Trovatela! di stillfreeit (/viewuser.php?uid=135668)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
Un adepto del Clan rimane tale dall'inizio dell'addestramento, fino alla morte.
Ogni adepto del Clan è tenuto all'obbedienza verso i suoi superiori.
Nessun adepto rivelerà i segreti del Clan a chi non è degno di conoscerli: uomini non autorizzati dal Maestro, e qualunque donna.
Naur:
" TROVATELA!! ".
" Signore, l'esercito sta setacciando la città e il bosco, non c'è traccia
di... ".
Il generale Odhron aveva completamente perso il senno. Un uomo che di solito sapeva dimostrare in modo eccellentemente chiaro la freddezza che lo aveva ucciso dentro, era esploso in uno dei sentimenti più rappresentativi dell'essere umano: la rabbia cieca. La sua figura era già piuttosto marcata e difficilmente ignorabile quando era calmo, nella furia sembrava aver raddoppiato la sua notevole altezza. Era una belva!
Mi prese dal collo e mi avvicinò con tanta violenza al suo viso gonfio e paonazzo che per un folle istante pensai volesse inghiottirmi.
" VOGLIO QUELLA RAGAZZINA E LA VOGLIO VIVA! TROVATELA, CAPITANO! O RIMPIANGERETE DI ESSERE NATO!! " prese ad urlarmi addosso. Non era la prima volta che gli sentivo intimare una minaccia del genere, ma di certo in quello stato, l'effetto era decisamente più efficace. La mia armatura risuonò nell'angusta stanza di pietra come un gong quando mi sbatté con forza al muro. Mi sarei addirittura aspettato di sfondare la parete.
Avevo perso il rispetto per quell'uomo da tempi immemorabili. Violento e crudele oltre i confini dell'immaginazione. Ma era pur sempre un mio superiore, e il rispetto lo imponevano i doveri da militare. Fu solo grazie a quelli che la mia spada rimase al sicuro nella fodera.
Tra l'altro, non sarebbe stato saggio sguainarla di fronte ad un Maestro così sorprendentemente infuriato e capace di uccidere.
Il mio addestramento è completo.
La mia abilità con la spada va ben oltre la media degli altri adepti del Clan.
Sul mio coraggio, nessuno oserebbe mettere bocca.
Ma sfidare la furia del Maestro non è coraggio... è stoltezza allo stato puro.
Troppe regole erano state infrante perché il generale bollisse in quella maniera.
Un adepto del Clan rimane tale dall'inizio dell'addestramento, fino alla morte.
Ogni adepto del Clan è tenuto all'obbedienza verso i suoi superiori.
Nessun adepto rivelerà i segreti del Clan a chi non è degno di conoscerli: uomini non autorizzati dal Maestro, e qualunque donna.
Arrivai all'assai saggia conclusione di rispondere semplicemente:
" Farò del mio meglio, generale "
" Uccidili pure tutti, Odhron " intervenne una profonda voce irrisoria nell'ombra soffocante della stanza, dove la luce delle torce appese alle pareti faticava ad arrivare. Mi voltai d'istinto verso la fonte della voce.
Non credevo che avrei mai pensato una cosa del genere, ma mi ritrovai a desiderare di riuscire anche io a guardare la morte con tanta strafottenza una volta giunta la mia ora.
Catturato.
Sottoposto a torture insopportabili al solo pensiero.
Lasciato marcire a pane ed acqua in una fredda prigione.
Adesso costretto sulle ginocchia, con le mani legate dietro la schiena ed una lunga lama di un coltello sulla gola.
Non c'era uomo più sereno e tranquillo, perfino divertito del generale... o meglio, ex generale... Cyru: " Non la troverai mai. E' troppo furba per te "
" Questo lascialo decidere a me, Cyru " gli rispose Odhron, a voce molto più bassa ma altrettanto carica di rabbia e frustrazione. Per tutta risposta, ben consapevole che questo non avrebbe fatto altro che
alimentare quella furia, Cyru si lasciò andare ad una risata sommessa, fissandolo dritto negli occhi.
" Il tuo regno del terrore è giunto al termine, amico mio... A nulla varrà nascondersi dietro il tuo esercito, dovrai affrontarla presto o tardi " gli disse, sereno e soddisfatto come se il coltello minacciasse
tutt'altra gola.
" Se speri che io abbia paura, ti sbagli Cyru. Chi sta scappando è lei. Ma tu hai infranto la legge del Clan, hai addestrato un essere non meritevole di apprendere... una donna! " concluse quasi soffocando
nell'ira della voce.
" Non sei mai stato in grado di decidere chi fosse meritevole o meno! E quelle regole sono spazzatura! Uccidi me e goditi i tuoi ultimi respiri da Maestro, Odhron... la tua festa sta per finire".
" Troverò quella ragazza. Viva " aggiunse Odhron lanciando un'occhiata di fulminante verso di me, muto davanti allo svolgersi di una conversazione di cui dovevo aver perso i punti salienti. " Voglio
guardarla in faccia prima di darla in pasto ai miei soldati. Morirà, Cyru, e tu non potrai fare niente per impedirlo ".
" Io ho già fatto ciò che era necessario. La tua paura verso le donne, amico mio, è assolutamente lecita, te lo assicuro. E presto te ne
accorgerai ".
" Vorrei mantenerti in vita solo perché tu possa vedere la fine che le farò fare... ".
" ... già, ma sei troppo codardo per farlo " concluse al suo posto il generale Cyru in tono palesemente provocatorio. Odhron stava per
esplodere.
" Sarà lei a pagare ogni tua parola, Cyru " sibilò stringendo i pugni tremanti. Neanche questa minaccia riuscì a scalfire minimamente il
ghigno soddisfatto di Cyru.
" Ho vinto io, Odhron. Mi auguro per te che tu sia pronto a pagare la sconfitta ".
" UCCIDILO!! " tuonò lui rivolto al soldato che tratteneva Cyru sotto la
morsa del coltello. Chiusi gli occhi, prima di dover vedere la vita dell'ennesimo grande uomo spegnersi sotto l'ordine di quel pazzo. |
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Capitolo 2 *** 2 ***
Honoria:
"UCCIDILO!!"
Non devo esitare.
E' stato proprio lui a dirmelo!
Se aspetto anche solo un altro istante manderò tutto a monte...
Non fare la bambina, Honoria... ricordati quello che ti ha detto...
Bastò un secondo perché mi tornasse in mente ogni singola parola del nostro ultimo discorso:
" Il posto più sicuro in cui puoi nasconderti, finché i soldati non ti lasceranno una via libera per fuggire, è il loro castello. "
" Se ti prendono morirai... " gli dissi sperando di riuscire a farlo ragionare. Quasi non sapessi della battaglia persa che stavo combattendo...
Cyru sorrise.
Il solito sorriso che abitualmente mi faceva saltare i nervi. Paziente, come se fossi troppo distratta per capire una verità
che avevo sotto gli occhi.
" Tutto quanto ha una fine. La mia storia è giunta al termine, e ti ho dato gli strumenti perché possa essere tu a continuarla... ".
E dove potevo trovare le parole per rispondergli?
Speravo che restando a bocca aperta fossero le parole a decidersi di uscire di loro spontanea volontà... non lo fecero.
Cyru mi mise le mani sulle spalle e la strinse guardandola dritta negli occhi. " Devo chiederti un ultimo favore, però... voglio che facciamo in modo che sia tu a farlo ".
Il calore mi scivolò giù dal viso fin sotto i piedi.
Non so chi e con quale forza mi trattenne dal cedere alla debolezza delle gambe e finire svenuta per terra, probabilmente il calore stesso delle mani di Cyru
sulle mie spalle. Era solo lui la spinta energica che da undici anni mi aiutava a tirare avanti, e che con ogni probabilità mi aveva regalato un futuro di gran lunga migliore di quello che si prospettava prima di incontrarlo.
Non poteva parlare sul serio...
" Non puoi chiedermi una cosa del genere... " soffiai via qualche flebile suono più che parlare realmente.
Cyru sorrise di nuovo.
Non ricordo di averlo mai odiato tanto come in quel momento...
" Tu conosci gli errori che ho fatto in passato, tu sei il solo mezzo che ho per redimermi... Voglio che sia tu a farlo ".
Era impazzito. Da dove credeva che avrei preso il coraggio?
" Non sarò io la tua assassina " lo dissi con decisione. Non avevo intenzione di cedere alla sua follia. Era pazzesca anche solo l'idea di
doverlo fare.
La stretta attorno alle mie spalle si fece più forte.
" Ti sto chiedendo di aiutarmi a trovare riposo ora che finalmente non ho più nulla di cui vergognarmi ".
Bel modo di interpretarla... Peccato fosse solo un trucco per mascherare ciò che realmente avrei dovuto fare.
Cyru mi aveva insegnato ad uccidere, insieme a tutto il resto.
Sangue e mente fredda. Con i nemici era facile.
Ma come poteva pretendere che sarebbe stato lo stesso con lui?
" Fatti uccidere da loro se proprio hai deciso di morire... " mi mancava il fiato, come dopo un lungo e faticoso esercizio fisico...
" Lo sto chiedendo a te... " mi disse poggiando la fronte sulla mia.
Non so cosa mi aspettassi ma in quel momento mi dimenticai totalmente la semplice funzione del respirare. " ...se vuoi nasconderti da loro devi metterti il più in vista possibile. Il generale di certo vorrà vedermi morire. Non sospetterà del soldato che obbedirà al suo ordine. ".
" Non posso farlo... " cercai di dire. Due lacrime calde cominciarono a colar giù dai miei occhi, ma lui le fermò con i pollici prima che oltrepassassero gli zigomi.
Nonostante le proteste mi ritrovai lì, con il filo della lama poggiato sul collo del mio maestro.
La mia fronte era imperlata da gocce di sudore, gli occhi traboccavano di lacrime che non riuscii in alcun modo a bloccare. Il mio cuore urlava sbattendo contro le coste... ma il mio respiro e la
mia mano erano fermi, ed erano solo questi i dettagli visibili al generale Odhron e a quel Capitano dalla testa rosso fiamma.
Il cappuccio che indossavo calava sugli occhi, mentre l'armatura rendeva invisibile il mio corpo altrimenti facilmente distinguibile da quello di un normale soldato.
Sapevo da giorni che avrei ricevuto quell'ordine. Ma non sono riuscita a prepararmi in alcun modo.
Come avrei potuto farlo? Ero davanti all'esame finale... un esame che non potevo permettermi di non superare.
La posta in gioco era troppo alta. E Cyru avrebbe dato la vita per niente...
" UCCIDILO!! ".
Riempii d'aria i polmoni e chiusi gli occhi.
Non pensare al passato era impossibile, per quanto rendesse tutto maggiormente difficile...
Ti amo, Cyru.
La lama scivolò sulla gola del suo maestro guidata dalla mia mano.
Il sangue schizzò sulla parete di pietra vicina.
Rimasi immobile nell'ombra, costringendomi a restare di marmo, mentre la ragazza chiusa nell'armatura scalciava per uscire.
Guardai gli occhi del maestro come se sperassi di incontrare di nuovo quella luce ironica che mi aveva illuminata per tutta una vita.
Non c'era più.
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Capitolo 3 *** 3 ***
capitolo 3 h
Naur:
Chiudere gli occhi non impedì al mio cervello di percepire
la
morte del Generale, come se tutti gli altri sensi si opponessero
all'oscuramento della vista, amplificando le proprie ricezioni.
Avvertii l'odore, il sapore e perfino il rumore della morte.
Li riaprii immediatamente. L'ultima cosa che volevo era mostrare un
qualsiasi segno che potesse sembrare debolezza di fronte ad Odhron. Il
corpo di Cyru era riverso per terra in un lago di sangue.
Alzai gli occhi sul soldato per non essere costretto a guardare gli
ultimi istanti di un uomo.
Aveva il viso del tutto coperto dall'ombra del cappuccio, non
distinguevo neanche lo scintillio umido degli occhi.
Il Clan impone la freddezza degli adepti. Non è insolito
trovarsi nella spiacevole situazione di uccidere.
Crisi di coscienza, fremiti, ripensamenti, e qualsiasi altro segno di
debolezza analogo, non è
consentito.
Non è facile ma, come per molte altre cose, a volte il
trucco
non è “essere” ma piuttosto
“apparire”.
Guardavo il soldato, e la sensazione che ricevevo in cambio non era
quella di una statua di pietra.
Era ben dritto sull'attenti. La mano che stringeva il pugnale colante
era ferma. Tuttavia, quella figura in ombra riusciva a trasmettere uno
scintillio di emozione malcelata sotto la
maschera del cappuccio.
" Chiamate un servo, che si liberi del corpo e pulisca tutto "
ordinò il generale Odhron ancora affannato dalla rabbia.
L'avvertii allora più chiaramente: un'ondata di calore
come l'esplosione di un incendio. Se non avessi saputo che era
impossibile, mi sarei aspettato che il ragazzo prendesse fuoco da un
momento all'altro.
Odhron fece un passo verso la porta per uscire, ma parve ripensarci.
Tornò indietro e si chinò sul cadavere di Cyru.
Dalla fondina strappò via la spada dorata. La corta lama
lucente brillò alla luce delle torce.
Più corta e sottile di una normale spada, e per questo
più leggera e maneggevole, resistente quanto il ferro. Si
diceva
che le spade del Clan fossero state forgiate dagli dei.
Nessun adepto si separava mai dalla sua spada. Un membro del Clan senza
spada, è un membro morto, come testimoniava Cyru riverso nel
suo
sangue.
Strinsi d'istinto la mia nella fondina.
Mi ero distratto un secondo dal ragazzo, e sembrava che questo avesse
fatto in tempo a ricostruire uno scudo attorno a se stesso, come se
quella vampata di odio non ci fosse mai stata.
Soddisfatto del trofeo, Odhron uscì, lasciandosi la porta
aperta alle spalle.
Era nel sotterraneo che si aprivano le temutissime celle del Castello,
scavate a fondo nelle fondamenta, dove c'era sempre freddo. Le pareti
gocciolavano di umidità e la luce del Sole non filtrava
neanche
per sbaglio.
Quel luogo mi aveva sempre provocato una sorta di claustrofobia. Non ho
mai invidiato i poveri disgraziati costretti a trascorrerci gran parte
della loro vita.
Era quella, molto più dei colpi di frusta e dei crudeli
marchingegni di Odhron, la tortura peggiore.
Vivere sotto terra, dimenticato dal Sole e dal mondo... la morte era
una punizione ben peggiore. Un morto non soffre.
Immerso in questi pensieri mi accorsi a stento del ragazzo che mi
passava davanti per uscire in fretta dalla cella dietro i passi di
Odhron.
Uno strano odore abbracciava l'aria che mi invase i polmoni al
suo
passaggio... un odore insolito... insolitamente piacevole.
Mi risvegliai all'improvviso dal torpore provocato da quel luogo e da
ciò che avevo visto.
Uscii anche io dalla stanza, e presi ad osservare la figura curva del
ragazzo che si allontanava dandomi le spalle.
La luce delle torce del corridoio illuminarono la sua figura fino a
quel momento rimasta quasi del tutto nell'ombra. Alto e molto magro,
quasi fasciato dalle vesti che indossava.
Abituato ai fisici massicci degli altri soldati, un fuscello del genere
mi sarebbe subito saltato all'occhio, invece non ricordavo di averlo
mai visto prima.
Tutto di quel ragazzo mi sembrava insolito: l'atteggiamento, il fisico,
l'odore...
Qualcosa mi suggeriva di tenerlo d'occhio. E l'avrei fatto...
" Tu! Soldato! " esclamai con la voce chiara e severa imposta dal mio
ruolo di Capitano.
Il ragazzo parve freddarsi come se l'avessi colpito con una freccia.
Impiegò qualche istante prima di convincersi a voltarsi.
Il cappuccio gli adombrava ancora il viso fino al labbro inferiore, mi
era impossibile distinguerne i tratti. Mi avvicinai a passo deciso, lui
mi attese in silenzio e sull'attenti: "Togliti il cappuccio e dimmi il
tuo nome " ordinai.
Non vedevo i suoi occhi, ciononostante qualcosa mi diceva che mi stava
fissando.
Non potevo distinguere un'espressione, ma di certo era quella di chi
avrebbe preferito sacrificare ad Odhron un altro agnello piuttosto che
obbedire.
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Capitolo 4 *** 4 ***
capitolo 4 h
Honoria:
Non avrei resistito ancora a lungo.
Neanche l'armatura avrebbe retto sotto il dolore della ragazza che vi
era imprigionata all'interno. Il turbine di emozioni che mi
invadeval'anima stava prendendo sempre più le sembianze di
una
vera e propria tempesta che sarebbe esplosa da un momento all'altro.
Erano tanto mescolate tra di loro da rendere impossibile una
distinzione netta per poterle riconoscere: dolore, frustrazione,
rabbia, senso di colpa. Se non fossi uscita immediatamente da quella
stanza di certo le avrei sfogate tutte in blocco.
Come avevo potuto cedere a quella richiesta folle...?
Lo avevo ucciso...
Ucciso!
"Tu
conosci gli errori che ho fatto in passato, tu sei il solo mezzo che ho
per redimermi... Voglio che sia tu a farlo".
"Ti sto chiedendo di aiutarmi a
trovare riposo ora che finalmente non ho più nulla di cui
vergognarmi".
Balle. Non c'era nulla di buono in ciò che avevo fatto.
Avevo privato il mondo di un uomo valido e coraggioso, e
chissà
quanti secoli passeranno prima che ne nasca un altro altrettanto
straordinario.
Avevo privato me stessa della guida che mi ha preso per mano da quando
ero piccola. Lui era la mia luce. E adesso che si era spenta, il buio mi
soffocava sempre di più ogni minuto che passava. Ed ero
stata io stessa a gettare l'acqua sulla mia torcia.
Che cosa ho fatto...
Rimanere immobile era uno sforzo sovrumano, neanche io sapevo dove
trovavo la forza per riuscirci. Ma dovevo farlo. Sentivo gli occhi del
Capitano fissi su di me, come se si aspettasse da un momento all'altro
il passo falso con cui mi sarei tradita.
Non era tradire me stessa che mi interessava. La mia vita è
niente rispetto a quella che avevo appena spento. Non c'era paragone
tra la mia morte e tradire Cyru e tutto
ciò per cui aveva lottato.
Avrei continuato sulla strada che mi aveva tracciato davanti ai piedi,
sebbene mi sembrasse molto più oscura e pericolosa senza il
calore della sua mano che stringeva la mia.
Non sono e non sarò mai altro che una bambina.
"Raggiungi le Amazzoni
al lato
opposto della regione. Il tuo profumo sarà il tuo segno di
riconoscimento, non avrai nulla da temere al loro
cospetto. Sapranno che
ti ho mandata
io. Insegna loro ciò che io ho insegnato a te... e poni fine
alla guerra. So che puoi riuscirci!"
Non ti
deluderò, Cyru... te lo prometto!
Rinnovai mentalmente quella promessa. Cyru avrebbe cavalcato ancora
quelle terre, ma tutto dipendeva da me.
" Chiamate un servo, che si liberi del corpo e ripulisca tutto " eruppe
nel silenzio la voce affannata di Odhron.
Fu allora che la rabbia prese il sopravvento rispetto a tutte le altre
emozioni, gonfiandomi il petto quasi volesse spaccare di netto
l'armatura.
Brutto maiale bastardo!
Solo il tuo
sangue laverà quello del mio maestro che mi ha sporcato la
mano.
Pagherai per quello che mi hai
costretto a fare! Mi
guarderai negli occhi, sì... e saranno l'ultima cosa che
vedrai!
Non potevo impugnare la spada e attaccarlo in quel momento. La rabbia
non è una buona alleata di un guerriero. Non avrei rischiato
di
morire e buttare al vento quell'insopportabile sacrificio che gravava
sulla mia anima come un colpo di pugnale.
Il Capitano mi stava ancora osservando. Pregai che nulla di
ciò
che stava bruciando dentro il mio cuore fosse visibile a quegli occhi
attenti.
Se qualcosa saltò alla sua attenzione, non lo diede a
vedere... ma feci in modo di non rischiare oltre.
Odhron stava uscendo, e per un momento il sollievo di non dover
guardare quell'essere respirare ancora mentre Cyru era morto mi
rilassò i muscoli.
D'un tratto ci ripensò. Tornò indietro e si
chinò sul corpo di Cyru.
Sono convinta che fu proprio lo spirito del maestro a bloccarmi la
mano, non certo la mia volontà. Come osava anche solo
toccarlo?
Gli prese la spada dal fodero.
Non glielo avrei di certo permesso... se non avessi saputo che non era
quella la vera spada del Clan appartenuta a Cyru. Quella vera era
nascosta in un fodero che portavo lungo la schiena, sotto l'armatura.
Cyru l'aveva consegnata a me e sostituita poco prima di essere
catturato... Non sarebbe mai caduta nelle mani sporche di quel maiale.
Uscì finalmente dalla cella, soddisfatto di ciò
che credeva di aver ottenuto.
Fu allora che abbandonai con un ultimo, veloce sguardo il corpo del
maestro a passi veloci, prima di rischiare cadere in
ginocchio e scoppiare a piangere. Non avrei mantenuto nella memoria
quell'immagine, volevo ricordare Cyru da vivo, fiero e straordinario
come era sempre stato...
Dovevo uscire da quel posto.
Dovevo scappare.
Urlare.
Stavo dirigendomi verso la stanza che mi era stata assegnata per
cominciare a recuperare le mie poche cose e partire, quando...
" Tu! Soldato! ". Un brivido freddo mi percorse la schiena come una
goccia di sudore.
Era la voce del Capitano, e di certo stava chiamando me. Non c'era
nessun altro sfortunato nei dintorni.
Dopo il gelo del momento cominciai ad avvertire un gran caldo, e ben
presto goccioline di sudore mi bagnarono la pelle sotto l'armatura e il
cappuccio.
Ero concentrata a pensare che avrei dovuto ricompormi in fretta e
trovare qualcosa da dire... più che trovarla realmente.
Non poteva saltare tutto in modo così stupido.
Mi voltai, ma non dissi nulla: la mia mente era completamente bloccata
dal panico come non avrebbe mai dovuto essere.
Il Capitano si avvicinò fissandomi con severità.
Quando
mi fu di fronte mi squadrò completamente da capo a piedi: "
Togliti il cappuccio e dimmi il tuo nome" mi ordinò.
Non era giunto per caso. Significava che aveva notato tutti quei
dettagli che speravo di essere riuscita a mantere nascosti, e se avessi
calato il cappuccio ne avrebbe visti tanti altri...
Ero nei guai.
L'attesa parve innervosire molto il Capitano che mi fulminò
dal
verde chiaro dei suoi occhi. " Ti ho detto di abbassarti il cappuccio e
di dirmi il tuo nome. È un ordine. "
Ci mancava solo dover obbedire anche agli ordini del galoppino di
Odhron. Ma se non l'avessi fatto, sarebbe saltato tutto ugualmente, e
con conseguenze ancora peggiori.
Lentamente alzai una mano, e mi calai il cappuccio dalla testa.
Non era mostrare il mio aspetto che mi preoccupava. Sapevo di poter
apparire come un uomo, o almeno come un giovane uomo. Avevo
lavorato al mio aspetto esteriore insieme a Cyru.
I capelli neri ondulati erano stati tagliati fino a sotto le orecchie;
parte del viso, in particolare sul labbro superiore e sul mento, era
coperta da una corta ma evidente barba scura ricavata dai miei stessi
capelli, attaccati con un collante che mi stava bruciando le guance; le
sopracciglia erano state inspessite.
Quel viso, unito all'armatura che mi nascondeva decisamente le curve,
avrebbe potuto ingannare chiunque.
Ciò che volevo nascondere era l'evidente emozione che non
ero
riuscita a trattenere e che ancora arrossava e bagnava quelli che
normalmente sarebbero stati due freddissimi occhi grigi.
Un guerriero era addestrato a nascondere le sue emozioni, e nulla
attraversava il suo viso neanche davanti alla morte, ma nessuno mi
aveva mai addestrata ad uccidere l'uomo che amavo...
Peccato non potersi giustificare in quel modo davanti allo sguardo
lievemente stupito del Capitano.
Misi una mano sull'elsa della spada che tenevo al fianco, pronta a
colpire quell'uomo e scappare nel caso si fosse presentata l'occasione.
Il silenzio regnò per qualche altro secondo ancora, poi il
Capitano parlò:
" Sei nuovo di qui, vero, ragazzo? " mi stupii accorgendomi di quanto
fosse cambiato il suo tono rispetto alla forte autorità che
aveva espresso nell'ordine poco prima. Quasi non escludesse a priori la
possibilità che un suo soldato fosse in grado di piangere...
Annuii, sapevo che era quella la risposta giusta, giustificata anche
dall'età che dimostravo...
" Come ti chiami? " chiese ancora. Nonostante la sua altezza, pareva
essersi abbassato tanto quanto il suo tono... fino a raggiungere il suo
stesso livello.
" Alagos " risposi, sicura che non sarebbe mai riuscito a tradurre
quella parola. Tempesta.
Quella che si sarebbe abbattuta negli incubi peggiori del Generale
Odhron.
Il Capitano mi guardò annuendò, quasi soppesando
la
risposta. Nella tensione che mi sviluppava essere sotto lo
sguardo
indagatore di un
nemico, a fatica riconobbi un velo di dolcezza intrisa nelle parole che
infine arrivarono.
" Non è mai facile per nessuno all'inizio. " disse
guardandomi dritta negli occhi.
Chiunque conosceva questa verità. Nasconderla era parte
integrante dell'addestramento. Non avrei mai pensato che un adepto del
Clan si sarebbe
mai abbassato ad ammetterlo. " Ma impegnati a controllarti, Alagos. Il
tempo può essere un grande alleato e allo stesso modo il tuo
peggior nemico... basta un secondo di esitazione, ed è la
fine.
Ne va della tua vita. " Sì, quella ramanzina la conoscevo
bene... sentirla mi portò alla mente i giorni di
addestramento
con il
mio maestro, e sentii di poter soffocare dal magone che mi stringeva la
gola.
" Sì, Capitano ". Lo farò, Cyru.
Dovevo combattere i miei nemici ad armi pari, e se loro non avevano
pietà, non ne avrei avuta neanche io. Avrei messo in pratica
tutto ciò che avevo imparato, tutti i segreti che Cyru
mi aveva rivelato pur conoscendo le conseguenze delle sue
azioni.
" Quello del Generale è un modo crudele per testarvi...
anche
troppo... " aggiunse il Capitano in un sospiro, tuttavia perfettamente
udibile alle mie orecchie sempre più stupite. " Ma un adepto
deve essere abbastanza forte anche per sopportare questo.
Perciò
impara. ".
Annuii.
Avevo già imparato qualcosa: che neanche tra i suoi
più
fedeli servi, Odhron riusciva a guadagnarsi il rispetto che si deve ad
un vero Maestro.
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Capitolo 5 *** 5 ***
capitolo 5 h
Naur:
Mi trovavo nell'ufficio del Generale Odhron, convocato alle prime luci
della mattina dal suo servo personale.
Ero andato a dormire tardi la sera precedente, impegnato com'ero in
meditazioni che potessero lavarm ila mente, cancellare minacce, ansie,
limiti di tempo e sangue...
Finalmente ero riuscito a concentrarmi sulla soluzione da trovare
piuttosto che sulla fretta che Odhron mi aveva messo addosso. Ero
arrivato ad una
conclusione.
L'atmosfera nella stanza spaziosa era molto più rilassata,
rispetto a quella pesante respirata nella cella di Cyru. I suoni non
erano quelli cupi e sofferenti delle segrete, e il vetro della finestra
lasciava entrare la luce del Sole. Almeno ero consapevole di essere
vivo, e non rinchiuso in un sarcofago.
Soprattutto, nonostante della ragazza non ci fosse ancora traccia, la
morte del suo rivale aveva assopito la bestia, e Odhron aveva ripreso
le sue abituali sembianze di una fredda colonna di marmo. Inquietante,
certo, ma per lo meno chi gli stava dinanzi non sentiva il pericolo di
essere divorato da un momento all'altro.
Guardai, con gli occhi che bruciavano di stanchezza, la luce del Sole
entrare dalla finestra.
Quella luce debole sembrava il mio riflesso: ancora troppo legata al
sonno per trovare la forza di riscaldare l'aria gelida. Mi ero
presentato piuttosto intontito dall'insonnia notturna e dalla sveglia
brusca, e forse era anche meglio così: sopportarlo sarebbe
stato
molto più semplice.
Sapevo che cosa voleva chiedermi... e questa volta avevo una risposta.
" Novità, Capitano? " mi dava le spalle mentre guardava
fuori
dalla finestra, e non si voltò neanche per parlarmi. Una
fortuna, perché non si rese conto del mio sguardo incantato
verso una lama di luce sulla parete. Mi ridestai e ricomposi in fretta.
" Ancora nulla, signore ". risposi dopo essermi schiarito la voce. Lo
sentii mormorare qualcosa, probabilmente un qualche tipo di
imprecazione.
" Avrei dovuto immaginarlo. Era proprio quello che voleva... "
masticò poi a mezza voce sbattendo un pugno sul davanzale di
marmo, prima di poggiarci entrambe le mani. Qualcosa della bestia che
era stato la sera precedente era ancora in agguato, avrei fatto del mio
meglio per non stuzzicarla. " E' stato anche fin troppo facile
catturarlo".
Be', non gli si poteva dar torto. Non bisognerebbe mai gioire delle
cose troppo facili... specialmente quando di mezzo c'è un
uomo
furbo come Cyru.
Forse era il caso di smetterla di cadere nelle sue trappole.
" Signore, se posso permettermi... " Odhron si voltò verso
di me
squadrandomi completamente. La sua ombra era tanto imponente che il
Sole era completamente eclissato dietro le sue spalle e il mio viso si
ritrovò al buio. Rimasi immobile ed impassibile di fronte a
quello sguardo glaciale.
" Ma vi prego, Capitano... " rispose con freddo sarcasmo. Lo ignorai, e
risposi come se mi avesse semplicemente detto di proseguire.
" Signore, ci stiamo comportando come pedine sulla scacchiera di Cyru.
Lui conosceva perfettamente il Clan, e sapeva esattamente le mosse che
avremmo fatto. Forse dovremmo smettere di pensare con la nostra testa e
cominciare con quella di Cyru ".
Odhron si espresse in uno sbuffo scettico.
" Conoscevo Cyru. L'unico modo per entrare nella sua testa era con una
lama di un coltello, e neanche ci saremmo riusciti se lui stesso non
avesse voluto ". Pensai di diventare più diretto e passare
ad
illustrare ciò che avevo impiegato tutta la notte ad
escogitare.
" Una ragazza da sola, soprattutto illuminata dagli insegnamenti di
Cyru, non impiegherà molto a superare un esercito...
può
sfuggire facilmente ".
" Anche se fosse, che avresti intenzione di fare? ".
" C'è solo un posto in cui una ragazza del genere sarebbe al
sicuro, e sono le Amazzoni ". Fu allora che Odhron scoppiò
nella
sua consueta risata fredda, che poteva esprimere tutto meno che
divertimento.
L'intontimento della sveglia si stava dileguando, e cominciai ad
irritarmi.
" Aspetto il momento di dichiarare loro guerra da una vita, Capitano,
ma non mandandogli lì il mio esercito. Voglio essere pronto
prima di battermi contro quelle streghe".
" Mio Signore, mandare un esercito sarebbe una mossa avventata e
stupida, e come ho già detto la ragazza potrebbe sfuggirci
comunque " non riuscii a trattenere una punta di freddezza e fastidio
per l'interruzione, ma per fortuna Odhron non ci fece caso, e rimase in
ascolto. Continuai: " Tuttavia, lasciare che arrivi dalle Amazzoni con
tutto quello che sa sarebbe come consegnargli la vittoria ".
" Dunque vorresti fermarla prima che arrivi... " rispose il Generale.
Finalmente sembrava comprendere la mia idea. " Ma come senza un
esercito? ".
Ecco in cosa differiva la mente di Odhron da quella di Cyru: la
mentalità prettamente militare. Niente esisteva o era degno
di
esistere se non c'era di mezzo un esercito. I motivi per cui facesse
tanta fatica a ragionare in modo diverso dal solito erano abbastanza
evidenti...
" Capisco che la situazione è delicata, e non la sto certo
sottovalutando... ma muovere un esercito per una sola ragazza mi sembra
esagerato, dispendioso e soprattutto
controproducente, come vi ho già detto " risposi alquanto
irritato dal dover sbattere la testa contro un muro di mattoni. " La
strada per arrivare alle Amazzoni è una sola, bastano due
dei
nostri soldati più capaci che seguano la rotta della
ragazza.
Due persone passano inosservate, signore. Ma soprattutto, allo stesso
modo in cui la ragazza
sfugge al nostro esercito, essi possono sfuggire a quello delle
Amazzoni ". Smisi di parlare, e attesi la risposta.
Il silenzio si protasse per diversi secondi, durante i quali Odhron
passeggiava avanti e indietro davanti alla finestra, muovendo la sua
enorme ombra da una parte all'altra, come un pendolo. Ci stava
effettivamente riflettendo, e quello era già un grosso passo
avanti. In effetti, era un piano molto semplice che anche la
più
elementare delle menti avrebbe capito.
Era strano... anzi, preoccupante... che il generale non ci fosse
arrivato da solo prima.
Il suono ritmico dei suoi passi e quel dolce cullare della luce mossa
dall'ombra del Generale stavano conciliando il mio sonno, quando
finalmente Odhron si fermò di fronte a me ed emesse la sua
sentenza:
" Molto bene, Capitano. Seguiremo la tua idea. E spero per te che sia
valida ". Non mi aspettavo di meglio che la solita minaccia. Era uno
dei motivi per cui tanti stentavano a contraddire Odhron: era una
grossa responsabilità.
Io non avevo paura, e sapevo che da quel piano dipendeva molto
più della mia vita.
I segreti del Clan non dovevano arrivare alle Amazzoni. " Visto che
è un tuo piano, non vedo persona più qualificata
di te
per metterlo in pratica. Prendi pure il giovane
soldato che ho usato per Cyru, sono sicuro che un po' di addestramento
in più non gli farà male ".
La scelta del Generale mi colse completamente alla sprovvista. Non
avevo neanche sfiorato la possibilità che potesse rivolgere
a me
quell'ordine. Forse l'idea di essere il Capitano mi aveva precluso
mentalmente la possibilità. Avevo dimenticato che per il
Generale, essere Capitano, era solo dare un nome diverso a qualcosa di
assolutamente comune.
Pensai al giovane ragazzo che avevo incontrato il giorno precedente.
Sicuramente aveva bisogno di sbattere un po' il muso contro la vita,
consumarsi le lacrime per non poterne più piangere. Mi era
sempre piaciuto addestrare le nuove reclute, e quel ragazzo mi era
decisamente molto più simpatico di tanti altri: mi sembrava
più
umano, anche se non avrebbe dovuto esserlo. Forse mi ricordava
me stesso agli inizi... Ma qui si trattava di affrontare quasi
certamente le
Amazzoni... per quanto fossi fiducioso nel mio piano, non potevo
escludere uno scontro.
Non potevo affrontarle da solo...
" Mio Signore, con tutto il dovuto rispetto, quel ragazzo non mi sembra
ancora pronto per un compito del genere... Stiamo parlando delle
Amazzoni " Esserci riuscito una volta aveva alimentato in me la
speranza di riuscire a farlo ragionare nuovamente.
Illuso. Ero semplicemente stato destimone di un evento più
unico che raro, il quale difficilmente si sarebbe ripetuto.
" Se ti stai preoccupando per la sua lama, puoi stare tranquillo, ho
assistito al suo esame finale di combattimento. Sono rimasto molto
impressionato, altrimenti perché lo avrei scelto? Ha bisogno
di
mettere in pratica quello che sa e farsi le ossa, l'ultimo esame
gliel'ho fatto io ieri sera con Cyru, e mi è sembrato ancora
troppo agitato ".
Aveva avuto la stessa impressione, infatti. Ma se era tanto bravo da
impressionare addirittura un uomo di ghiaccio come lo era Odhron, forse
quello che gli serviva era davvero solo un po' di esperienza...
" Partiremo quanto prima, Signore " lo salutai con un mezzo inchino e
girai i tacchi per uscire dall'ufficio.
" La voglio viva " disse rivolto alle mie spalle nel momento stesso in
cui stavo per abbassare la maniglia della porta per uscire.
" Sì, Signore ".
Era stato Cyru ad addestrare quella ragazza. Infine si era lasciato
catturare ed uccidere, dunque doveva aver pensato di averle insegnato
tutto quello che doveva sapere.
Eravamo all'inseguimento di una piccola copia di Cyru.
Perciò, allo stesso modo, c'era da aspettarsi che si sarebbe
fatta catturare viva solo se fosse stata lei a deciderlo...
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Capitolo 6 *** 6 ***
capitolo 6 h
Honoria:
Stanno martellando
violentemente nei miei sogni o qualcuno bussa alla porta.
Gli occhi mi bruciavano dal sonno mentre mi costringevo ad aprirli.
Dovevo essermi addormentata da poco più di un'ora. La luce
del
Sole che entrava dall'unica finestrella della stanza era ancora rossa
d'alba.
Avevo trascorso praticamente tutta la notte a piangere, e nelle lacrime
mi ero addormentata.
Dalla brandina sulla quale mi ero gettata senza neanche togliermi il
busto dell'armatura potevo vedere un'unghia della palla di fuoco rossa
che brillava nel cielo tingendolo di rosa e azzurro.
Era una splendida alba, ma nulla di tutto ciò mi risollevava
dalla disperazione.
Le povere lenzuola erano strappate nei punti in cui avevo piantato i
denti per non urlare.
Non potevo credere che il mondo avesse ancora di che andare avanti.
Cyru era morto. Eppure il Sole stava sorgendo di nuovo.
Nulla intorno a me testimoniava la tragedia che aveva avuto luogo la
notte precedente, tranne la voragine che mi si era aperta nell'anima.
Pensavo che il tempo si sarebbe fermato, che i colori si sarebbero
spenti... e invece il velo nero del lutto era calato soltanto davanti
ai miei occhi.
Il mondo che si stava svegliando mentre Cyru non l'avrebbe
più
fatto fomentava la mia rabbia come il soffio del vento su un incendio.
Soprattutto l'idea che Odhron si stesse godendo quello spettacolo.
Riuscivo a provare solo odio. Odio e disperazione. E di certo non avrei
provato nessun'altra emozione per il resto della mia vita.
Possibile che fossi l'unica distrutta da quella perdita?
Non potevo fare nulla per cambiare la realtà. In passato
rimediare agli sbagli, aggiustare il mondo quando tutto andava storto
molte volte
era stato difficile... ma mai impossibile come lo era rimediare ad una
morte.
" Alagos " mi chiamò la voce accompagnò il suo
insistente
dei colpi alla porta. Solo due persone in quel castello mi conoscevano
con quel nome, e soltanto una si sarebbe degnata di venire
personalmente a bussare alla mia porta.
" Sono qui " mi costrinsi a rispondere al Capitano. Non volevo vederlo.
Non volevo confrontarmi con nessun essere umano. Volevo solo che mi
lasciassero sprofondare nell'abisso della mia mente...
" Sono il tuo Capitano. Apri la porta. " si annunciò. Fu
Alagos
a prendermi di forza e a scaraventarmi giù dal letto.
Aprii la porta. Il Capitano ricambiò il mio sguardo stanco
rivolto verso il pavimento con due occhi verdi altrettanto opachi.
" Capitano... " lo salutai con un accenno di inchino, e rimasi
sull'attenti con le mani incrociate dietro la schiena. Non lo guardai
negli occhi. Le mie emozioni erano ancora troppo evidenti
perché
potessi nasconderle, e i miei occhi erano due finestre trasparenti.
Il Capitano mi squadrò esattamente come aveva fatto la sera
precedente. Non riuscivo a togliermi dalla testa che qualcosa di me lo
insospettisse, ma in fin dei conti, se ci fosse stato pericolo, lo
avrebbe già annunciato. E io di certo non sarei stata ancora
lì, bensì su un rogo a bruciare.
" Tutto bene, soldato? " Sapevo di non avere affatto una bella cera.
Gli occhi erano gonfi ed arrossati, cerchiati da due occhiaie scure da
notte insonne che spiccavano contro il pallore della pelle.
" Sì, Signore" Se dovevo comportarmi da soldato, lo avrei
fatto... ma questo non significava dover giustificare a lui il mio
malumore. Militarmente parlando, stavo più che bene.
" Si vede... " commentò lui con un sorrisetto sarcastico.
Rimasi
impassibile. Avrei potuto fargli la stessa domanda, nemmeno lui
sembrava aver trascorso la notte di sonno più profondo della
sua
vita. " Be', visto che sei tanto in forma, sono certo che sarai felice
di venire a conoscenza che il Generale ci ha appena dato un incarico ".
Non sapevo bene che cosa si aspettasse come risposta. Forse una sonora
imprecazione, forse una più semplice protesta, certamente
non
entusiasmo.
Qualunque cosa volesse, sarebbe rimasto deluso. Per quanto dovessi
fingere di essere un suo soldato, non appartenevo al Generale. Il solo
a cui ero disposta ad obbedire era trapassato la notte precedente, e mi
aveva lasciata con un incarico da svolgere... Ma di certo questo non
poteva dirlo...
" È un onore, Signore ". Già, sfondargli il
cranio con la spada di Cyru sarebbe stato un onore e un piacere...
Il Capitano trattenne una risata che sfuggì appena in un
sorrisetto. Mi chiedevo quanto ancora sarebbe durata quella
conversazione. Il tempo della fuga era arrivato prima del previsto. Di
certo non avrei preso parte a qualunque fosse il piano pensato da
Odhron per catturarmi.
" Vedo che hai fatto progressi nell'arco di una notte. Sei un tipo che
impara in fretta ". Che attendesse o meno una risposta da parte mia,
rimasi in silenzio, in attesa che si sbrigasse a concludere in modo che
potessi raccattare le mie poche cose e trovare un modo per sgusciare
via dalle mani dell'esercito di Odhron. Di fronte al mio silenzio, si
vide costretto ad aggiungere: " E di poche parole. Molto bene. Dimmi,
quanto sai dell'uomo che hai ucciso ieri notte? "
Sperai con tutto il cuore che la dolorosissima stilettata al petto
fosse rimasta oscura agli occhi del Capitano, ma sentirmi rammentare
l'atroce delitto che avevo commesso la sera precedente aveva spento di
nuovo la candela che teneva viva la mia volontà di lottare.
Come se per un momento avessi dimenticato che questa volta l'assenza di
Cyru sarebbe stata permanente, e che il Capitano molto gentilmente me
lo avesse ricordato. Era come se il fatto che lo ammettessero anche gli
altri, rendesse tutto più reale... troppo reale...
Risposi tentando in tutti i modi di trattenere il tremore della voce,
limitandomi alle nozioni di cui mi aveva fatta partecipe Odhron stesso
prima di ordinarmi di prendere parte all'esecuzione.
" Era un traditore che è venuto meno alla promessa di
onorare la segretezza del Clan. " Ed io lo amavo...
" Sostanzialmente esatto. Hai un'idea più precisa? " Non
ricordavo se Odhron mi avesse nominata o meno durante la nostra
brevissima conversazione nella cella di Cyru, perciò scossi
la
testa.
" Be', lui ha insegnato le nostre arti ad una donna, il che
è
specificatamente vietato nelle nostre leggi " spiegò. Dal
suo
tono di voce era impossibile distinguere la sua opinione a riguardo, ma
in fin dei conti non mi importava. Tutti i soldati strettamente fedeli
a Odhron erano perfettamente d'accordo con questa legge, e molto
spesso, insieme
anche a tutto il resto della marmaglia, neanche si disturbavano ad
averne di opinioni. " Il nostro ruolo in questo gioco, è
quello
di evitare che la nostra sicurezza sia messa maggiormente in pericolo.
Dobbiamo trovare quella ragazza prima che arrivi al suo obiettivo ".
Imitando perfettamente il normale atteggiamento di un soldato, non
chiesi spiegazioni in proposito dell'esercito. C'erano almeno un
centinaio di uomini tra i più addestrati della Terra, alla
mia
ricerca. Che ruolo speciale poteva avere un giovanotto come Alagos? La
mia lingua fremeva dal desiderio di chiederlo, ma la trattenni e attesi
che fosse
lui a spiegare oltre. " Siamo convinti che la sua meta finale siano le
Amazzoni. "
Quella volta non riuscii a trattenere affatto, né ci provai
neanche, la forte emozione che mi scosse il cervello.
Sapevano dove ero diretta. Se l'esercito mi avesse seguita, anche
ammesso che fossi così fortunata da riuscire ad evitare di
essere uccisa dalle loro spade e arrivare dalle Amazzoni... sarebbe di
certo scoppiata la guerra che Cyru stava tentando in tutti i modi di
evitare.
Troppo tardi mi resi conto che il Capitano mi stava studiando da quando
avevo aperto la porta, e che ovviamente non gli sfuggì lo
sconcerto esploso sul mio viso.
Fui fortunata anche quella volta...
" Noto con piacere che conosci bene i nostri nemici " disse il
Capitano, evidentemente scambiando il mio pallore per paura nei
confronti delle Amazzoni più che per consapevolezza di
essere
stata beccata.
Incitai quella sua convinzione:
" Le Amazzoni sono le donne guerriere che i maestri del Clan esiliarono
da queste terre. Vivono al di là delle foreste, nessun uomo
è mai tornato vivo da quel posto. Si dice che siano
streghe...
". O molto
più semplicemente sanno come difendere la loro
castità se vogliono.
" Perdonatemi, Signore, ma portare un esercito fin laggiù...
"
non fui in grado di frenare la lingua quella volta. Il Capitano mi
interruppe con una risata molto meno repressa della precedente, fino a
fargli brillare gli occhi verdi.
" Be', vedo che sei sveglio, ragazzo. Il Generale ha fatto la mossa
giusta scegliendo te per questa missione, a quanto vedo... ".
Era stato Odhron in persona a scegliermi? Esattamente come mi aveva
scelto per uccidere Cyru... esattamente come Cyru stesso aveva previsto.
Era incredibile come riuscisse a controllare la loro mente...
"
Effettivamente avvicinarsi a quel territorio con un esercito sarebbe
una vera e propria dichiarazione di guerra. E per una ragazzina non ne
varrebbe la pena... ".
Ragazzina a chi, inutile
pedone di
Odhron? Aspetta che mi levi questa stupida barba e ti faccio vedere io
chi è la ragazzina! Sei solo un
pezzo di carne morta che
cammina!
" Dunque se noi due riuscissimo ad intercettarla sulla strada, prima
che entri nel loro territorio, se possibile, risolveremmo il problema
senza un inutile spargimento di sangue. " concluse il Capitano, in
qualche modo soddisfatto di se stesso. " Il Generale ha detto che sei
particolarmente abile con la spada, e credo che ne avremo tanto
bisogno".
Ero senza parole. Sarei passata attraverso l'esercito e mi sarei
diretta esattamente dove Cyru mi aveva chiesto di andare, con
l'autorizzazione di Odhron per farlo?!
Sarei potuta scoppiare nuovamente in lacrime da un momento
all'altro... Cyru,
sei un genio!
" Sono onorato di essere stato scelto dal Generale, e vi assicuro che
farò del mio meglio, Signore. " dissi, in modo da
giustificare
la nuova luce che probabilmente brillava infondo ai miei occhi come
fierezza. " Sono impaziente di partire ". Lo ero veramente...
" Molto bene, soldato. Non appesantirti troppo, recupera solo
ciò che è indispensabile... e magari anche un po'
di
sonno, se ci riesci " aggiunse con un'altra occhiata al mio aspetto
stanco. Di certo l'avrebbe fatto anche lui... " Partiremo questa sera
stessa. Al calar del Sole fatti trovare di fronte alla stalla, ci
procureremo i cavalli ".
Anche un buon mezzo di trasporto. Cos'altro potevo chiedere di meglio?
Liberarmi del mio sfortunato accompagnatore sarebbe stato facile una
volta messa abbastanza distanza tra noi e l'esercito di Odhron e
accorciata quella con le Amazzoni.
" Sarà fatto, Signore " dissi con un nuovo, breve inchino.
Il
Capitano fece per girare i tacchi e allontanarsi, ma gli venne in mente
qualcos'altro.
" Ah, viaggeremo in incognito. Ovviamente porta la spada, ma evita
l'armatura e qualunque altra cosa dia nell'occhio ". Attese il mio
ennesimo Sì,
Signore e si allontanò per i corridoi, in modo
che potessi di nuovo chiudere la porta, scacciare Alagos e rimanere sola
con Honoria finalmente.
Nell'entusiasmo folle avevo dimenticato quel dettaglio... Sono una donna.
Per qualche ora, coperta dall'armatura e dalla barba, potevo anche
fingere di essere ciò che non ero... ma qui si trattava di
un
lungo viaggio in cui avrei praticamente convissuto con un altro uomo
che mi avrebbe di certo osservata in ogni minima mossa, come aveva
già dimostrato, e non avrei avuto a disposizione neanche la
copertura fisica.
Non sapevo quanto ancora la maschera avrebbe retto, e inoltre... non
ero molto sicura di essere capace di fare l'uomo a tempo pieno.
A questo Cyru, chiaramente non aveva pensato...
Diedi un forte pugno al pavimento sul quale ero scivolata strisciando
la schiena contro il
legno della porta.
Toccava a me, maledizione! Nessuno mi aveva mai detto che sarebbe stato
facile, ed io non mi ero mai illusa del contrario... C'era da
ringraziare gli dei per quella fortuna sfacciata che mi era stata
servita.
Dovevo recitare la mia parte.
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Capitolo 7 *** 7 ***
capitolo 7 h
Naur:
Che invidia i soldati.
Delle macchine da guerra a cui Odhron doveva semplicemente muovere i
comandi.
Perché io invece devo pensare così tanto?
Ero stato buttato di forza in un rompicapo, nel quale la
responsabilità di logica sembrava gravare soltanto su di me.
Come se fosse semplice viaggiare nella genialità di Cyru.
Ad ogni traguardo che credevo di raggiungere, mi sembrava di sentire la
sua risata di scherno. Qualunque cosa pensassi, lui era sempre un passo
avanti a noi. Era lui ad essere nella mia mente, a manipolarla, a
confonderla.
Fino a qualche ora prima ero convinto che l'intuizione delle Amazzoni
fosse stata una rivelazione geniale della mia mente... ma
più si
avvicinava il momento di partire, più mi sembrava che fosse
stato Cyru stesso a condurmi a quella soluzione.
E se fosse esattamente ciò che si aspettava che avremmo
pensato? Se volesse proprio condurci lì?
Ma a che scopo? Scatenare la guerra?
Ricordando l'ultimo discorso che aveva fatto Cyru nella sua cella,
appena prima di morire, mi sembrava di aver capito che lo scopo del
piano in cui aveva coinvolto quella misteriosa ragazza era la
distruzione di Odhron. Una guerra non avrebbe garantito la morte di
Odhron, solo quella dei soldati da entrambe le parti.
La logica di Cyru suggeriva tutt'altro, invece... Qual era il tassello
mancante?
Stavo strigliando il mio cavallo prima di sellarlo, mentre le nostre
ombre si allungavano quanto più il sole scendeva verso il
crepuscolo. Mentre mi perdevo tra i pensieri fissando incantato il pelo
marrone di Taurus lucidarsi sotto la spazzola, un alito di vento fresco
della sera portò alle mie narici un insolito profumo, che
non mi
era affatto nuovo.
Ricordai come si fosse opposto la sera precedente all'odore della morte
nella cella di Cyru.
Capii che era arrivato Alagos ancora prima che parlasse.
" Signore " mi disse scattando sull'attenti. Risposi al saluto con un
cenno del capo.
Se non fossi stato sicuro che Odhron non era un uomo così
facilmente impressionabile avrei detto che nei confronti del ragazzo
aveva preso un grosso abbaglio.
Alagos aveva lasciato l'armatura come gli era stato ordinato.
Indossava una camicia con sopra uno smanicato di cuoio marrone
allacciato sul davanti. Questo povero abbigliamento metteva
ancor più in risalto quanto fosse magro e slanciato. Non
aveva
esattamente il fisico da soldato, o forse ero io troppo abituato agli
standard delle mie reclute... sembrava che il vento potesse portarlo
via da un momento all'altro.
" Ho idea che tu abbia riposato questo pomeriggio... " non
aveva
più il viso cereo in contrasto con due profonde occhiaie
blu,
che insieme al viso affilato dava l'idea di un cadavere. Sembrava
essersi ripreso. Tranne lo sguardo. Lo avevo visto accendersi di
intuizione nel nostro ultimo discorso davanti alla porta della sua
stanza. Mi aveva
dimostrato di essere molto più sveglio di tanti altri... di
certo non era destinato a fare la parte del soldato per tutta la vita.
Ma a parte quei brevi momenti, le iridi grigie di Alagos sembravano
coperte da un sudario.
Dimostrò come sempre la sua forte inclinazione al silenzio:
non
mosse verbo, ma accennò una stiracchiatura delle labbra in
una
pallida imitazione di un sorriso e chinò il capo per
rispetto al
superiore.
Aveva una borsa visibilmente colma appesa ad una spalla. Speravo avesse
portato solo il necessario... in caso contrario, il danno sarebbe
stato tutto suo e del suo sfortunato destriero. " Vieni dentro,
così puoi sceglierti il cavallo ".
Lo condussi all'interno della stalla, dove perfino quello strano
profumo emanato dal ragazzo veniva coperto completamente dal forte
odore di animale. La luce rossa del tramonto entrava come lame di spada
attraverso le strette finestrelle in prossimità del tetto.
Le
ombre dei cavalli avevano un che di spettrale.
" Bene, puoi prendere quello che vuoi... Ci sono praticamente di tutte
le razze. Forti, veloci... ehi, ma... " mi ero voltato dove pochi
secondi prima ero convinto fosse Alagos, e invece era
scomparso
tra i nitriti nervosi dei cavalli chiusi nei recinti.
Lo trovai che si avvicinava a passo lento ad una zona più
aperta
della stalla, dove era legato un meraviglioso esemplare bianco che si
agitava e strillava come fosse davanti alla porta del macello.
Molti soldati avevano buttato gli occhi su quella bestia, ma ce n'erano
voluti quattro per tenerlo fermo e legarlo in isolamento... non si
sarebbe mai lasciato cavalcare.
Come se potessi vederlo prima che accadesse, già immaginavo
il
calcio potente del cavallo sfondare il debole torace di Alagos.
Già cominciavo a dubitare di avere bisogno di
un compagno di viaggio tanto mingherlino, figurarsi di un mingherlino
con le costole fratturate.
" Allontanati da quel cavallo, Alagos... non è ancora stato
domato... ".
" È un camargue... è strepitoso... " gli sentii
dire, come se neanche mi avesse ascoltato.
Il mio orgoglio di Capitano fremeva per essere stato ignorato, ma la
mia attenzione fu attirata dallo sguardo del ragazzo, di nuovo acceso.
" È un che...? " conosceva persino le razze dei cavalli? Io
al
massimo distinguevo il colore del mantello. La mia domanda rimase
sospesa quando vidi la mano di Alagos avvicinarsi lentamente al muso
del cavallo.
Mi preparai ad assistere alla tranciatura della carne e ad intervenire
in tale evenienza... invece la bestia rallentò i suoi
perpetui
movimenti e si lasciò accarezzare.
Alagos stava sussurrando qualcosa, ma nel baccano fatto dagli
altri cavalli riuscii a distinguere appena: " Ti va di venire con noi?
".
Probabilmente fu solo una mia impressione, ma sotto le carezze di
Alagos l'animale agitò la testa, quasi annuisse.
Subito dopo mi convinsi che dovevo essermelo solo immaginato.
Lo guardai in attonito silenzio slegare i vincoli che tenevano il
cavallo attaccato alla parete. Per un secondo ebbi il terrore che
ricominciasse a scalpitare.
Non lo fece, Alagos continuava a parlargli, e solo lui sapeva che cosa
gli stesse dicendo. Lo condusse fino alla rimessa, e lì, con
estrema cautela e gentilezza, gli legò la sella sulla
schiena e
svuotò la borsa nei vari scompartimenti ai lati.
L'animale non fece una piega.
" Posso prenderlo, vero? " mi chiese infine, quasi si fosse appena
ricordato della mia presenza. Mi trovai a fissarlo a bocca semiaperta.
Come dirgli di no?
" Be'... certo, se ce la... Bene, non perdiamo altro tempo allora.
Mettiamoci in marcia " dovevo recuperare la mia dignità di
Capitano.
Non era bene che invidiassi le capacità di un mio soldato.
Avevo la netta sensazione che quella fosse una delle tante sorprese che
avrei dovuto aspettarmi dal ragazzo.
Avrei avuto di che stupirmi, quello era solo l'inizio del viaggio.
Alagos uscì, conducendo il cavallo come se viaggiassero
insieme
da anni. Alla luce del tramonto, il manto dell'animale brillava come se
avesse indossato un'armatura
d'oro. Sembrava insofferente a tutte le altre creature che lo
circondavano, me compreso, eccetto il suo nuovo padrone.
" Dovresti... dagli un nome... " suggerii vagamente. Perfino il mio
cavallo Taurus, fino a quel momento uno dei più maestosi che
avessi avuto la fortuna di possedere, era in ombra rispetto allo
splendore del camargue, come avevo appena imparato a chiamarlo.
Alagos mi guardò colto di sorpresa... poi tornò a
fissare il destriero pensieroso.
" Vega " annunciò infine rinnovando le carezze agli animali.
Vega. Una stella. Sprigionava luce perfino dal nome.
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Capitolo 8 *** 8 ***
capitolo 8 h
Honoria:
Capitano Naur. Era il nome dell'uomo che stavo conducendo al massacro.
Non sarebbe sopravvissuto al bosco delle Amazzoni neanche cinque
minuti. Non serviva un veggente per predirlo.
Un peccato, a dover essere completamente sincera.
Certamente era a causa dell'età (non poteva avere
più di
ventiquattro anni) ma dietro quegli atteggiamenti autoritari da
Capitano, era evidente lo sforzo di dimostrarsi all'altezza del suo
ruolo, di esigere rispetto. Reprimeva palesemente a pugni il ragazzo
che nascondeva dietro il grado militare, non era affatto difficile
notarlo, ma probabilmente lo era solo per una donna empatica come
purtroppo ero io.
Mi erano bastati due giorni di viaggio per capirlo... forse, anche
molto meno. L'insicurezza la dimostrava nelle piccole cose, come
nell'invidia.
Non era difficile notare il suo sguardo quando cavalcavo Vega. Avevo la
sensazione che avesse tentato anche lui insieme agli altri soldati di
impadronirsene, e non aveva avuto successo.
Be', era solo questione di approccio. Gli animali non sono meschini
come gli uomini, rispondono semplicemente agli stimoli... violenza con
violenza, dolcezza con dolcezza... era bastato trasmettere un po' di
calma al cavallo, e non cercare di dimostrargli di essere il padrone a
tutti i costi, e lui aveva reagito esattamente allo stesso modo.
Di certo gli altri soldati non dovevano aver usato gli stessi metodi
per tentare di domarlo.
Facile da notare era anche la poca distanza che Naur metteva tra se
stesso e i suoi sottoposti. Quando Odhron mi ordinò di
uccidere
Cyru non aveva badato molto al perché, come se la sua parola
bastasse al di là di ogni possibile spiegazione. Avrei
dovuto
farlo, a prescindere.
Naur invece aveva trascorso praticamente tutto il viaggio parlando
ininterrottamente per spiegarmi ogni dettaglio, compensando con le
chiacchiere tutto il mio silenzio, riuscendo persino a creare qualche
breccia, chiedendomi pareri... e ascoltandoli. Mentre Alagos doveva
mantenere un certo contegno davanti alle parole del suo Capitano,
Honoria si divertiva molto ad ascoltare quel dedalo di ragionamenti
attraverso i quali tentava di entrare nella logica di Cyru. Ad essere
sincera, mi ero sentita molto più rispettata e molto meno un
pezzo di carne da buttare in battaglia... o meglio, il soldato lo era.
Se avesse saputo che ero una donna non si sarebbe comportato allo
stesso modo.
Naur si trovava nel mezzo tra l'intelligenza di Cyru e
l'ottusità di Odhron... sotto troppi aspetti più
spostato
da quest'ultimo lato.
" Sarà meglio trovare quella ragazza prima di entrare nel
territorio Amazzone... non voglio avvicinarmi troppo a quelle streghe.
Troppi uomini non sono mai tornati da quelle terre... non oso neanche
immaginare che cosa gli abbiano fatto. " aveva detto appena la sera
precedente.
Be', non c'era da stupirsi, visto l'ambiente in cui era cresciuto.
Voleva sapere che cosa succedeva agli uomini che entravano nel
territorio Amazzone? Be', quelli spinti dal piede di guerra venivano
catturati, processati e molto spesso giustiziati, è vero.
Altri
invece lo avevano attraversato senza alcun problema, altri si
ritrovavano con l'anello al dito. Anche in quel caso era tutta
questione di approccio.
Ma i membri del Clan non erano esattamente degli esperti in fatto di
approccio, soprattutto quando c'era Odhron di mezzo.
Che io sapessi, Cyru era stato il solo membro del Clan in grado di
creare un'alleanza personale con le Amazzoni... un'alleanza anche
troppo profonda con la regina, per i miei gusti.
Scacciai dalla mente quel pensiero, era semplicemente ridicolo.
Mi stavo sforzando di comportarmi come un uomo... non era poi tanto
difficile, ma alle volte avevo la sensazione di esplodere.
Probabilmente era più dovuto al fatto che ero costretta a
reprimere l'uragano di dolore che sentivo il bisogno di lasciar
sfogare. Riuscivo ancora a controllarmi, ma non sapevo quanto ancora
avrei resistito... soprattutto sotto provocazione.
"Ehi... secco!" un gruppo di soldati erano seduti attorno ad una botte,
stavano giocando a dadi.
Io attendevo che Naur finisse di parlare con il suo vice nella tenda
d'accampamento. Ero poggiata ad un albero, accanto a Vega e Taurus
legati poco più lontani vicino ad una fonte d'acqua.
Viaggiavo
immersa nei miei pensieri. Cercavo di dare quanto meno nell'occhio
potessi.
Non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata nel bel mezzo
dell'esercito del Clan. Il consiglio di Cyru era stato quello di
evitarlo quanto più possibile, e invece c'ero finita dentro
con
tutte le scarpe.
Mi sembrava normale essere tanto agitata, visto che ero circondata da
uomini armati ed addestrati, pronti a farmi a fette al minimo sospetto.
Ingannare un singolo uomo era un conto, ma ingannarne cento... era
tutt'altra storia.
Ero un topolino travestito da gatto in mezzo ad un branco di felini.
Speravo solo che Naur si sbrigasse, era più di un'ora che
discuteva...
Le grida e le risate dei tre soldati, insieme a tutto il resto dei
rumori del campo, erano rimasti a livello di sottofondo nelle mie
orecchie. Fino a quel momento.
Sapevano che si stavano rivolgendo a me, e sapevo anche
perché.
Non avevo di certo il fisico da soldato, ne ero consapevole, ma a
quello nonavrei potuto in alcun modo rimediare.
Guardandomi intorno durante l'ultima ora avevo osservato quali bestioni
Odhron aveva tra le sue file. Cyru mi aveva insegnato a guardare al di
là del minaccioso aspetto esteriore, di sfruttare
ciò che
avevo e non lasciarmi intimorire da ciò che mi mancava... ma
dopo averne visti così tanti tutti insieme, avrei sfidato
chiunque a mantenersi tranquillo.
L'appellativo appioppatomi da uno dei tre giocatori provocò
sonore risate da parte dei suoi compagni. Alzai lo sguardo d'istinto
verso di loro.
Sì, stavano proprio guardando me... altro che passare
inosservata...
"Non ce la fai a reggerti senza l'albero, per caso?" fu un altro
commento, seguito da ulteriori scoppi di risate.
Non risposi e mantenni la calma. Erano ubriachi, non potevo certo
mettermi a rispondere alle provocazioni di tre grosse otri di vino...
non ne valeva la pena.
E poi, mi era stato detto di peggio in passato da ubriachi simili a
quelli che avevo di fronte... quando avevo il mio aspetto... e in
confronto, quei punzecchiamenti erano acqua fresca.
"Ehi, la mamma lo sa che vai in giro con quella spada? Non ti ha detto
che potresti cavarti un occhio?". Continuai a restare in silenzio, ma
cominciavo a sperare che Naur uscisse entro pochi secondi da quella
maledettissima tenda.
Quei soldati non avevano idea di quale furia distruttiva stavano
così deliberatamente cercando di liberare.
Non erano neanche in grado di tirar fuori una frecciatina decente...
Non ne vale la pena...
Non ne vale la pena...
"Be'? Nessuno ti ha detto che da maleducati non rispondere?" la
faccenda cominciò a farsi più seria quando uno si
alzò dal tavolo e avanzò verso di me barcollante.
Patetico.
In quel momento capii che cosa intendeva Cyru dicendomi di non dare
troppo peso all'aspetto del nemico. Quel soldato era almeno tre volte
più largo di me, e gli
arrivavo a stento alla spalla, ma ubriaco com'era non avrei impiegato
più di due mosse per atterrarlo... tre per ucciderlo.
Era questo il grande esercito di Odhron?
Continuavo comunque a ripetermi di non fare mosse avventate, sebbene
fosse l'occasione che una parte di me stessa attendeva da giorni di
sfogare la rabbia... È
ubriaco, ed è disarmato... non ne vale la pena...
Alzai lo sguardo per poterlo guardare negli occhi quando mi fu di
fronte. Da dietro le sue spalle, i suoi amici non erano neanche
più visibili, ma potevo udire gli incitamenti alla rissa e
le
risate stupide.
Rimasi con le braccia incrociate appoggiata all'albero con la schiena,
ma avevo i muscoli tesi e pronti a scattare in qualunque evenienza.
La mia pazienza ha un limite...
"Sei muto per caso? O il gatto ti ha mangiato la lingua?" mi disse
spingendomi le spalle a mò di sfida.
Limite superato...
Persino Vega, legato poco lontano nitrì e
scalpitò, come se volesse accorrere in mio aiuto.
Non era necessario...
" Non toccarmi " sibilai affettandolo con lo sguardo. La minaccia era
velata, e dubitavo che quel soldato fosse in grado di coglierla, anche
da sobrio.
Scoppiò nella stessa risata ottusa dei suoi compagni...
"Altrimenti?" mi chiese spingendomi di nuovo. La mia mano
scattò
rapida verso l'elsa della spada, ma riuscii a sfilarla solo per
metà dalla custodia, quando...
" Non pensarci neanche! " esclamò autoritaria una voce che
ormai
avevo imparato a conoscere, dopo due giorni di chiacchiere continue.
Rimasi immobile con la spada estratta a metà, non accennai a
rimetterla a posto e non distolsi lo sguardo dal soldato.
Naur si avvicinò e pronunciò l'ordine con voce
chiara e severa: " Rimetti in fodero la spada, soldato ".
Avrei avvertito comunque la sua rabbia dall'appellativo che
usò
per rivolgersi a me. Erano due giorni che non mi chiamava soldato.
Capii che era rientrato nel personaggio del Capitano. Quello che facevo
fatica a tollerare.
Non mi restava altro che obbedire.
Molto lentamente lasciai che la lama scivolasse di nuovo nel fodero.
" Non sei autorizzato ad usare le armi senza un mio esplicito ordine".
La rabbia cominciò ad ardere.
Quindi in caso di pericolo avreei dovuto attendere un suo specifico
ordine prima di entrare in azione?
Ridicolo! Ridicolo nel ruolo di Capitano, ridicolo nel volersi
conquistare ad ogni costo il rispetto!
Era molto più simile ad Odhron di quanto avessi immaginato...
" Sono stato provocato " non riuscii a trattenermi dal dirlo, spostando
lo sguardo freddo dall'energumeno a Naur, senza neanche
tentare di
temperarlo.
" Non mi interessa! " esclamò Naur alzando la voce. " Non
osare
rispondermi, soldato! E che non veda più quella lama uscire
dal
fodero senza il mio consenso, sono stato chiaro?! ".
Che altro avevo da aspettarmi dal galoppino di Odhron? Stupida io ad
illudermi che fosse diverso. Non ero un suo soldato, e frustrante era
non poterglielo
dimostrare...
Sospirai per placarmi.
Mi dissi che per il bene della missione non era il caso che reagissi
come avrei voluto fare. Massimo quattro giorni e ci avrebbero pensato
le Amazzoni a fargli abbassare la cresta... o gliel'avrebbero mozzata e
basta.
Non potevo farlo io... non potevo vendere il sacrificio di Cyru per
l'orgoglio ferito.
" Sì, Capitano " due parole che mi bruciarono la gola e che
sputai come veleno.
" E ora vai a preparare il cavallo, partiremo immediatamente " disse
infine. " Quanto a voi, soldati... " continuò se possibile
con
maggiore rabbia rispetto a poco prima, mentre si rivolgeva ai tre
soldati. Persino Naur era un po' più basso rispetto a quelle
tre
colonne, ma la sua ira riusciva a farlo lievitare dalla terra fino a
superarli.
I tre scattarono sull'attenti quanto più velocemente
consentì l'alcol che avevano in corpo. Davano l'idea di tre
gorilla allineati... e forse era proprio ciò che erano. " E'
questa la vostra idea di eseguire l'ordine del generale Odhron? Birra e
gioco d'azzardo?! ". Quel poco di sale in zucca che avevano
suggerì loro di non rispondere in alcun modo a quella
domanda
retorica. " Vi è stato chiesto di mantenervi all'erta. Voi
non
avete idea degli affari che sono in ballo in questo momento. Non siete
qui in vacanza! " rimasero ancora in silenzio.
Forse non era buonsenso il loro, quanto più
l'incapacità
di dire qualcosa di sensato, a mantenerli in silenzio. " Per quanto
riguarda la scenetta di poco prima, è veramente un orgoglio
per
me vedere un gruppo di soldati che si diverte a stuzzicare un compagno
solo per il gusto della rissa. Siete soldati! Non briganti. Ringraziate
che non ho
tempo di fare presente al generale Odhron questo vostro comportamenteo
" un brivido scosse i tre soldati sentendo quel nome, come se un
serpente stesse strisciando sulla loro schiena. " Siete venuti meno ad
una regola base del Clan. La decisione della punizione la rimetto al
vostro comandante. Andate nella sua tenda, e ditegli che
non siete nelle condizioni di lavorare. Spero che vi serva da lezione
per la prossima volta che cercherete di attaccar briga con qualcuno.
Pensavo che l'addestramento sarebbe bastato a farvi capire di non
sottovalutare qualunque tipo di avversario... Forse avete bisogno di
qualche lezione in più. Andate! ".
I tre soldati scattarono sull'attenti per poi sfilare con la coda tra
le gambe diretti alla tenda del Vice, il quale sentita tutta la
conversazione e li attendeva già al varco.
Naur si avvicinò a me senza neanche guardarmi e
montò su
Taurus, io feci lo stesso con Vega. Era arrivato il momento di tornare
ad essere un semplice soldato con il suo Capitano. Fino al momento in
cui le Amazzoni mi avrebbero liberato dal peso...
" Andiamo... cerchiamo di percorrere quanta più strada
possibile, prima di fermarci a riposare ".
La luce del tramonto era già quasi scomparsa. Non riuscivo a
capire questa sua predilezione per i viaggi notturni, ma non osai
discutere: un soldato non poteva permetterselo. Mi limitai a lanciare
Vega al galoppo dietro Taurus, come da ordini.
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Capitolo 9 *** 9 ***
capitolo 9
Naur:
Avevamo lasciato l'esercito alle spalle e cavalcato nella notte per
almeno quattro ore, nel completo silenzio e al freddo, prima di
renderci conto che saremmo potuti cadere da cavallo da un momento
all'altro per la stanchezza se non ci fossimo fermati immediatamente a
acceso un fuoco.
Furono le prime luci del mattino a svegliarci.
Avevo la sensazione di aver dormito appena il tempo di un battito di
ciglia. Dovevo essere crollato.
Non era un bene dormire così tanto, e così
profondamente.
Eravamo alla ricerca di qualcosa, e se questo qualcosa ci fosse
sfuggito durante il sonno sarebbe stato davvero il colmo.
Per fortuna quel territorio era già stato setacciato
dall'esercito, per cui il nostro sonno non avrebbe comunque procurato
troppi danni. Era bene stare più attenti da allora in poi...
" Alagos... " lo chiamai, di ritorno da un mio momento privato
trascorso tra i primi alberi del boschetto che limitavano il sentiero
che stavamo seguendo. Alagos stava prendendo del cibo da una sacca
legata alla sella del suo cavallo. Si voltò e mi
guardò
perché capissi che mi stava ascoltando, ma non disse nulla.
Non
ci feci troppo caso, e proseguii a parlare. " ... la strada percorsa
fino ad adesso era controllata dall'esercito. Ho detto loro di non
avanzare, come d'accordo con il Generale, perciò d'ora in
poi
dipende tutto da noi due. Spero solo di poterla bloccare appena prima
del territorio Amazzone, ma dobbiamo viaggiare più veloci di
lei. Dubito che azzarderà a procurarsi un cavallo, lascia
molte
più orme e dà nell'occhio facilmente. Mi
raccomando,
occhi ed orecchie aperte, intesi? " Alagos chinò lievemente
il
capo in un cenno d'assenso.
Abbastanza laconica come risposta. Non avevo mai dato tanta importanza
che venisse o meno inserita la parola "Capitano" o "Signore" quando mi
si rivolgeva la parola, tranne in alcuni casi limite. Piuttosto, avevo
impiegato due giorni a sbloccargli la parola... era già
tornato
muto?
Non avevo intenzione di viaggiare con una statua di legno... mancavano
ancora troppi giorni alla meta.
Intuii subito a cosa fosse dovuta quella freddezza. Non trattenni un
sorriso.
Era facile per i soldati pensare che il ruolo del Capitano fosse quello
di divertirsi ad esigere obbedienza... Chi non si era mai trovato nella
situazione non poteva capire che cosa davvero significasse gestire un
gruppo così eterogeneo di persone, mantenere un ordine, fare
in
modo che convivessero pacificamente.
" Alagos... sono il tuo Capitano " dissi. Non potrò mai
definire
lo sguardo con cui mi trafisse il volto. Il suo voto di obbedienza gli
impediva di fulminarmi, ma certamente non era il classico sguardo
amichevole.
" Certo, Signore. Domando scusa " rispose con un inchino ed un tono che
nulla aveva a che vedere con reali scuse.
Ero stato frainteso. Risi di nuovo.
" Non voglio delle scuse, quello che vorrei farti capire è
che ho dovuto farlo ".
Non avrei neanche dovuto giustificarmi, e con un normale soldato non lo
avrei mai fatto. Alagos, impossibile non notarlo, era differente. Con
lui avevo la sensazione di dovere delle spiegazioni. Capivo che era
troppo intelligente per accettare le cose in modo passivo come tanti
altri, e quella reazione ne era la prova.
" Lo capisco, Signore".
" No, non è vero... " lo bloccai a metà la frase,
sapendo
che stava mentendo. " ...ma ci provo comunque. Cosa volevi? Che ti
lasciassi
azzuffare con quei tre? Credi che non sappia che avresti potuto farli a
pezzi? Credi che provi gusto ad umiliare le persone? ". Non erano
domande che prevedevano una risposta, infatti Alagos rimase in
silenzio. Continuai: " Hai idea di cosa succederebbe se ognuno di voi
facesse quello che gli passa per la testa? Sarebbe il caos! Come quei
tre ce ne sono tanti altri nel Clan... forse troppi... sono persone che
rispettano solo ciò di cui hanno paura... E io ho bisogno
che mi
rispettino per poterli gestire ".
Era esattamente il modo che io stesso non apprezzavo negli
atteggiamenti di Odhron. In effetti, capivo perfettamente
ciò
che passava per la testa di Alagos, perché erano le
stesse sensazioni che ricordavo di aver provato ai tempi in cui ero
solo una recluta. Per me non c'era stato nessuno a spiegarmi i motivi
per cui venivo trattato come non fossi che un granellino di sabbia
attaccato agli stivali del mio Capitano. Un atteggiamento che mi aveva
portato ad odiare il mio superiore. Vedevo troppo chiaramente in Alagos
la mia immagine per volere che fosse lo stesso con lui.
Alagos continuò a rimanere in silenzio, ma ormai avevo
imparato
ad associare a quei lampi nello sguardo il desiderio di poter dire
qualcosa, forse represso dal mio grado militare. " Vorrei sentire cosa
ne pensi, se non ti dispiace... " dissi.
Alagos alzò di nuovo lo guardo su di me, questa volta
perplesso
e sospettoso della mia richiesta. Attesi che capisse da solo che la mia
era una domanda reale senza aggiungere nulla.
Il silenzio calò per almeno cinque secondi prima che Alagos
si decidesse a dire la sua.
" Signore, io sono un soldato... e la mia fedeltà verso il
mio
comandante dovrebbe essere totale. Dovrebbe aiutarmi a cancellare la
paura per la morte in battaglia. Io capisco che una rissa è
l'ultima cosa che un Capitano vorrebbe nel suo plotone, capisco che
quello è l'unico metodo per guidare i gorilla... ma
personalmente è l'uomo che
riesce a mantenere un'autorità senza dover schiacciare il
prossimo che merita tutto il mio rispetto, ed è un uomo per
cui
sarei fiero di combattere ed eventualmente di morire. Ma il problema
è tutto mio, Signore... mi adatterò. "
Ascoltai attentamente la risposta di Alagos.
Sembrava anche troppo saggio per un ragazzo della sua età.
In
realtà neanche sapevo quanti anni avesse, ma quelli che
dimostrava il suo viso erano davvero troppo pochi per un discorso del
genere.
Non potevo permettermi di fare distinzioni nell'atteggiamento che avevo
nei confronti dei soldati. Essi dovrebbero essere tutti uguali al
cospetto del proprio Capitano, anche nel momento in cui le differenze
sono così evidenti.
Solo un uomo, a sua memoria, aveva mandato al diavolo questa regola
insieme a tante altre. Era macabramente buffo pensare che Alagos avesse
ucciso qualche giorno prima, sebbene inconsapevolmente, l'uomo che
aveva praticamente appena descritto.
Le differenze tra soldati non avrebbero dovuto esistere... ma c'erano,
ed era inutile nasconderle.
Senza rendermene conto mi trovavo di fronte ad una scelta: preferivo
comportarmi come il Generale Odhron, uomo che neanche io giudicavo
degno di rispetto ma che aveva un esercito ai suoi piedi nel momento
stesso in cui lo domandava... o preferivo gli insegnamenti di Cyru?
Be', la vera domanda nascosta sotto quest'ultima opzione era: ne sarei
stato all'altezza? Il fatto che lui ci fosse riuscito non significava
che fosse da tutti...
Forse avevo già scelto...
" Dunque non hai rispetto per il tuo Capitano, Alagos? " domandai con
un sorriso ironico. Mi aspettavo che balbettasse qualche scusa
improvvisata che avrei dovuto bloccare prima che rasentasse i limiti
della decenza...
" Rispetto il Capitano che mi ha appena spiegato le sue ragioni come se
fossi un suo pari, Signore... molto meno quello che mi ha impedito di
spiegare le mie ieri. Ma come ho già detto, è un
problema
mio che vedrò di risolvere, Signore.Continuerò ad
obbedire ai vostri ordini in qualunque caso. " rispose invece, con tono
chiaro e tranquillo, senza
incespicare neanche una volta.
Era una muta ferita al mio orgoglio rendermi conto che avevo molto
più io da imparare da quel ragazzo che viceversa... e molto
più di domare un cavallo.
Cominciavo a pensare che qualcuno mi avesse mandato una mia copia
più giovane che mi mostrasse che il ruolo di Capitano mi
stava
accecando, e che mi stavo trasformando in ciò che io stesso
avevo odiato.
Non feci in tempo a dire nulla (cosa mai avrei potuto rispondere, tra
l'altro?), prima che ricominciasse a parlare: " Avevo capito che il
Clan avesse tutte quelle regole, e punizioni tanto pesanti per chi le
infrange, perché fosse... be', per... degli eletti... ma
evidentemente mi sono sbagliato. A questo punto mi chiedo... se non
fosse meglio avere una donna capace in esercito, piuttosto che quei tre
zucconi... " Quella battuta mi risvegliò dalle mie
riflessioni e
scoppiai a ridere.
" Be'... chi non preferirebbe una donna a quei tre? " risposi, riuscii
persino a strappare un sorriso alla maschera di bronzo che era il viso
di Alagos in molte occasioni. " Tuttavia, dubito che esista una donna
al mondo in grado di reggere i ritmi militari... almeno quei tre penso
che riescano a brandire una spada ".
" Se è così, perché dovremmo temere le
Amazzoni? " incalzò Alagos.
Una domanda curiosa. Da non sottovalutare.
" Lo hai detto anche tu, sono streghe... ".
" Sì, ma gli archi, le frecce e le spade mi sembrava fossero
molto simili ai nostri... io mi preoccupo più di quelli che
delle superstizioni... Signore... " esitò un momento prima
di
continuare, era la prima volta che lo vedevo intento a scegliere con
cura le parole da usare. " ...è lecito chiedere per quale
ragione le donne sono escluse dal Clan? ".
Risi ancora. Doveva aver avuto una madre molto severa...
" Come dice il Generale Odhron: le donne devono generare guerrieri, non
esserlo... " risposi.
" Be'... questo è quello che pensa il Generale Odhron...
invece,
il Capitano Naur? ". Fu come sentire il mio cervello scivolare sulle
mille risposte che suggerì quella richiesta.
Non era una domanda che mi ero mai veramente posto... sarà
stata
la mia indifferenza verso le donne che avevo fin da quando ero bambino,
ma davvero non riuscivo ad immaginare di poter combattere al fianco di
una donna.
Tuttavia non potevo non rispondere.
" Naur pensa che quando incontrerà una donna degna di
imparare,
sarà lui stesso a proporglielo... se è anche
molto bella,
benvenga! " sorrisi. Magari in quell'occasione avrei evitato quanto
più possibile che Odhron lo venisse a sapere, giusto per
evitare
di fare la fine di Cyru.
Era assurdo anche solo pensare che potesse accadere.
Alagos parve soddisfatto dalla risposta, ma gli leggevo negli occhi
dell'altro. Attesi in silenzio che si esprimesse.
" E voi... cosa ne pensate del Generale Odhron? ".
E no, eh... quello era un colpo basso.
Scoppiai a ridere e sfoderai la spada.
" Risponderò quando mi batterai in un duello... "
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Capitolo 10 *** 10 ***
capitolo 10
Honoria:
" Risponderò quando mi batterai in un duello... " disse Naur.
La punta della sua spada dorata era ad un soffio dalla punta del mio
naso.
Stava scherzando, forse? Lo guardai accigliata.
Il Capitano stava sfidando una recluta ad un duello? Pareva proprio di
sì.
Inevitabile fu lasciarsi sfuggire un ghigno bramoso.
Non avevo mai combattuto contro un membro del Clan che non fosse il mio
maestro, e nel suo caso non si era mai trattato di vere sfide... non
come quella che Naur mi stava
servendo.
Era un peccato non potergli dimostrare le mie abilità da
donna,
per poter verificare di persona ciò che le aveva appena
detto...
" Ho dunque il vostro permesso di sfoderare la spada, Capitano? "
domandai pesantemente sarcastica, rimandandomi al rimprovero della sera
precedente.
Il nostro ultimo discorso era stato illuminante, se Naur era stato
sincero... Forse avevo finalmente capito chi mi trovavo davanti, o
forse non avevo capito proprio niente.
Di certo era una personalità molto più complessa
di
quella che mi ero aspettata, difficile da inquadrare in uno spazio ben
preciso... c'era ancora tanto da capire, e probabilmente troppo poco
tempo per farlo.
Una risposta sincera a quella domanda avrebbe soffiato via gran parte
della nebbia che offuscava ancora l'immagine dell'uomo che avevo di
fronte. E se dovevo prenderla in punta di spada... be', ero disposta a
farlo.
Naur accolse la provocazione divertito:
" Certo, soldato. E anche in fretta. Il nemico solitamente non rimane
ad attendere che impugni l'elsa ".
La spada appartenuta a Cyru, tanto simile a quella appena sfoderata da
Naur, volò nella mia mano destra con uno scintillio alla
debole
luce del Sole mattutino.
La feci roteare nel palmo un paio di volte per saggiarla. Non ne
maneggiavo una simile da mesi, dovevo recuperare un po' di confidenza.
Capivo perché si diceva che fossero state forgiate dagli
dei...
sembrava fossero perfette per essere impugnate da qualsiasi tipo di
mano. Non erano solo dei pezzi di ferro da scagliare contro un
nemico... sembravano entità a sé, solo in cerca
della
guida esperta della mano di un guerriero.
Allineai la mia lama con la sua, ancora tesa di fronte a me.
" Prima l'età, poi la bellezza... " dissi, fremevo
dall'impazienza di misurarmi contro il Capitano.
Amavo combattere. Era il solo modo in cui credevo di riuscire ad
elevarmi verso qualcosa di superiore.
Non ero solo un mucchio di ossa e carne... ero vento, terra, acqua,
fuoco... pura energia.
Naur sorrise alla battuta, ma quel lampo non durò
più di due secondi.
Approfittò del mio bagno di gloria per tentare un finto
affondo
diretto al centro del petto, pur sapendo che l'avrei parata con
facilità. Aveva
solo dato inizio allo scontro.
Feci due passi indietro. Naur tentò due fendenti, che evitai
buttandomi dal lato opposto.
Colpiva molto forte, ma rimaneva controllato.
Ovviamente non aveva intenzione di ferirmi, voleva solo buttarmi a
terra. Un uomo per terra è un uomo morto...
Continuai a studiarlo per altri due minuti, parando ogni colpo fino ad
irritarlo visibilmente. I colpi forti erano anche tanto lenti... ma
dovevo trovare un modo migliore per contrastarlo.
Forse avevo bisogno di un piccolo aiuto...
Controlla l'arma del
nemico... fallo cadere in trappola...
sentivo l'eco di Cyru nelle orecchie nello stesso modo in cui mi
sussurrava durante le prime esercitazioni, quando era lui a guidare il
mio braccio e la mia spada.
Sì, ma come potevo controllarlo?
Lascia che faccia quello
che vuoi
credendo di fare quello che vuole...
Sì, MA COME??
Quando tentò un montante, colsi l'occasione per bloccargli
la
lama che saliva dal basso verso l'alto con la mia. La fermai a terra
per il tempo che mi occorreva per ragionare.
Il suo attacco era una difesa eccellente... non mi dava modo di
avvicinarmi. Non potevo piegarlo con i colpi di spada, i miei muscoli
non erano abbastanza in confronto ai suoi.
Non tentare di
combattere con ciò che non possiedi...
Che cosa avevo?
Niente muscoli, niente altezza... il fiatone, forse...
Naur si sbloccò da quella situazione di stallo ben troppo
presto. Gli leggevo negli occhi la scintilla della vittoria... una luce
troppo accecante perché potessi guardarla. Che cosa
significava?
Che Cyru aveva solo sprecato tempo ad addestrarmi? Che non sarei mai
stata all'altezza di battere un uomo perché avrei sempre
peccato
di forza fisica?
No, mai!
Adesso si gioca come
dico io... Vuoi fare il forte? Peggio per te.
Avevo in mente una strategia... dovevo solo portare Naur a muoversi
come volevo io. Dovevo fagli abbassare la guardia sulle gambe...
Provai due stoccate rivolte all'addome... le parò
rimandandomi indietro tutta la forza che avevo impresso.
E alza quella spada,
maledetto!
C'era un solo modo, forse...
Lasciai cadere le braccia in basso, fingendo stanchezza... ma mantenni
forte la presa sulla spada. Naur sorrise vincitore, e alzò
la
spada per
il fendente finale, quello che avrei potuto evitare solo buttandomi a
terra... non fosse stato che ero sì meno forte di lui, ma
decisamente
più veloce. Aveva giusto alzato la spada sulla testa
impugnando
l'elsa con entrambe le mani e mentre l'abbassava sulla mia testa alzai
la mia,
voltandola di piatto.
Con un "clang" assordante il filo della spada di Naur si
scontrò
con il piatto della mia lama che reggevo da un capo all'altro con
entrambe le mani.
Riuscii a bloccarlo e a fargli ritornare sui polsi tutta la forza che
voleva scaricarmi contro. Metà dell'operazione era
riuscita...
ora veniva la parte difficile.
Sapevo che Naur si sarebbe ripreso in un attimo dalla scossa del colpo,
perciò dovevo fare in fretta.
Mantenni salda l'impugnatura della spada e ruotai sui talloni, in modo
da poter sferrare un calcio al retro del ginocchio di Naur prima che
potesse rendersene conto e prevederlo... l'articolazione si
flettè sul colpo, allora spinsi la spada con tutta la forza
che
avevo.
La spada volò via dalle mani di Naur e in men che non si
dica... il Capitano era capitombolato per terra.
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Capitolo 11 *** 11 ***
capitolo 11
Naur:
" Stavate dicendo, Capitano? ".
La punta della spada di Alagos mi stava graffiando il centro del
petto... e io ancora non avevo capito come fossi finito con la schiena
per terra quando meno di tre secondi prima stringevo le redini della
situazione.
Era successo veramente tutto troppo in fretta...
Era davvero così semplice battere il Capitano?
Alagos mi aveva colto di sorpresa... quando non avrebbe
dovuto.
Cominciavo a comprendere davvero fino in fondo il giudizio di Odhron
nei confronti
del ragazzo...
Lo fissai a bocca aperta per qualche altro istante.
Non era facile superare quel trauma.
Erano passati anni dall'ultima volta che ero stato buttato a terra...
e... quello era un ragazzino!
Guardai incredulo la lama d'oro che finiva sul mio petto. Alagos la
rimosse subito, rimettendola nella fodera. "Mi sembrate piuttosto
sorpreso, Capitano... " disse porgendomi un braccio per aiutarmi ad
alzarmi.
Anche quello?
" Il fatto che tu abbia praticamente la metà dei miei anni
non
significa che non possa alzarmi da solo " dissi tornando in posizione
eretta senza l'aiuto del suo braccio.
Mentre mi scuotevo la polvere dalle maniche della camicia guardai in
sottecchi il viso di Alagos.
Mi guardava accigliato, probabilmente sorpreso dalla mia reazione
brusca.
In realtà neanche io ne conoscevo bene il motivo. Ma ad
essere sincero, ne avevo una mezza idea:
Quello... stecco di ragazzo era piombato nella mia vita come un
improvviso acquazzone... che... continuava a bagnarmi con tutte quelle
capacità straordinarie che tirava fuori con irritante
facilità...
Come potevo permettergli di insegnarmi? Ero io il Capitano!
Non esisteva recluta in grado di domare un cavallo che non fossi stato
capace di cavalcare.
Non esisteva recluta che potesse insegnarmi cosa fosse il rispetto.
Non esisteva recluta che potesse battermi in duello in modo tanto
palese... erano anni che non venivo sconfitto!
Ricordai la domanda che Alagos mi aveva fatto prima di cominciare il
duello, quella per cui il duello stesso era cominciato. Il duello che
ero stato
sicuro di... be'...
Comunque, dovevo rispondere. Mancava solo che dovesse rimproverarmi il
fatto che non mantenevo fede alle promesse.
" Odhron è il mio Generale, Alagos. Ed è questo
che conta, nient'altro" risposi finendo di sistemarmi.
Le parole erano uscite dalla mia bocca molto più aspre di
quanto
forse avrei dovuto, e il risultato fu perfettamente leggibile negli
occhi freddi del ragazzo. " Credo sia il
momento di ripartire... e dovremmo fare delle ricognizioni in giro
d'ora in poi, per controllare eventuali passaggi di persone... ".
" Bene" rispose Alagos, come lo schiocco di una frusta. Si
passò
la lingua sui denti mentre da me spostava lo sguardo verso gli alberi
attorno. "Se mi è concesso, avrei dei bisogni di cui
occuparmi,
prima di partire " aggiunse.
Mi aveva battuto nonostante la vescica piena? Ci mancava solo questa!
Si allontanò dopo un mio cenno del capo.
Il tono freddo professionale aveva palesemente ripreso il suo posto.
Ero riuscito a risolvere la situazione del giorno prima e disfarla di
nuovo nel giro di pochi minuti... cominciavo a pensare che fosse meglio
mantenere quelle distanze.
Capitano e soldato. Esattamente quello che eravamo... o forse ero
semplicemente invidioso?
" Mi rincresce di aver vinto, Signore. Prometto che non
ricapiterà " aggiunse fermandosi un secondo, prima di
ricominciare a camminare a passo sostenuto e sparire in mezzo agli
alberi.
Doppiamente umiliante.
Quanto lo odiavo... cominciavo a pensare che quei trei barilotti di
birra senza cervello della sera mi sarebbero stati molto più
simpatici di lui, che sembrava aver sempre così
maledettamente
ragione.
Soffrivo forse di delirio di onnipotenza?
Il ruolo di Capitano mi aveva dato alla testa... non c'era altra
spiegazione. Perché arrabbiarsi tanto per un banalissimo
duello?
Non ero più in grado di perdere.
Quando Alagos tornò e montò sul suo cavallo,
sapevo che
avrei dovuto dire qualcosa, ma il mio ego smisurato mescolato ad un bel
po' di orgoglio mi impedì di parlare. Non avrei sopportato
l'idea di dovergli dare ragione d nuovo...
Ero io il Capitano.
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Capitolo 12 *** 12 ***
capitolo 12 j
Honoria:
Stavo viaggiando con il tipico esemplare di maschio.
Insopportabile. Arrogante quando si rischiava di mettere in discussione
la sua autorità.
Il capobranco... la Guida... Colui che tutto vede e tutto sa... Ma per
favore!
Chissà che cosa gli avevano fatto credere di essere.
Il grande Capitano che non sopportava di accettare la sconfitta da
parte di un suo sottoposto.
Era lui il Capo, lui aveva gli attributi e lo doveva dimostrare.
Neanche sapesse che ero una donna!
Insostenibile.
Poi d'improvviso, smetteva di temere che il suo stupidissimo orgoglio
vacillasse sotto i suoi piedi e avveniva la metamorfosi, come il
ghiaccio che ritorna acqua
Simpatico, piacevole, anche comprensivo e ben disposto al dialogo...
Ancora più insopportabile!
Tanto disponibile solo verso chi poteva guardare dall'alto verso il
basso... solo quando non c'era alcun pericolo che i due ruoli si
confondessero... quando non aveva a che fare con un suo pari...
Ma per quale legge divina io dovevo stare dietro ai suoi cambiamenti di
umore?
Lunatico! Che cosa gli costava rimanere fermo in un unico stato?
Ero sicura che sarei impazzita da un momento all'altro.
Tutto per un maledettissimo duello. Solo perché avevo avuto
la
fortuna, o la determinazione... insomma, quello che diamine era... di
batterlo in un combattimento base, dove tra l'altro nessuno dei due si
era sognato di utilizzare le tecniche di combattimento del Clan (quello
sì che sarebbe stato interessante come duello), adesso
doveva
tenere il muso ogni volta che osavo mettere in discussione la sua Somma
Parola?
Che importanza aveva per me averlo battuto? Era stata una prova!
Non mi sentivo più forte o più intelligente di
lui, avevo
solo bisogno di dimostrare a me stessa che potevo essere allo stesso
livello di un membro ufficiale del Clan. Che questo fosse il Capitano
sinceramente non mi tangeva.
Avevo davanti agli occhi il risultato del regime di Odhron. Un continuo
mostrarsi e dimostrare... Uomini!
E l'idea che in realtà, per quanto lo volesse nascondere,
Naur
non fosse affatto così era ancora più frustrante.
Per quale maledetta ragione dovevo convivere con quel lato presuntuoso
quando mal celato c'era qualcosa che... be', che di certo mi stava
distraendo.
Distraendo o meglio... confondendo le idee!
Honoria avrebbe già volentieri provveduto a smontargli
quella
testa forse troppo abituata all'aria buona della casa degli dei, ma
Alagos... Alagos non poteva permettersi di proferir verbo...
E Alagos era la mia copertura, che doveva reggere fino alla meta. Una
copertura che qualche volta prendeva il sopravvento su ciò
che
ero veramente... le
volte in cui mi sembrava di non guardare più a Naur come un
nemico... le volte in cui mi trovavo davvero a pensare che fosse il mio
Capitano...
Non era lui il mio Capitano! Il mio Capitano era morto!
Non vedevo l'ora di arrivare dalle Amazzoni solo per liberarmi di
lui... e di Naur.
Sapevo che l'avrei incontrato nuovamente, che probabilmente mi si
sarebbe parato davanti per proteggere quello che in fin dei conti era il suo Generale, ed
è solo questo che conta. Ma almeno in quel
momento avrei di certo avuto le idee chiare su chi fosse: un nemico!
E forse da qualche parte avrei trovato il coraggio di concludere quello
che mi ero dimostrata in grado di fare. Avevo ucciso Cyru! Cosa poteva
impedirmi di uccidere anche chi non significava assolutamente nulla per
me, tranne continui bruciori di stomaco e frustrazioni?
Ormai erano passati altri tre giorni. Ci fermavamo solo per riposare e
per i sopralluoghi nei boschi limitrofi al sentiero che stavamo
seguendo, almeno due volte al giorno, a turno.
Sentivo le Amazzoni sempre più vicine, come se anche io ne
avvertissi l'odore.
Ovviamente durante i miei sopralluoghi mi guardavo bene dal cercare me
stessa nei boschi e approfittavo di quella solitudine per liberarmi da
quella pesantissima maschera e tornare me stessa. Neanche il mio fisico
riusciva più a sopportarlo.
La fascia con cui mi avvolgevo il petto in modo che nulla fosse
visibile cominciava a stringere contro imiei polmoni, non potevo fare a
meno di liberarmi appena riuscivo a
trovare una fonte d'acqua. Per non parlare di quella maledetta barba
che non facevo che aggiustare in continuazione... Cyru era stato bravo
a crearla, ma dal minimo fastidio iniziale si era trasformata in una
tortura!
Sapevo che quelle operazioni nel mezzo del bosco erano un vero e
proprio azzardo, considerando che Naur era a pochi passi più
lontano da me e che se mi avesse vista senza vestiti di certo avrebbe
notato un paio di cose che l'avrebbero insospettito sul mio conto. Ma
era davvero un supplizio quel travestimento, unito alle altre mille e
mille
cose che stavano rendendo quel viaggio un calvario. Riuscivo solo con
un grande impegno nella meditazione prima di dormire a liberarmi dagli
incubi.
Le prime notti erano state così infernali che avevo
cominciato a
temere il momento in cui i miei occhi si sarebbero chiusi per
spalancare le porte ad immagini a cui non voglio neanche ripensare.
Non ero affatto al massimo della forma... speravo di recuperarla almeno
una volta arrivata.
Una volta recuperato il totale aspetto di Alagos, mi decisi a tornare
dal mio amatissimo Capitano.
" Nessuna traccia neanche qui, Signore " dissi, spesso non riuscivo a
trattenere una risata all'idea di dovermi cercare da sola, ma per
fortuna Naur mi irritava tanto da reprimermi completamente qualsiasi
accenno di allegria. " Inoltre dubito che sopravvivrà se si
fermerà in questo bosco... è pieno di belve "
avevo
giusto incontrato un orso pochi minuti prima. Una mamma orsa con i
cuccioli.
Fortunatamente sapevo come comportarmi. Per fortuna ero stata io ad
incontrarla e non Naur, che avrebbe sfoderato la spada senza indugio...
invece di allontanarsi
semplicemente con calma...
" Sì, be'... me l'aspettavo... " mormorò
rialzandosi
dalla roccia sulla quale mi aveva aspettata seduto con la spada
sguainata.
Coraggioso davvero...
C'era qualcosa di insolito nel suo tono.
" Preoccupato, Capitano? " azzardai.
" No " rispose subito.
E figurati... pensai.
E
cos'era tutto quel guardarsi intorno in continuazione, aggrapparsi
morbosamente all'elsa della spada nella fodera pronto a sguainarla in
qualsiasi istante, e non riuscire a stare fermo in una sola posizione
per più di dieci minuti? Godersi il panorama, forse?
Cosa gli costava ammettere di temere un gruppo di donne armate e
crudeli come le Amazzoni? Avrei forse potuto pensare che era un debole?
In realtà potevo solo pensare che era molto intelligente a
temerle. " Ma non volevo entrare nel loro territorio, come ti ho
già detto... "
Ecco... e perché non voleva entrare nel loro territorio?
Forseperché non aveva fatto in tempo a recuperare dei
fiori....
o magari
perché aveva una gran paura?
" Capisco... be', siete voi il Capo... " ci tenni a precisarlo
così da fare contento il bimbo.
Naur fece un lungo, lento sospiro, come se chissà cosa
volesse
annusare nell'aria. Poi si voltò verso di me e mi trafisse
con lo sguardo smeraldo.
Cominciai a sudare.
Be', che avevo detto di sbagliato?
" Alagos, sono giorni che voglio farti una domanda... ".
Fece un passo verso di me, e le goccioline di sudore cominciarono a
condensarsi sulla mia fronte.
" Fate pure... " possibile che si fosse accorto di qualcosa? Ma no, era
impossibile! Mi avrebbe già affrontato... non si sarebbe
certo
spinto fin lì.
" Il tuo profumo... ".
Cosa?
" Il mio profumo, Signore? " chiesi con voce che faticava ad uscire
dalla gola.
" Sì... be'... " sembrava piuttosto imbarazzato, doveva
trovarsi
in un momento molto più Naur che Capitano. " Hai un profumo
particolare, no? "
Sì... sì, lo avevo. La domanda vera era... come
faceva lui ad essere in grado di sentirlo?
Il profumo della mia pelle doveva essere il lasciapassare verso il
Regno delle Amazzoni, l'unico modo in cui mi avrebbero potuto
riconoscere e distinguere da altri estranei. Nel mio caso, avrebbero
capito subito chi si nascondeva dietro quelle vesti maschili, ma nessun
altro sarebbe stato in grado di distinguerlo nell'aria. Era una
capacità che solo le Amazzoni possedevano... E Naur, fino a
prova contraria... be'... non era un'Amazzone!
" Non... non lo so, Signore... Personalmente non... sento nulla di
particolare... " sapevo di essere arrossita. Naur rise.
" Be', sai... abituato agli accampamenti dei soldati... " non concluse
la frase, lasciando intendere molto. " Ma almeno il tuo è
piacevole, qualunque cosa sia... spero non sia solo frutto della mia
immaginazione... Non vorrei cominciare ad impazzire alla mia
età... ".
Non era solo arrossire, era una vampa di fuoco che mi avvolse la testa
come un turbante. Piacevole?
Che intende con piacevole??
Non fu possibile interrogarsi ulteriormente...
Ciò che prima intorno a loro era solo una massa quieta di
foglie, smosse appena da un venticello fresco... sembrò
cominciare a prendere vita, in qualche pezzo di legno secco
calpestato... qualche ramo smosso in modo dissonante rispetto agli
altri... qualcuno si stava muovendo.
Naur mi fece segno di tacere, ma io avevo già interrotto la
domanda cominciata per metà.
Che fosse l'orso? Difficile... non avrebbe avuto alcun motivo di
avvicinarsi tanto al sentiero abbandonando il cuore del bosco. Non
avevamo cibo dall'odore così attraente per un carnivoro...
No... era qualcosa di molto peggio dell'orso.
Una freccia comparve dal folto dei boschi e si conficcò nel
terreno ad un soffio dal piede di Naur che balzò indietro
tanto
all'improvviso da rischiare di cadere.
Lo guardai sbiancando, esattamente l'opposto del colore assunto poco
prima dal mio viso.
Anche Naur era impallidito...
Ci intendemmo perfettamente senza essere costretti a parlare.
Le padrone di casa erano giunte per dare loro un quanto mai caloroso
benvenuto.
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Capitolo 13 *** 13 ***
capitolo 13h
Naur:
Avrei dovuto immaginarlo.
Esattamente quello che speravo di poter evitare.
Recuperai per un soffio l'equilibrio prima di finire di nuovo per terra.
Guardai il bosco.
Non riuscivo a vederle. E la mia esperienza insegna che il nemico da
temere maggiormente non è quello che ti corre incontro
urlando e
brandendo una qualsiasi arma, piuttosto quello che ti striscia attorno
senza che tu te ne accorga.
Avvertivo la loro presenza, e una freccia mi aveva appena sfiorato...
ma non ero mai stato addestrato ad affrontare dei fantasmi.
Maledette!
Le avrei fatte uscire dall'ombra.
Ripresi il controllo del mio equilibrio.
La lama della mia spada tornò a brillare alla luce del Sole
e mi fiondai verso la fitta vegetazione del bosco.
Almeno, quello fu il mio primo tentativo.
" Ma dove diavolo vai?! " Alagos mi aveva afferrato per un braccio e
trattenuto con forza prima che mettessi piede tra gli alberi.
La sua espressione mi spiazzò completamente. Non riuscivo a
riconoscerlo, come se fino a quel momento avessi viaggiato con
qualcun'altro.
Dovevo anche rispondere?
Dove credeva che stessi andando, a funghi?
Mi limitai a guardarlo sorpreso e furioso per quell'interruzione.
Sembrava costernato dalla mia decisione. Ma per quale ragione? Eravamo
lì per quello... o almeno, in parte. "Il solo motivo per cui
non
siamo già morti è che ci stanno dando la
possibilità di scappare... " continuò mentre mi
tratteneva con decisione.
" Non ho intenzione di andarmene! " Alagos aveva ragione a dire che ci
stavano mancando di proposito, ma scappare significava aprire un altro
varco a quella ragazzina, rendendo vani tutti i sacrifici di quel
viaggio.
Dovevo impedire che le Amazzoni venissero a conoscenza dei segreti del
Clan... e adesso che poteva farlo non sarebbero state delle ragazzine
con un arco a fermarlo.
Vidi la rabbia esplodere nel viso di Alagos, ma non quella controllata
e fredda a cui ero abituato a confrontarmi, non era quella che
esprimeva in silenzio. Era rabbia viva, che esplose nelle sue urla:
" Perché non cerchi di piantarla con questo orgoglio idiota
prima di farci ammazzare entrambi? Non puoi batterle, e anche se ti
viene molto difficile comprenderlo, un soldato morto non serve a nulla
al Clan! " pareva che un demone represso dentro il suo esile corpicino
per tutto quel tempo avesse infine trovato la via per manifestarsi.
Da dove spuntava fuori quell'Alagos? Quello che conoscevo mi
disprezzava abbastanza, sì, ma aveva sempre mantenuto il
contegno militare senza dimostrarmelo
così apertamente. " Quella ragazzina non è ancora
passata
di qui, e non potrà mai essere più veloce di noi!
Usciamo
dal loro territorio e aspettiamo che arrivi! ".
Una parte di me stava ferocemente dando ragione al ragazzo... mentre
quella più vicina al Capitano ne aveva abbastanza di dargli
ragione.
Ad aiutare la mia decisione finale fu una seconda freccia che mi
sfiorò la spalla strappandomi appena la stoffa della
camicia, ma
che avrebbe potuto prendermi in pieno se non fosse stato per i pronti
riflessi di Alagos che mi tirò a sè al momento
giusto.
Non gli ero mai stato tanto vicino, e nonostante la mia mente fosse
concentrata da tutt'altra parte, non riuscii a fare a meno di notare
quanto insolito fosse persino l'aspetto di quel ragazzo.
Durò un secondo, poi la mia attenzione tornò
sulla seconda freccia che per poco non mi aveva colpito...
Ne avevo abbastanza!
Spinsi via Alagos buttandolo a terra.
Non avevo bisogno di lui, se non voleva venire mi sarei inoltrato anche
da solo in quel bosco. Non avevo paura. Non più, almeno.
Vega nitrì nervosamente il suo disappunto per quel gesto, ma
ormai ero già nell'ombra degli alberi, la cui chioma
oscurava
quasi totalmente la luce e sbarrava le porte al
calore del Sole.
Corsi tagliando i rami che intralciavano il mio passaggio, seguendo con
le orecchie gli spostamenti anomali delle foglie, quelli che riconoscevo
non essere prodotti dal vento.
D'improvviso, in lontananza, due gambe sfrecciarono verso destra. Mi
buttai subito all'inseguimento. "Sei morta...".
Poi... il sibilo di una freccia scoccata dall'alto ed un dolore acuto mi
squarciò il fianco per poi straripare come un fiume in piena
lungo il resto del corpo.
Urlai, ma ben presto mi manco l'aria anche per quello.
Sentii che stavo cadendo il ginocchio... poi più nulla.
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Capitolo 14 *** 14 ***
capitolo 14 h
Honoria:
Si può sapere
perché lo stai facendo?
Ah, se trovi una
risposta fammi un fischio...
Avevo aspettato per giorni l'intervento delle Amazzoni, quello che
avrebbe dovuto liberarmi dalle catene del mio travestimento.
Be', erano intervenute... e io cosa avevofatto? Ero scappata.
Per quale ragione? Per salvare quell'imbecille dal massacro.
Per quale ragione? Maledizione, me lo stavo chiedendo da ore.
Quale ragione logica mi aveva portato a trarre in salvo
quell'arrogante, borioso, zuccone da una morte che spesso e volentieri
gli avrei inferto io stessa?
Glielo avevo detto di fuggire, era stato lui a voler fare il
condottiero a tutti i costi, e la mia schiena non aveva dimenticato
ancora quando mi aveva buttato a terra... meritava solo di pagarne le
conseguenze!
Avrei dovuto prendere Vega e andarle a cercare nel bosco... sapevo che
nessuna freccia mi avrebbe raggiunto... e invece no! Una volta trovato
stramazzato per terra con quella freccia conficcata in un fianco, il
mio solo pensiero era stato recuperarlo, a issarlo su Vega e a portarlo
via dal pericolo...
E adesso?
Adesso ero lì a medicargli la ferita. Dopo tutte le
umiliazioni
che avevo dovuto subire... maledetto lui ed il giorno in cui lo avevo
incontrato!
Inevitabile fu ripensare proprio a quel momento, alla notte in cui
avevo incontrato Naur per la prima volta... sentii lo stomaco
attorcigliarsi su se stesso come uno straccio zuppo. La mia mano armata
di coltello scivolava sulla gola di Cyru e... dovevo smetterla di
pensarci!
Ma come potevo? Il senso di colpa mi avrebbe perseguitato a vita, come
la mia ombra, a ricordarmi di quale tragedia ero stata artefice.
Forse era questo il motivo per cui avevo salvato Naur? Non volevo altri
morti sulla coscienza... nessuno, oltre ad Odhron...
Forse sapevo che Cyru l'avrebbe salvato...
Al primo punto di sutura, Naur cominciò ad agitarsi.
" Sta' fermo... " dissi poggiandogli una mano sull'addome. Sapevo che
si sarebbe svegliato, ma speravo non in un momento tanto delicato.
Naur gemette al secondo punto.
" Dove sono? " chiese con un filo di voce rauca.
" Al sicuro, per il momento... ma siamo ancora nel territorio Amazzone,
così quando sarai pronto potrai tentare di nuovo il
suicidio,
contento? " risposi.
Non mi importava più nulla che Alagos fosse un suo soldato,
tanto il momento della verità si sarebbe presentato
presto...
non avrebbe fatto in tempo a punirmi. E poteva sprecare il fiato ad
urlarmi contro quanto voleva... ero io ad avere nelle mani l'ago della
situazione. " Stai fermo, o farà ancora più
male... "
avevo a che fare con un bambino frenetico.
Mi guardò accigliato, probabilmente sorpreso dalle mie
parole
brusche, quelle che avevo sempre fatto in modo di trattenere.
" Che cosa è successo? " È successo che sei un
idiota dalle dimensioni colossali.
" Diciamo che la tua eroica impresa contro le Amazzoni è
stata... breve ma intensa " spiegai. Mi chinai su di lui e strappai coi
denti il filo con cui gli avevo chiuso la ferita. Quando rialzai lo
sguardo lo vidi studiare il soffitto della grotta pensieroso. " Siamo
al sicuro, è troppo piccola per essere di qualche animale...
tuttavia le Amazzoni ci
staranno di certo venendo a cercare, non possiamo fermarci a lungo "
Avevo in mente di fermarmi solo quella notte, e di fuggire la mattina
successiva. Speravo solo che Naur non fosse così pazzo da
continuare a cercare da solo. Non avevo tutta quell'influenza sulle
Amazzoni da impedire loro di usare la forza contro di lui... non sapevo
neanche se avrei pagato le conseguenze per ciò che avevo
già fatto.
" Grazie, Alagos... " mormorò, quasi non avesse ascoltato
neanche una parola dell'ultima parte del discorso.
Avevo forse sentito male?
" Come hai detto, scusa? " Naur sorrise, ma subito dopo si
trasfigurò in una smorfia di dolore quando poggiai il panno
imbevuto di acqua calda sui punti di sutura.
" Visto che non ne siamo capaci, io direi di smetterla con la storia
del Capitano e del soldato... approfittiamo dell'occasione che siamo da
soli, e comportiamoci... da amici. Amico mio, ti ringrazio di avermi
salvato la pelle " di nuovo un calore insopportabile mi avvolse il viso
partendo dal collo.
Ero certa di aver cambiato colore.
È un
nemico... è un nemico... un bel nemico, ma pur sempre
unnemico... continuai a ripeterlo. Era importante che me
ne convincessi.
Bastardo di un
lunatico... mi
trovai a pensare quanto lo preferissi nella sua versione da Capitano
arrogante... in quelle occasioni era molto più facile
odiarlo
piuttosto che altro... "Ammetto di essere stato piuttosto
irruento, avrei dovuto pensarci meglio prima di entrare in quella
foresta... ".
Non riuscivo a credere che quelle parole fossero realmente uscite dalla
sua bocca... cominciavo a pensare di aver bollito nell'acqua anche
qualche droga insieme alle erbe per
pulire la ferita.
" Irruento credo sia la parola giusta... " commentai, era quello che
Alagos poteva permettersi di dire, e continuai a passare il pezzo di
stoffa imbevuto sulla ferita. Con la mente in tali condizioni di
confusione era meglio dire lo stretto indispensabile... e tacere tutto
il resto.
Ricordati che sta
parlando con Alagos, non con te...
Sì, ma davanti al fisico scolpito nel marmo pallido di Naur
c'ero io, e la barbetta finta che indossavo non mi impediva di notarlo,
purtroppo.
Se quella maledetta freccia l'avesse preso semplicemente al braccio
sarebbe stato tutto molto più facile.
" Dobbiamo solo pensare ad un altro modo per fermare quella
ragazzina... " sospirò infine Naur coprendosi gli occhi con
un
braccio, probabilmente per distrarsi dal dolore. Io ne approfittai per
asciugarmi le goccioline di sudore che mi imperlavano la fronte quanto
un cielo stellato.
" Ci verrà in mente qualcosa... " dissi tanto per riempirmi
la bocca.
Costringerlo lontano dalle Amazzoni sarebbe stato praticamente
impossibile... e io mi trovavo in uno di quei momenti in cui non
riuscivo a fregarmene della sua sorte. Quei momenti che avrei tanto
voluto, e dovuto, evitare...
Mentre rimettevo lo straccio zuppo nel piccolo bollitore che avevo
utilizzato per le erbe, l'occhio mi cadde nuovamente sul segno del
corpo di Naur che avevo già avuto modo di notare in
precedenza,
quando ero troppo indaffarata con la quantità inimmaginabile
di
sangue che aveva perso per occuparmene.
Era un marchio, ma non riuscivo a comprenderne la forma,
perché
finiva sotto la stoffa dei pantaloni che per fortuna non avevo avuto la
necessità di toccare. " Naur, che cos'è questo
segno? "
potei finalmente chiedere, ora che era sveglio e la situazione si era
stabilizzata, mentre provvedevo al bendaggio della ferita.
Naur si scoprì di nuovo gli occhi dal braccio e
guardò nella direzione da me indicata.
Gli angoli della bocca si stirarono in un sorriso amaro.
Prese a sbottonarsi il pantalone.
L'allarme esplose per un lunghissimo istante, e di nuovo il calore mi
avvolse fin quasi a scottarmi.
E no, eh... questo no...
Ma
per mia fortuna lo abbassò solo quanto bastava per scoprire
gran
parte del simbolo marchiato, in modo che fosse riconoscibile.
Era una croce e... era stata marchiata a fuoco.
" Ce l'ho da quando ero bambino. Lo fecero il giorno in cui bruciarono
sul rogo mia madre. Riscaldarono il ferro con le sue fiamme. Per
purificarmi, dissero... ".
Spalancai la bocca, ma da questa non riuscì a fuoriuscire
alcun suono che fosse udibile a qualcuno oltre me stessa.
Marchiare a fuoco un bambino... purificarlo... terrificante.
Naur guardò la mia espressione incredula e sorrise di nuovo,
pur
non essendoci nulla di tanto divertente. " Vuoi sapere se fosse o meno
una strega? Non so dirti, non mi è mai importato
granché.
Ma so per certo quello che non era: una madre" gemette mentre trovava
una posizione quantomeno scomoda. "Non che io sia un esperto in
materia. Ma lei era veramente troppo occupata per suo figlio... Che
donna sei, se non sei neanche capace di fare la madre? Insomma,
dovrebbe essere naturale, giusto? Se non mi avesse trovato un allora
soldato del Clan... probabilmente sarei morto ".
Naur lo raccontò con molta semplicità e
leggerezza,
tuttavia non rimase per nulla superficiale e riuscì comunque
a
colpire a fondo.
Be', finalmente tante risposte venivano a galla in quella storia, se da
quel momento in poi aveva vissuto sotto l'influenza del Clan, era
perfettamente comprensibile quella sfiducia verso le donne, visto che
il suo unico modello era stato ampiamente deludente...
Bloccai in tempo la mia mano prima che si chiudesse attorno a quella di
Naur, in preda ad una forte sensazione di tenerezza.
Ma sei completamente
impazzita? Vedi di ancorare quei piedi per terra, ragazzina!
" Mi spiace molto... " dissi, giustificando il mio gesto involontario
per annodare meglio i pezzi di stoffa che avevo utilizzato come bende.
" Tranquillo, storia vecchia... " rispose lui con finta indifferenza, e
tutta la tenerezza di bruciò in un istante.
Be', il lupo perde il
pelo... Naur aveva sempre da dimostrare di essere un vero
uomo.
Una storia vecchia di cui ricordava tutto perfettamente,
però, e
il tono era intriso di dolorosa delusione. Era facile giudicarla
"storia vecchia", anche se non sembrava esserlo per niente. Poteva
ingannare i suoi compari uomini, ma non me.
" Saper fare la madre è naturale, sì... ma a
volte serve
anche un po' di maturità per rendersene conto... Alcune
donne,
poche rispetto alla maggioranza per fortuna, semplicemente se ne
accorgono troppo tardi... " commentai, rendendomi conto solo a
metà di quello che stavo dicendo, troppo presa dai miei
pensieri.
Naur rise.
" Ho notato che le difendi spesso... sembri giusto il tipo che ha una
donna da qualche parte, dico bene? " propose Naur con il tono di chi la
sa lunga.
Fu il mio turno di scoppiare a ridere, non riuscii proprio a
trattenermi.
" Sì, è vero... ho una donna da qualche parte...
" risposi tra una risata e l'altra.
Qui sotto la barba...
Naur rise con me, pur non potendo in alcun modo comprenderne il reale
motivo.
Decisi che era meglio troncare una discussione che avrebbe potuto farsi
pericolosa. Non avevo proprio voglia di inventare avventure
amorose che non avevo vissuto...
Tirai fuori del pane da una borsa lì accanto. " Tieni, devi
mangiare per rimetterti in forze... non sono potuto uscire per
cacciare, quindi dovrai accontentarti... " gliene porsi i tre quarti
insieme ad una scodella d'acqua fresca.
Li accettò ringraziandomi di nuovo. Doveva essere affamato...
Mi svegliai di colpo quando mi accorsi che ero rimasta incantata a
guardarlo mentre mangiava.
È un
nemico... è un nemico... è un nemico...
Decisi di alzarmi e avvicinarmi alle luci del pomeriggio che filtravano
dall'entrata nella grotta.
Avevo bisogno di un po' d'aria fresca, stavo sudando dal caldo...
Avrei fatto trascorrere quella nottata, e poi sarei andata via...
Avevo urgente bisogno di andarmene via! Me ne rendevo perfettamente
conto.
Continuai a fissare il cielo, massaggiandomi la pancia che aveva
cominciato a pizzicarmi di crampi, dovuti a mille ragioni che non mi
preoccupai neanche di riconoscere. Una era di certo sdraiata alle mie
spalle a divorare del pane, un'altra era invece in mia attesa, nei
boschi, armata di archi e frecce...
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Capitolo 15 *** 15 ***
capitlo 15 h
Naur:
La cicatrizzazione della ferita fu almeno dieci volte peggio del dolore
causato dalla freccia stessa.
Almeno in quel caso ero svenuto e non avevo sentito granché.
Mentre la notte appena trascorsa era stata un autentico inferno. Non
ero stato capace di chiudere gli occhi per più di dieci
minuti.
Avrei dovuto ritenermi fortunato ad avere la possibilità di
provarlo quel dolore, ma era così insopportabile che
cominciavo
a pensare che la morte sarebbe stata anche un compromesso accettabile.
Avevo giusto perso la cognizione del tempo, quando le luci dell'alba
entrarono nella caverna per ricordarmelo.
Ecco trascorsa una notte completamente insonne.
Sentivo gli occhi bruciare dal sonno e dalla stanchezza, eppure non ero
stato capace di addormentarmi.
Mi guardai intorno: ero solo.
Dove poteva essere andato Alagos così presto? C'erano le
Amazzoni in giro, sebbene il ragazzo avesse dimostrato di essere molto
più prudente di me. Dubitavo che si sarebbe inoltrato da
solo
nella foresta, ma poteva essere comunque pericoloso.
Mettersi in piedi fu un'impresa... ancora più ardua fu
quella di
restarci. Dalla bocca dell'entrata arrivava l'aria fredda del mattino
che il debole Sole non era stato ancora in grado di riscaldare.
Trovai la camicia e la indossai insieme alla cintura e la spada. Da
dov'ero fino all'uscita saranno stati massimo tre passi... ma mi
sembrò il viaggio più lungo che avessi mai fatto
nella
mia vita.
Alagos era rannicchiato con le spalle poggiate alla parete, abbracciato
alle ginocchia.
" Alagos... " lo chiamai, preoccupato.
Era ferito?
Il ragazzo alzò lo sguardo verso di me.
L'avevo visto tanto pallido solo durante l'apparizione delle Amazzoni.
" Che ci fai tu in piedi? " gemette schiarendosi la voce.
" Che cosa ti è successo? Ti hanno ferito? " Ma quando si
alzò in piedi, con molta più lentezza del solito,
non
portava alcun segno che potesse suggerire uno scontro.
Di certo non era l'Alagos attivo di sempre: aveva lo sguardo spento e
stanco, e sembrava sofferente.
Anche per lui non doveva essere stata una splendida nottata.
" No... è solo... non è niente. Ora passa " si
schiarì di nuovo la voce rauca. Il pallore si stava
trasformando
piano in giallo di nausea. Non era quello che avrei definito "niente".
" Tu dovresti... dovresti rientrare e sdraiarti, stai caricando tutto
il peso sulla ferita " E me lo stava facendo pagare tutto a caro
prezzo! Ma in quel momento il
problema non ero io... e l'evidente deviazione di discorso non sarebbe
servita a distrarmi.
" Sto benissimo, Alagos... vorrei sapere cosa ti prende... " aveva la
fronte lucida di sudore, e non era normale in una mattina
così
fredda.
Doveva avere un qualche tipo di dolore ai livelli dello stomaco,
perché non faceva che tenersi la pancia, ma non mi sembrava
avesse mangiato qualcosa di strano, niente di diverso da quello che
avevo mangiato io, e lo stomaco era forse l'ultima parte del corpo a
farmi male.
" Ho detto che sto bene! " esclamò adirato, prova
inconfutabile
che stesse mentendo, non che non fosse già abbastanza chiaro.
Come attratti da un sortilegio ipnotico, il mio sguardo si
abbassò lentamente verso le sue gambe.
Dal cavallo dei pantaloni stava estendendosi una macchia rossa...
sangue?
Il mio primo, ingenuo pensiero, fu che fosse stato realmente ferito...
ma sapevo che non era così, e lo capii immediatamente.
Alagos doveva aver seguito la linea del mio sguardo, perché
cercò subito di nascondersi, ma ormai avevo visto. Visto e
capito.
Tutto diventò ad un tratto maledettamente chiaro.
Mi accorsi che stavo stringendo i pugni tanto da farli diventare
bianchi. La rabbia che stava ribollendo dentro di me doveva essere ben
visibile anche all'esterno, perché Alagos sbiancò
e
cominciò ad arretrare.
Doveva aver capito ciò che io avevo capito...
Mi sentivo così stupido... e non stupido come mi aveva fatto
sentire fino a quel momento sbattendomi in faccia tutte le sue numerose
abilità.
Nessuno poteva prendermi in giro in quel modo.
Solo una donna poteva essere capace di questo... una... strega.
" Naur... Naur... aspetta, lascia che ti spieghi... ".
Aspettare? Spiegare? Spiegare che cosa...? Spiegare che per tutto
questo tempo avevo creduto di lavorare al fianco di un amico quando...
quando invece stavo aiutando il nemico che avrei dovuto combattere?
Era riuscita ad ingannare persino Odhron facendosi scegliere per
accompagnarmi in quel viaggio in cui avrebbe dovuto cercare... se
stessa.
Un lampo di comprensione mi colpì la mente all'improvviso.
Era stata lei... lei ad uccidere Cyru! E io... io avevo cercato di
consolare quel ragazzo che...
Che stupido!!
" Non c'è proprio nulla da spiegare. E' tutto fin troppo
chiaro... strega!" dissi tra i denti sguainando la spada.
La tensione che aveva bruciato fino a quel momento negli occhi di
Alagos, o come diavolo si chiamava lei in realtà, si
raffreddò come se avessero ghiacciato delle fiamme.
" Metti via quella spada e... ti spiegherò tutto. Ma dammi
la
possibilità di farlo... " come osava continuare ad
insistere?
Dopo tutto quello che era venuto a galla negli ultimi minuti, come
poteva pensare che l'avrei ascoltata ancora? Credeva veramente che
fossi così stupido? Il tempo in cui mi lasciavo incantare
dai
suoi trucchetti era finito...
" Odhron ha ragione. Nulla che possa mai uscire dalla vostra bocca
è degno di attenzione " ero arrivato al punto di dare
ragione ad
Odhron, perciò ero ad un passo dal perdere il controllo.
Odhron la voleva viva?
Mi sarei sforzato di mantenerla in vita... ma non potevo promettere
nulla a proposito delle condizioni in cui l'avrei consegnata.
La mano della ragazza scattò verso la spada. Non mi
importava
che mi avesse già dimostrato le sue abilità: non
era
più un gioco per me.
" Vedo che non sono l'unica ad aver mentito su chi sono"
commentò, delusa. "Naur, non fare lo stupido, non sei nelle
condizioni di combattere. " potevo quasi
avvertire la spada vibrare nella mano dal desiderio di colpire.
Non le avrei permesso di dirmi cosa ero in condizioni di fare... avrei
potuto farmelo dire da Alagos, forse, ma non da lei.
" Vogliamo vedere? ".
" Non costringermi a farti male, Naur... " ormai aveva raffreddato i
toni e stringeva nelle mani la spada, pronta a difendersi.
Quella minaccia non ebbe alcun effetto su di me. Ero ferito, ma non
avrebbe vinto questa volta...
Caricai il fendente dall'alto, ma non le fu difficile pararlo.
Le spade cozzarono sonoramente, a testimonianza di tutta la forza che
avevo impresso.
Non poteva difendersi per sempre, prima o poi si sarebbe stancata, e io
non intendevo darle tregua. I miei colpi si fecero sempre
più
potenti, finché non sentii vibrare debolmente la spada
avversaria. La sua presa si stava indebolendo, mi bastava solo
disarmarla e...
Non riuscivo proprio ad imparare dagli errori...
Dovevo smetterla di giocare come voleva lei, smetterla di giocare come
voleva Cyru...
Pagai nuovamente le conseguenze di aver abbassato la guardia su un mio
punto debole per potenziare un attacco.
Il suo calcio mi colpì direttamente e con tutto il suo peso
sulla ferita.
Non so quale forza mi trattenne dallo svenire di nuovo, ma rimasi senza
fiato e caddi per terra, lasciando che la spada finisse nella sabbia
chissà dove.
Maledetta... maledetta...
avrei voluto dirlo, ma non riuscivo a recuperare aria sufficiente per
respirare, figurarsi per parlare.
" Mi dispiace, Capitano... non... non doveva finire in questo modo... "
le sentii dire.
La sua ombra mi oscurò il Sole sul viso. Se il mio corpo
avesse
ricominciato a rispondere ai comandi, la partita si sarebbe riaperta in
un momento.
Ma quella... cosa... sapeva perfettamente di essere andata a segno.
"No? E come volevi che finisse? In decapitazione?".
" No! Ferme! " la sentii urlare a qualcuno che presumibilmente non ero
io.
Nonostante il cervello bloccato dal dolore capii subito chi fosse
appena entrato in scena... " E' inoffensivo, non c'è bisogno
di
colpirlo ancora... "
Inoffensivo. Nessuno mi aveva mai chiamato così.
Che umiliazione...
" Be', alla fine ti sei fatta trovare, eh? " disse una voce femminile
fin'ora sconosciuta che rese fondati i miei sospetti. " Avrai tante cose
da spiegare alla Regina, bella... ad esempio perché ieri sei
scappata con questo " continuò dandomi un leggero calcio su
una
gamba.
Il dolore si era appena attenuato ma avevo la sensazione che avrei
vomitato l'anima da un momento all'altro.
"Gli uomini come lui non hanno il diritto di vivere nel nostro
territorio..." aggiunse un'altra voce, molto più ferma della
prima.
Doveva essere più vecchia. Era di certo più
inquietante.
" Lo so, ma... lasciatemi parlare con la Regina... " rispose Alagos.
Che voleva, l'esecuzione in pubblica piazza? " Lei capirà...
".
" Sentito, Gely? Noi non possiamo capire... Bene, faremo tutto
ciò che ci chiedete, mia Signora, in silenzio come bravi
adepti
del Clan... " disse la voce più giovane con tono
pesantemente
marcato di sarcasmo.
Sentir nominare il Clan mi fece ribollire di rabbia, e avevo quasi
trovato la forza per ribellarmi, quando mi legarono le mani dietro la
schiena. " Se ci deste una mano a piazzare il vostro amico sul cavallo,
sarebbe veramente uno spasso... ".
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Capitolo 16 *** 16 ***
capitolo 16 h
Honoria:
La sala del trono era di un bianco quasi accecante alla luce del Sole.
Le dieci colonne di marmo che mi attorniavano sembravano poter
sostenere il peso del mondo intero.
Mi fissavano, allo stesso modo della donna seduta sul trono dorato. Un
metallo luccicante che spiccava perfettamente contro il resto della
sala monocromatica, accecante come la bellezza stupefacente del suo
viso.
Ero in piedi di fronte alla Regina delle Amazzoni.
La donna davanti alla quale, se solo avesse voluto, il mondo si sarebbe
prostrato.
Non c'era da stupirsi che Cyru ne fosse rimasto abbagliato.
La loro storia era diventata ormai la leggenda che scuoteva gli animi
delle giovinette, mentre per me era un continuo ingoiare lame affilate
ogni volta che ci pensavo.
Averla di fronte era... umiliante.
Ero riuscita infine a liberarmi di quel grezzo aspetto maschile.
Il mio viso era tornato liscio come sempre, anche se un po' arrossato
dal ricordo del collante per la barba. Indossavo la veste
bianca
delle Amazzoni, con la spada di Cyru legata alla cintura. Anche la
Regina indossava lo stesso vestito, ma chissà
perché su
di lei l'effetto era molto più fulminante.
Era maledettamente perfetta. Non mi ero mai sentita tanto un verme come
in quel momento...
" Mi hanno detto che acciuffarti non è stato affatto
semplice "
mi disse. Quello sguardo color zaffiro sembrava esercitare una potente
pressione sulla mia testa, schiacciandomi verso il basso.
" Be'... Ho avuto un piccolo contrattempo... " risposi. La Regina fece
un sorriso appena accennato ad un angolo delle labbra.
" Il Capitano, immagino... " fu il commento. Una piccola scintilla di
fastidio esplose muta al centro del mio petto. Non mi sembrava un gesto
da deridere, il mio. Nonostante l'esito finale non mi ero pentita, e
mai lo avrei fatto.
" Sì. Ammetto di non aver avuto il coraggio di lasciarlo...
" non mi lasciò neanche finire.
" Le Amazzoni sono addestrate a tenere lontani gli uomini come lui, non
puoi biasimarle per ciò che hanno fatto " disse mettendo
immediatamente le mani avanti.
Come se io avessi osato dire il contrario. Avevo desiderato per giorni
quell'intervento delle Amazzoni.
Forse non pensavo che fosse tanto cruento? E che mi aspettavo, che lo
accarezzassero?
" Non dò la colpa a nessuno... " dissi subito.
" Converrai che è già abbastanza fortunato ad
essere
ancora vivo " ogni parola che usciva dalla sua bocca sembrava un morso
ad uno spicchio di limone. Era olio bollente per quanto mi riguardava,
e ne sentivo tutto il potere distruttivo dentro di me.
" Certamente. E vi ringrazio di avermi dato la possibilità
di
spiegare " risposi con quanta più cortesia riuscii a mettere
insieme nonostante la rabbia. Se solo mi avesse davvero lasciato
parlare...
" La nostra legge è molto severa a nei confronti di questo
particolare tipo di intruso " continuò lei perfettamente
ignara
dell'incendio che mi bruciava nel petto.
Capivo la bellezza ma... come si poteva pensare di stare vicino a
quella donna sputa veleno più dello stretto indispensabile?
Sembrava di parlare con Odhron o Naur... ma chi glielo toccava quel
trono?
" Conosco la legge ma... se uccidete il Capitano darete solo una scusa
ad Odhron per attaccare " avevo dovuto pensare tutta la notte prima di
arrivare a quella conclusione. Mi pareva abbastanza logica. E la logica
era esattamente ciò che dovevo presentarle.
" Odhron attaccherà comunque, non si sta neanche sforzando
di
cercare una scusa ". Più che altro stava aspettando il
momento
giusto.
Una volta arrivato, effettivamente non avrebbe aspettato che si
presentasse anche una scusa valida.
Il mio compito verteva attorno al fatto che "il momento giusto" non
sarebbe mai dovuto arrivare.
" Se posso permettermi, il mio maestro mi ha addestrata appositamente
per evitarlo... ".
La Regina distolse infine lo sguardo dal mio viso, spostandolo verso la
vetrata da cui penetrava prepotentemente la luce del Sole.
Speravo di poter evitare di nominare Cyru, ma era chiaro da subito che
sarebbe stato impossibile in una conversazione del genere.
Lui e la Regina si erano già separati da un po', prima che
decidesse di... morire, ma era da ingenui pensare che per loro fosse
finita, e lo sguardo improvvisamente spento della Regina ne era la
prova.
" Sì... sì, lo so... " rispose, con un tono
nettamente
diverso da quello utilizzato fino a quel momento. Finalmente riuscivo
ad intravedere un po' di umanità in quel dolore.
La Regina si alzò dal trono e camminò
massaggiandosi le
tempie con un sospiro, fino ad arrivare davanti al vetro finemente
intagliato. Sembrava anche molto più giovane di qualche
secondo
prima. " ...vorrei solo che fosse qui per... ". Strinsi gli occhi,
sapendo che lei non se ne sarebbe accorta.
Ah, se avesse sapeto quanto io desideravo che Cyru fosse vicino a me in
quel momento... e quanto desideravo dimenticare di essere stata io la
causa della sua assenza.
Trascorsero minuti... non so quanti... anche ore, forse, o giorni...
perdevo sempre la cognizione del tempo quando pensavo a lui. Fu la
Regina a riportarmi alla realtà. Quando mi guardò
di
nuovo, i suoi occhi azzurri erano velati di rosso" ...ma in che modo
quel soldato può esserti d'aiuto? ".
Bella domanda. Avevo una vaga idea che mi frullava in testa, ma debole
come il battito d'ali di un pulcino che si appresta a volare. Ero quasi
del tutto certa che sarebbe stato un tentativo inutile... ma pur sempre
da tentare.
" Be', come ho detto... è il Capitano. E' una chiave per
entrare nuovamente nel territorio del Clan... ".
" Certo... " per la seconda volta il suo tono era cambiato, e adesso
traboccava di sarcasmo, accennando nuovamente ad un sorriso, sebbene
molto più aperto. " ...Honoria, quel fascino lo conosco
perfettamente ".
D'un tratto mi sembrò di trovarmi sotto l'unico, potente
raggio
del Sole che scaricava tutto il suo calore esclusivamente su di me.
Fascino? Ma che fascino? Mi aveva quasi ucciso!
" Cosa?! No, no, no... non c'entra niente... " pessimo momento per
balbettare, e la Regina lo stroncò sul nascere.
" Non affaticarti a nasconderlo. È assolutamente naturale.
L'ho
visto, è anche un bel ragazzo... " sentii le mie dita
flettersi
in modo completamente autonomo, come se volessero stringersi in un
pugno, ma le fermai prima che accadesse. Sarebbe stato un gesto troppo
evidente e troppo inappropriato.
Be', era fastidioso pensare che quella donna potesse avere qualunque
uomo ai suoi piedi ad uno schiocco di dita. " ... ma ti consiglio di
restare con i piedi ben piantati a terra. Il Capitano Naur non
è
Cyru, Honoria ".
Il mio animo caldo fino a quel momento, quasi incendiario, si
raffreddò fino a formare piccole stalattiti taglienti che le
lanciai contro attraverso le mie parole:
" Conosco perfettamente le differenze... e se tanto mi dà
tanto
direi che non è neanche Odhron. Potrei osare aggiungere che
credo di conoscerlo meglio di voi... " non mi importava chi avevo
davanti. Anzi, mi resi conto di qualcosa che avevo ignorato fino a quel
momento: non mi doveva importare perché non era nessuno di
particolare.
Sì, la Regina delle Amazzoni. Delle Amazzoni, non la mia. Io
ero
senza patria e soprattutto senza Re. Senza esercito e senza Generale.
Ero sola... sola come mi aveva lasciata Cyru.
" Normalmente non ci si rivolge con questi toni alla Regina " fu il suo
commento quasi scandalizzato.
" Forse è il caso di mettere in chiaro una volta per tutte:
sono
nel vostro territorio e sono grata della vostra ospitalità.
Rispetto le vostre leggi, ma non sono al vostro servizio, Regina "
dissi con molta calma e pacatezza. Non avevo nessuna punizione da
temere. Non ero in dovere verso di lei, a parte quello dell'ospite... "
Conto che una donna potente ed intelligente come voi non si lasci
annebbiare da sciocchi pregiudizi come un soldato ottuso: la sola mela
marcia da distruggere è Odhron. Naur non... non è
come
lui. Se ha delle convinzioni sbagliate è
perché...
nessuno gli ha mai dimostrato il contrario... neanche io, a dire il
vero. Ma posso rimediare o almeno... devo provarci. So che è
la
strada giusta da seguire".
Cyru mi avrebbe appoggiata in questa decisione... Convincere Naur
sarebbe stata un'impresa veramente ardua, ma mai quanto quella che mi
aspettava dall'altra parte della
regione.
" Stai parlando con la mente o con il cuore? " chiese la Regina alzando
un sopracciglio con l'espressione sospettosa.
" Cyru diceva che sono solo due espressioni del medesimo concetto... "
lo avevo fatto di nuovo, ma non mi importava. Ero io che dovevo portare
avanti il suo lavoro, ero io che dovevo ricordarlo...
" Sì, lo so... " fu la risposta incrinata della Regina, e
gli occhi cominciarono di nuovo a tingersi di rosso.
Tentai di ignorarlo, e pensai a concludere il discorso.
" Ho dato e darò anima e corpo per la missione che Cyru mi
ha
affidato prima di morire, anche a rischio di raggiungerlo. Non
lascerei mai che una sciocchezza mi intralci il cammino... " due grosse
gocce di lacrime le bagnarono le gote scendendo fino al mento.
Per quanto l'avessi detestata ed invidiata per una vita, adesso non
potevo fare altro che provare tenerezza.
Infine riaprì gli occhi, mi guardò e sorrise.
Prima di ricominciare a parlare:
" Eri... il suo gioiello, Honoria... credo che sia per questo che ha
chiesto a te di liberarlo... ".
Lei amava Cyru almeno quanto me, eppure non sembrava le fosse mai
passato per la mente l'idea di accusarmi di averlo ucciso, come io
continuavo a fare verso me stessa. Era una prova di forza d'animo
ineguagliabile.
Ma non potevo sopportare di sentirmelo dire, ancora non ero pronta.
" Vi prego... " implorai chinando il capo. Trattenni le mie di lacrime
con la forza, come avevo dovuto fare durante tutto quel tempo che avevo
trascorso con Naur.
Un grosso vantaggio che le donne hanno rispetto agli uomini
è
questo... a noi donne è consentito piangere, agli uomini
questo
dono è
negato. E io che potevo usufruirne, lo preservai per il momento in cui
sarei stata da sola.
Mi posò le mani sulle spalle, proprio come un tempo soleva
fare lui...
" Sono convinta che tu sia perfettamente cosciente delle tue
resposabilità. E' un fardello molto pesante per spalle
giovani
come le tue, tuttavia... lui si fidava ciecamente di te, e anche io mi
fido. Perciò... il Capitano sarà sotto la tua
responsabilità... ".
Ce l'avevo fatta. Il primo passo, forse quello più facile,
era
stato superato... c'erano altri due che mi attendevano, entrambi
raddoppiavano di difficoltà.
" Grazie, Signora " dissi abbozzando un sorriso e inchinandomi.
" Ma bada che non torni nuovamente da queste parti... o sarò
costretta a far rispettare la legge... " aggiunse con quello che avrei
definito per la prima volta del sano autoritarismo.
" Farò del mio meglio... ".
" Ah, tranne ovviamente... con un anello al dito... ".
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Capitolo 17 *** 17 ***
capitolo 17 h
Naur:
Era una fortuna che non tutte le Amazzoni fossero abili quanto
Alagos... o meglio, della ragazza che si era nascosta dietro Alagos...
L'avevo vista di sfuggita la mattina precedente uscire dall'enorme
tempio costruito al centro del villaggio, per recarsi in una delle
piccole casette di pietra costruite poco lontane da esso.
Io legato con la schiena contro un albero secco, avevo una bellissima
visuale... e anche tutti i muscoli indolenziti per la notte fredda
passata come preda delle intemperie.
L'avevo avvertita ancora prima di vederla. Quel maledetto profumo
l'avrei riconosciuto anche in mezzo ad una folla.
A parte il vestito e la barba, non c'era veramente nulla che la
distinguesse dal ragazzo con cui avevo condiviso quei giorni di viaggio.
Certo, non erano dettagli da poco... ma più ci pensavo e
più non potevo credere di esserci cascato.
Dovevo essere veramente stupido. Eppure, avevo notato benissimo le
grosse differenze rispetto agli altri soldati, ma lungi
dall'insospettirmi mi avevano solo illuso del fatto che finalmente
Odhron avesse smesso di arruolare i gorilla...
Non legavo tanto con qualcuno da anni.
E scoprire che questo qualcuno fosse in realtà tutt'altra
persona, e non solo in senso metaforico, nel senso di fisicamente
tutt'altra persona, era una delusione soffocante.
Più la guardavo, più mi sembrava di soffocare di
rabbia.
Nulla in quella stanza illuminata appena dall'assonnato sguardo del
Sole poteva placarmi... forse proprio perché era tutto
troppo
calmo.
Silenzio.
Laragazza stava dormendo, stesa su un letto a baldacchino con una mano
sotto il cuscino. Tranquilla come solo chi è consapevole di
aver
vinto poteva essere.
Be', finché potevo respirare non aveva vinto un bel niente.
Non era detta l'ultima parola.
Strinsi il manico del coltello che avevo rubato all'ignara giovane
Amazzone che avevo avvicinato con la scusa di poter bere, grazie alla
quale adesso ero libero.
Mi avvicinai al letto facendo meno rumore possibile. Come soldato, ero
abituato al passo felpato che non smuovesse neanche la terra sotto di
esso. Impugnai il coltello nella mano sinistra, mentre con la destra mi
preparavo a bloccare il suo braccio sinistro dal polso.
Fui molto rapido, un frullo d'ali e la ragazza era bloccata sul letto.
Non aprì neanche gli occhi.
" Respiri come un drago raffreddato... " fu il suo tranquillissimo
commento.
Rimasi un momento interdetto. Chissà da quanto tempo stava
fingendo di dormire... be', era una dote che spiccava come il metallo
sotto il Sole: sapeva fingere perfettamente.
" E tu puzzi come un cane bagnato... " forse non era proprio la
verità, ma dopo ciò che avevo scoperto, quel
profumo mi
era diventato praticamente indigesto.
" Avevo capito che il mio odore ti piacesse " accennò un
sorriso
furbo, quasi ignorasse completamente di avere una lama pronta a
sezionargli la gola.
Be', ero lì appositamente per farglielo notare.
" E tu avevi detto di essere un soldato " risposi per sviare quella
verità umiliante, consapevole che almeno in parte le mie
guance
arrossate dovevano aver tradito il mio pensiero.
" Mai detto, Capitano " rispose accennando persino ad una risata. Si
stava divertendo anche troppo. Godeva a farmi sentire uno stupido, lo
aveva ben dimostrato ma quella volta ero io ad avere il coltello
letteralmente dalla parte del manico.
" Be', chiunque tu sia, credo sia il momento per fare i conti, non
trovi? " e l'oste, guardacaso, ero io.
Neanche quella velata minaccia mosse di una virgola la
tranquillità della ragazza... cominciavo ad insospettirmi.
Doveva avere qualcosa in mente. Strega.
" Assolutamente! Concordo in pieno, Capitano... "
Be', quella volta avevo indovinato... peccato che il sospetto arrivasse
sempre troppo tardi. La mano che aveva tenuto sotto il cuscino tutto
quel tempo, impugnava l'elsa della spada dorata che in meno di un
battito di ciglia mi ritrovai anche io sulla gola.
La lama affilatissima sembrava ronzare impaziente di dissetarsi con il
mio sangue... " Hai una vaga idea di quanto impieghi una lama come
questa a tagliare una gola? "
" Più o meno quanto la mia " risposi. Ma sarei stato uno
sciocco
a crederlo veramente... quella lama era forgiata appositamente per
solcare la carne umana come la prua di una nave fa con la pelle del
mare. Avrebbe potuto di netto staccarmi la testa ancor prima di
riuscire a comandare il mio cervello di fare lo stesso.
Ovviamente, questo anche lei lo sapeva...
" Forse... con la differenza che io so perfettamente che non mi
ucciderai ".
Ah, quello era sottovalutare nettamente il nemico. Errore da
principiante. Non era da lei.
" Credi che non ne abbia il coraggio? " ne avevo certamente voglia.
Anche solo per cancellarle dal viso quell'espressione vittoriosa.
" Oh, Capitano, non oserei mai dubitare del tuo coraggio. Credo che tu
non ne abbia il permesso. Odhron mi vuole viva. Immagino che un
Capitano fedele come te non possa permettersi di disobbedire agli
ordini del suo Generale ".
Aveva calcolato proprio tutto. Be', sapeva perfettamente con chi aveva
a che fare. Ero io che sentivo di stare solo grattando la scorza di una
giocatrice esperta.
Bastava imparare a giocare altrettanto bene, o almeno fingere di
saperlo fare.
" Sono certo che supererà la delusione ".
" Fatto sta che uccidendomi hai molto da rimettere... mentre se fossi
io ad uccidere te, rimpiangerei solo di aver sporcato le lezuola " E va
bene, evidentemente non ero in grado di battermi contro di lei neanche
solo verbalmente.
A quel punto la domanda era una sola:
" Mi chiedo per quale ragione tu non l'abbia ancora fatto... ".
Finalmente la luce sarcastica si spense nel fondo degli occhi grigi
della ragazza, ma il suo sguardo rimase sicuro e determinato, senza
alcuna paura.
" Alcuni uomini sono più utili da morti piuttosto che da
vivi.
Altri no. Non ho mai voluto ucciderti " mi disse scrutandomi con
serietà.
Ah be', di tutte quelle che mi aveva raccontato fino a quel momento
quest'ultima era di certo la più bella. Ma per chi mi aveva
preso?
" Dovrei crederti? "
" Perché ti avrei salvato nel bosco mettendomi nei guai con
le
Amazzoni? Avrei potuto ucciderti in qualsiasi momento dopo aver passato
il territorio dell'esercito oppure lasciare che fossero loro a farlo! ".
Sì, e avermi portato serenamente tra le braccia del nemico
sapendo che ci sarei caduto con tutte le scarpe? Come lo chiamava?
" Devi aver avuto un valido motivo... come quello che ti ha portata ad
uccidere il tuo maestro... ". Non avevo dimenticato quale mano aveva
guidato il coltello che aveva ucciso Cyru. Quella di colei che fino a
prova contraria doveva a quell'uomo tutto ciò che sapeva, e
a
conti
fatti, anche di essere sopravvissuta a varie circostanze.
Sì, l'avevo vista piangere... lacrime da coccodrillo?
La lama si spinse più a fondo sulla mia gola tendendomi la
pelle. Per un momento fui sicuro di essere sul ciglio della morte. Il
suo viso si era trasfigurato ed emanava rabbia dall'aria che buttava
fuori dai polmoni.
Lo sguardo era di ghiaccio e quando parlò, la voce era
affilata:
" Capitano, posso vantare uno sviluppatissimo autocontrollo, ma ho
anche un limite. Stai attento a non superarlo. Ti ho già
detto
che la tua morte non sarebbe poi un così grave problema per
me ".
Il messaggio era chiaro: se tenevo alla mia gola dovevo mantenere
lontano l'argomento della morte di Cyru, almeno finché c'era
anche la mia pelle in ballo.
" Allora cosa aspetti? " prima diceva che non voleva uccidermi, e poi
che non avrebbe avuto alcun rimorso a farlo? Cominciava a tradirsi in
tutte le bugie? Se mi doveva uccidere, era bene che lo facesse in modo
veloce ed indolore. L'umiliazione e la delusione mi avevano
già
fatto soffrire abbastanza.
" Non voglio ucciderti. voglio solo che mi ascolti! " Ascoltare che
cosa?
E a che scopo, soprattutto? Non sarei stato in grado di credere a nulla
che uscisse da quelle labbra.
" Mi hai già mentito abbastanza, sto bene così,
grazie! "
risposi come se mi avesse offerto di riempire il calice di vino
già colmo. Era esattamente così che mi sentivo.
Un calice
già abbastanza pieno di balle, ferito nel fisico e nel cuore.
" È vero, l'ho fatto ma... molto meno di quanto pensi "
ammise infine.
Forse quella era l'unica frase sensata che sarei stato in grado di
accettare come sincera.
Molto meno di quanto pensassi? Forse perché alcune
verità
le aveva semplicemente omesse, senza farmi la cortesia di inventarsi
una bugia decente "Toglimi il coltello dalla gola e parliamo con calma
".
Avrebbe dovuto strappare il coltello dalla mia mano rigida dalla morte,
piuttosto. Non avrei abbassato la guardia. L'avevo già fatto
troppe volte e avevo avuto di che pentirmi...
" Lo farò se e quando lo farai tu. Non mi fido di te "
risposi.
Cristallino, perché non ci fossero fraintendimenti di alcun
genere.
La ragazza sbuffò impaziente.
" Credi davvero che a bloccarmi dal mandarti all'altro mondo sia questo
coltello? Sei ferito! Posso sconfiggerti in non più di
quattro
mosse " Come se servisse lei a ricordarmelo,oltre alle continue fitte
di dolore che partivano dal fianco per scuotermi tutto il corpo. Ma
avevo visto di peggio.
Ammettendolo solo tra me e me, con quella ferita aveva fatto un buon
lavoro.
Ricordai di aver visto sanguinare anche lei, il volto pallido, lo
sguardo debole... avevo giusto una vaghissima idea di cosa fosse, ma
ciò che mi importava era che anche lei fosse abbastanza
debilitata.
" Non ho visto tanto in forma neanche te " le ricordai. Ma figurarsi...
il sorrisetto compiaciuto tornò a regnare sul suo viso,
facendo
vacillare pericolosamente la mia pazienza. Mi guardava in un misto di
superiorità e saccenza.
" Già, ma quella non è una ferita: è
una condanna.
Ma è bastato un calice di infuso e sono tornata come
nuova... "
lo sapevo... una strega!
Per me non c'era nessun infuso che mi rimettesse a nuovo?
La ragazza sospirò pazientemente, tentando di muoversi
appena
sotto il mio peso. Be', almeno quello non le risultava facile. " Senti,
davvero
faccio una gran fatica a parlare con te addosso. Tanto siamo in una
situazione di stallo. Ci sono due modi per sbloccarla, o ti alzi e
parliamo da persone civili... o ci ammazziamo a vicenda... Cosa scegli?".
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Capitolo 18 *** 18 ***
capitolo 18 h
Honoria:
Scelse la prima opzione.
Accolsi quel gesto come la prima delle rarissime vittorie che avrei
conquistato in quella conversazione.
Lentamente, con movimenti praticamente eterni, mi sentii sollevare di
dosso quel peso, e la pressione della lama sulla gola si
alleggerì.
Io feci lo stesso. Quando fu almeno a due passi di distanza da me,
tornai a respirare.
Mi alzai anche io.
A giudicare dalla sua espressione, sarebbe stato addirittura
più difficile di quanto avessi previsto...
" Che cosa vuoi? " il tono era decisamente poco amichevole, ma non
avevo intenzione di fare la pignola. Era lì ad ascoltarmi,
dopotutto.
Era meglio andare dritto al nocciolo della questione, non sapevo per
quanto tempo avrei potuto godere della sua attenzione.
" Siamo sull'orlo della guerra. I rapporti tra Amazzoni e Clan sono
riusciti persino a peggiorare nell'ultimo decennio... ".
" E tu sei qui per dare alle Amazzoni l'arma che mancava? " intervenne
poggiandosi con le spalle al muro ed incrociando le braccia.
Ecco, quello sarebbe stato primo scoglio da superare, e convincerlo non
sarebbe stato affatto semplice, soprattutto perché non era
affatto così bendisposto.
" Alle Amazzoni non importa proprio nulla dei vostri segreti! "
esclamai una volta per tutte. Soprattutto non sarebbe stato necessario
attendere me per impararli, infondo Cyru era stato in mezzo al loro per
molto tempo e avrebbe avuto tutto il tempo di spifferare ogni cosa. "
Loro sanno già come combattere, hanno i loro mezzi. E il
fatto
che le tecniche del Clan siano efficaci non significa necessariamente
che siano insuperabili. Altrimenti perché Odhron
aspetterebbe
tanto per attaccare? " Naur non disse nulla e mi valse perfettamente
come risposta, perciò non attesi oltre e proseguii: " Le
Amazzoni non hanno mai voluto la guerra. Si sono lasciate rinchiudere
in questo piccolo territorio per amore della pace. Ma a furia di tirare
la corda, si spezza... " speravo che l'evidente verità di
ciò che stavo dicendo facesse breccia nel cervello del
Capitano,
sebbene la sua espressione rimase impassibile emanava meno scetticismo
di poco prima.
Be', non poteva negare ciò che avevo appena detto, era
storia.
" Dove vuoi arrivare? " mi domandò infine dopo quel lungo
silenzio. Bene, la sua attenzione l'avevo catturata. Era difficile da
credere ma pareva mi stesse proprio ascoltando.
" Non vogliono impadronirsi del vostro segreto, non vogliono
prevaricare su di voi... " Naur sbuffò e scosse la testa
sorridendo scettico.
" Il fatto che tu sia una donna non ti porta ad essere leggermente di
parte? " disse senza neanche lasciarmi concludere il concetto.
Era un errore semplice, e abbastanza prevedibile. Sapevo che Naur lo
avrebbe fatto, esattamente come tutto il resto del mondo, ma perlomeno
con lui sapevo che avevo qualche possibilità di
correggerlo...
dovevo solo essere chiara durante la spiegazione.
" Donne e uomini non c'entrano niente! Cyru lo aveva capito, e so che
anche tu puoi. Il genere non è importante, sono degli esseri
umani che si sentono discriminati ingiustamente, e sanno di avere i
mezzi per ribellarsi! Non hanno il diritto di viaggiare, di dimostrare
ciò di cui sono capaci, di migliorarsi, di imparare " calcai
la
voce su
quell'ultima parte. Non tutte le Amazzoni volevano imparare i segreti
del Clan, ma c'era qualcuna perfettamente in grado di imparare, molto
più di alcuni soldati che avevo visto durante la mia breve
residenza. Continuando ad escludere persone capaci solo per uno stupido
pregiudizio di Odhron avrebbe portato presto alla rovina del Clan. " Tu
non ti ribelleresti al loro posto? ".
Lo vidi riflettere mentre mi fissava.
Un'altra vittoria conquistata.
" Be', se vincono loro il problema si sposterà solamente
dall'altro lato, ma non si risolverà... " concluse Naur,
infine.
Perfetto! Esattamente l'osservazione che aspettavo con ansia che
facesse. Non trattenni un sorriso sebbene non ci fosse molto da ridere.
" Esatto! Ecco perché la guerra va evitata! Moriranno
centinaia
di persone da entrambe le parte solo per decidere chi dovrà
essere schiavo " Naur mi guardò senza dire niente,
perciò
intuii che voleva che continuassi. Evidentemente era d'accordo con le
mie parole, ma mai lo avrebbe ammesso in modo esplicito. " La Regina
è disposta ad
accettare compromessi per la pace, puoi dire lo stesso di Odhron? ".
" Sì, l'ho vista molto diplomatica " commentò,
annegava
nel sarcasmo. Aveva ben poco da lamentarsi. Le Amazzoni lo avevano
detto anche di fronte a lui: quei tipi di uomini non avevano il diritto
di vivere nel loro territorio.
" Sei ancora vivo, mi pare. Non credo che un prigioniero di Odhron
sarebbe sopravvissuto più di due ore " evitai di aggiungere
che
ciò era accaduto solo perché l'avevo chiesto
personalmente alla Regina. D'altra parte, con Odhron non sarebbe stata
neanche concepita tale possibilità.
" Le manderò dei fiori " sprizzò acidamente.
Decisi
così di chiudere quel discorso prima di sforare e andare
fuori
tema. Non era delle differenze di prigionia tra Clan ed Amazzoni che
volevo parlare.
" Sto solo cercando di dirti che, per quanto ammetterlo ti provochi
gravi bruciori di stomaco, la Regina è un capo molto
più
ragionevole di Odhron. Lo conosci perfettamente, e so che non lo
apprezzi per nulla. Lei ascolterà le proposte di pace dal
Clan,
ma dubito che usciranno mai dalla bocca di Odhron ".
" Dunque cosa avresti intenzione di fare? Ucciderlo? Prendere il suo
posto? " mi chiese irrisorio.
" Non ho intenzione di prendere il posto di nessuno! " esclamai
infiammandomi in un istante. Di certo non volevo diventare come lui,
come Odhron o come la Regina, gelosi della loro autorità e
dei
loro troni. " Se credi che io voglia guadagnare qualcosa in questa
storia ti sbagli! Non mi interessa il Clan e non mi interessano le
Amazzoni... voglio solo recuperare la mia vita! ".
Avevo solo una cosa da guadagnare in quella storia: me stessa. Quella
che fino a quel momento non avrebbe avuto diritto ad una vita
tranquilla. " Sto cercando di concludere il compito che mi ha assegnato
il mio maestro ". Forse Naur intuì che quelle non erano
provocazioni che ero disposta ad accettare, perché non
aggiunse
altro in proposito, e si
gettò su un altro punto della questione:
" Tu credi di essere in grado di uccidere Odhron? Non è come
sconfiggere me in uno stupido duello. È il Generale, e non
è arrivato dov'è solo sfoggiando un gran sorriso
"
Già, forse quella era la sola cosa che non aveva fatto...
Be', se tutti avessero continuato a ragionare in quel modo, sarebbe
rimasto in carica per sempre, e solo il cielo sapeva quali disastri
avrebbe comportato una disgrazia del
genere.
Non avevo mai pensato neanche per un secondo che sarebbe stato facile.
" La conosci la leggenda del Clan che dice: nessun uomo
sconfiggerà mai il Gran Maestro? Non ti sei mai chiesto
perché Odhron vuole solo uomini intorno, meglio ancora se
decisamente stupidi? ".
" Una storiella non ti aiuterà ad uccidere Odhron... ".
" Cyru ci credeva " ed era solo quest'idea che mi spronava a combattere
e non lasciarmi andare, tutte le volte che sentivo che stava
diventando... troppo per me!
" Ho notato... " fu il commento tra i denti di Naur, impossibile da
interpretare.
Restai in silenzio.Volevo capire che cosa diavolo stesse pensando,
prima di continuare.
Il silenzio si protrasse qualche tempo e il solo suono intorno rimase
quello degli allegri ed ingenui uccellini che si svegliavano sugli
alberi attorno, uniti al nervosismo perfettamente udibile di Naur.
Infine sospirò, e finalmente parlò: " Che cosa
vuoi da
me? "
Era una delle domande che aspettavo...
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Capitolo 19 *** 19 ***
capitolo 19 h
Naur:
" Tu mi puoi aiutare " fu la risposta.
Trasalii.
Avrei dovuto aiutare la donna che mi aveva trascinato con l'inganno
fino al territorio nemico mettendomi contro al mio Generale e al mio
Clan per un'impresa a dir poco impossibile?
Era un suicidio! E il fatto che quel pazzo di Cyru ci avesse creduto
non rendeva il tutto fattibile.
E se anche tutto ciò che mi aveva detto fino a quel momento
fosse stato vero... rimaneva pur sempre una ragazzina contro uno degli
uomini più potenti del mondo.
" E perché dovrei farlo? " non dovevo niente a quella
ragazza,
tranne che una carovana di bugie... Va bene, mi aveva salvato curandomi
la ferita, ma indirettamente era stata la causa che l'aveva provocata.
La vidi sospirare spazientita e gettare uno sguardo al Sole
insanguinato che stava sorgendo.
" Qui si tratta di evitare un disastro. Capisco che tu sia
arrabbiato... ma qui non si tratta di me! ".
Invece sì, forse era lei a credere che così non
fosse.
Era un bel colpo al mio orgoglio dover accettare di lavorare con chi mi
aveva preso in giro per giorni, deliberatamente nel tentativo di
eliminarmi. E se aveva avuto un rimorso di coscienza giusto alla fine,
non implicava necessariamente che tutto sarebbe stato perdonato e
dimenticato...
" Non lavoro con persone di cui non mi fido " e per quanto avrei anche
potuto provarci, sentivo di non poterci riuscire.
Inspiegabilmente la ragazza illuminò il viso in una risata
sommessa.
" Avanti, Naur, non nascondere la parte migliore di te. Io conosco la
tua vera opinione su Odhron... " sapere che lei conoscesse le parti
migliori e peggiori di me mentre io non conoscevo neanche il suo
nome era a dir poco... fastidioso. E io avrei dovuto
fidarmi...?
Perché? E poi, io non avevo dato alcuna opinione su Odhron,
e
adesso capivo quanto avessi fatto bene..." Non importa che tu non mi
abbia risposto quella volta, perché lo dimostri apertamente
quando sei te stesso ".
Ah, fantastico, era anche veggente! Una vera strega. " ...so che
neanche tu vuoi la guerra e che... la sola idea che ti blocca
è
quella di lavorare con me".
Be', almeno le aveva azzeccate tutte.
Certo, sapevo perfettamente cosa avrebbe comportato una guerra, e
sapevo che una semplice trattativa di pace sarebbe stata l'ideale, se
le Amazzoni e il Clan ne fossero stati in grado.
Era veramente difficile credere che solo il Clan volesse la guerra...
Sì, insomma, Odhron era ilguerrafondaio che era, ma non
potevo
affermare che non fosse lo stesso per quella Regina.
Di certo a fermarli non saremmo stati io e lei.
" Sorpresa? " la ragazza sbuffò di nuovo con un sorriso
amaro.
" Mi dispiace di averti mentito, va bene?! " esclamò infine,
praticamente esasperata. " Mi spiace, ma capirai anche tu che
è
stato necessario! Come potevo prevedere che tu fossi... tu? ".
Che intendeva dire? Cos'ero io?
E perché il fatto di avermi mentito avrebbe dovuto essere
necessario?
Insomma... sì, be'... forse non l'avevo presa benissimo
quando
lo avevo scoperto, ma se me l'avesse detto prima... be',
probabilmente... neanche... " Ora... dimostrami che tu non mi hai
mentito ".
" Sono stato anche troppo sincero con te... anzi, con Alagos " esclamai
indignato. Ne erano prova le mille cose che dimostrava di sapere su di
me.
Un momento... stavo forse ammettendo che la ragazza aveva ragione?
Maledizione!
" Ero io Alagos! " esclamò la ragazza infuriata. Il vero
problema era che Alagos non esisteva affatto...
" Di te non riesco a fidarmi " era la verità.
" Perché?! " urlò cedendo all'impazienza. "
Perché
sono una donna? Tu sei un soldato del Clan, se io ragionassi come te ti
avrei già ucciso o lasciato morire alla prima occasione...
Io ho
capito che eri diverso dagli altri soldati... ".
" Tu non mi hai mai dismostrato di essere diversa ".
" Non ho avuto occasione per farlo. Cosa avresti fatto se mi fossi
mostrata subito com'ero in realtà? Se l'unico modo per fare
in
modo che mi ascoltassi è stato puntarti una lama alla gola!
".
Be', un colpo basso. Per l'ennesima volta, era brava con le parole
quasi quanto con la spada.
Fermò il torrente di parole, in attesa che fossi io ad
esprimermi.
Che cosa voleva che dicessi? Che accettavo? E come avrei potuto?
Dovevo distruggere le fondamenta di ciò che ero stata fino a
quel momento la mia vita e buttarmi in un'impresa, che per quanto
nobile potesse essere, era praticamente un suicidio?
Sulla mia opinione a proposito di Odhron aveva perfettamente ragione,
lo stesso a proposito della guerra... ma la domanda era una sola: ne
valeva la pena?
Il silenzio si protrasse a lungo... forse troppo.
La ragazza sospirò, sconfitta e si avvicinò alla
sedia dove aveva poggiato la cintura.
" Bene, se è questa la tua decisione, inutile insistere".
La guardai mentre la indossava e inseriva la lama della spada nella
fondina.
Sembrava pronta a partire, probabilmente aveva solo aspettato me.
Infine gli occhi grigi tornarono a trafiggere i miei, sembravano
più stanchi e affranti. " Personalmente ho pagato un prezzo
troppo alto per fermarmi adesso... perciò
continuerò a
percorrere la strada che ho cominciato, con o senza compagnia. Se non
vuoi aiutarmi, liberissimo, me ne farò una ragione... ma ti
consiglio di non tentare di sbarrarmi la strada. Non ho
pietà
dei nemici ". Conoscendo la sua determinazione, le sue
abilità e
quel tono così inequivocabilmente drastico, sapevo che
sarebbe
stato stupido non prendere sul serio una minaccia del genere.
Non era la paura della spada, semplicemente non avevo intenzione di
fermarla.
Se ci credeva...
Be', non era molto da Capitano neanche quello.
Se non fosse stato per la profonda difficoltà che trovavo
nel
fidarmi di lei, sarebbe stato veramente da codardi mandarla da sola
quando anche io speravo che ci
riuscisse... " Ah, se vai via entro oggi ti lasceranno andare senza
problemi... ma cerca di non rimetterci piede. A meno che non tenti il
suicidio.
Addio, Capitano... ".
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Capitolo 20 *** 20 ***
capitolo 20 h
Honoria:
Forse era meglio così.
Mi ero sbagliata.
Capita a tutti!
Basta prenderne atto e saper incassare il colpo.
L'errore peggiore era stato convincersene troppo.
Probabilmente a contribuire erano state anche le notizie apprese dalla
Regina.
Dovevo solo tornare ad essere razionale come sempre.
Be', speravo solo di non essere costretta a confrontarmi di nuovo con
lui da nemico... So che non avrei esitato ad ucciderlo, non avrei
dovuto almeno. Meglio la sua pelle che la mia... però...
Stargli lontano per un po' mi avrebbe fatto bene di certo.
" So che ti stai divertendo un mondo qui... " sussurrai accarezzando il
muso bianco di Vega, lui accettò le coccole sbuffando. "
...io
ti avevo avvertito che sarebbe stata una vita di sacrifici con me ".
Strappar via quel gioiello al Clan era stata di certo una delle mie
più grandi soddisfazioni. " Dobbiamo andare adesso... ".
Mi voltai dopo un ultimo buffetto per prendere le redini.
Trattenni a stento un urlo quando vidi chi attendeva alle mie spalle
con le redini in mano.
" Non mi hai detto come ti chiami " mi chiese.
Avevo il Capitano Naur in piedi di fronte a me che mi fissava dritto
negli occhi.
Non credevo che il mio cuore potesse raggiungere tale
velocità.
Ammetto di non aver pensato neanche per un secondo di trovarmelo alle
spalle.
Impiegai un po' per racimolare abbastanza fiato da rispondere.
" Non me l'hai chiesto " risposi.
Era solo il nome di una donna, giusto? L'importante era rinfacciarmi
mille volte che gli avevo mentito, tutto il resto non era utile
all'indagine.
Naur si avvicinò lentamente annuendo, e mi porse le redini.
" Preferirei conoscere il nome della persona con cui sfiderò
un intero esercito ".
Parlava sul serio?
Dovevo forse inneggiare al miracolo?
" Non starai parlando di me, vero? " se era solo un modo per crearmi di
nuovo un'illusione lo avrei ucciso su due piedi. Avevo già
riempito abbastanza il mio personale bagaglio con tante delusioni che
stava quasi per traboccare.
" Ho la sensazione che mi venga più naturale essere fedele a
questa... folle idea di Cyru... piuttosto che al mio attuale Generale.
Perciò, accetto la tua offerta, se è ancora
valida... ".
Rimasi immobile. Sperai non fosse così evidente il fatto che
stessi trattenendo un profondo respiro.
Razionale. Razionale.
Razionale.
" Lo è... ma che sia la tua ultima parola. Cominciato il
viaggio
non si torna indietro ". Non l'avrei sopportato. Preferivo di gran
lunga partire da sola dal principio.
" Ho solo una condizione".
Ah, bene, svelato l'arcano. Alzai le sopracciglia come cenno
perché continuasse e lui lo colse al volo: " Tra noi ci
dovrà essere la massima sincerità. Nessuno dei
due
mentirà, o ometterà verità,
all'altro... " disse,
e allungò la mano verso di me perché la
stringessi.
Si abbassava addirittura a stringere un patto con contatto fisico?
Notevole.
" Ne ho una anche io... " dissi, gettando solo uno sguardo alla mano
senza accennare a volerla stringere. " Ognuno è il capo di
se
stesso. Collaboreremo, e metteremo insieme le nostre
capacità.
Ma nessuno dei due prevarrà, sull'altro. È
chiaro,
Capitano? " usai appositamente quell'appellativo finale, marcandolo di
sarcasmo.
Pensavo avrebbe impiegato di più a rispondere, invece: " Ci
sto ".
Ci stringemmo la mano. Finalmente riuscii a sorridere.
" Il mio nome è Honoria " dissi, sorrise anche lui. " Taurus
è legato lì in fondo. Partiamo immediatamente".
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Capitolo 21 *** 21 ***
capitolo 20 h
Naur:
Volevo solo tornare a casa.
Rimanere prigioniero delle Amazzoni, dopo aver intuito quale sarebbe
stato il mio destino a breve, non era certo il mio sogno nel cassetto.
Scappare da solo sarebbe stato impossibile.
Erano come ombre, ed erano dappertutto. Avrebbero seguito ogni mia
mossa.
L'unica chiave per uscire da quell'inferno, era Honoria.
Per quanto riguardava il suo folle progetto... le avevo detto che
l'avrei fatto, ma a dover essere totalmente sincero non ne ero affatto
convinto.
In fin dei conti non poteva pretendere che prendessi una decisione
tanto importante nell'arco di dieci minuti!
Per il momento, volevo solo tornare a casa.
Non avevo nemmeno deciso se fidarmi o meno di lei.
Il fatto che avessimo un accordo non mi assicurava niente...
Era strano pensare di aver trascorso giorni e giorni con una persona
per poi arrivare a comprendere di non sapere nulla di chi avevo di
fronte. Una perfetta sconosciuta.
Maledizione, una ragazzina mi aveva buttato a terra per ben due volte!
E io che mi lamentavo che fosse stato un soldato a battere il Capitano.
Con il senno di poi, avrei preferito di gran lunga...
Eravamo seduti davanti al fuoco in una piccola caverna simile a quella
dove avevo ripreso conoscenza dopo la disavventura con le Amazzoni.
Era calata la sera, e lei aveva deciso che fosse meglio fermarsi a
riposare per la notte in un posto riparato. Le notti cominciavano a
farsi fredde e pareva minacciasse di piovere.
Loquace era solo lo scoppiettio del fuoco.
Honoria stava intagliando qualcosa in un pezzo di legno con un
coltello, e sembrava molto concentrata nell'atto. La stavo osservando
da un po' ormai, ma lei pareva non
accorgersi di niente... oppure stava fingendo maledettamente bene.
Forse era il caso di cominciare a provare almeno ad abbandonare
quell'ottica...
Volevo dire qualcosa... ero pieno di domande a cui solo lei avrebbe
potuto rispondere, eppure non riuscivo a decidermi a proferir parola.
" Meno male che ero io quella che non parlava " disse infine lei dopo
diversi minuti, senza nemmeno alzare lo sguardo dal pezzo di legno che
aveva in mano. Per lo meno aveva tolto a me l'onere di rompere il
ghiaccio.
" Be'... Alagos non parlava... " dissi, scattando subito sulla
difensiva.
Effettivamente la convivenza nei primi giorni e anche in alcuni momenti
di quelli successivi era stata... deprimente.
Ero certo che un problema del genere con Honoria non si sarebbe
presentato.
" Vorrei ben vedere... non ti si poteva dir nulla! " rispose lei.
Fendente ben mirato, il suo. Avevo capito benissimo a cosa si riferiva
di preciso. Non avevo intenzione di accettare provocazioni.
" Ah, questa poi... " mi sembrava di aver dato a quel ragazzo, e di
conseguenza a lei, la possibilità di fare sempre tutto
quello
che voleva.
Pretendeva la libertà assoluta? Non sarebbe sopravvissuta
neanche un giorno con un qualsiasi altro Capitano.
Honoria sbuffò scettica.
" Naur, c'ero anche io, lo sai? ".
" Sì, ora lo so! " fu la mia risposta. Provocazione per
provocazione.
Non mi dovevo sentire in colpa per nulla.
Dal lampo che le attraversò lo sguardo e dalla forza che
impresse in un particolare intaglio del legno, intuii di essere andato
a segno.
" Quanto ancora hai intenzione di rinfacciarmi questa storia? " disse,
quasi seccata.
" Che fai, ti offendi? " come se ne avesse il diritto! Ero io quello
ingannato.
" Era giusto per regolarmi " disse fingendosi indifferente. " Avevo
capito che avessi deciso di cominciare a fidarti. Mi ero sbagliata,
chiedo scusa " disse con il solito sarcasmo, mentre continuava a non
guardarmi negli occhi, con la scusa del lavoro che stava facendo.
" Cominciare, hai detto bene! " esclamai stizzito. Non capivo davvero
che cosa pretendesse da me! Era già tanto che fossi
lì. "
Dovrei forse dimenticare tutto nel giro di qualche ora? ".
" Io non pretendo nulla e neanche ti ho costretto a seguirmi! "
alzò finalmente lo sguardo insieme al tono di voce. Avrei
preferito non mi guardasse in quel modo. Quegli occhi grigi sapevano
essere davvero inquietanti.
Non riuscivamo proprio a relazionarci senza esplodere in una lite...
" Sai cosa? Quasi preferisco il silenzio... " avevo la netta sensazione
che ci saremmo ammazzati tra di noi prima di lasciarlo fare ad Odhron.
" Ah be', certo! Il Capitano non è abituato a discutere! ".
" Piantala! " esclamai senza riuscire a trattenermi. Non sopportavo
quando mi chiamava "Capitano" con quel tono così
pesantemente
irrisorio.
" Ma piantala tu! Hai il cervello chiuso più di un
lucchetto! Se
la tua massima aspirazione è quella di diventare come il tuo
Generale, mi complimento: sei sulla buona strada! " questa poi...
completamente ingiustificata e gratuita!
" Se volessi diventare come Odhron non sarei qui!! " se davvero pensava
questo di me, non capivo cosa l'avesse spinta a chiedermi
aiuto. Il discorso che mi aveva fatto quella mattina era stato
completamente diverso. " Che ne diresti di prendere una decisione
ufficiale a proposito del tuo pensiero su di me?".
" Dovrei fare come te, che guardi una persona e subito la metti in una
scatola? Come se un essere umano fosse tanto semplice da inquadrare!
Com'è che sono io? Una strega, giusto? ".
" Forse se ti sentissi parlare ne converresti anche tu! " sarebbe stato
molto più piacevole stare sotto la colata di pece durante un
assalto ad un castello, piuttosto che farsi insultare in quel modo da
lei.
" Tu invece sei leggero come una piuma! " fu il suo commento, le sue
guance erano esplose in un rosso acceso e tremava di rabbia.
Stavo solo rispondendo alle provocazioni. Era leggittima difesa. " E'
stato Amar ad insegnarti ad essere tanto insopportabile? Spero di no! ".
Mi bloccai. Avvertii a stento l'insulto, troppo occupato a rendermi
conto di quanto aveva appena detto.
Che ne sapeva lei di Amar?
" E tu come fai a conoscerlo? " lo sguardo di Honoria si era rabbuiato
ed era tornata a lavorare sul pezzo di legno, piuttosto che guardarmi.
Proprio adesso che aveva decisamente tutta la mia attenzione.
" Be'... non lo conosco in effetti... " mi innervosii immediatamente.
Aveva promesso che non mi avrebbe mentito.
Era ovvio che lo conosceva, non era questa la domanda infatti. Le avevo
chiesto come fosse possibile.
" Sì, magari hai buttato un nome a caso? " proprio quello,
poi... e soprattutto di fronte a me.
" Che cosa te lo dico a fare se non sei disposto a credermi? " ecco,
ora faceva anche la preziosa? Be', doveva dirmelo. Non ci
saremmo
spiantati da lì prima di avere
delle risposte.
" Be', sentiamo! " dissi invocando pazienza.
" Mi fai la grazia di concedermi la tua attenzione? " Stava sviando
palesemente la domanda, e questo mi irritava.
" Honoria... " quell'unica parola bastò per esprimere tutto
il mio fastidio, in modo che parlasse una volta per tutte.
Honoria sospirò, e finalmente cominciò a spiegare:
" Be'... lo sai che tu non dovresti sentire il mio profumo? " disse
continuando a tenere gli occhi fissi sul legno. In quel momento avrei
preferito che mi guardasse, ma infondo l'importante era che parlasse...
" Perché no? " lo sentivo anche molto forte, non era solo
una vaga sensazione da naso sensibile.
" Perché è una caratteristica distintiva delle
Amazzoni "
spiegò. La guardai stupito. " È un modo per
riconoscere i
nemici, cioè gli uomini, senza esporsi troppo... ".
Evidentemente per me non era la stessa cosa. Era la prima volta che mi
capitava, infatti non avevo avvertito le Amazzoni quel giorno nella
foresta.
" E io che c'entro? " ma soprattutto, cosa c'entrava Amar?
" È quello che ho chiesto anche io alla Regina. Ha detto che
l'aveva capito subito dal colore particolare dei tuoi capelli: Rosso fiamma.
Inconfondibili
" spiegò imitando una voce a me sconosciuta che non sembrava
starle particolarmente simpatica.
Continuavo a non capire.
" Ha capito che cosa? "
" Che sei il nipote di un'Amazzone... o meglio, lo eri. È
morta
tempo fa in una battaglia. Ma ha fatto in tempo a dare alla luce tua
madre " spiegò con infinita tranquillità, come se
fosse
una notizia di poco conto.
Non lo era.
Non lo era per niente!
Ero nipote di un'Amazzone? Di... un nemico??
" No... " sentivo la mente bloccata come se si fosse all'improvviso
arrugginita, incapace di esprimere nient'altro che quella sillaba.
Honoria scrollò le spalle indifferente.
" Non credermi, se ti piace di più. A me non cambia niente ".
No, infatti... era a me che cambiava l'esistenza!
" Ma... Amar cosa c'entra? Non dirmi che... " No... non avrei
sopportato alcun tipo di parentela con il mio primo Maestro! Non avrei
sopportato che lui non me lo avesse mai detto.
" No, tranquillo... " mi rassicurò Honoria, afferrando al
volo
il mio timore. Tirai un sospiro di sollievo. " Amar per te è
solo il soldato del Clan che ti ha allevato dopo la morte di tua madre
".
Esattamente.
Ma...
" Questo cosa c'entra? " Quante volte l'avevo già chiesto?
" Nulla, è solo l'uomo che ha contribuito significativamente
al
mio concepimento. Dunque anche alla mia nascita, e di conseguenza al
fatto che sono qui a sopportare te " mi disse, ancora più
tranquilla.
Era un discorso abbastanza articolato, che nella mia lingua significava
una sola, terribile cosa...
" Intendi dire che era... tuo padre? " attese qualche eterno secondo
prima di rispondere.
" Be'... in parole povere sì. Ma io preferisco la mia
versione... qualunque figlio dovrebbe conoscere il proprio padre,
giusto? Siccome per me non è stato così... "
lasciò quella frase sospesa ma gravida di significati.
Quella parte della storia era ancor più incredibile della
prima.
" Amar non aveva figli... " per la miseria, lo avrei saputo! Ero
cresciuto con lui! Anche un accenno gli sarebbe sfuggito.
Honoria sorrise.
" Già, neanche lui lo sapeva... Mia madre era sposata con un
politico... non so bene chi... un gran simpaticone. Mi ha dato in
adozione che quasi non avevo fatto in tempo ad uscire dal ventre"
raccontò, sempre con la stessa, incredibile leggerezza.
Be', era una versione plausibile... però questo non
significava che potessi crederci.
Forse non ero pronto a crederci. Come non ero pronto a credere di avere
sangue in comune con un'Amazzone, seppur morta.
" Ma... non gli somigli affatto... a parte, be', il fatto che sei
micidiale con la spada... ". Era quasi più sopportabile
l'idea
di essere stato buttato a terra dalla figlia di Amar.
Il tono di voce che utilizzò avrebbe potuto essere
più gelida solo se avesse sputato stalattiti di ghiaccio.
" Non certo per merito suo. Non devo nulla di ciò che sono
ai
miei genitori. Al massimo devo la mia vita a Cyru, ed è
così che gliela offro ".
Sentirle nominare Cyru tanto spesso cominciava a darmi sui nervi...
" Allora perché lo hai... " Honoria sembrò
prevedere la
mia domanda, perché mi fermò ancor prima che
potessi
anche solo pensare di nominarlo anche io.
" Non ne voglio parlare " disse, tagliente come la lama della sua spada.
Be', era una domanda lecita. Sembrava idolatrarlo come un dio... ma
l'avevo vista con i miei occhi tagliarle la gola.
" Il patto che abbiamo stretto... " di nuovo non mi fu concesso
concludere.
" Non... ne voglio... parlare! " esclamò freddandomi di
nuovo con lo sguardo.
E va bene, non ne voleva parlare.
Inutile insistere.
" D'accordo, d'accordo... non ti scaldare " o raffreddare...
Per fortuna tornò a dare gli ultimi ritocchi al pezzo di
legno che aveva intagliato. Era un piccolo leone.
Trascorse qualche altro secondo di silenzio, e fu di nuovo lei a
romperlo.
" Il fatto che le nostre vite si siano incrociate casualmente
già da prima che ci incontrassimo mi aveva incuriosita. Ma
probabilmente è solo suggestione..." disse, ma poi si
alzò in tutta fretta, lasciando il leone in un angolo. "
Credo
che mi concederò qualche ora di sonno. Siamo al sicuro qui,
non
serve che uno di noi monti di guardia. Buonanotte " la
velocità
con cui era passata da un discorso all'altro mi lasciava intuire che
non avesse molta voglia di continuare a discutere.
Feci un tentativo...
" Ma... " si sdraiò voltandomi le spalle.
" Dormo già... "
Niente da fare...
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Capitolo 22 *** 22 ***
capitolo 22 h
Honoria:
Avevamo appena raggiunto i confini che dividevano il territorio
Amazzone da quello del Clan attraverso la "terra di nessuno" che in
quel momento era parzialmente occupata dall'esercito di Odhron alla mia
ricerca.
Presto li avremmo raggiunti.
Il momento in cui la mia vita si sarebbe scontrata con il mio destino
si avvicinava sempre di più.
Quasi riuscivo a sentire il rantolo della Morte attaccata al mio collo.
Mi chiedevo se Odhron provasse la mia stessa sensazione... d'altra
parte avrei fatto di tutto per trascinarmelo dietro negli inferi. Ma
lui non sapeva che stava per morire. Io sì.
Era calato il buio, e avevamo deciso di accamparci accanto agli alberi
per riposare. Eravamo finalmente riusciti a cacciare qualcosa, stufi di
sopravvivere con le riserve di pane sempre più raffermo. Un
giovane cervo si aggirava adesso nei nostri stomaci, colmi
più
che mai.
Dopo la prima cena degna di tale nome dopo tanto tempo, davanti al
calore del fuoco, discutevamo della strategia da adottare per
passare l'esercito.
Avevamo deciso di proseguire per gradi. Il primo problema che ci si
poneva era quello di superare l'esercito ed avere la
possibilità
di avvicinarci al castello. La morte di Odhron era il passo successivo.
" Pensavo di rientrare nei panni di Alagos per passare inosservata... "
aveva funzionato la prima volta, e il nostro passaggio sarebbe stato
breve esattamente allo stesso modo. Pronta a calarmi di nuovo nelle
grezze spoglie maschili...
" Tu dici? Non sono convinto... " obiettò Naur che giocava
con un osso avanzato dalla cena con una zolla di terra.
Ah be', se il Capitano
non è convinto... trattenni uno sbuffo seccato
insieme al commento ad alta voce.
Quel ragazzo mi dava sempre più sui nervi ogni giorno che
passava.
Quasi preferivo essere l'Alagos rassegnato a ricevere ordini da lui
senza dover discutere. Frustrante, ma almeno si parlava di meno...
" Hai idee migliori? " ma certo che ne aveva. Figurarsi...
Rimase ancora qualche secondo in riflessione, poi si decise a rendere
partecipe anche me:
" Direi di farti passare come mia prigioniera ".
Trattenni la risata aperta di scherno in un sorriso sarcastico.
C'era da immaginarlo.
" Cos'è, devi dimostrare ai tuoi soldatini di essere ancora
l'eroe del Clan? ". Naur alzò uno sguardo scettico su di me,
schivando la provocazione molto poco velata che gli avevo lanciato.
" Honoria, il mio orgoglio l'ho calpestato nel momento stesso in cui ho
accettato di aiutarti in questa faccenda. Non c'è
più
niente da accrescere... " rispose con un sorrisetto a dir poco
irritante. Ero più che intenzionata a rispondere per le rime.
" Hai ragione, ignoriamo quella sciocchezza che stiamo cercando di
evitare un inutile spargimento di sangue... e concentriamoci sul
disonore che ti ha provocato stringere un accordo con una donna! ".
Naur sbuffò seccato lanciando l'osso lontano. Il tono che
usò nella risposta rasentava l'acidità
prettamente
femminile.
" Posso parlare o aspetto che tu abbia finito di sputare veleno? " mi
domandò. Tasto dolente.
" Ma vai al diavolo... ". Non sopportavo il fatto che pensasse di farmi
un favore ad accompagnarmi. Era qualcosa che in fondo interessava anche
lui. Interessava tutti.
" Perfetto " disse, accogliendo la mia stizza come un "via libera" per
parlare. " Dunque, se io e Alagos torniamo sconfitti dalla ricerca,
Odhron ci farà ammazzare ancora prima di arrivare al
castello.
È lì che dobbiamo arrivare, e dobbiamo essere
sicuri di
riuscirci. " spiegò.
Forse aveva ragione, ma comunque non mi andava l'idea di tornare in
quelle vesti in mezzo al gruppo di uomini. Erano volgari, rozzi e
violenti... Lo avevano dimostrato persino ad Alagos, figurarsi ad una
donna.
Se la donna poi era un nemico, una prigioniera... no, non volevo
neanche pensarci.
" Certo, la sicurezza che i tuoi uomini mi massacreranno, se non peggio
". Mi sorprese sfoggiando il sorriso del maestro che ha finalmente
colto in fallo il proprio alunno imbattibile.
" Ah, qui mi deludi, Honoria... " disse con una punta di soddisfazione.
" Lo sai bene anche tu, Odhron ti vuole viva. A nessuno è
permesso di
toccarti".
Sì, quello sarebbe stato un ragionamento ineccepibile se
avessi
saputo di avere a che fare con militari normali. Ma li avevo visti quei
soldati, e l'ordine di Odhron non mi assicurava un bel niente!
" Non gli sarebbe permesso neanche di giocare d'azzardo o ubriacarsi,
eppure... ". Il sorriso di Naur si faceva sempre più
soddisfatto... e antipatico fino all'esasperazione.
" Mi stai dicendo che hai paura? ".
Ti odio.
" Be', scusami se non salto dalla gioia al pensiero di stare in mezzo
ad un centinaio di uomini che non vedono una donna da mesi! " volersi
preservare dalle bestie non era certo una colpa. Ma chiaramente,
facendo parte delle bestie anche lui, dubitavo che potesse capire.
Finalmente aveva abbandonato il tono di scherno, e appariva molto
più serio.
" Ci sarò io con te " lo disse come fosse già
evidente, e ogni precisazione fosse superflua.
La semplicità con cui lo disse mi spiazzò per
diversi istanti.
Non era affatto ovvio come voleva farla sembrare.
La mia espressione doveva essere coerente con i miei pensieri,
perché Naur sorrise di nuovo e aggiunse: " Per caso non ti
fidi?
".
La domanda era: perché avrei dovuto? Ma al momento ero
davvero
troppo confusa per poter rispondere anche alla mia di domanda.
" Be'... non... non a priori... " dissi dopo un attimo di esitazione.
Era la risposta che si avvicinava di più alla
realtà.
" Ah, bene... ". Con che coraggio usava un tono tanto deluso? Ma che
voleva da me? Che mi sentissi in colpa? Assurdo!
Ero così... sconvolta che neanche riuscivo a tirare fuori
una
replica abbastanza arrabbiata per controbattere, perciò
rimasi
in silenzio. " Allora ti lascerò un coltello nascosto da
qualche
parte. Ovviamente le tue mani non saranno legate abbastanza bene da
impedirti di prenderlo. In questo modo, quando non arriverò
per
aiutarti... " sottolineò vagamente quest'ultima parte, ma
abbastanza perché si notasse. " ... potrai comunque
difenderti
da sola. D'altra parte, sei più che in grado ".
Assurdo... Be', non mi sarei sentita in colpa. Non ero la sua
marionetta.
" Bene, allora è deciso... " dissi, facendo in modo che si
intuisse che accettavo soltanto in seguito a quest'ultima postilla.
Mi alzai per sgranchire un po' le ginocchia. I movimenti non mi
impedirono di cogliere la sua nuova espressione dal sorrisetto amaro
mentre aggiungeva legna al fuoco.
" Sono stupito... Cyru approva, dunque? " era passato ancora una volta
alle frecciatine caustiche.
Be', quella non l'avrei accettata. Fu molto più semplice
superare la confusione di poco prima e sbattergli contro.
" Che razza di battuta è questa? " esclamai quasi sbuffando
fumo
dalle narici. Reazione ampiamente prevista da Naur, il quale rimase
impassibile.
" Lo nomini almeno ogni due frasi... anzi, mi chiedevo come mai non
l'avessi ancora fatto " osservò mimando indifferenza.
Non avevo niente da giustificare in proposito con lui, ma era meglio
mettere in chiaro quali fossero i paletti nelle nostre conversazioni.
" Era il mio maestro ed era... è importante! Non credo tu
possa capire ".
" L'ho avuto anche io un maestro a cui tenevo molto, e anche lui
è morto. Lo sai bene, era tuo padre! " Era la prima volta
che
nominava Amar da quando gli avevo detto ciò che avevo
scoperto
tra le Amazzoni.
Non apprezzavo molto l'appellativo di "padre" quando si trattava di
Amar nei miei confronti. Ma non era quello il punto.
Naur non mi poteva capire... non era il fatto di aver perso una persona
cara ad avermi turbato tanto. Ma che ne poteva sapere lui?
" Non è morto a causa tua! " davanti al mio tono
cominciò
gradualmente anche lui ad alzare la voce, abbandonando la tranquilla
indifferenza usata fino a quel momento.
" Se mi facessi la gentilezza di spiegarmi il motivo per cui... " non
lo lasciai neanche terminare.
" È stato lui a volere che fossi io a farlo, contento?! "
urlai
esasperata. Avevo buttato nuovamente aceto sulla mia ferita.
Esattaemente ciò che non avrei voluto accadesse ancora. Il
dolore cominciò a salire fino a pizzicarmi gli angoli degli
occhi per le
lacrime. Mai sarei caduta così in basso da piangere di
fronte a quel bastardo.
Le trattenni, facendomi ancora più male.
" Se è stato lui a volerlo che problema c'è? "
osò chiedere. Lo guardai disgustata.
Ma alla fine la colpa era mia. Non potevo pretendere che una mente
così poco sviluppata come quella di un soldato di Odhron
potesse
comprendere ciò che provavo.
Erano animali. E gli animali non provano sensazioni o emozioni, sono
dei concentrati di istinti.
" Non ci arrivi proprio " ringhiai voltandogli le spalle e facendo
qualche passo per scaricare la tensione.
Lui sembrava non avere intenzione di mollare.
" Sai, è da un po' che me lo chiedo: c'era mica qualcosa tra
voi due? "
Per quanto mi riguardava la discussione era già terminata.
" Stai zitto... " sputai sprezzante. Non avrei perso altre parole con
quell'essere inferiore.
Lo sentii ridere soddisfatto:
" Allora è così " concluse vincitore.
Insopportabile!
Strinsi i pugni mentre mi voltavo di nuovo verso di lui, e le mie
parole uscivano a fatica dai denti quando parlai:
" A parte il fatto che non ti riguarda... " non mi lasciò
finire, e continuò come se non avessi aperto bocca.
" Oppure dovrei dire che per te c'era qualcosa... ".
Tutto d'un tratto, l'elsa della mia spada era stretta nella mia mano, e
la lama era uscita con un sibilo dalla custodia senza che neanche mi
accorgessi che fosse accaduto.
Adesso brillava alla luce del fuoco.
" STAI ZITTO! " gridai nel silenzio del bosco.
Tremavo. Maledizione. Quell'idiota aveva un contatto diretto con le mie
emozioni più potenti e distruttive, gli era anche troppo
facile
scatenarle.
" Calmati " mi disse alzando una mano mentre guardava dritto nella mia
collera.
Impiegai qualche secondo, ma infine la rabbia cieca svanì...
e tornai a vedere.
Vidi che lo avevo ancora di fronte, e questo mi era intollerabile.
La sua presenza così vicina mi era veramente nociva.
Rinfoderai la spada. Il modo in cui lo guardai valeva qualsiasi parola,
perciò non aggiunsi nulla. Mi faceva schifo.
Mi incamminai tra gli alberi. Non avevo paura della foresta. Chiunque
mi si fosse avvicinato avrebbe fatto una fine molto lenta e dolorosa.
Volevo solo stare da sola.
" Va bene, senti... " mi raggiunse dopo pochi passi. Mi fermai senza
voltarmi a guardare, ma le mie orecchie udirono che si era alzato
anche lui da terra. " ...Ho esagerato. Ammetto di aver avuto poco
tatto. Ti chiedo scusa".
Mi ero per caso addormentata nel tragitto e adesso stavo sognando?
Non trovai nulla da dire, mi voltai semplicemente verso di lui per
guardarlo in faccia. Non ero ancora tanto abituata a distinguerla, ma
sembrava avesse un'espressione vagamente pentita sul viso. "
È
solo che... non so, è qualcosa che non riesco a capire... ".
Be', era già una bella conquista il fatto che ammettesse di
non
essere in grado di poter capire, e di conseguenza giudicare ogni cosa.
C'era da scoprire cosa di preciso non riuscisse ad intendere.
" Che cosa? ".
" Io capisco che tu voglia terminare l'ultimo compito del tuo maestro,
capisco che porti avanti i suoi insegnamenti ma... per tutto il
resto... sì, è dura accettarlo ma... Cyru
è
morto... ".
Sì, era davvero qualcosa che non poteva capire... e se non
avesse usato quel tono cauto, di certo avrei avuto di che tornare a
sbraitare...
" Dovrei accettare da un giorno all'altro di essere rimasta sola? " era
proprio ciò che era doloroso ammettere ogni volta. Non
riuscivo
neanche ad impedire alla voce di incrinarsi appena mentre ne parlavo.
" Non sei sola " disse Naur, di nuovo con quel tono spiazzante di poco
prima. " E' solo che sei circondata da persone nuove e...
ovviamente ricominciare a fidarsi è un'impresa. Lo capisco,
vale
lo stesso per me. Ma non è un tradimento verso Cyru
considerarle
di maggiore influenza sul tuo futuro rispetto a lui ".
" Per caso ti riferisci a te stesso? " Non avevo dimenticato la fatica
che avevo fatto per convincerlo a seguirmi... o che mi avesse ripetuto
più di una volta quanto gli venisse difficile fidarsi di
me...
la mia reazione avrebbe dovuto essere ovvia.
" Dimmelo tu. Converrai che ti sto fisicamente accompagnando in
questa... impresa... nonostante i nostri... trascorsi ".
Che cosa stava succedendo?
" Non ero la strega cattiva che sa solo mentire? " Naur
scoppiò a ridere.
" Sì. Avevo solo bisogno di un po' di tempo per capirti e
giorni
interi di convivenza accelerano molto il processo. O almeno,
così è per me... per te molto meno, vedo. ".
" Lo sai che sei insopportabile, vero? ".
" Prendo atto ".
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Capitolo 23 *** 23 ***
capitolo 23 h
Naur:
La crisi mentale aveva raggiunto il vertice.
Il momento di fare la scelta era giunto.
Infine avevo avuto quei pochi giorni di viaggio dalle Amazzoni al mio
esercito per rifletterci, e ancora non riuscivo ad intravedere una
conclusione.
Il giorno in cui ero entrato a far parte del Clan avevo giurato la mia
assoluta fedeltà ad esso. Avevo ripetuto quello stesso
giuramento il giorno della mia nomina come Capitano.
La mia parola d'onore...
Mi guardavo intorno con la speranza che qualcosa... qualunque cosa...
mi suggerisse la via giusta da seguire, perché da solo,
inutile
negarlo, non sapevo riconoscerla. E i granelli di sabbia nella mia
clessidra stavano terminando.
La situazione che trovammo nell'accampamento non era poi tanto diversa
rispetto a quella che avevamo lasciato sulla via dell'andata.
Ciò che vedevo non mi aiutava affatto ad avere una visione
imparziale della faccenda: sembrava un covo di mercenari.
Per non parlare degli sguardi che seguivano Honoria, legata come una
prigioniera in sella a Vega. Era la prima volta che ci facevo caso, ma
sembravano dei leoni affamati. Infine capivo perfettamente il motivo
per cui si era opposta con tanta foga all'idea di rientrare vestendo i
suoi veri panni. Purtroppo era l'unica soluzione, e non era la
più facile per nessuno dei due.
Mi sentivo altrettanto a disagio in mezzo ai miei compagni... magari
non per lo stesso motivo.
Parte di me, quella che Honoria chiamava con disprezzo "Il Capitano",
mi diceva che dovevo la mia fedeltà e la mia parola al Clan.
Il mio Generale mi aveva ordinato di portargli quella ragazza e quello
avrei dovuto fare.
Un'altra, quella che avrei semplicemente definito "Naur", alla quale mi
sembrava di non aver mai fatto caso fino a quel momento pur
riconoscendo in esso tanto se stesso quanto ce ne fosse nel Capitano,
lottava caparbiamente contro la precedente, senza accennare a mollare.
Mi ripeteva che razza di persona fosse Odhron e di tutta la gente che
aveva già mandato a morire, e quella che non attendeva altro
che
un suo ordine.
E io potevo evitarlo... o almeno provare a farlo.
Già, ma nessuna delle due voci voleva cedere.
L'apice dello scontro avvenne nel momento esatto in cui stavo per
legare le mani di Honoria attorno ad uno dei sostegni di legno della
tenda dei prigionieri.
Sentivo che tutta la scelta dipendesse da quel gesto: se l'avessi
legata saldamente, allora per lei non ci sarebbe stato verso di
fuggire. Sarebbe finita dritta nelle fauci di Odhron, e presto avrebbe
raggiunto il suo amato maestro.
Se invece, l'avessi legata con un nodo leggermente diverso, allora
avrei accettato definitivamente di favoreggiare chi aveva apertamente
dichiarato guerra al mio Clan...
No, non al Clan... al
mio Generale. Pensandoci, c'era una bella differenza.
Sentivo lo sguardo di Honoria fisso su di me.
Sapevo che avvertiva la mia tensione, quasi i miei pensieri fossero
impressi a chiare lettere sulla mia fronte, ma non potevo fare nulla
per impedirlo.
Stavo impiegando davvero troppo tempo. Se solo avesse smesso di
fissarmi.
Mi stava giudicando, era chiaro.
Rimasi lunghi secondi con i polsi di Honoria tra le mie mani.
Dovevo solo tirare i lacci, e avrei adempiuto al mio dovere di
Capitano. Sarei stato un eroe del Clan, forse persino Odhron l'avrebbe
riconosciuto... e non avrei avuto altri rimorsi.
O forse sì?
Alzai lo sguardo e infine incrociai quello di Honoria che continuava
imperterrita a fissarmi. Non c'era nulla di Amar in quel viso, e questo
era un bene. Non dovevo confondere il mio vecchio maestro con sua
figlia. Tra loro c'era solo uno sfortunato legame di sangue. Neanche
lei avrebbe mai voluto che lo facessi.
Honoria rimaneva immobile a guardarmi con serietà.
Se sapeva ciò che mi stava passando per la testa,
perché
non provava a ribellarsi? A ritrarre le mani e a scappare? Mi aveva
sconfitto già due volte, c'erano buone
possibilità che
potesse sopravvivere ad una fuga da quell'esercito se era furba come
pensavo che fosse.
Sospirò distogliendo finalmente lo sguardo per qualche
secondo, per poi tornare a guardarmi.
" Hai ragione, hai maggiore influenza sul mio futuro rispetto a Cyru.
In fin dei conti sapevo che ci sarebbe stato questo rischio, ma
è tra quelli che si deve essere disposti a correre per
realizzare qualcosa... ".
Se l'era aspettato? Perché accettare di fare la prigioniera
allora?
Perché chiedermi di aiutarla nell'impresa? Perché
salvarmi dalle Amazzoni...? Era esattamente quello che aveva fatto,
c'era da prenderne atto.
Cominciavo a smettere di credere all'esistenza delle streghe. Forse,
semplicemente Honoria conosceva Naur molto più di quanto
pensassi... peccato ci fosse il Capitano a complicare irrimediabilmente
tutto.
Ero un uomo del Clan.
Davanti al mio silenzio e alle mie mani che ancora non si decidevano a
prendere la decisione finale al posto mio, Honoria continuò:
"
Però spera che mi uccidano prima che trovi il modo per
scappare... o dovrai essere tu a farlo... ".
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Capitolo 24 *** 24 ***
capitolo 24 h
Honoria:
Ingenua... maledizione, quanto ero stata ingenua.
Non mi ero mai fidata di nessuno a priori, mai nella mia vita. Persino
Cyru aveva dovuto faticare diversi mesi prima di ottenere la mia
fiducia. E mai come in quel momento rammentavo il perché.
Ma come mi era saltato in mente? Perché??
Non potevo credere che stavo porgendo di mia spontanea
volontà i polsi al soldato che adesso mi stava imprigionando.
Bene, questa l'aveva vinta lui. Ma era solo una battaglia, la guerra
non era ancora finita, e non mi sarei data per vinta tanto facilmente.
Dovevo vincere, a tutti i costi.
Troppo dipendeva da questo... dipendeva da me.
Che mi portasse dal suo Generale in vincoli, allora. Ciò che
mi
importava era solo arrivarci, sarebbe stato solo più
difficile.
Non era stato esattamente il mio progetto quello di incrementare la
difficoltà, ma non potevo abbattermi se il destino mi era
avverso.
Certo, era una delusione...
Continuava a fissarmi e io ricambiavo senza alcuna paura. Gli leggevo
nelle iridi verdi la lotta che probabilmente stava avendo luogo nella
sua mente, quasi ci fosse una rissa vera e propria. Sapevo che una
parte di lui voleva aiutarmi, ma rendermi conto che quella
più
forte era quella del mio nemico... era una coltellata al petto.
Eppure avrei dovuto aspettarmelo.
Ingenua.
Il mio sguardo di ghiaccio e il suo color speranza lottarono per altri
eterni secondi. Cedere avrebbe significato dichiararsi sconfitto. Io
avevo già praticamente perso, ma ammetterlo non l'avrei mai
digerito.
Fu lui il primo.
Il suo sguardo cadde dal mio fino alle mie mani, che teneva tra le sue
quasi tenesse nei palmi i petali di un fiore.
Cominciò ad allacciare la corda attorno ai miei polsi con un
sospiro... come dire? Definitivo.
" Tieni stretti gli estremi della corda... " sussurrò infine
mettendomeli tra le dita, uno per ogni mano.
Le sue parole erano così deboli che a stento superavano il
vento
che scuoteva le pareti della tenda. " Nel caso fossi costretta a
liberarti tirali verso l'esterno con forza, e il
nodo si scioglierà... ma vedrò di fare in modo
che questo
non si renda necessario ". Finì il suo lavoro e
tornò a
guardarmi negli occhi.
La lotta era cessata, e tutto era tornato calmo come la tavola piatta
del mare sereno.
Ero stupefatta e quel solletico allo stomaco mi suggeriva che ero
parecchio sollevata da quell'ultimo gesto, di cui avevo già
praticamente perso le speranze.
Mi stava veramente accompagnando in quell'impresa, come aveva detto di
voler fare. Anche se non mi era facile dimenticare i lunghi minuti di
dubbio che gli avevo letto negli
occhi... mi sentivo improvvisamente davvero meno sola.
Potevo praticamente avvertire la fragilità di quelle corde
attorno ai miei polsi, quasi fossero solo appoggiate ad essi.
" Ce ne hai messo di tempo... " dissi con freddezza, nascondendo la
festa che lasciava battere allegramente il mio cuore.
" Sì, lo so, ma di certo non mi va di sperare che ti
uccidano
per salvarmi dalla tua ira " mormorò con un sorriso. Era
prudente fare in modo di non rendere gli altri soldati partecipi di
quella conversazione.
Non trovai nulla da rispondere, perciò rimasi in silenzio.
Non
avevo neanche il coraggio di rispondere, come avrei dovuto, con un
semplice "Grazie".
Mi sistemò il coltello che aveva rubato alle Amazzoni in una
piccola sacca all'interno del vestito che indossavo, lungo la colonna
vertebrale
" Vado a fare rapporto al Generale, così da avvertirlo del
nostro arrivo. Partiremo domani mattina presto. Metterò
qualcuno
di guardia, ma comunque... starò all'erta " mi
assicurò.
E forse per la prima volta da quando lo conoscevo, gli credetti
immediatamente e con ogni angolo del mio cervello, anche il
più
scettico.
L'idea di trascorrere la notte in quella tenda da sola, mentre intorno
a me si aggirava un branco di lupi affamati non era molto conciliante
per il sonno... ma Naur sarebbe stato altrettanto all'erta, e questo lo
sapevo.
" A domani, Capitano... " mormorai evitando per la prima volta la
sfumatura di sarcasmo con cui di solito avvolgevo quell'appellativo.
Anche lui se ne accorse, perché rise in silenzio prima di
chinare lievemente il capo e uscire.
Lo udii parlare con uno dei soldati, impartendogli l'ordine di stare di
guardia per quella notte e fare in modo che nessuno osasse entrare
nella tenda.
Lo sapevo io, e lo sapeva anche lui che questo sarebbe potuto non
bastare.
Per il momento non potevo fare altro.
Lasciai scivolare le braccia legate lungo l'asse di legno e mi sedetti
per terra, certa che quella notte, per diversi motivi e tutti
innegabilmente validi, di certo non avrei preso sonno.
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Capitolo 25 *** 25 ***
ATTENZIONE ATTENZIONE:
Nota dell'autrice che si era dimenticata di metterla in tempo utile:
questo capitolo non è stato scritto da me. Fu scritto da
un'amica che invitai a partecipare che mutuo sollazzo reciproco :D
Ldb, ancora grazie!
capitolo 25 h
Soldato x_D
L’ordine del Capitano Naur era stato chiaro.
Rimanere di guardia alla tenda della prigioniera e fare in modo che
nessuno vi mettesse piede.
Lo maledissi in silenzio per quell’ordine, quella sera avrei
dovuto prendermi una rivincita con un soldato che la sera prima mi
aveva battuto a dadi.
E così una ricca serata di gozzovigli era andata in fumo.
L’ordine non m’impediva però di
rallegrare la mia
guardia con la mia personale giara di vino.
Udivo chiaramente le voci, le risa e le imprecazioni provenire dalle
tende adiacenti, gli altri soldati non impegnati si stavano divertendo
molto.
E il fatto che io non ero con loro mi provocava un certo moto di
stizza, sia nei confronti del capitano che della prigioniera.
Mi affacciai nella tenda, per dare un occhiata alla ragazza. Distesa su
un fianco, sembrava stesse dormendo.
L’ordine del Capitano era stato chiaro: impedire a chiunque
di
entrare… già impedire a chiunque, ma non a me
stesso.
Preso dall’euforia del vino appena scolato, sopraffatto dalla
curiosità dopo un paio di sbirciate entrai definitivamente
nella
tenda e mi avvicinai alla prigioniera. Con passo indeciso e barcollante
mi chinai su di lei, scanzandogli i capelli dal volto per guardarla
meglio in viso.
Era decisamente molto appetitosa.
Più tardi quello si rivelò un grosso errore.
La ragazza si mosse come per allontanarmi da lei, sembrava volesse
mettersi ad urlare e io per tutta risposta le misi una mano sulla
bocca….
Quello che successe poi…faccio fatica a ricordarlo.
L’unica cosa che so, è che avrei sicuramente fatto
meglio
a rimanere ad ubriacarmi fuori la tenda, limitandomi ad immaginare cosa
avrei fatto durante la mia prossima licenza.
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Capitolo 26 *** 26 ***
capitolo 24 h
Honoria:
Anche se non fossi stata consapevole di essere un topino
nella tana dei leoni non avrei potuto dormire quella notte.
La tenda non isolava affatto i suoni che provenivano dall'esterno,
prodotti da quegli ubriaconi dei soldati.
Per non parlare del vento freddo che faceva sbatacchiare le pareti come
fossero le vele di un galeone, e che penetrava attraverso di esse
pungendomi la pelle.
Quel vestito da Amazzone non era affatto adatto a notti del genere, o
forse non ero abituata quanto loro ad indossarlo.
In più la posizione che avevo assunto sdraiata per terra non
era
per niente delle più comode, con le mani erano legate a
quello
stupido palo.
Non per sfiducia nella promessa di Naur ma... insomma, ammesso che nel
caso fosse riuscito ad intervenire, io e lui saremmo stati comunque in
netta inferiorità numerica, per non parlare del fatto che si
sarebbe messo contro l'intero plotone, e non era certo quello che
volevo.
Era indubbiamente piacevole sentirgli dire che lo avrebbe fatto,
soprattutto con il tono semplice ed ovvio che aveva usato per farlo...
ma non ero più una bambina, e il tempo delle favole era
bello
che finito.
Potevo solo sperare di essere tanto fortunata da superare la nottata.
Il mio udito sottile nella notte si era spesso rivelato utile in
situazioni di emergenza, ma era un'arma a doppio taglio.
Sentivo tutto, persino i lunghi sorsi di vino della guardia a cui Naur
mi aveva affidata.
Bene, fantastico! Perché le cose già difficili di
per
sé tendevano sempre a raggiungere un livello maggiore di
difficoltà? O forse ero io ad avere lo strano talento di
complicarmi la vita in maniera a dir poco masochista? Questo sommato al
contributo spontaneo degli eventi.
Provai a rilassarmi solo per un momento.
Il mio guardiano pareva essere molto inquieto.
Provai a chiudere gli occhi e concentrarmi solo sui rumori rilassanti
della notte, ammesso di riuscire a superarele risate degli ubriachi.
D'un tratto l'acre odore dell'alcol invase il ristretto perimetro della
tenda, e nello stesso istante avvertii dei passi pesanti, i quali, per
un rapido ragionamento logico, non poteva appartenere ad altri che al
soldato di guardia, perché non ne avevo avvertiti altri
avvicinarsi.
Richiamo della carne misto all'ubriachezza... perfetto!
E proprio da parte di quello che avrebbe dovuto stare attento a non
fare entrare altri...
Cominciai a chiedermi per quale ragione le Amazzoni non avessero ancora
deciso di attaccare, bastava incrociare una serata come quella e
avrebbero vinto senza neanche macchiarsi i vestiti.
La puzza della sbornia mi riempiva le narici quasi impedendo all'aria
buona di entrarvi, mi sentivo soffocare, era maledettamente vicino. Io
continuai a tenere gli occhi chiusi, ma i nervi e i muscoli tesi. Non
sapevo ancora bene cosa avessi intenzione di fare, ma l'avrei fatto...
Attesi che fosse lui a fare la prima mossa, e quando avvertii le sue
dita scostarmi una ciocca di capelli, spalancai gli occhi.
Con i riflessi quasi per nulla scalfiti dal vino, mi tappò
la bocca pensando probabilmente che volessi urlare.
Be', non era esattamente uno dei miei propositi. Lo avrei fatto se mi
avesse colta di sorpresa, ma come poteva un passo da elefante del
genere?
Il sapore salato della mano era rivoltante, misto all'odore
intollerabile dell'alcol... mi disgustava tutti i sensi al completo. La
reazione fu immediata, e il calcio che ne seguì, ben
indirizzato.
Balzai in piedi mentre lui si piegava in avanti con un grido strozzato,
e facendo scorrere le braccia lungo il palo riuscii anche ad assestare
una potente gomitata sulla testa che lo buttò a terra.
Non avevo faticato molto, ma nonostante questo, avevo l'affanno.
Guardai il corpo del soldato svenuto per terra... be', sarebbe stata
una storia difficile da spiegare, quella.
E adesso? Certo non potevo rimanere con quel cadavere sbronzo ai piedi.
Non feci neanche in tempo a pormi il problema, che subito
arrivò
quella che avrei potuto definire la soluzione stessa, se non fosse
stato che mi immergeva ancora di più nel fango dei guai in
cui
ero caduta nel momento stesso in cui avevo messo piede in
quell'accampamento da donna.
"Che cosa diamine succede qui dentro?!" esclamò qualcuno
scostando bruscamente la tenda. Dal telo sbucarono fuori almeno una
decina di soldati mezzi o totalmente, o più che totalmente,
ubriachi che fissavano me e il corpo riverso del loro compagno. Il
silenzio durò qualche secondo, e si protrasse anche
più a
lungo del normale... poi
in un momento di lucidità, quello in testa a tutti
esclamò: "Maledetta!!"
Ecco... ero ufficialmente nei guai fino alle orecchie.
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Capitolo 27 *** 27 ***
capitolo 27 h
Naur:
"Quel soldato muto con cui eri partito..." mi chiese il Vicecapitano
versandomi del vino in un bicchiere.
Lo accettai senza portarlo alla bocca, e mi resi conto di quanto le mie
dita fossero tese. Non che mi servisse un'ulteriore prova, oltre alle
mie gambe che non volevano star
ferme neanche da seduto e il respiro che dovevo forzare per mantenere
regolare.
Ansia. "...somigliava molto a quella ragazza, o sbaglio?" Che
intuizione geniale.
Immaginavo che la sua fosse una domanda retorica, e nulla di cui
valesse la pena discutere. In realtà avevo molto altro da
chiedere, mentre tenevo le orecchie drizzate
verso la tenda che distava da quella in cui stavo anche troppo per
quanto mi riguardava.
" Sì, infatti... " risposi laconicamente, lasciando che la
mia
poca voglia di discuterne si leggesse attraverso le poche parole.
Confidavo nella sua capacità di intuito, non mi avevano mai
deluso.
"E sei riuscito a prenderla prima di arrivare dalle Amazzoni,
immagino... altrimenti dubito che saresti riuscito a tornare vivo" fu
infatti la sua deviazione di discorso.
Mi accorsi che il mio braccio aveva fatto un movimento improvviso ed
incontrollato. Ero veramente nervoso e non sapevo come nasconderlo.
" Che intendi dire? " domandai, quasi come se quelle poche Amazzoni che
avevo avuto la sfortuna di incontrare non mi avessero fatto presente
ben più di una volta la mia fortuna nell'essere
sopravvissuto
così tanto nel loro territorio.
"Dubito che un adepto del Clan possa vivere abbastanza per raccontare
di essere andato e tornato dal territorio Amazzone" spiegò
semplicemente il Vicecapitano. Lo vedevo preoccupato e sorpreso da quel
mio atteggiamento teso, e non avevo di che biasimarlo, lo ero
altrettanto anche io.
Mi alzai in piedi, trattenendomi dal farlo troppo di scatto, per
evitare di attirare ancora più l'attenzione sul mio
nervosismo.
Aveva ragione. Ero sopravvissuto alle Amazzoni quando non molti altri
avevano potuto dire lo stesso, e tra questi dubitavo ci fosse anche un
solo adepto del Clan... a meno di non contare Cyru, ma quello era un
caso particolare. L'eccezione in piena regola.
Se non mi avevano ucciso, era solo grazie ad Honoria. E da questa
conclusione non c'era scampo. A costo di fare la fine dell'agnellino
ingenuo, credevo al fatto che la Regina mi avesse risparmiato sotto sua
insistenza.
Pensavo che se qualcuno avesse mai tentato di insistere sulla salvezza
di un prigioniero con Odhron, questo qualcuno si sarebbe ritrovato
nella fossa insieme a chiunque avesse tentato di proteggere. Le
Amazzoni erano un nemico, certo... ma un nemico che si era dimostrato
molto più flessibile di chi avevo per alleato.
Mi avvicinai al tavolo improvvisato del Vicecapitano ingombro di carte
e di missive da inviare, tra le quali c'era anche quella che avvertiva
il Generale che la mia missione era andata a buon fine. Sarebbe partita
con il primo falco disponibile.
Poggiai il bicchiere di vino intatto in un angolo sgrombro. Non avevo
intenzione di ingerire nulla che potesse irretire i miei sensi, che
dovevano rimanere attenti e vigili fino a che quella maledetta nottata
non fosse trascorsa.
" Tu vuoi questa guerra? " chiesi d'improvviso. Che cosa stessi
sperando di sentirmi dire era un mistero anche per me. Forse udendo i
canti stonati, le risate e le bestemmie degli ubriachi intorno a me
avevo semplicemente bisogno di sentirmi dire di non aver sprecato tutta
la vita in mezzo ad un branco di lupi.
Non doveva essersi aspettato una domanda del genere, perché
quando alzai gli occhi su di lui in attesa della risposta, mi parve
totalmente spiazzato.
"Che domanda è, Capitano?" Probabilmente la scelta di
quell'appellativo doveva essere una specie di tentativo di rinsavirmi,
riportarmi alla realtà. Ma io mi sentivo molto
più
radicato nella realtà in quel momento rispetto a quanto
fossi
mai stato in vita mia.
" Voglio sapere che cosa pensi della guerra " insistetti, lui mi
fissò per lunghi istanti.
Era una domanda chiarissima, ma lui non riusciva a capirne il senso,
evidentemente. E forse questa era già una risposta.
"È una guerra necessaria, non c'è nulla da
pensare" .
Era una delle risposte che mi aspettavo di ricevere, ma non era
ciò che volevo. Mi ritrovai a sperare che ci fosse qualcosa
di
più.
" Necessaria, perché necessaria? Le Amazzoni ci hanno mai
attaccato? " sembrava smarrito da quelle domande. Solo a me
sembravano perfettamente lecite? Ero già totalmente
impazzito?
"No, non l'hanno fatto... ma vuoi negare quanto sono ostili?" mi
scoprii a condividere un'osservazione di Honoria per rispondere a
quella semplice domanda.
" Sono confinate in un territorio come delle bestie... tu non saresti
ostile al loro posto? Perché vogliamo questa guerra? "
chiesi di
nuovo, considerato che non avevo ricevuto una vera e propria risposta.
Aprì e chiuse la bocca senza emettere suoni almeno un paio
di
volte prima di rispondere.
"È una guerra necessaria al Clan...".
" Ma perché?! " esclamai esasperato di ricevere sempre la
stessa
stupida risposta da protocollo. " A cosa ci serve gettare al vento
centinaia di vite? "
"Naur, i soldati sono sempre pronti a sacrificare la vita in guerra.
Sono addestrati appositamente. Conoscono i rischi che corrono e sono
pronti ad affrontarli" altra risposta di protocollo. Era ovvio che
tutti quei soldati sarebbero stati pronti a morire per un ordine, ed
era ovvio che avessero fatto di quel rischio una ragione di vita.
Niente che
non sapessi.
" Ma morire per qualcosa che in fin dei conti poteva benissimo essere
evitata? " mi guardò per qualche secondo con la bocca aperta
a
metà, poi stranamente sorrise.
"Se non ci credessi direi che lo spirito di Cyru si è
impossessato di te, perché stai parlando come lui" mi disse,
senza immaginare quale effetto quelle parole avevano su di me.
Cyru doveva essere arrivato alla stessa conclusione. Si era ritrovato
faccia a faccia con il nemico, lo aveva conosciuto... e aveva capito.
Aveva capito che c'era qualcosa di sbagliato nel Clan. Non che il Clan
fosse sbagliato, ma che ci fosse qualche tassello fuori posto, che
condizionava l'intero mosaico. C'era qualcosa da cambiare.
" Se ci fosse un modo per evitare la guerra, uno qualunque... tu lo
faresti? " In fin dei conti era proprio questo il punto. Quello che
Honoria aveva tentato di spiegarmi, quello che Cyru con la sua stessa
vita tentava di insegnare.
"Non sono io che decido..." rispose lui, atono.
Sì, infatti quella scelta spettava ad Odhron, e pur sapendo
che
non avrei mai avuto né voglia né occasione di
porgli la
domanda che avevo appena fatto, già conoscevo
quale sarebbe stata la sua risposta.
" Sì, ma se potessi... " provai ad insistere.
Il Vicecapitano sospirò paziente, come se ormai
fosse del tutto convinto che fossi impazzito. Forse aveva ragione...
"A parte rendermi schiavo... sì, eviterei
volentieri la guerra" .
Era la risposta che speravo di ottenere da un adepto che non
considerassi un semplice gorilla che brandiva una spada.
Feci in tempo solo a sorridere quando un improvviso silenzio esplose
più rumoroso di un urlo intorno a noi.
Tornai all'erta come un cane da guardia, e la mia mano
scattò
verso l'impugnatura della spada troppo velocemente perché
potesse essere la mai volontà a
comandarlo.
"Che cosa diamine succede qui dentro?!.....................
Maledetta!!" .
Non sapevo bene come, ma avevo un'idea precisissima di dove provenisse
quell'urlo, e in meno di un secondo, ero scomparso dalla tenda del
Vicecapitano a spada sguainata, e stavo correndo nel buio per
raggiungere la tenda di Honoria prima che accadesse ciò che
per
tutta quella sera avevo temuto di non poter impedire.
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Capitolo 28 *** 28 ***
capitolo 28 h
Honoria:
Tirai bruscamente le redini di Vega verso di me perché
frenasse, e mi accorsi di avere i palmi bagnati di sudore.
Stringevo quelle corde come se richiassi di cadere da un momento
all'altro se non mi ci fossi aggrappata con tutta me stessa.
Non so quanto mi fossi allontanata dall'accampamento, ma certamente
abbastanza da non sentire più urla, risate e colpi di
spada...
per non parlare di quegli sguardi affamati che mi avevano trafitta.
Avevo il fiatone come se avessi corso con le mie gambe...
Era passato tanto, troppo tempo, dall'ultima volta in cui mi ero
sentita così maledettamente vulnerabile. Di certo
un'esperienza
da non ripetere tanto in fretta.
La spada che Cyru mi aveva lasciato era custodita in uno scomparto
della sella di Vega. Non me ne sarei più separata. Mai
più. Avrebbero fatto fatica a strapparmela via dalle dita
irrigidite dalla morte.
Passati i primi minuti di brividi prima di rendermi conto di avercela
finalmente fatta, scesi da cavallo. Per un momento le mie gambe diedero
segni di cedimento, ma riuscii a rimanere stoicamente in piedi.
Guardai per la prima volta alle mie spalle... e mi resi conto di
ciò che avevo lasciato.
Naur.
"Scappa" mi
aveva sillabato con le labbra, mentre tentava di tenere a bada quelle
spugne ubriache.
Che cosa avrei dovuto fare? L'avevo lasciato solo... Dovevo tornare
indietro?
Non farlo...
Non ce la
farà da solo.
È perfettamente
in grado di cavarsela. È il Capitano.
Quei cosi non
riconoscerebbero neanche la loro madre... figurarsi il Capitano.
Se torni indietro adesso
non lo aiuterai. Potrai solo cacciarlo in un mare di guai, e manderai
tutto a monte.
Se gli succedesse
qualcosa...
Aspettalo.
Era insopportabile il solo pensiero, ma la voce della mia ragione, o
quella di Cyru a quanto pare, diceva il vero. Tornare indietro sarebbe
stata una mossa avventata e stupida... con il rischio che saremmo
potuti morire entarmbi, o peggio, la copertura sarebbe saltata.
Avevo sempre saputo che avrei dovuto mettere la missione davanti a
tutto il resto, sempre, a costo di pesanti sacrifici. Fino ad allora
non era mai stato un problema.
Ero sola nel buio di una fitta foresta, eppure non avevo neanche una
goccia di paura per me. Volevo solo che Naur mi raggiungesse
perfettamente integro.
Non sarei stata in grado di perdonarmi neanche un graffio...
La testa di Vega si poggiò sulla mia spalla. Lo accarezzai
ringraziandolo dell'impareggiabile aiuto, ma continuavo a guardare
verso le lontane luci dell'accampamento.
" Torna, ti prego... "
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Capitolo 29 *** 29 ***
capitolo 29 h
Naur:
"Scappa".
L'avevo buttata a terra per toglierla dalle mani fameliche dei miei
soldati. Non avevo potuto fare altro che mimarglielo con le labbra,
sperando che fosse l'unica a vedermi. Avevo finto di andarle contro per
cercare di afferrarla e rimetterla in vincoli, e per fortuna, come
avevo sperato, si era dimostrata come sempre più svelta di
me e
riuscendo ad evitarmi senza rendere evidente la farsa.
Tagliò di netto un tirone della tenda con il pugnale che le
avevo nascosto lungo la schiena.
Parte della tenda si sollevò con violenza lasciando entrare
una
folata di vento che in un primo momento ci investì tutti.
Lei
colse al volo la momentanea cecità dei soldati e
fuggì
via per raggiungere Vega.
Alcuni soldati dietro di me imprecarono, altri sguainarono la spada e
fecero per inseguirla. Li fermai con la mia.
" Non muovetevi da qui, razza di ubriaconi!! Non siete in grado di
inseguire neanche un coniglio! " urlai, recitando perfettamente la
rabbia cieca da Capitano, aiutato certamente da ciò che
realmente provavo.
La mia furia li investì allo stesso modo del vento,
bloccandoli
come tante orribili statue di cera, consapevolmente colpevoli della
verità di ciò che avevo detto. Ma non mi
soffermai oltre
a guardarli e corsi verso Taurus, intenzionato a raggiungerla dove
pensavo si sarebbe nascosta.
"Naur! NAUR!" sentii urlare.
Era la voce del Vicecomandante, che mi correva appresso. Mi fermai ad
attenderlo nervosamente che ero già praticamente con un
piede
sul passante della sella di Taurus, pronto a montare.
" Che cosa c'è? In fretta! Sta scappando! " esclamai mentre
mi issavo sulla sella.
"Tu puoi fermarla?" mi chiese.
Che razza di domanda era? Mi aveva fermato per chiedermi una cosa tanto
stupida?
" Se me ne dai la possibilità... " risposi seccato, e
accennai appunto a partire all'inseguimento di Honoria.
"La guerra... Puoi evitare la guerra, Naur?" mi chiese.
Rimasi di sasso.
Che cosa voleva dire? E quell'espressione? Mi guardava come un figlio
che implora il padre di tornare presto da un pericoloso viaggio.
E così... voleva lo stesso anche lui?
" Sì... credo di sì... " mi ritrovai a rispondere.
"Con... la ragazza?" . Non ero del tutto convinto che fosse saggio
rivelare dettagli... ma quegli occhi non mentivano.
" Sì ".
Non disse altro. Annuì e si allontanò di un passo
per permettermi di partire.
Con un solo secondo di incertezza, ritrovai la forza di far fuoriuscire
la concentrazione da quell'ultimo scambio con il Vice, almeno per il
tempo che mi serviva per scuotere le redini di Taurus e partire al
galoppo.
Mentre il vento della corsa mi avvolgeva aprendomi la strada verso la
foresta, continuavo a pensare a quella conversazione.
Era durata poco più di qualche secondo, eppure era bastata.
Bastata per riaccendere la fiducia nel Clan, quella che avevo perso
forse da tempi immemorabili.
Ed era arrivata proprio nel momento giusto. Il momento in cui pensavo
che non sarei riuscito a sopportare oltre che fossero i miei
nemici nel giusto, e che noi annegavamo nel torto...
Cavalcai per diversi minuti, fino ad avvertire sempre più
lontani i suoni dell'accampamento. Mi immersi nel silenzio della
foresta.
Il vento attraversava i miei vestiti come se non avessi nulla addosso,
mi pungeva come se sputasse aghi.
L'atmosfera nel silenzio era a dir poco inquietante. Opprimente.
Non riuscivo neanche a distingere cosa calpestavo, o avrei potuto
provare a trovare le orme di Vega.
Cercai qualche suono nell'aria, ma a parte quello naturale del bosco,
non avvertivo nulla che mi suggerisse la presenza di Honoria.
Ero certo di trovarla lì. Invece... Speravo solo che non le
fosse accaduto qualcosa.
E se qualche soldato fosse sfuggito al mio controllo e l'avesse
raggiunta? Non volevo neanche pensarci...
Certo era libera e armata... ma avrebbero potuto superarla di numero.
" HONORIA!" chiamai.
Nulla.
Rispose solo il vento, e non certo per rivelarmi dove fosse finita.
Chiamai ancora.
Un guanto nero mi afferrò il cuore. Cominciavo a
spaventarmi...
Riprovai. Sentii la voce incontrare un ostacolo nella gola che facevo
fatica ad ingoiare.
All'improvviso qualcosa mi fu addosso. La spada mi cadde di mano e a
stento rimasi in piedi. Mi costringeva il torace in una morsa ferrea.
Qualcunque cosa fosse non potevo difendermi.
Ero morto...
O forse no.
" Naur! " esclamò infine una voce. La riconobbi all'istante.
Honoria!
La stretta si rilassò appena, il che mi diede modo di
voltarmi per comprendere cosa mi fosse venuto addosso...
" Honoria! " esclamai esplodendo all'improvviso in un caldo inopportuno
considerato il freddo che avevo provato fino a quel momento. Mi
stava... abbracciando?
" Non mi importa se non sei abituato agli abbracci. Dovevo farlo! "
esclamò con voce rotta, affondando la testa nel mio petto.
Mi sentii completamente spiazzato.
Che cosa avrei dovuto fare?
Ricambiare? Ma... come?
Rimasi a guardarla per tutto il tempo dell'abbraccio con gli occhi
spaventati e smarriti. Per non parlare di quel maledetto profumo,
concentrato in modo preponderante nella mia aria.
Infine la stretta si sciolse e Honoria fece un passo indietro.
" Scusami... è solo che... ti ho lasciato lì solo
e... ".
Infine il mio cervello riuscì a immagazzinare l'informazione
dell'abbraccio appena sciolto, per farmi tornare bruscamente con i
piedi per terra.
" È stata colpa mia... avrei dovuto ascoltarti, era meglio
che
rientrassi come Alagos. Non avevo considerato quanto fossero bestie...
" ammisi con un certo rancore, ma ero sollevato di aver visto quella
speranza accesa negli occhi del mio Vice.
" No, tu avevi ragione... era il solo modo per avvicinarsi al castello
con sicurezza. Non è stata affatto colpa tua ".
Non eravamo abituati a prenderci le reciproche colpe e a chiederci
scusa a vicenda.
Il silenzio che ne seguì lasciò che mi tornasse
in mente
che cosa fosse appena successo, il che non contribuì ad
allegerire l'imbarazzo...
Decisi che fosse mio dovere recuperare le redini della conversazione.
" Bene... ehm... troviamo un posto per riposare qualche ora? Dobbiamo
nasconderci dai soldati, quindi ci addentreremo un po' nella foresta...
" pensavo stessimo riprendendo la strada verso la normalita, non fosse
che mentre parlavo Honoria si era fatta di nuovo pericolosamente
vicina, e ancora una volta il profumo mi tolse il respiro.
" Grazie " mi mormorò all'orecchio lasciandomi un bacio in
mezzo alla barba.
Volevo morire.
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Capitolo 30 *** 30 ***
capitolo 30 h
Honoria:
Trovammo riparo in una grotta naturale nel mezzo del bosco e lasciammo
i cavalli ancora più lontani, in modo da non attirare
nessuno
verso di noi. Li avremmo recuperati la mattina dopo.
Alle prime luci dell'alba eravamo in marcia verso il castello, sperando
che nessuno ci venisse dietro.
Naur sembrava molto sicuro in proposito, e altrettanto restio a
spiegare le ragioni.
Pazienza, io avevo ben altro a cui pensare. C'era un piano ben preciso
da architettare.
Entrare nel castello sarebbe stato facile se Naur mi avesse portato
ancora come prigioniera. L'idea mi piaceva ancor meno dell'ultima
volta, ma senza dubbio si trattava di un modo sicuro per entrare ed
avere la situazione almeno parzialmente sotto controllo.
Il problema sarebbe stato raggiungere Odhron e creare la giusta
situazione per finirlo... c'era da riflettere.
E mentre io riflettevo, di punto in bianco Naur ruppe il silenzio.
Avevamo deciso di rallentare durante le ore più calde della
giornata, in modo da mantenerci in mezzo agli alberi e farci riparare
dalle loro fronde, al fresco.
Così trottavamo uno di fianco all'altra.
" Be'... non mi hai mai detto che cosa hai intenzione di fare dopo... "
disse, col tono esitante di chi ci aveva pensato un bel po' prima di
parlare.
Io stavo vagando con la mente da tutt'altra parte, non compresi subito
il senso della domanda.
" Dopo? ". Intendeva un dopo suicidio? Era una domanda per testare se
credessi o meno nell'aldilà? Di quel dopo parlava?
Perché
non vedevo molti altri dopo alternativi...
" Sì, dopo... un eventuale dopo... " precisò.
Già quello descriveva in modo migliore la loro situazione.
" Eventuale, meglio. Be', non ho mai pensato davvero ad un dopo, se mai
dovesse esserci. Non mi piace illudermi ". Indugiare troppo
nell'eventuale libertà del poi era
un'illusione bella e buona, che avrei dovuto vedere svanire con immenso
dolore.
" Be', vedila così... pensare che il futuro riservi qualcosa
di
bello potrebbe spronarti a combattere più duramente "
propose
Naur.
Forse... ma tutti i motivi che mi spronavano a combattere non
c'entravano niente con il poi. Dovevo mantenere la promessa a Cyru,
dovevo vendicare il fatto che fosse stata la mia mano a dargli la
morte... dovevo togliermi quel peso dalle spalle. Per il momento, era
questo che mi importava. Non ero ancora pronta ad una dimensione in cui
esisteva un poi.
Ma dopo la domanda di Naur, sinceramente, cominciai a pensarci... ma
era un futuro così oscuro che i miei occhi non riuscivano a
distinguere nulla.
La morte di Odhron avrebbe chiuso la faccenda? Non ci sarebbe stata una
guerra? Finalmente il progetto di Cyru si sarebbe realizzato? E a che
prezzo?
E soprattutto... io sarei riuscita a recuperare una vita che fosse del
tutto mia?
" Se la metti così... ".
Naur si schiarì la voce:
" Ad esempio... hai qualcuno da cui tornare, magari? " disse.
La domanda mi sorprese. Gli avevo già spiegato la storia
della
mia famiglia insieme a quella della sua, credevo fosse abbastanza
chiaro.
" Intendi una famiglia? " Non avevo mai conosciuto un affetto del
genere. L'idea che mi ero fatta mi piaceva, nonostante fosse solo
frutto della mia immaginazione: amore incondizionato... nulla di
più puro.
" Sì, be'... non solo... un qualsiasi genere di qualcuno...
".
Riuscì a cogliermi ulteriormente di sorpresa. Avrebbe dovuto
conoscere anche quella
parte della storia...
" Be', Cyru era praticamente l'unica persona con cui avessi un qualche
genere di rapporto... " era la prima volta da giorni che riuscivo a
dirlo senza dover per forza trattenere il magone nella gola. Bruciava
ancora, certo, ma finalmente quella parte della faccenda stava
acquisendo sempre maggiori sembianze di semplice constatazione.
" Di che tipo? " chiese Naur, tanto velocemente da darmi la sensazione
che ce l'avesse pronta sulle labbra... e chissà da quanto
tempo.
" Cosa? " chiesi senza capire. Era di certo la conversazione
più
strana che avesse mai avuto luogo tra noi due. Specialmente
perché non ne riuscivo a vedere un possibile fondo.
" No, sai, mi chiedevo... se tra te e Cyru... cioè, se posso
permettermi... ".
Di nuovo...
Sentii il viso avvamparmi di irritazione ed imbarazzo solo a pensarci.
Tuttavia mi rendevo conto che avrebbe trovato il modo per continuare a
chiedermelo finché non gli avessi risposto. Certo, per quel
poco
che ci restava da vivere.
" Tecnicamente non potresti... ma tanto per chiudere una volta per
tutte questo discorso: no. Non c'è mai stato nulla di
amoroso
tra me e il mio maestro. Lui era follemente innamorato della Regina
delle Amazzoni, profondamente ricambiato... " mi fermai lì,
ma
per essere una risposta partita in una certa maniera, aveva un che di
incompletezza, e lo sapevo bene. Incompletezza che non trovavo le
parole per colmare.
Fui lieta di scoprire che dopo l'ultima conversazione con la Regina,
avevo cominciato a digerire l'idea della loro relazione, cosa che non
ero ancora riuscita a fare finché permaneva nella mia testa
esclusivamente il mito di quella donna e non la realtà.
" Mentre tu... " provvide subito ad incalzare. Non c'era che da
domandarsi i motivi di tale curiosità.
" Non è importante... " risposi. E non lo era davvero... non
più...
" Capisco... " gli fui molto grata che non avesse continuato ad
insistere. Ero pronta a cambiare discorso.
" Be', tu invece? Hai pensato a cosa fare nel fortuito caso in cui si
riesca? Ah, non oso chiederti se hai donne in ballo, mi sembra di aver
capito abbastanza quanto ci ami... ".
Praticamente per la prima volta da quando lo conoscevo
arrossì
violentemente dall'imbarazzo. Sulla sua carnagione chiara si notava
molto più rispetto a tanti altri.
" Già... be', non saprei... " balbettò
inciampando nelle parole mentre abbassava lo sguardo.
Non concluse mai quella frase, perché quando
riacquistò
il coraggio per alzare nuovamente lo sguardo di fronte a sé,
qualcosa sembrò colpirlo tanto da bloccare persino la marcia
del
cavallo.
Vidi il suo viso tornare cereo ancor più di quanto non fosse
naturalmente.
" Che c'è? Che hai visto? " Cercai di scrutare anche io
l'orizzonte, ma non capivo cosa ci fosse di strano in ciò
che
avevamo di fronte.
Seguii il suo sguardo.
C'era qualcosa di fuoriluogo effettivamente, ma non tanto da
sorprendermi fino a quel punto. Sembrava un cartello delle
informazioni, un palo di legno con su inchiodata una targa. In cima
poi, c'era piantato qualcosa di sferico che da così lontano
non
riuscivo a distinguere. Dovevo ammettere che avesse un che di macabro.
Be', c'erano ben poche direzioni da indicare da quelle parti... che
cos'era?
" No... no, no, no!!! " urlò Naur senza rispondere,
ovviamente,
alla mia domanda. Partì di nuovo al galoppo, evitando
difficoltosamente gli alberi che si paravano davanti in ogni direzione.
Gli corsi dietro.
" Naur, cosa....? " stavo per chiedere, quando la vicinanza mi permise
finalmente di distinguere cosa fosse piantato in cima al palo.
Frenai bruscamente inorridita.
Una testa.
" Dobbiamo andar via di qui! Subito! " mi urlò Naur, appena
più vicino di me. Taurus scalpitava e smuoveva la terra. Io
non
riuscivo a staccare gli occhi da quell'orrenda visione. Cominciavo a
riconoscere il proprietario, per quanto la morte violenta gli avesse
decisamente deturpato l'aspetto. Lo avevo già visto...
era... il
Vicecomandante.
Ma... che cosa diavolo... che significava tutto ciò...?
Sforzai la vista per riuscire a leggere cosa ci fosse scritto nel
cartello di legno appena sotto.
La scritta era rossa, e per quanto ogni logica lo suggerisse, mi
rifiutavo di credere che fosse sangue.
Diceva: La mia
guerra è finita.
Ma cosa?
" Ma...? " cercai di chiedere, senza sapere bene neanche io che cosa
volessi chiedere. C'erano tante domande che avrei potuto fare, ma il
disgusto per la scena le arginava nel fondo del mio cervello come una
diga, in modo che non potessi portarle fino alla bocca per esprimerle.
" Ti spiegherò poi. Ora... " era agitato come non avrei mai
neanche potuto immaginare.
Neanche quella frase trovò conclusione, prima che urla e
rumore
di zoccoli di cavallo non ci raggiungessero da ogni lato della foresta.
Chiunque fossero, e io avevo ne una ben precisa idea... ci avevano
circondati. Naur mi guardò in preda al terrore. Il galoppo
dei
cavalli si faceva sempre più vicino. "SCAPPA! "
urlò.
Obbedii senza domandarmi altro.
Per puro istinto di sopravvivenza.
Ma quell'istinto non fu sufficiente.
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Capitolo 31 *** 31 ***
Naur:
Dov'è che avevo già visto quella scena?
Un uomo in ginocchio di fronte al proprio nemico, con la vita appesa ad
un sottile filo di ragnatela.
Ah già...
Giusto qualche tempo prima, avevo guardato un uomo in quella stessa
situazione così fiero e sereno, chiedendomi se anche io
avrei
avuto il coraggio di affrontare così sfacciatamente il
destino
già scritto. Solo il mio ormai ex Generale avrebbe potuto
rispondere alla mia domanda. Mi studiava dall'alto della sua immensa
figura. Non ero più
al suo fianco come la volta precedente.
Toccava a me affrontare il mio destino.
" Allora, Capitano... Volevate fermare la guerra? " mi
schernì Odhron, rimarcando con uno scalpello sul mio
fallimento.
Era quella la differenza. La differenza tra me e Cyru. Lui era morto
sapendo di aver nascosto perfettamente la sua carta vincente. Era
riuscito a passare il testimone a chi, secondo lui, avrebbe finito di
correre.
Io invece? Avevo interrotto la corsa, sconfitto dal pugno di ferro
dell'avversario.
L'ultima volta che avevo sentito la voce di Honoria era stato nel
bosco, appena prima che mi colpissero alla testa. Al mio risveglio mi
ero ritrovato in quella cella, e di lei non c'era traccia.
Neanche io potevo spiegarmi perché ne fossi tanto convinto,
ma
sapevo che Odhron avrebbe ucciso prima me che lei. Era ancora viva, da
qualche parte, ne ero certo ma non potevo raggiungerla o aiutarla in
alcun modo.
Se ne era in grado, avrebbe dovuto cavarsela da sola. Sapevo bene
quanto fosse un'idea impossibile, ma davanti alla morte avevo anche io
il benedetto diritto di illudermi che non fosse tutto finito. Lei era
ancora viva e io potevo morire con questa certezza.
" Dov'è lei? ". Sapevo che non avrei mai ottenuto una
risposta,
tuttavia di razionale ormai non mi era rimasto più nulla,
perciò lo chiesi ugualmente.
" Nessuno ti ha mai insegnato che il solo modo per fermare una guerra
è vincerla? ". Odhron ignorò completamente la mia
richiesta, non mi aspettavo di meglio.
Certo che me lo avevano insegnato. Forse era stato addirittura il padre
stesso di Honoria a farlo. Mi avevano anche detto di osare il tutto per
tutto, sempre. Mi avevano insegnato quanto valeva la vita di un adepto.
Valeva il Clan. E sotto questo insegnamento ne erano morti a centinaia.
Persino io.
" Dov'è la ragazza? " continuai a chiedere. La mia mente era
nella totale anarchia rispetto alla ragione, ed evidentemente quella
domanda era l'unica che le interessava davvero.
" Non ha alcuna importanza, Capitano. Abbandona le ansie inutili e
considera entrambi già morti, visto che a breve lo sarete
davvero e non puoi far nulla per evitarlo " rispose infine Odhron, non
senza una certa soddisfazione. Della rabbia che quasi lo aveva
soffocato la notte della morte di Cyru non c'era neanche l'ombra. In
quell'occasione aveva avuto un tassello che in meno nel mosaico, ma le
cose erano cambiate. Aveva vinto. Almeno sull'uomo che aveva di fronte.
" Che siamo morti fallo dire ai topi che ci mangeranno, ma non prima
che lo facciano... " risposi.
Lei era viva. Lei era viva e avrebbe vinto.
Sì, era assolutamente impossibile. Come era impossibile per
una
donna potesse nascondersi nel Castello vestita da soldato, o che mi
battessein duello.
Era impossibile per un adepto del Clan sopravvivere alle Amazzoni.
Era impossibile cambiare completamente visione del mondo grazie ad una
ragazzina.
Una volta credevo nel limite dell'impossibile. Ero stato costretto a
smettere.
" Sì, sono bellissime parole. Un po' banali dette da un
condannato a morte, ma posso giustificare la mancanza di fantasia visto
l'imminente trapasso " rispose lui quasi annoiato, non fosse stato per
quella luce eccitata che gli illuminava lo sguardo. Sembrava uno squalo
che aveva annusato nell'acqua l'odore del sangue.
" Il Sole tramonta su tutti, Odhron, lo farà anche su di te
".
" Temo che tu non lo vedrai ".
" Non ero destinato a farlo, ma qualcuno presto arriverà "
Odhron scoppiò a ridere.
" Ti senti come Cyru, non è così? Be', ti ricordo
che non
sei lui, e non farai in tempo a diventarlo. Ma sarebbe fiero di te, hai
impiegato molto meno tempo a farti abbindolare".
" O a svegliarmi " lo corressi immediatamente.
Niente era mai stato tanto chiaro come in quel momento. Tanti dubbi con
cui avevo semplicemente imparato a convivere si erano dissolti.
Era bastato molto meno di quello che pensassi. Bastava aprire gli
occhi, e soprattutto spalancare la mente. Guardare il mondo non solo
sull'attenti al fianco del superiore, ma anche da altre angolazioni,
vari punti di vista. Le verità appaiono così
ancora
più nitide.
"Generale..." una terza voce era entrata in scena, accompagnata da una
lama di luce delle fiaccole che entrava adesso attraverso la porta
aperta dal corridoio.
Odhron si voltò di scatto verso il soldato che aveva fatto
il suo ingresso nella cella incenerendolo con lo sguardo.
" Sbaglio o avevo ordinato di non essere interrotto? " era una domanda
che non attendeva risposta, semplicemente il soldato doveva sparire
dalla sua vista prima di dare ad Odhron il tempo di ricordare il suo
viso.
Il soldato, pur conoscendo il pericolo, rimase sull'attenti senza
accennare un passo.
"Chiedo scusa, Maestro. È un'urgenza..." fu la
giustificazione. Odhron sbuffò come un toro infuriato.
" Sentiamo l'urgenza... " acconsentì trattenendo a due mani
la sfuriata.
La risposta del soldato si fece attendere qualche secondo.
Pessima mossa.
"Non troviamo più la ragazza" riuscì infine a
dire, in
modo da motivare tutti quei piccoli errori che un soldato in
una
normale situazione avrebbe dovuto evitare di fronte ad Odhron.
Improvvisamente, come fossi stato svegliato da un sonno agitato con una
secchiata d'acqua, mi sentii nuovamente vivo, catapultato nella
realtà.
La realtà in cui Honoria riusciva ad eludere i guerrieri
più abili del mondo calpestando l'impossibile.
Era perfettamente chiaro. Chiaro il motivo che aveva spinto Cyru a
ridere di fronte alla morte, cosa che finalmente riuscii a fare anche
io. Lui conosceva bene il valore della persona a cui aveva affidato il
compito, e adesso ne ero perfettamente convinto anche io.
Persino Odhron doveva essere stato investito dalla mia stessa
consapevolezza, ma di certo ne era molto meno entusiasta.
Fissò per diversi secondi l'ambasciatore di quella terribile
e
allo stesso tempo magnifica notizia, completamente interdetto, quasi
facesse fatica a ricordare come si respira.
" Che cosa hai detto? " chiese subito dopo aver riacquisito la
facoltà di parlare.
Lo vidi gonfiarsi di rabbia fino quasi ad esplodere. Io al contrario mi
riempivo della stessa soddisfazione che ricordavo di aver letto negli
occhi di Cyru.
Era strano essere davanti alla propria morte eppure non vederla
affatto, accecato piacevolmente da quella piccola vittoria, pur sapendo
che non mi apparteneva quasi per nulla.
Scoppiai a ridere.
" Sbaglio o erano state giusto le ultime parole di Cyru? È troppo furba per
te! ". Soprattutto, era lei quella che doveva farcela,
ormai era evidente.
La rabbia di Odhron fino a quel momento trattenuta con la forza,
esplose nelle sue urla.
" CHIUDIGLI LA BOCCA!! " urlò a un soldato già
presente nella stanza, il mio boia, che si avvicinò
lesto
alle mie spalle, evitando di contraddire il suo capo o di farlo
attendere.
Fu un piacere notare come Odhron adesso evitasse di guardarmi,
intollerante all'espressione soddisfatta che doveva essersi dipinta sul
mio volto.
Si voltò per sbraitare contro il suo soldato, esattamente
come al tempo fece con me.
" Non c'era una maledettissima guardia alla sua cella?! ".
"C'era, Signore...".
" E dov'era, maledizione?! ".
"Era lì ma...".
" MALEDETTA STREGA!! TROVATELA!! TROVATELA!! "
E mentre Odhron sbraitava contro il suo sottoposto, un profumo
decisamente familiare mi riempì i polmoni affluendo al
sangue
fino a riempire ogni angolo del mio corpo con una violenza che
ricordavo appartenere solo ad una buona bevuta di birra.
Mi accorsi solo in quell'istante che il soldato a cui Odhron aveva dato
l'ordine si era inginocchiato alle mie spalle... non impiegai
più di un secondo a capire.
Alagos viveva ancora.
Non osai dire nulla, ma non fu facile trattenersi fermo di fronte a
quella scoperta.
Avvertii subito i vincoli ai polsi sciogliersi, e subito dopo il freddo
metallo che si poggiava sulle mie mani.
Odhron continuava ad urlare, perciò non poté in
alcun modo udire ciò che disse:
" Afferra questa spada e appena puoi corri fuori ed impedisci ad altri
di entrare ".
Credevo che non avrei più udito quella voce, e invece eccola
che
soffiava nel mio orecchio. Mi costrinsi a concentrarmi su
ciò
che diceva, piuttosto che sul suono della voce...
Strinsi la spada in segno d'assenso.
In un primo momento pensai che sarebbe stato folle abbandonarla in
quella stanza con Odhron... ma dopo ciò che aveva appena
fatto
come potevo dubitare ancora? Poteva qualsiasi cosa...
" TROVATELA! Non può essere andata lontano!! "
"Sì, Signore!" esclamò il soldato. Corse fuori,
probabilmente sollevato dal potersi allontanare dall'ira di Odhron
più che altro.
Il Generale si voltò furente verso di me. Non pareva neanche
sospettare chi si nascondesse sotto il cappuccio del soldato che mi
stava alle spalle, le fiamme dei suoi occhi erano solo per me.
" Contento? È ancora viva! Fai il galantuomo e aprile i
cancelli
del cielo! " sbraitò e con un cenno della testa
ordinò al
soldato di finirmi.
Sentii una lama estratta dalla custodia... ma invece di posarsi sulla
mia gola, vidi l'ombra di Honoria puntarla verso Odhron.
" Ho già versato troppo sangue prezioso a causa tua. Adesso
basta. Adesso c'è il conto da pagare".
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Capitolo 32 *** 32 ***
capitolo 32 h
Honoria:
Come ero arrivata a puntare la lama della sfida contro il Generale, il
Gran Maestro del Clan, non ne avevo la più pallida idea.
Quanti soldati erano morti per aprirmi quel varco verso la cella? Non
abbastanza perché il loro sangue indugiasse troppo sulla
lama
della mia spada.
Infine il momento era giunto. Eravamo solo io e il mio nemico.
Per qualche istante avevo temuto che in uno scatto di coraggio, Naur
potesse decidere di rimanere con me, mandando tutto a monte. Per
fortuna aveva capito cosa era giusto fare. Dovevo rimanere da sola con
lui.
Toccava a me e a me soltanto. Così voleva Cyru...
L'intenzione di fermare la fuga veloce e rocambolesca di Naur non
sembrò tangere Odhron neanche per un secondo, che rimase
fermo a
fissarmi come se non ci fosse nient'altro attorno.
Non era mai stato così facile guardare avanti senza badare a
ciò che facevo, scavalcando tutti coloro che incontravo.
Avevo
capito il segreto: Estraniazione.
La mia anima si era del tutto discostata dal mio corpo. Stavo guardando
una ragazza puntare la spada contro il suo nemico, rispetto al quale
sembrava praticamente scomparire.
Chi avrebbe scommesso un soldo bucato su quella ragazza?
Eppure non aveva negli occhi nessuna paura... nessuna emozione...
niente di umano...
" E così... tu saresti l'arma segreta di Cyru? " disse
infine
Odhron superando la sorpresa della mia inaspettata apparizione.
Mi calai il cappuccio.
" Volevi guardarmi in faccia? Eccomi. " mi sentii dire.
Lo sguardo di Odhron vagò per diversi secondi lungo tutta la
mia figura. Mi stava valutando.
Lo lasciai fare, restai immobile in attesa che si ritenesse soddisfatto.
" Tutto qui? " fu il suo sprezzante commento finale.
Come una freccia dalla punta avvelenata scoccata da un arciere
maldestro, il suo tentativo di sfiduciarmi ronzò al fianco
del
mio orecchio, senza neanche sfiorarmi.
Conoscevo perfettamente la mia immagine, e non avevo mai ambito a
niente di più.
L'impressione visiva aveva un'importanza troppo spesso trascurata in
uno scontro. Regalare un qualsiasi vantaggio all'avversario poteva
segnare una sconfitta, e allora perché avrei dovuto dargli
modo
di prepararsi a ciò che l'aspettava? Sì, forse
non c'era
neanche tanto da dimostrare, ma volevo che mi scoprisse passo dopo
passo.
Ero consapevole delle mie armi, che andavano al di là di
quella
che stringevo in mano. Erano tutte dentro la mia testa, in un luogo che
Odhron non si sarebbe mai neanche sognato di esplorare.
Da Gran Maestro, avrebbe dovuto saperlo. " Cyru era davvero convinto di
potermi sconfiggere... con te? " continuò in un misto di
stupore
e divertimento.
Valutare.
Valutare, e basta. Mai sottovalutare. Mai sopravvalutare.
Valutare.
Non era affatto semplice, ma avere tali capacità era
ciò
che differiva un normale soldato da un adepto del Clan. O almeno, era
ciò che avrebbe dovuto essere..
" Sì, ed è la tua occasione per tappargli
definitivamente
la bocca. Ma ti consiglio di sbrigarti, perché
finché io
vivo, vive anche lui... ".
Odhron continuava a ridere, ma finalmente si decise a mettere mano
all'elsa della spada.
" Cyru è un banchetto per vermi ormai ".
" O forse ti sta semplicemente aspettando ".
" Credo che tra breve scopriremo chi sta aspettando "
ribatté lui sguainando la spada con un sibilo.
Ero già pronta. Ero pronta da una vita.
In effetti non avevo altro, non avevo mai avuto altro nella vita oltre
a quello scontro.
Tutto ciò che in quel momento consideravo il mio passato era
votato al fatto che un giorno sarei arrivata proprio lì. A
cosa
ci fosse oltre non avevo mai pensato, né era quello il luogo
adatto per cominciare a farlo.
Era il momento di scoprire se vent'anni erano valsi la pena.
Odhron non attese oltre, e caricò il suo primo fendente.
Niente
di difficile da parare, il mio braccio scattò d'istinto e la
mia
lama incrociò la sua accanto al mio fianco sinistro.
Non aveva ancora finito di studiarmi. Stava valutando la
velocità e la prontezza della mia difesa, stava cercando
qualche
lacuna. Be', se pensava che avrebbe condotto lui il gioco, stava
sbagliando di grosso.
O forse lo avrebbe fatto, ma non gli avrei reso il compito facile come
pensava.
Alla fine si trattava di questo. Del controllo. Era quello il segreto
del Clan.
Molto diverso dal controllo che avevo esercitato sui colpi di Naur
quando ci eravamo trovati a duellare.
Si trattava di un legame che si instaura tra la mente e tutto
ciò che ha intorno, come una rete fitta di cui è
la mente
stessa a muovere i fili. Controllo di tutto... di se stesso,
dell'avversario, dell'aria, degli oggetti. Un uomo e la sua spada si
strasformavano in un unico essere immerso in quella rete di
collegamenti di cui era padrone.
Di quella disciplina, Odhron era di certo un maestro. Lo sapevo, e di
certo non mi illudevo di poterlo superare, non con facilità.
Dovevo solo provare a sfondare la difesa, fargli commettere anche un
solo errore da sfruttare.
Bastarono pochi minuti di strenua difesa per comprendere che quell'uomo
non avrebbe commesso un errore neanche se l'avesse fatto apposta.
Tutto ciò che potevo fare io era murarmi dentro la difesa
composta dalla mia spada e dalla corazza... e pensare...
Cerca il punto debole. suggerì la voce di Cyru
nella mia testa, mentre rotolavo di lato per evitare un affondo diretto
al mio addome.
Questo coso non ha punti deboli. pensai disperatamente.
Odhron era una roccia. Cominciavo a pensare che se anche fossi riuscita
a colpirlo, probabilmente la mia lama non sarebbe neanche riuscita a
scalfire la sua pelle.
Osservalo. Rifletti su ciò che vedi non su ciò
che vorresti vedere. continuò la voce di Cyru,
quasi a volermi rimproverare.
Era come risentire nella mia mente le varie fasi del mio
addestramento attraverso le sue parole.
Vedo un rinoceronte obeso armato di spada, ecco cosa vedo...
fu la prima cosa a cui pensai. Poi mi decisia concentrarmi.
Tutto ciò che potevo fare era fidarmi di Cyru, come avevo
fatto per una vita.
Cominciai ad osservarlo in tutti i suoi dettagli, senza lasciarmi
distrarre da quanto fossero spaventosi, ma analizzandoli per
ciò
che erano.
Cosa avevo io che lui non aveva?
Era alto... molto alto. Molto grosso, anche... ciò lo
limitava molto in velocità, il che girava a mio vantaggio.
L'armatura era di certo molto più spessa della mia, dovevo
escludere a priori gli affondi o le stoccate...
C'era un solo modo per ucciderlo, ed era forse il meno arrivabile.
L'armatura non gli proteggeva perfettaente il collo per non limitargli
il movimento, ed era la sola parte vitale a cui potevo puntare.
Il problema era arrivarci.
Se non ci arrivi tu, facci arrivare lui...
suggerì ancora Cyru.
Sì, certo... aspetta che gli chiedo gentilmente di
abbassarsi... pensai, ma infondo sapevo che era l'unica
cosa da fare.
Per prima cosa dovevo sfondare il muro di pietra che aveva davanti.
Sfondare la difesa di Odhron non era affatto un gioco. Non stavo
più duellando con Naur nella foresta.
Non era neanche in palio soltanto la mia vita, ma quella di centinaia
di persone, tuttora inconsapevoli.
Guizzavamo in aria scontrando le spade, come due vespe che si
incontrano in battaglia a mezzaria. Non c'era nulla che ci tratteneva
al suolo. Eravamo noi a controllare il peso e la densità
dell'aria attorno. Era solida abbastanza da poterci camminare e saltare
di sopra, ma abbastanza inconsistente da non bloccarci il passaggio.
Non c'era nulla di brutale in quella lotta, perché basata
soprattutto sulle capacità mentali piuttosto che quelle
fisiche.
Dovevo saltare per raggiungere la gola di Odhron, ma le sue difese
erano tenaci e pericolose quanto gli attacchi, ed io non riuscivo
neanche a trovar di spada per aprirmi un varco. Continuavo a muovermi,
dando fondo a tutte le mie energie, ma sapevo che in qualche modo
riuscivo a metterlo in difficoltà.
Non riusciva a gestirmi, e questo era già un buon risultato.
Doveva aver capito dove stavo puntando, ciò rese tutto se
possibile ancora più maledettamente difficoltoso.
Vuoi entrare nella mia testa? Sappi che non servirà...
di farmi manovrare da Odhron non ne avevo neanche la minima intenzione.
Tentai. Sebbene un semplice tentativo andato storto potesse costarmi
ben più di un fallimento...
La sola parte del corpo alla quale sarebbe stato credibile puntassi
erano le gambe, perciò andai di punta verso le sue
ginocchia. La
finta funzionò. La lama di Odhron scese lesta verso il
basso, e
nello stesso istante spiccai un salto che mi avrebbe portato in linea
di tiro con la sua gola.
Troppo ovvio...
In fretta com'era scesa, la lama risalì...
Non esistono parole tali da descrivere il dolore che seguì
il
colpo di lama di Odhron che mi squarciò il fianco rimasto
scoperto dal tentativo di attacco. Caddi a terra.
Nei polmoni neanche abbastanza fiato da poter urlare. Il dolore mi
bloccava le vie respiratorie, non riuscivo a riempirli.
Ero morta.
Ero morta, e avevo fallito.
Avevo buttato al vento fatica, sacrificio, sudore e sangue... vent'anni
di addestramento... il sogno di Cyru... la fine della guerra...
Tutto si sarebbe spento con la mia morte.
La caduta mi sembrò durare in eterno, quasi come se fossi
finita
dentro il cerchio di un pozzo infinito, del quale nessuno conosceva la
profondità.
Vent'anni buttati. I miei vent'anni. La mia vita.
La mia vita che non era servita ad altro che a questo. Io che ero
destinata a vincere, a cambiare il mondo...
Ci avevo creduto, e Cyru mi aveva aiutata a crederci. Che fosse
possibile. Che fossi destinata.
Avevo sacrificato la mia giovinezza... avevo rinunciato ad una vita
tranquilla... ad un semplice campo da coltivare... ad un fuoco caldo
d'inverno... ad un alito di vento fresco d'estate... all'erba soffice
sotto i piedi... il sapore del buon cibo... agli affetti...
all'amore... alla famiglia... tutto per finire in un lago di sangue.
Avevo rinunciato a presente, passato e futuro...
Sì, perché forse avrei avuto un futuro. Forse ci
avevo
sperato. In un futuro diverso da ciò che avevo vissuto. Non
ci
avevo mai veramente pensato come in quel momento, proprio quando tutti
i sogni si spegnevano come candele.
Avevo sperato di poter ottenere una vita vera, di recuperare tutto
ciò a cui avevo rinunciato. Volevo vedere infinite porte
aprirsi
di fronte a me, migliaia di diverse possibilità... volevo
assaporare un premio per tutto ciò cui avevo lottato.
Volevo che ci fosse Naur.
È questo che vuoi, Honoria? Lo è veramente?
È quello che avrei voluto. Ma ho fallito.
La guerra non c'entra
più
niente. C'entri tu. Vuoi la tua vita? Vuoi goderti ciò a cui
sei
stata costretta a rinunciare?
Sì.
Non ti cadrà tra le braccia. Lo sai, non è
così che funziona. Se è quello che vuoi...
prenditelo!
Non ce la faccio...
Nessuno lo
realizzerà per te se stai qui ferma ad aspettare.
Sto morendo.
Ma non sei morta ancora...
In ginocchio, tremante, a tenermi il fianco, dialogavo disperatamente
con il mio maestro.
Sentivo la fine così vicina...
Così vicina che non hai nulla da perdere.
Alzai lo sguardo mentre Odhron, forse molto più lentamente
di
come stesse facendo in realtà, caricava il fendente mortale.
Quello che mi avrebbe finita, a dispetto di tutto ciò che
avrebbe potuto dire lo spirito di Cyru nella mia testa.
Il dolore era insopportabile, e sentivo tutto il sangue abbandonare il
mio corpo attraverso la ferita, come se non avesse aspettato altro per
uscire.
Non avevo fatto altro che combattere per tutta la vita. Era tanto
chiedere un po' di pace?
Finalmente tornai me stessa, dopo la lunga estraniazione durante
l'estenuante duello. Tornai umana. E con l'umanità
tornò
anche la rabbia.
Me lo meritavo.
Meritavo di vivere... come volevo io.
Meritavo un premio per tutti i miei sforzi. E se la vita era
così bastarda da negarmelo... be', me lo sarei preso
comunque, e
con la forza!
La spada era ancora stretta nella mia mano, non so quale forza mi
costringeva a stringerla, quasi ci fosse la mano di Cyru intorno alla
mia, come da bambina.
Avvertii, quasi fosse possibile, la lama scendere verso la mia testa
lentissimamente... pochi secondi...
Caricai di punta, come un cervo col capo cinto contro il rivale... io
avevo la spada...
Urlai di dolore e di rabbia. Urlai e mi feci forza per gli ultimi
battiti.
Le sue urla si unirono alle mie quando la punta della mia spada si
conficcò nella sua coscia, preso del tutto alla sprovvista
dalla
mia nuova determinazione.
Il suo colpo invece andò a vuoto.
Cadde a terra. Io mi rialzai e subito liberai la spada, sentendo il
rumore sordo dell'osso della gamba che si rompeva.
Non riuscivo a mantenere stabilmente il mio peso... ma ripresi il
controllo in fretta. Avevo poco tempo.
Schivai il primo... o l'ultimo... disperato tentativo di salvezza di
Odhron.
Lo guardai negli occhi. Ne osservai la luce viva, quasi implorante di
rimanere accesa...
Di fronte alla morte avevano tutti la stessa espressione.
Erano tutti uomini.
Toccava a me quella volta, e mi sarei comportata da egoista fino in
fondo.
Infine la mia spada trovò la sua gola.
Il mio sguardo era fermo sui suoi occhi. Ingranditi dalla paura,
brillanti ed umidi di vita... poi spalancati dal dolore... infine
spenti come due pozzi neri senza fondo.
Una morte banale, veloce. Chissà che altro mi aspettavo...
pareva essere finita troppo in fretta.
Una vita si era spenta... probabilmente in contemporanea a tante
altre... e il mondo continuava a girare senza curarsene. Senza neanche
un accenno, un'esplosione, un grido.
Fine.
Quasi mi rendessi bruscamente conto della realtà, caddi a
terra stremata e dolorante.
Respirai, quasi fosse per la prima volta. Dalla ferita ancora sgorgava
sangue luccicante, strana testimonianza che ero viva... quando avevo
guardato praticamente la morte negli occhi.
Ma non era quella la mia fine. Era solo l'inizio.
Tocca a me.
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