du bout des dents, la cigarette.

di palanmelen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** du bout des dents, la cigarette. ***
Capitolo 2: *** digitale purpurea ***
Capitolo 3: *** Questa notte c'è #1 ***
Capitolo 4: *** Questa notte c'è #2 ***
Capitolo 5: *** J'ai la fureur d'aimer ***
Capitolo 6: *** Aimai-je un rêve? ***



Capitolo 1
*** du bout des dents, la cigarette. ***


Le citazioni sono tratte da Carmen, libretto di Meilhac e Halèvy, musica di G. Bizet.
In questi giorni io Manenglî continuiamo a canticchiarla, il che è sempre meglio di quando duettiamo su La Traviata… Beh, nulla, lui stava fischiettando “La cloche a sonné…” e mi è venuta sta cosa… La verità? È colpa di Sakucchan, che mi fa venire le 5x3. Leggere Burial e miei commenti come prova.
Ah. Non leggetela come pervasa da malinconia ed amore. È una passione un po’ folle, proprio nel senso di pazza, cioè Gojyo è un po' fuori di testa.
E i riferimenti alla Carmen non si limitano alle frasi in corsivo.
Una domanda catartica. Ma Sanzo lo fa apposta o no?
Altra osservazione: La fine mi ricorda qualcosa…O.o… di mio, tra l’altro.

 

Voyez-les… Regards impudents / mine coquette, / fument toutes, du bout des dents, / la cigarette.

Sanzo è quel genere di persona che neanche si accorgere di spegnere le cicche delle sue sigarette direttamente sul tuo cuore.
Qualcuno sa quanto è atroce sentire la carne viva andare a fuoco?
Ti guarda, così arrogante, maleducatamente; mostra i denti come una bestia ed esattamente in mezzo stringe la sigaretta. Tu vedi la lingua dietro di essa, scura e morbida, piena di sangue, un attimo prima che lui espiri il fumo.
Non si accorge di quanto ti fa venir voglia di arrossargli quella boccuccia rosea che si ritrova.
Hélas! Se invece lo sa… è perché mi ha maledetto di proposito.
Non vuole che quando usciremo da questo deserto, mi trovi una donna, una qualsiasi… Qualunque sarà, scommetto che vedrò il suo viso, mentre me la scoperò.
Credo sia solo un’impressione. Lui è il solito bonzo corrotto, a meno che un qualche spirito lussurioso (e femmina, aggiungerei), lo stia possedendo. Aah…, anche i verbi mi danno alla testa, in questo momento.
Tutta colpa sua, è lui che m’ispira. Se non ci fossero doppi sensi, direi che è capace di entrarti dentro.
Più che con la pistola, quell’oggetto maledetto, ti colpisce cogli occhi (che colore da donna, vero? Viola come i crochi, o come gli iris). Qui, giusto in centro alla fronte.
E mi fa lo stesso effetto di un proiettile.
Tsk. Che marea di sciocchezze.
Le doux parler des amants / c’est fumée! / Leurs transports et leurs serments / c’est fumée!
Non la pensiamo entrambi in questo modo?
Come si dice?
Tu crois l’éviter, il te tient.
No, non sono innamorato. Sono represso, e lui assomiglia davvero ad una ragazza, ogni tanto. Soprattutto se tiene chiusa quella sua boccaccia.
Quando la apre… mi mette una voglia di farci cose sporche, che mi stupisco di quanto posso essere maniaco.
Mi fa impazzire. Ha quel modo di fare… così egocentrico e presuntuoso, mortifica la gente gratuitamente come se gli piacesse farlo. Se la scimmia si mette in un angolo a sbollire la rabbia, a me viene voglia di rispondergli, di prenderlo per la gola e sbatterlo al muro. Di strappargli quel broncio a morsi.
Ma non posso sfiorarlo. Mi guarda da sotto in su, e se non sapessi che lui non ha neanche la più pallida idea di cosa significhi, crederei che stia cercando di sedurmi.
Colle labbra dischiuse, appena umide dopo che ci ha passato sopra la lingua, mi mostra i denti, ghignando per un momento. –Che vuoi, kappa? Ti brucia?-
Kami, mi brucia. E mi manda a fuoco il sangue là sotto, razza di puttana vergine.
Quanti ne ha spediti al manicomio?
… je suis comme un homme ivre…
Perchè io sono il solito stupido che prende tutto sul serio, anche le occhiate ambigue che è più facile siano causate dalla mia immaginazione. È tanto facile farmi cadere in trappola, che il divertimento non sta nel catturarmi, ma nel vedermi dibattere. E continua a venirmi il dubbio che lui lo faccia apposta. Non che sarei meno idiota, nel caso.
...
si je cède, si je me livre, /… Si je t’aime, tu m’aimeras?
Mi faccio pena da solo a pensarle, queste cose. Non mi derido ad alta voce perché questi tre dormono, e non li vorrei svegliare.
No. Lui è sveglio.
-La pianti da solo di agitarti, o vuoi che ti dia una mano io?-
Ma come posso fare a non trovarci qualcosa di provocante, anche se ha scoperto la pistola?
Si è voltato verso di me, è ancora mezzo addormentato, e ha quello scintillio cattivo negli occhi. E la sua bocca è più gonfia del solito.
Mmh.
Victoire.
Io ho perso, invece.
Posso rispondergli a tono? A quest’ora non spara.
No. Ultimamente, mi gira contro ogni piccola battuta. Fa male proprio perché, stando metà tra il sensuale ed il perfido, non mi lascia capire…
Mi guarda in modo strano e si rimette seduto.
Son âme reste inflexible.
Mi tiro su e mi appoggio al suo sedile. Lui alza la testa. Che voglio fare? Dirgli: “Sanzo, hélas!, moi, je t’adore!”?
-Tu sei proprio rincoglionito. Cos’hai da ridacchiare?-
-Stavo pensando una cosa stupida.-
-E che c’è di strano?-
-Tsk.- Scuoto la testa e lui sbuffa infastidito, quando i miei capelli gli solleticano il viso. Mi sposto, m’infilo tra il sedile di Hakkai ed il suo.
-Vuoi saperlo?-
-Le tue stupidaggini puoi anche ten…-
Kami.
Lo sto facendo. Lo sto baciando.
-Mh. È piuttosto strano, non credi?-
-Pervertito.-
-Strega.-
-Mmh…-
Che bocca calda. Deve avere la febbre, non ho mai baciato una bocca così calda.
-Ehi… cerchiamo un posto un po’ più appartato, ti va?-
Mi soffia in faccia. –Non tirare troppo la corda.-
Ipocrita. Non ha fatto altro fino ad ora. E si lascia baciare ancora, per giunta.
Pour la dernière fois, démon, / veux-tu me suivre?
Stronzo. Alla fine l’apre, la portiera.
Scende. Ha la sua solita faccia puntigliosa. Tira fuori una sigaretta e la prende tra i denti.
Scavalco ed atterro vicino a lui, senza rumore. Gliela sfilo di bocca, e mi guarda male.
-Tienila per dopo. Fidati, è più buona.-

Voyez-les… Regards impudents / mine coquette, / fument toutes, du bout des dents, / la cigarette. : -Guardatele... Sguardi impudenti, aria da civetta, tutte fumano, stretta fra i denti, la sigaretta.
Hélas! : Diamine!
Le doux parler des amants / c’est fumée! / Leurs transports et leurs serments / c’est fumée! : Il dolce parlare degli amanti, è fumo! I loro impeti e i loro giuramenti, sono fumo!
Tu crois l’éviter, il te tient. : Credi di evitarlo, lui ti prende.
… je suis comme un homme ivre; si je cède, si je me livre, /… Si je t’aime, tu m’aimeras? : sono come un ubriaco; se cedo, se mi arrendo, se io ti amo, mi amerai?
Son âme reste inflexible. : La sua anima resta inflessibile.
hélas!, moi, je t’adore! : Dannazione!, io ti adoro!
Pour la dernière fois, démon, / veux-tu me suivre? : Per l'ultima volta, demonio, vuoi seguirmi?

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Capitolo 2
*** digitale purpurea ***


Ovviamente anche la colpa di questo capitolo è di Fiore (aka Sakura87), che colla sua recensione mi ha fatto ricordare questa poesia (“Digitale purpurea”, per l’appunto) di G. Pascoli.
Non posso che dedicarlo a lei, quindi, questo mio sforzo di scrivere qualcosa di decente.
Se ci sono riuscita è solo merito tuo. Qui c’è un sacco di affetto per te, Simo.
Perché Amore è un grande stronzo con tutti.

Digitale purpurea


Riflesso nello specchietto retrovisore, il suo sguardo fisso e infuriato gli dava il tormento.
Lo controllava solo ogni tanto, ma se lo sentiva sempre addosso.
Stupidamente, era un po’ fiero di essere riuscito a farlo arrabbiare così. Gojyo emanava un’aura nera e pastosa, che pure Goku non gli stava tanto vicino, per paura.
Oh, sì. Non era solo rabbia; l’aveva proprio offeso.
C’era persino un’ombra di disprezzo, in quello sguardo. “Vergogna”, gli sputava in faccia; “Sei solo un coniglio”.
Sanzo voltò appena la testa dall’altra parte. Gojyo, quello scellerato, non conosceva la differenza tra buon senso e codardia.
“Balle”, avrebbe detto. “È un fatto che tu ti sei tirato indietro, ed il motivo è palese.”.
Stronzate.
Sarebbe stato troppo stupido farlo, qualunque cosa quel pervertito avesse in mente di fare.
Sanzo si strofinò nervosamente il braccio.
Era piuttosto palese di cosa si trattava.

Kami. Datemi uno schiaffo se sto sognando. Chi ha mai anche solo sperato di poggiare le proprie labbra sulla gola di Sanzo? Qualcuno ha mai sentito muoversi il suo pomo d’Adamo a pochi centimetri dal proprio naso? Ha mai provato la consistenza della pelle dietro il suo orecchio, o annusato così da vicino l’odore dei suoi capelli?

Gojyo aveva aspettato appena il tempo di allontanarsi di pochi metri – troppo pochi, maledizione, da jeep.
Gli aveva afferrato il polso e l’aveva tirato giù a sedersi sulla sabbia.
Gli aveva preso la testa e l’aveva baciato di nuovo, prima di iniziare a fare… quelle cose.

Ogni tanto trattiene il fiato e stringe le labbra. Il suo cuore batte veloce come quello di un animaletto spaventato.
Stringe le mani attorno alle mie braccia e non fa altro.
Immobile tra i brividi lievi che gli provoco, ed incerto.
Mh. Neanch’io so come muovermi, con un uomo.

Gojyo succhiava in quel modo quel punto. Strattonava il collo della sua maglia per raggiungere più pelle da baciare, e con l’altra mano cercava uno spiraglio nella veste.
Poi aveva scosso la testa, e lasciato stare. L’aveva afferrato per i fianchi e lo baciato, mentre scivolavano sulla sabbia quasi a sdraiarsi l’uno sull’altro.

Sento le sue braccia irrigidirsi, come se mi volesse allontanare, e non capisco. Il suo bacio (timidi, sono così timidi i suoi baci…) si raffredda. Si stacca.
-Ehi… cosa c’è?-
I suoi occhi sembrano frammenti di specchio, riflettendo il cielo limpido di stanotte.
-Sanzo.-

Cosa voleva, cosa pretendeva? Che si spogliasse davanti a lui, lì, sulla sabbia fredda? Che si lasciasse toccare come una delle sue donne? Solo perché lui era così… così…
“ …come un miele / che inebria l’aria; un suo vapor che bagna / l’anima d’un oblio dolce e crudele. …”

-Sanzo.-
Mi sposta, nervoso come un animale braccato.
-Cazzo, Sanzo, cosa c’è!?-
Si mette in ginocchio, voltandosi dall’altra parte, poi si alza in piedi e barcolla.
-Nulla. Cazzo, nulla. Lasciami fumare quella cazzo di sigaretta.-
Wow. Tra tutt’e due… siamo di una finezza. Mh… che razza di sospiro mi esce.

Gojyo si era avvicinato e gli aveva sfiorato la spalla.

Gli tremano tanto le mani che non riesce a far scattare l’accendino.
-Ehi, calmati un attimo.-
-Lasciami.-

L’aveva voltato con forza. La sigaretta gli era caduta dalle labbra, ma era riuscito a prenderla.
Gojyo aveva stretto le labbra in una linea dura, e aveva fatto un passo indietro.

Abbassa gli occhi. E, per tutte le strionzate che fa e dice, non riesco ad arrabbiarmi troppo con lui.
-Lasciami fumare.-
Alla prima boccata fa una faccia starna, come se fosse fumo troppo amaro.
Impreca sottovoce, scuotendo la sigaretta tra i denti. Si scosta i capelli dal viso.
Mi guarda sottecchi.

Gojyo si era leccato le labbra e si era sistemato i pantaloni, facendo per un momento una buffa smorfia infastidita.

-Mi spieghi cos’hai intenzione di fare?-
Prende tra l’indice e il pollice la sigaretta,  l’allontana dalle labbra dischiuse ed espira lentamente il fumo, socchiudendo le palpebre, che tremano un po’.
Tira ancora una volta, poi si decide a rispondermi. –È meglio che la piantiamo qui.-
-Cosa…?-
Mi guarda finalmente dritto negli occhi. –Torniamo indietro e ci mettiamo a dormire.-
Si volta. Quello stronzo vuole davvero lasciarmi qui così…
-Senti, tu…!-

Sanzo si strofinò il polso. Gojyo aveva una presa ferrea. Quando l’aveva strattonato all’indietro, aveva sentito l’articolazione della spalla crocchiare.

Quasi mi cade addosso. Lo afferro per le spalle.
-Cosa cazzo hai in mente, me lo vuoi spiegare?-

Era così arrabbiato… le sue mani lo stavano stringendo quasi dolorosamente e i suoi occhi erano pericolosamente assottigliati.
Sanzo spense mordendosi un labbro il ricordo di quello strano fremito che l’aveva attraversato, mentre era a pochi centimetri dal suo viso, dal suo corpo.

Sbatte le palpebre velocemente e prende fiato. –…Sta… degenerando.-
Degenerando?! –Ma tu cosa pensavi di fare, eh? Pensavi t’invitassi a cercar fragole, o a fare una passeggiata? Oppure pensi di poter portare una persona a questo punto e poi dirle “no”?-
O è terribilmente stupido o terribilmente bastardo. Mai, mai nessuno mi aveva trattato così prima. Maledetta quella sua arroganza da principino, pensa che io sia qui per soddisfare i suoi capricci?
…Come se non fosse già tutto troppo complicato, per me, perché lui è, per gli dei!, un uomo.
Chiude per un momento gli occhi, poi mi fissa con quell’espressione acida ed altezzosa. –Che vorresti farmi, spiegami. Costringermi?-
Costringerlo…?
Merda. Allora sono io a comportarmi in maniera assurda?
Mi ha davvero fatto impazzire?

La sua presa si era allentata e il suo sguardo oscurato.
Sanzo aveva provato una punta di senso di colpa, vedendolo, perché ricordava benissimo quanto si avvicinava alla venerazione, il tocco avido delle sue mani.

Distolgo lo guardo e lo mollo, che altro potrei fare?
Sono così furioso che tremo, ma se è davvero stato solo un mio trasporto, senza alcuna sua partecipazione?
-Almeno dimmi perché ti sei lasciato baciare. Dimmi almeno perché hai risposto ai miei baci.-

“…Nel cuore, il languido fermento / d’un sogno che arse notturno e che s’era / all’alba, nell’ignara anima, spento. // …E dirmi sentia: Vieni! // Vieni!...”

Deglutisce. Il suo sguardo arrogante vacilla e poi cade. –Non… lascia perdere. Come se non fosse successo.-

Sanzo chiuse gli occhi. Gojyo era quello. “Fior di morte” .
Proibito da toccare, o anche solo da avvicinare.
Un profumo troppo buono per essere annusato, un nettare troppo dolce per osare inebriarsi con esso, rischiando la vita stessa.
Solo la sua presenza era stata la condizione necessaria a far fermentare quel liquore troppo forte, troppo. Da lungo tempo si preparava ad essere assaggiato, racchiuso qui, all’altezza dei fianchi.
Gojyo l’aveva fatto pian piano risalire lungo tutto il suo corpo, per ogni vena, ogni capillare. E aveva iniziato a berselo dalle sue stesse labbra, con quei baci.
L’avrebbe consumato, sicuramente, fino a renderlo riarso.
Però… Sanzo davvero non era riuscito, davvero per lui era stato impossibile non avvicinarsi a lui per avere solo un assaggio del suo profumo squisito.

-Gojyo. Smettiamola con questa stronzata.-
Lo sto odiando.
Mi ha fatto fare una cosa che assolutamente non mi appartiene, mi ha fatto desiderare un uomo, e io mi sono piegato, come un cretino, a questo desiderio. Ed ora lui dice che è una stronzata.
Lo sto odiando con tutto me stesso.
-Fa quel cazzo che ti pare.-

Gojyo l’aveva lasciato lì. Era stato lui a voltarsi ed andarsene, affondando i passi pesanti nella sabbia.
Sanzo ricordò di aver sentito uno spasmo allo stomaco, una spiacevole sensazione di freddo.
Aveva raggiunto Jeep e aveva tentato di addormentarsi.
Non l’aveva sentito tornare.

 

x Melchan .::. EhEhEhEh... tu hai proprio la piuma giusta per solleticare il mio egocentrismo (già ipertrofico)! Frrr... aria elettrica... poi è finito tutto con una doccia fredda! Iiiiiiiiiiiiih, Gojyo mi odia. Fratellino non troppo (Ehi, ho preservato intatta la sua verginità!)
Però Gojyo mi odia. nel capitolo prossimo, forse, rimedierò.
x Sakura87 .::. Gojyo dissente veementemente sul fatto che Sanzo possa in tutti i sensi entrargli dentro.
Panna e fragole? Ma Fratellino non è allergico, alle fragole (o era una scusa per non mangiare il gelato?)? Mi informerò... Però è azzeccato, sai? Una volta, Gojyo ha detto:- Sanzo è come quei dolci da tenere in frigorifero. E' un sacco freddo, ma una volta che l'assaggi, la mousse è così morbida e dolce, che...-
Riguardo la 5x3. Dimmi tu quando.
x Maryon .::. =GRIN!!= ^_- Eeeh!! Avrò tante occasioni per scrivere un Sanzo checcachecca! Non hai idea di quanto esca bene! Beh... visto che è una storia breve, temo che il loro carattere cambi piuttosto velocemente.
Mah. Io tento di non togliergli niente, ma di accentuare alcuni tratti. Spero che non mi vadano trooopooo OOC.

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Capitolo 3
*** Questa notte c'è #1 ***


Questa notte c'è #1

#1 e #2 sono in realtà un solo capitolo. Ma sta diventanto troppo lungo (Sono gia a 3028 parole... e mica l'ho finito), e allora ho tagliato. Un po' adesso, e un po' quando l'ho finito, ok? (Questa notte c'è, non so se la conoscete, è di Ornella Vanoni. No, no, sono seria. e' stupenda.) (Sanzo si caccia due dita in gola e finge di vomitare. Stronzo.)

 

"...Se ora fugge, presto ti inseguirà:
se non accetta doni, te ne offrirà:
se non ti ama, subito ti amerà
pur se non vuole."
Saffo

 

Hakkai che cercava di chiedergli com’era meglio sistemarsi per la notte, Goku che implorava di non stare in una stanza unica ("Noo! Ancora futon, noo! Voglio un lettooo!”), la folla che cicalecciava tutt’intorno a loro.
Sanzo, quel giorno era sordo da entrambi gli orecchi.
Si sentiva come in una bolla, e quello strano bruciore di stomaco non l’aveva abbandonato, gli aveva solo fatto venire la nausea e passare la fame.
Goku, prima di servirsi della sua porzione (“Non possiamo certo rimetterli nel barattolo!”), lo aveva fissato aggrottando le sopracciglia, ma non aveva detto niente.
Entrò nella locanda che aveva scelto il naso della scimmia, e lasciò che fosse Hakkai a sistemare le cose coll’oste.
Si appoggiò ad un muro e tirò fuori il pacchetto di sigarette.
Non voleva alzare lo sguardo, per non rischiare di vedere la brutta faccia di Gojyo, ma non avrebbe dovuto preoccuparsi, perché lui era rimasto fuori.
Aprì il pacchetto e si sentì sconcertato, fissando le sigarette. Evitò di chiedersene il motivo, e lo mise via.
Goku gli dondolò le chiavi di una stanza davanti al naso, con quel suo sorriso dolce e quasi paterno sul viso, che tanto gli dava sui nervi e gli metteva voglia di spaccargli l’harisen sulla testa.
-Ti aspetto in camera, o sali con me?- Aveva su una spalla la propria borsa, sull’altra, la sua.
Sanzo si staccò dal muro.
Sentiva il bisogno di lavarsi.

Gojyo fissò la cenere che cadeva svolazzando via dalla sua sigaretta.
Si sentiva ancora terribilmente nervoso ed incattivito.
Cercava di farsene una ragione, “era pur sempre Sanzo”, ma per colpa di quel solo minuto in cui si era sentito così stupidamente esaltato, così vicino all’avere quella cosa che tanto lo stava facendo impazzire, ora erano troppo forti, la delusione e la sensazione di essere stato preso in giro.
-Cazzo, ho bisogno di una donna…-
Sentì sulla spalla il tocco gentile della mano di Hakkai, e la sua voce un poco preoccupata. –Ehi…-
-Ehi.-
Gli sorrise ed allungò la mano chiusa verso di lui. –Ti va bene, una stanza singola, vero?-
Un po’ malinconicamente, sorrise ed annuì.

-Sanzo, dai, scendi a mangiare…-
Se Goku non avesse presto smesso di rompere le scatole, gli avrebbe sparato.
Guardava fuori dalla finestra, aperta anche se aveva i capelli un po’ umidi. Si stava finalmente fumando una sigaretta, e se la godeva.
Goku aspettò zitto ancora un minuto, poi scosse la testa, sbuffando, e scese.
Sanzo fece finta di non sentire quel “cavoli tuoi”.
Aveva ancora quella sensazione lì, alla bocca dello stomaco, e neanche a fumare passava.
Sbuffò, facendo una smorfia quasi divertita. Magari aveva un infarto in corso.
Il suo sguardo si perse nel cielo che imbruniva.
Finì con calma la sua sigaretta.

Anche Goku aveva i capelli leggermente bagnati.
Era tardi , e si era già cambiato, ma aveva più fame che sonno, e visto che non si erano fermati a mangiare per arrivare in fretta al paese, aveva con petulanza chiesto ad i suoi compagni ed al locandiere se, per favore, si poteva cenare.
Hakkai lo guardò con un sopracciglio appena dubbioso. –Sanzo?-
Goku alzò le spalle. –Boh. Forse per lui è già ora di andare a letto.- gli passò davanti col naso per aria seguendo il buon odore di cibo. Hakkai lo seguì collo sguardo, un po’ sconcertato dal suo tono.

Però, era strano mangiare con quel silenzio, soli nella grande sala da pranzo.
Si sentiva solo il rumore delle bacchette di Goku contro il fondo delle sue innumerevoli ciotole.
Gojyo piluccava qualcosa, appoggiato col braccio sul tavolo. Sembrava ancora arrabbiato.
Hakkai non sapeva cosa dover dedurre, da come si erano comportati per tutto il giorno quei due, Sanzo e Gojyo.
Sospirò, e finì la sua porzione.

Chissà cosa Gojyo aveva da essere così pensieroso.
Goku sbadigliò.
Ci mancava solo un altro lunatico… Sanzo non era abbastanza?
Aveva davvero una voglia tremenda, tremendissima, di salire in stanza da lui per farsi maledire e straurlare dietro per ogni minima cosa (tipo il rumore assolutamente odioso causato dalla cerniera della busta di plastica dove teneva lo spazzolino ed il dentifricio…  cavolo, era stato in stanza cinque minuti contati per lavarsi i denti, e Sanzo era riuscito a mandarlo a morire sei volte…).
E pensare che, quando non era troppo nervoso, riusciva persino ad instaurare qualcosa di simile ad una conversazione. Ecco, un monologo in cui non era minacciato di morte e poteva sperare di venir ascoltato.
Sbadigliò di nuovo.
-Goku, sono le dieci.- lo richiamò premurosamente Hakkai. –Forse è meglio che vai a letto.-
Goku si strofinò un occhio e annuì.
Lo salutò distrattamente e si diresse, strisciando un po’ i piedi, verso le scale. Fece un cenno a Gojyo. Quello era stato in giro tutta la sera: era salito, poi era tornato giù, poi era uscito. Era proprio nervoso. Adesso rientrava dopo essersi fumato l’ennesima sigaretta. Goku socchiuse l’occhio che si era strofinato un po’ troppo forte.
Cavolo, che faccia nera. Goku pensò che doveva essere proprio il fumo a peggiorare il carattere.
-Aspetta.-
Si girò. –Sì?-
Gojyo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la chiave della sua stanza. –Faresti cambio?-
Goku la fissò per qualche secondo, poi spostò lo sguardo, perplesso, su Gojyo, poi di nuovo sulla sua mano.
Sanzo, Gojyo, una stanza. Il suo cervello s’inceppò un momento.
Alzò le spalle e rovistò nel taschino della maglia del pigiama. –Ok.-
Gojyo fece una faccia strana, prendendogli la chiave.
Goku si fece venire un dubbio, ma davvero era troppo tardi, per ragionare. Pensò solo che se quei due avevano qualcosa da sistemare, era meglio per tutti se lo facevano in fretta.  O prima o poi anche Hakkai sarebbe uscito di testa. Goku rabbrividì.
Dondolò la testa per salutare Gojyo, e salì a dormire.

Sentiva di volergli dare un pugno. Sentiva di volerlo prendere a calci. Sentiva di volergli far vedere quanto sapeva essere cattivo. Di voler prendergli i polsi, stenderlo sul letto  e costringerlo per davvero, obbligandolo a subire, baciarlo fino a farlo svenire.
Non aveva veramente idea di cosa voleva fargli, o di come. Ma sapeva che voleva, quasi doveva.
Se lo sentiva nel ventre.
Desiderava toccarlo, la sera prima. Avrebbe voluto sentire sotto le mani aperte i suoi muscoli, come si tendevano sotto la sua pelle, e dove sarebbero stati così rilassati da premerci dentro le dita e percepire il sangue scorrere nelle loro vene.
Avrebbe voluto sapere com’erano i suoi peli. Ispidi, corti come barba sfatta, o appena più lunghi, sottili e soffici, sul suo petto?
E il suo ombelico? Adesso che ne sentiva il bisogno, non riusciva a ricordarne la forma.
I muscoli scarni delle sue gambe e il suo sedere secco, in una donna gli avrebbero fatto quasi passare la voglia.
E cosa avrebbe fatto, davanti al suo sesso?
Kami, tuttavia… che voglia di stringerlo e toccarlo e baciarlo e annusarlo ancora, e fargli male e fargliela pagare.
Aveva la chiave.

 


COMMENTIIII!

Melchan: !! Frrrrrrrrrrrrrrrr!! Gojyo si vendica si vendica si VENDICAAAA!! IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIH! (Esaltata. Sanzo la guarda male, Gojyo non dice nulla ma ghigna.)

karisma: Eheh... eheheheheh... EHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEH! (nulla, ormai è partita...)
(Comunque, grazie!)

Maryon: Ah, ma le mie preoccupazioni son tutte finte, sai! Servono solo per tenere a bada il mio egocentrismo galoppante... Non ci riescono bene, neh... (Purtoppo!)

Sakura87: Frrr...Frrr...Frrr (Senti qualcosa che si struscia contro la tua gamba? Sono io.)
Col cavolo, che gli lascia il pruritino. E quando gli ricapita (SE gli capita) un'altra occasione del genere?
(Senti me: la corda o te la fai da sola, o nulla. E poi tu sei esperta, ormai, no?)

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Capitolo 4
*** Questa notte c'è #2 ***


Questa notte c'è #2

Allora. Scusate i termini da Harmony, scusate l’OOC, scusate se sfioro il rating rosso (se vi lamentate di questo lo cambio… sapete che io non ho il senso della misura). Scusate se sono così melensa e sentimentale, in questo e nel prossimo capitolo. Ho vissuto troppo stupidamente l’amore per non mettermi a fare moralismi.


“Questa notte c'è
voglia di stare con te, con te.
Tu respirerai
dentro me, io ti respirerò…”

Hakkai era già salito da un pezzo.
Era quasi mezzanotte, non c’era gente in giro, e tutta quella rabbia gli aveva messo stanchezza nel cuore.
Adesso si odiava, per aver preso quella chiave, ma almeno non aveva più la forza di fare una strage delle membra di Sanzo, come invece la sentiva dentro solo mezzora prima.
Salì le scale stritolando in mano il pacchetto vuoto di sigarette. Cercò la sua porta e ci si fermò davanti.
Si mise il pacchetto accartocciato in tasca, respirò profondamente e cercò di tener giù quel sentimento che aveva nello stomaco, prima di cacciare un urlo da svegliare l’intero paese.
La chiave l’aveva avuta Goku, quindi, forse, la porta era aperta. Allora, forse Sanzo sarebbe stato sveglio.
Appoggiò la mano sulla maniglia, e la porta si aprì silenziosamente.
Entrò e la chiuse a chiave dietro di sé.

-Scimmia! Ancora un po’ e scendevo a darti la buona notte eterna, disgraziato.-
Gojyo fece un passo avanti, oltre lo spigolo dell’armadio che lo nascondeva a chi occupava i letti.
-Non prendertela con lui. È già a letto da un paio d’ore.-
Sanzo era seduto a gambe incrociate sul letto, colla schiena appoggiata alla spalliera.
Gojyo lo vide sussultare e trattenere il fiato, cogli occhi spalancati subito fissi su di lui.

Era tardi, era stanco, e quel maledetto idiota, ora, che voleva?
Sentiva un fastidioso sudore tiepido ricoprirgli la schiena.
Certo, essere chiusi in una stanza, in canottiera e boxer, con un maniaco furioso, non era una da considerarsi una posizione di vantaggio.
Sarebbe stato più veloce Gojyo a saltargli al collo, o lui a cercare la pistola?
… se fosse riuscito a muoversi, perché in quel momento, coi suoi occhi piantati addosso, non poteva farlo.

Gojyo si avvicinò senza fretta al letto di fianco al suo.
-Stasera, qui con te ci sono io.-
Dandogli la schiena, iniziò a spogliarsi.
La maglietta, la cintura, le ciabatte, i pantaloni.
Sanzo stava zitto e lo osservava, sentiva i suoi occhi sulle gambe.
Si girò e si sedette sul letto, incrociando le braccia.
Sanzo deglutì.
-Stasera, io e te-, fece un cenno verso di lui col mento, - dobbiamo sistemare una stronzata che stava degenerando.-

Ancora, lì tra il primo e il secondo chakra, quella sensazione calda e liquida.
Una pulsazione bollente nelle gambe, che lo fece improvvisamente sudare sotto le ginocchia, e tra le cosce.
Scattò in piedi, per contrastare una fiacchezza che non conosceva, e che gli stava intorpidendo tutte le membra. Strinse i pugni e i denti, cercò di recuperare un po’ del proprio autocontrollo, per poterlo fronteggiare. Ma Gojyo era seduto, calmo come mai. I suoi occhi specchiavano fiamme nere e rosse, e quando Sanzo ci si vide riflesso, per un illucido momento credette di aver scoperto il perché si sentisse così bollente.
S’appoggiò un pugno sul cuore, perché batteva troppo forte. –Vattene.-, e subito si morse il labbro per aver fatto una richiesta così stupida.
Gojyo negò e ghignò con una smorfia amara.
Lasciò cadere il braccio e fletté le dita. –Non… non ho intenzione di discutere. Avevamo già chiuso l’argomento.-
-Non mi sembra proprio.-
Gojyo si alzò lentamente. Gli poggiò le mani sul petto, fissandolo col viso chinato in avanti. Sanzo gli prese le mani, ma lui le spostò così velocemente da sfilargliele da sotto dita, ed improvvisamente Sanzo sentì la sua presa forte sulle spalle, e il materasso sotto la schiena.
Le sue labbra soffocarono, fortunatamente, un poco dignitoso miagolio.

Sanzo scivolò sulle lenzuola, sdraiandosi con solo una gamba sul letto, e le sue labbra si aprirono, in un moto di sorpresa.
Gojyo gli lasciò le spalle e si appoggiò al materasso; puntò il ginocchio accanto alla sua gamba, schiacciando il bacino e il ventre contro il suo.
Allora, per un momento, tutto andò a posto, quando trovò dentro la sua bocca il sapore aspro delle sigarette, quando sentì le sue mani stringergli le braccia.

Sanzo aveva serrato gli occhi. Voltò la testa, offrendo senza volerlo il collo, e piegò le ginocchia, come se volesse rotolare di fianco. Strinse ancor di più le mani attorno ai suoi bicipiti.
-Sei un bastardo, lo sai?- gli sussurrò Gojyo nell’orecchio, spingendogli la gamba piegata più in la nel letto, e salendoci con entrambe le proprie. –Che dovrei farti, ora, secondo te? Pensavo di legarti e consumarti per tutta la notte. Oppure prenderti a pugni e a morsi, succhiarti fino ad ucciderti. Cosa preferisci?-

Sanzo non sapeva perché quelle minacce, e quella voce roca, e quel fiato caldo, gli sciogliessero le budella così.

Gojyo lo baciò sotto l’orecchio, poi lungo la mascella e sotto il mento.
C’era ancora la rabbia, l’odio e tutto il resto. C’era un senso di sollievo, per il solo fatto di essergli vicino.
C’era, prepotente, il desiderio di lui.
Perché, nonostante tutto, nonostante fosse Sanzo, un uomo, e un bastardo, Gojyo ne era pazzo.
-Non è ancora “degenerato” abbastanza, mh? Non cerchi di liberarti, di fermarmi? Ti volevo costringere, ricordi?-

Sanzo sentì quelle parole rimbombargli nel petto. Socchiuse gli occhi. –Mi stai costringendo?-
Gojyo non rispose, e gli baciò il collo; poi si sistemò meglio tra le sue gambe, per avere più equilibrio.
Sanzo lo fissò con una luce strana attraverso le iridi. –Mi stai obbligando?-
-Sì.-

Sanzo gli mollò le braccia e lasciò cadere le proprie lungo il corpo.
Gojyo si spostò più in basso e questa volta riuscì a scoprirgli il torace, e lui non fece alcuna resistenza al tentativo di spogliarlo, non scosse neanche la testa per togliersi i ciuffi spettinati dalla fronte.
Non disse nulla e rimase semi nudo immobile sotto di lui.

Non si sentiva la forza di fermarlo; che si prendesse tutto quello che voleva.
Sanzo fissò il soffitto prestando poca attenzione a quello che Gojyo gli stava facendo colla bocca ed i denti sul torace, anche se faceva male, anche se lo faceva rabbrividire.
Non poteva farci nulla. Poteva solo aspettare che lui si spegnesse, che si frenasse da solo.
Deglutì e serrò gli occhi, perché sentirsi succhiare il capezzolo era una scossa assurda. –Tu…aha… tanto, tu non ti fermeresti, vero? Continueresti a qualunque costo.-

Appoggiò la fronte contro la sua pancia e stette attento al tremare dei suoi muscoli, al suo respiro trattenuto, quasi singhiozzante. Alzò lo sguardo e la sua espressione sembrò intristirsi. –Sì.-
Sanzo sospirò. –Mi… legheresti e … mi prenderesti a calci e pugni.-
Gojyo si tirò su di lui, lo coprì col proprio corpo. –Sì.-
-Mi faresti qualunque cosa hai in mente di fare.-
Lo baciò, a lungo, con calma. –Sì.-
Non stava facendo cazzate, non stava cedendo ad uno stupido desiderio, ad un capriccio passeggero, no. Era solamente inutile agitarsi e battersi, perché Gojyo era più forte, quindi risparmiare energie per quando lui si sarebbe stancato, era la cosa migliore. Sì. E siccome era lui a desiderarlo, che prendesse tutto quello che c’era da prendere. La stupida carne, ed anche un po’ di stupido cuore, che non era altro che un muscolo pieno di sangue.
-Non è una scusa.-, bisbigliò.
Gojyo lo baciò ancora. –Sì.-

“Le troveranno poi domani / le nostre spade abbandonate, / due gocce rosse sugli scudi / per ricordare le battaglie perdute…”

Sfiorandolo col naso, gli annusò i capelli, il collo, e lo baciò delicatamente, socchiudendo gli occhi e assaggiando la sua pelle colla punta della lingua. Passò le mani sulle sue braccia, sul suo petto, e ne assorbì i fremiti.
Si stava eccitando a poco a poco, prima con il gusto, poi col tatto, poi colla vista, poi coll’olfatto, ed ora coll’udito.
Sanzo respirava velocemente in piccoli singhiozzi appena rumorosi, colla guancia premuta contro il cuscino, la fronte corrugata, la bocca socchiusa.
Sanzo era bellissimo, abbandonato così, la pelle d’oca (sì, i suoi peli erano sottili e bianchi), un tremore nelle spalle.
Gojyo si chinò sul suo ombelico, soffiandoci delicatamente sopra, e lui contrasse gli addominali, mormorando.
-Ti piace.-
Strinse le labbra, scosse la testa. Sospirò, e la sua mano si mosse incontrollata verso il petto, e si fermò a pochi millimetri dal capezzolo, dalla pelle color caffellatte, e le dita si strinsero ad afferrare l’aria, e una voglia inespressa.
Gojyo baciò il suo ombelico, piccolo, incavato, a forma di mandorla. Ne saggiò la profondità colla lingua, la strofinò sul fondo.
Sanzo si agitò sotto di lui, tendendo la schiena e rilassandola. Gemette. Aprì gli occhi e gli rivolse uno sguardo liquido.
Gojyo gli baciò leggermente le labbra, poi prese la mano che giaceva sul suo petto, e la spostò sul cuscino, sdraiandosi su di lui. Gli prese la gamba che era rimasta fuori del letto e si appoggiò il suo polpaccio sulla coscia.
-Io non sto scherzando, Sanzo.-

“Questa notte noi, / io e te, guerrieri stanchi ormai. / Non combatto più, / neanche tu, ti lasci andare, andare via.”

Lui ebbe uno scatto, e gli afferrò la spalla. Sentiva sempre più forte nel ventre quel liquore ribollire, e ogni volta che la sua pelle veniva sfiorata, un brivido gli faceva serrare i denti e vibrare le corde vocali.
Gojyo gli baciava il collo, ora.
Avrebbe dovuto fermarlo? Aveva chiare le conseguenze di ciò che stava succedendo? Aveva chiaro, almeno, ciò che stava succedendo?
Adesso, c’era l’odore forte di Gojyo, e la sua pelle elastica contro le dita, e il piacere che gli stava svegliando e tendendo il corpo.
C’erano i loro bacini che si strofinavano, lentamente come si muoveva lui sopra il suo corpo, c’erano i denti di lui sul lobo del suo orecchio sinistro.
Poi Gojyo smise di baciarlo, e si spinse con forza contro di lui.

Sanzo urlò senza voce. Rimase privo di fiato, boccheggiante, cogli occhi spalancati. La sua gamba gli strinse la coscia e rimase bloccata così, mentre le sue dita si ficcarono nella carne della sua schiena.
Sanzo si sentì morire, perché capì che ormai qualunque scusa non teneva, e che ormai era caduto nella tela di Gojyo, quella fatta di fili di seta invischiati con baci, carezze bollenti, odori forti, e che ormai non poteva più uscirne.
-Mi odi?-, gli sussurrò in quel momento.
Si morse le labbra. -…Sì.-, singhiozzò.
-Come?- si sfilò dalle sue braccia, gli prese i polsi e li bloccò sulla sua pancia. Di nuovo, gli strinse i capezzoli, uno dopo l’altro, colle labbra.
-I…io…-
Gli baciò il centro del petto, gli spostò le mani un po’ più in alto, e cercò di mordicchiargli l’ombelico, senza curarsi del tremore dei suoi muscoli e delle sue spalle. Strofinò le labbra appena sopra i suoi boxer.
-Ah… ti odio. Ti odio…- c’era una parola che poteva definirlo? Era doloroso, totale, -…ciecamente. -, la sua voce s’incrinò. – …vio…lentemente…- sussurrò.
-Sì?-
Sanzo strinse i pugni e gli occhi, mentre Gojyo gli lisciava la stoffa dell’intimo. Infilò le dita sotto l’elastico e iniziò a tirarlo giù, e lui tese il bacino, contraendo i muscoli, all’inizio. Poi s’appoggiò al materasso con le braccia instabili e riuscì a mettersi seduto. Gojyo lo spogliava, gli sfilava i boxer dai piedi.

“Questa notte c'è / voglia di stare con te, con te. / Tu respirerai / dentro me, io ti respirerò…”

Si ritrovò nudo di fronte a lui e, per un istante, si rese conto, provò nulla. Né vergogna, né paura, nulla d’altro. Per un istante c’era silenzio, dentro e fuori della sua testa, Gojyo che gli piantava gli occhi nel cervello, un fremito leggerissimo di freddo per tutte le membra.
Quando lui gli poggiò la mano sulla coscia, sentì la pressione di ogni suo centimetro, il calore di tutta la sua pelle, il sudore tra le linee del palmo, ogni cresta e ogni voluta dei suoi polpastrelli. Abbassò le palpebre, socchiuse la bocca e ricevette il suo bacio, la sua carezza sul viso, nei capelli. Prese fiato lentamente e riempì il nulla del suo odore.
“Adesso…”, pensò, mentre un piacere sottile gli s’irradiava dalla bocca, “potrei…”, gli mise le mani sulle spalle, “staccarmi e …” , gli scivolarono sulla schiena e Gojyo si avvicinò di più, toccando colle proprie ginocchia le sue.
“Adesso potrei…”, sentiva le sue scapole e i muscoli nervosi sotto i palmi, “negargli tutto, potrei anche… anche…” .
Sentì l’altra sua mano scivolare dal ginocchio verso l’inguine, fermarsi lì, esitare.
“Ucciderlo.”
Gojyo chiuse le dita attorno al suo sesso.
                                                          
Sanzo singhiozzò di sorpresa, e staccò appena le labbra dalle sue.
Le sue iridi erano scure e brillanti come inchiostro liquido, seminascoste dalle ciglia fitte
Era bello, più bello di una donna, e Gojyo se ne stupì ancora una volta, mentre scopriva quanto fosse strano ed estraneo masturbare un altro uomo, sentire nella mano carne calda, tenera e piena di sangue, ma non la propria.
Lo strinse, lo palpò cercando di assorbire tutti quei sentimenti che gli facevano girare la testa.
Sanzo scosse la testa e si abbandonò all’indietro, contro l’altro suo braccio che gli abbracciava le spalle.
Gojyo gli baciò l’angolo della bocca, la mandibola, il collo. -Non ti va bene? Mh?-
Sanzo gli strinse le spalle, aprì gli occhi. Gojyo deglutì, la voglia di stenderlo sul letto e fargli di tutto gli dava l’acquolina.
Voleva tornare a baciargli la pelle, voleva infilare il naso tra i peli del suo pube e sentire colle labbra quanto era caldo il suo pene, e come pulsava ad ogni battito il suo sangue nelle vene.
Gli sfiorò la bocca e glielo disse cogli occhi, il desiderio assurdo per un altro uomo, così prepotente da eliminare ogni dubbio, ogni preclusione.

Sanzo gli accarezzò le braccia fino ai gomiti. Schiudeva le labbra ogni volta che la sua mano arrivava alla punta e tornava alla base, avanti e indietro, aperta e chiusa, ritmicamente. Il piacere era tanto e diverso, giungeva ad onde calde o fredde, non capiva, gli toglieva le forze e allo stesso tempo gli faceva venire voglia di… di…
Gojyo aveva un’espressione che non comprendeva, intensa e forse preoccupata, e il rosso dei suoi occhi circondava la pupilla dilatata come i raggi del sole l’ombra in un’eclissi.
Un improvviso qualcosa gli fece serrare gli occhi, sfuggire un gemito, perché ormai ogni controllo di sé lo stava abbandonando.
Sentì una morsa allo stomaco, quello era troppo, non poteva, non poteva assolutamente lasciarsi nelle sue mani fino a quel punto.
Gli strinse le braccia, forte, cercando di tirarsi indietro.
Gojyo si fermò.

“Come un soldato senza storia / al buio io ti seguirò / e senza canti di vittoria / al centro del tuo cuore arriverò / e allora vincerò…”

Si divisero. Ora Sanzo gli stringeva i polsi, forte.
Quasi da far male.
Tratteneva il respiro nel petto e lo guardava come se fosse un fantasma.
Ma Gojyo sapeva che ormai era troppo tardi.
Lo seppe anche Sanzo, quando il suo sguardo scivolò giù fino al pube, ai boxer gonfi e umidi La sua bocca si socchiuse, si morse il labbro.
Forse si chiese “Cosa sto facendo…?” , ma la domanda non attecchì nella sua mente vuota.
Ancora un bacio, ancora uno. Gojyo lo tirò verso di sé avvicinandosi le braccia al petto.
L’abbraccio, la stretta di due corpi caldi e saturi. Un brivido, un po’ di piacere.

“Ti stringo / e dentro te un nuovo sogno / m'invento.”

-Non… non si può, sarà un… casino, un enorme casino … -, sussurrò Sanzo, ma non ricordava e non riusciva a pensare i perché.
-Kami, Sanzo… Urusai.- Gli aveva lasciato i polsi, così gli fece scivolare le mani sulla schiena, fino al sedere. Lo prese per le cosce, tirandoselo più addosso, attorno ai fianchi.
Sanzo non fece in tempo ad arrabbiarsi.
Le mani di lui sapevano accarezzare troppo bene, e i baci della sua bocca erano troppo inebrianti.

Gojyo se lo teneva vicino stringendogli una natica.
L’altra sua mano, seguita dallo sguardo di Sanzo, tracciò un piccolo cerchio coll’indice sul suo petto, per gioco, poi uno attorno all’ombelico. Sanzo deglutì e gli lanciò un’occhiata veloce.
Il suo dito salì un po’, sullo stomaco che vibrava. Sanzo si morse il labbro.
Ancora un poco più giù, poi cambiò rotta e, quasi casualmente, si posò sul glande umido.
Fissò il taglio coperto da quella sostanza vischiosa, che il dito di Gojyo tolse, ma che subito ricomparve.
Schiuse le labbra, e lui lo distolse dalla sua osservazione con un lungo, violento bacio.

Gli prese le mani e se le poggiò sui fianchi. Avevano giocato abbastanza.
Lui non le muoveva, così le mosse lui in modo che lo spogliassero. Non poteva davvero aspettare di più.
Sanzo tentò ancora di ribellarsi, forse solo per prendere fiato, ma Gojyo non lo lasciava, quindi s’arrese con un lungo sospiro rumoroso come un singhiozzo.
Gojyo si mise le sue braccia sulle spalle ed unì le sue mani dietro la propria nuca.
Lo baciò ancora, Sanzo aveva già la bocca socchiusa e allargò le labbra alla sua lingua, le andò incontro colla propria.
Si appoggiò al materasso con una mano e si sdraiò lentamente, stringendoselo addosso.
Sanzo rabbrividì, quando si accorse del suo sesso eretto sotto il fianco e si strinse un po’ di più a lui.
Gojyo scalciò via i boxer e si girò su un fianco.
Si guardarono a lungo negli occhi. Gojyo gli accarezzò i capelli, il collo e la schiena e lui socchiuse le palpebre.
Se lo tirò contro, cercando di far incontrare i loro sessi, cercando il piacere dell’attrito.
Sanzo tremò ancora, gli morse le labbra, quasi con paura.
Gli alzò la coscia e se l’appoggiò sul fianco; strinse il proprio e il suo pene assieme e li strofinò forte colla mano.
Sanzo si tese all’indietro e sibilò come di dolore.

Spesso colle donne si concedeva qualche vezzo: farle godere da sole, regalare loro la sensazione di essere le principesse del suo castello del piacere. Ora no. Non con quel bisogno intenso, quella sete d’orgasmo.
Per un po’ usò lentamente le mani per toccarsi e toccarlo, velocemente e senza tregua.
Sanzo gli ficcava le unghie nei muscoli della schiena e dondolava il bacino, ancora in quella posa arcuata.
Cercò di avvicinarsi al suo viso, allora tolse una mano e la usò per prendergli la spalla e tirarselo di nuovo verso di sé.

-Sanzo…- gli succhiò il lobo dell’orecchio, gli baciò lo zigomo. –Sanzo. Facciamo l’amore.-
Fermò anche l’altra mano, lo spinse sulla schiena, mentre lui negava.
-Sanzo…- S’infiltrò tra le sue gambe. –Facciamo l’amore.-
Sanzo strinse le cosce, incontrò le sue. Aveva gli occhi lucidi.
Scosse ancora la testa e mosse le labbra. –No.-
Gojyo chiuse gli occhi e chinò la testa.
Annusò bene l’odore della sua pelle. Sanzo gli mise una mano tra i capelli.
Si tirò lentamente indietro, gattonando sul materasso.
Sanzo socchiuse la bocca e tirò su la testa, sconcertato, forse.
Gojyo gli baciò l’ombelico.
Gli baciò la pelle sopra al pube.
Strusciò il mento sopra il suo sesso, poi lo accarezzò colla guancia.
Socchiuse le labbra e le passò sulla sua lunghezza, leccandolo.
Sanzo gemette a lungo, e singhiozzò quando lui gli leccò il glande, e lo succhiò.
Cercò di chiudersi la bocca colla mano, ma gli scatti dei suoi muscoli glielo impedivano.
Era quasi impensabile ciò che Gojyo e la sua bocca gli stavano facendo.

Tra i sussulti del suo corpo, i suoi gemiti liberi, e il suo sapore, Gojyo si masturbava.
Sanzo tendeva le braccia verso di lui, mentre il suo busto si rilassava, e non riusciva a raggiungerlo. Non se ne accorgeva, perché aveva ancora gli occhi chiusi, troppo concentrato su di lui e su di sé.
Troppo strano, troppo. Persino difficile da fare. Ma era la cosa più eccitante che aveva mai provato, fino a quel momento.
Anche se sapeva che stava per venire, non si fermò.
Non si fermò, quando si riempì la bocca.
Quando lui continuò a svuotarsi ancora.
Finché non strinse tra le labbra un esausto pezzo di carne.

Sanzo, col respiro spezzato, gli occhi appannati, lo vide poggiarsi al suo ginocchio piegato, mettersi seduto tra le sue gambe.
Posò lo sguardo solo per un momento sul suo sesso e sulla sua mano, poi chiuse gli occhi e si sentì bagnare da spruzzi caldi.
Sentirsi il pube e la pancia sporche in quel modo era quasi eccitante.
Gojyo si fermò lentamente, ansante.
Sanzo annuì tra sé. “E’ finita.”

 


Gojyo si rilassò con un sospiro.
Era venuto addosso a Sanzo. Il suo sperma si distingueva dalla lucida pelle sudata solo dov’era arrossata.
Anche questo era estremamente eccitante. Serbò l’immagine per un momento di maggior energia.
Si spostò un po’ più indietro, così che lui potesse chiudere le gambe, ma ovviamente lui non lo fece, o si sarebbe impiastricciato ancor peggio.
Si concesse tre secondi per riprendere fiato. Aveva notato la sua borsa ai piedi del letto, quand’era entrato. S’alzò con calma, controllando che le gambe lo reggessero. Sapeva dove cercare quel che gli serviva.
Sanzo aveva aperto gli occhi sentendo il materasso liberarsi del suo peso. Gli porse le sue salviettine in modo che potesse pulirsi, poi andò in bagno, senza parlare.
Per questo, Sanzo gli fu grato.

Iniziò a togliersi il suo seme di dosso, con movimenti veloci e meticolosi. Il freddo della pelle pulita lo infastidiva più dello sporco, ma cercò di lasciare da pare quella sensazione sconcia.
Sentì l’acqua scorrere. Poi Gojyo uscì dal bagno. Raccolse le due paia di boxer, avvicinandosi di nuovo a lui, e la sua canottiera. La sbatte due volte.
Sanzo buttò le salviettine sporche per terra e prese i panni che lui gli porgeva. Non alzo lo sguardo ad incontrare il suo.
Gojyo si buttò sul proprio letto.

Lo guardò rivestirsi in fretta, e decise di rimettersi i boxer.
Prese fiato. –Perché mi hai detto di no?-

Sanzo ebbe un fremito e deglutì un paio di volte, prima di parlare, perché non si fidava della sua voce, che risultò roca e vibrante. –Non ti sei preso abbastanza?-

-No.-

Scosse la testa, mordendosi il labbro. S’allungò verso i piedi del letto, dove aveva piegato le coperte prima che lui entrasse ed iniziasse tutto. Se le tirò addosso.
-Sanzo.-
-No, Gojyo. Hai voglia di discutere adesso?-

Scosse la testa e sorrise mesto.
-No. Non ne ho voglia.-
Sanzo, sdraiato, si voltò verso di lui. Aveva il viso stravolto ed era bellissimo.
-Però vorrei ancora fare l’amore con te.-

Chiuse gli occhi e si maledì per il benessere che il suo corpo provava. E quel maniaco continuava a dar fiato alla bocca.
-Prova a smettere di pensarci.-
-Ci ho provato. Giudica tu com’è finita.-
-Ecco, è finita.-

Gojyo rise un po’ più forte.
-No, Sanzo, non ci sperare. Non è finita per niente.-

Aprì gli occhi e lo vide alzarsi. Pensò che volesse cadergli addosso, però lui s’inginocchiò accanto al suo letto, gli spostò indietro i capelli e lo baciò, solo colle labbra.
-Buonanotte.- bisbigliò prima di tirarsi indietro. Spense la luce. Sanzo lo sentì infilarsi sotto le coperte.
Al buio, da solo, provò per un momento freddo, però sentiva il suo respiro a pochi passi. Si quietò, e la stanchezza lo portò via.

 

 

Un paio di noticine.

- Gli orientali non usano i fazzoletti. Davvero. Lo fanno solo gli occidentali. Per loro è proprio schifoso vedere uno che si soffia il naso nel fazzoletto. Quindi Sanzo ha le salviettine. Non è un tipo da salviettine? Perfettino e schizzionoso?

- Sanzo muove le labbra per dire -No.-
Ho pensato a come viene in giapponese. -Iie.- Mmh...
Poi mi sono ricordata che loro sono cinesi. Quando ho sentito dire no in cinese era proprio figo. Fa una boccuccia carinissima. Non ho idea di come si trascriva, ma è a forma di "U". Quando immaginate Sanzo che dice no, immaginatelo come se dicesse -U-

Ah: Nel capitolo scorso c'era un "Gojyo" che continuavo a correggere in "Goku", ma che non mi si salvava mai giusto!! Si capiva che lì "Gojyo" non era giusto, ma meglio precisare. (è quando gli chiede la chiave: "Goku si fece venire un dubbio...". Penso che adesso sia corretto)

Purtroppo non posso dedicarmi a rispondere decentemente ai commenti, perchè è mezzanote e io dovrei svegliarmi tra sei ore...
Comunque, L'angelico coro del capitolo scorso è composto da: Sakura87, Melchan, Pandora90, Spleen, Emiliana84.
Se commentate questo, prometto che al prossimo rispondo! FrrrFrrrFrrr!!

 

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Capitolo 5
*** J'ai la fureur d'aimer ***


J'ai la fureur d'aimer


[J'ai la fureur d'aimer. Mon cœur si faible est fou. / N'importe quand, n'importe quel et n'importe où, / Qu'un éclair de beauté, de vertu, de vaillance
Luise, il s'y précipite, il y vole, il s'y lance, / Et, le temps d'une étreinte, il embrasse cent fois / L'être ou l'objet qu'il a poursuivi de son choix; /Puis, quand l'illusion a replié son aile,
Il revient triste et seul bien souvent, mais fidèle, / Et laissant aux ingrats quelque chose de lui, / Sang ou chair. …]

Lievi fruscii, mormorii soffocati, sussurri di labbra e pelle.
I loro corpi erano ormai un po’ sudati, e sotto le lenzuola faceva caldo.
Sanzo gli passò la mano sulla ferita e Gojyo, gemendo, staccò la bocca dal suo collo.
-Non lasciarmi il segno.-
Annuì distrattamente. Gli cercò le labbra.
Accarezzandogli la schiena, ora, Sanzo stava più attento, e passava le dita leggere sulle sue vertebre.
Gojyo s’era preso un bel colpo sul fianco, e il livido gli intorpidiva il dorso. Hakkai gli aveva detto di starsene buono, ma lui, più tardi, chiuso in stanza con Sanzo, non aveva voluto sentire ragioni.
Due giorni di viaggio senza soste erano stati troppo.
Le loro dita s’intrecciarono, i loro battiti e i loro respiri accelerarono.
Non c’era tempo, non c’era stato più tempo.
Rubare una carezza e un bacio alla notte, ed ora avere quasi voglia di mangiarsi l’un l’altro.
Non c’era tempo.
Gojyo impiegava un’eternità solo per convincerlo a spogliarsi. Forse era tutta una congiura di Sanzo.
Non aveva avuto più tempo per chiedergli di fare l’amore.


Sentiva sempre uno strano pizzicore nelle gambe e nella pancia, dopo. Non riusciva a muoversi velocemente, come se fosse troppo affaticato e, anche dopo la doccia, gli rimanevano le cosce calde per un bel pezzo.
Si sistemò meglio la pettorina, e controllò che la veste fosse a posto. Gojyo era pronto da almeno mezzora, ma aveva preferito stare lì a guardarlo. Gli lanciò un’occhiataccia e l’aria seducente che lui aveva in faccia lo fece quasi imbarazzare.
Si girò di nuovo. –Avviati.-
-Non ti posso aspettare?-
-No.-
Gojyo sospirò di rassegnazione e si alzò dal letto. Sanzo non lo vide avvicinarsi nello specchio perché il suo riflesso lo riempiva tutto, ma non si sorprese, quando ricevette il suo bacio tra i capelli, prima che uscisse.
Stupido kappa. Tutte quelle smancerie.
Tornò al letto e ci si lasciò cadere.
Stupido kappa. Che decideva di cambiare le regole a metà del gioco.

Prima.
Prima di decidere che era ora di iniziare a prepararsi per la cena, avevano fatto in tempo a farlo due volte. Con…
le mani. Aveva pensato, era certo, che lui ne avrebbe approfittato per chiederglielo.  E invece no.
Avrebbe dovuto essere prevedibile, quello stronzo.
Ovviamente glielo avrebbe negato. Però…
gli aveva dato solo fastidio non avesse agito come avrebbe dovuto.
Forse era per il mal di schiena. O forse non ne aveva avuto semplicemente voglia.
Anche se non gli era sembrato nessuno dei due motivi mentre lui lo…
toccava, insomma.
E poi, così andava bene. Che se ne stesse buono.

Rimase ancora qualche minuto a combattere la spossatezza sul letto, ma si accorse di doversi alzare se non voleva addormentarsi.
Scese a cena.
Riconosceva la voce di Goku sopra tutte le altre. Stava raccontando una delle sue storie strampalate.
Raggiunse il tavolo. Lo sgridò perché aveva l’angolo della bocca sporco di riso.
Goku si pulì continuando a parlare, e un paio di frasi si confusero nel tovagliolo.
Gojyo ridacchiò. Aveva il braccio sul tavolo, si appoggiava alla mano chiusa, dalla parte opposta della ferita.
Hakkai si distrasse dal racconto per guardarlo. Aveva un’espressione di rimprovero, un po’ inquietante per via dell’immobilità dell’occhio finto. Forse aveva trovato Gojyo più dolorante di quando si erano separati, e pensava che avessero litigato o cose del genere.
Beh, se quell’idiota stava più male, era solo colpa sua e della sua incontinenza.
Dilatò le narici un momento, rimanendo impassibile col resto del volto, o almeno lo sperò: da qualche giorno gli sembrava di aver perso il controllo dei muscoli facciali. E un paio di rughe. Non che fosse cosa a cui facesse caso.
Si sedette, ordinò.

-Posso averne ancora, signorina?- Goku fece un sorriso enorme, ma le sue sopracciglia si alzarono in maniera diversa, quasi ammiccanti. Sanzo si sentì scandalizzato, e gli tirò una sventagliata in testa.
La cameriera sorrise e andò a prendere l’ordinazione.
-Vieni da me, dopo?-
-Mh?- Gojyo trasalì e si voltò verso Hakkai. –Come, scusa?-
-Vieni su da me. Per la schiena. Mi sono riposato abbastanza.-
-Mmh.- Guardò Sanzo. Aveva tirato fuori per metà una sigaretta dal pacchetto e continuava a strusciarla avanti e indietro, distratto da una discussione con Goku.
-Gojyo…-
-Ahn? …Sì. Sì, vengo da te. Scusa.- Gli sorrise gli diede un buffetto sulla spalla.
Hakkai annuì poco convinto. Colla coda dell’occhio notò la faccia di Sanzo, girato verso di loro.
Lui si alzò, s’infilò la sigaretta in bocca, e uscì.


Hakkai aprì la porta e lo fece accomodare. Aveva qualcosa da chiedergli, e non perse tempo. Con fare casuale, iniziò:- Cosa hai combinato con Sanzo?-
-Niente.- Gojyo alzò le spalle. –Perché?-
-Nh, nulla. Beh, ti avevo detto di stare attento, ma…-
Rise. –Guarda che non mi ha mica preso a botte. Mi si sta solo intorpidendo. Sai, no? Come succede.- Prese la maglietta e la sfilò fluidamente. Poi fece una smorfia. –Ricomincio a far fatica a muovere il braccio.-
Hakkai annuì. Si scrocchiò le dita e si inginocchiò di fianco a lui.
-Preferisci che mi sieda?-
-Basta che stai fermo.- Appoggiò cauto le mani sul segno viola. Il travaso di sangue che non era ancora finito lo preoccupava. Fortunatamente non era la milza.
-Ahia.-
-Smettila…- Socchiuse gli occhi e richiamò l’energia nei palmi.
Gojyo lo fermò quasi subito. –Aspetta.-
-Cosa?-
Ridacchiò, un po’ imbarazzato. –Mi tremano le gambe.- Era pallido, aveva la schiena sudata.
Hakkai annuì e si alzò. Non gli avrebbe creduto mai sul fatto che non avesse fatto qualcosa con Sanzo.
-Sdraiati. Il mio letto è quello a sinistra.-
Gojyo obbedì, sedendosi sul bordo e inclinandosi con cautela sul materasso, coll’aiuto delle mani. Poi le appoggiò sopra la testa.
Hakkai si avvicinò, tornò per terra e si appoggiò anche lui al letto colle braccia.
Rimasero silenziosi per alcuni minuti, al centro della luce bianchissima del ki, concentrati entrambi sulla ferita. Poi Hakkai iniziò a diminuire il flusso di energia, e a fare conversazione. – Mi sembrava che aveste fatto pace.-
-Mh? Chi? …Ah, scusa. Beh, ma quando avevamo litigato?-
-Tre giorni fa? Non ricordo bene.-
-Mmh. Me l’aveva combinata grossa.-
Hakkai alzò un sopracciglio. Di solito, era Gojyo che ne combinava grosse da far infuriare Sanzo. –Del tipo...?-
-Nulla, lascia stare. Una delle sue bastardate.-
-Però…- Hakkai si interruppe un momento per riorganizzare i pensieri. –Beh. Quando fa una delle sue “bastardate”, poi non cerca di evitarti in tutti i modi, come ora. Deve essere stata davvero grossa.-
-È un coniglio.- mormorò. Poi, più ad alta voce: -Ma a relazioni sociali, quell’uomo sta proprio a zero.-
-È un monaco.- Si alzò. Scosse le mani formicolanti e si stirò la schiena. Si sedette accanto a lui, che rimuginava qualcosa. –Sei davvero cattivo a stargli così addosso. Poi non ti stupire se reagisce male.-
-Addosso?-
-Sì. Ti sei fatto mettere in stanza con lui, per esempio.-
-Già. Sono un vero stronzo anch’io.- Chiuse gli occhi, rilassato per la guarigione, ma pieno di pensieri.
Hakkai gli picchiò gentilmente contro. –Gojyo? Cosa c’è?-
Sospirò. –Sto pensando a Sanzo.-
-…Ah. E… Perché?-
-Perché? Ma che domanda. Dovresti chiedere “cosa”. Che ne so di “perché”?!-
Ridacchiò gentilmente. –Va bene. Cosa?-
-... non so neanche quello. No… in realtà. Non so.- Si coprì il viso con una mano. –Pensavo a come sta da solo. Sempre. Che è come se avesse i suoi pensieri, i suoi… fantasmi, e non volesse nient’altro. A te non da fastidio?-
-È un po’ per tutti così.-
-No. Perché non è giusto. Kami, non ti viene rabbia, non ti viene di dargli un calcio e urlargli “vivi, maledizione!”?-
-…Non è così morto. Non sempre.-
-No, non è morto. I morti se li porta dietro. Ci sguazza, nei morti.-
La voce di Hakkai si indurì un poco. –Ognuno ha il suo modo di reagire, Gojyo. Non puoi pretendere che tutti facciano come te. E ammettilo. –tornò a sorridere. –Se lui iniziasse a cercare ragazze, avresti un certo tipo di avversario.-
Anche Gojyo sorrise. –Già, neh. Io corro dietro alle ragazze. Una a notte. O due. Per volta.-
-Ti concedo che ultimamente sei stato buono.-
Gojyo fissò il soffitto, un po’ allucinato, poi scattò seduto. –Sai, mi… mi prende una furia di amare. Intendo… la voglia di innamorarmi sul serio, veramente. Ti giuro che con tutte le persone che ho conosciuto, con tutte le ragazze che mi sono fatto, non ne ho trovata nessuna da amare. Il deserto più totale. Mi sembra anche di essere uno scemo, a fare tipo Goku quando sente odore di cibo, a correre come un’ape da una gonna all’altra, ma… Mi sembra di stare su un’isola deserta e vedere qualcosa che sembra una sagoma di nave. E poi svanisce. O è una nave fantasma, e ci sono solo cadaveri decomposti. Forse ho più morti dentro io di Sanzo.-
-Tu e lui vi assomigliate abbastanza.-
-Già. Siamo i più infantili della compagnia.-
Hakkai rise di gusto. –Sì, il più adulto è in assoluto Goku!-


Entrava uno spiffero gelido dalla finestra socchiusa.
Sanzo sedeva in centro al letto colla schiena appoggiata ai cuscini.
Si era appena lavato, strofinandosi dappertutto per una mezzora fino ad arrossarsi la pelle.
Si era infilato uno yukata ed aveva la pelle d’oca sulle gambe nude.
Non aveva proprio voglia di vestirsi.
Aveva appena fumato una sigaretta, prima di buttarsi a letto.
Era una bella notte, il cielo era limpido, e non c’era alcun rumore, se non il suo respiro e il fruscio delle lenzuola.
Per un momento poteva finalmente starsene da solo. Era abbastanza stufo di avere quel rompiscatole intorno, che blaterava, toccava, succhiava…
Rabbrividì, ma non si coprì.
Chiuse gli occhi. Gojyo aveva buttato all’aria tutto quel poco d’ordine ch’era riuscito a darsi, e questo era la cosa peggiore. Gli aveva fatto tornare quella specie di ansia, quella specie di buco dentro che non sentiva da un bel po’. Lo odiava.
Gli prendeva lo stomaco. Gli prendeva gli occhi.
Talmente destabilizzante che si faceva sentire anche ora che lui non c’era.
Prese un respiro profondo.
Quiete, odore di sapone, le dita gelate piene di spine. I nervi doloranti per il freddo, i peli ritti, persino i capezzoli.
Rabbrividì di nuovo.
La stoffa sul petto diventava una carezza.
Aprì di scatto gli occhi. Un po’ impacciato dal freddo, scese dal letto e chiuse la finestra.
Già che era in piedi, pensò di vestirsi. Non era proprio il caso di farsi vedere praticamente nudo da quel pervertito.
E invece no, perché farlo? Doveva sentirsi obbligato da lui? Rimase così e risalì sul letto.
Tanto non sarebbe arrivato presto. Magari neanche tardi. Era rimasto giù con Hakkai. Era salito in camera sua. C’era poco da immaginare, lui inginocchiato di fianco a Gojyo colle mani sulla sua pelle nuda. Quello stupido kappa probabilmente si era tolto la maglietta, anzi, si era completamente spogliato apposta per farsi curare.
Stupido stupido stupido kappa. Poi, magari avrebbe tentato di corteggiare anche Hakkai, solo per vedere se ne era capace.
Gli avrebbe baciato il collo, la mascella fino a fargli ribollire i nervi, perché in quello era sicuramente bravo.
Gli avrebbe detto “Hakkai. Facciamo l’amore”, con un tono tra la preghiera e l’ordine. Colla voce bassa, roca e seducente.
Le sue ciocche rosse bagnate di sudore, i suoi occhi dalla pupilla enorme d’eccitazione, la sua pelle odorosa e salata, i suoi muscoli guizzanti e tremanti.
E magari… magari lui avrebbe accettato, e allora …il suo sesso scuro, la punta lucida e rosea, le vene, allora…
Strinse i denti, poi sospirò. No. No.
La sera era limpida e silenziosa e quieta. Non doveva farsela rovinare da quello stupido. Quell’idiota.
Dove cazzo era finito…?!


Gojyo salì una decina di minuti dopo.
Aprì piano la porta, quasi temendo di svegliare Sanzo. Che era sveglio, seduto sul letto colle braccia incrociate al petto e lo sguardo duro.
-Ciao.- si girò per chiudere a chiave.
-Dov’eri.-
Alzò le spalle. –In giro.-
-Pensavo avessi fretta di salire.-
-Pensavo preferissi rimanere da solo.- rispose cantilenando nel suo stesso tono. Buttò le chiavi su un mobile e le ciabatte in un angolo.
Sanzo prese fiato allargando le narici. –Non è un granché se devo lasciare la porta aperta.-
Gojyo alzò di nuovo le spalle. –Una volta l’avresti chiusa.-
-Allora la prossima volta lo farò!-
Sanzo si alzò, furente, fece il giro del letto, entrò in bagno e uscì quasi subito, appena più calmo.
Gojyo lo fissò alzando un sopracciglio.
Lo yukata si era scomposto. Era aperto sul petto, i lembi che arrivavano a metà coscia erano ad un’altezza diversa.
-Non fa un po’ freddo per stare così svestito?-
Sanzo alzò una spalla. –Un po’ di freddo fa bene, Provalo, magari ti si sblocca il cervello.-
-Un altro giorno.-
Se ne andò verso la sua borsa per prendere qualcosa da indossare la notte.
Sanzo si appoggiò allo stipite della porta del bagno. Deglutì. –Allora…?-
-Mh…?-
-Ti ha guarito?-
La maglietta che indossava era sgualcita. Per un momento gli tornarono in mente quelle cose che aveva pensato prima del suo arrivo. Idiozie. Hakkai non era così. Chissà che cosa gli era saltato in testa.
Gojyo la tolse e gli mostrò il fianco integro. Poi continuò ad estrarre vestiti dalla borsa, finché trovo quel che cercava e rimise a posto il resto.
Sanzo fu tentato di continuare un discorso, di chiedergli come mai stava zitto, di farlo parlare. Si trattenne.
Sbuffò dal naso. Bastava la sua sola presenza a infastidirlo così.
Era certamente meglio se lui non parlava, se non gli stava addosso, se non cominciava colle sue battutine, le sue manacce, la sua insistenza.
Tirò indietro con un colpo le coperte e si rannicchiò sotto, imbronciato come un ragazzino.
-Non dirmi che segni pioggia.- fu il laconico commento di Gojyo.
Sanzo gli lanciò un’occhiata fulminante. Si sistemò le coperte quasi fin sopra la testa.
-Dormi così?-
-Ti da fastidio?!-
-No, figurati.- Si slacciò la cintura e la posò sul comodino con un tank soffocato.
Sanzo sentiva lo strofinio dei vestiti, ma non sapeva che cosa si stava togliendo. Si azzardò ad alzare un po’ la testa, finché non riuscì a vederlo in tre quarti. Nudo, gli dava la schiena mentre si infilava una maglia colle maniche lunghe.
Alzò un po’ più la testa quando lui chinò la schiena per indossare i pantaloni.
Senza mutande.
Gojyo aveva un sedere magro, ma di sicuro non quanto il suo, infatti le natiche non si aprirono da far vedere il mezzo. Era liscio, di un bel colore bronzeo, ma non scuro come le braccia e la faccia e quando si tirò su e piegò la gamba, l’altro muscolo rientrò creando un nitido affossamento.
Sanzo si risistemò sotto le coperte e chiuse gli occhi.
Gli dava un po’ fastidio la cintura, sotto di sé e pesante sul ventre, ma togliersela avrebbe significato davvero rimanere nudo.

Gojyo entrò nel letto.
Lo sentì avvicinarsi. Avvicinarsi. Avvicinarsi.

Lo baciò sulla nuca, soffiando per spostare i capelli.
Sanzo s’irrigidì subito.
Strofinò il naso un poco più sopra l’attaccatura. Appoggiò la mano sul suo fianco.
Sanzo si mosse come a sottrarsi.
-Ehi. Non ti mangio mica.-
Mugolò qualcosa, infastidito. Probabilmente non ne era tanto convinto.
Gojyo rimase fermò per un po’ appoggiato colla punta del naso, fredda, sulla sua spalla.
Sanzo si sentì venire la pelle d’oca ad ogni suo respiro.
Gli strinse la mano sull’anca. –Sanzo…?-
-No.-
-Non ho neanche iniziato…-
-Pensi che non sappia cosa vuoi chiedermi?-
Si schiacciò contro la sua schiena. –Sì. Anzi, mi fai pensare che tu non abbia voglia di parlare.- Lo  accarezzò lentamente. -Mh? Allora, cosa vuoi? Preferisci che…- fece scivolare la mano, tendendo la stoffa, finché arrivò alla pelle.
Sanzo tremò ancora nel cercare di non muoversi. –Tanto…- mugolò a denti stretti, -Fai comunque quello che vuoi.-
La sua mano rimase ferma, senza che stringesse o pesasse. Era calda. –Preferirei fare quello che vuoi anche tu.-
Sanzo gli prese la mano, si girò e gli spinse il braccio lontano. –Allora non insistere. Oggi hai già avuto abbastanza.-
Gojyo gli spinse un dito nello stomaco. –Prima non avevi montato tutto questo casino. Ogni tanto mi chiedo se tu non abbia una doppia personalità.-
Sanzo scacciò il dito e gli voltò di nuovo le spalle.
Gojyo tornò ad appoggiarsi. Sanzo sbuffò, ma lo lasciò lì.

Non aveva fatto storie, e allora? Erano giorni che continuava a provocarlo, e alla fine…
Aveva delle mani davvero calde, e gli occhi davvero profondi, e le labbra davvero morbide, quando gli lasciavi un po’ di spazio. Ma non voleva di nuovo ritrovarsi lui tra le gambe a chiedergli di fare l’amore. A. quello. Colla bocca.

-Perché, Sanzo?-
-Idiota, perché cosa?-
Sorrise. Sempre la domanda sbagliata. –Non vuoi.-
-Non tutti hanno la mania del sesso come te.-
Gojyo scosse piano la testa, gli mise la mano sulla pancia e lo strinse di più. –No, intendevo qualcosa di più… generale.-
-Spiegati.-
Lo baciò dietro l’orecchio, dove gli faceva un po’ di solletico. –Non vuoi…- Era difficile. Anche solo parlarci. –Noi.-
-Noi è senza significato.-
-Ecco…!- Si alzò su un braccio. –Ti senti? Parti già così!-
Sanzo si girò sulla schiena, lo fissò. –Cosa c’è?! Da quanto cazzo sei così romantico, eh? Tu sei quello che “cerca un po’ di piacere, e il resto non ne ho bisogno”, mica il marito ideale! Cosa cazzo ti prende?!-
-Cosa mi prende…? Sanzo, ma ti rendi conto… no, vero? Ti rendi conto che tu non sei una ragazza, che sei un uomo? Ti rendi contro che… cazzo, Sanzo te l’ho succhiato, mi sei venuto in bocca, lo capisci?-
-Allora sei tu devi dire il perché a me, che ne so io se le tue perversioni peggiorano…!-
Gojyo gli mise la mano sulla spalla, che scivolò sul braccio, andò alla guancia. –Sei stupido.- Si riappoggiò al materasso. –Ti amo.-

Gli si sgonfiò il petto, si rattrappì tutto. Strinse le labbra, si mise seduto. –Vaffanculo.- bisbigliò senza voce. Sì alzò, scappò in bagno.
Gojyo si abbandonò sulla schiena, braccia aperte, stordito e sconfitto. Sentiva male, di nuovo. Rimase così alcuni respiri e si ritirò nella sua metà di letto, ancora gelida.

Allora. Io lo controllato almeno 5 volte. Mi viene la nausea. Se trovate qualche errore, qualche asterisco, perdonatemi e avvisatemi, per favore...
J'ai la fureur d'aimer è di Verlaine. Bellissima.

Chi si merita un Grande Domo, oggi? Freehja, Blackout (Oh, ma certo, ci ha convinti tutti del fatto che non lo volesse fare, neh...? Povero Sanzo, lasciaglielo credere... ^_-!), Maryon, Spleen, HikaRygaoKA, Pandora90.
Ih… Viaggiare nella mente di Sanzo è PE RI CO LO SO.
Provate a descriverlo ad uno psichiatra, gli fate diventare i capelli bianchi!
Perciò dedico questo capitolo ad una persona che non lo leggerà (né gli piacerebbe se lo facesse): Rohchan. Appena le ho detto i miei problemi a descriverlo mi fa, più o meno: -Trauma infantile. E pure bello grosso!-
Non è un genio? (Ovviamente non conosce Saiyuki, neh!)
(E sono contentissima di starvi convertendo tutte alle 5x3... XD)

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Capitolo 6
*** Aimai-je un rêve? ***


Aimai-je un rêve?

Ragazze, cucite un ex-voto. Questo capitolo è stato betato. BETATO. Da Rohchan. La sua statuina l’ho io in sala, quindi potete mandarli a me.
Tre cosucce ad ispirazione di questo capitolo. La Carmen ovviamente, L’après midi d’un faune (S. Mallarmé), e, perdonatemi, Oggi sono Io (di A. Britti).
L’intermezzo di Goku è fatto per tirare su il morale e per evitare che qualcuno si perda nelle turbe psichiche degli altri e ne esca schizofrenico.

 

Gojyo dormiva profondamente, girato verso il bordo del letto.
Rimase immobile ad ascoltare il suo respiro.
Si era infilato un paio di mutande e si era tolto la cintura. Strinse i lembi dello yukata, scostò le coperte e salì sul letto. Le lenzuola erano gelide. Lentamente si avvicinò a lui per avere un po’ del calore che emanava.

Gojyo aveva un buon odore. Prima lo attirava, poi lo riempiva, poi lo tranquillizzava. Poi lo inebriava. Era buono in un senso che non riusciva a spiegare. Era buono perché annusandolo… si sentiva bene, si sentiva forte.
Si piegò un po’ e gli toccò le gambe colle dita fredde dei piedi. Il tepore era troppo bello per spostarsi, anche se probabilmente l’avrebbe svegliato. Gli si avvicinò ancora un po’.
Pensò alla possibilità che lui si girasse ad abbracciarlo, nel sonno, e non la trovò sgradevole.
Con gli occhi chiusi, s’immaginò di avere un suo braccio sulla spalla, l’altro sopra la testa, il suo collo vicino alla fronte. Di doversi stringere le braccia al petto, per starci, oppure di doverne mettere uno attorno alla sua vita.
Sospirò insonnolito nei suoi capelli.

(« … l’illusion s’échappe des yeux bleus / et froids, comme une source en pleurs, de la plus chaste: / Mais, l’autre tout soupirs, dis-tu qu’elle contraste / comme brise du jour chaude dans ta toison ? »)

Sentì le palpebre pizzicargli, e un nodo serrargli la gola. Il ricordo della sua carezza e del suo sguardo troppo buono. Le sue parole gli vorticarono in testa.
Si spinse contro il materasso e la sua schiena, e si allontanò da lui, tornando nel freddo della sua metà letto.
Perché aveva dovuto dirlo? Non esisteva cosa più stupida, più vuota, più meschina di quella. Credeva fosse una buona tattica per convincerlo a… a fare sesso?
Si coprì gli occhi colle mani.

-… sei ancora svestito?- Gojyo si allungò e si voltò sulla schiena, svegliandosi. –Prendi davvero freddo. Dormi male.-
Sanzo abbassò le mani, ingoiò il nodo. –Non preoccuparti.-
Gojyo sospirò. –Certo che mi preoccupo. Se qualcuno non si preoccupasse per te, chissà che ti capiterebbe.-
-Non sono un idiota.-
-…no. Ma un po’ distratto, riguardo le tue cose.-
Sanzo gli tirò una manata senza girarsi, e lui gli catturò il braccio.
-Hai le mani gelide.-, mormorò. Gli accarezzò l’avambraccio.
Si lasciò fare. Si sentiva un po’ scombussolato. Era quasi certo che lui l’avrebbe trattato male, che fosse arrabbiato come lo era stato quella volta. Invece era calmo. Come se non fosse successo nulla. O come se invece che litigare, avessero fatto qualcos’altro. Di quello che avrebbe voluto fare lui.
-Ti diverto, Sanzo?-
Sussultò. Tirò via il braccio dalle sue mani, che cedettero subito, e si girò verso di lui. –Cosa?-
Rise piano. –Devo essere davvero comico. Sono un povero stupido.-
Trasalì di nuovo, inquieto. Allungò la mano sul suo viso, gli sfiorò le palpebre e il naso. –Quello si sa.-
Gojyo piegò amaramente le labbra. –Almeno sei sincero. Sono uno stupido e un illuso.-
-E fai discorsi senza senso.- Gli poggiò l’indice sulla bocca. Iniziava a bruciargli lo stomaco. Come prima.
Gojyo gli prese la mano e gli baciò il palmo. –Sì. Scusa. È meglio se dormiamo.-
-Giusto.- Lasciò la mano tra le sue, si accoccolò li dov’era.
Gojyo se l’appoggiò sul petto. Chiuse gli occhi.

(“Couple, adieu; je vais voir l’ombre que tu devins.”)

 

Si svegliò la mattina presto, solo nel letto.
Il sole desertico già aveva scaldato la casa. Era steso a pancia in giù al centro del materasso, le braccia e le gambe aperte, le coperte in vita e lo yukata allargato attorno a lui. Gojyo non c’era, ma sentiva il suo odore sul cuscino, sul suo braccio.
Inspirò profondamente e sbatté le palpebre. La stanza era bianca per la luce del giorno.
Sentì i suoi passi avvicinarsi. Si raggomitolò e chiuse lo yukata stringendoselo al petto.

Gojyo si sedette sul letto. –Sei sveglio?-
Sanzo s’imbronciò e lo guardò come per dirgli: “non lo vedi?”.
Lui sorrise e gli scostò un ciuffo di capelli dal naso.
Chiuse gli occhi, mentre gli toccava la fronte.
-Sono già quasi le sette. Ti ho lasciato dormire troppo?-
-No.- Sbadigliò e si stirò. Gli si scoprì l’addome, guardò di sfuggita Gojyo per vedere la sua reazione, ma lui aveva voltato la testa.
Si alzò. –Allora… io vado a fare colazione.- Si affrettò a dire.
Gentile, affettato. Non lo guardava negli occhi. Sanzo non fece in tempo a reagire, quando lui uscì, e rimase solo nella stanza.

 

Goku appoggiò il gomito sul tavolo e il mento sul pugno. “Problema Del Giorno: capire che combinano Gojyo e Sanzo.” , s’appuntò nella mente.
Ormai si era rassegnato a non poter comprendere cervelli tanto più complessi del suo, ma alcune volte aveva seri dubbi sulla sensatezza e sulla sanità di certi loro comportamenti. Tipo ora, con quei due che si stavano evidentemente creando dei giganteschi drammi da soli.
Tempo prima, aveva notato che Gojyo era in preda ad un enorme parto mentale nei confronti di Sanzo, anche se non sapeva a che riguardo e di che natura; e NON lo voleva sapere.
Sanzo, avverso ai parti mentali nella stessa misura in cui ne era preda, doveva aver combinato davvero una grande (Mh.) pasticcio , una volta venutone a conoscenza. (Regola n.1 di Goku sui Rapporti con Sanzo: Parlare con Sanzo è inutile e potenzialmente dannoso. Se possibile, evita.  Regola n.4: Agisci sempre alle sue spalle. Soprattutto nel fare cose che lo riguardano.)
Problema: Gojyo si era (Mmh!) arrabbiato di brutto (Regola n.9: Sanzo “non si rende conto di…”. Prendila con filosofia.), e la semplice voglia di prenderlo a calci, che periodicamente veniva a tutti e tre, si era trasformata in una palpabile, maligna e quasi perversa sete di vendetta. Goku si ricordava bene la sensazione di sedere vicino ad una densa nube nera.
(Questo gli aveva, la sera stessa, fornito il pretesto per applicare la Regola n.10: Appena ne hai l’occasione, fargliele pagare tutte. In modo che non possa ritorcersi contro di te, ovviamente.)
Intanto Sanzo si era messo a fare il gatto , cosa abbastanza strana, ma per lui ennesima prova dell’infantilismo del suo carattere (dal Dizionario di Goku. “Fare il gatto: raggomitolarsi con aria paurosa e offesa, tenere una faccia cattiva e tremare fino alla punta delle orecchie”.).
 Tremando nella sua alterigia. Goku ridacchiò. Questa se la doveva segnare.
Tornò serio e iniziò ad elencare tutte le nuove cose che doveva annotare nella sua tabellina “Comportamenti insensati di Sanzo”. Ansia crescente, tic vari, occhiatacce dirette a Gojyo di nascosto, passo svelto e rigido, accentuato menefreghismo, insolita silenziosità stizzosa, mancato uso dell’harisen. A suo modestissimo parere, tutti segni di senso di colpa.
(Apriti cielo!) Quasi gli scivolò il gomito dal tavolo. (Gojyo aveva forse rovesciato il postulato della Regola n.9? La risposta a questa domanda probabilmente era nei “riguardi-o-natura” del parto mentale di Gojyo, e quindi non lo voleva sapere. Per il momento. La scoperta del secolo!)
Quindi.
Sospirò per la fatica della sua analisi.
Gojyo è salito da Sanzo. Grazie a me, che, sprezzante del pericolo di una ritorsione (sono un eroe, lo so), ho permesso il loro incontro, hanno fatto, come dire? Mh. Pace? Mmh. Problema: era una cosa grave come mostravano i sintomi? Allora come sono sopravvissuti una notte insieme? Oppure avevano esagerato? Oppure Sanzo si è fatto perdonare (doppio mmh…), oppure Gojyo è troppo buono?
Gojyo è troppo buono, sì.

Successivamente, tre giorni di preoccupante calma piatta. Sanzo era stato fin troppo tranquillo, silenzioso e fermo, Gojyo aveva rotto i (MMH!!) scatole molto meno del solito, e non lo aveva stuzzicato troppo (niente furti di cibo, pedate in testa, “Scimmietta-di-qui, scimmietta-di-lì”…). “Però ogni tanto sorrideva in modo davvero irritante. Temo mi toccherà indagare sui “riguardi-o-natura”.
Poi! Il colmo quella stessa mattina: Gojyo coll’espressione da eroe depresso e il sorrisino tirato in faccia! Cosa (MH! ) cavolo avevano combinato ancora?!
Cosa aveva combinato Sanzo . Perché era colpa sua, ci avrebbe scommesso la merenda che era così.
E lui che aveva sperato, aveva sperato…
Già. Cosa? Che si neutralizzassero a vicenda? (“Niente pensieri negativi, Goku, niente pensieri negativi, su! Inspira, espira. Ecco. Prima che quel coso carino che porti in testa si crepi… ”)
Beh. Che uscissero dalla crisi, almeno. Sì, insomma. Se il “riguardi-o-natura” che aveva subodorato era giusto, magari avrebbe addirittura potuto passargli.
Ma no!, ma loro, LUI non può certo farsela passare! Che voglia di prendergli la testa e sbattergliela contro il muro, che voglia di… (“Niente pensieri negativi, Goku. Inspira, espira. Sono un bravo ragazzo – inspira. Sono la creatura più dolce del mondo – espira. Raggiungi il tuo baricentro e mantienilo. Auhm… ”)
Goku si coprì la fronte colle mani. Iniziava a venirgli mal di testa. Si prese due minuti per riprendersi e pregò che non passasse Sanzo proprio in quel momento di debolezza.
Si rilassò.
Quindi.
Quindi cosa? Devo muovermi io? Beh, quando è Gojyo a fare cazzaMMMMMMMH!! combinare casini, dicevo. Kami, ho bisogno di qualcosa per lo stomaco. Allora. Se è Gojyo a PUNTO, interviene Hakkai, quindi, visto che è Sanzo ad aver PUNTO, immagino tocchi a me.
Goku rimase due minuti catatonico a fissare la parete del locale.
Si riscosse, si alzò lentamente, sospirò. “D’accordo, se questa è la mia missione… Ma me la pagherà, oh, se me la pagherà…


-Gojyo, ciao!- gli saltellò incontro sorridendo.
Lui trasalì. Era seduto su delle casse, nel retro della locanda. Lo guardò sbattendo le palpebre. – … Ciao?-
Si sedette accanto a lui, che quasi si fece da parte.
Goku sospirò e alzò lo sguardo al cielo. –Che bella giornata, eh? Il cielo azzurro, le nuvolette bianche e vaporose come agnellini… purtroppo non si cuoceranno al sole, altrimenti non avremmo problemi di approvvigionamento, giusto?-
Gojyo sbatté ancora le palpebre. –Come?-
Goku sorrise di più. Si maledì, aveva usato una parola con più di cinque sillabe. La sua tattica della brava scimmietta poteva rovinarsi già dall’inizio. –Oh, niente. Dicevo che ho fame.-
-Ah.- Gojyo tornò alla sua espressione desolata e al suo sorrisetto da martire. Si voltò. Aveva una sigaretta tra le dita e sfumacchiava svogliatamente.
Goku attese. Gli tirò una manica. –Ehi? È successo qualcosa?-
-Mh?- Gojyo si voltò. Sembrava un cane bastonato.
Goku pensò se non fosse meglio procurarsi un costume da ballerina di cancan e improvvisargli uno spettacolino per tirargli su il morale. Con ruote e spaccate non se la cavava male. E Hakkai gli avrebbe dato una mano colle luci e gli effetti speciali.
Gojyo scosse la testa e si sforzò di sorridere. –No, cosa ti viene in mente?-
Goku sospirò. La tattica dell’ingenuo iniziava a stargli stretta. Sperò che il suo sorriso non sembrasse troppo condiscendente. –Gojyo… Sanzo…-
-Hakkai e Goku, sì, siamo noi.- Cercò di scherzare.
Goku respirò profondamente. –Fino a quattro so contare, che bravo, eh… Dicevo. Sanzo è, passami il termine, una testa di cavolo. Te lo ricordi?-
Gojyo gli mise una mano sulla fronte. –Stai bene? Sei quello vero o una copia uscita male?-
Hakkai, vieni a salvarlo o gli stacco la testa a morsi. ” –Segui un attimo il mio discorso, ti va?-
Gojyo tornò serio. Scosse la cenere dalla sigaretta e annuì.
-Bene. Ripartiamo dall’inizio. Sanzo ha quel piccolo difetto. Tutti lo sappiamo e tutti ci conviviamo. Ti sembra il caso di farti rovinare la giornata o qualcos’altro da questo?-
-Beh, Goku…- Gojyo sembrò in imbarazzo. –Non è proprio questo il prob…. Cioè.- Si riscosse. –Guarda che io non mi sto proprio facendo rovinare la giornata da nessuno.-
Goku strinse gli occhi. Dov’era Hakkai quando serviva? –Ok, mettiamo che c’è un tizio che si sta rodendo il fegato per qualche motivo che centra con Sanzo. Centra con Sanzo perché lui è il migliore a far rodere fegati alla gente, ovviamente. D’accordo? Io direi a questo tizio che non ne vale la pena, di star male per Sanzo, perché lui quel difetto non lo perderà mai. E se mi è concesso, gli darei anche un consiglio: vada avanti con quello che vuole fare, che Sanzo lo voglia o no, perché è l’unico metodo che possa funzionare, e che Sanzo si adeguerà, prima o poi.- Era sceso dalle casse per la foga.
Gojyo lo guardava stranito.
Gesticolò. –Sei d’accordo?-
-Non ti ho seguito.-
Goku rimase bloccato. Poi tremò.
In quel momento si avvicinò qualcuno. –Ragazzi, che state facendo? Dobbiamo partire.-
Goku si girò e gli corse incontro. –Hakkai…- mugolò disperato mentre lo abbracciava.
-Goku…? Che succede?-
Strofinò la faccia contro la sua spalla.
Gojyo rispose:-Non sta bene, eh… forse ha fatto indigestione.-

 

Hakkai non sapeva se fare conversazione o no.
Cioè, guidare in santa pace era il suo sogno, come per Jeep non essere sforacchiato da proiettili, però… che inquietudine.
Sanzo iniziava a spaventarlo. Già da prima di partire, quando lui e Gojyo avevano girato in tondo come leoni che si affrontano, ma con la faccia del tutto inespressiva il primo e forse un po’ troppo gentile il secondo. Quando Gojyo gli aveva preso i bagagli per caricarli, visto che Sanzo se li caricava da sé solo se aveva il bisogno di scaraventare qualcosa, gli era stato un po’ troppo vicino per un momento e poi si era allontanato, come se lo stesse studiando. Gojyo aveva fatto finta di niente. Anche lui non gliela raccontava giusta.
Durante il viaggio e la piccola sosta per il pranzo, era stato tutto un “Hai bisogno…?”, “Sì, scusa” con tutti, mentre Sanzo lo guardava storto e non gli rivolgeva parola.
E ora Sanzo… ogni tanto guardava nello specchietto di nascosto, come faceva da un po’, ma con una cosa strana. La sua espressione altera pian piano mutava, si imbronciavano le labbra e si corrugavano le sopracciglia, fino a farlo sembrare un bambino capriccioso. Poi si riscuoteva, riprendeva la sua espressione normale, ma la storia ricominciava.
Gli sembrava pure che respirasse male.
Era preoccupante.
Non aveva neanche un bel colorito. Era proprio color straccio. Non aveva mangiato a colazione, né a pranzo. Forse era un problema di stomaco.
Goku.
L’associazione era spontanea.
Gli aveva assicurato che non era indigestione. Anche se gli era venuta un po’ di acidità.
Quella piccola crisi mattutina di sconforto si era conclusa quando, dopo aver ascoltato i suoi brontolii sconnessi di cui aveva capito solo “incompreso”, “inutile”, “loro”, “ma perché io”, “non ascolta neanche”, gli aveva accarezzato la testa e risposto che sì, succede sempre così, soprattutto alle persone che arrivano al succo delle cose prima degli altri.
Lui lo aveva guardato con gli occhi luccicanti di gratitudine, gli aveva stretto le mani tra le sue e se l’era portate alla fronte. L’aveva ringraziato, di cuore. Poi gli aveva chiesto dell’aspirina.
Ora dormiva, steso dalla dose per adulti di acido acetilsalicilico.
Avrebbe dovuto parlare anche con lui.
Prima era il turno di Gojyo. Che così tranquillo, gentile e disponibile sembrava… sembrava… Hakkai rabbrividì. Sembrava lui.
Il giorno dopo quel discorso infuocato sull’amore.
Hakkai aveva pensato: “Non andrà a dichiararsi a qualcuno…? ”.
No, perché, a parte gli scherzi… Da come ultimamente correva dietro alle gonnelle di Sanzo… O magari voleva farsi monaco.
Hakkai sbuffò dal naso nel trattenere una risatina. Sanzo gli lanciò un’occhiataccia e si rimise la faccia altera dopo un quarto d’ora di broncio. Come se ormai potesse ingannare qualcuno.
Tornando a Gojyo. Povero ragazzo. D’altronde, capita. Forse sarebbe stato addirittura più sano, mentalmente parlando, che andarsene a letto con tante donne. Sì, insomma. Quello era da trauma infantile.
L’altro era solo da prendere con un po’ di filosofia.
E gli sembrava che l’avesse pure presa bene. Gli sembrava che l’avesse presa bene anche Sanzo. Poi… chi sa? Quei due erano gente complicata.  Anche se sapeva di non poter predicare.
Goku aveva ragione a essere così scorato.
Probabilmente, loro l’avrebbero considerato una fortuna, in mezzo a tutto quell’impazzire del mondo, quello che stava capitando a Sanzo e Gojyo. Ma il pane spesso l’ha chi non ha i denti. Leggi: Sanzo.
E un po’ si sentiva anche arrabbiato con lui. Perché va bene avere pazienza di fronte ai suoi problemi relazionali… ma ad una certa età bisognerebbe sapersi…
-Oh oh…-
-Che… c’è?- Chiese Goku sbadigliando.
-Qualche suicida in vista.-
-Oh, bene… mi devo sfogare.- Goku si mise in posizione e si strofinò le mani, con un brillio un po’ cattivo negli occhi.
Gojyo aveva alzato la testa dal suo rimuginare silenzioso. Aveva l’espressione tormentata per tutte le sue ragioni e non fece una piega davanti al polverone dei demoni, né per la sterzata violenta di Jeep. Sanzo fece una smorfia, come se gli fosse venuta la nausea.
Poi Hakkai smise di stare attento agli altri e saltò giù dalla macchina.


Goku si abbatté su di loro come una tempesta violenta, prima che avessero il tempo per sillabare anche solo “Sanzo”.
Probabilmente alcuni di loro finirono all’altro mondo prima di capire che avevano trovato chi stavano cercando.
Hakkai era pronto ad attaccare, ma rimase un momento sconcertato davanti alla sua furia. Si riprese subito e gli diede manforte.
Gojyo scese, stirò le braccia e guardò Sanzo, ancora seduto colla testa china e la fronte aggrottata.
-Hai bisogno…-
-No.- Alzò il viso verso l’orda di demoni. Scese anche lui, così Jeep poté trasformarsi.
Subito qualcuno lo indicò e un gruppo folto si diresse verso di lui. Non arrivarono oltre la portata della Shakujyo. Sanzo rimase impassibile. Non lo raggiunse uno schizzo di sangue.
Gojyo lo fissò ancora, finché non dovette per forza combattere e lo lasciò indietro. Hakkai lo salutò con un “era ora”.
Lo controllò nel riflesso della lama, poi in quello del sangue, quando fu sporca. Si muoveva piano, la pistola faceva il suo dovere, ma lui sembrava distratto, goffo. Imprecò a denti stretti. Come se non gliene fregasse nulla di essere ferito!
Si distrasse, fu colpito. Hakkai gli gridò qualcosa che non sentì.
Rotolò per terra, schivando artigliate, poi riuscì a rialzarsi. Scosse la testa per far smettere un fischio delle orecchie. Guardò ancora Sanzo, incrociò il suo sguardo. Alzò l’alabarda sopra la testa e le catene saettarono a circondarlo, prima che i demoni lo raggiungessero. Voleva urlargli di svegliarsi, lui alzò la pistola e gliela puntò contro. Si girò, le lame si ritirarono col suo movimento e trovarono qualcun altro da uccidere. Il proiettile argentato gli passò ad un soffio dal petto e si conficcò nella carne di un demone, purificandolo.
Goku gridò: -Avete finito di ballare, voi due?-.


Hakkai ripulì la strada degli ultimi con un colpo di ki.
Si girò verso di lui e gli fissò il labbro. Gojyo si passò la mano all’angolo della bocca e la vide sporca di sangue.
-Non è niente.- gli disse.
Lui annuì. Alzò lo sguardo verso Jeep, che al suo cenno si ritrasformò.
Tornarono da lui. Sanzo lo raggiunse per primo, ma non salì subito e rimase appoggiato alla portiera.
Goku gli si avvicinò invece di salire. –Tutto a posto?-
Fissava il terreno, chino in avanti.

Il respiro gli rimbombava nelle orecchie, col battito accelerato del cuore. Sbatté le palpebre. Lentamente. Dischiuse le labbra secche e la saliva che gli si accumulava in bocca le bagnò agli angoli. Cercò di deglutire, ma non riusciva. Gli mancava il terreno sotto ai piedi. Sentì i muscoli tremare. Si contrasse qualcosa, sotto, mentre la gola si aprì.

Goku gli stava per posare una mano sulla spalla, quando lui ebbe il primo conato. Fece un rumore profondo, ma era solo schiuma bianca, quasi come quello dei bambini. Poi ne ebbe un altro. Sanzo vomitò dell’acqua e si interruppe con un singhiozzo, respirando. Cercò di reggersi, ma riuscì solo a cadere dritto sulle ginocchia. Lo stomaco si contrasse ancora, senza che salisse nulla. Poi, coll’ultimo, quasi doloroso, rigettò ancora e l’odore forte della bile gli arrivò con una zaffata al naso.

Gli altri tre si mossero silenziosi ed efficienti. Goku lo cinse con delicatezza sotto le ascelle. Gli sollevò la fronte e quando fu sicuro che aveva smesso, gli tirò indietro la testa contro la propria spalla e lo spostò dalla portiera che Hakkai, salito in macchina, gli aprì. Poi Gojyo li aiutò a metterlo seduto. Si tolse dalla tasca il fazzoletto che teneva per tamponarsi i tagli, ancora pulito, e glielo passò sulle labbra. Sanzo aprì gli occhi e lo guardò un po’ stordito e un po’ innervosito. Glielo diede in mano, abbozzando un sorriso, e andò al suo posto.
Hakkai mise in moto.
Sanzo reclinò la testa e gemette a bassa voce.

 

-Lo aiuti tu a salire?- Mormorò Hakkai colla testa china verso Gojyo.
Non abbastanza piano. –Stronzate.- ansimò lui facendo forza sulla portiera per tirarsi su dal sedile. –Non sono mica moribondo.-
-Beh, guarda in faccia la realtà, non ti reggi in piedi.- Goku ovviamente si era messo a distanza di sicurezza, prima di parlare.
Sanzo si girò di scatto verso di lui e lo indicò col dito con tanto di occhiataccia da “facciamo i conti dopo”.
Lui alzò le spalle e si diede una mossa a sparire dentro la locanda del giorno.
Sanzo aprì la portiera e scese da Jeep, che finalmente poté tornare normale.
Camminava guardando per terra, aveva gli occhi lucidi e la faccia smorta. Si era passato la mano sulla faccia e in testa, e non si era più sistemato i capelli della frangia. Era sudato e tremava impercettibilmente.
-Sanzo…-
Lui voltò appena lo sguardo verso Hakkai. –Smettila. Ho solo vomitato.-
-Va bene…- sospirò. –Fa quel che vuoi.-
Entrarono tutti e tre insieme.
Hakkai salì a passo svelto le scale, le camere erano già state prenotate.
Sanzo camminava lentamente e Gojyo non voleva lasciarlo indietro. Quando lui si fermò appoggiandosi al muro e si portò la mano alla fronte, per istinto allungò la mano verso la sua spalla e si fermò un momento prima di toccarlo.
Come se lo avesse sentito, Sanzo lo guardò. Cogli occhi lucidi e piccoli e le labbra socchiuse, sembrava quasi un’altra persona, e Gojyo si sentì rimescolare le interiora dal desiderio di abbracciarlo. Sanzo chiuse la bocca e attese. Quando lui mosse il braccio, prima che si potesse capire se lo stava allungando o abbassando, gli mise la mano sulla spalla e Gojyo, qualunque cosa stesse per fare, lo afferrò in vita subito dopo.
Sanzo si lasciò sostenere e dopo un po’ iniziò ad appoggiarsi, finché non gli poggiò la testa contro la mandibola.
-Siamo arrivati, eh…- gli disse. Poco dopo si fermarono davanti ad una porta e Gojyo cercò una chiave nel taschino. Sanzo chiuse gli occhi e non vide che ne aveva due in mano e che sceglieva la giusta. Li riaprì quando entrò e si staccò da lui. Vide il letto singolo.
-Tu dove dormi…?-
-Oh, un paio di stanze più in là.- Alzò le spalle.
Sanzo lo guardò colla coda dell’occhio e non fece domande. Rimase fermo dov’era, perché sentì che il suo stomaco non aveva finito.
-Cazzo…- mormorò, portandosi la mano alla bocca. Cercò a tentoni la maniglia della porta del bagno ed entrò barcollando, di fretta.
Gojyo sospirò e cercò di non ascoltare i rumori strozzati che venivano da lì, prima di farsi venire un conato per simpatia.
Mise per terra le borse di Sanzo, ne aprì una e cercò il suo spazzolino e il suo dentifricio.
Glieli portò quando lo sentì tirare l’acqua. Sanzo lo ringraziò con cenno.
Uscì dal bagno e aspettò che lui finisse. Non voleva vederlo in quello stato. Così vulnerabile. Gli faceva venire voglia di prendersi cura di lui, e non per gentilezza o per amicizia.
Kami, perché…? ” Si chiese premendosi le mani sul volto.

Sanzo uscì.
Colla bocca pulita stava già meglio, ma gli bruciava la gola per quello che aveva rimesso.
Gojyo lo guardava. –Hai bisogno di qualcosa?-
Esitò, poi annuì. Gli andò vicino. –Aiutami a spogliarmi.- mormorò quasi senza voce.
L’espressione sul suo viso non cambiò. Si diede da fare, arrotolò il sutra e lo posò sul letto, gli slacciò gli ornamenti della veste e glieli tolse, rapido come uno che è abituato a spogliare. Gli diede una mano a togliersi la tonaca, che era la cosa più pesante.
Sanzo rimase in maglietta e jeans e rabbrividì.
Gojyo si fermò. –Da quand’è che ti senti male?- chiese per curiosità.
-Da ieri notte.-
-Mmh. Nessuno ti ha detto di coprirti e non prendere freddo, vero?- disse con un filo di rimprovero nella voce.
Sanzo si girò e sfilò la maglia dai pantaloni. –Non è per il freddo.-
-No? Per cosa? …Aspetta!-
Sanzo se la stava già togliendo e sotto non aveva nulla. Gojyo scosse la testa, allibito, riprese in mano la borsa e tirò fuori una maglia colle maniche lunghe.
-Ma non hai senso della salute, tu?-
Sanzo buttò la maglia sul letto e prese quella che lui gli porgeva. La mise, si sedette e iniziò a slacciarsi gli stivali, mentre lui cercava dei pantaloni da dargli per la notte.
-Volevo fare la doccia, prima di cambiarmi.-
-La doccia la farai dopo, o domani. Quando ti senti meglio. Ah, mi sembra di parlare con un bambino.-
Gojyo scosse la testa e gli buttò i pantaloni. Sanzo non rispose. Quando li ebbe indossati, gli chiese dei calzini. Gojyo gli buttò anche quelli.

Iniziò a spostare le cose dal letto e incastrò il sutra tra il materasso e il mobile.
Gojyo incrociò e disincrociò le braccia. –Vuoi mangiare? Qualcosa di caldo e leggero ti potrebbe far bene.-
-Non ne ho voglia ora.- Alzò le coperte e si sdraiò. Sotto di esse si raggomitolò e tremò. Aveva ancora i crampi, ma niente conati.
-Non ora, ma… penso che Hakkai passerà o ti farà portare qualcosa.-
-E allora vedo quando arriva.- Si tirò le coperte fino al naso, si rigirò un paio di volte.
Gojyo non si mosse per un minuto. Poi sospirò e si girò. –Vado.-
Sanzo tirò fuori la testa. –Dove?-
-In camera mia.-
-A fare?-
Gojyo era già sulla porta, lo guardò esasperato. –A cambiarmi, non posso? Sono sporco di sangue e terra, mi dà fastidio.-
-Mmh.- Sanzo si imbronciò di nuovo e tornò sotto le coperte.
Gojyo sospirò ancora. –Ciao.-
Uscì.

 

Mezzora dopo era con Hakkai nella sala da pranzo ancora semivuota. Si erano lavati e cambiati entrambi. Non avevano un’espressione molto allegra.
Dopo che lui gli aveva detto che con Sanzo c’era Goku, non avevano più parlato.
Gojyo era abbastanza depresso, e Hakkai non voleva rischiare di rigirare coltelli in piaghe che non conosceva. Praticamente stavano da venti minuti zitti l’uno davanti all’altro guardando il muro.
Per fortuna scese Goku. –Ehi.-, salutò. Poi si rivolse a Gojyo. -Il Maledetto Stupido sei tu, vero? Beh, il capo ti vuole su. Occhio che è… uhm… un tantino arrabbiato.-
-Arrabbiato come?-
-Oh, non preoccuparti, non ha scarpe o altre armi improprie a portata di mano.-
Hakkai gli rivolse uno sguardo confuso. –Perché, posso chiederlo?-
-Mhmh. Gli ho buttato via le sigarette.-
Strabuzzarono gli occhi e chiesero insieme:- Cosa?-
-Le sigarette. Almeno mentre è malato se le scorda. Scusate, già è ansioso… meglio che ci dia un taglio ora che gli prende lo stomaco, prima che passi più in alto, no?-
Scrollò le spalle, come se fosse la cosa più normale del mondo. Si sedette, sbuffando. –Mmh, quand’è che si mangia? Prima mi era passata la fame, con lui che vomitava dappertutto, ma ora…-
Gli altri due fecero una smorfia.
Lui se ne accorse. –Mamma mia, quanto siete schizzinosi.- incrociò braccia e gambe. –Comunque è meglio che tu salga.-

 

Chiuse con delicatezza la porta.
Sanzo gli dava le spalle.
-Hai impiegato molto tempo a cambiarti.- lo sentì gracchiare a bassa voce.
-Beh…- si trovò in difficoltà. –C’era qui Goku.-
-Non. Lo. Nominare.-
Sorrise. Si staccò dalla porta, gli si avvicinò.
Sanzo si girò. Aveva ancora gli occhi lucidi, ma ora le sue guance erano rosse di caldo. Gojyo avvertì forte la voglia di sentire se era sudato, se aveva le mani fredde.
Si spostò verso il bordo, così gli fece spazio per sedersi. Gojyo accolse l’invito silenzioso, ma provò un senso di disagio. Aveva cercato di evitarlo tutto il giorno, ora lui gli chiedeva di stargli vicino. A costo di fare la figura dello stronzo egoista, avrebbe preferito rintanarsi nella sua stanza a darsi dello sfigato coglione e magari farsi anche una sega.
Sanzo lo guardava. Non riusciva a cogliere niente nei suoi occhi a parte… come aveva detto Goku? Ansia.
Però, ora che gli era vicino, sembrò iniziare ad attenuarsi. La sua espressione si rilassò, chiuse gli occhi.
Come se lo avesse chiamato per farsi guardare mentre dormiva.
Si mosse, fece per alzarsi.
-Stai qui.- gli ordinò con un mormorio.
-Senti, Sanzo… Fra un po’ è ora di cena. Scendo.-
Corrugò la fronte. -È colpa tua. Dovevi venire prima.-
Gojyo piegò le labbra. –Non avevo intenzione di tornare qui.-
Sanzo aprì gli occhi. –Perché?- la sua voce era così roca che Gojyo gli lesse le labbra, più che sentirlo.
Pensò ad un milione di perché. Il primo che gli venne in mente era “vaffanculo ”. Non disse nulla.
-Ah.- si fece sfuggire. Si voltò di nuovo. -…Ho capito. Non pensavo che ti saresti stancato così presto.- concluse.
Gojyo gli spostò un ciuffo di capelli dietro le orecchie con l’intenzione di negare, di difendersi. Lui si scostò bruscamente. –Cominciavo a pensare fossi diventato meno volubile.-
-Volubile!- Gojyo si sentì irritato dal suo tono di voce nervoso e acido. –Sì, mi sono stancato, Sanzo.- ribatté e si alzò in piedi. –Mi sono stancato . Rinuncio.-
Sanzo si mise seduto. Aveva uno sguardo quasi allucinato. –Rinunci? A tutte quelle belle parole? Bene.-
-Rinuncio a starti dietro, parole o meno. Sarai contento.-
-Contentissimo. Sempre contento di sapere che avevo ragione!-
-Tu NON hai ragione, cazzo! Sono stufo di sentirti sparare cazzate del genere, tu non capisci niente!- sbottò. –E sono stufo di farmi prendere in giro da te e di fare la figura del coglione!-
Sanzo aveva la mascella stretta da sbiancare in viso e tremava di rabbia e di qualcos’altro. –Quindi volevi che la facessi io? …Accontentato, l’ho fatta oggi, che sono stato qui come un cretino ad aspettarti! Allora vattene!- Si alzò, Gojyo lo vide barcollare verso di sé, invece raggiunse il cestino ch’era vicino alla porta, s’inginocchiò per terra e si accorse, prendendo il pacchetto di sigarette accartocciato, che Goku non era stato così stupido da lasciarglielo lì pieno.
-Merda!- Gridò. Gettò il pacchetto dentro il cestino, gli diede un pugno e si lasciò cadere seduto. –Merda, bastardo, maledetto bastardo!-
Si portò i pugni chiusi alla fronte, tremendo, e ricominciò a inveire sibilando tra i denti.
Gojyo vide la sua schiena sussultare, interrompendo le sue parole, e si spaventò quando il suo tono divenne più acuto e stridente, il suo respiro un ansito interrotto da singhiozzi e si rese conto che stava piangendo.
Lo raggiunse in fretta, s’inginocchiò dietro di lui, terrorizzato ed incapace e gli posò le mani sulle spalle.
-Vattene!- ringhiò scuotendo le spalle. –Lasciami, stronzo!- Gojyo lo tirò indietro, contro il proprio petto. –Sei uno stronzo! Sei uno stronzo!- urlava istericamente. -Perché me l’hai detto? PERCHE’ ME L’HAI DETTO?-
Lo abbracciò e Sanzo non fece resistenza, gli si abbandonò contro. Solo le braccia rimasero rigide, strette al petto. Piangeva cogli occhi serrati e i denti scoperti, il capo scosso. Gojyo gli prese la fronte e si appoggiò la sua testa sulla spalla.
–Perché me l’hai detto…- ripeté piano, balbettando. –Stronzo, perché…? Non potevi… stancarti prima?- concluse colla voce che sembrava un guaito. 
Gojyo gli prese le braccia ormai inermi e se le mise sulle spalle spostandosi per abbracciarlo meglio. Il suo cuore batteva a mille. Gli accarezzò i capelli, senza sapere cosa fare per calmarlo, a parte cullarlo. Si sentì inutile e in colpa. Non aveva capito che dirgli Ti amo lo avrebbe fatto star male.
-A cosa ti serviva?-, continuava a mormorare tra i singhiozzi. –Che cosa volevi?-
-Volevo solo che lo sapessi.- gli rispose. –Volevo… speravo che lo accettassi.-
Sanzo non capiva e scuoteva la testa. Gojyo non se la sentiva di impegnarsi in una spiegazione.
Spostò un braccio e Sanzo si strinse istintivamente a lui per non essere lasciato. Lo infilò sotto le sue ginocchia per sollevarlo e riportarlo a letto.
Sanzo non lo liberò subito. Abbassò le braccia lentamente e le incrociò davanti al viso. Gojyo poté ricoprirlo colle coperte.
Continuò ad accarezzargli i capelli, aspettando e chiedendosi se fosse il caso di chiamare qualcuno, ma subito si rese conto che Sanzo non avrebbe accettato che qualcun altro lo vedesse in quello stato.
Mormorava qualcosa, impedendosi di parlare colle proprie stesse braccia.
Gojyo gli prese i polsi e dopo poco Sanzo se li lasciò spostare.
Il suo petto sussultava come se stesse ridendo troppo forte. Gojyo gli accarezzò il viso, gli baciò la fronte sudata. –Sanzo…- lo chiamò.
Lui prese fiato, ma non riuscì a parlare. Impiegò altri minuti per calmarsi abbastanza, mentre Gojyo gli baciava la faccia, gli carezzava le guance, il collo e la testa, lo chiamava piano.
-Ho avuto paura.- bisbigliò.
Gojyo sentì le sue labbra muoversi contro lo zigomo mentre gli stava dando un bacio. Si tirò su, lo fissò colla bocca socchiusa. –Hai avuto..-
-Paura.- deglutì. I suoi occhi sotto le palpebre si muovevano veloci. –Oggi. Mentre. Mentre… combattevamo.-
-…come? Perché…?- Gojyo gli prese il viso tra le mani e questa volta gli baciò la bocca.
-Ho avuto paura di aver avuto paura… paura che…- Scosse la testa. Un altro singhiozzo lo fece sobbalzare. Gli strinse le spalle colle dita rigide. Gojyo lo baciò ancora.
-Io non ho mai avuto paura, da… Gojyo, io non…- scosse la testa: il respiro spezzato e l’abitudine di non dire mai quello che provava gli impedivano di finire una frase.
-Sì. Sì, Sanzo.- Gojyo cercò di tranquillizzarlo, perché non si agitasse più come prima. Aveva capito. Anche lui non si era lanciato nella mischia a cuor leggero. Ora c’era qualcosa da perdere. E qualcuno.
Sanzo annuì. Cercò di fare un respiro profondo, deglutì. Forse stava passando. Gojyo salì sul letto, in equilibrio su una gamba. Gli alzò le braccia e si fece abbracciare.
-E…- Sanzo sembrò volesse continuare, ma si zittì di nuovo. Poi smise di piangere. Deglutì, tirò su col naso. Gojyo lo guardò e lui chiuse gli occhi.
-Dai… E cosa?- gli sussurrò. Sanzo lo guardò di sfuggita e chiuse di nuovo gli occhi.
-… Ho avuto paura prima. Quando… quando ho aperto la portiera. Quando ci siamo sdraiati sulla sabbia. Quando mi hai preso per il braccio. Quando… hai iniziato a spogliarti, quando mi hai buttato sul letto, quando mi hai… mi hai chiesto… quando…- sospirò. La sua voce era un bisbiglio. –Ho avuto paura quando sei rimasto da Hakkai. Ho avuto paura quando hai detto “noi”. Quando hai detto… quella cosa. Ho avuto paura…- gli si spezzò ancora la voce, ma riuscì a controllarsi. Gli sfuggirono due lacrime. – ieri notte, quando ti sei messo a fare quel discorso strano. Ho avuto paura…- disse con una voce acuta – stamattina, quando te ne sei andato. E poi oggi pomeriggio, e poi prima… Mi sentivo morire per la paura.- Lo abbracciò stretto, portandoselo vicino. Gojyo lo sentì tremare, ma non poteva muoversi per ricambiare.
Poi finì davvero. Sanzo si rilassò, smise di stringerlo, di tremare. Sospirò come se gli si fosse tolto un peso dal petto. Gojyo si sollevò sulle braccia e guardò con sollievo il suo volto rasserenato, in cui rimanevano solo il rossore degli occhi, il pallore delle guance e la riga dritta in mezzo alle sopracciglia.
Sanzo rimaneva in silenzio, respirando in profondità e il fiato vibrava solo poco. Gojyo gli diede un bacio all’angolo dell’occhio e succhiò una lacrima rimasta lì, più calda ancora del suo viso.
Aprì gli occhi, stanchi e confusi.
-Va meglio? È passata?-
Sanzo lo fissò, poi annuì.
Sorrise. –Bene. Mi hai spaventato. Ehi.- gli diede un buffetto sul mento. -È la prima volta che ti capita?-
Sanzo annuì ancora, poi chiuse gli occhi come se avesse mal di testa. –Io… scusa. Ho… ho un po’ di vuoto.-
Gojyo gli accarezzò la guancia, preoccupato. –Non ti ricordi…?-
Scosse la testa. –Sì… No. Non so. Volevo una sigaretta…-
-L’ultime cose che mi hai detto te le ricordi?-
Sanzo arrossì e questo gli portò una nota di vita nel viso smorto. –Sì.- bisbigliò. –Me le ricordo.-
Gojyo si mise seduto, lui gli fece un po’ di spazio. Lo guardò un po’ colpevole, imbarazzato. –Senti… questo… rimane fra noi.-
-Sì, non preoccuparti.-
Sanzo annuì e sospirò ancora. Sembrava che facesse fatica a tenere gli occhi aperti, sembrava fosse stanchissimo.
Gojyo gli accarezzò la fronte. –Anch’io ho avuto paura.- mormorò. Sanzo lo guardò. –Quando ti ho baciato, la prima volta. E quando ho deciso di dirti che ti amo.- Stirò un sorriso. –A me è andata peggio che a te, però.-
Sanzo non sapeva cosa rispondere. Sentì qualcosa che gli pungeva dentro. Come… come un senso di colpa. E lui aveva di nuovo detto…
-Ehi…- Gojyo si chinò su di lui, appoggiò gli avambracci sul cuscino. –Ehi, Sanzo, ascoltami.- Gli infilò le mani nei capelli, gli tenne ferma la testa. –La conosco la tua storia del “non avere legami”, penso che la conosca mezzo mondo. Ma non ci ho mai creduto. Anche se non ho mai creduto nell’amore. Ma non merito che tu mi dica che sono volubile perché… ho capito di aver sbagliato. Sono volubile perché quattro giorni fa ero uno stupido e pensavo essere immune, di… non volerlo ? Credi che io abbia mai detto ad una donna d’amarla? Magari per… portarmela a letto?-
Sanzo rimase immobile ed imbronciato. Gojyo scoprì di aver toccato un punto debole e accennò un sorriso. –Cosa…? Hai pensato che fosse… una tattica? Per convincerti a fare l’amore? Ah!- rise guardandogli gli occhi offesi. –“Se lo dici dopo è un cliché, se lo dici prima ci stai provando.” Sempre la stessa storia.- si godette l’espressione di Sanzo ancora un momento, poi tornò serio. –Tu la consideri una stronzata, e qualche giorno fa l’avrei pensata come te, mentre mi torturavo senza capire cosa mi faceva stare male.-
Sanzo non aprì bocca.
-Unh? Mi aspetto che tu dica qualcosa tipo: “è normale che tu non capisca nulla, idiota”. O: “certo che ho pensato significasse quello, sei stupido abbastanza per pensare che potesse funzionare.-
Sanzo lo fulminò collo sguardo. Gojyo gli diede un bacio in mezzo alla fronte. Rimase quasi a contatto colla sua pelle. –E ti risponderei che sono talmente stupido da non avere neanche immaginato che tu potessi pensare una cosa del genere, o che tu collegassi ogni cosa che dico al sesso. Che a quanto pare è un argomento che ossessiona più te che me.-
Sanzo fece una faccia da bambino arrabbiato. –Io non sono ossessionato da nulla del genere! Tu..-
Gojyo scoppiò a ridere, reclinando un poco la testa all’indietro. –Ok, ok, ammetto che stavo così tanto pensando a scoparti, quando ho deciso di dirti che ti amo, che non mi è neanche passato per la testa che per colpa del sesso, invece di dirmi qualcosa molto semplice del tipo “io no” o simile, tu mi mandassi a fanculo.-
-Non farò sesso con te.- borbottò.
Gojyo sorrise quasi esasperato. Abbassò la testa e gli baciò la mascella. –Perché… prima di tutto, perché no, poi dimmi cosa centra.- gli diede un altro bacio, poi alzò il volto per guardarlo.
Sanzo fece una smorfia. –Perché non parliamo del fatto che tu vuoi farlo a tutti i costi? Magari il problema è solo questo.-
Gojyo ridacchiò. –Beh… se stai parlando di avere una relazione puramente platonica… Sì, ho un problema. Ti dico sinceramente che non la sopporterei. Ma ti ricordo che se avessi voluto farlo a tutti i costi l’avremmo fatto tre giorni fa, che tu volessi o meno. Se si tratta di aspettare, aspetto.-
-Aspetta quanto vuoi.-
Gojyo si sollevò abbastanza da poter prendere un’aria di rimprovero.
-Ieri pomeriggio non mi sembravi così maldisposto.-
-Non tirare fuori ieri e l’altra volta. È una cosa su cui non discuto.-
-Mi sembra che dovremmo parlarne.-
-No. Non voglio parlane e non voglio farlo. È un discorso inutile.-
-Ma cos’è che ti spaventa?!-
Sanzo diventò rosso. –Io non…- si bloccò, chiuse la bocca e non ebbe il coraggio di concludere la frase. Si voltò e si rabbuiò.
Gojyo dovette baciarlo.
-Non è paura… Non…  mi piace… e… Come può piacere a te?!-
Gojyo gli scompigliò i capelli. –Si vede che sono cose che cambiano…- Ridacchiò. –Non chiedermi chimicamente che mi è successo… però…  Non ti è piaciuto, quello che ti ho fatto la volta scorsa, o quello che abbiamo fatto ieri pomeriggio? Mmh? Se continuiamo a farlo, lo “schifo” ti passa.- Gojyo lo baciò sulla bocca in modo da fargli schiudere le labbra, da farlo sospirare.
Qualcuno bussò timidamente alla porta.

Sanzo trasalì.
-Mmh, questo dev’essere Hakkai…- Gojyo gli diede un ultimo bacio, poi si alzò. Si sistemò i vestiti stropicciati ed andò ad aprire, ma solo quel poco che gli serviva a mettere fuori la faccia.

-Ciao. Sempre un tempismo perfetto.-
Hakkai sorrise per scusarsi. –Ehm… tutto bene?-
-Sì, adesso sì.-
Hakkai lo squadrò e dedusse di non averli disturbati in un momento troppo intimo. –Niente cena? Goku si è stufato ed è sparito in cucina a prendersi gli avanzi del pranzo come antipasto.-
-Beh. Io ho fame, ma… aspetta.-
Hakkai annuì, ma Gojyo gli aveva già chiuso la porta in faccia.

Sanzo si era girato sul fianco e si era sollevato su un gomito. Pur così stravolto, per lui aveva un’aria sensuale. Gojyo sorrise. –Vuoi mangiare?-
Scosse la testa. –Ho lo stomaco chiuso.-
Gojyo annuì, si girò e riaprì la porta.

-No, niente cena. Io sto qui, di’ pure a Goku che può mangiare la mia parte.-
-E per te? Faccio metter via qualcosa?-
-…nh…No, non preoccuparti.-
Hakkai annuì, poi gli venne in mente qualcos’altro. –E…- si schiarì la voce. -se Goku volesse… dargli la buonanotte?-
Gojyo sbuffò e sorrise. -Goku digiunerebbe piuttosto che andare da Sanzo sapendo che ci sono o ci sono stato anch’io in stanza. E poi… è ancora arrabbiato per le sigarette.-
-Già, le sigarette.-
Ci fu un momento di silenzio.
-Non preoccuparti, se dovesse succedere qualcosa stasera potete venire a disturbare senza problemi.-
Hakkai annuì ancora. Fece per salutarlo, ma poi chiese:-Come mai hai voluto prendere una stanza a parte?-
Gojyo aprì la bocca, ma non seppe cosa rispondere. –Beh… è…-
-Una domanda indiscreta, sì, scusa. Allora, buonanotte.-
-Sì. A domani.-

Gojyo tornò da lui. Visto che c’era spazio, si sdraiò davanti a lui e ricominciò a baciarlo. Dopo poco Gojyo già lo sovrastava col busto e i baci si erano fatti più lunghi, più bagnati.
-Certo…- prese fiato. –Che anche tu sai giocare le tue carte, quando vuoi evitare di parlare.-
Sanzo gli strinse la maglia. –Se non vuoi, possiamo smettere e salutarci.-
Gojyo fece roteare gli occhi e lo baciò di nuovo. Gli accarezzò il collo, lo baciò sotto il manto. Sanzo era così stanco che si rilassò e lo lasciò fare.
La sua pelle era un po’ salata di un sudore da malattia. Gojyo lo abbracciò con un braccio e gli accarezzò la  schiena sotto la coperta. Sanzo strofinò il naso contro il suo collo e si azzardò a prendergli un po’ di pelle tra le labbra, a dargli qualche bacio. Aveva una strana sensazione di capogiro, che divenne spiacevole, e iniziò a mancargli l’aria.
Si tirò indietro.
-Tutto bene?-Gojyo si sollevò per lasciarlo respirare. Sanzo scosse piano la testa.
Gojyo aspettò, poi chiese:- Vuoi che resti qui, stanotte?-
Sanzo aprì un occhio e annuì.
Gojyo pensò al minuscolo letto che avrebbero dovuto condividere. –Ok. Sto io verso il muro, così se devi andare in bagno…-
-Mhmh.- Sanzo rotolò dall’altra parte, costringendolo a scendere dal letto, e chiuse gli occhi.
Gojyo rimase in silenzio per alcuni minuti, mentre lui si faceva passare il capogiro.
-Ehm… posso scendere a fare uno spuntino?-
-No.-
-Mh. E se aspetto quando dormi?-
Sanzo lo guardò con un occhio solo, poi lo richiuse. –E sia. Ma fai veloce.-
Gojyo s’inginocchiò davanti a lui e gli diede un bacio sulla fronte.

 

HOLAAAA!! Weeh! Tempo d'aggiornamento due mesi, ma capitolo lungo più del doppio!! E non è l'ultimo! (Noooo... Gh’la fò piö...)

Doumo:

Lain: Oh, che onore! Mai ricevuto una recensione del genere! Frrr! L'aura negativa di Gojyo e la stronzaggine di Sanzuccio-amore! Noto con piacere di aver trasmesso esattamente quel che volevo trasmettere! E speriamo che sia compressibile anche questo capitolo. Anche se Sanzo è comprensibile quanto Pascoli (Teh, ha proprio gli stessi problemi!)…
(Cose cadute dal passato? È mia? Sì? Siete sicuri? Mah… non è possibile! Regia, confermate? …Eh, sì è proprio mia…)

Drabble: Eheh… grazie… Ehi, spero che dopo due mesi e 7000 parole, la tua attesa si sia soddisfatta!

Pandora90: Beh, l’ho scritta, eh! (E bene, eh…! Gh, chi si canta le lodi da sé… stona sempre!)

HikaRygaoKA: Mamma mia, sempre di fretta! XD! Non correre troppo, eh! Altrimenti non arrivi alla fine di questo capitolo!

LittleBlueOwl: (La parte felina di Mele inizia ad impastare colle zampette artigliate) No, non credo che esista qualcosa di migliore di GojyoxSanzo. Stavo giusto pensando di noleggiare un aereoplanino e gettare sulle città volantini promotori di questa coppia. Chi ci sta?

Freehja: Ma no, ma povero Sanzo… lui ci rimane male davvero…! (…Sì, pensandoci bene, è davvero divertente! Non me n’ero resa conto!)

Naraku_74: Sì, sarebbe capace… però è stato uno stupido stronzo. Di' di no?!

Rosa_elefante: (Mele si sfrega le mani) Bene, benissimo! Ci impiego un sacco per dare il carattere giusto ad ogni personaggio, sono felicissima di riuscire a farlo arrivare!
(E niente battute sul “sacco di tempo”)

E! Voglio anticipare possibili critiche sul capitolo di oggi.
Ok, diciamo subito che se ne arriva qualcuna prendo sassi da due chili e vi lapido (tsk! Colla fatica che ho fatto). No, scherzo. Ma neanche tanto.
Prima di tutto perché è stato difficile. Doveva essere superficiale la descrizione dal punto di vista di Sanzo e più approfondita rispetto a Gojyo, ma era Sanzo che si sentiva male, quindi dovevo prima sapere con esattezza come stava, prima di descrivere come appariva.
Insomma, un casino.
Perché ho immaginato sarebbe successa la crisi di Sanzo? Bah, sarà il genio che trabocca (Ok, vi presto i sassi e prometto che non scappo). A parte gli scherzi. Abbiamo a che fare con un tizio che ogni volta che piove si rinchiude in una stanza al buio a rimuginare. Peggio c’è l’autismo. Se uno del genere si trova improvvisamente sconvolto (dal sentimento per / da Gojyo in questo caso), non diventa un’ipotesi probabile?
Mmh… questo è un tema che approfondirò.
Come approfondirò il tema di Goku come “lettore” dei suoi compagni. Mi sono divertita un sacco a scriverlo!

Ok, ora chiudo. A Marzo col (ultimo?) prossimo capitolo. Ehi, l’ho già iniziato! Ma a Febbraio… la Grecia mi aspetta! Oh, yeah!

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