Non ho l'età

di Shayla_the_angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Mi ritorni in mente ***
Capitolo 2: *** 02. That I'm losing control ***
Capitolo 3: *** 03. Fuck you very much ***
Capitolo 4: *** 04. Forse un angelo ***
Capitolo 5: *** 05. Lui è il gatto ed io la volpe ***
Capitolo 6: *** 06. T'invita a duellare con lei ***
Capitolo 7: *** 07. For you I will be anything you need ***
Capitolo 8: *** 08. All the singles ladies ***
Capitolo 9: *** 09. Forever or never ***
Capitolo 10: *** 10. Ciò che voglio è qua ***
Capitolo 11: *** 11. You don't remember me, but I remember you ***
Capitolo 12: *** 12. Salvami ***
Capitolo 13: *** 13. This is the life ***
Capitolo 14: *** 14. Love is dead ***
Capitolo 15: *** 15. In pieces ***
Capitolo 16: *** 16. Change the world ***
Capitolo 17: *** 17. L'amore va veloce e tu stai indietro ***
Capitolo 18: *** 18. La tua paura è la stessa mia ***
Capitolo 19: *** 19. Back to life ***
Capitolo 20: *** 20. La voce dell'amore ***
Capitolo 21: *** 21. Quando viene Dicembre ***
Capitolo 22: *** 22. Nella notte ***
Capitolo 23: *** 23. Dream on ***
Capitolo 24: *** 24. Ti ho trovato, tra cento milioni di persone ***
Capitolo 25: *** 25. Con te partirò ***
Capitolo 26: *** 26. Parlami di te ***
Capitolo 27: *** 27. I just wanna live ***
Capitolo 28: *** 28. Evacuate the dancefloor ***
Capitolo 29: *** 29. Dimmi che mi ami ***
Capitolo 30: *** 30. Se mi lasci non vale ***
Capitolo 31: *** 31. Lontano da te ***
Capitolo 32: *** 32. Lonely day ***
Capitolo 33: *** 33. You are not alone ***
Capitolo 34: *** 34. I will always return ***
Capitolo 35: *** 35. Questa vita è mia... ***
Capitolo 36: *** 36. How to save a life ***
Capitolo 37: *** 37. Che stupida che sei, parli ad uno specchio e mai alla persona giusta ***
Capitolo 38: *** 38. Don't say a word ***
Capitolo 39: *** 39. Now you're a song I love to sing ***
Capitolo 40: *** 40. Perché la vita a me l'ha salvata una canzone ***
Capitolo 41: *** 41. E' forte il bisogno che ho di amare te ***
Capitolo 42: *** 42. Valentine's day ***
Capitolo 43: *** 43. I was made for lovin'you ***
Capitolo 44: *** 44. Padre Madre ***
Capitolo 45: *** 45. Take me Home ***
Capitolo 46: *** 46. Little Talks ***
Capitolo 47: *** 47. I am here with you, you’re always in my heart ***
Capitolo 48: *** 48. Smile ***
Capitolo 49: *** 49. Paparazzi ***
Capitolo 50: *** 50. Per rabbia e per errore ***
Capitolo 51: *** 51. Your guardian angel ***
Capitolo 52: *** 52. Bastards ***



Capitolo 1
*** 01. Mi ritorni in mente ***


Capitolo 1 Buon giorno care lettrici e cari lettori di EFP...che dire su questa mia nuova fic senza rivelare troppo? Non lo so. Ovviamente i protagonisti indiscussi sono sempre e solo loro (^^) e la loro storia si intreccia con quella di Clare, una ragazza particolare, con un passato difficile da dimenticare, soprattutto perché ci sono evidenti testimonianze di quel passato, che tornano a tormentarla ogni volta che guarda gli occhi azzurrissimi del bambino che dorme nel lettino accanto al suo. I titoli dei capitoli sono strettamente legati alla musica. Che so...potrebbero essere titoli di canzoni oppure frasi che magari mi hanno colpita o che semplicemente ci stanno bene...in ogni caso alla fine di ogni cap vi avviserò riguardo autore e canzone (almeno se non le conoscete le andate a sentire poi mi fate sapere =D)...poi che altro rivelarvi? Non saprei...vi chiedo perdono se verrà fuori una schifezza (il che mi sembra abbastanza probabile visto il mio umore da topo morto =D) e se, come al solito, Gustav avrà un ruolo piuttosto marginale. Mi impegnerò tantissimo per tenerlo in mezzo alla storia, ma ho letto pochissima roba sul suo conto e non so proprio come gestire il personaggio...vabbè...in ogni caso vi auguro buona lettura.
E dopo questa introduzione degna di Dante...let's go!

NON HO L'ETA'

01.
Mi ritorni in mente

Mi svegliai di soprassalto, spaventata per un incubo che nemmeno ricordavo. Corsi in camera dal bambino e posai una mano sul suo piccolo petto, rassicurata dai movimenti regolari del suo respiro.
Andai in cucina e aprii il frigorifero alla ricerca di qualcosa di fresco da bere, poi il mio sguardo si posò sul microonde e sull'ora.
Erano quasi le cinque. Scrollai le spalle, quindi mi rannicchiai sul divano e accesi la tv cercando un programma qualsiasi che non fosse vietato ai minori.
Sbuffai poi fortunatamente incontrai un canale musicale in cui nessuno esibiva il proprio corpo per denaro.
Il bambino dormiva profondamente, quindi mi azzardai ad alzare un po' il volume, almeno per sentire la musica.
Una ragazza poco più grande di me stava parlando degli MTVmusic awards. La mia attenzione scattò quasi immediatamente. Amavo la musica, anche se avevo dovuto smettere di studiare a causa della gravidanza.
Rimanere incinta ha i suoi svantaggi.
Sospirai e mi misi ad ascoltare. C'erano state numerose premiazioni. Miglior gruppo emergente, miglior singolo, miglior album e altre cose del genere, ma non ero dell'umore giusto per star a sentire quella bionda platinata e petulante che continuava ad ammiccare alle telecamere.
Mi alzai dal divano e spensi la tele, poi tornai in camera mia, dove il letto ancora tiepido mi stava aspettando.
Mi sedetti sul bordo ed accesi la luce dell'abajour, sbattendo più volte gli occhi, non abituati alla luce.
Presi un cd dal comodino e lo misi nel lettore per ascoltarlo.
La voce di Christina Aguilera mi fece venire i brividi. Quella ragazza era troppo brava.


Everyday is so wonderful
Then suddenly
It's hard to breathe
Now and then I get insecure
From all the pain
I'm so ashamed

I am beautiful
No matter what they say
Words can't bring me down
I am beautiful
In every single way
Yes words can't bring me down
Ohh no
So don't you bring me down today

To all your friends you're delirious
You're so consumed
In all your doom
Trying hard to fill the emptiness
The piece is gone
Left the puzzle undone
That's the way it is

You are beautiful
No matter what they say
Words can't bring you down
Ohh no
You are beautiful
In every single way
Yes words can't bring you down
Ohh no
So don't you bring me down today

No matter what we do
No matter what we say
The sun will shine your way
'Cause you are beautiful today

Everywhere we go
The sun won't always shine
But tomorrow's another day
So keep on looking to the sky

We are beautiful
No matter what they say
Words can't bring us down
Ohh no
We are beautiful
In every single way
Yes words can't bring us down
Ohh no
So don't you bring me down today

Don't you bring me down today
Don't you bring me down
Today

Ripensai a tutto quello che era successo nella mia vita e che mi aveva portata in quell'appartamento, a quell'ora, in quella condizione.
I miei erano inglesi, si erano conosciuti a Londra e avevano messo su famiglia in una piccola casetta nel sud dell'Irlanda. Un luogo umido e piovoso, ma pieno di leggende e forse un po' magico proprio per questo. Mia madre era la tipica bellezza irlandese; occhi verdi come smeraldi, capelli rossi indomabili e pelle chiarissima, fragile come la porcellana. Proprio per quelle sue caratteristiche i suoi genitori l'avevano chiamata Rose. Lei era fragile e delicata come un bocciolo di rosa rossa. La più bella di tutte. Mio padre invece sembrava un dandy d'altri tempi con i suoi modi posati e sofisticati che la maggior parte degli uomini aveva perso con l'avvento della tecnologia. Forse era un caso, ma si chiamava Dorian, come il personaggio meraviglioso e aristocratico di Oscar Wilde. Insomma, i legami profondi tra i nomi e le caratteristiche dei miei genitori erano quasi degne di un libro. La loro vita era semplice, ma piena di gioia, soprattutto dopo la mia nascita. Mio padre mi diceva sempre che ero identica a mia madre, ma ero bionda. Insomma tanto per continuare con l'associazione di nomi e aspetto, mi chiamarono Clare. Non ho molti ricordi della mia infanzia in Irlanda, poiché mia madre morì in un incidente e mio padre decise di andarsene da quel paese, così carico di ricordi. Io avevo appena tre anni.
Ci trasferimmo in Germania e qualche anno dopo lui si risposò con una ragazza molto più giovane di nome Lucilla. Una tizia strana. Un giorno era simpatica, quello successivo l'avrei volentieri presa a calci.
In ogni caso il matrimonio si tenne quasi sei anni dopo la morte di mia madre e io mi ritrovai in casa con due gemelle di dodici anni. Erano più grandi e io ero la "nuova arrivata" quindi non ci misero molto a mettermi i piedi in testa.
Insomma, mi sentivo proprio come Cenerentola e per rendere ancora più vera quella "favola" a mio padre venne un infarto pochi giorni dopo il mio quindicesimo compleanno, lasciandomi completamente sola.
Non che la mia matrigna fosse crudele come quella di Cenerentola, ma non era nemmeno la più amorevole delle madri.
Non si preoccupava che le sue figlie fossero odiose nei miei confronti e non le sgridava mai, soprattutto in mia presenza.
Insomma, il tempo passava e io ero sempre più consapevole che nessuna fata madrina sarebbe saltata fuori dal nulla per darmi una zucca e tre topi che mi accompagnassero ad un ballo per lasciare al mio principe azzurro una scarpetta di cristallo per poi vivere felice e contenta nel suo castello.
Vivevo in casa e non uscivo mai se non per andare a scuola, dove incontrai un ragazzo.
Era dolcissimo con me e mi faceva sentire meno triste e meno sola. Insomma la tipica storia d'amore adolescenziale che ti fa stare al settimo cielo ogni giorno.
Una sera di dicembre mi propose di andare a ballare. Una roba non troppo impegnativa e ovviamente con rientro previsto per mezzanotte spaccata.
Fatto sta che quella maledettissima sera avevo uno strano presentimento e ero quasi sul punto di disdire, ma quando lo vidi sotto la mia finestra mi sentii più tranquilla e uscii.
Era quasi ora di rientrare, quando lui mi lasciò da sola per qualche istante. Mi disse che voleva prendere da bere qualcosa prima di andare via e io ingannai il tempo andando in bagno.
Non mi accorsi che un tizio mi aveva seguita finché non vidi i suoi occhi allucinati nello specchio. Mi prese con forza e mi chiuse in un bagno cercando di farmi stare zitta.
Io tentai disperatamente di liberarmi, ma ero ovviamente più debole di lui.
Mi violentò con rabbia in quel bagno maledetto, poi mi lasciò sul pavimento a piangere, terrorizzata.
Oscar, il mio ragazzo, mi venne a cercare e quando mi trovò io mi ero data una sciacquata al viso e mi ero ripresa, decisa a non raccontare nulla a nessuno.
Almeno finché non comprai il test di gravidanza che dopo qualche minuto mi sorrise con quella maledettissima croce che per me significò la fine della mia vita. Soprattutto perché avevo diciassette anni ed ero sola al mondo.
Quando Lucilla lo venne a sapere, a casa si scatenò la terza guerra mondiale.
Penso che l'abbiano sentita urlare anche in Australia.
Mi sbraitò addosso ogni genere d'accusa, poi pretese di sapere il nome del ragazzo, ma io non glielo rivelai. Anche perché non sapevo assolutamente di chi si trattasse.
Pensai che Oscar potesse aiutarmi, quindi gli dissi quello che era accaduto in discoteca, ma quando quella sera gli telefonai per raccontargli tutto si fece prendere dal panico e decise che la nostra storia doveva finire, che lui non si sentiva pronto e che io dovevo cavarmela senza di lui. Insomma se ne lavò le mani, proprio come Pilato. Solo che il mio destino era quasi peggiore della crocifissione. Pensai per giorni e giorni che forse dovevo raccontare a Lucilla quello che era successo, ma ogni volta che incontravo i suoi occhi colmi di risentimento sentivo venir meno il coraggio e mi tenevo tutto dentro. La gravidanza avanzava e ogni giorno mi sembrava di essere sempre più larga e più triste, ma il massimo dello sconforto lo raggiunsi quando, il giorno del mio diciottesimo compleanno, Lucilla mi informò garbatamente che non mi voleva più in casa sua.
Non poteva sbattermi fuori da minorenne, ma ora che avevo diciotto anni, per lei non ero più nessuno.
Provai a chiederle il perché, ma non mi diede mai una risposta. Cercai di trovare la forza per spiegarle che non era colpa mia se era successa quella "cosa", ma da grande vigliacca quale ero non riuscii a spiaccicare parola, così dovetti preparare le valige con dentro le mie poche cose, mi ritirai da scuola e con i soldi che mio padre mi aveva lasciato presi in affitto un piccolo appartamento.
Ero al quinto mese di gravidanza e non potevo di certo cominciare a lavorare. Chi avrebbe mai assunto una ragazza incinta?
La mia vita sembrava destinata a sprofondare nel nulla, fino al giorno del parto.
Michail nacque alle tre del pomeriggio nel settembre più assolato che abbia mai visto in vita mia. Pesava due chili e mezzo ed era sanissimo.
Rimasi in ospedale per tre giorni e, ovviamente, non ricevetti visite. Quando l'infermiera veniva a portarmi il bambino rimaneva sempre sgomenta di fronte alla mancanza di regali e fiori che caratterizzavano ogni altra stanza del reparto maternità.
Ero l'unica che si fermava davanti alla nursery per guardare il mio bambino e questo intenerì quella giovane ragazza.
Fatto sta che in quei tre giorni cominciai a frenquentarla e l'ultimo giorno le raccontai tutta la mia storia.
"Senti...tu non puoi crescere un bambino se non hai un lavoro. Che ne dici se per un po' te lo curo io? Sai...qui sto facendo solo uno stage e da settimana prossima sono libera" mi disse con un grandissimo sorriso.
Da quel giorno io e Lydia diventammo inseparabili.
Mi presentò ai suoi genitori che mi accolsero come una seconda figlia, ma io rifiutai di vivere con loro. Mi sembrava veramente di approfittarne, ma loro non si diedero per vinti e mi presero un piccolo appartamento in centro dove avrei potuto vivere tranquillamente con Michail senza essere troppo lontana da loro e dal lavoro. Senza la preoccupazione dell'affitto.
Nella settimana in cui Lydia si era occupata del bambino avevo trovato lavoro in un negozio di dischi e le cose sembravano andare bene.

Ok...questo capitolo prende il nome da una canzone di Lucio Battisti...famosissimo brano che ho ascoltato quando avevo più o meno sette anni e che ancora fa parte della playlist "preferite" di Windows media player ^^. Beh diciamo che il significato del titolo è differente rispetto al titolo della canzone. Battisti parlava di una donna, io del passato di Clare. Il titolo della fic, invece è lo stesso di una canzone risalente probabilmente al Creatceo o robe simili. Cantata da Gigliola Cinquetti, probabilmente negli anni '40-'50...(ve l'ho detto che è vecchia)...diciamo che mi sembrava carina come idea...alla fine 17-18 anni non sono proprio l'età giusta per avere un bambino...Ok...al prossimo capitolo kussen!

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Capitolo 2
*** 02. That I'm losing control ***


Capitolo 02 Bene, ecco a voi il secondo capitolo...dunque non faccio il riepilogo perché tanto non direi molto...in ogni caso spero di avervi dato una vaga idea riguardo la protagonista.
Partiamo con il primo ringraziamento della storia. Neanche due ore che ho postato il primo capitolo e già c'è un commento!
Grazie mille tokietta94! Mi fa piacere che la storia ti piaccia...spero che anche questo capitolo vada bene! Baci baci...let's go!

02.
That I'm losing control

Mi svegliai, disorientata. Dovevo essermi addormentata.
Guardai l'ora sulla sveglia. Le sette meno dieci.
Mi alzai di scatto facendo cadere a terra il lettore CD. Imprecai tra i denti, poi andai in bagno, mi lavai e mi vestii.
Michail cominciò a piangere, quindi lo presi dal lettino e cominciai a parlargli, per rassicurarlo.
"Sono qui amore mio...non piangere più. Ora la mamma ti da la pappa, poi arriva Lydia che ti fa tante coccole" gli dissi, con voce mielosa.
Ogni mattina era sempre la stessa storia.
Il bambino era puntuale come un orologio svizzero quando doveva mangiare e avrei potuto far traquillamente a meno degli orologi in casa.
Mangiava quattro volte al giorno, anche se il pediatra diceva che erano troppe e per il resto della giornata se ne stava tranquillo nel suo lettino ad osservare il soffitto colorato della sua cameretta almeno finché non sentiva la necessità di essere cambiato.
Lo allattai seduta sul divano. Non riuscivo a smettere di guardare i suoi occhioni attenti che mi fissavano con aria tranquilla.
Dopo che ebbe mangiato gli feci fare il tipico ruttino e lo misi nella carrozzina.
Iniziò a lamentarsi.
"Amore...la mamma deve finire di prepararsi. Intanto ascolta un po' di musica" dissi accendendo lo stereo.
Lydia mi aveva detto che facendogli ascoltare Mozart sarebbe diventato più intelligente, ma la musica classica non mi piaceva neanche un po', quindi misi un CD misto e andai a truccarmi.
Al piccolo piacevano tantissimo i Linkin Park e gli Evanescence, perché erano gli unici due gruppi capaci di tranquillizzarlo.
Sorrisi, pensando che era impossibile che un bambino così piccolo capisse le differenze tra un brano e l'altro e che forse non erano quei due gruppi a calmarlo, ma semplicemente si stufava di richiamare la mia attenzione mentre mi preparavo.
Sentii la porta aprirsi, quindi presi la giacca e la borsa ed andai nel piccolissimo salottino, dove il bambino stava tendendo le mani verso la mia amica.
"Miky! Ciao splendido!" esclamò Lydia stringendolo al petto.
"Hey che mamma degenere sei? Non dovresti fargli ascoltare questa musica! Mozart...quello sì che gli serve" disse la mia amica, rivolta a me.
"Guarda che Mozart gli fa schifo, quindi preferisco fargli sentire cose serie" risposi, sorridendole.
In quel momento suonarono il campanello. Spensi lo stereo poi andai ad aprire.
"Lei è la signorina Smyth?" mi domandò il corriere espresso.
"Sì sono io...perché?" domandai.
"C'è un pacco per lei. Dovrebbe firmare qui" disse, porgendomi un foglio e una penna.
Firmai e l'uomo mi consegnò uno scatolone di cartone di dimensioni assurde.
"Posso sapere cosa c'è dentro?" domandai, mentre il corriere lasciava la consegna in mezzo al salotto.
"Io di certo non so dirglielo signorina" rispose lui, andandosene.
Lydia mi guardò, sconvolta quasi quanto me.
"Guarda qui...c'è un biglietto" disse la mia amica, consegnandomi un foglietto di carta.
Lo aprii e lessi il messaggo. Mi salirono le lacrime agli occhi.
"Chi te lo manda?" domandò lei, preoccupata.
"La...mia matrigna...Lucilla..." dissi.
Una volta aperto il pacco mi accorsi che era un box per bambini.
"Spero che vada tutto bene. Ho faticato parecchio per trovare il tuo nuovo indirizzo".
Questo il contenuto del messaggio.
"Senti, io glielo rimanderei indietro con scritto di infilarselo in quel posto! Sono mesi che non vi sentite...perché cavolo è venuta a rompere adesso? Ha bisogno di un favore?" chiese lei, innervosita.
"Io...non lo so. Senti, lascia tutto com'è, non provare a montarlo tanto lo butto. Io ora devo andare al lavoro se no arrivo tardi" le risposi, ancora turbata.
Uscii di corsa di casa, poi presi il motorino che mi aveva regalato mio padre per il mio compleanno e mi recai al negozio.
Il mio collega era già arrivato, quindi era tutto aperto.
"Ciao David!" esclamai entrando con il casco sotto braccio.
"Ciao Clare" rispose lui, sorridendomi.
Mi misi subito a pulire per terra, cercando di tenere la mente occupata.
"Hey che succede?" mi domandò. Chissà che faccia avevo.
Alzai lo sguardo.
"Oh nulla tranquillo".
"Il bambino sta bene?" chiese, preoccupandosi.
Michail era diventato la mascotte del negozio dopo che Lydia lo aveva portato a "vedere dove lavora la mammina".
"Oh sì. Sta benissimo. Non ti preoccupare" risposi sorridendogli.
Lui mi lanciò un'ultima occhiata, poi aprì il negozio ai clienti.
Erano le sette e mezza e oltre a pochi studenti e qualche impiegato non c'era in giro anima viva.
Ogni tanto entrava qualche ragazza a chiedere se era uscito l'ultimo album di qualche gruppo dal nome impronunciabile, ma nulla degno di nota.
"Certo che nessuno ascolta della sana musica..." disse David, prendendo la giacca. Lui lavorava solo fino a mezzogiorno dal lunedì al giovedì e il venerdì faceva tutta la giornata, mentre io restavo fino alla chiusura, ma solo per tre giorni alla settimana. I sabati del mese erano a turno, il primo e il terzo io, il secondo e il quarto lui.
Il venerdì pomeriggio e la domenica il negozio era chiuso. Insomma mi ero trovata un lavoro niente male.
In più ero a contatto con la musica e mi tenevo aggiornata, almeno per quanto riguardava i gruppi che mi piacevano tantissimo.
Il pomeriggio si stava rivelando ancora più noioso della mattinata. Almeno con David avevo qualcuno con cui parlare, quindi presi un CD dei Sum41 che il mio collega teneva in un cassetto e lo misi nello stereo, poi schiacciai la freccina del play e la musica si diffuse in tutto il negozio.
Quel CD lo avevamo ascoltato più o meno un milione di volte, quindi i testi li sapevo praticamente a memoria.
Mi misi al computer e cominciai a cantare, mentre giocavo al solitario. Non avevo internet a casa, quindi ero completamente impedita nell'usare qualsiasi pc.

Wait how long would you wait
just for me to call
I know you make mistakes
yeah but
I hope some day you have it all

Cause I feel like a prisoner
trapped inside your broken world
while I'm playing the victim again
running in circles
to me it's all the same
and though nothing's gonna change
I hope someday you have it all
take this aggravation that I've thrown myself into
change this situation just cause I need something new
and still

I feel like a prisoner
trapped inside your broken world
while I'm playing the victim again
running in circles
to me it's all the same
and though nothing's gonna change
I hope someday you have it all
I hope someday you have it all


La canzone stava per finire quando entrò un cliente. Era vestito in maniera strana. Vestiti larghissimi, cappuccio calato in testa e occhiali immensi sugli occhi.
La mia mano andò svelta verso il cellulare e selezionai la polizia alle chiamate rapide. Non ero quel genere di persona che si fidava ciecamente di tutti.
"Buon giorno...cosa desidera?" domandai, osservandolo.
"L'ultimo CD di 2pac...in fretta" sibilò.
"Guardi non so se è ancora arrivato...devo controllare".
"Sì sì...basta che ti muovi" rispose lui, con aria arrogante.

if we could all depend [on what we know]
if you could understand [I'm losing control]
that I'm [losing control]
that I'm [losing control]
that I'm [losing control]


"Mi dispiace, ma non posso aiutarla. Di solito gli stronzi li serve il mio collega, ma lui non è qui" dissi.
Mi resi conto immediatamente di quello che avevo detto e sussultai.
Lui mi guardò.
"Come scusa?" domandò.
Sbiancai immediatamente e finsi di non aver detto nulla, mettendomi a cercare quello che voleva nel database del pc.
"Io...qui mi dice che dovrebbe uscire domani...probabilmente ce lo portano domani pomeriggio" dissi a mezza voce.
Lui annuì, poi uscì quasi di corsa.
Tirai un sospiro di sollievo e mi rilassai sulla sedia. Seguii il tizio sospetto con lo sguardo e lo vidi salire su una Cadillac enorme. Mi segnai subito il numero di targa. Uno così non poteva di certo possedere una macchina simile. L'aveva sicuramente rubata.
Chiamai la polizia e domandai se qualcuno aveva denunciato il furto di un'auto scura con quella targa.
L'uomo mi rispose cortesemente che era praticamente impossibile che qualcuno rubasse quell'auto, ma quando gli chiesi spiegazioni più dettagliate mi disse che non poteva rispondermi perché erano ovviamente informazioni riservate.
Alle sei chiusi il negozio e con mia grande sorpresa notai che c'era di nuovo in giro quella Cadillac immensa.
Rabbrividii, cominciando a pensare che quel tizio probabilmente era tornato per vendicarsi, visto che gli avevo dato dello stronzo.
Finsi di non averlo visto e salii sul motorino. Mi si avvicinò un ragazzo completamente diverso da quello che si era presentato al pomeriggio.
Aveva abiti attillati e sembrava piuttosto tranquillo.
Lo guardai pronta a chiedergli che cavolo volesse da me, quando lui sfoderò un sorriso spiazzante.
"Scusami...per caso c'eri qui tu oggi pomeriggio in negozio?" mi chiese.
Io annuii, pronta a colpirlo con il casco se fosse stato necessario.
"Beh volevo scusarmi per come si è comportato mio...ehm...il mio amico. Sai non è molto garbato e di certo ti sarai fatta una cattiva idea sul suo conto..." disse tranquillamente.
Lo guardai, incapace di capire. Perché mi stava dicendo quelle cose? Era un discorso senza senso.
"Ok...non...non c'è problema" risposi, salendo in moto.
"Ah...e per tua informazione...la macchina è sua" aggiunse il ragazzo, allontanandosi quasi di corsa.
Frenai per capire bene cosa aveva detto.
Possibile che quella serpe di un poliziotto gli avesse telefonato, riferendo quanto gli avevo chiesto?
Ribollii di rabbia, poi tornai a casa.
Lydia era seduta sul divano a studiare alcune pagine di medicina, mentre Michail dormiva tranquillo al suo fianco.
Il box era montato e trionfante in mezzo al mio misero salotto.
"Lydia! Ti avevo detto di non montarlo!" esclamai a mezza voce per non svegliare il bambino.
"Lo so...solo che il pargolo qui si è addormentato quasi subito e io ho avuto tutta la giornata da occupare" rispose lei, sorridendomi.
"Beh settimana prossima non hai mica l'esame?" domandai indicando il libro mentre mi toglievo la giacca.
"Oh sì...però mi sento preparata, quindi non ci sono problemi" disse lei.
"Senti...ti fermi qui a mangiare?" le chiesi.
"No...c'è Matthias che mi sta aspettando" rispose arrossendo.
"Ah già! E' il vostro...mesiversario" dissi, sorridendole.
"Esatto".
"Allora corri a casa a farti bella...non che ci voglia molto!" dissi.
Lei mi salutò con un bacio poi corse via.
Io mi sedetti sul divano e strinsi tra le braccia il mio bambino che continuava a dormire tranquillo. Ancora una decina di minuti e si sarebbe sicuramente svegliato, reclamando la cena.

Ed ecco la fine del secondo capitolo...dunque il titolo l'ho ovviamente recuperato dalla sopracitata canzone dei Sum41 (gruppo che adoro). Il titolo è 88 e la consiglio vivamente a chi piacciono le canzoni un po' melodiche, un po' rock...comunque perché ho scelto proprio questo titolo? Beh se non è abbastanza evidente, Clare perde il controllo con lo strano tizio (che ovviamente nessuno ha capito chi è vero??? Come no...ci arriverebbe anche mia cugina che ha tre anni -.-') incasinandosi un po' la giornata, visto che poi vive il ritorno a casa con l'ansia...beh penso di avervi spiegato un po'...ora vi lascio al prossimo capitolo, ringraziando tutti quelli che leggono. Kussen

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Capitolo 3
*** 03. Fuck you very much ***


Ok terzo capitolo...Clare ha avuto un "incontro ravvicinato del terzo tipo" con due personaggi misteriosi (che siano i gemelli?) e ha ricevuto dopo tanto tempo notizie della sua matrigna...
Grazie mille a tokietta94, ada12 e angelineri(già commentatrice di mie altre fic, mi fa piacere rivederti qui ^^) che hanno commentato il nuovo capitolo. Grazie ragazze ^^...spero con tutta me stessa che la storia cominci ad interessarvi...lo spero proprio tanto...ok let's go!

03.
Fuck you very much

La notte passò tranquillamente anche se quei due strani tipi mi tormentarono a lungo nei miei sogni. Mi svegliai al suono petulante della sveglia. Mi passai una mano davanti agli occhi e sbadigliai, poi andai in bagno e mi preparai in tempo per la colazione di Michail.
Come tutte le mattine Lydia arrivò, si lamentò per la mia musica e mi fece uscire in ritardo.
"Stasera ti obbligo a fermarti a cena che mi devi raccontare di ieri sera!" esclamai, uscendo.
David mi scrisse un messaggio supplicandomi di perdonarlo, ma si era svegliato con una febbre da cavallo e non riusciva a raggiungermi al lavoro.
"Non preoccuparti, riuscirò a sopravvivere alla solitudine =)" risposi, poi aprii il negozio.
La mattina mi distrusse proprio per la mancanza di clienti. Non entrò assolutamente nessuno, ma il pomeriggio si rivelò interessante, soprattutto per l'arrivo della Cadillac.
Il tizio che vestiva largo sembrava meno frettoloso del giorno prima.
"Il CD di 2pac...non so dirle niente...il tipo delle consegne mi ha chiamata mezz'ora fa, dicendo che sarebbe arrivato. Dovrebbe essere già qui" dissi, quasi senza guardarlo.
Ad un tratto la radio su cui avevo sintonizzato lo stereo trasmise una canzone che mi piaceva da matti.

Über den Dächern,
ist es so kalt,
und so still.
Ich schweig Deinen Namen,
weil Du ihn jetzt,
nicht hören willst.
Der Abgrund der Stadt,
verschlingt jede Träne die fällt.
Da unten ist nichts mehr,
was Dich hier oben noch hält.

Ich schrei in die Nacht für Dich,
lass mich nicht im Stich,
Spring nicht.
Die lichter fangen Dich nicht,
sie betrügen Dich.
Spring nicht.
Erinnern Dich,
an Dich und mich.
Die Welt da unten zählt nicht,
Bitte spring nicht.

In Deinen Augen,
scheint alles sinnlos und leer.
Der Schnee fällt einsam,
Du spürst ihn schon lange nicht mehr.
Irgendwo da draußen,
bist Du verloren gegangen.
Du träumst von dem Ende,
um noch mal von vorn anzufangen.

Ich schrei in die Nacht für Dich,
lass mich nicht im Stich
Spring nicht.
Die lichter fangen Dich nicht,
sie betrügen Dich.
Spring nicht.
Erinnern Dich,
an Dich und mich.
Die Welt da unten zählt nicht,
Bitte spring nicht.
Spring nicht

Ich weiß nicht wie lang,
Ich Dich halten kann.
Ich weiß nicht wie lang.

Nimm meine Hand,
wir fangen noch mal an.
Spring nicht.

Ich schrei in die Nacht für Dich,
lass mich nicht im Stich
Spring nicht.
Die lichter fangen Dich nicht,
sie betrügen Dich.
Spring nicht.
Erinnern Dich,
an Dich und mich.
Die Welt da unten zählt nicht,
Bitte spring nicht.

Spring nicht.
Und hält Dich das auch nicht zurück.
Dann spring ich für Dich.


Mi accorsi di canticchiarla nonostante quel tizio fosse ancora di fronte a me.
Mi squadrò da capo a piedi. O almeno così pensai, visto che non si era ancora tolto gli occhiali da sole.
"Ti piacciono?" domandò.
"Dice a me?" chiesi, riprendendomi.
"A chi se no?"
Arrossii ed abbassai lo sguardo.
Fanculo...odiavo quando qualcuno mi metteva in imbarazzo.
"Beh...sì. Anche se non fanno proprio il genere di musica che preferisco...però mi piacciono" dissi.
"Anche se non so nemmeno come sono fatti" aggiunsi a bassa voce un istante dopo.
Già, ero un'appassionata di musica ma non potevo permettermi di certo il lusso di gironzolare per le edicole e comprare le riviste per ragazze su cui comparivano continuamente le band più in voga del periodo.
Avevo visto qualche foto, ma di sfuggita e non mi ero creata un'immagine chiara del gruppo nella mente, anche perché ascoltavo le loro canzoni dalla radio e non mi ero mai preoccupata di cercare il CD in mezzo a quelli del negozio.
Il giovane sorrise ed abbassò gli occhiali, guardandomi in faccia.
Lo trovai incredibilmente sfacciato ed abbassai lo sguardo.
Di nuovo...fanculo!
In quel momento arrivò il ragazzo delle consegne.
Lo raggiunsi sulla porta, firmai e gli dissi di scaricare al solito posto.
"Senti...quello che c'è dentro...è davvero quello che penso che sia?" mi domandò.
"Eh? Cosa?" chiesi, non avendo capito nulla.
"Il tipo con i rasta che gira per il negozio...è davvero quello dei Tokio Hotel?" chiese.
Mi voltai di scatto a guardarlo cercando qualche collegamento con il ricordo sbiadito che avevo nella mente.
"Boh...vai a chiederglielo" risposi con semplicità, anche se con il passare dei secondi ero sempre più convinta che il giovane che c'era lì fuori con me avesse ragione. Avevo un vago ricordo di un tizio che somigliasse al cliente strambo che c'era lì, ma non ero per niente sicura che il ricordo fosse affidabile.
Entrò in negozio e si avvicinò al cliente che annuì e gli sorrise.
Da lontano sembrava più simpatico e molto meno irritante di come fosse da vicino.
Possibile che non mi fossi accorta di chi fosse, nonostante si trovasse a mezzo metro dal mio naso?
Sospirai, poi cominciai a cercare quel CD che tanto voleva.
Trovai lo scatolone giusto, quindi lo aprii e presi l'ultimo album di 2pac, quindi rientrai e mi rimisi dietro la cassa.
Non m'interessava se quello era uno dei Tokio Hotel piuttosto che il primo scemo che passava da quelle parti.
Il giorno prima era stato arrogante e pure stronzo, quindi non avrebbe ottenuto nulla da me.
"Tenga questo è il suo CD..." dissi consegnandoglielo.
Lui mi sorrise.
"Sono ventitré euro" aggiunsi.
"Clare...io finisco di scaricare poi vado...la fattura la lascio sempre al solito posto" disse il ragazzo delle consegne.
"Sì, grazie mille" risposi, aspettando che il presunto cantante famoso mi pagasse.
"Ehm...senti mi sono dimenticato il portafoglio in macchina..." disse arrossendo.
"Vada pure a prenderlo, ma il CD rimane qui" dissi riprendendolo.
"Hey non ti fidi di me?" chiese.
Lo guardai. Ma chi si credeva di essere?
"Assolutamente no...come non mi fido di nessun'altra persona...ora gentilmente se vuole questo album deve pagarlo".
Uscii con un'aria piuttosto contrariata, salì in macchina e se ne andò.
Fanculo! E per oggi siamo già a tre...voleva rubarmi il disco!
Occupai le due ore successive a sistemare la merce appena arrivata e a mettere qualcosa in vetrina.
Mentre chiudevo pensai all'altro tizio. Probabilmente sarebbe apparso nuovamente chiedendomi di scusare il suo amico perché aveva tentato di rubare un CD.
Sospirai, poi salii in moto e tornai a casa.
Lydia aveva apparecchiato e nel mio stereo aveva infilato uno dei suoi dischi di Mozart.
"Hey cos'è questa lagna?" chiesi entrando ed appoggiando tutto sul divano.
"Musica che aiuta il tuo bambino a diventare intelligente!" esclamò la mia amica abbracciandomi.
Michail era nella carrozzina e dormiva tranquillo, quindi noi ci sedemmo a tavola a chiacchierare, poi un'ora più tardi incominciai a spadellare per la cena.
"Dunque...dove ti ha portata di bello?" domandai versando il passato di pomodoro in un padellino.
"Siamo andati in quel ristorante giapponese carinissimo, in centro...insomma è stato tutto perfetto. Le cameriere avevano su il kimono e il mangiare era spettacolare" rispose la mia amica con aria sognante.
"E poi? Ti ha fatto la fatidica proposta?" chiesi salando l'acqua per la pasta.
"Ancora no...nonostante sia ora...".
"Effettivamente...da quanto state insieme?" domandai cercando di fare il conto a mente.
"Quattro anni e nove mesi...un'infinità di tempo" rispose lei.
"Be probabilmente sta aspettando il quinto anno...sai ho letto da qualche parte che è la data giusta per fare una proposta del genere" risposi.
Non era assolutamente vero, ma a Lydia bastava veramente poco per recuperare il sorriso e così fu.
Mentre mangiavamo mi parlò a lungo della sua serata. Con tanto di cinema (ovviamente film romantico-strappalacrime) e nottata a casa di lui.
Poco prima del caffé Michail si svegliò reclamando la sua cena.
"Ci siamo svegliati tardi oggi...amore mio cosa ti ha fatto fare Lydia? Eri stanco stanco?" domandai prendendolo in braccio.
"Sai...quando ti vedo con lui...penso che sei nata per essere mamma...è una scena così carina!" esclamò Lydia sorridendomi.
Allattai il bambino, poi lo tenni in braccio e mi sedetti sul divano.
"Stasera cosa trasmettono?" mi domandò la mia amica.
"Boh...sai che io e la tv siamo nemiche giurate" risposi, guardando il mio piccino.
"Beh allora io do un'occhiata" disse la giovane prendendo il telecomando ed accendendo lo schermo.
"Uff...ma oltre a programmi con tipe mezze nude non fanno vedere altro?" chiese facendo zapping.
"Secondo te per quale motivo ho boicottato la tv tranne il canale di musica?" le risposi sarcastica.
"Beh allora optiamo per la musica questa sera".
Lydia rimase da me fino a mezzanotte passata, le chiesi di restare a dormire da me, ma disse che doveva tornare a casa dai suoi, almeno per salutarli.
La accompagnai alla porta, poi portai il bambino nella sua cameretta e mi stesi nel mio letto, esausta.

Suppongo abbiate capito il perché del titolo e non voglio offendere la vostra intelligenza spiegando il motivo giusto? Note sulla canzone...si tratta di "Fuck you" di Lily Allen...ve la consiglio vivamente perché è carinissima, soprattutto la vocina esile di questa ragazza che dice "vaffanculo" è quasi esilarante...ok basta tergiversare...vi lascio al 4° capitolo...kussen e grazie a voi che leggete questa storia di cui non so ancora nulla...^^

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Capitolo 4
*** 04. Forse un angelo ***


Ed eccoci al quarto capitolo di questa fic assurda per la gioia di tokietta94 (^^)...al momento ho già pronti ben 14 capitoli!!! eh eh eh...comunque ringrazio con tutto il cuore le ragazze che stanno commentando con così tante belle paroline!!! *me arrossisce* (=^///^=). Ringrazio tokietta94, _samy, layla the punk princess e angeli neri. Grazie ragazze! Spero di non deludervi!
Non c'è molto da dire riguardo la storia...anzi una cosa c'è...Tom (tanto ormai lo avevate già capito che era lui... =D) voleva rubare il CD di 2pac?!? Ma stiamo scherzando?!?...non so nemmeno io perché mi è venuta sta idea malata...beh ora vado avanti e vediamo cosa salta fuori...anche perché mi sono segnata un po' di frasi e titoli di canzoni che potrebbero andare bene come titoli (al momento sono una cinquantina ^^), ma non so ancora come andrà avanti la storia...è tutto un mistero! Beh un bacio e let's go!

04.
Forse un angelo

Quella mattina mi svegliai presto, mi feci una doccia rinfrescante ed aspettai Lydia. Mi mandò un messaggio chiedendomi di scusarla, ma sua madre aveva bisogno di una mano e lei non poteva rifiutarsi di aiutarla.
Le risposi di non preoccuparsi, poi scrissi un messaggio a David per sapere come stava. Anche lui non si sarebbe fatto vedere, quindi recuperai due biglietti dell'autobus da un cassetto, svegliai Michail e lo vestii, poi andai a prendere il bus per andare al lavoro.
Fortunatamente un uomo mi aiutò a portare la carrozzina, altrimenti non ci sarei riuscita. Non ero abituata a spostarmi con i mezzi pubblici, tantomeno alle occhiate che mi lanciavano le vecchiette per calcolare la mia età.
Sull'autobus c'erano una marea di studenti e mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo.
Sospirai, poi suonai il campanello per prenotare la fermata. Mi aiutarono anche a scendere, poi presi le chiavi del negozio dalla borsa.
Michail si guardava intorno incuriosito dal mondo esterno ed emetteva versetti di approvazione verso di me.
Alzai la saracinesca, poi aprii il negozio e portai dentro la carrozzina, sistemandola vicino a me.
Mi arrivò una telefonata per informarmi che entro breve mi avrebbero mandato l'autorizzazione a vendere i biglietti per i concerti dell'anno successivo.
Chiesi di mandarmi via fax la lista dei concerti in modo da poterla mettere in vetrina e qualche minuto dopo arrivò il foglio richiesto.
"Amore aspettami qui, la mamma torna subito" dissi al piccolo, mentre andavo in magazzino a prendere un cartellone colorato e un pennarello indelebile.
La lista mi tenne occupata per tutta la mattina e dopo pranzo attaccai il cartellone con artisti date e prezzi alla porta del negozio.
Nel pomeriggio arrivarono una dozzina tra ragazze e ragazzi per prendere alcuni biglietti e, qualche minuto prima della chiusura arrivò il tizio della Cadillac.
Entrò rapidamente e mi guardò. Non era imbacuccato come i giorni precedenti.
"Immagino..." cominciai a dire, ma lui mi fermò.
"Senti sono stato qui per due giorni di fila e mi hai trattato come se fossi il più pirla che c'è in giro. Mi ha dato fastidio da matti, soprattutto perché non sono abituato a farmi parlare così da una ragazzina come te, quindi stammi bene a sentire...voglio quel CD e non voglio risposte cazzute da parte tua" disse.
"Hey fermo un secondo! Primo, io ti ho risposto sgarbatamente perché sono abituata a rispettare gli altri se vengo rispettata. Secondo, mi hai trattata come se fossi una pezza da piedi e non mi sta bene. Terzo, non sono una ragazzina e non ti permetto di parlarmi così. Probabilmente ne so più io della vita di uno viziato come te!" esclamai.
"Viziato? Ma come ti permetti?" ribatté lui, alzando la voce.
Quel trambusto spaventò Michail che cominciò a piangere.
"Ecco! Complimenti, hai fatto piangere il bambino!" dissi, rabbiosa.
Presi il piccolo tra le braccia e cominciai a cullarlo.
"Se vuoi quel CD prenditelo da solo, ma sono sempre ventitré euro" dissi.
Il ragazzo guardò il bambino ed arrossì.
"Mi dispiace. Non volevo svegliarlo" disse.
Lo guardai negli occhi e notai una luce diversa. Si era calmato e si sentiva veramente mortificato.
"Non fa niente...si sarebbe svegliato lo stesso per mangiare" risposi, decisamente più tranquilla.
"Senti...io...non volevo neanche venire qui dentro in quella maniera. Mi sono comportato proprio da stronzo...solo che...boh quando mi hai risposto male mi è salito il sangue al cervello" rispose arrossendo.
Non riuscivo a credere alle sue parole. Possibile che si fosse trasformato da stronzo categorico a ragazzo vagamente gentile che arrossiva?
"Non ti preoccupare...in fondo io non sono stata Miss educazione" risposi sorridendo.
Michail, che nel frattempo si era tranquillizzato, ricominciò a piangere.
"Ehm...io dovrei dargli da mangiare..." dissi, imbarazzatissima.
Lui parve non capire.
Sospirai. Possibile che fosse così ottuso?
"Devo allattarlo" dissi infine per fargli capire.
"Oh...oh!" disse lui arrossendo ancora di più. Mi lasciò i soldi sul banco, poi prese il CD ed uscì.
"Senti...scusa se rompo ancora, ma ti serve una mano?" disse.
Lo guardai sgranando gli occhi.
"Intendevo per il negozio...metti che entra qualcuno mentre sei impegnata" rispose lui.
"Oh...no tranquillo. Grazie lo stesso" dissi, poi andai in bagno.
Quando tornai lo vidi fermo dietro il banco ad aspettarmi.
"Che ci fai ancora qui?" gli domandai.
"Beh non mi fidavo a lasciarti qui da sola, visto che è buio" disse semplicemente.
"Non era necessario. So badare a me stessa" risposi mettendo il bambino nella carrozzina.
"Come si chiama?" chiese.
"Michail" dissi, sorridendo.
"Un nome particolare" disse.
"Sì...l'ho preso da un libro che mi piaceva. Anche se il personaggio non è proprio uno stinco di santo".
"Io sono Tom" disse lui, tendendomi la mano.
"Clare" risposi stringendogliela.
"Senti...non è un po' assurdo?" gli chiesi.
"Cosa?".
"Beh se te sei veramente un cantante famoso cosa ci fai in questo negozietto pulcioso?" dissi.
Lui rise.
"Diciamo che  mi piaceva particolarmente una commessa e sono venuto ad investigare" rispose, facendomi arrossire.
"Comunque è l'unico negozietto pulcioso che vende CD in maniera decente. Negli altri posti sono messi tutti alla rinfusa, qui invece sono in ordine alfabetico, divisi per bene...insomma se cerchi qualcosa la trovi di sicuro" disse.
Restammo a parlare fino all'ora di chiusura, mi aiutò a portare fuori la carrozzina e mi aspettò mentre chiudevo.
"Beh...grazie per avermi fatto compagnia...sai non c'è mai molta vita in questo posto" dissi, poi m'incamminai per prendere l'autobus.
Non mi resi immediatamente che qualcuno mi stava seguendo perché ero troppo impegnata a pensare a Tom.
"Clare datti una calmata ti ha poi fatto mezzo complimento!" pensai, dandomi della scema.
"Ciao bella" sibilò una voce alle mie spalle, facendomi rabbrividire.
Io proseguii dritta, sforzandomi di non correre via.
"Dai...non fare la preziosa..." disse l'uomo continuando a seguirmi.
La fermata dell'autobus non era lontanissima, ma io mi sentivo in trappola. A quell'ora non c'era in giro nessuno. Fosse stata primavera sarebbe stata un'altra storia, ma si stava avvicinando Natale e le strade erano buie e deserte.
Il tizio mi prese per un braccio e io cominciai a strillare.
"Lasciami!" gridai, presa dal panico.
Michail cominciò a piangere, mentre io cercavo disperatamente di farmi mollare da quel tipo.
Era fortissimo e mi stritolava le braccia.
In lontananza vidi arrivare delle luci e una macchina ormai familiare si fermò in mezzo alla strada.
Tom scese quasi al volo e tirò un pugno a quell'uomo.
Io corsi subito dal bambino e lo presi in braccio, mentre il ragazzo prendeva la carrozzina e la metteva nel baule di quella macchina immensa.
"Sali e chiudi bene la portiera. Ti raggiungo subito" disse, scuro in volto.
Io obbedii, troppo sconvolta per ribattere. Mi sedetti sul sedile del passeggero e tranquillizzai Michail.
"Amore...va tutto bene...non piangere" dissi, nel tentativo di calmare anche me.
Tom salì pochi minuti dopo.
Mise in moto e si allontanò.
"Stai bene?" mi chiese, ma io non parlai. Non volevo piangere davanti a lui.
Nella mia mente si stavano affollando i ricordi di un passato che cercavo di dimenticare da tempo.
Il ragazzo si fermò e mi prese il viso tra le mani, obbligandomi a guardarlo.
"Clare, stai bene?" chiese.
Le lacrime cominciarono a scorrere senza che io potessi far nulla per fermarle.
"Io...ho avuto paura...non volevo...che si ripetesse un'altra volta" dissi.
Lui mi guardò.
"Cosa vuoi dire?" mi domandò.
"Io...secondo te perché non vado più a scuola, lavoro e ho un figlio?" risposi abbassando lo sguardo.
Tom rimase in silenzio e sospirò.
Nessuno dei due disse nulla e restammo fermi in quel parcheggio per parecchi minuti prima che qualcuno dei due facesse qualcosa.
"Mi dispiace..." disse lui.
"Mi hai salvato la vita...hai salvato la vita a Michail...sinceramente non hai nulla di cui dispiacerti" risposi asciugandomi gli occhi.
"Mi dispiace che la tua vita sia andata così" disse, senza guardarmi.
Gli presi istintivamente la mano.
"Non ci saremmo incontrati se fosse andato tutto in maniera diversa" dissi sorridendogli.
Mi lasciò sotto casa e mi aiutò a portare di sopra la carrozzina.
"Grazie Tom" dissi.
Lui mi salutò poi andò alla macchina.
Quando chiusi la porta quella sera pensai che non fosse un umano, ma un angelo mandato a proteggere il mio bambino e me.

Eccoci qui...bello questo capitolo vero? A me è piaciuto scriverlo, anche se sono stata indotta parecchio in tentazione...insomma mi sembrava il momento perfetto per far baciare Clare e Tom, poi ho pensato che era giusto farli aspettare ancora un po', voi non credete?
Titolo quantomeno ovvio, soprattutto visto che viene perfettamente spiegato nell'ultima frase del capitolo. Si tratta di una canzone degli Studio 3 (gruppo che esiste ancora??? Bah!) non mi piacciono particolarmente, ma quando sono un po' giù di morale ascolto le loro canzoni melense tanto per demolire ancora di più il buon umore...eh eh eh. Che altro dire? Non so...spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo. Kussen!

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Capitolo 5
*** 05. Lui è il gatto ed io la volpe ***


Eccoci qui...quinto capitolo della storia che sta lentamente prendendo forma. Sto lavorando a passo spedito, lasciando da parte le altre fic...povere le trascuro un sacco.
Ih ih, come mi piace leggere i vostri commenti! Tokietta94 fosse per me li posterei tutti, poi però come faccio ad aggiornare in fretta??? Per oggi forse ne metto ancora un paio poi devo uscire...però magari domani arrivo a dieci...anche perché poi dovrete aspettare fino a sabato prossimo...sono contenta che la fic vi piaccia...più avanti succedono dei macelli assurdi...^^
Cooomunque breve riepilogo prima di lasciarvi ad una meritata lettura. Clare si è riappacificata con Tom (all'inizio gli avevo fatto fare veramente l'odioso o sbaglio?) e guarda un po' te il caso il nostro bel chitarrista la salva da un aggressore.
Che dire d'altro? Boh...leggete e commentate almeno so che ne pensate! Bacini...let's go!

05.
Lui è il gatto ed io la volpe


Tom entrò più volte nei miei sogni e anche la mattina successiva, mentre ero in giro a fare compere non riuscii a non pensarlo. David mi aveva chiamata la sera prima per chiedermi di andare ad aprire per il pomeriggio visto che lui era malato e purtroppo la febbre non accennava a scendere.
"Tranquillo Dave...ci penso io, tu curati e guarisci presto" gli avevo risposto, anche se avrei dovuto lavorare tutta la settimana, sabato compreso.
Decisi di utilizzare la mattinata per fare un po' di spesa, visto che c'era mercato e avevo bisogno di distrarmi un po'.
Stare in mezzo a tanta gente, tutta presa dai regali di Natale mi fece bene. Le scuole stavano per chiudere e anche gli uffici. Io avrei lavorato fino al ventidue, poi sarei rientrata a Gennaio. David oltre ad essere il mio unico collega era anche il mio capo e gestiva lui le ferie.
Rientrai a casa per pranzo e, dopo aver dato da mangiare a Michail chiamai Lydia.
"Tesoro ho un favorone immenso da chiederti" le dissi.
"Dimmi pure".
"Avrei bisogno di una mano con il bambino. Dave sta ancora male e devo andare ad aprire il negozio oggi pomeriggio".
"Cavolo...Clare...mi sa proprio che non posso...mia mamma ha messo in piedi un casino che neanche ti immagini e indovina un po' a chi tocca risolverlo?".
"Nulla di grave spero".
"Tranquilla...sai com'è fatta. Solo che ora pretende di partire per la settimana bianca il giorno prima di Natale...".
"Beh perché no?".
"Immaginati il casino che ci sarà in giro e la neve che ci sarà in strada...sarebbe un suicidio".
Risi.
"Beh hai ragione. Ora scusa ma devo scappare, o perdo l'autobus".
"Mi dispiace davvero tanto".
"Tranquilla. Salutami i tuoi" risposi, poi attaccai, vestii il bambino e mi preparai ad uscire.
Decisi di tenere Michail in braccio e di rinunciare alla carrozzina quando, guardando fuori dalla finestra, notai che stava cominciando a nevicare.
Presi una sdraietta in modo da poterlo far dormire mentre ero in negozio, poi uscii.
Faceva un freddo cane e sinceramente mi preoccupai di non aver coperto abbastanza il bambino, ma sembrava che stesse bene.
Salii sull'autobus e mi riscaldai un po'. I vetri erano appannati a causa della condensa e c'erano numerosi studenti che stavano tornando a casa da scuola.
Scesi e mi affrettai ad aprire la porta per non morire congelata.
Una volta dentro accesi il riscaldamento e spogliai Michail.
Il pomeriggio passò tranquillo. Qualcuno comprò dei CD e dei DVD da regalare, altre ragazze vennero a comprare dei biglietti, ma nulla di che.
Erano quasi le sei, quando Tom entrò dalla porta accompagnato da un ragazzo che sapevo di aver già visto da qualche parte.
Mi ci volle un secondo per capire che era lo stesso strano tizio che si era scusato per lui qualche giorno prima.
"Cial Clare" disse Tom sorridendomi.
"Ciao Tom" risposi.
"Ciao" disse l'altro ragazzo.
"Lui è mio fratello...Bill".
Nella mia mente scattò qualcosa, mi riportò indietro di parecchi giorni, quando alla radio avevo sentito un'intervista ai due gemelli della band dei Tokio Hotel.
Finalmente tutto tornava. Ecco perché il tizio delle consegne mi aveva fatto quella domanda assurda su Tom, ecco perché se ne andava in giro su quella macchina immensa, ecco perché aveva un'aria vagamente familiare.
"Piacere" dissi, stringendo la mano sottile del moro.
Michail richiamò la nostra attenzione.
"Oh, lui è Michail" aggiunse Tom, sorridendo.
Bill si avvicinò alla sdraietta con gli occhi luccicanti.
"Posso?" chiese con aria sognante.
Annuii e glielo feci prendere in braccio.
"Tomi...guarda che carino!" esclamò con una vocina sottile.
Sorrisi, nel vedere come il piccolo era completamente a suo agio tra le braccia di Bill.
"Come mai due super star come voi sono da queste parti?" domandai.
"Beh...Bill voleva comprare qualche regalo e io ho colto l'occasione per passare a salutarti...e per chiederti se questa sera avevi qualcosa da fare".
"Tom...diciamo solo che ho un bambino di appena tre mesi da controllare..." dissi.
"Beh porta anche lui, mica mi offendo. Non credo che sia un rivale" rispose sorridendomi.
Mi sedetti e lo guardai.
"Il problema è che sinceramente non so quanto gioverebbe alla tua reputazione farti vedere in giro con me e con un neonato..." dissi.
"Sai cosa me ne frega" rispose lui sporgendosi verso di me.
Lo guardai negli occhi, poi spostai la mia attenzione su Bill.
"Dai...perché non vieni a cena da noi?" chiese, con un sorriso a duemila denti.
Mi sentii un po' come Pinocchio, adescata dal Gatto e dalla Volpe. Solo che erano molto più carini quelli che c'erano lì con me.
Guardai l'ora, poi annuii. Non mi avrebbe sicuramente fatto male una cena, anche se era in compagnia dei ragazzi più popolari della Germania.

Capitolo cortissimo, ma non mi sembrava il caso di dire molto, anche perché a breve ci sarà uno sconvolgimento di narrazione. In ogni caso il titolo è il frammento di una canzone di Edoardo Bennato (Il gatto e la volpe ovviamente). Carino pensare a Bill e Tom come il Gatto e la Volpe no? In ogni caso spero vivamente che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Kussen!

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Capitolo 6
*** 06. T'invita a duellare con lei ***


Ed eccoci qui al sesto capitolo, l'ultimo che posto per oggi...puff puff...è tutto il giorno che lavoro alla fic e mi sento mooooolto produttiva...comunque Clare ha accettato di andare a cena a casa dei Tokio Hotel...Bill si è praticamente innamorato di Michail e non si scolla più dal bambino...insomma una sorta di fratello maggiore...me lo immagino con in braccio un bambino piccolo...<3 che tenero! Ok basta dire cazzate se no non vado più avanti.
Ringrazio Layla the punk princess...ih ih ih...sì Tom è davvero tenero così...XD...ovviamente grazie anche a tutte le altre persone fantastiche che leggono la fic!
Vi lascio al sesto capitolo della fic! Let's go!

06.
T'invita a duellare con lei

Era uno dei nostri soliti pomeriggi di Dicembre. Tutti a casa a cazzeggiare per evitare il gelo del mondo esterno. Bill che girava in babbucce avvolto in una sciarpa lunga il doppio di lui e con la boulle dell'acqua calda sempre tra le mani.
Da chi avesse preso quella sensibilità al freddo non riuscivo a spiegarmelo. Io e Georg eravamo regolarmente in mezze manice, calzoni e infradito, visto che quel disgraziato di mio fratello ci faceva spendere milioni in riscaldamento. Gustav invece era il più normale di tutti. Vestito in maniera adeguata alla stagione. Come facesse a non schiattare di caldo in quella casa rimaneva un mistero.
"Bill! Abbassa i termosifoni o ti faccio rosolare io!" esclamai, demolito per quel caldo infernale. Tra casa nostra e l'esterno probabilmente c'erano cento gradi di differenza.
"Tom! Se poi mi viene il raffreddore lo spieghi tu a David!" rispose mio fratello.
"Beh se a me viene la malaria perché in questa casa cominciano a nascere le zanzare africane glielo dici tu!" risposi seduto sul divano.
Lo sentii borbottare qualcosa, poi andare in cucina ed abbassare il termostato.
"Sentite, che ne pensate se usciamo un po' oggi pomeriggio?" propose Gustav.
Bill corse in salotto.
"Sei pazzo? Potremmo morire di freddo!" esclamò.
"Solo se sei abituato a vivere in una casa con quaranta gradi. Dai Bill...magari sta anche nevicando" disse Georg.
"Lo vedrei dalla finestra" rispose.
"Impossibile...la nostra casa è talmente calda che nel raggio di cento chilometri c'è una temperatura equatoriale...quindi è impossibile che vicino a noi cada un fiocco di neve" rispose Gustav.
Ci guardammo tutti e cominciammo a ridere come scemi.
"Va bene mi hai convinto..." rispose mio fratello, andando in camera.
In fondo avrebbe colto l'occasione per comprare una marea di cose totalmente inutili, com'era suo solito fare.
Uscimmo quasi un'ora dopo, alle tre.
Stava già facendo buio e le vetrine dei negozi brillavano come se fossero le luci di un grande albero di Natale.
Passammo per alcune vie poco affollate, in modo da non dover firmare autografi ogni due metri e Bill ci fece entrare in tutti i negozi possibili ed immaginabili.
Avevo parcheggiato la macchina a chilometri di distanza e il viaggio di ritorno fu duro per tutti, eccetto mio fratello ovviamente. Fummo obbligati a portare tutti i suoi pacchetti.
"Magari mi affatico e con questo freddo rischio di prendermi qualche accidente...sai magari mi prende la gola e addio concerti!" disse per giustificare la nostra schiavizzazione.
Non gli tirai il collo solo perché avevo le mani occupate e così anche Georg e Gustav che non erano stati risparmiati dalle spese folli di Bill Kaulitz.
Sospirai, rassegnato al fatto che ormai erano diciotto anni che faceva così e che nessuno avrebbe potuto cambiarlo.
Mentre tornavamo alla macchina mi cadde lo sguardo in un negozio di CD e durante il rientro non pensai ad altro.
Avevo visto quella ragazza biondissima oltre la vetrina e avevo resistito alla tentazione di entrare e conoscerla solo perché c'erano gli altri.
Dovevo pensare ad una scusa plausibile per attaccare bottone. Se avesse capito che ero famoso probabilmente non avrebbe fatto tante storie se la invitavo subito a cena.
Una volta a casa dissi ai miei amici che volevo andare a farmi un giro, ma Bill insistette per venire con me.
Scesi dalla macchina tutto imbacuccato, un po' per il freddo un po' per farle capire che non volevo essere riconosciuto.
Il suo collega era uscito da poco, quindi lei era sola in negozio. Entrai e le chiesi il CD di 2pac. Almeno era musica che mi piaceva, mica quelle robe melense che si ascoltava mio fratello ogni tanto.
Lei sembrò subito sospettosa e mi trattò come se fossi un pazzo mentalmente instabile.
Forse le risposi in maniera scontrosa, ma s'infeoricì e mi diede anche dello stronzo.
Sconfitto uscii pronto per tornare a casa, ma Bill mi obbligò a restare nei paraggi, mi aveva visto dalla vetrina e aveva intuito che mi ero comportato da idiota, anche perché mi aveva obbligato a raccontargli dettagliatamente cosa ci eravamo detti.
Mentre guidavo, mio fratello ricevette una telefonata alla fine della quale mi disse che la commessa mi aveva scambiato per un criminale o robe simili, visto che aveva chiamato la polizia per sapere se qualcuno aveva denunciato il furto della mia auto.
Quasi ringhai. Ma chi cavolo pensava di essere? Un detective privato?
"Tom te lo sei meritato...sei stato un bastardo. Potevi almeno scusarti! Anzi lo farò io!" esclamò e così fece.
Vide la ragazza uscire dal negozio, le si avvicinò e le chiese scusa da parte mia. La giovane lo guardò come se fosse un pazzo, ma non rispose e si allontanò.
Una volta a casa mi preparai psicologicamente al giorno successivo. Ero livido di rabbia. Nessuna ragazza mi aveva mai risposto in quella maniera.
Al mio rientro i ragazzi videro la mia espressione, un misto tra l'incredibile Hulk in preda al furore più totale e un cane bastonato, quindi mi chiesero cosa fosse successo, ma non risposi e passai la serata in camera, nonostante Bill mi supplicasse di uscire per fare una fantomatica partita a carte. Sapevo che mi avrebbe parlato a lungo su come bisognava parlare ad una ragazza senza sembrare dei mostri.
Il giorno seguente ero nettamente di umore migliore. Un po' per la nottata tranquilla, un po' per la certezza che avrei visto quella ragazza e sarei riuscito a conquistarla.
Uscii alla stessa ora del giorno precedente e proibii a mio fratello di venire con me.
Entrai nuovamente nel negozio e alla radio trasmisero una delle nostre canzoni.
Lei la canticchiò, fregandosene della mia presenza.
Le chiesi se le piacesse il gruppo e lei annuì, ma allora perché non mi riconosceva? Provai a togliermi gli occhiali e a guardarla negli occhi, ma oltre ad arrossire non fece nulla.
La vidi uscire verso un tizio cicciotto con l'aria poco sveglia e subito pensai che si trattava del suo ragazzo, poi notai la tuta e il camion carico di merce che c'era dall'altro lato della strada.
Vidi che mi guardava, poi entrò per sapere se ero il chitarrista dei Tokio Hotel.
Annuii e gli feci un autografo.
La biondina non mi scollava quegli occhi gelidi di dosso e mi fece incazzare parecchio.
Al suo rientro aveva tra le mani il mio CD. Quando mi disse il prezzo mi accorsi di non aver recuperato il portafoglio dal comodino.
"Scheibe!" pensai.
Le dissi che lo avevo lasciato in macchina e lei si riprese l'album.
Mi fece salire il sangue al cervello, quindi salii in macchina e mi ripromisi che il giorno seguente mi sarebbe andata meglio, anzi le avrei detto tutto quello che pensavo. Ovvero, che era una stronza odiosa.
Bill mi vide in faccia e capì che non era il caso di fare domande.
Passai un'altra serata in camera a meditare e rimasi a letto fino al mezzogiorno del giorno successivo.
Mi alzai incazzato come una faina e a malapena salutai.
Poco dopo le cinque e un quarto uscii di casa, con i soldi in tasca.
"Tom perché non lasci perdere?" mi chiese Gustav.
"Perché Tom Kaulitz non rinuncia mai" risposi.
"Solo gli stupidi non rinunciano ad un'impresa impossibile" disse Georg, ma io ero quasi in macchina e non mi voltai nemmeno per rispondergli.

Bene...ecco che Tom ci racconta i primi due incontri/scontri con Clare. Certo che ha un caratteraccio il nostro bel biondo o sbaglio? Eh eh eh...il titolo è una frase (un po' smozzicata) della canzone "L'olimpiade" di Tiziano Ferro...penso risalga al '99 o al 2000 una roba del genere...nella canzone è "la vita che ti sfida e t'invita a duellare con lei" qui è un po' Clare che fa leva sui nervi di Tom irritandolo ancora di più...ok, dopo questa micro spiegazione vi lascio al prossimo capitolo. Kussen

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Capitolo 7
*** 07. For you I will be anything you need ***


Ed eccoci di nuovo qui tutti insieme per leggere il settimo capitolo. Ringrazio tantissimo dark483, layla the punkprincess, AntonellaandLasDivinas, _samy e tokietta94. Grazie mille ragazze, i vostri complimenti mi fanno davvero arrossire...in questo capitolo si parlerà ovviamente del terzo fatidico giorno nel negozio di dischi. ^^...bene sapete già come va a finire quindi vi lascio scoprire cosa frulla per la mente del nostro caro chitarrista. Un bacione...let's go!

07.
For you I will be anything you need

Una volta in negozio non la feci neanche parlare e le dissi tutto quello che mi passava per la testa.
Lei non provò nemmeno a scusarsi, anzi s'incazzò ancora di più e mi disse che ero un viziato.
Diedi in escandescenze ed alzai la voce.
In quel momento mi accorsi della carrozzina e del bambino che piangeva.
Se avesse potuto uccidermi con lo sguardo lo avrebbe fatto in quel momento.
Mi sentii una merda enorme. Odiavo far piangere i bambini.
"Fratellone sensibile" avrebbe detto Bill, però non ci potevo fare niente. Stavo male quando sentivo piangere un neonato.
Le chiesi scusa nella maniera più umile possibile, ma lei disse che si sarebbe svegliato comunque per mangiare.
Poco dopo infatti il bambino ricominciò a piangere, lei mi guardò e disse che doveva dargli da mangiare.
"Adesso si arma di biberon, nutre il piccolo, poi mi spacca in testa quello che rimane" pensai fissandola.
Lei avvampò. Quando mi disse che doveva allattarlo avrei volentieri desiderato sprofondare. Perché non avevo capito subito?
"Ovvio, perché potrebbe essere più piccola di te. Non è normale che vada in giro ad allattare neonati" disse una vocina dentro di me. Le lasciai i soldi sul bancone, poi feci per uscire.
Fuori era buio pesto e di certo una ragazzina con un neonato non erano molto al sicuro in un posto del genere.
Le chiesi se le serviva una mano e mi diedi dell'imbecille.
Possibile che dovessi infilare un doppio senso in qualsiasi cosa dicevo?
Mi affrettai a spiegarle bene cosa intendevo, ma lei "sapeva cavarsela da sola".
Risi mentalmente e la guardai andare in bagno. Mi misi dietro il bancone e l'aspettai.
Sapevo bene che genere di gentaglia girava da quelle parti quando faceva buio e quello non era il luogo adatto per lei e per un bambino così piccolo.
Quando tornò lessi la sorpresa nei suoi occhi e mi ringraziò per la gentilezza.
Forse Bill aveva ragione nel dirmi che non bisogna essere orchi con le ragazze, anche se ti fanno girare le palle.
Il bambino si chiamava Michail ed era veramente carino.
Mi presentai e scoprii che quella biondina tostissima si chiama Clare. Nome azzeccato per una con dei capelli così chiari e una pelle quasi bianca.
L'aiutai a chiudere il negozio, poi la guardai mentre andava a prendere l'autobus.
Le avrei offerto un passaggio molto volentieri, ma ero certo che avrebbe rifiutato.
Stavo per allontanarmi quando vidi un'ombra sbucare fuori da un vicolo e cominciare a seguire la ragazza.
Cercai di calmarmi, ma non ero tranquillo, quindi abbassai i finestrini, pronto a percepire anche il più flebile richiamo da parte di Clare.
Non sarebbe stato necessario.
Quel tizio la fece strillare così forte che l'avrei sentita anche se fossi stato dentro un carro armato.
Misi immediatamente in moto la macchina, mi affiancai a loro e scesi, quasi senza aspettare che il mezzo si fermasse.
Colpii quel tipo abbastanza forte e mentre Clare stringeva il bambino misi la carrozzina nel baule, poi ordinai alla ragazza di entrare in macchina e di aspettarmi.
Lei obbedì immediatamente e io potei dare una lezione a quell'ubriaco.
Lo colpii ancora un paio di volte, giusto per fargli capire che doveva stare bene al largo dalla zona, poi salii sulla Cadillac e mi allontanai.
Le chiesi se stava bene, ma non mi rispose, quindi mi fermai al bordo della strada e la obbligai a guardarmi negli occhi.
Le feci la stessa domanda di poco prima e cominciò a piangere.
Mi disse che aveva avuto paura e che temeva che si ripetesse.
Le chiesi di cosa stesse parlando e mi raccontò cos'era successo poco meno di un anno prima.
Era stata violentata mentre era fuori con il suo ragazzo ed era rimasta incinta.
Lui l'aveva lasciata e la sua matrigna l'aveva sbattuta fuori di casa, senza nessuno da cui potesse andare.
Mi scusai e le dissi che mi dispiaceva se aveva avuto una vita del genere.
La riaccompagnai a casa e l'aiutai a portare su la carrozzina.
In fondo non era sistemata male e sapere che era in un posto accogliente mi impedì di chiederle di trasferirsi immediatamente da me.
La salutai e tornai a casa, dove tutti mi stavano aspettando per avere notizie.
Raccontai loro cos'era successo.
Sia dell'aggressore sia del passato di Clare.
"Santo cielo...mi chiedo come possano esserci in giro bastardi del genere...se fossi stato io il suo ragazzo a quello là gli avrei staccato le palle con un coltello!" esclamò Bill, indignato.
Sia Georg che Gustav annuirono, ma ero sicuro che il amico capellone si sarebbe espresso in maniera più colorita, proprio come me.
La mattina seguente passai davanti al negozio, ma lo trovai chiuso.
Mi chiesi se Clare stesse bene, poi pensai che magari era il suo giorno libero. In fondo mica poteva stare sempre in giro avendo un bambino così piccolo.
Al pomeriggio Bill mi disse che doveva assolutamente comprare dei CD e che io dovevo assolutamente invitare Clare a cena.
Voleva conoscerla e voleva vedere il bambino.
Mi obbligò ad uscire anche se ero sicuro che avremmo trovato chiuso.
Contro le mie aspettative la vidi.
Michail era su una sdraietta, sul bancone accanto a lei che gli faceva le boccacce.
Entrai sorridendole e lei ricambiò, spostando lo sguardo su Bill.
Glielo presentai e il suo sguardo parve illuminarsi. Probabilmente aveva capito chi eravamo.
Beh era ora!
Mio fratello si gettò quasi come un pesce sull'esca verso il bambino e, con il suo solito sguardo da cerbiattino abbandonato chiese a Clare di poter prendere in braccio il piccolo.
Lei annuì divertita e io approfittai del momento per chiederle di venire a cena da me.
Lei tentò di rifiutare, ma Bill mi aiutò e alla fine riuscimmo a convincerla.
"Un piccolo passo per l'umanità, un grande passo per Tom Kaulitz" pensai trionfante.
Mentre l'accompagnavo a casa mi feci lasciare il numero di telefono, in modo da avvisarla quando sarei arrivato a prenderla. Ormai era fatta.
Sorrisi a mio fratello, felice come una pasqua.

Bene e con questo capitoletto abbiamo finalmente capito cos'è successo con il misterioso aggressore mentre Clare aspettava in macchina e cos'ha pensato Tom quando ha visto il piccolo Michail. Insomma spero di avervi dato un quadro piuttosto completo della situazione. E ora andiamo avanti...il titolo è preso spudoratamente dalla prima frase della canzone "Gimme more" di Dale Arden. L'ho scelto perché alla fine Tom "cambia" un po' il suo comportamento per riuscire a scalfire quello strato di ostilità da parte di Clare...insomma diventa un po' quello che lei vorrebbe. Alcuni di voi potrebbero conoscere la canzone perché era di una pubblicità della D&G, io l'ho sentita montata su un video di youtube che riguarda indovinate chi? Esatto i Tokio Hotel...XD...va bene ora vi lascio...kussen!

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Capitolo 8
*** 08. All the singles ladies ***


Capitolo 08 Ed eccoci giunti con gioia all'ottavo capitolo. Nei due capitoli precedenti abbiamo rivissuto un po' la storia attraverso gli occhi di Tom ed ora è giunta la serata tanto attesa. Cosa accadrà a casa dei Tokio Hotel? Bah al momento non lo so nemmeno io...^^
Beh grazie a dark 483 che ha una rapidità nel commentare che mi ha lasciata con questa faccia ---> (°______°)...ih ih ih...grazie cara! Grazie a _samy addirittura il nobel??? Oddio (^///^), grazie a fifiHumanoid una new entry ^^ grazie a tutte!

let's go!

08.
All the singles ladies

Dormii abbastanza tranquillamente, anche se nei miei sogni tornava spesso l'aggressione della sera prima.
Michail riposò tutta notte e la mattina seguente scrissi a David che avevo la visita del pediatra e non potevo aprire il negozio. Nemmeno al pomeriggio.
"Tranquilla. Io sto molto meglio e oggi pomeriggio vado giù io. Tu pensa alla salute del bambino. Lui è più importante" rispose.
La visita era prevista per le nove in punto, quindi ebbi tutto il tempo per fare colazione, vestire Michail ed uscire in tutta calma.
Era il 18 Dicembre e quattro giorni dopo il piccolino avrebbe compiuto tre mesi.
Mi fermai in un negozio di giocattoli e comprai un pensierino per il bambino poi andai dal dottore.
Pesò Michail, controllò la sua reazione alla luce e ai suoni, poi mi rassicurò dicendo che era sano come un pesce.
"Signorina non dimentichi la visita dall'allergologo di lunedì prossimo" disse congedandomi.
Mentre ero per strada ricevetti una chiamata sul cellulare. Era la madre di Lydia.
"Pronto?"
"Clare...potresti venire qui da noi?" domandò.
"Sì...è successo qualcosa?" chiesi, preoccupata.
"Beh...preferisco raccontarti tutto qui a casa" rispose.
Le dissi che l'avrei raggiunta il prima possibile, quindi mi affrettai per raggiungere Lydia e i suoi genitori.
Suonai al campanello e mi venne ad aprire la madre.
"Clare! Finalmente sei arrivata. Entra cara..." disse con un sorriso un po' tirato.
A malapena entrai che lei aveva già il bambino tra le braccia.
"Miky, tesoro della nonna! Ma come sei diventato grande!" esclamò stringendolo e riempiendolo di baci.
Io mi tolsi la giacca e la guardai.
"Vai di sopra...Lydia è in camera sua" disse, rispondendo alla mia domanda silenziosa.
Salii le scale e bussai alla porta candida.
"Chi è?" si sentì domandare all'interno.
La mia amica aveva una voce da funerale.
"Lydia...sono io...Clare".
Sentii dei passi, poi la chiave che girava nella serratura e finalmente la porta si aprì.
La mia amica era in lacrime e mi abbracciò.
La feci sedere sul letto e le chiesi cos'era successo.
"Stamattina...poco prima di pranzo...Matthias mi ha telefonato" disse, tamponandosi gli occhi con un fazzolettino.
Rimasi in silenzio.
"Mi ha detto...che aveva riflettuto a lungo sulla nostra storia...e che non gli sembrava il caso di continuare..." disse, ricominciando a piangere.
L'abbracciai.
"Non ti ha dato spiegazioni?" le domandai.
"Sì...ha detto che non provava più le stesse cose di quando ci siamo conosciuti...che voleva dirmelo già da tempo, ma sperava che le cose cambiassero" disse cercando di darsi una calmata.
In quel momento mi suonò il cellulare.
"Scusa...dammi mezzo minuto" dissi alzandomi ed andando verso la finestra.
"Pronto?".
"Hey! Come sta la commessa più carina di Berlino?" chiese una voce familiare.
"Tom...non è proprio il momento adatto" risposi.
"Che succede? Stai bene? Il bambino?" domandò, preoccupato.
"No...noi stiamo bene. La mia migliore amica è stata lasciata dal ragazzo. Era una vita che stavano insieme".
"Capisco...quindi stasera non riusciamo a vederci" disse, rattristato.
"Mi sa proprio che devo rimandare. Non me la sento di lasciarla da sola".
Lydia si avvicinò e mi prese il telefono dalle mani.
"Ciao...non so chi sei, però stai tranquillo...Clare ci sarà, non preoccuparti" disse, poi mi riconsegnò il cellulare.
Tom stava ridendo.
"Senti, che ne pensi di portare anche lei? Almeno si diverte un po' con noi" suggerì.
"Aspetta che le chiedo" dissi.
Mi voltai verso la mia amica, che mi stava guardando.
"Hey Lydia, ti andrebbe di venire fuori a cena?" chiesi.
"A fare il terzo incomodo?" domandò lei.
"Macché terzo incomodo. Stasera ceno da un amico e c'è anche suo fratello e due suoi amici. Non lasciarmi da sola" dissi.
Lei annuì, sorridendomi.
Riferii la notizia a Tom, che esultò.
"Ok, allora vengo a prendervi per le otto" disse, prima di attaccare.
"Va bene, a dopo" risposi, poi mi preparai all'interrogatorio di Lydia.
"Chi è?".
"Si chiama Tom, è venuto un paio di volte in negozio e diciamo che non siamo andati subito d'accordo".
"Beh com'è che è arrivato a chiederti di uscire?" domandò ancora più incuriosita.
Le raccontai tutta la storia. Del nostro primo incontro, di come ci eravamo insultati e dell'aggressione.
"Cavolo...altro che principe azzurro! Questo qui è un cavaliere in armatura scintillante!" esclamò.
"E ancora non sai chi è" dissi, pronta a dirle la cosa più importante.
Lei si protese verso di me dalla curiosità.
"Si chiama Tom Kaulitz...è il chitarrista dei Tokio Hotel...stasera mangiamo a casa loro" dissi tutto d'un fiato.
Lydia cominciò a gridare.
"COSA?!? Ma ti rendi conto? Sono...sono la band più popolare della Germania! Ogni loro concerto vende migliaia di biglietti! Ommioddio!!!" esclamò alzandosi in piedi e cominciando a camminare per la stanza.
Io scoppiai a ridere.
"Che c'è da ridere?" mi chiese.
"Beh hai una faccia sconvolta!" risposi.
"Ci mancherebbe altro. Sei stata invitata a cena dal sogno proibito di centinaia di adolescenti!" esclamò.
Pensai a cosa avrebbe detto Tom se l'avesse sentita parlare così. Probabilmente si sarebbe messo a gongolare.
La guardai, poi mi alzai in piedi.
"Ha detto che ci viene a prendere alle otto, a casa mia" dissi, per farle riprendere la calma.
"Ok, qui bisogna festeggiare" disse recuperando un paio di bottigliette di coca dal frigo bar che teneva in camera.
"Per cosa brindiamo?" chiesi.
"Mmm...alle le ragazze single più carine che ci sono in giro!" esclamò ridendo.

Dunque, capitolo corto anche questo...Lydia è troppo forte...insomma basta sapere che la sua amica deve uscire a cena con uno che smette di preoccuparsi del suo ex e cerca di aiutare l'amica a divertirsi.
Beh il titolo è quello della canzone di Beyonce. Inizialmente non avevo intenzione di far lasciare Lydia e Matthias, ma visto che non avevo nemmeno motivi sufficienti per farli stare insieme, ecco che è nato questo capitoletto un po' per riempire il pomeriggio di Clare, un po' per creare l'atmosfera giusta per i prossimi capitoli. Kussen a tutti

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Capitolo 9
*** 09. Forever or never ***


Bene bene...ora il nono capitolo...penso che stiate aspettando la cena a casa dei nostri cari amici (sì fossero veramente miei amici, sarebbe un sogno XD), comunque mi auguro che la fic continui ad interessarvi. Nel capitolo prima non ho ringraziato layla the punkprincess e angelineri...grazie ragazze mi fa piacere leggere che la mia storia vi piace ^^. Un abbraccio e un bacio...non vedo l'ora di leggere i vostri commenti! Let's go!

09.
Forever or never

Lydia disse ai genitori che sarebbe uscita per cena e sua madre mi ringraziò.
"Vuoi che ti tenga Michail per questa sera?" mi chiese.
"No signora, grazie mille. Un mio amico mi ha chiesto di portarglielo per coccolarlo un po'" risposi, sorridendo.
La mia amica mi accompagnò a casa in macchina, poi ci preparammo.
Avevamo tutto il pomeriggio per scegliere i vestiti e Lydia se n'era portati un'infinità da casa.
"Dunque...su che colore preferiresti stare?" mi chiese.
La guardai e risi.
"Senti...è solo una cena normalissima...andranno bene un paio di jeans e una maglietta" dissi.
"Assolutamente no! Se ti ha invitato a cena vuol dire che magari vuole chiederti un secondo appuntamento e tu non gli farai cambiare idea con un paio di jeans! Dovrai essere perfetta!" esclamò.
"Sì certo. Mi spieghi come faccio ad essere perfetta quando sono in giro con mezzo chilo di coppette assorbenti, pannolini e biberon?" domandai.
Lei mi guardò.
"Beh...le coppette possono essere un'ottima imbottitura..." disse.
Le lanciai un cuscino in faccia, scoppiando a ridere.
"Sei una cretina!" esclamai, facendo ridere pure lei.
Alle sette e mezza eravamo finalmente pronte.
Lydia mi aveva obbligata a mettere su un vestitino nero a maniche lunghe con una scollatura vertiginosa, che già odiavo.
Lei aveva optato per qualcosa di più sobrio, ovvero un mini abito verde acqua con pantacollant neri e tacchi altissimi.
Michail invece indossava una graziosissima salopette blu scuro che mi aveva regalato il padre di Lydia qualche tempo prima.
Alle otto in punto suonò il campanello e Lydia andò ad aprire, mentre io controllavo nuovamente la borsa del bambino.
"Ciao...tu devi essere Tom" disse la mia amica.
"Sì...e tu devi essere l'amica di Clare" rispose lui.
"Sì, Lydia. Molto piacere" disse.
Lo vidi entrare e rimanere a bocca aperta.
"Non guardarmi così. E' colpa sua" risposi, arrossendo.
"Beh...dovrebbe essere colpa sua più spesso...stai da Dio" disse, sorridendomi e prendendo la carrozzina di Michail.
Lydia rise, poi prese la sua borsa ed uscì.
Io chiusi la porta a chiave, poi li seguii con il bambino in braccio.
Durante il viaggio Michail continuò a borbottare scatenando la nostra ilarità.
"Certo che è un chiacchierone...proprio come la mamma" disse Tom, sorridendomi.
Arrivammo a casa dei ragazzi mezz'oretta dopo. Loro vivevano da tutt'altra parte rispetto a casa mia.
"Bene ragazze, entrate pure" disse Tom scaricando la carrozzina.
Io lo aspettai in modo da mettere Michail sdraiato, poi lo seguii nell'ingresso.
Bill ci corse incontro, estasiato.
"Ciao ragazze! Benvenute!" esclamò sorridendoci.
Lydia venne presentata anche a Georg e Gustav, due ragazzi veramente carini e simpatici.
Il primo aveva i capelli lunghi, liscissimi e degli occhi verdi spettacolari, mentre il secondo era biondissimo e avrei scommesso il mio stipendio che probabilmente non si arrabbiava mai.
"Piacere ragazzi, io sono Clare" dissi stringendo loro le mani.
"Ciao" dissero loro due, sorridendomi.
Bill prese Michail in braccio e cominciò a portarlo in giro per la casa che era spettacolare.
Qualcuno aveva avuto il buon gusto di addobbarla per Natale, anche se in maniera un po' eccessiva.
"Gli addobbi sono merito di Bill...anche se ha un po' esagerato" disse Tom prendendo la mia giacca.
Si allontanò un attimo, poi propose di andare tutti a tavola.
Bill si alzò di scatto e ci guardò.
"Oh no! I miei sformatini di spinaci! Devo toglierli dal forno!" esclamò correndo via.
I ragazzi scoppiarono a ridere e io e Lydia ci unimmo.
Michail era nella carrozzina e continuava a "chiacchierare" a modo suo, facendoci capire che voleva tenerci compagnia.
Lo presi in braccio e mi sedetti a tavola. Era estasiato da tutte quelle luci colorate.
Bill tornò tutto contento.
"Li ho salvati! Bene...e ora buon appetito!" esclamò, mentre Gustav portava in tavola una ciotola piena di pasta.
Mangiammo veramente bene e, nonostante i ragazzi non si fidassero molto quando li videro, gli sformatini di Bill si rivelarono deliziosi.
Mentre aspettavamo il caffè, Michail pretese la sua cena, quindi andai in bagno e lo allattai.
Quando uscii vidi che Tom mi stava aspettando fuori dalla porta.
"Hey come va?" mi chiese.
"Bene, davvero. Era da tanto che non mi divertivo così. E' proprio una bella serata" dissi, sorridendogli.
Lui mi accompagnò verso una grandissima finestra che si affacciava sulla città illuminata.
"Senti...io volevo chiederti una cosa" disse, arrossendo lievemente.
Lo guardai, mentre Michail si stava addormentando in braccio a me.
"Dimmi pure".
"Ecco io...mmm non so come dirtelo senza sembrare sfacciato...ecco diciamo che vorrei tanto che tu e io provassimo a stare insieme...non so se mi sono spiegato..." disse.
Io arrossii violentemente.
"Tom...non voglio sembrare stronza, ma la mia presenza non gioverebbe affatto alla tua carriera...sei giovane e se ci vedessero insieme...ecco...non è che sia il massimo farsi vedere in giro con un bambino così piccolo, anche perché so bene con cosa vivono i giornalisti...scandali e basta" dissi.
Lui mi prese il viso tra le mani e io rabbrividii al suo tocco.
"Clare, è solo per questo che mi diresti di no?" chiese.
Io annuii.
I suoi occhi mi avevano incatenata. Era dannatamente bello starlo a guardare. Lo avrei fissato per ore intere.
"Non mi interessa niente di quello che possono dire i giornalisti o chiunque altro al mondo...anche se parlassero di scandali, io starei con te per sempre".

Ma che capitolo dolcino!!! Ebbene sì, mi piace un sacco questo Tom romantico...esistesse veramente un uomo così lo sposerei al volo ^^...comunque il titolo del capitolo è la canzone dei Cinema Bizarre (ma quanto non sono belli kiro e strify???) (li hanno definiti i nemici dei Tokio Hotel o ricordo male io? Beh poco importa perché tanto ascolto tutti e due i gruppi quindi...XD). Ovviamente riferito a quello che Tom dice a Clare (=^///^=). Poi che dire...beh il prossimo capitolo è fondamentale...anche perché penso che voi stiate aspettando la stessa cosa che aspetto di scrivere io...ih ih ih...ok sto impazzendo. Ah per chi non lo avesse notato, la scena fantastica di Bill che corre in cucina a recuperare gli "sformatini di spinaci" l'ho copiata pari pari dal cartone della Disney "Le follie dell'Imperatore" mi sono messa a ridere da sola quando l'ho scritta...ih ih ih...anche perché m'immagino la scena e metto a confronto Bill con Kronk, il personaggio idiota del cartone...ah ah ah...esilarante...ok a breve riapriranno i manicomi apposta per me... -.-'.
Questa fic è diventata una sorta di seconda vita...va beh dai, vi lascio al decimo capitolo...Kussen!

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Capitolo 10
*** 10. Ciò che voglio è qua ***


Wow...decimo capitolo...non pensavo di raggiungerlo così in fretta e invece ce l'ho fatta, ma solo grazie a voi che commentate e leggete. I lettori sono ciò che fa sopravvivere uno scrittore...eh eh eh.... Accontento subito le mie ragazze preferite che stanno continuando a leggere questa fic e che mi riempiono di complimenti...GRAZIE MILLE!!! Dunque siete diventate davvero tante e mi fa molto piacere...grazie quindi a layla the punkprincess (sì Tom è veramente carino...l'uomo ideale direi), angeli neri (sì è vero ci tengo molto alla fic...sono contenta di aver ricominciato a scrivere), xoxo_valy (new entry, benvenuta! Sono contenta che la storia ti piaccia) e ovviamente anche tokietta94, fifiHumanoid, _samy, dark 483 e AntonellaandLasDivinas(cavoli che nick lungo!! ^^)...dunque breve riepilogo. Lydia è stata lasciata da Matthias e così le due ragazze sono andate a cena a casa dei Tokio Hotel, dove Tom si è praticamente dichiarato a Clare...lei come reagirà??? Lascio a voi il piacere di scoprirlo! Let's go!

10.
Ciò che voglio è qua

Come avrei potuto dirgli di no, dopo le parole splendide che mi aveva detto?
Lasciai che le sue labbra sfiorassero le mie, poi lo baciai.
Non potevamo avvicinarci troppo, perché Michail dormiva tra le mie braccia, ma a me andò bene così.
Bill arrivò in quel momento per dirci che il caffè era pronto. Notando la situazione prese il bambino e tornò in salotto, come se nulla fosse.
Tom mi strinse tra le sue braccia e mi sentii al sicuro, come se nulla potesse più farmi del male.
"Non pensi che stiamo correndo un po' troppo? Ci conosciamo da appena tre giorni" sussurrai, maledicendomi per aver rovinato quel momento meraviglioso.
Lui mi accarezzò i capelli.
"Mi sembra di conoscerti da sempre...questo è quello che conta" disse, con voce dolce.
Desiderai che quel momento durasse per sempre, ma la voce di Lydia ci interruppe.
"Clare! Vieni a vedere!" strillò.
Io mi preoccupai pensando che fosse successo qualcosa a Michail, quindi mi allontanai da Tom e corsi subito in salotto.
La mia amica mi indicò il televisore, dove vidi che stavano riprendendo l'entrata del mio negozio.
Alzai il volume per sentire meglio.
"Alcune persone hanno confermato che in questi giorni si è vista più volte parcheggiata l'auto di Tom Kaulitz chitarrista e gemello del front man dei Tokio Hotel. Molti testimoniano di averlo visto parlare spesso con la commessa, una certa Clare Smyth" disse la voce petulante dell'inviato.
"Mio Dio! Ma sei un musicista o un ricercato dell'FBI?" domandai, rivolta a Tom.
"Certe volte me lo chiedo anche io" rispose sedendosi.
Come cavolo si permettevano di dire il mio nome in tv senza neanche chiedermelo?
Ero livida di rabbia.
"Se mi capita a tiro un giornalista...giuro che lo uccido!" dissi, inferocita.
"Perché?" chiese Bill, tenendo Michail in braccio.
"Come perché? Quelli hanno detto il mio nome in tv...ci manca solo che dicono il mio indirizzo, poi siamo a cavallo! Ma cavolo..." borbottai.
Gustav cambiò canale, poi chiese se qualcuno voleva il dolce.
"Sì dai...almeno qualcuno qui si addolcisce un po'" disse Tom, prendendomi la mano.
La serata proseguì tranquillamente, Tom e Georg si allontanarono un paio di volte per fumare una sigaretta, mentre Bill continuava a ronzare intorno alla carrozzina e a chiacchierare con Lydia.
Gustav mi offrì un altro caffè.
"No grazie, se ne bevo un altro rischio di diventare isterica" risposi sorridendo.
Era un ragazzo estremamente tranquillo e posato.
"Posso chiederti una cosa?" domandai.
Lui annuì e mi sorrise.
"Come fai a sopportare Bill e Tom tutto il giorno?" chiesi.
Lui rise.
"Ormai sono abituato. Ci conosciamo da una vita e sono sempre stati così. Tu non li hai ancora visti litigare. Sono quasi divertenti, anche se ogni tanto Bill insegue suo fratello con le padelle, ma è un dettaglio" disse.
Io lo guardai. Padelle?!?
"Non ti preoccupare. Sono innocui. Anche perché si vogliono un bene dell'anima e quando litigano fanno pace in meno di dieci minuti".
Sorrisi, poi mi rilassai sulla sedia e guardai l'ora.
Era l'una passata.
"Cavolo ma è tardissimo! Domani devo andare al lavoro!" esclamai.
Lydia e Bill mi guardarono.
"Mi dispiace, ma devo andare a casa..." dissi.
"Perché non dormite da noi? Qui abbiamo un sacco di spazio e poi non credo che ai ragazzi dispiacerà!" disse Bill.
Tom e Georg rientrarono in quel momento.
"Che succede?" chiese il bassista ravvivandosi la chioma.
"Ho chiesto a Clare e a Lydia se vogliono fermarsi qui a dormire, visto che è tardi" disse Bill.
"Per noi non ci sono problemi" disse Tom.
Bill e Gustav ci mostrarono le camere, mentre Tom ci offrì due sue maglie extralarge per dormire.
"Per fortuna ho preso su una tutina per Michail..." pensai, mentre lo cambiavo per la notte.
Lo sistemai nella carrozzina, accanto al letto, poi tornai di sotto.
"Ragazzi, perdonatemi se non sono di compagnia, ma domani devo alzarmi presto...quindi vi auguro buona notte"
Bill mi disse di dare un bacetto a Michail, mentre si preparava per andare a dormire a sua volta, Georg e Gustav invece stavano parlando con Lydia che non capii bene cosa stesse raccontando loro. Tom mi accompagnò in camera.
"Grazie mille per la serata" dissi sorridendogli.
Lui mi guardò, appoggiandosi allo stipite della porta.
"Non hai ancora risposto alla mia domanda. Vorresti stare con me?" chiese sorridendo e facendo brillare il piercing che aveva al labbro.
"Tom, ho tutto quello che una ragazza della mia età potrebbe desiderare. Cosa vuoi che ti risponda?" gli domandai.
Lui scrollò le spalle.
"Allora spero che questo basti come risposta" dissi prendendolo per la maglia ed avvicinando il suo viso al mio, fino a baciarlo.

Capitolo cortuccio, inizialmente era legato a quello che segue, ma pensavo fosse adeguato dividerli...in ogni caso il titolo è un frammento della canzone "Così vicini" di Luca Velletri ed è una canzone che appare nella colonna sonora del film Disney "Come d'incanto". Che dire sul significato? Beh finalmente la vita di Clare sta prendendo la direzione giusta. Mi piace molto scrivere la sua storia con Tom...^^...sperando di leggere commenti su questo capitoletto vi lascio con una piccola frase d'anteprima per il prossimo capitolo...ih ih...
"Tom! Possibile che tu non riesca a capire? Non sei suo padre! Non puoi decidere tu!" esclamai, disperata.

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Capitolo 11
*** 11. You don't remember me, but I remember you ***


Capitolo 11!!! Wow...dunque spero di non avervi sconvolto troppo con l'anteprima di questo capitolo...in ogni caso Clare e Lydia si sono fermate a dormire a casa dei Tokio Hotel e pare che tutto vada bene, ora cosa succederà? Qual è il significato della frase che vi ho lasciato la scorsa volta? Ragazze mi dispiace avervi messe in ansia...diciamo che ci avete quasi preso...non odiatemi per quello che succederà in questo capitolo...e nei prossimi...vabbé leggete e lo scoprirete! Let's go!

11.
You don't remember me, but I remember you

La mattina seguente mi svegliai sentendo il suo profumo.
"Per forza, sono completamente avvolta dalla sua maglia" pensai sorridendo.
Mi mossi per cercare il cellulare e guardare l'ora. Erano quasi le dieci.
Mi alzai di scatto e accesi la luce. Michail non era nella carrozzina, quindi mi precipitai al piano di sotto, dove Bill si stava esibendo in un repertorio straordinario di boccacce e versi che mai avrei pensato di vedergli fare.
Il bambino continuava a ridere e sembrava perfettamente a suo agio.
In quel momento mi accorsi di indossare solamente una maglia e un paio di calzini. La maggior parte delle mie gambe era scoperta e trionfava in mezzo al salotto.
"A cosa devo questa piacevole visione mattutina?" chiese Tom alle mie spalle, abbracciandomi.
"Diciamo che mi sono svegliata in ritardo e senza il bambino in camera...vedi un po' te" dissi, fingendomi arrabbiata.
"Ah sì...quel tuo amico, David, ha scritto stamattina sul cellulare per dirti di stare tranquilla che avrebbe pensato lui ad aprire, ma ti chiedeva una mano per il pomeriggio. Ho pensato che non fosse necessario svegliarti all'alba" disse.
Lo guardai, poi gli diedi un bacio su una guancia.
"Per Michail...beh non sopportavo più Bill, quindi ho pensato di tenerlo occupato facendogli curare il bambino...in fondo hanno più o meno la stessa età" disse ridendo.
"Guarda che ti ho sentito!" esclamò il fratello senza smettere di giocare con il piccolo.
Risi, poi cercai Lydia con lo sguardo.
"Sta parlando con Gustav" disse Tom capendo le mie intenzioni.
"Wow...fino a che ora hanno parlato?" domandai.
"Boh...penso che non siano nemmeno andati a dormire" rispose lui.
Mi chiese se volevo una tazza di caffè, ma rifiutai, pensando a come recuperare i miei vestiti senza dove andare in giro acconciata come Barbie.
"Potrei darti qualcosa io...in fondo mi sa che abbiamo la stessa taglia" disse Bill.
"Beh grazie..." dissi arrossendo.
Il moro mi prese per mano e mi accompagnò in camera sua.
Beh l'avrei scambiata per un salone di bellezza se non ci fosse stato il letto.
Aprì l'armadio che forse era più grosso di camera mia e cercò tutto il necessario per vestirmi.
Una volta pronta sembravo la sua copia al femminile.
"Cavolo...potrei anche decidere di abbandonare la carriera di cantante per fare lo stilista! Stai benissimo" disse Bill osservando la sua opera.
"E io potrei anche decidere di mandarti via dalla band per recuperare un membro decisamente più carino" disse Tom.
Il gemello, in risposta gli fece la linguaccia.
"Pronta? Ti accompagno io" disse il rasta sorridendomi e dandomi un bacio.
"Non dovresti farti vedere con me..." gli risposi.
"Sai cosa me ne frega!" esclamò.
"Ok, però porto anche Michail. Sai, non è che non mi fido di Bill, ma preferisco fargli vedere come si da da mangiare ad un bambino e come lo si cambia prima di affidarglielo" dissi.
"Hai perfettamente ragione, ma Lydia non può aiutarti?" chiese.
"Lei deve andare a lezione in università più tardi...è fortunata perché è proprio qui dietro" risposi.
Tom mi accompagnò al lavoro.
"Ti vengo a prendere prima della chiusura, come sempre" disse dandomi un bacio.
Prima di scendere mi guardai intorno e mi assicurai che non ci fossero in giro giornalisti, poi andai in negozio.
"Wow! Clare che look!" esclamò David, sorridendomi.
"Grazie, ma non è merito mio" risposi, sistemando Michail dietro il bancone.
"Hey Clare, ti devo un favore. Grazie mille" disse il mio amico sorridendomi ed uscendo.
Quasi mi ero dimenticata della vita in negozio. Solita noia, finché un paio d'ore dopo entrò un tizio strano.
Il suo sguardo mi era familiare, ma non riuscii a capire perché.
"Tu sei Clare Smyth?" chiese.
Io annuii, tenendo pronto il cellulare.
"Probabilmente non ti ricordi di me, ma io mi ricordo perfettamente di te...e del bambino" disse.
Lo guardai, senza capire. Scavai nella mente nel tentativo di far riemergere il ricordo di quell'uomo.
"Non ti ricordi proprio? Mi offendi...non ricordi la discoteca?" chiese.
Il mondo mi crollò addosso. Ricordai quegli occhi allucinati, le sue mani, la sua bocca viscida, il suo corpo sul mio.
Sbiancai e per poco non caddi a terra.
"Pensavi che mi fossi scordato di te? Temevo mi denunciassi, invece non lo hai fatto...sappi che tornerò e mi prenderò mio figlio...tornerò e per te sarà la fine" disse, poi uscì accompagnato da una risata che mi fece venire i brividi.
Cominciai a piangere in silenzio e chiamai Tom.
Gli chiesi di raggiungermi subito.
Mentre lo aspettavo continuai a pensare a quello che mi aveva detto quel mostro. Si sarebbe preso il mio bambino, il mio Michail.
Tom entrò in negozio quasi di corsa. Io stavo ancora piangendo.
"Clare! Clare per l'amor di Dio cos'è successo?" chiese abbracciandomi.
Non riuscii a parlare subito e mi ci vollero parecchi secondi per aprire bocca.
"Io...sono spacciata. Il padre...di Michail è arrivato qui poco fa...ha detto che vuole riprendersi il bambino" dissi.
Sentirmelo dire mi fece capire che era tutto vero, che non me l'ero immaginato. Piansi ancora di più, tra le braccia di Tom.
"No...non può..." disse lui.
"Invece sì...è suo padre" risposi.
"Ma ti ha violentata!" esclamò.
"Ormai è passato quasi un anno! Non ci sono prove! Nessuno lo sa...tranne io...e te" dissi.
"Lui non si avvicinerà a Michail...anche se fossi costretto a portarlo via di persona" mi disse.
Io alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi.
"Tom! Possibile che tu non riesca a capire? Non sei suo padre! Non puoi decidere tu!" esclamai, disperata.
"Lo so che non sono suo padre, ma dobbiamo fare qualcosa! Tu e il bambino siete in pericolo" disse.
Decisi di chiudere il negozio un po' prima e tornai a casa.
Non parlai con nessuno e mi chiusi in camera, mentre Tom rimase in salotto.
Ad un tratto bussarono alla porta.
"Chi è?" chiesi, in lacrime.
"Sono Bill...posso entrare?" rispose il ragazzo con voce mortificata.
Gli dissi di sì, ma non mi voltai.
Lo sentii sedersi al mio fianco e sospirare.
"Clare...Tom mi ha raccontato quello che è successo...posso farti una domanda?".
Annuii.
"Sei sicura di non aver detto a nessun altro quello che è accaduto quella volta?".
Mi voltai a guardarlo.
"Sì Bill...sono sicura di non...".
In quel momento si accese una lampadina. L'avevo detto a qualcun altro. A Oscar, il mio ex ragazzo.
"Allora?" chiese il moro.
"Quando successe, lo raccontai ad Oscar, il ragazzo con cui uscivo" dissi, vedendo un barlume di speranza in quell'oscurità.

Ed eccoci giunti alla fine dell'undicesimo capitolo. Che casino! All'inizio non volevo che accadesse, ma poi la vicenda ha preso una piega diversa...e io non ho potuto fare altro se non adattarmi (aiuto questa storia ha una vita propria!)...il titolo è ispirato dalla prima frase di una canzone degli Evanescence "Taking over me" e letteralmente significa "tu non ti ricordi di me, ma io mi ricordo di te"...frase perfetta che ho anche fatto dire al tizio estremamente simpatico di poco fa...spero che questa storia continui a piacervi. Kussen a tutti ^^

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Capitolo 12
*** 12. Salvami ***


Dunque...dodicesimo capitolo...la storia è ancora in alto mare...o almeno secondo quello che ho in mente, poi magari mi fermo prima...in ogni caso vi informo che ho un macello di titoli e di frasi che ho in mente di usare, quindi magari riesco a creare una storia degna di questo nome...comunque ora mi fermo un po', perché mio fratello rivendica il pc, quindi vi devo lasciare per almeno 2 o 3 ore ragazze...non disperatevi...tornerò presto e entro stasera conto di poter postare tutti i capitoli che ho scritto almeno in settimana ne scrivo altri e sabato torno per aggiornare...grazie mille! Ok e ora riepiloghetto poi vi lascio alla lettura. Dopo la cena a casa di Bill e Tom, Clare viene avvicinata da un uomo, che si rivela essere il padre di Michail. Questo tizio minaccia la ragazza, dicendole che quando tornerà si riprenderà il bambino. Come farà Clare a salvarsi da questa situazione? A voi il piacere di scoprirlo. Let's go!

12.
Salvami


Cercai a lungo sull'elenco del telefono e finalmente trovai quello che stavo cercando.
Mi metteva in imbarazzo dover telefonare proprio in quella casa dopo tutto quello che era successo, ma era la mia ultima speranza.
Il telefono suonò a lungo prima che qualcuno rispondesse.
Riconobbi quella voce familiare.
"Pronto?".
"Oscar?".
"Sì, chi parla?".
"Ehm...non ci crederai mai. Sono Clare".
Dall'altra parte silenzio.
"Io...non ti avrei mai disturbato, anzi...però ho bisogno di aiuto e tu sei l'unico che può darmi una mano" dissi mentre Bill, Tom e gli altri mi guardavano, in attesa.
"Perché? Io e te non abbiamo nulla da dirci".
"Lo so, lo so. Senti non mi va di fare la vittima o che altro, ma ieri è tornato il tizio della discoteca. Vuole portarmi via il bambino e non so in che altro modo risolvere la faccenda. Un mio amico mi ha detto che se trovo qualcuno capace di dire che quello lì mi ha violentata, allora nessun giudice potrà affidargli il bambino" dissi tutto d'un fiato.
Oscar rimase in silenzio per qualche secondo.
"Clare...se io ti aiuto devi promettermi che nessuno lo verrà a sapere...non voglio che mi colleghino un'altra volta a te".
Viscido, vile e vigliacco. Come sempre. Come cavolo avevo fatto ad innamorarmi di uno così nessuno lo sapeva.
"Va bene...ti ringrazio. Tu sai dove lavoro?".
"Sì...in quel negozio di CD che hanno fatto vedere ieri in tv".
"Esatto. Vediamoci nel bar lì di fronte domani pomeriggio alle quattro...grazie ancora Oscar".
L'idea del testimone era stata di Gustav.
Per fortuna che ci aveva pensato, altrimenti non avrei saputo che fare.
"Quindi? Cosa ti ha detto?" chiese Tom.
"Lo vedrò domani...per spiegargli bene la situazione..." dissi.
"Vuoi che qualcuno venga con te?" chiese Georg.
"No...voi dovete restarne fuori...è una faccenda un po' troppo...come dire...vistosa per quattro ragazzi popolari come voi. Ho bisogno che vi occupiate di Michail e che teniate buona Lydia. Non voglio che lo sappia".
Ero disperata. Se il piano di Gustav non avesse funzionato io avrei perso il bambino.
Uscii in balcone e vidi che la città era tranquilla sotto la coltre di neve che la copriva.
Tom mi raggiunse poco dopo.
"Clare..." disse abbracciandomi.
"Tom...mi dispiace per come ti ho risposto poco fa...non volevo" dissi.
"Stai tranquilla...è un brutto momento. Sicura di non voler nessuno con te?" domandò.
"Sì Tom. Non voglio mettervi in mezzo. E' una questione personale...e se non ci fossi stato tu non avrei potuto contare sul tuo aiuto in qualsiasi caso" risposi.
La giornata sembrò non finire mai.
Michail era sempre in braccio a me, non lo lasciavo mai, neanche per dormire tanto che mi addormentai sul divano.
La mattina seguente mi svegliai nel letto, il bambino era nella carrozzina e non si era ancora svegliato.
Scesi per fare colazione, ma avevo lo stomaco completamente chiuso.
Lydia era rimasta dai suoi per ripassare in vista degli esami che avrebbe sostenuto lunedì.
Tom mi accompagnò a casa per farmi prendere il motorino, poi mi lasciò sola.
Mi preparai con calma e alle tre e mezza uscii.
Oscar mi stava aspettando seduto ad un tavolino e si guardava intorno con aria poco tranquilla.
"Ciao" dissi, sedendomi di fronte a lui.
"Ciao Clare" rispose senza guardarmi negli occhi.
Non era cambiato di una virgola dall'ultima volta che l'avevo visto.
"Non voglio perdermi in inutili convenevoli, visto che nessuno dei due vorrebbe essere qui. Ho bisogno che tu sia disposto a testimoniare davanti ad un giudice di pace che sono stata violentata in quella discoteca. Io fornirò l'identikit alla polizia e tu mi fornirai una prova inconfutabile riguardo la veridicità della storia, anche perché io e te non abbiamo mai..." dissi senza concludere la frase.
"Ok...il mio numero di casa lo sai. Per farmi sapere l'ora, il giorno e il luogo chiama solo dopo le sei perché sono a casa da solo" disse.
"Va bene".
In quel momento suonò il mio cellulare. Era Tom.
"Pronto?".
"Clare...sono Gustav. Ho ottenuto un appuntamento dal giudice di pace. Per martedì mattina, alle undici e mezzo, in tribunale" disse.
Sorrisi.
"Grazie mille. Sei un tesoro" risposi, poi riattaccai e guardai Oscar negli occhi.
"Martedì mattina alle undici e mezzo in tribunale. Conto sulla tua presenza" dissi.
Lui annuì, poi uscì dal bar senza nemmeno salutarmi.
Vile, viscido e vigliacco.

Finito anche il dodicesimo capitolo. Oscar è proprio una bella personcina (seeeeeeeee come no!), ma almeno non si è rifiutato di aiutare Clare, anche perché se no lo facevo morire stirato da un tir (Bwahahahahah risata malvagia)...ok sto impazzendo. Il titolo del capitolo è quello di una canzone splendida dei Sonohra. Non è un gruppo di cui vado partocolarmente matta, ma il testo di questa canzone in particolare è stupendo e invito chi non l'ha mai ascoltata a sentirla perché è proprio bella. Comunque adesso farò un passo indietro, come ho già fatto in modo da dare un'idea più completa della situazione. Kussen a tutti!

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Capitolo 13
*** 13. This is the life ***


Wow ragazze! Sono appena rientrata e mi sono lanciata su EFP e cosa trovo??? 43 recensioni! Cavoli non ci volevo credere! Grazie mille...davvero mi fate capire che la storia vi piace proprio tanto! ih ih ih...per tutto questo tempo ho pensato a come andare avanti...beh per ora i capitoli pronti arrivano solo al 17...ma sto lavorando per voi (sembra uno spot pubblicitario -.-')...ok stop alle cazzate e passiamo ai ringraziamenti...
Dunque...grazie a:
tokietta94: tranqui anche se non hai recensito per un po'...l'importante è che la fic continui a piacerti! ^^
_samy: oscar lo odio pure io XD XD XD...grazie mille ^^
dark483: non penso assolutamente che sei pazza...anzi XD...no dai comunque mi fanno un sacco piacere i commenti ^^
xoxo_valy: eh sì...effettivamente Oscar ha avuto un comportamento strano, però alla fine è un personaggio piuttosto viscido quindi mi sembra normale che faccia così.
fifiHumanoid: grazie grazie grazie...sono contenta che questa fic sia così seguita wow ^^
angeli neri: grazie per avermi fatto sapere che il titolo ti piaceva...ogni volta che ne scelgo uno sono in ansia perché non so mai se va bene, se magari il mio cervellino ragiona in maniera strana e incomprensibile...davvero grazie ^^
Ok, eccoci al tredicesimo capitolo. 13...mi piace come numero ^^...beh come avevo già detto ora tornerò un po' indietro in modo da raccontare per bene quanto accaduto. Spero che la cosa non vi annoi, ma penso che raccontare la stessa cosa dal punto di vista di un altro personaggio aiuti parecchio a capire meglio il mondo in cui si svolge la storia. Grazie per la pazienza ^^. Let's go!

13.
This is the life

Stavamo giocando alla playstation, anzi Tom e Georg stavano giocando, mentre io e Gustav li guardavamo, come sempre, quando il telefono di mio fratello squillò.
Rispose quasi al volo e capii immediatamente che qualcosa non andava.
Il sorriso sul suo viso si era smaterializzato alla velocità della luce ed era impallidito.
"Tomi! Che succede?" chiesi, alzandomi in piedi.
Sapevo che riguardava Clare o il bambino.
Non mi rispose e si precipitò fuori casa, senza neanche la giacca.
Io stavo impazzendo dall'ansia. Continuavo a camminare avanti e indietro, mentre Gustav cercava di calmarmi.
Clare entrò dalla porta e corse in camera, in lacrime. Tom invece si fermò in salotto con il bambino.
Noi tre volevamo delle risposte. Che cavolo era successo?
"Mentre Clare era in negozio è arrivato quel bastardo che l'ha messa incinta..." disse senza tanti preamboli.
Rabbrividii.
"Cosa vuole?" chiese Georg, stringendo i pugni.
"Michail...ha detto che se lo riprenderà" rispose mio fratello.
Mi alzai in piedi, tremando per la rabbia.
Come poteva esistere una persona così schifosa?
"Ma la polizia non può fare niente? Arrestarlo, tagliargli via le gambe per non farlo più muovere? Chiuderlo in una cella e buttare via la chiave?" chiesi.
"Scusate...ma nessuno sa cos'è successo? Non c'è una persona in tutta Berlino che non sappia cosa ha fatto quel tipo a Clare?" chiese Gustav.
"No...non ci sono prove che lui le abbia fatto del male...legalmente è il padre biologico del bambino...per la legge ha il diritto di chiedere l'affidamento esclusivo...anche perché Clare ha appena diciotto anni e un lavoro che non le permetterà in futuro di mantenere Michail...soprattutto le spese scolastiche" disse Tom.
Dove cavolo aveva imparato a parlare così?
Non avevo tempo per pensarci.
"Impossibile che Clare non abbia detto nulla a nessuno...dai nessuna persona sopravviverebbe con un peso del genere! Ora vado di sopra e glielo chiedo! Troveremo una soluzione!" esclamai, poi raggiunsi la ragazza.
La trovai stesa sul letto, al buio.
Mi sedetti accanto a lei.
"Clare...Tom mi ha raccontato quello che è successo...posso farti una domanda?".
Lei annuì debolmente.
"Sei sicura di non aver detto a nessun altro quello che è accaduto quella volta?".
Si voltò a guardarmi. Negli occhi leggevo tutta la sua disperazione.
"Sì Bill...sono sicura di non...".
Si bloccò di colpo, come se le fosse venuta un'illuminazione.
"Allora?" chiesi, pensando che ci fosse ancora un po' di speranza.
"Quando successe, lo raccontai ad Oscar, il ragazzo con cui uscivo" disse.
Le sorrisi e scesi di corsa al piano di sotto a raccontarlo agli altri.
"Perfetto. Allora basterà far testimoniare questo tipo e Clare e il bambino saranno al sicuro!" esclamò Gustav.
Mio fratello era meno convinto.
"Tomi...c'è una soluzione...non sei contento?" gli chiesi.
"Secondo voi come cavolo ha fatto quello lì a ritrovare Clare dopo tutto questo tempo? Insomma...in un anno non si è mai fatto vivo...e ora salta fuori a dire che rivuole Michail..." disse, pensieroso.
"Beh...può darsi che l'abbia vista in giro con il bambino..." cercai di dire.
"No...ieri sera l'hanno fatta vedere alla tv mentre parlavano di me. Hanno detto il suo nome...vi ricordate?".
Annuimmo tutti e tre.
"Clare non deve saperlo...ora vado a sistemare un paio di cose alla stazione del telegiornale. Mi sentiranno!" esclamò uscendo di casa.
"Tomi! Cosa pensi di fare? Ti caccerai nei guai!" dissi correndogli dietro.
"Billie...mi fido di te. Clare non deve sapere cosa sto facendo...è colpa mia se è saltato fuori questo casino e ora voglio risolverlo" mi rispose, prendendomi per le spalle.
Annuii e lo guardai andare via.
Tornai in casa, dove Georg e Gustav si stavano occupando del bambino.
Mi lasciai cadere sul divano, sconfortato, poi chiamai Lydia.
"Pronto?".
"Ciao Lydia...sono Bill".
"Ah ciao! Madonna santa che voce da funerale...che è successo?".
Le raccontai tutti.
"Cosa?!? Aspetta che vengo lì e ci parlo io con Clare".
"No, no...stai tranquilla...non so se Clare voglia che tu lo sappia, sai per non farti preoccupare...te l'ho detto perché magari avevi anche tu un'idea brillante come quella di Gustav".
"Beh il pensiero del testimone era venuto anche a me, quindi non c'è molto altro da dire...io non torno da voi perché devo studiare per gli esami, ma ti prego di tenermi aggiornata, qualunque cosa succeda!" esclamò.
"Sì stai tranquilla...ti scriverò ogni volta che succede qualcosa".
"Grazie Bill...ci sentiamo".
Terminata quella chiamata Tom rientrò e pochi minuti dopo Clare scese e chiese se poteva usare il telefono.
Annuii, poi chiese a Georg dove avessimo l'elenco della città.
Cercò per parecchi minuti, poi telefonò ad Oscar.
Gli diede appuntamento per il giorno seguente, poi prese in braccio il bambino e rimase con lui tutto il giorno.
Ci chiese di non dire nulla a Lydia e io rabbrividii.
Ad un certo punto Tom uscì in balcone per fumare e io lo seguii. Volevo sapere com'era andata.
"Allora?" chiesi.
"Hanno detto che se a Clare ha creato dei problemi il servizio di ieri sera sarà lei a dover fare causa agli studi, non io" disse, rabbioso.
"Beh non è una buona notizia?" chiesi.
"Non proprio...non volevo far sapere nulla a Clare, volevo darle una mano senza appesantire il carico di preoccupazioni che porta sulle spalle, ma non sono capace di fare niene!" esclamò sbattendo un pugno sulla ringhiera.
"Tomi non fare così...ti prego" dissi avvicinandomi.
"Ma non è giusto! Quella ragazza ha avuto una vita di merda! Possibile che per una volta che è veramente felice debba saltare fuori un'altra marea di problemi?" chiese.
"Tomi...lo so che ti sembrerà la solita frase idiota...ma questa è la vita...ci sono cose che vanno bene e altre che vanno male...ora Clare sta passando un brutto momento, ma poi si risolverà tutto. Come sempre. Lei è forte...e ha al suo fianco il ragazzo migliore che io conosca" dissi abbracciandolo.
Tom mi guardò.
"Fratellino sensibile" sussurrò abbracciandomi a sua volta.
Nel pomeriggio Tom portò Clare a casa in modo che si preparasse.
Eravamo tutti ansiosi di sapere come sarebbe andata a finire e Gustav continuava a fare telefonate a destra e a manca per poter parlare con un giudice di pace.
Io passai tutto il tempo con Michail che probabilmente avvertiva la nostra agitazione. Era nervoso e continuava a piangere.
"Tranquillo piccolino...la mamma torna presto" continuavo a dirgli mentre camminavo in giro per casa.
Sentii Gustav chiamare Clare. Finalmente aveva ottenuto l'appuntamento dal giudice.

Capitolo un po' casinoso...questa volta è Bill a raccontare tutto...non ve l'aspettavate vero? Ih ih ih...comunque il titolo è quello della canzone che ha reso celebre Amy MacDonald...una canzone carinissima, con un testo da scioglilingua talmente è veloce...all'inizio non era questo che volevo usare, però mi è sembrato abbastanza azzeccato.
Ora vi lascio e vado a scrivere il prossimo capitolo. Kussen!

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Capitolo 14
*** 14. Love is dead ***


Eccoci qui...numero 14 ^^...Vi prego non odiatemi per questo capitolo!!! Comunque, Clare è riuscita ad ottenere l'aiuto di Oscar e Gustav ha preso appuntamento dal giudice. Nel frattempo Bill si è messo in contatto con Lydia, che ci sia qualcosa tra i due? Non lo so...in ogni caso ora sapremo come va a finire la faccenda. Un bacio a tutti voi che seguite! Let's go!

14.
Love is dead

Il week-end passò troppo in fretta. Fortunatamente non lavoravo e dalla settimana dopo sarei stata in ferie.
Continuavo a controllare Michail, come se temessi che potesse sparire.
Tom era nervoso e parlava a monosillabe.
Bill continuava a chiedergli se andava tutto bene, mentre Georg fumava all'inverosimile. L'unico che sembrava quasi calmo era Gustav.
Avevo scombussolato la loro vita. Avevo rovinato le loro feste di Natale. Mi sentivo una stronza di prima categoria.
Recuperai le mie cose, poi telefonai a Lydia, stando attenta a non farmi sentire.
"Pronto?".
"Sono io..." dissi.
"Ciao Clare! Come va? Che voce...tutto bene?".
"Ho avuto giorni migliori...senti ho bisogno di un favore gigantesco" le risposi.
"Spara...tanto stavo pensando di venire lì".
"Dovresti riportarmi a casa...è successo un casino e non voglio rovinare il Natale ai ragazzi".
"Tu e Tom avete litigato?".
"No, assolutamente...appena siamo da sole te lo spiego. Ce la fai ad essere qui in dieci minuti?".
"Anche cinque".
"Ok...io prendo la scusa di voler fare un giro con il bambino, poi mi riporti a casa".
"Ok, ma sappi che pretendo delle spiegazioni!".
Attaccai il telefono, poi presi carta e penna e scrissi un biglietto che lasciai sul letto appena fatto.
Risistemai i miei vestiti, poi dissi che volevo uscire un po' con il bambino.
"Da sola?" chiese Bill.
"Sì tranquillo" risposi, stando male nel mentirgli.
Uscii quasi di corsa, salii sulla macchina di Lydia senza dire una parola ed attesi di arrivare a casa.
Una volta nell'appartamento scrissi un messaggio a Tom.
"Mi dispiace...tantissimo. Vai in camera...troverai le mie scuse". Era piuttosto poetico, ma non sapevo bene cosa scrivergli. Ripensai al foglio che avevo lasciato.
"Ragazzi, mi dispiace andarmene senza dire nulla. Mi dispiace essere finita nelle vostre vite ed averle sconvolte come se fossi un uragano. Non volevo rovinare le vostre vacanze. Bill potrai mai perdonarmi per averti mentito e averti portato via Michail senza dire nulla? Georg potrai mai perdonarmi per aver approfittato dei tuoi amici? Gustav potrai mai perdonarmi per averti fatto fare tanta fatica per niente? E tu, Tom, potrai mai perdonarmi per averti amato? Per averti fatto affezionare a me? Per averti tradito nel peggiore dei modi? Per averti usato e poi gettato? Per essermi comportata come la maggior parte delle persone meschine di questo mondo? Mi viene da piangere a pensare che non vi vedrò più se non attraverso il televisore.
Questo è l'addio più doloroso che possa dare. Vi chiedo di non cercarmi più. Se accadesse qualcos'altro di brutto mi sentirei responsabile anche delle vostre vite. Non voglio più essere motivo di dolore per voi. Tornate ad essere i ragazzi allegri che eravate prima. Non preoccupatevi più per me e per il bambino. Dimenticateci se potete. Vi prego. Clare".
Piansi a lungo, mentre Lydia mi chiedeva cosa fosse successo.
Le raccontai tutto, ormai non c'era più motivo di tenerle nascosto quant'era accaduto.
Lei non si scompose.
"Ora ci sono qui io" mi disse abbracciandomi.
"Mi potresti spiegare perché hai lasciato Tom?" mi domandò poco dopo.
"Non voglio che soffra a causa mia...sono stanca di far soffrire la gente" risposi.
Suonò il telefono.
Risposi istintivamente, senza controllare chi fosse.
"Pronto?".
"Clare...possiamo parlare?". Era la voce di Tom. Sembrava che avesse pianto.
Non risposi subito.
"Ti prego Clare...cosa ho fatto di male?".
"Nulla Tom...tu non hai nessuna colpa...non me la sono sentita di darvi altre sofferenze. Se il giudice non accetterà la testimonianza di Oscar e quell'uomo si prenderà il bambino cosa succederà? Voi non potete occuparvi di questa storia...non voglio che stiate male per me..." dissi.
"Ma noi vogliamo aiutarti...".
Dovevo fermarlo, a costo di sembrare stronza.
"No Tom...non voglio più avere niente a che fare con voi. Non cercarmi più!" esclamai attaccando il telefono.
Quella frase si portò via parte della mia vita.
Lydia rimase con me fino a domenica pomeriggio.
"Clare io devo andare. Domani mattina ho l'esame. Torno da te appena ho finito" disse.
Mi alzai dal letto e mi guardai allo specchio.
"Cosa cavolo piangi? Lo hai lasciato tu, stupida cretina che non sei altro. Smettila di piangerti addosso e cerca di sembrare convincente domani! Se le cose si sistemeranno allora potrai tornare da Tom..."
Mi sembrava di essere caduta in un pozzo senza fondo. Troppo lontana dall'uscita per vedere la luce, ma troppo lontana anche dal fondo. Sospesa nell'aria, nell'oscurità.
Michail cominciò a piangere perché aveva fame.
Quella serà fu la più silenziosa della mia vita.
Non avevo voglia di mangiare, nè di sentire musica o altro.
Rimasi stesa nel letto ad aspettare il sonno, che non arrivò mai.
Lunedì mattina mi guardai allo specchio e non mi sopresi di vedere una sorta di morto vivente.
I capelli erano paragonabili ad un cespuglio informe e sotto gli occhi erano apparse due ombre violacee.
"Fossi più carina sembrerei un vampiro" pensai, mentre mi armavo di spazzola per sistemare quel groviglio.
Passai la giornata nell'ozio più totale.
Michail compiva tre mesi e io non avevo la minima voglia di festeggiare.
"Certo che sono proprio una madre inutile" pensai, stesa sul letto.
Nel tardo pomeriggio Lydia tornò a casa con una decina di pacchetti (opera sicuramente di sua madre) e un vassoietto di pasticcini.
"Miky vieni con me...ora la mamma si fa una bella doccia, poi ti festeggiamo, visto che sta anche nevicando!" disse prendendo il bambino dalla carrozzina.
Obbedii alla mia amica e m'infilai sotto il getto bollente della doccia. Forse fu la solitudine di quel momento, forse perché non ne potevo più di quella situazione, ma ricominciai a piangere.
Il pensiero di Tom tornò vivo nella mia mente. Non stavo con lui da poco meno di ventiquattr'ore e mi mancava come se non lo vedessi da anni.
Ero stata stupida. Tremendamente stupida.

Mie care amiche eccoci giunte a questo punto. Cavoli che tristezza...T____T...beh mentre scrivo questo commento ho cominciato a postare la storia su EFP...non so quanti capitoli metto su tra oggi e domani, ma non credo tutti quelli che ho scritto...in ogni caso parte la spiegazione del titolo.
Canzone dei Tokio Hotel (ovviamente ^^)...se non sbaglio il testo fa così "We die when love is dead" che in italiano sarebbe all'incirca questo "Noi moriamo quando l'amore è morte"...io però ho preso il titolo della canzone e l'ho inteso come "Amore è morto" tanto per intenderci. Lo so ho una mente contorta e non mi stupisco che persone intelligenti e normalmente pensanti come voi non capiscano...anzi dubito esista una forma di vita normale che possa capirmi...*me affranta ç___ç*...in ogni caso l'idea era più o meno questa.
Perché ho fatto questo ragionamento assurdo? Beh ovviamente perché Clare e Tom si sono lasciati...anche se sono entrambi innamorati uno dell'altra...^^
Ok sta fic sembra uno di quei cartoni in cui lui ama lei, lei ama lui ma nessuno fa niente...bah!
Ok me ne vado che magari è meglio! Ci sentiamo con il prossimo capitolo! Kussen!

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Capitolo 15
*** 15. In pieces ***


Eccomi di nuovo tra di voi! Pronta per scrivere il quindicesimo capitolo...il giorno dell'udienza si avvicina e mentre Clare si preoccupa di...beh tutto...chissà cosa stanno facendo i ragazzi in quella casa che tutt'ad un tratto è diventata più silenziosa. In questo capitolo lascerò un po' da parte Clara, concentrandomi invece su quello che sta provando Tom al momento...non so se riusciò bene nella mia impresa...ma questo lo saprò solo leggendo i vostri commenti...un bacione. Let's go!

15.
In pieces

La situazione era diventata insostenibile...possibile che stesse andando tutto male? In fondo Clare era una brava ragazza, non aveva mai fatto male a nessuno.
Perché le stavano succedendo solo cose brutte?
Quella mattina disse che voleva uscire a fare una passeggiata insieme a Michail. Non avevo nemmeno la forza per risponderle.
La vidi uscire e un brivido mi percorse la schiena. Cosa mi stava succedendo?
Mi sedetti sul divano, mentre Bill canticchiava canzoncine di Natale, tanto per fare qualcosa.
Ad un tratto mi arrivò un sms. Chi poteva essere? Di nuovo un brivido. Forse mi stava salendo la febbre.
"Mi dispiace...tantissimo. Vai in camera...troverai le mie scuse".
Mi alzai di scatto attirando l'attenzione dei miei amici. Corsi di sopra, nella camera che era stata di Clare per un paio di notti e trovai un foglio piegato e poggiato sul copriletto candido.
Lo aprii, stupendomi del tremore che avevo alle mani. Quasi non respiravo.
Perché mi sentivo così male? Perché l'idea di ricevere brutte notizie mi faceva martellare il cuore nelle orecchie?
Aprii il biglietto e lessi quelle poche righe. Fui obbligato a fermarmi più volte perché la vista mi si annebbiava.
"Da quando Tom Kaulitz piange per una ragazza?" mi chiesi mentre leggevo.
"[...]E tu, Tom, potrai mai perdonarmi per averti amato? Per averti fatto affezionare a me? Per averti tradito nel peggiore dei modi? Per averti usato e poi gettato? Per essermi comportata come la maggior parte delle persone meschine di questo mondo? [...]Vi chiedo di non cercarmi più. [...]. Non voglio più essere motivo di dolore per voi. Tornate ad essere i ragazzi allegri che eravate prima. Non preoccupatevi più per me e per il bambino. Dimenticateci se potete. Vi prego. Clare".
Rilessi quelle frasi fino ad impararle a memoria. Sentivo la voce di Clare nella testa.
Mi ritrovai inginocchiato sul pavimento a piangere.
Sentii un braccio avvolgermi le spalle e qualcuno sussurrare il mio nome.
"Tom...ti prego...calmati...".
Era Bill.
Lo guardai negli occhi, consapevole che non avrebbe mai pensato che ero un debole a piangere per motivi del genere.
"Billie...io non so come fare senza di lei...la amo..." dissi abbracciandolo.
"Tomi lo so...vedrai che tornerà. Sta vivendo un bruttissimo periodo e noi dobbiamo farci da parte e lasciare che risolva la questione da sola" disse.
I ruoli si erano invertiti. Io ero il cucciolo bisognoso di un abbraccio, lui era il gemello forte e saggio.
"Tomi...ora ti alzi, ti sciacqui la faccia, poi torni di sotto e stai un po' in compagnia. Non ti fa bene stare da solo, anche perché è quasi Natale. Dobbiamo stare insieme..." disse abbracciandomi.
Annuii contro la sua spalla e sospirai, per calmarmi.
Mi alzai e feci come mi aveva suggerito Bill mentre lui prendeva il biglietto e scendeva di sotto.
Presi il cellulare e provai a telefonare a Clare. Volevo sentire la sua voce, anche se quel suono mi avrebbe provocato altro dolore.
Il telefono squillò un paio di volte.
"Pronto?" aveva una voce profondamente triste.
"Clare...possiamo parlare?".
La sentii sospirare, ma non disse nulla.
"Ti prego Clare...cosa ho fatto di male?" le domandai. Ero al limite della disperazione
"Nulla Tom...tu non hai nessuna colpa...non me la sono sentita di darvi altre sofferenze. Se il giudice non accetterà la testimonianza di Oscar e quell'uomo si prenderà il bambino cosa succederà? Voi non potete occuparvi di questa storia...non voglio che stiate male per me..." disse, sembrava che stesse per mettersi a piangere da un momento all'altro.
"Ma noi vogliamo aiutarti..." provai a dire.
Non mi fece terminare la frase.
"No Tom...non voglio più avere niente a che fare con voi. Non cercarmi più!" esclamò attaccandomi il telefono in faccia.
Sospirai più volte nel tentativo di mantenere la calma.
"Sei un imbecille. La lasciavi stare, lasciavi quel cazzo di cellulare da un'altra parte e a quest'ora non stavi così di merda!" pensai, incolpandomi.
Bill arrivò quasi mezzo secondo dopo, manco fosse un sensitivo.
"Tomi...scendiamo?" mi chiese, sorridendomi.
Passai la serata in maniera abbastanza serena. Georg e Gustav giocarono un po' alla playstation mentre Bill pretese che gli facessi un po' di coccole.
Sorrisi pensando che alla fine nessuno dei due era autosufficiente. Avevamo bisogno costantemente uno della presenza dell'altro.
A mezzanotte decisi che forse era meglio fingere di avere sonno per poter stare in camera, da solo.
Salutai tutti e mi ritirai.
Cercai l'iPod per ascoltare un po' di musica e maledissi il mio disordine.
Mentre stavo rovistando tra pantaloni, magliette e quant'altro mi cadde su un piede un CD ancora incartato.
Lo presi tra le mani e sorrisi al destino.
2pac.
Accesi il portatile e infilai il disco.
Il volume a palla, in modo da impedirmi di pensare.
Quella sera nessuno si lamentò per il casino che faceva la mia musica.
La mattina seguente mi svegliai con un mal di testa terribile. Probabilmente mi ero addormentato con la musica accesa, anche perché mi ricordavo di aver sentito forse tre tracce su tutto l'album.
Mi guardai allo specchio per parecchi minuti.
"Beh per fortuna che i dread te li sei fatti una vita fa, altrimenti ti sarebbero venuti da soli questa mattina" pensai guardando la mia testa arruffata.
Scesi per fare colazione e vidi che Gustav e Bill stavano già banchettando come loro solito.
"Buon giorno!" esclamarono sorridendo.
"Ciao..." risposi andando in cucina ed impadronendomi di una tazza immensa di caffè e di un chilo di biscotti.
Mi guardai intorno.
La tv era accesa, come al solito e trasmetteva le immagini di non so bene quale spot pubblicitario.
Bill stava litigando con la nutella, come al solito ed era sporco di cioccolato fino al gomito.
Gustav invece aveva optato per una più sobria marmellata dal colore improponibile e dal gusto altrettanto strano, come al solito.
"Georg dov'è?" chiesi.
"Beh sono le undici...probabilmente è ancora a letto, a meno che gli alieni non lo abbiano rapito" disse Gustav.
Sorrisi, poi mi alzai, andai in cucina e recuperai un po' di ghiaccio dal freezer.
"Tomi ti sei fatto male?" chiese Bill.
"No...ma forse tra un paio di minuti sì" dissi, avventurandomi al piano di sopra.
Misi una mano sulla porta, mentre nell'altra il ghiaccio cominciava a sciogliersi. Avevo le dita viola, ma non m'importava.
Aprii la porta e vidi il mio amico dormire in boxer e maglietta a maniche corte.
Russava anche.
"Per fortuna che quello che russa in questa casa sono solo io!" pensai avvicinandomi al letto.
Ero a meno di mezzo centimetro dalla sua faccia quando mi afferrò un polso e mi buttò sul letto.
"Kaulitz...cosa avevi intenzione di fare con quel ghiaccio?" chiese.
Scoppiai a ridergli in faccia.
Sembrava passato sotto una mietitrebbia. I capelli erano simili a qualsiasi cosa tranne che al loro aspetto originale.
"Ah ti faccio così ridere? Ora vediamo se ti diverti" e così mi prese il ghiaccio dalle dita intorpidite e cominciò ad infilarmelo nella maglietta, facendomi urlare come un cretino.
Bill accorse immediatamente scatenando la nostra ilarità.
"Che avete da ridere?" chiese guardandoci come se fossimo pazzi.
"Beh passa davanti allo specchio!" rispose Georg.
Probabilmente lo sentirono urlare anche a Berna.
Era lercio di cioccolato manco avesse un anno e mezzo.
Gustav corse in camera e ci interruppe.
"Ragazzi! Sta nevicando!" gridò indicando la finestra.
Chissà perché, ma in quel momento pensai a Michail.

Povero Tom, come lo tratto! Mannaggia...mi ha fatto male scrivere questo capitolo...spero non mi odiate! Comunque la canzone è "In pieces", "in pezzi" appunto dei Linkin Park. Ovviamente sapete perché...povero Tom...mi sento veramente in colpa...no no...questa situazione deve risolversi...non ce la faccio a vederlo così! Ok ora vado a scrivere il prossimo capitolo! Grazie mille a tutti voi! Kussen.

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Capitolo 16
*** 16. Change the world ***


Sedicesimo capitolo, ragazze tranquille per questa sera non vi assillo più...pubblico questo poi vi lascio libere dalla tastiera e dal link [inserisci un commento]...come siete gentili a starmi dietro pure a quest'ora...DAAAAAAAAAAANKE...intanto io mi sto drogando con le canzoni dei Cinema Bizarre e con le foto di Kiro...ah basta che se no mi distraggo...riepilogo! La storia tra Tom e Clare ha preso una piega al limite della disperazione. Dunque...diciamo pure che il giorno dell'udienza è arrivato. Cosa otterrà Clare? Riuscirà Oscar a convicere il giudice? Leggete...a voi il piacere di scoprirlo. Let's go!


16.
Change the world

Grazie a Lydia passai un lunedì sera decente.
La cosa che più mi preoccupava era l'udienza del giorno dopo.
Chiesi alla mia amica di tenermi il bambino, ma lei insistette nel portarlo e venire a sua volta in tribunale.
Alle undici ero già sul posto.
Lydia mi aveva obbligata a mettere un tailleur marrone che odiavo, ma che "serviva come abito di scena".
Ero in ansia e continuavo a camminare avanti e indietro, finché non vidi Oscar.
Anche lui era vestito in maniera decente.
Senza dire nulla entrò in tribunale e io lo seguii.
Una guardia giurata ci chiese di attendere, poi sentii chiamare il mio nome.
"Clare Marie Smyth" disse una voce femminile.
Entrai mentre Lydia mi incoraggiava con il bambino in braccio.
La donna indossava una lunga tunica nera e tutto odorava di antico. Perfino l'aria.
"Signorina ho ricevuto pochi dettagli sulla vostra causa. Perché siete qui?" domandò.
"Io...io sono stata violentata un anno fa. Dallo stupro è nato un bambino e pochi giorni fa il padre del bambino è tornato e mi ha minacciata, dicendomi che sarebbe tornato per portarmi via mio figlio" dissi.
"E' lui?" chiese guardando Oscar.
"No, signor giudice. Ho solo pensato che fosse necessario che qualcuno testimoniasse che quell'uomo mi avesse violentata. Lui è il ragazzo che frequentavo all'epoca. L'unico oltre a me e ad un'amica che sa cosa accadde".
"Capisco. Signorina potrebbe dirmi il nome dell'uomo in questione?" domandò nuovamente.
"Purtroppo no, se lo sapessi lo avrei denunciato alla polizia. Potrei fornirvi l'identikit senza alcun problema".
La donna fece chiamare un poliziotto che, armato di matita e foglio attese le mie indicazioni.
Terminato il disegno me lo mostrò in modo che potessi confermare.
"Sì, è lui..." dissi, rabbrividendo.
La donna sorrise.
"Signorina Smyth sono lieta di annunciarle che quell'uomo, Devon Langer è stato arrestato proprio ieri sera per aver tentato di violentare una giovane che è riuscita ad avvertire le autorità. Lei e il suo bambino non avete più nulla da temere" disse sorridendomi.
Guardai Oscar che mi sorrise a sua volta. Lo abbracciai, poi corsi fuori da Lydia e strinsi Michail al petto.
"Amore mio nessuno ci dividerà mai più! Staremo sempre insieme" dissi piangendo.
La mia amica mi abbracciò, poi tornammo a casa.
"Ancora non ci posso credere...lo hanno arrestato...starà dietro le sbarre e noi siamo al sicuro" dissi sorridendo.
Una volta a casa andai in camera a cambiarmi e sentii Lydia parlare con qualcuno.
"Sì ce l'ha fatta. Quel mostro è in prigione...non dirgli ancora niente...sono curiosa di sapere cosa fa lei. Sì, un bacio".
Tornai in salotto e notai che era arrossita.
Con chi cavolo stava parlando al telefono?

Ecco, finito anche questo capitolo, dai vi lascio pure con delle buone notizie...ih ih ih...voi con chi pensate stesse parlando Lydia? Ih ih ih...mi sa che non indovinerete mai! (vi lascio una settimana per pensarci e fare mille tentativi...vediamo chi indovina...)XD...comunque la canzone è dei V6 gruppo presumo giapponese o coreano...una roba simile. E' la sigla di apertura dell'anime "Inuyasha" (un cartone meraviglioso!) e significa "cambiare il mondo"...insomma se non è un cambiamento quello che è avvenuto nella vita di Clare io non so come definirlo...^^...vabbè ora vado che devo sistemare bene questa faccenda tra lei e Tom...un bacione a tutti! Kussen

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Capitolo 17
*** 17. L'amore va veloce e tu stai indietro ***


Finalmente approdiamo al diciassettesimo capitolo, mi dispiace non esserci stata per tutta la settimana...domenica sono entrata a venti a mezzanotte e sono stata tentata di pubblicare anche questo, ma per motivi che scorprirete ho preferito evitare (^^)...in ogni caso io non sono superstiziosa quindi è un numero che mi piace...dunque breve riepilogo per voi...Clare ha scoperto (con somma gioia per tutti noi) che quel bastardo che l'ha violentata è finito in galera...ora cosa farà? Tornerà subito da Tom? Cosa succederà in queste giornate nevose prima di Natale? A voi il piacere di scoprirlo. Let's go!
Ps...ora ho l'ADSL e posso connettermi quando voglio...se volete aggiungermi su msn fate pure ^^

17.
L'amore va veloce e tu stai indietro

Quella fu la giornata più bella della mia vita. Ero al settimo cielo, ma non so perché avevo uno strano presentimento.
Lydia era in salotto con Michail e io avevo cominciato a cucinare, quando la sentii gridare.
"Clare! Chiama un'ambulanza!" esclamò.
Corsi immediatamente da lei e vidi che il bambino era rosso in volto e faticava a respirare. Chiamai immediatamente il pronto intervento.
"Pronto intervento, mi dica".
"Il mio bambino non respira più...vi prego...venite subito. Abito nel palazzo di fronte ai grandi magazzini...sono Clare Smyth...vi prego sta soffocando" dissi tra le lacrime.
"Saremo lì tra pochissimo, lei cerchi di rimanere calma e parli con me. Il bambino era da solo?".
"No, sono con un'amica".
"Ha inghiottito qualcosa?".
Ripetei la domanda a Lydia
"No...gli stavo dando un succo...alla mela" rispose lei, mentre continuava a controllare Michail.
"Potrebbe essere allergico?".
In quel momento mi ricordai.
Il pediatra aveva detto che avevo la visita dall'allergologo per lunedì...ovvero...il giorno prima.
"Io...non lo so...ieri ho avuto un grosso problema e non sono potuta andare dall'allergologo" dissi.
In quel momento suonarono al citofono e mi precipitai ad aprire.
Gli infermieri corsero subito in casa, presero il bambino dalle braccia di Lydia e corsero a perdifiato fino all'ambulanza.
Corsi fuori anche io, senza preoccuparmi di attaccare il telefono o chiudere la porta.
Michail era più importante.
Quando arrivammo in ospedale Michail aveva ricominciato a respirare, ma i dottori preferirono tenerlo sotto osservazioni e fargli tutte le visite per le allergie.
Io ero esausta.
Perché stava succedendo tutto in quel momento?
Lydia arrivò qualche minuto dopo.
"Come sta?" chiese.
"Non lo so" risposi alzandomi ed allontanandomi.
Non volevo prendermela con lei. Ero stata io a dimenticarmi di portarlo dal dottore, lei non aveva colpa, ma una vocina nella mia testa mi gridava che alla fine era stata lei a dargli quel maledetto succo alla mela.
La evitai per tutto il giorno, mi rintanai di fuori a fumare una sigaretta che ero riuscita a scroccare ad un infermiere.
Ad un tratto mi sentii chiamare da lontano.
Non credevo ai miei occhi. Era Tom.
In molti si voltarono a guardarlo, riconoscendolo.
Mi salirono le lacrime agli occhi e lo abbracciai, scoppiando a piangere.
"Clare...Lydia ci ha chiamati e ci ha detto cos'è successo. Bill è in preda ad una crisi isterica...cos'ha il bambino?" domandò.
"A quanto pare...è allergico alle mele..." risposi, stringendolo a me e riempiendomi i polmoni del suo profumo.
Lui mi strinse e mi accompagnò dentro.
"Tom...".
"Dimmi tutto".
"Io...sono stata una scema...mi dispiace...".
"Clare...non è il momento...va tutto bene. Ora dobbiamo pensare solo al bambino".
Il pediatra mi disse che il bambino stava bene solo grazie alla prontezza che io e Lydia avevamo avuto nel telefonare ai soccorsi.
"Il bambino non può assolutamente mangiare frutti come la mela, albicocca, pesca, fragole e ciliege. E' allergico alla saliva dei gatti e dovrà prestare particolare attenzione alle punture di insetti come api, vespe e calabroni" disse.
Mi prescrisse delle iniezioni di adrenalina per fronteggiare eventuali shock dovuti alle allergie.
Annuii, poi andai dal bambino.
Stava bene e un'infermiera lo teneva in braccio e cercava di calmarlo.
"Oh lei è sua sorella?" domandò vedendomi arrivare.
"No...veramente sarei sua madre" risposi, prendendo il bambino in braccio.
"Amore...adesso ci sono qui io..." sussurrai al piccolo.
Tom e Lydia mi stavano aspettando.
"Clare...mi dispiace tanto" disse la mia amica.
"Non fa nulla...ora però voglio restare da sola" dissi allontanandomi.
Tom mi guardò, ma non disse nulla.
Ero veramente giù di morale.
Non riuscivo a spiegarmi il motivo di quella malinconia che provavo in fondo al cuore. Michail era salvo, Tom era tornato e io ero al sicuro. Allora perché mi sentivo così?
Perché mi sembrava di essere rimasta indietro rispetto al resto del mondo?

Ecco la fine del diciassettesimo capitolo. Mi dispiace aver fatto succedere questa bruttissima cosa, ma l'idea mi frullava in testa da un paio di giorni e non mi faceva dormire, quindi ho dovuto per forza scriverla...in ogni caso le cose si sono messe per il verso giusto. Perché Clare è così triste allora? Probabilmente lo scopriremo nei prossimi capitoli...ecco perché non ho pubblicato il capitolo settimana scorsa...non potevo lasciarvi così...sono stata brava?
Spiegazione, poi me ne vado. La canzone (probabilmente l'avete sentita tutte almeno una volta) è indietro di Tiziano Ferro (song meravigliosa!). Diciamo che l'ho scelta per provare a spiegare il senso di inadeguatezza che sta colpendo la nostra giovane protagonista in questo momento. Ok, ora vado. Kussen a tutte voi che sopportate la mia follia ^^.
Ah ps. Per qualunque cosa poco chiara (ammetto che a volte sono così contorta che non mi capisco da sola) basta chiedere. Cercherò di rispondere appena posso. ^^

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Capitolo 18
*** 18. La tua paura è la stessa mia ***


Bentornate! Grazie mille a _samy (mi fa un sacco piacere che il capitolo precedente ti sia piaciuto ^^) e a dark483...ecco che siamo arrivate al capitolo 18...suppongo stiate immaginando che adesso cambierò narratore ed è così...per forza anche perché dobbiamo assolutamente sapere cosa è successo a casa dei Tokio Hotel quando Lydia ha telefonato...bene allora via alla lettura! Let's go!

18.
La tua paura è la stessa mia

Lydia aveva telefonato poco prima per avvisarci che all'udienza era andato tutto bene. Clare e il bambino non avevano più nulla da temere.
Ci eravamo finalmente rilassati quando il mio cellulare squillò di nuovo. Era ancora Lydia.
Risposi e cercai di farla calmare.
"Lydia che c'è?" chiesi.
"Io...io ho dato un succo al bambino...è allergico...ora lo stanno portando in ospedale con l'ambulanza...non respirava più" disse in lacrime.
Sbiancai.
I ragazzi mi guardarono immediatamente. Non era mio solito farmi prendere dal panico. Anzi, di solito ero io a tranquillizzare tutti.
"Gustav...che succede?" mi chiese Tom.
"Michail..." dissi a bassa voce attaccando il telefono.
Bill cominciò a girarmi intorno, facendo domande.
"Cos'è successo?" chiese Tom zittendo il gemello.
"Una crisi allergica a quanto pare...lo hanno portato via in ambulanza..." dissi.
Tom uscì di casa quasi immediatamente, mentre Bill continuava a chiedersi come potesse stare il bambino.
Mi sedetti sul divano, mentre Georg cercava su una cartina l'ospedale in cui probabilmente avevano portato Michail.
Eravamo tesissimi.
"Madonna santa, ma quanto non siamo sfigati? Possibile che succedano tutte a noi?" chiese Bill continuando a camminare avanti e indietro per il salotto.
Ero a terra.
Non sapevamo ancora nulla e Tom aveva spento il cellulare. Perché non telefonava per rassicurarci che Michail stava bene? Perché Lydia non mi diceva nulla?
Iniziai a mangiarmi le unghie per l'agitazione.
Georg aveva spedito Bill a sistemare camera sua, in modo che tenesse occupate le mani e la bocca per altro invece che per farci diventare isterici.
Chiusi gli occhi  e provai a darmi una calmata.
"Gustav...tutto bene?" chiese Georg, sedendosi al mio fianco.
"Insomma...continuo a pensare al perché nessuno ci chiami per darci notizie...".
"Tranquillo...vedrai che hanno i loro buoni motivi...si risolverà tutto" disse, senza guardarmi negli occhi.
Cercava di fare la parte del duro, ma lo conoscevo da troppo tempo per non capire che era preoccupato più di me.
Finalmente il telefono squillò. Era Tom.
Michail stava benone, gli avevano fatto i test per le allergie e a quanto pare era conciato peggio di Bill.
Sorrisi mio malgrado.
La tensione di poco prima stava scemando.
"Tra quanto torni? Almeno Bill la smette di dare in escandescenze" chiesi.
"Non lo so...Clare mi sembra strana...in ogni caso non preoccupatevi. Dite a quell'isterico del mio fratellino che ora va tutto bene...ci sentiamo dopo" rispose il rasta, ridendo.
Tranquillizzammo Bill che decise di andare all'ospedale. In fondo se Clare aveva bisogno di sostegno morale noi eravamo le persone giuste.

Bene bene...questo capitoletto cortissimo prende il titolo da una frase della canzone di Luca Velletri "Così vicini", l'avevo già citata e la riutilizzo perché è veramente carina. Ma parliamo del narratore di questo capitolo, il nostro amato batterista, com'è dolce ^^...che teneri che sono questi Tokio Hotel (anche sfigatissimi, poveracci sono peggio dell'uccello del malaugurio -.-'). Spero che vi sia piaciuto anche questo e che Gustav abbia assunto finalmente una consistenza dal punto di vista umano...in tutte le altre fic che ho scritto fa la parte del soprammobile, poverino. Ok ora me ne vado. Grazie per tutti i vostri commentini. Vi adoro! Kussen!

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Capitolo 19
*** 19. Back to life ***


Diciannovesimo capitolo. Finalmente capiremo perché Clare sta così? Finalmente lei e Tom si riappacificheranno? Cosa cavolo dovrà succedere ancora prima che possano finalmente tornare insieme? La mia mente malvagia ha in mente troppe cose...ok ok...ora vi lascio alla lettura. Un bacione. Let's go!

19.
Back to life

Mi sedetti in una sala d'aspetto a caso e guardai negli occhi Michail. Per un mio errore, per una stupidissima dimenticanza aveva rischiato di morire.
Che razza di madre ero? Potevo veramente crescere il bambino? Potevo davvero pensare di essere all'altezza per affrontare un simile compito?
Scossi la testa nel tentativo di scacciare le lacrime e in quel momento arrivò una giovane che mi guardò.
"Che bambino stupendo. Come si chiama?" domandò sedendosi vicino a me.
"Michail" risposi.
"E' davvero bello. Quanto tempo ha?".
"Tre mesi" dissi, voltandomi ad osservarla.
Era particolare, diversa dalle donne che si vedevano in giro per strada.
Era magrissima e il suo corpo aveva perso qualsiasi tratto femminile che la natura gli avesse dato.
Le braccia erano sottili come spaghetti e sembrava che si potessero spaccare da un momento all'altro.
"Io mi chiamo Eleanor" disse sorridendomi.
Gli zigomi spuntavano quasi fuori. Non si poteva dire che fosse bella, eppure il suo viso possedeva una bellezza particolare, capace di mostrarsi anche in quella situazione.
"Clare" rispose stringendole la mano scheletrica.
Michail si protese verso di lei.
"Posso?" mi domandò.
"Certo, fai pure" risposi.
I suoi capelli erano corti e biondissimi.
"Sai...mi sarebbe piaciuto avere un bambino...purtroppo non ho potuto per la carriera. Se fossi rimasta incinta avrei perso il lavoro..." disse, quasi a sè stessa.
"Io ho dovuto lasciare la scuola...e non volevo avere un bambino" risposi.
Mi guardò e notai l'enorme tristezza che c'era nei suoi occhi.
"Perché sei in ospedale?" mi domandò.
"Mi sono dimenticata di andare dall'allergologo e il bambino ha avuto una crisi allergica...sono stata una scema e per poco Michail non moriva..." dissi chinando il capo.
Lei non rispose e attese che continuassi.
"Sono ore che mi chiedo perché ho deciso di crescere Michail. Sono ore che mi chiedo se io sia in grado di crescerlo e di dargli una vita normale...sono ore che penso che forse è per puro egoismo che lo tengo con me, che forse si troverebbe meglio con un'altra famiglia invece che con una come me...sono solo una ragazza..." dissi piangendo.
"Clare...mi sembri molto giovane. Quando i pediatri hanno a che fare con ragazze della tua età, spesso si tengono in contatto con i servizi sociali e se si accorgono che il bambino non sta bene, allora decidono di intervenire per trovare una famiglia migliore. Se in questo tempo nessuno ha cercato di portarti via Michail vuol dire che non sei una pessima madre...io ho ventitré anni e sono malata. Il mio corpo non è biologicamente adatto per avere un figlio, nonostante io lo desideri con tutta me stessa. Secondo te chi delle due è nella situazione peggiore?" mi domandò guardandomi negli occhi.
Non riuscii a sostenere quello sguardo.
"Scusa, non volevo che sembrasse un rimprovero...alla fine mi sono cacciata io in questa situazione. Quello che voglio farti capire è che probabilmente non è stato giusto che tu avessi un bambino così giovane, ma ti è stata data questa possibilità. Sei ancora una ragazza e per questo posso dire che non sei corrotta dal mondo adulto. Spesso da giovani ci sentiamo pieni di buoni propositi che, una volta adulti, svaniscono come fumo. Tu hai la possiblità di far crescere Michail con i tuoi valori, non quelli che ti sono stati imposti da altri. Sei in quell'età in cui ci si oppone al mondo intero e si sviluppano le proprie idee. Quello che voglio dirti è che non devi vedere tutto nero. Sei fortunata, anche perché quel ragazzo è estremamente carino...e si vede lontano un chilometro che vuole stare al tuo fianco..." disse sorridendomi.
Mi voltai verso la porta e vidi Tom.
Mi alzai e lo abbracciai.
"Mi dispiace...mi dispiace tanto" dissi piangendo.
"Ora è tutto finito. Ora è tutto apposto...non piangere più" rispose lui.
Eleanor mi porse il bambino, poi si allontanò.
La seguii e la fermai.
"Eleanor...aspetta un attimo" dissi.
Lei mi guardò, sorridendomi.
"Dimmi".
"Perché mi hai detto tutte quelle cose?" le domandai.
"Perché nei tuoi occhi ho visto lo stesso sguardo di sconfitta che c'era nei miei prima che entrassi qui...ti stavi allontanando dalla tua vita e io ho voluto riportarti indietro" disse andandosene.

Anche questo capitolo è molto corto, però non mi sembrava il caso di dilungarmi troppo su questa parte della storia. Il caso (o meglio io...^^) ha voluto che Clare incontrasse una ragazza profondamente segnata dalle difficoltà della vita. La descrizione corrisponde ad una ragazza che ho incontrato per davvero quando mio papà era in ospedale. Non le ho mai parlato perché non ce n'è stata occasione e non so nemmeno come si chiami, però quando ho pensato a un personaggio che potesse aiutare Clare a risollevarsi mi è venuta in mente lei. Boh...il titolo del capitolo è quello di una canzone di Giovanni Allevi. Se non sbaglio l'hanno usata per la pubblicità della 500 nuova, quando è uscita...ma non ne sono sicura. Beh ora vado avanti. Un bacione a tutte! Kussen!

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Capitolo 20
*** 20. La voce dell'amore ***


Venti! Eccoci alla cifra tonda! Wow...che bello essere arrivate fino a qui...sono soddisfatta di me stessa...ora però cosa succederà? Bill, Georg e Gustav sono partiti da casa per raggiungere l'ospedale, Tom e Clare si sono riappacificati (era ora!)...adesso cosa potrebbe succedere? Mancano due giorni a Natale (nella fic)...(qui manca una settimana all'inizio della scuola...anzi quando posterò mancheranno due giorni...)...speriamo non succeda niente...almeno fino a capodanno! XD...bacini a tutte. Let's go!

20.
La voce dell'amore

Eravamo quasi fuori dall'ospedale, quando sentii una voce familiare chiamare Tom.
Aguzzai lo sguardo e vidi Bill sbucare fuori da dietro l'angolo.
"Clare! Michail! Oddio grazie al cielo state bene!" esclamò.
Lo guardai e gli sorrisi.
Lydia era accanto a me e sorrideva a sua volta.
Le avevo detto che non era colpa sua, anzi se lei non avesse avuto la prontezza di chiamare l'ambulanza non ce l'avremmo fatta.
Finalmente era tornato tutto alla normalità.
"Ragazze...che ne dite di passare Natale con noi?" chiese Gustav.
Noi ci guardammo.
"Bhe...gliel'avevamo promesso ai suoi genitori" dissi.
"Già...ma secondo te si offendono se invitiamo quattro amici?" mi domandò la mia amica.
"Boh...sei tu la figlia, mica io" risposi ridendo.
Una volta fuori, in mezzo alla neve, mi accorsi che Michail non aveva la giacca, quindi mi tolsi la felpa che indossavo quando ero uscita di corsa da casa e lo avvolsi dentro, per tenerlo al caldo. Così facendo rimasi a mezze maniche, a Berlino, il ventitré di Dicembre.
"Hey hai intenzione di prenderti la broncopolmonite?" mi chiese Tom.
Io lo guardai.
"Sai com'è non ho pensato a prendere su lo scafandro quando sono uscita..." risposi battendo i denti.
Lui alzò gli occhi al cielo e sospirò.
"Come cavolo mi è venuto in mente di mettermi con una che ha la lingua biforcuta..." disse ridendo.
Si tolse il cappotto e me lo mise sulle spalle. Come qualsiasi suo altro abito, mi era talmente grande che potevo navigarci dentro.
"Tu non hai freddo mio prode cavaliere dall'armatura scintillante?" domandai.
"No...sono un uomo io. Non ho freddo!" esclamò, ma un brivido traditore smentì quello che aveva appena detto.
Gli altri, che si erano gustati il nostro battibecco, cominciarono a ridere.
"Beh noi andiamo a casa..." disse Georg aprendo la portiera della sua macchina.
"Ok...io accompagno lei a recuperare una giacca poi vi raggiungiamo" disse Tom aprendomi la portiera dalla parte del passeggero.
Una volta in macchina Tom accese il riscaldamento e subito una leggera aria tiepida cominciò a riscaldare l'abitacolo.
Michail stava dormendo tra le mie braccia. Le infermiere gli avevano dato da mangiare poco prima di lasciarlo uscire.
"Dunque...adesso hai intenzione di lasciarmi un'altra volta oppure posso stare tranquillo per un po'?" chiese, concentrato sulla strada.
"Io...non volevo scrivere quelle cose...non volevo neanche dirti di non cercarmi più. Sono stata parecchio stronza lo so. Ma avevo bisogno che tu restassi fuori da questa storia..." dissi.
Si fermò sul ciglio della strada, facendosi mandare in parecchi posti dagli autisti che lo sorpassavano.
Mi prese una mano e se la mise sul petto.
"Lo senti?" mi chiese.
Avvertivo il battito del suo cuore. Arrossii per quel contatto.
Annuii lievemente.
"Finché continuerà a battere io mi occuperò di te e di Michail. Non devi pensare nemmeno per mezzo secondo che un giorno smetterò di cercarti quando non ci sei, che smetterò di amarti o che mi dimenticherò di te. Clare...so che può sembrarti una cosa sdolcinata, cazzuta ed impossibile, ma sei la persona più importante della mia vita insieme a Bill. Come io non posso fare a meno di lui e lui di me, così io non posso fare a meno della tua presenza. Questi giorni senza di te sono stati una vera tortura. Ci conosciamo da poco e forse potrai pensare che sono un pazzo a dirti queste cose e magari ad illudere entrambi, ma non riesco ad immaginare la mia vita senza di te" disse guardandomi negli occhi.
Da dove aveva tirato fuori quelle parole? Sembrava un personaggio venuto fuori da una favola.
"Tom...io non so cosa dire..." sussurrai.
"Non devi dire nulla" rispose lui, chinandosi su di me per baciarmi.

Finito anche questo capitolo...gli ultimi sono tutti molto corti, ma lo faccio semplicemente per velocizzare un po' la fic...se no diventa una palla e nessuno la legge ^^...no dai scherzi a parte Tom è davvero un principe azzurro...quelle parole...non so nemmeno io da dove sono saltate fuori...(la fic ha vita propria...ve l'avevo detto... -.-'). Il titolo è quello di una canzone che c'è nel cartone animato "L'incantesimo del lago". Avrei messo anche il titolo "Forever Love" che è una canzone di un gruppo coreano, i Tohoshinki, ma alla fine ho optato per questo...spero che la fic continui ad interessarvi. Kussen! Laura....per stasera mi tocca lasciarvi...a casa pretendono il pc... -.-' ci sentiamo domani!!! Kussen <3

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Capitolo 21
*** 21. Quando viene Dicembre ***


Ventunesimo capitolo. Dunque...ringraziamenti perché ve li meritate!
DarkViolet92
_samy
dark 483
layla the punkprincess
Sono molto ma molto contenta che la fic vi piaccia e che le parole di Tom siano sembrate reali. Alla fine è quello che volevo. Far sembrare "veri" i personaggi e soprattutto loro...i Tokio Hotel...che magari a volte ci sembrano troppo lontani vista la loro popolarità...ok finito il momento serietà ^^.
Finalmente la storia tra Tom e Clare ha raggiunto un po' di stabilità. Natale è sempre più vicino e forse anche la risoluzione di una domanda che vi ho lasciato qualche capitolo fa. Chi è il misterioso ragazzo con cui parlava Lydia al telefono? ih ih ih...XD...let's go!

21.
Quando viene Dicembre

Il viaggio in macchina mi tranquillizzò completamente. La tensione accumulata in quelle giornate svanì del tutto, lasciandomi completamente esausta.
Sbadigliai un milione di volte.
"Hey sono così noioso a guidare?" chiese Tom, sorridendo.
"No, scusa...è solo che sono un po' stanca...tutto qui" dissi mentre lui parcheggiava sotto casa.
"Vuoi dormire un po' prima di andare dai ragazzi?" mi chiese.
"No no...non possiamo farli aspettare. Tranquillo" risposi, ma i miei occhi gridavano "SONNO!" a pieni polmoni.
Lui sorrise.
"Ma sì...un paio d'ore non fanno male a nessuno, così saranno loro a cucinare...saremo là per cena" disse seguendomi su per le scale.
Una volta a casa lo guardai.
"Davvero, vai a sdraiarti per un paio d'ore. Mi occupo io di Miky" disse, sorridendomi.
Gli diedi un bacio, poi andai in camera, mi misi una tuta e crollai nel letto.
Mi svegliai poco meno di due ore dopo.
In casa non c'era nemmeno una luce accesa, ma dal salotto proveniva il suono soffuso della tv.
Mi stropicciai gli occhi poi andai nell'altra stanza, dove Tom si era addormentato sul divano insieme a Michail.
Sorrisi, poi presi la macchina fotografica e scattai una foto di loro due insieme. Erano splendidi.
Il flash svegliò Tom, che ci mise qualche secondo per capire dov'era e chi fossi io.
"Cavolo, mi sa che mi sono addormentato" disse, sorridendo.
"Non preoccuparti..." risposi, poi andai in cucina.
Non accesi la luce, per mantenere quell'atmosfera tranquilla.
Mi avvicinai alla finestra. Dai vetri entrava la tenue luce dei lampioni e delle altre case.
Sorrisi, nonostante fosse una scena che vedevo tutti i giorni.
Chissà perché, ma quando arriva Dicembre con la sua neve, tutto sembra migliore.
____________________________________________________________________________________________________________________________

Clare era andata a riposarsi, quindi accesi la tv e mi stesi sul divano, con Michail che continuava a dormire vicino a me. Forse seguii un programma per mezzo secondo, ma il respiro regolare del bambino fu come un sonnifero e mi addormentai.
Mi svegliò Clare, con il flash della macchina fotografica.
Chissà da quanto tempo dormivo.
Mi alzai e la vidi andare in un'altra stanza, probabilmente la cucina.
Misi il bambino nella carrozzina, poi la seguii.
La sua figura risaltava, in contrasto con la finestra.
Mi avvicinai e l'abbracciai.
"E' tutto così magico" sussurrò, guardando il panorama innevato.
"Già...sembra quasi irreale" risposi.
Lei si strinse a me.
"Sai...potrei sempre chiamare Bill e dirgli di non contare su di noi per questa sera" le sussurrai all'orecchio.
"No dai...ci rimarrebbe male. E' quasi Natale...se tu sei pronto io mi vesto e andiamo" disse.
Si voltò e la baciai.
Volevo che quell'istante durasse per sempre. Stare con Clare mi faceva bene, mi dava sicurezza.
"Tom...ho bisogno di una mano domani" disse.
"Perché?" domandai.
"Beh...devo ancora comprare i regali per Bill, Gustav e Georg" rispose.
Le sorrisi, poi la lasciai andare a vestirsi.
Accesi la luce del salotto e controllai che il bambino stesse bene.
Dormiva come un ghiro.
Sorrisi, poi mi sedetti sul divano.
Clare arrivò qualche minuto dopo.
"Ok, possiamo andare" disse, sorridendomi.

Finito anche questo. Vi starete chiedendo "ma le è passata la voglia di scrivere? Perché sti capitoli sono corti come uno starnuto?" (bel paragone -.-')...beh perché alla fine non mi sembra che debba succedere molto, almeno per ora...ok sto divagando. Il titolo è quello della canzone (famosissima) del carone animato della Fox "Anastasia"...diciamo che mi sembrava abbastanza azzeccato, visto quello che dice Clare...^^...Grazie mille a voi che avete ancora la pazienza per seguire questa fic. Un bacio! Let's go!

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Capitolo 22
*** 22. Nella notte ***


Ventiduesimo capitolo...vi lascio alla cenetta. Un bacio fanciulle. Let's go!

22.
Nella notte

Arrivammo a casa di Tom e degli altri in tempo per la cena.
Bill stava volteggiando per il salotto e quando vide Michail lo prese subito in braccio.
"Senti...mi sa che assumo tuo fratello come baby sitter" dissi a Tom, togliendomi il cappotto.
"Guarda, fai come vuoi, ma credo proprio che non sarebbe per niente una buona idea...anche perché alla fine sarebbe Michail a dover fare da balia a Bill" disse lui, sorridendomi.
"Che cattivo...tuo fratello è un santo a sopportarti" risposi.
Lydia stava giocando a battaglia navale con Gustav, mentre Georg le suggeriva la posizione delle navi dell'amico.
Sorrisi, pensando che eravamo davvero uno strano gruppo.
"Clare...indovina un po' che facciamo a Natale?" mi chiese la mia amica.
"Non lo so...i tuoi cosa propongono?".
"Assolutamente nulla...mamma è andata a comprarsi due biglietti per Venezia...dimmi te...con sto freddo. Partono domani mattina" disse.
"Quindi siete automaticamente invitate qui da noi" disse Bill, seduto su un tappeto insieme a Michail, che si era svegliato.
"Ok..." risposi.
Cenammo tranquillamente, mentre alla tv trasmettevano uno di quei film mielosi dell'anteguerra, come ogni anno.
Aveva ricominciato a nevicare, quindi Lydia decise di rimanere a dormire. Sarebbe stato pericoloso mettersi in macchina con quel tempaccio.
Intorno alle undici saltò la corrente. Georg e Tom andarono a recuperare torce e candele, mentre Bill squittiva, terrorizzato.
"Wow...una serata al buio" disse Lydia.
"Il problema è che senza corrente non funziona il riscaldamento..." disse Gustav.
"Moriremo congelati!" disse Bill.
Risi, mentre dal fondo del corridoio arrivarono Tom e Georg, portandoci la luce.
"Tom Kaulizt disse luce...e luce fu!" esclamò accendendo una dozzina di cerini.
Mi sorrise.
"Sono meglio di Dio!" aggiunse.
"Sei anche modesto" risposi, ridendo.
La serata passò con calma. Giocammo a carte, a risiko, a battaglia navale, finché il freddo ci obbligò ad andare a letto.
La temperatura era scesa rapidamente e la corrente non accennava a voler tornare.
"Possibile che in una casa del genere non esista una centralina d'emergenza? Rischiate di morire di freddo per davvero!" esclamai, mentre la prima nuvoletta di vapore si formava davanti alle mie labbra.
Ci ritirammo nelle nostre stanze. Michail era nella carrozzina, avvolto in un paio di copertine. Ero sicura che non avrebbe avuto freddo, ma decisi di puntare la sveglia del telefono ogni ora e mezza, per controllare.
Mi rannicchiai sotto le coperte, nel tentativo di scaldarmi, ma le lenzuola gelide mi fecero battere i denti.
Ad un tratto bussarono alla porta.
"A-avanti" balbettai.
Tom entrò con in mano una candela. Era avvolto da una delle sue felpe enormi e sembrava quasi un membro del Ku Klux Klan.
"Mio Dio...fai quasi paura" dissi.
"Senti...ti sembrerei sfacciato se ti chiedessi di dormire insieme visto che fa un freddo boia?" mi domandò, ai piedi del letto.
"Guarda...al momento non direi di no nemmeno al mostro della palude se si offrisse di farmi da scaldino" dissi, rabbrividendo.
"Ah, e così mi paragoni al mostro della palude?" chiese lui, spegnendo la candela e afferrandomi per le caviglie.
Io cominciai a ridere.
"No Tom ti prego...soffro il solletico..." dissi, annaspando.
Lui finse di non sentirmi e continuò.
"Guarda che se si sveglia il bambino poi lo fai riaddormentare tu!" esclamai.
Si fermò e si sdraiò accanto a me.
Aveva il respiro affannato, come me.
"Non sapevo soffrissi il solletico" sussurrò, infilandosi sotto le coperte.
"Ci sono tante cose che non sai di me..." risposi, abbracciandolo.
Non era un essere umano, era una stufa.
"Tom...sicuro di non avere la febbre?" gli chiesi cercando la sua fronte con una mano gelata.
"Perché?".
"Beh...mi sembra di essere abbracciata ad un termosifone..." risposi.
Lui rise e mi strinse a sè.
"Ammettilo...sono il termosifone più sexy che ti sia capitato d'incontrare" sussurrò.
"Sì...anche il più modesto" dissi, baciandolo.
Ogni ora e mezza suonava la sveglia e io mi liberavo dall'abbraccio di Tom per controllare il bambino.
Più o meno alle quattro tornò la corrente, quindi scesi di sotto per spegnere tutte le luci.
Ero in cucina a bere un bicchier d'acqua quando sentii dei rumori provenire dall'ingresso.
Presi un coltello dal cassetto, poi mi avvicinai alla porta.
Vidi un'ombra che stava trafficando con la finestra.
Accesi la luce e capii che era un ladro.
"Tu! Fermati!" gridai, senza pensare alle conseguenze del gesto.
Il ladro si spaventò ed essendo armato sparò un colpo.
Avvertii un forte dolore all'altezza dei reni, poi caddi a terra.
Lo sparo aveva svegliato tutti.
Il primo ad accorrere fu Georg, perché aveva la stanza più vicina alle scale.
"Tom! Chiama un'ambulanza!" gridò.
"Non c'è tempo per l'ambulanza! La porto io!" esclamò lui, prendendomi tra le braccia.
"Tom non muoverla! Potresti aggravare la situazione!" esclamò Lydia.
Lei era l'unica ad avere una mezza conoscenza medica.
Mi sentivo svenire.
"Ho chiamato l'ambulanza...saranno qui tra poco" disse Gustav.
Le loro voci mi sembravano lontane.
"Clare...Clare devi starci a sentire, ok? Non puoi addormentarti...parliamo un po', ok?" disse Lydia tenendomi la mano.
Annuii.
"Dai, dimmi un po'...qual è il tuo film preferito?" mi chiese.
"Che domanda stupida..." sussurrai.
"Lo so, però non me lo ricordo...puoi raccontarmelo?" domandò.
"Il mio film preferito? E' il signore degli anelli..." dissi.
"Davvero? E di cosa parla?".
Sentivo le labbra pesanti. Facevo fatica a parlare.
"C'è un tizio, Frodo...che ha un anello...glielo lascia in eredità uno zio".
"E poi?" chiese Tom.
"Poi scopre che è un anello magico...e deve distruggerlo".
Chiusi gli occhi.
"Clare...Clare...non dormire! Clare...come va avanti il film?" chiese Lydia dandomi dei buffetti sulle guance per tenermi sveglia.
In quel momento arrivarono i medici.

Ok, ammetto che questa fic sta diventando peggio di una tragedia greca...ogni mezzo capitolo succede una disgrazia...ma alla fine il bello è questo...ih ih ih...avendo a che fare con me non sapete mai cosa può succedere...no dai, spero di non mandarvi in paranoia ogni volta che aggiorno. Prometto che d'ora in poi sarò brava, ve lo giuro! Dunque...il titolo è preso da una canzone degli 883 "Nella notte" appunto. Spero che la fic continui a piacervi...grazie mille girls! Kussen!

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Capitolo 23
*** 23. Dream on ***


Ventitreesimo capitolo...dunque Clare è di nuovo in ospedale (-.-')...cacchio! Non volevo che succedesse...perché l'ho scritto? Il mio cervello sta agendo secondo il volere della fic e non secondo il mio...mi sa che alla fine della storia impazzirò...ok basta dire cazzate. Non potevo assolutamente lasciarvi così in sospeso. Scusate se posto i capitoli a manetta...ma ho pochissimo tempo stasera...mi dispiace ^^. Ok, ora vi lascio alla lettura che è indubbiamente più interessante di quello che dico ^^...bacini. Let's go!

23.
Dream on

Avevo sentito lo sparo che mi aveva svegliato.
Mi ero alzato incazzato come una faina. Possibile che Tom dovesse tenere la tv a manetta?
Poi ero sceso in salotto per insultarlo per bene. Mi ero fermato quasi subito, vedendo una figura stesa a terra. Un paio di passi e avevo visto anche il sangue.
"Cazzo!".
Era Clare. Sentii i passi degli altri. Anche loro si erano svegliati.
"Tom chiama un'ambulanza!" esclamai riconoscendo i passi del mio amico.
Stavo male nel vedere quel sangue. Fortunatamente intervenne Lydia. Sapevo che faceva l'infermiera, così mentre Gustav chiamava l'ambulanza lei si occupò di tenere sveglia Clare.
La vita di quella ragazza era quasi un gioco perverso.
Una volta arrivati i dottori Tom li seguì in ambulanza, mentre Bill andava a prendere il bambino.
Lydia ripulì il sangue dal pavimento, mentre Gustav parlava con due agenti della polizia.
Dopo una sparatoria e un furto era necessaria la loro presenza.
A quanto pare il ladro si era portato via un paio di premi che avevamo lasciato in salotto (gli altri erano in camera di Bill, quell'esibizionista pretendeva di osservarli sempre quando scriveva le canzoni) e il mio portafoglio.
Non c'era dentro molto, forse una cinquantina di euro, ma niente di che.
"Signor Listing, lei potrebbe fornirci una descrizione del ladro?" mi chiese un agente.
"Purtroppo no. Non l'ho visto. L'unica che potrebbe aiutarvi è Clare" risposi.
I due uomini ci lasciarono soli.
Chiamai Tom.
"Pronto?".
"Sono Georg...sai qualcosa?" domandai.
"Ancora no. L'hanno portata in sala operatoria, per tirare via il proiettile. Da quel poco che so a quanto pare è coinvolto un rene".
"Capisco...senti vuoi che veniamo giù?" gli chiesi.
"No...state tranquilli in casa. Non voglio che vi mobilitiate tutti. Alla fine anche se veniste giù non cambierebbe nulla e poi a Michail non fa bene continuare a stare in giro con questo freddo. Tranquillizza Bill e Lydia, i dottori hanno detto che la ferita non è mortale, o almeno siamo intervenuti rapidamente e loro hanno potuto aiutarla subito".
"Ok...mi raccomando Tom, appena sai qualcosa fammi uno squillo che ti chiamo...non abbatterti" dissi.
"Grazie Georg...appena so qualcosa ti avviso. Saluta tutti" disse.
Riferii quanto mi era stato detto, poi restammo in attesa per tutta la mattinata.
Finalmente, poco prima di mezzogiorno, arrivò lo squillo.
Telefonai subito a Tom.
"Allora?" domandai, mettendo il vivavoce in modo che tutti sentissero.
"Clare sta bene ed è sveglia. Hanno dovuto toglierle un rene perché era troppo danneggiato, ma siccome l'altro è sanissimo non ci saranno complicazioni. A parte un paio di cicatrici. Due poliziotti le hanno chiesto di dare l'identikit del ladro e si sono già messi sulle tracce di quell'uomo. Forse riusciamo a tornare per la domani mattina" disse. Aveva una voce estremamente sollevata.
"Quindi niente vigiglia insieme?" chiese Bill, tenendo Michail in braccio. Non lo aveva mollato neanche per mezzo secondo.
Era come se Bill fosse Linus e Michail la sua copertina.
"Purtroppo no Bibi, mi dispiace" rispose il gemello.
"Beh allora pretendo un regalo gigante!" esclamò lui, ridendo.
"Ciao ragazzi!" era la voce di Clare.
"Ciao Clare!" esclamò Lydia.
"Mi dispiace un sacco...come al solito vi rovino le feste" disse.
"Hey non pensarci nemmeno un secondo! Vogliamo che torni a casa il prima possibile!" esclamò Bill.
Michail ci diede la sua opinione cominciando a "chiacchierare" a modo suo.
Clare e Tom risero.
"Va bene...dai ci sentiamo magari domani. Buona giornata ragazzi" disse Tom, poi attaccò.
Il pomeriggio trascorse palloso e monotono.
Bill discusse a lungo con Lydia e Gustav per il pranzo e la cena di Natale, poi mentre Gustav telefonava a destra e a manca per ordinare il mangiare, Bill si offrì per fare una partita alla playstation.
Probabilmente stabilii un nuovo record. Non sapevo che a Tekken si poteva mandare ko un personaggio dopo tre secondi. Non ce l'avevo mai fatta. Non contro Tom.
Poco dopo le quattro decidemmo di uscire per acquistare gli ultimi regali.
"Io rimango a casa con Michail. Non vorrei che prendesse freddo" disse Lydia.
"Ok, ma quando ti chiamo devi dirmi cosa potrei comprare alla tua amica...alla fine non ho pensato al suo regalo" le dissi, uscendo di casa.
Alla sera avevamo comprato tutto. Mentre non c'eravamo erano arrivati i tipi delle consegne per lasciarci il mangiare e fortunatamente Lydia aveva avuto la prontezza di pagare con un assegno.
"Ci hai salvati. Quanto ti dobbiamo?" le chiese Gustav.
"Diciamo che è il mio regalo di Natale, visto che non sono riuscita a comprarne uno vero e proprio" rispose lei, sorridendoci.
Durante la notte mi alzai per sistemare sotto l'albero i miei doni e notai che ce n'erano già degli altri.
Sorrisi.
Eravamo tutti maggiorenni e vaccinati, ma in fondo eravamo dei bambini a cui piaceva continuare a sognare.

Ih ih...carino questo capitolo raccontato da Georg no? Già il fatto che il narratore è un figo della miseria lo rende incredibilmente bello (ok non so se vi è chiaro, ma Georg è l'uomo della mia vita...ih ih ih)...comunque alla fine anche questo casino si è risolto e domani è Natale! Ma che bello! Quest'atmosfera gioiosa mi fa sentire già più buona ^^ (nonostante manchino più di tre mesi al vero Natale -.-'). Il titolo è quello di una canzone degli Aerosmith che qualche anno fa è stata rifatta da Eminem con titolo "Sing for the moment", credo una delle canzoni più belle che abbia mai sentito cantare da lui (probabilmente cambierete opinione su di me, ma a me piace parecchio Eminem come cantante...nonostante la sua pessima reputazione ^^). Ok...ora vi lascio al prossimo capitolo. Il 24...sarebbe stato carino se il giorno di Natale lo avessi descritto nel 25° capitolo, ma uno fa quello che può...ok dai, sto divagando come mio solito. Grazie mille ragazze! Kussen!

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Capitolo 24
*** 24. Ti ho trovato, tra cento milioni di persone ***


Ventiquattresimo capitolo e la nostra fic sta andando a gonfie vele (ammetto che la decisione della canzone del cap "nella notte" non era proprio appropriato...soprattutto per la musica...però le parole ci stavano bene -.-')...comunque mi sono sentita troppo cattiva a lasciarvi così, quindi posto anche questo...domani cerco di pubblicare ancora un po' di roba così vi godete l'ultimo giorno di vacanza...ma stavamo dicendo...ah sì, la nostra fic va a gonfie vele...dico nostra perché alla fine siete voi che mi motivate a continuare, con i vostri commenti, le vostre domande...ih ih ih...in questo capitolo (ve lo prometto solennemente) scopriremo il misterioso uomo di Lydia...ih ih ih...e proclamerò la vincitrice o le vincitrici, chi lo sa...il premio è...nulla...vi offrirei una cena con uno dei Tokio Hotel o anche con mio fratello se vi accontentate (^^...no sarebbe più una punizione quella...), ma purtroppo non posso offrirvi nulla se non la soddisfazione di avere avuto quel sesto senso che vi ha portate ad indovinare...XD...ok sono impazzita...qualcuno chiami la neuro!!! Basta Laura...riprenditi che devi scrivere! Ok...ci sono...ora vi lascio alla fic e al giorno di Natale. Un bacio a voi che mi sopportate ancora! Let's go!

24.
Ti ho trovato, tra cento milioni di persone

La mattina di Natale le infermiere lasciarono uscire Clare.
Doveva muoversi con cautela perché i punti le tiravano e le facevano un po' male, ma in fin dei conti poteva tornare a casa.
Salimmo in macchina e non le dissi che nel baule c'erano una decina di regali che ero andato a comprare una volta che lei era uscita dalla sala operatoria.
"Buon Natale, amore" le dissi baciandola.
"Buon Natale anche a te" rispose lei, sorridendomi ed arrossendo.
Adoravo farla arrossire.
Arrivammo sotto casa alle dieci circa.
"Pronta?" le chiesi.
"Certo...perché non dovrei?" mi rispose.
Io recuperai un grosso sacco in cui avevo messo i doni e m'incamminai sul vialetto.
"Tom...e quelli da dove arrivano?" mi chiese, seguendomi lentamente.
"Eh eh eh...un mago non svela mai i suoi trucchi" risposi, evasivo.
Suonai il campanello.
"Chi è?" era la voce di Bill.
"Babbo Natale che ha deciso di portarti un po' di carbone, Bill Kaulitz" risposi, ridendo.
Lui aprì la porta e mi abbracciò, manco fossero sei mesi che non ci vedevamo.
Sorrisi ed entrai, seguito da Clare.
"Buon Natale!" esclamai, notando che tutti erano, ancora in pigiama, seduti in salotto.
"Ragazzi! Buon Natale anche a voi" rispose Georg, alzandosi e dandomi una mano con il sacco.
Una volta sistemati i pacchetti feci accomodare Clare sul divano.
"Alt!" esclamò Bill.
Lo guardai come se fosse pazzo.
"Che c'è?" gli chiesi.
"Guardate sopra le vostre teste!" esclamò indicando il soffitto con l'indice.
Alzai la testa e rimasi a bocca aperta.
Ci saranno stati due milioni di rametti di vischio.
"Caspita...ma dove li hai rubati questi?" chiesi.
Lui rise e non rispose.
Scrollai le spalle quindi abbracciai Clare.
"Tom...possiamo non baciarci così tante volte? Sai non vorrei aprire i regali l'anno prossimo" disse lei, ridendo.
"Ok...uno che vale per tutti" dissi.
Fu l'apnea migliore della mia vita.
"E voi due?!?" strillò Bill.
Mi allontanai dal viso di Clare e aprii gli occhi. Con mio enorme stupore vidi che anche Lydia e Gustav si stavano baciando.
"Da quando questa novità?" chiesi.
Lydia arrossì.
"Beh...noi volevamo dirvelo già da un paio di giorni, ma sono saltati fuori dei casini enormi...quindi..." disse Gustav arrossendo.
"E chi se lo aspettava!" esclamai sedendomi sul divano.
Decidemmo, anzi Bill insistette, che quello era il momento adatto per aprire i regali.
Erano davvero tanti, ma dove avevano trovato il tempo di comprarli tutti?
Il primo ad aprire il proprio regalo, fu ovviamente Bill.
Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo, a quando festeggiavamo il Natale con nostra madre.
Presi il telefono e la chiamai.
"Pronto?".
"Ciao ma...sono Tom" dissi.
"Tom, che piacere sentirti. Tutto bene?".
"Sì mamma...buon Natale".
Bill mi fece segno di passargliela.
"Buon Natale mamma!" escalmò nel telefono.
La sentii ridere.
"Ragazzi come vanno le cose?" mi chiese.
"Tutto bene. Tu? Come sta Gordon? Fagli gli auguri".
"Sì, qui è tutto tranquillo, come sempre. Ho letto sul giornale che hanno rubato dalle vostre parti".
La voce preoccupata.
"Davvero? Non lo sapevo. Beh staremo attenti allora. Dai mamma, ora vado che Bill vuole che apra il suo regalo".
"Va bene, dagli un bacio".
"Sarà fatto" dissi, poi attaccai.
Mentre Bill gironzolava per casa, entusiasta della cintura che gli avevo preso, io aprii il suo regalo.
Era un cappellino.
Sorrisi. Sapeva sempre quello che volevo.
Clare invece mi regalò una maglia della mia taglia. Sul biglietto c'era scritto "magari per una volta non sembri un naufrago! Ti amo".
La guardai.
"E così sembro un naufrago con i miei vestiti?" le chiesi.
"Beh un po' sì. Anzi peggio...Robinson Crusoe aveva i vestiti della sua misura!" esclamò lei, ridendo.
La provai subito.
"Cavolo, sembri me!" esclamò Bill, guardandolo.
Effettivamente era una sensazione strana sentire la stoffa aderire così tanto al mio corpo.
"Non ti sta per niente male" disse Lydia.
"A quanto pare ci sarà una svolta nel look del cantante dei Tokio Hotel. Mi dica signor Kaulitz a cosa è dovuto questo cambiamento shock?" chiese Gustav afferrando il telecomando ed usandolo a mo' di microfono.
"Beh sa signorina, un'amica mi ha detto che sembravo peggio di Robinson Crusoe vestito com'ero prima" risposi.
"Signorina?!?" chiese Georg storcendo il naso.
"Amica?!?" chiese a sua volta Clare.
Mi chinai a baciarla.
"Grazie mille" le dissi, poi le diedi il mio regalo.
Lo aprii e rimase a bocca aperta vedendo il braccialetto.
Era semplicissimo.
Una sottile catenina d'oro con una piastrina con incisa una frase.
"Ti ho trovata, tra cento milioni di persone" lesse, con le lacrime agli occhi.
"Tom...è stupenda" disse abbracciandomi.
"Modestamente...ho una gran classe nello scegliere i regali" risposi, sorridendole.
Gustav e Bill avevano regalato a me e a Georg la Wii.
"Un regalino per i nostri bambini" aveva spiegato mio fratello.
Insomma fu un Natale spassosissimo.
Anche perché fu Michail a ricevere più doni e Bill a provarli tutti.
Vestiti a parte, ovviamente.
Il pranzo fu veramente ottimo e abbondantissimo, tanto che ci alzammo da tavola alle tre passate.
"Bene...e ora per smaltire un po' di ciccia che ne dite di giocare un po'?" chiese Bill armandosi di controller e porgendomene uno.
Mentre stavamo facendo i cretini vidi Clare alzarsi e andare verso la porta.

Ed ecco che è arrivato anche Natale, con tutta la sua gioia e le sue sorprese. Ih ih ih...non ve lo aspettavate che fosse proprio Gustav l'uomo misterioso vero? Le nostre vincitrici sono quindi angeli neri e fifihumanoid anche se lei aveva una mezza idea anche per Bill...eh eh eh...Beh quindi io passerei subito alla spiegazione del titolo perché è un po' lunga...partiamo dal fatto che sono una grandissima appassionata del Giappone e di tutto ciò che riguarda questa nazione favolosa. L'anno scorso ho conosciuto una ragazza appassionata come me, che mi ha masterizzato un DVD in cui c'erano su gli episodi di un drama (per spiegarla in maniera semplice diciamo che è una sorta di film a puntate che può essere comico, drammatico, sentimentale ecc. per eventuali dettagli vi conviene cercare su google e/o wikipedia che di sicuro ne sanno più di me). Questo drama parla di una storia vera, di una ragazza affetta da una malattia incurabile che colpisce il cervelletto. Vi racconterei tutta la storia, ma sarebbe veramente lunga e triste (per eventuali dettagli cercate "ichi rittoru no namida" oppure "one litre of tears"). Nel drama ci sono solo tre canzoni che formano la colonna sonora. Una di queste si intitola Konayuki che tecnicamente significa "neve in polvere" o una roba simile. La mia amica (quella che mi ha passato il DVD) conosce il giapponese e su mia richiesta mi ha gentilmente tradotto il testo di questa canzone meravigliosa, in cui spicca appunto la frase "ti ho trovato, tra cento milioni di persone". Ok vi ringrazio per aver letto tutta questa spiegazione lunghissima, ma ci stava, anche perché con questo DVD ho fatto la tesina di maturità, vi invito a guardare gli episodi e a conoscere a fondo la storia perché oltre ad essere profondamente triste poi ti fa guardare con occhi diversi la vita. Guardare quel drama è stata un'esperienza che mi ha arricchita, un'esperienza che invito anche voi a fare. Grazie mille. Kussen.

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Capitolo 25
*** 25. Con te partirò ***


Eccoci al venticinquesimo capitolo. Con la conclusione in sospeso dell'ultimo cap vi starete sicuramente chiedento "E ora che cavolo succede?"...tranquille, nulla di grave, ve lo prometto. Volevo ringraziarvi per i commenti splendidi. Le vostre parole mi fanno commuovere ç__ç...quindi grazie a _samy (l'ultimo commento è stato veramente bellissimo), dark 483 che si è addormentata davanti al pc per colpa mia (I'm so sorry!!! Come va il collo???), e ovviamente anche tutte le altre che leggono e seguono questa storia. Un bacione a tutte! Leggete e scoprirete. Let's go!

25.
Con te partirò

"Dove vai?" mi chiese Tom.
"Io...beh volevo prendere la tua macchina" dissi, abbassando lo sguardo.
"Per?" domandò.
"Volevo andare in un posto" risposi.
"Posso venire anche io? Non mi sembri nelle condizioni adatte per guidare".
"Sì...beh non c'è nessun problema se vieni anche te...non ci metterò molto" risposi.
Lydia mi guardò, poi annuì.
"Non metteteci troppo. Tra un po' è pronto il dolce" disse, salutandoci e prendendo il posto di Tom nella partita.
Mi strinsi nel cappotto, mentre Tom mi cingeva le spalle con un braccio.
"Posso sapere dove portarti?" chiese, con un sorriso.
"Al...cimitero" risposi.
Lui mi guardò.
"Vado ogni Natale...per mio padre" dissi.
Lui annuì, senza rispondere.
Il viaggio durò poco meno di dieci minuti, durante i quali non parlammo.
"Vuoi che venga con te?" chiese.
"No, tranquillo. Non ce n'è bisogno" risposi.
Mi avvicinai ad una signora che vendeva fiori e comprai un mazzo di rose rosse, anche se non era stagione.
Erano i fiori preferiti di mio padre e se li meritava.
Le tombe erano tutte uguali in mezzo alla neve, ma la strada la conoscevo. Erano quattro anni ormai che passavo di lì.
Mentre camminavo le ferite pulsavano al ritmo dei miei passi.
Quando mi piegai sentii i punti tirare, quindi posai le rose e mi rialzai subito.
"Ciao papà. Sono venuta a trovarti anche questa volta" dissi sorridendo.
"Grazie per aver fatto andare tutto bene...per aver protetto me e Michail anche questa volta e per avermi mandato Tom" dissi, mentre una lacrima solitaria scorreva sulla mia guancia.
"Ora devo andare. Tom mi aspetta...e anche gli altri. Ti voglio bene".
Mi allontanai con calma.
Tom era in macchina, con la radio accesa a giudicare da come picchiettava le mani sul volante.
Sorrisi e salii.
"Tutto apposto?" domandò.
Annuii.
"Certo. Torniamo a casa".
Lui sorrise.
"Aspetta...prima voglio darti un altro regalo. Te lo avrei dato questa sera, una volta da soli, ma visto che si è presentata l'occasione..." disse, porgendomi una busta.
La aprii e vidi che c'erano due biglietti per la Grecia.
"Tom..." sussurrai guardandolo.
"Lydia mi ha detto che ti sarebbe piaciuto andarci...e io ho approfittato di Natale per farti un bel regalo" rispose.
Lo abbracciai e lo baciai.
"Possiamo partire anche domani mattina" disse, stringendomi a sè.
"E il bambino? E il gruppo? Tom non dimenticarti chi sei..." dissi.
"David ha detto che non ci saranno impegni almeno fino alla prossima primavera, il che vuol dire avere i primi tre mesi dell'anno completamente liberi. Per il bambino non ci sono problemi perché ho chiamato la compagnia e lui può tranquillamente viaggiare senza bisogno del biglietto" rispose.
"Non è troppo piccolo?" chiesi.
Lui non rispose.
"Tom...i bambini al di sotto dell'anno d'età non possono nemmeno andare in montagna...figurati in aereo..." dissi sorridendogli.
Lui s'incupì.
"Hey...che c'è?" gli domandai.
"Beh...speravo di averti fatto un bel regalo...invece non ho pensato a Michail..." disse.
Era identico a Bill quando metteva il broncio.
"Tom...non ti preoccupare. Perché non regaliamo i biglietti a Lydia e Gustav? Alla fine se li meritano. Sono stati così carini con noi" dissi.
"E tu? E la Grecia?" chiese.
"Beh stando ai calcoli degli esperti...abbiamo ancora un paio di migliaia di anni prima che la Terra salti per aria, penso che la Grecia rimarrà lì ancora per un po'" risposi, baciandolo.
Lui sorrise.
"Va bene".
Tornammo a casa. Bill era sdraiato sul divano insieme a Michail, mentre Georg, Gustav e Lydia si stavano sfidando alla Wii.
Erano quasi le sei e tutto sembrava andare per il meglio. Consegnammo i biglietti alla nuova coppietta che ci ringraziò un milione di volte.
"Abbiamo pensato anche noi a voi due, quindi vi abbiamo preso questi" disse Lydia dandomi una busta molto simile a quella che Tom aveva dato a Gustav.
Conteneva due biglietti del treno ad alta velocità (TAV) per Parigi.
"Sono quasi cinque ore di treno, ma visto che il bambino è così piccolo..." disse Gustav.
(N.d.a. se non sbaglio la TAV che collega Parigi e Berlino non esiste ancora, anzi è solo in programma, o almeno così dice il mio libro di francese di cui mi fido molto poco. Ho inserito questo viaggio a Parigi perché non sapevo bene dove mandarli e una meta così romantica sarebbe proprio un bel regalo. Vi chiedo scusa per l'errore, ma diciamo che mi prendo una "Licenza Poetica").
Abbracciai Lydia e ringraziai entrambi per la splendida sorpresa.
Finalmente un po' di calma.

Ma che tenero Tom che voleva regalarle un viaggio! Davvero...questa storia è un mix di roba mielosa e roba tragica...probabilmente il regista di "Via col Vento" sarebbe invidioso...ih ih ih...ok come al solito sto divagando. Spiego il titolo poi vi lascio che ho un paio di idee per le quali mi odierete a morte...ebbene sì, si prevedono altri colpi di scena ^^.
Il titolo è quello di una canzone di Andrea Bocelli (non del tizio con la faccia un po' da svanito della pubblicità della TIM). Il collegamento è ovvio...alla fine Tom vuole, anzi vorrebbe, partire per la Grecia con Clare.  ^^. Beh grazie a voi che continuate a leggere. Un bacio! Kussen.

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Capitolo 26
*** 26. Parlami di te ***


Eccoci al ventiseiesimo capitolo. Tom ha chiesto a Clare di andare in Grecia, ma per ovvi motivi non possono partire, Lydia e Gustav hanno rivelato la loro tenera storia e intanto il tempo passa e si avvicina capodanno.
A voi il piacere di leggere. Let's go!

26.
Parlami di te

In quel momento suonò il telefono.
Risposi io.
"Pronto?".
"Tom! Hey buon Natale! Tutto bene? I ragazzi? Ho saputo che ieri è entrato un ladro. Spero non abbia preso niente di prezioso".
"Ciao David...tutto bene. I ragazzi stanno bene, tu?".
Chiassoso come sempre quell'uomo. Mi rincoglioniva ogni volta che parlavo al telefono con lui.
"Senti, lo so che non vi va di essere disturbati durante le feste, ma potresti mettere il vivavoce così mi sentono tutti?".
Dissi a Georg di abbassare la tv e di mettere in pausa il gioco.
"Chi è?" chiese Bill.
"David" mimai con le labbra.
Mio fratello sbuffò, poi misi in vivavoce e appoggiai la cornetta.
"Parla pure Dave" dissi.
"Ragazzi, innanzitutto buon Natale! Spero di non avervi disturbati! Comunque ho una notizia bomba per voi!".
"Ciao Dave...allora? Quale notizia?" chiese Georg, appoggiato al divano.
"Poco fa, nonostante sia festa, mi ha chiamato una tipa di Cosmopolitan...so che è una rivista cazzuta di moda però mi ha chiesto se domani può intervistare...anche lì da voi, lei non si offende. Basta che SexGott eviti di scoparsela, poi andrà tutto bene. Io le ho detto che ci stavate. Sarà da voi tra le due e le tre del pomeriggio. Mi raccomando! Conto su di voi!" esclamò chiudendo la chiamata.
Aveva gridato praticamente tutto e quando aveva parlato di me usando quel nomignolo che mi avevano affibbiato alcune fans ero arrossito probabilmente fino alla punta dei capelli.
"Beh grazie per averci avvisato un po' prima" sibilò Bill, esasperato.
"Dai Bill, sai com'è fatto David...ci dice le cose mezzo secondo prima che accadano. E' già tanto se ci ha chiamati oggi e non domani mentre la tipa suonava al campanello. Sai che divertimento" disse Georg.
"Tom...com'è che ti ha chiamato quello lì?" chiese Clare guardandomi.
Impallidii quasi subito e tutti ci guardarono.
"Beh...è una storia vecchia...morta e sepolta" provai a spiegare.
Clare rise.
"Stupido...guarda che per me quello può chiamarti come vuole...basta che non cerchi di portarti a letto la tipa di Cosmopolitan, visto che è un giornale che mi piace leggere. Non vorrei collegarlo a brutti ricordi" rispose lei, ridendo.
Michail cominciò a piangere, rivendicando la sua cena, mentre Lydia stava litigando con il dolce che c'era in frigorifero.
Gustav alzò gli occhi al cielo e si alzò.
"Le ho chiesto se le serviva una mano, ma lei ha detto che ce la faceva da sola" disse a voce abbastanza alta perché la ragazza lo sentisse.
"Ah ah ah...ma che ridere. Gustav Schafer che ne dici di lasciare la band e di darti al cabaret?" chiese Lydia.
"Wow...abbiamo scelto le ragazze con il carattere peggiore di tutta la Germania" dissi, sorridendo a Clare.
Lei prese Michail ed andò in bagno per dargli da mangiare.
Il dolce era squisito, ma era tantissimo.
"Ma per quanti avete ordinato? Mica siamo duecento!" esclamò Bill, vedendo quanta roba c'era ancora in frigorifero.
"Beh magari riusciamo a smollare qualcosa all'intervistatrice" disse Georg.
Pirla, come sempre.
"Possibile che non riesci a fare a meno di dire cazzate?" gli domandai, ridendo.
Ci alzammo ed andammo a fumare in balcone, sotto la neve che aveva ricominciato a cadere.
"Hey Tom...hai intenzione di fare sul serio con Clare?" mi chiese dopo qualche istante di silenzio.
"In che senso?" domandai.
"Beh, quelle cose serie che si fanno quando una ragazza diventa veramente importante...che ne so...andare a vivere insieme, magari sposarsi, ecco...questo genere di cose" rispose lui.
"Non lo so. Sento che Clare è quella giusta, ma mi sembra un po' presto per parlare di matrimonio. Anche perché lei ha diciotto anni, io diciannove. Non è che siamo poi così adulti. E' una faccenda seria...non saprei proprio" dissi, guardandolo.
"Mi avrai in mezzo alle palle ancora per un po'" aggiunsi, strappandogli un sorriso.
Rientrammo quasi subito. Fuori faceva un freddo cane.
La serata si prolungò ben oltre dopo mezzanotte.
Clare aveva messo a dormire il bambino e ci eravamo messi a giocare alla Wii.
"Basta, mi arrendo! Se faccio ancora mezzo minuto con quella cosa va a finire che mi si staccano le braccia!" esclamò Bill, accasciandosi su una poltrona.
"Anche io...sono esausta!" disse Lydia.
"Beh ragazzi sono anche le tre e un quarto. Magari è anche ora di andare a dormire" disse Clare.
"Sì mamma!" esclamammo io, Georg e Lydia insieme.
Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
Effettivamente Clare aveva ragione. Era davvero tardi, quindi andammo tutti a dormire. Gustav inserì meticolsamente l'allarme, poi si ritirò in camera.
Io non passai neanche dalla mia stanza ed entrai subito in quella di Clare.
"Hey, come sta il nostro piccolo eroe?" chiesi guardando Michail.
"Nostro? Da quando questi sentimenti paterni?" mi chiese lei, abbracciandomi.
"Dal primo momento che l'ho visto" risposi, baciandola.
Ci stendenmmo nel letto e io cominciai ad accarezzarle la schiena.
"Tom...è meglio di no" disse lei.
"Perché?" domandai.
"I punti mi fanno un male boia" rispose lei ridendo.
"Cazzo...che coglione! Mi sono dimenticato...scusami! Ti ho fatto male?" chiesi.
"Tranquillo...se mi avessi fatto male avrei sicuramente urlato. A parte casi eccezionali, direi che ho una soglia del dolore estremamente bassa" rispose lei.
Mi sdraiai al suo fianco.
"Ma ce la fai a dormire?" chiesi.
"Solo se sto girata dal lato dove non ho i punti. Non è comodissimo, ma che ci vuoi fare?" rispose sdraiandosi sul fianco sinistro e dandomi le spalle.
Le diedi un bacio tra i capelli.
"Buona notte" dissi.
"Buona notte Tom" rispose lei.
____________________________________________________________________________________________________________________________

Mi svegliai la mattina seguente.
Il fianco mi pulsava lievemente, ma almeno il dolore era passato.
Tom stava dormendo ancora. Il suo respiro lento e regolare era piacevole da ascoltare.
Controllai l'ora. Era quasi l'una.
"Tomi" sussurrai alzandomi.
Lui si mosse e mugugnò qualcosa.
"Tom...svegliati" dissi.
"No...Bill...cinque minuti".
"Tom, non sono Bill...devi alzarti. Tra un'ora arriva quella dell'intervista" dissi.
Lui aprì gli occhi e mi guardò.
"Ti ho chiamata Bill?" chiese.
Annuii.
Lui rise.
"Che rincoglionito..." disse, passandosi una mano davanti agli occhi.
"Colpa mia, ti ho chiamato con il nomignolo che ti ha dato lui" risposi dandogli un bacio.
Feci brevemente mente locale. Perché Michail non aveva ancora pianto per mangiare?
Mi voltai verso la carrozzina e la vidi vuota.
Sospirai.
"Che c'è?" chiese Tom.
"A quanto pare Bill ha rapito il mio bambino" dissi, fingendomi disperata.
Rise.
"Quando cavolo è entrato?" chiese.
"A non chiederlo a me. Probabilmente ha aspettato che dormissimo e se l'he preso durante la notte" risposi, ridendo.
Mi vestii, mi diedi una pettinata e una lavata a faccia e denti prima di scendere.
"Tu vestiti. Devi essere perfetto quando arriva la tipa di Cosmopolitan" dissi, uscendo dalla porta.
Scesi di sotto e trovai Bill che teneva tra le braccia il bambino.
"Tu! Quando sei entrato in camera a prendere Michail?" domandai.
Il ragazzo sobbalzò.
"Oh ciao. Boh...saranno state le otto e mezza o le nove, non saprei. Voi due stavate dormendo e il bambino si stava svegliando. Visto che ero sveglio pure io ho pensato di occuparmene" rispose.
Gli sorrisi.
"Grazie. Avevo proprio bisogno di una bella dormita. Tu cosa ci fai in giro da tutto questo tempo?" gli chiesi sedendomi accanto a lui.
"Sono un po' teso...per l'intervista sai" disse.
"Perché? Non sei abituato a queste cose?".
"Sì, però non so mai cosa potrebbero chiederci. I giornalisti sanno trovare le domande più bastarde..." disse.
Sorrisi.
"Non so proprio cosa dirti. Non ho mai avuto a che fare con dei giornalisti, ma so che quando ti fanno delle domande bastarde, la risposta migliore è il no comment. Ho cercato di usarlo un paio di volte a scuola, durante le ore di latino, ma il professore lo interpretava come un non ho studiato e mi metteva regolarmente un votaccio".
Tom ci raggiunse poco dopo.
"Wow...siamo gli unici svegli a quanto pare" disse guardandosi intorno.
"Per forza. State svegli tutta notte a giocare con la Wii...alla sera leoni e al mattino..." dissi.
"Al mattino coglioni...sì sì, la so pure io sta cosa. Vado a svegliare Georg e Gustav...no solo Georg. Magari Gustav è impegnato" disse Tom con sguardo allusivo.
"Cretino" sussurrai mentre si allontanava.
Mi guardai intorno e vidi che tra salotto, ingresso e cucina il pavimento era un porcile.
"Ragazzi...tra un'ora arriva qui un'intervistatrice e c'è il pavimento che è da buttare" esclamai.
Bill si guardò intorno.
"Effettivamente...".
Mi passò Michail che cominciò a parlottare lamentandosi di non essere più al centro dell'attenzione di Bill, poi il ragazzo andò a recuperare uno spazzolone e del detersivo per pavimenti.
"Pulisco io, se mi dici come funziona sta roba" disse.
Sorrisi.
"Riempi un secchio d'acqua tiepida e versaci dentro il detersivo. Poi ci immergi lo spazzolone e cominci a lavare, ma di solito si passa prima l'aspirapolvere" dissi, notando il mezzo chilo di briciole che regnava incontrastato sulle piastrelle che una volta erano candide e lucide.
Il ragazzo abbandonò spazzolone e detersivo lì dov'erano ed andò a recuperare l'aspirapolvere.
Fortunatamente in quel momento arrivò Lydia e ci salvò dalla distruzione.
Probabilmente Bill non sapeva nemmeno lavare un piatto, figuriamoci passare l'aspirapolvere in tutta una casa.
All'una e mezza era tutto pulito e splendente.
Grazie anche all'intervento di Gustav e Georg.
"Tra tutti i ragazzi in gamba che potevo scegliere, sono andata a trovare uno dei pochi uomini che non sa tenere in mano uno spazzolone!" esclamai.
"Beh la mia mamma non me l'ha insegnato" disse Tom con una vocina infantile.
Risi, poi suonò il campanello.
I ragazzi si guardarono.
"Ehm...noi andiamo di sopra" dissi, prendendo il bambino.
"Assolutamente no. Voi state qui" disse Tom andando ad aprire.
Non gli diedi ascolto e salii in camera. Non volevo dare fastidio.
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L'intervistatrice era giovane e carina. Accompagnata da un fotografo.
La feci entrare, poi mi voltai verso il salotto.
Clare, il bambino e Lydia non c'erano.
Sospirai.
Perché quella ragazza non mi dava mai ascolto?
"Perché è più testarda di te, Tom Kaulitz" disse una vocina nella mia testa.
Ci sedemmo sul divano e il tizio cominciò a farci foto.
"Buon pomeriggio ragazzi. Io sono Beatrix, piacere di conoscervi" disse poggiando un registratore sul tavolino che c'era tra lei e noi.
Si vedeva lontano un chilometro che era una finta bionda, per di più con un pessimo gusto nel vestirsi. Se non avessi avuto in mente Clare però ci avrei provato. Aveva delle gambe chilometriche, nascoste da quella che forse era mezza minigonna.
Si sedette sulla poltrona di fronte a noi e cominciò a sparare domande a raffica.
"Dunque, partiamo subito. Come avete trascorso queste vacanze? Si è parlato un po' di Tom, a quanto pare impegnato con una commessa e voi?" chiese con un sorriso.
"Solita vita. Le feste si passano a casa, in tranquillità" rispose Bill.
"Tom a quanto pare non è stato della stessa opinione. In molte si sono chieste se la ragazza di cui si è parlato nei giorni scorsi fosse una tua nuova conquista. E' vero?".
La tentazione era quella di mandarla a cagare e di dirle di farsi gli affari suoi, ma le sorrisi e mi trattenni.
"Non la chiamerei una conquista. Io e Clare facciamo coppia fissa, quindi credo proprio di essermi levato di dosso la fantomatica figura di SexGott. Ho intenzione di stare con lei il maggior tempo possibile" risposi.
Sorrise, visibilmente insoddisfatta.
Magari sperava che me la portassi a letto, sgualdrina.
Le domande continuarono per quasi un'ora, poi quando lei si ritenne soddisfatta decise che il colloquio era terminato.
"Grazie mille per la vostra disponibilità" disse, uscendo dalla porta.
Una volta fuori corsi immediatamente di sopra da Clare.

Eccoci alla fine di questo capitolo discretamente lungo. Abbiamo incontrato un'intervistatrice un po' vacca (un po' tanto oserei dire) e Tom ha dichiarato ufficialmente la sua storia con Clare, ma che tenero! (N.d.a. non penso che Cosmopolitan potrebbe interessarsi ad un'intervista con i Tokio Hotel, ma al momento non mi sono venute in mente riviste famose a livello mondiale oltre a questo. Perdonate l'errore ^^). Il titolo prende spunto da una frase della canzone "Parla con me" di Eros Ramazzotti. Non vado matta per questo cantante, anzi a dire la verità questa è l'unica canzone che mi piace ^^. Spero che la storia continui ad interessarvi. Kussen.

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Capitolo 27
*** 27. I just wanna live ***


Ventisettesimo capitolo. Cosa succederà adesso? Cosa si diranno Tom e Clare? Mentre scrivevo il capitolo precedente mi è venuta in mente una scena che vi racconterò tra qualche capitolo.
Ora vado. Un bacione e grazie mille a tutte voi. Let's go!

27.
I just wanna live
 
Tom entrò in camera e mi guardò.
"Perché non sei rimasta di sotto come ti avevo chiesto?" mi chiese.
"Non me la sono sentita Tom".
"Perché?" chiese, avvicinandosi.
"Abbiamo già fatto questo discorso. Non voglio rovinare la tua carriera" risposi.
Lui scosse la testa.
"Clare, perché non vuoi capire? Non me ne frega niente della musica se non posso stare con te. Quella...vacca...non ha pensato ad altro che a scoparmi finché non le ho detto che la storia con te era seria. Non avrebbe neanche provato a guardarmi se tu fossi stata vicino a me. Vuoi capirlo o no che per me tu sei tutto?".
"Questo lo dici adesso, ma cosa diresti se per colpa mia la band ne risentisse? Se per colpa della mia presenza, per colpa del bambino il vostro successo cominciasse a diminuire? Potresti mai perdonarti questo egoismo, potresti mai perdonarti per aver bloccato la strada a te stesso, a tuo fratello e ai tuoi migliori amici?".
Si sedette sul bordo del letto e si prese la testa tra le mani.
"Io voglio soltanto vivere la mia vita. Ma voglio farlo con te. Voglio che tutti sappiano che ti amo, che per me non esiste nessun altra oltre a te" disse.
Non dissi nulla.
"Clare, pensi che ti stia mentendo? Pensi che potrei voltarti le spalle al minimo cedimento?" chiese.
"No Tom...non penserei mai una cosa del genere. Però ho paura. Paura che tutto questo possa svanire velocemente com'è apparso. Paura che anche il tuo mondo possa restare coinvolto. Non ci sarebbe punizione peggiore che vederti soffrire".
"Non accadrà nulla del genere, te lo prometto".
Non sapeva quanto si stesse sbagliando.

Questo non è un capitolo...lo definirei uno sputo...però non volevo che fosse consistente come il precedente. Un po' perché non avevo idee lo ammetto, un po' perché volevo che fosse un punto di stacco tra quello che è successo e quello che accadrà nei prossimi capitoli.
Il titolo è quello di una canzone dei Good Charlotte (voi sapete se sono ancora insieme o se si sono sciolti? Non ho più saputo nulla su di loro...però erano bravi...). Letteralmente significa "Io voglio solo vivere" (mamma mia ma come sono brava in inglese! XD)...Bene, ora vado a scrivere il ventottesimo capitolo, kussen!

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Capitolo 28
*** 28. Evacuate the dancefloor ***


Eccoci qui, al numero 28. Tom è sempre più dolcino e serio nei confronti di Clare. Nonostante abbia detto a Georg di non sentirsi pronto sembra proprio un maritino amorevole...che dolceeeeeeeeee <3. Ok ok...però nel frattempo ha anche detto a quella (vacca) di Cosmopolitan di avere una relazione stabile e tutti hanno visto Clare al telegiornale di qualche giorno prima (ricordate? Ne sono successe di tutti i colori, però spero non vi siate dimenticate). Cosa succederà adesso, visto che tutti sanno chi è la ragazza del famoso chitarrista? Lo saprete solo leggendo. Let's go!

28.
Evacuate the dancefloor

Le feste passarono rapidamente e si avvicinò Capodanno.
"Clare, i miei hanno detto se ti va che tengano il bambino, almeno noi possiamo festeggiare l'inizio dell'anno come vogliamo" disse Lydia.
"Davvero non è un fastidio?" chiesi.
"Mia madre mi ha fatto due palle così. Perché non ci lasciate Michail? Perché non andate a divertirvi e ci lasciate il bambino? Perché non organizzate qualcosa insieme e noi teniamo il piccolo? Duemila domande così in tre minuti di telefonata...pensa un po'" disse lei imitando la voce della madre.
"Ok, domani le porto il bambino" dissi ridendo.
Bill entrò in salotto, saltellando.
"Ragazzi ho una buona notizia! Anzi, ottima!" esclamò, sorridendoci.
Eravamo tutti lì, chi seduto sul divano, chi sulle poltrone. Tutti svaccatissimi, come sempre.
Io avevo appena tolto i punti e stavo da Dio.
"Ho trovato un posto carinissimo per passare capodanno. E' una discoteca non molto lontana dove non c'è troppa gente e fanno bella musica. Poi le ragazze entrano gratis a capodanno!" esclamò.
La parola discoteca mi fece rabbrividire, ma se con me ci fosse stato Tom sarei andata ovunque.
Accettammo tutti la proposta. In fondo ci avrebbe fatto bene stare un po' fuori casa.
Il giorno dopo, nel primo pomeriggio, Tom mi accompagnò dai genitori di Lydia.
Lei non era venuta perché "non voleva sorbirsi sua madre mentre faceva la zuccherosa con Miky e la brillante con Tom" così aveva detto.
Una volta varcata la porta insieme a carrozzina, borsa, borsette e borsine con dentro tutto quello che potesse servire al bambino in un paio di giorni presentai Tom ai miei genitori adottivi.
"Signora Morris, signor Morris, lui è Tom. Il mio ragazzo" arrossii parecchio nel dire l'ultima parola.
"Oh ma che carino. Molto piacere di conoscerti" disse la madre di Lydia stringendogli la mano.
Era una donna piuttosto eccentrica, nonostante la sua posizione sociale. Le piaceva vestire colorato ed era molto espansiva. Aveva un sorriso per tutti. Il marito era un industriale. Possedeva un qualcosa che lo aveva fatto diventare ricco in poco meno di tre anni. Insomma, ero stata adottata da Sissi e Francesco Ferdinando.
Non amavano dimostrare particolarmente la loro ricchezza, ma a quanto pareva la madre di Lydia era sempre stata fissata con le case, quindi la loro dimora era piuttosto sontuosa. All'ingresso c'era un tavolo di marmo su cui erano stati poggiati un milione di soprammobili. Con il mio stipendio forse potevo permettermi la poca polvere che li copriva.
Non avevano domestici, nè maggiordomi, nè giardinieri. Erano loro due ad occuparsi della casa.
La signora Morris aveva chiamato recentemente una ragazza per farsi dare una mano, ma Lydia mi aveva detto che da quando lei ricordava era sempre stata sua madre a lavare i pavimenti, a fare il bucato e tutto il resto.
Tom le sorrise.
Anche lui era parecchio imbarazzato.
"Piacere mio signora. So che Clare vi considera come i suoi genitori. Sono davvero contento di potervi conoscere" rispose.
Ecco che cominciava a fare lo splendido.
Adoravo guardarlo quando usava tutto il suo fascino con le persone che lo circondavano (N.d.a. una sorta di Edward Cullen tutto umano, voi non credete?).
"Oh Clare, prima che mi dimentichi, potresti portare queste cose a Lydia. Mi ha chiamata per telefono ripetendomi l'elenco almeno mezzo milione di volte" disse, poi andò al piano superiore per recuperare una borsa dalla camera della figlia.
Quando tornò, guardò Tom con maggiore intensità.
"Scusa, posso sapere perché sei su un poster che c'è in camera di Lydia?" chiese.
Mi trattenni dallo scoppiare a ridere.
Non mi ricordavo che lei aveva ancora appiccicate le foto dei Tokio Hotel in camera. Non erano molte, ma c'erano e a quanto pare sua madre se n'era accorta.
"Beh ecco io...sì...io" balbettò Tom.
"Lui è un chitarrista. Suona con suo fratello e due suoi amici. Ha mai sentito parlare dei Tokio Hotel?" domandai, salvandolo.
"Oh sì...li ho sentiti nominare un paio di volte da alcune amiche, sai anche loro hanno figlie adolescenti. Beh sono contenta. Vuol dire che è un bravo ragazzo".
E questa da dove l'aveva tirata fuori?
Le lasciai il bambino, poi salutammo e tornammo a casa.
"Beh adesso hai conosciuto tutta la mia famiglia" dissi, ridendo.
Una volta tornati all'appartamento Lydia mi disse che sua madre era entusiasta di Tom.
"Mi ha chiamata probabilmente appena siete usciti. Era al settimo cielo" disse.
"Oh quella è la borsa...perfetto ora vieni di sopra. Dobbiamo prepararci!" esclamò prendendomi per un polso e trascinandomi su per le scale.
Mi lasciò libera di uscire solo tre ore dopo.
Erano le sette e dovevamo uscire meno di un'ora più tardi.
Come suo solito, Lydia aveva optato per vestiti stravaganti, appariscenti ed odiosi.
Il mio era ricoperto di brillantini argentati e ogni volta che mi muovevo mi sembrava di essere una stella cometa.
Era senza maniche nonostante le mie proteste per il gelo polare che ci aspettava fuori dalla porta, aveva uno spacco vertiginoso e ovviamente la solita scollatura che a momenti faceva vedere l'ombelico.
Ovviamente abbinato a dei sandali altissimi. Probabilmente un tacco 12 o 15, non sapevo di preciso.
Mi aveva letteralmente obbligata ad infilarmi un perizoma rosso, perché si sa che il rosso porta bene.
Lei aveva optato per un tubino blu elettrico senza maniche e cortissimo (che probabilmente non era nemmeno degno di essere chiamato vestito visto che sembrava più che altro una grande fascia per i capelli), abbinato ad un paio di leggins bianchi.
Lydia faceva parte di quel ristretto gruppo di ragazze (circa tre al mondo) che potevano permettersi i leggins bianchi perchè avevano delle gambe chilometriche, magre e perfettamente dritte.
I ragazzi rimasero letteralmente a bocca aperta.
"Caspiterina...vorrei che fosse capodanno tutti i giorni!" esclamò Tom.
Alle otto uscimmo di casa.
Io e Tom su una macchina insieme a Lydia e Gustav, Georg e Bill su un'altra.
"Poveri...mi dispiace che non siano in compagnia..." dissi.
"Pensi che Georg resterà da solo la notte di capodanno?" chiese Tom, cambiando marcia.
"Magari Georg no, ma Bill sì. E' troppo...cucciolo per trovarsi una tipa, scoparsela per una sera e poi fare finta di non conoscerla" dissi.
"Wow...la tua volgarità in assenza del bambino mi stupisce!" esclamò Lydia dal sedile posteriore.
"Zitta te che per colpa tua mi sta gelando il sedere...e anche le braccia, le gambe..." dissi.
M'immobilizzai. Avevo appena detto che mi stava gelando il...sedere?
"Ah...e come mai laggiù fa così freddo?" chiese Tom ridendo mentre io diventavo di tutti i colori.
"Colpa del perizoma commestibile alla fragola che le ho fatto mettere" rispose Lydia, con naturalezza.
Arrossii talmente tanto che non provai più freddo.
"COSA?!?" strillai voltandomi.
Tutti scoppiarono a ridere, ma io ero imbarazzatissima.
"Lydia...me la paghi cara questa..." dissi.
"Domani mattina mi ringrazierai tesoro!" esclamò ridendo.
Arrivati alla discoteca (che per l'occasione aveva aperto prima) ci mettemmo in fila.
Ovviamente alcune ragazze (decisamente troppe) riconobbero Tom e gli altri. Cominciò una lunga odissea di autografi, foto e altre balle che mi irritarono. Soprattutto trovai terribilmente inopportune delle ragazzine che si avvinghiarono a Tom tipo cozze.
Mossa dalla gelosia più nera lo afferrai per le spalle e lo baciai così intensamente che anche lui rimase stupito.
Rise, passando la lingua sul piercing.
Era un suo vizio che trovavo terribilmente affascinante.
Finalmente entrammo in discoteca.
Il buttafuori aveva riconosciuto i ragazzi e non chiesero i soldi per l'entrata.
"Guarda un po'...le star non pagano!" esclamò un tizio, un po' più indietro di noi.
Tom si voltò, ma decise che non era il caso di dargli retta.
La serata di capodanno era cominciata.
Trovammo un tavolo libero e ci sistemammo.
Una ragazza ci chiese cosa volessimo ordinare.
Bill e Gustav erano stati eletti gli autisti della serata, quindi ordinarono una birra e basta.
Tom e Lydia presero un Sex on the beach, io una Pina Colada e Georg una Caipiroska alla fragola (disgustosa!).
Quella sera capii che essere famosi aveva il suo vantaggio. Al nostro tavolo continuava ad arrivare gente che ci offriva da bere.
Prima di mezzanotte ero già ubriaca persa.
Un po' perché non reggevo l'alcool, un po' perché avevo mischiato.
Lo avreste fatto anche voi. Non potevo bere Pina Colada tutta sera. Dopo la quarta mi ero stancata e anche la Caipiroska alla fragola che di solito mi faceva schifo aveva assunto un buon sapore.
Partì il conto alla rovescia.
"DIECI!".
"NOVE!".
"OTTO!".
"SETTE!" abbracciai Tom, continuando a sorridere.
"SEI!".
"CINQUE".
"Clare...ho voglia di fragola" disse lui al mio orecchio.
"QUATTRO!".
"TRE!".
"Allora vieni a prendertela" risposi.
"DUE!".
"UNO!"
"BUON ANNO!".
Io e Tom eravamo su quel divanetto scomodissimo, abbracciati.
Ci baciammo a lungo, mentre le persone attorno a noi brindavano con lo spumante e cantavano a squarciagola per festeggiare quel nuovo, folle anno.
Il 2008 era passato e anche tutte le brutte cose che erano successe, ora appartenevano al passato.
"Che ne diresti di tornare a casa?" domandò Tom.
Annuii.
Anche gli altri erano dell'idea che era meglio andare.
Negli occhi di Bill lessi preoccupazione.
Cosa stava succedendo? Mi girava un po' la testa, anzi un po' tanto.
Mi aggrapai a Tom per non cadere. Quelle scarpe erano veramente troppo alte, quindi me le tolsi.
"Clare, che fai?" chiese lui.
"Non riesco a camminare su questi cosi..." risposi io tenendo i sandali in mano.
Una volta fuori dalla discoteca Tom mi prese in braccio.
"Lasciamo giù" dissi.
"Sì, così ti congeli i piedi nella neve" rispose lui.
Qualcuno urlò qualcosa alle nostre spalle.
Tom s'irrigidì ed accellerò il passo verso la macchina. Mi fece sedere dietro, visto che avrebbe guidato Gustav, poi si allontanò.
"Dove vai?" chiesi.
"Tranquilla, torno subito" disse.
Bill e Lydia salirono in macchina.
Dov'erano Georg e Gustav?
Sospirai e chiusi gli occhi.
Tom tornò e la macchina partì quasi subito.
Lo abbracciai e lo baciai.
Aveva un labbro tagliato e la giacca macchiata.
"Che avete fatto?" chiesi riprendendomi un po' dal torpore.
"Nulla, una semplice discussione" rispose lui, abbracciandomi.
"Allora perché sanguini?" chiesi, sfiorando con un dito la ferita.
"Niente. Tranquilla" rispose.
____________________________________________________________________________________________________________________________

Odiavo mentire a Clare, ma d'altrone mica potevo dirle che un paio di cazzoni le avevano dato della troia e avevano insultato anche Bill. Non potevo certo dirle che la sera di capodanno avevo fatto a botte con due tizi grossi il doppio di me e che avevo ricevuto un bel pugno in faccia.
Le avevo chiesto se voleva andare via un po' per seguire la tradizione del "chi non..." beh penso la sappiate pure voi, un po' perché la situazione rischiava di degenerare. Non volevo che la serata venisse rovinata da due imbecilli.

Bene ed è passato anche capodanno. Buon 2009! (ovviamente tutto quello che sta succedendo non corrisponde alla vita vera dei ragazzi, anche perché mica sono stati in America per un po'?). La storia del perizoma commestibile mi ha fatto un po' senso...non so neanche se sono ancora in giro quei cosi. Fino a un paio d'anni fa andavano parecchio di moda, anche se trovo disgustoso mangiarsi un paio di mutande, di qualunque cosa sappiano e di qualunque materiale siano fatte. Mi vengono i brividi solo a pensarci...blè!
Comunque il titolo è quello dell'ultima canzone di Cascada (quanto adoro questa tipa. E' troppo brava). Il collegamento con la storia mi sembra abbastanza chiaro. I ragazzi sono obbligati a lasciare la discoteca per colpa dei soliti imbecilli che rompono le palle. ^^. Ok, ora vi lascio. Kussen!

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Capitolo 29
*** 29. Dimmi che mi ami ***


Ventinovesimo capitolo. La parte interessante arriva adesso. Sì perché nei prossimi capitoli ci sarà la svolta decisiva della storia. Diciamo che d'ora in poi ci avvieremo molto lentamente verso la conclusione. Dico molto perché se riesco a scrivere tutti i capitoli utilizzando tutti i titoli che ho a disposizione saltano fuori ancora una trentina di capitoli (ovviamente alcuni saranno cortissimi tipo il capitolo 27). In ogni caso spero che la storia continui a piacervi. Baci! Let's go!

29.
Dimmi che mi ami

La mattina seguente, quando mi svegliai, sentii un braccio attorno alla mia vita.
Mi stiracchiai e mi voltai verso Tom, che stava ancora dormendo.
La sensazione di sentire le lenzuola sulla pelle nuda era nuova e piacevole.
Lo guardai e vidi una ferita sul suo labbro.
Ripensai alla serata precedente.
Ricordavo vagamente che mi aveva detto di aver discusso con qualcuno, ma perché?
Mi strinsi a lui e chiusi gli occhi.
Nella mia mente tornò il ricoro della nottata.
Ero troppo ubriaca per ragionare, però il mio cervello aveva registrato alcune cose.
Un tipo mi aveva dato della troia, ne ero sicura.
Da lì era nata una discussione. Tom aveva detto a quel tipo di stare zitto.
Poi era partito il conto alla rovescia e tutto era passato.
Qualche minuto dopo quello era tornato e aveva iniziato ad insultare Bill.
Lo aveva chiamato frocio e con altri epiteti simili.
Mi alzai.
Mi faceva male la testa, un po' per colpa della sbronza, un po' perché la mente tornava sempre alla sera prima.
Tom mi aveva lasciata in macchina, poi era tornato, ferito e sporco di sangue.
Mi vestii, poi aspettai che Tom si svegliasse.
Quando aprì gli occhi mi sorrise.
"Buon giorno. Come va?" chiese.
"Non lo so. Dobbiamo parlare" dissi, seria.
Si avvolse nel lenzuolo e si sedette.
"Dimmi tutto".
"Ieri sera hai fatto a botte con quei tipi, vero?" domandai.
"Clare...perché..." cominciò, ma lo interruppi.
"No Tom, rispondimi".
"Sì".
"Non farlo mai più".
"Ma quello ti ha insultata...ha insultato Bill".
"Quindi? Sai quanti mi hanno insultata quando stavo a scuola. Sono abituata e so per esperienza che con la violenza non si risolve nulla. Tom devi promettermi che non picchierai mai più nessuno" dissi.
"Non posso prometterti una cosa simile" rispose, guardandomi negli occhi.
"Perché no?".
"Sono cresciuto difendendo mio fratello. Lui è sempre stato il più fragile, il più esposto alla cattiveria degli altri. Lui ha bisogno della mia protezione".
"No Tom. Il mondo non va avanti così. Se la storia tra me e te vuole andare avanti ci sarà bisogno di maggiore responsabilità da parte di entrambi. Non puoi permetterti di picchiare il primo che passa solo perché insulta me o Bill. Non capisci che rischi di finire in galera? Potrebbero arrestarti anche se i tuoi fini sono nobili. Io non posso permettermi di stare con una persona che non si sa controllare. Michail ha bisogno di protezione e io devo pensare prima di tutto a lui".
Tom mi guardò e sospirò.
"Clare...capisco perfettamente il tuo ragionamento, ma forse stai dimenticando chi sono io e chi sono gli altri. Essere famosi ha anche i suoi svantaggi. Ti riconoscono tutti, non solo i tuoi fans, ma anche chi ti odia. Ci sono ragazzi che ci vorrebbero morti. Soprattutto Bill, questo perché è diverso dagli altri, anzi sarebbe meglio dire che lo odiano perché è sè stesso. Lui non ha mai smesso di fare quello che voleva. Gli piace truccarsi, mettere lo smalto e ho sempre accettato tutto questo, perché è mio fratello e perché finché lui è contento per me può anche colorarsi i capelli di fuxia che non m'importerebbe. Ci sono persone in questo mondo che provano rancore, odio e invidia nei confronti di chi è come Bill. Nei confronti delle persone che amano far capire agli altri cosa sono veramente. Persone che non si nascondono dietro il perbenismo della società che ci impone dei modelli stereotipati di uomo e donna ideali. Le persone come Bill hanno bisogno di essere difese ad ogni costo dalle altre persone che le vogliono annientare. A scuola viveva con il terrore perché i suoi compagni di classe lo massacravano di botte e io non potevo fare nulla, ma quando finalmente siamo diventati qualcuno, quando finalmente siamo diventati i Tokio Hotel allora mi sono impegnato ancora più a fondo perché Bill sarebbe stato esposto all'odio di moltissime persone, non solo venti ragazzini in una pulciosa scuola, ma migliaia di persone ignoranti che preferivano accodarsi alla massa e sparare sentenze contro di lui. Quindi non posso prometterti che non picchierò mai più nessuno".
Sospirai.
"Io...non capisco. Tom se la pensi così, la nostra storia non può continuare. Se per caso incontrassimo dei coglioni del genere quando siamo in giro assieme, magari io te e Michail, cosa potresti fare? Picchiarli tutti? E io come farei con il bambino? Non posso correre rischi simili. Non se quello che rischia di andarci di mezzo è mio figlio. Mi dispiace Tom, ma non posso stare con te".
"Cosa posso fare per farti cambiare idea?" domandò.
"Dimmi che mi ami, e io capirò che sarò sempre al sicuro, anche quando dei tizi insulteranno me o tuo fratello in tua presenza. Dimmi che mi ami e saprò che non alzerai un dito su nessuno in mia presenza".
Lui rimase in silenzio per qualche istante, poi mi guardò negli occhi.
"Ti amo".

Ai ai ai...la vedo grigia per il nostro caro Tom. Ha promesso, ma riuscirà davvero a resistere? Riuscirà ad ignorare quegli stronzi che lo perseguitano? Il titolo è quello di una canzone di Dj Matrix (fa delle canzoni troppo mielose...). Non ho molto altro da dirvi, se non il solito grazie. Se siete arrivate fino a qui vuol dire che la fic vi piace. Davvero, grazie di cuore a tutte voi. Kussen!

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Capitolo 30
*** 30. Se mi lasci non vale ***


Eccoci al trentesimo capitolo. 30?!?
[spazio ringraziamenti...darkviolet92= beh...diciamo che Finley e Jonas Brothers non sono molto il mio genere di musica (ammetto di non sapere neanche una loro canzone...*me profondamente ignorante*...mi dispiace un macello
_samy= grazie, le tue parole sono sempre strabilianti ^^
angeli neri= tranquilla se non hai commentato, non c'è problema. D'ora in poi credo che andrò più lenta perché ho finito i capitoli già scritti e devo scriverne di nuovi prima di pubblicarli ^^
dark 483= nooooooo...hai finito i soldi??? I tuoi mi odieranno per questo -.-'...sorry me ^^ baci
Layla the punkprincess= già, chissà se Tom manterrà la promessa...io ci credo poco, però
fifiHumanoid= i tuoi commenti sono sempre pieni di entusiasmo, mi fa davvero piacere leggerli
]
Caspita il tempo vola...comunque per riassumere brevissimamente la storia, Tom ha fatto una promessa, che quasi sicuramente non potrà mantenere. Ora vedremo se riuscirà a tener fede alle parole dette. Un bacio mie care.

30.
Se mi lasci non vale

Il capodanno era passato e le vacanze stavano volgendo al loro termine, anche se la neve non voleva lasciarci.
Michail era sempre insieme a Bill, erano diventati inseparabili, e io ne avevo approfittato per prendermi un po' di riposo. Avevo veramente bisogno di staccare un attimo da quell'infinità di sfighe che ci erano capitate.
Lydia mi aveva proposto di andare alle terme insieme a Tom, visto che ci lavorava sua cugina.
Accettammo di buon grado e quella mattina di Gennaio uscimmo insieme.
Siccome il posto non era tanto lontano decidemmo di andare a piedi.
"Contenta di queste vacanze?" mi chiese Tom.
Annuii tenendogli la mano.
"Sai...non mi sarei mai immaginata una cosa del genere. Ne sono successe davvero di tutti i colori...eppure penso di essere la persona più felice del mondo.
"No non credo" rispose lui, con lo sguardo serio.
"Perché?" domandai.
Si voltò e mi sorrise.
"La persona più felice del mondo...sono io" rispose baciandomi.
"Ma guarda un po' chi c'è in giro...Tom Kaulitz con la sua puttanella di turno...e dimmi, quel frocetto di tuo fratello dove lo hai mollato?".
Ci voltammo contemporaneamente, vedendo quattro tizi che venivano verso di noi.
Tom strinse più forte la mia mano, poi si voltò e continuò a camminare.
"Hey Kaulitz...che fai, scappi?" continuarono.
Io ero terrorizzata.
Uno di loro prese Tom per una spalla e lo fece voltare.
"Toglimi le mani di dosso" disse lui.
"Perché se no cosa mi fai?" chiese l'altro con aria di sfida.
Tom sospirò, poi continuò per la sua strada.
"Cosa vi avevo detto? Una mezza sega...è bravo solo quando deve farsi il fratellino!" esclamò.
Tom lasciò la mia mano, si voltò e colpì il tipo in pieno viso.
"Questo è troppo, figlio di puttana!" esclamò.
Gli altri tre gli furono subito addosso.
"TOM!" gridai.
Non riuscì a tener testa a quei tre contemporaneamente.
Mi affrettai a prendere il telefono, ma quello che era stato colpito mi strappò il cellulare dalle mani.
"Fossi in te non lo farei...il tuo amico ora ha bisogno di una bella lezione".
"Stronzo maledetto..." sibilai.
"Oh ma quanti complimenti" disse lui.
Era abbastanza vicino per osare una mossa davvero azzardata.
Gli tirai i capelli, visto che erano discretamente lunghi, poi lo colpii nel basso ventre e mi lanciai letteralmente nel primo locale che trovai, visto che lo stronzo aveva ancora il mio telefonino.
"Vi prego...aiutatemi. Stanno picchiando il mio ragazzo!" esclamai.
I pochi clienti si alzarono immediatamente e corsero fuori.
I quattro se n'erano andati, lasciando il mio cellulare in pezzi e Tom con un sopracciglio rotto e il labbro sanguinante.
"Tom...oddio, come stai?" chiesi inginocchiandomi accanto a lui.
"Ho avuto giorni migliori, ma non mi lamento" rispose sorridendomi, allargando la ferita.
"Volete che vi chiamiamo un'ambulanza?" chiese un ragazzo poco più grande di noi.
"No tranquillo...abitiamo qui dietro" rispose Tom, alzandosi.
Lo aiutai ad arrivare fino a casa, poi aprii la porta.
Si voltarono tutti verso di noi.
"Ragazzi non vi spaventate! Sto bene!" esclamò Tom entrando dalla porta.
Bill sbiancò.
"Tom...chi...chi ti ha fatto questo?" chiese avvicinandosi al gemello.
"I soliti quattro cazzoni di turno. Niente di grave e niente di rotto. Ho la pelle dura".
"Vado a prenderti del ghiaccio" dissi andando in cucina.
____________________________________________________________________________________________________________________________

Figurarsi se non dovevo combinare di nuovo qualche macello.
Bill aveva una cera peggiore della mia.
"Hey Billie...tutto bene?" domandai.
"No...cioè...sì" rispose lui, sedendosi accanto a me.
Sorrisi, poi sospirai.
Sapevo che mi sarei pentito della mia scelta. Sapevo che mi sarei pentito delle mie parole. Sapevo che mi sarei pentito di tutto, eppure non potevo andare avanti così.
Mi alzai dal divano e raggiunsi Clare in cucina.
"Senti...ti va se passiamo un attimo da casa tua?" le domandai.
Lei mi guardò.
"Perché?" chiese, non riuscendo a capirmi.
"Vorrei...che fossimo da soli, sai..." le risposi.
Annuì, poi prese le chiavi della mia macchina e salì.
La guardai. Nessuno guidava la mia macchina.
"Non credo tu sia nelle condizioni adatte per guidare, tutto qui" disse lei, sorridendomi.
Una volta a casa sua mi offrì un bicchiere d'acqua.
"Perché volevi parlarmi a quattr'occhi?" domandò.
Sospirai.
Dovevo farlo, assolutamente.
"Clare, credo che tra noi due non sia opportuno continuare".
Mi fissò per qualche secondo.
"Perché?" domandò.
"Per il discorso dell'altro giorno. Hai ragione. Non voglio mettere in pericolo sia te sia Michail. Se oggi quel tizio ti avesse fatto del male...io non avrei risposto delle mie azioni. Non posso permettere che ti accada nulla di male, ma non riesco nemmeno ad evitarlo, quindi credo sia giusto lasciarti libera".
"Tom...stai scherzando?" mi chiese.
Scossi la testa, cercando di non piangere, non davanti a lei.
"No Clare. Io non sono riuscito a mantenere la mia promessa, quindi è giusto così".
Mi alzai ed andai verso la porta.
"Non è giusto Tom...non è giusto che sia solo tu a decidere".
Mi voltai a guardarla.
"Lo so, ma è l'unica cosa da fare. Lydia ti porterà il bambino" dissi, scendendo le scale di corsa.
Salii in macchina e tornai a casa.
Bill sapeva già cos'era successo, gli avevo riferito del discorso che Clare mi aveva fatto.
Mi rintanai in camera, lasciando che il dolore represso fino a quel momento mi assalisse fin dentro le ossa.

Chiedo umilmente perdono se vi ho fatto aspettare tanto a lungo. Che autrice di cacca che sono. Il problema è che ora ho l'adsl e ho cominciato a drogarmi letteralmente con i video dei Tokio Hotel...non riesco a smettere di guardarli e per la fic non ho quasi più tempo...in più mio padre pretende di guardare il calcio sul pc...e il tempo a mia disposizione cala in maniera assurda. Mi dispiace davvero tantissimo...sono mooooolto mortificata. In ogni caso spero che la fic continui a piacervi, nonostante il mio ritardo mostruoso. Danke!
Ah, il capitolo prende il nome da una canzone di Julio Iglesias. Ok, ora vado a scrivere il prossimo capitolo, il più velocemente possibile. Kussen girls!

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Capitolo 31
*** 31. Lontano da te ***


Eccoci al trentunesimo capitolo, la fic ha preso il volo (soprattutto ci sono ben 95 recensioni, un record ^^). In ogni caso Clare e Tom si sono di nuovo lasciati. Cosa succederà adesso? Tom sembra sicuro della decisione presa, anche perché non vuole mettere in pericolo la ragazza e il bambino. Lascio a voi il resto della storia, scusandomi come sempre per il ritardo.
Grazie comunque a tutte (non sto a scrivere i nomi, almeno stavolta. Mi perdonate?)

31.
Lontano da te

Rimasi chiusa in casa per giorni interi. Lydia tenne Michail perché io non ero in grado di curarlo. Telefonai a David per informarlo che non stavo bene e mi presi un paio di settimane di malattia.
Non mi mossi dal letto se non per andare in bagno.
Quando Lydia venne a trovarmi, una settimana dopo che Tom mi aveva lasciata, quasi non mi riconobbe.
"Clare...non puoi ridurti in questo stato. Devi chiamarlo e chiedergli di tornare insieme" disse.
"Pensi che non l'abbia fatto? L'ho chiamato forse cento volte" dissi.
Non avevo più lacrime per piangere.
"Senti io mi sono stancata di vederti così!".
"Lasciami in pace. Voglio restare da sola".
"Michail è così poco importante?" domandò, poi mi lasciò.
Mi rannicchiai ancora di più e piansi ancora.
Avevo smesso di vivere. Mi sembrava di avere un buco nel petto che non si sarebbe mai più richiuso.
Ad un tratto suonò il cellulare.
"Pronto?" risposi.
"Ciao...sono Bill".

Dunque...questo e i successivi saranno micro capitoli, perché voglio dare un titolo diverso ad ogni momento che i nostri due innamorati stanno passando. Per questo li pubblicherò uno dietro l'altro...probabilmente settimana prossima (adesso al pome ho pure la patente...da ammazzarsi... -.-)il titolo è di una canzone di Dj Matrix...ok ora vado. Baci

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Capitolo 32
*** 32. Lonely day ***


Capitolo trentadue. Per i prossimi non farò nemmeno l'introduzione...talmente sono corti. Grazie a voi che continuate a leggere.

32.
Lonely day

Mi rinchiusi letteralmente in camera. Non lasciai entrare nessuno.
Bill fu il più tenace. Andò avanti a bussare alla mia porta per quasi una settimana intera. Non che gli altri non avessero tentato.
Lydia veniva spesso a trovarci, sentivo la sua macchina sul viale.
Teneva informato Bill delle condizioni di Michail che era stato affidato ai genitori, e sapevo per certo che parlava anche di Clare, ma io non volevo sapere nulla.
Avrei dato l'anima al diavolo per tornare con lei, ma non potevo permettermi un lusso del genere. Non potevo metterla in pericolo.
Mi chiamò probabilmente venti volte, ma risposi solo a due chiamate, la prima e l'ultima.
Mi chiese di tornare con lei, di tornare indietro.
Dovetti fare un grandissimo sforzo sulla mia volontà per dirle di no, per non scoppiare a piangere al suono della sua voce, per non alzarmi da quel fottuto letto e correre da lei.
Le dissi semplicemente di no.
Rimasi chiuso in camera per giorni interi. David telefonò un milione di volte per sapere come stavo, d'altronde non c'era voluto molto che la notizia "pestaggio ai danni di Tom Kaulitz" fosse su tutte le prime pagine dei giornali locali.
Accettai solo di parlare con mia madre per rassicurarla e per dirle che stavo benissimo, anche se dalla mia voce aveva capito chiaramente che qualcosa non andava.
"Tomi...ti prego esci" disse Bill una mattina.
Probabilmente avevo dormito due ore in una settimana.
Ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo il volto terrorizzato di Clare davanti a quei mostri.
"No Billie...voglio stare da solo, completamente solo" risposi.

Lonely day, canzone dei System of a down. Ovviamente anche le conclusioni e le presentazioni dei capitoli saranno corte perché non c'è molto da dire a riguardo. Penso che sia tutto chiarissimo. Kussen.

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Capitolo 33
*** 33. You are not alone ***


Capitolo 33 ^^.

33.
You are not alone

"Ciao...dimmi pure" domandai, temendo che fosse accaduto qualcosa.
"Tranquilla non è successo niente. Volevo solo parlare un po'" disse. Aveva una voce terribilmente triste.
"Bill...non so cosa dirti...".
"Clare, Tom è ridotto ad uno straccio...non esce da camera sua da una settimana...".
Non risposi.
"Non potete tornare indietro? Non potete rimettervi insieme?".
"Pensi che dipenda da me?".
"Dipende solo dalla promessa che lui ti ha fatto. Lo hai vincolato alle sue stesse parole e anche se il mondo non se ne rende conto, mio fratello è una persona che tiene particolarmente alle promesse fatte. Di qualsiasi genere siano".
"Bill...io darei qualsiasi cosa per tornare con Tom, mi ucciderei pur di tornare con lui...solo che lui mi ha lasciata. Ho provato a chiamarlo, ho provato a chiedergli di tornare indietro, ma non vuole".
Lo sentii sospirare.
"Clare...dobbiamo per forza provarci...".
"Non lo so...io penso di aver fatto il possibile. Ho cercato di convincerlo, ma non posso farcela da sola".
"Tu non sei sola. Ci sono io".

Come probabilmente avrete capito i capitoli sono profondamente centrati sul loro titolo. Canzone favolosa di Michael Jackson (che perdita per il mondo della musica, dico davvero). Kussen.

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Capitolo 34
*** 34. I will always return ***


Capitolo 34.

34.
I will always return

Quella mattina mi svegliai con un'idea che continuava a ronzarmi in testa. Andarmene.
Pensai ad eventuali concerti ed interviste. Non avevamo nulla in programma, almeno fino a fine febbraio.
Preparai un paio di borsoni, poi uscii dalla camera.
"Tomi! Sei uscito!" esclamò Bill correndomi incontro.
Anche Georg e Gustav apparvero in fondo al corridoio.
"Ma...che fai con quelle borse?" mi chiese mio fratello.
"Bill...devo andarmene...per un po'" dissi.
"Perché?".
"Non riesco a stare qui senza pensare a Clare. Starò via per poco".
"Ma...".
Scossi la testa.
"No Billie...ormai ho deciso".
"Tomi...non puoi lasciarci...cosa succederà?".
"Non lo so...tornerò, come sempre. Tornerò e non me ne andrò più, ma ora ho bisogno di stare lontano da qui...forse lontano dalla Germania per qualche tempo".
"Quanto?" chiese Bill, disperato.
"Non lo so...non lo so davvero".
Uscii dalla porta e non riuscii a guardare negli occhi i miei tre amici.
Mi sentivo un codardo.
Solo i codarti fuggono.
"Io tornerò. Non sto fuggendo" mi dissi salendo in macchina.

Canzone del cartone animato "Spirit cavallo selvaggio" cantata da Bryan Adams. Kussen

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Capitolo 35
*** 35. Questa vita è mia... ***


Capitolo 35...grazie ragazze perché continuate a leggere questa fic ai limiti della follia...davvero, lo apprezzo molto. Ma vi rendete conto che avete lasciato 106 commenti??? 106!!! E' una cifra che non avrei mai pensato di raggiungere. Grazie davvero!
Kmq comunicazione di servizio per DarkViolet92: la canzone dei Finley non è male...vedrò se riesco a metterla, ma ho già pronti quasi tutti i titoli. Se ce la faccio cambio volentieri. Grazie mille ^^

35.
Questa vita è mia...

"Clare! Mio Dio ma ti rendi conto?" mi chiese Lydia.
"Sì, me ne rendo conto".
"E non dici niente?".
"Cosa dovrei dire?".
"Tom se ne sta andando in chissà quale posto del mondo e tu non dici niente?".
"Cosa posso fare? Se ha deciso così ci sarà pure un motivo!".
"Sai cosa ti dico?".
La guardai.
"Sei una cretina! Dovresti corrergli dietro e dirgli che sta facendo la cazzata più grande della sua vita, invece te ne stai qui seduta a fare niente!".
A quel punto mi sentii tradita.
Lei era la mia unica amica, avrebbe dovuto capirmi invece di criticarmi.
"E io ti rispondo che questa è la mia vita e che sono io a decidere! Non puoi dirmi cosa fare! Non voglio ridurmi a doverlo supplicare di tornare con me. E' stato abbastanza umiliante sentirmi dire di no per due volte al telefono. Non voglio rendermi ridicola un'altra volta! Se Tom non mi vuole non m'importa, che faccia come meglio crede!".
Lydia se ne andò, lasciandomi da sola e con il cuore in pezzi.
Mi rannicchiai sul divano.
"Perché sta succedendo tutto a me? Tom...torna da me" pensai.

Frase presa da "Volume" degli Articolo 31. Vi ringrazio ancora per tutti i commenti ragazze.

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Capitolo 36
*** 36. How to save a life ***


Capitolo 36. Questo capitolo (se va tutto come deve XD) è l'ultimo di una lunghezza irrisoria...dal 37 in poi dovrebbero tornare abbastanza lunghi. Comunque un brevissimo riepilogo per riassumere i miei microcapitoletti. Tom e Clare si sono lasciati (di nuovo), Tom se n'è andato per non si sa bene dove e Clare e Lydia hanno litigato...come si evolverà la storia?
Grazie ancora belle ragazze di EFP ^^.

36.
How to save a life

Era passato un mese da quando io e Lydia avevamo litigato, da quando Tom se n'era andato.
Michail era di nuovo a casa con me, ma avevo dovuto chiedere aiuto ad una vicina per curarlo mentre ero al lavoro.
Lydia non si era più fatta sentire, e quando ricevetti una telefonata rimasti stupita.
"Chi è?" chiesi.
"Sono Bill...devi venire immediatamente qui!" esclamò.
"Cos'è successo?".
"Lydia e Gustav hanno fatto un incidente in macchina!" esclamò.
Mi si fermò il cuore.
Come avevo potuto essere così stronza con Lydia, con la mia migliore amica?
David capì che qualcosa non andava solo guardandomi in faccia, quindi mi chiese cos'era successo.
Gli raccontai dell'incidente di Lydia, così mi fece andare via.
Presi il motorino e raggiunsi la casa che avevo cominciato a considerare quasi come mia.
Trovai Bill e Georg che mi aspettavano sulla porta.
Salimmo sulla macchina del bassista poi andammo in ospedale.
Ci diedero la notizia che Gustav stava bene, a parte qualche livido e un paio di costole incrinate.
Lydia invece era ancora in sala operatoria.
"Tom sarà qui tra una decina di minuti" sentii dire a Georg.
Mi voltai a guardarlo.
Tom...sarebbe arrivato anche lui? Era più di un mese che non ci vedavamo.
Un paio di minuti dopo, al contrario delle previsioni di Georg, vidi Tom arrivare.
Non era cambiato. Sembrava un po' più magro.
Abbracciò Bill e Georg.
Sentii il suo sguardo sul mio viso, nonostante avesse gli occhi nascosti dietro un paio di occhiali scurissimi.
"Ciao Clare" disse.
Non risposi ed abbassai lo sguardo.
In quel momento arrivò un'infermiera.
"Perdonatemi, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto" disse.
La guardammo.
"Qualcuno di voi ha il sangue di gruppo zero negativo?".
Io mi guardai attorno.
"Io...perché?" domandai.
"La vostra amica ha bisogno di una trasfusione e noi non abbiamo abbastanza sangue" rispose lei.
La seguii e mi fece indossare un camice.
"Grazie...lei sta salvando la vita alla sua amica" disse l'infermiera.
"Non penso che il mio sangue la salverà...sarà tutto merito vostro...io non so come si salva una vita..." pensai.

Eccoci alla fine della "serie miniaturizzata di capitoli"...ih ih ih...beh a quanto pare il rientro di Tom in patria non è stato accolto nel migliore dei modi...cosa succederà adesso? Il nostro adorabile chitarrista fuggirà un'altra volta o prenderà la situazione di petto e parlerà con Clare? Lo sapremo nei prossimi capitoli XD.
Il titolo è quello di una canzone splendida del gruppo "The Fray"...penso l'abbiate sentita, ma se non è così vi invito a cercarla, perché è davvero bella! Kussen

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Capitolo 37
*** 37. Che stupida che sei, parli ad uno specchio e mai alla persona giusta ***


Eccoci qui...capitolo 37...dunque dunque...secondo voi quanto ci metteranno quei due a chiarirsi? Io non li sopporto più in questo stato pietoso!!! XD XD XD...ok basta sto impazzendo...tenere aperto facebook mentre scrivo la fic mi fa mooooolto male...ih ih ih

37.
Che stupida che sei, parli ad uno specchio e mai alla persona giusta

Lydia rimase in terapia intensiva per un paio d'ore, durante le quali mi rifugiai letteralmente in bagno.
Non riuscivo a stare così vicina a Tom e sentirlo distante centomila chilometri.
Chiamai la mia vicina per dirle che avrei recuperato Michail un po' in ritardo.
Mi disse di stare tranquilla, per lei non c'erano problemi.
Sospirai almeno un milione di volte continuando a pensare ad un modo per parlare con Tom.
Mi guardai allo specchio.
"Clare...in fondo non può andare peggio dell'ultima volta" mi dissi.
"Come no, magari ha un'altra..si è trovato una stragnocca in chissà quale parte del mondo e di me s'è pure dimenticato!" aggiunse una vocina nella mia testa.
Chiusi gli occhi per non pensarci.
Respirai a fondo, poi uscii.
Dovevo parlare con lui, dovevo chiarirmi e cercare di buttarlo fuori dalla mia vita.
Arrivai nella sala d'aspetto, dove Bill e Tom stavano parlando.
Georg era in balcone a fumare.
"Dove sei stato?" sentii chiedere.
"Non indovineresti mai...sono tornato a casa. Da mamma" rispose Tom.
Sapevo per certo che sulle sue labbra era apparso un sorriso.
"Invece l'ho immaginato. Beh...io devo andare in bagno!" disse Bill vedendomi.
Mi avvicinai a Tom, che ancora non si era voltato.
"Ciao Clare" disse, senza muoversi.
Non risposi e m'immobilizzai.
"Ho capito subito che c'eri qui tu. Bill non è mai stato un grande attore" rispose, voltandosi verso di me.
Il suo sorriso, i suoi occhi...non potevo credere di aver perso tutto.
Abbassai lo sguardo per impedirgli di vedere le mie lacrime.
Mi prese il mento con una mano e mi obbligò ad incrociare il suo sguardo.
"Clare..." disse.

Ma beeeeeeeeeeene...sembra che le cose stiano andando verso la direzione giusta...ih ih ih...vediamo un po' come si evolveranno!!! Lo so, avevo detto che sarebbe stato lungo, ma non mi sembra male così...anche perché ho un'altro titolo per quello che sta per accadere. Nel frattempo il titolo di questo cap è preso dalla canzone "Stupida" di Alessandra Amoroso. Adoro quella ragazza...e questa canzone che parla praticamente della mia vita...ih ih ih. Kussen!!!

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Capitolo 38
*** 38. Don't say a word ***


Eccoci al numero 38. Sono molto contenta che la fic vi interessi tanto. Davvero!!! Vi voglio davvero tanto bene ragazze. Grazie per il vostro sostegno XD.
Ps spero che l'attesa per questo cap venga premiata...fatemelo sapere!!! XD

38.
Don't say a word

"Clare...posso parlarti?".
Lei annuì. Quel semplice movimento fece scendere due lacrime lungo le sue guance.
Gliele asciugai con le dita.
"Mi sei mancata tanto. Mi sei mancata come l'aria e come il sole. E' stato un brutto mese".
"Anche...per me" disse, cercando di controllare il tremito della sua voce.
"Non dire niente. Devo parlarti per un po'".
Lei annuì e si sedette di fianco a me.
Chinai il capo e cominciai a parlare.
"Quando quei tizi hanno cominciato a pestarmi non ho pensato ai colpi che stavo ricevendo. Ho pensato a come potevi sentirti tu. Ti ho detto che ti amavo ed eccomi in mezzo ad una rissa. Ho pensato a tutte le belle parole di cui avevo infarcito i miei discorsi. Ho pensato a Michail che di certo non poteva fare affidamento su un padre come me. Ho riflettutto a lungo e mi sono trovato di fronte al tuo sguardo terrorizzato. Ad uno sguardo che non voglio più vedere. In quel momento ho giurato su Dio che mai più ti avrei messa in una situazione simile. Quando poi quel tizio si è avvicinato a te, volevo morire all'istante. Se solo ti avesse toccata, se solo avesse osato sfiorarti con un dito sarei impazzito. Ho deciso quindi di lasciarti, pensando di fare la cosa giusta, pensando di fare finalmente qualcosa per il tuo bene. Ho deciso di chiudermi fuori dalla tua vita e di buttare via la chiave. Non ero consapevole del fatto che sarebbe stato difficile e terribile. Non ero consapevole che il dolore provato la prima volta mi avrebbe assalito come una bestia nera pronta a dilaniarmi l'anima. Ho tentato in tutti i modi di riemergere dalle tenebre che minacciavano di schiacciarmi, ma nulla. Allora ho deciso di allontanarmi da Berlino, di allontanarmi da te perché ogni angolo di questa città mi ricordava te e il tuo sorriso. Ho vissuto per un mese da mia madre. Non mangiavo, non parlavo, non bevevo. Ero diventato l'ombra di me stesso. Avevo allontanato la mia luce, avevo cacciato via l'aria che mi permetteva di respirare. Avevo cacciato via la mia unica ragione di vita e lo avevo fatto da solo. Ho cercato in tutti i modi di tirarmi su di morale. Ho provato ad ubriacarmi, ho provato a stare chiuso in camera e fumare una stecca di sigarette, ho provato a distrarmi in tutti i modi, ma niente è riuscito ad allontanare la mia mente da te. Quindi Clare te lo chiedo in ginocchio. Potrai mai perdonarmi per averti illusa, tradita e messa in pericolo? Dimmi solo una parola ed io lo saprò".
"Tom Kaulitz...sei il ragazzo più stupido, cocciuto, orgoglioso e permaloso che sia mai entrato nella mia vita. Sei testardo, vanitoso, egocentrico, megalomane ed immodesto, ma sei la persona più dolce, sensibile, buona e bella che mi sia mai capitato d'incontrare. Se per caso il Dio Apollo bussasse alla tua porta chiedendoti di farlo entrare tu lo rifiuteresti? Ti amo con tutta me stessa. Quando mi hai lasciata sono morta ed ora mi stai donando una seconda vita. Ti amo Tom, ti amo e lo farò per sempre".

Ok anche questo capitolo è corto...però è bello non c'è niente da dire!!! XD XD ora vado a mangiare perché ho un po' fame...ci sentiamo in settimana mie belle fanciulle...
ah ogni tanto fatemi sapere che ne pensate delle canzoni!!!
Questa è dei Sonata Arctica. Un gruppo favoloso!!!
Kussen!

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Capitolo 39
*** 39. Now you're a song I love to sing ***


Ragazze sono profondamente commossa. (scusatemi se mi sono fatta attendere tanto!!!). 121 commenti. Non me lo sarei mai aspettato dico sul serio. Quindi visto che mi avete sorpresa così tanto approfitto di questo spazio per ringraziarvi personalmente, visto che è da un bel po' che non lo faccio.
Quindi grazie a:
NICEGIRL (Giulia)
Layla the punkprinces
_samy (Samantha)
dark483 (Martina)
DarkViolet92
Angeli neri
Chia94th
fifiHumanoid (Federica)
xoxo_valy
tokietta94
AntonellaandLasDivinas (Kairi)
che hanno commentato (chi con frequenza, chi una volta, chi ogni tanto, non è questo l'importante. Quello che conta è ciò che pensate =D) e che mi hanno fatto capire che questa fic non è una mezza schifezza come invece mi capita di pensare ogni qualvolta finisco un capitolo e inizio il successivo. Davvero ragazze, grazie di cuore.

Ada12 (Ada)
Angel1992 (Chiara)
Anja11xD
billina pikkolina (Bea)
Breath
Cris94 (Cristina)
evol (Aura)
lilly149
tokiohotellina95
che hanno inserito la fic tra le loro preferite. Grazie mille. Sono contenta che la storia vi piaccia

BlackStreetV
che ha messo la fic tra quelle seguite. Grazie davvero tanto. =)

Bene e dopo questa intro melensa e sdolcinata me ne vado e vi lascio al capitolo. Baci a tutti e tutte! Let's go!

39.
Now you're a song I love to sing


La abbracciai e la strinsi a me.
Sentivo il suo calore attraverso la felpa e fu la sensazione più bella del mondo.
"Tom..." sussurrò.
"Dimmi".
"Mi sei mancato tantissimo".
Sorrisi e poggiai la guancia sulla sua testa.
"Anche tu".
In quel momento arrivò un'infermiera.
"Voi siete gli amici della ragazza che ha fatto l'incidente in auto, vero?" domandò.
Clare annuì all'istante.
"Bene, volevo dirvi che adesso sta bene ed è fuori pericolo" disse sorridendo.
Clare mi abbracciò e pianse.
"Oddio, ho avuto una paura tremenda che potesse finire tutto male" disse.
La strinsi.
"Invece è andato tutto bene. Ora lo diciamo anche agli altri?" domandai.
Alzammo lo sguardo.
Bill era dietro la finestra che ci stava spiando.
Aveva visto arrivare l'infermiera e aveva visto Clare piangere.
Alzai il pollice in aria per fargli capire che andava tutto bene.
Lui e Georg rientrarono.
"Allora?" chiese mio fratello.
"Tutto bene. Lydia è fuori pericolo" rispose Clare.
Finalmente tutto era tornato alla normalità.
In quel momento mi accorsi che nella sala d'aspetto c'era la tv accesa su un programma di musica.
Sullo schermo apparve una ragazza con i capelli scuri che cominciò a cantare.

"Love of my life, my soulmate
you're my best friend
part of me like breathing
now half of me is left

I don't know anything at all
who am I to say you love me
I don't know Anithyng at all
and who am I to say you need me

Color me blue I'm lost in you
don't know why I'm still waiting
many moons have come and gone
don't know why Iìm still searching

don't know anything at all
and who am I to say you love me
I don't know anything at all
and who am I to say you need me

hmmm Hmmm Mmm
uhhh Oohhh Aahhh
hooo Aahhh Ohh Ohhh

Now you're a song I love to sing
never thought it feels so free
now I know what's meant to be
and that's okay with me [...]"


Clare mi abbracciò più forte.
"Tom".
"Dimmi".
"Now you're a song I love to sing" sussurrò al mio orecchio.
Ci spostammo tutti per andare a trovare Gustav.
Lo trovammo nel letto con il torace fasciato.

Uff ragazze non riesco più a liberarmi di questi capitoli cortissimi. Che pizza! Ok ok, bando alle ciance. Qui c'è il temporale e finché non passa mia madre e il buon senso mi vietano di accendere l'adsl quindi niente capitolo almeno finché non smette di tuonare T____T. Nel frattempo approfitto della mancanza di youtube (la mia maledizione argh!) per scrivere ancora un po' la fic. Il titolo è preso dalla canzone "Who am I to say" di Hope. A proposito...domanda per le studentesse. La scuola come va? Un bacione

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Capitolo 40
*** 40. Perché la vita a me l'ha salvata una canzone ***


Eccoci giunte al quarantesimo capitolo......wooooooooow. L'altra fic lunga che ho scritto ne ha 41 più l'epilogo. Mi sa che riesco a superare il mio record personale questa volta. Ok basta cazzate. Ora vado a scrivere. Bacioni bacioni!

40.
Perché la vita a me l'ha salvata una canzone

Lasciammo che Clare e Gustav entrassero per primi nella stanza di Lydia.
"Ragazzi...io vado a fare un giro" disse Georg.
Era particolarmente legato a Gustav e l'incidente lo aveva scosso parecchio.
"Hey Billie perché sorridi?" mi chiese Tom.
Lo guardai.
"Oh, nulla" mi affrettai a rispondere.
Lui mi osservò.
"Bill...siamo gemelli, ti conosco come le mie tasche e riesco a capire perfettamente quando ti metti a pensare al passato" disse.
Risi sommessamente.
"Hai ragione. Stavo pensando a noi due, alla nostra vita".
Ci sedemmo in corridoio. Tom voleva sapere a cosa stavo pensando.
"Bhe...mentre tu non c'eri, mi sono ritrovato a pensare a quando eravamo più piccoli".
Tom rimase in silenzio, ad ascoltarmi.
"A quando eravamo a scuola. Quando i miei compagni mi picchiavano perché non ero come volevano loro. A quando abbiamo fatto la foto di classe e tu mi hai dato il tuo berretto per nascondere i lividi che avevo in faccia. Ho pensato al fatto che se non ci fossi stato tu, a quest'ora chissà cosa sarei. Ho pensato anche al nostro gruppo. Al fatto di essere i Tokio Hotel. Cosa saremmo ora se non avessimo la nostra musica? Senza musica avremmo incontrato lo stesso Georg e Gustav? Senza musica saremmo arrivati a Berlino insieme? Avremmo incontrato Clare, Lydia, David e tutti gli altri? Avremmo mai fatto tanti viaggi? Grazie alla nostra musica abbiamo superato momenti difficili. Siamo cambiati, siamo diventati più grandi. Grazie alla musica siamo diventati degli uomini più maturi. Niente più cazzate gigantesche che magari potevamo permetterci prima. Abbiamo messo la testa a posto, anche se non è stato così per tutti".
Tom rise, capendo l'allusione alle sue numerose amichette.
"Mentre non c'eri ho capito cosa voleva dire essere soli. Sei stato lontano per un mese intero e io non sapevo più cosa pensare. Mamma mi teneva aggiornato sulle tue condizioni, ma io ero perso. Hai fatto del male anche a me andandotene via".
Lui mi abbracciò.
"Lo so. Anche io ero perso senza di te. Non eravamo mai stati lontani per così tanto tempo Billie".
"Già. Non siamo mai stati lontani per tanto, anche con la band siamo sempre stati insieme...cavolo Tom...non avrei mai pensato che potessimo diventare questo. Non l'ho mai immaginato. E invece è successo. Sono un ragazzo fortunato. Penso il più fortunato di tutti. Ho ricevuto dei grandissimi doni dalla vita. Te, degli amici favolosi come Georg e Gustav, un sacco di fans che mi vogliono bene...e tutto questo senza aver fatto nulla in particolare. Secondo te perché?".
Tom mi guardò.
"Bill...sicuro di voler continuare a fare il cantante e non andare a studiare teologia?" mi chiese.
Sorrisi.
"No a parte gli scherzi. Secondo me chi ti ha dato tutto questo sapeva già che saresti stato un ragazzo gentile, generoso, sensibile e tranquillo. Sapeva già che avresti avuto bisogno di me, sapeva già che io sarei stato l'unico in grado di aiutarti" disse.
"Oh, ecco che riappare il Tom Kaulitz megalomane!" esclamai.
Tom rise.
"E ha mandato te per farmi capire che nella vita bisogna essere un po' più umili e un po' meno vanitosi" disse, poi mi diede un bacio sulla fronte.
"Ti voglio bene Tomi".
"Anche io".
Sorrisi.
"Senti Bill, mi puoi spiegare l'origine di sto discorso?" chiese, dopo poco.
"Beh te mi hai chiesto di dirti a cosa stavo pensando".
"Ah già...allora ti dico una cosa. Se te lo chiedo un'altra volta non rispondermi" disse ridendo ed alzandosi.
Sempre lo stesso Tom. Per fortuna.

In questo cap ci siamo prese una pausa dalla storia per dare spazio a Bill e alla sua mente contorta...XD quell'uomo pretendeva un monologo e io gliel'ho dato! Comunque il titolo è una frase della canzone "Volume" degli Articolo 31, tanto per onorare un po' la nostra musica! Un bacione ragazze =)

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Capitolo 41
*** 41. E' forte il bisogno che ho di amare te ***


Ragazze, rieccomi tra di voi. Vi chiedo scusa per avervi fatto aspettare tanto. Non voglio inventare cazzate, solo che il mese scorso è morto mio padre e non me la sono più sentita di andare avanti. Volevo addirittura cancellare le tre fic che sto scrivendo, ma non mi sembrava corretto nei vostri confronti.

Vi chiedo di scusarmi se non mi sono più fatta sentire, nemmeno per dirvi che avrei aggiornato al più presto.

Capirò se non vorrete più leggere la fic, anche perché dopo tutto questo tempo credo sia svanito tutto l’interesse che potevate avere.

Vi autorizzo ad odiarmi e maledirmi come meglio credete perché sono stata davvero stronza a non aggiornare per così tanto...

Comunque voltiamo pagina e ricominciamo…

In questo capitolo riprenderò un paio di punti di cui si era parlato nei capitoli precedenti...per la precisione nel capitolo 25 e nel capitolo 38 (preciso la cosa almeno andate a riguardarveli come ho dovuto fare io) =). Un abbraccio ragazze.

 

41.

E' forte il bisogno che ho di amare te

 

Lasciammo Lydia e Gustav in ospedale, promettendo loro di tornare il giorno seguente.

"Clare...io...posso chiederti una cosa?" domandai.

Lei mi guardò, sorridente.

Dio quanto mi era mancato il suo viso.

"Dimmi pure" rispose, prendendomi per mano.

"Senti...visto che settimana prossima è San Valentino...che ne diresti di andare a Parigi?".

"Parigi?!?" chiese, esterrefatta.

"Sì...ti ricordi i biglietti che ci hanno regalato Lydia e Gustav per Natale?".

Lei annuì.

"Va bene..." rispose baciandomi.

Nel week end Lydia venne dimessa dall'ospedale e ci ritrovammo di nuovo tutti a casa insieme.

Bill aveva ricominciato a fare da balia al piccolo Michail che sembrava essere felicissimo.

"Tom...possiamo parlare un minuto?" chiese Clare.

La guardai.

"Ehm...da soli" aggiunse.

Ci alzammo dal divano ed andammo verso la cucina.

"Dimmi pure".

"Beh in questi giorni ho pensato a quello che mi hai detto in ospedale...e mi sono soffermata spesso su una tua frase in particolare".

La guardai negli occhi.

"Ok...vai avanti" dissi, incuriosito.

"Tu hai detto che Michail di certo non può fare affidamento su un padre come te".

Arrossii.

"Beh...sì...diciamo che...insomma io...vorrei adottare Michail...nel senso che...magari più avanti...potrei...".

Fortunatamente arrivò Bill a salvarmi.

"Sentite se volete vi presto le mie valige...sono mooooooolto capienti e potrebbero farvi comodo, visto che pretendo un paio di souvenirs!" esclamò.

Io e Clara non affrontammo più l'argomento, almeno finché restammo a casa.

La mattina del 13 febbraio salutammo tutti e andammo alla stazione carichi di valige.

"Beh...si parte!" esclamai.

"Sai Tom...pensavo ad una cosa" disse Clare guardando fuori dal finestrino mentre il treno lasciava la stazione.

"A cosa?" domandai.

"Beh...che se quando fossi entrato in negozio la prima volta mi avessero detto che ci saremmo ritrovati insieme, su un treno per passare S. Valentino a Parigi...non ci avrei creduto".

La guardai.

"Eppure - continuò - non potrei non amarti...sei perfetto" aggiunse arrossendo.

La baciai.

"Anche io non potrei non amarti...è più forte di me" dissi.

 

Ciao! Madonna santa i capitoli sono di una qualità scadentissima...dio santo che schifezza...spero proprio che possiate perdonarmi se vi ho fatto attendere tanto per poi presentarvi un lavoro simile...questo capitolo avrebbe potuto scriverlo anche un lombrico e forse sarebbe venuto meglio. Sono profondamente dispiaciuta per avervi proposto una cosa del genere. Mi dispiace tanto.

Comunque…bando all’autocommiserazione…il titolo l’ho preso da una canzone di Valerio Scanu “Sentimento”…poi che dire…boh spero che mi venga al più presto un po’ di sana ispirazione.

Un grande abbraccio a tutte.

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Capitolo 42
*** 42. Valentine's day ***


Ok, altro capitolo della storia…riepiloghiamo le ultime cose, almeno è più facile per tutti quanti…

Dunque…Tom e Clare si erano lasciati, Tom era partito per starsene un po’ da solo e in quel periodo Clare e Lydia hanno litigato (insomma il solito macello), fatto sta che qualche tempo dopo Lydia e Gustav (che stanno insieme) fecero un incidente. Tom fu costretto a tornare. Da lì in poi le cose si sono rimesse apposto.

Clare ha donato il sangue per salvare Lydia che si è rimessa subito dopo ed è tornata a casa.

Ora la nostra felice coppietta sta partendo per Parigi per festeggiare San Valentino ^w^…

Ok ora possiamo ricominciare ad andare avanti.

Un abbraccio.

 

42.

Valentine's day

 

Il viaggio durò poco meno di cinque ore. Arrivammo a Parigi all’una e mezza, giusto in tempo per pranzare.

Arrivammo in albergo a piedi. Parecchie ragazze fermarono Tom per chiedergli qualche autografo e qualche foto, ma nulla di eclatante.

Io cercai di godermi il più possibile quella giornata di sole. Michail si guardava attorno, incuriosito dal nuovo ambiente.

“Buon giorno signori” disse la giovane alla reception.

“Buon giorno…noi avremmo prenotato una camera…a nome Kaulitz” disse Tom in perfetto inglese.

La ragazza ci consegnò una chiave dorata con scritto “703”.

“Signori, se volete faccio portare su i vostri bagagli e intanto voi potete andare a pranzo” ci disse.

Io però avevo assolutamente bisogno di una doccia veloce e sinceramente il pranzo poteva aspettare.

“No grazie, abbiamo pranzato in treno. Vorremmo andare a riposarci” rispose Tom, leggendo il mio sguardo.

Salimmo fino al quarto piano con l’ascensore. Michail aveva cominciato a borbottare perché aveva fame.

“Sì amore…dammi due minuti poi ti do la pappa” dissi, con il mio solito tono zuccheroso.

Tom sorriso e mi accarezzò i capelli.

“Sai una cosa?” mi domandò.

Io mi voltai a guardarlo.

“Cosa?” domandai.

“Sei ancora più splendida quando gli parli…” disse.

Lo baciai, poi le porte dell’ascensore si aprirono.

Tom prese le valige più pesanti e le trascinò fin davanti alla porta.

Una volta entrati non riuscii a non fare una faccia totalmente stupita e meravigliata.

La stanza era splendida, sontuosa e regale.

“Amore ti piace?” mi chiese Tom.

Io annuii incapace di parlare.

“È assolutamente splendida” sussurrai qualche secondo dopo.

Michail mi riportò alla realtà cominciando a piangere, come se volesse dirmi “allora ‘sti due minuti sono passati o no?”.

Andai in bagno e lo allattai.

Una volta fuori vidi che Tom stava svuotando le valige.

“Come mai così ordinato amore mio?” domandai sorridendo, mentre il bambino si stava addormentando.

“Non lo so” rispose lui, ridendo.

Il suo stomaco cominciò a brontolare.

“Tom, vuoi scendere a mangiare qualcosa?” domandai.

“No…non fa niente”.

“Cosa vuol dire non fa niente? Dai, andiamo a mangiare” dissi.

Misi Michail nella carrozzina, mi cambiai e poi scendemmo a mangiare.

Nella sala da pranzo, immensa, c’erano forse una ventina di persone. Tutte coppie, oltretutto.

“A quanto pare non siamo gli unici ad aver avuto l’idea di passare San Valentino in questa città” disse Tom.

Un paio di ragazze lo riconobbero, ma non vennero al nostro tavolo, almeno finché ci furono i piatti in tavola.

“Amore oggi che vuoi fare?” domandai.

Tom sorrise.

“Al momento ho bisogno di una doccia e di una dormita” disse sorridendo.

Io risi.

“Che c’è?” domandò, preoccupato.

“Nulla…è che mi aspettavo qualcosa di più romantico” dissi, ridendo.

Lui rimase sbigottito, quindi mi affrettai a prendergli la mano.

“Amore…sto scherzando. Anche io sono stanchissima…quasi come se avessi fatto la strada a piedi”.

Poco prima di andarcene dalla sala da pranzo fummo avvicinati da due ragazze.

“Scusateci se vi disturbiamo…noi vorremmo sapere se…” disse la prima arrossendo fino alla punta dei capelli.

“Se lei è Tom Kaulitz dei Tokio Hotel” concluse la seconda, notando la difficoltà dell’amica.

Io sorrisi e Tom annuì.

“Ecco…noi vorremmo chiederti…se ci puoi fare un autografo…” disse la prima ragazza.

“Certo. Come vi chiamate?” chiese Tom prendendo una penna.

“Io sono Celine” disse la prima ragazza.

“Io mi chiamo Patrice” rispose la seconda.

“Ok…ecco qui a voi ragazze”.

Celine ci guardò.

“Sapete, non voglio essere una persona invadente, ma quando ho saputo che Tom aveva la ragazza ci sono rimasta male, ma adesso che la vedo di persona sono veramente contenta, perché si vede che è una brava ragazza” disse, arrossendo ancora più di prima.

Arrossii anche io per quel complimento inaspettato.

“Grazie” dissi, sorridendo.

Qualche minuto dopo tornammo in camera.

Michail dormiva profondamente.

“Amore vado a farmi la doccia, torno subito” disse Tom dandomi un bacio.

Io mi stesi a letto e chiusi gli occhi per pochi istanti.

 

Ecco che la nostra coppietta felice è finalmente approdata a Parigi…spero di aver risvegliato il vostro interesse…penso che non finirò mai di chiedervi scusa ragazze…veramente…

Che altro dire…riprendendo la normalità delle cose ritorno a spiegare anche i titoli ^^

Valentine’s Day è il titolo di una canzone dei Linkin Park…personalmente non mi piace tantissimo, diciamo che ne hanno fatte di migliori, ma non mi dispiace ascoltarla.

Ok ora vado a scrivere il prossimo capitolo.

Un bacione e un abbraccio a tutte le fanciulle che continuano a leggere =)

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Capitolo 43
*** 43. I was made for lovin'you ***


Innanzitutto scusatemi. Sono passati più di tre anni. In questo lasso di tempo cosa avete fatto? Come sono andate avanti le vostre vite? La mia è un disastro…secondo me è il karma. Sono stata stronza nelle fic, e ora la vita mi si ritorce contro. Ho rimandato troppo a lungo e credo abbiate addirittura perso interesse per la fic. Magari la cancello e ricomincio a postarla da capo, in modo tale da semplificare la lettura a tutti. Comunque credo che questa sarà l’ultima fic sui Tokio Hotel che scriverò. Non per altro, ma perché ho smesso di seguirli. Ho ancora le loro canzoni sul pc, ma credo di essere cambiata io. Non so perché, non so come mai. Semplicemente credo che ormai Bill, Tom, Gustav e Georg appartengano al mio passato. Complicato e doloroso, ma pur sempre indimenticabile.

Comunque volevo dirvi  che questo che state per leggere è uno degli ultimi capitoli che mi appresto a presentarvi.

Non penso ci sia bisogno di ricapitolare tutto…anche perché non ho scritto un granché =).

Bene ora vi lascio al capitolo. Un abbraccio e grazie per essere arrivati fin qui.

 

43. I was made for lovin’ you

 

Quando mi svegliai, Tom era steso accanto a me, profondamente addormentato.

Dalla sua pelle si levava un dolce profumo di bagnoschiuma. Sbadigliai, poi mi sgranchii un secondo le gambe ed infine andai a fare la doccia.

Quando uscii dal bagno trovai Tom ancora addormentato e il piccolo Michail che iniziava a spazientirsi nella carrozzina.

Lo presi in braccio e lo allattai, senza distogliere lo sguardo dai suoi profondi occhietti.

«Amore mio, hai visto che le cose stanno andando bene? Vedrai che quando sarai grande avrai una bellissima vita. La mamma non ti farà mancare mai nulla» sussurrai.

Una volta finito di mangiare pretese di rimanere in braccio, quindi mi alzai e cominciai a gironzolare per la stanza.

Tom respirava profondamente e dubitai che si sarebbe svegliato in poco tempo.

Decisi di godermi il panorama che si poteva osservare dalla finestra della nostra enorme stanza.
La Tour Eiffel, gli Champs – Élysées.

Parigi era ai nostri piedi.

Dal letto provenne un lungo e profondo sospiro, quindi mi voltai.

Tom si era svegliato.

«Quanto ho dormito?» domandò, stropicciandosi gli occhi con le mani.

«Mmm, credo un paio d’ore. Sta cominciando a fare buio» dissi sorridendogli e avvicinandomi.

Misi Michail nella carrozzina quindi mi stesi affianco a Tom.

«Lo sai che sei bellissima?» sussurrò.

Risi, sentendo il suo respiro nel mio orecchio.

Mi cinse la vita con le braccia, poi mi fece stendere sul letto e mi fu sopra.

«Tom, il bambino…»

Lui allungò il collo verso la carrozzina.

«Dorme come un ghiro» mi rispose, ammiccante.

Cominciò a carezzarmi i capelli, il viso, il collo e mi baciò con una tale intensità da farmi venire i brividi lungo la schiena.

«Tom, ma se si svegliasse?» domandai mentre mi sfilava la maglietta.

«Saremo discreti e silenziosi».

 

 

Fare l’amore con Clare fu l’esperienza più appagante e meravigliosa della mia vita.

Non ero mai stato così bene come in quel momento. La sua mano appoggiata al mio petto era così piccola e mi dava un tale senso di benessere che avrei voluto vederla lì per tutta la vita.

In quel momento presi la mia decisione. Ne avevo già parlato con Bill prima di partire e lui era sembrato entusiasta quasi quanto me all’idea.

Mi alzai e recuperai i boxer dal pavimento, dopodiché mi rivestii e scesi di sotto, lasciando Clare a riposare.

«Mi scusi?» domandai alla ragazza alla reception.

«Mi dica pure signore» rispose lei, professionale.

« Potrebbe prenotarmi un tavolo per due all’Arpège di Alain Passard? Per domani sera» dissi
(N.d.A. da una ricerchina su internet ho scoperto che questo è uno dei ristoranti più cari al mondo. I vini costano dai 40 euro in su, e per mangiare ci vogliono minimo minimo 200 euro a persona!!!)

«Signore, temo che non troverà mai un tavolo libero, soprattutto per domani sera. L’Arpège è uno dei ristoranti più costosi al mondo».

«Dica che il tavolo è per Tom Kaulitz. Credo che troveranno un posticino per me» risposi ammiccando.

La ragazza scattò velocemente al telefono e dopo mezz’ora di fitte conversazioni in francese poggiò la cornetta e mi sorrise.

«Per le 20.00 signor Kaulitz» disse.

Le sorrisi a mia volta.

«Grazie mille signorina. Ah un’altra cosa. Non potrebbe trovarmi anche una baby-sitter?».

La giovane annuì e mi disse che l’hotel disponeva di un servizio nursery attivo 24 ore su 24.

Michail sarebbe stato in ottime mani.

Tornai di sopra e trovai Clare intenta ad osservare il bambino con aria sognante.

«Amore, per domani sera hai qualche impegno?» le chiesi.

Lei mi guardò.

«No amore mio, perché?» rispose ridendo.

«Oh nulla. Sappi che hai un invito a cena».

Rise. Una risata cristallina, pura, sincera.

Una risata che m’illuminò e fece ridere anche me.

Rise perché sapevo fosse contenta. Rise perché sapeva di riempire il mio cuore e le mie giornate.

Rise perché sapevamo entrambi di essere fatti l’uno per l’altra.

Risi anche io perché seppi in quel momento di essere nato per amarla.

Yeah! Finalmente ho finito questo capitolo. Ci ho messo più di tre anni, ma finalmente ho ripreso in mano le redini di questa storia!

Dunque, torniamo alla normalità, come se non fosse accaduto nulla…

La canzone del titolo è dei Kiss. Non so quante di voi la possano conoscere, soprattutto se non siete amanti della musica di quel periodo. Comunque credo che sia più che azzeccata per questo momento. Ripropongo le mie scuse perché davvero sono profondamente rammaricata per avervi fatto attendere così tanto. Per cosa poi? Non so. È che probabilmente da quando è successo quello spiacevole fatto ho avuto un gran bel “blocco dello scrittore”. Non mi sono più ripresa. Non ho più scritto nulla. Niente. Nemmeno due righe che riguardassero qualcosa a cui fossi realmente interessata. Come questa fic, o come un libro che ho lì, in attesa di essere compiuto. Forse il blocco è passato. Forse è solo un momento prolifico di cui devo approfittare. So solo che per il momento riesco a mettere due parole una dietro l’altra e quindi è meglio di niente.

Un abbraccio a tutte voi, mie care amiche fedeli, che avete seguito per così tanto questa storia, nata da un’idea di tanto tempo fa e che ora cercherò di concludere rispettando voi e i Tokio Hotel, di cui ormai ho abbandonato la strada.

Forse perché sono cambiata, forse perché sono cresciuta. Non lo so…forse semplicemente perché era destino che io cambiassi strada.

Vi abbraccio tutte, sperando che possiate trovare qualcosa di positivo nelle mie parole. Sperando che questi ultimi capitoli vi possano appassionare come un tempo.

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Capitolo 44
*** 44. Padre Madre ***


Approfitto del momento e continuo a scrivere.

Vorrei prendermi un piccolo spazio per ringraziare. Sì voglio ringraziarvi, anche se magari adesso avete abbandonato EFP e non leggerete mai queste poche righe. Voglio ringraziarvi comunque.

Billa_4_ever grazie 

DarkViolet92 grazie 

LaSofi grazie 

NICEGIRL grazie 

Tokitoki grazie 

AntonellaandLasDivinas grazie 

Red Apples grazie

Angel 1992 grazie 

DivaH grazie 

fifiHumanoid grazie 

Ice_Princess grazie 

Memy881 grazie

NicolePeacock grazie 

SonnyScene grazie 

TokiettinaChan grazie 

Xoxo_valy grazie 

_Lucky_ grazie 

Tommolina_483 grazie 

Layla grazie 

_samy grazie 

Lenis (angelineri) grazie 

Tokietta94 grazie 

Sel4ever grazie 

Grazie di cuore a tutte voi, che siete tantissime. Grazie veramente con tutta me stessa. E scusatemi ancora per avervi lasciate così, senza spiegazioni e senza validi motivi.

Bene e ora continuiamo! Let’s go!

 

44. Padre Madre

 

La mattina di San Valentino ci svegliammo per il pianto inconsolabile di Michail.

«Amore resta pure a letto, ci penso io» disse Tom, dandomi un leggero bacio.

Si alzò, prese il bambino dalla sua carrozzina e cominciò a cullarlo.

«Hey super eroe, non è ancora ora della pappa. Come mai sei così mattiniero?» gli chiese, sorridendogli.

Il piccolo smise subito di piangere e cominciò a sorridere felice. Anche a lui faceva bene la presenza di Tom.

I miei due uomini si rintanarono subito sotto le coperte e ci abbracciammo, come una vera famiglia felice.

«Buon San Valentino amore mio» disse Tom, stringendomi a sé.

Sorrisi, felice che la mia vita avesse preso una piega così positiva e meravigliosa.

Ci preparammo tutti e tre e, dopo aver allattato Michail, scendemmo per la colazione.

Mentre mangiavamo croissant e cappuccino Tom si fece serio.

«C’è qualche problema?» domandai preoccupata.

«Nulla amore, non ti preoccupare. Ascolta, devo chiederti una cosa importante» rispose stringendomi la mano.

«Dimmi pure» risposi, ancora un po’ in ansia.

«Dopo colazione dovrei andare a fare una cosa. Nulla d’importante, ma devo andarci da solo. È un problema?» mi chiese.

Scossi la testa sorridendo.

«Certo che no. Basta che non sparisci per tutta la giornata» dissi.

Lui sorrise a sua volta.

«Figurati se sparisco. Basta, d’ora in poi mi avrai in mezzo ai piedi per parecchio tempo»

Risi.

Finita la colazione tornammo in camera e Tom si cambiò.

Prese il giaccone, gli occhiali da sole e il cappellino.

«Missione in incognito agente Kaulitz?» domandai.

«Ovvio, come sempre».

«Non vorrai sedurre qualche altra commessa, spero» aggiunsi ridendo.

Lui si voltò nella mia direzione, prese Michail dalle mie braccia e lo mise nella carrozzina.

«Solo un secondo tesoro. Poi la mamma sarà di nuovo tutta tua» disse alle proteste del piccolo.

Un istante dopo mi saltò letteralmente addosso.

«Solo te. Voglio solo te, amo solo te. Ho sedotto solo te e ora non voglio nient’altro oltre a te. Va bene come risposta?».

Ero letteralmente spiazzata.

Annuii poi lo baciai con passione e trasporto.

Le sue mani esperte s’insinuarono sotto la mia maglietta.

«Hey 007 non dovevi andare in missione?» chiesi, pentendomi d’averlo fermato.

Lui rise.

«Mi distrai troppo» rispose, poi si alzò.

Mi diede un bacio, prese Michail e me lo restituì.

«Un’ora al massimo e sarò di ritorno. Al massimo chiamami ok?» disse mostrandomi il cellulare.

«Signorsì signore!» esclamai ridendo.

Lo vidi uscire con un pizzico di malinconia. Troppe volte era uscito dalla mia vita.

Mi rincuorai subito, sapendo che questa volta sarebbe rimasto.

In quel preciso momento squillò il mio telefono. Era Lydia.

«Hey piccioncini, ho interrotto qualcosa?!?» domandò.

«Assolutamente no. Il mio principe azzurro è uscito a fare qualcosa. E io intanto sono qui con il mio ometto preferito» risposi.

La sentii ridere. Mi mancavano tutti.

«Com’è Parigi? È così romantica come dicono?».

«Boh, non l’ho ancora visitata! Anzi mi hai dato proprio una bella idea. Mentre Tom non c’è quasi quasi mi faccio un bel giretto in zona. Almeno anche Michail prende un po’ d’aria francese. Gustav come sta?».

«Tutto ok. Per il momento dorme ancora».

«Ah avete dormito assieme?».

«Sì, qui a casa loro. Bill sta impazzendo senza il piccolino. Continua a chiedersi perché non lo avete lasciato a lui». Rise.

«Beh per il prossimo viaggio glielo lascio almeno è contento ok?» risposi ridendo a mia volta.

«Dai ora ti lascio se no spendo i milioni. Saluta Tom e non mettete in cantiere altri bebè ok?».

«Va bene mammina sarà fatto. Anche tu però, vedi di non farmi diventare zia!».

Ci salutammo, poi decisi di uscire un po’.

Era una bella giornata soleggiata e Parigi mi stava aspettando.

Vestii Michail, mi cambiai poi chiamai Tom.

«Hey ti manco così tanto? Sono passati solo 10 minuti!» disse.

«Eh sì senza di te mi sento persa! No dai, scherzi a parte, volevo avvisarti che esco un po’. Volevo vedere la zona qui intorno. E magari imparare un po’ di francese» risposi.

«Ok tesoro. Però mi raccomando, non allontanarti troppo ok?».

«Certo premuroso amore mio. Ti amo»

«Anche io piccola. Ti amo tantissimo».

Uscii dalla stanza e presi l’ascensore, consegnai le chiavi in reception e uscii alla luce del sole parigino.

Tutto era così meravigliosamente bello e romantico. Anche le aiuole erano diverse da quelle di Berlino. Sembravano piene d’amore.

Inforcai gli occhiali da sole e cominciai a camminare per le vie.

Rimasi quasi pietrificata davanti all’imponenza e alla bellezza della Cattedrale di Notre-Dame.

Situata nella Île de la Cité era bellissima e inondata dal sole. Decisi di entrare, ma la fila dei visitatori superava di gran lunga il numero di finestre della cattedrale.

Sconfortata mi mossi in direzione opposta.

«Madame! Madame, pardonnez moi!»

Mi voltai e vidi un giovane correre nella mia direzione.

«Vous voulez entrée dans la Cathédrale de Notre-Dame ? »

«Perdonatemi, ma non vi capisco» risposi in inglese.

«Oh oui, pardonnez moi ! »

«Mi chiamo Jean. Sono uno dei custodi della Cattedrale. Vi ho chiesto se per caso voleste entrare».

«Sì mi sarebbe piaciuto, ma ho notato la fila e non posso aspettare così tanto. Più che altro per il bambino» dissi guardando il piccolo Michail che si guardava attorno, incuriosito.

«Se volete potete approfittare della fila preferenziale per le donne incinte o con bambini piccoli. È un piccolo lusso che abbiamo ideato apposta per le persone che non hanno la possibilità d’attendere per lungo tempo».

«Vi ringrazio molto Jean. Sarebbe davvero magnifico» risposi sorridendo.

Il giovane mi guidò oltre la lunga fila di persone e in poco più di due minuti riuscii ad accedere alle biglietterie per pagare il mio ingresso.

«Madame, vogliate perdonarmi l’insolenza, ma posso chiedervi di lasciare qui il passeggino? Più che altro per non rovinare i pavimenti della Cattedrale» mi disse Jean.

Annuii, rispettosa e presi Michail in braccio.

«Grazie ancora, Jean. Ah che maleducata. Io mi chiamo Clare e lui è Michail. Le siamo grati per il suo aiuto».

Il giovane chinò leggermente il capo poi ci fece passare all’interno della cattedrale più famosa al mondo.

Era tutto meraviglioso. I pavimenti, le mura, i soffitti a volta, le vetrate.

Mi sembrava di essere in un altro mondo e perfino Michail rimase tranquillo per tutto il tempo.

Restammo lì per quasi un’ora, poi decisi di rientrare.

Tom doveva essere sulla via del ritorno e non volevo farlo aspettare.

Una volta uscita ringraziai nuovamente Jean, poi recuperai la carrozzina e tornai in albergo.

Incontrai Tom in attesa dell’ascensore.

«Amore mio, sei stata in giro fino ad ora?» mi chiese.

«Sì, ho visitato Notre-Dame. È una delle cose più meravigliose del mondo!» esclamai al settimo cielo.

Una volta in camera lasciammo le giacche e scendemmo nella Hall.

«Ascolta, ti va se dopo pranzo facciamo un giretto?» mi chiese Tom.

Io annuii con vigore. Ero felicissima di essere lì, con lui.

 

 

Alle 19.00 eravamo entrambi pronti.

Clare era stupenda.

«Tutto merito dell’armadio di Lydia» aveva detto osservandosi nello specchio.

Indossava un bellissimo abito lungo color blu scuro tempestato di brillantini. Ogni passo la rendeva lucente come una stella.

Ovviamente la sua amica non aveva dimenticato di prestarle un paio di scarpe argentate e altissime.

«Perché mi devo torturare i piedi così?» aveva domandato Clare mentre se le infilava.

«Sei stupenda amore» le avevo risposto, baciandola.

Scendemmo nella Hall e lasciammo Michail alla balia.

«Buona serata, divertitevi» ci disse la ragazza in un perfetto tedesco.

Per l’occasione avevo affittato una splendida Cadillac come la mia, poi eravamo andati al ristorante.

Io mi sentivo abbastanza a disagio in completo elegante eppure attraverso lo sguardo affascinato di Clare capii di stare bene.

Entrammo al ristorante che ci riservò i migliori omaggi. Era il più caro di tutta la Francia anche per questo motivo.

L’atmosfera era perfetta, i camerieri erano composti ed ordinati.

Il nostro tavolo appartato al punto giusto da permetterci di parlare tranquillamente senza problemi.

La serata andò a gonfie vele, finché non ordinammo il dessert.

In quel momento decisi che era arrivato il momento.

Mi alzai, mi avvicinai a Clare e le presi la mano.

Lei mi guardò con aria interrogativa.

Spalancò gli occhi quando mi vide inginocchiarmi di fronte a lei.

«Clare Marie Smyth, vorresti concedermi l’onore di diventare mia moglie? Vorresti farmi l’onore di farmi diventare il padre di Michail? Vorresti darmi la possibilità di renderti la madre dei miei futuri figli?» le chiesi mostrandole l’anello che avevo comprato quella mattina.

Si portò le mani al viso, nel tentativo di trattenere le lacrime.

«Oh mio Dio Tom…certo. Certo che sì. Sì sì sì!» esclamò lasciando che le lacrime le rigassero il viso.

Mi gettò le braccia al collo e mi baciò con passione.

Presi l’anello e glielo misi al dito, sorridendole quasi incredulo per la gioia che entrambi stavamo provando in quel momento.

Clare, la mia futura moglie.

Io, Tom Kaulitz, uomo sposato.

E chi lo avrebbe mai detto!

 

Bene bene! Eccoci anche alla fine di questo capitolo! Ebbene sì, si sposano! Si sposano dopo una proposta da favola! Ristorante di lusso, abiti eleganti, uomo meraviglioso. Oddio che emozione. E tra l’altro mi è salita un po’ di malinconia. Perché mentre scrivevo mi sono andata a rivedere le loro foto su internet…e mi rendo conto che quando li vedo, tutti e quattro, mi si scalda il cuore. Sono una parte indelebile della mia vita. E un po’ mi mancano.

Bene, bando ai sentimentalismi! Spiegazione.

Padre Madre è una canzone di Cesare Cremonini che mi fa salire le lacrime agli occhi ogni volta che la sento. Parla dei suoi genitori, o quanto meno del rapporto genitori-figli. Collegamento altrettanto ovvio grazie alla bellissima dichiarazione d’amore di Tom alla giovane e innamoratissima Clare.

Ora vi lascio che sono le 2.50 e il mio cervello pretende del sonno (domattina giretto in Svizzera a portare curriculum…chissà se avrò un po’ di fortuna. Mah! Pregate per me!)

Un abbraccio a chiunque stia leggendo e grazie per l’attenzione.

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Capitolo 45
*** 45. Take me Home ***


Bene, eccoci al capitolo 45. Dunque, il nostro bel rastone si è dichiarato in piena regola. Wow!

Direi quindi di proseguire a passo lesto verso la conclusione di questa storia. Penso che saranno necessari tre o quattro capitoli, poi potremo chiudere questa fic che vi ha fatto attendere fin troppo :)

Let’s go! Belle fanciulle :D

 

45. Take me Home

 

Quella mattina mi svegliai stretta tra le braccia di Tom. Mi strofinai gli occhi con una mano e subito mi riscossi dal torpore del dormiveglia.

Osservai l’anello che avevo al dito. Era semplicissimo e nel contempo meraviglioso. Un'unica pietra splendente e luccicante montata su un sottile anello in oro bianco.

Sorrisi e chiusi gli occhi godendomi quel momento di pace e serenità. Mi sarei sposata. Michail avrebbe finalmente avuto un padre degno di questo nome.

In quel momento mi alzai di scatto. Michail! Era già tardi e non aveva ancora reclamato il suo pasto.

Tom si svegliò di scatto a causa del mio brusco movimento.

«Che succede?» biascicò ancora addormentato.

«Il bambino!» esclamai.

«Lo abbiamo lasciato in nursery ieri. Stai tranquilla amore» rispose lui tirandomi a sé.

«Ma non possiamo lasciarlo lì tutto questo tempo».

«Amore, sono solo le 7 di mattina. Stai tranquilla. Riposa ancora un’oretta poi andremo a prenderlo» rispose lui baciandomi sul collo.

Chiusi gli occhi godendomi quel momento di pace.

Tom cominciò a baciarmi con maggiore passione. Mi voltai verso di lui e cercai le sue labbra.

Avevo fame di lui, fame dei suoi baci. Volevo sentirmi sua in ogni senso.

---

Fare l’amore con Tom mi rendeva viva. Mi faceva capire cosa fosse la vita, cosa fosse l’amore. Mi rendevo conto di quanto fosse prezioso ogni respiro che facevo.

Rimasi abbracciata a lui per un tempo indefinito, poi lo baciai e mi alzai avvolgendomi nel lenzuolo.

«Mi faccio una doccia poi vado a prendere Michail» dissi scostandomi i capelli dal viso.

Tom annuì e con il suo solito ghigno mi osservò mentre andavo verso il bagno.

Dopo un quarto d’ora ero vestita e pronta per andare dal mio bambino.

Anche Tom si era vestito e mi aspettava.

Una volta scesi nella Hall trovammo Michail che era diventato la mascotte delle giovani che lavoravano per l’hotel.

La receptionist richiamò tutte all’ordine quando ci vide arrivare.

«Signori, il bambino è stato bravissimo» disse con fare professionale.

«Spero non vi abbia disturbate questa notte» dissi, chinando il capo.

«Penso che abbia fatto strage di cuori a giudicare da come lo guardano le ragazze» aggiunse Tom.

«È un bambino meraviglioso!» esclamò una giovane, portandoci il piccolo.

Sorrisi entusiasta mentre il mio cucciolo tornava tra le mie braccia.

«Hai fatto il bravo piccolino?» domandai.

Tom mi poggiò una mano sulla schiena poi andammo in sala da pranzo a fare colazione.

---

Fu una giornata meravigliosa. Visitammo Parigi in lungo e in largo. Passeggiammo lungo la Senna, salimmo sulla Tour Eiffel, visitammo la Basilica del Sacré Coeur, la Sainte Chapelle. Su mia esplicita richiesta entrammo al cimitero di Père-Lachaise dove visitammo illustri tombe come quella di Jim Morrison o quella di Oscar Wilde.

In quel cimitero avevano trovato il riposo anche personaggi come Cyrano de Bergerac, Abelardo ed Eloisa, Molière, Chopin, Bizet, Honoré de Balzac e Maria Callas.

Fu un’emozione senza pari.

Una volta tornati in albergo preparammo le valige. Era ora di rientrare e dare la bella notizia a casa.

Come per ogni viaggio, fu triste e malinconico ritrovarsi sulla via di casa, anche se ogni minuto che passava ci avvicinava sempre più alla data delle nozze, che avremmo fissato con l’aiuto degli altri.

Da bravo cavaliere Tom portò le valige più pesanti, poi si avvicinò al tavolo della reception e pagò la stanza.

«Spero che la vostra permanenza sia stata piacevole» disse la giovane.

«Certamente signorina. Merci Beaucoup» disse Tom.

Fu spassoso sentirlo parlare in francese e anche la receptionist trattenne un sorriso in rispetto del cliente.

Una volta a bordo del TGV mi permisi di chiamare Lydia.

«Hey! Come va?!? Com’è andata la giornata di S. Valentino?» chiese.

«Ciao Lydia, tutto bene. Voi come state?» risposi io con maggiore pacatezza.

«Tutto ok! Ho interessantissime novità da raccontarti ma aspetto che torniate indietro. A proposito quando tornate?!?»

«Siamo partiti adesso. Per le 15 più o meno dovremmo essere lì. Ce la fate a venire a prenderci?» chiesi.

«Ma certo!!! Georg! Stanno tornando! Alle tre riusciamo ad andare in stazione?!?» strillò.

Avvertii un flebile sì, seguito dalla voce di Bill.

«Tornano?!? Allora rivedrò Michail! Mi è mancato tanto! Dai andiamo a prenderli!» gridò.

«BILL! Zitto un secondo! Mancano ancora cinque ore, quindi stai tranquillo. Clare tesoro, saremo lì. A quanto pare saremo lì tutti quanti. Ci sentiamo più tardi ok? Intanto godetevi quel poco di tranquillità che vi rimane. Un abbraccio».

«Ciao Lydia, a dopo. Grazie» risposi ridendo.

Tom nel frattempo stava giocando con Michail che se ne stava seduto buono buono sulle sue ginocchia.

Presi la macchina fotografica e scattai una foto di loro due. L’espressione di Tom era meravigliosa. Sembrava fosse incatenato allo sguardo del bambino.

«Hey cucciolo, guarda che la mamma ci fa le foto» disse, voltando il piccolo verso di me, e mettendo il suo viso affianco al suo.

Michail si voltò e cominciò a sbavare sulla faccia di Tom, il che mi fece ridere talmente tanto che dovetti abbandonare l’idea di fare una fotografia.

«Ahahahahahaha! Miky amore, vieni dalla mamma» dissi asciugandomi le lacrime e porgendo le braccia al bambino.

Subito si protese verso di me e si fece stringere al petto.

Porsi un fazzoletto a Tom che si ripulì la faccia.

«Questa proprio non me l’aspettavo. Volevi mangiarmi?» domandò cominciando a solleticare il piccolo.

Michail rise e scatenò la nostra ilarità.

Il viaggio fu piacevole, attraversammo panorami meravigliosi e anche Michail rimase tranquillo.

Una volta arrivati alla stazione scendemmo dal treno.

M’immobilizzai all’istante nel vedere quante ragazze c’erano ad aspettarci urlanti.

Subito Tom mi tirò indietro e gli Stuart addetti al nostro vagone ci aiutarono a rientrare.

«Perdonateci signori. Non pensavamo ci sarebbe stata una tale folla» dissero.

Dopo qualche istante vidi venirci incontro un uomo dalla pelle olivastra e con gli occhiali da vista.

«Saki!» esclamò Tom con un sorriso.

«Sono venuto a darvi una mano. Bill e gli altri non si sono potuti nemmeno avvicinare alla stazione».

Michail cominciò a piangere, spaventato da quel trambusto.

«Ssst amore, tranquillo» dissi, cullandolo.

«Signorina, io sono Saki. Sono la guardia del corpo di Tom e suo fratello».

«Molto piacere. Io sono Clare e lui è Michail» risposi sorridendogli.

L’uomo si guardò intorno.

«Mmm credo che sarà un’impresa ardua. Voi due, prendete i bagagli e portateli fuori da qui, insieme alla carrozzina. Signorina Clare le chiedo di coprire il bambino meglio che può, più che altro per evitare che lo fotografino. Non si sa mai a chi potrebbero finire in mano quelle foto e di pazzi ce ne sono in giro fin troppi. Indossi anche questi» disse porgendomi un cappellino da baseball e un paio di occhialoni da sole.

Tom mi cinse le spalle con un braccio e mi coprì con il suo giaccone.

«Rannicchia la testa verso il mio petto e andrà tutto bene» mi disse baciandomi.

Saki si frappose tra noi e la folla urlante e ci scortò verso il furgone in cui ci aspettavano tutti, valige comprese.

Bill rapì immediatamente Michail che fu contento della nuova sistemazione.

«Bentornati!» esclamarono tutti.

Georg mise in moto e ci allontanammo dall’orda di pazze urlanti che mi avevano angosciata.

«Com’è andata a Parigi?» chiese Lydia.

«Benissimo! Io e Clare ci sposiamo!» esclamò Tom.

Tutti s’immobilizzarono, Georg inchiodò in mezzo alla strada scatenando la furia degli altri autisti.

«Ma sei serio?» chiese il bassista.

«Io lo sapevo già!» disse Bill con un sorriso sornione.

 

Eccoci qui. Terminato anche questo :) sono felice di aver trovato una recensioncina nonostante i secoli passati :) grazie memi881.

Spero che questo capitolo ti piaccia.

Ho faticato come una pazza a trovare il nome di Saki. Lo avevo rimosso dalla memoria. Ho dovuto rileggere una vecchia fic. ^_^

Il titolo del capitolo arriva da “Take me home Country Roads” di John Denver.

Mi piace da morire come canzone e credo che rifletta bene l’idea del viaggio.

Vi lascio un pezzetto del testo e della sua traduzione così potrete concordare con me :) un abbraccio affettuoso a tutte, e al prossimo capitolo.

Country Roads, take me home          Strade di campagna, portatemi a casa

To the place I belong                         Ai luoghi che mi appartengono

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Capitolo 46
*** 46. Little Talks ***


Olè eccoci qui al capitolo 46 :) sto lavorando velocemente per non farvi attendere oltre ^_^ spero che vi piaccia come sta procedendo la fic. Un abbraccio a tutte.

Let’s go!

 

46.Little Talks

 

«30 Maggio, 30 Maggio, 30 Maggio» continuavo a ripetermi questa data come un mantra da ormai dodici settimane. Ne mancavano solo tre.

Tre settimane al mio matrimonio. Tre settimane in cui dovevamo ancora fare milioni di cose.

Lydia era diventata il mio incubo peggiore. Continuava a parlarmi di vestiti, invitati, portate, ristoranti, bomboniere.

Io invece volevo starmene da sola con il mio bambino, che ormai aveva otto mesi e quindi gattonava allegro per casa. Bill era diventato la sua seconda mamma. Lo seguiva come un’ombra, terrorizzato che potesse mangiarsi l’universo.

I genitori di Lydia poi erano ancora peggio. Continuavano ad offrirmi il loro aiuto, volevano che facessimo il ricevimento a casa loro, poi però volevano consigliarci un paio di ristoranti carini.

Stavo impazzendo.

Fortunatamente Tom era calmo quanto me e riuscivamo a mantenerci ad uno stato di pace interiore degno del Dalai Lama.

«Amore come ti senti?» mi chiese Tom quella sera, mentre eravamo a letto.

«Di cacca. Oggi ho avuto la nausea tutto il giorno» risposi.

«Come mai? Non ti starai ammalando».

«Boh…mi sa che è stata quella roba Thai di ieri sera. Ne ho mangiata troppa ed ecco i risultati. E poi ho addosso un’ansia. Tutti che continuano a parlare del matrimonio. Ora ci si sono messi pure i giornali. Speriamo solo di essere da soli sull’altare» dissi in preda allo sconforto.

Quella mattina, infatti era uscito un lunghissimo articolo pieno di dettagli sul nostro matrimonio. Sul fatto che ci saremmo sposati il tal giorno e avremmo mangiato in quel ristorante.

In tempo zero Saki era intervenuto, insieme a David Jost, il manager del gruppo e avevano sedato i pettegolezzi.

«In più domani conoscerò tua madre, finalmente. E la cosa mi terrorizza» risposi, stringendomi a lui.

«Stai tranquilla. È più spaventata lei di te» mi disse, ridendo.

«Appunto. È proprio questo che mi spaventa. So cos’è capace di fare una madre spaventata per il proprio bambino» risposi.

 

---

 

Dormii una notte agitata e piena di incubi, poi Gordon mi svegliò.

«Simone, svegliati o perderemo il treno».

Mi svegliai di scatto, disorientata.

«Oh santo cielo. Era tutto un sogno» sospirai, felice.

«Di cosa stai parlando?» mi chiese.

«Nulla tesoro, nulla. Sono solo una madre emozionata per le imminenti nozze del suo bambino. Non ti preoccupare. E ora andiamo, o non arriveremo mai!» esclamai saltando fuori dalle coperte e andando a vestirmi.

Gordon rise e si vestì a sua volta.

Mentre mi truccavo lo sentii caricare le valige in macchina.

Mezz’ora dopo eravamo in stazione a Lipsia, in attesa del nostro treno per Berlino.

Bill aveva insistito tanto per farci stare a casa da loro, ma siccome ormai convivevano in sette non mi sembrò il caso di gravare maggiormente in casa.

Avevamo quindi trovato un piccolo e discreto albergo nelle vicinanze dove sistemarci per le settimane precedenti il matrimonio.

Una volta seduti chiamai Tom.

«Pronto?».

Una voce femminile.

«Clare? Ciao, sono Simone. Tom non c’è?» domandai.

Avvertii il suo imbarazzo.

«Buongiorno signora. Tom sta facendo la doccia. Mi scusi, non ho letto il nome sul display, se no avrei fatto rispondere Bill».

«Tranquilla non ti preoccupare. Volevo soltanto avvisare i ragazzi che siamo appena partiti da qui. Un’ora e un quarto più o meno e siamo lì in stazione».

«Perfetto. Allora vi veniamo a prendere noi. A tra poco e buon viaggio».

«A più tardi cara, ciao» dissi sorridendo.

Gordon mi stava fissando.

«Che c’è?» chiesi.

«Dai, dì qualcosa. Come ti è sembrata?».

Sorrisi.

«Educata e timida, ma non si può giudicare una persona da trenta secondi di telefonata» risposi guardando fuori dal finestrino.

Il treno stava partendo proprio in quell’istante.

 

---

 

Sentii bussare alla porta.

«Chi è?» chiesi, chiudendo l’acqua.

«Io, posso entrare?» era Clare.

Mi voltai e vidi uno sguardo che non mi piacque per nulla.

«Amore, cos’è successo?» domandai uscendo dalla doccia e abbracciandola.

«Ti è suonato il telefono e ho risposto»

«È successo qualcosa di grave?». Cominciavo a preoccuparmi.

«No no…è solo che…era tua mamma…e io penso di aver fatto la figura dell’idiota. Non sapevo cosa dire…insomma mi sono sentita una completa deficiente!» rispose coprendosi il viso con le mani.

Scoppiai a ridere.

«Che c’è da ridere?» domandò con aria offesa.

«Rido perché ti stai facendo un milione di paranoie per nulla! Amore di cosa ti preoccupi?».

Si fece più seria di prima.

«Se non piacessi a tua madre? Se non piacessi a Gordon? Insomma, se non mi ritenessero adatta per essere tua moglie?» chiese.

La baciai per zittirla.

«Devi piacere a me…e io ti amo. Punto e basta. È questo l’importante. Se non piaci a mia madre ce ne faremo una ragione, ma dubito di questa cosa» risposi.

L’abbracciai, poi la spinsi sul letto.

«Tom, sei ancora tutto bagnato!» esclamò lei, contrariata.

«Io sono completamente nudo, siamo sul letto…e tu ti preoccupi delle lenzuola?» le domandai.

Fu lei a zittirmi con un bacio.

 

---

 

Eravamo alla stazione ad aspettare l’arrivo del treno. Un piccolo ritardo. Capitava.

Clare era rimasta a casa con Michail e Lydia, mentre noi quattro eravamo partiti in spedizione punitiva alla stazione ad aspettare la mamma e Gordon.

«Non vedo l’ora di vederli!» esclamai, sorridendo.

«Ok, però vedi di non dare nell’occhio. Ok che c’è Saki qui in zona, ma vorrei evitare di farmi assalire da un’orda inferocita, ok?» mi disse Georg.

Chinai il capo, fingendomi offeso.

«Ok, scusa» sussurrai.

Scoppiarono a ridere tutti poi mi unii a loro.

Pochi minuti dopo eccola.

Bellissima, meravigliosa, come solo una mamma può essere.

Era radiosa, quasi come se brillasse.

Le corsi incontro e l’abbracciai.

«Billie, tesoro! Che piacere vedere anche te» esclamò stringendomi.

«Ciao mamma! Come stai?» le chiesi sorridendole.

«Tutto bene tesoro. E voi come state?».

«Benissimo! Dai, andiamo a casa, qui si gela e poi siamo in incognito» sussurrai con fare losco.

Rise.

«Come sempre, giusto?».

Tom abbracciò Gordon, poi lei.

Salimmo tutti sulla Cadillac di Tom e cominciammo a chiacchierare.

«Tom! Siamo in sei in macchina! Guarda che se ti ferma la polizia poi sei in multa!» esclamò la mamma.

«Mamma, lo so. Ma tra cinque minuti siamo a casa. Per una volta non succede nulla! Dai, ti prego» rispose lui.

Georg intervenne subito tirandogli uno scappellotto.

«Non si parla così alla propria mamma, giusto Simone?» chiese ridendo.

«Bravo Georg, tu si che sei un bravo figliolo, mica come quello sciagurato che guida!».

Stavamo ridendo tutti.

Come previsto da Tom, cinque minuti dopo eravamo nel vialetto di casa.

Aiutai Gordon a scaricare le valige, poi entrammo tutti in casa.

Clare ci stava aspettando con Michail in braccio, che non appena mi vide sporse le mani verso di me.

«Tesoro! Hai visto che sono tornato subito? Vieni da zio Bill» dissi prendendolo tra le braccia.

Era cresciuto tantissimo.

Calò il silenzio.

Clare e mia madre erano una di fronte all’altra, sorridenti entrambe. Ed entrambe imbarazzatissime.

 

---

 

Era veramente una donna bellissima. Fiera e orgogliosa dei suoi figli. Aveva i capelli mossi, ramati. Non dimostrava più di 40 anni eppure i suoi occhi erano specchio di grandi esperienze e dolori.

Chissà quante ne aveva passate dovendo crescere due canaglie come Bill e Tom.

Feci un passo nella sua direzione e le tesi la mano.

 

---

 

Carina, composta e posata. Ecco cosa mi trasmetteva.

Seria, intelligente e paziente. Questo pensai di lei in quel momento.

Bella. Bionda, delicata come porcellana ad una prima occhiata, dura come l’acciaio temprato ad uno sguardo più attento.

Nei suoi occhi lessi una profonda devozione per mio figlio, un coraggio da leonessa per il suo bambino. Un orgoglio straripante per tutto quello che era e che è tutt’ora.

Si mosse verso di me, mi tese la mano e mi sorrise.

Io mi mossi a mia volta, le strinsi la mano.

Una stretta energica da entrambe le parti.

Finalmente una donna di carattere!

«Io sono Simone, molto piacere»

«Clare, piacere mio».

«Lui è Gordon, mio marito» aggiunsi indicandole il mio compagno.

Un altro sorriso, un altro passo, un’altra mano tesa.

Posata, composta, educata, fine, delicata.

Sì, è lei.

Capii in quel preciso istante perché conquistò il cuore del mio bambino. Capii perché il mio folle figlio aveva deciso così in fretta di sposarsela.

Ragazze del genere sono rare.

 

Eccoci alla fine di quest’altro capitolo. Mi è piaciuto scriverlo perché ho provato ad immaginare la mamma dei gemelli. L’ho inserita in altre fic, ma questa è la prima volta che la descrivo sia a livello fisico sia a livello introspettivo. Mi è piaciuto provare a pensare ad un eventuale incontro con la futura sposa di uno dei gemelli, a cosa può provare una madre a conoscere la nuora, la donna che le porterà il figlio via di casa. Sì perché noi donne siamo gelose dei nostri maschietti, figli, morosi, mariti, fratelli o amici che siano. Siamo possessive :D

Per il titolo ho scelto il titolo di una canzone che è andata parecchio di moda quest’inverno. Del gruppo Of Monsters and Men.

So che vi potrà sembrare un po’ forzato come collegamento, e forse lo è per davvero, ma siccome alla fine secondo me questo capitolo si concentra più sull’incontro tra Simone e Clare, che non si parlano tanto, si dicono solo “piccole parole” ho pensato che ci potesse stare bene.

Ok ora vi lascio dolci ragazzuole. Buona notte ^_^

Un abbraccio e un grazie di cuore per essere ancora qui!

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Capitolo 47
*** 47. I am here with you, you’re always in my heart ***


Memy grazie mille ^_^ m’impegnerò apposta per te!!!

Dunque, facciamo un breve riassuntivo almeno facciamo il punto della situazione.

Tom e Clare sono partiti il 13 febbraio per festeggiare S. Valentino a Parigi.

So che è un cliché trito e ritrito però mi piaceva come idea, anche perché mi ha fatto un po’ sognare, visto che probabilmente io a Parigi per S. Valentino non ci andrò mai! Comunque, fatto sta che la sera di S. Valentino Tom s’inginocchia e fa la fatidica proposta a Clare, che ovviamente accetta!!!

Nel capitolo successivo ho fatto un bel salto temporale, ma semplicemente perché temevo di risultare ripetitiva. E quindi ci troviamo a tre settimane dalla data fissata per il matrimonio.

I giornalisti sgomitano per avere notizie, ma la cosa che preoccupa maggiormente Clare è Simone, la mamma di Tom, la temibile suocera.

Il loro incontro è appena iniziato. Per ora si sono solo presentate. Come finirà la convivenza? Sarà rose e fiori, oppure partiranno colpi di fucile?

Lo scopriremo solo vivendo!

Let’s go!

 

47. I am here with you, you’re always in my heart

 

L’aria si distese quasi subito.

Mia madre si avvicinò a Bill.

«Posso conoscere anche il mio nipotino?» chiese, tendendo le mani verso Michail.

Il piccolo la osservò un attimo, rimanendo aggrappato alla maglia di Bill, dopodiché sorrise e si protese verso Simone.

«Ciao piccino. Io sono la tua nonna» disse con voce mielosa.

Conoscevo quell’intonazione. Era la stessa che usava quando eravamo bambini.

Clare corse via mentre tutti quanti la seguivamo con lo sguardo.

La raggiunsi di corsa, preoccupato.

«Clare, tutto bene?» domandai, teso.

Annuì, mentre vomitava.

«Ancora Thai? Ma sei sicura che non fosse avariato?» le chiesi.

«Mi sa che a sto punto non è il Thai. In vita mia ho avuto nausee del genere solo una volta, più di un anno fa. Ed ero incinta di Michail».

Mi appoggiai alla porta. Incredulo.

«Come scusa?» domandai al limite dello shock.

Si alzò, si sciacquò la bocca e si lavò i denti, poi mi guardò.

«Mi sa che sono incinta. Vado a comprare un test» disse, seria.

La presi per un braccio.

«Ma da quanto?»

«Non saprei, anche perché in questi mesi comunque un piccolo ciclo l’ho avuto» sospirò.

Sospirai anche io.

«E adesso? Chi glielo dice a tua mamma? Mi ha appena conosciuta e le dico “Signora Kaulitz sono anche incinta!” secondo me poi tira fuori il fucile e mi spara» disse, sedendosi sul letto.

«Cosa?!?» strillò Lydia, che era fuori dalla porta.

Sobbalzammo entrambi.

La ragazza entrò come una furia in camera.

«Clare, è vero?»

«Non lo so…è solo una sensazione. Magari mi sbaglio» rispose lei sull’orlo di una crisi di pianto.

«Ascolta faccio una telefonata lampo in ospedale e vedo se c’è il dottor Körtig. Era il mio tutor durante lo stage ed è un bravissimo ginecologo. Con lui andiamo sul sicuro!» disse correndo fuori dalla stanza.

Ero completamente inebetito.

Padre…

Non sapevo cosa dire, finché non sentii il pianto sommesso di Clare. Mi voltai subito verso di lei e la vidi rannicchiata con il volto tra le mani.

«Amore, che succede?» domandai.

«Io ho paura» sussurrò.

La strinsi a me, ricordando di quanto fosse stata traumatica la sua prima gravidanza.

«Amore, ci sono qui io con te. Non sei da sola. Non sarai mai più sola» le sussurrai.

Si strinse a me, piangendo.

Gli altri arrivarono in camera nostra.

Michail stava piangendo e reclamava la mamma.

Clare si alzò dal letto, si asciugò il viso con le mani poi prese il piccolo in braccio.

«Ssst amore, la mamma è qui. Non piangere» disse, stringendoselo al petto e cullandolo.

Mi guardò, poi uscì dalla stanza, lasciando a me l’incombenza di spiegare tutto.

Mia madre ancora non sapeva di come fosse nato Michail.

 

---

 

«Clare è incinta. O quantomeno, crediamo sia così» dissi, alzandomi in piedi.

Bill cominciò a saltellare e mi abbracciò.

Mia madre si avvicinò e mi accarezzò il viso.

«Sono contenta per voi, ma non trovo spiegazione per le sue lacrime. Cos’è successo?» mi domandò.

Mi alzai.

«Andiamo in balcone mamma, te ne parlo davanti ad una sigaretta».

Una volta sistemati fummo raggiunti anche da Gordon e Georg, fumatori entrambi.

«Cosa devi dirmi Tom?»

Presi un lungo respiro, poi le raccontai tutto.

Del lavoro di Clare, di come l’avevo incontrata, di come era nato il suo bambino.

Dell’udienza in tribunale, dell’arresto del padre di Michail.

Le raccontai ogni cosa e lei mi ascoltò senza mai interrompermi.

Sentivo lo sguardo di Clare su di me, sapevo che mi stava osservando dalla finestra della cucina.

Mia madre levò il capo e vide Clare. Con un cenno della mano le chiese di raggiungerci.

Non appena uscì in terrazzo mia madre le andò incontro e l’abbracciò.

«Non hai nulla da temere adesso. Ci siamo qui noi» disse.

Rimasero abbracciate a lungo e in quel momento capii che le preoccupazioni di Clare riguardo mia madre erano completamente inutili.

«Scusatemi, ma a questo punto direi di ridere un po’, o sbaglio? Che Clare sia incinta o meno, siamo venuti qui per festeggiare, e festeggeremo! Che si tratti solo del matrimonio o anche di un bimbo in arrivo!» esclamò Gordon.

 

---

 

La giornata passò più serenamente e Lydia mi comunicò che il dottor Körtig voleva visitarmi il giorno dopo, alle 9.00.

Non ero psicologicamente pronta ad affrontare un’altra gravidanza, ma sia Tom, sia sua madre avevano ragione. Questa volta non sarei stata sola.

 

 

Capitolo miserevole e corto, però non volevo dilungarmi tanto sull’argomento, anche perché sinceramente non ero nel pieno delle idee. Memy avevi proprio ragione.

All’inizio non ero del tutto sicura se inserire la gravidanza adesso o più avanti, poi però mi sono lasciata guidare dagli eventi come faccio sempre quando scrivo.

Per quanto riguarda un sequel…beh sono un po’ scettica a riguardo perché ho paura che risulterebbe ridondante e barboso…e poi non me la sento di cominciare un’altra fic sui Tokio Hotel. Non per altro, ma perché mi sembra di averli un po’ traditi. Non so più nulla di loro, non mi sono più informata. Non sono più curiosa di vedere come proseguono le loro vite. E forse non è il caso che li “sfrutti” per scrivere storie e ricevere apprezzamenti.

Comunque ci penserò.

Duuuuunque per quanto riguarda la canzone, riciclo un vecchio titolo. Stralcio preso dalla canzone “You are not alone” di Michael Jackson.

L’originale è così “You are not alone/I am here with you/Though we’re far apart/You’re always in my heart/You are not alone”.

Bene, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Vi abbraccio con affetto. Alla prossima :D

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Capitolo 48
*** 48. Smile ***


Rieccomi :D :D :D

Ragazze ho un problemone…sono rientrata nel girone infernale “ascoltare in loop tutte le canzoni dei Tokio Hotel”…erano tre anni che non facevo una cosa del genere. Ahahah non ci avrei mai creduto se me l’avessero detto un mese fa!

Memy mi sono vista un po’ di foto recenti…che diavolo ha combinato Bill?!? Nel senso…io lo avevo lasciato con la cresta da moicano e me lo ritrovo biondo, tatuatissimo e piercingatissimo?!? Ma…ma…dov’è finito Billie faccina d’angelo?!? E Tom, boh barbuti non mi piacciono… ç______ç

Comunque, scusate l’attesa ma mi sono messa a rileggere le mie vecchie fic e mi sono persa via :D

Dunque dove eravamo rimaste.

Ah sì, c’è un matrimonio da organizzare, una visita da fare per scoprire un po’ come va questa gravidanza e una storia da raccontare!

Let’s go!

 

48.Smile

 

«Bene signorina abbiamo finito. Posso confermarle la gravidanza, ma non il sesso del nascituro per il momento. Per quanto riguarda le piccole perdite di sangue avute precedentemente, normale amministrazione. Può capitare con il secondo figlio. Comunque, direi che il termine della gravidanza potrebbe tranquillamente aggirarsi verso la seconda metà di ottobre, ma con la prossima visita riusciremo ad essere più precisi» disse il dottore, lasciando che mi rivestissi.

«Grazie dottore» dissi, pagando la parcella.

Quella visita non era coperta dall’assicurazione. *

«Di nulla, aspetto sue notizie per la prossima visita e tanti auguri per le nozze» disse sorridendomi.

Lasciai lo studio ed uscii dall’edificio, dove Tom mi stava aspettando a bordo della sua macchina.

Una folata di vento mi scompigliò i capelli, e fui obbligata a voltare la testa, giusto in tempo per vedere un paparazzo tutto intento a fotografarmi.

Livida di rabbia non esitai a mostrargli il medio e a salire in macchina.

Tom mi baciò.

«Amore tutto ok?» mi chiese notando il mio sguardo furente.

«Sì, paparazzi stronzi a parte» risposi.

Lui si voltò e rise, notando l’oggetto della mia ira.

«Lasciali perdere. Sono sciacalli» disse mettendo in moto ed allontanandosi dalla clinica.

«Sì fin lì c’ero anche io, però è la mia vita quella che stanno sciacallando, non la loro» risposi.

«Dai non fare così e raccontami di quello che ti ha detto il dottore».

«Che sono incinta da tre mesi, che non si sa ancora se sarà una lei o un lui e che probabilmente sarà uno scorpioncino» risposi poggiando una mano sulla pancia che ancora non si notava.

Sospirai.

Tom mi prese la mano.

«Che c’è?» mi chiese.

«Mancano ancora tre settimane al matrimonio. Faccio tempo a lievitare come una botte e a non entrare più nel vestito!» esclamai sconfortata.

Rise e come ogni volta m’innamorai della sua risata.

Una volta a casa comunicammo la bella notizia a tutti.

Bill era euforico. Chissà cos’avrebbe combinato con il nuovo arrivato.

Michail aveva cominciato a balbettare una serie di versetti incomprensibili non appena ero entrata nel suo campo visivo.

Non appena arrivai vicina a lui mi tese le manine e lasciò Simone che non lo aveva mollato un secondo da quando era arrivata a Berlino.

Capii in quel momento da chi avesse preso Bill.

«Ciao cucciolo. Hai fatto il bravo mentre non c’ero?» gli chiesi scatenando le sue chiacchiere.

«Questo bambino è veramente un angelo. Non ho mai curato una creatura più tranquilla di lui» disse Simone venendomi incontro.

«Grazie mamma» dissero i gemelli contemporaneamente.

«Inutile fare i finti offesi, ve l’ho sempre detto che per colpa vostra mi sono venuti i capelli bianchi da giovanissima!» rispose a tono.

Ecco da chi Tom aveva preso il dentino avvelenato per le risposte.

 

---

 

Il pomeriggio lo trascorremmo in giro per negozi, io, Lydia e Simone.

Fu alquanto spassoso, anche perché scoprii che la madre di Tom e io condividevamo lo stesso gusto per l’abbigliamento.

L’emozione maggiore la provai quando entrammo nel negozio d’abiti da sposa.

Eravamo già state là settimane prima, per decidere il modello e farlo preparare. Rimaneva solo la prova finale.

Lasciai la mia migliore amica e la mia futura suocera ad attendermi, mentre nel camerino due ragazze mi aiutavano a prepararmi.

Mi guardai allo specchio e mi venne da piangere.

Mai avrei pensato di sposarmi. Mai.

L’abito era principesco, da sogno.

Il corpetto, senza spalline era color avorio, tempestato di brillantini e decorato da cuciture ton-sur-ton che creavano eleganti intrecci.

Dal corpetto partiva la gonna, sempre avorio ovviamente e degna di una regina. Larga, in raso. Ricadeva in morbide volute tutt’attorno a me per poi finire in uno strascico lungo parecchi centimetri.

Sul retro, il corpetto rimaneva chiuso da uno splendido nastro in seta blu scuro.

Siccome ci saremmo sposati nella cattedrale di Berlino avevo anche una stola per coprire schiena e spalle sempre in raso e sempre color avorio.

Le scarpe erano delle semplicissime decolté dello stesso colore dell’abito.

Sulla testa avevo un cerchietto pieno di brillantini a cui era attaccato il velo. Lunghissimo, come piaceva a me.

Tirai un lungo sospiro, poi uscii a farmi giudicare.

 

---

 

Quando la vidi uscire trattenni il fiato. Era stupenda, meravigliosa, principesca.

Mi portai le mani al viso, colta da una commozione inaspettata, poi mi alzai.

«Sei…sei stupenda» sussurrai avvicinandomi.

Clare mi sorrise. Non l’avevo mai vista così felice.

Mentre tendeva le braccia per accogliermi in un abbraccio notai che le tremavano le mani.

«Stai tranquilla, andrà tutto bene. Sembri uscita da una favola».

«Grazie Lydia» sussurrò semplicemente.

 

---

 

Era meravigliosa. Indossava l’abito che ogni ragazza sogna per il proprio matrimonio.

Sembrava cucito sulla sua pelle. Era perfetto.

«Sei splendida Clare. Non avrei immaginato abito più bello per te» dissi semplicemente.

A quel complimento le s’illuminò lo sguardo e mi sorrise.

Probabilmente il mio giudizio la preoccupava da morire.

Invece era andato tutto bene.

Guardai l’orologio. Si era fatto veramente tardi. Dovevamo rientrare.

Clare andò a cambiarsi, quindi andai a pagare l’abito, per portarlo già a casa.

«Signora, il conto è già stato saldato» mi disse educatamente la commessa.

La guardai con aria interrogativa.

«Sì, ci hanno pensato i miei genitori. È il loro regalo a Clare» mi spiegò Lydia.

*N.d.A. Mi sono informata su internet, e a quanto pare la sanità tedesca è molto simile a quella statunitense. Ovvero, le visite mediche vengono pagate dall’assicurazione poiché è tutto privato. E, sempre se ho letto bene, alcune visite ovviamente non sono coperte dal contratto assicurativo e quindi vanno pagate di tasca propria. In qualsiasi caso, un livello di sanità migliore rispetto al nostro. :(

 

Bene, finito anche questo. Mi piace, anche perché ho descritto l’abito dei miei sogni. Chissà se mai riuscirò a sposarmi anche io…mah!

Comunque vorrei specificare che la Cattedrale di Berlino è una chiesa Cristiano-Evangelica. Di preciso non conosco bene la differenza tra una chiesa simile e una Cristiano-Cattolica anche perché sono atea. In ogni caso non avendo specificato di che religione fossero i personaggi (e non mi sono nemmeno informata perché non mi riguarda) ho deciso di proseguire così, anche perché a parer mio è una Cattedrale meravigliosa. Andate a vedere le foto su wikipedia e su google e poi ditemi se non è vero :D

Passiamo al titolo!

È il titolo di una canzone di Avril Lavigne. Come per il paragrafo precedente, so che può sembrare un collegamento forzato, ma in questo capitolo vorrei che l’attenzione si concentrasse sul sorriso di Clare dopo il giudizio positivo di Simone. In fondo credo che ogni donna sia terrorizzata dalla valutazione della propria suocera. Insomma, ricevere un parere positivo è sempre fonte di gioia.

Ora vi lascio e vado a scrivere il prossimo capitolo.

Un abbraccio a tutti!

Anche a voi che leggete ma non commentate. L’importante è che continuiate a seguire la mia storia. Mi fa piacere in qualsiasi caso :D

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Capitolo 49
*** 49. Paparazzi ***


Bene bene bene sono tornata. Dunque dopo aver fatto un po’ di muffa stando su facebook e ask ora ritorno :D

Vestito? C’è

Gravidanza? Tutto ok

E ora cosa manca? Gli ultimi ritocchi. Bisogna controllare gli invitati, la prenotazione del ristorante, controllare che tutto sia perfetto per quanto riguarda la sicurezza. Non si sa mai cosa potrebbe accadere.

E il tutto senza far trapelare notizie visto che i paparazzi sono in ogni angolo, pronti a cercare lo scoop dell’anno.

 

49. Paparazzi

 

Una volta a casa trovammo tutti gli uomini intenti a parlare sommessamente tra di loro.

«Siamo tornate!» esclamò Simone, facendo sobbalzare tutti quanti.

Georg si mise a trafficare con un foglio poggiato sul tavolo e con un paio di movimenti lo fece sparire.

Notai che passò di mano in mano un paio di volte fino a sparire.

«Cosa state combinando?» chiese Simone avvicinandosi con fare minaccioso.

«Nulla!» esclamarono tutti e cinque.

«Bill Kaulitz, stai per caso mentendo a tua madre?!?» domandò nuovamente.

Vidi Bill tremare come una foglia e aprire la bocca per rispondere.

Subito Tom e Georg intervennero e lo portarono al piano di sopra.

Simone si voltò verso Gustav e Gordon, che decisero di battere in ritirata a loro volta.

«Chissà cosa diavolo stanno combinando» disse Clare.

Io scrollai le spalle.

«Beh per il momento non m’importa. Anzi, meglio che siano scappati, così possiamo portare il vestito al sicuro senza che lo vedano!» risposi.

Una volta sistemato l’abito decidemmo di cucinare, mentre dal piano superiore arrivavano ancora un vociare sommesso e delle risate.

«Chissà cosa stanno complottando» mormorò Clare, prima di mettersi il grembiule per cucinare.

Risi, poi mi misi ai fornelli anche io.

«Per il viaggio di nozze dove avete pensato di andare?» chiese Simone, mentre tagliava le verdure.

«Sinceramente non ci abbiamo proprio pensato. Michail è ancora troppo piccolo per fare viaggi lunghi, e  poi Tom ha degli impegni con la band» rispose Clare, prendendo le pentole.

«Come?!? Per quanto riguarda il bambino ci possiamo pensare noi, e per quanto riguarda gl’impegni di Tom, beh credo che possano rinunciare alla sua presenza per un paio di settimane, no?» disse Simone.

«Oh beh…non è un problema» rispose Clare.

«Certo che è un problema! È il vostro viaggio di nozze. Nella vita se ne fa  uno solo e non vi permetterò di sprecarlo così» rispose la donna, poi si pulì le mani e andò fino ai piedi delle scale.

«GORDON! TOM! Venite qui un secondo!» strillò.

Un’altra con l’ugola d’oro a quanto pare.

Sentimmo dei passi.

«Eccoci» disse Gordon.

Tutti e tre ci raggiunsero in cucina.

Tom cinse la vita di Clare e le diede un bacio sulle labbra.

«Io e Clare stavamo parlando del vostro viaggio di nozze e ho tristemente scoperto che non lo farete. Cos’è questa storia?».

Tom le diede la stessa risposta che l’era stata data dalla futura nuora.

«Come ho già detto, a Michail possiamo pensarci noi e poi David non farà storie se te ne stai per i fatti tuoi un paio di settimane!».

«Ma mamma a noi va bene così…» rispose.

Fu una frazione di secondo. Simone prese Tom per una manica e lo trascinò fuori dalla stanza.
Certo che ne aveva di energia!

 

---

 

«Non dire sciocchezze Tom. Io non ho mai potuto fare il mio viaggio di nozze. Con il vostro vero padre fu un disastro perché eravamo senza soldi. Con Gordon non riuscimmo a partire perché voi eravate piccoli e c’erano mille cose da fare. All’inizio nemmeno a me importava di farlo, ma con il passare degli anni il rimpianto mi è venuto. Non voglio che questa cosa succeda anche a voi. Fidati di tua madre e organizza un bel viaggio con Clare. Non siete mai stati via da soli e ve lo meritate. Tra sei mesi sarete in quattro e la cosa sarà complicata tesoro. Godetevi un po’ di pace finché potete» mi disse accarezzandomi il viso.

Rimasi senza parole, un po’ perché non sapevo cosa passasse nella mente di mia madre e un po’ perché non l’avevo quasi mai sentita parlare di mio padre, quello biologico.

Le sorrisi e l’abbracciai.

«Ok mamma, mi hai convinto» sorrise, poi andò a prendere la borsa ed estrasse un depliant di un’agenzia di viaggi.

Sapevo che aveva già pensato a tutto.

Tornammo in cucina.

 

---

 

«Ecco qui! Visto che non conosco molto i vostri gusti, ho spulciato un po’ di offerte e ho trovato delle cose molto allettanti» disse aprendo il depliant sul tavolo della cucina.

Io e Clare ci guardammo.

«Dunque, non pensate che vi voglia programmare il viaggio. Vorrei solo proporvi alcune possibilità che a me sembravano carine, poi scegliete pure voi. Di offerte veramente belle per il mare ho trovato l’Isola di Naladhu alle Maldive, Ko Samui in Thailandia, La Digue alle Seychelles, le isole Palau in Micronesia e Bora Bora in Polinesia. Per quanto riguarda la montagna o quanto meno località con un clima più rigido, ho trovato una bella offerta per le Isole Faroe in Danimarca. Poi ovviamente siete voi a dover decidere».

Eravamo senza parole.

Mia madre ci guardò, speranzosa.

«Beh, certo che le Seychelles non sono affatto male…» borbottò Clare.

«E poi il clima adesso non è troppo caldo. Anzi. Le temperature variano dai 20 ai 24 gradi» rispose mia madre.

S’era studiata tutto il depliant a memoria?!?

«Grazie mamma, ci penseremo» risposi sorridendole.

«No no. Non ci dovete pensare, dovete decidere! Anche perché il vostro viaggio di nozze sarà un regalo da parte mia e di Gordon!» esclamò.

«Mamma non esagerare. Non voglio che tu spenda tutti quei soldi. Non ti preoccupare».

«Tom Kaulitz, sai che non puoi assolutamente dire di no alla tua mamma! E poi ho già parlato con la ragazza in agenzia, aspetta solo il mio ok per prenotare» mi rispose.

Ero allibito. Aveva complottato con quelli dell’agenzia di viaggi.

«Ma…» provai a dire.

«Niente ma! Ora torna a borbottare con tuo fratello su di sopra, a meno che non abbiate finito e vogliate darci una mano a preparare la tavola».

«Torniamo su, tranquilla» disse Gordon portandomi via dalla cucina.

Non ero ancora fuori dalla porta che sentii parlare mia madre al telefono.

«Karen, sì buon giorno sono Simone. Sì, le confermo la prenotazione per le Seychelles. Sì, massima discrezione grazie mille. Perfetto, passerò domattina allora. Arrivederci».

Ok, ora avevamo anche un viaggio di nozze.

 

---

 

La serata trascorse tranquillamente, finché…

«Sarà un addio al celibato meraviglioso!» sussurrò Bill a Gustav.

«COSA?!?» strillò Lydia.

I ragazzi impallidirono.

Io stavo dando a Michail una delle sue prime pappine e mi misi a ridere. Ero proprio curiosa di sapere come sarebbero usciti da quella situazione.

«No…io non volevo dire…cioè…ragazzi scusatemi» balbettò Bill chinando il capo.

«Hey che c’è di male? Stiamo solamente organizzando l’addio al celibato per Tom» rispose Gustav cercando di tirare fuori dall’impiccio i suoi amici.

«Ok e allora perché avete fatto tutto di nascosto? Avete in mente qualcosa di perverso di sicuro!» rispose Lydia.

A quel punto scoppiai a ridere.

«Dai Lydia lasciali stare. In fondo che cosa vuoi che combinino? Qualsiasi cosa faranno saranno circondati da fotografi e quant’altro. Non possono fare disastri perché poi lo verremmo a sapere in meno di ventiquattr’ore e poi mi fido di loro» dissi.

Rimasero tutti zitti.

«Questo sì che è lo spirito giusto» disse Gordon alzando il bicchiere.

«A Clare, che si è rivelata essere la futura sposa più tranquilla del pianeta» aggiunse.

Tutti alzarono il bicchiere, e caso volle che anche Michail, in spirito d’imitazione alzasse la sua tazzina con l’acqua.

 

---

 

La mattina seguente Bill e Tom si dileguarono con Gordon, Gustav e Georg, mentre noi donne avevamo appuntamento dall’estetista e all’agenzia di viaggi per ritirare i biglietti.

«Amore, posso lasciarvi Michail per oggi?» chiesi a Tom appena svegli.

«Certo mia dolce mogliettina. Per noi sarà una giornata tranquilla. Penso che per mezzogiorno saremo già di ritorno» rispose abbracciandomi e baciandomi.

Una volta accertatami che Michail fosse tranquillo e in buone mani lasciai uscire i ragazzi.

«Buona giornata» disse Simone, salutandoli.

Dieci minuti dopo eravamo tutte e tre in macchina, dirette verso il salone di bellezza.

Manicure, pedicure, massaggio, depilazione.

Restammo dentro per quasi quattro ore, ma una volta uscite eravamo donne nuove.

«Ok, adesso direi di mangiare qualcosa e poi di andare dritte dritte in agenzia, che ne dite?» propose Simone.

Annuimmo sorridenti.

«Ah Clare, per quando hai la prova dal parrucchiere?» mi chiese.

«LA PROVA?!? Me n’ero completamente scordata. È per oggi pomeriggio alle 17» risposi sentendomi in colpa.

«Tranquilla, abbiamo tutto il tempo. Ora andiamo. Ho lo stomaco che protesta» disse la mia futura suocera dopo aver pagato.

 Ci ritirammo a mangiare in un piccolo bar poco affollato e ordinammo tre panini e tre bibite.

Stavamo scherzando tranquillamente tra di noi, quando sentii un rumore familiare.

Mi voltai e vidi l’obiettivo di una macchina fotografica sparire sotto un tavolo.

Mi alzai e mi avvicinai a quel tipo che cercava inutilmente di passare inosservato.

Mi guardò.

«Mi scusi, posso chiederle perché ci stava fotografando?» domandai.

Lui si finse, pateticamente, stupito.

«Non so di cosa sta parlando» rispose.

«Io si, e credo che anche la macchina fotografica che sta cercando di nascondere sotto il tavolo mi darà ragione. Quindi ora mi dica, perché ci stava fotografando?».

«Beh, ecco io…»

«Lei?»

«Oh insomma, è la futura moglie di Tom Kaulitz santo cielo, non si stupisca se la fotografano».

«Non mi stupisco affatto. Solo che credo che sia io sia il mio futuro marito abbiamo il diritto di trascorrere serenamente il nostro matrimonio, senza fotografi in mezzo ai piedi. Senza che vi danniate a dare la caccia al luogo del nostro matrimonio, o del nostro pranzo o di quant’altro. Siamo esseri umani anche noi e vogliamo poter trascorrere un momento così bello con le nostre famiglie, non con voi!» esclamai, poi tornai a sedermi.

Lydia e Simone mi guardarono mentre il paparazzo batteva in ritirata.

Sapevo che non sarei riuscita a sbarazzarmi di loro, ma in quel momento potevamo stare tranquille.

«Brava Clare! Però guarda qui» disse Lydia porgendomi uno squallido giornaletto di pettegolezzi.

Eccomi, in copertina. Ero stata fotografata all’uscita della clinica ginecologica. Il vento mi stava scompigliando i capelli e sopra di me regnava la scritta.

«La futura signora Kaulitz in balia del vento all’uscita da una clinica ginecologica. Che ci sia già un erede in arrivo?».

Ero allibita.

Sfogliai la rivista finché non trovai l’articolo.

«Dalle immagini pare confermata l’ipotesi di un piccolo Kaulitz in arrivo, ma al momento non è stata rilasciata alcuna dichiarazione. Per quanto riguarda invece le nozze dell’anno siamo tutti in attesa di novità. Pare che la coppia si sposerà il 30 maggio. È ancora incerto il luogo dove verrà svolta la funzione e le fan di tutto il mondo ammorbano il web con ogni tipo di domanda. Stando ai rumor di internet alcune credono che si sposeranno in comune, in quanto non pensano che Clare Smyth sia religiosa, per altre invece la cerimonia verrà celebrata nella Cattedrale di Berlino. Rimane incerta anche la meta del viaggio di nozze dei novelli sposi. Cercheranno la pace al mare o si rifugeranno in montagna?»

E sotto l’articolo ecco una bella immagine di me e Tom in macchina mentre lui mi toccava la pancia, appena uscita dalla visita.

«Maledetti…vi prego, ditemi che il resto della mia vita non sarà così» sussurrai, tremando per la rabbia.

 

Eccoci qui, alla fine. Se non si fosse capito, odio i paparazzi. Proprio come genere di persone. Anche se “grazie” a loro magari riusciamo a scoprire notizie succose. Rimango dell’idea che ognuno di noi, famoso o meno, abbia il diritto di farsi i cazzi suoi ogni tanto.

Passo a spiegarvi il titolo? Dubito ce ne sia bisogno. È la prima canzone di Lady Gaga che io abbia mai sentito (grazie Gaga per aver fatto una canzone con questo titolo! Mi hai salvato la ff). Ok ora vado che oggi è una giornata piena pienissima.

Memy scusa se non ho aggiornato ieri come promesso, ma alla fine ero a cortissimo di idee e poi ci ho messo una vita a trovare delle mete turistiche fighe :)
Un abbraccio!

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Capitolo 50
*** 50. Per rabbia e per errore ***


Eccomi ritornata! :D duuuunque dove eravamo rimasti? Ah si paparazzi everywhere!

Ricominciamo da qui.

Simone, Clare e Lydia sono in giro per la città, mancano da recuperare i biglietti del viaggio di nozze e la prova dalla parrucchiera.

Mi prendo un po’ di spazio perché mi sono resa conto di non avervi mai dato un’idea precisa di come potesse essere Clare nella ff.
All’inizio della storia l’ho sempre immaginata con i capelli corti, tipo così (anche più lunghetti visto che comunque non passa così tanto tempo tra l’inizio e il punto dove ci troviamo adesso)

 

http://www.google.it/imgres?start=252&hl=it&tbo=d&rlz=1C2VEAD_enIT417IT479&biw=1517&bih=725&tbm=isch&tbnid=OYk5DA1sHRAR-M:&imgrefurl=http://www.donnamoderna.com/bellezza/viso-e-corpo/marilyn-monroe-film-look/foto-3&docid=3XhKDtjjf6AxNM&imgurl=http://www.donnamoderna.com/var/ezflow_site/storage/images/media/images/bellezza/marylin/hair-look-michelle-williams-stile-marlyn/68391973-1-ita-IT/Hair-look-Michelle-Williams-stile-Marlyn_v_gdv.jpg&w=394&h=453&ei=VYceUbKaIofYtAb8gYGACQ&zoom=1&ved=1t:3588,r:54,s:200,i:166&iact=rc&dur=629&sig=102082929754267889614&page=9&tbnh=185&tbnw=155&ndsp=34&tx=68&ty=107

Mentre in quest’ultima parte la immagino così (ovviamente senza extension rosse, quindi rimarrebbero un po’ sotto il livello delle spalle)

http://www.google.it/imgres?hl=it&tbo=d&rlz=1C2VEAD_enIT417IT479&biw=1517&bih=725&tbm=isch&tbnid=jMuoUOI__aQ6AM:&imgrefurl=http://kikikannibal.forumcommunity.net/%3Ft%3D25020663&docid=pEnzdmL67jTa8M&imgurl=http://cdn.buzznet.com/assets/users16/kikikannibal/default/tehe--large-msg-123588685475.jpg&w=500&h=750&ei=PoceUdKOHY3Bswa4jYDYDw&zoom=1&ved=1t:3588,r:2,s:0,i:151&iact=rc&dur=735&sig=102082929754267889614&page=1&tbnh=185&tbnw=124&start=0&ndsp=25&tx=60&ty=105

 

Bene e ora che ho messo apposto la mia coscienzina vi lascio al capitolo :) spero abbiate apprezzato le mie scelte d’immagine. Küssen a tutte

 

50.Per rabbia e per errore

 

Simone mi strinse in un abbraccio.

«Stai tranquilla e non ti agitare. Questa rabbia non fa bene né a te, né al bambino. Ora pensiamo alle cose da fare e basta. Ora andiamo in agenzia e non pensiamo più a queste cose, ok?» mi disse.

Annuii, poi mi alzai e insistetti per pagare almeno il pranzo.

Una volta fuori ci avviammo verso l’agenzia di viaggi.

La giornata era tiepida e soleggiata e per strada c’erano veramente tantissime persone.

Se non fosse stato che ogni due persone ce n’era una che mi guardava o che mi indicava o che quantomeno mi riconosceva, mi sarei potuta sentire come anni prima. Senza Michail, senza Tom eppure spensierata.

Senza pensieri, senza preoccupazioni. Anche se in quel periodo ancora non sapevo cosa volesse dire sentirsi amati e amare incondizionatamente qualcuno.

Notai qualche altro fotografo che si era messo sulle nostre tracce, ma mi arresi all’eventualità di essere pedinata sempre e comunque.

Sospirai, poi presi sotto braccio Simone e Lydia e camminammo sorridenti verso la nostra meta.

 

---

 

«Daremo nell’occhio in maniera disumana» sussurrò Bill.

«Tu dai sempre nell’occhio» gli risposi.

«Ok, ma allora cosa siamo venuti a fare tutti quanti assieme?» mi rimbeccò.

«Clare si sarebbe insospettita se mi fossi mosso da solo, tu non credi?» mormorai.

«Ragazzi, che ne dite di decidervi, qui dietro si sta stretti» s’intromise Georg, esprimendo il parere di Gustav e Gordon.

Erano seduti sui sedili posteriori della Cadillac e stavano condividendo il loro spazio con il seggiolino di Michail, che se ne stava seduto tranquillo a guardare il panorama.

«Allora facciamo così, visto che comunque quei falchi la macchina l’hanno già riconosciuta, direi che scendo, vado in gioielleria e poi torno indietro» proposi.

«Così domattina Clare saprà che sei andato a prendere le fedi da solo e ti ucciderà» aggiunse Bill.

«E se ce ne andassimo e provassimo a tornare domani, oppure se tu facessi una telefonata per prendere un appuntamento senza dover passare in mezzo alla linea di fuoco delle macchine fotografiche?» propose Gustav.

«Ok, va bene, facciamo così! Io scendo, prendo Michail e lo metto nel passeggino, poi scende anche Gordon, dopodiché quando tutti saranno ovviamente concentrati su di noi, Bill entrerà in gioielleria e prenderà gli anelli».

«Non puoi usare il bambino per distrarre i fotografi. Clare potrebbe ucciderli se vedesse Michail s’un giornale domani» disse Gordon.

Appoggiai la testa al volante. Dovevo andare a prendere le fedi. Volevo che per Clare fosse una sorpresa, ma non potevo farlo per colpa dei giornalisti.

Che palle!

«E se tipo io scendessi ed andassi in gioielleria? Io non sono mai stato paparazzato…potrei fingere che mi avete dato un passaggio e poi potreste anche lasciarmi qui e allontanarvi» disse Gordon.

«Mi sembra un’idea geniale!» esclamò Bill.

«Sì, possiamo provarci. L’ordine è stato fatto a mio nome. Questa è la carta di credito. Grazie Gordon» dissi prima che scendesse.

Abbassai il finestrino in modo da farmi vedere dai fotografi che ovviamente si stavano gustando la scena in attesa di qualche scoop.

«Grazie mille per il passaggio signor…»

«Tom, solo Tom non si preoccupi. Arrivederci» risposi stringendo la mano a Gordon e sforzandomi per non mettermi a ridere.

Una volta allontanato misi in moto la macchina e svoltai.

I fotografi non lo degnarono d’uno sguardo e ci osservarono mentre andavamo via.

Esultammo!

 

---

 

Ero emozionatissima mentre Simone ritirava i biglietti per La Digue. Io e Tom alle Seychelles da soli. Sembrava un sogno.

Guarda l’ora. Erano già le 16.00. Fortunatamente la parrucchiera aveva lo studio poco lontano da lì.

Una volta raggiunto il salone e accomodate sulle poltroncine notammo che la segretaria si era messa a tirare tutte le tende dello studio.

«So che avete i fotografi alle calcagna e so anche che una sposa vuole che tutto sia perfetto il giorno del suo matrimonio, compresa la sorpresa allo sposo».
«Manterremo la massima discrezione in tutto quello che verrà fatto. Le telecamere di sorveglianza le abbiamo spente e non verranno fatte fotografie, potete stare tranquille» aggiunse.

Il lavoro in sé durò circa un’oretta, poi finalmente riuscii a guardarmi allo specchio.

La pettinatura in sé non era complessa. Si trattava di un bel raccolto che lasciava libera qualche ciocca, ovviamente arricciata a boccolo. Il tutto ovviamente completato dal cerchietto con i brillantini e il velo.

Mi voltai verso Simone e Lydia.

La mia amica si asciugò una lacrima.

«Sei meravigliosa» rispose semplicemente.

Una volta deciso che quella sarebbe stata la mia acconciatura nuziale, saldai il conto con la parrucchiera.

«Bene, ci vediamo il 30 alle 9.30, giusto?»

Annuii.

«Trucco e acconciatura, perfetto. Allora a giovedì» disse la ragazza, poi uscimmo.

Avevamo fatto tutto ed eravamo anche in orario per la cena.

 

---

 

Nel frattempo…

 

Avevamo recuperato Gordon un paio d’isolati più in là, poi avevamo portato a termine la nostra missione andando in agenzia.

«La contatteremo al più presto signor Kaulitz e grazie per essersi rivolto a noi» disse il ragazzo addetto alla segreteria, mentre ci allontanavamo.

Era ora di tornare a casa. Michail aveva bisogno di essere cambiato e avevamo anche fame!

 

---

 

Ora di cena.

Sentii rientrare le donne a casa.

«Mama…mamma…mamamamama» restammo tutti immobili.

Michail aveva appena parlato.

Sentii correre dall’ingresso in direzione della cucina.

«È successo per davvero? Ho sentito bene o mi sono sbagliata» ci chiese Clare entrando nella stanza.

«Ha parlato per davvero» sussurrai io, sorridendole.

Michail la guardò.

«Mamma…mamamamamama» esclamò ridendo.

Clare lo prese dal seggiolone e lo strinse.

«Sì amore mio, sono la mamma» disse baciandolo.

Gordon e Gustav arrivarono in quel momento con la cena.

«Per stasera abbiamo cucinato noi!» esclamarono.

Simone, Clare e Lydia si tolsero le giacche, poi si misero a tavola.

«Com’è andata la giornata?» ci chiesero.

«Benissimo. E a voi? »

«Meravigliosamente. Siamo riuscite a fare tutto» rispose mia madre.

«A parte per questo piccolo dettaglio» disse Clare posando sul tavolo una rivista con lei in copertina.

«Bene…ora tutta la Germania sa che aspettiamo un bambino» dissi osservando il giornale.

«Diciamo pure tutto il mondo. Quanto credi che ci abbiano messo le vostre fan tedesche a far girare la notizia in ogni forum del pianeta?» rispose lei, imboccando Michail.

«In effetti…» risposi.

Cenammo, dimenticandoci dei gossip, finché non squillò il telefono.

Georg si alzò di scatto e corse a recuperare il cordless.

«Pronto?» rispose deglutendo l’ultimo boccone.

«Sì ciao David, no no è qui. Sì te lo passo. Ok, ciao» poi mi porse il telefono.

Lo guardai con aria interrogativa.

Cosa voleva David a quell’ora?

«Sono Tom, dimmi pure Dave»

«Tom ascolta, domani potresti evitare di far comprare il giornale a Clare…o quantomeno potresti tenerla in casa?»

«Perché?»

«Beh, si è scatenato un bel casino su internet. E diciamo che le fan non sono state per niente educate riguardo il tuo futuro erede»

«In che senso?» mi stavo preoccupando.

«Eh dovresti vederlo di persona. Non hai il pc a portata di mano?».

Salii di corsa in camera e accesi il portatile.

«Sono al computer».

«Vai su un qualsiasi motore di ricerca e vai su un qualsiasi sito creato su di voi».

Obbedii.

Mi ritrovai di fronte a migliaia di commenti su Clare. Foto prese da chissà dove che la ritraevano.

«Hai già letto?».

Non risposi. I miei occhi erano ipnotizzati da quelle parole cariche d’odio. Com’era possibile che le fan si dimostrassero così arrabbiate di fronte ad una cosa così bella.

«È una troia! Sicuramente s’è fatta mettere incinta apposta per sposarselo! Ma non lo amerà mai come lo amo io! Tom ripensaci e non fare l’errore più grande della tua vita» lessi tra me e me.

«David, c’è un modo per comunicare con questa folla inferocita?»

«Non lo so…posso provare a vedere se riusciamo ad organizzare un’intervista lampo…però non prima di un paio di giorni».

«Ok Dave, nel frattempo vedrò cosa posso fare, grazie mille per avermi avvisato».

Attaccai e sospirai.

Non potevo crederci.

Che fine avevano fatto le ragazze gentile e tutte sorrisi e urla? Dove si erano nascoste? Perché avevano lasciato il posto a questi mostri carichi di rancore?

I miei occhi caddero sulla webcam. Avrei fatto un video e l’avrei pubblicato. Dovevo comunicare con loro e fermarle prima che, prese da foga adolescenziale, commettessero qualche stronzata.

 

---

 

Tornai a cena e non parlai con nessuno di quanto era successo. Mi tenni sul vago e Georg, che aveva parlato con Dave, non fece domande.

Una volta trascorsa la serata, ci dirigemmo ognuno alle proprie stanze.

Michail era crollato in braccio a Clare e si rannicchiò subito nel suo lettino.

«Amore, ho bisogno di parlarti e di farti vedere una cosa» dissi, aprendo il portatile e ritornando su quella pagina.

Clare si avvicinò e inorridì quando lesse ciò che c’era scritto.

«Oh mio Dio, Tom…cosa vuol dire questa cosa?» mi chiese, stringendosi a me.

«Non lo so, ma voglio sistemarla immediatamente. Quello che ti chiedo è di stare al mio fianco, ma di non parlare ok? Farò un video e lo manderò a questo gruppo di pazze, in modo tale da calmare i bollenti spiriti».

Annuì, quindi prese una sedia e si accomodò accanto a me, mentre io accendevo la webcam.

 

---

 

«Ciao. Sono Tom Kaulitz. So che potreste pensare che sia un sosia o un pazzo con manie di protagonismo che si finge un musicista famoso per notorietà, ma vi assicuro che sono io e la ragazza al mio fianco è Clare, la mia futura moglie.
Ho deciso di fare questo video perché sono stato informato di cose orrende scritte da alcune fan su alcuni siti internet.
Non so per quale motivo siate arrivate a pensare che la gravidanza di Clare sia solo un pretesto per “accalappiarmi” e tenermi tutto per sé. In ogni caso vi state sbagliando.
Amo questa ragazza e ho deciso di sposarla e di trascorrere con lei tutta la mia vita. Alcune di voi potranno sentirsi tradite dalla mia decisione e dal mio abbandonare il ruolo di “sexgott” ma non posso farci nulla.
Ho preso la mia decisione e non saranno di certo delle ragazze infuriate a farmela cambiare.
Se realmente siete mie fan, e fan dei Tokio Hotel allora accetterete questa scelta senza criticare o insultare e spero di non dover mai più leggere determinate cose sul conto della mia futura sposa.
Detto questo non posso fare altro che salutarvi e augurarvi le cose migliori.
So che siete tutte in attesa di scoprire qualcosa di più su quello che accadrà in futuro e magari sperate che vi riveli qualche news sul gruppo, ma questo video è stato pensato apposta per chiedervi di smetterla di dire certe cattiverie gratuite sulla mia famiglia.
Tra poco mi sposerò e tra sei mesi diventerò padre, ma questo non m’impedirà di proseguire il mio impegno con la band e spero che anche voi capirete come mi posso essere sentito quando ho letto certe frasi.
Ora vi lascio e mi auguro che possiate capire il perché mi sono preso l’incarico di rispondervi personalmente.
Tengo ad ognuna di voi, perché è grazie a voi che i Tokio Hotel sono diventati così. È grazie a voi che possiamo permetterci di vivere questa vita e di girare il mondo.
Ed è grazie a voi che ho conosciuto la donna della mia vita. Vi ringrazio e vi auguro una buona giornata»

Il video andò in onda sul telegiornale del mattino.

Eravamo tutti in sala da pranzo a fare colazione e Tom stava controllando gl’innumerevoli commenti che erano stati postati in risposta al suo video.

«Ed è così che Tom Kaulitz ha deciso di quietare gli animi di migliaia di adolescenti disperate per le imminenti nozze del loro idolo» disse infine la giornalista.

«Pare che anche questa sia stata sistemata» dissi, sorridendo.

 

Sorry capitolo un po’ magro e povero, ma in questi giorni ho litigato con il moroso e non sono stata molto ispirata. La notte porta consiglio e infatti i risultati si sono visti (l’idea di mandare Gordon in gioielleria mi è venuta ieri mentre dormivo ahahah) e il discorso di Tom l’ho scritto adesso, ed è quasi la 01.30 :P

Ok, per quanto riguarda il velo e la pettinatura di Clare, li immaginavo così:
Velo    http://d3071so08cwu1j.cloudfront.net/wp-content/uploads/2012/12/velo-sposa-3-e1355915951795.jpg

Pettinatura   http://www.google.it/imgres?hl=it&tbo=d&rlz=1C2VEAD_enIT417IT479&biw=1517&bih=725&tbm=isch&tbnid=CE-FEqAS1tP6nM:&imgrefurl=http://www.zankyou.it/p/trucco-per-le-spose-bionde&docid=2Q4KWwcWfLup-M&imgurl=http://magazine.zankyou.com/it/wp-content/uploads/2010/05/Ecco-i-consigli-di-Zankyou-per-il-trucco-di-una-sposa-bionda.-Foto-www.charade.it_.jpg&w=640&h=904&ei=boceUa_ZK4TJsgaCpIHQAw&zoom=1&ved=1t:3588,r:0,s:0,i:79&iact=rc&dur=343&sig=102082929754267889614&page=1&tbnh=194&tbnw=140&start=0&ndsp=23&tx=68&ty=88

E ora parliamo del titolo, dunque…

“Per rabbia e per errore” se non ricordo male, oltre a essere parte del testo, è anche il titolo di una canzone cantata nello spettacolo teatrale “Romeo e Giulietta” di Cocciante.

Ovviamente essendo in italiano e leggendo l’ultima parte del capitolo si capisce che è riferito alle fan, che hanno scritto quelle parole per rabbia (io direi invidia) e che poi Tom fa capire loro che si tratta di un errore.

Bene, spero di essere più prolifica per i prossimi capitoli. Prevedo un altro salto temporale, anche perché ormai i preparativi sono agli sgoccioli.

Vi lascio con un’ultima domanda…secondo voi in che agenzia è andato Tom? E per cosa dovranno contattarlo??? Ahahaha spero che il mistero vi tenga sulle spine mie care lettrici. Un bacio a tutte e buona notte.

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Capitolo 51
*** 51. Your guardian angel ***


Rieccomi! Dunque, Memy non mi hai fatto sapere cosa ne pensi dei look ^_^
Per il resto tutto sotto controllo. Bravo Tom che fai impazzire le fan con i video :D :D :D ahahah
Dunque, dove siamo rimasti?

Ah sì, è tutto pronto, Tom ha un conto in sospeso con un’agenzia non bene identificata.

Un paio di note, poi mi ritiro a scrivere.

Nel capitolo 46 ho apportato una piccola modifica. L’età del bambino. Essendo nato a  settembre è impossibile che a maggio abbia solo 6 mesi. In realtà sono 8. Non so come mai ho sbagliato i conti, comunque ho corretto. Mi scuso :)

E ora…Let’s go!

 

51.Your guardian angel

 

«Sì, perfetto. Grazie mille» disse attaccando il telefono.

«Tom, Clare ora è veramente tutto apposto per il matrimonio» disse David Jost con sguardo trionfante.

Le nozze avevano scatenato un boom di notizie degno di un matrimonio coronato e la gravidanza aveva scatenato i paparazzi di mezzo mondo. Era il 29 maggio 2009 e tutti si chiedevano dove avremmo pranzato, dove saremmo andati in viaggio di nozze e quale sarebbe stato il sesso del nascituro.

Mi faceva strano essere così tanto al centro dell’attenzione, ma col passare dei giorni mi stavo abituando sempre di più ad incontrare fotografi ovunque andassi.

Le partecipazioni erano ritornate tutte con la conferma della presenza degli invitati.

Da parte mia non avevo chiamato nessuno, oltre ai genitori di Lydia e a David, il mio collega, ovviamente.

Anche Tom alla fine si era limitato a pochi inviti. Giusto un paio d’amici d’infanzia, Saki e David Jost. Con famiglie annesse, ovviamente.

«Con chi eri al telefono Dave?» chiese Tom.

«La sicurezza. Ho contattato dei vecchi amici che mi devono un paio di favori. Il vostro matrimonio sarà sicuro come quello della regina Elisabetta!» esclamò trionfante.

Ero comunque tesa.

«Bene, uomini voi non avete da fare per stasera? Perché non ve ne andate da qui?» chiese Lydia entrando nella stanza.

«Beh, tecnicamente sì, ma sono solo le cinque di pomeriggio» disse Tom controllando l’orologio.

«Perfetto, cominciate a prepararvi allora, perché una volta terminata la cena, lo sposo e la sposa si salutano e si rivedranno domattina all’altare» disse mimando un saluto con la mano.

«E dove dormiremo stasera?» chiesi.

«Oh tu non ti preoccupare, abbiamo già pensato a tutto» rispose, terrorizzandomi.

La cena trascorse tranquillamente. Pensavamo che David si sarebbe fermato con noi, ma era il compleanno di sua figlia e non poteva assolutamente mancare.

«A domani ragazzi» disse, uscendo dalla porta.

Man mano che s’avvicinava la sera io ero sempre più nervosa. Non riuscivo a stare seduta per più di dieci minuti e anche durante la cena continuavo muovermi sulla sedia.

Tom mi prese per mano.

«Stai tranquilla, andrà tutto bene, ok?».

Annuii, sospirando.

Alle 20.00 i ragazzi sparirono nelle loro stanze e un’ora dopo uscirono.

Tom mi baciò a lungo.

«Ti amo e non vedo l’ora di domani» sussurrò.

«Ti amo anche io» sorrisi.

Si stava allontanando verso la porta, ma lo fermai.

«Tom…io sarò quella in bianco» dissi, ridendo.

«Ok, cercherò di ricordarmelo» rispose, poi venne trascinato fuori da Georg e Gustav.

 

---

 

«Bene, ora dove andiamo?» domandai. Non amavo essere all’oscuro di ciò che mi sarebbe successo.

«Stai tranquillo Kaulitz, non ti portiamo in mezzo alle spogliarelliste se è questo che ti preoccupa» disse Georg facendomi salire in macchina.

 

---

 

Avevamo appena finito di bere un caffè che arrivò la madre di Lydia.

Finalmente avrebbe conosciuto Simone.

«Molto piacere, io sono Dora Morris» disse, tendendole la mano.

«Simone Kaulitz, piacere mio» rispose sorridendole.

«Ok, ora siediti qui che abbiamo un paio di sorprese» disse Lydia riportando l’attenzione su di me.

«Perché avete delle sorprese?» domandai, guardando Michail.

«È il tuo addio al nubilato signorina e siccome sei la mia unica amica non m’interessa che tu non voglia o che non ti piacciano cose del genere. Festeggeremo come si deve e non ammetto discussioni! Ora siediti qui e aspetta!».

Rimasi sul divano da sola, mentre Simone, Lydia e sua madre sparirono per qualche minuto.

«Mamma…».

Mi voltai verso Michail.

«Che c’è amore? Domani sarà una giornata bellissima» gli dissi prendendolo in braccio.

In quel momento tornarono tutte e tre, cariche di pacchetti.

«Cosa sono quei cosi?» domandai. Odiavo ricevere regali inaspettati.

«Dei pensierini che abbiamo deciso di farti» rispose Simone.

Si sedettero sul divano con me e mi obbligarono ad aprirli tutti.

 

---

 

«Tre birre scure da litro, una piccola chiara e tu cosa bevi Gordon?» chiesi.

«Una piccola anche io, visto che devo guidare» rispose.

Qualche minuto dopo ecco tornare la cameriera con le nostre birre.

Avevamo scelto un locale in zona, abbastanza tranquillo, giusto per evitare urla, schiamazzi e ragazze in lacrime, anche perché era venerdì e in giro c’erano una marea di ragazzi.

«Bene, Tom goditi questa serata perché sarà l’ultima che passerai da uomo single!» esclamò Gustav.

«Lo so lo so…ma sono contento di questa cosa. Alla bellezza della vita da sposati» disse alzando il bicchiere verso Gordon.

«E alla bellezza della vita da single» aggiunse brindando verso di noi.

«Alla bellezza della vita in generale» disse Bill toccando il bicchiere di Tom con il suo.

La serata era cominciata proprio bene, finché…

 

---

 

«Un vestitino per Michail, ma è meraviglioso!» esclamai osservando quello smoking in miniatura.

«Abbiamo pensato di regalarglielo, visto che per il matrimonio della sua mamma non ha un vestitino così tanto elegante» spiegò la madre di Lydia.

«Mamma» borbottò lui osservando quel regalo.

Simone mi regalò un album in cui mettere tutte le nostre foto, poi prese qualcosa dalla borsa.

«Questo è un album super segretissimo, che Bill e Tom hanno cercato di far sparire per anni, finché non l’ho nascosto in soffitta» disse, poggiando il voluminoso album sul tavolino del salotto.

Era pieno di foto dei due gemelli da bambini.

«Ma tu guarda, allora una volta erano veramente identici» dissi, sorridendo.

Vedere le foto di Tom e Bill da bambini mi scaldò il cuore.

Lydia si alzò e andò in cucina e tornò con quattro flute.

«Siccome qui c’è una signorina in dolce attesa, questo è per te. Rigorosamente analcolico, mentre noi berremo alla tua salute» disse porgendoci da bere.

Brindammo. Al matrimonio, al bambino che doveva nascere, alla vita e alla fortuna che avevano trionfato. Brindammo e ridemmo come amiche di vecchissima data.

 

---

 

«Bene bene, i Tokio Hotel che si ubriacano in un pub di dubbio gusto» sussurrai.

Misi a fuoco ruotando l’obiettivo, poi scattai.

«Sarah, sai cosa fare vero?» dissi, voltandomi verso la mia collega.

«Certamente Jerome, certamente» rispose lei con voce melliflua.

Si allontanò ancheggiando come la migliore delle modelle. Indossava un abito aderente rosso fuoco, intonato alle sue labbra carnose e ai suoi tacchi a spillo.

Passò vicina al tavolo di quei quattro teppisti e non mi lasciai sfuggire le occhiate che le lanciarono.

Il pesce aveva abboccato all’amo.

Con un ghigno mi preparai a scattare le foto che avrebbero rovinato il matrimonio di Tom Kaulitz.

 

---

 

Mai vista una così gnocca. Giuro sulla mia testa che non ne ho mai vista una così.

Stavamo ridendo tra di noi quando l’ho vista passare. Non so se è stata colpa della birra, o del suo profumo o della sua camminata o del suo sguardo da porca, ma non ho potuto fare a meno di seguirla con lo sguardo.

Eravamo già al terzo giro e io ero già alla fine del mio terzo boccale da litro. Era da capodanno che non bevevo e la sbronza cominciava a farsi sentire.

Mi alzai di scatto. Dovevo andare in bagno.

Il movimento brusco mi fece girare la testa, ma ignorai il senso di nausea e mi diressi a passo sicuro verso la toilette.

«Dove vai bel biondino?» mi sentii chiedere, mentre qualcuno mi tirava un rasta.

Mi voltai e la vidi. Era veramente una bomba sexy.

«Io mi chiamo Desy e vorrei conoscerti meglio. Sai sono una tua grande fan» disse avvicinandosi e poggiandomi una mano sul petto.

Ero con le spalle al muro e facevo fatica a ragionare.

Lei era sempre più vicina, riuscivo a sentire il suo respiro sulle mie labbra…

 

---

 

«Guarda questa! Oddio ma sono buffissimi!» esclamai ridendo e guardando una foto di Tom e Bill che probabilmente avevano tre o quattro anni.

Ormai era mezzanotte passata. Michail si era addormentato in braccio alla madre di Lydia che lo aveva messo nel suo lettino mentre noi eravamo andate avanti a vedere fotografie e a brindare felicemente.

Nascosi uno sbadiglio.

«Alt, la sposa ha sonno! Direi che è il caso di andare a dormire. Non sia mai che domani andiamo in giro con le occhiaie!» esclamò Simone.

Sistemammo tutto, poi andammo a dormire.

Occupammo la stanza di Tom e quella di Bill.

Io dormii con Lydia, mentre Dora e Simone divisero il letto in camera di Bill.

«Sono contenta che la tua vita stia andando per il verso giusto» sussurrò Lydia.

«Anche io. Non avrei mai pensato che sarebbe successo questo e soprattutto così in fretta. Otto mesi fa ero una ragazzina disperata che non sapeva nemmeno dove andare, poi degli angeli meravigliosi hanno deciso di entrare nella mia vita» risposi.

«Siamo i tuoi angeli custodi piccola Clare» aggiunse la mia amica.

La sua voce mi arrivò lontana.

Mi stavo già addormentando.

Non so perché, ma versai una lacrima.

 

 

Ok lo so, sono una stronza a lasciarvi così, ma visto che manca poco pochino al matrimonio mi sembra giusto regalarvi un po’ di suspance :D

La canzone è dei Red Jumpsuit Apparatus ed è la canzone che mi ha dedicato il mio ragazzo quando ci siamo messi insieme ^_^

Il titolo significa “il tuo angelo custode” ed è carino questo paragone con Lydia e Tom. Alla fine è merito loro se la vita di Clare ha avuto questa svolta drastica.

Ok ora vi lascio e inizio a scrivere un pezzetto del prossimo capitolo.

Un abbraccio grande a tutti coloro che leggono.

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Capitolo 52
*** 52. Bastards ***


Eccomi qui, chiedo perdono per non aver aggiornato, ma il weekend scorso sono stata letteralmente sequestrata a casa della mia amica a causa della neve (60 cm!!!!!!!) comunque…
Rieccomi, temo di aver creato confusione nel capitolo precedente chiamando la ragazza con due nomi differenti. E chiedo venia per questo, sarà comunque spiegato in questo capitolo. Ora vi lascio leggere, perché suppongo sarete tutti curiosi di sapere cosa diavolo succederà adesso!

Let’s go!

 

52.Bastards

 

«Signorina per quale motivo il matrimonio è stato annullato?» mi chiese la giornalista.

«Io…io non ne voglio parlare» risposi.

« È a causa di quanto pubblicato dai giornali di stamattina?» insistette un altro.

«Sentite, lasciatemi stare! Ora non sono in condizione di parlarne, quindi vedete di sparire. È tutta colpa vostra se adesso sono qui, così. Siete contenti di avermi rovinato la vita pubblicando quelle cose? Bene, sono contenta per voi. Ma adesso andatevene!» gridai facendoli allontanare da me.

Lydia mi aveva lasciato la sua stanza, a casa dei suoi genitori. Sapeva che non ero in condizione di rimanere da sola.

 

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Mi svegliai di soprassalto. Terrorizzata.

Ero nel mio letto. Lydia respirava profondamente accanto a me. Michail dormiva come un ghiro.

Guardai l’ora sulla sveglia. Erano solo le 2.00.

Sospirai, quindi mi rigirai nel letto e mi riaddormentai.

Grazie al cielo era stato solo un incubo.

 

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Avevo visto quella tipa altre volte, ma non riuscivo a ricordare dove.

La vidi seguire Tom verso il bagno, poi notai che lanciò un’occhiata oltre il nostro tavolo. Mi voltai per trovare il “destinatario” del suo sguardo e vidi lui.

Il più grande bastardo ficcanaso della storia del giornalismo.

Jerome Crousseau.

Ecco chi era lei. La sua donna. Ecco perché stava seguendo Tom.

Merda!

Mi alzai di scatto e raggiunsi Tom, che con le spalle al muro era stato letteralmente assalito da quella bionda.

«Tom!» esclamai, mettendomi in mezzo al raggio d’azione della macchina fotografica.

Lei si voltò nella mia direzione, livida di rabbia.

«Che vuoi?» mi chiese.

«Tu sei Sarah Crousseau, giusto? Con che nome ti sei presentata stavolta? So che hai la fama di essere un’ottima attrice. Ora ti do un consiglio da amico. Sparisci. Ho visto il tuo compare in fondo al locale. Avete cinque secondi per uscire o chiamo la polizia. So benissimo che avete un paio di denunce per stalking e anche per estorsione, quindi vedete di far sparire i vostri brutti musi da qui dentro» dissi avvicinandomi abbastanza in modo che mi sentisse solo lei.

Il suo sguardo era cambiato. Si allontanò in fretta e dopo poco la vidi uscire dalla porta accompagnata dal bastardo.

Tom era ancora appoggiato al muro, con uno sguardo sconvolto.

«Hey, tutto apposto?» gli chiesi avvicinandomi.

«Più o meno…cazzo stavo per combinare un bel casino» disse.

«Ma non è successo nulla…e poi non hai tutta sta colpa. Sei ubriaco e anche stanco. Andiamo a casa. È meglio che per domani mattina tu sia in perfetta forma».

Saldammo il conto e tornammo a casa. Non raccontammo nulla agli altri giusto per non allarmarli.

 

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La casa era silenziosa e ordinata.

E rimase così per un paio di secondi dopo il nostro ingresso.

«Io ho fame!» esclamò Tom, quindi si rintanò in cucina e cominciò a trafficare con le antine dei mobili, pentole, padelle, piatti e bicchieri.

«Tom! Sveglierai le ragazze se vai avanti a fare questo puttanaio!» sussurrai.

«Grazie per le ragazze Gustav» disse Simone entrando in cucina.

«Mamma?!?» esclamarono i due gemelli, alquanto allarmati.

«Sì ragazzi…ora Tom, tesoro, domani mattina tecnicamente dovresti sposarti. Direi che è il caso che tu vada a letto, non trovi?» disse, prendendo una padella dalle mani del mio amico.

Lui annuì, quindi si dileguò, seguito a ruota da Bill.

«Grazie» le dissi, poi andai anche io  a dormire.

 

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Mi accesi una sigaretta, stiracchiandomi e sbadigliando.

«Non è ora che vada a letto anche tu?» mi chiese Simone.

«Sì sì, ho solo bisogno di un secondo di tranquillità.

«Io mi ritiro ragazzi, ci vediamo domani mattina» disse Gordon sbadigliando e allontanandosi.

«Georg tutto ok?» mi chiese la madre di Tom.

Annuii poco convinto.

«Georg Listing, ti ricordo che ti conosco da quando eri un ragazzino e non sei mai stato capace di dire balle. È tutto apposto?» chiese nuovamente sedendosi accanto a me e prendendo una sigaretta dalla vestaglia.

Sospirai.

«Sì tutto apposto, solo che lì al pub abbiamo rischiato lo scandalo, per colpa di un paparazzo bastardo».

«Raccontami tutto».

Le dissi di Jerome, le dissi della sua “compagna”, di come si era avvicinata a Tom, di come volevano rovinare il giorno più bello della vita dei miei due amici.

«L’importante è che ora sia tutto apposto. Vai a dormire Georg, è tardi e domattina dovrete essere tutti in perfetta forma».

Le sorrisi e andai in camera mia.

Aveva ragione. Era tutto apposto e nessuno sarebbe riuscito a rovinare il matrimonio del mio migliore amico.

 

Eccoci, ho finalmente finito. Scusate ma oltre alla neve ho avuto problemi col pc :’( quindi è stato un travaglio finire il capitolo.

Comunque il titolo è veramente idiota…o quanto meno la citazione è proprio idiota a parer mio e me ne vergogno un po’.

È una parola (sì una parola, totalmente decontestualizzata tra l’altro) dalla canzone “Walking disaster” dei Sum41. La frase d’origine sarebbe:

A walking disaster

The son of all bastards […].

Mi scuso anche per la cortezza, ma siccome adesso c’è il matrimonio, non mi sembrava il caso di metterlo assieme :D

Ora vi lascio che provo a scrivere ancora un po’, ma credo che non produrrò molto visto che tra venti minuti devo uscire :D

Al prossimo capitolo! Bye <3

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