La storia di Lucy

di xxstrawberryfields
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“Ancora un minuto, e sarà sorto. Quarantacinque. Trenta. Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, ora.”
 

È tutto silenzioso.

Pian piano, per non svegliare nessuno si alza, infila le ciabatte di lana morbide e in punta di piedi raggiunge la cucina.
Cerca di fare meno rumore possibile, accende la macchina del caffè, prende il latte e afferra un tazzona, la fa cadere. Impreca. La tazza è rotta un po’ sul bordo, ma lei si preoccupa di aver svegliato gli altri. Spera di no, di mattina presto è sempre irascibile e scorbutica, e vuole godersi il suo primo caffè della giornata in santa pace.
È pronta, s’infila un giaccone al volo ed esce dalla porta dietro, tutta spettinata dalla dormita in pigiama e occhiali. Beve pian piano la miscela marrone scuro mentre si avvia verso l’amaca che il suo papà aveva messo apposta per lei. Sette anni prima, la sera prima di andarsene.
Si siede, è freddo. Gli occhiali cominciano ad appannarsi un po’ e i piedi a congelare. Le ciabatte bianche, un po’ sporche e bagnate non aiutano più molto.

Ogni prima domenica del mese è la stessa storia, mette la sveglia e sta in giardino qualche ora, senza muoversi dall’amaca. La mamma finge di non accorgersene, dice a Thomas, il suo compagno, che bisogna lasciarla fare perché è ancora triste per la perdita del padre. E lui si arrabbia, farneticando sul fatto che se n’è andato anni prima e non vede il motivo per cui lei deve gelare anni e anni dopo. Allora la mamma sorride e cambia discorso, come se nulla fosse.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Lucy si stringe le gambe al petto, e scruta nell’oscurità.
Vede lontano qualche piccolo raggio di luce, segno che la giornata sta per cominciare. Sente il familiare risveglio degli animali, un passero che comincia flebile a cantare, i grilli che intonano la loro melodia, gatti del vicinato ancora mezzo addormentati  in cerca di cibo. Si rilassa, beve un ultimo sorso e appoggia la tazza su un erba umida e piena di brina. Mette il cappuccio e gioca a fare le nuvole con la bocca, mentre le si congelano i piedi.
Pian piano si assopisce, la testa indietro, le gambe stese e gli occhi chiusi.


La mamma la chiama, si sveglia di colpo.
Ora il sole è sorto del tutto e non è più così freddo. Si stiracchia come farebbe un gatto appena svegliato, con gli occhi chiusi e la testa di lato, e alza. Prende la tazza, e accanto nota tre fiori. Sono bellissimi strani di come non ne ha mai visti.

Il primo è bianco, come la neve quando non è ancora caduta a terra, il secondo di un arancione spiccante e il terzo di viola scuro.
Sicura di non aver visto i fiori all’arrivo, si convince che siano lì a causa del vento, saranno di qualche vicina si dice.

Corre in casa, da un bacio alla mamma, saluta il fratellino e Thomas e va dritta a farsi una doccia.
Passa il resto della giornata a cercare di finire il compito di storia che avrebbe dovuto consegnare l’indomani, parla al cellulare con le sue amiche e non pensa più ai fiori.

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