Piacevoli Penitenze...

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dire ***
Capitolo 2: *** Fare ***
Capitolo 3: *** Baciare ***
Capitolo 4: *** Lettera ***
Capitolo 5: *** Testamento ***



Capitolo 1
*** Dire ***


PIACEVOLI PENITENZE 

 
 

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DIRE

 
Doveva dirglielo.
Si, era deciso a farlo.
Era tutta colpa sua e doveva rimediare.
Aveva combinato un guaio e ora doveva sistemare le cose.
Quella era la sua penitenza: dirle che aveva combinato.
Le avrebbe detto la verità, non nascondendole il suo pasticcio, ne occultando il disastro che ora reggeva in mano. Voleva essere sempre sincero con lei, anche se, forse quella volta, vedendo ciò che aveva combinato, gli avrebbe tolto il saluto.
Storse le labbra intristito dal pensiero, terribile e doloroso, ma convinto più che mai di dover dire la verità alla compagna. Giunto di fronte alla porta della biblioteca si tolse il cappello di paglia con la mano libera, stropicciando leggermente il bordo di stoppia per il nervoso.
Reggeva dispiaciuto nell’altra mano il tomo, facendo picchiettare a terra tante piccole gocce d’acqua salmastra, che bagnavano il corridoio interno della Sunny.
Si morse il labbro, bussando leggermente con il pugno contro il legno dell’uscio.
-Si?-
Tremò al suono della sua candida voce, stringendo ancor di più la pagliuzza del capello.
Deglutì prendendo coraggio, aprendo la porta ed entrando nella stanza.
-Robin…- biascicò piano, richiamandola dalla sua lettura -… mi spiace…-
L’archeologa alzò i suoi occhi cerulei dal libro che stava consultando, posandoli sulla figura impedita del suo capitano, impacciato davanti alla porta della biblioteca, intento a tormentare il bordo pagliuzza del suo adorato cappello.
Era totalmente fradicio, dalla punta scompigliata dei suoi neri capelli, fino alle ciabatte in sughero, che macchiavano il pavimento con umide impronte. Gli abiti grondavano acqua, che cadeva lenta e costante lungo la pelle bronzea, scivolando a terra a formare una piccola pozzanghera marina ai suoi piedi.
Sorpresa, volse lo sguardo sul suo viso, trovando corrucciato e dispiaciuto.
-Capitano...- sussultò stupita -… cos’è successo?-
Rufy si strinse nelle spalle, alzando verso di lei uno sgualcito e irrorato libro, più somigliante ad un ammasso umidiccio di carta che ad un saggio.
-Mi spiace Robin…- alzò lo sguardo dispiaciuto -… stavo giocando con Usopp e ho spintonato il tavolo su cui lo avevi lasciato… per il colpo è caduto in mare…-
La mora spalancò gli occhi, sgranandoli sui suoi vestiti bagnati.
-Non ti sarai mica buttato in mare per recuperalo, vero capitano?- si alzò dalla sedia, avvicinandosi a lui con fare preoccupato.
-Ovvio!!!!- corrugò le sopracciglia –Dovevo recuperarlo!!!!-
-Ma Rufy…- gli prese dalle mani il tomo, reggendolo con le sue –Non sai nuotare…-
-Me l’ha detto anche Nami, dopo avermi salvato e picchiato…- si massaggiò il cario, in ricordo dei pugni della sorella.
Robin sospirò, sorridendoli amorevolmente.
-Non avresti dovuto…- gli asciugò con una carezza una guancia.
Rufy abbozzò un sorriso, afferrandole il dorso della mano e trattenendola contro la sua pelle.
-Si invece…- affermò fissandola in viso -… ho fatto un guaio e dovevo rimediare…-
Sospirò, abbassando lo sguardo nero, accarezzandole la mano ferma sulla sua guancia.
-Mi spiace di averti rovinato il libro…- borbottò mesto -… alla prossima isola te lo ricompro, promesso… però tu non togliermi la parola… sarebbe una penitenza troppo pesante se tu smettessi di parlarmi, di dirmi qualsiasi cosa tu voglia… mi dispiace davvero!!!!-
-Ma Rufy…- rise lei, sventolando il libro nell’aria -… non ti toglierei mai la parola per una sciocchezza del genere … è solo una rivista qualsiasi… non è così importante… -
-Si invece!!!!- s’impose, sgranando gli occhi –Era tua, e tutto ciò che è ti appartiene o ti riguarda è importante per me!!!!-
La mora sorrise imbarazzata, arrossendo leggermente.
Abbassò lo sguardo, indifesa dalla pura sincerità disarmante del ragazzo, incapace di proferire parola. Era così dolce il suo capitano, disposto a buttarsi in mare per recuperare una sciocca rivista, che però le apparteneva, e dicendole tutta la verità, impensierendosi per una penitenza immaginaria.
-Non avresti dovuto…- sussurrò piano.
-E perché no?- le strinse la mano contro il suo viso, inclinandolo su un lato e fissandola.
Robin sorrise eterea nel sentire le loro pelli unite.
-Era solo un libro…-
-Ma era tuo, no?-
-Certo… ma era solo una rivista…-
-E allora?!? Io devo aver cura delle tue cose come ne ho di te…- sorrise a 32 denti, chiudendo gli occhi a mezza luna e ridacchiando infantile.
L’archeologa lo fissò seria.
-Perché vuoi aver cura di me e dei miei libri?-
-Perché ti voglio bene… tanto bene… voglio più bene a te che non alla carne… e quando si vuole tanto bene a una persona se ne ha molta cura, di lei come delle cose che le appartengono… ovvio, no?!?-
La mora sorrise, avvicinandosi a lui e accerchiandogli il viso anche con l’altra mano, posando leggermente le labbra sulle sue.
-Ovvio…- gli sussurrò, baciandolo.
Rufy la fissò stranito, per poi sorriderle allegramente e premere le sue sottili labbra contro le sue, ricambiando il bacio.
A pensarci bene, se quella era la penitenza per averle buttato a mare una rivista, in futuro avrebbe scaraventato nel Grande Blu l’intera biblioteca …
 


 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Dedicato a Stefirobin (AUUUUUUUUUUUUU!!!!), Nicorobin92, Robinchan07, Sakura Alexia e Yuki31…

Zomi

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Capitolo 2
*** Fare ***


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FARE


 
Lei era flemmatica.
Riflessiva, criptica, enigmatica.
Niente del suo caos interiore di sentimenti, emozioni, paure, affiorava in superficie.
Tutta la sfera dei suoi sensi più profondi era strettamente segregata nei meandri più irraggiungibili del suo animo, nascosti alla luce del mondo, lontani dai pericoli reali delle persone.
Era stata lei stessa ad imporsi un divieto totale di provare emozioni e sentimenti, di dimostrarli. Era stata costretta a trincerare il suo cuore dietro una recinzione di sguardi di ghiaccio e sorrisi effimeri, pur di sopravvivere al crudele e violento mondo che la circondava.
Era stata lei, Robin, a punirsi in quel modo, vietandosi ogni emozione profonda.
La penitenza estrema per non dover più soffrire: fare a meno del cuore.
Aveva sacrificato le parole dei sentimenti, segregandole in anfratti segreti e oscuri, per non sentirsi più piangere nel petto il cuore, ogni volta che veniva tradito da una persona che credeva amica, per non riprovare il dolore, straziante e infinito, della solitudine.
Lei non provava niente.
Eppure…
Eppure ora quella sua natura umana e fragile si era risvegliata. Improvvisamente, come un’eruzione vulcanica  nel centro del mare, senza alcun preavviso.
Semplicemente, il suo cuore aveva ripreso a vivere, esplodendo d’amore per il suo giovane capitano. Ogni volta che gli parlava, che lo ascoltava, che le loro mani si sfioravano furtivamente, non riusciva a trattenere un tremante sorriso imbarazzato, tacita traccia del palpitante battere frenetico del suo cuore.
Rufy le era entrata dentro, solare e spumeggiante, inondando di vita ed emozioni il suo freddo cuore di archeologa, risvegliandolo dalla prigionia imposta di non provare emozioni.
Una carezza, e la sua anima di bambina demoniaca vibrava esaltata.
Un bacio sulla guancia, e il cuore impennava i battiti fino a farli scintillare come stelle nel petto.
Un bacio appassionato sulle labbra, e sorrideva senza freni, arrossendo e colorando di porpora le sue chiare guance.
Un sussurrato “Ti amo, mia Regina” e non riusciva più a trattenersi dal baciarlo e stringerselo al petto, premendo con avidità le labbra sulle sue, fino a fondersi con le sue parole.
Robin amava perdutamente Rufy.
Se ne era innamorata senza accorgersene, senza rendersi conto che il suo trincerato cuore aveva ripreso a battere fiducioso e vivo per le persone che ora la circondavano, volendole veramente bene.
Rufy era riuscito ad abbattere la cinta murata che l’obbligava a far a meno del suo cuore, di soffocarlo con le sue stesse mani, piuttosto che sentirselo, sanguinate e nuovamente ferito, nel petto.
E non erano i semplici sguardi o carezze veloci che glielo confermavano.
Se ne rendeva pienamente conto nelle lunghe notti d’amore che viveva con lui.
Sentiva il rombante battere del suo cuore in tutto il corpo, mentre le muscolose e forti mani di Rufy l’abbracciavano, avvampando di un calore estraneo e piccante ad ogni schiocco di bacio che le scottava la pelle, mentre la bocca del pirata scendeva dalle sue labbra fin sul suo petto, marchiandolo.
-Rufy…-
Non riusciva a smettere un secondo di sorridere, di chiamarlo con la voce rotta dall’emozione, abbandonandosi totalmente su quel corpo di bambino che amava perdutamente, donando il cuore solamente a lui.
Si abbandonava alla sua amorevole forza mentre la faceva sua, rilassandosi al caldo tatto delle sue mani, beatamente scossa dalle sue spinte.
-… mia Regina…-
Il suo ansimare le scioglieva l’anima, facendole battere freneticamente il cuore.
Come aveva potuto vivere, fino a quel momento, senza sentirselo battere a quella velocità?
Come aveva potuto credere di essere viva, senza sentirselo scalpitare nel petto?
Si ripeteva quelle domande a ogni nuovo bacio, ad ogni nuovo ansimo che le scivolava dalle labbra mentre il suo capitano l’amava, e la risposta era sempre la stessa: prima non c’era ragione di sentirsi viva, prima non c’era lui.
Allora, lo strattonava su di se, appiattendo i loro petti, facendogli ascoltare il suo cuore finalmente in grado di amare, libero da ogni paura e divieto.
-Ti amo, mio Re…- riusciva a confessare, prima di perdersi nuovamente sulle sue labbra.
Finalmente, la bambina demoniaca, poteva permettersi il lusso d’amare e di liberare il suo cuore, vibrante e vivo, per donarlo al suo Re.
Ora Robin lo sapeva: con il cuore libero si poteva fare l’amore…
 




 

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Capitolo 3
*** Baciare ***


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BACIARE

 
-…per penitenza dovrai baciare Carin, la figlia del pescivendolo!!!- ridacchiò divertito il moro, allargando il sorriso sulle gote lentigginose.
-Che cosa???!!!!???- sbraitò il biondo, facendo sobbalzare il cappello a cilindro giù per gli occhi –MAI!!!!! Io non la bacio quella!!!! È una femmina!!!!-
Il piccolo moretto osservò curioso i due fratelli, fissandoli non capendo nel loro bisticciare scontroso.
-E con ciò?!?- chiese, innocentemente –Che succede se Sabo bacia Carin?!?-
-Che cosa?!?- sobbalzarono fissandolo stralunati gli altri due - Se baci una femmina diventi come loro!!!!-
 
Staccò le labbra umide da quelle di Robin, prendendo un breve respiro, prima di ritornare a baciarle passionalmente, avvinghiandosi con una mano alla vita della mora mentre l’altra la faceva scorrere tra i suoi lunghi capelli.
Le leccò le labbra socchiuse, mordicchiandole appena l’incrocio arricciato del labbro superiore, prima di premere dolcemente la sua bocca su quella sorridente della compagna, riprendendo a baciarla smanioso.
 
-Io non capisco…- si grattò il capo, fissando Sabo e Ace bisticciare ancora per quella penitenza.
-Ace, perché se Sabo bacia una femmina diventa una femmina?!?-
Il ribelle moro aveva smesso per un attimo di litigare con il piccolo biondo, fissando il fratello con occhi sgranati.
-Che domande: perchè si!!!!-
 
Introdusse famelico la lingua tra le rosee labbra dell’archeologa, intrecciando l’organo con quello di lei, iniziando così una passionale danza di baci e parole.
Si appiattì ancor di più contro il corpo della donna, annientando le sue formose curve contro il petto muscoloso, percependo perfettamente il suo florido seno contro la pelle tesa dei pettorali.
Sorrise, stringendosela al torace con egoistica possessione, sovrastandola totalmente in quel piccolo e cigolante lettino che condividevano nella loro cabina.
Sentì le molle arrugginite del giaciglio cigolare acute e doloranti sotto di loro per i loro movimenti lenti e pesanti, mentre si cercavano e trovavano tra le pieghe delle lenzuola e delle loro labbra arricciate.
 
-… ma perché?!? In che modo?- s’impose il piccolo Rufy, pestando i piedi a terra, nella piccola radura in cui stavano giocando.
I due più grandicelli sbuffarono spazientiti, smettendo di strattonarsi astiosi e fissando saccenti il piccoletto.
-Hai mai visto un uomo che bacia una donna?- gli chiese Sabo, puntandosi le mani ai fianchi.
Il moro annuì, mostrando una lunga fila di denti.
In paese, lungo il mercato, parecchie coppie si scambiavano dei baci facendo la spesa.
-E ti sei mai accorto di come diventa un uomo dopo aver baciato una donna?- incrociò le braccia al petto Ace, fissando sornione il fratellino.
-No…- ammise il moretto –Perché come diventa?-
 
Sentì le mani di Robin avvinghiarsi alle sue spalle, strattonandolo con galante forza su un lato del materasso, portandosi sopra di lui a sovrastarlo, muovendo seducente le labbra sulle sue.
Rufy mantenne le mani sui fianchi scoscesi della mora, accompagnando i movimenti morbidi e leggeri del suo corpo femminile mentre scivolava sul suo, leccandole le labbra imperlate dei loro sapori.
Adorava baciare la sua Regina, mordicchiandole la sua bella e carnosa bocca fino a gonfiarla, e sentirsela pulsante sulle labbra, così calda da sembrare fuoco puro.
Riportò le mani tra i corvini capelli di seta di lei, accarezzandoli soavemente mentre solleticava il suo palato con la punta della lingua, lasciandosi a sua volta lambire dalla compagna, che lo baciava maliziosamente sulla bocca, imitando il gesto dell’unione dei loro corpi con la lingua, introducendola e ritirandola tra le sue labbra, invitandolo a possederla ancora una volta tra le lenzuola del loro letto.
Rufy sghignazzò divertito a quelle fusa, riportandosi sopra di lei.
Non smise un attimo di baciarla, mentre l’accarezzava lussurioso e bramoso di possederla nuovamente.
Era dannatamente bello baciare Robin.
Quando stava così, con le labbra incollate alle sue, si sentiva un vero e proprio…
 
-… scemo!!! Un uomo che bacia una donna diventa scemo!!!- soffiò Sabo, scalciando un sassolino a terra.
-Perché dici così?- si era infilato un dito nel naso Rufy, messosi a sedere a terra nell’ascoltare attento e assorto quell’importante lezione di vita dei suoi due fratelloni.
-Perché quando un uomo bacia un donna diventa come lei: la segue ovunque, fa la spesa, porta le borse, prepara la tavola, spazza la cucina, lava i piatti…- elencava sulle chiare dita Ace.
-… e tutto per poi baciarsi ancora e diventare ancora più scemi!!!!-
Con una smorfia disgustata, il biondo sputò a terra, scalciando della polvere per sottolineare la sua nausea.
-È per questo che non bacerò mai una femmina!!!!- affermò certo –Né ora, né mai!!!! Quindi io, quella penitenza non la faccio: io non bacerò mai una femmina!!!!!-
 
Le dolci labbra di Robin schioccarono sulle sue, arricciandosi all’insù mentre Rufy si alzava da lei, puntandosi sui palmi contro il materasso.
Inclinò il capo per osservarla attento, baciandola ancora con lo sguardo e non più solo con le labbra, leccandosele e gustando ancora il dolce sapore della mora.
Robin era così bella, con i capelli sparsi sul cuscino in un composto disordine, le gote rosse d’emozione e affanno, gli occhi azzurri che le brillavano di piacere e le labbra semi aperte in una supplichevole richiesta di essere baciate.
Rufy le accarezzò una guancia, arricciandole una piccola ciocca di capelli attorno al viso, accompagnandoli fin sulla bocca, dove le labbra di lei gli sfiorarono affettuosamente le dita.
 
-Giusto!!! Nemmeno io!!!!- si indicò il petto Ace, battendosi il torace con il pollice teso.
Entrambi i bambini si sorrisero complici di un quel patto da veri uomini, per poi puntare lo sguardo sul piccolo fratellino, ancora seduto a gambe incrociate a terra e perso nell’osservarli.
-E tu?- lo indicò Sabo –Bacerai mai una femmina?!?-
Rufy si grattò il capo confuso da tutto quel discorso, incapace di comprendere del tutto la logica dei suoi compari.
Se aveva capito bene, se un uomo bacia una femmina, poi diventava come lei e si metteva a fare la spesa, il bucato, a cucinare, spazzare, riordinare…
-Uhm…- mugugnò, impiegando anche la mano libera nel grattarsi il capo.
Però, se era realmente così, allora perché il nonno Garp, quando baciava Dadan, non si metteva poi a riordinare quel macello di casa che si ritrovava la donna?
Perché dopo che le posava le labbra sulle sue, in quelle rare occasioni che il piccolo li aveva scoperti in flagranti, il vecchio marine non se ne andava per il mercato a fare la spesa con una borsa di vimini, ondeggiando come una ragazzina tutt’allegra e canticchiante?
-Uhm…- si spremette le meningi, riflettendo.
Forse… forse c’era una qualche eccezione alla malattia del bacio…forse, non tutte le femmine erano contagiose… forse…
-Si…- si alzò di scatto da terra, avvicinandosi ad Ace e Sabo.
-Io non bacerò mai una…
 
-… femmina…- sussurrò, accarezzando le labbra di Robin, sorridendo nostalgico.
-Come, mio Re?- inclinò il capo l’archeologa.
Rufy scosse il capo, sorridendo a bocca chiusa.
-Un ricordo…- sussurrò -Una volta ho promesso a qualcuno che non avrei mai baciato una femmina…- ridacchiò, abbassandosi a baciare nuovamente la mora.
Con occhi zaffiro, lei lo fissò muta, cercando nel suo viso aperto e solare una spiegazione più chiara di quelle poche parole. Gli accarezzò piano l’ovale del volto, fino a sfiorare la mezza luna scura che gli tagliava lo zigomo sinistro.
-Io sono una femmina, Rufy…- gli fece notare.
Il moro ridacchiò, baciandola piano sulle labbra e sul viso, negando con un cenno del capo.
-No… tu non sei una femmina… tu sei una Regina… e le regine vanno sempre baciate…- premette con maggior forza la bocca sulla sua.
 
-… non bacerò nessuna femmina, ameno che non sia una Regina!!!!-sghignazzò sicuro di se.
-Una Regina?!? E che te ne fai?!?-
-Già fratellino, che te ne fai di una Regina?!?- lo fissò nauseato Ace.
-Ogni Re ha la sua Regina. E io un giorno sarò il Re dei pirati e avrò la mia Regina, che bacerò sempre!!!!!-
I due lo guardarono straniti, per poi sbuffare e picchiarlo sul capo.
-Tu dici un sacco di scemenze!!!- lo sgridò il biondo, sistemandosi il cappello in testa.
-Per punizione dovrai scontare una penitenza…- annuì deciso Ace, incrociando le braccia al petto.
-Ahia…- si massaggiò il capo Rufy -… ok,ok… basta che non sia baciare una semplice femmina non Regina…-
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE:
Piccolo accenno GarpxDadan, non tanto perchè credo in questo pairing, ma perchè necessitavo di una figura maschile, possente e forte, che sebbene baciasse il gentil (?!?) sesso, non ne venisse contagiato, ed escluso Shanks e Makino (il rosso appare la prima volta a Rufy parecchi anni dopo la morte di Sabo), non mi rimaneva che il caro e dolce nonnino…
I commenti sono graditi, grazie!!!!

Zomi

 

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Capitolo 4
*** Lettera ***


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LETTERA

 

“Caro Rufy,
Ti scrivo queste poche righe per mettere a tacere il mio snervante dolore.
Sono passati pochi contati giorni dalla nostra divisione, dalla nostra bruciante disfatta di Sabaudy.
Pochi giorni.
Eppure mi sembrano anni, lustri, secoli…
Sono trascorsi appena 10 giorni.
Dieci giorni, 240 ore, innumerevoli minuti e sospiri,  da quando Bartolomew ha levato la sua enorme mano su di me, fissandomi con i suoi vacui e nivei occhi, trapassando la mia figura inerme e tremante, mentre mi tagliava con uno schiocco di bolle, come fossi nebbia al mattino, spazzandomi via come polvere, spedendomi su un’isola prigione.
Mi sono risvegliata lontana da tutti i miei Nakama, dalla cara Sunny, distante migliaia di leghe dall’Arcipelago di Sabaudy.
Lontana da te.
Il mio ultimo pensiero, prima che la sua enorme mano rigonfia rimbalzasse su di me è stato di puro terrore, di follia dolorosa e tremante paura nel essere separata dalla persona più importante della mia vita: tu, mio capitano.
Di nuovo mi ritrovai sola, a lottare contro tutti e tutto, lontana dalla famiglia che finalmente ero riuscita a trovare, prigioniera di quel governo da cui scappavo da una vita, distante da tutto ciò che mi rendeva felice e viva.
Lontana da te.
Ho trascorso giorni interi, sollevando pietre e costruendo un ponte eretto verso chissà dove, alzando le rocce come fossero i miei pensieri, allentandoli da me ergendo un muro infinito di dubbi,di paure, di ansia, pensando a te e a dove fossi in quei momenti.
Stavi bene?
Eri ferito?
Soffrivi?
Eri solo?
Sollevavo pietre su pietre, sopportando la stanchezza e il dolore fisico, attutendo il rumore frastornate dei miei pensieri, che mi massacravano più del lavoro forzato. La fatica, la stanchezza, la spossatezza, non erano niente in confronto al dolore atroce e grave che mi pesava il cuore e la mente, nel non sapere dove mai fossi.
Io, Nico Robin, l’archeologa che avrebbe dissolto le nebbie dei 100 anni di Buio e i segreti dei Pognagriff, non avevo la più pallida idea o indizio su dove tu fossi, amor mio.
Dov’era il tuo bellissimo sorriso, Rufy?
Dov’erano i tuoi occhi di petrolio?
Dov’era quel calore, intenso ed inebriante, che mi avvolgeva e mi rendeva sicura di me quando eravamo insieme?
Oh, mio capitano, amor mio, non sai quante lacrime ho versato, quanti singhiozzi ho trattenuto nel petto, quanto forte abbia conficcato le unghie nei miei palmi nel sopportare la lontananza forzata da te, mio Re.
Tante lacrime da poter riempire un mare, tanti sospiri da riempire il cielo, tante urla da infrangere il silenzio.
Ho sopportato tutto, tutto, sacrificando la mia gioia come pegno nel poterti rivedere.
Mi sono ripromessa che avrei affrontato ogni pericolo e nemico, pur di ricongiungermi a te, pur di poterti rivedere sorridere e chiamare il mio nome.
Ho conservato il dolore nel petto come forza per sopravvivere, perchè un giorno, ne ero certa, sarebbe diventata felicità.
Perchè un giorno sarei tornata da te.
E quel giorno è arrivato una mattina presto, con le sembianza di una nave maestosa ed esponenziale, le cui effigi richiamavano la ribellione e la libertà.
Una mattina, la nebbia del dolore è stata tagliata dalla luce improvvisa della speranza.
La flotta di ribelli di tuo padre era giunta a liberare dalla schiavitù tutti i reclusi dell’isola prigione, me compresa.
Ho trattenuto il respiro nel vedere avanzare, tagliando le dense nubi ammassate attorno al ponte in costruzione, l’ombra grigia e compatta del veliero che avanzava tra le onde piatte del mare, smembrando il grigiore inerme che mi circondava e liberandomi dall’oblio della prigionia.
Tuo padre mi ha invitato a seguirlo per mare, condividendo con me brevi sprazzi della sua conoscenza, aiutandomi inconsciamente a ricongiungermi a te.
Ti pensato sempre.
Ogni singolo giorno, ogni singolo momento.
Prima sull’isola prigione, con tristezza e voglia di riabbracciarti, e poi sulla nave ribelle con speranza e amore crescente.
Ero subito venuta a conoscenza delle tue gesta a Marine Ford e al tuo secondo messaggio cifrato nell’avventura con Rayleigh e Jinbe.
“Aspettate” ci chiedevi con un sorriso “Aspettate solo due anni”.
Quel giorno, stringendo il giornale tra le mani sotto la tagliente bufera spinta dal vento contro le vele della nave di tuo padre, mi sono ripromessa di diventare la migliore per te, per non dover essere più divisi.
Mi sono ripromessa, bagnando con silenti lacrime i caratteri d’inchiostro del quotidiano, che quelle sarebbero state le ultime lacrime di dolore della mia vita, perché da quel momento in poi sarei stata forte e coraggiosa, pronta a tutto pur di rimanerti accanto e di essere una tua degna compagna.
E ora questa promessa la impregno anche del corvino inchiostro di questa lettera, pegno della mia decisione: Monkey D. Luffy, io ti prometto che sarò la miglior archeologa del mondo e che nessuno più ci dividerà.
Sarò forte per te, migliorerò per te, crescerò per te, amor mio.
Firmo con sangue e lacrime questo giuramento, mio capitano, sperando che come abbia trovato il coraggio di cambiare per te, trovi un giorno anche la forza di dirti quanto di amo.
Tua per sempre,
Nico Robin di Ohara “
 
Rufy inclinò il capo osservando quel sgualcito e giallognolo foglio, scivolato dalle pagine di un libro sul comodino della sua Robin, quando vi era inciampato nel vestirsi maldestro quella mattina, saltellando attorno al letto.
Lo rilesse attento, sorridendo ad ogni riga e parola.
Delicato, ripiegò la lettera, riponendola tra le pagine del tomo, nascondendola tra le facciate di storia che tanto amava la sua archeologa.
Piano si alzò dal materasso cigolante del suo letto, avviandosi verso la cucina per la colazione, dove già lo attendevano tutti i suoi Nakama.
Sorridente si sedette a fianco di Robin, baciandola dolcemente sulle tempie.
-Tranquilla, mia Regina…- le sussurrò all’orecchio, facendole arrossare le gote -… nessuno più ci dividerà… te lo giuro anch’io…-
 

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Capitolo 5
*** Testamento ***


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TESTAMENTO



 
La piccola barchetta ondeggiò timidamente.
Delicatamente, le funi sfilarono da sotto di lei, abbandonando l’esile chiglia di legno chiaro e lasciandola dondolare con moto divertito contro le onde.
Ridacchiando, la ragazza che vi era a bordo si resse sul basso bordo della barca, ancheggiando con essa.
I suoi lisci ma ribelli capelli neri ballonzolarono sulle sue chiare spalle, ricadendo molli sulla schiena.
Il padre, letteralmente aggrappato al parapetto della sua immensa nave, da cui era stata calata la barchetta che galleggiava una decina di metri sotto di lui, fissava ansioso la figlia ridere allegra e spontanea, reggendosi alla bene e meglio alla sua nuova casa.
-Meravigliosa…- sorrideva con la sua voce vellutata e soave, gemella a quella della madre se non fosse stata per alcune note acute ereditate dal padre.
-Grazie zio Franky: è perfetta…-
Il sentimentale cyborg arrossì, prima di immergere nuovamente gli occhi lacrimosi tra le sue enormi braccia, a nascondere il suo ululante pianto.
Tutta la ciurma si strinse attorno al parapetto, affacciandosi verso la ragazza che si apprestava a lasciare per la prima volta da sola la nave su cui era cresciuta fino ad allora.
-Hai tutto?- le chiese nuovamente il medico di bordo, piagnucolando debolmente.
-Tranquillo zio Chopper: ho tutto…- rise allargando le labbra in uno smagliante sorriso a 32 denti.
I pirati sorrisero nel vedere quelle labbra allargate nel sorriso più bello del mondo: il sorriso del loro Re.
Rufy rise a fior di labbra verso la figlia, stringendosi al petto Robin, che in ansia come lui, si aggrappava al parapetto della Sunny, conficcando nervosamente le unghie nel legno dorato della nave.
La loro unica figlia li stava per lasciare.
Stava per iniziare il suo viaggio in solitaria lungo la Rotta Maggiore, in cerca della sua ciurma per rincorrere il suo grande sogno.
Il Re dei Pirati sospirò profondamente, mentre i suoi fidati compagni tartassavano di domande e preoccupazioni quella bambina cresciuta in un attimo, non solo figlia sua e di Robin, ma un po’ di tutti loro.
Nervoso per la prima volta in vita sua, posò gli occhi di pece sulla figlia, studiandola in ogni sua sfaccettatura.
Nico Ace aveva i begli occhi azzurro mare della madre, limpidi e profondi come l’oceano che da sempre gli aveva fatto da casa, liberi da ogni paura e preoccupazione come lo erano quelli del padre. I lunghi capelli corvini e lisci, erano a volte inselvatichiti da qualche riccio scomposto tipico della capigliatura dei Monkey, che ogni tanto emergeva nella massa composta d’ebano.
La pelle olivastra era densa e dolce, ammorbidita dal chiaro calore del sole che l’aveva vista crescere e sorridere, con quelle sue labbra rosee e sottili, sempre arricciate in uno smagliante sorriso a 32 denti che testimoniava la sua discendenza con il Re dei Pirati.
Rufy era orgoglioso di sua figlia.
Era intelligente come la madre, sorridente e coraggiosa come lui, ma con quel pizzico di furbizia al femminile che le dava la spinta in più che sempre la caratterizzavano.
L’aveva vista crescere ancor prima che il sole le baciasse la pelle per la prima volta, fiorendo nel ventre di Robin in 9 lunghi mesi.
Proprio come un fiore, era cresciuta florida e aggraziata, germogliando in un bellissimo giglio.
E ora, dopo 18 anni passati sulla Sunny a rallegrare ogni giorno di più, quel piccolo fiore voleva prendere il largo da solo, andar per mare e scrivere la sua storia.
-Perché un giorno IO sarò il Re dei Pirati!!!!- affermava sempre con il sorriso sulle labbra e gli occhi color zaffiro luminosi come il sole.
Si, Re, perché di diventar Regina ed essere sottoposta al volere di un Re maschilista proprio non se ne parlava.
Teorie femministe della cara zia Nami.
Gli occhi del pirata iniziarono ad inumidirsi, mentre stringeva al petto Robin singhiozzante e tremante di pianto.
Ace se ne stava per andar via.
-Tranquilla mamma…- gridava dalla sua brachetta la mora -… starò bene… te lo prometto!!!!!-
Gli occhi dell’archeologa sorrisero di gioia, seppur continuassero a lacrimare di tristezza, mentre parlava con la figlia, augurandole ogni bene della terra.
-Diventerò forte e coraggiosa…- continuava Ace, sbracciandosi verso i genitori -… ci rincontreremo lungo la Rotta Maggiore, e quando accadrà avrò una ciurma tutta mia… una famiglia tutta mia…-
Rufy sorrise fiero dei sogni della sua bambina.
-Sarò sempre con voi…- un sorriso tremante, misto tra malinconia ed ebbrezza d’avventura ora si allargava sulla bocca della principessa -… ma ora devo andare…-
Sciolse l’ultimo nodo della fune che reggeva la sua piccola barchetta vicino alla ciglia della Sunny, liberandosi anche dell’ultimo legame con la sua casa e la sua famiglia.
Mossa dalle onde, la scialuppa ondeggiò bruscamente, facendo ridere di eccitazione la ragazza, che si ritrovò sul fondo della barca con le gambe all’aria.
-Hihihihi!!!!! È così bello!!!!!-
Il cuore di Rufy iniziò a pompare veloce, mentre la barchetta si allontanava nel mare, spinta da onde lente e spumeggianti di schiuma bianca.
Non aveva le aveva detto niente, nemmeno un ciao, bloccato com’era dall’emozione.
Non le aveva dato nemmeno un ultimo bacio di arrivederci.
Smosso dalla paura di vedersela scivolare via dalla mani così bruscamente, come la più dura e aspra delle penitenze, saltò sopra alla balaustra della sua nave, chiamandola a gran voce e, attirata la sua attenzione, estese il braccio da sopra il suo capo fin su quello della figlia, donandole un ultimo importante segno d’amore.
-Questa è il mio testamento per te…- urlò con tutto il fiato che aveva in gola il Re -… quando ci rivedremo, me lo mostrerai e mi racconterai tutte le tue avventure…-
Strinse con forza il palmo attorno al capo ricoperto della figlia, premendo una scompigliata carezza su quella testolina mora, calando la paglietta sui suoi celestiali occhi.
Quella penitenza era dolce e fresca sulle sue labbra.
Era il epgno più bello della sua vita che avesse mai concesso alla figlia.
-È il mio testamento: in esso c’è tutto ciò di cui avrai mia bisogno…- urlò ancora, sorridendole con affetto.
Distese le dita, liberando la presa e ritraendo il braccio per quelle centinaia di metri che si allargavano tra le due imbarcazioni, allontanando sempre più padre e figlia.
Ace sollevò il viso, infossato contro il petto con fare infantile, alzando gli occhi colmi di lacrime di felicità mentre si premeva a mani piene il Cappello di Paglia sulla testa.
Il copricapo giallo s’infossò sulla sua fronte, ondeggiando sopra ai capelli neri, mentre la ragazza si spolmonava nel gridare verso la Sunny, montando a pie pari sul bordo della scialuppa fino quasi a rivoltarla mentre si sbracciava ancora.
-TI VOGLIO BENE PAPA’!!!!! TI VOGLIO BENE MAMMA!!!!! TORNERO’ E SARO’ IL RE DEI PIRATI!!!!! IL TUO TESTAMENTO SARA’ IL MIO TESORO PIU’ PREZIOSO DI TUTTI, TE LO PROMETTO PAPA’!!!!!-
Rufy sorrise gioioso, allargando le labbra nel suo fare infantile e innocente, ricorrendo con saluti e grida le parole della figlia che si perdeva nel mare che iniziava a dividerli, sbracciandosi come lei nel salutarsi ancora mentre le loro figure si andavano a schiarirsi nell’orizzonte blu.
-Ciao piccola mia… rendimi fiero di te…-
 
 



ANGOLO DELL’AUTORE:
Ho notato un qual certo interesse e curiosità per questo ultimo capitolo, che devo dire il vero ho scritto per primo perchè mi ispirava. Spero di non aver deluso nessuno, ma l’ho visto così il TESTAMENTO di Rufy. Sul punto di morte proprio non lo vedevo il caro Luffy, e quindi ho preferito un epilogo a metà tra il fluff e il malinconico…
Commentate e ditemi pure se invece preferivate un altro genere di “Testamento”: posso sempre modificare il capitolo o aggiungerne un Bis…

Zomi

 

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