Non ho l'età di Shayla_the_angel (/viewuser.php?uid=53006)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Mi ritorni in mente ***
Capitolo 2: *** 02. That I'm losing control ***
Capitolo 3: *** 03. Fuck you very much ***
Capitolo 4: *** 04. Forse un angelo ***
Capitolo 5: *** 05. Lui è il gatto ed io la volpe ***
Capitolo 6: *** 06. T'invita a duellare con lei ***
Capitolo 7: *** 07. For you I will be anything you need ***
Capitolo 8: *** 08. All the singles ladies ***
Capitolo 9: *** 09. Forever or never ***
Capitolo 10: *** 10. Ciò che voglio è qua ***
Capitolo 11: *** 11. You don't remember me, but I remember you ***
Capitolo 12: *** 12. Salvami ***
Capitolo 13: *** 13. This is the life ***
Capitolo 14: *** 14. Love is dead ***
Capitolo 15: *** 15. In pieces ***
Capitolo 16: *** 16. Change the world ***
Capitolo 17: *** 17. L'amore va veloce e tu stai indietro ***
Capitolo 18: *** 18. La tua paura è la stessa mia ***
Capitolo 19: *** 19. Back to life ***
Capitolo 20: *** 20. La voce dell'amore ***
Capitolo 21: *** 21. Quando viene Dicembre ***
Capitolo 22: *** 22. Nella notte ***
Capitolo 23: *** 23. Dream on ***
Capitolo 24: *** 24. Ti ho trovato, tra cento milioni di persone ***
Capitolo 25: *** 25. Con te partirò ***
Capitolo 26: *** 26. Parlami di te ***
Capitolo 27: *** 27. I just wanna live ***
Capitolo 28: *** 28. Evacuate the dancefloor ***
Capitolo 29: *** 29. Dimmi che mi ami ***
Capitolo 30: *** 30. Se mi lasci non vale ***
Capitolo 31: *** 31. Lontano da te ***
Capitolo 32: *** 32. Lonely day ***
Capitolo 33: *** 33. You are not alone ***
Capitolo 34: *** 34. I will always return ***
Capitolo 35: *** 35. Questa vita è mia... ***
Capitolo 36: *** 36. How to save a life ***
Capitolo 37: *** 37. Che stupida che sei, parli ad uno specchio e mai alla persona giusta ***
Capitolo 38: *** 38. Don't say a word ***
Capitolo 39: *** 39. Now you're a song I love to sing ***
Capitolo 40: *** 40. Perché la vita a me l'ha salvata una canzone ***
Capitolo 41: *** 41. E' forte il bisogno che ho di amare te ***
Capitolo 42: *** 42. Valentine's day ***
Capitolo 43: *** 43. I was made for lovin'you ***
Capitolo 44: *** 44. Padre Madre ***
Capitolo 45: *** 45. Take me Home ***
Capitolo 46: *** 46. Little Talks ***
Capitolo 47: *** 47. I am here with you, you’re always in my heart ***
Capitolo 48: *** 48. Smile ***
Capitolo 49: *** 49. Paparazzi ***
Capitolo 50: *** 50. Per rabbia e per errore ***
Capitolo 51: *** 51. Your guardian angel ***
Capitolo 52: *** 52. Bastards ***
Capitolo 1 *** 01. Mi ritorni in mente ***
Capitolo 1
Buon
giorno care lettrici e cari lettori di EFP...che dire su questa mia
nuova fic senza rivelare troppo? Non lo so. Ovviamente i protagonisti
indiscussi sono sempre e solo loro (^^) e la loro storia si intreccia
con quella di Clare, una ragazza particolare, con un passato difficile
da dimenticare, soprattutto perché ci sono evidenti
testimonianze di quel passato, che tornano a tormentarla ogni volta che
guarda gli occhi azzurrissimi del bambino che dorme nel lettino accanto
al suo. I titoli dei capitoli sono strettamente legati alla musica. Che
so...potrebbero essere titoli di canzoni oppure frasi che magari mi
hanno colpita o che semplicemente ci stanno bene...in ogni caso alla
fine di ogni cap vi avviserò riguardo autore e canzone
(almeno
se non le conoscete le andate a sentire poi mi fate sapere =D)...poi
che altro rivelarvi? Non saprei...vi chiedo perdono se verrà
fuori una schifezza (il che mi sembra abbastanza probabile visto il mio
umore da topo morto =D) e se, come al solito, Gustav avrà un
ruolo piuttosto marginale. Mi impegnerò tantissimo per
tenerlo
in mezzo alla storia, ma ho letto pochissima roba sul suo conto e non
so proprio come gestire il personaggio...vabbè...in ogni
caso vi
auguro buona lettura.
E
dopo questa introduzione degna di Dante...let's go!
NON
HO L'ETA'
01.
Mi
ritorni in mente
Mi svegliai di
soprassalto,
spaventata per un incubo che nemmeno ricordavo. Corsi in camera dal
bambino e posai una mano sul suo piccolo petto, rassicurata dai
movimenti regolari del suo respiro.
Andai in cucina e
aprii il
frigorifero alla ricerca di qualcosa di fresco da bere, poi il mio
sguardo si posò sul microonde e sull'ora.
Erano quasi le cinque.
Scrollai le
spalle, quindi mi rannicchiai sul divano e accesi la tv cercando un
programma qualsiasi che non fosse vietato ai minori.
Sbuffai poi
fortunatamente incontrai un canale musicale in cui nessuno esibiva il
proprio corpo per denaro.
Il bambino dormiva
profondamente, quindi mi azzardai ad alzare un po' il volume, almeno
per sentire la musica.
Una ragazza poco
più grande
di me stava parlando degli MTVmusic awards. La mia attenzione
scattò quasi immediatamente. Amavo la musica, anche se avevo
dovuto smettere di studiare a causa della gravidanza.
Rimanere incinta ha i
suoi svantaggi.
Sospirai e mi misi ad
ascoltare.
C'erano state numerose premiazioni. Miglior gruppo emergente, miglior
singolo, miglior album e altre cose del genere, ma non ero dell'umore
giusto per star a sentire quella bionda platinata e petulante che
continuava ad ammiccare alle telecamere.
Mi alzai dal divano e
spensi la tele, poi tornai in camera mia, dove il letto ancora tiepido
mi stava aspettando.
Mi sedetti sul bordo
ed accesi la luce dell'abajour, sbattendo più volte gli
occhi, non abituati alla luce.
Presi un cd dal
comodino e lo misi nel lettore per ascoltarlo.
La voce di Christina
Aguilera mi fece venire i brividi. Quella ragazza era troppo brava.
Everyday
is so wonderful
Then
suddenly
It's
hard to breathe
Now
and then I get insecure
From
all the pain
I'm
so ashamed
I
am beautiful
No
matter what they say
Words
can't bring me down
I
am beautiful
In
every single way
Yes
words can't bring me down
Ohh
no
So
don't you bring me down today
To
all your friends you're delirious
You're
so consumed
In
all your doom
Trying
hard to fill the emptiness
The
piece is gone
Left
the puzzle undone
That's
the way it is
You
are beautiful
No
matter what they say
Words
can't bring you down
Ohh
no
You
are beautiful
In
every single way
Yes
words can't bring you down
Ohh
no
So
don't you bring me down today
No
matter what we do
No
matter what we say
The
sun will shine your way
'Cause
you are beautiful today
Everywhere
we go
The
sun won't always shine
But
tomorrow's another day
So
keep on looking to the sky
We
are beautiful
No
matter what they say
Words
can't bring us down
Ohh
no
We
are beautiful
In
every single way
Yes
words can't bring us down
Ohh
no
So
don't you bring me down today
Don't
you bring me down today
Don't
you bring me down
Today
Ripensai a
tutto quello che
era successo nella mia vita e che mi aveva portata in
quell'appartamento, a quell'ora, in quella condizione.
I miei erano inglesi,
si erano
conosciuti a Londra e avevano messo su famiglia in una piccola casetta
nel sud dell'Irlanda. Un luogo umido e piovoso, ma pieno di leggende e
forse un po' magico proprio per questo. Mia madre era la tipica
bellezza irlandese; occhi verdi come smeraldi, capelli rossi indomabili
e pelle chiarissima, fragile come la porcellana. Proprio per quelle sue
caratteristiche i suoi genitori l'avevano chiamata Rose. Lei era
fragile e delicata come un bocciolo di rosa rossa. La più
bella
di tutte. Mio padre invece sembrava un dandy d'altri tempi con i suoi
modi posati e sofisticati che la maggior parte degli uomini aveva perso
con l'avvento della tecnologia. Forse era un caso, ma si chiamava
Dorian, come il personaggio meraviglioso e aristocratico di Oscar
Wilde. Insomma, i legami profondi tra i nomi e le caratteristiche dei
miei genitori erano quasi degne di un libro. La loro vita era semplice,
ma piena di gioia, soprattutto dopo la mia nascita. Mio padre mi diceva
sempre che ero identica a mia madre, ma ero bionda. Insomma tanto per
continuare con l'associazione di nomi e aspetto, mi chiamarono Clare.
Non ho molti ricordi della mia infanzia in Irlanda, poiché
mia
madre morì in un incidente e mio padre decise di andarsene
da
quel paese, così carico di ricordi. Io avevo appena tre anni.
Ci trasferimmo in
Germania e
qualche anno dopo lui si risposò con una ragazza molto
più giovane di nome Lucilla. Una tizia strana. Un giorno era
simpatica, quello successivo l'avrei volentieri presa a calci.
In ogni caso il
matrimonio si tenne
quasi sei anni dopo la morte di mia madre e io mi ritrovai in casa con
due gemelle di dodici anni. Erano più grandi e io ero la
"nuova
arrivata" quindi non ci misero molto a mettermi i piedi in testa.
Insomma, mi sentivo
proprio come
Cenerentola e per rendere ancora più vera quella "favola" a
mio
padre venne un infarto pochi giorni dopo il mio quindicesimo
compleanno, lasciandomi completamente sola.
Non che la mia
matrigna fosse crudele come quella di Cenerentola, ma non era nemmeno
la più amorevole delle madri.
Non si preoccupava che
le sue figlie fossero odiose nei miei confronti e non le sgridava mai,
soprattutto in mia presenza.
Insomma, il tempo
passava e io ero
sempre più consapevole che nessuna fata madrina sarebbe
saltata
fuori dal nulla per darmi una zucca e tre topi che mi accompagnassero
ad un ballo per lasciare al mio principe azzurro una scarpetta di
cristallo per poi vivere felice e contenta nel suo castello.
Vivevo in casa e non
uscivo mai se non per andare a scuola, dove incontrai un ragazzo.
Era dolcissimo con me
e mi faceva
sentire meno triste e meno sola. Insomma la tipica storia d'amore
adolescenziale che ti fa stare al settimo cielo ogni giorno.
Una sera di dicembre
mi propose di
andare a ballare. Una roba non troppo impegnativa e ovviamente con
rientro previsto per mezzanotte spaccata.
Fatto sta che quella
maledettissima
sera avevo uno strano presentimento e ero quasi sul punto di disdire,
ma quando lo vidi sotto la mia finestra mi sentii più
tranquilla
e uscii.
Era quasi ora di
rientrare, quando
lui mi lasciò da sola per qualche istante. Mi disse che
voleva
prendere da bere qualcosa prima di andare via e io ingannai il tempo
andando in bagno.
Non mi accorsi che un
tizio mi
aveva seguita finché non vidi i suoi occhi allucinati nello
specchio. Mi prese con forza e mi chiuse in un bagno cercando di farmi
stare zitta.
Io tentai
disperatamente di liberarmi, ma ero ovviamente più debole di
lui.
Mi violentò
con rabbia in quel bagno maledetto, poi mi lasciò sul
pavimento a piangere, terrorizzata.
Oscar, il mio ragazzo,
mi venne a
cercare e quando mi trovò io mi ero data una sciacquata al
viso
e mi ero ripresa, decisa a non raccontare nulla a nessuno.
Almeno
finché non comprai il
test di gravidanza che dopo qualche minuto mi sorrise con quella
maledettissima croce che per me significò la fine della mia
vita. Soprattutto perché avevo diciassette anni ed ero sola
al
mondo.
Quando Lucilla lo
venne a sapere, a casa si scatenò la terza guerra mondiale.
Penso che l'abbiano
sentita urlare anche in Australia.
Mi sbraitò
addosso ogni
genere d'accusa, poi pretese di sapere il nome del ragazzo, ma io non
glielo rivelai. Anche perché non sapevo assolutamente di chi
si
trattasse.
Pensai che Oscar
potesse aiutarmi,
quindi gli dissi quello che era accaduto in discoteca, ma quando quella
sera gli telefonai per raccontargli tutto si fece prendere dal panico e
decise che la nostra storia doveva finire, che lui non si sentiva
pronto e che io dovevo cavarmela senza di lui. Insomma se ne
lavò le mani, proprio come Pilato. Solo che il mio destino
era
quasi peggiore della crocifissione. Pensai per giorni e giorni che
forse dovevo raccontare a Lucilla quello che era successo, ma ogni
volta che incontravo i suoi occhi colmi di risentimento sentivo venir
meno il coraggio e mi tenevo tutto dentro. La gravidanza avanzava e
ogni giorno mi sembrava di essere sempre più larga e
più
triste, ma il massimo dello sconforto lo raggiunsi quando, il giorno
del mio diciottesimo compleanno, Lucilla mi informò
garbatamente
che non mi voleva più in casa sua.
Non poteva sbattermi
fuori da minorenne, ma ora che avevo diciotto anni, per lei non ero
più nessuno.
Provai a chiederle il
perché, ma non mi diede mai una risposta. Cercai di trovare
la
forza per spiegarle che non era colpa mia se era successa quella
"cosa", ma da grande vigliacca quale ero non riuscii a spiaccicare
parola, così dovetti preparare le valige con dentro le mie
poche
cose, mi ritirai da scuola e con i soldi che mio padre mi aveva
lasciato presi in affitto un piccolo appartamento.
Ero al quinto mese di
gravidanza e non potevo di certo cominciare a lavorare. Chi avrebbe mai
assunto una ragazza incinta?
La mia vita sembrava
destinata a sprofondare nel nulla, fino al giorno del parto.
Michail nacque alle
tre del
pomeriggio nel settembre più assolato che abbia mai visto in
vita mia. Pesava due chili e mezzo ed era sanissimo.
Rimasi in ospedale per
tre giorni
e, ovviamente, non ricevetti visite. Quando l'infermiera veniva a
portarmi il bambino rimaneva sempre sgomenta di fronte alla mancanza di
regali e fiori che caratterizzavano ogni altra stanza del reparto
maternità.
Ero l'unica che si
fermava davanti alla nursery per guardare il mio bambino e questo
intenerì quella giovane ragazza.
Fatto sta che in quei
tre giorni cominciai a frenquentarla e l'ultimo giorno le raccontai
tutta la mia storia.
"Senti...tu non puoi
crescere un
bambino se non hai un lavoro. Che ne dici se per un po' te lo curo io?
Sai...qui sto facendo solo uno stage e da settimana prossima sono
libera" mi disse con un grandissimo sorriso.
Da quel giorno io e
Lydia diventammo inseparabili.
Mi presentò
ai suoi genitori
che mi accolsero come una seconda figlia, ma io rifiutai di vivere con
loro. Mi sembrava veramente di approfittarne, ma loro non si diedero
per vinti e mi presero un piccolo appartamento in centro dove avrei
potuto vivere tranquillamente con Michail senza essere troppo lontana
da loro e dal lavoro. Senza la preoccupazione dell'affitto.
Nella settimana in cui
Lydia si era
occupata del bambino avevo trovato lavoro in un negozio di dischi e le
cose sembravano andare bene.
Ok...questo
capitolo prende il nome da una canzone di Lucio Battisti...famosissimo
brano che ho ascoltato quando avevo più o meno sette anni e
che
ancora fa parte della playlist "preferite" di Windows media player ^^.
Beh diciamo che il significato del titolo è differente
rispetto
al titolo della canzone. Battisti parlava di una donna, io del passato
di Clare. Il titolo della fic, invece è lo stesso di una
canzone
risalente probabilmente al Creatceo o robe simili. Cantata da Gigliola
Cinquetti, probabilmente negli anni '40-'50...(ve l'ho detto che
è vecchia)...diciamo che mi sembrava carina come idea...alla
fine 17-18 anni non sono proprio l'età giusta per avere un
bambino...Ok...al prossimo capitolo kussen!
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Capitolo 2 *** 02. That I'm losing control ***
Capitolo 02
Bene,
ecco a voi il secondo capitolo...dunque non faccio il riepilogo
perché tanto non direi molto...in ogni caso spero di avervi
dato
una vaga idea riguardo la protagonista.
Partiamo
con
il primo ringraziamento della storia. Neanche due ore che ho postato il
primo capitolo e già c'è un commento!
Grazie
mille
tokietta94! Mi fa piacere che la storia ti piaccia...spero che anche
questo capitolo vada bene! Baci baci...let's go!
02.
That
I'm losing control
Mi svegliai, disorientata. Dovevo essermi addormentata.
Guardai l'ora sulla sveglia. Le sette meno dieci.
Mi alzai di scatto facendo cadere a terra il lettore CD. Imprecai tra i
denti, poi andai in bagno, mi lavai e mi vestii.
Michail cominciò a piangere, quindi lo presi dal lettino e
cominciai a parlargli, per rassicurarlo.
"Sono qui amore mio...non piangere più. Ora la mamma ti da
la
pappa, poi arriva Lydia che ti fa tante coccole" gli dissi, con voce
mielosa.
Ogni mattina era sempre la stessa storia.
Il bambino era puntuale come un orologio svizzero quando doveva
mangiare e avrei potuto far traquillamente a meno degli orologi in casa.
Mangiava quattro volte al giorno, anche se il pediatra diceva che erano
troppe e per il resto della giornata se ne stava tranquillo nel suo
lettino ad osservare il soffitto colorato della sua cameretta almeno
finché non sentiva la necessità di essere
cambiato.
Lo allattai seduta sul divano. Non riuscivo a smettere di guardare i
suoi occhioni attenti che mi fissavano con aria tranquilla.
Dopo che ebbe mangiato gli feci fare il tipico ruttino e lo misi nella
carrozzina.
Iniziò a lamentarsi.
"Amore...la mamma deve finire di prepararsi. Intanto ascolta un po' di
musica" dissi accendendo lo stereo.
Lydia mi aveva detto che facendogli ascoltare Mozart sarebbe diventato
più intelligente, ma la musica classica non mi piaceva
neanche
un po', quindi misi un CD misto e andai a truccarmi.
Al piccolo piacevano tantissimo i Linkin Park e gli Evanescence,
perché erano gli unici due gruppi capaci di tranquillizzarlo.
Sorrisi, pensando che era impossibile che un bambino così
piccolo capisse le differenze tra un brano e l'altro e che forse non
erano quei due gruppi a calmarlo, ma semplicemente si stufava di
richiamare la mia attenzione mentre mi preparavo.
Sentii la porta aprirsi, quindi presi la giacca e la borsa ed andai nel
piccolissimo salottino, dove il bambino stava tendendo le mani verso la
mia amica.
"Miky! Ciao splendido!" esclamò Lydia stringendolo al petto.
"Hey che mamma degenere sei? Non dovresti fargli ascoltare questa
musica! Mozart...quello sì che gli serve" disse la mia
amica,
rivolta a me.
"Guarda che Mozart gli fa schifo, quindi preferisco fargli sentire cose
serie" risposi, sorridendole.
In quel momento suonarono il campanello. Spensi lo stereo poi andai ad
aprire.
"Lei è la signorina Smyth?" mi domandò il
corriere espresso.
"Sì sono io...perché?" domandai.
"C'è un pacco per lei. Dovrebbe firmare qui" disse,
porgendomi un foglio e una penna.
Firmai e l'uomo mi consegnò uno scatolone di cartone di
dimensioni assurde.
"Posso sapere cosa c'è dentro?" domandai, mentre il corriere
lasciava la consegna in mezzo al salotto.
"Io di certo non so dirglielo signorina" rispose lui, andandosene.
Lydia mi guardò, sconvolta quasi quanto me.
"Guarda qui...c'è un biglietto" disse la mia amica,
consegnandomi un foglietto di carta.
Lo aprii e lessi il messaggo. Mi salirono le lacrime agli occhi.
"Chi te lo manda?" domandò lei, preoccupata.
"La...mia matrigna...Lucilla..." dissi.
Una volta aperto il pacco mi accorsi che era un box per bambini.
"Spero che vada tutto bene. Ho faticato parecchio per trovare il tuo
nuovo indirizzo".
Questo il contenuto del messaggio.
"Senti, io glielo rimanderei indietro con scritto di infilarselo in
quel posto! Sono mesi che non vi sentite...perché cavolo
è venuta a rompere adesso? Ha bisogno di un favore?" chiese
lei,
innervosita.
"Io...non lo so. Senti, lascia tutto com'è, non provare a
montarlo tanto lo butto. Io ora devo andare al lavoro se no arrivo
tardi" le risposi, ancora turbata.
Uscii di corsa di casa, poi presi il motorino che mi aveva regalato mio
padre per il mio compleanno e mi recai al negozio.
Il mio collega era già arrivato, quindi era tutto aperto.
"Ciao David!" esclamai entrando con il casco sotto braccio.
"Ciao Clare" rispose lui, sorridendomi.
Mi misi subito a pulire per terra, cercando di tenere la mente occupata.
"Hey che succede?" mi domandò. Chissà che faccia
avevo.
Alzai lo sguardo.
"Oh nulla tranquillo".
"Il bambino sta bene?" chiese, preoccupandosi.
Michail era diventato la mascotte del negozio dopo che Lydia lo aveva
portato a "vedere dove lavora la mammina".
"Oh sì. Sta benissimo. Non ti preoccupare" risposi
sorridendogli.
Lui mi lanciò un'ultima occhiata, poi aprì il
negozio ai clienti.
Erano le sette e mezza e oltre a pochi studenti e qualche impiegato non
c'era in giro anima viva.
Ogni tanto entrava qualche ragazza a chiedere se era uscito l'ultimo
album di qualche gruppo dal nome impronunciabile, ma nulla degno di
nota.
"Certo che nessuno ascolta della sana musica..." disse David, prendendo
la giacca. Lui lavorava solo fino a mezzogiorno dal lunedì
al
giovedì e il venerdì faceva tutta la giornata,
mentre io
restavo fino alla chiusura, ma solo per tre giorni alla settimana. I
sabati del mese erano a turno, il primo e il terzo io, il secondo e il
quarto lui.
Il venerdì pomeriggio e la domenica il negozio era chiuso.
Insomma mi ero trovata un lavoro niente male.
In più ero a contatto con la musica e mi tenevo aggiornata,
almeno per quanto riguardava i gruppi che mi piacevano tantissimo.
Il pomeriggio si stava rivelando ancora più noioso della
mattinata. Almeno con David avevo qualcuno con cui parlare, quindi
presi un CD dei Sum41 che il mio collega teneva in un cassetto e lo
misi nello stereo, poi schiacciai la freccina del play e la musica si
diffuse in tutto il negozio.
Quel CD lo avevamo ascoltato più o meno un milione di volte,
quindi i testi li sapevo praticamente a memoria.
Mi misi al computer e cominciai a cantare, mentre giocavo al solitario.
Non avevo internet a casa, quindi ero completamente impedita nell'usare
qualsiasi pc.
Wait how
long would you wait
just for me to call
I know you make mistakes
yeah but
I hope some day you have
it all
Cause I feel like a
prisoner
trapped inside your
broken world
while I'm playing the
victim again
running in circles
to me it's all the same
and though nothing's
gonna change
I hope someday you have
it all
take this aggravation
that I've thrown myself into
change this situation
just cause I need something new
and still
I feel like a prisoner
trapped inside your
broken world
while I'm playing the
victim again
running in circles
to me it's all the same
and though nothing's
gonna change
I hope someday you have
it all
I hope someday you have
it all
La canzone stava per finire quando entrò un cliente. Era
vestito
in maniera strana. Vestiti larghissimi, cappuccio calato in testa e
occhiali immensi sugli occhi.
La mia mano andò svelta verso il cellulare e selezionai la
polizia alle chiamate rapide. Non ero quel genere di persona che si
fidava ciecamente di tutti.
"Buon giorno...cosa desidera?" domandai, osservandolo.
"L'ultimo CD di 2pac...in fretta" sibilò.
"Guardi non so se è ancora arrivato...devo controllare".
"Sì sì...basta che ti muovi" rispose lui, con
aria arrogante.
if we could all depend
[on what we know]
if you could understand [I'm losing control]
that I'm [losing control]
that I'm [losing control]
that I'm [losing control]
"Mi dispiace, ma non posso aiutarla. Di solito gli stronzi li serve il
mio collega, ma lui non è qui" dissi.
Mi resi conto immediatamente di quello che avevo detto e sussultai.
Lui mi guardò.
"Come scusa?" domandò.
Sbiancai immediatamente e finsi di non aver detto nulla, mettendomi a
cercare quello che voleva nel database del pc.
"Io...qui mi dice che dovrebbe uscire domani...probabilmente ce lo
portano domani pomeriggio" dissi a mezza voce.
Lui annuì, poi uscì quasi di corsa.
Tirai un sospiro di sollievo e mi rilassai sulla sedia. Seguii il tizio
sospetto con lo sguardo e lo vidi salire su una Cadillac enorme. Mi
segnai subito il numero di targa. Uno così non poteva di
certo
possedere una macchina simile. L'aveva sicuramente rubata.
Chiamai la polizia e domandai se qualcuno aveva denunciato il furto di
un'auto scura con quella targa.
L'uomo mi rispose cortesemente che era praticamente impossibile che
qualcuno rubasse quell'auto, ma quando gli chiesi spiegazioni
più dettagliate mi disse che non poteva rispondermi
perché erano ovviamente informazioni riservate.
Alle sei chiusi il negozio e con mia grande sorpresa notai che c'era di
nuovo in giro quella Cadillac immensa.
Rabbrividii, cominciando a pensare che quel tizio probabilmente era
tornato per vendicarsi, visto che gli avevo dato dello stronzo.
Finsi di non averlo visto e salii sul motorino. Mi si
avvicinò
un ragazzo completamente diverso da quello che si era presentato al
pomeriggio.
Aveva abiti attillati e sembrava piuttosto tranquillo.
Lo guardai pronta a chiedergli che cavolo volesse da me, quando lui
sfoderò un sorriso spiazzante.
"Scusami...per caso c'eri qui tu oggi pomeriggio in negozio?" mi chiese.
Io annuii, pronta a colpirlo con il casco se fosse stato necessario.
"Beh volevo scusarmi per come si è comportato mio...ehm...il
mio
amico. Sai non è molto garbato e di certo ti sarai fatta una
cattiva idea sul suo conto..." disse tranquillamente.
Lo guardai, incapace di capire. Perché mi stava dicendo
quelle cose? Era un discorso senza senso.
"Ok...non...non c'è problema" risposi, salendo in moto.
"Ah...e per tua informazione...la macchina è sua" aggiunse
il ragazzo, allontanandosi quasi di corsa.
Frenai per capire bene cosa aveva detto.
Possibile che quella serpe di un poliziotto gli avesse telefonato,
riferendo quanto gli avevo chiesto?
Ribollii di rabbia, poi tornai a casa.
Lydia era seduta sul divano a studiare alcune pagine di medicina,
mentre Michail dormiva tranquillo al suo fianco.
Il box era montato e trionfante in mezzo al mio misero salotto.
"Lydia! Ti avevo detto di non montarlo!" esclamai a mezza voce per non
svegliare il bambino.
"Lo so...solo che il pargolo qui si è addormentato quasi
subito
e io ho avuto tutta la giornata da occupare" rispose lei, sorridendomi.
"Beh settimana prossima non hai mica l'esame?" domandai indicando il
libro mentre mi toglievo la giacca.
"Oh sì...però mi sento preparata, quindi non ci
sono problemi" disse lei.
"Senti...ti fermi qui a mangiare?" le chiesi.
"No...c'è Matthias che mi sta aspettando" rispose arrossendo.
"Ah già! E' il vostro...mesiversario" dissi, sorridendole.
"Esatto".
"Allora corri a casa a farti bella...non che ci voglia molto!" dissi.
Lei mi salutò con un bacio poi corse via.
Io mi sedetti sul divano e strinsi tra le braccia il mio bambino che
continuava a dormire tranquillo. Ancora una decina di minuti e si
sarebbe sicuramente svegliato, reclamando la cena.
Ed
ecco la
fine del secondo capitolo...dunque il titolo l'ho ovviamente recuperato
dalla sopracitata canzone dei Sum41 (gruppo che adoro). Il titolo
è 88 e la consiglio vivamente a chi piacciono le canzoni un
po'
melodiche, un po' rock...comunque perché ho scelto proprio
questo titolo? Beh se non è abbastanza evidente, Clare perde
il
controllo con lo strano tizio (che ovviamente nessuno ha capito chi
è vero??? Come no...ci arriverebbe anche mia cugina che ha
tre
anni -.-') incasinandosi un po' la giornata, visto che poi vive il
ritorno a casa con l'ansia...beh penso di avervi spiegato un po'...ora
vi lascio al prossimo capitolo, ringraziando tutti quelli che leggono.
Kussen
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Capitolo 3 *** 03. Fuck you very much ***
Ok
terzo capitolo...Clare ha avuto un "incontro ravvicinato del terzo
tipo" con due personaggi misteriosi (che siano i gemelli?) e ha
ricevuto dopo tanto tempo notizie della sua matrigna...
Grazie
mille a tokietta94, ada12 e angelineri(già commentatrice di
mie altre fic, mi fa piacere rivederti qui ^^) che hanno commentato il
nuovo capitolo. Grazie ragazze ^^...spero con tutta me stessa che la
storia cominci ad interessarvi...lo spero proprio tanto...ok let's go!
03.
Fuck
you very much
La notte
passò tranquillamente anche se quei due strani tipi mi
tormentarono a lungo nei miei sogni. Mi svegliai al suono petulante
della sveglia. Mi passai una mano davanti agli occhi e sbadigliai, poi
andai in bagno e mi preparai in tempo per la colazione di Michail.
Come tutte le mattine
Lydia arrivò, si lamentò per la mia musica e mi
fece uscire in ritardo.
"Stasera ti obbligo a
fermarti a cena che mi devi raccontare di ieri sera!" esclamai, uscendo.
David mi scrisse un
messaggio supplicandomi di perdonarlo, ma si era svegliato con una
febbre da cavallo e non riusciva a raggiungermi al lavoro.
"Non preoccuparti,
riuscirò a sopravvivere alla solitudine =)" risposi, poi
aprii il negozio.
La mattina mi
distrusse proprio per la mancanza di clienti. Non entrò
assolutamente nessuno, ma il pomeriggio si rivelò
interessante, soprattutto per l'arrivo della Cadillac.
Il tizio che vestiva
largo sembrava meno frettoloso del giorno prima.
"Il CD di 2pac...non
so dirle niente...il tipo delle consegne mi ha chiamata mezz'ora fa,
dicendo che sarebbe arrivato. Dovrebbe essere già qui"
dissi, quasi senza guardarlo.
Ad un tratto la radio
su cui avevo sintonizzato lo stereo trasmise una canzone che mi piaceva
da matti.
Über
den Dächern,
ist
es so kalt,
und
so still.
Ich
schweig Deinen Namen,
weil
Du ihn jetzt,
nicht
hören willst.
Der
Abgrund der Stadt,
verschlingt
jede Träne die fällt.
Da
unten ist nichts mehr,
was
Dich hier oben noch hält.
Ich
schrei in die Nacht für Dich,
lass
mich nicht im Stich,
Spring
nicht.
Die
lichter fangen Dich nicht,
sie
betrügen Dich.
Spring
nicht.
Erinnern
Dich,
an
Dich und mich.
Die
Welt da unten zählt nicht,
Bitte
spring nicht.
In
Deinen Augen,
scheint
alles sinnlos und leer.
Der
Schnee fällt einsam,
Du
spürst ihn schon lange nicht mehr.
Irgendwo
da draußen,
bist
Du verloren gegangen.
Du
träumst von dem Ende,
um
noch mal von vorn anzufangen.
Ich
schrei in die Nacht für Dich,
lass
mich nicht im Stich
Spring
nicht.
Die
lichter fangen Dich nicht,
sie
betrügen Dich.
Spring
nicht.
Erinnern
Dich,
an
Dich und mich.
Die
Welt da unten zählt nicht,
Bitte
spring nicht.
Spring
nicht
Ich
weiß nicht wie lang,
Ich
Dich halten kann.
Ich
weiß nicht wie lang.
Nimm
meine Hand,
wir
fangen noch mal an.
Spring
nicht.
Ich
schrei in die Nacht für Dich,
lass
mich nicht im Stich
Spring
nicht.
Die
lichter fangen Dich nicht,
sie
betrügen Dich.
Spring
nicht.
Erinnern
Dich,
an
Dich und mich.
Die
Welt da unten zählt nicht,
Bitte
spring nicht.
Spring
nicht.
Und
hält Dich das auch nicht zurück.
Dann
spring ich für Dich.
Mi accorsi di
canticchiarla nonostante quel tizio fosse ancora di fronte a me.
Mi squadrò
da capo a piedi. O almeno così pensai, visto che non si era
ancora tolto gli occhiali da sole.
"Ti piacciono?"
domandò.
"Dice a me?" chiesi,
riprendendomi.
"A chi se no?"
Arrossii ed abbassai
lo sguardo.
Fanculo...odiavo
quando qualcuno mi metteva in imbarazzo.
"Beh...sì.
Anche se non fanno proprio il genere di musica che
preferisco...però mi piacciono" dissi.
"Anche se non so
nemmeno come sono fatti" aggiunsi a bassa voce un istante dopo.
Già, ero
un'appassionata di musica ma non potevo permettermi di certo il lusso
di gironzolare per le edicole e comprare le riviste per ragazze su cui
comparivano continuamente le band più in voga del periodo.
Avevo visto qualche
foto, ma di sfuggita e non mi ero creata un'immagine chiara del gruppo
nella mente, anche perché ascoltavo le loro canzoni dalla
radio e non mi ero mai preoccupata di cercare il CD in mezzo a quelli
del negozio.
Il giovane sorrise ed
abbassò gli occhiali, guardandomi in faccia.
Lo trovai
incredibilmente sfacciato ed abbassai lo sguardo.
Di nuovo...fanculo!
In quel momento
arrivò il ragazzo delle consegne.
Lo raggiunsi sulla
porta, firmai e gli dissi di scaricare al solito posto.
"Senti...quello che
c'è dentro...è davvero quello che penso che sia?"
mi domandò.
"Eh? Cosa?" chiesi,
non avendo capito nulla.
"Il tipo con i rasta
che gira per il negozio...è davvero quello dei Tokio Hotel?"
chiese.
Mi voltai di scatto a
guardarlo cercando qualche collegamento con il ricordo sbiadito che
avevo nella mente.
"Boh...vai a
chiederglielo" risposi con semplicità, anche se con il
passare dei secondi ero sempre più convinta che il giovane
che c'era lì fuori con me avesse ragione. Avevo un vago
ricordo di un tizio che somigliasse al cliente strambo che c'era
lì, ma non ero per niente sicura che il ricordo fosse
affidabile.
Entrò in
negozio e si avvicinò al cliente che annuì e gli
sorrise.
Da lontano sembrava
più simpatico e molto meno irritante di come fosse da vicino.
Possibile che non mi
fossi accorta di chi fosse, nonostante si trovasse a mezzo metro dal
mio naso?
Sospirai, poi
cominciai a cercare quel CD che tanto voleva.
Trovai lo scatolone
giusto, quindi lo aprii e presi l'ultimo album di 2pac, quindi rientrai
e mi rimisi dietro la cassa.
Non m'interessava se
quello era uno dei Tokio Hotel piuttosto che il primo scemo che passava
da quelle parti.
Il giorno prima era
stato arrogante e pure stronzo, quindi non avrebbe ottenuto nulla da me.
"Tenga questo
è il suo CD..." dissi consegnandoglielo.
Lui mi sorrise.
"Sono
ventitré euro" aggiunsi.
"Clare...io finisco di
scaricare poi vado...la fattura la lascio sempre al solito posto" disse
il ragazzo delle consegne.
"Sì, grazie
mille" risposi, aspettando che il presunto cantante famoso mi pagasse.
"Ehm...senti mi sono
dimenticato il portafoglio in macchina..." disse arrossendo.
"Vada pure a
prenderlo, ma il CD rimane qui" dissi riprendendolo.
"Hey non ti fidi di
me?" chiese.
Lo guardai. Ma chi si
credeva di essere?
"Assolutamente
no...come non mi fido di nessun'altra persona...ora gentilmente se
vuole questo album deve pagarlo".
Uscii con un'aria
piuttosto contrariata, salì in macchina e se ne
andò.
Fanculo! E per oggi
siamo già a tre...voleva rubarmi il disco!
Occupai le due ore
successive a sistemare la merce appena arrivata e a mettere qualcosa in
vetrina.
Mentre chiudevo pensai
all'altro tizio. Probabilmente sarebbe apparso nuovamente chiedendomi
di scusare il suo amico perché aveva tentato di rubare un CD.
Sospirai, poi salii in
moto e tornai a casa.
Lydia aveva
apparecchiato e nel mio stereo aveva infilato uno dei suoi dischi di
Mozart.
"Hey cos'è
questa lagna?" chiesi entrando ed appoggiando tutto sul divano.
"Musica che aiuta il
tuo bambino a diventare intelligente!" esclamò la mia amica
abbracciandomi.
Michail era nella
carrozzina e dormiva tranquillo, quindi noi ci sedemmo a tavola a
chiacchierare, poi un'ora più tardi incominciai a spadellare
per la cena.
"Dunque...dove ti ha
portata di bello?" domandai versando il passato di pomodoro in un
padellino.
"Siamo andati in quel
ristorante giapponese carinissimo, in centro...insomma è
stato tutto perfetto. Le cameriere avevano su il kimono e il mangiare
era spettacolare" rispose la mia amica con aria sognante.
"E poi? Ti ha fatto la
fatidica proposta?" chiesi salando l'acqua per la pasta.
"Ancora
no...nonostante sia ora...".
"Effettivamente...da
quanto state insieme?" domandai cercando di fare il conto a mente.
"Quattro anni e nove
mesi...un'infinità di tempo" rispose lei.
"Be probabilmente sta
aspettando il quinto anno...sai ho letto da qualche parte che
è la data giusta per fare una proposta del genere" risposi.
Non era assolutamente
vero, ma a Lydia bastava veramente poco per recuperare il sorriso e
così fu.
Mentre mangiavamo mi
parlò a lungo della sua serata. Con tanto di cinema
(ovviamente film romantico-strappalacrime) e nottata a casa di lui.
Poco prima del
caffé Michail si svegliò reclamando la sua cena.
"Ci siamo svegliati
tardi oggi...amore mio cosa ti ha fatto fare Lydia? Eri stanco stanco?"
domandai prendendolo in braccio.
"Sai...quando ti vedo
con lui...penso che sei nata per essere mamma...è una scena
così carina!" esclamò Lydia sorridendomi.
Allattai il bambino,
poi lo tenni in braccio e mi sedetti sul divano.
"Stasera cosa
trasmettono?" mi domandò la mia amica.
"Boh...sai che io e la
tv siamo nemiche giurate" risposi, guardando il mio piccino.
"Beh allora io do
un'occhiata" disse la giovane prendendo il telecomando ed accendendo lo
schermo.
"Uff...ma oltre a
programmi con tipe mezze nude non fanno vedere altro?" chiese facendo
zapping.
"Secondo te per quale
motivo ho boicottato la tv tranne il canale di musica?" le risposi
sarcastica.
"Beh allora optiamo
per la musica questa sera".
Lydia rimase da me
fino a mezzanotte passata, le chiesi di restare a dormire da me, ma
disse che doveva tornare a casa dai suoi, almeno per salutarli.
La accompagnai alla
porta, poi portai il bambino nella sua cameretta e mi stesi nel mio
letto, esausta.
Suppongo
abbiate capito il perché del titolo e non voglio offendere
la vostra intelligenza spiegando il motivo giusto? Note sulla
canzone...si tratta di "Fuck you" di Lily Allen...ve la consiglio
vivamente perché è carinissima, soprattutto la
vocina esile di questa ragazza che dice "vaffanculo" è quasi
esilarante...ok basta tergiversare...vi lascio al 4°
capitolo...kussen e grazie a voi che leggete questa storia di cui non
so ancora nulla...^^
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Capitolo 4 *** 04. Forse un angelo ***
Ed
eccoci al quarto capitolo di questa fic assurda per la gioia di
tokietta94 (^^)...al momento ho già pronti ben 14
capitoli!!! eh eh eh...comunque ringrazio con tutto il cuore le ragazze
che stanno commentando con così tante belle paroline!!! *me
arrossisce* (=^///^=). Ringrazio tokietta94, _samy, layla the punk
princess e angeli neri. Grazie ragazze! Spero di non deludervi!
Non
c'è molto da dire riguardo la storia...anzi una cosa
c'è...Tom (tanto ormai lo avevate già capito che
era lui... =D) voleva rubare il CD di 2pac?!? Ma stiamo
scherzando?!?...non so nemmeno io perché mi è
venuta sta idea malata...beh ora vado avanti e vediamo cosa salta
fuori...anche perché mi sono segnata un po' di frasi e
titoli di canzoni che potrebbero andare bene come titoli (al momento
sono una cinquantina ^^), ma non so ancora come andrà avanti
la storia...è tutto un mistero! Beh un bacio e let's go!
04.
Forse
un angelo
Quella mattina mi svegliai presto, mi feci una doccia rinfrescante ed
aspettai Lydia. Mi mandò un messaggio chiedendomi di
scusarla, ma sua madre aveva bisogno di una mano e lei non poteva
rifiutarsi di aiutarla.
Le risposi di non preoccuparsi, poi scrissi un messaggio a David per
sapere come stava. Anche lui non si sarebbe fatto vedere, quindi
recuperai due biglietti dell'autobus da un cassetto, svegliai Michail e
lo vestii, poi andai a prendere il bus per andare al lavoro.
Fortunatamente un uomo mi aiutò a portare la carrozzina,
altrimenti non ci sarei riuscita. Non ero abituata a spostarmi con i
mezzi pubblici, tantomeno alle occhiate che mi lanciavano le vecchiette
per calcolare la mia età.
Sull'autobus c'erano una marea di studenti e mi sembrava di essere
tornata indietro nel tempo.
Sospirai, poi suonai il campanello per prenotare la fermata. Mi
aiutarono anche a scendere, poi presi le chiavi del negozio dalla borsa.
Michail si guardava intorno incuriosito dal mondo esterno ed emetteva
versetti di approvazione verso di me.
Alzai la saracinesca, poi aprii il negozio e portai dentro la
carrozzina, sistemandola vicino a me.
Mi arrivò una telefonata per informarmi che entro breve mi
avrebbero mandato l'autorizzazione a vendere i biglietti per i concerti
dell'anno successivo.
Chiesi di mandarmi via fax la lista dei concerti in modo da poterla
mettere in vetrina e qualche minuto dopo arrivò il foglio
richiesto.
"Amore aspettami qui, la mamma torna subito" dissi al piccolo, mentre
andavo in magazzino a prendere un cartellone colorato e un pennarello
indelebile.
La lista mi tenne occupata per tutta la mattina e dopo pranzo attaccai
il cartellone con artisti date e prezzi alla porta del negozio.
Nel pomeriggio arrivarono una dozzina tra ragazze e ragazzi per
prendere alcuni biglietti e, qualche minuto prima della chiusura
arrivò il tizio della Cadillac.
Entrò rapidamente e mi guardò. Non era
imbacuccato come i giorni precedenti.
"Immagino..." cominciai a dire, ma lui mi fermò.
"Senti sono stato qui per due giorni di fila e mi hai trattato come se
fossi il più pirla che c'è in giro. Mi ha dato
fastidio da matti, soprattutto perché non sono abituato a
farmi parlare così da una ragazzina come te, quindi stammi
bene a sentire...voglio quel CD e non voglio risposte cazzute da parte
tua" disse.
"Hey fermo un secondo! Primo, io ti ho risposto sgarbatamente
perché sono abituata a rispettare gli altri se vengo
rispettata. Secondo, mi hai trattata come se fossi una pezza da piedi e
non mi sta bene. Terzo, non sono una ragazzina e non ti permetto di
parlarmi così. Probabilmente ne so più io della
vita di uno viziato come te!" esclamai.
"Viziato? Ma come ti permetti?" ribatté lui, alzando la voce.
Quel trambusto spaventò Michail che cominciò a
piangere.
"Ecco! Complimenti, hai fatto piangere il bambino!" dissi, rabbiosa.
Presi il piccolo tra le braccia e cominciai a cullarlo.
"Se vuoi quel CD prenditelo da solo, ma sono sempre ventitré
euro" dissi.
Il ragazzo guardò il bambino ed arrossì.
"Mi dispiace. Non volevo svegliarlo" disse.
Lo guardai negli occhi e notai una luce diversa. Si era calmato e si
sentiva veramente mortificato.
"Non fa niente...si sarebbe svegliato lo stesso per mangiare" risposi,
decisamente più tranquilla.
"Senti...io...non volevo neanche venire qui dentro in quella maniera.
Mi sono comportato proprio da stronzo...solo che...boh quando mi hai
risposto male mi è salito il sangue al cervello" rispose
arrossendo.
Non riuscivo a credere alle sue parole. Possibile che si fosse
trasformato da stronzo categorico a ragazzo vagamente gentile che
arrossiva?
"Non ti preoccupare...in fondo io non sono stata Miss educazione"
risposi sorridendo.
Michail, che nel frattempo si era tranquillizzato,
ricominciò a piangere.
"Ehm...io dovrei dargli da mangiare..." dissi, imbarazzatissima.
Lui parve non capire.
Sospirai. Possibile che fosse così ottuso?
"Devo allattarlo" dissi infine per fargli capire.
"Oh...oh!" disse lui arrossendo ancora di più. Mi
lasciò i soldi sul banco, poi prese il CD ed uscì.
"Senti...scusa se rompo ancora, ma ti serve una mano?" disse.
Lo guardai sgranando gli occhi.
"Intendevo per il negozio...metti che entra qualcuno mentre sei
impegnata" rispose lui.
"Oh...no tranquillo. Grazie lo stesso" dissi, poi andai in bagno.
Quando tornai lo vidi fermo dietro il banco ad aspettarmi.
"Che ci fai ancora qui?" gli domandai.
"Beh non mi fidavo a lasciarti qui da sola, visto che è
buio" disse semplicemente.
"Non era necessario. So badare a me stessa" risposi mettendo il bambino
nella carrozzina.
"Come si chiama?" chiese.
"Michail" dissi, sorridendo.
"Un nome particolare" disse.
"Sì...l'ho preso da un libro che mi piaceva. Anche se il
personaggio non è proprio uno stinco di santo".
"Io sono Tom" disse lui, tendendomi la mano.
"Clare" risposi stringendogliela.
"Senti...non è un po' assurdo?" gli chiesi.
"Cosa?".
"Beh se te sei veramente un cantante famoso cosa ci fai in questo
negozietto pulcioso?" dissi.
Lui rise.
"Diciamo che mi piaceva particolarmente una commessa e sono
venuto ad investigare" rispose, facendomi arrossire.
"Comunque è l'unico negozietto pulcioso che vende CD in
maniera decente. Negli altri posti sono messi tutti alla rinfusa, qui
invece sono in ordine alfabetico, divisi per bene...insomma se cerchi
qualcosa la trovi di sicuro" disse.
Restammo a parlare fino all'ora di chiusura, mi aiutò a
portare fuori la carrozzina e mi aspettò mentre chiudevo.
"Beh...grazie per avermi fatto compagnia...sai non c'è mai
molta vita in questo posto" dissi, poi m'incamminai per prendere
l'autobus.
Non mi resi immediatamente che qualcuno mi stava seguendo
perché ero troppo impegnata a pensare a Tom.
"Clare datti una calmata ti ha poi fatto mezzo complimento!" pensai,
dandomi della scema.
"Ciao bella" sibilò una voce alle mie spalle, facendomi
rabbrividire.
Io proseguii dritta, sforzandomi di non correre via.
"Dai...non fare la preziosa..." disse l'uomo continuando a seguirmi.
La fermata dell'autobus non era lontanissima, ma io mi sentivo in
trappola. A quell'ora non c'era in giro nessuno. Fosse stata primavera
sarebbe stata un'altra storia, ma si stava avvicinando Natale e le
strade erano buie e deserte.
Il tizio mi prese per un braccio e io cominciai a strillare.
"Lasciami!" gridai, presa dal panico.
Michail cominciò a piangere, mentre io cercavo
disperatamente di farmi mollare da quel tipo.
Era fortissimo e mi stritolava le braccia.
In lontananza vidi arrivare delle luci e una macchina ormai familiare
si fermò in mezzo alla strada.
Tom scese quasi al volo e tirò un pugno a quell'uomo.
Io corsi subito dal bambino e lo presi in braccio, mentre il ragazzo
prendeva la carrozzina e la metteva nel baule di quella macchina
immensa.
"Sali e chiudi bene la portiera. Ti raggiungo subito" disse, scuro in
volto.
Io obbedii, troppo sconvolta per ribattere. Mi sedetti sul sedile del
passeggero e tranquillizzai Michail.
"Amore...va tutto bene...non piangere" dissi, nel tentativo di calmare
anche me.
Tom salì pochi minuti dopo.
Mise in moto e si allontanò.
"Stai bene?" mi chiese, ma io non parlai. Non volevo piangere davanti a
lui.
Nella mia mente si stavano affollando i ricordi di un passato che
cercavo di dimenticare da tempo.
Il ragazzo si fermò e mi prese il viso tra le mani,
obbligandomi a guardarlo.
"Clare, stai bene?" chiese.
Le lacrime cominciarono a scorrere senza che io potessi far nulla per
fermarle.
"Io...ho avuto paura...non volevo...che si ripetesse un'altra volta"
dissi.
Lui mi guardò.
"Cosa vuoi dire?" mi domandò.
"Io...secondo te perché non vado più a scuola,
lavoro e ho un figlio?" risposi abbassando lo sguardo.
Tom rimase in silenzio e sospirò.
Nessuno dei due disse nulla e restammo fermi in quel parcheggio per
parecchi minuti prima che qualcuno dei due facesse qualcosa.
"Mi dispiace..." disse lui.
"Mi hai salvato la vita...hai salvato la vita a Michail...sinceramente
non hai nulla di cui dispiacerti" risposi asciugandomi gli occhi.
"Mi dispiace che la tua vita sia andata così" disse, senza
guardarmi.
Gli presi istintivamente la mano.
"Non ci saremmo incontrati se fosse andato tutto in maniera diversa"
dissi sorridendogli.
Mi lasciò sotto casa e mi aiutò a portare di
sopra la carrozzina.
"Grazie Tom" dissi.
Lui mi salutò poi andò alla macchina.
Quando chiusi la porta quella sera pensai che non fosse un umano, ma un
angelo mandato a proteggere il mio bambino e me.
Eccoci
qui...bello questo capitolo vero? A me è piaciuto scriverlo,
anche se sono stata indotta parecchio in tentazione...insomma mi
sembrava il momento perfetto per far baciare Clare e Tom, poi ho
pensato che era giusto farli aspettare ancora un po', voi non credete?
Titolo
quantomeno ovvio, soprattutto visto che viene perfettamente spiegato
nell'ultima frase del capitolo. Si tratta di una canzone degli Studio 3
(gruppo che esiste ancora??? Bah!) non mi piacciono particolarmente, ma
quando sono un po' giù di morale ascolto le loro canzoni
melense tanto per demolire ancora di più il buon umore...eh
eh eh. Che altro dire? Non so...spero che vi sia piaciuto anche questo
capitolo. Kussen!
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Capitolo 5 *** 05. Lui è il gatto ed io la volpe ***
Eccoci
qui...quinto capitolo della storia che sta lentamente prendendo forma.
Sto lavorando a passo spedito, lasciando da parte le altre fic...povere
le trascuro un sacco.
Ih
ih, come mi piace leggere i vostri commenti! Tokietta94 fosse per me li
posterei tutti, poi però come faccio ad aggiornare in
fretta??? Per oggi forse ne metto ancora un paio poi devo
uscire...però magari domani arrivo a dieci...anche
perché poi dovrete aspettare fino a sabato prossimo...sono
contenta che la fic vi piaccia...più avanti succedono dei
macelli assurdi...^^
Cooomunque
breve riepilogo prima di lasciarvi ad una meritata lettura. Clare si
è riappacificata con Tom (all'inizio gli avevo fatto fare
veramente l'odioso o sbaglio?) e guarda un po' te il caso il nostro bel
chitarrista la salva da un aggressore.
Che
dire d'altro? Boh...leggete e commentate almeno so che ne pensate!
Bacini...let's go!
05.
Lui
è il gatto ed io la volpe
Tom entrò più volte nei miei sogni e anche la
mattina successiva, mentre ero in giro a fare compere non riuscii a non
pensarlo. David mi aveva chiamata la sera prima per chiedermi di andare
ad aprire per il pomeriggio visto che lui era malato e purtroppo la
febbre non accennava a scendere.
"Tranquillo Dave...ci penso io, tu curati e guarisci presto" gli avevo
risposto, anche se avrei dovuto lavorare tutta la settimana, sabato
compreso.
Decisi di utilizzare la mattinata per fare un po' di spesa, visto che
c'era mercato e avevo bisogno di distrarmi un po'.
Stare in mezzo a tanta gente, tutta presa dai regali di Natale mi fece
bene. Le scuole stavano per chiudere e anche gli uffici. Io avrei
lavorato fino al ventidue, poi sarei rientrata a Gennaio. David oltre
ad essere il mio unico collega era anche il mio capo e gestiva lui le
ferie.
Rientrai a casa per pranzo e, dopo aver dato da mangiare a Michail
chiamai Lydia.
"Tesoro ho un favorone immenso da chiederti" le dissi.
"Dimmi pure".
"Avrei bisogno di una mano con il bambino. Dave sta ancora male e devo
andare ad aprire il negozio oggi pomeriggio".
"Cavolo...Clare...mi sa proprio che non posso...mia mamma ha messo in
piedi un casino che neanche ti immagini e indovina un po' a chi tocca
risolverlo?".
"Nulla di grave spero".
"Tranquilla...sai com'è fatta. Solo che ora pretende di
partire per la settimana bianca il giorno prima di Natale...".
"Beh perché no?".
"Immaginati il casino che ci sarà in giro e la neve che ci
sarà in strada...sarebbe un suicidio".
Risi.
"Beh hai ragione. Ora scusa ma devo scappare, o perdo l'autobus".
"Mi dispiace davvero tanto".
"Tranquilla. Salutami i tuoi" risposi, poi attaccai, vestii il bambino
e mi preparai ad uscire.
Decisi di tenere Michail in braccio e di rinunciare alla carrozzina
quando, guardando fuori dalla finestra, notai che stava cominciando a
nevicare.
Presi una sdraietta in modo da poterlo far dormire mentre ero in
negozio, poi uscii.
Faceva un freddo cane e sinceramente mi preoccupai di non aver coperto
abbastanza il bambino, ma sembrava che stesse bene.
Salii sull'autobus e mi riscaldai un po'. I vetri erano appannati a
causa della condensa e c'erano numerosi studenti che stavano tornando a
casa da scuola.
Scesi e mi affrettai ad aprire la porta per non morire congelata.
Una volta dentro accesi il riscaldamento e spogliai Michail.
Il pomeriggio passò tranquillo. Qualcuno comprò
dei CD e dei DVD da regalare, altre ragazze vennero a comprare dei
biglietti, ma nulla di che.
Erano quasi le sei, quando Tom entrò dalla porta
accompagnato da un ragazzo che sapevo di aver già visto da
qualche parte.
Mi ci volle un secondo per capire che era lo stesso strano tizio che si
era scusato per lui qualche giorno prima.
"Cial Clare" disse Tom sorridendomi.
"Ciao Tom" risposi.
"Ciao" disse l'altro ragazzo.
"Lui è mio fratello...Bill".
Nella mia mente scattò qualcosa, mi riportò
indietro di parecchi giorni, quando alla radio avevo sentito
un'intervista ai due gemelli della band dei Tokio Hotel.
Finalmente tutto tornava. Ecco perché il tizio delle
consegne mi aveva fatto quella domanda assurda su Tom, ecco
perché se ne andava in giro su quella macchina immensa, ecco
perché aveva un'aria vagamente familiare.
"Piacere" dissi, stringendo la mano sottile del moro.
Michail richiamò la nostra attenzione.
"Oh, lui è Michail" aggiunse Tom, sorridendo.
Bill si avvicinò alla sdraietta con gli occhi luccicanti.
"Posso?" chiese con aria sognante.
Annuii e glielo feci prendere in braccio.
"Tomi...guarda che carino!" esclamò con una vocina sottile.
Sorrisi, nel vedere come il piccolo era completamente a suo agio tra le
braccia di Bill.
"Come mai due super star come voi sono da queste parti?" domandai.
"Beh...Bill voleva comprare qualche regalo e io ho colto l'occasione
per passare a salutarti...e per chiederti se questa sera avevi qualcosa
da fare".
"Tom...diciamo solo che ho un bambino di appena tre mesi da
controllare..." dissi.
"Beh porta anche lui, mica mi offendo. Non credo che sia un rivale"
rispose sorridendomi.
Mi sedetti e lo guardai.
"Il problema è che sinceramente non so quanto gioverebbe
alla tua reputazione farti vedere in giro con me e con un neonato..."
dissi.
"Sai cosa me ne frega" rispose lui sporgendosi verso di me.
Lo guardai negli occhi, poi spostai la mia attenzione su Bill.
"Dai...perché non vieni a cena da noi?" chiese, con un
sorriso a duemila denti.
Mi sentii un po' come Pinocchio, adescata dal Gatto e dalla Volpe. Solo
che erano molto più carini quelli che c'erano lì
con me.
Guardai l'ora, poi annuii. Non mi avrebbe sicuramente fatto male una
cena, anche se era in compagnia dei ragazzi più popolari
della Germania.
Capitolo
cortissimo, ma non mi sembrava il caso di dire molto, anche
perché a breve ci sarà uno sconvolgimento di
narrazione. In ogni caso il titolo è il frammento di una
canzone di Edoardo Bennato (Il gatto e la volpe ovviamente). Carino
pensare a Bill e Tom come il Gatto e la Volpe no? In ogni caso spero
vivamente che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Kussen!
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Capitolo 6 *** 06. T'invita a duellare con lei ***
Ed
eccoci qui al sesto capitolo, l'ultimo che posto per oggi...puff
puff...è tutto il giorno che lavoro alla fic e mi sento
mooooolto produttiva...comunque Clare ha accettato di andare a cena a
casa dei Tokio Hotel...Bill si è praticamente innamorato di
Michail e non si scolla più dal bambino...insomma una sorta
di fratello maggiore...me lo immagino con in braccio un bambino
piccolo...<3 che tenero! Ok basta dire cazzate se no non vado
più avanti.
Ringrazio
Layla the punk princess...ih ih ih...sì Tom è
davvero tenero così...XD...ovviamente grazie anche a tutte
le altre persone fantastiche che leggono la fic!
Vi
lascio al sesto capitolo della fic! Let's go!
06.
T'invita
a duellare con lei
Era uno dei nostri soliti pomeriggi di Dicembre. Tutti a casa a
cazzeggiare per evitare il gelo del mondo esterno. Bill che girava in
babbucce avvolto in una sciarpa lunga il doppio di lui e con la boulle
dell'acqua calda sempre tra le mani.
Da chi avesse preso quella sensibilità al freddo non
riuscivo a spiegarmelo. Io e Georg eravamo regolarmente in mezze
manice, calzoni e infradito, visto che quel disgraziato di mio fratello
ci faceva spendere milioni in riscaldamento. Gustav invece era il
più normale di tutti. Vestito in maniera adeguata alla
stagione. Come facesse a non schiattare di caldo in quella casa
rimaneva un mistero.
"Bill! Abbassa i termosifoni o ti faccio rosolare io!" esclamai,
demolito per quel caldo infernale. Tra casa nostra e l'esterno
probabilmente c'erano cento gradi di differenza.
"Tom! Se poi mi viene il raffreddore lo spieghi tu a David!" rispose
mio fratello.
"Beh se a me viene la malaria perché in questa casa
cominciano a nascere le zanzare africane glielo dici tu!" risposi
seduto sul divano.
Lo sentii borbottare qualcosa, poi andare in cucina ed abbassare il
termostato.
"Sentite, che ne pensate se usciamo un po' oggi pomeriggio?" propose
Gustav.
Bill corse in salotto.
"Sei pazzo? Potremmo morire di freddo!" esclamò.
"Solo se sei abituato a vivere in una casa con quaranta gradi. Dai
Bill...magari sta anche nevicando" disse Georg.
"Lo vedrei dalla finestra" rispose.
"Impossibile...la nostra casa è talmente calda che nel
raggio di cento chilometri c'è una temperatura
equatoriale...quindi è impossibile che vicino a noi cada un
fiocco di neve" rispose Gustav.
Ci guardammo tutti e cominciammo a ridere come scemi.
"Va bene mi hai convinto..." rispose mio fratello, andando in camera.
In fondo avrebbe colto l'occasione per comprare una marea di cose
totalmente inutili, com'era suo solito fare.
Uscimmo quasi un'ora dopo, alle tre.
Stava già facendo buio e le vetrine dei negozi brillavano
come se fossero le luci di un grande albero di Natale.
Passammo per alcune vie poco affollate, in modo da non dover firmare
autografi ogni due metri e Bill ci fece entrare in tutti i negozi
possibili ed immaginabili.
Avevo parcheggiato la macchina a chilometri di distanza e il viaggio di
ritorno fu duro per tutti, eccetto mio fratello ovviamente. Fummo
obbligati a portare tutti i suoi pacchetti.
"Magari mi affatico e con questo freddo rischio di prendermi qualche
accidente...sai magari mi prende la gola e addio concerti!" disse per
giustificare la nostra schiavizzazione.
Non gli tirai il collo solo perché avevo le mani occupate e
così anche Georg e Gustav che non erano stati risparmiati
dalle spese folli di Bill Kaulitz.
Sospirai, rassegnato al fatto che ormai erano diciotto anni che faceva
così e che nessuno avrebbe potuto cambiarlo.
Mentre tornavamo alla macchina mi cadde lo sguardo in un negozio di CD
e durante il rientro non pensai ad altro.
Avevo visto quella ragazza biondissima oltre la vetrina e avevo
resistito alla tentazione di entrare e conoscerla solo
perché c'erano gli altri.
Dovevo pensare ad una scusa plausibile per attaccare bottone. Se avesse
capito che ero famoso probabilmente non avrebbe fatto tante storie se
la invitavo subito a cena.
Una volta a casa dissi ai miei amici che volevo andare a farmi un giro,
ma Bill insistette per venire con me.
Scesi dalla macchina tutto imbacuccato, un po' per il freddo un po' per
farle capire che non volevo essere riconosciuto.
Il suo collega era uscito da poco, quindi lei era sola in negozio.
Entrai e le chiesi il CD di 2pac. Almeno era musica che mi piaceva,
mica quelle robe melense che si ascoltava mio fratello ogni tanto.
Lei sembrò subito sospettosa e mi trattò come se
fossi un pazzo mentalmente instabile.
Forse le risposi in maniera scontrosa, ma s'infeoricì e mi
diede anche dello stronzo.
Sconfitto uscii pronto per tornare a casa, ma Bill mi
obbligò a restare nei paraggi, mi aveva visto dalla vetrina
e aveva intuito che mi ero comportato da idiota, anche
perché mi aveva obbligato a raccontargli dettagliatamente
cosa ci eravamo detti.
Mentre guidavo, mio fratello ricevette una telefonata alla fine della
quale mi disse che la commessa mi aveva scambiato per un criminale o
robe simili, visto che aveva chiamato la polizia per sapere se qualcuno
aveva denunciato il furto della mia auto.
Quasi ringhai. Ma chi cavolo pensava di essere? Un detective privato?
"Tom te lo sei meritato...sei stato un bastardo. Potevi almeno
scusarti! Anzi lo farò io!" esclamò e
così fece.
Vide la ragazza uscire dal negozio, le si avvicinò e le
chiese scusa da parte mia. La giovane lo guardò come se
fosse un pazzo, ma non rispose e si allontanò.
Una volta a casa mi preparai psicologicamente al giorno successivo. Ero
livido di rabbia. Nessuna ragazza mi aveva mai risposto in quella
maniera.
Al mio rientro i ragazzi videro la mia espressione, un misto tra
l'incredibile Hulk in preda al furore più totale e un cane
bastonato, quindi mi chiesero cosa fosse successo, ma non risposi e
passai la serata in camera, nonostante Bill mi supplicasse di uscire
per fare una fantomatica partita a carte. Sapevo che mi avrebbe parlato
a lungo su come bisognava parlare ad una ragazza senza sembrare dei
mostri.
Il giorno seguente ero nettamente di umore migliore. Un po' per la
nottata tranquilla, un po' per la certezza che avrei visto quella
ragazza e sarei riuscito a conquistarla.
Uscii alla stessa ora del giorno precedente e proibii a mio fratello di
venire con me.
Entrai nuovamente nel negozio e alla radio trasmisero una delle nostre
canzoni.
Lei la canticchiò, fregandosene della mia presenza.
Le chiesi se le piacesse il gruppo e lei annuì, ma allora
perché non mi riconosceva? Provai a togliermi gli occhiali e
a guardarla negli occhi, ma oltre ad arrossire non fece nulla.
La vidi uscire verso un tizio cicciotto con l'aria poco sveglia e
subito pensai che si trattava del suo ragazzo, poi notai la tuta e il
camion carico di merce che c'era dall'altro lato della strada.
Vidi che mi guardava, poi entrò per sapere se ero il
chitarrista dei Tokio Hotel.
Annuii e gli feci un autografo.
La biondina non mi scollava quegli occhi gelidi di dosso e mi fece
incazzare parecchio.
Al suo rientro aveva tra le mani il mio CD. Quando mi disse il prezzo
mi accorsi di non aver recuperato il portafoglio dal comodino.
"Scheibe!" pensai.
Le dissi che lo avevo lasciato in macchina e lei si riprese l'album.
Mi fece salire il sangue al cervello, quindi salii in macchina e mi
ripromisi che il giorno seguente mi sarebbe andata meglio, anzi le
avrei detto tutto quello che pensavo. Ovvero, che era una stronza
odiosa.
Bill mi vide in faccia e capì che non era il caso di fare
domande.
Passai un'altra serata in camera a meditare e rimasi a letto fino al
mezzogiorno del giorno successivo.
Mi alzai incazzato come una faina e a malapena salutai.
Poco dopo le cinque e un quarto uscii di casa, con i soldi in tasca.
"Tom perché non lasci perdere?" mi chiese Gustav.
"Perché Tom Kaulitz non rinuncia mai" risposi.
"Solo gli stupidi non rinunciano ad un'impresa impossibile" disse
Georg, ma io ero quasi in macchina e non mi voltai nemmeno per
rispondergli.
Bene...ecco
che Tom ci racconta i primi due incontri/scontri con Clare. Certo che
ha un caratteraccio il nostro bel biondo o sbaglio? Eh eh eh...il
titolo è una frase (un po' smozzicata) della canzone
"L'olimpiade" di Tiziano Ferro...penso risalga al '99 o al 2000 una
roba del genere...nella canzone è "la vita che ti sfida e
t'invita a duellare con lei" qui è un po' Clare che fa leva
sui nervi di Tom irritandolo ancora di più...ok, dopo questa
micro spiegazione vi lascio al prossimo capitolo. Kussen
|
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Capitolo 7 *** 07. For you I will be anything you need ***
Ed
eccoci di nuovo qui tutti insieme per leggere il settimo capitolo.
Ringrazio tantissimo dark483, layla the punkprincess,
AntonellaandLasDivinas, _samy e tokietta94. Grazie mille ragazze, i
vostri complimenti mi fanno davvero arrossire...in questo capitolo si
parlerà ovviamente del terzo fatidico giorno nel negozio di
dischi. ^^...bene sapete già come va a finire quindi vi
lascio scoprire cosa frulla per la mente del nostro caro chitarrista.
Un bacione...let's go!
07.
For
you I will be anything you need
Una volta in negozio non la feci neanche parlare e le dissi tutto
quello che mi passava per la testa.
Lei non provò nemmeno a scusarsi, anzi s'incazzò
ancora di più e mi disse che ero un viziato.
Diedi in escandescenze ed alzai la voce.
In quel momento mi accorsi della carrozzina e del bambino che piangeva.
Se avesse potuto uccidermi con lo sguardo lo avrebbe fatto in quel
momento.
Mi sentii una merda enorme. Odiavo far piangere i bambini.
"Fratellone sensibile" avrebbe detto Bill, però non ci
potevo fare niente. Stavo male quando sentivo piangere un neonato.
Le chiesi scusa nella maniera più umile possibile, ma lei
disse che si sarebbe svegliato comunque per mangiare.
Poco dopo infatti il bambino ricominciò a piangere, lei mi
guardò e disse che doveva dargli da mangiare.
"Adesso si arma di biberon, nutre il piccolo, poi mi spacca in testa
quello che rimane" pensai fissandola.
Lei avvampò. Quando mi disse che doveva allattarlo avrei
volentieri desiderato sprofondare. Perché non avevo capito
subito?
"Ovvio, perché potrebbe essere più piccola di te.
Non è normale che vada in giro ad allattare neonati" disse
una vocina dentro di me. Le lasciai i soldi sul bancone, poi feci per
uscire.
Fuori era buio pesto e di certo una ragazzina con un neonato non erano
molto al sicuro in un posto del genere.
Le chiesi se le serviva una mano e mi diedi dell'imbecille.
Possibile che dovessi infilare un doppio senso in qualsiasi cosa dicevo?
Mi affrettai a spiegarle bene cosa intendevo, ma lei "sapeva cavarsela
da sola".
Risi mentalmente e la guardai andare in bagno. Mi misi dietro il
bancone e l'aspettai.
Sapevo bene che genere di gentaglia girava da quelle parti quando
faceva buio e quello non era il luogo adatto per lei e per un bambino
così piccolo.
Quando tornò lessi la sorpresa nei suoi occhi e mi
ringraziò per la gentilezza.
Forse Bill aveva ragione nel dirmi che non bisogna essere orchi con le
ragazze, anche se ti fanno girare le palle.
Il bambino si chiamava Michail ed era veramente carino.
Mi presentai e scoprii che quella biondina tostissima si chiama Clare.
Nome azzeccato per una con dei capelli così chiari e una
pelle quasi bianca.
L'aiutai a chiudere il negozio, poi la guardai mentre andava a prendere
l'autobus.
Le avrei offerto un passaggio molto volentieri, ma ero certo che
avrebbe rifiutato.
Stavo per allontanarmi quando vidi un'ombra sbucare fuori da un vicolo
e cominciare a seguire la ragazza.
Cercai di calmarmi, ma non ero tranquillo, quindi abbassai i
finestrini, pronto a percepire anche il più flebile richiamo
da parte di Clare.
Non sarebbe stato necessario.
Quel tizio la fece strillare così forte che l'avrei sentita
anche se fossi stato dentro un carro armato.
Misi immediatamente in moto la macchina, mi affiancai a loro e scesi,
quasi senza aspettare che il mezzo si fermasse.
Colpii quel tipo abbastanza forte e mentre Clare stringeva il bambino
misi la carrozzina nel baule, poi ordinai alla ragazza di entrare in
macchina e di aspettarmi.
Lei obbedì immediatamente e io potei dare una lezione a
quell'ubriaco.
Lo colpii ancora un paio di volte, giusto per fargli capire che doveva
stare bene al largo dalla zona, poi salii sulla Cadillac e mi
allontanai.
Le chiesi se stava bene, ma non mi rispose, quindi mi fermai al bordo
della strada e la obbligai a guardarmi negli occhi.
Le feci la stessa domanda di poco prima e cominciò a
piangere.
Mi disse che aveva avuto paura e che temeva che si ripetesse.
Le chiesi di cosa stesse parlando e mi raccontò cos'era
successo poco meno di un anno prima.
Era stata violentata mentre era fuori con il suo ragazzo ed era rimasta
incinta.
Lui l'aveva lasciata e la sua matrigna l'aveva sbattuta fuori di casa,
senza nessuno da cui potesse andare.
Mi scusai e le dissi che mi dispiaceva se aveva avuto una vita del
genere.
La riaccompagnai a casa e l'aiutai a portare su la carrozzina.
In fondo non era sistemata male e sapere che era in un posto
accogliente mi impedì di chiederle di trasferirsi
immediatamente da me.
La salutai e tornai a casa, dove tutti mi stavano aspettando per avere
notizie.
Raccontai loro cos'era successo.
Sia dell'aggressore sia del passato di Clare.
"Santo cielo...mi chiedo come possano esserci in giro bastardi del
genere...se fossi stato io il suo ragazzo a quello là gli
avrei staccato le palle con un coltello!" esclamò Bill,
indignato.
Sia Georg che Gustav annuirono, ma ero sicuro che il amico capellone si
sarebbe espresso in maniera più colorita, proprio come me.
La mattina seguente passai davanti al negozio, ma lo trovai chiuso.
Mi chiesi se Clare stesse bene, poi pensai che magari era il suo giorno
libero. In fondo mica poteva stare sempre in giro avendo un bambino
così piccolo.
Al pomeriggio Bill mi disse che doveva assolutamente comprare dei CD e
che io dovevo assolutamente invitare Clare a cena.
Voleva conoscerla e voleva vedere il bambino.
Mi obbligò ad uscire anche se ero sicuro che avremmo trovato
chiuso.
Contro le mie aspettative la vidi.
Michail era su una sdraietta, sul bancone accanto a lei che gli faceva
le boccacce.
Entrai sorridendole e lei ricambiò, spostando lo sguardo su
Bill.
Glielo presentai e il suo sguardo parve illuminarsi. Probabilmente
aveva capito chi eravamo.
Beh era ora!
Mio fratello si gettò quasi come un pesce sull'esca verso il
bambino e, con il suo solito sguardo da cerbiattino abbandonato chiese
a Clare di poter prendere in braccio il piccolo.
Lei annuì divertita e io approfittai del momento per
chiederle di venire a cena da me.
Lei tentò di rifiutare, ma Bill mi aiutò e alla
fine riuscimmo a convincerla.
"Un piccolo passo per l'umanità, un grande passo per Tom
Kaulitz" pensai trionfante.
Mentre l'accompagnavo a casa mi feci lasciare il numero di telefono, in
modo da avvisarla quando sarei arrivato a prenderla. Ormai era fatta.
Sorrisi a mio fratello, felice come una pasqua.
Bene
e con questo capitoletto abbiamo finalmente capito cos'è
successo con il misterioso aggressore mentre Clare aspettava in
macchina e cos'ha pensato Tom quando ha visto il piccolo Michail.
Insomma spero di avervi dato un quadro piuttosto completo della
situazione. E ora andiamo avanti...il titolo è preso
spudoratamente dalla prima frase della canzone "Gimme more" di Dale
Arden. L'ho scelto perché alla fine Tom "cambia" un po' il
suo comportamento per riuscire a scalfire quello strato di
ostilità da parte di Clare...insomma diventa un po' quello
che lei vorrebbe. Alcuni di voi potrebbero conoscere la canzone
perché era di una pubblicità della D&G,
io l'ho sentita montata su un video di youtube che riguarda indovinate
chi? Esatto i Tokio Hotel...XD...va bene ora vi lascio...kussen!
|
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Capitolo 8 *** 08. All the singles ladies ***
Capitolo 08
Ed
eccoci giunti con gioia all'ottavo capitolo. Nei due capitoli
precedenti abbiamo rivissuto un po' la storia attraverso gli occhi di
Tom ed ora è giunta la serata tanto attesa. Cosa
accadrà
a casa dei Tokio Hotel? Bah al momento non lo so nemmeno io...^^
Beh
grazie a
dark 483 che ha una rapidità nel commentare che mi ha
lasciata
con questa faccia ---> (°______°)...ih ih
ih...grazie cara! Grazie a _samy addirittura il nobel??? Oddio (^///^),
grazie a fifiHumanoid una new entry ^^ grazie a tutte!
let's
go!
08.
All
the singles ladies
Dormii abbastanza tranquillamente, anche se nei miei sogni tornava
spesso l'aggressione della sera prima.
Michail riposò tutta notte e la mattina seguente scrissi a
David
che avevo la visita del pediatra e non potevo aprire il negozio.
Nemmeno al pomeriggio.
"Tranquilla. Io sto molto meglio e oggi pomeriggio vado giù
io.
Tu pensa alla salute del bambino. Lui è più
importante"
rispose.
La visita era prevista per le nove in punto, quindi ebbi tutto il tempo
per fare colazione, vestire Michail ed uscire in tutta calma.
Era il 18 Dicembre e quattro giorni dopo il piccolino avrebbe compiuto
tre mesi.
Mi fermai in un negozio di giocattoli e comprai un pensierino per il
bambino poi andai dal dottore.
Pesò Michail, controllò la sua reazione alla luce
e ai
suoni, poi mi rassicurò dicendo che era sano come un pesce.
"Signorina non dimentichi la visita dall'allergologo di
lunedì prossimo" disse congedandomi.
Mentre ero per strada ricevetti una chiamata sul cellulare. Era la
madre di Lydia.
"Pronto?"
"Clare...potresti venire qui da noi?" domandò.
"Sì...è successo qualcosa?" chiesi, preoccupata.
"Beh...preferisco raccontarti tutto qui a casa" rispose.
Le dissi che l'avrei raggiunta il prima possibile, quindi mi affrettai
per raggiungere Lydia e i suoi genitori.
Suonai al campanello e mi venne ad aprire la madre.
"Clare! Finalmente sei arrivata. Entra cara..." disse con un sorriso un
po' tirato.
A malapena entrai che lei aveva già il bambino tra le
braccia.
"Miky, tesoro della nonna! Ma come sei diventato grande!"
esclamò stringendolo e riempiendolo di baci.
Io mi tolsi la giacca e la guardai.
"Vai di sopra...Lydia è in camera sua" disse, rispondendo
alla mia domanda silenziosa.
Salii le scale e bussai alla porta candida.
"Chi è?" si sentì domandare all'interno.
La mia amica aveva una voce da funerale.
"Lydia...sono io...Clare".
Sentii dei passi, poi la chiave che girava nella serratura e finalmente
la porta si aprì.
La mia amica era in lacrime e mi abbracciò.
La feci sedere sul letto e le chiesi cos'era successo.
"Stamattina...poco prima di pranzo...Matthias mi ha telefonato" disse,
tamponandosi gli occhi con un fazzolettino.
Rimasi in silenzio.
"Mi ha detto...che aveva riflettuto a lungo sulla nostra storia...e che
non gli sembrava il caso di continuare..." disse, ricominciando a
piangere.
L'abbracciai.
"Non ti ha dato spiegazioni?" le domandai.
"Sì...ha detto che non provava più le stesse cose
di
quando ci siamo conosciuti...che voleva dirmelo già da
tempo, ma
sperava che le cose cambiassero" disse cercando di darsi una calmata.
In quel momento mi suonò il cellulare.
"Scusa...dammi mezzo minuto" dissi alzandomi ed andando verso la
finestra.
"Pronto?".
"Hey! Come sta la commessa più carina di Berlino?" chiese
una voce familiare.
"Tom...non è proprio il momento adatto" risposi.
"Che succede? Stai bene? Il bambino?" domandò, preoccupato.
"No...noi stiamo bene. La mia migliore amica è stata
lasciata dal ragazzo. Era una vita che stavano insieme".
"Capisco...quindi stasera non riusciamo a vederci" disse, rattristato.
"Mi sa proprio che devo rimandare. Non me la sento di lasciarla da
sola".
Lydia si avvicinò e mi prese il telefono dalle mani.
"Ciao...non so chi sei, però stai tranquillo...Clare ci
sarà, non preoccuparti" disse, poi mi riconsegnò
il
cellulare.
Tom stava ridendo.
"Senti, che ne pensi di portare anche lei? Almeno si diverte un po' con
noi" suggerì.
"Aspetta che le chiedo" dissi.
Mi voltai verso la mia amica, che mi stava guardando.
"Hey Lydia, ti andrebbe di venire fuori a cena?" chiesi.
"A fare il terzo incomodo?" domandò lei.
"Macché terzo incomodo. Stasera ceno da un amico e
c'è
anche suo fratello e due suoi amici. Non lasciarmi da sola" dissi.
Lei annuì, sorridendomi.
Riferii la notizia a Tom, che esultò.
"Ok, allora vengo a prendervi per le otto" disse, prima di attaccare.
"Va bene, a dopo" risposi, poi mi preparai all'interrogatorio di Lydia.
"Chi è?".
"Si chiama Tom, è venuto un paio di volte in negozio e
diciamo che non siamo andati subito d'accordo".
"Beh com'è che è arrivato a chiederti di uscire?"
domandò ancora più incuriosita.
Le raccontai tutta la storia. Del nostro primo incontro, di come ci
eravamo insultati e dell'aggressione.
"Cavolo...altro che principe azzurro! Questo qui è un
cavaliere in armatura scintillante!" esclamò.
"E ancora non sai chi è" dissi, pronta a dirle la cosa
più importante.
Lei si protese verso di me dalla curiosità.
"Si chiama Tom Kaulitz...è il chitarrista dei Tokio
Hotel...stasera mangiamo a casa loro" dissi tutto d'un fiato.
Lydia cominciò a gridare.
"COSA?!? Ma ti rendi conto? Sono...sono la band più popolare
della Germania! Ogni loro concerto vende migliaia di biglietti!
Ommioddio!!!" esclamò alzandosi in piedi e cominciando a
camminare per la stanza.
Io scoppiai a ridere.
"Che c'è da ridere?" mi chiese.
"Beh hai una faccia sconvolta!" risposi.
"Ci mancherebbe altro. Sei stata invitata a cena dal sogno proibito di
centinaia di adolescenti!" esclamò.
Pensai a cosa avrebbe detto Tom se l'avesse sentita parlare
così. Probabilmente si sarebbe messo a gongolare.
La guardai, poi mi alzai in piedi.
"Ha detto che ci viene a prendere alle otto, a casa mia" dissi, per
farle riprendere la calma.
"Ok, qui bisogna festeggiare" disse recuperando un paio di bottigliette
di coca dal frigo bar che teneva in camera.
"Per cosa brindiamo?" chiesi.
"Mmm...alle le ragazze single più carine che ci sono in
giro!" esclamò ridendo.
Dunque,
capitolo corto anche questo...Lydia è troppo forte...insomma
basta sapere che la sua amica deve uscire a cena con uno che smette di
preoccuparsi del suo ex e cerca di aiutare l'amica a divertirsi.
Beh
il
titolo è quello della canzone di Beyonce. Inizialmente non
avevo
intenzione di far lasciare Lydia e Matthias, ma visto che non avevo
nemmeno motivi sufficienti per farli stare insieme, ecco che
è
nato questo capitoletto un po' per riempire il pomeriggio di Clare, un
po' per creare l'atmosfera giusta per i prossimi capitoli. Kussen a
tutti
|
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Capitolo 9 *** 09. Forever or never ***
Bene
bene...ora il nono capitolo...penso che stiate aspettando la cena a
casa dei nostri cari amici (sì fossero veramente miei amici,
sarebbe un sogno XD), comunque mi auguro che la fic continui ad
interessarvi. Nel capitolo prima non ho ringraziato layla the
punkprincess e angelineri...grazie ragazze mi fa piacere leggere che la
mia storia vi piace ^^. Un abbraccio e un bacio...non vedo l'ora di
leggere i vostri commenti! Let's go!
09.
Forever
or never
Lydia disse ai genitori che sarebbe uscita per cena e sua madre mi
ringraziò.
"Vuoi che ti tenga Michail per questa sera?" mi chiese.
"No signora, grazie mille. Un mio amico mi ha chiesto di portarglielo
per coccolarlo un po'" risposi, sorridendo.
La mia amica mi accompagnò a casa in macchina, poi ci
preparammo.
Avevamo tutto il pomeriggio per scegliere i vestiti e Lydia se n'era
portati un'infinità da casa.
"Dunque...su che colore preferiresti stare?" mi chiese.
La guardai e risi.
"Senti...è solo una cena normalissima...andranno bene un
paio di jeans e una maglietta" dissi.
"Assolutamente no! Se ti ha invitato a cena vuol dire che magari vuole
chiederti un secondo appuntamento e tu non gli farai cambiare idea con
un paio di jeans! Dovrai essere perfetta!" esclamò.
"Sì certo. Mi spieghi come faccio ad essere perfetta quando
sono in giro con mezzo chilo di coppette assorbenti, pannolini e
biberon?" domandai.
Lei mi guardò.
"Beh...le coppette possono essere un'ottima imbottitura..." disse.
Le lanciai un cuscino in faccia, scoppiando a ridere.
"Sei una cretina!" esclamai, facendo ridere pure lei.
Alle sette e mezza eravamo finalmente pronte.
Lydia mi aveva obbligata a mettere su un vestitino nero a maniche
lunghe con una scollatura vertiginosa, che già odiavo.
Lei aveva optato per qualcosa di più sobrio, ovvero un mini
abito verde acqua con pantacollant neri e tacchi altissimi.
Michail invece indossava una graziosissima salopette blu scuro che mi
aveva regalato il padre di Lydia qualche tempo prima.
Alle otto in punto suonò il campanello e Lydia
andò ad aprire, mentre io controllavo nuovamente la borsa
del bambino.
"Ciao...tu devi essere Tom" disse la mia amica.
"Sì...e tu devi essere l'amica di Clare" rispose lui.
"Sì, Lydia. Molto piacere" disse.
Lo vidi entrare e rimanere a bocca aperta.
"Non guardarmi così. E' colpa sua" risposi, arrossendo.
"Beh...dovrebbe essere colpa sua più spesso...stai da Dio"
disse, sorridendomi e prendendo la carrozzina di Michail.
Lydia rise, poi prese la sua borsa ed uscì.
Io chiusi la porta a chiave, poi li seguii con il bambino in braccio.
Durante il viaggio Michail continuò a borbottare scatenando
la nostra ilarità.
"Certo che è un chiacchierone...proprio come la mamma" disse
Tom, sorridendomi.
Arrivammo a casa dei ragazzi mezz'oretta dopo. Loro vivevano da
tutt'altra parte rispetto a casa mia.
"Bene ragazze, entrate pure" disse Tom scaricando la carrozzina.
Io lo aspettai in modo da mettere Michail sdraiato, poi lo seguii
nell'ingresso.
Bill ci corse incontro, estasiato.
"Ciao ragazze! Benvenute!" esclamò sorridendoci.
Lydia venne presentata anche a Georg e Gustav, due ragazzi veramente
carini e simpatici.
Il primo aveva i capelli lunghi, liscissimi e degli occhi verdi
spettacolari, mentre il secondo era biondissimo e avrei scommesso il
mio stipendio che probabilmente non si arrabbiava mai.
"Piacere ragazzi, io sono Clare" dissi stringendo loro le mani.
"Ciao" dissero loro due, sorridendomi.
Bill prese Michail in braccio e cominciò a portarlo in giro
per la casa che era spettacolare.
Qualcuno aveva avuto il buon gusto di addobbarla per Natale, anche se
in maniera un po' eccessiva.
"Gli addobbi sono merito di Bill...anche se ha un po' esagerato" disse
Tom prendendo la mia giacca.
Si allontanò un attimo, poi propose di andare tutti a tavola.
Bill si alzò di scatto e ci guardò.
"Oh no! I miei sformatini di spinaci! Devo toglierli dal forno!"
esclamò correndo via.
I ragazzi scoppiarono a ridere e io e Lydia ci unimmo.
Michail era nella carrozzina e continuava a "chiacchierare" a modo suo,
facendoci capire che voleva tenerci compagnia.
Lo presi in braccio e mi sedetti a tavola. Era estasiato da tutte
quelle luci colorate.
Bill tornò tutto contento.
"Li ho salvati! Bene...e ora buon appetito!" esclamò, mentre
Gustav portava in tavola una ciotola piena di pasta.
Mangiammo veramente bene e, nonostante i ragazzi non si fidassero molto
quando li videro, gli sformatini di Bill si rivelarono deliziosi.
Mentre aspettavamo il caffè, Michail pretese la sua cena,
quindi andai in bagno e lo allattai.
Quando uscii vidi che Tom mi stava aspettando fuori dalla porta.
"Hey come va?" mi chiese.
"Bene, davvero. Era da tanto che non mi divertivo così. E'
proprio una bella serata" dissi, sorridendogli.
Lui mi accompagnò verso una grandissima finestra che si
affacciava sulla città illuminata.
"Senti...io volevo chiederti una cosa" disse, arrossendo lievemente.
Lo guardai, mentre Michail si stava addormentando in braccio a me.
"Dimmi pure".
"Ecco io...mmm non so come dirtelo senza sembrare sfacciato...ecco
diciamo che vorrei tanto che tu e io provassimo a stare insieme...non
so se mi sono spiegato..." disse.
Io arrossii violentemente.
"Tom...non voglio sembrare stronza, ma la mia presenza non gioverebbe
affatto alla tua carriera...sei giovane e se ci vedessero
insieme...ecco...non è che sia il massimo farsi vedere in
giro con un bambino così piccolo, anche perché so
bene con cosa vivono i giornalisti...scandali e basta" dissi.
Lui mi prese il viso tra le mani e io rabbrividii al suo tocco.
"Clare, è solo per questo che mi diresti di no?" chiese.
Io annuii.
I suoi occhi mi avevano incatenata. Era dannatamente bello starlo a
guardare. Lo avrei fissato per ore intere.
"Non mi interessa niente di quello che possono dire i giornalisti o
chiunque altro al mondo...anche se parlassero di scandali, io starei
con te per sempre".
Ma
che capitolo dolcino!!! Ebbene sì, mi piace un sacco questo
Tom romantico...esistesse veramente un uomo così lo sposerei
al volo ^^...comunque il titolo del capitolo è la canzone
dei Cinema Bizarre (ma quanto non sono belli kiro e strify???) (li
hanno definiti i nemici dei Tokio Hotel o ricordo male io? Beh poco
importa perché tanto ascolto tutti e due i gruppi
quindi...XD). Ovviamente riferito a quello che Tom dice a Clare
(=^///^=). Poi che dire...beh il prossimo capitolo è
fondamentale...anche perché penso che voi stiate aspettando
la stessa cosa che aspetto di scrivere io...ih ih ih...ok sto
impazzendo. Ah per chi non lo avesse notato, la scena fantastica di
Bill che corre in cucina a recuperare gli "sformatini di spinaci" l'ho
copiata pari pari dal cartone della Disney "Le follie dell'Imperatore"
mi sono messa a ridere da sola quando l'ho scritta...ih ih ih...anche
perché m'immagino la scena e metto a confronto Bill con
Kronk, il personaggio idiota del cartone...ah ah ah...esilarante...ok a
breve riapriranno i manicomi apposta per me... -.-'.
Questa
fic è diventata una sorta di seconda vita...va beh dai, vi
lascio al decimo capitolo...Kussen!
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Capitolo 10 *** 10. Ciò che voglio è qua ***
Wow...decimo
capitolo...non pensavo di raggiungerlo così in fretta e
invece ce l'ho fatta, ma solo grazie a voi che commentate e leggete. I
lettori sono ciò che fa sopravvivere uno scrittore...eh eh
eh.... Accontento subito le mie ragazze preferite che stanno
continuando a leggere questa fic e che mi riempiono di
complimenti...GRAZIE MILLE!!! Dunque siete diventate davvero tante e mi
fa molto piacere...grazie quindi a layla the punkprincess
(sì Tom è veramente carino...l'uomo ideale
direi), angeli neri (sì è vero ci tengo molto
alla fic...sono contenta di aver ricominciato a scrivere), xoxo_valy
(new entry, benvenuta! Sono contenta che la storia ti piaccia) e
ovviamente anche tokietta94, fifiHumanoid, _samy, dark 483 e
AntonellaandLasDivinas(cavoli che nick lungo!! ^^)...dunque breve
riepilogo. Lydia è stata lasciata da Matthias e
così le due ragazze sono andate a cena a casa dei Tokio
Hotel, dove Tom si è praticamente dichiarato a Clare...lei
come reagirà??? Lascio a voi il piacere di scoprirlo! Let's
go!
10.
Ciò
che voglio è qua
Come avrei potuto dirgli di no, dopo le parole splendide che mi aveva
detto?
Lasciai che le sue labbra sfiorassero le mie, poi lo baciai.
Non potevamo avvicinarci troppo, perché Michail dormiva tra
le mie braccia, ma a me andò bene così.
Bill arrivò in quel momento per dirci che il
caffè era pronto. Notando la situazione prese il bambino e
tornò in salotto, come se nulla fosse.
Tom mi strinse tra le sue braccia e mi sentii al sicuro, come se nulla
potesse più farmi del male.
"Non pensi che stiamo correndo un po' troppo? Ci conosciamo da appena
tre giorni" sussurrai, maledicendomi per aver rovinato quel momento
meraviglioso.
Lui mi accarezzò i capelli.
"Mi sembra di conoscerti da sempre...questo è quello che
conta" disse, con voce dolce.
Desiderai che quel momento durasse per sempre, ma la voce di Lydia ci
interruppe.
"Clare! Vieni a vedere!" strillò.
Io mi preoccupai pensando che fosse successo qualcosa a Michail, quindi
mi allontanai da Tom e corsi subito in salotto.
La mia amica mi indicò il televisore, dove vidi che stavano
riprendendo l'entrata del mio negozio.
Alzai il volume per sentire meglio.
"Alcune persone hanno confermato che in questi giorni si è
vista più volte parcheggiata l'auto di Tom Kaulitz
chitarrista e gemello del front man dei Tokio Hotel. Molti testimoniano
di averlo visto parlare spesso con la commessa, una certa Clare Smyth"
disse la voce petulante dell'inviato.
"Mio Dio! Ma sei un musicista o un ricercato dell'FBI?" domandai,
rivolta a Tom.
"Certe volte me lo chiedo anche io" rispose sedendosi.
Come cavolo si permettevano di dire il mio nome in tv senza neanche
chiedermelo?
Ero livida di rabbia.
"Se mi capita a tiro un giornalista...giuro che lo uccido!" dissi,
inferocita.
"Perché?" chiese Bill, tenendo Michail in braccio.
"Come perché? Quelli hanno detto il mio nome in tv...ci
manca solo che dicono il mio indirizzo, poi siamo a cavallo! Ma
cavolo..." borbottai.
Gustav cambiò canale, poi chiese se qualcuno voleva il dolce.
"Sì dai...almeno qualcuno qui si addolcisce un po'" disse
Tom, prendendomi la mano.
La serata proseguì tranquillamente, Tom e Georg si
allontanarono un paio di volte per fumare una sigaretta, mentre Bill
continuava a ronzare intorno alla carrozzina e a chiacchierare con
Lydia.
Gustav mi offrì un altro caffè.
"No grazie, se ne bevo un altro rischio di diventare isterica" risposi
sorridendo.
Era un ragazzo estremamente tranquillo e posato.
"Posso chiederti una cosa?" domandai.
Lui annuì e mi sorrise.
"Come fai a sopportare Bill e Tom tutto il giorno?" chiesi.
Lui rise.
"Ormai sono abituato. Ci conosciamo da una vita e sono sempre stati
così. Tu non li hai ancora visti litigare. Sono quasi
divertenti, anche se ogni tanto Bill insegue suo fratello con le
padelle, ma è un dettaglio" disse.
Io lo guardai. Padelle?!?
"Non ti preoccupare. Sono innocui. Anche perché si vogliono
un bene dell'anima e quando litigano fanno pace in meno di dieci
minuti".
Sorrisi, poi mi rilassai sulla sedia e guardai l'ora.
Era l'una passata.
"Cavolo ma è tardissimo! Domani devo andare al lavoro!"
esclamai.
Lydia e Bill mi guardarono.
"Mi dispiace, ma devo andare a casa..." dissi.
"Perché non dormite da noi? Qui abbiamo un sacco di spazio e
poi non credo che ai ragazzi dispiacerà!" disse Bill.
Tom e Georg rientrarono in quel momento.
"Che succede?" chiese il bassista ravvivandosi la chioma.
"Ho chiesto a Clare e a Lydia se vogliono fermarsi qui a dormire, visto
che è tardi" disse Bill.
"Per noi non ci sono problemi" disse Tom.
Bill e Gustav ci mostrarono le camere, mentre Tom ci offrì
due sue maglie extralarge per dormire.
"Per fortuna ho preso su una tutina per Michail..." pensai, mentre lo
cambiavo per la notte.
Lo sistemai nella carrozzina, accanto al letto, poi tornai di sotto.
"Ragazzi, perdonatemi se non sono di compagnia, ma domani devo alzarmi
presto...quindi vi auguro buona notte"
Bill mi disse di dare un bacetto a Michail, mentre si preparava per
andare a dormire a sua volta, Georg e Gustav invece stavano parlando
con Lydia che non capii bene cosa stesse raccontando loro. Tom mi
accompagnò in camera.
"Grazie mille per la serata" dissi sorridendogli.
Lui mi guardò, appoggiandosi allo stipite della porta.
"Non hai ancora risposto alla mia domanda. Vorresti stare con me?"
chiese sorridendo e facendo brillare il piercing che aveva al labbro.
"Tom, ho tutto quello che una ragazza della mia età potrebbe
desiderare. Cosa vuoi che ti risponda?" gli domandai.
Lui scrollò le spalle.
"Allora spero che questo basti come risposta" dissi prendendolo per la
maglia ed avvicinando il suo viso al mio, fino a baciarlo.
Capitolo
cortuccio, inizialmente era legato a quello che segue, ma pensavo fosse
adeguato dividerli...in ogni caso il titolo è un frammento
della canzone "Così vicini" di Luca Velletri ed è
una canzone che appare nella colonna sonora del film Disney "Come
d'incanto". Che dire sul significato? Beh finalmente la vita di Clare
sta prendendo la direzione giusta. Mi piace molto scrivere la sua
storia con Tom...^^...sperando di leggere commenti su questo
capitoletto vi lascio con una piccola frase d'anteprima per il prossimo
capitolo...ih ih...
"Tom!
Possibile che tu non riesca a capire? Non sei suo padre! Non puoi
decidere tu!" esclamai, disperata.
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Capitolo 11 *** 11. You don't remember me, but I remember you ***
Capitolo
11!!! Wow...dunque spero di non avervi sconvolto troppo con l'anteprima
di questo capitolo...in ogni caso Clare e Lydia si sono fermate a
dormire a casa dei Tokio Hotel e pare che tutto vada bene, ora cosa
succederà? Qual è il significato della frase che
vi ho lasciato la scorsa volta? Ragazze mi dispiace avervi messe in
ansia...diciamo che ci avete quasi preso...non odiatemi per quello che
succederà in questo capitolo...e nei
prossimi...vabbé leggete e lo scoprirete! Let's go!
11.
You
don't remember me, but I remember you
La mattina seguente mi svegliai sentendo il suo profumo.
"Per forza, sono completamente avvolta dalla sua maglia" pensai
sorridendo.
Mi mossi per cercare il cellulare e guardare l'ora. Erano quasi le
dieci.
Mi alzai di scatto e accesi la luce. Michail non era nella carrozzina,
quindi mi precipitai al piano di sotto, dove Bill si stava esibendo in
un repertorio straordinario di boccacce e versi che mai avrei pensato
di vedergli fare.
Il bambino continuava a ridere e sembrava perfettamente a suo agio.
In quel momento mi accorsi di indossare solamente una maglia e un paio
di calzini. La maggior parte delle mie gambe era scoperta e trionfava
in mezzo al salotto.
"A cosa devo questa piacevole visione mattutina?" chiese Tom alle mie
spalle, abbracciandomi.
"Diciamo che mi sono svegliata in ritardo e senza il bambino in
camera...vedi un po' te" dissi, fingendomi arrabbiata.
"Ah sì...quel tuo amico, David, ha scritto stamattina sul
cellulare per dirti di stare tranquilla che avrebbe pensato lui ad
aprire, ma ti chiedeva una mano per il pomeriggio. Ho pensato che non
fosse necessario svegliarti all'alba" disse.
Lo guardai, poi gli diedi un bacio su una guancia.
"Per Michail...beh non sopportavo più Bill, quindi ho
pensato di tenerlo occupato facendogli curare il bambino...in fondo
hanno più o meno la stessa età" disse ridendo.
"Guarda che ti ho sentito!" esclamò il fratello senza
smettere di giocare con il piccolo.
Risi, poi cercai Lydia con lo sguardo.
"Sta parlando con Gustav" disse Tom capendo le mie intenzioni.
"Wow...fino a che ora hanno parlato?" domandai.
"Boh...penso che non siano nemmeno andati a dormire" rispose lui.
Mi chiese se volevo una tazza di caffè, ma rifiutai,
pensando a come recuperare i miei vestiti senza dove andare in giro
acconciata come Barbie.
"Potrei darti qualcosa io...in fondo mi sa che abbiamo la stessa
taglia" disse Bill.
"Beh grazie..." dissi arrossendo.
Il moro mi prese per mano e mi accompagnò in camera sua.
Beh l'avrei scambiata per un salone di bellezza se non ci fosse stato
il letto.
Aprì l'armadio che forse era più grosso di camera
mia e cercò tutto il necessario per vestirmi.
Una volta pronta sembravo la sua copia al femminile.
"Cavolo...potrei anche decidere di abbandonare la carriera di cantante
per fare lo stilista! Stai benissimo" disse Bill osservando la sua
opera.
"E io potrei anche decidere di mandarti via dalla band per recuperare
un membro decisamente più carino" disse Tom.
Il gemello, in risposta gli fece la linguaccia.
"Pronta? Ti accompagno io" disse il rasta sorridendomi e dandomi un
bacio.
"Non dovresti farti vedere con me..." gli risposi.
"Sai cosa me ne frega!" esclamò.
"Ok, però porto anche Michail. Sai, non è che non
mi fido di Bill, ma preferisco fargli vedere come si da da mangiare ad
un bambino e come lo si cambia prima di affidarglielo" dissi.
"Hai perfettamente ragione, ma Lydia non può aiutarti?"
chiese.
"Lei deve andare a lezione in università più
tardi...è fortunata perché è proprio
qui dietro" risposi.
Tom mi accompagnò al lavoro.
"Ti vengo a prendere prima della chiusura, come sempre" disse dandomi
un bacio.
Prima di scendere mi guardai intorno e mi assicurai che non ci fossero
in giro giornalisti, poi andai in negozio.
"Wow! Clare che look!" esclamò David, sorridendomi.
"Grazie, ma non è merito mio" risposi, sistemando Michail
dietro il bancone.
"Hey Clare, ti devo un favore. Grazie mille" disse il mio amico
sorridendomi ed uscendo.
Quasi mi ero dimenticata della vita in negozio. Solita noia,
finché un paio d'ore dopo entrò un tizio strano.
Il suo sguardo mi era familiare, ma non riuscii a capire
perché.
"Tu sei Clare Smyth?" chiese.
Io annuii, tenendo pronto il cellulare.
"Probabilmente non ti ricordi di me, ma io mi ricordo perfettamente di
te...e del bambino" disse.
Lo guardai, senza capire. Scavai nella mente nel tentativo di far
riemergere il ricordo di quell'uomo.
"Non ti ricordi proprio? Mi offendi...non ricordi la discoteca?" chiese.
Il mondo mi crollò addosso. Ricordai quegli occhi
allucinati, le sue mani, la sua bocca viscida, il suo corpo sul mio.
Sbiancai e per poco non caddi a terra.
"Pensavi che mi fossi scordato di te? Temevo mi denunciassi, invece non
lo hai fatto...sappi che tornerò e mi prenderò
mio figlio...tornerò e per te sarà la fine"
disse, poi uscì accompagnato da una risata che mi fece
venire i brividi.
Cominciai a piangere in silenzio e chiamai Tom.
Gli chiesi di raggiungermi subito.
Mentre lo aspettavo continuai a pensare a quello che mi aveva detto
quel mostro. Si sarebbe preso il mio bambino, il mio Michail.
Tom entrò in negozio quasi di corsa. Io stavo ancora
piangendo.
"Clare! Clare per l'amor di Dio cos'è successo?" chiese
abbracciandomi.
Non riuscii a parlare subito e mi ci vollero parecchi secondi per
aprire bocca.
"Io...sono spacciata. Il padre...di Michail è arrivato qui
poco fa...ha detto che vuole riprendersi il bambino" dissi.
Sentirmelo dire mi fece capire che era tutto vero, che non me l'ero
immaginato. Piansi ancora di più, tra le braccia di Tom.
"No...non può..." disse lui.
"Invece sì...è suo padre" risposi.
"Ma ti ha violentata!" esclamò.
"Ormai è passato quasi un anno! Non ci sono prove! Nessuno
lo sa...tranne io...e te" dissi.
"Lui non si avvicinerà a Michail...anche se fossi costretto
a portarlo via di persona" mi disse.
Io alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi.
"Tom! Possibile che tu non riesca a capire? Non sei suo padre! Non puoi
decidere tu!" esclamai, disperata.
"Lo so che non sono suo padre, ma dobbiamo fare qualcosa! Tu e il
bambino siete in pericolo" disse.
Decisi di chiudere il negozio un po' prima e tornai a casa.
Non parlai con nessuno e mi chiusi in camera, mentre Tom rimase in
salotto.
Ad un tratto bussarono alla porta.
"Chi è?" chiesi, in lacrime.
"Sono Bill...posso entrare?" rispose il ragazzo con voce mortificata.
Gli dissi di sì, ma non mi voltai.
Lo sentii sedersi al mio fianco e sospirare.
"Clare...Tom mi ha raccontato quello che è successo...posso
farti una domanda?".
Annuii.
"Sei sicura di non aver detto a nessun altro quello che è
accaduto quella volta?".
Mi voltai a guardarlo.
"Sì Bill...sono sicura di non...".
In quel momento si accese una lampadina. L'avevo detto a qualcun altro.
A Oscar, il mio ex ragazzo.
"Allora?" chiese il moro.
"Quando successe, lo raccontai ad Oscar, il ragazzo con cui uscivo"
dissi, vedendo un barlume di speranza in quell'oscurità.
Ed
eccoci giunti alla fine dell'undicesimo capitolo. Che casino!
All'inizio non volevo che accadesse, ma poi la vicenda ha preso una
piega diversa...e io non ho potuto fare altro se non adattarmi (aiuto
questa storia ha una vita propria!)...il titolo è ispirato
dalla prima frase di una canzone degli Evanescence "Taking over me" e
letteralmente significa "tu non ti ricordi di me, ma io mi ricordo di
te"...frase perfetta che ho anche fatto dire al tizio estremamente
simpatico di poco fa...spero che questa storia continui a piacervi.
Kussen a tutti ^^
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Capitolo 12 *** 12. Salvami ***
Dunque...dodicesimo
capitolo...la storia è ancora in alto mare...o almeno
secondo quello che ho in mente, poi magari mi fermo prima...in ogni
caso vi informo che ho un macello di titoli e di frasi che ho in mente
di usare, quindi magari riesco a creare una storia degna di questo
nome...comunque ora mi fermo un po', perché mio fratello
rivendica il pc, quindi vi devo lasciare per almeno 2 o 3 ore
ragazze...non disperatevi...tornerò presto e entro stasera
conto di poter postare tutti i capitoli che ho scritto almeno in
settimana ne scrivo altri e sabato torno per aggiornare...grazie mille!
Ok e ora riepiloghetto poi vi lascio alla lettura. Dopo la cena a casa
di Bill e Tom, Clare viene avvicinata da un uomo, che si rivela essere
il padre di Michail. Questo tizio minaccia la ragazza, dicendole che
quando tornerà si riprenderà il bambino. Come
farà Clare a salvarsi da questa situazione? A voi il piacere
di scoprirlo. Let's go!
12.
Salvami
Cercai a lungo sull'elenco del telefono e finalmente trovai quello che
stavo cercando.
Mi metteva in imbarazzo dover telefonare proprio in quella casa dopo
tutto quello che era successo, ma era la mia ultima speranza.
Il telefono suonò a lungo prima che qualcuno rispondesse.
Riconobbi quella voce familiare.
"Pronto?".
"Oscar?".
"Sì, chi parla?".
"Ehm...non ci crederai mai. Sono Clare".
Dall'altra parte silenzio.
"Io...non ti avrei mai disturbato, anzi...però ho bisogno di
aiuto e tu sei l'unico che può darmi una mano" dissi mentre
Bill, Tom e gli altri mi guardavano, in attesa.
"Perché? Io e te non abbiamo nulla da dirci".
"Lo so, lo so. Senti non mi va di fare la vittima o che altro, ma ieri
è tornato il tizio della discoteca. Vuole portarmi via il
bambino e non so in che altro modo risolvere la faccenda. Un mio amico
mi ha detto che se trovo qualcuno capace di dire che quello
lì mi ha violentata, allora nessun giudice potrà
affidargli il bambino" dissi tutto d'un fiato.
Oscar rimase in silenzio per qualche secondo.
"Clare...se io ti aiuto devi promettermi che nessuno lo
verrà a sapere...non voglio che mi colleghino un'altra volta
a te".
Viscido, vile e vigliacco. Come sempre. Come cavolo avevo fatto ad
innamorarmi di uno così nessuno lo sapeva.
"Va bene...ti ringrazio. Tu sai dove lavoro?".
"Sì...in quel negozio di CD che hanno fatto vedere ieri in
tv".
"Esatto. Vediamoci nel bar lì di fronte domani pomeriggio
alle quattro...grazie ancora Oscar".
L'idea del testimone era stata di Gustav.
Per fortuna che ci aveva pensato, altrimenti non avrei saputo che fare.
"Quindi? Cosa ti ha detto?" chiese Tom.
"Lo vedrò domani...per spiegargli bene la situazione..."
dissi.
"Vuoi che qualcuno venga con te?" chiese Georg.
"No...voi dovete restarne fuori...è una faccenda un po'
troppo...come dire...vistosa per quattro ragazzi popolari come voi. Ho
bisogno che vi occupiate di Michail e che teniate buona Lydia. Non
voglio che lo sappia".
Ero disperata. Se il piano di Gustav non avesse funzionato io avrei
perso il bambino.
Uscii in balcone e vidi che la città era tranquilla sotto la
coltre di neve che la copriva.
Tom mi raggiunse poco dopo.
"Clare..." disse abbracciandomi.
"Tom...mi dispiace per come ti ho risposto poco fa...non volevo" dissi.
"Stai tranquilla...è un brutto momento. Sicura di non voler
nessuno con te?" domandò.
"Sì Tom. Non voglio mettervi in mezzo. E' una questione
personale...e se non ci fossi stato tu non avrei potuto contare sul tuo
aiuto in qualsiasi caso" risposi.
La giornata sembrò non finire mai.
Michail era sempre in braccio a me, non lo lasciavo mai, neanche per
dormire tanto che mi addormentai sul divano.
La mattina seguente mi svegliai nel letto, il bambino era nella
carrozzina e non si era ancora svegliato.
Scesi per fare colazione, ma avevo lo stomaco completamente chiuso.
Lydia era rimasta dai suoi per ripassare in vista degli esami che
avrebbe sostenuto lunedì.
Tom mi accompagnò a casa per farmi prendere il motorino, poi
mi lasciò sola.
Mi preparai con calma e alle tre e mezza uscii.
Oscar mi stava aspettando seduto ad un tavolino e si guardava intorno
con aria poco tranquilla.
"Ciao" dissi, sedendomi di fronte a lui.
"Ciao Clare" rispose senza guardarmi negli occhi.
Non era cambiato di una virgola dall'ultima volta che l'avevo visto.
"Non voglio perdermi in inutili convenevoli, visto che nessuno dei due
vorrebbe essere qui. Ho bisogno che tu sia disposto a testimoniare
davanti ad un giudice di pace che sono stata violentata in quella
discoteca. Io fornirò l'identikit alla polizia e tu mi
fornirai una prova inconfutabile riguardo la veridicità
della storia, anche perché io e te non abbiamo mai..." dissi
senza concludere la frase.
"Ok...il mio numero di casa lo sai. Per farmi sapere l'ora, il giorno e
il luogo chiama solo dopo le sei perché sono a casa da solo"
disse.
"Va bene".
In quel momento suonò il mio cellulare. Era Tom.
"Pronto?".
"Clare...sono Gustav. Ho ottenuto un appuntamento dal giudice di pace.
Per martedì mattina, alle undici e mezzo, in tribunale"
disse.
Sorrisi.
"Grazie mille. Sei un tesoro" risposi, poi riattaccai e guardai Oscar
negli occhi.
"Martedì mattina alle undici e mezzo in tribunale. Conto
sulla tua presenza" dissi.
Lui annuì, poi uscì dal bar senza nemmeno
salutarmi.
Vile, viscido e vigliacco.
Finito
anche il dodicesimo capitolo. Oscar è proprio una bella
personcina (seeeeeeeee come no!), ma almeno non si è
rifiutato di aiutare Clare, anche perché se no lo facevo
morire stirato da un tir (Bwahahahahah risata malvagia)...ok sto
impazzendo. Il titolo del capitolo è quello di una canzone
splendida dei Sonohra. Non è un gruppo di cui vado
partocolarmente matta, ma il testo di questa canzone in particolare
è stupendo e invito chi non l'ha mai ascoltata a sentirla
perché è proprio bella. Comunque adesso
farò un passo indietro, come ho già fatto in modo
da dare un'idea più completa della situazione. Kussen a
tutti!
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Capitolo 13 *** 13. This is the life ***
Wow
ragazze! Sono appena rientrata e mi sono lanciata su EFP e cosa
trovo??? 43 recensioni! Cavoli non ci volevo credere! Grazie
mille...davvero mi fate capire che la storia vi piace proprio tanto! ih
ih ih...per tutto questo tempo ho pensato a come andare avanti...beh
per ora i capitoli pronti arrivano solo al 17...ma sto lavorando per
voi (sembra uno spot pubblicitario -.-')...ok stop alle cazzate e
passiamo ai ringraziamenti...
Dunque...grazie
a:
tokietta94:
tranqui anche se non hai recensito per un po'...l'importante
è che la fic continui a piacerti! ^^
_samy:
oscar lo odio pure io XD XD XD...grazie mille ^^
dark483:
non penso assolutamente che sei pazza...anzi XD...no dai comunque mi
fanno un sacco piacere i commenti ^^
xoxo_valy:
eh sì...effettivamente Oscar ha avuto un comportamento
strano, però alla fine è un personaggio piuttosto
viscido quindi mi sembra normale che faccia così.
fifiHumanoid:
grazie grazie grazie...sono contenta che questa fic sia così
seguita wow ^^
angeli
neri: grazie per avermi fatto sapere che il titolo ti piaceva...ogni
volta che ne scelgo uno sono in ansia perché non so mai se
va bene, se magari il mio cervellino ragiona in maniera strana e
incomprensibile...davvero grazie ^^
Ok,
eccoci al tredicesimo capitolo. 13...mi piace come numero ^^...beh come
avevo già detto ora tornerò un po' indietro in
modo da raccontare per bene quanto accaduto. Spero che la cosa non vi
annoi, ma penso che raccontare la stessa cosa dal punto di vista di un
altro personaggio aiuti parecchio a capire meglio il mondo in cui si
svolge la storia. Grazie per la pazienza ^^. Let's go!
13.
This
is the life
Stavamo giocando alla playstation, anzi Tom e Georg stavano giocando,
mentre io e Gustav li guardavamo, come sempre, quando il telefono di
mio fratello squillò.
Rispose quasi al volo e capii immediatamente che qualcosa non andava.
Il sorriso sul suo viso si era smaterializzato alla velocità
della luce ed era impallidito.
"Tomi! Che succede?" chiesi, alzandomi in piedi.
Sapevo che riguardava Clare o il bambino.
Non mi rispose e si precipitò fuori casa, senza neanche la
giacca.
Io stavo impazzendo dall'ansia. Continuavo a camminare avanti e
indietro, mentre Gustav cercava di calmarmi.
Clare entrò dalla porta e corse in camera, in lacrime. Tom
invece si fermò in salotto con il bambino.
Noi tre volevamo delle risposte. Che cavolo era successo?
"Mentre Clare era in negozio è arrivato quel bastardo che
l'ha messa incinta..." disse senza tanti preamboli.
Rabbrividii.
"Cosa vuole?" chiese Georg, stringendo i pugni.
"Michail...ha detto che se lo riprenderà" rispose mio
fratello.
Mi alzai in piedi, tremando per la rabbia.
Come poteva esistere una persona così schifosa?
"Ma la polizia non può fare niente? Arrestarlo, tagliargli
via le gambe per non farlo più muovere? Chiuderlo in una
cella e buttare via la chiave?" chiesi.
"Scusate...ma nessuno sa cos'è successo? Non c'è
una persona in tutta Berlino che non sappia cosa ha fatto quel tipo a
Clare?" chiese Gustav.
"No...non ci sono prove che lui le abbia fatto del male...legalmente
è il padre biologico del bambino...per la legge ha il
diritto di chiedere l'affidamento esclusivo...anche perché
Clare ha appena diciotto anni e un lavoro che non le
permetterà in futuro di mantenere Michail...soprattutto le
spese scolastiche" disse Tom.
Dove cavolo aveva imparato a parlare così?
Non avevo tempo per pensarci.
"Impossibile che Clare non abbia detto nulla a nessuno...dai nessuna
persona sopravviverebbe con un peso del genere! Ora vado di sopra e
glielo chiedo! Troveremo una soluzione!" esclamai, poi raggiunsi la
ragazza.
La trovai stesa sul letto, al buio.
Mi sedetti accanto a lei.
"Clare...Tom mi ha raccontato quello che è successo...posso
farti una domanda?".
Lei annuì debolmente.
"Sei sicura di non aver detto a nessun altro quello che è
accaduto quella volta?".
Si voltò a guardarmi. Negli occhi leggevo tutta la sua
disperazione.
"Sì Bill...sono sicura di non...".
Si bloccò di colpo, come se le fosse venuta un'illuminazione.
"Allora?" chiesi, pensando che ci fosse ancora un po' di speranza.
"Quando successe, lo raccontai ad Oscar, il ragazzo con cui uscivo"
disse.
Le sorrisi e scesi di corsa al piano di sotto a raccontarlo agli altri.
"Perfetto. Allora basterà far testimoniare questo tipo e
Clare e il bambino saranno al sicuro!" esclamò Gustav.
Mio fratello era meno convinto.
"Tomi...c'è una soluzione...non sei contento?" gli chiesi.
"Secondo voi come cavolo ha fatto quello lì a ritrovare
Clare dopo tutto questo tempo? Insomma...in un anno non si è
mai fatto vivo...e ora salta fuori a dire che rivuole Michail..."
disse, pensieroso.
"Beh...può darsi che l'abbia vista in giro con il
bambino..." cercai di dire.
"No...ieri sera l'hanno fatta vedere alla tv mentre parlavano di me.
Hanno detto il suo nome...vi ricordate?".
Annuimmo tutti e tre.
"Clare non deve saperlo...ora vado a sistemare un paio di cose alla
stazione del telegiornale. Mi sentiranno!" esclamò uscendo
di casa.
"Tomi! Cosa pensi di fare? Ti caccerai nei guai!" dissi correndogli
dietro.
"Billie...mi fido di te. Clare non deve sapere cosa sto
facendo...è colpa mia se è saltato fuori questo
casino e ora voglio risolverlo" mi rispose, prendendomi per le spalle.
Annuii e lo guardai andare via.
Tornai in casa, dove Georg e Gustav si stavano occupando del bambino.
Mi lasciai cadere sul divano, sconfortato, poi chiamai Lydia.
"Pronto?".
"Ciao Lydia...sono Bill".
"Ah ciao! Madonna santa che voce da funerale...che è
successo?".
Le raccontai tutti.
"Cosa?!? Aspetta che vengo lì e ci parlo io con Clare".
"No, no...stai tranquilla...non so se Clare voglia che tu lo sappia,
sai per non farti preoccupare...te l'ho detto perché magari
avevi anche tu un'idea brillante come quella di Gustav".
"Beh il pensiero del testimone era venuto anche a me, quindi non
c'è molto altro da dire...io non torno da voi
perché devo studiare per gli esami, ma ti prego di tenermi
aggiornata, qualunque cosa succeda!" esclamò.
"Sì stai tranquilla...ti scriverò ogni volta che
succede qualcosa".
"Grazie Bill...ci sentiamo".
Terminata quella chiamata Tom rientrò e pochi minuti dopo
Clare scese e chiese se poteva usare il telefono.
Annuii, poi chiese a Georg dove avessimo l'elenco della
città.
Cercò per parecchi minuti, poi telefonò ad Oscar.
Gli diede appuntamento per il giorno seguente, poi prese in braccio il
bambino e rimase con lui tutto il giorno.
Ci chiese di non dire nulla a Lydia e io rabbrividii.
Ad un certo punto Tom uscì in balcone per fumare e io lo
seguii. Volevo sapere com'era andata.
"Allora?" chiesi.
"Hanno detto che se a Clare ha creato dei problemi il servizio di ieri
sera sarà lei a dover fare causa agli studi, non io" disse,
rabbioso.
"Beh non è una buona notizia?" chiesi.
"Non proprio...non volevo far sapere nulla a Clare, volevo darle una
mano senza appesantire il carico di preoccupazioni che porta sulle
spalle, ma non sono capace di fare niene!" esclamò sbattendo
un pugno sulla ringhiera.
"Tomi non fare così...ti prego" dissi avvicinandomi.
"Ma non è giusto! Quella ragazza ha avuto una vita di merda!
Possibile che per una volta che è veramente felice debba
saltare fuori un'altra marea di problemi?" chiese.
"Tomi...lo so che ti sembrerà la solita frase idiota...ma
questa è la vita...ci sono cose che vanno bene e altre che
vanno male...ora Clare sta passando un brutto momento, ma poi si
risolverà tutto. Come sempre. Lei è forte...e ha
al suo fianco il ragazzo migliore che io conosca" dissi abbracciandolo.
Tom mi guardò.
"Fratellino sensibile" sussurrò abbracciandomi a sua volta.
Nel pomeriggio Tom portò Clare a casa in modo che si
preparasse.
Eravamo tutti ansiosi di sapere come sarebbe andata a finire e Gustav
continuava a fare telefonate a destra e a manca per poter parlare con
un giudice di pace.
Io passai tutto il tempo con Michail che probabilmente avvertiva la
nostra agitazione. Era nervoso e continuava a piangere.
"Tranquillo piccolino...la mamma torna presto" continuavo a dirgli
mentre camminavo in giro per casa.
Sentii Gustav chiamare Clare. Finalmente aveva ottenuto l'appuntamento
dal giudice.
Capitolo
un po' casinoso...questa volta è Bill a raccontare
tutto...non ve l'aspettavate vero? Ih ih ih...comunque il titolo
è quello della canzone che ha reso celebre Amy
MacDonald...una canzone carinissima, con un testo da scioglilingua
talmente è veloce...all'inizio non era questo che volevo
usare, però mi è sembrato abbastanza azzeccato.
Ora
vi lascio e vado a scrivere il prossimo capitolo. Kussen!
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Capitolo 14 *** 14. Love is dead ***
Eccoci
qui...numero 14 ^^...Vi prego non odiatemi per questo capitolo!!!
Comunque, Clare è riuscita ad ottenere l'aiuto di Oscar e
Gustav ha preso appuntamento dal giudice. Nel frattempo Bill si
è messo in contatto con Lydia, che ci sia qualcosa tra i
due? Non lo so...in ogni caso ora sapremo come va a finire la faccenda.
Un bacio a tutti voi che seguite! Let's go!
14.
Love
is dead
Il week-end passò troppo in fretta. Fortunatamente non
lavoravo e dalla settimana dopo sarei stata in ferie.
Continuavo a controllare Michail, come se temessi che potesse sparire.
Tom era nervoso e parlava a monosillabe.
Bill continuava a chiedergli se andava tutto bene, mentre Georg fumava
all'inverosimile. L'unico che sembrava quasi calmo era Gustav.
Avevo scombussolato la loro vita. Avevo rovinato le loro feste di
Natale. Mi sentivo una stronza di prima categoria.
Recuperai le mie cose, poi telefonai a Lydia, stando attenta a non
farmi sentire.
"Pronto?".
"Sono io..." dissi.
"Ciao Clare! Come va? Che voce...tutto bene?".
"Ho avuto giorni migliori...senti ho bisogno di un favore gigantesco"
le risposi.
"Spara...tanto stavo pensando di venire lì".
"Dovresti riportarmi a casa...è successo un casino e non
voglio rovinare il Natale ai ragazzi".
"Tu e Tom avete litigato?".
"No, assolutamente...appena siamo da sole te lo spiego. Ce la fai ad
essere qui in dieci minuti?".
"Anche cinque".
"Ok...io prendo la scusa di voler fare un giro con il bambino, poi mi
riporti a casa".
"Ok, ma sappi che pretendo delle spiegazioni!".
Attaccai il telefono, poi presi carta e penna e scrissi un biglietto
che lasciai sul letto appena fatto.
Risistemai i miei vestiti, poi dissi che volevo uscire un po' con il
bambino.
"Da sola?" chiese Bill.
"Sì tranquillo" risposi, stando male nel mentirgli.
Uscii quasi di corsa, salii sulla macchina di Lydia senza dire una
parola ed attesi di arrivare a casa.
Una volta nell'appartamento scrissi un messaggio a Tom.
"Mi dispiace...tantissimo. Vai in camera...troverai le mie scuse". Era
piuttosto poetico, ma non sapevo bene cosa scrivergli. Ripensai al
foglio che avevo lasciato.
"Ragazzi, mi dispiace andarmene senza dire nulla. Mi dispiace essere
finita nelle vostre vite ed averle sconvolte come se fossi un uragano.
Non volevo rovinare le vostre vacanze. Bill potrai mai perdonarmi per
averti mentito e averti portato via Michail senza dire nulla? Georg
potrai mai perdonarmi per aver approfittato dei tuoi amici? Gustav
potrai mai perdonarmi per averti fatto fare tanta fatica per niente? E
tu, Tom, potrai mai perdonarmi per averti amato? Per averti fatto
affezionare a me? Per averti tradito nel peggiore dei modi? Per averti
usato e poi gettato? Per essermi comportata come la maggior parte delle
persone meschine di questo mondo? Mi viene da piangere a pensare che
non vi vedrò più se non attraverso il televisore.
Questo è l'addio più doloroso che possa dare. Vi
chiedo di non cercarmi più. Se accadesse qualcos'altro di
brutto mi sentirei responsabile anche delle vostre vite. Non voglio
più essere motivo di dolore per voi. Tornate ad essere i
ragazzi allegri che eravate prima. Non preoccupatevi più per
me e per il bambino. Dimenticateci se potete. Vi prego. Clare".
Piansi a lungo, mentre Lydia mi chiedeva cosa fosse successo.
Le raccontai tutto, ormai non c'era più motivo di tenerle
nascosto quant'era accaduto.
Lei non si scompose.
"Ora ci sono qui io" mi disse abbracciandomi.
"Mi potresti spiegare perché hai lasciato Tom?" mi
domandò poco dopo.
"Non voglio che soffra a causa mia...sono stanca di far soffrire la
gente" risposi.
Suonò il telefono.
Risposi istintivamente, senza controllare chi fosse.
"Pronto?".
"Clare...possiamo parlare?". Era la voce di Tom. Sembrava che avesse
pianto.
Non risposi subito.
"Ti prego Clare...cosa ho fatto di male?".
"Nulla Tom...tu non hai nessuna colpa...non me la sono sentita di darvi
altre sofferenze. Se il giudice non accetterà la
testimonianza di Oscar e quell'uomo si prenderà il bambino
cosa succederà? Voi non potete occuparvi di questa
storia...non voglio che stiate male per me..." dissi.
"Ma noi vogliamo aiutarti...".
Dovevo fermarlo, a costo di sembrare stronza.
"No Tom...non voglio più avere niente a che fare con voi.
Non cercarmi più!" esclamai attaccando il telefono.
Quella frase si portò via parte della mia vita.
Lydia rimase con me fino a domenica pomeriggio.
"Clare io devo andare. Domani mattina ho l'esame. Torno da te appena ho
finito" disse.
Mi alzai dal letto e mi guardai allo specchio.
"Cosa cavolo piangi? Lo hai lasciato tu, stupida cretina che non sei
altro. Smettila di piangerti addosso e cerca di sembrare convincente
domani! Se le cose si sistemeranno allora potrai tornare da Tom..."
Mi sembrava di essere caduta in un pozzo senza fondo. Troppo lontana
dall'uscita per vedere la luce, ma troppo lontana anche dal fondo.
Sospesa nell'aria, nell'oscurità.
Michail cominciò a piangere perché aveva fame.
Quella serà fu la più silenziosa della mia vita.
Non avevo voglia di mangiare, nè di sentire musica o altro.
Rimasi stesa nel letto ad aspettare il sonno, che non arrivò
mai.
Lunedì mattina mi guardai allo specchio e non mi sopresi di
vedere una sorta di morto vivente.
I capelli erano paragonabili ad un cespuglio informe e sotto gli occhi
erano apparse due ombre violacee.
"Fossi più carina sembrerei un vampiro" pensai, mentre mi
armavo di spazzola per sistemare quel groviglio.
Passai la giornata nell'ozio più totale.
Michail compiva tre mesi e io non avevo la minima voglia di festeggiare.
"Certo che sono proprio una madre inutile" pensai, stesa sul letto.
Nel tardo pomeriggio Lydia tornò a casa con una decina di
pacchetti (opera sicuramente di sua madre) e un vassoietto di
pasticcini.
"Miky vieni con me...ora la mamma si fa una bella doccia, poi ti
festeggiamo, visto che sta anche nevicando!" disse prendendo il bambino
dalla carrozzina.
Obbedii alla mia amica e m'infilai sotto il getto bollente della
doccia. Forse fu la solitudine di quel momento, forse perché
non ne potevo più di quella situazione, ma ricominciai a
piangere.
Il pensiero di Tom tornò vivo nella mia mente. Non stavo con
lui da poco meno di ventiquattr'ore e mi mancava come se non lo vedessi
da anni.
Ero stata stupida. Tremendamente stupida.
Mie
care amiche eccoci giunte a questo punto. Cavoli che
tristezza...T____T...beh mentre scrivo questo commento ho cominciato a
postare la storia su EFP...non so quanti capitoli metto su tra oggi e
domani, ma non credo tutti quelli che ho scritto...in ogni caso parte
la spiegazione del titolo.
Canzone
dei Tokio Hotel (ovviamente ^^)...se non sbaglio il testo fa
così "We die when love is dead" che in italiano sarebbe
all'incirca questo "Noi moriamo quando l'amore è morte"...io
però ho preso il titolo della canzone e l'ho inteso come
"Amore è morto" tanto per intenderci. Lo so ho una mente
contorta e non mi stupisco che persone intelligenti e normalmente
pensanti come voi non capiscano...anzi dubito esista una forma di vita
normale che possa capirmi...*me affranta
ç___ç*...in ogni caso l'idea era più o
meno questa.
Perché
ho fatto questo ragionamento assurdo? Beh ovviamente perché
Clare e Tom si sono lasciati...anche se sono entrambi innamorati uno
dell'altra...^^
Ok
sta fic sembra uno di quei cartoni in cui lui ama lei, lei ama lui ma
nessuno fa niente...bah!
Ok
me ne vado che magari è meglio! Ci sentiamo con il prossimo
capitolo! Kussen!
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Capitolo 15 *** 15. In pieces ***
Eccomi
di nuovo tra di voi! Pronta per scrivere il quindicesimo capitolo...il
giorno dell'udienza si avvicina e mentre Clare si preoccupa di...beh
tutto...chissà cosa stanno facendo i ragazzi in quella casa
che tutt'ad un tratto è diventata più silenziosa.
In questo capitolo lascerò un po' da parte Clara,
concentrandomi invece su quello che sta provando Tom al momento...non
so se riusciò bene nella mia impresa...ma questo lo
saprò solo leggendo i vostri commenti...un bacione. Let's go!
15.
In
pieces
La situazione era diventata insostenibile...possibile che stesse
andando tutto male? In fondo Clare era una brava ragazza, non aveva mai
fatto male a nessuno.
Perché le stavano succedendo solo cose brutte?
Quella mattina disse che voleva uscire a fare una passeggiata insieme a
Michail. Non avevo nemmeno la forza per risponderle.
La vidi uscire e un brivido mi percorse la schiena. Cosa mi stava
succedendo?
Mi sedetti sul divano, mentre Bill canticchiava canzoncine di Natale,
tanto per fare qualcosa.
Ad un tratto mi arrivò un sms. Chi poteva essere? Di nuovo
un brivido. Forse mi stava salendo la febbre.
"Mi dispiace...tantissimo. Vai in camera...troverai le mie scuse".
Mi alzai di scatto attirando l'attenzione dei miei amici. Corsi di
sopra, nella camera che era stata di Clare per un paio di notti e
trovai un foglio piegato e poggiato sul copriletto candido.
Lo aprii, stupendomi del tremore che avevo alle mani. Quasi non
respiravo.
Perché mi sentivo così male? Perché
l'idea di ricevere brutte notizie mi faceva martellare il cuore nelle
orecchie?
Aprii il biglietto e lessi quelle poche righe. Fui obbligato a fermarmi
più volte perché la vista mi si annebbiava.
"Da quando Tom Kaulitz piange per una ragazza?" mi chiesi mentre
leggevo.
"[...]E tu, Tom, potrai mai perdonarmi per averti amato? Per averti
fatto affezionare a me? Per averti tradito nel peggiore dei modi? Per
averti usato e poi gettato? Per essermi comportata come la maggior
parte delle persone meschine di questo mondo? [...]Vi chiedo di non
cercarmi più. [...]. Non voglio più essere motivo
di dolore per voi. Tornate ad essere i ragazzi allegri che eravate
prima. Non preoccupatevi più per me e per il bambino.
Dimenticateci se potete. Vi prego. Clare".
Rilessi quelle frasi fino ad impararle a memoria. Sentivo la voce di
Clare nella testa.
Mi ritrovai inginocchiato sul pavimento a piangere.
Sentii un braccio avvolgermi le spalle e qualcuno sussurrare il mio
nome.
"Tom...ti prego...calmati...".
Era Bill.
Lo guardai negli occhi, consapevole che non avrebbe mai pensato che ero
un debole a piangere per motivi del genere.
"Billie...io non so come fare senza di lei...la amo..." dissi
abbracciandolo.
"Tomi lo so...vedrai che tornerà. Sta vivendo un bruttissimo
periodo e noi dobbiamo farci da parte e lasciare che risolva la
questione da sola" disse.
I ruoli si erano invertiti. Io ero il cucciolo bisognoso di un
abbraccio, lui era il gemello forte e saggio.
"Tomi...ora ti alzi, ti sciacqui la faccia, poi torni di sotto e stai
un po' in compagnia. Non ti fa bene stare da solo, anche
perché è quasi Natale. Dobbiamo stare insieme..."
disse abbracciandomi.
Annuii contro la sua spalla e sospirai, per calmarmi.
Mi alzai e feci come mi aveva suggerito Bill mentre lui prendeva il
biglietto e scendeva di sotto.
Presi il cellulare e provai a telefonare a Clare. Volevo sentire la sua
voce, anche se quel suono mi avrebbe provocato altro dolore.
Il telefono squillò un paio di volte.
"Pronto?" aveva una voce profondamente triste.
"Clare...possiamo parlare?".
La sentii sospirare, ma non disse nulla.
"Ti prego Clare...cosa ho fatto di male?" le domandai. Ero al limite
della disperazione
"Nulla Tom...tu non hai nessuna colpa...non me la sono sentita di darvi
altre sofferenze. Se il giudice non accetterà la
testimonianza di Oscar e quell'uomo si prenderà il bambino
cosa succederà? Voi non potete occuparvi di questa
storia...non voglio che stiate male per me..." disse, sembrava che
stesse per mettersi a piangere da un momento all'altro.
"Ma noi vogliamo aiutarti..." provai a dire.
Non mi fece terminare la frase.
"No Tom...non voglio più avere niente a che fare con voi.
Non cercarmi più!" esclamò attaccandomi il
telefono in faccia.
Sospirai più volte nel tentativo di mantenere la calma.
"Sei un imbecille. La lasciavi stare, lasciavi quel cazzo di cellulare
da un'altra parte e a quest'ora non stavi così di merda!"
pensai, incolpandomi.
Bill arrivò quasi mezzo secondo dopo, manco fosse un
sensitivo.
"Tomi...scendiamo?" mi chiese, sorridendomi.
Passai la serata in maniera abbastanza serena. Georg e Gustav giocarono
un po' alla playstation mentre Bill pretese che gli facessi un po' di
coccole.
Sorrisi pensando che alla fine nessuno dei due era autosufficiente.
Avevamo bisogno costantemente uno della presenza dell'altro.
A mezzanotte decisi che forse era meglio fingere di avere sonno per
poter stare in camera, da solo.
Salutai tutti e mi ritirai.
Cercai l'iPod per ascoltare un po' di musica e maledissi il mio
disordine.
Mentre stavo rovistando tra pantaloni, magliette e quant'altro mi cadde
su un piede un CD ancora incartato.
Lo presi tra le mani e sorrisi al destino.
2pac.
Accesi il portatile e infilai il disco.
Il volume a palla, in modo da impedirmi di pensare.
Quella sera nessuno si lamentò per il casino che faceva la
mia musica.
La mattina seguente mi svegliai con un mal di testa terribile.
Probabilmente mi ero addormentato con la musica accesa, anche
perché mi ricordavo di aver sentito forse tre tracce su
tutto l'album.
Mi guardai allo specchio per parecchi minuti.
"Beh per fortuna che i dread te li sei fatti una vita fa, altrimenti ti
sarebbero venuti da soli questa mattina" pensai guardando la mia testa
arruffata.
Scesi per fare colazione e vidi che Gustav e Bill stavano
già banchettando come loro solito.
"Buon giorno!" esclamarono sorridendo.
"Ciao..." risposi andando in cucina ed impadronendomi di una tazza
immensa di caffè e di un chilo di biscotti.
Mi guardai intorno.
La tv era accesa, come al solito e trasmetteva le immagini di non so
bene quale spot pubblicitario.
Bill stava litigando con la nutella, come al solito ed era sporco di
cioccolato fino al gomito.
Gustav invece aveva optato per una più sobria marmellata dal
colore improponibile e dal gusto altrettanto strano, come al solito.
"Georg dov'è?" chiesi.
"Beh sono le undici...probabilmente è ancora a letto, a meno
che gli alieni non lo abbiano rapito" disse Gustav.
Sorrisi, poi mi alzai, andai in cucina e recuperai un po' di ghiaccio
dal freezer.
"Tomi ti sei fatto male?" chiese Bill.
"No...ma forse tra un paio di minuti sì" dissi,
avventurandomi al piano di sopra.
Misi una mano sulla porta, mentre nell'altra il ghiaccio cominciava a
sciogliersi. Avevo le dita viola, ma non m'importava.
Aprii la porta e vidi il mio amico dormire in boxer e maglietta a
maniche corte.
Russava anche.
"Per fortuna che quello che russa in questa casa sono solo io!" pensai
avvicinandomi al letto.
Ero a meno di mezzo centimetro dalla sua faccia quando mi
afferrò un polso e mi buttò sul letto.
"Kaulitz...cosa avevi intenzione di fare con quel ghiaccio?" chiese.
Scoppiai a ridergli in faccia.
Sembrava passato sotto una mietitrebbia. I capelli erano simili a
qualsiasi cosa tranne che al loro aspetto originale.
"Ah ti faccio così ridere? Ora vediamo se ti diverti" e
così mi prese il ghiaccio dalle dita intorpidite e
cominciò ad infilarmelo nella maglietta, facendomi urlare
come un cretino.
Bill accorse immediatamente scatenando la nostra ilarità.
"Che avete da ridere?" chiese guardandoci come se fossimo pazzi.
"Beh passa davanti allo specchio!" rispose Georg.
Probabilmente lo sentirono urlare anche a Berna.
Era lercio di cioccolato manco avesse un anno e mezzo.
Gustav corse in camera e ci interruppe.
"Ragazzi! Sta nevicando!" gridò indicando la finestra.
Chissà perché, ma in quel momento pensai a
Michail.
Povero
Tom, come lo tratto! Mannaggia...mi ha fatto male scrivere questo
capitolo...spero non mi odiate! Comunque la canzone è "In
pieces", "in pezzi" appunto dei Linkin Park. Ovviamente sapete
perché...povero Tom...mi sento veramente in colpa...no
no...questa situazione deve risolversi...non ce la faccio a vederlo
così! Ok ora vado a scrivere il prossimo capitolo! Grazie
mille a tutti voi! Kussen.
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Capitolo 16 *** 16. Change the world ***
Sedicesimo
capitolo, ragazze tranquille per questa sera non vi assillo
più...pubblico questo poi vi lascio libere dalla tastiera e
dal link [inserisci un commento]...come siete gentili a starmi dietro
pure a quest'ora...DAAAAAAAAAAANKE...intanto io mi sto drogando con le
canzoni dei Cinema Bizarre e con le foto di Kiro...ah basta che se no
mi distraggo...riepilogo! La storia tra Tom e Clare ha preso una piega
al limite della disperazione. Dunque...diciamo pure che il giorno
dell'udienza è arrivato. Cosa otterrà Clare?
Riuscirà Oscar a convicere il giudice? Leggete...a voi il
piacere di scoprirlo. Let's go!
16.
Change
the world
Grazie a Lydia passai un lunedì sera decente.
La cosa che più mi preoccupava era l'udienza del giorno dopo.
Chiesi alla mia amica di tenermi il bambino, ma lei insistette nel
portarlo e venire a sua volta in tribunale.
Alle undici ero già sul posto.
Lydia mi aveva obbligata a mettere un tailleur marrone che odiavo, ma
che "serviva come abito di scena".
Ero in ansia e continuavo a camminare avanti e indietro,
finché non vidi Oscar.
Anche lui era vestito in maniera decente.
Senza dire nulla entrò in tribunale e io lo seguii.
Una guardia giurata ci chiese di attendere, poi sentii chiamare il mio
nome.
"Clare Marie Smyth" disse una voce femminile.
Entrai mentre Lydia mi incoraggiava con il bambino in braccio.
La donna indossava una lunga tunica nera e tutto odorava di antico.
Perfino l'aria.
"Signorina ho ricevuto pochi dettagli sulla vostra causa.
Perché siete qui?" domandò.
"Io...io sono stata violentata un anno fa. Dallo stupro è
nato un bambino e pochi giorni fa il padre del bambino è
tornato e mi ha minacciata, dicendomi che sarebbe tornato per portarmi
via mio figlio" dissi.
"E' lui?" chiese guardando Oscar.
"No, signor giudice. Ho solo pensato che fosse necessario che qualcuno
testimoniasse che quell'uomo mi avesse violentata. Lui è il
ragazzo che frequentavo all'epoca. L'unico oltre a me e ad un'amica che
sa cosa accadde".
"Capisco. Signorina potrebbe dirmi il nome dell'uomo in questione?"
domandò nuovamente.
"Purtroppo no, se lo sapessi lo avrei denunciato alla polizia. Potrei
fornirvi l'identikit senza alcun problema".
La donna fece chiamare un poliziotto che, armato di matita e foglio
attese le mie indicazioni.
Terminato il disegno me lo mostrò in modo che potessi
confermare.
"Sì, è lui..." dissi, rabbrividendo.
La donna sorrise.
"Signorina Smyth sono lieta di annunciarle che quell'uomo, Devon Langer
è stato arrestato proprio ieri sera per aver tentato di
violentare una giovane che è riuscita ad avvertire le
autorità. Lei e il suo bambino non avete più
nulla da temere" disse sorridendomi.
Guardai Oscar che mi sorrise a sua volta. Lo abbracciai, poi corsi
fuori da Lydia e strinsi Michail al petto.
"Amore mio nessuno ci dividerà mai più! Staremo
sempre insieme" dissi piangendo.
La mia amica mi abbracciò, poi tornammo a casa.
"Ancora non ci posso credere...lo hanno arrestato...starà
dietro le sbarre e noi siamo al sicuro" dissi sorridendo.
Una volta a casa andai in camera a cambiarmi e sentii Lydia parlare con
qualcuno.
"Sì ce l'ha fatta. Quel mostro è in
prigione...non dirgli ancora niente...sono curiosa di sapere cosa fa
lei. Sì, un bacio".
Tornai in salotto e notai che era arrossita.
Con chi cavolo stava parlando al telefono?
Ecco,
finito anche questo capitolo, dai vi lascio pure con delle buone
notizie...ih ih ih...voi con chi pensate stesse parlando Lydia? Ih ih
ih...mi sa che non indovinerete mai! (vi lascio una settimana per
pensarci e fare mille tentativi...vediamo chi indovina...)XD...comunque
la canzone è dei V6 gruppo presumo giapponese o
coreano...una roba simile. E' la sigla di apertura dell'anime
"Inuyasha" (un cartone meraviglioso!) e significa "cambiare il
mondo"...insomma se non è un cambiamento quello che
è avvenuto nella vita di Clare io non so come
definirlo...^^...vabbè ora vado che devo sistemare bene
questa faccenda tra lei e Tom...un bacione a tutti! Kussen
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Capitolo 17 *** 17. L'amore va veloce e tu stai indietro ***
Finalmente
approdiamo al diciassettesimo capitolo, mi dispiace non esserci stata
per tutta la settimana...domenica sono entrata a venti a mezzanotte e
sono stata tentata di pubblicare anche questo, ma per motivi che
scorprirete ho preferito evitare (^^)...in ogni caso io non sono
superstiziosa quindi è un numero che mi piace...dunque breve
riepilogo per voi...Clare ha scoperto (con somma gioia per tutti noi)
che quel bastardo che l'ha violentata è finito in
galera...ora cosa farà? Tornerà subito da Tom?
Cosa succederà in queste giornate nevose prima di Natale? A
voi il piacere di scoprirlo. Let's go!
Ps...ora
ho l'ADSL e posso connettermi quando voglio...se volete aggiungermi su
msn fate pure ^^
17.
L'amore
va veloce e tu stai indietro
Quella fu la giornata più bella della mia vita. Ero al
settimo cielo, ma non so perché avevo uno strano
presentimento.
Lydia era in salotto con Michail e io avevo cominciato a cucinare,
quando la sentii gridare.
"Clare! Chiama un'ambulanza!" esclamò.
Corsi immediatamente da lei e vidi che il bambino era rosso in volto e
faticava a respirare. Chiamai immediatamente il pronto intervento.
"Pronto intervento, mi dica".
"Il mio bambino non respira più...vi prego...venite subito.
Abito nel palazzo di fronte ai grandi magazzini...sono Clare Smyth...vi
prego sta soffocando" dissi tra le lacrime.
"Saremo lì tra pochissimo, lei cerchi di rimanere calma e
parli con me. Il bambino era da solo?".
"No, sono con un'amica".
"Ha inghiottito qualcosa?".
Ripetei la domanda a Lydia
"No...gli stavo dando un succo...alla mela" rispose lei, mentre
continuava a controllare Michail.
"Potrebbe essere allergico?".
In quel momento mi ricordai.
Il pediatra aveva detto che avevo la visita dall'allergologo per
lunedì...ovvero...il giorno prima.
"Io...non lo so...ieri ho avuto un grosso problema e non sono potuta
andare dall'allergologo" dissi.
In quel momento suonarono al citofono e mi precipitai ad aprire.
Gli infermieri corsero subito in casa, presero il bambino dalle braccia
di Lydia e corsero a perdifiato fino all'ambulanza.
Corsi fuori anche io, senza preoccuparmi di attaccare il telefono o
chiudere la porta.
Michail era più importante.
Quando arrivammo in ospedale Michail aveva ricominciato a respirare, ma
i dottori preferirono tenerlo sotto osservazioni e fargli tutte le
visite per le allergie.
Io ero esausta.
Perché stava succedendo tutto in quel momento?
Lydia arrivò qualche minuto dopo.
"Come sta?" chiese.
"Non lo so" risposi alzandomi ed allontanandomi.
Non volevo prendermela con lei. Ero stata io a dimenticarmi di portarlo
dal dottore, lei non aveva colpa, ma una vocina nella mia testa mi
gridava che alla fine era stata lei a dargli quel maledetto succo alla
mela.
La evitai per tutto il giorno, mi rintanai di fuori a fumare una
sigaretta che ero riuscita a scroccare ad un infermiere.
Ad un tratto mi sentii chiamare da lontano.
Non credevo ai miei occhi. Era Tom.
In molti si voltarono a guardarlo, riconoscendolo.
Mi salirono le lacrime agli occhi e lo abbracciai, scoppiando a
piangere.
"Clare...Lydia ci ha chiamati e ci ha detto cos'è successo.
Bill è in preda ad una crisi isterica...cos'ha il bambino?"
domandò.
"A quanto pare...è allergico alle mele..." risposi,
stringendolo a me e riempiendomi i polmoni del suo profumo.
Lui mi strinse e mi accompagnò dentro.
"Tom...".
"Dimmi tutto".
"Io...sono stata una scema...mi dispiace...".
"Clare...non è il momento...va tutto bene. Ora dobbiamo
pensare solo al bambino".
Il pediatra mi disse che il bambino stava bene solo grazie alla
prontezza che io e Lydia avevamo avuto nel telefonare ai soccorsi.
"Il bambino non può assolutamente mangiare frutti come la
mela, albicocca, pesca, fragole e ciliege. E' allergico alla saliva dei
gatti e dovrà prestare particolare attenzione alle punture
di insetti come api, vespe e calabroni" disse.
Mi prescrisse delle iniezioni di adrenalina per fronteggiare eventuali
shock dovuti alle allergie.
Annuii, poi andai dal bambino.
Stava bene e un'infermiera lo teneva in braccio e cercava di calmarlo.
"Oh lei è sua sorella?" domandò vedendomi
arrivare.
"No...veramente sarei sua madre" risposi, prendendo il bambino in
braccio.
"Amore...adesso ci sono qui io..." sussurrai al piccolo.
Tom e Lydia mi stavano aspettando.
"Clare...mi dispiace tanto" disse la mia amica.
"Non fa nulla...ora però voglio restare da sola" dissi
allontanandomi.
Tom mi guardò, ma non disse nulla.
Ero veramente giù di morale.
Non riuscivo a spiegarmi il motivo di quella malinconia che provavo in
fondo al cuore. Michail era salvo, Tom era tornato e io ero al sicuro.
Allora perché mi sentivo così?
Perché mi sembrava di essere rimasta indietro rispetto al
resto del mondo?
Ecco
la fine del diciassettesimo capitolo. Mi dispiace aver fatto succedere
questa bruttissima cosa, ma l'idea mi frullava in testa da un paio di
giorni e non mi faceva dormire, quindi ho dovuto per forza
scriverla...in ogni caso le cose si sono messe per il verso giusto.
Perché Clare è così triste allora?
Probabilmente lo scopriremo nei prossimi capitoli...ecco
perché non ho pubblicato il capitolo settimana scorsa...non
potevo lasciarvi così...sono stata brava?
Spiegazione,
poi me ne vado. La canzone (probabilmente l'avete sentita tutte almeno
una volta) è indietro di Tiziano Ferro (song meravigliosa!).
Diciamo che l'ho scelta per provare a spiegare il senso di
inadeguatezza che sta colpendo la nostra giovane protagonista in questo
momento. Ok, ora vado. Kussen a tutte voi che sopportate la mia follia
^^.
Ah
ps. Per qualunque cosa poco chiara (ammetto che a volte sono
così contorta che non mi capisco da sola) basta chiedere.
Cercherò di rispondere appena posso. ^^
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Capitolo 18 *** 18. La tua paura è la stessa mia ***
Bentornate!
Grazie mille a _samy (mi fa un sacco piacere che il capitolo precedente
ti sia piaciuto ^^) e a dark483...ecco che siamo arrivate al capitolo
18...suppongo stiate immaginando che adesso cambierò
narratore ed è così...per forza anche
perché dobbiamo assolutamente sapere cosa è
successo a casa dei Tokio Hotel quando Lydia ha telefonato...bene
allora via alla lettura! Let's go!
18.
La
tua paura è la stessa mia
Lydia aveva telefonato poco prima per avvisarci che all'udienza era
andato tutto bene. Clare e il bambino non avevano più nulla
da temere.
Ci eravamo finalmente rilassati quando il mio cellulare
squillò di nuovo. Era ancora Lydia.
Risposi e cercai di farla calmare.
"Lydia che c'è?" chiesi.
"Io...io ho dato un succo al bambino...è allergico...ora lo
stanno portando in ospedale con l'ambulanza...non respirava
più" disse in lacrime.
Sbiancai.
I ragazzi mi guardarono immediatamente. Non era mio solito farmi
prendere dal panico. Anzi, di solito ero io a tranquillizzare tutti.
"Gustav...che succede?" mi chiese Tom.
"Michail..." dissi a bassa voce attaccando il telefono.
Bill cominciò a girarmi intorno, facendo domande.
"Cos'è successo?" chiese Tom zittendo il gemello.
"Una crisi allergica a quanto pare...lo hanno portato via in
ambulanza..." dissi.
Tom uscì di casa quasi immediatamente, mentre Bill
continuava a chiedersi come potesse stare il bambino.
Mi sedetti sul divano, mentre Georg cercava su una cartina l'ospedale
in cui probabilmente avevano portato Michail.
Eravamo tesissimi.
"Madonna santa, ma quanto non siamo sfigati? Possibile che succedano
tutte a noi?" chiese Bill continuando a camminare avanti e indietro per
il salotto.
Ero a terra.
Non sapevamo ancora nulla e Tom aveva spento il cellulare.
Perché non telefonava per rassicurarci che Michail stava
bene? Perché Lydia non mi diceva nulla?
Iniziai a mangiarmi le unghie per l'agitazione.
Georg aveva spedito Bill a sistemare camera sua, in modo che tenesse
occupate le mani e la bocca per altro invece che per farci diventare
isterici.
Chiusi gli occhi e provai a darmi una calmata.
"Gustav...tutto bene?" chiese Georg, sedendosi al mio fianco.
"Insomma...continuo a pensare al perché nessuno ci chiami
per darci notizie...".
"Tranquillo...vedrai che hanno i loro buoni motivi...si
risolverà tutto" disse, senza guardarmi negli occhi.
Cercava di fare la parte del duro, ma lo conoscevo da troppo tempo per
non capire che era preoccupato più di me.
Finalmente il telefono squillò. Era Tom.
Michail stava benone, gli avevano fatto i test per le allergie e a
quanto pare era conciato peggio di Bill.
Sorrisi mio malgrado.
La tensione di poco prima stava scemando.
"Tra quanto torni? Almeno Bill la smette di dare in escandescenze"
chiesi.
"Non lo so...Clare mi sembra strana...in ogni caso non preoccupatevi.
Dite a quell'isterico del mio fratellino che ora va tutto bene...ci
sentiamo dopo" rispose il rasta, ridendo.
Tranquillizzammo Bill che decise di andare all'ospedale. In fondo se
Clare aveva bisogno di sostegno morale noi eravamo le persone giuste.
Bene
bene...questo capitoletto cortissimo prende il titolo da una frase
della canzone di Luca Velletri "Così vicini", l'avevo
già citata e la riutilizzo perché è
veramente carina. Ma parliamo del narratore di questo capitolo, il
nostro amato batterista, com'è dolce ^^...che teneri che
sono questi Tokio Hotel (anche sfigatissimi, poveracci sono peggio
dell'uccello del malaugurio -.-'). Spero che vi sia piaciuto anche
questo e che Gustav abbia assunto finalmente una consistenza dal punto
di vista umano...in tutte le altre fic che ho scritto fa la parte del
soprammobile, poverino. Ok ora me ne vado. Grazie per tutti i vostri
commentini. Vi adoro! Kussen!
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Capitolo 19 *** 19. Back to life ***
Diciannovesimo
capitolo. Finalmente capiremo perché Clare sta
così? Finalmente lei e Tom si riappacificheranno? Cosa
cavolo dovrà succedere ancora prima che possano finalmente
tornare insieme? La mia mente malvagia ha in mente troppe cose...ok
ok...ora vi lascio alla lettura. Un bacione. Let's go!
19.
Back
to life
Mi sedetti in una sala d'aspetto a caso e guardai negli occhi Michail.
Per un mio errore, per una stupidissima dimenticanza aveva rischiato di
morire.
Che razza di madre ero? Potevo veramente crescere il bambino? Potevo
davvero pensare di essere all'altezza per affrontare un simile compito?
Scossi la testa nel tentativo di scacciare le lacrime e in quel momento
arrivò una giovane che mi guardò.
"Che bambino stupendo. Come si chiama?" domandò sedendosi
vicino a me.
"Michail" risposi.
"E' davvero bello. Quanto tempo ha?".
"Tre mesi" dissi, voltandomi ad osservarla.
Era particolare, diversa dalle donne che si vedevano in giro per strada.
Era magrissima e il suo corpo aveva perso qualsiasi tratto femminile
che la natura gli avesse dato.
Le braccia erano sottili come spaghetti e sembrava che si potessero
spaccare da un momento all'altro.
"Io mi chiamo Eleanor" disse sorridendomi.
Gli zigomi spuntavano quasi fuori. Non si poteva dire che fosse bella,
eppure il suo viso possedeva una bellezza particolare, capace di
mostrarsi anche in quella situazione.
"Clare" rispose stringendole la mano scheletrica.
Michail si protese verso di lei.
"Posso?" mi domandò.
"Certo, fai pure" risposi.
I suoi capelli erano corti e biondissimi.
"Sai...mi sarebbe piaciuto avere un bambino...purtroppo non ho potuto
per la carriera. Se fossi rimasta incinta avrei perso il lavoro..."
disse, quasi a sè stessa.
"Io ho dovuto lasciare la scuola...e non volevo avere un bambino"
risposi.
Mi guardò e notai l'enorme tristezza che c'era nei suoi
occhi.
"Perché sei in ospedale?" mi domandò.
"Mi sono dimenticata di andare dall'allergologo e il bambino ha avuto
una crisi allergica...sono stata una scema e per poco Michail non
moriva..." dissi chinando il capo.
Lei non rispose e attese che continuassi.
"Sono ore che mi chiedo perché ho deciso di crescere
Michail. Sono ore che mi chiedo se io sia in grado di crescerlo e di
dargli una vita normale...sono ore che penso che forse è per
puro egoismo che lo tengo con me, che forse si troverebbe meglio con
un'altra famiglia invece che con una come me...sono solo una
ragazza..." dissi piangendo.
"Clare...mi sembri molto giovane. Quando i pediatri hanno a che fare
con ragazze della tua età, spesso si tengono in contatto con
i servizi sociali e se si accorgono che il bambino non sta bene, allora
decidono di intervenire per trovare una famiglia migliore. Se in questo
tempo nessuno ha cercato di portarti via Michail vuol dire che non sei
una pessima madre...io ho ventitré anni e sono malata. Il
mio corpo non è biologicamente adatto per avere un figlio,
nonostante io lo desideri con tutta me stessa. Secondo te chi delle due
è nella situazione peggiore?" mi domandò
guardandomi negli occhi.
Non riuscii a sostenere quello sguardo.
"Scusa, non volevo che sembrasse un rimprovero...alla fine mi sono
cacciata io in questa situazione. Quello che voglio farti capire
è che probabilmente non è stato giusto che tu
avessi un bambino così giovane, ma ti è stata
data questa possibilità. Sei ancora una ragazza e per questo
posso dire che non sei corrotta dal mondo adulto. Spesso da giovani ci
sentiamo pieni di buoni propositi che, una volta adulti, svaniscono
come fumo. Tu hai la possiblità di far crescere Michail con
i tuoi valori, non quelli che ti sono stati imposti da altri. Sei in
quell'età in cui ci si oppone al mondo intero e si
sviluppano le proprie idee. Quello che voglio dirti è che
non devi vedere tutto nero. Sei fortunata, anche perché quel
ragazzo è estremamente carino...e si vede lontano un
chilometro che vuole stare al tuo fianco..." disse sorridendomi.
Mi voltai verso la porta e vidi Tom.
Mi alzai e lo abbracciai.
"Mi dispiace...mi dispiace tanto" dissi piangendo.
"Ora è tutto finito. Ora è tutto apposto...non
piangere più" rispose lui.
Eleanor mi porse il bambino, poi si allontanò.
La seguii e la fermai.
"Eleanor...aspetta un attimo" dissi.
Lei mi guardò, sorridendomi.
"Dimmi".
"Perché mi hai detto tutte quelle cose?" le domandai.
"Perché nei tuoi occhi ho visto lo stesso sguardo di
sconfitta che c'era nei miei prima che entrassi qui...ti stavi
allontanando dalla tua vita e io ho voluto riportarti indietro" disse
andandosene.
Anche
questo capitolo è molto corto, però non mi
sembrava il caso di dilungarmi troppo su questa parte della storia. Il
caso (o meglio io...^^) ha voluto che Clare incontrasse una ragazza
profondamente segnata dalle difficoltà della vita. La
descrizione corrisponde ad una ragazza che ho incontrato per davvero
quando mio papà era in ospedale. Non le ho mai parlato
perché non ce n'è stata occasione e non so
nemmeno come si chiami, però quando ho pensato a un
personaggio che potesse aiutare Clare a risollevarsi mi è
venuta in mente lei. Boh...il titolo del capitolo è quello
di una canzone di Giovanni Allevi. Se non sbaglio l'hanno usata per la
pubblicità della 500 nuova, quando è uscita...ma
non ne sono sicura. Beh ora vado avanti. Un bacione a tutte! Kussen!
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Capitolo 20 *** 20. La voce dell'amore ***
Venti!
Eccoci alla cifra tonda! Wow...che bello essere arrivate fino a
qui...sono soddisfatta di me stessa...ora però cosa
succederà? Bill, Georg e Gustav sono partiti da casa per
raggiungere l'ospedale, Tom e Clare si sono riappacificati (era
ora!)...adesso cosa potrebbe succedere? Mancano due giorni a Natale
(nella fic)...(qui manca una settimana all'inizio della scuola...anzi
quando posterò mancheranno due giorni...)...speriamo non
succeda niente...almeno fino a capodanno! XD...bacini a tutte. Let's go!
20.
La
voce dell'amore
Eravamo quasi fuori dall'ospedale, quando sentii una voce familiare
chiamare Tom.
Aguzzai lo sguardo e vidi Bill sbucare fuori da dietro l'angolo.
"Clare! Michail! Oddio grazie al cielo state bene!" esclamò.
Lo guardai e gli sorrisi.
Lydia era accanto a me e sorrideva a sua volta.
Le avevo detto che non era colpa sua, anzi se lei non avesse avuto la
prontezza di chiamare l'ambulanza non ce l'avremmo fatta.
Finalmente era tornato tutto alla normalità.
"Ragazze...che ne dite di passare Natale con noi?" chiese Gustav.
Noi ci guardammo.
"Bhe...gliel'avevamo promesso ai suoi genitori" dissi.
"Già...ma secondo te si offendono se invitiamo quattro
amici?" mi domandò la mia amica.
"Boh...sei tu la figlia, mica io" risposi ridendo.
Una volta fuori, in mezzo alla neve, mi accorsi che Michail non aveva
la giacca, quindi mi tolsi la felpa che indossavo quando ero uscita di
corsa da casa e lo avvolsi dentro, per tenerlo al caldo.
Così facendo rimasi a mezze maniche, a Berlino, il
ventitré di Dicembre.
"Hey hai intenzione di prenderti la broncopolmonite?" mi chiese Tom.
Io lo guardai.
"Sai com'è non ho pensato a prendere su lo scafandro quando
sono uscita..." risposi battendo i denti.
Lui alzò gli occhi al cielo e sospirò.
"Come cavolo mi è venuto in mente di mettermi con una che ha
la lingua biforcuta..." disse ridendo.
Si tolse il cappotto e me lo mise sulle spalle. Come qualsiasi suo
altro abito, mi era talmente grande che potevo navigarci dentro.
"Tu non hai freddo mio prode cavaliere dall'armatura scintillante?"
domandai.
"No...sono un uomo io. Non ho freddo!" esclamò, ma un
brivido traditore smentì quello che aveva appena detto.
Gli altri, che si erano gustati il nostro battibecco, cominciarono a
ridere.
"Beh noi andiamo a casa..." disse Georg aprendo la portiera della sua
macchina.
"Ok...io accompagno lei a recuperare una giacca poi vi raggiungiamo"
disse Tom aprendomi la portiera dalla parte del passeggero.
Una volta in macchina Tom accese il riscaldamento e subito una leggera
aria tiepida cominciò a riscaldare l'abitacolo.
Michail stava dormendo tra le mie braccia. Le infermiere gli avevano
dato da mangiare poco prima di lasciarlo uscire.
"Dunque...adesso hai intenzione di lasciarmi un'altra volta oppure
posso stare tranquillo per un po'?" chiese, concentrato sulla strada.
"Io...non volevo scrivere quelle cose...non volevo neanche dirti di non
cercarmi più. Sono stata parecchio stronza lo so. Ma avevo
bisogno che tu restassi fuori da questa storia..." dissi.
Si fermò sul ciglio della strada, facendosi mandare in
parecchi posti dagli autisti che lo sorpassavano.
Mi prese una mano e se la mise sul petto.
"Lo senti?" mi chiese.
Avvertivo il battito del suo cuore. Arrossii per quel contatto.
Annuii lievemente.
"Finché continuerà a battere io mi
occuperò di te e di Michail. Non devi pensare nemmeno per
mezzo secondo che un giorno smetterò di cercarti quando non
ci sei, che smetterò di amarti o che mi
dimenticherò di te. Clare...so che può sembrarti
una cosa sdolcinata, cazzuta ed impossibile, ma sei la persona
più importante della mia vita insieme a Bill. Come io non
posso fare a meno di lui e lui di me, così io non posso fare
a meno della tua presenza. Questi giorni senza di te sono stati una
vera tortura. Ci conosciamo da poco e forse potrai pensare che sono un
pazzo a dirti queste cose e magari ad illudere entrambi, ma non riesco
ad immaginare la mia vita senza di te" disse guardandomi negli occhi.
Da dove aveva tirato fuori quelle parole? Sembrava un personaggio
venuto fuori da una favola.
"Tom...io non so cosa dire..." sussurrai.
"Non devi dire nulla" rispose lui, chinandosi su di me per baciarmi.
Finito
anche questo capitolo...gli ultimi sono tutti molto corti, ma lo faccio
semplicemente per velocizzare un po' la fic...se no diventa una palla e
nessuno la legge ^^...no dai scherzi a parte Tom è davvero
un principe azzurro...quelle parole...non so nemmeno io da dove sono
saltate fuori...(la fic ha vita propria...ve l'avevo detto... -.-'). Il
titolo è quello di una canzone che c'è nel
cartone animato "L'incantesimo del lago". Avrei messo anche il titolo
"Forever Love" che è una canzone di un gruppo coreano, i
Tohoshinki, ma alla fine ho optato per questo...spero che la fic
continui ad interessarvi. Kussen! Laura....per stasera mi tocca
lasciarvi...a casa pretendono il pc... -.-' ci sentiamo domani!!!
Kussen <3
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Capitolo 21 *** 21. Quando viene Dicembre ***
Ventunesimo
capitolo. Dunque...ringraziamenti perché ve li meritate!
DarkViolet92
_samy
dark
483
layla
the punkprincess
Sono
molto ma molto contenta che la fic vi piaccia e che le parole di Tom
siano sembrate reali. Alla fine è quello che volevo. Far
sembrare "veri" i personaggi e soprattutto loro...i Tokio Hotel...che
magari a volte ci sembrano troppo lontani vista la loro
popolarità...ok finito il momento serietà ^^.
Finalmente
la storia tra Tom e Clare ha raggiunto un po' di stabilità.
Natale è sempre più vicino e forse anche la
risoluzione di una domanda che vi ho lasciato qualche capitolo fa. Chi
è il misterioso ragazzo con cui parlava Lydia al telefono?
ih ih ih...XD...let's go!
21.
Quando
viene Dicembre
Il viaggio in macchina mi tranquillizzò completamente. La
tensione accumulata in quelle giornate svanì del tutto,
lasciandomi completamente esausta.
Sbadigliai un milione di volte.
"Hey sono così noioso a guidare?" chiese Tom, sorridendo.
"No, scusa...è solo che sono un po' stanca...tutto qui"
dissi mentre lui parcheggiava sotto casa.
"Vuoi dormire un po' prima di andare dai ragazzi?" mi chiese.
"No no...non possiamo farli aspettare. Tranquillo" risposi, ma i miei
occhi gridavano "SONNO!" a pieni polmoni.
Lui sorrise.
"Ma sì...un paio d'ore non fanno male a nessuno,
così saranno loro a cucinare...saremo là per
cena" disse seguendomi su per le scale.
Una volta a casa lo guardai.
"Davvero, vai a sdraiarti per un paio d'ore. Mi occupo io di Miky"
disse, sorridendomi.
Gli diedi un bacio, poi andai in camera, mi misi una tuta e crollai nel
letto.
Mi svegliai poco meno di due ore dopo.
In casa non c'era nemmeno una luce accesa, ma dal salotto proveniva il
suono soffuso della tv.
Mi stropicciai gli occhi poi andai nell'altra stanza, dove Tom si era
addormentato sul divano insieme a Michail.
Sorrisi, poi presi la macchina fotografica e scattai una foto di loro
due insieme. Erano splendidi.
Il flash svegliò Tom, che ci mise qualche secondo per capire
dov'era e chi fossi io.
"Cavolo, mi sa che mi sono addormentato" disse, sorridendo.
"Non preoccuparti..." risposi, poi andai in cucina.
Non accesi la luce, per mantenere quell'atmosfera tranquilla.
Mi avvicinai alla finestra. Dai vetri entrava la tenue luce dei
lampioni e delle altre case.
Sorrisi, nonostante fosse una scena che vedevo tutti i giorni.
Chissà perché, ma quando arriva Dicembre con la
sua neve, tutto sembra migliore.
____________________________________________________________________________________________________________________________
Clare era andata a riposarsi, quindi accesi la tv e mi stesi sul
divano, con Michail che continuava a dormire vicino a me. Forse seguii
un programma per mezzo secondo, ma il respiro regolare del bambino fu
come un sonnifero e mi addormentai.
Mi svegliò Clare, con il flash della macchina fotografica.
Chissà da quanto tempo dormivo.
Mi alzai e la vidi andare in un'altra stanza, probabilmente la cucina.
Misi il bambino nella carrozzina, poi la seguii.
La sua figura risaltava, in contrasto con la finestra.
Mi avvicinai e l'abbracciai.
"E' tutto così magico" sussurrò, guardando il
panorama innevato.
"Già...sembra quasi irreale" risposi.
Lei si strinse a me.
"Sai...potrei sempre chiamare Bill e dirgli di non contare su di noi
per questa sera" le sussurrai all'orecchio.
"No dai...ci rimarrebbe male. E' quasi Natale...se tu sei pronto io mi
vesto e andiamo" disse.
Si voltò e la baciai.
Volevo che quell'istante durasse per sempre. Stare con Clare mi faceva
bene, mi dava sicurezza.
"Tom...ho bisogno di una mano domani" disse.
"Perché?" domandai.
"Beh...devo ancora comprare i regali per Bill, Gustav e Georg" rispose.
Le sorrisi, poi la lasciai andare a vestirsi.
Accesi la luce del salotto e controllai che il bambino stesse bene.
Dormiva come un ghiro.
Sorrisi, poi mi sedetti sul divano.
Clare arrivò qualche minuto dopo.
"Ok, possiamo andare" disse, sorridendomi.
Finito
anche questo. Vi starete chiedendo "ma le è passata la
voglia di scrivere? Perché sti capitoli sono corti come uno
starnuto?" (bel paragone -.-')...beh perché alla fine non mi
sembra che debba succedere molto, almeno per ora...ok sto divagando. Il
titolo è quello della canzone (famosissima) del carone
animato della Fox "Anastasia"...diciamo che mi sembrava abbastanza
azzeccato, visto quello che dice Clare...^^...Grazie mille a voi che
avete ancora la pazienza per seguire questa fic. Un bacio! Let's go!
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Capitolo 22 *** 22. Nella notte ***
Ventiduesimo
capitolo...vi lascio alla cenetta. Un bacio fanciulle. Let's go!
22.
Nella
notte
Arrivammo a casa di Tom e degli altri in tempo per la cena.
Bill stava volteggiando per il salotto e quando vide Michail lo prese
subito in braccio.
"Senti...mi sa che assumo tuo fratello come baby sitter" dissi a Tom,
togliendomi il cappotto.
"Guarda, fai come vuoi, ma credo proprio che non sarebbe per niente una
buona idea...anche perché alla fine sarebbe Michail a dover
fare da balia a Bill" disse lui, sorridendomi.
"Che cattivo...tuo fratello è un santo a sopportarti"
risposi.
Lydia stava giocando a battaglia navale con Gustav, mentre Georg le
suggeriva la posizione delle navi dell'amico.
Sorrisi, pensando che eravamo davvero uno strano gruppo.
"Clare...indovina un po' che facciamo a Natale?" mi chiese la mia amica.
"Non lo so...i tuoi cosa propongono?".
"Assolutamente nulla...mamma è andata a comprarsi due
biglietti per Venezia...dimmi te...con sto freddo. Partono domani
mattina" disse.
"Quindi siete automaticamente invitate qui da noi" disse Bill, seduto
su un tappeto insieme a Michail, che si era svegliato.
"Ok..." risposi.
Cenammo tranquillamente, mentre alla tv trasmettevano uno di quei film
mielosi dell'anteguerra, come ogni anno.
Aveva ricominciato a nevicare, quindi Lydia decise di rimanere a
dormire. Sarebbe stato pericoloso mettersi in macchina con quel
tempaccio.
Intorno alle undici saltò la corrente. Georg e Tom andarono
a recuperare torce e candele, mentre Bill squittiva, terrorizzato.
"Wow...una serata al buio" disse Lydia.
"Il problema è che senza corrente non funziona il
riscaldamento..." disse Gustav.
"Moriremo congelati!" disse Bill.
Risi, mentre dal fondo del corridoio arrivarono Tom e Georg, portandoci
la luce.
"Tom Kaulizt disse luce...e luce fu!" esclamò accendendo una
dozzina di cerini.
Mi sorrise.
"Sono meglio di Dio!" aggiunse.
"Sei anche modesto" risposi, ridendo.
La serata passò con calma. Giocammo a carte, a risiko, a
battaglia navale, finché il freddo ci obbligò ad
andare a letto.
La temperatura era scesa rapidamente e la corrente non accennava a
voler tornare.
"Possibile che in una casa del genere non esista una centralina
d'emergenza? Rischiate di morire di freddo per davvero!" esclamai,
mentre la prima nuvoletta di vapore si formava davanti alle mie labbra.
Ci ritirammo nelle nostre stanze. Michail era nella carrozzina, avvolto
in un paio di copertine. Ero sicura che non avrebbe avuto freddo, ma
decisi di puntare la sveglia del telefono ogni ora e mezza, per
controllare.
Mi rannicchiai sotto le coperte, nel tentativo di scaldarmi, ma le
lenzuola gelide mi fecero battere i denti.
Ad un tratto bussarono alla porta.
"A-avanti" balbettai.
Tom entrò con in mano una candela. Era avvolto da una delle
sue felpe enormi e sembrava quasi un membro del Ku Klux Klan.
"Mio Dio...fai quasi paura" dissi.
"Senti...ti sembrerei sfacciato se ti chiedessi di dormire insieme
visto che fa un freddo boia?" mi domandò, ai piedi del letto.
"Guarda...al momento non direi di no nemmeno al mostro della palude se
si offrisse di farmi da scaldino" dissi, rabbrividendo.
"Ah, e così mi paragoni al mostro della palude?" chiese lui,
spegnendo la candela e afferrandomi per le caviglie.
Io cominciai a ridere.
"No Tom ti prego...soffro il solletico..." dissi, annaspando.
Lui finse di non sentirmi e continuò.
"Guarda che se si sveglia il bambino poi lo fai riaddormentare tu!"
esclamai.
Si fermò e si sdraiò accanto a me.
Aveva il respiro affannato, come me.
"Non sapevo soffrissi il solletico" sussurrò, infilandosi
sotto le coperte.
"Ci sono tante cose che non sai di me..." risposi, abbracciandolo.
Non era un essere umano, era una stufa.
"Tom...sicuro di non avere la febbre?" gli chiesi cercando la sua
fronte con una mano gelata.
"Perché?".
"Beh...mi sembra di essere abbracciata ad un termosifone..." risposi.
Lui rise e mi strinse a sè.
"Ammettilo...sono il termosifone più sexy che ti sia
capitato d'incontrare" sussurrò.
"Sì...anche il più modesto" dissi, baciandolo.
Ogni ora e mezza suonava la sveglia e io mi liberavo dall'abbraccio di
Tom per controllare il bambino.
Più o meno alle quattro tornò la corrente, quindi
scesi di sotto per spegnere tutte le luci.
Ero in cucina a bere un bicchier d'acqua quando sentii dei rumori
provenire dall'ingresso.
Presi un coltello dal cassetto, poi mi avvicinai alla porta.
Vidi un'ombra che stava trafficando con la finestra.
Accesi la luce e capii che era un ladro.
"Tu! Fermati!" gridai, senza pensare alle conseguenze del gesto.
Il ladro si spaventò ed essendo armato sparò un
colpo.
Avvertii un forte dolore all'altezza dei reni, poi caddi a terra.
Lo sparo aveva svegliato tutti.
Il primo ad accorrere fu Georg, perché aveva la stanza
più vicina alle scale.
"Tom! Chiama un'ambulanza!" gridò.
"Non c'è tempo per l'ambulanza! La porto io!"
esclamò lui, prendendomi tra le braccia.
"Tom non muoverla! Potresti aggravare la situazione!"
esclamò Lydia.
Lei era l'unica ad avere una mezza conoscenza medica.
Mi sentivo svenire.
"Ho chiamato l'ambulanza...saranno qui tra poco" disse Gustav.
Le loro voci mi sembravano lontane.
"Clare...Clare devi starci a sentire, ok? Non puoi
addormentarti...parliamo un po', ok?" disse Lydia tenendomi la mano.
Annuii.
"Dai, dimmi un po'...qual è il tuo film preferito?" mi
chiese.
"Che domanda stupida..." sussurrai.
"Lo so, però non me lo ricordo...puoi raccontarmelo?"
domandò.
"Il mio film preferito? E' il signore degli anelli..." dissi.
"Davvero? E di cosa parla?".
Sentivo le labbra pesanti. Facevo fatica a parlare.
"C'è un tizio, Frodo...che ha un anello...glielo lascia in
eredità uno zio".
"E poi?" chiese Tom.
"Poi scopre che è un anello magico...e deve distruggerlo".
Chiusi gli occhi.
"Clare...Clare...non dormire! Clare...come va avanti il film?" chiese
Lydia dandomi dei buffetti sulle guance per tenermi sveglia.
In quel momento arrivarono i medici.
Ok,
ammetto che questa fic sta diventando peggio di una tragedia
greca...ogni mezzo capitolo succede una disgrazia...ma alla fine il
bello è questo...ih ih ih...avendo a che fare con me non
sapete mai cosa può succedere...no dai, spero di non
mandarvi in paranoia ogni volta che aggiorno. Prometto che d'ora in poi
sarò brava, ve lo giuro! Dunque...il titolo è
preso da una canzone degli 883 "Nella notte" appunto. Spero che la fic
continui a piacervi...grazie mille girls! Kussen!
|
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Capitolo 23 *** 23. Dream on ***
Ventitreesimo
capitolo...dunque Clare è di nuovo in ospedale
(-.-')...cacchio! Non volevo che succedesse...perché l'ho
scritto? Il mio cervello sta agendo secondo il volere della fic e non
secondo il mio...mi sa che alla fine della storia
impazzirò...ok basta dire cazzate. Non potevo assolutamente
lasciarvi così in sospeso. Scusate se posto i capitoli a
manetta...ma ho pochissimo tempo stasera...mi dispiace ^^. Ok, ora vi
lascio alla lettura che è indubbiamente più
interessante di quello che dico ^^...bacini. Let's go!
23.
Dream
on
Avevo sentito lo sparo che mi aveva svegliato.
Mi ero alzato incazzato come una faina. Possibile che Tom dovesse
tenere la tv a manetta?
Poi ero sceso in salotto per insultarlo per bene. Mi ero fermato quasi
subito, vedendo una figura stesa a terra. Un paio di passi e avevo
visto anche il sangue.
"Cazzo!".
Era Clare. Sentii i passi degli altri. Anche loro si erano svegliati.
"Tom chiama un'ambulanza!" esclamai riconoscendo i passi del mio amico.
Stavo male nel vedere quel sangue. Fortunatamente intervenne Lydia.
Sapevo che faceva l'infermiera, così mentre Gustav chiamava
l'ambulanza lei si occupò di tenere sveglia Clare.
La vita di quella ragazza era quasi un gioco perverso.
Una volta arrivati i dottori Tom li seguì in ambulanza,
mentre Bill andava a prendere il bambino.
Lydia ripulì il sangue dal pavimento, mentre Gustav parlava
con due agenti della polizia.
Dopo una sparatoria e un furto era necessaria la loro presenza.
A quanto pare il ladro si era portato via un paio di premi che avevamo
lasciato in salotto (gli altri erano in camera di Bill,
quell'esibizionista pretendeva di osservarli sempre quando scriveva le
canzoni) e il mio portafoglio.
Non c'era dentro molto, forse una cinquantina di euro, ma niente di che.
"Signor Listing, lei potrebbe fornirci una descrizione del ladro?" mi
chiese un agente.
"Purtroppo no. Non l'ho visto. L'unica che potrebbe aiutarvi
è Clare" risposi.
I due uomini ci lasciarono soli.
Chiamai Tom.
"Pronto?".
"Sono Georg...sai qualcosa?" domandai.
"Ancora no. L'hanno
portata in sala operatoria, per tirare via il proiettile. Da quel poco
che so a quanto pare è coinvolto un rene".
"Capisco...senti vuoi che veniamo giù?" gli chiesi.
"No...state tranquilli
in casa. Non voglio che vi mobilitiate tutti. Alla fine anche se
veniste giù non cambierebbe nulla e poi a Michail non fa
bene continuare a stare in giro con questo freddo. Tranquillizza Bill e
Lydia, i dottori hanno detto che la ferita non è mortale, o
almeno siamo intervenuti rapidamente e loro hanno potuto aiutarla
subito".
"Ok...mi raccomando Tom, appena sai qualcosa fammi uno squillo che ti
chiamo...non abbatterti" dissi.
"Grazie Georg...appena
so qualcosa ti avviso. Saluta tutti" disse.
Riferii quanto mi era stato detto, poi restammo in attesa per tutta la
mattinata.
Finalmente, poco prima di mezzogiorno, arrivò lo squillo.
Telefonai subito a Tom.
"Allora?" domandai, mettendo il vivavoce in modo che tutti sentissero.
"Clare sta bene ed
è sveglia. Hanno dovuto toglierle un rene perché
era troppo danneggiato, ma siccome l'altro è sanissimo non
ci saranno complicazioni. A parte un paio di cicatrici. Due poliziotti
le hanno chiesto di dare l'identikit del ladro e si sono già
messi sulle tracce di quell'uomo. Forse riusciamo a tornare per la
domani mattina" disse. Aveva una voce estremamente
sollevata.
"Quindi niente vigiglia insieme?" chiese Bill, tenendo Michail in
braccio. Non lo aveva mollato neanche per mezzo secondo.
Era come se Bill fosse Linus e Michail la sua copertina.
"Purtroppo no Bibi, mi
dispiace" rispose il gemello.
"Beh allora pretendo un regalo gigante!" esclamò lui,
ridendo.
"Ciao ragazzi!"
era la voce di Clare.
"Ciao Clare!" esclamò Lydia.
"Mi dispiace un
sacco...come al solito vi rovino le feste" disse.
"Hey non pensarci nemmeno un secondo! Vogliamo che torni a casa il
prima possibile!" esclamò Bill.
Michail ci diede la sua opinione cominciando a "chiacchierare" a modo
suo.
Clare e Tom risero.
"Va bene...dai ci
sentiamo magari domani. Buona giornata ragazzi" disse Tom,
poi attaccò.
Il pomeriggio trascorse palloso e monotono.
Bill discusse a lungo con Lydia e Gustav per il pranzo e la cena di
Natale, poi mentre Gustav telefonava a destra e a manca per ordinare il
mangiare, Bill si offrì per fare una partita alla
playstation.
Probabilmente stabilii un nuovo record. Non sapevo che a Tekken si
poteva mandare ko un personaggio dopo tre secondi. Non ce l'avevo mai
fatta. Non contro Tom.
Poco dopo le quattro decidemmo di uscire per acquistare gli ultimi
regali.
"Io rimango a casa con Michail. Non vorrei che prendesse freddo" disse
Lydia.
"Ok, ma quando ti chiamo devi dirmi cosa potrei comprare alla tua
amica...alla fine non ho pensato al suo regalo" le dissi, uscendo di
casa.
Alla sera avevamo comprato tutto. Mentre non c'eravamo erano arrivati i
tipi delle consegne per lasciarci il mangiare e fortunatamente Lydia
aveva avuto la prontezza di pagare con un assegno.
"Ci hai salvati. Quanto ti dobbiamo?" le chiese Gustav.
"Diciamo che è il mio regalo di Natale, visto che non sono
riuscita a comprarne uno vero e proprio" rispose lei, sorridendoci.
Durante la notte mi alzai per sistemare sotto l'albero i miei doni e
notai che ce n'erano già degli altri.
Sorrisi.
Eravamo tutti maggiorenni e vaccinati, ma in fondo eravamo dei bambini
a cui piaceva continuare a sognare.
Ih
ih...carino questo capitolo raccontato da Georg no? Già il
fatto che il narratore è un figo della miseria lo rende
incredibilmente bello (ok non so se vi è chiaro, ma Georg
è l'uomo della mia vita...ih ih ih)...comunque alla fine
anche questo casino si è risolto e domani è
Natale! Ma che bello! Quest'atmosfera gioiosa mi fa sentire
già più buona ^^ (nonostante manchino
più di tre mesi al vero Natale -.-'). Il titolo è
quello di una canzone degli Aerosmith che qualche anno fa è
stata rifatta da Eminem con titolo "Sing for the moment", credo una
delle canzoni più belle che abbia mai sentito cantare da lui
(probabilmente cambierete opinione su di me, ma a me piace parecchio
Eminem come cantante...nonostante la sua pessima reputazione ^^).
Ok...ora vi lascio al prossimo capitolo. Il 24...sarebbe stato carino
se il giorno di Natale lo avessi descritto nel 25° capitolo, ma
uno fa quello che può...ok dai, sto divagando come mio
solito. Grazie mille ragazze! Kussen!
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Capitolo 24 *** 24. Ti ho trovato, tra cento milioni di persone ***
Ventiquattresimo
capitolo e la nostra fic sta andando a gonfie vele (ammetto che la
decisione della canzone del cap "nella notte" non era proprio
appropriato...soprattutto per la musica...però le parole ci
stavano bene -.-')...comunque mi sono sentita troppo cattiva a
lasciarvi così, quindi posto anche questo...domani cerco di
pubblicare ancora un po' di roba così vi godete l'ultimo
giorno di vacanza...ma stavamo dicendo...ah sì, la nostra
fic va a gonfie vele...dico nostra perché alla fine siete
voi che mi motivate a continuare, con i vostri commenti, le vostre
domande...ih ih ih...in questo capitolo (ve lo prometto
solennemente) scopriremo il misterioso uomo di Lydia...ih
ih ih...e proclamerò la vincitrice o le vincitrici, chi lo
sa...il premio è...nulla...vi offrirei una cena con uno dei
Tokio Hotel o anche con mio fratello se vi accontentate (^^...no
sarebbe più una punizione quella...), ma purtroppo non posso
offrirvi nulla se non la soddisfazione di avere avuto quel sesto senso
che vi ha portate ad indovinare...XD...ok sono impazzita...qualcuno
chiami la neuro!!! Basta Laura...riprenditi che devi scrivere! Ok...ci
sono...ora vi lascio alla fic e al giorno di Natale. Un bacio a voi che
mi sopportate ancora! Let's go!
24.
Ti
ho trovato, tra cento milioni di persone
La mattina di Natale le infermiere lasciarono uscire Clare.
Doveva muoversi con cautela perché i punti le tiravano e le
facevano un po' male, ma in fin dei conti poteva tornare a casa.
Salimmo in macchina e non le dissi che nel baule c'erano una decina di
regali che ero andato a comprare una volta che lei era uscita dalla
sala operatoria.
"Buon Natale, amore" le dissi baciandola.
"Buon Natale anche a te" rispose lei, sorridendomi ed arrossendo.
Adoravo farla arrossire.
Arrivammo sotto casa alle dieci circa.
"Pronta?" le chiesi.
"Certo...perché non dovrei?" mi rispose.
Io recuperai un grosso sacco in cui avevo messo i doni e m'incamminai
sul vialetto.
"Tom...e quelli da dove arrivano?" mi chiese, seguendomi lentamente.
"Eh eh eh...un mago non svela mai i suoi trucchi" risposi, evasivo.
Suonai il campanello.
"Chi è?" era la voce di Bill.
"Babbo Natale che ha deciso di portarti un po' di carbone, Bill
Kaulitz" risposi, ridendo.
Lui aprì la porta e mi abbracciò, manco fossero
sei mesi che non ci vedevamo.
Sorrisi ed entrai, seguito da Clare.
"Buon Natale!" esclamai, notando che tutti erano, ancora in pigiama,
seduti in salotto.
"Ragazzi! Buon Natale anche a voi" rispose Georg, alzandosi e dandomi
una mano con il sacco.
Una volta sistemati i pacchetti feci accomodare Clare sul divano.
"Alt!" esclamò Bill.
Lo guardai come se fosse pazzo.
"Che c'è?" gli chiesi.
"Guardate sopra le vostre teste!" esclamò indicando il
soffitto con l'indice.
Alzai la testa e rimasi a bocca aperta.
Ci saranno stati due milioni di rametti di vischio.
"Caspita...ma dove li hai rubati questi?" chiesi.
Lui rise e non rispose.
Scrollai le spalle quindi abbracciai Clare.
"Tom...possiamo non baciarci così tante volte? Sai non
vorrei aprire i regali l'anno prossimo" disse lei, ridendo.
"Ok...uno che vale per tutti" dissi.
Fu l'apnea migliore della mia vita.
"E voi due?!?" strillò Bill.
Mi allontanai dal viso di Clare e aprii gli occhi. Con mio enorme
stupore vidi che anche Lydia e Gustav si stavano baciando.
"Da quando questa novità?" chiesi.
Lydia arrossì.
"Beh...noi volevamo dirvelo già da un paio di giorni, ma
sono saltati fuori dei casini enormi...quindi..." disse Gustav
arrossendo.
"E chi se lo aspettava!" esclamai sedendomi sul divano.
Decidemmo, anzi Bill insistette, che quello era il momento adatto per
aprire i regali.
Erano davvero tanti, ma dove avevano trovato il tempo di comprarli
tutti?
Il primo ad aprire il proprio regalo, fu ovviamente Bill.
Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo, a quando
festeggiavamo il Natale con nostra madre.
Presi il telefono e la chiamai.
"Pronto?".
"Ciao ma...sono Tom" dissi.
"Tom, che piacere sentirti. Tutto bene?".
"Sì mamma...buon Natale".
Bill mi fece segno di passargliela.
"Buon Natale mamma!" escalmò nel telefono.
La sentii ridere.
"Ragazzi come vanno le cose?" mi chiese.
"Tutto bene. Tu? Come sta Gordon? Fagli gli auguri".
"Sì, qui è tutto tranquillo, come sempre. Ho
letto sul giornale che hanno rubato dalle vostre parti".
La voce preoccupata.
"Davvero? Non lo sapevo. Beh staremo attenti allora. Dai mamma, ora
vado che Bill vuole che apra il suo regalo".
"Va bene, dagli un bacio".
"Sarà fatto" dissi, poi attaccai.
Mentre Bill gironzolava per casa, entusiasta della cintura che gli
avevo preso, io aprii il suo regalo.
Era un cappellino.
Sorrisi. Sapeva sempre quello che volevo.
Clare invece mi regalò una maglia della mia taglia. Sul
biglietto c'era scritto "magari per una volta non sembri un naufrago!
Ti amo".
La guardai.
"E così sembro un naufrago con i miei vestiti?" le chiesi.
"Beh un po' sì. Anzi peggio...Robinson Crusoe aveva i
vestiti della sua misura!" esclamò lei, ridendo.
La provai subito.
"Cavolo, sembri me!" esclamò Bill, guardandolo.
Effettivamente era una sensazione strana sentire la stoffa aderire
così tanto al mio corpo.
"Non ti sta per niente male" disse Lydia.
"A quanto pare ci sarà una svolta nel look del cantante dei
Tokio Hotel. Mi dica signor Kaulitz a cosa è dovuto questo
cambiamento shock?" chiese Gustav afferrando il telecomando ed usandolo
a mo' di microfono.
"Beh sa signorina, un'amica mi ha detto che sembravo peggio di Robinson
Crusoe vestito com'ero prima" risposi.
"Signorina?!?" chiese Georg storcendo il naso.
"Amica?!?" chiese a sua volta Clare.
Mi chinai a baciarla.
"Grazie mille" le dissi, poi le diedi il mio regalo.
Lo aprii e rimase a bocca aperta vedendo il braccialetto.
Era semplicissimo.
Una sottile catenina d'oro con una piastrina con incisa una frase.
"Ti ho trovata, tra cento milioni di persone" lesse, con le lacrime
agli occhi.
"Tom...è stupenda" disse abbracciandomi.
"Modestamente...ho una gran classe nello scegliere i regali" risposi,
sorridendole.
Gustav e Bill avevano regalato a me e a Georg la Wii.
"Un regalino per i nostri bambini" aveva spiegato mio fratello.
Insomma fu un Natale spassosissimo.
Anche perché fu Michail a ricevere più doni e
Bill a provarli tutti.
Vestiti a parte, ovviamente.
Il pranzo fu veramente ottimo e abbondantissimo, tanto che ci alzammo
da tavola alle tre passate.
"Bene...e ora per smaltire un po' di ciccia che ne dite di giocare un
po'?" chiese Bill armandosi di controller e porgendomene uno.
Mentre stavamo facendo i cretini vidi Clare alzarsi e andare verso la
porta.
Ed
ecco che è arrivato anche Natale, con tutta la sua gioia e
le sue sorprese. Ih ih ih...non ve lo aspettavate che fosse proprio
Gustav l'uomo misterioso vero? Le nostre vincitrici sono quindi angeli neri e fifihumanoid anche
se lei aveva una mezza idea anche per Bill...eh eh eh...Beh quindi io
passerei subito alla spiegazione del titolo perché
è un po' lunga...partiamo dal fatto che sono una grandissima
appassionata del Giappone e di tutto ciò che riguarda questa
nazione favolosa. L'anno scorso ho conosciuto una ragazza appassionata
come me, che mi ha masterizzato un DVD in cui c'erano su gli episodi di
un drama (per spiegarla in maniera semplice diciamo che è
una sorta di film a puntate che può essere comico,
drammatico, sentimentale ecc. per eventuali dettagli vi conviene
cercare su google e/o wikipedia che di sicuro ne sanno più
di me). Questo drama parla di una storia vera, di una ragazza affetta
da una malattia incurabile che colpisce il cervelletto. Vi racconterei
tutta la storia, ma sarebbe veramente lunga e triste (per eventuali
dettagli cercate "ichi rittoru no namida" oppure "one litre of tears").
Nel drama ci sono solo tre canzoni che formano la colonna sonora. Una
di queste si intitola Konayuki che tecnicamente significa "neve in
polvere" o una roba simile. La mia amica (quella che mi ha passato il
DVD) conosce il giapponese e su mia richiesta mi ha gentilmente
tradotto il testo di questa canzone meravigliosa, in cui spicca appunto
la frase "ti ho trovato, tra cento milioni di persone". Ok vi ringrazio
per aver letto tutta questa spiegazione lunghissima, ma ci stava, anche
perché con questo DVD ho fatto la tesina di
maturità, vi invito a guardare gli episodi e a conoscere a
fondo la storia perché oltre ad essere profondamente triste
poi ti fa guardare con occhi diversi la vita. Guardare quel drama
è stata un'esperienza che mi ha arricchita, un'esperienza
che invito anche voi a fare. Grazie mille. Kussen.
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Capitolo 25 *** 25. Con te partirò ***
Eccoci
al venticinquesimo capitolo. Con la conclusione in sospeso dell'ultimo
cap vi starete sicuramente chiedento "E ora che cavolo
succede?"...tranquille, nulla di grave, ve lo prometto. Volevo
ringraziarvi per i commenti splendidi. Le vostre parole mi fanno
commuovere ç__ç...quindi grazie a _samy (l'ultimo
commento è stato veramente bellissimo), dark 483 che si
è addormentata davanti al pc per colpa mia (I'm so sorry!!!
Come va il collo???), e ovviamente anche tutte le altre che leggono e
seguono questa storia. Un bacione a tutte! Leggete e scoprirete. Let's
go!
25.
Con
te partirò
"Dove vai?" mi chiese Tom.
"Io...beh volevo prendere la tua macchina" dissi, abbassando lo sguardo.
"Per?" domandò.
"Volevo andare in un posto" risposi.
"Posso venire anche io? Non mi sembri nelle condizioni adatte per
guidare".
"Sì...beh non c'è nessun problema se vieni anche
te...non ci metterò molto" risposi.
Lydia mi guardò, poi annuì.
"Non metteteci troppo. Tra un po' è pronto il dolce" disse,
salutandoci e prendendo il posto di Tom nella partita.
Mi strinsi nel cappotto, mentre Tom mi cingeva le spalle con un braccio.
"Posso sapere dove portarti?" chiese, con un sorriso.
"Al...cimitero" risposi.
Lui mi guardò.
"Vado ogni Natale...per mio padre" dissi.
Lui annuì, senza rispondere.
Il viaggio durò poco meno di dieci minuti, durante i quali
non parlammo.
"Vuoi che venga con te?" chiese.
"No, tranquillo. Non ce n'è bisogno" risposi.
Mi avvicinai ad una signora che vendeva fiori e comprai un mazzo di
rose rosse, anche se non era stagione.
Erano i fiori preferiti di mio padre e se li meritava.
Le tombe erano tutte uguali in mezzo alla neve, ma la strada la
conoscevo. Erano quattro anni ormai che passavo di lì.
Mentre camminavo le ferite pulsavano al ritmo dei miei passi.
Quando mi piegai sentii i punti tirare, quindi posai le rose e mi
rialzai subito.
"Ciao papà. Sono venuta a trovarti anche questa volta" dissi
sorridendo.
"Grazie per aver fatto andare tutto bene...per aver protetto me e
Michail anche questa volta e per avermi mandato Tom" dissi, mentre una
lacrima solitaria scorreva sulla mia guancia.
"Ora devo andare. Tom mi aspetta...e anche gli altri. Ti voglio bene".
Mi allontanai con calma.
Tom era in macchina, con la radio accesa a giudicare da come
picchiettava le mani sul volante.
Sorrisi e salii.
"Tutto apposto?" domandò.
Annuii.
"Certo. Torniamo a casa".
Lui sorrise.
"Aspetta...prima voglio darti un altro regalo. Te lo avrei dato questa
sera, una volta da soli, ma visto che si è presentata
l'occasione..." disse, porgendomi una busta.
La aprii e vidi che c'erano due biglietti per la Grecia.
"Tom..." sussurrai guardandolo.
"Lydia mi ha detto che ti sarebbe piaciuto andarci...e io ho
approfittato di Natale per farti un bel regalo" rispose.
Lo abbracciai e lo baciai.
"Possiamo partire anche domani mattina" disse, stringendomi a
sè.
"E il bambino? E il gruppo? Tom non dimenticarti chi sei..." dissi.
"David ha detto che non ci saranno impegni almeno fino alla prossima
primavera, il che vuol dire avere i primi tre mesi dell'anno
completamente liberi. Per il bambino non ci sono problemi
perché ho chiamato la compagnia e lui può
tranquillamente viaggiare senza bisogno del biglietto" rispose.
"Non è troppo piccolo?" chiesi.
Lui non rispose.
"Tom...i bambini al di sotto dell'anno d'età non possono
nemmeno andare in montagna...figurati in aereo..." dissi sorridendogli.
Lui s'incupì.
"Hey...che c'è?" gli domandai.
"Beh...speravo di averti fatto un bel regalo...invece non ho pensato a
Michail..." disse.
Era identico a Bill quando metteva il broncio.
"Tom...non ti preoccupare. Perché non regaliamo i biglietti
a Lydia e Gustav? Alla fine se li meritano. Sono stati così
carini con noi" dissi.
"E tu? E la Grecia?" chiese.
"Beh stando ai calcoli degli esperti...abbiamo ancora un paio di
migliaia di anni prima che la Terra salti per aria, penso che la Grecia
rimarrà lì ancora per un po'" risposi, baciandolo.
Lui sorrise.
"Va bene".
Tornammo a casa. Bill era sdraiato sul divano insieme a Michail, mentre
Georg, Gustav e Lydia si stavano sfidando alla Wii.
Erano quasi le sei e tutto sembrava andare per il meglio. Consegnammo i
biglietti alla nuova coppietta che ci ringraziò un milione
di volte.
"Abbiamo pensato anche noi a voi due, quindi vi abbiamo preso questi"
disse Lydia dandomi una busta molto simile a quella che Tom aveva dato
a Gustav.
Conteneva due biglietti del treno ad alta velocità (TAV) per
Parigi.
"Sono quasi cinque ore di treno, ma visto che il bambino è
così piccolo..." disse Gustav.
(N.d.a. se non sbaglio
la TAV che collega Parigi e Berlino non esiste ancora, anzi
è solo in programma, o almeno così dice il mio
libro di francese di cui mi fido molto poco. Ho inserito questo viaggio
a Parigi perché non sapevo bene dove mandarli e una meta
così romantica sarebbe proprio un bel regalo. Vi chiedo
scusa per l'errore, ma diciamo che mi prendo una "Licenza Poetica").
Abbracciai Lydia e ringraziai entrambi per la splendida sorpresa.
Finalmente un po' di calma.
Ma
che tenero Tom che voleva regalarle un viaggio! Davvero...questa storia
è un mix di roba mielosa e roba tragica...probabilmente il
regista di "Via col Vento" sarebbe invidioso...ih ih ih...ok come al
solito sto divagando. Spiego il titolo poi vi lascio che ho un paio di
idee per le quali mi odierete a morte...ebbene sì, si
prevedono altri colpi di scena ^^.
Il
titolo è quello di una canzone di Andrea Bocelli (non del
tizio con la faccia un po' da svanito della pubblicità della
TIM). Il collegamento è ovvio...alla fine Tom vuole, anzi
vorrebbe, partire per la Grecia con Clare. ^^. Beh grazie a
voi che continuate a leggere. Un bacio! Kussen.
|
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Capitolo 26 *** 26. Parlami di te ***
Eccoci
al ventiseiesimo capitolo. Tom ha chiesto a Clare di andare in Grecia,
ma per ovvi motivi non possono partire, Lydia e Gustav hanno rivelato
la loro tenera storia e intanto il tempo passa e si avvicina capodanno.
A
voi il piacere di leggere. Let's go!
26.
Parlami
di te
In quel momento suonò il telefono.
Risposi io.
"Pronto?".
"Tom! Hey buon Natale!
Tutto bene? I ragazzi? Ho saputo che ieri è entrato un
ladro. Spero non abbia preso niente di prezioso".
"Ciao David...tutto bene. I ragazzi stanno bene, tu?".
Chiassoso come sempre quell'uomo. Mi rincoglioniva ogni volta che
parlavo al telefono con lui.
"Senti, lo so che non vi
va di essere disturbati durante le feste, ma potresti mettere il
vivavoce così mi sentono tutti?".
Dissi a Georg di abbassare la tv e di mettere in pausa il gioco.
"Chi è?" chiese Bill.
"David" mimai con le labbra.
Mio fratello sbuffò, poi misi in vivavoce e appoggiai la
cornetta.
"Parla pure Dave" dissi.
"Ragazzi, innanzitutto
buon Natale! Spero di non avervi disturbati! Comunque ho una notizia
bomba per voi!".
"Ciao Dave...allora? Quale notizia?" chiese Georg, appoggiato al divano.
"Poco fa, nonostante sia
festa, mi ha chiamato una tipa di Cosmopolitan...so che è
una rivista cazzuta di moda però mi ha chiesto se domani
può intervistare...anche lì da voi, lei non si
offende. Basta che SexGott eviti di scoparsela, poi andrà
tutto bene. Io le ho detto che ci stavate. Sarà da voi tra
le due e le tre del pomeriggio. Mi raccomando! Conto su di voi!"
esclamò chiudendo la chiamata.
Aveva gridato praticamente tutto e quando aveva parlato di me usando
quel nomignolo che mi avevano affibbiato alcune fans ero arrossito
probabilmente fino alla punta dei capelli.
"Beh grazie per averci avvisato un po' prima" sibilò Bill,
esasperato.
"Dai Bill, sai com'è fatto David...ci dice le cose mezzo
secondo prima che accadano. E' già tanto se ci ha chiamati
oggi e non domani mentre la tipa suonava al campanello. Sai che
divertimento" disse Georg.
"Tom...com'è che ti ha chiamato quello lì?"
chiese Clare guardandomi.
Impallidii quasi subito e tutti ci guardarono.
"Beh...è una storia vecchia...morta e sepolta" provai a
spiegare.
Clare rise.
"Stupido...guarda che per me quello può chiamarti come
vuole...basta che non cerchi di portarti a letto la tipa di
Cosmopolitan, visto che è un giornale che mi piace leggere.
Non vorrei collegarlo a brutti ricordi" rispose lei, ridendo.
Michail cominciò a piangere, rivendicando la sua cena,
mentre Lydia stava litigando con il dolce che c'era in frigorifero.
Gustav alzò gli occhi al cielo e si alzò.
"Le ho chiesto se le serviva una mano, ma lei ha detto che ce la faceva
da sola" disse a voce abbastanza alta perché la ragazza lo
sentisse.
"Ah ah ah...ma che ridere. Gustav Schafer che ne dici di lasciare la
band e di darti al cabaret?" chiese Lydia.
"Wow...abbiamo scelto le ragazze con il carattere peggiore di tutta la
Germania" dissi, sorridendo a Clare.
Lei prese Michail ed andò in bagno per dargli da mangiare.
Il dolce era squisito, ma era tantissimo.
"Ma per quanti avete ordinato? Mica siamo duecento!" esclamò
Bill, vedendo quanta roba c'era ancora in frigorifero.
"Beh magari riusciamo a smollare qualcosa all'intervistatrice" disse
Georg.
Pirla, come sempre.
"Possibile che non riesci a fare a meno di dire cazzate?" gli domandai,
ridendo.
Ci alzammo ed andammo a fumare in balcone, sotto la neve che aveva
ricominciato a cadere.
"Hey Tom...hai intenzione di fare sul serio con Clare?" mi chiese dopo
qualche istante di silenzio.
"In che senso?" domandai.
"Beh, quelle cose serie che si fanno quando una ragazza diventa
veramente importante...che ne so...andare a vivere insieme, magari
sposarsi, ecco...questo genere di cose" rispose lui.
"Non lo so. Sento che Clare è quella giusta, ma mi sembra un
po' presto per parlare di matrimonio. Anche perché lei ha
diciotto anni, io diciannove. Non è che siamo poi
così adulti. E' una faccenda seria...non saprei proprio"
dissi, guardandolo.
"Mi avrai in mezzo alle palle ancora per un po'" aggiunsi,
strappandogli un sorriso.
Rientrammo quasi subito. Fuori faceva un freddo cane.
La serata si prolungò ben oltre dopo mezzanotte.
Clare aveva messo a dormire il bambino e ci eravamo messi a giocare
alla Wii.
"Basta, mi arrendo! Se faccio ancora mezzo minuto con quella cosa va a
finire che mi si staccano le braccia!" esclamò Bill,
accasciandosi su una poltrona.
"Anche io...sono esausta!" disse Lydia.
"Beh ragazzi sono anche le tre e un quarto. Magari è anche
ora di andare a dormire" disse Clare.
"Sì mamma!" esclamammo io, Georg e Lydia insieme.
Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
Effettivamente Clare aveva ragione. Era davvero tardi, quindi andammo
tutti a dormire. Gustav inserì meticolsamente l'allarme, poi
si ritirò in camera.
Io non passai neanche dalla mia stanza ed entrai subito in quella di
Clare.
"Hey, come sta il nostro piccolo eroe?" chiesi guardando Michail.
"Nostro? Da quando questi sentimenti paterni?" mi chiese lei,
abbracciandomi.
"Dal primo momento che l'ho visto" risposi, baciandola.
Ci stendenmmo nel letto e io cominciai ad accarezzarle la schiena.
"Tom...è meglio di no" disse lei.
"Perché?" domandai.
"I punti mi fanno un male boia" rispose lei ridendo.
"Cazzo...che coglione! Mi sono dimenticato...scusami! Ti ho fatto
male?" chiesi.
"Tranquillo...se mi avessi fatto male avrei sicuramente urlato. A parte
casi eccezionali, direi che ho una soglia del dolore estremamente
bassa" rispose lei.
Mi sdraiai al suo fianco.
"Ma ce la fai a dormire?" chiesi.
"Solo se sto girata dal lato dove non ho i punti. Non è
comodissimo, ma che ci vuoi fare?" rispose sdraiandosi sul fianco
sinistro e dandomi le spalle.
Le diedi un bacio tra i capelli.
"Buona notte" dissi.
"Buona notte Tom" rispose lei.
____________________________________________________________________________________________________________________________
Mi svegliai la mattina seguente.
Il fianco mi pulsava lievemente, ma almeno il dolore era passato.
Tom stava dormendo ancora. Il suo respiro lento e regolare era
piacevole da ascoltare.
Controllai l'ora. Era quasi l'una.
"Tomi" sussurrai alzandomi.
Lui si mosse e mugugnò qualcosa.
"Tom...svegliati" dissi.
"No...Bill...cinque minuti".
"Tom, non sono Bill...devi alzarti. Tra un'ora arriva quella
dell'intervista" dissi.
Lui aprì gli occhi e mi guardò.
"Ti ho chiamata Bill?" chiese.
Annuii.
Lui rise.
"Che rincoglionito..." disse, passandosi una mano davanti agli occhi.
"Colpa mia, ti ho chiamato con il nomignolo che ti ha dato lui" risposi
dandogli un bacio.
Feci brevemente mente locale. Perché Michail non aveva
ancora pianto per mangiare?
Mi voltai verso la carrozzina e la vidi vuota.
Sospirai.
"Che c'è?" chiese Tom.
"A quanto pare Bill ha rapito il mio bambino" dissi, fingendomi
disperata.
Rise.
"Quando cavolo è entrato?" chiese.
"A non chiederlo a me. Probabilmente ha aspettato che dormissimo e se
l'he preso durante la notte" risposi, ridendo.
Mi vestii, mi diedi una pettinata e una lavata a faccia e denti prima
di scendere.
"Tu vestiti. Devi essere perfetto quando arriva la tipa di
Cosmopolitan" dissi, uscendo dalla porta.
Scesi di sotto e trovai Bill che teneva tra le braccia il bambino.
"Tu! Quando sei entrato in camera a prendere Michail?" domandai.
Il ragazzo sobbalzò.
"Oh ciao. Boh...saranno state le otto e mezza o le nove, non saprei.
Voi due stavate dormendo e il bambino si stava svegliando. Visto che
ero sveglio pure io ho pensato di occuparmene" rispose.
Gli sorrisi.
"Grazie. Avevo proprio bisogno di una bella dormita. Tu cosa ci fai in
giro da tutto questo tempo?" gli chiesi sedendomi accanto a lui.
"Sono un po' teso...per l'intervista sai" disse.
"Perché? Non sei abituato a queste cose?".
"Sì, però non so mai cosa potrebbero chiederci. I
giornalisti sanno trovare le domande più bastarde..." disse.
Sorrisi.
"Non so proprio cosa dirti. Non ho mai avuto a che fare con dei
giornalisti, ma so che quando ti fanno delle domande bastarde, la
risposta migliore è il no comment. Ho cercato di usarlo un
paio di volte a scuola, durante le ore di latino, ma il professore lo
interpretava come un non ho studiato e mi metteva regolarmente un
votaccio".
Tom ci raggiunse poco dopo.
"Wow...siamo gli unici svegli a quanto pare" disse guardandosi intorno.
"Per forza. State svegli tutta notte a giocare con la Wii...alla sera
leoni e al mattino..." dissi.
"Al mattino coglioni...sì sì, la so pure io sta
cosa. Vado a svegliare Georg e Gustav...no solo Georg. Magari Gustav
è impegnato" disse Tom con sguardo allusivo.
"Cretino" sussurrai mentre si allontanava.
Mi guardai intorno e vidi che tra salotto, ingresso e cucina il
pavimento era un porcile.
"Ragazzi...tra un'ora arriva qui un'intervistatrice e c'è il
pavimento che è da buttare" esclamai.
Bill si guardò intorno.
"Effettivamente...".
Mi passò Michail che cominciò a parlottare
lamentandosi di non essere più al centro dell'attenzione di
Bill, poi il ragazzo andò a recuperare uno spazzolone e del
detersivo per pavimenti.
"Pulisco io, se mi dici come funziona sta roba" disse.
Sorrisi.
"Riempi un secchio d'acqua tiepida e versaci dentro il detersivo. Poi
ci immergi lo spazzolone e cominci a lavare, ma di solito si passa
prima l'aspirapolvere" dissi, notando il mezzo chilo di briciole che
regnava incontrastato sulle piastrelle che una volta erano candide e
lucide.
Il ragazzo abbandonò spazzolone e detersivo lì
dov'erano ed andò a recuperare l'aspirapolvere.
Fortunatamente in quel momento arrivò Lydia e ci
salvò dalla distruzione.
Probabilmente Bill non sapeva nemmeno lavare un piatto, figuriamoci
passare l'aspirapolvere in tutta una casa.
All'una e mezza era tutto pulito e splendente.
Grazie anche all'intervento di Gustav e Georg.
"Tra tutti i ragazzi in gamba che potevo scegliere, sono andata a
trovare uno dei pochi uomini che non sa tenere in mano uno spazzolone!"
esclamai.
"Beh la mia mamma non me l'ha insegnato" disse Tom con una vocina
infantile.
Risi, poi suonò il campanello.
I ragazzi si guardarono.
"Ehm...noi andiamo di sopra" dissi, prendendo il bambino.
"Assolutamente no. Voi state qui" disse Tom andando ad aprire.
Non gli diedi ascolto e salii in camera. Non volevo dare fastidio.
____________________________________________________________________________________________________________________________
L'intervistatrice era giovane e carina. Accompagnata da un fotografo.
La feci entrare, poi mi voltai verso il salotto.
Clare, il bambino e Lydia non c'erano.
Sospirai.
Perché quella ragazza non mi dava mai ascolto?
"Perché
è più testarda di te, Tom Kaulitz"
disse una vocina nella mia testa.
Ci sedemmo sul divano e il tizio cominciò a farci foto.
"Buon pomeriggio ragazzi. Io sono Beatrix, piacere di conoscervi" disse
poggiando un registratore sul tavolino che c'era tra lei e noi.
Si vedeva lontano un chilometro che era una finta bionda, per di
più con un pessimo gusto nel vestirsi. Se non avessi avuto
in mente Clare però ci avrei provato. Aveva delle gambe
chilometriche, nascoste da quella che forse era mezza minigonna.
Si sedette sulla poltrona di fronte a noi e cominciò a
sparare domande a raffica.
"Dunque, partiamo subito. Come avete trascorso queste vacanze? Si
è parlato un po' di Tom, a quanto pare impegnato con una
commessa e voi?" chiese con un sorriso.
"Solita vita. Le feste si passano a casa, in tranquillità"
rispose Bill.
"Tom a quanto pare non è stato della stessa opinione. In
molte si sono chieste se la ragazza di cui si è parlato nei
giorni scorsi fosse una tua nuova conquista. E' vero?".
La tentazione era quella di mandarla a cagare e di dirle di farsi gli
affari suoi, ma le sorrisi e mi trattenni.
"Non la chiamerei una conquista. Io e Clare facciamo coppia fissa,
quindi credo proprio di essermi levato di dosso la fantomatica figura
di SexGott. Ho intenzione di stare con lei il maggior tempo possibile"
risposi.
Sorrise, visibilmente insoddisfatta.
Magari sperava che me la portassi a letto, sgualdrina.
Le domande continuarono per quasi un'ora, poi quando lei si ritenne
soddisfatta decise che il colloquio era terminato.
"Grazie mille per la vostra disponibilità" disse, uscendo
dalla porta.
Una volta fuori corsi immediatamente di sopra da Clare.
Eccoci
alla fine di questo capitolo discretamente lungo. Abbiamo incontrato
un'intervistatrice un po' vacca (un po' tanto oserei dire) e Tom ha
dichiarato ufficialmente la sua storia con Clare, ma che tenero! (N.d.a. non penso che
Cosmopolitan potrebbe interessarsi ad un'intervista con i Tokio Hotel,
ma al momento non mi sono venute in mente riviste famose a livello
mondiale oltre a questo. Perdonate l'errore ^^). Il titolo
prende spunto da una frase della canzone "Parla con me" di Eros
Ramazzotti. Non vado matta per questo cantante, anzi a dire la
verità questa è l'unica canzone che mi piace ^^.
Spero che la storia continui ad interessarvi. Kussen.
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Capitolo 27 *** 27. I just wanna live ***
Ventisettesimo
capitolo. Cosa succederà adesso? Cosa si diranno Tom e
Clare? Mentre scrivevo il capitolo precedente mi è venuta in
mente una scena che vi racconterò tra qualche capitolo.
Ora
vado. Un bacione e grazie mille a tutte voi. Let's go!
27.
I
just wanna live
Tom entrò in camera e mi guardò.
"Perché non sei rimasta di sotto come ti avevo chiesto?" mi
chiese.
"Non me la sono sentita Tom".
"Perché?" chiese, avvicinandosi.
"Abbiamo già fatto questo discorso. Non voglio rovinare la
tua carriera" risposi.
Lui scosse la testa.
"Clare, perché non vuoi capire? Non me ne frega niente della
musica se non posso stare con te. Quella...vacca...non ha pensato ad
altro che a scoparmi finché non le ho detto che la storia
con te era seria. Non avrebbe neanche provato a guardarmi se tu fossi
stata vicino a me. Vuoi capirlo o no che per me tu sei tutto?".
"Questo lo dici adesso, ma cosa diresti se per colpa mia la band ne
risentisse? Se per colpa della mia presenza, per colpa del bambino il
vostro successo cominciasse a diminuire? Potresti mai perdonarti questo
egoismo, potresti mai perdonarti per aver bloccato la strada a te
stesso, a tuo fratello e ai tuoi migliori amici?".
Si sedette sul bordo del letto e si prese la testa tra le mani.
"Io voglio soltanto vivere la mia vita. Ma voglio farlo con te. Voglio
che tutti sappiano che ti amo, che per me non esiste nessun altra oltre
a te" disse.
Non dissi nulla.
"Clare, pensi che ti stia mentendo? Pensi che potrei voltarti le spalle
al minimo cedimento?" chiese.
"No Tom...non penserei mai una cosa del genere. Però ho
paura. Paura che tutto questo possa svanire velocemente
com'è apparso. Paura che anche il tuo mondo possa restare
coinvolto. Non ci sarebbe punizione peggiore che vederti soffrire".
"Non accadrà nulla del genere, te lo prometto".
Non sapeva quanto si stesse sbagliando.
Questo
non è un capitolo...lo definirei uno sputo...però
non volevo che fosse consistente come il precedente. Un po'
perché non avevo idee lo ammetto, un po' perché
volevo che fosse un punto di stacco tra quello che è
successo e quello che accadrà nei prossimi capitoli.
Il
titolo è quello di una canzone dei Good Charlotte (voi
sapete se sono ancora insieme o se si sono sciolti? Non ho
più saputo nulla su di loro...però erano
bravi...). Letteralmente significa "Io voglio solo vivere" (mamma mia
ma come sono brava in inglese! XD)...Bene, ora vado a scrivere il
ventottesimo capitolo, kussen!
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Capitolo 28 *** 28. Evacuate the dancefloor ***
Eccoci
qui, al numero 28. Tom è sempre più dolcino e
serio nei confronti di Clare. Nonostante abbia detto a Georg di non
sentirsi pronto sembra proprio un maritino amorevole...che
dolceeeeeeeeee <3. Ok ok...però nel frattempo ha
anche detto a quella (vacca) di Cosmopolitan di avere una relazione
stabile e tutti hanno visto Clare al telegiornale di qualche giorno
prima (ricordate? Ne sono successe di tutti i colori, però
spero non vi siate dimenticate). Cosa succederà adesso,
visto che tutti sanno chi è la ragazza del famoso
chitarrista? Lo saprete solo leggendo. Let's go!
28.
Evacuate
the dancefloor
Le feste passarono rapidamente e si avvicinò Capodanno.
"Clare, i miei hanno detto se ti va che tengano il bambino, almeno noi
possiamo festeggiare l'inizio dell'anno come vogliamo" disse Lydia.
"Davvero non è un fastidio?" chiesi.
"Mia madre mi ha fatto due palle così. Perché non
ci lasciate Michail? Perché non andate a divertirvi e ci
lasciate il bambino? Perché non organizzate qualcosa insieme
e noi teniamo il piccolo? Duemila domande così in tre minuti
di telefonata...pensa un po'" disse lei imitando la voce della madre.
"Ok, domani le porto il bambino" dissi ridendo.
Bill entrò in salotto, saltellando.
"Ragazzi ho una buona notizia! Anzi, ottima!" esclamò,
sorridendoci.
Eravamo tutti lì, chi seduto sul divano, chi sulle poltrone.
Tutti svaccatissimi, come sempre.
Io avevo appena tolto i punti e stavo da Dio.
"Ho trovato un posto carinissimo per passare capodanno. E' una
discoteca non molto lontana dove non c'è troppa gente e
fanno bella musica. Poi le ragazze entrano gratis a capodanno!"
esclamò.
La parola discoteca mi fece rabbrividire, ma se con me ci fosse stato
Tom sarei andata ovunque.
Accettammo tutti la proposta. In fondo ci avrebbe fatto bene stare un
po' fuori casa.
Il giorno dopo, nel primo pomeriggio, Tom mi accompagnò dai
genitori di Lydia.
Lei non era venuta perché "non voleva sorbirsi sua madre
mentre faceva la zuccherosa con Miky e la brillante con Tom"
così aveva detto.
Una volta varcata la porta insieme a carrozzina, borsa, borsette e
borsine con dentro tutto quello che potesse servire al bambino in un
paio di giorni presentai Tom ai miei genitori adottivi.
"Signora Morris, signor Morris, lui è Tom. Il mio ragazzo"
arrossii parecchio nel dire l'ultima parola.
"Oh ma che carino. Molto piacere di conoscerti" disse la madre di Lydia
stringendogli la mano.
Era una donna piuttosto eccentrica, nonostante la sua posizione
sociale. Le piaceva vestire colorato ed era molto espansiva. Aveva un
sorriso per tutti. Il marito era un industriale. Possedeva un qualcosa
che lo aveva fatto diventare ricco in poco meno di tre anni. Insomma,
ero stata adottata da Sissi e Francesco Ferdinando.
Non amavano dimostrare particolarmente la loro ricchezza, ma a quanto
pareva la madre di Lydia era sempre stata fissata con le case, quindi
la loro dimora era piuttosto sontuosa. All'ingresso c'era un tavolo di
marmo su cui erano stati poggiati un milione di soprammobili. Con il
mio stipendio forse potevo permettermi la poca polvere che li copriva.
Non avevano domestici, nè maggiordomi, nè
giardinieri. Erano loro due ad occuparsi della casa.
La signora Morris aveva chiamato recentemente una ragazza per farsi
dare una mano, ma Lydia mi aveva detto che da quando lei ricordava era
sempre stata sua madre a lavare i pavimenti, a fare il bucato e tutto
il resto.
Tom le sorrise.
Anche lui era parecchio imbarazzato.
"Piacere mio signora. So che Clare vi considera come i suoi genitori.
Sono davvero contento di potervi conoscere" rispose.
Ecco che cominciava a fare lo splendido.
Adoravo guardarlo quando usava tutto il suo fascino con le persone che
lo circondavano (N.d.a. una sorta di Edward Cullen tutto umano, voi non
credete?).
"Oh Clare, prima che mi dimentichi, potresti portare queste cose a
Lydia. Mi ha chiamata per telefono ripetendomi l'elenco almeno mezzo
milione di volte" disse, poi andò al piano superiore per
recuperare una borsa dalla camera della figlia.
Quando tornò, guardò Tom con maggiore
intensità.
"Scusa, posso sapere perché sei su un poster che
c'è in camera di Lydia?" chiese.
Mi trattenni dallo scoppiare a ridere.
Non mi ricordavo che lei aveva ancora appiccicate le foto dei Tokio
Hotel in camera. Non erano molte, ma c'erano e a quanto pare sua madre
se n'era accorta.
"Beh ecco io...sì...io" balbettò Tom.
"Lui è un chitarrista. Suona con suo fratello e due suoi
amici. Ha mai sentito parlare dei Tokio Hotel?" domandai, salvandolo.
"Oh sì...li ho sentiti nominare un paio di volte da alcune
amiche, sai anche loro hanno figlie adolescenti. Beh sono contenta.
Vuol dire che è un bravo ragazzo".
E questa da dove l'aveva tirata fuori?
Le lasciai il bambino, poi salutammo e tornammo a casa.
"Beh adesso hai conosciuto tutta la mia famiglia" dissi, ridendo.
Una volta tornati all'appartamento Lydia mi disse che sua madre era
entusiasta di Tom.
"Mi ha chiamata probabilmente appena siete usciti. Era al settimo
cielo" disse.
"Oh quella è la borsa...perfetto ora vieni di sopra.
Dobbiamo prepararci!" esclamò prendendomi per un polso e
trascinandomi su per le scale.
Mi lasciò libera di uscire solo tre ore dopo.
Erano le sette e dovevamo uscire meno di un'ora più tardi.
Come suo solito, Lydia aveva optato per vestiti stravaganti,
appariscenti ed odiosi.
Il mio era ricoperto di brillantini argentati e ogni volta che mi
muovevo mi sembrava di essere una stella cometa.
Era senza maniche nonostante le mie proteste per il gelo polare che ci
aspettava fuori dalla porta, aveva uno spacco vertiginoso e ovviamente
la solita scollatura che a momenti faceva vedere l'ombelico.
Ovviamente abbinato a dei sandali altissimi. Probabilmente un tacco 12
o 15, non sapevo di preciso.
Mi aveva letteralmente obbligata ad infilarmi un perizoma rosso,
perché si sa che il rosso porta bene.
Lei aveva optato per un tubino blu elettrico senza maniche e cortissimo
(che probabilmente non era nemmeno degno di essere chiamato vestito
visto che sembrava più che altro una grande fascia per i
capelli), abbinato ad un paio di leggins bianchi.
Lydia faceva parte di quel ristretto gruppo di ragazze (circa tre al
mondo) che potevano permettersi i leggins bianchi perchè
avevano delle gambe chilometriche, magre e perfettamente dritte.
I ragazzi rimasero letteralmente a bocca aperta.
"Caspiterina...vorrei che fosse capodanno tutti i giorni!"
esclamò Tom.
Alle otto uscimmo di casa.
Io e Tom su una macchina insieme a Lydia e Gustav, Georg e Bill su
un'altra.
"Poveri...mi dispiace che non siano in compagnia..." dissi.
"Pensi che Georg resterà da solo la notte di capodanno?"
chiese Tom, cambiando marcia.
"Magari Georg no, ma Bill sì. E' troppo...cucciolo per
trovarsi una tipa, scoparsela per una sera e poi fare finta di non
conoscerla" dissi.
"Wow...la tua volgarità in assenza del bambino mi stupisce!"
esclamò Lydia dal sedile posteriore.
"Zitta te che per colpa tua mi sta gelando il sedere...e anche le
braccia, le gambe..." dissi.
M'immobilizzai. Avevo appena detto che mi stava gelando il...sedere?
"Ah...e come mai laggiù fa così freddo?" chiese
Tom ridendo mentre io diventavo di tutti i colori.
"Colpa del perizoma commestibile alla fragola che le ho fatto mettere"
rispose Lydia, con naturalezza.
Arrossii talmente tanto che non provai più freddo.
"COSA?!?" strillai voltandomi.
Tutti scoppiarono a ridere, ma io ero imbarazzatissima.
"Lydia...me la paghi cara questa..." dissi.
"Domani mattina mi ringrazierai tesoro!" esclamò ridendo.
Arrivati alla discoteca (che per l'occasione aveva aperto prima) ci
mettemmo in fila.
Ovviamente alcune ragazze (decisamente troppe) riconobbero Tom e gli
altri. Cominciò una lunga odissea di autografi, foto e altre
balle che mi irritarono. Soprattutto trovai terribilmente inopportune
delle ragazzine che si avvinghiarono a Tom tipo cozze.
Mossa dalla gelosia più nera lo afferrai per le spalle e lo
baciai così intensamente che anche lui rimase stupito.
Rise, passando la lingua sul piercing.
Era un suo vizio che trovavo terribilmente affascinante.
Finalmente entrammo in discoteca.
Il buttafuori aveva riconosciuto i ragazzi e non chiesero i soldi per
l'entrata.
"Guarda un po'...le star non pagano!" esclamò un tizio, un
po' più indietro di noi.
Tom si voltò, ma decise che non era il caso di dargli retta.
La serata di capodanno era cominciata.
Trovammo un tavolo libero e ci sistemammo.
Una ragazza ci chiese cosa volessimo ordinare.
Bill e Gustav erano stati eletti gli autisti della serata, quindi
ordinarono una birra e basta.
Tom e Lydia presero un Sex on the beach, io una Pina Colada e Georg una
Caipiroska alla fragola (disgustosa!).
Quella sera capii che essere famosi aveva il suo vantaggio. Al nostro
tavolo continuava ad arrivare gente che ci offriva da bere.
Prima di mezzanotte ero già ubriaca persa.
Un po' perché non reggevo l'alcool, un po' perché
avevo mischiato.
Lo avreste fatto anche voi. Non potevo bere Pina Colada tutta sera.
Dopo la quarta mi ero stancata e anche la Caipiroska alla fragola che
di solito mi faceva schifo aveva assunto un buon sapore.
Partì il conto alla rovescia.
"DIECI!".
"NOVE!".
"OTTO!".
"SETTE!" abbracciai Tom, continuando a sorridere.
"SEI!".
"CINQUE".
"Clare...ho voglia di fragola" disse lui al mio orecchio.
"QUATTRO!".
"TRE!".
"Allora vieni a prendertela" risposi.
"DUE!".
"UNO!"
"BUON ANNO!".
Io e Tom eravamo su quel divanetto scomodissimo, abbracciati.
Ci baciammo a lungo, mentre le persone attorno a noi brindavano con lo
spumante e cantavano a squarciagola per festeggiare quel nuovo, folle
anno.
Il 2008 era passato e anche tutte le brutte cose che erano successe,
ora appartenevano al passato.
"Che ne diresti di tornare a casa?" domandò Tom.
Annuii.
Anche gli altri erano dell'idea che era meglio andare.
Negli occhi di Bill lessi preoccupazione.
Cosa stava succedendo? Mi girava un po' la testa, anzi un po' tanto.
Mi aggrapai a Tom per non cadere. Quelle scarpe erano veramente troppo
alte, quindi me le tolsi.
"Clare, che fai?" chiese lui.
"Non riesco a camminare su questi cosi..." risposi io tenendo i sandali
in mano.
Una volta fuori dalla discoteca Tom mi prese in braccio.
"Lasciamo giù" dissi.
"Sì, così ti congeli i piedi nella neve" rispose
lui.
Qualcuno urlò qualcosa alle nostre spalle.
Tom s'irrigidì ed accellerò il passo verso la
macchina. Mi fece sedere dietro, visto che avrebbe guidato Gustav, poi
si allontanò.
"Dove vai?" chiesi.
"Tranquilla, torno subito" disse.
Bill e Lydia salirono in macchina.
Dov'erano Georg e Gustav?
Sospirai e chiusi gli occhi.
Tom tornò e la macchina partì quasi subito.
Lo abbracciai e lo baciai.
Aveva un labbro tagliato e la giacca macchiata.
"Che avete fatto?" chiesi riprendendomi un po' dal torpore.
"Nulla, una semplice discussione" rispose lui, abbracciandomi.
"Allora perché sanguini?" chiesi, sfiorando con un dito la
ferita.
"Niente. Tranquilla" rispose.
____________________________________________________________________________________________________________________________
Odiavo mentire a Clare, ma d'altrone mica potevo dirle che un paio di
cazzoni le avevano dato della troia e avevano insultato anche Bill. Non
potevo certo dirle che la sera di capodanno avevo fatto a botte con due
tizi grossi il doppio di me e che avevo ricevuto un bel pugno in faccia.
Le avevo chiesto se voleva andare via un po' per seguire la tradizione
del "chi non..." beh penso la sappiate pure voi, un po'
perché la situazione rischiava di degenerare. Non volevo che
la serata venisse rovinata da due imbecilli.
Bene
ed è passato anche capodanno. Buon 2009! (ovviamente tutto
quello che sta succedendo non corrisponde alla vita vera dei ragazzi,
anche perché mica sono stati in America per un po'?). La
storia del perizoma commestibile mi ha fatto un po' senso...non so
neanche se sono ancora in giro quei cosi. Fino a un paio d'anni fa
andavano parecchio di moda, anche se trovo disgustoso mangiarsi un paio
di mutande, di qualunque cosa sappiano e di qualunque materiale siano
fatte. Mi vengono i brividi solo a pensarci...blè!
Comunque
il titolo è quello dell'ultima canzone di Cascada (quanto
adoro questa tipa. E' troppo brava). Il collegamento con la storia mi
sembra abbastanza chiaro. I ragazzi sono obbligati a lasciare la
discoteca per colpa dei soliti imbecilli che rompono le palle. ^^. Ok,
ora vi lascio. Kussen!
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Capitolo 29 *** 29. Dimmi che mi ami ***
Ventinovesimo
capitolo. La parte interessante arriva adesso. Sì
perché nei prossimi capitoli ci sarà la svolta
decisiva della storia. Diciamo che d'ora in poi ci avvieremo molto
lentamente verso la conclusione. Dico molto perché se riesco
a scrivere tutti i capitoli utilizzando tutti i titoli che ho a
disposizione saltano fuori ancora una trentina di capitoli (ovviamente
alcuni saranno cortissimi tipo il capitolo 27). In ogni caso spero che
la storia continui a piacervi. Baci! Let's go!
29.
Dimmi
che mi ami
La mattina seguente, quando mi svegliai, sentii un braccio attorno alla
mia vita.
Mi stiracchiai e mi voltai verso Tom, che stava ancora dormendo.
La sensazione di sentire le lenzuola sulla pelle nuda era nuova e
piacevole.
Lo guardai e vidi una ferita sul suo labbro.
Ripensai alla serata precedente.
Ricordavo vagamente che mi aveva detto di aver discusso con qualcuno,
ma perché?
Mi strinsi a lui e chiusi gli occhi.
Nella mia mente tornò il ricoro della nottata.
Ero troppo ubriaca per ragionare, però il mio cervello aveva
registrato alcune cose.
Un tipo mi aveva dato della troia, ne ero sicura.
Da lì era nata una discussione. Tom aveva detto a quel tipo
di stare zitto.
Poi era partito il conto alla rovescia e tutto era passato.
Qualche minuto dopo quello era tornato e aveva iniziato ad insultare
Bill.
Lo aveva chiamato frocio e con altri epiteti simili.
Mi alzai.
Mi faceva male la testa, un po' per colpa della sbronza, un po'
perché la mente tornava sempre alla sera prima.
Tom mi aveva lasciata in macchina, poi era tornato, ferito e sporco di
sangue.
Mi vestii, poi aspettai che Tom si svegliasse.
Quando aprì gli occhi mi sorrise.
"Buon giorno. Come va?" chiese.
"Non lo so. Dobbiamo parlare" dissi, seria.
Si avvolse nel lenzuolo e si sedette.
"Dimmi tutto".
"Ieri sera hai fatto a botte con quei tipi, vero?" domandai.
"Clare...perché..." cominciò, ma lo interruppi.
"No Tom, rispondimi".
"Sì".
"Non farlo mai più".
"Ma quello ti ha insultata...ha insultato Bill".
"Quindi? Sai quanti mi hanno insultata quando stavo a scuola. Sono
abituata e so per esperienza che con la violenza non si risolve nulla.
Tom devi promettermi che non picchierai mai più nessuno"
dissi.
"Non posso prometterti una cosa simile" rispose, guardandomi negli
occhi.
"Perché no?".
"Sono cresciuto difendendo mio fratello. Lui è sempre stato
il più fragile, il più esposto alla cattiveria
degli altri. Lui ha bisogno della mia protezione".
"No Tom. Il mondo non va avanti così. Se la storia tra me e
te vuole andare avanti ci sarà bisogno di maggiore
responsabilità da parte di entrambi. Non puoi permetterti di
picchiare il primo che passa solo perché insulta me o Bill.
Non capisci che rischi di finire in galera? Potrebbero arrestarti anche
se i tuoi fini sono nobili. Io non posso permettermi di stare con una
persona che non si sa controllare. Michail ha bisogno di protezione e
io devo pensare prima di tutto a lui".
Tom mi guardò e sospirò.
"Clare...capisco perfettamente il tuo ragionamento, ma forse stai
dimenticando chi sono io e chi sono gli altri. Essere famosi ha anche i
suoi svantaggi. Ti riconoscono tutti, non solo i tuoi fans, ma anche
chi ti odia. Ci sono ragazzi che ci vorrebbero morti. Soprattutto Bill,
questo perché è diverso dagli altri, anzi sarebbe
meglio dire che lo odiano perché è sè
stesso. Lui non ha mai smesso di fare quello che voleva. Gli piace
truccarsi, mettere lo smalto e ho sempre accettato tutto questo,
perché è mio fratello e perché
finché lui è contento per me può anche
colorarsi i capelli di fuxia che non m'importerebbe. Ci sono persone in
questo mondo che provano rancore, odio e invidia nei confronti di chi
è come Bill. Nei confronti delle persone che amano far
capire agli altri cosa sono veramente. Persone che non si nascondono
dietro il perbenismo della società che ci impone dei modelli
stereotipati di uomo e donna ideali. Le persone come Bill hanno bisogno
di essere difese ad ogni costo dalle altre persone che le vogliono
annientare. A scuola viveva con il terrore perché i suoi
compagni di classe lo massacravano di botte e io non potevo fare nulla,
ma quando finalmente siamo diventati qualcuno, quando finalmente siamo
diventati i Tokio Hotel allora mi sono impegnato ancora più
a fondo perché Bill sarebbe stato esposto all'odio di
moltissime persone, non solo venti ragazzini in una pulciosa scuola, ma
migliaia di persone ignoranti che preferivano accodarsi alla massa e
sparare sentenze contro di lui. Quindi non posso prometterti che non
picchierò mai più nessuno".
Sospirai.
"Io...non capisco. Tom se la pensi così, la nostra storia
non può continuare. Se per caso incontrassimo dei coglioni
del genere quando siamo in giro assieme, magari io te e Michail, cosa
potresti fare? Picchiarli tutti? E io come farei con il bambino? Non
posso correre rischi simili. Non se quello che rischia di andarci di
mezzo è mio figlio. Mi dispiace Tom, ma non posso stare con
te".
"Cosa posso fare per farti cambiare idea?" domandò.
"Dimmi che mi ami, e io capirò che sarò sempre al
sicuro, anche quando dei tizi insulteranno me o tuo fratello in tua
presenza. Dimmi che mi ami e saprò che non alzerai un dito
su nessuno in mia presenza".
Lui rimase in silenzio per qualche istante, poi mi guardò
negli occhi.
"Ti amo".
Ai
ai ai...la vedo grigia per il nostro caro Tom. Ha promesso, ma
riuscirà davvero a resistere? Riuscirà ad
ignorare quegli stronzi che lo perseguitano? Il titolo è
quello di una canzone di Dj Matrix (fa delle canzoni troppo
mielose...). Non ho molto altro da dirvi, se non il solito grazie. Se
siete arrivate fino a qui vuol dire che la fic vi piace. Davvero,
grazie di cuore a tutte voi. Kussen!
|
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Capitolo 30 *** 30. Se mi lasci non vale ***
Eccoci
al trentesimo capitolo. 30?!?
[spazio
ringraziamenti...darkviolet92= beh...diciamo che Finley e Jonas
Brothers non sono molto il mio genere di musica (ammetto di non sapere
neanche una loro canzone...*me profondamente ignorante*...mi dispiace
un macello
_samy=
grazie, le tue parole sono sempre strabilianti ^^
angeli
neri= tranquilla se non hai commentato, non c'è problema.
D'ora in poi credo che andrò più lenta
perché ho finito i capitoli già scritti e devo
scriverne di nuovi prima di pubblicarli ^^
dark
483= nooooooo...hai finito i soldi??? I tuoi mi odieranno per questo
-.-'...sorry me ^^ baci
Layla the punkprincess=
già, chissà se Tom manterrà la
promessa...io ci credo poco, però
fifiHumanoid= i tuoi commenti sono sempre pieni di entusiasmo, mi fa
davvero piacere leggerli]
Caspita
il tempo vola...comunque per riassumere brevissimamente la storia, Tom
ha fatto una promessa, che quasi sicuramente non potrà
mantenere. Ora vedremo se riuscirà a tener fede alle parole
dette. Un bacio mie care.
30.
Se
mi lasci non vale
Il capodanno era passato e le vacanze stavano volgendo al loro termine,
anche se la neve non voleva lasciarci.
Michail era sempre insieme a Bill, erano diventati inseparabili, e io
ne avevo approfittato per prendermi un po' di riposo. Avevo veramente
bisogno di staccare un attimo da quell'infinità di sfighe
che ci erano capitate.
Lydia mi aveva proposto di andare alle terme insieme a Tom, visto che
ci lavorava sua cugina.
Accettammo di buon grado e quella mattina di Gennaio uscimmo insieme.
Siccome il posto non era tanto lontano decidemmo di andare a piedi.
"Contenta di queste vacanze?" mi chiese Tom.
Annuii tenendogli la mano.
"Sai...non mi sarei mai immaginata una cosa del genere. Ne sono
successe davvero di tutti i colori...eppure penso di essere la persona
più felice del mondo.
"No non credo" rispose lui, con lo sguardo serio.
"Perché?" domandai.
Si voltò e mi sorrise.
"La persona più felice del mondo...sono io" rispose
baciandomi.
"Ma guarda un po' chi c'è in giro...Tom Kaulitz con la sua
puttanella di turno...e dimmi, quel frocetto di tuo fratello dove lo
hai mollato?".
Ci voltammo contemporaneamente, vedendo quattro tizi che venivano verso
di noi.
Tom strinse più forte la mia mano, poi si voltò e
continuò a camminare.
"Hey Kaulitz...che fai, scappi?" continuarono.
Io ero terrorizzata.
Uno di loro prese Tom per una spalla e lo fece voltare.
"Toglimi le mani di dosso" disse lui.
"Perché se no cosa mi fai?" chiese l'altro con aria di sfida.
Tom sospirò, poi continuò per la sua strada.
"Cosa vi avevo detto? Una mezza sega...è bravo solo quando
deve farsi il fratellino!" esclamò.
Tom lasciò la mia mano, si voltò e
colpì il tipo in pieno viso.
"Questo è troppo, figlio di puttana!" esclamò.
Gli altri tre gli furono subito addosso.
"TOM!" gridai.
Non riuscì a tener testa a quei tre contemporaneamente.
Mi affrettai a prendere il telefono, ma quello che era stato colpito mi
strappò il cellulare dalle mani.
"Fossi in te non lo farei...il tuo amico ora ha bisogno di una bella
lezione".
"Stronzo maledetto..." sibilai.
"Oh ma quanti complimenti" disse lui.
Era abbastanza vicino per osare una mossa davvero azzardata.
Gli tirai i capelli, visto che erano discretamente lunghi, poi lo
colpii nel basso ventre e mi lanciai letteralmente nel primo locale che
trovai, visto che lo stronzo aveva ancora il mio telefonino.
"Vi prego...aiutatemi. Stanno picchiando il mio ragazzo!" esclamai.
I pochi clienti si alzarono immediatamente e corsero fuori.
I quattro se n'erano andati, lasciando il mio cellulare in pezzi e Tom
con un sopracciglio rotto e il labbro sanguinante.
"Tom...oddio, come stai?" chiesi inginocchiandomi accanto a lui.
"Ho avuto giorni migliori, ma non mi lamento" rispose sorridendomi,
allargando la ferita.
"Volete che vi chiamiamo un'ambulanza?" chiese un ragazzo poco
più grande di noi.
"No tranquillo...abitiamo qui dietro" rispose Tom, alzandosi.
Lo aiutai ad arrivare fino a casa, poi aprii la porta.
Si voltarono tutti verso di noi.
"Ragazzi non vi spaventate! Sto bene!" esclamò Tom entrando
dalla porta.
Bill sbiancò.
"Tom...chi...chi ti ha fatto questo?" chiese avvicinandosi al gemello.
"I soliti quattro cazzoni di turno. Niente di grave e niente di rotto.
Ho la pelle dura".
"Vado a prenderti del ghiaccio" dissi andando in cucina.
____________________________________________________________________________________________________________________________
Figurarsi se non dovevo combinare di nuovo qualche macello.
Bill aveva una cera peggiore della mia.
"Hey Billie...tutto bene?" domandai.
"No...cioè...sì" rispose lui, sedendosi accanto a
me.
Sorrisi, poi sospirai.
Sapevo che mi sarei pentito della mia scelta. Sapevo che mi sarei
pentito delle mie parole. Sapevo che mi sarei pentito di tutto, eppure
non potevo andare avanti così.
Mi alzai dal divano e raggiunsi Clare in cucina.
"Senti...ti va se passiamo un attimo da casa tua?" le domandai.
Lei mi guardò.
"Perché?" chiese, non riuscendo a capirmi.
"Vorrei...che fossimo da soli, sai..." le risposi.
Annuì, poi prese le chiavi della mia macchina e
salì.
La guardai. Nessuno guidava la mia macchina.
"Non credo tu sia nelle condizioni adatte per guidare, tutto qui" disse
lei, sorridendomi.
Una volta a casa sua mi offrì un bicchiere d'acqua.
"Perché volevi parlarmi a quattr'occhi?" domandò.
Sospirai.
Dovevo farlo, assolutamente.
"Clare, credo che tra noi due non sia opportuno continuare".
Mi fissò per qualche secondo.
"Perché?" domandò.
"Per il discorso dell'altro giorno. Hai ragione. Non voglio mettere in
pericolo sia te sia Michail. Se oggi quel tizio ti avesse fatto del
male...io non avrei risposto delle mie azioni. Non posso permettere che
ti accada nulla di male, ma non riesco nemmeno ad evitarlo, quindi
credo sia giusto lasciarti libera".
"Tom...stai scherzando?" mi chiese.
Scossi la testa, cercando di non piangere, non davanti a lei.
"No Clare. Io non sono riuscito a mantenere la mia promessa, quindi
è giusto così".
Mi alzai ed andai verso la porta.
"Non è giusto Tom...non è giusto che sia solo tu
a decidere".
Mi voltai a guardarla.
"Lo so, ma è l'unica cosa da fare. Lydia ti
porterà il bambino" dissi, scendendo le scale di corsa.
Salii in macchina e tornai a casa.
Bill sapeva già cos'era successo, gli avevo riferito del
discorso che Clare mi aveva fatto.
Mi rintanai in camera, lasciando che il dolore represso fino a quel
momento mi assalisse fin dentro le ossa.
Chiedo
umilmente perdono se vi ho fatto aspettare tanto a lungo. Che autrice
di cacca che sono. Il problema è che ora ho l'adsl e ho
cominciato a drogarmi letteralmente con i video dei Tokio Hotel...non
riesco a smettere di guardarli e per la fic non ho quasi più
tempo...in più mio padre pretende di guardare il calcio sul
pc...e il tempo a mia disposizione cala in maniera assurda. Mi dispiace
davvero tantissimo...sono mooooolto mortificata. In ogni caso spero che
la fic continui a piacervi, nonostante il mio ritardo mostruoso. Danke!
Ah,
il capitolo prende il nome da una canzone di Julio Iglesias. Ok, ora
vado a scrivere il prossimo capitolo, il più velocemente
possibile. Kussen girls!
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Capitolo 31 *** 31. Lontano da te ***
Eccoci
al trentunesimo capitolo, la fic ha preso il volo (soprattutto ci sono
ben 95 recensioni, un record ^^). In ogni caso Clare e Tom si sono di
nuovo lasciati. Cosa succederà adesso? Tom sembra sicuro
della decisione presa, anche perché non vuole mettere in
pericolo la ragazza e il bambino. Lascio a voi il resto della storia,
scusandomi come sempre per il ritardo.
Grazie
comunque a tutte (non sto a scrivere i nomi, almeno stavolta. Mi
perdonate?)
31.
Lontano
da te
Rimasi chiusa in casa per giorni interi. Lydia tenne Michail
perché io non ero in grado di curarlo. Telefonai a David per
informarlo che non stavo bene e mi presi un paio di settimane di
malattia.
Non mi mossi dal letto se non per andare in bagno.
Quando Lydia venne a trovarmi, una settimana dopo che Tom mi aveva
lasciata, quasi non mi riconobbe.
"Clare...non puoi ridurti in questo stato. Devi chiamarlo e chiedergli
di tornare insieme" disse.
"Pensi che non l'abbia fatto? L'ho chiamato forse cento volte" dissi.
Non avevo più lacrime per piangere.
"Senti io mi sono stancata di vederti così!".
"Lasciami in pace. Voglio restare da sola".
"Michail è così poco importante?"
domandò, poi mi lasciò.
Mi rannicchiai ancora di più e piansi ancora.
Avevo smesso di vivere. Mi sembrava di avere un buco nel petto che non
si sarebbe mai più richiuso.
Ad un tratto suonò il cellulare.
"Pronto?" risposi.
"Ciao...sono Bill".
Dunque...questo
e i successivi saranno micro capitoli, perché voglio dare un
titolo diverso ad ogni momento che i nostri due innamorati stanno
passando. Per questo li pubblicherò uno dietro
l'altro...probabilmente settimana prossima (adesso al pome ho pure la
patente...da ammazzarsi... -.-)il titolo è di una canzone di
Dj Matrix...ok ora vado. Baci
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Capitolo 32 *** 32. Lonely day ***
Capitolo
trentadue. Per i prossimi non farò nemmeno
l'introduzione...talmente sono corti. Grazie a voi che continuate a
leggere.
32.
Lonely
day
Mi rinchiusi letteralmente in camera. Non lasciai entrare nessuno.
Bill fu il più tenace. Andò avanti a bussare alla
mia porta per quasi una settimana intera. Non che gli altri non
avessero tentato.
Lydia veniva spesso a trovarci, sentivo la sua macchina sul viale.
Teneva informato Bill delle condizioni di Michail che era stato
affidato ai genitori, e sapevo per certo che parlava anche di Clare, ma
io non volevo sapere nulla.
Avrei dato l'anima al diavolo per tornare con lei, ma non potevo
permettermi un lusso del genere. Non potevo metterla in pericolo.
Mi chiamò probabilmente venti volte, ma risposi solo a due
chiamate, la prima e l'ultima.
Mi chiese di tornare con lei, di tornare indietro.
Dovetti fare un grandissimo sforzo sulla mia volontà per
dirle di no, per non scoppiare a piangere al suono della sua voce, per
non alzarmi da quel fottuto letto e correre da lei.
Le dissi semplicemente di no.
Rimasi chiuso in camera per giorni interi. David telefonò un
milione di volte per sapere come stavo, d'altronde non c'era voluto
molto che la notizia "pestaggio ai danni di Tom Kaulitz" fosse su tutte
le prime pagine dei giornali locali.
Accettai solo di parlare con mia madre per rassicurarla e per dirle che
stavo benissimo, anche se dalla mia voce aveva capito chiaramente che
qualcosa non andava.
"Tomi...ti prego esci" disse Bill una mattina.
Probabilmente avevo dormito due ore in una settimana.
Ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo il volto terrorizzato di Clare
davanti a quei mostri.
"No Billie...voglio stare da solo, completamente solo" risposi.
Lonely
day, canzone dei System of a down. Ovviamente anche le conclusioni e le
presentazioni dei capitoli saranno corte perché non
c'è molto da dire a riguardo. Penso che sia tutto
chiarissimo. Kussen.
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Capitolo 33 *** 33. You are not alone ***
Capitolo
33 ^^.
33.
You
are not alone
"Ciao...dimmi pure" domandai, temendo che fosse accaduto qualcosa.
"Tranquilla non è successo niente. Volevo solo parlare un
po'" disse. Aveva una voce terribilmente triste.
"Bill...non so cosa dirti...".
"Clare, Tom è ridotto ad uno straccio...non esce da camera
sua da una settimana...".
Non risposi.
"Non potete tornare indietro? Non potete rimettervi insieme?".
"Pensi che dipenda da me?".
"Dipende solo dalla promessa che lui ti ha fatto. Lo hai vincolato alle
sue stesse parole e anche se il mondo non se ne rende conto, mio
fratello è una persona che tiene particolarmente alle
promesse fatte. Di qualsiasi genere siano".
"Bill...io darei qualsiasi cosa per tornare con Tom, mi ucciderei pur
di tornare con lui...solo che lui mi ha lasciata. Ho provato a
chiamarlo, ho provato a chiedergli di tornare indietro, ma non vuole".
Lo sentii sospirare.
"Clare...dobbiamo per forza provarci...".
"Non lo so...io penso di aver fatto il possibile. Ho cercato di
convincerlo, ma non posso farcela da sola".
"Tu non sei sola. Ci sono io".
Come
probabilmente avrete capito i capitoli sono profondamente centrati sul
loro titolo. Canzone favolosa di Michael Jackson (che perdita per il
mondo della musica, dico davvero). Kussen.
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Capitolo 34 *** 34. I will always return ***
Capitolo
34.
34.
I
will always return
Quella mattina mi svegliai con un'idea che continuava a ronzarmi in
testa. Andarmene.
Pensai ad eventuali concerti ed interviste. Non avevamo nulla in
programma, almeno fino a fine febbraio.
Preparai un paio di borsoni, poi uscii dalla camera.
"Tomi! Sei uscito!" esclamò Bill correndomi incontro.
Anche Georg e Gustav apparvero in fondo al corridoio.
"Ma...che fai con quelle borse?" mi chiese mio fratello.
"Bill...devo andarmene...per un po'" dissi.
"Perché?".
"Non riesco a stare qui senza pensare a Clare. Starò via per
poco".
"Ma...".
Scossi la testa.
"No Billie...ormai ho deciso".
"Tomi...non puoi lasciarci...cosa succederà?".
"Non lo so...tornerò, come sempre. Tornerò e non
me ne andrò più, ma ora ho bisogno di stare
lontano da qui...forse lontano dalla Germania per qualche tempo".
"Quanto?" chiese Bill, disperato.
"Non lo so...non lo so davvero".
Uscii dalla porta e non riuscii a guardare negli occhi i miei tre amici.
Mi sentivo un codardo.
Solo i codarti fuggono.
"Io tornerò. Non sto fuggendo" mi dissi salendo in macchina.
Canzone
del cartone animato "Spirit cavallo selvaggio" cantata da Bryan Adams.
Kussen
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Capitolo 35 *** 35. Questa vita è mia... ***
Capitolo
35...grazie ragazze perché continuate a leggere questa fic
ai limiti della follia...davvero, lo apprezzo molto. Ma vi rendete
conto che avete lasciato 106 commenti??? 106!!! E' una cifra che non
avrei mai pensato di raggiungere. Grazie davvero!
Kmq
comunicazione di servizio per DarkViolet92: la canzone dei Finley non
è male...vedrò se riesco a metterla, ma ho
già pronti quasi tutti i titoli. Se ce la faccio cambio
volentieri. Grazie mille ^^
35.
Questa
vita è mia...
"Clare! Mio Dio ma ti rendi conto?" mi chiese Lydia.
"Sì, me ne rendo conto".
"E non dici niente?".
"Cosa dovrei dire?".
"Tom se ne sta andando in chissà quale posto del mondo e tu
non dici niente?".
"Cosa posso fare? Se ha deciso così ci sarà pure
un motivo!".
"Sai cosa ti dico?".
La guardai.
"Sei una cretina! Dovresti corrergli dietro e dirgli che sta facendo la
cazzata più grande della sua vita, invece te ne stai qui
seduta a fare niente!".
A quel punto mi sentii tradita.
Lei era la mia unica amica, avrebbe dovuto capirmi invece di criticarmi.
"E io ti rispondo che questa è la mia vita e che sono io a
decidere! Non puoi dirmi cosa fare! Non voglio ridurmi a doverlo
supplicare di tornare con me. E' stato abbastanza umiliante sentirmi
dire di no per due volte al telefono. Non voglio rendermi ridicola
un'altra volta! Se Tom non mi vuole non m'importa, che faccia come
meglio crede!".
Lydia se ne andò, lasciandomi da sola e con il cuore in
pezzi.
Mi rannicchiai sul divano.
"Perché sta succedendo tutto a me? Tom...torna da me" pensai.
Frase
presa da "Volume" degli Articolo 31. Vi ringrazio ancora per tutti i
commenti ragazze.
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Capitolo 36 *** 36. How to save a life ***
Capitolo
36. Questo capitolo (se va tutto come deve XD) è l'ultimo di
una lunghezza irrisoria...dal 37 in poi dovrebbero tornare abbastanza
lunghi. Comunque un brevissimo riepilogo per riassumere i miei
microcapitoletti. Tom e Clare si sono lasciati (di nuovo), Tom se
n'è andato per non si sa bene dove e Clare e Lydia hanno
litigato...come si evolverà la storia?
Grazie
ancora belle ragazze di EFP ^^.
36.
How
to save a life
Era passato un mese da quando io e Lydia avevamo litigato, da quando
Tom se n'era andato.
Michail era di nuovo a casa con me, ma avevo dovuto chiedere aiuto ad
una vicina per curarlo mentre ero al lavoro.
Lydia non si era più fatta sentire, e quando ricevetti una
telefonata rimasti stupita.
"Chi è?" chiesi.
"Sono Bill...devi venire immediatamente qui!" esclamò.
"Cos'è successo?".
"Lydia e Gustav hanno fatto un incidente in macchina!"
esclamò.
Mi si fermò il cuore.
Come avevo potuto essere così stronza con Lydia, con la mia
migliore amica?
David capì che qualcosa non andava solo guardandomi in
faccia, quindi mi chiese cos'era successo.
Gli raccontai dell'incidente di Lydia, così mi fece andare
via.
Presi il motorino e raggiunsi la casa che avevo cominciato a
considerare quasi come mia.
Trovai Bill e Georg che mi aspettavano sulla porta.
Salimmo sulla macchina del bassista poi andammo in ospedale.
Ci diedero la notizia che Gustav stava bene, a parte qualche livido e
un paio di costole incrinate.
Lydia invece era ancora in sala operatoria.
"Tom sarà qui tra una decina di minuti" sentii dire a Georg.
Mi voltai a guardarlo.
Tom...sarebbe arrivato anche lui? Era più di un mese che non
ci vedavamo.
Un paio di minuti dopo, al contrario delle previsioni di Georg, vidi
Tom arrivare.
Non era cambiato. Sembrava un po' più magro.
Abbracciò Bill e Georg.
Sentii il suo sguardo sul mio viso, nonostante avesse gli occhi
nascosti dietro un paio di occhiali scurissimi.
"Ciao Clare" disse.
Non risposi ed abbassai lo sguardo.
In quel momento arrivò un'infermiera.
"Perdonatemi, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto" disse.
La guardammo.
"Qualcuno di voi ha il sangue di gruppo zero negativo?".
Io mi guardai attorno.
"Io...perché?" domandai.
"La vostra amica ha bisogno di una trasfusione e noi non abbiamo
abbastanza sangue" rispose lei.
La seguii e mi fece indossare un camice.
"Grazie...lei sta salvando la vita alla sua amica" disse l'infermiera.
"Non penso che il mio
sangue la salverà...sarà tutto merito vostro...io
non so come si salva una vita..." pensai.
Eccoci
alla fine della "serie miniaturizzata di capitoli"...ih ih ih...beh a
quanto pare il rientro di Tom in patria non è stato accolto
nel migliore dei modi...cosa succederà adesso? Il nostro
adorabile chitarrista fuggirà un'altra volta o
prenderà la situazione di petto e parlerà con
Clare? Lo sapremo nei prossimi capitoli XD.
Il titolo è quello di una canzone splendida del gruppo "The
Fray"...penso l'abbiate sentita, ma se non è così
vi invito a cercarla, perché è davvero bella!
Kussen
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Capitolo 37 *** 37. Che stupida che sei, parli ad uno specchio e mai alla persona giusta ***
Eccoci
qui...capitolo 37...dunque dunque...secondo voi quanto ci metteranno
quei due a chiarirsi? Io non li sopporto più in questo stato
pietoso!!! XD XD XD...ok basta sto impazzendo...tenere aperto facebook
mentre scrivo la fic mi fa mooooolto male...ih ih ih
37.
Che
stupida che sei, parli ad uno specchio e mai alla persona giusta
Lydia rimase in terapia intensiva per un paio d'ore, durante le quali
mi rifugiai letteralmente in bagno.
Non riuscivo a stare così vicina a Tom e sentirlo distante
centomila chilometri.
Chiamai la mia vicina per dirle che avrei recuperato Michail un po' in
ritardo.
Mi disse di stare tranquilla, per lei non c'erano problemi.
Sospirai almeno un milione di volte continuando a pensare ad un modo
per parlare con Tom.
Mi guardai allo specchio.
"Clare...in fondo non può andare peggio dell'ultima volta"
mi dissi.
"Come no, magari ha un'altra..si è trovato una stragnocca in
chissà quale parte del mondo e di me s'è pure
dimenticato!" aggiunse una vocina nella mia testa.
Chiusi gli occhi per non pensarci.
Respirai a fondo, poi uscii.
Dovevo parlare con lui, dovevo chiarirmi e cercare di buttarlo fuori
dalla mia vita.
Arrivai nella sala d'aspetto, dove Bill e Tom stavano parlando.
Georg era in balcone a fumare.
"Dove sei stato?" sentii chiedere.
"Non indovineresti mai...sono tornato a casa. Da mamma" rispose Tom.
Sapevo per certo che sulle sue labbra era apparso un sorriso.
"Invece l'ho immaginato. Beh...io devo andare in bagno!" disse Bill
vedendomi.
Mi avvicinai a Tom, che ancora non si era voltato.
"Ciao Clare" disse, senza muoversi.
Non risposi e m'immobilizzai.
"Ho capito subito che c'eri qui tu. Bill non è mai stato un
grande attore" rispose, voltandosi verso di me.
Il suo sorriso, i suoi occhi...non potevo credere di aver perso tutto.
Abbassai lo sguardo per impedirgli di vedere le mie lacrime.
Mi prese il mento con una mano e mi obbligò ad incrociare il
suo sguardo.
"Clare..." disse.
Ma
beeeeeeeeeeene...sembra che le cose stiano andando verso la direzione
giusta...ih ih ih...vediamo un po' come si evolveranno!!! Lo so, avevo
detto che sarebbe stato lungo, ma non mi sembra male
così...anche perché ho un'altro titolo per quello
che sta per accadere. Nel frattempo il titolo di questo cap
è preso dalla canzone "Stupida" di Alessandra Amoroso. Adoro
quella ragazza...e questa canzone che parla praticamente della mia
vita...ih ih ih. Kussen!!!
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Capitolo 38 *** 38. Don't say a word ***
Eccoci
al numero 38. Sono molto contenta che la fic vi interessi tanto.
Davvero!!! Vi voglio davvero tanto bene ragazze. Grazie per il vostro
sostegno XD.
Ps
spero che l'attesa per questo cap venga premiata...fatemelo sapere!!! XD
38.
Don't
say a word
"Clare...posso parlarti?".
Lei annuì. Quel semplice movimento fece scendere due lacrime
lungo le sue guance.
Gliele asciugai con le dita.
"Mi sei mancata tanto. Mi sei mancata come l'aria e come il sole. E'
stato un brutto mese".
"Anche...per me" disse, cercando di controllare il tremito della sua
voce.
"Non dire niente. Devo parlarti per un po'".
Lei annuì e si sedette di fianco a me.
Chinai il capo e cominciai a parlare.
"Quando quei tizi hanno cominciato a pestarmi non ho pensato ai colpi
che stavo ricevendo. Ho pensato a come potevi sentirti tu. Ti ho detto
che ti amavo ed eccomi in mezzo ad una rissa. Ho pensato a tutte le
belle parole di cui avevo infarcito i miei discorsi. Ho pensato a
Michail che di certo non poteva fare affidamento su un padre come me.
Ho riflettutto a lungo e mi sono trovato di fronte al tuo sguardo
terrorizzato. Ad uno sguardo che non voglio più vedere. In
quel momento ho giurato su Dio che mai più ti avrei messa in
una situazione simile. Quando poi quel tizio si è avvicinato
a te, volevo morire all'istante. Se solo ti avesse toccata, se solo
avesse osato sfiorarti con un dito sarei impazzito. Ho deciso quindi di
lasciarti, pensando di fare la cosa giusta, pensando di fare finalmente
qualcosa per il tuo bene. Ho deciso di chiudermi fuori dalla tua vita e
di buttare via la chiave. Non ero consapevole del fatto che sarebbe
stato difficile e terribile. Non ero consapevole che il dolore provato
la prima volta mi avrebbe assalito come una bestia nera pronta a
dilaniarmi l'anima. Ho tentato in tutti i modi di riemergere dalle
tenebre che minacciavano di schiacciarmi, ma nulla. Allora ho deciso di
allontanarmi da Berlino, di allontanarmi da te perché ogni
angolo di questa città mi ricordava te e il tuo sorriso. Ho
vissuto per un mese da mia madre. Non mangiavo, non parlavo, non
bevevo. Ero diventato l'ombra di me stesso. Avevo allontanato la mia
luce, avevo cacciato via l'aria che mi permetteva di respirare. Avevo
cacciato via la mia unica ragione di vita e lo avevo fatto da solo. Ho
cercato in tutti i modi di tirarmi su di morale. Ho provato ad
ubriacarmi, ho provato a stare chiuso in camera e fumare una stecca di
sigarette, ho provato a distrarmi in tutti i modi, ma niente
è riuscito ad allontanare la mia mente da te. Quindi Clare
te lo chiedo in ginocchio. Potrai mai perdonarmi per averti illusa,
tradita e messa in pericolo? Dimmi solo una parola ed io lo
saprò".
"Tom Kaulitz...sei il ragazzo più stupido, cocciuto,
orgoglioso e permaloso che sia mai entrato nella mia vita. Sei
testardo, vanitoso, egocentrico, megalomane ed immodesto, ma sei la
persona più dolce, sensibile, buona e bella che mi sia mai
capitato d'incontrare. Se per caso il Dio Apollo bussasse alla tua
porta chiedendoti di farlo entrare tu lo rifiuteresti? Ti amo con tutta
me stessa. Quando mi hai lasciata sono morta ed ora mi stai donando una
seconda vita. Ti amo Tom, ti amo e lo farò per sempre".
Ok
anche questo capitolo è corto...però è
bello non c'è niente da dire!!! XD XD ora vado a mangiare
perché ho un po' fame...ci sentiamo in settimana mie belle
fanciulle...
ah
ogni tanto fatemi sapere che ne pensate delle canzoni!!!
Questa
è dei Sonata Arctica. Un gruppo favoloso!!!
Kussen!
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Capitolo 39 *** 39. Now you're a song I love to sing ***
Ragazze
sono profondamente commossa. (scusatemi se mi sono fatta attendere
tanto!!!). 121 commenti. Non me lo sarei mai aspettato dico sul serio.
Quindi visto che mi avete sorpresa così tanto approfitto di
questo spazio per ringraziarvi personalmente, visto che è da
un bel po' che non lo faccio.
Quindi
grazie a:
NICEGIRL
(Giulia)
Layla
the punkprinces
_samy
(Samantha)
dark483
(Martina)
DarkViolet92
Angeli
neri
Chia94th
fifiHumanoid
(Federica)
xoxo_valy
tokietta94
AntonellaandLasDivinas
(Kairi)
che
hanno commentato (chi con frequenza, chi una volta, chi ogni tanto, non
è questo l'importante. Quello che conta è
ciò che pensate =D) e che mi hanno fatto capire che questa
fic non è una mezza schifezza come invece mi capita di
pensare ogni qualvolta finisco un capitolo e inizio il successivo.
Davvero ragazze, grazie di cuore.
Ada12
(Ada)
Angel1992
(Chiara)
Anja11xD
billina
pikkolina (Bea)
Breath
Cris94
(Cristina)
evol
(Aura)
lilly149
tokiohotellina95
che
hanno inserito la fic tra le loro preferite. Grazie mille. Sono
contenta che la storia vi piaccia
BlackStreetV
che
ha messo la fic tra quelle seguite. Grazie davvero tanto. =)
Bene
e dopo questa intro melensa e sdolcinata me ne vado e vi lascio al
capitolo. Baci a tutti e tutte! Let's go!
39.
Now
you're a song I love to sing
La abbracciai e la strinsi a me.
Sentivo il suo calore attraverso la felpa e fu la sensazione
più bella del mondo.
"Tom..." sussurrò.
"Dimmi".
"Mi sei mancato tantissimo".
Sorrisi e poggiai la guancia sulla sua testa.
"Anche tu".
In quel momento arrivò un'infermiera.
"Voi siete gli amici della ragazza che ha fatto l'incidente in auto,
vero?" domandò.
Clare annuì all'istante.
"Bene, volevo dirvi che adesso sta bene ed è fuori pericolo"
disse sorridendo.
Clare mi abbracciò e pianse.
"Oddio, ho avuto una paura tremenda che potesse finire tutto male"
disse.
La strinsi.
"Invece è andato tutto bene. Ora lo diciamo anche agli
altri?" domandai.
Alzammo lo sguardo.
Bill era dietro la finestra che ci stava spiando.
Aveva visto arrivare l'infermiera e aveva visto Clare piangere.
Alzai il pollice in aria per fargli capire che andava tutto bene.
Lui e Georg rientrarono.
"Allora?" chiese mio fratello.
"Tutto bene. Lydia è fuori pericolo" rispose Clare.
Finalmente tutto era tornato alla normalità.
In quel momento mi accorsi che nella sala d'aspetto c'era la tv accesa
su un programma di musica.
Sullo schermo apparve una ragazza con i capelli scuri che
cominciò a cantare.
"Love of my life, my
soulmate
you're my best friend
part of me like breathing
now half of me is left
I don't know anything at all
who am I to say you love me
I don't know Anithyng at all
and who am I to say you need me
Color me blue I'm lost in you
don't know why I'm still waiting
many moons have come and gone
don't know why Iìm still searching
don't know anything at all
and who am I to say you love me
I don't know anything at all
and who am I to say you need me
hmmm Hmmm Mmm
uhhh Oohhh Aahhh
hooo Aahhh Ohh Ohhh
Now you're a song I love to sing
never thought it feels so free
now I know what's meant to be
and that's okay with me [...]"
Clare mi abbracciò più forte.
"Tom".
"Dimmi".
"Now you're a song I love to sing" sussurrò al mio orecchio.
Ci spostammo tutti per andare a trovare Gustav.
Lo trovammo nel letto con il torace fasciato.
Uff
ragazze non riesco più a liberarmi di questi capitoli
cortissimi. Che pizza! Ok ok, bando alle ciance. Qui c'è il
temporale e finché non passa mia madre e il buon senso mi
vietano di accendere l'adsl quindi niente capitolo almeno
finché non smette di tuonare T____T. Nel frattempo
approfitto della mancanza di youtube (la mia maledizione argh!) per
scrivere ancora un po' la fic. Il titolo è preso dalla
canzone "Who am I to say" di Hope. A proposito...domanda per le
studentesse. La scuola come va? Un bacione
|
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Capitolo 40 *** 40. Perché la vita a me l'ha salvata una canzone ***
Eccoci
giunte al quarantesimo capitolo......wooooooooow. L'altra fic lunga che
ho scritto ne ha 41 più l'epilogo. Mi sa che riesco a
superare il mio record personale questa volta. Ok basta cazzate. Ora
vado a scrivere. Bacioni bacioni!
40.
Perché
la vita a me l'ha salvata una canzone
Lasciammo che Clare e Gustav entrassero per primi nella stanza di Lydia.
"Ragazzi...io vado a fare un giro" disse Georg.
Era particolarmente legato a Gustav e l'incidente lo aveva scosso
parecchio.
"Hey Billie perché sorridi?" mi chiese Tom.
Lo guardai.
"Oh, nulla" mi affrettai a rispondere.
Lui mi osservò.
"Bill...siamo gemelli, ti conosco come le mie tasche e riesco a capire
perfettamente quando ti metti a pensare al passato" disse.
Risi sommessamente.
"Hai ragione. Stavo pensando a noi due, alla nostra vita".
Ci sedemmo in corridoio. Tom voleva sapere a cosa stavo pensando.
"Bhe...mentre tu non c'eri, mi sono ritrovato a pensare a quando
eravamo più piccoli".
Tom rimase in silenzio, ad ascoltarmi.
"A quando eravamo a scuola. Quando i miei compagni mi picchiavano
perché non ero come volevano loro. A quando abbiamo fatto la
foto di classe e tu mi hai dato il tuo berretto per nascondere i lividi
che avevo in faccia. Ho pensato al fatto che se non ci fossi stato tu,
a quest'ora chissà cosa sarei. Ho pensato anche al nostro
gruppo. Al fatto di essere i Tokio Hotel. Cosa saremmo ora se non
avessimo la nostra musica? Senza musica avremmo incontrato lo stesso
Georg e Gustav? Senza musica saremmo arrivati a Berlino insieme?
Avremmo incontrato Clare, Lydia, David e tutti gli altri? Avremmo mai
fatto tanti viaggi? Grazie alla nostra musica abbiamo superato momenti
difficili. Siamo cambiati, siamo diventati più grandi.
Grazie alla musica siamo diventati degli uomini più maturi.
Niente più cazzate gigantesche che magari potevamo
permetterci prima. Abbiamo messo la testa a posto, anche se non
è stato così per tutti".
Tom rise, capendo l'allusione alle sue numerose amichette.
"Mentre non c'eri ho capito cosa voleva dire essere soli. Sei stato
lontano per un mese intero e io non sapevo più cosa pensare.
Mamma mi teneva aggiornato sulle tue condizioni, ma io ero perso. Hai
fatto del male anche a me andandotene via".
Lui mi abbracciò.
"Lo so. Anche io ero perso senza di te. Non eravamo mai stati lontani
per così tanto tempo Billie".
"Già. Non siamo mai stati lontani per tanto, anche con la
band siamo sempre stati insieme...cavolo Tom...non avrei mai pensato
che potessimo diventare questo. Non l'ho mai immaginato. E invece
è successo. Sono un ragazzo fortunato. Penso il
più fortunato di tutti. Ho ricevuto dei grandissimi doni
dalla vita. Te, degli amici favolosi come Georg e Gustav, un sacco di
fans che mi vogliono bene...e tutto questo senza aver fatto nulla in
particolare. Secondo te perché?".
Tom mi guardò.
"Bill...sicuro di voler continuare a fare il cantante e non andare a
studiare teologia?" mi chiese.
Sorrisi.
"No a parte gli scherzi. Secondo me chi ti ha dato tutto questo sapeva
già che saresti stato un ragazzo gentile, generoso,
sensibile e tranquillo. Sapeva già che avresti avuto bisogno
di me, sapeva già che io sarei stato l'unico in grado di
aiutarti" disse.
"Oh, ecco che riappare il Tom Kaulitz megalomane!" esclamai.
Tom rise.
"E ha mandato te per farmi capire che nella vita bisogna essere un po'
più umili e un po' meno vanitosi" disse, poi mi diede un
bacio sulla fronte.
"Ti voglio bene Tomi".
"Anche io".
Sorrisi.
"Senti Bill, mi puoi spiegare l'origine di sto discorso?" chiese, dopo
poco.
"Beh te mi hai chiesto di dirti a cosa stavo pensando".
"Ah già...allora ti dico una cosa. Se te lo chiedo un'altra
volta non rispondermi" disse ridendo ed alzandosi.
Sempre lo stesso Tom. Per fortuna.
In
questo cap ci siamo prese una pausa dalla storia per dare spazio a Bill
e alla sua mente contorta...XD quell'uomo pretendeva un monologo e io
gliel'ho dato! Comunque il titolo è una frase della canzone
"Volume" degli Articolo 31, tanto per onorare un po' la nostra musica!
Un bacione ragazze =)
|
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Capitolo 41 *** 41. E' forte il bisogno che ho di amare te ***
Ragazze,
rieccomi tra di voi. Vi
chiedo scusa per avervi fatto aspettare tanto. Non voglio inventare
cazzate,
solo che il mese scorso è morto mio padre e non me la sono
più sentita di
andare avanti. Volevo addirittura cancellare le tre fic che sto
scrivendo, ma
non mi sembrava corretto nei vostri confronti.
Vi
chiedo di scusarmi se non mi sono
più fatta sentire, nemmeno per dirvi che avrei aggiornato al
più presto.
Capirò
se non vorrete più leggere la
fic, anche perché dopo tutto questo tempo credo sia svanito
tutto l’interesse
che potevate avere.
Vi
autorizzo ad odiarmi e maledirmi
come meglio credete perché sono stata davvero stronza a non
aggiornare per così
tanto...
Comunque
voltiamo pagina e
ricominciamo…
In
questo capitolo riprenderò un
paio di punti di cui si era parlato nei capitoli precedenti...per la
precisione
nel capitolo 25 e nel capitolo 38 (preciso la cosa almeno andate a
riguardarveli come ho dovuto fare io) =). Un abbraccio ragazze.
41.
E'
forte
il bisogno che ho di amare te
Lasciammo
Lydia e Gustav in ospedale,
promettendo loro di tornare il giorno seguente.
"Clare...io...posso
chiederti
una cosa?" domandai.
Lei
mi guardò, sorridente.
Dio
quanto mi era mancato il suo
viso.
"Dimmi
pure" rispose,
prendendomi per mano.
"Senti...visto
che settimana
prossima è San Valentino...che ne diresti di andare a
Parigi?".
"Parigi?!?"
chiese,
esterrefatta.
"Sì...ti
ricordi i biglietti che
ci hanno regalato Lydia e Gustav per Natale?".
Lei
annuì.
"Va
bene..." rispose
baciandomi.
Nel
week end Lydia venne dimessa
dall'ospedale e ci ritrovammo di nuovo tutti a casa insieme.
Bill
aveva ricominciato a fare da
balia al piccolo Michail che sembrava essere felicissimo.
"Tom...possiamo
parlare un
minuto?" chiese Clare.
La
guardai.
"Ehm...da
soli" aggiunse.
Ci
alzammo dal divano ed andammo
verso la cucina.
"Dimmi
pure".
"Beh
in questi giorni ho pensato
a quello che mi hai detto in ospedale...e mi sono soffermata spesso su
una tua
frase in particolare".
La
guardai negli occhi.
"Ok...vai
avanti" dissi,
incuriosito.
"Tu
hai detto che Michail
di certo non può fare affidamento su un padre come te".
Arrossii.
"Beh...sì...diciamo
che...insomma
io...vorrei adottare Michail...nel senso che...magari più
avanti...potrei...".
Fortunatamente
arrivò Bill a salvarmi.
"Sentite se
volete vi presto le mie
valige...sono mooooooolto capienti e potrebbero farvi comodo, visto che
pretendo un paio di souvenirs!" esclamò.
Io e Clara
non affrontammo più l'argomento,
almeno finché restammo a casa.
La mattina
del 13 febbraio salutammo tutti e andammo
alla stazione carichi di valige.
"Beh...si
parte!" esclamai.
"Sai
Tom...pensavo ad una cosa" disse
Clare guardando fuori dal finestrino mentre il treno lasciava la
stazione.
"A cosa?"
domandai.
"Beh...che se
quando fossi entrato in
negozio la prima volta mi avessero detto che ci saremmo ritrovati
insieme, su
un treno per passare S. Valentino a Parigi...non ci avrei creduto".
La guardai.
"Eppure -
continuò - non potrei non
amarti...sei perfetto" aggiunse arrossendo.
La baciai.
"Anche io non
potrei non amarti...è più
forte di me" dissi.
Ciao!
Madonna santa i capitoli sono
di una qualità scadentissima...dio santo che
schifezza...spero proprio che
possiate perdonarmi se vi ho fatto attendere tanto per poi presentarvi
un
lavoro simile...questo capitolo avrebbe potuto scriverlo anche un
lombrico e
forse sarebbe venuto meglio. Sono profondamente dispiaciuta per avervi
proposto
una cosa del genere. Mi dispiace tanto.
Comunque…bando
all’autocommiserazione…il
titolo l’ho preso da una canzone di Valerio Scanu
“Sentimento”…poi che dire…boh
spero che mi venga al più presto un po’ di sana
ispirazione.
Un
grande abbraccio a tutte.
|
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Capitolo 42 *** 42. Valentine's day ***
Ok,
altro capitolo della storia…riepiloghiamo
le ultime cose, almeno è più facile per tutti
quanti…
Dunque…Tom
e Clare si erano lasciati,
Tom era partito per starsene un po’ da solo e in quel periodo
Clare e Lydia
hanno litigato (insomma il solito macello), fatto sta che qualche tempo
dopo
Lydia e Gustav (che stanno insieme) fecero un incidente. Tom fu
costretto a
tornare. Da lì in poi le cose si sono rimesse apposto.
Clare
ha donato il sangue per
salvare Lydia che si è rimessa subito dopo ed è
tornata a casa.
Ora
la nostra felice coppietta sta
partendo per Parigi per festeggiare San Valentino ^w^…
Ok
ora possiamo ricominciare ad
andare avanti.
Un
abbraccio.
42.
Valentine's
day
Il
viaggio
durò poco meno di cinque ore. Arrivammo a Parigi
all’una e mezza, giusto in
tempo per pranzare.
Arrivammo
in albergo a piedi. Parecchie ragazze fermarono Tom per chiedergli
qualche
autografo e qualche foto, ma nulla di eclatante.
Io
cercai
di godermi il più possibile quella giornata di sole. Michail
si guardava
attorno, incuriosito dal nuovo ambiente.
“Buon
giorno signori” disse la giovane alla reception.
“Buon
giorno…noi
avremmo prenotato una camera…a nome Kaulitz” disse
Tom in perfetto inglese.
La ragazza ci
consegnò
una chiave dorata con scritto “703”.
“Signori,
se volete
faccio portare su i vostri bagagli e intanto voi potete andare a
pranzo” ci
disse.
Io
però avevo
assolutamente bisogno di una doccia veloce e sinceramente il pranzo
poteva
aspettare.
“No
grazie, abbiamo
pranzato in treno. Vorremmo andare a riposarci” rispose Tom,
leggendo il mio
sguardo.
Salimmo fino
al quarto
piano con l’ascensore. Michail aveva cominciato a borbottare
perché aveva fame.
“Sì
amore…dammi due
minuti poi ti do la pappa” dissi, con il mio solito tono
zuccheroso.
Tom sorriso e
mi
accarezzò i capelli.
“Sai
una cosa?” mi
domandò.
Io mi voltai
a
guardarlo.
“Cosa?”
domandai.
“Sei
ancora più
splendida quando gli parli…” disse.
Lo baciai,
poi le porte
dell’ascensore si aprirono.
Tom prese le
valige più
pesanti e le trascinò fin davanti alla porta.
Una volta
entrati non
riuscii a non fare una faccia totalmente stupita e meravigliata.
La stanza era
splendida, sontuosa e regale.
“Amore
ti piace?” mi
chiese Tom.
Io annuii
incapace di
parlare.
“È
assolutamente
splendida” sussurrai qualche secondo dopo.
Michail mi
riportò alla
realtà cominciando a piangere, come se volesse dirmi
“allora ‘sti due minuti
sono passati o no?”.
Andai in
bagno e lo
allattai.
Una volta
fuori vidi
che Tom stava svuotando le valige.
“Come
mai così ordinato
amore mio?” domandai sorridendo, mentre il bambino si stava
addormentando.
“Non
lo so” rispose
lui, ridendo.
Il suo
stomaco cominciò
a brontolare.
“Tom,
vuoi scendere a
mangiare qualcosa?” domandai.
“No…non
fa niente”.
“Cosa
vuol dire non fa
niente? Dai, andiamo a mangiare” dissi.
Misi Michail
nella
carrozzina, mi cambiai e poi scendemmo a mangiare.
Nella sala da
pranzo,
immensa, c’erano forse una ventina di persone. Tutte coppie,
oltretutto.
“A
quanto pare non
siamo gli unici ad aver avuto l’idea di passare San Valentino
in questa città”
disse Tom.
Un paio di
ragazze lo
riconobbero, ma non vennero al nostro tavolo, almeno finché
ci furono i piatti
in tavola.
“Amore
oggi che vuoi
fare?” domandai.
Tom sorrise.
“Al
momento ho bisogno
di una doccia e di una dormita” disse sorridendo.
Io risi.
“Che
c’è?” domandò,
preoccupato.
“Nulla…è
che mi
aspettavo qualcosa di più romantico” dissi,
ridendo.
Lui rimase
sbigottito,
quindi mi affrettai a prendergli la mano.
“Amore…sto
scherzando.
Anche io sono stanchissima…quasi come se avessi fatto la
strada a piedi”.
Poco prima di
andarcene
dalla sala da pranzo fummo avvicinati da due ragazze.
“Scusateci
se vi
disturbiamo…noi vorremmo sapere se…”
disse la prima arrossendo fino alla punta
dei capelli.
“Se
lei è Tom Kaulitz
dei Tokio Hotel” concluse la seconda, notando la
difficoltà dell’amica.
Io sorrisi e
Tom annuì.
“Ecco…noi
vorremmo
chiederti…se ci puoi fare un
autografo…” disse la prima ragazza.
“Certo.
Come vi
chiamate?” chiese Tom prendendo una penna.
“Io
sono Celine” disse
la prima ragazza.
“Io
mi chiamo Patrice” rispose
la seconda.
“Ok…ecco
qui a voi
ragazze”.
Celine ci
guardò.
“Sapete,
non voglio
essere una persona invadente, ma quando ho saputo che Tom aveva la
ragazza ci
sono rimasta male, ma adesso che la vedo di persona sono veramente
contenta,
perché si vede che è una brava ragazza”
disse, arrossendo ancora più di prima.
Arrossii
anche io per
quel complimento inaspettato.
“Grazie”
dissi,
sorridendo.
Qualche
minuto dopo
tornammo in camera.
Michail
dormiva
profondamente.
“Amore
vado a farmi la
doccia, torno subito” disse Tom dandomi un bacio.
Io mi stesi a
letto e
chiusi gli occhi per pochi istanti.
Ecco
che la nostra coppietta felice
è finalmente approdata a Parigi…spero di aver
risvegliato il vostro interesse…penso
che non finirò mai di chiedervi scusa
ragazze…veramente…
Che
altro dire…riprendendo la
normalità delle cose ritorno a spiegare anche i titoli ^^
Valentine’s
Day è il titolo di una
canzone dei Linkin Park…personalmente non mi piace
tantissimo, diciamo che ne
hanno fatte di migliori, ma non mi dispiace ascoltarla.
Ok
ora vado a scrivere il prossimo
capitolo.
Un
bacione e un abbraccio a tutte le
fanciulle che continuano a leggere =)
|
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Capitolo 43 *** 43. I was made for lovin'you ***
Innanzitutto
scusatemi. Sono passati più di tre anni. In questo
lasso di tempo cosa avete fatto? Come sono andate avanti le vostre
vite? La mia
è un disastro…secondo me è il karma.
Sono stata stronza nelle fic, e ora la
vita mi si ritorce contro. Ho rimandato troppo a lungo e credo abbiate
addirittura perso interesse per la fic. Magari la cancello e ricomincio
a
postarla da capo, in modo tale da semplificare la lettura a tutti.
Comunque
credo che questa sarà l’ultima fic sui Tokio Hotel
che scriverò. Non per altro,
ma perché ho smesso di seguirli. Ho ancora le loro canzoni
sul pc, ma credo di
essere cambiata io. Non so perché, non so come mai.
Semplicemente credo che
ormai Bill, Tom, Gustav e Georg appartengano al mio passato. Complicato
e
doloroso, ma pur sempre indimenticabile.
Comunque
volevo dirvi che
questo che state per leggere è uno degli ultimi capitoli che
mi appresto a
presentarvi.
Non
penso ci sia bisogno di ricapitolare tutto…anche
perché non
ho scritto un granché =).
Bene
ora vi lascio al capitolo. Un abbraccio e grazie per essere
arrivati fin qui.
43. I was made for lovin’ you
Quando
mi svegliai, Tom era steso accanto a
me, profondamente addormentato.
Dalla
sua pelle si levava un dolce profumo di
bagnoschiuma. Sbadigliai, poi mi sgranchii un secondo le gambe ed
infine andai
a fare la doccia.
Quando
uscii dal bagno trovai Tom ancora
addormentato e il piccolo Michail che iniziava a spazientirsi nella
carrozzina.
Lo
presi in braccio e lo allattai, senza
distogliere lo sguardo dai suoi profondi occhietti.
«Amore
mio, hai visto che le cose stanno
andando bene? Vedrai che quando sarai grande avrai una bellissima vita.
La
mamma non ti farà mancare mai nulla» sussurrai.
Una
volta finito di mangiare pretese di
rimanere in braccio, quindi mi alzai e cominciai a gironzolare per la
stanza.
Tom
respirava profondamente e dubitai che si
sarebbe svegliato in poco tempo.
Decisi
di godermi il panorama che si poteva
osservare dalla finestra della nostra enorme stanza.
La Tour Eiffel, gli Champs – Élysées.
Parigi
era ai nostri piedi.
Dal
letto provenne un lungo e profondo
sospiro, quindi mi voltai.
Tom
si era svegliato.
«Quanto
ho dormito?» domandò, stropicciandosi
gli occhi con le mani.
«Mmm,
credo un paio d’ore. Sta cominciando a
fare buio» dissi sorridendogli e avvicinandomi.
Misi
Michail nella carrozzina quindi mi stesi
affianco a Tom.
«Lo
sai che sei bellissima?» sussurrò.
Risi,
sentendo il suo respiro nel mio
orecchio.
Mi
cinse la vita con le braccia, poi mi fece
stendere sul letto e mi fu sopra.
«Tom,
il bambino…»
Lui
allungò il collo verso la carrozzina.
«Dorme
come un ghiro» mi rispose, ammiccante.
Cominciò
a carezzarmi i capelli, il viso, il
collo e mi baciò con una tale intensità da farmi
venire i brividi lungo la
schiena.
«Tom,
ma se si svegliasse?» domandai mentre
mi sfilava la maglietta.
«Saremo
discreti e silenziosi».
Fare
l’amore con Clare fu l’esperienza più
appagante e meravigliosa della mia vita.
Non
ero mai stato così bene come in quel
momento. La sua mano appoggiata al mio petto era così
piccola e mi dava un tale
senso di benessere che avrei voluto vederla lì per tutta la
vita.
In
quel momento presi la mia decisione. Ne
avevo già parlato con Bill prima di partire e lui era
sembrato entusiasta quasi
quanto me all’idea.
Mi
alzai e recuperai i boxer dal pavimento,
dopodiché mi rivestii e scesi di sotto, lasciando Clare a
riposare.
«Mi
scusi?» domandai alla ragazza alla
reception.
«Mi
dica pure signore» rispose lei,
professionale.
«
Potrebbe prenotarmi un tavolo per due
all’Arpège di Alain Passard? Per domani
sera» dissi
(N.d.A. da una ricerchina su internet ho
scoperto che questo è uno dei ristoranti più cari
al mondo. I vini costano dai
40 euro in su, e per mangiare ci vogliono minimo minimo 200 euro a
persona!!!)
«Signore,
temo che non troverà mai un tavolo
libero, soprattutto per domani sera. L’Arpège
è uno dei ristoranti più costosi
al mondo».
«Dica
che il tavolo è per Tom Kaulitz. Credo
che troveranno un posticino per me» risposi ammiccando.
La
ragazza scattò velocemente al telefono e
dopo mezz’ora di fitte conversazioni in francese
poggiò la cornetta e mi
sorrise.
«Per
le 20.00 signor Kaulitz» disse.
Le
sorrisi a mia volta.
«Grazie
mille signorina. Ah un’altra cosa.
Non potrebbe trovarmi anche una baby-sitter?».
La
giovane annuì e mi disse che l’hotel
disponeva di un servizio nursery attivo 24 ore su 24.
Michail
sarebbe stato in ottime mani.
Tornai
di sopra e trovai Clare intenta ad
osservare il bambino con aria sognante.
«Amore,
per domani sera hai qualche impegno?»
le chiesi.
Lei
mi guardò.
«No
amore mio, perché?» rispose ridendo.
«Oh
nulla. Sappi che hai un invito a cena».
Rise.
Una risata cristallina, pura, sincera.
Una
risata che m’illuminò e fece ridere anche
me.
Rise
perché sapevo fosse contenta. Rise
perché sapeva di riempire il mio cuore e le mie giornate.
Rise
perché sapevamo entrambi di essere fatti
l’uno per l’altra.
Risi
anche io perché seppi in quel momento di
essere nato per amarla.
Yeah!
Finalmente ho finito questo capitolo. Ci ho messo più di
tre anni, ma finalmente ho ripreso in mano le redini di questa storia!
Dunque,
torniamo alla normalità, come se non fosse accaduto
nulla…
La
canzone del titolo è dei Kiss. Non so quante di voi la
possano conoscere, soprattutto se non siete amanti della musica di quel
periodo.
Comunque credo che sia più che azzeccata per questo momento.
Ripropongo le mie
scuse perché davvero sono profondamente rammaricata per
avervi fatto attendere
così tanto. Per cosa poi? Non so. È che
probabilmente da quando è successo
quello spiacevole fatto ho avuto un gran bel “blocco dello
scrittore”. Non mi
sono più ripresa. Non ho più scritto nulla.
Niente. Nemmeno due righe che
riguardassero qualcosa a cui fossi realmente interessata. Come questa
fic, o
come un libro che ho lì, in attesa di essere compiuto. Forse
il blocco è
passato. Forse è solo un momento prolifico di cui devo
approfittare. So solo
che per il momento riesco a mettere due parole una dietro
l’altra e quindi è
meglio di niente.
Un
abbraccio a tutte voi, mie care amiche fedeli, che avete
seguito per così tanto questa storia, nata da
un’idea di tanto tempo fa e che
ora cercherò di concludere rispettando voi e i Tokio Hotel,
di cui ormai ho
abbandonato la strada.
Forse
perché sono cambiata, forse perché sono
cresciuta. Non lo
so…forse semplicemente perché era destino che io
cambiassi strada.
Vi
abbraccio tutte, sperando che possiate trovare qualcosa di
positivo nelle mie parole. Sperando che questi ultimi capitoli vi
possano
appassionare come un tempo.
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Capitolo 44 *** 44. Padre Madre ***
Approfitto
del momento e continuo a scrivere.
Vorrei
prendermi un piccolo spazio per ringraziare. Sì voglio
ringraziarvi, anche se magari adesso avete abbandonato EFP e non
leggerete mai
queste poche righe. Voglio ringraziarvi comunque.
Billa_4_ever
grazie
DarkViolet92
grazie
LaSofi
grazie
NICEGIRL
grazie
Tokitoki
grazie
AntonellaandLasDivinas
grazie
Red
Apples grazie
Angel
1992 grazie
DivaH
grazie
fifiHumanoid
grazie
Ice_Princess
grazie
Memy881
grazie
NicolePeacock
grazie
SonnyScene
grazie
TokiettinaChan
grazie
Xoxo_valy
grazie
_Lucky_
grazie
Tommolina_483
grazie
Layla
grazie
_samy
grazie
Lenis
(angelineri) grazie
Tokietta94
grazie
Sel4ever
grazie
Grazie
di cuore a tutte voi,
che siete tantissime. Grazie veramente con tutta me stessa. E scusatemi
ancora
per avervi lasciate così, senza spiegazioni e senza validi
motivi.
Bene
e ora continuiamo! Let’s
go!
44.
Padre Madre
La
mattina di San Valentino ci svegliammo per il pianto inconsolabile di
Michail.
«Amore
resta pure a letto, ci penso io» disse Tom, dandomi un
leggero bacio.
Si
alzò, prese il bambino dalla sua carrozzina e
cominciò a cullarlo.
«Hey
super eroe, non è ancora ora della pappa. Come mai sei
così mattiniero?» gli
chiese, sorridendogli.
Il
piccolo smise subito di piangere e cominciò a sorridere
felice. Anche a lui
faceva bene la presenza di Tom.
I
miei
due uomini si rintanarono subito sotto le coperte e ci abbracciammo,
come una
vera famiglia felice.
«Buon
San Valentino amore mio» disse Tom, stringendomi a
sé.
Sorrisi,
felice che la mia vita avesse preso una piega così positiva
e meravigliosa.
Ci
preparammo
tutti e tre e, dopo aver allattato Michail, scendemmo per la colazione.
Mentre
mangiavamo croissant e cappuccino Tom si fece serio.
«C’è
qualche problema?» domandai preoccupata.
«Nulla
amore, non ti preoccupare. Ascolta, devo chiederti una cosa
importante» rispose
stringendomi la mano.
«Dimmi
pure» risposi, ancora un po’ in ansia.
«Dopo
colazione dovrei andare a fare una cosa. Nulla d’importante,
ma devo andarci da
solo. È un problema?» mi chiese.
Scossi
la testa sorridendo.
«Certo
che no. Basta che non sparisci per tutta la giornata» dissi.
Lui
sorrise a sua volta.
«Figurati
se sparisco. Basta, d’ora in poi mi avrai in mezzo ai piedi
per parecchio tempo»
Risi.
Finita
la colazione tornammo in camera e Tom si cambiò.
Prese
il giaccone, gli occhiali da sole e il cappellino.
«Missione
in incognito agente Kaulitz?» domandai.
«Ovvio,
come sempre».
«Non
vorrai sedurre qualche altra commessa, spero» aggiunsi
ridendo.
Lui
si
voltò nella mia direzione, prese Michail dalle mie braccia e
lo mise nella
carrozzina.
«Solo
un secondo tesoro. Poi la mamma sarà di nuovo tutta
tua» disse alle proteste
del piccolo.
Un
istante dopo mi saltò letteralmente addosso.
«Solo
te. Voglio solo te, amo solo te. Ho sedotto solo te e ora non voglio
nient’altro
oltre a te. Va bene come risposta?».
Ero
letteralmente
spiazzata.
Annuii
poi lo baciai con passione e trasporto.
Le
sue
mani esperte s’insinuarono sotto la mia maglietta.
«Hey
007 non dovevi andare in missione?» chiesi, pentendomi
d’averlo fermato.
Lui
rise.
«Mi
distrai troppo» rispose, poi si alzò.
Mi
diede un bacio, prese Michail e me lo restituì.
«Un’ora
al massimo e sarò di ritorno. Al massimo chiamami
ok?» disse mostrandomi il
cellulare.
«Signorsì
signore!» esclamai ridendo.
Lo
vidi
uscire con un pizzico di malinconia. Troppe volte era uscito dalla mia
vita.
Mi
rincuorai subito, sapendo che questa volta sarebbe rimasto.
In
quel
preciso momento squillò il mio telefono. Era Lydia.
«Hey
piccioncini, ho interrotto qualcosa?!?» domandò.
«Assolutamente
no. Il mio principe azzurro è uscito a fare qualcosa. E io
intanto sono qui con
il mio ometto preferito» risposi.
La
sentii ridere. Mi mancavano tutti.
«Com’è
Parigi? È così romantica come dicono?».
«Boh,
non l’ho ancora visitata! Anzi mi hai dato proprio una bella
idea. Mentre Tom
non c’è quasi quasi mi faccio un bel giretto in
zona. Almeno anche Michail
prende un po’ d’aria francese. Gustav come
sta?».
«Tutto
ok. Per il momento dorme ancora».
«Ah
avete dormito assieme?».
«Sì,
qui a casa loro. Bill sta impazzendo senza il piccolino. Continua a
chiedersi
perché non lo avete lasciato a lui». Rise.
«Beh
per il prossimo viaggio glielo lascio almeno è contento
ok?» risposi ridendo a
mia volta.
«Dai
ora ti lascio se no spendo i milioni. Saluta Tom e non mettete in
cantiere
altri bebè ok?».
«Va
bene mammina sarà fatto. Anche tu però, vedi di
non farmi diventare zia!».
Ci
salutammo, poi decisi di uscire un po’.
Era
una
bella giornata soleggiata e Parigi mi stava aspettando.
Vestii
Michail, mi cambiai poi chiamai Tom.
«Hey
ti
manco così tanto? Sono passati solo 10 minuti!»
disse.
«Eh
sì
senza di te mi sento persa! No dai, scherzi a parte, volevo avvisarti
che esco
un po’. Volevo vedere la zona qui intorno. E magari imparare
un po’ di francese»
risposi.
«Ok
tesoro. Però mi raccomando, non allontanarti troppo
ok?».
«Certo
premuroso amore mio. Ti amo»
«Anche
io piccola. Ti amo tantissimo».
Uscii
dalla stanza e presi l’ascensore, consegnai le chiavi in
reception e uscii alla
luce del sole parigino.
Tutto
era così meravigliosamente bello e romantico. Anche le
aiuole erano diverse da
quelle di Berlino. Sembravano piene d’amore.
Inforcai
gli occhiali da sole e cominciai a camminare per le vie.
Rimasi
quasi pietrificata davanti all’imponenza e alla bellezza
della Cattedrale di
Notre-Dame.
Situata
nella Île
de la Cité era
bellissima e inondata dal sole. Decisi di entrare, ma la fila dei
visitatori superava di gran lunga il numero di finestre della
cattedrale.
Sconfortata
mi mossi in direzione opposta.
«Madame!
Madame, pardonnez moi!»
Mi
voltai e vidi un giovane correre nella mia direzione.
«Vous
voulez entrée dans la Cathédrale de
Notre-Dame ? »
«Perdonatemi,
ma non vi capisco» risposi in inglese.
«Oh
oui, pardonnez moi ! »
«Mi
chiamo Jean. Sono uno dei custodi della Cattedrale. Vi ho chiesto se
per caso voleste entrare».
«Sì
mi sarebbe piaciuto, ma ho notato la fila e non posso aspettare
così
tanto. Più che altro per il bambino» dissi
guardando il piccolo Michail che si
guardava attorno, incuriosito.
«Se
volete potete approfittare della fila preferenziale per le donne
incinte o con bambini piccoli. È un piccolo lusso che
abbiamo ideato apposta
per le persone che non hanno la possibilità
d’attendere per lungo tempo».
«Vi
ringrazio molto Jean. Sarebbe davvero magnifico» risposi
sorridendo.
Il
giovane mi guidò oltre la lunga fila di persone e in poco
più di due
minuti riuscii ad accedere alle biglietterie per pagare il mio ingresso.
«Madame,
vogliate perdonarmi l’insolenza, ma posso chiedervi di
lasciare
qui il passeggino? Più che altro per non rovinare i
pavimenti della Cattedrale»
mi disse Jean.
Annuii,
rispettosa e presi Michail in braccio.
«Grazie
ancora, Jean. Ah che maleducata. Io mi chiamo Clare e lui è
Michail. Le siamo grati per il suo aiuto».
Il
giovane chinò leggermente il capo poi ci fece passare
all’interno
della cattedrale più famosa al mondo.
Era
tutto meraviglioso. I pavimenti, le mura, i soffitti a volta, le
vetrate.
Mi
sembrava di essere in un altro mondo e perfino Michail rimase
tranquillo per tutto il tempo.
Restammo
lì per quasi un’ora, poi decisi di rientrare.
Tom
doveva essere sulla via del ritorno e non volevo farlo aspettare.
Una
volta uscita ringraziai nuovamente Jean, poi recuperai la carrozzina
e tornai in albergo.
Incontrai
Tom in attesa dell’ascensore.
«Amore
mio, sei stata in giro fino ad ora?» mi chiese.
«Sì,
ho visitato Notre-Dame. È una delle cose più
meravigliose del mondo!»
esclamai al settimo cielo.
Una
volta in camera lasciammo le giacche e scendemmo nella Hall.
«Ascolta,
ti va se dopo pranzo facciamo un giretto?» mi chiese Tom.
Io
annuii con vigore. Ero felicissima di essere lì, con lui.
Alle
19.00 eravamo entrambi pronti.
Clare
era stupenda.
«Tutto
merito dell’armadio di Lydia» aveva detto
osservandosi nello specchio.
Indossava
un bellissimo abito lungo color blu scuro tempestato di
brillantini. Ogni passo la rendeva lucente come una stella.
Ovviamente
la sua amica non aveva dimenticato di prestarle un paio di
scarpe argentate e altissime.
«Perché
mi devo torturare i piedi così?» aveva domandato
Clare mentre se
le infilava.
«Sei
stupenda amore» le avevo risposto, baciandola.
Scendemmo
nella Hall e lasciammo Michail alla balia.
«Buona
serata, divertitevi» ci disse la ragazza in un perfetto
tedesco.
Per
l’occasione avevo affittato una splendida Cadillac come la
mia, poi
eravamo andati al ristorante.
Io
mi sentivo abbastanza a disagio in completo elegante eppure attraverso
lo sguardo affascinato di Clare capii di stare bene.
Entrammo
al ristorante che ci riservò i migliori omaggi. Era il
più caro
di tutta la Francia anche per questo motivo.
L’atmosfera
era perfetta, i camerieri erano composti ed ordinati.
Il
nostro tavolo appartato al punto giusto da permetterci di parlare
tranquillamente senza problemi.
La
serata andò a gonfie vele, finché non ordinammo
il dessert.
In
quel momento decisi che era arrivato il momento.
Mi
alzai, mi avvicinai a Clare e le presi la mano.
Lei
mi guardò con aria interrogativa.
Spalancò
gli occhi quando mi vide inginocchiarmi di fronte a lei.
«Clare
Marie Smyth, vorresti concedermi l’onore di diventare mia
moglie?
Vorresti farmi l’onore di farmi diventare il padre di
Michail? Vorresti darmi
la possibilità di renderti la madre dei miei futuri
figli?» le chiesi
mostrandole l’anello che avevo comprato quella mattina.
Si
portò le mani al viso, nel tentativo di trattenere le
lacrime.
«Oh
mio Dio Tom…certo. Certo che sì. Sì
sì sì!» esclamò lasciando
che le
lacrime le rigassero il viso.
Mi
gettò le braccia al collo e mi baciò con passione.
Presi
l’anello e glielo misi al dito, sorridendole quasi incredulo
per la
gioia che entrambi stavamo provando in quel momento.
Clare,
la mia futura moglie.
Io,
Tom Kaulitz, uomo sposato.
E
chi lo avrebbe mai detto!
Bene
bene! Eccoci anche alla
fine di questo capitolo! Ebbene sì, si sposano! Si sposano
dopo una proposta da
favola! Ristorante di lusso, abiti eleganti, uomo meraviglioso. Oddio
che
emozione. E tra l’altro mi è salita un
po’ di malinconia. Perché mentre
scrivevo mi sono andata a rivedere le loro foto su
internet…e mi rendo conto
che quando li vedo, tutti e quattro, mi si scalda il cuore. Sono una
parte
indelebile della mia vita. E un po’ mi mancano.
Bene,
bando ai
sentimentalismi! Spiegazione.
Padre
Madre è una canzone di
Cesare Cremonini che mi fa salire le lacrime agli occhi ogni volta che
la
sento. Parla dei suoi genitori, o quanto meno del rapporto
genitori-figli.
Collegamento altrettanto ovvio grazie alla bellissima dichiarazione
d’amore di
Tom alla giovane e innamoratissima Clare.
Ora
vi lascio che sono le
2.50 e il mio cervello pretende del sonno (domattina giretto in
Svizzera a
portare curriculum…chissà se avrò un
po’ di fortuna. Mah! Pregate per me!)
Un
abbraccio a chiunque stia
leggendo e grazie per l’attenzione.
|
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Capitolo 45 *** 45. Take me Home ***
Bene,
eccoci al capitolo 45.
Dunque, il nostro bel rastone si è dichiarato in piena
regola. Wow!
Direi
quindi di proseguire a
passo lesto verso la conclusione di questa storia. Penso che saranno
necessari
tre o quattro capitoli, poi potremo chiudere questa fic che vi ha fatto
attendere fin troppo :)
Let’s
go! Belle fanciulle :D
45. Take me Home
Quella
mattina mi svegliai stretta tra le braccia di Tom. Mi strofinai gli
occhi con
una mano e subito mi riscossi dal torpore del dormiveglia.
Osservai
l’anello che avevo al dito. Era semplicissimo e nel contempo
meraviglioso.
Un'unica pietra splendente e luccicante montata su un sottile anello in
oro
bianco.
Sorrisi
e chiusi gli occhi godendomi quel momento di pace e
serenità. Mi sarei sposata.
Michail avrebbe finalmente avuto un padre degno di questo nome.
In quel
momento mi alzai di scatto. Michail! Era già tardi e non
aveva ancora reclamato
il suo pasto.
Tom si
svegliò di scatto a causa del mio brusco movimento.
«Che
succede?» biascicò ancora addormentato.
«Il
bambino!»
esclamai.
«Lo
abbiamo lasciato in nursery ieri. Stai tranquilla amore»
rispose lui tirandomi
a sé.
«Ma
non
possiamo lasciarlo lì tutto questo tempo».
«Amore,
sono solo le 7 di mattina. Stai tranquilla. Riposa ancora
un’oretta poi andremo
a prenderlo» rispose lui baciandomi sul collo.
Chiusi
gli occhi godendomi quel momento di pace.
Tom
cominciò a baciarmi con maggiore passione. Mi voltai verso
di lui e cercai le
sue labbra.
Avevo
fame di lui, fame dei suoi baci. Volevo sentirmi sua in ogni senso.
---
Fare
l’amore con Tom mi rendeva viva. Mi faceva capire cosa fosse
la vita, cosa
fosse l’amore. Mi rendevo conto di quanto fosse prezioso ogni
respiro che
facevo.
Rimasi
abbracciata a lui per un tempo indefinito, poi lo baciai e mi alzai
avvolgendomi
nel lenzuolo.
«Mi
faccio una doccia poi vado a prendere Michail» dissi
scostandomi i capelli dal
viso.
Tom
annuì e con il suo solito ghigno mi osservò
mentre andavo verso il bagno.
Dopo un
quarto d’ora ero vestita e pronta per andare dal mio bambino.
Anche
Tom si era vestito e mi aspettava.
Una
volta scesi nella Hall trovammo Michail che era diventato la mascotte
delle
giovani che lavoravano per l’hotel.
La
receptionist richiamò tutte all’ordine quando ci
vide arrivare.
«Signori,
il bambino è stato bravissimo» disse con fare
professionale.
«Spero
non vi abbia disturbate questa notte» dissi, chinando il capo.
«Penso
che abbia fatto strage di cuori a giudicare da come lo guardano le
ragazze»
aggiunse Tom.
«È
un
bambino meraviglioso!» esclamò una giovane,
portandoci il piccolo.
Sorrisi
entusiasta mentre il mio cucciolo tornava tra le mie braccia.
«Hai
fatto il bravo piccolino?» domandai.
Tom mi
poggiò una mano sulla schiena poi andammo in sala da pranzo
a fare colazione.
---
Fu una
giornata meravigliosa. Visitammo Parigi in lungo e in largo.
Passeggiammo lungo
la Senna, salimmo sulla Tour Eiffel, visitammo la Basilica del
Sacré Coeur, la
Sainte Chapelle. Su mia esplicita richiesta entrammo al cimitero di
Père-Lachaise dove visitammo illustri tombe come quella di
Jim Morrison o
quella di Oscar Wilde.
In quel
cimitero avevano trovato il riposo anche personaggi come Cyrano de
Bergerac,
Abelardo ed Eloisa, Molière, Chopin, Bizet,
Honoré de Balzac e Maria Callas.
Fu
un’emozione senza pari.
Una
volta tornati in albergo preparammo le valige. Era ora di rientrare e
dare la
bella notizia a casa.
Come
per ogni viaggio, fu triste e malinconico ritrovarsi sulla via di casa,
anche
se ogni minuto che passava ci avvicinava sempre più alla
data delle nozze, che
avremmo fissato con l’aiuto degli altri.
Da
bravo cavaliere Tom portò le valige più pesanti,
poi si avvicinò al tavolo
della reception e pagò la stanza.
«Spero
che la vostra permanenza sia stata piacevole» disse la
giovane.
«Certamente
signorina. Merci Beaucoup»
disse
Tom.
Fu
spassoso sentirlo parlare in francese e anche la receptionist trattenne
un
sorriso in rispetto del cliente.
Una
volta a bordo del TGV mi permisi di chiamare Lydia.
«Hey!
Come va?!? Com’è andata la giornata di S.
Valentino?» chiese.
«Ciao
Lydia, tutto bene. Voi come state?» risposi io con maggiore
pacatezza.
«Tutto
ok! Ho interessantissime novità da raccontarti ma aspetto
che torniate
indietro. A proposito quando tornate?!?»
«Siamo
partiti adesso. Per le 15 più o meno dovremmo essere
lì. Ce la fate a venire a
prenderci?» chiesi.
«Ma
certo!!! Georg! Stanno tornando! Alle tre riusciamo ad andare in
stazione?!?»
strillò.
Avvertii
un flebile sì, seguito dalla voce di Bill.
«Tornano?!?
Allora rivedrò Michail! Mi è mancato tanto! Dai
andiamo a prenderli!» gridò.
«BILL!
Zitto un secondo! Mancano ancora cinque ore, quindi stai tranquillo.
Clare
tesoro, saremo lì. A quanto pare saremo lì tutti
quanti. Ci sentiamo più tardi
ok? Intanto godetevi quel poco di tranquillità che vi
rimane. Un abbraccio».
«Ciao
Lydia, a dopo. Grazie» risposi ridendo.
Tom nel
frattempo stava giocando con Michail che se ne stava seduto buono buono
sulle
sue ginocchia.
Presi
la macchina fotografica e scattai una foto di loro due.
L’espressione di Tom
era meravigliosa. Sembrava fosse incatenato allo sguardo del bambino.
«Hey
cucciolo, guarda che la mamma ci fa le foto» disse, voltando
il piccolo verso
di me, e mettendo il suo viso affianco al suo.
Michail
si voltò e cominciò a sbavare sulla faccia di
Tom, il che mi fece ridere
talmente tanto che dovetti abbandonare l’idea di fare una
fotografia.
«Ahahahahahaha!
Miky amore, vieni dalla mamma» dissi asciugandomi le lacrime
e porgendo le
braccia al bambino.
Subito
si protese verso di me e si fece stringere al petto.
Porsi
un fazzoletto a Tom che si ripulì la faccia.
«Questa
proprio non me l’aspettavo. Volevi mangiarmi?»
domandò cominciando a
solleticare il piccolo.
Michail
rise e scatenò la nostra ilarità.
Il
viaggio fu piacevole, attraversammo panorami meravigliosi e anche
Michail
rimase tranquillo.
Una
volta arrivati alla stazione scendemmo dal treno.
M’immobilizzai
all’istante nel vedere quante ragazze c’erano ad
aspettarci urlanti.
Subito
Tom mi tirò indietro e gli Stuart addetti al nostro vagone
ci aiutarono a
rientrare.
«Perdonateci
signori. Non pensavamo ci sarebbe stata una tale folla»
dissero.
Dopo
qualche istante vidi venirci incontro un uomo dalla pelle olivastra e
con gli
occhiali da vista.
«Saki!»
esclamò Tom con un sorriso.
«Sono
venuto a darvi una mano. Bill e gli altri non si sono potuti nemmeno
avvicinare
alla stazione».
Michail
cominciò a piangere, spaventato da quel trambusto.
«Ssst
amore, tranquillo» dissi, cullandolo.
«Signorina,
io sono Saki. Sono la guardia del corpo di Tom e suo
fratello».
«Molto
piacere. Io sono Clare e lui è Michail» risposi
sorridendogli.
L’uomo
si guardò intorno.
«Mmm
credo che sarà un’impresa ardua. Voi due, prendete
i bagagli e portateli fuori
da qui, insieme alla carrozzina. Signorina Clare le chiedo di coprire
il
bambino meglio che può, più che altro per evitare
che lo fotografino. Non si sa
mai a chi potrebbero finire in mano quelle foto e di pazzi ce ne sono
in giro
fin troppi. Indossi anche questi» disse porgendomi un
cappellino da baseball e
un paio di occhialoni da sole.
Tom mi
cinse le spalle con un braccio e mi coprì con il suo
giaccone.
«Rannicchia
la testa verso il mio petto e andrà tutto bene» mi
disse baciandomi.
Saki si
frappose tra noi e la folla urlante e ci scortò verso il
furgone in cui ci
aspettavano tutti, valige comprese.
Bill
rapì immediatamente Michail che fu contento della nuova
sistemazione.
«Bentornati!»
esclamarono tutti.
Georg
mise in moto e ci allontanammo dall’orda di pazze urlanti che
mi avevano
angosciata.
«Com’è
andata a Parigi?» chiese Lydia.
«Benissimo!
Io e Clare ci sposiamo!» esclamò Tom.
Tutti
s’immobilizzarono,
Georg inchiodò in mezzo alla strada scatenando la furia
degli altri autisti.
«Ma
sei
serio?» chiese il bassista.
«Io lo
sapevo già!» disse Bill con un sorriso sornione.
Eccoci
qui. Terminato anche
questo :) sono felice di aver trovato una recensioncina nonostante i
secoli
passati :) grazie memi881.
Spero
che questo capitolo ti
piaccia.
Ho
faticato come una pazza a
trovare il nome di Saki. Lo avevo rimosso dalla memoria. Ho dovuto
rileggere
una vecchia fic. ^_^
Il
titolo del capitolo arriva
da “Take me home Country Roads” di John Denver.
Mi
piace da morire come
canzone e credo che rifletta bene l’idea del viaggio.
Vi
lascio un pezzetto del
testo e della sua traduzione così potrete concordare con me
:) un abbraccio
affettuoso a tutte, e al prossimo capitolo.
Country Roads, take me home
Strade di campagna,
portatemi a casa
To
the place I belong
Ai luoghi che mi
appartengono
|
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Capitolo 46 *** 46. Little Talks ***
Olè
eccoci qui al capitolo 46
:) sto lavorando velocemente per non farvi attendere oltre ^_^ spero
che vi
piaccia come sta procedendo la fic. Un abbraccio a tutte.
Let’s
go!
46.Little Talks
«30
Maggio, 30 Maggio, 30 Maggio» continuavo a ripetermi questa
data come un mantra
da ormai dodici settimane. Ne mancavano solo tre.
Tre
settimane al mio matrimonio. Tre settimane in cui dovevamo ancora fare
milioni
di cose.
Lydia
era diventata il mio incubo peggiore. Continuava a parlarmi di vestiti,
invitati, portate, ristoranti, bomboniere.
Io
invece volevo starmene da sola con il mio bambino, che ormai aveva otto
mesi e
quindi gattonava allegro per casa. Bill era diventato la sua seconda
mamma. Lo
seguiva come un’ombra, terrorizzato che potesse mangiarsi
l’universo.
I
genitori di Lydia poi erano ancora peggio. Continuavano ad offrirmi il
loro
aiuto, volevano che facessimo il ricevimento a casa loro, poi
però volevano
consigliarci un paio di ristoranti carini.
Stavo
impazzendo.
Fortunatamente
Tom era calmo quanto me e riuscivamo a mantenerci ad uno stato di pace
interiore degno del Dalai Lama.
«Amore
come ti senti?» mi chiese Tom quella sera, mentre eravamo a
letto.
«Di
cacca. Oggi ho avuto la nausea tutto il giorno» risposi.
«Come
mai? Non ti starai ammalando».
«Boh…mi
sa che è stata quella roba Thai di ieri sera. Ne ho mangiata
troppa ed ecco i
risultati. E poi ho addosso un’ansia. Tutti che continuano a
parlare del
matrimonio. Ora ci si sono messi pure i giornali. Speriamo solo di
essere da
soli sull’altare» dissi in preda allo sconforto.
Quella
mattina, infatti era uscito un lunghissimo articolo pieno di dettagli
sul
nostro matrimonio. Sul fatto che ci saremmo sposati il tal giorno e
avremmo
mangiato in quel ristorante.
In
tempo zero Saki era intervenuto, insieme a David Jost, il manager del
gruppo e
avevano sedato i pettegolezzi.
«In
più
domani conoscerò tua madre, finalmente. E la cosa mi
terrorizza» risposi,
stringendomi a lui.
«Stai
tranquilla. È più spaventata lei di te»
mi disse, ridendo.
«Appunto.
È proprio questo che mi spaventa. So
cos’è capace di fare una madre spaventata
per il proprio bambino» risposi.
---
Dormii
una notte agitata e piena di incubi, poi Gordon mi svegliò.
«Simone,
svegliati o perderemo il treno».
Mi
svegliai di scatto, disorientata.
«Oh
santo cielo. Era tutto un sogno» sospirai, felice.
«Di
cosa stai parlando?» mi chiese.
«Nulla
tesoro, nulla. Sono solo una madre emozionata per le imminenti nozze
del suo
bambino. Non ti preoccupare. E ora andiamo, o non arriveremo
mai!» esclamai
saltando fuori dalle coperte e andando a vestirmi.
Gordon
rise e si vestì a sua volta.
Mentre
mi truccavo lo sentii caricare le valige in macchina.
Mezz’ora
dopo eravamo in stazione a Lipsia, in attesa del nostro treno per
Berlino.
Bill
aveva insistito tanto per farci stare a casa da loro, ma siccome ormai
convivevano in sette non mi sembrò il caso di gravare
maggiormente in casa.
Avevamo
quindi trovato un piccolo e discreto albergo nelle vicinanze dove
sistemarci
per le settimane precedenti il matrimonio.
Una
volta seduti chiamai Tom.
«Pronto?».
Una
voce femminile.
«Clare?
Ciao, sono Simone. Tom non c’è?»
domandai.
Avvertii
il suo imbarazzo.
«Buongiorno
signora. Tom sta facendo la doccia. Mi scusi, non ho letto il nome sul
display,
se no avrei fatto rispondere Bill».
«Tranquilla
non ti preoccupare. Volevo soltanto avvisare i ragazzi che siamo appena
partiti
da qui. Un’ora e un quarto più o meno e siamo
lì in stazione».
«Perfetto.
Allora vi veniamo a prendere noi. A tra poco e buon viaggio».
«A
più
tardi cara, ciao» dissi sorridendo.
Gordon
mi stava fissando.
«Che
c’è?» chiesi.
«Dai,
dì qualcosa. Come ti è sembrata?».
Sorrisi.
«Educata
e timida, ma non si può giudicare una persona da trenta
secondi di telefonata»
risposi guardando fuori dal finestrino.
Il
treno stava partendo proprio in quell’istante.
---
Sentii
bussare alla porta.
«Chi
è?» chiesi, chiudendo l’acqua.
«Io,
posso entrare?» era Clare.
Mi
voltai e vidi uno sguardo che non mi piacque per nulla.
«Amore,
cos’è successo?» domandai uscendo dalla
doccia e abbracciandola.
«Ti
è
suonato il telefono e ho risposto»
«È
successo qualcosa di grave?». Cominciavo a preoccuparmi.
«No
no…è solo che…era tua
mamma…e io penso di aver fatto la figura
dell’idiota. Non
sapevo cosa dire…insomma mi sono sentita una completa
deficiente!» rispose
coprendosi il viso con le mani.
Scoppiai
a ridere.
«Che
c’è da ridere?» domandò con
aria offesa.
«Rido
perché ti stai facendo un milione di paranoie per nulla!
Amore di cosa ti
preoccupi?».
Si fece
più seria di prima.
«Se
non
piacessi a tua madre? Se non piacessi a Gordon? Insomma, se non mi
ritenessero
adatta per essere tua moglie?» chiese.
La
baciai per zittirla.
«Devi
piacere a me…e io ti amo. Punto e basta. È questo
l’importante. Se non piaci a
mia madre ce ne faremo una ragione, ma dubito di questa cosa»
risposi.
L’abbracciai,
poi la spinsi sul letto.
«Tom,
sei ancora tutto bagnato!» esclamò lei,
contrariata.
«Io
sono completamente nudo, siamo sul letto…e tu ti preoccupi
delle lenzuola?» le
domandai.
Fu lei
a zittirmi con un bacio.
---
Eravamo
alla stazione ad aspettare l’arrivo del treno. Un piccolo
ritardo. Capitava.
Clare
era rimasta a casa con Michail e Lydia, mentre noi quattro eravamo
partiti in
spedizione punitiva alla stazione ad aspettare la mamma e Gordon.
«Non
vedo l’ora di vederli!» esclamai, sorridendo.
«Ok,
però vedi di non dare nell’occhio. Ok che
c’è Saki qui in zona, ma vorrei
evitare di farmi assalire da un’orda inferocita,
ok?» mi disse Georg.
Chinai
il capo, fingendomi offeso.
«Ok,
scusa» sussurrai.
Scoppiarono
a ridere tutti poi mi unii a loro.
Pochi
minuti dopo eccola.
Bellissima,
meravigliosa, come solo una mamma può essere.
Era
radiosa, quasi come se brillasse.
Le
corsi incontro e l’abbracciai.
«Billie,
tesoro! Che piacere vedere anche te» esclamò
stringendomi.
«Ciao
mamma! Come stai?» le chiesi sorridendole.
«Tutto
bene tesoro. E voi come state?».
«Benissimo!
Dai, andiamo a casa, qui si gela e poi siamo in incognito»
sussurrai con fare
losco.
Rise.
«Come
sempre, giusto?».
Tom
abbracciò Gordon, poi lei.
Salimmo
tutti sulla Cadillac di Tom e cominciammo a chiacchierare.
«Tom!
Siamo in sei in macchina! Guarda che se ti ferma la polizia poi sei in
multa!»
esclamò la mamma.
«Mamma,
lo so. Ma tra cinque minuti siamo a casa. Per una volta non succede
nulla! Dai,
ti prego» rispose lui.
Georg
intervenne subito tirandogli uno scappellotto.
«Non
si
parla così alla propria mamma, giusto Simone?»
chiese ridendo.
«Bravo
Georg,
tu si che sei un bravo figliolo, mica come quello sciagurato che
guida!».
Stavamo
ridendo tutti.
Come
previsto da Tom, cinque minuti dopo eravamo nel vialetto di casa.
Aiutai
Gordon a scaricare le valige, poi entrammo tutti in casa.
Clare
ci stava aspettando con Michail in braccio, che non appena mi vide
sporse le
mani verso di me.
«Tesoro!
Hai visto che sono tornato subito? Vieni da zio Bill» dissi
prendendolo tra le
braccia.
Era
cresciuto tantissimo.
Calò
il
silenzio.
Clare e
mia madre erano una di fronte all’altra, sorridenti entrambe.
Ed entrambe
imbarazzatissime.
---
Era
veramente una donna bellissima. Fiera e orgogliosa dei suoi figli.
Aveva i
capelli mossi, ramati. Non dimostrava più di 40 anni eppure
i suoi occhi erano
specchio di grandi esperienze e dolori.
Chissà
quante ne aveva passate dovendo crescere due canaglie come Bill e Tom.
Feci un
passo nella sua direzione e le tesi la mano.
---
Carina,
composta e posata. Ecco cosa mi trasmetteva.
Seria,
intelligente e paziente. Questo pensai di lei in quel momento.
Bella.
Bionda, delicata come porcellana ad una prima occhiata, dura come
l’acciaio
temprato ad uno sguardo più attento.
Nei
suoi occhi lessi una profonda devozione per mio figlio, un coraggio da
leonessa
per il suo bambino. Un orgoglio straripante per tutto quello che era e
che è
tutt’ora.
Si
mosse verso di me, mi tese la mano e mi sorrise.
Io mi
mossi a mia volta, le strinsi la mano.
Una
stretta energica da entrambe le parti.
Finalmente
una donna di carattere!
«Io
sono Simone, molto piacere»
«Clare,
piacere mio».
«Lui
è
Gordon, mio marito» aggiunsi indicandole il mio compagno.
Un
altro sorriso, un altro passo, un’altra mano tesa.
Posata,
composta, educata, fine, delicata.
Sì,
è
lei.
Capii
in quel preciso istante perché conquistò il cuore
del mio bambino. Capii perché
il mio folle figlio aveva deciso così in fretta di
sposarsela.
Ragazze
del genere sono rare.
Eccoci
alla fine di
quest’altro capitolo. Mi è piaciuto scriverlo
perché ho provato ad immaginare
la mamma dei gemelli. L’ho inserita in altre fic, ma questa
è la prima volta
che la descrivo sia a livello fisico sia a livello introspettivo. Mi
è piaciuto
provare a pensare ad un eventuale incontro con la futura sposa di uno
dei
gemelli, a cosa può provare una madre a conoscere la nuora,
la donna che le
porterà il figlio via di casa. Sì
perché noi donne siamo gelose dei nostri
maschietti, figli, morosi, mariti, fratelli o amici che siano. Siamo
possessive
:D
Per
il titolo ho scelto il
titolo di una canzone che è andata parecchio di moda
quest’inverno. Del gruppo
Of Monsters and Men.
So
che vi potrà sembrare un
po’ forzato come collegamento, e forse lo è per
davvero, ma siccome alla fine
secondo me questo capitolo si concentra più
sull’incontro tra Simone e Clare,
che non si parlano tanto, si dicono solo “piccole
parole” ho pensato che ci
potesse stare bene.
Ok
ora vi lascio dolci
ragazzuole. Buona notte ^_^
Un
abbraccio e un grazie di
cuore per essere ancora qui!
|
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Capitolo 47 *** 47. I am here with you, you’re always in my heart ***
Memy
grazie mille ^_^
m’impegnerò apposta per te!!!
Dunque,
facciamo un breve
riassuntivo almeno facciamo il punto della situazione.
Tom
e Clare sono partiti il
13 febbraio per festeggiare S. Valentino a Parigi.
So
che è un cliché trito e
ritrito però mi piaceva come idea, anche perché
mi ha fatto un po’ sognare,
visto che probabilmente io a Parigi per S. Valentino non ci
andrò mai!
Comunque, fatto sta che la sera di S. Valentino Tom
s’inginocchia e fa la
fatidica proposta a Clare, che ovviamente accetta!!!
Nel
capitolo successivo ho
fatto un bel salto temporale, ma semplicemente perché temevo
di risultare
ripetitiva. E quindi ci troviamo a tre settimane dalla data fissata per
il
matrimonio.
I
giornalisti sgomitano per
avere notizie, ma la cosa che preoccupa maggiormente Clare è
Simone, la mamma
di Tom, la temibile suocera.
Il
loro incontro è appena
iniziato. Per ora si sono solo presentate. Come finirà la
convivenza? Sarà rose
e fiori, oppure partiranno colpi di fucile?
Lo
scopriremo solo vivendo!
Let’s
go!
47.
I
am here with you, you’re always in my heart
L’aria
si distese quasi subito.
Mia
madre si avvicinò a Bill.
«Posso
conoscere anche il mio nipotino?» chiese, tendendo le mani
verso Michail.
Il
piccolo la osservò un attimo, rimanendo aggrappato alla
maglia di Bill,
dopodiché sorrise e si protese verso Simone.
«Ciao
piccino. Io sono la tua nonna» disse con voce mielosa.
Conoscevo
quell’intonazione. Era la stessa che usava quando eravamo
bambini.
Clare
corse via mentre tutti quanti la seguivamo con lo sguardo.
La
raggiunsi di corsa, preoccupato.
«Clare,
tutto bene?» domandai, teso.
Annuì,
mentre vomitava.
«Ancora
Thai? Ma sei sicura che non fosse avariato?» le chiesi.
«Mi sa
che a sto punto non è il Thai. In vita mia ho avuto nausee
del genere solo una
volta, più di un anno fa. Ed ero incinta di
Michail».
Mi
appoggiai alla porta. Incredulo.
«Come
scusa?» domandai al limite dello shock.
Si
alzò, si sciacquò la bocca e si lavò i
denti, poi mi guardò.
«Mi sa
che sono incinta. Vado a comprare un test» disse, seria.
La
presi per un braccio.
«Ma da
quanto?»
«Non
saprei, anche perché in questi mesi comunque un piccolo
ciclo l’ho avuto»
sospirò.
Sospirai
anche io.
«E
adesso? Chi glielo dice a tua mamma? Mi ha appena conosciuta e le dico
“Signora
Kaulitz sono anche incinta!” secondo me poi tira fuori il
fucile e mi spara»
disse, sedendosi sul letto.
«Cosa?!?»
strillò Lydia, che era fuori dalla porta.
Sobbalzammo
entrambi.
La
ragazza entrò come una furia in camera.
«Clare,
è vero?»
«Non
lo
so…è solo una sensazione. Magari mi
sbaglio» rispose lei sull’orlo di una crisi
di pianto.
«Ascolta
faccio una telefonata lampo in ospedale e vedo se
c’è il dottor Körtig. Era il
mio tutor durante lo stage ed è un bravissimo ginecologo.
Con lui andiamo sul
sicuro!» disse correndo fuori dalla stanza.
Ero
completamente inebetito.
Padre…
Non
sapevo cosa dire, finché non sentii il pianto sommesso di
Clare. Mi voltai
subito verso di lei e la vidi rannicchiata con il volto tra le mani.
«Amore,
che succede?» domandai.
«Io ho
paura» sussurrò.
La
strinsi a me, ricordando di quanto fosse stata traumatica la sua prima
gravidanza.
«Amore,
ci sono qui io con te. Non sei da sola. Non sarai mai più
sola» le sussurrai.
Si
strinse a me, piangendo.
Gli
altri arrivarono in camera nostra.
Michail
stava piangendo e reclamava la mamma.
Clare
si alzò dal letto, si asciugò il viso con le mani
poi prese il piccolo in
braccio.
«Ssst
amore, la mamma è qui. Non piangere» disse,
stringendoselo al petto e
cullandolo.
Mi
guardò, poi uscì dalla stanza, lasciando a me
l’incombenza di spiegare tutto.
Mia
madre ancora non sapeva di come fosse nato Michail.
---
«Clare
è incinta. O quantomeno, crediamo sia
così» dissi, alzandomi in piedi.
Bill
cominciò a saltellare e mi abbracciò.
Mia
madre si avvicinò e mi accarezzò il viso.
«Sono
contenta per voi, ma non trovo spiegazione per le sue lacrime.
Cos’è successo?»
mi domandò.
Mi
alzai.
«Andiamo
in balcone mamma, te ne parlo davanti ad una sigaretta».
Una
volta sistemati fummo raggiunti anche da Gordon e Georg, fumatori
entrambi.
«Cosa
devi dirmi Tom?»
Presi
un lungo respiro, poi le raccontai tutto.
Del
lavoro di Clare, di come l’avevo incontrata, di come era nato
il suo bambino.
Dell’udienza
in tribunale, dell’arresto del padre di Michail.
Le
raccontai ogni cosa e lei mi ascoltò senza mai interrompermi.
Sentivo
lo sguardo di Clare su di me, sapevo che mi stava osservando dalla
finestra
della cucina.
Mia
madre levò il capo e vide Clare. Con un cenno della mano le
chiese di
raggiungerci.
Non
appena uscì in terrazzo mia madre le andò
incontro e l’abbracciò.
«Non
hai nulla da temere adesso. Ci siamo qui noi» disse.
Rimasero
abbracciate a lungo e in quel momento capii che le preoccupazioni di
Clare
riguardo mia madre erano completamente inutili.
«Scusatemi,
ma a questo punto direi di ridere un po’, o sbaglio? Che
Clare sia incinta o
meno, siamo venuti qui per festeggiare, e festeggeremo! Che si tratti
solo del
matrimonio o anche di un bimbo in arrivo!» esclamò
Gordon.
---
La
giornata passò più serenamente e Lydia mi
comunicò che il dottor Körtig voleva
visitarmi il giorno dopo, alle 9.00.
Non ero
psicologicamente pronta ad affrontare un’altra gravidanza, ma
sia Tom, sia sua
madre avevano ragione. Questa volta non sarei stata sola.
Capitolo
miserevole e corto,
però non volevo dilungarmi tanto sull’argomento,
anche perché sinceramente non
ero nel pieno delle idee. Memy avevi proprio ragione.
All’inizio
non ero del tutto
sicura se inserire la gravidanza adesso o più avanti, poi
però mi sono lasciata
guidare dagli eventi come faccio sempre quando scrivo.
Per
quanto riguarda un sequel…beh
sono un po’ scettica a riguardo perché ho paura
che risulterebbe ridondante e
barboso…e poi non me la sento di cominciare
un’altra fic sui Tokio Hotel. Non
per altro, ma perché mi sembra di averli un po’
traditi. Non so più nulla di
loro, non mi sono più informata. Non sono più
curiosa di vedere come proseguono
le loro vite. E forse non è il caso che li
“sfrutti” per scrivere storie e
ricevere apprezzamenti.
Comunque
ci penserò.
Duuuuunque
per quanto
riguarda la canzone, riciclo un vecchio titolo. Stralcio preso dalla
canzone “You
are not alone” di Michael Jackson.
L’originale è
così “You are not alone/I am here with you/Though
we’re
far apart/You’re always in my heart/You are not
alone”.
Bene,
spero che anche questo capitolo
vi sia piaciuto. Vi abbraccio con affetto. Alla prossima :D
|
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Capitolo 48 *** 48. Smile ***
Rieccomi
:D :D :D
Ragazze
ho un problemone…sono
rientrata nel girone infernale “ascoltare in loop tutte le
canzoni dei Tokio
Hotel”…erano tre anni che non facevo una cosa del
genere. Ahahah non ci avrei
mai creduto se me l’avessero detto un mese fa!
Memy
mi sono vista un po’ di
foto recenti…che diavolo ha combinato Bill?!? Nel
senso…io lo avevo lasciato
con la cresta da moicano e me lo ritrovo biondo, tatuatissimo e
piercingatissimo?!?
Ma…ma…dov’è finito Billie
faccina d’angelo?!? E Tom, boh
barbuti non mi piacciono… ç______ç
Comunque,
scusate l’attesa ma
mi sono messa a rileggere le mie vecchie fic e mi sono persa via :D
Dunque
dove eravamo rimaste.
Ah
sì, c’è un matrimonio da
organizzare, una visita da fare per scoprire un po’ come va
questa gravidanza e
una storia da raccontare!
Let’s
go!
48.Smile
«Bene
signorina abbiamo finito. Posso confermarle la gravidanza, ma non il
sesso del
nascituro per il momento. Per quanto riguarda le piccole perdite di
sangue
avute precedentemente, normale amministrazione. Può capitare
con il secondo
figlio. Comunque, direi che il termine della gravidanza potrebbe
tranquillamente aggirarsi verso la seconda metà di ottobre,
ma con la prossima
visita riusciremo ad essere più precisi» disse il
dottore, lasciando che mi
rivestissi.
«Grazie
dottore» dissi, pagando la parcella.
Quella
visita non era coperta dall’assicurazione. *
«Di
nulla, aspetto sue notizie per la prossima visita e tanti auguri per le
nozze»
disse sorridendomi.
Lasciai
lo studio ed uscii dall’edificio, dove Tom mi stava
aspettando a bordo della
sua macchina.
Una
folata di vento mi scompigliò i capelli, e fui obbligata a
voltare la testa,
giusto in tempo per vedere un paparazzo tutto intento a fotografarmi.
Livida
di rabbia non esitai a mostrargli il medio e a salire in macchina.
Tom mi
baciò.
«Amore
tutto ok?» mi chiese notando il mio sguardo furente.
«Sì,
paparazzi stronzi a parte» risposi.
Lui si
voltò e rise, notando l’oggetto della mia ira.
«Lasciali
perdere. Sono sciacalli» disse mettendo in moto ed
allontanandosi dalla
clinica.
«Sì
fin
lì c’ero anche io, però è la
mia vita quella che stanno sciacallando, non la
loro» risposi.
«Dai
non fare così e raccontami di quello che ti ha detto il
dottore».
«Che
sono incinta da tre mesi, che non si sa ancora se sarà una
lei o un lui e che
probabilmente sarà uno scorpioncino» risposi
poggiando una mano sulla pancia
che ancora non si notava.
Sospirai.
Tom mi
prese la mano.
«Che
c’è?» mi chiese.
«Mancano
ancora tre settimane al matrimonio. Faccio tempo a lievitare come una
botte e a
non entrare più nel vestito!» esclamai sconfortata.
Rise e
come ogni volta m’innamorai della sua risata.
Una
volta a casa comunicammo la bella notizia a tutti.
Bill
era euforico. Chissà cos’avrebbe combinato con il
nuovo arrivato.
Michail
aveva cominciato a balbettare una serie di versetti incomprensibili non
appena
ero entrata nel suo campo visivo.
Non
appena arrivai vicina a lui mi tese le manine e lasciò
Simone che non lo aveva
mollato un secondo da quando era arrivata a Berlino.
Capii
in quel momento da chi avesse preso Bill.
«Ciao
cucciolo. Hai fatto il bravo mentre non c’ero?» gli
chiesi scatenando le sue
chiacchiere.
«Questo
bambino è veramente un angelo. Non ho mai curato una
creatura più tranquilla di
lui» disse Simone venendomi incontro.
«Grazie
mamma» dissero i gemelli contemporaneamente.
«Inutile
fare i finti offesi, ve l’ho sempre detto che per colpa
vostra mi sono venuti i
capelli bianchi da giovanissima!» rispose a tono.
Ecco da
chi Tom aveva preso il dentino avvelenato per le risposte.
---
Il
pomeriggio lo trascorremmo in giro per negozi, io, Lydia e Simone.
Fu
alquanto spassoso, anche perché scoprii che la madre di Tom
e io condividevamo
lo stesso gusto per l’abbigliamento.
L’emozione
maggiore la provai quando entrammo nel negozio d’abiti da
sposa.
Eravamo
già state là settimane prima, per decidere il
modello e farlo preparare.
Rimaneva solo la prova finale.
Lasciai
la mia migliore amica e la mia futura suocera ad attendermi, mentre nel
camerino due ragazze mi aiutavano a prepararmi.
Mi
guardai allo specchio e mi venne da piangere.
Mai
avrei pensato di sposarmi. Mai.
L’abito
era principesco, da sogno.
Il
corpetto, senza spalline era color avorio, tempestato di brillantini e
decorato
da cuciture ton-sur-ton che
creavano eleganti intrecci.
Dal
corpetto partiva la gonna, sempre avorio ovviamente e degna di una
regina.
Larga, in raso. Ricadeva in morbide volute tutt’attorno a me
per poi finire in
uno strascico lungo parecchi centimetri.
Sul
retro, il corpetto rimaneva chiuso da uno splendido nastro in seta blu
scuro.
Siccome
ci saremmo sposati nella cattedrale di Berlino avevo anche una stola
per
coprire schiena e spalle sempre in raso e sempre color avorio.
Le
scarpe erano delle semplicissime decolté dello stesso colore
dell’abito.
Sulla
testa avevo un cerchietto pieno di brillantini a cui era attaccato il
velo.
Lunghissimo, come piaceva a me.
Tirai
un lungo sospiro, poi uscii a farmi giudicare.
---
Quando
la vidi uscire trattenni il fiato. Era stupenda, meravigliosa,
principesca.
Mi
portai le mani al viso, colta da una commozione inaspettata, poi mi
alzai.
«Sei…sei
stupenda» sussurrai avvicinandomi.
Clare
mi sorrise. Non l’avevo mai vista così felice.
Mentre
tendeva le braccia per accogliermi in un abbraccio notai che le
tremavano le
mani.
«Stai
tranquilla, andrà tutto bene. Sembri uscita da una
favola».
«Grazie
Lydia» sussurrò semplicemente.
---
Era
meravigliosa. Indossava l’abito che ogni ragazza sogna per il
proprio
matrimonio.
Sembrava
cucito sulla sua pelle. Era perfetto.
«Sei
splendida Clare. Non avrei immaginato abito più bello per
te» dissi
semplicemente.
A quel
complimento le s’illuminò lo sguardo e mi sorrise.
Probabilmente
il mio giudizio la preoccupava da morire.
Invece
era andato tutto bene.
Guardai
l’orologio. Si era fatto veramente tardi. Dovevamo rientrare.
Clare
andò a cambiarsi, quindi andai a pagare l’abito,
per portarlo già a casa.
«Signora,
il conto è già stato saldato» mi disse
educatamente la commessa.
La
guardai con aria interrogativa.
«Sì,
ci
hanno pensato i miei genitori. È il loro regalo a
Clare» mi spiegò Lydia.
*N.d.A.
Mi sono informata su internet, e a quanto pare la sanità
tedesca è molto simile
a quella statunitense. Ovvero, le visite mediche vengono pagate
dall’assicurazione poiché è tutto
privato. E, sempre se ho letto bene, alcune
visite ovviamente non sono coperte dal contratto assicurativo e quindi
vanno
pagate di tasca propria. In qualsiasi caso, un livello di
sanità migliore
rispetto al nostro. :(
Bene,
finito anche questo. Mi
piace, anche perché ho descritto l’abito dei miei
sogni. Chissà se mai riuscirò
a sposarmi anche io…mah!
Comunque
vorrei specificare
che la Cattedrale di Berlino è una chiesa
Cristiano-Evangelica. Di preciso non
conosco bene la differenza tra una chiesa simile e una
Cristiano-Cattolica
anche perché sono atea. In ogni caso non avendo specificato
di che religione
fossero i personaggi (e non mi sono nemmeno informata perché
non mi riguarda)
ho deciso di proseguire così, anche perché a
parer mio è una Cattedrale
meravigliosa. Andate a vedere le foto su wikipedia e su google e poi
ditemi se
non è vero :D
Passiamo
al titolo!
È
il titolo di una canzone di
Avril Lavigne. Come per il paragrafo precedente, so che può
sembrare un
collegamento forzato, ma in questo capitolo vorrei che
l’attenzione si
concentrasse sul sorriso di Clare dopo il giudizio positivo di Simone.
In fondo
credo che ogni donna sia terrorizzata dalla valutazione della propria
suocera.
Insomma, ricevere un parere positivo è sempre fonte di gioia.
Ora
vi lascio e vado a
scrivere il prossimo capitolo.
Un
abbraccio a tutti!
Anche
a voi che leggete ma
non commentate. L’importante è che continuiate a
seguire la mia storia. Mi fa
piacere in qualsiasi caso :D
|
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Capitolo 49 *** 49. Paparazzi ***
Bene
bene bene sono tornata.
Dunque dopo aver fatto un po’ di muffa stando su facebook e
ask ora ritorno :D
Vestito?
C’è
Gravidanza?
Tutto ok
E
ora cosa manca? Gli ultimi ritocchi.
Bisogna controllare gli invitati, la prenotazione del ristorante,
controllare
che tutto sia perfetto per quanto riguarda la sicurezza. Non si sa mai
cosa
potrebbe accadere.
E
il tutto senza far
trapelare notizie visto che i paparazzi sono in ogni angolo, pronti a
cercare
lo scoop dell’anno.
49.
Paparazzi
Una
volta a casa trovammo tutti gli uomini
intenti a parlare sommessamente tra di loro.
«Siamo
tornate!» esclamò Simone, facendo
sobbalzare tutti quanti.
Georg
si mise a trafficare con un foglio
poggiato sul tavolo e con un paio di movimenti lo fece sparire.
Notai
che passò di mano in mano un paio di
volte fino a sparire.
«Cosa
state combinando?» chiese Simone
avvicinandosi con fare minaccioso.
«Nulla!»
esclamarono tutti e cinque.
«Bill
Kaulitz, stai per caso mentendo a tua
madre?!?» domandò nuovamente.
Vidi
Bill tremare come una foglia e aprire la
bocca per rispondere.
Subito
Tom e Georg intervennero e lo
portarono al piano di sopra.
Simone
si voltò verso Gustav e Gordon, che
decisero di battere in ritirata a loro volta.
«Chissà
cosa diavolo stanno combinando» disse
Clare.
Io
scrollai le spalle.
«Beh
per il momento non m’importa. Anzi,
meglio che siano scappati, così possiamo portare il vestito
al sicuro senza che
lo vedano!» risposi.
Una
volta sistemato l’abito decidemmo di
cucinare, mentre dal piano superiore arrivavano ancora un vociare
sommesso e
delle risate.
«Chissà
cosa stanno complottando» mormorò
Clare, prima di mettersi il grembiule per cucinare.
Risi,
poi mi misi ai fornelli anche io.
«Per
il viaggio di nozze dove avete pensato
di andare?» chiese Simone, mentre tagliava le verdure.
«Sinceramente
non ci abbiamo proprio pensato.
Michail è ancora troppo piccolo per fare viaggi lunghi, e poi Tom ha degli impegni
con la band» rispose
Clare, prendendo le pentole.
«Come?!?
Per quanto riguarda il bambino ci
possiamo pensare noi, e per quanto riguarda gl’impegni di
Tom, beh credo che
possano rinunciare alla sua presenza per un paio di settimane,
no?» disse
Simone.
«Oh
beh…non è un problema» rispose Clare.
«Certo
che è un problema! È il vostro viaggio
di nozze. Nella vita se ne fa uno
solo e
non vi permetterò di sprecarlo così»
rispose la donna, poi si pulì le mani e
andò fino ai piedi delle scale.
«GORDON!
TOM! Venite qui un secondo!»
strillò.
Un’altra
con l’ugola d’oro a quanto pare.
Sentimmo
dei passi.
«Eccoci»
disse Gordon.
Tutti
e tre ci raggiunsero in cucina.
Tom
cinse la vita di Clare e le diede un
bacio sulle labbra.
«Io
e Clare stavamo parlando del vostro
viaggio di nozze e ho tristemente scoperto che non lo farete.
Cos’è questa
storia?».
Tom
le diede la stessa risposta che l’era
stata data dalla futura nuora.
«Come
ho già detto, a Michail possiamo
pensarci noi e poi David non farà storie se te ne stai per i
fatti tuoi un paio
di settimane!».
«Ma
mamma a noi va bene così…» rispose.
Fu
una frazione di secondo. Simone prese Tom
per una manica e lo trascinò fuori dalla stanza.
Certo che ne aveva di energia!
---
«Non
dire sciocchezze Tom. Io non ho mai
potuto fare il mio viaggio di nozze. Con il vostro vero padre fu un
disastro
perché eravamo senza soldi. Con Gordon non riuscimmo a
partire perché voi eravate
piccoli e c’erano mille cose da fare. All’inizio
nemmeno a me importava di
farlo, ma con il passare degli anni il rimpianto mi è
venuto. Non voglio che
questa cosa succeda anche a voi. Fidati di tua madre e organizza un bel
viaggio
con Clare. Non siete mai stati via da soli e ve lo meritate. Tra sei
mesi
sarete in quattro e la cosa sarà complicata tesoro. Godetevi
un po’ di pace
finché potete» mi disse accarezzandomi il viso.
Rimasi
senza parole, un po’ perché non sapevo
cosa passasse nella mente di mia madre e un po’
perché non l’avevo quasi mai
sentita parlare di mio padre, quello biologico.
Le
sorrisi e l’abbracciai.
«Ok
mamma, mi hai convinto» sorrise, poi andò
a prendere la borsa ed estrasse un depliant di un’agenzia di
viaggi.
Sapevo
che aveva già pensato a tutto.
Tornammo
in cucina.
---
«Ecco
qui! Visto che non conosco molto i
vostri gusti, ho spulciato un po’ di offerte e ho trovato
delle cose molto
allettanti» disse aprendo il depliant sul tavolo della cucina.
Io
e Clare ci guardammo.
«Dunque,
non pensate che vi voglia
programmare il viaggio. Vorrei solo proporvi alcune
possibilità che a me
sembravano carine, poi scegliete pure voi. Di offerte veramente belle
per il
mare ho trovato l’Isola di Naladhu alle Maldive, Ko Samui in
Thailandia, La
Digue alle Seychelles, le isole Palau in Micronesia e Bora Bora in
Polinesia.
Per quanto riguarda la montagna o quanto meno località con
un clima più rigido,
ho trovato una bella offerta per le Isole Faroe in Danimarca. Poi
ovviamente
siete voi a dover decidere».
Eravamo
senza parole.
Mia
madre ci guardò, speranzosa.
«Beh,
certo che le Seychelles non sono
affatto male…» borbottò Clare.
«E
poi il clima adesso non è troppo caldo.
Anzi. Le temperature variano dai 20 ai 24 gradi» rispose mia
madre.
S’era
studiata tutto il depliant a memoria?!?
«Grazie
mamma, ci penseremo» risposi
sorridendole.
«No
no. Non ci dovete pensare, dovete
decidere! Anche perché il vostro viaggio di nozze
sarà un regalo da parte mia e
di Gordon!» esclamò.
«Mamma
non esagerare. Non voglio che tu
spenda tutti quei soldi. Non ti preoccupare».
«Tom
Kaulitz, sai che non puoi assolutamente
dire di no alla tua mamma! E poi ho già parlato con la
ragazza in agenzia,
aspetta solo il mio ok per prenotare» mi rispose.
Ero
allibito. Aveva complottato con quelli
dell’agenzia di viaggi.
«Ma…»
provai a dire.
«Niente
ma! Ora torna a borbottare con tuo
fratello su di sopra, a meno che non abbiate finito e vogliate darci
una mano a
preparare la tavola».
«Torniamo
su, tranquilla» disse Gordon
portandomi via dalla cucina.
Non
ero ancora fuori dalla porta che sentii
parlare mia madre al telefono.
«Karen,
sì buon giorno sono Simone. Sì, le
confermo la prenotazione per le Seychelles. Sì, massima
discrezione grazie
mille. Perfetto, passerò domattina allora.
Arrivederci».
Ok,
ora avevamo anche un viaggio di nozze.
---
La
serata trascorse tranquillamente, finché…
«Sarà
un addio al celibato meraviglioso!»
sussurrò Bill a Gustav.
«COSA?!?»
strillò Lydia.
I
ragazzi impallidirono.
Io
stavo dando a Michail una delle sue prime
pappine e mi misi a ridere. Ero proprio curiosa di sapere come
sarebbero usciti
da quella situazione.
«No…io
non volevo dire…cioè…ragazzi
scusatemi» balbettò Bill chinando il capo.
«Hey
che c’è di male? Stiamo solamente
organizzando l’addio al celibato per Tom» rispose
Gustav cercando di tirare
fuori dall’impiccio i suoi amici.
«Ok
e allora perché avete fatto tutto di
nascosto? Avete in mente qualcosa di perverso di sicuro!»
rispose Lydia.
A
quel punto scoppiai a ridere.
«Dai
Lydia lasciali stare. In fondo che cosa
vuoi che combinino? Qualsiasi cosa faranno saranno circondati da
fotografi e
quant’altro. Non possono fare disastri perché poi
lo verremmo a sapere in meno
di ventiquattr’ore e poi mi fido di loro» dissi.
Rimasero
tutti zitti.
«Questo
sì che è lo spirito giusto» disse
Gordon alzando il bicchiere.
«A
Clare, che si è rivelata essere la futura
sposa più tranquilla del pianeta» aggiunse.
Tutti
alzarono il bicchiere, e caso volle che
anche Michail, in spirito d’imitazione alzasse la sua tazzina
con l’acqua.
---
La
mattina seguente Bill e Tom si dileguarono
con Gordon, Gustav e Georg, mentre noi donne avevamo appuntamento
dall’estetista e all’agenzia di viaggi per ritirare
i biglietti.
«Amore,
posso lasciarvi Michail per oggi?»
chiesi a Tom appena svegli.
«Certo
mia dolce mogliettina. Per noi sarà
una giornata tranquilla. Penso che per mezzogiorno saremo
già di ritorno»
rispose abbracciandomi e baciandomi.
Una
volta accertatami che Michail fosse
tranquillo e in buone mani lasciai uscire i ragazzi.
«Buona
giornata» disse Simone, salutandoli.
Dieci
minuti dopo eravamo tutte e tre in
macchina, dirette verso il salone di bellezza.
Manicure,
pedicure, massaggio, depilazione.
Restammo
dentro per quasi quattro ore, ma una
volta uscite eravamo donne nuove.
«Ok,
adesso direi di mangiare qualcosa e poi
di andare dritte dritte in agenzia, che ne dite?» propose
Simone.
Annuimmo
sorridenti.
«Ah
Clare, per quando hai la prova dal
parrucchiere?» mi chiese.
«LA
PROVA?!? Me n’ero completamente scordata.
È per oggi pomeriggio alle 17» risposi sentendomi
in colpa.
«Tranquilla,
abbiamo tutto il tempo. Ora
andiamo. Ho lo stomaco che protesta» disse la mia futura
suocera dopo aver
pagato.
Ci
ritirammo a mangiare in un piccolo bar poco affollato e ordinammo tre
panini e
tre bibite.
Stavamo
scherzando tranquillamente tra di
noi, quando sentii un rumore familiare.
Mi
voltai e vidi l’obiettivo di una macchina
fotografica sparire sotto un tavolo.
Mi
alzai e mi avvicinai a quel tipo che
cercava inutilmente di passare inosservato.
Mi
guardò.
«Mi
scusi, posso chiederle perché ci stava
fotografando?» domandai.
Lui
si finse, pateticamente, stupito.
«Non
so di cosa sta parlando» rispose.
«Io
si, e credo che anche la macchina
fotografica che sta cercando di nascondere sotto il tavolo mi
darà ragione.
Quindi ora mi dica, perché ci stava fotografando?».
«Beh,
ecco io…»
«Lei?»
«Oh
insomma, è la futura moglie di Tom
Kaulitz santo cielo, non si stupisca se la fotografano».
«Non
mi stupisco affatto. Solo che credo che
sia io sia il mio futuro marito abbiamo il diritto di trascorrere
serenamente
il nostro matrimonio, senza fotografi in mezzo ai piedi. Senza che vi
danniate
a dare la caccia al luogo del nostro matrimonio, o del nostro pranzo o
di
quant’altro. Siamo esseri umani anche noi e vogliamo poter
trascorrere un
momento così bello con le nostre famiglie, non con
voi!» esclamai, poi tornai a
sedermi.
Lydia
e Simone mi guardarono mentre il
paparazzo batteva in ritirata.
Sapevo
che non sarei riuscita a sbarazzarmi
di loro, ma in quel momento potevamo stare tranquille.
«Brava
Clare! Però guarda qui» disse Lydia
porgendomi uno squallido giornaletto di pettegolezzi.
Eccomi,
in copertina. Ero stata fotografata
all’uscita della clinica ginecologica. Il vento mi stava
scompigliando i
capelli e sopra di me regnava la scritta.
«La
futura signora Kaulitz in balia del vento
all’uscita da una clinica ginecologica. Che ci sia
già un erede in arrivo?».
Ero
allibita.
Sfogliai
la rivista finché non trovai
l’articolo.
«Dalle
immagini pare confermata l’ipotesi di
un piccolo Kaulitz in arrivo, ma al momento non è stata
rilasciata alcuna
dichiarazione. Per quanto riguarda invece le nozze dell’anno
siamo tutti in
attesa di novità. Pare che la coppia si sposerà
il 30 maggio. È ancora incerto
il luogo dove verrà svolta la funzione e le fan di tutto il
mondo ammorbano il
web con ogni tipo di domanda. Stando ai rumor di internet alcune
credono che si
sposeranno in comune, in quanto non pensano che Clare Smyth sia
religiosa, per
altre invece la cerimonia verrà celebrata nella Cattedrale
di Berlino. Rimane
incerta anche la meta del viaggio di nozze dei novelli sposi.
Cercheranno la
pace al mare o si rifugeranno in montagna?»
E
sotto l’articolo ecco una bella immagine di
me e Tom in macchina mentre lui mi toccava la pancia, appena uscita
dalla
visita.
«Maledetti…vi
prego, ditemi che il resto
della mia vita non sarà così»
sussurrai, tremando per la rabbia.
Eccoci
qui, alla fine. Se non
si fosse capito, odio i paparazzi. Proprio come genere di persone.
Anche se “grazie”
a loro magari riusciamo a scoprire notizie succose. Rimango
dell’idea che
ognuno di noi, famoso o meno, abbia il diritto di farsi i cazzi suoi
ogni
tanto.
Passo
a spiegarvi il titolo?
Dubito ce ne sia bisogno. È la prima canzone di Lady Gaga
che io abbia mai
sentito (grazie Gaga per aver fatto una canzone con questo titolo! Mi
hai
salvato la ff). Ok ora vado che oggi è una giornata piena
pienissima.
Memy
scusa se non ho
aggiornato ieri come promesso, ma alla fine ero a cortissimo di idee e
poi ci
ho messo una vita a trovare delle mete turistiche fighe :)
Un abbraccio!
|
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Capitolo 50 *** 50. Per rabbia e per errore ***
Eccomi
ritornata! :D duuuunque dove eravamo rimasti? Ah si
paparazzi everywhere!
Ricominciamo
da qui.
Simone,
Clare e Lydia sono in giro per la città, mancano da
recuperare i biglietti del viaggio di nozze e la prova dalla
parrucchiera.
Mi
prendo un po’ di spazio perché mi sono resa conto
di non
avervi mai dato un’idea precisa di come potesse essere Clare
nella ff.
All’inizio della storia l’ho sempre immaginata con
i capelli corti, tipo così
(anche più lunghetti visto che comunque non passa
così tanto tempo tra l’inizio
e il punto dove ci troviamo adesso)
http://www.google.it/imgres?start=252&hl=it&tbo=d&rlz=1C2VEAD_enIT417IT479&biw=1517&bih=725&tbm=isch&tbnid=OYk5DA1sHRAR-M:&imgrefurl=http://www.donnamoderna.com/bellezza/viso-e-corpo/marilyn-monroe-film-look/foto-3&docid=3XhKDtjjf6AxNM&imgurl=http://www.donnamoderna.com/var/ezflow_site/storage/images/media/images/bellezza/marylin/hair-look-michelle-williams-stile-marlyn/68391973-1-ita-IT/Hair-look-Michelle-Williams-stile-Marlyn_v_gdv.jpg&w=394&h=453&ei=VYceUbKaIofYtAb8gYGACQ&zoom=1&ved=1t:3588,r:54,s:200,i:166&iact=rc&dur=629&sig=102082929754267889614&page=9&tbnh=185&tbnw=155&ndsp=34&tx=68&ty=107
Mentre in quest’ultima parte la immagino così
(ovviamente senza extension
rosse, quindi rimarrebbero un po’ sotto il livello delle
spalle)
http://www.google.it/imgres?hl=it&tbo=d&rlz=1C2VEAD_enIT417IT479&biw=1517&bih=725&tbm=isch&tbnid=jMuoUOI__aQ6AM:&imgrefurl=http://kikikannibal.forumcommunity.net/%3Ft%3D25020663&docid=pEnzdmL67jTa8M&imgurl=http://cdn.buzznet.com/assets/users16/kikikannibal/default/tehe--large-msg-123588685475.jpg&w=500&h=750&ei=PoceUdKOHY3Bswa4jYDYDw&zoom=1&ved=1t:3588,r:2,s:0,i:151&iact=rc&dur=735&sig=102082929754267889614&page=1&tbnh=185&tbnw=124&start=0&ndsp=25&tx=60&ty=105
Bene
e ora che ho messo apposto la mia coscienzina vi lascio al
capitolo :) spero abbiate apprezzato le mie scelte
d’immagine. Küssen
a tutte
50.Per
rabbia e per errore
Simone
mi strinse in un
abbraccio.
«Stai
tranquilla e non ti
agitare. Questa rabbia non fa bene né a te, né al
bambino. Ora pensiamo alle
cose da fare e basta. Ora andiamo in agenzia e non pensiamo
più a queste cose,
ok?» mi disse.
Annuii,
poi mi alzai e
insistetti per pagare almeno il pranzo.
Una
volta fuori ci avviammo
verso l’agenzia di viaggi.
La
giornata era tiepida e
soleggiata e per strada c’erano veramente tantissime persone.
Se
non fosse stato che ogni due
persone ce n’era una che mi guardava o che mi indicava o che
quantomeno mi riconosceva,
mi sarei potuta sentire come anni prima. Senza Michail, senza Tom
eppure spensierata.
Senza
pensieri, senza
preoccupazioni. Anche se in quel periodo ancora non sapevo cosa volesse
dire
sentirsi amati e amare incondizionatamente qualcuno.
Notai
qualche altro fotografo
che si era messo sulle nostre tracce, ma mi arresi
all’eventualità di essere
pedinata sempre e comunque.
Sospirai,
poi presi sotto
braccio Simone e Lydia e camminammo sorridenti verso la nostra meta.
---
«Daremo
nell’occhio in maniera
disumana» sussurrò Bill.
«Tu
dai sempre nell’occhio» gli
risposi.
«Ok,
ma allora cosa siamo
venuti a fare tutti quanti assieme?» mi rimbeccò.
«Clare
si sarebbe insospettita
se mi fossi mosso da solo, tu non credi?» mormorai.
«Ragazzi,
che ne dite di decidervi,
qui dietro si sta stretti» s’intromise Georg,
esprimendo il parere di Gustav e
Gordon.
Erano
seduti sui sedili
posteriori della Cadillac e stavano condividendo il loro spazio con il
seggiolino di Michail, che se ne stava seduto tranquillo a guardare il
panorama.
«Allora
facciamo così, visto
che comunque quei falchi la macchina l’hanno già
riconosciuta, direi che
scendo, vado in gioielleria e poi torno indietro» proposi.
«Così
domattina Clare saprà che
sei andato a prendere le fedi da solo e ti
ucciderà» aggiunse Bill.
«E
se ce ne andassimo e
provassimo a tornare domani, oppure se tu facessi una telefonata per
prendere
un appuntamento senza dover passare in mezzo alla linea di fuoco delle
macchine
fotografiche?» propose Gustav.
«Ok,
va bene, facciamo così! Io
scendo, prendo Michail e lo metto nel passeggino, poi scende anche
Gordon,
dopodiché quando tutti saranno ovviamente concentrati su di
noi, Bill entrerà
in gioielleria e prenderà gli anelli».
«Non
puoi usare il bambino per
distrarre i fotografi. Clare potrebbe ucciderli se vedesse Michail
s’un
giornale domani» disse Gordon.
Appoggiai
la testa al volante.
Dovevo andare a prendere le fedi. Volevo che per Clare fosse una
sorpresa, ma
non potevo farlo per colpa dei giornalisti.
Che
palle!
«E
se tipo io scendessi ed
andassi in gioielleria? Io non sono mai stato
paparazzato…potrei fingere che mi
avete dato un passaggio e poi potreste anche lasciarmi qui e
allontanarvi»
disse Gordon.
«Mi
sembra un’idea geniale!»
esclamò Bill.
«Sì,
possiamo provarci. L’ordine
è stato fatto a mio nome. Questa è la carta di
credito. Grazie Gordon» dissi
prima che scendesse.
Abbassai
il finestrino in modo
da farmi vedere dai fotografi che ovviamente si stavano gustando la
scena in
attesa di qualche scoop.
«Grazie
mille per il passaggio
signor…»
«Tom,
solo Tom non si
preoccupi. Arrivederci» risposi stringendo la mano a Gordon e
sforzandomi per
non mettermi a ridere.
Una
volta allontanato misi in
moto la macchina e svoltai.
I
fotografi non lo degnarono
d’uno sguardo e ci osservarono mentre andavamo via.
Esultammo!
---
Ero
emozionatissima mentre
Simone ritirava i biglietti per La Digue. Io e Tom alle Seychelles da
soli.
Sembrava un sogno.
Guarda
l’ora. Erano già le
16.00. Fortunatamente la parrucchiera aveva lo studio poco lontano da
lì.
Una
volta raggiunto il salone e
accomodate sulle poltroncine notammo che la segretaria si era messa a
tirare
tutte le tende dello studio.
«So
che avete i fotografi alle
calcagna e so anche che una sposa vuole che tutto sia perfetto il
giorno del
suo matrimonio, compresa la sorpresa allo sposo».
«Manterremo
la massima
discrezione in tutto quello che verrà fatto. Le telecamere
di sorveglianza le
abbiamo spente e non verranno fatte fotografie, potete stare
tranquille» aggiunse.
Il
lavoro in sé durò circa
un’oretta, poi finalmente riuscii a guardarmi allo specchio.
La
pettinatura in sé non era
complessa. Si trattava di un bel raccolto che lasciava libera qualche
ciocca,
ovviamente arricciata a boccolo. Il tutto ovviamente completato dal
cerchietto
con i brillantini e il velo.
Mi
voltai verso Simone e Lydia.
La
mia amica si asciugò una
lacrima.
«Sei
meravigliosa» rispose
semplicemente.
Una
volta deciso che quella
sarebbe stata la mia acconciatura nuziale, saldai il conto con la
parrucchiera.
«Bene,
ci vediamo il 30 alle
9.30, giusto?»
Annuii.
«Trucco
e acconciatura,
perfetto. Allora a giovedì» disse la ragazza, poi
uscimmo.
Avevamo
fatto tutto ed eravamo
anche in orario per la cena.
---
Nel
frattempo…
Avevamo
recuperato Gordon un
paio d’isolati più in là, poi avevamo
portato a termine la nostra missione
andando in agenzia.
«La
contatteremo al più presto
signor Kaulitz e grazie per essersi rivolto a noi» disse il
ragazzo addetto
alla segreteria, mentre ci allontanavamo.
Era
ora di tornare a casa.
Michail aveva bisogno di essere cambiato e avevamo anche fame!
---
Ora
di cena.
Sentii
rientrare le donne a
casa.
«Mama…mamma…mamamamama»
restammo tutti immobili.
Michail
aveva appena parlato.
Sentii
correre dall’ingresso in
direzione della cucina.
«È
successo per davvero? Ho
sentito bene o mi sono sbagliata» ci chiese Clare entrando
nella stanza.
«Ha
parlato per davvero»
sussurrai io, sorridendole.
Michail
la guardò.
«Mamma…mamamamamama»
esclamò
ridendo.
Clare
lo prese dal seggiolone e
lo strinse.
«Sì
amore mio, sono la mamma»
disse baciandolo.
Gordon
e Gustav arrivarono in
quel momento con la cena.
«Per
stasera abbiamo cucinato
noi!» esclamarono.
Simone,
Clare e Lydia si
tolsero le giacche, poi si misero a tavola.
«Com’è
andata la giornata?» ci
chiesero.
«Benissimo.
E a voi? »
«Meravigliosamente.
Siamo
riuscite a fare tutto» rispose mia madre.
«A
parte per questo piccolo
dettaglio» disse Clare posando sul tavolo una rivista con lei
in copertina.
«Bene…ora
tutta la Germania sa
che aspettiamo un bambino» dissi osservando il giornale.
«Diciamo
pure tutto il mondo.
Quanto credi che ci abbiano messo le vostre fan tedesche a far girare
la
notizia in ogni forum del pianeta?» rispose lei, imboccando
Michail.
«In
effetti…» risposi.
Cenammo,
dimenticandoci dei
gossip, finché non squillò il telefono.
Georg
si alzò di scatto e corse
a recuperare il cordless.
«Pronto?»
rispose deglutendo
l’ultimo boccone.
«Sì
ciao David, no no è qui. Sì
te lo passo. Ok, ciao» poi mi porse il telefono.
Lo
guardai con aria
interrogativa.
Cosa
voleva David a quell’ora?
«Sono
Tom, dimmi pure Dave»
«Tom
ascolta, domani potresti evitare di far comprare il giornale a
Clare…o quantomeno
potresti tenerla in casa?»
«Perché?»
«Beh,
si è scatenato un bel casino su internet. E diciamo che le
fan non sono state
per niente educate riguardo il tuo futuro erede»
«In
che senso?» mi stavo
preoccupando.
«Eh
dovresti vederlo di persona. Non hai il pc a portata di
mano?».
Salii
di corsa in camera e
accesi il portatile.
«Sono
al computer».
«Vai
su un qualsiasi motore di ricerca e vai su un qualsiasi sito creato su
di voi».
Obbedii.
Mi
ritrovai di fronte a migliaia
di commenti su Clare. Foto prese da chissà dove che la
ritraevano.
«Hai
già letto?».
Non
risposi. I miei occhi erano
ipnotizzati da quelle parole cariche d’odio.
Com’era possibile che le fan si
dimostrassero così arrabbiate di fronte ad una cosa
così bella.
«È
una troia! Sicuramente s’è
fatta mettere incinta apposta per sposarselo! Ma non lo
amerà mai come lo amo
io! Tom ripensaci e non fare l’errore più grande
della tua vita» lessi tra me e
me.
«David,
c’è un modo per
comunicare con questa folla inferocita?»
«Non
lo so…posso provare a vedere se riusciamo ad organizzare
un’intervista lampo…però
non prima di un paio di giorni».
«Ok
Dave, nel frattempo vedrò
cosa posso fare, grazie mille per avermi avvisato».
Attaccai
e sospirai.
Non
potevo crederci.
Che
fine avevano fatto le
ragazze gentile e tutte sorrisi e urla? Dove si erano nascoste?
Perché avevano
lasciato il posto a questi mostri carichi di rancore?
I
miei occhi caddero sulla
webcam. Avrei fatto un video e l’avrei pubblicato. Dovevo
comunicare con loro e
fermarle prima che, prese da foga adolescenziale, commettessero qualche
stronzata.
---
Tornai
a cena e non parlai con
nessuno di quanto era successo. Mi tenni sul vago e Georg, che aveva
parlato
con Dave, non fece domande.
Una
volta trascorsa la serata,
ci dirigemmo ognuno alle proprie stanze.
Michail
era crollato in braccio
a Clare e si rannicchiò subito nel suo lettino.
«Amore,
ho bisogno di parlarti
e di farti vedere una cosa» dissi, aprendo il portatile e
ritornando su quella
pagina.
Clare
si avvicinò e inorridì
quando lesse ciò che c’era scritto.
«Oh
mio Dio, Tom…cosa vuol dire
questa cosa?» mi chiese, stringendosi a me.
«Non
lo so, ma voglio
sistemarla immediatamente. Quello che ti chiedo è di stare
al mio fianco, ma di
non parlare ok? Farò un video e lo manderò a
questo gruppo di pazze, in modo
tale da calmare i bollenti spiriti».
Annuì,
quindi prese una sedia e
si accomodò accanto a me, mentre io accendevo la webcam.
---
«Ciao.
Sono Tom Kaulitz. So che potreste pensare che sia un sosia o un pazzo
con manie
di protagonismo che si finge un musicista famoso per
notorietà, ma vi assicuro
che sono io e la ragazza al mio fianco è Clare, la mia
futura moglie.
Ho deciso
di fare questo video perché sono stato informato di cose
orrende scritte da
alcune fan su alcuni siti internet.
Non so per quale motivo siate
arrivate a
pensare che la gravidanza di Clare sia solo un pretesto per
“accalappiarmi” e
tenermi tutto per sé. In ogni caso vi state sbagliando.
Amo
questa ragazza e ho
deciso di sposarla e di trascorrere con lei tutta la mia vita. Alcune
di voi
potranno sentirsi tradite dalla mia decisione e dal mio abbandonare il
ruolo di
“sexgott” ma non posso farci nulla.
Ho preso la mia
decisione e non saranno di
certo delle ragazze infuriate a farmela cambiare.
Se realmente siete
mie fan, e
fan dei Tokio Hotel allora accetterete questa scelta senza criticare o
insultare e spero di non dover mai più leggere determinate
cose sul conto della
mia futura sposa.
Detto questo non posso fare altro che salutarvi e
augurarvi
le cose migliori.
So che siete tutte in attesa di scoprire qualcosa di
più su
quello che accadrà in futuro e magari sperate che vi riveli
qualche news sul
gruppo, ma questo video è stato pensato apposta per
chiedervi di smetterla di
dire certe cattiverie gratuite sulla mia famiglia.
Tra poco mi
sposerò e tra
sei mesi diventerò padre, ma questo non
m’impedirà di proseguire il mio impegno
con la band e spero che anche voi capirete come mi posso essere sentito
quando
ho letto certe frasi.
Ora vi lascio e mi auguro che possiate capire il
perché
mi sono preso l’incarico di rispondervi personalmente.
Tengo
ad ognuna di voi,
perché è grazie a voi che i Tokio Hotel sono
diventati così. È grazie a voi che
possiamo permetterci di vivere questa vita e di girare il mondo.
Ed
è grazie a
voi che ho conosciuto la donna della mia vita. Vi ringrazio e vi auguro
una
buona giornata»
Il
video andò in onda sul
telegiornale del mattino.
Eravamo
tutti in sala da pranzo
a fare colazione e Tom stava controllando gl’innumerevoli
commenti che erano
stati postati in risposta al suo video.
«Ed
è così che Tom Kaulitz ha deciso di quietare gli
animi di migliaia di
adolescenti disperate per le imminenti nozze del loro idolo»
disse
infine la giornalista.
«Pare
che anche questa sia
stata sistemata» dissi, sorridendo.
Sorry
capitolo un po’ magro e povero, ma in questi giorni ho
litigato con il moroso e non sono stata molto ispirata. La notte porta
consiglio e infatti i risultati si sono visti (l’idea di
mandare Gordon in
gioielleria mi è venuta ieri mentre dormivo ahahah) e il
discorso di Tom l’ho
scritto adesso, ed è quasi la 01.30 :P
Ok,
per quanto riguarda il velo e la pettinatura di Clare, li
immaginavo così:
Velo http://d3071so08cwu1j.cloudfront.net/wp-content/uploads/2012/12/velo-sposa-3-e1355915951795.jpg
Pettinatura http://www.google.it/imgres?hl=it&tbo=d&rlz=1C2VEAD_enIT417IT479&biw=1517&bih=725&tbm=isch&tbnid=CE-FEqAS1tP6nM:&imgrefurl=http://www.zankyou.it/p/trucco-per-le-spose-bionde&docid=2Q4KWwcWfLup-M&imgurl=http://magazine.zankyou.com/it/wp-content/uploads/2010/05/Ecco-i-consigli-di-Zankyou-per-il-trucco-di-una-sposa-bionda.-Foto-www.charade.it_.jpg&w=640&h=904&ei=boceUa_ZK4TJsgaCpIHQAw&zoom=1&ved=1t:3588,r:0,s:0,i:79&iact=rc&dur=343&sig=102082929754267889614&page=1&tbnh=194&tbnw=140&start=0&ndsp=23&tx=68&ty=88
E
ora parliamo del titolo, dunque…
“Per
rabbia e per errore” se non ricordo male, oltre a essere
parte del testo, è anche il titolo di una canzone cantata
nello spettacolo
teatrale “Romeo e Giulietta” di Cocciante.
Ovviamente
essendo in italiano e leggendo l’ultima parte del
capitolo si capisce che è riferito alle fan, che hanno
scritto quelle parole
per rabbia (io direi invidia) e che poi Tom fa capire loro che si
tratta di un
errore.
Bene,
spero di essere più prolifica per i prossimi capitoli.
Prevedo un altro salto temporale, anche perché ormai i
preparativi sono agli
sgoccioli.
Vi
lascio con un’ultima domanda…secondo voi in che
agenzia è
andato Tom? E per cosa dovranno contattarlo??? Ahahaha spero che il
mistero vi
tenga sulle spine mie care lettrici. Un bacio a tutte e buona notte.
|
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Capitolo 51 *** 51. Your guardian angel ***
Rieccomi!
Dunque, Memy non mi hai fatto sapere cosa ne pensi dei
look ^_^
Per il resto tutto sotto controllo. Bravo Tom che fai impazzire le fan
con i
video :D :D :D ahahah
Dunque, dove siamo rimasti?
Ah
sì, è tutto pronto, Tom ha un conto in sospeso
con un’agenzia
non bene identificata.
Un
paio di note, poi mi ritiro a scrivere.
Nel
capitolo 46 ho apportato una piccola modifica.
L’età del
bambino. Essendo nato a settembre
è
impossibile che a maggio abbia solo 6 mesi. In realtà sono
8. Non so come mai
ho sbagliato i conti, comunque ho corretto. Mi scuso :)
E
ora…Let’s go!
51.Your guardian angel
«Sì,
perfetto. Grazie mille»
disse attaccando il telefono.
«Tom,
Clare ora è veramente
tutto apposto per il matrimonio» disse David Jost con sguardo
trionfante.
Le nozze avevano
scatenato un
boom di notizie degno di un matrimonio coronato e la gravidanza aveva
scatenato
i paparazzi di mezzo mondo. Era il 29 maggio 2009 e tutti si chiedevano
dove
avremmo pranzato, dove saremmo andati in viaggio di nozze e quale
sarebbe stato
il sesso del nascituro.
Mi faceva strano
essere così
tanto al centro dell’attenzione, ma col passare dei giorni mi
stavo abituando
sempre di più ad incontrare fotografi ovunque andassi.
Le
partecipazioni erano
ritornate tutte con la conferma della presenza degli invitati.
Da parte mia non
avevo chiamato
nessuno, oltre ai genitori di Lydia e a David, il mio collega,
ovviamente.
Anche Tom alla
fine si era
limitato a pochi inviti. Giusto un paio d’amici
d’infanzia, Saki e David Jost.
Con famiglie annesse, ovviamente.
«Con
chi eri al telefono Dave?»
chiese Tom.
«La
sicurezza. Ho contattato
dei vecchi amici che mi devono un paio di favori. Il vostro matrimonio
sarà
sicuro come quello della regina Elisabetta!»
esclamò trionfante.
Ero comunque
tesa.
«Bene,
uomini voi non avete da
fare per stasera? Perché non ve ne andate da qui?»
chiese Lydia entrando nella
stanza.
«Beh,
tecnicamente sì, ma sono
solo le cinque di pomeriggio» disse Tom controllando
l’orologio.
«Perfetto,
cominciate a
prepararvi allora, perché una volta terminata la cena, lo
sposo e la sposa si
salutano e si rivedranno domattina all’altare»
disse mimando un saluto con la
mano.
«E
dove dormiremo stasera?»
chiesi.
«Oh tu
non ti preoccupare,
abbiamo già pensato a tutto» rispose,
terrorizzandomi.
La cena
trascorse
tranquillamente. Pensavamo che David si sarebbe fermato con noi, ma era
il
compleanno di sua figlia e non poteva assolutamente mancare.
«A
domani ragazzi» disse,
uscendo dalla porta.
Man mano che
s’avvicinava la
sera io ero sempre più nervosa. Non riuscivo a stare seduta
per più di dieci
minuti e anche durante la cena continuavo muovermi sulla sedia.
Tom mi prese per
mano.
«Stai
tranquilla, andrà tutto
bene, ok?».
Annuii,
sospirando.
Alle 20.00 i
ragazzi sparirono
nelle loro stanze e un’ora dopo uscirono.
Tom mi
baciò a lungo.
«Ti
amo e non vedo l’ora di
domani» sussurrò.
«Ti
amo anche io» sorrisi.
Si stava
allontanando verso la
porta, ma lo fermai.
«Tom…io
sarò quella in bianco»
dissi, ridendo.
«Ok,
cercherò di ricordarmelo»
rispose, poi venne trascinato fuori da Georg e Gustav.
---
«Bene,
ora dove andiamo?» domandai.
Non amavo essere all’oscuro di ciò che mi sarebbe
successo.
«Stai
tranquillo Kaulitz, non
ti portiamo in mezzo alle spogliarelliste se è questo che ti
preoccupa» disse
Georg facendomi salire in macchina.
---
Avevamo appena
finito di bere
un caffè che arrivò la madre di Lydia.
Finalmente
avrebbe conosciuto
Simone.
«Molto
piacere, io sono Dora
Morris» disse, tendendole la mano.
«Simone
Kaulitz, piacere mio»
rispose sorridendole.
«Ok,
ora siediti qui che
abbiamo un paio di sorprese» disse Lydia riportando
l’attenzione su di me.
«Perché
avete delle sorprese?»
domandai, guardando Michail.
«È
il tuo addio al nubilato
signorina e siccome sei la mia unica amica non m’interessa
che tu non voglia o
che non ti piacciano cose del genere. Festeggeremo come si deve e non
ammetto
discussioni! Ora siediti qui e aspetta!».
Rimasi sul
divano da sola,
mentre Simone, Lydia e sua madre sparirono per qualche minuto.
«Mamma…».
Mi voltai verso
Michail.
«Che
c’è amore? Domani sarà una
giornata bellissima» gli dissi prendendolo in braccio.
In quel momento
tornarono tutte
e tre, cariche di pacchetti.
«Cosa
sono quei cosi?»
domandai. Odiavo ricevere regali inaspettati.
«Dei
pensierini che abbiamo
deciso di farti» rispose Simone.
Si sedettero sul
divano con me
e mi obbligarono ad aprirli tutti.
---
«Tre
birre scure da litro, una
piccola chiara e tu cosa bevi Gordon?» chiesi.
«Una
piccola anche io, visto
che devo guidare» rispose.
Qualche minuto
dopo ecco
tornare la cameriera con le nostre birre.
Avevamo scelto
un locale in
zona, abbastanza tranquillo, giusto per evitare urla, schiamazzi e
ragazze in lacrime,
anche perché era venerdì e in giro
c’erano una marea di ragazzi.
«Bene,
Tom goditi questa serata
perché sarà l’ultima che passerai da
uomo single!» esclamò Gustav.
«Lo so
lo so…ma sono contento
di questa cosa. Alla bellezza della vita da sposati» disse
alzando il bicchiere
verso Gordon.
«E
alla bellezza della vita da
single» aggiunse brindando verso di noi.
«Alla
bellezza della vita in
generale» disse Bill toccando il bicchiere di Tom con il suo.
La serata era
cominciata
proprio bene, finché…
---
«Un
vestitino per Michail, ma è
meraviglioso!» esclamai osservando quello smoking in
miniatura.
«Abbiamo
pensato di
regalarglielo, visto che per il matrimonio della sua mamma non ha un
vestitino
così tanto elegante» spiegò la madre di
Lydia.
«Mamma»
borbottò lui osservando
quel regalo.
Simone mi
regalò un album in
cui mettere tutte le nostre foto, poi prese qualcosa dalla borsa.
«Questo
è un album super
segretissimo, che Bill e Tom hanno cercato di far sparire per anni,
finché non
l’ho nascosto in soffitta» disse, poggiando il
voluminoso album sul tavolino
del salotto.
Era pieno di
foto dei due
gemelli da bambini.
«Ma tu
guarda, allora una volta
erano veramente identici» dissi, sorridendo.
Vedere le foto
di Tom e Bill da
bambini mi scaldò il cuore.
Lydia si
alzò e andò in cucina
e tornò con quattro flute.
«Siccome
qui c’è una signorina
in dolce attesa, questo è per te. Rigorosamente analcolico,
mentre noi berremo
alla tua salute» disse porgendoci da bere.
Brindammo. Al
matrimonio, al
bambino che doveva nascere, alla vita e alla fortuna che avevano
trionfato.
Brindammo e ridemmo come amiche di vecchissima data.
---
«Bene
bene, i Tokio Hotel che
si ubriacano in un pub di dubbio gusto» sussurrai.
Misi a fuoco
ruotando l’obiettivo,
poi scattai.
«Sarah,
sai cosa fare vero?»
dissi, voltandomi verso la mia collega.
«Certamente
Jerome, certamente»
rispose lei con voce melliflua.
Si
allontanò ancheggiando come
la migliore delle modelle. Indossava un abito aderente rosso fuoco,
intonato
alle sue labbra carnose e ai suoi tacchi a spillo.
Passò
vicina al tavolo di quei
quattro teppisti e non mi lasciai sfuggire le occhiate che le
lanciarono.
Il pesce aveva
abboccato all’amo.
Con un ghigno mi
preparai a
scattare le foto che avrebbero rovinato il matrimonio di Tom Kaulitz.
---
Mai vista una
così gnocca.
Giuro sulla mia testa che non ne ho mai vista una così.
Stavamo ridendo
tra di noi
quando l’ho vista passare. Non so se è stata colpa
della birra, o del suo
profumo o della sua camminata o del suo sguardo da porca, ma non ho
potuto fare
a meno di seguirla con lo sguardo.
Eravamo
già al terzo giro e io
ero già alla fine del mio terzo boccale da litro. Era da
capodanno che non
bevevo e la sbronza cominciava a farsi sentire.
Mi alzai di
scatto. Dovevo
andare in bagno.
Il movimento
brusco mi fece
girare la testa, ma ignorai il senso di nausea e mi diressi a passo
sicuro
verso la toilette.
«Dove
vai bel biondino?» mi
sentii chiedere, mentre qualcuno mi tirava un rasta.
Mi voltai e la
vidi. Era
veramente una bomba sexy.
«Io mi
chiamo Desy e vorrei
conoscerti meglio. Sai sono una tua grande fan» disse
avvicinandosi e
poggiandomi una mano sul petto.
Ero con le
spalle al muro e
facevo fatica a ragionare.
Lei era sempre
più vicina,
riuscivo a sentire il suo respiro sulle mie labbra…
---
«Guarda
questa! Oddio ma sono
buffissimi!» esclamai ridendo e guardando una foto di Tom e
Bill che
probabilmente avevano tre o quattro anni.
Ormai era
mezzanotte passata.
Michail si era addormentato in braccio alla madre di Lydia che lo aveva
messo
nel suo lettino mentre noi eravamo andate avanti a vedere fotografie e
a
brindare felicemente.
Nascosi uno
sbadiglio.
«Alt,
la sposa ha sonno! Direi
che è il caso di andare a dormire. Non sia mai che domani
andiamo in giro con
le occhiaie!» esclamò Simone.
Sistemammo
tutto, poi andammo a
dormire.
Occupammo la
stanza di Tom e
quella di Bill.
Io dormii con
Lydia, mentre Dora
e Simone divisero il letto in camera di Bill.
«Sono
contenta che la tua vita
stia andando per il verso giusto» sussurrò Lydia.
«Anche
io. Non avrei mai
pensato che sarebbe successo questo e soprattutto così in
fretta. Otto mesi fa
ero una ragazzina disperata che non sapeva nemmeno dove andare, poi
degli
angeli meravigliosi hanno deciso di entrare nella mia vita»
risposi.
«Siamo
i tuoi angeli custodi
piccola Clare» aggiunse la mia amica.
La sua voce mi
arrivò lontana.
Mi stavo
già addormentando.
Non so
perché, ma versai una
lacrima.
Ok
lo so, sono una stronza a lasciarvi così, ma visto che manca
poco pochino al matrimonio mi sembra giusto regalarvi un po’
di suspance :D
La
canzone è dei Red Jumpsuit Apparatus ed è la
canzone che mi ha
dedicato il mio ragazzo quando ci siamo messi insieme ^_^
Il
titolo significa “il tuo angelo custode” ed
è carino questo
paragone con Lydia e Tom. Alla fine è merito loro se la vita
di Clare ha avuto
questa svolta drastica.
Ok
ora vi lascio e inizio a scrivere un pezzetto del prossimo
capitolo.
Un
abbraccio grande a tutti coloro che leggono.
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Capitolo 52 *** 52. Bastards ***
Eccomi
qui, chiedo perdono per non aver aggiornato, ma il weekend
scorso sono stata letteralmente sequestrata a casa della mia amica a
causa
della neve (60 cm!!!!!!!) comunque…
Rieccomi, temo di aver creato confusione nel capitolo precedente
chiamando la
ragazza con due nomi differenti. E chiedo venia per questo,
sarà comunque
spiegato in questo capitolo. Ora vi lascio leggere, perché
suppongo sarete
tutti curiosi di sapere cosa diavolo succederà adesso!
Let’s
go!
52.Bastards
«Signorina
per quale motivo il matrimonio è stato
annullato?» mi chiese la giornalista.
«Io…io
non ne voglio parlare» risposi.
«
È a causa di quanto pubblicato dai giornali di
stamattina?» insistette un altro.
«Sentite,
lasciatemi stare! Ora non sono in condizione di
parlarne, quindi vedete di sparire. È tutta colpa vostra se
adesso sono qui,
così. Siete contenti di avermi rovinato la vita pubblicando
quelle cose? Bene,
sono contenta per voi. Ma adesso andatevene!» gridai
facendoli allontanare da
me.
Lydia mi aveva
lasciato la sua stanza, a casa dei suoi
genitori. Sapeva che non ero in condizione di rimanere da sola.
---
Mi svegliai di
soprassalto.
Terrorizzata.
Ero nel mio
letto. Lydia
respirava profondamente accanto a me. Michail dormiva come un ghiro.
Guardai
l’ora sulla sveglia.
Erano solo le 2.00.
Sospirai, quindi
mi rigirai nel
letto e mi riaddormentai.
Grazie al cielo
era stato solo
un incubo.
---
Avevo visto
quella tipa altre
volte, ma non riuscivo a ricordare dove.
La vidi seguire
Tom verso il
bagno, poi notai che lanciò un’occhiata oltre il
nostro tavolo. Mi voltai per
trovare il “destinatario” del suo sguardo e vidi
lui.
Il
più grande bastardo ficcanaso
della storia del giornalismo.
Jerome Crousseau.
Ecco chi era
lei. La sua donna.
Ecco perché stava seguendo Tom.
Merda!
Mi alzai di
scatto e raggiunsi
Tom, che con le spalle al muro era stato letteralmente assalito da
quella
bionda.
«Tom!»
esclamai, mettendomi in
mezzo al raggio d’azione della macchina fotografica.
Lei si
voltò nella mia
direzione, livida di rabbia.
«Che
vuoi?» mi chiese.
«Tu
sei Sarah Crousseau,
giusto? Con che nome ti sei presentata stavolta? So che hai la fama di
essere
un’ottima attrice. Ora ti do un consiglio da amico. Sparisci.
Ho visto il tuo
compare in fondo al locale. Avete cinque secondi per uscire o chiamo la
polizia. So benissimo che avete un paio di denunce per stalking e anche
per
estorsione, quindi vedete di far sparire i vostri brutti musi da qui
dentro»
dissi avvicinandomi abbastanza in modo che mi sentisse solo lei.
Il suo sguardo
era cambiato. Si
allontanò in fretta e dopo poco la vidi uscire dalla porta
accompagnata dal
bastardo.
Tom era ancora
appoggiato al
muro, con uno sguardo sconvolto.
«Hey,
tutto apposto?» gli
chiesi avvicinandomi.
«Più
o meno…cazzo stavo per
combinare un bel casino» disse.
«Ma
non è successo nulla…e poi
non hai tutta sta colpa. Sei ubriaco e anche stanco. Andiamo a casa.
È meglio
che per domani mattina tu sia in perfetta forma».
Saldammo il
conto e tornammo a
casa. Non raccontammo nulla agli altri giusto per non allarmarli.
---
La casa era
silenziosa e
ordinata.
E rimase
così per un paio di
secondi dopo il nostro ingresso.
«Io ho
fame!» esclamò Tom,
quindi si rintanò in cucina e cominciò a
trafficare con le antine dei mobili,
pentole, padelle, piatti e bicchieri.
«Tom!
Sveglierai le ragazze se
vai avanti a fare questo puttanaio!» sussurrai.
«Grazie
per le ragazze Gustav»
disse Simone entrando in cucina.
«Mamma?!?»
esclamarono i due
gemelli, alquanto allarmati.
«Sì
ragazzi…ora Tom, tesoro,
domani mattina tecnicamente dovresti sposarti. Direi che è
il caso che tu vada
a letto, non trovi?» disse, prendendo una padella dalle mani
del mio amico.
Lui
annuì, quindi si dileguò,
seguito a ruota da Bill.
«Grazie»
le dissi, poi andai
anche io a dormire.
---
Mi accesi una
sigaretta,
stiracchiandomi e sbadigliando.
«Non
è ora che vada a letto
anche tu?» mi chiese Simone.
«Sì
sì, ho solo bisogno di un
secondo di tranquillità.
«Io mi
ritiro ragazzi, ci
vediamo domani mattina» disse Gordon sbadigliando e
allontanandosi.
«Georg
tutto ok?» mi chiese la
madre di Tom.
Annuii poco
convinto.
«Georg
Listing, ti ricordo che
ti conosco da quando eri un ragazzino e non sei mai stato capace di
dire balle.
È tutto apposto?» chiese nuovamente sedendosi
accanto a me e prendendo una
sigaretta dalla vestaglia.
Sospirai.
«Sì
tutto apposto, solo che lì
al pub abbiamo rischiato lo scandalo, per colpa di un paparazzo
bastardo».
«Raccontami
tutto».
Le dissi di
Jerome, le dissi
della sua “compagna”, di come si era avvicinata a
Tom, di come volevano
rovinare il giorno più bello della vita dei miei due amici.
«L’importante
è che ora sia
tutto apposto. Vai a dormire Georg, è tardi e domattina
dovrete essere tutti in
perfetta forma».
Le sorrisi e
andai in camera
mia.
Aveva ragione.
Era tutto
apposto e nessuno sarebbe riuscito a rovinare il matrimonio del mio
migliore
amico.
Eccoci,
ho finalmente finito. Scusate ma oltre alla neve ho
avuto problemi col pc :’( quindi è stato un
travaglio finire il capitolo.
Comunque
il titolo è veramente idiota…o quanto meno la
citazione
è proprio idiota a parer mio e me ne vergogno un
po’.
È
una parola (sì una parola, totalmente decontestualizzata tra
l’altro)
dalla canzone “Walking disaster” dei Sum41. La frase d’origine
sarebbe:
A walking disaster
The son of all bastards […].
Mi
scuso anche per la cortezza, ma siccome adesso c’è
il
matrimonio, non mi sembrava il caso di metterlo assieme :D
Ora
vi lascio che provo a scrivere ancora un po’, ma credo che
non produrrò molto visto che tra venti minuti devo uscire :D
Al
prossimo capitolo! Bye <3
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