I colori della magia

di lady hawke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blu - Priscilla Corvonero ***
Capitolo 2: *** Giallo - Tosca Tassorosso ***
Capitolo 3: *** Verde - Salazar Serpeverde ***
Capitolo 4: *** Rosso - Godric Grifondoro ***



Capitolo 1
*** Blu - Priscilla Corvonero ***


Note:  Quattro brevi storie legate al colore principale delle quattro case di Hogwarts. Quattro fondatori, quattro idee, quattro menti a confronto.  Questa piccola raccolta fa parte del progetto One Hundred Prompt Challenge che potrete trovare nella mia pagina autore. I prompt usati saranno Blu, Giallo, Rosso e verde. Troverete la presenza di coppie velatamente accennate; fatevi pure i castelli mentali che volete, io ho lasciato intendere quanto mi serviva e basta. A tal proposito sono in debito con ferao, perché è stata la prima dalla quale ho letto delle Tosca/Salazar. Di solito non shippo facilmente, ma se ho preso le idee da qualcuno è giusto che si sappia.
Inauguro la storia con Priscilla, con la speranza che vi sia di gradimento.


Blu

Gli occhi di Priscilla, profondi come il mare, avevano sempre dato l’idea che lei potesse vedere lontano più di chiunque altro, benché non fosse una veggente, nè desiderasse esserlo. Profondi, seri, imperscrutabili, si fissavano su chi otteneva la sua attenzione e sembravano volerti risucchiare via l’anima. Chiunque ne rimaneva colpito; sarebbe bastato questo a renderla una donna di fascino, ma questo non era niente rispetto alle sue grandi doti di  strega. Elegante e silenziosa, si muoveva come un’ombra, come una folata di vento.
Di nobili natali, sarebbe parsa una regina, austera e solenne, anche vestita di stracci.
Quando, all’interno della comunità magica, si era cominciata a sentire l’esigenza di un luogo dove educare e addomesticare i poteri di giovani maghi e giovani streghe, Priscilla aveva fatto valere la sua opinione con eloquenza e buon senso, e quando gli altri tre maghi più dotati d’Inghilterra avevano fatto lo stesso, si era decisa ad agire con ancora più fermezza.
Aveva imparato molto presto a conoscere l’impulsività di Godric, la gentilezza genuina di Tosca, l’orgoglio di Salazar. Ne aveva apprezzato i pregi, ne aveva conosciuto i limiti.
Deposta ogni vanità, aveva contribuito a creare Hogwarts mattone su mattone, curando personalmente il luogo in cui le menti da lei scelte avrebbero vissuto.
- Quella torre lassù in alto non li farà sentire isolati, povere creature? – aveva obiettato Tosca.
Dubbio legittimo, aveva cortesemente risposto Priscilla, prima di continuare il suo lavoro, imperterrita. Sapeva di far parte di un ingranaggio delicato, di essere quasi parte di una creatura mitologica e potente, ma dagli arti delicati come un puledro. Trincerandosi dietro al suo silenzio lavorava e creava, soddisfatta.
Con sorpresa di tutti, una volta inaugurata la scuola, Priscilla si dimostrò quasi materna, nell’accogliere le menti più brillanti del Paese; giovani che non avrebbero sofferto di solitudine inerpicati lassù, lontano da tutti. La sua non era stata una scelta casuale, perché non era solo per quei suoi splendidi occhi che era così simile ai rapaci. Là in alto, circondati dai libri, gli studenti potevano osservare le aguzze montagne della Scozia, tracciarne il contorno, immaginare di valicarne i confini. Lassù, come su un trono, gli studenti potevano imparare ad avere una visione ampia del mondo, potevano permettersi di immaginare ciò che ancora non esisteva e crearlo con le loro mani.
Lo aveva ottenuto da se stessa, in anni di studio, e sperava di ottenerlo da chi accoglieva sotto la sua ala. Ammirata, corteggiata, presa a modello, Priscilla pensava di aver ottenuto tutto quello che una strega poteva desiderare, e anche di più.
Ma neppure la mente più preparata può prevedere tutto, né può affrontarlo.
A lungo si era spesa per il successo di Hogwarts, la sua creatura, per la cura del suo intelletto, per l’interesse nello studio della magia e dei suoi misteri, ma aveva finito per dimenticare che il cuore umano non poteva essere controllato.
Sulle prime se ne accorse quando trovò sempre più difficile arginare gli scontri di Godric e Salazar, ritrovandosi spesso a passeggiare con Tosca, entrambe sconsolate e afflitte.
- Dovranno ragionare a mente fredda, prima o poi. – era solita dirsi ad alta voce.
- Me  lo auguro.  – rispondeva generalmente la sua amica, mentre i suoi occhi si riempivano ogni volta di dubbi nuovi.
Si era arresa all’evidenza, quando le pretese di Serpeverde avevano superato ogni limite, portandolo ad abbandonarli, a rompere un equilibrio che forse non era mai esistito. Si era sentita in difetto quando le sue parole, di solito così misurate e adatte, le si erano ritorte contro, perché un ego ferito non riesce ad essere razionale. Delusa dal suo essere inefficace, si era interrogata sul da farsi, e senza trovare risposte.
Si era sorpresa, quando aveva letto un dolore che andava oltre al dovuto, negli occhi di Tosca.
Si era arresa quando Helena l’aveva tradita, cedendo all’invidia, all’inadeguatezza, ad una vita di frustrazione che lei non aveva saputo vedere.
Il cuore a lungo dimenticato era tornato a farsi sentire nel momento in cui lei lo sentì infrangersi, e niente riuscì più a rimetterlo insieme;  né le promesse di un Barone sul riportarle indietro la figlia e il diadema, né lo sguardo di Godric, ancora inspiegabilmente pieno di ammirazione per lei.
Priscilla aveva occhi belli e profondi come il mare, ma incapaci di osservare da vicino.

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Capitolo 2
*** Giallo - Tosca Tassorosso ***


Note: Bene, avevo detto che avrei aggiornato dopo una settimana, e in realtà lo faccio prima, ma non credo che la cosa vi dispiacerà XD
Questo capitolo è dedicato a Tosca, la seconda damigella di Hogwarts. Di lei si sa poco e per la descrizione fisica sono andata un po' a naso e a caso, per quella caratteriale pure. Il velato rapporto amoroso con Salazar è, as usual, preso da ferao, come vi scrissi nelle note del primo capitolo. Buona shot a voi ^^

Giallo

Occhi blu e capelli rossi, Tosca doveva essere stata una bellezza, in giovane età. Il tempo, nel suo caso abbastanza galantuomo, aveva ammorbidito i suoi contorni, arrotondandole il viso, i fianchi e le spalle, ma lasciando intatto il suo spirito gentile. Anonima come solo certe forti personalità sanno essere, era giunta alla conclusione che fondare una scuola per giovani maghi e streghe avrebbe unito una comunità che aveva sempre qualche difficoltà a gestirsi pacificamente coi Babbani.
Probabilmente nessuno si sarebbe aspettato che una donna come lei, nota soprattutto per la ricetta del succo di zucca e per l’abitudine a lunghe passeggiate nel verde dei campi, sarebbe diventata un elemento così indispensabile per Hogwarts, stimata e ammirata da tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscerla.
La stima se l’era guadagnata con le maniche della veste rimboccate, l’aria corrucciata e un’espressione decisa. Donna dal forte senso pratico, volitiva e mai disposta ad arrendersi, era divenuta colei che veniva chiamata a risolvere i problemi apparentemente più banali delle questioni, ma i più pressanti.
Era lei che si preoccupava che i suoi colleghi non perdessero il filo del discorso, che ricordava che, oltre alle lezioni di magia e agli studi runici, i giovani avrebbero dovuto mangiare bene, sentirsi protetti e soprattutto accettati, perché per i Nati Babbani la vita vera iniziava mettendo piede a scuola.
Aveva sorpreso tutti, quando, inaspettatamente, aveva introdotto al castello un esercito di Elfi Domestici perché lavorassero per loro. Alla domanda di Salazar su come li aveva costretti a seguirla, aveva risposto con un semplice: - Gliel’ho chiesto.
Dai suoi colleghi, cercava di trarre il meglio. Cercava tenere a bada il fuoco che bruciava dentro a Godric, che lo faceva sentire un leone, che lo rendeva letale in duello, temibile nelle discussioni. Occorreva polso fermo e un po’ di astuzia, nel cercare la molla che avrebbe sistemato le cose e placato gli animi.
Ammirava l’algida bellezza di Priscilla, tutta nobiltà e controllo. La portava spesso con sé durante le sue lunghe passeggiate, nel tentativo di trasmetterle un calore che lei spesso sembrava non possedere.
Curiosamente, non temeva Salazar. Benché le sue ricerche, ben più ossessive e preoccupanti di quelle di Priscilla occupassero molto del suo tempo, capiva che era un uomo degno d’onore, dalla mente grande e uno spirito granitico. Era la forza di chi si sarebbe spezzato, pur di non piegarsi, e Tosca apprezzava la tenacia.
Lo stesso faceva con gli studenti. C’era chi storceva il naso, chi la definiva troppo buona, chi scuoteva la testa in silenzio, ma non era raro che lei accogliesse studenti che gli altri Fondatori avrebbero scartato a occhi chiusi; e tremenda era la gioia che provava, quando riusciva ad ottenere da loro grandi soddisfazioni.
Ottimista per natura, aveva cercato di chiudere gli occhi e le orecchie alle sempre più assurde pretese di Salazar Serpeverde, cercando con lo sguardo l’aiuto di Priscilla, ogni volta che Godric si metteva a tuonare contro quello che era stato un amico.
Poi, aveva tentato con le parole. Erano uscite a fiumi, dalla sua bocca; sicuramente non belle e calcolate come quelle della sua amica, ma ugualmente sincere, e sicuramente più sentite. Poi c’era stata una mano a trattenere la stoffa di una veste. Infine, c’era stato un addio che l’aveva ferita e tradita più di ogni altra cosa. Non aveva cercato consolazioni, perché era convinta di non averne bisogno, ma quando un altro Fondatore era crollato sotto il peso della sua ottusità, si era ricreduta; nessuno spirito solare avrebbe guarito Priscilla, riportato Salazar o aiutato lei.
Eppure, era stata di nuovo lei, anche in quell’occasione, a tenere tutto insieme, a ricordare a Godric che quello che avevano costruito doveva necessariamente andare oltre i loro schiocchi sentimentalismi.  Hogwarts non meritava di scomparire per colpa degli errori di quattro persone impreparate ad affrontare i loro limiti; era nata per vivere a lungo, e lei si era trovata ad essere la roccia su cui essa si ergeva.
A Tosca il tempo aveva donato spalle larghe, ma lei stessa non si sarebbe mai immaginata che le sarebbero servite per portare un peso tanto grande.

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Capitolo 3
*** Verde - Salazar Serpeverde ***


Note: nuova settimana, nuovo aggiornamento. A questo giro vi tocca Salazar Serpeverde, sperando che sia di vostro gradimento as usual!

Verde

Fisico asciutto e sguardo penetrante rendevano Salazar un uomo di cui avere timore senza che lui dovesse nemmeno sforzarsi ad aprire bocca. Del resto, quando parlava e si metteva a conversare con i serpenti, alcuni semplicemente fuggivano in preda al terrore, ed era una cosa che riempiva Salazar di infantile gioia. Per lui chi non era in grado di capire i doni della magia era meglio che ne rimanesse ben lontano.
Discendente da un’antica famiglia di maghi Purosangue, per tutta la vita aveva coltivato le sue arti con cura quasi materna, circondandosi solo di persone che riteneva degne del suo lignaggio. Era in questo modo che era venuto a conoscenza del valoroso Godric Grifondoro, una leggenda vivente per quanto riguardava gli scontri con la spada. La loro era stata una curiosa e imprevedibile affinità elettiva che l’aveva portato ad accettare con entusiasmo l’idea di fondare una scuola per giovani maghi, a cui si erano presto unite Priscilla Corvonero, mente brillante e sagace, e anche a Tosca Tassorosso, il cui entusiasmo contagioso poteva  gettare le basi di una lunga e fruttuosa collaborazione.
E così, mentre la scuola cresceva, Salazar, presenza spesso silenziosa e schiva, lavorava per trovare un modo per selezionare al meglio gli studenti dalle menti più sagaci e dal sangue più puro.  Profondo conoscitore della mente umana, affine ai rettili non solo per la lingua, il suo studio e le stanze dei suoi studenti prescelti si trovavano nella pancia della scuola, lontani dalla luce e dall’eccessivo calore, perché talvolta l’oscurità toglie dagli occhi quelle distrazioni che rendono difficili gli studi di alcune materie.
In molti si erano sorpresi della sua scelta,  ma non aveva dato giustificazioni a nessuno, certo delle proprie posizioni.
- Si prenderanno dei malanni, stando laggiù. – continuava a ripetere Tosca, preoccupata.
- E sia. Non siamo qui per fare le balie, ma per donare conoscenza e potere. Per ottenere entrambi bisogna percorrere strade difficili e piene di ostacoli. Un mago che non supera un raffreddore non è un mago.
L’aveva gelata, con quella frase, ma ciononostante aveva scorto infinita ammirazione, negli occhi della collega.
- Sei un duro maestro, Salazar, ma saggio. Cerca di non esagerare.
Un consiglio dato con tenerezza e affetto, e che per questo aveva scelto di non seguire. Da sempre il più selettivo nei riguardi dei suoi pupilli, con il tempo era divenuto così intransigente da rendere difficile, se non impossibile, ogni mediazione.
Non aveva mosso un muscolo quando Godric, urlando, gli aveva fatto chiaramente capire che era follia cercare di forgiare una razza di maghi pura, mentre Priscilla, con voce morbida e solo leggermente incrinata, tentava di spiegargli come questo avrebbe reso difficile la cura della magia per molti giovani promettenti. Anzi, l’essere la causa di tale, prorompente discordia l’aveva divertito a tal punto da fargli perdere ogni scrupolo nel lasciare lì, a Hogwarts, un celato ma chiaro regalo d’addio, degno solo di un Purosangue, di un mago vero. 
Era stato liberatorio urlare in faccia al vecchio amico ciò che pensava dei cuori teneri come il suo; così com’era stato facile zittire la saggia, giusta Priscilla. Non aveva fatto i conti, però, con l’appello di Tosca. Quelle parole che non gli erano scivolate addosso come acqua fresca, che l’avevano intaccato come l’acido. Parole di chi era ferito da tali comportamenti, di chi ancora aveva stima e affetto per lui.
Eppure non era riuscita a fermarlo, nemmeno lei.
Salazar era stato fiero di se stesso per non aver ceduto, per essere stato granitico e deciso, così come amava essere. Non avrebbe potuto rimanere, non dopo la creazione di quella camera segreta, del resto. Non avrebbe potuto sopportare nemmeno l’idea di essere tornato sui suoi passi, di calpestare il proprio orgoglio e la propria intelligenza.
Seguì a distanza i fatti che sconvolsero Hogwarts e i restanti Fondatori, e rimase abbastanza indifferente alla loro vicende, conscio che un progetto così poco ambizioso non avrebbe potuto durare a lungo.
Continuò i suoi studi, sprofondò in un atavico bisogno di altra magia, fino a consumarsi, fino a spremere tutto se stesso, sempre più isolato e muto. Immagini di giorni più lieti tornavano a visitarlo, di tanto in tanto, ma era abbastanza determinato a scacciarle, ad eliminarle. Cancellò quasi tutto, tranne gli occhi e i sorrisi di Tosca, perché a volte, nei momenti in cui faticava persino a ragionare, riuscivano a placarlo. Ci riusciva anche il vento, ogni tanto, perché gli ricordava le gelide correnti scozzesi, e i mari verdi dei prati attorno alla scuola.
Salazar sapeva essere un implacabile blocco di granito, deciso e spaventoso, dignitoso anche nella sconfitta, ma non era incutendo timore che aveva dato il meglio di sé.

 

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Capitolo 4
*** Rosso - Godric Grifondoro ***


Note: è con tantissimo dispiacere che vi posto l'ultimo capitolo di questa breve raccolta. Mi ha fatto un enorme piacere scriverla, e ancora più piacere mi ha fatto l'accoglienza ricevuta, perchè significa che sono riuscita a dipingere bene le personalità di questi quattro personaggi, sebbene ogni flash sia POTENTEMENTE carica di amarezza. Last but not least vi propongo l'impavido Godric, vi auguro buona lettura e mi auguro di rivederci su altri lidi o in altre storie. Grazie mille a tutti quanti!

Rosso

Godric ricordava a molti un leone, sia per aspetto che per temperamento. Una criniera di lunghi capelli rossi, una barba altrettanto impegnativa e un temperamento che, da solo, avrebbe sgominato eserciti. Era il tipo di uomo che, se non fosse stato gioviale e alla mano, avrebbe potuto davvero divenire pericoloso.
Aveva il passo pesante, e chiunque lo sentiva arrivare da lontano anche per  il rumore che faceva il fodero della sua bellissima spada, rimbalzando contro il suo stivale.
Con interesse aveva ascoltato le voci sugli infiniti problemi che l’insegnamento della magia comportavano, e  aveva lanciato per primo l’idea di fondare una scuola per giovani maghi e streghe, per condurli verso un saggio, giusto e retto uso della magia al servizio e non a danno degli anni. Aveva coinvolto Salazar, il suo brillante amico, si era sentito onorato quando Priscilla si era voluta unire a loro, e colmo di gioia quando Tosca li aveva seguiti.
La Scozia, il luogo prescelto per Hogwarts, gli era sembrata selvaggia a sufficienza per temprare il cuore di giovani che avrebbero gettato le basi per un glorioso uso della magia, e per una pacifica convivenza con i Babbani. Aveva investito tutto, in quel progetto, e ci si era gettato con anima e corpo, grato per le menti che aveva accanto. Apprezzava i tentativi di Salazar nel non essere troppo rigido, era grato dell’impegno di Tosca per far funzionare tutto alla perfezione, come un meccanismo incantato, ed era folgorato da Priscilla.
Erano stati i soli a scegliere di mettere i loro studenti nelle torri, in alto, là dove la vista era più ampia, e il panorama ispirante.
- Io non amo le prigioni. – era solito dire Godric stesso, mentre la sua collega annuiva, sorridendo appena.
I suoi primi allievi erano stati scelti con cura, addestrati e consigliati; scelti per la forza che portavano dentro, anche se ben nascosta. Uomini e donne d’onore, niente di meno.
- Meno teste calde, ti chiedo questa grazia. Distraggono. – soleva dirgli Priscilla, stuzzicando un orgoglio facile alla permalosità. – Sai che Salazar pensa lo stesso.
Oh sì, lo pensava. C’era stato un tempo in cui era stato in accordo, con loro. Poi erano venuti gli studi notturni e senza sosta, il bisogno di un sangue puro come l’acqua inseguito come metallo prezioso prima nella sua Casa, poi nella scuola intera.
A quel punto, il leone aveva ruggito. Aveva urlato, battuto i pugni contro il legno del tavolo, era arrivato perfino ad estrarre la sua spada, in un disperato e avventato ultimo tentativo.
- La alzerai contro di me, Godric? Un’arma così Babbana, così sporca? Useresti un’arma del genere contro un tuo simile? – Salazar aveva sibilato come un serpente, lasciandolo senza parole e momentaneamente privo di onore.
Salazar gli aveva voltato le spalle senza mai voltarsi e se n’era andato come  una nuvola nera, lasciandolo sconvolto. Aveva pensato di poter reggere il colpo, perché quando si cade da cavallo, o dalla scopa, si rimonta rapidamente in sella senza paura, ma poi…
Forse era stato Salazar a punirli con una maledizione. In un certo senso avrebbe spiegato molte cose, avrebbe dato un senso a quello che era successo a Priscilla. Era stato accanto a quella splendida, intelligente e magnifica donna mentre sceglieva di non combattere, mentre si arrendeva a un dolore troppo grande per essere affrontato. Non l’avrebbe perdonato a una persona qualunque, l’avrebbe giudicata debole, ma l’aveva perdonato a lei, perché si era guadagnata il suo rispetto al di là di tutto.
Lì, davanti all’ineluttabilità degli eventi anche il suo orgoglio, la sua forza, il suo cuore avevano vacillato, e probabilmente se non fosse stato per la dolce, silenziosa presenza di Tosca si sarebbe arreso a sua volta.
Era stato in memoria dei giorni della concordia che aveva incantato il suo cappello migliore perché potesse diventare un giudice, si sperava, anche più saggio di loro.
Godric era un uomo d’arme, capace di ruggire e sempre il primo a gettarsi in prima linea, avvolto da un’aura di invincibilità. Per questo la sconfitta era stata il più atroce dei suoi dolori.

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