Trovatela!

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


 Un adepto del Clan rimane tale dall'inizio dell'addestramento, fino alla morte.
Ogni adepto del Clan è tenuto all'obbedienza verso i suoi superiori.
Nessun adepto rivelerà i segreti del Clan a chi non è degno di conoscerli: uomini non autorizzati dal Maestro, e qualunque donna.


 
Naur:

" TROVATELA!! ".
" Signore, l'esercito sta setacciando la città e il bosco, non c'è traccia
di... ".
Il generale Odhron aveva completamente perso il senno. Un uomo che di solito sapeva dimostrare in modo eccellentemente chiaro la freddezza che lo aveva ucciso dentro, era esploso in uno dei sentimenti più rappresentativi dell'essere umano: la rabbia cieca. La sua figura era già piuttosto marcata e difficilmente ignorabile quando era calmo, nella furia sembrava aver raddoppiato la sua notevole altezza. Era una belva!
Mi prese dal collo e mi avvicinò con tanta violenza al suo viso gonfio e paonazzo che per un folle istante pensai volesse inghiottirmi.
" VOGLIO QUELLA RAGAZZINA E LA VOGLIO VIVA! TROVATELA, CAPITANO! O RIMPIANGERETE DI ESSERE NATO!! " prese ad urlarmi addosso. Non era la prima volta che gli sentivo intimare una minaccia del genere, ma di certo in quello stato, l'effetto era decisamente più efficace. La mia armatura risuonò nell'angusta stanza di pietra come un gong quando mi sbatté con forza al muro. Mi sarei addirittura aspettato di sfondare la parete.
Avevo perso il rispetto per quell'uomo da tempi immemorabili. Violento e crudele oltre i confini dell'immaginazione. Ma era pur sempre un mio superiore, e il rispetto lo imponevano i doveri da militare. Fu solo grazie a quelli che la mia spada rimase al sicuro nella fodera.
Tra l'altro, non sarebbe stato saggio sguainarla di fronte ad un Maestro così sorprendentemente infuriato e capace di uccidere.
Il mio
 addestramento è completo.
La mia abilità con la spada va ben oltre la
 media degli altri adepti del Clan.
Sul mio coraggio, nessuno oserebbe
 mettere bocca.
Ma sfidare la furia del Maestro non è coraggio... è
 stoltezza allo stato puro.
Troppe regole erano state infrante perché il generale bollisse in quella maniera.

Un adepto del Clan rimane tale dall'inizio dell'addestramento, fino alla morte.
Ogni adepto del Clan è tenuto all'obbedienza verso i suoi superiori.
Nessun adepto rivelerà i segreti del Clan a chi non è degno di conoscerli: uomini non autorizzati dal Maestro, e qualunque donna.


Arrivai all'assai saggia conclusione di rispondere semplicemente:
" Farò del mio meglio, generale "
" Uccidili pure tutti, Odhron " intervenne una profonda voce irrisoria nell'ombra soffocante della stanza, dove la luce delle torce appese alle pareti faticava ad arrivare. Mi voltai d'istinto verso la fonte della voce.
Non credevo che avrei mai pensato una cosa del genere, ma mi ritrovai a desiderare di riuscire anche io a guardare la morte con tanta strafottenza una volta giunta la mia ora.
Catturato.
Sottoposto a torture insopportabili al solo pensiero.
Lasciato
 marcire a pane ed acqua in una fredda prigione.
Adesso costretto sulle
 ginocchia, con le mani legate dietro la schiena ed una lunga lama di un coltello sulla gola.
Non c'era uomo più sereno e tranquillo, perfino
 divertito del generale... o meglio, ex generale... Cyru: " Non la troverai mai. E' troppo furba per te "
" Questo lascialo decidere a me, Cyru " gli rispose Odhron, a voce molto più bassa ma altrettanto carica di rabbia e frustrazione. Per tutta risposta, ben consapevole che questo non avrebbe fatto altro che
alimentare quella furia, Cyru si lasciò andare ad una risata sommessa, fissandolo dritto negli occhi.
" Il tuo regno del terrore è giunto al termine, amico mio... A nulla varrà nascondersi dietro il tuo esercito, dovrai affrontarla presto o tardi " gli disse, sereno e soddisfatto come se il coltello minacciasse
tutt'altra gola.
" Se speri che io abbia paura, ti sbagli Cyru. Chi sta scappando è lei. Ma tu hai infranto la legge del Clan, hai addestrato un essere non meritevole di apprendere... una donna! " concluse quasi soffocando
nell'ira della voce.
" Non sei mai stato in grado di decidere chi fosse meritevole o meno! E quelle regole sono spazzatura! Uccidi me e goditi i tuoi ultimi respiri da Maestro, Odhron... la tua festa sta per finire".
" Troverò quella ragazza. Viva " aggiunse Odhron lanciando un'occhiata di fulminante verso di me, muto davanti allo svolgersi di una conversazione di cui dovevo aver perso i punti salienti. " Voglio
guardarla in faccia prima di darla in pasto ai miei soldati. Morirà, Cyru, e tu non potrai fare niente per impedirlo ".
" Io ho già fatto ciò che era necessario. La tua paura verso le donne, amico mio, è assolutamente lecita, te lo assicuro. E presto te ne
accorgerai ".
" Vorrei mantenerti in vita solo perché tu possa vedere la fine che le farò fare... ".
" ... già, ma sei troppo codardo per farlo " concluse al suo posto il generale Cyru in tono palesemente provocatorio. Odhron stava per
esplodere.
" Sarà lei a pagare ogni tua parola, Cyru " sibilò stringendo i pugni tremanti. Neanche questa minaccia riuscì a scalfire minimamente il
ghigno soddisfatto di Cyru.
" Ho vinto io, Odhron. Mi auguro per te che tu sia pronto a pagare la sconfitta ".
" UCCIDILO!! " tuonò lui rivolto al soldato che tratteneva Cyru sotto la
morsa del coltello. Chiusi gli occhi, prima di dover vedere la vita dell'ennesimo grande uomo spegnersi sotto l'ordine di quel pazzo.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Honoria:

"UCCIDILO!!"
Non devo esitare.
E' stato proprio lui a dirmelo!
Se aspetto anche solo un altro istante manderò tutto a monte...
 
Non fare la bambina, Honoria... ricordati quello che ti ha detto...

Bastò un secondo perché mi tornasse in mente ogni singola parola del nostro ultimo discorso:

 
" Il posto più sicuro in cui puoi nasconderti, finché i soldati non ti lasceranno una via libera per fuggire, è il loro castello. "
" Se ti prendono morirai... " gli dissi sperando di riuscire a farlo ragionare. Quasi non sapessi della battaglia persa che stavo combattendo...
Cyru sorrise.
Il solito sorriso che abitualmente mi faceva saltare i nervi. Paziente, come se fossi troppo distratta per capire una verità
che avevo sotto gli occhi.
" Tutto quanto ha una fine. La mia storia è giunta al termine, e ti ho dato gli strumenti perché possa essere tu a continuarla... ".
E dove potevo trovare le parole per rispondergli?
Speravo che restando a bocca aperta fossero le parole a decidersi di uscire di loro spontanea volontà... non lo fecero.
Cyru mi mise le mani sulle spalle e la strinse guardandola dritta negli occhi. " Devo chiederti un ultimo favore, però... voglio che facciamo in modo che sia tu a farlo ".
Il calore mi scivolò giù dal viso fin sotto i piedi.
Non so chi e con quale forza mi trattenne dal cedere alla debolezza delle gambe e finire svenuta per terra, probabilmente il calore stesso delle mani di Cyru
sulle mie spalle. Era solo lui la spinta energica che da undici anni mi aiutava a tirare avanti, e che con ogni probabilità mi aveva regalato un futuro di gran lunga migliore di quello che si prospettava prima di incontrarlo.
Non poteva parlare sul serio...
" Non puoi chiedermi una cosa del genere... " soffiai via qualche flebile suono più che parlare realmente.
Cyru sorrise di nuovo.
Non ricordo di averlo mai odiato tanto come in quel momento...
" Tu conosci gli errori che ho fatto in passato, tu sei il solo mezzo che ho per redimermi... Voglio che sia tu a farlo ".
Era impazzito. Da dove credeva che avrei preso il coraggio?
" Non sarò io la tua assassina " lo dissi con decisione. Non avevo intenzione di cedere alla sua follia. Era pazzesca anche solo l'idea di
doverlo fare.
La stretta attorno alle mie spalle si fece più forte.
" Ti sto chiedendo di aiutarmi a trovare riposo ora che finalmente non ho più nulla di cui vergognarmi ".
Bel modo di interpretarla... Peccato fosse solo un trucco per mascherare ciò che realmente avrei dovuto fare.
Cyru mi aveva insegnato ad uccidere, insieme a tutto il resto.
Sangue e mente fredda. Con i nemici era facile.
Ma come poteva pretendere che sarebbe stato lo stesso con lui?
" Fatti uccidere da loro se proprio hai deciso di morire... " mi mancava il fiato, come dopo un lungo e faticoso esercizio fisico...
" Lo sto chiedendo a te... " mi disse poggiando la fronte sulla mia.
Non so cosa mi aspettassi ma in quel momento mi dimenticai totalmente la semplice funzione del respirare. " ...se vuoi nasconderti da loro devi metterti il più in vista possibile. Il generale di certo vorrà vedermi morire. Non sospetterà del soldato che obbedirà al suo ordine. ".
" Non posso farlo... " cercai di dire. Due lacrime calde cominciarono a colar giù dai miei occhi, ma lui le fermò con i pollici prima che oltrepassassero gli zigomi.

 
Nonostante le proteste mi ritrovai lì, con il filo della lama poggiato sul collo del mio maestro.
La mia fronte era imperlata da gocce di sudore, gli occhi traboccavano di lacrime che non riuscii in alcun modo a bloccare. Il mio cuore urlava sbattendo contro le coste... ma il mio respiro e la
mia mano erano fermi, ed erano solo questi i dettagli visibili al generale Odhron e a quel Capitano dalla testa rosso fiamma.
Il cappuccio che indossavo calava sugli occhi, mentre l'armatura rendeva invisibile il mio corpo altrimenti facilmente distinguibile da quello di un normale soldato.
Sapevo da giorni che avrei ricevuto quell'ordine. Ma non sono riuscita a prepararmi in alcun modo.
Come avrei potuto farlo? Ero davanti all'esame finale... un esame che non potevo permettermi di non superare.
La posta in gioco era troppo alta. E Cyru avrebbe dato la vita per niente...
" UCCIDILO!! ".
Riempii d'aria i polmoni e chiusi gli occhi.
Non pensare al passato era impossibile, per quanto rendesse tutto maggiormente difficile...
Ti amo, Cyru.
La lama scivolò sulla gola del suo maestro guidata dalla mia mano.
Il sangue schizzò sulla parete di pietra vicina.
Rimasi immobile nell'ombra, costringendomi a restare di marmo, mentre la ragazza chiusa nell'armatura scalciava per uscire.
Guardai gli occhi del maestro come se sperassi di incontrare di nuovo quella luce ironica che mi aveva illuminata per tutta una vita.
Non c'era più.

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Capitolo 3
*** 3 ***


capitolo 3 h Naur:

Chiudere gli occhi non impedì al mio cervello di percepire la morte del Generale, come se tutti gli altri sensi si opponessero all'oscuramento della vista, amplificando le proprie ricezioni.
Avvertii l'odore, il sapore e perfino il rumore della morte.
Li riaprii immediatamente. L'ultima cosa che volevo era mostrare un qualsiasi segno che potesse sembrare debolezza di fronte ad Odhron. Il corpo di Cyru era riverso per terra in un lago di sangue.
Alzai gli occhi sul soldato per non essere costretto a guardare gli ultimi istanti di un uomo.
Aveva il viso del tutto coperto dall'ombra del cappuccio, non distinguevo neanche lo scintillio umido degli occhi.
Il Clan impone la freddezza degli adepti. Non è insolito trovarsi nella spiacevole situazione di uccidere.
Crisi di coscienza, fremiti, ripensamenti, e qualsiasi altro segno di debolezza analogo, non è
consentito.
Non è facile ma, come per molte altre cose, a volte il trucco non è “essere” ma piuttosto “apparire”.
Guardavo il soldato, e la sensazione che ricevevo in cambio non era quella di una statua di pietra.
Era ben dritto sull'attenti. La mano che stringeva il pugnale colante era ferma. Tuttavia, quella figura in ombra riusciva a trasmettere uno scintillio di emozione malcelata sotto la
maschera del cappuccio.
" Chiamate un servo, che si liberi del corpo e pulisca tutto " ordinò il generale Odhron ancora affannato dalla rabbia.
L'avvertii allora più chiaramente: un'ondata di calore come l'esplosione di un incendio. Se non avessi saputo che era impossibile, mi sarei aspettato che il ragazzo prendesse fuoco da un momento all'altro.
Odhron fece un passo verso la porta per uscire, ma parve ripensarci.
Tornò indietro e si chinò sul cadavere di Cyru.
Dalla fondina strappò via la spada dorata. La corta lama lucente brillò alla luce delle torce.
Più corta e sottile di una normale spada, e per questo più leggera e maneggevole, resistente quanto il ferro. Si diceva che le spade del Clan fossero state forgiate dagli dei.
Nessun adepto si separava mai dalla sua spada. Un membro del Clan senza spada, è un membro morto, come testimoniava Cyru riverso nel suo sangue.
Strinsi d'istinto la mia nella fondina.
Mi ero distratto un secondo dal ragazzo, e sembrava che questo avesse fatto in tempo a ricostruire uno scudo attorno a se stesso, come se quella vampata di odio non ci fosse mai stata.
Soddisfatto del trofeo, Odhron uscì, lasciandosi la porta aperta alle spalle.
Era nel sotterraneo che si aprivano le temutissime celle del Castello, scavate a fondo nelle fondamenta, dove c'era sempre freddo. Le pareti gocciolavano di umidità e la luce del Sole non filtrava neanche per sbaglio.
Quel luogo mi aveva sempre provocato una sorta di claustrofobia. Non ho mai invidiato i poveri disgraziati costretti a trascorrerci gran parte della loro vita.
Era quella, molto più dei colpi di frusta e dei crudeli marchingegni di Odhron, la tortura peggiore.
Vivere sotto terra, dimenticato dal Sole e dal mondo... la morte era una punizione ben peggiore. Un morto non soffre.
Immerso in questi pensieri mi accorsi a stento del ragazzo che mi passava davanti per uscire in fretta dalla cella dietro i passi di Odhron.
Uno strano odore abbracciava l'aria che mi invase i polmoni al suo passaggio... un odore insolito... insolitamente piacevole.
Mi risvegliai all'improvviso dal torpore provocato da quel luogo e da ciò che avevo visto.
Uscii anche io dalla stanza, e presi ad osservare la figura curva del ragazzo che si allontanava dandomi le spalle.
La luce delle torce del corridoio illuminarono la sua figura fino a quel momento rimasta quasi del tutto nell'ombra. Alto e molto magro, quasi fasciato dalle vesti che indossava.
Abituato ai fisici massicci degli altri soldati, un fuscello del genere mi sarebbe subito saltato all'occhio, invece non ricordavo di averlo mai visto prima.
Tutto di quel ragazzo mi sembrava insolito: l'atteggiamento, il fisico, l'odore...
Qualcosa mi suggeriva di tenerlo d'occhio. E l'avrei fatto...
" Tu! Soldato! " esclamai con la voce chiara e severa imposta dal mio ruolo di Capitano.
Il ragazzo parve freddarsi come se l'avessi colpito con una freccia.
Impiegò qualche istante prima di convincersi a voltarsi.
Il cappuccio gli adombrava ancora il viso fino al labbro inferiore, mi era impossibile distinguerne i tratti. Mi avvicinai a passo deciso, lui mi attese in silenzio e sull'attenti: "Togliti il cappuccio e dimmi il tuo nome " ordinai.
Non vedevo i suoi occhi, ciononostante qualcosa mi diceva che mi stava fissando.
Non potevo distinguere un'espressione, ma di certo era quella di chi avrebbe preferito sacrificare ad Odhron un altro agnello piuttosto che obbedire.

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Capitolo 4
*** 4 ***


capitolo 4 h Honoria:

Non avrei resistito ancora a lungo.
Neanche l'armatura avrebbe retto sotto il dolore della ragazza che vi era imprigionata all'interno. Il turbine di emozioni che mi invadeval'anima stava prendendo sempre più le sembianze di una vera e propria tempesta che sarebbe esplosa da un momento all'altro.
Erano tanto mescolate tra di loro da rendere impossibile una distinzione netta per poterle riconoscere: dolore, frustrazione, rabbia, senso di colpa. Se non fossi uscita immediatamente da quella stanza di certo le avrei sfogate tutte in blocco.
Come avevo potuto cedere a quella richiesta folle...?
Lo avevo ucciso...
Ucciso!

"Tu conosci gli errori che ho fatto in passato, tu sei il solo mezzo che ho per redimermi... Voglio che sia tu a farlo".
"Ti sto chiedendo di aiutarmi a trovare riposo ora che finalmente non ho più nulla di cui vergognarmi".

Balle. Non c'era nulla di buono in ciò che avevo fatto.
Avevo privato il mondo di un uomo valido e coraggioso, e chissà quanti secoli passeranno prima che ne nasca un altro altrettanto straordinario.
Avevo privato me stessa della guida che mi ha preso per mano da quando ero piccola. Lui era la mia luce. E adesso che si era spenta, il buio mi
soffocava sempre di più ogni minuto che passava. Ed ero stata io stessa a gettare l'acqua sulla mia torcia.

Che cosa ho fatto...


Rimanere immobile era uno sforzo sovrumano, neanche io sapevo dove trovavo la forza per riuscirci. Ma dovevo farlo. Sentivo gli occhi del
Capitano fissi su di me, come se si aspettasse da un momento all'altro il passo falso con cui mi sarei tradita.
Non era tradire me stessa che mi interessava. La mia vita è niente rispetto a quella che avevo appena spento. Non c'era paragone tra la mia morte e tradire Cyru e tutto
ciò per cui aveva lottato.
Avrei continuato sulla strada che mi aveva tracciato davanti ai piedi, sebbene mi sembrasse molto più oscura e pericolosa senza il calore della sua mano che stringeva la mia.
Non sono e non sarò mai altro che una bambina.

"Raggiungi le Amazzoni al lato opposto della regione. Il tuo profumo sarà il tuo segno di riconoscimento, non avrai nulla da temere al loro
cospetto. Sapranno che ti ho mandata io. Insegna loro ciò che io ho insegnato a te... e poni fine alla guerra. So che puoi riuscirci!"

Non ti deluderò, Cyru... te lo prometto!
Rinnovai mentalmente quella promessa. Cyru avrebbe cavalcato ancora quelle terre, ma tutto dipendeva da me.
" Chiamate un servo, che si liberi del corpo e ripulisca tutto " eruppe nel silenzio la voce affannata di Odhron.
Fu allora che la rabbia prese il sopravvento rispetto a tutte le altre emozioni, gonfiandomi il petto quasi volesse spaccare di netto l'armatura.
Brutto maiale bastardo! Solo il tuo sangue laverà quello del mio maestro che mi ha sporcato la mano. Pagherai per quello che mi hai
costretto a fare! Mi guarderai negli occhi, sì... e saranno l'ultima cosa che vedrai!
Non potevo impugnare la spada e attaccarlo in quel momento. La rabbia non è una buona alleata di un guerriero. Non avrei rischiato di
morire e buttare al vento quell'insopportabile sacrificio che gravava sulla mia anima come un colpo di pugnale.
Il Capitano mi stava ancora osservando. Pregai che nulla di ciò che stava bruciando dentro il mio cuore fosse visibile a quegli occhi
attenti.
Se qualcosa saltò alla sua attenzione, non lo diede a vedere... ma feci in modo di non rischiare oltre.
Odhron stava uscendo, e per un momento il sollievo di non dover guardare quell'essere respirare ancora mentre Cyru era morto mi
rilassò i muscoli.
D'un tratto ci ripensò. Tornò indietro e si chinò sul corpo di Cyru.
Sono convinta che fu proprio lo spirito del maestro a bloccarmi la mano, non certo la mia volontà. Come osava anche solo toccarlo?
Gli prese la spada dal fodero.
Non glielo avrei di certo permesso... se non avessi saputo che non era quella la vera spada del Clan appartenuta a Cyru. Quella vera era nascosta in un fodero che portavo lungo la schiena, sotto l'armatura. Cyru l'aveva consegnata a me e sostituita poco prima di essere catturato... Non sarebbe mai caduta nelle mani sporche di quel maiale.
Uscì finalmente dalla cella, soddisfatto di ciò che credeva di aver ottenuto.
Fu allora che abbandonai con un ultimo, veloce sguardo il corpo del maestro a passi veloci, prima di rischiare cadere in
ginocchio e scoppiare a piangere. Non avrei mantenuto nella memoria quell'immagine, volevo ricordare Cyru da vivo, fiero e straordinario come era sempre stato...
Dovevo uscire da quel posto.
Dovevo scappare.
Urlare.
Stavo dirigendomi verso la stanza che mi era stata assegnata per cominciare a recuperare le mie poche cose e partire, quando...
" Tu! Soldato! ". Un brivido freddo mi percorse la schiena come una goccia di sudore.
Era la voce del Capitano, e di certo stava chiamando me. Non c'era nessun altro sfortunato nei dintorni.
Dopo il gelo del momento cominciai ad avvertire un gran caldo, e ben presto goccioline di sudore mi bagnarono la pelle sotto l'armatura e il
cappuccio.
Ero concentrata a pensare che avrei dovuto ricompormi in fretta e trovare qualcosa da dire... più che trovarla realmente.
Non poteva saltare tutto in modo così stupido.
Mi voltai, ma non dissi nulla: la mia mente era completamente bloccata dal panico come non avrebbe mai dovuto essere.
Il Capitano si avvicinò fissandomi con severità. Quando mi fu di fronte mi squadrò completamente da capo a piedi: " Togliti il cappuccio e dimmi il tuo nome" mi ordinò.
Non era giunto per caso. Significava che aveva notato tutti quei dettagli che speravo di essere riuscita a mantere nascosti, e se avessi calato il cappuccio ne avrebbe visti tanti altri...
Ero nei guai.
L'attesa parve innervosire molto il Capitano che mi fulminò dal verde chiaro dei suoi occhi. " Ti ho detto di abbassarti il cappuccio e di dirmi il tuo nome. È un ordine. "
Ci mancava solo dover obbedire anche agli ordini del galoppino di Odhron. Ma se non l'avessi fatto, sarebbe saltato tutto ugualmente, e con conseguenze ancora peggiori.
Lentamente alzai una mano, e mi calai il cappuccio dalla testa.
Non era mostrare il mio aspetto che mi preoccupava. Sapevo di poter apparire come un uomo, o almeno come un giovane uomo. Avevo
lavorato al mio aspetto esteriore insieme a Cyru.
I capelli neri ondulati erano stati tagliati fino a sotto le orecchie; parte del viso, in particolare sul labbro superiore e sul mento, era coperta da una corta ma evidente barba scura ricavata dai miei stessi capelli, attaccati con un collante che mi stava bruciando le guance; le sopracciglia erano state inspessite.
Quel viso, unito all'armatura che mi nascondeva decisamente le curve, avrebbe potuto ingannare chiunque.
Ciò che volevo nascondere era l'evidente emozione che non ero riuscita a trattenere e che ancora arrossava e bagnava quelli che normalmente sarebbero stati due freddissimi occhi grigi.
Un guerriero era addestrato a nascondere le sue emozioni, e nulla attraversava il suo viso neanche davanti alla morte, ma nessuno mi aveva mai addestrata ad uccidere l'uomo che amavo...
Peccato non potersi giustificare in quel modo davanti allo sguardo lievemente stupito del Capitano.
Misi una mano sull'elsa della spada che tenevo al fianco, pronta a colpire quell'uomo e scappare nel caso si fosse presentata l'occasione.
Il silenzio regnò per qualche altro secondo ancora, poi il Capitano parlò:
" Sei nuovo di qui, vero, ragazzo? " mi stupii accorgendomi di quanto fosse cambiato il suo tono rispetto alla forte autorità che aveva espresso nell'ordine poco prima. Quasi non escludesse a priori la possibilità che un suo soldato fosse in grado di piangere...
Annuii, sapevo che era quella la risposta giusta, giustificata anche dall'età che dimostravo...
" Come ti chiami? " chiese ancora. Nonostante la sua altezza, pareva essersi abbassato tanto quanto il suo tono... fino a raggiungere il suo stesso livello.
" Alagos " risposi, sicura che non sarebbe mai riuscito a tradurre quella parola. Tempesta. Quella che si sarebbe abbattuta negli incubi peggiori del Generale Odhron.
Il Capitano mi guardò annuendò, quasi soppesando la risposta. Nella tensione che mi sviluppava essere sotto lo sguardo indagatore di un
nemico, a fatica riconobbi un velo di dolcezza intrisa nelle parole che infine arrivarono.
" Non è mai facile per nessuno all'inizio. " disse guardandomi dritta negli occhi.
Chiunque conosceva questa verità. Nasconderla era parte integrante dell'addestramento. Non avrei mai pensato che un adepto del Clan si sarebbe
mai abbassato ad ammetterlo. " Ma impegnati a controllarti, Alagos. Il tempo può essere un grande alleato e allo stesso modo il tuo peggior nemico... basta un secondo di esitazione, ed è la fine. Ne va della tua vita. " Sì, quella ramanzina la conoscevo bene... sentirla mi portò alla mente i giorni di addestramento con il
mio maestro, e sentii di poter soffocare dal magone che mi stringeva la gola.
" Sì, Capitano ". Lo farò, Cyru.
Dovevo combattere i miei nemici ad armi pari, e se loro non avevano pietà, non ne avrei avuta neanche io. Avrei messo in pratica tutto ciò che avevo imparato, tutti i segreti che Cyru mi aveva rivelato pur conoscendo le conseguenze delle sue azioni.
" Quello del Generale è un modo crudele per testarvi... anche troppo... " aggiunse il Capitano in un sospiro, tuttavia perfettamente udibile alle mie orecchie sempre più stupite. " Ma un adepto deve essere abbastanza forte anche per sopportare questo. Perciò impara. ".
Annuii.
Avevo già imparato qualcosa: che neanche tra i suoi più fedeli servi, Odhron riusciva a guadagnarsi il rispetto che si deve ad un vero Maestro.

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Capitolo 5
*** 5 ***


capitolo 5 h Naur:

Mi trovavo nell'ufficio del Generale Odhron, convocato alle prime luci della mattina dal suo servo personale.
Ero andato a dormire tardi la sera precedente, impegnato com'ero in meditazioni che potessero lavarm ila mente, cancellare minacce, ansie, limiti di tempo e sangue...
Finalmente ero riuscito a concentrarmi sulla soluzione da trovare piuttosto che sulla fretta che Odhron mi aveva messo addosso. Ero arrivato ad una
conclusione.
L'atmosfera nella stanza spaziosa era molto più rilassata, rispetto a quella pesante respirata nella cella di Cyru. I suoni non erano quelli cupi e sofferenti delle segrete, e il vetro della finestra lasciava entrare la luce del Sole. Almeno ero consapevole di essere vivo, e non rinchiuso in un sarcofago.
Soprattutto, nonostante della ragazza non ci fosse ancora traccia, la morte del suo rivale aveva assopito la bestia, e Odhron aveva ripreso le sue abituali sembianze di una fredda colonna di marmo. Inquietante, certo, ma per lo meno chi gli stava dinanzi non sentiva il pericolo di essere divorato da un momento all'altro.
Guardai, con gli occhi che bruciavano di stanchezza, la luce del Sole entrare dalla finestra.
Quella luce debole sembrava il mio riflesso: ancora troppo legata al sonno per trovare la forza di riscaldare l'aria gelida. Mi ero presentato piuttosto intontito dall'insonnia notturna e dalla sveglia brusca, e forse era anche meglio così: sopportarlo sarebbe stato molto più semplice.
Sapevo che cosa voleva chiedermi... e questa volta avevo una risposta.
" Novità, Capitano? " mi dava le spalle mentre guardava fuori dalla finestra, e non si voltò neanche per parlarmi. Una fortuna, perché non si rese conto del mio sguardo incantato verso una lama di luce sulla parete. Mi ridestai e ricomposi in fretta.
" Ancora nulla, signore ". risposi dopo essermi schiarito la voce. Lo sentii mormorare qualcosa, probabilmente un qualche tipo di
imprecazione.
" Avrei dovuto immaginarlo. Era proprio quello che voleva... " masticò poi a mezza voce sbattendo un pugno sul davanzale di marmo, prima di poggiarci entrambe le mani. Qualcosa della bestia che era stato la sera precedente era ancora in agguato, avrei fatto del mio meglio per non stuzzicarla. " E' stato anche fin troppo facile catturarlo".
Be', non gli si poteva dar torto. Non bisognerebbe mai gioire delle cose troppo facili... specialmente quando di mezzo c'è un uomo furbo come Cyru.
Forse era il caso di smetterla di cadere nelle sue trappole.
" Signore, se posso permettermi... " Odhron si voltò verso di me squadrandomi completamente. La sua ombra era tanto imponente che il Sole era completamente eclissato dietro le sue spalle e il mio viso si ritrovò al buio. Rimasi immobile ed impassibile di fronte a quello sguardo glaciale.
" Ma vi prego, Capitano... " rispose con freddo sarcasmo. Lo ignorai, e risposi come se mi avesse semplicemente detto di proseguire.
" Signore, ci stiamo comportando come pedine sulla scacchiera di Cyru. Lui conosceva perfettamente il Clan, e sapeva esattamente le mosse che avremmo fatto. Forse dovremmo smettere di pensare con la nostra testa e cominciare con quella di Cyru ".
Odhron si espresse in uno sbuffo scettico.
" Conoscevo Cyru. L'unico modo per entrare nella sua testa era con una lama di un coltello, e neanche ci saremmo riusciti se lui stesso non avesse voluto ". Pensai di diventare più diretto e passare ad illustrare ciò che avevo impiegato tutta la notte ad escogitare.
" Una ragazza da sola, soprattutto illuminata dagli insegnamenti di Cyru, non impiegherà molto a superare un esercito... può sfuggire facilmente ".
" Anche se fosse, che avresti intenzione di fare? ".
" C'è solo un posto in cui una ragazza del genere sarebbe al sicuro, e sono le Amazzoni ". Fu allora che Odhron scoppiò nella sua consueta risata fredda, che poteva esprimere tutto meno che divertimento.
L'intontimento della sveglia si stava dileguando, e cominciai ad irritarmi.
" Aspetto il momento di dichiarare loro guerra da una vita, Capitano, ma non mandandogli lì il mio esercito. Voglio essere pronto prima di battermi contro quelle streghe".
" Mio Signore, mandare un esercito sarebbe una mossa avventata e stupida, e come ho già detto la ragazza potrebbe sfuggirci comunque " non riuscii a trattenere una punta di freddezza e fastidio per l'interruzione, ma per fortuna Odhron non ci fece caso, e rimase in ascolto. Continuai: " Tuttavia, lasciare che arrivi dalle Amazzoni con tutto quello che sa sarebbe come consegnargli la vittoria ".
" Dunque vorresti fermarla prima che arrivi... " rispose il Generale. Finalmente sembrava comprendere la mia idea. " Ma come senza un esercito? ".
Ecco in cosa differiva la mente di Odhron da quella di Cyru: la mentalità prettamente militare. Niente esisteva o era degno di esistere se non c'era di mezzo un esercito. I motivi per cui facesse tanta fatica a ragionare in modo diverso dal solito erano abbastanza evidenti...
" Capisco che la situazione è delicata, e non la sto certo sottovalutando... ma muovere un esercito per una sola ragazza mi sembra esagerato, dispendioso e soprattutto
controproducente, come vi ho già detto " risposi alquanto irritato dal dover sbattere la testa contro un muro di mattoni. " La strada per arrivare alle Amazzoni è una sola, bastano due dei nostri soldati più capaci che seguano la rotta della ragazza. Due persone passano inosservate, signore. Ma soprattutto, allo stesso modo in cui la ragazza
sfugge al nostro esercito, essi possono sfuggire a quello delle Amazzoni ". Smisi di parlare, e attesi la risposta.
Il silenzio si protasse per diversi secondi, durante i quali Odhron passeggiava avanti e indietro davanti alla finestra, muovendo la sua enorme ombra da una parte all'altra, come un pendolo. Ci stava effettivamente riflettendo, e quello era già un grosso passo avanti. In effetti, era un piano molto semplice che anche la più elementare delle menti avrebbe capito.
Era strano... anzi, preoccupante... che il generale non ci fosse arrivato da solo prima.
Il suono ritmico dei suoi passi e quel dolce cullare della luce mossa dall'ombra del Generale stavano conciliando il mio sonno, quando finalmente Odhron si fermò di fronte a me ed emesse la sua sentenza:
" Molto bene, Capitano. Seguiremo la tua idea. E spero per te che sia valida ". Non mi aspettavo di meglio che la solita minaccia. Era uno dei motivi per cui tanti stentavano a contraddire Odhron: era una grossa responsabilità.
Io non avevo paura, e sapevo che da quel piano dipendeva molto più della mia vita.
I segreti del Clan non dovevano arrivare alle Amazzoni. " Visto che è un tuo piano, non vedo persona più qualificata di te per metterlo in pratica. Prendi pure il giovane
soldato che ho usato per Cyru, sono sicuro che un po' di addestramento in più non gli farà male ".
La scelta del Generale mi colse completamente alla sprovvista. Non avevo neanche sfiorato la possibilità che potesse rivolgere a me quell'ordine. Forse l'idea di essere il Capitano mi aveva precluso mentalmente la possibilità. Avevo dimenticato che per il Generale, essere Capitano, era solo dare un nome diverso a qualcosa di assolutamente comune.
Pensai al giovane ragazzo che avevo incontrato il giorno precedente. Sicuramente aveva bisogno di sbattere un po' il muso contro la vita, consumarsi le lacrime per non poterne più piangere. Mi era sempre piaciuto addestrare le nuove reclute, e quel ragazzo mi era decisamente molto più simpatico di tanti altri: mi sembrava più
umano, anche se non avrebbe dovuto esserlo. Forse mi ricordava me stesso agli inizi... Ma qui si trattava di affrontare quasi certamente le
Amazzoni... per quanto fossi fiducioso nel mio piano, non potevo escludere uno scontro.
Non potevo affrontarle da solo...
" Mio Signore, con tutto il dovuto rispetto, quel ragazzo non mi sembra ancora pronto per un compito del genere... Stiamo parlando delle Amazzoni " Esserci riuscito una volta aveva alimentato in me la speranza di riuscire a farlo ragionare nuovamente.
Illuso. Ero semplicemente stato destimone di un evento più unico che raro, il quale difficilmente si sarebbe ripetuto.
" Se ti stai preoccupando per la sua lama, puoi stare tranquillo, ho assistito al suo esame finale di combattimento. Sono rimasto molto impressionato, altrimenti perché lo avrei scelto? Ha bisogno di mettere in pratica quello che sa e farsi le ossa, l'ultimo esame gliel'ho fatto io ieri sera con Cyru, e mi è sembrato ancora troppo agitato ".
Aveva avuto la stessa impressione, infatti. Ma se era tanto bravo da impressionare addirittura un uomo di ghiaccio come lo era Odhron, forse quello che gli serviva era davvero solo un po' di esperienza...
" Partiremo quanto prima, Signore " lo salutai con un mezzo inchino e girai i tacchi per uscire dall'ufficio.
" La voglio viva " disse rivolto alle mie spalle nel momento stesso in cui stavo per abbassare la maniglia della porta per uscire.
" Sì, Signore ".
Era stato Cyru ad addestrare quella ragazza. Infine si era lasciato catturare ed uccidere, dunque doveva aver pensato di averle insegnato tutto quello che doveva sapere.
Eravamo all'inseguimento di una piccola copia di Cyru.
Perciò, allo stesso modo, c'era da aspettarsi che si sarebbe fatta catturare viva solo se fosse stata lei a deciderlo...

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Capitolo 6
*** 6 ***


capitolo 6 h Honoria:


Stanno martellando violentemente nei miei sogni o qualcuno bussa alla porta.
Gli occhi mi bruciavano dal sonno mentre mi costringevo ad aprirli.
Dovevo essermi addormentata da poco più di un'ora. La luce del Sole che entrava dall'unica finestrella della stanza era ancora rossa d'alba.
Avevo trascorso praticamente tutta la notte a piangere, e nelle lacrime mi ero addormentata.
Dalla brandina sulla quale mi ero gettata senza neanche togliermi il busto dell'armatura potevo vedere un'unghia della palla di fuoco rossa che brillava nel cielo tingendolo di rosa e azzurro.
Era una splendida alba, ma nulla di tutto ciò mi risollevava dalla disperazione.
Le povere lenzuola erano strappate nei punti in cui avevo piantato i denti per non urlare.
Non potevo credere che il mondo avesse ancora di che andare avanti.
Cyru era morto. Eppure il Sole stava sorgendo di nuovo.
Nulla intorno a me testimoniava la tragedia che aveva avuto luogo la notte precedente, tranne la voragine che mi si era aperta nell'anima.
Pensavo che il tempo si sarebbe fermato, che i colori si sarebbero spenti... e invece il velo nero del lutto era calato soltanto davanti ai miei occhi.
Il mondo che si stava svegliando mentre Cyru non l'avrebbe più fatto fomentava la mia rabbia come il soffio del vento su un incendio. Soprattutto l'idea che Odhron si stesse godendo quello spettacolo.
Riuscivo a provare solo odio. Odio e disperazione. E di certo non avrei provato nessun'altra emozione per il resto della mia vita.
Possibile che fossi l'unica distrutta da quella perdita?
Non potevo fare nulla per cambiare la realtà. In passato rimediare agli sbagli, aggiustare il mondo quando tutto andava storto molte volte
era stato difficile... ma mai impossibile come lo era rimediare ad una morte.
" Alagos " mi chiamò la voce accompagnò il suo insistente dei colpi alla porta. Solo due persone in quel castello mi conoscevano con quel nome, e soltanto una si sarebbe degnata di venire personalmente a bussare alla mia porta.
" Sono qui " mi costrinsi a rispondere al Capitano. Non volevo vederlo. Non volevo confrontarmi con nessun essere umano. Volevo solo che mi lasciassero sprofondare nell'abisso della mia mente...
" Sono il tuo Capitano. Apri la porta. " si annunciò. Fu Alagos a prendermi di forza e a scaraventarmi giù dal letto.
Aprii la porta. Il Capitano ricambiò il mio sguardo stanco rivolto verso il pavimento con due occhi verdi altrettanto opachi.
" Capitano... " lo salutai con un accenno di inchino, e rimasi sull'attenti con le mani incrociate dietro la schiena. Non lo guardai negli occhi. Le mie emozioni erano ancora troppo evidenti perché potessi nasconderle, e i miei occhi erano due finestre trasparenti.
Il Capitano mi squadrò esattamente come aveva fatto la sera precedente. Non riuscivo a togliermi dalla testa che qualcosa di me lo insospettisse, ma in fin dei conti, se ci fosse stato pericolo, lo avrebbe già annunciato. E io di certo non sarei stata ancora lì, bensì su un rogo a bruciare.
" Tutto bene, soldato? " Sapevo di non avere affatto una bella cera. Gli occhi erano gonfi ed arrossati, cerchiati da due occhiaie scure da notte insonne che spiccavano contro il pallore della pelle.
" Sì, Signore" Se dovevo comportarmi da soldato, lo avrei fatto... ma questo non significava dover giustificare a lui il mio malumore. Militarmente parlando, stavo più che bene.
" Si vede... " commentò lui con un sorrisetto sarcastico. Rimasi impassibile. Avrei potuto fargli la stessa domanda, nemmeno lui sembrava aver trascorso la notte di sonno più profondo della sua vita. " Be', visto che sei tanto in forma, sono certo che sarai felice di venire a conoscenza che il Generale ci ha appena dato un incarico ".
Non sapevo bene che cosa si aspettasse come risposta. Forse una sonora imprecazione, forse una più semplice protesta, certamente non entusiasmo.
Qualunque cosa volesse, sarebbe rimasto deluso. Per quanto dovessi fingere di essere un suo soldato, non appartenevo al Generale. Il solo a cui ero disposta ad obbedire era trapassato la notte precedente, e mi aveva lasciata con un incarico da svolgere... Ma di certo questo non poteva dirlo...
" È un onore, Signore ". Già, sfondargli il cranio con la spada di Cyru sarebbe stato un onore e un piacere...
Il Capitano trattenne una risata che sfuggì appena in un sorrisetto. Mi chiedevo quanto ancora sarebbe durata quella conversazione. Il tempo della fuga era arrivato prima del previsto. Di certo non avrei preso parte a qualunque fosse il piano pensato da Odhron per catturarmi.
" Vedo che hai fatto progressi nell'arco di una notte. Sei un tipo che impara in fretta ". Che attendesse o meno una risposta da parte mia, rimasi in silenzio, in attesa che si sbrigasse a concludere in modo che potessi raccattare le mie poche cose e trovare un modo per sgusciare via dalle mani dell'esercito di Odhron. Di fronte al mio silenzio, si vide costretto ad aggiungere: " E di poche parole. Molto bene. Dimmi, quanto sai dell'uomo che hai ucciso ieri notte? "
Sperai con tutto il cuore che la dolorosissima stilettata al petto fosse rimasta oscura agli occhi del Capitano, ma sentirmi rammentare l'atroce delitto che avevo commesso la sera precedente aveva spento di nuovo la candela che teneva viva la mia volontà di lottare.
Come se per un momento avessi dimenticato che questa volta l'assenza di Cyru sarebbe stata permanente, e che il Capitano molto gentilmente me lo avesse ricordato. Era come se il fatto che lo ammettessero anche gli altri, rendesse tutto più reale... troppo reale...
Risposi tentando in tutti i modi di trattenere il tremore della voce, limitandomi alle nozioni di cui mi aveva fatta partecipe Odhron stesso prima di ordinarmi di prendere parte all'esecuzione.
" Era un traditore che è venuto meno alla promessa di onorare la segretezza del Clan. " Ed io lo amavo...
" Sostanzialmente esatto. Hai un'idea più precisa? " Non ricordavo se Odhron mi avesse nominata o meno durante la nostra brevissima conversazione nella cella di Cyru, perciò scossi la testa.
" Be', lui ha insegnato le nostre arti ad una donna, il che è specificatamente vietato nelle nostre leggi " spiegò. Dal suo tono di voce era impossibile distinguere la sua opinione a riguardo, ma in fin dei conti non mi importava. Tutti i soldati strettamente fedeli a Odhron erano perfettamente d'accordo con questa legge, e molto spesso, insieme
anche a tutto il resto della marmaglia, neanche si disturbavano ad averne di opinioni. " Il nostro ruolo in questo gioco, è quello di evitare che la nostra sicurezza sia messa maggiormente in pericolo. Dobbiamo trovare quella ragazza prima che arrivi al suo obiettivo ".
Imitando perfettamente il normale atteggiamento di un soldato, non chiesi spiegazioni in proposito dell'esercito. C'erano almeno un centinaio di uomini tra i più addestrati della Terra, alla mia ricerca. Che ruolo speciale poteva avere un giovanotto come Alagos? La mia lingua fremeva dal desiderio di chiederlo, ma la trattenni e attesi che fosse
lui a spiegare oltre. " Siamo convinti che la sua meta finale siano le Amazzoni. "
Quella volta non riuscii a trattenere affatto, né ci provai neanche, la forte emozione che mi scosse il cervello.
Sapevano dove ero diretta. Se l'esercito mi avesse seguita, anche ammesso che fossi così fortunata da riuscire ad evitare di essere uccisa dalle loro spade e arrivare dalle Amazzoni... sarebbe di certo scoppiata la guerra che Cyru stava tentando in tutti i modi di evitare.
Troppo tardi mi resi conto che il Capitano mi stava studiando da quando avevo aperto la porta, e che ovviamente non gli sfuggì lo sconcerto esploso sul mio viso.
Fui fortunata anche quella volta...
" Noto con piacere che conosci bene i nostri nemici " disse il Capitano, evidentemente scambiando il mio pallore per paura nei confronti delle Amazzoni più che per consapevolezza di essere stata beccata.
Incitai quella sua convinzione:
" Le Amazzoni sono le donne guerriere che i maestri del Clan esiliarono da queste terre. Vivono al di là delle foreste, nessun uomo è mai tornato vivo da quel posto. Si dice che siano streghe... ". O molto più semplicemente sanno come difendere la loro castità se vogliono. " Perdonatemi, Signore, ma portare un esercito fin laggiù... " non fui in grado di frenare la lingua quella volta. Il Capitano mi interruppe con una risata molto meno repressa della precedente, fino a fargli brillare gli occhi verdi.
" Be', vedo che sei sveglio, ragazzo. Il Generale ha fatto la mossa giusta scegliendo te per questa missione, a quanto vedo... ".
Era stato Odhron in persona a scegliermi? Esattamente come mi aveva scelto per uccidere Cyru... esattamente come Cyru stesso aveva previsto.
Era incredibile come riuscisse a controllare la loro mente...  " Effettivamente avvicinarsi a quel territorio con un esercito sarebbe una vera e propria dichiarazione di guerra. E per una ragazzina non ne varrebbe la pena... ".

Ragazzina a chi, inutile pedone di Odhron? Aspetta che mi levi questa stupida barba e ti faccio vedere io chi è la ragazzina! Sei solo un
pezzo di carne morta che cammina!

" Dunque se noi due riuscissimo ad intercettarla sulla strada, prima che entri nel loro territorio, se possibile, risolveremmo il problema senza un inutile spargimento di sangue. " concluse il Capitano, in qualche modo soddisfatto di se stesso. " Il Generale ha detto che sei particolarmente abile con la spada, e credo che ne avremo tanto bisogno".
Ero senza parole. Sarei passata attraverso l'esercito e mi sarei diretta esattamente dove Cyru mi aveva chiesto di andare, con l'autorizzazione di Odhron per farlo?!
Sarei potuta scoppiare nuovamente in lacrime da un momento all'altro... Cyru, sei un genio!
" Sono onorato di essere stato scelto dal Generale, e vi assicuro che farò del mio meglio, Signore. " dissi, in modo da giustificare la nuova luce che probabilmente brillava infondo ai miei occhi come fierezza. " Sono impaziente di partire ". Lo ero veramente...
" Molto bene, soldato. Non appesantirti troppo, recupera solo ciò che è indispensabile... e magari anche un po' di sonno, se ci riesci " aggiunse con un'altra occhiata al mio aspetto stanco. Di certo l'avrebbe fatto anche lui... " Partiremo questa sera stessa. Al calar del Sole fatti trovare di fronte alla stalla, ci procureremo i cavalli ".
Anche un buon mezzo di trasporto. Cos'altro potevo chiedere di meglio?
Liberarmi del mio sfortunato accompagnatore sarebbe stato facile una volta messa abbastanza distanza tra noi e l'esercito di Odhron e
accorciata quella con le Amazzoni.
" Sarà fatto, Signore " dissi con un nuovo, breve inchino. Il Capitano fece per girare i tacchi e allontanarsi, ma gli venne in mente
qualcos'altro.
" Ah, viaggeremo in incognito. Ovviamente porta la spada, ma evita l'armatura e qualunque altra cosa dia nell'occhio ". Attese il mio
ennesimo Sì, Signore e si allontanò per i corridoi, in modo che potessi di nuovo chiudere la porta, scacciare Alagos e rimanere sola
con Honoria finalmente.
Nell'entusiasmo folle avevo dimenticato quel dettaglio... Sono una donna.
Per qualche ora, coperta dall'armatura e dalla barba, potevo anche fingere di essere ciò che non ero... ma qui si trattava di un lungo viaggio in cui avrei praticamente convissuto con un altro uomo che mi avrebbe di certo osservata in ogni minima mossa, come aveva già dimostrato, e non avrei avuto a disposizione neanche la copertura fisica.
Non sapevo quanto ancora la maschera avrebbe retto, e inoltre... non ero molto sicura di essere capace di fare l'uomo a tempo pieno.
A questo Cyru, chiaramente non aveva pensato...
Diedi un forte pugno al pavimento sul quale ero scivolata strisciando la schiena contro il
legno della porta.
Toccava a me, maledizione! Nessuno mi aveva mai detto che sarebbe stato facile, ed io non mi ero mai illusa del contrario... C'era da ringraziare gli dei per quella fortuna sfacciata che mi era stata servita.
Dovevo recitare la mia parte.

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Capitolo 7
*** 7 ***


capitolo 7 h Naur:

Che invidia i soldati.
Delle macchine da guerra a cui Odhron doveva semplicemente muovere i comandi.
Perché io invece devo pensare così tanto?
Ero stato buttato di forza in un rompicapo, nel quale la responsabilità di logica sembrava gravare soltanto su di me.
Come se fosse semplice viaggiare nella genialità di Cyru.
Ad ogni traguardo che credevo di raggiungere, mi sembrava di sentire la sua risata di scherno. Qualunque cosa pensassi, lui era sempre un passo avanti a noi. Era lui ad essere nella mia mente, a manipolarla, a confonderla.
Fino a qualche ora prima ero convinto che l'intuizione delle Amazzoni fosse stata una rivelazione geniale della mia mente... ma più si avvicinava il momento di partire, più mi sembrava che fosse stato Cyru stesso a condurmi a quella soluzione.
E se fosse esattamente ciò che si aspettava che avremmo pensato? Se volesse proprio condurci lì?
Ma a che scopo? Scatenare la guerra?
Ricordando l'ultimo discorso che aveva fatto Cyru nella sua cella, appena prima di morire, mi sembrava di aver capito che lo scopo del piano in cui aveva coinvolto quella misteriosa ragazza era la distruzione di Odhron. Una guerra non avrebbe garantito la morte di Odhron, solo quella dei soldati da entrambe le parti.
La logica di Cyru suggeriva tutt'altro, invece... Qual era il tassello mancante?
Stavo strigliando il mio cavallo prima di sellarlo, mentre le nostre ombre si allungavano quanto più il sole scendeva verso il crepuscolo. Mentre mi perdevo tra i pensieri fissando incantato il pelo marrone di Taurus lucidarsi sotto la spazzola, un alito di vento fresco della sera portò alle mie narici un insolito profumo, che non mi era affatto nuovo.
Ricordai come si fosse opposto la sera precedente all'odore della morte nella cella di Cyru.
Capii che era arrivato Alagos ancora prima che parlasse.
" Signore " mi disse scattando sull'attenti. Risposi al saluto con un cenno del capo.
Se non fossi stato sicuro che Odhron non era un uomo così facilmente impressionabile avrei detto che nei confronti del ragazzo aveva preso un grosso abbaglio.
Alagos aveva lasciato l'armatura come gli era stato ordinato.
Indossava una camicia con sopra uno smanicato di cuoio marrone allacciato sul davanti. Questo povero abbigliamento metteva
ancor più in risalto quanto fosse magro e slanciato. Non aveva esattamente il fisico da soldato, o forse ero io troppo abituato agli standard delle mie reclute... sembrava che il vento potesse portarlo via da un momento all'altro.
" Ho idea che tu abbia riposato questo pomeriggio... " non aveva più il viso cereo in contrasto con due profonde occhiaie blu, che insieme al viso affilato dava l'idea di un cadavere. Sembrava essersi ripreso. Tranne lo sguardo. Lo avevo visto accendersi di intuizione nel nostro ultimo discorso davanti alla porta della sua stanza. Mi aveva
dimostrato di essere molto più sveglio di tanti altri... di certo non era destinato a fare la parte del soldato per tutta la vita. Ma a parte quei brevi momenti, le iridi grigie di Alagos sembravano coperte da un sudario.
Dimostrò come sempre la sua forte inclinazione al silenzio: non mosse verbo, ma accennò una stiracchiatura delle labbra in una pallida imitazione di un sorriso e chinò il capo per rispetto al superiore.
Aveva una borsa visibilmente colma appesa ad una spalla. Speravo avesse portato solo il necessario... in caso contrario, il danno sarebbe
stato tutto suo e del suo sfortunato destriero. " Vieni dentro, così puoi sceglierti il cavallo ".
Lo condussi all'interno della stalla, dove perfino quello strano profumo emanato dal ragazzo veniva coperto completamente dal forte odore di animale. La luce rossa del tramonto entrava come lame di spada attraverso le strette finestrelle in prossimità del tetto. Le ombre dei cavalli avevano un che di spettrale.
" Bene, puoi prendere quello che vuoi... Ci sono praticamente di tutte le razze. Forti, veloci... ehi, ma... " mi ero voltato dove pochi secondi prima ero convinto fosse Alagos, e invece era scomparso tra i nitriti nervosi dei cavalli chiusi nei recinti.
Lo trovai che si avvicinava a passo lento ad una zona più aperta della stalla, dove era legato un meraviglioso esemplare bianco che si agitava e strillava come fosse davanti alla porta del macello.
Molti soldati avevano buttato gli occhi su quella bestia, ma ce n'erano voluti quattro per tenerlo fermo e legarlo in isolamento... non si sarebbe mai lasciato cavalcare.
Come se potessi vederlo prima che accadesse, già immaginavo il calcio potente del cavallo sfondare il debole torace di Alagos. Già cominciavo a dubitare di avere bisogno di
un compagno di viaggio tanto mingherlino, figurarsi di un mingherlino con le costole fratturate.
" Allontanati da quel cavallo, Alagos... non è ancora stato domato... ".
" È un camargue... è strepitoso... " gli sentii dire, come se neanche mi avesse ascoltato.
Il mio orgoglio di Capitano fremeva per essere stato ignorato, ma la mia attenzione fu attirata dallo sguardo del ragazzo, di nuovo acceso.
" È un che...? " conosceva persino le razze dei cavalli? Io al massimo distinguevo il colore del mantello. La mia domanda rimase sospesa quando vidi la mano di Alagos avvicinarsi lentamente al muso del cavallo.
Mi preparai ad assistere alla tranciatura della carne e ad intervenire in tale evenienza... invece la bestia rallentò i suoi perpetui movimenti e si lasciò accarezzare.
Alagos stava sussurrando qualcosa, ma nel baccano fatto dagli altri cavalli riuscii a distinguere appena: " Ti va di venire con noi? ".
Probabilmente fu solo una mia impressione, ma sotto le carezze di Alagos l'animale agitò la testa, quasi annuisse.
Subito dopo mi convinsi che dovevo essermelo solo immaginato.
Lo guardai in attonito silenzio slegare i vincoli che tenevano il cavallo attaccato alla parete. Per un secondo ebbi il terrore che ricominciasse a scalpitare.
Non lo fece, Alagos continuava a parlargli, e solo lui sapeva che cosa gli stesse dicendo. Lo condusse fino alla rimessa, e lì, con estrema cautela e gentilezza, gli legò la sella sulla schiena e svuotò la borsa nei vari scompartimenti ai lati.
L'animale non fece una piega.
" Posso prenderlo, vero? " mi chiese infine, quasi si fosse appena ricordato della mia presenza. Mi trovai a fissarlo a bocca semiaperta.
Come dirgli di no?
" Be'... certo, se ce la... Bene, non perdiamo altro tempo allora. Mettiamoci in marcia " dovevo recuperare la mia dignità di Capitano.
Non era bene che invidiassi le capacità di un mio soldato.
Avevo la netta sensazione che quella fosse una delle tante sorprese che avrei dovuto aspettarmi dal ragazzo.
Avrei avuto di che stupirmi, quello era solo l'inizio del viaggio.
Alagos uscì, conducendo il cavallo come se viaggiassero insieme da anni. Alla luce del tramonto, il manto dell'animale brillava come se avesse indossato un'armatura
d'oro. Sembrava insofferente a tutte le altre creature che lo circondavano, me compreso, eccetto il suo nuovo padrone.
" Dovresti... dagli un nome... " suggerii vagamente. Perfino il mio cavallo Taurus, fino a quel momento uno dei più maestosi che avessi avuto la fortuna di possedere, era in ombra rispetto allo splendore del camargue, come avevo appena imparato a chiamarlo.
Alagos mi guardò colto di sorpresa... poi tornò a fissare il destriero pensieroso.
" Vega " annunciò infine rinnovando le carezze agli animali.
Vega. Una stella. Sprigionava luce perfino dal nome.

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Capitolo 8
*** 8 ***


capitolo 8 h Honoria:

Capitano Naur. Era il nome dell'uomo che stavo conducendo al massacro.
Non sarebbe sopravvissuto al bosco delle Amazzoni neanche cinque minuti. Non serviva un veggente per predirlo.
Un peccato, a dover essere completamente sincera.
Certamente era a causa dell'età (non poteva avere più di ventiquattro anni) ma dietro quegli atteggiamenti autoritari da Capitano, era evidente lo sforzo di dimostrarsi all'altezza del suo ruolo, di esigere rispetto. Reprimeva palesemente a pugni il ragazzo che nascondeva dietro il grado militare, non era affatto difficile notarlo, ma probabilmente lo era solo per una donna empatica come purtroppo ero io.
Mi erano bastati due giorni di viaggio per capirlo... forse, anche molto meno. L'insicurezza la dimostrava nelle piccole cose, come nell'invidia.
Non era difficile notare il suo sguardo quando cavalcavo Vega. Avevo la sensazione che avesse tentato anche lui insieme agli altri soldati di impadronirsene, e non aveva avuto successo.
Be', era solo questione di approccio. Gli animali non sono meschini come gli uomini, rispondono semplicemente agli stimoli... violenza con violenza, dolcezza con dolcezza... era bastato trasmettere un po' di calma al cavallo, e non cercare di dimostrargli di essere il padrone a tutti i costi, e lui aveva reagito esattamente allo stesso modo.
Di certo gli altri soldati non dovevano aver usato gli stessi metodi per tentare di domarlo.
Facile da notare era anche la poca distanza che Naur metteva tra se stesso e i suoi sottoposti. Quando Odhron mi ordinò di uccidere Cyru non aveva badato molto al perché, come se la sua parola bastasse al di là di ogni possibile spiegazione. Avrei dovuto farlo, a prescindere.
Naur invece aveva trascorso praticamente tutto il viaggio parlando ininterrottamente per spiegarmi ogni dettaglio, compensando con le chiacchiere tutto il mio silenzio, riuscendo persino a creare qualche breccia, chiedendomi pareri... e ascoltandoli. Mentre Alagos doveva mantenere un certo contegno davanti alle parole del suo Capitano,
Honoria si divertiva molto ad ascoltare quel dedalo di ragionamenti attraverso i quali tentava di entrare nella logica di Cyru. Ad essere sincera, mi ero sentita molto più rispettata e molto meno un pezzo di carne da buttare in battaglia... o meglio, il soldato lo era. Se avesse saputo che ero una donna non si sarebbe comportato allo stesso modo.
Naur si trovava nel mezzo tra l'intelligenza di Cyru e l'ottusità di Odhron... sotto troppi aspetti più spostato da quest'ultimo lato.
" Sarà meglio trovare quella ragazza prima di entrare nel territorio Amazzone... non voglio avvicinarmi troppo a quelle streghe. Troppi uomini non sono mai tornati da quelle terre... non oso neanche immaginare che cosa gli abbiano fatto. " aveva detto appena la sera precedente.
Be', non c'era da stupirsi, visto l'ambiente in cui era cresciuto.
Voleva sapere che cosa succedeva agli uomini che entravano nel territorio Amazzone? Be', quelli spinti dal piede di guerra venivano catturati, processati e molto spesso giustiziati, è vero. Altri invece lo avevano attraversato senza alcun problema, altri si ritrovavano con l'anello al dito. Anche in quel caso era tutta questione di approccio.
Ma i membri del Clan non erano esattamente degli esperti in fatto di approccio, soprattutto quando c'era Odhron di mezzo.
Che io sapessi, Cyru era stato il solo membro del Clan in grado di creare un'alleanza personale con le Amazzoni... un'alleanza anche troppo profonda con la regina, per i miei gusti.
Scacciai dalla mente quel pensiero, era semplicemente ridicolo.
Mi stavo sforzando di comportarmi come un uomo... non era poi tanto difficile, ma alle volte avevo la sensazione di esplodere. Probabilmente era più dovuto al fatto che ero costretta a reprimere l'uragano di dolore che sentivo il bisogno di lasciar sfogare. Riuscivo ancora a controllarmi, ma non sapevo quanto ancora avrei resistito... soprattutto sotto provocazione.
"Ehi... secco!" un gruppo di soldati erano seduti attorno ad una botte, stavano giocando a dadi.
Io attendevo che Naur finisse di parlare con il suo vice nella tenda d'accampamento. Ero poggiata ad un albero, accanto a Vega e Taurus legati poco più lontani vicino ad una fonte d'acqua. Viaggiavo immersa nei miei pensieri. Cercavo di dare quanto meno nell'occhio potessi.
Non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata nel bel mezzo dell'esercito del Clan. Il consiglio di Cyru era stato quello di evitarlo quanto più possibile, e invece c'ero finita dentro con tutte le scarpe.
Mi sembrava normale essere tanto agitata, visto che ero circondata da uomini armati ed addestrati, pronti a farmi a fette al minimo sospetto. Ingannare un singolo uomo era un conto, ma ingannarne cento... era tutt'altra storia.
Ero un topolino travestito da gatto in mezzo ad un branco di felini. Speravo solo che Naur si sbrigasse, era più di un'ora che discuteva...
Le grida e le risate dei tre soldati, insieme a tutto il resto dei rumori del campo, erano rimasti a livello di sottofondo nelle mie orecchie. Fino a quel momento.
Sapevano che si stavano rivolgendo a me, e sapevo anche perché. Non avevo di certo il fisico da soldato, ne ero consapevole, ma a quello nonavrei potuto in alcun modo rimediare.
Guardandomi intorno durante l'ultima ora avevo osservato quali bestioni Odhron aveva tra le sue file. Cyru mi aveva insegnato a guardare al di là del minaccioso aspetto esteriore, di sfruttare ciò che avevo e non lasciarmi intimorire da ciò che mi mancava... ma dopo averne visti così tanti tutti insieme, avrei sfidato chiunque a mantenersi tranquillo.
L'appellativo appioppatomi da uno dei tre giocatori provocò sonore risate da parte dei suoi compagni. Alzai lo sguardo d'istinto verso di loro.
Sì, stavano proprio guardando me... altro che passare inosservata...
"Non ce la fai a reggerti senza l'albero, per caso?" fu un altro commento, seguito da ulteriori scoppi di risate.
Non risposi e mantenni la calma. Erano ubriachi, non potevo certo mettermi a rispondere alle provocazioni di tre grosse otri di vino... non ne valeva la pena.
E poi, mi era stato detto di peggio in passato da ubriachi simili a quelli che avevo di fronte... quando avevo il mio aspetto... e in confronto, quei punzecchiamenti erano acqua fresca.
"Ehi, la mamma lo sa che vai in giro con quella spada? Non ti ha detto che potresti cavarti un occhio?". Continuai a restare in silenzio, ma cominciavo a sperare che Naur uscisse entro pochi secondi da quella maledettissima tenda.
Quei soldati non avevano idea di quale furia distruttiva stavano così deliberatamente cercando di liberare.
Non erano neanche in grado di tirar fuori una frecciatina decente...
Non ne vale la pena... Non ne vale la pena...
"Be'? Nessuno ti ha detto che da maleducati non rispondere?" la faccenda cominciò a farsi più seria quando uno si alzò dal tavolo e avanzò verso di me barcollante.
Patetico.
In quel momento capii che cosa intendeva Cyru dicendomi di non dare troppo peso all'aspetto del nemico. Quel soldato era almeno tre volte più largo di me, e gli
arrivavo a stento alla spalla, ma ubriaco com'era non avrei impiegato più di due mosse per atterrarlo... tre per ucciderlo.
Era questo il grande esercito di Odhron?
Continuavo comunque a ripetermi di non fare mosse avventate, sebbene fosse l'occasione che una parte di me stessa attendeva da giorni di sfogare la rabbia... È ubriaco, ed è disarmato... non ne vale la pena...
Alzai lo sguardo per poterlo guardare negli occhi quando mi fu di fronte. Da dietro le sue spalle, i suoi amici non erano neanche più visibili, ma potevo udire gli incitamenti alla rissa e le risate stupide.
Rimasi con le braccia incrociate appoggiata all'albero con la schiena, ma avevo i muscoli tesi e pronti a scattare in qualunque evenienza.
La mia pazienza ha un limite...
"Sei muto per caso? O il gatto ti ha mangiato la lingua?" mi disse spingendomi le spalle a mò di sfida.
Limite superato...
Persino Vega, legato poco lontano nitrì e scalpitò, come se volesse accorrere in mio aiuto.
Non era necessario...
" Non toccarmi " sibilai affettandolo con lo sguardo. La minaccia era velata, e dubitavo che quel soldato fosse in grado di coglierla, anche da sobrio.
Scoppiò nella stessa risata ottusa dei suoi compagni...
"Altrimenti?" mi chiese spingendomi di nuovo. La mia mano scattò rapida verso l'elsa della spada, ma riuscii a sfilarla solo per metà dalla custodia, quando...
" Non pensarci neanche! " esclamò autoritaria una voce che ormai avevo imparato a conoscere, dopo due giorni di chiacchiere continue.
Rimasi immobile con la spada estratta a metà, non accennai a rimetterla a posto e non distolsi lo sguardo dal soldato.
Naur si avvicinò e pronunciò l'ordine con voce chiara e severa: " Rimetti in fodero la spada, soldato ".
Avrei avvertito comunque la sua rabbia dall'appellativo che usò per rivolgersi a me. Erano due giorni che non mi chiamava soldato.
Capii che era rientrato nel personaggio del Capitano. Quello che facevo fatica a tollerare.
Non mi restava altro che obbedire.
Molto lentamente lasciai che la lama scivolasse di nuovo nel fodero.
" Non sei autorizzato ad usare le armi senza un mio esplicito ordine".
La rabbia cominciò ad ardere.
Quindi in caso di pericolo avreei dovuto attendere un suo specifico ordine prima di entrare in azione?
Ridicolo! Ridicolo nel ruolo di Capitano, ridicolo nel volersi conquistare ad ogni costo il rispetto!
Era molto più simile ad Odhron di quanto avessi immaginato...
" Sono stato provocato " non riuscii a trattenermi dal dirlo, spostando lo sguardo freddo dall'energumeno a Naur, senza neanche tentare di temperarlo.
" Non mi interessa! " esclamò Naur alzando la voce. " Non osare rispondermi, soldato! E che non veda più quella lama uscire dal fodero senza il mio consenso, sono stato chiaro?! ".
Che altro avevo da aspettarmi dal galoppino di Odhron? Stupida io ad illudermi che fosse diverso. Non ero un suo soldato, e frustrante era non poterglielo
dimostrare...
Sospirai per placarmi.
Mi dissi che per il bene della missione non era il caso che reagissi come avrei voluto fare. Massimo quattro giorni e ci avrebbero pensato le Amazzoni a fargli abbassare la cresta... o gliel'avrebbero mozzata e basta.
Non potevo farlo io... non potevo vendere il sacrificio di Cyru per l'orgoglio ferito.
" Sì, Capitano " due parole che mi bruciarono la gola e che sputai come veleno.
" E ora vai a preparare il cavallo, partiremo immediatamente " disse infine. " Quanto a voi, soldati... " continuò se possibile con maggiore rabbia rispetto a poco prima, mentre si rivolgeva ai tre soldati. Persino Naur era un po' più basso rispetto a quelle tre colonne, ma la sua ira riusciva a farlo lievitare dalla terra fino a superarli.
I tre scattarono sull'attenti quanto più velocemente consentì l'alcol che avevano in corpo. Davano l'idea di tre gorilla allineati... e forse era proprio ciò che erano. " E' questa la vostra idea di eseguire l'ordine del generale Odhron? Birra e gioco d'azzardo?! ". Quel poco di sale in zucca che avevano suggerì loro di non rispondere in alcun modo a quella domanda retorica. " Vi è stato chiesto di mantenervi all'erta. Voi non avete idea degli affari che sono in ballo in questo momento. Non siete qui in vacanza! " rimasero ancora in silenzio.
Forse non era buonsenso il loro, quanto più l'incapacità di dire qualcosa di sensato, a mantenerli in silenzio. " Per quanto riguarda la scenetta di poco prima, è veramente un orgoglio per me vedere un gruppo di soldati che si diverte a stuzzicare un compagno solo per il gusto della rissa. Siete soldati! Non briganti. Ringraziate che non ho
tempo di fare presente al generale Odhron questo vostro comportamenteo " un brivido scosse i tre soldati sentendo quel nome, come se un serpente stesse strisciando sulla loro schiena. " Siete venuti meno ad una regola base del Clan. La decisione della punizione la rimetto al vostro comandante. Andate nella sua tenda, e ditegli che
non siete nelle condizioni di lavorare. Spero che vi serva da lezione per la prossima volta che cercherete di attaccar briga con qualcuno. Pensavo che l'addestramento sarebbe bastato a farvi capire di non sottovalutare qualunque tipo di avversario... Forse avete bisogno di qualche lezione in più. Andate! ".
I tre soldati scattarono sull'attenti per poi sfilare con la coda tra le gambe diretti alla tenda del Vice, il quale sentita tutta la conversazione e li attendeva già al varco.
Naur si avvicinò a me senza neanche guardarmi e montò su Taurus, io feci lo stesso con Vega. Era arrivato il momento di tornare ad essere un semplice soldato con il suo Capitano. Fino al momento in cui le Amazzoni mi avrebbero liberato dal peso...
" Andiamo... cerchiamo di percorrere quanta più strada possibile, prima di fermarci a riposare ".
La luce del tramonto era già quasi scomparsa. Non riuscivo a capire questa sua predilezione per i viaggi notturni, ma non osai discutere: un soldato non poteva permetterselo. Mi limitai a lanciare Vega al galoppo dietro Taurus, come da ordini.

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Capitolo 9
*** 9 ***


capitolo 9 Naur:

Avevamo lasciato l'esercito alle spalle e cavalcato nella notte per almeno quattro ore, nel completo silenzio e al freddo, prima di renderci conto che saremmo potuti cadere da cavallo da un momento all'altro per la stanchezza se non ci fossimo fermati immediatamente a acceso un fuoco.
Furono le prime luci del mattino a svegliarci.
Avevo la sensazione di aver dormito appena il tempo di un battito di ciglia. Dovevo essere crollato.
Non era un bene dormire così tanto, e così profondamente. Eravamo alla ricerca di qualcosa, e se questo qualcosa ci fosse sfuggito durante il sonno sarebbe stato davvero il colmo.
Per fortuna quel territorio era già stato setacciato dall'esercito, per cui il nostro sonno non avrebbe comunque procurato troppi danni. Era bene stare più attenti da allora in poi...
" Alagos... " lo chiamai, di ritorno da un mio momento privato trascorso tra i primi alberi del boschetto che limitavano il sentiero che stavamo seguendo. Alagos stava prendendo del cibo da una sacca legata alla sella del suo cavallo. Si voltò e mi guardò perché capissi che mi stava ascoltando, ma non disse nulla. Non ci feci troppo caso, e proseguii a parlare. " ... la strada percorsa fino ad adesso era controllata dall'esercito. Ho detto loro di non avanzare, come d'accordo con il Generale, perciò d'ora in poi dipende tutto da noi due. Spero solo di poterla bloccare appena prima del territorio Amazzone, ma dobbiamo viaggiare più veloci di lei. Dubito che azzarderà a procurarsi un cavallo, lascia molte più orme e dà nell'occhio facilmente. Mi raccomando, occhi ed orecchie aperte, intesi? " Alagos chinò lievemente il capo in un cenno d'assenso.
Abbastanza laconica come risposta. Non avevo mai dato tanta importanza che venisse o meno inserita la parola "Capitano" o "Signore" quando mi si rivolgeva la parola, tranne in alcuni casi limite. Piuttosto, avevo impiegato due giorni a sbloccargli la parola... era già tornato muto?
Non avevo intenzione di viaggiare con una statua di legno... mancavano ancora troppi giorni alla meta.
Intuii subito a cosa fosse dovuta quella freddezza. Non trattenni un sorriso.
Era facile per i soldati pensare che il ruolo del Capitano fosse quello di divertirsi ad esigere obbedienza... Chi non si era mai trovato nella situazione non poteva capire che cosa davvero significasse gestire un gruppo così eterogeneo di persone, mantenere un ordine, fare in modo che convivessero pacificamente.
" Alagos... sono il tuo Capitano " dissi. Non potrò mai definire lo sguardo con cui mi trafisse il volto. Il suo voto di obbedienza gli impediva di fulminarmi, ma certamente non era il classico sguardo amichevole.
" Certo, Signore. Domando scusa " rispose con un inchino ed un tono che nulla aveva a che vedere con reali scuse.
Ero stato frainteso. Risi di nuovo.
" Non voglio delle scuse, quello che vorrei farti capire è che ho dovuto farlo ".
Non avrei neanche dovuto giustificarmi, e con un normale soldato non lo avrei mai fatto. Alagos, impossibile non notarlo, era differente. Con lui avevo la sensazione di dovere delle spiegazioni. Capivo che era troppo intelligente per accettare le cose in modo passivo come tanti altri, e quella reazione ne era la prova.
" Lo capisco, Signore".
" No, non è vero... " lo bloccai a metà la frase, sapendo che stava mentendo. " ...ma ci provo comunque. Cosa volevi? Che ti lasciassi
azzuffare con quei tre? Credi che non sappia che avresti potuto farli a pezzi? Credi che provi gusto ad umiliare le persone? ". Non erano domande che prevedevano una risposta, infatti Alagos rimase in silenzio. Continuai: " Hai idea di cosa succederebbe se ognuno di voi facesse quello che gli passa per la testa? Sarebbe il caos! Come quei
tre ce ne sono tanti altri nel Clan... forse troppi... sono persone che rispettano solo ciò di cui hanno paura... E io ho bisogno che mi rispettino per poterli gestire ".
Era esattamente il modo che io stesso non apprezzavo negli atteggiamenti di Odhron. In effetti, capivo perfettamente ciò che passava per la testa di Alagos, perché erano le
stesse sensazioni che ricordavo di aver provato ai tempi in cui ero solo una recluta. Per me non c'era stato nessuno a spiegarmi i motivi per cui venivo trattato come non fossi che un granellino di sabbia attaccato agli stivali del mio Capitano. Un atteggiamento che mi aveva portato ad odiare il mio superiore. Vedevo troppo chiaramente in Alagos la mia immagine per volere che fosse lo stesso con lui.
Alagos continuò a rimanere in silenzio, ma ormai avevo imparato ad associare a quei lampi nello sguardo il desiderio di poter dire qualcosa, forse represso dal mio grado militare. " Vorrei sentire cosa ne pensi, se non ti dispiace... " dissi.
Alagos alzò di nuovo lo guardo su di me, questa volta perplesso e sospettoso della mia richiesta. Attesi che capisse da solo che la mia era una domanda reale senza aggiungere nulla.
Il silenzio calò per almeno cinque secondi prima che Alagos si decidesse a dire la sua.
" Signore, io sono un soldato... e la mia fedeltà verso il mio comandante dovrebbe essere totale. Dovrebbe aiutarmi a cancellare la paura per la morte in battaglia. Io capisco che una rissa è l'ultima cosa che un Capitano vorrebbe nel suo plotone, capisco che quello è l'unico metodo per guidare i gorilla... ma personalmente è l'uomo che
riesce a mantenere un'autorità senza dover schiacciare il prossimo che merita tutto il mio rispetto, ed è un uomo per cui sarei fiero di combattere ed eventualmente di morire. Ma il problema è tutto mio, Signore... mi adatterò. "
Ascoltai attentamente la risposta di Alagos.
Sembrava anche troppo saggio per un ragazzo della sua età. In realtà neanche sapevo quanti anni avesse, ma quelli che dimostrava il suo viso erano davvero troppo pochi per un discorso del genere.
Non potevo permettermi di fare distinzioni nell'atteggiamento che avevo nei confronti dei soldati. Essi dovrebbero essere tutti uguali al cospetto del proprio Capitano, anche nel momento in cui le differenze sono così evidenti.
Solo un uomo, a sua memoria, aveva mandato al diavolo questa regola insieme a tante altre. Era macabramente buffo pensare che Alagos avesse ucciso qualche giorno prima, sebbene inconsapevolmente, l'uomo che aveva praticamente appena descritto.
Le differenze tra soldati non avrebbero dovuto esistere... ma c'erano, ed era inutile nasconderle.
Senza rendermene conto mi trovavo di fronte ad una scelta: preferivo comportarmi come il Generale Odhron, uomo che neanche io giudicavo degno di rispetto ma che aveva un esercito ai suoi piedi nel momento stesso in cui lo domandava... o preferivo gli insegnamenti di Cyru?
Be', la vera domanda nascosta sotto quest'ultima opzione era: ne sarei stato all'altezza? Il fatto che lui ci fosse riuscito non significava che fosse da tutti...
Forse avevo già scelto...
" Dunque non hai rispetto per il tuo Capitano, Alagos? " domandai con un sorriso ironico. Mi aspettavo che balbettasse qualche scusa improvvisata che avrei dovuto bloccare prima che rasentasse i limiti della decenza...
" Rispetto il Capitano che mi ha appena spiegato le sue ragioni come se fossi un suo pari, Signore... molto meno quello che mi ha impedito di spiegare le mie ieri. Ma come ho già detto, è un problema mio che vedrò di risolvere, Signore.Continuerò ad obbedire ai vostri ordini in qualunque caso. " rispose invece, con tono chiaro e tranquillo, senza
incespicare neanche una volta.
Era una muta ferita al mio orgoglio rendermi conto che avevo molto più io da imparare da quel ragazzo che viceversa... e molto più di domare un cavallo.
Cominciavo a pensare che qualcuno mi avesse mandato una mia copia più giovane che mi mostrasse che il ruolo di Capitano mi stava accecando, e che mi stavo trasformando in ciò che io stesso avevo odiato.
Non feci in tempo a dire nulla (cosa mai avrei potuto rispondere, tra l'altro?), prima che ricominciasse a parlare: " Avevo capito che il Clan avesse tutte quelle regole, e punizioni tanto pesanti per chi le infrange, perché fosse... be', per... degli eletti... ma evidentemente mi sono sbagliato. A questo punto mi chiedo... se non fosse meglio avere una donna capace in esercito, piuttosto che quei tre zucconi... " Quella battuta mi risvegliò dalle mie riflessioni e scoppiai a ridere.
" Be'... chi non preferirebbe una donna a quei tre? " risposi, riuscii persino a strappare un sorriso alla maschera di bronzo che era il viso
di Alagos in molte occasioni. " Tuttavia, dubito che esista una donna al mondo in grado di reggere i ritmi militari... almeno quei tre penso che riescano a brandire una spada ".
" Se è così, perché dovremmo temere le Amazzoni? " incalzò Alagos.
Una domanda curiosa. Da non sottovalutare.
" Lo hai detto anche tu, sono streghe... ".
" Sì, ma gli archi, le frecce e le spade mi sembrava fossero molto simili ai nostri... io mi preoccupo più di quelli che delle superstizioni... Signore... " esitò un momento prima di continuare, era la prima volta che lo vedevo intento a scegliere con cura le parole da usare. " ...è lecito chiedere per quale ragione le donne sono escluse dal Clan? ".
Risi ancora. Doveva aver avuto una madre molto severa...
" Come dice il Generale Odhron: le donne devono generare guerrieri, non esserlo... " risposi.
" Be'... questo è quello che pensa il Generale Odhron... invece, il Capitano Naur? ". Fu come sentire il mio cervello scivolare sulle mille risposte che suggerì quella richiesta.
Non era una domanda che mi ero mai veramente posto... sarà stata la mia indifferenza verso le donne che avevo fin da quando ero bambino, ma davvero non riuscivo ad immaginare di poter combattere al fianco di una donna.
Tuttavia non potevo non rispondere.
" Naur pensa che quando incontrerà una donna degna di imparare, sarà lui stesso a proporglielo... se è anche molto bella, benvenga! " sorrisi. Magari in quell'occasione avrei evitato quanto più possibile che Odhron lo venisse a sapere, giusto per evitare di fare la fine di Cyru.
Era assurdo anche solo pensare che potesse accadere.
Alagos parve soddisfatto dalla risposta, ma gli leggevo negli occhi dell'altro. Attesi in silenzio che si esprimesse.
" E voi... cosa ne pensate del Generale Odhron? ".
E no, eh... quello era un colpo basso.
Scoppiai a ridere e sfoderai la spada.
" Risponderò quando mi batterai in un duello... "

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Capitolo 10
*** 10 ***


capitolo 10 Honoria:

" Risponderò quando mi batterai in un duello... " disse Naur.
La punta della sua spada dorata era ad un soffio dalla punta del mio naso.
Stava scherzando, forse? Lo guardai accigliata.
Il Capitano stava sfidando una recluta ad un duello? Pareva proprio di sì.
Inevitabile fu lasciarsi sfuggire un ghigno bramoso.
Non avevo mai combattuto contro un membro del Clan che non fosse il mio maestro, e nel suo caso non si era mai trattato di vere sfide... non come quella che Naur mi stava
servendo.
Era un peccato non potergli dimostrare le mie abilità da donna, per poter verificare di persona ciò che le aveva appena detto...
" Ho dunque il vostro permesso di sfoderare la spada, Capitano? " domandai pesantemente sarcastica, rimandandomi al rimprovero della sera precedente.
Il nostro ultimo discorso era stato illuminante, se Naur era stato sincero... Forse avevo finalmente capito chi mi trovavo davanti, o forse non avevo capito proprio niente.
Di certo era una personalità molto più complessa di quella che mi ero aspettata, difficile da inquadrare in uno spazio ben preciso... c'era ancora tanto da capire, e probabilmente troppo poco tempo per farlo.
Una risposta sincera a quella domanda avrebbe soffiato via gran parte della nebbia che offuscava ancora l'immagine dell'uomo che avevo di fronte. E se dovevo prenderla in punta di spada... be', ero disposta a farlo.
Naur accolse la provocazione divertito:
" Certo, soldato. E anche in fretta. Il nemico solitamente non rimane ad attendere che impugni l'elsa ".
La spada appartenuta a Cyru, tanto simile a quella appena sfoderata da Naur, volò nella mia mano destra con uno scintillio alla debole luce del Sole mattutino.
La feci roteare nel palmo un paio di volte per saggiarla. Non ne maneggiavo una simile da mesi, dovevo recuperare un po' di confidenza.
Capivo perché si diceva che fossero state forgiate dagli dei... sembrava fossero perfette per essere impugnate da qualsiasi tipo di mano. Non erano solo dei pezzi di ferro da scagliare contro un nemico... sembravano entità a sé, solo in cerca della guida esperta della mano di un guerriero.
Allineai la mia lama con la sua, ancora tesa di fronte a me.
" Prima l'età, poi la bellezza... " dissi, fremevo dall'impazienza di misurarmi contro il Capitano.
Amavo combattere. Era il solo modo in cui credevo di riuscire ad elevarmi verso qualcosa di superiore.
Non ero solo un mucchio di ossa e carne... ero vento, terra, acqua, fuoco... pura energia.
Naur sorrise alla battuta, ma quel lampo non durò più di due secondi.
Approfittò del mio bagno di gloria per tentare un finto affondo diretto al centro del petto, pur sapendo che l'avrei parata con facilità. Aveva
solo dato inizio allo scontro.
Feci due passi indietro. Naur tentò due fendenti, che evitai buttandomi dal lato opposto.
Colpiva molto forte, ma rimaneva controllato.
Ovviamente non aveva intenzione di ferirmi, voleva solo buttarmi a terra. Un uomo per terra è un uomo morto...
Continuai a studiarlo per altri due minuti, parando ogni colpo fino ad irritarlo visibilmente. I colpi forti erano anche tanto lenti... ma dovevo trovare un modo migliore per contrastarlo.
Forse avevo bisogno di un piccolo aiuto...
Controlla l'arma del nemico... fallo cadere in trappola... sentivo l'eco di Cyru nelle orecchie nello stesso modo in cui mi sussurrava durante le prime esercitazioni, quando era lui a guidare il mio braccio e la mia spada.
Sì, ma come potevo controllarlo?
Lascia che faccia quello che vuoi credendo di fare quello che vuole...
Sì, MA COME??
Quando tentò un montante, colsi l'occasione per bloccargli la lama che saliva dal basso verso l'alto con la mia. La fermai a terra per il tempo che mi occorreva per ragionare.
Il suo attacco era una difesa eccellente... non mi dava modo di avvicinarmi. Non potevo piegarlo con i colpi di spada, i miei muscoli non erano abbastanza in confronto ai suoi.
Non tentare di combattere con ciò che non possiedi...
Che cosa avevo?
Niente muscoli, niente altezza... il fiatone, forse...
Naur si sbloccò da quella situazione di stallo ben troppo presto. Gli leggevo negli occhi la scintilla della vittoria... una luce troppo accecante perché potessi guardarla. Che cosa significava?
Che Cyru aveva solo sprecato tempo ad addestrarmi? Che non sarei mai stata all'altezza di battere un uomo perché avrei sempre peccato di forza fisica?
No, mai!
Adesso si gioca come dico io... Vuoi fare il forte? Peggio per te.
Avevo in mente una strategia... dovevo solo portare Naur a muoversi come volevo io. Dovevo fagli abbassare la guardia sulle gambe...
Provai due stoccate rivolte all'addome... le parò rimandandomi indietro tutta la forza che avevo impresso.
E alza quella spada, maledetto!
C'era un solo modo, forse...
Lasciai cadere le braccia in basso, fingendo stanchezza... ma mantenni forte la presa sulla spada. Naur sorrise vincitore, e alzò la spada per
il fendente finale, quello che avrei potuto evitare solo buttandomi a terra... non fosse stato che ero sì meno forte di lui, ma decisamente
più veloce. Aveva giusto alzato la spada sulla testa impugnando l'elsa con entrambe le mani e mentre l'abbassava sulla mia testa alzai la mia,
voltandola di piatto.
Con un "clang" assordante il filo della spada di Naur si scontrò con il piatto della mia lama che reggevo da un capo all'altro con entrambe le mani.
Riuscii a bloccarlo e a fargli ritornare sui polsi tutta la forza che voleva scaricarmi contro. Metà dell'operazione era riuscita... ora veniva la parte difficile.
Sapevo che Naur si sarebbe ripreso in un attimo dalla scossa del colpo, perciò dovevo fare in fretta.
Mantenni salda l'impugnatura della spada e ruotai sui talloni, in modo da poter sferrare un calcio al retro del ginocchio di Naur prima che
potesse rendersene conto e prevederlo... l'articolazione si flettè sul colpo, allora spinsi la spada con tutta la forza che avevo.
La spada volò via dalle mani di Naur e in men che non si dica... il Capitano era capitombolato per terra.

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Capitolo 11
*** 11 ***


capitolo 11 Naur:

" Stavate dicendo, Capitano? ".
La punta della spada di Alagos mi stava graffiando il centro del petto... e io ancora non avevo capito come fossi finito con la schiena per terra quando meno di tre secondi prima stringevo le redini della situazione.
Era successo veramente tutto troppo in fretta...
Era davvero così semplice battere il Capitano?
Alagos mi aveva colto di sorpresa... quando non avrebbe dovuto. Cominciavo a comprendere davvero fino in fondo il giudizio di Odhron nei confronti
del ragazzo...
Lo fissai a bocca aperta per qualche altro istante.
Non era facile superare quel trauma.
Erano passati anni dall'ultima volta che ero stato buttato a terra... e... quello era un ragazzino!
Guardai incredulo la lama d'oro che finiva sul mio petto. Alagos la rimosse subito, rimettendola nella fodera. "Mi sembrate piuttosto sorpreso, Capitano... " disse porgendomi un braccio per aiutarmi ad alzarmi.
Anche quello?
" Il fatto che tu abbia praticamente la metà dei miei anni non significa che non possa alzarmi da solo " dissi tornando in posizione eretta senza l'aiuto del suo braccio.
Mentre mi scuotevo la polvere dalle maniche della camicia guardai in sottecchi il viso di Alagos.
Mi guardava accigliato, probabilmente sorpreso dalla mia reazione brusca.
In realtà neanche io ne conoscevo bene il motivo. Ma ad essere sincero, ne avevo una mezza idea:
Quello... stecco di ragazzo era piombato nella mia vita come un improvviso acquazzone... che... continuava a bagnarmi con tutte quelle capacità straordinarie che tirava fuori con irritante facilità...
Come potevo permettergli di insegnarmi? Ero io il Capitano!
Non esisteva recluta in grado di domare un cavallo che non fossi stato capace di cavalcare.
Non esisteva recluta che potesse insegnarmi cosa fosse il rispetto.
Non esisteva recluta che potesse battermi in duello in modo tanto palese... erano anni che non venivo sconfitto!
Ricordai la domanda che Alagos mi aveva fatto prima di cominciare il duello, quella per cui il duello stesso era cominciato. Il duello che ero stato
sicuro di... be'...
Comunque, dovevo rispondere. Mancava solo che dovesse rimproverarmi il fatto che non mantenevo fede alle promesse.
" Odhron è il mio Generale, Alagos. Ed è questo che conta, nient'altro" risposi finendo di sistemarmi.
Le parole erano uscite dalla mia bocca molto più aspre di quanto forse avrei dovuto, e il risultato fu perfettamente leggibile negli occhi freddi del ragazzo. " Credo sia il
momento di ripartire... e dovremmo fare delle ricognizioni in giro d'ora in poi, per controllare eventuali passaggi di persone... ".
" Bene" rispose Alagos, come lo schiocco di una frusta. Si passò la lingua sui denti mentre da me spostava lo sguardo verso gli alberi attorno. "Se mi è concesso, avrei dei bisogni di cui occuparmi, prima di partire " aggiunse.
Mi aveva battuto nonostante la vescica piena? Ci mancava solo questa!
Si allontanò dopo un mio cenno del capo.
Il tono freddo professionale aveva palesemente ripreso il suo posto.
Ero riuscito a risolvere la situazione del giorno prima e disfarla di nuovo nel giro di pochi minuti... cominciavo a pensare che fosse meglio mantenere quelle distanze.
Capitano e soldato. Esattamente quello che eravamo... o forse ero semplicemente invidioso?
" Mi rincresce di aver vinto, Signore. Prometto che non ricapiterà " aggiunse fermandosi un secondo, prima di ricominciare a camminare a passo sostenuto e sparire in mezzo agli alberi.
Doppiamente umiliante.
Quanto lo odiavo... cominciavo a pensare che quei trei barilotti di birra senza cervello della sera mi sarebbero stati molto più simpatici di lui, che sembrava aver sempre così maledettamente ragione.
Soffrivo forse di delirio di onnipotenza?
Il ruolo di Capitano mi aveva dato alla testa... non c'era altra spiegazione. Perché arrabbiarsi tanto per un banalissimo duello?
Non ero più in grado di perdere.
Quando Alagos tornò e montò sul suo cavallo, sapevo che avrei dovuto dire qualcosa, ma il mio ego smisurato mescolato ad un bel po' di orgoglio mi impedì di parlare. Non avrei sopportato l'idea di dovergli dare ragione d nuovo...
Ero io il Capitano.

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Capitolo 12
*** 12 ***


capitolo 12 j Honoria:

Stavo viaggiando con il tipico esemplare di maschio.
Insopportabile. Arrogante quando si rischiava di mettere in discussione la sua autorità.
Il capobranco... la Guida... Colui che tutto vede e tutto sa... Ma per favore!
Chissà che cosa gli avevano fatto credere di essere.
Il grande Capitano che non sopportava di accettare la sconfitta da parte di un suo sottoposto.
Era lui il Capo, lui aveva gli attributi e lo doveva dimostrare. Neanche sapesse che ero una donna!
Insostenibile.
Poi d'improvviso, smetteva di temere che il suo stupidissimo orgoglio vacillasse sotto i suoi piedi e avveniva la metamorfosi, come il
ghiaccio che ritorna acqua
Simpatico, piacevole, anche comprensivo e ben disposto al dialogo... Ancora più insopportabile!
Tanto disponibile solo verso chi poteva guardare dall'alto verso il basso... solo quando non c'era alcun pericolo che i due ruoli si confondessero... quando non aveva a che fare con un suo pari...
Ma per quale legge divina io dovevo stare dietro ai suoi cambiamenti di umore?
Lunatico! Che cosa gli costava rimanere fermo in un unico stato?
Ero sicura che sarei impazzita da un momento all'altro.
Tutto per un maledettissimo duello. Solo perché avevo avuto la fortuna, o la determinazione... insomma, quello che diamine era... di batterlo in un combattimento base, dove tra l'altro nessuno dei due si era sognato di utilizzare le tecniche di combattimento del Clan (quello sì che sarebbe stato interessante come duello), adesso doveva tenere il muso ogni volta che osavo mettere in discussione la sua Somma Parola?
Che importanza aveva per me averlo battuto? Era stata una prova!
Non mi sentivo più forte o più intelligente di lui, avevo solo bisogno di dimostrare a me stessa che potevo essere allo stesso livello di un membro ufficiale del Clan. Che questo fosse il Capitano sinceramente non mi tangeva.
Avevo davanti agli occhi il risultato del regime di Odhron. Un continuo mostrarsi e dimostrare... Uomini!
E l'idea che in realtà, per quanto lo volesse nascondere, Naur non fosse affatto così era ancora più frustrante.
Per quale maledetta ragione dovevo convivere con quel lato presuntuoso quando mal celato c'era qualcosa che... be', che di certo mi stava distraendo.
Distraendo o meglio... confondendo le idee!
Honoria avrebbe già volentieri provveduto a smontargli quella testa forse troppo abituata all'aria buona della casa degli dei, ma Alagos... Alagos non poteva permettersi di proferir verbo...
E Alagos era la mia copertura, che doveva reggere fino alla meta. Una copertura che qualche volta prendeva il sopravvento su ciò che ero veramente... le
volte in cui mi sembrava di non guardare più a Naur come un nemico... le volte in cui mi trovavo davvero a pensare che fosse il mio Capitano...
Non era lui il mio Capitano! Il mio Capitano era morto!
Non vedevo l'ora di arrivare dalle Amazzoni solo per liberarmi di lui... e di Naur.
Sapevo che l'avrei incontrato nuovamente, che probabilmente mi si sarebbe parato davanti per proteggere quello che in fin dei conti era il suo Generale, ed è solo questo che conta. Ma almeno in quel momento avrei di certo avuto le idee chiare su chi fosse: un nemico!
E forse da qualche parte avrei trovato il coraggio di concludere quello che mi ero dimostrata in grado di fare. Avevo ucciso Cyru! Cosa poteva impedirmi di uccidere anche chi non significava assolutamente nulla per me, tranne continui bruciori di stomaco e frustrazioni?
Ormai erano passati altri tre giorni. Ci fermavamo solo per riposare e per i sopralluoghi nei boschi limitrofi al sentiero che stavamo seguendo, almeno due volte al giorno, a turno.
Sentivo le Amazzoni sempre più vicine, come se anche io ne avvertissi l'odore.
Ovviamente durante i miei sopralluoghi mi guardavo bene dal cercare me stessa nei boschi e approfittavo di quella solitudine per liberarmi da quella pesantissima maschera e tornare me stessa. Neanche il mio fisico riusciva più a sopportarlo.
La fascia con cui mi avvolgevo il petto in modo che nulla fosse visibile cominciava a stringere contro imiei polmoni, non potevo fare a meno di liberarmi appena riuscivo a
trovare una fonte d'acqua. Per non parlare di quella maledetta barba che non facevo che aggiustare in continuazione... Cyru era stato bravo
a crearla, ma dal minimo fastidio iniziale si era trasformata in una tortura!
Sapevo che quelle operazioni nel mezzo del bosco erano un vero e proprio azzardo, considerando che Naur era a pochi passi più lontano da me e che se mi avesse vista senza vestiti di certo avrebbe notato un paio di cose che l'avrebbero insospettito sul mio conto. Ma era davvero un supplizio quel travestimento, unito alle altre mille e mille
cose che stavano rendendo quel viaggio un calvario. Riuscivo solo con un grande impegno nella meditazione prima di dormire a liberarmi dagli incubi.
Le prime notti erano state così infernali che avevo cominciato a temere il momento in cui i miei occhi si sarebbero chiusi per spalancare le porte ad immagini a cui non voglio neanche ripensare.
Non ero affatto al massimo della forma... speravo di recuperarla almeno una volta arrivata.
Una volta recuperato il totale aspetto di Alagos, mi decisi a tornare dal mio amatissimo Capitano.
" Nessuna traccia neanche qui, Signore " dissi, spesso non riuscivo a trattenere una risata all'idea di dovermi cercare da sola, ma per fortuna Naur mi irritava tanto da reprimermi completamente qualsiasi accenno di allegria. " Inoltre dubito che sopravvivrà se si fermerà in questo bosco... è pieno di belve " avevo giusto incontrato un orso pochi minuti prima. Una mamma orsa con i cuccioli.
Fortunatamente sapevo come comportarmi. Per fortuna ero stata io ad incontrarla e non Naur, che avrebbe sfoderato la spada senza indugio... invece di allontanarsi
semplicemente con calma...
" Sì, be'... me l'aspettavo... " mormorò rialzandosi dalla roccia sulla quale mi aveva aspettata seduto con la spada sguainata.
Coraggioso davvero...
C'era qualcosa di insolito nel suo tono.
" Preoccupato, Capitano? " azzardai.
" No " rispose subito.
E figurati... pensai. E cos'era tutto quel guardarsi intorno in continuazione, aggrapparsi morbosamente all'elsa della spada nella fodera pronto a sguainarla in qualsiasi istante, e non riuscire a stare fermo in una sola posizione per più di dieci minuti? Godersi il panorama, forse?
Cosa gli costava ammettere di temere un gruppo di donne armate e crudeli come le Amazzoni? Avrei forse potuto pensare che era un debole? In realtà potevo solo pensare che era molto intelligente a temerle. " Ma non volevo entrare nel loro territorio, come ti ho già detto... "
Ecco... e perché non voleva entrare nel loro territorio? Forseperché non aveva fatto in tempo a recuperare dei fiori.... o magari
perché aveva una gran paura?
" Capisco... be', siete voi il Capo... " ci tenni a precisarlo così da fare contento il bimbo.
Naur fece un lungo, lento sospiro, come se chissà cosa volesse annusare nell'aria. Poi si voltò verso di me e mi trafisse
con lo sguardo smeraldo.
Cominciai a sudare.
Be', che avevo detto di sbagliato?
" Alagos, sono giorni che voglio farti una domanda... ".
Fece un passo verso di me, e le goccioline di sudore cominciarono a condensarsi sulla mia fronte.
" Fate pure... " possibile che si fosse accorto di qualcosa? Ma no, era impossibile! Mi avrebbe già affrontato... non si sarebbe certo spinto fin lì.
" Il tuo profumo... ".
Cosa?
" Il mio profumo, Signore? " chiesi con voce che faticava ad uscire dalla gola.
" Sì... be'... " sembrava piuttosto imbarazzato, doveva trovarsi in un momento molto più Naur che Capitano. " Hai un profumo particolare, no? "
Sì... sì, lo avevo. La domanda vera era... come faceva lui ad essere in grado di sentirlo?
Il profumo della mia pelle doveva essere il lasciapassare verso il Regno delle Amazzoni, l'unico modo in cui mi avrebbero potuto riconoscere e distinguere da altri estranei. Nel mio caso, avrebbero capito subito chi si nascondeva dietro quelle vesti maschili, ma nessun altro sarebbe stato in grado di distinguerlo nell'aria. Era una capacità che solo le Amazzoni possedevano... E Naur, fino a prova contraria... be'... non era un'Amazzone!
" Non... non lo so, Signore... Personalmente non... sento nulla di particolare... " sapevo di essere arrossita. Naur rise.
" Be', sai... abituato agli accampamenti dei soldati... " non concluse la frase, lasciando intendere molto. " Ma almeno il tuo è piacevole, qualunque cosa sia... spero non sia solo frutto della mia immaginazione... Non vorrei cominciare ad impazzire alla mia età... ".
Non era solo arrossire, era una vampa di fuoco che mi avvolse la testa come un turbante. Piacevole? Che intende con piacevole??
Non fu possibile interrogarsi ulteriormente...
Ciò che prima intorno a loro era solo una massa quieta di foglie, smosse appena da un venticello fresco... sembrò cominciare a prendere vita, in qualche pezzo di legno secco calpestato... qualche ramo smosso in modo dissonante rispetto agli altri... qualcuno si stava muovendo.
Naur mi fece segno di tacere, ma io avevo già interrotto la domanda cominciata per metà.
Che fosse l'orso? Difficile... non avrebbe avuto alcun motivo di avvicinarsi tanto al sentiero abbandonando il cuore del bosco. Non avevamo cibo dall'odore così attraente per un carnivoro...
No... era qualcosa di molto peggio dell'orso.
Una freccia comparve dal folto dei boschi e si conficcò nel terreno ad un soffio dal piede di Naur che balzò indietro tanto all'improvviso da rischiare di cadere.
Lo guardai sbiancando, esattamente l'opposto del colore assunto poco prima dal mio viso.
Anche Naur era impallidito...
Ci intendemmo perfettamente senza essere costretti a parlare.
Le padrone di casa erano giunte per dare loro un quanto mai caloroso benvenuto.

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Capitolo 13
*** 13 ***


capitolo 13h Naur:

Avrei dovuto immaginarlo.
Esattamente quello che speravo di poter evitare.
Recuperai per un soffio l'equilibrio prima di finire di nuovo per terra.
Guardai il bosco.
Non riuscivo a vederle. E la mia esperienza insegna che il nemico da temere maggiormente non è quello che ti corre incontro urlando e brandendo una qualsiasi arma, piuttosto quello che ti striscia attorno senza che tu te ne accorga.
Avvertivo la loro presenza, e una freccia mi aveva appena sfiorato... ma non ero mai stato addestrato ad affrontare dei fantasmi.
Maledette!
Le avrei fatte uscire dall'ombra.
Ripresi il controllo del mio equilibrio.
La lama della mia spada tornò a brillare alla luce del Sole e mi fiondai verso la fitta vegetazione del bosco.
Almeno, quello fu il mio primo tentativo.
" Ma dove diavolo vai?! " Alagos mi aveva afferrato per un braccio e trattenuto con forza prima che mettessi piede tra gli alberi.
La sua espressione mi spiazzò completamente. Non riuscivo a riconoscerlo, come se fino a quel momento avessi viaggiato con qualcun'altro.
Dovevo anche rispondere?
Dove credeva che stessi andando, a funghi?
Mi limitai a guardarlo sorpreso e furioso per quell'interruzione. Sembrava costernato dalla mia decisione. Ma per quale ragione? Eravamo lì per quello... o almeno, in parte. "Il solo motivo per cui non siamo già morti è che ci stanno dando la possibilità di scappare... " continuò mentre mi tratteneva con decisione.
" Non ho intenzione di andarmene! " Alagos aveva ragione a dire che ci stavano mancando di proposito, ma scappare significava aprire un altro varco a quella ragazzina, rendendo vani tutti i sacrifici di quel viaggio.
Dovevo impedire che le Amazzoni venissero a conoscenza dei segreti del Clan... e adesso che poteva farlo non sarebbero state delle ragazzine con un arco a fermarlo.
Vidi la rabbia esplodere nel viso di Alagos, ma non quella controllata e fredda a cui ero abituato a confrontarmi, non era quella che esprimeva in silenzio. Era rabbia viva, che esplose nelle sue urla:
" Perché non cerchi di piantarla con questo orgoglio idiota prima di farci ammazzare entrambi? Non puoi batterle, e anche se ti viene molto difficile comprenderlo, un soldato morto non serve a nulla al Clan! " pareva che un demone represso dentro il suo esile corpicino per tutto quel tempo avesse infine trovato la via per manifestarsi.
Da dove spuntava fuori quell'Alagos? Quello che conoscevo mi disprezzava abbastanza, sì, ma aveva sempre mantenuto il contegno militare senza dimostrarmelo
così apertamente. " Quella ragazzina non è ancora passata di qui, e non potrà mai essere più veloce di noi! Usciamo dal loro territorio e aspettiamo che arrivi! ".
Una parte di me stava ferocemente dando ragione al ragazzo... mentre quella più vicina al Capitano ne aveva abbastanza di dargli ragione.
Ad aiutare la mia decisione finale fu una seconda freccia che mi sfiorò la spalla strappandomi appena la stoffa della camicia, ma che avrebbe potuto prendermi in pieno se non fosse stato per i pronti riflessi di Alagos che mi tirò a sè al momento giusto.
Non gli ero mai stato tanto vicino, e nonostante la mia mente fosse concentrata da tutt'altra parte, non riuscii a fare a meno di notare quanto insolito fosse persino l'aspetto di quel ragazzo.
Durò un secondo, poi la mia attenzione tornò sulla seconda freccia che per poco non mi aveva colpito...
Ne avevo abbastanza!
Spinsi via Alagos buttandolo a terra.
Non avevo bisogno di lui, se non voleva venire mi sarei inoltrato anche da solo in quel bosco. Non avevo paura. Non più, almeno.
Vega nitrì nervosamente il suo disappunto per quel gesto, ma ormai ero già nell'ombra degli alberi, la cui chioma oscurava quasi totalmente la luce e sbarrava le porte al
calore del Sole.
Corsi tagliando i rami che intralciavano il mio passaggio, seguendo con le orecchie gli spostamenti anomali delle foglie, quelli che riconoscevo
non essere prodotti dal vento.
D'improvviso, in lontananza, due gambe sfrecciarono verso destra. Mi buttai subito all'inseguimento. "Sei morta...".
Poi... il sibilo di una freccia scoccata dall'alto ed un dolore acuto mi
squarciò il fianco per poi straripare come un fiume in piena lungo il resto del corpo.
Urlai, ma ben presto mi manco l'aria anche per quello.
Sentii che stavo cadendo il ginocchio... poi più nulla.

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Capitolo 14
*** 14 ***


capitolo 14 h Honoria:

Si può sapere perché lo stai facendo?
Ah, se trovi una risposta fammi un fischio...
Avevo aspettato per giorni l'intervento delle Amazzoni, quello che avrebbe dovuto liberarmi dalle catene del mio travestimento.
Be', erano intervenute... e io cosa avevofatto? Ero scappata.
Per quale ragione? Per salvare quell'imbecille dal massacro.
Per quale ragione? Maledizione, me lo stavo chiedendo da ore.
Quale ragione logica mi aveva portato a trarre in salvo quell'arrogante, borioso, zuccone da una morte che spesso e volentieri gli avrei inferto io stessa?
Glielo avevo detto di fuggire, era stato lui a voler fare il condottiero a tutti i costi, e la mia schiena non aveva dimenticato ancora quando mi aveva buttato a terra... meritava solo di pagarne le conseguenze!
Avrei dovuto prendere Vega e andarle a cercare nel bosco... sapevo che nessuna freccia mi avrebbe raggiunto... e invece no! Una volta trovato stramazzato per terra con quella freccia conficcata in un fianco, il mio solo pensiero era stato recuperarlo, a issarlo su Vega e a portarlo via dal pericolo...
E adesso?
Adesso ero lì a medicargli la ferita. Dopo tutte le umiliazioni che avevo dovuto subire... maledetto lui ed il giorno in cui lo avevo incontrato!
Inevitabile fu ripensare proprio a quel momento, alla notte in cui avevo incontrato Naur per la prima volta... sentii lo stomaco attorcigliarsi su se stesso come uno straccio zuppo. La mia mano armata di coltello scivolava sulla gola di Cyru e... dovevo smetterla di pensarci!
Ma come potevo? Il senso di colpa mi avrebbe perseguitato a vita, come la mia ombra, a ricordarmi di quale tragedia ero stata artefice.
Forse era questo il motivo per cui avevo salvato Naur? Non volevo altri morti sulla coscienza... nessuno, oltre ad Odhron...
Forse sapevo che Cyru l'avrebbe salvato...
Al primo punto di sutura, Naur cominciò ad agitarsi.
" Sta' fermo... " dissi poggiandogli una mano sull'addome. Sapevo che si sarebbe svegliato, ma speravo non in un momento tanto delicato.
Naur gemette al secondo punto.
" Dove sono? " chiese con un filo di voce rauca.
" Al sicuro, per il momento... ma siamo ancora nel territorio Amazzone, così quando sarai pronto potrai tentare di nuovo il suicidio, contento? " risposi.
Non mi importava più nulla che Alagos fosse un suo soldato, tanto il momento della verità si sarebbe presentato presto... non avrebbe fatto in tempo a punirmi. E poteva sprecare il fiato ad urlarmi contro quanto voleva... ero io ad avere nelle mani l'ago della situazione. " Stai fermo, o farà ancora più male... " avevo a che fare con un bambino frenetico.
Mi guardò accigliato, probabilmente sorpreso dalle mie parole brusche, quelle che avevo sempre fatto in modo di trattenere.
" Che cosa è successo? " È successo che sei un idiota dalle dimensioni colossali.
" Diciamo che la tua eroica impresa contro le Amazzoni è stata... breve ma intensa " spiegai. Mi chinai su di lui e strappai coi denti il filo con cui gli avevo chiuso la ferita. Quando rialzai lo sguardo lo vidi studiare il soffitto della grotta pensieroso. " Siamo al sicuro, è troppo piccola per essere di qualche animale... tuttavia le Amazzoni ci
staranno di certo venendo a cercare, non possiamo fermarci a lungo "
Avevo in mente di fermarmi solo quella notte, e di fuggire la mattina successiva. Speravo solo che Naur non fosse così pazzo da continuare a cercare da solo. Non avevo tutta quell'influenza sulle Amazzoni da impedire loro di usare la forza contro di lui... non sapevo neanche se avrei pagato le conseguenze per ciò che avevo già fatto.
" Grazie, Alagos... " mormorò, quasi non avesse ascoltato neanche una parola dell'ultima parte del discorso.
Avevo forse sentito male?
" Come hai detto, scusa? " Naur sorrise, ma subito dopo si trasfigurò in una smorfia di dolore quando poggiai il panno imbevuto di acqua calda sui punti di sutura.
" Visto che non ne siamo capaci, io direi di smetterla con la storia del Capitano e del soldato... approfittiamo dell'occasione che siamo da soli, e comportiamoci... da amici. Amico mio, ti ringrazio di avermi salvato la pelle " di nuovo un calore insopportabile mi avvolse il viso partendo dal collo.
Ero certa di aver cambiato colore.
È un nemico... è un nemico... un bel nemico, ma pur sempre unnemico... continuai a ripeterlo. Era importante che me ne convincessi.
Bastardo di un lunatico... mi trovai a pensare quanto lo preferissi nella sua versione da Capitano arrogante... in quelle occasioni era molto più facile odiarlo piuttosto che altro... "Ammetto di essere stato piuttosto irruento, avrei dovuto pensarci meglio prima di entrare in quella foresta... ".
Non riuscivo a credere che quelle parole fossero realmente uscite dalla sua bocca... cominciavo a pensare di aver bollito nell'acqua anche qualche droga insieme alle erbe per
pulire la ferita.
" Irruento credo sia la parola giusta... " commentai, era quello che Alagos poteva permettersi di dire, e continuai a passare il pezzo di stoffa imbevuto sulla ferita. Con la mente in tali condizioni di confusione era meglio dire lo stretto indispensabile... e tacere tutto il resto.
Ricordati che sta parlando con Alagos, non con te... Sì, ma davanti al fisico scolpito nel marmo pallido di Naur c'ero io, e la barbetta finta che indossavo non mi impediva di notarlo, purtroppo.
Se quella maledetta freccia l'avesse preso semplicemente al braccio sarebbe stato tutto molto più facile.
" Dobbiamo solo pensare ad un altro modo per fermare quella ragazzina... " sospirò infine Naur coprendosi gli occhi con un braccio, probabilmente per distrarsi dal dolore. Io ne approfittai per asciugarmi le goccioline di sudore che mi imperlavano la fronte quanto un cielo stellato.
" Ci verrà in mente qualcosa... " dissi tanto per riempirmi la bocca.
Costringerlo lontano dalle Amazzoni sarebbe stato praticamente impossibile... e io mi trovavo in uno di quei momenti in cui non riuscivo a fregarmene della sua sorte. Quei momenti che avrei tanto voluto, e dovuto, evitare...
Mentre rimettevo lo straccio zuppo nel piccolo bollitore che avevo utilizzato per le erbe, l'occhio mi cadde nuovamente sul segno del corpo di Naur che avevo già avuto modo di notare in precedenza, quando ero troppo indaffarata con la quantità inimmaginabile di sangue che aveva perso per occuparmene.
Era un marchio, ma non riuscivo a comprenderne la forma, perché finiva sotto la stoffa dei pantaloni che per fortuna non avevo avuto la necessità di toccare. " Naur, che cos'è questo segno? " potei finalmente chiedere, ora che era sveglio e la situazione si era stabilizzata, mentre provvedevo al bendaggio della ferita.
Naur si scoprì di nuovo gli occhi dal braccio e guardò nella direzione da me indicata.
Gli angoli della bocca si stirarono in un sorriso amaro.
Prese a sbottonarsi il pantalone.
L'allarme esplose per un lunghissimo istante, e di nuovo il calore mi avvolse fin quasi a scottarmi.
E no, eh... questo no... Ma per mia fortuna lo abbassò solo quanto bastava per scoprire gran parte del simbolo marchiato, in modo che fosse riconoscibile.
Era una croce e... era stata marchiata a fuoco.
" Ce l'ho da quando ero bambino. Lo fecero il giorno in cui bruciarono sul rogo mia madre. Riscaldarono il ferro con le sue fiamme. Per purificarmi, dissero... ".
Spalancai la bocca, ma da questa non riuscì a fuoriuscire alcun suono che fosse udibile a qualcuno oltre me stessa.
Marchiare a fuoco un bambino... purificarlo... terrificante.
Naur guardò la mia espressione incredula e sorrise di nuovo, pur non essendoci nulla di tanto divertente. " Vuoi sapere se fosse o meno una strega? Non so dirti, non mi è mai importato granché. Ma so per certo quello che non era: una madre" gemette mentre trovava una posizione quantomeno scomoda. "Non che io sia un esperto in materia. Ma lei era veramente troppo occupata per suo figlio... Che donna sei, se non sei neanche capace di fare la madre? Insomma, dovrebbe essere naturale, giusto? Se non mi avesse trovato un allora soldato del Clan... probabilmente sarei morto ".
Naur lo raccontò con molta semplicità e leggerezza, tuttavia non rimase per nulla superficiale e riuscì comunque a colpire a fondo.
Be', finalmente tante risposte venivano a galla in quella storia, se da quel momento in poi aveva vissuto sotto l'influenza del Clan, era perfettamente comprensibile quella sfiducia verso le donne, visto che il suo unico modello era stato ampiamente deludente...
Bloccai in tempo la mia mano prima che si chiudesse attorno a quella di Naur, in preda ad una forte sensazione di tenerezza.
Ma sei completamente impazzita? Vedi di ancorare quei piedi per terra, ragazzina!
" Mi spiace molto... " dissi, giustificando il mio gesto involontario per annodare meglio i pezzi di stoffa che avevo utilizzato come bende.
" Tranquillo, storia vecchia... " rispose lui con finta indifferenza, e tutta la tenerezza di bruciò in un istante.
Be', il lupo perde il pelo... Naur aveva sempre da dimostrare di essere un vero uomo.
Una storia vecchia di cui ricordava tutto perfettamente, però, e il tono era intriso di dolorosa delusione. Era facile giudicarla "storia vecchia", anche se non sembrava esserlo per niente. Poteva ingannare i suoi compari uomini, ma non me.
" Saper fare la madre è naturale, sì... ma a volte serve anche un po' di maturità per rendersene conto... Alcune donne, poche rispetto alla maggioranza per fortuna, semplicemente se ne accorgono troppo tardi... " commentai, rendendomi conto solo a metà di quello che stavo dicendo, troppo presa dai miei pensieri.
Naur rise.
" Ho notato che le difendi spesso... sembri giusto il tipo che ha una donna da qualche parte, dico bene? " propose Naur con il tono di chi la sa lunga.
Fu il mio turno di scoppiare a ridere, non riuscii proprio a trattenermi.
" Sì, è vero... ho una donna da qualche parte... " risposi tra una risata e l'altra.
Qui sotto la barba...
Naur rise con me, pur non potendo in alcun modo comprenderne il reale motivo.
Decisi che era meglio troncare una discussione che avrebbe potuto farsi pericolosa. Non avevo proprio voglia di inventare avventure amorose che non avevo vissuto...
Tirai fuori del pane da una borsa lì accanto. " Tieni, devi mangiare per rimetterti in forze... non sono potuto uscire per cacciare, quindi dovrai accontentarti... " gliene porsi i tre quarti insieme ad una scodella d'acqua fresca.
Li accettò ringraziandomi di nuovo. Doveva essere affamato...
Mi svegliai di colpo quando mi accorsi che ero rimasta incantata a guardarlo mentre mangiava.
È un nemico... è un nemico... è un nemico...
Decisi di alzarmi e avvicinarmi alle luci del pomeriggio che filtravano dall'entrata nella grotta.
Avevo bisogno di un po' d'aria fresca, stavo sudando dal caldo...
Avrei fatto trascorrere quella nottata, e poi sarei andata via...
Avevo urgente bisogno di andarmene via! Me ne rendevo perfettamente conto.
Continuai a fissare il cielo, massaggiandomi la pancia che aveva cominciato a pizzicarmi di crampi, dovuti a mille ragioni che non mi preoccupai neanche di riconoscere. Una era di certo sdraiata alle mie spalle a divorare del pane, un'altra era invece in mia attesa, nei boschi, armata di archi e frecce...

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Capitolo 15
*** 15 ***


capitlo 15 h Naur:

La cicatrizzazione della ferita fu almeno dieci volte peggio del dolore causato dalla freccia stessa.
Almeno in quel caso ero svenuto e non avevo sentito granché. Mentre la notte appena trascorsa era stata un autentico inferno. Non ero stato capace di chiudere gli occhi per più di dieci minuti.
Avrei dovuto ritenermi fortunato ad avere la possibilità di provarlo quel dolore, ma era così insopportabile che cominciavo a pensare che la morte sarebbe stata anche un compromesso accettabile.
Avevo giusto perso la cognizione del tempo, quando le luci dell'alba entrarono nella caverna per ricordarmelo.
Ecco trascorsa una notte completamente insonne.
Sentivo gli occhi bruciare dal sonno e dalla stanchezza, eppure non ero stato capace di addormentarmi.
Mi guardai intorno: ero solo.
Dove poteva essere andato Alagos così presto? C'erano le Amazzoni in giro, sebbene il ragazzo avesse dimostrato di essere molto più prudente di me. Dubitavo che si sarebbe inoltrato da solo nella foresta, ma poteva essere comunque pericoloso.
Mettersi in piedi fu un'impresa... ancora più ardua fu quella di restarci. Dalla bocca dell'entrata arrivava l'aria fredda del mattino che il debole Sole non era stato ancora in grado di riscaldare.
Trovai la camicia e la indossai insieme alla cintura e la spada. Da dov'ero fino all'uscita saranno stati massimo tre passi... ma mi sembrò il viaggio più lungo che avessi mai fatto nella mia vita.
Alagos era rannicchiato con le spalle poggiate alla parete, abbracciato alle ginocchia.
" Alagos... " lo chiamai, preoccupato.
Era ferito?
Il ragazzo alzò lo sguardo verso di me.
L'avevo visto tanto pallido solo durante l'apparizione delle Amazzoni.
" Che ci fai tu in piedi? " gemette schiarendosi la voce.
" Che cosa ti è successo? Ti hanno ferito? " Ma quando si alzò in piedi, con molta più lentezza del solito, non portava alcun segno che potesse suggerire uno scontro.
Di certo non era l'Alagos attivo di sempre: aveva lo sguardo spento e stanco, e sembrava sofferente.
Anche per lui non doveva essere stata una splendida nottata.
" No... è solo... non è niente. Ora passa " si schiarì di nuovo la voce rauca. Il pallore si stava trasformando piano in giallo di nausea. Non era quello che avrei definito "niente". " Tu dovresti... dovresti rientrare e sdraiarti, stai caricando tutto il peso sulla ferita " E me lo stava facendo pagare tutto a caro prezzo! Ma in quel momento il
problema non ero io... e l'evidente deviazione di discorso non sarebbe servita a distrarmi.
" Sto benissimo, Alagos... vorrei sapere cosa ti prende... " aveva la fronte lucida di sudore, e non era normale in una mattina così fredda.
Doveva avere un qualche tipo di dolore ai livelli dello stomaco, perché non faceva che tenersi la pancia, ma non mi sembrava avesse mangiato qualcosa di strano, niente di diverso da quello che avevo mangiato io, e lo stomaco era forse l'ultima parte del corpo a farmi male.
" Ho detto che sto bene! " esclamò adirato, prova inconfutabile che stesse mentendo, non che non fosse già abbastanza chiaro.
Come attratti da un sortilegio ipnotico, il mio sguardo si abbassò lentamente verso le sue gambe.
Dal cavallo dei pantaloni stava estendendosi una macchia rossa... sangue?
Il mio primo, ingenuo pensiero, fu che fosse stato realmente ferito... ma sapevo che non era così, e lo capii immediatamente.
Alagos doveva aver seguito la linea del mio sguardo, perché cercò subito di nascondersi, ma ormai avevo visto. Visto e capito.
Tutto diventò ad un tratto maledettamente chiaro.
Mi accorsi che stavo stringendo i pugni tanto da farli diventare bianchi. La rabbia che stava ribollendo dentro di me doveva essere ben visibile anche all'esterno, perché Alagos sbiancò e cominciò ad arretrare.
Doveva aver capito ciò che io avevo capito...
Mi sentivo così stupido... e non stupido come mi aveva fatto sentire fino a quel momento sbattendomi in faccia tutte le sue numerose abilità.
Nessuno poteva prendermi in giro in quel modo.
Solo una donna poteva essere capace di questo... una... strega.
" Naur... Naur... aspetta, lascia che ti spieghi... ".
Aspettare? Spiegare? Spiegare che cosa...? Spiegare che per tutto questo tempo avevo creduto di lavorare al fianco di un amico quando... quando invece stavo aiutando il nemico che avrei dovuto combattere?
Era riuscita ad ingannare persino Odhron facendosi scegliere per accompagnarmi in quel viaggio in cui avrebbe dovuto cercare... se stessa.
Un lampo di comprensione mi colpì la mente all'improvviso.
Era stata lei... lei ad uccidere Cyru! E io... io avevo cercato di consolare quel ragazzo che...
Che stupido!!
" Non c'è proprio nulla da spiegare. E' tutto fin troppo chiaro... strega!" dissi tra i denti sguainando la spada.
La tensione che aveva bruciato fino a quel momento negli occhi di Alagos, o come diavolo si chiamava lei in realtà, si raffreddò come se avessero ghiacciato delle fiamme.
" Metti via quella spada e... ti spiegherò tutto. Ma dammi la possibilità di farlo... " come osava continuare ad insistere? Dopo tutto quello che era venuto a galla negli ultimi minuti, come poteva pensare che l'avrei ascoltata ancora? Credeva veramente che fossi così stupido? Il tempo in cui mi lasciavo incantare dai suoi trucchetti era finito...
" Odhron ha ragione. Nulla che possa mai uscire dalla vostra bocca è degno di attenzione " ero arrivato al punto di dare ragione ad Odhron, perciò ero ad un passo dal perdere il controllo.
Odhron la voleva viva?
Mi sarei sforzato di mantenerla in vita... ma non potevo promettere nulla a proposito delle condizioni in cui l'avrei consegnata.
La mano della ragazza scattò verso la spada. Non mi importava che mi avesse già dimostrato le sue abilità: non era più un gioco per me.
" Vedo che non sono l'unica ad aver mentito su chi sono" commentò, delusa. "Naur, non fare lo stupido, non sei nelle condizioni di combattere. " potevo quasi
avvertire la spada vibrare nella mano dal desiderio di colpire.
Non le avrei permesso di dirmi cosa ero in condizioni di fare... avrei potuto farmelo dire da Alagos, forse, ma non da lei.
" Vogliamo vedere? ".
" Non costringermi a farti male, Naur... " ormai aveva raffreddato i toni e stringeva nelle mani la spada, pronta a difendersi.
Quella minaccia non ebbe alcun effetto su di me. Ero ferito, ma non avrebbe vinto questa volta...
Caricai il fendente dall'alto, ma non le fu difficile pararlo.
Le spade cozzarono sonoramente, a testimonianza di tutta la forza che avevo impresso.
Non poteva difendersi per sempre, prima o poi si sarebbe stancata, e io non intendevo darle tregua. I miei colpi si fecero sempre più potenti, finché non sentii vibrare debolmente la spada avversaria. La sua presa si stava indebolendo, mi bastava solo disarmarla e...
Non riuscivo proprio ad imparare dagli errori...
Dovevo smetterla di giocare come voleva lei, smetterla di giocare come voleva Cyru...
Pagai nuovamente le conseguenze di aver abbassato la guardia su un mio punto debole per potenziare un attacco.
Il suo calcio mi colpì direttamente e con tutto il suo peso sulla ferita.
Non so quale forza mi trattenne dallo svenire di nuovo, ma rimasi senza fiato e caddi per terra, lasciando che la spada finisse nella sabbia chissà dove.
Maledetta... maledetta... avrei voluto dirlo, ma non riuscivo a recuperare aria sufficiente per respirare, figurarsi per parlare.
" Mi dispiace, Capitano... non... non doveva finire in questo modo... " le sentii dire.
La sua ombra mi oscurò il Sole sul viso. Se il mio corpo avesse ricominciato a rispondere ai comandi, la partita si sarebbe riaperta in un momento.
Ma quella... cosa... sapeva perfettamente di essere andata a segno.
"No? E come volevi che finisse? In decapitazione?".
" No! Ferme! " la sentii urlare a qualcuno che presumibilmente non ero io.
Nonostante il cervello bloccato dal dolore capii subito chi fosse appena entrato in scena... " E' inoffensivo, non c'è bisogno di colpirlo ancora... "
Inoffensivo. Nessuno mi aveva mai chiamato così.
Che umiliazione...
" Be', alla fine ti sei fatta trovare, eh? " disse una voce femminile fin'ora sconosciuta che rese fondati i miei sospetti. " Avrai tante cose
da spiegare alla Regina, bella... ad esempio perché ieri sei scappata con questo " continuò dandomi un leggero calcio su una gamba.
Il dolore si era appena attenuato ma avevo la sensazione che avrei vomitato l'anima da un momento all'altro.
"Gli uomini come lui non hanno il diritto di vivere nel nostro territorio..." aggiunse un'altra voce, molto più ferma della prima.
Doveva essere più vecchia. Era di certo più inquietante.
" Lo so, ma... lasciatemi parlare con la Regina... " rispose Alagos.
Che voleva, l'esecuzione in pubblica piazza? " Lei capirà... ".
" Sentito, Gely? Noi non possiamo capire... Bene, faremo tutto ciò che ci chiedete, mia Signora, in silenzio come bravi adepti del Clan... " disse la voce più giovane con tono pesantemente marcato di sarcasmo.
Sentir nominare il Clan mi fece ribollire di rabbia, e avevo quasi trovato la forza per ribellarmi, quando mi legarono le mani dietro la schiena. " Se ci deste una mano a piazzare il vostro amico sul cavallo, sarebbe veramente uno spasso... ".

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Capitolo 16
*** 16 ***


capitolo 16 h Honoria:

La sala del trono era di un bianco quasi accecante alla luce del Sole.
Le dieci colonne di marmo che mi attorniavano sembravano poter sostenere il peso del mondo intero.
Mi fissavano, allo stesso modo della donna seduta sul trono dorato. Un metallo luccicante che spiccava perfettamente contro il resto della sala monocromatica, accecante come la bellezza stupefacente del suo viso.
Ero in piedi di fronte alla Regina delle Amazzoni.
La donna davanti alla quale, se solo avesse voluto, il mondo si sarebbe prostrato.
Non c'era da stupirsi che Cyru ne fosse rimasto abbagliato.
La loro storia era diventata ormai la leggenda che scuoteva gli animi delle giovinette, mentre per me era un continuo ingoiare lame affilate ogni volta che ci pensavo.
Averla di fronte era... umiliante.
Ero riuscita infine a liberarmi di quel grezzo aspetto maschile.
Il mio viso era tornato liscio come sempre, anche se un po' arrossato dal ricordo del collante per la barba. Indossavo la veste bianca delle Amazzoni, con la spada di Cyru legata alla cintura. Anche la Regina indossava lo stesso vestito, ma chissà perché su di lei l'effetto era molto più fulminante.
Era maledettamente perfetta. Non mi ero mai sentita tanto un verme come in quel momento...
" Mi hanno detto che acciuffarti non è stato affatto semplice " mi disse. Quello sguardo color zaffiro sembrava esercitare una potente pressione sulla mia testa, schiacciandomi verso il basso.
" Be'... Ho avuto un piccolo contrattempo... " risposi. La Regina fece un sorriso appena accennato ad un angolo delle labbra.
" Il Capitano, immagino... " fu il commento. Una piccola scintilla di fastidio esplose muta al centro del mio petto. Non mi sembrava un gesto da deridere, il mio. Nonostante l'esito finale non mi ero pentita, e mai lo avrei fatto.
" Sì. Ammetto di non aver avuto il coraggio di lasciarlo... " non mi lasciò neanche finire.
" Le Amazzoni sono addestrate a tenere lontani gli uomini come lui, non puoi biasimarle per ciò che hanno fatto " disse mettendo immediatamente le mani avanti.
Come se io avessi osato dire il contrario. Avevo desiderato per giorni quell'intervento delle Amazzoni.
Forse non pensavo che fosse tanto cruento? E che mi aspettavo, che lo accarezzassero?
" Non dò la colpa a nessuno... " dissi subito.
" Converrai che è già abbastanza fortunato ad essere ancora vivo " ogni parola che usciva dalla sua bocca sembrava un morso ad uno spicchio di limone. Era olio bollente per quanto mi riguardava, e ne sentivo tutto il potere distruttivo dentro di me.
" Certamente. E vi ringrazio di avermi dato la possibilità di spiegare " risposi con quanta più cortesia riuscii a mettere insieme nonostante la rabbia. Se solo mi avesse davvero lasciato parlare...
" La nostra legge è molto severa a nei confronti di questo particolare tipo di intruso " continuò lei perfettamente ignara dell'incendio che mi bruciava nel petto.
Capivo la bellezza ma... come si poteva pensare di stare vicino a quella donna sputa veleno più dello stretto indispensabile? Sembrava di parlare con Odhron o Naur... ma chi glielo toccava quel trono?
" Conosco la legge ma... se uccidete il Capitano darete solo una scusa ad Odhron per attaccare " avevo dovuto pensare tutta la notte prima di arrivare a quella conclusione. Mi pareva abbastanza logica. E la logica era esattamente ciò che dovevo presentarle.
" Odhron attaccherà comunque, non si sta neanche sforzando di cercare una scusa ". Più che altro stava aspettando il momento giusto.
Una volta arrivato, effettivamente non avrebbe aspettato che si presentasse anche una scusa valida.
Il mio compito verteva attorno al fatto che "il momento giusto" non sarebbe mai dovuto arrivare.
" Se posso permettermi, il mio maestro mi ha addestrata appositamente per evitarlo... ".
La Regina distolse infine lo sguardo dal mio viso, spostandolo verso la vetrata da cui penetrava prepotentemente la luce del Sole.
Speravo di poter evitare di nominare Cyru, ma era chiaro da subito che sarebbe stato impossibile in una conversazione del genere.
Lui e la Regina si erano già separati da un po', prima che decidesse di... morire, ma era da ingenui pensare che per loro fosse finita, e lo sguardo improvvisamente spento della Regina ne era la prova.
" Sì... sì, lo so... " rispose, con un tono nettamente diverso da quello utilizzato fino a quel momento. Finalmente riuscivo ad intravedere un po' di umanità in quel dolore.
La Regina si alzò dal trono e camminò massaggiandosi le tempie con un sospiro, fino ad arrivare davanti al vetro finemente intagliato. Sembrava anche molto più giovane di qualche secondo prima. " ...vorrei solo che fosse qui per... ". Strinsi gli occhi, sapendo che lei non se ne sarebbe accorta.
Ah, se avesse sapeto quanto io desideravo che Cyru fosse vicino a me in quel momento... e quanto desideravo dimenticare di essere stata io la causa della sua assenza.
Trascorsero minuti... non so quanti... anche ore, forse, o giorni... perdevo sempre la cognizione del tempo quando pensavo a lui. Fu la Regina a riportarmi alla realtà. Quando mi guardò di nuovo, i suoi occhi azzurri erano velati di rosso" ...ma in che modo quel soldato può esserti d'aiuto? ".
Bella domanda. Avevo una vaga idea che mi frullava in testa, ma debole come il battito d'ali di un pulcino che si appresta a volare. Ero quasi del tutto certa che sarebbe stato un tentativo inutile... ma pur sempre da tentare.
" Be', come ho detto... è il Capitano. E' una chiave per entrare nuovamente nel territorio del Clan... ".
" Certo... " per la seconda volta il suo tono era cambiato, e adesso traboccava di sarcasmo, accennando nuovamente ad un sorriso, sebbene molto più aperto. " ...Honoria, quel fascino lo conosco perfettamente ".
D'un tratto mi sembrò di trovarmi sotto l'unico, potente raggio del Sole che scaricava tutto il suo calore esclusivamente su di me.
Fascino? Ma che fascino? Mi aveva quasi ucciso!
" Cosa?! No, no, no... non c'entra niente... " pessimo momento per balbettare, e la Regina lo stroncò sul nascere.
" Non affaticarti a nasconderlo. È assolutamente naturale. L'ho visto, è anche un bel ragazzo... " sentii le mie dita flettersi in modo completamente autonomo, come se volessero stringersi in un pugno, ma le fermai prima che accadesse. Sarebbe stato un gesto troppo evidente e troppo inappropriato.
Be', era fastidioso pensare che quella donna potesse avere qualunque uomo ai suoi piedi ad uno schiocco di dita. " ... ma ti consiglio di restare con i piedi ben piantati a terra. Il Capitano Naur non è Cyru, Honoria ".
Il mio animo caldo fino a quel momento, quasi incendiario, si raffreddò fino a formare piccole stalattiti taglienti che le lanciai contro attraverso le mie parole:
" Conosco perfettamente le differenze... e se tanto mi dà tanto direi che non è neanche Odhron. Potrei osare aggiungere che credo di conoscerlo meglio di voi... " non mi importava chi avevo davanti. Anzi, mi resi conto di qualcosa che avevo ignorato fino a quel momento: non mi doveva importare perché non era nessuno di particolare.
Sì, la Regina delle Amazzoni. Delle Amazzoni, non la mia. Io ero senza patria e soprattutto senza Re. Senza esercito e senza Generale. Ero sola... sola come mi aveva lasciata Cyru.
" Normalmente non ci si rivolge con questi toni alla Regina " fu il suo commento quasi scandalizzato.
" Forse è il caso di mettere in chiaro una volta per tutte: sono nel vostro territorio e sono grata della vostra ospitalità. Rispetto le vostre leggi, ma non sono al vostro servizio, Regina " dissi con molta calma e pacatezza. Non avevo nessuna punizione da temere. Non ero in dovere verso di lei, a parte quello dell'ospite... " Conto che una donna potente ed intelligente come voi non si lasci annebbiare da sciocchi pregiudizi come un soldato ottuso: la sola mela marcia da distruggere è Odhron. Naur non... non è come lui. Se ha delle convinzioni sbagliate è perché... nessuno gli ha mai dimostrato il contrario... neanche io, a dire il vero. Ma posso rimediare o almeno... devo provarci. So che è la strada giusta da seguire".
Cyru mi avrebbe appoggiata in questa decisione... Convincere Naur sarebbe stata un'impresa veramente ardua, ma mai quanto quella che mi aspettava dall'altra parte della
regione.
" Stai parlando con la mente o con il cuore? " chiese la Regina alzando un sopracciglio con l'espressione sospettosa.
" Cyru diceva che sono solo due espressioni del medesimo concetto... " lo avevo fatto di nuovo, ma non mi importava. Ero io che dovevo portare avanti il suo lavoro, ero io che dovevo ricordarlo...
" Sì, lo so... " fu la risposta incrinata della Regina, e gli occhi cominciarono di nuovo a tingersi di rosso.
Tentai di ignorarlo, e pensai a concludere il discorso.
" Ho dato e darò anima e corpo per la missione che Cyru mi ha affidato prima di morire, anche a rischio di raggiungerlo. Non lascerei mai che una sciocchezza mi intralci il cammino... " due grosse gocce di lacrime le bagnarono le gote scendendo fino al mento.
Per quanto l'avessi detestata ed invidiata per una vita, adesso non potevo fare altro che provare tenerezza.
Infine riaprì gli occhi, mi guardò e sorrise. Prima di ricominciare a parlare:
" Eri... il suo gioiello, Honoria... credo che sia per questo che ha chiesto a te di liberarlo... ".
Lei amava Cyru almeno quanto me, eppure non sembrava le fosse mai passato per la mente l'idea di accusarmi di averlo ucciso, come io continuavo a fare verso me stessa. Era una prova di forza d'animo ineguagliabile.
Ma non potevo sopportare di sentirmelo dire, ancora non ero pronta.
" Vi prego... " implorai chinando il capo. Trattenni le mie di lacrime con la forza, come avevo dovuto fare durante tutto quel tempo che avevo trascorso con Naur.
Un grosso vantaggio che le donne hanno rispetto agli uomini è questo... a noi donne è consentito piangere, agli uomini questo dono è
negato. E io che potevo usufruirne, lo preservai per il momento in cui sarei stata da sola.
Mi posò le mani sulle spalle, proprio come un tempo soleva fare lui...
" Sono convinta che tu sia perfettamente cosciente delle tue resposabilità. E' un fardello molto pesante per spalle giovani come le tue, tuttavia... lui si fidava ciecamente di te, e anche io mi fido. Perciò... il Capitano sarà sotto la tua responsabilità... ".
Ce l'avevo fatta. Il primo passo, forse quello più facile, era stato superato... c'erano altri due che mi attendevano, entrambi raddoppiavano di difficoltà.
" Grazie, Signora " dissi abbozzando un sorriso e inchinandomi.
" Ma bada che non torni nuovamente da queste parti... o sarò costretta a far rispettare la legge... " aggiunse con quello che avrei definito per la prima volta del sano autoritarismo.
" Farò del mio meglio... ".
" Ah, tranne ovviamente... con un anello al dito... ".

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Capitolo 17
*** 17 ***


capitolo 17 h Naur:

Era una fortuna che non tutte le Amazzoni fossero abili quanto Alagos... o meglio, della ragazza che si era nascosta dietro Alagos...
L'avevo vista di sfuggita la mattina precedente uscire dall'enorme tempio costruito al centro del villaggio, per recarsi in una delle piccole casette di pietra costruite poco lontane da esso.
Io legato con la schiena contro un albero secco, avevo una bellissima visuale... e anche tutti i muscoli indolenziti per la notte fredda passata come preda delle intemperie.
L'avevo avvertita ancora prima di vederla. Quel maledetto profumo l'avrei riconosciuto anche in mezzo ad una folla.
A parte il vestito e la barba, non c'era veramente nulla che la distinguesse dal ragazzo con cui avevo condiviso quei giorni di viaggio.
Certo, non erano dettagli da poco... ma più ci pensavo e più non potevo credere di esserci cascato.
Dovevo essere veramente stupido. Eppure, avevo notato benissimo le grosse differenze rispetto agli altri soldati, ma lungi dall'insospettirmi mi avevano solo illuso del fatto che finalmente Odhron avesse smesso di arruolare i gorilla...
Non legavo tanto con qualcuno da anni.
E scoprire che questo qualcuno fosse in realtà tutt'altra persona, e non solo in senso metaforico, nel senso di fisicamente tutt'altra persona, era una delusione soffocante.
Più la guardavo, più mi sembrava di soffocare di rabbia.
Nulla in quella stanza illuminata appena dall'assonnato sguardo del Sole poteva placarmi... forse proprio perché era tutto troppo calmo.
Silenzio.
Laragazza stava dormendo, stesa su un letto a baldacchino con una mano sotto il cuscino. Tranquilla come solo chi è consapevole di aver vinto poteva essere.
Be', finché potevo respirare non aveva vinto un bel niente.
Non era detta l'ultima parola.
Strinsi il manico del coltello che avevo rubato all'ignara giovane Amazzone che avevo avvicinato con la scusa di poter bere, grazie alla quale adesso ero libero.
Mi avvicinai al letto facendo meno rumore possibile. Come soldato, ero abituato al passo felpato che non smuovesse neanche la terra sotto di esso. Impugnai il coltello nella mano sinistra, mentre con la destra mi preparavo a bloccare il suo braccio sinistro dal polso.
Fui molto rapido, un frullo d'ali e la ragazza era bloccata sul letto.
Non aprì neanche gli occhi.
" Respiri come un drago raffreddato... " fu il suo tranquillissimo commento.
Rimasi un momento interdetto. Chissà da quanto tempo stava fingendo di dormire... be', era una dote che spiccava come il metallo sotto il Sole: sapeva fingere perfettamente.
" E tu puzzi come un cane bagnato... " forse non era proprio la verità, ma dopo ciò che avevo scoperto, quel profumo mi era diventato praticamente indigesto.
" Avevo capito che il mio odore ti piacesse " accennò un sorriso furbo, quasi ignorasse completamente di avere una lama pronta a sezionargli la gola.
Be', ero lì appositamente per farglielo notare.
" E tu avevi detto di essere un soldato " risposi per sviare quella verità umiliante, consapevole che almeno in parte le mie guance arrossate dovevano aver tradito il mio pensiero.
" Mai detto, Capitano " rispose accennando persino ad una risata. Si stava divertendo anche troppo. Godeva a farmi sentire uno stupido, lo aveva ben dimostrato ma quella volta ero io ad avere il coltello letteralmente dalla parte del manico.
" Be', chiunque tu sia, credo sia il momento per fare i conti, non trovi? " e l'oste, guardacaso, ero io.
Neanche quella velata minaccia mosse di una virgola la tranquillità della ragazza... cominciavo ad insospettirmi.
Doveva avere qualcosa in mente. Strega.
" Assolutamente! Concordo in pieno, Capitano... "
Be', quella volta avevo indovinato... peccato che il sospetto arrivasse sempre troppo tardi. La mano che aveva tenuto sotto il cuscino tutto quel tempo, impugnava l'elsa della spada dorata che in meno di un battito di ciglia mi ritrovai anche io sulla gola.
La lama affilatissima sembrava ronzare impaziente di dissetarsi con il mio sangue... " Hai una vaga idea di quanto impieghi una lama come questa a tagliare una gola? "
" Più o meno quanto la mia " risposi. Ma sarei stato uno sciocco a crederlo veramente... quella lama era forgiata appositamente per solcare la carne umana come la prua di una nave fa con la pelle del mare. Avrebbe potuto di netto staccarmi la testa ancor prima di riuscire a comandare il mio cervello di fare lo stesso.
Ovviamente, questo anche lei lo sapeva...
" Forse... con la differenza che io so perfettamente che non mi ucciderai ".
Ah, quello era sottovalutare nettamente il nemico. Errore da principiante. Non era da lei.
" Credi che non ne abbia il coraggio? " ne avevo certamente voglia. Anche solo per cancellarle dal viso quell'espressione vittoriosa.
" Oh, Capitano, non oserei mai dubitare del tuo coraggio. Credo che tu non ne abbia il permesso. Odhron mi vuole viva. Immagino che un Capitano fedele come te non possa permettersi di disobbedire agli ordini del suo Generale ".
Aveva calcolato proprio tutto. Be', sapeva perfettamente con chi aveva a che fare. Ero io che sentivo di stare solo grattando la scorza di una giocatrice esperta.
Bastava imparare a giocare altrettanto bene, o almeno fingere di saperlo fare.
" Sono certo che supererà la delusione ".
" Fatto sta che uccidendomi hai molto da rimettere... mentre se fossi io ad uccidere te, rimpiangerei solo di aver sporcato le lezuola " E va bene, evidentemente non ero in grado di battermi contro di lei neanche solo verbalmente.
A quel punto la domanda era una sola:
" Mi chiedo per quale ragione tu non l'abbia ancora fatto... ". Finalmente la luce sarcastica si spense nel fondo degli occhi grigi della ragazza, ma il suo sguardo rimase sicuro e determinato, senza alcuna paura.
" Alcuni uomini sono più utili da morti piuttosto che da vivi. Altri no. Non ho mai voluto ucciderti " mi disse scrutandomi con serietà.
Ah be', di tutte quelle che mi aveva raccontato fino a quel momento quest'ultima era di certo la più bella. Ma per chi mi aveva preso?
" Dovrei crederti? "
" Perché ti avrei salvato nel bosco mettendomi nei guai con le Amazzoni? Avrei potuto ucciderti in qualsiasi momento dopo aver passato il territorio dell'esercito oppure lasciare che fossero loro a farlo! ".
Sì, e avermi portato serenamente tra le braccia del nemico sapendo che ci sarei caduto con tutte le scarpe? Come lo chiamava?
" Devi aver avuto un valido motivo... come quello che ti ha portata ad uccidere il tuo maestro... ". Non avevo dimenticato quale mano aveva
guidato il coltello che aveva ucciso Cyru. Quella di colei che fino a prova contraria doveva a quell'uomo tutto ciò che sapeva, e a conti
fatti, anche di essere sopravvissuta a varie circostanze.
Sì, l'avevo vista piangere... lacrime da coccodrillo?
La lama si spinse più a fondo sulla mia gola tendendomi la pelle. Per un momento fui sicuro di essere sul ciglio della morte. Il suo viso si era trasfigurato ed emanava rabbia dall'aria che buttava fuori dai polmoni.
Lo sguardo era di ghiaccio e quando parlò, la voce era affilata:
" Capitano, posso vantare uno sviluppatissimo autocontrollo, ma ho anche un limite. Stai attento a non superarlo. Ti ho già detto che la tua morte non sarebbe poi un così grave problema per me ".
Il messaggio era chiaro: se tenevo alla mia gola dovevo mantenere lontano l'argomento della morte di Cyru, almeno finché c'era anche la mia pelle in ballo.
" Allora cosa aspetti? " prima diceva che non voleva uccidermi, e poi che non avrebbe avuto alcun rimorso a farlo? Cominciava a tradirsi in tutte le bugie? Se mi doveva uccidere, era bene che lo facesse in modo veloce ed indolore. L'umiliazione e la delusione mi avevano già fatto soffrire abbastanza.
" Non voglio ucciderti. voglio solo che mi ascolti! " Ascoltare che cosa?
E a che scopo, soprattutto? Non sarei stato in grado di credere a nulla che uscisse da quelle labbra.
" Mi hai già mentito abbastanza, sto bene così, grazie! " risposi come se mi avesse offerto di riempire il calice di vino già colmo. Era esattamente così che mi sentivo. Un calice già abbastanza pieno di balle, ferito nel fisico e nel cuore.
" È vero, l'ho fatto ma... molto meno di quanto pensi " ammise infine.
Forse quella era l'unica frase sensata che sarei stato in grado di accettare come sincera.
Molto meno di quanto pensassi? Forse perché alcune verità le aveva semplicemente omesse, senza farmi la cortesia di inventarsi una bugia decente "Toglimi il coltello dalla gola e parliamo con calma ".
Avrebbe dovuto strappare il coltello dalla mia mano rigida dalla morte, piuttosto. Non avrei abbassato la guardia. L'avevo già fatto troppe volte e avevo avuto di che pentirmi...
" Lo farò se e quando lo farai tu. Non mi fido di te " risposi. Cristallino, perché non ci fossero fraintendimenti di alcun genere.
La ragazza sbuffò impaziente.
" Credi davvero che a bloccarmi dal mandarti all'altro mondo sia questo coltello? Sei ferito! Posso sconfiggerti in non più di quattro mosse " Come se servisse lei a ricordarmelo,oltre alle continue fitte di dolore che partivano dal fianco per scuotermi tutto il corpo. Ma avevo visto di peggio.
Ammettendolo solo tra me e me, con quella ferita aveva fatto un buon lavoro.
Ricordai di aver visto sanguinare anche lei, il volto pallido, lo sguardo debole... avevo giusto una vaghissima idea di cosa fosse, ma ciò che mi importava era che anche lei fosse abbastanza debilitata.
" Non ho visto tanto in forma neanche te " le ricordai. Ma figurarsi... il sorrisetto compiaciuto tornò a regnare sul suo viso, facendo vacillare pericolosamente la mia pazienza. Mi guardava in un misto di superiorità e saccenza.
" Già, ma quella non è una ferita: è una condanna. Ma è bastato un calice di infuso e sono tornata come nuova... " lo sapevo... una strega!
Per me non c'era nessun infuso che mi rimettesse a nuovo?
La ragazza sospirò pazientemente, tentando di muoversi appena sotto il mio peso. Be', almeno quello non le risultava facile. " Senti, davvero
faccio una gran fatica a parlare con te addosso. Tanto siamo in una situazione di stallo. Ci sono due modi per sbloccarla, o ti alzi e parliamo da persone civili... o ci ammazziamo a vicenda... Cosa scegli?".

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Capitolo 18
*** 18 ***


capitolo 18 h Honoria:

Scelse la prima opzione.
Accolsi quel gesto come la prima delle rarissime vittorie che avrei conquistato in quella conversazione.
Lentamente, con movimenti praticamente eterni, mi sentii sollevare di dosso quel peso, e la pressione della lama sulla gola si alleggerì.
Io feci lo stesso. Quando fu almeno a due passi di distanza da me, tornai a respirare.
Mi alzai anche io.
A giudicare dalla sua espressione, sarebbe stato addirittura più difficile di quanto avessi previsto...
" Che cosa vuoi? " il tono era decisamente poco amichevole, ma non avevo intenzione di fare la pignola. Era lì ad ascoltarmi, dopotutto.
Era meglio andare dritto al nocciolo della questione, non sapevo per quanto tempo avrei potuto godere della sua attenzione.
" Siamo sull'orlo della guerra. I rapporti tra Amazzoni e Clan sono riusciti persino a peggiorare nell'ultimo decennio... ".
" E tu sei qui per dare alle Amazzoni l'arma che mancava? " intervenne poggiandosi con le spalle al muro ed incrociando le braccia.
Ecco, quello sarebbe stato primo scoglio da superare, e convincerlo non sarebbe stato affatto semplice, soprattutto perché non era affatto così bendisposto.
" Alle Amazzoni non importa proprio nulla dei vostri segreti! " esclamai una volta per tutte. Soprattutto non sarebbe stato necessario attendere me per impararli, infondo Cyru era stato in mezzo al loro per molto tempo e avrebbe avuto tutto il tempo di spifferare ogni cosa. " Loro sanno già come combattere, hanno i loro mezzi. E il fatto che le tecniche del Clan siano efficaci non significa necessariamente che siano insuperabili. Altrimenti perché Odhron aspetterebbe tanto per attaccare? " Naur non disse nulla e mi valse perfettamente come risposta, perciò non attesi oltre e proseguii: " Le Amazzoni non hanno mai voluto la guerra. Si sono lasciate rinchiudere in questo piccolo territorio per amore della pace. Ma a furia di tirare la corda, si spezza... " speravo che l'evidente verità di ciò che stavo dicendo facesse breccia nel cervello del Capitano, sebbene la sua espressione rimase impassibile emanava meno scetticismo di poco prima.
Be', non poteva negare ciò che avevo appena detto, era storia.
" Dove vuoi arrivare? " mi domandò infine dopo quel lungo silenzio. Bene, la sua attenzione l'avevo catturata. Era difficile da credere ma pareva mi stesse proprio ascoltando.
" Non vogliono impadronirsi del vostro segreto, non vogliono prevaricare su di voi... " Naur sbuffò e scosse la testa sorridendo scettico.
" Il fatto che tu sia una donna non ti porta ad essere leggermente di parte? " disse senza neanche lasciarmi concludere il concetto.
Era un errore semplice, e abbastanza prevedibile. Sapevo che Naur lo avrebbe fatto, esattamente come tutto il resto del mondo, ma perlomeno con lui sapevo che avevo qualche possibilità di correggerlo... dovevo solo essere chiara durante la spiegazione.
" Donne e uomini non c'entrano niente! Cyru lo aveva capito, e so che anche tu puoi. Il genere non è importante, sono degli esseri umani che si sentono discriminati ingiustamente, e sanno di avere i mezzi per ribellarsi! Non hanno il diritto di viaggiare, di dimostrare ciò di cui sono capaci, di migliorarsi, di imparare " calcai la voce su
quell'ultima parte. Non tutte le Amazzoni volevano imparare i segreti del Clan, ma c'era qualcuna perfettamente in grado di imparare, molto più di alcuni soldati che avevo visto durante la mia breve residenza. Continuando ad escludere persone capaci solo per uno stupido pregiudizio di Odhron avrebbe portato presto alla rovina del Clan. " Tu non ti ribelleresti al loro posto? ".
Lo vidi riflettere mentre mi fissava.
Un'altra vittoria conquistata.
" Be', se vincono loro il problema si sposterà solamente dall'altro lato, ma non si risolverà... " concluse Naur, infine.
Perfetto! Esattamente l'osservazione che aspettavo con ansia che facesse. Non trattenni un sorriso sebbene non ci fosse molto da ridere.
" Esatto! Ecco perché la guerra va evitata! Moriranno centinaia di persone da entrambe le parte solo per decidere chi dovrà essere schiavo " Naur mi guardò senza dire niente, perciò intuii che voleva che continuassi. Evidentemente era d'accordo con le mie parole, ma mai lo avrebbe ammesso in modo esplicito. " La Regina è disposta ad
accettare compromessi per la pace, puoi dire lo stesso di Odhron? ".
" Sì, l'ho vista molto diplomatica " commentò, annegava nel sarcasmo. Aveva ben poco da lamentarsi. Le Amazzoni lo avevano detto anche di fronte a lui: quei tipi di uomini non avevano il diritto di vivere nel loro territorio.
" Sei ancora vivo, mi pare. Non credo che un prigioniero di Odhron sarebbe sopravvissuto più di due ore " evitai di aggiungere che ciò era accaduto solo perché l'avevo chiesto personalmente alla Regina. D'altra parte, con Odhron non sarebbe stata neanche concepita tale possibilità.
" Le manderò dei fiori " sprizzò acidamente. Decisi così di chiudere quel discorso prima di sforare e andare fuori tema. Non era delle differenze di prigionia tra Clan ed Amazzoni che volevo parlare.
" Sto solo cercando di dirti che, per quanto ammetterlo ti provochi gravi bruciori di stomaco, la Regina è un capo molto più ragionevole di Odhron. Lo conosci perfettamente, e so che non lo apprezzi per nulla. Lei ascolterà le proposte di pace dal Clan, ma dubito che usciranno mai dalla bocca di Odhron ".
" Dunque cosa avresti intenzione di fare? Ucciderlo? Prendere il suo posto? " mi chiese irrisorio.
" Non ho intenzione di prendere il posto di nessuno! " esclamai infiammandomi in un istante. Di certo non volevo diventare come lui, come Odhron o come la Regina, gelosi della loro autorità e dei loro troni. " Se credi che io voglia guadagnare qualcosa in questa storia ti sbagli! Non mi interessa il Clan e non mi interessano le Amazzoni...  voglio solo recuperare la mia vita! ".
Avevo solo una cosa da guadagnare in quella storia: me stessa. Quella che fino a quel momento non avrebbe avuto diritto ad una vita tranquilla. " Sto cercando di concludere il compito che mi ha assegnato il mio maestro ". Forse Naur intuì che quelle non erano provocazioni che ero disposta ad accettare, perché non aggiunse altro in proposito, e si
gettò su un altro punto della questione:
" Tu credi di essere in grado di uccidere Odhron? Non è come sconfiggere me in uno stupido duello. È il Generale, e non è arrivato dov'è solo sfoggiando un gran sorriso " Già, forse quella era la sola cosa che non aveva fatto...
Be', se tutti avessero continuato a ragionare in quel modo, sarebbe rimasto in carica per sempre, e solo il cielo sapeva quali disastri avrebbe comportato una disgrazia del
genere.
Non avevo mai pensato neanche per un secondo che sarebbe stato facile.
" La conosci la leggenda del Clan che dice: nessun uomo sconfiggerà mai il Gran Maestro? Non ti sei mai chiesto perché Odhron vuole solo uomini intorno, meglio ancora se decisamente stupidi? ".
" Una storiella non ti aiuterà ad uccidere Odhron... ".
" Cyru ci credeva " ed era solo quest'idea che mi spronava a combattere e non lasciarmi andare, tutte le volte che sentivo che stava diventando... troppo per me!
" Ho notato... " fu il commento tra i denti di Naur, impossibile da interpretare.
Restai in silenzio.Volevo capire che cosa diavolo stesse pensando, prima di continuare.
Il silenzio si protrasse qualche tempo e il solo suono intorno rimase quello degli allegri ed ingenui uccellini che si svegliavano sugli alberi attorno, uniti al nervosismo perfettamente udibile di Naur. Infine sospirò, e finalmente parlò: " Che cosa vuoi da me? "
Era una delle domande che aspettavo...

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Capitolo 19
*** 19 ***


capitolo 19 h Naur:

" Tu mi puoi aiutare " fu la risposta.
Trasalii.
Avrei dovuto aiutare la donna che mi aveva trascinato con l'inganno fino al territorio nemico mettendomi contro al mio Generale e al mio Clan per un'impresa a dir poco impossibile?
Era un suicidio! E il fatto che quel pazzo di Cyru ci avesse creduto non rendeva il tutto fattibile.
E se anche tutto ciò che mi aveva detto fino a quel momento fosse stato vero... rimaneva pur sempre una ragazzina contro uno degli uomini più potenti del mondo.
" E perché dovrei farlo? " non dovevo niente a quella ragazza, tranne che una carovana di bugie... Va bene, mi aveva salvato curandomi la ferita, ma indirettamente era stata la causa che l'aveva provocata.
La vidi sospirare spazientita e gettare uno sguardo al Sole insanguinato che stava sorgendo.
" Qui si tratta di evitare un disastro. Capisco che tu sia arrabbiato... ma qui non si tratta di me! ".
Invece sì, forse era lei a credere che così non fosse.
Era un bel colpo al mio orgoglio dover accettare di lavorare con chi mi aveva preso in giro per giorni, deliberatamente nel tentativo di eliminarmi. E se aveva avuto un rimorso di coscienza giusto alla fine, non implicava necessariamente che tutto sarebbe stato perdonato e dimenticato...
" Non lavoro con persone di cui non mi fido " e per quanto avrei anche potuto provarci, sentivo di non poterci riuscire.
Inspiegabilmente la ragazza illuminò il viso in una risata sommessa.
" Avanti, Naur, non nascondere la parte migliore di te. Io conosco la tua vera opinione su Odhron... " sapere che lei conoscesse le parti migliori e peggiori di me mentre io non conoscevo neanche il suo nome era a dir poco... fastidioso. E io avrei dovuto fidarmi...?
Perché? E poi, io non avevo dato alcuna opinione su Odhron, e adesso capivo quanto avessi fatto bene..." Non importa che tu non mi abbia risposto quella volta, perché lo dimostri apertamente quando sei te stesso ".
Ah, fantastico, era anche veggente! Una vera strega. " ...so che neanche tu vuoi la guerra e che... la sola idea che ti blocca è quella di lavorare con me".
Be', almeno le aveva azzeccate tutte.
Certo, sapevo perfettamente cosa avrebbe comportato una guerra, e sapevo che una semplice trattativa di pace sarebbe stata l'ideale, se le Amazzoni e il Clan ne fossero stati in grado.
Era veramente difficile credere che solo il Clan volesse la guerra... Sì, insomma, Odhron era ilguerrafondaio che era, ma non potevo affermare che non fosse lo stesso per quella Regina.
Di certo a fermarli non saremmo stati io e lei.
" Sorpresa? " la ragazza sbuffò di nuovo con un sorriso amaro.
" Mi dispiace di averti mentito, va bene?! " esclamò infine, praticamente esasperata. " Mi spiace, ma capirai anche tu che è stato necessario! Come potevo prevedere che tu fossi... tu? ".
Che intendeva dire? Cos'ero io?
E perché il fatto di avermi mentito avrebbe dovuto essere necessario?
Insomma... sì, be'... forse non l'avevo presa benissimo quando lo avevo scoperto, ma se me l'avesse detto prima... be', probabilmente... neanche... " Ora... dimostrami che tu non mi hai mentito ".
" Sono stato anche troppo sincero con te... anzi, con Alagos " esclamai indignato. Ne erano prova le mille cose che dimostrava di sapere su di me.
Un momento... stavo forse ammettendo che la ragazza aveva ragione? Maledizione!
" Ero io Alagos! " esclamò la ragazza infuriata. Il vero problema era che Alagos non esisteva affatto...
" Di te non riesco a fidarmi " era la verità.
" Perché?! " urlò cedendo all'impazienza. " Perché sono una donna? Tu sei un soldato del Clan, se io ragionassi come te ti avrei già ucciso o lasciato morire alla prima occasione... Io ho capito che eri diverso dagli altri soldati... ".
" Tu non mi hai mai dismostrato di essere diversa ".
" Non ho avuto occasione per farlo. Cosa avresti fatto se mi fossi mostrata subito com'ero in realtà? Se l'unico modo per fare in modo che mi ascoltassi è stato puntarti una lama alla gola! ".
Be', un colpo basso. Per l'ennesima volta, era brava con le parole quasi quanto con la spada.
Fermò il torrente di parole, in attesa che fossi io ad esprimermi.
Che cosa voleva che dicessi? Che accettavo? E come avrei potuto?
Dovevo distruggere le fondamenta di ciò che ero stata fino a quel momento la mia vita e buttarmi in un'impresa, che per quanto nobile potesse essere, era praticamente un suicidio?
Sulla mia opinione a proposito di Odhron aveva perfettamente ragione, lo stesso a proposito della guerra... ma la domanda era una sola: ne valeva la pena?
Il silenzio si protrasse a lungo... forse troppo.
La ragazza sospirò, sconfitta e si avvicinò alla sedia dove aveva poggiato la cintura.
" Bene, se è questa la tua decisione, inutile insistere".
La guardai mentre la indossava e inseriva la lama della spada nella fondina.
Sembrava pronta a partire, probabilmente aveva solo aspettato me.
Infine gli occhi grigi tornarono a trafiggere i miei, sembravano più stanchi e affranti. " Personalmente ho pagato un prezzo troppo alto per fermarmi adesso... perciò continuerò a percorrere la strada che ho cominciato, con o senza compagnia. Se non vuoi aiutarmi, liberissimo, me ne farò una ragione... ma ti consiglio di non tentare di sbarrarmi la strada. Non ho pietà dei nemici ". Conoscendo la sua determinazione, le sue abilità e quel tono così inequivocabilmente drastico, sapevo che sarebbe stato stupido non prendere sul serio una minaccia del genere.
Non era la paura della spada, semplicemente non avevo intenzione di fermarla.
Se ci credeva...
Be', non era molto da Capitano neanche quello.
Se non fosse stato per la profonda difficoltà che trovavo nel fidarmi di lei, sarebbe stato veramente da codardi mandarla da sola quando anche io speravo che ci
riuscisse... " Ah, se vai via entro oggi ti lasceranno andare senza problemi... ma cerca di non rimetterci piede. A meno che non tenti il suicidio.
Addio, Capitano... ".

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Capitolo 20
*** 20 ***


capitolo 20 h Honoria:

Forse era meglio così.
Mi ero sbagliata.
Capita a tutti!
Basta prenderne atto e saper incassare il colpo.
L'errore peggiore era stato convincersene troppo.
Probabilmente a contribuire erano state anche le notizie apprese dalla Regina.
Dovevo solo tornare ad essere razionale come sempre.
Be', speravo solo di non essere costretta a confrontarmi di nuovo con lui da nemico... So che non avrei esitato ad ucciderlo, non avrei dovuto almeno. Meglio la sua pelle che la mia... però...
Stargli lontano per un po' mi avrebbe fatto bene di certo.
" So che ti stai divertendo un mondo qui... " sussurrai accarezzando il muso bianco di Vega, lui accettò le coccole sbuffando. " ...io ti avevo avvertito che sarebbe stata una vita di sacrifici con me ". Strappar via quel gioiello al Clan era stata di certo una delle mie più grandi soddisfazioni. " Dobbiamo andare adesso... ".
Mi voltai dopo un ultimo buffetto per prendere le redini.
Trattenni a stento un urlo quando vidi chi attendeva alle mie spalle con le redini in mano.
" Non mi hai detto come ti chiami " mi chiese.
Avevo il Capitano Naur in piedi di fronte a me che mi fissava dritto negli occhi.
Non credevo che il mio cuore potesse raggiungere tale velocità.
Ammetto di non aver pensato neanche per un secondo di trovarmelo alle spalle.
Impiegai un po' per racimolare abbastanza fiato da rispondere.
" Non me l'hai chiesto " risposi.
Era solo il nome di una donna, giusto? L'importante era rinfacciarmi mille volte che gli avevo mentito, tutto il resto non era utile all'indagine.
Naur si avvicinò lentamente annuendo, e mi porse le redini.
" Preferirei conoscere il nome della persona con cui sfiderò un intero esercito ".
Parlava sul serio?
Dovevo forse inneggiare al miracolo?
" Non starai parlando di me, vero? " se era solo un modo per crearmi di nuovo un'illusione lo avrei ucciso su due piedi. Avevo già riempito abbastanza il mio personale bagaglio con tante delusioni che stava quasi per traboccare.
" Ho la sensazione che mi venga più naturale essere fedele a questa... folle idea di Cyru... piuttosto che al mio attuale Generale. Perciò, accetto la tua offerta, se è ancora valida... ".
Rimasi immobile. Sperai non fosse così evidente il fatto che stessi trattenendo un profondo respiro.
Razionale. Razionale. Razionale.
" Lo è... ma che sia la tua ultima parola. Cominciato il viaggio non si torna indietro ". Non l'avrei sopportato. Preferivo di gran lunga partire da sola dal principio.
" Ho solo una condizione".
Ah, bene, svelato l'arcano. Alzai le sopracciglia come cenno perché continuasse e lui lo colse al volo: " Tra noi ci dovrà essere la massima sincerità. Nessuno dei due mentirà, o ometterà verità, all'altro... " disse, e allungò la mano verso di me perché la stringessi.
Si abbassava addirittura a stringere un patto con contatto fisico?
Notevole.
" Ne ho una anche io... " dissi, gettando solo uno sguardo alla mano senza accennare a volerla stringere. " Ognuno è il capo di se stesso. Collaboreremo, e metteremo insieme le nostre capacità. Ma nessuno dei due prevarrà, sull'altro. È chiaro, Capitano? " usai appositamente quell'appellativo finale, marcandolo di sarcasmo.
Pensavo avrebbe impiegato di più a rispondere, invece: " Ci sto ".
Ci stringemmo la mano. Finalmente riuscii a sorridere.
" Il mio nome è Honoria " dissi, sorrise anche lui. " Taurus è legato lì in fondo. Partiamo immediatamente".

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Capitolo 21
*** 21 ***


capitolo 20 h Naur:

Volevo solo tornare a casa.
Rimanere prigioniero delle Amazzoni, dopo aver intuito quale sarebbe stato il mio destino a breve, non era certo il mio sogno nel cassetto.
Scappare da solo sarebbe stato impossibile.
Erano come ombre, ed erano dappertutto. Avrebbero seguito ogni mia mossa.
L'unica chiave per uscire da quell'inferno, era Honoria.
Per quanto riguardava il suo folle progetto... le avevo detto che l'avrei fatto, ma a dover essere totalmente sincero non ne ero affatto convinto.
In fin dei conti non poteva pretendere che prendessi una decisione tanto importante nell'arco di dieci minuti!
Per il momento, volevo solo tornare a casa.
Non avevo nemmeno deciso se fidarmi o meno di lei.
Il fatto che avessimo un accordo non mi assicurava niente...
Era strano pensare di aver trascorso giorni e giorni con una persona per poi arrivare a comprendere di non sapere nulla di chi avevo di fronte. Una perfetta sconosciuta.
Maledizione, una ragazzina mi aveva buttato a terra per ben due volte!
E io che mi lamentavo che fosse stato un soldato a battere il Capitano. Con il senno di poi, avrei preferito di gran lunga...
Eravamo seduti davanti al fuoco in una piccola caverna simile a quella dove avevo ripreso conoscenza dopo la disavventura con le Amazzoni.
Era calata la sera, e lei aveva deciso che fosse meglio fermarsi a riposare per la notte in un posto riparato. Le notti cominciavano a farsi fredde e pareva minacciasse di piovere.
Loquace era solo lo scoppiettio del fuoco.
Honoria stava intagliando qualcosa in un pezzo di legno con un coltello, e sembrava molto concentrata nell'atto. La stavo osservando da un po' ormai, ma lei pareva non
accorgersi di niente... oppure stava fingendo maledettamente bene.
Forse era il caso di cominciare a provare almeno ad abbandonare quell'ottica...
Volevo dire qualcosa... ero pieno di domande a cui solo lei avrebbe potuto rispondere, eppure non riuscivo a decidermi a proferir parola.
" Meno male che ero io quella che non parlava " disse infine lei dopo diversi minuti, senza nemmeno alzare lo sguardo dal pezzo di legno che aveva in mano. Per lo meno aveva tolto a me l'onere di rompere il ghiaccio.
" Be'... Alagos non parlava... " dissi, scattando subito sulla difensiva.
Effettivamente la convivenza nei primi giorni e anche in alcuni momenti di quelli successivi era stata... deprimente.
Ero certo che un problema del genere con Honoria non si sarebbe presentato.
" Vorrei ben vedere... non ti si poteva dir nulla! " rispose lei. Fendente ben mirato, il suo. Avevo capito benissimo a cosa si riferiva di preciso. Non avevo intenzione di accettare provocazioni.
" Ah, questa poi... " mi sembrava di aver dato a quel ragazzo, e di conseguenza a lei, la possibilità di fare sempre tutto quello che voleva.
Pretendeva la libertà assoluta? Non sarebbe sopravvissuta neanche un giorno con un qualsiasi altro Capitano.
Honoria sbuffò scettica.
" Naur, c'ero anche io, lo sai? ".
" Sì, ora lo so! " fu la mia risposta. Provocazione per provocazione.
Non mi dovevo sentire in colpa per nulla.
Dal lampo che le attraversò lo sguardo e dalla forza che impresse in un particolare intaglio del legno, intuii di essere andato a segno.
" Quanto ancora hai intenzione di rinfacciarmi questa storia? " disse, quasi seccata.
" Che fai, ti offendi? " come se ne avesse il diritto! Ero io quello ingannato.
" Era giusto per regolarmi " disse fingendosi indifferente. " Avevo capito che avessi deciso di cominciare a fidarti. Mi ero sbagliata, chiedo scusa " disse con il solito sarcasmo, mentre continuava a non guardarmi negli occhi, con la scusa del lavoro che stava facendo.
" Cominciare, hai detto bene! " esclamai stizzito. Non capivo davvero che cosa pretendesse da me! Era già tanto che fossi lì. " Dovrei forse dimenticare tutto nel giro di qualche ora? ".
" Io non pretendo nulla e neanche ti ho costretto a seguirmi! " alzò finalmente lo sguardo insieme al tono di voce. Avrei preferito non mi guardasse in quel modo. Quegli occhi grigi sapevano essere davvero inquietanti.
Non riuscivamo proprio a relazionarci senza esplodere in una lite...
" Sai cosa? Quasi preferisco il silenzio... " avevo la netta sensazione che ci saremmo ammazzati tra di noi prima di lasciarlo fare ad Odhron.
" Ah be', certo! Il Capitano non è abituato a discutere! ".
" Piantala! " esclamai senza riuscire a trattenermi. Non sopportavo quando mi chiamava "Capitano" con quel tono così pesantemente irrisorio.
" Ma piantala tu! Hai il cervello chiuso più di un lucchetto! Se la tua massima aspirazione è quella di diventare come il tuo Generale, mi complimento: sei sulla buona strada! " questa poi... completamente ingiustificata e gratuita!
" Se volessi diventare come Odhron non sarei qui!! " se davvero pensava questo di me, non capivo cosa l'avesse spinta a chiedermi
aiuto. Il discorso che mi aveva fatto quella mattina era stato completamente diverso. " Che ne diresti di prendere una decisione ufficiale a proposito del tuo pensiero su di me?".
" Dovrei fare come te, che guardi una persona e subito la metti in una scatola? Come se un essere umano fosse tanto semplice da inquadrare! Com'è che sono io? Una strega, giusto? ".
" Forse se ti sentissi parlare ne converresti anche tu! " sarebbe stato molto più piacevole stare sotto la colata di pece durante un assalto ad un castello, piuttosto che farsi insultare in quel modo da lei.
" Tu invece sei leggero come una piuma! " fu il suo commento, le sue guance erano esplose in un rosso acceso e tremava di rabbia.
Stavo solo rispondendo alle provocazioni. Era leggittima difesa. " E' stato Amar ad insegnarti ad essere tanto insopportabile? Spero di no! ".
Mi bloccai. Avvertii a stento l'insulto, troppo occupato a rendermi conto di quanto aveva appena detto.
Che ne sapeva lei di Amar?
" E tu come fai a conoscerlo? " lo sguardo di Honoria si era rabbuiato ed era tornata a lavorare sul pezzo di legno, piuttosto che guardarmi.
Proprio adesso che aveva decisamente tutta la mia attenzione.
" Be'... non lo conosco in effetti... " mi innervosii immediatamente.
Aveva promesso che non mi avrebbe mentito.
Era ovvio che lo conosceva, non era questa la domanda infatti. Le avevo chiesto come fosse possibile.
" Sì, magari hai buttato un nome a caso? " proprio quello, poi... e soprattutto di fronte a me.
" Che cosa te lo dico a fare se non sei disposto a credermi? " ecco, ora faceva anche la preziosa? Be', doveva dirmelo. Non ci saremmo spiantati da lì prima di avere
delle risposte.
" Be', sentiamo! " dissi invocando pazienza.
" Mi fai la grazia di concedermi la tua attenzione? " Stava sviando palesemente la domanda, e questo mi irritava.
" Honoria... " quell'unica parola bastò per esprimere tutto il mio fastidio, in modo che parlasse una volta per tutte.
Honoria sospirò, e finalmente cominciò a spiegare:
" Be'... lo sai che tu non dovresti sentire il mio profumo? " disse continuando a tenere gli occhi fissi sul legno. In quel momento avrei preferito che mi guardasse, ma infondo l'importante era che parlasse...
" Perché no? " lo sentivo anche molto forte, non era solo una vaga sensazione da naso sensibile.
" Perché è una caratteristica distintiva delle Amazzoni " spiegò. La guardai stupito. " È un modo per riconoscere i nemici, cioè gli uomini, senza esporsi troppo... ".
Evidentemente per me non era la stessa cosa. Era la prima volta che mi capitava, infatti non avevo avvertito le Amazzoni quel giorno nella foresta.
" E io che c'entro? " ma soprattutto, cosa c'entrava Amar?
" È quello che ho chiesto anche io alla Regina. Ha detto che l'aveva capito subito dal colore particolare dei tuoi capelli: Rosso fiamma.
Inconfondibili " spiegò imitando una voce a me sconosciuta che non sembrava starle particolarmente simpatica.
Continuavo a non capire.
" Ha capito che cosa? "
" Che sei il nipote di un'Amazzone... o meglio, lo eri. È morta tempo fa in una battaglia. Ma ha fatto in tempo a dare alla luce tua madre " spiegò con infinita tranquillità, come se fosse una notizia di poco conto.
Non lo era.
Non lo era per niente!
Ero nipote di un'Amazzone? Di... un nemico??
" No... " sentivo la mente bloccata come se si fosse all'improvviso arrugginita, incapace di esprimere nient'altro che quella sillaba.
Honoria scrollò le spalle indifferente.
" Non credermi, se ti piace di più. A me non cambia niente ".
No, infatti... era a me che cambiava l'esistenza!
" Ma... Amar cosa c'entra? Non dirmi che... " No... non avrei sopportato alcun tipo di parentela con il mio primo Maestro! Non avrei sopportato che lui non me lo avesse mai detto.
" No, tranquillo... " mi rassicurò Honoria, afferrando al volo il mio timore. Tirai un sospiro di sollievo. " Amar per te è solo il soldato del Clan che ti ha allevato dopo la morte di tua madre ".
Esattamente.
Ma...
" Questo cosa c'entra? " Quante volte l'avevo già chiesto?
" Nulla, è solo l'uomo che ha contribuito significativamente al mio concepimento. Dunque anche alla mia nascita, e di conseguenza al fatto che sono qui a sopportare te " mi disse, ancora più tranquilla.
Era un discorso abbastanza articolato, che nella mia lingua significava una sola, terribile cosa...
" Intendi dire che era... tuo padre? " attese qualche eterno secondo prima di rispondere.
" Be'... in parole povere sì. Ma io preferisco la mia versione... qualunque figlio dovrebbe conoscere il proprio padre, giusto? Siccome per me non è stato così... " lasciò quella frase sospesa ma gravida di significati.
Quella parte della storia era ancor più incredibile della prima.
" Amar non aveva figli... " per la miseria, lo avrei saputo! Ero cresciuto con lui! Anche un accenno gli sarebbe sfuggito.
Honoria sorrise.
" Già, neanche lui lo sapeva... Mia madre era sposata con un politico... non so bene chi... un gran simpaticone. Mi ha dato in adozione che quasi non avevo fatto in tempo ad uscire dal ventre" raccontò, sempre con la stessa, incredibile leggerezza.
Be', era una versione plausibile... però questo non significava che potessi crederci.
Forse non ero pronto a crederci. Come non ero pronto a credere di avere sangue in comune con un'Amazzone, seppur morta.
" Ma... non gli somigli affatto... a parte, be', il fatto che sei micidiale con la spada... ". Era quasi più sopportabile l'idea di essere stato buttato a terra dalla figlia di Amar.
Il tono di voce che utilizzò avrebbe potuto essere più gelida solo se avesse sputato stalattiti di ghiaccio.
" Non certo per merito suo. Non devo nulla di ciò che sono ai miei genitori. Al massimo devo la mia vita a Cyru, ed è così che gliela offro ".
Sentirle nominare Cyru tanto spesso cominciava a darmi sui nervi...
" Allora perché lo hai... " Honoria sembrò prevedere la mia domanda, perché mi fermò ancor prima che potessi anche solo pensare di nominarlo anche io.
" Non ne voglio parlare " disse, tagliente come la lama della sua spada.
Be', era una domanda lecita. Sembrava idolatrarlo come un dio... ma l'avevo vista con i miei occhi tagliarle la gola.
" Il patto che abbiamo stretto... " di nuovo non mi fu concesso concludere.
" Non... ne voglio... parlare! " esclamò freddandomi di nuovo con lo sguardo.
E va bene, non ne voleva parlare.
Inutile insistere.
" D'accordo, d'accordo... non ti scaldare " o raffreddare...
Per fortuna tornò a dare gli ultimi ritocchi al pezzo di legno che aveva intagliato. Era un piccolo leone.
Trascorse qualche altro secondo di silenzio, e fu di nuovo lei a romperlo.
" Il fatto che le nostre vite si siano incrociate casualmente già da prima che ci incontrassimo mi aveva incuriosita. Ma probabilmente è solo suggestione..." disse, ma poi si alzò in tutta fretta, lasciando il leone in un angolo. " Credo che mi concederò qualche ora di sonno. Siamo al sicuro qui, non serve che uno di noi monti di guardia. Buonanotte " la velocità con cui era passata da un discorso all'altro mi lasciava intuire che non avesse molta voglia di continuare a discutere.
Feci un tentativo...
" Ma... " si sdraiò voltandomi le spalle.
" Dormo già... "
Niente da fare...

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Capitolo 22
*** 22 ***


capitolo 22 h Honoria:

Avevamo appena raggiunto i confini che dividevano il territorio Amazzone da quello del Clan attraverso la "terra di nessuno" che in quel momento era parzialmente occupata dall'esercito di Odhron alla mia ricerca.
Presto li avremmo raggiunti.
Il momento in cui la mia vita si sarebbe scontrata con il mio destino si avvicinava sempre di più.
Quasi riuscivo a sentire il rantolo della Morte attaccata al mio collo.
Mi chiedevo se Odhron provasse la mia stessa sensazione... d'altra parte avrei fatto di tutto per trascinarmelo dietro negli inferi. Ma lui non sapeva che stava per morire. Io sì.
Era calato il buio, e avevamo deciso di accamparci accanto agli alberi per riposare. Eravamo finalmente riusciti a cacciare qualcosa, stufi di sopravvivere con le riserve di pane sempre più raffermo. Un giovane cervo si aggirava adesso nei nostri stomaci, colmi più che mai.
Dopo la prima cena degna di tale nome dopo tanto tempo, davanti al calore del fuoco, discutevamo della strategia da adottare per
passare l'esercito.
Avevamo deciso di proseguire per gradi. Il primo problema che ci si poneva era quello di superare l'esercito ed avere la possibilità di avvicinarci al castello. La morte di Odhron era il passo successivo.
" Pensavo di rientrare nei panni di Alagos per passare inosservata... " aveva funzionato la prima volta, e il nostro passaggio sarebbe stato breve esattamente allo stesso modo. Pronta a calarmi di nuovo nelle grezze spoglie maschili...
" Tu dici? Non sono convinto... " obiettò Naur che giocava con un osso avanzato dalla cena con una zolla di terra.
Ah be', se il Capitano non è convinto... trattenni uno sbuffo seccato insieme al commento ad alta voce.
Quel ragazzo mi dava sempre più sui nervi ogni giorno che passava.
Quasi preferivo essere l'Alagos rassegnato a ricevere ordini da lui senza dover discutere. Frustrante, ma almeno si parlava di meno...
" Hai idee migliori? " ma certo che ne aveva. Figurarsi...
Rimase ancora qualche secondo in riflessione, poi si decise a rendere partecipe anche me:
" Direi di farti passare come mia prigioniera ".
Trattenni la risata aperta di scherno in un sorriso sarcastico.
C'era da immaginarlo.
" Cos'è, devi dimostrare ai tuoi soldatini di essere ancora l'eroe del Clan? ". Naur alzò uno sguardo scettico su di me, schivando la provocazione molto poco velata che gli avevo lanciato.
" Honoria, il mio orgoglio l'ho calpestato nel momento stesso in cui ho accettato di aiutarti in questa faccenda. Non c'è più niente da accrescere... " rispose con un sorrisetto a dir poco irritante. Ero più che intenzionata a rispondere per le rime.
" Hai ragione, ignoriamo quella sciocchezza che stiamo cercando di evitare un inutile spargimento di sangue... e concentriamoci sul disonore che ti ha provocato stringere un accordo con una donna! ".
Naur sbuffò seccato lanciando l'osso lontano. Il tono che usò nella risposta rasentava l'acidità prettamente femminile.
" Posso parlare o aspetto che tu abbia finito di sputare veleno? " mi domandò. Tasto dolente.
" Ma vai al diavolo... ". Non sopportavo il fatto che pensasse di farmi un favore ad accompagnarmi. Era qualcosa che in fondo interessava anche lui. Interessava tutti.
" Perfetto " disse, accogliendo la mia stizza come un "via libera" per parlare. " Dunque, se io e Alagos torniamo sconfitti dalla ricerca, Odhron ci farà ammazzare ancora prima di arrivare al castello. È lì che dobbiamo arrivare, e dobbiamo essere sicuri di riuscirci. " spiegò.
Forse aveva ragione, ma comunque non mi andava l'idea di tornare in quelle vesti in mezzo al gruppo di uomini. Erano volgari, rozzi e violenti... Lo avevano dimostrato persino ad Alagos, figurarsi ad una donna.
Se la donna poi era un nemico, una prigioniera... no, non volevo neanche pensarci.
" Certo, la sicurezza che i tuoi uomini mi massacreranno, se non peggio ". Mi sorprese sfoggiando il sorriso del maestro che ha finalmente colto in fallo il proprio alunno imbattibile.
" Ah, qui mi deludi, Honoria... " disse con una punta di soddisfazione. " Lo sai bene anche tu, Odhron ti vuole viva. A nessuno è permesso di
toccarti".
Sì, quello sarebbe stato un ragionamento ineccepibile se avessi saputo di avere a che fare con militari normali. Ma li avevo visti quei soldati, e l'ordine di Odhron non mi assicurava un bel niente!
" Non gli sarebbe permesso neanche di giocare d'azzardo o ubriacarsi, eppure... ". Il sorriso di Naur si faceva sempre più soddisfatto... e antipatico fino all'esasperazione.
" Mi stai dicendo che hai paura? ".
Ti odio.
" Be', scusami se non salto dalla gioia al pensiero di stare in mezzo ad un centinaio di uomini che non vedono una donna da mesi! " volersi preservare dalle bestie non era certo una colpa. Ma chiaramente, facendo parte delle bestie anche lui, dubitavo che potesse capire.
Finalmente aveva abbandonato il tono di scherno, e appariva molto più serio.
" Ci sarò io con te " lo disse come fosse già evidente, e ogni precisazione fosse superflua.
La semplicità con cui lo disse mi spiazzò per diversi istanti.
Non era affatto ovvio come voleva farla sembrare.
La mia espressione doveva essere coerente con i miei pensieri, perché Naur sorrise di nuovo e aggiunse: " Per caso non ti fidi? ".
La domanda era: perché avrei dovuto? Ma al momento ero davvero troppo confusa per poter rispondere anche alla mia di domanda.
" Be'... non... non a priori... " dissi dopo un attimo di esitazione. Era la risposta che si avvicinava di più alla realtà.
" Ah, bene... ". Con che coraggio usava un tono tanto deluso? Ma che voleva da me? Che mi sentissi in colpa? Assurdo!
Ero così... sconvolta che neanche riuscivo a tirare fuori una replica abbastanza arrabbiata per controbattere, perciò rimasi in silenzio. " Allora ti lascerò un coltello nascosto da qualche parte. Ovviamente le tue mani non saranno legate abbastanza bene da impedirti di prenderlo. In questo modo, quando non arriverò per aiutarti... " sottolineò vagamente quest'ultima parte, ma abbastanza perché si notasse. " ... potrai comunque difenderti da sola. D'altra parte, sei più che in grado ".
Assurdo... Be', non mi sarei sentita in colpa. Non ero la sua marionetta.
" Bene, allora è deciso... " dissi, facendo in modo che si intuisse che accettavo soltanto in seguito a quest'ultima postilla.
Mi alzai per sgranchire un po' le ginocchia. I movimenti non mi impedirono di cogliere la sua nuova espressione dal sorrisetto amaro mentre aggiungeva legna al fuoco.
" Sono stupito... Cyru approva, dunque? " era passato ancora una volta alle frecciatine caustiche.
Be', quella non l'avrei accettata. Fu molto più semplice superare la confusione di poco prima e sbattergli contro.
" Che razza di battuta è questa? " esclamai quasi sbuffando fumo dalle narici. Reazione ampiamente prevista da Naur, il quale rimase impassibile.
" Lo nomini almeno ogni due frasi... anzi, mi chiedevo come mai non l'avessi ancora fatto " osservò mimando indifferenza.
Non avevo niente da giustificare in proposito con lui, ma era meglio mettere in chiaro quali fossero i paletti nelle nostre conversazioni.
" Era il mio maestro ed era... è importante! Non credo tu possa capire ".
" L'ho avuto anche io un maestro a cui tenevo molto, e anche lui è morto. Lo sai bene, era tuo padre! " Era la prima volta che nominava Amar da quando gli avevo detto ciò che avevo scoperto tra le Amazzoni.
Non apprezzavo molto l'appellativo di "padre" quando si trattava di Amar nei miei confronti. Ma non era quello il punto.
Naur non mi poteva capire... non era il fatto di aver perso una persona cara ad avermi turbato tanto. Ma che ne poteva sapere lui?
" Non è morto a causa tua! " davanti al mio tono cominciò gradualmente anche lui ad alzare la voce, abbandonando la tranquilla indifferenza usata fino a quel momento.
" Se mi facessi la gentilezza di spiegarmi il motivo per cui... " non lo lasciai neanche terminare.
" È stato lui a volere che fossi io a farlo, contento?! " urlai esasperata. Avevo buttato nuovamente aceto sulla mia ferita.
Esattaemente ciò che non avrei voluto accadesse ancora. Il dolore cominciò a salire fino a pizzicarmi gli angoli degli occhi per le
lacrime. Mai sarei caduta così in basso da piangere di fronte a quel bastardo.
Le trattenni, facendomi ancora più male.
" Se è stato lui a volerlo che problema c'è? " osò chiedere. Lo guardai disgustata.
Ma alla fine la colpa era mia. Non potevo pretendere che una mente così poco sviluppata come quella di un soldato di Odhron potesse comprendere ciò che provavo.
Erano animali. E gli animali non provano sensazioni o emozioni, sono dei concentrati di istinti.
" Non ci arrivi proprio " ringhiai voltandogli le spalle e facendo qualche passo per scaricare la tensione.
Lui sembrava non avere intenzione di mollare.
" Sai, è da un po' che me lo chiedo: c'era mica qualcosa tra voi due? "
Per quanto mi riguardava la discussione era già terminata.
" Stai zitto... " sputai sprezzante. Non avrei perso altre parole con quell'essere inferiore.
Lo sentii ridere soddisfatto:
" Allora è così " concluse vincitore. Insopportabile!
Strinsi i pugni mentre mi voltavo di nuovo verso di lui, e le mie parole uscivano a fatica dai denti quando parlai:
" A parte il fatto che non ti riguarda... " non mi lasciò finire, e continuò come se non avessi aperto bocca.
" Oppure dovrei dire che per te c'era qualcosa... ".
Tutto d'un tratto, l'elsa della mia spada era stretta nella mia mano, e la lama era uscita con un sibilo dalla custodia senza che neanche mi accorgessi che fosse accaduto.
Adesso brillava alla luce del fuoco.
" STAI ZITTO! " gridai nel silenzio del bosco.
Tremavo. Maledizione. Quell'idiota aveva un contatto diretto con le mie emozioni più potenti e distruttive, gli era anche troppo facile scatenarle.
" Calmati " mi disse alzando una mano mentre guardava dritto nella mia collera.
Impiegai qualche secondo, ma infine la rabbia cieca svanì... e tornai a vedere.
Vidi che lo avevo ancora di fronte, e questo mi era intollerabile.
La sua presenza così vicina mi era veramente nociva.
Rinfoderai la spada. Il modo in cui lo guardai valeva qualsiasi parola, perciò non aggiunsi nulla. Mi faceva schifo.
Mi incamminai tra gli alberi. Non avevo paura della foresta. Chiunque mi si fosse avvicinato avrebbe fatto una fine molto lenta e dolorosa.
Volevo solo stare da sola.
" Va bene, senti... " mi raggiunse dopo pochi passi. Mi fermai senza voltarmi a guardare, ma le mie orecchie udirono che si era alzato
anche lui da terra. " ...Ho esagerato. Ammetto di aver avuto poco tatto. Ti chiedo scusa".
Mi ero per caso addormentata nel tragitto e adesso stavo sognando?
Non trovai nulla da dire, mi voltai semplicemente verso di lui per guardarlo in faccia. Non ero ancora tanto abituata a distinguerla, ma
sembrava avesse un'espressione vagamente pentita sul viso. " È solo che... non so, è qualcosa che non riesco a capire... ".
Be', era già una bella conquista il fatto che ammettesse di non essere in grado di poter capire, e di conseguenza giudicare ogni cosa. C'era da scoprire cosa di preciso non riuscisse ad intendere.
" Che cosa? ".
" Io capisco che tu voglia terminare l'ultimo compito del tuo maestro, capisco che porti avanti i suoi insegnamenti ma... per tutto il resto... sì, è dura accettarlo ma... Cyru è morto... ".
Sì, era davvero qualcosa che non poteva capire... e se non avesse usato quel tono cauto, di certo avrei avuto di che tornare a sbraitare...
" Dovrei accettare da un giorno all'altro di essere rimasta sola? " era proprio ciò che era doloroso ammettere ogni volta. Non riuscivo neanche ad impedire alla voce di incrinarsi appena mentre ne parlavo.
" Non sei sola " disse Naur, di nuovo con quel tono spiazzante di poco prima. " E' solo che sei circondata da persone nuove e... ovviamente ricominciare a fidarsi è un'impresa. Lo capisco, vale lo stesso per me. Ma non è un tradimento verso Cyru considerarle di maggiore influenza sul tuo futuro rispetto a lui ".
" Per caso ti riferisci a te stesso? " Non avevo dimenticato la fatica che avevo fatto per convincerlo a seguirmi... o che mi avesse ripetuto più di una volta quanto gli venisse difficile fidarsi di me... la mia reazione avrebbe dovuto essere ovvia.
" Dimmelo tu. Converrai che ti sto fisicamente accompagnando in questa... impresa... nonostante i nostri... trascorsi ".
Che cosa stava succedendo?
" Non ero la strega cattiva che sa solo mentire? " Naur scoppiò a ridere.
" Sì. Avevo solo bisogno di un po' di tempo per capirti e giorni interi di convivenza accelerano molto il processo. O almeno, così è per me... per te molto meno, vedo. ".
" Lo sai che sei insopportabile, vero? ".
" Prendo atto ".

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Capitolo 23
*** 23 ***


capitolo 23 h Naur:

La crisi mentale aveva raggiunto il vertice.
Il momento di fare la scelta era giunto.
Infine avevo avuto quei pochi giorni di viaggio dalle Amazzoni al mio esercito per rifletterci, e ancora non riuscivo ad intravedere una conclusione.
Il giorno in cui ero entrato a far parte del Clan avevo giurato la mia assoluta fedeltà ad esso. Avevo ripetuto quello stesso giuramento il giorno della mia nomina come Capitano.
La mia parola d'onore...
Mi guardavo intorno con la speranza che qualcosa... qualunque cosa... mi suggerisse la via giusta da seguire, perché da solo, inutile negarlo, non sapevo riconoscerla. E i granelli di sabbia nella mia clessidra stavano terminando.
La situazione che trovammo nell'accampamento non era poi tanto diversa rispetto a quella che avevamo lasciato sulla via dell'andata. Ciò che vedevo non mi aiutava affatto ad avere una visione imparziale della faccenda: sembrava un covo di mercenari.
Per non parlare degli sguardi che seguivano Honoria, legata come una prigioniera in sella a Vega. Era la prima volta che ci facevo caso, ma sembravano dei leoni affamati. Infine capivo perfettamente il motivo per cui si era opposta con tanta foga all'idea di rientrare vestendo i suoi veri panni. Purtroppo era l'unica soluzione, e non era la più facile per nessuno dei due.
Mi sentivo altrettanto a disagio in mezzo ai miei compagni... magari non per lo stesso motivo.
Parte di me, quella che Honoria chiamava con disprezzo "Il Capitano", mi diceva che dovevo la mia fedeltà e la mia parola al Clan.
Il mio Generale mi aveva ordinato di portargli quella ragazza e quello avrei dovuto fare.
Un'altra, quella che avrei semplicemente definito "Naur", alla quale mi sembrava di non aver mai fatto caso fino a quel momento pur riconoscendo in esso tanto se stesso quanto ce ne fosse nel Capitano, lottava caparbiamente contro la precedente, senza accennare a mollare. Mi ripeteva che razza di persona fosse Odhron e di tutta la gente che aveva già mandato a morire, e quella che non attendeva altro che un suo ordine.
E io potevo evitarlo... o almeno provare a farlo.
Già, ma nessuna delle due voci voleva cedere.
L'apice dello scontro avvenne nel momento esatto in cui stavo per legare le mani di Honoria attorno ad uno dei sostegni di legno della tenda dei prigionieri.
Sentivo che tutta la scelta dipendesse da quel gesto: se l'avessi legata saldamente, allora per lei non ci sarebbe stato verso di fuggire. Sarebbe finita dritta nelle fauci di Odhron, e presto avrebbe raggiunto il suo amato maestro.
Se invece, l'avessi legata con un nodo leggermente diverso, allora avrei accettato definitivamente di favoreggiare chi aveva apertamente dichiarato guerra al mio Clan...
No, non al Clan... al mio Generale. Pensandoci, c'era una bella differenza.
Sentivo lo sguardo di Honoria fisso su di me.
Sapevo che avvertiva la mia tensione, quasi i miei pensieri fossero impressi a chiare lettere sulla mia fronte, ma non potevo fare nulla per impedirlo.
Stavo impiegando davvero troppo tempo. Se solo avesse smesso di fissarmi.
Mi stava giudicando, era chiaro.
Rimasi lunghi secondi con i polsi di Honoria tra le mie mani.
Dovevo solo tirare i lacci, e avrei adempiuto al mio dovere di Capitano. Sarei stato un eroe del Clan, forse persino Odhron l'avrebbe riconosciuto... e non avrei avuto altri rimorsi.
O forse sì?
Alzai lo sguardo e infine incrociai quello di Honoria che continuava imperterrita a fissarmi. Non c'era nulla di Amar in quel viso, e questo era un bene. Non dovevo confondere il mio vecchio maestro con sua figlia. Tra loro c'era solo uno sfortunato legame di sangue. Neanche lei avrebbe mai voluto che lo facessi.
Honoria rimaneva immobile a guardarmi con serietà.
Se sapeva ciò che mi stava passando per la testa, perché non provava a ribellarsi? A ritrarre le mani e a scappare? Mi aveva sconfitto già due volte, c'erano buone possibilità che potesse sopravvivere ad una fuga da quell'esercito se era furba come pensavo che fosse.
Sospirò distogliendo finalmente lo sguardo per qualche secondo, per poi tornare a guardarmi.
" Hai ragione, hai maggiore influenza sul mio futuro rispetto a Cyru. In fin dei conti sapevo che ci sarebbe stato questo rischio, ma è tra quelli che si deve essere disposti a correre per realizzare qualcosa... ".
Se l'era aspettato? Perché accettare di fare la prigioniera allora?
Perché chiedermi di aiutarla nell'impresa? Perché salvarmi dalle Amazzoni...? Era esattamente quello che aveva fatto, c'era da prenderne atto.
Cominciavo a smettere di credere all'esistenza delle streghe. Forse, semplicemente Honoria conosceva Naur molto più di quanto pensassi... peccato ci fosse il Capitano a complicare irrimediabilmente tutto.
Ero un uomo del Clan.
Davanti al mio silenzio e alle mie mani che ancora non si decidevano a prendere la decisione finale al posto mio, Honoria continuò: " Però spera che mi uccidano prima che trovi il modo per scappare... o dovrai essere tu a farlo... ".

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Capitolo 24
*** 24 ***


capitolo 24 h Honoria:

Ingenua... maledizione, quanto ero stata ingenua.
Non mi ero mai fidata di nessuno a priori, mai nella mia vita. Persino Cyru aveva dovuto faticare diversi mesi prima di ottenere la mia fiducia. E mai come in quel momento rammentavo il perché.
Ma come mi era saltato in mente? Perché??
Non potevo credere che stavo porgendo di mia spontanea volontà i polsi al soldato che adesso mi stava imprigionando.
Bene, questa l'aveva vinta lui. Ma era solo una battaglia, la guerra non era ancora finita, e non mi sarei data per vinta tanto facilmente.
Dovevo vincere, a tutti i costi.
Troppo dipendeva da questo... dipendeva da me.
Che mi portasse dal suo Generale in vincoli, allora. Ciò che mi importava era solo arrivarci, sarebbe stato solo più difficile.
Non era stato esattamente il mio progetto quello di incrementare la difficoltà, ma non potevo abbattermi se il destino mi era avverso.
Certo, era una delusione...
Continuava a fissarmi e io ricambiavo senza alcuna paura. Gli leggevo nelle iridi verdi la lotta che probabilmente stava avendo luogo nella sua mente, quasi ci fosse una rissa vera e propria. Sapevo che una parte di lui voleva aiutarmi, ma rendermi conto che quella più forte era quella del mio nemico... era una coltellata al petto.
Eppure avrei dovuto aspettarmelo.
Ingenua.
Il mio sguardo di ghiaccio e il suo color speranza lottarono per altri eterni secondi. Cedere avrebbe significato dichiararsi sconfitto. Io avevo già praticamente perso, ma ammetterlo non l'avrei mai digerito.
Fu lui il primo.
Il suo sguardo cadde dal mio fino alle mie mani, che teneva tra le sue quasi tenesse nei palmi i petali di un fiore.
Cominciò ad allacciare la corda attorno ai miei polsi con un sospiro... come dire? Definitivo.
" Tieni stretti gli estremi della corda... " sussurrò infine mettendomeli tra le dita, uno per ogni mano.
Le sue parole erano così deboli che a stento superavano il vento che scuoteva le pareti della tenda. " Nel caso fossi costretta a liberarti tirali verso l'esterno con forza, e il
nodo si scioglierà... ma vedrò di fare in modo che questo non si renda necessario ". Finì il suo lavoro e tornò a guardarmi negli occhi.
La lotta era cessata, e tutto era tornato calmo come la tavola piatta del mare sereno.
Ero stupefatta e quel solletico allo stomaco mi suggeriva che ero parecchio sollevata da quell'ultimo gesto, di cui avevo già praticamente perso le speranze.
Mi stava veramente accompagnando in quell'impresa, come aveva detto di voler fare. Anche se non mi era facile dimenticare i lunghi minuti di dubbio che gli avevo letto negli
occhi... mi sentivo improvvisamente davvero meno sola.
Potevo praticamente avvertire la fragilità di quelle corde attorno ai miei polsi, quasi fossero solo appoggiate ad essi.
" Ce ne hai messo di tempo... " dissi con freddezza, nascondendo la festa che lasciava battere allegramente il mio cuore.
" Sì, lo so, ma di certo non mi va di sperare che ti uccidano per salvarmi dalla tua ira " mormorò con un sorriso. Era prudente fare in modo di non rendere gli altri soldati partecipi di quella conversazione.
Non trovai nulla da rispondere, perciò rimasi in silenzio. Non avevo neanche il coraggio di rispondere, come avrei dovuto, con un semplice "Grazie".
Mi sistemò il coltello che aveva rubato alle Amazzoni in una piccola sacca all'interno del vestito che indossavo, lungo la colonna vertebrale
" Vado a fare rapporto al Generale, così da avvertirlo del nostro arrivo. Partiremo domani mattina presto. Metterò qualcuno di guardia, ma comunque... starò all'erta " mi assicurò. E forse per la prima volta da quando lo conoscevo, gli credetti immediatamente e con ogni angolo del mio cervello, anche il più scettico.
L'idea di trascorrere la notte in quella tenda da sola, mentre intorno a me si aggirava un branco di lupi affamati non era molto conciliante per il sonno... ma Naur sarebbe stato altrettanto all'erta, e questo lo sapevo.
" A domani, Capitano... " mormorai evitando per la prima volta la sfumatura di sarcasmo con cui di solito avvolgevo quell'appellativo.
Anche lui se ne accorse, perché rise in silenzio prima di chinare lievemente il capo e uscire.
Lo udii parlare con uno dei soldati, impartendogli l'ordine di stare di guardia per quella notte e fare in modo che nessuno osasse entrare nella tenda.
Lo sapevo io, e lo sapeva anche lui che questo sarebbe potuto non bastare.
Per il momento non potevo fare altro.
Lasciai scivolare le braccia legate lungo l'asse di legno e mi sedetti per terra, certa che quella notte, per diversi motivi e tutti innegabilmente validi, di certo non avrei preso sonno.

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Capitolo 25
*** 25 ***


ATTENZIONE ATTENZIONE:
Nota dell'autrice che si era dimenticata di metterla in tempo utile: questo capitolo non è stato scritto da me. Fu scritto da un'amica che invitai a partecipare che mutuo sollazzo reciproco :D
Ldb, ancora grazie!
capitolo 25 h Soldato x_D


L’ordine del Capitano Naur era stato chiaro.
Rimanere di guardia alla tenda della prigioniera e fare in modo che nessuno vi mettesse piede.
Lo maledissi in silenzio per quell’ordine, quella sera avrei dovuto prendermi una rivincita con un soldato che la sera prima mi aveva battuto a dadi.
E così una ricca serata di gozzovigli era andata in fumo. L’ordine non m’impediva però di rallegrare la mia guardia con la mia personale giara di vino.
Udivo chiaramente le voci, le risa e le imprecazioni provenire dalle tende adiacenti, gli altri soldati non impegnati si stavano divertendo molto.
E il fatto che io non ero con loro mi provocava un certo moto di stizza, sia nei confronti del capitano che della prigioniera.
Mi affacciai nella tenda, per dare un occhiata alla ragazza. Distesa su un fianco, sembrava stesse dormendo.
L’ordine del Capitano era stato chiaro: impedire a chiunque di entrare… già impedire a chiunque, ma non a me stesso.
Preso dall’euforia del vino appena scolato, sopraffatto dalla curiosità dopo un paio di sbirciate entrai definitivamente nella tenda e mi avvicinai alla prigioniera. Con passo indeciso e barcollante mi chinai su di lei, scanzandogli i capelli dal volto per guardarla meglio in viso.
Era decisamente molto appetitosa.
Più tardi quello si rivelò un grosso errore.
La ragazza si mosse come per allontanarmi da lei, sembrava volesse mettersi ad urlare e io per tutta risposta le misi una mano sulla bocca….
Quello che successe poi…faccio fatica a ricordarlo.
L’unica cosa che so, è che avrei sicuramente fatto meglio a rimanere ad ubriacarmi fuori la tenda, limitandomi ad immaginare cosa avrei fatto durante la mia prossima licenza.

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Capitolo 26
*** 26 ***


capitolo 24 h Honoria:

Anche se non fossi stata consapevole di essere un topino nella tana dei leoni non avrei potuto dormire quella notte.
La tenda non isolava affatto i suoni che provenivano dall'esterno, prodotti da quegli ubriaconi dei soldati.
Per non parlare del vento freddo che faceva sbatacchiare le pareti come fossero le vele di un galeone, e che penetrava attraverso di esse pungendomi la pelle.
Quel vestito da Amazzone non era affatto adatto a notti del genere, o forse non ero abituata quanto loro ad indossarlo.
In più la posizione che avevo assunto sdraiata per terra non era per niente delle più comode, con le mani erano legate a quello stupido palo.
Non per sfiducia nella promessa di Naur ma... insomma, ammesso che nel caso fosse riuscito ad intervenire, io e lui saremmo stati comunque in netta inferiorità numerica, per non parlare del fatto che si sarebbe messo contro l'intero plotone, e non era certo quello che volevo.
Era indubbiamente piacevole sentirgli dire che lo avrebbe fatto, soprattutto con il tono semplice ed ovvio che aveva usato per farlo... ma non ero più una bambina, e il tempo delle favole era bello che finito.
Potevo solo sperare di essere tanto fortunata da superare la nottata.
Il mio udito sottile nella notte si era spesso rivelato utile in situazioni di emergenza, ma era un'arma a doppio taglio.
Sentivo tutto, persino i lunghi sorsi di vino della guardia a cui Naur mi aveva affidata.
Bene, fantastico! Perché le cose già difficili di per sé tendevano sempre a raggiungere un livello maggiore di difficoltà? O forse ero io ad avere lo strano talento di complicarmi la vita in maniera a dir poco masochista? Questo sommato al contributo spontaneo degli eventi.
Provai a rilassarmi solo per un momento.
Il mio guardiano pareva essere molto inquieto.
Provai a chiudere gli occhi e concentrarmi solo sui rumori rilassanti della notte, ammesso di riuscire a superarele risate degli ubriachi.
D'un tratto l'acre odore dell'alcol invase il ristretto perimetro della tenda, e nello stesso istante avvertii dei passi pesanti, i quali, per un rapido ragionamento logico, non poteva appartenere ad altri che al soldato di guardia, perché non ne avevo avvertiti altri avvicinarsi.
Richiamo della carne misto all'ubriachezza... perfetto!
E proprio da parte di quello che avrebbe dovuto stare attento a non fare entrare altri...
Cominciai a chiedermi per quale ragione le Amazzoni non avessero ancora deciso di attaccare, bastava incrociare una serata come quella e avrebbero vinto senza neanche macchiarsi i vestiti.
La puzza della sbornia mi riempiva le narici quasi impedendo all'aria buona di entrarvi, mi sentivo soffocare, era maledettamente vicino. Io continuai a tenere gli occhi chiusi, ma i nervi e i muscoli tesi. Non sapevo ancora bene cosa avessi intenzione di fare, ma l'avrei fatto...
Attesi che fosse lui a fare la prima mossa, e quando avvertii le sue dita scostarmi una ciocca di capelli, spalancai gli occhi.
Con i riflessi quasi per nulla scalfiti dal vino, mi tappò la bocca pensando probabilmente che volessi urlare.
Be', non era esattamente uno dei miei propositi. Lo avrei fatto se mi avesse colta di sorpresa, ma come poteva un passo da elefante del genere?
Il sapore salato della mano era rivoltante, misto all'odore intollerabile dell'alcol... mi disgustava tutti i sensi al completo. La reazione fu immediata, e il calcio che ne seguì, ben indirizzato.
Balzai in piedi mentre lui si piegava in avanti con un grido strozzato, e facendo scorrere le braccia lungo il palo riuscii anche ad assestare una potente gomitata sulla testa che lo buttò a terra.
Non avevo faticato molto, ma nonostante questo, avevo l'affanno.
Guardai il corpo del soldato svenuto per terra... be', sarebbe stata una storia difficile da spiegare, quella.
E adesso? Certo non potevo rimanere con quel cadavere sbronzo ai piedi.
Non feci neanche in tempo a pormi il problema, che subito arrivò quella che avrei potuto definire la soluzione stessa, se non fosse stato che mi immergeva ancora di più nel fango dei guai in cui ero caduta nel momento stesso in cui avevo messo piede in quell'accampamento da donna.
"Che cosa diamine succede qui dentro?!" esclamò qualcuno scostando bruscamente la tenda. Dal telo sbucarono fuori almeno una decina di soldati mezzi o totalmente, o più che totalmente, ubriachi che fissavano me e il corpo riverso del loro compagno. Il silenzio durò qualche secondo, e si protrasse anche più a lungo del normale... poi
in un momento di lucidità, quello in testa a tutti esclamò: "Maledetta!!"
Ecco... ero ufficialmente nei guai fino alle orecchie.

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Capitolo 27
*** 27 ***


capitolo 27 h Naur:

"Quel soldato muto con cui eri partito..." mi chiese il Vicecapitano versandomi del vino in un bicchiere.
Lo accettai senza portarlo alla bocca, e mi resi conto di quanto le mie dita fossero tese. Non che mi servisse un'ulteriore prova, oltre alle mie gambe che non volevano star
ferme neanche da seduto e il respiro che dovevo forzare per mantenere regolare.
Ansia. "...somigliava molto a quella ragazza, o sbaglio?" Che intuizione geniale.
Immaginavo che la sua fosse una domanda retorica, e nulla di cui valesse la pena discutere. In realtà avevo molto altro da chiedere, mentre tenevo le orecchie drizzate
verso la tenda che distava da quella in cui stavo anche troppo per quanto mi riguardava.
" Sì, infatti... " risposi laconicamente, lasciando che la mia poca voglia di discuterne si leggesse attraverso le poche parole. Confidavo nella sua capacità di intuito, non mi avevano mai deluso.
"E sei riuscito a prenderla prima di arrivare dalle Amazzoni, immagino... altrimenti dubito che saresti riuscito a tornare vivo" fu infatti la sua deviazione di discorso.
Mi accorsi che il mio braccio aveva fatto un movimento improvviso ed incontrollato. Ero veramente nervoso e non sapevo come nasconderlo.
" Che intendi dire? " domandai, quasi come se quelle poche Amazzoni che avevo avuto la sfortuna di incontrare non mi avessero fatto presente ben più di una volta la mia fortuna nell'essere sopravvissuto così tanto nel loro territorio.
"Dubito che un adepto del Clan possa vivere abbastanza per raccontare di essere andato e tornato dal territorio Amazzone" spiegò semplicemente il Vicecapitano. Lo vedevo preoccupato e sorpreso da quel mio atteggiamento teso, e non avevo di che biasimarlo, lo ero altrettanto anche io.
Mi alzai in piedi, trattenendomi dal farlo troppo di scatto, per evitare di attirare ancora più l'attenzione sul mio nervosismo.
Aveva ragione. Ero sopravvissuto alle Amazzoni quando non molti altri avevano potuto dire lo stesso, e tra questi dubitavo ci fosse anche un solo adepto del Clan... a meno di non contare Cyru, ma quello era un caso particolare. L'eccezione in piena regola.
Se non mi avevano ucciso, era solo grazie ad Honoria. E da questa conclusione non c'era scampo. A costo di fare la fine dell'agnellino ingenuo, credevo al fatto che la Regina mi avesse risparmiato sotto sua insistenza.
Pensavo che se qualcuno avesse mai tentato di insistere sulla salvezza di un prigioniero con Odhron, questo qualcuno si sarebbe ritrovato nella fossa insieme a chiunque avesse tentato di proteggere. Le Amazzoni erano un nemico, certo... ma un nemico che si era dimostrato molto più flessibile di chi avevo per alleato.
Mi avvicinai al tavolo improvvisato del Vicecapitano ingombro di carte e di missive da inviare, tra le quali c'era anche quella che avvertiva il Generale che la mia missione era andata a buon fine. Sarebbe partita con il primo falco disponibile.
Poggiai il bicchiere di vino intatto in un angolo sgrombro. Non avevo intenzione di ingerire nulla che potesse irretire i miei sensi, che dovevano rimanere attenti e vigili fino a che quella maledetta nottata non fosse trascorsa.
" Tu vuoi questa guerra? " chiesi d'improvviso. Che cosa stessi sperando di sentirmi dire era un mistero anche per me. Forse udendo i canti stonati, le risate e le bestemmie degli ubriachi intorno a me avevo semplicemente bisogno di sentirmi dire di non aver sprecato tutta la vita in mezzo ad un branco di lupi.
Non doveva essersi aspettato una domanda del genere, perché quando alzai gli occhi su di lui in attesa della risposta, mi parve totalmente spiazzato.
"Che domanda è, Capitano?" Probabilmente la scelta di quell'appellativo doveva essere una specie di tentativo di rinsavirmi, riportarmi alla realtà. Ma io mi sentivo molto più radicato nella realtà in quel momento rispetto a quanto fossi mai stato in vita mia.
" Voglio sapere che cosa pensi della guerra " insistetti, lui mi fissò per lunghi istanti.
Era una domanda chiarissima, ma lui non riusciva a capirne il senso, evidentemente. E forse questa era già una risposta.
"È una guerra necessaria, non c'è nulla da pensare" .
Era una delle risposte che mi aspettavo di ricevere, ma non era ciò che volevo. Mi ritrovai a sperare che ci fosse qualcosa di più.
" Necessaria, perché necessaria? Le Amazzoni ci hanno mai attaccato? " sembrava smarrito da quelle domande. Solo a me sembravano perfettamente lecite? Ero già totalmente impazzito?
"No, non l'hanno fatto... ma vuoi negare quanto sono ostili?" mi scoprii a condividere un'osservazione di Honoria per rispondere a quella semplice domanda.
" Sono confinate in un territorio come delle bestie... tu non saresti ostile al loro posto? Perché vogliamo questa guerra? " chiesi di nuovo, considerato che non avevo ricevuto una vera e propria risposta. Aprì e chiuse la bocca senza emettere suoni almeno un paio di volte prima di rispondere.
"È una guerra necessaria al Clan...".
" Ma perché?! " esclamai esasperato di ricevere sempre la stessa stupida risposta da protocollo. " A cosa ci serve gettare al vento centinaia di vite? "
"Naur, i soldati sono sempre pronti a sacrificare la vita in guerra. Sono addestrati appositamente. Conoscono i rischi che corrono e sono pronti ad affrontarli" altra risposta di protocollo. Era ovvio che tutti quei soldati sarebbero stati pronti a morire per un ordine, ed era ovvio che avessero fatto di quel rischio una ragione di vita. Niente che
non sapessi.
" Ma morire per qualcosa che in fin dei conti poteva benissimo essere evitata? " mi guardò per qualche secondo con la bocca aperta a metà, poi stranamente sorrise.
"Se non ci credessi direi che lo spirito di Cyru si è impossessato di te, perché stai parlando come lui" mi disse, senza immaginare quale effetto quelle parole avevano su di me.
Cyru doveva essere arrivato alla stessa conclusione. Si era ritrovato faccia a faccia con il nemico, lo aveva conosciuto... e aveva capito.
Aveva capito che c'era qualcosa di sbagliato nel Clan. Non che il Clan fosse sbagliato, ma che ci fosse qualche tassello fuori posto, che condizionava l'intero mosaico. C'era qualcosa da cambiare.
" Se ci fosse un modo per evitare la guerra, uno qualunque... tu lo faresti? " In fin dei conti era proprio questo il punto. Quello che Honoria aveva tentato di spiegarmi, quello che Cyru con la sua stessa vita tentava di insegnare.
"Non sono io che decido..." rispose lui, atono.
Sì, infatti quella scelta spettava ad Odhron, e pur sapendo che non avrei mai avuto né voglia né occasione di porgli la domanda che avevo appena fatto, già conoscevo
quale sarebbe stata la sua risposta.
" Sì, ma se potessi... " provai ad insistere.
Il Vicecapitano sospirò paziente, come se ormai fosse del tutto convinto che fossi impazzito. Forse aveva ragione...
"A parte rendermi schiavo... sì, eviterei volentieri la guerra" .
Era la risposta che speravo di ottenere da un adepto che non considerassi un semplice gorilla che brandiva una spada.
Feci in tempo solo a sorridere quando un improvviso silenzio esplose più rumoroso di un urlo intorno a noi.
Tornai all'erta come un cane da guardia, e la mia mano scattò verso l'impugnatura della spada troppo velocemente perché potesse essere la mai volontà a
comandarlo.
"Che cosa diamine succede qui dentro?!..................... Maledetta!!" .
Non sapevo bene come, ma avevo un'idea precisissima di dove provenisse quell'urlo, e in meno di un secondo, ero scomparso dalla tenda del Vicecapitano a spada sguainata, e stavo correndo nel buio per raggiungere la tenda di Honoria prima che accadesse ciò che per tutta quella sera avevo temuto di non poter impedire.

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Capitolo 28
*** 28 ***


capitolo 28 h Honoria:

Tirai bruscamente le redini di Vega verso di me perché frenasse, e mi accorsi di avere i palmi bagnati di sudore.
Stringevo quelle corde come se richiassi di cadere da un momento all'altro se non mi ci fossi aggrappata con tutta me stessa.
Non so quanto mi fossi allontanata dall'accampamento, ma certamente abbastanza da non sentire più urla, risate e colpi di spada... per non parlare di quegli sguardi affamati che mi avevano trafitta.
Avevo il fiatone come se avessi corso con le mie gambe...
Era passato tanto, troppo tempo, dall'ultima volta in cui mi ero sentita così maledettamente vulnerabile. Di certo un'esperienza da non ripetere tanto in fretta.
La spada che Cyru mi aveva lasciato era custodita in uno scomparto della sella di Vega. Non me ne sarei più separata. Mai più. Avrebbero fatto fatica a strapparmela via dalle dita irrigidite dalla morte.
Passati i primi minuti di brividi prima di rendermi conto di avercela finalmente fatta, scesi da cavallo. Per un momento le mie gambe diedero segni di cedimento, ma riuscii a rimanere stoicamente in piedi.
Guardai per la prima volta alle mie spalle... e mi resi conto di ciò che avevo lasciato.
Naur.
"Scappa" mi aveva sillabato con le labbra, mentre tentava di tenere a bada quelle spugne ubriache.
Che cosa avrei dovuto fare? L'avevo lasciato solo... Dovevo tornare indietro?
Non farlo...
Non ce la farà da solo.
È perfettamente in grado di cavarsela. È il Capitano.
Quei cosi non riconoscerebbero neanche la loro madre... figurarsi il Capitano.
Se torni indietro adesso non lo aiuterai. Potrai solo cacciarlo in un mare di guai, e manderai tutto a monte.
Se gli succedesse qualcosa...
Aspettalo.
Era insopportabile il solo pensiero, ma la voce della mia ragione, o quella di Cyru a quanto pare, diceva il vero. Tornare indietro sarebbe stata una mossa avventata e stupida... con il rischio che saremmo potuti morire entarmbi, o peggio, la copertura sarebbe saltata.
Avevo sempre saputo che avrei dovuto mettere la missione davanti a tutto il resto, sempre, a costo di pesanti sacrifici. Fino ad allora non era mai stato un problema.
Ero sola nel buio di una fitta foresta, eppure non avevo neanche una goccia di paura per me. Volevo solo che Naur mi raggiungesse perfettamente integro.
Non sarei stata in grado di perdonarmi neanche un graffio...
La testa di Vega si poggiò sulla mia spalla. Lo accarezzai ringraziandolo dell'impareggiabile aiuto, ma continuavo a guardare verso le lontane luci dell'accampamento.
" Torna, ti prego... "

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Capitolo 29
*** 29 ***


capitolo 29 h Naur:

"Scappa".
L'avevo buttata a terra per toglierla dalle mani fameliche dei miei soldati. Non avevo potuto fare altro che mimarglielo con le labbra, sperando che fosse l'unica a vedermi. Avevo finto di andarle contro per cercare di afferrarla e rimetterla in vincoli, e per fortuna, come avevo sperato, si era dimostrata come sempre più svelta di me e riuscendo ad evitarmi senza rendere evidente la farsa.
Tagliò di netto un tirone della tenda con il pugnale che le avevo nascosto lungo la schiena.
Parte della tenda si sollevò con violenza lasciando entrare una folata di vento che in un primo momento ci investì tutti. Lei colse al volo la momentanea cecità dei soldati e fuggì via per raggiungere Vega.
Alcuni soldati dietro di me imprecarono, altri sguainarono la spada e fecero per inseguirla. Li fermai con la mia.
" Non muovetevi da qui, razza di ubriaconi!! Non siete in grado di inseguire neanche un coniglio! " urlai, recitando perfettamente la rabbia cieca da Capitano, aiutato certamente da ciò che realmente provavo.
La mia furia li investì allo stesso modo del vento, bloccandoli come tante orribili statue di cera, consapevolmente colpevoli della verità di ciò che avevo detto. Ma non mi soffermai oltre a guardarli e corsi verso Taurus, intenzionato a raggiungerla dove pensavo si sarebbe nascosta.
"Naur! NAUR!" sentii urlare.
Era la voce del Vicecomandante, che mi correva appresso. Mi fermai ad attenderlo nervosamente che ero già praticamente con un piede sul passante della sella di Taurus, pronto a montare.
" Che cosa c'è? In fretta! Sta scappando! " esclamai mentre mi issavo sulla sella.
"Tu puoi fermarla?" mi chiese.
Che razza di domanda era? Mi aveva fermato per chiedermi una cosa tanto stupida?
" Se me ne dai la possibilità... " risposi seccato, e accennai appunto a partire all'inseguimento di Honoria.
"La guerra... Puoi evitare la guerra, Naur?" mi chiese.
Rimasi di sasso.
Che cosa voleva dire? E quell'espressione? Mi guardava come un figlio che implora il padre di tornare presto da un pericoloso viaggio.
E così... voleva lo stesso anche lui?
" Sì... credo di sì... " mi ritrovai a rispondere.
"Con... la ragazza?" . Non ero del tutto convinto che fosse saggio rivelare dettagli... ma quegli occhi non mentivano.
" Sì ".
Non disse altro. Annuì e si allontanò di un passo per permettermi di partire.
Con un solo secondo di incertezza, ritrovai la forza di far fuoriuscire la concentrazione da quell'ultimo scambio con il Vice, almeno per il tempo che mi serviva per scuotere le redini di Taurus e partire al galoppo.
Mentre il vento della corsa mi avvolgeva aprendomi la strada verso la foresta, continuavo a pensare a quella conversazione.
Era durata poco più di qualche secondo, eppure era bastata. Bastata per riaccendere la fiducia nel Clan, quella che avevo perso forse da tempi immemorabili.
Ed era arrivata proprio nel momento giusto. Il momento in cui pensavo che non sarei riuscito a sopportare oltre che fossero i miei nemici nel giusto, e che noi annegavamo nel torto...
Cavalcai per diversi minuti, fino ad avvertire sempre più lontani i suoni dell'accampamento. Mi immersi nel silenzio della foresta.
Il vento attraversava i miei vestiti come se non avessi nulla addosso, mi pungeva come se sputasse aghi.
L'atmosfera nel silenzio era a dir poco inquietante. Opprimente.
Non riuscivo neanche a distingere cosa calpestavo, o avrei potuto provare a trovare le orme di Vega.
Cercai qualche suono nell'aria, ma a parte quello naturale del bosco, non avvertivo nulla che mi suggerisse la presenza di Honoria.
Ero certo di trovarla lì. Invece... Speravo solo che non le fosse accaduto qualcosa.
E se qualche soldato fosse sfuggito al mio controllo e l'avesse raggiunta? Non volevo neanche pensarci...
Certo era libera e armata... ma avrebbero potuto superarla di numero.
" HONORIA!" chiamai.
Nulla.
Rispose solo il vento, e non certo per rivelarmi dove fosse finita.
Chiamai ancora.
Un guanto nero mi afferrò il cuore. Cominciavo a spaventarmi...
Riprovai. Sentii la voce incontrare un ostacolo nella gola che facevo fatica ad ingoiare.
All'improvviso qualcosa mi fu addosso. La spada mi cadde di mano e a
stento rimasi in piedi. Mi costringeva il torace in una morsa ferrea.
Qualcunque cosa fosse non potevo difendermi.
Ero morto...
O forse no.
" Naur! " esclamò infine una voce. La riconobbi all'istante.
Honoria!
La stretta si rilassò appena, il che mi diede modo di voltarmi per comprendere cosa mi fosse venuto addosso...
" Honoria! " esclamai esplodendo all'improvviso in un caldo inopportuno considerato il freddo che avevo provato fino a quel momento. Mi stava... abbracciando?
" Non mi importa se non sei abituato agli abbracci. Dovevo farlo! " esclamò con voce rotta, affondando la testa nel mio petto.
Mi sentii completamente spiazzato.
Che cosa avrei dovuto fare?
Ricambiare? Ma... come?
Rimasi a guardarla per tutto il tempo dell'abbraccio con gli occhi spaventati e smarriti. Per non parlare di quel maledetto profumo, concentrato in modo preponderante nella mia aria.
Infine la stretta si sciolse e Honoria fece un passo indietro.
" Scusami... è solo che... ti ho lasciato lì solo e... ". Infine il mio cervello riuscì a immagazzinare l'informazione dell'abbraccio appena sciolto, per farmi tornare bruscamente con i piedi per terra.
" È stata colpa mia... avrei dovuto ascoltarti, era meglio che rientrassi come Alagos. Non avevo considerato quanto fossero bestie... " ammisi con un certo rancore, ma ero sollevato di aver visto quella speranza accesa negli occhi del mio Vice.
" No, tu avevi ragione... era il solo modo per avvicinarsi al castello con sicurezza. Non è stata affatto colpa tua ".
Non eravamo abituati a prenderci le reciproche colpe e a chiederci scusa a vicenda.
Il silenzio che ne seguì lasciò che mi tornasse in mente che cosa fosse appena successo, il che non contribuì ad allegerire l'imbarazzo...
Decisi che fosse mio dovere recuperare le redini della conversazione.
" Bene... ehm... troviamo un posto per riposare qualche ora? Dobbiamo nasconderci dai soldati, quindi ci addentreremo un po' nella foresta... " pensavo stessimo riprendendo la strada verso la normalita, non fosse che mentre parlavo Honoria si era fatta di nuovo pericolosamente vicina, e ancora una volta il profumo mi tolse il respiro.
" Grazie " mi mormorò all'orecchio lasciandomi un bacio in mezzo alla barba.
Volevo morire.

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Capitolo 30
*** 30 ***


capitolo 30 h Honoria:

Trovammo riparo in una grotta naturale nel mezzo del bosco e lasciammo i cavalli ancora più lontani, in modo da non attirare nessuno verso di noi. Li avremmo recuperati la mattina dopo.
Alle prime luci dell'alba eravamo in marcia verso il castello, sperando che nessuno ci venisse dietro.
Naur sembrava molto sicuro in proposito, e altrettanto restio a spiegare le ragioni.
Pazienza, io avevo ben altro a cui pensare. C'era un piano ben preciso da architettare.
Entrare nel castello sarebbe stato facile se Naur mi avesse portato ancora come prigioniera. L'idea mi piaceva ancor meno dell'ultima volta, ma senza dubbio si trattava di un modo sicuro per entrare ed avere la situazione almeno parzialmente sotto controllo.
Il problema sarebbe stato raggiungere Odhron e creare la giusta situazione per finirlo... c'era da riflettere.
E mentre io riflettevo, di punto in bianco Naur ruppe il silenzio.
Avevamo deciso di rallentare durante le ore più calde della giornata, in modo da mantenerci in mezzo agli alberi e farci riparare dalle loro fronde, al fresco.
Così trottavamo uno di fianco all'altra.
" Be'... non mi hai mai detto che cosa hai intenzione di fare dopo... " disse, col tono esitante di chi ci aveva pensato un bel po' prima di parlare.
Io stavo vagando con la mente da tutt'altra parte, non compresi subito il senso della domanda.
" Dopo? ". Intendeva un dopo suicidio? Era una domanda per testare se credessi o meno nell'aldilà? Di quel dopo parlava? Perché non vedevo molti altri dopo alternativi...
" Sì, dopo... un eventuale dopo... " precisò. Già quello descriveva in modo migliore la loro situazione.
" Eventuale, meglio. Be', non ho mai pensato davvero ad un dopo, se mai dovesse esserci. Non mi piace illudermi ". Indugiare troppo nell'eventuale libertà del poi era un'illusione bella e buona, che avrei dovuto vedere svanire con immenso dolore.
" Be', vedila così... pensare che il futuro riservi qualcosa di bello potrebbe spronarti a combattere più duramente " propose Naur.
Forse... ma tutti i motivi che mi spronavano a combattere non c'entravano niente con il poi. Dovevo mantenere la promessa a Cyru, dovevo vendicare il fatto che fosse stata la mia mano a dargli la morte... dovevo togliermi quel peso dalle spalle. Per il momento, era questo che mi importava. Non ero ancora pronta ad una dimensione in cui esisteva un poi.
Ma dopo la domanda di Naur, sinceramente, cominciai a pensarci... ma era un futuro così oscuro che i miei occhi non riuscivano a distinguere nulla.
La morte di Odhron avrebbe chiuso la faccenda? Non ci sarebbe stata una guerra? Finalmente il progetto di Cyru si sarebbe realizzato? E a che prezzo?
E soprattutto... io sarei riuscita a recuperare una vita che fosse del tutto mia?
" Se la metti così... ".
Naur si schiarì la voce:
" Ad esempio... hai qualcuno da cui tornare, magari? " disse.
La domanda mi sorprese. Gli avevo già spiegato la storia della mia famiglia insieme a quella della sua, credevo fosse abbastanza chiaro.
" Intendi una famiglia? " Non avevo mai conosciuto un affetto del genere. L'idea che mi ero fatta mi piaceva, nonostante fosse solo frutto della mia immaginazione: amore incondizionato... nulla di più puro.
" Sì, be'... non solo... un qualsiasi genere di qualcuno... ". Riuscì a cogliermi ulteriormente di sorpresa. Avrebbe dovuto conoscere anche quella
parte della storia...
" Be', Cyru era praticamente l'unica persona con cui avessi un qualche genere di rapporto... " era la prima volta da giorni che riuscivo a dirlo senza dover per forza trattenere il magone nella gola. Bruciava ancora, certo, ma finalmente quella parte della faccenda stava acquisendo sempre maggiori sembianze di semplice constatazione.
" Di che tipo? " chiese Naur, tanto velocemente da darmi la sensazione che ce l'avesse pronta sulle labbra... e chissà da quanto tempo.
" Cosa? " chiesi senza capire. Era di certo la conversazione più strana che avesse mai avuto luogo tra noi due. Specialmente perché non ne riuscivo a vedere un possibile fondo.
" No, sai, mi chiedevo... se tra te e Cyru... cioè, se posso permettermi... ".
Di nuovo... Sentii il viso avvamparmi di irritazione ed imbarazzo solo a pensarci.
Tuttavia mi rendevo conto che avrebbe trovato il modo per continuare a chiedermelo finché non gli avessi risposto. Certo, per quel poco che ci restava da vivere.
" Tecnicamente non potresti... ma tanto per chiudere una volta per tutte questo discorso: no. Non c'è mai stato nulla di amoroso tra me e il mio maestro. Lui era follemente innamorato della Regina delle Amazzoni, profondamente ricambiato... " mi fermai lì, ma per essere una risposta partita in una certa maniera, aveva un che di incompletezza, e lo sapevo bene. Incompletezza che non trovavo le parole per colmare.
Fui lieta di scoprire che dopo l'ultima conversazione con la Regina, avevo cominciato a digerire l'idea della loro relazione, cosa che non ero ancora riuscita a fare finché permaneva nella mia testa esclusivamente il mito di quella donna e non la realtà.
" Mentre tu... " provvide subito ad incalzare. Non c'era che da domandarsi i motivi di tale curiosità.
" Non è importante... " risposi. E non lo era davvero... non più...
" Capisco... " gli fui molto grata che non avesse continuato ad insistere. Ero pronta a cambiare discorso.
" Be', tu invece? Hai pensato a cosa fare nel fortuito caso in cui si riesca? Ah, non oso chiederti se hai donne in ballo, mi sembra di aver capito abbastanza quanto ci ami... ".
Praticamente per la prima volta da quando lo conoscevo arrossì violentemente dall'imbarazzo. Sulla sua carnagione chiara si notava molto più rispetto a tanti altri.
" Già... be', non saprei... " balbettò inciampando nelle parole mentre abbassava lo sguardo.
Non concluse mai quella frase, perché quando riacquistò il coraggio per alzare nuovamente lo sguardo di fronte a sé, qualcosa sembrò colpirlo tanto da bloccare persino la marcia del cavallo.
Vidi il suo viso tornare cereo ancor più di quanto non fosse naturalmente.
" Che c'è? Che hai visto? " Cercai di scrutare anche io l'orizzonte, ma non capivo cosa ci fosse di strano in ciò che avevamo di fronte.
Seguii il suo sguardo.
C'era qualcosa di fuoriluogo effettivamente, ma non tanto da sorprendermi fino a quel punto. Sembrava un cartello delle informazioni, un palo di legno con su inchiodata una targa. In cima poi, c'era piantato qualcosa di sferico che da così lontano non riuscivo a distinguere. Dovevo ammettere che avesse un che di macabro.
Be', c'erano ben poche direzioni da indicare da quelle parti... che cos'era?
" No... no, no, no!!! " urlò Naur senza rispondere, ovviamente, alla mia domanda. Partì di nuovo al galoppo, evitando difficoltosamente gli alberi che si paravano davanti in ogni direzione.
Gli corsi dietro.
" Naur, cosa....? " stavo per chiedere, quando la vicinanza mi permise finalmente di distinguere cosa fosse piantato in cima al palo.
Frenai bruscamente inorridita.
Una testa.
" Dobbiamo andar via di qui! Subito! " mi urlò Naur, appena più vicino di me. Taurus scalpitava e smuoveva la terra. Io non riuscivo a staccare gli occhi da quell'orrenda visione. Cominciavo a riconoscere il proprietario, per quanto la morte violenta gli avesse decisamente deturpato l'aspetto. Lo avevo già visto... era... il Vicecomandante.
Ma... che cosa diavolo... che significava tutto ciò...?
Sforzai la vista per riuscire a leggere cosa ci fosse scritto nel cartello di legno appena sotto.
La scritta era rossa, e per quanto ogni logica lo suggerisse, mi rifiutavo di credere che fosse sangue.
Diceva: La mia guerra è finita.
Ma cosa?
" Ma...? " cercai di chiedere, senza sapere bene neanche io che cosa volessi chiedere. C'erano tante domande che avrei potuto fare, ma il disgusto per la scena le arginava nel fondo del mio cervello come una diga, in modo che non potessi portarle fino alla bocca per esprimerle.
" Ti spiegherò poi. Ora... " era agitato come non avrei mai neanche potuto immaginare.
Neanche quella frase trovò conclusione, prima che urla e rumore di zoccoli di cavallo non ci raggiungessero da ogni lato della foresta.
Chiunque fossero, e io avevo ne una ben precisa idea... ci avevano circondati. Naur mi guardò in preda al terrore. Il galoppo dei cavalli si faceva sempre più vicino. "SCAPPA! " urlò.
Obbedii senza domandarmi altro.
Per puro istinto di sopravvivenza.
Ma quell'istinto non fu sufficiente.

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Capitolo 31
*** 31 ***


Naur:

Dov'è che avevo già visto quella scena?
Un uomo in ginocchio di fronte al proprio nemico, con la vita appesa ad un sottile filo di ragnatela.
Ah già...
Giusto qualche tempo prima, avevo guardato un uomo in quella stessa situazione così fiero e sereno, chiedendomi se anche io avrei avuto il coraggio di affrontare così sfacciatamente il destino già scritto. Solo il mio ormai ex Generale avrebbe potuto rispondere alla mia domanda. Mi studiava dall'alto della sua immensa figura. Non ero più
al suo fianco come la volta precedente.
Toccava a me affrontare il mio destino.
" Allora, Capitano... Volevate fermare la guerra? " mi schernì Odhron, rimarcando con uno scalpello sul mio fallimento.
Era quella la differenza. La differenza tra me e Cyru. Lui era morto sapendo di aver nascosto perfettamente la sua carta vincente. Era riuscito a passare il testimone a chi, secondo lui, avrebbe finito di correre.
Io invece? Avevo interrotto la corsa, sconfitto dal pugno di ferro dell'avversario.
L'ultima volta che avevo sentito la voce di Honoria era stato nel bosco, appena prima che mi colpissero alla testa. Al mio risveglio mi ero ritrovato in quella cella, e di lei non c'era traccia.
Neanche io potevo spiegarmi perché ne fossi tanto convinto, ma sapevo che Odhron avrebbe ucciso prima me che lei. Era ancora viva, da qualche parte, ne ero certo ma non potevo raggiungerla o aiutarla in alcun modo.
Se ne era in grado, avrebbe dovuto cavarsela da sola. Sapevo bene quanto fosse un'idea impossibile, ma davanti alla morte avevo anche io il benedetto diritto di illudermi che non fosse tutto finito. Lei era ancora viva e io potevo morire con questa certezza.
" Dov'è lei? ". Sapevo che non avrei mai ottenuto una risposta, tuttavia di razionale ormai non mi era rimasto più nulla, perciò lo chiesi ugualmente.
" Nessuno ti ha mai insegnato che il solo modo per fermare una guerra è vincerla? ". Odhron ignorò completamente la mia richiesta, non mi aspettavo di meglio.
Certo che me lo avevano insegnato. Forse era stato addirittura il padre stesso di Honoria a farlo. Mi avevano anche detto di osare il tutto per tutto, sempre. Mi avevano insegnato quanto valeva la vita di un adepto. Valeva il Clan. E sotto questo insegnamento ne erano morti a centinaia. Persino io.
" Dov'è la ragazza? " continuai a chiedere. La mia mente era nella totale anarchia rispetto alla ragione, ed evidentemente quella domanda era l'unica che le interessava davvero.
" Non ha alcuna importanza, Capitano. Abbandona le ansie inutili e considera entrambi già morti, visto che a breve lo sarete davvero e non puoi far nulla per evitarlo " rispose infine Odhron, non senza una certa soddisfazione. Della rabbia che quasi lo aveva soffocato la notte della morte di Cyru non c'era neanche l'ombra. In quell'occasione aveva avuto un tassello che in meno nel mosaico, ma le cose erano cambiate. Aveva vinto. Almeno sull'uomo che aveva di fronte.
" Che siamo morti fallo dire ai topi che ci mangeranno, ma non prima che lo facciano... " risposi.
Lei era viva. Lei era viva e avrebbe vinto.
Sì, era assolutamente impossibile. Come era impossibile per una donna potesse nascondersi nel Castello vestita da soldato, o che mi battessein duello.
Era impossibile per un adepto del Clan sopravvivere alle Amazzoni.
Era impossibile cambiare completamente visione del mondo grazie ad una ragazzina.
Una volta credevo nel limite dell'impossibile. Ero stato costretto a smettere.
" Sì, sono bellissime parole. Un po' banali dette da un condannato a morte, ma posso giustificare la mancanza di fantasia visto l'imminente trapasso " rispose lui quasi annoiato, non fosse stato per quella luce eccitata che gli illuminava lo sguardo. Sembrava uno squalo che aveva annusato nell'acqua l'odore del sangue.
" Il Sole tramonta su tutti, Odhron, lo farà anche su di te ".
" Temo che tu non lo vedrai ".
" Non ero destinato a farlo, ma qualcuno presto arriverà " Odhron scoppiò a ridere.
" Ti senti come Cyru, non è così? Be', ti ricordo che non sei lui, e non farai in tempo a diventarlo. Ma sarebbe fiero di te, hai impiegato molto meno tempo a farti abbindolare".
" O a svegliarmi " lo corressi immediatamente.
Niente era mai stato tanto chiaro come in quel momento. Tanti dubbi con cui avevo semplicemente imparato a convivere si erano dissolti.
Era bastato molto meno di quello che pensassi. Bastava aprire gli occhi, e soprattutto spalancare la mente. Guardare il mondo non solo sull'attenti al fianco del superiore, ma anche da altre angolazioni, vari punti di vista. Le verità appaiono così ancora più nitide.
"Generale..." una terza voce era entrata in scena, accompagnata da una lama di luce delle fiaccole che entrava adesso attraverso la porta aperta dal corridoio.
Odhron si voltò di scatto verso il soldato che aveva fatto il suo ingresso nella cella incenerendolo con lo sguardo.
" Sbaglio o avevo ordinato di non essere interrotto? " era una domanda che non attendeva risposta, semplicemente il soldato doveva sparire dalla sua vista prima di dare ad Odhron il tempo di ricordare il suo viso.
Il soldato, pur conoscendo il pericolo, rimase sull'attenti senza accennare un passo.
"Chiedo scusa, Maestro. È un'urgenza..." fu la giustificazione. Odhron sbuffò come un toro infuriato.
" Sentiamo l'urgenza... " acconsentì trattenendo a due mani la sfuriata.
La risposta del soldato si fece attendere qualche secondo.
Pessima mossa.
"Non troviamo più la ragazza" riuscì infine a dire, in modo da motivare tutti quei piccoli errori che un soldato in una normale situazione avrebbe dovuto evitare di fronte ad Odhron.
Improvvisamente, come fossi stato svegliato da un sonno agitato con una secchiata d'acqua, mi sentii nuovamente vivo, catapultato nella realtà.
La realtà in cui Honoria riusciva ad eludere i guerrieri più abili del mondo calpestando l'impossibile.
Era perfettamente chiaro. Chiaro il motivo che aveva spinto Cyru a ridere di fronte alla morte, cosa che finalmente riuscii a fare anche io. Lui conosceva bene il valore della persona a cui aveva affidato il compito, e adesso ne ero perfettamente convinto anche io.
Persino Odhron doveva essere stato investito dalla mia stessa consapevolezza, ma di certo ne era molto meno entusiasta.
Fissò per diversi secondi l'ambasciatore di quella terribile e allo stesso tempo magnifica notizia, completamente interdetto, quasi facesse fatica a ricordare come si respira.
" Che cosa hai detto? " chiese subito dopo aver riacquisito la facoltà di parlare.
Lo vidi gonfiarsi di rabbia fino quasi ad esplodere. Io al contrario mi riempivo della stessa soddisfazione che ricordavo di aver letto negli occhi di Cyru.
Era strano essere davanti alla propria morte eppure non vederla affatto, accecato piacevolmente da quella piccola vittoria, pur sapendo che non mi apparteneva quasi per nulla.
Scoppiai a ridere.
" Sbaglio o erano state giusto le ultime parole di Cyru? È troppo furba per te! ". Soprattutto, era lei quella che doveva farcela, ormai era evidente.
La rabbia di Odhron fino a quel momento trattenuta con la forza, esplose nelle sue urla.
" CHIUDIGLI LA BOCCA!! " urlò a un soldato già presente nella stanza, il mio boia, che si avvicinò lesto alle mie spalle, evitando di contraddire il suo capo o di farlo attendere.
Fu un piacere notare come Odhron adesso evitasse di guardarmi, intollerante all'espressione soddisfatta che doveva essersi dipinta sul mio volto.
Si voltò per sbraitare contro il suo soldato, esattamente come al tempo fece con me.
" Non c'era una maledettissima guardia alla sua cella?! ".
"C'era, Signore...".
" E dov'era, maledizione?! ".
"Era lì ma...".
" MALEDETTA STREGA!! TROVATELA!! TROVATELA!! "
E mentre Odhron sbraitava contro il suo sottoposto, un profumo decisamente familiare mi riempì i polmoni affluendo al sangue fino a riempire ogni angolo del mio corpo con una violenza che ricordavo appartenere solo ad una buona bevuta di birra.
Mi accorsi solo in quell'istante che il soldato a cui Odhron aveva dato l'ordine si era inginocchiato alle mie spalle... non impiegai più di un secondo a capire.
Alagos viveva ancora.
Non osai dire nulla, ma non fu facile trattenersi fermo di fronte a quella scoperta.
Avvertii subito i vincoli ai polsi sciogliersi, e subito dopo il freddo metallo che si poggiava sulle mie mani.
Odhron continuava ad urlare, perciò non poté in alcun modo udire ciò che disse:
" Afferra questa spada e appena puoi corri fuori ed impedisci ad altri di entrare ".
Credevo che non avrei più udito quella voce, e invece eccola che soffiava nel mio orecchio. Mi costrinsi a concentrarmi su ciò che diceva, piuttosto che sul suono della voce...
Strinsi la spada in segno d'assenso.
In un primo momento pensai che sarebbe stato folle abbandonarla in quella stanza con Odhron... ma dopo ciò che aveva appena fatto come potevo dubitare ancora? Poteva qualsiasi cosa...
" TROVATELA! Non può essere andata lontano!! "
"Sì, Signore!" esclamò il soldato. Corse fuori, probabilmente sollevato dal potersi allontanare dall'ira di Odhron più che altro.
Il Generale si voltò furente verso di me. Non pareva neanche sospettare chi si nascondesse sotto il cappuccio del soldato che mi stava alle spalle, le fiamme dei suoi occhi erano solo per me.
" Contento? È ancora viva! Fai il galantuomo e aprile i cancelli del cielo! " sbraitò e con un cenno della testa ordinò al soldato di finirmi.
Sentii una lama estratta dalla custodia... ma invece di posarsi sulla mia gola, vidi l'ombra di Honoria puntarla verso Odhron.
" Ho già versato troppo sangue prezioso a causa tua. Adesso basta. Adesso c'è il conto da pagare".

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Capitolo 32
*** 32 ***


capitolo 32 h Honoria:

Come ero arrivata a puntare la lama della sfida contro il Generale, il Gran Maestro del Clan, non ne avevo la più pallida idea.
Quanti soldati erano morti per aprirmi quel varco verso la cella? Non abbastanza perché il loro sangue indugiasse troppo sulla lama della mia spada.
Infine il momento era giunto. Eravamo solo io e il mio nemico.
Per qualche istante avevo temuto che in uno scatto di coraggio, Naur potesse decidere di rimanere con me, mandando tutto a monte. Per fortuna aveva capito cosa era giusto fare. Dovevo rimanere da sola con lui.
Toccava a me e a me soltanto. Così voleva Cyru...
L'intenzione di fermare la fuga veloce e rocambolesca di Naur non sembrò tangere Odhron neanche per un secondo, che rimase fermo a fissarmi come se non ci fosse nient'altro attorno.
Non era mai stato così facile guardare avanti senza badare a ciò che facevo, scavalcando tutti coloro che incontravo. Avevo capito il segreto: Estraniazione.
La mia anima si era del tutto discostata dal mio corpo. Stavo guardando una ragazza puntare la spada contro il suo nemico, rispetto al quale sembrava praticamente scomparire.
Chi avrebbe scommesso un soldo bucato su quella ragazza?
Eppure non aveva negli occhi nessuna paura... nessuna emozione... niente di umano...
" E così... tu saresti l'arma segreta di Cyru? " disse infine Odhron superando la sorpresa della mia inaspettata apparizione.
Mi calai il cappuccio.
" Volevi guardarmi in faccia? Eccomi. " mi sentii dire.
Lo sguardo di Odhron vagò per diversi secondi lungo tutta la mia figura. Mi stava valutando.
Lo lasciai fare, restai immobile in attesa che si ritenesse soddisfatto.
" Tutto qui? " fu il suo sprezzante commento finale.
Come una freccia dalla punta avvelenata scoccata da un arciere maldestro, il suo tentativo di sfiduciarmi ronzò al fianco del mio orecchio, senza neanche sfiorarmi.
Conoscevo perfettamente la mia immagine, e non avevo mai ambito a niente di più.
L'impressione visiva aveva un'importanza troppo spesso trascurata in uno scontro. Regalare un qualsiasi vantaggio all'avversario poteva segnare una sconfitta, e allora perché avrei dovuto dargli modo di prepararsi a ciò che l'aspettava? Sì, forse non c'era neanche tanto da dimostrare, ma volevo che mi scoprisse passo dopo passo.
Ero consapevole delle mie armi, che andavano al di là di quella che stringevo in mano. Erano tutte dentro la mia testa, in un luogo che Odhron non si sarebbe mai neanche sognato di esplorare.
Da Gran Maestro, avrebbe dovuto saperlo. " Cyru era davvero convinto di potermi sconfiggere... con te? " continuò in un misto di stupore e divertimento.
Valutare.
Valutare, e basta. Mai sottovalutare. Mai sopravvalutare.
Valutare.
Non era affatto semplice, ma avere tali capacità era ciò che differiva un normale soldato da un adepto del Clan. O almeno, era ciò che avrebbe dovuto essere..
" Sì, ed è la tua occasione per tappargli definitivamente la bocca. Ma ti consiglio di sbrigarti, perché finché io vivo, vive anche lui... ".
Odhron continuava a ridere, ma finalmente si decise a mettere mano all'elsa della spada.
" Cyru è un banchetto per vermi ormai ".
" O forse ti sta semplicemente aspettando ".
" Credo che tra breve scopriremo chi sta aspettando " ribatté lui sguainando la spada con un sibilo.
Ero già pronta. Ero pronta da una vita.
In effetti non avevo altro, non avevo mai avuto altro nella vita oltre a quello scontro.
Tutto ciò che in quel momento consideravo il mio passato era votato al fatto che un giorno sarei arrivata proprio lì. A cosa ci fosse oltre non avevo mai pensato, né era quello il luogo adatto per cominciare a farlo.
Era il momento di scoprire se vent'anni erano valsi la pena.
Odhron non attese oltre, e caricò il suo primo fendente. Niente di difficile da parare, il mio braccio scattò d'istinto e la mia lama incrociò la sua accanto al mio fianco sinistro.
Non aveva ancora finito di studiarmi. Stava valutando la velocità e la prontezza della mia difesa, stava cercando qualche lacuna. Be', se pensava che avrebbe condotto lui il gioco, stava sbagliando di grosso.
O forse lo avrebbe fatto, ma non gli avrei reso il compito facile come pensava.
Alla fine si trattava di questo. Del controllo. Era quello il segreto del Clan.
Molto diverso dal controllo che avevo esercitato sui colpi di Naur quando ci eravamo trovati a duellare.
Si trattava di un legame che si instaura tra la mente e tutto ciò che ha intorno, come una rete fitta di cui è la mente stessa a muovere i fili. Controllo di tutto... di se stesso, dell'avversario, dell'aria, degli oggetti. Un uomo e la sua spada si strasformavano in un unico essere immerso in quella rete di collegamenti di cui era padrone.
Di quella disciplina, Odhron era di certo un maestro. Lo sapevo, e di certo non mi illudevo di poterlo superare, non con facilità. Dovevo solo provare a sfondare la difesa, fargli commettere anche un solo errore da sfruttare.

Bastarono pochi minuti di strenua difesa per comprendere che quell'uomo non avrebbe commesso un errore neanche se l'avesse fatto apposta.
Tutto ciò che potevo fare io era murarmi dentro la difesa composta dalla mia spada e dalla corazza... e pensare...
Cerca il punto debole. suggerì la voce di Cyru nella mia testa, mentre rotolavo di lato per evitare un affondo diretto al mio addome.
Questo coso non ha punti deboli. pensai disperatamente.
Odhron era una roccia. Cominciavo a pensare che se anche fossi riuscita a colpirlo, probabilmente la mia lama non sarebbe neanche riuscita a scalfire la sua pelle.
Osservalo. Rifletti su ciò che vedi non su ciò che vorresti vedere. continuò la voce di Cyru, quasi a volermi rimproverare.
Era come risentire nella mia mente le varie fasi del mio addestramento attraverso le sue parole.
Vedo un rinoceronte obeso armato di spada, ecco cosa vedo... fu la prima cosa a cui pensai. Poi mi decisia concentrarmi.
Tutto ciò che potevo fare era fidarmi di Cyru, come avevo fatto per una vita.
Cominciai ad osservarlo in tutti i suoi dettagli, senza lasciarmi distrarre da quanto fossero spaventosi, ma analizzandoli per ciò che erano.
Cosa avevo io che lui non aveva?
Era alto... molto alto. Molto grosso, anche... ciò lo limitava molto in velocità, il che girava a mio vantaggio.
L'armatura era di certo molto più spessa della mia, dovevo escludere a priori gli affondi o le stoccate...
C'era un solo modo per ucciderlo, ed era forse il meno arrivabile. L'armatura non gli proteggeva perfettaente il collo per non limitargli il movimento, ed era la sola parte vitale a cui potevo puntare.
Il problema era arrivarci.
Se non ci arrivi tu, facci arrivare lui... suggerì ancora Cyru.
Sì, certo... aspetta che gli chiedo gentilmente di abbassarsi... pensai, ma infondo sapevo che era l'unica cosa da fare.
Per prima cosa dovevo sfondare il muro di pietra che aveva davanti.
Sfondare la difesa di Odhron non era affatto un gioco. Non stavo più duellando con Naur nella foresta.
Non era neanche in palio soltanto la mia vita, ma quella di centinaia di persone, tuttora inconsapevoli.
Guizzavamo in aria scontrando le spade, come due vespe che si incontrano in battaglia a mezzaria. Non c'era nulla che ci tratteneva al suolo. Eravamo noi a controllare il peso e la densità dell'aria attorno. Era solida abbastanza da poterci camminare e saltare di sopra, ma abbastanza inconsistente da non bloccarci il passaggio.
Non c'era nulla di brutale in quella lotta, perché basata soprattutto sulle capacità mentali piuttosto che quelle fisiche.
Dovevo saltare per raggiungere la gola di Odhron, ma le sue difese erano tenaci e pericolose quanto gli attacchi, ed io non riuscivo neanche a trovar di spada per aprirmi un varco. Continuavo a muovermi, dando fondo a tutte le mie energie, ma sapevo che in qualche modo riuscivo a metterlo in difficoltà.
Non riusciva a gestirmi, e questo era già un buon risultato.
Doveva aver capito dove stavo puntando, ciò rese tutto se possibile ancora più maledettamente difficoltoso.
Vuoi entrare nella mia testa? Sappi che non servirà... di farmi manovrare da Odhron non ne avevo neanche la minima intenzione.
Tentai. Sebbene un semplice tentativo andato storto potesse costarmi ben più di un fallimento...
La sola parte del corpo alla quale sarebbe stato credibile puntassi erano le gambe, perciò andai di punta verso le sue ginocchia. La finta funzionò. La lama di Odhron scese lesta verso il basso, e nello stesso istante spiccai un salto che mi avrebbe portato in linea di tiro con la sua gola.
Troppo ovvio...
In fretta com'era scesa, la lama risalì...

Non esistono parole tali da descrivere il dolore che seguì il colpo di lama di Odhron che mi squarciò il fianco rimasto scoperto dal tentativo di attacco. Caddi a terra.
Nei polmoni neanche abbastanza fiato da poter urlare. Il dolore mi bloccava le vie respiratorie, non riuscivo a riempirli.
Ero morta.
Ero morta, e avevo fallito.
Avevo buttato al vento fatica, sacrificio, sudore e sangue... vent'anni di addestramento... il sogno di Cyru... la fine della guerra...
Tutto si sarebbe spento con la mia morte.
La caduta mi sembrò durare in eterno, quasi come se fossi finita dentro il cerchio di un pozzo infinito, del quale nessuno conosceva la profondità.
Vent'anni buttati. I miei vent'anni. La mia vita.
La mia vita che non era servita ad altro che a questo. Io che ero destinata a vincere, a cambiare il mondo...
Ci avevo creduto, e Cyru mi aveva aiutata a crederci. Che fosse possibile. Che fossi destinata.
Avevo sacrificato la mia giovinezza... avevo rinunciato ad una vita tranquilla... ad un semplice campo da coltivare... ad un fuoco caldo d'inverno... ad un alito di vento fresco d'estate... all'erba soffice sotto i piedi... il sapore del buon cibo... agli affetti... all'amore... alla famiglia... tutto per finire in un lago di sangue.
Avevo rinunciato a presente, passato e futuro...
Sì, perché forse avrei avuto un futuro. Forse ci avevo sperato. In un futuro diverso da ciò che avevo vissuto. Non ci avevo mai veramente pensato come in quel momento, proprio quando tutti i sogni si spegnevano come candele.
Avevo sperato di poter ottenere una vita vera, di recuperare tutto ciò a cui avevo rinunciato. Volevo vedere infinite porte aprirsi di fronte a me, migliaia di diverse possibilità... volevo assaporare un premio per tutto ciò cui avevo lottato.
Volevo che ci fosse Naur.
È questo che vuoi, Honoria? Lo è veramente?
È quello che avrei voluto. Ma ho fallito.
La guerra non c'entra più niente. C'entri tu. Vuoi la tua vita? Vuoi goderti ciò a cui sei stata costretta a rinunciare?
Sì.
Non ti cadrà tra le braccia. Lo sai, non è così che funziona. Se è quello che vuoi... prenditelo!
Non ce la faccio...
Nessuno lo realizzerà per te se stai qui ferma ad aspettare.
Sto morendo.
Ma non sei morta ancora...
In ginocchio, tremante, a tenermi il fianco, dialogavo disperatamente con il mio maestro.
Sentivo la fine così vicina...
Così vicina che non hai nulla da perdere.
Alzai lo sguardo mentre Odhron, forse molto più lentamente di come stesse facendo in realtà, caricava il fendente mortale. Quello che mi avrebbe finita, a dispetto di tutto ciò che avrebbe potuto dire lo spirito di Cyru nella mia testa.
Il dolore era insopportabile, e sentivo tutto il sangue abbandonare il mio corpo attraverso la ferita, come se non avesse aspettato altro per uscire.
Non avevo fatto altro che combattere per tutta la vita. Era tanto chiedere un po' di pace?
Finalmente tornai me stessa, dopo la lunga estraniazione durante l'estenuante duello. Tornai umana. E con l'umanità tornò anche la rabbia.
Me lo meritavo.
Meritavo di vivere... come volevo io.
Meritavo un premio per tutti i miei sforzi. E se la vita era così bastarda da negarmelo... be', me lo sarei preso comunque, e con la forza!
La spada era ancora stretta nella mia mano, non so quale forza mi costringeva a stringerla, quasi ci fosse la mano di Cyru intorno alla mia, come da bambina.
Avvertii, quasi fosse possibile, la lama scendere verso la mia testa lentissimamente... pochi secondi...
Caricai di punta, come un cervo col capo cinto contro il rivale... io avevo la spada...
Urlai di dolore e di rabbia. Urlai e mi feci forza per gli ultimi battiti.
Le sue urla si unirono alle mie quando la punta della mia spada si conficcò nella sua coscia, preso del tutto alla sprovvista dalla mia nuova determinazione.
Il suo colpo invece andò a vuoto.
Cadde a terra. Io mi rialzai e subito liberai la spada, sentendo il rumore sordo dell'osso della gamba che si rompeva.
Non riuscivo a mantenere stabilmente il mio peso... ma ripresi il controllo in fretta. Avevo poco tempo.
Schivai il primo... o l'ultimo... disperato tentativo di salvezza di Odhron.
Lo guardai negli occhi. Ne osservai la luce viva, quasi implorante di rimanere accesa...
Di fronte alla morte avevano tutti la stessa espressione.
Erano tutti uomini.
Toccava a me quella volta, e mi sarei comportata da egoista fino in fondo.
Infine la mia spada trovò la sua gola.
Il mio sguardo era fermo sui suoi occhi. Ingranditi dalla paura, brillanti ed umidi di vita... poi spalancati dal dolore... infine spenti come due pozzi neri senza fondo.

Una morte banale, veloce. Chissà che altro mi aspettavo... pareva essere finita troppo in fretta.
Una vita si era spenta... probabilmente in contemporanea a tante altre... e il mondo continuava a girare senza curarsene. Senza neanche un accenno, un'esplosione, un grido.
Fine.
Quasi mi rendessi bruscamente conto della realtà, caddi a terra stremata e dolorante.
Respirai, quasi fosse per la prima volta. Dalla ferita ancora sgorgava sangue luccicante, strana testimonianza che ero viva... quando avevo guardato praticamente la morte negli occhi.
Ma non era quella la mia fine. Era solo l'inizio.
Tocca a me.

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