L'amore di un angelo custode

di soso95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rinuncia per amore ***
Capitolo 2: *** L'incidente ***
Capitolo 3: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 4: *** Un mazzo di fiori per chiedere scusa ***
Capitolo 5: *** Il malinteso ***



Capitolo 1
*** Rinuncia per amore ***


Primo Capitolo

 

Rinuncia per amore

 

Con le lacrime agli occhi ho rinunciato alle ali uccidendo l'angelo che ero

e allo stesso modo sono rinata in un corpo che non mi apparteneva”

 

Era una bellissima mattina in paradiso e io mi ero svegliata prima che venisse a chiamarmi mia madre, il giorno che tanto attendevo era finalmente arrivato, non mi sentivo così piena di energie dal giorno della mia prima lezione di volo.

Mi sono precipitata in cucina dove mia mamma stava preparando la colazione.

<< Buon giorno mamma! >>, le dissi con un sorriso a trentadue denti.

<< Sei pronta? >>, annuisco energicamente con la testa mentre addento un pancake.

<< Quando hai la riunione? >>.

<< Alle 9.30>>, rispondo con la bocca ancora piena.

<< Vado a vestirmi >>, dissi e mi alzai da tavola.

Vado ditta di sopra in camera mia, apro il mio armadio a due ante e inizio a frugare dentro e a scartare tutti i vestiti che non mi va di mettere.

No, no, aspetta questo... no, uffa non so cosa mettere!”, a questo punto sono disperata cosa posso mettere per la riunione con Dio?

È il giorno del mio affidamento e non ho niente da mettere, intanto, come sempre quando ho bisogno di aiuto, entra mia mamma in camera e si siede sul letto ormai coperto dai vestiti “scartati” e facendo spazio fra quel casino mi fa segno di sedermi.

<< Uffa non so cosa mettere mamma... >>, dissi con sconforto.
<< Che ne dici di mettere il mio vestito bianco e oro che ti piace tanto? >>, il mio viso si illumina d'immenso come la poesia scritta da quell'uomo, aspetta come si chiamava... a si Giuseppe Ungaretti, che razza di poesia è?

Non ha senso, ma comunque non è tempo di restare molto a pensarci.

<< Davvero?! Grazie mamma, grazie!! >>, fu la mia risposta.

Dieci minuti dopo ero in bagno con il vestito addosso che cercavo di domare i miei capelli ricci, quando mia mamma mi dice qualcosa che non capisco e allora esco dal bagno e vado in sala.

<< Cosa hai detto mamma? >>, le dissi.

<< Ho detto, prova a tenerli su con il fermaglio ad ali che ti ha regalato papà >>.

Provai, come disse lei, a mettere il fermaglio dorato a forma di ali che mi aveva regalato papà il mese scorso, devo ammettere che era molto carino, poi quei fili d'oro che scendevano e che si mescolavano ai miei capelli rossi davano un tocco in più al mio look, finalmente ero pronta!

Uscii dal bagno e mi precipitai alla porta per uscire, ma mia mamma mi chiamò.

<< Vieni qui e fatti vedere >>, mi disse.

Allora tornai indietro ed entrai nel salotto, i suoi occhi azzurri emanarono un bagliore strano appena mi vide e poi sembrava quasi che stesse per piangere.

<< Come sei cresciuta, sembra ieri il giorno del tuo primo volo e adesso stai per diventare l'angelo custode di un umano >>, disse con voce strozzata, ok confermo, stava davvero per piangere!

Potevo capirla ma mi sentii imbarazzata e non sapevo cosa dire.

<< Devo andare o farò tardi >>, e così me la filai da quella scena imbarazzante.

Non ci posso credere stavo per essere affidata ad un bambino che da li a poco sarebbe nato e sarei scesa per la prima volta sulla terra, ero emozionatissima, arrivi alla grande casa divina ed entrai, vidi che c'erano altri angeli che come me stavano per ricevere un protetto, nessun volto mi era familiare.

<< Sei qui per l'affidamento di un protetto? >>, dissi ad un angelo dai capelli biondi e le ali possenti.

Lui si voltò mostrandomi due enormi occhi azzurri, forse i più azzurri che avessi mai visto in tutto il paradiso.

<< Si, comunque piacere sono Gabriel >>, disse con un enorme sorriso, a quel punto io avrei dovuto rispondere qualcosa del tipo piacere mio Gabriel ma sentii uscire dalle mie labbra qualcosa tipo “Ah ciao...”, credo di essere diventata stupida solo guardandolo, ma credetemi chiunque lo sarebbe diventato di fronte a quell'angelo, rimasi assorta nei miei pensieri, che più o meno riguardavano lui, quando una voce, che solo dopo io associai a Dio, disse il mio nome a quel punto mi ripresi e andai verso il trono che davanti aveva lo specchio liquido che portava gli angeli al mondo degli umani e nel quale si vedeva il futuro del protetto, in questo caso del mio, lui mi disse di prendere lo specchio portarlo a casa e di osservare attentamente la vita di quel bambino e io così feci, ma credo che fu il mio più grande sbaglio, probabilmente sono stata l'unica in tutti questi secoli ad essere cascata nel sentimento più vecchio e potente, l'Amore.

 

Nei giorni seguenti scoprii che il mio protetto si chiamava Chris e che sarebbe nato il 31 Aprile di quello stesso anno, il bambino sarebbe cresciuto e sarebbe diventato un bellissimo ragazzo, e quel bellissimo ragazzo, da uno specchio che mi mostrava il futuro, con uno sguardo mi rapì il cuore.

Ogni sera segnavo sul calendario, con una X, i giorni che passavano, quella sera segnai l'ultima dei dieci giorni che mancavano alla sua nascita, ero pronta, adesso bastava aspettare il momento della nascita e poi lo avrei visto, poche ore ormai mi separavano da lui.

Erano le 5.21 quando lui venne al mondo e a quell'ora spaccata io scesi ad accoglierlo, quella piccola creatura non sembrava lo stesso Chris che avevo visto nello specchio ma sapevo che era lui, lo sentivo, le palpitazioni che avevo me lo dicevano, il mio cuore impazzito me lo urlava ed io non potevo fare altro che seguire le mie emozioni.

Il secondo giorno scesi sulla terra a giocare con lui entrando nei suoi sogni e li lo tenevo tra le mie braccia, lui sorrideva e rideva di gusto ogni qualvolta lo portavo su in volo con le mie soffici ali piumate, dopo, quando lo svegliavano per fargli mille coccole e le foto, io tornavo su e parlavo di lui ai miei genitori sempre con un sorriso stampato sulle labbra, ero troppo felice per accorgermi che i miei si scambiavano sguardi preoccupati, temevano quello che era già successo e di cui io non avevo detto una parola.

La sera scesi di nuovo in terra ed entrai in un sogno di Chris, sta volta lui era più grande anche se sempre bambino.

<< Chi sei tu? E perché tu puoi volare e io no? >>, mi disse guardandomi con sospetto.

<< Io sono il tuo angelo custode e ti proteggerò sempre e poi anche tu qui puoi volare >>, gli risposi con un sorriso,

Il piccolo Chris non mi parve convinto e infatti continuò a fare domande.

<< Come ti chiami? >>.

<< Mi chiamo Loren >>, risposi con un sorriso e poi il sogno svanì e io tornai in paradiso.

 

Nei giorni a seguire scesi sempre a giocare con Chris e quando ero in paradiso passavo il mio tempo libero a leggere libri alla biblioteca del palazzo divino, leggevo libri dal titolo tipo “come rinascere umani” o “I sentimenti di angeli e uomini” o giù di lì, in un libro lessi che se un angelo diventava umano veniva considerato un angelo caduto ovvero un Demone, non sarebbe più potuto diventare un angelo e non poteva più mettere piede in paradiso, ogni angelo divenuto umano avrebbe sempre visto le sue ali ma non le avrebbe mai più riavute, praticamente un tormento eterno, ogni angelo caduto vive con il rimpianto, per diventarlo bisognava rompere lo specchio liquido una volta dall'altra parte e poi bisognava entrare dentro un feto quasi alla nascita, mi interruppi perché sentii la campana dell'orologio della grande piazza che segnò diciannove rintocchi, era tardi dovevo tornare.

La sera a tavola parlai poco, avevo la mente occupata da quei pensieri.

Da quel giorno tutte le notti sognavo il paradiso e la caduta, la mia caduta, non riuscivo a tornare su, le ali stavano bruciando e io precipitavo sempre più giù e poi mi svegliavo di soprassalto tutta sudata.

Era il 20 maggio quando alla fine presi la mia decisione, a che mi serviva il paradiso se lui non c'era e se con lui potevo andare ovunque?

Ormai avevo deciso quella notte sarei andata sulla terra e avrei fatto la mia rinuncia, durante la giornata andai in biblioteca dove incontrai Gabriel.

<< Hey Gabriel! >>, gli dissi, ormai i suoi occhi non avevano più effetto su di me.

<< Tu guarda chi si vede, Loren, allora come va? >>.

<< Va bene, allora come si chiama il tuo protetto? >>.

<< Protetta, è una bambina si chiama Aurora >>.

<< Che bel nome! >>.

<< E il tuo so che è un bambino, come si chiama? >>.

<< Chris >>, risposi con un sorriso.

<< Scusami adesso devo andare da lui ci vediamo Gabriel >>, così dicendo andai sulla terra e entrando in un sogno di Chris gli annunciai la notizia.

<< Chris devo dirti una cosa... >>.

<< Dimmi >>, disse il bambino.

<< Da domani io sarò una come te, solo ricordati di me quando diventerai grande perché un giorno ci rincontreremo e sarò sempre li a proteggerti, te lo prometto >>.

Lo abbracciai forte e poi lo lasciai con il dubbio se avesse capito e se davvero se lo sarebbe ricordato un giorno, questo non potevo saperlo purtroppo.

Tornata in paradiso passai il resto della mia giornata in camera mia, guardandola bene per non dimenticarmi di niente, poi cenai in silenzio e la sera lavai i piatti con mia mamma.

<< Ti voglio bene mamma >>, le dissi così di punto in bianco senza un perché preciso, poi la abbracciai.

<< Anch'io tesoro >>, rispose.

Quella sera andai in camera dei miei mentre loro due dormivano e lasciai un lettera con dentro scritto:

 

Mamma, Papà, ho deciso di diventare un angelo caduto per amore, non tornerò mai più indietro, perdonatemi.

Addio, vi voglio bene, Loren.

 

La lasciai li e corsi in camera, erano già le 3.00 del mattino, entrai nello specchio liquido.

<< Non ho bisogno del paradiso, il mio Paradiso sei tu Chris! >>, gridai come se lui potesse sentirmi, poi mandai in frantumi lo specchio liquido e iniziai a volare verso l'ospedale dove io stavo per rinascere, arrivata sopra la stanza iniziai a precipitare, sentivo le mie ali bruciare, io chiusi gli occhi e le lacrime sormontarono il mio viso mentre andavo sempre più giù.

Quella stessa sera, mentre alle 3.14 io riaprivo gli occhi e piangevo nel corpo di una bambina umana, la pioggia lavava via la polvere che rimaneva delle mie soffici ali piumate oramai perse per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** L'incidente ***


Secondo Capitolo

 

L'incidente

 

Solo quando stai per perdere una persona ti accorgi davvero

di quanto vuoto lascerebbe dentro di te se lei non ci fosse”

 

 

<< Loren, tesoro svegliati o farai tardi >>

Questa era mia madre che mi chiamava dolcemente, si certo dentro un mio sogno però, visto che lei mi chiamava dal salotto urlandomi che se non mi fossi alzata entro tre minuti sarebbe venuta a buttarmi giù dal letto lei stessa.

<< ARRIVO! >>, le gridai di rimando.

<< MUOVITI! NON VORRAI FARE TARDI IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA! >>.

<< MI STO VESTENDO! ARRIVO! >>, in realtà ero in pigiama seduta sul mio letto che sembrava un campo di una battaglia e pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto essere ancora in vacanza, alla fin fine però il primo giorno di scuola non si fa mai niente quindi era divertente e poi non vedevo l'ora di rivedere i miei compagni, in fondo ci andavo solo per quello o almeno era così che la pensavo io.

Mi alzai un po' più motivata di prima e mi misi a frugare nell'armadio da dove tirai fuori un paio di jeans, una maglietta a maniche corte con su scritto qualcosa in inglese e una felpa, li indossai, togliersi il pigiama e indossare i jeans e stato un vero trauma erano congelati, infine misi le scarpe e scesi rumorosamente dalle scale facendo sfasare mia madre.

<< Era ora, ti ho chiamato più di 15 minuti fa! >>, disse vedendomi entrare in cucina.

Certo come no, pensai, le mamme, per loro le 7.00 sono le 7.45 per non dire le 8.00 e poi invece quando devi fare qualcosa di estremamente importante e vuoi uscire prima di casa ti dicono “Non ti preoccupare c'è tempo” e va a finire che arrivi in ritardo, valle a capire, per il resto era davvero tanto dolce e tanto buona.

Quella mattina mi aveva preparato il latte e aveva apparecchiato la tavola come sempre con cereali, cacao, biscotti e zucchero, anche se sapeva bene che io spesso mettevo solo il cacao, forse anche troppo, e bevevo il latte senza toccare il resto.

Appena ebbi finito di bere il latte guardai l'orologio, le 7.35, dieci minuti ancora e poi uscivo di casa per andare a scuola in bici, andai in bagno mi lavai la faccia e mi misi un po' di rimmel, non mi truccavo mai, un po' perché non avevo voglia e un po' perché preferivo essere naturale, mi sistemai i miei capelli rossi bagnandoli con un po' d'acqua così che si arricciassero di più, mi misi uno o due spruzzi di profumo, quello nuovo di mamma, Dior e uscii dal bagno mi diressi verso l'uscita presi le mie chiavi, di casa e della bici e salutai mia mamma.

Fuori faceva freddo per essere settembre il che è strano qui a Diamante visto che c'è il mare, presi la bici e mi dirigei verso la scuola delle belle arti, la mia scuola, per arrivarci dovevo fare una stradina stretta e buia, passare dalla piazza del paese, infine percorrere tutta la strada del lungomare ed entrare nel parco dove c'era la mia scuola, già la mia scuola si trovava in prossimità del mare e infatti molti dei miei dipinti lo rappresentavano.

Arrivata a scuola vidi un sacco di miei compagni e mi unii a loro.

<< Hei Loren che hai fatto in queste vacanze estive? >>, mi chiese George, uno che si credeva figo ma non lo era affatto, lo ignorai, non parlo mai con lui anche perché mi fa il filo da un anno, non avevo mai avuto una storia seria con un ragazzo, si ero uscita con qualcuno ma nessuno mi faceva togliere dalla testa Chris, ormai erano passati 16 anni dall'ultima volta che lo avevo visto, che io sappia viveva a Diamante però io non l'ho mai visto qui, che si fosse trasferito?

Non lo sapevo, eppure lo amavo ancora...

<< Ciao non si saluta più?! >>, era la voce di Aurora, la mia migliore amica e sorella, anche se non di sangue.

<< Ciao Mes! >>, le dissi abbracciandola.

Mes era il soprannome che ci eravamo date, sta a significare Me Soru che significa mia sorella in siciliano e che lei mi aveva spiegato tempo fa.

Aurora, detta Rory, è siciliana e si è trasferita qui quando aveva 5 anni e da allora è una calabrese come me, lei è la tipica ragazza del sud, carnagione scura, capelli mossi e scuri, occhi grandi e scuri e labbra carnose e di un rosso vivido, è bellissima, anche se lei non mi crede mai quando glielo dico, le voglio un bene dell'anima.

Lei e io condividiamo tutto, purtroppo anche la stessa situazione familiare, infatti i suoi come i miei sono separati, solo che lei vive con il padre e io con mia madre, l'ho conosciuta per la prima volta qui a scuola, credo infatti che sia l'unica cosa positiva che mi è successo tra queste mura.

A dirla tutta lei mi ha confessato un po' di tempo fa che io la intimorivo, invece lei a me era piaciuta subito, iniziammo a parlare perché io le davo una mano coi suoi disegni quando potevo, anche se i prof ci beccavano sempre, quando in un quadro o un disegno c'era il mio zampino si vedeva, o così dicevano.

<< Allora ti sei divertita da tua madre in Sicilia? >>, le chiesi.

<< Si dai... non male ma, non era lo stesso senza te >>, mi disse un po' abbattuta.

<< Piuttosto le hai fatte le tavole? >>, mi disse per cambiare discorso mentre ci avviavamo verso la nostra classe, stavo rispondendo quando a un tratto sentii qualcuno parlare di me.

<< Ma hai visto come si è vestita oggi la rossa?! >>.

<< Si, mamma mia non ha per niente stile quella ragazza! >>.

Erano il gruppo di Nina e le sue amiche che come sempre sparlavano di qualcuno e quella qualcuno adesso ero io.

Io passai davanti a loro e le ignorai completamente, cosa che Rory mi rimproverò, per modo di dire.

<< Ma perché non gliene hai dette quattro? >>, mi stava infatti dicendo.

<< Non mi interessa ciò che pensa Nina e il suo gruppo di oche, per quello non gli dico niente >>.

A Nina il mio atteggiamento non piacque per niente tanto è vero che poi si mise di impegno per rendermi la vita impossibile, aveva provato a farmi arrabbiare un sacco di volte senza mai riuscirci, se era al posto mio Rory le avrebbe messo le mani addosso, peccato che poi Nina lo avrebbe detto al suo paparino e viziata per com'era lui avrebbe fatto casino per difendere il suo angioletto, che a suo parere non faceva mai niente di male, e sarebbe pure riuscito a farti sospendere per almeno dieci giorni.

 

<< Ma come fai a essere così calma? >>, mi chiese a fine giornata Rory.

<< Semplicemente non mi interessa >>, le risposi allora.

<< Quando l'interesse è minimo allora l'offesa è zero >>, aggiunsi con un sorriso.

<< Vabbè adesso vado, ciao Mes >>, mi disse.

<< Ciao, a domani >>.

Saltai in sella alla mia bici e iniziai a pedalare velocissimo, amo andare in bici sembra quasi di volare, con il vento che ti scompiglia i capelli e l'aria che ti entra nei vestiti, chissà se agli altri angeli caduti piaceva andare in bici, chissà magari provavano la mia stessa sensazione, vedevo ancora le mie ali proprio come scritto nel libro che avevo letto prima di prendere la mia decisione, solo che nel libro non c'era scritto che avrei potuto vedere tutti gli angeli custodi e che ci avrei potuto parlare, infatti ora parlavo con il mio vecchio amico Gabriel che era l'angelo di Rory, faceva bene il suo lavoro e credo che mi odiasse un po' visto che ero un Demone adesso.

Quando sono arrivata a casa mia mamma non c'era, mi aveva lasciato un bigliettino attaccato sul frigorifero c'era scritto: “torno tardi preparati qualcosa da mangiare e non mi aspettare”.

Era un'altra di quelle giornate in cui mia mamma faceva gli straordinari ed io stavo a casa ad annoiarmi, presi il cellulare e vidi che c'erano due chiamate, una di mia mamma e l'altra del papà di Rory, che avesse chiamato lei?

Provai a chiamarla sul cellulare ma era spento.

Iniziai ad agitarmi, allora provai a chiamare il padre.

Il telefono suonava a vuoto.

<< Dai rispondi! >>.

<< Pronto Loren sei tu? >>, rispose la voce al telefono.

<< Si pronto mi ha chiamato per caso lei Marco? >>, chiesi.

<< Si ti ho chiamato è un'emergenza vieni subito all'ospedale Aurora ha avuto un'incidente! >>.

A quelle parole mi sentii mancare.

<< Arrivo subito! >>, dissi chiudendo la chiamata.

Mi precipitai fuori dalla porta che chiusi solo con due giri di chiave e mi misi subito in sella alla bici, pedalai il più veloce possibile, arrivata in ospedale la parcheggiai alla meno peggio senza chiuderla con la catena ed entrai.

<< Dov'è la stanza di Aurora Panebianco? Ha avuto un incidente oggi >>, dissi a un'infermiera che era seduta a una scrivania alla reception.

Lei digitò qualcosa sul computer, forse il nome che le avevo appena detto, e poi mi guardò.

<< Stanza 372, al primo piano, secondo corridoio a destra >>, disse infine.

<< Grazie mille >>.

Iniziai a salire le scale due gradini alla volta, arrivata in cima seguii le istruzioni dell'infermiera.

<<369, 370, 371, 372, eccola!!>>, entrai con le lacrime agli occhi, lei era li sdraiata su un letto d'ospedale con una flebo attaccata e la testa fasciata, sul corpo aveva qualche livido ma per il resto sembrava stare bene.

<< Mes... >>, mi disse con un filo di voce.

Io le andai vicino e le lacrime iniziarono a scendermi rigandomi le guance rosse per la corsa fatta con la bici.

<< Non piangere, sto bene, ho solo qualche livido >>, mi disse con un sorriso appena accennato.

Che ragazza forte che è, pensai.

<< Ho avuto paura di averti persa per sempre... >>, gli dissi fra le lacrime e qualche singhiozzo.

A quel punto entrò un dottore insieme a un ragazzo, forse uno stagista, allora mi alzai e il ragazzo mi accompagnò fuori.

<< Non ti preoccupare starà bene, ha solo qualche livido, tra due o tre giorni massimo potrà tornare a casa tranquillamente >>, disse.

Lo ringraziai e andai verso il bagno, insieme a Gabriel a cui avevo fatto cenno di seguirmi.

<< Tu dove cazzo eri!! Eh? Dove cazzo eri mentre le succedeva questo?! >>, ero furiosa a che serviva un angelo custode se non ti protegge o se non c'è in momenti come questi?!

Se avessi potuto lo avrei preso a pugni, peccato che il suo corpo era fatto di spirito e non di carne, o almeno qui sulla terra.

Lui non rispose, non poteva era in torto, si limitò a stare zitto con la testa china, come se le mie scarpe tutto d'un tratto fossero diventati la cosa più interessante che c'era sulla terra.

Decisi di lasciarlo perdere e tornai da lei.

<< Adesso vado a casa >>, le dissi.

<< Domani passo a trovarti dopo scuola ok? Guarisci presto Mes >>.

Tornai a casa a piedi, qualcuno mi aveva fregato la bicicletta ma non mi importava, l'unica cosa che conta è che Rory stia bene.

Si era fatto tardi quando entrai a casa, mia mamma non era ancora tornata, andai in camera mia, mi sdraiai sul letto e con le lacrime agli occhi mi addormentai.

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Capitolo 3
*** Uno strano incontro ***


Terzo Capitolo

 

Uno strano incontro

 

Non ci sarà mai il paradiso per te,

né in cielo né in terra!!!

 

 

Quando mi svegliai c'era mia mamma che mi fissava.

<< Perchè piangevi? >>, mi chiese.

<< Io non... non stavo piangendo >>, mentii.

<< Cosa vai a pensare Mà e solo che... >>.

<< Cosa c'è angelo mio? >> disse.

<< E solo che Rory ha avuto un'incidente ieri... >>, le dissi in fine.

Lei mi guardò con quegli occhi stanchi e tristi, era questo che volevo evitare, odio quando diventa triste.

<< Ma adesso sta bene
, non preoccuparti Mà, oggi vado a trovarla dopo scuola quindi non mi aspettare>>, le dissi in fine, a quelle parole lei tirò un sospiro di sollievo e la luce di sempre tornò a splendere nei suoi occhi.

Lei uscì dalla stanza e io mi preparai per andare a scuola.

 

  La scuola era una noia mortale senza Rory e come se non bastava Nina continuava a rompere, forse aveva ragione Rory, forse avrei dovuto fare qualcosa ma non era da me.

<< Hey Rossa che c'è quella stronza della tua amica ti ha abbandonato oggi? >>, mi disse Nina.

Io sapevo controllare bene la mia rabbia, ma oggi ne avevo accumulata troppa e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Mi girai di scatto, la inchiodai agli armadietti tenendola incastrata tra il muro e il mio braccio sinistro, aveva paura, gliela leggevo negli occhi, il suo respiro si fece affannoso e io la guardai dritta negli occhi e a quel punto sferrai un destro contro di lei ma presi gli armadietti a lato della sua faccia.

<< NON GIUDICARLA SE NON SAI PERCHÈ NON È QUI!! HAI CAPITO!! >>, le dissi.

Lei tremava, avevo ammaccato l'armadietto dietro di lei a pochi centimetri dalla sua faccia, tutti si erano ammutoliti e mi guardavano terrorizzati, non ci badai più di tanto.

Tornai in classe come una furia, poco dopo suonò la campanella ed entrò la Russo che insegnava pittura, ci affidò un compito per quell'ora, ci disse di dipingere qualsiasi cosa purché rispecchiasse i nostri sentimenti, era da lei un compito del genere le piaceva conoscerci così.

Presi i pennelli e iniziai a dipingere una creatura oscura, ero io.

Alla fine dell'ora venne da me e mi sussurrò qualcosa ad un orecchio.

Non risposi, presi la mia roba e me ne andai.

La scuola era finita per oggi, come promesso andai da Rory.

Raggiunto l'ospedale entrai e salii al primo piano, stavo per entrare nella stanza di Rory quando la maniglia si abbassò e dalla porta uscì quel ragazzo, lo stagista, mi salutò con un sorriso e se ne andò.

<< Permesso! >>, dissi aprendo piano la porta.

<< Mes! Che bello che sei venuta!! Ti devo raccontare una cosa >>, mi disse con uno di quelli suoi splendidi sorrisi.

<< Dimmi tutto!! >>, le dissi sorridendo a mia volta.

<< Hai presente il ragazzo dell'alta volta? >>.

<< Si, lo stagista >>, risposi.

<< Si chiama Jeson e non è uno stagista >>.

<< A no?! >>, dissi perplessa.

<< No è il figlio del padrone dell'ospedale >>.

<< E...? continua dai!! >>.

<< Mi ha dato il suo numero!! E oggi è stato a farmi compagnia qui nella mia stanza >>.

<< Ho notato, cioè ma è fantastico!! >>, le dissi con un po' di finto entusiasmo, pensavo ancora a ciò che era successo oggi, mi sentivo diversa, non che non mi sentivo già così visto che in fondo sono diversa, ma sta volta era un diversa in senso negativo, non so come spiegarlo...

<< E tu che mi racconti? Novità?! >>, mi riportò alla realtà.

<< Come?! Ah no nessuna, la scuola è una noia mortale senza te quando torni?!! >>.

<< Domani pomeriggio mi dimettono, non vedo l'ora! Sai è una noia anche qui... >>.

BEP-BEP.

Un messaggio mi era arrivato al cellulare.

Qst te la fcc pagare!!!”, che tradotto sarebbe “Questa te la faccio pagare!!!”, questa era Nina, che avesse detto qualcosa al paparino??

Non mi importava ormai ero in ballo, mi sarei presa qualsiasi responsabilità.

<< Chi è Mes? >>, mi chiese Rory.

<< Mia mamma, vuole che torni a casa, meglio che vada si sta facendo buio, ciao Mes >>, le diedi un bacio veloce sulla fronte e uscii dalla stanza.

 

Giù in strada faceva freddo, la strada era un po' lunga, così mi misi le cuffie nelle orecchie e iniziai a camminare a ritmo di musica.

Passando di fronte alla spiaggia decisi di fermarmi e di rilassarmi un po' così tolsi le cuffie e staccai la musica.

Il mare era burrascoso, era arrabbiato proprio come me, il cielo ormai era buio, il sole se n'era andato da almeno una ventina di minuti e la pallida luna aveva preso il suo posto.

La luna mi influenza, e quella sera era piena e mi rendeva triste...

<< Chris dove sei? >>, dissi sussurrando.

<< Mi manchi... >>.

Le onde del mare invadevano prepotenti il silenzio in cui mi ero rinchiusa e risuonavano dolcemente quasi a volermi cullare e li con quello stesso suono si persero le parole che avevo appena pronunciato.

Stavo sprofondando nella tristezza quando mi chiamò mia mamma.

<< Dove sei? Ti rendi conto di che ore sono?! >>, disse, sembrava parecchio arrabbiata.

<< Sono per strada sto arrivando >>, dissi con la voce più allegra possibile.

<< Sbrigati!! >>, mi riattaccò il telefono in faccia.

Mi alzai mi tolsi la sabbia di dosso e mi incamminai di nuovo verso casa.

Senza il mare e con la luna piena incombente su di me mi sentii davvero tanto triste e in più io, come ciliegina sulla torta, mi ascoltavo le canzoni di Alessandra Amoroso che avevo sul cellulare.

Ero quasi arrivata, mi tolsi gli auricolari e con il silenzio della sera percorsi l'ultima stradina prima di arrivare a casa, camminavo tranquillamente quando un rumore mi spaventò, mi girai di scatto e sentii l'adrenalina salire.

<< Chi c'è?! >>, chiesi nel buio.

Il silenzio fu la risposta che ottenni.

Decisi allora di camminare più velocemente, ma non abbastanza da evitare un motorino che stava passando a tutta velocità.

Quest'ultimo frenò di botto mentre io ero paralizzata dalla paura, il motorino scivolò per terra con il guidatore sopra, allora mi ripresi e gli andai incontro.

<< Stai bene?! >>, chiesi.

Il tipo rise, era un ragazzo, riuscii a capirlo solo dal corpo poiché teneva ancora il casco indosso.

<< Ridi? Potevi uccidermi!! >>, dissi furiosa.

<< Sei tu che attraversi senza guardare!! >>, disse lui accusandomi.

<< Sei un bel maleducato!! Togliti il casco almeno!!! >>.

<< Che caratterino! >>.

<< Non è giornata, non mi stuzzicare!! >>.

<< Che paura!! >>.

<< Vaffanculo!!! >>, così dicendo me ne andai.

Prima di aprire la porta mi preparai a subire la ramanzina.

La mamma era li seduta al tavolo della cucina era arrabbiata?

No, strano ma non lo era, preoccupata?

Si da morire!!

Silenzio. C'era tensione nell'aria.

<< Dove sei stata? >>.

<< Da Rory... te lo avevo detto che sarei andata da lei... >>.

<< Non mi dire bugie, ho chiamato Aurora e mi ha detto che sei andata via per le 5 dall'ospedale... >>.

<< Si sono andata in spiaggia dopo e ora sono qui... ero li quando mi hai chiamato... >>, le dissi.

Il suo viso si rilassò, mi chiesi il perché di tutte quelle domande ma mi limitai a salire in camera.

 

Chissà chi era quel maleducato!!

Magari lo rivedo così posso chiedergli scusa, l'ho trattato male, ma ha iniziato lui!

Ma che importanza ha adesso?!

Oggi la Russo mi ha chiesto il perché di quel disegno, come facevo a spiegarle che quell'angelo nero sono io?!

Non potevo... Oggi Rory era davvero felice di aver parlato con quel ragazzo, come si chiamava?

Ah si Jeson, me la porterà via??

Non voglio rimanere sola, non di nuovo...

Però lei è felice quando parla di lui, chissà...

Gabriel non mi parla più adesso, ci credo gliene ho dette quattro l'altra volta ma... forse... forse sono stata troppo dura con lui, domani mi scuserò.

Cosa mi sta succedendo?!

L'angelo che è in me... che fine ha fatto?...

Chiusi gli occhi e mi ritrovai in un sogno.

 

<< TI PREGO FERMATI!! >>, ero io che urlavo.

Un essere stava portandomi via il cuore.

Era mostruosamente bello, indossava una maschera bianca ed era vestito di nero, sulla sua schiena spuntavano delle ali ma non erano semplici ali d'angelo, erano nere.

Le sue mani si stringevano attorno al mio cuore, ed erano fredde e macchiate di sangue, del mio sangue.

Ero terrorizzata!!!

<< NO FERMATI!! >>, continuavo a urlare.

Lui si fermò un attimo e mi parlò.

<< A che ti serve se sei come me?! >>, disse.

La sua voce risuonava metallica e rimbombava nella stanza vuota.

<< Io non... Io non sono come te!! >>, gli risposi.

<< A me il cuore serve ad amare... >>, aggiunsi.

Dalla porta uno spiraglio di luce si allargava ma io e il mostro rimanemmo nell'ombra, infine alla porta apparve Chris bambino, come quando lo incontravo nei suoi sogni, e mi guardava spaventato.

Il mostro lo stava guardando come se fosse stato qualcosa di buono da divorare.

<< VAI VIA CHRIS!! >>, gli urlai.

<< Loren?! Sei tu? >>, rispose lui.

<< ASCOLTAMI TI PREGO VAI VIA!! >>, urlai mentre le lacrime mi scendevano copiose rigandomi le guance.

Il mostro allora mi guardò e si tolse la maschera, era Gabriel!!

<< Non c'è paradiso per te, ne in celo ne in terra!! >>.

Così dicendo si avventò su Chris.

<< NOOOOOOOOO!! >>.

 

Mi svegliai, piangevo, mia mamma era li sul letto e mi guardava preoccupata.

<< Chi è Chris tesoro? >>, mi chiese perplessa.

<< Il bambino del mio sogno... >>, risposi singhiozzando.

<< Stavi urlando, hai avuto un incubo?! >>.

<< Si mamma ora è tutto apposto scusami se ti ho svegliato... >>.

<< Non preoccuparti piccola mia, ora torna a letto è ancora presto >>, così dicendo mi baciò sulla fronte e poi uscì dalla stanza spegnendo la luce.

Io chiusi gli occhi e poco dopo mi riaddormentai.

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Capitolo 4
*** Un mazzo di fiori per chiedere scusa ***


Quarto Capitolo

Un mazzo di fiori per chiedere scusa

“Un semplice fiore, se regalato, può valere
molto di più di mille parole dette senza sentimento”


Era mattina inoltrata quando riaprii gli occhi, presi il cellulare tra le mani e lessi l'orario, le 9.30...
Come!! Mia mamma non mi ha svegliata sta mattina!!
Mi alzai di scatto e scesi le scale di corsa, entrai in camera da letto e mia mamma non c'era, allora andai in cucina. Nessuno.
Solo un foglio attaccato al frigorifero segnava il passaggio di mia mamma da li.
Il foglio diceva:
“Tesoro oggi non ti ho svegliata perché questa notte avevi la febbre, se vuoi invita Aurora da noi ma non fate casino, un bacio e non camminare scalza!”.
Avevo la febbre?!
Allora l'incubo era causato dalla febbre, meno male!
Mi attaccai al cellulare, avevo due chiamate, una della scuola e l'altra di Rory, avevo anche un messaggio.
“Gentile alunna la preghiamo di dire ai suoi genitori che sono convocati presso la scuola il giorno 17 settembre alle ore 10.30”.
Ecco ero nei guai, la scuola voleva parlare con mia madre ed era appena la prima settimana di scuola, sarà per quell'armadietto? O per il cattivo comportamento?
“Cancellare il messaggio?”, Ok!
Non potevo fare altro non glielo avrei detto.
Come mai la scuola aveva il mio numero anziché quello di mia mamma?
Semplicemente ho detto che lei cambia spesso numero e allora hanno voluto il mio, ovviamente la mia era una balla, infatti mia mamma non ha mai cambiato il suo numero da quando... da quando ha comprato la prima scheda SIM credo.
Presi il numero di Rory e premetti sul tasto verde, il telefono squillava, poi mi diede la segreteria, sicuramente ha la vibrazione e non lo sente, più tardi riprovo.
Presi un po' di latte del frigo, lo misi in una tazza poi aggiunsi il cacao e lo bevvi tutto, infine mi buttai sul divano a tre posti della sala e accesi lo stereo, amo la musica riesco a concentrarmi meglio e io volevo solo riflettere su ciò che era successo.
Ma i miei pensieri mi portavano al sogno di quella notte, avevo rivisto Chris, se solo avessi potuto parlargli gli avrei detto che mi manca, ma non potevo perché Gabriel voleva strappami il cuore.
“Non c'è paradiso per te, né in cielo né in terra!!” che cosa voleva dire?!
Una scossa mi riportò alla realtà, il cellulare stava vibrando, ma dove lo avevo lasciato?!
In cucina forse, andai a guardare ed era Lì, sul tavolo, corsi a spegnere lo stereo, guardai lo schermo sul quale il nome Sconosciuto lampeggiava, aspettai qualche secondo e poi risposi.
<< Pronto? >>
<< Ciao bellezza!! >>, disse la voce che era camuffata in qualche modo.
<< Chi sei?! >>, chiesi allora.
<< Sono qui fuori dalla porta vieni e lo scoprirai >>.
Sbirciai fuori dalla finestra ma fuori non c'era nessuno.
<< È uno scherzo di pessimo gusto! >>, dissi e chiusi la chiamata.
Poi chiamai di nuovo Rory.
Rispose al secondo squillo.
<< Mes!! >>, disse.
<< Mes vieni da me oggi pomeriggio quando esci >>, dissi io.
<< Si ma, non sei andata a scuola oggi? >>.
Le spiegai la situazione e dell'incubo.
<< Dai allora sto arrivando! >>.
<< Come sei già uscita? >>, le chiesi perplessa.
Mi disse di si e che sarebbe stata da me tra pochi minuti.
<< Stai attenta mi raccomando!! >>.
<< Si si a tra poco mes >>, disse e chiuse il telefono.

Driiiin-Driiin!!
Il campanello suonava, doveva essere Rory così andai ad aprire, ma non era lei, era un ragazzo.
<< Per la signorina Loren >>, disse e mi porse un mazzo di fiori.
Io lo guardai perplesso, li presi in mano e lo ringraziai.
Nel frattempo arrivò Rory.
<< Mes!! >>, mi saltò letteralmente al collo e mi soffocò in un tenero abbraccio, io la guardai e le sorrisi.
<< Mi è arrivato questo un paio di minuti fa >>, dissi mostrandole il mazzo di Giacinti color porpora che avevo appoggiato sul tavolo.
<< Wow!! >>, non disse altro per almeno un minuto.
Si avvicinò al tavolo, li prese fra le mani e li guardò attentamente, poi li rimise sul tavolo.
<< Chi te li manda? >>.
<< Non lo so, non c'è nemmeno un bigliettino >>.
<< Mmm... molto strano... >>.
<< Già >>, ammisi io.
Chi poteva essere?
Io non avevo mai ricevuto dei fiori, erano davvero belli ed avevano un buon profumo.
<< I Giacinti porpora hanno un significato preciso >>, concluse la mia amica.
<< E quale sarebbe? >>, chiesi.
<< Significano: sono spiacente per favore perdonami, ti  deve perdonare qualcuno? >>.
Mi venne subito in mente Nina.
<< No... non penso >>.
Nina?
Nah è impossibile non farebbe mai una cosa del genere.
Poi pensai alla chiamata, decisi di raccontarlo a Rory, lei rimase perplessa, poi le raccontai anche del mio “incidente” dell'altra sera, ma credo che non mi ascoltava molto, era impegnata a messaggiare con Jeson.
<< Rory mi stai ascoltando?! >>.
<< Eh, cosa? A si uno ti stava investendo in motorino ieri sera... >>.
<< Aspetta cosa?! Uno ti stava investendo?! >>, finalmente se n'era accorta, era ritornata sulla terra, Evviva!
<< Si esatto... >>.
<< Mes credo di aver trovato la persona che si vuole scusare >>, disse soddisfatta.
<< Quello li?! No non penso era solo un maleducato, figurati che non mi ha nemmeno detto come si chiama... però il tuo ragionamento non fa una piega... >>.
Effettivamente se è stato lui credo di averlo giudicato male, d'altronde si è fatto perdonare.
<< Mes devo trovare quel motorino! >>, dissi infine.
<< ... >>.
<< Mes!! mi stai ascoltando?! E basta messaggiare adesso, cos'avete di così importante da dirvi?! >>, avevo alzato la voce.
Forse anche troppo visto che lei mi guardo stranita e smise di messaggiare.
<< Scu...scusami... io non... non volevo alzare la voce con te >>, dissi imbarazzata.
<< Non ti preoccupare Mes, hai ragione tu, ci parlo dopo... >>.
<< No non ti preoccupare davvero continua pure... >>.
Silenzio.
Cosa avevo fatto?
<< Comunque esci con me Jeson e la sua compagnia questo Sabato?! Ti preeegoooo!! >>, disse cambiando discorso.
Come dirle di no, mi guardava con gli occhi da cucciolo, sapeva che non gli resistevo.
<< Ti prego, ti prego, ti pregoooooo!! >>, disse ancora più insistente e più tenera di prima.
<< Si va bene Mes >>, dissi con un sospiro.
Sapeva che non mi piaceva stare in un gruppo di persone di cui non conoscevo nessuno escludendo lei, non perché ero timida piuttosto perché non ero in grado di farmi dei nuovi amici e un po' perché avevo paura.
Paura di cosa?
Paura della gente, non so perché ma ho il terrore della gente che non conosco, mi giudicano sempre per quello che indosso, perché non sono come loro, perché non faccio quello che fanno loro, perché sono diversa...
<< Grazie!!! >>, mi disse con un sorriso raggiante.
<< Jeson dice che vuole farti conoscere suo cugino, dice “È carino ma non quanto me” >>, lo disse ridendo.
<< Modesto il ragazzo >>, dissi io ironicamente.

A un certo punto pensai che era ora che gli dicessi di Nina e di tutta quella storia.
<< Senti Mes... devo dirti una cosa... >>.
<< Dimmi tutto!! >>.
<< Vedi l'altro giorno io... >>.
Trin- Trin.
<< Aspetta un attimo è mio papà devo rispondere... >>, disse bloccandomi, si alzò e si mise a parlare col suo papà.
Si alzava sempre quando parlava al telefono, era una ragazza iperattiva, non stava ferma un attimo, parlò per una decina di minuti e poi si sedette di nuovo sul divano.
<< Scusa Mes devo tornare a casa >>, disse un po' triste.
<< Quella cosa che dovevi dirmi se è importante dilla adesso sennò me la dici domani a scuola va bene? >>.
<< Si ma... non è niente di importante vai pure... >>, le dissi.
Lei si alzò prese la borsa e uscì dopo avermi salutato, io chiusi la porta a chiave.
Non ho avuto il coraggio di dirglielo, ma domani devo per forza farlo.

Mamma arrivò verso le 18.00, andò in cucina e vide il mazzo di giacinti che avevo messo dentro un vaso di vetro con dell'acqua.
<< Tesoro di chi sono questi fiori? >>, mi chiese.
Io entrai in cucina e mi avvicinai a lei.
<< Un ammiratore segreto per me >>, risi.
<< Me li ha mandati il ragazzo che mi stava quasi investendo ieri sera, per scusarsi, almeno credo... >>.
<< Investendo?! >>.
Ops! Non lo avevo raccontato a mamma, ora si che sono guai.
<< Si mamma... ecco vedi ieri se... >>.
<< Ti stavano investendo e non mi hai detto niente??! >>.
<< Si ecco... mi sembrava una cosa da niente visto che... >>.
<< UNA COSA DA NIENTE!! POTEVI MORIRE!! SANTO CIELO!! >>.
<< Ma mamma sto bene non mi sono fatta niente e ora si è scusato, forse... >>
<< Perché continui a  dire forse?! >>.
<< Perché non sono sicura che vengano da lui quei fiori, non c'era un biglietto sopra... >>.
Per fortuna mia mamma si calma in fretta.
Si mise a cucinare qualcosa di buono e quando fu finalmente pronto mangiammo.

Più tardi in camera, mentre ero sdraiata sul mio letto, iniziai a pensare al sogno, il mio Chris, chissà dov'era e che cosa stava facendo in quel momento, che sciocca sapevo esattamente cosa stava facendo, stava dormendo nel suo letto da qualche parte in questo modo che ci tiene distanti e ci separa.
Siamo sotto lo stesso cielo, pensai, e finché sarà così avrò ancora la speranza di rivederti un giorno, chissà se ti ricordi ancora di me, chissà...
Mi rannicchiai sotto le coperte lasciando tutto il mondo fuori e mi addormentai con la speranza di sognarlo.

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Capitolo 5
*** Il malinteso ***


Quinto Capitolo

 

Il malinteso

 

Lui mi guardò e io di rimando lo guardai a mia volta, eravamo occhi negli occhi, rimanemmo così per attimi che sembravano secoli.”

 

 

Mi svegliai che erano le 10.30 quel sabato, visto che non ho scuola me lo posso permettere.

Rimasi immobile nel letto sotto le coperte e pensavo a cosa avevo sognato, ma non mi venne in mente niente, presi il cellulare dal comodino e scrissi un messaggio di buongiorno a Rory, poi vidi che ne avevo ricevuto uno.

Lo aprii e lo lessi, era lungo ma in breve diceva che il mittente, un numero che non conosco, non vedeva l'ora di vedermi oggi pomeriggio e che gli avevano detto che ero molto carina e bla bla bla...

Aspetta un momento oggi pomeriggio?!

Il messaggio di Rory mi rinfrescò la memoria.

Mes buongiorno!! Pronta per l'uscita di oggi?!”, diceva.

Uscita?...

Ma certo oggi devo uscire con Rory, Jeson e la sua compagnia, me n'ero completamente dimenticata.

Si... a che ora ci vediamo e dove?”, gli rispondo con scarso entusiasmo.

Alle 15.00 da me poi li raggiungiamo insieme =)”.

Perfetto e ora è meglio che mi alzo, andrei a mangiare ho una fame.

Scendo giù in cucina, e mi prendo un po' di latte dal frigo, accendo la TV e la metto sui cartoni animati, tanto non c'è niente di meglio il sabato.

 

Che cosa potrei mettermi?

Forse un vestitino, però forse è meglio maglietta e jeans come al solito e mi sistemo un po' i capelli.

Mi alzo dal divano e vado in camera a guardare cos'ho nell'armadio, mi provo allo specchio un vestitino, è carino davvero ma non mi sentirei a mio agio.

Prendo i jeans larghi, i miei preferiti, ma fanno troppo maschiaccio, allora prendo quelli più stretti, si sono perfetti cosa ci metto sopra?

Una camicetta blu, si mi piace e poi mi metto anche quel foular blu che ho comprato quest'estate, e metto le scarpe nere, così è perfetto!!

 

Quando arriva mia mamma mangiamo e quando ho finito faccio la doccia.

Dopo essermi vestita mi guardo un po' allo specchio, infine mi rinchiudo ancora in bagno e mi asciugo i capelli, mi lavo i denti, mi trucco e metto un po' di profumo.

Avevo finito di prepararmi che erano le 14.45 circa, poi sono uscita di casa avviandomi verso la casa di Rory.

 

<< Entra pure Mes >>, disse la voce di Rory quando bussai.

<< Permesso >>, dissi entrando.

Non c'era nessuno al di fuori della mia amica.

<< Allora come sto? >>, mi chiese.

<< Sei una favola!! >>, risposi sinceramente.

Era davvero bellissima.

Ci mettemmo entrambe davanti allo specchio, io ero vestita malissimo in confronto a lei, ma che ci posso fare se preferisco essere semplice?!

Uscimmo di casa poco dopo, lei era felicissima mi parlò di Jeson e mi fece leggere un paio di messaggi, anche se non era la prima volta che lo vedeva era agitatissima, le si leggeva in faccia che gli piaceva.

Mentre stavamo arrivando in Piazza Verdi in lontananza avvistai un gruppo di persone, c'erano una ragazza e due ragazzi.

Appena ci avvicinammo vidi Nina li nel gruppo, mi venne l'ansia.

Non avevo detto ancora nulla a Rory e mi dispiaceva, speravo solo che Nina stesse zitta o avrebbe rovinato la giornata alla mia amica e non me lo sarei perdonata mai, no non l'avrei perdonata mai.

<< Ciao, piacere sono Jeson >>, disse uno dei due porgendomi la mano.

<< Piacere mio io sono Loren >>, dissi stringendo la sua mano.

<< Lui e Chris, mio cugino >>, disse indicando il ragazzo basso al suo fianco.

<< Piacere nostro >>, dicemmo io e Rory in coro.

<< E io sono Nina >>, disse la smorfiosa.

<< Lo sappiamo >>, dissi io.

<< Vi conoscete? >>, disse Jeson.

<< Si siamo compagne di scuola >>, disse Rory.

Rimanemmo li ad aspettare non so cosa e intanto io osservavo in un angolo Chris, era davvero lui?

Non notavo molta somiglianza e poi perché il mio cuore non mandava nessun segnale?

Nina non diceva niente e continuava a guardare lo schermo del cellulare, era nervosa, che stesse aspettando qualcuno?

Poi Chris si avvicinò a me e mi parlò.

<< Allora Loren, non sembri essere grande amica di Nina, posso sapere come mai?? >>.

<< No infatti, non siamo per niente amiche o almeno adesso... >>, risposi un po' schiva.

Poi lui mi disse di aspettare e andò verso una fila di motorini e, con una chiave prese dal sotto-sella un casco.

Io notai subito che quel motorino era quello che mi aveva quasi investita e mi irritai solo al pensiero.

<< Allora eri tu!! >>, dissi con un tono accusatorio mentre si avvicinava.

<< Eri tu quello scorbutico che due sere fa mi ha quasi

investita!! >>.

<< Investita? Io non so di cosa stai parlando davvero!! >>.

<< Non mi dire bugie, lo riconoscerei fra mille quel motorino e anche quel casco! >>.

<< Ma io davvero ti ho vista per la prima volta oggi! >>.

<< Comunque sei stato... davvero... ehmm... gentile, a... a mandarmi i fiori per scusarti >>, dissi un po' imbarazzata.

<< Guarda che io non... >>, stava dicendo, quando il rumore di un motorino lo bloccò.

Tutti si girarono a guardare mentre veniva nella nostra direzione, Nina sembrò rilassarsi.

Il motorino si fermò proprio davanti a me e a Chris.

Il ragazzo scese dal motorino, mise il cavalletto e aprì il sotto-sella.

<< Guarda chi si rivede! >>, disse mentre si slacciava il casco.

La sua voce, era lui il ragazzo in motorino dell'altra sera, mi girai verso Chris e lo guardai come per chiedergli scusa.

<< La ragazza con il fisico da paura dell'altra sera!! >>, disse dopo essersi tolto il casco.

Il mio cuore batteva all'impazzata, era per rabbia?!

I suoi occhi erano meravigliosi e il suo sorriso mi fece venire i brividi sottopelle.

Mi alzai di scatto.

<< Tu?!! Tu cosa ci fai qui!! >>, dissi additandolo.

<< In realtà la domanda dovrei farla io visto che questi sono amici miei!! >>, disse con un tono arrabbiato ma scherzoso allo stesso tempo.

Si stava prendendo gioco di me.

<< Hey Christian scusa se l'alta sera ho preso il tuo motorino, ma il mio era dal meccanico l'ho ripreso oggi >>, disse andando verso Chris.

<< No aspetta lui non si chiama Chris?! >>, dissi sconvolta.

<< No lui è Christian il cugino di Jeson >>, rispose.

Jeson si avvicinò a lui insieme a Rory e salutò il nuovo arrivato.

Dovevano essere amici da tempo vista la confidenza e l'intesa che c'era fra i due.

<< Allora ti sei trovato la ragazza!!! Ed è anche bella, complimenti amico!! >>, disse mentre Rory era diventata rossa e Jeson la stringeva a se tenendola sottobraccio.

<< No veramente non è la mia ragazza lei è un'amica... >>, disse Jeson.

<< Si certo oggi giorno sono tutte amiche vero Nina?! >>, disse facendo l'occhiolino a Nina.

<< Cafone... >>, sussurrai.

<< Allora bellezza vieni da me sta sera?! >>, disse ancora a Nina che gli si era già attaccata addosso.

La cosa mi infastidì e Christian lo notò.

<< Che hai? >>, mi disse infatti.

<< Niente, ma chi si crede di essere?! >>.

Cafone, Idiota, Imbecille, Puttaniere e Stronzo!!!

Questa fu la mia prima impressione... o almeno la parte razionale di me pensava questo, mentre l'altra parte pensava a quanto era bello!!

 

Non mi ha più degnato nemmeno di uno sguardo per almeno mezz'ora.

Poi si avvicinò a me.

<< Ti sono piaciuti i fiori? >>, mi sussurrò a un orecchio.

Ci misi un po' a rispondere dopo essersi avvicinato a me rimasi a fissare le sue labbra carnose e perfette.

<< Si... ma non ti ho perdonato mica >>.

<< Oh allora vedrò di farmi perdonare in un altro modo... >>, lo disse con così tanta malizia che credo di essere diventata rossa.

 

Per rovinare tutto venne Nina che si avvicinò alle sue labbra fino a toccarle e lui la allontanò.

<< Hey ma che fai!! >>, disse e poi mi guardò.

Il mio viso era impassibile o almeno spero, nella mia mente invece c'era un putiferio di rabbia che esplodeva.

 

Lui mi guardò e io di rimando lo guardai a mia volta, eravamo occhi negli occhi, rimanemmo così per attimi che sembravano secoli.

<< Hey hey ragazzi qualcuno qui è rimasto folgorato dalla bellezza degli occhi azzurri di Loren!! >>, disse Jeson prendendolo in giro.

Lui chiuse gli occhi più volte e poi rispose.

<< Ma che dici?! Questa? C'è ne sono mille di occhi come i suoi... >>, disse poco convinto.

<< Si si certo raccontala a qualcun' altro!! >>, disse allora Christian.

<< Bhé allora ragazzi che si fa? >>, disse Nina.

<< Venite con noi vi portiamo in un posto!! >>.

Rory andò in motorino con Jeson, io con Christian ma mentre andavamo verso il suo motorino Nina mi fermò per un braccio e mi indicò il cafone.

<< No Loren tu vieni con me >>, disse.

<< Non vado con gli sconosciuti!! >>, dissi allora.

<< Ma se mi hai conosciuto!! >>, rispose.

<< No non ti ho conosciuto, non so nemmeno come ti chiami! >>.

<< Mi chiamo Chris! Ora Loren sali con me?! >>, disse con un sorriso e si mise il casco.

<< Si Chris!! >>, dissi sorridendo a mia volta.

Mi misi il casco che mi stava porgendo e salii in sella al suo motorino.

<< Tieniti forte!! >>, mi disse.

Io lo abbracciai stretta e partimmo.

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