Darkness

di Frappa_1D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First ***
Capitolo 2: *** Second ***
Capitolo 3: *** Third ***



Capitolo 1
*** First ***


Getto uno sguardo verso il lago placido e so che vale la pena di rischiare.
L'acqua è immobile e calma. Vetro tirato a lucido. Neanche un filo di vento ne increspa la superficie scura. La nebbia bassa sfiora il profilo delle montagne liquide che galleggiano in un cielo screziato di viola. Un respiro tremulo e ansioso mi sfugge dalle labbra. Presto sorgerà il sole.
Arriva Corinne, senza fiato. Non si preoccupa del cavalletto. La sua bici cade sferragliando vicino alla mia. -Non hai sentito che ti chiamavo? Lo sai che non pedalo veloce come te.-
-Non volevo perdermi lo spettacolo.-
Alla fine il sole sbuca dalle montagne, una linea sottile rossa e oro sul contorno del lago scuro.
Corinne sospira e so che stiamo immaginando la stessa cosa: il sapore della luce dell'alba sulla pelle.
-Ophelia,- dice lei -non so se è il caso-. Però non è tanto convinta.
La aspetto impaziente, con le mani in tasca. -Ci tieni quanto me, a essere qui. Guarda il sole.-
Prima che Corinne borbotti un'altra lamentela, sguscio fuori dai vestiti. Li appallottolo dietro un cespuglio, mi avvicino alla sponda e tremo, ma non per il freddo del primo mattino: è l'eccitazionr a mettermi i brividi.
I vestiti di Corinne cadono. -Christian protesterà- dice.
La guardo torva. Come se m'importassero le proteste di Christian. Non è il mio ragazzo. Anche se ieri, durante le Manovre di Disimpegno in Volo mi ha attaccata e sorpresa e ha cercato di prendermi per mano.
-Non rovinare il momento. Non mi va di pensare a lui adesso.-
Questa piccola ribellione è anche una fuga da lui. Christian. Sempre a ronzarmi attorno. Sempre lì. A guardarmi con quegli occhi scuri. Ad aspettare. Che se lo prenda Tamra. Passo un sacco di tempo a sperare che Christian desiderasse lei, che il clan l'avesse voluta al mio posto. Lei, o chiunque altra. Un sospiro mi trema sulle labbra.
Odio non avere scelta.
Manca parecchio, però, prima che la faccenda si risolva. Per adesso non voglio pensarci.
-Andiamo- rilasso i pensieri e assorbo tutto il brusio che mi circonda. I rami con le loro foglie grigio-verdi. Il trambusto degli uccelli all'alba. La nebbia umida attorno alle caviglie. Distendo le dita dei piedi sul terreno ruvido e grezzo,a mente conto i sassi sotto la pianta.
E nel petto sento l'attrazione che conosco bene. Il respiro cambia. Gli arti si sciolgono e si allungano. E' bello sentire il peso delle ossa. Guardo il cielo. Le nuvole diventano più che semplici macchie di grigio. E' come se ci stessi già volando in mezzo.
Sento il bacio della condensa fresca sul corpo.
Non ci vuole molto. Forse è una delle manifestazioni più veloci. Lucida e concentrata, lontana da presenze estranee, a èarte Corinne, è più facile. Non c'è Christian con i suoi sguardi minacciosi. Non c'è mia madre con la paura negli occhi.Non ci sono gli altri a guardare, valutare, giudicarmi.
Sempre a giudicarmi.
Le ali crescono, sono lunghe poco più della schiena. E' un velo sottilissimo che si schiude. Si spiegano con un fruscio morbido, un sospiro. Come se anche loro cercassero un pò di sollievo, di libertà.
Una vibrazione familiare mi gonfia il petto. Quasi come delle fusa. Mi volto e vedo anche Corinne pronta e bellissima accanto a me. Corinne irridescente. Nella luce sempre più forte,noto le sfumature rosa e viola nascoste nell'azzurro delle sue ali. Un dettaglio minuscolo che non ho mai notato prima.
Lo vedo soltanto adesso, all'alba, il momento migliore per alzarsi in volo. Il momento in cui il clan lo vieta. Quanto ci si perde, di notte.
Abbasso lo sguardo e ammiro lo splendore rosso e dorato delle mie braccia floride. I pensieri si accumulano. Ricordo una grossa scheggia d'ambra nel tesoro di pietre e gemme preziose della mia famiglia. Adesso la mia pelle ha esattamente quel colore. Ambra baltica intrappolata nella luce del sole. E' ingannevole. Sembra delicata, ma è dura come una corazza.
E' passato tanto tempo dall'ultima volta che mi sono vista così. Trppo, da quanto ho assaggaito il sole con la pelle.
Sento le fusa delicate di Corinne, non lontane da me. Vedo i suoi occhi, occhi dalle iridi più grandi, e capisco che le è passata la voglia di protestare. Alza lo sguardo azzuro e brillante ed è felice quanto me di trovarsi qui.
Anche se abbiamo infranto ogni regola del clan per andarcene di nascosto dalle zone protette. Siamo qui. Siamo libere.
Dondolo sui talloni e balzo nell'aria. Le ali scattano, sono membrane nodose, e prendo quota.
Ecco Corinne, di fianco a me, la sua risata è un suono cupo e gutturale. Il vento ci assale e la luce dolce del soleci bacia la pelle. 
Quando siamo abbastanza in alto, la mia compagna plana, scende con un avvitamento che mi confonde e sbanda verso il lago.
Arriccio le labbra. -Quante arie!- esclamo mentre Corinne si tuffa nel lago e resta sott'acqua per qualche minuto.
E' un angelo d'acqua, e quando si immerge dai fianchi le spuntano branchie che le permettono di restare a mollo... bè, anche per per sempre, se volesse. 
Una delle tante doti sviluppate dai nostri antenati per sopravvivere. Non tutti le abbaimo, però. Non io, per esempio.
Io ho altre doti.
Sospesa sul lago, aspetto che Corinne riemerga. Alla fine sbuca dalla superficie con uno spruzzo d'acqua scintillante, il suo corpo azzurro brilla nell'aria, dalle ali una doccia di gocce.
-Bello- dico.
-Vediamo te, adesso!-
Scuoto la testa e mi rituffo verso il groviglio di montagne, ignorando Corinne che implora -E dai, è fichissimo!-
La mia dote non è fichissima.
Darei qualsiasi cosa pur di liberarmene. Per diventare un'angelo d'acqua. O una mutaforma. O un'offuscatrice. O un'onice. O... bè, la lista è davvero lunga.
Invece sono così.
Sono un angelo del fuoco. Sono l'unica del clan da più di quattricento anni. Ciò mi rende più famosa di quanto vorrei essere. Sin dalla mia prima manifestazione, a undici anni, ho smesso di essere Ophelia.
All'improvviso sento qualcosa oltre il fischiodel vento e il brusio delle nevi sulle montagne imbiancate che mi circondno. 
Un rumore debole, lontano.
Drizzo le orecchie. Mi fermo, sospesa nell'aria. Corinne inclina la testa: sbatte gli occhi e li strabuzza.
-Cos'è? Un aereo?-
Il rumore aumenta, si avvicina sempre più in fretta, è un ritmo costante.
-Meglio se ci abbassiamo.-
Corinne annuisce e si tuffa. La seguo guardandomi alle spalle, ma vedo soltanto il profilo irregolare delle montagne. Però il rumore e le sensazioni sono sempre più netti. Non si fermano. Il rumore viene verso di noi.
-Torniamo alle bici, magari?- Corinne si volta verso di me, i suoi capelli neri striati di azzurro sbattono al vento come una bandiera.
Tentenno. Non voglio smettere proprio adesso. Chissà quando riusciremo a scappare un'altra vlta? Il clan mi controlla da vicino, Christian è sempre...
-Ophelia!- Corinne punta il dito verso il cielo.
Mi volto a guardare. Mi si ferma il cuore.
Da dietro una montagna bassa sbuca un elicottero, in lontananza sembra piccolo, ma più si avvicina, attraverso la nebbia, più diventa grande.
-Vai!- grido. -Buttati!-
Mi tuffo, apro un varco nel vento con le ali strette al corpo, le gambe dritte come una freccia, nell'angolazione migliore per prendere velocità. Ma non sono abbastanza rapida.
Le pale dell'elicottero, frenetiche e tambureggianti, smuovono l'aria a ritmo. 
Cacciatori.

 

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Capitolo 2
*** Second ***


Il vento mi punge gli occhi mentre volo più veloce che mai.
Corinne resta indietro. La chiamo urlando, mi volto, leggo la disperazione cupa nel suo sguardo liquido. -Corinne, forza!-
Gli angeli d'acqua non sono fatti per la velocità. Lo sappiamo entrambe. La sua voce si rompe in un singhiozzo: è nei guai e lo sa benissimo. -Ci provo! Non lasciarmi! Ophelia! Non lasciarmi!-
Dietro di noi l'elicottero avanza. Sento in bocca il sapore amaro della paura quando ne vedo altri due, e perdo ogni speranza che il primo fosse solo e andasse a zonzo per scattare foto aeree. E' una squadriglia, ed è a noi che dà la caccia, non c'è dubbio.

Sarà successo anche a papà? I suoi ultimi momenti sono stati così?
Scuoto la testa per scacciare il pensiero. Oggi, non morirò, non voglio che facciano il mio corpo a pezzi per rivenderlo.
Faccio un cenno verso le cime degli alberi più vicine. -Qui!-
Gli Angeli non volano mai a bassa quota, ma non abbiamo scelta.
Corinne mi segue, si insinua nella mia scia. Si riavvicina. ed è davanti. Mi fermo e fluttuo a mezz'aria mentre il fiatone mi gonfia il petto. Gli elicotteri ronzano sopra di noi, il battito ritmico delle pale ci assorda e scuote gli alberi fino a renderli una schiuma verde e densa.
-Meglio se ci demanifestiamo.- dice Corinne, senza fiato.
Come se potessimo farlo. Abbiamo troppa paura. Gli Angeli non riescono a mantenere le sembianze umane quando sono spaventati. E' un meccanismo di sopravvivenza. Nell'intimo, siamo Angeli: è da lì che viene la notra forza.
Sbircio al di là del traliccio di rami scossi che ci fa da riparo, con le narici ripiene dell'odore di pini e foresta.
-Io riesco a controllarmi- insiste Corinne. 
Scuoto la testa. -Può darsi, ma è troppo rischioso. Dobbiamo aspettare che se ne vadano. Se vedono due ragazze quaggiù... dopo aver avvistato due Angeli femmina, potrebbero sospettare qualcosa.- Un pugno freddo mi stringe il cuore. Non posso permettere che succeda.
Nè a me, nè a nessun altro. A nessun altro Angelo.
La capacitò segreta di prendere sembianze umane è la difesa più efficace che abbiamo.
-Se non torniamo a casa entro un'ora, ci beccano!-
Evito di rispondere, per non spiegarle che il problema è un altro, molto più grave che farci scoprire dal clan. Non voglio spaventarla più di quanto non sia già.
-Dobbiamo nasconderci per un pò...-
Un rumore si sovrappone a quello delle pale che sbattono. Una vibrazione cupa nell'aria. La peluria che ho sulla nuca si rizza.
C'è qualcos'altro. Giù. A terra. E si avvicina.
Guardo verso il cielo, le ali vibrano in un movimento che controllo a malapena. L'istinto mi spinge a fuggire, ma so che mi aspettano, lassù.
Come avvoltoi che volano in cerchio. Mi manca il fiato. Non se ne vogliono andare.
Indico a Corinne di seguirmi tra i rimi fitti di un pino imponente. Stringiamo le ali al corpo e ci infiliamo tra gli aghi appuntiti. Leggere piume si disperdono nell'aria, mentre noi tratteniamo gli urli che ruggiscono dall'interno ad ogni graffio e strappo. Ci destreggiamo fra i ramoscelli ruvidi. Fermiamo il respiro e aspettiamo.
Poi la terra prende vita, pullula di veicoli di ogni tipo: pick.up, Suv, moto da cross.
-No- ansimo, di fronte ai veicoli e agli uomini armati fino ai denti. Sul cassone di un pick-up, due stanno pronti e inginocchiati davanti a un grosso spara-reti. Cacciatori esperti.
Sanno quel che fanno. Sanno cosa cacciano.
Corinne trema così tanto che il ramo su cui ci siamo rannicchiate comincia a vibrare , e le foglie a frusciare. Le stringo la mano. Le moto da cross fanno strada, procedono a velocità vertiginosa. L'autista di un Suv fa un cenno fuori dal finestrino. -Cercate fra gli alberi!- grida, con voce grossa e terrificante.
Corinne tentenna. Le stringo più forte la mano. Ora c'è una moto proprio sotto di noi. In sella, un uomo con una maglietta nera aderente sul corpo giovane e muscoloso. La mia pelle tesa fa quasi male.
-Non posso restare qui- ansima Corinne vicino a me. -Devo andare!-
-Corinne- ringhio a voce bassa, ansiosa. -E' quello che vogliono. Cercano di stanarci. Non farti prendere dal panico.-
Risponde con un ringhio -Non. Ci. Riesco.-
E la nausea che mi stringe lo stomaco arriva con la certezza che non resisterà molto.
Controllo l'attività più in basso e gli elicotteri che sfilano in cielo, e in quel momento mi costringo a prendere una decisione.
-Bene, ecco il piano. Ci separiamo...-
-No.-
-Esco allo scoperto per prima. Mi faccio inseguire, poi tu punti verso l'acqua. Tuffati e restaci. Per tutto il tempo che serve.-
I suoi occhi azzurri luccicano umidi, le pupille pulsano.
-Capito?- chiedo.
Annuisce tremando, e con un respiro profondo contrae le narici. -E tu c-cosa fai?-
Mi sforzo di sorridere, ed è una sofferenza. -Volo, ovviamente.-

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Capitolo 3
*** Third ***


A dodici anni ho sfidato Christian a chi andava più veloce, e ho vinto.
Fu durante un volo di gruppo. Di notte, l'unico momento in cui il volo è autorizzato. Christian si era comportato da arrogante, da presuntuoso, e io non riuscii a trattenermi. Eravamo amici, da piccoli, prima di manifestarci. Ma quella volta, vederlo atteggiarsi a predestinato, dono di Dio al clan, fu una cosa insopportabile.
Così, di punto in bianco ci ritrovammo a gareggiare nel cielo notturno, mentre le grida di incoraggiamento di papà mi squillavano nelle orecchie.
Christian aveva quattordici anni ed era un Onice. Di solito, oltre ad essere gli  Angeli più grandi e forti, quelli come lui sono anche i più veloci.
Non quella notte, però. Quella notte riuscii a battere Christian, il principe del clan, il nostro futuro maschio alfa, addestrato sin dalla nascita a essere il migliore. 
Non avrei dovuto, invece vinsi. All'ombra della luna dimostrai che non ero soltanto la preziosa sputafuoco del clan, ma qualcosa in più della bambina che Christian aveva portato a spasso sul suo go-kart. Dopo quella volta, lui cambiò.
All'improvviso il suo obbiettivo non fu più quello di essere il migliore ma di conquistare la migliore. E la posta in palio ero io.
Per anni ho rimpianto di aver vinto la gara che mi fruttò tante attenzioni indesiderate e fastidiose, e sperato di non essere così veloce in volo.
Soltanto adesso, mentre i piedi nudi grattano la corteccia ruvida, pronta a lanciarmi nell'aria, sono felice della mia dote. Felice di saper volare veloce come il vento.
Corinne trema dietro di me, batte i denti. Un gemito le sfugge dalle labbra. So cosa devo fare.
E allora... vado.
Salto dall'albero e mi lancio nell'aria con le ali tese sulla schiena, due grandi vele d'oro infuocato.
Le grida mi riempiono le orecchie. Voci roche, maschili. Sfreccio tra gli alberi e i cacciatori mi sono alle costole, si fanno largo nella foresta con i loro veicoli mangia-terra. Un sorriso mi curva le labbra mentre li semino. Mi scappa una risata.
Poi mi scoppia un fuoco nell'ala. Mi fermo sobbalzando, perdo l'equilibrio, sbando con violenza.
Mi hanno colpita.
Cerco con tutta me stessa di restare in volo con un'ala sola, ma dopo pochi colpi inizio a perdere quota. Il mondo mi gira attorno in un turbine confuso di verdi e marroni intensi. Sbatto la spalla contro un albero e cadendo mi accascio a terra malamente, senza fiato, con l'odore di rame del sangue a riempirmi il naso.
Affondo le dita nella terra umida, e il suo profumo ricco e acre nutre la mia pelle.
Scuoto la testa e il fango mi riempie le mani, si insinua fra le dita. Sento la spalla pulsare e avanzo strisciando. Un rumore mi ustiona la gola, mezzo grugnito e mezzo ruggito.
Non io. Non io, penso.
Mi raggomitolo e controllo l'ala, la distendo con cautela e mi mordo il labbro per non urlare quando il dolore brucia le membrane nodose e penetra fino alla schiena, alle scapole. Gli aghi di pino mi grattano i palmi quando li premo sul terreno per tentare di rialzarmi.
Li sento arrivare, li sento gridare. Il rombo dei veicoli va e viene, salgono e scendono dalle colline. Ripenso al pick-up con lo spara-rete.
Proprio come papà. Sto facendo la sua stessa fine.
Mi alzo, ritraggo le ali e comincio a correre, sfreccio all'impazzata nel fitto della vegetazione mentre il rombo aumenta.
Sbircio alle spalle verso l'intrico dei rami e il bagliore nebuloso dei fari mi toglie il fiato.Sono vicinissimi. Sento il cuore pulsarmi nelle orecchie. Mi guardi attorno, in cerca di un nascondiglio. Poi sento qualcos'altro: il canto insistente dell'acqua che scorre.
Ne seguo le tracce, accelero il passo senza fare troppo rumore.
Mi fermo appena in tempo e mi stringo al tronco di un albero per non rotolare da una discesa ripida. Senza fiato, guardo giù. Sento il gorgolio di una cascatella che alimenta un grande stagno, circondato da pareti di roccia frastagliata.
Uno schianto nell'aria, sopra di me.
Qualcosa mi sfiora i capelli,sento un brivido sulla testa e mi getto di lato. Con un fischio, la rete cade poco lontano da me.
-Caricane un'altra!-
Mi guardo alle spalle e vedo il pick-up, sul quale i due in nero sono pronti a sparare un altro colpo. Le moto si avvicinano saltando con il loro rombo furioso. In sella, motociclisti mi osservano con degli occhialoni metallici. Non sembrano neanche esseri umani.
Sono mostri. Distingui le linee tese e decise della bocca. Le pale degli elicotteri riuniuti in cielo alzano un vento impetuoso che mi sferza i capelli e li scompiglia.
   Prendo fiato e mi giro. Poi salto.
L'aria mi sfila addosso. E' strano cadere senza l'intenzione nè la capacità di sollevarmie volare, ma è quello che faccio. Finchè non entro in acqua. E' così fredda che urlo e mi riempio la bocca di fango. Ma cosa fa Corinne? A vedere lei, sembra... piacevole. Altro che quest'agonia di freddo e fastidio. Torno in superficie e nuoto a cagnolino, un giro veloce in cerca di qualcosa, di un riferimento. Poi vedo una grotta. In realtà è una piccola rientranza della parete rocciosa, a filo d'acqua, profonda quanto basta a restarci accovacciata e nascosta. Sempre che non si tuffino anche loro. 
La raggiungo a nuoto e mi ci rannicchio. Mi rifugio meglio che posso nella rientranza e mi raggomitolo stretta.
Bagnata, con i brividi, trattengo il respiro e attendo. Poco dopo, le voci dure intasano l'aria.
-E' saltata!- le portiere si chiudono, il rumore mi vibra attorno, e capisco che sono scesi dai veicoli. Tremo senza controllo all'ombra della mia grotta, con le dita intrecciate ed esangui sulle ginocchia lisce.
- ... si è tuffata nell'acqua!-
-Forse è volata via.- Questo è quello che riesco a distinguere nel ruggito delle moto da cross.
-Impossibile! Non può volare. Le ho colpito l'ala.- Rabbrividisco davanti al compiacimento e alla soddisfazione di questa voce, e mi massaggio forte le braccia per far passare il freddo. E la paura.
-Là sotto non la vedo.-
-Qualcuno deve inseguirla.-
-Ah, diavolo! Là sotto? Ma si gela...vacci tu!-
-Perchè tu no? Forza, coraggio... -
-Vado io.- La voce, profonda, calma e vellutata nel nervosismo e nell'eccitazione generale, mi stupisce.
-Sicuro di farcela, Will?-
Mi acquatto ancora di più mentre aspetto la sua risposta, e vorrei tanto essere un'offuscatrice, capace di scomparire.
Un corpo si lancia nello stagno, come una macchia luminosa. E' un tuffo perfetto, non fa neanche uno schizzo. Will. 
Quello con la voce vellutata. Osservo la superficie luminosa dell'acqua, trattengo il fiato e aspetto che emerga. Da un momento all'altro la sua testa sbucherà in superficie e si guarderà attorno. Vedrà la grotta. Vedrà me.

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