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Mi sentivo una donna in tutto e per tutto, con i problemi
che hanno gli adulti, con l’esperienza necessaria per poter dire di aver
lasciato l’adolescenza a tutti gli effetti.
Avevo studiato e adesso avevo un lavoro da adulta, con tutte
le responsabilità che l’essere adulto comporta.
Ero più posata, più ragionevole. Avevo
imparato a plasmarmi a seconda delle situazioni.
Non era rimasto niente della vecchia Rose. Pensavo di averla
lasciata per sempre, pensavo di essere cambiata.
Ma soprattutto, pensavo di non amarlo più.
DON’T TELL DAD II
1.Miss Independent
she got her own thing
that’s why I love her
miss independent
ooh the way we shine
miss independent yeah( Ne-yo)
“Weasley!”
Sobbalzai dalla paura ed emisi un piccolo urlo, tanto che la
mia penna prendi- appunti scrisse “Miseriaccia!” sulla pergamena
che sarebbe servita per il mio pezzo. Ero completamente soprappensiero, era
almeno venti minuti che non scrivevo neanche mezza parola e pensavo solo ed
esclusivamente ai fatti miei.
La voce burbera proveniva dall’ufficio in fondo al
corridoio, che poi altri non era che la voce del mio burbero capo Keith Jordan.
Il resto dei colleghi si voltò verso di me ed io
arrossii appena sugli zigomi facendo un sorrisino di scuse. Mi alzai, cercando
la poca dignità che mi rimaneva, e percorsi il ‘corridoio della
morte’ fino ad arrivare dritta sulla soglia del capo. La porta era
aperta.
“Entra.” Borbottò da villano. “O
pensi di potermi essere utile sulla porta?”
Ci volle tutta la mia buona volontà per non alzare
gli occhi al cielo, come facevo sempre quando mia madre mi rimproverava di
qualcosa. Andai a sedermi davanti a lui alla sua scrivania di legno massello
che odorava di vecchio. Lo vidi grugnire sotto ai suoi baffoni, muovendoli un
po’ come uno scopettino.
Keith Jordan era il miglior capo che si potesse desiderare,
se il tuo sogno era diventare una giornalista di prim’ordine. Era il
direttore della ‘Gazzetta del Profeta’ e sapeva come mandare avanti
un giornale. Peccato che i suoi modi lasciassero molto a desiderare.
“Cos’è questo?”
Mi sbattè davanti agli occhi il giornale del giorno
precedente. Ovviamente aperto, dato che ero soltanto un’apprendista e non
avrei neanche lontanamente potuto sperare di poter scrivere in prima pagina.
Allungai un po’ il collo per vedere cosa mi stesse mostrando e presi un
respiro facendomi coraggio. “E’ il mio articolo, signore.”
Lui alzò le sopracciglia folte e mi fissò coi
suoi piccoli occhi scuri. “E’ il tuo articolo? ‘piaceri e
dolori dei giocatori di Quidditch’?” Ruggì. “Chi
diavolo ti ha commissionato quest’articolo?”
Io mi morsi un labbro, insicura se rispondere o meno.
“Tim Robbins.”
“Tim Robbins!” Saltò su pestando un pugno
sul tavolo. “Quel pezzo di idiota! Ricordami di licenziarlo appena lo
vedo!”
“Lo ha già fatto, signore.” Gli ricordai.
“Giusto ieri.”
Jordan parve un attimo preso alla sprovvista. Poi
sbattè di nuovo il pugno con forza sul tavolo e annuì tra
sé. “Bene! Sono felice di sapere di essere una persona coerente.
Voglio sperare che tu stia lavorando a qualcosa di decente, Weasley, ne abbiamo
già abbastanza di pecore in quest’ufficio.”
Io mi schiarii la gola cercando di non dare alcun peso al
suo commento. Il che era molto difficile per una persona come me. “Ecco,
stavo pensando di scrivere un pezzo sul Ministro della Magia che sembrerebbe
coinvolto in un triangolo amoroso. Sembrerebbe esserci una Talpa dentro al
Ministero e pensavo…”
“Sì, sì, sì, ho capito!”
Fece Jordan come se non gli importasse niente. “Cerca di non farlo
sembrare lo scandalo del secolo, Weasley, per ora è solo una notizia di
seconda pagina.”
Non che avessi dubbi a riguardo. “Sì,
signore.”
Jordan grugnì e si riprese il giornale. “Tim
Robbins… vorrei sapere chi diavolo è stato a farlo assumere!”
A quanto ne sapevo era stato proprio lui. “Beh, chi vi commissiona gli
articoli adesso?”
“Penny Rudolf.” Dissi sicura di me.
Anche Jordan parve soddisfatto e si lisciò i baffoni
scuri. “Penny Rudolf, eh? E’ in gamba, mi piace. Speriamo che non cominci
ad aprire le cosce come tutte!” Mi guardò un attimo. “Non
avrai intenzione di aprire le cosce, Weasley?”
“Le tengo ben accavallate, signore.” Dissi,
cercando di non andare sullo scurrile.
“Fai bene!” Tuonò. Anche quando diceva
cose carine sembrava sempre che brontolasse. E di rado diceva cose carine.
Aspettai che dicesse qualsiasi altra cosa ma mi fece solo
cenno di andarmene e lasciarlo da solo. Mi alzai dalla mia postazione e lasciai
l’ufficio, ripercorrendo tutto il corridoio, e mi sedetti di nuovo alla
mia scrivania dove la mia pergamena e la penna prendi- appunti mi aspettavano a
mezz’aria. In realtà non avevo la benché minima idea di
come scrivere quel pezzo, dato che non avevo nessuna informazione certa. Senza
contare che non avevo la benché minima voglia di scrivere un articolo
del genere.
Betsy, la collega della scrivania accanto, si piegò
verso di me. “E’ di pessimo umore.”
Io guardai la porta di Jordan con una smorfia. “Da
quando sono qui non ricordo di averlo mai visto sorridere. Anzi, a dire il vero
non credo proprio che sia possibile.”
Betsy sorrise tra sé. “Cerca solo di far filare
tutto liscio e di non ridicolizzare il giornale. E ci riesce
perfettamente.”
Io sbuffai. “Un ‘grazie’ o ‘per
favore’ non lo ucciderebbero.” Dissi. “Senza contare che mi
ha affidato l’unica rubrica in cui sono praticamente negata. Io odio il
gossip! L’ho sempre odiato, fin da ragazzina!”
Betsy ridacchiò pacatamente a bocca chiusa. Non si
sbilanciava mai, era una di quelle personcine così a modo che sembrava
impossibile potessero davvero divertirsi o avere una vita sociale.
“Abbiamo fatto tutti un po’ di gavetta, Rose. Devi solo stringere i
denti.”
Stringere i denti. Era quello che mi sentivo dire da una
vita.
Un gufo grigio perla planò dalla finestra e venne a
posarsi sulla mia scrivania. Betsy lo guardò interessata, nonostante
fosse una pesoncina a modo non si faceva mai gli affari suoi. Presi la lettera
che il gufo mi porgeva col becco e la aprii anche se sapevo già chi mi
scriveva, dato che quel gufo l’avevo visto migliaia di volte.
“Chi è?” Chiese subito Betsy.
Io alzai un sopracciglio continuando a leggere la mia
lettera. “La mia amica Vanessa.” Dissi. “Mi rimprovera
perché è già una settimana che non ci vediamo.”
Betsy rise sempre con la bocca ben sigillata. “Ci
farai l’abitudine, Rose. Neanche io mi vedo mai con le mie amiche, sono
sempre troppo impegnata a scrivere articoli. Ma è il piccolo sacrificio
che si deve fare se si vuole arrivare in alto.”
A dire il vero dubitavo che Betsy avesse davvero delle
amiche e non mi sarei stupita di sapere che le aveva perse tutte per via della
sua mania di lavorare sempre. E avrei anche potuto capire, se Betsy si fosse
occupata delle prime pagine o degli articoli di prim’ordine, ma forse non
si rendeva conto che se dopo dieci anni che lavorava alla Gazzetta ancora
scriveva delle feste di paese, aveva poca possibilità di sfondare.
Questo un po’ mi rincuorava. Non che Betsy fosse una
schiappa a scrivere, ma che Jordan mi avesse subito affidato una rubrica tutta mia,
per quanto la detestassi. Ero sicura, in qualche modo, che nonostante i modi
burberi a Jordan io piacessi.
“Ho sempre tempo per gli amici.” Dissi a Betsy
scrollando le spalle. “Solo che ultimamente sono stata davvero molto
occupata. Tutto qua.”
“Posso immaginare, infondo il tuo sogno sta per
avverarsi.” Squittì lei.
Io sorrisi sforzatamente e tornai a guardare la mia
pergamena ancora vuota. Sospirai, non sapevo davvero cosa diavolo scrivere.
Avrei potuto scrivere decine di pergamene sulla vita di mamma e papà,
dato che dopo anni dalla battaglia, alla gente ancora interessava sapere di
loro. Ma Jordan mi aveva categoricamente proibito di farlo. ‘Pensi di
poter essere credibile?’ aveva detto.
“Rose Weasley?”
Alzai gli occhi, una ragazza delicata e dalla pelle diafana
mi fissava un po’ timorosa. Era la segretaria di Jordan e non mi stupiva
che fosse così tanto timida, Jordan doveva averle urlato addosso
così tanto che aveva paura a fare un solo passo. Io annuii e lei sembrò
sollevata.
“Jordan ti vuole nel suo ufficio.”
Di nuovo? Mi voltai verso Betsy con la fronte corrucciata ma
lei scrollò le spalle continuando a sorridere. Ma cosa aveva sempre da
stare allegra?
Mi alzai e seguii la segretaria che mi fece cenno di entrare
nell’ufficio di Jordan e scappò via subito dopo. Chi poteva
biasimarla. Mi schiarii la gola.
“Mi ha fatto chiamare?”
Jordan alzò per un secondo gli occhi.
“Sì, sì, Weasley.” Fece sbuffando tra delle carte.
“Siediti!”
Mi sedetti, di nuovo, sulla sedia davanti alla sua scrivania
chiedendomi cos’altro potesse volere da me. Gli avevo già
assicurato che avrei tenuto le gambe ben strette.
Continuò a leggere le sue carte per un altro minuto,
in cui io aspettai pazientemente guardando in giro per l’ufficio. Solo
quando ebbe finito anche l’ultimo foglio rialzò gli occhi su di me
e sembrò quasi sorpreso di trovarmi ancora lì.
“Quanto ci tieni alla tua rubrica, Weasley?”
Domanda da cento milioni di dollari. Dovevo rispondere
sinceramente? “Beh…” Esitai.
“Lo so che ti fa schifo, puoi dirlo
apertamente.” Disse Jordan aprendo le braccia. “Scrivere di gossip
farebbe schifo a chiunque, probabilmente solo Betsy Ramble sarebbe felice di
occuparsi di quella maledetta rubrica.”
Io mi mossi un po’ a disagio sulla sedia e mi schiarii
la gola. “Io odio il gossip.” Dissi. “Ma se questo è
il prezzo per diventare una brava giornalista…”
“Smettila di blaterare queste cazzate, Weasley.”
Fece Jordan grugnendo. “Ho un lavoro per te, sempre che ti vada di
accettarlo.”
Dio, se mi andava! Mi avrebbe levato dalla rubrica del
gossip. “Sì!” Esclamai. “Sì, che mi va!”
“Frena l’entusiasmo, Weasley, non ti ho ancora
detto tutto.” Si lisciò i baffoni e prese in mano le carte
sventolandole. “Mi ha appena scritto il Ministero, hanno bisogno di una
giornalista all’interno dei loro uffici. Sarai sempre
un’apprendista e alle mie dipendenze, ma lavorerai per loro.”
Cercavo di capire il cavillo, ma proprio non ne vedevo.
“Mi sembra ottimo, signore.”
Jordan alzò le sopracciglia. “Lo
prenderò per un sì. Cominci domani mattina. Adesso fuori dai
piedi.”
Mi alzai in piedi e feci un grosso sorriso. “Con vero
piacere, Signore.”
Andai a sedermi alla mia scrivania trotterellando e
canticchiando una canzone. Betsy mi fissò perplessa e ridacchiò
appena.
“Che cosa ti ha detto Jordan per metterti così
di buon umore?”
Io mi voltai verso di lei con le parole al perso. “Oh,
solo… gli è piaciuto il mio articolo.”
Betsy sorrise sforzatamente e ritornò al suo lavoro
senza dire nient’altro. Sospirai e mi voltai dall’altra parte. Se
solo le avessi detto che Jordan mi aveva dato una specie di promozione,
probabilmente sarebbe venuta di notte fino a casa mia per soffocarmi nel sonno.
**
“
“Pensavo che questa stoffa ti andasse bene! Insomma,
avevamo deciso che si intonava coi tuoi capelli!”
“No, Hermione, tu avevi deciso che si intona coi miei
capelli!”
Non appena entrata a casa alzai gli occhi al cielo, da
qualche mese a questa parte non speravo più di tornare a casa e sentire
il silenzio. Tutti erano in continua agitazione, sembrava che a tutti quanti
mancasse il tempo e cercassero di rincorrerlo.
Posai la borsa sul divano ed entrai in cucina, mamma e
papà erano immersi tra una decina di stoffe diverse. Rimasi un attimo
sulla soglia a godermi lo spettacolo, mentre mamma continuava a prendere
pezzetti a destra e manca e provarli accanto ai capelli di papà. Secondo
mia madre lo scoglio più grosso nel trovare l’abito perfetto per
mio padre era trovare un colore che si intonasse ai capelli fiammanti.
“Che ne pensi di questo, Ron?”
Papà sospirò e non guardò nemmeno la
stoffa che gli stava mostrando mamma. “Nero, Hermione. Nero. Il nero va
bene su qualsiasi colore, anche il rosso fiammante.”
“Non essere sciocco, Ron, tutti saranno vestiti di
nero e tu devi farti riconoscere.” Obbiettò mamma.
Papà alzò gli occhi al cielo. “Non
devono riconoscere me, non è
il mio matrimonio.”
Hugo mi sorpassò ed entro in cucina ridendo.
“Già e fortunatamente neanche il mio. Mamma, non credi che sia
abbastanza per oggi? Da quando siamo tornati a casa non fai altro che farci
provare… beh, praticamente qualsiasi cosa.”
Mamma si voltò verso di noi con le mani sui fianchi.
“Oh scusami tanto se mi preoccupo che sia tutto perfetto… oh Rose! Finalmente! Sono andata
al negozio dove abbiamo prenotato gli abiti e…”
Io alzai una mano per fermarla. “Mamma, per favore.
Numero uno, sono appena tornata da lavoro. Numero due, il matrimonio è
tra due mesi, abbiamo tutto il tempo del mondo. Numero tre, ho tutto sotto
controllo.”
Papà fece un passo avanti, sfinito, e posò una
mano sulla spalla della mamma che aveva assunto un’espressione
sconsolata. “Visto, Hermione?” Fece indicandomi. “Questo
è lo spirito giusto per affrontare un matrimonio: calma. Pura e semplice
calma.”
Hugo annuì e si sedette al tavolo da pranzo.
“Ti stai stressando troppo, neanche fosse tu che ti sposi!”
Mamma ci guardò tutti come se fossimo pazzi.
“Lo so! Ma sono sempre la mamma della sposa! Ho tutto il diritto di
essere agitata!” Sbottò. “Piuttosto Rose, non capisco come
fai ad essere così calma!”
Era vero, ero fin troppo calma. Il problema era che stavo
per sposarmi e facevo di tutto per non pensarci. Principalmente perché
avevo una paura folle che se solo mi fossi fermata a pensare che effettivamente
in due mesi sarei diventata la moglie di qualcuno, avrei dato di matto come mia
madre. Ma la cosa che temevo ancora di più era che se solo avessi detto
a voce alta che stavo per sposarmi, sarebbe svanito tutto nel nulla.
Ed io non volevo affatto che svanisse nel nulla, pensando a
quanto sacrificio c’era voluto per arrivare a quel punto. Avevamo trovato
tanti ostacoli nella nostra, seppur breve, vita di coppia, e questo sembrava
essere finalmente il lieto fine. Certo papà era rimasto un attimo
perplesso quando gli abbiamo detto che avremmo voluto sposarci, ma non
c’era niente che potesse fare, ormai.
Scrollai le spalle. “Te l’ho detto, mamma,
abbiamo tutto sotto controllo. Inviti mandati, cerimonia fissata, menù
scelto, bomboniere fatte, vestiti provati… C’è davvero altro
che possiamo fare?”
“Trovare il vestito perfetto a papà?”
Fece Hugo sarcasticamente.
Papà lo ammonì con lo sguardo. “Davvero
divertente, Hugo.”
“Oh, ehi!
Hai sentito Al?”
Io scossi la testa e andai a cercare qualcosa in frigo.
“Non di recente, ma Vanessa mi ha mandato una lettera a lavoro
oggi.” Feci. “Ma a che ora si cena?”
Mamma guardò l’orologio al polso. “Tra
un’oretta.” Disse. “Pensavo che Vanessa ed Al ti stessero
aiutando coi preparativi.”
“Infatti, ma ti ho già detto che abbiamo
già fatto tutto quanto.” Avevo trovato una fetta di torta vecchia
di due giorni, ma sembrava ancora buona. “Mancano solo i fiori, ma se ne
sta occupando Lily.”
Papà fece una smorfia. “Pensi che quella torta
sia ancora buona?”
Mamma mi fissò allibita. “Lily se ne sta
occupando? E lasci che faccia tutto da sola? Non credi che qualcuno dovrebbe
darle una mano?”
Scossi la testa in risposta a mamma, ma guardai papà
mangiucchiando la torta. “Non lo so, a me sembra buona.”
Papà mi guardò un po’ incerto poi
sembrò ripensarci. “Non c’è una fetta anche per
me?”
“E lascerai che scelga anche il bouquet? Dovrebbe
essere una cosa personale, Rose.”
“Non credo, il frigo è mezzo vuoto. Ma vi siete
ricordati di fare la spesa?” Chiesi controllando dentro al frigo.
“L’ho detto a tua madre, ma lei ha insistito
perché provassimo la stoffa.”
“Ma insomma, mi state ascoltando!” Sbottò
la mamma.
Io, papà e Hugo ci guardammo in silenzio. Papà
si schiarì la gola e appoggiò di nuovo una mano sulla spalla
della mamma, questa volta con fare protettivo. “Perché non andiamo
un po’ di sopra a riposare, Hermione? Sai cosa, stasera ceniamo fuori,
almeno ci svaghiamo un po’. Andiamo di sopra, ci riposiamo, ci
rinfreschiamo e quando abbiamo fame usciamo.”
Mamma si posò una mano sulla fronte e annuì
debolmente. “Sì… sì, forse è meglio.”
Papà riuscì a trascinare di sopra la mamma,
mentre io rimasi da sola con Hugo in cucina. Finendo di mangiucchiare la torta
vecchia di due giorni. Mi sedetti al tavolo con lui, guardando verso il piano
di sopra, da dove provenivano le voci dei miei.
“E’ decisamente stressata.”
Hugo sospirò e chiuse gli occhi. Scosse la testa.
“Giuro Rose, non vedo l’ora che ti sposi. In questa casa non si
parla d’altro che del tuo matrimonio.”
“Solo in questa casa?” Chiesi io alzando un
sopracciglio. “E pensare che avrei tanto voluto una cerimonia
intima.”
Hugo sorrise. “Beh, che cosa ti aspettavi? Sapevi a
cosa saresti andata incontro fin dal primo giorno. Senza contare che ci sono
due grandi ostacoli alla tua cerimonia intima.”
“Sarebbe a dire?”
“Numero uno, la nostra famiglia ha come minimo
duecento membri.” Fece lui ridendo. “Numero due, probabilmente ci
sarà anche la stampa. Insomma è il matrimonio del secolo!”
Io sbuffai e mi appoggiai su un gomito. “Lo so. Ho
pregato Jordan perché non mandasse nessuno dei suoi giornalisti, ma ho
un po’ di potere solo per la ‘gazzetta’ e non verso tutta la
stampa. Ci sarà di sicuro qualche imbucato.”
Hugo fece una smorfia. “Sinceramente, non
m’importa niente di chi verrà o non verrà al matrimonio.
M’importa solo che si faccia in fretta, per la salute mentale di
tutti.”
“A chi lo dici.” Sbuffai io, poi misi un
sorrisetto. “Voglio proprio vedere cosa succederà quando sarai tu
a sposarti.”
Hugo rise e scosse la testa. “Illusa, questo non
succederà mai. Programmo di rimanere a casa con mamma e papà fino
a quarant’anni e fare il mantenuto.”
Io risi di gusto. “Ah, è così? E mamma e
papà sanno di questo tuo brillante piano?”
“Non ancora.” Fece Hugo sorridendo. “Ma se
ne accorgeranno.”
Io lo guardai e scossi la testa sospirando. “Dici
così perché ancora non hai trovato la persona giusta.
Probabilmente, quando avverrà, cambierai tutto il tuo modo di pensare e
non vedrai l’ora di uscire da casa di mamma e papà.”
Hugo alzò un dito e fece cenno di no. “Forse
non mi sono spiegato bene, Rose. Io non mi sposerò mai.”
Io alzai gli occhi al cielo e lo assecondai.
“D’accordo.”
Hugo rise. “E non posso credere che Al ti faccia da
testimone!”
Se dovevo essere sincera, neanche io. Era stato il meno
felice, dopo papà, all’idea di questo matrimonio. “Non credo
che abbia avuto molto scelta, sai? Vanessa sa essere un tipo molto persuasivo,
quando vuole.”
Hugo rise di nuovo. “Povero Al, Vanessa sa davvero
come farlo rigare dritto.”
Il campanello suonò e i miei occhi si illuminarono.
Hugo mi guardò con un sorrisino e scosse la testa.
“E’ lo sposo?”
Io annuii e corsi ad aprire la porta principale,
sistemandomi capelli e vestiti mentre percorrevo l’ingresso. Misi la mano
sulla maniglia ma aspettai qualche secondo, mi controllai l’alito e aprii
la porta eccitata.
“Oh, sei tu.” Feci un po’ delusa.
Lily alzò un sopracciglio. “Anche io sono molto
felice di vederti, Rose, oh e non ringraziarmi per aver scelto i fiori del tuo
matrimonio.”
Entrò sorpassandomi in tutta fretta, con in una mano
un’agenda, nell’altra dei depliant, e si diresse in cucina. La
sentii salutare calorosamente Hugo e mi decisi a sospirare e chiudere la porta
per seguirla.
“Grazie Lily, non ti sarò mai abbastanza
riconoscente.” Dissi entrando in cucina.
Lily aveva già steso tutti i depliant di fiori sopra
le stoffe di mia madre. Li sistemò uno ad uno fino a che non si
rialzò dal suo lavoro e batté le mani insieme. “Bene,
Rosie, questi sono i fiori tra cui sono indecisa.”
Io sospirai stanca, mentre Hugo cercò di nascondere
un risolino. “Lily, ho detto che potevi fare come volevi. Non
m’importa dei fiori.”
“Lo so!” Fece Lily come se ne soffrisse.
“Ma i fiori sono importanti! Avrei voluto usare delle rose, ma le rose
non sono da matrimonio. Allora ho pensato ai gigli, ma poi ho pensato che sono
troppo ingombranti per decorare e potrebbero sciuparsi, allora…”
Hugo alzò un sopracciglio. “Mi chiedo
perché tu non abbia pensato ai fiori d’arancio, dato che è
il simbolo del matrimonio.”
“Mio caro Hugo, sei stato il mio fedele amico per
tutta la mia adolescenza e continui ad esserlo ora che sono una donna… ti
è mai capitato di vedermi lasciare le cose al caso? Ho pensato ai fiori
d’arancio, ma sono così tradizionali e scontati che…”
“Sai una cosa?” La interruppi io prima che potesse
divagare oltre. “I fiori d’arancio vanno benissimo. Ho bisogno di
un po’ di tradizione, dentro a tutto questo trambusto.”
Lily spalancò la bocca offesa. “Rose, non dirai
sul serio! I fiori d’arancio sono così dozzinali!”
Hugo rise. Era l’unico che si poteva permette di
ridere in faccia a Lily ed uscirne illeso. “Oh andiamo, lasciala un
po’ in pace, Lily. Neanche fosse il tuo matrimonio e poi che
t’importa degli stupidi fiori? Sono fiori! Solo fiori!”
“Solo fiori? Solo fiori?! Sono l’anima del matrimonio!”
Squittì lei offesa. “E quando sarà il tuo
matrimonio…”
Hugo alzò una mano e la fermò. “Non mi
sposerò mai.”
Lily scosse la testa affranta. “Ma chi sei tu e cosa
ne hai fatto del mio migliore amico?”
Sospirai, Lily aveva l’aria di star per scoppiare in
lacrime. “Quali sono gli altri fiori?”
Il sorriso di Lily si illuminò di nuovo e si
schiarì la gola mostrandomi i vari depliant. “Allora, abbiamo
delle orchidee, calle, peonie, giacinti…
Diedi una rapida occhiata al materiale sul tavolo, io non mi
intendevo affatto di fiori. “Peonie… le peonie andranno
benissimo.”
“Sono le mie preferite, sai?” Fece Lily
entusiasta. “E pensavo di farle in tre colori, bianco, rosato e rosa. Che
ne pensi?”
Io scrollai le spalle. “Va bene.”
“Perfetto.” Sussurrò lei tra sé.
“Spero che vadano bene anche allo sposo.”
Hugo grugnì. “Come se gli importasse qualcosa
dei fiori. Sono sicuro che l’unica cosa a cui starà pensando
è la prima notte dopo le nozze.”
Lily alzò un sopracciglio, scettica. “Non
penserai davvero che abbiano aspettato fino al matrimonio, mio piccolo ed
innocente amico?”
Hugo fece per aprire la bocca ma io mi misi in mezzo alzando
entrambe le mani. Ero ormai rossa come un peperone ma cercai di parlare
normalmente. “Perché non passiamo oltre a questo argomento, dato
che non interessa a nessuno?”
“Oh, a me interessa!” Fece Lily. “E voglio
sapere anche i dettagli.”
Hugo fece una faccia disgustata. “Ehw, Lily, spero che
tu stia scherzando!”
“Come se tu non lo facessi.”
Io guardai Hugo allibita e Hugo guardò me un
po’ imbarazzato. Si schiarì la gola e scrollò le spalle.
“Beh, ho ventidue anni, cosa ti aspettavi?”
“Mi aspettavo che ti confidassi con me.” Dissi
un po’ risentita. “Sono tua sorella.”
Hugo scoppiò a ridere. “Sì, certo. Come
se tu la prima volta fossi corsa da me a raccontare tutto quanto. Sempre che ci
sia stata una prima volta.”
Io alzai un sopracciglio. “Ho venticinque anni, cosa
ti aspettavi?” Feci imitandolo.
Lily tornò a guardare i fiori e sospirò.
“Credi che gli piaceranno?”
Guardai l’orologio appeso alla parete. “Beh,
potrai dirglielo tra poco, Lily. In realtà dovrebbe essere già
qui e non capisco proprio…” Il campanello suonò. “Oh,
eccolo!”
Corsi fuori dalla cucina con Hugo e Lily che ridacchiavano.
Mi dicevano sempre che da quando mi ero fidanzata ero diventata completamente
matta. Anche se credo che mia madre fosse ammattita più di me. Mi
sistemai i capelli e aprii la porta, rivolgendogli un bel sorriso che
conservavo solo per lui.
“Ciao tesoro.” Mi disse.
Gli sorrisi caldamente. “Ciao Jack.”
**
Bentrovati!!
Spero che abbiate
tutti avuto delle splendide vacanze, io personalmente mi sono fatta una mega
vacanza e sono tornata più stanca di prima XD meno male che avevo
cominciato a scrivere prima di partire.
Come promesso ecco il
primo capitolo del sequel che parecchi di voi aspettavano ansiosamente! Lo so,
alcuni di voi si sono lamentati che avevo detto che avrei postato a settembre e
siamo quasi a metà mese, ma credetemi, non sono stata a grattarmi la
pancia fino ad adesso. Ho scritto una quindicina di capitoli, più o meno
finiti, così da stare tranquilla per il resto della mia vita e non
dovermi stressare ad aggiornare XDD
Pensavate che avrei
lasciato la cara vecchia coppia insieme per farli vivere felici e contenti?
Giammai!
La perfidia
dell’autrice regna sovrana. E lo so cosa vi state chiedendo… chi
diavolo è questo Jack?
Appuntamento al
prossimo capitolo: “Too lost in
you”
Baby, I'm too lost in you
Caught in you
Lost in everything about you
So deep, I can't sleep
I can't think
I just think about the things that you do (you do)
I'm too lost in you (
Sugababes)
Jack era unico.
L’avevo pensato sin dal primo momento, da quando ci eravamo conosciuti accidentalmente in quel pub
sulla via principale di DiagonAlley.
Era un venerdì sera e Al e Vanessa mi avevano convinto a passare una
serata con loro per festeggiare la loro convivenza. Avevo comprato per
l’occasione un vestito nuovo ed ero fiera di sfoggiarlo.
Potete immaginare la mia faccia quando
sbattendo addosso ad un tipo, aveva rovesciato il suo boccale di burrobirra sul vestito nuovo. Ma di certo non potete
immaginare l’espressione che avevo fatto quando
alzando la testa per urlargli addosso mi ero resa conto di aver sbattuto contro
un giocatore di Quidditch professionista. Si era
scusato con me e mi aveva chiesto se avevo voglia di
bere qualcosa con lui. Il giorno dopo avevo trovato un vestito nuovo identico a
quello macchiato davanti alla soglia di casa.
Nonostante Jack guadagnasse in un mese ciò che io
riuscivo a malapena a racimolare in un anno, mi aveva sempre trattata
come una principessa, come se fosse il più normale dei ragazzi. Come se
non andasse a giro con vestiti da 300 galeoni!
“In che stato è la
casa?” Chiese timoroso sulla soglia.
Quello che in realtà cercava di chiedere era
‘tua madre sta ancora dando di matto’? gli feci cenno di
entrare e richiusi la porta alle sue spalle ridacchiando.
“Sono di sopra.” Dissi. “Papà
è riuscito a trascinarla su appena dieci minuti fa. La cucina è
ancora invasa di stoffe, se vuoi dare un’occhiata.”
Jack rise e scosse la testa.
“No, grazie. Ho smesso di preoccuparmi dei preparativi
quando abbiamo fissato gli abiti e hai detto che rimanevano solo i
fiori.”
Io annuii. “Ci sta pensando Lily.” Feci una smorfia.
“In questo momento è in cucina con Hugo.
Ho scelto le peonie, vanno bene?”
Jack scrollò le spalle.
“Non ho la più pallida idea di che fiori siano
le peonie. Mi va bene se vanno bene a te.”
“Oh, fidati Jack, sono i
fiori più belli che potesse scegliere!” Fece Lily uscendo dalla
cucina.
“Ciao Lily.” Fece Jack
con un sorriso. “Ehi Hugo.”
“Ehi Jack.” Hugo era appena uscito dalla cucina stiracchiandosi un
po’. “Come te la passi?”
Jack scrollò le spalle.
“Beh non mi lamento, sto per sposarmi.”
Hugo rise e annuì.
“Sì, c’è solo da decidere se sia
un bene o un male.”
Io lanciai un’occhiata di fuoco a mio fratello.
“Che cosa vorresti dire?”
“Proprio niente.” Fece innocente Hugo, sorridendo sotto i baffi. “Ma
sai come la penso a riguardo, no? Meglio soli che male accompagnati!”
Feci per ribattere che nessuno sta
meglio da solo, ma mi frenai di botto. Rimasi solo con la bocca aperta per un
po’ e mi portai le mani sui fianchi. “Non so a chi spero tu ti stia riferendo!”
“Beh, di certo non a Jack, non potevi trovare di
meglio sulla piazza.” Rise Hugo.
“O ti sei dimenticata che stai con un giocatore di Quidditch
professionista.”
Ero pronta a ribattere ma Jack rise
e scosse la testa. “No, io… in questa casa sono Jack.
Solo Jack.”
Lily ridacchiò e sventolò una mano in aria
come se stesse scacciando una mosca. “Oh andiamo, non fare il modesto con
noi. Sono la figlia di HarryPotter,
sono stata al centro dell’attenzione ovunque
andassi per più di metà della mia vita senza averne merito. Tu
che ne hai, almeno vantati un po’.”
Jack ridacchiò un po’
a disagio. Era una stella dello sport, ma era davvero un ragazzo come tanti
altri. Come amava definirsi, era ‘un ragazzo con
tanta fortuna’. Io mi aggrappai al suo braccio
e gli sorrisi.
“Per me sei solo Jack, lo sai
vero?”
“Beh, lo spero.” Disse. “Ehi, domani ho la
giornata libera, vuoi pranzare insieme?”
“Oh.” Feci delusa. “Cavolo, non posso. Jordan mi ha offerto un nuovo posto di lavoro e ha detto che devo iniziare domattina, ancora non
so…”
“Woah, frena!” Fece Jack sorridendo. “Ti ha offerto un nuovo posto?
E’ fantastico!”
“Perché non ci hai
detto niente, Rose?” Fece Lily. “Dovremmo festeggiare!”
Io alzai le mani e scrollai le spalle. “No, non
è niente e non so ancora bene di cosa si tratta. La cosa importante
è che mi abbia tolto da quella stupida rubrica del Gossip.”
Hugo rise e si lasciò
andare sul divano. “Vero. Così magari riuscirò a leggere un
tuo pezzo senza sentire la voglia di ridere immaginandomi la tua faccia mentre scrivevi certe cazzate.”
“Hugo!” Lo riprese
Lily.
“No è vero.” Gli
concessi. “Sono cazzate.”
Jack scoppiò a ridere ma
Lily mi zittì. “Ssshhh, non dire
così!”
Hugo ruotò la testa per
guardare Lily. “Ma da quando sei diventata
così schizzinosa per qualunque cosa diciamo?”
“Da quando sono diventata una donna.” Disse lei.
“Non sta bene usare certe parole.”
Io la lasciai perdere e mi voltai
verso Jack. “Ehi, vuoi venire a cena con noi? Cerchiamo di portare fuori
la mamma, è un po’ troppo stressata.”
Jack scrollò le spalle.
“Okey, pago io.”
“Cosa? No!” Mi spostai
così da essere propriamente davanti a lui, lanciai un’occhiata
rapida adHugo, che si
voltò dall’altra parte come a dire di non volerne sapere.
“Non ti ho invitato perché pagassi tu, sei nostro ospite.”
Lui scrollò le spalle. “Lo so,
fa lo stesso. Penso di potermelo permettere.”
Io lo guardai male. “Non ero preoccupata per le tue
finanze. Non voglio che sia sempre tu a pagare tutto.”
“Ma stasera te lo
meriti.” Fece lui sorridendo. “Hai o non hai un nuovo
lavoro?”
“Hai un nuovo lavoro? Rose,
perché non ci hai detto niente!”
Mamma e papà stavano scendendo giù per le
scale e dovevano aver sentito la nostra conversazione. Io roteai gli occhi e mi
voltai verso di loro cercando di sforzare un sorriso.
“Non fino a domani.”
Mamma venne ad abbracciarmi. “Oh Rose, sono
così fiera… non smetti mai di darmi soddisfazioni.”
Hugo sospirò. “Forse
dovrei andare a vivere dai vicini.”
“E lasciarmi qui da solo con
tua madre? Non oseresti!” Disse papà. Si
voltò verso Jack e gli puntò un dito
contro. “E tu non tirerai fuori un centesimo,
sono stato chiaro?”
Jack si mise diritto un po’
impacciato, dopo anni aveva ancora timore di papà. “Sì,
signore. Io volevo solo…”
“Essere gentile.” Disse la mamma con un sorriso.
“Lo sappiamo Jack.”
Mi voltai verso Lily. “Ti unisci a noi?”
Lily sembrò riscuotersi da un mondo fantastico.
“Mh? Oh no! No, devo portare a casa i campioni
e chiamare l’agenzia per ordinare i fiori, devo essere sicura che
capiscano esattamente quello che voglio e che sia tutto perfetto.”
Papà mi lanciò un’occhiata ma io gli feci cenno di lasciar perdere. “Ma
mancano due mesi.”
Lily annuì. “Lo so, siamo
molto in ritardo!”
Papà sospirò. “Ed io pensavo che Hermione fosse quella stressata.”
**
Alla fine eravamo riusciti a convincere anche Lily a venire
a cena con noi e papà aveva pagato per tutti quanti, dopo aver litigato
per una decina di minuti con Jack per chi dovesse
tirare fuori il portafoglio. Avevo mangiato una bella bistecca al sangue e si
era festeggiato in onore del mio ‘nuovo’ lavoro.
Perciò quella mattina quando misi piedi in ufficio,
sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori e non vedevo l’ora che Jordan mi portasse sul nuovo posto
di lavoro. Non ero mai stata dentro al Ministero,
seppure mamma e papà ci lavorassero entrambi.
Mi sedetti alla mia scrivania stiracchiando le gambe.
“Mi sembri in splendida forma, Rose.” Fece Betsy con un sorriso gentile. “Non ti ho mai vista
così di buon umore.”
Non le avevo ancora detto che Jordan mi aveva offerto un nuovo lavoro e forse non avrei
dovuto farlo. Non sapevo esattamente come l’avrebbe
presa. Mi limitai a scrollare le spalle. “Ho solo avuto una bella
notizia.”
“Weasley!”
La voce di Jordan risuonò
in tutto l’ufficio. Io per tutta risposta mi alzai allegramente e mi
diressi verso il suo ufficio canticchiando, sotto lo sguardo perplesso dei
colleghi che mi lanciavano sguardi di pura pietà come se non sapessi
ciò che mi stava aspettando.
Mi affacciai alla porta del capo
sbirciando dentro l’ufficio, Jordan stava
scribacchiando qualcosa su una pergamena tenendo dei ridicoli occhialetti sulla
punta del naso. Alzò appena la testa per lanciarmi un’occhiata e
si tolse gli occhiali per guardarmi meglio.
“Weasley, spero che tu sia
pronta. Ce ne andiamo tra cinque minuti.”
Io annuii. “Prontissima signore.”
“Bene.” Fece Jordan
annuendo. “Fammi finire queste ultime scartoffie in santa pace.”
Obbedii e uscii appena dal suo ufficio aspettando dietro la
soglia. Jordan, puntuale come un orologio svizzero,
ne venne fuori cinque minuti dopo, vestito della sua giacca. Mi fece cenno di
avviarci e salutò la sua segretaria dicendole
che sarebbe stato di ritorno prima di pranzo. Entrammo insieme nel camino, Jordan prese della Metropolvere e
urlò la nostra destinazione.
Il ministero era il posto più affollato e isterico
che avessi mai visto. Uscimmo in una
stanzone enorme, che sembrava la stazione di King’s
Cross. Tutti erano in agitazione, tutti correvano da
tutte la parti. Io mi guardai attorno spaesata.
“Seguimi, Weasley.” Fece Jordan.
“Dobbiamo scendere al nono piano.”
Papà mi aveva sempre detto
che al Ministero i piani andavano sotto terra e non fui per niente perplessa di
entrare in ascensore e scendere verso il basso. Mi sentivo solo una piccola
formica in mezzo a tutta quella gente che andava e veniva.
L’ascensore si fermò al primo e al secondo piano, con gente che entrava e usciva in
continuazione. Molti salutarono Jordan, che rispose
abbastanza educatamente. Passarono poi il terzo, il quarto e il quinto.
Cominciai a chiedermi se saremmo mai arrivati. Infine l’ascensore si
fermò al nono piano ed io e Jordanscendemmocamminando lungo un corridoio poco
illuminato. Mi chiesi dove fossimo, dato che non avevo
neanche la più pallida idea di quanti reparti fosse composto il
Ministero. Dovevano essere molti.
“Rose?”
Mi voltai sorpresa, Al mi fissava
perplesso, vestito in un camice bianco. Mi fermai, lanciando un’occhiata
a Jordan che proseguì per la sua strada, e mi
voltai di nuovo verso di lui scotendo la testa.
“Al, che ci fai qui?”
Si avvicinò a me con mezzo sorriso. “Ci lavoro,
da quasi tre anni ormai. Sei davvero così occupata da dimenticarti di
tutto il resto? Pensavo che ormai avessi finito con i preparativi.”
Io annuii. “Infatti, ho finito proprio ieri dopo che
Lily mi ha costretta a scegliere i fiori. E non sono così impegnata, ho solo avuto da fare
ultimamente. Sono sicura che Vanessa sarà infuriata
con me.”
Al scrollò le spalle.
“Non è infuriata, è solo un po’…
quand’è stata l’ultima volta che vi siete viste,
Rose?” Io feci per parlare ma Al alzò le
mani. “Non fraintendermi, lo so che sei stata molto occupata, posso
facilmente immaginarmelo.”
Io sospirai e chiusi gli occhi. “Ho trascurato un
po’ tutti quanti in questo periodo, devo essere sincera. E Vanessa
è la meno trascurata tra le mie amiche… non vedo Gaby e Sol da
almeno due mesi.”
“Stai per sposarti, Rose, è
normale.” Fece Al.
Io mi massaggiai la testa. “Non dirmelo, ancora non
posso crederci. Credevo che i primi a sposarvi sareste
stati tu e Vanessa ma…”
Al sbiancò. Ecco, questo era
il motivo per cui non erano stati i primi a sposarsi.
“I-io… oh no.
No, c’è ancora tempo, perché tanta fretta? Sono solo pochi
anni che conviviamo e non sono sicuro che sia il momento per il passo decisivo.”
“Certo che no.” Dissi io sarcasticamente.
“Sono solo sette anni che state insieme.”
Al rimase un attimo zitto.
“Sì ma per un periodo ci siamo lasciati.”
Io annuii lentamente come se ne fossi
rimasta colpita. “Davvero rilevante.” Sospirai. “Ma non ti biasimo, Al. Sposarsi è spossante, te lo
posso garantire. Mi sento come se non potessi mai più tornare ad avere
una vita sociale.”
“Avrai tutto il tempo di recuperare, Rose, non
preoccuparti.” Disse Al con
un sorriso gentile, poi mi mostrò delle pratiche che aveva tra le mani.
“Scusami, adesso, ma devo portare queste carte nel mio ufficio e sono
abbastanza urgenti. Che ci fai qui, comunque?”
“Oh!” Feci come se mi fossi ricordata solo
allora dove fossi in realtà. “Jordan mi
offre un nuovo lavoro, ha bisogno di qualcuno che lavori al Ministero per non so bene chi… e mi ha portata qui anche se non so
bene… dove siamo…”
Al spalancò gli occhi e la bocca contemporaneamente.
“Il tuo nuovo Capo è il Capo dell’Ufficio Misteri?”
Chiese allarmato. “Rose, c’è una
cosa che dovresti…”
“Weasley!”
Mi voltai di scatto, Jordan era
alla fine del corridoio e mi faceva cenno di raggiungerlo. Io mi scusai con Al con un sorriso e cominciai ad andarmene.
“Scusa davvero, Al, devo
scappare. Me lo dirai un’altra volta, ok?”
Al sembrò avere una faccia sconsolata e mi chiesi
come mai. RaggiunsiJordan
sul fondo del corridoio, che sospirò e scosse la testa, come se fossi
una bambina piccola e avessi appena fatto una marachella.
“Mi scusi, signore, era mio
cugino Al e…”
“Sì, sì.” Fece come per scacciare
una mosca. “Tutta la comunità conosce AlbusPotter! Per l’amor del cielo Weasley, sembra che a volte non ti renda nemmeno conto del
nome che porti.”
Beh, era vero. Facevo davvero poco caso al cognome che
portavo, ma cosa avrei dovuto fare, farmene una
malattia? Ero una persona totalmente normale anche se
i miei genitori erano stati eroi di guerra.
“Ho già parlato con il tuo
nuovo capo, Weasley, sarà qui a
momenti. Spero che tu ricordi la regola fondamentale.”
Io corrucciai la fronte e lo fissai. “Quale
regola?”
“Non aprire le cosce.” Disse serio, poi si
voltò e si illuminò. “Oh, eccolo
che arriva. Weasley, questo è il Presidente
del Dipartimento dei Misteri.”
Fissai allibita l’uomo alto e biondo che era appena
uscito da una porta al nostro fianco. Dovevo avere le allucinazioni,
probabilmente il caldo, perché non poteva assolutamente essere vero, mi
rifiutavo di crederlo.
“ScorpiusMalfoy?!”
**
Ta-daaaaan XD
Bene, penso di essere
riuscita a rispondere alle due domande principali: chi è Jack e dove fosse finito Scorpius.
Credetemi, a me
personalmente risulta impossibile odiare Jack, ma so
che per molti di voi ci vorrà del tempo ad abituarsi. So che per i fan
è un elemento di disturbo u.u
Come sempre vi devo ringraziare, solo al primo capitolo ho ricevuto
più di venti recensioni! Siete fantastici, vi adoro e mi date tantissima
soddisfazione!
Al prossimocapitolo “What
goes around… comes around”
Capitolo 3 *** 3. What goes around... comes around ***
Erano passati anni, così tanti anni, da l’ultima volta che
l’avevo visto che non ero neanche tanto sicura che fosse lui
DON’T TELL DAD
3. What goes around… comes around
Is this the way it's really going
down?
Is this how we say goodbye?
Should've known better when you came around
That you were gonna make me cry
It's breaking my heart to watch you run around
'Cause I know that you're living a lie
That's okay baby 'cause in time you will find...
What goes around, goes around, goes around
Comes all the way back around(Justin Timberlake)
Erano passati anni, così tanti anni, da
l’ultima volta che l’avevo visto che non ero neanche tanto sicura
che fosse lui. Ma c’era qualcosa nel suo aspetto, qualcosa di
inequivocabile, che per un attimo mi riportò indietro nel tempo. Per un
attimo, in mezzo al corridoio del Dipartimento dei Misteri, mi sentii esattamente
come se avessi ancora diciassette anni.
“Rose Weasley?” Chiese incredulo, fissandomi con
la sua solita smorfia sarcastica. Era indubbiamente lui.
“Vi conoscete?” Chiese Jordan
Io tesi la mascella e strinsi i pugni. Adesso capii
perché Al sembrava così restio a lasciarmi andare. Lo fissai per
qualche secondo in silenzio, sentendo tutto l’acido nel mio corpo
ribollire come un calderone. “Io non lavorerò mai per lui.”
Jordan spostò incerto lo sguardo da me a Malfoy.
Jordan non esitava mai, ma probabilmente sentiva nell’aria la mia furia
che stava per scatenarsi. Si schiarì la gola cercando di essere
diplomatico. “Mi dispiace, Weasley, ma temo che questo non sia possibile.
Abbiamo già stipulato un contratto e…”
“Allora mi licenzi!” Urlai. “Mi licenzi
subito!”
“Wow.” Fece Malfoy ridendo. “Cerca di
calmarti, Weasley.”
Jordan mi fissò sbalordito. “Per la miseria,
Weasley, questo tipo deve averti fatto proprio incazzare! Non ti ho mai vista
così agguerrita. Per lo meno non dovrò preoccuparmi che tu ricordi
la regola fondamentale.”
Malfoy rise. “La regola di ‘non aprire le
cosce’? Oh, non c’è da preoccuparsi, Keith, è
già successo sei anni fa ed io non mi ripeto.”
Quello era davvero troppo! Non gli era bastato umiliarmi in
passato, adesso doveva pure mettermi in ridicolo davanti al mio capo. Feci una
risata amara. “Adesso tieni pure il conto? Dio, quanto devi essere
disperato.”
Lui alzò un sopracciglio e incrociò le braccia
al petto. “Mai quanto te, Weasley. Fidanzata con Jack Russell… non
ti preoccupa sposare qualcuno che si chiama come un cane?”
Io scossi la testa continuando a sorridere amara.
“Almeno io ho la speranza di essere felice nella mia vita, ed invece
della tua cosa resta?”
Jordan si intromise prima che potessimo andare oltre.
Alzò entrambe le mani, stanco del nostro diverbio e sospirò.
“Adesso basta!” disse. “Mi dispiace, ma gli accordi sono
accordi e non posso sollevare Weasley da questo incarico. C’è la
tua firma sul contratto, Malfoy.”
Io lo fissai per niente sorpresa. “Tsè,
c’era da aspettarselo. Ma per lo meno leggi quello che firmi?”
“Ci pensa la mia segretaria.” Disse serio.
“Keith, ti conosco da un po’ ormai e non credo sia il
caso…”
Jordan lo interruppe e per mia sorpresa venne in mia difesa.
“Dovresti ringraziare il cielo, Weasley è una delle giornaliste
più promettenti che siano mai passate per il mio ufficio. Deve ancora
fare gavetta, ma forse un giorno potrai vantarti di aver lavorato con la
più grande scrittrice esistente.”
Io arrossii sotto lo sguardo scettico di Malfoy e mi
schiarii la gola. “Signore, io non…”
Jordan si voltò verso di me, severo. “Mi sembra
di essere stato chiaro, Weasley!” disse. “La mia unica regola
è…”
“Non corriamo nessun rischio.” Dissi io prima
che potesse finire la frase. “Non aprirò mai le cosce per
lui.”
Malfoy roteò gli occhi con mezzo sorriso. “Come
se l’ultima volta ti fossi lamentata.”
Io lo guardai inespressiva. “Non penserai davvero di
essere stato così bravo?”
Questa volta a Jordan scappò da ridere ma lo
camuffò tossicchiando un po’. Malfoy piegò le labbra in una
linea stretta fissandomi con i suoi occhi grigi pieni d’astio. Avevo
toccato un tasto dolente, mai colpire un uomo sotto quel punto di vista. Io
sorrisi trionfante.
Malfoy tese la mascella. “Domattina alle otto. Non
accetto ritardi.”
Se ne andò senza salutare e sperai che se ne andasse
a piangere in un angolo buio dove nessuno poteva vederlo. Non appena Malfoy fu
fuori dalla nostra vista, Jordan si voltò verso di me e sospirò.
Forse pensava di aver appena fatto un terribile errore. E lo pensavo anche io.
“Non farmene pentire, Weasley.”
Anche io sospirai e incrociai le braccia al petto.
“Qualunque cosa succeda, si ricordi che io le avevo chiesto di
licenziarmi.”
**
Tamburellai le dita sul tavolo guardandomi continuamente
intorno. Ero seduta da Florish e non facevo altro che guardare l’orologio
al polso. Avevo mandato un messaggio via gufo a Vanessa e le avevo detto che
per l’ora di pranzo avremmo potuto vederci e mangiare qualcosa insieme.
Ero pessima, dovevo ammetterlo, non l’avevo sentita per un sacco di tempo
e adesso improvvisamente avevo voglia di vederla e sfogarmi con lei.
Mi sentivo una stupida.
All’improvviso la vidi destreggiarsi tra la folla,
cerando dei buchi per passare, con i suoi lunghi capelli al vento e uno stacco
di gamba non indifferente. Dio, quanto invidiavo la sua altezza! Vanessa era
splendida, una delle donne più belle che avessi mai visto. Si sedette al
mio tavolo sbuffando e posando delle buste.
“Scusa il ritardo, stavo facendo un po’ di
shopping.” Disse, poi mi guardò seria. “Pensavo che non ci
saremmo viste fino al tuo matrimonio.”
Io roteai gli occhi. “Lo so, mi dispiace. Sono stata
molto occupata.”
“Siamo tutti impegnati, Rose.” Fece lei
allargando le braccia. “Ho tre sfilate questa settimana e non mi stanno
dando pace, ma sono comunque qui, seduta con te per mangiare insieme.”
“Ho visto Al questa mattina.” Tagliai corto io,
non avevo voglia di discutere.
Vanessa corrucciò la fronte e chiamò con un
cenno della mano il cameriere. “Al? Eri al Ministero?”
Io feci cenno di sì con la testa, ma Vanessa si
distrasse per via del cameriere e ordinò un’insalata di pollo e
un’acqua naturale. Il cameriere si voltò verso di me ma io scossi
la testa sorridendo, come per dire che ero a posto. Vanessa alzò un
sopracciglio.
“Non ti sarai messa a dieta per via del vestito da
sposa, vero? Tua madre sta esagerando quando dice…”
“No, non ho fame.” Feci io agitata. Cavolo, mi
sentivo davvero come se avessi di nuovo diciassette anni. “Ho un nuovo
lavoro, al Ministero. Ecco perché ho visto Al.”
Vanessa mi guardò sorpresa. “Credevo che stessi
finendo l’apprendistato alla Gazzetta.”
“Infatti, ma…” Mi morsi un labbro incerta.
“Vì, c’è una cosa molto importante che devo
dirti.”
Vanessa mi fissò presa un po’ alla sprovvista,
ma poi sospirò portandosi una mano sul petto. “Non sai quanto mi
fa piacere, Rose, perché anche io ho una cosa davvero molto importante
da dirti.” Il cameriere portò l’insalata a Vanessa.
“Grazie.” Disse guardandolo.
Io annuii. “D’accordo, prima tu. Sono sicura che
la tua notizia è più importante.”
Vanessa si morse un labbro e prese un bel respiro, prima di
dire. “Sono incinta.”
La saliva mi andò di traverso e cominciai a tossire
guardandola con gli occhi spalancati. “Cazzo!” Dissi senza riuscire
a trattenermi. “Questa è decisamente una notizia molto più
importante della mia! E quando è successo?”
Vanessa mi guardò alzando un sopracciglio.
“E’ stato un inverno freddo.”
La guardai male. “Non intendevo questo.” Dissi.
“Pensavo solo che Al non volesse dei bambini adesso.” Vanessa mi
fissò in silenzio. “Oddio! Gli verrà un infarto!”
Lei sospirò e si passò una mano sulla fronte.
“Non so cosa fare, Rose. Non so come dirglielo. Siamo sempre stati
così attenti, e lui è così maniacale nelle precauzioni
che… io davvero non so come possa essere successo.”
“Forse non dovresti dirglielo.” Dissi
stupidamente.
“Oh certo.” Fece sarcasticamente Vanessa.
“Sono sicura che passerò totalmente inosservata quando la mia
pancia sembrerà un dirigibile.”
Io ci pensai un po’ su. “Dovresti cercare il
momento giusto. Non so, quando è seduto sul divano, per esempio.”
La guardai meglio, sembrava sempre la solita Vanessa. Era pazzesco pensare che
dentro di lei ci fosse una persona. “Da quanto lo sai?”
“Da poco.” Disse scotendo la testa. “Ma
sono quasi di un mese e mezzo.”
Io la guardai scotendo la testa, non potevo ancora crederci.
“Dio, Vì… sarai una mamma. Avrai un piccolo Al che ti
correrà per casa e farà calcoli numerici sulle tue pareti di
casa.”
Vanessa fece una smorfia ma non disse niente. Mangiò
un po’ della sua insalata in silenzio, poi sembrò ricordarsi.
“Oh, scusami Rose, sono stata così presa dal raccontarti di
me… cos’è che volevi dirmi?”
Io sentii improvvisamente un pugno all’altezza dello
stomaco. “Oh.” Dissi. “Niente.”
“Sì, ed io sono stupida.” Disse Vanessa
sarcasticamente. “Sapevo che non dovevo dirtelo per prima, adesso ti stai
riguardando perché pensi che la tua notizia non sia importante quanto la
mia.”
Io sospirai. “Ho un nuovo capo.”
Vanessa mi fissò ingenuamente. “Sì, mi
pareva ovvio, con un nuovo lavoro.”
“E’ Scorpius Malfoy.” Buttai fuori senza
esitare un secondo di più.
Vanessa lasciò andare la sua posata e smise di
masticare. Mi fissò attonita, come se si aspettasse da un momento
all’altro che mi alzassi in piedi e gridassi ‘pesce
d’aprile’, ma questo non accadde. “Scorpius Malfoy?! Quel Scorpius Malfoy?”
“Oh no, è un omonimo.” Dissi io
sarcastica. “Ci sono così tanti Scorpius Malfoy a
giro…”
“Ma che diavolo, Rose! Devi farti spostare dal suo
ufficio!”
“Credi che non ci abbia provato?” Feci
sospirando. “Ho chiesto… no, ho urlato a Jordan di
licenziarmi.”
Vanessa mi guardò dritta negli occhi. “Rose, il
tuo matrimonio è tra due mesi e lavorare con lui è una pessima,
pessima idea.”
D’accordo, non ero assolutamente contenta di lavorare
con… anzi, per Scorpius Malfoy,
ma cosa c’entrava adesso il mio matrimonio con Jack? Corrucciai la fronte
scotendo la testa. “Temo di non seguirti. Come può il mio nuovo
lavoro influire sul mio matrimonio?”
“Assolutamente in nessun modo.” Fece Vanessa.
“Era di Malfoy che stavo parlando. Rose, parliamoci chiaro, ti eri presa
una sbandata così grossa per lui che…”
Alzai una mano per fermarla. “Frena, frena,
frena!” Risi dalla disperazione, sicuramente avevo capito male.
“Stai insinuando che potrei mandare all’aria il mio matrimonio per
una stupida cotta adolescenziale? Pensavo mi conoscessi meglio di così,
Vì.”
Lei scosse la testa e sospirò. “Nessuna ragazza
dimentica mai il suo primo amore, Rose. Ma si va avanti, si volta pagina e si
cerca di non pensarci più. Ma quando lavori insieme alla tua vecchia
ossessione, diventa un po’ difficile.”
“Perfetto.” Dissi io scrollando le spalle.
“Stai praticamente dicendo che se Gill Ryan cominciasse a fare il
modello, lasceresti Al per lui.”
“Non essere stupida, Rose!” Saltò su lei.
“Io amo Al! Sto per avere un bambino da lui!”
“Giusto.” Annuii. “Tutto quello che devo
fare è farmi mettere incinta da Jack. Sarò a posto per il resto
della mia vita.”
Vanessa mandò fuori un sospiro frustrato. “Dio,
Rose, ma perché devi sempre travisare quello che dico? E dimmi una cosa,
se pensi che lavorare con Malfoy sia una cosa da niente, perché mi hai
mandato un gufo per vedermi e dirmi questa ‘cosa importante’?”
Io non risposi. “C’è una piccola parte di te, seppur minima,
che ha una paura fottuta di mandare tutto all’aria.”
Sbuffai. “No, Vì, è solo… non
importa. Hai sentito Gaby e Sol?”
Vanessa annuì. “Domani sera andiamo a cena
fuori. Vuoi unirti a noi?”
“Mi piacerebbe.” Dissi. “Solo noi quattro,
come ai vecchi tempi.”
Vanessa sorrise e annuì. “Come ai vecchi tempi.
Solo che stavolta saremo in cinque.”
Io la fissai confusa. “Oh, viene anche Vincent?”
Lei scoppiò a ridere e scosse la testa. “No,
Rose, mi stavo riferendo… la mia pancia.”
“Oh!” La guardai un po’, non avrei mai
fatto l’abitudine a pensare che dentro di lei stava crescendo qualcuno.
“Non posso ancora crederci, Vì, non mi ci abituerò
mai.”
“Non la penserai allo stesso modo quando ti sentirai
chiamare ‘zia Rosie’.” Fece lei con un bel sorriso.
Zia Rose. Se non altro avevo ricevuto una buona notizia.
**
La mattina dopo mi alzai di pessimo umore. Sapere di dover
entrare in quell’ufficio e dover rispondere ai comandi di Malfoy mi dava
la nausea. Per di più ero sempre un po’ nervosa quando dovevo
affrontare qualcosa di nuovo e non volevo fare la figura della scema davanti ad
un idiota.
Presi un bel respiro ed entrai nel Ministero dirigendomi
verso l’ascensore proprio come aveva fatto Jordan il giorno precedente.
Sperai solo di non incontrare mamma e papà, che avevano insistito
inutilmente per accompagnarmi e fare la strada insieme. Ovviamente non avevo
detto loro che Malfoy fosse il mio nuovo capo. Papà sarebbe diventato
isterico.
L’ascensore si aprì ed io scesi camminando un
po’ timorosa lungo il corridoio. Le poche persone che mi passarono
accanto, mi guardarono un po’ incuriosite. Io volevo solo arrivare
velocemente alla fine della giornata.
“Psst!”
Sentii sussurrare. Mi voltai in cerca della fonte e vidi Al
nascosto dietro un angolo che mi faceva cenno di avvicinarmi. Io camminai
incerta verso di lui, guardandomi un po’ intorno.
“Che ci fai qui?” Bisbigliai. “E
perché ti nascondi?”
“Perché dovrei essere al mio lavoro ma volevo
vedere come procedeva il tuo.” Al fece una smorfia. “Lo sai, non
è vero?”
Io incrociai le braccia. “Se so che Scorpius- idiota-
Malfoy è il mio capo? Sì, lo so. E avresti anche potuto
dirmelo!”
“Ci ho provato, ma tu sei scappata via.” Disse scotendo
la testa. “Vanessa mi ha raccontato tutto, ieri sera. Mi ha detto che
Jordan ti ha praticamente costretta a lavorare per lui. Pensavo che avresti
dato le dimissioni.”
Io sospirai. “Lo farei, ma probabilmente me ne
pentirei.” Guardai l’orologio al polso. “Adesso devo andare,
non voglio beccarmi una ramanzina dal ‘capo’ il primo giorno di
lavoro. Stasera sono a cena con le ragazze, ma possiamo bere qualcosa insieme
uno di questi giorni.”
Al annuì e mi sorrise. “Sono sempre qui quando
hai bisogno.” Lanciò uno sguardo verso il fondo del corridoio.
“Buona fortuna, Rosie.”
“Grazie, Al.”
Lo lasciai nascosto dietro l’angolo e mi stirai un
po’ la blusa riprendendo a camminare fiera verso l’Ufficio dei
Misteri. Più mi addentravo nel corridoio, più la luce diventava
tetra e triste. L’habitat perfetto per un Malfoy, pensai.
Bussai alla porta, una ragazza minutina con dei capelli
biondi e due occhi slavati venne ad aprire. Mi fissò.
“Tu devi essere Rose Weasley.” Io annuii.
“Il capo ti sta aspettando.”
Figurarsi, non vedeva l’ora di torturarmi probabilmente.
La seguii guardandomi intorno nel Dipartimento, che sembrava ancora più
tetro e triste del corridoio. Solo delle fiammelle appese alle pareti
rischiaravano appena l’ambiente.
La ragazzina aprì una porta e mi fece cenno di
entrare, Malfoy era seduto dietro alla scrivania col capo chino su dei fogli.
La porta si richiuse alle mie spalle.
“Sembra quasi che tu sappia quello che stai
facendo.” Dissi arrogante.
Malfoy alzò la testa per dire qualcosa, ma si
fermò all’istante guardandomi da capo a piedi. Alzò un
sopracciglio. “Non penserai di lavorare nel mio ufficio vestita
così?”
Io mi diedi una rapida occhiata chiedendomi cos’avessi
che non andava. Avevo un semplice tailleur che mettevo sempre per andare a
lavoro. “Perché?”
“Perché hai le gambe in bella mostra.”
Disse guardandomi. “E anche… tutto il resto.”
Io spalancai la bocca allibita e scossi la testa.
“Nessuno si è mai lamentato del mio abbigliamento che non mette in
mostra proprio un bel niente. Mi dispiace che tu abbia una mente da maniaco
ma…”
“Una mente da maniaco?!” Rise scotendo la sua
chioma bionda. Dio, se lo detestavo! “Non sono io quello che si è
messo una minigonna per sedurre il suo capo.”
Okey. Adesso ero io ad essere completamente allibita.
“Sedurre te?” Chiesi come
se non fosse una cosa possibile. “Io sto per sposarmi!”
“Con un cane.”
“Ancora con questa storia!” Alzai la voce. Stavo
cominciando ad infuriarmi. “Non sono qui per farmi prendere in giro da
te, Malfoy! Se vuoi spiegarmi cosa diavolo devo fare in questo ufficio bene, altrimenti
andrò a casa a scrivere le mie dimissioni!”
Malfoy sembrò indeciso sul da farsi, ma poi
sospirò e mi fece cenno di sedermi. Io mi ricomposi un po’,
facendo un bel respiro. Malfoy si sporse un po’ sulla sua destra ed
aprì un cassetto da un armadietto vicino a lui.
“Questo.” Disse indicando i fascicoli che
riempivano il cassetto. “E’ il nostro lavoro.”
Io fissai il cassetto con un sopracciglio inarcato.
“Mi sembra un buon inizio. Se poi volessi sforzarti anche di spiegare
qualcosa…”
“Tu sei un tramite.” Disse richiudendo il
cassetto. “Un filtro. Chiamati come ti pare. Noi riceviamo le notizie in
esclusiva e sta a noi decidere se renderle note al mondo o tenerle… un
mistero. Per questo si chiama ufficio dei Misteri.”
Io annuii. “Già, questo spiega molte
cose.” Dissi. “Praticamente voi siete quelli che fermano
l’informazione pubblica.”
“Praticamente noi siamo quelli che decidiamo se sia il
caso di far scoppiare una bomba o meno.” Disse Malfoy serio. “Non
hai neanche un’idea del tipo di notizie che passano per questo
ufficio.”
Alzai un sopracciglio e mi leccai le labbra. “Vediamo
se ho capito. Tu esamini le notizie e se decidi che valga la pena di essere
pubblicata su un giornale…”
“… tu la scrivi.” Disse indicandomi, poi
si aprì in un sorrisetto. “Sei più intelligente di quanto
ricordassi.”
“Peccato che non possa dire la stessa cosa di
te.” Dissi con non chalance. “C’è altro?”
Malfoy mi fissò. “Dove diavolo hai incontrato
uno come Jack Russell?”
Io alzai gli occhi al cielo. “C’è altro,
inerente al lavoro?”
“Con quello che guadagni non trovi un po’ strano
che uno come Jack Russell voglia sposare proprio te?”
Io sospirai e cercai tutto il mio autocontrollo.
“Alcuni sono più fortunati di altri.”
Malfoyfece un
ghigno. “Scommetto dieci galeoni che scopa peggio di me.”
Io mi abbassai lentamente verso di lui e sussurrai.
“Perché non facciamo quindici?”
Malfoy tese la mascella e mi sbatté un fascicolo
davanti. “Puoi iniziare con questo.”
**
“E’ insopportabile!” dissi a Vanessa
quella stessa sera mentre preparava la cena a casa sua. “E’
arrogante, fastidioso, sarcastico e vuole sempre avere ragione!”
Vanessa alzò un sopracciglio continuando a tenere gli
occhi sulle zucchine che stava tagliando. “Mi fa piacere sapere che
è sempre il solito vecchio caro Malfoy.”
Io sospirai. “Dico sul serio, Vì, mi
farà impazzire. Non resisterò più di un mese in
quell’ufficio.”
“E allora licenziati.” Disse come se fosse la
cosa più semplice del mondo. Rovesciò le zucchine in una padella
e si voltò a guardarmi. “Rose, non so se te ne stai rendendo
conto, ma nel giro di due mesi sarai la moglie di Jack Russell. Jack Russell il
giocatore di Quidditch. Non avrai problemi di soldi, Jack riuscirà a
mantenere entrambi.”
Io la fissai incredula, non potevo credere che quelle parole
stessero uscendo dalla bocca della mia migliore amica. “Mi prendi in
giro, non è vero? Credevo che mi conoscessi e lo sai che io non
accetterò mai l’idea di farmi mantenere da qualcun altro.”
Vanessa riprese a cucinare e mandò un’occhiata
all’orologio. Le gemelle dovevano già essere per strada.
“Non ti sto dicendo di prenderla come una soluzione permanente, ma puoi
permetterti di rimanere per un po’ senza lavoro. E non appena ne troverai
un altro tornerai a lavorare.”
“E darla vinta a Malfoy? Mi ucciderei
piuttosto.” Il campanello suonò, Vanessa fece per andare verso la
porta ma le feci cenno con la mano di fermarsi. “Lascia, vado io.”
Non appena aprii la porta entrambe le gemelle mi saltarono
al collo urlando. D’accordo, era da un bel po’ di tempo che non mi
vedevano, ma era anche vero che erano un po’ troppo eccessive. Io sorrisi
imbarazzata, sentendo le punte delle orecchie scaldarsi appena. Sol mi diede
una scrollata.
“Rosie! Finalmente! Ma quand’è stata
l’ultima volta che ci siamo viste? Non chiami mai!”
Io feci un sorriso di scuse e chiusi la porta. “Mi
dispiace, sono stata impegnata…”
Gaby fece come per scacciare una mosca. “Oh non
preoccuparti, Rose, lo sappiamo ed è giusto che tu sia stata impegnata
nei preparativi. Non dare retta a Sol, nessuno può farti una colpa se
cerchi di rendere il tuo giorno un giorno speciale.”
“Già.” Dissi con un debole sorriso.
“Ehi, Vanessa è in cucina.”
Le gemelle corsero in cucina ad abbracciare Vanessa, i loro
urli arrivarono fino all’ingresso. Aspettai qualche secondo prima di
entrare in cucina, Vanessa era ancora un po’ frastornata mentre le
gemelle si erano sedute a tavola e avevano cominciato a parlare a macchinetta.
Fortunatamente dopo tanti anni avevano imparato a parlare in inglese.
“… ed io e Sol siamo scoppiate a piangere quando
abbiamo ricevuto la tua lettera! Oh Rose, Vanessa te l’ha detto?”
Fece Gaby guardandomi con gli occhi lucidi.
Io annuii. “Sì, io… beh, non riesco
ancora a crederci.”
Sol ridacchiò. “L’hai già detto ad
Albus?”
Vanessa scosse la testa con un sorriso e mi lanciò
un’occhiata fugace. “No, io non so proprio come dirglielo. Non
credo che ne sarà felice.”
“Ma certo che ne sarà felice!” Fece Gaby.
“Perché non dovrebbe esserlo?”
Io feci un piccolo sorriso. “E tu e Vincent quand’è
che comincerete ad avere dei bambini?”
Gaby scrollò le spalle. “Io vorrei, ma Vincent
non si sente ancora pronto.”
“E’ troppo presto.” Saltò su Sol.
Io e Vanessa ci scambiammo uno sguardo. “Troppo
presto?” Chiesi seriamente. “Non tengo neanche più il conto
da quant’è che stanno insieme, senza contare che dubito che si
lasceranno mai.”
Sol non disse niente e Gaby sorrise a mo’ di scusa.
“E’ diventata paranoica da quando ha trovato un nuovo
ragazzo.”
Vanessa, che armeggiava un po’ tra i fornelli, si
voltò verso di lei. “Hai un nuovo ragazzo? Perché non hai
detto niente?”
Sol fece una smorfia e sventolò una mano. “Non
c’è niente da dire.”
“Fa la modesta, come sempre. E la misteriosa.”
Rise Gaby. “Oh, Rose! Vanessa ci ha detto… beh, del tuo
nuovo… capo?”
Sol stavolta si voltò di scatto verso di me.
“Oh giusto! Non potevo crederci, di tutte le persone che ci sono al mondo
come è potuto succedere che tu sia finita a lavorare per Scorpius
Malfoy?”
Io feci una smorfia infelice e mi sedetti. “Sì,
me lo chiedo anche io, Sol.”
“Come sta andando?” Fece Gaby preoccupata.
Vanessa mise la nostra cena a centro tavola.
“Esattamente come andava anni fa. Sono totalmente incapaci di
collaborare.”
Io sospirai frustata. “Sto cercando di fare del mio
meglio e di lavorare in santa pace, ma lui non fa altro che farmi chiamare nel
suo ufficio per qualsiasi cosa!” Gaby e Sol si scambiarono
un’occhiata. “Cosa?” Feci io.
“Beh, ecco, Rose sei sicura che lui non stia cercando
di…” Gaby si morse un labbro e guardò Sol e Vanessa.
“Di?” Feci io cercando di capire.
“Non ti sembra solo strano che ti voglia sempre
intorno?” Fece Sol mettendo in bocca una forchettata. “Non pensi
che provi ancora qualcosa per te?”
Io scoppiai a ridere. “Non state dicendo sul
serio.” Loro mi fissarono ed io spalancai la bocca. “State dicendo
sul serio?”
Vanessa scrollò le spalle. “Beh, ci si
può aspettare di tutto da un Malfoy.”
“Non me la sento di contraddirti, credimi, ma questo
è davvero assurdo.” Feci io scotendo la testa. “Cerca solo
di fare del suo meglio per darmi fastidio in tutti i modi.”
Le ragazze fecero una faccia strana, ma Gaby fece un
sorriso, forse un po’ forzato, e alzò un bicchiere in aria.
“Beh, uomini a parte. Stasera siamo solo noi e dico di
festeggiare.”
Io presi il mio bicchiere e lo stesso fecero Sol e Vanessa.
“Beh, a noi.” Dissi.
“A noi che dopo tanti anni siamo rimaste sempre le
stesse.” Fece Gaby con un sorriso sincero.
La guardai mentre sbattevamo insieme i calici per brindare.
Era davvero così, eravamo davvero rimaste sempre le solite? Avrei
scommesso dieci galeoni del contrario.
**
Aaah, devo dirvelo
ragazzi, adoro questo capitolo XD me li scrivo e me ne compiaccio!
Sono contenta di
essere riuscita ad esprimere la scena proprio come me la immaginavo nella testa,
questa volta sono proprio fiera di me, mi piace la tensione che
c’è tra Rose e Scorpius dopo tanti anni.
Anyway, spero che
oltre a me sia piaciuto anche a voi e vi ringrazio sempre tanto per le
recensioni.
Un bacio ed un
abbraccio!
Il prossimo capitolo
“Life is a flower”
prossimamente sui vostri schermi!
We live in a free world
I whistle down the wind
Carry on smiling
And the world will smile with you
Life is a flower
So precious in your hand
Carry on smiling
And the world will smile with you (Ace
of Base)
Erano passati due giorni. Due miseri giorni. Eppure non riuscivo più a sopportare Malfoy. Cercavo di impegnarmi nel mio lavoro, leggevo e
rileggevo tutte le notizie che mi passava e cercavo di capire come filtrarle al
meglio per farne uscire un degno articolo di giornale. Ma
lui pensava bene di farmi chiamare ogni dieci minuti per qualsiasi sciocchezza,
non facendo altro che deconcentrarmi dal mio lavoro.
Irene, la ragazza bionda con gli occhi slavati, venne da me
sospirando. “Rose…”
“Fammi indovinare.” Dissi togliendomi gli
occhiali da lettura. “Il capo vuole vedermi.”
Lei fece un piccolo sorriso di scuse, come per dire che di certo non era colpa sua. Ricambiai il sorriso e
senza che lei mi accompagnasse mi diressi
nell’ufficio del capo. Avrei preferito cento volte dover percorrere il
corridoio della morte per arrivare da Jordan.
Aprii la porta senza bussare, Malfoy era in piedi davanti all’armadio
appoggiato sulla parete sinistra. Voltò appena la testa per vedere chi fosse.
“Oh, eccoti.” Disse. Si voltò
completamente con due giacche in mano. “Quale preferisci,
grigio o blu?”
Io lo fissai incredula. “Mi hai fatto chiamare per
questo?!” dissi a bocca aperta. “Mi hai
distratto per la centesima volta dal mio lavoro per chiedermi questo?”
Malfoy scrollò le spalle e
infilò la giacca blu. Si riguardò allo specchio, facendo un giro
completo su se stesso. “Ho una serata di gala, stasera. Non voglio fare
brutta figura.”
Io mi passai una mano sulla tempia e mi appoggiai con
l’altra su un fianco. “Io davvero non capisco come abbiano fatto a
promuoverti Capo del dipartimento, quando passi metà della giornata a
farti completamente gli affari tuoi e ad interrompere la gente che vorrebbe
davvero lavorare.” Dissi. “E il grigio! Il grigio risalta i tuoi occhi!”
Malfoy si voltò
improvvisamente verso di me. Io lo guardai. Ci fu un attimo di totale
imbarazzo prima che togliesse la giacca blu e mettesse
quella grigia. “Grigio.” Disse guardandosi allo specchio.
“Grazie.”
Per un attimo, un solo piccolo istante, mi sembrò di essere mia madre che cercava di decidere come dovesse
andare vestito mio padre. Feci un passo indietro.
“Posso… andare, signore?”
Si voltò di nuovo verso di me, sorpreso. Non lo
chiamavo mai signore, a dire il vero non gli davo mai neanche il più minimo rispetto. Lo trattavo come se fosse sempre
il mio compagno di scuola con il quale adoravo bisticciare.
Chinò il capo per rassettarsi la giacca. “Come
sta andando il lavoro?”
“Andrebbe benissimo, se avessi la possibilità
di lavorarci per almeno dieci minuti di seguito.”
Lo punzecchiai.
Lo vidi fare un minuscolo sorriso. “Non
sei cambiata affatto.”
Io rimasi un attimo perplessa a
fissarlo a bocca aperta. Dovevo sembrare una scema. “Come?”
Si voltò e fece qualche passo verso di me, sistemandosi
i polsini. “Quando ho letto sul giornale che ti
saresti sposata con Jack Russell mi sono detto
‘ecco, ha preso la palla al balzo e si è sistemata per il resto
della sua vita’. Una cosa totalmente non da
Rose Weasley, non so se mi spiego.”
Disse con una risatina. “Ed invece sei qui a
lavorare e nonostante tu detesti questo nuovo lavoro, ti fai in quattro. Sia
per raggiungere il tuo obbiettivo, sia per darmi fastidio. Ne sono
sicuro.”
Io alzai un sopracciglio. “E
cosa c’è di strano?”
“Niente.” Fece lui scotendo la testa.
“Niente, infatti. Questo è totalmente da Rose Weasley.”
Io buttai fuori una semi risata e
distolsi lo sguardo. “Non sono più la solita ragazzina, Malfoy. Non sono più la vecchia
RoseWeasley.”
Malfoy scrollò le spalle.
“Può darsi.” Chiuse gli occhi e inspirò. “Ma profumi sempre di rose.”
Un brivido mi percorse la schiena e quando Malfoy riaprì i suoi occhi grigi, sentii una scossa
di paura prendermi la bocca dello stomaco. Feci rapidamente due passi indietro,
deglutendo a fatica. Era stano come una semplice frase
rievocasse tanti ricordi. Tanti ricordi che volevo assolutamente cancellare.
“Devo tornare al mio lavoro.” Dissi. “E tu al tuo.”
Lui annuì totalmente ignaro di quello che mi aveva
appena provocato. “Se avessi qualsiasi tipo di
problema, Chandice è a tua completa
disposizione. Io uscirò due ore prima oggi.”
Io annuii freneticamente e uscii dal suo
ufficio richiudendomi rapidamente la porta alle spalle. Mi lasciai
andare con la schiena contro alla porta e sospirai. Non ero più
la solita Rose, mi ero impegnata per cambiare a fondo, per diventare una
persona migliore e per costruirmi una vita migliore.
Ma per quanto mi sforzassi di
cambiare, avrei per sempre profumato di rose.
**
“Ehi piccola, tutto
bene?”
Mi voltai pigramente, Jack mi fissava
con un sorriso seduto sul divano del suo appartamento. Jack
sorrideva sempre, era uno di quei tipi sempre solari, sempre allegri, sempre
sereni. Io mi sforzai di sorridere ma avevo ancora in
testa quella stupida chiacchierata con ScorpiusMalfoy.
“Io profumo?”
Jack mi fissò un po’
stranito. “Ma certo che profumi, tesoro, hai
fatto la doccia un’ora fa…”
“No.” Dissi interrompendolo. Mi avvicinai a lui
e mi sedetti al suo fianco sul divano. “Ecco, mi chiedevo se… se ho un odore particolare… che ne so, di fiori per
esempio.”
Jack si grattò la nuca.
“Beh, ecco…” Inspirò col naso. “Sì,
forse. Non saprei. Ma perché me lo chiedi?”
Io scossi la testa con un sorriso. Ero proprio stupida.
“Niente, non importa.” Dissi. “Cosa vuoi
fare stasera? Possiamo chiamare Al e Vanessa e uscire un po’ insieme,
sempre se ti va. O se vuoi chiamare qualcuno della
squadra.”
“Oh.” Fece Jack.
Io lo guardai perplessa. “Oh? Che
cosa vuol dire ‘oh’?”
Fece una faccia come se fosse in pena e sospirò.
“Vuol dire ‘oh, ho dimenticato di dirtelo,
non è vero’?”
Jack era fantastico. Era unico. Ma
non riusciva neanche a ricordare quando fosse il suo
compleanno. Perciò non mi stupivo più di tanto
quando saltava fuori che aveva dimenticato di dirmi qualcosa. Alzai gli
occhi al cielo, cercando di essere paziente.
“Che cos’è,
stavolta?”
“Niente di che, una semplice serata.” Disse Jack scrollando le spalle. “Tutto quello che devi fare
è indossare un bell’abito elegante e
mangiare stuzzichini ridendo alle battute degli altri. Spero solo che non servano il sushi, adesso va così di moda che lo
servono ovunque!”
Io risi e scossi la testa dandogli un buffetto sulla
guancia. “Aaaw, povero amore, quanta è
dura la vita della celebrità.”
Jack si abbassò verso di me
ridente. “Dovresti saperlo, dato che anche tu sei una celebrità,
Rose Weasley.”
Io distolsi lo sguardo e sbuffai ridendo. “Non sono affatto una celebrità, sono solo
Rose.”
“Ed è esattamente quello che cerco di dirti quando dico che sono solo Jack.” Disse lui con
un sorriso. Mi prese per mano e i suoi occhi
brillarono. “Ti amo, lo sai vero?”
Un sorriso ebete si aprì sulla mia faccia.
“Sì, mi ero fatta una vaga idea.” Mi sporsi per baciarlo
sulle labbra. “Ti amo anche io.”
“Buono a sapersi, non stiamo organizzando un matrimonio
invano.” Scherzò ed io scoppiai a ridere.
“Che ne dici adesso di salire di sopra e
metterti un bel vestito da vera principessa così possiamo arrivare prima
alla festa?”
Io feci una smorfia. “Come mai tanta fretta?”
Jack scrollò le spalle.
“Prima arriviamo, prima ce ne possiamo andare.”
“Sei malefico, lo sai?” Feci io prendendolo in
giro. Mi alzai dal divano e mi incamminai verso le
scale. “D’accordo, ma quando scendo voglio che tu sia già
pronto. Non mi piace aspettare.”
“Consideralo già fatto.” Disse.
“Oh, Rose?”
“Sì?” dissi già a metà
della scalinata.
Jack si schiarì la gola e
arrossì appena. “Lo so che detesti quando
ti compro le cose ma… il tuo vestito è sopra al letto.”
Io lo guardai qualche secondo senza dire
nulla, poi mi aprì in un ampio sorriso. “Per questa volta
sei perdonato.”
Jack scoppiò a ridere ed io
lo fissai ancora a metà scala. Adoravo sentirlo
ridere, era una risata cristallina e sincera. Adoravo che ridesse con me. Non c’era niente di meglio per
sentirsi davvero completi, che sapere che un uomo come Jack mi amasse. E in
quel momento non aveva proprio nessuna importanza che
profumassi di rose o meno.
**
“… e dei fiori di arancio
pendevano da tutte le parti: le panche, le sedie, i tavoli. Oh, e poi John aveva deciso bene di ingaggiare una band che suonasse tutte le nostre canzoni. Quando
eravamo giovani andavamo a tutti i concerti e urlavamo come dei pazzi. E cosa avete pensato di fare per il ricevimento? Ci saranno
così tante persone!”
La signora Tatchenberg, la moglie
del sottosegretario del Ministero, mi stava letteralmente ubriacando con i
racconti del suo matrimonio. Io sorrisi educatamente sorseggiando un po’
del mio champagne.
“Ecco…” dissi. “A dire il vero
speravo di poter fare una cosa intima.”
“Oh!” fece lei un po’ delusa.
“Pensavo che due persone famose come voi adorassero
stare al centro dell’attenzione.”
Sorrisi imbarazzata. “Direi
che non siamo proprio quel tipo di persone.”
“Tesoro.” Sentii la voce della salvezza e mi
voltai in cerca del mio principe azzurro. Jack era
appena dietro di me e mi posò una mano sulla schiena sorridendo
gentilmente alla signora Tatchenberg. “Olivia,
la trovo bene stasera. Sembra più giovane di
dieci anni.”
Quella rise pavoneggiandosi. “Oh non essere sciocco, Jack!” continuò a ridacchiare. “Vogliate
scusarmi, ho appena visto qualcuno che voglio salutare.”
Finalmente se ne andò ed io
tirai un sospiro di sollievo. Era praticamente una
ventina di minuti che mi teneva bloccata nel solito punto. Jack
fece un sorriso di scuse.
“Ho cercato di venire prima ma
il Ministro continuava a chiedermi della partita del prossimo mese.”
Disse. “Ha voluto sapere tutto del Matrimonio, non
è vero?”
Io feci una smorfia. “Più che altro mi ha
raccontato tutto del suo. Dobbiamo starcene qui ancora a lungo?”
Jack scosse la testa. “Spero
proprio di no, non vedo l’ora di tornare a casa. Solo perché sei
famoso la gente dà per scontato che ti piaccia
questo genere di cose, ma io vorrei tanto potermene stare in ciabatte sul
divano.”
Alzai un sopracciglio. “E
perché siamo venuti, allora?”
“Consideralo parte del mio lavoro.” Disse con un
sorriso. “Vado a salutare una persona, ci metto solo un secondo, giuro.”
Mi lasciò il suo bicchiere e se ne andò
in mezzo alla folla. Io sospirai, guardandomi intorno. Sperai che non ci fosse
un’altra signora Tatchenberg che avesse voglia
di parlare con me. O meglio, con la futura moglie di JackRussell.
“Ammetto che queste feste non sono
il massimo, ma cercare addirittura di ubriacarsi…”
Mi voltai con un sorriso. “Vincent!”
dissi. “Non hai idea di quanto mi faccia piacere
vederti!”
Vincent rise. “Posso
immaginare. Ho incontrato Jack dieci minuti fa, mi ha detto
che non vedete l’ora di squagliarvela.” Indicò i miei due
bicchieri. “Non ti pare di alzare un po’ troppo il gomito.”
“Uno è di Jack.”
Dissi. “E Gaby?”
Vincent scrollò le spalle.
“E’ rimasta a casa con Sol, non le piacciono
molto questo genere di feste. Non che possa
biasimarla, ho passato metà della serata a parlare della nostra prossima
partita. Jack ne sa qualcosa.”
Io annuii. “Spero solo che Jack
non sia troppo teso. Sai, si avvicina l’ora
X.”
Vincent rise. “Non
c’è niente che possa fermare Jack in campo, se non avessimo lui in
squadra non avremmo neanche potuto sperare di arrivare a metà del
campionato.”
“E tu come sempre sei troppo lusinghiero.” La voce di Jack
arrivò alle mie spalle. “Ti lascio cinque minuti da sola e ti
metti a flirtare col primo che passa?”
Scherzò lui.
Io scossi la testa. “Oh per favore, conosco Vincent da molto più tempo di te.”
“Sì, lo so.” Fece Jack
con una smorfia, poi si voltò verso Vincent.
“Non fa altro che ripetere che tu e Gaby siete
la coppia perfetta, il vero amore.”
“Beh, è vero.” Dissi io.
Vincent sembrò un po’
imbarazzato e si grattò la nuca. “Oh beh, niente è
così perfetto come sembra ma…” Si
schiarì la gola. “Come procedono i
preparativi?”
“Abbiamo totalmente smesso di occuparcene.” Fece Jack ed io annuii.
“Non ne vogliamo sapere più niente fino al
giorno fatidico. Che sembra essere sempre più
vicino.”
Vincent rise. “Non ci starai ripensando?”
“Mai.” Disse Jack
guardandomi negli occhi.
“Sono felice di sentirtelo dire.” Dissi
appoggiandogli una mano sul petto. “Ma adesso
possiamo andare a casa? Sono davvero molto stanca.”
Jack annuì e alzò lo
sguardo su Vincent. “Vuoi fare
la strada con noi?”
Vincent scosse la testa.
“No, rimarrò ancora per un po’. Il sushi
è ottimo.”
Jack fece una faccia disgustata ma
salutò Vincent e con un braccio attorno alle
mie spalle cominciò a farsi spazio in mezzo alla folla. Continuammo a salutare gente al nostro passaggio, alcuni ci
auguravano buona fortuna, altri solo arrivederci. Eravamo quasi alla
fine della Sala quando mi fermai di botto e il sorriso
scomparve repentinamente dalle mie labbra.
Stavo per voltarmi verso Jack, che
stava salutando una vecchia coppia, e trascinarlo via quando lui si voltò nella mia direzione
ed incrociò il mio sguardo. Rimase un attimo interdetto, guardandomi da
capo a piedi. Io mi sentii arrossire.
“Weasley!” disse
infine Malfoy con tono sorpreso. “Non sapevo
che frequentassi le serate di gala.”
Jack nel frattempo si era voltato,
richiamato dal mio cognome. Io mi schiarii la gola. “No, infatti,
non…” cercai di dire. “Jack, questo
è il mio nuovo capo.”
“Oh,” fece Jack
tendendo la mano gentilmente. “Molto piacere, JackRussell. Ha davvero una bella giacca, un bel colore.”
Io chiusi gli occhi imprecando mentalmente. Sperai solo che Malfoy non se ne venisse fuori con qualche frase ambigua
sulla sua giacca ed io che l’avevo scelta.
“ScorpiusMalfoy.” Disse semplicemente, stringendo la mano di Jack. Il che fu molto peggio di un miliardo di frasi
ambigue.
Il sorriso di Jack scomparve
lentamente e cominciò a fissare Malfoy
scrutandolo per bene. Si voltò verso di me, come per chiedermi se aveva capito bene. Come per chiedermi se stesse realmente
stringendo la mano al ragazzo che anni prima mi aveva spezzato il cuore.
“Oh, Rose non mi aveva detto
che…” ritirò la mano schiarendosi la gola. “Rose, non
mi avevi detto che stessi lavorando per ScorpiusMalfoy.”
Malfoy sembrò un attimo
confuso, ma non si scompose. “Il mio nome mi precede?” Chiese.
Jack fece del suo meglio per non
sembrare scortese, ma ero sicura che se avesse potuto avrebbe preso a pugni Malfoy. “A quanto sembra.”
“Già.” Feci io ridacchiando. “Adesso
è tardi, Jack, perché non andiamo a
casa?”
Malfoymi ignorò.
“Non sapevo di essere tanto popolare nel
Ministero.”
Jack si scurì. “Forse
al Ministero no, ma sono sicuro che adHogwarts in parecchi abbiano sentito parlare di te.”
La confusione di Malfoy
svanì in un attimo, non appena fece due più due,
e si voltò a guardarmi capendo che avevo raccontato tutto a Jack.
“Capisco.” Disse lentamente. “E’ una fortuna che il
passato sia passato, allora.”
“Indubbiamente.” Fece Jack prendendomi
per mano. “Vieni Rose, andiamo a casa.”
Jack superò Malfoy senza neanche salutare ed io lo seguii trascinata da
lui.
“Weasley?” Mi voltai
verso Malfoy, Jack si fermò con me. “Bel
vestito.”
“Grazie.” Mormorai imbarazzata prima di voltarmi
di nuovo e uscire di corsa dalla Sala cercando di
stare dietro a Jack. Sapevo che era arrabbiato e sapevo anche che era deluso da
me. Si aspettava, come era giusto che fosse, che gli
avrei detto per chi stavo lavorando dato che l’uomo per cui lavoravo era Malfoy.
“Jack.” Provai a dire.
“Se solo ti sfiora con un dito, lo ammazzo.” Disse.
Io sospirai alzano gli occhi al
cielo. “Adesso non fare il tragico. E’ solo lavoro. E ho cercato di farmi licenziare ma Jordan…”
Jack si voltò allibito verso
di me. “Hai cercato di farti licenziare?” disse. “Ma sei impazzita! Tu adori il tuo lavoro!”
“Io adoravo il mio vecchio lavoro.” Dissi con
una smorfia. “Ma non è così male
adesso. Io e Malfoypraticamente
non ci vediamo mai.” Mentii.
Jack sospirò guardandosi un
po’ attorno. Mi prese per le spalle, accarezzandomi lentamente.
“Rose, non è che io non mi fidi te, è
solo…”
Mi fissò ancora per un po’,
poi si aprì in un debole sorriso. “Sono
paranoico, non è vero?”
Io sorrisi e scrollai le spalle. “Sei
solo geloso. E mi piace.”
Jack mi circondò con il suo
braccio e sembrò un po’ più rincuorato. “Allora, che
ne dici, vuoi tornare a casa con me?”
Io scoppiai a ridere. “E con chi altri dovrei tornare?”
**
Fortunatamente il giorno dopo la serata di gala era sabato,
ed io non lavoravo il sabato. Il che
significava non dover vedere la brutta faccia di Malfoy
per due interi giorni. Era il paradiso. Purtroppo Jack aveva gli
allenamenti il sabato mattina ed io ne avevo
approfittato per pranzare con Al, dato che era un po’ che non passavamo
del tempo insieme.
Gli raccontai tutto quello che era successo la sera
precedente, per filo e per segno. Come previsto Al scoppiò
a ridere e per poco non si strozzò con il suo frullato.
“Che idiota!”
Commentò ridendo a voce alta. “Passano gli anni
ma rimane sempre un idiota!”
“Shhh!” Gli feci cenno
di abbassare la voce, le persone che ci passavano accanto ci lanciavano
occhiate curiose. Piegai la testa da una parte. “Ammettilo Al, tu ci provi quasi gusto a vedermi lavorare per lui, non
è vero?”
“Oh scusami, Rose.” Fece posando il suo frullato
sul tavolo. “Ma è davvero il re degli
idioti ed io mi diverto un mondo a vederlo all’opera. E’ stato
fortunato che Jack non gli abbia piantato un pugno sul
naso in seduta stante, e lui si mette pure a farti i complimenti per il
vestito? E’ un idiota.”
Io sospirai ma non dissi niente.
Non mi piaceva tutta quella situazione, ma io e Malfoy
che ci punzecchiavamo, Vanessa che cercava di disperdere consigli e Al che non voleva altro che Malfoy
sprofondasse in una buca profonda, mi sembrò tutto così familiare
che sembrava di essere tornata a casa dopo un lungo viaggio.
“E lo sai che non mi è
mai piaciuto.” Disse Al.
Io scrollai le spalle appoggiandomi sui gomiti. “Sì,
è vero. Ma non ti piace nemmeno Jack.”
Al sospirò e fece una
smorfia. Giocherellò un po’ con la cannuccia. “Non è che proprio non mi piace, è solo
che… Rose, stai per sposarti, non credo che tu voglia sapere davvero
quello che penso. Ormai non è più importante.”
“Ma certo che è
importante!” Feci io allibita. “Al, sei il
mio migliore amico!”
Al sbuffò e sviò lo
sguardo da me. “Non penso che sia l’uomo adatto a te.”
Oh. Beh, questo sì che mi coglieva
di sorpresa. Al non era mai stato un grande fan
di Jack e quando avevo annunciato che ci saremmo sposati non l’aveva
presa affatto bene, ma non credevo che il motivo fosse questo.
“Perché non me
l’hai mai detto prima?” Chiesi io perplessa. “Sono anni che
io e Jack usciamo insieme, ormai.”
Lui scosse la testa. “Chi sono io per dirti con chi
puoi o non puoi stare? Tu sei felice con Jack ed
è tutto quello che conta.” Io mi morsi un
labbro. “E poi chi lo sa, magari mi sbaglio
della grossa. Magari sarete la coppia più felice sulla faccia della
terra ed avrete milioni di bambini. Anzi, scommetto che sarai la prima ad avere
dei bambini.”
Io cercai di reprimere una risata. “Ne dubito.”
Al scosse la testa sospirando.
“Mi dispiace dirlo, ma un po’ mi mancano i tempi in cui insultavamo
Malfoy a scuola, sai? Mi manca stare adHogwarts con te e Vanessa, mi
manca fare a pallate di neve nel parco, mi manca giocare a Quidditch…”
Io alzai un sopracciglio. “Se devo essere sincera, a
me non manca proprio niente.”
“Sì, adesso sei totalmente felice con la tua
vita.” Fece Al sarcastico. “Lo sappiamo. Ce l’hai fatto presente una ventina di volte a
settimana negli ultimi sei anni.”
Io lo guardai male ma poi scoppiai
a ridere. “Non è che Hogwarts non mi
manchi, a volte.” Dissi ripensando ai vecchi
tempi. “E’ solo che mi piace essere indipendente, avere il mio
lavoro, costruirmi un futuro.”
“E hai tutto il tempo di farlo, non devi per forza
correre all’altare come se stessi partecipando ad una gara ad ostacoli.” Fece Al.
“Non sono io che accelero le cose, Al.” Dissi
alzando le sopracciglia. “Sei tu che sei lento.”
Al incrociò le braccia,
quasi offeso. “La calma è la virtù dei forti.”
“Già.” Feci io con un sorriso fastidioso.
“Ma chi dorme non piglia pesci.”
Al sospirò ed alzò
gli occhi al cielo. “Adesso capisco perché abbiamo smesso di
uscire insieme, io e te.”
Io scoppiai a ridere e gli posai una mano sulla spalla,
amichevolmente. “Non te la prendere. Lo sai che sei sempre il mio cugino
preferito!”
Al diede un altro sorso al suo
frullato. “Comincio a chiedermi se sia un bene o un male…”
**
Ecco qua!
Bene, sono molto
contenta che lo scorso capitolo vi sia piaciuto. Devo dire
che ero molto insicura se inserire o meno una gravidanza anche in questa
storia, dato che praticamente le mie storie ne sono piene… ma questa
volta volevo affrontarla in maniera diversa, in maniera più materiale e
vedremo come andrà avanti.
Anyway, io sono sempre stata una persona molto
legata ai ricordi… e a quanto sembra anche Rose e Scorpius.
Dopo tutto, a chi i ricordi non fanno riaffiorare
anche determinati sentimenti?
Grazie
a tutti per le recensioni, le letture, i commenti e quant’altro. Vi adoro.
Lily ci fece morire di paura tutti quella domenica mattina
DON’T TELL DAD II
5. Naturally
How you choose to express yourself
Its all your own and I can tell
It comes naturally,
it comes naturally
You follow what you feel inside,
It's intuitive, you don't have to try,
It comes naturally,
It comes naturally(Selena
Gomez)
Lily ci fece morire di paura tutti quella domenica mattina.
Arrivò come un fulmine a ciel sereno sbattendo la porta e
scaraventandosi in casa mentre stavamo pranzando. Papà rovesciò
tutto a terra per la paura mentre io, mamma e Hugo ci limitammo a fissarla
terrorizzati. Lei rimase sulla soglia respirando pesantemente.
“Non è vero!” disse infine.
Noi quattro ci guardammo cercando di capire. Hugo
scrollò le spalle. “Cosa non è vero?” disse con la
bocca piena di piselli.
Mi fissò con uno sguardo di fuoco. “Dimmi che
non è vero che stai lavorando per Scorpius Malfoy!”
Mamma si voltò allibita verso di me, papà
lasciò andare la forchetta che aveva appena recuperato. “Stai
lavorando per Malfoy?” Fece subito infuriato. “Per Malfoy?
Perché diavolo non ci hai detto niente, Rose!”
Io sospirai frustrata. “Grazie mille, Lily.”
Lei si portò le mani sui fianchi, agguerrita.
“Oh, dovrai ringraziarmi per un bel po’ di tempo e questo tu lo
sai! Me lo ricordo come sei stata l’ultima volta, eri uno straccio
quando…”
Io alzai una mano fermandola. “Va bene, Lily, tutti
conosciamo la storia.”
Hugo venne in mio soccorso. “Ha già cercato di
farsi licenziare. Jordan non gliel’ha permesso.”
“Oh.” Fece mia madre posandomi una mano sulla
spalla. “Beh, se Jordan non vuole licenziarti è un buon segno,
vuol dire che crede davvero in te.”
“Consolatorio, mamma.” Feci io fissandola con
una smorfia, prima di passare a guardare Lily. “E da chi l’hai
saputo, si può sapere?”
“Me l’ha detto Al.” disse incrociando le
mani al petto. “Ma quello che più mi stupisce è che tu non
abbia detto niente a me!”
Raccolsi il piatto di papà, che ancora mi fissava
corrucciato. “Non c’è proprio un bel niente da dire, ecco
perché. Io faccio il mio lavoro come ho sempre fatto finora. Ma che
cos’è quest’allarmismo che avete tutti?”
Lily mi guardò allibita. “Stai scherzando, non
è vero? Stiamo parlando di Scorpius Malfoy!”
“No, stiamo parlando del mio lavoro!” Feci io
cominciando ad alterarmi. “E tutti siete così dannatamente
preoccupati per il mio matrimonio! Beh, sai una cosa, Jack lo sa! Sa che sto
lavorando per lui e non è minimamente preoccupato dalla cosa!”
Papà cercò di buttare giù un boccone.
“Perché non ci hai detto niente?”
Hugo alzò un sopracciglio. “E c’è
da chiederlo, papà? Guarda quanto sta sbraitando Lily!”
“Io non sto sbraitando. Non inutilmente,
almeno.” Disse risentita. “Rose, non fare niente di stupido.”
“Come cosa, ad esempio?” Feci alzando le
braccia. “Rovinare il mio matrimonio e buttarmi tra le braccia di
Malfoy?” Lily mi fissò senza dire nulla. “Non puoi pensarlo
sul serio!”
“Come vuoi.” Fece. “Ma non sarò
lì a dirti che te l’avevo detto.”
“Perché non ce ne sarà nessun
bisogno.”
Hugo si alzò e andò verso Lily.
“Andiamo, adesso calmati. Hai dimenticato di prendere i tuoi
tranquillanti stamattina? Non eri così agitata neanche quando avresti
dovuto scegliere i fiori per il matrimonio.”
“So solo cosa vuol dire essere una donna.” Disse
sventolando i suoi lunghi capelli. “E una donna non dimentica mai il
primo amore.”
Papà corrucciò la fronte. “Questa
è una teoria interessante.” Disse. “Hermione, tu pensi
sempre a Viktor Krum?”
“No,” fece mamma mangiando tranquillamente.
“perché non è stato lui il mio primo amore. Io ho sposato
il mio primo amore.”
“Visto?” Fece Lily. “Che ti avevo
detto?”
Io sbuffai. “Loro due non contano.” Dissi.
“E tuo padre non ha sposato quella… come si chiamava?” Mi
voltai verso papà in cerca d’aiuto.
“Cho Chang.” Disse.
Hugo si mise finalmente in mezzo e cercò di spingere
Lily verso la porta. “Ok, adesso vai a casa e ti fai una bella doccia
fredda e quando tornerai ad essere una persona normale potrai venire qui e
dirci che stavi solo scherzando e che probabilmente il caldo ti ha dato alla testa.”
Lily gli lanciò un’occhiata di fuoco.
“Fuori piove e ci sono quindici gradi.”
“Allora forse è il freddo che ti dà
noia.” Disse Hugo. “Saluta tutti.”
Lily salutò e si fece trascinare da Hugo fino alla
porta. Hugo era l’unico della famiglia che riusciva a contenerla.
Rientrò in cucina qualche minuto dopo sbuffando e mettendosi a sedere.
“E’ pazza.” Disse.
Mamma si schiarì la gola casualmente.
“Allora… questo nuovo lavoro…”
Io alzai gli occhi al cielo. “Chiedilo apertamente,
mamma.”
“D’accordo.” Disse fissandomi dritta negli
occhi. “Come stanno le cose tra te e Malfoy? Ti tiranneggia?”
“No, sto benissimo.” Dissi. “E’ il
solito rompiscatole che cerca di darmi fastidio in ogni modo, ma non
interferisce col mio lavoro. Lo sai, sono sempre le solite battute sceme per
prendermi in giro.”
“Okey.” Disse mia madre. “Okey, se
è tutto a posto.”
Papà la fissò allibito. “Se è
tutto apposto? Sta lavorando per un Malfoy ed è tutto quello che sai
dire?”
“Che cosa suggerisci, Ron?” fece mamma.
“Che si licenzi?”
Io mandai uno sguardo a papà, che mandò uno
sguardo nella mia direzione. “No, certo che no… è solo
che… Rose, sei sicura di poterlo fare?”
Io annuii. “Io posso fare tutto nella mia vita. Sei
stato tu a dirmelo, ricordi?”
“Giusto.” Disse lentamente papà. Ero
sicura che stesse imprecando mentalmente. “Magari puoi sentire Jordan se
può spostarti in un altro ufficio.”
“E tornare a scrivere del gossip? No, grazie,
preferisco Malfoy.” Dissi con una smorfia. “Neanche lui può
essere peggio del gossip.”
**
Irene venne da me anche quella mattina con la solita faccia
abbattuta. Io sospirai e guardai l’orologio, era appena dieci minuti che
ero arrivata in ufficio. Forse avevo torto, forse Malfoy poteva essere peggio
del gossip.
“Mi dispiace.” Disse Irene.
Io sventolai una mano. “Lascia perdere, non è
colpa tua.”
Lasciai il mio lavoro appena iniziato e mi diressi verso
l’ufficio di Malfoy. Entrai senza bussare, ormai non bussavo più.
Mi chiamava così tante volte al giorno che avrei consumato le nocche a
forza di bussare. Malfoy stava dietro la sua scrivania.
“Weasley.” Disse a mo’ di buongiorno.
“Siediti pure.”
Mi sedetti alla sua scrivania aspettando che mi dicesse
perché questa volta fossi nel suo ufficio. Lo vidi trafficare un
po’ tra delle carte che aveva steso sulla scrivania, come se stesse
cercando qualcosa.
“Bella serata, vero? Spero che vi siate
divertiti.”
Io sbattei le palpebre un paio di volte prima di realizzare
di che cosa stesse parlando. “Oh.” Dissi. “Noi non siamo
molto per le serate di gala.”
Malfoy fece un piccolo sorriso ed io mi chiesi cosa ci fosse
di divertente. “Non sei mai stata una grande fan dei party, se ricordo
bene.” Disse continuando a cercare. “Ma almeno anni fa, non avresti
mai osato mettere un vestito del genere.”
“Anni fa non avevo un ragazzo che poteva
permetterseli.” Dissi secca.
“Oh beh, questo è tutto da vedere.” Disse
alzando finalmente la testa, con le sopracciglia inarcate. Mi diede un
fascicolo e diventò improvvisamente serio. “Questo dovrebbe essere
il tuo lavoro di oggi. Lo so che di solito sei abituata a scrivere la
verità, ma questa volta ho bisogno che tu scriva una notizia
falsa.”
Io lo fissai con la fronte corrucciata. “Temo di non
capire, di che cosa si tratta?”
“Di un omicidio.” Disse secco.
Io spalancai gli occhi ed aprii di scatto il fascicolo
leggendone il contenuto. “Jeremiah Kein? Non è un membro
del…”
“…Wizengamot.” Finì Malfoy per me, annuendo
con un sospiro. “Esattamente. Purtroppo pare sia deceduto in
circostanze… misteriose. Non ci
sono molti indiziati, ma pare che il primo sulla lista sia un certo Bernard
Bay, un nuovo membro del consiglio da appena due settimane.”
Scossi la testa cercando di mettere insieme i pezzi.
“E cosa c’è di così misterioso?”
“Non è stato Bernard Bay.” Disse
semplicemente Scorpius. “Stanno cercando di incastrarlo, ne siamo quasi
certi. Perché mai un giovane membro che è appena riuscito ad
entrare nel consiglio dovrebbe mandare tutto in fumo per una cosa così
stupida? Pensaci, Weasley.”
Adesso stavo finalmente connettendo tutti i fili.
“Così tu vuoi che io scriva un articolo dove si dice che Kein sia
stato ucciso da Bay, sperando che il vero assassino si rilassi e faccia una
mossa falsa.”
“Bingo!” disse Malfoy con un sorriso.
“Adoro lavorare con te, Weasley.”
Io arrossii appena e feci un piccolo sorriso scotendo la
testa. “Tu hai sempre adorato tutto di me.”
“Non posso darti torto.” Disse come se stessimo
parlando di comprare il latte. “Pensi di poter avere l’articolo
pronto per metà mattinata?”
“Sempre che tu non continui a farmi chiamare dalla tua
segretaria per venire nel tuo ufficio.” Dissi prima di rileggere il mio
fascicolo. “Quando è stato ritrovato il corpo?”
“Ieri, ma dovevamo esaminare l’intera faccenda
prima di pubblicare. E soprattutto, prima di andare avanti con le indagini.”
Io annuii. “Chi indagherà? Gli Auror?”
Malfoy fece un lungo sospiro. “Troppo rischioso, danno
nell’occhio. Per questo esiste l’ufficio dei Misteri. Sarò
io ad indagare.”
“Tu?” Risi io. “Ne sei capace?”
“Perché credi che mi abbiano fatto Presidente,
Weasley, perché so leggere delle notizie?” disse ovvio.
Io feci una smorfia. “Sarà, ma non credo che tu
riesca a fare tutto da solo.” Dissi. “E non hai il fiuto del
giornalista. Hai bisogno di una persona scaltra, intelligente e che sappia il
fatto suo.”
Malfoy alzò gli occhi al cielo continuando a
sorridere. “Ti stai per caso proponendo, Weasley?”
Io sorrisi. “Bingo!”
**
“Stai indagando su un omicidio? Da quando sei
diventata Miss Congeniality?”
Io alzai gli occhi al cielo, sapevo già che Vanessa
non avrebbe affatto approvato. La stavo aiutando a scegliere le foto da
inserire nel suo book e quando gliel’avevo detto mi aveva guardata come
se fossi pazza.
“Non ci saranno duelli o cose del genere, devo solo
agire dal punto di vista giornalistico. Interviste e cose del genere, lo sai. E
non sarò da sola, lavoreremo in coppia.”
Vanessa alzò un sopracciglio. “Beh, se non
altro sempre meglio che lavorare da sola. Chi è il tuo partner?”
Io mi schiarii la voce, adesso sarebbe arrivata la vera
ramanzina. “Malfoy.”
Vanessa lasciò perdere del tutto le sue foto e mi
fissò a bocca aperta. “E’ una specie di scherzo, non
è vero? Tu fai sempre al contrario di ciò che ti viene
consigliato, perché ricordo bene di averti detto di stare alla larga da
lui il più possibile.”
“E’ lavoro.” Dissi. “Solo lavoro.
Insomma, stiamo indagando ad un omicidio, non c’è niente di
romantico!”
“Come ti pare.” Fece Vanessa quasi risentita.
“Io non sarò lì a dirti che te l’avevo detto.”
“Già.” Feci io roteando gli occhi.
“Né tu, né Lily ci sarete.”
In quel momento Al rientrò in casa dal camino,
spargendo un po’ di cenere sul pavimento. Vanessa alzò gli occhi
al cielo, era una maniaca della pulizia. Al tossicchiò un po’ e si
stirò prima di togliersi il camice di lavoro.
“Uff, sono a pezzi!” Disse prima di alzare lo
sguardo. “Oh, ciao Rose.”
Io alzai una mano per salutare, Vanessa sospirò.
“Sei tornato tardi.”
“Lo so, una giornata di fuoco. Mi dispiace.” Se
ne andò in cucina, sentii la porta del frigo che si apriva ma passarono
solo pochi secondi prima che Al tornasse in salotto con un aria sconvolta e un
bicchiere di succo di zucca in mano. “Il frigo è vuoto.”
Vanessa si passò una mano sulla tempia.
“Sì lo so, non ho avuto il tempo di fare la spesa.” Disse
guardandolo mentre beveva. “Stavo provando il vestito da sposa
e…”
Al per poco non si soffocò con il succo di zucca, se
ne versò la metà sulla maglia e ci fissò sconvolto.
“Il vestito da sposa?” Chiese allarmato.
Vanessa alzò gli occhi al cielo e sospirò.
“Per la sfilata della prossima settimana, Al!”
“Oh!” fece Al ridendo. “Cavolo, per poco
non mi hai fatto prendere un colpo! Ultimamente ovunque vado non faccio altro
che sentir parlare di matrimoni e di figli e di mogli incinte… senza
offesa Rose.”
Io scossi la testa. “Nessuna offesa.” Dissi
lanciando uno sguardo fugace a Vanessa. “Ma ne parli come se fosse una
brutta cosa.”
Al rise e scrollò le spalle. “Non è una
brutta cosa.” Disse cercando di ripulire la maglia. “E’ solo
che tutti stanno cercando di convincermi che sposarmi ed avere dei figli sia la
cosa giusta da fare adesso che sono giovane, quando io penso solo che siamo troppo giovani.”
Io mandai fuori una mezza risatina guardando Vanessa.
“Eh… già…”
“Siamo realisti, non ho nemmeno venticinque anni, il
solo pensiero di dover cambiare un pannolino mi spaventa. Senza mettere in
conto che i bambini non ti fanno dormire per più di due ore e hanno bisogno
di attenzione costante. Io non so neanche badare a me stesso!”
“Ehm, Al.” Feci cenno di farla finita ma lui non
mi stava guardando. Vanessa rimase in silenzio.
“E Phil. Ha avuto un bambino adesso. Dovreste vederlo
è un uomo distrutto! Delle mattine arriva a lavoro e non si rende
nemmeno conto di quello che deve fare.” Al rise e scosse la testa.
“E poi andiamo, chi vorrebbe un bambino adesso?”
Vanessa lo fissò, immobile. “Io sono
incinta.”
Il sorriso scomparve a poco a poco dalle labbra di Al per
lasciare spazio alla pura incredulità. Vanessa e Al si fissarono per un
po’, in silenzio, ed io cominciai a sentirmi in serio disagio.
“Oh.” Disse alla fine Al.
Vanessa si strinse a sé voltando la testa da
un’altra parte. Io sospirai guardando dall’uno a l’altro,
aspettando una reazione che non arrivò mai.
“Beh, è fantastico, no?” dissi cercando
di coinvolgerli. “Avrete un bambino!”
Al fece una smorfia e guardò Vanessa, serio.
“Perché non me lo hai detto subito?”
Lei fece una risata amara e scosse la testa. “Certo,
la fai facile tu. Trovare il coraggio di dire che sei incinta ad un uomo che
non vuole bambini…”
“Non ho mai detto di non volere dei bambini!” La
rimbeccò Al, che però si frenò subito dopo e si
voltò verso di me. Si schiarì la gola. “Rose, scusami, ti
dispiacerebbe…”
“Oh, no. Certo che no.”
Presi la mia giacca al volo e mi catapultai fuori dalla
porta senza neanche salutare. Riuscii solo a sentire le loro voci adirate
l’uno contro l’altra ma non potei distinguere le parole. Sperai
solo che riuscissero a chiarirsi presto ed il loro litigio non fece altro che
ricordarmi che ancora dovevo a dire a Jack del mio nuovo lavoro con Malfoy.
**
“Assolutamente no!”
Io sospirai guardando mio padre e Jack seduti sul divano di
casa mia. Avevo deciso, alla fine, di dirlo a tutti nello stesso momento,
così mi sarei risparmiata un bel po’ di tempo tra una ramanzina e
l’altra. Mia madre e Hugo rimasero in silenzio in un angolo della stanza.
“Non vi stavo chiedendo il permesso.” Dissi io
incrociando le braccia. “Vi stavo solo informando.”
Jack balzò in piedi e mi prese per le spalle. Faceva
sempre così quando cercava di farmi ragionare. “No, Rose, no!
E’ troppo pericoloso!” Disse. “Tu pensi a questa cosa come se
fosse una specie di gioco ma Rose…”
Io alzai una mano per fermarlo. “Io non la penso come
ad un gioco, la penso per quello che è: un caso giornalistico. E dato che
io sono una giornalista, fa parte del mio lavoro.”
Papà fece una smorfia. “Ma guarda un po’,
io che pensavo che degli omicidi se ne occupassero gli Auror. Che sciocco da
parte mia!”
Io roteai gli occhi. “Ti ho già spiegato come
stanno le cose e questo caso è sotto il Dipartimento dei Misteri.”
“Scommetto che è stato Malfoy a farti il
lavaggio del cervello, non è vero?” Fece papà con una
specie di broncio. Io sospirai, non poteva fare così a cinquant’anni
suonati!
“No, sono io che mi sono proposta.” Dissi
sbuffando. “Lui voleva fare tutto da solo.”
“Da solo? E ne è capace?” Fece Jack
scettico.
“E’ esattamente quello che ho detto io ed
è per quello che mi sono proposta.” Mi voltai verso mamma.
“Tu che cosa ne pensi?”
Mamma mandò un fugace sguardo a papà prima di
sospirare e scrollare le spalle. “Io penso che sia grandioso,
Rose.”
Papà la fissò a bocca aperta. “Chiunque
tu sia esci subito dal corpo di mia moglie!”
Mamma alzò gli occhi al cielo. “Dico sul serio.
Io non me la sento di fare la moralista e dirle che è pericoloso quando
io e te a soli undici anni abbiamo cercato di scoprire tutto sulla Pietra
Filosofale. Perciò, dato che credo che sia un bel lavoro e Rose sia
abbastanza intelligente per farcela, penso che sia grandioso.”
Io sorrisi trionfante e mi voltai fiera verso papà e
Jack. Jack fece una smorfia. “Non stavo cercando di dire che non ne sei
all’altezza.”
“Lo so.” Dissi io sorridendo.
“Perciò lo farò.”
Hugo fece finalmente un passo avanti e batté insieme
le mani. “Questa è la cosa più figa che potesse capitarmi!
Mia sorella che indaga ad un omicidio!”
Papà lo ammonì. “Non è un
gioco.”
“No, ma è figo lo stesso.” Fece lui
facendomi l’occhiolino.
Io ridacchiai ed allargai le braccia, mentre papà mi
guardava con un aria funerea. “Oh andiamo, sono la figlia di due eroi di
guerra, cosa credi che mi possa capitare?”
Papà rimase un attimo in silenzio, poi sospirò
e se ne andò in cucina. “Fai come ti pare.”
Scrollai le spalle e mi voltai verso mamma. “Quando fa
così di solito corrisponde ad un ‘okey’, non è
vero?”
Jack sospirò e si imbronciò sedendosi sul
divano. “Possibile che tu debba sempre fare di testa tua? Ma come credi
che mi senta io ad immaginarmi te e Malfoy che lavorate a stretto contatto?
Credi forse che sia facile per me?”
Io lo guardai presa alla sprovvista. “Questo è il tuo problema?”
Chiesi incredula. “Credevo che avessi un po’ più fiducia in
me!”
Si alzò di nuovo in piedi agitandosi come un matto.
“Io mi fido di te! Ma forse non ti rendi minimamente conto delle occhiate
che ti lancia, sembra che si stia leccando i baffi! E quando ti ha fatto i
complimenti per il vestito, credi davvero che stesse guardando il
vestito?”
Io gli posai due mani sul petto, cercando di calmarlo.
“Jack, tu vedi cose che non ci sono.” Dissi pazientemente.
“Capisco che tu sia un po’ geloso ma non…”
“Non sono geloso e neanche cieco!”
Sbottò.
Io allargai le braccia. “D’accordo! Ammettiamo
che Malfoy ci provi con me… io non sono interessata!”
“Oh, questo sì che mi fa stare molto
meglio!” Fece sarcastico Jack.
Alzai gli occhi al cielo. “Jack, fino all’anno
scorso il tuo manager era una donna! Una donna favolosa! O ti sei dimenticato
di Fay Hanson? Ti ho mai fatto problemi?”
Jack mi fissò incredulo. “Rose, non puoi
paragonare le due cose! Fay era il mio manager!”
“E Malfoy il mio capo!” dissi. “Cerca di
fartene una ragione.”
Jack sospirò e si voltò verso mamma e Hugo.
“Non uscirò mai vincitore da questa discussione, non è
vero?”
Mamma scosse la testa e Hugo alzò un sopracciglio.
“Non ci sperare.”
Jack sospirò di nuovo voltandosi verso di me.
“Promettimi solo che se le cose dovessero diventare troppo pericolose,
rinuncerai al caso.”
“Non c’è niente di pericoloso.”
Dissi di nuovo e lentamente. “Perché non puoi pensare positivo? Se
riuscissi a risolvere il caso, pensa a che lavoro potrebbe offrirmi Jordan!
E’ la mia grande occasione, senza contare che fare la detective è
molto intrigante.”
“Allora dovevi diventare un Auror, non una
giornalista.” Arrivò la voce di mio padre dalla cucina.
Mia madre alzò gli occhi al cielo e venne verso di me
posandomi una mano sulla spalla. “Scusami Jack, ma questa volta devo
stare dalla parte di mia figlia. Sembra davvero un bel lavoro. Avrei adorato
poterlo fare, alla sua età.”
Papà rientrò nella stanza con una smorfia.
“Ne avevi molti di meno quando ti cacciavi nei guai.”
Stavo per ribattere quando sentii la porta di casa che si
apriva. Tutti ci voltammo verso l’ingresso, Hugo aveva indossato la
giacchetta e stava uscendo. Mamma mandò uno sguardo all’orologio.
“Dove stai andando?”
Hugo scrollò le spalle. “Dai vicini.”
Disse. “Penso che mi trasferirò per un po’.”
**
Eccoci qua!
Bene, questo è
proprio quello che intendevo quando ho detto che volevo affrontare la
gravidanza di Vanessa in maniera diversa. Nelle mie storie precedenti tutti
erano felici e non aspettavano altro che avere un bambino, mentre adesso
l’ho messa un po’ più con i piedi per terra, diciamo. Mi
piaceva l’idea, forse anche più realistica, di una gravidanza
presa non molto bene…
Giuro che mi impegno a
far stare Rose lontana da Scorpius ma non ci riesco proprio, si attraggono come
calamite…non pensate anche voi.
Lo so che tutti morite
dalla voglia di sapere cosa è successo tra i due anni orsono… ma
ancora non ve lo dirò :P
Perciò
continuate a seguire, al prossimo capitolo “Not
myself tonight”
Quella mattina entrai al Ministero come tutte le altre mattine e mi
diressi subito verso l’ascensore
DON’T
TELL DAD II
6. Not Myself Tonight
I'm out of character
I'm in rare form
And If you really knew me
You'd know its not the norm
Cause I'm doing things that I normally won't do
The old me's gone I feel brand new
And if you don't like it **** you(Christina
Aguilera)
Quella mattina entrai al Ministero come tutte le altre
mattine e mi diressi subito verso l’ascensore. Avevo imparato a conoscere
alcune persone che più o meno avevano i miei
stessi orari e salutavo cordialmente tutte le volte che ci incrociavamo. Non
avevo neanche la più pallida idea di chi fossero,
ma ero sicura che tutti loro avessero capito che ero la figlia di RonWeasley, l’Auror del quarto piano.
Scesi dall’ascensore salutando un uomo distinto, che
mi pareva si chiamasseRobert,
e mi diressi verso il mio ufficio. Fu solo per una frazione di secondo, che fu
sufficiente, e mi resi conto di essermi appena incrociata con Malfoy.
Mi voltai di scatto e lui fece lo stesso. Guardai
l’orologio al polso, erano appena le otto. “Dove stai andando?” Chiesi perplessa.
“Vado al primo piano, al Wizengamot.”
Disse.
Spalancai gli occhi allibita e mi
scappò una risatina. “Stai scherzando, vero?” Scorpius alzò un sopracciglio. “Spero che tu
non ci stia andando per indagare, perché se questo è il tuo piano
per non destare sospetti…”
“Ne hai uno migliore, Weasley?” Chiese incrociando le braccia al petto.
Tornai indietro di qualche passo guardandolo negli occhi.
“Oh sì, sì che ce l’ho. Ed
è di sicuro mille volte migliore del tuo. Sei
il capo del Dipartimento dei Misteri, ti presenti al Wizengamot
dopo che un membro ne è stato assassinato e
pretendi di non destare sospetti se ti metti a fare domande?”
Malfoy fece una smorfia e distolse
lo sguardo. “Qual è il tuo piano?”
Io sorrisi e gli feci cenno di seguirmi. Salimmo entrambi in
ascensore, Malfoy sembrava abbastanza scocciato dalla
mia presenza, almeno fino a quando non mi strappai la
gonna per procurarci uno spacco più profondo. Mi fissò a bocca aperta ma non disse niente fino a che non sbottonai tre
bottoni della camicia e mi sciolsi i capelli.
Io gli sorrisi, furba. “Sto entrando nella mia
parte.” Dissi. “Non è che hai dei
documenti in quella valigetta?”
Malfoy si guardò la mano,
rendendosi conto probabilmente solo allora di avere una ventiquattrore in mano.
“Sì, perché?”
“Mi basterà un fascicolo.” Dissi mentre lui frugava nella borsa. “Hai qualche
sospetto su qualcuno in particolare?”
“La risposta è pressappoco ovvia: DustinHaine, segretario del
Ministro. Era candidato a diventare un membro del Wizengamot con Bay… ovviamente ha vinto Bay.
Questo è ciò che mi spinge a credere che Haine
c’entri qualcosa.” Disse passandomi un
fascicolo.
Io annuii mentre la porta
dell’ascensore si aprì davanti a noi. “Tu resta
indietro, lascia fare a me.”
Malfoy fece per obbiettare
ma io ero già partita per il mio obbiettivo. Puntai subito la mia
preda a metà del corridoio. Abbassai lo sguardo e mi ci puntai dritta contro, col solo risultato che tutti i fogli
all’interno del mio fascicolo volarono in aria. Alzai casualmente lo
sguardo sull’uomo davanti a me.
“Oh cielo! Mi dispiace tanto, sono davvero un’imbranata!”
L’uomo si piegò sulle ginocchia raccogliendo un
po’ dei miei fogli. “Oh, non si preoccupi, sono cose che capitano.” Lo vidi dare una rapida occhiata alle mie gambe
prima di rialzarsi e consegnarmi i miei fogli. “Ecco.” Disse.
Io sorrisi suadente. “E’ davvero molto gentile,
signor…?”
“O’rourke.”
Disse ricambiando il mio sorriso. “Se posso
aiutarla in qualche modo…”
“In effetti, sì.” Feci io guardando un
po’ spaesata attorno. “Stavo cercando l’ufficio del signor Haine, ma temo di non ricordare più dove si trovi.”
O’rourke
mi fece cenno di seguirlo con un sorriso. Non appena si voltò per farmi strada, io voltai la testa verso Malfoy,
che era rimasto in fondo al corridoio, e con un sorriso gli feci
l’occhiolino. Seguii O’rourke fino a
quasi il fondo del corridoio, svoltammo a destra e poi di nuovo a destra. Bussò ad una porta e quando una voce ci disse
di entrare, la aprì per me.
“Dustin, c’è
una signorina che ti cerca.” Disse.
Io gli rivolsi un altro sorriso gentile prima che se ne andasse e mi lasciasse da sola con Haine.
Era un ragazzo abbastanza giovane, dai capelli castani e non aveva neanche
lontanamente l’aria di uno che lavora in
ufficio. Mi fissò un po’ perplesso ma chiaramente interessato.
“Come posso aiutarla?” disse alzandosi dalla
scrivania.
Mi feci avanti con un bel sorriso e tesi la mano.
“Miss Miller. Sono una
delle candidate al suo posto.”
Haine mi strinse la mano ma mi guardò confuso. “Mi scusi?”
Io alzai gli occhi al cielo e ridacchiai facendo
la finta tonta. “Oh mi scusi, piombo così
all’improvviso e non mi sono neanche spiegata
correttamente. Intendo il suo posto da segretario, dopo che lei
ricoprirà la carica di membro effettivo del Wizengamot.”
“Oh!” Fece lui annuendo, ricambiando infine il
mio sorriso. “Ma certo. Non sapevo che avessero
già scelto dei candidati al posto di segretario.”
Sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori. “Alcuni hanno
doti che non si posso nascondere.”
Haine mandò
un’occhiata veloce al mio seno ed annuì tra sé.
“Già.” Disse. “Dovrei lasciare il posto il mese
prossimo, a quanto mi è stato riferito.”
Io annuii. “Sì, i classici tempi burocratici.
E’ stato davvero un bel colpo di fortuna, per lei… anche se in
sgradevoli circostanze.”
Lui annuì gravemente. “Purtroppo Kein era uno dei membri più competenti che avessimo mai potuto avere all’interno del Wizengamot. E Bay… sembrava
un ragazzo così tranquillo, così in gamba…”
Sospirai gravemente. “Chissà cosa è
saltato in mente a quel povero ragazzo.”
“Sembrava fosse… disturbato.” Disse Haine con una smorfia. “Alcuni dicono addirittura che
fosse sotto Imperio.”
“Ma non mi dica!” Finsi
di essere sorpresa.
Haine annuì.
“Sì, ma sono solo supposizioni.”
Disse con un sorriso. “Dopo tutto tutte le
tracce portano a lui.”
“Senza dubbio.” Feci io. “E sicuramente
lei si merita di stare al Wizengamotmolto più di quanto si meritasse Bay.”
“Troppo gentile.” Disse con un sorriso.
“Lo sa, lei ha una faccia familiare.”
Cercai di mascherare la mia improvvisa ansia con una
risatina mal riuscita. “Sì, lo so cosa sta pensando. Tutti
continuano a dirmi che assomiglio in maniera
impressionante a Rose Weasley.” Alzai gli occhi
al cielo quasi ne fossi scocciata.
“Probabilmente è solo per i capelli rossi.”
Haine fece un sorriso gentile.
“Beh, lo prenda come un complimento. Sia lei che Rose Weasleysiete due donne molto affascinanti, da quanto ho
potuto vedere dai giornali.”
Io arrossii. “La ringrazio.”
Haine si schiarì la gola.
“Beh, ecco… se volesse sapere qualcosa di più per il lavoro,
adesso sono molto occupato ma… che ne dice di giovedì sera, a
cena?”
“Ne sarei molto onorata.” Dissi con voce bassa e
suadente.
“Bene. Mi assicurerò che uno dei miei uomini la
faccia chiamare.” Fece Haine
compiaciuto. “Adesso, vuole scusarmi…”
Io annuii e lasciai l’ufficio, non prima di aver
sventolato i miei capelli ed aver sorriso per l’ultima volta. Quanto era facile prendere in giro gli uomini. Mi diressi a
passo deciso verso la fine del corridoio, dove avevo lasciato Malfoy.
Malfoy era ancora lì,
appoggiato al muro. Non appena mi vide si illuminò
e mi venne incontro. “Allora?”
Io sorrisi trionfante. “Ho rimediato una cena.
Giovedì sera.”
“Una cena? Weasley, cosa…” si fermò un attimo e distolse lo
sguardo come se stesse male. “Dannazione, vuoi chiudere quella
camicia!”
Io arrossii e richiusi quei tre bottoni che mostravano un
po’ troppo. “Che c’è, non
ricordi più come sono fatte?”
“Ricordo perfettamente come sono fatte, questo
è il problema.” Fece Malfoy.
Alzai lo sguardo su di lui e ci fissammo in silenzio per un
po’. Un leggero imbarazzo aleggiò tra noi, mentre cercavo di
cancellare immagini che appartenevano al passato.
“Signorina?”
Mi voltai, O’rourke
era a qualche passo da noi.
“Il signor Haine mi ha detto
di darle questo.” Mi porse un biglietto da
visita.
Io sorrisi. “Grazie.” Mi voltai verso Malfoy ed alzai un sopracciglio. “Era proprio quello
che ci serviva.”
**
Malfoy, strano a dirsi, mi
lasciò in pace per tutto il resto della giornata. Neanche per una misera
volta mi fece chiamare nel suo ufficio, non dopo che avevo raccontato tutto
quello che era successo nell’ufficio di Haine
ed a cosa stavo mirando. Ed una cena sarebbe stata
perfetta.
Uscita da lavoro però non pensai più né
al caso, né a Malfoy e mi diressi dritta verso
la casa di Al e Vanessa. Il giorno
prima ero andata via così di furia che non avevo neanche avuto il
coraggio di tornarci o mandare un gufo per sapere com’era finita la
discussione. Suonai al campanello, avevo paura ad
arrivare via camino.
Al venne ad aprire alla porta,
sembrava molto sbattuto e stanco. Lo fissai allibita e guardai l’orologio
al muro.
“Che ti è
successo?” Chiesi entrando. “Come mai non sei
a lavoro?”
Al sospirò facendomi cenno
di entrare in casa e chiudere la porta ed andò a sedersi sul divano. Un
cuscino pendeva da un lato. “Non mi sono svegliato in tempo.”
Disse.
Io alzai un sopracciglio. “Dormi qui adesso?”
Al scrollò le spalle.
“Avrei potuto tornare dai miei, ma conoscendo
mamma avrebbe cominciato a fare mille domande. E non è così
scomodo, devo solo farci l’abitudine.”
“Giusto.” Feci io poco convinta. “Deduco
che la conversazione con Vanessa non sia andata affatto
bene.”
“Hai delle ottime capacità deduttive, Rose.” Fece sarcasticamente stendendosi sul divano.
Io aprii le braccia. “Beh, vuoi dirmi cosa è
successo?”
Lui sbuffò. No, chiaramente non ne aveva
voglia, ma fece un piccolo sforzo per me. “Puoi immaginarti bene come sia
andata. Io mi sono arrabbiato, lei si è arrabbiata,
io dormo sul divano. Forse potrei chiedere a James se
ha un posto per me, in negozio.”
Adesso stava cominciando a fare il tragico. Alzai gli occhi
al cielo. “Capisco che un figlio non era tra i tuoi progetti più
futuri, ma c’è proprio bisogno di arrabbiarsi, Al?”
Lui si mise a sedere con uno scatto e mi fissò
allibito. “Cosa? Non è
per questo che mi sono arrabbiato, Rose! Lei… lei è incinta
e non mi ha detto niente! Ha preferito tenermelo nascosto perché non
aveva abbastanza fiducia in me.”
“Non essere stupido, Al.” feci
io scotendo la testa. “Non è questione di fiducia.”
“Oh, sì che lo è!” Fece infuriato
Al. “L’hai sentita anche tu, aveva paura di dirmelo! Paura! Cosa credeva che le dicessi, che non avrei voluto il
bambino? O peggio, che l’avrei lasciata? Dannazione, Rose, ma che persona pensate che sia?”
Io gli posai una mano sul braccio cercando di calmarlo.
“Nessuno ha pensato una cosa del genere, cercava solo il momento giusto
per dirtelo.”
“Beh, non c’è un momento giusto!”
Urlò alzandosi in piedi. Sembrava matto, più matto
di Luna Lovegood. “Non c’è un
dannato momento giusto!”
“Okey.” Feci io
gentilmente facendogli cenno di sedersi di nuovo. “Non c’è
un momento giusto. Ma adesso che lo sai, non credi che
dovresti calmarti e parlare civilmente con Vanessa per capire cosa dovete
fare?”
“Me la sto facendo sotto.” Fece
Al scotendo la testa tra sé, poi mi fissò. “Rose, me
la sto facendo sotto, okey? Io non so neanche cosa
dirle. Io non sono pronto.”
“E’ una fortuna che tu abbia
nove mesi per prepararti, allora.” Feci io con un piccolo sorriso.
“Pensa se lo avesse sparato fuori come una palla di cannone.”
“Probabilmente sarei morto sul colpo.” Fece lui
sospirando. “Pensavo di avere tutto il tempo. Tutto il
tempo per vivere la mia vita con Vanessa, sposarla e poi cominciare ad avere
dei bambini. Adesso mi sento come se fosse tutto in accelerazione,
mentre io sono fermo nel solito punto. Come un idiota.”
Io gli presi la mano. “Senti, Al, a
volte… a volte le cose non vanno come ce le eravamo immaginate. A volte
bisogna rivedere i piani. Ma questo non vuol dire che
siano peggiori dei primi.”
Al sembrò incerto. “Non lo so… non riesco
ancora a pensare che avremo un bambino, sono nel panico.”
Io scrollai le spalle con un sorriso. “Magari non ci
hai pensato, ma forse anche Vanessa si sente nel panico. Non credi?”
Al alzò lo sguardo su di me,
senza dire niente. Io sorrisi incoraggiante, continuando a stringergli la mano.
Non potevo fare molto, ma forse con un po’ di supporto
morale si sarebbe sentito meglio.
“Speriamo che sia un maschio.” Disse alla fine
con un sospiro. “Non ci so proprio fare con le femmine.”
Io ridacchiai. “Già, di qualsiasi
età.” Lo presi in giro. “Andrà tutto bene, Al.”
“Me lo prometti?” disse guardandomi negli occhi.
“Me lo prometti, Rose?”
“Te lo prometto.”
**
“Ricordami di nuovo perché sto prendendo parte
a questa pagliacciata?”
Io alzai lo sguardo su Malfoy, che
sembrava molto scocciato, mentre sistemavo le ultime cose appena dietro
all’angolo del ristorante dove Haine aveva
chiesto di vedermi. Mi diedi un’altra mandata di rossetto e alzai un
sopracciglio.
“Se non fosse stato per me, staresti ancora cercando
una minima traccia dentro quell’ufficio.” Dissi.
Malfoy sbuffò incrociando
le braccia al petto. “Non è che finora tu
sia arrivata a molto. Cosa pensi di fare, di andare
lì a cena e chiedere ‘scusami tanto Dustin,
per caso sei stato tu ad uccidere Kein?’…
un piano brillante!”
Scossi la testa mandando un’occhiata
all’ingresso del locale. Haine era già
davanti alla porta. “Per favore, perché credi che Jordan abbia detto che sono la
migliore giornalista che sia mai capitata nel tuo ufficio?”
“Perché le altre erano
pessime.” Mormorò tra sé.
Io feci finta di non sentire e mi avviai verso Haine con un bel sorriso. Mi sentivo stupida, io non ero il
tipo di donna che flirtava, ma non potevo fare
altrimenti. Ed oltre che stupida, mi sentivo anche
nervosa. Speravo di non buttare tutto all’aria o Malfoy non me l’avrebbe mai perdonata.
“Splendida.” Commentò Haine
vedendomi arrivare. Mi fece il baciamano ed io sorrisi. “Vogliamo
entrare?”
Io annuii e lo seguii dentro la Sala, facendo cenno a Malfoy di seguirmi. Potevo sentirlo sospirare a metri di
distanza. Ci sedemmo ad un tavolo sul fondo della sala, sembrava un ristorante sofisticato. Il genere di ristorante dove
imploravo Jack di non portarmi mai.
Un cameriere ci portò subito il menù e del
vino, Haine non mi staccava mai gli occhi di dosso.
“Sei silenziosa stasera.” Commentò
leggendo sì e no sul menù.
Io scrollai le spalle con un piccolo sorriso. “Mia
nonna dice sempre che il silenzio è d’oro.”
Dissi. “Ma se vuole fare
conversazione…”
Haine chiuse il menù.
“Signorina Miller, scusi la mia
indiscrezione… con tutto quel parlare dell’altro giorno non mi ha
neanche detto il suo nome.”
“Mi perdoni.” Dissi prendendo un sorso di vino.
“Vanessa. Vanessa Miller.” Era ufficiale,
Vanessa mi avrebbe ucciso se solo lo avesse saputo.
“Vanessa, esattamente cosa l’ha spinta a venire fino al mio ufficio? Dubito che sia solo per
il lavoro, avrebbe potuto informarsi all’ufficio gare, ma lei si è
scomodata tanto da venire fino al primo piano.”
Disse guardandomi con un sopracciglio inarcato.
Io sorrisi e scossi la testa. “Oh, non ci crederebbe
se glielo dicessi.” Dissi arrossendo un
po’. Il che era facile per me, bastava pensare a qualcosa di imbarazzante che le mie guance si tingevano subito.
“Perché non ci
prova?” Il cameriere tornò e Haine diede
un’altra veloce occhiata al menù. “Io prendo un filetto in
salsa di tartufo.”
Il cameriere si voltò verso di me. “Oh…
lo stesso per me, grazie.” Feci un po’
imbarazzata. Haine continuava a fissarmi. “Beh,
ecco… in realtà avevo visto tante di quelle foto sui giornali
che… ero curiosa di conoscerla di persona. E
dato che mi si era presentata l’occasione.”
Haine sorrise. “Trovo che abbia fatto benissimo.” Disse. “Mai
una sorpresa più gradita. Spero solo che adesso non se ne verrà
fuori con un fantomatico fidanzato per piantarmi in asso.”
Pensai a Jack. Non gli avevo
neanche detto che sarei uscita per lavoro. Sorrisi
sforzatamente. “Nessun fidanzato. Solo l’aria è più
libera di me.”
Sentii Malfoy cercare di soffocare
una risata alle mie spalle. Dio, se avessi potuto strozzarlo!
Il cameriere tornò con le nostre ordinazioni. Haine si diede subito da fare mentre
io guardai un po’ titubante il mio piatto.
“Spero di non sembrare troppo impertinente, ma sarei
onorato se dopo volesse farmi compagnia nella mia suite.
Ho dell’ottimo vino francese.” Disse suadente.
Alzai gli occhi su di lui con un sorriso. “Oh, sarebbe
un piacere ma…” lo fissai per qualche
minuto. C’era qualcosa che non andava. Diedi una pedata alla sedia dietro
di me e dissi a voce leggermente più alta. “Devo andare un attimo
al bagno.”
Mi allontanai velocemente da Haine,
guardando con la coda dell’occhio Malfoy che mi
seguiva lentamente. Aspettai impazientemente nell’atrio del bagno che Malfoy mi raggiungesse, aveva
un’aria sempre più scocciata.
“Cosa c’è
adesso?” Chiese sbuffando.
“Non è il nostro uomo.”
Malfoy mi guardò un
po’ stranito. “Che vuol dire non è
il nostro uomo?”
Io sospirai. “Che non
è il nostro uomo. Haine è mancino.”
Malfoy mi guardò con occhi
vuoti. “E allora?”
Alzai gli occhi al cielo. “Vorrei sapere chi ha deciso
di promuoverti. I mancini non solo usano la mano
sinistra, ma impugnano anche la bacchetta in maniera differente. Il file che mi
hai dato diceva chiaramente che i segni riportati sul corpo di Kein provenivano da destra verso sinistra. I mancini
tengono la bacchetta al contrario.”
“Okey.” Disse dopo
qualche attimo. “Non ti è saltato per la mente che possa aver usato un Imperio su Bay?”
Io scossi la testa. “Bay non
ha vuoti di memoria. Ricorda esattamente tutto quello che ha fatto durante il
giorno dell’omicidio.”
Malfoy sospirò.
“Significa che partiamo di nuovo da zero, non è vero?”
Io annuii gravemente. “Temo di sì.”
Malfoy si guardò un attimo
intorno rimuginando sul da farsi. Mi guardò un attimo da capo a piedi e
corrucciò la fronte. “Non ti vestivi mai così
quando uscivi con me.”
Io sospirai frustata. “Avevo diciassette anni! E ti
pare il momento?!”
“Come pensi di venirne fuori adesso.” Fece Malfoyfacendo capolino dal bagno
e guardando verso Haine. “Non vorrai davvero
passare la serata con lui e finire a bere vino francese per niente, non è vero?”
Alzai gli occhi al cielo senza che potesse
vedermi. “Certo che no.” Dissi uscendo dal bagno. “Adesso
devo andare… tu inventati qualcosa…”
Tornai lentamente verso il mio tavolo,
cercando velocemente di ricompormi. Mi sedetti di nuovo davanti adHaine e gli concessi un bel
sorriso che lui prontamente ricambiò. Ero così convinta che fosse
stato Haine che adesso non avrei proprio saputo da
che parte cominciare.
“Tutto bene?” Chiese educatamente.
Io annuii e ripresi a mangiare. “Scusami tanto, ho
sempre la mania convulsiva di rifarmi il trucco perché penso di non
essere a posto.” dissi. “Dov’eravamo rimasti?”
Haine mi mandò
un’occhiata. “Una bella donna come te non
dovrebbe preoccuparsi del suo aspetto.”
Sorrisi sforzatamente. Quest’uomo
era davvero fin troppo sdolcinato per i miei gusti. “Troppo
gentile.”
Haine fece per dire qualcos’altro ma il cameriere si fermò nervosamente accanto
al nostro tavolo ed entrambi alzammo gli occhi su di lui. Sembrava davvero
imbarazzato dal doverci interrompere e si schiarì un paio di volte la
gola prima di parlare.
“Signorina, mi scusi tanto… il suo… il suo
ex marito è sulla porta e chiede di lei.”
“Il mio…?” Ci misi qualche secondo a
connettere i pezzi insieme, mi voltai di scatto verso la porta, Malfoy mi fece un cenno con la mano. “Oh!”
Haine parve sorpreso quanto me.
“Ex marito?”
Il cameriere sembrò sempre più in imbarazzo.
“Dice… dice che il bambino non si sente
tanto bene e che… insomma, la sta aspettando…”
Io arrossii e mi alzai dal tavolo in pieno imbarazzo.
“Oh, io… scusami tanto Dustin ma…
sembra che debba proprio andare…”
Senza aggiungere altro mi dileguai
in fretta e furia fino a che non raggiunsi Malfoy
sulla soglia della porta, che lui aprì prontamente per me. Non appena
uscimmo dal locale, senza fermarci, mi voltai a guardarlo allibita.
“Con tutte le scuse del cavolo che avresti potuto
inventare…”
Malfoy tenne il passo senza
voltarsi o guardarmi. “Credimi è il piano perfetto per fare
sì che quel tipo non ti richiami più. Non c’è niente
di meglio per spaventare gli uomini che una donna divorziata con un figlio.”
Io sospirai e finalmente mi fermai, quando fummo abbastanza
lontani dal locale perché nessuno potesse sentirci. “Beh, dopo questo
buco nell’acqua che si fa? Siamo senza una pista.”
Malfoy scrollò le spalle.
“Credevo che tu fossi la mente ed io il braccio.”
“Rose?”
Mi voltai di scatto e per poco non mi si mozzò il
fiato in gola. Jack mi guardava allibito, circondato da i
ragazzi della squadra, come se mi avesse appena colto in flagrante nel mezzo di
un misfatto. Guardai tra me eMalfoy,
entrambi vestiti di tutto punto. Era una situazione davvero molto equivoca e
imbarazzante.
“Jack!” Dissi.
“Non è come sembra!”
“Dicono sempre così.” Mormorò uno
della squadra.
Vincent, che a fianco di Jack sembrava più imbarazzato di lui, si
schiarì la gola e batté insieme le mani. “D’accordo
gente, non c’è niente da vedere. Andiamo a cena.” I ragazzi
della squadra si mossero verso il ristorante dal quale eravamo appena usciti. Vincent diede una pacca sulla spalla di Jack.
“Ti aspettiamo dentro.”
Aspettai che i ragazzi della squadra si fossero allontanati
un po’ per voltarmi di nuovo verso Jack.
“Sto lavorando.”
Jack alzò un sopracciglio,
scettico. “Oh certo, come ho fatto a non capirlo.”
Io sospirai. “Stiamo lavorando al caso. Ero a cena con
uno che lavora al Ministero e cercavo…”
Jack mi guardò sempre
più allibito. “Rose, ma che diavolo…” Si voltò
furioso verso Malfoy. “Davvero un’idea
stupida, se posso permettermi!”
Malfoy scrollò le spalle indifferente. “Oh lo so, l’idea
è stata di Rose.”
“Grazie a me possiamo escludere uno dei
candidati!” dissi a Malfoy. “Se fosse per
te staremmo ancora a girovagare per il Ministero sperando che un indizio caschi dal cielo!”
Jack sospirò e chiuse gli
occhi, frustrato. “Hai un’idea di che razza di figura mi hai fatto fare davanti a tutta la squadra? Adesso penseranno che sei una poco di buono.”
“Non mi importa di che cosa
pensano. Non li conosco nemmeno.”
“Certo che no, ti importa
solo dei tuoi amici e del tuo lavoro!”
Io rimasi un po’ presa alla sprovvista. Ero
così mortificata che non sapevo neanche che cosa dire. Malfoy si mise in mezzo.
“Ehi, non stava facendo niente di male. Weasley è la più grande
lavoratrice che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita e non si ferma
davanti a niente, neanche ai pregiudizi della gente.” Disse minaccioso.
“Dovresti saperlo, dato che sta per diventare tua moglie… o forse
non la conosci abbastanza?”
Jack non disse niente ed io
abbassai la testa imbarazzata. Malfoy sembrò
abbastanza soddisfatto di sé e fece per andarsene via. Si voltò
dopo qualche passo.
“Andiamo Weasley,
ti accompagno a casa.”
Io esitai un attimo, mandando uno sguardo a Jack che adesso
sembrava essere più mortificato di me. “Mi dispiace, Jack.”
Mi incamminai con Malfoy lasciandomi Jack alle spalle, al momento non avrei
saputo cos’altro dire. Ero offesa, arrabbiata, delusa. Avevo un sacco di
sentimenti che si mescolavano insieme proprio al centro del mio stomaco. Per un
attimo mi chiesi se Malfoy avesse ragione, se Jack ancora non mi conoscesse abbastanza.
“Smettila di pensarci.” Fece Malfoy
rompendo il silenzio.
Io voltai la testa dall’altra parte nascondendo il
viso. “Non ci sto pensando.”
“Sì, ed io non sono biondo.” Disse serio.
“Domani gli sarà passata.”
Camminai ancora per un po’ in
silenzio, i miei tacchi riecheggiavano sulla strada. Ripercorsi con la
memoria gli ultimi fatti avvenuti. Forse avevo agito con troppa
impulsività.
“Credi che abbia fatto male?”
Chiesi. “Credi che sia stata un’idea stupida?”
Malfoy sorrise e scrollò le
spalle. “Sì, direi di sì.” Disse divertito. “Ma
hai ragione, abbiamo un candidato in meno nella lista.”
Io risi e scossi la testa. “Perché
abbiamo una lista?”
“Beh, forse dovremmo averne una.” Fece Malfoy fermandosi. “Perciò ci vediamo domani
mattina in ufficio alle otto.”
Io sorrisi ed annuii prima di smaterializzarmi. “Alle
sette meno dieci sarò lì.”
**
Devo
dire, adoro questo capitolo!
Sarà che quando ero piccola per un periodo ho sognato di fare
l’investigatrice privata?
Non sono molto brava a
scrivere gialli, spero di non rovinare tutta la storia con la mia
incapacità… speriamo bene.
Scommetto che dopo
questo capitolo non troverete più il perfettissimo Jack molto perfetto, eh? Beh, effettivamente
non aveva tutti i torti ma forse non ha trovato il
modo più giusto per esprimersi… così fa passare Scorpius in netto vantaggio, che ne pensate?
E alle sette meno dieci ero in
ufficio. Nell’ufficio di Malfoy,
ad essere precisi, per decidere quale sarebbe stata la prossima mossa.
Avevo suggerito di parlare col Ministro in persona perché ci fornisse
una lista completa delle persone destre che facevano
parte del Wizengamot. Non era molto, ma sarebbe stato un inizio.
Per il resto avevamo le mani completamente legate ed avevamo
solo un indizio: Bay. Perciò tutto quello che
per ora potevamo fare era andare fino ad Azkaban e parlare con lui.
“Come ti sei procurato il pass?”
Chiesi a Malfoy entrando tra le mura tetre della
prigione. “Credevo che nessuno potesse entrare.”
Malfoy ghignò. “Io
ottengo sempre quello che voglio.”
Roteai gli occhi e lo seguii lungo l’interminabile
corridoio. Faceva freddo e odiavo avere i Dissennatori
a poca distanza da me. Era una sensazione orribile. Per fortuna nessuno usava più il bacio del Dissennatore
per condannare un carcerato, era fuorilegge da dopo la Grande Guerra. E credo che
mamma c’entrasse qualcosa a riguardo.
Arrivammo infine alla cella di Bay,
l’Auror che ci accompagnava la aprì per
noi. Bay, un ragazzo giovane e con l’aria
spaventata, ci guardò incuriosito. Io gli rivolsi in fretta un sorriso
cercando di rassicurarlo.
“Bernard, sono ScorpiusMalfoy
dell’Ufficio Misteri. Spero non ti dispiaccia se io e la mia collega ti facciamo qualche domanda.”
Bay ci guardò un attimo e un
luccichio di speranza passò attraverso i suoi occhi. “State indagando all’omicidio, è
così?”
Io annuii e mi sedetti al suo fianco. “Noi sappiamo
che non sei stato tu, sappiamo che qualcuno sta
cercando di far cadere la colpa su di te. Ma non abbiamo ancora la più
pallida idea di chi sia. Forse tu puoi
aiutarci.”
Bay si passò una mano tra i
capelli, esasperato. “Non lo so, io… ho già detto agli Auror tutto quello che so. Non ho la più pallida
idea di chi possa essere stato.”
Scorpius scrollò le spalle.
“Non so, per quel poco che sei stato al Wizengamot non hai notato nessuno che potesse avere qualche
conto in sospeso con Kein…”
Lui scosse la testa. “No, non lo so… mi sento
così confuso…” sospirò. “Pensavo che fosse
stato Greyson ma è stato assolto…”
Io e Malfoy ci scambiammo
uno sguardo. “Chi è Greyson?”
Bay sospirò. “Era uno
dei candidati ad entrare nel Wizengamot, dopo me e Haine. Ho pensato che se Greysonavesse uccisoKein e mandato me in prigione, avrebbe lasciato due posti
liberi al Wizengamot, e dopo Haine
lui sarebbe stato il prossimo.”
“E perché è
stato assolto?” Chiesi pressante.
“Perché qualcuno ha cercato di ucciderlo.” Disse Bay.
Malfoy sospirò e scosse la
testa. “La tela si infittisce.”
Io mi voltai di nuovo verso Bay.
“Perciò c’è una lista di
candidati che aspettano di entrare nel Wizengamot.
E’ rintracciabile?”
Bay ci pensò un attimo su.
“Sì, penso che si trovi negli archivi al primo piano.”
“Beh, è un inizio.” Dissi a Malfoy.
Malfoy mi guardò annuendo ma fece una smorfia. “Già… ma
anche tu pensi che non sia la strada giusta.”
Scossi la testa. “Troppo scontato. Se
io fossi un assassino, non rischierei mai che il mio nome fosse su una lista.
Soprattutto se non al secondo posto. Dovrei uccidere
persone su persone prima di ottenere il mio obbiettivo, non avrebbe senso.”
Bay ci fissò speranzoso.
“Troverete il modo di farmi uscire da qui?”
Malfoy fece una smorfia. “Lo
spero proprio, ne va della mia reputazione.”
Io sorrisi gentilmente a Bay, doveva essere poco più
vecchio di me. “Ce la faremo.”
L’Auror che ci aveva
accompagnato fino alla cella, ci riportò indietro fino all’uscita
della tetra prigione. Speravo davvero che avremmo trovato la soluzione
all’enigma, perché per adesso tutto quello che avevamo era una
lista di nomi.
**
Stavo quasi per bussare alla porta della nonna
quando un urlo, che apparteneva sicuramente a Lily, mi fece trasalire
per poco non cascai indietro dalle scale. Aprii la porta in tutta fretta,
seriamente spaventata, e mi precipitai in salotto temendo il peggio.
Vanessa ed Al erano in piedi in
mezzo ai familiari e sorridevano imbarazzati, Lily saltava come una pazza,
nonna Molly aveva le lacrime agli occhi e tutti si
congratulavano.
Lily fu la prima ad accorgersi della mia presenza. “Oh
Rose!” disse correndo verso di me. “Albus
e Vanessa avranno un bambino! Riesci a crederci, un
bambino!”
“Oh…” feci io fingendomi almeno un
po’ sorpresa. Mi scambiai uno sguardo corrucciato con Al. “No, non
riesco a crederlo.”
Lily non riusciva proprio a frenare l’entusiasmo.
“Pensa che bello! Sarò zia! Zia! Pensavo che questo giorno non
sarebbe mai arrivato!” sospirò. “Meno male che
c’è Albus, se avessi dovuto aspettare James…”
“Ehi!” La rimbeccò subito. “Io sono
proprio qui!”
Non appena la folla di parenti finì di congratularsi con Al e Vanessa e passò a chiedere agli zii come si
sentissero a riguardo, mi avvicinai per fare finalmente le mie congratulazioni.
Al mi guardò un po’ in imbarazzo ed io sorrisi alzando le
sopracciglia.
“Credevo che dormissi ancora sul divano.” Dissi
a bassa voce.
Al si grattò la nuca e si scambiò uno sguardo
con Vanessa. “Sono riuscito a riconquistare la mia parte del letto.”
“Buon per te.” Dissi, guardando lui e Vanessa.
“Buon per voi.”
Vanessa annuì mordendosi un labbro. “Siamo
entrambi totalmente inconsapevoli di quello che stiamo facendo. Ma pensavamo
che la famiglia dovesse saperlo.”
Al sorrise. “Sarebbe stato un
po’ difficile nascondere la pancia.”
Io risi. “Sì, direi proprio di sì. Col
fisico da modella di Vanessa, poi…” il sorriso di Vanessa scomparve
ed io mi gelai. “Ho… detto qualcosa che non va?”
Vanessa cercò di fare un sorriso e scosse la testa.
“No, è solo… sabato avrò la
mia ultima sfilata. Non mi permetteranno più di lavorare dopo la
gravidanza.”
“Cosa?” Feci scandalizzata.
“Ma non possono farlo! Non puoi rimanere senza
lavorare! Come…”
Al mi posò una mano sulla spalla. “Ehi,
calmati.” Disse prendendo poi la mano di Vanessa. “Guadagno
abbastanza per tutti e due, i soldi non ci mancano. E
sono sicuro che quando ci saremo stabilizzati anche
col bambino, Vanessa troverà un altro lavoro.”
Io guardai Vanessa, aveva
un’aria un po’ sconsolata. “Mi dispiace tanto, Vì.”
“Non rovinare la festa agli altri.” Disse
guardandosi attorno un po’ a disagio.
“Tutti sembrano essere così felici.”
Anche io mi guardai intorno,
sembrava che fosse Natale, tutti ridevano e brindavano e si congratulavano con
lo zio Harry. Io feci una smorfia. “Voi
dovreste essere i primi ad essere felici.”
Al sospirò. “Rosie, per favore. Per adesso è già una buona
cosa se siamo sereni.”
Io sospirai. “Già, a chi lo dici.”
Vanessa ed Al si scambiarono uno sguardo. “Questo non
dovrebbe esattamente essere lo spirito di una che sta per sposarsi.” Disse Vanessa.
Alzai un sopracciglio. “Nemmeno quello di una che sta
per diventare mamma.”
“Touché.”
Disse Vanessa battendo in ritirata.
“Qualcosa non va?” Chiese Al preoccupato.
“Fino a ieri sembravi sprizzare
positività da tutti i pori.”
“Fino a ieri
pomeriggio.” Dissi con una smorfia. “Ieri sera ho litigato con Jack e non ci siamo più parlati. Beh, stamattina ero
a lavoro ma di solito dopo un litigio manda sempre dei
fiori o almeno un biglietto.”
Al mi fece cenno di seguirlo e sia io che Vanessa lasciammo la stanza con lui e salimmo su per le scale fino
alla stanza della disperazione. Era chiaro che voleva
che ne parlassimo in privato senza interruzioni. E
stare un po’ lontano dai parenti in festa ci avrebbe fatto bene, non
volevamo ubriacarci di risate.
Al si sedette sul vecchio letto di papà. “Per
cosa avete discusso, esattamente?”
Io sospirai e lasciai scorrere la schiena sulla parete fino
ad arrivare a sedere in terra. “E’ stato tutto un gran malinteso.
Stavo lavorando con Malfoy ed eravamo in un
ristorante…”
Vanessa mi interruppe subito,
alzando le mani. “No, aspetta. Tu e Malfoy
lavorate andando a cena fuori?” Chiese scettica.
“No.” La guardai male. “Ero sotto
copertura ed ero a cena con uno del ministero, il segretario. Pensavamo che lui
fosse l’assassino. Malfoy era solo lì
per accertarsi che andasse tutto liscio. Ed è
andato tutto liscio, fino a che io e Malfoy non siamo
usciti insieme dal locale e fuori c’era Jack con tutta la squadra.”
“Ouch!” Al fece una faccia come se lo avessero picchiato. “Non
deve averla presa bene.”
“Cosa te lo fa
credere?” Feci io sarcasticamente.
Vanessa si appoggiò contro la porta. “Beh, devi
avergli spiegato le tue ragioni, no? Avrà capito che stavi
lavorando.” Poi aggrottò la fronte. “E
non ti sembra un tantino pericoloso uscire fuori a cena con un
assassino?”
Ignorai il suo ultimo commento. “Mi
sono spiegata… e lui ha detto che non faccio
altro che pensare al mio lavoro.” Feci ancora infuriata. Al e Vanessa si
scambiarono uno sguardo. Il loro
sguardo. “Cosa?”
“Beh…” Iniziò Al.
“Insomma, non è una novità. Voglio dire, tu sei Rose
Weasley, sei sempre stata così determinata,
anche quando andavi a scuola.”
“Wow.” Corrucciai la fronte. “E’
esattamente la stessa cosa che ha detto Malfoy.”
Vanessa mi fissò. “E
non trovi un po’ preoccupante che Malfoy ti
conosca meglio di Jack? Non vorrei allarmati, Rose, ma
stai per sposarlo.”
“Lo so benissimo, grazie.” Dissi in uno sbuffo.
“Io amo Jack, ma ieri mi ha lasciato totalmente
di stucco. Insomma, che si aspettava? Che lo avrei
sposato e avrei smesso di lavorare? Dovrebbe sapere che non farei mai una cosa
del genere e sembrava davvero contento quando ho
cominciato a lavorare alla Gazzetta.”
“Già.” Fece Al.
“Ma forse lo è un po’ meno adesso che lavori con Malfoy.”
“Se io sono riuscita a farmene una ragione,
sarà meglio che ci provi anche lui.”
Dissi esasperata. “E’ già abbastanza stressante avere a che
fare con Malfoy tutti i giorni, se poi dovessi cominciare anche a discutere con Jack…”
“Hai mai pensato che forse Jack non è
l’uomo giusto per te?”
Io e Vanessa alzammo entrambe gli
occhi al cielo. “Oh ti prego Al, non questa
conversazione di nuovo.”
Vanessa lo guardò male. “Al sei il suo
testimone, dovresti incoraggiarla, non sperare che si lascino!”
Al allargò le braccia. “Mi dispiace,
io non riesco a mentire. Sai dall’inizio come la penso a riguardo,
Rose.”
Io alzai una mano per frenarlo. “Ammettiamo anche che
Jack non sia l’uomo della mia vita ma che io, per qualche strana e oscura
ragione, voglia comunque sposarlo… potresti
almeno cercare di essere contento per me, Al?”
“Lo sono!” Io e Vanessa lo guardammo
scettiche. “Dico davvero! Rosie se è
quello che vuoi… credo solo che siate andati un po’ troppo in
fretta.”
“No, Al.” dissi. “Sei tu che vai troppo
lento.”
“Non lento quanto pensavamo dato che sono incinta.” Fece Vanessa alzando un sopracciglio. Poi
sospirò. “In ogni modo, almeno le indagini procedono bene? Non state rischiando di farvi ammazzare, non è
vero?”
Scrollai le spalle. “Non abbiamo
neanche una pista, procedono da schifo. E’ anche vero che abbiamo
appena iniziato, ma senza tracce diventa comunque
difficile. Insomma, perché qualcuno dovrebbe voler
uccidere un membro del Wizengamot se non può
prenderne direttamente il posto?”
Qualcuno bussò alla porta, tutti e tre ci voltammo di scatto. James fece
capolino un attimo dopo, con il suo sorriso furbastro sulle labbra.
“Bene, bene, vi nascondete dalla mischia, eh?”
Al alzò gli occhi al cielo.
“Entra e chiudi la porta, cretino.”
James si portò una mano al
cuore, offeso. “E’ questo il modo di rivolgersi ad un fratello?
Allo zio di tuo figlio?” Al gli lanciò un cuscino. “Cosa mi sono perso?”
Vanessa scosse la testa. “Niente di importante…
Al cerca solo di boicottare il matrimonio di Rose.”
Al spalancò la bocca offeso.
“Io non sto affatto…”
“Sei impazzito!” Lo bloccò James. “Rosie sta per
sposare JackRussell! JackRussell! E
tu vuoi boicottare il matrimonio? Ma cosa c’è
che non va in te?”
“Se ti piace tanto perché non te lo sposi
tu?” Fece Al scuro in volto.
James rise e scosse la testa.
“Mi spiace, sono già impegnato.”
Guardò l’orologio al polso. “Anzi
sarà meglio che vada o Linda mi farà una sfuriata da paura.
Senti, la mamma è ancora di sotto che piange, non credi che dovresti
andare a dirle qualcosa?”
Al sospirò afflitto e si
alzò dal letto. “Come vuoi.”
Seguì Jamesfuori dalla
stanza e seguimmo i loro passi sulle scale fino a che non arrivarono al piano
di sotto.
Io mi voltai verso Vanessa. “Tu non la pensi come Al, non è vero?”
Vanessa sorrise. “Non ti ho mai visto così
felice in tutta la tua vita, Rose. Se Jack ti rende felice, io non posso che
approvare.”
Le sorrisi. “Grazie.” Il mio sorriso
svanì. “Mi dispiace davvero tanto per il tuo lavoro, Vì, so quanto ci tenessi.”
Vanessa scrollò le spalle e si abbracciò tra
sé. “Non è importante, Rose.”
Si mandò un’occhiata fugace alla pancia, arrossendo un po’.
“Avrò una cosa molto più
importante di cui occuparmi.”
**
I parenti avevano dato cenno di voler continuare a
festeggiare e a guardare le vecchie foto di tutti noi nipoti per un bel
po’, perciò io, Al e Vanessa ce l’eravamo
svignata ed eravamo andati insieme a bere qualcosa. Ovviamente Vanessa aveva
bevuto del buon succo di zucca, dato che non le era permesso bere alcolici.
Jack si era fatto trovare davanti
alla porta di casa quella sera, con un bel mazzo di rose rosse e uno sguardo da
cucciolo. Gli sorrisi, pur alzando gli occhi al cielo, e mi avvicinai cercando
di non guardarlo negli occhi. Ero ancora un po’ scossa dalla discussione
della sera precedente, non sapevo ancora che cosa provavo.
“Scusa.” Disse. “Sono un idiota.”
Io sospirai rigirandomi le mani. “Spero che i tuoi
compagni di squadra non pensino male di me.”
“Non m’importa, Rose.” Disse porgendomi i
fiori che presi tra le mie mani. Si passò una mano tra i capelli.
“Sono stato troppo impulsivo, lo so. Ma quando
ti vedo insieme a lui… il sangue mi va al
cervello, Rose! Ti amo e non voglio perderti.”
Io annuii annusando i fiori. Era così che profumavo?
“Mi dispiace. Mi dispiace di non poter fare altrimenti che lavorare con
lui, ma il mio lavoro mi piace. E tu sai quanto io sia
veramente fissata col mio lavoro. Lo sai, vero?”
Lui fece un piccolo sorriso. “Certo che lo so, sto per
sposarti.”
“Jack!”
Ci voltammo entrambi verso il vialetto, mamma e papà stavano rientrando a casa da allora. Probabilmente avevano
passato l’intero pomeriggio a casa della nonna a festeggiare con gli
altri, senza neanche accorgersi che Vanessa ed Al erano
spariti da un pezzo.
Mia madre posò una mano sulla spalla di Jack. “E’ un po’ che non ti vediamo,
dovresti passare più spesso.”
Jack sorrise in imbarazzo.
“Mi dispiace, signora Weasley.”
Mamma alzò gli occhi al cielo. “Tra qualche
settimana sarai mio genero, forse dovresti cominciare a chiamarmi Hermione.” Si voltò verso di me. “Quand’è che
sei venuta via da casa della nonna?”
“Un paio d’ore fa.” Dissi. “Stavate
ancora festeggiando?”
Papà rise e annuì come un bambino.
“Papà ha il miiigliorWiskey che si possa trovare in tuuutta l’Inghilterra! Abbiamo brindato e brindato e brindato…”
Mamma lo prese sottobraccio cercando di sorreggerlo.
“Adesso è decisamente l’ora di
andare a letto, Ronald.” Ci fece un sorriso di
scuse. “Buonanotte.”
“Ciao Jack!” Fece
papà sorridendo come un beota.
Io mi passai una mano sulla faccia mentre
rientravano in casa. Jack mi guardò divertito e
cercò di trattenere una risata.
“Che cosa si festeggia?
Compleanno? Anniversario?”
D’un tratto mi ricordai di
non aver ancora detto niente a Jack. “Oh!” dissi. “No,
è Al e Vanessa… Vanessa aspetta un bambino.”
Jack rimase un attimo interdetto.
“Ah…” corrucciò la fronte. “Pensavo che non
volessero…”
“Infatti.” Dissi io
annuendo e purtroppo ricordando la sfuriata tra i due. “Beh, ci sono
sempre dei fuori programma, non credi?”
Jack scoppiò a ridere e
scosse la testa. “Ah, accidenti! Non so cos’avrei dato per vedere
la faccia di Al quando Vanessa gliel’ha detto. Dev’essere rimasto là come un pesce lesso a
fissarla per almeno venti minuti.”
“Sì, è andata più
o meno così.” Feci io annuendo. “Purtroppo o per
fortuna ero presente.”
Jack mi sorrise gentilmente e si infilò
le mani nelle tasche. Mi guardò un po’ preoccupato. “Non stai facendo niente di pericoloso per il lavoro, non è
vero? Mi giuri che stai usando il massimo della discrezione?”
Io lo abbracciai e appoggiai la testa contro la sua spalla.
Chiusi gli occhi, mi sembrava un’eternità che non stavamo più così. “Non corro alcun
rischio.” Dissi in sussurro. “Ti amo, Jack.”
Sentii le sue braccia stringermi forte a sé, come se
avesse paura che potessi scivolare via da un momento
all’altro. “Mettiti nei miei panni. Non riesco a
rilassarmi, sono sempre preoccupato per te. So che te la cavi benissimo
da sola, ma è lo stesso.”
Io sorrisi contro la sua maglia. “Non ti biasimo. Io
farei lo stesso.”
“Sì beh, un giro della morte sulla scopa non
è esattamente come andare a scovare un assassino.”
Io mi tirai indietro e gli diedi un pugno sul petto.
“Ma fa comunque paura!” Scoppiammo a
ridere. “Dico sul serio, mi hai fatto una paura tremenda, la prima volta.”
“E’ la tua mossa preferita,
ammettilo.” Disse ridendo.
Io scrollai le spalle. “Può darsi.”
La porta di casa si aprì e ci voltammo per vedere chi
fosse. Hugo fece capolino
dalla porta con una faccia afflitta e mandò uno sguardo verso il piano
di sopra. Sospirò pesantemente.
“Mi dispiace disturbare ma
credo che papà non si senta tanto bene, Rose, potresti venire a vedere
se almeno tu riesci a calmarlo? Non fa altro che chiedere di te e quando anche
tu gli darai un nipotino per poter brindare…”
Io sospirai stanca e Jack
scoppiò a ridere. “Mi dispiace.” Dissi a Jack.
Jack scosse la testa. “Vai, ci vediamo domani.”
Hugo fece una faccia mortificata.
“Scusa Jack, so che dovremmo lasciare queste
sorprese fino a dopo il matrimonio…”
Jack scoppiò a ridere a
allargò le braccia mentre se ne andava giù per il vialetto.
“Niente paura, so già cosa mi aspetta.”
Io mi voltai verso Hugo con
un’espressione esasperata. “Cinquant’anni
e ancora non ha capito che non regge un bicchiere d’alcool?”
Hugo cercò di reprimere una
risata. “Spero che tu abbia ordinato solo analcolici per il tuo
matrimonio.” Disse. “O qualcosa mi dice che avremo esattamente un’idea del perché
nonna Molly l’abbia chiamato RonaldBilius.”
Scoppiai a ridere. “Nessuno può essere peggio
dello zio Bilius ai matrimoni.”
“Vuoi davvero tentare la sorte?”
**
Lo so, scusate, sono
in suuuuper ritardo!!
Sto facendo
straordinario a lavoro e vi dico la verità, nel
poco tempo libero non avevo proprio voglia di aggiornare...
So anche che dato il
titolo, questo capitolo non è quello che vi aspettavate, ma non pensavate davvero che avrei accelerato troppo le cose? Naaah, non è nel mio stile.
Spero comunque che vi sia piaciuto e che abbiate un po’ di
pazienza se aggiornerò con meno regolarità. Cercherò di
fare del mio meglio.
Tell me the truth now
What cha been doing and who
Ya been doing it with {truth hurts}
Where you been going and
How you been putting ya thing down {truth hurts}
Whatever youz was working I
Hope that it was worth it baby {truth hurts}
I got reason to believe that you been foolin around(Usher)
“Sei sicura che abiti qui?”
Io sbuffai per la centesima volta, dirigendomi dove avrebbe
dovuto esserci la casa di Greyson. Stavamo camminando in mezzo alle ville del
quartiere nord di Londra ed era almeno mezz’ora che Malfoy continuava a
ripetere di non essere tanto sicuro che quella fosse la strada giusta. Non che
mi sorprendesse, probabilmente era la prima volta che veniva nella Londra
Babbana.
“Vuoi rilassarti cinque minuti?” Feci io
esasperata.
Malfoy si guardò intorno, perplesso.
“Perché mai un membro del Wizengamot pieno di soldi dovrebbe
vivere nella Londra Babbana?”
Io scossi la testa tra me indicandogli la casa che doveva
essere di Greyson. “Perché puoi avere tutti i lussi che vuoi senza
che nessuno ti disturbi, ecco perché.” Dissi mostrandogli la
villa. “Ti pare che si tratti male?”
Malfoy non disse niente, mi superò e si avviò
su per il vialetto della villa, che era circondata da un immenso giardino con
un perfetto prato inglese. Bussammo alla porta, la cameriera venne ad aprirci e
ci guardò un po’ sospetta. Non che potessimo biasimarla, avevano
quasi ucciso il suo datore di lavoro.
“Buongiorno, sono Scorpius Malfoy dell’Ufficio
Misteri. Potrei parlare con il signor Greyson?”
Quella ci guardò un po’ e se ne andò
lasciando la porta aperta. Malfoy si voltò verso di me alzando un
sopracciglio.
“Beh, io lo prendo come un sì.” Dissi
entrando.
La casa all’interno era ancora più bella di
quanto mi aspettassi, era costellata di quadri antichi, di mobilia ricercata,
lussi e sfarzi. Il signor Greyson ci accolse calorosamente scendendo la grande
scalinata centrale.
“Oh, pensavo non sarebbe mai giunto il giorno ma
finalmente posso fare la vostra conoscenza, signor Malfoy.” Disse
stringendogli la mano, poi si voltò verso di me e mi fece il baciamano.
“E naturalmente Miss Weasley.”
Malfoy rimase un attimo interdetto. “Non pensavo di
essere tanto celebre.”
Greyson fece un sorriso dondolando qua e là i
baffetti a spazzacamino. “Ho lavorato a stretto contatto con suo padre
per molti anni. O e che dire dei suoi genitori!” disse guardandomi.
“Sua madre è una persona squisita!”
Io sorrisi sforzatamente. “Signor Greyson, siamo qui
per l’omicidio di Jermiah Kein.”
“Naturalmente.” Disse Greyson con un sorriso
mentre ci conduceva in salotto. “Prego, sedetevi. In cosa esattamente
posso essere utile?”
Malfoy si schiarì la gola. “Abbiamo una lista
dei candidati che aspettano di entrare nel Wizengamot. Il nome che compare dopo
il suo è di una certa…” Diede una controllata alla lista.
“Layette Bureu. Cosa può dirci di lei?”
“Oh, Layette!” disse annuendo. “Una
persona squisita! Da quando ha saputo del mio incidente, si è barricata
in casa e nessuno l’ha più vista. Potete biasimarla, con un
assassino a piede libero?”
“Perciò lei non crede affatto che sia stata
lei.” Intervenni io.
Greyson scoppiò a ridere. “Oh no, certo che no.
Non ne sarebbe mai stata capace. Lei non avrebbe neanche mai voluto entrare al
Wizengamot, è in lista solo per gli anni e anni di servizio al
Ministero. Se avesse potuto ritirarsi, lo avrebbe fatto.”
“Ha dei sospetti su qualcuno?” Chiese Malfoy.
“Da quanto ho capito, lei conosce il ministero molto bene.”
Greyson sospirò e allargò le braccia.
“Chi può dirlo, tante persone con tanti motivi diversi. Tante
leggi, tanti decreti, tanti divieti. Ci sono tante cose per poter spingere un
uomo ad uccidere, al Ministero. Potere, gelosia, gloria… ne ho viste
tante, in tutti i miei anni di servizio, non mi sorprendo più di
niente.”
“Cosa può dirci di Kein?” Chiesi.
“Perché crede che lui sia stato il primo?”
“Non ne ho idea.” Disse sinceramente
inconsapevole. “Lo conoscevo poco, solo una volta siamo andati fuori a
cena con la sua famiglia. Una moglie squisita. Ma non ero molto in confidenza.
Sono rimasto davvero perplesso quando però hanno messo in prigione quel
giovanotto, Bay. Sembrava un ragazzo così intelligente…”
Io sorrisi. Di sicuro il signor Greyson aveva una parola
buona per tutti. “Non pensiamo che sia stato lui.”
“Cielo, certo che no!” scoppiò a ridere
Greyson. “Se non se ne rammenta, hanno cercato di uccidermi e Bay era
già ad Azkaban.”
“Ricorda nulla della sua aggressione?” Chiesi.
“Oh sì.” Greyson chiuse gli occhi.
“Ricordo questo intenso profumo di incenso e cannella.”
“Incenso e cannella?” Chiese Malfoy.
Greyson sorrise ed annuì. “Già. Mi
spiace, è tutto ciò che ricordo. La mia vista comincia a fare
cilecca.”
Io sorrisi gentilmente. “Non si preoccupi, ci è
stato in qualche modo d’aiuto. Se per caso dovesse ricordare qualsiasi
altra cosa…”
“Non esiterò a bussare alla porta del vostro
ufficio.” Fece Greyson. “Posso offrire del the?”
Malfoy si alzò in piedi bruscamente. “No
grazie, ce ne andiamo. Vieni Weasley.”
Io mi alzai un po’ più educatamente e strinsi
la mano al signor Greyson che si alzò per accompagnarci alla porta.
“Grazie di tutto, ci è stato davvero utile.”
Lui scosse la testa ridendo. “Oh no, io non
credo.” Aprì la porta per noi. “Ma tornate pure a trovarmi,
mi fa sempre piacere avere compagnia.”
Io annuii e seguii Malfoy che si era già incamminato
fuori dalla villa. Feci una piccola corsetta per raggiungerlo e mandai
un’occhiata alle mie spalle, verso il signor Greyson che salutava da
lontano. Sospirai.
“Che cosa ne pensi?”
Malfoy scosse la testa uscendo in strada. “Penso che
non riusciremo mai a risolvere il caso. E che Greyson sia un citrullo.”
Io cercai di sopprimere una risata. “Probabilmente
è solo un uomo molto solo.” Dissi camminando lungo la strada.
“Ci hai mai pensato?”
Malfoy scrollò le spalle guardando dritto davanti a
sé. “Ma non è la tua amica, quella?”
Mi voltai guardando dritto davanti a me, a pochi metri da
noi Gaby e Vincent stavano uscendo da una villetta poco lontano da quella di
Greyson, avviluppati l’uno a l’altra come una coppia perfetta.
Sapevo che Vincent abitava nel quartiere, ma non sapevo che abitasse proprio
lì. Quasi tutti i giocatori di Quidditch vivevano nella Londra Babbana
per sfuggire ai paparazzi e alla folla di fan.
“Ehi, Gaby!” Urlai. “Vincent!”
Entrambi si voltarono allarmati, io aumentai il passo mentre
Malfoy rimase indietro. Li raggiunsi in qualche secondo, sorridendo.
“Ehi, Rose.” Fece nervosamente Vincent.
“Non mi aspettavo di trovarti qui.”
“Oh, sto indagando su un caso e…” Guardai
la villa di Vincent. “Non sapevo che abitassi proprio qui.”
“Già… è da un po’ di
tempo… oh, salve Malfoy.” Mi voltai, Malfoy mi aveva raggiunto e
aspettava quiete dietro di me. Vincent continuava a guardarsi nervosamente
intorno.
“Hook.” Disse.
Mi voltai verso Gaby che ancora non aveva detto una sola
parola, ed era davvero non da lei dato che di solito parlava a macchinetta. La
fissai in modo strano, sorridendo. “Ehi, non mi avevi detto che avevi
tagliato i capelli come…” Il mio sorriso svanì quando la
vidi abbassare gli occhi e ad un tratto mi colpì, come un pugnale nel
petto. Come potevo non averlo notato prima? “Sol!” dissi shockata.
Nessuno disse niente per un po’, io ero così
sconvolta che ancora non volevo crederci. Continuavo a passare lo sguardo da
Vincent, che mi guardava mortificato, a Sol, che teneva gli occhi incollati a
terra.
“Rose…” Iniziò Vincent.
Io feci un passo indietro fissando Sol. “Come hai
potuto…” dissi a fatica, mi mancava il fiato. “Come hai
potuto fare questo a Gaby? Con quale coraggio riesci ancora a guardarla in
faccia!”
Sol alzò finalmente gli occhi. “Mi dispiace,
Rose, ma non posso farci niente.”
“Non lo dirai a Gaby, vero?” Chiese subito
Vincent. “Rose, non puoi dirglielo… noi…”
Io scossi la testa con le lacrime agli occhi. “No,
io… io devo andare via.”
Li piantai là in mezzo e cominciai a correre per
chissà dove, in mezzo alle lacrime. Era già complicato per me
correre e respirare normalmente, con il fiato mozzo dal pianto poi dovevo
sembrare una specie di canguro malato. Ma non m’importava, volevo andare
quanto più lontano possibile da quella scena orribile, da quei due
traditori.
Mi senti strattonare per il polso ed in un secondo mi
ritrovai a piangere sul petto di Malfoy. Lo sentii sospirare pesantemente, il
suo petto si alzò e si abbassò sotto il mio orecchio.
“Perché diavolo stai piangendo adesso?”
Mi tirai indietro, agitata. “Erano il vero amore!”
Urlai disperata. “Era grazie a loro che credevo nel vero amore! Gaby e
Vincent erano l’incarnazione del vero amore!”
Malfoy mi tenne stretta per le braccia e avvicinò il
viso al mio. “Guardami, Weasley. Guardami!” Mi ordinò. Alzai
la testa, fissandolo negli occhi. “Il vero amore non esiste. Non ci sono
amori giusti o amori sbagliati, ci sono solo persone che si innamorano.”
Io tirai un po’ su col naso, cercando di far smettere
le lacrime e guardai dritto negli occhi di Malfoy. Fissai quelle scaglie
azzurre attorno alla pupilla, circondate da tutto quel grigio e ricordai la
prima volta che le avevo notate. Lo vidi leccarsi le labbra con la coda
dell’occhio.
Mi costrinsi a voltare la testa da un’altra parte.
“Dovremmo tornare in ufficio. Irene si chiederà dove siamo
finiti.”
Malfoy lasciò lentamente la presa dalle mie braccia e
mi guardò dall’alto, scrutandomi bene. Chiuse gli occhi e
sospirò. “Hai il resto della giornata libera, Weasley. Va’ a
casa e fatti una doccia.”
Io alzai di scatto gli occhi su di lui. “Cosa? No! No,
voglio venire in ufficio! Non voglio andare a casa!”
“Per favore, non sei in grado di lavorare.” Fece
Malfoy. “Non complicare le cose.”
Lo guardai un attimo in silenzio poi trovai il coraggio di
chiedere quello che non avevo mai chiesto. “Perché non ti sei
più fatto vivo?”
Malfoy parve seriamente preso alla sprovvista. Voltò
la testa da un’altra parte. “Avevo diciotto anni, Weasley.”
Io buttai fuori una finta risata. “Non ho mai sentito
una scusa più assurda di questa, Malfoy.”
“E’ la verità.” Disse. “Avevo
diciotto anni e pensavo che dopotutto, finita la scuola, non sarebbe mai durata
tra noi. Eravamo troppo diversi.”
“Siamo.” Lo corressi dura. “Siamo troppo
diversi.”
Malfoy inspirò a fondo, come se si stesse
costringendo a non aggiungere altro. “Va’ a casa e riposati. Domani
ricominceremo con le indagini.”
Sorrisi amaramente. “Non abbiamo neanche una pista.
Parliamoci chiaro, non risolveremo mai il caso. Ci stiamo solo illudendo di
poterci riuscire.”
“Saremo anche diversi.” Disse Malfoy serio.
“Ma insieme funzioniamo alla grande. Perciò, Weasley, domani
mattina ti voglio nel mio ufficio per pensare a come altro possiamo complicarci
la vita e rischiare di farci ammazzare sul serio.”
Io sbuffai una risata, ma ero ancora troppo sconvolta per
ridere sul serio. “D’accordo, capo.”
**
Passai il resto della giornata a casa di Vanessa, alla quale
raccontai tutto quanto. La notizia della relazione tra Vincent e Sol
l’aveva shockata quanto me, ovviamente nessuno di noi poteva solo
immaginarsi una cosa del genere. E peggio, pensai che cosa avrebbe fatto Gaby se
lo avesse scoperto.
“Si infurierà con noi.” Disse Vanessa.
“Ci staccherà la testa quando saprà che noi lo sapevamo e
non le abbiamo detto niente.”
Io mi passai una mano sulla tempia, massaggiandola.
“Senti, Vì, io voglio bene a Gaby. Molto bene. Ma non voglio
immischiarmi.”
Vanessa prese una tazza di the bollente e ne mandò
giù un sorso. Stava cercando di evitare il caffè, ma le serviva
qualcosa per rilassare i nervi. “Non si tratta di un litigio qualunque,
Rose! Se Al mi tradisse con un’altra, tu non me lo diresti?”
“E’ totalmente una cosa diversa.” Dissi
sedendomi al tavolo con lei. “E poi anche Sol è nostra amica, vuoi
davvero tradirla così? Penso che abbia già fatto abbastanza da
sola.”
“E se non dovesse dirlo a Gaby?” Fece Vanessa
preoccupata.
Io allargai le braccia. “Beh, prima o poi dovrà
farlo, non credi? Di certo non lascerà che Vincent sposi Gaby prima di
confessarle tutto. Voglio dire, Sol è una sporca traditrice ma non
è stupida.”
“Oh, smettila di chiamarla così!” Mi
rimproverò Vanessa. Io feci per parlare ma lei mi fermò.
“Neanche io sono d’accordo con quello che ha fatto, è
chiaro, ma è pur sempre una nostra amica. E non credo che abbia
cominciato ad uscire con Vincent solo per un capriccio, è il fidanzato
di sua sorella, ci avrà pensato due volte.”
“E allora perché?” Chiesi io totalmente
ingenua. “Perché diavolo ha cominciato a frequentarlo?”
Vanessa cercò di calmarsi e parlare razionalmente.
“Si sono innamorati, Rose. E’ ovvio.”
Io la guardai con una smorfia. La cinica che era in me stava
velocemente risalendo verso l’alto, insidiandosi appena sotto la mia
pelle. “Adesso comincerai con le solite stronzate che l’amore
giustifica qualunque cosa, non è vero?”
“Non ho detto questo.” Disse toccandosi la
pancia. “E modera il linguaggio, sei in presenza di un minore.”
Io alzai un sopracciglio fissandola come se fosse pazza.
“Vanessa… non può ancora sentirti.”
“Beh, io credo di sì!” Fece offesa.
“Quindi se non ti dispiace…”
“Come ti pare.” Dissi in fretta, non avevo
voglia di litigare con una donna incinta.
Vanessa si morse un labbro. “E’ una storia
così assurda, questo da Sol davvero non me lo sarei mai aspettato. E
Vincent, sembrava così innamorato di Gaby. Tu pensi che una cosa del
genere potrà mai accadere a me e ad Al?”
Feci una smorfia. “Perché, avresti il coraggio
di andare con James?”
Vanessa fece una faccia disgustata. “Dio, no!”
Io sospirai e mi lasciai andare sul tavolo. “E’
che adesso mi sento così strana, sai. Insomma, Gaby e Vincent erano un
po’ il riferimento di tutte le coppie, erano l’incarnazione del
vero amore, dopo anni di vita di coppia sembravano innamorati come il primo
giorno… e adesso viene fuori che non era vero proprio un bel niente. Ed
io sto per sposarmi e mi sento come in bilico su un filo…”
“Mi stai dicendo che non vuoi più
sposarti?” Chiese allarmata Vanessa.
“No!” Dissi subito. “No, io voglio
sposarmi! Ma non posso fare a meno di chiedermi ‘e se un giorno capitasse
anche a me e a Jack’?”
Vanessa parve pensarci un attimo su, si umettò il
labbro e scrollò le spalle. “Beh, Rose, nessuno può dirti
con certezza che rimarrete insieme per sempre. Voglio dire, gli imprevisti
capitano nella vita. Ma non puoi basare il tuo matrimonio sulla vita di coppia
di altre persone.”
“Già.” Feci io sconsolata. “E tu ed
Al sembrate resistere.”
Vanessa mandò fuori una risatina e scosse la testa.
“Sì, ma non ci definirei affatto l’incarnazione del vero
amore.”
“Perché no?” Chiesi mettendomi dritta.
“Non facciamo altro che discutere per qualunque cosa.
E siamo diversi. Siamo testardi e permalosi e non riusciamo a stare più
di due giorni senza creare una bufera da un semplice venticello.” Rise
lei.
Io la guardai e scrollai le spalle. “Magari è
proprio questo il vero amore.”
Con un ‘pop’ fragoroso, Al uscì fuori dal
camino coperto di fuliggine spaventandoci a morte. “Bianca!” Gridò.
Vanessa si voltò verso di me scettica. “Questa
è l’espressione del tuo vero amore, Rose?”
“Non direi.” Feci con una smorfia. “Al, ti
senti bene?”
Al si ricompose ed arrossì. “Oh, scusami Rose,
non sapevo che fossi a casa.” Evidentemente. Si voltò verso
Vanessa, entusiasta. “Bianca! Che ne pensi di Bianca?”
“E’ carino.” Disse Vanessa tranquilla.
“Ma tesoro, potresti non piombare a casa ogni cinque minuti urlando come
un matto? Abbiamo ancora mesi e mesi per pensarci.”
“Lo so.” Disse tutto agitato. “Ma è
passata in laboratorio questa signora per ritirare dei certificati ed era
così simpatica e graziosa e non ho potuto fare a meno di chiederle come
si chiamava. Bianca sembra un nome così grazioso per una persona
graziosa. Tu vuoi che sia graziosa, vero?”
Vanessa posò pazientemente la tazza sul tavolo.
“Certo, ma non credo che la personalità dipenda dal nome, Albus.”
“Oh.” Fece pensandoci su. “Oh, sì
è vero.”
“Già… per esempio Sol!” Dissi io
irritata. “Sembra il nome di una persona solare e disponibile, ed invece
è solo una traditrice!”
Vanessa mi posò una mano sul ginocchio. “Adesso
basta Rose, datti una calmata.”
Al ci fissò a bocca aperta. “Si può
sapere che succede?”
“Succede che Sol e Vincent escono insieme senza che
Gaby sappia niente.” Dissi.
“Sol e Vincent…?” Fece Al sempre
più allibito. Spostò lo sguardo su Vanessa. “Non è
vero! E’ vero?”
Vanessa annuì. “Sì, ma Al non puoi dirlo
a nessuno. E’ ancora in fase… confidenziale.”
Al scosse la testa tra sé. “Dovrò
togliere Vincent dalla lista dei nomi.” Disse serio. “Eppure
sembrava un ragazzo così per bene, così… accidenti, mi
sento un po’ in colpa, in fondo sono stato io a presentare Vincent a
Gaby.”
“E tutto funzionava finché Sol…” Mi
morsi la lingua per non continuare.
Vanessa alzò un sopracciglio. “Chi ti dice che
sia stata lei a farsi avanti e non lui?”
“Nessuno.” Dissi ragionevole. “Anzi, penso
proprio che sia stato Vincent.”
Al si portò una mano alla testa. “State
parlando troppo velocemente per me, non riesco a starvi dietro. Con chi
è che ce l’abbiamo e con chi è che dobbiamo
schierarci?”
Io sospirai. Era una cosa stupida. “Con
nessuno.” Dissi arrendevole. “Non posso davvero essere arrabbiata
con Sol o Vincent. Sono solo delusa.”
Al si sedette con noi e sospirò. “Dopo
così tanto tempo nemmeno Vincent e Gaby hanno funzionato… Rose,
forse dovresti pensarci due volte prima di sposarti.”
Io rotai gli occhi. “Sì… e tu dovevi
pensarci due volte prima di mettere incinta Vanessa.”
“E’ stato un incidente!” Saltò
subito su. “Sono sempre stato attento! Vero che sono stato
attento?”
Vanessa alzò una mano. “Non credo che Rose
voglia essere messa a conoscenza di certe cose, Al.”
“Beh, comunque è stato un incidente.”
Fece Al come un bambino piccolo. “Cosa che non potrai dire del tuo
matrimonio.”
“Dio, spero proprio di no!” Dissi portandomi una
mano al petto. “E mi sentirei molto più rincuorata se tu la
smettessi di portare iella, Al.”
Vanessa si alzò e se ne andò in cucina. Al
alzò un sopracciglio verso di me. “Io non sto affatto portando iella,
sto solo cercando di essere ragionevole. Sei davvero sicura di conoscere Jack
così a fondo da poterlo sposare senza alcun dubbio? Pensa a tutti quelli
che conosci. Pensa ai tuoi genitori, ci hanno messo quasi dieci anni per
sposarsi.”
“Questo perché quando si sono conosciuti
avevano undici anni!” Feci io esasperata.
“Ma è sempre meglio aspettare.” Fece Al.
“Prendi me e Vanessa, dopo anni posso dire di essere totalmente sicuro di
amarla e di voler spendere il resto della mia vita con lei.”
Vanessa venne fuori dalla cucina piangendo. “Oh,
Al…” disse singhiozzando.
Io e Al la fissammo allibiti. “Cavolo, non pensavo si
commovesse tanto.”
Vanessa scosse la testa. “Non è per quello che
hai detto.” Disse piangendo. “E’ finito lo yogurt alla
banana.”
Io cercai di camuffare una risata e mi voltai verso Al.
“Questi sono gli effetti collaterali del tuo incidente, credo.”
Al sospirò stanco. “Una cosa è certa,
vita o non vita insieme, avremo un solo bambino.”
**
Ragazzi, I’m
soooooo sorry!!
Lo so che ultimamente
sono sempre in ritardo, ma è un brutto periodo e ho la testa
completamente fra le nuvole. Fortunatamente c’è qualche raggio di
sole anche in tutto questo schifo e ieri sera ero a Torino al concerto di Lady
GaGa quindi scusate ma non ho proprio pensato ad aggiornare.
Spero, come sempre,
che il capitolo vi sia piaciuto e fate pure, arrabbiatevi, siate felici,
ridete, piangete, l’importante è che leggendo proviate delle
emozioni perché solo così saprò di essere riuscita nel mio
intento.
Vi adoro tutti
ragazzi, siete una delle poche cose che mi tiene sempre a galla.
La mattina dopo arrivai in ufficio un po’ più tardi, ero
così stanca e stravolta che avevo dormito più del necessario
DON’T TELL DAD II
9. Just So You Know
Just so you know
This feeling's taking control of me
And I can't help it
I won't sit around, I can't let him win now
Thought you should know
I've tried my best to let go of you
But I don't want to
I just gotta say it all
Before I go
Just so you know(Jesse McCartney)
La mattina dopo arrivai in ufficio un po’ più
tardi, ero così stanca e stravolta che avevo dormito più del
necessario. Irene mi salutò allegramente da dietro la sua scrivania,
nonostante la solita aria pallida e sofferente. Lasciai la borsa ed altri
effetti personali al mio solito posto e guardai se Malfoy mi avesse recapitato
dei nuovi fascicoli da consultare. Come mi aspettavo non c’era niente.
Eravamo totalmente concentrati sull’omicidio di
Jeremiah Kein e tutte le altre notizie passavano in secondo piano. Mi diressi
verso l’ufficio di Malfoy e stavo quasi per aprire la porta quando sentii
un’altra voce all’interno della stanza.
“Ti stai ammalando, non ti ho mai visto lavorare tanto
come ora. Pensavo che con la
Weasley che lavora per te, avresti trovato il tempo di
svagarti.”
Corrucciai la fronte e premetti l’orecchio contro la
porta per sentire meglio. Irene mi guardò accigliata ma io le feci cenno
che andava tutto bene.
“Sta per sposarsi!” Arrivò la voce di
Malfoy.
“Ma non è ancora sposata.” Arrivò
la seconda voce. “Ehi, sei tu che hai detto che avresti voluto liberare
la scrivania e…”
“Adesso basta, Dylan!” Urlò Malfoy
esasperato. “Piantala una buona volta!”
Decisi che era il momento di entrare in scena e aprii la
porta schiarendomi la voce, in modo da richiamare la loro attenzione. Malfoy e
Zabini, non potevo che aspettarmi che fosse lui, mi fissarono allarmati. Io
alzai un sopracciglio.
“Spero di non disturbare.”
Malfoy sembrò totalmente con le parole al perso,
mentre Zabini fece un ampio sorriso e salutò con un cenno della testa.
“Weasley, un bel po’ che non ci si vede.”
Entrai nella stanza chiudendomi la porta alle spalle.
“Già, ma il tuo timbro è inconfondibile, Zabini. Dove passi
tu non cresce più l’erba.”
“Era un complimento?” Chiese ammiccando.
Malfoy chiuse gli occhi e sospirò disperato.
“Dylan, per favore… ci vediamo dopo il lavoro.”
Zabini si ricompose e annuì camminando verso la
porta. “Come vuoi, vi lascio al vostro… lavoro. Ma sul serio
ragazzi, cercate di divertirvi un po’ di più! Sembrate due
cadaveri!” E con quest’ultimo commento se ne andò
lasciandoci da soli.
Mi voltai verso Malfoy, stava a testa bassa cercando di
riordinare dei fogli sulla sua scrivania. O forse faceva solo finta per non
dovermi guardare in faccia. “Idiota” Borbottò tra sé
probabilmente riferendosi a Zabini. O se stesso. Non avrei saputo dire.
“Vedo con piacere che la tua scrivania è ancora
occupata e ingombra.” Dissi facendogli capire che avevo sentito la loro
conversazione.
Malfoy non osò alzare la testa ma diventò
improvvisamente teso. “Già.” Fece secco.
“C’è un sacco di lavoro.”
Io non mollai la presa. “Non pensavo mi immaginassi
ancora così.” Dissi impertinente. “Credevo non ti
ripetessi.”
“Infatti.” Fece alzando finalmente gli occhi, mi
guardò serio. “Le mie mani posso fermarle, per non fare niente di
male. La mia bocca posso frenarla, per non dire niente di stupido. La mia
mente… beh, per quella non posso farci proprio niente.”
Io cercai di reprimere un sorrisetto. Dovevo ammetterlo, ero
un po’ lusingata ma anche molto divertita. “Non ti è mai
stato detto che non si deve desiderare la donna d’altri.”
Malfoy continuò a guardare le sue carte.
“Sì, sì, spero che tu e il tuo cane siate felici.”
“Non è che per caso sei geloso, Malfoy?”
Chiesi incrociando le braccia al petto.
Lui sospirò e lasciò perdere i fogli.
Tornò a guardarmi e scosse la testa. “No, non sono geloso. Penso
solo che tu stia facendo il più grande errore della tua vita a sposare
Jack Russell, tutto qui.”
Io lo fissai a bocca aperta. “Tutto qui? Stai
praticamente mettendo in dubbio il mio matrimonio e tu dici tutto qui?”
Malfoy alzò un sopracciglio. “Perché, da
quando dai peso a quello che dico?”
“Non l’ho mai fatto.” Dissi mentendo.
“Ma si dà il caso che anche mio padre ed Al dicano esattamente la
stessa cosa. Che cos’avete contro Jack, maledizione!”
“Non hai mai pensato che forse potremmo anche avere
ragione?” Chiese Malfoy. “Forse io potrò non conoscerti
così a fondo, ma di certo Potter e tuo padre la sanno lunga.”
Io rimasi un attimo presa alla sprovvista. Scossi la testa
ridacchiando. “Per favore. Io so cosa è meglio per me.”
“Lo spero per te, Weasley.” Disse passandomi un
foglio. “La lista dei membri del Wizengamot che usano la mano
destra.”
La guardai di sfuggita. “Non usciamo ad indagare,
oggi?”
“Non posso, ho un appuntamento con il Ministro per
l’ora di pranzo.” Disse. “Chandice ti troverà qualcosa
da fare oggi pomeriggio.”
“Oh.” Feci io delusa. Mi morsi un labbro.
“Forse posso salire al primo piano e vedere se trovo qualche
traccia…”
Malfoy mi fissò scettico. “Se non hai niente di
meglio da fare.” Disse. “Cerca solo di non cacciarti nei
guai.”
Io alzai un sopracciglio. “L’ho mai fatto?”
**
La mattina passò totalmente a rilento e quasi esultai
di gioia quando Malfoy uscì per andare a pranzo con il Ministro. Senza
perdere altro tempo salutai Irene e Chandice e mi scaraventai fuori
dall’ufficio per prendere l’ascensore per il primo piano.
Esattamente come l’ultima volta aprii un po’ i bottoni della
camicia e sciolsi i capelli.
Quando l’ascensore si aprì di nuovo, al primo
piano, mi guardai un attimo intorno cercando di individuare qualcuno.
“Signorina Miller?”
Mi voltai di scatto spaventata ma mi rilassai quando mi
accorsi che era solo O’Rourke che mi sorrideva gentilmente
dall’angolo della portineria. Ricambiai il sorriso e mi avvicinai, era in
compagnia di una bella donna, distinta ed elegante.
“Signor O’Rourke, è un piacere rivederla.”
Lui si gonfiò tutto e sorrise gongolando. Poi
sembrò ricordarsi della donna. “Oh prego, posso presentarle la
vedova Kein?”
Io spostai rapidamente lo sguardo sulla donna, che mi
fissò con la puzza sotto al naso. “Oh, le mie condoglianze.”
Dissi sinceramente dispiaciuta, offrendole la mano.
Lei la strinse con riluttanza. “Lei conosceva mio
marito?”
“Non… personalmente.” Dissi. “Ma chi
non lo conosceva, qui al ministero?”
“Giusto.” Disse lentamente scrutandomi per bene.
“Non posso dire la stessa cosa di lei, signorina… ho già
dimenticato il suo nome.” Disse molto scortesemente.
“Miller.” Dissi abbozzando un sorriso.
“Vanessa Miller.”
Mi lanciò un ultimo sguardo e si voltò di
nuovo verso O’Rourke. “Dì pure a tua moglie che può
passare quando vuole, sto facendo dei nuovi esperimenti e vorrei il suo parere.
Lei sì che è un intenditrice.”
O’Rourke annuì con un sorriso. “Glielo
riferirò senz’altro.”
La donna se ne andò senza neanche salutare. Io mi
voltai verso O’Rourke con un sopracciglio inarcato e lui sorrise a
mo’ di scuse. Aspettò che la vedova fosse salita all’interno
dell’ascensore per parlare.
“Non è il massimo della gentilezza.”
Disse. “Ma è una brava persona.”
“Già.” Dissi con una smorfia. “Di
che cosa si occupa?”
“Oh, lavora al Ministero al quinto piano.” Disse
O’Rourke. “Ma ha una totale passione per i fiori. Come mia moglie.
Mi farà impazzire con tutte quelle dannate piante!”
Io sorrisi e scrollai le spalle. “Non lo dica a me,
tutti non fanno altro che dirmi che profumo di rose.”
O’Rourke fece un sorrisino di scuse. “Mi spiace,
non saprei distinguere il profumo di una rosa da quello del rosmarino.”
Ridacchiò. “Posso aiutarla in qualche modo?”
“Rose?”
Mi ghiacciai sul posto. Conoscevo quella voce, la conoscevo
fin troppo bene. Mi voltai lentamente, mia madre mi fissava perplessa dal fondo
del corridoio opposto, ovviamente chiedendosi cosa diavolo ci facessi al primo
piano. O’Rourke mi fissò allucinato.
“Perbacco! E’ riuscita a sentire il tuo profumo
dal fondo del corridoio!” Disse esterrefatto.
Io sospirai sconsolata mentre mia madre si avvicinava.
“Che ci fai qui?” disse.
Mandai un rapido sguardo a O’Rourke prima di
bisbigliare a mia madre. “Sto indagando. Sono sotto copertura.”
Mia madre mi fissò come se fossi pazza. “Stai
indagando qui? Al Wizengamot? Neanche agli Auror è permesso entrare
senza un mandato!”
“Lo so.” Dissi. “Per questo sono sotto
copertura. Tu piuttosto, che ci fai qui?”
“Stiamo discutendo delle pratiche per una legge che
non riesce a passare al Wizengamot e…” mia madre si voltò
verso O’Rourke accigliata. “Le dispiace?”
“Come? Oh! Oh, scusate.” Si allontanò
trotterellando qua e là nel corridoio.
Mamma alzò gli occhi al cielo. “Ad ogni modo
non dovresti indagare da sola. Pensavo che stessi collaborando con Scorpius. E
sarebbe più prudente se chiamassi tuo padre per darti una mano, anche se
non è più di loro competenza, è pur sempre un Auror
e…”
“Mamma, per favore.” Dissi cercando di
interromperla. “So quello che faccio. Non c’è niente di cui
preoccuparsi, devo solo… Dustin!”
Haine era appena comparso alle spalle di mia madre, io sudai
freddo. Potevo avere altri inconvenienti? Haine ci guardò un po’
perplesso ma sorrise gentilmente consegnando a mia madre altri fogli.
“Vanessa, è un piacere vederla di nuovo.”
Si voltò verso mamma. “Non sapevo che vi conosceste.”
Mia madre mi mandò un’occhiata veloce.
“Oh, spesso e volentieri ci incrociamo per lavoro. Direi che praticamente
viviamo insieme.”
Io ridacchiai nervosamente. “Già…”
cominciai ad arretrare. “Adesso se volete scusarmi ho un sacco di cose da
fare e devo proprio tornare al mio lavoro. Spero di incontrarla di nuovo,
Dustin. Hermione, noi… ci vediamo più tardi.”
Mamma alzò un sopracciglio. “Senza
dubbio.”
Haine corrucciò la fronte. “Ma non è il
suo ex marito, quello?” disse indicando dietro di me.
Sì, potevo decisamente avere altri inconvenienti.
Mi voltai lentamente, Scorpius era appena sceso
dall’ascensore con il Ministro in persona. Si bloccò qualche
secondo vedendoci tutti lì, ma fece finta di niente e continuò il
suo discorso con il Ministro venendo lentamente verso di noi. Il Ministro fece un
sorriso nella nostra direzione e aumentò il passo.
“Oh, signora Weasley! Speravo proprio di trovarla, ho
bisogno di parlare con lei in privato.” Poi ridacchiò e si
voltò verso di me. “Ed è un piacere vederla di nuovo
signorina…”
“Anche per me.” Tagliai corto prima che potesse
dire il mio nome. “Vedo che conosce il mio ex marito. Non mi aveva mai
detto di essere in buoni rapporti con lei.”
Il Ministro rimase un attimo sconcertato ma non disse
niente. Scorpius, al contrario, prese la palla al balzo e tese la mano verso
Haine.
“Marc Miller.” Disse serio, come se si chiamasse
davvero così. “Non credo di conoscerla.”
Haine gli strinse la mano un po’ a disagio, mandandomi
un’occhiata veloce e cercò di sorridere. “Dustin
Haine.” Disse brevemente. “Scusate, ho del lavoro da fare.”
Se ne andò via bruscamente senza neanche salutare il
Ministro e mamma. Io tirai un sospiro di sollievo e solo quando Haine scomparve
dietro al primo angolo, il Ministro si voltò verso di noi tra il confuso
e il divertito.
“Oh, è così Scorpius è suo
marito?”
Io feci una smorfia. “Ex marito.” Dissi
prontamente. “Non abbiamo mai funzionato come coppia.”
Mamma strinse le labbra in una linea, cogliendo la mia
frecciatina, mentre Scorpius rimase impassibile al mio fianco. Il Ministro
semplicemente scoppiò a ridere.
“L’importante è che funzionate sul
lavoro.” Disse. “Scorpius mi ha detto che è molto entusiasta
di lei, signorina Weasley. E lo sono anche io. Finalmente Jordan ci manda
qualcuno di un certo tono, perciò benvenuta a bordo!”
Io arrossii. “Grazie signore.”
Lui annuì e si voltò verso mamma. “Posso
rubarle dieci minuti, signora Weasley?”
Mia madre sorrise gentilmente. “Può rubarmi anche
tutto il pomeriggio, signor Ministro.” Disse incamminandosi con lui.
“Rose, ci vediamo dopo a casa.”
Annuii guardandoli andare via, il Ministro continuò a
ridere fino a metà del corridoio, evidentemente trovava davvero
divertente la nostra finta storia d’amore. Mi voltai verso Scorpius con
un sopracciglio inarcato e un fastidiosissimo sorrisino malizioso.
“Sei molto entusiasta di me, Malfoy?”
Scorpius mi lanciò un’occhiata scontenta.
“Oh, chiudi il becco!”
**
“Sono semplicemente distrutta!”
Dissi buttandomi a pesce sul divano, non appena tornata da
lavoro. Hugo ridacchiò, passando là vicino e mangiucchiando del
gelato che sicuramente aveva trovato in qualche remota parte del frigo.
“Non vorrei demoralizzarti, ma credo che tu stia
dimenticando qualcosa di molto importante.” Disse sorridendo divertito.
Voltai la testa verso di lui e corrucciai la fronte. Non
avevo dimenticato niente, ero andata a lavoro, avevo svolto tutte le mie
pratiche, avevo mandato un gufo a Vanessa, risposto ad una lettera di Jack
e… Jack! Il vestito!
“Oh no! No,
no, no, no, no!” Mi lamentai rigirandomi sul divano. “Ho la
prova del vestito!”
Hugo si sedette sul bracciolo del divano continuando a
mangiare il suo gelato. “Non disperare, è l’ultima prova,
poi sarai finalmente una donna libera.”
Io alzai un sopracciglio. “Veramente credevo di stare
per sposarmi.”
“In senso figurato, è ovvio.” Disse. “Ultimamente
sei così presa dal lavoro che stai dimenticando tutto il resto, non
è vero? Anche se, per essere sinceri, Vanessa non manda più
lettere a casa lamentandosi con mamma perché non riuscite mai a
vedervi.”
“Infatti, ho visto Vanessa molto spesso
ultimamente.” Scrollai le spalle. “E il mio lavoro mi piace.”
Hugo fece una smorfia e smise per un attimo di mangiare.
“Senti Rose, io non voglio sempre essere qua a fare il moralista
ma… quanto spesso hai visto Jack questa settimana?”
Lo fissai al perso. Non ricordavo neanche quando fosse stata
l’ultima volta. “Io… siamo stati entrambi molto impegnati e
poi adesso che il campionato sta per finire devono impegnarsi molto.”
“Rose.” Fece Hugo sospirando. “Il
campionato è finito due giorni fa. E scommetto che tu non sei neanche
andata allo stadio.”
Che razza di persona ero? Affondai la faccia tra le mani.
“Dio, mi sono fatta prendere così tanto da questo caso che…
Jack mi ucciderà, non c’è dubbio. E Jack di solito mi
chiamava sempre perché lo accompagnassi all’ultima di campionato.
Andava tutto così bene, da quand’è che le cose hanno
cominciato a precipitare così?”
Hugo fece una smorfia. “Vuoi davvero saperlo?”
Io gli lessi nel pensiero. “Non è per via di
Malfoy.” Misi il broncio. “Se non altro adesso papà
sarà contento. Jack non gli è mai piaciuto.”
“Invece di pensare a quello che pensano gli altri,
perché non cerchi di capire se sposare Jack è davvero quello che
vuoi.” Fece Hugo.
“Ma certo che lo voglio.” Dissi io. “Io lo
amo.”
“Lo so.” Fece Hugo tristemente. “Ma forse
non abbastanza.”
**
La conversazione con Hugo mi aveva lasciato totalmente
sbigottita. Di solito non davo molto peso a quello che mi diceva la gente,
soprattutto a mio padre o ad Al che cercavano di convincermi a non sposarmi. Ma
Hugo si rivelava avere sempre ragione alla fine. Perciò non potevo fare
altro che chiedermi se, arrivata a quel punto, stessi facendo la cosa giusta.
E forse già era troppo tardi, dato che ero dentro al
mio vestito da sposa e mi stavo fissando allo specchio.
“Semplicemente meravigliosa!” Disse commossa la
mamma di Jack. “Jack, sarà così fiero!”
Io cercai di sorridere e soprattutto di muovermi
all’interno di quella specie di bomboniera gigante. Forse era un
po’ troppo gonfio, ma era il vestito che la mamma di Jack aveva messo al
suo matrimonio ed io non volevo essere scortese.
Anche mia madre mi fissò con le lacrime agli occhi.
“Oh Rose, sembra solo ieri che partivi per Hogwarts e guardati
adesso.”
Alzai gli occhi al cielo. “Mamma ti prego.”
Hugo e papà facevano del loro meglio per non
ammazzarsi dalle risate. Il che veniva loro molto male. Cercai di lanciare
un’occhiataccia almeno a papà, in modo che si contenesse davanti
ai genitori di Jack. Che razza di figura.
“Sei sicura di non stare per esplodere?” Chiese
Hugo trattenendosi per due minuti.
“Sto benissimo!” Dissi mettendomi le mani sui
fianchi. “E adoro questo vestito!”
La mamma di Jack congiunse le mani, entusiasta. “Oh
Rose, sono così felice di sentirtelo dire. E Jack non poteva davvero
sperare di trovare una donna migliore di te. Siamo tutti così contenti
di averti presto in famiglia.”
Io sorrisi gentilmente. “Grazie signora
Russell.”
“Oh per favore, chiamami Helen.”
“Non vedo l’ora di vedere che faccia farà
Jack quando ti vedrà con quel vestito.” Rise mamma.
Anche io sorrisi tra me e stavo quasi per voltarmi e andare
a cambiarmi quando Jack quasi buttò giù la porta del negozio
scaraventandosi dentro, si lasciò andare sulle ginocchia con il fiatone.
Tutti restammo allibiti a fissarlo, io mi ero praticamente pietrificata sul
posto. Mio padre lo aiutò ad alzarsi.
“Che succede, Jack?” Chiese preoccupato.
“Non era proprio la faccia che ti aspettavi,
eh?” Mormorò Hugo a mamma.
Jack ancora non riusciva a parlare per via del fiatone. E
doveva aver corso parecchio, dato che era un sportivo e correva tutti i giorni.
Sua madre si fece avanti guardandolo male.
“Jack, ma insomma! Capisco che avevi voglia di vedere
Rose ma porta sfortuna vedere il vestito prima del matrimonio!”
Qualcosa mi diceva che Jack non era affatto lì per
me. Mi avvicinai a lui preoccupata. “Jack?”
“E’ Albus!” Riuscì a dire tra un
respiro e l’altro. “Rose… hanno cercato… di
ucciderlo!”
**
Scusate, lo so che non
aggiorno da una vita ma è stato davvero un pessimo periodo. E pessimo
è fargli un complimento. Non sono proprio dell’umore né per
scrivere né per aggiornare, ma mi dispiace anche lasciare in sospeso
questa storia che io stesso adoro.
Spero che continuiate
comunque a seguire, anche se in pochi, e spero che tutto si rimetta presto a
posto.
You keep watching from your picket fence
You keep talking but it makes no sense
You say we're not responsible
But we are, we are
You wash your hands and come out clean
Fail to recognise the enemies within
You say we're not responsible
But we are, we are, we are, we are(Ana Johnsson)
C’erano tante persone che mi piacevano. Troppe persone
che invece non sopportavo affatto. Qualche persona che mi rimaneva davvero
simpatica. E poi c’era quella piccola cerchia di persone che amavo
totalmente e incondizionatamente, per i quali avrei davvero fatto di tutto. Al
rientrava nell’ultimo gruppo.
Perciò non esitai a presentarmi al San Mungo con il
vestito da sposa ancora addosso mentre tutti mi correvano dietro cercando di
farmi ragionare. Svoltai corridoi, entrai nei reparti, chiesi a tutti i
Medimaghi finché non seppero indicarmi dove diavolo si trovasse Albus
Severus Potter.
Quando finalmente riuscii a trovare la stanza quasi mi si
spezzò il cuore. Al era steso a letto con la faccia più verde di
un troll. Vanessa gli teneva la mano, seduta sul letto, mentre Lily, James e
gli zii erano tutti in piedi attorno al letto.
Al fece un debole sorriso appena mi vide. “Sono
lusingato Rose, ma credo di dover declinare la tua proposta di
matrimonio.”
Mi feci avanti cercando di far entrare tutto il vestito
nella stanza. “Per l’amor del cielo, Al, chi diavolo ti ha ridotto
così?”
Zio Harry si spostò gli occhiali sul naso. “Ci
piacerebbe saperlo, Rose, ma non abbiamo ancora nessuna traccia. E’ stato
avvelenato.” Fece un sorriso. “Dobbiamo ringraziare Vanessa o
adesso Al… non voglio neanche immaginarlo.”
Vanessa gli accarezzò gentilmente i capelli senza
dire niente. Al cercò di sorridere. “Beh, come si dice,
‘dietro ad ogni grande uomo c’è sempre una grande
donna’.”
Lo guardai seriamente preoccupata. “Come ti senti
adesso?”
“Sto alla grande.” Disse ma era ancora molto
debole. “Mi hanno ordinato di stare a letto tutto il giorno e mangiare.
Potevo volere di meglio?”
Hugo rise. “E la compagnia sembra ottima.”
Zio Harry mi mise una mano sulla spalla. “Vieni, Rose,
andiamo fuori.”
Uscii dalla stanza insieme a papà e zio Harry, mentre
il resto della famiglia e la famiglia di Jack rimasero a far compagnia ad Al. Zio
Harry aveva un’espressione preoccupata sul volto, anche se non avevo
ancora la più pallida idea di che cosa volesse dirmi. Sospirò
profondamente.
“Credo che fosse un avvertimento.” Disse.
Io corrucciai la fronte. “Non credo di capire.”
Zio Harry mandò uno sguardo a papà. “Tuo
padre mi ha detto che stai indagando all’omicidio di Jeremiah Kein. Credo
che l’assassino voglia che tu smetta di indagare.”
Mi voltai verso la porta della stanza di Al. “Pensi
che abbiano colpito Al per cercare di colpire me?”
“Pensiamo che prima abbiano cercato di colpire Jack, a
dire il vero.” Disse papà. “Ma è difficile, è
un giocatore di Quidditch ed è sempre sorvegliato. Non sarebbe stato
facile. Ma chi avrebbe potuto difendere un semplice mago di laboratorio come
Al?”
“Hai detto che è stato avvelenato.” Dissi
confusa. “Come…”
“E’ qualcosa che ha respirato mentre era a
lavoro, su questo ne siamo quasi sicuri.” Disse zio Harry.
“Qualcosa di tossico che però non ha agito subito. Si è
sentito male mentre era a casa.”
“Per fortuna.” Disse papà. “E per
fortuna Vanessa ha capito subito che si trattava di veleno e gli ha infilato
del bezoar in gola.”
Io corrucciai la fronte. “Se è successo a
lavoro, non può essere semplicemente stato un incidente su delle nuove
formule?”
“E’ molto probabile.” Disse zio Harry.
“Il punto è che tutte le formule nuove gli vengono commissionate
da Dipartimenti esterni.”
“E non si riesce a risalire al Dipartimento?”
Chiesi subito. “Dovrebbe essere abbastanza semplice.”
“Rose, conosci Al, lavora come un matto.” Disse
zio Harry sorridendo. “Solo stasera ha provato venti formule diverse, di
dieci Dipartimenti diversi. Non abbiamo idea di quale formula sia.”
“Una cosa è certa, chi l’ha commissionata
sapeva esattamente quale sarebbe stato l’effetto.” Fece
papà.
“Ma non…” Corrucciai la fronte guardando
dietro le spalle di zio Harry. “Scorpius?”
Anche papà e zio si voltarono verso di lui, che aveva
appena svoltato l’angolo vestito di tutto punto. Fece qualche passo
avanti, incerto.
“Ero ad una serata di gala quando mi è arrivata
la notizia. Sono davvero molto dispiaciuto per Albus.” Disse a zio Harry.
Lo zio gli sorrise in modo educato. “Grazie,
Scorpius.”
Annuì e si schiarì la gola. “Mi è
sembrato strano che qualcuno avesse deciso di fare un attentato ad Albus e la
prima cosa che mi è venuto in mente è che potrebbe essere
collegato con il caso Kein. In questo caso…”
“… stanno cercando di colpire me.” dissi
sospirando. “Zio Harry mi ha già esposto la sua teoria.”
Malfoy sospirò. “Mi dispiace Weasley, sei fuori
dal caso.”
Mi sentii come se qualcuno mi avesse appena pugnalato al
petto. “Cosa? Non puoi farmi questo!”
Papà fece un cenno con la testa a zio Harry.
“Forse è il caso che noi rientriamo.”
Malfoy li guardò andarsene nella stanza di Al e
chiudersi la porta alle spalle. Mi fissò serio. “E’ troppo
pericoloso, hanno capito chi sei e cercheranno di ammazzare i tuoi familiari
uno ad uno. Oggi è toccato ad Al, e domani?”
Questo caso era tutta la mia vita, cosa avrei fatto adesso?
“Cosa pensi che dovrei fare?” Chiesi quasi con le lacrime agli
occhi. “Stare a casa fino a che non avrete preso l’assassino? Vuoi
davvero fare questo da solo?”
Malfoy fece due passi verso di me e mi prese per le spalle.
“Rose, non posso rischiare che ti capiti qualcosa.” Disse.
“Avrai tutto il tempo per occuparti del tuo matrimonio.”
Io sospirai. “Non sono il tipo di donna che sta a
casa.”
“Non sei neanche il tipo di donna che mette vestiti
del genere.” Fece squadrandomi con una smorfia. “Ma chi diavolo ti
ha scelto il vestito?”
“Era di mia madre.” Fece Jack alle mie spalle.
Mi voltai di scatto, spaventata, come se mi avesse colto sul fatto. “Che
ci fai qui, Malfoy?”
Malfoy non si fece intimidire, alzò un sopracciglio e
si mise dritto. “La stessa cosa che fai tu. Sono qui per vedere
Albus.”
“Ma davvero? E da quando ti preoccupi dei familiari di
Rose?”
“Non mi preoccupo.” Disse serio. “Fa solo
parte del mio lavoro. Sto indagando.”
Jack mi mandò una rapida occhiata e scosse la testa.
“Lo sai, Malfoy, non mi piace per niente il vostro modo di indagare.”
Io sospirai e posai una mano sul braccio di Jack.
“Malfoy indagherà da solo, Jack. Io sono fuori dal caso. Andiamo
adesso, torniamo da Al.”
Malfoy fece una smorfia. “Se non ti dispiace avrei
bisogno di fare qualche domanda ad Albus.”
“Oh, a me non dispiace affatto.” Feci io
scrollando le spalle. “E’ con Al che devi parlare.”
Jack saltò su come una molla. “E’ quasi
stato ucciso e tu vieni qui a fare domande!” Disse. “Non credi che
forse voglia riposare? Non lo so, che voglia stare in pace per un po’? Ti
precipiti da tutti o corri solo quando si tratta di Rose?”
Io arrossii, mi stava davvero mettendo in imbarazzo. Cercai
di spingere Jack dentro la stanza. “Mi dispiace. Avrai tutte le
informazioni che ti servono ma ora non credo proprio che sia il momento
giusto.”
Malfoy annuì e sospirò. “Fai i miei
auguri di pronta guarigione ad Albus.”
Io feci mezzo sorriso. “Devo dirgli qualcosa di
irritante, non è vero?”
Malfoy sorrise tra sé. “Solo che non pensavo
che fosse un pappamolle del genere.”
Io ridacchiai ed annuii. “Vedrai che lo
apprezzerà molto.”
**
Il giorno dopo non andai in ufficio e Malfoy non mi fece
neanche chiamare. Passai tutta la mattina con Al, che sembrava essersi ripreso
fin troppo bene dall’attentato del giorno precedente, nonostante la pelle
verdastra e il fiato mozzo.
“Carino il vestito da sposa.” Disse
ridacchiando. “Spero che tu abbia prenotato una chiesa abbastanza
grande.”
Io alzai gli occhi al cielo. “Divertente. E scusami se
mi sono precipitata al tuo capezzale invece che fermarmi per cambiare
l’abito.”
Al sorrise e affondò la testa nel cuscino.
Fissò un punto indefinito davanti a sé. “Mi sono spaventato
da morire, Rose. Pensavo davvero che per me sarebbe finita, ho pensato per un
attimo che mi sarei fermato lì e avrei perso le cose migliori, che
ancora dovevo vedere e provare tante cose.”
Gli presi la mano. Ci eravamo spaventati tutti. “Non
pensarci adesso, Al. Adesso sei qui.”
“Avresti dovuto vedere Vanessa.” Fece
sospirando. “Non so chi le abbia dato tanta forza per reagire e salvarmi,
ma quando mi sono svegliato ed ero in ospedale aveva un aspetto orribile. Non
ha smesso di tremare fino a quando siete arrivati voi.”
“Stavi per scivolargli dalle dita, Al.” Dissi in
un sussurro. “Credo proprio che sia normale.”
“Io… io credo che la sposerò.”
Disse infine.
Strabuzzai gli occhi. “Tu… cosa?”
“Sposerò Vanessa.” Disse convinto.
“Pensa se fossi morto e non avessi avuto l’occasione di farlo. Beh,
non subito, ma magari dopo il bambino. O bambina. Sai, Rose, comincio a sperare
che sia una bambina.”
Io sorrisi e scossi la testa. “Cavolo, avrebbero
dovuto avvelenarti molto tempo fa.”
Al scoppiò a ridere e tossì subito dopo. Io
gli sistemai un po’ il cuscino dietro la schiena. “Che fai, ti
eserciti a fare la perfetta mogliettina?”
Cercai di sorridere, ma probabilmente ne venne fuori solo
una smorfia. “Già…”
“Oh-ho” fece Al leggendomi nel pensiero.
“Ci stai ripensando.”
“Non ci sto ripensando, è solo…”
Sospirai e scossi la testa facendo un sorriso. “Probabilmente sono solo
molto stressata e il fatto che tu sia quasi stato ucciso non mi aiuta. Forse se
tornassi ad occuparmi della mia vecchia rubrica…”
“La tua vecchia rubrica?” Fece Al allibito.
“Rose, tu odi il gossip.”
Io annuii tra me. “Sì… sì, lo
odio.”
Al mi fissò. “Rose, perché non mi dici
cos’è che realmente non va?”
Mi appoggiai con i gomiti sui ginocchi e alzai un
sopracciglio. “Credimi Al, vorrei tanto saperlo.”
Qualcuno bussò alla porta, noi ci voltammo entrambi.
Gaby sorrise debolmente dalla soglia della porta, aspettando quiete.
“Spero di non disturbare.”
“Gaby!” dissi con un sorriso. “Vieni,
entra!”
Fece dei passettini incerti verso di noi e si sedette sulla
sedia vicina al letto di Al. Gli fece un sorriso gentile e gli posò una
mano sul braccio. “Come ti senti, Al? Vanessa mi ha informato solo
stamattina.”
“Non volevamo disturbare nessuno.” Disse Al con
un sorriso. “Oggi mi sento molto meglio. Sono contento che tu sia
passata.”
“Nessun disturbo.” Fece lei. Aveva un aspetto
orribile a dirla tutta, era pallida e spossata. “Non avevo niente da
fare, comunque.”
“Sol?” Chiese Al innocentemente.
Gaby distolse lo sguardo da noi e lasciò scivolare
via la sua mano dal braccio di Al. “Oh, non lo so. Io e Sol non abitiamo
più insieme.” Io e Al ci ghiacciammo sul posto e ci lanciammo un
veloce sguardo. “Lo so che lo sapete, non importa che facciate finta di
niente.”
“Oh Gaby, mi dispiace così tanto.” Dissi
sinceramente dispiaciuta.
Lei cercò di sorridere. Avrei tanto voluto sapere
dove trovava la forza di stare così calma. “Sono cose che
capitano, la vita è piena di sorprese, dopotutto.”
Al la guardò sconcertato. “Sembri così
tranquilla.”
“Oh.” Fece lei scrollando le spalle con mezzo
sorriso. “Temo di aver finito tutta l’ira che avevo in corpo,
Albus. E credo che Vincent se ne ricorderà per molto, molto
tempo.”
Io mi sentii un po’ a disagio. Insomma, cosa si doveva
dire in circostanze come quella? “Quindi adesso… cosa farai?”
Gaby scrollò le spalle. “Non lo so
ancora.” Disse. “Per adesso sono qui a visitare Al. Ho un sacco di
tempo libero, posso venire a farti compagnia quando vuoi.”
Al le sorrise. “Sei gentile.”
Gaby annuì e si voltò verso di me. “Come
procedono i preparativi per il matrimonio, Rose? Sei eccitata?”
“Io… sì.” Dissi senza risultare
troppo convincente. “Abbiamo praticamente finito. Dobbiamo solo andare
fino all’altare e dire sì.”
Lei sorrise. “Non è una cosa da poco.”
Disse. “E Jack, è agitato?”
Io ridacchiai ed annuii. “Sicuramente lo è
molto più di me. Ha paura di sbagliare qualcosa, ne è praticamente
ossessionato, tanto che ha imparato tutto il discorso del pastore a
memoria.”
Al rise. “Può un giocatore non avere
l’ansia da prestazione?”
Gaby sorrise tra sé. “Anche Vincent è
così, ha sempre paura di sbagliare qualcosa.” Sospirò.
“Sarà dura riabituarsi.”
Io cercai di sorriderle. “Non abbatterti, prima o poi
ci si riesce. Io mi sono riabituata dopo Malfoy.”
Gaby mi fissò con pena, come se fossi io ad avere un
problema. “E’ davvero così, Rose, o hai solo spostato
l’occhio da un’altra parte?”
Io rimasi di sasso. Mandai uno sguardo ad Al e sbuffai una
risata. “Come?” Dissi credendo di aver capito male.
“Non hai spento il fuoco, Rose.” Disse Gaby.
“L’hai solo coperto con una pentola e hai fatto finta che non ci
fosse più. Ma se lo scopri, lui è ancora lì che
brucia.”
Deglutii a fatica e ridacchiai nervosamente.
“No.” Dissi convinta. “No, si è spento del tutto,
credimi. C’è un nuovo focolare adesso.”
Gaby sorrise tra sé. “Stai attenta, Rose. A
volte un tizzone è tutto quello che serve per riaccendere la
fiamma.”
Io non riuscii a dire niente, mi limitai a fissarla un
po’ impaurita. Al colse il mio disagio e cambiò totalmente
argomento, voltandosi verso Gaby.
“Così anche tu sapevi che Vanessa era incinta e
non hai detto niente, eh?”
Gaby ridacchiò appena. “Scusami, Al, ma penso
proprio che non fosse il mio compito venirtelo a dire. Dimmi, sei
contento?”
Al sorrise. “Adesso lo sono. E sono contento di essere
vivo.”
“Già. E’ un miracolo.” Disse Gaby.
“A volte i miracoli accadono per un motivo.”
Io risi. “Sì, questa volta era per convincere
Al a mettere la testa a posto.”
“Chissà allora quanto dovremmo aspettare prima
che avvelenino anche te, Rose.”
**
Il resto della giornata lo passai con mia madre a casa, ad
aiutarla a mettere a posto le pratiche per il ministero. Non le guardavo sul
serio, leggevo solo il numero di serie e le mettevo tutte in fila senza neanche
sapere di cosa si trattasse. Ma se non altro, stavo passando il mio tempo.
Mamma mi lanciò un’occhiata a metà del mio lavoro.
“Rose,” disse gentilmente. “Forse dovresti
uscire un po’. Perché non chiami Jack?”
Io scossi la testa. “Ha un allenamento fino alle
sei.” Dissi. “Poi una conferenza. E poi una serata di gala.”
“Beh, potresti aspettarlo alla conferenza e
accompagnarlo alla serata di gala.” Disse ragionevolmente mia madre.
“Penso che gli farebbe piacere.”
“Sì, io…” Feci una smorfia.
“Non ho tanta voglia di andare ad una serata di gala.”
Mamma annuì e non disse nient’altro. Sapeva che
era inutile cercare di convincermi, ero una testa dura. Esattamente come mio
padre, diceva sempre lei.
Sbadigliai continuando a mettere a posto decine e decine di
fogli. Pensare che di solito mamma si occupava di tutto quel popò di
roba da sola. Mi sentivo male per lei.
“Rose, hai già passato la legge 723/14?”
Abbassai lo sguardo sui fogli e cercai un numero di
riferimento. Ero al 743. “Sì. Devo cercartelo?”
“Ne avrei davvero bisogno, grazie.” Disse mamma
continuando a leggere altri fogli che aveva in mano. Certe volte mi chiedevo
che razza di cervello avesse per ricordare tutte quelle leggi e quei numeri.
Le presi la pratica e gliela passai. “Di cosa si
tratta?”
Lei sbuffò e si sedette. “Beh, a dire il vero
non è ancora una legge. E’ un decreto che non riesce ad essere
approvato dal Wizengamot. Non che mi sorprenda a dire il vero, a me pare una
cosa davvero antiquata e ridicola.”
Mi sedetti al suo fianco cercando di leggere qualcosa sul
foglio. “Sarebbe a dire?”
“Alcuni membri del Wizengamot hanno proposto di
rendere ereditario il posto di membro attivo.” Disse guardandosi attorno.
“Ma dove sono i miei occhiali?”
Corrucciai la fronte. “Pensavo che certe cose non
esistessero più da almeno cent’anni. Praticamente mi stai dicendo
che se tu fossi un membro attivo e arrivata la tua ora decedessi, io passerei
subito al tuo posto senza bisogno di una elezione?”
“Proprio così.” Ridacchiò mia
madre. “Ridicolo, vero? Ma non è una delle cose peggiori che abbia
sentito all’interno del Ministero, credimi. Una volta hanno proposto di
far entrare un Gigante come membro del Wizengamot.”
Qualcosa scattò all’interno della mia testa.
“Un momento, ho capito!” le strappai il foglio di mano e lessi per
bene in cosa consisteva la legge, quali ne sarebbero state le agevolazioni e le
condizioni e tutto si formò nella mia testa come un gigantesco puzzle al
quale avevo appena inserito l’ultimo tassello. Sorrisi tra me.
“Albus aveva ragione.”
Mia madre mi guardò non capendo. “Riguardo a
che cosa?”
“Dietro ad ogni grande uomo c’è sempre
una grande donna.” Dissi tra me. “Io so chi è
l’assassino.”
**
Eccoci qua,
Grazie a tutti per il
sostegno morale, fa sempre piacere anche se non è una situazione che si
risolve con facilità… ma non pensiamoci e pensiamo alle cose
belle.
La cosa bella è
che Rose ha capito chi è l’assassino! Dan-da-dan! E voi
l’avete capito? Spero di no, vorrebbe dire che sono stata proprio brava
ahahah.
Spero di postare
presto il prossimo capitolo “Irresistible”
“Sei assolutamente sicura di quello che stai facendo
DON’T
TELL DAD II
11. Irresistible
Dontyoy think I'm trying to
tell my heart whats right
That I should really say goodnight
But I cant stop myself from falling (falling)
Maybe I'll tell him that i feel the same
that I dont want to play no game (No) Cuz when I Feel his arms wrapped around me
I know meant to say No (I Meant To Say No...)(Jessica Simpson)
“Sei assolutamente sicura di quello che stai
facendo?”
Malfoy mi fissò ansioso,
guardandosi intorno. La mattina dopo la mia grande epifania,
avevo praticamente ordinato al mio capo di chiamare il Ministro e far riunire
l’intero Wizengamot per l’omicidio di JermiahKein. Tutti si guardavano
l’un gli altri cercando di capire perché
fossero stati chiamati in causa tutti quanti.
Oltre ai membri del Wizengamot,
qualche esterno riempiva i pochi posti vuoti. C’era mia madre, che
curiosa aveva chiesto assolutamente di assistere, la vedova Kein,
alcuni Auror che seguivano il caso
prima di noi e Bernard Bay.
“Buongiorno a tutti.” Iniziò il Ministro zittendo
gli altri membri. “Mi scuso per il poco anticipo con cui vi ho informato
di questa riunione ma mi è stato espressamente
‘ordinato’…” disse voltandosi sorridendo verso me e Malfoy. “… di indurne una in cui foste tutti
presenti. Forse oggi riusciremo davvero a mettere una fine alla triste
scomparsa di JeremiahKein.
Il signor ScorpiusMalfoy, presidente dell’ufficio Misteri, pare essere
finalmente arrivato alla conclusione. Se vuole
illuminarci…”
Malfoy si alzò in piedi
schiarendosi la gola. “Ecco, vorrei prendermene il pieno merito. Mi creda lo vorrei davvero.” Disse al Ministro. “Ma
è stata in realtà Miss Weasley ad avere
la vera epifania, perciò vorrei che fosse lei a spiegare alla corte
quanto segue.”
Il ministro annuì e mi guardò. “La prego.”
Mi alzai in piedi e mi fissai intorno un
po’ imbarazzata, io ero una giornalista, non ero abituata a parlare in
pubblico, io scrivevo.
“Beh, ecco…” Cominciai incerta. “Per
prima cosa né io, né Scorpius abbiamo
mai creduto che fosse stato il signor Bernard Bay.”
Diverse voci si levarono in aula, sconcertate. Il ministro
richiamò al silenzio. “Vi prego! Fatela continuare!”
Cercai di pensare a quello che dovevo dire senza dar modo al
resto dei membri di interrompere. “Quando il signor Malfoy
qui presente mi commissionò il caso di JeremiahKein, mi consegnò un fascicolo che riportava
tutto quello che gli Auroravevano
trovato sull’omicidio. Ebbene, il nostro primo indiziato era DustinHaine.”
Gli lanciai uno sguardo e lui mi fissò esterrefatto. “Ma il nostro
dubbio cadde quasi immediatamente, dato che Haineè mancino e il nostro assassino è
destro.”
Il ministro corrucciò la fronte. “Come avete potuto dedurre una cosa simile?”
“I segni sul corpo di Kein
andavano da destra a sinistra.” Disse Malfoy guardandomi furbo. “Un mancino avrebbe
impugnato la bacchetta dall’altra parte.”
“Il campo si riduceva notevolmente eppure non avevamo
nessuno che avrebbe davvero avuto un buon motivo per uccidere Kein.” Dissi. “Bay era appena entrato nel Wizengamot,
non avrebbe avuto alcun motivo per ucciderlo. Haine
avrebbe preso il posto di Kein,
ma sapevamo che neanche lui era l’assassino. Ed il nome successivo era
quello di Greyson.”
Greyson rise e scosse la testa.
“Oh, è un bel problema perché neanche io l’ho assassinato.”
Io gli sorrisi. “Oh lo so bene, signor Greyson. Lei stesso mi ha confermato che qualcuno ha
tentato di ucciderla.”
Lui annuì. “Oh sì.”
“Già.” Feci io annuendo tra me.
“Perché dopo l’assenza di Bay, lei
avrebbe preso il suo posto al Wizengamot. Si ricorda
cosa mi disse della sua aggressione, signor Greyson?
Qualcosa che l’aveva colpita.”
“Ma certamente.” Disse
senza battere ciglio. “Un odore distinto di cannella. E
incenso.”
“Incenso e cannella.” Annuii io. “Due
piante.”
Il Ministro mi interruppe.
“Non vorrei farle perdere il filo, ma cosa c’entra questo con
l’assassino?”
“Mi dia solo un minuto Ministro.” Dissi
sorridendo. “Lei sa che mio cugino Albus
è stato avvelenato?”
“No, ma…”
Io alzai una mano per fermarlo. “In quanto mago da
laboratorio, AlbusPotter
si occupa di produrre nuove formule che gli vengono
commissionate da dipartimenti interni al ministero. Facendo delle ricerche sono
riuscita a risalire alla formula che l’ha quasi ucciso e ho scoperto che
è stata una reazione tra un anemone e del ciclamino. Due piante.”
Il Ministro mi interruppe di nuovo.
“Io temo di non seguirla.”
Io sorrisi e continuai il mio monologo. “Avevo
cominciato a perdere le speranze, non avevamo un nome, né una traccia
quando improvvisamente la risposta mi è caduta
dal cielo. Penso che ognuno di voi sappia a cosa mi riferisco se dico decreto
numero 723/14.”
Ci fu un brusio generale, molti
cominciarono a parlottare tra loro. Io sorrisi trionfante.
“Il decreto 723/14 dichiara espressamente che qualora
sopraggiunga la morte per uno dei membri del Wizengamot,
verrà immediatamente sostituito dal più
prossimo degli eredi, senza elezione. MaJeremiahKein non aveva figli,
non è vero vedova Kein?”
Mi voltai finalmente verso di lei, che era rimasta
impassibile per tutta l’udienza. Si spostò per sistemare le gambe
e mi fissò. “Temo di no.”
“Perciò cosa sarebbe
successo se la legge fosse passata e suo marito fosse morto?” Chiesi
retoricamente. “Lei sarebbe passata in carica. Ma
il suo piano era andato storto, non è vero?”
“Non so proprio di cosa stia parlando.” Disse
insofferente.
“Glielo spiego subito. Il decreto è stato
esposto per la prima volta il 2 maggio, lo stesso giorno in cui è morto
suo marito. Lei ancora non sapeva che fosse stato respinto, perciò
pensava che tutto sarebbe filato secondo i suoi piani.
Avrebbe ucciso suo marito e fatto ricadere le tracce su Bay e poi lei sarebbe
salita in carica.”
“Tutto questo è ridicolo.” Fece lei.
Io continuai. “Ma essendo il decreto stato respinto, Haine avrebbe preso il posto di
suo marito e Greyson quello di Bay. Perciò lei
ha cercato di ucciderlo, fallendo.” Dissi.
“Stava prendendo tempo, sperando che il decreto sarebbe finalmente stato
approvato, ma il suo piano era andato di nuovo storto.”
Il Ministro parve sconvolto. “Signorina Weasley, sta facendo delle dichiarazioni molto gravi.”
“E non ho ancora
finito.” Dissi. “Non avrei mai sospettato di lei, signora Kein. Il suo lavoro era stato molto pulito. Ma una cosa l’ha tradita. Lei aveva capito quello che
stavo facendo, che stavo indagando per cercare l’assassino ed ha cercato
di fare fuori la persona più prossima a
me.”
“Sta parlando di suo cugino Albus?”
Chiese il Ministro scettico. “AlbusPotter è la persona più prossima a lei? Mi
pare un po’ forzato, signorina Weasley.”
“Oh non lo è affatto,
perché la signora Kein non mi ha conosciuto
come signorina Weasley.” Parecchi membri della
corte parvero seriamente shockati, DustinHaine invece sorrise capendo il mio gioco. “Mi sono
presentata come Vanessa Miller.”
“Queste non sono prove, sono supposizioni.” Disse indignata la vedova.
“Ma tutto torna
perfettamente, temo.” Dissi io. “Solo tre persone mi avevano
conosciuto come Vanessa Miller: lei, O’Rourke e Haine. Haine era già fuori dalla
nostra lista di indiziati, perciò mi rimanevano due nomi. Vanessa Miller è una mia amica babbana
di nascita e l’unica persona più prossima a lei nel mondo dei
maghi e il suo fidanzato: AlbusPotter.”
Greyson scattò in piedi.
“Perbacco! Priscilla, hai cercato di uccidermi?”
Il Ministro batté il suo martelletto. “La
prego, si sieda!”
“Avevo due nomi.” Dissi di nuovo. “Lei e O’Rourke. La legge 723/14 mi aveva già convinta abbastanza, ma una cosa mi è stata da prova
schiacciante. Le piante. O’rourke
mi aveva confidato di non sapere neanche riconoscere una rosa da del rosmarino,
mentre lei, signora Kein, vuole dirci di cosa si
occupa nel suo tempo libero?”
Per la prima volta la vedova non rispose
e si morse il labbro capendo di essere stata sconfitta.
“Giardinaggio, o mi sbaglio?”
“Sono fiori e piante, non semplice
giardinaggio!” Saltò su lei offesa. “Ed
è vero, io ho ucciso mio marito! Sono stata io! Dopo anni e anni di
supporto e di aiuti, non ho mai ricevuto un
riconoscimento! Era merito mio se era stato capace di arrivare al Wizengamot, solo mio! Io mi sono diplomata a pieni voti! Io
ho investito tempo ed energia nella sua campagna elettorale! Io e sempre io!”
Il Ministro la fissò allibito. “Signora Kein, non posso crederci!” disse spaesato guardandosi
un po’ attorno. “Io… io temo di doverla arrestare.”
La vedova Kein mi sorrise mentre due
Auror le confiscavano la
bacchetta e la scortavano fuori. Si fermò appena prima della soglia
della porta e si voltò a guardarmi. “Devo farle i miei
complimenti, signorina Weasley. Ma
dopotutto, nessuno può eguagliare le donne in quanto ad astuzia. Peccato
che nessuno qua dentro se ne sia ancora reso conto.”
Gli Auror la trascinarono via e
liberarono finalmente Bay. Il Ministro si
guardò intorno un po’ sbigottito.
“Beh… credo che… credo che BernardBay debba riprendere il suo posto. Mi spiace Greyson.”
Greyson sorrise. “Oh non
importa. Almeno sono vivo.” Si frugò nella giacca e ne estrasse due bustine. “Qualcuno gradisce del
the?”
**
Ci volle più di una mezz’ora prima che io e Malfoyriuscissimo ad uscire dal Wizengamot. Tutti vennero a complimentarsi con me e con Malfoy. Mia madre era entusiasta e fiera di me, continuava
e presentarmi a tutti come un gioiello di famiglia. Il Ministro era
esterrefatto e mi promise che avrebbe riferito tutto a Jordan
e si sarebbe assicurato di farmi avere una promozione e Greyson
ci chiese di passare a trovarlo. Forse era davvero un po’ matto.
“Grazie davvero, non so come sdebitarmi.” Disse Bay per la centesima volta stringendomi la mano.
Io gli sorrisi. “Non devi, eri
innocente. Ho fatto solo il mio lavoro.”
“Un ottimo lavoro.” Intervenne Malfoy al mio fianco.
Bay sorrise. “Se mai vi servirà qualcosa dal Wizengamot,
non esitate a chiedere! Ci penserò io! Grazie ancora, davvero mille
grazie!”
Salutammo di nuovo Bay, che
continuava a ringraziare come un ossesso, ed entrammo in ascensore. Malfoy sospirò, stanco. Io cacciai un urlo e gli
saltai al collo, sbilanciandolo un po’, finalmente lasciando libera la mia adrenalina e la gioia di aver risolto
finalmente il caso.
“Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abb…”
Malfoy mi zittì con un
bacio. Con un bacio con la B maiuscola, mandandomi a sbattere con la schiena
contro la parete dell’ascensore, in modo irruente e famelico. E la
cosa peggiore non era che Malfoy mi stesse baciando,
era che io non lo stavo fermando, non prima che fossero passati due interi
minuti in cui avrei avuto tutto il tempo di spingerlo
indietro e mandarlo al diavolo.
Che poi fu quello che successe
subito dopo.
“Ma che diavolo…”
Dissi dopo averlo spinto indietro con forza.
Ci fissammo in silenzio, senza avere il coraggio di dire
assolutamente niente. C’era un silenzio così rumoroso da sfondare
i timpani. La voce dell’ascensore ci fece trasalire entrambi e quando le
porte si aprirono ci voltammo come due idioti imbambolati. Mio padre stava
proprio dall’altra parte della porta, aspettando di salire in ascensore.
“Oh, ehi ragazzi!” disse salutando allegramente.
“Rose, tua madre mi ha appena detto del tuo grande
successo! Sei stata eccezionale, davvero, siamo tutti
così fieri!”
“Sì… grazie…” Riuscii a
farfugliare, la mia mente totalmente focalizzata su quel bacio. Scesi
dall’ascensore. “Adesso devo andare.”
“Te ne vai?” Chiese papà guardando
l’orologio al polso. “Non è neanche l’ora di pranzo.
Non devi lavorare?”
Malfoy si schiarì la gola.
“Ha il resto della giornata libera. Se la
merita.”
Papà annuì. “Oh, naturalmente!”
sorrise. “Ci vediamo dopo da Al, va bene
Rose?”
“Da Al…” Dissi
distrattamente. “Sì, va bene.”
Le porte dell’ascensore si richiusero lentamente,
mentre mio padre mi salutava con un sorriso e Scorpius
mi fissava da dietro con uno sguardo intenso.
Avevo appena detto Scorpius invece
che Malfoy?
Quello, ero sicura, era l’inizio
della fine.
**
“…che cosa ne pensi,
Rose?”
Mi riscossi e mi resi conto che stavo fissando nel vuoto
nello stesso punto da almeno dieci minuti. “Come?” dissi cadendo
dalle nuvole.
Al, Vanessa e Lily mi fissarono
come se fossi matta. Lily alzò un sopracciglio e incrociò le
braccia, guardandomi criticamente.
“E’ ufficiale, dopo aver risolto il suo primo
caso, Rose è andata in tilt.”
Ero andata in tilt, ma stavo pensando a tutto meno che al
caso che avevo risolto quella mattina. Continuavo a
pensare a Malfoy e, dannata me, non riuscivo a
togliermelo due secondi dalla testa. Avrei tanto voluto non poterci pensare
più e godermi finalmente un po’ di riposo e ridere con Al e Vanessa, ma mi pareva di sentire ancora le labbra
di Malfoy marchiate a fuoco sopra le mie.
“Sono contento di essere fuori pericolo.” Disse Al. “Ma Rose, con tutti i nomi che potevi
usare…”
Vanessa mi fissò scura. “Te lo giuro, Rose, se
ci fai un altro scherzo del genere sarò io ad
uccidere te! Ti rendi conto che per colpa di una stupida copertura per poco Al
non viene ammazzato? Cosa ti è
saltato nel cervello?”
Io mi feci piccola piccola.
“E’ il primo nome che mi è venuto in mente.”
Al rise. “Non ti scaldare,
Vanessa. Sto bene e Rose ha risolto il caso. Non c’è più
niente di cui preoccuparsi.”
Vanessa mise il broncio. “Avrebbe
potuto andare diversamente. Non oso neanche pensarci.”
Io sospirai e mi passai una mano sugli occhi. “Scusate, mi dispiace da morire. Se devo dirla tutta non mi sento neanche troppo in forma oggi. Forse troppa
stanchezza accumulata o forse…” O forse era il bacio di ScorpiusMalfoy.
Al alzò un sopracciglio.
“Non hanno avvelenato anche te, vero?”
Io scossi la testa. “Spero proprio di no, anche se si
spiegherebbero un sacco di cose strane che sto provando in questo momento.”
Lily si sedette sul bracciolo della mia sedia. “Vai a
casa e riposati un po’, Rose. Non hai fatto altro che lavorare per
settimane e settimane. Ti sposi tra
una settimana, non vorrai arrivare schizzata al matrimonio?”
“Una settimana?” Saltai su io
improvvisamente agitata. “Come può mancare solo una settimana?
Mancavano due mesi l’ultima volta che ho controllato!”
Lily, Vanessa ed Al si scambiarono uno sguardo. Vanessa si
schiarì la gola e cercò di parlare gentilmente, nonostante fosse
ancora arrabbiata. “Rose, devi decisamente
andare a riposare un po’. Chiedi un permesso a lavoro e non uscire di casa per una settimana.”
Io scossi la testa disperata. “Sono davvero stata
così fuori dal mondo?” Mi morsi un labbro
presa dai rimorsi. “Non mi sorprende che Jack fosse
furioso, non ci sono stata mai in questo periodo.”
“Dai, non pensarci!” Fece Al cercando di tirarmi
su. “Adesso hai tutto il tempo di sistemarti un po’ ed arrivare
pronta. Sia mentalmente che materialmente.”
Fissai Al e mi resi conto, per la prima volta, che il mio
testimone era su un letto d’ospedale. “Oh mio dio! Ti dimetteranno in tempo per il matrimonio, non è vero?
Al, non posso sposarmi senza di te, ho bisogno
assolutamente che tu ci sia!”
Al scoppiò a ridere.
“Non ti agitare, mi mandano a casa domani.”
Vanessa mi guardò seriamente preoccupata.
“Rose, vuoi che ti accompagni a casa?”
Io scossi la testa. “Non c’è alcun
bisogno.”
“Come hai risolto poi la faccenda di Gaby e
Sol?” Chiese Al.
Io lo guardai perplessa, cercando di capire a cosa si stesse riferendo. “La faccenda di Gaby e Sol? Non
sapevo che fosse un problema mio.”
Vanessa sospirò. “Credo che Al si stia
riferendo al tavolo al matrimonio.” Disse.
“Non vorrai farle sedere insieme, magari con Vincent
in mezzo.”
Oh… “Merda!”
Esclamai allarmata. “Io… io li ho messi
tutti e tre vicini! Non sapevo che sarebbe successa una cosa del genere!
Dovrò ricontrollare tutti i tavoli e spostarli in modo da far quadrare
tutto… cavolo, Jack ha la pianta dei
tavoli… devo chiamarlo e spiegargli…”
“Rose, calmati!” Fece Lily afferrandomi una
spalla. “Ci ho già pensato io.”
Io la fissai allucinata. “Ci hai pensato tu?”
Lily annuì. “Ho spostato Vincent
al tavolo con la squadra di Jack e Gaby e Sol sono in
due tavoli diversi. Stai tranquilla, abbiamo tutto sotto controllo.”
Io sospirai. “Non lo so, pensavo di avere così tanto tempo e invece adesso mi sembra di avere
così tante cose da fare.”
“Rose, per la centesima volta, va’
a casa e riposati. Domani sarà tutto a posto.” fece
Al con un sorriso. “Te lo prometto.”
“Me lo prometti?”
Al annuì. “Te lo
prometto.”
Sospirai di nuovo ma annuii. Mi
alzai dalla sedia e diedi un bacio sulla fronte ad Al,
poi salutai Vanessa e Lily e mi avviai lungo il corridoio del San Mungo. Forse
dovevo davvero solo andare a casa e riposarmi, ma ero ancora totalmente
sbigottita e soprattutto c’era davvero una sola cosa che mi occupava il
cervello.
Scesi in strada e feci per materializzarmi dentro al salotto di casa mia quando mi venne in mente la cosa
più folle che potessi fare al momento. E quando una cosa folle mi
entrava in testa non c’era proprio niente che
potessi fare per fermarmi.
**
Non ero nuova a DiagonAlley, ci ero stata migliaia di
volte prima di andare a scuola o semplicemente quando andavo a piedi fino
all’Ufficio della Gazzetta, ma non ci ero mai andata per scopi personali.
Nessuno dei miei conoscenti abitava lì. Eravamo gente
di campagna, e ci piaceva abitare in campagna.
Fissai l’indirizzo che avevo in mano, lo avevo preso per precauzione e non pensavo che lo avrei mai
usato. Mi ritrovai ai piedi di una palazzina in fondo alla strada principale.
Salii velocemente fino al terzo piano e quando finalmente trovai
l’appartamento che stavo cercando, bussai alla porta un po’
incerta.
Malfoy venne ad aprire qualche
secondo dopo. Mi fissò perplesso, ovviamente non aspettandosi una visita
da parte mia. Neanche io mi aspettavo di essere lì.
“Weasley? Che
ci fai qui a quest’o…”
Stavolta fui io a zittirlo con un bacio. Un bacio che
trasudava passione proprio come il bacio in ascensore. Lo spinsi dentro casa
senza staccarmi da lui. Mollai la presa dalle sue labbra solo per un secondo,
il tempo di respirare.
“Non dire una parola.” Sussurrai minacciosa.
Malfoy mi fissò con i suoi
occhi plumbei. “Non mi sto lamentando.”
E chiuse la porta.
**
Heeeeeeeeello!!
Ah, che bello,
finalmente siamo arrivati ad una svolta significativa
della storia sotto diversi punti di vista. Congratulazioni a chi aveva scommesso sulla vedova, avevate proprio ragione! Eeeh, le donne ne sanno sempre una più del diavolo!
Ma scommetto che la
cosa che più vi interessa sia la svolta tra
Rose e Scorpius… chissà come
andrà a finire… al prossimo capitolo con “Can’t fight
the moonlight”
Grazie a tutti per la
vostra pazienza e comprensione, il periodo di cacca c’è ancora ma cerco di dare una svolta e rimettermi in sesto.
Besos e spero che stiate passando un felice
periodo natalizio.
You can try to resist
Try to hide from my kiss
but you know, but you know
That you, can't fight the moonlight
Deep in the dark, you'll surrender your heart
But you know, but you know that you
Can't fight the moonlight..No You can't fight it... It's gonna gettoyourheart(LeAnnRyhmes)
Bussai freneticamente alla porta, imprecando sottovoce tra
me e me. Quanto diavolo poteva metterci una persona normale ad aprire una
porta? Bussai di nuovo, era la terza volta che bussavo. Avevo bisogno di
entrare in quella dannata casa perché al momento era l’unico posto
in cui avevo il coraggio di mostrare la mia faccia.
Quando la porta finalmente si
aprì, mandai un’occhiataccia a Vanessa. “Come mai ci hai
messo tanto?”
Vanessa mi fissò allibita, ancora spettinata ed in
pigiama. Alzò un sopracciglio. “Perché
stavo dormendo.” Disse ovvia. “Che diavolo ci fai
qui alle sette di mattina di sabato?”
“Fammi entrare.” Dissi
urgentemente, ero agitata più che mai. “Ti prego, Vì, fammi
entrare.”
Vanessa si scansò dalla porta ed io mi fiondai in casa, cominciando a fare su e giù per il
salotto. Vanessa camminò lentamente, ancora molto assonnata, fino al
cucinotto e sbadigliò un paio di volte mandandomi un’occhiata
perplessa.
“Ti faccio della camomilla, Rose, ne hai decisamente bisogno.”
Io non mi trattenni più e scoppiai come una pentola a
pressione. “Sono andata a letto con Malfoy!”
Vanessa mi fissò basita, improvvisamente sveglia, la
pentola del the gli scivolò dalle dita. Fece due passi verso di me a
bocca aperta, io chiusi gli occhi e mi maledissi
mentalmente. “Sei… che cosa? Rose, che cosa?!Ma che diavolo ti è saltato nel cervello!”
Io cercai di respirare regolarmente, ma non capivo neanche
più che cosa stessi facendo. “Mi ha
baciata. Ieri, dopo l’udienza, in ascensore. Mi ha baciata
ed io non ho capito più niente!”
“No, no, no, no.” Fece Vanessa alzando entrambe
le mani. “Non ti sto seguendo… hai fatto sesso con Malfoy in ascensore?!”
Io sospirai frustrata. “No.” Mi sedetti sul divano ma continuai a muovere una gamba nervosamente.
“Lui mi ha baciata ed io sono scappata via. Poi
sono venuta a trovare Al.”
Lei rimase a bocca aperta. “E per questo che eri così strana ieri?”
Io annuii distrattamente. “Poi tu mi hai detto di
andare a casa. Ed io ci sono andata. Solo che non sono
andata a casa mia.” Dissi mordendomi un labbro e alzando appena gli occhi
su Vanessa. “Vì, io davvero non so che
diavolo mi è preso.”
Vanessa cercò di pensare razionalmente, come faceva
sempre. “Okey, perciò sei andata a casa
di Malfoy e ci sei andata a letto.”
Disse. “E’ stato uno sbaglio, uno sbaglio che può capitare e
che non ripeterai mai più ed io, tu e Malfoyfaremo finta di niente.”
Io la guardai come se fossi in pena. Mi vergognavo quasi a dirlo ma… “Non è stato uno sbaglio.”
Lei si schiarì la gola. “Rose, quante
volte…” Io abbassai lo sguardo e lei si arrese. “Va bene, non
voglio saperlo.”
Mi alzai di nuovo in piedi e feci su e giù per la
stanza un’altra volta. “Che diavolo devo
fare? Mi sposo tra una settimana! Per la miseria, una fottuta
settimana! Ed io ho la brillante idea di andare a
letto con un altro! Si può sapere che diavolo c’è che non
va in me? Devo avere qualcosa di sbagliato!”
Vanessa fece una smorfia. “Rose, non è per
rigirare il dito nella piaga, ma io ti avevo detto che
sarebbe finita così, con Malfoy.”
Io mi passai una mano sugli occhi e sospirai.
“Sì, sì, tu e Lily siete dei geni, va bene!”
“Rose, devi calmarti adesso.” Fece Vanessa.
“Tutto quello che devi fare d’ora in
avanti e non pensare più a quello che è successo ieri notte, come
se non fosse mai accaduto.”
“Vanessa,” Iniziai
parlando lentamente e scandendo bene ogni parola. “Vorrei tanto, credimi,
ma è stato decisamente il miglior sesso che
abbia fatto in tutta la mia vita. Non penso che riuscirò a dimenticarlo
tanto facilmente.”
Vanessa si sventolò con una faccia disgustata.
“Oddio, ringrazio che Al sia ancora in
ospedale.”
Mi sedetti di nuovo sul divano scotendo la testa.
“Sono davvero una stupida, ci sono cascata di nuovo.”
Vanessa ci mise qualche secondo a registrare le mie parole.
“Di nuovo?” disse guardandomi bene. “Rose, hai detto di
nuovo?”
Io arrossii ed imprecai di nuovo mentalmente. Mi schiarii la
gola, cercando di risultare casuale. “L’ho
detto?”
Lei mi mandò un’occhiataccia. “Sì,
Rose, l’hai detto.” Fece irritata. “Lo sapevo che non avresti
mai dovuto iniziare a lavorare con Malfoy, è
stata la tua rovina! Era tutto perfettamente a posto prima che quell’idiota si immischiasse!”
Io mi guardai in giro cercando di fare
finta di niente. “Già…”
Vanessa non se la bevve. Alzò un sopracciglio ed
incrociò le braccia. “Rose, che cos’è
che non mi stai dicendo?”
“Niente.” Dissi troppo in fretta. “Anzi,
mi pare di aver già detto abbastanza.”
“Oh, senza dubbio.” Fece Vanessa guardandomi
bene in faccia. “Ma qualcosa mi dice che stai
omettendo una parte fondamentale della storia.”
Sospirai e mi morsi un labbro. Tanto valeva dirgliela tutta.
“Jack non è stato il primo.”
Vidi della confusione sulla faccia di Vanessa ed aspettai
qualche secondo, così che riuscisse a fare due
più due. Sbarrò gli occhi e mi fissò allibita. “Malfoy è stato il primo? Malfoy?
Ma quando diavolo è successo? E perché
diavolo non mi hai mai detto niente?”
Continuai a mordermi il labbro voltandomi dall’altra
parte. “Eravamo ancora adHogwarts…
beh, a dire il vero era l’ultimo giorno ad Hogwarts…
non l’ho mai detto a nessuno.”
Vanessa era sempre più shockata. “Hai fatto
sesso per la prima volta con ScorpiusMalfoy il giorno del diploma nel castello di Hogwarts?” Si lasciò andare sul divano.
“Ho bisogno di sedermi.”
“Non lo dirai ad Albus, non
è vero?” Chiesi io preoccupata.
“Ma certo che non lo dirò ad
Al, non voglio che rischi di nuovo la vita!” Fece Vanessa.
“Rose ma perché non mi hai mai detto niente?”
Aveva un’espressione delusa. Io ripensai a quella
volta di tanti anni prima e scrollai le spalle. “Non è che non volessi dirtelo, Vì. Anzi,
avevo pensato che avrei preso il treno ed una volta a casa, quando saresti
venuta alla Tana, ti avrei confidato tutto.”
Sospirai pesantemente. “Ma poi sai com’è andata, lui
sparì ed io mi vergognavo da morire.”
Il viso di Vanessa si addolcì. Mi posò
gentilmente una mano sul ginocchio. “Rose, perché mai avresti
dovuto vergognarti?”
“Perché ero stata
un’idiota.” Dissi io, sentendomi tutt’ora una vera
idiota. “Si era preso quello che più gli interessava e poi se
n’era andato, mentre io mi ero fatta mille illusioni. Mi sentivo stupida
e mi vergognavo.”
“Lo sai che non ti avrei mai
giudicato.” Disse lei gentilmente. “Forse Al sì, ma
io no.”
“Al mi avrebbe uccisa.” Feci io sbuffando.
“No, Al avrebbe ucciso Malfoy
ed io probabilmente l’avrei lasciato fare.” Disse Vanessa.
“Si preoccupa solo per te.”
“Cercando di mandare a monte
il mio matrimonio?” Feci io sarcastica.
Vanessa scrollò le spalle. “Beh, a quanto pare ci stai riuscendo da sola.” Bussarono
alla porta d’ingresso. “Aspettami qui, vado
ad aprire.”
Io annuii e la seguii con lo sguardo
mentre andava ad aprire la porta. Mi guardai un po’ attorno,
cercando di ammazzare il tempo.
“Sorpresa!” Sentii la voce di
Al, urlare.
Mi voltai di scatto, Al era tornato
più in forma che mai dato che non aveva dato a Vanessa neanche la
possibilità di dire niente, l’aveva alzata di peso e l’aveva
baciata come se fossero stati separati per anni. Io mi schiarii la gola
cercando di rendere nota la mia presenza prima che la cosa degenerasse.
“Oh!” Fece Al staccandosi improvvisamente da
Vanessa. “Rose! Non sapevo che fossi qui!”
“Sono sempre qui quando posso
dar fastidio.” Mi alzai dal divano infilando le mani in tasca.
“Vedo che ti sei rimesso bene.” Ridacchiai.
Al arrossì e Vanessa rise scotendo la testa. “Perché non hai usato la Metropolvere?
E non sapevo che ti avrebbero mandato a casa
così presto!”
Lui scrollò le spalle. “Volevo fare una
sorpresa.” Disse eccitato. “Beh, che mi sono perso?”
Io e Vanessa ci scambiammo uno sguardo veloce.
“Niente.” Urlammo.
Al alzò un sopracciglio e
scoppiò a ridere. “Va bene, sono cose da donne. Non voglio
saperlo. Ehi, Rose, come ti senti oggi? Ieri eri così strana, non
sembravi neanche tu.”
“Già, probabilmente ero sotto Imperius.” Dissi. “Sarebbe l’unica
spiegazione razionale.”
“Sarebbe la soluzione ai tuoi problemi.” Fece
Vanessa sottovoce.
**
“Rose, tutto ok?”
Rigirai la forchetta nel piatto un paio di volte e feci una
smorfia. Mia madre mi guardò preoccupata, era sempre preoccupata
quando non mi ingozzavo come Hugo e
papà. Scrollai le spalle.
“Non ho molta fame.” Dissi.
Mamma corrucciò la fronte. “Non hai
fame?” Chiese. “Rose, capisco che tu sia nervosa per via del
matrimonio, ma dovrai pur mangiare qualcosa.”
Papà alzò la testa dal suo piatto e mi
mandò un’occhiata veloce. “Oh andiamo Hermione, lasciala in pace. Non sembra per niente
deperita, se proprio lo vuoi sapere.”
“Infatti sto
benissimo.” Dissi io sbuffando. “E non sono nervosa per via del
matrimonio.”
Hugo rise. “Ormai questa
storia del matrimonio sta diventando una noia mortale.”
“Hugo!” Lo riprese mia madre. “Voglio proprio vedere come la
prenderai tu quando sarà il tuo matrimonio
e…”
“Io non mi sposerò mai.” La interruppe Hugo riprendendo a mangiare. Io cercai di nascondere un
sorriso mangiucchiando appena dal mio piatto. Mia madre sembrò scandalizzata ma papà non si scompose e
continuò a mangiare.
“Non pensare che ti manterrò a vita.”
Disse papà calmissimo. “Piuttosto ti compro una casa, ma prima o poi ti voglio fuori dai piedi.”
“Ron!” Fece mamma
sempre più scandalizzata. “Ma insomma, ti
sembrano discorsi da fare!”
Io e Hugo ci scambiammo
uno sguardo cercando di non scoppiare a ridere. Papà scrollò le
spalle. “Se vuoi mantenere tuo figlio fino a quando
non saremo sotto sei spanne di terra, accomodati.”
Mamma scosse la testa e si voltò verso Hugo. “Tesoro, sicuramente parli ancora così
perché non hai incontrato la ragazza giusta, ma vedrai che
arriverà anche il tuo momento. Non demoralizzarti così,
c’è ancora tempo.”
Hugo scosse la
testa completamente rilassato. “Oh ma io non sono demoralizzato,
anzi. Voglio seguire il mito di zio Charlie.
Dannazione, ma l’avete visto quanto è felice e rilassato?
Scommetto che si sco…”
“Hugo!” Urlò
mia madre, io e papà scoppiammo a ridere.
“…che esce con una ragazza diversa alla settimana.” Si riprese Hugo.
Poi fece il suo solito irresistibile sorriso. “Che
c’è di male?”
“Niente.” Fece papà. “A patto che
ti paghi le tue donne con i tuoi soldi.”
Mia madre lasciò perdere la
cena e prese due piatti alzandosi in piedi. “Io… comincio a rigovernare, è meglio!”
Papà, Hugo ed io ridacchiammo sommessamente per non farci sentire dalla
mamma. Non appena la mamma svoltò l’angolo, papà si
voltò verso di me ancora mezzo ridente. Hugo
era ancora praticamente sdraiato sul tavolo.
“Va tutto bene, non è vero, Rose?” Fece
papà. “Non voglio fare il genitore apprensivo, voglio solo sapere
se stai bene, se hai bisogno di qualcosa.”
Io scrollai le spalle con un sorriso. “Mi sento solo
in una terribile confusione. Ma sto bene.”
“Sposarsi è un po’ stressante.”
Fece papà con una smorfia. “Ma manca poco, questa settimana
volerà e prima che tu te ne accorga sarà
tutto finito.”
Io sorrisi e annuii. “Sai, è
solo l’idea di aver dimenticato qualcosa. Con tutte le
stupide tradizioni che ci sono. Solo ieri Lily se
n’è venuta fuori che per sposarmi mi manca qualcosa di nuovo,
qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato e qualcosa di blu. Tu sapevi
che ci fosse una tradizione del genere?”
Papà scosse la testa mangiando. “Io mi sono solo presentato all’altare, al resto ha pensato
tua madre.
“Beh, potrei prestarti un po’ di buonsenso e
magari cambieresti idea sul matrimonio.” Fece Hugo ridacchiando.
Io lo guardai male. “Ah-ah,
divertente.”
Mamma rientrò nella stanza. “Perché mai Rosedovrebbe
cambiare idea sul matrimonio?”
Io sospirai sconfitta. “Lascia
perdere mamma, è una cosa a cui ormai combatto da mesi.” E che stavo rovinando espressamente con le mie mani.
“Ehi, non c’è una fetta di torta?”
“La torta!” Saltò su mia madre lasciando
andare un piatto che si frantumò in mille pezzi. “Oddio Ron! Ho dimenticato di fissare la torta per il
matrimonio!”
Papà rimise insieme il piatto con un semplice ‘Reparo’ e scrollò le spalle. “Okey, domani andremo a commissionarla.” Fece calmo.
“E’ una torta, quanto credi che ci vorrà per
realizzarla?”
Mamma mi fissò agitata. “Non abbiamo neanche
deciso come la vogliamo… ci vuoi scritto
qualcosa sopra, Rose?”
‘Scusa Jack, sono una traditrice’. “No.” Dissi scrollando le
spalle. “No, è meglio di no.”
Hugo mi fissò alzando un
sopracciglio. “Sei sicura di stare bene, Rose, e di non aver preso la
sindrome di Lily? Sembri più matta del solito.”
“Penso che andrò a dormire.” Dissi io
sbadigliando. “Sono solo stanca.”
Mia madre annuì. “Oh sì, devi riposare
Rose. Va’ avanti, vengo a sistemarti le coperte.”
“Mamma, non ho cinque anni.” Dissi.
Hugo si voltò verso
papà. “E’ sempre stata così dannatamente
maniacale?”
Papà sospirò pesantemente. “No.”
Disse. “Adesso è molto migliorata.”
**
Il fine settimana passò in fretta, decisamente
troppo in fretta per me. Il solo pensiero di dover mettere piede in ufficio, e
quindi confrontarmi con Malfoy, mi faceva
rabbrividire. Non avevo ancora seriamente ripensato a quello che era successo,
era come se la mia mente facesse di tutto per cancellare quel ricordo e mi
costringessi a pensare solo al matrimonio e alla mia felicità con Jack.
Feci un respiro profondo ed entrai in ufficio, Irene mi
salutò cordialmente mentre posavo le mie cose
sulla scrivania.
“Rose, so che sei appena arrivata, ma il capo vuole
vederti.”
Io annuii mandando un’occhiata alla porta di Scorpius. Di Malfoy. Di ScorpiusMalfoy. Mi feci coraggio, cercando la poca dignità che mi
rimaneva, ed entrai nell’ufficio. Malfoy era in
piedi accanto alla scrivania, rileggendo alcune carte tra migliaia di fogli che
occupavano il tavolo. Mi schiarii la gola annunciando la mia presenza.
“Oh.” Fece Malfoy
voltandosi sorpreso. “Ho alcuni fascicoli per te.”
Deglutii e andai verso di lui, che mi porgeva i fascicoli.
Li presi e feci finta di leggere, pur di non guardarlo in faccia. “Niente
di importante come un omicidio, spero.”
Malfoy scosse la testa, fissando
altri fogli. “No, sono solo robette. Spero che
tu riesca a finirli entro la settimana.”
Io alzai improvvisamente gli occhi su di lui. “Perché entro la settimana?”
Malfoy corrucciò la fronte
e si schiarì la gola chiaramente a disagio. “Beh, ti sposi
sabato.” Disse quasi sottovoce. “E poi Jordan
mi ha detto che hai preso un mese per la luna di miele
e tutto il resto…”
“Oh!” Feci come se mi fossi ricordata solo
allora che avevo organizzato una luna di miele. “Oh! Sì, io mi
sposo.” Dissi stupidamente.
“Già…” Fece Malfoy
schiarendosi di nuovo la gola. “Senti, se vuoi un fascicolo
solo…”
Fece per prendere uno dei miei fascicoli dalle mie mani, ma quando le nostre mani si sfiorarono entrambi
sobbalzammo ed alzammo la testa di scatto, guardandoci negli occhi. Io arrossii
e distolsi lo sguardo.
“Avresti anche potuto aspettare che mi svegliassi.” Disse dopo un momento di silenzio.
Io mi morsi un labbro e sfogliai di nuovo il fascicolo.
“Ero di fretta, avevo un appuntamento.”
“Con Jack?”
Trovai il coraggio di alzare finalmente gli occhi su di lui,
il grigio delle sue iridi era talmente profondo che mi parve di guardare dentro
ad un pozzo senza fondo. Spostai il peso sull’altra gamba, un po’ a
disagio e abbassai di nuovo la testa.
“No.”
Lo sentii sospirare e si appoggiò alla scrivania.
“Perché sei venuta a cercarmi?”
Scrollai le spalle rialzando la testa. “Io non lo
so.”
“Io penso di sì.” Disse lui serio
sorprendendomi. “Penso che tu sappia esattamente perché e se tu
avessi un minimo di decenza nei tuoi confronti, annulleresti il tuo fasullo
matrimonio.”
Io lo fissai shockata, ebbi bisogno
di qualche secondo di più per riscuotermi e ribattere. “Il mio
matrimonio non è fasullo!” Cominciai ad alzare la voce. “Ed è tutta colpa tua, sei stato tu a baciarmi in
ascensore! Cosa diavolo ti è saltato in mente? Finalmente quando qualcosa va bene nella mia vita, arrivi tu a
distruggere tutto!”
Malfoy scosse la testa e
sbuffò una risata. “Eccola lì, la vecchia Rose Weasley.”
Corrucciai la fronte. “Come?”
“Sai benissimo di avere torto eppure continui a
litigare cercando di far ricadere la colpa su di me.”disse in una smorfia. “Tipico.”
Io battei un piede a terra. “Questo non è… tipico…
è una cosa razionale! Fino a che non sei piombato di nuovo nella
mia vita andava tutto a meraviglia.”
Lui allargò le braccia allucinato.
“Perché, io non potrei dire lo stesso
della mia?” Scosse la testa. “E prova a chiederti come mai stai per
sposare Jack Russell e vieni a letto con me.”
Sentivo la rabbia pulsarmi nelle vene. “E’ stato
un incidente.” Dissi a denti stretti.
“Per tre volte?” Chiese lui incredulo. “Mi
pare un po’ strano che gli incidenti si ripetano a distanza di qualche
ora, non trovi?”
“Io sposerò Jack
sabato mattina.” Dissi ferma. “Prova a fartene una ragione.”
Malfoy mi guardò per
qualche secondo, poi sospirò e tornò a sedersi dietro la
scrivania. “Fai come ti pare, Weasley.”
Alzai un sopracciglio. “Posso andare?”
“Accomodati pure.” Disse sarcastico.
Esitai un attimo, un solo attimo,
prima di dargli le spalle e camminare a gran passo per uscire dal suo ufficio.
Chiusi la porta con forza alle mie spalle. Irene alzò un sopracciglio fissandomi perplessa, io la guardai
con sufficienza cercando di trattenere la mia rabbia.
“Io mi sposo sabato!” Dissi con forza.
Lei mi guardò un po’ spaesata.
“Sì... lo so.”
“Bene!”
**
Vi lascio brevemente
con questo capitolo augurandovi un Buon Natale e Felice anno nuovo (sperando
che sia veramente felice) con la speranza come sempre che questo capitolo sia
di vostro gradimento!
No matter what I do
All I think about is you
Even when I’m with my Boo
Boy, you know I’m crazy over you
No matter what I do
All I think about is you
Even when I’m with my Boo
You know I’m crazy over you(Nelly feat
Kelly Rowland)
“Ci siamo davvero...”
Sussurrai guardandomi allo specchio. Il vestito bianco che
avevo addosso sembrava risplendere di luce propria, mi sentivo una specie di
fata. Non avevo neanche avuto il tempo di rendermi conto come fossi finita
dentro a quel magnifico abito, mi ero svegliata quella mattina e tutti
sembravano letteralmente impazziti e in un batter d’occhio mi ero
ritrovata bella e acconciata.
Ed era andato tutto secondo i piani. Avevo il mio bel
vestito addosso, i capelli sistemati, le scarpe col tacco, il bouquet tra le
mani che altri non era che l’orgoglio di Lily.
Ero già in chiesa, rinchiusa in una piccola stanza
aspettando di fare l’entrata trionfale. Ero sicura che Jack fosse
già pronto sull’altare, in attesa, con la sua solita aria nervosa
che aveva sempre prima delle partite.
Vanessa mi sistemò il velo. Aveva una faccia da
funerale. “Già, ci siamo.”
Sospirai e lanciai un’occhiata fugace a Lily ed Al,
che erano impegnati a chiacchierare in un angolo. “Lo so che sei
totalmente contraria a quello che sto per fare.” Dissi in un sussurro.
“Ma potresti almeno fingere?”
Vanessa abbozzò un sorriso poco convinto. “Non
è che non voglio che ti sposi con Jack… sono stata io a dirti di
fare finta di niente.” Disse. “Solo che mi sento così in
colpa. Avresti fatto meglio a tenerti tutto per te.”
“Non è successo niente!” Feci io decisa,
cercando di convincere più me stessa che Vanessa. “Io non ho idea
di cosa tu stia parlando.”
“Rose…”
“Non ho idea di cosa tu stia parlando.” Ribattei
con forza, tra i denti.
Lei sospirò e non aggiunse altro. Lily si
voltò verso di me, raggiante. Aveva un bel vestito rosso sangue e le
labbra piene di sorrisi. Si portò una mano al petto commossa.
“Rose, sei magnifica!” disse quasi con le lacrime
agli occhi. “Jack sarà così fiero.”
Al roteò gli occhi al suo fianco e tirò su col
naso. “L’hai già detto, Lily. Otto volte.” Mi sorrise
scrollando le spalle. “Pensi di essere pronta?”
Sospirai pesantemente ma un po’ con difficoltà,
dato il corpetto stretto attorno al mio corpo. Annuii. “Sì, penso
di sì. Ma anche con questo bel vestito mi sento sempre la solita goffa
Rose. Spero solo di non cadere lungo il corridoio, morirei dalla
vergogna.”
“Mi assicurerò che non accada.”
Mi voltai con un sorriso, papà faceva capolino dalla
porta. Lo guardai senza muovere un muscolo, avevo paura di distruggere tutto
quel lavoro perfetto.
“Papà.” Dissi. “Giura di non
mollarmi!”
Papà rise genuinamente ed annuì.
“Tesoro, se fosse per me non ti mollerei neanche all’altare. Ma
temo di lasciarti andare o tua madre non me la perdonerà mai.”
Disse scrollando le spalle. “Quando te la senti, Rose, dovremmo
andare.”
“Oh!” Mandai uno sguardo verso l’orologio
appeso alla parete. Era già ora? “Va bene, solo qualche altro
minuto.”
Papà annuì. “Quando vuoi, Rose. Ti
aspetto qua fuori.”
Non appena papà chiuse la porta io mi ritrovai a
rilasciare un lungo sospiro. Ero davvero agitata, più di quanto
immaginassi. Morivo dalla paura di rovinare tutto.
Al cercò di trattenere una risatina, dovevo sembrare
davvero stupida. “Lo sai, Rose, puoi anche respirare. Non penso che un
po’ d’aria manderà in rovina il tuo vestito. Sembra che ti
abbiano ingessato.”
Io lo guardai male. “Beh, non sono abituata a mettere
questo tipo di vestiti.”
Al ridacchiò tra sé e guardo l’ora al
polso. “Credo di dover andare a prendere il mio posto.” disse.
“Ci vediamo all’altare, Rose, va bene?”
Io cercai di sorridere, ma ne uscì solo una smorfia
nervosa. “Arrivo in un minuto.”
Feci un altro sospiro mentre Al lasciava la stanza. Mi
voltai verso Vanessa. “Potresti…”
Vanessa mi capì al volo e con l’aiuto di Lily
afferrò il fondo del mio vestito e mi aiutò ad uscire dalla
stanza. Era praticamente impossibile camminare con quella bomboniera addosso.
Papà era appena fuori dalla porta e mi sorrise incoraggiante non appena
mi vide arrivare. Mi offrì il braccio ed io lo strinsi forte.
“Mamma e Hugo sono già seduti in prima
fila.” Disse. “Ma ti mandano un bacio.”
Io annuii distrattamente cercando di respirare normalmente.
“C’è tanta gente?”
Papà fece del suo meglio per non ridere.
“Quelli che avete invitato, suppongo.”
“Giusto.” Dissi. “Papà non mi
mollare.”
Mi strinse forte il braccio ed incrociò le dita della
mia mano con la sua. Ci scambiammo un sorriso d’intesa prima che la
grande porta si aprisse davanti a noi. Jack era in piedi all’altare
rigido come una statua. Io mi sentivo praticamente pietrificata e ringraziai
mentalmente papà quando mi diede una spinta per cominciare a camminare.
Cominciai a percorrere il corridoio lentamente, tutti si
voltarono verso di me al sincrono. Non ricordavo neanche di aver invitato tanta
gente. Tutti sorridevano, sentii alcuni commentare il mio vestito, i parenti
più stretti cercavano di trattenere le lacrime. Hugo era praticamente
l’unico che più che trattenere le lacrime cercava di trattenere le
risate.
Alzai lo sguardo, dritto davanti a me Jack mi aspettava con
il suo solito sorriso nervoso. Quando infine lo raggiunsi, papà mi
lasciò andare. Gli feci un gran sorriso, di quelli che di solito serbavo
solo per lui, cercando anche di calmarmi e di tranquillizzarlo.
“Mi fa piacere vederti qui.” Dissi sottovoce
scherzando.
Jack cercò di camuffare una risata e annuì.
“A chi lo dici.”
Il pastore si schiarì la gola ed in chiesa ci fu
improvvisamente il silenzio. Io presi le mani di Jack e le strinsi forte nelle
mie. “Siamo qui riuniti oggi per unire questa coppia nel sacro vincolo
del matrimonio.” Fece una piccola pausa. “Il matrimonio non
è solo una cerimonia, è un’unione sacra che lega due
persone spiritualmente…”
Io smisi di ascoltare quello che il pastore diceva e mi
concentrai completamente su Jack, che continuava a sorridermi. Era sempre bello
e perfetto, che non sembrava essere vero. Mi piegai verso di lui.
“Sei nervoso?” Sussurrai.
Jack fece cenno di sì con la testa. “Neanche
all’ultima di campionato ero così nervoso.”
Io sorrisi e cercai di ricordare quanto fosse stato teso
all’ultima di campionato. Ma poi ricordai tristemente che io quel giorno
non ero andata allo stadio perché ero stata troppo impegnata a risolvere
il caso di Jeremiah Kein. Mi sentii così in colpa.
Mi voltai verso Al, che sorrise incoraggiante, e mi chiesi
se per caso non avesse ragione. Stavo facendo la cosa giusta?
“… perciò se qualcuno conosce qualche
ragione per cui non dovrei unire questa coppia nel sacro vincolo del matrimonio
lo dica ora o taccia per sempre.”
Cominciavo a pensare di avere un bel po’ di ragioni ma
sarebbe stato un po’ strano se proprio io mi fossi azzardata a dire
qualcosa. Ci pensai ancora un po’ su e quando stavo per aprire bocca,
qualcuno si schiarì la gola al centro della chiesa. Io e Jack ci
voltammo sorpresi.
Mi mancò letteralmente il respiro quando vidi la mano
alzata di Scoprius Malfoy, che sedeva sull’estremità della panca
in mezzo a tutti gli altri invitati.
Mi voltai velocemente cercando Vanessa con lo sguardo,
seduta sulla prima panca davanti all’altare. Si passò una mano
sulla faccia. Entrambe sapevamo cosa sarebbe venuto subito dopo.
Il pastore lo guardò un po’ interdetto.
“Oh… oh beh… c’è qualcosa…
c’è qualcosa che vuole dire?”
Malfoy si alzò in piedi, lentamente, e si
spostò al centro del corridoio in modo che tutti potessero vederlo.
“Io ho una ragione per cui lei non dovrebbe sposare questa coppia.”
Tutti lo guardarono in attesa. Il pastore si guardò
attorno. “E quale… quale sarebbe?”
“Rose è venuta a letto con me la settimana
scorsa.”
Ci fu un improvviso silenzio. Io mi sentii gelare, sapevo
che sarebbe successo, ma non pensavo che sarebbe stato così diretto.
Jack si voltò lentamente verso di me, la bocca semiaperta dallo stupore.
“Rose…” fu tutto quello che riuscì
a sussurrare.
Tutti aspettavano una mia reazione ma io ero talmente gelata
che non osavo neanche respirare. Solo dopo diversi minuti riuscii a voltarmi
verso Jack che mi fissava ancora con stupore, in attesa che dicessi qualcosa.
Io scossi la testa. “Mi dispiace, Jack.”
Scesi di corsa dall’altare, sentivo già le
lacrime pungermi gli occhi. Non sapevo se ero più triste o arrabbiata, e
probabilmente se si potesse realmente morire di vergogna mi sarei accasciata al
suolo. La mia più grande paura si era realizzata, avevo rovinato tutto.
Avevo rovinato tutto ed era tutta colpa mia. Mia e di Malfoy.
Mi fermai di botto, ero arrivata quasi in fondo al corridoio.
Mi voltai indietro e vidi Malfoy ancora al centro del corridoio. Tornai sui
miei passi e mi fermai davanti a lui, tutti trattennero il fiato.
Senza dire niente gli scaraventai addosso il bouquet
colpendolo con rabbia e forza fino a quando i fiori non si sfaldarono del
tutto.
Lo lasciai lì in mezzo ricoperto di petali e scappai
via, a rinchiudermi nella prima stanza che avrei trovato.
**
“Si può?”
Mi voltai verso la porta, Al faceva capolino con un timido
sorriso. Mi ero andata a rifugiare nella stanza accanto alla chiesa, dove avevo
passato gli ultimi minuti prima del matrimonio. Era almeno una mezz’ora
che continuavo a sentire del chiacchiericcio davanti alla mia porta e davvero
mi chiedevo quanti invitati ci fossero.
“Vanessa mi ha raccontato tutto quello che è
successo la settimana scorsa.”Disse chiudendosi la porta alle spalle.
Io sospirai guardando fuori dalla finestra. Non avevo voglia
di parlare, avevo solo voglia di piangere e di disperarmi. Non potevo fare a
meno di chiedermi quando e come avevo deciso di buttare tutto all’aria
quando potevo essere felicemente sposata con Jack Russell.
Al sembrò capirmi e non disse nient’altro.
Rimase in silenzio a farmi compagnia, perché sapeva bene che al momento
era l’unica cosa di cui avevo bisogno. Gli mandai un’occhiata
veloce.
“Grazie.” Mormorai prima di voltarmi di nuovo.
Bussarono alla porta ed io chiusi gli occhi sospirando
pesantemente. Al andò ad aprire. Sentii dei passi ma nessuno disse
nulla, non so se avessero più paura che potessi scoppiare in lacrime o
sfogare in una crisi isterica dando completamente di matto. Qualcuno mi
raggiunse, sentii una presenza alla mie spalle prima che una mano mi
accarezzasse i capelli. Era l’odore di papà.
Mi voltai appena, Vanessa era seduta accanto ad Al nel mezzo
nella stanza. Hugo e la mamma stavano in piedi vicino alla porta e Lily vicino
a loro con la schiena appoggiata al muro.
“Sarebbe stato cento volte meglio inciampare nel mezzo
del corridoio.” Cercai inutilmente di scherzare, ma l’amaro in
bocca era troppo forte.
Papà sospirò ed annuì. “Per
quello almeno avrei potuto fare qualcosa.”
Chiusi di nuovo gli occhi cercando di cancellare quegli
ultimi momenti dalla mia testa. Guardai fuori dalla finestra,
all’orizzonte. “C’era la stampa, non è vero?”
Sentii il silenzio perforarmi le orecchie e senza volerlo mi
avevano già dato la risposta che cercavo.
La voce della mamma mi riscosse. “Rose, dovresti
andare a casa, cambiarti e fare una doccia. Se vuoi mangiare qualcosa
posso…”
“Grazie.” Dissi debolmente voltandomi verso di
lei. “Ma penso che per ora…”
Mi bloccai all’istante, qualcuno era appena apparso
sulla soglia della porta. Tutti gli altri si voltarono a guardare. Scorpius
Malfoy teneva ancora la maniglia con a seguito il suo fidato Dylan Zabini.
Tutta la debolezza e la spossatezza che sentivo svanì in un istante.
Sentii il sangue ribollire improvvisamente nelle vene e gli puntai un dito
contro camminando furiosa verso di lui.
“Tu! Tu che diavolo ci fai ancora qui?” Urlai.
“Non ti è bastato mandare all’aria il mio matrimonio? Non ti
è bastato rovinare tutto quanto? Sei ancora qui?”
Malfoy non si scompose neanche un po’. Dio se lo odiavo. Fece un passo dentro la
stanza senza guardarsi troppo intorno nonostante tutti lo stessero fissando in
attesa di una reazione.
“Non ho rovinato il tuo matrimonio.” Disse senza
troppo pathos. “Ti ho salvata, Weasley.”
Io feci un passo indietro corrucciando la fronte. “Di
cosa diavolo… di cosa diavolo stai parlando?”
“Di tutto quanto questo. Jack non è il tuo
uomo, questa non è la tua chiesa e quello decisamente non è il
tuo vestito. Questa…” Disse indicandomi da capo a piedi.
“… non è Rose Weasley.”
Io deglutii a fatica, nessuno osò interrompere quella
spiacevole conversazione. Potei immaginare le loro facce ma non mi voltai
neanche mezzo secondo, tenni lo sguardo dritto negli occhi di Malfoy. “Io
amo Jack. Questo vestito è di sua madre e…”
“Già, di sua madre.” Interruppe con un
risolino amaro. “E chi ha scelto la chiesa? Non tu immagino.”
Spostai lo sguardo, a disagio. Era vero, non avevo scelto
neanche la chiesa ma quello… “… non significa niente!”
Malfoy mi fissò esterrefatto. “Non significa
niente? C’è una sola cosa che tu abbia scelto per il tuo matrimonio?”
“Sposo a parte.” Fece Zabini ancora sulla soglia
della porta. Si guardò intorno puntando poi gli occhi su Lily che stava
proprio al suo fianco. “Bel vestito, Potter.”
Lily lo fulminò con lo sguardo incrociando le braccia
al petto. “Non ci starai provando, spero.”
Zabini le rivolse un sorriso. “Non lo so,
funziona?”
Lily fece una faccia disgustata.
“Sparisci…”
Malfoy sospirò esasperato “Dylan!”
Tornò a guardarmi serio. “Guarda in faccia alla realtà,
Weasley, tu non sei mai stata innamorata di Jack. Tu eri innamorata
dell’idea di essere innamorata di Jack Russell. Tanto da dimenticare
tutto il resto e non opporti a niente. La Rose Weasley che conosco io non
avrebbe mai messo uno stupido vestito gonfio di tulle per celebrare il suo
matrimonio in una chiesa!”
“Adesso basta!” Urlai al limite, cercando come
potevo di trattenere le lacrime. “Vattene immediatamente da qui! Non
voglio vederti mai più!”
Malfoy non disse niente, mi fissò quiete qualche
secondo ancora prima di voltarsi e fare un gesto a Zabini, lasciando
definitivamente la stanza.
Non appena fui sicuro che fosse abbastanza lontano mi
accasciai in terra e cominciai a piangere, papà e mamma corsero subito
al mio fianco. Sentii la mano forte di papà accarezzarmi i capelli,
cercando di calmarmi.
“Tesoro, non c’è bisogno di piangere. Non
devi dar retta a Malfoy.”
“Ma ha ragione!” Urlai io tra le lacrime.
“Io lo odio questo vestito!”
Mamma e papà mi fissarono allucinati. Mamma
parlò sottovoce, quasi avesse paura di disturbare la mia ira.
“Credevo… siamo stati mesi a preparare tutto e credevo… Rose
se non ti piaceva potevi semplicemente dirlo.”
Io scossi la testa tra me, sentivo le lacrime scendermi
copiose sulle guance. Mi sentivo stanca, spossata, avrei solo voluto stendermi
in un letto e dormire per giorni. “Ha ragione su tutto.” Dissi infine
con fatica. “Questa…” Mi indicai. “Questa non è
Rose Weasley.”
“Non essere troppo dura con te stessa, Rose.”
Fece papà continuando ad accarezzarmi. “Vedrai che
sistemerà tutto e…”
Alzai una mano per fermarlo. “Voglio solo andare a
casa.”
**
I’m sooooooooo
sorry!!!
Lo so che vi ho
abbandonati per mesi e mesi e nessuno aveva mie notizie e mi avete dato per
dispersa… e ora sto facendo la melodrammatica! XD
Ad ogni modo mi
dispiace, ma in questo periodo ho veramente pensato a tutto meno che a scrivere,
dato che la mia vita è andata un po’ come quella di Rose… in
pezzi!
Spero comunque che
anche se in ritardo clamoroso vi sia piaciuto questo capitolo, capitolo
saliente tra l’altro, e sono sicura che molti di voi ringrazieranno che
Jack se ne sia finalmente uscito di scena XD poor Jack!
Vi lascio con i miei
ossequi e spero di tornare presto con il nuovo capitolo “Damaged”
Era caldo, fuori doveva esserci un bel sole ma io non potevo saperlo
perché le tapparelle della mia camera erano perennemente abbassate
DON’T
TELL DAD
14. Damaged
Damaged, Damaged
I thought that I should let you know That my heart is Damaged
So Damaged
And you can blame the one before(Danity Kane)
Era caldo, fuori doveva esserci un bel sole
ma io non potevo saperlo perché le tapparelle della mia camera
erano perennemente abbassate. Non sapevo neanche da quanto tempo ero rinchiusa
là dentro, dopo il fallimento del mio matrimonio uscivo
dalla camera solo per mangiare e fare una doccia. Non sapevo da quanto tempo
era che non parlavo davvero con qualcuno. Non sapevo cosa era successo intorno
a me nel tempo che ero stata rinchiusa in camera e non
mi importava.
L’unica cosa di cui ero assolutamente certa era che
nel giro di qualche secondo ero riuscita a buttare al
vento gli sforzi di una vita. Di una vita pianificata con JackRussell. Ero stupida, non trovavo
altra scusante.
“Non può continuare a stare là
dentro!” Sentii la voce di Vanessa nel corridoio. Vanessa veniva a casa
quasi ogni giorno. La sentivo urlare attraverso le mura, ma nessuno entrava mai
nella mia camera.
“Sto cercando di farla ragionare.” Disse la voce
della mamma. “Ma non vuole saperne di uscire.”
“Beh, forse qualcuno dovrebbe buttare giù la
porta a calci!”
Io sospirai e tornai a fissare la finestra, solo pochi raggi
riuscivano a filtrare attraverso i buchi delle tapparelle. Sentii bussare
freneticamente alla porta ma non diedi segno di aver
sentito, nonostante Vanessa si stesse sgolando dall’altra parte della
parete.
Per cosa avrei dovuto rispondere? Per passare una giornata
d’inferno? Non osavo neanche immaginare cosa sarebbe successo se avessi
messo un piede fuori di casa. I giornalisti erano stati appostati sotto la mia
finestra per settimane. Poi si erano stufati. O forse
papà li aveva presi a calci, non saprei dire.
“Ti prego, Rose, apri questa maledetta porta!”
Implorò Vanessa.
La camera puzzava di chiuso. Io stessa probabilmente puzzavo
di chiuso. Ero diventata un po’ come la vecchia
signora dei gatti che abitava sul fondo della strada, solo che io non avevo
nessun gatto.
“Perché non usiamo semplicemente un Alhomora e la trasciniamo fuori?” Era la voce di Hugo, cercava di parlare sottovoce ma
potevo sentirlo chiaramente dato il silenzio penetrante della stanza.
“Ha solo bisogno di tempo.” Rispose mia madre.
“Tempo? Sono mesi che sta chiusa là
dentro!” Si impuntò Vanessa. “Come
pensa che possa rifarsi una vita se non si decide neanche ad uscire da quella
camera?”
Ero stanca. Mi avvicinai a letto e mi stesi. Non volevo
più sentirli parlare.
“Perché non torni
domani, Vanessa?”
Solo qualche passo e poi ci fu il silenzio. Ero di nuovo immersa nella pace. Chiusi gli occhi e mi
addormentai, nella mia piccola stanza che sapeva di chiuso.
**
Quasi tutti i miei parenti erano passati a
trovarmi. Se ne stavano dall’altra parte della porta e mi
raccontavano delle storie e chiacchieravano con me come se stare in piedi e
parlare ad una porta chiusa fosse una cosa normale.
James mi aveva raccontato che
nonostante avesse sempre avuto molti problemi a tenersi una ragazza, la sua
storia con Linda continuava senza problemi. Zia Ginny
preparava torte tutti i giorni in caso decidessi di
uscire dalla mia stanza e Al mi raccontava dei suoi problemi a lavoro. Ma se
non altro nessuno aveva più provato a avvelenarlo.
Vanessa veniva tutti i giorni. Ed
era sempre arrabbiata. Ma di solito si limitava ad
arrabbiarsi dall’altra parte del muro fino a che un giorno non
buttò letteralmente giù la porta.
“Ora mi sono proprio stufata!”
Era seguito un botto e la porta era
crollata a terra. Io non battei ciglio. Mia madre si portò le mani nei
capelli.
“Hai buttato giù la porta!” Urlò.
“Era necessario.” Fece Vanessa. Marciò
fino alla finestra e la spalancò, lasciando entrare un enorme fascio di
luce che quasi mi accecò. Non ero abituata alla luce,
mi bruciarono gli occhi. “Adesso basta, Rose! Il tempo è
scaduto!”
Io la guardai con sufficienza. Era
cambiata, ingrassata, la sua pancia era diventata enorme. Alzai un sopracciglio confusa e cercai la mia voce che ne
uscì solo roca.
“Che ti è
successo?” Chiesi.
Vanessa sospirò. “Sono incinta.” Disse.
“E il tempo passa mentre continui a stare qui
dentro. Sono passati due mesi, Rose. Adesso è veramente arrivato il
momento di farla finita.”
Rimasi un attimo shockata, mi
voltai verso la porta dove mia madre stava appoggiata. “Due mesi?”
Dissi allucinata. “Sono stata quassù per due mesi?”
Mia madre annuì debolmente e Vanessa incrociò
le braccia al petto. “Senti Rose, nessuno dice
che tu non abbia avuto il diritto di startene un po’ per conto tuo a
sbollire la situazione… ma adesso sta diventando eccessivo! Devi
riprendere il tuo lavoro, la tua vita, andare
avanti…”
Ci pensai un attimo su e poi chiesi l’unica cosa a cui
potevo pensare al momento. “Jack?”
Vidi Vanessa scambiarsi uno sguardo preoccupato con la
mamma. “Credo che sia… ancora in vacanza…”
Avevo un certo fiuto per le bugie. E
conoscevo Jack. Scossi la testa. “Jack non
andrebbe mai in vacanza con una situazione del genere alle spalle. Posso avere
la verità?”
Mamma intervenne entrando dentro la stanza. “Tesoro,” cominciò cercando le parole. “La
stampa ha scritto delle cose orribili su voi due, Jack sta
cercando di… di riprendersi la sua carriera e…”
Io chiusi gli occhi lentamente. Era tutta colpa mia.
“Ha chiamato Jordan un paio
di settimane fa.” Disse Vanessa cambiando
totalmente discorso. Io riaprii gli occhi. “Puoi riavere il tuo vecchio
lavoro, quando te la senti di tornarci.”
“Oh.” Dissi quiete.
Mamma si sedette di fianco a me e mi
posò una mano sul ginocchio. “Non c’è bisogno
che pensi a queste cose adesso, Rose. Adesso vestiti e mettiti un po’ in
ordine, esci un po’ con Vanessa, fate un po’ di shopping.”
Io sospirai. “Sono proprio una stronza.”
“Rose!” Mi riprese subito mia madre.
Vanessa alzò un sopracciglio. “Sì sei
proprio una stronza. Però puoi essere stronza sia fuori che dentro casa.
Hai bisogno di uscire e di vedere finalmente la luce del sole. Non sei un lupo
mannaro, per la miseria!”
Io alzai lo sguardo su Vanessa. “Ho bisogno di andare
in un posto.”
Lei mi fissò sorpresa e alzò un sopracciglio.
“Okey…” disse cauta. “Non ti caccerai in altri pasticci, non è vero?”
Io scossi la testa. “Niente del genere.” Dissi.
“Ma ho veramente bisogno di vedere una persona.”
**
Vanessa mi fissò ancora più allucinata
lanciando un’occhiata alla porta che avevamo di fronte. “Sei stata
chiusa in camera tua per due mesi e poi ti svegli e ti viene in mente di venire proprio qui?”
Io non la stetti neanche ad ascoltare. Sapevo che era quello
che dovevo fare e bussai alla porta senza esitazione. Ci volle qualche attimo,
ma alla fine vennero ad aprire.
Sol ci fissò curiosa sulla soglia di casa, ovviamente
non aspettandosi una visita da parte nostra. Dopo un momento iniziale di
sorpresa, ci fece un sorriso gentile. Il suo solito sorriso gentile.
“Rose,” Mi disse.
“Mi fa piacere vederti di nuovo.”
Io annuii colpevole. “Possiamo entrare?”
Sol sorrise di nuovo e si
scansò dalla porta lasciandoci il passaggio. Era tanto tempo che non entravo più in casa di Sol e Gaby. Anche
se adesso Gaby non abitava più lì. Sol ci fece cenno di
andare verso il salotto. Mi sedetti sul divano e guardai Vanessa che invece
rimase in piedi.
“Non ti siedi?” Chiesi con un sopracciglio
inarcato.
Vanessa si portò una mano sulla pancia guardando con
diffidenza il divano. “Lo farei volentieri, ma rischio di rimanere
incastrata lì fino a che non partorisco.”
Sol ridacchiò e le portò una sedia. “Non
è molto comoda, ma almeno è più alta del divano.” Disse. “Vuoi una mano?”
Vanessa scosse la testa e divaricò bene le gambe
mettendosi lentamente a sedere. Io mi voltai verso Sol, continuava a sorridere ma sembrava avere un’aria molto triste.
Esattamente come me.
“Mi dispiace.” Dissi semplicemente.
Sol scosse la testa. “Non è colpa tua, Rose, di
cosa devi dispiacerti?”
Mi morsi un labbro. “Sono stata arrabbiata con te. No,
infuriata. Ero così sconvolta, non potevo credere che tu avessi potuto fare una cosa del genere a Gaby. Ti ho considerato
una persona orribile.” Feci una pausa e presi un respiro. “Ma poi, ho fatto la stessa identica cosa a Jack. E mi sono
sentita un’ipocrita, oltre che ad una traditrice.”
Sol mi ascoltò senza dire niente. Solo quando finii
il mio discorso, mi posò gentilmente una mano sulla spalla. “Rose,
io posso scusarti, ma non posso redimerti.”
“Lo so,” dissi.
“Ma essere qui mi fa stare un po’ meglio.”
Sol annuì e sospirò. “Vedi Rose, io non
sono felice di quello che ho fatto. Io amo Vincent,
ma amo anche Gaby. Qualunque cosa avessi
fatto, avrei ferito inevitabilmente qualcuno e avrei sofferto comunque. Vincent non ama più Gaby da molto tempo ormai.”
“Ma io non capisco.”
Dissi scotendo la testa. “Io amo Jack.”
Sol sorrise appena.
“Evidentemente non abbastanza.”
Io sospirai. “Comincio a pensare che Malfoy avesse ragione su tutto.”
Dissi. “Ma è così triste pensare che Vincent
e Gaby… sembravano il vero amore.”
“Lo so.” Fece Sol. “Ma
spesso le cose non sono come sembrano, Rose. Spesso quello che ti viene mostrato non è la realtà e cose che ci
sembrano trasparenti si rivelano essere più torbide di quanto si potesse
mai pensare.”
Mi sentivo un po’ persa. “E’ come se
avessero portato via una parte importante di me. Mi sento come se mi avessero detto che Babbo Natale non esiste. Come posso
ancora credere nel vero amore?”
Sol scrollò le spalle con un bel sorriso. “Al e
Vanessa. Loro sono davvero il vero amore.”
Vanessa fece una smorfia. “Come no, l’idillio
familiare.”
“Non occorre che le cose siano perfette.” Fece
saggiamente Sol voltata verso Vanessa. “Basta
che funzionino.”
Guardai Vanessa e ripensai a tutta la sua storia con Al. Era stata un casino completo fin dall’inizio. Eppure dopo tanti anni erano ancora insieme e ancora
innamorati. Sorrisi e mi sentii come se fossero anni
che non sorridevo più. “Adesso… adesso non so neanche da che
parte devo ricominciare.”
“Dall’inizio, Rose.” Fece Vanessa.
“Siamo qui per questo. Riprenderai il tuo lavoro alla Rubrica del gossip
e cercherai di fare carriera, questa volta senza farti mettere
nell’ufficio di un imbecille con cui sei stata fidanzata tanti anni
prima.”
Io feci spallucce. “Ormai non corro più rischi,
Vì.” Sospirai. “Non credo che Jack
lascerà il Quidditch per mettersi a lavorare
al Ministero.”
Vanessa scrollò le spalle. “La prudenza non
è mai troppa.”
Mi voltai verso Sol. “E Gaby?
Pensi che un giorno tornerete a parlarvi?”
Sol fece un profondo respiro. “Non lo so, Rose. Spero
tanto di sì, è sempre mia sorella. Spero che un
giorno capisca che non l’ho fatto per ferirla. Credo che ci
vorrà ancora del tempo prima che i tasselli
tornino tutti al loro posto.”
“EVincent?”
Chiese Vanessa.
“Noi stiamo bene.” Disse Sol. “Stiamo
pensando che forse potrei trasferirmi da lui, ma è ancora troppo presto.
Non vogliamo altri scandali. Lo sapete come funziona, con i giocatori di Quidditch.”
Io feci una smorfia. “Sì, lo sappiamo.”
Vanessa sospirò. “Qualcosa mi dice che quest’anno il
campionato sarà pessimo.”
Sol rise appena e scrollò le spalle. “Mai dire
mai. Infondo abbiamo delle prove schiaccianti che i risultati possono cambiare
fino all’ultimo secondo.” Mi mandò
uno sguardo gentile. “Non farti abbattere da nessuno, Rose. E’
della tua vita che stiamo parlando e la
Rose che conosco io non si fa mettere i piedi in testa da
nessuno.”
“Tanto meno si fa trasportare dagli eventi.” Disse Vanessa annuendo. “Ti rimetterai
in piedi, vedrai.”
Io sospirai guardando in un punto indefinito. “Beh,
sono già in ginocchio. E’ un passo avanti.” Dissi tra me.
“Sarà così difficile riabituarsi.”
Sol scosse la testa. “Non devi riabituarti. Devi
andare avanti.”
La guardai seriamente. “Tu come hai fatto? Come hai fatto a superare tutta questa situazione e venirne fuori
così forte?”
“Non l’ho fatto.” Mi rispose lei
semplicemente. “Ma non ho tempo per stare a
piangermi addosso. Disperarmi non cambierà le cose. Reagire, forse
sì.”
Io mi morsi un labbro. “Vorrei che le cose fossero
semplici…”
Vanessa storse il naso accarezzandosi la pancia. “Naaah, non lo vorresti. Ti annoieresti dopo un
minuto.”
Io la guardai alzando un sopracciglio. “Mi piacerebbe
provare la noia, per una volta tanto. Non fanno altro che capitare bombe a
mano, ultimamente.”
Lei annuì. “Guarda che io ti capisco.” Si indicò. “Tanto per dirne una, sono
incinta.”
“Preferiresti essere incinta o avere un matrimonio
fallito?” Chiesi io.
Lei mi guardò un po’ prima di rispondere.
“Non sono sicura che tu voglia sapere la risposta.”
Sol scosse la testa guardandoci. “I tempi della scuola
erano acqua fresca.”
**
Avevo seguito il consiglio di Vanessa di ricominciare
esattamente dal principio. Perciò la mattina dopo mi ero ritrovata
nell’ufficio di Jordan, con
in mano la scatola con tutte le cose che avevo lasciato
nell’ufficio al nono piano (che avevo ovviamente fatto riprendere da
terzi), un’aria abbattuta ma con la sensazione di essere tornata a casa.
“Beh, Weasley.” Fece Jordan muovendo i baffetti un
po’ a disagio. “La tua vecchia scrivania è ancora sgombra.”
Io alzai gli occhi al cielo. “Non vedo l’ora di
andare a caccia di gossip.”
Jordan allargò le braccia
alzando entrambe le sopracciglia. “Beh, io te l’avevo detto di
tenere le cosce chiuse.”
“Già, e io le avevo detto
che avrebbe fatto meglio a licenziarmi.” Dissi senza humor.
“Spero si sia divertito al matrimonio. Mi hanno detto
che il buffet era ottimo.”
Jordan tossicchiò e
abbassò lo sguardo facendo finta di trafficare tra qualche foglio.
“Non saprei, ero troppo impegnato a prendere a pugni un paio di reporter
che cercavano di scattare delle foto alla sposa fantasma.”
Rialzò gli occhi e io gli
sorrisi riconoscente. “Grazie, signore.” Mandai uno sguardo dentro
l’ufficio. “La scrivania accanto alla mia è sempre occupata
da BetsyRamble?”
“Diamine, sì! Dove credi che possa
andare quella?” Fece scortesemente, ma per qualche strano motivo io
scoppiai a ridere. Lui mi fissò come se fossi pazza. “Che hai da ridere adesso, Weasley?”
Io scossi la testa ancora ridendo tra me. “Niente.
E’ solo bello essere di nuovo a casa.”
Jordan si concesse un minuscolo
sorriso, nascosto prudentemente dai suoi baffi. “Prenditela con comodo, Weasley. Per questa settimana ti concedo anche di poter
scrivere un articolo da schifo, basta che torni in carreggiata al cento per cento quando sarà il momento.”
Io alzai un sopracciglio. “Mi scusi, sta parlando con
la persona che ha risolto il caso Kein. Io sono
sempre al cento percento.”
“Sì, sì, non c’è bisogno di
fare i saputelli.” Fece Jordan
sventolando una mano qua e là. “E non posso darti una promozione, Weasley.”
Io scrollai le spalle, sospirando. “Penso di essermela
giocata, signore. E’ per via dello scandalo, non
è vero? E’ per questo che non
può darmi una promozione?”
“Darebbe troppo nell’occhio.” Disse
annuendo. “Ma ti prometto che appena mi si
presenterà occasione, farò in modo di farti fare carriera, Weasley. Te lo meriti. E non farmi pentire di essere diventato
un sentimentale da quattro soldi, dovrai continuare a lavorare sodo.”
Io sbuffai una risata. “Come se questo fosse un
problema.”
Presi un bel respiro e lasciai l’ufficio di Jordan percorrendo al contrario il corridoio della morte. Anche se cominciavo a pensare che la morte fosse andare incontro ai
colleghi, piuttosto che verso il capo. Mi sedetti alla
mia vecchia scrivania, tutti stavano guardando curiosi. Cominciai a
rimettere a posto la mia roba, come se niente fosse.
“Oh Rose,” Fece Betsy piegandosi verso di me. “Mi dispiace tanto per
il tuo matrimonio, ho letto tutto quello che è successo sui giornali. Ma seriamente, andare a letto con un altro…”
Mi voltai verso di lei con un sopracciglio inarcato.
“Vaffanculo Betsy.”
Betsy mi guardò indignata,
ma la voce del capo risuonò nell’ufficio prima
che potesse ribattere.
“Ben detto, Weasley!”
Io sorrisi tra me. Infondo io
adoravo Jordan esattamente quanto lui adorava me.
**
La
nostra piccola Rose ce
l’ha fatta a rialzarsi anche dopo questo mega incidente
di percorso. Spero che non sia stato un capitolo troppo noioso, è stato
strano scrivere un capitolo così… statico. Non è da me.
Lo so che non aggiorno
poi tanto in fretta come prima, ma davvero non riesco più a tenere il
ritmo per diversi problemi personali, cerco di fare il mio meglio
ma una cosa è certa…non abbandonerò mai questa
storia! Non mi darò pace fino a che non ci metterò la parola
fine!
Poco a poco la mia vita tornò ad essere quella di un tempo
DON’T
TELL DAD
15. Biggirlsdon’t cry
I hope you know, I hope you know
That this has nothing to do with you
It's personal, Myself and I
We've got some straightenin' out to do
And I'm gonna miss you like a child misses their
blanket
But Ive got to get a move on with my life
Its time to be a big girl now
And big girls don't cry(Fergie)
Poco a poco la mia vita tornò ad essere quella di un
tempo. Più o meno. Lavoravo alla rubrica del
gossip, che odiavo con tutta me stessa, accompagnavo Vanessa a fare shopping,
pranzavo con Al e alternavo serate tra Gaby e Sol in
modo che non si incontrassero mai. Una delle cose che non facevo più era
andare allo stadio. Solo a passarci davanti mi si chiudeva lo stomaco.
Passavo un sacco di tempo a lavoro, molto di più di
quanto già non facessi, ero diventata una perfezionista. Non c’era
da aggiungere che Jordan era entusiasta del mio
lavoro. EBetsyRamble non riusciva proprio a buttarla giù, tanto
che era diventata molto più acida nei miei confronti. E più cafona.
“Dì un po’, Rose, adesso vai a letto pure con Jordan?”
Aveva detto un giorno al limite
della pazienza. Io mi ero limitata a fissarla inespressiva. Non si era neanche
accorta che Jordan era proprio dietro di lei.
“Non ne avrei neanche la
forza, Ramble.” Disse ridacchiando tra
sé sotto i baffi. “Weasley, nel mio
ufficio tra due minuti!”
Io feci del mio meglio per non scoppiare a ridere in faccia
a Betsy, che era evidentemente sbiancata nonostante
cercasse di darsi un contegno e tornare al suo lavoro. Mi alzai dalla mia
scrivania e mi diressi verso l’ufficio di Jordan
premendomi una mano sulle labbra. Lo trovai già seduto dietro alla
scrivania e non appena mi vide si passò una mano sulla faccia.
“Siediti!” disse burbero. Ma che diavolo avevo combinato? “Lo sai anche tu Weasley
che io sono un tipo scorbutico e non faccio complimenti a nessuno.”
Io feci spallucce. “Beh, sì. Lo sanno
tutti.”
Jordan mi guardò un
po’ male ma continuò. “Ma con te ho sprecato parole d’elogio. E nonostante
tutto, nonostante il tuo eccellente lavoro, ancora non riesci
a capire che ti trovi alla rubrica del gossip!”
Io alzai entrambe le sopracciglia. “Nonostante il mio
intelletto superiore alla media, temo proprio di non seguirla.”
Batté un pugno sulla scrivania e sospirò.
“Per Merlino, Weasley, tu sapevi
che VincentHook e
Gabriella Gomez non sono più una coppia! Questo è gossip!
E noi potevamo avere l’anteprima!”
Io sentii un pugno all’altezza dello stomaco.
“Beh, sì, lo sapevo ma…”
“Hai un’idea di quanto sarebbe
costata una notizia del genere? Un giocatore di Quidditch
che molla la fidanzata per la sorella gemella? Questo è il genere di
storie che piace alla gente! Avere un’anteprima
del genere è una miniera d’oro!”
“Non potevo fare questo ai miei amici.” Dissi
seria. “Non potevo venderli!”
“Posso capire che tu sia preoccupata per Gabriella
ma…”
“Gaby.” Lo interruppi io. “Tutti noi la
chiamiamo Gaby.”
Jordan fece una pausa e mosse i
suoi baffetti come faceva sempre
quando qualcosa lo infastidiva. “Fatto sta, Weasley,
che non hai fatto il tuo lavoro. E
non voglio sentire piagnistei sull’amicizia e altre cazzate
del genere, il lavoro è lavoro!”
Io alzai un sopracciglio. “Ma quando è toccato a me, lei ha impedito che la stampa
pubblicasse le foto del mio matrimonio.” Mi piegai verso di lui. “Ma il lavoro è lavoro.”
Lui sbuffò. “Come ti pare, Weasley,
ma io sono il capo e io decido!”
Io incrociai le braccia al petto. “Beh, allora
è colpa sua se non riesce a trovarmi un lavoro che io possa fare in
tutta tranquillità!” Sbottai. “Seriamente, prima
l’Ufficio Misteri, adesso questo…”
“Pensavo ti fossi trovata bene all’Ufficio
Misteri. Hai risolto il caso!” FeceJordan.
“Oh sì!” Feci sbattendomi una mano sulla
fronte. “Me n’ero proprio dimenticata! E pensare
che il mio matrimonio è andato in fumo proprio per quello!”
Jordan alzò le mani.
“Mi arrendo, Weasley. Puoi prenderti la rubrica
di BetsyRamble. Vedrai che
ti piaceranno le feste di paese.”
Gli lanciai un’occhiataccia. Era un colpo basso. “Oh,
io ti odio!”
Jordanridacchiò
mentre mi alzavo per uscire dal suo ufficio. “Oh no, Weasley, tu mi adori!”
**
Tornai a casa un’ora più tardi quella sera e mi
stravaccai sul divano gettando la borsa sul pavimento. Hugo
venne fuori dalla cucina mangiucchiando patatine, mi
guardò con un sopracciglio inarcato.
“Giornata pesante?”
Io sbuffai e gli lanciai un’occhiata. “A te cosa
sembra?” feci una smorfia. “Perché
mangi delle patatine adesso? E’ ora di cena.”
Hugo si sedette sul bracciolo
della poltrona. “Ho fame.” Disse con una logica lampante. “E siamo a cena dagli zii, stasera. Pensavo che mamma ti
avesse mandato un gufo a lavoro per avvertirti.”
Effettivamente mamma aveva mandato un gufo a lavoro. Ma io con tutto il lavoro che avevo da fare avevo
dimenticato di leggerlo. Sbuffai di nuovo, avrei solo voluto
andare a farmi un bagno caldo e infilarmi a letto. “Quali zii?”
“Zia Ginny.” Disse Hugo. “Ha strillato con papà tutto il
pomeriggio e credo che adesso cerchi di riconciliarsi. Come ci si può scusare
meglio con papà se non con del cibo?”
Io mi sedetti e lo fissai curiosa. “Hanno litigato? E per cosa?”
Hugosi irrigidì
e masticò lentamente. “Beh…”
Aspettai che continuasse ma non lo
fece. Alzai un sopracciglio. “Hugo?”
Sospirò e si rigirò tra le dita una patatina.
“Papà aveva ancora dei biglietti per la tribuna
d’onore… zia Ginny cercava di
farlo ragionare…”
Il mio pensiero si catapultò immediatamente su Jack. Jack ci aveva dato quei
biglietti, ma dal matrimonio nessuno li aveva più usati.
“Credo che volesse andare a
vedere le Harpies.” Cercò di sviare il
discorso Hugo. “Sono sicuro che ha parlato delle Harpies.”
Io annuii. “Sì, sono sicura di
sì.”
Hugo mi fissò per un lungo
momento e smise di masticare. Mise da parte il suo sacchetto di patatine e mi
guardò serio. “Rose, lo so che ancora non ti sei ripresa del tutto
ed è inutile che fai finta con me, io non me la bevo.”
Disse. “Ma forse dovresti cominciare a pensare che sia un bene che sia finita così.”
Io feci una smorfia. “Anche tu pensi che non fosse l’uomo giusto per me, non è vero?”
Hugo scrollò le spalle.
“No, a me Jack piaceva molto.” Disse.
“Ma pensaci, Rose, non hai fatto altro che preoccuparti di quello che
pensavano gli altri, senza mai chiederti cosa davvero provassi per lui.”
Sospirai e voltai la testa. “Non ho davvero voglia di
parlarne, Hugo.”
Lui riprese il suo pacchetto di patatine
alzando gli occhi al cielo. “Oh certo, continuiamo a tenerci le
nostre parole taboo, è divertente stare
attenti a tutto quello che si dice. Ma soprattutto,
facciamo finta che niente sia successo, Rose. Molto maturo da parte tua.”
Io gli lanciai un’occhiata pessima. “Che razza di comportamento è questo?”
Hugo mi lanciò
un’occhiata di sfida. Il che era strano perché Hugo era sempre sereno. “Che
razza di comportamento è il tuo? Solo perché
tutti ti trattano come se fossi sotto una campana di vetro, non significa che
debba farlo anche io. E ho voglia di poter dire
la parola “stadio”, “Quidditch”
e “matrimonio” a voce alta!”
“Nessuno ti ha mai proibito di farlo!” Lo
rimbeccai io. “E non ho chiesto io di essere
trattata come una bambina di cinque anni, non è colpa mia se mamma
è diventata così apprensiva da non lasciarmi respirare!”
Hugo allargò le braccia.
“Cosa pretendi, ti sei rinchiusa in camera tua
per due mesi!”
Cominciai a sentire le lacrime pungermi gli occhi dalla
rabbia. “Beh, scusa tanto se ho avuto bisogno di tempo per riprendermi
dopo quello che è successo, Hugo!
Scusami se tutti i giorni che passano mi sento sempre di più una stronza, una traditrice ed un’infame! E adesso scusa
se cerco di rimettere insieme i pezzi di una vita che ho distrutto con le mie mani, ma questo tu non puoi saperlo perché non sei
mai stato innamorato e non ti sposerai mai!”
Feci tutto quello che era in mio potere per trattenermi, ma
un singhiozzo mi scappò dalle labbra. Hugo si
rese conto di aver esagerato e mi guardò in pena.
“Scusa, Rose, io…”
“Tu non lo sai, non è vero?” Dissi io
ancora tremante. “Non lo sai cosa vuol dire andare a lavorare tutti i
giorni e dover trovare il coraggio di camminare a testa alta quando tutti ti
hanno etichettato come una che va a letto col capo. Pensi che sia divertente
stare in vetrina tutto il giorno? O forse non ricordi
il tuo primo giorno adHogwarts,
quando tutti hanno saputo chi erano i tuoi genitori?”
Hugo mise su una faccia scocciata.
“Ho afferrato il concetto, grazie.” Disse. “Ho chiesto
scusa.”
Io mi calmai e cercai di deglutire. “Non è
colpa tua.” Dissi quiete, scrollando le spalle. “E’
mia.”
Hugo arricciò il naso mettendosi
in bocca una patatina. “Tutti facciamo degli
errori.”
Io sospirai e affondai la faccia tra le mani. “Ti
è mai capitato di andare erroneamente a letto con qualcuno?”
Hugo smise di masticare per un
secondo e mi lanciò un breve sguardo. “Devo davvero
rispondere?”
Io lo fissai shockata. “Hugo!”
Lui mise frettolosamente le mani avanti. “Ehi, non ho nessuna intenzione di raccontare questa storia. E non era il mio capo.”
Sorrisi malefica. “Lo chiederò più tardi
a Lily.”
Hugo scrollò le spalle
guardando sul fondo del sacchetto di patatine. “Come ti pare, tanto non l’ho raccontato neanche a Lily. Sta
diventando un po’ troppo pettegola ultimamente, ho come
l’impressione che la mia vita privata sia in
pericolo.”
“Se Lily lo sapesse.”
Dissi. “Se la prenderebbe terribilmente.”
“Non ho intenzione di dirle un bel niente, infatti. E neanche lei si confida più di tanto con me,
ultimamente. I nostri giorni di gloria sono finiti.”
Io sorrisi dolcemente. “Magari potresti cominciare a
confidarti con me.”
Hugo fece una smorfia.
“Sicuro, perché parlare di sesso con te non sarebbe per niente
imbarazzante.” Disse. “Perché non
cominci tu, muoio dalla curiosità di sapere tutto sulla tua vita
privata.”
Io feci una smorfia quasi identica alla sua. “Magari
non è proprio una grande idea.”
Sentimmo chiudersi la porta di casa, mamma
era appena rientrata da lavoro. Ci voltammo entrambi verso di lei che ci
sorrise.
“Ehi, ragazzi!” Disse posando un fascicolo alto
trenta centimetri sul tavolino del salotto. “Non siete ancora pronti? Dov’è papà?”
Io scrollai le spalle e guardai verso Hugo
che scosse la testa. “Non lo vedo da ore.”
Mamma sospirò e alzò gli occhi al cielo
borbottando qualcosa tra sé.“Non c’è da preoccuparsi.” Disse poi a voce
alta. “Quando si tratta di mangiare si fa sempre
vivo. Hugo, non dovresti mangiare quelle schifezze
prima di cena!”
Mio fratello fece del suo meglio per non sbuffare e roteare
gli occhi, richiuse il pacchetto e lo abbandonò sul tavolo di salotto.
“Come vuoi, mammina.”
“Ti rovina l’appetito.” Aggiunse mamma.
Io scoppiai a ridere. “Sì, come se fosse una
cosa possibile.”
**
“Qualcuno vuole ancora del polpettone?” Chiese
zia Ginny.
Hugo alzò una mano, non
riuscendo a rispondere con la bocca ancora piena. Mamma lo ammonì con lo
sguardo quando zia Ginny si
allungò per riempirgli il piatto.
“E’ la quarta volta, Hugo!”
Disse irritata. “Adesso basta!”
Hugo si voltò verso di lei
con la forchetta in aria e la fece roteare un paio di volte. “Non ho mica
cinque anni. E ho ancora fame.”
Zia ginny sorrise. “Oh,
lascialo fare, Hermione. Per una volta che qualcuno
apprezza la mia cucina!” Disse lanciando occhiatacce ai membri della sua
famiglia che cercarono di fare finta di niente.
“Solo Vanessa mi fa i complimenti!”
James sbuffò annoiato.
“Non è che non apprezziamo la tua cucina.”
La rimbeccò. “E’ che abbiamo fretta! Non potevi avvertire
che avremmo avuto gente per cena?”
“La gente di
cui parli sono i tuoi parenti, James!” Fece la
zia sedendosi compostamente. “E ti ho detto che
sarebbero venuti stasera per cena oggi pomeriggio. Avevi tutto il tempo per
rivedere i tuoi programmi.”
“Certo… come no…” Fece James roteando gli occhi.
“Beh, tuo fratello l’ha fatto.” Fece zio Harry indicando Alcon la testa. “Vanessa
è qui.”
James alzò un sopracciglio.
“Beh, non è che lei possa andare molto
lontano. E’ incinta. Al l’ha praticamente
fregata!”
“James!” Saltò
su zia Ginny.
Al gli mandò un’occhiata delle sue.
“Scusami, potresti smetterla di parlare come se
io non ci fossi? Io sono proprio qui!”
“Sì, lo so, me lo fanno notare da quando sei venuto al mondo.” Fece James annoiato. “Conosciamo tutti a memoria il
sermone di ‘Al, il buon samaritano’.”
Al alzò un sopracciglio.
“Ma qual è il tuo problema?”
“Ragazzi! Adesso basta!” Cercò di
placarli zio Harry.
Con la coda dell’occhio vidi papà piegarsi
lentamente sull’orecchio di mamma e sussurrare: “Wow… Rose e Hugo sono praticamente
perfetti”. Mamma gli diede una gomitata nelle costole senza farsi vedere
dagli zii.
“Beh, se tutti abbiamo finito, io andrei…”
Provò a dire James alzandosi da tavola.
Zia Ginny si mise una mano su un
fianco. Pessimo. Alzò un sopracciglio e fulminò James con lo sguardo. “C’è ancora il
dolce. Siediti.”
“Il dolce?! Mamma, pensavo avremmo finito per le otto!”
“James, riesco già a
tollerare a malapena che tu ti alzi sempre prima di tutti da tavola
quando ceniamo tra noi, ma è davvero troppo che tu ti comporti
così anche quando abbiamo ospiti!” La voce della zia si stava
alzando ed aveva una vena nervosa. “Non sei l’unico che ha da fare,
ma tutti stanno aspettando che la cena sia finita!”
“Non sono l’unico che ha da fare?” James sbuffò una risata. “Stai scherzando,
vero? Io ho un appuntamento con Linda! Chi altri può dire altrettanto?
Insomma, Lily è single, Al è già
incastrato, Hugo ha appuntamento solo con il dolce e
Rose…” Si frenò in tempo schiarendosi la gola.
“Io non sono incastrato!”
Fece Al, prendendo la mano di Vanessa.
“Ed io non sono
single!” Si lamentò Lily.
James alzò un sopracciglio
verso i suoi fratelli. “Tu sei decisamente
incastrato.” Disse ad Al, poi si voltò
verso Lily. “E tu sei decisamente single. Tutte
le volte che ti trovi un ragazzo costruisci una specie di altarino
con le sue fotografie e non ne vedo uno da almeno sei mesi!”
“Sette.” Sottolineò
Al.
“Va bene, basta.” Disse zio Harry
prima che scoppiasse un altro diverbio. Si
voltò verso Lily. “Non ci avevi detto di questo nuovo ragazzo.”
James rise di nuovo. “Perché non esiste. Se
l’è inventato.”
“Sei un cretino.” Commentò Lily.
“E allora come si chiama?”
La punzecchiò James. Lei esitò.
“Che vi avevo detto, non esiste!”
Lily scoppiò dalla rabbia. “Si chiama Dylan, idiota!”
Stavo ancora ridacchiando per la loro lite con la forchetta
a mezz’aria quando mi sentii gelare dentro. Un
campanello d’allarme si era appena acceso dentro la mia testa. Alzai
improvvisamente gli occhi su di lei e interruppi il loro battibecco. “Dylan?” dissi a mezza voce. “Dove l’hai
conosciuto?”
Lily smise improvvisamente di prendersi con James e si voltò verso di me. Rimase con la bocca
semiaperta senza dire niente.
Io scossi la testa fissandola allucinata. “Non lui,
Lily!” dissi cominciando ad arrabbiarmi. “Non quelDylan!”
Il resto dei familiari ci guardò in uno stato
confusionale, non riuscendo a capire bene di che cosa stessi
parlando.
“Chi diavolo è questo Dylan?”
Disse Hugo masticando ancora il polpettone.
Zio Harry si voltò verso
Lily aggrottando la fronte. “E’ qualcuno che conosciamo?”
“DylanZabini!” Dissi senza
riuscire a trattenere la mia rabbia. “Con tutte le persone che avresti
potuto scegliere a questo mondo, DylanZabini? Non posso credere che tu esca con il migliore amico
della persona che ha mandato a pezzi la mia vita!”
“Oh no. No.” Fece lei
alzandosi. “Non provare a far ricadere la colpa su Dylan,
adesso! Tu sei la persona che ha
mandato a pezzi la tua vita! Tu sei
andata a letto con Malfoy! Sei tu che hai tradito Jack e mandato all’aria il tuo matrimonio!”
Mi sentii come se qualcuno mi avesse appena accoltellato. Mi
alzai lentamente, cercando di non piangere davanti a tutti come una mocciosa, e
fissai Lily negli occhi. “Sei proprio una stronza.”
Dissi glaciale.
Tutti trattennero il fiato. Mia madre si portò una
mano alla bocca. “Rose!”
Io non spostai lo sguardo neanche per un secondo da Lily.
“Ma cosa credi, che vada fiera di quello che ho
fatto? Che sia felice?” Sbuffai una risata
amara. “Ma tu me l’avevi detto, non
è vero? Mi avevi avvertita. Brava Lily, sei una
persona alla gran lunga migliore di me.”
Lily mi guardò con sguardo perso. “No, Rose, io
non…”
“Già, anche io non.”
Dissi. “Ma ormai è tardi.”
Andai verso l’ingresso avvolta
dal silenzio e mi infilai il cappotto. Zia Ginny si
alzò in piedi cercando di rimediare.
“Oh per favore, Rose, non andartene. C’è
ancora il dolce.”
Io scossi la testa. “No, grazie. Ho già avuto
il mio dessert.”
James saltò su speranzoso.
“Posso andarmene anche io, allora?”
“Non l’ho fatto per ferirti!” Fece Lily quando ero già sulla porta con una mano sulla
maniglia. Io mi voltai, era in piedi e sembrava che stesse per mettersi a
piangere.
“Cosa, uscire con Zabini o rinfacciarmi tutto quanto?” Chiesi.
“Lo sai, Lily, mi sarei aspettata di essere
giudicata da chiunque. Ma non da te.”
Uscii dalla casa degli zii e percorsi il vialetto di corsa.
Non sapevo neanche perché diavolo avevo messo
il cappotto dato che faceva caldo. Lo tolsi stizzita, come se il mio cappotto
fosse la causa di tutti i miei problemi.
“Stupido cappotto!”
“Ehi!”
Mi voltai, era Vanessa. La guardai
un po’, lasciando perdere il mio cappotto.
“Ehi.” Dissi.
Lei mi sorrise e abbassò lo sguardo. “Adesso
puoi piangere, Rose.”
Per un attimo non riuscii a capire perché
l’avesse detto, ma poi scoppiai a piangere senza neanche che me ne rendessi conto. Affogai il viso tra le mani, scossa dai
singhiozzi. Era una sensazione orribile ma allo stesso tempo liberatoria.
“Non volevo piangere di fronte a tutti.” Dissi
tra un respiro e l’altro.
Vanessa mi appoggiò una mano sulla spalla. “Lo
so.” Disse. “Ma adesso piangi quanto vuoi.
Non lo dirò a nessuno.”
“Grazie.”
**
What’s up
guys?
Vi devo dire la verità, so che per voi aspettare un nuovo
capitolo è snervante ma per noi autori è bello tornare dopo un
po’ di tempo che si è stati via… è come tornare di
nuovo a casa dopo un viaggio…
Good news foreverybody, sperando di essere
coerente con me stessa, ho già programmato la prossima fanfiction, che in realtà avevo cominciato a
scrivere tempo fa ma che avevo miseramente abbandonata a se stessa… anyway, stasera vedrò di riprenderne un po’ il
filo e spero possa uscirci qualcosa di buono!
Per quanto riguarda
questa ff… che ne pensate, Lily l’ha
combinata grossa con Zabini, eh?
Al prossimocapitolo con “If
I never see your face again”
Capitolo 16 *** 16. If I never see your face again ***
Il giorno dopo ero più nera che mai e non riuscivo a concentrarmi
sul lavoro
DON’T TELL
DAD
16. If I never see
your face again
you've gone somewhere else
Far away
I don't know if I will find you (Now find you, find you)
But you feel my breath
On your neck
Can't believe I'm right behind you (right behind you)
'Cause you keep me coming back for more
And I feel a little better than I did before
And if I never see your face again
I don't mind
'Cause we gone much further than I thought we'd get tonight
Il giorno dopo la cena disastrosa a casa degli zii ero a dir
poco furiosa. Non riuscivo assolutamente a concentrarmi sul lavoro ed era tutta
la mattina che fissavo nel solito punto senza neanche sapere cosa stesse
succedendo attorno a me. Erano arrivati due gufi per me, ma non mi ero neanche
preoccupata di leggere la posta dato che sapevo perfettamente che provenivano
da Lily.
“I tuoi pezzi non si scriveranno da soli, Rose.”
Aveva detto Betsy ridacchiando come al suo solito con la bocca chiusa.
Io mi ero voltata annoiata. “Ma tu non te li fai mai
gli affari tuoi, mh?”
Si era voltata stizzita ed era tornata, fortunatamente, al
suo lavoro. Io avevo ripreso la mia attività di fissare un buco sul
muro, come se fosse la cosa più interessante dell’intero universo.
Sarebbe stata una giornata decisamente lunga.
“Aspetti! Ho detto aspetti!”
La segretaria di Jordan urlò dal fondo del corridoio
e mi fece quasi venire un infarto. Mi riscossi e mi voltai insieme a tutti i
miei colleghi d’ufficio, per capire cosa stesse succedendo. La segretaria
non si vedeva ancora ma diavolo se potevamo sentire la sua voce.
“Ho detto che non può entrare, ma insomma!
Jordan riceve solo sotto appuntamento! Deve andarsene!”
“Non è per Jordan che sono qui.”
Quella voce mi mozzò il fiato. Erano mesi che non la
sentivo, ma avrei potuto distinguerla anche in mezzo ad una piazza affollata.
Rimasi immobile, con gli occhi spalancati, mentre Malfoy entrò nel mio
orizzonte visivo tallonato dalla segretaria di Jordan che cercava di farlo
ragionare. Marciò lungo tutto il corridoio fino alla mia scrivania, mi
prese per un polso stringendo forte e mi trascinò dietro di lui
costringendomi a seguirlo.
“Ma sei impazzito?!” Urlai arrossendo sotto allo
sguardo incredulo di tutti. “Che diavolo stai facendo? Lasciami subito
andare!”
Malfoy non disse neanche mezza parola e, nonostante io
cercassi di divincolarmi in tutti i modi, tenne stretta la sua mano attorno al
mio polso, marciando fiero per tutto il corridoio della morte fino ad arrivare
all’ufficio di Jordan. Non si fece troppi problemi neanche davanti alla
porta, semplicemente la aprì senza bussare e mi ci scaraventò
dentro.
Non appena si assicurò che ormai fossi in trappola e
non potessi andare da nessuna parte, lasciò andare la presa sul mio
polso che io lo massaggiai stando quiete in un angolo. Jordan alzò un
sopracciglio, aldilà della scrivania, e ci fissò un po’
interdetto.
“Devi ridarmi la Weasley, il mio ufficio ha bisogno di lei!”
Jordan rimase un attimo in silenzio e mi mandò un
breve sguardo. Unì le mani. “E’ il tuo ufficio o sei tu che
hai bisogno di lei?”
Malfoy sembrò preso alla sprovvista e con le parole
al perso, ma dopo una confusione iniziale si schiarì la gola.
“Entrambi.” Disse sicuro. Io sentii il cuore martellare nel petto.
Jordan allargò le braccia. “Beh, se il problema
è per il tuo ufficio, posso vedere di fare qualcosa per aiutarti, ma
temo proprio che la Weasley
debba essere d’accordo a riprendere il posto.” disse. “Per il
resto, credo che dovrai cavartela da solo.”
Sia Malfoy che Jordan si voltarono verso di me, in attesa di
una risposta. Io arrossii e scossi la testa abbassando gli occhi. “Io
rimango alla mia Rubrica del Gossip.”
Malfoy mi fissò quasi scandalizzato. “Cosa? Tu
odi il Gossip!”
Jordan venne in mio soccorso. “Mi dispiace, Malfoy, ma
la signorina Weasley ha espresso chiaramente il suo desiderio di rimanere in
questo ufficio.”
Malfoy mi guardò quasi pregandomi. “Non puoi
dire sul serio, tu adoravi lavorare con me!”
Io guardai dovunque tranne che verso di lui. Non ero mai
stata così a disagio. “Io adoravo lavorare all’Ufficio
Misteri.” Lo corressi. “Ma tornare a lavorare per lei non sarebbe
più professionale e occorre una certa etica.”
“Adesso mi dai del lei?” Chiese Malfoy come se
lo stessi prendendo in giro. Si voltò supplichevole verso il mio capo.
“Keith…”
Jordan scrollò le spalle scotendo la testa. “Mi
dispiace, ho le mani legate.”
“Cazzate…” sussurrò Malfoy.
“Da quando ti preoccupi di quello che pensano i tuoi dipendenti?”
“Mi dispiace.” Disse di nuovo Jordan.
Malfoy fece per ribattere di nuovo, ma si fermò. Si
leccò le labbra e annuì tra sé, riconoscendo la sconfitta.
“Va bene. Torno nel mio Dipartimento, ho troppe cose da sbrigare e poco
tempo da perdere. Mi serve comunque qualcuno, Jordan.”
Il mio capo annuì. “Vedrò di mandarti
qualcuno non appena possibile.”
Malfoy annuì e mi mandò un’ultima
occhiata prima di uscire dall’ufficio di Jordan. Io non dissi niente fino
a che non se ne andò. Sospirai profondamente e mi voltai verso Jordan
che non sembrava essere neanche un po’ scomposto dalla situazione.
“Grazie.” Dissi prima di incamminarmi per il mio
ufficio.
“Weasley.” Mi richiamò indietro. Io mi
voltai. “Nessuno del Ministero si è mai scomodato di venire fin
qui per richiedere qualcuno. Lavorare all’Ufficio Misteri è una
grande opportunità. Qualunque siano le ragioni della sua richiesta,
fossi in te ci penserei su.”
Io mi morsi un labbro, poi sospirai. “Come posso
tornare a lavorare per lui?” Dissi come stessi parlando con mio padre.
“Nessuno mi prenderebbe più sul serio.”
Jordan mi fissò. “Da quando ti importa di
quello che pensa la gente?”
Scossi la testa. “Non lo so. So solo che non mi piace
stare al centro dell’attenzione e tornare in quell’ufficio non
è proprio il modo migliore per passare inosservata.”
“Il tempo passa e la gente dimentica, Weasley.”
Disse Jordan. “Ma le opportunità non tornano indietro.”
**
“E’ veramente un’idiota!”
Al scosse la testa dopo che gli avevo raccontato quello che
era successo quella mattina. Io feci una smorfia guardandolo. “Non ti
stancherai mai di ripeterlo, vero?”
“Oh, no di certo!” disse. “Non se ci
riferiamo a Malfoy.”
Io accennai un piccolo sorriso ma ero ancora un po’
scossa. Non lo vedevo da mesi e non mi aspettavo di rivederlo, in tutta
sincerità. Insomma, ci eravamo evitati per anni. Cercai di cambiare
discorso per non pensarci più.
“Vanessa?”
“Sta dormendo.” Fece Al lanciando
un’occhiata verso la camera da letto. “E’ sempre stanca per
via della gravidanza, deve riposare il più possibile. Ma non
preoccuparti di far rumore, non la sveglierebbe neanche un concerto
rock.”
Io ridacchiai. “Ancora qualche mese e poi sarai tu a
voler dormire dovunque.” Al diventò verde. “Andiamo, sto
scherzando!”
“Beh, non è divertente!” disse offeso.
Io scrollai le spalle. “Cominciavo a pensare che ormai
ti fossi abituato all’idea. Non avevi detto di voler sposare Vanessa?
Spero per te che tu non ci stia ripensando, Al, perché non ho per niente
voglia di vederti di nuovo su un letto d’ospedale prima che tu ti decida
a…”
“Non ho cambiato idea.” Disse Al guardandomi
male. “Ma ogni cosa a suo tempo.”
“Certo…” Feci io scocciata. “Aspetta
ancora un po’, così magari Vanessa incontrerà di nuovo Gill
Ryan e chi può dire cosa succederà.”
Al scoppiò a ridere e scosse la testa. “Mi
sembra un po’ improbabile, dopo tutti questi anni.”
“Sì, è quello che pensavo di
Malfoy.”
Al si rabbuiò e mi fissò per un po’
prima di rispondere. “Dì un po’, ma sei venuta fin qua a
fare la iettatrice?”
Io sbuffai e scossi la testa, lasciandomi andare contro la
spalliera del divano. “Ma no, Al. Stai tranquillo, te e Vanessa siete a
prova di bomba. E’ solo che anche io avevo tutto quello che avevo sempre
desiderato e in un secondo mi si è sbriciolato tra le dita… e ho
la paura maniacale che possa succedere a tutti quelli che mi circondano.”
“Guarda che ti sbagli.” Fece Al.
Io alzai un sopracciglio. “Beh, lo spero.”
“No…” Disse Al scotendo la testa. “Quello
che voglio dire è che non è vero che avevi tutto quello che avevi
sempre desiderato.”
Lo fissai allibita. “Cosa?”
“Rose, tu non hai mai voluto un uomo pieno di soldi
che potesse mantenerti così che tu potessi stare a casa con i tuoi
figli. Non hai mai voluto un uomo calmo e posato che ti dà ragione su
tutto. Non hai mai voluto rimanere alla tua rubrica del gossip accontentandoti
del tuo lavoro. Il fatto che ti piacesse una vita del genere, non vuole dire
che fosse quello che volevi.”
Ero rimasta a bocca aperta. “Al, ma cosa… come
puoi dire una cosa del genere?”
Al mi guardò negli occhi. “Perché io ti
conosco, Rose. Ti ho vista crescere. Maturare. E per quanto mi dolga
ammetterlo, non ti ho mai visto una scintilla negli occhi se non quando parlavi
di Malfoy.”
Io sbuffai una risata. “Al… avevo diciassette
anni ed ero stupida.”
“Non sei mai stata stupida, Rose.” Disse Al
serio. “E hai sempre saputo quello che volevi.”
Io lo fissai seria, non sapevo più che cosa dire. Ero
totalmente ammaliata e anche un po’ sorpresa dalle parole di Al. Lui
tirò su col naso e scrollò le spalle distogliendo lo sguardo.
“Insomma, tu hai bisogno di un uomo che ti lasci
vivere la tua vita come una donna indipendente, un uomo che ti faccia dannare e
che ti stimoli con le discussioni, un uomo a cui non importa se lavori fino a
tardi.” Si schiarì la gola. “Beh, Rose, ti serve uno
come… come…”
Scossi la testa incredula. “Non lo stai suggerendo
davvero!”
“Come Malfoy.” Disse infine sospirando.
“Tu hai ancora del veleno in circolo.” Dissi io
annuendo tra me. “Perché non puoi essere cosciente e dire una cosa
del genere.”
“Senti Rose, lui non mi piace.” Fece Al
sospirando di nuovo. “Voglio dire, io credo davvero che sia un idiota. Ma
per qualche strano motivo quando siete insieme tirate fuori il meglio di voi. E
per qualche strano motivo preferisco lui a Jack.”
Alzai un sopracciglio. “Ma Jack non ti ha mai portato
a prenderti a pugni a causa mia.”
Al fece una smorfia. “Sì… beh…
questo non riguarda me, non credi?”
Sospirai. “Sono ancora troppo arrabbiata. Sia con me
stessa che con lui. Non ho voglia di rivederlo.”
“E Lily?”
Io mi voltai verso Al. Ero sicuramente furiosa con Lily, ma
la conoscevo bene e sapevo che non avrebbe mollato la presa fino a quando non
le avrei dato ascolto. I gufi a lavoro erano solo l’inizio di una lunga
serie.
“Non lo so.” Dissi scrollando le spalle.
“Sono arrabbiata anche con lei. Insomma, siamo seri, Zabini?”
Al fece una smorfia. “Sì, neanche io ne sono
troppo felice… sembra che tutte le donne della mia vita si schierino col
nemico…”
Alzai un sopracciglio. “Ma non hai appena detto che
dovrei stare con Malfoy?”
“Sì. Ma è e rimarrà pur sempre un
Serpeverde!” Sospirò. “Dovresti parlare anche con Lily. Sono
sicuro che ha le sue ragioni. Ragioni che non voglio neanche lontanamente
immaginare, ma sono sicuro che le ha.”
“Pensi che mi darà scelta?”
“Conoscendo Lily?” Fece Al con una smorfia.
“No, non credo proprio.”
**
“Sono a casa!”
Urlai abbassando la testa per entrare nel mio salotto dal
camino. In casa c’era un silenzio innaturale, il che significava che
né papà né mamma erano ancora tornati da lavoro. Lasciai
la mia roba sul divano e me ne andai di sopra per sdraiarmi sul mio letto.
Magari avrei fatto un pisolino, ne avevo davvero bisogno.
“Ehi!”
Sobbalzai e mi voltai di scatto portandomi una mano sul
cuore. “Hugo, ma sei diventato matto!”
Lui scrollò le spalle. “Scusa.” Mi porse
una lettera. “L’ha mandata Lily.”
Io alzai gli occhi al cielo. “Non mi interessa, non
voglio leggerla.”
“Ne ha mandate una ventina. Ed è stata qui tre
volte oggi, nonostante le abbia ripetuto che non saresti tornata da lavoro
molto presto.”
Io feci una smorfia. “E’ stata qui con il suo
fidanzato?”
Hugo scoppiò a ridere. “Chi? Zabini? Per
favore, come se gli avrei permesso di entrare. Non ho niente contro di lui,
personalmente, ma sono pur sempre tuo fratello.”
Io gli sorrisi riconoscente e gli feci cenno di entrare
nella mia camera. Io mi stesi sul letto, gonfiando il cuscino con una mano, e
Hugo si sedette cavalcioni sulla sedia alla mia scrivania. Era proprio uguale a
papà quando era giovane, in quel momento capii cosa voleva dire la mamma
quando diceva che papà emanava positività.
“Grazie.” Dissi. “Parlare con te mi fa
sempre sentire meglio.”
Lui ridacchiò e si grattò la nuca. “Beh,
riconosco che Lily questa volta ha esagerato, per quanto poi possa davvero
essersi innamorata di Zabini. Ma non avrebbe neanche dovuto iniziare ad
uscirci. Per rispetto nei tuoi confronti. E non è stato per niente
carino quello che ha detto ieri, una cena orribile… anche se il
polpettone era delizioso.”
“E’ la prima volta che non ti sento appoggiare
Lily.” Dissi.
Hugo sorrise. “Riconosco solo quello che è
giusto o meno. Non ti meritavi quelle parole, Rose.”
“James è riuscito ad andare da Linda?”
Hugo scoppiò a ridere e scosse la testa. “Oh,
neanche per idea! Zia Ginny era così arrabbiata che ha preteso che tutti
stessero incollati alla propria sedia per il dolce ed il caffè. Non ha
neanche permesso a zio Harry di alzarsi per andare in bagno!”
Io risi insieme a Hugo. “Adoro zia Ginny!”
La porta della mia stanza si aprì e la testa fulva di
papà fece capolino, sottolineata dal suo bel sorriso e i suoi occhi
color cielo.
“Oh, siete tutti qui!” Esclamò.
“Che mi sono perso?”
“Chiacchiere tra fratelli.” Feci io ridente.
“Vuoi partecipare?”
Fece una smorfia. “Mi piacerebbe tanto, tesoro, ma
mamma mi ha mandato un gufo a lavoro dicendomi che farà tardi e devo
andare di sotto a preparare la cena.”
“Tu?” Fece Hugo scettico. “Da quando sai
cucinare?”
“Non so cucinare.” Fece papà allegro.
“Andrò da nonna Molly a farmi dare qualcosa, faccio sempre
così quando la mamma non c’è. Ma non diteglielo!”
Io e Hugo scoppiammo a ridere. “Non credi che prima o
poi si renderà conto che non sai cucinare?” Chiesi io.
Papà scrollò le spalle. “Questa balla
regge da almeno vent’anni, credo che potrò andare avanti per un
altro po’.” Disse. “Qualche preferenza?”
“Polpettone!” Fece subito Hugo.
Papà aggrottò le fronte. “Ma non ne hai
già mangiati cinque piatti ieri?”
“Il polpettone non è mai abbastanza.”
“Sante parole.” Fece papà annuendo.
“Rosie?”
“Va bene qualunque cosa, papà.” Dissi.
“Ok.” Fece un gran sorriso e fece per chiudere
la porta poi ci ripensò. “Oh, Rosie, tutto bene?”
Io annuii facendo un piccolo sospiro. “Me la
cavo.”
Anche papà annuì. “Bene.”
Quando papà chiuse la porta e si sentirono i suoi
passi lungo il corridoio, Hugo si voltò verso di me con una smorfia
divertita.
“Lo sapevo che mentiva, le sue crocchette di patate
erano troppo buone per essere opera sua!”
**
Ragazzi!!!
Uff, so che è
veramente un secolo e mezzo che non posto ma è stato un periodo
totalmente da cancellare, se non mi hanno rinchiuso alla neuro finora posso
stare tranquilla per il resto della mia vita!
Ogni volta che
prometto di postare presto finisce che faccio sempre super ritardi,
perciò non prometterò più niente!
Ad ogni modo, le cose
sembrano essersi sistemate per il meglio (sembra!) e dato che da domani per una
settimana mi assenterò completamente dal pc e dalla tecnologia in
generale per motivi personali, mi è sembrato giusto postare questo
capitolo che in realtà era già finito da un sacco di tempo…
Al prossimo capitolo
con “Every rose has its thorn”!
Niente al mondo riusciva a rilassarmi come lo shopping
DON’T TELL DAD II
17. Every rose has its thorn
Every rose has its thorn
Just like every night has its dawn
Just like every cowboy sings his sad, sad song
Every rose has its thorn
Yeah it does(Poison)
Niente al mondo riusciva a rilassarmi come lo shopping. Era
ufficiale, ero diventata una donna. Se Vanessa mi avesse proposto di andare per
negozi quando eravamo a scuola, avrei dato di matto e mi sarei rinchiusa in
Biblioteca, ma adesso era la cosa migliore che potesse capitarmi nella
giornata. E fortunatamente capitava molto spesso perché la pancia di
Vanessa continuava ad aumentare e aveva sempre bisogno di nuovi vestiti.
“Ma non ne hai comprato uno uguale due mesi fa?”
Chiesi con un sopracciglio inarcato mentre Vanessa si provava un vestito blu
roteando su se stessa davanti allo specchio.
“Sì, ma era bianco. Ora il bianco mi fa
sembrare una balena.” Disse mirandosi. “Il blu mi snellisce.”
Cominciavo a pensare che quella fosse tutta una scusa per
comprare nuovi vestiti. Ma contando che io avevo già cinque buste tra le
mani, non era proprio il caso di criticare.
“Al mi ha detto di Malfoy.”
Mi riscossi e tornai a fissarla, mi stava guardando
preoccupata attraverso il riflesso nello specchio. Io rimasi un attimo
interdetta su quello che avrei dovuto dire. Scrollai le spalle e cercai di fare
un piccolo sorriso. “Sono stata proprio brava con il caso Kein.”
Vanessa alzò gli occhi al cielo. “Sì,
certo. E’ proprio per quello che è venuto a cercarti.”
“Non è venuto a cercare me.” Dissi.
“Era lì per Jordan.”
“Beh, di certo non poteva presentarsi a casa tua, non
credi? Contando che non fai entrare neanche Lily.”
Al cominciava ad avere la bocca un po’ troppo larga.
“Non ci riesco. Tutte le volte che sento la sua voce vorrei solo
prenderla a schiaffi.”
Vanessa entrò in camerino. “Non ti
biasimo.” Arrivò la sua voce da dietro la tenda. “Anche io
avrei reagito come te. Ma forse dovresti lasciarle la possibilità di
spiegare. Insomma, siete parenti, non potrai evitarla per sempre.”
Io arricciai il naso. “Io non la evito.”
Vanessa scostò la tenda del camerino tanto per
potermi vedere. Alzò un sopracciglio. “Oh sì, sì che
lo fai. Tu sei fatta così. Quando non hai voglia di confrontarti con i
tuoi problemi, li eviti.”
“Cosa?” Mandai fuori una risata.
“Questo… questo non è affatto vero!”
“E allora perché non parli con Lily?”
Chiese lei. “O con Malfoy? O Jack?”
Sentii improvvisamente un groppo alla gola. “Cosa
diavolo c’entrano Malfoy e Jack adesso?”
Vanessa uscì dal camerino e si diresse verso la
cassa. “Senti, non ti sto criticando. Ti ho già detto che avrei
reagito esattamente come te. E non ti sto certo dicendo di parlare con Jack o
con Malfoy. Ma credo che dovresti davvero parlare con Lily.”
“Dopo tutto quello che mi ha detto?”
Vanessa fece un piccolo sorriso. “Tutti commettiamo
errori.”
Io arricciai il naso. “Beh, non tutti. Tu non commetti
errori.”
Lei posò tutta la sua roba sulla cassa e mi
fissò come se fossi pazza. “Rose… sono incinta.”
“Mia zia ti prenderebbe a schiaffi se ti sentisse
definire suo nipote un errore.” Mi morsi un labbro pensando a Lily.
“Dovrei andare a cercarla?”
Vanessa scrollò le spalle. “Non dovrai faticare
molto. Scommetto che in questo momento è a casa tua che ti aspetta
impaziente. Non hai ricevuto nessun gufo, oggi?”
“Una decina.” Sospirai. “E’ tanto
difficile stare tranquilla per una giornata intera?”
“Fanno ottanta galeoni e sette falci.” Fece la
commessa senza battere ciglio.
Vanessa si voltò lentamente verso di me. “Qualunque
cosa succeda, se Al ti chiede il prezzo di questi vestiti, menti! Menti
spudoratamente!”
Io scoppiai a ridere. “Non potresti semplicemente
farne a meno? Sono un sacco di soldi.”
Vanessa sorrise aprendo il portafogli. “E’
vero.” Mi strizzò l’occhiolino. “Ma tutti commettiamo
errori.”
**
Rincasai subito dopo aver aiutato Vanessa a tornare a casa
con tutte le sue buste. Vanessa aveva avuto ragione, come sempre. Non appena
aprii la porta vidi Lily. Era seduta sul divano in compagnia di Hugo e qualche
salatino sul centrotavola. Mi guardò speranzosa, senza però
alzarsi o fare gesti avventati.
“Ciao.” Dissi semplicemente.
“Ciao Rose.” Fece Hugo. “Lily è
passata a trovarti.”
Mi avvicinai lasciando le buste per l’ingresso e la
guardai un po’ diffidente ma al contempo con la voglia di risolvere la
situazione. Mi schiarii la gola e mi sedetti sul divano.
“Bene.” Dissi. “Ci sono
novità?”
Lily sembrò seriamente mortificata. “Rose, mi
dispiace così tanto. Non avrei mai voluto dire quello che ho detto, ero
solo arrabbiata e un po’ presa alla sprovvista. Non ero ancora pronta per
dire a papà di… beh, di Dylan… come non ero pronta a dirlo a
te.”
Io cercai tutta la mia calma interiore, nonostante dovessi
fare un grandissimo sforzo fisico. Non ero una persona quiete come Hugo, ero
impulsiva. “Cosa diavolo…” mi schiarii subito la gola e
ricominciai. “Voglio dire, cosa ci hai trovato in Zabini?” Mi
uscì una smorfia. “Cioè… è Zabini!”
Lei scrollò le spalle. “Pensavo che avessi un
buon rapporto con lui. A scuola sembravi abbastanza in confidenza, non sapevo
fossi tanto ostile nei suoi confronti.”
Lily aveva ragione, quando a scuola avevo cominciato a
frequentare Malfoy, Zabini era diventato quasi un amico. Era simpatico e
abbastanza gentile per essere un Serpeverde. Ma dopo la scuola il rapporto si
era troncato di netto. “Non ho niente contro di lui. La sua unica colpa
è di essere amico di quel viscido schifoso di Malfoy. Lily, è
stato un brutto colpo per me!”
“Lo so.” Fece lei annuendo. “Ma lui mi
piace, Rose.”
Io sospirai e vagai con lo sguardo nella stanza. Incrociai
lo sguardo con Hugo e lui scrollò un po’ le spalle con una piccola
smorfia. “Non è così male. Sembra simpatico.”
Io alzai un sopracciglio. “Perché, quando ci
hai parlato?”
Lily e Hugo si scambiarono uno sguardo colpevole. Io
cominciai a sentirmi gelare lentamente. Avevo visto quello sguardo miliardi di
volte, e non era mai di buon auspicio. Lily si morse un labbro abbassando lo
sguardo.
“Rose, c’è qualcosa che dovresti
sapere…”
“Ancora?” Chiesi incredula. “Pensavo di
aver esaurito le sorprese…”
Hugo si schiarì la gola e si grattò la nuca.
“Lily non è venuta da sola.”
Avevo avuto appena il tempo per aprire la bocca, per
chiedere che cosa diavolo volesse dire, ma non avevo avuto il tempo di emettere
alcun suono. Zabini uscì dalla cucina con un bel sorriso allegro, come
aveva sempre, Malfoy subito dopo di lui.
Balzai in piedi dalla sorpresa e cominciai a sentire il
cuore martellare nel petto all’impazzata. Mi mancava il fiato. Cercai
qualcosa da dire, ma qualunque cosa mi venisse in mente sembrava veramente
stupida.
“Ehi Rose!” Fece Zabini come se fossimo amiconi
da una vita. “E’ un po’ che non ci si vede! Come va?”
“… bene.” Mi uscì un sussurro. Che
non era la mia voce, di solito avevo una voce bella ferma e potente.
Lily e Hugo si alzarono in piedi. “Forse
dovremmo… andare di sopra.” Fece Lily. “Dylan?”
Zabini non se lo fece ripetere due volte, mi sorpassò
facendomi l’occhiolino e se ne andò su per le scale con mio
fratello e Lily. Io ero rimasta impietrita a fissare Malfoy, che sembrava essere
rimasto altrettanto di ghiaccio. Ma per lui era una postura del tutto naturale.
Ci fissammo per un po’, senza avere niente da dire.
Non sapevo cosa sentire, se essere arrabbiata, stupita, felice, serena. Mi
sembrava di essere dentro ad una bolla di sapone, con suoni ovattati e
movimenti lenti.
“Che diavolo ci fai qui?”
Malfoy fece una smorfia e scosse la testa. “Sei sempre
carina, Weasley. Ho la faccia tosta di venire fin qui e questo è tutto
quello che hai da dire?”
Io recuperai in fretta la mia spavalderia. Scrollai una
spalla e arricciai il naso. “Dovresti ringraziare il cielo che non mi sia
scaraventata contro di te come una furia assassina chiedendoti come diavolo ti
sia saltato in mente di mandare a monte il mio matrimonio. A proposito,
parliamo di questo: come diavolo ti è venuto in mente di mandare a monte
il mio matrimonio?”
“Era la cosa giusta da fare.” Fece caparbio come
sempre. Azzardò qualche passo verso di me. “Mi dispiace che tu
abbia reagito così male da chiuderti in casa tua per mesi,
ma…”
“E tu come lo sai?” Feci basita.
Malfoy sospirò pesantemente. “Sei una Weasley!
Era il matrimonio del secolo! E’ normale che la gente ne parli!”
Gli puntai un dito contro. “Ehi, abbassa il tono con
me! Sei in casa mia e potrei decidere di buttarti fuori a calci in culo da un
momento all’altro.”
Ridacchiò. “Mi piacerebbe vederti.” Feci
un passo avanti e lui alzò le mani. “In ogni modo… starai
meglio senza Jack Russell, credimi.”
Incrociai le braccia al petto al limite della disperazione.
“Cosa ne vuoi sapere tu di cosa è meglio o non è meglio per
me! Sei sparito per anni! Sono cambiate tante cose, io sono cambiata!”
Un sorrisino spuntò sulle sue labbra. Quel solito
fastidioso sorrisino alla Malfoy. “No, non è vero.” Fece
lui. “Non sei cambiata affatto. Sei sempre la solita vecchia Rose
Weasley.”
Alzai gli occhi al cielo scocciata. “Che cosa avrei
ancora della vecchia Rose?”
Malfoy azzardò un altro passo avanti. “Per
prima cosa, hai ancora una cotta per me.”
Io scoppiai a ridere. “Per favore. Io non ho affatto
una cotta per te.”
“Per questo sei venuta a letto con me una settimana
prima del tuo matrimonio?” Chiese fastidiosamente. “Perché
non hai una cotta per me?”
Avrei voluto dargli un pugno. Uno bello forte, proprio sul
naso. “Andando avanti…”
Malfoy fece un altro sorriso tra sé e sé.
“Ti adoravo, sai? Non eri particolarmente bella o attraente, Weasley, ma
avevi un modo di fare che mi stimolava sotto tutti i punti di vista. Eri testarda,
determinata, irritante e senza peli sulla lingua. E io adoro le sfide.
C’era qualcosa in te che mi affascinava da matti, era come se nascondessi
un grande mistero e io dovessi risolverlo.”
Alzai un sopracciglio. “Beh, senza dubbio ti fai
attirare dal Mistero, signor direttore dell’ufficio misteri. La tua deve
essere una sottospecie di malattia.”
Non diede neanche cenno di avermi sentito. “E devo
ammettere che è stato bello, dopo tutti questi anni, scoprire che non
sei cambiata affatto. Ma soprattutto…”
Fece una lunga pausa. Io lo fissai. “Soprattutto
cosa?”
Lui sorrise. “Profumi sempre di rose.”
C’era qualcosa di estremamente sbagliato in me e nel
mio sistema nervoso, perché ogni santissima volta che sentivo Malfoy
pronunciare quelle parole, il mio stomaco si contraeva involontariamente e il
cuore mi martellava nel petto. Non sapevo se fosse paura, paura di rimanere per
sempre solo Rose Weasley, la vecchia mangialibri Rose Weasley o se fosse
eccitazione.
“Io… io… non profumo di rose.” Dissi
barcollando.
Malfoy sorrise tra sé. “Ma sei stata proprio tu
a farmelo notare. Tu mi hai detto che profumi di rose, ricordi? Ti stai dando
della bugiarda?”
“Io non sono affatto una bugiarda!” Lo
rimbeccai. “Non sono come te! Non faccio promesse che poi non riesco a
mantenere!”
“Di che diavolo stai parlando?” Fece confuso,
poi si riscosse e sospirò. “Ancora con questa storia? Avevo
diciotto anni! Avrei voluto scrivere o venire a trovarti… ma tornato a
casa non sembrava poi una grande idea. Insomma, la nostra era una storia…
strana.”
“Se è strana
perché diavolo sei qui?” Urlai con le lacrime agli occhi.
“Mi hai spezzato il cuore tanti anni fa. Ero a pezzi. Ma sono andata
avanti e mi sono costruita una vita, di cui tu fortunatamente non facevi parte!
E adesso eccoti di nuovo qui a rovinare tutto!”
Malfoy si leccò le labbra e abbassò la testa.
“Weasley, puoi impegnarti quanto vuoi… ma tu non puoi vivere senza
di me.” Lo fissai shockata. “Io l’ho accettato. Perché
tu non puoi?”
Tirai su col naso e feci un lungo sospiro. “Sei una
maledizione, Malfoy!”
Abbassò il capo e fece un lungo sospiro annuendo tra
sé. “Perché non torni a chiamarmi Scorpius?”
Ci fissammo per un po’, in silenzio. Dio, avrei voluto
essere ovunque meno che lì. Avrei voluto essere con chiunque ma non con
lui. Faceva così dannatamente male starsene uno di fronte
all’altra e essere consapevole di avergli donato l’anima tanti anni
prima.
“Vattene…” Sussurrai stanca, quasi
esasperata. “Vattene, non ho più niente da discutere con
te.”
Malfoy fece per ribattere ma poi richiuse la bocca e
lasciò perdere. Fece solo una smorfia e se ne andò verso la
porta. Posò la mano attorno al pomello e si voltò verso di me
ancora una volta.
“Dì a Dylan che sono andato via, lui sa dove
trovarmi.” Esitò un altro po’. “E la proposta per il
mio ufficio è sempre valida.”
Lo guardai andare via mordendomi il labbro. Passarono solo
alcuni secondi prima che mio fratello, Lily e Zabini scendessero dalle scale,
il che mi fece presupporre che avessero ascoltato tutta la conversazione. Mi
voltai verso di loro, Lily e Hugo sembravano mortificati.
“Allora…” Fece Zabini per rompere il
ghiaccio. “… è andato via?”
Io scossi la testa e sospirai chiudendo gli occhi. “Oh
per favore, non fate finta di non aver ascoltato!”
Hugo fece un piccolo sorriso. “Beh, non è
andata così male. Non è volato neanche uno schiantesimo.”
Io mi passai una mano sulla tempia. “Scusate, ma ho
veramente bisogno di riposare adesso.”
Nessuno osò dire un’altra parola ed io salii le
scale continuando a massaggiarmi la tempia, raggiunsi la mia camera, mi ci
chiusi dentro e mi lasciai andare sul letto. Quando avrei potuto ricominciare a
fare una vita normale?
**
C’era qualcosa che picchiettava. Un rumore lontano.
Aprii un occhio e mi resi conto di essermi addormentata e che in realtà
quel picchiettio non era altro che qualcuno che bussava alla mia porta. Mi
tirai su e mi stropicciai gli occhi sbadigliando.
“Avanti…” Biascicai.
Al fece capolino da dietro la porta con un sorriso genuino
ma non troppo allegro. “Ehi.” Fece piano. “Disturbo?”
“No.” Dissi io sinceramente. “Ma che ore
sono?”
“Le nove.” Fece dando un’occhiata veloce
al suo orologio al polso. “Gli zii erano un po’ preoccupati
perché non sei scesa per cena, ma Hugo ha detto di non disturbarti. Ero
passato solo per un saluto. Stai bene?”
Io scrollai le spalle. “Per dirti la verità,
stavo dormendo.”
Al sorrise. “Niente di grave, allora.”
Io corrucciai la fronte. “Perché diavolo
dovrebbe essere successo qualcosa di grave?” Al non rispose ed io roteai
gli occhi. “Bene, vedo che hai parlato con Lily.”
Al sospirò. “Ero solo venuto a fare un
saluto.”
“Certo.” Feci io scocciata. “E a
controllare che non mi stessi sciogliendo di lacrime.”
“Ci preoccupiamo solo per te.” Disse Al.
“Non è stato un bel periodo e…”
“Sto benissimo!” Lo interruppi. Stavo
cominciando ad innervosirmi davvero e non era per niente quello che mi ci
voleva appena sveglia. Avevo bisogno di calma e tranquillità.
“Seriamente, sono adulta! So cavarmela da sola e non ho intenzione di
continuare a fare la cretina piangendomi addosso!”
Al alzò le mani. “Calma.”
Io sospirai e incrociai le braccia al petto. “Mi
trattate tutti come se avessi cinque anni.”
“Io ti tratto come la persona intelligente che sei,
Rose. E lo sai che quando hai bisogno di me, io sono sempre qui. A costo di
sentirmi urlare contro, ma ho bisogno di sapere come stai. E dato che ti
conosco troppo bene, so anche che adesso non te ne starai ferma a guardare le
cose che ti passano accanto. Cos’hai intenzione di fare?”
Io ci pensai su un attimo. Non ci avevo neanche seriamente
rimuginato, ero salita in camera e mi ero schiantata a letto. Ma Al aveva
ragione. “Non lo so. Ma devo fare qualcosa.”
“Lo so.” Fece Al.
“Insomma, in questi mesi non sono stata io.”
Dissi. “Ho bisogno di riprendere le redini.”
Al fece un sorriso enorme. “Era proprio quello che
volevo sentirmi dire.” Sembrava entusiasta. “Mi manca la mia cara
vecchia Rose.”
“Già… Al, il problema è che non so
neanche da che parte devo cominciare.”
Lui sorrise genuinamente e piegò la testa da un lato.
“Io un’idea ce l’ho. E sono sicuro che ti
piacerà.”
Lo fissai per un po’ e poi scoppiai a ridere.
“Lo sai che detto in questo modo suonava tanto una minaccia? Spara,
cos’hai in mente?”
Al scrollò le spalle. “Niente di particolare. Ma
so esattamente di cosa hai bisogno per tornare in carreggiata.”
**
Sono sempre viva, lo
giuro! Ragazzi miei, lo so che è passato un secolo dall’ultima
volta che ho postato ma sono successe così tante cose che ho dovuto un
po’ mettermi a posto. Ho ripreso a lavorare (un hurray a me!) e sono
molto contenta perché ne avevo bisogno.
Dato che sapevo che
avrei cominciato a lavorare, sono anche andata in vacanza, quindi è
praticamente da metà maggio che non sto scrivendo niente… chiedo
perdono!
Non mi sento di
promettere niente perché tutte le volte che prometto di postare presto
finisce che passano dei mesi… Perciò con certezza vi dico solo che
il prossimo capitolo si intitolerà “Whoowns my heart” … per il
resto dovete solo essere pazienti ^^
Who owns my heart?
Is it love,
Or is it art?
You now I wanna believe,
That we're a masterpiece.
But sometimes it's hard
to tell in the dark
Who owns my heartMiley Cyrus
“Rivoglio indietro il mio posto!”
Jordan mi alzò un sopracciglio scettico, fissandomi
come se fossi completamente uscita di senno. Posò la testata del
giornale della mattina e scosse un po’ i baffetti a spolverino sotto al
naso.
“Vuoi indietro il tuo posto?” Chiese.
“Voglio indietro il mio posto all’Ufficio
Misteri.” Dissi decisa. “E non accetterò un no.”
Jordan esitò un po’. “Come mai ho la
strana sensazione che tu non rivoglia indietro solo il tuo lavoro,
Weasley?”
Io sospirai e mi sedetti alla sedia della scrivania di
Jordan. “Senta, quello è stato il miglior posto in cui abbia
potuto lavorare. Mi piace. E’ il mio lavoro. Insomma, non voglio essere
una semplice giornalista, voglio essere di più. Mi affascina il mistero.”
“E non solo.” Disse lentamente Jordan.
“Dimmi la verità, Weasley, hai visto di nuovo Malfoy in questi
giorni.”
Toccata su un tasto dolente. “Beh, sì…
ma…” Vacillai. Mai vacillare con Jordan. “Non è per
lui che rivoglio indietro il mio lavoro.”
Jordan sospirò pesantemente e assunse un tono che
aveva sempre mio padre quando doveva consigliarmi. “Senti, Weasley, non
ho nessun motivo per dirti di no. Sei brillante, intelligente, determinata ma
soprattutto testarda.” Mi guardò male e io arrossii. “E sono
tutte doti che servono ad una buona giornalista. E non ho mai visto
l’Ufficio Misteri andare così bene come quando te ne occupavi
tu… ma…”
“Odio i ma.” Feci io scocciata.
Jordan allargò le braccia. “Beh, io odio che il
Direttore dell’Ufficio Misteri si scopi le mie giornaliste, ma purtroppo
succede abbastanza spesso.”
Io cercai di rimanere impassibile, ma mi sentii come se
stessi ingoiando un missile a reazione. “D’accordo, mi sono fottuta
il lavoro…”
“E non solo…” Commentò Jordan
sottovoce.
“E so che lei non dà seconde occasioni.”
Feci guardandolo negli occhi. “Ma io ho veramente bisogno di una seconda
occasione.”
Jordan mi fissò per un po’ poi sbatté un
pugno contro la scrivania e cominciò a sbraitare. “Per la miseria,
Weasley, esci da questo cazzo di ufficio prima che ci ripensi! Cominci
domattina! E non tornare più con quello sguardo da cane bastonato o ti
faccio licenziare!”
Io balzai in piedi lasciandomi scappare un urletto.
“Grazie! Grazie, grazie, grazie!”
“Sparisci!” Brontolò ancora Jordan.
“Non voglio vederti per il resto della giornata!”
“Aww, andiamo…” Feci io ridendo. “Lo
ammetta, lei ha un debole per me.”
Jordan accennò ad un minuscolo sorriso sotto ai suoi
burberi baffoni. Scosse la testa. “Weasley, mi farai diventare matto. Ma
voglio che tu mi prometta una cosa.”
Io vacillai e mi schiarii la gola. “Spero non si
tratti delle cosce chiuse, perché ho scoperto di avere un po’ di
problemi riguardo a quella regola…”
“No, no, per l’amor del cielo, basta con questa
storia!”
Io scoppiai a ridere. “Va bene, signore. Di cosa si
tratta allora?”
Jordan mi guardò. Mi guardò con gli occhi di
un padre e non di un capo. “Torna a trovarci, ogni tanto.”
Io sfoderai un sorriso enorme. “Tornerò
così spesso che pregherà Merlino perché la liberi dalla
mia presenza.”
**
Mi sentivo così potente. Camminavo lungo quel
corridoio come se tutto il Dipartimento fosse mio e sapevo di avere tutti gli
sguardi puntati contro, ma non mi importava niente. Avevano cominciato a
fissarmi fin da quando ero entrata al Ministero. Niente mi toccava, anzi,
dovevo impegnarmi per non sorridere così tanto e sembrare una persona
seria.
Arrivai finalmente davanti alla porta del mio nuovo ufficio
e presi un grande respiro. Aprii lentamente e feci capolino dentro. Irene era
seduta alla sua scrivania col suo solito pallore spettrale. Mi schiarii appena
la gola.
“Mi spiace non si può…” Irene si
voltò annoiata verso di me, ma non appena mi vide balzò sulla
sedia e corse ad abbracciarmi. “Rose! Non posso crederci, Rose! Sei
tornata!”
Io ridacchiai e mi sciolsi dall’abbraccio. “Ciao
Irene, come te la passi?”
Lei mi fissò stralunata. “Come me la passo? Da
quando te ne sei andata in questo ufficio siamo in alto mare. Sono venute altre
tre persone. Il signor Malfoy le ha mandate via dopo neanche ventiquattrore.”
Io le sorrisi e le diedi una pacca sulla spalla.
“D’accordo, ora ci penso io.” Guardai la porta
dell’Ufficio di Malfoy. “E’ occupato.”
Irene annuì. “Sì.” Fece un
sorrisino. “Ma credo che per te troverà il tempo.”
Io annui e mi feci avanti. Non sapevo neanche cosa avrei
potuto dirgli data la conversazione di qualche giorno prima. Non sapevo neanche
cosa mi avesse spinto a riprendermi il mio lavoro all’Ufficio Misteri.
Aprii discretamente la porta. Lui era lì, ricurvo su
una pila indefinibile di scartoffie, concentrato, con la penna tra le dita. Per
un attimo mi sembrò di rivederlo tra i banchi di scuola, impegnato sui
temi di Storia della Magia, che finiva per copiare dal primo che gli capitava a
tiro. Mi sentii scaldare dentro.
“E’ proprio vero che i tempi non cambiano
allora.” Mi annunciai a voce alta, lui sobbalzò e alzò la
testa su di me. “Da chi copierai questa volta?”
Rimase a fissarmi di sasso. E solo poche volte avevo avuto
l’onore di gustarmi quella faccia da pesce lesso. E una di quelle volte
avevo appena confessato di essermi innamorata di lui.
“Che ci fai qui?” Chiese alla fine.
Io feci la vaga e scrollai le spalle. “Ho saputo che
siete pieni di lavoro. Pensavo di poter dare una mano.”
“Stai dicendo sul serio?” Io non risposi e
rimasi a fissarlo con un sorriso sulle labbra. Malfoy si alzò dalla sua
scrivania e mi raggiunse, titubante, fermandosi appena ad un passo da me.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
Io abbassai la testa e scrollai le spalle. “Questo
lavoro mi piace.” Sussurrai.
Lo vidi aprire la bocca per parlare, ma sembrò
ripensarci. Tornò sui suoi passi e si passò una mano tra i
capelli albini. “Sono felice che tu ci abbia ripensato, sono sommerso di
lavoro e Jordan non riesce a trovarmi una giornalista decente. Irene e Charice
stanno aiutando molto ma…”
Scorpius alzò un risma di fogli incredibile e
camminò lento verso di me forse per paura di farli cadere. Me li
posò sulle mani che tenevo aperte, riuscivo appena a vedere al di sopra
dell’ultimo foglio. Sorrisi, anche se il mio sorriso era nascosto dal
pacco di fogli.
“Tutto qua?” Feci sarcastica.
Lui sbuffò e chiuse gli occhi. “Non criticare,
sto lavorando anche di notte per riuscire a stare al passo, ma sembra impossibile.
Solo cianfrusaglie, ma vanno sbrigate.”
“Cianfrusaglie, eh?” Feci io alzando un
sopracciglio. “Dammi due ore di tempo.”
Malfoy scoppiò a ridere. “Due ore?” Mi
sbeffeggiò. “Senza offesa, Weasley, ci lavoro da una
settimana.”
“Va bene.” Feci calma. “Dammi due
ore.”
Malfoy rimase fermo a fissarmi, anche se probabilmente
riusciva a vedere solo i miei occhi. Io non cedetti neanche per un secondo.
Fissò la pila di fogli che avevo tra le mani e tornò a guardarmi
negli occhi. “… se lo dici tu.”
“Lo dico io.” Feci convinta. Posai i fogli a
terra e li feci lievitare con un incantesimo, poi tornai a guardare Malfoy.
“Infondo avevi ragione, sono sempre la solita Rose Weasley ed oltre a
profumare di rose, sono sempre la solita secchiona.”
Si concesse un sorrisetto. “Riesci sempre a
stupirmi.”
“Peccato non si possa dire la stessa cosa di
te.” Feci io punzecchiandolo.
Malfoy fece una smorfia. “Weasley, sei sicura che ti
convenga giocare col fuoco? Lo sai che adesso sono di nuovo il tuo capo?”
Io alzai un sopracciglio, scettica. “Sì,
signore.” Ci guardammo per un po’ poi mi riscossi. “Beh,
questo lavoro non si sbrigherà da solo.”
Lui annuì. “Se hai bisogno di me, sono qua in
ufficio.”
Aprii la porta e mi voltai un’ultima volta prima di
uscire. “Bisogno di te?” Feci con mezzo sorriso. “Non temere,
Malfoy, penso proprio di potermela cavare da sola. Sempre che tu non decida di
interrompermi come al tuo solito ogni cinque minuti per qualche
stupidata.”
Malfoy si schiarì la gola, punto sul vivo. “Me
ne starò buono qui.”
“Voglio sperare.”
**
Dopo un’ora avevo già dimezzato il lavoro da
fare e Charice, che cercava di darmi una mano, non sapeva neanche da che parte cominciare.
Andavo troppo veloce per lei. Per non farla sentire inutile, avevo deciso che avrebbe
ricontrollato le mie bozze, anche se sapevo che non ce ne sarebbe stato alcun
bisogno.
Irene aveva passato tutto il tempo a ringraziarmi di essere
tornata. Sembrava quasi aver ripreso un po’ di colore.
Io, però, ero troppo indaffarata col mio lavoro per
poter stare a chiacchierare con loro. Solo quando il plico di fogli si
sfoltì parecchio, rallentai il mio ritmo e riuscii a scambiare qualche
parola con Irene e Charice.
“Non è venuto neanche un secondo a vedere come
stava andando.” Disse Charice guardando la porta di Malfoy. “Non lo
trovi strano?”
Alzai lo sguardo sull’orologio al muro. Ancora dieci
minuti e le mie due ore sarebbero finite. Sorrisi tra me. “Sono sicura
che sta morendo dalla voglia di venire di qua.” Dissi. “Ma non
è ancora il momento.”
Charice corrucciò la fronte ma non osò
chiedere niente. Spillò un paio di fogli insieme e sospirò.
“Non so davvero come avremmo fatto senza di te, Rose! Ancora un paio di
giorni e mi avrebbero ricoverata al San Mungo… e credo che Irene stesse
per avere un attacco di nervi.”
“Va così male?” Chiesi io sinceramente
perplessa.
Charice annuì. “Questa settimana abbiamo
lavorato tutti fino a tardi. Non sono mai rientrata a casa prima di mezzanotte.
E il Capo era sempre di pessimo umore.”
Potevo immaginare per quale motivo. “Non
c’è da preoccuparsi.” Feci io incoraggiante mettendo
giù l’ultimo foglio. “Abbiamo finito.”
“Per adesso.” Fece lei sospirando. “Vado a
prendere le altre pratiche.”
“No.” La ripresi per un braccio trattenendola.
“Charice, abbiamo finito.”
Lei mi fissò shockata. “Hai finito tutto il
lavoro nel giro di due ore? Ma come diavolo hai fatto?”
“E’ Rose Weasley.” Arrivò la voce
di Malfoy da dietro di lei.
Charice si mise a sedere lentamente fissandomi allibita,
come se fossi una specie aliena. Malfoy. Invece, si fece avanti verso la mia
scrivania e guardò compiaciuto le cartelline completamente ripulite, i
fogli spillati, le cartacce nel cestino e le bozze in ordine cronologico.
Scosse la testa tra sé.
“Non dirmi che sei sorpreso.”
Lui scosse la testa. “Non so come ho fatto a starmene
chiuso in ufficio per due ore senza sapere cosa succedesse di qua. Ma sapevo
che avresti finito tutto in due ore.”
Guardai l’orologio. “Un’ora e
cinquantaquattro minuti.”
“Sì, sì, abbiamo capito, Weasley. Sei
brava.” Fece Malfoy annoiato.
Io sorrisi beffarda. “Sono la migliore.”
Malfoy roteò gli occhi. “Sì,
certo.” Si voltò verso Charice. “Beh, Charice, puoi andare a
casa.”
Lei lo fissò per qualche secondo, come se non avesse
sentito una sola parola. “Davvero?”
Malfoy sorrise e annuì. “Hai fatto troppi
straordinari ultimamente. Va’ pure a casa. E prenditi la giornata libera
domani.”
Gli occhi di Charice si illuminarono. Saltò al collo
di Malfoy. “Lei è il miglior capo che si possa desiderare!”
Malfoy non ebbe il tempo di dire nient’altro
perché Charice si carico borsa in spalla, diede un veloce saluto a Irene
e si scaraventò nel corridoio chiudendosi fragorosamente la porta alle
spalle. Io scoppiai a ridere e Malfoy alzò un sopracciglio, tornando lentamente
a guardare me. Si schiarì la gola gonfiando il petto.
“Beh, allora? Sono il miglior capo che si possa
avere?”
Io feci una smorfia. “Spiacente, nessuno è
meglio di Jordan.”
Sbuffò una risata. “Sei la prima persona al
mondo a definirlo il capo dell’anno, lo sai?”
Io scrollai le spalle puntellandomi sui gomiti. “Lo
so.” Dissi ridacchiando. “Ma credo proprio che abbia una cotta per
me.”
“Non è il solo.”
Arrossii. Malfoy mi stava fissando con uno sguardo che di
professionale non aveva proprio niente. E avevo visto quello sguardo altre
volte. I suoi occhi erano gli stessi di sempre, gli stessi che mi ero
riscoperta a fissare quel giorno di tanti anni prima, quando tutto era
iniziato.
Io, al contrario, distolsi lo sguardo imbarazzata.
“Sono qui per lavorare.” Gli rammentai.
Lui allargò le braccia. “Beh, hai finito tutto
il lavoro. Che c’è, non possiamo neanche più
parlare?”
Io alzai un sopracciglio, scettica. “Non abbiamo mai
avuto grandi conversazioni, io e te.”
“Non parlo molto con nessuno.” Fece Malfoy
scrollando le spalle.
Io feci una smorfia. “Ma davvero? Dimmi qualcosa che
non so.”
“Credo che sia impossibile, Miss Enciclopedia.”
Fece prendendomi in giro. “Come mai Jordan ha deciso di rispedirti
quaggiù?”
Io mi schiarii la gola ma abbassai lo sguardo. “Beh,
sapeva che eri nei guai fino al collo ed ha dovuto mandare qualcuno
all’altezza della situazione.”
Malfoy mi fissò per un paio di secondi. Poi
tirò fuori il suo solito sorrisino malizioso. Lo odiavo.
“L’hai supplicato, non è vero?” Io non risposi e lui
scoppiò a ridere. “Oh avanti, dimmi la verità! Hai
supplicato di tornare qua da me!”
“Non da te!” Sottolineai infervorata. “In
questo ufficio!”
Malfoy fece di nuovo quel fastidioso sorrisino. “Come
ti pare…”
Io mi morsi un labbro diventando improvvisamente più
seria del dovuto. Lo guardai negli occhi. Sapevo che la mia vita era ancora un
casino al momento. “Seriamente, Scorpius… non sono qui per te. Non posso essere qui per te.”
Lui sospirò pesantemente. “Che cosa devo
fare?”
Aggrottai la fronte. “Come?”
“Cosa devo fare?” Disse di nuovo serio, come
poche volte lo avevo visto. “Ci dev’essere un modo per farti capire
che noi… oh, ti prego, non farmelo dire, Weasley!”
“Non c’è nessun noi.” Dissi io
incrociando le braccia al petto. “Smetti di sognare.”
“Sognare?” Fece lui quasi offeso. “Tu hai
mandato a monte il tuo matrimonio per me! E adesso ti comporti come se niente
fosse!”
“No, tu hai
mandato a monte il mio matrimonio!” Stavo cominciando ad arrabbiarmi.
“Non cercare di far ricadere la colpa su di me!”
“Non sono stato io a presentarmi alla tua porta
richiedendo… affetto!”
Fece Malfoy quasi risentito. “Dovresti ringraziarmi, ti saresti svegliata
tra dieci anni accanto ad uomo che si chiama come un cane solo per accorgerti
di aver sbagliato tutto quanto!”
Stavolta balzai in piedi. “Sei stato tu a cominciare!
Tu mi hai baciata in ascensore!”
Dietro le spalle di Malfoy qualcuno diede un colpettino di
tosse. Ci voltammo entrambi, Irene era seduta impettita alla sua scrivania,
completamente arrossita e chiaramente a disagio. “Non… non vorrei
interrompere ma io sono ancora qui… e questa conversazione sta diventando
imbarazzante…”
Malfoy alzò la testa al cielo, prese un sospiro.
“Ho del lavoro da fare.” Disse dandomi le spalle e entrando nel suo
ufficio chiudendosi la porta dietro le spalle.
Io rimasi ferma in piedi, come un’idiota. Mi scambiai
uno sguardo imbarazzato con Irene.
“Beh, secondo me non ha tutti i torti.” Fece lei
timidamente.
Io la guardai male. “Oh, chiudi il becco!”
**
“E’ un idiota!”
Al e Vanessa si scambiarono uno sguardo e sospirarono. Al
fece una smorfia. “Perché mi sembra di rivivere un deja vu ogni
volta che vieni a trovarci?”
Vanessa si portò una mano sulla panciona e
scrollò le spalle. “Andiamo Rose, perché non puoi ammettere
che ti piace e farla finita con questa storia.”
Io sentii la rabbia ribollirmi nelle vene. Non l’avrei
mai ammesso, mai e poi mai, anche se una remotissima parte di me avrebbe voluto
urlarlo al mondo. Ma lui era troppo un idiota perché io potessi
ammettere quello che provavo!
“Io lo odio!”
“Tu non lo odi.” Fece stanco Al. “E ti
piace da matti che ti faccia arrabbiare.”
Battei un piede a terra. “Oh ma insomma, che diavolo
vi è successo?” Feci esasperata. “Ora siete tutti amici di
Malfoy? Prima Lily e adesso voi due…”
Al fece mezzo sorriso e scosse la testa. “Ma non vedi,
Rose? Sei di nuovo te stessa. Duole ammetterlo, ma Malfoy ti fa bene,
nonostante ti faccia saltare i nervi. Ed hai di nuovo un lavoro che ti piace. E
adesso non hai più niente da poter mandare a monte.”
Io lo guardai male. “Quindi anche tu pensi che sia
stata io a mandare a monte il mio matrimonio?”
“Beh… di certo non sono stato io.” Fece
obbiettivamente Al.
Vanessa si umettò un labbro. “Non pensiamoci
più, Rose, quello che è passato è passato. Adesso
concentriamoci sul futuro, mh?”
Io la guardai e sospirai pesantemente cercando di calmarmi e
pensare come una persona normale. Picchiettai le dita contro il mobile
più vicino, lo facevo sempre quando ero davvero molto nervosa o molto
confusa o entrambe le cose.
“Cosa dovrei fare?”
Al e Vanessa si scambiarono uno sguardo. Cominciavano ad
andare troppo d’accordo quei due, mi davano i brividi.
“Non pensavo sarebbe mai arrivato il giorno in cui
Rose Weasley si sarebbe trovata senza una risposta.” Scherzò Al.
“Non è divertente.” Lo ripresi io.
Vanessa si alzò un po’ affatica, tenendosi il
pancione con le mani. “Rose, la tua storia con Scorpius è stata
bellissima. E’ stata bellissima perché siete strani entrambi,
perché vi irritate a vicenda, perché litigate sempre,
perché nessuno ci avrebbe mai scommesso un soldo, perché è
complicata e buffa e divertente.” Disse. “E anche noi ci siamo
divertiti a vedervi andare avanti.”
Io alzai un sopracciglio. “Da matti.”
Vanessa scosse la testa e mi guardò quasi con pena.
“Ma non siamo più ai tempi della scuola, Rose.”
Sospirò. “Devi smetterla di giocare, devi cominciare a comportarti
da adulta.”
Perché mi suonava tanto come un’offesa?
“Io mi comporto come un’adulta. Ma con Malfoy è tutto
così difficile! Perché diavolo dovrei comportarmi bene con
lui?”
“Non vuoi essere felice, Rose?” Vanessa mi
guardò seria e io rimasi presa alla sprovvista. “Non vuoi vivere
il resto della tua vita con un sorriso sulle labbra? Svegliarti la mattina ed
avere accanto una persona che ami, che ti rende felice e ti faccia sentire
speciale. Una famiglia.” Disse accarezzandosi il pancione. “Non sei
ancora stanca di fare giochetti come a scuola? Non c’è più
nessuna coppa delle case da vincere.”
Io sentii un rospo in gola e mi voltai verso Al che sedeva
ancora sul divano. Aveva lo sguardo basso e sembrava mortificato.
“Guardia in faccia alla realtà, Rose.”
Continuò Vanessa. “Tu non odi, Scorpius. Tu lo ami ed hai solo
paura di affrontare la cosa.”
Io feci una risata nervosa. “Io non lo… che stai
dicendo, Vanessa!”
Al alzò finalmente la testa e mi fissò serio.
“Tu lo ami, Rose. Non perdere il tuo tempo. Non aspettare di trovarti in
punto di morte per capire cosa vuoi davvero. Non è piacevole, te lo
assicuro.”
“Io…” Ero sempre più confusa. Ero
lì solo per lamentarmi e mi stavo prendendo una lezione di vita. Come
era successo?
Vanessa si avvicinò a me e mi posò una mano
sulla spalla. “Lo so che hai paura, Rose, ti conosciamo più di
chiunque altro. Hai paura di perdere la parte divertente della storia. Ma tu
sarai sempre Rose Weasley e Scorpius sarà sempre Scorpius.”
Io abbassai lo sguardo. Ero stata così concentrata a
cambiare la mia vita per anni, per cambiare quella ragazza che ero a scuola,
solo per rendermi conto in quel preciso istante che avrei voluto rimanere la
stessa per sempre. E’ che non sentivo di esserlo più da molto
tempo.
“E se le cose dovessero cambiare?” Chiesi
timorosa.
“Non lo faranno.” Fece Al con un sorriso.
“E sai perché?”
Io scossi la testa. “No, perché?”
Vanessa sorrise caldamente e rafforzò la presa sulla
mia spalla. “Perché profumerai per sempre di rose, Rose
Weasley.”
**
Gesù, è
stato come un parto trigemino!! Mi dispiace così tanto di aver tardato
l’aggiornamento alla storia, che poi è una storia che io amo con
tutta me stessa ma sono stata così tanto impegnata che non faccio altro
che andare a lavoro e dormire e tutto il resto è passato in secondo
piano.
Avevo anche cercato di
scrivere una shot per il concorso dell’estate ma ovviamente non ho finito
in tempo e ho sforato i tempi di consegna… sono un disastro!!
Ditemi almeno che il
capitolo vi è piaciuto! Ho bisogno di questa consolazione!
Forse il finale
è un po’ troppo smielato, ma ultimamente sto guardando One Tree
Hill e mi sento tutta piena di consigli da grande donna e di grandi monologhi
da telefilm… bah… mi passerà!
Per una volta non ho
ancora la più pallida idea di come si chiamerà il prossimo
capitolo! Ne avevo scritto uno ma mi faceva schifo ed è finito nel cestino…
So scared of breaking it that you won't let it
bend
And I wrote two hundred letters I will never send
Sometimes these cuts are so much deeper then they seem
You'd rather cover up, I'd rather let them be(Maroon5)
Ero tesa come una corda di violino il che voleva dire solo
una cosa: ero nervosa. Ed era una cosa che mi faceva perdere le staffe
perché non ero mai nervosa, ero nervosa solo quando non sapevo come
affrontare qualcosa e in genere io ero sempre preparata. Non ero stata
così nervosa neanche il primo giorno di scuola, avevo già deciso
che avrei detto al cappello parlante di voler essere smistata in Grifondoro.
Tutto ad un tratto mi resi conto che ero arrivata al fondo
del corridoio senza neanche sapere come ci fossi arrivata. Non ricordavo
neanche di essere uscita da casa. Entrai in ufficio, il posto di Irene era
vuoto. Alzai gli occhi sulla porta dell’ufficio di Malfoy, era socchiusa
ma non c’era nessuno che parlasse all’interno. Presi un bel respiro
e mi avvicinai sbirciando dalla fessura.
Malfoy era in piedi davanti allo specchio con addosso una
giacca nera molto elegante che lo faceva sembrare uno snob. Si stava sistemando
i gemelli ai polsi. Alle sue spalle un’altra giacca appesa all’anta
dell’armadio.
Malfoy alzò lo sguardo sullo specchio, preso alla
sprovvista, e mi fissò tramite il riflesso. Guardò
l’orologio al polso e fece una smorfia. “Weasley, che ci fai qui?
Sei in anticipo.”
Io avanzai un passo nella stanza ancora un po’
timorosa. “Serata importante?” Chiesi.
Malfoy cominciò a sbottonarsi la giacca e
scrollò un po’ le spalle. “Il solito. Devo solo essere
presente e cercare di non bere troppo.”
“Oh.” Annuii io vagamente. “E ci vai da
solo?”
Lui alzò di nuovo gli occhi su di me e si
fermò per qualche minuto, esaminandomi per bene. Si voltò
prestandomi tutta la sua attenzione ed io ebbi solo voglia di scappare via e
non presentarmi mai più. Alzò un sopracciglio nel suo tipico
cipiglio strafottente. “Sei sotto Imperius o sei solo particolarmente
idiota stamattina?”
“Cercavo solo di fare conversazione.” Feci io
scrollando le spalle.
Malfoy scoppiò a ridere. “Fare conversazione? Da
quando tu conversi con me?” Scosse la testa e si passò una mano
sugli occhi. “Dio, speravo di sbagliarmi ma davvero non smetti mai di
stupirmi.”
Io allargai le braccia partendo subito sulla difensiva.
“Che cosa c’è di così strano?”
“Non lo so, dimmelo tu!” Fece puntandomi un dito
contro. “Ieri volevi staccarmi la testa e oggi fai conversazione! Sei la
persona più incoerente che conosca!”
“Non sono incoerente, sono solo confusa!” Urlai
io.
“Confusa su cosa?” Urlò lui in risposta.
“Su noi due!”
Improvvisamente calò un gran silenzio e Malfoy
sembrò ancora più frustrato di prima. Si leccò le labbra
un paio di volte prima di rispondere.
“Pensavo avessi già deciso.” Fece a voce
bassa, quasi avesse paura di parlarne, adesso.
“Io non ho deciso un bel niente!” Feci due passi
dentro la stanza per avvicinarmi di più a lui. “Io ho solo…
io non so…”
Lui sospirò alzando gli occhi al cielo. “Ti
prego, risparmiami il monologo su te stessa che devi trovare il tuo io
interiore e capire chi sei prima di buttarti in una relazione. Ne ho già
sentiti a migliaia e sono stanco.”
“Io non so come comportarmi.” Dissi
sinceramente.
Malfoy mi guardò interessato e aggrottò la
fronte. “Che cosa vuol dire questo?”
Io sospirai e mi avvicinai ancora un po’, indicandoci.
“Io e te… noi… voglio dire, era tutto molto facile quando
eravamo a scuola, non credi? Bastava bisticciare un po’, pomiciare in un
angolo buio e poi darci sui nervi di nuovo. Era semplice e gli ormoni facevano
gran parte del lavoro. Ma adesso…”
Lui mi guardò serio ed annuì.
“Sì, adesso le azioni hanno delle conseguenze. Si chiama essere
adulti, Weasley.”
Mi stavo irritando. Mi stavo irritando parecchio. Malfoy
aveva davvero il coraggio di darmi delle lezioni di vita? Sospirai
profondamente cercando di non rimbeccarlo. “E’ Rose.”
Malfoy alzò un sopracciglio. “Cosa?”
“Il mio nome è Rose.” Feci di nuovo io.
“Lo so qual è il tuo nome.” Disse posando
la giacca nera sulla scrivania. “Mi hai preso per un idiota?”
“Le persone adulte
con una certa confidenza si chiamano per nome, Scorpius.” rimarcai bene le parole per sottolineare il
concetto. “E sì, forse ti ritengo un po’ idiota.”
Lui sbuffò una risata sarcastica. “Oh certo,
questo invece è un comportamento totalmente da adulta.”
“Io sono adulta!” Feci pestando un piede a
terra. “Sei tu che mi irriti talmente tanto…”
Malfoy scosse la testa. “Adesso non dare la colpa a
me, Weasley.”
Basta. Non riuscii a trattenermi un minuto di più. Mi
aveva davvero fatto arrivare al limite, ero su di giri e non potevo più
tornare indietro. Camminai fiera verso di lui e in uno slancio mi buttai tra le
sue braccia. Lo baciai. Lo baciai con tutta la foga che avevo e mi sentii
scaldare dentro quando lo sentii ricambiare con la stessa passione.
Mi sentivo agguerrita, ma allo stesso tempo avevo raggiunto
un certo livello di pace interiore. Era così naturale starsene lì
con le labbra incollate alle sue. Era semplice. Probabilmente perché
entrambi avevamo la bocca troppo impegnata per poterci urlare contro.
Lo sentii cercare di allontanarmi, mormorando.
“Rose…” disse tra i miei baci. “… Rose, non
è il momento…”
Ma io pensai che fosse esattamente il momento. Era il nostro
momento e non avevo nessuna intenzione di tornare indietro.
“Weasley!”
Solo in quel momento mi resi conto che cosa intendesse dire
Scorpius con ‘non è il momento’. Mi voltai di scatto, presa
alla sprovvista, Jordan mi fissava torvo dallo stipite della porta. Sentii
Scorpius sospirare pesantemente alle mie spalle.
“Ho un appuntamento con Jordan.” Disse.
“Non è il momento.”
Eccola là, un’altra scena da aggiungere alla
mia ‘walk of shame’ che mi sarebbe rimasta stampata nella mente da
lì all’eternità. Ero così rossa che per un attimo
pensai davvero di poter andare a fuoco per autocombustione.
Jordan mosse i suoi baffetti minaccioso, era irritato e
sicuramente molto deluso da me. “Weasley, se non ti dispiace vorrei avere
una parola con il signor Malfoy. Da solo.”
Io riuscii solo ad annuire e precipitarmi fuori dalla porta.
Sarei mai riuscita a combinarne una giusta?
**
Al scoppiò fragorosamente a ridere e io lo guardai
male. Cercò di asciugarsi le lacrime dagli occhi ma le sue dita
incontrarono la plastica dei suoi occhiali protettivi. Lasciò perdere e
continuò a concentrarsi sul suo lavoro, dando una rapida lettura a
quello che avrebbe dovuto fare. Senza smettere di ridere, ovviamente.
“Non c’è niente da ridere, Al!”
Feci io offesa.
Al rise più forte. “Scusa, Rosie. Ma si
potrebbe scrivere un libro su di te. E venderesti migliaia di copie.”
Io sbuffai dondolando i piedi nel vuoto. Ero seduta sulla
scrivania del suo collega, che per il momento non era in ufficio. Giocai senza
attenzione con una pianta vicino a me.
“E’ stato davvero imbarazzante. Jordan mi
ucciderà!”
Al mi guardò da sopra la sua spalla. “Non
toccare troppo quell’affare, Rose.”
Io mi fermai all’istante guardando l’innocua
piantina. “Perché?”
Al scrollò le spalle. “E’ la ragione per
cui Patrik non è a lavoro oggi.”
Mi allontanai subito dalla pianta come scottata. Decisi
anche di scendere dalla scrivania, non si poteva mai sapere. Quel posto era una
trappola ed in fondo Al ci aveva quasi rimesso la pelle, una volta. Beh, era
stato avvelenato di proposito, ma non era quello il punto.
Sospirai pesantemente e mi avvicinai ad Al. “E poi
Malfoy che ha un appuntamento con Jordan? Di cosa diavolo dovranno mai parlare?
Non hanno praticamente niente in comune.” Al mi lanciò
un’occhiata di sbieco. “Cosa?” Dissi io.
“Beh…” Iniziò lui cauto. “Una
cosa in comune ce l’hanno.”
Guardai per un po’ Al, persa nell’oblio. Poi,
come un fulmine a ciel sereno, un’idea si infiltrò nella mia
testa. “Oh no.”
Al mi guardò allarmato. “Rose, sono sicuro che
non c’è niente di cui preoccuparsi. E’ solo una
chiacchierata.”
“Oh no.” Ripetei io guardando nel vuoto. “Oh
no. Stanno parlando di me. Non ne uscirà niente di buono.”
Al alzò le mani ricoperte dai guanti cercando di
calmarmi, ma si mantenne a distanza cercando di tenere sotto controllo quello
che stava facendo. Qualunque cosa fosse.
“Rose, non agitarti.” Fece seriamente allarmato.
“Ti prego, non agitarti.”
Era già troppo tardi. “Devo andare, Al.”
“Rose!”
Sentii la voce di Al che mi richiamava ma ormai ero
già uscita dal suo laboratorio del piccolo chimico e stavo correndo
lungo il corridoio verso l’ascensore. Non feci neanche in tempo a frenare,
ci andai a sbattere contro e come una pazza cominciai a schiacciare il bottone
per chiamarlo, a ripetizione, senza fermarmi un solo secondo.
Un vecchio mago, che attendeva l’ascensore in tutta
compostezza, mi fissò un po’ sorpreso. “Per la miseria, se
tutti quanti avessero la stessa fretta di lavorare, qua dentro!”
L’ascensore finalmente si aprì davanti ai miei
occhi e mi ci precipitai dentro, sperando che il vecchio mago seguisse il mio
esempio. Non appena le porte si richiusero, il mago mi chiese cordialmente.
“Dove deve andare, signorina?”
“Ufficio Misteri.” Blaterai in un fascio di
nervi.
Sentii l’ascensore cominciare a scendere. “Oh
beh.” Ridacchiò il vecchio mago. “Se avessi a che fare con
Malfoy probabilmente correrei anche io. Da quello che si dice ha un brutto
carattere. Proprio come suo padre.”
Io feci una smorfia e mi voltai verso di lui. “Tutto
vero.”
Il mago rise di nuovo. “Sai, mi ricordi tanto una mia
cara collega. Hermione Weasley. E’ abbastanza famosa.”
“Ne ho sentito parlare.” Feci vagamente.
Ringraziai Merlino appena le porte si aprirono di nuovo, al
mio piano, e non risposi neanche al saluto del vecchio mago strampalato. Corsi
fino alla fine del corridoio e aprii violentemente la porta dell’ufficio.
Stavolta Irene era lì, al suo solito posto, e mi
guardò con un sopracciglio inarcato mentre cercavo di riprendere fiato
poggiandomi con le mani sulle ginocchia.
“Rose, buongiorno.” Disse semplicemente.
“Non c’era bisogno di correre, non sei per niente in
ritardo.”
Io scossi la testa cercando di respirare. “No…
io… sono ancora là dentro?”
Irene corrucciò la fronte. “Il signor Jordan e
il signor Malfoy sono in riunione.” Irene si alzò in piedi e si
mise davanti alla porta, intuendo le mie intenzioni. “Non vogliono essere
disturbati.”
“Irene,” Iniziai io respirando a fondo.
“Devo davvero entrare là dentro.”
Lei scosse la testa spaventata. “Il signor Malfoy si
è raccomandato che per nessun motivo…”
“Weasley!” La voce tonante di Jordan
arrivò dall’altra parte della porta. “Smettila di fare tutto
questo casino ed entra!”
Irene sospirò rassegnata ed io sorrisi trionfante. Mi
rassettai un po’, sistemai i capelli e presi il fiato che ancora mi
mancava. Aprii la porta e feci appena un passo all’interno della stanza.
Jordan era seduto nella sedia degli ospiti mentre Malfoy era in piedi vicino
alla sua scrivania. Aveva una faccia che non riuscii a leggere.
“Mi ha fatto chiamare, signore.” Feci beffarda
verso Jordan.
Lui roteò gli occhi e mi fece cenno di entrare.
“Smettila di comportarti come un’idiota ed entra. Merlino se mi
farai diventare matto! Mi toccherà andare in pensione a causa
tua!” Lanciò uno sguardo a Malfoy. “Voi due mi farete
diventare matto!”
“Beh?” Feci io come se stessi parlando con mio
fratello. “Si può sapere che succede?”
Jordan si alzò in piedi. “Succede che torni a
lavorare per me. Nel mio ufficio.
Alla mia rubrica del gossip.”
Disse alzando la voce.
Io sentii un colpo al cuore ma non dovevo cedere. Non con
Jordan. Mandai un veloce sguardo a Malfoy, che abbassò la testa
colpevole, ed incrociai le braccia al petto. “Ma davvero? E per quale
motivo?”
Jordan spalancò gli occhi e diventò tutto
rosso. Per un attimo pensai che gli fosse partito un embolo.
“Perché lo dico io!” Urlò. “Ecco perché!
Hai voluto la tua seconda occasione, Weasley! Non te ne darò una
terza!”
Mi portai le mani sui fianchi, minacciosa. “E sono
ancora nella mia seconda occasione!” Ritorsi. “Non ho fatto proprio
niente di male! Io sono la migliore e lei lo sa! Ho finito il lavoro di una
settimana in meno di due ore! E se se la deve prendere tanto
perché… perché…” Mi vergognavo un po’ a
dirlo. “Perché stavo pomiciando con Malfoy…”
“Non è per questo.” Mi interruppe Jordan.
Io sospirai frustrata. “E allora cosa diavolo
è?”
“E’ stato Scorpius a chiamarmi.” Fece
serio Jordan. “Mi ha chiamato ieri sera dicendomi che ne aveva
abbastanza, che sei irrispettosa nei suoi confronti, non sei collaborativa ed
era stanco di litigare con te tutto il tempo.”
Stavolta rimasi davvero senza parole. Lasciai andare le braccia
lungo i fianchi e alzai lo sguardo su Malfoy, che stava ancora a testa bassa
senza dire una parola. “Davvero?” Feci io amara. “Questo
invece è il tuo essere adulto, Scorpius? Davvero mi faresti
questo?”
Lui sospirò profondamente senza accennare a guardarmi.
“Ieri è stata davvero una brutta litigata e non avevo certamente
idea che stamattina…” Si interruppe bruscamente e si schiarì
la gola. “Non credo che riusciremo mai a lavorare insieme.”
Volevo prenderlo a schiaffi. Volevo seriamente e maledettamente
prenderlo a schiaffi. Mi stava portando via il mio lavoro.
Jordan lesse l’amarezza sul mio viso. “Sei una
persona brillante, Weasley, tornerai nel mio ufficio e vedrai…”
“Cosa?” Lo interruppi io con una risata amara.
“Tornerò qui quando ci sarà troppo lavoro da smaltire e poi
di nuovo alla rubrica del gossip e ancora e ancora? Mi sono stancata di essere
trattata come una pallina da ping pong. Io non torno nel suo ufficio.”
Jordan e Malfoy si mandarono uno sguardo. “Weasley,
non puoi rimanere qui senza la nostra autorizzazione, sarebbe…”
“Oh no, non ha capito.” Feci io alzando una mano
per interromperlo. “Io mi licenzio.”
Feci per andarmene, infuriata col mondo, la voce di Jordan
mi bloccò sulla soglia. “Weasley, seriamente?”
Mi voltai verso di loro. Mandai uno sguardo a Malfoy e poi a
Jordan. “Le farò avere le mie dimissioni domani mattina.”
**
“Ti sei licenziata?!” Fece mamma scandalizzata.
“Tesoro, avevi lavorato così duro.”
Io scrollai le spalle trascinando la forchetta sul piatto,
senza voglia di mangiare. “Non ne valeva la pena. Sono sicura che
troverò presto qualcosa. Posso sempre scrivere qualche pezzo per una
rivista minore, fino a che non trovo un lavoro fisso. Me la
caverò.”
Papà mi puntò la forchetta contro. “Hai
fatto bene!” Disse biascicando la sua carne. “Non devi farti
mettere i piedi in testa da nessuno!”
“Ron!” Fece subito la mamma. “Non si
tratta di farsi mettere i piedi in testa. Il lavoro è lavoro e bisogna
avere una certa professionalità. Posso capire che diventi davvero molto
difficile lavorare insieme alla persona che ami e…”
“Ehi!” Saltai subito su io. “Io non amo
Scorpius!”
Papà fece un sorrisino verso la mamma.
“E’ per questo che ti rifiuti di lavorare con me ogni volta che
avete bisogno di un Auror?”
Mamma arrossì violentemente e prese a tagliare la sua
fetta di carne con vigore. “Non essere sciocco, Ron.”
“Ammettilo, non puoi resistermi!”
Sghignazzò papà.
Hugo ed io alzammo gli occhi al cielo. Era irritante quando
si mettevano a fare i ragazzini. Hugo mi rivolse un sorriso. “Mi dispiace
molto per il lavoro, Rose.”
“No, va bene.” Feci io con un sorriso
incoraggiante. “E’ quello che volevo. Davvero.”
Hugo fece una smorfia ma non infierì. “Potresti
sentire zia Luna se ha bisogno di qualcuno per il Cavillo.”
Stavolta fui io a fare una smorfia. “Non credo di
essere capace di scrivere quel certo tipo di articoli.”
“Certo che no, bisogna essere fuori di testa per
quello.” Fece papà
“Ron!”
“Oh andiamo, Hermione, è la
verità!” Si lagnò. “Luna è sempre stata
strana. E’ quel Rolf è ancora più strano di lei!”
“Oh e voi non avete mai avuto a che fare con Lorcan e
Lysander.” Fece Hugo rabbrividendo. “Sono terrificanti!”
Papà scoppiò a ridere guardandomi. “Non
sei uscita con Lysander quando eri a scuola? Esilarante! Ricordo ancora quando
me lo disse George!”
Io lo guardai male. “Non è divertente! E’
stata la cosa più imbarazzante che mi sia successa!”
“Adesso basta parlare male di zia Luna e della sua
famiglia!” Fece la mamma offesa. “Pensate a come sarebbe brutto se
parlassero così di noi! Come se fossimo… strani!”
“Ma noi siamo strani, mamma.” Rimarcò
Hugo.
Mamma lo guardò risentita. “Beh, io non viaggio
il mondo alla ricerca di cose che non esistono!”
Papà le puntò il dito contro. “Ah-ha!
Allora lo ammetti che sono strambi!”
Io e Hugo scoppiammo a ridere, mentre la mamma mise una
specie di broncio senza rispondere a papà. Il campanello suonò.
Mandai uno sguardo ad Hugo, che non aveva nessuna voglia di andare ad aprire, e
sospirai.
“Vado io.” Mi offrii.
Andai ad aprire la porta ancora pensando alla conversazione
di papà e a quanto fossero strani zia Luna e la sua famiglia. Ovviamente
non potei che spalancare gli occhi dallo stupore quando aprendo la porta mi
ritrovai a faccia a faccia con Zabini. Mi sarei aspettata di tutto, ma lui
proprio no.
“Dylan…” Iniziai io un po’ incerta,
inarcando un sopracciglio. “Posso aiutarti?”
Zabini sospirò profondamente e fece un passo avanti,
appoggiandosi sulla soglia in una strana rigida postazione. “Scusami, mi
ha costretto a farlo. In nome dell’amicizia non potevo dire di no.”
Corrucciai la fronte. “Ma di cosa diavolo
stai…” parlando? Stava parlando di Malfoy che era appena comparso
dietro di lui. Cercai di sbattergli la porta in faccia, ma Zabini ostruiva il
passaggio. Alzai gli occhi al cielo. “Davvero? Portare Zabini come ferma
porta?”
Sentii la sua voce arrivare da dietro la porta semichiusa.
“Sapevo che avresti cercato di sbattermela in faccia.”
Riaprii la porta di slancio. “Ti meravigli?”
Feci aggressiva. “Che ci fai qui, non avevi una serata di gala?”
Si passò una mano tra i capelli. “Quella
può aspettare.” Disse. “Non dare le dimissioni, Rose, sono
sicuro che possiamo risolvere la cosa.”
Lo fissai basita. “Prima chiami Jordan per farmi
spostare dal tuo ufficio e adesso mi rivuoi indietro?”
“No, non voglio che torni all’ufficio misteri.
Non credo che riusciremmo mai a lavorare insieme. Voglio solo che tu continui a
lavorare per Jordan, non è giusto che lasci il tuo lavoro per una
stupida discussione. Jordan può farti arrivare in alto.”
Incrociai le braccia al petto, furiosa. “Lo sai cosa
non è giusto, che sia tu a decidere per me! Prima di tutto io non
lavoravo con te, io lavoravo per te. Proprio tu parli
dell’essere adulti e non sai neanche stare nello stesso ufficio con me
senza perdere la testa? Secondo, non ho intenzione di tornare da Jordan e farmi
guardare con pena dagli altri colleghi di
nuovo! Ho una dignità anche io! E terzo, le mie dimissioni saranno
già sulla scrivania di Jordan a quest’ora. Fattene una ragione.”
“Le hai già spedite?” Fece sorpreso.
“Certo che le ho spedite, cosa credevi, che stessi
scherzando?” Avrebbe dovuto sapere che non scherzavo su questo genere di
cose. “Adesso hai tutto quello che volevi… Jordan ti troverà
presto una sostituta.”
“Non ho tutto quello che volevo, Rose.” Aveva
davvero usato il mio nome di battesimo? Era una prima! “Io voglio
te!”
Ok. Quelle erano dichiarazioni forti. E per un secondo
barcollai. Lo guardai negli occhi, dentro a quelle iridi grigiastre dove tanto
tempo prima avevo trovato delle scaglie azzurre. Erano ancora lì,
limpide come sempre.
Scossi la testa e mandai fuori una risata amara. “Lo
credevo anche io. Evidentemente non siamo adulti abbastanza. Non riusciremo mai
a lavorare insieme.”
Malfoy sospirò arrendevole. “Ho combinato un
gran casino in tutti questi anni, ma se tornassi indietro sono certo di una
cosa, Rose.” Alzai lo sguardo su di lui. “Non ti lascerei mai
andare.”
“Eravate una gran bella coppia a scuola!”
Convenne Zabini.
Io e Malfoy gli lanciammo un’occhiataccia e lui si
zittì di nuovo. Io sbuffai e mi passai una mano tra i capelli.
“Sono successe troppe cose, è passato del tempo
e continuiamo a fare stupidaggini. Non credo ci sia più niente che tu
possa dire per farmi cambiare idea, Scorpius.”
Malfoy fece un passo verso di me e mi fissò serio.
“Io ti amo.”
**
Dan-dan-dan-daaaaaaan
Stavolta cari i miei
amatissimi lettori non avete proprio niente di cui lamentarvi. Ho aggiornato
abbastanza in fretta… si vede che ho di nuovo perso il lavoro? Ho un
sacco di tempo libero adesso, gioiamone almeno per queste piccole cose!
Ma soprattutto Malfoy
si è finalmente sbilanciato… che è strano anche per me, ma
sembrava proprio il momento giusto. Ultimamente mi sento come se non fossi io a
scrivere la storia ma è la storia che si fa scrivere da me, quindi
qualunque cosa sia successa, rifatevela con i personaggi!
Spero di aggiornare
altrettanto presto il mio prossimo capitolo “Stuck”
There are so many things
That I never ever get to say
'Cause I'm always tongue-tied
With my words getting in the way
If you could read my mind
Then all your doubts would be left behind
And every little thing
Would be falling into place(big time rush)
“Spingi, Vanessa, spingi!”
Vanessa fece tanti piccoli respiri ravvicinati come le
avevano insegnato a fare alla scuola preparto. Mi tenne stretta la mano e la
guardai mentre si impegnava con tutta se stessa, stesa a terra con le gambe
divaricate. Non potevo credere che la stavo veramente aiutando a fare una cosa
simile. E lei non poteva credere di star facendo una cosa simile.
“Basta così, Rose. Mi sembra di essere
un’idiota.” Disse mettendosi seduta. Faceva ridere, sembrava che
avesse un grosso cocomero nascosto sotto la maglietta. “Perché mai
dovrei esercitarmi a partorire? Non dovrebbe essere una cosa naturale?”
“Non lo so.” Dissi io scotendo la testa.
“Non sono incinta.”
La aiutai ad alzarsi, facendo leva sulla sua schiena.
Diavolo se era diventata pesante! Era enorme, ma mai in un miliardo di anni mi
sarei sognata di farglielo presente. Eppure era sempre bellissima, aveva un
viso solare e pulito. Non era mai stata così bella.
“Capisco che tu abbia un sacco di tempo libero adesso,
Rosie, ma non importa che tu venga qui a esercitarti per queste
scemenze.”
“Beh, sembrano proprio scemenze.” Feci io
annuendo tra me. “Ma dovrai almeno sapere cosa fare, non credi? Non
vorrai mica sparare fuori il bambino come una palla di cannone!”
Vanessa sospirò. “Sarebbe molto più
facile.”
Per un attimo l’immagine di Vanessa stesa su un
lettino d’ospedale che sparava fuori il bambino e Al che lo prendeva al
volo trionfante mi attraversò la mente. “Già.” Dissi.
“Avete già deciso il nome?”
“Non proprio.” Fece Vanessa sedendosi sul
divano. “All’inizio volevamo chiamarlo come qualcuno di importante,
ma erano tutti nomi terribili! Peggio di Albus Severus!”
Io ridacchiai. “Sì, ad Al non è andata
proprio bene.”
“Poi avevamo pensato di fare una lista e sceglierne
uno. Ma non siamo d’accordo su niente.”
“Quindi avete intenzione di lasciarlo anonimo?”
Feci io inarcando un sopracciglio. “Anonimo sembra un bel nome.”
Vanessa scrollò le spalle. “No, abbiamo solo
pensato che quando uscirà da lì e lo vedremo, sapremo che nome
dargli.”
“Sembra funzionare.” Dissi io incoraggiante.
“Potreste sempre chiamarlo Ross. Zia Rose e il nipotino Ross.”
Vanessa fece una smorfia. “Certo.” Non le
piaceva, ovviamente. “Hai più sentito Malfoy?”
Sentii il mio sorriso scivolare via dalla mia faccia.
Sospirai profondamente scotendo la testa. “Non dopo che mi ha detto che
mi ama e avergli chiuso la porta in faccia.”
Vanessa scoppiò a ridere. Rideva ogni volta che
glielo raccontavo. “Non deve aver gradito la tua risposta.”
“Non quanto Zabini.” Feci io colpevole.
“Gli ho rotto il naso sbattendogli la porta addosso.”
Vanessa rise più forte. “Esilarante. Avrei
voluto esserci! Ma seriamente, Rose, sbattere la porta in faccia ad uno che ti
ha appena detto che ti ama?”
“Sono andata nel panico!” Mi giustificai io.
“Non ricordavo neanche più che Zabini fosse lì, altrimenti
non gli avrei mai lanciato la porta addosso! Lily era così arrabbiata!
Senza contare che per la botta ha urlato così forte che i miei si sono
spaventati e sono venuti a vedere cosa stesse succedendo. Hugo si sta ancora
rotolando per terra dalle risate.”
“I miei giorni sarebbero così noiosi senza di
te, Rose.” Fece Vanessa sorridendo.
Io sbuffai tristemente. “Ce ne saranno molti a venire,
Vì. Fino a che non mi trovo un altro lavoro, almeno.”
Vanessa mi guardò con un sorriso amaro e
annuì. “Sì, lo so, Rose. E’ davvero spiacevole
rimanere senza lavoro, soprattutto se era una cosa che adoravi fare. Ci sono
passata.”
Solo in quel momento ricordai che la carriera di modella di
Vanessa era finita quando i suoi capi avevano saputo che era rimasta incinta.
“Sì beh, i tuoi capi sono degli idioti!”
Vanessa alzò un sopracciglio. “Abbiamo
più cose in comune di quante credessi, Rose.”
Scossi la testa. “No, quello che voglio
dire…” La guardai. “Sei sempre bellissima. E meriteresti di
poter tornare a sfilare.”
Vanessa scrollò le spalle. “Non è
così male stare a casa. Ho avuto i miei giorni di gloria.”
“Potresti lanciare una nuova campagna.” Feci io
all’improvviso. “Ti aiuterei a pubblicizzarla! La chiameremo
‘come tornare in forma dopo la gravidanza’! E’
geniale!”
Vanessa scoppiò a ridere. “Rose, non sappiamo
ancora se tornerò in forma. Al
momento sto lievitando come un panettone!”
“Un bellissimo panettone ripieno.” Fece Al
ridendo mentre entrava nella stanza. “Ehi Rose, come te la passi?”
Io scrollai le spalle e lo seguii con lo sguardo, si
avvicinò a Vanessa e le diede un bacio prima di lasciarsi andare sul
divano. “Il solito.” Feci io con una smorfia. “Torni da
lavoro.”
Al annuì stanco e si passò due dita sopra le
palpebre. “Vorrei tanto lamentarmi, ma mi sembra un po’ indelicato
vista la situazione. Ultimamente mi sento così fortunato ad avere ancora
il mio lavoro.”
Vanessa gli sorrise. “Non è colpa tua se i tuoi
capi sono persone intelligenti, Al.”
“Lo so.” Fece lui ricambiando il sorriso.
“Ma trovo davvero ingiusta questa situazione. Insomma, tu e Rose avete
lavorato entrambe così duramente!”
“Staremo bene, Al” Intervenni io.
“L’importante è la salute. E la famiglia.”
Vanessa si accarezzò il pancione. “Giusto. Non
vedo l’ora di vederlo e di vedere a chi assomiglia. Manca così
poco che non resisto più.”
“Io non mi preoccuperei più di tanto.”
Feci io ridendo. “E’ praticamente impossibile che venga brutto o
stupido. Vedrai che sarà un bellissimo genio e farà strage di
cuori.”
Al scosse la testa. “E’ una femmina.”
Disse convinto.
Io guardai Vanessa ma anche lei sembrava perplessa quanto
me. “Come lo sai?”
Al fece un sorriso e scrollò le spalle. “Non ne
ho idea. Lo so è basta. E’ una femmina.”
Fissai per un po’ la pancia di Vanessa. “Dieci
galeoni che è un maschio!”
Al alzò gli occhi su di me e si illuminò.
“Ci sto! Anzi, facciamo quindici!”
“Cosa?” Fece Vanessa. “No! No, no, no! Non
scommetterete su questo bambino!”
Io scoppiai a ridere e allungai la mano verso Al che la
strinse in accordo. “Mi spiace, Vì, ma sembra proprio che la
partita sia aperta. Mi raccomando non deludermi.”
**
Tornai a casa che stavo ancora ridacchiando. Vanessa si era
proprio infuriata e ci aveva fatto una ramanzina su come non si scommettesse su
certe cose, poi era scoppiata a piangere e si era rifugiata in camera. Io ed Al
non ci preoccupavamo più quando piangeva, non era per egoismo, ma avevamo
imparato a convivere con gli ormoni di una donna incinta.
Hugo era in salotto, seduto sul divano a mangiare biscotti.
Mi rivolse un sorriso caldo. “Ehi, che c’è da ridere?”
Io buttai fuori un’ultima risatina e scossi la testa,
lanciando la borsa sulla poltrona. “Niente, sono stata da Al e Vanessa.
Le solite discussioni da donna incinta. Io ho scommesso che è un
maschio, tu che ne dici?”
Hugo ci pensò un po’ su e poi annuì.
“Sì, andrò per il maschio. E dovrebbero chiamarlo
Hugh.”
“Veramente originale, Hugo.” Ridacchiò
papà entrando nella stanza. “Non vedo l’ora di avere nipoti
per sentire che nomi avete in serbo per loro.”
“Spiacente, non ne avrai mai da me. Dovrai affidarti a
Rose.” Fece Hugo senza battere ciglio, continuando a mangiucchiare i suoi
biscotti.
Papà mi fissò come se si aspettasse una
risposta. Io scrollai le spalle. “Beh, io ho suggerito Ross ma non
è piaciuto.”
Papà alzò un sopracciglio divertito.
“Davvero, ragazzi? Ross e Hugh? Spero che Vanessa abbia dei nomi
migliori.”
“Non preoccuparti, hanno questo grande piano per dare
il nome al bambino. Aspetteranno fino a che non sbuca fuori per vedere che
faccia ha, e decideranno quando lo vedranno.” Feci io enfatizzando la
cosa. “Così se per caso non le verrà in mente nulla,
Vanessa sarà costretta a chiamare il suo bambino
l’Innominato.”
Papà scoppiò a ridere. “Non essere
sciocca, Rose. Io e mamma abbiamo fatto lo stesso con te ed ha funzionato
perfettamente.”
“Come?” feci io sorpresa.
“Ma sì.” Papà alzò gli
occhi al cielo con la sua solita aria sognante quando ricordava qualcosa di
bello. “Profumavi di rose. Per questo ti abbiamo chiamata Rose. Avevi
davvero questo forte odore di rose.”
Qualcosa si fermò dentro di me. Non seppi dire
perché, forse perché in quel momento realizzai seriamente che
avevo sempre profumato di rose e nessuno avrebbe potuto cambiarlo.
“Beh, speriamo che il bambino di Vanessa non profumi
di caccabomba. Sarebbe davvero un casino.” Fece Hugo.
“Mi avete chiamato così perché profumo
di rose?” Continuai il mio discorso con papà.
Lui mi fissò un po’ strano poi sorrise.
“Certo. Non dirmi che non te l’ha mai detto nessuno. Profumi sempre
come allora.”
“No… io…” sospirai.
“C’è una persona che sente le rose nell’amortentia e
da allora…”
“E’ una buona cosa, Rose.” Interruppe
papà. “Mamma sentiva il mio odore nell’amortentia e siamo
felicemente sposati.”
Io lo guardai male. “E’ Malfoy,
papà.” Feci secca. “Malfoy sente le rose
nell’amortentia. Beh, le sentiva, almeno, quando andavamo a scuola.
E’ Vanessa ha tirato fuori questa storia che io profumo di rose.
Perché non mi sono mai resa conto di profumare di rose?”
Papà rimase un attimo interdetto. Perfino Hugo si
voltò verso di lui, distraendosi per la prima volta dai suoi biscotti.
“Malfoy non mi dispiace poi così tanto.” Fece alla fine
papà sorridendo.
Lo fissai a bocca aperta. “Seriamente, cosa ne hai
fatto di mio padre? Dimmi dov’è, sporco impostore bevitore di
pozione polisucco!”
Lui scrollò le spalle. “Lo trovo…
divertente.”
“Divertente?!” Feci io allucinata. “Divertente?
Papà, ha rovinato la mia vita! E’ colpa sua se il mio matrimonio
con Jack è andato a monte!”
“Sì, beh… Jack era noioso.” Fece
lui come se non fosse niente di che.
Hugo fece una smorfia temendo una mia reazione ma
alzò la mano facendosi piccolo piccolo. “Se può valere
qualcosa, anche io penso che Jack sia noioso. Ma Scorpius… dannazione, ne
trova sempre una per farci morire dalle risate!”
Io spalancai la bocca offesa. “State davvero
suggerendo quello che penso stiate suggerendo? Papà, proprio tu! Non ti
ricordi quanto ti sei arrabbiato quando andavo a scuola!”
Papà ridacchiò tra sé. “Lo so, ma
penso di essermi affezionato a quel ragazzo. In un modo o nell’altro
è sempre tra i piedi.”
“E poi lui ti piace.” Fece Hugo. “Non ha
mai smesso di piacerti.”
“E’ solo un idiota!” Feci io arrabbiata.
Hugo alzò le mani. “Beh, i tuoi gusti in fatto
di uomini sono effettivamente molto discutibili.”
“Dovresti dargli un’occasione, Rose.” Fece
papà sorridendo. “Tua madre me l’ha data e…”
“… e me ne pento tutti giorni da allora!”
Arrivò la voce di mamma dal piano di sopra.
Io e Hugo ci scambiammo un’occhiata e scoppiammo a
ridere. Papà rimase con la bocca aperta per qualche secondo, poi si
riscosse e cominciò a salire le scale a due a due. “Ehi!”
Fece salendo di corsa. “Che cosa vorresti dire? Hermione!”
Hugo rise ancora e scosse la testa. “Mi
mancherà ridere con te quando ti sposerai con Malfoy e te ne andrai di
casa.”
Io smisi subito di ridere. “Io non mi sposerò
con Malfoy!”
“Certo…” Fece Hugo continuando a mangiare
i suoi biscotti. “E Vanessa è incinta di un cocomero.”
**
Mi sentivo veramente una stupida ma decisi di bussare lo
stesso alla porta. Era una giornata ventosa e mi chiusi dentro al mio cappotto
aspettando che qualcuno si decidesse ad aprire. Ancora non ero proprio sicura
di che cosa ci facessi lì. beh, prima di tutto mi sarei scusata.
Sembrava un buon inizio.
Finalmente vennero ad aprire. Zio Harry mi fissò un
po’ incerto sull’altro lato della soglia. “Rose.” Fece
sorpreso. “E’ bello vederti. Insolito, ma bello.”
“Già.” Sforzai un sorriso e mi schiarii
la gola. “Lily è in casa?”
Lo zio mi fece cenno di entrare e non me lo feci ripetere
due volte. Odiavo il vento, mi scompigliava i capelli e dovevo sembrare uno
spaventapasseri. “Credo sia di sopra.” Disse. “Vado a
chiamarla.”
“C’è anche Dylan?” Lo fermai prima
che se ne andasse.
Lo zio parve un po’ sorpreso dalla mia domanda.
“Sì… di sopra… se vuoi…”
“Vado da sola.” Annuii. “Grazie.”
Cominciai lentamente a salire le scale sentendomi a disagio
sotto lo sguardo dello zio. Sarebbe stato troppo strano spiegare perché
cercavo Zabini. Arrivai al piano di sopra e puntai dritta fino all’ultima
camera sul fondo del corridoio. La camera di Lily.
Sentii bisbigliare qualcosa, Lily sembrava avere un tono
scocciato, ma venne comunque ad aprire. “Rose.” Fece ostile.
“Sei passata a rompere qualche altro naso?”
Io sospirai. Lo sapevo che l’avrebbe presa sul
personale. “Andiamo, Lily, è stato un incidente!”
Lily mi fissò arrabbiata. “Beh,
c’è qualcosa che posso fare per te?”
Presi un bel respiro. “Veramente vorrei parlare con
Dylan.” Dissi. “Da sola.”
Lily sembrò un po’ presa alla sprovvista ma poi
tornò all’attacco. “Perché diavolo avresti bisogno di
parlare con lui? E poi lui non è qui. E’… altrove. In un
altro posto con altra gente.”
Stavo quasi per dirle che lo zio Harry mi aveva detto che
Zabini era in casa ma la sua voce mi precedette. “Lily, falla
entrare.” Fece un po’ annoiato. “Il mio naso sta bene e sono
sicuro che non cercherà di aggredirmi.”
Lily sembrò pensarci su per qualche minuto, fino a
che io non alzai un sopracciglio in modo molto eloquente. “Oh, va
bene!” Si lamentò. “Ti do cinque minuti.”
“Facciamo dieci.” Dissi io.
“Dieci!” Fece andandosene arrabbiata. “Non
di più!”
Aspettai che Lily avesse sceso l’ultimo gradino ed
aprii la porta accostata. Zabini era seduto sul letto, mi rivolse il suo solito
sorriso accentuato da un bel livido viola attorno al suo naso. Feci qualche
passo all’interno della stanza, un po’ imbarazzata. Conoscevo
Zabini da anni ma non eravamo mai stati proprio amici.
“Come va, Rose?” Fece allegro.
“Bene.” Gli concessi. Mi schiarii la gola
fissando il suo naso. “Fa ancora male?”
Zabini si portò una mano sul naso, d’istinto,
ma scosse la testa. “Oh no, sembra molto peggio di quanto sia. Me
l’hanno aggiustato con un incantesimo, ma ci vorrà ancora qualche
giorno per mandare via il livido. E’ stata una bella botta.” Fece
ridendo.
Io non ci trovai niente da ridere. Anzi, mi sentii
maledettamente in colpa. “Mi dispiace così tanto. Sono stata presa
alla sprovvista.”
Lui scrollò le spalle. “Beh, se ne è
valsala pena… “ Mi
guardò ma io non battei ciglio. “Ouch. Scorpius non sarà
per niente di buonumore.”
Io sospirai frustrata. “Già. Vorrei solo sapere
come fare a rimettere le cose a posto. Insomma, tu conosci Scorpius meglio di
chiunque altro e speravo potessi darmi qualche… consiglio? Non so,
qualcosa del genere…”
Zabini alzò un sopracciglio. “Forse avresti
potuto rispondere ‘anche io’ e sarebbe stato tutto molto più
facile, non credi?”
“Ero nel panico!” Alzai la voce. “Mi aveva
appena fatta licenziare e poi si presenta a casa per… ero infuriata! E
nel panico!”
Zabini sospirò e sembrò pensarci su un attimo.
Mi mandò un’occhiata veloce, quasi si vergognasse di quello che
stava pensando. Io cominciavo a temere il peggio. “Beh, ci sarebbe una
cosa che possiamo fare…” disse. “… ma non ti
piacerà.”
Io chiusi gli occhi e sospirai profondamente. “Odio
ammetterlo, ma credo di essere pronta a tutto.”
**
Ebbene sì, sono
ancora viva. A stenti, ma sono ancora viva. Sarò breve, siamo agli
sgoccioli e prevedo che dopo questa storia mi prenderò una luuuuuunga
pausa dove sarò purtroppo molto poco produttiva. Troppi progetti e
troppo poco tempo, devo riordinare le idee e pensare a quello che voglio fare.
Vi lascio in compagnia
di questo nuovo capitolo, per i pochi santi che ancora mi seguono nonostante le
mie lunghe assenze, e in attesa del prossimo “Take me or leave me”
take me for what i am
who i was ment to be
and if you give a damn
take me baby
or leave me
(Rent)
“Come diavolo ho fatto a farmi convincere?”
“Perché sei disperata.” Fece Zabini
lanciandomi un’occhiata da capo a piedi. “Non essere nervosa, stai
abbastanza bene.”
“Abbastanza?” Feci io con un tic nervoso
all’occhio.
Ok, ero disperata ed era vero che avevo giurato di essere
pronta a tutto. Ma questo era prima di sapere l’idea diabolica di Dylan.
Non avrei mai minimamente pensato che il suo piano consistesse
nell’indossare un lungo ed elegante vestito da sera e fargli da
accompagnatrice per il gran ballo che i Malfoy avevano organizzato nel loro
maniero.
Sospirai cercando di sistemare il vestito. “Questa
idea è veramente stupida.”
“Beh, se ne hai una migliore.” Fece Zabini
divertito. Mi porse il braccio ed io lo afferrai con forza, un po’
arrabbiata. Camminammo insieme lungo il vialetto che dal cancello portava
all’ingresso principale. Attorno a noi, coppie di maghi vestiti di tutto
punto si materializzavano dal nulla e proseguivano verso la villa. Sperai con
tutta me stessa di non incontrare nessuno di mia conoscenza.
Davanti all’ingresso un signore con un lungo mantello
nero apriva la porta per gli ospiti. Doveva essere una specie di maggiordomo.
Non c’era da stupirsi che Malfoy fosse così viziato.
“I signori?” Chiese.
“Zabini.” Rispose Dylan. Poi fece un cenno con
la testa verso di me. “Più uno.”
Ero il ‘più uno’ di Zabini. Dovevo
essermi bevuta il cervello. Già era difficile pensare di essere stata il
‘più uno’ di Malfoy. Il mago ci fece cenno di entrare e ci
ritrovammo dentro ad un salone pieno di gente vestita da gran galà. Mi
avvicinai all’orecchio di Zabini, curiosa.
“Lily come l’ha presa che porti me ad un Gran
Ballo e non lei?”
Zabini ridacchiò e si grattò la nuca
nervosamente. “Beh… prometti di non dirglielo e andrà tutto
bene.”
Io alzai gli occhi al cielo, disperata. “Oddio, mi
ammazzerà!”
“Andrà tutto benissimo.” Disse ancora
Zabini con un sorriso mentre mi stringeva la mano che tenevo attorno al suo
braccio. Era rassicurante. Presi un bel respiro ed entrammo nel vivo della
festa.
C’erano diverse persone importanti, riconobbi da
lontano il Ministro della Magia, qualche Auror che lavorava con papà, Dustin
Haine che mi sorrise da lontano e qualche altro volto che avevo visto nei
giornali di gossip. Ero nervosa e mi aggrappai saldamente al braccio di Zabini,
guardandomi intorno in ansia. Doveva essere lì da qualche parte.
Allungai il collo per guardare meglio attraverso la sala, ma
la vista mi fu oscurata da un’avvenente signora che si piazzò
proprio nella mia visuale.
“Dylan!” Disse la signora con un bel sorriso,
spostando su una spalla i lunghi capelli neri. “Sono felice che tu sia
venuto.”
Zabini sorrise di rimando. “Signora Malfoy.” Il
sangue mi si gelò nelle vene e le prestai tutta la mia attenzione.
“Posso presentarle Rose? Una mia cara amica.”
La guardai per bene, era davvero una bella donna distinta e
ricordavo di averla vista su qualche rivista. La signora sembrò stupita
ma allungò la mano e io la strinsi con una specie di smorfia che doveva
essere un sorriso. “Rose? Rose Weasley? Ho sentito molto parlare di te.”
Io arrossii cercando di sorridere. “Beh, si possono
leggere tante cose dai giornali…”
“Oh, non saprei, non leggo il gossip.” Fece la
signora. “Ma Scorpius parla spesso di te.”
Questa era una piacevole sorpresa. “Oh.” Feci un
po’ sbigottita. “Sono… lusingata.”
“Pensavo foste amici.” Disse la signora Malfoy
con fare quasi indagatorio.
“Suppongo che si possa dire di sì.”
La signora Malfoy si concesse in un piccolo e contenuto
sorriso prima di tornare a parlare con Zabini. Io la fissai un po’
rapita. Scorpius assomigliava senza dubbio molto a suo padre, ma c’era
qualcosa della signora Malfoy, l’atteggiamento, l’espressione fiera
e un po’ severa, che me lo ricordava tanto.
Zabini e la madre di Scorpius parlarono ancora per qualche
minuto prima che cortesemente si congedasse augurandoci una buona serata. Io
sorrisi debolmente ma ero sempre più agitata. Zabini se ne accorse e
prese al volo un bicchiere di champagne dal primo cameriere che ci passò
a fianco.
“Tieni.” Disse porgendomelo. “Sembri
averne bisogno.”
Gli mandai un’occhiata di sbieco, fissando il
bicchiere. “Sembro così disperata?”
“Perché, non lo sei?”
Non ebbi altro da replicare e afferrai il bicchiere
continuando a seguirlo mentre si aggirava per la sala. Io mi guardavo intorno
come una pazza, non riuscivo a rilassarmi. Avrei combinato un casino. Mi fermai
un attimo e presi un respiro profondo, cercando di calmarmi e comportarmi come
una persona in possesso delle sue facoltà mentali.
Zabini era già impegnato in un’altra
conversazione con un signore che non avevo mai visto. Si voltò verso di
me e mi fece cenno di venire avanti.
“… Lily sfortunatamente ha avuto un
contrattempo. Posso presentarle sua cugina Rose? Rose, questo è il
signor Behr, un amico di famiglia.”
L’uomo distinto posò lo sguardo su di me, mi
prese la mano e la baciò senza posare le labbra. Un vero gentiluomo che
sapeva il fatto suo, senza dubbio. Fece un sorriso gentile tornando a
guardarmi. “Vedo che la bellezza scorre tra i geni della sua famiglia,
Miss Weasley.”
Sorrisi un po’ imbarazzata e mi guardai attorno
cercando di interrompere il contatto visivo. Odiavo quando qualcuno mi fissava
negli occhi, non volevo che mi si leggesse dentro. Ma proprio cercando di
interrompere quel contatto con il facoltoso signore che mi stava davanti, incrociai
un paio di occhi color ghiaccio che mi fissavano stupiti.
Scorpius se ne stava a pochi passi da me, circondato da tre
uomini in smoking che ridacchiavano tra loro. Mi fissò a bocca aperta
ancora qualche secondo, poi lo vidi fare un sorriso di circostanza agli uomini
che ridevano con lui e scusarsi prima di dirigersi verso di me.
Pensai bene di buttare giù tutto il contenuto del mio
bicchiere prima che mi raggiungesse.
“Che cosa…” Si guardò intorno
imbarazzato e abbassò la voce. “Che cosa ci fai qui?”
Io indicai subito Zabini, alle mie spalle, che continuava a
chiacchierare. “Dylan mi ha invitata.”
Scorpius alzò un sopracciglio. “Dylan ti ha
invitata? Ma davvero?”
Scrollai le spalle cercando di risultare naturale.
“Lily ha l’influenza e non voleva venirci da solo.” Dissi.
“Vedo che finalmente mi dai ascolto.” Feci alludendo alla sua
giacca grigia.
Scorpius si guardò un attimo e fece per dire qualcosa
poi scosse la testa. “Sì, non è questo il punto.”
“E qual è il punto?”
“Il punto è che non puoi stare qui.” Fece
frustrato. “Dopo tutto quello che è successo ti presenti
così in casa mia e ti aspetti…”
“E’ solo una serata di gala.” Interruppi
io prima che cominciasse a fare una scenata.
Scorpius mi fissò ancora più scettico.
“E vuoi farmi credere che tu sia qui solo per la serata di gala?”
Io non risposi. “Ammettiamo che sia vero che Dylan ti abbia
invitata… tu gli avresti fatto questo grande favore, venendo ad una
serata di gala, che per altro odi, in casa mia dopo tutto quello che è
successo? Per favore, Weasley, a chi vuoi darla a bere?”
“Weasley?” Feci io irritata alzando la voce di
un’ottava. “Siamo tornati ai convenevoli?”
“Allora gente!” Fece allegro Zabini
interrompendo il nostro scontro. “Una bella serata, vero?”
Io scossi la testa. “E’ stata una pessima idea
venire fin qui.”
Girai i tacchi e feci per andarmene ma una mano si avvolse
attorno al mio polso. E non era quella di Malfoy, la sua avrei potuto
riconoscerla tra mille. Mi voltai sorpresa, Zabini mi teneva stretta e mi
fissava serio. Così serio come non l’avevo mai visto in vita mia.
Anche Scorpius sembrava abbastanza sorpreso dal comportamento del suo amico.
Mi voltai del tutto, tornando faccia a faccia con loro,
confusa, e Zabini finalmente mi lasciò andare.
“Non scappare, Rose.” Disse calmo. “Non
scappare più.”
Io sentii un groppo alla gola e abbassai la testa dalla
vergogna, fissandomi i piedi come se fossi tornata a quando avevo quindici
anni. Vidi i piedi di Zabini scomparire dal mio orizzonte visivo, ma quelli di
Scorpius rimasero fermi davanti a me.
“Rose…”
Lo sentii sussurrare. Rialzai piano la testa, avevo gli
occhi quasi sull’orlo delle lacrime. Mi morsi un labbro e respirai
profondamente.
“Dylan mi ha invitata ma… ma sono qui per
te.” Dissi a fatica. Scorpius mi ascoltò in silenzio. “Sono
andata a chiedere il suo aiuto. Non sapevo cos’altro fare. Ho sprecato
così tante occasioni. Pensavo di non averne più.”
“Non smetterai mai di averne.”
Io lo fissai un po’ sorpresa. “Io…
credevo…”
Scorpius sospirò profondamente e mi posò una
mano sulla schiena, guidandomi fino alla fine della Sala, lontano dalla folla.
Mi guardò negli occhi per qualche lungo attimo ed io ricambiai lo
sguardo senza pronunciare parola. Per la prima volta da anni, forse, ce ne
stemmo in silenzio a guardarci senza rovinare niente.
“E’ difficile tra noi. Lo è sempre
stato.” Disse infine lui.
Io annuì tristemente. “Lo so.”
“Ma non mi rimangio niente di quello che ho detto
prima che tu sbattessi la porta in faccia a Dylan.” Disse serio.
“Weasley… Rose, forse avere a che fare con te è la cosa
più difficile che mi sia mai capitata nella vita e diventerò
matto a lungo andare, mi fai perdere le staffe come nessuno, non siamo
d’accordo praticamente su niente e non riusciremo a stare senza litigare
per più di due ore. Ma a questo punto la mia vita non avrebbe senso
senza di te.”
Io continuai a stare in silenzio.
“A questo punto dovresti dire qualcosa.”
Io sorrisi. “Ti amo anch’io. Malfoy.”
Scorpius mi guardò ancora per qualche minuto, rigido
e emozionato. Poi fece qualche passo avanti e mi abbracciò. Mi
abbracciò stretto a sé ed io, compiaciuta, mi lasciai cullare
appoggiata al suo petto e ritrovando tutto quello che c’era di familiare.
**
Ammesso che ancora ci
sia qualcuno dei miei vecchi lettori, credo che mi odieranno tutti per avervi
lasciato così tanto tempo senza aggiornare ed essermi fatta viva in
nessun modo. Sono ancora molto scettica sul mio ritorno, mi sento come se ormai
non avessi più un briciolo di ispirazione per scrivere. Ma mi ero ripromessa
di finire tutte le mie fanfiction ed ho intenzione di mantenere la mia parola.
Perciò anche se non è un granché questo è il nuovo
capitolo e il penultimo di questa storia che finalmente giungerà al
termine J
“… e poi c’erano fiori di arancio ovunque! Sulle sedie, sui
tavoli, attorno all’altare. E mio marito aveva ingaggiato una band perché
suonasse tutte le nostre canzoni! Quando eravamo giovani ci piaceva tanto
andare ai concerti e scatenarci.”
Sorrisi sforzatamente ascoltando per la centesima volta la
storia della signora Tatchenberg e del suo matrimonio. Buttai giù un bicchiere
di champagne sperando che quella serata finisse presto. O di ubriacarmi. Non
avrebbe fatto differenza, l’unica cosa che contava era riuscire ad andarsene in
un modo o nell’altro. Con tutti i cambiamenti che avevo fatto nella mia vita
non ero comunque riuscita ad evitarmi le maledette serate di Gala organizzate
dal Ministero.
“Dev’essere stato un matrimonio fantastico.” Disse Scorpius
al mio fianco.
“Oh, non potevo desiderare di meglio!” disse la signora. “Ma
ditemi di voi, quando avete intenzione di sposarvi?”
“Sarebbe più probabile che Voldemort tornasse al potere.”
Fece Scorpius tranquillamente prima di prendere un sorso di champagne.
“Come prego?”
Io sorrisi educatamente cercando di rimediare al poco tatto
di Scorpius. “Quello che Scorpius intende è che non abbiamo in programma nessun
matrimonio. Non ne abbiamo neanche parlato, ecco.”
“Oh, ne abbiamo parlato eccome.” Intervenne Scorpius. “E
abbiamo deciso che ci sposeremo quando i draghi cominceranno a sputare
ghiaccio.”
La signora Tatchenberg sembrò parecchio confusa. “Io… temo
di non seguirvi.”
“Lei ha mai visto un drago sputare ghiaccio?” Fece
irriverente Scorpius.
“Beh, no.”
“Neanche io. Mi faccia sapere se le capitasse per caso di
vederne uno.”
La signora Tatchenberg fece una faccia molto delusa. “Oh.”
Commentò improvvisamente cogliendo il succo di tutto il discorso. “Beh, io…
scusate devo salutare qualcuno…”
Se ne andò più in fretta del Nottetempo con una faccia così
afflitta e sconvolta, come se qualcuno le avesse appena detto che le era morto
il gatto. Io mi voltai torva verso Scorpius che se la rideva sotto i baffi
continuando a sorseggiare il suo calice di champagne.
“Era proprio necessario?” Chiesi.
Scorpius alzò un sopracciglio. “Oh andiamo, queste serate
sono di una noia mortale, cercavo solo di divertirmi un po’.”
Io scossi la testa. “Pensavo di essere l’unica ad odiare
questo genere di feste.”
Scorpius ridacchiò e mi passò un braccio attorno alle
spalle. “Scherzi? Queste serate non piacciono a nessuno. Beh, forse solo alla
signora Tatchenberg. Ma solo fino a che c’è qualcuno che si sposa. Adesso
saremo per sempre sulla sua lista nera.”
“Beh, non per sempre. Solo fino a quando i draghi non
sputeranno ghiaccio.” Feci io con mezzo sorriso.
“Divertente.” Disse Scorpius prendendo il mio bicchiere “Ne
vuoi ancora?”
Io annuii e Scorpius si allontanò per andare a prendere da
bere. Di nuovo. Avevo ormai perso il conto di quanti bicchieri avevo già
mandato giù, non ero neanche abituata all’alcool. Mi guardai un po’ intorno
annoiata, avevo già salutato tutti i colleghi di mamma e papà, qualche
conoscenza del Ministero, la signora Tatchenberg, mio zio Percy (che era l’unico
della famiglia a tenere a questo genere di cose) e naturalmente il mio ex capo
Keith Jordan.
Jordan era sempre il solito Jordan. L’uomo burbero col cuore
tenero che stravedeva per me. E che mi aveva chiesto se avevo imparato a tenere
le gambe chiuse. Scorpius gli aveva risposto con una bella risata in faccia e
tutta la mia credibilità era andata in pezzi.
“Ehi straniera.”
Mi voltai sorpresa. Vincent mi salutò con un caldo sorriso e
lo stesso fece Sol, aggrappata al suo braccio.
“E’ la prima volta che ti trovo ad una festa del Ministero senza
un bicchiere in mano.” Notò Vincent.
Io indicai alle mie spalle. “Oh non preoccuparti, Scorpius è
andato a fare rifornimento.” Dissi. “Sol, ti sei fatta trascinare anche tu?”
Sol scrollò le spalle. “Non è così male, mi hanno detto che
il sushi è ottimo.”
Io scossi la testa ridendo. “Sì, è anche originale. E Gaby,
come sta?”
Vincent e Sol si scambiarono uno sguardo un po’ a disagio.
Dopo tanto tempo non pensavo che fosse ancora un tasto dolente. Sol cercò di
sorridere. “Sta bene, credo. I miei genitori hanno detto che sta bene.”
Cercai di fare una faccia confortante. “Si rimetterà tutto a
posto, vedrai.”
Vincent annuì gravemente. “Noi lo speriamo tanto. Noi…” Si
voltò verso Sol.
Sol mi sorrise. “Aspettiamo un bambino.”
“Oh!” dissi sorpresa. Probabilmente si aspettavano una
reazione migliore di quella, ma ero seriamente troppo sorpresa per fare
qualsiasi altra cosa. Mi ci volle qualche secondo ancora per riprendermi. “Ma
è… è meraviglioso!”
“Grazie, Rose.” Fece Sol con aria un po’ triste.
Vincent cercò di sorriderle prima di voltarsi verso di me.
“Sarà meglio che andiamo adesso, è stata una lunga serata. Ciao Rose, salutaci
tanto Scorpius.”
Io annuii e li guardai andar via. Scorpius tornò dopo
qualche minuto con un calice di champagne tutto per me. Gli raccontai di Sol e
Vincent, di come ancora non si fossero riappacificati con Gaby e che Sol
aspettava un bambino. Alla parola bambino Scorpius storse il naso e bevve dal
suo calice.
“Ma che diavolo è questa mania di fare bambini?”
Io cercai di trattenere un sorriso. “E’ il corso della
vita.”
“Della vita degli altri forse.” Disse scuro in volto. “Noi
non siamo tipi da bambini. Non lo siamo, vero?”
Io sospirai e alzai gli occhi al cielo. Avevamo avuto quella
conversazione almeno un miliardo di volte, soprattutto da quando eravamo stati
a pranzo dai suoi genitori e sua madre aveva espresso la sua volontà di
diventare presto nonna.
“Per l’ultima volta, non sono incinta.”
“Bene.” Disse. “Controllavo soltanto.”
“Certo.” Dissi camuffando un sorriso. “Adesso possiamo
andarcene?”
Scorpius annuì e mi passò un braccio attorno alla vita.
Finii tutto d’un fiato il mio ultimo bicchiere di champagne e mi lasciai
condurre da Scorpius lungo la sala, verso il guardaroba per prendere i nostri
cappotti. Barcollavo un po’ e, lo ammetto, ero un po’ brilla. Continuai a
ridacchiare con Scorpius non ricordo neanche bene di cosa, sicuramente di
qualche sciocchezza del momento, fino a quando urtai contro qualcuno.
“Oh, chiedo scusa io…”
Io mi ghiacciai sul posto. E improvvisamente fui di nuovo
sobria, come se avessero aspirato via tutto l’alcol che avevo bevuto dal mio
corpo. Mi misi un po’ più dritta sul mio posto e lo fissai. E lui mi guardò con
altrettanto stupore.
Jack.
Ci fissammo per un momento che sembrò eterno, come se il
resto della sala stesse andando al rallentatore. Era così tanto che non lo
vedevo. Non lo vedevo del giorno del nostro matrimonio, quando l’avevo lasciato
come un idiota all’altare. Sembrava passato un secolo, ormai.
Jack era sempre bello e prestante come lo ricordavo. Ma i
suoi occhi, i suoi occhi erano spenti e tristi. Nonostante tutto sembrò trovare
la forza di fare un sorriso.
“Rose.” Mi disse piano. “Non pensavo di trovarti qui.”
“Jack.” Dissi io quasi in un sussurro.
Ero talmente scossa che mi trovai a corto di parole. Ed era
strano, perché io di solito parlavo un sacco. Anche più del necessario.
Scorpius sembrò accorgersi del mio disagio e tese la mano a
Jack. “Russell, complimenti per la partita di ieri, quella finta Swonky è stata
eccezionale.”
Per un attimo temetti che Jack avrebbe dato un pugno in
faccia a Scorpius, ma non fece niente del genere. Si limitò a stringergli la
mano di rimando con un piccolo sorriso di cortesia. “Niente come risolvere un
caso di omicidio. Faccio solo del mio meglio, speriamo di vincere il campionato
quest’anno.”
“Come state andando?” Ebbi finalmente il coraggio di dire.
“Siamo terzi in classifica, abbiamo buone possibilità.” Mi
sorrise Jack alzando un sopracciglio. “Che c’è, non guardi più le partite?”
Io distolsi lo sguardo un po’ imbarazzata. “Io… no. Non
più.”
“Colpa mia.” Intervenne di nuovo Scorpius con un sorriso.
“Lavoriamo troppo. Vado a prendere i cappotti, ci metto soltanto un attimo. E’
stato un piacere rivederti, Russell.”
Jack annuì. “Anche per me, Malfoy.”
Conoscevo quel tono di voce. Era finto come le doti
divinatorie della Cooman. Scorpius non ne sembrò toccato, si allontanò per prendere
i cappotti lasciando me e Jack da soli. Ci guardammo un po’ imbarazzati,
insomma cosa c’era veramente da dire? Alla fine presi un po’ di coraggio e un
bel respiro profondo prima di affrontare tutti i taboo.
“Non è veramente colpa sua, lo sai.” Dissi guardandolo negli
occhi.
Jack corrucciò la fronte. “Non è colpa sua se non guardi le
partite?”
“No, quello che intendevo…” mi morsi un labbro e abbassai lo
sguardo. Merlino, se mi vergognavo. “Non è colpa sua per… quello che è successo
tra noi… è colpa mia. Solo mia.”
“Ne sei proprio sicura?” Chiese lui e io alzai
improvvisamente gli occhi. “Sei proprio sicura che sia solo colpa tua, Rose?
Avevamo tutto, avremmo avuto un bel matrimonio, una bella famiglia, una bella
vita insieme.”
“Mi dispiace.”
“Non sono arrabbiato, Rose.” Lo guardai e non lo era. Era
solo deluso. “Voglio solo sapere se davvero credi che sia solo colpa tua. Se
davvero pensi che anche se Malfoy non ci avesse messo lo zampino, sarebbe
finita lo stesso.”
“Non saremmo mai stati felici.” Dissi guardandolo con
amarezza. “Forse all’inizio, ma alla lunga… io non ero più me stessa.”
Jack scosse la testa. “Bene. Così ho vissuto tutta una
bugia.”
Mi avvicinai di un passo e lo guardai negli occhi. “Io ti
amavo, Jack. Ti amavo davvero.” Dissi. “Ma non abbastanza.”
“Vorrei proprio sapere che cos’ha Malfoy che io non ho.”
Disse sospirando. “Cosa può darti più di me?”
Io scossi la testa. “Niente.” Dissi. “Lui è solo… è
Scorpius.”
Jack sospirò e spostò lo sguardo altrove. Per un attimo mi
sentii come se gli avessi appena piantato un pugnale nel petto. Di nuovo.
“Ti rimetterai in piedi.” Dissi. “Ci rimetteremo in piedi.
Lentamente.”
Jack accennò un sorriso amaro. “Sei già in piedi, Rose. E
cammini.”
“Jack, non è stato facile nemmeno per me, contrariamente a
quanto si pensi. Anche se ho sbagliato, anche se ho mandato tutto a monte, il
giorno dopo al matrimonio non sono esattamente uscita a festeggiare.”
“Lo so.” Fece lui. “Ho letto i giornali.”
Giusto. I maledetti giornali. “Non avrei mai voluto ferirti.
Ho vissuto una bella favola, per un po’, mi sono sentita come Cenerentola con
il suo principe. Ma poi è scoccata la mezzanotte e sono tornata ad essere una
zucca.”
Jack soffiò appena una risata. “Non finiva proprio così.”
Io sorrisi e Scorpius ritornò con il mio cappotto e mi aiutò
ad infilarlo. “Spero di non aver interrotto niente.” Disse Scorpius guardando
cauto tra me e Jack.
“A parte il nostro matrimonio.” Fece Jack con un sorriso.
Scorpius si irrigidì e si voltò verso Jack. Si guardarono
per qualche attimo, poi Scorpius scoppiò a ridere e io lo fissai come se fosse
pazzo.
“Questa era bella davvero!”
“Scorpius!” Lo ripresi io arrossendo, mandando uno sguardo
allarmato a Jack. Ma anche Jack sembrò rallegrato dalla risata di Scorpius. Si ficcò
le mani in tasca e scosse la testa con un sorriso sulle labbra.
“Goditi la vita, Malfoy.” Disse a mo’ di saluto, facendo per
andarsene.
“Oh no.” Disse Scorpius richiamandolo indietro. “Tu sei
single, sei tu quello che deve godersi la vita.”
Jack sembrò pensarci un po’ su poi sorrise ed annuì. “Ci
proverò.” Ci scambiammo uno sguardo. “Prenditi cura di te, Rose.”
Gli sorrisi caldamente. “Anche tu.”
Lo guardai andare via sentendomi un po’ più leggera. Non
speravo davvero che una conversazione del genere si sarebbe risolta senza
Scorpius e Jack si prendessero a cazzotti. Figuriamoci farsi una bella risata
insieme.
Mi voltai verso Scorpius. “Adesso siete diventati amici?”
Scorpius alzò le mani in segno di resa. “Ha cominciato lui.”
Io scossi la testa. “Questa conversazione è stata surreale!”
dissi. “Non è successo davvero, dammi un pizzicotto!”
Scorpius si chinò verso il mio orecchio. “Se sarai paziente,
quando arriveremo a casa ti darò tutti i pizzicotti che vorrai.”
“Rose! ROSE!”
Scorpius alzò gli occhi al cielo. “Dio, questa serata non
finirà più!”
Ma io mi voltai allarmata perché conoscevo troppo bene
quella voce. Cercai dei capelli rossi tra la folla, fino a che non vidi la
figura slanciata di mio padre farsi largo tra gli invitati. Era tutto
spettinato e indossava i pantaloni del pigiama e le ciabatte.
Gli andai incontro spaventata. “Papà!” dissi. “Oddio papà,
che succede?”
Lui sospirò riprendendo fiato. “Meno male che ti ho trovata,
Rose. Non ero sicura di trovarti tra tutta questa gente… tua madre mi ha
mandato di corsa, lei e Hugo sono andati ad avvertire gli altri. Devo ancora
andare da mamma. Harry ce lo ha appena detto.”
Io scossi la testa cercando di capire. “Papà, cosa sta
succedendo?”
“Oh giusto!” fece lui stralunato. “E’ Vanessa.”
Io sorrisi. “Vanessa?”
Papà annuì. “Ha avuto il bambino.”
**
Io e Scorpius ci scapicollammo all’ospedale. Arrivammo
trafelati al front desk e ansimando riuscimmo a chiedere in che stanza si
trovasse Vanessa Miller. La curatrice di turno ci disse che dovevamo aspettare
ancora qualche minuto prima di poterla raggiungere, si trovava ancora in Sala Parto
e doveva ancora essere sistemata per poter rientrare nella sua stanza.
Andammo a sederci nella sala d’aspetto vicino alla
reception, le altre persone in attesa ci guardavano un po’ perplessi e io
pensai che in fondo avremmo anche potuto passare a casa a cambiarci invece che
presentarci in ospedale con dei vestiti da cerimonia. Ero così in ansia, non
vedevo l’ora di poter abbracciare Vanessa, Al e il nuovo arrivato.
Scorpius posò una mano sulla mia. “Ci vorrà solo qualche
minuto.”
Io annuii e rimasi in silenzio ad aspettare. Dopo qualche
lungo attimo la faccia allegra di Albus fece capolino nella Sala d’attesa ed io
balzai in piedi come scottata. Gli andai in contro in fretta e gli saltai al
collo, ridendo. Al rise con me e fece un passo indietro per guardarmi da capo a
piedi.
“Non c’era bisogno di tutta questa eleganza.”
Io gli tirai un pugnetto sul petto con le lacrime agli
occhi. “Non essere stupido, eravamo fuori.”
Scorpius si avvicinò e mi guardò con le sopracciglia
inarcate. “E perché stai piangendo, adesso?”
Io scossi la testa asciugandomi le lacrime. “Scusate, mi
sono emozionata.”
Al rise ancora e ci fece cenno di seguirlo. Scorpius mi mise
un braccio intorno alle spalle e insieme seguimmo mio cugino. Dovemmo salire
due rampe di scale e svoltare per due corridoi prima di arrivare alla stanza di
Vanessa.
Quando entrammo, Vanessa era seduta a letto con un fagottino
tra le braccia. Era pallida e sembrava davvero molto stanca, ma aveva un
sorriso così grande e luminoso che non le avevo mai visto prima, neanche quando
le avevo detto che non avremmo mai più festeggiato Halloween. Al andò a sedersi
sul bordo del letto e le baciò la fronte.
“Oh Rosie!” Fece Vanessa alzando gli occhi su di me, era
così emozionata. “Sei qui!”
Io annuii e feci un passo avanti per guardare dentro al
fagottino e, come se mi avesse letto nel pensiero, Vanessa me lo porse. Io la
fissai cauta e un po’ incerta, ma lo presi tra le braccia. Mi ritrovai faccia a
faccia con un visino così piccolo e così delicato, le manine chiuse a pugno,
gli occhietti chiusi. Sorrisi. Era così caldo, era una sensazione bellissima.
D’improvviso, tenendo ancora i suoi piccoli occhi chiusi, mi
sorrise. Fece davvero un bel gran sorriso mostrando le gengive, lasciandomi
letteralmente di stucco.
Alzai di scatto gli occhi su Al e Vanessa ma loro si stavano
già scambiando uno sguardo come se sapessero. “E’ da quando è venuta al mondo
che continua a farlo.” Disse Al fiero. “Sorride a tutti.”
“E’ una bambina.” Dissi io emozionata e un po’ a corto di
fiato.
Scorpius fece un passo avanti e la guardò da sopra la mia
spalla. “Come l’avete chiamata?”
“Sunny.” Fece Vanessa.
Io risi e annuì. “Sì, è proprio appropriato.” Dissi mentre
Sunny tra le mie braccia continuava a sorridere come se fosse così felice di
essere venuta al mondo.
Noi sicuramente lo eravamo, felici.
Mi guardai intorno realizzando improvvisamente che c’eravamo
solo noi. “Dove sono tutti quanti?”
“Staranno arrivando.” Fece Al. “Vanessa non ha fatto in
tempo a dire di avere le doglie che l’ha sparata fuori come una palla di
cannone. E fortuna che dicono che il primo figlio si prende il suo tempo a
venir fuori.”
Vanessa sorrise stanca. “Fortunatamente per me non ha voluto
attendere oltre. Veloce e… beh, non così indolore.”
“Scorpius, vuoi prenderla in braccio?” Chiese Al.
Scorpius sembrò davvero preso alla sprovvista. Si mise
dritto e si guardò un po’ intorno, guardando prima me poi Al e infine Vanessa,
quasi volesse chiedere conferma. Vanessa continuò a sorridergli e prendendolo
per un sì, gli porsi Sunny avvolta tra le lenzuola.
La prese in braccio delicatamente, quasi come se avesse
paura di romperla e la tenne su in maniera un po’ goffa. La guardò un po’
stranito, poi lievemente, quasi impercettibile, vidi un’ombra di un sorriso
comparire sulle sue labbra.
Al alzò un sopracciglio, consapevole. “Non è arrivata l’ora
di averne uno tuo?”
“Oh no, noi non siamo tipi da bambini.” Dissi voltandomi
verso Scorpius con mezzo sorriso. “Non lo siamo, vero?”
Scorpius continuò a guardare verso Sunny, come ipnotizzato,
non sapevo se fosse perché avesse paura anche solo di perderla d’occhio un
secondo o perché in fondo gli piaceva. “No, non lo siamo” rispose lui
lentamente. “Ma credo… credo che siamo tipi da nipoti.”
Io risi e guardai Vanessa. “Oh questa è una bella notizia,
il lavoro tocca tutto a te!”
Vanessa mi guardò allucinata. “Io?” disse quasi spaventata.
“Perché non può pensarci Hugo?!”
Al scoppiò in una risata. “Se la vita sulla terra dipendesse
da Hugo ci estingueremmo tutti.”
Dopo qualche minuto la stanza si riempì di parenti. Scorpius
si ritrovò circondato da zia Ginny, mamma, Lily e la mamma di Vanessa, tutte
ansiose di vedere la nuova arrivata. C’erano anche Hugo, il papà di Vanessa e
mio padre, ancora con le ciabatte e i pantaloni del pigiama, e naturalmente zio
Harry, James e i nonni.
Al mi fece un cenno con la testa verso la porta e io colsi
al volo lasciando Scorpius nelle grinfie dei parenti. Andammo a sederci su una
panca nel corridoio, appena fuori dalla stanza d’ospedale di Vanessa. Ci
appoggiammo con la testa al muro e guardai Al con la coda dell’occhio,
aprendomi in un piccolo sorriso.
“Come ti senti?” Chiesi.
Al sorrise ad occhi chiusi. “Stanco.” Ammise. “Ma non sono
mai stato così euforico. Neanche quando ho preso il boccino alla faccia di quel
pallone gonfiato di Gill Ryan.”
Scoppiai a ridere. “Beh, questo vale un milione di boccini.
E dovresti sbattergli in faccia anche questo, probabilmente.”
“Nah, non lo farei mai.” Disse Al aprendo gli occhi, che
brillavano di furbizia. “Ma non mancherò di mandargli l’invito al matrimonio.
Nel caso volesse venire.”
“Certo, non si sa mai.” Dissi io sorridendo. “Così eccoti
qua, Al Potter. Papà e presto marito.”
Lui annuì e si appoggiò di nuovo al muro. “E dimmi di te,
Rosie. Niente bambini? E’ davvero questo quello che avete programmato?”
Io scrollai le spalle pensando a Scorpius. “Niente
matrimonio. Niente bambini. Solo io e lui.”
“Dio, è così bello sentirtelo dire.” Fece Al.
Io mi voltai sorpresa corrucciando la fronte. “Come?”
Al si voltò verso di me e mi fece un bel sorriso, poi mi
prese per mano e disse una cosa che non dimenticherò mai. “Questo è proprio da
Rose Weasley. Bentornata, era un po’ che ti aspettavo.”
Sorrisi e in quel momento Scorpius uscì dalla stanza con
aria stravolta. Venne a sedersi accanto a me e sospirò appoggiandosi con la
testa contro al muro.
“La tua famiglia è troppo stressante.” Disse.
Al rise. “Ci farai l’abitudine.”
Scorpius fece una smorfia ma non disse niente. Rimanemmo
seduti in silenzio ad ascoltare le urla di gioia che provenivano dalla stanza
di Vanessa. Chiusi gli occhi e sospirai e sorrisi. Sorrisi perché sentivo per
la prima volta dopo tanto tempo di meritarmi davvero la felicità che mi ero
guadagnata in quel momento. Al aveva ragione, Rose Weasley era tornata.
Non avrei neanche saputo dire quand’è che me ne ero andata,
quando mi ero persa per strada. Forse era stato quel giorno, tanti anni prima,
in cui Scorpius Malfoy si era preso una parte di me e se l’era portata via
senza lasciare traccia. E non intendo letteralmente, anche se qualcosa di me se
l’era preso davvero, come gli piaceva ricordare.
Noi eravamo fatti per stare insieme. E basta. Senza troppe
scene melense o dichiarazioni d’amore eterno. Non ero neanche sicura che ci
amassimo come due persone normali si dovrebbero amare, ma noi eravamo fatti per
stare insieme e non sarebbe potuta andare in nessuna altra maniera. Che ci
piacesse o meno. E fortunatamente, ci piaceva.
“Rose?” Chiese Al. “A che stai pensando?”
Scrollai le spalle. “Solo… solo a noi. A quei ragazzini che
giravano per il castello di Hogwarts pensando di sapere tutto.”
“Beh, tu sapevi tutto.” Fece Scorpius con una smorfia.
Era vero, sapevo tutto. Se ci pensavo avevo saputo tutto fin
dall’inizio. Ripensando ai miei giorni passati con Al a ridere nel cortile del
castello, o a quando avevo conosciuto Vanessa sul treno per Hogwarts, alla
nostra amicizia e infine a Scorpius Malfoy, il bello e dannato della situazione
che aveva finito per conquistarmi con la sua ironia pungente. Non avevo saputo
tutto fin dal principio? Era così dannatamente prevedibile.
Scoppiai a ridere e scossi la testa. “Dio, come siamo
banali!”
Al e Scorpius mi guardarono con un sopracciglio inarcato
prima di scambiarsi uno sguardo preoccupato. “Rosie, sei sicura di sentirti
bene?”
“Io lo sapevo che era scema, ma non pensavo fino a questo
punto.” Fece Scorpius.
Io scossi la testa. “No, seriamente. Insomma, io che faccio
amicizia con Vanessa così che noi tre ce ne andiamo a giro sempre insieme e
pensa un po’ che sorpresa… tu e lei finite con l’innamorarvi e avere una
bambina… ti ricorda niente?”
Al mi fissò stupidito per qualche secondo, poi scoppiò a
ridere. “Rosie, tu non sei Harry Potter. Smettila con queste cazzate.”
Scorpius sospirò. “Adesso è partita del tutto…”
Io sorrisi un po’ e scossi di nuovo la testa. “Era tutto
così semplice e banale.”
Al si appoggiò di nuovo al muro e mi guardò sorridendo. “Beh,
viva la banalità allora. Io sono felice.”
Io annuii. “Anche io sono felice.” Mi voltai verso Scorpius.
“E tu?”
Scorpius fece un sorrisetto malizioso. “Profumi sempre di
rose?”
Sì.
Sì, avrei sempre profumato di rose. E sì, da quel momento in
poi, saremmo sempre stati felici.
O almeno ci avremmo provato. Eravamo sempre Rose e Scorpius,
dopotutto.
**
Scrivere questo
capitolo è stato peggio che avere un parto trigemino! Questo succede ad autori
furbi come me che si immaginano la storia e la finiscono di scrivere un anno
dopo, così che quando vanno a scrivere il finale che si erano immaginati non si
ricordano più come doveva essere… complimenti a me stessa che ho riscritto il
capitolo dieci volte e nonostante tutto non sono soddisfatta XD
La verità è anche che
non so più scrivere, sono giunta a questa conclusione… si dice che con l’età si
dovrebbe maturare, ma a me sembra di scrivere sempre peggio. E’ anche vero che
quando ho iniziato a scrivere fanfiction non c’era ancora tutta questa
attenzione per i social network e invece che stare su facebook 10 ore al giorno
preferivo stare su una pagina bianca di Word… si stava meglio quando si stava
peggio, come si dice.
In ogni caso spero di
non aver deluso troppo chi voleva vedere il finale di questa storia, che può
non essere ben scritto, ma questa è la sostanza di quello che immaginavo quando
ho iniziato a scrivere questa seconda parte di Don’t tell dad.
Non voglio fare
promesse, dato che i miei aggiornamenti sono stati molto radi e non so se
scriverò ancora qualcosa su questo sito. Avevo iniziato a scrivere qualcosa, ma
è rimasto un po’ in cantiere e non so se lo porterò a termine. Vorrei dedicarmi
a qualcosa di più serio, come cercare di scrivere un libro che ho in mente da
anni, ma è quando si arriva alla pratica che ci si rende conto che in effetti
scrivere parole dal nulla non è facile come ci se lo aspettava. Scrivere
fanfiction è tutta un’altra storia. Vedremo.
Vorrei comunque
ringraziare di cuore chi ha letto, recensito e amato le mie storie in tutti
questi anni, mi avete fatto sentire capace e mi avete fatto sognare di poter
forse un giorno diventare scrittrice. In ogni caso io mi sono sempre molto
divertita a scrivere, insieme a voi, è questa è forse la cosa principale.
Con affetto e spero di
risentirci presto, Zia fufù.