blood tears on a silver blade

di Shian Tieus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prefazione ***
Capitolo 2: *** dizionario dei termini ***
Capitolo 3: *** capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** cap.2 ***
Capitolo 5: *** capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** capitolo 12 ***
Capitolo 15: *** capitolo 13 ***
Capitolo 16: *** capitolo 14 ***
Capitolo 17: *** capitolo 15 ***
Capitolo 18: *** capitolo 16 ***
Capitolo 19: *** capitolo 17 ***
Capitolo 20: *** capitolo 18 ***
Capitolo 21: *** capitolo 19 ***
Capitolo 22: *** capitolo 20 ***
Capitolo 23: *** capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** prefazione ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Prefazione

 

Era da un po’ che questa storia mi girava per la testa, si tratta della mia prima song fic, nella quale ho cercato di rappresentare tutte le parti della musica attraverso I gesti dei personaggi: ogni parola, ogni azione, corrisponde a un punto preciso della canzone “portante” del capitolo.

In poche parole cercherò di “raccontare” la canzone con le parole

Non so se riuscirò a trasmettere ciò che voglio, anche perché descrivere una canzone a parole non è affatto facile.

Cercherò tuttavia di fare del mio meglio, anche se molti capitoli, per esigenze narrative, non verranno “accompagnati” da una canzone.

La vicenda è ambientata in un lontano futuro, non meglio specificato, una specie di medioevo spaziale, che mostra calma, tranquillità e ordine, ma che in realtà è basato sulla legge del più forte, e, quando il giovane Verten lo scopre, a suo discapito, la sua vita cambierà per sempre.

 

 

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Capitolo 2
*** dizionario dei termini ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Dizionario dei termini

 

Acciaioseta: fibra incredibilmente leggera e resistente ricavata dalla seta di ragno: usata per giubbotti e corazzamenti anti-laser

Achrep: sezione di una città interamente riservata agli A.C.F.I.

Agenzia di Difesa della Federazione (A.D.F.): esercito della federazione

Androide: robot indistinguibile da un umano, perlomeno dall’esterno, possiede I.A. e detiene diritti come un normale cittadino. Molti aneroidi sono A.C.F.I.

Antimateria: le armi ad antimateria sono devastanti in quanto fanno collassare le molecole, che vengono così distrutte

Automa: il più semplice robot, esegue gli ordini alla lettera

B34: il discendente del napalm

Carbon-acciaio: lega incredibilmente resistente ai colpi e al calore: utilizzata per i motori delle astronavi

Cellule Criogenetiche e punti di sutura Criogenetici: è un innesto genetico: queste cellule sintetiche, vengono immesse nel sistema circolatorio. Alle basse temperature (meno di 0 gradi) queste cellule entrano in funzione, riparando velocemente qualsiasi danno ai tessuti. Se qualcuno con delle cellule criogenetiche viene ferito, il procedimento per attivare le cellule è questo: si richiude la ferita (se possibile) con normali punti di sutura, dopodiché si iberna il ferito per cinque minuti, o anche meno, durante i quali le cellule riparano il danno.

Consiglio Disciplinare (C.D.): autorità giudiziaria della federazione interplanetaria

Droide: robot di forma vagamente umanoide, possiede I.A. (intelligenza artificiale). Spesso usati come fanteria nell’esercito. Tutti i droidi sono considerati O.N.S.A. di classe “C”

Drone: robot lavoratore, di forma vagamente umanoide, non possiede I.A. ma un chip che lo rende capace di decisioni autonome, ma solo all’interno del suo ambito di lavoro

E-345vd: il più potente ordigno nucleare mai inventato

EndLands: terre periferiche della federazione, praticamente delle Outlands

Federazione interplanetaria (F.I.): la federazione interplanetaria controlla tutta la galassia del nord (conosciuta un tempo come Via Lattea) è comandata dal colonnello Moloch, uno Yuanita e comprende numerosi sistemi, fra cui: Yuan, Terra, Mer, Uroth, Berel, Elysium, Heleger e Xeromans, la capitale è nel sistema Betarood, sull’omonimo pianeta.

Fert: unità monetaria della federazione, il numero di fert posseduti è memorizzato nella propria scheda sociale, che funziona anche come carta di credito. Se dovessimo fare un paragone con delle monete attuali, dieci fert equivarrebbero a un euro.

Friggizanzare: termine dispregiativo per indicare le armi al laser

Gamel: A.C.F.I. o L.A.S. addetti alla politica interna della federazione

Gaudiel: A.C.F.I. o L.A.S. addetti alla politica estera della federazione

Gravibus: autobus antigravitazionale: unico mezzo di trasporto nelle grandi città: le gravimobili sono vietate in centro: inquinano troppo e creano troppo traffico.

Gravimobile: automobile antigravitazionale

Innesti robotici: parti del corpo robotiche che si aggiungono a un corpo organico, sono vietate dalla federazione, concesse solo a chi perde la parte del corpo originale, in quel caso, la parte robotica deve avere le stesse potenzialità della parte del corpo recisa.

Innesti genetici: modifiche al d.n.a., nanomacchine, e ibridi di razze. Sono del tutto vietati dalla federazione. L’unico innesto genetico consentito (e solo a soldati e gladiatori) sono le cellule criogenetiche.

Laser: le armi al laser sono famose per la loro precisione sulle lunghe distanze

Macchina Umanoide da Combattimento(MUC): Mech

MadTown: quartieri malfamati delle città, covo di criminali, spacciatori, prostitute e altri fuorilegge. Se cercate qualcosa di “poco legale” o semplicemente servizi senza che nessuno faccia domande “scomode”, questo è il posto giusto.

Magnates: A.C.F.I. o L.A.S. addetti all’organizzazione dell’intrattenimento, come giochi gladiatorici, spettacoli teatrali, musicali o olografici, feste nazionali, sport ecc…

Muro fotonico: unica protezione contro le armi ad antimateria, ma consuma moltissima energia.

Olovisore: il più diretto discendente del televisore: proietta immagini tridimensionali

Omega Murders: corpo speciale dell’A.D.F.: l’elite dell’esercito

Outlander(s): abitanti delle Outlands

Outlands: terre al di fuori del controllo della federazione

Poltenor: A.C.F.I. o L.A.S. addetti alla sicurezza, spesso giudici del C.D.

Raggruppamento sociale: è la classe sociale alla quale appartiene ciascuna persona, le classi sono le seguenti:

O.N.S.A. (operai non specializzati acquistabili): schiavi e principale forza-lavoro della federazione, divisi a loro volta in tre classi: “A”, “B”, o “C” per ogni ONSA che commetta un crimine vige la pena di morte mediante cremazione.

Gli O.N.S.A. di classe “C” non hanno diritto di possedere alcunché, non hanno diritti civili e politici, il padrone di un O.N.S.A. di classe “C” ha diritto di vita o di morte su quest’ultimo, se un padrone di un ONSA di classe “C” uccide quest’ultimo, non incorre in nessuna sanzione, se lo uccide qualcun altro senza l’autorizzazione del padrone, deve pagare il valore dell’ONSA al padrone. Sono ammesse le torture, se effettuate dal padrone o da un delegato.

Gli O.N.S.A. di classe “B” non hanno diritto di possedere alcunché, non hanno diritti civili e politici, il padrone di u ONSA di classe “B” ha diritto parziale di vita o di morte su quest’ultimo, se un padrone di un ONSA di classe “B” desidera uccidere quest’ultimo, dovrà presentare richiesta al consiglio disciplinare e fornire un valido motivo per l’uccisione dell’ONSA, se procederà senza autorizzazione, incorrerà in una sanzione pari al valore dell’ONSA. Se qualcun altro uccide l’ONSA senza previa autorizzazione del padrone e del consiglio disciplinare, dovrà pagare al padrone il doppio del valore dell’ONSA. Le torture non sono ammesse.

Gli O.N.S.A. di classe “A” hanno il diritto di possedere oggetti per un ammontare totale di 1.000 Fert, oggetti che comunque possono essere confiscati dal padrone, previa autorizzazione del consiglio disciplinare, non hanno diritti civili e politici, il padrone di un ONSA di classe “A” non ha diritto di vita o di morte, anche se in caso di insubordinazione può avvertire il consiglio disciplinare affinché intervenga. Chiunque (padrone compreso) uccida un ONSA di classe “A” incorre in una sanzione pari a il quadruplo del valore dell’ONSA. Non sono ammesse torture

L.A.N.S. (libero abitante non specializzato): cittadino senza titolo di specializzazione, diviso in tre classi: “A”, “B”, o “C”

un L.A.N.S. di classe C ha diritto di possedere qualsiasi oggetto desideri, ma non può possedere O.N.S.A. possiede diritti civili ma non politici. Uccidere un LANS di classe “C” comporta un periodo di reclusione in un centro di prigionia ri-educativo che varia, in base al saggruppamento sociale, da i 2 a i 10 anni terrestri

un L.A.N.S. di classe “B” ha diritto di possedere qualsiasi oggetto desideri e un massimo di due ONSA, possiede diritti civili ma non politici. Uccidere un LANS di classe “B” comporta un periodo di reclusione in un centro di prigionia ri-educativo che varia,in base al raggruppamento sociale, da i 7 a i 30 anni terrestri

un L.A.N.S. di classe “A” ha diritto di possedere qualsiasi oggetto desideri e quanti ONSA desideri, possiede diritti civili, ma non politici. Uccidere un LANS di classe “A” comporta un periodo di reclusione in un centro di prigionia ri-educativo che varia, in base al raggruppamento sociale, da i 25 anni terrestri all’ergastolo.

L.A.S. (libero abitante specializzato): un LAS ha gli stessi diritti di un LANS, ma possiede diritti politici all’interno degli organi amministrativi competenti al suo campo di specializzazione.

A.C.F.I. (alto cittadino della federazione interplanetaria): possiede diritti civili e politici, può possedere tutti i beni e gli ANSA che desidera, uccidere un ACFI comporta una pena che varia fra l’ergastolo e la pena di morte.

Ritenor: A.C.F.I. o L.A.S. addetti all’organizzazione dell’A.D.F.

Scheda sociale: scheda magnetica con all’interno tutti i dati dell’individuo che la possiede, dalla residenza al raggruppamento sociale.

Scientiter: A.C.F.I. o L.A.S. addetti alla ricerca e al progresso scientifico

Synth-Crystal: droga sintetica poco costosa e facilmente reperibile, causa immediata dipendenza.

Synth-Dope: migliora riflessi e prestazioni fisiche, ma dopo qualche anno crea problemi neurologici

Synthenoid: droidi da combattimento

Teletrasmettitore olografico(t.o.): il più diretto discente del telefono, proietta immagini tridimensionali

Teletrasmettitore olografico portatile(t.o.p.) più o meno un cellulare: funziona come il t.o., ma è tascabile

Umbratilis: servizi segreti della federazione

Useres: addetti alle scommesse sui gladiatori

Vampires: incrocio fra terrestri e xeromatensi, le uniche due razze “compatibili” dell’universo

Veicolo spaziale ad alta velocità(VSAV): comprende astronavi mercantili, di trasporto civile interspaziale, di trasporto merci e ONSA. I più veloci raggiungono i 300.000vl

Veicolo spaziale per il trasporto personale(vstp): l’equivalente dell’automobile, raggiunge una velocità massima di 500vl

Vetracciaio: lega metallica trasparente, ma molto costosa

Vigilantor: corpo di polizia della federazione

VL (velocità della luce): unità di misura della velocità spaziale: una nave che và a 103vl significa che và a una velocità pari a centotre volte la velocità della luce

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Capitolo 3
*** capitolo 1 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 1

 

Tema portante:

AUTORE: Audioslave

CANZONE: Cochise

 

TUM TUM

 

TUM

 

TUM

 

TUM TUM

 

TUM

 

TUM

 

Verten Tirji, diciassette anni, ascoltava il battito del proprio cuore. Con gli occhi chiusi.

L’unico altro rumore al quale consentiva di entrare nella scatola nera della sua mente era quello dell’elicottero delle riprese, la fuori, nell’arena.

 

Aprì gli occhi.

 

La voce del commentatore.

Il commentatore aveva cominciato a parlare, non si capiva molto, troppi rumori di fondo.

 

La folla.

 

Ad ogni battito del suo cuore la vedeva, la immaginava.

Sugli spalti, ululante, assetata di sangue.

 

La voce del commentatore aveva un andamento crescente, si alzava fino quasi a urlare.

Ancora

 

Ancora

 

E ancora.

 

La voce del commentatore urlò il suo nome. La serranda di carbon-acciaio rinforzato davanti a lui si aprì come le fauci di un ferrumalg di Mer.

 

Il boato della folla lo investì.

 

Si guardò attorno, guardando la gente affamata di morte che schiamazzava ovunque, l’elicottero delle riprese, che volava basso, sollevando molta più polvere di quella che avrebbe dovuto.

 

Poi, con molta, molta calma, cominciò ad avanzare.

 

Camminava lentamente, trascinando elegantemente la sua spada, che strusciava sul terreno polveroso, come per far capire che, volendo, non ne aveva bisogno.

 

Come per far capire che era del tutto imbattibile.

 

Arrivò al centro dell’enorme arena ovale, altò la spada e la appoggiò su una spalla, piantando saldamente i piedi a terra.

 

In quello stesso istante, dieci cancelli si aprirono e uscirono i suoi sfidanti.

 

Li guardò uno per uno, scrutandoli, valutando le possibilità che avevano di batterlo.

 

Concluse che non ne avevano.

 

Un urothiano alla sua sinistra, grosso almeno il doppio di lui, cominciò una corsa sfrenata verso il terrestre al centro dell’arena, ululando e agitando forsennatamente la sua alabarda.

 

Mossa stupida e azzardata.

 

Verten si voltò per affrontarlo, era veloce, ma sembrava muoversi al rallentatore rispetto a Verten: quando combatteva per lui era così: vedeva la scena come al rallentatore.

 

Schivò con facilità il colpo dell’enorme alieno e colpì con la sua lama.

 

Un colpo rapido, preciso, dritto dietro la nuca.

 

Meno uno.

 

Attese che gli altri si facessero avanti, guardandoli con quei suoi freddi occhi color argento

 

Si avventarono su di lui tutti assieme, schivò il colpo della lancia di un berelita e lo finì con un colpo in gola.

 

Meno due

 

Abbassò un po’ troppo la guardia: l’ascia dell’elysiano alla sua destra gli strappò un pezzo di vestito.

 

Ma al secondo colpo si fece trovare pronto: si avvicinò all’avversario e bloccò la sua ascia prendendola per il manico con la mano sinistra.

 

Gli strappò l’arma di mano e la conficcò nella fronte dell’altro uruthiano che stava provando ad attaccarlo da dietro, con la spada nella sua destra, intanto, finiva l’elysiano

 

Meno quattro.

 

Colpo dal basso

 

Meno cinque

 

Finta a destra e affondo

 

Meno sei

 

Doppio passo, calcio alla sabbia per disorientare e colpo verticale

 

Meno sette

 

Salto, calcio in faccia e giravolta in acrobazia

 

Meno otto e meno nove

 

Ne rimaneva uno.

 

Lo studia: uno yuanita: sembra forte.

 

La sua lingua da rettile saetta dentro e fuori dalla bocca senza labbra.

 

La sua affilatissima spada riflette la luce del pallido sole di Rijal

 

Si fissano per una decina di interminabili secondi.

 

Poi, contemporaneamente balzano in avanti, uno contro l’altro.

 

In quell’attimo il tempo sembra fermarsi, sospeso dai gridi di rabbia dei due gladiatori.

 

Di nuovo il cuore.

 

Solo il battito del cuore.

 

E le loro grida.

 

Per pochissimi, interminabili attimi.

 

Poi l’impatto.

 

Lama contro lama.

 

Poi finta a sinistra, colpo verticale.

 

Parato

 

Contrattacco: giravolta e affondo

 

Verten schiva

 

Mezza capriola a destra e colpo alle gambe

 

Solo tessuto

 

Lo yuanita: colpo verticale; guardia alta del tutto assente

 

Verten para

 

Sfrutta il buco sulla guardia del nemico, colpo orizzontale

 

La testa dello yuanita salta via.

 

Un’altra vittoria per Verten Tirji

 

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Capitolo 4
*** cap.2 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 2

 

Tema portante

AUTORE: LimpBizkit

TITOLO: Behind blue eyes

 

Verten si alzò dal suo letto e si diresse verso il piccolo frigo. Lo aprì e si prese una bottiglia di Sivked del ’34. non era un gran liquore, ma la gradazione alcolica era sufficientemente alta da spedire all’altro mondo la metà delle sue cellule celebrali e di mandare le restanti in vacanza.

Si avvicinò al tavolo della sua minuscola abitazione e si sedette.

Dopo aver preso un grosso bicchiere non troppo pulito da un cassetto, lo riempì molto di più di quanto il buonsenso avrebbe suggerito.

Accese l’olovisore.

Il colonnello Moloch stava tenendo il solito discorso su i doveri degli O.N.C.A.

Facile per lui, dall’alto del suo palazzo di vetraccaio.

Bevve un sorso dal bicchiere.

 

No one knows what is like

To be the bad man

To be the sad man

Behind blue eyes

 

O.N.S.A.

Operai Non Specializzati Acquistabili

La società si è evoluta: un tempo li chiamavano “schiavi”

Bevve un altro sorso.

 

And no one knows what is like

To be hated

To be faded

To telling only lies

 

La mente gli tornò involontariamente a qualche giorno prima: un ragazzo gli si era avvicinato per un autografo, e un Vigilantor lo aveva allontanato, dicendo che era pericoloso

Altro sorso

 

But my dreams they aren’t as empty

As my conscious seems to be

 

La fama è nulla senza la libertà

Altro sorso ancora

 

I have hours, only lonley

My love is vengeance

 

Alcuni altri O.N.S.A. (non gladiatori, ovviamente) lo ritenevano un privilegiato.

Ma cosa ne potevano sapere loro?

Cosa ne potevano sapere di cosa significasse entrare nell’arena, e rendersi conto di avere un’aspettativa di vita che varia dai quindici secondi ai tre minuti e mezzo?

Il bicchiere è finito, lo riempì nuovamente.

 

That’s never free

 

Lui poteva avere tutto: alcolici, un’abitazione privata, volendo, anche donne, e addirittura un’olovisore. Il suo nome era su tutti i giornali, e gli Useres pagavano una sua vittoria 1 a 1.12, mentre la sua sconfitta era quotata 1 a 143.

Ma non era libero.

Un sorso

 

No one knows what is like

To feel this feelings

Like I do

And I blame you

 

Ma non avrebbe dovuto sopportare tutto questo ancora per molto.

Ormai da un anno era stato promosso a O.N.S.A. di classe “A”

Aveva vinto settecentoottantatre scontri: altri duecentotredici e avrebbe potuto richiedere lo status di “L.A.N.S.” di classe “C”

Libero Abitante Non Qualificato

Altro sorso.

 

No one bites back as hard

On their anger

None of my pain woe

Can show through

 

Ormai era gladiatore da due anni.

Prima scaricava casse in uno spazioporto.

Poi il suo Magnates , Gured Sir Meleger, un uruthiano grasso di origine aristocratica, lo aveva “notato”, comprato, e spedito nell’arena.

Nell’inferno.

Sorso.

 

But my dreams they aren’t as empty

As my conscious seems to be

 

Doveva essere carne da macello per un gladiatore più forte, un helegita piuttosto affermato, ma lo aveva sconfitto, anche se ci aveva guadagnato un bel taglio sulla calotta cranica.

Si passò una mano sulla scura testa rasata a zero.

Il segno dei punti di sutura criogenetici era ancora piuttosto evidente.

Sorso.

 

I have hours, only lonley

My love is vengeance

 

Fare carriera era stato anche troppo facile.

Non gli piaceva uccidere, la morte gli aveva sempre fatto paura.

Ma era sempre stato dannatamente bravo a farlo.

Fin dal primo momento in cui aveva preso un’arma in mano.

Sorso.

 

That’s never free

 

Forse però era un bene.

Era grazie a questa sua capacità innata se era ancora in vita.

Era grazie al fatto che sapesse dare la morte meglio di chiunque altro, se la vita era ancora in lui.

Paradossale.

Sorso.

 

No one knows what is like

To be mistreated

To be defeated

Behind blue eyes

 

Ma un po’ tutto in lui era paradossale, a cominciare dal suo aspetto.

Era uno dei pochissimi terrestri di colore.

Alto

Robusto.

E con gli occhi color argento.

Grandi, penetranti occhi color argento.

Probabilmente aveva antenati xeromatensi.

Bicchiere vuoto, lo riempì di nuovo.

 

No one knows how to say

That they’re sorry

And don’t worry

I’m not telling lies

 

Ma tanto lui sarebbe sempre rimasto, nella mente di tutti, il solito violento gladiatore, capace solo di combattere.

 

No one knows what is like

To be the bad man

To be the sad man

Behind blue eyes

 

 

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Capitolo 5
*** capitolo 3 ***


Eccomi con un altro capitolo

Eccomi con un altro capitolo! Volevo innanzitutto ringraziare Kylie e Noesis2 che a quanto pare sono le uniche persone che seguono questa storia… meglio così! Almeno non dovrò cercare di accontentare le richieste di ventimila lettori…

Comunque volevo annunciare che ho inserito un paio di parole nel dizionario, che mi ero scordato di immettere (intelligente come al solito! N.D.Tutti).

Questo capitolo non è bello come gli altri, perlomeno secondo me, (la scelta della canzone è stata poco azzeccata, ma non ho trovato di meglio) spero ugualmente che vi piaccia.

 

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 3

 

Tema portante:

ARTISTA: Linkin Park

TITOLO: from the inside

 

sei mesi dopo

 

Verten uscì dall’arena.

Cazzo, questa volta c’era andato vicino, accidenti a lui e a quando accettava le scommesse stupide.

Aveva scommesso con un Heleghita che avrebbe sconfitto la sua “banda” di gladiatori senza usare armi.

Ce l’aveva fatta ovviamente.

Ma quando si era visto passare l’accetta di quell’uruthiano a un centimetro scarso dalla gola aveva avuto paura.

Molta paura.

 

D’improvviso si ritrovò davanti Gured Sir Meleger

 

Diavolo, se odiava quell’Uruthiano

Quell’ipocrita, viscido, traditore.

Un serpente.

 

I don’t know who to trust

No surprise

 

Di certo uno di cui non potevi fidarti

Anche se più che una serpe, sembrava un grosso maiale

Il naso appiattito e la pelle color latte striata di marrone, segni tipici degli uruthiani, non facevano che aumentare questa impressione.

Probabilmente quel grasso maiale sapeva cosa Verten pensava di lui, ma non se ne preoccupava, gli ACFI si sentono sempre un gradino sopra tutti gli altri, troppo in alto perché i giudizi degli altri potessero toccarli.

 

Everyone feels so far away from me

 

Cosa voleva da lui ora quell’essere spregevole?

-carissimo Verten!- esordì, con un tono amichevole palesemente falso

 

heavy thoughts sift through dust

and the lies

 

-caro amico, abbiamo un problema!- da quando lo trattava da pari a pari? La cosa è piuttosto strana

-quale- tagliò corto l’ONSA, non sapeva perchè, ma il suo istinto non gli prometteva nulla di buono.

-vedi, gli Useres cominciano a lamentarsi, le scommesse li stanno mandando in rovina…-

-gli Useres? E perché? Non sono strapieni di soldi grazie a quelle stupide scommesse?-

 

trying not to break

but I’m so tired of this deceit

every time I try to make myself

get back up on my feet

 

- lo erano- cominciò Gured –ma quando un gladiator evince sempre, è naturale che tutti scommettano su di lui…-

-dove vuoi andare a parare, Gured…-

-…e questo comporta delle perdite di… denaro-

 

all I ever think about is this

all the tiring time between and how

trying to put my trust in you

just take so much out of me

 

-cosa vuoi dire, Gured- chiese esitante il diciassettenne

-sei fuori, Verten, devi ritirarti-

-cosa hai detto?

-ho detto che non puoi più combattere, i risultati dei tuoi scontri sono troppo scontati-

-CHE CAZZO HAI DETTO???-

 

I take everything from the inside

And throw it all away

 

-quello che hai sentito, sei un ottimo combattente, ma hai chiuso!-

-non è possibile…- gli occhi argentei del terrestre erano talmente spalancati per lo stupore che gli facevano quasi male

-non ti preoccupare ti troverò un altro lavoro, magari ti rispedisco a scaricare casse in quello spazioporto- affermò con noncuranza l’ACFI

-dammi un altro mese, poi me ne vado, senza lasciare traccia-

-no, oggi è stato il tuo ultimo scontro-

-NO! MI RIFIUTO!-

 

cause I swear, for the last time

I won’t trust myself whit you

 

-cosa stai dicendo?- Gured ora sembrava furente

-CHE CONTINUO A COMBATTERE, CAZZO- il ragazzo urlava con un impeto quasi disumano

-MI MANCANO TRENTOTTO FOTTUTISSIMI SCONTRI PER AVERE LA MIA LIBERTA’, NON MI TIRO INDIETRO ORA!!-

-MODERA IL TONO, SCHIAVO!!! TU FARAI QUELLO CHE DICO IO!- ora, anche l’uruthiano aveva perso il controllo

 

tension is building inside

steadily

 

-IO NON FACCIO PIU’ UN CAZZO DI QUELLO CHE DICI TU!!!-

 

everyone feels so far away from me

 

-AH SI? VEDREMO COSA NE PENSERA’ IL CONSIGLIO DISCIPLINARE!!!-

 

heavy thoughts forcing their way

out of me

 

-PER ME TE LO PUOI ANCHE FICCARE IN CULO IL CONSIGLIO DISCIPLINARE!!-

 

trying not to break

but I’m so tired of this deceit

every time I try to make myself

get back up on my feet

 

-TI RICORDO CHE SEI UN ONCA, E PER QUANTO TU SIA FAMOSO, FINIRAI IN UN FORNO CREMATORIO PER QUESTO TUO ATTEGGIAMENTO!!-

 

all I ever think about is this

all the tiring time between and how

trying to put my trust in you

just take so much out of me

 

-sta zitto…- sussurrò Verten a voce quasi impercettibile, con la testa bassa

-NON SEI NESSUNO, SOLO UNO STUPIDISSIMO SCHIAVO, E SCHIAVO RIMARRAI, ALMENO FINCHE NON FINIRAI IN SALA CREMAZIONE!!-

-STA ZITTOOOOO!!- urlando, Verten, prese una spada dalla rastrelliera delle armi alla propria destra.

 

I take everything from the inside

And throw it all away

 

Dopo qualche brevissimo secondo, la lama era striata del nero sangue uruthiano.

 

cause I swear, for the last time

I won’t trust myself whit you

 

-ommerda-

 

I won’t trust myself whit you

 

Guardò la spada

 

I won’t waste myself on you

 

Guardò il cadavere a terra

 

Waste myself on you

 

Solo allora si rese conto di aver appena ucciso un ACFI

 

you

 

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Capitolo 6
*** capitolo 4 ***


Questo capitolo non sarà una song fic: non ho trovato nessuna canzone che ci si addicesse, ma d’altronde, è troppo narrativo p

Questo capitolo non sarà una song fic: non ho trovato nessuna canzone che ci si addicesse, ma d’altronde, è troppo narrativo per essere “accompagnato” da una canzone; ma d’altronde vi avevo avvertito no? Non tutti i capitoli saranno delle Songfic.

Ah! Aggiunte un paio di parole nel dizionario.

 

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 4

 

O cazzo.

Aveva ucciso un ACFI.

Aveva fatto il più grande errore che un uomo possa commettere.

Rimase una decina di secondi fermo sul posto, impietrito dalla paura.

Non aveva la minima idea di cosa fare, se i Vigilantor lo avessero preso, non sarebbe durato dieci minuti: lo avrebbero infilato in un forno crematorio, riducendolo a un biscotto.

Doveva decidere cosa fare, e in fretta anche. Per prima cosa pulì la spada sulla tunica bianca del cadavere, e la riappoggiò con cura nella rastrelliera.

Poi gli venne un’idea: cominciò a frugare fra I vestiti dell’uruthiano, fino a quando trovò la tessera sociale: avrebbe raggiunto la MadTown, e con quella tessera si sarebbe pagato un viaggio fino alle outlands, tanto Gured era pieno di soldi, e a lui ormai non servivano.

Si diresse verso l’uscita dello stadio, cercando di non dare nell’occhio, si era allontanato già di un paio di isolati, quando un Vigilantor lo fermò

-ehi tu!-

cercò di far finta di non aver sentito

-ehi! Stò parlando con te, capoccia pelata!-

ora non poteva più ignorarlo, si voltò con aria innocente

-dice a me, agente?-

-certo che parlo con te! Vieni qui!-

Verten ubbidì, l’adrenalina stava salendogli alle stelle

-sei Verten Tirji?-

cercò di dire un “si”, ma le parole gli morirono in gola, riuscì solo a fare un debole cenno affermativo con la testa; mentire era inutile, I suoi occhi argentati erano fin troppo riconoscibili.

-davvero? Il Flagello Nero in persona? Non ci credo… mi fai un autografo?

Verten tirò un sospiro di sollievo non indifferente, e rispose –ma certamente!-

Il Vigilantor gli porse il suo palmare, il gladiatore appoggiò il pollice sulla sezione riservata alle impronte digitali. Il piccolo computer memorizzò e diede il messaggio di conferma

-wow! Grazie, non vedo l’ora di vedere il tuo prossimo combattimento; ti seguo fin dagli esordi sai?-

-davvero? Mi fa piacere, ora, se non ti dispiace, devo andare, il mio padrone mi ha affidato un compito, e sono piuttosto di fretta…-

-ok, non ti preoccupare, a presto, amico-

-a presto!-

uno scocciatore in meno.

Girò l’angolo, quando sentì un acuto grido di donna.

Probabilmente avevano trovato il cadavere. Accelerò il passo.

Due isolati più in là trovò una fermata di gravibus, in quell’istante ne stava arrivando uno diretto alla MadTown, lo aspettò e ci salì di corsa.

Passò la tessera sociale della sua vittima sul riconoscitore magnetico, sul piccolo schermo comparve la scritta:

 

Gured Sir Meleger

Razza: URUTHIANO

RESIDENTE A: Rijal, città 453, residenza 347.298

RAGGRUPPAMENTO SOCIALE: A.C.F.I.

PROFESSIONE: MAGNATES DI LIVELLO 2

 

COSTO CORSA: 3.5 fert

CREDITO TOTALE ATTUALE: 94.243.453,45 fert

 

Era ricco, il grasso maiale.

Il gravibus sfrecciava veloce e silenzioso per le strade della città. Dopo poco, gli scintillanti edifici in vetraccaio e titanio lasciarono il posto a case più piccole, in carbon-acciaio e neocemento rafforzato, fino a giungere a vecchissimi edifici in cemento armato.

Era arrivato alla MadTown.

Scese a una fermata a caso: era in una piccola piazza, si guardò attorno: un uomo incappucciato era alla sua destra, stava evidentemente aspettando qualcuno.

Probabilmente uno spacciatore di synth-crystal, o qualche altra porcheria del genere.

Un gruppetto di uomini era dietro di lui, parlava a bassa voce. Notò che erano armati.

Vecchie armi a proiettili: non certo moderne, ma se non indossi una corazza di accaioseta sono pericolose quanto un laser.

Finalmente vide qualcuno che forse poteva essergli utile: uno yuanita: indossava una tuta da meccanico, chiaro segno che lavorava su un VSAV.

Verten si avvicinò all’uomo.

-hey scusa mi servirebbe un’informazione!-

sentì la fredda canna di un fucile laser puntato sulla sua pancia.

Lo yuanita gli intimò di tenere le mani in vista e lo spinse verso un vicolo. Gli altri presenti non videro nulla, o meglio, fecero finta di non vedere.

Verten pensò che forse poteva disarmarlo, ma non era riuscito a vedere bene dove teneva il fucile, preferì aspettare.

Il presunto meccanico lo portò in un vicolo isolato, e lo fece girare, guardandolo in faccia, poi cominciò a parlargli:

-sei un vigilantor vero? Perché solo uno stupido sbirro verrebbe nella MadTown disarmato!-

Verten studiò lo yuanita: la canna del fucile spuntava dalla manica destra della tuta: doveva essere una di quelle armi portatili monomunizione: una volta che hai sparato sono scariche.

Lo yuanita lo stava guardando in faccia, lasciando la guardia del tutto scoperta.

Il terrestre cercò di sfruttare questa situazione: tirò un calcio sul polso del suo avversario, sperando di disarmarlo; non ci riuscì, lo yuanita sparò, ma nettamente in ritardo, il colpo passò abbondantemente sopra la spalla di Verten.

Il gladiatore si avventò sull’alieno, sicuro che ormai avesse finito i colpi, ma questo sparò ancora per due volte: il primo colpo mancò il terreste di qualche millimetro, il secondo lo colpì di striscio su una spalla.

Che diavolo di arma aveva sotto quella manica?

Finalmente Verten riuscì a inchiodare il suo avversario al suolo, fermandogli con la mano il pericoloso braccio destro.

-avevo chiesto un’informazione, non tre colpi di friggizanzare-

-hey!hey! calmo, amico! Sai com’è, qui non possiamo fidarci di nessuno…m…ma se vuoi posso esserti d’aiuto…forse…- lo yuanita si era fatto improvvisamente amichevole

Verten frugò fra i vestiti dell’uomo, tenendo sempre saldamente ferma la mano destra del meccanico, fino a trovare una pistola a proiettili carica, a sei colpi.

La prese e la puntò alla testa dell’uomo:

-alzati, e tieni le mani bene in vista, soprattutto quella!- gli intimò, indicando la destra.

Lo yuanita fece quanto gli era stato ordinato.

-Scarica l’arma, o qualsiasi cosa tu abbia la sotto-

l’uomo alzò la manica della tuta: un ingombrante macchinario gli spuntava da sotto l’avambraccio, fondendosi con la pelle, e terminando con una minacciosa canna di fucile: innesti robotici.

Premette lentamente un bottone e la canna di fucile si ritirò all’interno del macchinario. Premette un altro pulsante e un caricatore di armi laser si staccò dall’innesto, cadendo a terra

-così va bene?- sibilò il rettile

-certamente, ora dimmi, dove posso trovare una nave che porti alle Outlands?-

-ce l’hai i soldi per pagare? Qui i viaggi costano molto…-

Verten gli mostrò la tessera di Gured –ho quasi cento milioni di fert!-

-ti sei messo nei guai con gli ACFI? Posso permettermi di dirti che non è stata una grande idea?-

-non mi sembri nella condizione di fare del sarcasmo-

-facciamo così… se metti giù quel cannone, io potrei avere una nave, e potrei avere in programma per le EndLands, come potrei essere in grado di clonare quella tua tessera prima che i vigilantor la disattivino-

-niente scherzi?-

-niente scherzi.-

-passami quel caricatore, tanto per sicurezza-

lo yuanita si abbassò e raccolse il caricatore che aveva buttato in precedenza, e lo lanciò a Verten.

Il terrestre lo prese al volo, poi, finalmente, abbassò la pistola

-bene, vedo che se vogliamo possiamo andare d’accordo…- disse il meccanico tirando un sospiro di sollievo.

-io sono Mallix Reg- aggiunse poi, porgendo la mano a Verten

 

 

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Capitolo 7
*** capitolo 5 ***


neanche per questo capitolo ho trovato la “colonna sonora”, e me ne scuso con tutti i lettori, ne approfitto per ringraziare C

neanche per questo capitolo ho trovato la “colonna sonora”, e me ne scuso con tutti i lettori, ne approfitto per ringraziare Caillean, Joanne, Noesis2 e Kylie per le recensioni

 

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 5

 

-io sono Mallix Reg- aggiunse poi, porgendo la mano a Verten

lui non la prese; non voleva avere sorprese da altri innesti o altre diavolerie del genere

-Verten Tirji-

Passò qualche secondo di silenzio, nei quali Mallix teneva insistentemente la mano in avanti, aspettando che l’altro la stringesse.

Poi lo yuanita abbassò il braccio.

-vedo che hai imparato in fretta la prima lezione; “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”, sei sveglio, ragazzo- disse, portando le mani dietro la nuca.

-posso darti un consiglio, yuanita? Faresti meglio a lasciare il coltello che stavi cercando di prendere da dietro la schiena- erano due anni e mezzo che faceva il gladiatore; di gente con armi nascoste nei posti più impensabili ne aveva conosciuta fin troppa; ci aveva anche rimediato un paio di prese d’aria in pancia.

Lo yuanita fece una faccia che sembrava piuttosto infastidita e lasciò cadere il lungo coltello da lancio che era fino a quel momento riuscito a nascondere al terrestre

-non ti si può proprio nascondere niente…-

-già… ora portami al tuo V.S.A.V., se davvero ne possiedi uno, e niente scherzi-

-va bene…Verten, giusto?-

-esatto, ora cammina-

Mallix cominciò a camminare fra i vicoli della MadTown, fino a raggiungere un grande spiazzo, ai confini della città, un grande ma malandato hangar era l’unica costruzione di rilievo che si innalzava vicino allo spiazzo, una grande serranda in carbon-acciaio chiudeva l’entrata del grande edificio.

-è lì dentro- annunciò serafico lo yuanita, indicando il grande hangar

-io vado ad aprire, tu aspettami qui- aggiunse, del tutto tranquillo

-hey, dove credi di scappare!- fidarsi di quell’essere era l’ultima cosa che Verten avrebbe fatto

il rettile lo guardò con aria innocente.

-io? Vado solo fino a li- e indicò un riconoscitore magnetico al lato dell’hangar –ad aprire, tranquillo non scappo-

Il gladiatore alzò la pistola e la appoggiò alla tempia dell’uomo.

-esatto, farai meglio a rigare dritto!-

lo yuanita non disse niente, si diresse semplicemente verso il riconoscitore, ci appoggiò la propria tessera sociale, un altoparlante disse “accesso consentito”

la serranda si aprì.

In effetti la nave c’era, ma non c’era solo quella.

Verten si ritrovò davanti due bereliti e una vamires che gli puntavano addosso dei fucili al laser.

-faresti meglio a buttare quella pistola, terrestre- sentenziò rabbiosa la vampires. Verten avrebbe anche potuto considerarla una bella ragazza, se in quel momento non gli avesse puntato contro un friggizanzare carico.

Lui non potè fare altro che obbedire.

Mallix si voltò verso di lui, sembrava aver riacquistato tutta la sua sicurezza

-cosa ti avevo detto, terrestre? “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”-

-tu…come hai fatto!- gli ringhiò contro Verten

lo yuanita si picchiettò un dito su una tempia

-nanocomunicazioni neurali… credevi che i miei innesti si fermassero a uno stupidissimo fucile laser? In poche parole, con questo aggeggetto, saldamente fissato nella mia calotta cranica, posso inviare brevi messaggi olografici, registrati direttamente dall’occhio, al mio computer…-

-dove ci sono io, pronto a riceverli- aggiunse uno dei due bereliti

-ma oggi mi sento buono, diciamo che ti posso perdonare, e fornire un passaggio fino alle outlands, per…mmmnnn…venti milioni di fert

-VENTI MILIONI DI FERT?!? POSSO COMPRARMICI UN V.S.A.V. PER QUELLA SOMMA!!-

-si, ma non puoi disarmarci tre uomini; decidi: non eri te quello con “quasi cento milioni di Fert”?-

Verten tirò un sospiro

- e va bene, accetto-

-saggia decisione… abbassate le armi!- disse rivolto a i suoi uomini, poi entrò nell’hangar e prese uno fra i numerosi macchinari accatastati nell’edificio.

-vieni terrestre, vieni- lo invitò

Verten, sospettoso, si avvicinò

-passami la scheda sociale di quell’ACFI-

-cosa vuoi fare?- chiese

-passo i fert su un’altra scheda, usando questo disturbatore- appoggiò una mao sul macchinari che aveva preso- così gli apparecchi dei vigilantor non potranno più rintracciare i soldi, ne tantomeno la scheda-

-intelligente… tieni- Verten gli passò la scheda.

Mallix prese il macchinario e lo collegò a un computer. Premette qualche tasto sulla tastiera olografica, poi inserì la scheda nello strano apparecchio.

-ora dovrai aspettare un po’, terrestre, vai da Sefer, ti darà qualcosa per cambiarti, così sei troppo riconoscibile- gli disse indicando i suoi larghi abiti bianchi

-Sefer?-

-ah! Non ti ho ancora presentato la truppa… ragazzi, venite qui un minuto- disse, rivolto a i suoi uomini, quelli si avvicinarono.

-questo è Namibi Yter- indicò uno dei due bereliti: era magro, molto magro, e non era nemmeno alto, la cresta rossa (tipica dei bereliti) che attraversava la testa, era piena di pircieng, indossava una giacca di pelle marrone piuttosto malandata muoveva in continuazione le sue due paia di occhi. Fece un inchino teatrale ed esagerato.

-è un autentico genio del computer, l’apparecchio che sta clonando la tua scheda è di sua invenzione, così come tutti i virus che usiamo contro i droni di controllo che ogni tanto vengono qui e cercano di trovare le prove del nostro contrabbando… lui invece è Xantos, fratello di Namibi-

indicò l’altro berelita: era alto e grosso, contrariamente all’altro, aveva una mascella enorme, e indossava una tuta da lavoro molto simile a quella di Mallix, grugnì per far capire che era lui.

-meccanico, se questa piccola- e indicò la propria nave –raggiunge i 250.000vl è solo grazie a lui!-

Verten dubitava seriamente che quello scassone potesse superare anche solo i 50vl, ma preferì non parlare.

-…e infine, Sefer Walsh- indicò la vampires: era veramente una bella ragazza: giovane, più o meno quanto Verten, alta, capelli blu scuri, lisci, lunghi fino a metà schiena e occhi dorati… piuttosto inusuali per un umano, ma per un vampires erano quasi comuni, indossava una semplice maglietta bianca e dei pantaloni jeans, che reggevano un cinturone con un paio di calibro nove, rigorosamente cariche.

-addetta agli armamenti… non ti fare strane idee con lei, il nostro ex medico ci ha provato durate una visita… da quel giorno abbiamo cominciato a dividere i guadagni per quattro invece che per cinque…-

Venne interrotto da un “beeep” prolungato proveniente dal computer; si avvicinò all’apparecchio.

-oh! Cazzo!-

 

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Capitolo 8
*** capitolo 6 ***


niente colonna sonora nemmeno per questo capitolo… mi sta svanendo l’ispirazione… comunque nel prossimo ci sarà quasi sicurame

niente colonna sonora nemmeno per questo capitolo… mi sta svanendo l’ispirazione… comunque nel prossimo ci sarà quasi sicuramente… ho già trovato un paio di possibili canzoni… ma non vi anticipo nulla.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito finora e che (spero) lo faranno anche in futuro, ovvero: Joanne, Cailleas, Kylie (certo che mi puoi chiamare fratellino… sorellina! A proposito, ti è arrivata la mia E-mail? L’ho scritta ma non mi ricordo se alla fine l’ho spedita) e Noesis2, e consiglio a tutti di leggere la sua storia “Outlaw Blues”, perché, a mio modesto parere, è un capolavoro (tu hai fatto pubblicità a me… e io ricambio il favore… a proposito, le nanocomunicazioni non le ho riprese da “Cyberpunk 2020”, di gdr gioco solo a “dungeons and dragons”, ma da due videogiochi: Metal Gear Solid e Red Faction II)

Ringrazio anche chi legge ma non recensisce (se c’è)… anche se mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate

 

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 6

 

-Oh! Cazzo!- disse Mallix, piuttosto contrariato –Namibi! Vieni qui, siamo nella merda fino al collo!-

-Qual è il problema, boss?- chiese il berelita, avvicinandosi al computer

-Hanno bloccato la scheda durante il trasferimento dati: ora stanno cercando di rintracciarla, fra dieci minuti qui sarà pieno di vigilantor!-

-Cazzolascia a me, boss, proverò a fare qualcosa- disse, nervoso, si guardava attorno anche più del solito.

Mallix si alzò dalla sedia, lasciando il posto al berelita, che si sedette e cominciò a muovere forsennatamente le dita sulla tastiera olografica.

Lo yuanita si diresse invece verso una stanza, arrivato alla porta si voltò verso il terrestre

-Verten, vieni!-

Lui non se lo fece ripetere due volte, si diresse immediatamente verso l’uomo, che entrò nella stanza.

Il gladiatore fece lo stesso, una volta dentro, non fece nemmeno in tempo nemmeno a gardarsi attorno, sentì del tessuto colpire la sua faccia.

-Mettiti quelli, così sei troppo riconoscibile!-

solo allora Verten si rese conto che quello che gli aveva colpito la faccia erano dei vestiti: una giacca di jeans con le maniche tagliate e un paio di pantaloni in pelle nera. Entrambi piuttosto malridotti.

-Erano di un uruthiano che non mi ha voluto pagare il viaggio… spero che a quel ferrumalg sia piaciuto il pranzo… dicono che gli uruthiani sono indigesti- le minacce di Mallix erano sempre molto velate –Ma dov’è… dovè…- aggiunse poi, rovistando fra un mucchio di cianfrusaglie.

-Eccola!- annunciò trionfante, reggendo un piccolo cofanetto di carbon-acciaio

-Cos’è?- chiese sospettoso Verten, mentre si sfilava le candide e larghe vesti da gladiatore (ormai aveva imparato anche a combattere senza sporcarle di sangue…) e si infilava i vestiti che gli aveva fornito lo yuanita

-Una scatola, quello che importa è quello che c’è dentro- la aprì, c’erano una ventina di piccole fiale, con dentro degli strani liquidi, ogni fiala era contrassegnata da una piccola etichetta.

Lo yuanita cominciò a tirar fuori fiale a caso, ogni volta le rimetteva dentro, con un vago “no”.

Finalmente sembrò trovare la fiala giusta, la passò a Verten.

-Bevi!-

-Cos’è?- chiese il terrestre, sempre più sospettoso

-Colorante dermico, schiarirà la tua pelle e i tuoi occhi, non per molto, giusto un paio di giorni!-

-Mi posso fidare? Non è che è un veleno, così poi mi consegni in tutta tranquillità ai vigilantor?-

-E io perderei venti milioni di fert per consegnare un insulso gladiatore alla giustizia? Anche se ci fosse una taglia sulla tua testa, e di sicuro c’è, di certo non sarebbe superiore alla cifra che mi hai…ehm…offerto-

Verten lo squadrò: sembrava sincero.

-E va bene- prese la fiala –alla salute!- la bevve tutta di un fiato.

I due minuti che seguirono quel sorso furono i più brutti della sua vita: passarono i primi dieci secondi, nei quali non successe nulla, poi cominciò il bruciore: sentiva bruciare ogni singola parte del proprio corpo, dalla fronte alla punta dei piedi.

Soprattutto gli occhi.

Cadde carponi, urlando dal dolore. Sentì la voce di Mallix che urlava qualcosa.

-Ma che cazzo sta succedendo?!!?- urlò lo yuanita, totalmente spaesato

-cos’hai ragazzo?- chiese, anche se si rendeva conto che Verten non era materialmente in grado di rispondere.

Verten sentiva sempre più dolore, e gli si stava cominciando ad appannare la vista, l’ultima cosa che vide era Mallix, che rigirava e controllava la fiala.

-Eppure è quella giusta!- continuava a ripetere

Poi tutto divenne buio.

 

-Hey, ragazzo, sei ancora vivo?- la voce dello yuanita fu la prima cosa che sentì, ancora prima di aprire gli occhi.

-forse è morto…- disse un’altra voce, probabilmente Xantos

-magari, così avremmo un problema di meno… terrestri del cazzo!- aggiunse una voce femminile, sicuramente Sefer

-shhh! Si sta svegliando!-

Verten aprì lentamente gli occhi

-che razza di merda mi hai rifilato, yuanita?- fu la prima cosa che riuscì a dire.

 

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Capitolo 9
*** capitolo 7 ***


Vi devo confessare che ieri ho avuto paura

Vi devo confessare che ieri ho avuto paura.

Molta paura.

Quell’idiota di mio fratello ha cambiato il voltaggio del computer quando questo era ancora acceso, fondendo tutto.

Per un paio d’ore non sapevo che fare, poi mi è venuto in mente il mio vecchio computer: windows 95, pentium 1,  96mb di RAM… un vecchio scassone, in poche parole.

L’ho rispolverato e ho provato a vedere se:

1: andava su internet e… MISTERO!!! È più veloce di quello nuovo, anche se hanno lo stesso modem…

2: se riuscivo a mettere i testi in HTML, e anche questo mi è riuscito, dopo innumerevoli tentativi.

Quindi, se avete questo nuovo capitolo, è solo grazie a questo vecchio scassone…

C’è solo un piccolo problema… insieme al computer, ho ovviamente perso tutti i file mp3 che c’erano dentro, compreso sing for absolution, che doveva essere la colonna sonora di questo capitolo.

Sono solito ascoltare bene le canzoni prima di inserirle in una song fic, per questo non ho potuto, ma almeno ci ho provato…

 

p.s. un ennesimo grazie a tutti coloro che leggono e recensiscono.

 

p.p.s. riguardo alla domanda di Noesis2 fatta nella recensione al secondo capitolo (sono puntuale con le risposte eh?) sorella, per mettere una storia fra i preferiti devi:

1:avere un account nel sito (mi pare ovvio, no?)

2: nel momento in cui vuoi inserire la storia fra i preferiti, devi essere registrata al tuo account

3: devi aprire un capitolo qualsiasi della storia in questione

4: sotto la finestra che permette la scelta rapida dei capitoli dovrebbe esserci la scritta “aggiungi a preferiti”

5: se tutto è andato bene dovrebbe comparire la pagina del tuo account, aperta sulla sezione “fanfic preferite” con la “new entry”

 

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 7

 

Tema portante:

AUTORE: muse

CANZONE: sing for absolution

 

-Che razza di merda mi hai dato, yuanita?- fu la prima cosa che riuscì a dire.

Si guardò attorno: era sdraiato su un letto, in una piccola stanza.

La stanza era piuttosto vuota: un armadio, un tavolo e una sedia, tutti di uno sterile e anonimo metallo.

I due bereliti erano chini su di lui, in attesa che si svegliasse, Mallix, invece, era ai piedi del letto, aveva sempre lo stesso cofanetto in mano, e rigirava la fialetta, come cercando una spiegazione in quel trasparente vetro.

Sefer, invece era in un angolo, e lucidava con aria assente la canna di un fucile laser.

All’improvviso il segnalatore acustico collegato al rivelatore segnalò la presenza di un visitatore.

-Merda… i vigilantor sono già qui…- disse Mallix, poi, vedendo la faccia perplessa e spaventata di Verten, si affrettò ad aggiungere -Vitani è riuscito a depistarli, fornendogli coordinate sbagliate, ma stanno perquisendo tutte le case qua attorno. Ma non ti preoccupare, ragazzo, li mando via, tu avrai la tua libertà, e io i miei venti milioni di fert!-

Stava per uscire dalla stanza, quando si girò verso i presenti nella piccola sala.

-Namibi, vieni con me, Xantos, tu vai a chiamare un medico, il nostro cliente non stà molto bene, Sefer, tu rimani qua a sorvegliarlo- date queste direttive, uscì dalla stanza, seguito da Xantos e Namibi.

 

Libertà

Non ci aveva pensato.

Ora era libero.

Non aveva più nessuno che gli dicesse cosa fare.

Ma era braccato.

 

Lips are turning blue

A kiss that can’t renew

 

No, non era libero, era solo una preda.

Una preda in una spietata caccia all’uomo.

 

I only dream of you

My beautiful

 

Non doveva farsi sentire.

Doveva muoversi fra le ombre.

 

Tiptoe to your room

A starlight in the gloom

 

E questo non era libertà

Era costretto lo stesso a fare delle cose.

Nonostante non glie lo dicesse nessuno

 

I only dream of you

And you never knew

 

Avrebbe sempre sognato la libertà, ma non l’avrebbe raggiunta.

Mai.

 

Sing for absolution

I will be singing

And falling from your grace

 

Poteva sperare solo nel perdono.

Nell’impossibile perdono.

E sapeva perfettamente che era inutile

 

There’s nothing left to hide

In no one to confide

 

Però, forse qualcosa di positivo c’era.

Non doveva più nascondere nulla a nessuno, poteva dire tutto in faccia alla gente.

Ma non c’era nessuno, con cui sfogare la sua rabbia.

 

The truth burn deep inside

And will never die.

 

Nessuno, a cui raccontare la sua rabbia.

La verità della sua rabbia

Doveva tenersela dentro

Lasciarla bruciare.

Per sempre.

 

Sing for absolution

I will be singing

And falling from your grace

 

Aspettando l’impossibile perdono.

 

Our wrongs
Remain unrectified
And our souls
Won't be exhumed

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Capitolo 10
*** capitolo 8 ***


Un sentito ringraziamento a tutti coloro che leggono e recensiscono, in particolare, Caillean, Joanne, Kylie (sorellina, per e

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che leggono e recensiscono, in particolare, Caillean, Joanne, Kylie (sorellina, per entrare in chat devi prima entrare nel forum, poi li c’è un link) e Noesis2 (sono lieto di annunciarti che con queste ultime recensioni hai raggiunto la vetta della classifica!!! Medaglia d’oro, oltretutto in periodo di olimpiadi…)

 

 

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 8

 

Verten era sdraiato sul letto, gli faceva male la testa in maniera assurda. A pensarci bene gli faceva male un po’ tutto. Tentò di alzarsi e di mettersi seduto.

Non ci riuscì

Era troppo debole, quell’intruglio dello yuanita gli aveva tolto tutte le forze. Alzò un braccio e se lo guardò.

Rosa pallido.

Poteva dire quello che voleva, riguardo a quella stramaledetta fiala, ma non poteva negare che avesse funzionato, aveva la pelle pallida quasi quanto un vampires.

A proposito di vampires.

-Me la sono vista brutta, eh?- disse alla ragazza, tentando di attaccare conversazione.

Lei gli lanciò un’occhiataccia, del tipo “come ti permetti di rivolgermi la parola”

-Già, non puoi capire quanto mi sia dispiaciuto che tu non ci sia rimasto secco, terrestre!-

Pronunciò “terrestre” come un insulto.

Acida, la piccola.

Verten capì che non era aria, forse era di malumore, così rinunciò di parlare con Sefer.

Allora si voltò, cercando di studiare la stanza. Non che ci fosse molto da studiare, una sedia, un tavolo e un armadio.

-cosa c’e nell’armadio?- tentò di riaprire la conversazione con la Vampires

Lei non disse nulla, si limitò a tirargli un’occhiataccia con quelle penetranti iridi dorate.

-ok, ok, non parlo- aggiunse stancamente Verten.

Ma non si trattenne a lungo.

-quanto ci metterà ad arrivare il medico?- disse sperando di avere più fortuna, questa volta.

Lo sguardo infastidito si trasformò in un’espressione d’odio. Di puro odio.

Si avvicinò al suo letto, lo prese per il colletto della camicia e lo tirò su, fino a portarlo a pochi centimetri dalla sua faccia. Poi sfoderò una delle sue pistole e la puntò dritta in fronte a Verten.

Il ragazzo non oppose resistenza, o meglio, debole com’era, non ci riuscì.

-senti, terrestre, non provare mai più a parlare con me, non OSARE mai più rivolgermi la parola, e ricorda che, se dipendesse da me, tu saresti un cadavere a marcire in qualche vicolo della MadTown!-

Ma che diavolo le aveva fatto lui? Non pensava di meritare una morte così orribile.

-non ne dubito, Sefer, ma ora lascia il nostro cliente!- la voce di Mallix risuonò all’improvviso nella stanza.

La Vampires si girò verso il suo capo, poi si rivolse di nuovo verso il terrestre.

E tolse la sicura dalla pistola.

“beh, compimenti, vedo che ti fai rispettare” pensò Verten, ma si guardò bene dal dirlo, di certo non voleva disfarsi del suo ultimo difensore.

Mallix si strinse il polso destro, la solita canna di fucile uscì da sopra la sua mano, con un debole ronzio, distese il braccio, puntandolo sulla ragazza.

-LASCIA-QUEL-TERRESTRE- tuonò lo yuanita.

Sefer parve esitare qualche secondo, il suo sguardo saettava dal terrestre allo yuanita in continuazione, carico d’odio.

Poi, di colpo, abbassò l’arma e uscì a grandi passi dalla stanza.

-VIENI ALLE DIECI NELLA MIA STANZA, VAMPIRES, DOBBIAMO SCAMBIARE QUATTRO PAROLINE, NOI DUE, NON TOLLERERO’ PIU’ UNA COSA SIMILE!!!- gli urlò dietro Mallix, visibilmente incollerito.

-stupida ragazzina!- commentò lo yuanita, quando la ragazza fu lontana.

-stai bene, ragazzo? I tuoi soldi mi servono!-

-si…credo di si…- ansimò il ragazzo, ancora stordito dalla salda presa della ragazza.

-bene, anche i vigilantor sono sistemati-

-sistemati? In che senso?- chiese perplesso il ragazzo, se con “sistemati” intendeva “uccisi” allora doveva stare attento anche lui: un uomo in grado di far fuori un’intera pattuglia di vigilantor era sicuramente pericoloso.

-come in che senso? Credi che li abbia uccisi? Che razza di idee, ragazzo...-

In effetti era un’idea del tutto incoerente, nessuno era così pazzo da far fuori sette vigilantor e sperare di vivere più di una settimana.

-…semplicemente non possono perquisire una residenza di un ACFI senza uno speciale permesso!-

Un ACFI?

Mallix era un ACFI?

Cha cazzo ci faceva un’ACFI nella MadTown?

 

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Capitolo 11
*** capitolo 9 ***


Un piccolo avviso a tutti i lettori.

Mancherò per una settimana, quindi, se volete chiedermi qualcosa dovrete farlo entro stasera.

Ringrazio Noesis (mi dispiace, ma non mi è mai riuscito di fare capitoli più lunghi di così… al massimo 4000 parole, non credo che ci riuscirò) e Caillean per i commenti e tutti gli altri per aver letto (anche se, commentando, mi fareste un favore).

 

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 9

 

-Sei un’ACFI?- chiese Verten, piuttosto stupito

-Mmm…si, perché?- rispose il rettile, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

A quella risposta, il terrestre rimase spiazzato

-Mah… niente…- riuscì solo a rispondere

La porta si aprì nuovamente, e ,torreggiante sull’entrata, comparve Xantos.

-Mallix, ho trovato il medico!- annunciò, entrando con calma nella stanza

Dietro di lui, camminando a fatica su due gambe di metallo, che emettevano un debole ronzio, veniva un droide, con una valigetta di metallo in mano.

Era un modello vecchio, e nemmeno molto ben tenuto, una delle due gambe era intera, l’altra invece terminava poco prima di quello che nell’anatomia umana, poteva essere definito ginocchio.

Il resto della gamba era formato da una semplice sbarra di carbon-acciaio.

Ricordava vagamente un vecchio pirata delle vecchie leggende, uno di quelli con le gambe di legno.

Quant’era ridicolo: innesti di legno! Chi mai penserebbe a innesti di legno…solo nelle leggende…

Il robot avanzò fino a Mallix, e fece un debole inchino.

-Suppongo che tu sia il… medico…- affermò lo yuanita dubitante, squadrando il droide da testa a piedi.

-Esattamente, sono X367BST, e posso definirmi…sufficientemente competente nell’ambito della medicina e dell’anatomia umana-

-E’ un buon robot, è un modello vecchio, ma Carter mi ha detto che è il migliore esperto di umani, qui attorno-

-Carter ha sempre avuto un buon occhio, per i droidi…-

-Il mio padrone Carter, come penso che tu sappia, è il maggior importatore di robot nella zona- aggiunse il droide, c’era una sfumatura di malinconia nella sua voce.

-va bene, dai un’occhiata a questo umano, gli ho dato una miscela dermocangiante e è cascato a terra come una pera cotta- concluse sbrigativo Mallix.

X367BTS assentì.

-ah, è un cliente importante, fai attenzione.

Assentì di nuovo

Il droide si avvicinò al letto del ragazzo e estrasse dalla sua valigia numerosi arnesi.

Chiese se potesse fare estrazioni di sangue, ebbe risposta affermativa.

Così prese una piccola siringa automatica e estrasse pochi millilitri di sangue da una vena sul braccio di Verten.

Prelevò la piccola fiala dall’iniettore e la osservò con cura. Probabilmente aveva un microscopio impiantato negli occhi.

-Interessante…- commentò, fra sé il droide

Poi prese una mano del ragazzo e guardò anche quella.

-Strano…- aggiunse, perplesso –Fammi vedere gli occhi, ragazzo!-

Verten aprì gli occhi più che potè, poi, quando il robot ebbe finito di osservarli, li richiuse.

-Ragazzo, hai mai subito interventi genetici?- chiese

-No…-

-Hai innesti genetici?-

-cellule criogenetiche-

-Nient’altro?-

-no-

-Hai antenati che ne hanno subiti?-

-Beh… questo non lo so…-

-Antenati alieni? Xeromatensi, magari?-

-Non conosco i miei antenati- tagliò corto Verten.

-Bene- concluse il droide

Il robot si alzò a fatica e si diresse verso Mallix

-Si tratta di una reazione allergica, dovuta a qualche modifica nel codice genetico dell’individuo- sentenziò

-Hai degli innesti genetici, ragazzo? Non me l’avevi detto!-

-Non si tratta di innesti- aggiunse il droide –probabilmente qualche antenato alieno, Xeromatense, probabilmente- concluse –in effetti non mi era mai capitata una cosa del genere-

Mallix sembrava pensieroso

-…Mmmnnn… ti occupi solo di umani?- chiese, con una strana espressione.

-No, sono specializzato in medicina riguardante tutte le razze ufficialmente riconosciute dalla federazione- rispose, piatto

Lo yuanita si voltò verso Xantos e Namibi, che era entrato in quel momento

-Che dite, un medico ci può servire?- chiese, come se nulla fosse

-Mah… non saprei…- disse Xantos, totalmente spiazzato

-Forse si…- ammise invece Namibi

-Ottimo, allora è deciso, Namibi, vai da Carter, chiedigli se è disposto a venderci questo droide, nel caso…- gli lanciò la propria tessera sociale –…compralo!-

-Volo, boss- e uscì dalla stanza

Lo yuanita si rivolse poi al droide

-allora, benvenuto nella squadra,… come hai detto che ti chiami?-

-X367BTS- rispose il droide, Verten, dal tono di voce del robot, avrebbe giurato che, se avesse avuto una mascella, avrebbe sorriso.

-troppo complicato… ti chiamerò Bob, va bene?- concluse Mallix

-S..si- disse esitante il medico

-allora è ufficiale, Bob, sei nella squadra! Sempre che il tuo padrone ti venda…-

-non lo metto in dubbio, signore, mi avrebbe sicuramente rottamato a breve, sono un modello troppo vecchio- il robot era al settimo cielo

 

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Capitolo 12
*** capitolo 10 ***


Scusate l’assenza, ecco il mio capitolo, spero vi piaccia, continuo a ringraziare chi legge e recensisce

Scusate l’assenza, ecco il mio capitolo, spero vi piaccia, continuo a ringraziare chi legge e recensisce.

Devo però fare una richiesta a tutti coloro che leggono, ma non recensiscono: forse siete semplici lettori e non avete mai scritto niente, per questo forse, non potete capire quanto una recensione spinga un autore a scrivere.

Ovviamente non deve essere necessariamente positiva: qualsiasi recensione spinge un autore a scrivere: i complimenti, perché si scrive per far contenti i propri “fans” (e sapere che c’è gente che apprezza il tuo lavoro, ti fa sentire un dio).

Le critiche spingono a scrivere per un motivo diverso: indica che ci sono persone a cui il tuo lavoro può anche non piacere, ma che comunque hanno usato il loro tempo dando dei consigli a una persona che reputano meritevole, e questa forma di rispetto spesso fa molto più piacere di illimitati consigli.

Ovviamente c’è anche il fatto che le critiche servono a migliorare, e migliorare è ciò che mi sono posto come obbiettivo da quando sono qui.

Anche gli insulti, a loro modo, spingono a scrivere, anche se questo dipende un po’ più dal carattere:

Se qualcuno insultasse me o un mio lavoro in maniera immotivata o per motivi palesemente ideologici, non perderei tempo a rispondere, ma pubblicherei immediatamente un’altra storia o capitolo, facendo vedere al suddetto “sobillatore” che i suoi insulti non mi fanno ne caldo ne freddo.

Quindi, per favore, recensite; a voi non costa nulla, al massimo cinque minuti, e sapere il vostro parere sulla storia (positivo o negativo che sia) può solo aiutarmi a migliorare, e se miglioro, la storia andrà verosimilmente meglio, andando avanti.

 

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 10

 

Verten camminava per gli scuri corridoi del grande edificio che fungeva da base per l’ improvvisata compagnia di trasporto spaziale che l’avrebbe portato alle Outlands.

Si era rimesso da poco, era stato per qualche ora in quello stato comatoso, disteso sul letto, poi, piano piano, era riuscito a riprendersi.

Era appena uscito dalla sua stanza: era sera, più o meno le dieci.

Diavolo.

Quella boccetta ci aveva messo pochi secondi a stenderlo e a farlo rimanere a letto per una giornata intera.

Stranamente, erano tutti andati a dormire quasi subito: non c’era nessuno in giro per il grande palazzo in cemento.

Poteva capire i Quth Maren: la loro razza veniva da un pianeta dove la gravità era leggermente minore, era naturale che a fine giornata fossero affaticati.

Ma gli yuaniti erano solitamente piuttosto robusti, e non avevano bisogno di dormire molto, solitamente si concedevano brevi dormite sotto il sole di mezzogiorno, per scaldare il loro freddo sangue da rettile.

Stesso discorso per la Vampires.

Vide qualcosa brillare in un angolo, simile a un colpo laser in attesa di partire. Si voltò frettolosamente.

Fortunatamente si trattava solo di Bob, mentre si ricaricava la sua vecchia e malandata batteria.

-Ah, sei tu!- esclamò, tranquillizzato.

-Si, signore, vedo che si è ripreso, mi fa piacere- asserì, rispettoso il droide.

-Già… sono molto più resistente di quanto non avessi mai pensato… comunque puoi anche darmi del tu…- disse Verten, come se fosse la cosa più normale del mondo

Il robot mosse la testa per quel poco che poteva, come se fosse sorpreso

-dice sul serio, signore?- era del tutto spaesato.

-Beh… si…se non ti disturba, ovviamente…-

-Non mi disturba, signore… è solo che… nessun uomo libero mi aveva mai permesso tanta confidenza…- affermò, sorpreso e un tantino spventato.

-Ah!…già…uomo libero…- aggiunse confusamente il terrestre

Il robot aveva ragione a essere sorpreso, lui ai droidi aveva sempre dato del “Tu”, d’altronde erano ONSA, come lui. Fra schiavo e schiavo ci si permette una certa confidenza.

Ma il rapporto di un droide con un uomo libero era decisamente diverso… un droide è l’ultimo degli schiavi, per tutti.

Cercò di cambiare discorso, per non mettere a disagio il suo interlocutore.

-Ma ci sei solo tu, sveglio? Gli altri dove sono?-

-Il capitano e la signorina Walsh stanno discutendo nel hangar di qualcosa che credo la riguardi- rispose pacato il robot

-Riguardarmi? In che senso?- chiese Verten, curioso

-Non credo di essere autorizzato a darle questa informazione, signore, ma le consiglio di stare lontano dalla signorina- sembrava dispiaciuto, ma soprattutto molto cauto.

-Non fa niente, Bob, non ti preoccupare, non mi importa-

Niente di più falso.

Si congedò con il robot e si diresse immediatamente verso l’hangar, il più silenziosamente possibile.

Arrivò alla porta della grande sala e tese le orecchie in ascolto.

-Io non viaggio con nessun terrestre del cazzo!- la voce della vampire era piena di rabbia

-Tu fai quello che dico io, se vuoi rimanere sulla mia nave- lo Yuanita sembrava più tranquillo, ma la sua voce era ferma e risoluta.

-Nessun terrestre metterà piede sulla mia nave, almeno non vivo-

-Devo ricordarti di chi è la nave?- ora anche il rettile sembrava arrabbiato –se per caso te lo sei scordato, la nave è mia, mia, MIA!!-

-Avevamo un patto…- mormorò la ragazza a denti stretti

BANG

Una mano si era abbattuta violentemente su un tavolo, Mallix rispose quasi urlando

-Per venti milioni i patti possono anche andare a fanculo!-

-Allora parti pure, ma questa volta non ti seguirò! Io non viaggio con i terrestri!-

-Ah! Adesso fai anche la difficile? Voglio proprio vedere come te la caverai nella MadTown senza di me…-

-Benissimo, non ho mai avuto bisogno di te!- ribatté, altezzosa la ragazza

-Davvero? E chi ti ha tirato fuori da quel merdaio? Chi ti ha portato via dai casini? Chi ti ha dato fiducia quando nessuno l’avrebbe fatto? Chi ti ha dato una vita degna di tal nome? CHI E’ STATO???-

Silenzio

-RISPONDI !!!-

-Scusa…- ammise la Vampire, con voce appena percettibile

-Il terrestre verrà sulla nave- decretò Mallix, con tono che non ammetteva repliche –ma se oserà toccarti, anche solo con un dito, ti assicuro che sarò il primo a spedirlo fuori dalla nave senza tuta- aggiunse, con voce più calma

-D’accordo?- chiese infine, sospirando

Vertan non sentì nulla, probabilmente Sefer aveva fatto un cenno d’assenso, perché lo yuanita riprese a parlare

-va bene, ora và pure a dormire-

“Oh cazzo”pensò Verten, “stà per venire qui!”

Il ragazzo si allontanò più silenziosamente possibile, quando sentì la porta del hangar aprirsi, era già lontano.

Ora sapeva da chi tenersi alla larga.

 

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Capitolo 13
*** capitolo 11 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 11

 

La bambina stava giocando come al solito.

Giocattoli poveri: qualche pupazzo robotizzato e una palla in finta acciaioseta.

Era piccola: quattro anni, e già si intravedeva qualche indizio che indicava una futura bellezza rigogliosa.

Gli occhi, di quel colore così brillante, vivo, pulsante e gioioso.

Occhi dorati.

I capelli, già lunghi fino alle spalle, erano più cupi, e facevano risaltare ancor più la gioia di quegli occhi. Poi quei riflessi viola, che mai si erano visti. Alla luce del sole, il forte e caldo sole di xeroman, quei capelli sembravano una scura gemma preziosa.

E la bambina rideva.

Rideva, gioiva, di quel poco che aveva.

Quei tre pupazzi mezzi rotti e quella palla erano la sua felicità.

La bocca della bambina si apriva in larghi sorrisi mostrando quella scintillante massa di denti bianchi.

Sempre.

L’uomo era all’entrata della baracca.

Di solito giocava con la bambina, quando poteva.

Ma ora era all’entrata della baracca.

Capelli neri e sporchi.

Merito del suo duro lavoro.

Sguardo cupo e spento.

Merito di qualcos’altro, ma la bambina non lo sa.

Ancora.

L’uomo xeromatense era alla soglia della porta.

Messo in ombra dalla scura baracca di metallo che era l’unica cosa che l’uomo avesse mai posseduto.

Oltre alla bambina.

Fino ad ora.

La bambina giocava.

Uno dei suoi pupazzi cadde.

Si affrettò a rialzarlo.

Lo prese e lo fece volteggiare in aria, facendo il rumore approssimativo di un motore.

Poi, lentamente, lo fece “atterrare” sulla palla.

----------------------------------------------------------------------------------------

-Papà, quando sono grande voliamo via insieme, su un pianeta lontano!-

----------------------------------------------------------------------------------------

L’uomo ripensò a quelle parole.

Per la prima volta in quella giornata, sorrise.

Sorrise malinconico.

-vola, bambina, vola- sussurrò, triste.

-non possono tagliarti le ali, un giorno volerai!-

L’uomo, triste.

La bambina, gioiosa.

-bambina-

Poi venne l’ombra.

L’uomo parlo con un altro uomo.

Un terrestre.

Parlarono a lungo.

L’uomo parlava con il terrestre.

Occhi lucidi.

Occhi rossi.

Occhi piangenti.

Ma la bambina non se ne accorse.

Continuava, placida a giocare.

I pupazzi.

E la palla.

Il terreno era polveroso, e nubi di polvere si sollevavano sulle piccole raffiche di vento.

E l’uomo parlava.

E la bambina giocava.

Poi l’uomo si avvicinò alla bambina.

E la chiamò.

Lei si avvicinò sorridente.

L’uomo fece tintinnare nella sua mano qualcosa.

Era una piccola catena.

Con un ciondolo.

Un fiore bianco e dorato.

L’uomo si inginocchiò.

E abbracciò la bambina.

Poi le mise al collo il ciondolo.

-è per te!- disse l’uomo, dolce.

Il viso della bambina si illuminò nell’ennesimo sorriso.

La bambina si gettò fra le braccia dell’uomo e lo abbracciò con tutta la forza concessa dal suo piccolo corpicino.

L’uomo ricambiò l’abbraccio, più forte e caloroso di quanto avesse mai fatto.

-non piangere, bambina, il tuo sorriso è molto bello.-

L’uomo si alzò e si allontanò.

Poi delle braccia la presero.

La portarono lontano dall’uomo.

Lontano dalla baracca.

Lontano dai pupazzi.

Lontano dalla palla.

Erano le braccia di un terrestre.

La bambina, allontanandosi, pianse.

Anche l’uomo piangeva, ma era troppo lontano per essere visto.

-PAPA!!!- gridò la bambina, fra le lacrime.

 

Sefer Walsh si svegliò di soprassalto.

Agitata, sudata, spaventata.

-Terrestri del cazzo!- mormorò.

Si girò dall’altro lato del letto e cercò di riprendere sonno.

 

RINGRAZIAMENTI:

ho deciso di metterli alla fine, come fa la cara sorella Noesis, così ho più spazio!!

Noesis: grazie sorella per il tuo continuo supporto!!! E soprattutto grazie per aver scritto una storia così bella come Outlaw Blues!!! (leggetela, vi piacerà, assicurato!!)

Volevi lo spin-off sulla cara Sefer? Eccotelo! Come credo che tu abbia capito, non ci sono rapporti conflittuali fra Vampires e terrestri, ma è una cosa personale della ragazza con gli occhi dorati… ma non ti credere che si tratti solo di quello che ho scritto qui!! (basta, non ti anticipo nulla…)

Garrick: grazie fratello! (posso chiamarti fratello? Con Noesis stiamo formando una specie di famiglia…) mi fa piacere che questa storia ti piaccia!! Continua a leggerla, mi raccomando!

Caillean: grazie, grazie e grazie ancora!!! Non so proprio cosa farei senza il tuo supporto…

 

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Capitolo 14
*** capitolo 12 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 12

 

Quando Verten si alzò, alle nove della mattina seguente, trovò già tutti a lavoro sul VSAV, mentre lo mettevano a punto per la partenza.

-Hey, Boy!- Namibi fu il primo a accorgersi di lui, era, come al solito, davanti al computer, programmando chissà cosa

–Ben alzato, Boy!-

-Grazie…- rispose spaesato Verten, chiedendosi chi mai avesse dato il permesso al berelita di chiamarlo “boy”, e, soprattutto, dove quel dannato alieno avesse preso quel dannato nome.

Alle parole di Namibi, Xantos venne fuori dalla nave, spuntando da un punto in cui era stata rimossa la corazzatura, Mallix apparentemente, stava sistemando un motore, Verten vide la sua squamosa mano destra accennare a un saluto distratto, Sefer, invece, continuava a stringere una vite con il trapano elettrico, nonostante questa fosse già serrata a morte, facendo finta di niente.

Anche Xantos lo salutò, rientrando, subito dopo, negli intricati meandri della nave.

-se vuoi mangiare qualcosa, chiedi a bob, dovrebbe essere in cucina…- la voce del berelita, già profonda di suo, rimbombò nell’interno della nave.

-ok- rispose Verten, distratto, e vagamente assonnato, e si diresse verso la cucina.

Bob non sembrava aver capito che doveva dargli del “tu”: continuava imperterrito a dargli del “lei” e a chiamarlo signore.

Dopo un po’ si stufò di sentirsi chiamare come un ACFI di alto lignaggio, così consumò in fretta quella specie di zuppa grigiastra semifluida che Xantos aveva definito colazione e tornò nell’hangar dove lavoravano gli altri membri dell’equipaggio.

Namibi aveva smesso di trafficare con il computer e stava animamene parlando con Sefer, che sembrava aver smesso la sua battaglia contro la vite.

-di nuovo qui, ragazzo?- chiese, nervosamente, Mallix, che usava inquietamente una chiave inglese sul motore, con l’aria visibilmente infastidita di chi non riesce a fare qualcosa.

-se non sai cosa fare, sarà meglio che tu vada a procurarti un’arma, qui non siamo molto al sicuro, senza un cannone!-

-ok…-assentì il ragazzo, fece per dirigersi verso l’uscita, quando si fermò di colpo, si guardò attorno e disse:

-ehm…dove…- venne interrotto da Mallix, che sibilò infastidito, facendo saettare la lunga lingua biforcuta fuori dalla bocca, Verten non capì se quel fastidio fosse provocato dal suo accenno o dal fatto che la chiave gi era scivolata di mano, cadendo violentemente sulla sua lunga coda.

-…e va bene… Sef…anzi, Namibi, accompagnalo- si corresse in fretta.

-ok, Boy, andiamo a comprarci qualche bel giocattolo!- sospirò il Berelita, raggiungendolo.

Verten uscì dall’edificio, accompagnato dall’Haker.

Namibi non stette un attimo zitto durante il tragitto: continuava a fare domande, delle quali, prontamente, non attendeva la risposta.

-e così ti sei messo nei guai con gli ACFI?...com’è successo? Immagino che sia stato un bel casino, Boy, a proposito, Boy, il droide mi ha detto che forse hai sangue Xeromatense… sei una specie di Vampire?...vabbè, qualsiasi cosa tu sia, non credo che sarai mai simpatico a Sefer… una domanda, ma Sefer, nell’ottica terrestre, è carina?...no, perché, sai comè…il nostro vecchio medico ha tentato di…beh…quelle cose che fate voi terrestri, e lei non ci è andata leggera… ma fanno tutte così le donne vampires? O sono quelle terrestri? O Xeromatensi? Per fortuna, con questo nuovo medico, non dovremo avere problemi, o almeno spero, ah, ecco il negozio!-

entrarono in quello che sembrava un negozio di pezzi di motore, passarono un paio di stanze, poi Namibi bussò alla porta di una piccola stanza alla loro sinistra.

Si aprì uno spiraglio Verten scorse un’occhio di un elysiano che li guardava.

-ah, sei tu!- brontolò l’elysiano dallo spiraglio, rivolgendosi a Namibi.

La porta si aprì del tutto, rivelando un negozio d’armi clandestino.

-cosa ti porta qui, Namibi?- borbottò l’elysiano, parlare con quei tentacoli doveva essere piuttosto fastidioso.

-il mio amico ha bisogno di un cannone!- disse il Berelita, indicando Verten con uno dei suoi due pollici.

I tentacoli dell’elysiano si mossero in un borbottio incomprensibile, poi questo si diresse verso uno scaffale e prese una pistola a proiettili, poi la porse a Namibi.

Questo la esaminò e la gettò indietro all’elysiano.

-Marduk, lui è un terrestre, non se ne fa nulla di questa cosa-

l’elysiano borbottò qualcosa e rimise a posto la pistola.

Verten, guardandola, si rese conto che il grilletto era in una posizione assurda,  probabilmente era una pistola per uruthiani.

L’elysiano tornò con un’altra pistola.

Namibi, dopo averla attentamente esaminata, la buttò per terra spazientito.

-Per chi mi hai preso, Marduk? Non avrò l’occhio di Sefer per le armi, ma non per questo significa che puoi fregarmi!!-

Namibi scartò altre dieci pistole, prima di reputarne una adatta.

Era una calibro nove, un revolver, vecchio ma ancora funzionale, e, a quanto pare, era stato modificato in qualche maniera, così da poter sparare cariche a frammentazione*, piuttosto utili per uno che non aveva mai impugnato una pistola, come Verten.

Al momento di pagare, Verten, consigliato da Namibi, che aveva un buon fiuto per gli affari, non resistette alla tentazione di comprarsi anche una bellissima corazza in acciaioseta, che sistemò sotto il suo giubbotto di jeans.

Tirò fuori la sua scheda, o meglio, l’ex scheda di Gured, e pagò.

Con sua somma sorpresa, si rese conto che mancavano più di settanta milioni di Fert: era rimasto con poco meno di venticinque milioni!

-…che diavolo…- disse arrabbiato, rivolgendosi a Namibi

-oddio, che cazzo succede?- chiese Namibi, esaminando la scheda del terrestre –merda! Forse…-

-che diavolo succede?- chiese Verten, quasi urlando

-cazzo, paga e seguimi, se è quello che penso, siamo nella merda fino al collo!-disse, dirigendosi verso l’uscita.

Namibi era molto più veloce di quanto Verten avesse pensato, faticava a stargli dietro.

Così, arrivò con una decina di secondi di ritardo all’hangar, rispetto al berelita, che non aveva perso tempo, e si era messo subito davanti al computer.

Tutti si erano radunati attorno al computer, in attesa che il berelita dicesse qualcosa.

All’improvviso le dita dell’alieno smisero di scorrere velocemente sulla tastiera olografica, fermandosi di botto.

-MERDA!!!- sentenziò –Boy, hanno rintracciato la tua carta, e ti hanno confiscato il 75% dei beni*, come da programma, i Vigilantor saranno qui a momenti!!-

Silenzio.

Nessuno osò parlare per una decina di secondi. Poi Mallix ruppe il silenzio.

-Bene, si parte!-

tutti si voltarono verso di lui, perplessi.

-avete capito bene, partiamo, tutti sulla nave!-

Non se lo fecero ripetere ancora.

Nel giro di dieci secondi erano tutti sulla nave, tranne Bob, che stava aprendo l’hangar per consentire a questa di uscire

La nave si mosse lentamente nello spiazzo adiacente l’hangar, fino a raggiungerne il centro.

Bob richiuse l’hangar il più velocemente concesso dalle sue vecchie articolazioni robotiche e si avviò zoppicando verso la nave.

In quel istante, i Vigilantor irruppero nello spiazzo.

-CAZZO, BOB, MUOVITI!!!- urlò Sefer, pronta a chiudere la porta che dava accesso alla nave.

Nello stesso istante nel quale le due gambe del robot si poggiarono sulla nave, questa si sollevò da terra.

Verten vide la città allontanarsi, mentre il portellone si chiudeva.

 

*esiste davvero: è un tipo di proiettile che, quando colpisce il bersaglio, esplode, liberando centinaia di schegge di metallo, di solito è letale, ma anche se ti prende a una gamba, stai sicuro/a che la dovrai amputare

**secondo la legge della federazione, in caso di furto di una scheda, il 75% dei fert presenti sulla scheda in possesso del sospettato vanno immediatamente confiscati, il resto possono essere tenuti fino a che il sospettato non viene dichiarato colpevole.

 

THANKS TO:

 

NOESIS: non ti preoccupare per il colore dei capelli e degli occhi, tanto, oltre a garrick, qui non c’è nessuno che legge sia la mia storia che la tua (dicesi: invidia) se l’infanzia della Vampire ti sembra triste ora, figuriamoci fra una decina di capitoli!!! (basta anticipazioni, per ora ho finito)

CAILLEAN: così mi commuovo T_T !!!! beh… grazie per i tuoi apprezzamenti!! Non mi piace avere così pochi lettori, ma quei pochi che ci sono (come te) sono veramente ottimi!!!

GARRICK: spero che la storia ti piaccia sempre di più, andando avanti, ma anche te non stai andando male, con la tua “redenzione”

 

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Capitolo 15
*** capitolo 13 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 13

 

Chaidelas Dortag, meglio conosciuto come “la lince” si stava dirigendo verso l’ufficio del presidente dell’Umbratilis.

Da quando era in carica come capitano degli Omega Murders, non era mai stato chiamato dall’Umbratilis, ma alla scritta “pagamento anticipato”, in bella vista nel messaggio che avevano spedito al suo palmare non aveva lasciato spazio a indugi.

Per essere la sede dei servizi segreti, era un po’ scarna: si sarebbe aspettato qualcosa di più sontuoso, ma ora si trovava davanti solo uno squallido corridoio bianco, illuminato da vecchie lampadine, in un vecchio edificio della periferia di Sartef.

-Perlomeno, passa inosservato…- commentò a bassa voce, il suo accompagnatore lo ignorò.

Attraversarono una porta alla loro destra, poi una a sinistra, e un’altra ancora, fino a giungere a un corridoio che terminava con una singola, anonima porta in acciaio, accanto alla quale c’era un piccolo pannello che ricordava un piccolo computer.

Il suo accompagnatore si fermò all’entrata e appoggiò una mano sul pannello, una luce rossastra partì dal pannello stesso, colpendo in pieno gli occhi dell’agente.

Questo sembrò non curarsene, una voce femminile diede il benvenuto ai due e la porta si aprì.

Chaidelas non riuscì a individuare l’origine della voce.

Entrò.

Entrò in un’elegante studio dalle pareti decorate da molti quadri.

“ecco, questo si, è degno della fama dell’Umbratilis” pensò, guardandosi attorno: una imponente scrivania di legno troneggiava all’interno della stanza, una grande libreria alla sua sinistra, anch’essa in legno, faceva da supporto a un centinaio di libri stampati.

Chaidelas scrutò quell’ambiente con sospetto e notevole ammirazione: non aveva mai visto così tanto legno tutto insieme… per non parlare dei libri stampati, che erano più unici che rari.

Un elegante uomo anziano, con un lungo paio di baffi grigi e i radi capelli sistemati ordinatamente, era appoggiato alla scrivania, comodamente seduto su una poltroncina (di legno, ovviamente) imbottita con raffinati cuscini di seta, che dava l’idea di essere piuttosto comoda.

O meglio, anche se fosse stata la poltrona più scomoda del mondo, per quello che valeva, era comoda per definizione.

-Signor Dortag, che piacere averla qui!- esordì l’uomo, alzandosi dalla sua preziosa postazione.

-Piacere mio…signor?- rispose il capitano.

-il mio nome non ha importanza… può chiamarmi “il Macchinista”-

-capisco…-

-vuole accomodarsi?- e indicò una delle invitanti poltroncine di legno –le offro da bere, o magari, da fumare?-

-da bere niente, grazie, ma una sigaretta la gradirei!- affermò il soldato, sedendosi con reverenziale attenzione su quella specie di reliquie che “il Macchinista” definiva “sedie”.

Sigarette.

Sono passati quasi tremila anni dalla loro invenzione, ma funzionano ancora dannatamente bene.

Il Macchinista gli porse una sigaretta tirandola fuori da un raffinato portasigarette d’argento.

-Grazie, Tom, puoi andare!- il capo dei servizi segreti si rivolse all’accompagnatore, che fece un vago inchino e si allontanò.

-Allora, signor Macchinista, io sono solito arrivare subito al dunque- disse, dopo aver avidamente aspirato una boccata di fumo.

-Concordo con lei, allora, la abbiamo chiamata per un obbiettivo di grande importanza per la federazione-

-Capisco… in cosa consiste la missione?- altra boccata di fumo

-L’obbiettivo deve essere consegnato vivo e in buone condizioni alle autorità federali, è probabile che sia accompagnato da altri soggetti- spiegò il “Macchinista”.

-Destino di questi soggetti?- soffiò il fumo che aveva in bocca.

-Non ci interessano, è prevista la loro eliminazione. Ulteriori informazioni sono state spedite al suo palmare-

-Le farò sapere…- disse Chaidelas, spegnendo la sigaretta nel grande posacenere sulla scrivania e alzandosi.

-Grazie, buona giornata, signor Dortag- gli porse la mano

-Anche a lei- il soldato la strinse, poi si diresse verso l’uscita.

Neanche trenta secondi dopo Chaidelas camminava per i bianche corridoi, dirigendosi verso l’uscita.

-Vediamo cosa mi hanno appioppato…-mormorò, prendendo il suo palmare e aprendo la pagina dei nuovi messaggi.

OBBIETTIVO:

 

NOME SOGGETTO: Verten Tirji

 

RAZZA SOGGETTO: terrestre

 

RAGGRUPPAMENTO SOCIALE: O.N.S.A di classe A

 

Poi c’erano altre informazioni… l’avrebbe viste più tardi…

 

PERSONAL THANKS TO:

 

Caillean: con gli Omaga Murders non si scherza… hai ragione, chissà se la prossima volta gli andrà ancora bene…

Noesis: purtroppo incazzarsi serve a poco… comunque, (non so se hai notato) ho una new entry: Zero, che, oltretutto, scrive molto meglio di me…

Zero: finalmente qualcun altro legge la mia storia!!! Grazie per i complimenti, non ti preoccupare, analizzerò altri personaggi, e ne introdurrò nuovi (come hai visto…)

Garick: grazie, come al solito, forse mi sono espresso male: con medioevo intendevo che lo stato è apparentemente foret, solido, e soprattutto, democratico, ma che, in realtà, di democrazia ce n’è ben poca, come avrai certo capito grazie alle classi sociali.

 

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Capitolo 16
*** capitolo 14 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Leggete le note alla fine: ho parecchia roba da dirvi.

 

Capitolo 14

 

TEMA PORTANTE

AUTORE: guns’nroses

TITOLO: Paradise city

 

Take me down
To the paradise city
Where the grass is green
And the girls are pretty
Take me home

 

Verten guardò in uno dei piccoli oblò della nave.

La terra si allontanava velocemente, facendosi più piccola.

Tutta la tensione, tutto il nervosismo, tutte le preoccupazioni.

Era tutto finito.

 

Take me down
To the paradise city
Where the grass is green
And the girls are pretty
Take me home

Vedeva quel pianeta allontanarsi, diventare sempre più piccolo e insignificante.

Come le sue paure fino a quel momento.

Stava tutto svanendo, lasciando posto a quella sensazione che non era che felicità

Just a' urchin livin' under the street
I'm a hard case that's tough to beat
I'm your charity case
So buy me somethin' to eat
I'll pay you at another time
Take it to the end of the line

“Bisogna sempre combattere per i nostri obbiettivi e guardare ciò che ci siamo posti davanti.

Ma ogni tanto è bene voltarsi indietro, per vedere chi ci siamo lasciati dietro”

Non ricordava chi gli avesse detto questa frase, ma in questo momento, era azzeccatissima, un veloce sguardo all’inferno non fa mai male, una volta raggiunto il paradiso.

Ragz to richez or so they say
Ya gotta-keep pushin' for the fortune and fame
You know it's
It's all a gamble
When it's just a game
Ya treat it like a capital crime
Everybody's doin' their time

Accarezzò il freddo metallo della nave, e sussurrò:

-portami via-

Portalo via, portalo in un posto migliore, portalo nel suo personale Paradiso.

Take me down
To the paradise city
Where the grass is green
And the girls are pretty
I want you please take me home

Guardò nuovamente nell’oblò, stavolta voltando lo sguardo in avanti.

Al futuro

Chissà cos’altro lo aspettava, che futuro…

Non era difficile immaginare che sarebbe stato migliore.

Take me down
To the paradise city
Where the grass is green
And the girls are pretty
Take me home

Finalmente era lontano, lontano dalla federazione, lontano dai Vigilantor, lontano, soprattto, dalla polverosa e insanguinata Arena.

Vide riflessa la propria immagine nello spesso strato di vetraccaio dell’oblò.

Strapped in the chair of the city's gas chamber
Why I'm here I can't quite remember
The surgeon general says it's hazardous to breathe
I'd have another cigarette but I can't see
Tell me who you're gonna believe

Per l’ennesima volta rimase un po perplesso per la colorazione rosa chiaro della sua pelle e l’anonimo grigio dei suoi occhi.

Non si era ancora abituato; poco male, secondo Bob la tinta sarebbe sparita fra qualche giorno.

Take me down
To the paradise city
Where the grass is green
And the girls are pretty
I want you please take me home

Guardò la propria pistola nel suo fodero.

Era una strana sensazione, possedere un’arma da fuoco…

Si.

Era decisamente cambiato, rispetto a quando era gladiatore, pochi giorni prima.

E soprattutto, stava andando via.

 

So far away

 

Lontano.

 

So far away

 

Lontano dall’inferno

 

So far away

 

Lontano da tutte le sue paure

 

So far away

 

Verso il paradiso.

Captain America's been torn apart
Now he's a court jester with a broken heart
He said -
Turn me around and take me back to the start
I must be losin' my mind - "Are you blind?"
I've seen it all a million times

Si sorprese a sorridere, come non faceva più da tempo.

Si disse che, in fondo, ne aveva pieno diritto.

Verten Tirji scoppiò in una sonora risata.

 

Take me down
To the paradise city
Where the grass is green
And the girls are pretty
I want you please take me home

Take me down
To the paradise city
Where the grass is green
And the girls are pretty
Take me home

NOTE E RINGRAZIAMENTI

 

Volevo avverirvi che, per i seguenti motivi:

1)mi sto impegnando molto per scrivere la fic per il concorso

2) la scuola comincia a farsi dura

3) insieme alla scuola, ci sono anche gli allenamenti di atletica, le lezioni di spagnolo e, a breve, anche le riunioni scout

Sarà probabile che gli aggiornamenti di questa storia saranno rallentati, quindi, non aspettatevi un capitolo al giorno.

Altra cosa: per via di una piccola coincidenza, fattami gentilmente notare dalla cara sister Noesis,  il nome “il maestro”, nel capitolo precedente, è stato sostituito con “il macchinista”.

Terza cosa: i prossimi capitoli saranno probabilmente incentrati sul “perfezionamento” dell’ambientazione, quindi, preparatevi a un glossario sulle “razze”, e, in seguito(ma mooolto in seguito), ho intenzione di pubblicare una specie di “decalogo del gladiatore”, che, oltre a fornire ulteriori informazioni su questa professione, comprenderà anche le “regole” di combattimento.

E ora, i ringraziamenti.

Noesis: ti ho provato a spedire ben due mail, ma non credo ti siano arrivate, comunque, sostanzialmente, mi scusavo per la coincidenza e promettevo di fare più attenzione la prossima volta…riguardo al blog, è naturale che tu non l’avessi visto, oggi compie dieci giorni di vita!!!

Garrick: purtroppo non conosco il background di warhammer40000… comunque hai ragione, dovrò cambiare la definizione “medioevo”

Muchilla_Chingillo: dei nuovi lettori!!! Che bello!!! Grazie per i complimenti, volevo precisarvi che, se la mia recensione alla vostra storia è sembrata offensiva e/o presuntuosa, non era nelle mie intenzioni (e mi scuso), NON volevo assolutamente accusarvi di nulla, sapevo che non avevate letto questa storia.

Caillean: riesco a trasportarti in questo mondo? Bene, spero solo di riuscirti a trasportare come ACFI benestante e non come ONSA di classe “C”…

 

Spero che questo capitolo un po’ più “allegro” vi sia piaciuto… non posso mica fare una storia sempre “depressa”!!!

 

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Capitolo 17
*** capitolo 15 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 15

 

“La Lince” tornava lentamente verso il proprio campo base.

Lì lo aspettavano i suoi uomini. Uomini che, di li a breve, avrebbero dovuto svolgere un’importante lavoro, per la federazione.

Feherul Dis, detto “Satana” era, come al solito, di guardia al piccolo edificio blindato che fungeva da quartier generale per gli Omega Murders.

Come al solito, stava lucidando il suo enorme fucile ad antimateria, che solo uno xeromatense della sua forza, sarebbe riuscito a sollevare.

Come al solito, vedendolo, si alzò dal muretto dove, come al solito, era seduto, e lo salutò, come al solito, con un cenno della mano.

Come al solito, esordì con la solita frase:

-Allora, Chal, chi dobbiamo friggere, stavolta?- accompagno la frase, come al solito, sbattendo il pugno destro sulla mano sinistra

-tieni a freno i canoni, Satana, questa volta dobbiamo prenderlo vivo…- disse, entrando nel piccolo palazzo.

-ah…- assentì, con un vago accenno di delusione.

Feherul Dis.

La persona più prevedibile del mondo… addetto a gli armamenti pesanti.

Ma per quanto fosse prevedibile, non era consigliabile essere suoi nemici, specie se lo si incontrava in campo aperto, mentre imbracciava il suo fido fucile ad antimateria.

Chalideas chiuse la porta dietro di se, e si diresse verso la sala per le riunioni, con l’intenzione di studiare meglio le informazioni sul soggetto da prelevare.

-prenderlo vivo? Piuttosto insolito, come incarico…- una voce dietro di lui lo fece sobbalzare.

Si voltò, e non vide nessuno.

Tirò un sospiro, vagamente spazientito.

-Quoth, vieni fuori!-

Lo yuanita parve apparire dal nulla, uscendo da un angolo all’ombra.

Quoth Upedraf, infiltrazione.

Detto “il Mutevole”

Si poteva facilmente comprenderne il perché.

Era l’esatto opposto di Feherul, ovvero, l’unica persona in grado di coglierti SEMPRE alla sprovvista.

Non puoi mai sapere cosa sta pensando, e anche se lo sai, non ne puoi essere sicuro.

È sempre stato un patito degli innesti genetici, e, grazie al suo alto rango, all’interno dell’esercito, aveva ottenuto permessi per manipolare i propri geni in maniera radicale.

Se gli avessero fatto un test, probabilmente sarebbe uscita marmellata dalle vene, non sangue.

I suoi innesti più particolari, comprendevano sicuramente la sua pelle camaleontica, gli occhi in grado di vedere al buio più totale e nella luce più accecante, cellule autorigeneranti e percezione tellurica, oltre ovviamente a varie modifiche che hanno migliorato i suoi riflessi, prestazioni fisiche… e addirittura il suo QI, già alto in partenza.

Se Feherul era pericoloso, Quoth lo era dieci volte di più.

-Concordo, Quoth, il fatto strano è che è uno schiavo…-

-Ancora più strano è che sia un’incarico diretto dei servizi segreti… non capita spesso- li interruppe lo Yuanita, con la sua solita voce bassissima, veloce e serpentina.

-Vero, ora se non ti dispiace…- tagliò corto il terrestre, allontanandosi.

Quello yuanita lo metteva sempre a disagio.

Entrò nella sala riunioni, sperando di trovare un po’ di tranquillità, e soprattutto di tempo, per analizzare il suo avversario.

Anche qui, non era solo.

BGK234, cecchino, l’unico androide del gruppo, stava leggendo un libro sul proprio palmare.

BGK234, per comodità chiamato semplicemente BGK, era di una tranquillità e fermezza più unica che rara.

Il suo nome in codice era “Il Letterato”, ed era di una precisione tale da far invidia a i sistemi di puntamento automatici di un MUC “AstralDeva

Il suo fucile laser aveva un caricatore da un solo colpo, ma era più che sufficiente.

Nel suo aspetto, nulla avrebbe fatto presagire un cecchino esperto.

Aveva le sembianze di un umano piccolo, pallido e magro, con un’aria tremendamente gracile e un carattere che ricordava vagamente uno scienziato un po’ rincoglionito…

Una calma quasi infantile in tutte le situazioni.

E questo non si poteva imputare alla sua natura robotica: era un modello nuovissimo, e l’AI era talmente sviluppata, da renderlo indistinguibile da un essere umano normale.

Sollevò lentamente lo sguardo, e disse, lentamente, con voce anonima:

-Buonasera, Chalideas- poi tornò a leggere il suo palmare, senza nemmeno attendere la risposta.

-Ciao, BGK- non gli chiese cosa stesse leggendo perché, conoscendolo, probabilmente avrebbe risposto “un libro”.

Chalideas tirò fuori il suo palmare, e cominciò a leggere le informazioni relative al soggetto da prelevare.

-allora…Verten Tirji…17 anni…gladiatore piuttosto affermato… e questo lo sapevo, seguivo anche i suoi scontri… delitti… omicidio di A.C.F.I…. altamente pericoloso in corpo a corpo… Davvero? Pensavo che un gladiatore disarmato che ha sconfitto dieci persone armate, fosse facile, in corpo a corpo…QI discretamente elevato… strano… innesti robotici assenti… cellule criogenetiche… presumibilmente si dirige verso le outlands…-

-ehm…- BGK finse un colpo di tosse.

-Ok, capito, niente commenti ad alta voce…- constatò Chalideas

Il Capitano degli Omega Murders continuò, in silenzio, a leggere.

-GRADO DI IMPORTAZA 21????- gridò all’improvviso, quasi spaventato –Hey, Letterato, ti rendi conto che saranno due anni che non ci capita un grado di importanza così alto?-

-Si- rispose anonimamente l’androide, senza staccare lo sguardo dal monitor del suo piccolo computer.

La conversazione cadde immediatamente.

-Vabbè, io vado a chiamare Dalana, le dico di preparare l’astronave- concluse, uscendo dalla stanza.

 

RINGRAZIAMENTI

 

Finalmente ho aggiornato, eh? Dite la verità, non ci speravate più… è stato u periodaccio, non avevo la minima idea di come scrivere questo capitolo, spero che vi piaccia

 

MUCHILLA-CHINGILLO: grazie per i complimenti!!!!vi assicuro però che Verten avrà ben poco da ridere, da qui in poi, con gli Omega Murder non si scherza!

NOESIS: la tua storia và sempre meglio!!! Ecco, ora ti ho presentato i personaggi che saranno i “cattivi” della storia… ah! Il mio nick è del tutto inventato: è il nome di un personaggio di una mia storia, che non ho però ancora scritto… (lo so, non ho fantasia…)

CAILLEAN: la tua fic su shanara promette bene… mi raccomando, continua su questi standard!

 

Un rinnovato grazie a tutti per i complimenti.

 

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Capitolo 18
*** capitolo 16 ***


Devo purtroppo darvi una brutta notizia: questo capitolo doveva essere il famoso “glossario delle razze” promesso in precedenz

Devo purtroppo darvi una brutta notizia: questo capitolo doveva essere il famoso “glossario delle razze” promesso in precedenza, purtroppo però, sono sorti dei problemi, presto spiegati:

Dovevo caricare delle immagini del glossario sul sito (trovate su internet, che credete, che le abbia disegnate io? Non scherziamo!) il punto è che erano in formato bitmap,e il sito accetta solo jpg…. Quindi, se volete il glossario (aspettate che io lo finisca, però…) chiedetemelo via e mail.

 

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 16

 

La nave di Mallix scivolava, anche se non molto velocemente, per il sistema di Rijal, vedendo il pianeta allontanarsi.

Allontanarsi con una lentezza esasperante, per coloro che avevano fatto quel viaggio qualche decina di volte.

Allontanarsi con velocità impressionante per chi ci era stato relegato sopra per dodici lunghi anni.

Verten scollò la sua faccia dal piccolo oblò per rivolgere lo sguardo per la prima volta all’interno della navicella.

Era piuttosto scarna, perlomeno nella sala principale; una poltrona sintetica piuttosto malridotta, un paio di sedie di metallo e un piccolo tavolinetto da bar in vetraccaio, che, nonostante fosse l’unica cosa di un certo valore, la dentro, stonava decisamente con il resto. Ovviamente, era anche presente la consolle dei comandi e tre sedili per piloti, di fronte alla grande vetrata in Vetrtaccaio che si apriva verso l’esterno.

I suoi compagi di viaggio non sembravano interessarsi molto a lui:

Xantos era ai comandi, mentre Namibi giocava a scacchi con Sefer, (ogni citazione a star wars è puramente casuale) la quale, proprio in quel momento, pareva aver perso l’ennesima partita, e stava guardando un Namibi ridente con la stessa, simpatica faccia che solitamente riservava ai terrestri.

-Ma come diavolo fai?- chiese la Vampire, piuttosto irata.

-Eeehh… trucchi del mestiere… ora tira fuori i soldi promessi, capello-viola- la schernì il Berelita

La Vampire, con riluttanza, tirò fuori il suo palmare e inviò i soldi promessi a Namibi, che esultò esageratamente, con il solo scopo di far arrabbiare la ragazza, che si alzò e si diresse verso una porta, lo sguardo basso, mormorando qualcosa che assomigliava tremendamente a “…dieci partite…come cazzo fa?”.

Quando il Berelita smise finalmente di ridere, si girò verso di lui e iniziò a parlare.

-Hey, boy, ti sei finalmente svegliato dalla tua fase comatoso-sognante, vedo!-

-Eh?- chiese perplesso e stranito Verten

-Sei stato per mezz’ora spiaccicato a quel dannatissimo vetro, senza spiccicare parola! Credevo fossi in coma…- commentò, sarcastico.

-Ah…ehm…- dopo dieci secondi di “ehm”, Verten tentò di cambiare discorso –Dov’è Mallix?-

-Nella “friggitrice”, nella sua stanza- rispose l’altro, vago.

-La che????- il terrestre era indeciso se sentirsi stupido, o reputare stupido il suo interlocutore.

-HEY? QUARTIER GENERALE CHIAMA BOY 1, RISPONDETE! Sveglia, ragazzo! Eppure queste cose le dovreste sapere, voi terrestri… ce l’avete pure voi i rettili, sul pianeta!-

-Cosa?- ecco, ora si sentiva definitivamente stupido

-Come cosa? Come dite voi terrestri… è a sangue freddo, quindi… beh, in mancanza di sole, ha bisogno di farsi la lampada… hai capito o devo farti il disegnino?-

-Dirmi che era sotto il simulatore di luce solare era troppo facile?- commentò sarcastico il terrestre.

-Fammi pensare….SI!- rispose fintamente acido il Berelita.

-Lasciamo perdere…credi che i Vigilantor ci inseguiranno?- il terrestre cambiò nuovamente discorso

-Ovviamente no, probabilmente staranno cercandoci da tutt’altra parte… d’altronde i loro radar sono così facili da sviare…-aggiunse quasi annoiato, indicando un computer alla sua destra.

-Capisco…quindi, per ora, non possono rintracciare?- chiese quindi il terrestre.

-Beh… al massimo possono farci un controllo usciti dal sistema…solo in quel modo potrebbero riconoscerci, ma in media controllano una nave su duecento… è praticamente impossibile… sei al sicuro, Boy, non ti preoccupare!-

-Ok…-

Silenzio.

Dieci secondi di imbarazzante e immobile silenzio.

Namibi a rompere questa cortina.

-Senti, io mi starei annoiando, e nemmeno poco… ti faccio vedere la tua stanza, Boy?-

non aspettò la risposta, si alzò e si diresse verso una porta d’acciaio in fondo alla sala.

Verten si sbrigò a seguirlo, raggiungendo l’anonima porta.

Namibi la aprì con tranquillità quasi annoiata, rivelando una stanza quadrata, terribilmente anonima, che ricordava terribilmente quella in cui Verten era ospitato sul pianeta.

-Ehm…è questa?-

-Si… Beh, considerati fortunato, prima la usavamo come magazzino… per te gli abbiamo dato una risistemata- commentò il berelita

-Bene!-

-Boy… mi auguro che ti piaccia, e se hai bisogno di qualcosa… arrangiati!-

-Ah…- disse Verten, perplesso.

-Senti, Boy, ti va una scommessa?- propose all’improvviso Namibi

-Spara!-

-Scommetti che riesco a batterti per dieci volte di seguito a scacchi, senza che tu vinca nemmeno una volta?-

-Dieci volte? Impossibile!- Rispose il terrestre, quasi ridendo.

-Dici? Duecento fert che ce la faccio!- Ribattè sicuro l’altro

-Ok, ci sto!-

 

così che Verten perse duecento fert

 

Thanks To

 

CAILLEAN: già, ce n’ho messo di tempo, vero? Sai, la scuola pesa, e ho poco tempo… tranquilla, continuerò a sostenere la tuua storia (a proposito, leggetela, se conoscete la serie, è molto bella)

MUCCHILLA_CINGHILLO: ovvio che non abbandonerò questa storia! Sono tropo affezionato a Verten e compagni! A proposito, volevo avvertirti che “ricerca e raggiungimento della perfezione” è già fatta e finita… (a proposito, è in “drammatico”) devo solo finire di postarla, quindi, le virgole non l’ho riviste… pura casualità! Comunque Ann Rice era una piccola citazione alla tua storia…

GARRICK: la FOXHOUND? Forse… solo che manca il tizio con la maschera antigas e i poterio psichici (aka psyco-mantys). Tranquillo, Verten non si farà impaurire, piuttosto, si farà terrorizzare… vorrei vedere te, a sapere che il più efficiente gruppo di sicari nell’universo ti da la caccia…

NOESIS: tranquilla, l’androide imparerai a odiarlo… mi spiace per te, ma la Vampire non avrà molto spazio, nei prossimi capitoli… ma ti assicuro che fra poco tornerà alla grande!

DIANDRAFLU: UN NUOVO LETTORE!!!! EVVIVA!!!! Vabbè, scusa lo sfogo… Se verten è misterioso non l’ho capito nemmeno io, comunque,  spero ti abbia soddisfatto la mia spiegazione a “l’arca di stoffa”

 

ANTICIPAZIONI VARIE:

 

i “cattivi” non sono finiti… se ci fate caso, nello scorso capitolo, si nota un altro nome…

 

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Capitolo 19
*** capitolo 17 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 17

 

-TWEEET comunicazione in arrivo- annunciò un’anonima voce femminile dall’altoparlante della nave

-che diavolo…-imprecò Xantos, poi premette il tasto di risposta

Sullo schermo a cristalli liquidi comparve all’improvviso un vigilantor vestito con un’impeccabile divisa.

-Controllo frontiera del sistema, la preghiamo di fermarsi e attendere l’arrivo della nostra nave-

Dietro a Xantos, Namibi si alzò di scatto e imprecò, fortunatamente troppo lontano per essere udito nel trasmettitore.

-D’accordo, ma che sia una cosa veloce- rispose Xantos al vigilantor –non abbiamo tempo da perdere- aggiunse

-Nemmeno noi, saremo nella vostra posizione fra cinque minuti- rispose l’altro, poi chiuse la trasmissione.

La compostezza di Xantos svanì di colpo -…fanculo! Siamo nella merda fino al collo- con una mossa nervosa accese i motori frenanti e arrestò la nave.

-Chiama gli altri, io avverto Mallix!- ordinò il grosso Berelita al fratello, che si alzò e si diresse velocemente verso le due entrate dove, poco prima, il terrestre e la vampire erano entrati adirati per aver perso i loro soldi.

Contemporaneamente, Bob si mosse dall’angolo dove si era messo in ricarica e si rivolse a Xantos, che stava già muovendosi verso la stanza del comandante.

-Cosa facciamo ora?-

-Incrociamo le dita e speriamo che non riconoscano il terrestre- rispose frettolosamente l’altro.

Nel giro di un paio di minuti erano tutti nella sala principale, tesi come corde di violino.

Mallix faceva avanti e indietro per la stanza, mugugnando qualcosa, Namibi era seduto al solito tavolinetto e fissava il vuoto, Xantos era ai comandi, e li maneggiava con nervosismo, mentre Sefer era appoggiata al muro, e giocherellava con un piccolo ciondolo.

Verten invece, era in piedi al centro della stanza, senza la più pallida idea di che fare. L’unico che sembrava aver mantenuto una parvenza di autocontrollo era Bob, che si era tranquillamente messo in stand-by, riprendendo la sua carica.

-Qualche idea?- chiese all’improvviso Mallix

L’unica a intervenire, dopo un vago momento di imbarazzante silenzio fu Sefer, che disse rapida:

-Consegnamolo a loro-

-Lo sai che la tua opinione riguardo ai terrestri non è richiesta, ragazza- rispose il rettile sibilando –ragazzo, la soluzione dermocangiante come va? Sai, ho preso poco sole e non vedo bene…-

-Beh… sono ancora parecchio pallido… anche se comincio a scurirmi- rispose esitante Verten

-Cazzo, speriamo che basti…-

-Agganciamento completato- disse l’anonima voce femminile dell’altoparlante.

Mallix perse di fretta un lungo cappotto di pelle marrone da un attaccapanni lì vicino e lo indossò velocemente, coprendo tutti i suoi innesti robotici, altrimenti ben visibili.

I quello stesso istante, la porta d’ingresso si aprì e entrarono due vigilantor in perfetta uniforme.

-Buonasera- disse uno dei due –chi è il comandante, qui?- Mallix fece un cenno con la testa

-Bene… ci scusi, sa com’è… controlli di routine… vuole fornirci gli attestati di navigazione e le schede sociali?-

-Capisco, agente, ecco a lei- disse, porgendo dei dischi che aveva precedentemente preparato –questi sono gli attestati, e questa- si tolse dalla tasca una tessera –è la mia scheda sociale-

-Ok…- disse il poliziotto porgendo i dischi all’altro, che li inserì nel palmare, e dopo u po’, disse

-Ehm…qui c’è scritto che la nave non è adibita al trasporto passeggeri, quindi immagino che siate tutti membri dell’equipaggio…posso controllare le vostre schede sociali?-

Mallix impallidì, per quanto consentito dalle sue scaglie, e lanciò un’occhiata a Namibi, che capì al volo.

Uno dei due vigilantor passò a ritirare le schede, arrivato al pallidissimo Verten, però, la sua attenzione fu catturata da Namibi

-Ehm… la sua la ho io- disse all’improvviso –la aveva scordata qui prima, e l’ho presa io-

Il poliziotto lo guardò sospettoso, poi volse lo sguardo verso Verten che non poté fare altro che dare un vago cenno d’assenso.

La guardia quindi prese le schede e le inserì nel proprio palmare.

-Allora…abbiamo Mallix Reg, capitano e pilota, Namibi Yter, comunicazioni e radar, Xantos Yter, meccanico, Bob, medico… Bob? Perché avete cambiato nome al robot?- chiese perplesso

-Comodità, lo faccio con tutti i miei robot- rispose Mallix sicuro

-Capisco… poi abbiamo Sefer Walsh, secondo pilota e… Fener Dis… addetto alle pubbliche relazioni? E che diavolo sarebbe?-

Fu nuovamente Mallix a prendere la parola

-Vede, siamo commercianti, lui è il nostro venditore, sa trattare con la gente…-

-Ah…- rispose l’altro, poco convinto, poi si avvicinò a Verten

-Sai…- diede un’occhiata al palmare -…Fener, tu assomigli terribilmente a quel ricercato… il gladiatore, Verten Tirji…-

-D…davvero?- riuscì a dire il terrorizzato Verten, riuscendo però a mantenere un tono di decorosa indifferenza.

-Già, quasi quasi ti faccio uno scanner cranico per vedere se sei lui…- Stavolta Verten non riuscì a dire nulla, sgranò semplicemente gli occhi –Calma, ragazzo, scherzavo! Si vede che sei troppo pallido per essere lui!- aggiunse il poliziotto vedendo il terrore dipinto sul volto di Verten.

-Eh… già, sono troppo chiaro per essere lui!- Disse con un sorriso tirato, il poliziotto finalmente si allontanò da lui.

-Ok, qui abbiamo finito, ci scusi per il disturbo, capitano- disse infine, restituendo il materiale ai legittimi proprietari –arrivederci e buon viaggio-

-Arrivederci a lei, agente- Rispose Mallix, mentre i vigilantor tornavano alla loro nave.

Appena il portello si chiuse, almeno la metà dell’equipaggio tirò un sospiro di sollievo, Namibi si lasciò scivolare sulla sedia accanto a lui, calò il silenzio totale.

Poi si sentì la voce tremolante di Namibi dire:

-Che culo, ragazzi… che culo immenso!-

 

Thanks To

 

GARRICK: già, l’idea degli scacchi l’ho presa proprio da Star Wars… non ho resistito, ah!  Grazie per il consiglio, vedrò che posso fare.

NOESIS: Verten non sembra spaesato, Verten E’ spaesato... poi devi capire che Sefer è stronza solo ed esclusivamente con i terrestri… oddio, non che con gli altri sia un pezzo di burro, ma se avesse perso con un terrestre, probabilmente gli avrebbe preparato una cura estetica a base di piombo e laser… in effetti, è comico immaginarsi Mallix su un lettino che si fa la lampada, ma d’altronde, meglio quella che morire assiderato (te e le tue idee N.D.Mallix) (Zitta, lucertola N.D.A.)

DIANDRAFLU: già, ultimamente vado un pochettino a rilento, con gli aggiornamenti, problemi di salute (lo so, i capitoli sono fin troppo corti, ma più lunghi di 4000 parole, non mi è mai riuscito)

CAILLEAN: allora, l’hai trovato il nome? Sei hai indovinato, nel prossimo capitolo vinci un… un bel niente… oppure una copia del glossario delle razze, a tua scelta. Il sospiro di sollievo, ho idea che tu l’abbia tratto leggendo la fine di questo capitolo… immagino la faccia che avresti fatto, sae lo avessero catturato

L_Fy: Yuppie!! Non salto in giro per la stanza solo perché sennò mio fratello mi lincia… comunque sono felicissimo! Un altro lettore! Mi fa piacere che la storia ti piaccia, continua a seguirmi!

MUCCHILLA_CINGHILLO: già, Verten fa un po’ pena… sembra un pesce fuor d’acqua, e in fondo è così: in due giorni gli si è sconvolta l’esistenza… è normale, direi…

 

Piccola richiesta

 

Allora, un tempo Kylie doveva fare delle fanart su questa fanfic… ma ormai ho perso le sue tracce da tempo (a smesso di commentare i miei racconti di botto… mi ha lasciato piuttosto perplesso…).

Quindi, se qualcuno volesse fare delle fanart su questa storia, mi farebbe un grande favore

Grazie in anticipo

 

Shian “incapace_con_la_matita” Tieus

 

 

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Capitolo 20
*** capitolo 18 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 18

 

Xantos stava placidamente guidando l’astronave ormai fuori dal sistema principale, la situazione era sufficientemente tranquilla, il viaggio si prospettava privo di imprevisti, e l’aria era priva di tensione.

Namibi chiacchierava animosamente con Sefer, Mallix era, come al solito, rinchiuso in cabina, svolgendo qualche misteriosa e segreta attività. Verten era talmente annoiato da ridursi a parlare con Bob di medicina. Non che la conversazione fosse noiosa, ma il continuo scusarsi per ogni minima cosa e la mania del droide di dare del lei all’interlocutore era piuttosto snervante.

In poche parole, un viaggio del tutto normale… nei limiti della normalità dei passeggeri del VSAV.

Perlomeno, fino a quando il radar non emise il temuto fischio acuto che contraddistingueva un allarme.

-Che diavolo…- disse Xantos avvicinandosi allo schermo olografico del radar -…Cazzo abbiamo una nave da guerra dritta di poppa, in assetto da battaglia-

-Cosa?-  disse incredulo Namibi –Una nave da guerra?-

-Già, e a giudicare dai dati fornitimi, ci stanno anche sparando addosso- Aggiunse preoccupato il berelitaNamibi, avverti il capitano, Sefer, ai cannoni, io imposto la nave per l’accelerazione massima!-

-Vado- disse seria la vampire, dirigendosi verso la scaletta che conduceva al piccolo cannone laser da autodifesa.

Le pareti della nave tremarono per poco i presenti non caddero a terra, unica eccezione, Bob, che, complice la sua gamba finta, cadde sul serio.

-Fanculo!- imprecò Xantos –Ci hanno…-

 

-…Colpiti!- affermò trionfante Feherul Dis, mentre un ampio sorriso si apriva sulla sua bianca faccia –Motore di destra distrutto, sfido chiunque a fare di meglio!-

-Sfida accettata- Rispose BGK, con aria quasi annoiata, posizionandosi nel cannone laser accanto a quello usato da Feherul

-Ok, robottino, ti do due tiri per calibrare la mira, poi puoi sparare- Decretò l’Uruthiano

-Tieniti i due tiri, me ne basta uno- rispose l’altro, prendendo accuratamente la mira.

-D’accordo, come vuoi…- disse l’altro, posizionando le mani dietro la nuca, sicuro della sua vittoria.

Dopo qualche interminabile secondo, l’androide premette il grilletto, che colpì la nave avversaria, ma nessuno dei motori parve risentirne minimamente.

-Hai sbagliato, “cecchino”?- lo schernì il grosso uruthiano.

-Non sono programmato per sbagliare- disse l’altro freddamente, gli occhi ridotti a due fessure, poi si voltò verso il pilota della nave, una heleghita dall’aspetto anonimo –La loro velocità?-

- Non accelerano più, sarà facile raggiungerli- rispose quella, con lo sguardo fisso sul monitor.

-Grazie, Dalana- l’androide si voltò verso Feherul e abbozzò un sorriso –Ho vinto-

-Ma…come…cosa…- L’altro era perplesso

-Semplice- spiegò l’androide -Ho distrutto la loro…-

 

-…Centralina di distribuzione energetica, cazzo!- imprecò Xantos –siamo fottuti-

-Perché? È così vitale?- chiese Verten impaurito

-Si- rispose Mallix, appena arrivato –senza di quello, non arriva energia ai motori… è stato un viaggio breve…-

-Non c’e modo per ripristinarlo manualmente?-  chiese, speranzoso.

-ci sarebbe… ma qualcuno dovrebbe andare lì dietro, in mezzo ai motori, e fare il lavoro- aggiunse scoraggiato –ma è troppo pericoloso… è una cosa da fare a motori spenti, e senza qualcuno che ti spara laser nel culo! E poi, chi potrebbe andarci? Io e Xantos dobbiamo pilotare, Sefer deve pensare a coprirci e comunque non abbiamo una tuta spaziale che si adatti a lei, e Namibi deve preoccuparsi di tenere attivi i sistemi di difesa-

Calò il silenzio totale, poi Verten tirò un sospiro e disse –vado io-

-Cosa? Sei sicuro di saperlo fare?- chiese Malix stupito

-Beh… quando scaricavo ancora casse in uno spazioporto, ho… visto fare…interventi del genere sulle navi…-

-Allora siamo in buone mani!- commentò sarcastico Namibi dalla sua postazione al computer.

-Ragazzo, non è una cosa da nulla, ed è pericoloso… un minimo strappo o bruciatura sulla tuta e sei andato! Sei sicuro di voler provare?-

-Si- rispose, risoluto.

-Va bene, lì c’è la tuta, assicura bene il cavo di sicurezza, se si stacca, tanti saluti- disse indicando un angolo della stanza.

Verten si diresse di corsa verso la cassa indicata da mallix, la aprì e prese in fretta la tuta che in esso era contenuta, infilandola. Chiuse tutte le aperture di quest’ultima, e si diresse verso il portellone di uscita secondario, al quale assicurò il cavo di sicurezza.

Lanciò una breve occhiata di saluto ai presenti, prima che una delle due parti del doppio portellone si richiudesse dietro di lui.

Quando il secondo pesante portellone si aprì, si diresse all’esterno.

Non era mai stato nello spazio aperto mentre le navi erano in movimento… sinceramente, si aspettava di dover essere trascinato dalla nave, in una sorta di sci d’acqua… ma non era così, aveva la sensazione di essere totalmente immobile, mentre l’universo si muoveva attorno a lui… la nave non lo trascinava, anzi, lui si muoveva assieme alla nave, ed era ovvio, d’altronde, non c’era aria che lo potesse spingere indietro, e nemmeno forza di gravità.

Arrivò trascinandosi verso la parte posteriore della nave.

Solo quando giunse lì si rese conto della difficoltà dell’impresa: doveva oltrepassare due motori che erogavano potenza irregolarmente, a causa della distruzione della centralina, con il rischio di finire arrosto, dopodiché avrebbe dovuto regolare delle leve, vicino alla centralina distrutta, cosa ancora più difficile, dato che la centralina distrutta era ridotta un cumulo di lamiere taglienti e scintille vaganti, che avrebbero bucato con facilità la sua tuta.

-…Te e le tue idee…- sussurrò a se stesso, prima di arrampicarsi su uno dei motori, sperando che non si attivasse da un momento all’altro.

Fortunatamente, non lo fece, e Verten riuscì a passare incolume il primo motore.

SI avventurò co cautela sul secondo motore, quando vide una vaga luce azzurrognola sprigionarsi dalle viscere di quest’ultimo.

-Oh cazzo!- disse mentre si spingeva con tutte le sue forze lontano dal motore, qualche attimo prima che questo emanasse una rapidissima fiammata, che l’avrebbe altrimenti incenerito sul colpo.

Finalmente, raggiunse la zona della centralina, e si mosse con cautela fra le lamiere appuntite, fino a raggiungere i comandi manuali.

Un colpo di laser esplose vicino a lui, mancando di poco il motore alla sua sinistra. Fu un miracolo che nessuna scheggia proveniente dall’esplosione colpì la tuta del ragazzo, che, benedicendo la sua fortuna, riprese il suo lavoro.

C’erano quattro leve, considerando che il motore all’estrema destra era fuori uso, escluse la prima leva a destra. Allora, avevano bisogno di parecchia potenza, per fuggire, ma non troppa, altrimenti i motori sarebbero fusi. Tirò quindi le leve per tre quarti della corsa consentita, sperando di aver fatto bene.

 

-La potenza sta tornando!- Annunciò trionfante Xantos

-Perfetto, disattiva tutti i sistemi secondari, escludi il motore di estrema destra, massima potenza a gli altri tre- disse Mallix tutto di un fiato –Quelle navi da guerra sono lente, non ci riprenderanno mai- aggiunse, poi prese il microfono che lo collegava con Verten e annunciò

-Complimenti, ragazzo, appena ci tiriamo fuori da questo casino ti facciamo rientrare, vedi di non bucarti la tuta nel frattempo-

-Ricevuto, fai urlare questi motori, Xantos- rispose quello

-Ci puoi scommettere- disse il berelita, prima di tirare a fondo la leva dell’acceleratore.

 

Ringraziamenti

 

Mi sono fatto attendere, eh? Beh, per farmi perdonare, vi ho portato una cosina, guardate qui!

 


Verten

Sefer

Mallix

Namibi

Xantos

Bob

Chalideas

Feherul

Quoth

BGK

Dalana

Il Macchinista

Cosa ne pensate?

 

NOESIS: non lo so se il viaggio di stì poveracci ricalcherà Star Trek essenzialmente perché non ho mai visto Star Trek… su u eventuale avvicinamento fra Sefer e Verten non posso anticiparti nulla, Mallix ci vede male perché gli arriva sangue non troppo caldo al cervello (e agli occhi) infatti, se ci fai caso, una lucertola ha i riflessi peggiori, quando sta all’ombra… allora, qui ha fatto la comparsa  anche l’allegra (???) brigata dell’ Omega Murders cosa ne pensi?

MUCCHILLA_CINGHILLO:  spiacente, niente anticipazioni sul futuro di Sefer… per ora dovrete accontentarvi del suo passato, che intendo approfondire nei prossimi capitoli.

CAILLEAN: vedremo… Verten avrà sicuramente del filo da torcere… ma niente anticipazioni… Complimenti ancora alla tua storia su shannara… posso chiamarti “sorella”?

L_FY: ripeto, niente anticipazioni… mi chiudo nel silenzio stampa… che dire, mi fa piacere che ti faccia piacere che mi faccia piacere che ti faccia piacere leggere il mio racconto… vabbè, basta

 

 

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Capitolo 21
*** capitolo 19 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 19

 

-Devia la potenza ai motori, massima accelerazione- Disse Mallix, mentre controllava una serie di statistiche.

-Potenza in eccesso… pericolo di sovraccarico!- rispose il berelita, agitato

-Merda, stacca tutto, tutti i sistemi ausiliari, radar, computer… lascia solo il sistema difensivo e i motori- Ordinò lo yuanita premendo forsennatamente una serie di comandi.

Attorno a loro tutte le luci si spensero, il radar smise di funzionare e l’energia venne deviata interamente ai motori.

-Sei sicuro che reggeranno?- chiese Xantos, preoccupato.

-Sarà bene che lo facciano… Cazzo! Abbiamo troppa potenza, Verten? Verten rispondi! Devi abbassare la potenza!- urlò lo yuanita al microfono di comunicazione.

-è inutile, Mallix, ho staccato le comunicazioni- lo interruppe l’altro

-RISTABILISCILE, CHE ASPETTI!?!!?-

-Non posso, dovrei riattivare tutto, con molte probabilità di mandare in corto il sistema- spiegò il berelita –dovremmo fermarci, e ci faremmo raggiungere!-

Mallix si alzò nervosamente dalla postazione di comando e si avvicinò alla torretta di difesa, dove Sefer stava tentando di fare qualche danno alla nave inseguitrice, con scarsi risultati, data la pesante corazzatura dell’altra.

-Sefer! La nave da guerra… l’abbiamo seminata?-

-…fanculo NO!- rispose quella, rabbiosa –Per essere una nave da guerra, è dannatamente veloce-

Lo yuanita imprecò e tornò alla sua postazione

-Non ce la fai ad andare più veloce?- chiese al pilota

-Con tre motori, no- rispose Xantos

si udì la voce di Sefer urlare

-ALLORA VEDI DI FARCELA, QUEL COSO CI STA’ ATTACCATO AL CULO!-

-NON POSSO DARE PIU POTENZA, A MENO CHE TU NON VOGLIA SALTARE PER ARIA!- urlò il berelita di rimando

In effetti, la nave sobbalzava e tremava pericolosamente, a intervalli irregolari, e sarebbe stata veramente pericolosa per i suoi piloti, se questi non fossero stati saldamente ancorati ai sedili con delle cinture.

-MALLIX!- urlò all’improvviso la vampire, con un tono di voce piuttosto stupito –STANNO RALLENTANDO, SI ALLONTANANO!-

-COSA???-

-SI! Si allontanano, non li vedo già più!-

-Ma che diavolo… Xantos, riduci la potenza, riattiva i sistemi ausiliari… fate rientrare il terrestre-

-Immediatamente- disse quello, sollevato

 

Poco dopo, erano tutti nuovamente radunati nella sala di controllo, compreso lo spaventatissimo Verten.

-Qualcun di voi ha una vaga idea del perché siamo stati attaccati dall’A.D.F.?- chiese Mallix, che sembrava l’unico a vedere il lato negativo della faccenda –E soprattutto, perché ci hanno lasciati andare?-

-Non capisco il perché della tua seconda domanda, Boss- disse Namibi –siamo tutti vivi, è questo quello che conta, vero?- aggiunse, guardando gli altri in cerca di assensi.

-I Ritenor e l’A.D.F. non lasciano nulla al caso, dovreste saperlo… - rispose il rettile, molto più agitato di quanto la situazione richiedesse

-Forse qualcosa li ha spaventati…- azzardò Verten

-E cosa? Stupido terrestre? Non ho mai visto una nave così veloce, corazzata e ben armata…- Ribatté Sefer –Era un ammasso friggizanzare, muri fotonici, cannoni antimateria… e con un pilota così bravo, oltretutto…avrebbero potuto polverizzare un’incrociatore grosso il triplo di loro, se avessero voluto!- Concluse rabbiosa la Vampire

-Per distruggere una nave del genere, bisognerebbe fondarla dritta dentro un buco nero…- commentò sarcastico Namibi

Mallix si bloccò di scatto, come fulminato da una forza misteriosa.

-Xantos… quando ti ho detto di disattivare i sistemi ausiliari… hai disattivato anche il radar, vero?- aveva un’aria terrorizzata

-S…Si…- rispose il grosso berelita, esitante

-RIACCENDILO, PRESTO!- urlò all’improvviso lo yuanita

Il meccanico si avviò verso il radar e, in tutta fretta, lo riaccese.

Tutti i presenti vennero investiti dal suono dirompente della sirena di allarme, tanto che perfino Bob, che era in stand-by, si riattivò, allarmato.

-CHE CAZZO SUCCEDE!!??!!?- urlò Sefer, cercando di sovrastare l’acuto rumore dell’allarme.

Mallix si accorse appena di lei, si diresse verso i comandi frettolosamente, e intanto urlò in risposta alla vampire

-QUELLO CHE HA DETTO NAMIBI! STIAMO FINENDO NELLE CHIAPPE DI UN FOTTUTISSIMO BUCO NERO!- urlò, poi si rivolse a Xantos –VOGLIO MASSIMA POTENZA AI MOTORI, PROVIAMO A INVERTIRE LA ROTTA!-

Il berelita si sedette al posto di comando, poi urlò di rimando al capitano

-NON POSSO I MOTORI NON REGGERANNO IL…-

-NON ME NE FREGA UN CAZZO, DAI PIENA POTENZA O GIURO CHE TI FACCIO FARE UNA VISITA ANTICIPATA NEL BUCO NERO- lo interruppe lo yuanita

-Ma…- tentò l’altro

-TIENITI I “MA” PER QUANDO SAREMO LONTANI DA QUI!- tagliò corto Mallix

-Piena potenza a tutti i motori…reggetevi, stiamo per ballare un po’…- confermò rassegnato Xantos

Mentre Verten si sedeva al suo posto, allacciandosi le cinture, fu quasi sicuro di sentire Mallix sussurrare qualcosa del tipo “ti prego, brutto pezzo di ferraglia, vedi di non esplodermi sotto il culo

 

RINGRAZIAMENTI

 

Allora… vi devo purtroppo informare che gli aggiornamenti verranno ulteriormente rallentati (Allora dovranno mettere la retromarcia…N.D.Tutti) a causa di alcuni problemi personali… comunque state tranquilli! Non abbandonerò questa storia!

 

CAILLEAN: ok sorella, lo so… non è stato così “presto” come doveva… comunque alla fine ho aggiornato, hai visto? Ti annuncio che fra un paio di capitoli lascerò l’azione per dedicarmi all’approfondimento dei personaggi

L_FY: no, per i disegni ho usato un programma che trovi al link che ho messo qua sotto…gli orecchini di Namibi dovevano essere sulla cresta, almeno in parte, ma con quel programma non era possibile…trovi Mallix inquietante? Io avevo provato a fare Quoth inquietante, ma devo aver sbagliato qualcosa…

GARRICK: già, in star wars non c’erano idioti del genere… considera comunque che ipersonaggi sono dell’autore, e quindi, se l’autore è idiota, anche i personaggi lo sono…

MUCCHILLA_CINGHILLO: il link per il programma delle faccine ve lo metto qua sotto… è facile da usare… potreste farci marian e soci…

NOESIS: ammetto che la battuta dell’androide è carina… volevo inserirla dall’inizio… forse ho fatto quel capitolo solo per inserire quella battuta XD… Beh… vedremo se riusciranno a salvarsi il culo prima di natale o se dovranno richiedere l’aiuto di Babbo Natale con renne e slitta annesse… Devo ancora decidere se Verten si stesse integrando con il gruppo… magari aveva solo una paura boia e voleva andarsene al più presto.

 

Ok, il programma con cui ho fatto le faccine, lo trovate qui: http://www.giorgiotave.it/avatar/avatar.htm

 

Divertitevi!

 

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Capitolo 22
*** capitolo 20 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 20

 

Quando Verten Tirji si sveglio, e la prima cosa di cui si rese conto fu di avere un fortissimo mal di testa, solo successivamente si accorse di essere dolorante un po’ in tutte le parti del corpo.

La prima cosa che si chiese fu quando e come avesse perso conoscenza. La risposta richiese molto più tempo di quanto ne avrebbe richiesto se il terrestre fosse stato in perfetta forma psico-fisica.

L’ultima cosa che ricordava era di aver violentemente sbattuto la testa, dopo essere stato sballottato confusamente nell’astronave dello yuanita.

Provò guardarsi intorno, ma la sua vista era ancora troppo appannata per consentire un’operazione del genere.

Tuttavia sentì una voce, una voce, metallica e piuttosto anonima.

-Signore, se non è di troppo disturbo la pregerei di star fermo-

Dopo poco la riconobbe.

Bob.

Ancora piuttosto scosso e frastornato dalla inaspettata dormita, fece come suggerito dal droide, rendendosi conto solo dopo un minuto che il medico stava ricucendogli un grosso taglio sulla parte destra del cranio.

Sfruttò il tempo in cui il robot lo ricuciva per farsi un’idea di dove fosse finito: senza dubbio era sulla nave di Mallix, più precisamente, nella piccola saletta che, all’arrivo di Bob era stata allestita a infermeria improvvisata.

La prima cosa che notò era l’assenza di luce.

Era quasi totalmente buio, l’ambiente era rischiarato solo dalla piccola lampada montata su un occhio di Bob che gli illuminava la testa… e non è che fosse propriamente un faro…

La seconda cosa che rendeva la stanza diversa dal solito, (e se ne accorse solo in seguito, data l’assenza di fonti luminose) era il disordine che ora vi regnava: le (poche) attrezzature mediche erano rovesciate a terra, il contenuto della cassetta di pronto soccorso era sparso per il pavimento, e il terrestre avrebbe scommesso che il lettino su cui ora era sdraiato fosse stato rialzato in seguito, perché probabilmente fino a poco prima giaceva a terra come qualsiasi cosa in quella piccola stanza.

Ma c’era anche un’altra cosa decisamente fuori dalla norma: il pavimento era inclinato, e questo poteva dire solo due cose; o il simulatore di gravità funzionava male, oppure erano atterrati… sicuramente non in uno spazioporto, altrimenti il terreno sarebbe stato totalmente piano….oppure entrambe le cose.

Dopo qualche minuto, il vecchio robot ebbe finito, cosicché lui potesse alzarsi, cosa che fece.

Ringraziò confusamente il droide e, aiutato dal medico, avanzò barcollando verso l’uscita dalla piccola sala.

Nella sala di comando, non si presentò davanti a lui un bello spettacolo: l’unica illuminazione erano le fioche luci d’emergenza, anch’esse prossime a spegnersi, e regnava lo stesso disordine dell’infermeria.

Mallix era appoggiato al tavolinetto, e trafficava nervosamente su un vecchio computer, facendo ogni tanto qualche domanda a gli altri membri dell’equipaggio, che stavano verificando le condizioni di tutte le apparecchiature della nave.

L’unico che Verten non vide era Xantos.

-Boss, il radar è andato, e la centralina elettrica è messa piuttosto male- disse Namibi sconsolato, avvicinandosi a Mallix –Inoltre, non arriva energia al sintetizzatore di frequenza… dev’esserci stato un corto- poi vide Verten uscire dall’infermeria –Ben svegliato, principessino, dormito bene?-

Verten, stanco, confuso,dolorante e sicuramente non dell’umore adatto alle battute di Namibi, esordì con un freddo

-Evitiamo commenti- si massaggiò la testa, stando ben attento alla ferita appena ricucita, si guardò attorno perplesso, poi aggiunse –Che diavolo è successo qui?-

-Mentre a Sua Maestà veniva la splendida idea di aprirsi una presa d’aria in testa, noi cercavamo di tirarci fuori dalle chiappe di quel dannatissimo buco nero… e alla fine, come puoi vedere, ci siamo riusciti, solo che… beh… abbiamo fuso due dei tre motori che ci rimanevano…-

In quell’istante, Xantos entrò nella nave dall’entrata principale, accompagnato da una ventata d’aria fredda, e cominciò a parlare

-fa un freddo cane, lì fuori…- constatò -l’ultimo motore è conciato male… abbiamo fuso la metà dei connettori e il sigillatore quantico è bruciato-

Namibi non fece una piega e proseguì il suo discorso con lo stesso tono sarcastico e vagamente arrabbiato -…due e mezzo, mi correggo, e abbiamo consumato praticamente tutta l’energia che avevamo, e, pensa che fortuna, siamo dovuti atterrare su questo fottutissimo pianeta, di cui non conosciamo nemmeno il nome, perché, nel frattempo, il radar e tutti gli strumenti di comunicazione se n’erano allegramente andati a puttane, e in più non sembra esserci uno straccio di città nel raggio di chilometri, a da quanto abbiamo visto all’atterraggio- prese fiato, facendo una lunga pausa –tutto chiaro, ora?-

-Lo dicevo che il terrestre ci avrebbe portato solo guai- esordì Sefer, cupa.

Verten subì la frecciata senza battere ciglio, e, ignorando la Vampire, si diresse verso il capitano, che lavorava sul vecchissimo computer, probabilmente l’unico ancora funzionante.

-Che fai?- chiese, guardando sullo schermo.

Il capitano, come gli altri, era piuttosto nervoso, gli lanciò un’occhiata velenosa (che, grazie ai suoi tratti da rettile, gli riuscì particolarmente bene) poi, togliendo le mani dalla tastiera in segno di resa, rispose:

-Cerco di capire dove diavolo siamo finiti… ma con questo scassone è praticamente impossibile- tirò un pugno sullo schermo del processore, l’immagine traballò un poco e poi tornò stabile, poi lo yuanita si rivolse a tutti i presenti –I consigli sono ben accetti…-

Per la seconda volta, dopo qualche momento di silenzio, l’esitante e metallica voce di Bob si fece sentire

-Spero mi perdonerete se ho agito senza richiedere il vostro permesso…- cominciò, interrompendosi appena gli sguardi degli astanti furono fissi su di lui, poi riprese, esitante

-…ma dato che mi avevate consentito di agire liberamente… ecco io…- altra pausa

-…tu?- lo esortò spazientito Namibi

-…ecco… io mi sarei permesso di eseguire…delle…scansioni…-

-E di cosa?- chiese curiosa Sefer

-…del pianeta… durante l’atterraggio… per capire la natura del posto… spero mi perdonerete…- altra pausa

-Vuoi dire che sai dove siamo?- Mallix era incredulo

-..beh… considerata l’angolazione del pianeta, la velocità di rotazione, il calore della luce solare, il sistema di satell…-

-DOVE CAZZO SIAMO?!?!!- sbottò il capitano, sbottando

-…Pianeta periferico di classe “C”*, Kar’Zer- concluse frettolosamente, l’intimidito Bob.

Calò un silenzio tombale.

Non si sentiva nemmeno il respiro dei presenti, l’unico rumore era lo scricchiolio della gamba finta di Bob.

Il silenzio durò per una decina di interminabili secondi, fino a quando Mallix, in preda a un attacco d’ira, scaraventò imprecando a terra il computer su cui stava lavorando, mandandolo in pezzi.

-Carceri! Questa galassia è piena di posti del cazzo, ma noi proprio su Carceri dovevamo finire!?- concluse, furioso.

Erano finiti su Carceri.

Il pianeta-prigione.

 

*Pianeta periferico di classe “C”:

I pianeti, come le persone, si dividono in “classi”, esistono i pianeti centrali e periferici: un pianeta centrale di classe “A” è un pianeta sotto il totale controllo della federazione, che contiene anche gli uffici amministrativi centrali della federazione… esiste un solo pianeta centrale di classe ”A”, ovvero Rijal, capitale della federazione.

Un pianeta centrale di classe “B” è amministrato da un delegato federale, sotto consiglio di altri delegati, che approvano o bocciano le proposte dell’amministratore, un pianeta centrale di classe “C” è identico ad uno di classe “B”, tranne per il fatto che i consiglieri non sono dei delegati della federazione, ma sono eletti fra le autorità locali.

Un pianeta periferico di classe “A” è governato dalle autorità locali, ma una delegazione federale è sempre presente per controllare l’operato del governo e comunicare eventuali carenze ad autorità competenti. Un pianeta periferico di classe “C” si differenzia da questo solo per il fatto che la delegazione federale NON è sempre presente, ma si presenta a scadenze annuali (prendendo come “anno” di riferimento quello del pianeta Rijal, che conta 435 giorni da 26 ore).

Un pianeta periferico di classe “C” è praticamente indipendente; il potere è affidato alle autorità locali, che ogni sei anni devono fare rapporto del loro operato (ma siccome non viene mai inviato nessuno a controllare, questo rapporto significa poco o nulla) il che non ne fa un posto molto accogliente, in quanto unisce l’anarchia totale delle outlands con il regime militaristico della federazione, in una sorta di anarchia militare.

 

LAZZARO! ALZATI E CAMMINA!

 

Come potete vedere, ho risuscitato questa storia dopo un’assenza ben troppo lunga… vorrei innanzitutto scusarmi con tutti coloro che la stavano leggendo e si sono trovati a corto di aggiornamenti, e in particolare Mucchilla e Chinghillo perché non ho recensito più la loro storia… ma non avete idea, la scuola mi sta uccidendo.

Evito di rispondere alle recensioni, perché, dopo una così lunga assenza, mi sembra stupido e insensato.

 

A presto (spero)

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Capitolo 23
*** capitolo 21 ***


BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

BLOOD TEARS ON A SILVER BLADE

 

Capitolo 21

 

Carceri era il pianeta-prigione per eccellenza.

Era periferico, e ben poche rotte incrociavano la sua orbita, cosa che lo rendeva sconosciuto a chiunque non avesse problemi con la legge o con altre forti autorità… anche se, bene o male, tutti avevano sentito parlare di Carceri.

Fra la gente comune spesso circolavano strane leggende… c’era chi diceva che il pianeta fosse abitato da una sconosciuta razza di alieni che tenevano soggiogate le menti degli abitanti, c’era chi asseriva che gli abitanti fossero invece tenuti in grosse gabbie, sotto il controllo di un despota sanguinario, c’era anche chi diceva che, semplicemente, la gravità del pianeta era troppo forte per permettere a qualsiasi astronave di allontanarsi… ma quella più accreditata diceva di atmosfere sulfuree, infiammabili e alcoliche che avrebbero fatto saltare in aria qualsiasi motore avesse tentato di accendersi…

Ad un’analisi più attenta, ci si può rendere conto di come queste ipotesi siano del tutto infondate.

Se fosse stata abitata da pericolosi alieni, la federazione non avrebbe aspettato un giorno, prima di far saltare per aria l’intero paese.

Un despota, inoltre, non avrebbe avuto alcun vantaggio a tenere in gabbia gli abitanti come bestie, per quanto pazzo e crudele potesse essere.

Se, invece, si prende in considerazione della forza di gravità ci si rende conto come sia impossibile tenere sempre accesi dei simulatori di gravità al fine di non finire spiaccicati al suolo… avrebbe richiesto troppa energia.

Anche l’ultima ipotesi, per questo stesso motivo, era del tutto infondata: sarebbe stato troppo costoso mantenere “sacche” d’aria in grado di contenere tutti gli abitanti.

Tutte queste leggende, però, collimavano in un punto.

Ovvero, sul fatto che fosse impossibile fuggire da Carceri.

E, certamente, questa non era una coincidenza.

Come non era una coincidenza che il vecchio nome del pianeta, ovvero “Kar’zer”, fosse ormai desueto e sostituito dall’amaramente ironico “Carceri”.

Il pericolo di carceri non erano pericolose bestie, guardie infernali, atmosfere mortali o pressioni atmosferiche devastanti.

Il pericolo di Carceri era più sottile.

Quello che pochi al di fuori del pianeta sapevano, era che questo globo periferico fosse governato in base a rigidissimi criteri e rapporti di vassallaggio, talmente intricati da far capitolare al suolo qualsiasi tentativo di precisa catalogazione.

Non c’era un’autorità centrale, sul pianeta, ma un consiglio, formato da cinque “Comanti”, ognuno a capo di una determinata attività del pianeta… in teoria i cinque Comanti avrebbero dovuto collaborare per il bene del pianeta, ma la cosa si ridusse a una assennata lotta di potere fra le famiglie (il potere dei Comanti era ereditario) di questi consiglieri, con continue prese e cadute di potere, talmente rapide che, se un giorno prima eri l’uomo più benvoluto della città, il giorno dopo potevi trovarti una daga armonica piantata allegramente su per la colonna vertebrale… ammesso di essere un vertebrato, ovviamente…

Queste lotte fra fazioni si articolavano su scambi di favori, pagamenti, alleanze fra le varie famiglie minori, che tentavano a loro volta di spodestare i Comanti per ottenere il comando.

Una cosa consegue da ciò.

Con chiunque tu ti alleassi, avresti sempre dei nemici, che a loro volta avrebbero alleati potenti, in grado di schiacciarti come una formica.

Ma i tuoi alleati avrebbero avuto alleati più potenti in grado di schiacciare i tuoi oppressori come formiche… e così via, fino ai cinque principali Comanti.

Un complesso ed articolato equilibrio, decisamente instabile, ma che, fra omicidi e episodi di guerriglia urbana, andava ormai avanti da molto, molto tempo. Erano quindi cinque le corporazioni principali che governavano il pianeta, ognuna delle quali, almeno formalmente, si occupava di una determinata area di competenza… ma anche qui, la divisione non era netta; ognuno aveva comunque un settore “nero” riguardante gli ambiti di competenza altrui… così, il Comante addetto alla difesa, aveva a disposizione ospedali che normalmente sarebbero spettati al Comante addetto alle opere pubbliche, tanto per fare un esempio.

Queste cinque aree di influenza erano: Difesa, Opere Pubbliche, Cultura, Progresso e Lavoro.

E come se ciò non bastasse, c’era un’altra cosa a complicare la situazione.

Il fattore di rotazione.

Carceri era terribilmente lento a ruotare su se stesso, di una lentezza quasi esasperante.

Impiegava più o meno 400 giorni di Rijal per compiere un solo movimento di rotazione.

Questo significava, ovviamente, notti che duravano mesi, inverni semi-perenni durante la notte che si trasformavano in infuocati deserti subito dopo l’alba… un inferno climatico.

E i nostri eroi avevano avuto la fortuna di capitare esattamente in mezzo alla notte, con una nave danneggiata e senza energia e senza alcun modo di comunicare con nessuno.

Già, perché questo fattore rendeva il popolo di Carceri un’umanità in continua migrazione, cosa che, ad ogni migrazione per seguire il sole, rischiava di invertire i delicati equilibri… c’erano città fisse, ovvio, ma venivano abbandonate al tramonto, sostituite da centri abitativi sul lato dove il sole sorgeva… ed era durante questi spostamenti che si rischiava di più… in queste situazioni di semi-anarchia, dove nessuno aveva più la protezione di un clan, di una famiglia, di una corporazione, la sopravvivenza della propria posizione sociale (e, a volte, anche della propria persona) era più una scommessa che altro.

Se poi si esclude che la sopravvivenza nelle regioni “notturne” era praticamente impossibile.

Non c’era energia solare da cui trarre energia, di conseguenza non c’era nemmeno energia eolica, e la mancanza di combustibili naturali (le piante, ovviamente, non crescevano) suggellava il tutto…

A meno che non si fosse in grado di contattare qualcuno, le probabilità di sopravvivenza erano piuttosto scarse.

Queste furono, più o meno, le informazioni che Bob fu in grado di carpire dalla rete satellitare del pianeta durante il rovinoso atterraggio d’emergenza, si può immaginare che l’umore dell’equipaggio non fosse dei migliori.

Ci fu un buon minuto di tesissimo e ben poco rassicurante silenzio dopo che il droide ebbe terminato la sua relazione, una sola parola, provenne, poi, dalle semiserrate labbra di Mallix:

-Andiamo!-

-Le informazioni sono state inviate agli Umbratilis, attendo risposta- disse l’Heleghita dalla pelle nera che, seduta al posto di comando della corazzatissima nave da guerra, premeva con sicurezza tasti del computer di bordo.

-Bene… spero non ci ordinino di scendere in quella fogna…- Chalideas guardò fuori da uno stretto oblò il grosso pianeta dove, poco prima, la nave che trasportava il loro obbiettivo era miseramente precipitata. –Carceri non è decisamente il posto migliore dove operare…-

-Lascia perdere, Chal, saranno già belli e spacciati, dopo un botto del genere- aggiunse Feherul –la loro nave sarà esplosa…-

Come al solito, BGK lo contraddisse:

-C’è circa il 30% delle possibilità che siano atterrati incolumi, ergo, è bene controllare-

Feherul si girò e borbottò qualcosa che somigliava vagamente a degli insulti, poi aggiunse –Ma muori proprio dalla voglia di scendere in quel bordello?-

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L’accenno di litigio fu interrotto dal segnale acustico che indicava l’arrivo di un nuovo messaggio, tutti e quattro i presenti si girarono verso lo schermo, leggendo in silenzio.

 

Indirizzato a: Veicolo da guerra 2365

Inviato da: Il macchinista

 

Visti i recenti sviluppi, l’obbiettivo della missione è cambiato.

Lo scopo finale non comprende più la cattura e la reclusione del soggetto B345, Verten Tirji, bensì la sua eliminazione immediata, con qualsiasi mezzo e a qualsiasi costo.

Sarebbe bene eliminare il soggetto prima che possa avere qualsiasi tipo di contatto con i nativi del pianeta.

Dati i recenti avvenimenti, il grado di importanza del soggetto sale a 25.

 

-MA E’ RIDICOLO!- Sbottò Feherul finendo di leggere il messaggio

-Indubbiamente, si tratta di una situazione inusuale- Disse invece una sottile voce sibilante che fece girare tutti dalla sorpresa; Quoth era, come al solito, arrivato alla spalle degli astanti e aveva letto il messaggio senza che nessuno si accorgesse  della sua presenza –è raro che, solo per essere sbarcato su un pianeta periferico come questo, l’importanza del soggetto salga a tal punto… ed è altrettanto raro che non ci venga spiegato il perché…-

-Calmi, calmi… un messaggio così telegrafico avrà un suo scopo, i nostri dubbi verranno chiariti, prima o poi…- Tagliò corto Chalideas

“spero”, aggiunse mentalmente.

 

RINGRAZIAMENTI

 

Eccomi qui^^

Tornato dopo secoli e secoli di pigrizia, scuola e mancanza di idee ho finalmente rimesso mano a questa storia… spero di riuscire a mantenere gli aggiornamenti regolari… per ora, beccatevi stò capitolo e crogiolatevi nell’attesa.

 

Bye!

 

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