodia e la rimpiazzò con quella ninna-nanna, ascoltò quella che nella sua mente era la loro musica e gli occhi le si bagnarono, guardò lo schermo mentre riattraversava le loro conversazioni, le sue ultime parole erano: non piangere.
Sorrise tra le lacrime mentre i primi singhiozzi facevano capolino, non poteva comportarsi come nulla fosse, la ferita era ancora troppo fresca e le sue parole messe lì a ricordargli di giorni migliori non giovavano, ma doveva vederle.
Tra un singhiozzo e l'altro guardò il sacchetto marroncino poggiato al lato dell'apparecchio, i dolci di quella strana pasticceria, quelli che sembravano lacrime. Lo prese, lo aprì. Ne scelse una guardandola intensamente, quale momento migliore se non assaggiarne una ora? Il telefono iniziò a squillare.
"Sicuramente è Federica."
Ma lei non aveva voglia di rispondere, solo di piangere ed ingozzarsi di cioccolatini, lo contemplò ancora con le lacrime agli occhi poi si ricordò che non gliene aveva portato alcuno e ridacchiò.
"Io non gli ho fatto nemmeno un regalo..."
Ne avrebbe spedito qualcuno, di certo non era domani che doveva partire. Forse non era domani. Una morsa le chiuse lo stomaco mentre l'assillante suoneria continuava a tartassarle le orecchie. Si portò alla bocca uno dei cioccolatini.
"Ora ho solo voglia di sparire."
E lo addentò.



Angolo dell'autrice

Seeds of Love: http://www.youtube.com/watch?v=q-Nruydc3Po
Kiss the rain music box: http://www.youtube.com/watch?v=amkr9U1l0JY
Mi aspetto persone che mi linciano tra 3....2...1...
Ok! Sono ancora tutta intera per scrivere le ultime note e fuggire :D
Siamo giunti alla fine della storia e in questo capitolo sono accadute davvero molte cose che non mi cimento nemmeno a pronunciare per quante ne siano! Però sarò felice di sentire la vostra (senza che partiate alla caccia della mia pelle ç__ç) e di farmi anche un resoconto generale su come la storia in totale vi sia sembrata! Vi ricordo che non è finita, quindi abbiate pietà ç_ç
Per il resto inizio con i ringraziamenti!

Un ringraziamento a chi ha messo la storia tra le preferite Jenova, pinksheep, Rakelle, yukino_lang08; nelle ricordate hoiuth; nelle seguite Aandyy, absinthium, Argorit, Firely, Jooles, Mizzy, Tsuki 96 e chi l'ha messa un po' in tutte come Shaila xD

Ancora ringraziamenti speciali per ognuno di voi che ha commentato!

Jenova, hera85, Shaila, Jooles, Rakelle, Layla_Morrigan_Aspasia, pinksheep, Nana_forever, Firely e absinthium! (spero di non averne dimenticato nessuno...)

E anche un grazie a tutti i lettori al di fuori di efp e anche i lettori anonimi come i fantasmi! Anche se non avete lasciato recensioni so che ci siete ;D

Continuo con una cosa di vitale importanza per chi tiene alla storia (poi giuro che vi lascio andare) su facebook ho infilato un sondaggio (andate sul mio profilo facebook e vedrete che lo trovate, e soprattutto leggete nei commenti per info!) dove potete tranquillamente decidere con un voto cosa per voi è meglio fare, continuare con il futuro di questa fiction o magari trasferirsi sul PoV di Vergil ripercorrendone le fasi importanti? A voi il voto! ^^ Ci vedremo con la prossima storia! Che sto già preparando eheh :)
Grazie a tutti per questa meravigliosa avventura! Arrivederci! :D


RedFeather

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